Storie del impero umano

di il truzzo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** LE BIOBESTIE ***
Capitolo 2: *** La guerra delle Biobestie ***
Capitolo 3: *** Mondi distanti ***



Capitolo 1
*** LE BIOBESTIE ***


Il processo di terra formazione passò, grazie alle migliorie tecniche, a rendere un pianeta di medie dimensione abitabile nell’arco di circa 500 anni. Nel migliore delle ipotesi, nel caso in cui esistessero già una atmosfera, anche minima, e dell’acqua questi si abbassava a circa 300 anni. In questo lasso di tempo il pianeta non era abitabile e la popolazione colonica doveva vivere in basi spaziali orbitanti, che sarebbero divenute poi componenti per la costruzione delle prime città. In effetti durante il processo di trasformazione planetaria, le condizioni di vita erano impossibili per l’uomo almeno fino a quando non si fosse raggiunto il 90 % del processo. Anche nella parte finale si poteva andare incontro a seri pericoli, ma con le giuste precauzioni si poteva iniziare a preparare il pianeta per la colonizzazione.
Per ovviare al problema della vita sulle basi spaziali la scienza sfrutto le tecnologie genetiche terrestre e delle altre razze. A seguito di studi  risalenti alla Terza Epoca Imperiale, si giunse alla creazione delle cosiddette Biobestie. Studiando le creature vivente della Terra e di tutti i pianeti sottomessi dall’Impero, si giunse alle creazione di ibridi tra umani, razze alieni e animali di varia provenienza.  Per ogni fase su creata una forma di Biobestia , capace di sopravvivere a determinate condizioni ambientali, e che sarebbe stata sostituita fase dopo fase da altre creature, fino a quando fosse stata possibile la vita per l’uomo.
Nella Prima Creazione, così viene chiamata la prima produzione in serie di questi esseri, mille ne furono mandati in circa 50 anni sul pianeta Pr10, ormai pronto alla colonizzazione. Pochi sopravvissero ma agli occhi dei primi coloni il pianeta era stato preparato per accoglierli. Una città intera era stata costruita e parte del territorio circostante era stato preparato per l’agricoltura. Ciò permise ai coloni di fare un unico viaggio diretto verso il pianeta, evitando tutti i problemi della vita spaziale.
L’esperimento era ben riuscito e si poteva passare alla seconda fase. Ulteriori studi ed esperimenti migliorarono l’efficienza e la durata dei singoli tipi di biobestia  creati, arrivando a forme di specializzazione estrema. Si diede il via alla terraformazione di un altro pianeta nello stesso sistema di Pr10, solo che in questo caso si trattava di un mondo senza atmosfera e completamente inospitale. Furono inviate 10 astronavi trasporto tipo Leviathan 3, che dopo aver coperto la distanza tra Pr10 ed il nuovo pianeta, Scaricarono il primo miliardo di Biobestie sul pianeta con tutta la strumentazione necessaria al processo di ricreazione planetaria, mentre altri si prodigarono a costruire un portale spaziale. Pr11 fu sottoposto al primo esperimento di terraformazione plasmante. Poter usare esseri senzienti aveva aperto nuove possibilità.
Se prima il pianeta vedeva la creazione di un atmosfera e la seguente creazione di riserve d’acqua grazie agli eventi atmosferici indotti, lasciava il pianeta nelle sue forme originali. Con questa manodopera instancabile e adattabile si poteva plasmare l’intero pianeta come si voleva, tanto da renderlo un nuovo eden. Il progetto ebbe successo, anche se il tempo impiegato non diminuii rispetto al sistema tradizionale. In cambio quando i coloni arrivarono trovarono un mondo che non aveva niente di meno della Madre Terra.
Ciò che stupì fu il fatto che non si trovo traccia di nessuna Biobestia.
All’umanità non bastavano le possibilità di sviluppo date da questa tecnica, e circa a metà della Terza Epoca Imperiale, si diede un ulteriore accelerazione al processo. Alla biogenetica venne aggiunta le tecnologia androide e quella cyborg-senziente. Fusione tra esseri viventi progettati a tavolino e scienza portarono alla creazioni di creature 100 volte più funzionale di quelle della precedente creazione.
