Ritorno al passato

di Marta_N
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 18 Ottobre 2016 _ Camilla ***
Capitolo 2: *** 18 Ottobre 2016 _ Gaetano ***
Capitolo 3: *** 18 Ottobre 2017 ***
Capitolo 4: *** Consapevolezze ***
Capitolo 5: *** A parti inverse ***
Capitolo 6: *** Tempo di scuse ***
Capitolo 7: *** Galeotto fu il buio ***
Capitolo 8: *** Gioco di ruolo ***
Capitolo 9: *** Non è mai ciò che sembra ***
Capitolo 10: *** Una fine ed un inizio ***
Capitolo 11: *** Dillo ... con i fiori! ***
Capitolo 12: *** Insieme ***



Capitolo 1
*** 18 Ottobre 2016 _ Camilla ***


N.B. non ho idea di cosa verrà fuori e di quanto ci vorrà, nella mia testa ho già tutto molto chiaro e definito... trascriverlo sarà un pò più complesso ma spero che il risultato vi piaccia! Questo è solo il primo capitolo, che in realtà neanche mi soddisfa troppo, ma è una specie di introduzione per la storia che ho in testa. Per gli amanti di Camilla mi sento di premettervi una cosa, non saranno affatto capitoli piacevoli per lei, soprattutto terminati quelli di "introduzione", mi dispiace ma sono rimasta talmente tanto male che prima di farmela passare mi ci vorrà del tempo. Inoltre mi scuso se con date non torneranno con la storia ufficiale ma mi sono messa a scrivere e solo successivamente mi sono resa contoche in realtà i pargoletti dovrebbero essere nati a Primavera o già di lì. Buona lettura

Il calendario affisso al muro segna il giorno 18 Ottobre 2017, al terzo piano di una palazzina di Torino si sono appena conclusi i festeggiamenti per il secondo compleanno di Lorenzo e Camilla, con tanto di torte e candeline come si conviene nelle migliori tradizioni.
A dire la verità di tradizionale c’è molto poco, a cominciare dal fatto che i festeggiati sono rispettivamente zio e nipote e che di conseguenza gli invitati a questo evento fanno tutti parte di una grande famiglia allargata, non tanto cercata e inizialmente nemmeno tanto accettata. Ma si sa, la vita ti mette davanti a situazioni difficili e quando tua nipote si trova a nascere lo stesso giorno del figlio di tuo marito, beh non resta che sorridere in faccia al destino, ingoiare il rospo e, almeno nel giorno “dei compleanni”, far finta di soffrirne un po’ meno.
Questo era quello che era successo a Camilla, non bastava essere già stata tradita e scaricata a Barcellona, no! occorreva rientrare in Italia, ricomporre i pezzi di un’esistenza stravolta, ricominciare una vita a Torino e poi… essere nuovamente tradita con la stessa donna e per di più farla rimanere incinta.
Perché il destino era così crudele? Se proprio doveva finire così, non poteva succedere tutto mentre se ne stavano tutti ancora Barcellona? Così avrebbe evitato la doppia sofferenza, avrebbero evitato tanti scontri con Livietta e avrebbero evitato il trasloco a Torino. Cosa aveva portato Torino? Solo casini, casini e ancora casini… ma da tutto questo una casa bella però era uscita fuori, e Camilla lo sapeva, Torino gli aveva riservato la sorpresa di un’incontro inaspettato che, ancora non poteva saperlo, sarebbe stato di vitale importanza nel momento in cui per l’ennesima volta la sua vita sarebbe andata distrutta: Gaetano.
Già Gaetano, dopo tanti anni passati a rincorrersi, con le strade di Roma a fare da sfondo, il destino li ha voluti ancora insieme e come se non bastasse pure vicini di casa.
Camilla ci pensava spesso a quanto erano cambiate le cose negli anni, la conoscenza avvenuta per non sapersi mai fare gli affari propri; il rapporto iniziale basato sulla prima impressione che, oserebbe quasi dire, tutto era stata meno che positiva; il rapporto che cambia con la scoperta dell’altro, i vermuth, gli sguardi, gli abbracci e quella consapevolezza che l’altro, stà diventato qualcosa di più di un semplice amico. E poi la confessione su divano di casa sua, quella confessione che sapeva sarebbe arrivata, ma che nonostante tutto l’ ha stravolse e la mise in crisi tanto da scappare come una codarda, lei che di scappare non ne voleva mai sapere, ma davanti a quel uomo così dannatamente sincero da confessarli di non essere neanche sicuro di essere innamorato di lei, ogni certezza era crollata e, per non ritrovarsi a farlo anche lei fra le braccia dell’uomo, era fuggita.
Il destino li aveva divisi per un po’, ma per mai troppo tempo, si erano infatti ritrovati ancora una volta a percorrere la stessa “strada”, lui in cerca di un colpevole, lei a tentar di salvare un suo alunno, ed erano irrimediabilmente ricominciati i vermuth… e gli sgardi.
C’era stato un bacio, dalle cui conseguenze questa volta era scappato lui, accettando un lavoro a Praga non riuscendo a sopportare l’idea di rimanerle solo amico. Il lavoro giusto al momento giusto, non c’è che dire, per una volta il destino li aveva aiutati, ma quando mai questo smette di rimescolare le carte al momento giusto? No, Gaetano era rientrato a Roma e dopo aver annullato anche la debole facciata dell’uomo pronto a sposarsi, nel pieno del delirio febbrile aveva pregato Camilla di aiutarlo a dimenticarla.
Altra inversione di ruoli, a scappare era stata di nuovo lei, per seguire Renzo a Barcellona e per rendersi suo malgrado spettatrice della rovina del suo matrimonio. La prima. Eh si, perché non contenta, una volta rientrata a Roma e non trovato Gaetano ad aspettarla –ma il destino dov’è quando serve davvero?- lei Renzo se lo era anche ripreso ed insieme avevano deciso di ricominciare tutto a Torino. Un copione che si ripete: il cambio di città, un equilibrio che sembra ristabilirsi, e un’ ennesima caduta rovinosa, per giunta a “causa” della stessa donna. Ma stavolta Renzo aveva fatto le cose proprio per bene, Carmen era rimasta incinta e Camilla, per propria scelta, sola.
Ma del tutto sola non lo era mai stata, allo strazio iniziale si era sostituita una vocina nella sua testa che le diceva che ora si poteva … che ora non c’erano più ostacoli con Gaetano … e così era stato, la passione era scoppiata una notte in cui Camilla con tutta la sua più ingenua provocazione era andata a chiedere una Camomilla a Gaetano. Ma gestire una passione dopo 10 anni di repressione non è facile, gestire un uomo che innamorato perso ti chiede solo qualche certezza, quando di certezze non ne hai nemmeno mezza su te stessa, non è affatto facile, e la situazione non ha potuto che prendere la peggior piega immaginabile: Camilla soffocata da queste richieste e ancora non affatto fuori dal tunnel del tradimento  -perché negarlo?- aveva reagito nella maniera più squallida che potesse fare; aveva chiesto tempo, tempo per starsene un po’ da sola e riflettere, con la conseguenza che Gaetano come sempre aveva rispettato la sua scelta e ancora una volta si era fatto da parte, accettando il ruolo di amico adottato dalla grande famiglia allargata che erano diventati.
I primi tempi in cui capitava di incontrarsi sul pianerottolo l’imbarazzo era palese, soprattutto in quei giorni in cui Tommy era a casa del padre e non la smetteva mai di fare domande e di invitarla a pranzo ogni volta che la incontrava. Ma si sa, il tempo leviga un po’ le ferite e stempera gli animi, con il passare dei mesi la situazione si era fatta più tranquilla, Gaetano aveva ricominciato a portare a casa una donna diversa ogni settimana, Camilla dedicava gran parte del suo tempo ad aiutare Livietta e George con la piccola Camilla, e quando i due si incontravano scambiavano due chiacchiere come dei buoni vicini.
Dopo qualche mese era successo l’inevitabile, la donna che Gaetano si portava a casa cominciò a non cambiare più tutte le settimane, anzi cominciò a non cambiare affatto e proprio nel giorno del primo compleanno dei piccoli di casa anche qualcun altro aveva qualcosa da festeggiare: scatoloni e valigie sul pianerottolo, Lara si trasferiva da Gaetano. Era il 18 Ottobre 2016.

 

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Capitolo 2
*** 18 Ottobre 2016 _ Gaetano ***


“Non puoi dimenticarla […]
E sbaglierà le parole,
ma ti dirà ciò che vuole.
Ognuno ha i suoi limiti,
i tuoi li ho capiti bene.
E visto che ho capito,
mi verserò da bere.”
 
Tiziano Ferro cantava così, Tiziano Ferro non sapeva quanto quelle parole facevano male; facevano male al cuore quanto una lama tagliente sulla pelle delicata di bambino; facevano male come le parole che Camilla aveva pronunciato davanti alla macchinetta del caffè, quel 18 Ottobre … Gaetano quella data se lo ricordava ancora bene.
E ancora bene si ricordava quella canzone sentita dalla radio della macchina mentre con il cuore ridotto a un colabrodo se ne tornava a casa da solo.
Quello che non si ricordava invece, erano le ore successive, aveva preso in parola il consiglio ascoltato da quel nuovo amico che sembrava conoscere così bene la sua situazione senza neppur saperne l’esistenza; si era versato un bicchiere, un’altro, e un’altro ancora fino ad addormentarsi sfinito. Non sa ancora con quale forza, e con quale aspetto, si era presentato a lavoro il giorno seguente, forse proprio i postumi della sbornia che ancora aveva addosso lo avevano reso capace di tirare fuori una forza che in quel momento sicuramente non gli apparteneva. Un’altra cosa che non sa e che forse non vuole nemmeno sapere, è come da quel periodo così buio della sua vita lui sia riuscito ad uscirne.
Si dice che quando finalmente riesci a trovare una soluzione ad un problema che ti affligge, se ti guardi indietro ti accorgi che la risposta è sempre stata molto più vicino di quanto tu non pensassi, pronta a palesarsi ad ogni tuo minimo cercare. Eh già, cercare! Perchè molto spesso il problema è proprio questo, non la si vuole neanche cercare una soluzione, perché in un angolo remoto del cuore  la speranza che le cose si aggiustino da sole e per il meglio, non ci abbandona mai.
E questo era quello che era successo a Gaetano con Camilla, dopo averla rincorsa e bramata per 10 anni, a conquistarla, come diceva lei, alla fine c’era riuscito veramente; dopo aver passato infinite notti a sognarla e infiniti attimi a sfiorarla, era riuscito a fare breccia dentro di lei e a farla cedere alla passione repressa per tanti, troppi, anni. Eccolo lì il punto, la “soluzione”: passione, null’altro; c aveva messo del tempo e aveva impiegato del denaro, l’analisi non te la regalano con i punti delle merendine, per metabolizzare e interiorizzare questa realtà, ma adesso ne era certo, lui era innamorato, lei no.
Lui era stato una persona a cui aggrapparsi un momento di bisogno e con il quale stare bene quel tanto che serviva per ricreare un autostima mandata in frantumi dal fallimento del matrimonio, lei no.
Lei era sempre stata il suo sogno, il suo pensiero fisso, lui no.
Lui era stato una tentazione soddisfatta e superata, lei no.
La terapia era servita tanto, era servita più di tutto perché di rabbia ce n’era stata tanta verso di lei, verso il suo modo contorto di comportarsi e di trattarlo; ma di rabbia da metabolizzare ce n’era stata tanta anche verso se stesso perché di fatto lui le aveva sempre concesso e permesso tutto. Su questa situazione Camilla ci aveva sempre marciato e successivamente ci si era adagiata, ricavandone l’ossigeno necessario per la sua sopravvivenza momentanea, inconsapevolmente responsabile del male che stava facendo proprio alla persona che le era stata più vicina.
Si inconsapevolmente, perché di questo Gaetano era sicuro, nonostante la forte delusione iniziale provata verso Camilla, sapeva che la sua intenzione non era quella di provocargli dolore, ma piuttosto quella di sopravvivere con ogni mezzo al senso di fallimento che l’aveva ancora una volta investita.
A questa consapevolezza più di ogni altra cosa era servito il percorso di analisi, adesso lo sapeva, e ringraziava quell’uomo che lo aveva aiutato a scorgere la luce in fondo al tunnel.  
Di una cosa però doveva ringraziare Camilla, l’essersi finalmente concessa a lui, gli aveva permesso di staccarsi dall’immagine ideale e perfetta che negli anni si era costruito di lei, l’aveva resa più umana e questo faceva si che, anche se fare a meno di lei adesso che aveva provato cosa voleva dire averla davvero, da una parte era straziante, dall’altra, concretizzare quel desiderio tanto intenso, gli aveva permesso di rendersi conto della normalità di Camilla.
Sarebbe sempre stata una persona importante nella sua vita, oh si certo, e probabilmente a suo modo ne sarebbe sempre rimasto innamorato, ma forse la presenza nella sua vita non sarebbe stata così inscindibile come aveva sempre creduto.
Paulo Coelho scrive “che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori. Uno con il quale […] vivrai […] e otterrai la massima comprensione per stare il resto della tua vita insieme. E dicono che c’è un secondo grande amore, una persona che perderai per sempre. Qualcuno con cui sei nato collegato, così collegato, che le forze della chimica scappano dalla ragione e ti impediranno sempre di raggiungere un finale felice. Fino a che un giorno smetterai di provarci, ti arrenderai e cercherai un’altra persona che finirai per incontrare. […] smetterai di soffrire, finirai per incontrare la pace.”
Gaetano quella pace l’aveva incontrata davvero, un pomeriggio d’inverno, davanti all’ultimo cartone da 6 bottiglie di Memoro dal “vinaino” sotto casa, vino che poi avevano maliziosamente deciso di bere insieme, più per divertirsi che per altro. Non sa di preciso come le cose si siano evolute con lei, stà di fatto che con Lara era riuscito a ritrovare quell’equilibrio e quella serenità che da troppo tempo mancavano nella sua vita. Erano cominciate le uscite serali, i weekend fuori Torino e i progetti un po’ più a lunga scadenza, e per la prima volta in una relazione questo per Gaetano non era un peso,forse perché per la prima volta non c’era il fantasma di Camilla ad aleggiare nei suoi pensieri … d'altronde lei aveva scelto di non sceglierlo anche dopo averlo vissuto giorno per giorno e questo a lui bastava per provare ad andare avanti.
Ad un anno esatto da quel giorno in cui lei decise per entrambi, Gaetano si sentiva felice e pronto,forse davvero per la prima volta negli ultimi 10 anni, a lasciarsi indietro il capito “Camilla”.
Era il 18 Ottobre 2016 e Lara si trasferiva da lui.

