La Rivoluzione divora i suoi figli.

di Jenny Ramone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L' Ami du peuple. ***
Capitolo 2: *** Le Vieux Cordelier ***
Capitolo 3: *** L'Homme du 10 Aout. ***
Capitolo 4: *** L'Archange de la Terreur ***
Capitolo 5: *** L'Incorruptible ***



Capitolo 1
*** L' Ami du peuple. ***


24 Messidoro dell'Anno I
( 13 Luglio 1793)  
                                                            “Ho ucciso un uomo per salvarne centomila
                                                                                                            Charlotte Corday    
 

“Eccomi qui.
Di nuovo rinchiuso in casa, condannato a marcire dentro questa vasca, tormentato da questa maledetta malattia che mi brucia il corpo.
Io, Jean Paul Marat, l’amico del popolo, l’uomo del popolo!
Che disdetta per un giornalista rivoluzionario, assetato di informazioni e desideroso di intervenire nella vita politica .
Sono stato costretto a scappare di rifugio in rifugio, addirittura a nascondermi nelle fogne pur di non rinunciare a esprimere le mie idee, pur di veder pubblicato il mio giornale: ovviamente in modo clandestino si intende, ormai da molto i nemici del popolo cercano di farmi tacere; hanno raggiunto l’apice dell’ipocrisia, i Girondini mi hanno addirittura fatto processare per “istigazione all’insurrezione”, accusandomi di essere un sanguinario assassino e voler scatenare l’ira del popolo contro di loro.
Poveri illusi, pensavano di affondarmi ma non ci sono riusciti.
Io ho il popolo dalla mia parte; quello stesso popolo che è la vera anima della Francia, per cui io combatto, che ascolto e di cui sono portavoce.
Io ho semplicemente detto che farò ghigliottinare i nemici della Rivoluzione, non importa quanti saranno: solo che da come sono messe le cose in questo momento, cinquecento, seicento teste non basteranno più: ne servono almeno diecimila.
Ma io non esito certo a far giustiziare eh? Questo e altro per la Repubblica.
Mi sento così inutile qui! Se solo potessi far sentire la mia voce alla Convenzione di nuovo, se potessi arringare la piazza!
Niente da fare, sto troppo male in questo periodo, non ho la forza di fare altro che non sia scrivere articoli sul mio giornale.
Ma un attimo….mi stanno chiamando?
Si è la mia compagna, dice che c’è una ragazza venuta da Caen che…ha notizie dei Girondini?
Questo dettaglio mi scuote, agitato urlo a Simonne di farla accomodare al mio cospetto.
E’ una bella ragazza, giovane, avrà al massimo trent’anni: ben tenuta, con un abito bianco e un cappello verde scuro con dei fiocchi.
Non ho molto tempo per osservarla meglio, a me interessano i nomi dei deputati Girondini che dovrò mandare alla ghigliottina, tuttavia dice di chiamarsi Charlotte Corday.
Abbasso la testa per trascrivere i nomi dei condannati ed è in quel momento che succede.
Io sento solo un dolore atroce in mezzo al petto, faccio appena in tempo a gridare aiuto, sento l’urlo di Simonne. Vedo ombre precipitarsi nella stanza e l’acqua macchiarsi di sangue:tutto avviene in un attimo poi più nulla.
Era una di loro, adesso lo so.
Ci sono riusciti alla fine, che codardi: hanno corrotto una donna pur di fare uccidere il loro nemico ma quello che non sanno è che le mie idee, ciò per cui ho combattuto non morirà.
Ho dato la vita per aiutare la Francia ad avere un futuro migliore, ho creduto fermamente negli ideali che ho appoggiato fino in fondo: che alla memoria dei secoli passi questo messaggio: l’Amico del Popolo è stato ucciso si ma non si è mai pentito delle proprie scelte e le ha difese ad alto prezzo.
 