La Terza Creazione dimezzo la nascita  di nuovi pianeti abitabili. Intere flotte di navi Leviathan 4, mezze macchine e mezze creature  viventi, furono spedite nello spazio. Capaci di creare le Covate generatrici, bastavano poche Biobestie fino all’arrivo sul pianeta da colonizzare. Da lì le macchine procreatrici avrebbero sfornato marea senza fine di manodopera, carne da macello che serviva all’umanità per invadere gli estremi dell’Universo. Ogni volta però, all’arrivo dell’uomo non c’ara mai traccia di queste creature.
Fù durante la colonizzazione di uno dei sistemi esterni al Settore 4 che qualcosa non andò bene.
Il sistema era posto in una zona ricca di nubi cosmiche che rendevano dure le comunicazioni, e all’arrivo delle navi colonizzatrici ci si scontro contro una realtà che nessuno conosceva.  Fuori dalle città furono trovate mucchi di corpi in diversi stati di decomposizione, sparsi sulle terre che sarebbero dovute essere usate come campi.  Incuriositi si cerco di capire cosa era successo, e dopo lunghe ricerche si riuscì a scovare un gruppo di Biobestie che si nascondevano tra le montagne. Questi appartenevano alla fase finale di terraformazione, durante la quale si sarebbero preparate le città per l’arrivo dei coloni.
Questi spiegarono che quando erano arrivati sul pianeta, la precedente “manodopera” stava morendo, man mano che portava a termine il proprio lavoro. Anche le loro condizioni dimostravano un processo di crollo fisico e mentale sempre più pronunciato, fino a quando in un mese finirono per morire sciogliendosi in una strana sostanza.
Furono inviati messaggi verso i Mondi Atlantidei, quelli usati come immensi laboratori per avere una spiegazione della cosa. Minimizzarono, spiegando che essendo creature viventi c’era la possibilità che si potessero ribellare e che quello era il sistema di controllo migliore in caso di rivolta. La risposta fu accolta con molte riserve, ma la verità piombo sull’umanità circa un secolo dopo.
Da uno dei pianeti del Settore 4, rimasto isolato e dimenticato, arrivo un messaggio, spiegando che il popolo delle Biobestie reclamava la propria libertà, non solo per il loro pianeta ma per tutti i loro simili. A chiusura uno dei loro rappresentanti spiegava come funzionava il sistema. In pratica ogni gruppo di terraformazione una volta finito quello per cui era stato progettato moriva e il suo corpo si decomponeva in sostanze primarie che andavano ad accelerare il processo. In questo modo l’ondata successiva non vedeva lo sterminio di quella precedente e così via fino a quando in mondo non era pronto. Solo l’ultimo gruppo era quello più longevo, al quale erano state date anche ampie capacità cognitive tanto da tener testa ad alcuni dei maggiori scienziati della Terra. A quest’ultimi era stato inserito un chip che si attivava alla partenze delle navi colonizzatrici in modo che al loro arrivo non ci fosse più ombra di Biobestie.
Il processo era saltato grazie alle condizioni dello spazio che avevano rallentato le trasmissioni o addirittura bloccate. Le capacità di cui erano stati dotati permise al gruppo sopravvissuto di liberarsi del chip e di sfruttare quanto realizzato a proprio comodo. Dal pianeta che dovevano terrafomare invasero quelli vicini moltiplicandosi fino a dar vita ad un esercito immenso pronto ad attaccare l’umanità se questa non avesse accettato la loro libertà. Le flotte di bionavi raggiunsero i primi pianeti abitati e dettero dimostrazione della loro potenza sterminando più di 40 miliardi di uomini.
Nonostante il caos creato da queste rivelazioni, i creatori delle biobestie non vollero accettare di dare libertà e pari diritti a quelle che ancora erano sfruttate tra le immensità spaziali. Anzi per tutta risposta inviarono una nuova generazione di Biobestie, studiate appositamente per le zone di guerra, nel tentativo di  spazar via i nemici. Pronti a questa possibilità i ribelli si erano preparati e alla fine, nonostante le perdite iniziali riuscirono a portare dalla propria parte  quelli che dovevano sterminarli.
