Worth The Wait!

di IllySan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione. ***
Capitolo 2: *** -ONE- ***
Capitolo 3: *** -TWO- ***
Capitolo 4: *** -THREE- ***
Capitolo 5: *** -FOUR- ***
Capitolo 6: *** -FIVE- ***
Capitolo 7: *** -SIX- ***
Capitolo 8: *** - SEVEN- ***
Capitolo 9: *** -EIGHT- ***
Capitolo 10: *** -NINE- ***
Capitolo 11: *** -TEN- ***
Capitolo 12: *** -ELEVEN- ***
Capitolo 13: *** -TWELVE- ***
Capitolo 14: *** - THIRTEEN - ***
Capitolo 15: *** - FOURTEEN - ***
Capitolo 16: *** - FIFTEEN - ***
Capitolo 17: *** - SIXTEEN - ***
Capitolo 18: *** - SEVENTEEN - ***
Capitolo 19: *** - EIGHTEEN - ***
Capitolo 20: *** -NINETHEEN- ***
Capitolo 21: *** -TWENTY- ***
Capitolo 22: *** -TWENTY, ONE- ***
Capitolo 23: *** TWENTY, TWO (Part 1) ***
Capitolo 24: *** TWENTY, TWO (Part 2) ***



Capitolo 1
*** Introduzione. ***


 


<< Nonnina, sono tornata! >>
Disse la 20enne, annunciandosi mentre apriva , con stanchezza,la porta di casa della nonna 
materna.

<< Amore, com'è andata oggi? >> 
Chiese la signora anziana di 80 anni, spuntando dalla sala, sorridendole affettuosamente.

<< Bene, alla grande, anche se mi hanno rimandato all'Eur... >>
Rispose la nipote, cominciando a togliersi di dosso i vari strati della divisa.

<< Tappeto di foglie? >> Chiese prontamente Teresa.

<< Esattamente. Vedo che impari in fretta. >> 
Fece scherzosamente Ilaria.

<< Sempre in due eravate? >> 

<< Già...oramai sanno che sono una piccoletta strong. >>

<< L'hai abituati troppo bene, bambina mia. >>

<< Hai proprio ragione, nò. Vado a farmi una doccia rilassante... ho fatto la schiuma.>> 
E dicendo così, la giovane, entrò nel bagno, pronta per rigenerarsi.

<< Che ti mangi per pranzo? Dopo devi riandare a lavoro? >>
Domandò premurosamente l'anziana, dalla cucina.

<< Si, ho anche la notte. Una bistecchina e delle carote vanno più che bene! >>
Esclamò Ilaria, alzando leggermente il tono di voce per farsi sentire dalla nonna,
che tempestivamente recepì la risposta e si mise ai fornelli.


[...]


Un'oretta dopo circa, la 20enne uscì tutta bella e prufumata, e pranzò in compagnia dei suoi nonni,
scambiandosi aneddoti dei colleghi di lavoro e dei coinquilini del palazzo in cui vivevano oramai
da mesi.

<< Adesso il tuo caffettino mi rimetterà definitivamente a nuovo...naturalmente, una sigarettuccia 
ci sta tutta. >>
Esordì Ilaria, dirigendosi verso la finestra della sala, con il bicchierino alla mano sinistra 
e la sigaretta nella destra. >>

<< Eeeeh, la solita fumatina pomeridiana. >> 
Borbottò il nonno.

La vita e le abitudini della ragazza, oramai avevano preso un'altro piede, 
come anche il suo nuovo tenore di vita, (non che fosse un tipo che sperperava tutto il suo stipendio 
in cavolate, però adesso poteva finalmente permettersi qualche sfizio, e ovviamente, poteva mantenersi
da sola i suoi vizietti da adolescente).
Da sempre aveva vissuto nella povertà, con i suoi genitori che non riuscivano ad arrivare neanche 
alla metà del mese; non potevano permettersi nulla, e ultimamente, prima della svolta, 
faticavano addirittura a trovarsi il pranzo o la cena da mettere in tavola.
Erano caduti praticamente in disgrazia.
Loro per 14 anni vissero nella capitale, a Roma, ma poi un giorno, tutto andò a rotoli: 
Ilaria, cominciò ad essere presa di mira dai bulli della sua scuola, ed il padre perse il suo posto di 
lavoro, così, tutti insieme, di comune accordo, decisero di fare un salto nel baratro, 
che si rivelò successivamente, il cosiddetto "passo più lungo della gamba".
Riusciono a vendere la loro casa e ne trovarono una più piccola a Tagliacozzo, un piccolo paesello
Abruzzese dove crebbero i suoi genitori , i suoi zii ed i suoi nonni.
Praticamente originari di lì.
Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, soprattutto perchè la famiglia Gagliardi pensò fosse la cosa giusta
da fare, la soluzione ai loro problemi, (o almeno in quel momento), ed invece...
Andò persino di male in peggio.
Solo una cosa tirò sù il morale alla famiglia: la nascita di una new entry: Andrea.
Nacque quindi, il secondo genito.
Per Ilaria fu un miracolo, aveva sempre voluto avere un fratellino o una sorellina, fin da quand'era
piccina, ma purtroppo la mamma, per tre volte che ci aveva provato, 3 volte era andata male.
Il feto moriva così, improvvisamente tra la fine del primo mese e l'inizio del secondo; niente più battito.
Ma come dice il prverbio "chi la dura la vince".


[...]


Gli anni passarono e il piccolo Andrew, divenne un ometto e iniziò ad andare in prima elementare,
e fù proprio in quel periodo che ad Ilaria cambiò tutto: la ruota girò dalla sua parte.
Trovò lavoro come operatore ambientale, ecologico, alias spazzino, e si trasferì nuovamente a Roma, 
da sua nonna.
Inizialmente quei nuovi ritmi la scombussolarono e provarono emotivamente, soprattutto per la 
distanza con la madre, il padre , ed il fratellino, ma tempo un mese, ed Ilaria prese in pugno le 
redini della sua vita; dimostrandosi matura, intraprendente e forte.
Una nuova lei.
Tutti furono fieri di questo, anche lei stessa, visto che da sempre aveva avuto una bassa considerazione
di sè.


[...]


 
I giorni si trasformarono in settimane, le settimane in mesi, quando in quel primo pomeriggio,
mentre si godeva la sua sigaretta in finestra, ecco che notò dietro al vetro di un'appartamento 
di fonte a lei, una ragazza, o meglio, una giovane donna, affascinante, 
cambiarsi, (spogliersi), con nonchalance, senza socchiudere persiane o tende....
Rimase incantata davanti a quello spettacolo: il collo clinato evidenziava la lunghezza di esso e le 
ossicine sensuali, che tanto piacevano alla 20enne, i capelli lunghi lasciati sciolti (e forse anche 
bagnati), che ricadevano lungo la schiena ...quella schiena slanciata e muscolosa, che a contatto 
coi raggi del sole ,brillava  come la pelle bianca, semi pallida, di Edward di Twilight...(e tutto questo
grazie ai riflessi che sbattevano e oltrepassavano i vetri), per non parlare  poi, dei glutei...beh, sodi e 
talmente perfetti, che crebbe fossero stati disegnati col compasso...
Poteva esistere una tipa del genere?
Stava realmente assistendo ad una scena simile?
Non lo si vedeva solamente nei telefilm?
 
Era rimasta spiazzata, sorpresa, fulminata da quella visuale celestiale che le si era proposta,
tanto che non si accorse nemmeno che la sigaretta le si fosse consumata in mano, senza respirarla...
Gli occhi a cuoricino non riuscivano a staccarsi da quel corpo estremamente sexy, da quelle curve
perfette, da quella siluette.....che non credeva potesse esistere sulla faccia della terra, ma tutto questo
terminò improvvisamente, quando la donna, coprendosi il seno con le mani, si voltò nella direzione
della giovane: Ilaria spalancò la bocca e sgranò gli occhi incredula, come se l'altra l'avesse percepita,
e di rimando scattò di colpo, scagliandosi contro il muro che aveva di fianco, togliendosi così dalla
linea visibile della vicina...che fosse stato troppo tardi? Troppo lenta? L'aveva vista? 
Cosa avrebbe fatto, come si sarebbe comportata se si fossero incrociate di sotto ai portoni, o per strada?
L'avrebbe riconosciuta?
Ilaria sicuramente si.
Era scontato.
Si poteva dimenticare una bellezza simile?
Ma da quando quella donna abitava di fronte a lei?
Come mai non l'aveva mai notata prima?
Troppe domande senza risposta invasero la mente della Gagliardi, e non solo, anche la paura stava 
prendendo il sopravvento, ma ora come ora, non poteva lasciarsi trasportare in quel modo, doveva
affrontare un'altro turno di notte, altre 6 ore stremanti in mezzo a kg e kg di foglie, e non poteva 
non riposarsi un paio d'ore prima di attaccare.
Doveva riposare, così fece dei respiri profondi, inspirando con il naso ed espirando con la bocca,
riprendendo un lieve controllo delle sue emozioni, sensazioni e di se stessa; si sporse poco dopo,
con molta calma per vedere se quella dea fosse ancora lì, ma niente...era scomparsa.
Ringraziò mentalmente il cielo per non averla rivista, e si andò a sdraiare sul divano per un breve
riposino...

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Capitolo 2
*** -ONE- ***


La settimana trascorse velocemente, con totale tranquillità, mantenendo sempre e comunque, 
quei ritmi frenetici a cui Ilaria era stata inizialmente sottoposta, ma che oramai, non la toccavano
più di tanto; ci si era abituata.
Casa, Lavoro, Lavoro, Casa.
Così era e così doveva essere.
Nella sua vita non sarebbe entrato nessuno, lo sapeva, lo aveva capito, si era arresa, 
soprattutto dopo quella "non" storia durata due anni con una stronza, ambigua, incompresa, 
perennemente confusa megagalattica.
Ebbene si, Ilaria era lesbica.
Amava le donne proprio come avrebbe dovuto amare gli uomini, ma questo era risaputo nella sua famiglia.
Non c'era un membro che non ne era a conoscenza; aveva fatto coming-out con tutti, persino coi nonni.
Si era sempre voluta sentire accettata, libera e così, fortunatamente, era andata.


[...]


-Martedì notte, ore  00.00-


Ilaria aveva staccato da lavoro alle 23.30 e come al solito, l'era andata a prendere il collega del padre, divenuto oramai, suo amico,
o forse era meglio dire, il suo migliore amico.
Quando finalmente arrivarono a destinazione, salutò il ragazzo, (di nome Simone), e si avviò nella vietta che l'avrebbe portata al suo portoncino,
ma successivamente ecco che, svoltato l'angolo, sentì il rumore del portone di fronte al suo,
segno che qualcuno lo stava aprendo....ed infatti, pochi istanti dopo, vide uscire una bella donna slanciata, castana scura,
che camminava a passo svelto, sicura di  sè, molto simile alla famosa "Dea" di una settimana prima, ma non ci diede tanto peso...
La stanchezza era troppa.

<< Di ritorno dal turno di notte?! >> 
Domandà improvvisamente ed inaspettatamente la più grande, rivolgendosi verso di lei, sorridendo .

Ilaria rimase totalmente esterrefatta: era proprio lei.
QUELLA.LEI.
Ed ora cosa avrebbe dovuto fare?
Scappare a gambe elevate?
Scavarsi una fossa sotto terra?
Dileguarsi in una nuvoletta di fumo?

<< già... >> 
Sibilò incosciamente.
Lo sguardo della ragazzina era completamente perso, ed i suoi occhi si ritrovarono incosciamente,
incollati a quelli dell'altra.
Non riusciva a staccarsene, neanche volendo e provandoci.
Boccheggiava, ma senza accorgersene, aveva persino smesso di respirare, continuando a camminare,
ad avanzare verso casa, fino a che la sorpasso abbastanza per chiudere il contatto visivo.

<< Buonanotte... >>
Soffiò nuovamente, oramai lontana dalla donna.
Praticamente se l'era svignata.

"Codarda!
Maleducata!
Idiota!"


Pensò tra sè e sè.

Suonò al citofono della nonna e tentò di riprendersi da quell'incontro sorprendentemente scioccante;
si sentiva bollire e addirittura  aveva cominciato a sudare.
La vecchietta le aprì e la ragazza si fiondò nell'atrio del palazzo, con irruenza, come per rifuggiarsi..
Non si era preoccupata neanche di controllare se quella donna misteriosa stesse ancora lì o se ne fosse andata.

Salì le scale a due a due e in un men che non si dica, entrò nell'appartamento come un uragano,
non degnando di attenzioni i nonni, diregendosi dritta dritta al bagno, chiudendocisi dentro.
Doveva placare la vergogna che stava provando, calmare i bollenti spiriti che con uno schiocco di dita le si erano accessi e l'avevano pervasa;
e tutto ciò, solamente con un saluto gentile ed un sorriso.
La causa di quelle reazioni esagerate da parte della Gagliardi  provenivano solo da un piccolo dettaglio:
quando la spiò involontariamente dalla finestra; quelle visioni, quei ricordi la invasero nel preciso istante in cui i loro occhi si incrociarono quella sera.

<< Quanto sono......demente! E' stato imbarazzante...molto. >> 
Si maledì, specchiandosi .
Poi girò la manovella del lavandino , lasciò scorrere il flusso d'acqua, e si sciacquò la faccia appena la temperatura fu abbastanza fredda...
Naturalmente avrebbe evitato di raccontare la scena alla nonna, altrimenti sarebbe stata una discussione piuttosto lunga.



[...]



-Mercoledì mattina, ore 04.00-

Nuova giornata lavorativa, ed Ilaria come sempre si era svegliata prima dell'alba; (e forse quella mattina anche prima del solito,
visto che quelle 3 ore che aveva a disposizione per riposare, le aveva passate in bianco.)

Si preparò la colazione, si rifece il letto, si lavò e indossò la divisa da Operatrice Ecologica.
Tutto nella norma, ma il dovere la stava surclassando:
Lavoro, 100 - Vita Sociale, sotto 0.

Quandò fù pronta, uscì di casa e si incamminò per andare a prendere i vari autobus che l'avrebbero portata al deposito, ma il destino le remò contro
e volle che, proprio in quel momento, anche a quell'ora, una certa persona, spuntò improvvisamente di fronte a lei...

<< no, non può essere vero! >> 
Esordì scioccata, Ila, con lieve disappunto e forse, anche leggermente scocciata.
Ma il fato ce l'aveva realmente con lei?

<< Buongiorno bella. >>
Fece la donna misteriosa, senza nome, con la sua solita determinazione e sicurezza.
Sembrava volesse sfidarla...ma...a che gioco stava giocando?
E perchè?

<< Buongiorno a lei... >>
Sibilò questa volta Ilaria, non facendosi prendere alla sprovvista.

<< ...anche se per me si sta facendo notte... ma grazie... >>
Rispose l'altra, precisando e facendo spallucce.

Ma di cosa si occupava? 
Ilaria era dannatamente curiosa di scoprirlo.
Avrebbe voluto scoprire tutto su quella donna.
Che poteva fare di tanto...stressante, per avere quel tipo di orari differenti da lei?
Usciva una e l'altra rientrava.
O viceversa.
L'altra esce e una rientra.

Ilaria stette per replicare e domandarle...qualcosa, ma niente, preferì abbozzare un sorriso e riprendere a camminare,
ma donna la sorprese nuovamente:

<< E comunque puoi darmi del tu...non sono poi così vecchia respetto a te. >>
Parole, altre parole...
Ma che diavolo voleva da lei?
Ilaria sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta, ancora una volta, trovandosi più confusa del solito...
Sempre più stranita da quei suoi comportamenti.

<< Okay... >>
Sussurrò Ila, piantata in stand-by per la strada.

<< E buon lavoro! Alla prossima! >> 
Aggiunse di nuiovo la donna, mentre la più piccola era ancora pietrificata ad osservarla da dietro, 
mentre l'altra raggiunse il suo traguardo, sparendo dietro il portone...
Sapeva anche questo?

<< Magari vestita tutta di giallo...per di più fosforescente, dò abbastanza nell'occhio... >>
Ci riflettè sopra, la Gagliardi, scuotendo la testa per poi mettersi a correre per non fare tardi a lavoro.

Altro che Mrs. Scopetta.....questa donna era peggio, ne era certa.



[...]



Inutile dire che quella mattina, Ilaria era totalmente assorta in un mondo tutto suo...
Lavorava, si, naturalmente, ma non scmabiava due chiacchiere con nessuno dei suoi colleghi: 
testa china e non prestava attenzione a nient'altro.
Era ovvio che qualcosa la turbasse, ma gli altri non riuscirono ad arrivare alla motivazione, e così, per quel motivo,
partirono le scommesse fra di loro...
Questo accadeva quando si incontravano dei colleghi impiccioni e superficiali che non sapevano come riempire il loro tempo,
e di conseguenza le loro vite...se non a punzecchiare gli altri.
Spesso ad Ilaria sembrava di tornare indietro nel tempo, all'epoca del liceo; il lavoro e la scuola alla fine, avevano tante cose in comune,
e quel giorno, ne aveva avuto la conferma, ma purtroppo per lei, era capitata male:
aveva il doppio turno e ciò significava che sarebbe rientrata a casa, solamente dopo le 18.00, e quindi avrebbe dovuto sopportarli ancora, 
ma ancora per svariate ore.



[...]



-La sera, ore 18.30-

Di ritorno verso casa.
Quella giornata sembrava non voler passare mai, era stata un incubo, non lavorativamente, ma emotivamente.
Quella donna l'aveva stregata!

Ila non fece altro che pensare a lei, a farsi tutti i tipi di quesiti possibili; inerenti e non.
Quella sera doveva rilassarsi, era fin troppo agitata e di mal'umore, e l'unica cosa che poteva farla ragione, era la musica,
infatti stava passeggiando con le cuffiette alle orecchie ed il volume al massimo. 
Il ritmo, le melodie, le parole dovevano superare il livello di preoccupazioni e dei pipponi mentali che si facevano largo in lei.
Dei problemi.
Di.....tutto.
La musica era la sua droga, la sua compagna di vita, la sua camomilla, la sua cura.
Senza musica, sarebbe già morta.
(Se la tatuò persino all'interno del polso sinistro, all'età di 18 anni.)

Era assente da quel mondo, completamente persa nel tunnel, quando si andò a scontrare con....con lei.
Stava uscendo.
Di nuovo.
Quando lei rientrava.
Ma insomma, la curiosità e la confusione salirono di conseguenza, mandandola in tilt.
Ora sarebbe esplosa.
Era stanca di pensare.
Era esausta.

<< Owo, ciao. Ci si rivede. >>
Esordì entusiasta, la donna.

<< Eh già... sembra che c'ha...c'hai preso il vizio! >>
Esclamò di rimando, Ilaria, piantandosi a terra, incrociando le braccia sotto al seno,

<< Hahah...qualcosa non va oggi? >>
Chiese quindi, divertita e curiosa, la più grande.

<< No, cioè si...o meglio, non lo so. >>
Rispose la Gagliardi, perdendo credibilità e fermezza, dimostrandosi una poppante.
Ma l'emozione giocava brutti scherzi.

<< Uhm...vedo che hai le idee chiare! >>
La prese in giro l'altra.
Doveva ammetterlo però; per quanto in ridicolo si stava mettendo la ragazzina, era al contempo 
deliziosa.

<< Smettila! >>
Replicò Ilaria, nervosa.
Ora si permetteva anche di sfotterla...non riusciva più a sopportarla.

<< Eh? Di fare...cosa esattamente? >>
Fece beffardamente, l'adulta, mostrando uno sguardo...al di fuori del normale...
Ilaria ebbe l'impressione che fosse...malizioso, provocatorio...volontario e non casuale.

<< Così. Questo. >>
E bastò così poco per far entrare nel panico la ragazza.

<< Ovvero?! >>

<< Seguirmi. Perchè mi stai seguendo, non è vero? Insomma...non credo sia scientificamente possibile che due persone sconosciute,
abbiano degli orari completamente diversi ma che nello stesso tempo gli permettano di incontrarsi più volte nell'arco della giornata.
Io... >>

La Gagliardi, come spesso accadeva quando andava in paranoia e si agitava ulteriormente, iniziò a parlare a macchinetta,
senza neanche più ragionare e respirare; lasciava la bocca aprirsi e dar fiato ad ogni suo minimo pensiero che vagava nella sua testolina...

La donna ridacchiò sotto i baffi per non insultare la giovane, (che poi neanche avrebbe voluto sfotterla), era una scena troppo tenera,
e l'unico modo che le era venuto in mente per fermarla sarebbe stato quello di.....ma non poteva di certo, l'avrebbe presa per psicopatica,
visto che in parte già aveva scovato non fosse del tutto normale....ma neanche lei scherzava  vedendola in quel momento...

<< Ferma, ferma il tuo fiume in piena. Innanzitutto, calmati...altrimenti rischi di morire soffocata o a causa d'infarto... >>
Iniziò con cautela, sorridendo, la donna misteriosa, afferrandola per le spalle; fù un gesto che avrebbe dovuto sia intimorire, sia dar fastidio ad Ilaria, ma non le fece quell'effetto..
Si sentì stranamente rassicurata, piacevole, come se potesse fidarsi quasi ciecamente di quella donna...
Non era anomalo?
Quel calore e quella vicinanza la invasero fino al midollo, toccandola nel profondo, nell'intimo,
drogandola del tutto, rendendola incapace di intendere e di volere, ma proprio quando stava per far crollare ogni muro della sua difesa,
ascoltando quella frase, scattò sull'attenti, indietreggiando, liberandosi così, da quella presa maledetta.

<< ...e poi, se vogliamo metterla sul tuo stesso piano: sei sicura che sia tu quella che deve sentirsi spiata? >>

<< C-che...vuoi dire? >>
Balbettò sconnessa e turbata, Ilaria.

<< Credi che non ti abbia vista quella volta?...Mentre mi spiavi dalla finestra di casa tua? So che mi hai vista nu... >>
Alcune delle tanto attese risposte, arrivarono finalmente.
Forse però, non avrebbe voluto riceverle così...da lei.

La più giovane cominciò ad impanicarsi, imbarazzarsi, mortificarsi, e sentiva un fuoco dentro di lei traballare,
così la interruppe alzando addirittura un poco il tono, involontariamente:

<< E' stato un errore. Non volevo importunarti. Non sapevo neanche che una meraviglia come te mi abitasse di fronte. Lo giuro!
Io non sono come quei viscidi...non sono un uomo, non vado in cerca di belle donne per trovare piacere nel masturbarmi... è stato un caso,
un incidente. Davvero! >>

Persino la voce le si cominciò a rompere in gola, a spezzarsi, a tremare, e i suoi occhi per il nervosismo, divennero lucidi.

La donna capì.
La ragazza non stava mentendo.
Era sincera.
Era diversa dalle altre persone, non lo poteva mettere in dubbio.
Ne ebbe la conferma in quell'istante.

<< Oh...quindi mi hai osservata per bene, eh!? Talmente nel dettaglio che puoi persino permetterti di aggettivarmi... >>

<< No, io...non in quel senso...non fraintendere. Cazzo! Non volevo dire quello...tanto meno volevo mancarti di rispetto, credimi...per favore. >>

Realizzò solo ad all'ora che, nonostante fossero passati una ventina di minuti rotondi rotondi, ancora nessuna delle due conosceva il nome dell'altra, ma l'adulta sembrò leggerla nella mente, e si fece avanti per prima:

<< Samantha...ma per gli amici Root! >> 
Fece sorridendo con  completa nonchalance , porgendole la mano in segno di  presentazione e di educazione.

<< ...Ilaria... solamente Ilaria! >> 
Rispose la ragazzina, ridacchiando leggermente, dandosi della sciocca, della stupida, per la battuta idiota.

La Gagliardi ricambiò la stretta di mano e inaspettatamente una scarica elettrica la pervase, facendola sussultare di conseguenza,
ma non fù la sola a percepirlo, anche Samantha l'avvertì.
Rimasero entrambe scosse, stordite a guardarsi fisse negli occhi, senza però emettere una parola.


---Ma all'improvviso, come anche nelle favole...qualcuno disturbò la loro quiete:

<< Root, ehi! Muoviti, dobbiamo andare! >>
Urlò insistente una voce maschile, risoluta.

Sam si risvegliò da quello stato di trans in cui era caduta e si allontanò istintivamente dalla ragazza;
si poteva capire da lontano un miglio che persino lei non si sarebbe aspettata una cosa simile,
ritrovandosi poi, così, disorientata.

<< Arrivo, John! >>
Esclamò la donna adulta, voltandosi al volo verso l'uomo che la stava aspettando, facendogli un gesto con la mano.

<< Devi andare...mi dispiace di averti trattenuta...non volevo rubarti del tempo prezioso. >>
Proferì di colpo, Ilaria, abbassando la testa e fissandosi i piedi, colpevole.

<< Ehi, no, non dispiacerti, assolutamente. E' solo colpa mia, mi ero totalmente dimenticata dell'appuntamento. >>
Replicò Root, convinta e seria.

<< Okay...allora...a presto. >> 
La salutò Ila, incamminandosi verso il portone di casa.
Era amareggiata di essersi trovata in quella situazione, situazione in cui: prima di tutto si era infatuata di una donna più grande di lei,
secondo, ci aveva flertato, o almeno così le era sembrato da alcuni sguardi e altrettante occhiate, ma molto probabilmente si era sbagliata,
come suo solito, e terzo, era già fidanzata...con un uomo.


<< E porta le scuse al tuo ragazzo, da parte mia. >>
Aggiunse da lontano la Gagliardi, con l'amaro in bocca, lasciando di stucco Samantha, che ci rimase persino male...

Si diresse verso l'auto con dentro quell'uomo di nome John, ed entrò.

<< Era lei? >> 
Domandò lui, insicuro.

<< Si... >>
Soffiò lei, intontita.
Qualcosa aveva rovinato improvvisamente l'incontro.

<< E...? Che hai scoperto? Allarme rosso? Dobbiamo tenerci pronti per una qualche Apocalisse imminente? >>
Chiese nuovamente, John, ironico e sarcastico, per poi mettere finalmente in moto.

Root scosse la testa in segno di negazione e riflettèin silenzio.

<< Che altro? >>

<< Mi ha detto di porre le sue scuse al mio ragazzo, per via del ritardo... >>

<< E chi sarebbe costui? >>

<< Tu! >>

John scoppiò in una fragorosa risata...

<< Per quanto tu sia affascinante e tutto il resto, non credo saresti il mio tipo di donna, Root. Ne sono desolato. >>

<< E tu non saresti il mio tipo di uomo, John. La cosa è reciproca. >>

<< ..Sempre se gli uomini fossero i tuoi tipi. >>

<< Esattamente. >>

<< Immagino che la ragazzina non sia a conoscenza di questo dettaglio... >>

<< E' già tanto se conosce il mio nome...per ora. >>

<< Ah, giusto, quasi dimenticavo: esiste un tempo per il bisturi ed uno per il martello... >>

<< E questo è il momento del bisturi. >>

<< Strano, ma vero! >>

<< Lento ma violento, John. Sai che ottengo sempre quello che voglio. >>

<< Lo so, ma devi fare attenzione. Non voglio coinvolgimenti di nessun tipo, Root! Non questa volta, non più. Non nella mia squadra.
Le conosci le  nuove regole. >>
L'uomo si fece inaspettatamente più crudo, severo, inumano, freddo, dando alla Partner una frecciatina avvelenata, a cui neanche lei era pronta.

Inghiottì quel boccone amaro, con fatica, e rispose inflessibile, senza lasciar trapelare le sue emozioni:

<< Si, le conosco. Sta tranquillo, la professionalità prima di tutto. La missione è in vetta alla cima...
302 917 564 001 è soltanto un numero. Un obiettivo. Niente di più, niente di meno. >>

Quella risposta le spezzò il cuore; per qualche insulso ed arcano motivo, ebbe la sensazione che se, a quel punto, la nuova ragazzina,
di nome Ilaria, avesse ascoltato quelle parole...beh, le avrebbero fatto veramente male.
Da come si era espressa  e da come si era lasciata andare poco prima, non era stato difficile capire che la giovane provasse attrazione
verso di lei...ma non era collegato solamente ad Ilaria...

Quel discorso, quelle frecciatine, erano riferite a tutt'altro, erano state dette per un determinato motivo, mirate precisamente ad un persona,
ad un periodo, a dei fatti passati...

<< Brava. Benissimo! Sò quanto ti costa, Root. Sameen resterà sempre nei nostri cuori.
Ha lasciato un impronta in ognuno di noi, non solo in te...ma dobbiamo andare avanti, sopravvivere per lei...
Perchè Shaw ha sacrificato la sua vita per salvare le  nostre. Dobbiamo far sì che il suo sacrificio non sia vano. >>

John si voltò a guardare l'altra alla sua destra, ma Samantha non si mosse e non rispose.
Rimase immobile, senza dire una parola.
Non voleva rispondere, non poteva....troppo impegnata a trattenere quelle lacrime che stavano tentando di fuoriuscire per rogarle il viso..
...per non parlare della sia voce rotta, che le stava tremando in gola...

<< Ora andiamo, che Fusco ha bisogno di noi. >>

<< Come sempre. >>
Riuscì a sputare acidamente, Sam, mentre il collega partì in sgommata, decisi e frettolosi verso il loro obbiettivo.

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Capitolo 3
*** -TWO- ***


L'obiettivo di Root era quello di controllare e/o proteggere quella ragazza.
Ancora non avevano capito se lei fosse la vittima od il carnefice.
La differenza era un sottile filo appeso e non potevano permettersi di sbagliare perchè in ballo c'era la sua vita.
L'aveva spiata furtivamente per tutti quei mesi dalla sua finestra, seguendola cautamente senza farsi mai notare prima.
Sapeva a memoria gli orari, le zone, gli impegni, e persino le sue conoscenze.
Non l'aveva mollata un attimo.
Il trucco per riuscire nelle loro missioni era proprio quello: assorbire tutti i dettagli della vita di una persona.

Ultimamente sotto casa di Ilaria, si vedeva spesso una 600 celestina chiara, guidata da un uomo, un ragazzo, sicuramente più grande di lei,
barbuto, che l'aspettava e l'andava a prendere per portarla a lavoro; la cosa non le piaceva per niente.
Era un tipo strano, ambiguo, sospetto, un possibile pazzo maniaco serial killer.
Dietro alla maschera si poteva nascondere qualsiasi cosa.



[...]


Quella notte, come di routine, Ilaria tornò a casa dopo la mezzanotte, in compagnia di quel barbone, ma una volta accostata l'auto,
Root da dietro la tenda, col suo binocolo, non la vide scendere; si erano soffermati dentro...a parlare, probabilmente.
Sperava.

Improvvisamente intravide il ragazzo muoversi in direzione della sua "protetta" e di conseguenza, lei agitarsi e spostargli il volto.
Doveva intervenire?

Pochi minuti dopo, sbam.
Lui la baciò e Ilaria ci stette.
Non si spostò.

Root rimase colpita e sbalordita da quella scena.
Non se lo sarebbe aspettata una risposta da parte della Gagliardi, visto le sue tendenze...
Un grotto all'altezza dello stomaco le provcò un conato, e decise così, di allontanarsi dalla sua postazione e andarsi a fare un caffè.
Non aveva proprio voglia di continuare a fare la guardona.


[...]


Alcuni minuti dopo, quando tornò alla finestra con la tazza di quel liquido nero caldo, che tanto amava, notò immediatamente che la macchina era scomparsa.
Non c'era più.
Loro non c'erano più.
Dove caspita erano andati?
Si allarmò subito e con uno scatto felino appoggiò il caffè sul davanzale di marmo ed uscì dall'appartamento, saltando le scale del palazzo a due a due,
dirigendosi di corsa al portone della ragazza.
Suonò al citofono "Gagliardi" ed aspettò.
Il portono si aprì senza neanche domandare chi fosse a quell'ora tardi, e la cosa le puzzò parecchio: brutto segno.
Quando si catapultò al primo piano, sul pianerottolo di Ilaria, ecco che la vide affacciarsi dietro la porta di casa, ancora con la divisa di lavoro.

<< Tesò mi sono dimenticata qualcosa in macchina tua??? >>

Root rimase perplessa.
Infastidita.
Cosa avrebbe dovuto lasciare in quel catorcio?
Fece una smorfia schifata e maliziosa a quella domanda.

Daltronde anche Ilaria rimase confusa ed esterrefatta di trovarsi la sua vicina di casa davanti agli occhi.

<< Oh...ehm...mi scusi signorina Groves, credevo fosse qualcun'altro. Ecco perchè ho aperto senza... >>

<< Tranquilla. Fortunatamente sono soltanto io. >>
La interruppe Sam, non riflettendo al messaggio sotto le righe.

<< Voglio dire...in questi tempi è molto pericoloso fare passi azzardati, e avresti potuto ritrovarti un malintenzionato pronto a derubarvi e farvi del male.
Nel peggior dei casi. Ma comunque, tralasciando il mio monologo da bigotta e lievemente pessimista... >>
L'agente stava faticando a trattenere il fiatone, di nascondere la preoccupazione e la fatica, e l'agitazione di essere scoperta aumentava a dismisura.

<< Come mai...qui? Non che mi dispiaccia, insomma...cioè... non la sto cacciando, però... >>
Ilaria cominciò a delirare ed andare in tilt.

Samantha sogghignò sotto i baffi e si morse il labbro inferiore, soddisfatta.

Dall'altra parte Ila, appena l'aveva vista apparire in quel modo era rimasta di stucco: non le capitava spesso di contemplare una donna simile,
specialmente in camicia da notte nera, merlettata, che non lasciava nulla all'immaginazione, con i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle; 
probabilmente Root neanche si era resa conto di come era uscita per la fretta, ma lo sguardo indagatore ed intenso dell'altra glielo fece notare.
Si guardò al volo e ... si mortificò.
Per la prima volta, forse, si imbarazzò a trovarsi svestita di fronte ad una ragazza.
Si mosse nervosamente e sentì le sue gote prendere a fuoco.
Entrambe non si stavano sentendo a proprio agio, specialmente la più piccola che, anche volendo, sforzandosi di non guardarla, se la stava mangiando con gli occhi.

<< Ero venuta... >>
Iniziò flebile Root, trovando in qualunque frase volesse dire, doppi sensi ovunque.

<< Si? >>

<< ...Volevo chiederti se avevi un paio di bustine di camomilla, o tisana rilassante... Sai, non riesco a dormire.
Mi sento spossata e ho dolori alle ossa... >>
Cazzate su cazzate.
Pregò il cielo che Ilaria se la bevesse.

<< Certo. A casa mia non manca mai...vieni, entra pure. >>
Disse la giovane, arrossendo.
Nella sua mente si stavano creando filmini hot a non finire.

<< Non vorrei svegliare i tuoi nonni...non voglio disturbarvi maggiormente. >>
Tentò di sviare, la Groves.

<< Ma figurati, e poi sono sola in casa stasera. >>

-ODDIO, NO NO NO NO NO.
NON E' POSSIBILE. MA CE L'HAI CON ME? MI STAI METTENDO ALLA PROVA PER CASO?
SAI CHE NON SO RESISTERE ALLE TENTAZIONE, CAZZO!-
Pensò tra sè e sè, Root, malendendo quella situazione in cui si era cacciata.

<< Come mai? >>
Chiese tentando di non iniziare a saltellare per la bella notizia ricevuta.

<< Mio nonno si è sentito male...per due notti di seguito, ed hanno quindi deciso di ricoverlarlo in ospedale.
E naturalmente coi turni di lavoro che ho, non posso assisterlo io, e quindi c'è andata mia nonna...ed io eccomi qui, sola soletta. >>
Spiegò la Gagliardi mentre chiudeva la porta alle spalle e si dirigeva in cucina, facendo strada all'altra.

<< Oh, mi dispiace tanto. Spero non sia grave... anzi, se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiedi pure. >>
Rispose con gentilezza, mostrandosi dispobile e premurosa, Sam.
Era sincera.
Era addolorata per il nonno.
Quella ragazza non aveva nessuno in quella città, era sola, e non era assolutamente giusto perdere le uniche due persone che le stavano vicine.

-LA VITA E' UNA PUTTANA!-
Esclamò mentalmente.

<< A me sembra che quella bisognosa di aiuto sia tu e non io! >>
Ridacchiò Ilaria, prendendola in giro, mentre dallo scaffale tirava fuori la scatolina della camomilla.

<< Hai ragione...questa me la sono meritata. >>
Ribattè l'adulta, accusando il colpo.

<< A parte gli scherzi...ti ringrazio, davvero. Lo terrò a mente. >>

Le due donne si guardarono poi, in silenzio, per alcuni minuti che sembrarono infiniti, ma lo squillare del telefono di casa,
riportò Ilaria sulla terra ferma e andò di corsa a rispondere.



<< Pronto, Casa Gagliardi! >>
.....
<< Ah, nonna, ciao. Dimmi tutto...come sta nonno, l'hanno visitato? Ha capito a cosa è dovuto? >>
.....
<< Mh... okay. >>
.....
<< Si, sono rientrata da poco. Stavo per mettermi a fare una camomilla e poi la doccia e subito a nanna. >>
.....
<< Tutto bene, pesante, come sempre. >>
.....
<< No, nessuna novità sul rinnovamente...ci stanno facendo tirare il collo. >>
.....
<< Pomeriggio - Notte. >>
.....
<< Si, nonna, non preoccuparti per me. Ho già trovato chi mi riaccompagna domani. C'è Simo! >>
.....



Mentre Nonna e Nipote stavano avendo quella chiamata, Root scattò di rimando nel sentire quel nome maschile.
Simone si chiamava quello sciempio.
Quel viscido provolone da quattro soldi, senza arte e nè parte.
Era riuscita a capire tutta quanta la dinamica della telefotana; persino le risposte dell'anziana.
Ottimo.



.....
<< Qualcosa mi inventerò, dai. Domattina prima di andare, deciderò cosa portarmi. Tranquilla, nessuno è mai morto di fame e di certo non sarò io la prima. >>
.....

<< Ora sù, vai a riposarti e pensa a stare vicina a nonno e cerca di tranquillizarlo. E cerca anche di non agitarti troppo. >>
.....
<< Okay, vabbene, si...ci sentiamo domani, buonanotte nonna. >>
.....



<< Scusami se ti ho lasciata sola per questo lasso di tempo. >>

<< Macchè scherzi. Non fa niente, è normale. Capisco la sua preoccupazione. Tua nonna si sente responsabile per te...sei la piccolina di casa. >>

<< Ehi, per chi mi hai preso? Ho 20 anni, mica 12. >>

<< Uh, allora mi scusi Miss donna vissuta. >>
La beffeggiò, Root.

<< Non sono una donna vissuta...o meno esperienze di un bradipo in letargo. >>

<< ...Perchè i bradipi vanno in letargo? >>
Fece seriamente Samantha, riflettendoci.

Ilaria anche a quel punto ci pensò sopra, ma scosse la testa poco dopo, capendo che la stava ancora prendendo in giro.

<< Ami sfottermi per caso? >>
Domandò alzando un sopracciglio ed aggrottando la fronte, irritata.

-AMO FOTTERTI E' DIVERSO-

<< Quanto sei suscettibile e permalosa, ragazzina. >>

<< Uffa...non lo sono... Okay, non sarò adulta adulta, però...sono entrata anch'io a far parte del mondo dei grandi. >>
Rispose sconfitta.

<< Con me non vinci, piccoletta. >>

<< Smettila. Non è divertente. Il gioco è bello quando dura poco. >>

<< Sei stata tu ad iniziare. >>

<< WTF?? >>

<< Prima...sulla porta mi hai dato nuovamente del lei. >>

<< Ma... ma... che c'entra...mi sono sbagliata, può succedere. Non ho mica ammazzato qualcuno...per così poco. >>

<< 1-1 Palla al centro. >>

<< Come sei puntigliosa... Da oggi ti chiamerò Miss Precisina. >>

<< Puoi dirlo forte. >>


Le due ridacchiarono e si scambiarono sguardi profondi, mentre la padrona di casa preparò la camomilla per entrambe.
Una volta pronta, ne versò un pò in due tazze e con un cenno del capo, invitò l'ospite a sedersi con lei, per godersi quella bevanda calda.


<< Comunque, tornando a noi... per la descrizione che hai fatto prima, sono alcuni sintomi dell'influenza, dovresti abinarci un alimentazione leggera,
a base di brodini, risetti in bianco, thè caldi con il limone, ma soprattutto, dovresti prenderti la tachipirina. >>
Proferì Ilaria, preoccupandosi per la salute dell'altra.

<< Già, conconrdo...peccato che ho sempre fame. >>
Replicò ridendo, Root.

<< Golosona! >>
Esclamò Ila, scherzosamente.

-SI, SONO GOLOSA...MA NON IMMAGINI DI COSA.-

Quella notte la mente di Root, aveva una vita propria, non era collegata con la ragione.

<< Andrò a finire all'Inferno. Ho infranto tutti i peccati capitali...ce ne fosse uno che si fosse salvato. >>

<< Esagerata! >>

<< Giuro. >>



DRIIIIIIIIIIIIN, DRIIIIIN, DRIIIIIIIIIIIN.


Di nuovo squillò un telefono, ma stavolta, precisamente, si trattava del cellulare privato della Gagliardi, però era solamente l'avviso di un sms.

Si alzò per andarlo a prendere, e lo lesse:

<< MERDA! >>

<< Che succede? Complicazioni a tuo nonno? >>
Chiese al volo, Root, pronta ad accompagnarla all'ospedale.

<< No... E' Simone, il mio collega. Gli hanno spostato il turno, ha la mattina, quindi non potrò tornare con lui domani sera. >>
Rispose Ila, informando la donna.

-MIRACOLO DIVINO! GRAZIE, GRAZIE. PROMETTO CHE DA ORA IN POI PASSERO' A TROVARTI PIU' SPESSO.-

<< E ti rattrista? >>
Optò la Groves, usando un tono...particolare, diverso da quello degli istanti precedenti.
(L'aveva fatto apposta, voleva vedere cosa avrebbe risposto Ilaria e come avrebbe reagito.)

<< Mica per lui, ma per me. Non ho nessun'altro per tornare. >>

<< Hai me. >>
Se ne uscì, Root.

Ilaria si voltò a guardarla solamente in quel momento, con occhi persi, stupita, disorientata...

<< Che c'è? Hai paura che io possa..? >>
Ma la donna non ebbe il tempo di finire la frase, che l'altra la precedette:

<< Assolutamente no. Mi fido... >>

<< Solo..? >>

<< Mi hai spiazzata. >>

<< E' un bene? >>
A quella domanda sciapa, Samantha si alzò lentamente e la raggiunse, fermandosi a pochi metri da Ilaria, alle sue spalle,
talmente vicina che la ragazzina potette percepire il respiro della donna sul suo collo.

Inghiottì pesantemente e rumorosamente.
Quasi rischiò di strozzarsi.
Annuì poi, con difficoltà, senza aprire bocca.
Le risultò complicato, impossibile.

[...]


<< Allora... >>
Ilaria si allontanò svelta, e andò a prende un fogliettino ed una penna, e ci scrisse sopra qualcosa.
(Palesemente era una scusa per chiudere lì quel...momento.)

<>

<< Ottimo. >>

<< E grazie mille... odio dover disturbarti, ma se non accetto il tuo passaggio, rimango realmente lì domani. >>

<< Ah, quindi stai dicendo che accetti soltanto perchè non hai altre opzioni? E non perchè vuoi? >>
La punzecchiò appositamente, l'agente, mantenendo le distante, tornando intanto a sedersi e finire la sua camomilla in pochi sorsi.

<< No no, non intendevo...quello. Mi fa piacere che tu ti sia proposta... però si, sei anche l'unica mia schance. >>

<< Sincera, schietta. Così dovrebbero essere le persone. >>
Esordì Sam, congratulandosi con la piccoletta.

<< Eh...non converrebbe. >>

<< Perché? >>
Root rimase colpita da quella risposta.

<< Niente, così... >>
Rispose vaga, Ila, andando a posare la sua tazza, oramai vuota, nel lavandino, per poi afferrare anche quella della donna.

<< Tieni, ti dò anche la Tachipirina, così...non ti trascuri. >>

<< Ma quanto sei premurosa, bimba. >>

<< Meglio prevenire che curare, ricorda. >>

<< E anche saggia, direi. >>

<< Scema! >>
Esclamò la Gagliardi, lanciandogli la medica, giocosamente.

<< Ti ringrazio! Davvero. >>

<< Di nulla. >>

<< Tu sicura che non hai bisogno di nient'altro? Non fare complimenti... >>
Aggiunse Samantha, seria, inchiodando i suoi occhi in quelli di Ilaria.

-DI TE...!? TI ANDREBBE DI FARMI COMPAGNIA, STANOTTE?!-

<< Ila..? >>
La richiamò l'altra, avvicinandosi pericolosamente, di nuovo.
Sembravano due calamite, e la loro vicinanza non portava a niente di buono.
Se lo sentiva.
Non poteva essere solamente una sua impressione.
Non questa volta.

<< Tutt'apposto. >>
Si sbrigò a rispondere la Gagliardi, indietreggiando nervosa.

<< D'accordo. >>
Root sorrise amaramente e leggermente dispiaciuta da come stava finendo la serata, aveva realmente sperato in qualcosa di più concreto,
non di hard, non a quei livelli, però sperava almeno in qualcosa di più....dolce.
Lei che avrebbe voluto scenette romantiche?
Da quando? Come? Perchè?
Si, sicuramente le stava salendo la febbre, era l'unica spiegazione.

Aprì la porta e si girò per un'ultima volta.

<< A domani, allora. >>

<< A domani, Sam. Buonanotte. >>

<< A te. >>

E immediatamente sparì per le scale.

Ilaria richiuse la porta, e questa volta a chiave e si diresse frettolosamente nella sala da pranzo, allargando di colpo le tende.
La vide aprire il portono e soffermarsi sulla soia senza fare nulla.
Sospirò forzatamente e scosse la testa, stanca.
Si stava immaginando tutto.
Sempre il solito ritornello.

<< Voglio solamente dormire. >>
Disse parlando da sola, decidendo che la doccia se la sarebbe fatta l'indomani.




......peccato che proprio quando aveva deciso così, Root si voltò e guardò in direzione della finestra della Gagliardi,
non notando però nessun'ombra dietro al vetro.
Delusa, rientò.

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Capitolo 4
*** -THREE- ***


Il giorno dopo fù durissimo; alzarsi le si rivelò un grandissimo dilemma...
Aveva passato nuovamente la notte in bianco, a girarsi nel letto ininterrottamente, non trovando una qualsiasi posizione che le desse quel senso di beatitudine
e relax per poi prendere sonno.
I dolori, la preoccupazione per i suoi nonni, la mancanza della sua famiglia, delle sue amicizie, del suo paese, tornarono a trovarla, ad indispettirla, ma non solo;
quella notte ci si era anche messa Root: era divenuta un chiodo fisso per Ilaria, e nessuna distrazione l’aiutava a non pensarci...
Infine si rassegnò, non avrebbe dormito neanche quella volta ma almeno aveva deciso di rimanere sotto le coperte per far riposare almeno i muscoli.  
 
 
Improvvisamente verso le 9.30, ecco che il suono del citofono, fece sobbalzare la ventenne:
 
 
<< Chi sarà mai? >>. e sgusciando fuori dal letto, controvoglia, andò a rispondere
 
 
<< Si? >>
 
 
<< Colazione volante a rapporto! >> Avrebbe riconosciuto quella voce anche sotto effetto di un mix di droga e alcool.
 
 
<< Samantha?! >> Rispose incredula e scioccata, Ilaria.
 
 
<< I cappuccini ed i cornetti si rifreddano... posso salire? >> Ribatte la più grande, sorridendo come un ebete.
 
 
<< S-si, Certo. Scusami... >> Si affretto la padrona di casa, aprendole sia il portone del Palazzo, che la porta di casa,
aspettandola emozionata sul pianerottolo.
 
 
Quando la vide...
 
 
<< Ma non dovevi, Sam. Non dovevi disturbarti così, davvero. >>
 
 
<< A parte che.... per me non è affatto un disturbo ma è un piacere...e poi, facciamo cosi:
è stato un gesto pienamente egoista, va bene? >>
 
 
<< Perché? >>
 
 
<< Perché sono stata io a volerlo. IO avevo voglia di stare un po con te e tenerti compagnia. Non tu.
Soprattutto perché tu non mi hai chiesto niente, quindi, non farti troppi problemi, ci siamo capite? >>
 
 
Ilaria sorrise ed abbassò lo sguardo, imbarazzata, e poi annuì.


<< Okay, accomodati. >>  Biascicò timida, spostandosi di lato per farla passare, cosa che, l’altra, non si fece ripetere.


<< Dove mi poggio? >> Chiese educatamente l’adulta, cercando lo sguardo e l’approvazione della Gagliardi.


<< Per me è uguale. Preferisci la cucina o la sala? >>


<< Vada per la cucina, è più raccolta. Mi piacciono gli spazi piccoli e stretti... sono più accoglienti...
Non trovi? >>  Azzardò Root, con tono ed un occhiata maliziosa.
Amava provocarla, o almeno, le veniva spontaneo.



<< Ehm... concordo. >>  Liquidò invece Ila, vergognandosi, sentendosi ardere improvvisamente.
Il doppio senso lo aveva capito eccome, solo che... con lei era tutto più amplificato e non riusciva a parlare di sesso come faceva con le sue amiche
o i suoi colleghi.


<< Bene. >>  E dicendo così, l’altra, posò tutto quel ben di Dio che aveva preso, sul tavolino.


<< Ti ho svegliata per caso? Dormivi? >> Domandò in un secondo momento, Samantha, tornando seria.


<< No, macchè, tranquilla. Anzi, magari... Ho passato tutta la notte sveglia. >>


<< Pensieri? >>


<< Un po’ tutto... sono stanca, ma non fisicamente, ma mentalmente. >> Rispose con nonchalance Ilaria, sedendosi, una all’estremità dell’altra.


<< Vuoi parlarne? >>


<< Diciamo che, nonostante mi impegni a migliorare la mia vita, le mie condizioni e quelle dei miei genitori,
nonostante tutti i sacrifici che sto facendo, nulla sembra mettersi apposto... >>  Spiegò demoralizzata.


<< Vorresti uno stipendio più corposo? Hai dei debiti? Perché se è così, non preoccuparti,
ti aiuterò io a... >> ma venne interrotta:



<< Nonono, assolutamente. Non ho debiti di nessun tipo. Sono altre le cose... e non voglio minimamente angosciarti con i miei dilemmi adolescenziali. >>


<< Ci mancherebbe, anzi... Ti rispetto, però quando vuoi, ricordati che puoi contare su di me.
Sono stata anche psicologa per un periodo, lo sai?! >>
 
 
<< Davvero? Wow, allora d’accordo, lo terrò presente contaci. >>


La Groves a quel punto ammiccò, facendole l’occhiolino; gesto che mandò ancora più su di giri la ventenne.


<< Dai... cattiva. >>  Mormorò spontaneamente, Ilaria.



<< Cosa? Che ho fatto? >>  Domandò l’altra, sapendo già la risposta.
Dovette trattenere una risata con tutta la forza che aveva.


<< Niente niente... Allora? Iniziamo? Scegli ... Prima tu, ed io poi ti vengo dietro. >>  Fece con un ingenuità eclatante.


 
<< Ah, si? Mhhh…vediamo un po’… Credo che andrò sul pesante... Ho bisogno di dolcezza, ma tanta...
E quindi... opterò per la ciambella! E tu, pupetta? >>


Ancora quei messaggi subliminali sotto le righe... Lo faceva apposta?
Ora il dubbio le appannò la mente.


<< Non so... in teoria ed in pratica non potrei neanche avvicinarmi a tutta questa roba, Sam... >>  Esordì senza riflettere su cosa stesse dicendo,
e solo quando vide un sopracciglio dell’altra alzarsi, fece due più due.


<< Oh...storia lunga, scusa. >>  Tentò Ilaria di divulgarsi per non dare troppe spiegazioni sui suoi problemi alimentari, ma non sapeva che Root, naturalmente,
ne era a conoscenza.
Il volto della Gagliardi si trasformò appena rivolse uno sguardo su quei dolciumi, gli occhi le si spenserò,
espressioni indecise e sofferenti le apparvero sul viso, rendendola triste e ansiosa; quella visione scosse l’hacker.
Possibile che tale gioiello potesse avere quell’inferno dentro di lei?!



<< Ehi, tesoro... facciamo così, ma ascoltami, seriamente. Ora mangiamo insieme e ci godiamo questo sgarro, poi a pranzo,
ti faccio compagnia e ci mangiamo giusto una mela per uno, e infine stasera, quando andrai a lavoro, ti porti una tranquilla e salutare insalata per cena, okay? >>
Nel lasso di tempo, Root si alzò e si diresse verso la ragazza, sedendocisi accanto ed afferrandole una mano, inchiodando i suoi occhi ai suoi.

L’atmosfera intorno a loro cambiò all’improvviso, divenne tutto molto più caldo, ovattato, come se si dividessero e distinguessero dal resto del mondo...

Ilaria si bloccò, si irrigidì inaspettatamente; non si sarebbe mai immaginata che la donna se ne uscisse così,
che afferrasse in pieno il suo problema...soprattutto non si sarebbe mai aspettata quella comprensione, quell'amorevolezza nei suoi confronti:
l'aveva scioccata.


 
<< Okay… >> Riuscì solamente a dire con un sussurro.


<< Così mi piaci. Ora però, mangiamo! Non ci vedo più dalla fame. >> Ridacchiò la Groves, trasportando anche la piccola,
per poi rialzarsi e tornare al suo posto, pronta a nutrirsi, finalmente.
 
 
 
 
[...]
 
 
 
La mattinata passò così, tra una chiacchiere e l’altra, tra facce buffe e inediti divertenti.
Root si impose a non parlare più di quell’argomento e di non aprirne altri più scomodi, almeno per ora; era troppo presto ancora e già aveva osato per quel giorno.
Avrebbe rischiato sia di farsi scoprire che di rovinare tutto, e quello non poteva proprio permetterselo.


 
<< Lavo queste cose e poi, come lo vedi un caffè? Ho bisogno di caffeina in corpo. Senza, sembro uno zombie...specialmente la mattina! >> Propose simpaticamente, Ilaria, dirigendosi nel contempo al lavandino per fare quei servizi.


<< Ci sto... e comunque... ti sbagli! >>
 
 
<< Su cosa? >>
 
 
<< Sullo zombie... sei bellissima invece. Anche appena sveglia e senza trucco… >>


Sbam.
L’aveva detto.
I suoi pensieri presero vita senza chiederle il permesso.
Le era uscito, d’istinto e non era riuscita a contare fino a 10 prima di aprire bocca.


Altri battiti cardiaci persi da parte della giovane, che rimase senza fiato, senza sapere cosa fare e come comportarsi:
Root stava per caso flirtando con lei?
Ne era consapevole?


<< B-beh...grazie... Sei gentile... e troppo buona. >> Balbettò di rimando, la padrona di casa, continuando a rimanere di spalle.


Samantha a quel punto non potè non farlo: si mosse nella sua direzione, lenta ma decisa, e soprattutto in silenzio;
era da ore che avrebbe voluto abbracciarla e così, realizzò i suoi desideri...
Da dietro, unì il suo corpo a quello della ragazza, poggiando i seni sulla schiena dell’altra, cingendo delicatamente le braccia intorno alla sua vita,
finendo per poggiare le mani sul suo ventre, che automaticamente ebbe uno spasmo...probabilmente di sorpresa.


<< ...E tu sei esageratamente dolce. >> Replicò Root con voce roca, bassa, e disarmante.


Ilaria inghiottì a vuoto, boccheggiò ed iniziò a tremare.


<< Ti ho spaventata? Hai paura di me? >> Chiese poco dopo la più alta, respirando vicino all’orecchio della Gagliardi, che priva di lucidità, negò con la testa.



<< Vuoi che mi allontani? >> Insistette ancora, l’hacker.



Altra negazione.


<< Anzi...vorrei restare così per sempre. Mi sento protetta. >> Quella frase arrivò diretta dal profondo.
Fin dal primo istante avrebbe voluto sentire quel calore; il calore di quella pelle...


<< Sono qui, piccola. >>


Quella donna, seppur grande, molto più grande di lei, l’aveva rapita immediatamente.
Non l aveva cercata, era capitata.
Era semplicemente successo.


Root chiuse gli occhi, beandosi in pieno quelle sensazioni, quelle emozioni che da tempo non provava...
Aveva un accordo con John, vero, e in quel momento l’aveva infranto, ma era stato più forte di lei.
Una forza al di sopra di ogni cosa l’aveva spinta verso quella ragazzina; una forza irrefrenabile che sapeva di surreale, ma pur vero, intenso, peccato però,
che dovette ritrarsi di colpo appena delle scene poco caste, apparvero nella sua mente, prendendo quasi il sopravvento:


-Le sue mani che iniziarono a percorrere quel corpo giovane, quella pelle liscia, morbida e bianca come il latte, che sotto il suo tocco rabbrividì...
Quel suo profumo, dolce ma virile, ma ricco di purezza,
poi le labbra che in automatico cominciarono a lasciare una scia di baci umidi,
disegnando una strada immaginaria, alternando con morsetti teneri, leccatine delicate, e quando l’idea di arrivare al bordo dei pantaloni di Ilaria la sfiorarò...-

 
 
Scariche elettriche lungo la schiena.
Nel basso ventre.
Un calore assurdo la pervase.
Anche Root tremò.


Aveva ragione John, ci sarebbe ricaduta, e l’unico modo per non cadere in tentazione sarebbe stato quello di allontanarsi da lei, il più possibile.
Doveva seguire la ragione e non il cuore.


<< Senti...mi sono ricordata che avevo un impegno a pranzo, e...d-d-devo scappare. Però ci vediamo stasera fuori dal tuo magazzino, va bene?
Sarò puntuale, promesso. >> E dicendo così, scappò via a gambe elevate, senza dare la possibilità all’altra di rispondere.
La lasciò lì, sola, confusa, e a fremere...


<< Cazzo. Fanculo. >> Sbottò minuti dopo, riprendendo il controllo del suo corpo e della sua mente.
 

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Capitolo 5
*** -FOUR- ***


[...]



 
Ilaria ancora non riusciva a metabolizzare l’accaduto; tutto quello che era successo ore prima con Root era stato un qualcosa fuori dal normale
e per la prima volta non se l’era cercato, anzi, per un attimo pensò addirittura che fosse stato solamente un sogno, frutto della sua immaginazione,
ed era proprio in quei casi “sperduti” che le mancava da morire la sua migliore amica, che riviveva degli avvenimenti del passato che in tutti i modi aveva
tentato di dimenticare...
Doveva assolutamente contattarla, così senza pensarci due volte, prese il suo cellulare e le mandò un sms:


- Vita mia! –
 
- Barboncina mia, quanto mi manchi! Come stai? –
 
- Eh...insomma…si va avanti ma… -
 
- Che succede? Non mi dire che ancora non l’hai superata. Non ti merita è solo una stronza, ragazzina,
impertinente, egoista, confusa e codarda. –

 
- Non si tratta di…lei, Vany. -

-Ah. E dillo prima no? LOL Comunque dimmi, di che si tratta? -

- Non lo so nemmeno io…-

- Vedo che sei molto chiara… Lavoro? Non ti hano rinnovato il contratto? Torni qui da me? -

-Ti piacerebbe…-

-Shi…molto… :’( -

-…Anche a me…-

-E allora fallo più spesso…sono mesi che non ci vediamo, è TROPPO. -

- Prometto che lo farò, ma sai che per adesso mi è impossibile… Questi turni non aiutano. -

- Quindi cosa dovremmo fare nel frattempo? -

-Beh…forse una cosa puoi farla…-

-Dicame tutto.-

-(Sempre la solita scema, non cambierai mai.)-

-(Mai, scordatelo. I’m a BOSS.)-

- No , vabbè… -.-“
Tornando a noi… ho casa libera questa settimana, poi ti spiego…  Ti andrebbe di venire e fermarti da me?
La spea c’è, il letto pure, e potremmo approfittarne…che ne dici?-


-Dico che accetto immediatamente. Assolutamente. E’ magnifico Amore! -

-Perfetto!
Devo raccontarti troppe cose che…per messaggi perdono… e non saprei da dove iniziare,
invece a quattr’occhi è tutto un altro stile. -


- Mi devo preoccupare amò? A chi devo menà?-

- Boh… no dai, per ora a nessuno…-

- Uomo? -

- Donna.-

- Zoccola.-

-NOOO! EHI. Lei non è come…-

- So tutte come la scopetta.-

- Mò non esagerà. Peggio di lei non ce ne stanno.-

- Hai ragione….lei è troppo contorta.-

-Appunto…
Comunque… ascolta, ora ti faccio il biglietto online per domattina, (presto), e te lo spedisco su whatsapp,
così una volta salita sul treno e passa il controllore, glielo mostri da lì.
Domani ho la giornata di riposo e quindi possiamo andare e fare tutto ciò che vuoi *_* -


- Awwwwwwwww! Io non ci credo. Finalmente. Sisisisi… Che roba mi devo portare? -

- Cose leggere amò, qui non fa tanto freddo.
Ps. Dio quanto adoro tua madre, ringraziala da parte mia!-


- Subito, aspè.

...
Ecchime.
E’ lei che ringrazia te e ti saluta amò.-

- Ricambio.-

- E ti manda un abbraccio.-

-Ricambio.-

- E dice di non fare danni che ci fa fare a capocciate l’una con l’altra.-

- Ahahahahah la stavo aspettando LOL
Dille che con me sta in una botte di ferro, lo sa bene. Mi conosce.-


- Lo sa bene l’idiota.
Altrimenti quando mi dava il permesso.
Oramai qua mi ha messo in isolamento, sono diventata una suora di clausura.
E quindi…se da te mi manda, immagina...-

- Tutt’apposto…posso chiederle la tua mano a sto punto! -

- Vuoi morire giovine?
Non so se ti conviene.-

- Ne vale la pena, eccome.
Con te per tutta la vita, Vane... Ricordi? -


-Si, amò.
Contro tutto e tutti, tu con me, ed io con te.-

- Grazie d’esistere, piccolina.
Io ora ti lascio che devo andare a lavoro e devo finirmi di preparà, altrimenti faccio tardi.-


-Fai notte?-

- Purtroppo si...ed oggi non è giornata…-

-Perché? Hai trovato ti chi riaccompagna una volta staccato?-

-S si...ma questa è un’altra storia…LA storia di cui ne parlaremo domattina davanti ad un bel cappuccino cremoso. -

-Ci sto. Allora buon lavoro e a domani GIOVANOTTO! :-P -

- Grazie, FATTONA. Non fare danni. A domani! -

- No, pochi. A domani. –

 
 
Terminarono così la botta e risposta di messaggi ed Ilaria si sentì più leggera, più rilassata, felice,
qualcosa dentro di lei era improvvisamente cambiato, come se fosse rinata.
 