ANGOLO AUTRICE:
Bonsoir a tout le monde! :)
Io sono Jenny, sono “nuova” della sezione puramente storica…. Amo la Rivoluzione Francese da tempi ormai immemorabili e ho finalmente deciso di mettermi in gioco su questo argomento.
La mia idea sarebbe quella di scrivere una mini raccolta in cui analizzo dal mio punto di vista la morte dei più grandi rivoluzionari e i loro pensieri prima della fine, come ho scritto nell’introduzione.
Questa vede protagonista il giornalista Jean Paul Marat, insieme a Robespierre forse il più estremo leader rivoluzionario( per chi non fosse esperto nel settore, Marat si riferisce a una malattia della pelle, forse contratta durante il periodo in cui si nascondeva nelle fogne, che lo costringeva a stare in acqua calda nella vasca gran parte della giornata:per questo Charlotte lo uccise mentre faceva il bagno).
La Corday fu effettivamente accusata di fare parte di una cospirazione ma in realtà agì da sola.
Se quest’idea vi piace, il prossimo sarà Camille Desmoulins: volevo scriverlo già stasera ma sono troppo stanca.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola recensione se volete, sono ben accette!
Grazie, a presto! :)

Jenny Ramone

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Capitolo 2
*** Le Vieux Cordelier ***



15 Germinale dell'Anno II
(5 Aprile 1794) 


 “Ho trentatrè anni, l’età del buon Gesù,
 un’età fatale ai rivoluzionari
”. 
Camille Desmoulins

“Camille!”-mi gridi, non sai nemmeno tu se in preda alla rabbia o alla preoccupazione.
“Camille….”-ripeti una seconda volta, addolcendo il tono della voce.
Mi sembra ancora di sentirti.
Proprio pochi giorni fa, quando sei venuto a casa mia per cercare di salvarmi, per darmi un ultimatum dopo avermi condannato a morte.
Io mi sono rifiutato di accettare, anche se devo ammettere che per un attimo sono stato in dubbio se considerare o no la salvezza che mi offrivi su un piatto d’argento: ho pensato a mio figlio Horace, a mia moglie Lucile che con la mia morte rimarranno soli e molto probabilmente indifesi, col rischio di finire uccisi come me in quanto miei congiunti. Sarebbe stato troppo facile accettare, io non sono un codardo ma un uomo che si prende la responsabilità delle proprie azioni.
Mi auguro che non succeda nulla alla mia famiglia, che tu possa ancora avere pietà di loro, Maxime.
Non dovrei pensare a te, non dovrei nemmeno lontanamente pensare al fatto che è colpa tua se domani mattina salirò i gradini del patibolo.
Però sei legato al mio destino e non posso farne a meno.
Georges mi ha dato del pazzo, del folle per non aver accettato il tuo aiuto e ha concluso il discorso agitando le braccia e mettendosi le mani nei capelli:”Camille, tu sei finito.
Finito!”-ha detto.
Lo so.
Inizialmente avevo creduto nel processo, come uno sciocco.
Il tribunale rivoluzionario non processa.
Il tribunale rivoluzionario condanna
.
L’ho visto già fare molte volte e non mi stupisco della sentenza, nonostante Georges abbia sfoderato la sua migliore capacità oratoria per salvarci.
E così eccomi alla prigione del Louxembourg: ormai non c’è più tempo, l’alba è sorta e sono venuti a chiamarci per prepararci all’esecuzione.
Mi tagliano un po’ i capelli, per permettere che la lama della ghigliottina non venga intralciata, mi strappano la camicia con delle cesoie di ferro: sono pronto ad essere caricato sulla carretta e condotto in Place de la Révolution.
Ora sono ai piedi della ghigliottina: salgo le scale del patibolo.
Ho già chiesto perdono e detto addio alla vita e a tutti coloro che ho amato e che hanno incrociato il mio cammino.
Mentre mi legano all’asse di legno che mi terrà fermo il mio ultimo pensiero è rivolto comunque a te, Incorruttibile Maxime: sono le parole che ti ha rivolto Danton durante il processo.

C’è una forca da qualche parte che aspetta Robespierre”.

ANGOLO AUTRICE: Ciao! :)
Ecco il secondo capitolo, dedicato a Desmoulins.
Camille Desmoulins era amico di Robespierre, erano andati a scuola insieme e avevano condiviso momenti importanti della vita.
Fu appunto Maxime però a condannare definitivamente Camille, insieme a Danton e gli Indulgenti, salvo poi pentirsene e cercare di evitargli la ghigliottina.
Il "Georges" a cui si riferisce è Georges Jacques Danton appunto, mentre “Le Vieux Cordelier”, il titolo del capitolo, è il nome del giornale che Camille dirigeva.
Grazie a chi recensirà!
Jenny

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Capitolo 3
*** L'Homme du 10 Aout. ***


 

 

.