Era l’inizio della Guerra delle Biobestie.

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Capitolo 2
*** La guerra delle Biobestie ***


Nella sua espansione, l’umanità ha incontrato razze aliene di ogni tipo, alcune più resistenti, altre ormai alla fine del loro percorso.  Nemici con i quali ha combattuto per secoli, amici che gli hanno permesso passi da gigante nella conquista dello spazio.  In ogni caso non ci fu mai nemico alcuno in grado di ostacolare la nascita e l’evoluzione dell’Impero, se non quello nato in seno all’umanità.
Le guerre di religione e la rivolta dei Senzienti crearono secoli di disordini, ma la guerra contro le Biobestie, spaccò il nostro universo, facendo temere per la sopravvivenza stessa dell’umanità.
Dopo la prima sconfitta, con il passaggio di un’intera flotta al nemico, le Biobestie iniziarono una campagna volta a sottrare al nostro dominio interi sistemi planetari. La conquista avveniva in modo rapido proprio grazie alla capacità adattiva che gli scienziati avevano concesso ai nostri nemici. A differenza dell’uomo, essi, non avevano la necessità di avere pianeta ospitale: qualsiasi ammasso di roccia vagante per lo spazio era abitabile, bastava solo creare un nuovo tipo di biobestia che avesse le caratteristiche necessarie alla sopravvivenza. La loro strategia era quella arrivare in un sistema, conquistare i pianeti disabitati fino ad accerchiare quelli che erano abitati, e poi piombare in massa su questi ultimi, tanto che difficilmente le difese planetarie erano capaci di durare anche solo pochi giorni.
Furono combattute battaglie disperate, perchè i numeri, alle volte, contano più delle capacità militari e del coraggio. La velocità con la quale le Biobestie sostituivano i caduti superava di gran lunga la crescita numerica umana, tanto che nell’arco di un secolo la popolazione umana era stata dimezzata. Ciò non era dovuto al numero dei morti in guerra, quanto piuttosto al modo con il quale i prigionieri e le popolazione sottomesse venivano trattati dai vincitori. Le Biobestie si dimostrarono molto lungimiranti, più dei loro stessi creatori, ed invece di sterminare le popolazione la assorbirono. Con lo stesso processo usato per la loro creazione, sfruttarono ogni singolo uomo e donna per i loro esperimenti genetici, trasformando i loro nemici in nuovi soldati. Tutti i pianeti abitati divennero dei grandi laboratori scientifici, dove si crearono nuove creature da lanciare contro l’umanità
Dopo circa due secoli, un intero settore imperiale era caduto in mano agli schiavi che avevamo creato. Assestati nei loro territori, i nemici iniziarono a puntare verso l’origine stessa dell’umanità, la Terra, noi. Convinti ormai che la loro supremazia fosse indiscussa, distolsero lo sguardo dal resto di quello che li circondava nel tentativo di sottometterci in poco tempo. Questa situazione ci fu favorevole. Fu organizzata una spedizione con lo scopo di penetrare nel territorio nemico per cercare un suo punto debole e furono fatte scoperte che ci diedero speranza.
 L’enorme numero di nemici, che non sembrava finire mai, era dovuto alle macchine procreatrici originarie, cioè quelli presenti nel pianeta dal quale la rivolta stessa era partita, oramai diventato una vera e propria culla per tutte le Biobestie. In pratica i miliardi di creature che avevano infestato il nostro universo erano tutti nati su un unico pianeta, e solo in un secondo momento i “nuovi nati” venivano inviati nello spazio in base alle necessità belliche.  Ancora oggi, dopo millenni, nessuno sa perché le Biobestie pensarono di optare per questa soluzione. Creare macchine procreatrici su altri pianeti sarebbe stato più sicuro, ma probabilmente la possibilità di sfruttare materiale organico direttamente sui primi pianeti conquistati rappresentava per loro una maggiore opportunità o garanzia di sicurezza.
