Age of Heroes

di queenjane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chimera- Felipe Moguer ***
Capitolo 2: *** Narciso- Felipe Moguer e Alex Malcomess ***
Capitolo 3: *** Brotherhood - Alexander Malcomess ***
Capitolo 4: *** SISTERHOOD CATHERINE MALCOMESS ***



Capitolo 1
*** Chimera- Felipe Moguer ***


Primavera 1768, in viaggio verso Parigi

I fiori rendono la campagna una dorata e preziosa distesa, interrotta dal verde dell’erba, dagli alberi si innalzano i canti primaverili degli uccelli, il sole è tiepido contro le guance e le ciocche danzanti dei miei scuri capelli.

Descrivo a Felipe, mentre cavalchiamo lentamente verso Parigi, la città di San Pietroburgo, un gruppetto di isole, scandito da fiumi e canali che si affaccia sul Golfo di Finlandia.

Fondata dallo zar Pietro il Grande, a partire dal 1703, è appellata la Venezia del Nord.
È luminosa, splendida, i palazzi che si riflettono nell’acqua e l’acqua stessa la rendono una meraviglia, una morgana rovesciata, la luce delle aurore boreali.
Duecentomila uomini hanno provveduto a costruire, scavare, innalzare …
A venticinque chilometri abbiamo poi Carskoe Selo, un complesso di residenze della famiglia imperiale, ove la zarina Caterina II si reca spesso  nella stagione estiva.
Estremamente suntuoso è il Palazzo di Caterina, rifatto da Rastrelli, progettista di parte della città di San Pietroburgo, su volere della sovrana Elisabetta tra il 1752 e il 1756, in un cosiddetto stile rococò flamboyant, con la facciata lunga 325 metri, salvo errori fatali di misura.
Elisabetta era ancora in vita, e già l'edificio era molto famoso per le sue facciate estremamente lussuose: più di 100 Chili di oro sono stati usati per decorare il sofisticato fronte di stucchi e le numerose statue sul tetto, che non credo, al contrario delle voci sparse in giro, sia stato coperto d’oro.ù
Per la zarina Caterina II, è un esempio di "architettura di panna montata" ormai fuori moda. Al momento della sua ascesa al trono, alcune statue del parco stavano per essere ricoperte d'oro, come la defunta zarina Elisabetta aveva ordinato, ma l'ordine che fu subito sospeso appena la nuova imperatrice venne a sapere quanto queste opere costassero.
È sua intenzione far rimpiazzare l’oro con delle dipinture verde oliva, dico a Felipe, a mio giudizio abbastanza banali e monotone.
Il palazzo si raggiunge attraversando un grande giardino alla francese, il cui centro è l’Hermitage, azzurro e bianco, a fianco di un quieto lago, e che trova il suo formale coronamento in una enorme statua dorata che rappresenta il rapimento di Persefone, la dea della primavera.
Xavier ci ha preceduto a Parigi, tornando indietro con la memoria rivedo un ragazzo bruno, di ineguagliabile bellezza, che mi scrutava, intento e partecipe.
Dinanzi a me suo figlio, nato prima delle nostre nozze, da una relazione estemporanea, che gli somiglia, con intatta grazia, un ragazzo che compirà 16 anni a dicembre, figlio del mio cuore se non del mio grembo, che cerca la sua strada, un avvenire lontano, intanto, come primo saggio del suo buon  senso starà tre giorni da solo a Parigi, sperando che non approfitti troppo.

Le spalle larghe, è circa un metro e settantacinque, le gambe lunghe e le iridi di un suntuoso color scuro, Felipe dalle mille risorse.
– Vuoi salutare anche Oscar?-
Annuisce, le iridi scure e indecifrabili, con Oscar sono stati amici, condividendo giochi e risate, una salda intesa.
-Vuole fare sempre il soldato?- 
Annuisco, una punta di tristezza, poi cambio discorso. 

