I doni degli dei.

di Fonissa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Zeus e Era: di video,padri assenti e voli. ***
Capitolo 3: *** Poseidone: come NON fare il genitore. ***
Capitolo 4: *** Afrodite: forse le sfilate possono essere divertenti. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


01 Gennaio 1999

Empire State Bulding 

Afrodite era stesa sul suo letto, in preda ai dolori del parto, chiedendosi perchè era stata scelta proprio lei per far nascere quel bambino. Era, Atena, Demetra, Artemide e perfino Estia la stavano assistendo, aiutandola a dare alla luce il dono più grande mai esistito. 

"Resisti, ci sei quasi." la incoraggiò Artemide.

'Facile per lei' pensò la dea dell'amore 'non sa cosa si prova'.

Ma all'improvviso il pianto di un neonato riempì la stanza. Era aveva tra le braccia un bambino con qualche capello castano, che smise di piangere dopo qualche secondo, addormentandosi tra le braccia della dea. Demetra si asciugò una lacrima, Estia fece un sorriso caloroso e perfino la fredda Atena guardava quella minuscola creatura con gioia. Ci fu qualche secondo di gioia, ma poi i dolori riiniziarono.

"Ne sono due..." esclamò Afrodite con il fiatone. E qualche attimo dopo, Artemide stringeva una bambina dagli stessi capelli. Guardò per qualche secondo la bambina, poi scoppiò a piangere anche lei. Ora c'erano due doni invece di uno. 

Finalmente Afrodite potè riposarsi, mentre le altre dee pulivano i bambini e li avvolgevano nella seta. Portarono fuori i due gemelli, mostrandoli alle altre divinità. 

Il primo a vederli fu Zeus, a seguire Poseidone, Apollo, Ermes, Ares, Dionisio, Efesto e perfino Ade, che era stato invitato sull' Olimpo per quell'occasione. 

"Non li svegliate." sussurrò Estia, guardando con infinita dolcezza le due creaturine. 

"Sono due..." disse Ares, come se lo avesse realizzato solo in quel momento. Atena annuì, alzando gli occhi al cielo. 

"Come si chiameranno?" chiese Efesto. 

"Aspettiamo che Afrodite si svegli, poi lo decideremo insieme." disse Zeus.

Fu così che nacque il primo litigio riguardante i due gemelli. Afrodite, essendo una dea, si era ripresa presto, e ora sedeva sul suo trono bisticciando con gli altri sul nome da dare ai due bambini.

"Li ho portati io in grembo! Ho il diritto di scegliere il nome!" stava dicendo.

"Ci vogliono dei nomi duri, da veri combattenti!" diceva invece Ares.

"No! Ci vogliono dei nomi che riflettano la sapienza, dei nomi antichi..." controbatteva Atena. 

Zeus si massaggiò la testa, pensando che forse quella non era stata proprio una buona idea.

 

"Cosa intendi con 'semidio perfetto'?" chiese Poseidone confuso.

"Intendo un semidio che riceverà un dono da ognuno di noi, che sarà cresciuto sull'Olimpo come figlio degli dei." 

"Ma padre, è un'idea abbastanza folle..." aveva risposto Apollo.

"Come potrebbe un bambino crescere qui?" domandò Demetra, guardandosi intorno. Certo, l'Olimpo era un posto fantastico, ma forse non era proprio l'ideale per farci crescere un semidio. 

Estia era leggermente nervosa. Non per la crescita del bambino o altro, ma perchè se veramente fosse stato cresciuto da tutti loro insieme, sicuramente ci sarebbero stati molti litigi. 

"Siamo quattordici dei, dovremmo cavarcela con un neonato. E' deciso!"

 

Ora, a distanza di mesi, si domandava cosa gli fosse passato per la testa quel giorno.

"BASTA! -urlò all'improvviso, attirando l'attenzione di tutti i presenti- visto che non siete in grado di decidere pacificamente nemmeno una cosa tanto importante, deciderò io. Il nome del maschio sarà Tolma, quello della femmina Sophia." disse.

