Le cronache di Kalia di Akoumar

di Flaxx
(/viewuser.php?uid=762060)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il grande distacco e il sogno di una ragazza ***
Capitolo 2: *** La prova d'esame e la prima commissione ***
Capitolo 3: *** Viaggio della prima consegna ***



Capitolo 1
*** Il grande distacco e il sogno di una ragazza ***


Capitolo 1

Akoumar era un'ampia zona industriale.
Si trovava su un pianeta così ampio da dover essere diviso in cinque settori: Zekyr, Kahen, Murash, Fortis e Burkani.
Ogni settore ospitava la propria razza e seguiva la propria politica, ma tutti e cinque condividevano tre grandi passioni: la scienza, il volo e, sfortunatamente, le armi.
Tutto, ad Akoumar, era regolato da una logica ben precisa.
Zekyr, con il suo sindacato, aveva stretti rapporti con tutti gli altri settori... tutti tranne Fortis, suo acerrimo nemico. I due erano rivali da tempo per motivi commerciali e per le disparità militari: da una parte, la forza bellica era del tutto mancante e dall'altra, potente.
Fortis, il settore militarmente più pericoloso, era particolarmente legato alla sezione Burkani (il cui potere politico non era indifferente) e progettava da tempo una rivoluzione tecnologica con l'obiettivo di accrescere le sue finanze.
Murash e Kahen erano settori neutrali. Mai avevano attaccato briga con gli altri; perciò erano definiti "i gemelli pacifici". Erano simili in tutto, tranne nella bandiera. Quella di Murash si distingueva per avere una rosa verde in campo rosso; quella di Kahen, per essere bianco-azzurra con uno stocco al centro.
Le sezioni volevano spaccarsi... ma la terra le univa.
Zekyr, Kahen, Murash, Fortis e Burkani, infatti, occupavano territori inscindibili, ed erano collegate da filamenti e tunnel non visitabili, protetti da guardie di tutti i settori.
Ogni terra di Akoumar aveva una propria linea di pensiero... ma tutti condividevano sulla necessità di proteggere quei filamenti tanto preziosi.
Un triste giorno, però, Akoumar tremò, violentemente. Il terremoto fece staccare le cinque zone, esaudendo i sogni degli attivisti.
Ogni settore pensò a sé stesso, e, perciò, si lasciò cadere l'idea di lavorare assieme per raggiungere un unico e grande fine tramite solide alleanze.
La scossa tellurica divenne anche un evento simbolico, tanto da far riscrivere la storia e cambiarne la datazione in "prima" e "dopo" il terremoto, che fu chiamato Haktar.
I pensatori affermarono in coro che la terra di Akoumar era debole; che qualcuno era entrato dove non doveva, e che ciò aveva rotto tutti i fili dell'alleanza.
Da quel momento, i settori presero a levitare, letteralmente, a diverse altezze. Si crearono spazi vuoti, campi dimensionali, meteoriti...
Tutto quello che una volta era stato unito e civile divenne un campo di battaglia.
Per tutte le cinque terre fu necessario creare compagnie per trasporti civili, militari e, soprattutto, di merci. Si cominciò a viaggiare in aeronave.

Passarono i mesi e le stagioni.
Al centesimo anno "dopo Haktar", Zekyr crebbe grazie alla sua tecnologia, migliorata da menti illustri.
Il professor Hans Zeronik, una di queste menti, aveva una piccola attività di riparazione, scalo e partenza di navi volanti. Sua figlia, una piccola e paffuta ragazzina dai capelli verdi chiamata Kalia, era divenuta la mascotte di Zekyr.

Nella scuola di Zekyr si registravano continuamente cali del numero di bambini presenti alle lezioni. Il governo dichiarò che i responsabili di tutte quelle sparizioni erano i separatisti di Fortis. Da quel momento, le classi, piccole ed inserite in insenature del terreno, con bocchette d’aria e porte sicure, vennero piantonate da guardie meccaniche.
Tra i pochi bambini che ancora si recavano a scuola, spiccava la piccola Kalia, con i capelli verdi sempre coperti e una scintilla di pazzia giovanile nello sguardo. La piccola combinaguai, amava così tanto la meccanica da ingegnarsi quotidianamente per scombinare le guardie in modo da andar via dalla classe senza che i professori, vecchi membri del consiglio di Zekyr, la notassero.