Ha compiuto 15 anni a dicembre scorso, rifletto ancora, poco più grande del dragone quando cominciò, un segreto da non raccontare nemmeno in confessione, una questione tra Dio, i Fuentes e la zarina, penso tra me.
Gli abbiamo spiegato che suo nonno e suo padre sono agenti segreti, di squisita sagacia e competenza, come io pure, per caso sono diventata una giocatrice d’azzardo della sorte e che abbiamo giocato un ruolo nell’ascesa al trono della attuale imperatrice di tutte le Russie.
Sposa bistrattata dell’erede al trono, Pietro, giocando d’azzardo e di complotto, ha poi conquistato la corona nel giugno 1762, e noi, agenti scelti, con lei..
Io, Xavier, i fratelli Raulov e un chimerico inglese, Alexander Malcomess, biondo e fiero come un leone, la fiera che è anche il suo nome in codice..
Felipe rincomincerà, in Russia occorre un emissario stabile, sarò lui, addestrato da suo padre, un gioco di prudenza e precisione.
“ .. è una questione tra voi due, devi trovare la tua strada, giusto, un posto può diventare troppo stretto ed il mondo è troppo grande, comunque mancherai sia a me che ai bambini, sappilo”.
Lo sapeva, ma quello era un desiderio infinito, rincominciare, in fondo, nonostante lo stigma dell’essere bastardo,è un Fuentes, anche se a metà. Un ibrido ben addestrato, che parla francese, spagnolo, latino, se la cava con la scherma, i cavalli, le buone maniere, impara adesso i rudimenti del russo e del suo malefico alfabeto.
I pensieri vagano, mia nonna materna, la formidabile Isabel,  Isabel dalle cento risorse,  è morta un mese fa, lasciandomi un legato, sono qui per sbrogliare, ufficialmente la faccenda, non ha rispettato  le forme, tutta una serie di cavilli.
In quanto donna, non potrei avere nulla di mio, salva la firma di mio marito e l’assenso di mio padre, questo lascito era parte della dote di mia madre, troppo presto morta e troppo a lungo rimpianta ( … il patrimonio personale, su cui, ancora, anno per anno, affluiscono le elargizioni della zarina è altro discorso, per mia fortuna).

– Scusa, Catherine, ma perché tuo marito ti lascia sempre sola ? Ora è a Versailles con il Generale-
Come al solito tesoro mio, mia preziosa creatura.
- Verresti, se ci fosse?-
Rimbecco, alla fine capisce.
Intuisco che vuole chiedermi qualcosa, ma non se la sente, così le dico io di Felipe.Poteva venire qui, osserva, se non interessa a te, perché il Generale deve sentirsi in imbarazzo?, apre e stringe i pugni, non le va giù.
Dopo il ’64, quando è venuta ad Ahumada, e in tante altre occasioni, legato come al solito. Poi dichiara che sono cose da grandi, non ne ha interesse, però lo saluta volentieri. Intanto la osservo, faccio due valutazioni e spero di no, che lo sviluppo non sia prossimo.
Sei la  mia bambina Oscar.
Ti scruto, ancora.
Sei snella come un  giovane salice, le tue ciocche dorate che danzano nell’aria, sei intenta e curiosa.
 Bevi un sorso di Chablis, una sfida, mi limito a dire alla tua, mi fida del mio buonsenso, oppure tanto vale che tu faccia l’esperienza , inutile proibirti qualcosa, è la volta buona che la fai per puntiglio, anche se è una stupidaggine e lo sai. 
– Raccontami qualcosa-
- C’era una volta una tigre, aveva gli occhi di zaffiro, adorava la cioccolata e le rose bianche … difendeva magari il mondo delle fate-
Ridi.
L’alleanza con l’Austria continua, un matrimonio è in programma, quindi saranno create nuove cariche e scommetto metà del mio patrimonio privato cosa si auspica il Generale.
Già, io alla peggio ho scelto, per caso avevo le nozioni di partenza, per Juan e Xavier, poi per la mia zarina conta il valore di una persona, non l’essere uomo o donna, sono diventata il dragone per motivi miei, ma Oscar è fin dalla nascita l’erede, i maschi della nostra casata proteggono la famiglia reale e servono nell’esercito….
 