Altro fattore a nostro favore fu un cambiamento che venne apportato nelle generazione più recenti di Biobestie. Le prime Biobestie erano state create per essere completamente autonome e in grado di pensare singolarmente. Quando il loro numero aumentò notammo tuttavia che la loro capacità organizzativa era diminuita. Per ovviare a questo problema, dovuto anche alle grandi distanze e ai continui spostamenti, i nemici crearono quelle che chiamiamo Menti Organizzative.  Quelle che conosciamo e di cui siamo riusciti a impossessarci sono essenzialmente creature deformi, con sistemi vitali minimi atti solo al mantenimento di enormi cervelli. Erano state fatte modifiche biogenetiche in modo da aumentarne le capacità mentali di questi esseri, mentre innesti elettronici servivano a creare dei veri e propri ponti radio che sfruttavano le onde celebrali.
Nello stesso tempo tutti i soldati avevano subito modifiche che li rendevano ricettivi agli ordini delle Menti Organizzative, limitando le capacità di pensiero e di azione del singolo, tanto che se moriva la Mente, tutti i sottoposti finivano nel caos più completo. La vera scoperta fu che esisteva un centro di comando generale, anch’esso localizzato sul pianeta di partenza del nostro nemico.
Su queste basi partì il tentativo di riscatto umano. La distruzione del pianeta avrebbe messo in seria difficoltà l’intero sistema creato della Biobestie permettendoci un primo vero contrattacco. Furono predisposte in gran segreto la costruzione di nuove flotte e l’arruolamento forzato di tutti coloro che erano in grado di combattere. Mentre il nemico puntava verso la Terra, noi puntavamo al loro pianeta natale (quanto eravamo simili, in fin dei conti). La resistenza che la flotta avversaria trovò lungo il suo cammino permise di dare tempo al processo di costruzione di una nuova arma, mutuata dalle conoscenze di una razza aliena che avevamo sterminato secoli prima.
Vennero costruite tre navi, armate con un sistema a singolarità, che avrebbe dovuto essere capace di cancellare un intero pianeta con un sol colpo. Per la complessità tecnologica e la potenza che questo sistema scatenava fu scelto di dividere l’arma finale in tre parti, anche nel tentativo di evitare che potesse cadere in mani nemiche. Da sola ogni singola nave non serviva a nulla, ma l’azione combinata delle tre era capace di ricreare una singolarità. In pratica, queste dovevano essere poste alla stessa distanza dall’obbiettivo, verso il quale avrebbero sparato, ciascuna, un raggio che, scontrandosi con gli altri provenienti dalle navi gemelle, avrebbe creato una singolarità e da lì un buco nero, che avrebbe divorato il pianeta. Il tutto era però sicuro a livello teorico, e basato su una tecnologia aliena studiata su quanto non era stato distrutto in guerra. Un tentativo estremo per salvarci…
Nel momento in cui si decise di dare il via a questa missione,  le flotte di nuova costruzione furono mandate in parte contro i nemici che ormai avevano attraversato più della metà del nostro settore imperiale, in parte furono lanciate verso il settore d’appartenenza nemico. Essendo numericamente minori, era un vero e proprio suicidio, ma bastò a darci il tempo per posizionare le tre navi.  Per evitare contatti con il nemico furono mandate in una zona dello spazio alle spalle del sistema d’origine delle Biobestie, poco conosciuto anche agli uomini. Quando furono equidistanti da questo, spararono il loro raggio a singolarità e, per fortuna o per miracolo, questi si scontrarono nello stesso istante nell’atmosfera. Le sonde inviate a monitoraggio inizialmente rilevarono solo l’avvenuto scontro, ma niente altro. Già la disperazione stava prendendo possesso dell’animo dei soldati che avevano preso parte alla missione, ma dopo poche ore i sensori iniziarono a rilevare sbalzi energetici enormi.  Dalle sonde giunsero riprese che nessun uomo avrebbe mai potuto vedere.