 

 

 

15 Germinale dell'Anno II
(5 Aprile 1794)

                                                              « Audacia, ancora audacia, sempre audacia e la Francia sarà salva
                                                                                              Georges Jacques Danton.
 

“Georges Jacques Danton.
Avvocato.
Deputato alla Convenzione Nazionale”-ho appena iniziato quella che dovrà essere la mia difesa e già un fragore di applausi e grida si leva dalla folla che è presente nell’aula per assistere al processo.
Sembra incredibile, non avrei mai pensato di poter finire io stesso davanti al tribunale rivoluzionario!
Robespierre, Saint Just… e il loro onnipotente Comitato!
Io me ne fotto dei Comitati!
Non sono altro che una struttura ridicola con una parvenza di legalità e rispetto della Virtù che a Maxime preme tanto ma in realtà tutto ciò si traduce in gruppi di furfanti alle dipendenze di quell’essere con la parrucca incipriata che io non definisco nemmeno più uomo; questi personaggi che prima combattevano per la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza, adesso non si fanno più alcuno scrupolo a passare dalla parte del Dittatore.
Io vorrei solo capire cosa pensa di ottenere con la mia morte.
Il popolo mi ama ancora, lo ha dimostrato ampiamente durante il processo: al punto che Fouquier ha chiesto di far sgombrare l’aula sia al pubblico che ai giornalisti che erano venuti ad ascoltare per prendere appunti e imprimere questo momento nella Storia.
Osservo i miei compagni di sventura: la mia attenzione si posa soprattutto su Camille.
Il pazzo all’ultimo si è pentito e ha cercato di evitargli la ghigliottina ma lui non si è lasciato corrompere in alcun modo e ha preferito seguirmi, anche se è consapevole di quello che comporterà questa scelta: lo ammiro per questo.
Ci vorrebbero vedere illusi, ancora illusi di poterci salvare ma io so che tutto ciò non accadrà e non esito a rivolgere ai giudici parole infuocate:
” Non ci sarebbe stata alcuna Rivoluzione senza di me, non ci sarebbe la Repubblica senza di me… so che siamo condannati a morte, conosco questo tribunale, sono stato io a crearlo e chiedo perdono a Dio ed agli uomini… non era nelle intenzioni che divenisse un flagello per il genere umano, bensì un appello, un'ultima disperata risorsa per uomini disperati e gonfi di rabbia…non sarà necessario trascinarmi a forza sul patibolo… se io ora difendo me stesso è per difendere quello cui aspiravamo e, più ancora, che abbiamo conseguito e non per salvare la mia vita".
E’ vero.
A me non importa poi nemmeno tanto di morire.
Mi sono rassegnato.
Quello che ha veramente importanza è che se io muoio, cosa ne sarà degli ideali per cui ho combattuto?
Sarebbe facile pensare che vivranno ma è improbabile che succeda: il popolo da solo non può farcela, ha vitale bisogno di un leader, uno che sia abituato ad avere a che fare con la gente, che la capisca e la possa aiutare davvero, cosa che nè Robespierre nè la sua cricca saranno mai in grado di fare concretamente.
Io amo il mio popolo e amo il mio Paese.
Per questo non voglio abbandonarli e non accetto false accuse come quella secondo cui sarei corrotto e avrei cospirato per salvare il re, arricchirmi e far fallire la rivoluzione!
Mi stupisco sempre di più di quello che sono stati capaci di inventarsi… devo riconoscere che in quanto ad originalità posso complimentarmi con loro.
Continuo a urlare da giorni ormai, non ho nemmeno più la voce, sono stanco.
Non vogliono concedermi testimoni (forse non ne hanno?), non mi ascoltano… rinuncio a difendermi.
E’ una partita persa.
Ho trentacinque anni e ne sento sessanta, sono stanco di combattere, vorrei solo poter vivere in pace e vedere i francesi fare lo stesso.
Niente più guerre, niente più diseguaglianze; esattamente ciò che ci stava tanto a cuore: se si potesse realizzare!
Io non lo vedrò, non vedrò una Francia libera e democratica come ho sempre desiderato; ormai la carretta dei condannati sta attraversando Rue Saint Honoré per poi giungere alla destinazione ultima: Place de la Révolution.
Passa davanti a casa dell’Incorruttibile e non so per quale motivo ci fermiamo sotto le finestre.
Io alzo lo sguardo: “La tua casa verrà cosparsa di sale e tu presto mi seguirai”-penso, amareggiato.
So che in questo momento tu sei a letto, in preda a una indefinita malattia nervosa: lo so io di che malattia si tratta: il senso di colpa.
Il senso di colpa per aver fatto uccidere degli innocenti ti divora.
E’ il minimo che ti possa succedere e devo dire che mi sembra strano che tu abbia ancora una coscienza in grado di provarlo: pensavo che ormai non avessi più rimorsi di alcun genere.
E’ dunque il momento, non mi resta che guardare un’ultima volta il cielo, lasciarmi legare all’asse e morire.
Anzi, no, rivolgo le ultime parole al boia!
Non ho dubbi su quali debbano essere:” Non dimenticare di mostrare la mia testa al popolo: ne vale la pena".