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Capitolo 3
*** 18 Ottobre 2017 ***


Era trascorso un anno, un’altro anno fatto di conquiste e traguardi. La piccola Camilla aveva cominciato a camminare dando del suo bel da fare ai genitori e alla nonna, che aveva insistito fino ad averla vinta, affinché la nuova giovane famiglia rimanesse ancora per un po’ in quella casa tanto grande per una sola persona; con il passare del tempo Camilla era riuscita a ri-scoprirsi e a ri-amarsi, con una consapevolezza di se stessa che non aveva avuto neanche nei momenti più felici con Renzo, forse perché proprio quando si ha la vita ovattata da amore e successi, non ci si sofferma troppo su se stessi.
Nella sua vita era rimasto solo un’ombra, le cui paure non riusciva a superare: la sua relazione con Gaetano; si erano lasciati così, o meglio, lei lo aveva lasciato così senza troppe spiegazioni, come se neanche se le meritasse, così come si lascia un estraneo dopo una notte di folle passione. Non erano più tornati sull’argomento lasciando di fatto un grande senso di vuoto ad aleggiare sulla faccenda. Quando capitava di incontrarsi, si salutavano, si, ma qualcosa fra di loro si era rotto, spezzato, e Camilla non era neanche tanto sicura di avere la forza necessaria per riuscire a rimettere insieme i pezzi, senza cedere nuovamente alla travolgente passione che Gaetano riusciva ad accendere in lei. Gli voleva bene, cavoli se gliene voleva, ma non era mai riuscita a darsi una risposta al perché non fosse riuscita a viversi quella storia così bella e ad innamorarsi di Gaetano dopo tutti gli anni passati a scappare da lui e dalla paura di innamorarsene. Non avrebbe saputo rispondere neanche a lui, che era certa, le avrebbe rivolto la stessa domanda e piuttosto che sostenere il suo sguardo deluso e amareggiato mentre la guardava negli occhi, aveva sempre preferito rimanere nel non detto.
Vigliacca, come sempre quando si trattava di Gaetano.
Dall’altra parte del pianerottolo, Gaetano e Lara facevano or’mai coppia fissa e la cosa non sembrava dispiacere affatto neanche a Tommy che, superata la delusione di dover rinunciare a Potty e Camilla, aveva trovato in Lara una compagna ideale per schiamazzi notturni casalinghi e scorpacciate di piazza e marmellata, ogni volta che rientrava in Italia per stare con il padre.
Gaetano aveva rinunciato da tempo ad aspettarsi spiegazioni da Camilla, convinto che se si fosse trovato faccia a faccia con lei, piuttosto che vederla brancolare nel buio in cerca di una spiegazione e con la paura folle di sentirsi dire che era stato uno sbaglio, che credere in loro per dieci anni era stato uno sbaglio, non  l’avrebbe fatta parlare e sarebbero ricaduti ancora e ancora nel baratro dei baci e della passione non riuscendo, di fatto, ad uscirne mai.
Certo è che visti da fuori, sembravano proprio il ritratto perfetto del buon vicinato, e probabilmente avrebbero continuato questo gioco di facciata, se non fosse stato che come sempre in agguato dietro l’angolo a sorvegliare lo scorrere tranquillo dei giorni, c’era l’amico di sempre chiamato destino, pronto a mettere lo zampino e a rimescolare le carte in tavola ancora una volta come il più abile dei maghi.
L’occasione si era presentata una delle prime mattine estive, durante la quotidiana passeggiata con Potty; Camilla aveva assistito al pestaggio finito male di un povero senza tetto, con il quale qualche volta aveva pure scambiato un paio di parole; suo malgrado si era ritrovata testimone dei fatti e costretta a collaborare con la Polizia e con Gaetano, nonostante si fosse ripromessa di non farlo più.
Come una calamita che anche a distanza attira tutto il ferro che incontra sulla sua strada, si erano ritrovati ancora una volta a fare congetture, ipotizzare colpevoli e scoprirne possibili moventi, e come se nulla, o forse come se tutto, fosse successo, fra una deposizione e un interrogatorio, erano immancabilmente ricominciati i Vermuth.
Si, perché quando con una persona ci stai bene, non importa quanto e cosa ci hai condiviso, non importa se vuoi o se non vuoi, non importa che tu abbia promesso di non ricascarci con tutte le scarpe per l’ennesima volta … ci sarà sempre una forza che ti riporta da lei, e non importa se a casa c’è o non c’è qualcuno ad aspettarti, il tempo scorre via come olio sulla pelle bagnata e tu non ci puoi fare nulla, se non rendertene conto quando or’mai si è fatto buio e il pomeriggio volge al termine.  Da quel caso concluso con successo, con la risoluzione arrivata attraverso l’intuito di Camilla e le indagini di Gaetano, e da una parte di complicità ritrovata, era scaturito il tacito accordo di rinchiudere in un angolo della mente e del cuore ciò che era stato di loro in quelle meravigliose notti e in quella parentesi di vita in cui, entrambi troppo fragili anche se per ragioni diverse, avevano per una volta fatto prevalere i propri bisogni e desideri su quelli dell’altro.
A quel caso ne seguirono altri due, tre, quattro, in cui la sfacciata curiosità di Camilla faceva a cazzotti con la voglia di Gaetano di proteggerla da situazioni potenzialmente pericolose e l’unico modo che aveva per riuscire a tenerla fuori dai pericoli in cui si sarebbe cacciata, era quello di permetterle, di fatto, di “indagare”, con la promessa, spesso non mantenuta, di non farlo mai di nascosto a lui.
Sembrava essersi davvero ristabilita quella calma e quell’empatia che da troppo tempo mancavano fra di loro, tanto da far si che a Camilla venisse naturale invitare Gaetano e Lara alla festa di compleanno di Lorenzo e Camilla. Era il 18 Ottobre 2017 e loro avevano accettato l’invito.
La quiete prima della tempesta.

Questi tre primi capitolo sono serviti un po da intorduzione per farvi capire un pò la mia opinione al riguardo della faccenda, attraverso il vissuto dei personaggi, che quindi ho preferito raccontarvi al "passato". Penso che dal prossimo capitolo in poi la storia si svolgerà al "presente" come se i fatti si svolgessero in diretta mentre li leggete.
A presto! 

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Capitolo 4
*** Consapevolezze ***


N. B. Eccovi il quarto capitolo, in realtà avrei voluto dedicarci molto più tempo per renderlo un pò più realistico, in quanto è il capitolo della CONSAPEVOLEZZA dei due personaggi, ma non tutti hanno i miei gusti e il rischio era quello di annoiarvi prima di arrivare al succo. Dal prossimo capito assicuro fuochi d'artificio! Buona lettura. 
 
Lara non ci voleva andare alla festa; più volte ne aveva parlato con Gaetano, di come si sentisse fuori luogo in quelle rare occasione in cui le era capitato di dover condividere del tempo con tutta quanta la grande famiglia allargata; e come darle torto? Non c’era le innumerevoli volte che si erano aiutati a vicenda con i figli, non c’era quando Andreina se n’era andata e, inconsapevoli, si erano ritrovati tutti un po’ più uniti per il dolore provato, non c’era quando Camilla e Renzo si erano lasciati ed entrambi avevano trovato aiuto in Gaetano, e non c’era neanche il giorno che Livietta era diventata maggiorenne e che aveva rivelato di essere incinta e di volersi sposare; non c ‘era, e certi legami non li poteva certo comprendere.
Ma quella volta però Lara era ancora più inquieta di sempre, a dire la verità lo era da qualche tempo, e Gaetano si ripromise di parlarle appena terminati i festeggiamenti.
*
“Amore mi spieghi che c’è?” Era voluta venire via dalla festa un’ po’ troppo presto per non destare sospetti in Gaetano.
“Ma niente, te l’ho detto; ho solo un po’ di mal di testa”
“Lara… è un’po’ che ti osservo, c’è qualcosa in te che non riesco a decifrare … e non si tratta solo di questa sera … ” aggiunge non appena lei sembra voler glissare l’argomento. Lara, annuì sovrappensiero, più per convincere se stessa che non Gaetano, che era arrivato il momento di parlare: “E va bene, ok  … - un sospiro – Non è una cosa facile da dire … speravo di riuscire a superare questo momento ma non è giusto” Si avvicina a Gaetano e gli indica di sedersi sul  divano; chiaro segno che l’argomento non è per niente leggero.
 Appena seduti, un fiume in pieno sembra impossessarsi di lei: “Sai, io ho sempre saputo che una parte di lei sarebbe rimasta dentro di te, ma per un’po’ ho creduto che con il passare del tempo sarei riuscita a colmare il vuoto che ti aveva lasciato, e che tu ti saresti innamorato davvero di me. Poi però la verità mi si è sbattuta in pieno viso; quando hai ricominciato a passare il tuo tempo con lei per il caso in cui era coinvolta, sei diventato una persona diversa, quella persona che non avevo neanche conosciuto e che probabilmente è il tuo vero essere. C’era una luce nei tuoi occhi e una leggerezza nel tuo animo che non pensavo tu possedessi. Ho voluto chiudere gli occhi per non vedere qualcosa che però non si può ignorare.”
Occhi negli occhi. Silenzio.“Non fartene una colpa Gaetano, so che eri sincero quando dicevi di amarmi, o per lo meno credevi di esserlo, ma oggi ti ho visto, come la guardavi, come la adoravi, e ne ho solo avuto la conferma … e credimi se ti dico che non è successo nulla di particolare fra di voi, ma è proprio nell’ordinarietà delle cose che si vede quando tu ancora sia così dipendente da lei  e forse non te ne rendi conto perché in questi anni hai imparato a non ascoltarti per non soffrirne.”
Ecco cosa amava tanto di Lara, la sua naturale capacità di capirlo ancora prima che si fosse capito da solo; questo neanche Camilla era mai riuscito a farlo, e lui era così felice di aver finalmente trovato una persona da non dover rincorrere in maniera perenne e che riuscisse ad anticipare i suoi bisogni e i suoi desideri, che si era innamorato dell’idea di averla accanto e aveva finito per credere di essersi innamorato di Lara.
 Di averlo aiutato ad uscire dal baratro oscuro in cui era sprofondato, gliene sarebbe stato sempre grato, ma adesso sentiva di doverla ringraziare anche perché con la sua schiettezza nel sputargli addosso ciò che era accaduto gli aveva fatto riaprire gli occhi e …  il cuore: aveva ragione … da quando Camilla era ripiombata nella sua vita a causa di quel senza tetto aggredito, e avevano ripreso tutte le loro abitudini, in Gaetano si era come risvegliato il lamento di un piccola bestia ferita, e adesso che finalmente era riuscito a darne voce, il messaggio risuonava chiaro: non se l’era dimenticata. 
Se si fosse convinto di poterne fare a meno solo per spirito di sopravvivenza,e cosa sarebbe successo se Camilla non si fosse trovata coinvolta in un caso seguito da lui, probabilmente non lo avrebbe mai scoperto, ma di una cosa adesso era consapevole: ne era ancora innamorato.
“Lara … mi dispiace, io non avrei voluto farti questo, quando abbiamo deciso di venire a vivere qui insieme è perché ci credevo veramente.”
“Ci credo, davvero … ma adesso credo che passare la notte da mia madre sia la cosa migliore da fare. Nei prossimi giorni verrò a prendere le mie cose” il tempo di avvicinarsi a lei e di accarezzarle il viso con il dorso della mano “… ti voglio bene” un sorriso amaro le si dipinge in volto “Lo so … ed è proprio questo il problema”
*
Palloncini, festoni e musica a contornare un bel pomeriggio passato in compagnia per festeggiare il secondo compleanno di due splendidi bambini. Camilla che non si ferma un attimo per rendere tutto perfetto, come le piace fare per ogni cosa che organizza, al terzo viaggio verso la cucina e stracarica di piatti e vassoi, rischia di inciampare sul tappeto e sparpagliare tutto in terra, se Gaetano non l’avesse afferrata un attimo prima “Aspetta, ti do una mano ...” aggiunge prendendole di mano alcune stoviglie “Grazie, così mi aiuti anche a sistemare le candeline sulle torte”. Arrivati in cucina, Camilla ripone i piatti nell’acquaio e Gaetano la imita “lascia pure tutto qui che dopo ci penso io” afferma mentre apre un cassetto per prendere dei tovaglioli.
Sempre così, la Camilla direttrice non sparisce mai, neanche nei momenti più familiari.
 “E’ proprio una bella festa, sei stata grande! Ma hai l’aria un’ po’ sbattuta … fare la nonna ti stanca, o ci sono problemi?”
“Ma no, niente di grave, e che in questo periodo Camilla soffre moltissimo di otite e spesso piange fino a tardi, Livietta e George sono molto bravi con lei, ma poi loro il giorno dopo possono riposarsi un po’, io invece non so neanche come faccio ad alzarmi per andare a scuola;  e come se non bastasse Livietta mi ha finito tutte le scorte di tisane e la sera non riesco proprio a prendere sonno.”
“… se vuoi passa da noi dopo, dovrei avere qualche bustina di Camomilla…”
Tovaglioli che cadono in terra e in un attimo sono occhi negli occhi, la prima a distogliere lo sguardo è  Camilla, troppo imbarazzata per reggere il confronto; non avevano mai affrontato l’argomento e di fatto era la prima volta che anche solo si avvicinavano a farlo da quando lei lo aveva lasciato “Camilla, io … scusami non ci ho pensato” Gaetano non saprebbe dire se  il barlume di fragilità che ha intravisto nel suo sguardo fosse reale o solo immaginato, soprattutto quando in lei torna lo sguardo fiero di sempre “… e perché avresti dovuto farlo? –si china a raccogliere i tovaglioli - Ma forse è meglio se torni di là con questi, alle torte ci penso io” era tornata la Camilla direttrice di sempre.
*
La casa finalmente silenziosa e Camilla che si siede sul letto per fare ordine nelle sue idee; affrontare la giornata era stato faticoso, ma ora che aveva finito di mettere tutto apposto, affrontare i propri pensieri lo sarebbe stato ancora di più.
Se c’era una cosa che aveva imparato a fare nel periodo in cui era stata in terapia dopo la separazione con Renzo, era stata quello di analizzare in modo dettagliato tutto quello che gli succedeva, e soprattutto le emozioni che ne scaturivano. E proprio per questo adesso si trova a domandarsi perché quella frase di Gaetano l avesse tanto turbata, inconsapevole del fatto che lei quella risposta la conosceva già.
Nei mesi precedenti si era fatto largo in lei un pensiero a cui non voleva dare ascolto e per il quale avrebbe volentieri nascosto la testa sotto la sabbia pur di non sbattercela contro; in quei mesi in cui avevano ricominciato a frequentarsi come sempre era stato negli anni, passando ore intere davanti ad un Vermuth alternando chiacchiere e aggiornamenti sui casi; in quei mesi in cui nonostante il loro riavvicinamento, lui non aveva ricominciato a regalarle rose e a farle celate allusioni prive di pudore, che a lei adesso mancavano terribilmente; in quei mesi in cui, i giorni che si vedevano, si ritrovava a canticchiare motivetti stupidi nei momenti più vari, tanto da sentirsi quasi come Lucy in “50 volte il primo bacio”;
La verità era che in tutti questi anni lei non aveva fatto altro che scappare da lui e dal rischio di innamorarsene; inizialmente perché sposata e vincolata ad una promessa che comunque desiderava non tradire e legata ancora ad un marito che sentiva di amare; poi quando il meraviglioso castello che si era costruita da quando si era rimessa con Renzo era crollato, e lei si era trovata senza un alibi che la trattenesse dal cedere finalmente a quella tentazione tanto repressa, si era trovata impossibilitata ad amarlo, trattenuta persino oltre la sua volontà, dalla sua paura folle di diventare nuovamente dipendente di una persona, e adesso che lei lo aveva lasciato e lui si era ricostruito una vita, e che quel rischio non era più così concreto, tanto da renderla libera di viversi nel profondo le sue emozioni , lei aveva finito con l’innamorarsene per davvero.  
Accidenti, adesso capiva cosa voleva dire quando si dice che la verità fa male; un dolore sordo in mezzo al petto, imponente come un peso: il peso della consapevolezza. 