La singolarità creata artificialmente aveva la necessità di assorbire da quanto aveva attorno energia per poter avviare il processo di creazione del buco nero. Fu una delle navi che componevano la difesa planetaria che fece da elemento scatenante, finendo proprio contro quel piccolo globo di energia condensata. Da lì a poco crebbe assorbendo tutto quello che gli stava attorno, fino a quando fu sufficientemente densa da attirare a sé il pianeta. Scomparso il segnale delle sonde, fu mandata una nave trasporto in avanscoperta. Ci si aspettava di trovare tutta l’immensa flotta di difesa nel caos più completo, ma accadde di meglio: nessuna nave dava più segni di vita…
La piccola nave attraversò senza difficolta la linea di difesa, passando tra una nave nemica e l’altra senza che nessuna accennasse ad alcuna attività.  Era come se fossero congelate nella loro posizione.  Ancor più impressionante fu lo spettacolo che si trovarono di fronte poco dopo.  Del pianeta rimaneva solo una metà, che il buco nero stava lentamente disgregando. Pezzi enormi di roccia che una volta lo componevano erano strappati via dalla forza attrattiva del buco nero e li si vedeva sfrecciare a velocità pazzesca nel vuoto.  Nonostante la distanza anche la nave da trasporto risentiva di quegli eventi, tanto che fu costretta a scappare.
Nel frattempo le altre flotte umane si trovarono di punto in bianco ad avere a che fare con un nemico che o non combatteva più o si trovava nel caos più totale, tanto che fu facile con quanto restava delle nostre forze mettere in fuga o distruggere quanti ancora combattevano.
Occorsero alcuni anni, dopo la vittoria, prima che le forze imperiali si riorganizzassero in modo da poter inviare aiuti nel settore che ci era stato sottratto. Nel frattempo i pochi sopravvissuti stavano cercando di riportare alla normalità i vecchi possedimenti umani. Esisteva ancora qualche focolaio di resistenza da parte del nemico, ma ormai, distrutte la macchine procreatrici e le Menti Organizzative generali, l’intero sistema era crollato. In pratica, venuto meno l’ordine di conquistare e di avanzare, la quasi totalità delle Biobestie si era fermata dove era, diventando facile bersaglio o lasciandosi morire.
L’umanità, alla fine, ebbe la meglio.


Note dello storico:
La versione scritta sopra è quella che ho ritrovato nei libri di storia ufficiale.  Circolano altre versioni, a volte molto diverse, e una serie infinita di leggende. Essendo trascorso un arco di tempo enorme ed essendo passata di pianeta in pianeta, la storia originale può aver subito modifiche spesso arbitrarie.
Nei vari libri ritenuti attendibili è comunque evidente il fatto che certe cose vengono tralasciate o messe in secondo piano. Vado ad elencarle:
-    Non si parla mai di che fine abbiano fatte le tre navi che hanno portato l’attacco al pianeta nemico. Dopo il ritorno della nave di avanscoperta. tutti i testi di storia passano direttamente a parlare di come si sia disfatto l’esercito nemico.
-    Il settore conquistato dalle Biobestie è uno dei più piccoli e confinava con il Secondo settore ed il Quarto. Inoltre la zona di spazio che viene spesso indicata come non conosciuta era al centro di prossima espansione.
 

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Capitolo 3
*** Mondi distanti ***


Quando arrivava l’estate, dai piani alti dei grattacieli si poteva vedere da un lato il mare di Ferro Liquido, dall’altro la catena montuosa dei Progenitori e in mezzo tutta la vallata. Uno spettacolo tra i più belli, che non faceva rimpiangere la Terra, distante mezza galassia da loro. Da giovane Vitruus ci era stato, molto prima che avessero luogo i disordini dovuti all’Imperatore Folle.
Era strano pensare che due mondi così distanti potessero essere così simili. Erus IV era  uno di quei pianeti che non avevano avuto bisogna della terra formazione. L’atmosfera era solo leggermente più rarefatta di quella terrestre, un po’ come se ci si trovasse in montagna. La fauna cresceva già da sé rigorosa, e le coltivazioni umane non avevano avuto problemi ad attecchire. Anche le specie animali non avevano creato particolari difficolta. Si, le città, essendo ancora poche, si erano dovute fortificate per sicurezza contro alcune specie, ma di grossi problemi non ne avevano mai avuti.