Col tempo la piccola crebbe, e con lei crebbe anche la sua passione per le macchine.
Kalia aveva creato dei pattini che, attraverso un piccolo sistema a vapore, potevano farla levitare: ciò la designò come degna erede della famiglia.
Il padre, con il suo vestito marrone e la chiave inglese sempre in mano, era perennemente oberato di lavoro, ma, quando poteva, aiutava la piccola spiegandole le leggi della meccanica, l'uso del vapore e dei materiali più adatti per la costruzione di marchingegni.
La istruì; insomma: la casa di Kalia divenne per lei la seconda scuola.

107 anni "dopo Haktar". La dodicenne Kalia creò una piccola nave volante. La progettò da cima a fondo: dall'apertura della porticina allo spostamento delle varie masse di vapore per il movimento. Vi mise anche un timone per navi, che divenne la sua ruota direzionale.
Il padre ne fu contento.
La piccola doveva prender la patente: era l'unico sistema valido per farla navigare in quei cieli, dato che i banditi, coloro che usavano le aeronavi senza la suddetta patente, non erano ben accetti nei porti di scalo.
La cosa, però, non era facile: solo i grandi mercanti avevano quei fogli di carta per poter viaggiare fra le varie terre volanti, oramai staccate e del tutto e indipendenti.

Hans aveva una lavagna con schemi e note, alle spalle.
La voce di Kalia era lieve, quasi come quella di una bambolina parlante.
Era cresciuta, ed era sporca di olio di motore, quel giorno, alla prova casalinga dell'esame.

Il padre era felice.
Aveva una figlia intelligente e sorridente, ed era lieto di permetterle d viaggiare. Sempre.
Oramai la sua bambina non era più tale: aveva l’età per muoversi, sotto la tutela delle leggi di Zekyr.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La prova d'esame e la prima commissione ***