 
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Vanessa, era la sua migliore amica, si conoscevano da anni ormai, ed Ila essendo più grande,
mentre l’altra minorenne, (aveva 17 anni, ma ancora per poco, perché in estate ne avrebbe fatti 18), l’aveva praticamente vista crescere,
ma all’inizio la più piccola era piccola, ed ovviamente non si immischiava nei gruppi degli adolescenti e l’altra…beh, era diversa, complessivamente.
Da due anni a questa parte invece, le due ragazze si erano legate, senza neanche accorgersene, tutto nacque due estati prima,
quando Ilaria, per quei 3 mesi di vacanze, era stata presa a lavorare come cameriera i un ristorante; precisamente quello del paese di montagna dei genitori.
Da lì, la vita della Gagliardi cambiò radicalmente.
Non solo le capitò di legare e creare un rapporto indissolubile con Vanessa, che riuscivano a tenere in piedi e vivo nonostante anche la distanza,
ma conobbe poi, una seconda persona: fù un estate ricca di avvenimenti,
di cambiamenti che portarono la giovane donna a dover prendere delle decisioni,
a trovare un equilibrio stabile per non rischiare di cadere, ma era anche vero che, se non rischi, non saprai mai come poteva finire...                                 

Ed infatti così fece, per la prima volta in 18 anni. (all’epoca.)
Una mattina, verso le diedi, lei si trovava fuori dal ristorante a sgrullare i tappetini delle varie entrate e a pulire il pianerottolo,
quando improvvisamente una finestra che dava di fronte non si spalancò, mostrando un essere...angelico.
Era una delle compagnette del gruppo di Vanessa: il suo nome era Federica, nonché la sorella minore di una ragazza con cui Ilaria aveva passato anni ed anni
a scuola insieme, e a fare filone.
Da quando la sorellina era diventata così….così?

Ricordava che rimase pietrificata a fissarla, senza neanche trovare un aggettivo per descriverla; non esistevano.
Quel giorno Fede le sorrise, fin da subito, ma non fù un sorriso qualsiasi, ma un sorriso che sapeva di qualcosa...di un inizio,
che però Ilaria non immaginava fosse l’inizio di un tormento perenne, di un susseguirsi di...dolore, lacrime, tira e molla,
fatti che...l’avrebbero cambiata per il resto della sua esistenza...

 
 
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Fortunatamente arrivò precisa sul posto di lavoro, fece un respiro profondo e si ripromise di essere di compagnia per i suoi colleghi;
il suo motto era:  “I problemi fuori dal lavoro”, e ci era sempre riuscita da quando aveva iniziato, ma in quest’ultimo mese,
un chiodo fisso le punzecchiava la testa.


 
 
[...]
 
 
 
Le ore trascorserono velocemente, per sua fortuna, ma il momento critico la mandò parecchio in tilt, in confusione,
l’aveva resa tesa, silenziosa, epilettica...come si sarebbe dovuta comportare a breve?
Un pensiero le annebbiò la mente, ma improvvisamente ecco che nelo spiazzale dei casali, una macchina, mai vista prima d’ora,
(modello Mini Cooper, grigia metallizzata con il tettino in stile Americano, decappottabile ed i vetri oscurati), fece il suo ingresso,
fermandosi appositamente vicino alla Gagliardi.

 
 
<< Le serve un passaggio signorina? >>


Quella voce.



<< Ehi, ciao. >> Rispose arrossendo Ilaria, con le mente che iniziò a volare.


 
<< Dai, Sali! >>
 
 
La più piccola annuì e fece come detto, prima però, si dedicò a salutare i suoi compagni d’avventure.
Poco dopo, l’auto partì in retromarcia, uscendo da quel posto ed avviandosi sulla strada asfaltata.

 
 
<< Com’è andata oggi? E’ stato duro il turno? >> Domandò Root sorridendole, ma continuando a tenere il volto concentrato sulla strada.
 
 
<< Normale, si, come sempre, però... >> Rispose Ila, evasiva e spiandola con la coda dell’occhio, facendo finta di fissare fuori dal finestrino.


<< ...però cosa? Tutto apposto? >> Si allarmò lievemente Root, dandole un occhiata veloce.


<< Posso fumare o ti da fastidio? >>  Chiese inaspettatamente la giovane.


<< No no, fai pure. Non me lo devi chiedere, anzi, me ne accenderesti anche una a me, cortesemente? >>
Ed indicò le sue sopra al cruscotto.


<< Certo. >>


Così Ilaria ne prese una dal pacchetto dell’altra, l’accese e gliela passò, per poi accendersela una anche lei.


<< Dicevamo? >>

 
 
<< Ah si... stavo dicendo che sono felice. Fra poche ore rivedrò la mia dolce metà! >> Esordì di proposito la Gagliardi per istigare Samantha
e vedere quale reazione avesse avuto.



<< Chi è? Non sapevo fossi fidanzata...avevo inteso di no, ma forse mi sbagliavo. >> Borbottò l’altra,
nascondendo nella sua voce un “leggero” fastidio.

 
<< Ma che dici, che hai capito!? Viene a trovarmi la mia migliore amica. Le ho proposto di fermarmi da me questa settimana visto che ho casa libera
e sono da sola. Così magari, oltre a farmi compagni, recuperiamo tutto il tempo perso. >>  Spiegò ridacchiando Ilaria, inspirando un’ennesima boccata di fumo.




<< Bene! Sono contenta per voi...però io te l’avevo detto che se ti serviva qualcosa potevi chiedermelo. >>  Proferì nuovamente la Groves,
facendosi uscire il fumo dal naso, come un tono imbufalito.


<< Sam...ma stamattina cos’è successo? >> Domandò si colpo, la più piccola, voltandosi finalmente a guardarla.




“AZZZ”
Pensò Root.
A brucia pelo.
Non se lo aspettava.
L’aveva colta di sorpresa, alle spalle, non era valido.




<< Niente, perché? >>



Finse.
Mentì, senza degnarla di uno sguardo.
La evitò e liquidò totalmente.



 
Quel gesto distrusse Ilaria in un batter d’occhio.
C’aveva creduto, sperato, ma per lei non esisteva il “lieto fine”, lo sapeva, ne era consapevole.
Non si scompose neanche, c’era abituata ormai…dopo tutto quello che le aveva fatto passare Federica...


<< Così…tranquilla. >> Tornò a fissare un punto inesistente del paesaggio che fuori si presentava, tentando a stento di trattenere un fiume di lacrime amare
che stavano cercando di fuoriuscire...
Tirò su col naso facendo il meno rumore possibile per non farsi accorgere dall’altra, che però, aveva capito e notato tutto.


“Perché sono stata così demente? Perché le ho risposto in questo modo? E’ stata tutta colpa mia,
stamani ho perso il controllo, l’ho illusa probabilmente, l’ho ferita, e lei non c’entra nulla

con tutto questo.  Lei non meritava questo trattamento...tanto meno da me.“
 
 
 
...
 
 
 
Una volta arrivate a destinazione, Root accostò sotto il portone della ragazza, mise il freno a mano e si voltò verso di lei:
era assente, persa in chissà quali pensieri, a tal punto di non essersi accorta neanche di dover scendere dall’auto.

 

<< Ehi...siamo arrivate! >>  La richiamò usando un tono cauto e dolce; in quel momento aveva paura che, qualsiasi cosa avesse detto o fatto,
l’avrebbe fatta sgretolare in mille pezzettini.
Era strano ma con Ilaria era come se si guardasse allo specchio, come se le leggesse dentro...


<< Vero...oddio, scusami...ero...sovrappensiero. Ma...perchè non parcheggi? Lì c’è un posticino libero, credo che centri ad occhi e croce. >> Notò quel dettaglio, confusa.


<< Non rientro! Anch’io ho il turno di notte, mi spetta una lunga nottata di lavoro, purtroppo... >>  Rispose con nonchalance, mostrandosi il più tranquilla possibile, mentre invece, dentro di lei si stava scatenando l’inferno.

<< Mh...capito. Beh, allora se sapevi che avevi da fare, potevi anche riposarti prima di attaccare, io avrei trovato qualcun altro.
Non dovevi disturbarti così. >>  Ilaria ci rimase malissimo.
Possibile che...ma che diavolo di lavoro faceva?
La curiosità era tanta, la stava logorando da dentro e dei brutti pensieri le invasero il cervello, dando il via a una sequenza di pippe mentali ESAGERATE.
Ma a cos’altro poteva pensare?
Vampira, non era, anche perché non esistono, e la cosa più ovvia che le potesse venire in mente di conseguenza era che lei faceva la pro... ma la voce della donna la riportò nel mondo reale.


<< Non preoccuparti. Se mi scomodava non te lo dicevo. Quindi...dormi serena, okay? >>

 
 
<< Okay... >> Soffiò Ila, tristemente, evitando i suoi occhi.



Improvvisamente però, Root allungò una mano verso quella sua, afferrandola con dolcezza, per poi portarsela alla bocca e sfiorarla con le labbra:
le aveva appena fatto il baciamano?
Wow.
L’adolescente rimase imbambolata ad oservare quella scena estremamente tenera, da favola, tipo Cenerentola...di nuovo presa all’improvviso...

Che voleva dire adesso?
Perché in un momento le tirava l’amo, e quando abboccava, lo ritraeva?
A che gioco stava giocando?
Qual’era il suo scopo finale?




<< Divertiti domani con la tua amica. >>


<< Ci puoi scommettere. >>


<< Buonanotte, Principessa. >> Sussurrò roca e con tono disarmante, Root, inchiodando i loro sguardi.

<< Buonanotte a lei, Signorina Groves.. >>  Ricambiò ancora intontita più di prima.

Quella voce, quegli occhi, quel suo modo di...sfiorarla, erano una droga per lei.
L’eroina più pura.
La mandava in estasi, e il serio problema era che...le basta fin troppo poco per non farle capire più niente.
Altro che 21 grammi di felicità.

 

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Capitolo 6
*** -FIVE- ***


Il mattino dopo, Ilaria si svegliò prima dell’alba, come sempre, si preparò il caffè, andò a farsi la doccia,
scelse qualcosa di comodo e nel suo stile, da indossare ed uscì di casa per raggiungere la stazione dove a breve avrebbe fatto la sua apparizione, Vanessa.
Arrivò qualche minuto prima e decise di accendersi una sigaretta per aspettare l’arrivo della sua migliore amica: era questione di minuti.


<< Amore!! >>  Urlò inaspettatamente una biondina con un rossetto rosso acceso che spiccava in mezzo alla folla, correndo verso la Gagliardi,
come se non ci fosse un domani, attirando senza dubbi la sua attenzione, e non solo.


<< Ehi, Tesoro! >>  Rispose a quel punto l’altra, afferrandola prontamente in braccio, facendola volteggiare.


<< Quanto mi sei mancata! >> Esclamò Vany, stringendosi ad Ila.


<< Diamine, anche tu. Non immagini quanto. >>


<< ...Oddio... >> Soffiò di conseguenza, con voce tremolante, la Scipioni, tirando su col naso, gesto che Ilaria notò immediatamente.


<< Ma...stai piangendo? >> Chiese a questo punto Ila, spostandosi ed allontanandosi leggermente, giusto per accettarsi della situazione:
le accarezzò la guancia e le portò dietro l’orecchio una ciocca di capelli.


<< ...Perchè? >>


<< Perché sono emozionata. Era troppo tempo che non ci vedevamo...mi ero quasi dimenticata come fosse abbracciarti! >> Disse imbarazzata e malinconica Vanessa, vergognandosi per la confessione appena fatta, diventando completamente tutta rossa; non era solita ad esternare i suoi sentimenti,
neppure con i ragazzi con cui si frequentava...
Purtroppo anche a lei la vita le aveva riservato porte in faccia una dietro l’altra.
Forse era proprio vero:
“Dio li fa e poi li accoppia!”
Ed infatti, eccole là.
 
 
<< Cucciola... Va tutto bene ora, calmati. Ci sono io qui con te, e non ti lascerei mai. Anche se purtroppo dovremmo pazientare ancora un pochino a causa di questa lontananza.
Insomma, in poche parole dovrai sopportarmi per molto altro tempo... >> Fece dolcemente la grande, sapendo come prendere l’amica, consolandola ma nello stesso momento, sdrammatizzando.


<< Fottiti! Andiamo a fare colazione va, che è meglio... Non ci vedo più dalla fame!!! >> Esclamò decisa Vanish, ridacchiano e spintonando l’altra scherzosamente...

 
 
 
 
[...]
 
 
 
<< Allora? Come si chiama? >> Domandò all’improvviso la Scipioni, mentre azzannava con poca delicatezza una parte del suo cornetto ripieno alla nutella;
era così buffa, pensò Ila...
Sembrava non mangiasse una vita, ma la sua tenerezza era un qualcosa di infinito, sempre, in tutto quello che faceva.

 
 

<< Chi? >> Rispose la Gagliardi, inarcando un sopracciglio e aggrottando la fronte confusa.



<< Come chi? La tua nuova fiamma. Pensavi me ne fossi dimenticata, eh? Mi dispiace per te, amò, sarà per un'altra volta. >> La prese in giro Vanessa, come al solito, provocandola.



<< Ahhhh, macchè. Ma quale nuova fiamma...è solo un amica, anzi…una vicina di casa, tutto qui. >> Liquidò velocemente Ila, timidamente.
Avrebbe voluto affogare nel suo cappuccino.
Cambiò di conseguenza il suo comportamento, chiudendosi a riccio ed abbassando lo sguardo fissandolo sul tavolo; evitò così qualsiasi scambio di occhiate.



<< ...Mh, si, si, certo... Amica...con benefici però. >> Proferì nuovamente l’altra, imperterrita.



<< Owo, non è vero! Non abbiamo ancora fatto nulla... di che... >>


Quando Vanessa si metteva una cosa in mente, erano cavoli amari.
Bisognava far attenzione a tutto, ad ogni minima parola, e stavolta Ilaria, si era persa in un bicchier d’acqua.

BINGO.



<< BECCATA! Il tuo “ancora…nulla di che”, dice TUTTO. Ti conosco troppo bene, Barboncina mia. Persino meglio delle mie tasche. Ed ora...SPARA. >> Disse a quel punto la più piccola, gesticolando animatamente, rischiando quasi di strozzarsi per la troppa enfasi.



<< We, we... Frena mia cara! Metti a cuccia il tuo entusiasmo. Non c’è niente di straordinario! >> Ribattè Ilaria, trovandosi in difficoltà.
Non era che si vergognava a parlarne con la sua migliore amica, altrimenti che B.F. sarebbe?
Solo che, dopo tutto quel tempo passato dietro a una Scopetta indecisa, confusa, egoista e curiosa, cosa si aspettava adesso?
Sarebbe cambiato qualcosa? 

Parlarne ad alta voce avrebbe dimostrato la verità, la realtà della situazione, avrebbe dato vita al suo interesse per quella donna...e lei, non capendo ancora bene l’andamento,
non voleva illudersi, di nuovo.



<< Ti sbagli. Io invece lo trovo grandioso. E poi è così divertente. >>



<< Per te , sicuramente, ma non per me. >>



<< Come ti sei irrigidita...Cosa hanno fatto alla mia migliore amica? Quella pazza sfegatata? Istintiva? Gelosa? Quella che viveva in un mondo tutto suo, a modo suo?
Senza regole? >>




<>



<< Mai. Forever young. >>



<< Quasi dimenticavo: la sindrome di peter pan!! Ma credimi, interfacciarsi con il mondo esterno, con il mondo del lavoro, specialmente se ti ritrovi circondati di colleghi più grandi
e maturi, con differenti sfumature e realtà, ti comporta proprio questo… cambiare, crescere... E’ il circolo della vita, che tu lo voglia o no. >>


<< Io resterò una bambina sperduta per sempre. Gli anni potranno anche passare ma lo spirito resta. E’ quello che conta...e poi, se devo diventare così pallosa,
speriamo mi succeda il più tardi possibile. >>



<< Peggiori di volta in volta… gna facc!! >>





<< Ascoltami, provo a fare la seria per qualche minuto… Sai perché è così bello? Non solo perché ovviamente sono un genio e ci ho preso, naturalmente,
ma perché si tratta di te, idiota. Sai come la penso a riguardo, no? Ricordi ancora qualcosa? O ti ha già prosciugato anche gli ultimi neuroni rimasti? >>




<< Che Stronza! >> Esclamò Ilaria.



<< Realista. >>



<< E’ la mia battuta questa, non rubarmela. Mi devi i copyright. >>



<< No, davvero...a parte le cretinate... Non so ancora nulla su questa donna misteriosa, e apriamo e chiudiamo parentesi tonda: l’hai chiamata donna,
quindi deduco che sia più grande di te, altrimenti avresti detto “la mia ragazza” o cose simili...prima d’ora non hai mai chiamato nessun’altra “donna”... >>



<< Dove vuoi arrivare? >>


<< Voglio dire che poi non lamentarti se non sai confrontarti con i tuoi coetanea: frequenti solo vecchiacci.
Mi sembra pure ovvio no? Sembri mi nonna di mentalità! Senza offesa, amò. Ma rilassati...viviti la vita, fai cazzate, goditela, CAZZO! Hai pur sempre 20 anni, non 40. >>



<< Sono sbalordita, Vany, complimenti. Allora un po’ di sale in quella zucca bacata ti è rimasto ancora! Ma comunque...Non ho parole... il linguaggio... >>


<< Grazie... ma tralasciando questo tuo delicatissimo complimento... Appunto, fammi finire... Tu che mi correggi? Che non dici una parola fuori posto? Da quando?
Il tuo cambiamento è da non crederci. Eri la regina, o meglio, il GIOVANOTTO della coattaggine fino a poco tempo fa, e adesso? In che animale ti sei mutata? >>



<< Vanessa! >> La richiamò Ilaria improvvisamente, facendole capire di star esagerare un poco.



<< Okay, la smetto e continuo... Comunque dicevo, non voglio obbligarti a parlarmene, ma...sappi che ti appoggerò, perché l’importante è che tu trova quello che hai sempre cercato...Ti meriti di essere felice, Ila... Credimi. Sei speciale amò, e guai a chi te tocca... Dovrà vedersela con me. >> Si aprì nuovamente Vanessa,
afferrando spontaneamente la mano della sua amica, che, di rimando, si commosse a quelle parole.



<< La gente che ci guarda penserà che mi stai facendo una dichiarazione d’amore. >> Esordì simpaticamente, l’altra,
tirando su col naso ed asciugandosi velocemente le lacrimucce che stavano per rigarle le guance.


<< E cert, mi vuoi sposare? >>



<< Si. >>



<< Ma vaffanculo! >>



<< Che mogliettina dolciosa ed educata. >>



<< Petalosa. >>


<< Noo, pure tu?! Direi più che altro, che camionista! >>



<< Ti odio! >>

 
 
 
<< Ti amo anch’io, Vane! >>


<< Va bene, d’accordo... Gagliardi ora parli, prego! Il microfono passa a lei! >>



<< Okay, okay, mi arrendo... Allora, il suo nome è Samantha, detta anche Root... Abita di fronte a me, e ci siamo conosciute... >>

Ilaria cominciò a parlare del suo nuovo interesse amoroso, della sua cosiddetta “chicca che le fotteva la testa”, descrivendo ogni minimo particole,
ogni sensazione provata insieme a lei, lasciando Vanessa sconvolta per quanta passione ed entusiasmo ci mettesse...ma infondo, sprizzava gioia da tutti i pori:
il momento che stava aspettando da secoli, era arrivato.
Il momento in cui la sua migliore amica aveva deciso di voltare pagina, di dimenticare FINALMENTE quella stronza di Federica.
Erano anni che non la vedeva così; quegli occhi erano tornati di nuovo a brillare.

 
 
 

[...]
 
 
 
 
<< E quindi come mai hai casa libera? Abbiamo parlato per più di un ora solamente della Radice... >> Se ne uscì Vany, mentre si accendeva una sigaretta durante la passeggiata.


Nel frattempo avevano finito di fare colazione e avevano deciso di incamminarsi e fare un giro intorno al quartieri, giusto per sgranchirsi un po’ le gambe
e mostrare una panoramica dell’isolato alla nuova arrivata, ma ovviamente, non poteva mancare la sosta dedicata alla fumatina, nei pressi del parchetto dietro casa.


<< Mio nonno...è stato male e l’hanno ricoverato. Stanno tutti in ospedale da lui e non so neanche se i miei facciano un salto...
Ultimamente li sento poco e quando succede è in maniera molto fredda. >>

 
 
<< Cos’è successo fra voi? >>
 
 
<< Ma nulla sostanzialmente... sai come sono fatti. >>


<< Male. >>


<< Appunto. >>


<< Non sanno quello che hanno... >>


<< Cioè? >>

 
 
<< Un giovanotto fantastico. >>
 
 
<< Eddai, ma la smetti?! Che cattiva. Già me tocca sopportà sti trogloditi ogni giorno...e fingermi maschio per non deludere le loro aspettative. >>


<< Ma vaffanculo! Sei perfetta così come sei, anzi...devi da magnà, stai a sparì amò. Non te vedi più. >>


<< Magari… Ahahah, comunque grazie, sei troppo buona! >>


<< Ma vaffanculo n’atra vota. >>


<< Sei arrivata da meno di due ore e mi avrai mandato a quel paese già...una decina di volte?
Ho perso il conto! >>


<< L’amore non è bello se non è litigarello! >>


<< Tu che usi i proverbi mi è nuova! >>

 
 
<< Non sei l’unica a cambiare... >> Esordì Vany, rivolgendole un’occhiolino.


<< Che intendi? Cosa mi sono persa? >> Si incuriosì Ilaria, leggendo fra le righe.


<< Eeeeh, mo chiedi troppo. >>

 
 
<< Che cattiva. Non puoi buttare l’amo e poi ritirarlo, sono curiosa adesso. >>


<< Te lo dirò, giuro. A tempo debito. Abbiamo ancora un’intera settimana davanti a noi! >>


<< Hai ragione. Non bruciamo le tappe! >>


<< Bravissima la mia barboncina, ormai spelacchiata. Ma la cosa che mi interessa di più: quando mi presenterai la donna misteriosa? >>


<< Accadrà presto...ne sono sicura!! >>

 

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Capitolo 7
*** -SIX- ***


La giornata passò velocemente per le due amiche, tra chiacchiere, risate, ma soprattutto facendo le turiste per un giorno: Ilaria essendo più di casa,
fece da guida a Vanessa, portandola a visita tutti i luoghi più belli della Capitale, girandosela in lungo e largo, a piedi...
Verso le 14.00 del pomeriggio decisero poi di fare una piccola pausa e la “straniera” scelse di andare a mangiare al MC, ma successivamente continuarono la loro esplorazione,
fin quando, alle 19.30 di sera, stremate, ma contente di aver trascorso quelle ore insieme ed intense, si ritirarono per una bella doccia bollente, rilassante e rigenerante;
la desideravano ardentemente, ne avevano proprio bisogno.



 
 << Comunque, giusto per sottolinearlo: non puoi entrare al Mcdonald’s e ordinare un insalata. E’ un abominio. C’è tanta di quella roba che ti implora di farla sua e tu? La rifiuti?
Come se, una donna dannatamente intrigante viene da te, apre le gambe e ti prega di... >> ma la più piccola fu interrotta tempestivamente dall’altra che gridò dal bagno sconvolta:



<< Okay okay, basta, ho afferrato il concetto. E nonostante tutto, mi sembra stranissimo dirlo, ma sono d’accordo con te. Sono un’aliena. Però se insisti, devo per forza ribattere,
anche se detesto essere ripetitiva: non conti mai il piccolo dettaglio che TU sei magra e puoi mangiare quanto vuoi senza ingrassare, mentre io, NO.
Anche solo respirando l’aria, prendo kili, quindi...meglio così. Per me va bene, ci sono abituata ormai. >>  Disse Ila, completamente rossa in viso per l’imbarazzo;
fortunatamente non la poteva vedere in quel momento.
(Dopo tutti quei mesi ancora che la pensava allo stesso modo, e niente e nessuno, Root compresa, era riuscita a farle cambiare idea, o perlomeno,
ad uscire da quel tunnel buio in cui si era infilata dai suoi oramai lontani 17 anni.)



<< Cazzate! Vabbuò, faccio finta di non averti sentita, altrimenti mi sale l’istinto omicida e ti affogo.  Ma tornando alla parte più importante: rifiuteresti mai una bella donna? >> Continuò Vane, imperterrita, sempre rimanendo fuori la porta del bagno.



<< N-no, certo che no...credo, poi dipende dalle circostanze... >>


<< Appunto. E allora perché rifiutare quel ben di Dio di cibo? >>


<< Perché le donne non fanno male, invece le calorie si. >> Rispose con nonchalance Ilaria.


<< Altre cazzate. Quante ne sparerai ancora? No perché, se ci hai fatto caso, non sono una spugna e non potrò assorbirne altre di questa portata...
Ti conviene stare zitta, o davvero commetterò qualche reato... >>


<< Come siamo esagerate! >> Esclamò la Gagliardi, divertita.
Eggiò, le era proprio mancata la sua tre-quarti.


<< Ti sei forse dimenticata una certa zoccoletta, alias scopetta, di nome Federi... >>


<< Owo! Fermati. Per favore... non è il momento di parlarne. >> Si affacciò la più grande a quel punto, con aria seria e risoluta.



Vanessa capì subito che aveva straforato coi discorsi e quell’argomento, aveva scottato l’altra.
Non voleva rovinarle la serata. Non c’aveva pensato, ed evidentemente, Ilaria ancora non l’aveva accantonata definitivamente.



<< Chiedo venia. Ma credo proprio che tu sia veramente l’unica sulla faccia della terra a fare una cosa simile... Cioè... Vergognati. >>  Fece riferendosi nuovamente all’insalata del MC.



<< Vany, che ne dici se ci andiamo a bere una cosetta a qualche pub? Per festeggiare!? >> Domandò Ilaria una volta uscita dalla doccia ed infilandosi l’accappatoio.


<< Assolutamente si. Dovrai pur farti perdonare in qualche modo, no? E poi, dove c’è alcool c’è casa! >> Esclamò ridacchiando l’altra appoggiandole l’idea,
mentre finiva di asciugarsi i capelli biondi lunghi.


<< Allora, l’accendiamo? >> Ribattè la maschietta, divertita.


<< E cert! Noi e gli alcolici siamo una cosa sola! >>


<< Speravo in questa tua risposta, sorella! >>


<< Batti cinque! >> E così fecero, sembrando esattamente due bambine piccole.
A volte erano così infantili...però era anche una cosa positiva quella, come se comportarsi in quel modo, anche solo per un attimo, le distoglieva da tutti i loro guai.

 
 
<< Ma perché non chiami anche la tua amichetta?  Potrebbe essere un buon motivo per passarci del tempo insieme... >>  Proferì inaspettatamente Vanessa,
rovistando nelle sue valige nell’intento di scegliere qualcosa di dicente per l’evento.



<< Bugiarda! Ammettilo che la tua priorità è conoscerla. >>


<< Alzo le mani, hai vinto. Sono troppo curiosa di conoscerla e vedere com’è.  E lo sai, se non mi garba, te la boccio subito! >> Proferì severa, la Scipioni,
lanciandole un occhiataccia da BOSS, facendo sbottare l’altra in una risatina.

<< Lo sapevo, sempre la solita. Ma comunque dai, non credo sia il caso. E’ la nostra prima giornata...  
Il giorno del nostro ritrovo e non volevo coinvolgere altre persone,
non mi sembra il caso! >>

 
 
<< Qual è il vero problema? >> Chiese di rimando Vane, assumendo un tono serioso, capendo che qualcosa non quadrava.


<< Non ho il suo numero... >>

 
 
<< 1. Che amarezza! 2. Vergognati di nuovo e 3. E citofonale. Sta qui a due passi. Che vuoi di più dalla vita? Più semplice di così. >>
 
 
<< Non è così semplice. Poi...Boh, non lo so... E’ tutto così strano fra noi e...non voglio disturbarla, di solito lavora quasi tutte le notti, te l’ho detto. >> Rispose confusa e sconsolata, Ila.


<< A parte che tu ingigantisci tutto: una briciola di pane la faresti sembrare la statua della libertà, mah... Il fatto del suo misterio lavoro, mi puzza...e non poco.
Già parte svantaggiata, t’avverto.  Dovrà strisciare ai tuoi piedi per partire dal normale 0... >>



<< A chi lo dici...mi mette così pensiero sta cosa... Non vorrei pensare a male, credimi ma... >>


<< ...Poi perché ti devi porre sempre dei freni quando non devi? E’ fatta, cazzo! Muoviti, che aspetti?
Sali su questo treno e via. E’ finito il tempo delle scusanti, Amò. >>
Fece Vanessa alzando un po’ il tono della voce per scuotere l’amica, che però, non si convinse più di tanto.


<< Tu hai ragione, Và... >>

 
 
<< Niente se e niente ma. Sbrigati pure. >>  Intimò ancora la più piccola.


<< No. Lo farò, giuro, ma non stasera. Voglio stare solo io e te, e nessun’altro. Ci tengo, davvero. >>


<< Mh...come vuoi tu. Per oggi te la scampi, ma da domani, se non farai tu la prima mossa quando ti si porrà l’occasione, la farò io per te. Promesso!
E mi conosci, sai che mantengo sempre la mia parola. >>

 
 
<< Sei crudele...e stronza! >>


<< Errato. Sono la tua migliore amica, è ben diverso. Chi lo dovrebbe fare se non io?! >>


<< Io! >>



<< …Però non lo fai e tantomeno lo farai, quindi. A me la scelta. >>


<< D’accordo. >>


<< Bayles? >>

 
 
<< Doppio, Bayles. >>


<< Daje, esattamente come ai vecchi tempi. >>


Le due ragazze una volta finito di parlare, terminarono di asciugarsi, si vestirono ed uscirono nuovamente dall’appartamento,
pronte a dirigersi ad un localino carino e piuttosto particolare, ma soprattutto che vi era nei paraggi, in modo che potessero arrivarci con semplicità a piedi,
senza dover prendere svariati autobus, metro o persino taxi.
Oramai il clima era cambiato, migliorato, ciò permetteva quindi di farsi una bella passaggiata serale senza il rischio di morire congelati.
Il dettaglio interessante però, stava che dove stavano per andare quella sera, c’era anche la serata LGBT.
Faceva perfettamente al caso loro!
Così Ilaria, poteva guardarsi intorno e adescare una qualche pollastrella di suo gradimento, e Vanessa, qualche bell’imbusto totalmente etero che come professione faceva lo spogliarellista.
Meglio di così?



Una volta arrivate a destinazione, subito si ambientarono e si fecero dare un tavolinetto nei pressi delle gabbie.
L’agitazione e l’emozione era tanta, ma optarono immediatamente di iniziare col primo bicchiere di benvenuto:

 
 
<< A noi? >>
 
 
<< A noi... A quest’amicizia che nessuno potrà mai rovinare. >>


<< Alla salute! >>


<< Al primo di una lunga serie di giri! >> Aggiunse Vanessa, precisando, per poi buttarselo giù tutto d’un fiato.


Continuarono così a stuzzicare salatini e ingurgitare un bicchiere dietro l’altro, perdendo naturalmente il conto, -non solo la ragione-, a quanti stavano...



Improvvisamente però, partì una canzone a loro conosciuta, che le fece tornare alla mente l’estate passata:

https://www.youtube.com/watch?v=v9uDwppN5-w



<< Barboncina?! Questa me la devi. Me ne hai fatto una capoccia tanta che...è il minimo. >> E dicendo così, la più piccola balzò in piedi come un felino,
afferrò il polso dell’altra e la tirò in mezzo alla pista per ballare, senza neanche darle il tempo di connettere.
Quella nanetta era un uragano.
Anche da sobria.



In un batter d’occhi si ritrovarono entrambe a scatenarsi a ritmo di musica, senza ritegno, senza pudore, esibendosi e divertendosi come se non ci fosse stato un domani.
Lì a Roma erano più libere, spensierate, senza aver paura di occhi indiscreti come quelli del posto in cui vivevano, senza aver timore delle malelingue e dei stereotipi
e delle mentalità del paesino chiuso.



<< Devo ammetterlo! >> Fece Vanessa, avvicinandosi momentaneamente all’orecchio dell’amica per farsi sentire.




<< Cosa...!? >> Urlò Ilaria, non udendo nulla per via del volume esageratamente alto.



<< Sai essere piuttosto sexy, quando ti ci metti. >> Concluse la frase la Scipioni, facendole la linguaccia.


<< Uh, ma grazie. >>  Rispose educatamente la Gagliardi, imbarazzandosi.
Era talmente NON abituata ai complimenti, che persino da parte della sua migliore amica, le faceva strano.


Poco dopo, un boato preveniente dalla folla, richiamò l’attenzione delle due, che, rispettivamente si voltarono di scatto verso il punto fisso in cui tutti guardavano: le gabbie.


<< E quissi? >> Sbottò sorpresa Vany, fissando i due ballerini, -un uomo e una donna-, fuoriusciti dal nulla.

Corpi scolpiti, mezzi nudi, e lucidi, grazie sicuramente a delle creme e agli effetti dei neon, brillavano nel buio della sala.
Quei fisici mozzafiato sconvolsero la sala, ma soprattutto, Ilaria:


<< MA CHE CAZZO...!?


<< Che c’è?! >>


<< Ma quella... >>


<< Si amò, è uno schianto, ma tu sei già impegnata, in un certo senso... >>

 
 
<< E’ lei. >> Esclamò la Gagliardi con più vigore, spalancando la mascella a terra e strabuzzando gli occhi.


<< COSA? >>
Vanessa sperò di aver capito male.


<< E’ Root. >>


Ecco la conferma.
Ma no, non poteva essere.
Aveva certamente capito fischi per fiaschi.


<< Come no... sei ubriaca e la vedi ovunque, ho capito. E’ tutto apposto sta tranquilla, ora ce ne and... >> Tentò l’amica, provandola a rassicurare, accarezzandole le braccia.


<< No, Vanè, è veramente Samantha. >> Ribadì sicura, Ila, strattonando l’altra.


Era veramente scioccata, non poteva confondere la donna con una qualsiasi.

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Capitolo 8
*** - SEVEN- ***


[...]
 
 
Qualche ora prima però...
 
 
 
-  Come procede?
Chiese il Signor Reese, dal loro auricolare professionale.
 
- Una crema. Sono entrata nell’appartamento mentre loro non c’erano ed ho piazzato le ricetrasmittenti come da copione.
Ed ho anche fatto un aggiunta di alcune micro telecamere, per sicurezza.

Rispose Root con nonchalance, una volta tornata al suo posto di comando,
per poi mettersi ai computer e finire di programmare tutto.


- Root...
 
Sbuffò l’uomo, dispiaciuto, non riuscendo a terminare la frase.
 
- Lo so, lo so, stai tranquillo, John. Non avremo altri problemi. Te l’ho promesso.
Ho soltanto pensato di dover essere il più accorti e prevedibili possibile.

Mentì lei.

- Quindi...mi stai dicendo che questa tua...improvvisa premura, non deriva dal fatto che provi sentimenti contrastanti per il nostro numero?
 
- Esattamente. Nessun coinvolgimento personale. Quante altre volte dovrò ripetertelo?
Sto finendo di installare questa roba qua...alcuni minutini e...fatto! E’ tutto pronto.
Ora dovrebbero arrivarti sul cellulare tutti gli audio e i video della sorveglianza, in tempo reale.

-Va bene. Facciamo che per questa volta ti credo. Perfetto. Bel lavoro, brava.
Ora vado da Fusco per vedere se ci sono novità. Ci aggiorniamo. A dopo.

- Okay, fatemi sapere.

Chiusero la chiamata e sospirò.
Stava diventando fin troppo pesante quella situazione.
Era psicopatica si, una killer e nello stesso tempo un’eroina, ma era pur un essere umano come gli altri:
perché anche lei non poteva concedersi il privilegio di amare un’altra persona?
Era stanca di quella vita.

Aveva fatto tanto per dimenticare e scappare, ma...


V: “Ho bisogno di mettere i piedi a mollo. Immediatamente.”
I: “Aggiungici del sale. E l’acqua dev’essere bollente.”
V: “Si, mamma!”
I: “Demente. Era solo un consiglio il mio, poi fai come vuoi. Io intanto, sgranocchio una mela.”


<< Okay, la recezione è ottima e le ragazze sono tornate. >> Disse tra sé e sé, Root, ascoltando e non perdendo di vista le amiche.
 
Origliò tutti i loro discorsi, divertendosi e concentrandosi su ogni dettaglio, e naturalmente, non si lasciò scappare assolutamente nulla, espressioni della Gagliardi comprese.
Era sempre stata del parere che, se una cosa andava fatta, allora la si doveva fare perfettamente, altrimenti, non la si faceva proprio.

Ovviamente però, evitò di osservarla mentre si era spogliata e si era infilata nella vasca per lavarsi, e/o quando ne uscì completamente nuda; non che le sarebbe dispiaciuto, ovviamente, ma non era stupida, avrebbe certamente voluto bearsi di quella visuale, ma,
era tutto tranne che una guardona, malatona, e poi aveva 32 anni, non era una ragazzina arrapata, ma bensì una donna matura ormai, con tanti di quei bagagli sulle spalle,
che, non le serviva fare quei giochetti perversi...
In tutti quei suoi anni aveva trascorso esperienze di tutti i tipi, ne aveva viste altrettante, di cotte e di crude e perciò, la rispettava, come donna e come creatura vivente, visto che,
come Ilaria, non ne aveva conosciuta nessun’altra prima d’ora... una tanto pregiata... speciale...pura e brillante creatura.
Crebbe fosse giusto così.
Qualcosa però, dentro l’hacker stava ribollendo.
Ogni volta che la telecamera inquadrava Vanessa, un crampo allo stomaco le si formava dentro di lei.
Troppa vicinanza, troppa confidenza, troppi sguardi ed occhiate languide, troppe battutine, e soprattutto, troppo contatto fisico.
Le dava i nervi.
A pelle, quella Scipioni le stava sulle palle.


 
I: “Vany, che ne dici se ci andiamo a bere una cosetta a qualche pub? Per festeggiare!?”
 
 
<< Ma non vi basta per oggi? Dio quanta frenesia... Io sarei distrutta al posto loro. >> Esordì contraria, Samantha.


V: “Daje, esattamente come ai vecchi tempi.”
I: “Andiamo!”


<< Cazzo. Cambio di programma. >> Sbottò nuovamente Root, alzandosi di colpo e spostandosi ad un altro suo pc, per ulteriori informazioni su quel locale.
Aveva ricavato la posizione, il nome, il numero di telefono, e persino i dettagli sull’evento di quella sera: -INTERESSANTE-, pensò, ma niente di più; non cercava nessun barista, cameriere, operaio delle pulizie, butta fuori, il nulla.


<< E adesso cosa mi invento? >>


Poi la macchina le parlò.


<< Owo. Si?! Io? Ma sei matta? >>

 
 
...
 
 
<< Sei sicura che sarò credibile? >>
 
 
...
 
 
<< Okay, hai ragione. D’accordo, facciamolo. >>
 
 
...
 
 
Digitò alcuni codici e passaggi informatici suggeriti da LEI, e si andò a preparare.


<< Comunque è un colpo basso, sappilo...però sei un genio. Te l’ho mai detto che ti amo?
Anche se avrei preferito un altro travestimento. >> Fece disgustata, attivando i gps delle due, per poi seguirle in modo da tenerle d’occhio,
rimanendo ovviamente a debita istanza senza farsi vedere.




 [...]
 
 

Una volta lì, entrò prima di loro, passando dalla porta sul retro evitando ovviamente l’enorme fila accalcata all’entrata, guidata sempre dal suo Dio.
La macchina le aveva detto di infiltrarsi nel locale e rubare l’identità all’unica ballerina (donna), che guarda caso, era una cubista, ma prima, naturalmente,
avrebbe dovuto toglierla di mezzo in qualche modo: la trovò, sola soletta nel suo camerino, intenta a prepararsi per la serata, e con molta tranquillità,
l’afferrò rimanendole alle spalle, (evitando di farsi vedere in volto), e la soffocò, facendole perdere i sensi.


<< E anche questa è andata.. Per un paio d’ore dovrebbe rimanersene buona. Ora, devo trovare un posticino per metterti comoda e poi possiamo andare avanti con il piano. >>
Disse successivamente Root, ispezionando al volo il posto, trovando poco dopo uno sgabuzzino delle scope, trascinandocela dentro.


<< Vedrai che starai al sicuro qui. Però, non so se posso fidarmi o meno di te, quindi... queste sono più che sufficienti per tenerti a bada. >> Aggiunse la Groves,
cacciando fuori dalle sue tasche un paio di fascette, legandole strettamente sia i polsi che le caviglie, esattamente come un maiale pronto per essere sgozzato.


 
-Root, come va con le piccioncine?

La voce di John risuonò improvvisamente nel suo orecchio buono.

-Simpatico. Comunque le sto dietro.

-Dove sei?

-In un locale per gay, lesbiche, e compagnia bella.

-Cosa ci fai tu lì? A parte il fatto...

-Sei in vena di scherzare oggi? Sono rientrate in casa per cena ma si sono subito lavate, cambiate e puff...uscite di nuovo.

-Mmmh, anche dinamica la Gagliardi eh? Qualcosa mi dice che la piccoletta è insaziabile...
Davvero, è un vero peccato che sia la vittima e un numero irrilevante, altrimenti, insomma dai, sarebbe proprio la donnina giusta per te, eh!?
La carne fresca fresca è allettante, vero Groves?

-Ma la vuoi smettere? Giuro che quando ci vediamo ti marchio a fuoco, letteralmente.
Mi irriti, e parecchio.

-Owo, owo. Frena la tua gelosia. Sei troppo suscettibile, Root. Come immaginavo.
Seriamente, tiratene fuori se non te la senti. E’ meglio per tutti. Controllale fino a quando non arrivo io.
Mi dirigo verso la vostra posizione, passo e chiudo.

Disse risoluto e severo John, quasi con tono sgarbato e glaciale.
Se n’era accorto e non le aveva dato neanche il tempo di ribattere.
Ma NO, lei non si sarebbe mossa da lì.
Anche la macchina glielo impose.

 

<< E poi non sono gelosa! >> Commentò con una smorfia.


All’improvviso la voce del presentatore richiamò la sua attenzione, stava dando il benvenuto a tutta la gente lì presente quella sera. 
Un caloroso coro partì dal pubblico...
Qualche istante dopo, la musica partì immediatamente a palla, segno che le fece intuire che tutto era cominciato.
Ora non rimaneva che finirsi di preparare, (ovvero, spogliarsi e lasciare ben poco all’immaginazione), per poi dirigersi nella sala hot dance per osservare il suo bersaglio...


<< Spero solo che vada tutto secondo i piani. Questo è il luogo adatto per un omicidio o una violenza... >>



 
 
 
[...]
 
 
 


Ilaria non riuscì a trattenersi più: fù troppo per lei.
Le stavano sanguinando gli occhi a forza di guardare quelle scene ignobili, così la Gagliardi cominciò a farsi spazio nella folla,
spingendo ed urtando chiunque non si scansasse e lasciasse libero il passaggio; divenne una furia.
Una qualche forza soprannaturale si era impossessata di lei, invadendola inaspettatamente fino a quando non riuscì a raggiungere Samantha, sotto la gabbia:


<< CHE STAI FACENDO? CHE DIAVOLO CI FAI TU QUI? >> Ringhiò Ila, non cagandosi di pezza chi la circondasse in quell’istante, adocchiandola male, confusi e stralunati.
Il tono delle sua voce era diverso dal solito, fù irriconoscibile, si era trasformata in un’altra persona, e tutto ciò, Root sapeva bene da cosa provenisse.

 
 
<< Ehi, Ila, ciao! Sto lavorando...perchè? >> Rispose Samantha, fingendo di cadere dalla nubi, ma la verità era che si sentiva uno schifo,
le faceva male vedere la piccola ridotta in quello stato, vederla così arrabbiata, delusa, e chissà che altro, soprattutto visto che conosceva perfettamente chi fosse la causa
di quei suoi nuovi stati d’animo.


 
<< ALLORA E’ QUESTO QUELLO DI CUI TI OCCUPI? E’ PER QUESTO CHE ME L’HAI TENUTO NASCOSTO FIN ORA? ME LO AVRESTI MAI DETTO? >> Urlò nuovamente la giovane, rabbiosa, senza neanche prendere fiato.
Quando era strafelice, emozionata o incazzata nera, parlava a macchinetta.



Dio, quello sguardo, quei occhi iniettati di sangue.
A Root venne il voltastomaco.
Aveva ragione, Resse: non poteva farcela in quel modo.


Fortunatamente però, riuscì ancora a controllarsi e a recitare bene la sua parte,
continuando a ballare e interpretare il personaggio in cui si era calata,
non facendo trapelare 
nessuna emozione dal suo viso, anche se dentro di lei era appena scoppiata la terza guerra mondiale.

 
A quel punto, dovette intervenire Vanessa, vedendo le brutte:

<< Amore, forza. Si è fatto tardi, andiamocene a letto. >>

 
 
<< Tu, Biondina, che intenzioni hai? >> Esordì Root, scagliandosi alle sbarre della gabbia di metallo, nella direzione della ragazza appena entrata in scena.


<< Di portarla a casa. Ha già visto abbastanza. >> Rispose a tono Vany, lanciandole uno sguardo di sfida.
Si, anche lei era ubriaca, ma sicuramente, reggeva molto meglio dell’amica.


<< Stavamo parlando se non ti dispiace. E’ maleducazione interrompere due persone e ficcare il naso negli affari degli altri. >> Continuò Samantha, accettando quella nuova sfida.


<< Oh mi scusi, Signora.. Ma per la cronaca, se non se ne fosse ancora accorta, la mia ragazza qui, è talmente cotta da non ricordarsi neanche come si chiama, perciò,
si tolga dai piedi, NONNINA, e ci lasci tornare a casa sane e salve. Grazie. >>


 
Non ci vide più a quella frase: L’hacker saltò giù dalla sua postazione e afferrando di colpo la Gagliardi, si spostò fuori, trascinandola fino al parcheggio riservato ai clienti.
Forse era stata anche poco delicata, ma non aveva altro tempo da perdere.
Fece adagiare al muro Ilaria e la tenne per le spalle, costringendola ad alzare la testa e guardarla negli occhi.


<< Perdona le mie maniere forti... >> Si scusò subito, con l’affanno.
L’agitazione glielo faceva.


<< Piccolì, ci sei?? >> Chiese poi con voce bassa e dolce, non avendo nessuna risposta collegata alla frase prima.
<< Mi riconosci? >> Aggiunse accarezzandole la guancia teneramente,


<< Voglio andare via. >> Sibilò Ila, distogliendo lo sguardo, con un tono tremolante.


<< Credimi, io… >>


<< No. Non mi devi dire niente. Vabbene così, è la tua vita, il tuo corpo e puoi farci quello che ti pare e piace... >> Aggiunse ancora la più piccola, dimenandosi dall’ hacker,
per poi allontanarsi abbastanza; quella vicinanza le stava facendo troppo male.


Purtroppo però, il suo equilibrio non la aiutò molto, barcollò con difficoltà e quasi cadde a terra, ma Root la resse prontamente, evitando così la collusione.


<< Mi dispiace non avertelo detto, davvero, ma...non volevo pensassi male di me. >> Tentò Samantha, sperando che quella via di fuga la salvasse in calcio d’angolo.
In quel caso non sapeva proprio dove mettere le mani.
Aveva combinato un casino.



<< Smettila di fingere. >> Sbottò improvvisamente Ilaria, spingendola via con veemenza..


<< Di fare cosa? >> Domandò sbalordita, l’altra.
Non si sarebbe mai aspettata una tale reazione, e per di più, una forza bruta da parte di quella piccoletta.


<< ...Di tenere a me! >>

La Gagliardi scoppiò ed iniziò a piangere, singhiozzando.


 
<< Ma che dici? >> Domandò interdetta la Groves, rimanendo impietrita da quella reazione e da quelle parole.



“Se solo potessi dirti la verità. Allora capiresti.”
Pensò Samantha, colpevole, sentendosi per lo più impotente di fronte a quella situazione.


 
<< La verità! >>
 
 
<< Non lo è. >> Ribattè la donna, avanzando di un passo che portò Ilaria ad indietreggiare di conseguenza.
 
 
<< Ah no? E qual è allora? E’ tutta colpa mia, come sempre. Ho sbagliato, fin dall’inizio.
Ho creduto mari e monti, mi è bastato talmente poco che...mi sono lasciata abbindolare da te  
e mi sono illusa di ... >> ma la ragazza venne interrotta in tempo dalla sua migliore amica,
che nel frattempo le aveva raggiunte.


<< Okay, adesso basta. E’ ora di andare a farvi una bella dormita. Abbiamo già dato spettacolo per questa sera. >> Fece Vanessa afferrando per le spalle la moribonda,
dando senza importanza le spalle all’adulta.

                                          
 
<<  Io...posso fare qualcosa? Posso darvi un passaggio... >>  Esordì Root, non sapendo più che dire e che fare.


<< Hai già fatto abbastanza danni. La riporterò io, a piedi. >> Rispose dura, la bionda, continuando a camminare senza ripensamenti.


<< A quest’ora è pericoloso andare in giro... >>

 
 
<< Buonanotte! >> Concluse così Vanessa, liquidandola.  
A quel punto le due amiche tornarono a casa piano piano...

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Capitolo 9
*** -EIGHT- ***


Durante la notte, Ilaria stette malissimo: vomitò per tutto il tempo, spingendo Vanessa a restare sveglia senza neanche potersi fare un paio d’ore di sonno,
ma le migliori amiche serviva anche a questo no?

Poi finalmente si placò e si addormentò sul letto, ancora tutta vestita, limitandosi a sdraiarsi sul materasso non preoccupandosi di mettersi sotto le coperte.




[...]
 
 
Il pomeriggio arrivò in un battibaleno.
Vany, sentendosi meglio in confronto all’amica, si alzò e decise di preparare due tazze bollenti di thè con il limone; tocca sana per il post-sbornia.
Almeno così dicevano.
I famosi rimedi della nonna non fallivano mai, perché fare cilecca proprio ora?

Una mezz’oretta dopo, ecco che sulla soglia della cucina, vide una testolina scapigliata, affacciarsi.



<< Buongiorno, giovanotto! >> L’accolse la bionda, con simpatia e dolcezza.


<< Ehi... Giorno... >> Rispose Ilaria, con la bocca impastata, gli occhi ancora chiusi, un mal di testa allucinante e un voltastomaco massacrante...


<< Bevi tanta acqua, sei disidratata! Hai passato la nottata nel cesso...ed io con te. >> Commentò premurosamente la più piccola, sempre con un velo di ironia.


<< Okay... Mi dispiace tanto, Vany. Non volevo rovinarti il divertimento. >>


<< Sono qui per questo. Sono o non sono la tua spalla? E poi sono una tipa fedele. >> Ribattè teneramente la Scipioni.


<< Apparentemente fedele, aggiungerei. >> Rispose a tono la Gagliardi, abbozzando un sorriso.


<< Non ho specificato in cosa. >>


<< ...Ehm, ma... che è successo? Io non ricordo! >> Confessò la più grande, vergognandosi, passandosi le mani sul volto stravolto.


<< Davvero non ti ricordi nulla?

 
 
Ila annuì sconfitta.


<< Siediti... >> Iniziò a quel punto, la bionda, mettendosi affianco all’amica, posandole una mano sulla gamba per darle una specie di conforto.

 
<< Prima di raccontarti gli accaduti, voglio sottolineare una cosa: non ti vedevo in questo stato dai tempi di Federica... >> ma l’altra la bloccò sul nascere:


<< Ti prego Và, non ricominciare. Non voglio neanche sentirla nominare... >>


<< Devo. Ascoltami. Non posso lasciarti fare ed osservarti mentre butti tutto all’aria...specialmente se lo fai per una stronza tale e quale a Federica. >>

 
 
<< Che vuoi dire? >>


<< Wow, amnesia totale. >> Fece incredula Vanessa, sgranando occhi e bocca.

<< Comunque...non ti riducevi così da quest’estate...da quando ti facevi senza sosta, per lei... Per dimenticarla...ed ora, ricominciamo tutto da capo? Siamo passate all’alcolismo?
O meglio, tornate? >> La sua voce si trasformò improvvisamente, facendosi più tosta, più impassibile, dettaglio che Ilaria notò subito, spaventandosi leggermente.


<< Amore, io... >>

 
 
<< Fammi finire. No. >>
 
 
<< Anche tu ti fai...continui a spaccarti di canne...senza motivo... perché tu si ed io no? Che differenza c’è tra me e te? >> Urlò Ilaria, alzando la voce più del dovuto.


<< Che tu hai tutto e non te ne accorgi! >>

 
 
<< L’apparenza inganna. E poi, avere un lavoro e spaccarsi il culo dalla mattina alla sera per dare poi quasi tutto ai miei, non è molto gratificante.
Cioè, voglio dire, ne sono fiera si, ma per me vorrei altro. A me i soldi non mi interessano... Vo... >>

 
 
<< ...Vorresti solamente qualcuno che ti amasse per come sei, lo so. Lo so.  La cosa che però non capisci o non vuoi capire, è che io lo dico per il tuo bene.
Io so reggere al contrario tuo. Ricordi sempre st’estate, quando andavamo al cinema con Paolo e poi al ritorno ci fermavamo a fare una qualche sosta al pub per berci una cosetta?
Tu ti sei quasi scopata Francesca! Tua cugina! E lei ci sarebbe stata. Anzi, c’è stata. Abbiamo sempre bevuto ugualmente, le stesse cose,

ma su di te ha brutti effetti collaterali...Vedi? Oltre ad aver alzato un polverone ieri sera,  hai anche un blackout mentale. Direttamente coma etilico la prossima volta?
Si, sto male anch’io, per carità, ho lo stomaco e la testa che praticamente stanno giocando a ping pong per verticale, e per di più è come se avessi due campane stonatissime
che mi sbattessero , 
rimbalzando sulle tempie, ma sono in me. Ero in me anche ieri, mentre tu no. Non ti riconosco quando stai così... Il tempo passa, le situazioni rimangono le stesse,
con l’unica differenza che cambiano i personaggi... >>
 
<< ...Non so cosa dire... >> Sibilò Ilaria, sapendo che fossero tutte vere quelle cose.
Aveva perfettamente ragione.



 
<< Non sono nessuno per farti la paternale o dirti quello che devi o non devi fare, ma...se vuoi farlo, fallo , ma per altre ragioni. Come me, diciamo...per divertimento, passatempo,
ma fattela prende a ride. >>

 
 
<< Che cambia? >>
 
 
<< E’ diverso, cambia tutto. Non distruggerti sempre e solo per le donne.  Perché, oltre ad una scopata persa, che diavolo perdi? >>


<< Samantha... >> Sussurrò inaspettatamente, Ilaria.


<< Riaffiorato qualcosa? >>


<< Si...credo di si. >>

 
 
<< Grazie al cielo! >>
 
 
<< Ho soltanto...lei, stampata nella mia mente, ma non... >>


<< D’accordo, a parte il cazziatone, tocca a me raccontarti per filo e per segno cosa è accaduto ieri sera... >> E dicendo così, Vanessa cominciò a spiegare gli “aneddoti”
della serata precedente.





[...]
 
 
 
<< Oh mio dio. Con quale coraggio la guarderò nuovamente in faccia? >> Proferì Ila, sconvolta.


<< Beh, da quello che hai detto non sembrava volessi rivederla molto presto. >>


<< No, tu non capisci... Non ero in me, le mie...emozioni sono stata amplificate dall’alcool. Non avrei reagito in quel modo se no... Dannazione, a me piace Root! >>
Esclamò la Gagliardi,  
nel panico.


<< Ma evidentemente lei ti vede solo come una semplice amica, proprio come quella zoccola di Fe... >> ma stavolta Ilaria avanzò e non le fece terminare la frase.


<< Sai quanto me che non è così. Non ero l’unica della comitiva che captava i suoi comportamenti ambigui. L’hanno capita tutti. Pure Nando e Paolo prima di sapere di me;
ti devo rinfrescare la mente? I suoi sguardi lunghi, i suoi comportamenti...da fidanzata gelosa. >> Ribadì innervosendosi.


<< D’accordo, è vero e...scusa. Però, ci sono delle novità a riguardo, ma... non credo sia il momento di affrontarlo... >>

 
 
<< Sputa il rospo. >>
 
 
<< Ilà, non sei abbastanza lucida per... >>
 
 
<< Vanessa! Dimmi quello che c’è da sapere. Ne ho tutto il diritto. >> Gridò ancora una volta la più grande, finendo a pochi centimetri dalla sua migliore amica.
Vicinanza troppo pericolosa, minacciosa.
Era ancora fuori di sé, la differenza la si poteva notare notevolmente.


<< Non ti è ancora passata, non è così? Dopo tutti questi mesi... >> Azzardò esausta, la bionda.
Vedere la sua metà struggersi per una poco di buono, la faceva sentire una merda.
Non era riuscita a sistemare le cose, a portare la situazione in vantaggio per Ilaria; non c’era stato nulla da fare, nonostante i pochi ma buoni propositi.


<< Cosa c’entra questa insinuazione, adesso? E’ irrilevante! >> Proferì la lavoratrice, svagando.


<< Non hai negato... E c’entra. Tu ancora provi qualcosa per lei, nel profondo. Tu ci speri... >>

 
 
<< Assolutamente no. Ma si, hai detto una mezza verità. Ci tengo ancora, ma aggiornamento dell’ultimo minuto: ci terrò sempre. E’ stata il mio primo vero amore, Vanessa...
Il primo dopo l’accettazione del mio essere. E’ anche normale, credo. >>

 
 
<< Ti brucia troppo, Ila...guardati... L’effetto che ti fa nonostante non ti appartenga più. Ti brillano gli occhi anche quando ne parli male. >>


<< In teoria non è mai stata mia. >>

 
 
<< Ma in pratica si! >>
 
 
<< Nemmeno. >>


<< Ora ribatto io: lo sai che non è vero. Sei sempre stata in contrasto con te stessa a causa sua. Appartenersi non vuol dire solamente scopare.
Okay, non avete avuto nulla di fisico...però...  
E’ stata lei la cogliona, immatura, codarda, confusa che non ha capito in tempo quello che la vita
le stava ponendo di fronte. Se solo fosse stata diversa LEI, avreste avuto una perfetta storia d’amore. Come quella dei film. Insieme facevate faville...
La gelosia, gli sguardi,  
i momenti in cui tu c’eri per lei, e lei per te, le canzoni che vi siete dedicate, cantate al karaoke, scritte sulla pelle, le sorprese, i pianti, i sorrisi...
A kilometri di distanza l’una capiva se l’altra stava male... e poi il fatidico bacio inaspettato che ti diede all’improvviso... >> Cambiò il tono l’amica,
avvicinandosi e prendendole la mano.

Ilaria cominciò a piangere.
Faceva dannatamente male.
Ancora.

Ancora.
E ancora.


<< Come dimenticarlo... >>

 
 
<< Io non scorderò mai quando insieme alla sorella hai cantato ‘Non Amarmi’. >>
 
 
<< Oddio, che vergogna…che schifezza assurda. Avevo una paura assurda che capisse, che Roby se ne accorgesse...mi avrebbe ammazzato di botte, come minimo. >>
Commentò Ilaria, ridacchiando nervosamente.


<< Forse, ma la cosa straordinaria fù lo sguardo di Fede... fisso nel tuo.  Io ero presente cazzo! Me la sono studiata per tutta l’estare, sperando e cercando di capire,
ma è un libro aperto scritto in arabo, non è colpa mia. E’ stupida. >>


<< Hai sempre molte paroline dolci nei suoi confronti. >>


<< Sai che non la posso sopportare piu di tanto. Comunque, tornando a noi...  
Aveva gli occhi lucidi... era totalmente imbambolata da te... >>
 
 
<< ...Ed io da lei... >>


<< Esatto. Se questo non è amore, allora molto probabilmente non l’ho mai conosciuto. >>

 
 
<< Perché mi stai dicendo questo? Sono andata avanti... >> Mentì la Gagliardi, voltandosi di spalle.


<< E tu perché continui a mentirti? Sei brava a recitare, lo ammetto, ma con me fallisci spudoratamente. Puoi mentire a te stessa, va bene,
però ricordati che insieme abbiamo trascorso il meglio ed il peggio... e con me non attacca. >>
 
 
<< ...Sai cosa mi fa stare più male? Non il suo rifiuto... quello può accadere a chiunque... Non so se riesco a spiegarmi, seguimi...ma... il suo negare l’evidenza.
Il suo...fare finta di niente. >>

 
 
<< Lo so... però, ecco... è proprio qui che volevo diciamo arrivare… Da quando sei partita,  è cambiata. >>
 
 
<< Cioè? Sta bene? >> Si preoccupò la Gagliardi, tornando a guardare Vanessa negli occhi.


<< A stare bene sta bene, sempre per come può star bene lei… >> Disse la Scipioni,  
rimando vaga, ma notò l’altra interdetta e confusa, così fù diretta:

<< E’ ossessionata da te. Mi domanda sempre cosa fai, come va la tua nuova vita,
se ti frequenti con qualcuno o qualcuna... e se prima o poi tornerai... >>
 
 
Nessuna risposta.
Passarono così minuti in completo silenzio.
Ilaria non aveva ancora aperto bocca, addirittura a Vanessa sembrò che stesse trattenendo il respiro.
L’aveva scioccata a tal punto?

Era pericoloso?


<< Ilà? Sveglia! Vuol dire che le manchi. >> Alzò la voce la bionda, scuotendo l’amica per riportarla sulla terra.

 
 
<< A lei? Io? >>


<< Siete un caso perso. E’ proprio vero: Dio prima li fa e poi li accoppia! Oh mamma... Si, tu a lei. Ma il bello deve ancora venire:
ha parlato del vostro bacio a Ludovica e c’erano anche altre ma non ricordo chi…vabbè, e si è...in un certo modo vantata di averti baciata...
Del fatto che sei stata  "
la sua prima ragazza”. >> Mimò con le dita le virgolette, sorridendo beffardamente.