Gli altri si guardarono tra di loro e si stupirono quando si accorsero che n fondo quei nomi non erano tanto male. Annuirono tutti, sorridendo. 

"Bene -disse il re degli dei- allora ufficializzo la nascita di Tolma e Sophia, figli degli dei." 

Tutti applaudirono commossi. Le muse porsero a Zeus la cesta con i due gemelli, che nel frattempo si erano svegliati. Zeus prese la cesta, per poi guardare con stupore e paura i bambini.

"Mio signore, cosa succede?" chiese Era avvicinandosi. Ebbe un tuffo al cuore.

Gli occhi destri di entrambi erano castani, un bel castano nocciola e profondo. Ma l'occhio sinistro di Sophia era verde smeraldo, mentre quello di Tolma era di un azzurro limpido. 

I presenti si meravigliarono. Alcuni ebbero anche paura.

"Ma stanno bene?" chiese Demetra alle muse.

"Si, sono sanissimi." risposero queste un pò a disagio.

"Beh, è questo l'importante." affermò Artemide.

Alla fine venne il momento tanto atteso. Ogni dio e dea diede un dono ai gemelli, rendendoli degli esseri quasi perfetti.

Ma quello, era solo l'inizio.

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Capitolo 2
*** Zeus e Era: di video,padri assenti e voli. ***


I primi giorni di Tolma e Sophia furono anche i più caotici. Beh, c'era da aspettarselo quando quattordici dei decidono di crescere due neonati tutti insieme
Per la prima settimana l'Olimpo era sempre diviso in schieramenti, fino a quando non si decise per un metodo più pacifico: a ogni Dio sarebbe stato assegnato un mese dove doveva prendersi cura dei gemelli. Il primo e l'ultimo mese dell'anno sarebbero stati divisi tra due divinità.
Gennaio era il mese di Era e Zeus.

ZEUS E ERA:
di video, padri assenti e voli.

Bisogna ammetterlo, Zeus fu un buon padre.
Almeno per i primi tempi, poi iniziò a sparire per poi ritornare dopo giorni. E pensare che l'idea dei gemelli era stata sua.
Ma anche se non lo avrebbe mai ammesso, in realtà Era era felice di quella situazione. Almeno non avrebbe dovuto litigare con il marito per ogni minima cosa.

Era non ha mai avuto grandi problemi con i bambini, per i primi anni li teneva con se coccolandoli e viziandoli, facendo cucire solo per loro preziosi abiti o nutrendoli con ambrosia. Adorava i bambini e non voleva perdersi nemmeno un minuto, così registrava ogni minuto di gennaio, per poi farli vedere in continuazione a suo marito borbottando frasi come 'mi mancano' oppure 'secondo te stanno bene?'. Sembrava una di quelle mamme con i primi figli, tanto che alcune volte Efesto e Ares si sentivano a disagio.

"Con me non si comportava così." diceva il dio della guerra ogni volta che Era faceva qualche regalo a Tolma e Sofia.

"E io cosa dovrei dire?!" rispondeva puntualmente Efesto.

Quando i bambini iniziarono a crescere la dea realizzò che non poteva tenerli a fianco a sè per sempre, così appena fecero cinque anni li lasciò liberi nei giardini sotto il suo controllo e quello delle muse.

Uno di questi giorni, quando i gemelli avevano sei anni, Era lasciò per qualche minuto i bambini alle muse, per andare a riposarsi un pò. Ma dopo qualche secondo fu svegliata da una delle muse.

"Mi ero appena addormentata, cos'è successo?" chiese seccata.

La musa, tremante, riuscì solo a dire: "T-tolma e S-sophia..."