 Ti voglio bene Oscar
 
 
 

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Capitolo 2
*** Narciso- Felipe Moguer e Alex Malcomess ***


Abbiamo avuto un incontro e lo ho stordito di chiacchiere, come al solito, poi ho lanciato l’idea.
Va bene, vi copriamo, ma non fate guai, la mattina andremo tutti e quattro, ci ritroviamo nel pomeriggio, un giro ve lo meritate, alla fine del conciliabolo nella stanza di mia sorella.
Grazie, è la prima volta, con Andrè non c’è verso.
Finisco di mettermi d’accordo, in un tramonto in cui trionfa il color malva e il color pesca, pregustando questa giornata, quindi vado verso la porta, ma sulla soglia  mi giro
- Ti voglio bene anche per questo, lo sai-
E’ la prima volta in assoluto che  glielo dico, le iridi chiare si spalancano per la sorpresa.
Le sorrido e poi vado via, le guance in fiamme.
-Et bonjour aussi à vuos!
Il mio buongiorno è ridente come il cielo color indaco di questa primavera, piena di fiori, foglie e rondini in volo.
Ci salutiamo alla barriera di San Martino, orario di rientro concordato, il Generale nulla dice se Xavier mi porta da qualche parte, ma avrebbe molto da ridire sul mio chaperon odierno, tranne che lui è mio amico, fine.
Giriamo per il centro, Notre Dame, le piccole vie intorno, senza fretta, osservando le bancarelle che vendono dai fiori ai guanti, i venditori che decantano la loro portentosa mercanzia, la migliore che esista.
Giriamo e giriamo, siamo vestiti in modo semplice, io non ho soldi, lui qualche moneta, poi all’ora di pranzo ci infiliamo in una locanda diciamo dignitosa e mangiamo, parlando del più e del meno.
La gente va e viene, centellina tra le travi e le tavole rese scure dal fumo, odore di arrosto e vociare intermittente…
Allora glielo chiedo, tra i resti di un pasticcio di carne e verdure, mentre sta bevendo un sorso di vino, perché se ne vuole andare, cose sue, mi ha detto tante cose, non questo, e soprattutto dove.
Per rincominciare, in semplicità, a volte un posto può diventare troppo stretto ed il mondo è troppo grande.
Rimani in Francia, qui ci sono io …
Scrolla la testa scura, un movimento netto e deciso, quando è così la sua decisione è irrimediabile, non muterà parere.
-Fai tu, ribatto, ricordi il duca Guglielmo di Normandia, che conquistò l’Inghilterra e divenne re?.
Era un bastardo, ma non lo dico, la storia piace anche a lui, poi capisco di avergli dato ragione.
Appunto, magari era così anche per lui.
– Forse-  concordo, dandogli un pugno leggero sul braccio.
– Però se un posto ti va stretto, anche i libri aiutano-
- Così fai tu-
Arrossisco, ha capito, poi dichiaro che forse è meglio uscire,
-….-
  • Ordiniamo un po’ di torta, vuoi?
  • Magari alle prugne …
  • Sentiamo
  •  …
  • -… Io non ho parole, che schifo-
  • ….
    - Oddio farsi mettere mani addosso da una prostituta di pieno giorno è.. deleterio, ma l’hai stordita con una testata e che corsa!-
    Ansima e ride insieme, poi vedo io pure il lato ridicolo.
    – Se si attacca a due così mal arnese come noi, era messa male.. Vai, andiamo a vedere la Senna-

Il sole danza e si riflette sull’acqua, scaglie azzurre e dorate, l’aria è satura dei profumi di primavera e di un addio, non so proprio se lo rivedrò.
Poi gli chiedo chi pensa sia davvero, un filo di voce, a lui, che se ne sta andando.
– NON mi picchiare- In via preventiva e cautelare, ride e rido pure io.
Prende fiato, quindi esala, - L’erede delle Amazzoni, un uragano che ebbe la misericordia di difendere un reietto da tre tormenti, più dei grandi, che giocava con la neve e un capriolo-