<< Sono senza parole. >>

 
 
<< Ho notato. Beh? Nessuna reazione a riguardo? Mi aspettavo uno sclero esagerato,  saltelli di qua e di là, urla per tutta casa, infatti mi ero pure munita di tacchi per le orecchie...
Sai, non vorrei rimanere sorda. >> Scherzò simpaticamente la più piccola,  
contenta, da un lato, per la sua migliore amica.


<< E che dovrei fare? Intendo...con... >>

 
 
<< Non è Voldemort. Puoi pronunciare il suo nome, mica si può teletrasportare o volare fin qui. >> Rise di nuovo Vanessa, sfottendola.

<< Anzi, da oggi oltre a scopetta è anche l’innominabile. >> Aggiunse divertita.



<< Non è giusto... Non può riapparire adesso... Non ha senso... Non dopo che mi ha lasciata andare senza salutarmi... >> Disse Ilaria, flebilmente.
 

<< Lei fa finta di essere tonta, ma le cose che le interessano le capisce fin troppo bene. Sa che ha sbagliato ed io ti consiglio di farla impazzire, cuocere nel suo brodo,
perché se lo merita, e poi, è nel tuo stile vendicarti no? >>

 
 
<< Esatto… è proprio quello che pensavo di fare. >>
 
 
<< Ma un dettaglio mi sfugge... Sei felice? Perché...se è così, stai toppando. Sembri tutt’altro che contenta. >>
 
 
<< Infatti non lo sono... Con queste rivelazioni mi hai mandato in tilt. E’ strano, ne sono consapevole, però... per quanto io mi possa riscattare,
sempre se quel momento è finalmente arrivato... Io non provo più amore per lei. Non come prima. Mi sono fatta il culo per andare avanti per la mia strada, senza di lei,
dimenticarla, in parte, e adesso che ho conosciuto una donna stupenda... >>

 
 
<< Ti piace? >> Domandò secca, Vanessa, interrompendola.
 
 
<< Ti stavo dicendo di no... >>
 
 
<< Non Federica... Root. >>
 
 
Ilaria boccheggiò ed improvvisamente, solo al sentirne il nome, arrossì e si morse le labbra.



<< Ma una cosa semplice tu mai eh? Perché per una volta non trovi una situazione normale e tranquilla? >>
 
 
<< Non sarei stata amica tua altrimenti. >>
 
 
<< Abbozzo, me la meritavo. >>
 
 
<< Comunque...si. Avevo immaginato che ci fosse qualcosa di più di un’amicizia. Però, abbiamo appurato che non le interesso in quel senso...
Magari è pure etero e sono stata io
a crearmi castelli in aria. >> Sputò fuori Ilaria, lasciandosi andare seduta sulla sedia, stanca.
Di tutti.

Di tutto.


<< Allora... considera che mi sta altamente sul cazzo.  L’ho invontrata solamente una volta, ed è pure tanto: si crede Dio in terra, superba, tutto lei e niente l’altri...
Per me è un NO pieno, ma...ho alcuni dubbi. >>

 
 
<< Maddai, non dire così. Non è affatto come la descrivi. E’ dolce, buona, gentile, bella, premurosa, e... >>


<< Stai ancora parlando di Root, o di un cagnolino? >> Proferì acida, la Scipioni, ricevendo in risposta uno sguardo fulminante.
Alzò le mani in segno di resa, e la fece continuare.


<< E’ stata solo la prima impressione, ed eravamo brille, non puoi giudicare le persone
e metterle a rogo. Magari se le dai una possibilità potrebbe sorprenderti. >>
 
 
<< Non ne sono convinta. Io vado a pelle...però...per te potrei fare un eccezione, ma non ti garantisco niente. Vedremo come si comporterà in futuro.
E a questo punto, vorrei aprire e chiudere una parentesi:  dovrà essere lei a cercarti per prima. >>

 
 
<< E perché? Sono stata io a combinare un macello. >>
 
 
<< Ma lei ti ha istigato. Ti ha mentito, tenuto nascosta la verità, e poi non si capisce cosa vuole fare. Quindi, se ci stiamo sbagliando, e lo spero per la tua felicità,
e le interessi sul serio, 
dovrà venire lei da te. E non replicare. >>
 
 
<< Okay... >>
 
 
<< Non cercarla...in nessun modo. >>
 
 
<< Va bene... >> Soffiò nuovamente Ila, mortificata e senza speranza.

Vanessa se ne accorse e le si avvicinò, abbracciandola forte.


<< Vedrai che arriverà anche il tuo momento. Tutti abbiamo un anima gemella... >>




[...]

 
 
 
 
Nel contempo però, dall’altra parte della strada, nell’edificio di fronte, la Groves, era posizionata nello studio del suo appartamento,
con cuffie posizionate e dita sulle tastiere dei vari pc:  
aveva origliato tutto il discorso fin dall’inizio...
Qualcosa dentro di lei cominciò a smuoversi, un misto di emozioni, sensazioni, che la stavano dilaniando lentamente dall’interno.
Era confusa, cosa le stava accadendo?
Perché senza neanche conoscere quella famosa Federica, la stava odiando con tutta se stessa?
 
Strinse i pugni talmente forte che le nocche le divennero immediatamente bianche e le sue unghie si conficcarono involontariamente nella sua carne, ferendola.
Sbattè i pugni sul legno della scrivania e imprecò, incazzata.
Sentì un bruciore sui palmi delle mani, ma niente di che, era sopportabile; aveva superato peggiori torture e a confronto, quell’attuale “vuoto” e scombussolamento

era paragonabile ad un vulcano.

Si sentì in colpa.
Per tutto quello che aveva fatto.
Non aveva giocato con i sentimenti della giovane, non c’aveva minimamente pensato,
però...perchè?
Come poteva fare per rimediare? Per riacquistare una piccola parte della sua fiducia?



<< Con il doberman da guardia sarà più difficile avvicinarmi ad Ilaria... >>
 
Un lampadina le si accese sopra la testa matta, così aprì di rimando google chrome e digitò “Facebook”, andò su cerca e scrisse il nome ed il cognome della bimba; la trovò.
Le richiese l’amicizia ed aspettò...

Ora non doveva far altro ed avere un enorme pazienza, di cui, fortunatamente, era dotata.
Forse si era avventata troppo, forse aveva usato un metodo da adolescenti, sciocco, insignificante, ma visto che non si erano scambiate ancora alcun numero di telefono,
vi chat tramite un social network, era l’unico modo plausibile e non invasivo che poteva tentare...

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Capitolo 10
*** -NINE- ***


La mattina seguente non ci furono né Santi e né Madonne; la Gagliardi nonostante non si fosse ancora ripresa del tutto, dovette andare comunque al lavoro.
Il dovere la chiamava.
Aveva lasciato un bigliettino alla sua amica, avvisandola che sarebbe tornata per l’una al massimo, e dicendole di stare tranquilla al suo risveglio
e di fare come se stesse a casa sua.
Avrebbe portato lei stessa il pranzo.



Erano le 5.00 A.M. ed Ilaria si trovava sull’autobus, in viaggio verso il magazzino, come ogni giorno, quando improvvisamente,
mentre ascoltava un po’ di musica dal suo cellulare, ecco che una notifica di Facebook richiamò la sua attenzione.
Fece accesso sul social e notò il numeretto rosso sull’icona delle richieste d’amicizia; ci cliccò sopra curiosa e aspettò...

Appena lesse il nome rimase sorpresa:  Samantha Root Groves.

Che fosse il primo passo della donna per ri-avvicinarcisi?

Sganciò spontaneamente un sorriso compiaciuto e l’accettò senza pensarci due volte.

Immediatamente, il telefono squillò ancora: MSN.
Era lei.



‘Buongiorno Ilary. Immaginavo fossi già in piedi. Strano però che in questi giorni non ci siamo beccate… tutto bene?’


‘ Buongiorno a te. Ieri io e Vany non ci siamo mosse di casa ed oggi, sono uscita prima...
Si dai, non mi lamento, e a te come va?’
Rispose senza dare sospetti, la giovane.
Inutile dire, che l’agitazione si stava per impossessare di lei.


‘Capito... Comunque grazie per avermi accettata...Sinceramente non credevo lo facessi...’


<< Azz... Mi ha messo alle strette...furba! >> Sibilò tra sé e sé, la ragazza.
Cosa poteva risponderle adesso?
Cominciava alla grande quella giornata.


‘ Perché no? Non mi hai chiesto mica di sposarti...’
Che risposta del cavolo.
Da perfetta idiota.


<< Beh, non sarebbe male, in fondo... >> Commentò invece l’hacker, da dentro il suo lettino caldo.
Ancora non si era alzata, aveva preferito rimanere sotto le coperte, con la luce spenta e con addosso gli occhialetti da vista...



‘Senti, so che a breve arriverai a destinazione e perciò non voglio disturbarti o rubarti altro tempo, ma volevo solo chiederti scusa...
Mi sento in colpa, non volevo mentirti, io non uso le persone, odio le bugie ma non so cosa mi sia preso… forse mi vergognavo di dirlo a te...
Non volevo che mi giudicassi male. Non ci conosciamo praticamente, quindi non sai quali sono i miei valori e se effettivamente ce li ho...
Sono d’accordo con te, però è così. ‘



Che doveva fare dopo quella risposta del tutto ... wow?
Sembrava sincera, ma...dietro ad uno schermo tutti erano capaci di dire qualsiasi cosa, no?


‘ Dispiace più a me. Per tutto. Cii sono tante cose che non sai di me. Hai scritto bene, non ci conosciamo alla fine, ma ti ringrazio per il pensiero. 
Non devi scusarti, la colpa è solo mia, davvero. Vanessa mi ha raccontato... io purtroppo non ricordo nulla però ho esagerato a quanto pare.
Non volevo infastidirti, non ne avevo alcun diritto... ‘



‘Che intendi con ciò? ‘


‘...La verità sai qual è? E’ che io... sono diversa. Mi vergogno e faccio fatica a rivelarlo, ma... Sono lesbica, e mi faccio schifo per aver rovinato la nostra amicizia
per una stupidissima illusione...’


Ilaria cliccò invio.
Root lo lesse subito dopo, ma non rispose con la stessa velocità di prima.
GUAIO.
Pensò Ila.

Invece l’adulta nè rimase stranamente felice e colpita.
Aveva appena avuto l’ennesima conferma di ciò che l’altra era, ma ne rimase ancora di più meravigliata, in senso positivo,
proprio perché era stata l’Ilaria in persona a confessarglielo.
Era di una tenerezza unica.



‘Ohi, no. Prima di tutto, stai tranquilla. Io sono una persona molto aperta a tutto e non mi spaventa nulla. Non c’è nulla di male.
Anzi... ciò mi fa capire che avevo ragione fin dall’inizio...’



‘ … e cioè?’


‘ Che sei una persona speciale.. Non è da tutti ammettere le proprie “diversità”.
(Per me non lo è!)
E secondo, non accusarti di niente. La sciocca qui, sono solo e soltanto io.
E’ normale che tu sia rimasta scioccata; io al posto tuo, avrei fatto lo stesso...specialmente poi, se i fiumi dell’alcool scorrevano in me.’



‘Sam...Grazie.’


‘ E poi... A me non importa. Sei sempre una creatura...e vai rispettata...
Comunque... Sai già se durante il turno ti toccherà una strada piuttosto dura?’



‘ ...Ehm...Non ancora...sono appena scesa dal primo auto...adesso devo aspettare il secondo...
Che ansia. Speriamo mi vada bene, non sono al top oggi...’



‘ Immagino... uff... è duro come lavoro per una piccolina come te... Però dai, guardiamo il alto buono della medaglia: fortuna che si lavora.’


‘ Un po’ si, ma... EHI. Nella botte piccola c’è il vino buono LOL Anche se... ti confesso che avrei preferito un’altra cosa al lavoro...’


‘ Siamo in vena di confessioni stamattina? LOL
Che cosa?’



‘ Eh già. AHAHAHA.
...Avrei preferito trovare l’amore... Ora mi prenderai per pazza, immatura, smielata ecc...
Ma vabbè... bisogna accontentarsi no? Nella vita non si può avere tutto.’



‘ No, macchè... anzi... però sei ancora così giovane...’
Digitò Root, mentre un sorrisone a 32 denti le si formava sul volto.
Questo stava a significare che con Vanessa non c’era realmente nulla, oltre che ad una forte amicizia.



‘Devi rilassarti. Una cosa alla volta. Vivi, vivi questa fantastica vita e fai esperienza.
E’ un dono...tutti noi siamo doni di Dio...fidati di una vecchietta LOL
Accogli tutto, sempre nei limiti però. L’importante è avere sempre la testa sulle spalle...
E quella di certo non ti manca.’



‘Hai proprio ragione...e ti ringrazio, ma non concordo sul discorso che la vita sia un dono.
Per molti potrebbe anche essere una punizione... comunque... tu invece, sei in vena di complimenti oggi?
Attenta che mi vizi...non ne sono abituata.’



‘Sei atea per caso?’


‘Perché si vede?’


‘( Ti farò ricredere. )
Non ci credo che non ti invadano di frasette romantiche...che spreco di tempo.
Comunque non solo oggi...se ci fai caso, te li ho sempre fatti. Magari non così diretti, ma te li ho fatti.’



‘già...vero.’


‘Stai giù adesso? Ho detto qualcosa che non va?’


‘Nono...sono arrivata a destinazione e devo lasciarti... però...sto un poco giù di morale... di mio.
Però ora mi butto a faticà e tutto passa.’



‘D’accordo allora... Ti auguro buon lavoro e non ti stancare troppo, mi raccomando.’


‘AHAHAHAH come se fosse possibile non stancarsi LOL’


‘E ricordati: sei veramente una tipa simpatica, dolce, socievole, e sensibile... e da adesso non sei più sola, ci sono io.’


‘Purtroppo si, sono così…peccato che la mia bruttezza fisica stoni sul mio meraviglioso carattere..
AHAHAHAHA’



‘Bruttezza? Tu? Ma cosa dici? Non mi pare proprio...’


‘Aaaaaw….eddai, così mi fai arrossite. Sei troppo buona e gentile.’


‘ Naah... Ah, e alla fine aggiungerei anche timida...’


‘ Si vede eh!?’


‘ Si... mi piace.’


‘...mi stai per caso studiando? No perché...mi manca una psicologa di fiducia.’


‘ Io sono così. Sono molto particolare, tesoro. Ho dei doni, se così possiamo definirlim e li metto in pratica.
Tutto qua. Non mi stanco mai.’



<< C’era un doppio senso nell’ultima frase? >> Si chiese Ilaria, avvampando all’idea.
Oddio.
Arrossì realmente, passandosi una mano sul volto, imbarazzata.
Che le combinava quella donna?
Oddio.
Si sentiva un’adolescente alle prime armi.



‘ Infatti...credo che nulla accade per caso, e quindi... se io e te ci siamo incrociate così...
Se parliamo e ci sentiamo bene entrambe... un motivo ci sarà...’



Oddio.
Ancora.
Si stava illudendo di nuovo?
Non potevano essere semplici messaggi buttati lì.
Quelle parole per Ilaria avevano un peso...ma per Samantha?
Perché ci leggeva qualcos’altro sotto?


‘...Ora devo scappare, sorry. Buona giornata pure a te, Honey.’



‘A presto. Kiss, Kiss.’


Non ce l’avrebbe fatta un altro minuto in più.
Più instaurava un rapporto più...intimo e più stava perdendo la testa per lei.
Non doveva succedere.
Root era etero.





[…]




 
<< Ila, vuoi un passaggio? >> Le chiese gentilmente Simone, il suo collega, una volta staccato.


<< Magari, grazie. Almeno arrivo un poco prima a casa e posso anche portare a mangiare fuori la mia amica! >> Rispose serena Ilaria,
aprendo la portiera della sua auto, ma improvvisamente, il suo di un clacson la fece sobbalzare.


<< Root! >> Esclamò successivamente , la Gagliardi.


<< Ti dispiace vedermi? >> Fece la donna, ammiccando, per poi spostare lo sguardo verso il ragazzo e lanciandogli un’occhiataccia.


<< Assolutamente no, ma... >>


<< Sali dai, che ti accompagno. >> Proferì sicura l’hacker, sapendo che la giovane avrebbe accettato.


Ila si guardò intorno, trovando lo sguardo di tutti gli altri suo colleghi interdetti e confusi da quello “scambio di passeggero”,
per poi voltarsi impacciata verso l’amico:


<< Simo, io... >>


<< Non fa niente, tranquilla. Vai. E’ venuta apposta per te...e poi non lo sapevi, non preoccuparti.
Avremmo altre occasioni per fare due chiacchiere. >> Disse il poveretto, sorridendo dispiaciuto.
Glielo si poteva leggere negli occhi.


<< Sei un angelo. Ciao, e buon pranzo! >> E rispondendo così, Ilaria scese dalla macchina per risalire subito dopo in quella di Root.


<< Ehi, che sorpresa. Non ti aspettavo... >> Sibilò la più piccola, arrossendo.


<< Mi piace lasciare senza fiato le persone. >> Fece la Groves, con tono e sguardo malizioso.



<< Cos’hai? Non vuoi? Non sei contenta? >> Aggiunse sempre quest’ultima, non ricevendo alcuna risposta.


<< N-no –no, si. Cioè, voglio dire... non me lo sarei mai immaginato. >> Farfugliò emozionata, Ilaria.


<< Ed io adoro vedere il tuo volto sorpreso. >>  Se ne uscì ancora, la donna.



 
 
[...]


 
 
Stranamente il viaggio di ritorno sembrò durare un eternità: inaspettatamente si era dimostrato molto silenzioso ed imbarazzante,
così ad un certo punto Samantha decise di riprendere in pugno la situazione...


<< Come ti senti? >>


<< Normale, grazie... tu? Stavi per andare a ... >> ma la Gagliardi fù interrotta.


<< No, a fare la spesa in realtà. Non mi ero accorta il mio frigo grida vendetta. >> Ridacchiò la più grande.


<< Okay... Beh, se vuoi... >> Iniziò Ila, facendo una pausa per prendere coraggio e poi continuare:

<< ...Potresti venire a pranzo da noi. Potremmo anche andare insieme a fare un salto al supermercato
se ti va... >>


<< Accetto! Volentieri...perchè no!? >> Rispose di colpa Sam, con troppa foga ed entusiasmo.



A quel punto la ragazzina entrò nel panico....
Che cosa avrebbe potuto preparare? Non era un granchè in cucina.


<< ...cucini tu? >> Chiese successivamente Root, interessata.


<< E chi se no? Vanessa? Potrebbe, a meno che tu non voglia rischiare di morire al rogo. >> Rispose la Gagliardi, ironicamente.



<< Recepito... Magari potrei persino farmi perdonare dalla tua amica. Non credo di piacerle tanto... anzi, addirittura penso che, se potesse,
mi eliminerebbe dalla faccia della terra. >> Disse scherzosamente, ma con un filo di verità.




<< Eddai, non esagerare. Non è un mostro. E’ solo molto protettiva nei miei confronti.
E’ una sorella per me... Le passerà, ne sono sicura. >>


<< Va bene, Capo. Allora cosa stiamo aspettando? Ho una fama da lupi! >> Esordì con un espressione buffa, l’adulta,
scaturendo una risata genuina da parte della giovane.


<< Scema...mi fai morire dal ridere.. cosa vorresti mangiare? >> Domandò Ilaria, interessata.


<< Diciamo che... avendo origini americane, non ho mangiato molti piatti italiani... quindi, abbiamo una vasta scelta. >>


<< Mmh...che ne diresti di un semplicissimo piatto di spaghetti al basilico? Leggero,  veloce, per niente calorico, e buono.
E per secondo, un’insalata di verdure miste... che ne dici? >> Optò la Gagliardi , elettrica.


<< Wow. Ci sto! Andiamo! >> Se ne uscì contentissima, Samantha, guardandola sorridendo.

 



 
[...]




Tornate nell'appartamento dopo aver comprato giusto gli ingredienti fondamentali per il pranzo, Ilaria iniziò a mettere a posto le buste,
mente Root chiese se poteva andare in bagno.


<< Vane,, sono rientrata. Ho comprato qualcosina... c’è anche... >> ma la vista della sua migliore amica completamente assonnata e scombussolata la fece bloccare.


<< Che modi sono? >>


<< Ancora dormivi? >> Domandò la lavoratrice, incredula, notando i sbadigli dell'altra uno dopo l'altro.


<< E vorrei vedere... ho del sonno arretrato, mia cara. >>


<< Okay, scusami. Ma adesso vatti a preparare che non siamo sole... >>


<< Chi c'è? >>


<< Piccola, posso darti una mano ad apparecchiare? >>
Ecco che, una voce di donna, sconosciuta a Vanessa, spuntò fuori; quest'ultima si voltò di colpo per dare un volto a quella voce e...


<< Sei tu! >> Esclamò la bionda, puntandole il dito.

<< Cosa ci fa in casa nostra? >> Domandò successivamente, la Scipioni, esterrefatta, tornando a guardare l’amica,
sperando avesse un alibi abbastanza corposo.


<< Te l’ho detto che avevamo visite. >>


Vanessa corrucciò la fronte, alzando addirittura un sopracciglio, scontrosamente.



<< Perchè? >>





-FLASHBACK-



Quando furono nel negozio, si divertirono moltissimo; avevano comprato di tutto, e Root aveva insistito per pagare,
visto che la maggior parte delle cose comperate le aveva messe lei nel carrello.

Sembrava una bimba in un negozio di caramelle!
Nonostante quest’ultima fosse l’adulta tra le due.

Era stato spassoso vederla litigare con una signora anziana per l'ultimo pacco di spaghetti.
Alla fine aveva vinto lei, naturalmente.


<< Prometto che la prossima volta ti farò una carbonara da leccarsi i baffi. >> Disse sorridendo Ilaria.



<< Perchè progetti di invitarmi di nuovo? >> Disse Samantha, provocandola.


<< Ahahah molto divertente... Ora che ci penso perchè dovrei volerlo fare? >> Rispose la Gagliardi, fingendo di essere seria.


Root a quel punto mise il broncio; era troppo buff e adorabile per non scoppiarle a ridere in faccia.
Sembravano due sorelle, o una coppia di neo sposine dal modo in cui si comportavano e muovevano intorno a vicenda,
sorridendo come ebeti ogni volta che i loro occhi s’incrociavano.

Avevano anche fatto colpo su una bimbo, che a un certo punto cominciò a seguirle.
Preoccupate si fermarono e Ilaria, che amava i bambini, chiese gentilmente al piccolo di non più di 5 anni, se si fosse perso.
Lui le guardò per qualche secondo con i suoi bellissimi occhi nocciola che davano sul verde, per poi dire che credeva fossero una sua mamma e l’altra sua zia,
visto che da dietro si somigliavano.

Ilaria notò che il ragazzino sembrava un piccolo Andrea (suo fratello di 6 anni),  vestito però, un pochino più da rappettaro e con dei lunghi capelli castano scuro,
quasi neri, e una carnagione olivastra.



<< Sei un amore... mi ricordi tanto una persona sai... però tu sei più bello e bravo! >> Commentò Ilaria spontaneamente, riferendosi purtroppo,
ad una sua vecchia conoscenza...quella di cui ultimamente parlò con la sua migliore amica.


Mattia, così disse poi di chiamarsi il piccolino.
Sorrise loro e come se niente fosse cominciò a passeggiare tranquillamente, fermandosi qualche passo più avanti,
chiedendo loro perchè non stessero andando con lui.

A quel punto le due ragazze lo raggiunsero e dopo aver fatto la spesa come una specie di famiglia, (cosa che fece emozionare Ilaria a tal punto da cambiare comportamento ed atteggiamento, oltre agli occhi lucidi), incontrarono un signore che si complimentò con loro, dicendo che erano davvero un bellissima coppia
e che il bambino era molto carino e simpatico, e che somigliava ad entrambe.

Con imbarazzo tentarono di spiegare che non stavano insieme, che erano semplici amiche e tanto meno erano i genitori del pupo,
quando sentirono l'annuncio di un bimbo smarrito.

Andarono così a pagare incontrandosi con i genitori della pesta fuori al market.
In quel momento Root e Ilaria capirono il perchè li aveva scambiati:
effettivamente la vera mamma e la zia le somigliavano tantissimo...
Ilaria era simile alla madre, e Root alla zia.
Inutile dire che l’adulta non fece altro che guardare l’altra con ammirazione, stima e...amore.
A 20 anni si poteva essere così?
Così...preparate per una cosa del genere?
Sarebbe stata perfetta come madre, era gentile, premurosa, dolce, attenta...insomma, aveva tutte le qualità che servivano.

Poi, certo... ovviamente Root era più bella di quella donna, però una somiglianza fisica c'era, pensò Ila, squadrandosela bene.
Da dietro soprattutto.

Non sapendo che l'hacker aveva pensato esattamente la stessa cosa riguardo a lei e la madre di Mattia.
Salutato il piccolo bambino smarrito, che aveva abbracciato entrambe dopo che Ilaria gli regalò una scatolina di ovetti kinder, si diressero quindi,
verso l'appartamento.


Per un attimo, mentre Samantha guidava, Ilaria si assentò, tra i suoi sogni, i suoi pensieri, ritrovandosi ad immaginare quanto sarebbe stato meraviglioso
poter uscire a fare la spesa con Christian, suo figlio, e sua moglie Root.

Eccola là, di nuovo... la sua fantasia cominciò a viaggiare senza neanche accorgesene.

“Fermati finchè sei in tempo.. Basta! Non pensarci, non accadrà mai!”
Si disse poi, imperativa, scuotendo la testa.


<< Perchè stai scuotendo la testa? Devo accostare, non ti senti bene? >> Chiese tempestivamente la bruna.


<< Eh? Niente... no, c'èra una mosca che mi dava fastidio... >> Rispose lei,  il più tranquillamente possibile.


E così, senza altre domande e scusanti, arrivarono alla dimora...





-FINE FLASHBACK-

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Capitolo 11
*** -TEN- ***


<< Vany, a cuccia per favore. >> Proferì Ilaria con tono implorante.

L’altra avrebbe voluto sclerare, mandare via l’ospite indesiderata a calci nel sedere, ma dallo sguardo dell’amica aveva capito che avrebbe dovuto sforzarsi
e resistere alla tentazione.
Per la Gagliardi era importante quella presenza, evidentemente, quindi, non voleva crearle ulteriori problemi; se fosse stata lei stessa a portare qualcuno,
sapeva benissimo che l’altra non avrebbe avuto a chi dire, almeno non in presenza della 3’ persona.
Al massimo, se qualcosa fosse andato storto, se la sarebbero vista dopo, da sole.


<< Io vado a lavarmi... ci vediamo quand’è pronto. >> Esclamò la bionda, acida, fulminando con lo sguardo l’hacker,
che in risposta rimase impassibile.


<< Già ho detto che la tua amica è creepy? Mi detesta! Forse è meglio se rimandiamo... >> Proferì dispiaciuta Root,
dimenandosi leggermente a disagio e confusa.


<< Ehi, Sam, no. Non andartene...mi fa davvero piacere averti qui... e vorrei...farmi perdonare, per l’altra volta, se possibile.  >> Tentò balbettando e con poco fiato, Ilaria, avvicinandosi alla donna.


<< Anche a me fa piacere passare del tempo con te... >> Sibilò l’altra, d’istinto e con voce roca e profonda, a tal punto da far fremere la più piccola.
Per non parlare poi, di quei due occhioni color nocciola d’orato che improvvisamente si fissarono nei suoi, facendole vibrare persino l’anima...


 
<< Ehm... dimmi dove posso trovare una pentola, così metto a bollire la pasta mentre finisci di aggiustare la spesa... >> Esordì inaspettatamente la Groves, distogliendosi da quel mondo a parte in cui si era ritrovata da un giorno all’altro.
Mai mischiare il lavoro con le relazioni personali, era proprio vero.



{...]
 
 
Una volta terminato di fare tutto, anche apparecchiare la tavola più grande il sala, non restò alle due, che aspettare; §
Ila si avvicinò la finestra della cucina, la aprì e si accese nel frattempo una sigaretta, seguita successivamente da Root...


<< So che...non dovrei chiedertelo , ma...ti piace il tuo...lavoro? >> Domandò curiosa, la giovane, mentre inspirava una boccata di fumo.


<< No. Ho sempre sognato di fare altro. >> Rispose in parte sincera, l’altra.
Non si sarebbe rivelata, mai e poi mai, però per ora, la cosa migliore da fare erano le mezze verità.


<< Ovvero? >>


<< L’informatica. Una controller. Amo i computer e tutto ciò che li riguardano. Amo i numeri, e adoro intripparmi con il cervello, e spingermi sempre oltre ogni limite...
Ma sono brava anche con il fai da te, eh?! Quindi se ti serve una mano, tipo nel campo elettrodomestico, idraulico, elettronico, sono la tua... >>


<< ...Supergirl! >> Commentò Ilaria, terminando la frase della donna.


<< Ah, si? >> Chiese l’altra, di rimando, felicemente sbigottita.


<< Si... >> Soffiò in risposta la Gagliardi, abbassando lo sguardo imbarazzandosi.


<< Girl, non tanto…oramai ho superato i 30 e sono entrata nella vecchiaia... putrefazione oserei dire. >> Disse Samantha, scimmiottando ed esagerando,
ridendo da sola alla sua battuta.


<< Ma non è vero... esagerata! Ti sei vista? Sei uno schianto pazzesco. La tua dolcezza, educazione, la tua eleganza, la tua determinazione, la tua sensualità,
la tua bellezza sono mozzafiato... e... Se devo dirla tutta, io ti reputo una carne stagionata... sei... >>
Okay, forse la ragazzina si era lasciata troppo andare senza neanche accorgersi delle parole che le erano fuoriuscite come un treno dalla bocca;
tanto chè, se non fosse stato per un’occhiata, o meglio, QUELL’occhiata rivoltatole dalla Groves, piena di malizia e contentezza,
avrebbe continuato a non finire, arrivando magari a dire anche cose di cui poi si sarebbe immediatamente pentita.


<< I-io... intendevo... >> Oddio, il suo sguardo fisso e scrutante su di lei la stava facendo balbettare, impacciare, avvampare...
Possibile che non era capace a formulare una frase corretta e sensata in quel momento? In presenza sua, specialmente?


<< Perché non mi guardi? Ho notato che eviti lo sguardo, spesso delle volte... come se, non sorreggessi i miei occhi... >> Se ne uscì con un sussurro la donna, avvicinandosi pericolosamente, senza mai distogliere l’attenzione sulla giovane.

Per l’agitazione e la confusione di quell’attimo le si era persino spenta la sigaretta tra le dita, senza neanche essersela fumata.


<< ...Forse, non sono abbastanza... >> Tentò nuovamente Samantha, allungando una mano sul volto dell’altra, accarezzandole teneramente la guancia,
lasciandola di sasso, completamente.


Ilaria era sicura che a breve sarebbe morta d’infarto: il cuore le cominciò a battere all’impazzata, senza controllo, il respiro le morì in gola, togliendole il fiato,
i neuroni si appannarono, la bocca le si asciugò e il basso ventre…era meglio non pensare a quel dettaglio.
Iniziò persino a tremare, letteralmente, cosa che, Root notò immediatamente e sorrise soddisfatta.


<< No... è proprio per questo... non riesco a guardarti perché... sei troppo per me… >> Rispose finalmente, Ilaria, riuscendo a sputare fuori un minimo di voce, rimanendo però, sempre a fissare un punto in basso, nel vuoto.


<< Credo che sia l’ora di scolare gli spaghetti...e che il sugo sia cotto a puntino. >>

SBAM.
Vanessa.
Da dove era uscita?
Da quanto tempo era lì sul pianerottolo della cucina?  
Aveva visto la scena che si stava per concludere , chissà come, se solo non si fosse messa in mezzo come un ciccio di broccolo?
L’aveva fatto apposta?

Ilaria scattò come se avesse appena preso una scarica elettrica da 50kw, arrossendo violentemente e maledendosi da sola, dirigendosi così verso i fornelli,
evitando appositamente la donna vicino a lei, che con nonchalnce, invece, si scostò i capelli dal viso e si incrociò con la Scipioni, che ancora la stava fissando, cautamente.
La stava studiando, non c’erano dubbi.

Si, aveva visto la loro vicinanza, ne era sicuro.
Lo percepì dal comportamento “strano” della bionda.


<< Comunque meglio assaggiarla per sicurezza! La Gagliardi qui presente è abituata a mangiarla cruda. >>
 


<< A me piace la... >> Iniziò Ila...


<< ...pasta al dente... >> Finì Samantha, interrompendola, mentre l’altra rimase sbalordita e anche un po’ confusa.


<< Come fai a...saperlo? >> Domandò sciocca, Ilaria, mentre preparava i piatti per tutte e tre.


Qualcosa però, non convinse Vanessa.
Quella donna nascondeva dei segreti, e non lievi, c’era qualcosa di diverso in lei.
Un aurea intorno alla Groves si accendeva e si spegnava ogni volta che si avvicinava alla sua amica.
Cosa diavolo stava cercando di fare?
Aveva un scopo, c’avrebbe scommesso.
Le conosceva e le intercettava persone come lei.
Assottigliò gli occhi e la scrutò, ancora, e ancora.
Presto o tardi l’avrebbe smascherata, avrebbe fermato ogni sua ascesa, salvando così, la sua ingenua metà da quel polipo velenoso.


<< Perché anch’io la mangio così. Cotta, troppo morbida, non mi piace. >> Rispose sorridendo tranquillamente la più grande, innervosendosi però,
per il comportamento da stalker e seria killer che aveva assunto la Scipioni nei suoi confronti.
Che avesse scoperto qualcosa?
No, forse non per adesso, altrimenti per come aveva capito essere il soggetto, l’avrebbe azzannata appena entrata in casa.


Strano che, la Gagliardi in quel preciso istante non si accorse della tensione che c’era tra le due.
Altro che tagliare con il cortello...c’erano fulmini e saette nell’aria...


<< Il pranzo è servito! >> Esordì la padrona di casa, portando tutti i piatti in tavola.
Il suo passato di cameriera si dimostrò utile.


<< Buon appetito. >> Disse Root, guardando dritta Ilaria.



Le due si sorrisero, per poi iniziare a mangiare tranquillamente.
Inutile dire che Vanesse non aspettò le loro avance e cose varie per infilarsi in bocca il primo boccone.


Per tutto il resto del pranzo, la Groves cercò di rivelarsi utile, di essere il più gentile possibile con la Gagliardi, anche se la verità era un’altra:
non doveva impegnarsi più di tanto visto che con la piccola le usciva tutto spontaneo, nulla se lo impostava, anzi... tipo le risate che quella moretta riusciva
a strapparle, di continuo; quell’ingenuità e con una rilassatezza disarmante, raccontò inediti divertenti sui suoi colleghi, ma soprattutto, su se stessa...
La sua auto-ironia faceva impazzire Root.


- Per farla innamorare, dicevano che dovevo farla ridere. Ma ogni volta che rideva, io mi innamoravo di più.- 
Pensò tra sé e sé, escludendosi dal mondo.



Finito di pranzare, Vanessa si ritirò in camera, estraniandosi senza troppi giri di parole.
La presenza di Root la faceva alterare come non mai; quasi quasi, più di Federica.


<< Non voglio repliche: ti aiuto a lavare i piatti adesso. >> Proferì severa, Sam, mentre caricava la macchinetta del caffè.


<< Ma sei un ospite, non insistere. Sarebbe maleducato da parte mia ed io non voglio che ti distu... >> ma Ilaria si bloccò improvvisamente, quando, di nuovo,
sentì il corpo della Groves schiacciare il suo da dietro...


Ila boccheggiò socchiudendo gli occhi; reazione identica a quella dell’adulta, che, istintivamente, poggiò ancora di più il suo ventre contro il didietro della ragazza, leccandosi la bocca, all’improvviso secca.


<< R-r-oo-t...!? >> Ansimò la Gagliardi mordendosi il labbro inferiore, quasi a sangue.


<< Quando esce, mi porti il caffè?! >>


-CAZZO!-
Sbottò mentalmente Samantha, indietreggiando brutalmente.


<< Vado un attimo al bagno. >> Se ne uscì quest’ultima, frustrata.
Ogni dannata volta che si avvicinava abbastanza alla più piccola, quella stronza doveva interrompere il momento, rovinare l’atmosfera creata...


<< E’ pronto! Vienitelo a prendere! Non hai la serva, Vanè! >> Proferì incazzata, Ila, sbattendo le mani sul lavello,
stringendo il marmo con forza per placare quella...rabbia, tutta quell’ansia, quell’agitazione...


<< Finirò per scoppiare, lo so. >>


E così fece la bionda; poco dopo si presentò in cucina, con sguardo indagatore, (si era creato uno strano silenzio che non le era piaciuto per niente; cos'era successo?), e proprio in quel preciso istante, ecco che uscì Root dalla Toilette e tornò in cucina: le due si lanciarono uno sguardo complice, dispiaciuto,
imbarazzato, come quello di chi la sapeva molto lunga, e Vany ci arrivò...


<< Ho interrotto per caso qualcosa? >>


<< No. >> Rispose di colpo Ilaria, arrossendo come un peperone.


<< Si. >> Disse invece, l’adulta, guardando dura la bionda.


<< Hai qualche problema, nonna? >> Domandò in tono di sfida, la Scipioni, sperando e credendo che l’altra avesse risposto subito alla provocazione,
ed infatti così stette per accadere, ma Ilaria intrevenne tempestivamente ed afferrando la sua migliore amica per le spalle,
aprì la porta dell’appartamento e la mise fuori:


<< EHI. Il miò caffè! >> Si lamentò Vanessa.


<< Te lo vai a prendere al bar. Ecco i soldi. Ma smettila di mettermi sempre il bastone tra le ruote. Non è giusto. Io ti ho sempre appoggiato, supportato, mentre tu...
Ma dai, ma che cazzo! Non te ne piace mai nessuna! Neanche Federica che è Federica...e lei un tempo era la tua amica più cara. >> Se ne uscì Ilaria,
perdendo la pazienza.


<< Era una distrazione. TU sei la mia migliore amica, idiota. E voglio proteggerti. >> Sottolineò seria, la più piccola.


<< E da cosa? >>



<< Da quell’essere spregevole. Non mi fido. E’ più grande. E’ etero. E potrebbe nascondere chissà quanti figli e un marito pazzoide, mafioso, omicida...
Ti basta come risposta? >>


<< Dimmi che non l’hai detto veramente. Dimmi che stai scherzando come al solito e che non lo pensi realmente... >>



<< Forse non sono mai stata così seria e determiinata. Ho una brutta sensazione, Ilà. Se davvero mi vuoi bene e siamo... >>


<< NO. Stai zitta ed ascoltami. Stai mandando a puttane il nostro primo appuntamento, se così possiamo chiamarlo e non mi sta affatto bene.
Sai che ci tengo a Root. >>


<< E’ meglio prevenire che curare. >>


<< Ho sempre prevenuto ma a me sembra che l’ho sempre preso nel culo  comunque, no? Beh, stavolta ho deciso così: di certo non forzerò la cosa,
non sono capace a farlo, ma prenderò tutto ciò che mi arriverà. Voglio rischiare per una dannata volta. >>


<< Okay... se lo dici tu. Buon divertimento. >> Concluse distrutta Vanessa, sentendo i suoi occhi riempirsi di lacrime; altro motivo per cui svignarsela da lì.
Odiava farsi vedere piangere dalla sua migliore amica, perché alla fine, era sempre stata lei la più dura e più cazzuta tra le due, anche se ultimamente,
anche Ilaria aveva intrapreso le sue orme.



<< Eccomi, scusala... lei non è cattiva, è solo... >>


<< Non preoccuparti, anzi...scusami tu, sono stata io ad iniziare stavolta. >>


<< ...Dove eravamo rimaste? >> Chiese Ila, intimidendosi, per poi passarle la tazzina con il liquido nero e bollente dentro.


<< Al fatto che... insomma questo è il nostro primo appuntamento? Niente male direi... Specialmente per la partecipazione straordinaria della nostra guest star! >> Rispose ridacchiando, sarcaticamente, anche se dentro, le bruciava parecchio.


- Al fatto che sarei una puledra stagionata, eh?! E tu, cosa saresti? Del vitellino delicato...!? Carne...fresca fresca, da...svezzare?!-
Pensò Root nella sua mentalità perversa, immaginandosi di avanzare molto lentamente ondulando sensualmente col bacino.


<< Dai... mi è uscito spontaneo, non volevo assolutamente offenderti. >> Ribadì la giovane, dispiaciuta.


Era etero, e lo sapeva, ma la domanda che allora a quel punto le sorgeva spontanea e non poteva non farsela era:
perché provarci con lei appena ne aveva l’occasione?


<< Mi farebbe piacere conoscerti meglio, tutto qui. Sempre se per te, la differenza d’età non sia un problema. >> Precisò la Gagliardi,
tornando a lavare gli ultimi piatti e posate rimasta.
Dandole così le spalle per la vergogna.


<< A me? Certo che no. Anch’io vorrei scoprirti più nel profondo. Sento che sei potrebbe nascere una bella...amicizia tra noi.
E poi per chi m’hai preso? Non sono un tipa superficiale, che segue stereotipi, o si sofferma sull’apparenza o cose varie. Io mi distinguo dalla massa, Ila.
Proprio come te. Siamo fatte della stessa sostanza. E vorrei aggiungere, mica sono così vecchia, non trovi? Dimostro gli anni che ho? Sincera, non mi offendo. >>


<< No no, anzi. Io te ne avrei dato ad occhio e croce, massimo 28. >>


<< Wow, ma grazie. >>


<< Sono io a dimostrarne di meno. Me ne danno si e no 16. Che amarezza! >>


<< Pedofila io.. Ahahahahaha, scherzo naturalmente! Comunque, è meglio, fidati. Un giorno, quando avrai la mia età, ci ripenserai e dirai:
“quanto c’aveva ragione quella psicopatica di Root.” >>


<< Sarà... >>


L’hacker non si espose troppo nonostante fossero oramai sole in casa perché sapeva che non era quello il momento giusto per provarci,
era pure il loro primo “incontro” in un certo senso.
E poi, doveva sondare ancora di più il terreno prima di avvardarsi a fare una mossa simile.



Successivamente le due ragazze cercarono di finire di pulire, insieme.

Prevedibilmente fecero più danni che altro: qualche piatto rotto, a causa di vari sfioramenti con le dita, e la cucina bagnata visto che si erano divertite a tirarsi l'acqua addosso come ragazzine di 8 anni.



Verso le 15 e 30 del pomeriggio, Samantha decise di alzarsi dal divano sulla quale erano entrambe sedute e rilassate mentre facevano zapping col telecomando della tv,
visto che di lì a breve, Vanessa sarebbe tornata.
Non voleva creare ulteriori litigi.



<< Ora è meglio che vada.. Grazie mille per tutto...sono stata davvero bene oggi. >>


<< Figurati... lo è stato anche per me. >> Rispose Ila.


<< Spero di poterlo rifare qualche volta. >> Continuò la bruna, sfoderando uno sguardo, quasi malizioso.

 
 
<< Quando Vuoi... sono a tua completa disposizione. >> Fece l’altra, non riflettendo sul doppio senso piuttosto palese...


<< Buono a sapersi! >> Esclamò poi Root, facendole l’occhiolino.

<< Mi dispiace solo di averti fatto discutere con Vanessa...per quanto ho potuto capire, lei è il tuo punto di riferimento... >>

 
 
<< Passerà. Risolveremo anche questa... >> Disse la Gagliardi, speranzosa.

 << Ah, aspetta...visto che non abbiamo più mangiato il dolce, tieni. Riportatelo. Così magari ci fai colazione domattina, o lo spuntino di mezzanotte. >>
Aggiunse correndo in cucina e prendendo il vassoietto.


<< E’ vostro. Ci mancherebbe. >> Replicò la più grande, portando le mani avanti per fermarla.


<< No, davvero, insisto.
E poi, ti ho già disturbato abbastanza, non credi? >> Proferì nuovamente la moretta.


<< Sinceramente no.. Come ti ho detto poco fà, ho passato una bellissima mattinata  con te. Ogni piccolo momento è stato vitale.
Non mi capita così spesso di evadere dalla realtà. E' stato incredibile. Specialmente quando ci hanno scambiato per una coppia sposata
e mamme del piccolo Mattia. E sappi che... vedere quel tuo lato materno è stato...sbalorditivo. Meraviglioso. Giuro, ho avuto i brividi, la pelle d’oca.
Non avrei mai pensato che una ragazza di 20, potesse avere dentro di sé tutto quell’amore per una creaturina talmente minuscola... >>
Rispose sincera la donna, aprendosi improvvisamente all’altra, guardando la giovane davanti a lei, forse troppo intensamente.


Accorgendosene decise di avvicinarsi alla giovane e con estrema lentezza si abbassò per via della differenza d’altezza e le lasciò un dolce bacio prima sulla fronte
e poi sulla guancia.



<< Ci vediamo presto allora... Buona giornata e salutami la tua amica. >> E dicendo così, uscì dall’appartamento, sparendo tra le scale,
mentre Ilaria, ancora ferma immobile alla porta, non riusciva ancora a crederci. Quanto c’avrebbe messo a metabolizzare?
Si toccò con le dita i punti in cui l'aveva baciata e sorrise come un ebete, prima di ridestarsi improvvisamente, solo quando udì delle voci per le scale
decise di rientrare dentro.

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Capitolo 12
*** -ELEVEN- ***


<< Parlami di te! >> Esclamò Samantha, vogliosa di sapere tutto di quella ragazzina.


Ilaria quel giorno avrebbe avuto il turno di notte, così, avendo tutta la mattinata e mezzo pomeriggio libero, dopo essere stata contattata dalla donna
che gentilmente le propose di prendersi un semplice caffè tra “conoscenti”, sempre tramite MSN, la più giovane accettò il suo invito e la raggiunse al luogo prestabilito.


Cominciò a parlare del più e del meno, della sua vita prima e dopo il trasferimento a Roma, andando a sbattere al suo nucleo familiare:
la madre era una tipa giovanile, severa, fredda, e forse anche egoista e bipolare...
Nella sua voce qualcosa cambiò appena ne iniziò a raccontare, per non contare poi, i suoi fantastici occhi che si spensero all’improvviso.


<< Come l’hanno presa quando hai fatto coming-out? >> Domandò seriamente interessata, Root.


<< Non molto bene in realtà. Principalmente Cinzia ci pianse giorni interi, fin quando Antonio non mi cacciò di casa... >>
Cinzia e Antonio si chiamavano i suoi genitori.
Li aveva chiamati per nome, non come si usava dire “mamma” e “papà”.
Quel dettaglio fù importante.


<< Addirittura? >>


<< Si... >>


<< E tu? >>


<< Io niente... mi preparai lo zaino, presi le chiavi di un’altra nostra casa e me ne andai.
Ero piccola, avevo 15 anni, ancora inesperta e senza un minimo di carattere formato. Ero sola e non sapevo cosa fare...quindi la prima idea che mi balenò nella testa,
la misi in pratica. Poi niente, dopo un intero giorno senza farmi sentire, mia madre mi chiamò e mi disse di tornare da loro...stentai, si, ma che altro potevo fare?
Non ero ancora in grado di badare a me stessa, e quindi... >>


Root rimase sconvolta e sorpresa da tutta quella storia; Ila aveva fatto sacrifici su sacrifici per la sua famiglia,
le era restata accanto nonostante tutta la merda
che le avevano buttato addosso, nonostante continuassero a farlo ancora oggi.
Credeva di non essere forte, ma non capiva quanto lo fosse realmente.
Forse la sua giovane età non glielo permetteva, o forse, era il post trauma di tutto quello che le avevano fatto i suoi genitori a renderla così estremamente
malfidata nei suoi stessi confronti.

Raccontò persino di quando prese una strada sbagliata, facendo collegamento a quello che aveva ascoltato tempo prima, tra lei e Vanessa...


Il padre invece, grande lavoratore, doveva ammetterlo, però... non avevano mai condiviso null insieme.

Era simpatico e anche lui giovanile dentro, però con lei si era sempre comportato in modo freddo e distaccato, quasi indifferente.
Se non...in modo manesco e rude.
Per un istante tornò indietro nei ricordi, rivivendo quei momenti in cui l’uomo picchiava la moglie con brutalità, con ogni oggetto sotto mano.
Quante volte si mise in mezzo per proteggere la madre, prendendocele lei al suo posto, e raramente evitando il peggio.



Un senso di rabbia ed impotenza travolse la Groves, che dovette lottare con tutte le sue forze per non alzarsi ed urlare.
Era inaccettabile tutto ciò.
Non erano proprio i genitori che dovevano proteggere e tutelare i propri figli?
Fare il possibile per garantirgli un futuro roseo e positivo?
Sereno?
C’erano davvero persone, nel 21 secolo, ad avere la mentalità ed i comportamenti degli uomini di neandertal?


<< E per ultimo, ma non meno importante, anzi... c'e la new-entry: Andrea.
Il mio fratellino di 6 anni... Primo e unico ometto della mia vita. >> Concluse la descrizione Ilaria, finalmente sorridendo.


<< Immagino sia un amore di bambino, visto il tuo cambiamento d’umore! >> Esclamò Sam,
facendola capire che la stava realmente ascoltando con molta attenzione.


<< Si, però è una vera peste bubbonica se lo conosci. >> Rispose ridacchiando, Ila.


<< Magari un giorno...potresti presentarmelo. >> Azzardò Root, tranquillamente.


<< Se e quando verranno a trovarmi, perché no... >> Sibilò tornando lievemente triste.


<< Da quanto non lo vedi? >>


<< 3 mesi oramai… spero che almeno a Natale me lo portino... >>


Le parlò anche della crisi economica in cui si trovava la sua famiglia, della scuola che per “forza maggiore”, aveva dovuto lasciare, e delle sue amicizie più strette.
Pochi ma buoni” Precisava sempre.
A Root però, qualcosa non le quadrava.
Percepiva che Ilaria stava “nascondendo” dei particolari; particolari che lei purtroppo conosceva, almeno alcuni, grazie alle sue microspie.
Prendendo a caso: “Federica”...
Quell’ argomento ancora non lo aveva toccato e quella cosa non le piaceva affatto.

Ma qualcos’altro la preoccupava...
Avrebbe voluto aiutarla in qualche modo, ma come?
Non aveva ancora tutti i pezzi del puzzle, non poteva andare a tastoni, e poi lei era esterna, non avevano neanche un rapporto abbastanza solido per farlo;
se si fosse messa in mezzo senza motivo, l’avrebbe potuta sgamare...
Praticamente Samantha si ritrovò con le mani legate,
così decise infine di passarci sopra, di non pensarci e non pressarla.
Se e quando, si fosse sentita pronta lei, gliene avrebbe parlato di sua spontanea volontà...
...almeno così sperava.


<< Ti avrò annoiata e angosciata con questi discorsi... sono un disastro... >> Commentò Ilaria, buttandosi giù.

<< Non volevo assolutamente passare per vittima, mi sono solo... >>


<< Con me niente scuse. Sono qui apposta, ti ho chiesto io di parlarne, quindi tranquillizzati. D'altronde aprezzo molto che tu l’abbia fatto,
perché questo significa che anche se minimamente, ti fidi di me. O comunque senti una certa... >> Root si fermò ed i suoi occhi si fissarono in quelli dell’altra.
Spalancò la bocca un paio di volte per far uscire le parole, ma non accadde.
Cosa le stava capitando?


<< ...vabbè, hai capito. >> Terminò imbarazzata, affrettandosi a bere il suo bicchiere d’acqua, che gentilmente aveva chiesto al cameriere.
Non voleva essere estroversa, troppo invadente e persuasiva.
Stavano solo ampliando la conoscenza; doveva trattenere il suo istinto primordiale.



<< Se posso permettermi, vorrei complimentarmi con te per la tua personalità, per le tue scelte.
Non è stato per niente facile, specialmente quando ti sei ritrovata ad affrontare determinate situazioni negli anni passati...
Penso di averti inquadrata abbastanza:
uno dei tuoi pensieri frequenti è quello di dare una "svolta " alla tua esistenza... tu seppur ORA giovane ventenne...
Hai un bagaglio di esperienze di vita piuttosto maturo e forte.. Ti sto parlando come Root, o meglio, Samantha Groves, non da ex psicologa.
E credo vivamente che tu ci sia riuscita. Promossa a pieni voti. Tanti adolescenti avrebbero risolto suicidandosi... >> Disse l’hacker sogghignando,
per poi notare però, un’ ennesima trasformazione da parte dell’altra.


<< Oh, no...non dirmelo. >> Soffiò, captando il messaggio.


Ilaria non proferì parola.


<< Hai tentato di toglierti la vita? >> Domandò allarmandosi, abbassando un tantino il volume della sua voce, sporgendosi in avanti.


<< Domanda di riserva? >> Fece la Gagliardi, cercando di sembrare il meno preoccupata possibile, e sventando la domanda.


<< Non posso crederci... tu… come?...quando? >> ma Ilaria scosse la testa alzandosi in piedi ed aggiunse:


<< Sam, non voglio parlarne adesso. Anzi, si è fatto tardi e devo... >> si voltò convinta di andarsene e lasciarla lì, da sola, ma non per cattiveria,
ma non ce la faceva a restare ancora e parlare di quello...


<< Ilaria mi dispiace. >> Urlò attirando l’attenzione degli altri clienti, che presero ad osservarle malamente.
Chissà cosa stessero pensando vedendo quella scena.
Un’altra in pubblico non poteva sopportarla, così la rincorse e l’afferrò per il polso facendola girare: per la troppa veemenza, la più piccola quasi non perse l’equilibrio,
ma l’hacker l’afferrò nuovamente al volo, stringendola a sè...

 
<< Ultimamente cadi troppo stesso fra le mie braccia... >> Soffiò Root, sorridendole quasi sulle labbra.


LA VICINANZA FU TROPPA.

L’altra non connesse.


<< Perdonami. Non volevo essere invadente... Prometto che non ti forzerò più. >> Ribadì la donna, dolcemente.

Era così calda, così morbida, così piccola rispetto a lei.
Aveva amato in precedenza, si, una sola volta, ma ora era diverso; loro due erano diverse.
L’emozioni e le sensazioni che provava con Ilaria, Root non le aveva mai provate.
Forse era proprio vero:

“ L’amore ha diverse sfumature...si può amare in modo differente...”


<< Ti va di fare due passi e allontanarci da qui, prima di ritirarci? >> Propose la Groves, accarezzandole i capelli.

Ilaria annuì.
Il suo sguardo non aveva fatto altro che balzare dagli occhi, alle sue labbra, per tutto il tempo.
Quella donna aveva il potere di ipnotizzarla, buttare giù tutte le sue difese.





[...]



  
Camminarono per un mezz’oretta buona, l’una affianco all’altra, raccontandosi del più e del meno, quali fossero i loro hobby e le loro passioni, fin quando,
per caso, Ila non riconobbe un posticino abbastanza carino da mostrare alla donna:


<< Ci sei mai stata dentro Villa Gordiani? >>  Chiese entrusiasta, la giovane, sperando le rispondesse di no.


<< Mostramela! >>



-Root, ti prego. Non tentarmi, non posso.-
Pensò la mente di Ila, mentre il suo corpo si mosse completamente l’opposto, prendendole la mano d’istinto, guidando la Groves nel parco.
Fortunatamente la giornata prometteva pure bene, il tempo era calmissimo, faceva caldo, il cielo era totalmente azzurro senza una nuvola
ed il sole risplendeva su tutta Roma.


<< E’ molto bello,qui. E’ confortevole e poi...mi ricorda tanto casa mia. Central Park... ci portavo spesso Bear. >> Proferì con naturalezza, Samantha,
godendosi il paesaggio.


<< Il tuo...ragazzo? >> Domandò con difficoltà l’altra, evitando di guardarla per non farle notare il leggere fastidio che le era appena salito al solo pensiero...


<< Il mio cane! >> Esclamò ridendo, l’hacker, spiazzandola.


<< Giusto... >>


-Che idiota che sono! Che figura di merda.-


<< Sediamoci un attimo. >> Fece la donna, accostandosi ad una panchina libera immersa nel verde più assoluto.
Era anche tattica, lo doveva ammettere.
Nessuno nei dintorni, solamente il cinguettio degli uccellini facevano da contorno.

Ilaria la seguì.


<< Insomma... Come ti sei ritrovata a fare...quello che fai? >> Chiese nuovamente la Gagliardi, pregando di non essere invasiva.


<< Ero a corto di denaro. Appena trasferita da New York, sola, in una città a me totalmente estranea, senza meta... credo sia anche normale, no?
Mi sono buttata alla prima opportunità che mi si è presentata davanti. >> Rispose Sam, facendo spallucce.


<< Comprensibile... >> Commentò la maschietta.


<< ...Sai, anche a cosa credo? >>


Ilaria scosse la testa, confusa.


<< Al destino. Era scritto da qualche parte che ci dovessimo incontrare e... >>


<< Anche secondo me. Forse è una delle poche cose a cui credo... >>


Root si bloccò all’improvviso, dischiudendo lievemente la mascella.
Ila non se ne accorse subito, ma solo in un secondo momento, ed oramai, la bruna le era già fin troppo vicina...

Si guardò intorno con agitazione, stuzzicandosi nervosamente le dita e tamburellandole sulla sua gamba, non sapendo dove posare i suo occhi;
era combattuta.


Il leggero venticello le colpì,  facendole rabbrividire più del dovuto, prima del tempo.

Cosa avrebbe dovuto fare a quel punto?

Era palese che la donne le si fosse avvicinata, ma quando?
L’hacker
l'aveva disarmata... Totalmente.
Non si sarebbe aspettata nulla di tutto quello.
Nessuna delle due.

Samantha era troppo ambigua e la confondeva di continuo; era sempre stato così.
Ila non aveva un briciolo di autostima, e soprattutto non voleva illudersi, anche perchè quello che avrebbe realmente voluto, non sarebbe mai potuto accadere,
nonostante quei STRANISSIMI pronostici...

Si dovette ricredere immediatamente.


I loro nasi oramai si iniziarono a sfiorare, accarezzandosi, e quello fù il segno che stava per annunciare l’accaduto; sembrava una scena da film, irreale.

Root si avvicinò con timore e tremando per l’emozione; i loro respiri divennero corti, pesanti, ad intermittenza, ed i loro cuori erano come si fossero fermati per poi esplodere quando la più grande prese coraggio ed annullò la poca distanza ormai rimasta tra loro, unendo le sue labbra a quelle di Ilaria...

Quella ragazzina era così delicata che aveva paura anche di respirare, non voleva che quel silenzio si rompesse e che....

…e che lei smettesse di ricambiare.

Perché si, per un attimo la Gagliardi sembrò titubante, non rispose, ma un secondo dopo, le labbra si cercarono e trovarono a vicenda.
Si incastrarono perfettamente, come se fossero state disegnate appositamente per combaciare.


Era quello l’amore?
Entrambe non lo sapevano… Non avevano mai provato tanta eccitazione, terrore, felicità, sgomento e paura tutte insieme, soprattutto Root nei suoi 32 anni...
Nessun’altra donna e nessun’altro uomo in passato la fecero sentire in quel determinato modo.
A casa.
Persino per una donna vissuta come lei, QUELLO era tutto nuovo, un mondo ancora tutto da scoprire.


L’hacker, nonostante l’età e l’esperienza, non riuscì più a controllare nessuna parte di se stessa…
Era come se la sua mente ed il suo corpo si fossero bruscamente staccate una dall’altra.

Lentamente le loro labbra continuarono a sfiorarsi e la Groves si sentì come non si era mai sentita prima d’ora…
Pensava e si chiedeva se lo volesse veramente tutto ciò… fù assalita dai dubbi, così di colpo, ma poi in lontananza udì il suo cuore battere velocemente, parlarle...
Era tutto reale, si.
Era un suono magico, melodico, un suono cullato dal vento primaverile…
Dopo tantissimi anni, finalmente si sentì nuovamente viva, come se fosse arrivato davvero il suo momento, la sua svolta.

I loro seni all’improvviso si urtano senza farlo apposta e subito udì rulli di tamburo provenienti dal petto dell’altra: il cuore di Ilaria andare a mille,
sembrava volesse esplodere e fuoriuscirle dal petto da lì a poco…
Lo sentiva battere insieme al suo mentre lo loro labbra giocavano armoniosamente l’una con l’altra…
La sua testa si continuò a domandare:
“è questo l’amore?”



L’’hacker si staccò delicatamente, con timidezza, tenendo lo sguardo fisso verso il basso, incerta di quello che aveva appena fatto.
Se fosse stata una mossa appropriata o meno, ma soprattutto, per verificare lo stato della ragazza...
Le aveva fatto piacere o le era dispiaciuto?
Le motivazioni potevano essere tante, ne era consapevole, ma nel mentre rifletteva sulle varie opzioni, cercando di far luce sulla situazione, Ilaria la sorprese:
quest’ultima le riservò uno sguardo e vedendo quell’espressione sul suo viso, capì.

Era bella, era rossa sulle guance, era dolce, sembrava provata...piccola, quasi... spaventata, così, inspiegabilmente, misteriosamente ed improvvisamente ,
le mani della più giovane cominciarono a pulsare; sentì di nuovo il battito del cuore sperduto in ogni singolo millimetro del suo corpo…
Le sue mani iniziarono a sudare, era agitata, tremava,  e per di più percepì la testa girarle vorticosamente; non ci stava capendo più nulla.
Aveva perso ogni briciola di lucidità.


Era come se la panchina sotto di loronon esistesse più; come se nulla intorno a loro esistesse, importasse: c’erano solamente gli occhi color nocciola di Root,
(che con tutto quel sole, erano passati ad un color nocciola brillante, sul d’orato, con delle sfumature verdi), e la sua anima accanto alla propria.


Fa un susseguirsi di emozioni irrefrenabili e tutto accadde in un nano secondo, che però sembrò eterno.

Successivamente iniziarono a tremarle le ginocchia...
Non riusciva a farle smettere; le conseguenza del primo bacio, di quell’assaggio, stavano venendo fuori tutte insieme.
La stavano evidentemente sovrastando.
Incontrollabili.

Dei brividi gelidi percorsero tutto il corpo minuto della Gagliardi, partendo dalla cima dei capelli fino ai piedi; sentì leggermente freddo, poi caldo,
poi cominciò persino a sudare e subito dopo e tremare…

La testa le continuò a roteare imperterrita mentre quel profilo angelico davanti a lei irradiava l’atmosfera circostante.

Ilaria non fù l’unica ad essere risucchiata da quel vortice; anche i pensieri di Root non le diedero ancora pace; prima si fermarono di colpo e poi ripresero a girare vorticosamente nella sua testa, non avendo né logica nè senso compiuto…
Erano completamente impazziti.