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Capitolo 5
*** A parti inverse ***


N.B. Spero che vi piaccia, ho cambiato un’ po’ registro di scrittura e la mia idea è quella di cambiarlo ancora fino alla scena finale, quindi non so se la descrizione dei fatti vi piacerà fino in fondo. Inoltre mi scuso se ho sbagliato qualche tempo verbale, ma è la prima volta che scrivo al presente e non riesco ancora a padroneggiare la storia.
Da qui Camilla comincia a “scontare” un po’ le pene che ha fatto patire a Gaetano, che finalmente esce dai panni dello zerbino.
Ho usato il corsivo sia per i pensieri dei due personaggi, sia per parole a cui voleva dare un accento particolare, spero di essere stata chiara e che la lettura risulti scorrevole.
Come avrete notato, mi sono interessata poco al contorno, agli altri personaggi e al corretto scorrere del tempo, primo perché non sono capace di inventare trame gialle e non riesco ad immedesimarmi negli altri personaggi di questa serie; secondo, detto sinceramente, spesso in alcune FF mi trovo a saltare a piè pari i paragrafi in cui non ci sono scene di loro, di conseguenza ho voluto dedicarmi solo a ciò che più mi piace.
Dopo questo papiro, buona lettura!
 
***
Si erano incontrati in cortile, lei con Potty e lui di ritorno dalla corsetta quotidiana “Ciao Camilla, ritardo sulla tabella di marcia eh? Di solito a quest’ora non sei a preparare la cena?”
“Ma che fai? Mi spii?” domanda fra il sorpreso e il sospettoso.
“Nient’altro che deformazione professionale!”sorride  alzando le mani in segno di resa.
“No, comunque niente cena stasera, sono sola! Gelato sul divano e un bel libro”
“Ah, anche io sono rimasto solo …” stupido, stupido, stupido.
“  … e Lara?”
“E’ in viaggio di lavoro a New York.” Meta lontana, meglio!
“New York? Caspita, il suo giornale stà andando veramente bene eh!
“Gia, infatti … a dire la verità non so quanto tempo starà via” aggiunge con tutta la nonchalance possibile. Salvato in calcio d’angolo.
“Capisco. Senti un po’, devo dire che il mio programmino mi allettava, ma se vuoi venire a cena da me, per te sono disposta a cambiare programmi. – espressione da finto sacrificio, condita con un bel sorriso solare - Non posso offrirti altro che un piatto di pasta, ma poi ci possiamo rifare con uno dei nostri Vermuth!”
“Wow, preferisci passare del tempo con me, invece con i tuoi adorati libri? E come faccio a rifiutare un invito del genere? Mi cambio e sono da te!” Sfoggia il suo sorriso migliore e sparisce oltre la porta di ingresso.
*
La cena trascorre perfetta, complice la profonda sintonia presente, capace di far invidia a tante coppie collaudate; sistemata la cucina, si versano da bere e senza neanche doverselo dire, si dirigono verso il salotto con il bicchiere in mano; solito Vermuth e solito divano, un copione già scritto. Entrambi con un braccio appoggiato allo schienale; Camilla con una gamba rannicchiata e l’altra accostata lungo il divano, con il viso appoggiato all’avambraccio. Gaetano un po’ più composto, che la osserva sorreggendo il bicchiere con entrambe le mani.
Quanto sono belli i suoi occhi, mi ci potrei perdere e non sentire la necessità di trovare la  via del ritorno.
“Perché mi guardi così?” è lei a rompere quel silenzio incantato.
“Sei pensierosa … e silenziosa! Non  è da te. Cosa è successo?” Silenzio; lieve negazione con la testa; occhi negli occhi. “Non ne vuoi parlare; recepito il messaggio … ma non pensare di avermi fregato, i tuoi occhi ti tradiscono …”
Sbuffa “Non ti sfugge niente, eh?” un sorriso malinconico le si stampa in volto e Camilla abbassa lo sguardo;
“No, e soprattutto quando non riesci a sostenere il mio sguardo … è perché mi nascondi qualcosa!”
Un altro mezzo sorriso “E va bene; qualcosa è successo, è che non so neanche da dove cominciare”
“Perché non dal inizio?”
Uno sbuffo malinconico.“L’inizio … non so neanche quale sia l’inizio … se dodici anni fa, due, oppure quattro quando ci siamo ritrovati a Torino” adesso è Gaetano ad assumere un espressione dubbiosa “Camilla non ti seguo”
“Hai ragione, scusami; è che è complicato … vedi, io lo so che adesso non ho nessun diritto di dirti certe cose … ma solo ora mi sono resa conto che abbiamo sbagliato a non parlare di quello che è successo tra di noi” - “… abbiamo sbagliato” – “no, hai ragione! Ho sbagliato; ho sbagliato a lasciarti così senza spiegazioni; ho sbagliato a pretendere che tu capissi, quando neanche io ero in grado di farlo; ho sbagliato, e ti chiedo scusa.”
Silenzio.
“ … su una cosa hai ragione … “ si alza ” … ora non hai nessun diritto di chiedermi scusa solo per alleggerirti la coscienza.” si dirige verso la cucina e lascia sul divano una Camilla un po’ smarrita, che ha il tempo di incassare il colpo e raggiungerlo poco dopo.
Camilla si siede su uno sgabello accanto a Gaetano, che ancora in piedi fissa un punto della stanza indefinito, e si poggia indietro con entrambi i gomiti sull’isola della cucina, accavallando le gambe, pensierosa .
Rimangono così per un tempo impreciso, persi ognuno nei propri pensieri.
“Camilla perché adesso? Perché ne vuoi parlare adesso, dopo tutto questo tempo?” Il primo a parlare stavolta è Gaetano, senza però riuscire neanche a guardarla.
“Perché sono stata un’egoista e vorrei rimediare! Perché mi sono accorta di tutto il male che ti ho fatto in questi anni solo ora che ci sono dentro fino al collo!”
Adesso voltarsi è diventato vitale “Camilla, ma che stai dicendo …?” un’espressione indecifrabile sulla faccia di Gaetano
 “ … che è assurdo, lo so!… ma ora che mi sono resa conto di quello che provo per te adesso … ho capito che l’unico motivo reale per il quale non mi ero innamorata di te, era perché ho sempre avuto paura di farlo, e ora … ora, da quando questa paura non c’è più, perché con te c’è Lara, da quando sono riuscita a vivere sul serio le emozioni che mi hai sempre fatto provare, a vivermele libera da questa paura … di te mi sono innamorata veramente … ” - blackout - la mente di Gaetano si spenge per un attimo, incredula di aver sentito realmente quelle parole; la sente parlare, ma non capisce quello che dice, perso in un turbine di pensieri che non riesce a canalizzare in qualcosa di sensato,
 Gaetano non le permette neanche di finire di parlare, le apre le gambe per annullare le distanze e le immobilizza i gomiti contro il marmo freddo del mobile a cui era appoggiata, trovandosi a stretto contatto con lei: “… e tu adesso mi dici queste cose?? Adesso che sono riuscito a curarmi dalle ferite che TU mi hai lasciato, e che sto costruendo un futuro con un’altra donna, eh? Hai una minima idea di quante volte ho desiderato che tu tornassi da me? Quante volte ho sognato quella notte, in cui aprivo la porta e c’eri tu, che invece di chiedermi la Camomilla, mi dicevi che ti eri innamorata? Eh?! Ce l’hai?!? ”La strattona con decisione; le mani a stringere con forza le sue braccia, impedendole altri movimenti; il corpo completamente sbilanciato su di lei che, seduta sul bordo dello sgabello e con le gambe a farle da peso, non può che accentuare l’arco della schiena e rendere inevitabile l’aderenza del suo ventre contratto contro quello di Gaetano.
 Non lo ha mai visto così, con quella odio negli occhi e quella rabbia nella voce, e a dire la verità avrebbe preferito non doverlo mai vedere così, soprattutto se, come in questo momento, quella rabbia e quell’odio erano rivolti a lei “Io … mi dispiace!” Camilla, con gli addominali che bruciano per il peso delle gambe, e impossibilitata a compiere qualsiasi altro movimento, in una mossa secca cinge il bacino di Gaetano con le proprie gambe, scivolando ancora di più contro di lui, in un contatto elettrico tra i due; con le braccia ancora bloccate oltre la schiena, rende inevitabile avvicinare ancora di più a Gaetano la scollatura lasciata scoperta dal bottone della camicia appena saltato; scollatura che adesso si alza e si abbassa a velocità sempre più elevata, visibilmente su di giri, accompagnata dall’accelerazione dei respiri di entrambi; in un attimo Gaetano è su quei seni … labbra, lingua e denti in un tripudio di esplorazioni sapienti e meticolose, bramanti di tutta quanta la superficie percorribile da quella posizione di precario equilibrio in cui sono finiti; le gambe di Camilla che si stringono ancora di più intorno ai fianchi di Gaetano in un chiaro segnale di approvazione e di richiesta di andare avanti;  poi, come improvvisamente destato da quell’ipnosi, l’uomo si scosta e, entrambi ancora ansimanti, si ritrovano occhi negli occhi, in attimi infiniti di silenzio.
Nel  istante che segue Gaetano deve decidere il da farsi: cedere, ed essere per l’ennesima volta succube del volere di Camilla, o …  scuote impercettibilmente la testa “No, non così … non più – molla la presa - adesso non è giusto …” si volta in direzione della porta, e se la lascia alle spalle ancora frastornata, un sorriso beffardo gli si dipinge in volto, ma lei non lo vede. 