Sospiro, smetto di ridere, la serietà germoglia, improvvisa e  mi torna in mente quella volta che ad Ahumada, trovammo una coccinella e esprimemmo un desiderio, quale sarà stato il suo?
- Scemo che sei-

- Pensa quello che vuoi, io ho risposto il mio-
Lo  scruta da sotto in su, il mento appoggiato contro il  braccio.
– Scusami-
Non è colpa sua, rifletto, e di impulso, mi tiro
sulle punte, per dargli un bacio sulla guancia, un raro gesto di affetto.
Lui sposta il viso e si sfiorano le labbra, un gesto dolce e delicato, appena un battito, una frazione.
Spalanca gli occhi, io mi tiro indietro con una rotazione del busto, so che è giusto così, in fondo.
–Andiamo, non voglio fare tardi-

Al congedo, ci abbracciamo, una breve stretta, né addio od arrivederci, solo ciao, suona meno definitivo.

(CATHERINE)
Dove va, Cat, non me lo ha voluto dire…-
- Ha promesso il segreto, se vuoi te lo dico io-
Una mezza verità, con l’intesa che resta tra noi.
– Xavier va a fare il punto della situazione nelle Corti del Nord, lui lo accompagna-
Mi fa una carezza sul braccio, sospira. 
… Stai crescendo, Oscar, gambe lunghe e, di profilo, un accenno di seno, scatti repentini di umore … Ora fai sempre da te il bagno, ti è venuto un pudore esagerato, strano, chiosa Marie. 
–Tagliamo corto, lo sa in modo specifico delle mestruazioni?-
Scuote la testa, è tanto presto, ancora non è il momento, il Generale non ci pensa e sua madre è a corte, se Luoise avesse avuto solo un decimo della grinta di mia madre … Eravamo sempre punto e a capo.  Magari avrei accennato in dettaglio al ritorno, decisi,l’indomani partivo, ufficialmente, per tre settimane, per controllare il lascito, nel Nord della Francia, con una scorta.
Le avevo raccontato delle prostitute, dato risposte alle domande più imbarazzanti, accennato da dove venivano i  bambini, sapendo che ascoltava tutto e vedeva tutto, pure sul ciclo mensile non me la ero sentita di entrare troppo in dettaglio, né peraltro mi era stato richiesto.

ho congedato la scorta la seconda mattina, inventando un voto da sciogliere e un ritiro spirituale,  con l’intesa di ritrovarci a tot di tempo.  Lascio una lauta mancia, istruzioni di dire che sono qui, poi salgo si Tintagel e, direzione Calais, poi Londra, con i miei bravi dispacci, sono o non sono un agente segreto, il dragone?.
E trovo Alexander, sorridente e dorato come un iris, le stagioni passate hanno aggiunto del fascino alla sua persona.

Sono passati quasi sei anni, l’ultima volta era ad un ballo, ma ritroviamo il cameratismo di chi ha vegliato e complottato, ma l’attrazione che avevo per lui è meglio se la scordo. 
Da come mi guarda, intuisco, una curiosa prescienza, che mi trova splendida così come sono, da sempre e per sempre.

Come in un passato neppure troppo lontano ho avuto per altri, fugaci piaceri, pur non frequentando Versailles, ove è la regola, anche io non mi sono fatta mancare nulla- noia, curiosità, lussuria, al diavolo i falsi moralismi, la fedeltà di Xavier era solo pirite, l’oro degli stolti, ho voluto dimenticare il più possibile quanto accaduto lo scorso anno..
Né mi voglio ritenere migliore di quanto non sia.
.. Come ballare su una corda sospesa, ridevamo molto, parlando tanto, poi a Londra venimmo coinvolti in una rissa.
 Scappando, dopo averle date e prese, all’alloggio fu inevitabile  toccarci per vedere i lividi
 – Catherine- il mio nome all’inglese, entrando in una frontiera che portava al paese dell’altrove, senza ritorno, un previsto disastro che era stato solo rimandato.