Quando Samantha, sentì la manina minuta di Ilaria sfiorarle la sua guancia rossa e calda, ogni dubbio svanì, come se quel tocco vellutato,
quel contatto tra i loro corpi avesse trasformato in lei qualcosa.



Ilaria si fiondò nuovamente su quelle labbra, stavolta però, catturandogliele in un bacio più lungo, più desiderato, umido, ed approfondito...
Appena percepì l’adulta aprire leggermente la sua bocca, non perse tempo e lasciò scivolare la lingua all’interno, trovando immediatamente quella dell’altra pronta
a darle il benvenuto.

Entrambe sorrisero nel bacio; sospirando sempre con più fatica per la mancanza d’ossigeno, che man mano diminuiva, ma nessuna delle due aveva intenzione
di staccarsi.
Le loro bocche questa volta si dimostrarono più premurose di studiarsi, di fare conoscenza, muovendosi e strusciandosi in una danza passionale, all’unisono.

Sia Ila che Root si dimostrarono più sicure di loro stesse rispetto a poco prima, ma successe un qualcosa di indubbiamente strano:
improvvisamente fù come se l’una potesse percepire le sensazioni dell’altra, come se si specchiassero di fronte ad uno specchio;
Root vedeva l’emozioni della Gagliardi, e quest’ultima viceversa.
Era normale?
Furono invase di nuovo da quel brivido, prima freddo poi caldo, e poi una scarica elettrice attraversare ogni centimetro dei loro corpi.


La ragazza mosse la sua mano, anche se la mente non aveva mai ordinato di farlo; stava accadendo tutto senza un perchè, senza una destinazione ben precisa…
Come se qualcuno avesse impostato le marce auotomatiche.

Le sfiorò il collo e rabbrividì ancora e ancora...
I suoi ormoni, i suoi neuroni, le sue cellule, tutto, ogni parte di Ilaria stava fremendo ed impazzendo.
Potè percepire la pelle bollente e liscia di Root sotto il suo tocco leggero, dolce...
Non avrebbero voluto più staccarsi, ma il fiato stava per terminare.
Era stato qualcosa di sovrannaturale sentire le loro labbra giocare in quel modo, lasciandole sfogare, finalmente, dopo tutta quell’interminabile attesa.
Era fantastico sentire la lingua di Root
conquistare, devastare, impadronirsi,  irromperesoggiogare , espandersi, inondare e divorarla, sempre però,
con una gentilezza estrema.
Quella donna era tutta un mix di roba, proprio come un drink potentissimo mischiato ad una dose di eroina: da sballo.
Forse, pensò velocemente Ilaria, era l’età a rendere tutto più...sfrenato e travolgente.
Forse, era proprio Root in persona ad essere così...dotata.
Ma qualunque fosse stato il motivo, beh... era come se tutto in quell’stante avesse cancellato ogni loro problema rendendo tutto dannatamente perfetto.

 
Dopo tanto si allontanarono; il fiato corto, il respiro affannato, le labbra e le guance rosse...
Samantha alzò quindi leggermente il volto e quasi combaciò anch’esso con quello della giovane.


<< Complementari! >> Commentò Ila in un sussurro, sorridendo timidamente.
Sembrava aver letto nel pensiero dell’hacker, che di conseguenza, le sorrise, aggiungendo con un sibilo:


<< Concordo! >>, vergognandosi.


A quel punto le labbra di Root si aprirono in un sorriso disarmante, tenerissimo,
creando così, delle fossette che...


- Oh, non le avevo mai notate... il tempo sembra essere sospeso qui,
proprio tra il mio naso ed il tuo... -  Pensò Ila, volendo dare vita a quei pensieri,
ma senza riuscirci.


La Groves sbattè più volte le palpebre, ed inghiottì pesantemente e con difficoltà; ancora non riuscìva a riprendere il controllo di se stessa e del suo corpo;
infatti ogni arto si muoveva per conto suo, a causa di alcuni spasmi che, così facendo, fecero toccare involontariamente le sue ginocchia contro quelle di Ila...


-Praticamente sembro ubriaca. -
Ed in un certo senso lo era, eccome.
Si era appena ubriacata della giovane donnina davanti a lei...


- Credo di star aspirando l'odore più buono che abbia mai sentito...
Oh Cristo! Come mi sono ridotta così a 32 anni?! Con una 20enne tra l’altro!?
Mi prenderanno per pedofila. - Si disse mentalmente la donna, poggiandosi però, istintivamente sulla spalla della giovane, come per trovare riparo.

Insomma, si era capito che la sua testa non andava proprio nella stessa direzione in cui andavano e sfociavano le sue emozioni.


L’altra non ci mise niente ed accolse quel gesto, abbracciandola.
In poche parole, le parti si ribaltarono: Ilaria divenne il guerriero della situazione, sicuro di sé, pronta a proteggere da tutto e tutti la persona a cui teneva in particolare,
e Root, la piccola indifesa, bisognosa di coccole ed affetto.


Fù il momento più esaltante e toccante.


Se glielo avessero raccontato tempo fa, sarebbe scoppiata sicuramente a ridergli in faccia, ed invece...
Chi l’avrebbe mai detto?



<< Sogno o son desto? >> Fece Ilaria, estremamente rilassata e felice, respirando a pieni polmoni quell'aria pure e quel senso di libertà.


<< ...potrà sembrare una frase fatta, ma...è un sogno ad occhi aperti. >> Rispose Samantha, sorridendo ancora per l'ennesima volta.

<< Potrei dirti mille cose che non avrebbero senso... >> Aggiunse esordendo poco dopo l'adulta.
dopo alcuni minuti di silenzio che si erano ricavate per pensare, contemplare, ma soprattutto per metabolizzare.
Avrebbe voluto dirle molto ma, non ci riuscì; c’erano altri termini possibili per spiegare.

<< Non ce n’è bisogno adesso... a volte i silenzio rivelano molto più delle parole! >> Sollecitò Ilaria in risposta, continuando ad accarezzarla e cullarla;
non si erano mosse di un centimetro, erano rimaste immobili, ferme nella stessa identica posizione post-bacio...
La pelle dell’adulta ribollì di nuovo sotto le dita della giovane; che fosse l’inizio di un circolo vizioso?

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Capitolo 13
*** -TWELVE- ***


Da quel momento in poi, il rapporto tra Root e Ilaria prese una piega diversa: iniziarono a vedersi più spesso, prima e dopo il lavoro,
infatti l’adulta appena poteva, l’accompagnava sul posto o l’andava a riprendere, o semplicemente tentavano di ricavare del tempo nel pomeriggio
giusto per un innocente caffè, o persino la sera a cena o anche dopo cena, insomma, ogni buco era buono per incontrarsi e trascorre più tempo possibile insieme.
Purtroppo però, a causa degli impegni, delle amiche gelose ed iperprotettive e delle frequenti scomparse improvvise dell’hacker,
dopo quel bacio riuscirono a malapena a beccarsi.


Inutile dire che Ilaria diede di matto, cominciando a farsi duemila film mentali, tutto al negativo.



“Se son rose, fioriranno.”
Le disse Vanessa mentre ne discutevano di sera davanti ad una ciotola di pop-corn attente a seguire il film che la tv trasmetteva: “io&lei”,
con Margherita Buy e Sabrina Ferilli.





[...]
 
 

<< Secondo me dovresti prenderla di petto e chiederglielo direttamente. >> Proferì inaspettatamente e con tono serioso la bionda,
nel frattempo che stirava alcuni panni e l’altra si asciugava i capelli essendo appena rientrata da lavoro;
Ilaria non c’era praticamente mai, o comunque poco, naturalmente, di certo Vanessa non la incolpava per quello,
sapeva le circostanze ma visto che da giorni si sentiva di troppo, l’ospite di turno,  aveva iniziato a dare una mano in casa;
La Gagliardi già stava fuori tutto il giorno a faticare, almeno in quel modo, poteva godersi un po di meritato riposo...
Era il minimo che potesse fare siccome in tutta la settimana, arrivata quasi al termine, la mora non le aveva fatto cacciare neanche un euro.
La trattava da regina, doveva ammetterlo, da sempre, anche prima di ottenere un posto di lavoro.
Se aveva una cosa, la divideva a metà con lei.
Non le importava.
Il condivide un qualcosa con la sua migliore amica non poteva che renderla felicissima.
Soprattutto la Scipioni voleva dimostrarle la sua gratitudine; non voleva sembrare ingrata, anche se conoscendo abbastanza bene l’amica,
quest’ultima non voleva niente in cambio.
Quando faceva qualcosa era perché poteva, o meglio ancora, VOLEVA.
Era altruista.


<< ...Ma se tu m’avevi detto di... >>


<< Lo so cosa ti avevo detto, ma era prima che mandassi a puttane tutti i miei consigli e i miei avvisi e te la prosciugassi. >> Rispose la Scipione,
trattenendo una risata.
Il suo hobby preferito, oltre che fumare erba e bere, era proprio quello: sfottere la sua migliore amica.


<< Quanto sei esagerata. Ci siamo solo...baciate, dai. Niente di eclatante. >> Mentì Ila, imbarazzandosi e quasi strozzandosi con la saliva di troppo.


<< Come no...ho visto quella volta quando sei rientrata...
Pensavo stessi per avere un infarto. Anzi, per un attimo ho pensato addirittura che si fossero impossessati di te. >>


<< Ti odio quando fai così... >> Sussurrò la più grande, esausta, ma anch’essa divertita.


<< O la va o la spacca, su. Se dovesse andare nei peggiori dei modi mi ritroverai qui pronta a farti piangere sulla mia spalla, d’accordo? >> Continuò la più piccola,
raggiungendo l’altra al bagno e sedendosi sul bordo della vasca, osservandola con tenerezza.


<< Come mai questo cambiamento? Sicura di non avere la febbre? >> La punzecchiò stavolta Ilaria.


<< Sto una crema, grazie. Beh... non mi convince, e già te l’ho detto un milione di volte. Nasconde qualcosa, secondo me.
E’ troppo misteriosa...però... ti vedo diversa, sei cambiata da quando c’è lei, sei più pimpante, serena, ti lamenti di meno rispetto a prima e...sorridi...di nuovo.
Ed io non voglio altro che tu sia felice, amò… Hai già sofferto abbastanza in passato, per svariati motivi, quindi non lo sopporterei ancora una volta.
Tu ti meriti una persona accanto che ti ami come tu ami lei. Forse...ho reagito male un paio di volte, perdendo la pazienza con quella cristiana
senza neanche un motivo valido e mi dispiace... >> La giovane però fù interrotta dalla Gagliardi che prese la palla al balzo:


<< Ammetti di esserti comportata da pazza? Di aver fatto la parte della ragazza gelosa...ed isterica? >>


<< We...modera i termini...comunque si. >>


<< Sia lodato... >> Commentò Ila, sospirando, rivolgendo uno sguardo veloce al cielo.


<< La mia gelosia non è stata sana e... ti chiedo scusa. Specialmente perché... Riflettendoci da persona matura,
ho capito quanto possa essere stato sgradevole e fastidioso per te. Non ti volevo assolutamente mettere in una situazione scomoda...
Non t’avrei mai chiesto di scegliere, sappilo. >> Durante il suo discorso, la Scipioni si alzò automaticamente, avvicinandosi alla mora,
fissando i suoi occhi nei suoi.
Probabilmente, mai come quella volta, parlò dal profondo del cuore.


<< Tu non immagini quanto io ti stimi in questo momento... Quanto io lo apprezzi, Tesoro... mi stai facendo commuovere, mannaggia a te. >> Disse Ila,
tirando su col naso ed asciugandosi le poche lacrimucce che stavano per rigarle il viso.


<< La solita romanticona... >> Sottolineò l’altra.


<< Sempre a sfottermi. >>


<< Fino alla morte. Anche perché a fotterti adesso, c’è la nonnina. >>


<< Oh, grazie per la dritta. Prima o poi ti uccido...e poi vado a costituirmi. >>


<< E’ una minaccia? >>


<< No, una promessa. >>


<< Magari potresti chiedere una mano alla tua girlfriend! Scommetto le ovaie che non si tirerebbe indietro...ce l’ha la faccia da serial killer psicopatica! >>
Se ne uscì senza troppo peso, non immaginandosi quanta verità ci fosse dietro a quelle parole.


<< Okay, la tua dolcezza è arrivata al traguardo. Era troppo bello per essere vero. >>


<< Cos’è questo fruscio? >> Proferì inaspettatamente Vanessa, cambiando espressione e comportamento...


<< Mh? >> Ilaria non capì.
Non si sentiva nulla; a quale rumore fastidioso si riferiva?


<< Ah, sei tu, giovanotto. Forza, vestiti e smamma. >> Spiegò la più piccola spingendola praticamente fuori dal bagno e portandola nella camera da letto,
con fin troppa poca grazia.


<< Dove? >>


<< E me lo chiedi pure?... Sei ancora qui? Ho parlato al vento per caso? >> Ribattè infuriata e scocciata, la Scipioni, fulminandola con lo sguardo.


Ilaria finalmente si arrese e arrivò al dunque; vedendo l’amica gesticolare animatamente, quasi a volerle dare calci al sedere per farla sbrigare,
la mora si decise di affrettarsi prendendo al volo i primi indumenti che pescava: jeans larghi col cavallo basso, il top sportivo che usava come reggiseno
ed una canotta a bretelle larghe grigio chiara; poi passò al viso, giusto una lieve sistemata, si mise il gel nei capelli, un filo di matita sotto gli occhi,
indossò le scarpe, ancora più precisamente le nike rosse e nere, ed uscì dall’appartamento col fiatone.
Non per l’affaticamento ma bensì per l’ansia che la stava inondando da dentro.


<< Barry Allen, chi? >> Commentò tra sé e sé la ragazza, sogghignando divertita.
C’aveva messo pochissimo, mai come prima d’ora.
Altrochè Flash.


Scese le scale a due a due e si precipitò di corsa contro il palazzo dell’hacker, suonando ininterrottamente al suo citofono.
Quasi si trovasse dietro il portone, Root sbucò fuori, fingendo di esserne sorpresa: aveva visto il suo arrivo dai video della sorveglianza.


<< Ehi, ciao. Tutto bene? >> Chiese recitando la sua parte da finta tonta, anche se la preoccupazione che si creò in lei era reale.


<< Ti stavo cercando. >> Rispose a fiato corto l’altra, portandosi una mano sul petto.
Il ritmo dei suoi battiti cardiaci apparvero scoordinati, smisurati, praticamente irrefrenabili e violenti.


<< Ah... ma prima, respira profondamente... Come mai tutta questa fretta? Non potevi semplicemente chiamarmi? Ora il mio numero ce l’hai... >>



-Oddio, è vero. L’ho completamente rimosso. Me l’ha scritto sul mio braccio l’altro giorno dopo avermi riaccompagnata sotto casa...
Avevamo la penna ma non un pezzo di carta.- 
Si ricordò la Gagliardi, inspirando con il naso ed espirando con la bocca.


<< I-io... >> ma non riuscì a parlare.
Un groppo le si fermò in gola.


<< Ilaria, che succede? A cosa devo questa visita? >> Chiese nuovamente l’adulta, rimanendo sulle sue, sulla soglia del portone,
iniziando a temere qualcosa di negativo, La giovane non riusciva a spiegarsi quel comportamento freddo, oscillante, 
ed introverso che Root aveva avuto e che stava avendo tutt’ora in quel momento, come se l’avesse disturbata nel pieno di uno sperimento scientifico.


<< Te ne sei pentita? >> Fece di botto e tutto d’un fiato, Ila, tirando fuori un coraggio che neanche sapeva di avere.


Root rimase felicemente colpita da quella domanda; capì che quella nanetta ci teneva davvero tanto a lei e non poteva sperare di meglio.
Non era pazza...non del tutto almeno.


<< Perché sorridi? Sono così stupida, non è vero? Mi sono sputtanata ancora una volta e... >>, ma l’altra si guardò bene dal fermare quel fiume in piena di negatività,
afferrandole la mano d’istinto, intercettando ogni futura mossa evasiva della giovane:


<< Sai la cosa buffa? ... che pensavo la stessa cosa di te... >>


<< Non capisco... >> Sibilò la mora, perdendosi totalmente nelle sue parole.


<< Beh, semplice... io sono abbastanza più grande, rispetto a te. Credevo avessi ricambiato quel bacio per non farmici rimanere male,
perché magari ti avevo preso alla sprovvista e non sapevi come altro reagire. 
Soprattutto perché sono un’estranea, diciamo così. >> La più piccola non glielo mandò
a dire e ribatté immediatamente:


<< ...non mi soffermo su queste cose. Non mi interessano. Per me quello che conta è...il sentimento...
Anche se fino a ieri credevo che non esistesse...non per me almeno. >>


Entrambe si guardarono dritte negli occhi, in silenzio, senza usare altri suoni, altre forme verbali, esclamazioni, domande, lasciando così,
le loro anime a scrutarsi nel profondo...


<< Ovviamente non so te, ma per me è stato incredibile. Mi ha provocato una scarica di adrenalina, di piacere, di... farfalle allo stomaco che non avevo da tempo...
Mi hai convolta, mi hai drogata con quel tuo bacio, Root. Non faccio altro che riviverlo...ogni volta che chiudo gli occhi, io ti sento.
Ma non puoi fare così, parlare e parlare e... è partito da te, dannazione. Come puoi fare un gesto simile, per poi sparire? Evitarmi? Che senso ha?
Spigamelo per favore... Se non ti fossi fatta avanti io non avrei mai colto l’attimo. E non fraintendermi, non perché non lo volevo...caspita; ma perché non sono tipa...
Mi vergogno, sono timida, e poi...sei troppo per me. Neanche nei sogni me lo sarei immaginato. >> Disse la moretta, agitandosi e sentendosi una perfetta idiota.


<< Sei tenerissima... non sai quanto! >> Commentò l’adulta, ammirandola, mentre l’altra non la prese sul serio ed abbassò lo sguardo sconfitta.
Che risposta era?

 

<< Tu non capisci, okay... >> Cambiò tono di voce, la giovane:

<< Io mi sono aperta a te, ti ho raccontato cose che...neanche i miei genitori o i miei parenti sanno. A malapena sono riuscita a dirle a Vanessa...
Con te è stato tutto così... spontaneo, inaspettato, nuovo... mi hai colpita in un... >>

 
 
<< ...Flash! >> Terminò la frase l’adulta, sorridendo come un ebete per aver pensato allo stesso modo.


<< Si, esattamente. Ancora non riesco a darmi delle risposte a riguardo, anzi, ho più domande che risposte...e non voglio fartele qui, non ora, però...
Voglio almeno dirti quello che penso e soprattutto quello che sento, perché non posso tenermelo più dentro. Tu non mi sei indifferente, Root.
E credo che si era ben capito. Mi sei...come dire, entrata dentro fin da subito. Non credevo nell’amore a prima vista o a sciocchezze del genere,
ma non potrei defscrivertelo diversamente. A me piaci, Root. Impazzisco solo se ti guardo, e...quel bacio io...
Perché lo hai fatto? Mi hai sempre fatto credere di essere etero ma nel contempo sembravi provarci con me, essere interessata a me, più di una semplice amica...
Sono settimane che mi mandi questi segnali...o forse mi sono realmente immaginata tutto? Cerco di... fare chiarezza nella mia mente,
ma qui l’unica persona che può far luce su questa storia, sei tu. Quindi, ti prego, sii sincera con me. Illuminami.
Non ho paura di un rifiuto. L’ho sempre detto: per quanto possa far male, preferisco una cruda verità ad una felice bugia. >>


<< ...Sei un aliena! >> Esclamò Samantha, sorridendole ancora da imbecille.

Per tutto il monologo di Ilaria, la Groves non era riuscita a distogliere lo sguardo da quella ragazza, neanche per un attimo, neanche per sbattere le ciglia.
Ne era rimasta incantata, ora più che mai.
Era splendida; il modo in cui parlava, in cui si stava mettendo a nudo, non fregandosene dell’orgoglio, della dignità, di prendere un due di picche...
Lei era così, quella che mostrava era.
Niente di più , niente di meno.
Era una persona vera.
Senza doppie facce, senza secondo fini.
Esistevano ancora su questo mondo persone come lei?
Non erano del tutto scomparse allora...o probabilmente, era lei l’unica superstite.


<< Addirittura? Io... mi avevano insultata moltissimo in passato, e ancora tutt’oggi ma, aliena proprio mi mancava...
Beh, grazie... l’aggiungerò alla mia collezione personale. >>


<< Aliena...significa: “proveniente da un altro pianeta”. Nessuna è fantastica come te. >> Spiegò dolcemente, Root, avanzando un altro po’ verso di lei,
avvicinandosi a tal punto da accarezzarle la guancia.


<< Eh? >>


<< Ti rendi conto di quanto tu sia...preziosa per me? >> Sussurrò con voce roca e bassa.


<< Root...stai delirando? >> Fece la Gagliardi, rispondendo alla domanda, con un’altra domanda.


<< Sai cosa accade quando ci si bacia? >> Chiese nuovamente, l’hacker, con un sorriso da psicopatica.
Ma persino quello la rendeva dannatamente bella e sexy.

La giovane negò con la testa, confusa e scioccata.


<<
Il bacio coinvolge ben quattro dei sette nervi cranici e circa 36 muscoli facciali, consumando persino dalle 2 alle 3 calorie al minuto.
Queste attivazioni provocano la produzione di ossitocina, che fa aumentare il legame e l’avvicinamento. La maggior parte delle volte, naturalmente,
ma nel restante dei casi, può provocare anche un distacco... ecco la risposta al mio allontanamento.
Non era voluto perché improvvisamente avevo capito di essermi pentita, assolutamente no. Toglitelo dalla testa. Sono conseguenze inspiegabili, inconsce, umane.
Non tutti siamo fatti allo stesso modo e reagiamo allo stesso modo.Tralasciando questo e i vari impegni lavorativi ecc...
Il bacio in per sé è considerato da molti, ancora più intimo della prima volta. Provoca una scarica di dopamina, l’ormone del piacere,
responsabile della sensazione di magia e farfalle nello stomaco. Riconducendoci poi, esattamente alla tua descrizione... >> Continuò lla donna,
uscendosene con una spiegazione psicologica che fece avvilire e intontire ancora di più, la Gagliardi.


<< Il bacio è energia vitale,
è la forma più diretta di affetto tra due persone, e non solo per esprimere amore, attrazione e passione, ma anche amicizia e rispetto.
Può essere un dolce bacio sulla guancia o uno appassionato, o a fior di labbra... Questo gesto favorisce la produzione di serotonina,
un ormone importante nella regolazione dell’umore, e ingenera in chi lo dà e in chi lo riceve, uno stato di benessere, a livello della mente e del corpo,
con conseguente riduzione o aumento dello stress...che dipende sempre dalla potenza emozionale verso l’altra persona. Indipendentemente dal sesso. >>


<< Mi stai prendendo in giro per caso? >> Sbottò Ilaria, nevrotica e delusa.


<< No. Non mi permetterei mai. >> Fece la bruna con tu tono più serioso, rispetto a poco prima.

 
<< Non sono lesbica...se proprio vogliamo dare delle etichette. Però si, in passato ho avuto anche delle donne. Uomini compresi, ovviamente,
ma tra due donne è diverso. L’ho sempre pensata così, anche prima di avere un esperienza omosessuale. L’alchimia e la chimica che hanno due donne,
supera di gran lunga quella che possono avere di norma una coppia eterosessuale. Forse perché noi donne ci conosciamo meglio, sia caratterialmente che fisicamente, forse perché siamo più sensibili ed attente, non lo so… Okay che sono nel mio campo, e ti ho appena introdotto tutte le risposte che volevi con una teoria particolare,
ma a certe sensazioni, non ci sono parole. Con te, nonostante tu sia ancora così piccola, ho trovato la parte che mi mancava. Quello che ho sempre desiderato.
Con te è...un universo tutto da scoprire. Credimi... >>


Ilaria non crebbe alle sue orecchie.
Coi suoi modi contorti e analoghi, Root le aveva appena confessato di ricambiare per caso?
Boccheggiò invano un paio di volte prima di ritornare sulla terra, sentendosi richiamata da quella audace e seducente voce.


<< Mi scuso per essermi divulgata troppo ma...questo mi accade quando...voglio fare una cosa e non la faccio... finendo così per bloccarmi...
Non ci riesco, è più forte di me. >>


<< Ei, Sam, mi stai preoccupando...che hai? >>


<< ...Nulla... sento solo di non riuscirmi a fermare...quindi spero che, con questo mio prossimo gesto, io possa farti capire meglio quello che invece a parole
non ho saputo rivelarti... >> Aggiunse Samantha, cominciando a tremare, indietreggiando leggermente.
Dov’era finito tutto il suo famoso autocontrollo?
Tutto d’un tratto cambiò comportamento: la sua determinazione, la sua sicurezza, e anche la sua sfacciataggine, si volatilizzarono,
lasciandola completamente stordita ed in contrasto con se stessa...ma perché?


<< ... al diavolo tutto! >> Ed esordendo così, ecco che Root si spinse con veemenza verso la più piccola, posizionando la mano dietro la sua nuca, bloccandola,
mentre quella libera si andò a poggiare istintivamente sul fianco sinistro della mora.

Le labbra di Root toccarono quelle di Ilaria, impetuose ma allo stesso tempo dolci; la Gagliardi si ritrovò immobile, non riusciva a muovere un muscolo,
a tal punto da sentirsi quasi morire.
Era solo la seconda volta che capitava, ma due volte su due, le provocò lo stesso effetto.
Com’era possibile?



- Mi rovinerai gli affari, già lo so. –
Si disse tra sé e sé, la più grande, citando dal nulla uno dei suoi film preferiti: “Moulin Rouge”, non accorgendosi però, che la Gagliardi le si fosse stretta forte, forte...
In quello piccolo spazio vitale Ilaria si sentì beata, coccolata, finalmente al sicuro, da tutto e da tutti.
Per quel preciso istante si ritrovò catapultata in un mondo a parte, parallelo: il suo mondo.


Inaspettatamente quest’ultima si mosse di rimando, mettendosi sulle punte per via della differenza d’altezza e chiuse il labbro inferiore della donna, nella sua bocca;
prese a succhiarlo delicatamente per poi mordicchiarlo e leccarlo solo quando, ne ricavò un suono gutturale da parte dell’altra.


Poco dopo l’hacker si staccò, ma solo per riprendere aria, creando così uno schiocco.
Le bocche di entrambe divennero rosse come il fuoco, gonfie, bollenti, pulsavano vogliose.


<<  Adesso...sono stata abbastanza chiara? >> Domandò Root, con un leggero velo di malizia.


<< Cristallina... >> Rispose Ilaria, arrossendo ancora di più.


<< Vuoi salir... >> Se ne uscì all’improvviso la Groves, tentando di arrestarsi in tempo.


-MERDA!-


<< Certo... >>, ma purtroppo, la Gagliardi l’aveva sentita e aveva accettato senza problemi.


<< No no, scusami, Non posso. Stavo per uscire prima che arrivassi tu...
E lo avevo... >>


<< Rimosso... okay, non fa niente... >> Controbatté Ila, desolata, sentendosi di troppo.



Root andò in tilt.
Aveva rovinato tutto.
Come al solito.
Non c’aveva minimamente pensato in quel momento, aveva agito d’istinto e basta, si era lasciata trasportare dagli ultimi fatti, senza pensare alle conseguenze
e ai rischi: nel suo appartamento teneva più roba di informatica, libri, armi, prove e giocattolini pericolosi, che i mobili per l’arredamento.


-Sono un disastro. Mi odierai, me lo sento. Sembra fatto apposta, ma non lo è, CAZZO!-


<< Ila, davvero, non ci stavo... >>


<< Sono abituata, tranquilla. A presto, Sam. >>  Disse la giovane mora, voltando i tacchi ed iniziando a camminare in direzione di casa sua;
avrebbe scoperto le microspie, la raccolta dei video di sorveglianza e sarebbe scoppiata la 3 Guerra Mondiale...
Proprio ora non ci voleva.
E neanche a dire che fosse una dilettante, anzi...
Come aveva potuto perdersi in un bicchier d’acqua?

- In questo lavoro non c’è spazio per l’amore. Finirò per farmi uccidere. Ha ragione, John.-



Poteva lasciarla andare così?
No.
Anche il suo corpo la pensò così, ed infatti eccola che si ritrovò a correrle dietro e fermarla in tempo:


<< Ila, aspetta. Sono una stupida.  Posso avere l’occasione di rimediare a questa orrida guff? Con un uscita stasera? >>


<< ...Un dopo cena? >>


<< Come vuoi tu... >>


<< Okay, aggiudicato. >>


<< Vengo a prenderti per le 21.00. Ho già in mente un posticino che so non ti dispiacerà affatto. >>


<< Non vedo l’ora. Sarò puntuale. >>


<< A dopo, gioia. >> Concluse la bruna, entusiasta del risultato appena ottenuto.
Un’altra al posto di Ilaria, l’avrebbe mandata a quel paese senza pensarci un attimo in più.


<< Ah, Root? >> La richiamò all’improvviso la Gagliardi, facendo voltare l’altra.


<< Dimmi. >>


<< E’ un appuntamento? >> Domandò imbarazzata, divenendo subito rossa in viso.


<< Si. >> E rispondendo con un sorrisone a 32 denti, svoltò l’angolo e sparì a passo svelto.





 
...




 
Erano passate circa 6 ore da quando grazie ad alcuni indizi dell’hacker, avevano scoperto la provenienza esatta e le amicizie del posto di Ilaria.
Avevano deciso così di provare quella pista e Root dopo aver raggiunto il covo, non fece altro che continuare a girare attorno alla postazione di Finch
che appositamente evitò di incrociare il suo sguardo sperando di poter lavorare in santa pace... ma fù una speranza vana.



<< Harold…. come andiamo? >> La voce di Root la tradì palesemente; la tensione accumulata fù parecchio evidente,
non solo risultò essere ancora più insolente del solito.



<< Signorina Groves, come le ho già detto l’ultima volta che me l’ha chiesto, ovvero pochi minuti fa, sono ricerche che necessitano abbastanza tempo e pazienza.
E’ come cercare un ago in un pagliaio, specialmente perché è pieno di omonimi. >>


Finch cercò di mantenere la calma ma queste continue interruzioni gli tolsero la concentrazione.



<< Si può sapere che ti prende Root? Sto facendo il possibile per trovare una pista. >> Domandò Finch, sbottando inaspettatamente, con un tono di voce più agitato.
In fondo era affezionato a quella folle hacker e faticava vederla così ansiosa.  
Era diversa, era cambiata in pochissimo tempo, quasi faceva difficoltà a riconoscerla.


<< Vorrei solo poter fare qualcosa… I giorni passano e ancora non abbiamo capito se Ilaria sia la vittima o la carnefice... ho paura di non riuscire a salvarla e... >>
La donna si bloccò di colpo, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza, passandosi le mani sul volto esausto.


<< Ilaria? Ora chiami i numeri per nome? >>


<< Non cominciare anche tu, Harry. >> Proferì dura, lei.


<< Posso sembrare stupido ed inesperto nelle questioni di cuore, diciamo che ho le esperienze di un bradipo, ma... non ci vuole uno scienziato per capire
che lei ci tiene particolarmente a questo caso. Sembra di essere tornati indietro nel tempo... a quando lei e la signorina Sameen... >> ma l’uomo fu interrotto con rabbia:


<< Non credevo volessi parlare di Shaw. Pensavo l’avessi dimenticata. >>


<< Lo so che una parte di lei mi odierà per sempre, Signorina Groves. L’ho costretta a non cercarla più. A rinunciarci, contro la sua volontà.
Ma si fidi di me: non possiamo legarci a nessuno finchè continueremo a fare il nostro lavoro. >>


<< Ti prego, Harold... Sameen è stato il mio passato, e...occuperà sempre una parte del mio cuore. Grazie a lei ho capito che anch’io potevo provare dei sentimenti superiori...che non sia la rabbia, ma... io ho bisogno di andare avanti, definitivamente, e con Ilaria, credo di aver trovato il mio presente ed il mio futuro prossimo. >>


<< Sono sorpreso. Questo suo lato umano mi è nuovo, non me lo aspettavo. >>


<< Neanch’io, Harold. La mia non è una ripicca o una ribellione: ho seriamente bisogno di amare ed essere amata.
Non so come ha fatto John a lasciare Iris e spedirla nel Sud-Africa. Avrò anche amato poco nella mia vita però, quando amo, amo forte.
Non si direbbe ma
 io credo soprattutto nell'amore... L'amore è come l'ossigeno, l'amore è una cosa meravigliosa che ci innalza verso il cielo!
Che ci fa sentire veramente vivi. Tutto quello che ci serve è amore. >> Disse Samantha con faro sognate e sereno.
In quel momento Finch si ritrovò a paragonarla ad una bambina; quella ragazzina l’aveva realmente cambiata.



<< Senza di esso saremmo come morti. >> Aggiunse l’informatico, sorridendole teneramente.
L’altra annuì ricambiando il sorriso.
Anche se non avesse aperto bocca, i suoi occhi avrebbero detto tutto.
Erano lucidi, spalancati, quasi di un colore diverso...


<< Non ho potuto fare niente per Shaw... e non me lo perdonerò mai... Ma non ripeterò lo stesso errore due volte. Farò tutto il possibile per non fallire anche oggi... >>


<< Non è stata colpa tua, Root. Ti abbiamo messa alle strette. Ti abbiamo legato le mani... Tu l’avresti salvata, questo è poco ma sicuro.
Gli unici responsabili qui, siamo io ed il Signor Reese. Ma ci rifletta un attimo, lucidamente: se Sameen fosse stata ancora viva, adesso...non avrebbe mai incontrato la pupetta... oppure... >>


<< Nulla accade per caso. Si, lo so... >> Sussurrò l’hacker, pensosa.


<< Esatto. Quindi, si ricordi, che in ogni cosa negativa, c’è sempre qualcosa di positivo. >>


<< ...E in ogni cosa positiva, c’è sempre qualcosa di negativo. >>


<< La teoria dello Ying e dello Yang. >>


<< Proprio come il genere umano... nessuno è buono e nessuno è cattivo: dentro ognuno di noi esisteste un lato eroico ed uno malvagio.
E’ una questione di scelte. >>


<< E non se la prenda con John. Anche lui, come me, vuole trovare delle risposte a questo caso, ma non sempre possiamo avere il lieto fine.
A volte siamo sacrificabili, e chi meglio di lei lo sa?! >> Ribadì Harold, pronunciando queste poche parole sottovoce, ma pochi istanti a seguire,
fù richiamato dal suono dei suoi computer.



<< Ci sono novità? >> Domandò scattante, Root.


<< Per la sua felicità, si. Forse ho trovato qualcosa. >>  Rispose il quattrocchi, scambiandosi poi uno sguardo di intesa.
Anche se travagliato, il rapporto tra i due era nato e cresciuto a dismisura, si volevano bene, e si reputavano come un padre e una figlia.


<< Avverti John e fallo rientrare. >> Ordinò l’uomo alla Groves che subito obbedì.


La sala principale si avvolse improvvisamente nel silenzio: la postazione centrale venne occupata naturalmente da Finch,
Reese si sedette su una poltroncina alla sua destra, arrivando dopo dieci minuti dalla chiamata, mentre Root rimase in piedi, in attesa.

 

Quando finalmente Finch iniziò a spiegare quali parametri aveva usato per arrivare a quello, nessuno replicò, per poi farlo concludere dicendo:

<< La ricerca è stata complessa ma credo di aver trovato alcuni frammenti interessanti… ho cercato di metterli in ordine cronologico...
Ora guardate con attenzione. >> Intimò facendo partire il file.



“Stupide troiette!”
La voce era quella di un ragazzo, probabilmente giovane, che cerca di riprendere qualcosa, o meglio qualcuno, con il suo scarso cellulare,
visto l’orrenda risoluzione del video.


<< Owo, che delicatezza. >> Commentò John, beffardo.


<< Lo chiamavano bocca di rosa... >> Aggiunse Root, ridacchiando.


Purtroppo era troppo buio per capire meglio.
Erra notte fonda e non si riusciva a vedere nulla, a malapena si potevano intravedere delle ombre, parecchie ombre e altrettanti lucine colorate.



<< Ma dove si trovano? >> Chiese nuovamente John, assottigliando gli occhi, nel tentativo di estrarne dei dettagli.


All’hacker però, bastò poco per mangiare la foglia, così si mosse velocemente verso la sua postazione cominciando a digitare cifre e lettere a raffica...


<< Che hai , Root? >> Domandò invece, Finch, seguendola nervoso.


<< I conti non tornano! >> Esclamò l’altra di rimando, senza degnarlo di uno sguardo.


<< E cosa stai facendo? >> Continuò ancora, l’informatico, sentendosi messo da parte.
Il non conoscere le prossime mosse della donna, lo rendevano più isterico e allarmato rispetto al normale.


<< Sto digitando dei codici per infiltrarmi nel database della polizia, senza farmi notare ovviamente, usare le loro risorse per scoprire le coordinate
e la datazione esatta di questo video. Ho un brutto presentimento. Non mi convince... Mi è familiare questa scena... >>


<< Come se l’avessi già vissuta? >> Fece John, per collegare i pezzi del puzzle.
Forse un idea ce l’aveva.



Pochi minuti dopo, ecco là:


<< BINGO. >> Esordì l’hacker, stranamente con un tono gelido e abbastanza alto.
Non prometteva nulla di buono.


<< Non tenerci sulle spine. >> Replicò il quattrocchi, avvicinandocisi ancora un po’.


<< Oh, no. >> Esclamò la Groves, non distogliendo lo sguardo dal display.


<< Root! Si può sapere cosa stiamo guardando? >> Sbottò ufficialmente Harold, preoccupato, non dandogli tregua.



<< Il luogo della ripresa risale a pochi giorni fa. Qui a Roma. La sera in cui... >>


<< ...Io e te abbiamo discusso a causa del nostro numero! >> La interruppe Reese, arrivando al punto.


<< Si... >> Soffiò lei, sconfitta, amareggiata e contrariata da come l’uomo con la giacca aveva chiamato Ilaria.


<< Quella sera finsi di essere la cubista della discoteca... Per sorvegliare Ilaria. >> Sottolineò Samantha, angustiata.


<< Questo significa che... >> Provò Harold, ma senza riuscire a terminare la frase, finita appositamente dalla donna.


<< ...Qualcuno ci stava spiando. >>


<< E quel qualcuno vi ha riprese... >> Precisò John con fare ovvio.



“Te la farò pagare cara. Nessuna donna, tanto meno una poppante come te, osa darmi buca per una vecchiaccia repressa.”


Sentendo quelle cattiverie gratuite, Root scattò contro il video, sbattendo le mani sul legno della scrivania.


<< VAFFANCULO! >> Urlò avvelenata e tormentata.



 << Un attimo di pazienza signorina Groves! Si calmi. Potremmo trovare degli indizio in più... >> Il tono di Finch non sembrò conciliante come al solito,
ma bensì troppo stanco per avere ancora pazienza.


<< Tu non comprendi, Harry. Chiunque esso sia, è un pazzo. L’ha presa di mira. E... >> Iniziò a gridargli contro, nervosa,
quando una lampadina le si accese inaspettatamente.


<< Io forse so chi potrebbe esserci dietro... Rimettilo da capo, Harold. >>



Tornarono tutti e tre a guardarsi il filmato con un’attenzione assoluta; pochi istanti e la videocamera del pazzoide riprese un cruscotto e i pedali dell’auto.
Quello poteva significare solo che al ragazzo cadde il cellulare di mano.


<< Dai, forza...ci siamo! >> Commentò in un flebile sussurro, Samantha.


Infatti ecco che, per raccogliere l’oggetto, la telecamera lo prese perfettamente in faccia, mostrando il suo viso.


<< Lo sapevo io. >>


<< Chi è? >> Fece di nuovo, l’informatico curioso.


<< Quel mongoloide morto di fi... >>


<< Signorina Groves? >> La rimproverò, Finch.


<< Scusami, Harold. Si chiama Simone Lungo. E’ un collega di Ilaria che più di una volta ci ha provato con lei, con scarsissimi risultati. >> Spiegò Sam.


<< Beh, direi che dal cognome già ci dice tutto. >> Esordì John Reese, provocatorio.


<< ...farò finta di non averti sentito...ritieniti fortunato. >> Rispose acida, lei.


<< Perchè altrimenti? Mi torturi con il tuo amato taser? O preferisci un semplicissimo ferro da stiro? >>


<< Potrei renderti irriconoscibile anche solo usando le mie mani. La rabbia dei buoni e dei malati mentali può scaturire un ira inarrestabile. >>


<< Il tuo asso nella manica... >>


<< Naah... ne ho altri più efficaci. Vuoi vedere? >>


<< Ragazzi, BASTA. Dobbiamo rilassarci e restare uniti. L’ostilità fra di noi non ci aiuterà. >> Si intromise Finch, sperando di placare quella tensione.


<< Ha iniziato lui e... >>


<< ROOT, CALMATI. TORNA IN TE... CALMATEVI TUTTI E DUE. Dobbiamo metterci a lavoro e non perdere altro tempo. >> Ribadì ancora,
il quattrocchi.


<< Va bene. >>


<< D’accordo. >>


<< Che ore sono? >> Chiese con nonchalance, la Groves, passandosi una mano tra i capelli.


<< Le 20.55! >>


<< Me ne andasse bene una, oggi! Sentite, io devo andare via di corsa ma, tu Harold fà una cosa... occupati della luminosità.
Cerca di schiarire il più possibile e di aumentare la nitidezza. Potremmo arrivare a calcolare da che angolo filmava e dove si era appostato.
Segnati tutti i dettagli, anche quelli più sciocchi riguardo all’ambiente circostante, e ai presunti vestiti dello stronzo. Più cose sappiamo, meglio è. >> Comandò la donna, mentre indossava la sua giacca di pelle.


<< Ed io? >> Domandò l’uomo brizzolato.


<< Tu... tenta di scoprire vita, morte e miracoli del tizio, tramite il riconoscimento facciale. >>


<< Okay! >>


<< E lei, Signorina Groves? >>


<< Io per un paio d’ore devo abbandonarvi, ma... sarò i vostri occhi e le vostre orecchie sul campo. Indagherò sul nostro guardone, dall’interno. >>


<< Hai un appuntamento? >> Chiese nuovamente, John.


<< Si, e sono pure in ritardo... >>

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Capitolo 14
*** - THIRTEEN - ***


<< Com’è andata? >> Chiese Vanessa, quando sentì la porta dell’appartamento, aprirsi.


<< Mi stavi aspettando appositamente? >> Ribattè Ila, divertita.


<< Naturale. Allora? >>


<< Strano, c’avrei scommesso che ti fossi messa a spiare dalla finestra. >>


<< In realtà c’ho pensato più volte e sono stata parecchio tentata, ma... Ho resistito. >>


Ilaria non le raccontò tutto e subito, ma bensì aspetto di posare le chiavi sul mobiletto all’entrata, di richiudere la porta alle sue spalle, e poi si decise:
cercò di trattenere una certa compostezza, di essere seria, di fare la triste; ma quella faccia non era d’aiuto.
Avrebbe voleva farle uno scherzo, però bastava guardare un attimo il volto dell’amica per scoppiare a ridere a crepapelle.



<< Okay, mi arrendo. Con te non si può. >> Commentò Ilaria, piegata in due con le lacrime agli occhi.


<< Stronza! >> Esclamò l’altra, mettendo il muso ed incrociando le braccia sotto il seno, contrariata ed offesa.


<< Dai, Vane...scherzi a parte. Ho aperto il mio cuore, le ho detto tutto ciò che provavo e... >> ,ma la moretta fù ovviamente interrotta dalla bionda,
che terminò la frase per lei, avvantaggiandola:


<< ...e lei? >>


<< Ha ricambiato. Ricambia, amò! Ti rendi conto? E stasera mi ha persino invitata ad uscire: dopo cena... >> Rispose Ila,
saltellando e battendo le mani come una bambina a cui promettevano lo zucchero filato.


<< Wow...sbalordita io.. E quindi...? >>


<< Quindi andiamo a preparare qualcosina da mangiare, così poi io mi inizio a preparare. >> E così dicendo, ecco che le due amiche si misero a fare un paio di
petti di pollo alla griglia e dei pomodorini col mais.




[...]



Cenarono con calma, davanti ad un bel quarto di vino rosso, che Vany adorava mandare giù accompagnato dalla carne,
parlando nello specifico di tutti i dettagli riguardanti quel discorsetto di poco prima.
Aveva lasciato addirittura la Scipioni senza fiato; non aveva avuto nulla da replicare ancora.
Avrebbe aspettato l’uscita per poi esprimersi: prima o poi farà un passo falso, no?
Certamente sperava di no, per l’amica.



Finito di cenare, la più piccola mandò di là la Gagliardi,
imponendole di andarsene; per quella sera avrebbe pensato lei ai piatti e alle pulizie della cucina, lei doveva pensare solamente ad essere impeccabile.
Si piastrò i capelli corti corti, giusto il ciuffo sbarazzino, si truccò come era solita fare, ovvero con matita, eyleiner e mascara nero,
fine ma evidente e lucidalabbra alla ciliegia, per poi spostarsi automaticamente in camera loro di fronte all’armadio, rimanendo paralizzata...


<< Sono le 20.55, ti consiglierei di scendere... >> Disse Vanessa, facendo la sua comparsa nella stanza, non immaginandosi di trovarla ancora “impreparata”.
Sgranò gli occhi fuori dalle orbite e la mascella quasi toccò terra per lo sgomento:


<< Ma stai ancora così? E’ tardissimo! >> Sottolineò la migliore amica, scuotendola dalle spalle.


<< Non ho idea di cosa mettermi. Non riesco a decidere...non so dove mi debba portare e quali piani ha in mente, quindi non... >> Ilaria stava dando di matto.
Era super agitata ed emozionata a tal punto da non riuscire a capire un accidenti.


<< Intanto tranquillizzati e siediti qui... >> Fece Vany, prendendo la situazione in pugno, forzandola a sedersi sul letto.


<< ..E lasciami fare... >> Aggiunse la bionda, smuovendo e sbirciando il mercantile, mugugnando riflessiva.


<< Uno, Due, e Tre. >>


<< Ne sei sicura? >> Domandò la più grande, afferrando la roba che l’altra le aveva appena lanciato al volo.


<< Farai un figurone. Va a vestirti, sbrigati. >> Le intimò per l’ultima volta, andando successivamente alla finestra della sala per controllare l’arrivo dell’adulta.


<< Mmmh... >> Fece interdetta Vanessa, non accorgendosi che nel frattempo, la sua amica era uscita dal bagno e le si trovava davanti,
pronta per l’appuntamento.


<< Che ore sono? >> Chiese quest’ultima, richiamando così l’attenzione e precisando la sua presenza.

Vany si voltò di scatto e la guardò.
Dall’alto verso il basso.
La squadrò un paio di volte con gli occhi fissi, senza mai distoglierli.


<< Azz... che fregna! >> Sbottò improvvisamente ed inaspettatamente, la bionda.
Aveva scelto e abbinato proprio bene quel genere di abiti, combaciavano perfettamente l’uno con l’atro, e poi,
addosso a quel corpo parecchio asciutto e scolpito rispetto a parecchi mesi prima, beh...stavano da Dio.
Ad una scopetta come Federica non avrebbe fatto lo stesso effetto.
Le forme giuste al posto giusto.


I colori che prevalsero furono un mix che, con la pelle chiara di Ilaria, risuonavano perfettamente: maglia blu elettrico con ricamini di un rosso acceso
e giallo oro, la firma della “Ceres” , ( birra), su di un fianco e un jeans grigio strappato con la rete nera sotto, il tutto accompagnato da un paio di scarpe da ginnastica rosse e nere e la giacca sopra, tra il casual e l’elegante, sempre nera, che poteva essere usata in tutte e due le occasioni.
Non era ovviamente appariscente come se avesse indossato una minigonna, una scollatura sul seno e cose varie, ma lo era proprio per la sua semplicità.
La bellezza del suo viso poi, ogni volta spiccava tra la folla, per non parlare dello stile pazzesco che si era impostata da un annetto a quella parte.


<< Amore, non esagerare, eddai. Sono presentabile diciamo, su. Anche perché, sono sicura che lei sia imparagonabile,
veramente meravigliosa...e... >> Rispose la moretta, timida ed imbarazzata per la spontaneità dell’altra, preoccupandosi di tutto il resto.
Mai in vita sua le avevano rivolto dei complimenti, e persino quelli della sua dolce metà, soprattutto se fin troppo espliciti, la mettevano a disagio,
lusingandola anche.


<< Alt. Non voglio sentire pippe mentali o paranoie... >> Azzardò l’altra, di rimando, con tono risoluto che non prometteva altre risposte.


<< Solo i paranoici sopravvivono. >> Esordì Ilaria, sorridendo beffardamente.


<< Comunque... Non pensare a lei, pensa a te. Voglio dire... è una bella donna, e non ci piove, ma anche tu sei una bella ragazza, amò...
Hai un sex appeal non indifferente. E non dire che non è vero perché quante etero sono cadute ai tuoi piedi? >> Domandò retoricamente Vane.


<< ...Diciamo che potrei dirtene una...o meglio, mezza... >> Replicò Ila.


<< Che bugiarda. Potrei fartene una lista invece ma non è il momento... Sono le 21.30! Io la uccido. Sto fremendo. Dammi un motivo per non farlo... >> Fece la bionda, scrocchiandosi le dita delle mani, nera di rabbia, ma fortunatamente ecco che poco dopo, come se l’avessero chiamata, Ilaria indicò una mini-cooper fuori dalla finestra guidata naturalmente dalla Groves.


<< Sarà per la prossima volta, è arrivata... Se vuoi andare da qualche parte fa pure, basta che non bevi, non fumi, non ti droghi e non porti nessuno qua.
Non quando stai sola almeno. Anzi, non sarebbe prudente neanche farti uscire senza di me, però... >> Iniziò la paternale, Ilaria,
ricominciando con il parlare a macchinetta, senza accorgersene.


<< Keep Calm... Rimango a casa a guardarmi la tv sul divano e magari mi faccio anche due poppy più tardi e mi stappo una birretta, meglio di me chi ce sta?
Su Italia 2 danno la vita di Bob Marley...da non perdersela! Sta tranquilla, amore. Non preoccuparti per me, stasera nessun tipo di danno. Pensa a te piuttosto.
Mi raccomando, non farmi stare in pensiero, e... >> Disse la biondina, iniziando ad agitarsi per l’amica, che all’improvviso la interruppe di nuovo:


<< Sono grande, grossa e vaccinata, Vanè... So cavarmela, fidati. >>


<< Ed io di te mi fido... ciecamente, non ci sono dubbi. E’ degli altri che che non mi fido. Il mondo è pieno di squali e tu sei un pesciolino appetitoso. >>


<< Ancora con questa storia? Non farne un dramma... E poi ricordi? Ho un passato da combattente, quindi…posso tranquillamente tenere a bada una giovane adulta
per un paio d’ore. >> Ammiccò quest’ultima, scherzosamente, per poi avvicinarsi all’amica e baciandola sulla guancia.


<< D’accordo... Non fare tardi! >> Ribadì la più piccola, mostrandole quel lato particolarmente protettivo.


<< Non mi aspettare sveglia. >> Replicò l’altra, divertita, uscendo di casa.


<< Buon divertimento, tesoro. >> >>


<< Ah, Vany? >> La richiamò Ilaria, tornando improvvisamente indietro.


<< Hai dimenticato qualcosa? >>


<< Se non fossi abbastanza per lei? Come mi devo comportare? >> Chiese la Gagliardi con gli occhi lucidi ed il labbro inferiore tremolante per l’agitazione.


<< Ti ripeto: stai benissimo, credimi. Poi sei dolcissima e assai simpatica, quindi... con te si può fare un discorso serio e di senso compiuto,
non come quelle quattro gallinelle di adesso. Sei in vantaggio. Il bello non balla. L’abito non fa il monaco. Sono importanti lezioni di vita queste…
Tu vai spedita, ma soprattutto, sii te stessa, sono sicura che la conquisterai completamente. Hai un carattere d’oro e se è veramente intelligente come dici,
allora lo capirà subito... Non dovrebbe essere superficiale e soffermarsi sugli stereotipi, calcolando l’età che ha. A breve avrai tutte le conferme di cui hai bisogno. >>


<< Grazie amore, se non ci fossi tu...nono so cosa farei. >> Confessò dolcemente Ilaria, abbracciando di scatto l’amica, che ricambiò immediatamente.



<< Ci sarò sempre per te. >>





[...]



 
Prima di aprire il portone e catapultarsi fuori per strada dove la stava aspettando Root con la sua auto, Ilaria si prese alcuni minuti rimanendo lì nascosta
nell’intento di riacquistare un leggero autocontrollo, ma fù praticamente inutile, così, poco dopo aver preso un respiro profondo, uscì fuori e si diresse verso l’hacker,
che da “gentildonna” fece il primo passo e le andò ad aprire la portiera:


<< Prego, Mademoiselle. >> Sfoggiando un sorrisone degno di nota, lasciando nuovamente sbalordita, la moretta.
Rientrò e mise la prima.
Non aveva potuto NON notare lo stacco di coscia della donna: quei pantaloni di pelle neri gliele mettevano dannatamente in risalto,
per non parlare poi, di quella camicetta bordeaux attillata che, lasciava pochissimo all’immaginazione...


<< Scusami se ti ho fatto aspettare ma c’era un botto di traffico... >>


<< Deduco che non eri a casa, altrimenti... >>


<< Esatto...ero a fare un servizio...non potevo assolutamente rimandare. >>


<< Questione di vita o di morte? >> Scherzò Ila, ingenuamente.


<< Proprio così. >>


Il viaggetto non fù molto lungo, e una volta arrivate, scesero dall’auto dirigendosi verso l’entrata del locale:


<< Groves, per due! >> Disse Samantha al ragazzo delle prenotazioni, che trovando subito il cognome, si spostò e le fece accomodare dentro.


<< E’ un piano bar! >> Esclamò Ilaria, sbalordita, notando immediatamente la postazione coi microfoni, il pc e i vari schermi per i testi.


<< Hai detto che adori cantare, quindi...ecco a te. E’ di un mio carissimo amico, e poi... abbiamo anche questa passione che ci accomuna, perché non condividerla?
Ti ci ho portato apposta: ora puoi dare sfogo a tutto il tuo talento. Ma sappi che non supererai la sottoscritta. >> Azzardò egocentrica, la donna, stuzzicandola.



<< Quasi dimenticavo il tuo ego... comunque non prendertene pena, ti cedo volentieri il palco. >> Ribattè la più giovane, scuotendo la testa.


<< Già cedi? Così presto? Mh, vedremo... Intanto che ordiniamo? Devo scaldarmi! >> Domandò l’hacker, afferrando il menù,
aprendolo e cominciando a leggere le scelte che le venivano offerte.


<< Io un cosmopolitan, invece tu che prendi? >>


<< Un...thè caldo al limone, grazie! >> Rispose Ila, timidamente, riflettendoci su, cambiando palesemente comportamento,
evitando appositamente di far scontrare i loro occhi; sicuramente la stava guardando male in quel momento, poteva percepire la pelle bruciarle sotto il suo sguardo...


<< Scherzi? >>


<< N-no...perchè? >>


<< Ehm...non voglio certo che ti ubriachi come la scorsa volta per poi approfittarmi di te, assolutamente.
Lo voglio premettere, però…un drink non ti farà nulla... >>


<< Non posso Root, scusa. >>


<< Ehi... >> Cambiò tono l’adulta, capendo che c’era qualcos’altro sotto. 
Quel qualcosa che forse non le aveva mai detto fin’ora?
Allungò un mano e la posò su quella della Gagliardi, accarezzandola dolcemente.
Doveva metterla a suo agio.


<< Guardami... >> La richiamò con voce roca ed estremamente bassa e sensuale.
La ragazza obbedì, anche se con molta difficoltà.


<< Qual è il vero motivo? A me puoi dirlo, e lo sai. Non ti giudicherò, sono qui per...darti una mano, se posso...se me lo permetti. >>


Dopo alcuni minuti di silenzio, in cui Root non distolse l’attenzione su niente e nessun’altro, ecco che l’altra iniziò a parlare, ma improvvisamente,
il suo volto cambio, e delle lacrime cominciarono a rigarle il viso...

 
<< C’è un'altra storia di cui non sei a conoscenza... >>


Samantha annuì, sperando che continuasse il discorso e non si intoppasse.


<< ...I-io... che ne dici di farmi sentire come canti? >>

Sarebbe stato troppo facile...

Root strinse i denti.
Ce l’aveva quasi fatta a farla fidare di lei ma all’ultimo si ritrasse.
Sospirò e si passò una mano fra i capelli, cambiandone posizione per poi bere tutto d’un fiato il suo drink.


<< Ci dai dentro, eh!? >> Commentò la giovane, divertita, cercando di riprendersi e non pensare a quello che accadde poco prima.


<< Dovrò pur caricarmi in qualche modo, non credi!? E poi...devo aprire la serata e non sarà una cosa facile... >> Le rivolse l’occhiolino la donna,
raggiungendo il palco.


<< Buonasera a tutti. Molti di voi mi conoscono per le mie famose seratine, ma per chi non lo sapesse, io sono Root e... sto per dare una botta di vita a questo mortorio... siete pronti? >> Presentò entusiasta ed emozionata come sempre, quando teneva un microfono in mano.
La folla rispose con un boato di approvazione e l’hacker non potè farselo ripetere due volte: andò alla postazione delle canzoni,
fece scorrere il cursore dall’alto verso il basso per alcuni minuti e poi via...la base partì; come non riconoscerla?



- https://www.youtube.com/watch?v=qrO4YZeyl0I -



“Rah-rah-ah-ah-ah!
Mum-mum-mum-mum-mah!
GaGa-oo-la-la!
Want your BAD ROMANCE.   (x2)
I want your ugly
I want your disease
I want your everything
As long as it’s free
I want your love
Love-love-love
I want your love
I want your drama
The touch of your healing
I want you leather-studed kiss in the sand
www.musicloversgroup.com
And I want your love
You know that I want you
Love-love-love
I want your love
Love-love-love
I want your love
You know that I want you
And you know that I need you
I want it bad
Bad and bad
I want your loving
And I want your revenge
You and me could write a bad romance
I want your loving
All your love is revenge
You and me could write a bad romance
Oh-oh-oh-oh-oooh!
Oh-oh-oooh-oh-oh!
Caught in a bad romance.  (x2)
Rah-rah-ah-ah-ah!
Mum-mum-mum-mum-mah!
GaGa-oo-la-la!
Want your bad romance.  (x2)
I want your horror
I want your design
‘Cause you’re a criminal
As long as your mine
I want your love
Love-love-love
I want your love
I want your psycho
Your vertigo schtick
Want you in my bedroom window
Baby it’s sick
I want your love
Love-love-love
I want your love
Love-love-love
I want your love
You know that I want you
And you know that I need you
I want it bad
Bad and bad
I want your loving
And I want your revenge
You and me could write a bad romance
I want your loving
All your love is revenge
You and me could write a bad romance
Oh-oh-oh-oh-oooh!
Oh-oh-oooh-oh-oh!
Caught in a bad romance.  (x2)

Rah-rah-ah-ah-ah!
Mum-mum-mum-mum-mah!
GaGa-oo-la-la!
Want your bad romance.  (x2)
Walk-walk fashion baby
Work it
Move that bitch crazy
Walk-walk fashion baby
Work it
Move that bitch crazy
Walk-walk fashion baby
Work it...  (x3)
I want your love
And I want your revenge
I want your love
I don’t wanna be friends
Said I want your love
And I want your revenge
I want your love
I don’t wanna be friends
Oh-oh-oh-oh-oooh!
Oh-oh-oooh-oh-oh!
Caught in a bad romance.  (x2)
I want your loving
And I want your revenge
You and me could write a bad romance.  (x2)
Oh-oh-oh-oh-oooh!
Oh-oh-oooh-oh-oh!
Caught in a bad romance.  (x2)
Rah-rah-ah-ah-ah!
Mum-mum-mum-mum-mah!
GaGa-oo-la-la!
Want your bad romance!”


In tutto il lasso della canzone, Root diede il 101% di se stessa e della sua bravura; amava esibirsi, soprattutto quando le capitavano questi brani potenti
e molto estremi.
Infatti non si era tirata indietro ed aveva persino ballato la coreografia, non intatta naturalmente, ma in gran parte della performance.
Fu un inizio esplosivo, addirittura tutti i presenti nel pub finirono per essere coinvolti  spontaneamente da quell’immensa ed euforica adrenalina,
buttandosi in pista a ballare e divertirsi insieme alla Groves, che nonostante fosse concentrata a far una bellissima figura, non esitò nel mandare sguardi eloquenti
e sottolineare frasette maliziose alla Gagliardi, contornando la situazione con movimenti assai pericolosi ad una distanza fin troppo ravvicinata.


<< Wow, sei stata strabiliante, lasciatelo dire. Hai padroneggiato la scena. >> Esordì Ilaria, esterrefatta e sincera,
non avendo distolto lo sguardo dalla donna neanche per un singolo istante.


<< Grazie mille, però potevo fare di meglio… >>


<< Non essere così dura con te stessa, dai. Capisco che sei un’artista e il tuo intento è quello di migliorare e spronarti sempre di più, però...hai fatto faville.
Poi...con Lady Gaga hai fatto scalpore... è stata la scelta più azzeccata. >>


<< I’m a DIVA. >>


<< Appunto. >>


<< Diciamo che, l’ho fatto anche per un ritorno alle origini...ogni tanto ci vuole. >>


<< Ti manca casa tua? L’America? >> Domandò a bruciapelo, Ilaria, soffiando nel frattempo il thè bollente arrivato da poco.


<< Beh...un po’ si, lo ammetto... E’ anche normale no? Insomma, a chi non mancherebbe il posto in cui è nato e cresciuto? >> Rispose Samantha sorridendo,
con fare retorico, ma solo quando si accorse del cambiamento di espressione della giovane, ricollegò:


<< Oddio, scusami. Io non volevo... >>


<< E’ tutto okay, non fa niente. Non vorrei essere invasiva e se lo sono stata mi... >>


<< No, assolutamente. Hai ragione. Come potrei biasimarti? Praticamente non sai nulla di me. >>


<< Diciamo che...hai una vita piuttosto misteriosa... >>


<< E ti piace? O ti spaventa? >> Chiese Root, avvicinandocisi pericolosamente, usando quel suo solito tono seducente esponendo quello sguardo magnetico
e malizioso.