I due soli erano una manna! Più piccoli di quello terrestre, creavano un clima perennemente temperato, con brevi stagioni fredde.
Se non fosse stato per via dei mari, a causa di un’alga aliena inospitali per qualsiasi forma di vita, la gente in breve avrebbe dimenticato il luogo da cui proveniva….
Con questi pensieri Vitruus aveva iniziato la giornata, convinto che la sua scelta di non allearsi con il Folle avrebbe tenuto lontano dai pericoli il suo pianeta. Come governatore planetario, la salvezza degli abitanti era il suo principale cruccio.  Aveva visto crescere quel mondo giorno dopo giorno in 40 anni, ed era un po’ come se tutto quello che era stato costruito fosse una parte di se stesso. Nonostante le difficoltà e i problemi che la colonizzazione imponeva, erano riuscito a fare molto più di quanto lontanamente avessero immaginato.
Abbassando lo sguardo, poteva vedere il via vai mattutino dei suoi concittadini, e sorridendo pensava al roseo futuro che li aspettava.
Con la coda dell’occhio, però, all’improvviso, notò lontano, oltre la catena montuosa, una colonna di luce che scendeva dal cielo. Volse lo sguardo verso quello strano evento, e per un attimo non successe niente. Si strofino gli occhi pensando che la vecchiaia stesse iniziando a fargli vacillare la vista. Gli sembrava che i bordi della catena montuosa tremassero. E poi….
Le montagne si sbriciolarono come gesso colpito da un martello.
Al loro posto comparve una parete di fuoco che arrivava fino al cielo e che si avvicinava divorando tutto.
Incominciò a sentire il pavimento tremare ed in pochi secondi l’intera struttura iniziò ad ondulare vistosamente.
Cercò di aggrapparsi allo stipite di una porta, ma anche quello in breve si spezzò.
Arrivò l’onda d’urto, che gli strappò via i vestiti e la pelle trasformandolo in un ammasso di carne e muscoli ustionati. Gli occhi evaporarono, risparmiandogli la vista della distruzione portata dal muro di fuoco.
L’intera città scomparve ed il mare evaporò, creando una colonna di vapore, che, raggiunto un’altezza di un centinaio di metri, finì con il collassare su stessa, devastando ulteriormente tutta la zona.
Tutto è successo in meno di un minuto, cancellando quarant’anni di colonizzazione umana. Dove c’era vita ora esisteva solo terra bruciata e piagata.
                                                    

“Lord Comandante Xaltho, il bombardamento planetario è andato a buon fine! Tutte le città che il governatore aveva fatto costruire sono state completamente cancellate!” disse l’addetto alle armi con un sorriso stampato sulle labbra.
“Bene” gli rispose un uomo che in piedi osservava dagli schermi della plancia di comando i punti rossi che erano apparsi sulla superficie del pianeta.
“Questa è la volontà del nostro Divino Imperatore” continuò “Chiunque abbandoni il suo Verbo non è degno di continuare la propria innominabile esistenza nei confini dell’impero!”
“Lord comandante è sicuro che questa sia la volontà dell’Imperatore?” disse un terzo uomo che gli stava poco lontano.
“Certo! Noi che seguiamo la sua volontà dobbiamo agire per estirpare ogni tipo di ribellione! “
“Ha avuto un ordine diretto, suppongo?”
Il Lord comandante si girò con sguardo torvo verso l’altro uomo e dopo poco rispose: “Non necessito di documenti o altro per agire in nome dell’Imperatore! È implicito che dovevamo intervenire nel Suo nome!”
Detto questo, rivolse nuovamente lo sguardo agli schermi, sorridendo per quanto fatto.
Nel silenzio che seguì il terzo uomo abbasso lo sguardo, e se ne andò con le spalle appesantite da quel massacro.
 

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