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Capitolo 6
*** Tempo di scuse ***


Scusate la mia assenza ma sono stata malata. Eccovi il 6 capitolo, il 7 è già pronto, ma ve lo metto solo stasera così vi lascio un po’ di suspance!
Vale sempre la regola del “corsivo”, spero che la lettura scorra senza intoppi
Buona lettura
 
***
Una donna davanti al commissariato di Torino; una donna che un milione di altre volte ha varcato quella porta.
Una donna che mai come ora sa quello che vuole; una donna che mai come ora sa che quello che vuole non è mai stato così distante.
Un uomo che esce e che se la ritrova davanti.
“Camilla!”
“Ciao.”
“Che ci fai qui? È successo qualcosa?” Sapevo che saresti venuta
“Dipende da cosa intendi … ” Sguardi che si scontrano; occhi negli occhi;
“Ah …” lieve imbarazzo sul volto di Gaetano. Non ce la fai proprio ad essere chiara eh?
“Ti leverò subito dal imbarazzo dicendoti che sono venuta qui per scusarmi per ieri sera, non avevo nessun diritto di scaricarti addosso le cose che ti ho detto”
Tu e il tuo stupido orgoglio, non ti sono bastati tutti questi anni? Adesso ti sistemo io: “Non ti preoccupare, neanche io mi sono comportato bene; non dovevo farmi coinvolgere in quella maniera, soprattutto dopo che mi avevi detto … insomma … che sei innamorata di me; ma vedi per un attimo mi è sembrato di tornare indietro nel tempo; un tempo che però è trascorso, nel quale io mi sono innamorato di Lara, che ha saputo rimettere insieme i pezzi della mia esistenza  distrutta; se ieri sera non mi fossi fermato, oltre che non essere affatto giusto nei suoi confronti , avrei mancato di rispetto anche a te, perché è vero che l’elettricità che abbiamo sempre avuto non si è mai spenta con gli anni, ma non sarebbe stato nient’altro che questo, e  … ”
“Basta Gaetano, sei stato più che chiaro, non aggiungere altro; del resto lo avevo capito anche ieri sera quando mi hai lasciato … in quello stato; non c’è più posto per me nella tua vita, non in quel senso lì.”
“Sono sollevato che tu abbia capito. Quindi amici come prima?”
“Amici come prima!”
“Adesso scusami ma sono già in ritardo per un rilievo”
“Certo, anche io devo scappare al consiglio di classe”
E si lasciano così, come due vecchi amici.
*
Amici come prima. Aveva davvero detto amici? E quando mai lo sono stati loro? Sicuramente non quando, appena conosciuti, era scattata subito quella complicità che sentiva di non aver avuto mai con nessun altro, né con Renzo, né con la sua migliore amica; e neanche quando si erano ritrovati a Torino, lei aveva scoperto di viverci di fronte, e il suo cuore, prima della sua testa, aveva già capito che al destino non si scappa; e dopo, quando tutto era cominciato sul serio, quando di amici era rimasto poco davvero, se non la base del loro rapporto, proprio lei lo andava definendo “il mio amico commissario”.
 Che scema, si era fregata da sola e non poteva che incolpare se stessa.
Ma oltre a questa consapevolezza, quello che più le faceva male era stato sentire le parole di Gaetano, che con una bella dose di distacco, le aveva detto che quello che era successo la sera prima, altro non era che uno sbaglio conseguente alla forte attrazione che da sempre c’era fra di loro, ma che di amore non ne era rimasto più.
Un macigno sulla bocca dello stomaco, probabilmente uno schiaffo in pieno viso avrebbe fatto meno male. Davvero il destino li aveva messi così tanto alla prova, facendo incrociare più volte le loro strade, e ora che poteva vedere compiersi il suo disegno aveva deciso di abbandonarli?       
*
In una macchina che percorre il viale alberato, un uomo non riesce a levarsi dalla faccia quel sorriso soddisfatto: aveva accettato di vederla scappare per 10 anni, aveva accettato la decisione di lasciarlo dopo che erano stati insieme, ma che adesso lei venisse a cospargersi la testa di cenere e a dirsi innamorata, e sperare pure che lui ricadesse ai suoi piedi come se nulla fosse, no, questo non lo poteva proprio accettare.
Non era stata un’egoista, lo era tutt’ora.
Ma stavolta era lui ad averla in pugno, e avrebbe finalmente condotto il gioco come voleva lui.
*
Ore 18.00_ “Istituto Tecnico Nelson Mandela” _
Una donna entra nella sua Jeap senza accorgersi che poco distante, al interno di un’altra macchina, una persona la osserva; rimanendone a debita distanza, la macchina sconosciuta segue meticolosamente la Jeap, fino a che questa non si ferma nel cortile di un condominio e la donna alla giuda ne scende trafelata.
 Camilla varca la soglia del androne delle scale, borsa a tracolla, braccia conserte e sguardo assente.
 Il consiglio di classe è andato per le lunghe per i pallosi rimproveri del Preside,ma a lei oggi questo non interessa, non vede l’ora di farsi una doccia rigenerante per scrollarsi di dosso il fallimento che sente di aver ottenuto con Gaetano.
La persona uscita dalla macchina la segue, entrata pure lei nel androne del condominio, si dirige verso il contatore della luce e … leva la corrente.
 

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Capitolo 7
*** Galeotto fu il buio ***


Camilla varca la soglia del androne delle scale, borsa a tracolla, braccia conserte e sguardo assente.
Il consiglio di classe è andato per le lunghe per i pallosi rimproveri del Preside,ma a lei oggi questo non interessa, non vede l’ora di farsi una doccia rigenerante per scrollarsi di dosso il fallimento che sente di aver ottenuto con Gaetano.
Ha appena il tempo di arrivare davanti all’ascensore e pigiare il pulsante di chiamata, che intorno a lei si fa tutto buio, buio pesto, non certo smorzato dal cielo scuro delle 18.30 di un freddo pomeriggio d’inverno.
E’ saltata la luce.
Un fruscio dietro di lei, poi il silenzio … la sensazione di essere osservata e il cuore che comincia a battere all’impazzata; Camilla,che non riesce a vedere niente, complice il cambio improvviso di luminosità del ambiente, muove qualche passo, ma un corpo la blocca da dietro e una mano le tappa la bocca per smorzare il grido di sprovvista. Si impietrisce, ma non di paura … attimi intensi in cui la sorpresa si mescola all’adrenalina … quella mano, quel profumo … non può essere, eppure l’odore che emana è inconfondibile per lei. Battiti che accelerano e sospiri che si fanno più corti mentre viene trascinata verso l’angolo più buio della stanza. Spalle al muro, quella mano che sa di lui ancora a tapparle la bocca e delle labbra che si avventano sul suo collo lasciato scoperto dalla posizione che è costretta a mantenere per la forza che il corpo sconosciuto esercita su di lei. Alla delicatezza iniziale si sostituisce una rabbia fugace, i denti pungenti si sostituiscono alle labbra soffici e Camilla è costretta ad emettere un gemito più intenso degli altri, e sente il suo aguzzino soddisfarsene.
Non può vederlo, il buio è totale, ma sa riconoscere perfettamente le risposte che il suo corpo emette ogni volta che anche solo viene sfiorata da lui, sono inconfondibili, come inconfondibile è il profumo della sua pelle. E’ Gaetano, non ha dubbi.
La bocca viene liberata in un momento di debolezza, “Gaet…” ma Camilla non riesce neanche a pronunciare il nome per intero che nuovamente qualcosa le impedisce di parlare; questa volta è bocca su bocca, il corpo possente su di lei che ancora le impedisce qualsiasi movimento, e le braccia tenute unite sopra la sua testa da una mano sola, mentre lo sente trafficare con l’altra alla ricerca di qualcosa; viene voltata con la faccia verso il muro ed è un attimo, si trova imbavagliata e impossibilitata ad emettere qualsiasi tipo di suono. Afferrata per i polsi, viene immobilizzata con le mani poggiate alla parete, mentre i piedi di lui si intrufolano con prepotenza fra quelli di Camilla e lei è costretta a divaricare le gambe. Ricomincia una lenta tortura sul collo di Camilla, il naso che lo sfiora come per volerlo accarezzare, baci fugaci che si susseguono su tutta la sua superficie, un altro morso, e un altro sussulto di Camilla, quella bocca che risale il collo fino al lobo,  che viene impossessato subito dalle labbra dell’uomo, che inizia a succhiare voracemente con sommo piacere della donna, per poi lasciare spazio alla lingua che percorre sapientemente tutta la superficie dell’orecchio: è un tripudio esplosivo per Camilla, che si piega ancora più in avanti rendendo impossibile non accorgersi dell’eccitazione dell’uomo, che sembra scoppiare contro di lei.
Non contento del dolce supplizio a cui la stava sottoponendo, comincia un lento movimento ondulatorio con allusione, neanche troppo velata, a qualcosa di inappropriato per un corridoio condominiale, mentre con la bocca continua la lenta ma scrupolosa esplorazione di quel collo così teso.  
I vestiti indossati, unico ostacolo a separarli dal amplesso, con il loro sfregare su quelle parti del corpo così sensibili, rendono il tutto ancora più eccitante, portando i due al baratro del tracollo.  
Poi, con la stessa prepotenza con cui era arrivato, la lascia lì, ancora persa in quel desiderio non appagato. Qualche secondo per riprendersi e la luce si riaccende; Camilla si ritrova sola e ancora appoggiata al muro in quella posizione che adesso le sembra così ridicola, la sua sciarpa a tapparle ancora la bocca. Era successo? Era lui? In questo momento Camilla non é sicura nemmeno del proprio nome.

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Capitolo 8
*** Gioco di ruolo ***