<< Entrambe le cose. >> Rispose con un flebile sussurro, Ilaria, leccandosi le labbra. Improvvisamente le si era seccata la bocca.


<< Quindi... spara, ti dirò tutto ciò che vuoi sapere. >> Proferì poco dopo Sam, tornando composta al suo posto e riprendendo le giuste distanze.


<< La tua famiglia come prese la notizia del tuo trasferimento in Italia? >> Continuò la giovane, curiosa.


<< Vorrei precisare che sono nata a Bishop, in Texas...ho vissuto lì fino ai miei 12 anni, fino al giorno in cui due guardie non vennero a bussare alla porta di casa avvisandoci della scomparsa anomala di mio padre. A noi aveva semplicemente detto che usciva per andare a comprare le sigarette...scusa banale, sicuramente,
ma da quel momento in poi non è più tornato. Non si può svanire all’improvviso, come se non fossimo mai esistiti. C’è sempre un risvolto che si avvicina
o spiega la sparizione di una persona. Eppure accade tutti i giorni che si perdano completamente le tracce di amici o parenti... sulla vita dei quali non si riesce a mettere la parola fine. Il suo caso fu seguito per molti anni; fù etichettata come una delle sparizioni più eclatanti, pagine ancora aperte della nostra storia, sulle quali però, nessuno è stato mai capace di mettere un punto. >>


<< Hai qualche idea del perché vi abbia lasciate così? >>


<< Non l’ha fatto di sua spontanea volontà. Ne sono più che sicura. Lo sono sempre stata, fin da piccolina...
Mio padre era uno emerito figlio di puttana... non rimarrei sorpresa se un giorno scoprissi che l’hanno fatto fuori. >>


<< Benvenuta nel club! >>


<< Era peggio del tuo, credimi. Per questo ti comprendo.
Alcolizzato, ex tossico, rapinatore, insomma...chi più ne ha più ne metta, ma nonostante tutto ciò, era persino un genietto del male,
il suo intelletto superava il normale... e... purtroppo ho ripreso da lui... >>


<< Root. >> Soffiò la più piccola, incredula, immaginandosi la peggiore delle ipotesi...


<< Stuprava mia madre... >>


BINGO.
Il sesto senso della moretta non sbagliò.


<< Oddio... ed è mai arrivato a ... >>


<< Me? Si. Avevo 10 anni quando è successo la prima volta. Mia madre era fuori, lo ricordo come se fosse ieri, si era assentata per andare a fare la spesa,
come ogni sabato mattina... Era lei quella che si occupava di tutto e manteneva la famiglia in piedi...sempre se così si poteva dire.
Io ero rimasta naturalmente con quella bestia, e... niente, quando rientrò a casa lo beccò in fragrante. Inutile dirti che io non riuscivo a rendermi conto
di quello che stava accadendo... >> Confessò l’adulta, con uno sguardo perso nel vuoto.
Ora aveva capito il motivo per cui non parlava mai di se, del suo passato...
Dei suoi.
Non c’era nulla da raccontare.
Solo dolore su dolore.

Si alzò lentamente e si spostò più vicina all’altra, afferrandole la mano.
Quello fù il suo turno.


<< Sono qui...non sei sola. >> Sussurrò ancora, la giovane, incoraggiandola.


<< Lo so, piccolì...Lo so. >>


<< E poi...com’è andata? >>


<< Mia madre tentò di fermarlo e nel tentativo rimase lei ad assorbire tutta la sua ira. Si sacrificò per me, lei era il mio eroe.
Io assistii a tutta la scena ma...non potei fare niente per impedirglielo. Per salvarla. >>


<< E’ orribile. E’ stato traumatico. Una persona qualunque non sarebbe cresciuta...così. Invece tu... >>


<< Mi ha rafforzato. Non fraintendermi. Odio quel bastardo e avrei voluto ucciderlo io stessa... Me lo ero ripromesso, ma... non ne ho avuto l’occasione.
Forse doveva andare così. Forse non ne valeva la pena di sporcarmi le mani per un viscido del genere... però, andiamo avanti con la storia,
altrimenti se mi fermo, non so se avrò poi nuovamente il coraggio di tornare sull’argomento. >>


<< ...Continua... >>


<< Dopo la sua scomparsa io e mia madre continuammo a vivere le nostre vite, fino alla morte di essa... Quel giorno decisi di andarmene e costruirmi una nuova identità a NY. Mi andai a rintanare in un orfanotrofio, dove conobbi una persona speciale, che poi diventò la mia migliore amica e probabilmente anche l’unica che io abbia mai avuto: Hanna Frey. Entrambe ossessionate per i computer e i libri. Tipiche secchione da biblioteca, ma poi...sparì anche lei.
La vita sembrava che mi volesse mandare dei segnali, oppure me la voleva far pagare per quella mia sete di sangue, di vendetta nei confronti di quell’uomo che da bambina chiamavo padre, non lo so... Fatto sta che, ogni persona che incontravo sulla mia via, poco dopo o moriva o si dissolveva nel nulla.
La vidi salire una sera in macchina di un tipo ben vestito, e da quel momento non ebbi più sue notizie. Col senno di poi possiamo immaginare che fine abbia fatto; povera Hanna... Ma comunque... ora che sei venuta a conoscenza del mio...passato... >>


<< ...mi dispiace così tanto... io non avrei mai pensato... >>


<< Va bene così. Sono stata io a volertelo raccontare, Ila.
Ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio, no? Bisogna conviverci e basta.
Noi due invece, dove eravamo rimaste? >> Chiese Sam con molta cautela, anche se dentro di lei, rivivere quei ricordi fù dilaniante.
Uno sforzo non indifferente.
Con la piccola al suo fianco però, qualcosa le apparve diverso, più leggerlo, più limpido.



<< Non demordi vedo! >>


<< Mai. Di cosa hai paura? >> Domandò nuovamente la donna, andando dritta al punto.

Nel mentre passò il cameriere e lo fermò al volo bloccandolo per il polso, ordinando un secondo giro, optando stavolta per un martini,
che non tardò ad arrivare.


<< Non è che ho... in realtà non lo so... >> Soffiò la giovane, mordendosi il labbro inferiore, sentendosi confusa e stupida.
Dopo quelle rivelazioni, la sua storia a confronto le sembrò insulsa, sciocca.


<< Ascolta...e se invece di parlarmene, canti? Usa una canzone per esprimere il tuo stato d’animo, il tuo problema... arrivaci così.
Non saltarlo. Raggiralo. In musica è molto più facile che con le parole... >> Espresse il suo parere, l’hacker, sorridendole.

Qualcosa negli occhi di Ilaria si trasformò.
Un possibile cambiamento di idee?


<< Okay...ci provo. Ma non prendermi in giro, promettimelo. >>


<< Giuro. E poi sono sicura che non ce ne sarà occasione. >> Rispose teneramente la donna, accomodandosi per il meglio; non vedeva l’ora di capire,
di osservarla con attenzione e godersi ogni sua minima sfaccettatura.
Sarebbe rimasta le ore a guardarla in totale silenzio.


<< Speriamo... ho sempre avuto la fobia del pubblico... Oltre alla scarsa autostima... >> Disse la moretta, avviandosi verso la postazione.


<< Dai, buttati. In bocca al lupo! >>


‘Crepi’
Mimò Ilaria tra le labbra, prima di portarsi vicina al microfono e presentarsi:



<< Buonasera... Mi chiamo...Ilaria e... sono nuova... E’ la prima volta che faccio una cosa del genere con spettatori del tutto estranei...quindi... vi canterò uno dei miei brani preferiti del mio idolo e chiedo anticipatamente ed umilmente perdono per l’orrenda figura che farò... Non sono abituata a ...questo. >> Azzardò scherzosamente, anche se sotto sotto, un filo di verità c’era.
Gli altri risero per la sua spontaneità e la sua simpatia.

Trovò il testo con la base e cliccò “play”.
Okay, era arrivato il suo momento.
Che ansia.

 

“Vany quanto vorrei che anche tu fossi qui...scommetto che mi avresti ripresa col cellulare
per poi usare il filmato contro di me,  per minacciarmi...”


Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo per trovare un equilibrio, per calmarsi...quelle parole, quel significato, per lei valevano più di qualsiasi altra cosa.
Era la SUA canzone.
La SUA vita.
Il SUO PASSATO, PRESENTE, e probabilmente futuro...
La rispecchiava.




-https://www.youtube.com/watch?v=RDtMCLGh90w -
(Adesso; Anna Tatangelo)



“Nasci come l'alba chiara del mattino 
da tenere al petto sempre più vicino 
come un'autostrada lunga senza meta 
scegli tu l'uscita per la tua fermata 
Mentre cresci cambi mille direzioni 
Per capire dove trovi un'emozione 
ma c'è un'ossessione che non va più via 

Come un temporale arriva all'improvviso 
sopra il viso scende piano il tuo sorriso 
nello specchio vedi sempre tutto nero 
Scende dalla nave pure il tuo corsaro 
mentre sposti il limite all'esagerato 
Stai per condannare a morte la tua vita 
e la luce del tuo sole vedi andare via 

Rit: 
Smettila di farti del male 
è la tua vita non buttarla così 
Apri gli occhi e guarda lontano 
a cercare il destino ch'era scritto per te 
Adesso 
Smettila non farti del male 
sei così bella non è giusto così 
Nello specchio della paura 
lascia il tuo corpo e porta il cuore con te. 

Dentro la tua forza cerca di capire 
che la depressione ha preso il suo potere 
esci dal tuo mondo falso e fuori uso 
Guada fuori qui come è meraviglioso 
non c'è medicina per il tuo malore 
solo con l'amore lo potrai curare 
con l'amore vero che c'è dentro te 


Rit: 
Cerca un pò di ritrovare la stima 
Ricomincia tutto proprio da qui 
chiama pure la tua amica del cuore 
che prova dolore a vederti così 
Adesso 
smettila di piangere ancora 
Nella paura più paura non c'è 
e come fa la forza della natura 
distruggi il male che c'è dentro di Te...”



Durante la performance, Ilaria si emozionò e alcune lacrime le bagnarono le guance.
Ogni volta che ascoltava o cantava quella canzone, era una pugnalata al cuore.
Tornava indietro nel tempo e ogni singolo istante, ogni piccola tortura subita, ogni cicatrice imposta, ogni...


<< Facciamo un caloroso applauso a questa ragazza, che stasera oltre a mettersi in gioco, ha messo a nudo le sue emozioni... si è fidata di noi,
un mucchio di estranei, lasciandosi andare, senza vergogna. >> 


Quando l’aveva raggiunta, Root?
Talmente presa e concentrata che non l’aveva nemmeno vista arrivare.



Successivamente, dopo essersi goduta l’applauso imbarazzante, la Groves le afferrò la mano e la trascinò nuovamente al loro tavolo.


<< Fortuna che avresti fatto una brutta figura, eh!? >>


<< Non è stato niente di che... >>


<< Sbagli. Come sempre. Hai emozionato, Ilaria. Ma che idea hai di te stessa? >>


<< Non ce l’ho... >> 

Risposta che Sam si aspettava di ricevere.


<< E’ un peccato. Non concordo. Da quanto hai questo problema? >>


<< Dall’età di 17 anni... non mangio praticamente dall’ora. Come avrai notato, vado a frutta e verdura...e ogni tanto carne... >>


<< Nessuno ti ha mai aiutata a risolverlo? >>


<< No...Non è mai importato a nessuno... per i miei era un gioco, una fissa... Non l’hanno mai preso sul serio... >>


<< Non si fa... Il mangiare è la cosa più bella che possa esistere sulla faccia della terra...dopo fare l’amore ovviamente. >> Esordì Root,
abbozzando un sorrisino malizioso, alzando le sopracciglia.


<< Già... >> Rispose a mezza bocca, la giovane, arrossendo.


<< Però non capisco...perchè?! >>


<< La canzone credo lo spieghi bene... non...voglio essere così. Ho bisogno di dimagrire, vorrei essere bella e magra come tutte le altre...
Ne di più, né di meno...è anche giusto no? Specialmente dopo tutto quello che ho dovuto sopportare e i sacrifici che ho fatto... credo di meritarmelo. >>


<< Magro non è sinonimo di bellezza. Sei seria? Secondo te, saresti brutta? >> Chiese sbigottita, la donna, sgranando gli occhi e spalancando la mascella,
talmente tanto da far toccare terreno.


<< Si. >>


<< E non mangiando pensi di riuscirci? >>


<< Di certo se mangio non otterrò mai ciò che voglio. E’ l’unica cosa che io abbia mai chiesto in vita mia. Per me...vale più di ogni altra cosa...
E se questo vuol dire non mangiare più... Come sai, e come vedi, non mangio. Non
posso. >>


<< Sicura che non puoi?! O forse non vuoi? >> Ribatté l’altra.


<< ...Non posso. >>


<< Sei stupida. Scusami, ma... ti guardi allo specchio? >>


<< Purtroppo si... >>


<< E cosa vedi? >>


<< Un ammasso di lardo... un fisico di merda, che mi ha... >> Ilaria non riuscì a terminare la frase; in quelle frasi sputò tutta la rabbia,
tutto il veleno che nascondeva dentro di lei, per poi cominciare a piangere seriamente.
Distolse lo sguardo e tentò di coprirsi il viso.


<< ...non voglio che tu mi veda così... >>


<< Smettila. Ti stai rovinando la vita e la salute per questa cosa. Sei dimagrita 30 kili e ancora vuoi continuare? >>


<< Devo arrivare al mio obiettivo. >>


<< E quale sarebbe precisamente? Prima pesavi 82kg , ora... Quanto ne peserai, 50kg? >>


<< 55kg. >>


<< Embè? Pesi tanto? Sei grassa? Davvero ti reputi in questo modo? Se continui a voler scendere sempre di più, ti andrai ad infilare in un vicolo cieco.
Non saprai più fermarti e... >>


<< Se fossi veramente come dici tu, allora a quest’ora avrei la fila e non starei da sola. La persona che ho amato per 3 anni di fila non mi avrebbe scartata
come invece ha fatto... >> Se ne uscì con voce tremante la Gagliardi, non pesando le sue parole, interrompendo l’altra, facendocela rimanere di sasso.


<< Sola? A parte che ora ci sono io, ma vabbè...sono la new entry quindi, capisco. Ma chi è mo questa? Anzi, no...lascia stare. Di questo ne riparleremo poi...
Le hai mai viste quelle davvero obese? Beh, quelle sono persone malate...però la maggior parte di loro sono solari, felici,
vivono a pieno delle loro possibilità senza rinunciare a nulla, non come te che... Hai gli occhi stupendi ma... sono tristi, sempre.
Credi che mostrando quel meraviglioso sorriso donatoti da Dio, la gente possa credere che stai bene e sei felice...ed evidentemente è così,
ma io ti ho letta subito. Hai gli occhi stanchi... Di chi si è arreso al suo destino... >>


<< Come fai? >>


<< Beh, i detti non sbagliano mai: gli occhi sono lo specchio dell’anima e la tua la si può sentire urlare da miglia e miglia di distanza.
Un grido d’aiuto, ma silenzioso, che solo in pochi riescono a percepire. Ed io, essendo particolare, l’ho accolto.  Vorrei capire...il perché.
Il problema che hai non si sofferma semplicemente sul fatto che non ti piaci tu... Okay, i stereotipi in televisione sono la rovina degli adolescenti, però...
Porterai un “M” , perché distruggersi con le proprie mani? >>


<< Te l’ho detto... >>


<< E poi? >>


<< ...vorrei piacere alle persone... sentirmi normale... e non diversa. So di esserlo per vari motivi, ma non l’ho voluto io...Il fisico è tutto, Root.
Col fisico si può andare ovunque, ottenere l’impossibile. Se fossi stata magra avrei potuto sfondare nel mondo dello spettacolo già tempo fa...invece...mi bloccarono per...perchè avevo i fianchi...Se fossi stata magra non avrei tardato a fare le cazzate e le esperienze che si fanno alla mia età o anche prima...
Quindi perchè farmi nascere così, piena di difetti, e poi scagliarmi tutti i suoi seguaci contro? >>


<< Sapevo ci fosse altro... sei rimasta scottata, profondamente...ma questo non vuol dire che la tua vita è finita o fa schifo. Credimi, ci sto rimanendo realmente male.
Non posso minimamente pensare che una creatura delicata come te possa provare tutto questo odio verso se stessa.

Tu non devi pensare a quello che ti dicono gli altri... Avranno sempre da ridire, qualunque cosa tu faccia. Sei diversa, non sei una taglia 38, e allora? Meglio ancora! Almeno quando tocco, o volevo dire, qualcun altro tocca, c’è sostanza. E poi, per me stai benissimo così. Non hai nulla che non va in te.
Ti distingui dalla massa, Ila. Non c’è cosa più bella di questo. 
Tu sei speciale, convincitene. E sappi che te lo continuerò a ripete giorno dopo giorno,
anche all’infinito se servisse. Sei bellissima cosi come sei. Dico davvero. Ma poi, mi stai conoscendo piano piano e, credi veramente che,
se tu fossi così orrenda come ti descrivi, io stare qui con te? Ti frequenterei? UNA COME ME? >> Disse specificando le ultime tre paroline.


<< No... >> Fece Ilaria, ridacchiando, mentre cercò di asciugarsi le lacrime che continuarono imperterrite a rigarle il viso.


<< Appunto. Io non volo basso, se l’hai notato. Non mi accontento degli avanzi... Io miro alto. Questa cosa, cosa dovrebbe farti capire? >>


La giovane non rispose.
Quel discorso non glielo aveva mai fatto nessuno prima d’ora e la sua estrema sensibilità la stava facendo disidratare a forza di piangere.


<< Ehi, no, non piangere... Non posso vederti cosi... Non meriti del male, soprattutto non voglio esserne io la causa...
Io... Voglio darti la felicità che meriti...
Voglio... Essere la tua felicita. >> Disse con voce roca e bassa, Root, poggiando la sua fronte a quella della Gagliardi che, istintivamente ed inaspettatamente,
riuscì ad aprire bocca:


<< Lo sei... Lo sei sempre stata, fin dal primo istante... >>
 

Quella risposta spiazzò Samantha, provocandole un colpo al cuore.


<< ...anche dapprima che ci incontrassimo... >> Precisò emozionata, l’hacker, sospirando ed inspirando il profumo dolce ma virile di quella ragazza...
Cosa le stava succedendo?
Da quando mostrava a...chiunque il suo lato migliore? Romantico?
Solo una volta le capitò la stessa cosa e...non andò a finire bene, non per l’altra parte.


<< Non devi piacere agli altri, non devono guardarti loro... e poi se la gente non capisce ciò che si perde...beh, peggio per loro. Non sei tu a perderci, ricordatelo.
Sono dementi, ignoranti, poveri dentro, deboli, che si lasciano consumare dall’invidia... Non hanno un briciolo di carattere e per farsi grandi e forti davanti al restante gregge di pecore, devono sottomettere una qualsiasi preda. Quelli così non valgo nulla. Sono la feccia umana. A tipi come questi non dovresti permettergli di ferirti, meritano solamente indifferenza totale. E’ la migliore arma... E’ gente stupida che si lascia scappare ciò che gli capita tra le mani senza sapere che quelle persone hanno un valore inestimabile. Perché hanno paura. Di loro stessi... Ci portano a dire che facciamo schifo solo per sentirsi superiori noi, ma non va così...
Ognuno di noi è una stella...e tu per me, sei quella che brilla più di tutte. >>


Improvvisamente Ilaria si catapultò ad abbracciare Root, singhiozzando
 a non finire.
Di rimando l’hacker ricambiò il gesto, naturalmente, stringendola a se come se non ci fosse una domani, beandosi di quel calore,
lasciandosi cullare dai battiti del suo cuore.


<<
Per quanto ho capito, hai mollato i tuoi sogni perché uno o due teste di minchia ti hanno detto che non andavi bene per i loro standard? E allora?
Tutti abbiamo preso delle porte in faccia quando eravamo giovani, persino io... Non immagini il culo che mi sono fatta, ma perché sono uscita vincitrice?
Perché sono sempre stata determinata, testarda, ma soprattutto perchè non ho mai mollato. Anche quando le possibilità di farcela erano minime.
Nel mondo dello spettacolo poi, è ancora più ardua l’impresa, ma mica tutte sono anoressiche, ci sono anche quelle in carne, robuste...
E voglio sottolineare che non è il caso tuo. Come posso fartelo entrare in quella testa matta? >>


<< Non puoi... non ci sono parole che mi salvino. >> Ribattè Ila, esausta.


<< E che intendi... quando dici che hai tardato e non fatto esperienze? >> Domandò in un secondo momento, curiosa e perplessa, l’hacker,
mentre un ideuzza le cominciò a balenare nella mente.


<< Nulla di importante... >>>


<< Ila...In questa vita, niente è giusto. La vita è una puttana. Tutta in salita, ma tu, prima di tutto, devi accettarti per come e per quello che sei.
Sei una donnina forte. Ripeto, sei speciale... Devi soltanto amarti un po’ di più e guardare il bicchiere mezzo pieno... con positività e vedrai che tutto cambierà prospettiva... Vedrai che potrai amare chiunque tu voglia all’infuori di te. >>


<< Sull’ultima parte avrei da ridire. Io mi odio, okay...ma non sai quanto amore ho da dare al prossimo... peccato che nessuno fin’ora l’abbia mai voluto.
Parli facile tu: sei bellissima, alta, magra, hai tutto ciò che una donna dovrebbe avere. Sei perfetta cazzo, non hai un difetto fisico, sei super intelligente...
Non puoi capire il mio dolore, Root…la mia ossessione e le mie motivazioni… Il bullismo che ho subito sia alle medie che alle superiori mi hanno...impedito di fare cose da adolescenti... Non ho potuto mai giocare al gioco della bottiglia, non ho mai potuto fare un pigiama party, mai potuta andare al mare o in piscina...
Non sono mai andata a ballare in una discoteca senza poi scapparmene per la vergogna e la timidezza. Mi sento un pesce fuor d’acqua ovunque io vada.
Sempre quella sbagliata, il fenomeno da circo, mai abbastanza per gli altri...  E dei baci? Delle carezze? Solo ora che sono dimagrita notevolmente,
rispetto a prima posso notare alcune lievi differenze... ma...non mi basta... vorrei ...>>


<< ...Riscattarti. Immagino! Persone che prima ti evitavano, ora vengano da te. Magari pure stringendo... E’ sempre così.
Per te però, deve essere una succosa rivincita, ed io ne sono orgogliosissima e felice, ma... scusa il francesismo: che si fottano tutti quanti.
Il treno passa una volta sola, punto. Se non ti sbrighi a salirci a bordo, l’hai perso. Non puoi startene ferma ad aspettare questi trogloditi o troglodite...vivi.
Sei giovane, hai ancora molto da scoprire. I 20 anni non tornano indietro... Sono proprio questi gli anni d’oro in cui puoi e devi fare di tutto.
Fattelo dire da una vecchietta che...li ha superati già da tempo. La vita è una, e noi siamo di passaggio su questa terra. >>


Il discorso di Samantha non faceva una piega, ne era consapevole, e soprattutto l’aveva colpita particolarmente, nel profondo...
Riusciva a smuoverle qualcosa senza sapere come.
A primo impatto avrebbe potuto dare un giudizio diverso, proprio come era accaduto a Vanessa, ma se la si conosceva meglio, era tutta un’altra persona.
Era oro colato.


<< So che questo mio monologo ti entrerà in un orecchio ed uscirà dall’altro visto che ti sei autoconvinta, però...pensaci.
Io ho soltanto voluto dire la mia...quando una cosa non la condivido devo esprimerlo...tutto qui. >>



<< D’accordo... ma stia attenta, Groves...potrei innamorarmi di lei così. >>


<< Si accomodi pure, Gagliardi. >> Rispose a tono, Root, facendole l’occhiolino.


Improvvisamente, i presenti nel pub si alzarono in piedi cominciando ad applaudire e urlare il suo nome:
“BIS, BIS, BIS, BIS, BIS.”


<< La folla ti acclama. Ti vogliono. Ma che effetto gli fai? >>


<< Lo stesso che faccio a te, presumo. >>


<< Divertente…Non credo proprio. >>


<< Beh, a questo punto… diamo a Cesare, quel che è di Cesare. >>


E dicendo così, la bruna si alzò facendo spallucce e raggiunse di nuovo il palco.


<< Did you miss me? >>


Altro boato positivo uscì dal pubblico.
Era impossibile non amarla.
Ci sapeva fare incredibilmente coi suoi “fans”...sembrava nata per quello.


<< Questa canzone è di un grandissimo artista italiano che...mi ha accompagnata in questi ultimi anni e...stasera, sento di doverla dedicare ad una persona c
he come un uragano è entrata nella mia vita e...me l’ha sconvolta. Questa è per te, Ilaria. >> E preannunciandosi così, si posizionò vicino all’asta,
si sedette con una gamba sullo sgabello, socchiuse gli occhi e si lasciò guidare dai suoi sentimenti emergenti.




- https://www.youtube.com/watch?v=WIsXSKqDdeE -



Io mi nascosi in te poi ti ho nascosto 
da tutto e tutti per non farmi più trovare 
e adesso che torniamo ognuno al proprio posto 
liberi finalmente e non saper che fare 

Non ti lasciai un motivo né una colpa 
ti ho fatto male per non farlo alla tua vita 
tu eri in piedi contro il cielo e io così 
dolente mi levai imputato alzatevi 

Chi ci sarà dopo di te 
respirerà il tuo odore 
pensando che sia il mio 
io e te che facemmo invidia al mondo 
avremmo vinto mai 
contro un miliardo di persone? 
e una storia va a puttane 
sapessi andarci io... 

Ci separammo un po' come ci unimmo 
senza far niente e niente poi c'era da fare 
se non che farlo e lentamente noi fuggimmo 
lontano dove non ci si può più pensare 

Finimmo prima che lui ci finisse 
perché quel nostro amore non avesse fine 
volevo averti e solo allora mi riuscì 
quando mi accorsi che ero lì per perderti. 

Chi mi vorrà dopo di te 
si prenderà il tuo armadio 
e quel disordine che tu 
hai lasciato nei miei fogli 
andando via così 
come la nostra prima scena 
solo che andavamo via di schiena 
incontro a chi 
insegneremo quello che 
noi due imparammo insieme 
e non capire mai cos'è 
se c'è stato per davvero 
quell'attimo di eterno che non c'è 
mille giorni di te e di me 

Ti presento 
un vecchio amico mio 
il ricordo di me 
per sempre e per tutto quanto il tempo in questo addio 
io mi innamorerò di te...”


 
<< Root...  Io... >> ,ma la donna non la fece parlare; prese la sua giacca di pelle, la indossò e intimò ad Ilaria di seguirla con un cenno del capo.


<< E’ ora di andare, Cenerentola. Se non ti riaccompagno in orario, il bulldozer mi sbrana. >>






[...]
 


La serata praticamente arrivò al termine e nell’auto le due ragazze rimasero inizialmente in silenzio, giusto per metabolizzare ogni singola parola, gesto,
occhiata, tutti i minimi dettagli che Ilaria aveva potuto notare in quelle ore passate insieme, ma all’improvviso si mosse istintivamente e portò la sua mano su quella della donna, posizionata in quel momento sul cambio delle marce, intrecciò le dita alle sue e si voltò per donarle un’occhiata dolce e piena d’amore.
In fin dei conti però, c’era poco da capire: Root era palesemente presa da lei.
Ma come poteva essere?
Ilaria ancora non riusciva a crederci.



 
<< Eccoci di nuovo qua. >> Esordì sorridendo la bruna, spegnendo il motore.


<< E’ stata...un’uscita strabiliante. Con l’ultima canzone poi...sei stata romanticissima. Non ho mai avuto un appuntamento così... Forte. Intenso.
O almeno, parlo per me. Mi hai... >>

<< Un grazie basta e avanza... >> Proferì scherzosa, Samantha, sedendosi o forse era meglio dire, stendendosi comoda,
con lo sguardo e l’attenzione rivolti verso la Gagliardi, che in risposta spalancò la bocca senza proferire nulla.
Anche con un minimo spostamento come riusciva ad essere così sexy e nello stesso tempo, tenera?


Mentre la giovane si soffermò a chiedersi quello, la più grande ridacchiò leggermente, notando che più di una volta,
quando i suoi occhi fissavano per qualche minuto più lungo la ragazzina, quest’ultima si infuocava...
Non reggeva quella pressione e di conseguenza abbassava il volto, stroncando quel “contatto” visivo, ma a Samantha non dava fastidio, anzi...
Era terribilmente angelica e arrendevole.


<< Si, grazie...di cuore. Mi hai fatto stare...bene. Scusami se è poco ma, non riesco a trovare le parole giuste...di solito io scrivo,
non so osare quando mi devo esprimere dal vivo, però... Quello che fai, che mi trasmetti tu, anche solo con uno sguardo... è indescrivibile, Root.
E’ come se...fossi rinata, grazie a te. Sarò ripetitiva, sicuramente, ma è così che mi sento quando sto con te, quando mi sei accanto, e... >> La Groves
fermò quel flusso di parole scagliandocisi addosso per rubarle un bacio,
riempiendola con un’improvvisa ondata di dolcezza e di passione.
Il sapore della donna le scese violento giù nella gola, facendole girare la testa.
Entrambe confuse, si chiesero come poteva essere possibile una cosa simile, ma bastava un semplice sfiorarsi e subito perdevano il controllo.

Root sentì immediatamente i suoi respiri gonfiarsi e sgonfiarsi sul petto dell’altra, contro il suo seno; era morbida, bollente.
Non aveva perso tempo, aveva seguito anche lei l’istinto, proprio come un animale selvatico, almeno per quel che riusciva a connettere in quel momento.

Le loro bocche si continuarono a scontrare ancora, ma questa volta senza freni e i loro sapori si amalgamarono.
Il sapore della donna si fece più intenso in Ilaria, portando tutte e due ad avere l’affanno: l’adulta con la giovane e la giovane con l’adulta...



<< Non vorrei mai lasciarti. Non vorrei mai smettere di assaggiarti. Mi fai sentire così viva, Ilaria. >> Ansimò di colpo l’hacker su quelle labbra,
invadendo la bocca della Gagliardi, con estrema prepotenza.


<< Non farlo... >> Soffiò di conseguenza la moretta, in estasi,
ma quando la donna le morse e le succhiò il labbro inferiore,
i suoi buoni propositi andarono a farsi fottere...

Ilaria ansimò stringendo i pugni in una morsa ferrea, talmente stretta da far diventare le nocche totalmente bianche.


Successivamente Root la lasciò andare, l’aria stava per finire, però non demorse, non voleva assolutamente spezzare quel momento magico,
e così decise di dedicarsi ad altro: cominciò a tempestarle di attenzioni le guance, poi il collo, sino a chiudere la bocca attorno ad un lembo di pelle,
succhiandolo con veemenza, come se volesse incidere la sua firma, mentre la Gagliardi nonostante tutto, non dava segni di ripensamenti
e buttò la testa all’indietro per lasciarle più spazio d’azione, aggrappandosi spontaneamente con le sue mani alla sua schiena.
Si spostavano con il chiaro intento di accarezzarla e farle capire che quelle attenzioni non le dispiacevano affato e soprattutto per attirarla più vicino a sé.
In quei metro qubi contati, la temperatura salì improvvisamente.
La più piccola avrebbe voluto stoppare tutto, non poteva permetterselo, per ovvio motivi, soprattutto per il “suo stato”, e ne era consapevole,
ma stava diventando sempre più difficile non oltrepassare quella sottile linea che le divideva dal portare tutto al passo successivo...


<< Dovremmo rallentare un po'. >> Se ne uscì Ilaria, allontanando di poco l’adulta, cercando nel frattempo di normalizzare il suo respiro e il suo battito cardiaco,
senza ottenere alcun successo, visto che la Groves azzardò ancora e mordicchiò altri centimetri di quella pelle color bianca latte, risalendo fino al lobo dell’orecchio,
facendo beare Ilaria...
Dio quelle attenzioni...
A quel punto però, oltre a sorvolare su quello che le aveva appena detto la giovane, l’hacker spostò le sue mani sui fianchi di Ilaria, stringendoli con decisione,
per poi scendere di rimando sul suo didietro, palpandolo con forza, spostandosi poi verso le gambe, distaccandosi giusto quel poco che bastava per guardarla di nuovo negli occhi, rimanendo in silenzio.


<< ...Root...non sarà facile... fermarci se...continuiamo così... >> Tentò di nuovo Ila , inghiottendo pesantemente.
Stava per esplodere.
Era un vulcano in eruzione.
In tutti i sensi.


<< ...E... chi dice che voglio fermarmi!? >> Commentò la bruna, spontaneamente, col fiato corto.


<< Si è fatto tardi...devo salire... Vanessa mi starà aspettando...e poi, domattina lavoro, quindi... >> Mentì la più piccola, usando la sua migliore amica come scusante.
Forse quello era l’unico modo per liberarsi da quella situazione scomoda...



<< Vero... Beh...questo vuol dire che sarà per un’altra volta. >> Replicò la donna, allontanandosi controvoglia e tornando al posto del guidatore con visibile difficoltà
e frustrazione.
Poi continuò:

<< E’ stato bello... grazie a te, tesoro... Il tempo passa in fretta quando si sta in ottima compagnia... >>


 
<< Buonanotte, Root. >>


<< A domani, Ila. >>


E salutandosi così, la Gagliardi aprì la portiera dell’auto e uscì, dirigendosi su casa...

Quella notte non sarebbe trascorsa molto velocemente, e questo lo sapeva; qualcosa, gli avvenimenti rilevanti di poco prima,
avrebbero rallentato il processo di avanzamento del tempo, portando l’altra a rimuginare sulla sua “evidente” fuga.

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Capitolo 15
*** - FOURTEEN - ***


...
 
 
 << Voglio sapere ogni dettaglio. Non te la caverei tanto facilmente! >> Esclamò Vanessa, una volta che Ilaria mise piede nell’appartamento,
lasciandosi richiudere la porta alle sue spalle.


<< EH? >> Fece la Gagliardi, ancora del tutto intontita.


<< Forse per sbaglio vi ho viste arrivare...una mezz’oretta fa... quindi, cosa avete fatto per tutto questo tempo in macchina? >> Domandò curiosa e pimpante,
la migliore amica, seguendola e saltellando come un cagnolino che voleva riempire di feste il padroncino.


<< Guardona! >> Esclamò Ila, stizzita, ma anche divertita da quella sua reazione.


<< Un po’, si. >>


<< Non si fa. >>


<< Dai, sputa il rospo. Avete consumato? >> Andò dritta al punto, la bionda.


<< Ooh, ma certo che no! Ti pare? Mi conosci...secondo te sono il tipo che la dà subito al primo appuntamento? >> Ribattè contrariata ed offesa, la mora.


<< Non mettermi in bocca parole che non ho detto, ma se ti piace, ti piace.
Non etichettare ogni minima cosa. Non esistono regole in amore, e tanto meno devi giustificarti con me. Sai che non starei lì a sindacare.
E poi, io sono la prima che ci va anche la prima volta...ovviamente se mi interessa. Non faccio di tutta l’erba un fascio. >> Rispose con nonchalance, la Scipioni,
posando le mani sulle sue spalle, iniziando a massaggiarle leggermente.


<< Sei troppo tesa...ti rigenererebbe una sana... >> Continuò la più piccola, ma l’altra capì in tempo e riuscì ad interromperla:


<< Per oggi sono apposto così. >>


<< Dovrò insegnarti a gestire quel tipo di...sensazioni. Ti hanno consumato in breve tempo... >> Commentò risoluta, Vany.


<< Esiste un modo? >> Chiese curiosa e confusa contemporaneamente, Ilaria.


<< Si, cedervi. >>


<< Con te non ho speranze... >>






[...]
 
 
 
Il giorno dopo, Ilaria dovette affrontare la solita routine: -casa-lavoro-casa-, ma fù traumatico per lei visto che aveva passato l’ennesima nottata in bianco.
C’era mancato così poco...

Altri pochi minuti e si sarebbe ritrovata in balia di Root.
A farle da schiava, sottomessa a lei, con corpo ed anima.
Che vergogna.
Più passava il tempo in sua compagnia e più perdeva ogni inibizione...



 
...



<< Cimice, sei dei nostri stasera? E guai a te se dici di no. Non accetto un no. >> Esordì Simone, il collega, tutto eccitato e di buon umore.


<< Mh...dove? >> Fece Ilaria perplessa.


<< Ti ho presa alla sprovvista, quindi... né un si? >> Aggiunse ancora il ragazzo.


<< Okay...ma mi spiegate cosa avete in mente? >> Chiese la ragazza, educatamente.


<< Abbiamo organizzato una cena al volo... tutti noi dell’Ardeatina, come la vedi? >> Rispose Claudia, (altra collega), intromettendosi nel discorso.
Claudia ed Ilaria avevano legato fin da subito; erano entrate insieme a settembre e nonostante la differenza di età e lo stato civile,
avevano instaurato un bel rapporto. 
Anche se la donna era sposata e aveva due bambini, erano sempre riuscite a trovare un paio d’ore da trascorrere insieme per fare dello shopping terapeutico
o per spettegolare sugli altri membri della squadra.


<< Ah, d’accordo. Certo che ci sto...ma porterete anche le vostre famiglie? >>


<< No, solo noi. >> Rispose la 35enne.


<< Tesoro però non potrò venirti a prendere perché quando stacchiamo devo catapultarmi a casa, preparare i bambini, me, portarli dai nonni e tornare indietro, quindi...arriverò dalla parte opposta...e sicuramente, in ritardo. >> Spiegò Claudia, dispiaciuta.


<< Andrò io, nessun problema! >> Esclamò Simone, sorridendo entusiasta.


<< Sicuro? Da Ostia sappiamo che...è un bel viaggetto... >> Commentò Ila, interdetta.


<< Sta tranquilla. Se mi scocciava non mi sarei proposto. >>


<< Grazie Simo... sei un amore. >> Disse la Gagliardi, contenta, ringraziandolo con un innocente bacio sulla guancia.


<< Grandioso! Ora però, torniamo a lavorare altrimenti ci becchiamo qualche lettera di richiamo. >> Proferì la bionda, dando una pacca sulla spalla al ragazzo,
e facendo l’occhiolino alla ragazza.



Ognuno tornò al proprio posto e le ore passarono così.



Ilaria come sempre, dovette prendere i mezzi per il rientro a casa visto che tutti erano praticamente scappati appena arrivarono le 16.00. in punto.
Tre ore circa a disposizione per fare tutto il necessario e dirigersi al locale stabilito, ma ovviamente non tutti abitavano nei dintorni e quindi,
più lontani stavano e ancora meno tempo avevano...


Alle 17.30, ecco che la moretta girò di corsa l’angolo che portava nella sua via:


<< Ehi, ehi...dove vai così di fretta? >> Domandò la donna che spuntò come i funghi.


<< Root! Ciao! Devo correre a prepararmi... >>


<< Per fare…?! >> Si incupì l’hacker irritandosi, incrociando le braccia sotto al seno.


<< All’ultimo momento mi hanno costretta a partecipare alla cena di gruppo. Sinceramente non ne ho voglia, però...ho sempre rifiutato, quindi...
Anche questa volta non mi pareva carino. >> Rispose Ila tutto d’un fiato.


<< Ah, capito... >> Soffiò scocciata, l’adulta, con noncuranza.

La Gagliardi notò immediatamente un cambiamento nel comportamento dell’altra, così si affrettò a chiederle spiegazioni, che però, naturalmente,
non ebbe.

<< E’ tutto apposto...solo che...dopo averti riaccompagnata ieri, ho ricevuto una chiamata inaspettata dal Capo e sono dovuta andare a lavoro...
Sono stremata e considera che non ho riposato per niente. Rientrata alle 14.00, un caffè veloce veloce sgranocchiando nel frattempo due gocciole, di numero,
doccia, rivestita ed ora sto riuscendo per raggiungere un amico...Vorrei un po di pace... Ho bisogno delle ferie! Voglio dormire! >> Mentì Sam,
muovendosi e gesticolando in modo strambo...
La verità era un’altra: la gelosia se la stava divorando.
Per non parlare poi, dell’ansia; appuntamento coi colleghi voleva significare anche l’ovvia presenza di quel malatone di Lungo...
Poteva impedirglielo?
Certo che no...si conoscevano da poco e la loro “relazione”, se così si poteva chiamarla, si era appena smossa...


<< Okay...beh, allora divertiti... >> Sussurrò Ilaria, anch’essa infastidita e ferita, abbassando lo sguardo ovunque,
pur di evitare appositamente gli occhi dell’adulta.


<< Grazie mille... anche tu! >> Rispose la bruna, accusando un crampo allucinante alla bocca dello stomaco, rimanendo però, impassibile.


Le due si sorpassarono e continuarono a camminare verso la loro direzione...
Ila percepì l’arrivo di un pianto isterico e l’unica cosa che riuscì a fare, fù rintanarsi dentro l’appartamento.


Possibile provare quel senso di soffocamento?
D’incendiamento degli organi interni?


<< Tesoro, non ti chiudere... >> Cercò di dire Vanessa, vedendosela passare davanti in un flash, singhiozzando.


<< Amore, tutto bene? >> Domandò preoccupata, appoggiandosi alla porta del bagno.


<< Mi donano le corna? >> Sbottò Ilaria, sconvolta, fuoriuscendo dalla toilette.


<< Cosa mi sono persa? >>


<< Root. >>


<< Quello, chissà perché, l’avevo intuito. >>


<< Ho una cena di lavoro, improvvisata e... E’ proprio una stronza.
Ha un appuntamento con un amico...poi stanotte ha fatto la lunga al Club, poverina...è troppo stanca, chissà quanti verdoni di troppo ha dovuto farsi infilare nel perizoma! >> Se ne uscì come se nulla fosse, la Gagliardi, alzando la voce e dando evidentemente di matto.


<< Wow. Così mi piaci...potrei persino eccitarmi, sai?! >> Ribattè beffarda, la Scipioni, nella speranza di allentare e smorzare quel fuoco di paglia.


<< Ma, fatemi capire...neanche state ufficialmente insieme e già iniziate con le ripicche, gli amanti, le scenate di gelosia e i drammi alla Beautiful? >>


<< Occhio per occhio, dente per dente. Non gliela farò passare liscia. Non mi conosce. >>


<< Ma io si, quindi...calmati innanzitutto... Datti il tempo giusto per sbollire, altrimenti poi, agisci, te ne penti ed è peggio... Okay? >>


<< Vado a lavarmi. Tra un ora e mezza passa Simone... >> Avvertì Ila, con nonchalance.


<< Ahimè... e sarà lui il tuo accompagnatore? >>


<< Esatto. >>


<< Non mi impiccio...ma... sta attenta. Quel tizio non mi suona tanto per la quale. >> Proferì Vane con un tono piuttosto cauto e garbato,
avendo paura di un’inaspettata ed irascibile reazione.


<< Uno normale per te, esiste? >> Rispose acidamente la più grande, tagliando corto l’argomento.




...

 

Nel frattempo, mentre la Gagliardi era sotto la doccia:



V:    “Voglio precisare che, non sono fiera di quello che sto facendo.
        Se Ilaria mi scoprisse, ora come ora, non mi rivolgerebbe più la parola,
        quindi, come minimo,... apprezza il gesto! Sono Vanessa, se non l’avessi capito.
        La moretta che abbiamo in comune mi ha raccontato a grandi linee cosa è successo tra voi...
        Se stavi cercando di farla ingelosire, ci sei riuscita al 110%, ma questi trucchetti sono vecchi
        come il cucco... più precisamente come te, nonna. Dovresti fare un corso d’aggiornamento…
        Consiglio spassionato...”


R:   “Vanessa! Che sorpresa. Non mi sarei mai aspettata di ricevere un tuo scritto.
        Mh...te l’ha detto, eh?! Io...ho sbagliato, ho reagito istintivamente, però...
        Non so tu, ma io ho avuto modo di conoscere alcuni dei suoi colleghi e ce ne sono certi che veramente..
        Sono paragonabili ai detenuti di Alcatraz. Specialmente un soggetto che si chiama Simone...
        Hai già avuto la fortuna di incontrarlo? Beh, credimi:  Frankenstein.”


V:    “E cosa stai aspettando allora? Va con lei. Fatti trovare già lì. Raggiungila,
        inventati quello che ti pare, ma vai. Non lasciarla sola, non buttarla così tra le braccia
        di un pazzo qualsiasi.”


R:     “Hai ragione. Che modi sono questi? Grazie per avermi fatto ragionare, Vanessa.
         Ti devo un favore. E... mi sto ricredendo… ero più che convinta di non piacerti... “


V:    “Infatti non sbagli. Solo che Ilaria con te è serena. è veramente lei, perciò... se è felice lei,
        sono felice anch’io...e poi, tra te e questi quattro fenomeni da baraccone, beh...TU tutta la vita.
        Se proprio devo scegliere...”



...




Grazie al cielo Vany, nel poco tempo che aveva avuto a disposizione, era riuscita a contattare l’hacker, scambiandocisi così delle opinioni.
Subito dopo Ilaria uscì dal bagno e la bionda avendo risistemato tutti gli oggetti proprio come li aveva lasciati la mora, fece finta di niente...

 
<< Amò, ne sei sicura? >> Chiese premurosamente, Ilaria.


<< Si, non preoccuparti. Avevo già programmato di andarmi a fare due passi al parco e magari bermi una cosa al volo prima di rientrare...così, tanto per... >>
Le rispose Vany, avvisandola dei suoi spostamenti.


<< Va bene. Ci vediamo dopo allora... >>


Vanessa annuì sorridendo e osservò l’amica uscire dall’appartamento per poi salire con molta cautela nella 500 del ragazzone.
Puntuale come un orologio svizzero.
Altro dettaglio che le mandò la pulce all’orecchio.
Quale giovane al giorno d’oggi, non sgarrava neanche di 5 minuti?
L’unica risposta poteva essere che...Root aveva pienamente ragione, e non era solamente paranoica, protettiva, gelosa, e via dicendo...


Successivamente, la donna, come se l’avesse appena chiamata telepaticamente, spuntò fuori, dal portone del suo palazzo e guardò dritto verso la bionda,
vedendola e annuendo; gesto che sperò di farla rilassare, poi voltò la testa in entrambi le direzioni per controllare il perimetro, dirigendosi infine,
con totale indifferenza, verso la sua mini-cooper.
Sembrò essere esperta in quel campo...
Troppo disinvolta e sciolta.


Entrò in macchina e suonò il clackson.
Chi stava aspettando?
Pochi minuti dopo, un uomo brizzolato e con una giacca nera lunga, si aggiunse all’operazione; fosse quell’amico di cui le aveva parlato Ilaria?
Perché portarselo dietro?
Troppe domande le si affollarono nella mente, incuriosendola all’estremo.

Inaspettatamente però, si ricordò: non era la prima volta che vedeva quel tizio.
Dove lo aveva incrociato prima d’ora?

Iniziò a camminare avanti ed indietro per la casa, facendo su e giù per tutte le stanze, come una cretina esaurita,
concentrandosi su ogni minimo luogo frequentato ultimamente e, all’improvviso, quando mancò davvero poco per creare dei solchi nel pavimento,
ebbe il lampo di genio...

Discoteca, palestra, quartiere, la via là sotto; erano quelli i posti in cui lo aveva incrociato, ed ogni volta, guarda caso, era presente anche la Groves.

La sua teoria poteva reggere?
Doveva discuterne con la sua migliore amica, al più presto...
Ma, come l’avrebbe presa?
Sicuramente male, ma soprattutto non le avrebbe creduto visto i precedenti con Root.

Cos’altro le rimaneva da fare a riguardo?


Altra idea...
Le doveva un favore, no?
Bingo.
A breve avrebbero fatto un bel discorsetto a quattr’occhi...




[...]






<< Signori potete metterla qui. >> Disse con educazione, la voce di un uomo; era il parcheggiatore.
Un uomo anziano, con gli occhiali, tremolante e con la gobba: insomma, se l’erano scelto perfettamente.



Arrivarono puntuali: 20:50, precisamente dieci minuti in anticipo.

Rimasero alcuni istanti lì, in macchina, finendosi così di sistemare per poi guardarsi allo specchietto e scendendo dalla 500
quando una figura amichevole apparse fuori dal finestrino, facendo facce buffe, che li fecero scoppiare in una fragorosa risata.


<< La coppia del momento!  >> Urlò Jacopo, altro loro collega, coetaneo ad Ilaria.


<< Non cominciare, Jà. >> Ribattè imbarazzato, Simone, avvicinandosi per salutarlo col batti cinque ed il pugnetto finale.



-I maschi...-
Pensò la giovane, trattenendo un’altra risatina.



Il ristorante “Scacco Matto” fù consigliato ai ragazzi da Michele, alias responsabile di zona, vista la splendida cucina e la sua appurata qualità.
Era divenuto famoso sia per essere stato tanto a lungo in piedi ed aver visto il susseguirsi di diverse generazioni,
sia per i piatti romaneschi e carni cotte alla brace in modo particolare; insomma, discreto per quanto riguardava tutti loro, ma un dettaglio non sfuggì alle mente
della Gagliardi...
Ilaria conosceva i suoi amici e c’avrebbe scommesso la nonna, che entro un paio d’ore, sia uomini che donne, sarebbero stati tutti troppo ubriachi
per rendersi conto di altro.



<< Siamo solo noi per adesso? >> Domandò gentilmente, Ila, rimanendo con la schiena appoggiata alla macchina.


<< Si, noi tre più Massimiliano Fauci, te lo ricordi? >> Rispose Jacopo, accendendosi nel contempo una sigaretta, offrendogliela una anche alla ragazza,
che accettò volentieri.


<< Quello delle scuole, giusto? >>


<< Yes! Abbiamo fatto una chiamata anche a questi qua...ci sembrava opportuno farlo.
C’hanno sopportato per mesi e mesi e spesso e volentieri anche parato il culo, quindi. >>


Erano le 20.15 e finalmente qualcuno cominciò a farsi vivo: Massimo, Vincenzino e Giuseppe, Alessandro, Samuel e Michela insieme, le due Alessie da Ostia, Emanuela e Tonino, Carlo, Cristiano, Flavio, Leonardo, persino Luisa con la figlia Consuelo erano presenti.


<< Wow, ci siamo davvero tutti stasera! >> Commentò Ilaria, elettrizzata, con un sorrisone a 32 denti.
Forse, in fin dei conti, non aveva sbagliato ad accettare; poteva rivelarsi veramente una bella serata diversa dalle altre.


<< Vedi, regazzì? Te l’avevamo detto noi! Tu ascolta zia Manu! >> Proferì Emanuela, tutta gasata, e prendendola in giro simpaticamente.


<< Mancherebbe solo Claudiuccia per chiudere il cerchio! >> Esclamò Simone, controllandosi a torno e facendosi due calcoli.


<< Starà per arrivare...aspettiamo un altro poco, dai. >> Tentò la Gagliardi, speranzosa, anche se, al pensiero di ricevere un messaggio o una chiamata
da parte della bionda in cui l’avvisava del suo ritiro improvviso, la fece dispiacere.


Un altro quarto d’ora passò e oramai le lancette dell’orologio segnavano le 20.30; la loro prenotazione era stata posticipata di mezz’ora
e ciò nonostante sapevano di non poter aspettare ancora a lungo lì fuori; i clienti continuavano ad arrivare a massa e i tavoli furono quasi del tutto al completo.


<< La provo a chiamare! >> Esordì titubante la maschietta, tirando fuori il suo cellulare solo in quel preciso istante non soffermandosi sulle varie notifiche
di segreteria telefonica; forse per la prima volta in vita sua se n’era completamente dimenticata.


<< Eccomi, Eccomi, sono qui! In ritardissimo ma sono qui! >> Urlò la bionda, correndo spedita verso il gruppo di colleghi, gesticolando animatamente: era una comica.


<< Iniziavamo a pensare che ti fossi persa... >> Iniziò contentissima Ilaria, abbracciandola calorosamente.


<< ...O che gli alieni ti avessero rapita... >> Optò Tonino, l’uomo dai capelli bianchi, ma che nonostante i suoi 50 avanzati si teneva in forma in una maniera invidiabile,
meglio di un qualsiasi altro adolescente; aveva un fisico scolpito ed una vitalità da far rosicare persino uno con 20 anni di meno.


<< O che Gianni ti avesse spezzettata e riposta nel congelatore... >> Se ne uscì Simone, ridendo da solo, mentre gli altri lo guardarono male,
indietreggiando leggermente.
Cos’aveva questo cristiano che non andava?


<< Forza ciurma, tutti dentro! Finalmente si mangia! >> Proferì Massimiliano, comportandosi da capo banda della situazione.


Finalmente al completo: il ristorante era veramente accogliente, un posticino rustico con le pareti in legno tappezzate di quadri e gingilli di vecchia data:
testa d’animali, armi, foto ricordo, oggetti d’epoca, trofei, lampadari lunghi e tondi, e agli angoli del locale vi spuntavano delle bandiere di NY, Parigi, Londra,
Tokyo, ecce cc...insomma, tutte le città più “belle” ed “importanti” di questa terra.
I tavolini erano tondi e ad Ilaria le ricordò un po' il Texas, grazie alla sua spaziosa cultura e ai racconti sparsi di Root.

-Oddio...Me ne sono proprio dimenticata. Mi avrà cercata? Magari si, o magari no. Non sembrava lei oggi...-
Pensò Ilaria agitata, sperando di non aver fatto altri danni non volendo.


 << Vuoi un qualcosa da bere? Così, per rompere il ghiaccio? >> Le chiese da gentiluomo, Simone, interrompendo il flusso dei suoi pensieri,
posandole una mano sulla schiena, forse anche troppo in basso, per poi farla scorrere sulla parte restante alta, fermandosi sulla spalla sinistra.


Intanto Ilaria continuò la ricerca del suo cellulare, però nelle tasche nessuna traccia.
VUOTE.
Dove si era cacciato il suo telefono?
Soprattutto se fino a poco tempo prima lo aveva tenuto in mano?



<< Mi hanno rubato il cellulare, Simò! >> Esordì Ilaria, muovendosi frenetica.
Il ragazzo l’aveva colta in contropiede...


<< Chi è stato? >> Domandò lui, interessato e comunque spaventato ma non troppo.


<< Se lo sapessi non starei qui. Andrei sicuramente a recuperarmi il mio gioiellino. >>
Ribattè la mora, retoricamente.
Che domande erano?
Perché non ci arrivava? Neanche alle cose più banali di questo mondo?
Aveva un bel carattere, era dolce, simpatico, nerd, educato, rispettoso, colto, appassionato di serie tv come lei, però...parte dei suoi neuroni sembravano
essere bruciati nella maggior parte del tempo.
Si isolava, e non solo fisicamente, spesso e volentieri si assentava mentalmente, e quando tornava in sé, dopo quella specie di trans,
sembrava un’altra persona ancora…
Ilaria non era cattiva, tanto meno con le persone e tipi come lui, però a volte doveva ammetterlo: ne aveva paura, non voleva scansarlo per sfotterlo
o allontanarlo perché lo schifava, (proprio come fecero in passato con lei), assolutamente no, ma quei suoi disturbi della personalità la terrorizzavano...


<< Non c’avevo pensato...scusami, tolgo il disturbo. >> Abbozzò dispiaciuto lui, voltandosi per andarsene,
ma la Gagliardi provò immediatamente un senso di colpa non indifferente; non poteva trattarlo così, aveva sbagliato.

Simone non ne aveva colpa, poverino e lei non aveva nessun diritto di prendersela con lui.


<< Accetterei volentieri qualcosa di...possente, grazie! >> Esordì a quel punto lei, attirando di nuovo la sua attenzione,
mostrando successivamente una calma apparente.
L’aveva fatto per non farcelo rimanere male, per non ferirlo, anche perché, non se lo meritava affatto, anzi...c’era sempre per lei, o meglio, intorno a lei.


<< Faccio io? >>


La giovane sorrise timidamente ed annuì in risposta.
Era particolarmente strano quella sera.
Più fuso ed euforico del normale.





<< L’ho sempre detto io che quello faceva abuso di psicofarmaci. E’ totalmente schizzato! Va a momenti... >> Se ne uscì Flavio, fuoriuscendo dall’oscurità...


<< ...potrebbe soffrire anche di Bipolarità. >> Commentò Ila, seria e turbata.


<< La tua intelligenza e la tua spontaneità mi hanno sempre attratto lo sai, Ily? Ma come faccio con te? Tu mi tenti...è anche vero che sono fidanzato, ma...
Se ti sto vicino... Mhh... Non posso farci nulla... >> Disse il ragazzetto provandoci, come sempre, con la collega, abbracciandola e baciandola sul collo.

L’altra ridacchiò e tentò di liberarsi da quella situazione senza osare con movimenti bruschi; gli voleva bene per trattarlo male e soprattutto,
le aveva fatto sangue sin da subito, però, per ovvi motivi si era sempre tenuta a debita distanza.


<< Sei già ubriaco? >>


<< Macchè...sono solo stufo di resisterti. Perché non abbandonarsi al piacere? >> Rispose Flavio, cominciando ad accarezzarle la schiena.

Un brivido percorse Ilaria, che stentò nel reagire...
Un altro ancora che indirettamente le consigliava di cedere alle tentazioni?
Era un complotto quello?





---


 
Intanto poco più lontano dai due...
 


<< Un Disaronno, doppio, e... un’Averna per me! >> Ordinò Simone al bacone, ignaro di quello che stava succedendo a pochi metri da lui.
Il tipo al bar era di bell’aspetto, brizzolato, barba leggermente scompigliata e incolta, occhi chiari, silenzioso, cupo e con una camicia bianca ed una giacca nera...
Il suo portamento bizzarro inquietò Simone.


<< Arrivano subito. Vado a prepararvi qualcosa da sgranocchiare... >> Biascicò l’uomo, sparendo nella cucinetta.


<< Che barman da strapazzo! >> Lo insultò Simo.





---





<< Root, sono in posizione. Il pazzoide è venuto da me e ha ordinato da bere. Vuole due superalcolici. >> Disse John, tramite il ricevitore.


<< Conosci la prassi. >>


<< ...alla tua amichetta colorerò dell’acqua frizzante, giusto per non rischiare, visto i precedenti, mentre al pervertito gli correggo l’averna con un una bella dose
di sonnifero... Uno di quelli potenti che stenderebbe pure un cavallo... Poi però, come lo carichiamo nel bagagliaio senza dare nell’occhio?
C’è troppa gente e se fallissimo non avremmo una seconda possibilità. Un passo falso e addio falsa identità. >> Proferì riflessivo, Reese.


<< John, a me mi conoscono, hanno visto più di una volta il mio volto. Come posso fare? CAZZO! >> Sbottò l’altra, allarmata, sbattendo il pugno con forza
sul volante.


<< Altrimenti...Dovresti attirare fuori Ilaria...inventati qualcosa. Lui sicuramente le farà da cagnolino ed è fatta. Lo stordisco e ce lo portiamo al covo. >>


<< Ma con Ila, come la mettiamo poi? >>


<< La bilancia può pendere solo da un lato, Root. Scusami ma è un problema tuo. Io ti avevo avvertita, ma naturalmente hai fatto di testa tua.
Tu e Shaw eravate proprio fatte l’una per l’altra... >> Commentò nuovamente l’uomo con la giacca, iniziando a perdere la calma.



<< Cosa c’entra LEI adesso? La mia vita è andata avanti e... >> ,ma la donna venne tempestivamente interrotta:


<< Non ho mai detto di rimanere ancorata al passato, Root. Sia io che Finch volevamo che ti riprendessi, ma NON con un numero. Shaw era Shaw.
Facevate parte dello stesso mondo, sapevate come funzionava, conoscevate i rischi che correvate... >>


<< Ilaria non è un numero, la vuoi smettere di chiamarla così? E’ una persona, un essere umano come tutti gli altri. Da salvare...
Dov’è finita la vostra umanità, John? Da quando hai lasciato Iris, sei freddo come il ghiaccio...e già di tuo non è che eri tanto espansivo però...
Lei ti riscaldava il cuore. La differenza è notevole, evidente. Non sempre l’amore è debolezza... So com’era Sameen...credi che me ne sia dimenticata?
Beh, no, non è così.Ti sbagli di grosso. La penso ogni notte, ci parlo, e mi piace pensare che mi ascolti... Mi fa sentire meglio...
LEI rimarrà sempre con me, ma...sono sicura che, se fosse qui, o se potesse dirmi la sua a riguardo...mi direbbe di continuare...nonostante tutti gli ostacoli... >>


<< Secondo me invece, ti direbbe le mie stesse parole. L’amore è sofferenza, dolore, confusione e... credi che, se fossero tutte stronzate queste,
Harold ed io, avremmo entrambi deciso di separarci dalle nostre metà? >>


<< Siete stati codardi a mio parere. >>


<< Guarda Shaw: si è fatta ammazza per salvare te. E tu farai la stessa fine di questo passo. Spero che rinsavirai prima che sarà troppo tardi. >>


Tra i due calò un silenzio tombale.
La tensione si poteva tagliare con il coltello.


“Signorina Groves, Signor Reese, ci sono problemi!”
Esclamò il quattr’occhi, intromettendosi nella discussione ormai finita.


<< Dicci, Harry! >> Rispose prontamente l’hacker.


“ Si tratta della signorina Gagliardi: sembra proprio che, mentre voi due eravate troppo occupati a discutere, Simone si sia stancato di aspettare il barista e..
In poche parole si è diretto agli altri tavoli scolandosi le varie bottiglie di vino presenti...”


<< Okay, il sonnifero non servirà più. >> Esordì Root, facendo spallucce.


“ ...ma non è finita qui...”  Sussurrò di rimando l’informatico.


<< Non prevedo nulla di buono! >> Commentò anche l’uomo brizzolato.


“ Come ha fatto ad indovinarlo?! Il nostro bersaglio, uscendo completamente fuori di senno è tornato dalla ragazza, che nel frattempo,
era stata avvicinata e corteggiata da un altro adolescente con gli ormoni impazziti...”


<< Come? >> Domandò infastidita, Root.


“Non credo voglia saperlo, Signorina Groves...comunque vi consiglio di raggiungere la sala. La situazione si sta animando e potrebbe degenerare da un momento all’altro...”
Li informò Finch, leggermente ansioso.



A quelle parole la donna si preoccupò.
Aveva bisogno della macchina, ora!


<< Can you hear me? >> Fece concentrandosi e sperando che il suo piano funzionasse, e alla svelta.


-Yes.