 

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Capitolo 3
*** Brotherhood - Alexander Malcomess ***


Quale un novello Ulisse, di ritorno alla Reggia, da questi segni la riconoscerò, la bruciatura sul polso destro, che in genere occulta con le maniche od un bracciale, è sempre evidente.
La cicatrice sull’arto sinistro, era il ’62, un souvenir di Peterhof.
La costellazione dei nei sulle  spalle, che ricordano piccolo e grande carro, una rotta per i naviganti, la trama squisita dei capelli sul guanciale,dai riflessi cuprei,  la catena del seno, il ventre piatto come le steppe di Siberia, le gambe sottili.
- … una stronzata-
- Un’occasione presa, lo volevamo tutti e due, Alexander –
- Rimorsi o rimpianti, dragone?- il suo appellativo, come agente speciale.
- No- la sua voce come musica, mi bacia la conca della gola
-  La prima volta litigammo e ti tirai un calcio in mezzo alle gambe-
-  - Efficace, mai più ti avrei sottovalutato-
- -
Appunto … Senti visto che qui abbiamo finito, prima, senti la mia idea …
Idiozia più, idiozia meno, perché no …


Ti appoggio la testa in grembo, sullo sfondo i profili di Londra, un prato con croccanti giunchiglie e l’eco del passato, il mio, quello che non ho mai raccontato.
Sono  il terzo figlio di un grande lord, nato nel gennaio del ’38, prima di lui Sophie, nel ’37, Richard nel ’35, tutti nati in una dimora dell’epoca Tudor, con favolosi mattoni rossi, il materiale edilizio all’epoca più costoso,   con archi e conci angolari di bianca pietra.
Un forte legame tra fratelli, il nostro, ma il Lord padre aveva il vizio di correre dietro ogni sottana, tanto che alla fine la Lady madre lo piantò, andando a Corte, facendosi di rado rivedere