Stesso pianerottolo, due appartamenti diversi.
Stessa notte e due modi diversi di viverla; da una parte lui che, incredulo, riesce a prendere sonno beatamente, dopo tanto tempo; dall’altra parte lei, che si rigira nel letto insonne come da tempo non faceva.
Può davvero l’amore sconvolgere così tanto le persone? Può davvero, la presa di posizione che assumi rispetto all’altro, condizionarti così tanto l’esistenza?
Canta Ferradini: “chi meno ama è il più forte si sa”.
Ma caro Marco te lo hanno spiegato che il problema non è l’amore? La vera fregatura è non sapere cosa l’altro prova, non avere certezze.
E questa é esattamente la situazione in cui si sono trovati Camilla e Gaetano: lei che finalmente ha abbattuto le barriere e ha dichiarato il suo amore, e lui che, innamorato pazzo, si nasconde dietro una fidanzata fittizia.
Si può essere così crudeli con la persona che si ama? Forse si. Senza cercare troppe spiegazioni, forse lo si può essere davvero.
*
Giorno libero.
Scende con Potty per la sua passeggiata lunga, rito or’mai decennale con cadenza settimanale, conciliante  proprio con il suo giorno libero.
Stanca morta per la notte passata praticamente in bianco, si trova davanti al commissariato e non sa nemmeno come ci è arrivata.
Tanto vale entrare.
“Ehhh Professoressa, vi aspettavamo …!”
“… davvero?” non si è accorta nemmeno che Torre è ad un passo da lei.
“Eh certo, era tanto che non passavate a farci visita, cercate il Dottore?”
“Veramente …”
“Prego,prego, tanto conoscete la strada … datemi qua il guaglioncello peloso, che piace tanto alla mia Luciano’!”
Rimasta sola, si rende conto di essere in una di quelle rare volte che non sa cosa fare; o meglio, cosa fare lo sa anche fin troppo bene, quello che le manca è solo il coraggio di guardarlo negli occhi dopo ciò che era successo il giorno prima.
Ancora lì, persa nei suoi pensieri, Gaetano le appare davanti, spalancando la porta del suo ufficio “Ciao Camilla! Ti ho visto entrare, capiti a pennello.” La guarda dritta negli occhi; occhi innocenti in occhi pieni di imbarazzo. Vieni dentro che ti devo chiedere una ricetta? Fra qualche giorno torna Lara e le vorrei fare una sorpresa”
Hai veramente la faccia tosta di nominarmi Lara dopo ieri? D’improvviso tutta la paura sembra sparita dietro la forza; o forse è solo la fragilità ad essersi nascosta dietro la grande - finta - freddezza che Camilla è capace di tirare fuori da sempre nei momenti di grande difficoltà, in cui non vuole farsi vedere fragile.
“Camilla tutto bene?” chiede preoccupato non ricevendo nessuna risposta.
Vuoi fare finta di nulla,eh? E  va bene, ti accontento subito  “Si certo, scusa, è che stanotte ho dormito poco e sono un po’ stanca. Ma non ti preoccupare, dimmi pure cosa avevi in mente”
*
“… e per finire 20 minuti in forno a 180°, giusto?”
“Esatto, se segui tutte le mie indicazioni, il risultato non può che essere ottimo e la sorpresa assicurata!” Quando ti impegni, ti riesce perfettamente cogliere di sorpresa le persone.
“E’ quello che voglio, mi piacerebbe che non sospettasse di nulla” Afferra il cellulare.
“Poco ma sicuro: la prenderai alla sprovvista.Ma il tuo giochino con me non funziona, ti riconoscerei fra mille.
Sorride sovrappensiero e manda un messaggio “Bè, modestamente, è sempre stata una delle mie qualità di cui sono andato più fiero. L’effetto SORPESA!”
“Lo so” Braccia conserte e sguardo provocatorio.  Adesso però sono io che ti ho in pungo.
 “Lo sai?” Ora l’attenzione è tutta su Camilla
“Vedi Gaetano, con un uomo come te, certi salti nel buio, non possono che essere una garanzia” mani piantate sulla scrivania. Vediamo adesso come ne esci.
 Una risata fragorosa esce dalla bocca di Gaetano
“Bè, cos’hai da ridere?”
“Nulla! E’ che mi pare corretto confessarti una cosa …” si avvicina a Camilla catturandone lo sguardo; mare che si scontra e si fonde con la terra
“… che certo non fa onore al mio status di Vice-Procuratore …” -  Lo sapevo -  Gaetano adora vedere quel lampo di fierezza che si accende negli occhi di Camilla quando crede di avere ragione
“… ho sempre avuto il rifiuto del buio!”
Sopracciglio alzato e bocca che si apre pronta a controbatte, quando improvvisamente si spalanca la porta e … “Dotto’, scusate se vi interrompo ma c’è al telefono il Procuratore che chiede se il ristorante di ieri sera è stato di vostro gradimento”
“Come scusa?” chiede Gaetano ancora immerso nella parole di poco prima
“Eh si, è sembrato strano pure a me, ma dice che a breve deve organizzare un convegno a Firenze e si fida del vostro giudizio”
“Ma pensa te … Comunque si tutto eccellente, avrei evitato l’aperitivo in piazza Duomo - troppo chic, però questo non dirglielo! – ma il ristorante era impeccabile” aggiunge con tono piatto
“Eri a Firenze ieri sera? E quando sei tornato” Il lampo di fierezza improvvisamente diventato una flebile luce di candela pronta a spengersi sotto un debole soffio
“Si, sono partito subito dopo il rilievo, per una convocazione d’urgenza da parte del Procuratore di Firenze; evidentemente necessitava del mio supporto” aggiunge in tono sarcastico “Sono rientrato in mattinata dopo aver dormito là … Torre c’è altro?”
“No, no scusate ancora, tolgo il disturbo”
Ancora occhi innocenti in occhi pieni di imbarazzo, in un secondo che pare eterno ad entrambi; poi è Camilla a distogliere lo sguardo “Non è possibile” un sibilo le esce dalla bocca
“Come …?”
“N … n … no, s-s-scusa parlavo fra me. Devo andare!” Uscire di corsa da quella stanza è diventato necessario; senza neanche salutare, Camilla imbocca al porta lasciandosi un Gaetano con espressione interrogativa alle spalle.
*
*
*
“Grazie Torre, tempismo perfetto, ti devo un favore … ”
“Dotto’ … ma mi volete spiegare …?”
“Un giorno forse, quando tutta questa storia sarà finita” Un saluto con la mano “Una spiegazione te la sei proprio meritata!”

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Capitolo 9
*** Non è mai ciò che sembra ***


N.B. Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto, ma non ho veramente avuto mai un attimo libero. Data l’ora spero di non aver commesso troppi errori grammaticali e verbali! ;P
Non sto a descrivervi il capitolo per non sciuparvi la sorpresa, in realtà credo sarebbe abbastanza tendente al BOLLINO ROSSO ma poi mi tocca “bloccare” tutta la storia.
Giudicate anche un’pò voi, così poi eventualmente modifico il tutto.
Buona lettura  
 
***
Entrare in casa, chiudersi la porta alle spalle e gettare la borsa in terra a casaccio; mani che si precipitano al volto e un respiro profondo, due, tre, a cercare quell’aria che da quando ha lasciato l’ufficio di Gaetano sembra non esistere più; se l’è fatta tutta di corsa e quasi in apnea, come se concentrandosi solo sugli sforzi fisici, potesse riuscire a bloccare i pensieri che rischiavano di travolgerla come un fiume in piena; adesso però, protetta dalle mura di casa, non riesce a trattenere l’ansia e, deve ammetterlo, neanche il senso di angoscia, che si sono impadroniti di lei dal momento in cui ha parlato con Gaetano.
Comincia a girovagare per la casa in lungo e in largo, visibilmente su di giri, continuando a ripetersi nella mente le parole che gli aveva appena sentito dire.
Era a Firenze, la sera prima lui era a Firenze, e questo voleva dire che non poteva essere a Torino, in quel condominio, in quell’ingresso, non poteva esserci lui con lei
Allora chi era quell’uomo che il giorno prima l’aveva colta di sorpresa e abbandonata un attimo prima dell’estasi? C’era davvero un pazzo a giro che si era divertito così? Eppure a lei non era neanche passato per la mente che ci potesse essere un altro insieme a lei … Perché?
 
Dopo aver trascorso tutta la mattina senza trovare pace, la risposta le viene quasi naturale quando trova la sciarpa appoggiata sul suo cuscino e, portandosela al volto, ne ispira intensamente il profumo: Ecco, perché!
Quel profumo, il suo profumo, le era entrato dentro non appena la mano le aveva tappato la bocca e quando alla mano si era sostituita quella sciarpa che ora stringeva al volto, si era come sentita avvolta e abbracciata dalla presenza di Gaetano.
Quel profumo che in quelle notti in cui lui dormiva appoggiato al suo petto e cullato dalle sue braccia, lei si ritrovava ad amare, con il naso tuffato in quei capelli che le solleticavano il viso.
Quel profumo che adorava sentire quando lui la stringeva e lei nascondeva il volto nel suo collo.
Quel profumo che la inebriava a tal punto che persino a distanza di anni, nella prima mattina torinese, aveva risvegliato in lei un richiamo speciale e, unito a quella siluette unica, l’avevano fatta voltare, e lui le si era metabolizzato davanti agli occhi.
Il fatto che poi, appena accesa la luce, avesse perfettamente riconosciuto la sciarpa come sua, era solo una conferma non necessaria.
Si era trovata a sorridere con ancora la sciarpa stretta tra le mani e premuta fra naso e bocca.
 
Per lei era chiaro fin da subito che quello fosse Gaetano e proprio la sciarpa dimostrava che quanto successo non era un altro di quei tanti sogni che le riempivano le notti or mai solitarie.
Ora, però, si domandava perché Gaetano le avesse fatto credere il contrario.
Sembrava così sincero quando ha parlato di Firenze … e poi Torre che è entrato proprio nel momento giusto, interrompendo il discorso …
Davvero si era divertito a prendersi gioco di lei così? Possibile che avesse escogitato tutto solo per avere un alibi schiacciante per il momento incriminato?
Sorride rendendosi conto di ragionare come un verso sbirro, ma questo non distoglie la sua attenzione da un punto preciso: vuole capirci di più, vuole assolutamente capirci di più, con l’intenzione, già certa, di non farla passare liscia a Gaetano.
Afferra il cellulare e, senza neanche pensarci troppo, compone il messaggio “Che ne dici se proviamo la ricetta che ti ho dato, stasera a cena? Così tu cucini e io dirigo!”.
Neanche cinque minuti e arriva la risposta “Direi ottimo! Ti aspetto per le 19.00”
Bravo Commissario, adesso però, si fa come dico io.
*
“No, no, no, Gaetano, così l’avveleni! Stai carbonizzando la pancetta!” Esclama Camilla, più divertita che altro.
“Uffa! Non mi avevi mica detto che era così difficile da preparare!” afferma spazientito.
“Non mi avevi mica detto che non sei in grado neanche di saltare in padella un’pò di pancetta, altrimenti ti avrei consigliato un bel ristorantino!” sorride sarcastica, prendendo un sorso di vino dal calice che tiene in mano “Dai, ora aggiungi le uova, e vediamo se è ancora mangiabile”; mentre Gaetano si volta per seguire le indicazioni ricevute, Camilla, stando molto attenta a non farsi vedere, si versa del vino sulla camicia, si avvicina silenziosamente alle spalle di Gaetano e attende … è un attimo: l’uomo, nel voltarsi, la urta e Camilla, con la massima sorpresa che riesce a simulare “Ma no, Gaetano! Il vino rosso neanche va via! Devo andare in bagno e vedere di rimediare.” Gaetano visibilmente divertito aggiunge “Ok, vai, per stasera meglio mettere due pizze in  forno! Fai pure con comodo, dov’è il bagno la sai.”
 