ANGOLO AUTRICE:
Bonsoir! :)
Oggi è il compleanno di Danton(e l’ho scoperto solo stamattina su Facebook!) quindi auguri Georges, ovunque tu sia. <3
Questo capitolo… io non sono particolarmente convinta.
Non mi piace molto… ma onestamente non credo che avrei potuto fare di più per quanto riguarda Danton, come ho già detto è quello che mi ha sempre interessato meno, senza nulla togliere al personaggio che sicuramente meriterebbe più attenzione.
Vi piace?
Fatemi sapere, il prossimo sarà Saint Just!
Awww quell’uomo… su di lui avrò da scrivere parecchio. <3
Da questo capitolo alcune frasi sono tratte dal vero processo a Danton... mi sembrava che creassero un effetto più bello.
Non credo di dover dare delucidazioni ma se servissero non esitate a chiedere.
A presto e grazie!
Jenny

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Capitolo 4
*** L'Archange de la Terreur ***


10 Termidoro dell’Anno II
( 28 Luglio 1794 )


Io disprezzo la polvere di cui sono  fatto e che vi parla; si potrà perseguitare e far morire questa polvere, ma sfido a strapparmi la vita indipendente che mi sono dato nei secoli e nei cieli”
                                            Louis Antoine de Saint Just