Appena sentì i nomi, la dea si alzò dal letto correndo verso il giardino. Quando arrivò, rimase a bocca aperta. Tolma e Sophia stavano giocando a rincorrersi... volando. Stavano letteralmente volando sulla sua testa, ridendo. Era deglutì a vuoto sedendosi su una roccia per non svenire. Zeus la raggiunse subito dopo, allarmato dalle urla che aveva sentito.

"Che succed...oh." disse, guardando i bambini.

"Ehm, credo che sia colpa mia."

"HAI DATO LORO IL DONO DEL VOLO?! MA SAI CHE POTREBBERO FARSI MALE, O PEGGIO"? iniziò a urlare.

"Non essere tragica, se la stanno cavando..." cercò di calmarla Zeus. Ma nemmeno a farlo apposta, in quel momento Sophia perse il controllo dei venti. Era si lanciò a terra, riuscendo a prendere la bambina giusto in tempo. Questa sorrise, come se non fosse successo niente, mentre il fratello si posava al suo fianco.

"Grazie mamma Era!" disse in coro. Era si addolcì, non poteva resistere ai due che la chiamavano mamma.

Dopo quell'episodio Tolma e Sophia non volarono per un bel pò, sotto la raccomandazione di Era. Beh, almeno così credeva lei.

L'idea fu di Tolma, quando entrambi avevano otto anni. Trovarono un posto più appartato e iniziarono a esercitarsi da soli, senza il controllo di divinità o muse. D'altronde, quest'ultime non avrebbero mai ammesso che ogni pomeriggio passavano ore a cercare i gemelli.

Quando compierono dieci anni, sapevano volare alla perfezione e Era si autoconvinse a dar loro il permesso.

Fu così che gli dei si trovarono due ragazzini volare per tutto l'Olimpo

 

*ANGOLO AUTRICE*
Ecco il primo vero capitolo! I primi dodici, compreso questo, parleranno degli dei alle prese con Tolma e Sophia... poi arriverà una sorpresa ;)
Sciao sciao
-Animalia

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Capitolo 3
*** Poseidone: come NON fare il genitore. ***


Ogni volta che arrivava Febbraio l'Olimpo era scosso dai pianti isterici di Era che doveva cedere i due bambini a Poseidone. Questo, in realtà, glieli avrebbe lasciati tranquillamente. Non aveva idea di come crescere due bambini nel suo palazzo.

Poseidone: come NON fare il genitore.

Il primo febbraio fu quello più strano. Il dio dei mari, per i primi giorni, non fece altro che stare fermo davanti alle culle con lo sguardo fisso su di loro. Appena iniziavano a piangere, si faceva prendere dal panico. Se non fosse stato per Anfitrite, sarebbe uscito fuori di testa. Ma se il dio riuscì a restare sano di mente per i primi due anni, di certo non fu così per il terzo, quando Tolma e Sophia, appena compiuti due anni, avevano imparato a camminare e parlare quasi perfettamente. Il primo febbraio del terzo anno, fu quello più disastroso.

"Sophia, allontanati dalla parete!" esclamava Poseidone, mentre prendeva in braccio la bambina che, armata di pennarello rosso, aveva disegnato tanti pesciolini sul muro.

"Nemo!" aveva esclamato la bambina, macchiando anche il viso di Poseidone con il rosso. 

"Sophia! Dammi questo pennarel-"ma non riuscì a finire la frase che dovette poggiarla a terra, poiché Tolma si stava avvicinando pericolosamente alla sua collezione di palle di vetro, il cui interno rappresentava vari fondali marini. Riuscì a prendere Tolma prima che questo rompesse qualcosa, ma mentre cercava di fargli capire che non doveva avvicinarsi -impresa ardua, visto che i gemelli, come quasi tutti i semidei, avevano il deficit dell'attenzione- Sophia tornò alla carica, dritta verso la sala principale, questa volta con il pennarello verde. Poseidone riuscì a fermarla in tempo, ma alle macchie rosse sulla faccia si aggiunsero quelle verdi. Come se non bastasse, dopo pochi secondi sentì alle sue spalle un rumore di vetri rotti. Si girò di scatto, sgranando gli occhi alla vista di Tolma che osservava i resti di una delle sue palle di vetro soddisfatto, mentre allungava la mano per buttarne giù un'altra. Con Sophia sotto un braccio, Poseidone scattò verso Tolma, prendendo anche lui. Osservò prima il muro imbrattato, poi i cocci di vetro a terra, per poi portare lo sguardo ai due bambini che, ridendo, cercavano di divincolarsi. 