Arriva in bagno e si chiude la porta alle sue spalle “Bingo!” Le camicie le ha sempre tenute dietro questa porta. Sorride compiaciuta al suo riflesso nello secchio e si congratula per la sua astuzia, in 10 anni di collaborazioni poliziesche, qualcosa l’ho imparato!
Non prova neanche a smacchiare la sua camicia sporca, se la leva e si precipita a sfilarsi anche i pantaloni; mentre indossa quella di Gaetano si ritrova di nuovo immersa in quel profumo che adora, speriamo che tutta quanta la manfrina sia sufficiente a farlo capitolare, perché proprio non vedo l’ora di sentire di nuovo questo profumo su di me.
Esce dal bagno e infila i vestiti smessi dentro la sua borsa, ancora in terra accanto alla porta d’ingresso, e ne sfila la sciarpa, che si allaccia in vita sotto la camicia, mentre fa ritorno verso la cucina. “Spero non ti dispiaccia, ma ho dovuto mettere questa, perché si sono sporcati pure i pantaloni … ”
Gaetano chiude il forno e si volta; la vede; indossa la sua camicia, che le lascia scoperte le cosce fino appena sotto al limite di decenza accettabile
Camilla, così giochi sporco però.”No, ma se vuoi ti posso dare qualcosa … di più pesante” azzarda
“Oh, non importa, non fa così poi tanto freddo” aggiunge cominciando ad apparecchiare.
Non ti riesce ancora fregarmi, Prof! il tempo del confronto è arrivato.
*
Finita la cena, si spostano in salotto, su quel divano che troppe volte li ha visti amarsi; Camilla infila i pollici fra i bottoni delle maniche della camicia e Gaetano si perde nei ricordi di quel gesto che ha sempre adorato, e che la donna faceva sempre quando si infreddoliva;  destato da quei dolci ricordi, decide che è arrivato il momento di attaccare, per non essere preso in contropiede “Tu hai freddo”
“No” un lieve rossore sulle gote di Camilla rischia di contraddirla
“Camilla … tu hai freddo!” insiste
“Gaetano ti dico di no! - Come fa a sapere sempre quello che sento? - Non so come ti venga in mente”
“Perché fai così con le mani, quando hai freddo – mi vuoi mettere alla prova? - e poi le tue gambe … hai la pelle d’oca” guarda che sono più bravo di te a provocarti
“Ah … mi guardi le gambe?”
“Camilla, la mia camicia ti arriva al limite della decenza, mi è difficile ignorarle vestita così, e poi … sono ancora bellissime.” Gaetano si alza e prepara un bicchiere con del ghiaccio.
“E sarebbero belle … anche al buio?” adesso è lei ad alzarsi e ad avvicinarsi a lui
Ecco, qual’era il tuo piano “Presumo di si” si versa del Whisky
“Ah, presumi di si?!?” approfittando delle spalle che Gaetano le porge, sfila la sciarpa da sotto la camicia e se la nasconde dietro la schiena
“Camilla, mi sfugge qualcosa” adesso la fissa negli occhi
“Ti sfugge qualcosa? Mmmm … come ieri sera ti è sfuggita questa sulla mia bocca?” aggiunge, sventolando la sciarpa davanti a Gaetano
“Cos’è?” Bluffare fa parte del tuo mestiere
“COS’E’? Hai la faccia tosta di chiedermi cos’è?” Camilla alza la voce “dopo che ieri mi hai immobilizzato e imbavagliato al buio, facendo di me quello che volevi, hai davvero la faccia tosta di chiedermi cos’è questa sciarpa?” Camilla rimane così, con la mano a mezz’aria e la faccia sbalordita.
Gaetano diventa una furia “Ma tu pensi che dopo tutto quello che mi hai fatto, io abbia ancora voglia di giocare con te?!? Dopo tutto il male che mi hai fatto, pensi ancora che io voglia perdere il mio tempo dietro a te? No che non lo puoi sapere, perché neanche ti sei scomodata a preoccuparti di sapere come stavo, dopo che mi hai lasciato come un salame, davanti a quella stramaledetta macchinetta!  
Lo sai che ho dovuto fare un percorso di analisi, perché non riuscivo più a dormire se non mi ero prima fatto tre bicchieri di questo? ”
“Non mi sembra che tu abbia perso il vizio …” aggiunge Camilla a sproposito, come sempre le capita quando si trova in situazioni di estrema difficoltà, che la vedono vulnerabile
“Vedi? Vedi che non meriti niente? Non meriti il mio tempo, non meriti la mia sofferenza, non meriti i miei pensieri, non meriti il mio rispetto …” Gaetano le si avvicina urlando e le strappa la sciarpa di mano; Camilla arretra ma sbatte contro il tavolo, l’uomo le è subito di fronte, lei sembra quasi volersi arrampicare su quella seduta pur di sfuggire a lui,e nel farlo si sporge all’indietro, troppo “… e visto che questa sciarpa di piace tanto …” Gaetano si appoggia su di lei, rendendole impossibile non sdraiarsi sul tavolo, e in un attimo le afferra i polsi e, legati insieme, li assicura alla sedia dall’altro capo del tavolo
“Cosa credi di …”non le lascia il tempo di finire di parlare, Gaetano la tira a se, la sedia si blocca contro il tavolino e Camilla si trova obbligata a distende al massimo le sua braccia dopo lo strattone ricevuto
“Questo!” aggiunge con una strana foga eccitante nella voce; un lampo di luce negli occhi e d’un tratto sembra aver riacquistato la calma.
Le immobilizza le gambe fra le sue, le poggia una mano sul ventre che sente contrarsi al suo tocco, e con l’altra percorre la linea immaginaria che dal suo collo scorre giù fino alla scollatura che la camicia crea; Arriva ai bottoni e si ferma “Adesso devi stare zitta”  la guarda, la vuole guardare mentre la sente fremere sotto il suo tocco; sgancia il primo bottone con lentezza, troppa lentezza, stando attendo a sfiorarle fin troppo delicatamente la pelle sottostante, sgancia il secondo e il terzo allo stesso modo; fa scivolare le sue dita sotto la camicia, a diretto contatto con la pelle delicata dei suoi seni, ma è solo un assaggio, deve essere solo un assaggio: si sono intrufolate furtivamente e altrettanto velocemente ne escono, lasciando una scia infuocata di desiderio al loro passaggio; Gaetano afferra i due lembi della camicia e strattonandoli con un colpo secco, lacera le asole dei restanti bottoni, ancora agganciati.
Libera una gamba di Camilla e la piega verso la sua pancia, spingendola verso l esterno con la mano sul ginocchio, e si china quel tanto che basta per trovarsela davanti al viso; ha deciso che la sua prima vittima sarà l interno coscia; comincia poggiando le labbra al centro di quella scultura perfetta, tanti piccoli baci  lenti,  in cui le labbra, come calde ventose, si posano per qualche secondo di troppo rispetto al necessario, esperte di quello che stanno provocando. La scia di baci risale la coscia fino a dov’è possibile arrivare, prima di scontrarsi con l’intimo indossato da Camilla, che nel frattempo ha comunicato ad emettere sospiri,  boccheggiando in maniera evidente.
Gaetano, con un guizzo in avanti, cambia preda, adesso è il momento di torturare il suo ventre; naso che sfiora la pelle delicata, baci e soffi; mani che risalgono i fianchi spogli dalla camicia,  la gamba di Camilla lasciata libera, che si stringe intorno alla sua schiena, unico movimento del proprio corpo che è in grado di controllare.
Mentre con la bocca continua quella lenta e meticolosa esplorazione del ventre, soffermandosi con estrema cura sull'ombelico, le mani si fanno più spedite e, arrivate all’altezza del reggiseno, è un attimo che i pollici ci si siano intrufolati dentro, scalzando quei seni così perfetti che sembrano fatti apposta per troneggiare sopra le due coppe rimaste vuote. Adesso anche i seni sono alla merce di Gaetano, che comincia ad accarezzarli e a sfiorali con cura, quasi a cullarli, mentre con le labbra a ventosa si è portato già alla bocca dello stomaco, dirigendosi sapientemente verso uno di quei seni perfetti, mentre l'altro continua ad essere cullato, in maniera meticolosa.
Dolcezza e passione verace, amore e rabbia, mentre con la mano compie delicati movimenti quasi a voler plasmare quella curva perfetta, con la bocca assalta tutta la superficie dell’altro seno altrettanto perfetto, innescando in Camilla reazioni esplosive e contrarie, fra le quali ne è certo, non saprebbe quale scegliere; e ne ha la prova quando sente Camilla emettere suoni misti fra gemiti e sospiri.
Con la mano libera passa sotto alle braccia iper tese di Camilla e le tira su la testa scoprendone il collo,  che ha già raggiunto con la sua bocca e su cui non tarda ad avventarsi sopra.
Stavolta però ha fame di lei e di quel suo collo maledetto, protagonista di tanti suoi sogni e incubi, e non si limita a dei baci dati per provocarla; ci si avventa sopra come una bestia si avventa sulla sua preda, sono morsi e succhiotti, seguiti dal lento scorrere della lingua, come a curarne le ferite lasciate un attimo prima.
Poi non resiste, dopo un sospiro necessario per schiarire i pensieri, le sussurra all’orecchio “Devo confessarti una cosa … ” anche solo il fiato di Gaetano sull’orecchio, scatena in lei reazioni che, legata com’è, riesce a scaricare solo attraverso la gamba libera,che adesso stringe con ancora più forza il bacino di Gaetano, il quale si scosta dal suo orecchio quel tanto che basta per guardarla dritta negli occhi; vuole godersi lo spettacolo in ogni sua sfumatura “ … Non sono mai stato a Firenze …!”
Un lampo di vittoria in quelle due nocciole così dolci e un sorriso involontario che le si dipinge in volto “ … ma fossi in te non riderei tanto …” la mano che ancora abbracciava il suo seno, quasi a proteggerlo, afferra il bicchiere di Whisky lasciato sul tavolo; senza distogliere lo sguardo dagli occhi soddisfatti di Camilla, Gaetano ne beve un sorso, provvedendo meticolosamente a trattenere un cubetto di giacchio fra le labbra; si avvicina a Camilla, le sfiora la punta del naso, la sente sobbalzare, e non può che essere soddisfatto di averla già portata sul baratro del piacere.
In un attimo è di nuovo sul collo, questa volta non si preoccupa di soffermarcisi troppo, la scia bagnata che lascia al suo passaggio, in opposto alla dolce tortura a cui era stato sottoposto fino ad un attimo prima, è sufficientemente gelata da riuscire ad infuocate Camilla, che si contrae, si inarca e spalanca gli occhi “Gaetano. ..” in quel nome c è tutto, l’amore, la voglia di lui e tutta la sua buona volontà di resistere per non esplodere; lui se ne accorge e se ne compiace sorridendo. 
Le lascia il cubetto fra il mento e il collo “Ti ho detto di stare zitta!”, in un attimo lo riagguanta; convinto più che mai di continuare questo suo gioco, tanto crudele quanto apprezzato, comincia una lenta discesa verso i seni, che oltrepassa, giungendo sulla pancia di Camilla; come un pittore che non si sente completo se non utilizza tutta la tela a sua disposizione, comincia a disegnare movimenti astratti lasciando al suo passaggio ancora strisce infuocate di acqua gelata; pancia, fianchi, ombelico, avendo premura di soffermarsi accuratamente lungo l elastico delle mutande di Camilla che in un gemito strozzato implora “Gaetano … basta ti prego!”
Il cubetto si è appena sciolto e lui non se lo fa ripetere due volte, le si sdraia sopra, avvicinando la bocca alle sue labbra, da dove vede uscire una lingua, che ne percorrere tutto il perimetro, per rimediare alla secchezza raggiunta negli ultimi minuti; le slega i polsi e la strattona per alzarla, attimini che sembrano eterni in cui due nocciole si perdono nell’infinito del mare; Gaetano si volta, la trascina fino in corridoio sbattendola contro la porta d ingresso e con le mani fra il collo e le guancie si avventa su quella bocca ancora illibata; bocca gelata su bocca ardente di passione; Camilla ha appena il tempo di cingere la schiena di Gaetano con le proprie braccia, pronta finalmente ad appagare quel desiderio sul orlo dell’esplosione, che lui le sussurra al orecchio “… me lo hai chiesto tu…” si stacca, apre la porta e la spinge fuori, preoccupandosi di fare la stessa cosa con la sua borsa rimasta in terra.

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Capitolo 10
*** Una fine ed un inizio ***


Capitolo molto corto, ma inizialmente doveva essere agganciato a quello precedente.
Spero vi piaccia per l’intensità, anche perché riconosco che non c’è molto altro.
Buona lettura
 
Guardare quella porta e non capire se è stato più forte il rumore che ha fatto quando le è stata sbattuta in faccia o il colpo al cuore che questo gesto le ha causato; guardare incredula quella porta e sentire montare la rabbia; “Gaetano, apri questa porta” silenzio; si preoccupa appena di stringersi la camicia intorno alla vita “Gaetano, lo so che ci sei,  apri questa dannata porta!” aggiunge, colpendo più volte con la mano il legno duro della porta.”Cosa ti passa per la testa, eh?”
Pensieri confusi stanno bombardando la mente di Camilla, che non concepisce il comportamento dell’uomo; poi come un illuminazione improvvisa, la dura realtà le si palesa con una violenza da far male pure a lei “Io … io lo so che ti ho fatto del male, ma non è mai stata mia intensione fartelo! Tu … tu mi stai trattando come la peggiore delle persone. Io forse questo me lo merito, ma tu, ti prego, non fare il mio stesso errore; parlami Gaetano, parlami! Dimmi qualcosa, mandami al diavolo se vuoi, ma non lasciarmi così.”
Gaetano se ne sta li, accasciato lungo la porta, non importa se si deve accontentare di appagarsi da solo; ascolta lo sfogo della donna, senza la minima intensione di dar seguito alla sua richiesta.
La miglior arma è l’indifferenza gli avevano detto, bene!; è esattamente quello che ha in mente di fare.
Camilla continua il suo sfogo, mentre le lacrime di rabbia le rigano il volto; si accascia pure lei contro la parete del corridoio; poco le importa se qualcuno dovesse passare e trovarla lì, sull’orlo di una crisi per di più mezza nuda; l’unica cosa che adesso le importa è capire come Gaetano, il suo dolce Gaetano, si sia potuto ridurre così; era davvero colpa sua? Davvero lei, con il suo comportamento, lo aveva reso così insensibile e così privo di quella cura e quell’attenzione  che lo avevano sempre reso speciale ai suoi occhi?
Se ne rimane li, accasciata come un palloncino sgonfio, persa nei suoi pensieri, e con questo dubbio atroce che le assilla l’anima; poi in uno stizzo di amor proprio basta! Non mi faccio trattare così, neanche da lui!,si alza eMa che razza di uomo sei, eh? Tu parli di rispetto … ma non sai neanche cosa vuol dire rispettare le persone! E’ questo che vuoi insegnare a tuo figlio, eh? Cosa credi che penserebbe di te, se ci vedesse adesso?”.
Al sentir nominare suo figlio, in Gaetano scatta come una molla, e come il lupo mannaro che allo scomparire della luna piena si riappropria delle sue sembianze umane, Gaetano sembra destarsi da un stato di trance, e mentre il volto gli si distende, le sopracciglia si aggrottano in una smorfia  Gia, se Tommy mi vedesse …
“Tu non sei un uomo, sei un animale!” Ha esagerato, lo sa bene, ma in questo momento l’unica cosa che vuole è una reazione dell’uomo … che non arriva.
Le resta poco da fare, agguanta la borsa e si precipita in casa, assicurandosi di sbattere bene la porta.
*
*
*
Basta … la sua prof l’ha scontata abbastanza. Adesso è tempo di rimediare.