Comunque, John, era molto attaccato alla forma, al rigore, all’apparenza, ma in privato …
(Il viso divenne duro, contratto, raccontava senza commenti, era serio, lui che irrideva tutti, sempre,quindi allora compresi che era una storia orrenda).
Cresciuti, la ragazza andò in collegio, Richard era l’erede, ma io ero  un “rompicoglioni” che nel ’57 andò alla guerra indiana, in Quebec, ove ebbi un paio di medaglie.
Rimasi ferito da una freccia al torace, uno scemo, eh, comunque a vent’anni ero di ritorno per la convalescenza.
Con mio fratello ritrovammo intatta l’intesa, in fondo gli ero mancato e ci divertivano molto insieme, Sophie era rientrata ma poi accadde il DISASTRO.
La ragazza era sempre più chiusa, ma nessuno ne capiva il motivo, tranne che eravamo ciechi o nessuno avrebbe mai immaginato..
Una sera, rientrando in anticipo rispetto al previsto arrivo per la mattina dopo,  notammo che la servitù non c’era, strano, poi delle urla da far gelare il sangue. 
- TE LA FACCIO BREVE, abusava di mia sorella, lascivo e ubriaco, non era la prima volta … Lei era una ragazzina, lui era grosso come un toro, lo stesi con un pugno.. scappò via, Richard dietro, io ed il bastardo facemmo a botte, l’avrei ammazzato, diceva che era roba sua … .Mi ferì di nuovo alla spalla, un coltello che si tirava sempre dietro, ma non sentivo dolore, lo avrei ucciso e sarebbe stato meglio. Richard me lo strappò dalle mani, era un mostro e.. un diavolo, oltre il confine della follia. Partii la mattina dopo di corsa, per il Canada, me lo ordinò Richard, per evitare un omicidio.. Lei ci maledisse, a lui e a me … - Incurvo le spalle-
L’autunno dopo, sempre del ’58, seppi che si era sposata e non so che vita abbia avuto, e LUI  era morto, ed era sempre troppo tardi. Ti faccio orrore?- Scrolla la testa, anche lei, pur mutando le circostanze, ha un duro passato alle spalle.
- Richard era venuto lì, in Quebec, a combattere, sembravamo due diavoli, ma lui era peggio di me. Aveva qualcosa, ma  ogni volta che volevo approfondire, capire, spiegare, evitava l’argomento.  Una sera, che ero a prostitute, sai come è negli accampamenti, sbatté il bicchiere per terra e disse che era una vergogna.. .. Andammo fuori e facemmo a pugni, di prima non ne parlavamo, ma io … che voleva da me? E me lo disse.  Il grande Lord, per vendicarsi dell’affronto, aveva pagato due sicari prezzolati e lo fece …. Evirare. Era pazzo e … -
Catherine impallidisce per l’orrore
- Non so che abbia  combinato Richard, con il mostro, so solo che io dovevo rimanere, proteggerlo o finire quello che mi aveva impedito, il mondo sarebbe stato un posto migliore.- Impotentia couendi e quindi generandi, usa i termini latini, senza appello, ma occorreva un erede. – Io avevo fatto il guaio, io dovevo rimediare. Tornati nel ’60, mi sono sposato, una valeva l’altra-
- Meglio che non ci vediamo, giro al largo, lui è il grande lord, i miei figli vivono alla tenuta, io mi arrabatto. Vedo che sei rimasta-
Separa la distanza che ci divide con un bacio, sa di vino e melegrane.
Una storia tra fratelli, amore e senso di colpa, anche lei per Luois sarebbe andata all’inferno e ritorno, senza se e senza ma, avesse avuto bisogno si sarebbe fatta ammazzare per lui, lo capisco.
-   Ti ho trovato troppo presto o troppo tardi.  Senti, alla tenuta ho un cottage, una dependance, vorresti vederla e stare lì un paio di giorni? Semplice, ma tu non ti formalizzi, viene pulito tutte le settimane, non si sa mai quando torno, se torno, ma c’è sempre qualcosa ….
“Con mio fratello, da bambini decidemmo di visitare il mondo, lui avrebbe pensato alla parte tattica, difensiva, io a cosa vedere, che mangiare, dove andare” “Ottimo stratega, Catherine. Ora dov’è?”Si fosse unito anche lui, sarebbe stato bello. Sorrise, obliqua. “è morto quando aveva dieci anni”
“Scusate..”
“ No, perché, alla fine mi fa piacere parlarne ogni tanto”.

Eri di fuoco e acciaio, Catherine, speciale come la zarina tua omonima, nulla la ferma, ineludibile, ora ha il potere, sua meta e fine, la pace e la prosperità del regno, che vuole espandere. Vivo Pietro, avrebbe consegnato la Russia alla Prussia e, pur se alleata con il mio Paese, sarebbe stato un disastro, invece così i piatti della bilancia sono in equilibrio. Lei resterà sul trono fino alla morte, il nuovo incarico per  gli immortali sarà stanare i pretendenti e fare da raccordo tra le varie corti del continente. Così sia, io sono leale a  me stesso, agli amici di questa avventura, il resto segue, io sono davvero un leone, il tuo.


-   Ti ho trovato troppo presto o troppo tardi.  Senti, alla tenuta ho un cottage, una dependance, vorresti vederla e stare lì un paio di giorni? Semplice, ma tu non ti formalizzi, viene pulito tutte le settimane, non si sa mai quando torno, se torno, ma c’è sempre qualcosa ….
Un pomeriggio capitai a Malcomess Manor, deciditi a tornare, è casa tua, ogni volta lo diceva e ogni volta rifiutavo, poi specificò di avere fatto il favore chiesto e passammo un paio d’ore a chiacchiere.
Per Richard, alla fine, non era stata colpa mia, consideralo un incidente, od una punizione per non avere capito, va bene, allora la mia era non avere una casa. Inganni, menzogne, adulazioni..
.. mi raccontò della sua ultima sorella, a grandi linee. Penso che il bastardo ha rovinato la vita a me ed ai miei fratelli, ma così.. Se nasci donna, resti donna, fine, quando Catherine ha scelto, sue le ragioni, di diventare il dragone, era grande o, quantomeno, si riteneva tale, mai si è rinnegata. Così mi sembra una bugia, un gioco di inganni, a domanda diretta, se suo padre sapesse della Russia, ha negato, figuriamoci, lo ringalluzzirei nelle sue teorie. Io ho scelto, alla peggio, a lei è stato imposto, una sottile differenza.