capitolo 2

Zekyr aveva un bel sistema per fare delle prove e esami, un po’ per comodità, mancante, che doveva mettere sotto pressione i candidati,  un po’ per la sicurezza, dopo vari considerati attacchi alla terra di Zekyr, con vittime che chissà come avevano subito quel fascino maligno di boicottare e dichiarare guerra interna, si era deciso che le prove sarebbero avvenute in un posto ideale, privo di possibilità e di gente non per bene, nell’entroterra più interno. Per arrivarci bastava poco, attraversando vari spazi sotterrani sotto le varie case, un piccolo tunnel lungo con poche bocche, giusto per l’aria, in modo che anche la guida più esperta e atletica avrebbe il fiato giusto per non soccombere. Il panorama esterno non era mai dei migliori, i piccoli cavi elettrici che combinavano le case sembravano piccole ragnatele, ci mancavano solo creature anche meccaniche con otto zampe a salutare, una visione per Kalia non troppo simpatica. Era tranquilla in quel ‘tour’, camminando come una piccola scolaretta, vestito stranamente pulito, senza macchie di olio e grasso di motore, neanche sul volto. Era la piccola atipica studentessa, gli altri, almeno una trentina, sembravano andare al patibolo, quasi quello che era davanti a loro, un omino dall’altezza gnomica, di 1,20m , una piccola barba in stile Merlino per un vestito che era una tunica raggrinzita piena segni, graffi e piccoli oggetti attaccati, con delle chiavi tintinnanti in mano li facesse camminare su un asse per buttarli nel vuoto o peggio ancora, mandarli in bocca ad un carnefice. Appena egli si fermò davanti ad una porta grossa pressapoco alta quanto lui, usò una di quelle chiavi, arrugginita anche dal tempo aprendo la porta cigolante.Dentro Il posto era umile, finestre di legno messe alla rinfusa, tavoloni di legno duro come non mai, bocce d’inchiostro e penne bianche, sul fondo una lavagna d’ardesia pura, bianca, con gessi colorati e fogli attaccati sopra con piccoli segni.
Il professore, quel guardiacancelli, prima di, gentilmente, iniziare a far tramere tutta la classe, dopo aver dato i vari posti, quasi sia una prassi da professore, indicò la piccola Kalia, sembrava fuori da quel mondo, i vari volti e vestiti erano scuri, quasi era proprio una sfilza di esecuzioni, infatti quelle persone tremavano al solo pensiero della prova, mentre lei era lì, giocherellando con il pennino, quasi innocente.
“Prima di iniziare a darvi i vostri fogli, non dovete temere il peggio, la prova standard è univoca per tutti, diamo il benvenuto alla più piccola di oggi e da tempo, di solito non accettiamo esaminanti della sua età, ma dato che è considerata la più giovane navigatrice, e conosco il padre per giunta, posso garantire che sarà una sorpresa: Kalia Zeronik.” Tutti si miero a guardarla, tanto che  la piccola dai capelli verdi divenne rossa per un attimo, quasi a volersi nascondere dentro il suo vestito, più elegante del solito, senza però riuscire. Gli sguardi erano tra divertiti e tesi, però un uomo, quello che prima aveva rivolto la parola a lei, aveva capito che era speciale, sembrava strano che accettassero navigatrici così acerbe.
Il professore dopo quelle parole passò con i fogli, girando di banco in banco, posando però dove passava, un registro, tutti dovevano firmare la presenza, nella posizione indicata. Kalia aveva una firma bellissima, leggera e leggibile, quasi incantevole, per essere abituata a scrivere con pennini duri non aveva calli alle ditine.  Alla fine di quella pratica, e per un vecchio signore dover girare per dare più di trenta fogli era una cosa non da poco, un piccolo segnale sonoro, che però non aveva effetti sul posto, non faceva tremare quelle vecchie fondamenta, il suo ideatore sarebbe stato un esperto in qualche modo.
Il test si divideva in due parti, una più difficile dell’altra: nella prima domande a risposta multipla, argomenti trattati tutti, dal motore a scoppio alla capienza delle overboat, le mitiche dalle caratteristiche molto particolari, molto pesanti, circa quattro tonnellate di puro metallo, e grosse come vascelli, il più piccolo avrebbe difficoltà di manovra a Zekyr, date le stradine tra muro a muro che si estendevano e si ritraevano.
Per Kalia quella parte era come uno scherzo, rispetto a molti, era la più veloce, il pennino toccava così tante volte la boccetta di inchiostro che pure il più veloce copiatore avrebbe difficoltà di vedere quelle risposte. Girato il foglio la seconda parte, un quiz vero e proprio sulle manovre, una delle poche cose che un navigatore doveva ben sapere, data l’importanza di ogni singola mossa della nave; la domanda più bella era quella riguardante la manovra Hanz Boyle Ferguson, inventata dal mitico ex corridore e commerciante firmato HBF, una delle poche a riuscire nell’impresa di evitare un enorme masso volante, effetto dell’Haktar, con riflessi da pilota da corsa, pochi erano i metri che la nave Jangar, leggendaria e in quel momento pezzo da museo, distanzava dal meteorite in collisione. Il pilota divenne così una leggenda, il più grande e forte corridore e commerciante di earonavi tanto che quando morì cinque anni dopo per una malattia ,dopo aver passato il confine tra le terre Burkani e Fortis, la nave fu messa in un museo e il suo punto di sbarco divenne un sacrario, un monumento ai più grandi navigatori della storia. Essa era una specie di malaria proveniente da un morso con una creatura selvaggia di quelle terre, Burkani e Fortis, cosa che fece allarmare un po’ perchè potevano esserci altre vittime, quegli animali divennero un serio pericolo e quella zona fu messa in abbandono forzato e non possibilità di sbocco. Kalia era una piccola fan di Hanz, perchè aveva sempre sognato di imitare quella mossa, sempre e ovunque, rischiare di morire per un viaggio.
Kalia finì in fretta quel test, tranquilla e serena sempre, alzandosi dal posto e andando di passo leggero e leggiadro verso la cattedra, poggiando i fogli del test sopra e andando al posto. Il professore aveva tutto il tempo possibile e si mise a leggere e controllare le risposte, con il suo mini sistema di correzione: la prima parte era perfetta, puntinate a perfezione, nessuna sbavatura e nessun errore, per giunta, tanto che gli tremava la mano.Anche la seconda era così, solo un piccolo errore, quasi era un peccato scrivere sopra, leggero, il segno. Appena tutti ebbero finito il professore usò ancora quel suo sistema sonoro, attirando l’attenzione  su di sè.
“Alunni, prima di  andare a vedere i vostri lavori, vi presenterò quello che si sicuro è una prova che vale l’esame in sè. Kalia, hai fatto un solo errore su una manovra, perchè è stato scritto male solo per un effetto... vieni pure avanti con il foglio di patente di aeronavi.”
La ragazza sembrò pronta come se fosse stato il giorno del suo sì. Vide soltanto il suo  maestro prendere il suo documento di viaggio con la mano sinistra, pagina dei timbri, nella destra un grosso e largo oggetto, che aveva, sulla scrivania, premere sulla carta. Kalia vide il segno e notò la firma. Aveva passato la prova.
“Ora signorina sei la più giovane mercante delle aeronavi. Mi aspetto grandi cose da te. Sapevo che tuo padre ti aveva istruita bene. Salutami il vecchio guardiano del porto quando tornerai a casa.”
Fu così un lieve inchino, un sorrisone stampato e una camminata lieve, piccola, ci credeva e alla fine aveva ragione.
Fuori, nei corridoi fece tante giravolte su sè stessa, tanto da sembrare una ragazzina di un cartone animato, per poi riprendersi.
“Un contegno, sei una navigatrice ora.”
 