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Capitolo 11
*** Dillo ... con i fiori! ***


Sveglia impostata alle 6.00: ha bisogno di tempo perché tutto sia perfetto, deve essere tutto perfetto; se lo meritano; se lo merita lui stesso, che ha passato più di 10 anni a desiderarla e a rincorrerla, e se lo merita lei che negli ultimi giorni, ne ha dovuto scontare un po’ la pena.
Gaetano non può avere la sicurezza di riuscire nel suo piano, ma d’altronde lei gli ha detto di amarlo e chi, meglio di lui, sa che alla persona amata si perdona e si concede quasi tutto?
Ripensa alla sera precedente; il tonfo sordo proveniente dal corridoio, messaggio inequivocabile che Camilla se n’era andata, e i minuti seguenti, affollati da un turbine incasinato di pensieri: immagini confuse degli ultimi giorni, la confessione di lei, l’agguato al buio, l’aver quasi ceduto quando se l’era ritrovata sotto di lui e il suo sapore gli era rientrato dentro ancora una volta, gli incontri in commissariato.
La ama, Lara lo ha lasciato per questo, ma a dire la verità Camilla non sa nessuna di queste due cose, dettaglio che gli hanno permesso di giocare d’anticipo con la Prof, mettendola in situazioni imbarazzanti tanto quanto divertenti, e caratterizzate da un’alta carica eccitante.
Si è divertito a vederla in difficoltà, non può negarlo, ma Camilla ha ragione, nel suo comportamento, di uomo, c’è stato poco davvero, e se mai dovesse raccontare a Tommy come si conquista una donna, non ha certo intenzione di dovergli raccontare quello che ha appena fatto, anzi, spera proprio che questo non lo venga mai a sapere.
Quello che invece vorrebbe raccontargli è come, dopo 10 anni di amore sincero, dopo bellissimi momenti condivisi, dopo tanti errori da parte di entrambi e dopo un incredibile fatica per rimediarli, finalmente suo papà e Camilla, hanno capito di appartenersi, e che al destino non si sfugge; ci puoi provare, ti può anche sembrare di esserci riuscito, ma quello, il destino, ne sa sempre più di te, ti fa fare mille giri, ti fa allontanare, per poi riportarti al punto di partenza.
Adesso che ha finito di prepararsi, l’unico pensiero che occupa la sua mente è la speranza che Camilla capisca, comprenda, e accetti ; messaggio a Torre per informarlo di chiamarlo solo in caso di emergenza e… via! C’è una persona da riconquistare!
*
Non aveva praticamente dormito, non che lo volesse in realtà; era certa che, appena caduta fra le braccia di Morfeo, avrebbe cominciato a sognare quelle braccia, quelle mani, quella bocca e persino quel profumo; sentiva di essere stata umiliata e sapeva che ancora più umiliate sarebbe stato doverlo guardare negli occhi, la prima volta che lo avrebbe incontrato forse anche lui si è sentito così davanti a quella macchinetta, e forse anche lui moriva dalla paura di dovermi rincontrare … certo com’è strana la vita: lui impegnato con un’altra persona, e io innamorata di lui; lui che mi provoca e io che vorrei solo zittirlo con un bacio. Si, la vita avvolte è proprio stronza!
E con questo ultimo pensiero, raccoglie la borsa e apre la porta, pronta ad iniziare una nuova faticosa giornata, quando quasi inciampa in un mazzo di cinque rose rosse, che si ritrova fra i piedi; si guarda intorno, quasi come se si aspettasse di vedere spuntare il responsabile da un momento all’altro, poi si china e scorge un biglietto fra le rose ‘Per C.’.
Fra la sorpresa e la curiosità, raccoglie il mazzo e apre il biglietto:
 
CINQUE ROSE ROSSE.
UNA, come la prima che ti ho regalato, durante il nostro primo pranzo, al termine del ‘nostro’ primo caso risolto;
l’inizio di tutto quello che ci è successo dopo, l’inizio dei tuoi impicci e del mio bisogno di proteggerti, l’inizio … di tutto!
UNA, come quella che ti ho regalato nel mio ufficio quando mi dicesti che secondo te avevo paura di innamorarmi.
Questo non era possibile, e sai perché? perché io di te, ero già innamorato; ero già innamorato dei tuoi occhi, del tuo collo, del tuo profumo, del tuo carattere, ero già innamorato della persona che eri; e non si può avere paura di una cosa così bella, quando ci sei già dentro con tutto te stesso.
TRE, come il mazzo che ti ho regalato quel pomeriggio, al nostro bar.
Ricordo ancora di non aver resistito, erano talmente belle che ho pensato potessero essere degne solo di te.
G.
 
Rimane lì, ferma, con lo sguardo che si sposta fra il biglietto e le rose, un accenno di sorriso le si disegna in volto; certo che riesce sempre a stupirla e, soprattutto, a lasciarla senza parole: che significano adesso queste rose? Sul biglietto non ci sono scuse, non c’è una richiesta di chiarimento o di incontro, solo quelle parole, così sincere e dolci da lasciarla immersa nei ricordi per qualche istante.
Che fosse una delle persone più dolci che conoscesse, lo aveva imparato con il passare del tempo; ma che dopo come l’aveva trattata negli ultimi giorni, potesse tornare ad essere quell’uomo nel giro di una notte, questo la spiazzava in maniera disarmante.
Rientra in casa per sistemare le rose in un vaso, ma decide di portarsi dietro quel biglietto, per tenerselo stretto nel corso della giornata e cercare di capirci qualcosa.
Mentre è alla guida della sua Jeap, non riesce a fermare i ricordi che immancabilmente la riportano a quelle prime due rose così simili, ma così diverse: la prima, quasi ingenua, donata per sancire quella bella conoscenza nata per caso, e fatta già di grandi intese e sguardi profondi; la seconda, che di ingenuo non aveva nulla, arrivata proprio nel momento in cui Camilla cominciava a chiedersi se dietro quella intesa così immediata e dietro quelli sguardi così ardenti, non ci fosse qualcosa di più che una bella amicizia.
E poi quel mazzo di rose, dichiarazione silenziosa di un amore così devoto quanto discreto, da stupirla per la naturalezza con cui le venne regalato.
Entra a scuola e la voce del bidello la desta da questi ricordi zuccherini “Signora Professoressa, mi scusi, ma ho una cosa per lei …” un mazzo di fiorellini colorati, avvolti da un nastrino lilla, da cui spunta lo stesso foglietto ripiegato ‘Per C.’.
 
UN MAZZOLINO DI FIORI DI CAMPO
Come quello che ti ho fatto dare da Tommy, quando Livietta era implicata nel caso che stavo seguendo.
Mi avevano detto che questi fiori rappresentavano la semplicità.
In un momento così delicato, mi sono messo da parte e ho messo da parte i miei tentativi di conquistarti, limitandomi a fare il mio lavoro al meglio e cercando di starti vicino come meglio potevo.
Non volevo e non potevo fare altro, se non donarti la semplicità della mia presenza.
G.
 
Sa di avere tutti gli occhi della scuola puntati addosso, per questo ringrazia frettolosamente il bidello e cerca di sgattaiolare via, il più velocemente possibile; arriva finalmente in un corridoio semi vuoto e si appoggia al muro; se le rose le avevano riempito il cuore di una strana leggerezza, nonostante non ne avesse capito l’intento, adesso quel mazzolino di fiori, recapitato ancora una volta senza spiegazioni, le lascia uno strano senso di stupore Altri fiori e ancora nessuna spiegazione   … ma cosa vuole fare?
E con questa domanda nella testa, passa meccanicamente dalla sala professori per prendere il materiale didattico e lasciare le sue cose e i fiori.
Arriva davanti alla porta chiusa della 5°B e un insolito silenzio cattura la sua attenzione; apre la porta e si trova tutti quanti i suoi studenti ammutoliti e ai propri posti; entrando non può far altro che osservarli attentamente per capirne il motivo; poi si volta verso la cattedra e il motivo lo comprende immediatamente “Non è possibile!” sussurra; un fiore d’ananas troneggia accanto al registro e questa volta Camilla non sente imbarazzo nel sorridere radiosa; sa già che un altro biglietto l’attende, e lo trova lì, fra le foglie di quel meraviglioso frutto ‘Per C.’.
 
FIORE D’ANANAS
 
Te lo ricordi il suo significato? La perfezione.
Lo credevo davvero, sai? Quando ti ho regalato questo fiore, pensavo sul serio che fossi perfetta.
Ero innamorato della tua perfezione.
Poi ti ho vissuto, e ho capito che perfetta non lo eri, ma per questo ti ho amato ancora di più.
G.
 
Sa bene che adesso la sua faccia è il ritratto della felicità, cerca di non sorridere ma è più forte di lei; se l’intento di Gaetano era quello di farsi perdonare, ci è riuscito alla perfezione, e non le importa nulla se nel corso di tutta quanta la restante lezione dovrà convivere con un sorriso ebete sul volto, adesso le sembra di aver ritrovato il suo Gaetano; quello dei Vermuth, quello degli sguardi rubati e delle intese perfette, e non importa se lui adesso è felice con un’altra, lei ha ritrovato il suo migliore amico e pur di non perderlo di nuovo, è pronta a convivere con l’inferno di non poterlo più avere.
Non si sono ancora parlati, non si sono ancora chiesti scusa, ma ci sarà tempo per questo, adesso è solo importante rimettere insieme tutti quanti i pezzi, i loro pezzi.
Le ore di lezione passano veloci e, rientrando in sala professori prima di lasciare la scuola, la sorpresa è grande: un altro mazzolino di fiori; questa volta il giallo, il bianco e il rosa dominano la creazione floreale che è stata riposta con cura vicino al suo cappotto; ed eccolo lì, raccoglie quel foglietto ripiegato, che sa già contenere un pezzetto di cuore ‘Per C.’.
 
RANUNCOLO E TRIFOGLIO BIANCO
 
Si potrebbe dire che questi sono i ‘nostri’ fiori, no? Quelli prima della ‘nostra’ notte.
Ma quando te li ho regalati, ancora non potevo saperlo …
IL TUO FASCINO E’ RADIOSO; il tuo fascino ha sempre illuminato i nostri incontri, come il sole illumina il giorno e la luna illumina la notte; eri il mio sole, e sei stata la mia luna nelle notti in cui potevo stringerti fra le braccia.
PENSAMI. Pensami, perché io non facevo altro; non avevo fatto altro negli ultimi dieci anni.
In ogni cosa che facevo, la tua immagine si intrometteva prepotente.
Facevo sesso e  sognavo di fare l’amore con te.
Ho sposato una donna e ho sperato fossi tu.
Ho avuto un figlio e ho desiderato con tutto me stesso che fossi tu a rendermi padre.
 
Ti capita mai di pensare a quello che siamo stati?
Ti capita mai di pensare e a quello che potevamo essere,se solo avessimo agito diversamente?
G.
 
Spiazzata; Gaetano ha questo potere, portarla in paradiso con delle semplici parole e trascinarla giù all’inferno, un attimo dopo; non riesce a capire se in quelle ultime parole c’è del rancore, o se il rancore che sente, sia imputabile solo a se stessa; rancore per quello che davvero potevano essere, ma che non erano stati, solo per la sua folle paura di essere di nuovo felice insieme a lui; lui adesso felice lo era, lo era senza di lei, e poco la rincuorava sapere di fare ancora un certo effetto a Gaetano, quando l ‘unico effetto che desiderava ancora provocarli, era quello di vedere i suoi occhi tremare quando si scontravano con i suoi, era quello di sentirlo sospirare quando si sfioravano, era quello di vedere il suo volto illuminarsi quando si incontravano.
Con un po’ di malinconia nel cuore, non si accorge nemmeno di essere già arrivata a casa, e mentre percorre il cortile con aria assente …
“Professoressa! Professoressa! Abbiamo spasimanti qui eh …!” grida Gustavo con la sua inesistente discrezione “ … sono arrivati questi per lei!”;
un sorriso spaesato e un espressione meravigliata … e come potevano mancare le Margherite?
Ancora un fiore a descrizione della loro storia, e ancora un biglietto nascosto fra quelle gemme bianche ‘Per C.’.
 
MARGHERITE
 
CREDO DI AVERTELO DIMOSTRATO:
SONO UNO CHE SA ASPETTARE
 E ANCHE SE TU NON LO DICI
IO … TI AMO
G.
 
Un attimo di smarrimento, Camilla non può credere a quello che legge;di nuovo, dopo due anni, lui ha ancora la forza di dirle questo?
Poi, come scossa da un presentimento, volta il foglio e il ritorno alla realtà è immediato
 
Te lo ricordi? Io ce l’ho stampato nella testa come se te lo avessi scritto ieri;
Ti ho dimostrato di potere aspettare anche dieci anni per averti; ma quello che volevo era averti davvero, non volevo più la tua bocca, il tuo corpo,senza avere la tua testa e il tuo cuore.
Ho aspettato quelle parole, le ho desiderate con ogni fibra del mio corpo, ma non sono arrivate; sono arrivate adesso, adesso che è troppo tardi;
adesso che è  troppo tardi per tutto il tempo perso,
adesso che è troppo tardi per quello che potevamo essere,
adesso che è troppo tardi per quel  noi cominciato dieci anni fa.
 
Sai qual è il significato delle Margherite? La pazienza e l’amore fedele, libero dai sensi di colpa .
Era il fiore giusto per noi;
LA PAZIENZA, quella che ho avuto per 10 lunghi anni, e non nel aspettarsi, perché per quello ne avrei aspettati altri 10. No, la pazienza di sopportare tutti i tuoi sorrisi maliziosi, tutti  i tuoi sguardi provocatori, tutte le tue indecisioni,tutti i tuoi passi verso di me, verso di noi, per poi tornare ancora più distante.
L’AMORE FEDELE, c’è bisogno di spiegartelo? Non ti avrei venerato per dieci anni se non fosse stato amore fedele.
LIBERO DAI SENSI DI COLPA, finalmente era vero, finalmente non vedevo più quel velo di vergogna che ti oscurava lo sguardo, quando ti guardavo dentro, attraverso i tuoi meravigliosi occhi, e questo perché finalmente eri libera dai sensi di colpa, eri libera di viverti questo amore.
Poi, hai voluto rovinare tutto.
La Margherita era il fiore giusto per noi … era.
 