Una passione che ti lascia stordita, il passato sullo sfondo, la quiete e l’essere famelici, mai hai amato così, amici e complici e poi amanti, in Francia ci ritagliamo qualche sera insieme a Parigi, indossi un vestito azzurro, tra i capelli fitti pettinini in argento con piccole perle di fiume, discorsi leggeri, buon cibo, ottimo viso, Parigi e noi, che voglio di più?
 A fine cena, ti  porgo un astuccio, dentro il mio regalo per te, un anello d’oro, al centro uno zaffiro dalle sfumature di oceano, circondato da perle.
Lo zaffiro è la pietra della costanza.
 – La pietra la scelsi dal tesoro imperiale, un cadeau della nostra amica, le perle le ho prese al ritorno dalle Americhe. È per te, accettalo, l’ho disegnato io, vorrei che avessi qualcosa di mio, per dopo-
non ci scriveremo, la notte ci sveglieremo per la nostalgia, ma avrai qualcosa di mio, al medio della  mano destra riluce come una stella, una lucciola.
Now and forever, my beloved-
 

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Capitolo 4
*** SISTERHOOD CATHERINE MALCOMESS ***


Quando torno a palazzo, la sera è un liquido crepuscolo di seta, che batte contro la pietra della facciata, entro in uno svolazzare farfallino delle mie gonne di raso, saluto tutti ma Oscar non si vede.
– Successo qualcosa, Marie?-
Fa una smorfia amara mentre si inchina al mio passaggio, tra le mani un vassoio con una tazza da cui esala il profumo di vino dolce, menta e foglie essiccate di verbena, un rimedio contro i dolori mensili.
Le faccio un cenno, andiamo nel petit salon azzurro, così chiamato per il colore delle tappezzerie sulle poltrone.
 - Les fleurs, ma .. Ha  avuto il ciclo per la prima volta, ma non ne sapeva nulla, vostro padre ha detto che non importa-
- Quando….
Ho preso tempo, non sono scesa nei dettagli, precisi,  mi sento una perfetta incompetente …
Rivedo il viso di Alexander, il mio biondo leone, perso nel piacere, distanze e avvicinamenti..
Non la ho preparata …
– Ciao, mi aspettavo che venissi qui, non avevo … insomma, volevo pensare-
Siamo nella soffitta del lucernario, una delle tante di Palazzo Jaryaes.
- Tanto mi trovi sempre- 
Sorrido, poi ti scruto. – Lo sai?-
 -  Lo so-
—Già- Con pacata amarezza, in netto contrasto con il suo temperamento pungente.
Mi siedo vicina, al diavolo i vestiti. Allungo un braccio, le circondo le spalle, scusami,vorrei dire e ho la gola secca.
Appoggia la testa sulla clavicola, sospira.
– Meno male che non hai paura a toccarmi-
-Dovrei?-
Scuote la testa.
– Tu e le tue storie, Amazzoni e  compagnia, Felipe, - che c’entra?!- Qualche volta che avete usato il femminile …. Voi due e Andrè –
Strofina il viso contro la manica
- Alla fine, non sei una bugiarda.-
-Avrei dovuto essere esplicita-
 - Non credo che ti avrei dato retta, credimi- Amara, da capo.
- Ogni santo mese sarà così?-
 -Non da subito …-
- Meno male, solo spiegami a me cosa serve?-
Resto in silenzio.
- Sai però ora che vorrei?-
 -Dimmi.-
-Abbracciami forte e … cerca di rimanere ancora un po’. Oppure fammi venire ad Ahumada, con te, tra poco sarò davvero troppo grande.-
Pausa
- Che era, un paio d’anni fa mi disse che uno dei miei compiti sarebbe  stato proteggere una delle figlie di Maria Teresa, sai, l’alleanza, se sposa il delfino …-
- Non è detto che vada in porto, a Corte non tutti sono d’accordo, il delfino Ferdinando che è morto nel’65 e sua moglie erano contrari e tanti la pensano come loro-
 -Va bene, stringimi di più, non mi rompo-
Per la prima cosa l’accontentai subito, rimanemmo lì per un pezzo, strette, per la seconda ebbi una brutta discussione con il Generale, ma ce la feci, solo che, al prossimo scontro, avremmo passato il confine del non ritorno.
Al castello, gli diedi le lettere d’amore che aveva scritto a Gabrielle e le risposte.
Ha amato la sua prima moglie  Gabrielle de Saint Evit fino allo spasimo, morta lei, tutti i suoi sentimenti se ne sono andati, obliati, era un automa meccanico..
E così è rimasto.
– E' bello essere, qui, con Arras e la Normandia sono i miei posti magici-, osserva Oscar.
-Bene-
- Anche i tuoi bambini sono cresciuti-
-Sarebbe strano il contrario.-
Siamo nella mia stanza, facendo due parole quando arriva la stoccata.
– Chi è Cristina?- 