<< Ho bisogno di te. Mostrami cosa sta succedendo di là. Ilaria. Quante persone ci sono in tutto nel ristorante e quali potrebbero essere le entrate e le uscite,
comprese quelle di emergenza e le posizioni delle telecamere di sicurezza... Se devo entrare in azione mi serve tutto ciò per non farmi beccare. >>


Quel grido di aiuto fu accolto e la macchina in pochi secondi accontentò i desideri dell’hacker.


<< Oh, grazie piccola. Rimani sempre la migliore. >> Fece soddisfatta, la donna, per poi contattare nuovamente l’altro:

<< John, ci sei ancora? >>


<< Si, che succede Root? >>


<< Ho trovato la soluzione. >>


<< Cosa dovrei fare? >>


<< Fai irruzione di là e tenta di dividere la folla, ma successivamente battiti con qualcuno...dai inizio ad una scazzottata in modo da distogliere l’attenzione su Ilaria...
In quel momento interverrò io: incappucciata passerò vicino a Simone iniettandogli il sedativo... avrà 5 minuti per vedermi afferrare il braccio di Ilaria e trascinarla fuori.
Una volta nel parcheggio, tu mi coprirai le spalle... >>


<< ...ed essendo così il barman del locale, uscirò fuori per controllare, inosservato. Nel frattempo il bamboccio sviene, lo carico con la scusa di portarlo in ospedale,  
ed il gioco è fatto. Perfetto, complimenti partner. >>


<< Non è tutto merito mio. >>


“Consiglio di darvi una mossa”
Proferì Harold, tenendo d’occhio gli sviluppi.


Root si tirò su il cappuccio della felpa e scese di corsa dall’auto, appostata tatticamente alcuni kilometri prima dello ‘Scacco Matto’.
Era sempre meglio essere cauti.

Intanto John era ritornato sul posto, dietro al bancone, facendo finta di non essersi accorto di nulla, spostando qua e là alcuni bicchieri vuoti per non dare sospetto.
Poco dopo alzò lo sguardo e si mostrò sorpreso nel vedersi davanti quel caos: una cerchia di persone erano radunate intorno a 2 ragazzi ed una ragazza.
Ilaria, Simone, Flavio.


<< Cosa sta succedendo qui? >> Domandò Reese, con nonchalance, avvicinandosi ad uno qualsiasi, che in risposta gli raccontò vita morte e miracoli.
In un batter d’occhio scoprì le dinamiche:



Flavio ci aveva provato con Ilaria, mentre Simone si era allontanato.
Quando però, Simone tornò da lei, li trovò fin troppo vicini e complici; annebbiato dalla gelosia cominciò a spingere Flavio, cercando la colluttazione,
ma quest’ultimo, non volendo guai, prese e se ne andò... Simone però, non rimanendo contento, se la prese anche con Ilaria,
spingendola contro il muro e tentando di ottenere ...qualcos’altro.


<< So che ti eccito...so quale effetto ti faccio...tu mi vuoi, lo avverto... perché non lo ammetti? Perché fai la troietta con chiunque ti si avvicini? >> Balbettò Simo,
avanzando con i passi, facendo indietreggiare l’altra, che all’improvviso si ritrovò praticamente in un vicolo cielo e i polsi bloccati,
inerme da quelle morse e da quella bocca che cominciò a sfiorarla ovunque.


<< Ma che dici? Simone mi fai male...che stai facendo? Lasciami andare, per favore! >> Fece Ilaria, timorosa.
Stava accadendo tutto in pochissimo tempo...


<< Fatti amare da me...e ti prometto che... >>


<< Ma io non ti amo. Il mio cuore appartiene ad un’altra persona... sei come un fratello maggiore per me... >> Urlò lei, piagnucolando.





...



<< Adesso basta! Ho aspettato anche troppo! >> Sbottò Root, mandando a puttane ogni cosa.

<< Root , controllati. Non perdere la testa, mantieniti al piano! >> Tentò John, con scarsi risultati.


La donna fece la sua entrata, pronta a distruggere quel verme una volta per tutte.
Passo svelto, mascella serrata e pugni ben chiusi; avrebbe scatenato l’inferno, ma inaspettatamente vide Reese con in mano un vassoio di bicchieri pieni di alcolici...


<< John? >>


<< Ti sto parando il culo! >>


Finse di perdere l’equilibrio e di far rovesciare tutto addosso al malintenzionato, che di conseguenza, ovviamente, dovette staccarsi dalla ragazza.
Nello scontro però, con un colpo ben assestato e leggero, l’uomo con la giacca andò a segno, conficcando così la siringa nel collo del depravato.
Si scusò per l’equivoco, raccolse tutto e sparì nuovamente nella folla.


<< D’ora in poi dovrò chiamarti il fantasma dell’opera! >> Esclamò l’hacker, abbozzando un sorriso rilassato.
Come al solito John, aveva salvato l’inevitabile.


<< O l’angelo maledetto! >>


<< Mi piace! >>


Dopo quel botta e risposta, Root arrivò di fronte ad Ilaria, con un respiro affannoso e gli occhi lucidi.


<< Andiamo! >> Le impose con voce bassa e risoluta ma allo stesso tempo dolce.

E così fece: òla Gagliardi non oppose resistenza e la seguì, o meglio, si lascio trasportare nel parcheggio privato, riservato solo al personale...


<< Che ci fai tu qui? >> Chiese interdetta, la giovane, ancora spaventata,


<< E’ questo il tuo ringraziamento? Io lo sapevo che non ti avrei dovuta far venire da sola. Fin dall’inizio avevo squadrato quel tipo e non mi piaceva.
Sai che ho dei doni, ed uno di questi è proprio capire le persone. Vedere chi sono realmente sotto la maschera. Sai cosa ho provato io nel vederti ...in quel modo? Sentirti dire di lasciarti perché ti faceva male? Hai la minima idea di quello che ho... >> Iniziò a parlare Root, con la voce strappata dal pianto irruento...


<< Tu da piccola...tua mamma... >> Sussurrò la moretta, abbassando lo sguardo atterra.


<< Esattamente. Hai idea di quello che sarebbe successo se non fossi arrivata in tempo? Quella merda ti avrebbe vi... >> La donna cominciò a dimenarsi
come non mai; quella sensazione dentro di lei stava prendendo il sopravvento.
La rabbia, il dolore...
Ilaria rimase zitta.
Calò un silenzio, spezzato solo dal fruscio del vento e dal frinire dei grilli...
Furono avvolte ed illuminate dall’incredibile luce lunare di quella notte; la luna piena era meravigliosa, faceva da contorno a quel loro momento così...forte,
profondo, rendendo l’atmosfera davvero intima, peccato per la situazione imbarazzante che sembrava rovinar tutto, fin quando però,
Root non decise di continuare con più equilibrio:


<< Nessun’altro a parte te sa del mio passato... >> L’adulta osservò il profilo della più piccola.


<< Non pensarci più... Avverto il tuo dolore, i tuoi occhi sono diversi, spenti… tristi. Non riesco proprio a vederti così... Sto bene adesso, grazie a te.
Sei la mia eroina, Root. >> Si pronunciò Ila, avvicinandosi alla bruna, bloccandole il viso tra le sue mani:


<< Adesso però, calmati per favore...e ti prego, abbracciami! >>


Finalmente si guardarono e i loro occhi rabbrividirono.
Quel contatto, quello sguardo profondo, ogni volta era come un fulmine a ciel sereno.

Root non se lo fece ripetere due volte e si scagliò contro la piccoletta, stringendola a sé: un abbraccio di quelli che, ti rompevano le costole ma risanavano le ferite
e ti scaldavano e scioglievano il cuore.





“Testa Matta, sto rientrando! Io e il moribondo abbiamo preso un taxi.
La tua auto sta sempre lì, dove l’hai lasciata...ho pensato fosse giusto così.
Anche questa missione è riuscita. In bocca al lupo…”
Proferì improvvisamente ed inaspettatamente John Reese, attraverso il loro microfono.




<< Vieni con me... >> Sibilò la donna all’orecchio dell’altra, non interrompendo quell’attimo.
Non c’era da rispondere al suo collega, sicuramente le aveva viste, ecco perché le aveva parlato in quel modo.
Si appuntò alla mente di ringraziarlo appena ne avrebbe avuto l’occasione.


<< Dove mi vuole portare, Signorina Groves? >> Chiese con sguardo sognante, Ilaria.


<< Su una stella! >> Rispose la più grande, con il cuore a mille, per poi prenderle delicatamente la mano, baciandogliela ed iniziando a camminare insieme,
dirigendosi verso l’auto...






[...]



 
<< Oh mio Dio! Ma è... >> Ilaria non riuscì a crederci...


<< Stupendo...come te. >> Concluse la frase a modo suo, Root, guardandola dritta negli occhi.


<< Ehm...grazie... >>

Le due ragazze scesero dalla mini, ammirando il paesaggio che le fronteggiava...

Senza volerlo, Ilaria s’incantò, forse anche perché lo voleva, proprio come voleva essere lì in quel momento, con lei.
Solo e soltanto lei.
Non desiderava altro.
Quella distesa d’acqua limpida si confondeva con il cielo, e non c’èra più un limite all’orizzonte...
Quel puntino bianco che comparve all’improvviso in lontananza doveva essere un gabbiano che giocava con il suo riflesso senza capire che stava giocando
con se stesso...
E di nuovo lo vide; frammenti e scintille d’argento, le onde colpire lo scoglio creando quel suono melodico e rilassante, che contornavo quel quadro perfetto, impeccabile, che quasi le fece sentire l’inaspettata presenza di una goccia sul suo viso...
Qualcosa però, attirò poi la sua attenzione, delle barche probabilmente, come luci lontane, piccole fiamme, come candele o forse erano solamente delle lucciole
in mezzo a quel nero immenso.
Sarebbe rimasta così, a contemplare quel piccolo spazio temporale in cui il tempo sembrava non scalfirla, ma un brivido le percorse la schiena,
costringendola a voltarsi: Root le si era accostata, stringendola da dietro.


<< Ho portato anche la chitarra... in riva al mare è... >>


<< Romantico. >>


La donna annuì, arrossendo, nascondendosi nell’incavo del suo collo.



<< Sembri conoscermi da sempre... >> Fece la Gagliardi, intimidita.


<< La cosa vale anche per me. >> Rispose l’altra, inspirando a pieno il suo profumo, socchiudendo gli occhi.


<< Io...non me lo so spiegare. >>


<< A volte...non servono spiegazioni. >>


Mano nella mano raggiunsero la spiaggia, la sabbia era fresca e l’odore del mare le inebriò.
Si sedettero l’una di fianco all’altra, prendendosi altro tempo per godersi quel panorama.



La luna splendeva vigorosa come una perla, irradiando ogni minimo particolare...
Una luna di pace e di guerra, un buffo chiarore d’avorio, assurda, come una monetina di pietra accompagnata dalle stelle,
paragonate a delle biglie di un bambino o fiori di uno scialle scuro...

-Quanti petali ha il nostro futuro?-
Pensò Ilaria, continuando a sentire lacrime di gioia, rigarle il viso.


<< Ogni giorno, amore mio... Vedo questo mare confondersi con la notte come in un gioco di specchi...e non è un sogno, è tutto vero.
Tutto qui… dipinto nei tuoi occhi...che ora sono anche i miei. >> Soffiò all’improvviso Root, sorprendendola come non mai.
L’aveva letta?
L’aveva sentita?
Si era connessa con i suoi pensieri?
Era possibile una sintonia simile?

Ilaria inghiottì pesantemente e boccheggiò di conseguenza.
Neanche nei film accadeva ciò.


<< Stasera...ho avuto paura di perderti... Mi sono sentita impotente, forse per la prima volta in 32 anni...
Da quando ti ho conosciuta ho sentito una forza dentro di me che...mi spingeva a proteggerti. Io sono qui per questo e...non avrei mai immaginato di provare... >>


<< Root cosa provi? >> Chiese con decisione Ilaria, sentendosi un pochino sfacciata.
Pregò di non aver capito male il fine di quel discorso.


<< I-io... >> Le parole le morirono in gola.
Sospirò e respirò profondamente; forse era arrivato il momento di fare la cosa che le riusciva meglio di tutte... Suonare.
Così si voltò, afferrò la chitarra e si leccò le labbra, nell’intento di acquistare un po’ di coraggio e mettere via quell’agitazione e quell’emozione che la stavano bloccando sul più bello...


<< Mi prenderai per pazza adesso, ma... >>


<< Assolutamente no. Canta...canta per me! >>


Root si morse il labbro inferiore e cominciò a strimpellare qualche accordo a vuoto, prima di riuscir ad intonare quelle parole che, rispecchiavano i suoi sentimenti...



- https://www.youtube.com/watch?v=FtqKSx4wtdU -



“It's amazing how you 
Can speak right to my heart. 
Without saying a word 
You can light up the dark. 

Try as I may, I could never explain 
What I hear when you don't say a thing. 

The smile on your face 
Lets me know that you need me. 
There's a truth in your eyes 
Saying you'll never leave me. 
The touch of your hand says you'll catch me wherever I fall. 
You say it best when you say nothing at all. 

All day long I can hear 
People talking out loud (oooh). 
But when you hold me near (you hold me near) 
You drown out the crowd (the crowd, the crowd). 

Try as they may, they can never define 
What's been said between your heart and mine. 

The smile on your face 
Lets me know that you need me. 
There's a truth in your eyes 
Saying you'll never leave me. 
The touch of your hand says you'll catch me wherever I fall. 
You say it best (you say it best) when you say nothing at all. 
The smile on your face 
Lets me know that you need me. 
There's a truth in your eyes 
Saying you'll never leave me. 
The touch of your hand says you'll catch me wherever I fall. 
You say it best (you say it best) when you say nothing at all. 
'Cause you say it best (you say it best) when you say nothing at all. 
 

|| Traduzione:
E' spettacolare come tu riesca 
a parlare bene al mio cuore
senza dire una parola, tu puoi illuminare il buio
ci provi come me ma io non potrei mai spiegare
quel che sento quando non dici niente

il sorriso sul tuo viso mi fa capire che hai bisogno di me
c'è una sincerità nei tuoi occhi che dice che tu non mi lascerai mai
il tocco della tua mano dice che tu mi alzerai in qualsiasi momento io cadrò
tu dici le cose migliori.. quando non dici proprio niente

Tutto il giorno posso sentire 
le persone parlare ad alta voce
ma quando tu mi stringi forte, 
tu sommergi la folla
ci provi come loro ma loro non potrebbero mai definire
cosa è stato detto tra il tuo ed il mio cuore

Tu dici le cose migliori.. quando non dici proprio niente...||




Ilaria scoppiò a piangere come un fiume in piena.
Troppe emozioni da dover controllare...
Dopo quella dichiarazione non c’erano parole che potevano competere, così decise di dar ascolto al suo istinto: le si lanciò addosso e la baciò.
Fù uno di quei baci focosi ma non approfonditi, bagnati e salati, anche per via delle lacrime, che terminò quando la giovane si staccò e rimase appoggiata contro la sua fronte:



<< Sei qui, e non c’è niente che io temi... oggi non è stata la prima volta che mi salvata... la prima...è stata quando ci siamo incontrate.
Sarò banale, e...scusami... Scusami se è presto ma... Io mi sono innamorata di te, Root. Sei tu che mi accendi, sei tu che mi comprendi,
e che riesci ad innamorarmi tutti i giorni con dei piccoli gesti e niente di più. Sei tu che sai donarmi l’intensità dei sogni, che sai accettarmi così come sono...
Nel bene e negli sbagli. E sei tu che mi ascolti, e che se sto male, soffri... per questo io...ti amo... ti amo quando hai freddo e fuori ci sono 40 gradi...
Ti amo quando mi guardi con quegli occhi dolci e maliziosi che mi mandano in tilt...amo le fossette che ti escono quando sorridi imbarazzata,
quando balbetti per l’emozione, amo quella ruga sulla fronte che esce quando ti arrabbi... Ma soprattutto amo quando il tuo odore rimane sul mio corpo
dopo una giornata passata con te, ad abbracciarci. Amo quando mi fai ridere nonostante tutto il mondo mi crolli addosso...e sono felice che tu sia la prima persona
a donarmi il buongiorno al mattino e l’ultima con cui chiacchiero la sera prima di andare a dormire. E non perché mi sento sola... >>


<< Ilaria... >> Soffiò l’hacker sbalordita e ipnotizzata da quella ragazzina...


<< Non dire niente...perchè...anch’io adesso vorrei... dedicarti una canzone... sicuramente la conoscerai, quindi... fammi questo favore, vienimi dietro...
E’ tutta per te. >> E dicendo così, la moretta si allontanò e si mise in ginocchio, aspettando che l’altra si sistemasse...



- https://www.youtube.com/watch?v=vQcDGN9GTbs -


Ilaria iniziò ad intonare la prima strofa e Root, immediatamente la riconobbe:



“What would I do without your smart mouth
Drawing me in and you kicking me out?
Got my head spinning, no kidding
I can't pin you down
What's going on in that beautiful mind?
I'm on your magical mystery ride
And I'm so dizzy, don't know what hit me
But I'll be alright
My head's under water
But I'm breathing fine
You're crazy and I'm out of my mind
What would I do without your smart mouth
Drawing me in and you kicking me out?
Got my head spinning, no kidding
I can't pin you down
What's going on in that beautiful mind?
I'm on your magical mystery ride
And I'm so dizzy, don't know what hit me
But I'll be alright
My head's under water
But I'm breathing fine
You're crazy and I'm out of my mind
My worst distraction, my rhythm and blues
I can't stop singing, it's ringing in my head for you
My head's under water
But I'm breathing fine
You're crazy and I'm out of my mind
Cause all of me loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me, I'll give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose, I'm winning
Cause I give you all of me
And you give me all of you, Ohh.
Give me all of you
Cards on the table
We're both showing hearts
Risking it all, though it's hard
Cause all of me loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose, I'm winning
Cause I give you all of me
And you give me all of you
I give you all of me
And you give me all of you, oh
 
<< ...Sempre più convinta... >> Disse flebile, Root, a fine brano, posando il suo strumento, allungando la mano per afferrare quella di Ilaria.


<< Cosa? >>


<< ...che sei indispensabile...mi servi per vivere. >> Rispose, baciandogliela.
Per lei quel gesto valeva tantissimo, più dei baci anche.
Era di una dolcezza unica e con quello dimostrava di avere un rispetto infinito verso l’altra persona...


<< Dove sei stata per tutto questo tempo? >>


<< Qui... >>


L’hacker non resistette più, la vista di quelle labbra che s’incurvarono in un dolcissimo sorriso, le fece perdere la ragione...


<< Che hai? >> Chiese la più grande notando il modo in cui Ila la guardò; come a volerla stimolare per compiere il primo passo.


<< Niente... >>


La Groves capì: lasciò che il pollice oscillò sulla sua guancia e poi catturò quelle labbra con tutto l’amore e il desiderio che prova per lei.
Solo nel momento in cui il ritmo del loro bacio crebbe e le lingue si coccolarono, posò la mano libera sul suo collo, iniziando ad accarezzarla,
scendendo sempre di più sul suo corpo...
Di rimando sentì le sue labbra tremare e la pelle rabbrividire.




*POV R.*

...Sei tesa e leggermente imbarazzata, ma ho ben capito cosa vuoi, piccola.
Vuoi esattamente la stessa cosa che voglio io e non te la negherò.
Scivolo verso di te e lascio che il mio braccio sgusci sotto la tua testa, quando la tua schiena toccò completamente la sabbia fresca...
Rapita dal tuo sguardo, accarezzo i tuoi capelli e una vampata del tuo profumo mi stordisce... 
Non sai che fare, sembri spaesata, confusa, in balia dell’emozioni o forse...


<< Root... >> Sussurri richiamando la mia attenzione.
Ti guardò.

<< Devo dirti una cosa... Io non l’ho... mai fatto... non del tutto...
Cioè ho fatto, si...alle altre, ma a me... >>
Mi confessi, impaurita e non trovando le parole giuste, ma io ci arrivo.
Era proprio come pensavo.
Veramente?
Quale idiota si è lasciato sfuggire un simile...gioiello?
Come?
Meglio così, meglio per me.


<< Shhh, tranquilla tesoro... Farò tutto io e non ti farò del male, okay?
Solo se tu vuoi, ovviamente... >>

<< Lo voglio! >>

<< Ti fidi di me? >>

<< Si... >>

<< Avere te è come avere il bene più prezioso. Sono onorata di essere io a... >>
Dico, ma tu mi interrompi.

<< Fammi tua, Root. >>

Boccheggiò a quella rivelazione, a quel tuo ordine, bisogno.
Mi rituffo sulle tue labbra e ti bacio con una passione incontenibile, facendo scontrare violentemente la mia lingua contro la tua,
mentre riprendo a scorrere sui tuoi vestiti...
Troppi per i miei gusti, così con estrema lentezza comincio a privarti della parte superiore, uno ad uno, lasciandoti solamente con il tuo top sportino,
usato come reggiseno.
Lascio viaggiare ancora la mia mano fino all’orlo dei tuoi pantaloni, giocando un po’ con i bottoni, e mi accorgo che stai trattenendo il respiro.
Sei impaziente, agitata, ma vuoi di più.
Solo quando la mia mano s’intrufola sotto il tessuto dei tuoi jeans e successivamente dei tuoi slip, liberi il fiato in un gemito tenue,
ma indubbiamente sensuale.

<< Sei bellissima Ilaria... >> Soffio per poi impossessarmi del tuo collo, succhiandolo, leccandolo e mordendolo con veemenza...
Sicuramente quando avrò finito ne rimarranno marchi evidenti del mio passaggio.
Le persona devono sapere che sei occupata, impegnata...che sei mia.
Continuo a scendere fino ai tuoi seni, dove mi approprio di un bottoncino turgido, stuzzicandolo con la mia lingua,
portandoti a sprigionare altri ansimi e spasmi...
Fremo, mi eccito a vederti così sotto di me, sapendo che sono io la prima, che solo con me stai impazzendo...
Accarezzo la parte esterna della tua femminilità e sorrido felice, trovandoti già calda e bagnata.
Sollevi le gambe piegando le ginocchia e le allarghi, dandomi così un accesso migliore.
Prima di spingermi oltre, poggio la fronte alla tua, come faccio di solito e ti sfioro con il naso.


<< Sei pronta? Posso? >>  Ti domando, dolcemente.
Annuisci e ricambi il sorriso.

A quel punto lo faccio: entro delicatamente nella tua intimità.
Piano, ma ti sento comunque tremare...
Inarchi la schiena e apri la bocca, lasciando sfuggire un lungo respiro, per poi poggiare la mano sul mio viso,
sfiorandomi i capelli mentre non smetti di fremere e gemere sotto le mie spinte che man mano si fanno più decise.


<< Ti amo anch’io, Ilaria. >> Ansimo sulle tue labbra, baciandoti ancora e ancora.





*POV I*

Smarrisco ogni ragione, i miei sensi sono amplificati, tutto ora è amplificato, magnifico, specialmente il piacere.
Non provo alcun dolore, chi aveva detto che la prima volta era dolorosa?
Sai esattamente dove e come toccarmi, conosci i miei punti delicati, conosci le mie debolezze e sai come sfruttarle per soddisfarmi e farmi morire.
Il che è tutto strano, quasi impossibile...
E’ la nostra prima volta.
Dev’esserci per forza chimica, attrazione, altrimenti non poteva funzionare così.
Il tuo alito caldo continua a ricade sul mio viso e si fonde con il mio respiro spezzato e irregolare.
Provo a reggere il contatto visivo, mi piace guardarti in questi momenti, ma mi trovo un po’ troppo in difficoltà, non riesco a rimanere lucida,
e poi, se devo essere sincera, mi vergogno assai.
Mi sento un animale... gemo sempre di più, senza pudore; chissà cosa starai pensando di me...
Le tue dita scatenate dentro di me sono una vera distrazione; mi annebbiano la mente e la facoltà di pensare...
La tua espressione seria, eccitata e contratta è qualcosa di indescrivibile che merita assolutamente di essere osservata. 

<< Non fermarti, Root... >> Gemo di nuovo, graffiandoti la schiena, avendoti infilato una mano sotto la camicia.
All’unisono i nostri ansimi si fondono, divenendo un tutt’uno.
Mi fotti il cervello quando con il pollice cominci a stuzzicarmi il clitoride senza trascurare il resto.
Prosegui il tuo viaggio all’interno del mio sesso bagnato e sciolto come burro al sole, e le tue spinte vengono accompagnate dai miei sospiri rotti
e discontinui.
Ti guardo e arrossisco, ma capisco che le mie ondate di piacere ti stanno arrivando.
Interpreti al meglio le mie reazioni e agisci di conseguenza.

<< Dio… Rita! Baciami! >> Ringhio di gusto e tu mi immediatamente mi rubi un bacio veloce, nel quale per un breve istante riesco a morderti il labbro inferiore, per poi succhiartelo e sentirmi mugugnare.

<< Dammi la tua lingua! >> Mi chiedi ed io ti sorrido, ubbidendo.
Sono la tua schiava, mi hai stregata e potrei fare qualunque cosa tu mi chieda, non solo ora, no... SEMPRE.
Improvvisamente eccoti, hai trovato il top, e grido inesorabilmente, portandomi una mano alla bocca per smorzare l’urlo...
Abbandono la testa sulla sabbia e mi tocco i capelli, tocco i tuoi, stringo i tuoi vestiti e non so più cosa fare… non riesco proprio a smettere di contrarmi
e gemere... So che dovrei darmi una regolata, prima di svegliare tutto il quartiere, ma...Perché mi fai questo effetto?
Non riesco a gestirmi, non riesco a controllarmi, voglio solo che tu mi prenda, ti prenda tutto di me e ti nutra di tutto il mio amore.
Non privarmi di nulla, dammi tutto e sta certa che io non mi tirerò indietro.

<< Vieni per me, Ilaria... >>

<< Root... >>
Gemo il tuo nome un ultima volta prima di toccare il cielo con un dito ed arrivare al limite...
Non riesco a respirare, sembra come se stessi per soffocare ed il mio petto è impazzito, si alza e si abbassa a ritmi irregolarissimi.
Mi punto sui gomiti per guardarti: stai leccando le tue dita come se quel nettare che colava fosse il più buono che tu avessi mai assaggiato.
Sorrisi ed io ti sorrido.
Solito mix di dolcezza e… quanto diavolo è erotica? Pensai.
Passiamo così la nostra indimenticabile nottata d’amore; tu ti posizioni dietro di me e mi abbracci forte forte per non farmi sentire freddo, e non lo sento.
Il calore del tuo corpo mi inonda ed è una sensazione bellissima.
Mai come oggi sono stata fiera ed orgogliosa di me stessa, di aver aspettato la persona giusta, di aver aspettato te.
Mi beo di tutte le tue attenzioni e coccole, soprattutto quando con il tuo dito indice tracci dei disegnini immaginari sulla mia pancia.


<< Adesso dormi piccola mia, domattina al tuo risveglio sarò ancora qui, con te. >> Mi dici dolcemente.

<< La tua mano... >> Soffio flebilmente, in estasi.

<< Devo levarla? Ti metto a disagio? >> Chiedi curiosa di sapere e con premura.

<< No. >>

<< Sogni d’oro, vita mja! >>

<< Sogni d’oro, Root. >> E così, poco dopo ci addormentiamo, ancora abbracciate, lasciandoci avvolgere e cullare dalla notte,
tremendamente felici e spensierate...
Mi sto fidando di te, Root.
Sento davvero che questa possa essere la volta buona.



*POV R.*

...stavolta mi farò guidare puramente dalle emozioni.
Ti sei addormentata subito, hai un volto rilassato, sereno, ed io non potrei esserne più felice.
Senza muovermi troppo prendo un fazzoletto dalla mia tasca, mi pulisco le dita...c'è un pò di sangue, il tuo.
Una lacrima mi riga le guance dall'emozione.
Sei stata mia e sempre lo resterai.
Ti sono entrata dentro e il mio passaggio rimarrà indelebile.
Potranno venire altre ragazze o chi lo sà, ragazzi, ma non ti dimenticherai mai di me, e ne io di te.  
Mi conserverò per sempre questa notte...
Hai donato a me la cosa più pura e importante che avessi, e forse non ti rendi conto cosa significhi per me..quanto vali. 
E' il più bel dono che potessero farmi. Non sarà stato vano, te lo prometto. 
Ti guardo ancora per un pò dormire:  
 
<< Sei perfetta! >> Esclamo folgorata, accarezzandoti con molto timore il viso; non avrei mai voluto interrompere quel sonno beato, infatti non succede, ma qualcosa in te ti smosse, all'interno, come se ti avvertì della mia continua presenza.... 
Mi sorridi, ad occhi ancora chiusi.  
 
<< Grazie, Ila... >> Ti ho segnata per l'eternità amore mio.
Concentro di nuovo l'attenzione su quel fazzoletto "sporco" di te, mi mordo il labbro emozionata, eccitata, e penso... 
E' un cimelio per me, non posso buttarlo. E' la prova che davvero è successo e non è stato tutto frutto delle mie fantasie.  
Lo ripongo della mia giacca, nella tasca interna e fisso il cielo per poi chiudere gli occhi e volare con la mente, leggiadra, tra le nuvole... 
Voglio ascoltare l’amore che mi scorre nelle vene e che fa pulsare il mio cuore, un amore che mi conduce a te.
Ho sofferto per troppo tempo, e finalmente è arrivato anche il mio momento.
Con te sono rinata e con te voglio vivere a pieno questa mia nuova vita.




 

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Capitolo 16
*** - FIFTEEN - ***


*PICCOLA NOTA DELL'AUTORE:  SALVE A TUTTI FANSETTI, SCUSATEMI SE CI DOVESSERO ESSERE DEGLI ERRORI (ORRORI) NEL CAPITOLO MA NON L'HO RILETTO. PARECCHI MI HANNO CONTATTA DICENDOMI DI AGGIORNARE PRESTO E QUINDI SONO ANDATA UN PO DI CORSA... SPERO VADA COMUNQUE BENE... BUONA LETTURA...  FEELS A GO GOOOOO!!!*


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...Il giorno dopo arrivò ed un venticello fresco, l’odore più intenso della sabbia e della salsedine, lo stridio dei gabbiani e il rumore delle onde che si scagliavano
contro le rocce, fecero svegliare le due ragazze...

Ilaria sorrise non appena gli occhi le si riaprirono e riuscirono a mettere a fuoco ciò che la circondava; guardò Root come se fosse la cosa più bella di questo pianeta,
mentre l’altra di rimando, si domandò se quel suo sguardo sarebbe mai riuscito a smettere di stregarla.


<< Buongiorno raggio di sole! >> Disse la Groves, con tono pacato ed estremamente tenero ed amorevole, dandole un buffetto simpatico sul naso.


<< Buongiorno a te, mia Regina! >> Ribattè di conseguenza la Gagliardi, sicura di sé, facendo rimanere l’altra esterrefatta e con il viso da ebete.


Le palpebre della moretta si aprono e chiusero dolcemente, lasciando ricadere le ciglia sugli zigomi.
La psicopatica venne rapita inaspettatamente da quel movimento aggraziato e dai quei suoi occhi che, ancora stanchi, avevano una luce diversa, 
brillavano di luce propria.

<< Come ti senti? >> Domandò gentilmente Root, con gentilezza e premura, in un sussurro per non dar troppo fastidio, accarezzando quella guancia liscia e morbida.


<< Divinamente. >> Rispose sincera la giovane, mordendosi le labbra al solo ricordo, sorridendo e la donna fece stesso;
entrambe sentirono di appartenersi in quel momento.


Lo sguardo della più piccola scivolò sul corpo dell’hacker per poi tornare nei suoi occhi; ma quanto amore poteva contenere un cuore?


- Ho come l’impressione che il mio non possa contenerlo del tutto. Mi regali un sorriso dopo l’altro, una serie di sguardi e,
un bacio alla volta io m’innamoro sempre di più. - Si rispose mentalmente Ilaria, ma quando però, andò per stiracchiarsi...


<< Riesci a muo... >> ma l’altra non fece in tempo di terminare la frase, che la giovane nascoste il volto tra le mani, bloccandosi:


<< Non proprio... >> Confessò, imbarazzata.


<< Eddai, non fa niente. E’ normale... Ila, non devi vergognarti, guardami! >> Esclamò inizialmente divertita l’hacker, cercando di staccarle le mani dalla faccia,
senza riuscirsi, fino a che non notò il vero disagio della ragazza; tornò seria e severa nei suoi confronti e le prese il mento, facendo in modo di far incrociare i loro sguardi:


<< Sarai abituata a...vip, donne di alta moda, mentre stanotte...dalle stelle alle stalle... Ti sei dovuta accollare anche quest’altra responsabilità adesso e... >>


<< Ilaria, basta! Smettila...Non lo dire nemmeno per scherzo. Non pensarlo neanche. Sei inesperta, si vede che non capisci... mi hai donato la tua grande “V”...
Sai cosa significa? >>


La giovane abbassò nuovamente lo sguardo, rimanendo in silenzio.


<< Solitamente la perdita della verginità è un passaggio importante nella vita di una ragazza...almeno così dovrebbe essere, anche se al giorno d’oggi,
scordiamocelo. Forse sarò io bigotta o forse...è perchè ho avuto quei miei trascorsi burrascosi, ma... L’essere puri, ha ancora un valore?
Il ricordo della "prima volta" rimarrà impresso nelle nostre menti, bella o brutta che sia stata. Potrai cambiare numerosi partner in futuro, ma... non sarà lo stesso...
Non per vantarmi, però ti ricorderai per sempre di me. E’ tutto grazie ad un mix di sensazioni: strane, l’ansia, l’emozione, le grandi aspettative, il dolore, il piacere...
Un tempo la verginità era simbolo di purezza, il dono da fare al marito, oppure al fidanzato che chiedeva la "prova d'amore", ma oramai...pochissime ragazze,
forse 2 su 10, o 3 su 10, mantengono la loro verginità fino alla maggiore età, e/o al matrimonio. E’ rarissimo incontrarle, e tu sei una di quelle.
Non reputarti stupida per non averlo fatto prima, non è capitato. Hai trovato solo persone sbagliate sulla tua strada, ma questo non vuol dire che lo sia anche tu.
E sai che mi viene da pensare a questo punto? Che il destino altroché se esiste. E’ un segno che non hai afferrato! E’ come se avesse voluto mandarti un messaggio, facendoti capire che con tutte quelle batoste, quelle negazioni, ti stava preparando solo al meglio...al tuo “e vissero felici e contenti”. >> Disse amorevolmente, Root, accarezzandole i capelli.


<< ...La verginità è semplicemente fisica o anche mentale, secondo te? >> Chiese inaspettatamente Ilaria, imbarazzandosi.


<< Spiazzata! Bella domanda, complimenti...vediamo, ehm...quella mentale credo la si perda nel momento in cui ti rendi conto che il sesso ha ormai raggiunto un ruolo importante nella tua vita... >>


<< Quindi...tu, riguardo a questa mia...diversità...? >> Andò al punto la Gagliardi, volendo avere conferme...


<< Per me non lo è. Anzi...è un pregio. Un dono inestimabile. Sono profondamente onorata...è stato... non ci sono parole per descrivertelo.
La prima volta che ho visto il tuo viso ho pensato che il sole sorgesse nei tuoi occhi... >> Rispose Root, con estrema sincerità,
citando improvvisamente alcune frasi della canzone americana ‘The first time ever i saw your face’, che Ilaria da ottima amante della musica, riconobbe,
dando così il via ad un botta e risposta estremamente smielato:


<< ...e che la luna e le stelle fossero i regali che hai dato alla notte e al cielo vuoto... >>



<< La prima volta che ho mai baciato la tua bocca ho sentito la terra muoversi nella mia mano... >>

<< ...La prima volta che mi sono distesa con te ho sentito il tuo cuore battere vicino al mio. >> Sussurrarono infine, contemporaneamente.

La Groves sorrise e prese di conseguenza una mano della giovane, portandosela dritta al cuore:


<< Lo senti? >>


Ilaria annuì intimidita ma sorpresa da tutta quella dolcezza e genuinità, scansando poi una ciocca di capelli sbarazzina dietro l’orecchio dell’hacker e la baciò.


<< ...si era fermato...sei stata tu a farlo battere di nuovo. >>


Successivamente le due innamorate si prepararono e tornarono alla macchina per posare la roba; erano le 06.00 del mattino ed il tramonto era stato spettacolare,
talmente da mozzare il fiato che Ilaria non perse l’occasione per fotografarlo, come anche l’alba della sera prima.
Si presero mano nella mano e cominciarono a camminare in riva al mare, togliendosi persino le scarpe, rimanendo così scalze, comode,
lasciando che quei granelli freschi di sabbia e la temperatura calda delle onde, le esaltarono ogni cellula dei loro corpi.

Raccolsero conchiglie, giocarono a chi riusciva a lanciare più lontano il sassolino piatto sulla superfice dell’acqua, creando la maggior parte di dischi,
poi ad acchiapparella, finendo ogni volta a terra, rotolando l’una sopra all’altra come due bambine piccole, ed anche a schizzarsi, fin quando Ilaria,
con il suo spirito vendicativo, non afferrò di peso Root e la buttò in mare, scoppiando a ridere.


<< Sembri Simba... il Re Leone... >> Disse piegata in due, con le lacrime agli occhi.


<< Questa me la paga, Signorina. >> La minacciò la donna, scansandosi i capelli da davanti gli occhi, per poi tuffarsi a pesce ed immergendosi...
Nuotò sotto quel mantello vellutato, senza fare troppe bolle e rivelare la sua posizione, sbucando improvvisamente in superfice e tirare l’altra per le caviglie.
L’aveva afferrata poco prima senza neanche farsi scoprire; che tatto!
La Gagliardi sprofondò anche lei, inzuppandosi...


<< Sei una stronza! >> Esclamò una volta risalita in superfice, trattenendo a stento una risatina.


<< Grazie, per me è un complimento... ma non ci piove: te lo meritavi, e poi... E’ per questo che ti piaccio. >> Ribattè la bruna,
allungando entrambe le braccia verso di lei:


<< Facciamo pace: afferra le mie mani... >>


<< Sei imprevedibile... che vuoi fare? Devo avere paura? >> Rispose leggermente preoccupata, Ilaria, aggrottando la fronte.


<< No...non se sai nuotare... in caso contrario, non mollare la mia presa... >> Proferì impassibile, Root, non demordendo.


<< Non la lascerò mai... >> Azzardò la più piccola, teneramente.


<< Sarò la tua boa, il tuo faro, in mezzo a questa tempesta... >>


Ed ecco che alcuni minuti dopo, arrivarono a largo, vicine, abbracciate, ma le posizioni si invertirono inaspettatamente: Ilaria era la colonna,
nonostante la stazza minuta, e Root, le si era aggrappata come se non ci fosse un domani, come se in quella piccoletta trovasse tutto il coraggio
e il benessere di cui aveva bisogno.


<< Con te mi sento coccolata, amata...anche se dovessi essere io quella che... >> Provò a dire, venendo interrotta all’improvviso;
le braccia della più grande avevano avvolto con decisione il collo della moretta, che di conseguenza l’aveva afferrata per i fianchi, lasciando un lieve spazio
a disposizione...


<< Root... >>


<< Dimmi. >>


<< cosa...siamo? >> Domandò dritta al punto, Ila.
Se lo stava chiedendo da tempo...


<< L’una la metà dell’altra. Ci sono troppo dentro adesso... non posso tornare indietro, non voglio... >>


<< Salti tu, salto io, giusto? >>


L’adulta annuì sorridendo, per poi aggiungere:

<< Che bella la vita...ora che mi ha dato te! >> A quella frase, la Gagliardi si sciolse,
come ogni dannata volta che l’hacker parlava, e così la tirò su, in alto, prendendola dalla vita e nonostante la pesantezza e resistenza dell’acqua,
ce la fece a battere la gravità e far girare la donna.
Inutile dire però, che l’atterraggio fù disastroso: sprofondarono tutte e due.


La giovane uscì prima dell’altra, ed istintivamente andò a prendere l’altra, caricandola sul torace, posizionandocisi sotto e partendo a dorso; piano piano,
senza fretta, solo per il puro gusto di sentirsi utile, importante per lei.
Si era la più piccola ma il suo desiderio più grande, quello che aveva sviluppato da lì a poco, era proprio quello di far sentire a Root la sua presenza, di renderla fiera,
si farle capire che, nonostante la differenza di età, poteva contare su di lei...
Era la spalla su cui poteva piangere, un’estranea con cui confrontarsi, o addirittura, il bastone della sua vecchiaia, se solo glielo avesse permesso,
se solo lo avesse voluto.


<< Sembrerà idiota che lo dica, ma...è proprio così: questo tuo modo, questo tuo esserci... Bimba, potresti viziarmi lo sai? >> Fece, lasciando sospesa la frase, facendola comunque intuire.


<< Ne sono consapevole, e...correrò il rischio! >>


<< Ti amo, testa matta. >>


<< Ti amo anch’io, Root. >>

 

Una volta sulla terra ferma, non persero tempo e s’incamminarono di nuovo verso l’auto; avevano bisogno di caffeina in corpo.
Troppe ore in astinenza.
Fortunatamente la più grande conservava sempre degli asciugamani nel retro, così li usarono giusto per asciugarsi un poco e non rischiare di allagare la mini-cooper.
Salirono e partirono alla ricerca di un bar all’altezza:


<< Eccone uno! >> Esclamò la Groves, intravedendolo in lontananza.


<< Mmh, nah, non mi ispira. >> Ribattè Ila, schifata.

<< Uh, eccone un altro. >> Replicò ancora, l’hacker, indicandolo.

<< E’ un buco, nono! >> Commentò però, la giovane, contrariata.

<< Gli effetti collaterali si stanno mostrando... dobbiamo sceglierne uno alla svelta. >> Proferì isterica ma mantenendo il controllo, l’adutla.

<< Diamoci una mossa! >>

<< Al prossimo entriamo. >>




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<< Ei, piccola, che ti è preso? Hai cambiato improvvisamente umore... Qualcosa non va? >> Chiese Root, notando l’incupirsi della ragazza,
che da ben diedi minuti non faceva altro che fissare il liquido nero e fumante presente nella sua tazzina, girando e rigirando lo zucchero...


Ilaria fece spallucce, evitando lo sguardo.


<< Se continui un altro po’, finirai per bucare il fondo. >> Esordì simpaticamente, l’hacker.
Sperò che il suo tentativo di sdrammatizzare funzionasse.


<< Non hai mai pensato di cambiare lavoro? Siamo in una grande città, nella Capitale d’Italia, insomma...potresti trovare di meglio... un qualsiasi altro impiego,
uno più... tranquillo. >> Iniziò con difficoltà, la giovane.


<< E’ questo il problema? >> Domandò Root, di conseguenza, assumendo un espressione severa.


<< Io...si, non mi piace quello che fai. Stai sotto i riflettori di centinaio di squali e non posso stare ogni giorno con l’ansia che... >>


<< ...che me ne vada a letto con il primo che capita? Veramente? Dopo tutto quello che abbiamo passato, tutto quello che ti ho detto... ancora non mi credi.
Dai poche ore a questa parte mi hai guardata dritta negli occhi, mi hai letta, proprio come io ho letto te... >>


<< ...E cosa sei andata a fare con il tuo amico? >> La interruppe la giovane, innervosendosi.


<< Oh, ora capisco... Tu sei gelosa! >> Esclamò l’adulta, sorridendo beffarda.


<< Non credo proprio. >>


<< Sicura? A me sembra abbastanza palese e ...mi piace, però come possiamo cominciare questo viaggio insieme se tu non riponi in me neanche un briciolo di fiducia?
Tu non ti fidi di me, Ilaria. Io non ho fatto niente di male. Non mi è passato mai per l’anticamera del cervello di tradirti e farti soffrire. >>


<< Tu non conosci tutto del mio passato e non sai quante persone false ho conosciuto e mi hanno ferita...
Come posso starmene al mio posto se la notte te ne vai a spogliarti per... >>


<< Non continuare, che è meglio. Potresti diventare volgare e pentirtene... ma io non sono come le altre, io provengo da un mondo tutto mio. >>


<< Va bene...se ti fa star bene questo lavoro, fa come vuoi...io non posso farci nulla. >>


<< Pensi che io non mi faccia film mentali ogni volta che vai a lavorare? Ogni volta che qualcuno ti invita a prendere un caffè? >>


<< Non è la stessa cosa. Lo vuoi capire che io sono invisibile all’umanità? >> Sbottò Ila.


<< Ma che dici!? >>



<< Lasciamo stare , per favore. Basta discutere, non voglio rovinare ancora di più questa splendida mattinata. >> Disse la Gagliardi, concludendo.
Il suo tono risoluto non promise alcun tipo di replica e poi, era meglio così.
Bevvero entrambe i loro caffè nel completo silenzio, quando la bruna, ruppe quel momento imbarazzante notando l’orario:


<< Dovremmo rientrare. Vanessa ti starà dando per dispersa. >>


<< Oddio! Mi sono dimenticata di avvisarla...ma dove ho la testa? >>


<< Appunto... >> Ridacchiò la donna.

<< Forse qualcuno ti ha trattenuta... >> Aggiunse maliziosa, facendole l’occhiolino.



In macchina calò nuovamente quella tensione creata nel bar, ma tempestivamente e casualmente, a Root venne voglia di ascoltare un po’ di musica,
e così accese lo stereo; improvvisamente partì una melodia familiare a tutte e due, e l’hacker, cominciò ad intonarla:


“Venivamo da esperienze sbagliate, 
ben lontani dal vedersi mai più 
ma siamo qua fabbricanti di sogni, 
il mio inizio sei tu...”


Ilaria a quel punto, continuò:


“Sconosciuti tu non eri nei piani, 
stiam vivendo nuove complicità...”


Sembrava parlare di loro, Root si voltò a guardarla e le sorrise immensamente, afferrandole automaticamente la mano e portarla sulle marcie,
dimenticandosi di tutto e di tutto, persino della litigata di poco prima.

Insieme:

“...ma era un po' che il cuore voleva 
Funzionerà...
Con te che io voglio riempire i miei giorni 
Te che io voglio far veri i miei sogni 
Questo viaggio ha porti sicuri 
Chiari contorni
 
Ci sarò per la fine del mondo 
Ci sarò per amarti di più 
E così se chiami rispondo 
Il mio vero inizio sei tu
.
La nostra vita passata 
Cercando felicità 
Con te un futuro ce l'ho 
Lo aspettavo da un po' 
Niente ora ci cambierà
 
Con te che io voglio riempire i miei giorni 
Te che io voglio far veri i miei sogni 
Questo viaggio ha porti sicuri 
Chiari contorni
 
Ci sarò per la fine del mondo 
Ci sarò per amarti di più 
E così se chiami rispondo 
Il mio vero inizio sei tu
..."


Coincidenze?
Destino?
Quella canzone era cascata a pennello.
Se non l’avessero cantata, probabilmente a quest’ora, ancora si sarebbero tenute il muso.




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<< Salutami a Vanessa! E scusati con lei anche da parte mia. Anzi, da tutta la colpa a me. Anche perché...Sono stata io a rapirti... >> Proferì l’adulta,
una volta aver parcheggiato sotto casa loro.


<< Certo, ma non preoccuparti... può succedere, poteva succedere anche a lei, no!? E poi...per la cronaca, è vero...mi hai rapito il cuore!
Però è strano... >> Rispose titubante Ila, controllando meglio il suo cellulare per l’ennesima volta.


<< Cosa, che ti ho rubata? >> Chiese di rimando, la Groves, perplessa, mostrando una smorfia adorabile.


<< No, oltre a quello... >> Disse la Gagliardi, ridacchiando, intenerita.

<< ...Non ho trovato nessuna chiamata o messaggio da parte sua. >> Aggiunse poi, tornando seria.


<< Vuoi che ti accompagno su? >> Fece prontamente l’hacker, preparandosi all’azione.


Ilaria annuì ed entrambe le ragazze scesero dalla macchina, dirigendosi al portone.
Salirono le scale ed infine, entrarono nell’appartamento...


<< Vanessa, sono tornata! Vanessa? >> La richiamò l’amica, iniziandosi a preoccupare, non avendo nessuna risposta.

Girarono a quel punto per tutte le stanze quando alla fine, la videro seduta sul divano in sala, intenta a fissare un punto nel vuoto, rimanendo immobile.

<< Vany, eccoti. Mi stavi facendo preoccupare. Lo so che sei arrabbiata con me, scusami ma ho perso la cognizione del tempo e mi è passato di mente, io... >> Iniziò a dire la giovane, inginocchiandosi ai piedi dell’altra, che però non si scompose.
La moretta poco dopo venne interrotta dalla bruna, che, posandole una mano sulla spalla e sussurrando il suo nome, attirò la sua attenzione:


<< Guardala! >> Esclamò fissando la Scipioni.


Anche Ilaria si concentrò.


<< ...Mia nonna è morta. Me l’ha detto mamma... >> Soffiò via, con difficoltà, la bionda.
Non si mosse, non diede segni di vita.
Sembrava uno zombie, un robot, nessun’altra reazione...


<< Oh mio dio. Quando? >> Domandò sconvolta, Ilaria, portandosi le mani sul volto.


<< Stanotte, poche ore fa. Devo tornare a casa...devo darle l’ultimo saluto. >> Biascicò Vane, senza troppe parole.
Aveva gli occhi arrossati, pieni di lacrime, pronte a fuoriuscire da un momento all’altro, e le guance rigate già dall’evidente passaggio di altre goccioline salate;
tutti segni che aveva pianto precedentemente.


<< Vado a prepararti la borsa. Poi ti accompagno alla stazione. >> Disse sicura Ilaria, alzandosi da terra, baciando dolcemente la fronte dell’amica,
ancora immobile come prima...


<< Vi ci porto io con l’auto. >> Proferì cauta ma determinata, Root, che in risposta ebbe uno sguardo amorevole e debitore dalla Gagliardi,
che un attimo dopo andò a redunare gli oggetti personali e la maggior parte dei vestiti dell’amica; pensò intelligentemente di lasciare alcuni abiti per un eventuale bis...



----------



Una mezzoretta a seguire, fù tutto pronto.
Salirono nuovamente nella mini cooper e si diressero tutte e tre alla stazione Tiburtina.
Una volta parcheggiato, in seconda fila per giunta, a causa del dannato incremento di macchine, parcheggiate persino sul marciapiede, trovarono il loro binario,
che poi era rimasto sempre il solito, il 2-3EST; Vanessa non aveva ancora aperto bocca, lo shock era stato troppo grande,
soprattutto perché la nonna per lei era stata come una madre.
I suoi genitori erano particolari, forse più complicati e ingestibili di quelli di Ilaria, con dietro problematiche anche più gravi, per questo lei,
si erano legata con quella povera anziana... le bastava starle vicino, parlarci, aiutarla a mangiare e la nonna la trattava come una figlia...
Era più il tempo che trascorreva a casa sua che con la sua vera famiglia.
Cosa avrebbe fatto ora che era volata in cielo?

Il fischio dell’auto parlante avvertì i viaggiatori che il treno 2307265 era in arrivo al binario 2est.
Ila si avvicinò all’amica...


<< So che la ferita è troppo fresca per parlarne, ma...quando faranno i funerali? >> Domandò interessata, sperando di aver usato un tono abbastanza cauto
e non invasivo.


<< Tra tre giorni... >> Rispose con noncuranza, l’altra.


<< Per quanto possa contare...ci sarò, amore. Sarò lì al tuo fianco. Ma non posso partire adesso...sai che non posso... stanotte sono di turno e domani ho
sia la mattina che il pomeriggio...ma dopodomani mattina, giuro su me stessa che prenderò il primo treno e verrò da te. D’accordo? >> Proferì la Gagliardi
afferrando il viso di Vanessa tra le mani.

Finalmente i loro occhi si incrociarono.
Vany annuì semplicemente.


<< Riguardati...sta vicino ai tuoi, mi raccomando. Saranno tristi, agitati, e sappiamo come potrebbero reagire, quindi...evitali.
Cerca di sottometterti a loro almeno in questo momento delicato...poi ti prometto che verrò a riprenderti, okay? >> Fece ancora, la mora.


<< Grazie. >> Soffiò semplicemente la bionda.


<< Non devi ringraziarmi! >>


-IL TRENO DIRETTO AD AVEZZANO STA PERPARTIRE.
I PASSEGGIATORI SONO PREGATI DI SALIRE-


<< E’ ora. >> Esordì Root, dispiaciuta di quella situazione.
Non voleva interrompere le due amiche ma doveva dare una smossa ad entrambe.


<< Verrò presto, piccola mia. >> Ribadì Ilaria, stringendola forte a sé.


Rimasero così alcuni minuti, poi la dovette lasciare andare.
Vanessa riservò uno sguardo all’adulta ed annuì ancora una volta; quell’occhiata valse di più di mille parole... non era il momento, ma sapeva che presto avrebbero dovuto avere un confronto.

Successivamente la bionda salì sul treno e si sedette al primo vagone di passaggio.
Quell’ora e mezza sarebbe stata la più lunga e dolorosa di sempre...
Ilaria e Root osservarono il treno sparire dalla loro visuale e solo a quel punto si abbracciarono.


<< Credi abbia capito? >> Chiese insicura, la più piccola.


<< Ne sono sicura. Non è stupida, anzi... Adesso però non pensarci, due giorni passano in fretta e starete di nuovo insieme. >> Rispose sincera, l’hacker.


<< E tu come... >>


<< Bene...tranquilla. Sono passati molti anni ormai... non mi fanno più effetto questo cose. All’inizio tutto mi riportava a quel giorno...una scena, una frase,
una situazione, addirittura un rumore o degli odori, ma...sono cresciuta...Ciò che non uccide, fortifica, no? >> La Groves aveva afferrato prima del tempo
quello che la Gagliardi stava per dire.

Sorrise teneramente alla ragazza, ringraziandola mentalmente.
Sempre a preoccuparsi per lei.
Così piccola ma piena di amore, dolcezza, premura...


<< Andiamo... tu devi riposarti qualche ora, altrimenti stasera non ti reggi in piedi. Non vorrei che...a causa mia... >> ma Ilaria non la fece finire e le tappò la bocca, baciandola improvvisamente, sorprendendola.


<< Verrò a prenderti quando stacchi, okay? Non voglio lasciarti sola... >> Esordì teneramente e premurosamente la donna, perdendosi nei suoi occhi.

Ilaria sorrise, senza aprire bocca per poi prenderle la mano ed incamminandosi verso l’uscita...



[...]



Durante le ore di lavoro, qualcosa si prospettò differente dal solito: tutti apparvero più silenziosi e distaccati dal solito, occhiatacce fugaci, quasi minacciose,
insomma, quella sera le ore non passarono più...
L’aria si era infittita, appesantita e la tensione la stava mandando al manicomio: avrebbe voluto alzare i tacchi ed andarsene, scappare da quel luogo, ma purtroppo,
non poteva assolutamente farlo, dovette solo stringere i denti e continuare a fare il suo dovere.


---------



Le 23.00.
Grazie a Dio.
Una volta tornati al magazzino per posare il furgone, le attrezzature e firmare la presenza, ecco che Ilaria si sentì di nuovo libera, leggera, protetta:
esatto, la mini di Root era già lì, 
puntuale, o meglio, in anticipo, pronta ad accoglierla.


<< Buonanotte, ragazzi! >> Salutò la Gagliardi senza andare uno ad uno.
Non quella notte.


<< Si può sapere chi diamine è quella troia? Era con te anche alla cena. L’ho vista! >> Gridò una voce maschile.


La giovane non fece in tempo a capire chi fosse, che si ritrovò un polso afferrato con violenza...
Si voltò e lo vide: Simone.
Aveva gli occhi iniettati di sangue, tremava, e sembrava dover esplodere a breve, ma la cosa più brutta fù vedere il resto dei colleghi, schierati dietro di lui,
impassibili, alcuni impauriti, ma tutti concentrati a godersi quella scena.


Root si catapultò dall’auto, raggiungendo la sua compagna.


<< Qualche problema qui? >> Domandò retorica, rimanendo sull’altolà.
Fortuna che non usciva mai senza le sue adorate Cristal e Andromeda: le sue due pistole calibro 50.


<< Root, è tutto okay... >> Mentì Ila, impaurita per la donna.
Sempre quella premura nei suoi confronti nonostante l’età matura.


<< Sei tu il mio problema. Sparisci. Faresti un favore al pianeta. Tipe come te inquinano questo mondo... >> La insultò il ragazzo,
quasi ringhiando come un animale, strattonando la giovane per poi tirarla verso di lui, intrappolandola in un abbraccio feroce, prepotente, crudele...


Root non si mosse.
Stette per scattare ma si trattenne...
Non poteva permettersi di rivelare la sua vera identità davanti a tutte quelle persone.
Se solo fossero stati soli, loro tre...lo avrebbe fatto fuori e salvato la mora, ma così, era combattuta sul da farsi...


<< Pardon? Facciamo così, non considero le tue parole solo perché sei pazzo. E per dirlo io, ce ne vuole, credimi...quindi... lasciala andare e farò finta di niente. >> Rispose con stile ma con tono di sfida, la bruna.


<< Altrimenti? Mi abbai contro, cagna? Non ti permetterò di portarmela via... Ilaria è mia, l’ho trovata per prima io! >> Sbottò nuovamente , Simone.


<< Non è un giocattolino... ne tanto meno un premio... >> Precisò la Groves, tentando di avanzare verso di loro, ma il barbuto indietreggiò e strinse maggiormente
la morsa, facendo male alla Gagliardi che trattenne un gemito di dolore.


<< Non ti conviene, babbeo. Lasciala! >> Alzò la voce, l’hacker, cominciando a spazientirsi.


<< Ci sei andata a letto? Ti sei fatta scopare da questa vecchiaccia? >>


<< NON SONO AFFARI TUOI, STRONZO! >>


<< ...Ma non capisci che ti amo? Ti ho amata dal primo momento che ti ho vista...in azienda, al corso, ricordi? >>


Ilaria annuì trattenendo il pianto.


<< ...Era sabato pomeriggio, fuori il sole splendeva alto nel cielo e ci avevano radunati per farci fare il corso con l’esame finale sulla sicurezza e tu consegnasti il compito prima di tutti... La secchiona della Multiservice... La sala era piena di belle ragazze, ma sei stata tu ad attirare la mia attenzione...
E' stato un colpo di fulmine. >>


<< E sei ancora qui? Non ti ha fulminato? >> Lo sfottò , l’adulta, ferrando i pugni.


<< ...Tu sei mia e verrai via con me stanotte. >> Disse Lungo, rivolgendosi al suo ostaggio, cercando di baciarla dove poteva...


<< Lei non va da nessuna parte... se non con me, a casa. >> Ribatté la Samantha.


<< Guardaci... siamo bellissimi insieme... la nostra chimica non è paragonabile...Hai detto alla tua lesbo-amante che ci siamo baciati?
Mmmh, da quel dì il tuo sapore non mi ha mai abbandonato. Sei stata magica, sai? Non oso immaginare cosa potresti farmi a... >>


Root non ci vide più.

<< SMETTILA O TI AMMAZZO! >> Gridò perdendo tutta la pazienza ed il controllo.


A quell’urlo disumano, Simone si deconcentrò ed Ilaria, notandolo, non perse l’occasione: dimenandosi di colpo riuscì a piazzargli una gomitata dritta alla bocca dello stomaco, provocandogli un atroce dolore che le permise di liberarsi e buttarsi tra le braccia della sua Root.


<< Tesoro è tutto finito... >> Soffiò preoccupata ed incazzata nera, l’adulta, ricevendo come risposta un cenno col capo.

Prontamente la più grande le si mise davanti e si ritrovò faccia a faccia con il ragazzo, che nel frattempo, anche se ancora indolenzito,
aveva cercato di riprendersela.


<< STA.LONTANO.DA.LEI. >> Ringhiò fra i denti la bruna.


<< La prossima volta non sarete così fortunate. >>


<< Non ci sarò una prossima volta... >>


<< Ohh, si invece. Hai vinto una battaglia, non la guerra. >>


<< Quando ci rincontreremo non me ne starò a guardare... non finirà bene per te! Ricordatelo. >>  E dicendo così, Root concluse quel terribile incontro;
si voltò per raggiungere Ilaria e l’abbraccio calorosamente, per poi sbrigarsi ad entrare nel veicolo e partire spedite...


La Groves spinse talmente tanto il piede sull’acceleratore, fregandosene delle pattuglie, che in dieci minuti circa, arrivarono dirette a casa...
Frenò di botto e scagliò pugni rabbiosi contro il volante, urlando furiosa; non poteva continuare a mentire alla ragazza, non poteva fingersi un’altra persona solo
per proteggerla, perché nonostante lo facesse con tutte le buone intenzioni, erano pur sempre bugie, anche se dette per il suo bene, ma in quel modo,
la vita della Gagliardi era altamente in pericolo.


<< ...Root... >>


Ogni volta che la chiamava così , nell’hacker si scatenavano emozioni incontrollate, la faceva sentire amata, desiderata, compresa, ed era una sensazione unica, piacevole...speciale!


<< E’ tutta colpa mia... >> Disse Root singhiozzando, non guardandola negli occhi: la vergogna che stava provando era indefinibile.


<< Non è vero. Non devi pensarlo, assolutamente. Io non ce l’ho con te...Tu non c’entri...l’unica responsabile qui, sono io.
Si è illuso perché non l’ho scansato quando mi ha baciata... Siamo usciti un paio di volte ma...cinema, caffè, boowling, niente di più...ma per me era un semplice amico. Non avevo nessuno qui e...è stato normale attaccarmi alla prima persona che mi ha apprezzata... >> Prese la parola, Ila.


<< Sei troppo buona... la gente se ne approfitta di questo... ed io avrei dovuto proteggerti... continuo a ripetermi che avrei potuto fare molto di più ma sono rimasta lì impalata a... invece te la sei cavata da sola, sei stata grande. Hai approfittato della sua distrazione e l’hai atterrato... ti ho deluso... sono delusa di me stessa...
Sono inutile... >> Si autocommiserò addirittura, ma Ilaria non la voleva sentire delirare, così intrecciò le sue dita a quelle della donna, che di conseguenza la guardò.


<< Sei la mia linfa vitale, sciocca... >> Sussurrò la giovane prima di unire le loro bocche, in un bacio casto e dolce, accarezzandole i capelli provando a liberare
il suo viso dai ciuffi che ci svolazzarono sopra.
Sospirarono.
Sospiri deboli, veloci, come di sollievo.


<< Ti andrebbe di passare la notte con me? >> Bisbigliò la Gagliardi vicino al suo orecchio. Il verso che uscì dalle sue labbra, fece fremere la Groves.