“Ormai avevo capito che intorno a noi si stava formando il vuoto.
La situazione mi si è palesata in tutta la sua drammaticità quando Maxime si è presentato alla Convenzione Nazionale il giorno prima del nostro arresto, accusando gli altri deputati.
Io ho cercato di parlare in suo favore e di salvarlo dalla loro furia ma avevo già capito che la nostra posizione si faceva difficile.
Ieri sera poi, 9 Termidoro, l’avventura è giunta alla fine.
Le guardie nazionali sono entrate nell’Hotel de Ville, dove ci eravamo rifugiati ed è scoppiato l’Inferno.
Alcuni mi hanno bloccato mentre un soldato mi tirava un pugno in faccia e mi ammanettava: non ho opposto resistenza.
Ho preferito lasciarmi catturare, impassibile, senza dare loro nemmeno la soddisfazione di lasciarmi sfuggire una lacrima o un moto di debolezza, nonostante io abbia appena ventisette anni e tutto il diritto di piangere sulla mia morte imminente.
Ai miei compagni è andata peggio: Le Bas ha afferrato una pistola e si è fatto saltare il cervello, Couthon ha tentato la fuga dalle scale, trascinando le sue gambe paralizzate ma a quanto ho sentito lo hanno preso, Augustin, il fratello di Maxime, si è spaccato le gambe buttandosi dalla finestra e adesso è coricato su una lettiga, più morto che vivo.
In quanto a Maxime… è quello che ha pagato il prezzo più alto.
Io non so se abbia tentato di uccidersi(ma ne dubito perché non avrebbe esitato ad andare incontro al proprio destino) o semplicemente qualche gendarme ne abbia approfittato per sfregiargli il viso con un proiettile.
Sono stato ammanettato per ore, tutta la notte, in quella sala prima e in seguito alla Conciergerie.
Quando sono stato condotto davanti a te, Maxime, che eri quasi irriconoscibile e sanguinante, mi è salita una immensa tristezza.
Ho alzato gli occhi e ho fissato la “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino”, appesa al muro.
E’ per questo che abbiamo combattuto?
Cos’è andato storto, cos’è che abbiamo sbagliato?
Pensavo che fossimo nel giusto e lo penso ancora.
Abbiamo mandato a morte i nemici della Rivoluzione, abbiamo cercato di essere esempio e prova di fermezza morale.
Io ti ho seguito Maxime.
Non ti avrei abbandonato per nulla al mondo, mio maestro, mio amico.
Ho mantenuto la mia promessa.
Per la strada alcuni sanculotti ci insultano:li compatisco, non riesco a fare diversamente.
Altri invece, con un ultimo moto di umanità forse, ci lanciano dei fiori.
Non saprei come interpretare questo gesto, a me fa quasi pensare ai fiori sulle tombe.
Noi non avremo una tomba, di questo sono sicuro: finiremo in una fossa comune, probabilmente questi fiori sono il massimo omaggio che ci spetta.
Osservo un secondo solo la lama della ghigliottina e mi passa davanti tutta la mia breve vita.
Tra pochi giorni avrei dovuto andare a vivere con Thérèse, la mia prima fidanzata, che non avevo potuto sposare anni fa: finalmente aveva ottenuto il divorzio dal marito che il padre le aveva imposto e mi avrebbe raggiunto a Parigi.
Come sono cambiate le cose in poche ore… ma non ho rimpianti.
Ho vissuto intensamente ogni momento e sono soddisfatto di tutto: so che non verrò dimenticato.

ANGOLO AUTRICE: Wow eccomi qui!
Ecco a voi Saint Just!
Il mio amour!
Beh i ringraziamenti andrebbero alla fine… però ne approfitto per anticiparli in parte e ringraziarti per quello che significhi e hai significato per me, tu lo sai perché,dovunque tu sia, Antoine. <3
Allora, credo che sia tutto abbastanza chiaro… come sempre se non capite qualcosa io sono qui.
Adesso domani dovrei riuscire a pubblicare l’ultimo capitolo, dedicato a Maxime… mi auguro di finire alla grande ah ah.
A parte gli scherzi, grazie a chi legge o commenta, all’ultimo capitolo! :)
Jenny

PS: Lo so che ho cercato di rendere il più possibile uguali i capitoli e degli altri rivoluzionari non c‘era la foto… però non ho resistito, amo troppo quell’uomo.
Questo è Saint Just:interpretato da Christopher Tompson nello sceneggiato “La Rivoluzione Francese” del 1989 e nel ritratto il vero Saint Just.

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Capitolo 5
*** L'Incorruptible ***


10 Termidoro dell’Anno II   "La virtù produce la felicità come il sole produce la luce"
( 28 Luglio 1794 )                         Maximilien de Robespierre