Arrivata nel dock dove l’aspettava Hans ,con la curiosità da padre, continuò a saltellare per quella piattaforma di metallo cadendo poi sul suo sedere.
“Sei passata noto... finalmente potrò varare la tua aeronave. Dimmi era difficile la prova?”
“Per nulla, solo dei quiz sui principi dei viaggi... che bello, finalmente posso viaggiare con la mia nave dei sogni.”
“Calma piccola navigatrice, prima dovrai cercare dei committenti e dovrai ricordarti  di compilare tutto. Sei anche la più giovane quindi non pensare di avere incarichi alti, devi fare la gavetta, però magari il primo lo voglio io. Io dovrei consegnare a Kahen un pacco, a questa destinazione.” Hans scrisse sul foglio di compilazione tutto quello che doveva. Kalia scrisse il resto, mettendo i suoi dati. Appena vide la grandezza di esso quasi si deluse, tanto non era grosso ma poteva stare nelle sue mani. “Mia piccola navigatrice il contenuto deve sempre rimanere segreto perchè riguarda una specie di ingranaggio per un inventore di Kahen, è un amico e mi ha chiesto di portare a lui quello che dovevo, però sai non posso più viaggiare, non perchè sia io, ma perchè oramai io sono il guardiano del porto di ovest e quindi non potrei mai muovermi. Tu puoi, e scoprirai una bella cosa quando viaggerai, ma prima, non c’è scritto ma è una cosa da fare, studia la mappa, perchè sei sola e viaggiare non è facile. Ti darò un consiglio gratuito da ex navigatore e padre, evita il tratto di ovset, da tempo, per i movimenti della terra, le correnti d’aria che passano da lì sono pericolose, hanno una forza che non potrebbe essere paragonata ad una leggera brezza. Prima di viaggiare però voglio farti un regalo.” Hans prese dal suo cassetto un paio di occhialoni, erano coperti da un panno, per evitare la polvere. “Erano i miei, ora sono i tuoi. Mentre preparo un po’ la tua nave vai a vestirti più sportiva, anche i tuoi soliti abiti da meccanica, poi metti i tuoi occhialoni, sono molto ergonomici e noterai avranno anche qualcosa in più, erano i miei e conosco il loro ‘talento’”
Kalia prese gli occhiali mettendoli in testa, sembravano adeguarsi alla sua testa e ai suoi capelli verdi.
“Papà però tieniti in contatto radio perchè appena sarà possibile ,e dovrò chiedere, dovrai ascoltarmi.”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Viaggio della prima consegna ***


Capitolo 3

 

Kalia sistemò tutto, la sua nave dei sogni era pronta per quel primo e grandioso viaggio, era sempre così, almeno, aveva immaginato e sognato quella sua piccola impresa, già dalle parole, per farla dormire, del padre. L'energia c'era, il motore rombava così tanto, che si sentiva a distanza.