<< Ho bisogno di te... >> Aggiunse la giovane, vogliosa.


<< Si... >>


Nel momento in cui l’hacker si soffermò a contemplare quegli occhi, rilassò la sua l’espressione, delineando con la punta delle dita il contorno del suo profilo...


<< Sembri fatta di cera... >> Esordì incanta.


A giudicare dalla sua espressione, sembrò capire qualcosa.
Lo sguardo della donna indugiò ripetutamente tra i suoi occhi e le sue labbra, e la mora fece lo stesso.
Root riescì a sentire tutto il suo amore, la sua passione, la sua sensibilità; lo poteva leggere palesemente perché Ilaria per lei era come un libro aperto...e poi,
lo percepì sul suo stesso corpo.


<< Voglio fare l’amore con te, Root... >> Confessò la Gagliardi, arrossendo leggermente.
L’avrebbe guardata per ore e ore, ma in quel momento il bisogno di assaggiarla, prevalse.


<< Seguimi... >> Implorò ancora Ilaria, scendendo dall’auto e andando ad aprire il portone.


Samantha rimase spiazzata.
E tutta quella intraprendenza?
Da dove era uscita?
Wow...
Non le dispiacque affatto.

La seguì.

Salirono le scale con una lentezza disarmante, frustrante, eccitante, scambiandosi occhiate languide e maliziose...


Una volta entrate nell’appartamento, Ilaria chiuse a chiave la porta e si voltò: Root si avvicinò al suo viso e la più piccola socchiuse gli occhi prima ancora
che l’altra annullò la distanza.
La bruna ne approfittò per osservarla un’ultima volta e poi la baciò, cercando di soffocare tutti i loro timori, le loro paure, i loro sentimenti...
Misero a tacere tutto ed ora oltre ai rumori della notte, c’era solo quello delle loro labbra; adoravano ascoltare il suono che producono i loro baci


<< Sei la colonna sonora della mia vita... >> Ansimò Ila, sorridendo.


 La sua voce penetrò anima, testa e corpo di Root, facendole vibrare luoghi che neanche immaginava di avere...


<< ...ti correggo... Siamo la colonna sonora del nostro amore. >> Ribattè l’hacker, staccandosi per riprendere aria...


<< Se non ti va non voglio costringerti... >> Aggiunse ansiosa.


<< Lo voglio... Ti voglio! >> Rispose la giovane, assumendo un'espressione austera, per poi aggiungere:

<< Aspettavo questo giorno da tanto tempo...forse anche troppo! >>  Le sue dita si mossero lungo il suo braccio.


Root si leccò le labbra, segno che aveva appena perso la salivazione, e la Gagliardi non potè fare a meno di guardarle quelle gambe slanciate;
le mancò il respiro, ed arrossì.
Inaspettatamente la sua mano fù sul suo petto, stringendo così la maglia in un pugno, spingendola poi, con poca delicatezza verso la camera da letto.
La donna non riuscì a fare altro che arrendersi a quelle maniere forti ma dolci...


<< Siediti! >> Le ordinò all’improvviso, avendo il coltello dalla pare del manico, sfilandole un attimo dopo la maglia, lasciandola in reggiseno, nero, di pizzo...


Con una mano fece stendere la 30enne, afferrando entrambe le sue braccia ed incrociandole sopra alla sua testa, riempiendola di nuovo con tutto il suo amore.
I loro respiri si gonfiarono e sgonfiarono sulle loro pance; Ilaria era morbida, calda, e l’unica cosa a cui riuscì a pensare Root, fù di voler abitare tra quelle labbra,
tra quelle braccia, e sentirla vivere in lei...

La mora a quel punto slacciò la zip di quei jeans che, per i suoi gusti erano di troppo, per poi toglierglieli freneticamente, non potendo più aspettare di sfiorare la sua pelle; dal suo collo, quella delle spalle, dei fianchi, dell’addome...accompagnando il tutto con dei baci umidi alternati a morsi e leccatine fugaci,
giusto per aumentare l’eccitazione.


<< Ti piace come ti tocco, Root? >> Chiese in un sussurro la più piccola, donandole uno sguardo pieno di desiderio; era palese ormai,
anche le sue iridi si erano del tutto dilatate...


<< Assaje! Hai le mani di un angelo... >> Ansimò l’altra, contraendosi.


Si mise così a cavalcioni sulle sulle gambe della donna: stava sudando, tremava e le mani si posarono sulle sue cosce, squadrando quel corpo mozzafiato e tentatore, invitante; sempre per quello che riusciva a vedere e per quello che riusciva a capire.
Le bocche si incontrano di nuovo, scontrandosi violentemente, e il suo sapore si fece ancora più intenso...
Ilaria cominciò ad avere l'affanno e Root  con lei, non avrebbe mai voluto lasciarla, non avrebbe mai voluto smettere di assaggiarla...
Invase la sua lingua con prepotenza, succhiandola come se fosse il lecca lecca più appetitoso dell’universo e le sue “unghie” strinsero di rimando le cosce,
poi i fianchi, ed i glutei, per poi staccarsi momentaneamente da lei...


<< Sono tua! >> Soffiò con fatica, la Groves, rossa in viso per il momento...


A quell’esclamazione Ilaria perse definitivamente il controllo di se stessa e la ragione, non sembrava più lei, la ragazza timida, silenziosa, con inesistente autostima, no;
le prese i polsi con una mano e li portò nuovamente in alto, tenendoglieli stretti, mentre con l’altra mano afferrò a coppa un suo seno iniziando a massaggiarlo con lentezza e sensualità, mandando in estasi l’adulta, aumentando di volta in volta il ritmo, non dimenticandosi di giocherellare con quel bottoncino oramai turgido di piacere, del tutto eretto...
Il corpo di Root si sgretolò come roccia sotto il suo tocco; era stata con molte persone in passato, non si era lasciata sfuggire nessun tipo di esperienza si poteva dire,
ma il modo in cui quella ragazzina riusciva a coinvolgerla sentimentalmente e fisicamente era completamente inesplorato...fuori dal comune.


<< Ilaria... non resisto più... >> Ansimo di nuovo, scattando col bacino verso di essa, sperando di farlo scontrare con il suo e placare lievemente quella sensazione...

<< Ti prego... >> La implorò.


La giovane sorrise soddisfatta ed emozionata nel vederla ridotta così per merito suo; era felice di provocarle piacere, di soddisfarla e stimolarla visto le sue paranoie megagalattiche sul non essere capace, mai abbastanza, e poi, con una donna del genere, beh... aveva vinto l’interno al lotto.

Il su cuore cercò di insistere per tornare normale, con respiri regolare, ma fù praticamente impossibile quanto la Gagliardi lasciò la presa e si impossessò con entrambe le mani dei suoi seni; Root gemette e si inarcò all’indietro, ma peggiorò non appena la bocca della moretta si chiuse intorno ad un capezzolo, leccandolo,
succhiandolo e mordicchiandolo con estrema dolcezza: il corpo dell’hacker impazzì a causa di quelle attenzioni, 
per i suoi occhi che la fissavano e la penetravano, studiavano, contemplando ogni centimetro di quella pelle inesplorata...
Solo il suo Dio poteva sapere quanto il suo sangue stava ribollendo in quel momento.
Ne era certa, avendo superato quel piccolo ostacolo, da lì in poi, non sarebbe più riuscita a farne a meno...

Quella sera, più che mai, casa Gagliardi sembrò un traguardo...


<< Toccami... >> Esordì improvvisamente, Root, alzandosi leggermente sui gomiti per osservarla ed inchiodare i loro occhi,
per poi prenderle la mano destra e farla scendere poco più giù del ventre...

<< Qui! >> Altro ordine.


Ilaria non se lo fece ripetere due volte, si era spinta oltre ogni limite di sopportazione, si era divertita a provocarla e a vedere quanto potesse resistere ma...
Ora basta preliminari, bisognava andare al dunque, ILARIA VOLEVA ANDARE AL DUNQUE.
Anche per lei fu troppo.
Si tolse le scarpe con un calcio, alzò le braccia e tirò via la maglietta, lanciandola in un punto qualsiasi della stanza, mostrandoti inaspettatamente sicura di te
e dannatamente sexy: Root entrò in confusione, accaldandosi più del dovuto.

La giovane restò così, in reggiseno, o meglio, con il suo solito top sportivo, grigio coi bordi di un giallo fosforescente, sconvolgendo la bruna in un niente:
non era particolarmente dotata, aveva un prima, col dimagrimento le aveva raccontato di aver perso la sua amata quarta, ma quel fisico così, marcato, virile,
unito ai suoi modi di fare e ai suoi movimenti, beh...rendevano tutto estremamente affascinante, semplicemente irresistibile.

Ilaria perse il conto dei secondi in cui smise di fiatare; gli slip neri dell’hacker, anch’essi di pizzo nero, erano una visione celestiale,
soprattutto quando notò la trasparenza di essi grazie alla prodigiosa eccitazione fuoriuscita...


<< Root... >> Fù l'unica cosa che riuscì a dire prima di ritrovarsi in ginocchio, completamente schiacciata contro la sua femminilità,
ancora coperta da quel sottile strato di seta.


I suoi occhi non mossero dai suoi, frantumandola ogni volta...
Solo il respiro sul suo sesso, la fece annegare; la guardò smarrita e la donna le rispose pregandola in silenzio...la paralizzò.


<< Strappami la realtà di dosso, ricoprendo gli spazi vuoti con il tuo corpo! >> Fece di nuovo la Groves, fremendo dalla voglia...


Di colpo la foga della Gagliardi si fece viva e l’altra percepì immediatamente la sua lingua liberarsi e cercare il suo bottone già eretto, per lei.
Divaricò le gambe della bruna e sparì tutta la distanza; lo fece quasi al rallentatore, come se disegnasse dei cieli immensi nella mente,
come se disegnasse un esplosione di colori sul suo cuore, indelebile, ma senza inchiostro.

 
<< 'Mi senti?' >> Chiese Ila, stringendo le mani sulle sue cosce, graffiandole, premendo sempre di più il viso contro quel pozzo dei desideri.

 
<< Non mi basta. >> Sussurrò Root in risposta, a corto di ossigeno; i suoi polmoni adesso erano grandissimi, li poteva percepire, paragonabili praticamente a un veliero.


<< 'Spogliami! >> Mormoriò ancora con una sensualità inattesa, indicando la tua mutandina oramai completamente bagnata.


Ilaria si morse il labbro eccitata; era un fiume in piena là sotto, stava impazzendo...
Si chinò su di lei e con una spinta leggera di bacino la preparò, spostandola più indietro, posandola più comodamente sul materasso.
Root si resse tenendo i palmi stretti ai bordi, fissò il suo sguardo sulla ragazza e quando vide i capelli della mora che si sparsero di conseguenza sulla sua pancia,
capì che il fatidico momento era arrivato, ed infatti: la vide accarezzare il suo clitoride con quei polpastrelli e poi racchiuderlo fra le labbra...


<< Oh...Dio... >> L’hacker perse ogni senso. 
Tutta la sua sensibilità si concentrò in quel punto, creando uno tzunami di sensazioni che la travolse in un istante, appena la quella linguetta cominciò a divorarla.

L’afferrò per la nuca quando que colpetti alternati dati con la punta della lingua, velocizzarono, facendola galoppare senza ritegno;
le labbra di Ilaria bruciavano ogni secondo di più, vogliosa di sapere di te, mentre i suoi polpastrelli sostarono cauti nell'interno coscia.


<< Siii... Piccola non ferm... >>


La giovane non perse un minuto e buttò finalmente via quei slip.
Sembrò frastornata e piena di desiderio allo stesso tempo...esisteva qualcosa di più bello?
La baciò di nuovo in quel punto, con violenza, come se l’avessi letta nel pensiero;
Root si perse così nel suo respiro che aumentava e si scioglieva, aumentava e si spezzava, per poi sentirla spostare la mano tra le gambe.
Si leccò le labbra ed entrò dentro di lei, all'improvviso...

Alla donna sfuggì un gemito limpido e forte, gutturale, selvaggio, vero, e lo ripetè, e lo ripetè ancora, e ancora una volta, finchè il labbra di Ilaria non si impossessarono dopo tanto di quelle della Groves, nel tentativo di soffocare le grida che stavano rimbombando e per tutta casa.
Ansimò nella sua bocca, imbarazzandosi forse per la prima volta, sorridendosi compiaciute.
Non era solo del normale sesso, fatto solo per svuotarsi e rilassarsi, assolutamente no, e lo potevano sentire, sia l’una che l’altra, anche grazie a quei piccoli gesti,
dolci sorrisi che, contornavano il tutto rendendolo indimenticabile.

Improvvisamente Ilaria si fermò: le mani di Root si poggiarono sulla sua intimità che imperterrita stava premendo dove il piacere non ha limite...


<< Permettimi di dare una mano... >> Soffiò la bruna, eroticamente, drogando così la mora.


Praticamente la sera prima lo aveva finalmente fatto e...come poteva essere possibile sentirne così la mancanza?
Come poteva sentirsi talmente vuota?  


<< E’ il mio angolo di paradiso. >> Ansimò poi la 30enne, entrando in lei subito dopo.


Ilaria dischiuse le labbra e si lasciò andare.
Iniziarono a gemere all’unisono, dando vita ad una melodia frastornante, ricca, muovendo i loro bacini in concomitanza alle loro dita.
Ilaria infilò anche il l’indice, oltre al medio e premette più in profondità, facendo perdere la testa alla compagna, che d’istinto le afferrò il polso e si sforzò a tenere gli occhi aperti per guardarla:

<< Rimani... >>


<< Che? >>


<<< Rimani dentro... ci sei... Hai trovato il punto...il mio… I tuoi occhi nitidi sanno sempre cosa voglio, non è vero? >>


Quelle frasi, quel tono, quella voce, il sudore che brillava sulla sua pelle rendendola splendente...la luce fioca dei lampioni accesi per strada che si infiltravano
tra le fessure delle persiane e ci illuminavano lievemente in quel buio fitto, rendevano la situazione ancor più lussuriosa.
Root si strinse al suo collo, non volendosi perdere nell'estasi di quel tocco; i suoi gemiti piacevano ad Ilaria, lo aveva capito...glie li sussurrava continuamente all'orecchio alternando le pause con qualche bacio sentendola diventare sempre più calda.
Socchiuse all’improvviso gli occhi, inarcando la schiena quasi a spezzarsi in due e spalancò la bocca e la giovane percependo le pareti interne dell’altra stringersi intorno alle sue dita, capì che il suo lavoro stava per riuscire definitivamente:


<< Ila... >> Pronunciò il suo nome abbreviato come una richiesta disperata di aiuto.
Poggiò la fronte alla sua, sfiorando il suo nasino, inspirando completamente il suo odore, la testa iniziò a girare...segno che non era più padrona di se stessa...
Mancava poco, la Gagliardi non poteva smettere proprio ora, così continuò ad entrare più forte, più veloce, rimanendo dentro e spingendo sempre più giù,
muovendo le dita ad uncino...


<< ...ti sento ovunque... >> Gridò Root.


La stava divorando.
Il piacere crebbe senza freni e non riuscendo a trattenersi, l’hacker si contrasse, per poi chiudere i denti sulla spalla della mora, muovendosi freneticamente,
insieme, fino a raggiungere un lungo e sublime attimo di estrema goduria.
Per entrambe.
L’amplesso migliore di tutti i tempi.


<< Mi piace come mi riempi... Pare tu sia l'unica a saperlo fare così. >> Esclamò la Groves, sorridendo beata, respirando in modo irregolare,
mentre la Gagliardi si lasciò cadere al suo fianco, contenta ma stremata.
Era tanto che non esercitava in quel modo...
Performance impeccabile.


<< Soddisfatta o rimborsata? >> Domando scherzosamente, anche se curiosa, la giovane, mettendosi di lato, prendendosi alcuni minuti per deliziarsi della sua amata.


<< Più che soddisfatta direi. >> Ridacchiò la più grande, avendo regolato un po’ di più il respiro, riuscendo a parlare meglio.
Anch’esse si volto verso la ragazzina e le rivolse un sorriso indescrivibile, pieno d’amore.
 

Ilaria scostò i capelli dalla fronte dell’altra,
Il sudore li aveva fatti appiccicare, ma era pur sempre meravigliosa.


<< E’ normale che...non sono capace di raffreddarmi dinnanzi a te? Insomma, è strano e stupido vista la mia età, ma... >>


<< Vale la stessa cosa per me... Anche il solo sentirti parlare mi fa...beh, umidire. >> Rispose la Gagliardi, confessandoglielo, diventando immeditamente rossa in viso.


Root si morse le labbra a quella frase, e così, le tornò in mente di essersi dimenticata una cosa; afferrò la mano dell’altra e se la portò alla bocca,
leccandole ancora le dita umide del suo umore, non distogliendo neanche per un attimo i suoi occhi da quelli della mora.


<< Lo sai che non abbiamo finito!? >> Le disse, facendo boccheggiare Ilaria a vuoto, inghiottendo pesantemente un paio di volte, non riuscendoci...


<< Non ti sei saziata?' >> Domandò intontita, la 20enne innamorata.


<< Di già? Per chi mi hai preso? Sono insaziabile... >> Rispose la donna non lasciandole spazio per replicare; sentiva già l'assenza della sua bocca,
così mordicchiò delicatamente la punta delle dita per poi cominciare un’ascesa verso la sua bocca, passando per il collo, soffermandosi a lasciarle dei succhiotti sparsi, persino sulla giugulare, arrivando poi al labbro inferiore e succhiarlo, lentamente, senza fretta, mentre l’altra le posò le braccia intorno al collo...


<< Dammi le tue dita... >> Fece Ilaria, una volta distaccate, per ripetere lo stesso identico gesto della Groves, che in risposta mugugno con piacere.


<< Se fossi condannata a vivere in un luogo dove tu non ci sei, sarebbe un inferno... Non lo dico tanto per dire ma sono sincera...
La mia vita era rimasta in sospeso fino ad ora, fino a quel bacio. >> Proferì dolcemente Root, passando l'indice dal mento al collo, dal collo al seno, dal seno al ventre, provando nella piccola dei tremolii, per poi continuare dal ventre alla coscia... 
Inspirò, e la guardò:

<< La mia piccola stella...  >>


<< Mi prometti che non scappi? >> Ribattè Ilaria, assumendo un tono serioso e leggermente malinconico.


<< Si. >> Rispose l’hacker a quel punto, non sorridendo; un'espressione grave prese il sopravvento.


<< Promettilo. >> Fece nuovamente timorosa, Ila.


<< Te lo prometto. >>


<< Ci proverò... proverò a non avere paura di te... >>

 
<< Ma non devi averne.. >>


<< Tu però...non darmene motivo... non resisterei a stare senza di te ormai... >>


<< Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, Ilaria... Sei la mia più grande gioia, la rivincita di una vita. >> E dicendo così, Root la strinse forte a sé,
aderendo il suo petto alla sua schiena,  cullandola in un sonno fatto solo di loro...

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Capitolo 17
*** - SIXTEEN - ***


|| VORREI PRECISARE AI LETTORI: 

CAPITOLO DI PASSAGGIO, INTRODUTTIVO, MA SPERO CHE VI PIACCIA COMUNQUE COME L'HO IMPOSTATO. 
BUONA LETTURA, GUYS U.U ||
 
 
 

Alle 04.00 la sveglia di Ilaria incominciò a suonare e la ragazza non potè far altro che spegnerla ed alzarsi, ma prima di questo,
si accorse che lei e Root durante la notte avevano invertito le posizioni: si era praticamente avvolta alla sua donna, come un koala al suo albero...
Fortunatamente quest’ultima non aveva sentito quel rumore metallico assordante continuando a dormire beata nel mondo dei sogni.
Si prese alcuni minuti per contemplare tale perfezione, accarezzandola dolcemente, senza però infastidirla, per poi sgattaiolare fuori dal letto
cercando di non svegliarla.
Si erano strapazzate fino a correre in camera da letto a fare l’amore, di nuovo e poi di nuovo ancora, come se non si fossero mai amate,
come se non avessero mai amato nessun’altro, come se si amassero da sempre, condividendo lo stesso desiderio fino a crollare distrutte,
come fosse la cosa più naturale e di routine...
 
La Gagliardi ndò in cucina, fece colazione velocemente, si infilò nella doccia per lavarsi e indossò la divisa di lavoro; come si sarebbe dovuta comportare quel giorno?
Dopo tutto il caos della sera prima?
Avrebbe incontrato Simone?
L’ansia si impossessò di lei, ma si concentrò su Root ed ogni pensiero negativo che si era formato in lei, svanì immediatamente.
Avrebbe affrontato tutto e tutti con lei al suo fianco.
Si sentiva più forte, la vita le sembrava migliore, non era poi così male in fondo...
La sua improvvisa presenza le aveva dato la capacità di guardare il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, di essere leggermente più positiva,
e di guardare il futuro da una prospettiva diversa, migliore.
Come dicevano loro, Root le aveva dato QUELLA BOTTA DI VITA, che aveva sempre cercato e sperato.

Prima di uscire dall’appartamento però, tornò dalla Groves e le lasciò sul letto un bigliettino:



“...Sicuramente quando riaprirai gli occhi, io non sarò lì, ma solo momentaneamente...
Avrei voluto prepararti la colazione, portartela a letto, coccolarti ancora un poco sotto le coperte, e magari...  Purtroppo però, il dovere mi chiama.
Non ho voluto disturbarti quando me ne sono andata, ma un bacio te l’ho rubato lo stesso. Spero non ti dispiaccia. Volevo solamente tranquillizzarti...
Non sapevo cosa fosse la tenerezza finché non ho sentito la tua mano sulla mia. Credevo che si potesse fare l’amore solo con forza, con il corpo,
ma poi mi sono unita con te e tutto quello in cui credevo si è ribaltato. Non potevo immaginare che una carezza potesse abbattere tutte le mie paure,
o almeno quasi tutte (LOL), però tu quelle le hai cancellate, e per di più con un semplice tocco. Ero convinta che l’amore non esistesse, ma poi sei arrivata tu a dimostrarmi il contrario. Ora vado, ti lascio riposare... Buon Risveglio per dopo, mia amata. Ci vediamo stasera, buona giornata.”

Poi le rubò quel famoso bacio a fior di labbra e si diresse a lavoro...




[...]




Alla fine dei giochi, rimandando un paio di giorni alla volta,
Vanessa si era fermata da Ilaria per quasi un mese, prima di ricevere quella sgradevole e triste notizia.



----



La Gagliardi era partita il giorno seguente, come promesso alla sua migliore amica, nonostante Root fosse preoccupata per lei, per la lontananza,
non trovandosi del tutto d’accordo, ma l’aveva comunque lasciata andare, era anche giusto così.
Era per una “buona” causa, peccato solo che non aveva potuto seguirla, avrebbe voluto vedere il paesino Natale della sua compagna,
ma c’erano ancora molte questioni irrisolte lì a Roma di cui doveva occuparsi...
Sicuramente però, lo avrebbe conosciuto prima o poi, ma il suo sesto senso si era allarmato fin da subito e non era riuscita a capire quale fosse il problema;
con Ilaria aveva passato dei momenti stupendi, andava tutto liscio come l’olio, anche se, quella mattina alla stazione, ebbe l’impressione che la giovane fosse seriamente turbata...




-FLASHBACK-


<< Hei tutto okay? >> Chiese Root, accarezzandole la guancia, perplessa nel vederla...differente.

<< Si, si, perché? >> Rispose evasiva, Ilaria, scansandosi spontaneamente e non guardandola negli occhi.
Brutto segno, la ragazzina non aveva voglia di parlarne.


<< Sei preoccupata per Vanessa? >> Domandò ancora, l’adulta, tentando di aggirare l’ostacolo.

Si era offerta, naturalmente, di accompagnarla al treno per poter passare quelle ultime ore insieme a lei, ma l’evidenza era un’altra:
anche se la giovane con il corpo era lì, di fronte a lei, con la testa sembrava stare sulle nuvole e questo non faceva altro che aumentare la tristezza e la paura,
vista ormai l’imminente partenza...


La Gagliardi non rispose, si limitò a negare con la testa.


Minuti dopo, ecco che venne annunciato l’arrivo della partenza e Root sbuffò sonoramente, avvicinandosi nuovamente alla mora:


<< Ilaria... E’ il momento di salutarci... >>


<< Già... >> Soffiò l’altra, sentendosi colpevole.


<< Sei nervosa, ed è evidente, ma cerca di stare tranquilla, okay? Vany è lì per te, e tu per lei... ti sta aspettando...
Anche se non nego che...sto morendo a lasciarti andare... Mi ero abituata ad averti sempre vicina e ultimamente anche durante la notte, quindi ora che... sarà dura,
ma sono contenta che tu riveda la tua famiglia. Ma non riposerò più così bene come in questi giorni insieme...Dio, già mi manchi! >> Sussurrò Root,
riprendendo il discorsetto, sfoderando il suo sguardo da cucciola bastonata, occhi a cuoricini inclusi, ma anche lucidi...



<< Ti prego, non farmi quello sguardo! Mi dispiace così tanto, amore... Io, n-non... comunque quando non riuscirai a prendere sonno,
prova a pensare che sono accanto a te… come in queste ultime notti... E comunque ci rivedremo fra alcuni giorni, passeranno presto, vedrai! >> Disse Ila, 
con tono e sguardo dolce, baciando la donna  
sulla guancia, mentre le cingeva la vita abbracciandola stretta.
L’adulta ricambiò il bacio, posandoglielo tra i capelli, scendendo alla tempia, guancia, nasino, mento...


<< Hai ragione! Niente facce malinconiche, non stai partendo per la guerra, stai tornando a casa tua. >>  Esordì allora l’hacker, cercando di non far trasparire le sue emozioni a riguardo e per smorzare anche un po’ la tensione, ma forse non riuscì troppo a recitare, perché Ilaria la beccò immediatamente:


<< Root... ci sentiremo a tutte le ore se vorrai. Non sparisco... Non ti libererai così facilmente di me! E poi... non pensare che per me sia facile...
Sto in silenzio ma non vuol dire che non me ne frega...preferisco esplodere dopo e non davanti ai tuoi occhi... >>


<< Non ti devi vergognare di me, piccolì. Sappilo. >> Proferì la Groves, per poi sibiliare demoralizzata:

<< Comunque okay, d’accordo ma mandami un messaggio quando arrivi. Ricordatelo però. Non farmi stare in pensiero! >>
Sempre con quel suo tono di voce apprensivo.


<< Ti chiamo! Non preoccuparti. >> Rispose la giovane, sorridendole.


Le due si baciarono appassionatamente e poi si allontanarono pian piano...
Root non voleva lasciare la mano dell’altra, che invece di allentare la presa per staccarsi, la strinse ancora di più.


<< Ti Amo, Ilaria. >>


<< Ti Amo anch’io, Root! >>


Qualche giorno sarebbe certamente volato in fretta, o almeno così sperava Ilaria, ma di certo non era molto contenta di rivedere quel posto,
perché oramai lì a Roma aveva tutto: colleghi con cui si ammazzava di risate, i parenti che la tenevano impegnata, specialmente con la mente, e poi,
ultima ma non meno importante, c’era Root.
Avrebbe decisamente sentito la sua mancanza, le sarebbe mancata ogni minima sfaccettatura; con tutto quel lavoro, la vita mondana,
la sua nuova relazione e ancora vita mondana, in quel periodo aveva dormito pochissimo, così per alleggerire quel peso si aggrappò all’idea di approfittarne
per farsi quelle belle dormite di una volta...



-FINE FLASHBACK-





Nonostante fossero passati dei mesi, era pur sempre complicato tornare su quel “tasto”, far ritorno a casa, troppi ricordi che riportavano a galle le ferite,
troppi luoghi “familiari”, troppe amicizie perse, e non solo...
Le faceva ripensare a tutte le belle cose che aveva perso.
Da quel 33 Agosto cercò di evitare qualsiasi cosa potesse riportarla con la mente a quell’estate, anche se non riuscì benissimo nell’intento visto che con i suoi
“legami affettivi” in cui erano compresi i suoi genitori, Vanessa e altri della sua comitiva Abruzzese, non aveva giovato a nulla..
.però...

La ragazza era rimasta un po’ scioccata all’inizio, quando stette per salire sul treno consapevole di dove la portasse; quasi quasi ci ripensò,
ma in fondo non valeva la pena. Ciò che era successo per ben 2 anni e mezzo faceva parte del ciclo della vita, no?
Del suo passato e...Chi le impediva di tornare? Il lavoro? Neanche tanto...
I suoi? Un po’... LEI? ... Dannazione, mica era stata esiliata; le cose cambiano, le persone crescono, e...  THE SHOW MUST GO ON, giusto?


L’agitazione però, era immensa, incontrollabile, e allo stesso tempo anche emozionate.
Quella sarebbe stata la prima volta che tornava a Tagliacozzo dopo...dopo tutto quello che era accaduto tempo prima; un groppo all’altezza della bocca dello stomaco
le bloccò la respirazione e non sapeva come calmarsi, così decise di mandare giù un paio di pasticchette, calmanti e sonniferi, in modo da crollare e risvegliarsi così solo quando fosse arrivata...




[...]


Una volta giunta a destinazione, passati alcuni minuti in cui si guardò intorno, respirando a pieni polmoni quell’odore di camini accesi, legna bruciata, verde a volontà, stabbio degli animali e carne alla brace, la riportò puntualmente a galla ricordi spiacevoli...
Scosse la testa come per scacciarli via e avanzò lentamente verso la strada di casa sua; già sapeva che sarebbe successo il panico tra amici, genitori,
e chi ne ha più ne metta...
Sarebbe stata sommersa di domande, sempre le stesse poi.



 << ...Una parte di me non se n’è mai andata! >>




---- Casa di Ilaria ----

 

Ila prese le chiavi dalla giacca e le infilò nella serratura della porta; l’aprì tranquillamente ed entrò: regnava un silenzio stranissimo, quasi inquietante,
mente di solito regnava il bordello in quelle quattro mura...
Fù una scoperta unica e rara, non ci era abituata anche perché aveva un fratellino piccolo, pestifero, iperattivo e testardo che durava quanto le “Duracel”: infinitamente.
 

<< Home Sweet Home! >> Esclamò la giovane sospirando e guardandosi intorno...
Infondo si, le era mancata la sua vita normale, da adolescente.


<< Famiglia!?! Sono tornata! Ci siete? >> Fece ad alta voce, posando le borse all’entrata, in un angolo, cominciando a spogliarsi, intenta nel mettersi subito comoda.

 
Confusa si diresse verso quella che era la sua camera, almeno lo era in tempi andati e quando si affacciò, aprendo la porta, si ritrovò madre, padre, e fratello,
appiccicati con la testa contro lo schermo del pc.
Aggrottò la fronte e alzò un sopracciglio, sconvolta... 
 

<< Ma che diamine state facendo? >> Domandò finalmente attirando la loro attenzione, visto che fino a quel momento non si erano accorti di niente,
troppo presi da...cosa...?!
 

La madre fu la prima a raggiungerla e ad abbracciarla, poi il fratellino, che le si aggrappò alla gamba, ed infine il papà.
Fu un momento intimo, famigliare; dopo tanto tempo si erano ritrovati. 
Non erano molto uniti ultimamente, la distanza li aveva separati, però, erano pur sempre una famiglia.

 
<< Ometto! Accipicchia quanto sei cresciuto! Che ti ha dato la mamma da mangiare? Ti ha annaffiato mentre dormivi? >> Fece ridacchiando, la ragazza, accarezzandolo sulla testa, scapigliandolo.
 

<< Com’è andato il viaggio? >> Chiese Cinzia, curiosa e con il sorriso.
 

 << Hai rimorchiato a Roma? Immagino ti darai alla pazza gioia con casa di tua nonna libera, eh!? >> Disse invece il padre, con tono giocoso, ma allo stesso tempo, malizioso...come di chi la sapesse lunga.
 

<< Pà... maddai, ti pare!? >> Mentì Ilaria, arrossendo imbarazzata.
Si morse il labbro inferiore ed abbassò lo sguardo; era contenta che oramai tra lei e i suoi genitori era tutto più tranquillo, specialmente riguardo il discorso “sessualità”. 
 

<< Nonono , non voglio ascoltare... sono troppo sensibile. >> Commentò la madre, allontanandosi da quei due, vergognandosi al solo pensiero...


<< E’ il letto di tua nonna e tuo nonno, vedi bene che devi fare! >> Grido nuovamente Cinzia dalla cucina.


<< Comunque... io tutto bene, e voi? ...ehm... Mi dite che facevate prima? Ancora non mi avete risposto! >> Precisò lei, cercando di capire e di evitare il discorso “donne”. 
 

<< ...Niente di chè, i soliti giochini di Facebook, ma comunque... Non la scampi: donzelle in vista? >> Riprese il discorso Antonio. 
 

<< Weee Weee... Keep Calm... Vi racconterò tutto, d’accordo, ma prima devo fare una telefonata... >> Precisò Ilaria.


<< Lo sapevo io! Vedi amò che tua figlia ha acchiappato? Buon sangue non mente...E scommetto che sarà anche una grande gno... >> ma l’uomo fu interrotto dalla moglie con uno schiaffetto giocoso dietro la nuca.


<< Okay, voi non state tanto bene...siete peggiorati. >> Commentò sbalordita Ilaria, allontanandosi col cellulare in mano.


1 squillo.
2 squilli.
3 squilli.
4 squilli.


“ Dolcezza! ”

“ Ehi...sono arrivata, sono a casa. ”

“ E come va da quelle parti? ”

“ Insomma...mi stanno tartassando di domande, sembra di stare ad un interrogatorio. ”

“ Hahahaha...Su cosa? Che vogliono sapere? ”

“ Di te.”

“ Me? ”

“ Non so come, ma sospettano che io abbia una donna. ”
 
“ E che donna, aggiungerei. ”

“ Scema! ”

“ Te lo dico io da che l’hanno immaginato... 1 dal fatto che l’amore ti ha reso più solare, più bella...già lo eri prima poi adesso che ci sono io, beh...sei una vip.
E 2... Tesoro, i succhiotti...te ne ho lasciati un paio in vista...”

“ Oh, Merda! ...non ho messo il foular...ecco che non ho preso! ”

“ Sempre la solita... Hahahah. ”

“ Vabbè, ormai la frittata è stata fatta. ”

“ Puoi parlarne tranquillamente per me. Non ho problemi...anchè perché è la verità! ”

“ Mh mh... ”

“ Che c’è? ”

“ Niente...sono sempre agitata quando...sai, ho timore che la prendano a male... ”

“ Per la mia età? ”

“ No, no, assolutamente. Per il fatto in sé... non tanto mio padre che...guarda lo uccido, mi sta cotonando da quando ho messo piede qui dentro, ma per mia madre...
Mi vorrà pure bene a modo suo però...è sempre stata lei quella più...pesante. ”

“ Da una parte la capisco e non la biasimo, se cerchiamo di comprenderla non ha tutti i torti. E’ una mamma, e proviamo a metterci nei suoi panni... non darle contro,
cerca di addolcirle la pillola, ma non per sfotterla, ma bensì per farle inghiottire la cosa più lentamente, senza farle sentire l’amaro in bocca.
Non ci pensare su adesso... Le cose programmate ei discorsi provati e riprovati allo specchio falliscono quasi sempre, vai, buttati e vedi come si mettono le cose
e poi decidi. Ma se non te la senti, non obbligarti. ”

“ Grazie amore mio... sei così comprensiva e dolce con me... ”

“ Sono un angioletto, lo sai. E per la cronaca, quando mi conosceranno anche loro si innamoreranno di me, fidati! ”

“ Eccola! Mi sembrava strano che ancora non ti eri montata in qualche modo... ”

“ Beh, infatti mi monti tu. ”

“Root!”

“ Ti stai guardando indietro per vedere se i tuoi ti hanno vista arrossire, ammettilo! ”

“ Mi spii? Stronza! ”

“ Io ho sempre ragione! ”

“ Sei una strega! O un agente segreto! ”

“ ... ”

“Root?”

“ Sisi, ci sono. Mi manchi, Ilaria. Non faccio altro che affacciarmi dalla finestra e sperare di vederti gironzolare per il tuo salone... ”

“ Anche tu... tornerò presto... ”

“ Ora vai, altrimenti i tuoi si incuriosiscono ancora di più. ”

“ Ma hai da fare? Ti ho...disturbato? ”

“ Certo che no. Lo dicevo per te... ”



Ma in quel preciso istante...



<< Root, andiamo! >>
Una voce maschile risuonò in sottofondo.
Il silenzio cadde successivamente, segno che, ad Ilaria non era passato inosservato.



“Ci sentiamo più tardi se puoi, va bene?”


Ilaria non ebbe il coraggio di fare domande.
Si limitò a dire di si con la testa, ma naturalmente non poteva essere vista, così si fece sfuggire un fievolissimo si con la voce.



“Ciao!”

“...ciao...”



La chiamata terminò e alla ragazza non rimasero altro che dubbi.

Chi c’era con lei?
Dove si trovava in quel preciso momento?
A casa, sicuro?

Un mare impetuoso di idee e immagini orribili le invasero la mente, provocandole un mal di testa atroce e un senso di nausea insopportabile...

Non fece in tempo a tornare di là dai suoi che fù di nuovo sommersa di domande:


<< Allora, vuoi dirci chi è la fortunata? Dove l’hai conosciuta? Chi ha fatto la prima mossa? Da quanto vi... >> Ma Antonio fu troncato dalla giovane che mise le cose
in chiaro, usando però, forse troppa acidità...


<< Uh là là...Che ne dite se vi racconto tutto domani? ...Con calma? Vorrei andarmi a riposare un po’ prima del funerale... sono distrutta. >> Li liquidò velocemente senza neanche aspettare una risposta; prima di chiudersi in cameretta, cosa che non riuscì a far demordere i suoi genitori, che si divertirono ma rimasero anche leggermente dispiaciuti, per lo più il padre.

Che poteva farci però, se quel loro insistere le metteva ansia?
Da un eccesso all’altro, o bianco o nero, giusto o sbagliato, mai una via di mezzo.
Con loro non l’avrebbe mai avuta vinta.

 
<< Cosa ti preparo per pranzo? Sei sciupata troppo dall’ultima volta che ti abbiamo vista... ma stai mangiando? >> Provò infine la mamma, con premura. 
 

<< Nono, mami, grazie. Anche perché ad occhio e croce farò tardi a causa della messa... Poi molto probabilmente mi fermo da Vany oggi...
E sono quasi sicura di ritirarmi in serata... >> Terminò Ilaria, evitando di dare spiegazioni sul suo dimagrimento.
 

<< ... Come vuoi tu! >>


<< Cì, lasciala stare sta figlia...Chissà la notte quanto è impegnata...e poi, “lavorare” ti fa bruciare parecchie calorie, quindi... >> Azzardò Antonio sogghignando,
alzando il tono appositamente per farsi sentire dalla figlia, cercando di trattenere le risate...
 
Non le avrebbero dato pace; chi in un modo e chi nell’altro.


 << Buonanotte! A dopo... >> Disse Ilaria, ringhiando da dietro la porta, per poi mettersi il pigiamino ed infilarsi sotto le coperte,
dentro il suo amato lettino che tanto le era mancato.
 


[...]



Un paio d’ore a seguire, ecco che la Gagliardi di alzò e fece tutto quello che doveva fare: scelse un pantalone nero attillato, scarpe da ginnastica nere con il baffo bianco, ed una maglietta sempre nera, con delle roselline rosse sul dorso; così poteva andare.
Si fece accompagnare dal padre con la macchina fino al paesino dove aveva l’appuntamento con Vanessa, che nel frattempo aveva già sentito;
il punto d’incontro doveva essere al piazzale della Chiesetta, ma naturalmente, la Scipioni le chiese se cortesemente poteva passare prima da lei...


<< Piccola...come stai? >> Fece la mora, una volta arrivata, vedendo la biondina raggiungerla a passo svelto sul cancello.


<< Non ce la facevo più. Ormai sto bene solo quando sto con te, amò! >> Piagnucolò l’altra, abbracciandola, talmente forte quasi da farle rischiare il soffocamento.


<< Pazienta un pochino... te l’ho detto e sai che quando dico una cosa è quella. Mantengo sempre le mie promesse. Se questo contratto andrà a buon fine,
cercherò una monolocale per conto mio e tu verrai con me. Tanto un piatto di pasta in più mica mi manda fallita, eh!? >>


<< Perché tu mangi? >>


<< Vabbè...dopo què... La situazione qui come si prospetta? >> Domandò la Gagliardi, tagliando corto, visibilmente provata e più strana del solito.


<< Devastante e... >>


<< ...Quella faccia non promette nulla di buono...cosa devi dirmi? >> Chiese nuovamente la mora, captando dei segnali negativi da parte dell’amica.
Quello sguardo e quegli occhi li conosceva bene e li usava nella maggior parte delle volte quando...si trattava di determinate situazioni, o persone...


<< Amò, io... non so... >> ma Vanessa non riuscì a parlare, così l’altra la richiamò duramente:


<< Vanessa! >>


<< Federica! >> Esclamò di conseguenza la risposta.


<< Di che si tratta? >> Fece ancora Ilaria, avendolo immaginato lontanamente.


<< Mi ha chiamata con la scusa delle condoglianze... >>


<< …e? >>


<< Ha chiesto di te. >>


<< Cioè? >>


<< Se ci saresti stata al funerale! >>


<< ... >>


<< E non dici nulla? Uh, miracolo! Questa nonnetta ti ha realmente cambiata, devo solo capire ancora se in meglio o in peggio... >> Esordì la Scipioni
sorpresa da quella nuova reazione.


<< Seriamente? >> Si riprese Ila, riferendosi alla news della new entry.


<< Deduco che non mi hai ascoltata...ti sei fermata a lei... Ritiro quello che ho detto, è proprio vero, il lupo perde il pelo ma non il vizio! >> Ribattè scioccata
e scocciata, Vany.


<< Cos’altro ti ha detto? >>


<< Terra chiama Ilaria. Ci sei? Ce la fai? Sei connessa? >>


<< Rispondimi. >> Ringhiò la più grande, del tutto fusa e fuori da ogni galassia...


<< Okay... niente di più, comunque. Sai che è di poche parole. >>


<< Okay... >>


<< Root non c’è? Credevo venisse insieme a te...soprattutto dopo gli ultimi...risvolti e i dettagli piccanti che devi ancora raccontarmi. >> Si precipitò a cambiare discorso, la bionda.


Ma ancora una volta, Ilaria non rispose; si limitò a sospirare ed abbassare lo sguardo.


<< Ecco là... che è successo? >> A Vanesse non sfuggì nulla. 
Conosceva la sua migliore amica meglio delle sue tasche.


La Gagliardi scosse la testa, non trovando spiegazioni valide da dare.
Rivelò quello che aveva sentito nella telefonata fatta con l’hacker poche ora prima, lasciando Vanessa un attimo interdetta.


<< Ah... ahia... >>


<< Eh già. >>


<< Però... non credo si tratti di tradimento sai? >> Disse la sua, la Scipioni.


<< E cosa allora? >>


<< Non ho idea... >> Invece qualcosa le era venuta in mente, eccome.
C’avrebbe scommesso le mutande che quella voce maschile apparteneva a quell’uomo brizzolato con la giacca, ma non poteva ancora sputare le sentenze così,
doveva prima avere delle prove, delle conferme, e soprattutto un confronto con la 32enne e poi gliene avrebbe parlato anche ad Ilaria.


<< Lo scopriremo solo vivendo, ma ora, non voglio proprio pensarci. >> Precisò la Gagliardi, stanca.


<< Esatto. Ora dobbiamo prepararci per tenere a bada la scopetta. >> Disse la bionda, riferendosi alla famosa Federica...


<< Non la definirei un pericolo...è innocua, l’abbiamo capito da tempo ormai. >> Mentì Ila, sperandoci fino in fondo...


<< Stai cercando di convincere me o te stessa? Io non ci metterei la mano sul fuoco. >> Ribadì Vanessa, tenendo entrambi gli occhi aperti.




[...]




Il rito funebre si rivelò interminabile; chi piangeva da una parte, chi si disperava dall’altra, gente che sveniva, insomma, una vera tragedia,
ma grazie al cielo la vicinanza della sua metà, permise alla Scipioni di contenersi e resistere, purtroppo però, una terza persona si aggiunse in breve tempo
alle migliori amiche:


<< Ragazze! >> Esordì Federica, avanzando verso le ‘Vanaria’, vestita molto elegante, proprio come avevano previste le altre due:
una semplice giacchina nera, corta, un top elastico sotto con un velo più lungo davanti, che copriva l’ombelico in modo da dare quell’effetto di vedo non vedo,
mentre dietro lasciava scoperte le fossette di venere...sapeva perfettamente i punti deboli della Gagliardi, per poi per concludere con dei leggins di pelle strappati
con la rete sotto; il tutto abbinato a dei scarponi alti, casual, che la slanciavano ancor di più, mettendo dannatamente in risalto quelle gambe infinitamente lunghe.


<< Mi spieghi dove vai vestita così? E’ un funerale, non una sfilata! >> Precisò Vanessa, irritata da quel suo SOLITO atteggiamento da gatta morta
e dal poco rispetto nei suoi confronti; sapeva benissimo quale fosse l’occasione ma se n’era fregata altamente perché il suo unico obiettivo era un altro,
o meglio, un’altra...

Federica la evitò totalmente, con nonchalance, per poi accostarsi verso Ilaria e bisbigliare appena un ‘Ciao’ con scarso coraggio,
ancora non aveva metabolizzato di riavercela davanti dopo...
Da all’ora non si erano più sentite.


<< ...quanto tempo... >> Commentò di nuovo F., errando in pieno.


- E lo stai dicendo a me? Hai proprio una bella faccia come il culo! -
Pensò Ila, stringendo i denti, limitandosi però, solo ad annuire.


<< ...non pensavo di vederti oggi... >>


- Ma come? Se l’hai chiesto proprio tu a Vanessa, genio!-


<< Non potevo mancare...le amiche si supportano sempre nel momento dei bisogno. E’ facile starle vicino quando è tutto rose e fiori, no!? >> Rispose abbozzando
un sorrisino falso.
Si sentì fiera di se stessa; rispondendole a tono aveva dimostrato di aver messo su carattere in quei mesi e di aver aquisito una certa maturità da poterla lasciare indietro, anche se aveva il cuore a 3 mila, il fiato le moriva in gola e la voce sembrava uscirle spezzata.
Stava persino iniziando a sudare?!


<< Ti fermerai qualche giorno o riparti subito? >> Domandò ancora più curiosa Fede, posandole volontariamente la mano sulla spalla. 


<< Si, credo proprio che mi godrò questo weekend tra le montagne. >> Smorzò corto, Ila.
L’imbarazzo fù troppo, troppo sotto pressione e soprattutto, ora che tutti avevano saputo dei loro precedenti, beh, si sentiva gli occhi addosso di qualunque essere umano che le circondava, come se stesse facendo qualcosa di male, di irreparabile...
Lei era passata per il mostro della situazione, la pedofila, la stupratrice...


<< Bene! Così magari potremmo vederci un pomeriggio di questi per un caffè. >> Altra affermazione sbalordita da parte della lupa.


<< Ma tu non bevi caffè... non ti faceva male? >> Domandò curiosa, Ilaria, aggrottando la fronte.


<< Prima, ma le cose cambiano... >> Rispose l’altra inaspettatamente, facendo rimanere di sasso non solo la povera Ilaria, che quasi rischiò l’arresto cardiaco,
ma anche Vanessa, che letteralmente rimase con occhi e bocca spalancati a fissarla.

<< Adesso vado, ma...ci sentiamo! >>


<< Mh, mh. >> Mugugnò la Gagliardi non avendo più parole.
Stava sognando?


<< Ah, e comunque... ti trovo cambiata, stai benissimo. >> Soffiò un ultima volta Federica prima di allontanarsi, sporgendosi verso l’orecchio della moretta,
stavolta però evitando i suoi occhi; non lo fece apposta, quel complimento le fuoriuscì spontaneo, sicuro e dritto nello stomaco di Ila...che rispose in contropiede:


<< G-G-grazie... anche t-tu! >>


Fù una semplice impressione della lavoratrice o le guance di lei si dipinsero realmente di rosso?
Per un attimo sembrò che tutto fosse tornato come prima...


- ...come se non fossi riuscita a spogliarmi di te...come se tu non fossi uscita dal mio corpo, dai miei occhi... ma cosa ti passa per quella testa bacata?! -


La lupa si allontanò per parlare con una delle sorelle minori di Vanessa, ma probabilmente era solo una scusante visto che spesso e volentieri lanciava delle occhiate eloquenti alla Gagliardi, che minuto dopo minuto si confondeva sempre di più.


<< ...non capisco cosa voglia dirmi. >> Sussurrò intontita e rapita, Ilaria, fissando un punto inesistente nel vuoto.


<< No, non ci posso credere... ma sta scherzando, vero? Per fortuna che riparti... Io con voi due non ce la faccio più. La storia infinita.
E tu non ci provare, hai capito? Sei fidanzata e non puoi permetterti più…questo. >> Ribeccò Vanessa, iniziando ad incazzarsi.


<< Ma io...non ho fatto nulla. Non so di cosa tu stia parlando... >> Mentì la Gagliardi.

<< E poi... per quanto ne sappiamo sono anche cornuta, quindi... >> Aggiunse di getto, non accorgendosene e non facendosi udire.


<< Ah ah ah...NO. Ricordo quello sguardo, e quegli occhi... sono quelli che riservi solo a lei. Sei andata oltre, e...lei non prenderà mai una decisione.
Ci gode solamente a tenere la situazione in pugno... >> Le ricordò la bionda, infastidita.


<< Lo so... >>


<< Ma...? >>


<< Niente... >>


<< Non ha perso tempo, vedo... che zoccola! Già so come andrà a finire... >> Sbottò Vanessa, notando quei giochetti perversi.


<< ...non capisco cosa voglia fare... >> Rispose flebile, la moretta, incantata a guardarla.

Visto che con la sua nuova ed inaspettata ragazza stavano attraversando il primo litigio sarebbe riuscita a nascondere il tutto?
Sarebbe riuscita a non cedere a quelle tentazioni?



-------



Dopo aver portato la salma al cimitero, arrivò il momento delle preghiere e dei discorsi dei cari, e inaspettatamente Vanessa si fece avanti,
visto che alcune ore prima si era preparata un piccolo pensiero da esporre a sua nonna: la Gagliardi la incoraggiò posandole una mano sulla spalla e le consigliò
di parlare con il cuore e di lasciar perdere i schemini.
Fece come detto dall’amica ma nel contempo, Ilaria sentì una stranezza assalirla e così si allontanò tra la folla, uscendo dal cancello nell’intento di fumare...


<< Dove vai tutta sola?? >> Domandò improvvisamente Federica, raggiungendola.


<< Che fai, ora mi segui? >> Rispose la più grande, impassibile, riconoscendo naturalmente quella voce, anche senza voltarsi, accendendosi poi una sigaretta.


<< Ti dispiace? >> Replicò sorridendo beffardamente la cerbiatta, tirando fuori anche lei una sigaretta dal pacchetto...


Ilaria non rispose.
Sorrise scuotendo la testa.
Glielo aveva chiesto davvero?!
Non meritava una risposta, specialmente se era negativa...


<< Allora ti faccio compagnia! Come va a Roma? Il lavoro? >> Iniziò con la domanda più ovvia e scontata del mondo...


<< Tutto apposto, grazie. Mi sta dando molte soddisfazioni personali... Tu a scuola invece? >>


<< Insomma...probabilmente verrò rimandata a qualche materia... Non riesco a concentrarmi molto nello studio ultimamente... >> Disse sincera, F.


<< Ahia... vabbè dai, meglio rimandata che bocciata...ma comunque, se vuoi recuperare dovresti abbandonare momentaneamente i piskelli...
Sono solo una distrazione e tu hai bisogno di concentrarti. >> La provocò Ilaria.


<< Ma quale piskelli... non esistono! >> Esclamò l’altra, sorprendendola.


<< Vorresti farmi credere che non c’è nessun fortunato nella tua vita? Veramente? >> Chiese la Gagliardi incredula e leggermente perplessa.


<< Esatto. Nessun ragazzo... >> Risposta ambigua, o era solo una sua impressione?


<< E qual è il problema? Sei sempre stata brava a scuola... >>


<< Sinceramente non lo so... >>


<< Mi era mancata la tua famosa risposta! >> Esclamò Ila, con rancore, sputando una grande nuvoletta di fumo.


<< ...Tu, l’amore? >> Sibilò imbarazzata Federica, evitando quella freccitina, alcuni minuti seguenti.


<< Divinamente. >> Mentì la lavoratrice, non guardandola negli occhi; quando Ilaria non incrociava lo sguardo in quello dell’altra persona voleva dire solo una cosa:
che stava mentendo spudoratamente, e chi la conosceva per davvero, lo sapeva, lo capiva immediatamente, ma per Federica fù talmente un colpo basso,
da non rendersene conto.


<< Ah... quindi hai qualcuno/a? >> Chiese nuovamente lei, sgranando gli occhi, perdendosi nei suoi fiumi di pensieri...


<< Si...una donna, perchè? Sono talmente orribile da non poter... >> ma la più grande fù interrotta:


<< No. >> Una risposta secca, una parola unica, che però racchiuse molto altro ancora.


<< Okay... >>


<< Parlami di lei... >> Disse Fede dopo altri minuti trascorsi in totale silenzio, avvicinandosi curiosa.


<< Ehm... da dove comincio? >> Fece invece Ilaria, imbarazzata e in difficoltà: stavolta Vanessa non avrebbe potuto aiutarla, non le avrebbe interrotte,
nessuno avrebbe potuto farlo se non lei stessa...


<< Dal nome... >>


<< Samantha, ma si fa chiamare Root dalle persone più strette. >>


<< Come vi siete conosciute? >> Chiese ancora la scopetta, determinata a scoprire tutto quello che c’era da scoprire su quella tizia subentrata...che le aveva fottuto il posto.


<< Abitava, abita di fronte a me... potremmo definirla la donna della porta accanto... >> Risposte ironica Ilaria, ridacchiando teneramente.


<< Anni? >>


<< E’ grande... 32! >> Rispose la mora, mordendosi il labbro.


<< Wow... dai 15 ai... >> ma la Gagliardi non potè lasciarle terminare la frase, no sapendo dove andasse a parare:


<< Che ti importa, Fè? Perché questo comportamento? Perché ti sei riavvicinata a me dopo il modo in cui mi hai lasciata l’estate scorsa? >> Sbottò inaspettatamente,
buttando via la cicca della sigaretta ormai consumata fino al filtro, avanzando pericolosamente verso l’altra, che però rimase immobile al suo posto,
senza scomporsi.


<< Io... non so cosa mi sia preso... >> Ammise la piccola, con un tono diverso dal solito, abbassando lo sguardo.


<< Dimmi almeno il motivo... Non merito il tuo amore ma almeno una spiegazione, si. >> Ringhiò la mora, stringendo entrambi i pugni ai lati dei fianchi.


<< 'Non lo so, Ila... >> Sussurrò diventando più dura.


<< Ma come non lo sai!? E’ impossibile, e sono altamente stufa di queste tue scusanti.
Dentro di te hai tutte le risposte che ti servono è solo che non le vuoi ammettere. >> Alzò la voce Ilaria, fermandosi a fissarla.

<< ...non lo sai è l'unica spiegazione che sai darmi? Davvero? Possibile che in tutti questi mesi non sia cambiato nulla? >> Continuò incazzosa.


<< Senti...Parliamone stasera, okay? Scenderò a Tagliacozzo e... Qui passano troppe persone, e potrebbero sentirci... anche gli alberi hanno gli occhi e le orecchie
in questo paese, lo sai! >> Cercò di placarla, Federica, con sguardo colpevole e dolce, incrociando finalmente i suoi occhi a quelli di lei.


<< Non scendere da sola. Dobbiamo solo chiarire. >> Proferì sicura Ila, con voce fredda.
Il cervello non connetteva, le parole fuoriuscivano da sole senza un filo logico emozionale ed il cuore, beh...  di certo non poteva dare ascolto a lui.


<< Mi farò accompagnare da Vanessa...vorrà sfogarsi tanto... magari davanti ad un bicchiere di qualcosa, e con un bicchiere di troppo sarà più facile esprimermi... >>
Si corresse Federica, impacciata e lievemente impaurita da tutta quella rabbia...


<< D’accordo. Ora torno dentro, Vany mi starà cercando. >> Disse a quel punto Ilaria, non volendoci avere più niente a che fare per quella mattinata / pomeriggio.
L’aveva subita anche per troppo tempo, e da sola perfino.


<< Va bene, a più tardi allora! >>


Ilaria annuì e rientrò: si diresse dalla sua migliore amica che ormai aveva terminato il suo discorso, pronta ad aggiornarla sulle novità.


<< Ma dove eri finita? >> Domandò la Scipioni, afferrandola per un braccio.

<< Cosa mi sono persa? Ei, stai bene? Hai litigato ancora con Root? >> Domandò preoccupata per quelle due; alla fine dei conti, doveva pur ammetterlo:
insieme stavano veramente bene e le sarebbe dispiaciuto moltissimo se...avessero chiuso.
(Specialmente se la motivazione sarebbe stata una cerbiatta, scopetta, del caz...)


Ilaria negò.
Non aveva proprio la forza e la voglia di aprire bocca.
Le parole non sarebbero uscite per descrivere quanto si sentisse sbagliata, demente, e quanto fosse delusa ed arrabbiata.


<< Federica! Ci risiamo? >> Intuì senza ombra di dubbio, ricevendo un cenno positivo col capo da parte dell’amica.

<< Qui non c’è più niente da fare... andiamocene a casa mia. Devo assolutamente sapere! >> E dicendo così, la trascinò fino a sopra, dritte nella sua cameretta,
(che condivideva con le altre due sorelle), che ora però, non erano presenti...




[...]




<< ASSOLUTAMENTE NOOOO! QUESTA NON E’ NORMALE. STA FOLGORATA. BASTA, IO LA PICCHIO. >> Urlò Vanessa dirigendosi verso la porta,
determinata a portare a termine la sua “vendetta”, avendo saputo di quella scena fuori al cimitero, ma Ilaria la bloccò temporaneamente.


<< Ferma, non servono le maniere forti. Non sistemerebbero nulla. >> Soffiò la lavoratrice, esausta di tutta quella situazione che non faceva altro che ripetersi ogni tre per due.


<< Dici? Vogliamo scommetterci? Vuoi vedere che dopo averle riservato il mio trattamento personale, prenderà una posizione definitiva?
Invece di barcollare nel limbo? >> Continuò la Scipione, furiosa a dir poco.


<< Ed io dovrei scendere per ritrovarmi a fare il terzo incomodo? >> Continuò nevrotica.


<< Secondo te cosa dovrei fare? >> Domandò devastata , Ilaria.


<< Io non mi presenterei proprio. Le darei buca a sta stronza, egoista, repressa, confusa, falsa, bugiarda del cazzo...ma non posso di certo dirtelo io amò.
Sta a te decidere, io posso solo consigliarti di seguire l’istinto, le tue sensazioni, ciò che tu senti di fare. >>


<< L’ultima volta che l’ho fatto non è andata bene. >>


<< E non è detto che questa volta andrà meglio... Ila, ascolta...non hai certezze, non le hai mai avute, e prendere una decisione a questo punto è difficile,
soprattutto subirne le conseguenze lo è... potrebbe accadere qualunque cosa. Non sappiamo purtroppo cosa le frulli per la testa, per questo la scelta sta a te, solo a te. Io ti appoggerò sempre, nel bene e nel male, non dubitarne, però devi solamente avere il coraggio di farla, perchè stavolta, per mia sfortunata,
Federica ha fatto la prima mossa e tu sai anche meglio di me che in passato non è mai capitato. Non è facile lo so, ma non distruggerti internamente,
tenendoti tutto dentro, un giorno potresti pentirtene. Per quanto io non la sopporti e la farei soffrire ma soffrire veramente tanto, che ne sai se sia proprio lei il tuo futuro e non Root? Se Root fosse solo una pedina del Destino per far schiarire le idee a sta scema? >> Disse Vanessa, cercando di farla ragionare il più lucidamente possibile.


<< C’ho pensato, lo sai? Visto anche... ma mettiamola così, fai finta che tu fossi me, cosa faresti se lo scoprissi? Se dopo 2 anni e mezzo,
finalmente la persona che hai da sempre amato, si dichiarasse a te? Io non voglio che Root subisca brutte conseguenze, voglio che lei sia felice e se io non sono... >>

<< Ma devi pensare per prima a te, Ilà. Hai sempre messo avanti gli altri, e guarda te come ti sei ridotta... Io sicuramente la prenderei male, però...se venisse da me QUELLA persona, non lo so...probabilmente... e lascerei andare quell’altra... Non sono nessuno per costringerla a rimanere con me, non sono nessuno per impedirle di viversi il suo amore. >>


<< Aspetta Vanè... Io Root la amo. Su questo non ho dubbi. Ma se lei non amasse me? Mentre per Fede fossi solo una tentazione sessuale, un suo desiderio proibito,
un giocattolo da utilizzare per un po’ e poi gettar via? Sarebbe giusto per cederle? Rovinare una relazione...stabile? >>


<< Amò...Guarda, questo di certo non lo posso sapere io. Sei tu che l’hai vissuta, che hai vissuto entrambe, sei tu che ci hai passato del tempo insieme
e nessuno può sapere meglio di te ciò che prova l’una e l’altra. Qualcosa avrai pur capito, no? Non tutto, ma qualcosa ti avranno pure trasmesso ste due... >>


<< Ora la chiamo! >> Esclamò tormentata Ilaria, afferrando frettolosamente il telefono, digitando il numero a memoria.


<< Federica? Per dirle cosa? >> Domandò confusa, Vany.


<< No, Root. >>


<< Ah, okay... >>
 
Ilaria fece partire la chiamata e aspettò...



“Si?”

“Ehi, come va?”

“Tesoro, ciao. Bene diciamo, e a te?”


<< Root, attacca. Abbiamo da fare... >>
Sentì Ilaria ancora quella voce maschile.


“ Senti stella, ora non posso parlare, ti chiamo io quando posso, va bene?”