"Dove…dove sono?”-apro gli occhi lentamente e sento una fitta al viso, come se ci fosse una ferita sulla mia guancia sinistra.
Alzo a fatica una mano e controllo il punto in cui sento dolore: sanguina.
Comincio a distinguere l’ambiente intorno a me, le persone che mi circondano…quello che mi sta accanto è Saint Just e… beh ad occhio direi che ci troviamo… in una prigione?
Sono molto frastornato e sconvolto dal dolore al viso…però inizio a ricordare come ci sono finito in questo luogo…
Eravamo all’Hotel de Ville… stavo firmando un documento credo.
All’improvviso ho sentito un gran vociare fuori dalla porta e poi qualcuno l’ha aperta e alcuni soldati… devono essere entrati.
Si, mi ricordo: sono scappato.
E poi?
“E’ moribondo ormai… quel gendarme gli ha fracassato la mascella con un colpo di pistola, guardate com’è ridotto! Ah ah Sire, vedo che soffrite…posso fare qualcosa?”-domanda un uomo accanto a me.
“Ecco cosa mi è successo: mi hanno sparato.
Sire? Perché mi chiama così? Io non ho mai voluto paragonarmi al re!
Anche solo pensare mi richiede uno sforzo non indifferente però da quello che ho capito, nonostante io non possa comunicare non il mondo esterno, tra poco andrò alla ghigliottina: non mi rimane altro tempo.
Non era mia intenzione comportarmi come un tiranno, io pensavo che insegnando alla popolazione i miei valori, la virtù, l’intransigenza, la giustizia morale… immaginavo che sarebbe stato più facile proporre una vera democrazia, che rendesse il Paese libero e giusto, proprio come nella Roma Repubblicana, che avevo studiato da ragazzo.
Ho perfino instaurato il culto dell’Ente Supremo, per rinnovare la religione e cancellare ogni ricordo dell’Ancien Regime: adesso però dicono che lo avessi fatto solo per intimorire il popolo e costringerlo a considerarmi al pari di una divinità.
Se solo capissero…la verità è proprio questa, non sono stato compreso.
Forse aveva ragione Danton: certe idee elevate sono troppo astratte per essere comprese dalla massa.
Eppure io ero così sicuro, così certo di fare del mio meglio!
La Virtù… se solo fosse prevalsa adesso non mi troverei qui!
Non volevo la pena di morte inizialmente, sono stati gli eventi a costringermi ad usarla, per evitare che l’opera che stavo creando, la società perfetta che avevo in mente potesse essere intaccata da persone che non erano degne di condividere questa rivoluzione.
Persone ignoranti, rozze, volgari… avrebbero distrutto quello che era stato costruito negli anni, la loro morte era necessaria.
Adesso non saprei… ho fatto bene?
Sono molto confuso… ma alla fine si… era quello che ritenevo giusto e adesso ne pago le conseguenze.
Vedo delle sagome che si avvicinano a me: mi sollevano e mi portano fuori dalla cella.
La luce rossastra del tramonto mi acceca, vengo deposto nella carretta, coricato su un mucchio di paglia e mi avvio con i miei compagni verso la morte.
Sento in sottofondo delle voci e scorgo un ragazzino con un secchio in mano: sembra contenere sangue.
La carretta si ferma e a fatica alzo lo sguardo: siamo davanti a casa Duplay.
Il ragazzo rovescia il secchio sulla porta d’ingresso ma io volto la testa, non voglio vedere un tale sfregio, una tale mancanza di rispetto nei confronti di quella famiglia che mi ha ospitato e che mi venerava come un dio in Terra.
Mi sento in colpa nei loro confronti,non avrei mai dovuto coinvolgerli in questa storia.
Mentre la carretta riparte una donna si avvicina a me e mi urla in faccia:”Mostro! Discendi all’Inferno con le maledizioni di tutte le spose e di tutte le madri!”.
La sue parole non mi colpiscono nemmeno più: perché dovrei sentirmi in colpa? Evidentemente se ho ritenuto opportuno mandare a morte i loro figli e i loro mariti c’era un motivo.
Siamo arrivati e il sinistro profilo della ghigliottina si staglia in Place de la Révolution.
Mi aiutano a scendere dalla carretta e poi cominciano a uccidere i miei compagni, uno dopo l’altro.
Mio fratello viene trascinato da due gendarmi: non ha voluto abbandonarmi e si è dichiarato colpevole quanto me e desideroso di condividere la mia sorte.
Poco dopo tocca ad Antoine, che sale in fretta, determinato, verso la ghigliottina.
“Adieu mio giovane amico”-cerco di comunicare con gli occhi.
E’ il mio turno: un aiutante del boia mi strappa la benda che mi tiene ferma la mascella fracassata e io urlo, per il forte dolore.
Mi legano sull’asse, cercano di fare più in fretta possibile per evitarmi altre sofferenze: mentre la lama della ghigliottina scende, in un ultimo istante di lucidità mi sovviene una frase: “La Rivoluzione divora in suoi figli”.
 

La Rivoluzione divora i suoi figli
FINE.

 

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