<>

Ci fu solo un attimo, di apertura, delle porte meccaniche che il mezzo si mise a fare prima un movimento verticale, supportato dai propulsori messi proprio perpendicolari al mezzo, e poi in obliquo per uno degli spostamenti al di fuori.

Non avendo un mappa completa delle zone Kalia dovette guardare gli edifici, sapeva che il limite della sua terra era da qualche parte per condurre nell'autostrada dell'universo. Mezzi in movimento ce ne erano, altri commercianti, come lei, che facevano quella tratta con rigore, si sentiva parte di un mondo che prima aveva solo sognato. Quando vide il cielo mutare in una forma buia con delle piccole luci lontane capii che era arrivata al limite e così uscendo dovette aumentare solo di poco il potenziale del propulsore. Tra i vari mondi, espansi oramai, c'era un divario piccolo, almeno da dove si trovava e a dove doveva andare.

Kahen era sempre considerato un pianeta controllo, pochi gli scambi con gli altri, un po' per la sicurezza, un po' perché il governo aveva indetto più volte un concilio per aiutare ad unire gli animi, peccato che a rispondere positivo erano loro e Zekyr, con un legame diventato forte, tanto che solo teorie cospirative inducevano a pensare che esso potesse essere estromesso ed eliminato.

La nave andava a pieno regime, sempre facendo attenzione all'assenza di gravità, in quel mondo esterno tutti i principi scientifici erano superflui, praticamente parlando. Se nelle mappe i due pezzi del vecchio mondo erano simili, nella realtà Kalia sembrava muoversi senza una meta, seguendo la direzione che una bussola stellare stava indicando. La cosa più positiva, almeno si poteva pensare, era che non c'erano pirati spaziali lì, nelle leggende erano nei piccoli pianeti e nelle piccole terre staccate, i detti porti isolati. Da piccola, rispetto alla sua tenera età, ora, quando non aveva sonno sentiva dal padre di questi antieroi, coraggiosi. Amava tanto quelle storie, erano così incredibili, con le loro navi luccicanti e quel pericolo che emanavano. Aveva paura anche a trovarseli contro, se di leggende si poteva parlare. Il suo idolo era Morgan Denti d'acciaio, famoso per le sue scorribande tra Murash e Fortis, però conosciuto anche fuori da quei due sistemi. Aveva una ciurma incredibile, temibile, non aveva paura di nulla, era stato catturato anche più volte, tradito dai suoi bucanieri, però sempre libero, in fuga. Il suo nome era stato dato perché si era fatto ricostruire con l'acciaio inox i suoi denti dopo un agguato, dove ne perse molti. Da lì era capace di rompere sbarre, manette e catene con la sola forza della nuova dentatura.

Il viaggio continuò per un po', poi finalmente arrivando a intravedere uno spazio illuminato, era ancora leggermente lontana però era lì. Data la gravità che stava intervenendo Kalia dovette rallentare il flusso di energia dai propulsori, cercando, in ogni modo, di tenere il veicolo sotto controllo. Dopo un po' la situazione era migliorata, parecchio, forse perché stava entrando dentro la gravità del pianeta. Vide la stazione porto, una scritta illuminata da un neon che indicava la posizione, come un grande faro. Appena fu lì per avvicinarsi cercò di usare quel suo sistema di molle e sistemi di propulsione per 'atterrare' in tutta facilità. Un gendarme, in divisa blu, la fermò.

<>

Sbuffando la ragazza porse i documenti. <>

Egli guardò tutto, era dubbioso, anche se aveva sentito che una ragazzina era diventata una trasportatrice. La guardava, con quei occhiali che dopo un po' riconobbe. <>

Tutta quella burocrazia durò pochi minuti, pochi fogli da compilare, firmare e la porta dell'hangar fu aperta. <> aveva visto l'indirizzo del destinatario il gendarme << Stia attenta però,il dottore è forse un genio, ma anche un pazzo.>>

Camminando, da sola, con il pacco in mano Kalia arrivò alla piazza, guardando quel posto, se avrebbe una macchina fotografica avrebbe un gran bel ricordo, poi girando verso destra, dove dopo una salita, era come una periferia, vide la casa indicata. Tutto faceva pensare ad un eremita, la città vera e propria era leggermente distante, seppur il centro era quasi a portata di camminata.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3294707