"Basta, ho deciso, ora voi venite con me." sospirò esausto. Portò entrambi i bambini nella loro stanza, facendoli sedere nei loro seggioloni per poi posizionarsi di fronte a loro.

"Avete combinato troppi guai, ora voi due resterete seduti qui fino all'ora di dormire."

Come c'era da aspettarsi, i due bambini iniziarono a  piangere a dirotto, sbattendo i pugni sul seggiolone e scalciando. Poseidone iniziò di nuovo ad agitarsi, avvicinandosi ai bambini e provando a rassicurarli.

"No! Non piangete! Stavo scherzando, ahahah, bello scherzo, no?" 

I gemelli sembrarono calmarsi per qualche secondo, osservando il dio di fronte a loro, ma non appena questo fece un sospiro di sollievo, iniziarono a piangere più forte di prima. Per fortuna in quel momento arrivò Anfitrite che, dalla soglia della porta, guardava la scena ridendo.

"Non puoi obbligare due bambini così piccoli a starsene seduti tutto il giorno nello stesso posto."  spiegò, liberando Sophia e Tolma dopo aver chiuso la porta della stanza, in modo che non andassero di nuovo in giro per il palazzo. 

"Come dovrei fare? Hai visto i disastri che hanno combinato!"

"Dovevi aspettartelo. Sono piccoli, e in più sono iperattivi. Come se non bastasse, non penso che con gli altri dei siano abituati a stare sempre nello stesso posto."

"Stai dicendo che si sono stancati di stare nel palazzo?"

"Esatto. Sai, ho sentito che Apollo li porta sempre sul suo carro, Artemide li fa girare molti luoghi sperduti con le cacciatrici, Afrodite se li porta dietro ogni volta che cielo una sfilata di alta moda in qualche parte del mondo... saranno annoiati a stare sempre qui, in fondo all'oceano."

Era ovvio che Anfitrite avesse portato l'esempio degli altri dei solo per smuovere l'orgoglio di Poseidone e fare in modo che quei poveri bambini non dovessero passare sempre un mese chiusi nello stesso posto. E infatti, funzionò. Poche ore dopo, Poseidone aveva organizzato un pomeriggio per lui e per i gemelli sulle coste della Thailandia. In quella parte del mondo, a febbraio, faceva ancora abbastanza caldo per andare in spiaggia.

Non appena furono arrivati, accompagnò Tolma e Sophia in acqua. I due bambini, dopo qualche secondo, iniziarono a nuotare come dei veri a propri pesciolini. Poco dopo, si resero anche conto di poter respirare sott'acqua. Poseidone sorrise compiaciuto. Ordinò al mare di non far andare i gemelli oltre una certa distanza e se ne tornò sulla spiaggia, a rilassarsi, mentre Sophia  Tolma giocavano indisturbati. Almeno fino a quando Tolma non richiamò la sua attenzione, urlando:

"Papà Poseidone! Gioca con noi!"

A quel punto, non potete far altro che tuffarsi anche lui con i bambini.

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Capitolo 4
*** Afrodite: forse le sfilate possono essere divertenti. ***


Marzo era il mese di Afrodite. Questa, per i primi due anni, si limitò a lanciare un'occhiata alla culla, sorridere ai bambini, per poi chiedere alle sue ancelle di occuparsene. Quando erano calmi e tranquilli ci giocava un pò, gli comprava abiti costosi per neonati, poi appena iniziavano a piangere si allontanava, andando a osservare qualche guaio amoroso tra i mortali che lei stessa aveva creato o qualche sfilata di moda. 
Ma ovviamente, ciò non poteva durare per sempre, non con due bambini iperattivi che sentivano il bisogno di un genitore. 