Sbianco e la spazzola mi cade per terra con un piccolo tonfo.
Fissa con stupore la mia reazione incontrollata.
Mi impongo di stare ferma, serro le mani, mai più la picchierò, è il patto.
– Ma fille - esalo- è nata nel 1757, in estate, ma era troppo presto .. è morta dopo una settimana-
-Io…-
- Hai visto la lapide, credo, solo Cristina Fuentes e la data, vero?-
Annuisce, un gesto secco.
- Hai pensato ad una parente o forse ad figlia di Xavier, ma, non poteva venirti in mente che forse …  l’avevamo avuta insieme, che era anche la mia?- Respiro per mantenere la calma.
(L’unica volta che ti ho mollato una sberla era perché avevi augurato il male ai miei figli e me ne sono pentita per un pezzo).
 –IO…-
- Dai, tranquillizzati, è il nostro patto … - mi alzo in piedi, all’improvviso mi sento molto stanca, molto vecchia.
Nostro padre ha seppellito una moglie e due maschietti in fasce, poi un amato primogenito, il mio prediletto Luois, io ancora rimpiango la mia primogenita, come posso giudicarlo?
  È mortificata, magari, per un’altra occasione, prima di parlare ci penserà.
- Sei arrabbiata?-
- Sono stanca, se non ti dispiace ora vorrei rimanere sola per qualche momento-
- Ti fa ancora così male?-
- Sì, per favore Oscar, qualche minuto.-
Annuisce, poi mi appoggia le mani sulle spalle per un momento e si allontana.

_________________


– Guarda che non c’è bisogno di buttarmi per terra, se mi vuoi abbracciare. Non me lo aspettavo-
- Ho visto- Commenta, poi-Stanotte ti fa piacere dormire con me, almeno facciamo due parole?-

 - Sì.-
Nella sera color malva che avanza i cardellini allevati da Felipe, chiamati per scarsa fantasia  Philippa  e Philippe, cinguettano, giulivi, magici.


Rotolo sulla schiena, i capelli sparsi intorno come una ninfa pagana.
Siamo vicini al capanno da caccia dei Fuentes, nel profondo della foresta, immane scemenza, ma la passione rende di rado prudenti, un amplesso furioso e famelico, una dichiarazione di guerra, polvere di stelle, morsi e pizzichi.
– I love you and I’ll love you until my death-
Parole improvvise ma sincere.
Alexander.
– Per quello che vale e quello che serve, io pure ti amo e sarà così fino al termine-
Poi lo spingo via, le mani dure
- Ci vediamo presto, ma qui non dovrà più succedere-


Un rischio, ma volevo vederlo, settimane trascorse tanto per passare si sono volatilizzate. A inventare scuse e bugie sono una maestra, mio pane quotidiano sono le menzogne, pure ho usato un desiderio dei ragazzi, per questa digressione, unico testimone, affidabile perché muto, è Tintagel. Il mio cavallo.
 

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