Sa che il rancore non se l’è solo immaginato; anzi, adesso sa che sommato a quel velo di astio percepito in quelle parole scritte, c’è tutta la sua delusione; la delusione per quello che potevano essere, per quello che potevano vivere e provare insieme; ma quello che indubbiamente le fa più male, è leggere in quelle parole, la delusione verso di lei.
Si era sbagliata, Gaetano non voleva recuperare proprio niente, e lei sicuramente non avrebbe riavuto neanche il suo migliore amico.
Era stato bello vivere per un attimo nell’illusione di recuperare quella magia unica, ma era stato doloroso calarsi in quei panni che probabilmente avevano oppresso Gaetano per così tanti anni, in cui si fa di tutto e si cerca ogni forma di contatto con l’altro, pur di non perdere la persona desiderata.
Con questa consapevolezza ben impressa nel cuore, Camilla ha bisogno solo di tornare a casa, farsi una doccia e lasciare che le lacrime si mescolino con l’acqua scrosciante.
Neanche si esalta più quando, arrivata davanti al proprio portone, trova un altro mazzo di rose rosse. Senza la minima idea di precipitarsi a leggere quali altre frecce trafiggenti abbia deciso di scagliarle ancora Gaetano, entra in casa lasciando cadere in terra la borsa e i tutti quanti i fiori, con i quali aveva fatto abili giochi di prestigio per non sciuparli e non farli cadere.
Osserva le rose sullo zerbino, indecisa sul da farsi, poi sospira sapendo di meritarsi quella ennesima sofferenza e sceglie di raccogliere le rose, senza preoccuparsi neanche di rientrare in casa.
La colpisce un piccolo sacchetto, posto fra la carta colorata e il biglietto, ma il bisogno di leggere l’attira come una calamita.
Solito biglietto, solite parole: ‘Per C.’.
 
12 ROSE ROSSE
 
Dodici rose rosse, come i dodici anni che sono passati da quando ho scoperto l’amore.
Dodici rose rosse, come i dodici anni che sono passati da quando sono nato per la seconda volta.
Dodici rose rosse, come i dodici anni di passione che sono trascorsi da quando i miei occhi si sono persi nei tuoi, e non hanno più trovato la strada di casa.
Passione, come quella che mettevi nel cercare la verità.
Passione, come quella che sentivo ogni volta che ti incontravo, che ti ammiravo, che ti sfioravo.
Passione, come quella con cui avrei voluto darti le cose più semplici, il cassetto del mio comodino, il bicchiere per il tuo spazzolino, la mia tazza per il caffellatte … le chiavi di casa mia, le chiavi del mio cuore.
Ma tu questa passione non l’hai mai capita,non l’hai mai condivisa;  non hai mai voluto prendere le chiavi del mio cuore, non hai mai voluto prendere le chiavi di casa mia …
 
Niente spiegazioni, niente di niente; senza capire cosa fare, afferra il piccolo sacchetto ancora attaccato al mazzo di rose e lo apre, decisa a svelarne il contenuto.
Quello che ne esce, subito dopo un altro piccolo biglietto, la lascia a bocca aperta: un'unica chiave, troppo simile a quella di casa sua, per non sapere di avere per le mani la chiave per aprire il portone di fronte a lei; ma quello che la lascia senza parole è la piccola bustina di camomilla fatta plastificare e utilizzata come portachiavi.
Non ci credo, questo è veramente … tanto!
Quando Gaetano aveva parlato di cuori e di chiavi, lei lo aveva accusato di essere un bambino, ma davanti a questo, davanti ad un gesto così disperatamente tenero, Camilla si trova a non avere neanche le parole per esprimersi, ritrovandosi in testa un silenzio disarmante; si porta al volto quel regalo prezioso, come a volerne percepire l’odore, quando si accorge del biglietto che ancora stringe nell’altra mano  
  
… ma te lo richiedo adesso, prendi queste chiavi e vieni da me, abbiamo bisogno di parlare.
G.

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Capitolo 12
*** Insieme ***


Eccovi qua l’ultimo capitolo di questa FF, ci ho messo tanto a scriverla perché scrivere i dialoghi e scene di “sesso” non è proprio il mio forte, e le parole non mi venivano proprio.
Ho usato una metodologia di scrittura un po’ particolare, fatta di tanti punti di sospensione e di tanti “INVIO e a capo”, spero che la lettura risulti scorrevole e non sia troppo macchinosa.
Arrivata alla fine di questa mia prima storia a capitoli, non posso che ringraziarvi per le tante recensioni che mi avete lasciato, mi hanno fatto veramente piacere; spero di non deludervi proprio sull’ultimo capitolo!
Buona lettura
 
Chiavistello che gira e porta che si apre.
Cuore che accelera i battiti e respiro che si blocca.
Luci spente e candele accese a formare un sentiero verso il salotto.
Camilla avanza, seguendo quell’invito silenzioso.
Mentre procede, il silenzio che l’aveva avvolta appena entrata in casa, lascia spazio ad una musica leggera di sottofondo;  non la riconosce, ma le trasmette una tranquillità rigenerante; arriva in salotto, le candele lasciano spazio alla luce soffusa del lampadario e un Gaetano a braccia conserte le appare poggiato al tavolo; a quel tavolo.
Appena la vede, posa il telecomando dello stereo che ancora tiene in mano, e la raggiunge;
“Ti va di ballare?” invito sottolineato dalla mano che le si porge davanti,
 “Credevo dovessimo parlare …” gli afferra la mano e si avvicina a lui;
gesti che non rispecchiano le parole,occhi negli occhi in un dialogo di sguardi;
La attira a se con un movimento delicato “Shh …”
… respiri che si mischiano, profumi che si uniscono … non assumono la posizione classica di un ballo di coppia, è lei a passare il braccio lungo la sua schiena, e lui che le avvolge le spalle … cominciano a muoversi seguendo la musica; l’altra mano stretta l’una dentro l’altra all’altezza del cuore; entrambi con gli occhi chiusi, persi in quel abbraccio che sa di loro.
“Camilla non ti chiederò scusa …”
le poggia la mano sulla testa appena la sente allontanarsi dal suo collo “ … no aspetta, ti prego … ”
basta una leggera pressione per convincere Camilla a non abbandonare quel caldo rifugio
“… per una volta … ho avuto l’occasione di non doverti rincorrere …” lei non si muove e Gaetano si fa più sicuro,
“ … per una volta ho avuto la possibilità di farti provare la mia angoscia … ” un solo sospiro di Camilla, e per lui è un invito a proseguire,
“ … tutto quello che ho fatto in questi giorni, ci ha portato ad essere qui, adesso … mi dispiace che sia stato necessario … questo si;  ma non posso pentirmi di come mi sono comportato, perché questo ti ha condotto qui, finalmente indifesa … da me!” stavolta il respiro si fa più intenso, e Gaetano sa che l’effetto delle sue parole è più amaro del sapore lasciato dal caffè.
 “Quando mi hai lasciato davanti a quella macchinetta, sapevo che dovevo dimenticarti; ma sapevo anche che con la tua scelta, dovevo rinunciare alla mia migliore amica … nulla sarebbe stato come prima, perché ci eravamo amati, e da quello indietro non si torna” … silenzio assenso … e le parole di Gaetano che la travolgono come un fiume in piena … “Ti eri persa, e non stavi cercando il mio aiuto per ritrovarti”.
Quanto hanno ballato non saprebbero dirlo, avvolti in quel silenzio mentale pieno di pensieri e di ricordi, continuano a muoversi  lenti, in quel abbraccio così profondo da creare un’atmosfera surreale, talmente carica di aspettative che per entrambi, la sola idea di interromperla, risulta dolorosamente pericolosa.
 “Gaetano …?” Camilla riemerge dall’estasi che le provoca annegare in quelle braccia “ … ma allora perché oggi … tutti quei fiori, quelle parole e … questo?”
Un abbraccio che diviene ancora più stretto …“Lara mi ha lasciato” … adesso non le nega la possibilità di sciogliere quel abraccio, sa che non può farlo; occhi increduli che cercano risposte in un silenzio assordante “ … e lo sai perché?” … lieve negazione …
“Perché ha capito che sono ancora innamorato di te.
Dopo la festa dei piccoli, abbiamo parlato e ha lasciato questa casa.
Io dovevo dimenticarti, volevo dimenticarti, ma tu mi sei dentro, e non posso farlo”.
Non si è mossa. Ha ascoltato stupita quelle parole. L’entroterra che si perde negli abissi dell’oceano … “Sei innamorato di me?”
Sono così vicini, che i loro respiri si fondono … “Si …” sincerità disarmante, come solo con lei era possibile.
Camilla abbassa lo sguardo su quelle labbra, le sfiora con le dita della mano, poco prima stretta in quella di Gaetano; lui socchiude gli occhi e si inebria di quel profumo.
E’ lei ad avvicinare il suo viso a quello dell’uomo; adesso è solo quella mano a separare le due bocce. Gaetano la afferra con delicatezza, se la porta al cuore e attende … in quello spazio infinitesimale che ancora li separa, ci sono loro, con il loro essere e il loro tempo, c’è la loro amicizia e il loro amore, ci sono i loro abbracci e i loro respiri, ma ci sono anche le incomprensioni e le discussioni, le gelosie e i rifiuti …
questo lo sanno bene … e come a volere la prova che anche l’altro desidera abbandonare il limbo di cui sono sempre stati prigionieri, entrambi si avvicinano in maniera quasi impercettibile, con movimenti incerti e discontinui, simili alle onde del mare e simili a quella marea in cui, da sempre, sono stati naufraghi in cerca di un porto sicuro.
Bocche che si sfiorano, che si assaporano sugli angoli delicati, come a volerne disegnarne i dolci confini.
Il tempo della passione sfrenata era passato … adesso era arrivato il tempo della consapevolezza, e della voglia di riscoprire l’altro ancora una volta.
Il bacio si fa più profondo, l’abbraccio  si scioglie per permettere alle mani di raggiungere il collo, le orecchie, il viso e di perdersi nei capelli dell’altro, per poi tornare sulla schiena in movimenti di totale protezione.
Nell’impeto dell’abbraccio, Gaetano solleva da terra Camilla, che intreccia le sua gambe ai fianchi dell’uomo, e cinge le braccia al suo collo; senza alcuna fretta, come per protrarre ancora un po’ quel cullarla fra le sue braccia, Gaetano si muove verso la camera da letto, incurante della musica ancora accesa, perso in lei e con lei.
Quella camera, che tante volte li ha visti amarsi, li accoglie come sempre, custode del loro amore, delle follie passionali e delle dolci tenerezze che avevano animato le loro notti incantate.
Si ritrovano a rotolare stesi sul letto, coperti solo dai loro corpi, braccia inchiodate ai lati della testa, mani intrecciate e sorrisi finalmente rilassati; le bocche che si allontanano, per il gusto di ricercarsi, e ritrovarsi poco istanti dopo; sospiri che si trasformano in tentativi di catturare il profumo dell’altro, di cui si è diventati dipendenti; poi non basta più, il viso lasciato affondare nel collo, con la sola certezza di poterci morire sopra senza rimpianti.
Gaetano comincia una meticolosa discesa di baci lungo la clavicola, poi sul seno, che oltrepassa, dedicandosi a tutta quanta la pancia e al ventre di Camilla, in movimenti troppo simili al giorno precedente per essere solo un caso; questa volta, però, Camilla ha la possibilità di muoversi, e l’istinto che la domina, le fa afferrare la testa di Gaetano e affondare le sue mani nei capelli dell’uomo, in un massaggio eccitante; Gaetano sorride appagato e continua la sua discesa infuocata.
Dopo i giorni appena passati, trascorsi a farla impazzire, sa che adesso c’è solo un modo per redimersi; si appoggia le gambe di Camilla sulle spalle e la sua bocca ne lascia il ventre per inabissarsi al centro del suo essere donna; Camilla allenta la presa dai capelli dell’uomo, lasciandosi scivolare la testa tra le mani e abbandona la braccia sul letto, affianco del proprio corpo; si contorce, si inarca, e in un attimo le mani si chiudono attorno al lenzuolo e gli occhi si spalancano, in un impeto di piacere impossibile da trattenere.
“Ti prego vieni qui … ti voglio qui … voglio te … voglio tutto di te”
Gaetano si culla sul tono grato di Camilla, e capisce che adesso, dopo aver raggiunto il limite del piacere, lei ha bisogno di averlo accanto in quel loro ritrovarsi, e compiaciuto percorre tutto il percorso a ritroso, in un alternarsi di baci, morsi e carezze.
Si ritrovano faccia a faccia.
Bocca, occhi, tutto di loro sorride, prima di perdersi nuovamente in un bacio travolgente.
Mani che si intrecciano ai lati della testa e due nocciole che si perdono nell’infinito del mare.
Non c’ bisogno di parlare, gli sguardi comunicano approvazione.
Si guardano ancora e un attimo dopo Gaetano è dentro di lei, senza mai distogliere gli occhi dai suoi.
Basta poco, pochi movimenti decisi e precisi, in cui si rincorrono, si aspettano e si ritrovano, ed i loro corpi, già vicini alla massima esplosione, vengono inghiottiti dal vortice del piacere estremo.
 Gaetano si abbandona fra le braccia di Camilla, e affonda ancora una volta il viso in quel collo così bramato; non si scosta da lei, solo profondi respiri che ancora si mischiano in quell’essenza che ha il sapore del loro amore.
 
Quello che saranno non lo sanno, non possono saperlo; ma adesso è possibile ripartire, ripartire da loro, dal loro vero, essere, insieme.

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