Afrodite: forse le sfilate possono essere divertenti.
Quando i gemelli ebbero compiuto tre anni, riuscirono a convincere le servitrici a portarli da Afrodite. Non era stato molto difficile, bastò dire:"Mamma Afrodite!" e subito le ancelle si mossero verso la dea con i bambini in braccio. Afrodite li guardò alzando un sopracciglio, seccata.

"Perché siete qui?" chiese.

"Ehm... Io non lo so -rispose l'ancella che aveva in braccio Sophia- hanno detto il vostro nome, signora, e il mio corpo si è mosso da solo." 

La dea sbattè le palpebre piene di ombretto, confusa, per poi realizzare. I gemelli avevano la lingua ammaliatrice, gliela aveva data lei stessa. Le avrebbe potuto rimandare indietro anche mille volte, le servitrici le si sarebbero sempre ripresentate con i gemelli su ordine di questi. Sospirò, prendendo i bambini in braccio e osservandoli come se fossero dei piccoli animaletti carini. 

"E va bene, me ne occuperò io. Quanto sarà difficile, in fondo li ho portati io in grembo, no?"

Le ragazza annuirono poco convinte, per poi congedarsi.

Afrodite posò a terra i due, guardandoli sorridendo.

"Allora piccoli, la mamma deve andare a una grande sfilata a Parigi, voi ve ne resterete qui buoni, vero?"

"No." risposero in coro i due, sorridendo a loro volta.

Afrodite alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia.

"Allora facciamo così: voi rimarrete qui tranquilli fino a quando non torno."

"Vogliamo venire con te."

Afrodite si sorprese non poco quando Sophia e Tolma usarono la lingua ammaliatrice su di lei, in coro tra l'altro. Ovviamente non aveva nessun effetto su di lei, o quasi. Non seppe mai se era per arrendevolezza, o veramente il potere dei due aveva avuto qualche effetto, ma si convinse a portarseli dietro. 

In un attimo erano tutti e tre vestiti eleganti, seduti in prima fila a una sfilata di alta moda in Francia. Perlomeno, i gemelli stettero buoni... Almeno per i primi minuti, ma poi ovviamente iniziarono ad annoiarsi. Si agitarono sulle loro sedie in velluto, alzandosi in piedi e urlando quanto si annoiavano. Vani furono i tentativi di Afrodite di calmarli. Dopo un pò, Sophia si era stancata anche di dare fastidio, e di sentirsi tutti quegli adulti in giacca e cravatta che le facevano segno di fare silenzio. Guardò una delle modelle che stava elegantemente camminando nel suo abito azzurro, sorridendo.

"Fai una capriola." disse, e in pochi instanti, la ragazza eseguì una perfetta acrobazia sui suoi tacchi dodici. Afrodite guardò la scena a occhi spalancati, per poi spostare lo sguardo sui bambini che stavano morendo dal ridere.

"Okay, vi siete divertiti, ma adesso basta."

Peccato che appena uscì uno dei modelli, fu il turno di Tolma.

"Balla." 

Il modello iniziò a eseguire piroette da ballerina classica, alternate con mosse di hip hop, nel suo abito in giacca e cravatta. A quel punto, anche la Dea dell'amore scoppiò a ridere.

"Scommetto che questo ingegno è colpa di Atena -disse, con le lacrime agli occhi- va bene, per questa volta ve lo concedo. Fate quello che volete, ma che sia l'ultima volta." 

Afrodite non disse mai a nessuno quanto si divertì quella sera, né tantomeno che si ritrovò anche lei a dare stupidi ordini ai modelli e alle modelle solo per farsi qualche risata. 

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