“Si può sapere con chi te la fai mentre sono via? Non è la prima volta che sento quella voce. Stamattina ho fatto finta di niente ma non passerò per idiota anche questa volta. Ti sarei mancata eh? Lo vedo come stai male. Come ti crogioli nel tuo dolore. Come stai superando la mia assenza... Facendoti un uomo...wow. Sei brava, Root.
Chi è? Come si chiama? Lo conosco? Che diavolo ha più di me, si può sapere? Ah, si, quasi dimenticavo... il biscotto. A te piace il biscotto intinto nel latte, hai ragione.
Che stupida sono stata... le ho sempre detestate per questo motivo le bi...perchè ho sempre saputo che se mi ci fossi messa insieme, prima o poi mi avrebbero sostituita con...ma non è questo il punto: si vede quanto mi ami, e sai che c’è? E’ tutta colpa mia, mi sono fidata di te, mi hai illusa. Sei come tutte le altre!
Pensavo veramente che tu fossi diversa, di aver trovato il vero amore, ed invece... Mi sbagliavo.”

Urlò la Gagliardi, iniziando a singhiozzare.
Aveva perso il controllo di sé.

“Ma che stai dicendo? Mi fai parlare?”

“No.”

“Stai sbagliando di grosso, Ilaria.”

“Come sempre, vero? Perché per te è questo che sono, un errore. Una distrazione... Ti avevo quasi creduta... dico davvero.
Ma una come te non potrà mai amare una bestia come me. Io non sono abbastanza per te, non sono alla tua portata. 
Lo sapevo fin dall’inizio ma...una parte di me ha voluto sperarci... provarci... perché ti amavo... Mi avevi quasi convinta...”


Vedendo la situazione precipitare, la Scipioni raggiunse Ilaria e tentò di farle mettere giù, ma purtroppo l’altra stavolta non l’ascoltò:

“Su cosa?”
Rispose fredda la Groves, sconvolta e con voce tremante a causa del macello che stava accadendo senza neanche accorgersene e dandole il tempo di replicare.

“...di essere la tua felicità...”

“Ilaria, dammi l’opportunità di spiegarti, ma non adesso, ti prego.”

“Grazie per tutti i momenti che mi hai donato, Root. Perché nonostante hai buttato tutto all’aria per una semplice scopata, forse senza nemmeno rendertene conto
ed agendo con le parti basse, mi hai regalato emozioni uniche e momenti indimenticabili. Tanti di quei ricordi sono impressi nella mia mente: il nostro primo incontro,
i nostri primi selfie, i nostri ammiccamenti, le nostre prime uscite, la serata karaoke, le tue coccole, i tuoi massaggi, il tuo profumo, i tuoi baci, i tuoi abbracci,
persino le paroline scritte e condivise su whatsapp... il giorno in cui io ti ho dato tutta me stessa e tu hai ricambiato e poi quella volta al mare...
Nessuno mai mi aveva trattata così. Nessuno mai mi aveva fatta sentire in questo modo, nessuno mai prima d’ora mi aveva trasportata a tal punto da mettere in discussione il mio futuro. Perché si, io lo sognavo al tuo fianco. Sognavo di essere veramente il bastone della tua vecchiaia...ma naturalmente non è il mio destino quello di essere amata, non sei tu il mio destino... Io mi sono strappata il cuore dal petto e te l’ho donato con tutta l’anima...e tu invece che custodirlo hai deciso di prenderlo a martellate fino a spezzarlo in mille pezzettini, fino a vederlo sanguinare per te... ma ti ringrazio comunque, grazie per avermi guarito dalla mia ridicola ossessione per l’amore.”

E citando così una frase di Mouling Rouge, la mora chiuse la telefonata.
Non era successo davvero.
Non poteva essere finita nuovamente così, non con lei...


<< A parte le tue idee un po’ confuse...che ti ha detto? Posso aver dedotto... >>


<< Era di nuovo lì, con lei. L’ho sentito...le ha intimato di attaccare... Non c’ho visto più, Vanè... >>


<< M-mi dispiace amò... >>


<< Io vado, prendo la corriera della 18.00 così poi passo a casa a cambiarmi e poi vi raggiungo, d’accordo? >> Fece Ilaria avviandosi sulla soglia della porta.


<< Alla fine che hai deciso? >> Chiese preoccupata la bionda.


<< Vedrò come si svolgerà la serata. Mi comporterò di conseguenza...speriamo solo di non intossicarci anche con quest’altra...non reggerei la batosta.
Quello che viene, viene. Senza troppe aspettative e programmi. >>


<< Quindi in poche parole hai seguito il mio consiglio, ovviamente. Ti lascerai andare dall’istinto... >> Disse evidente, Vanessa, sogghignando.


<< Si, almeno saprò che non mi sono costretta mentalmente. >> Ribadì l’altra, ricambiando con un leggero sorriso.
Si poteva notare da lontano un miglio che stava devastata, era irriconoscibile in volto.
Uno zombie.


<< A questo punto, non mi resta che augurarti un in bocca al lupo, amore mio! >>


<< Grazie mille, piccola. Crepi sto dannato lupo...una volta per tutte però. >> Sdrammatizzò Ila, uscendo da casa Scipione e avviarsi verso la piazza dove a breve sarebbe passato l’autobus che le avrebbe fatto fare ritorno a casetta.





 

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Capitolo 18
*** - SEVENTEEN - ***


- FLASHBACK-
(Dopo la telefonata “Rootaria”)


<< Sono stufo di questo numero. Sono mesi che le stiamo dietro senza risultati. Devi troncare. Ci stiamo allungando troppo, non fa altro che rallentarci questo tuo coinvolgimento. >> Sbraitò Reese, nell’auto.


<< L’hai fatto apposta non è vero? Due volte che mi ha chiamata, due volte hai parlato. Sapevi avesse reagito così... Mi hai messo alle strette, sei un emerito stronzo, John. Un bastardo professionista. >> Esclamò la Groves, entrando nel panico.
Non era riuscita a risponde alla più piccola per paura, dolore, e sentirla talmente provata la fece sentire dannatamente in colpa per tutto quello che aveva e non aveva fatto.
La loro situazione era complicata, lo era stata fin dal principio e lo sapevano entrambe, però...chi se lo aspettava che si rompesse tutto in quel modo?
Potevano ricostruire la fiducia, il loro rapporto?
Sicuramente se Root fosse rimasta immobile, no, ma fortunatamente il suo cuore innamorato le diede la spinta per mandare al diavolo il suo partner e il suo lavoro,
almeno per quella volta...


<< E adesso dove vai? >> Domandò l’uomo, alterato, vedendola scattare fuori dalla macchina.


<< Me ne vado. Continua questo appostamento da solo. Io ho cose ancora più importanti da risolvere. Devo almeno tentare di salvare la mia storia...e, l’unico modo per riuscirsi è andare da Ilaria e svelarle tutto. Non provare a fermarmi o convincermi perché è inutile. Lei per me viene prima di chiunque altro e tu non sai quanto lei sia instabile quando soffra. Se solo oso pensare ai suoi precedenti e che potrebbe benissimo rifarlo anche tuttora...NO! Devo arrivare in tempo e farla tornare lucida. >> Disse l’hacker, a tremila.


<< Non ho mai visto una Root pronta a mandare a puttane una missione per una...sciocca ragazzina. >> Ribattè John, ridacchiando nervoso.


<< Perché non hai amato nessuno all’in fuori di te. Ilaria ha saputo darmi quello che nessun’altro al mondo mi ha dato in tutti questi anni... anche sommandoli insieme,
non sarebbe ugualmente possibile. Lei ora crede cose inimmaginabili, e la capisco, non la biasimo, è partito tutto da me, è come se fossi stata io a...renderla ancor di più insicura e scavarmi la fossa da sola... >> Disse la donna, appoggiata al finestrino.


<< Come pensi di fare? >> Chiese di nuovo, il brizzolato, con un tono però, più rassegnato e calmo.


<< Le mie doti di Hacker mi indicheranno la strada...e poi, ho ancora la macchina dalla mia parte, quando vuole...Valuterò ogni via di fuga per arrivare a lei. >> Precisò ancora la donna, più determinata che mai.


<< A questo punto... Buona Fortuna, Root. Te ne servirà molta stavolta... >>


<< Grazie... Vi terrò in contatto. >> Disse lei, dileguandosi tra le viuzze dei quartieri, correndo a gambe levate per salire tempestivamente sulla prima metro passante,
direzionata verso casa sua.
Non poteva partire così, senza soldi, senza un paio di cambi e armi di scorta, e poi, ancora doveva accertarsi della localizzazione della ragazza e studiare il percorso.



-FINE FLASHBACK-







[...]




Nel frattempo a Tagliacozzo, in casa Gagliardi...



Quando Ilaria rincasò, si diresse direttamente in camera sua, barricandocisi dentro, evitando di dare spiegazioni ai suoi genitori, isolandosi da tutto e da tutti;
l’unica cosa che voleva fare era rimanere sola, e così fece.
Così si comportava nei momenti di sconforto, di distruzione: piangeva fino a perdere i sensi e crollare nel suo letto, sotto le coperte con gli occhi gonfi e rossi,
la gola che le bruciava, la testa quasi sul punto di esplodere per la pesantezza ed il suo cuore iniziò a batterle talmente impetuoso nel petto, che ebbe paura... sarebbe scoppiato stavolta?
Non riusciva a controllare quel malessere, la stava consumando velocemente dall’interno...esisteva una cura?
Se si, avrebbe dovuto sbrigarsi a trovarla.
Rimase addirittura a digiuno, spingendo il suo corpo al limite, rendendo debolissimo.
Si stava lasciando morire così, finchè non suonarono al ciofono...
Il tintinnio del citofono arrivò lieve all’orecchie della Gagliardi, ma non si alzò per andare ad aprire perché sentì la madre fare per prima;
sperò che non fosse ancora la vecchietta anziana che una volta le abitava di sotto...
Le voleva bene, per carità, ma quando andava a trovarli non era più che se ne andava.
Li tempestava di telefonate e si attaccava al campanello come un ape su un fiore: quanto rompeva...


<< Giovanotto? Ti cercano. C’è una tua amica...La faccio entrare! >> L’avvertì Cinzia, gentilmente, ma Ilaria non aveva proprio la forza di alzarsi;
sicuramente era Vanessa, e non aveva problemi nel farsi trovare da lei in quelle condizioni.


Poco dopo bussarono alla porta della sua stanza:


<< Avanti! >> Esclamò con un lamento e sbuffando, la moretta, tirando su la testa il giusto per guardare chi fosse l’intruso.


<< Root! >> Spalancò gli occhi e la fissò...


Successivamente osservò se stessa e si accorse di indossare un ridicolo pigiamone largo, fuxia e i suoi fedeli compagni di vita: gli occhiali.
Si maledì mentalmente: non avrebbe mai voluto farsi vedere con quel coso addosso, ma...neanche nei sogni se la sarebbe immaginata una scena simile.



<< Cosa ci fai qui? >> Domandò la padrona di casa, ancora non metabolizzando.


« Dovevo parlarti, ne ho bisogno. » Rispose sicura di sé l’adulta, facendo tutto automaticamente: entrò dentro, chiuse la porta a chiave e iniziò a camminare avanti
e dietro senza sosta.
Era nervosa, ed era evidente, non la smise un attimo di mordicchiarsi le unghie.
Poi all’improvviso si fermò e le rivolse finalmente tutta la sua attenzione.



<< Sei reale? >> Fece Ilaria, esterrefatta.


<< In carne ed ossa. Senti... non so nemmeno da dove cominciare. È tutto così difficile, ma proverò a farti capire. Forse avrei dovuto aspettare che tornassi a Roma,
o forse avrei dovuto dirtelo dal primo momento, ma non volevo complicare le cose, non volevo che pensassi male, però... non posso più aspettare,
ho rimandato già troppo e ho creato solo danni! >> Provò a dire qualcosa l’hacker, ma immediatamente fu interrotta dall’altra che si sedette sul materasso.


<< Aspetta, lasciami finire altrimenti perderò il filo e inizierò ad incasinarmi e... >> Ribattè Samantha, gesticolando come una quindicenne in difficoltà.


<< Sei davvero agitata, ma non voglio che tu dica altro, non voglio sentire parole o spiegazioni o giustificazioni da parte tua. >> Replicò l’altra,
interrompendola di nuovo.


<< Non mi pento di nulla, Ilaria. Non ho fatto male a nessuno. Anzi, ho agito sempre a fin di bene. Mai con un doppio scopo, MAI. Non è nel mio dna.
Io non ti ho tradita, credimi. Quello che tu hai sentito era John, era il mio... >>


<< ...famoso amichetto? Lo sapevo. Ero preparata a questo, tranquilla. Solo non...così presto, ecco. Se non ti ho reso felice in questo periodo bastava dirmelo.
Mi sarei spronata a cambiare, a migliorare, ma...credevo di farlo. >>


<< Quanto sei stupida! Secondo te, veramente avrei potuto farti una cosa del genere, sapendo i tuoi trascorsi? Non lo avrei fatto. Anche se fosse,
per primo te ne avrei parlato, ti avrei guardata negli occhi e ti avrei detto quello che non andava fra noi...e se fino ad oggi non l’ho fatto, un motivo ci sarà, non trovi? >>


<< Invece no, mi hai pugnalato alle spalle. Hai giocato coi miei sentimenti, col mio cuore. Mi hai fatto crollare il mondo addosso... Dilla la verità per una volta.
Ti ho fatto pena, ecco tutte le motivazioni. Ti faccio solo star male? Okay, d’accordo. Allora basta, finiamola qui. Basta con queste false...>> Disse Ilaria,
facendosi riempire nuovamente gli occhi di lacrime, ma non fu la sola.


<< Io non capisco. No, no che non l’ho fatto... >> Ribattè flebile, l’adulta, delusa.


<< Ho fallito con te, Root. Questo mi basta e mi avanza... >>


<< Hai deciso tutto da sola? Come sempre? Perché devi buttare sentenze senza interpellare l’altro? Io non la penso come te. TU non mi hai reso infelice, assolutamente. Io voglio a te e basta! Come fai a non capirlo? Mi sto inginocchiando davanti a te, sto implorando di credermi, di ...e tu mi stai spezzando il cuore.
In vita mia non mi sono mai piegata, per nessuno, mai e... mi stai buttando via senza un motivo logico. Non sono il mostro che tu pensi che io sia... e dentro di te,
lo sai! Mi hai letta, hai visto quanto amore c’è...in noi. >> Provò ancora e ancora, Root, sperando di farla ragionare.


<< Amore è un conto, renderti felice è un altro. >> Fece Ilaria singhiozzando e trattenendo a stento le lacrime.
Entrambe erano un fiume in piena, una valanga di emozioni incontrollabili, frenetiche...
Un dolore atroce le stava facendo annegare in quella stanza.


<< Mi stai lasciando? >> Chiese all’improvviso la bruna, senza giri di parole.


<< Praticamente l’hai fatto già tu scopandoti un altro! Con che coraggio torni da me dopo quello che hai fatto? Con quale faccia mi baceresti, faresti l’amore con me? >>


<< Stai delirando. Io non mi sono fatta proprio a nessuno. Ci sei solo tu nella mia vita e non voglio nient’altro e nessun altro. L’unica cosa di cui ho bisogno, sei tu.
E’ qui davanti a me. Io non le sento tutte queste cose che stai dicendo...Mi stai massacrando... Continuerò a ripeterti che non è così, tu mi fai felice, mi dai vita,
mi fai sentire amata, protetta, desiderata e...non crederai a quello che ti sto per dire, ma... nessun uomo mi ha mai fatta sentire in questo modo...come mi fai sentire tu. Con nessun uomo ho goduto come godo quando stiamo insieme. Nessun uomo si è mai preoccupato per me... Non ti rendi conto delle attenzioni che mi dai e cosa provochi... >>


Ilaria scosse la testa, sorridendo amaramente.

-Quanto vorrei che tutte queste parole fossero vere. Quanto vorrei potermi fidare ciecamente di te. Dimenticare, perdonarti. Quanto vorrei che mi amassi veramente.-


<< Per me è normale farlo... quando ami una persona ti viene spontaneo... >>


<< No. Non è da tutti. L’ho provato sulla mia pelle. Nessuno mi ha mai apprezzata come te. >>


<< Hai rovinato tutto... Sei una bugiarda, falsa. E perché poi? Perché non posso darti quello che vuoi. Ma non lo sapevi prima di metterti con me e farmi innamorare? Anche se non sembra, r tutti mi scambiano per un  maschietto, svegliaaaa... sono una ragazza.>>


<< Pensi sia realmente così? Pensi che io sia una doppiogiochista, che gode ad usare le persone? Se è così mi dispiace... ma non hai  capito proprio niente di me.
Chi sono io... Mi dispiace che, l’amore che provo per te non ti sia mai arrivato... Non sarò capace a trasmetterlo, però...
Quello che è successo tra noi è stata la cosa più bella che potesse capitarmi e sono sincera… Non sono egoista, come dici tu, o forse sì, ma dipende dai punti di vista… Io non faccio le cose per darti un contentino o per farti stare a cuccia. in primis lo faccio se fa stare bene a me, ed io sono certa di ciò che ho sentito e provato. Ci ho messo un po’ di tempo per capire i miei sentimenti, ho passato nottate a riflettere e ad analizzare me stessa, ma...un giorno tutto mi si è e fatto più nitido...
Non puoi, non devi... Non essere così testarda, ti prego. Io non ho mai preso in giro nessuno, tanto meno te. >> Continuò Root, aprendo il suo cuore come mai prima d’ora, spostandosi verso la ragazza di fronte a lei, afferrandole le mani.

 
<< Root... >> Provò a fermarla Ilaria, ma subito venne zittita.
 
<< Non ho finito. Fin dal nostro primo scontro, ti ho sempre detto che per me l’amore è universale, non ha sesso, razza, religione, o età, non c’è differenza...
Non mi etichetto, non l’ho mai fatto perché secondo me non serve. Se ami, ami e basta. E di certo non ti innamori di quello che una persona ha in mezzo alle gambe.
Ci sono cose che non comprenderesti mai se te le dicessi adesso... non vuoi ascoltarmi e... sto solo sprecando fiato. Sei ferita e...va bene, cioè non va bene nulla ma... non posso costringerti a fidarti di me. E’ anche normale adesso... Ma ribadisco, ascoltami e guardami dritta negli occhi... poi dimmi se ti sto mentendo... >> Continuò con voce tremolante, l’hacker.


<< Tra me e John, non c’è stato niente e mai ci sarà. Siamo solo amici e...non posso espormi ma c’è qualcos’altro di grosso in ballo, Ila.
Possiamo definirlo collega, ma stop. E tra l’altro, è impossibile, non hanno senso i film che ti sei fatta: io e John non abbiamo nulla in comune,
siamo totalmente incompatibili. >> Ridacchiò nervosamente.

<< E noi? >> Domandò la più piccola, perdendosi in quei due smeraldi che inaspettatamente luccicarono incredibilmente.


<< Hai detto...noi?! Wow...è bello sentirlo uscire dalle tue labbra... >> Se ne uscì commentando di getto, la Groves, abbozzando un sorriso soddisfatto e pieno di speranza, ma Ila a quella sua affermazione, sospirò e abbassò lo sguardo, evasiva, facendo così, ritrarre anche la donna, che tornò sui suoi passi:


<< Comunque... tante cose! Tu sembri una piccola me...me la ricordi parecchio. Fin da subito mi sono rivista in te, Ila...non sono tutte delle coincidenze.
Una, okay, due, anche, ma poi...devi ammettere che molto probabilmente è destino. Non voglio farti nessun lavaggio del cervello, precisiamo,
ma io sono sicurissima di questo. Me lo sento. Poi amiamo la musica, per noi è ossigeno e...altre cose che non voglio raccontare ora.
Sono qui per farti tornare in te. Tutto quello che c’è stato tra di noi, è vero. E’ reale. Perché negarlo e reprimerlo? >>


<< Perché l’amore è soltanto un invenzione. Una speculazione. Io non provo più alcun sentimento positivo...da tempo. Me l’hanno cancellati a forza,
calpestandomi e facendomi odiare qualunque cosa...Le uniche due persone per cui provo ancora amore sono Vanessa e mio fratello...quell’esserino che avrai visto
di là quando sei entrata. >>


<< Non c’era. >>


<< Allora starà già dormendo... >>


<< Quindi... io non rientro nella tua lista... >>


<< Come potresti visto che mi hai scopata e subito dopo sostituita? Sono stata la tua ennesima conquista scommetto; sei contenta adesso? >>


<< Cosa...? Non è vero... non sei lucida, hai la mente annebbiata e non sai quanto veleno mi stai sputando addosso.  Mi sono illusa...
Sei tu quella che è stata sempre infelice con me. Io non ti ho dato mai niente di buono, giusto? Solo parole, nessun gesto d’amore. Mai... hai ragione,
sono la peggiore di tutte. Io sono crudele, stronza, da ricovero, insomma...una merda vivente.  Sono una nullità... e tu sei l’ennesima sociopatica che incontro sulla mia strada. Ho una calamita per voi... >>



<< ...chi altro c’è? >>  Chiese di rimando, Ilaria, incuriosendosi e innervosendosi ancora di più.


<< C’era...è morta... >> Rispose Root, alzandosi dal letto e allontanandosi dalla moretta, posizionandosi davanti alla finestra che dava sul terrazzo privato della Gagliardi, ammirando quello sfondo che le si prospettò all’improvviso.


<< Oh, mi dispiace, non volevo... >> Tentò la giovane, mortificata, raggiungendola.


<< Non fa niente. >>


<< ...che...ruolo aveva? >> Domandò


<< Era importante per me...ma questa è un’altra storia... >> Fece Samantha, liquidandola.


<< Ascolta, io devo uscire tra poco. Dovrei cambiarmi! >> Dichiarò Ilaria, improvvisamente, come se nulla fosse e con una nonchalance non indifferente,
che portò l’adulta a guardarla stranita, approfittando per riprendere fiato.


<< Oh, okay. Me ne vado, non ti disturbo più. Ero venuta per... ma non ero pronta ad un simile e doloroso addio. >> Root apparve ferita, distrutta.
Non sapeva più cos’altro dire.
Era tutto inutile ormai.
La donna non ce la fece, non riuscì ad accettare l’idea che quella meravigliosa creatura se ne andasse via da lei.
Lo sapeva, non era normale pensarlo, ma altrettanto non voleva che Ilaria si allontanasse da lei...
Purtroppo però, in quel momento non si degnarono nemmeno di uno sguardo.
Inchiodò i suoi occhi a quella della Gagliardi per un ultima volta, prima di uscire da quella stanza che ormai la stava soffocando e si sentì davvero ridicola,
ma quelle emozioni la sopraffaranno...
Si sforzò per riprendere il controllo di se stessa e cercare di fare la cosa più giusta per lei, ma… neanche l’autoconvinzione funzionò:

-Devo volermi bene. – Pensò la bruna, ma il cuore sembrò avere maggiore influenza sul resto.


<< Ci si vede, Ilaria... >> Soffiò l’hacker, non dando all’altra il tempo di rispondere, andandosene a passo svelto, salutando velocemente i genitori della ragazza
con un semplice “Arrivederci”.


Improvvisamente apparve tutto più vero, più confuso, più doloroso; era un addio?
Era finita definitivamente?
Avrebbero potuto restaurare un rapporto in futuro?
Fatto sta che Root, ancora una dannata volta, non era stata in grado di confessarle la verità, ma forse in quel momento fù meglio così, Ilaria non avrebbe cambiato idea,
anzi, sarebbe stato ancora più inverosimile con un esito ancor di più devastante.
Scappò via, corse lontano, per un paio di isolati, sotto quella pioggia inaspettata, poi prese la macchina e guidò per non so dove, senza meta,
con la consapevolezza che non sarà mai sazia di quella testa matta e forse mai lo sarà.
L’aveva guardata prima di aprire la porta, ed i suoi occhi sembrarono gridare “Resta, resta, ti odio, e ti amo, ma ti prego, resta.”
Le si spezzò il cuore.
Fù dura, ma non potette restare ancora un po’; avrebbe voluto, ma… no.

L’immagine di un’Ilaria sconsolata le rimase impressa nella mia mente, facendola sentire una merda, una stronza che qualche giorno fa l’aveva ferita e oggi le aveva dato il colpo di grazia. In qualche modo...

<< Mi odierai, lo so. Ma forse è meglio così, non merito altro da te. >> Disse Root convinta, mentre guidava , sotto shock.

Cercò di contenere il dolore, ma la gola iniziò a farle troppo male e i lamenti che fino a quel momento aveva tenuto dentro, vennero fuori.

<< E’ tutta colpa mia, vaffanculo! >> Gridò inchiodando con l’auto, sbattendo più volta le mani sul volante per la rabbia, la frustrazione;
sentì la sua anima lacerarsi e non riescì a smettere di singhiozzare.
Quello che stava tentando di mandare giù era più che un boccone di veleno amaro...





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*POV. I.*


Esci dalla stanza dopo avermi rivolto quell’ultimo mezzo sorrisetto e solo quando sento il rumore del chiudersi della porta metabolizzo cosa è successo.
Lo sai cosa significa, Root?
Uscendo da questa casa sei uscita anche dalla mia vita.
Posso immaginare come ti senti, ti trovi in una situazione difficile, ma io cosa dovrei fare? Ci sono anche io di mezzo, i miei sentimenti sono stati toccati e ora rischiano di essere disintegrati.
Non posso aspettarti tutta la vita, specialmente perché so che l’attesa non servirà a nulla.
Non riesco a non pensarti con un altro che non sia io, impossibile.
Quelle scene continuano giorno dopo giorno ad inquinarmi la mente ed il cuore, e di notte appena sto per addormentarmi vengo puntualmente invasa da quest’incubi, incubi inerenti a te, a noi e su quel John di cui posso immaginare solamente la fisionomia visto che, non ho mai avuto il piacere di conoscerlo...
Lui che, in preda ad un attacco di gelosia, dà di matto, ti picchia, poi picchia me perchè mi sono messa in mezzo per proteggerti, ti violenta davanti i miei occhi per farmi uno sfregio, insomma, non dormo più e questo non va affatto bene, vorrei riprendere in mano la situazione, vorrei non essere mai tornata qui, vorrei non aver mai rivisto LEI, perché fondamentalmente è questa la verità rivederla e affrontarla mi ha scosso nel profondo,
mi ha mandata in tilt e poi tutto il resto è venuto da sé.
Mi maledico davvero per questi pensieri strani, mi uccidono lentamente e conviverci mi sembra davvero impossibile.
Sono qui, sola in questa stanza e mi disintegro nel silenzio.
Il mio cuore sta soffocando e quelle lacrime non fanno altro che riempire i miei occhi, bruciandomeli, come se fossero acido.
Poi decido che è realmente ora di andare all’appuntamento con Federica e Vanessa, non posso fare tardi, devo distrarmi, rilassarmi e godermi questa serata, visto che come queste non me ne capitano praticamente mai.
Mi ricompongo e cerco di rendermi presentabile, devo uscire da questa casa prima che sia troppo tardi, prima che tutto il dolore che abbiamo buttato via,
mi inghiotti definitivamente.


Nel frattempo i miei genitori si erano spostati in camera da letto, così passando per la cucina, mi venne il lampo di genio di approfittarne e così aprii il frigo: come sempre l’imbarazzo della scelta, bottiglie di alcolici a go go, e su cosa potevo puntare per una bella scarica di andrenalina pura?
Roba forte questa volta, non amari o creme dolci, quelli dopo con le altre, assolutamente si.


<< Vada per la tequila! >> Esclamai in un soffio di voce, per poi afferrarla e stapparla: fortuna che l’avevano già aperta e quindi non c’avrebbero fatto caso di un paio di dita di meno.

Mi rifuggiai al bagno, mi lavai, tornai in cameretta mia, scelsi cosa mettermi e in tutti questi giri, la bottiglia di Tequila, finì.
Senza rendermene conto.


<< Oh oh, che cazzo! >> Commentai in un secondo momento, completamente nel panico.


Oramai l’unica cosa che potevo fare, era buttarla nel secchietto del vetro, poi domani, a mente lucida, avrei pensato ad una scusa da usare con Cinzia
e Antonio.




----

<< Ilaria noi stiamo uscendo. Ci hanno chiamato Michele e Lucia per festeggiare il loro anniversario di matrimonio! Hai le chiavi? >> Esordì improvvisamente la madre,
appoggiandosi alla porta.


<< Dio, ti ringrazio! >> Esclamò Ilaria rilassata, rivolgendo uno sguardo beato al cielo.


<< SIII, TRANQUILLA. DIVERTITEVI, MI RACCOMANDO. >> Continuò nel tentativo di non far trapelare nessun dettaglio spiacente a causa della sua voce tremolante.


<< Grazie, anche voi. E mi raccomando, non fare troppo tardi. A domani! >>


<< Grazie mà. Anche voi... a domani! E fa gli auguri a Michele e Lucia da parte mia! >> Fece la giovane, per poi finirsi di preparare al volo;
aveva optato per una giacca nera, una camicia a quadri marroncina chiara, con righette bianche e nere, abbottonata fino al collo, ed un paio di pantaloni aderenti dello stesso colore prevalente della camicia, poi si truccò come sempre, stivaletti neri, con un leggero tacco spesso e delle frange che ricadevano dalla parte esterna della scarpa, si piastrò i capelli e via...era finalmente pronta per una serata coi controfiocchi.


Appena iniziò a scendere le scale del condomio, ecco che il suo cellulare squillò: sms da parte di Scricciolo, alias Federica.


“ Lo so che le donne si fanno aspettare, però...tu ti stai facendo attendere troppo. Il gioco ne varrà la candela? Noi siamo arrivate al Medioevo,
e intanto abbiamo ordinato un primo giro...Spero non ti dispiaccia. –F”


Ilaria ammiccò soddisfatta, un qualcosa le diceva che si sarebbe divertita veramente:


“Chi lo so...ma l’attesa intensifica la curiosità... Comunque non preoccuparti, avete fatto bene, io sto arrivando, 5 -  10 minuti e sono lì da voi.
E tieni a bada Vanish, mentre vi raggiungo. See you later.”


Le aveva fatto proprio bene quella bottiglia, sia al corpo che alla mente.
Senza pensieri, senza dolore, solo una grandissima voglia di andare avanti...

 

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Capitolo 19
*** - EIGHTEEN - ***


<< Eccomi, perdonate il ritardo. >> Esclamò Ilaria, tutta barcollante, una volta arrivata al locale dove la stavano aspettando le ragazze.


<< Oh, finalmente: è arrivato il figlior proodico. Dove cazzo stavi? >> Fece Vanessa, incazzata per essere rimasta troppo tempo sola con quella stronza.
E fortuna che l’aveva avvertita precedentemente.


<< Ho avuto...un imprevisto... scusami... ma ora sono qui. >> Rispose la mora, più evasiva possibile;
non le andava di raccontare quello che era accaduto poco prima con Root, specialmente davanti a Federica, perché qualcosa le diceva che avrebbe goduto
nel sentire la notizia, e non poteva di certo darle quella soddisfazione, ma dallo sguardo che le rivolse la sua migliore amica, capì di aver toppato...
Vanessa non ci era cascata.  


<< E devi farti perdonare... >> Esordì Fede, sorridendole maliziosamente.


<< Come? >> Controbatté Ila, stando al gioco.
Poteva benissimo reggerle testa e con tutta quella tequila in circolo, si poteva dire che aveva già vinto in partenza.


<< Beh, vedi tu. Come preferisci. >> Continuò la cerbiatta, portandosi il bicchiere alle labbra, sorseggiandolo con una lentezza estrema.


<< A me offrimi da bere, grazie! Ho bisogno di un secondo e poi un terzo giro alla calata per sopportarvi. >> Sbottò la biondina, contrariata,
facendo ridacchiare le altre due, che successivamente si imbarazzarono e scambiarono occhiate eloquenti.


<< Okay, dai, iniziamo. >> Terminò così la Gagliardi per poi cominciare ad ordinare per tutte e tre, dando inizio a quel sabato sera coi fiocchi.



...



Mischiarono di tutto, dal prosecco al Jack Daniels, dalla degustazione delle birre artigianali della casa al cosmopolitan, dal Bayles al limoncello,
per poi provare persino anche un paio d’amari; praticamente avevano appena dimezzato la cantina e le scorte del pub, raccontandosi nel frattempo gli inediti,
delle barzellette, cazzate sparate a non finire; insomma, quelle ore passarono troppo velocemente, forse anche troppo.

Grazie a quel loro stato catatonico, Federica ed Ilaria si avvicinarono parecchio da condividere quel preciso istante, estraniando Vanessa senza però farlo apposta,
ma dopo mesi interi di silenzio, la Scipioni non le biasimò, così si mise da parte ad osservarle, non trascurando naturalmente i suoi drink.
Non riusciva a starsene calma e buona ad osservare quelle scenette, quel quadretto amorevole, senza buttar giù abbastanza alcool da offuscarle la vista e la mente.
Non poteva dire la sua, altrimenti avrebbe preso a calci quella vipera fin da subito, doveva trattenersi per Ilaria vista la sua nota e pazza scelta.
Il sangue le ribollì in corpo, fremeva dalla voglia di sputarle in faccia tutto ciò che pensava di lei, distruggendola completamente, ma non poteva;
aveva dato la sua parola alla migliore amica e questo la stava facendo impazzire... Conosceva il modo di fare e i piani di quella zoccoletta e non le piacevano affatto, tanto meno se riguardavano Ilaria, doveva trovare un altro modo per fermarla in tempo prima che la moretta avrebbe nuovamente provato qualcosa nei suoi riguardi...
 

Si aggiornarono persino sulle novità e sui cambiamenti relativi al loro paesello, spettegolando come erano solite fare le vecchiette di zona, per non parlare poi,
delle 6241 domande fatte da Federica ad Ilaria, alla quale rispose con nonchalance.
Troppo ubriaca per capirne il doppio fine.


Improvvisamente il telefono di Vanessa iniziò a squillare, e forse per la prima volta, ringraziò Dio per quel tempismo perfetto, l’aveva salvata;
se non poteva aiutare l’amica allora era meglio allontanarsi da quella situazione, tanto c’era o non c’era, era la stessa cosa:
“Cuore non vede, Occhio non duole”.
Le avvertì al volo e si dileguò per rispondere alla chiamata.



<< Oddio, questa è fantastica! Andiamo a ballare, dai! >> Esclamò la giovane cerbiatta, alzandosi entusiasta e carica,
afferrando il polso della Gagliardi con una prontezza ed un’estrema facilità, trascinandola al centro della pista da ballo del pub.
Non si ritrovarono le uniche a ballare, anzi, la stanzetta si riempì immediatamente con tutte coppiette affiatate...
Quella era una delle canzoni preferite di Fede, vecchio stampo ma remixata negli ultimi tempi e non poteva di certo perdersela, soprattutto ora che,
erano rimaste solo loro due...


https://www.youtube.com/watch?v=52iW3lcpK5M  (Into The Groove  -  Madonna)



“E tu puoi ballare per l’ispirazione
Dai, sto aspettando.
Entra nel groove
Ragazza, hai avuto modo di provare
Il tuo amore per me, yeah
Alzati in piedi, sì
Entra nel ritmo
Ragazza, che cosa sarà?”


Cantò Federica, introducendo la canzone, che Ilaria aveva riconosciuto molto bene.
Come poteva non ricordarsi di quel meraviglioso brano, scritto e cantato dalla spettacolare Madonna?
Andava pazza per quell’artista.

La ragazzina l’aveva afferrata per il colletto della giacca e aveva preso ad indietreggiare ancheggiando a ritmo di musica, mantenendo comunque la giusta vicinanza
con l’altra, che era rimasta ancora scioccata da quello che stava succedendo.
Si stava facendo manovrare praticamente, era in balia di lei e la cosa più fastidiosa di tutte fù sapere che la testa non faceva altro che dirle di reagire,
di fare qualcosa, di fermarsi, mentre il corpo, fece l’opposto: acconsentì a quel gioco... consapevole che poteva facilmente bruciarsi.
 

“La musica può essere una tale rivelazione
Ballando intorno a te, sento la sensazione dolce
Potremmo essere amanti, se il ritmo è quello giusto
Spero che questa sensazione non finisce mai stasera
Solo quando sto ballando posso sentire questo liberta
Di notte chiudo le porte, dove nessun altro può vedere
Sono stanca di ballare qui tutta sola
Questa sera, voglio ballare con qualcun altro


Federica continuò a ballare contro l’amica, usandola come un palo, strusciandocisi di schiena, appizzando quel sederino sodo a mandolino contro il basso ventre dell’altra, sapendo di metterla in serie difficoltà provocarla in quel modo, e le piaceva.
Aveva la situazione in mano ed Ilaria ai suoi piedi.
Tutta per lei.
Poteva fare qualsiasi cosa e l’altra non si sarebbe tirata indietro.
Quello fu proprio il dettaglio che penalizzò la Gagliardi: rimase pietrificata a fissarla, boccheggiando, in tutta la sua bellezza,
quel corpo minuto ma dannatamente invitante la stava chiamando, si muoveva pieno e con desiderio... solo per lei.
Solo nei suoi sogni erotici aveva visto una scena simile, non ci avrebbe mai sperato.
Era praticamente impossibile, ed invece, bastò farle mandare giù alcuni bicchieri, et voilà!
La ragazzina timida, introversa e fredda che conosceva un tempo si era trasformata in una mangiatrice di...donne?!

La povera moretta inghiottì più volte pesantemente e con difficoltà, anche invano, rimanendo fulminata da quell’assurda ed impressionate scioltezza e intraprendenza;
era l’alcool, altrimenti quando mai lo avrebbe fatto da sobria!?
MAI.
Questo continuava ripetersi tra sé e sé, per non combinare alcun guaio irreparabile.
Si morse il labbro inferiore quasi a sangue per trattenere i suoi istinti animaleschi,
riuscendosi ad avere un controllo...ma per quanto ancora?
Quella sera non era nella giusta ottima per respingerla, era stata ferita, distrutta, dalla donna che amava e l’unica cosa che voleva trovare in quel momento era una consolazione, sentirsi nuovamente “importante” per qualcuno, anche solo per una notte.
Ne sentiva il bisogno, e quel comportamento allettante di Federica non la stava mettendo sulla retta via.



“Entra nel groove
Ragazzo, hai avuto modo di provare
Il tuo amore per me, yeah
Alzati in piedi, sì
Entra nel ritmo
Ragazzo, che cosa sarà?
Ho intenzione di conoscerti in un modo speciale
Questo non accade a me ogni giorno
Non cercare di nasconderlo, l’amore non si può travestire
Vedo il fuoco che brucia nei tuoi occhi


A quel punto la ragazzina si voltò, inchiodando i suoi occhi in quelli di Ilaria, ormai dilatati dall’eccitazione del momento e canticchiò quell’ultima strofa in una maniera dannatamente seducente e sexy, con un tono che, prima d’ora non le aveva mai sentito usare.
Sapeva come eccitarla, sapeva cosa le faceva sangue, ma successivamente Ilaria non rimase con le mani in mano come all’inizio, anzi, decise di darsi una svegliata; stando ferma non avrebbe placato quel vuoto provocatole da Root, così poggiò le mani sui fianchi della cerbiatta, lasciandole scorrere lungo quella sagoma slanciata, bollente e sudata, soffermandosi sui punti più sensibili per una donna, facendola rabbrividire sotto il suo tocco:
VERAMENTE?

L’odore dell’alcool mischiato a quello del suo dolce profumo la mandò in estasi, non parlando poi, di quando la vide sussultare e...ansimare?
DAVVERO?

Federica incrociò le braccia dietro al suo collo e si avvicinò ancora di più, respirando affannosamente a pochi centimetri dal suo volto,
sporgendosi verso il suo orecchio...

DELIRIO.
Diavolo tentatore.
Seduttrice.
Inferno,
Paradiso.
Eroina pura.

Ilaria non ci stava capendo più nulla.
Esistevano solamente loro due ora, in quel mix di sensazioni e di luci alternanti, contornate da quella melodia passionale che guidava i loro corpi come fossero burattini.


“Solo quando sto ballando posso sentire questo liberta
Di notte chiudo le porte, dove nessun altro può vedere
Sono stanca di ballare qui tutta sola
Questa sera, voglio ballare con qualcun altro
Entra nel ritmo
Ragazza, hai avuto modo di provare
Il tuo amore per me, yeah
Alzati in piedi, sì
Entra nel ritmo
Ragazza, che cosa sarà?
Vivi la tua fantasia qui, con me
Lascia che la musica ti liberi
Tocca il mio corpo e muoviti con il tempo
Ora lo so, tu sei mia
Ora lo so, tu sei mia
Ora lo so, tu sei mia
Ora lo so, tu sei mia”



Di male in peggio.
La giovane l’aggirò sensualmente, sfiorandole le spalle, i capelli, scompigliandoli un poco,
per poi soffermarsi schiena a schiena, buttando all’indietro la testa poggiandola nell’incavo del collo, scendendo sulle gambe, per poi risalire in un secondo momento
e tornare di fronte...
Infilò una gamba tra quelle di Ilaria, unì i loro bacini e prese ad ondeggiare, sculettando, dando delle leggere spinte contro l’altra che avvampò di botto.
Federica stava realmente giocando con il fuoco e per quanto poteva essere rispettosa Ilaria, era pur sempre una ragazza a cui piacevano le ragazze,
per non parlare poi, di quel piccolo debole che ancora provava nei suoi confronti; la giovane non ne sarebbe uscita indenne se avesse continuato.

Si leccò le labbra e si concentrò sul ballo e sulla sua stessa espressione, sperando di non far trapelare niente, anche se, sapeva di aver toppato.



“Entra nel ritmo
Ragazza, hai avuto modo di provare
Il tuo amore per me, yeah
Alzati in piedi, sì
Entra nel ritmo
Ragazza, che cosa sarà?”


A fine brano, Federica optò di finire in bellezza, avvinghiandosi all’altra per un caschè; prontamente Ilaria l’afferrò e la tenne stretta a sé,
accompagnandola in quel movimento.
Una volta tornata su, nel silenzio della sala, in cui improvvisamente scoppiarono boati d’acclamazione uno sull’altro, le Fedila si guardarono intensamente negli occhi,
respirando a fatica, non accorgendosi però, della presenza in un angolo della Scipioni che evidentemente, dalla sua faccia disgustata ed incredula,
aveva assistito a quasi tutto.


<< Ne approfittiamo per fumare? Mi accompagni fuori? >> Domandò gentilmente Federica, prendendo la palla al balzo.
Aveva bisogno di aria fresca, pulita, doveva tornare in sé.
Non si era regolata, ed Ilaria altrettanto.

Quest’ultima sorrise e annuì, per poi seguirla in silenzio fino all’esterno del locale, dove si accesero entrambe una sigaretta e rimasero in silenzio finchè non ci pensò la stessa Federica a rompere quell’imbarazzo:


<< In effetti , credo che abbiamo esagerato stavolta... >> Esordì titubante ma divertita.


Ilaria in risposta concordò con la ragazza, abbozzando un sorrisino e si appoggiò al muro a causa dell’improvvisa tremarella alle gambe, inspirando una bocca di fumo.


<< Abbiamo dato uno spettacolino non indifferente! Ti immagini c’hanno ripreso? >> Commentò ridacchiando, pensando ad una cosa simile.


<< Il colmo! Outing... >> Rispose spontaneamente Federica, immobilizzandosi solo dopo aver fatto marcia indietro con la mente...
Cosa aveva appena detto?

Il volto sconvolto di Ilaria confermò il tutto.
La situazione lì fuori si trasformò: mentre dentro era tutto più naturale, fluido, caldo, ora sembrava essere passata Killer Frost a congelarle.


<< Sbaglio o, oggi pomeriggio volevi parlarmi? >> Domandò improvvisamente la Gagliardi, prendendo alla larga il discorso, adesso più che mai,
disarmando Federica che venne colta alla sprovvista.
La sua espressone parlò da sola.
Non sapeva come reagire, cosa dire, come comportarsi; all’improvviso si sentì nuda, spenta, inerme di fronte a lei, proprio come succedeva un tempo quando la guardava come solo Ilaria sapeva fare, come quando le sussurrava paroline dolci che riservava solo ed esclusivamente per lei, ma nelle altre occasioni ormai aveva imparato a camuffare le sensazioni, le emozioni...
Era la numero uno quando si trattava di mostrarsi impassibile ed insensibile.


<< ...Io... non so cosa mi sia preso oggi... >> Proferì però,  insicura, evitando palesemente di guardarla.


<< Ei, ma...sicura che va tutto bene? >> Chiese successivamente Ilaria, inchiodando gli occhi su Federica, che apparve in serie difficoltà.


<< Boh, non lo so... non so più niente in effetti... sto passando un periodo in cui...Sono confusa. >> Ammise con un tono strano.


<< Perchè confusa? >>


<< Non lo so, Ilaria. >> Divenne più dura, fredda, distaccata.
Ecco il famoso scudo che lei conosceva fin troppo bene.
Le era sembrato stranissimo che ancora non lo avesse alzato.


<< Come non lo sai!? >> Tentò ancora la più grande, nell’intento di spronarla e sboccarla, usando un tono più accondiscendente, basso, dolce;
non voleva farla scappare adesso che mancava poco...

<< Non lo sai è l'unica spiegazione che sai darmi? Ci deve pur essere stato un evento dentro di te che ha scaturito questo tuo cambiamento, questi tuoi dubbi, incertezze... Devi solo scavare nel passato... attentamente, ed è così che capirai qual è il tuo problema... qual è la mancanza che hai accusato, e solamente così potrai poi risolverlo e tornare quella d un tempo...la ragazzina spensierata, serena, e dolce che eri. Quando volevi... >> Quelle parole arrivarono come uno schiaffo a Federica.
Per un attimo l’aveva dimenticato come fosse parlare e passare del tempo insieme alla Gagliardi... la faceva sentire totalmente un’altra persona,
libera di essere come voleva, senza paura, senza limiti...
Quel suo sdrammatizzare poi, l’aveva sempre fatta impazzire.
Riusciva a minimizzare tutto, anche nelle situazioni più brutte, pesanti, dove non c’era alcun via d’uscita o alcuna luce in fondo al tunnel,
al fianco di Ilaria un barlume di speranza spuntava.


<< Io… >> La più piccola cercò di aprire la bocca e far uscire una qualsiasi frase di senso compiuto ma, inaspettatamente perse tutta la sua sicurezza in un battito di ciglia.


<< So che abbiamo avuto una storia travagliata e...mi dispiace, ti devo delle scuse. Sarò stata pesante, ti sarai sentita oppressa, infastidita e magari altro ancora, però... Nonostante sia andata così fra noi, io ci tengo a te, nulla potrà cambiare questo, e tu potrai continuarmi a cacciare tutte le volte che vuoi,
ma io sarò sempre qui pronta ad aiutarti e a farti rialzare. Hai capito, Federì? >> Proferì dolcemente Ilaria, ma con aria determinata e sicura,
pensando giustamente di rimanere a distanza di sicurezza, peccato che l’altra non la pensò uguale: a quelle parole sentì una scossa lungo il corpo che la incentivarono a muoversi, ad avvicinarsi alla Gagliardi, con un’estrema lentezza che permise di osservarsi totalmente, nel profondo, come a far l’amore con gli occhi.


All’improvviso però, come un colpo di fulmine, Federica si ricordò:


<< Come va con Rita? >> Domandò bloccando la sua avanzata, facendo finta di nulla e cambiando discorso.


Ilaria sgranò la mascella e sbattè le palpebre.
Come se n’era uscita?
Stava testando il terreno?
Era una causa persa fin dall’inizio, aveva ragione Vanessa, naturalmente.
Sospirò e abbasso lo sguardo a terra, delusa.


<< Domanda di riserva? >>


<< Che ho detto? Avete litigato per caso? >>


<< NO... è finita, abbiamo rotto. >> Rivelò ormai Ilaria, sentendosi costretta a rivelare quale fosse la verità; fingere con Federica le era da sempre stato difficile.


<< Da quando? >>


<< E’ il motivo per cui sono arrivata tardi. Mi si è presentata a casa e...ci siamo lasciate. >> Spiegò con un riassunto breve, la Gagliardi, evitando il suo sguardo:
non l’avrebbe retto adesso.


<< Possa fare qualcosa per te? >> Chiese Federica di rimando, tornando ad avvicinarcisi, appoggiandosi di lato, di fianco a lei con la spalla destra contro il muro.


<< ...Dimmi perché l'hai fatto?! Il motivo di quel...balletto di poco fa.
Sembrava tutto tranne che un semplicissimo ballo da discoteca. >> Sbottò diretta, Ila, voltandosi sull’altra spalla, ovvero la sinistra, finendo così, una davanti all’altra.
 

All’improvviso una melodia piuttosto alta, proveniente da dentro il locale, le avvolse, facendole da sottofondo:   https://www.youtube.com/watch?v=KRKzcxJVjEc  
(Kiss Me – Ed Sheeran)



Sistemati insieme a me
Coprimi
Coccolami
Stenditi insieme a me
Stringimi tra le tue braccia
Il tuo cuore è contro il mio petto
Le labbra premute sul mio collo
Mi sono innamorato dei tuoi occhi
Ma loro ancora non mi conoscono
E il sentimento che mi ero dimenticato
Adesso sono innamorato



<< Non nasconderti con me...non funziona, e lo sai bene. Non sei stupida come gli altri pensano. Io so qual’è la vera te. L’ho sempre vista e capita,
per quello mi sono innamorata di te. >> Sussurrò allo sbaraglio.
Addio timidezza, addio autocontrollo e discrezione.
Addio buoni propositi di tenerle testa.
Addio lo stupido ed insignificante orgolio.


<< Sei? Ma non...stavi con ...Root fino a poche ore fa? >> Fece Federica, concentrandosi solo sul verbo.


<< Si, ma... è complicato. Perdonami Fede, non ci sto capendo nulla, l’alcool mi sta dando alla testa, non so cosa sto dicendo... dimentica tutto. Non sono in me.
E forse è meglio tornare dentro e cercare Vanessa, è un po’ che... >> la moretta come di routine quando era ubriaca uscì totalmente di testa, delirando e buttando frasi a caso, senza una logica o una motivazione, senza rendersene conto, ma soprattutto, parlando a raffica, ed infatti, proprio nel momento in cui si voltò,
intenzionata a rientrare nel pub, Federica la bloccò afferrandole la mano, facendola voltare nuovamente:


<< Quando sei accanto a me io ho paura... ho paura perchè comincio a volere delle cose che prima non volevo... >> Confessò istintivamente,
facendo quasi venire un infarto ad Ilaria che non crebbe a quelle parole.

Le dita della giovane cominciarono a scorrere sul braccio della Gagliardi.


<< Come toccarti... Baciarti... >> Aggiunse in un soffiò, leccandosi le labbra gonfie, dalla voglia di azzardare per una dannata volta.


“Baciami come se volessi essere amata
Volessi essere amata
Volessi essere amata
Sembra che io mi sia innamorato
Innamorato
Innamorato...

Sì, sto provando tutto
Dall’odio all’amore
Dall’amore alla lussuria
Dalla lussuria alla verità
Credo che questo sia quanto ti conosco
Perciò ti stringo vicina a me
Per aiutarti a lasciar perdere

Baciami come se volessi essere amata
Volessi essere amata
Volessi essere amata
Sembra che io mi sia innamorato
Innamorato
Innamorato...”



<< Io non so il motivo, credimi.. Cioè forse lo conosco ma.. >> Federica fù interrotta da Ilaria che inaspettatamente scostò la sua mano,
guardandola in un modo in cui non l’aveva mai guardata prima e quel disagio che si impossessò inaspettatamente di Federica, aumentò sempre di più.
L’aveva appena rifiutata?


A quel punto non le rimase che indietreggiare e poggiarsi con la schiena al muro, interdetta.
Sorpresa in senso negativo.
Per un attimo aveva realmente sperato che Ilaria ancora ricambiasse qualcosa per lei, ed invece, le aveva prima fatto credere una cosa e poi... sbam,
un bel due di picche sbattuto in faccia...
Le stava bene, se lo meritava.
Il Karma gliela stava facendo pagare.


<< Ma...? >> Fece Ilaria intrappolandola tra lei ed il muro, bloccandole le vie di fuga poggiando le mani alla parete, mettendo le braccia parallele accanto all’altezza
della testa.


- Non venire così vicino Ila. -
Pensò la più piccola, trovandosi stranamente in difficoltà.
Da quando avevano ribaltato la situazione?
Era lei che doveva tenere il comando, era sempre stato così.



<< Perchè mi hai baciata? Due anni fa, in piazza? Perché mi hai negata più volte, facendomi credere che...te ne fossi dimenticata? Che non te lo ricordassi?
Che me lo fossi persino immaginato? Mentre poi alle altre glie l’hai raccontato? >> Andrò dritta al sodo, una volta per tutte.
Doveva togliersi quel pallino fisso dalla mente.
Adesso fù lei a farla indietreggiare, ricordando di trovarsi in un vicolo cieco.

Federica si toccò le labbra come per tastarlo ancora.
Annodò le dita sul ventre e Ilaria non potè fare a meno di guardarle le gambe; le mancò il respiro ed arrossì.
I suoi occhi cambiarono aspetto diventando indecifrabili, immobili...


<< Okay, io ho finito qui. >> Disse delusa ed affranta la Gagliardi, non ricevendo alcuna risposta.
Alcool o non alcool, Federica era pur sempre la stessa, non poteva di certo aspettarsi chissà cosa.

Si voltò ed iniziò ad incamminarsi...per l’ennesima volta si era illusa.
L’aveva illusa.
Anche lei.
Sconfitta si allontanò senza meta, voleva solo rimanere da sola col suo dolore.
Possibile che non era mai abbastanza per nessuna?
Possibile che a distanza di anni, finiva comunque allo stesso identico modo?

Entrò nel parco del paese, illuminato soavemente da alcuni lampioncini, ma era il buio a prevalere lì dentro; si fermò a respirare a pieni polmoni,
non doveva piangere ancora...
Era ubriaca ed era per questo che le sue emozioni erano amplificate, ma all’improvviso ecco che si sentì chiamare e si girò: era ancora Federica.
L’aveva raggiunta.


<< Aspetta... >> Sibilò l’altra, senza aggiungere altro.
La parole le morirono in gola.


<< Ti avevo confessato di essermi innamorata di te e tu mi hai baciata. Perché l’hai fatto? Eri a conoscenza dei miei sentimenti e ti sei esposta così tanto,
anche stasera, per poi cosa? Dimenticare tutto. Da una parte ti capisco, ma dall’altra proprio non riesco a trovare un senso alle tue azioni.
L’ho accettato, l’ho superato, davvero, ma...vorrei solamente delle risposte. Credo di...meritarmele. Non ti ho mai trattata male, ti ho sempre... >> Sbottò a piangere,
finendo per bloccarsi senza motivo...


<< Non hai sbagliato con me. Tu meriti amore vero, meriti qualcuno che si dedichi a te ed io non posso darti questo, nonostante... Cosa posso fare?
Come posso rimediare? Come posso farti tornare il sorriso? Non capisco cosa sia meglio, Ila. Una parte di me mi consiglia di andare via, starti lontana,
scacciare il tuo ricordo e dimenticarti.  Proprio come ho fatto in tutti questi mesi, l’altra parte invece, mi dice che non dovrei lasciarti sola nemmeno un istante.
Ecco il motivo per cui sono confusa, tanto per cambiare... >>


<<  ...vorrei capire cosa provi Fede... ma forse non sono nella posizione di chiederti certe cose. >> Fece la più grande, flebilmente.


<< Ila… io… >> Provò a dire qualcosa la cerbiatta, ma venne interrotta.


<< Non posso dimenticare quello che è successo tra di noi… anche se sostanzialmente non è successo niente, però... >> Disse la Gagliardi come a voler anticipare una sua richiesta, ma non le avrebbe mai chiesto una cosa simile perché non voleva assolutamente essere dimenticata da lei.


<< …Ma posso fingere di non ricordare. >> Concluse e finalmente i suoi occhi verdi la guardarono, facendola rabbrividire.

- Sei così bella che... -
I suoi pensieri furono azzittiti da quella dolce vocina.


<< È questo che vuoi? >> Le domandò diretta Federica, stringendosi le braccia intorno al petto, segno che il freddo iniziò a farsi pesante.


<< No che non è questo! >> Alzò la voce Ilaria, notando il suo viso contorcersi in un espressione stupita.

<< Quello che voglio penso non conti molto. >> Aggiunse amareggiata, ripensando a tutto il male che aveva subito in quegli anni.

<< Dio, stai congelando! >> La rimproverò la Gagliardi, togliendosi prontamente la giacca di dosso, posandogliela gentilmente sulle spalle.


<< grazie... >> Sibilò la piccola, chiudendosi nella spalle, cercando un po’ di sollievo, di calore...


-Mi hai sempre trattato in modo impeccabile, non mi hai mai fatto mancare niente e...mi mancano quelle emozioni, quelle attenzioni da parte tua...
Ti stai sfogando Ila, e lo capisco. È giusto così, devi trattarmi male. Io sono pronta ad accettarlo. Sono pronta a tutto pur di farti star meglio. -

Si disse tra sé e sé, Federica, per poi aprire bocca:


<< A me invece interessa! >> Riferendosi all’ultima affermazione.

<< Voglio sapere cosa vuoi. >>


La più grande sorrise sarcasticamente.

<< Facile così, no? >>


Sentendosi accusata Federica si chiuse in se stessa, toccandosi i capelli.


<< Tu invece? Cosa vuoi, Federì? >>

- Non avresti dovuto chiedermelo. Sto mandando a fanculo tutta la mia vita.
Tutti i miei sforzi per andare avanti e crearmi una vita senza di te, al mio fianco. -



Un sospiro uscì dalle labbra della cerbiatta; Ilaria l’aveva colta impreparata.
Non seppe come risponderle, non sapeva che dire.
Avrebbe sbagliato?

- I tuoi occhi sono fermi sui miei, mi sembrano offuscati dal desiderio, dalla speranza...
Non guardarmi così, Ila. Posso farti nuovamente del male e posso farmi del male stavolta.
Nel tuo sguardo c’è una richiesta, dico giusto? Perché? Perché riesco a vedere la stessa cosa nei miei occhi, specchiandomi nei tuoi? Voglio davvero farlo?
Voglio realmente la stessa cosa che penso che tu voglia? La verità è che non c’è bisogno di parole, non in questo momento. Cosa voglio?
Beh, posso dimostrartelo con i fatti, proprio come anni fa, ma all’epoca ero ancora in fasce per capire, per accettarmi, mentre adesso mi sono imboccata nella retta via e posso iniziare ad accettare quello che avevo dentro, anche se ci vorrà ovviamente del tempo, sono sempre inesperta e piccolina, ancora,
ma ho comunque assunto un’altra consapevolezza. Sono pur sempre cresciuta... Mi sono evoluta. L’ho notato, Ilaria. -


La guardò ancora un po’, quel tanto che bastava a farle capire le sue intenzioni, per poi  sporgersi verso la 20enne e annullare la distanza che c’era tra loro.

Non fù come il primo loro bacio; questo si dimostrò più maturo rispetto a quell’altro, più vero, più corposo e bagnato, più salato per via delle lacrime di entrambe
che caddero e si mischiarono l’une con quelle dell’altra.
Federica la spinse contro un albero, facendola gemere all’impatto...
Sembrò arrendevole, ma allo stesso tempo vogliosa di averle la Gagliardi, che lasciò le sue mani scorrere sulle sue di curve, rilassandosi a pieno.


<< N-n-non posso... >> Balbettò indecisa, Ilaria, allontanandola momentaneamente con il palmo della mano.

<< C-cosa s-stia-mo f-facendo? >> Domandò di nuovo, confusa e tremante.


<< So che lo vuoi. E lo voglio anch’io. Abbiamo represso queste nostre voglie per anni, ora basta... perché impedircelo? 
L’unica cosa che devi fare, è amare e lasciarti amare! >> Fece Federica, avvicinandosi nuovamente e rubarle un altro bacio, ancora meno casto di quello precedente.


Ilaria sentiva che qualcosa non andava, che non era giusto, l’immagine di altri due occhi verdi le si prospettò davanti, ma i suoi neuroni in quel momento non riuscirono a ricollegare e fermarsi.
La testa le girava, le tempie le battevano imperterrite, il corpo vibrava come gelatina, rischiando a breve di sgretolarsi, le gambe lo stesso, e fece persino fatica a sorreggersi in piedi...
Troppe cose insieme la stavano distruggendo senza rendersene conto.


<< Solamente...non possiamo qui, Ila. Potrebbero... >> Iniziò perplessa e spaventata allo stesso tempo Federica, non riuscendo più a formulare una frase corretta:
quel bacio l’aveva mandata in tilt.
La lingua della moretta nella sua bocca corrispose e si unì ad quella sua in una danza senza freni , folgorandola totalmente.
Aveva baciato in passato altri ragazzi si, ma mai con la lingua, mai come Ilaria.
Non era come si era spesso immaginata...
ERA DECISAMENTE MEGLIO!
Quante altre doti nascoste teneva la Gagliardi come asso nella manica?
 
<< Mi stai per caso chiedendo di andare da me? >> Fece retorica, la Gagliardi, sogghignando maliziosamente.


<< S-se... >> Federica si sentì in colpa e balbettò impacciata e in imbarazzo.
Aveva sbagliato ad uscirsene così dritta al punto?


<< Ti ho mai detto di no? >> Fece la moretta, prendendola in giro dolcemente, afferrandola al volo in braccio, dirigendosi verso casa sua;
fortunatamente i suoi genitori erano usciti anche loro quella sera, e se la fortuna fosse stata per una volta dalla loro parte, non avrebbero rischiato neanche di incontrarsi...


Fede scoppiò a ridere a quel tenerissimo gesto.
Ma quanto amore racchiudeva quella ragazza?
Non avrebbe mai finito di sorprenderla.


...



Arrivarono a destinazione e grazie al cielo l’appartamento era vuoto.
Nessuna traccia di Cinzia, Antonio o Andre, segno che ancora non erano rientrati.
Very Good!

Chiusero la porta a chiave e si spostarono pian piano nella cameretta della più grande, senza mai distogliere gli occhi l'una da quelli dell’altra.

Una volta entrate nella stanza, Federica si lasciò andare come mai prima: spinse Ilaria di nuovo sul letto, facendola sedere, per poi sedersi sulle sue gambe,
aggrappandosi al suo collo con le braccia e perdersi in quegli occhi che per tanto tempo l’avevano implorata di amarla...ed ora finalmente, lo stava facendo come doveva.
Fece in modo di unire le loro labbra in un bacio più approfondito, portando le dita tra i capelli corti dell’altra, tenendocisi stretta, come se Ilaria fosse la sua àncora di salvataggio, dopotutto...


<< Avrei dovuto farlo molto tempo fa. Non volevo lasciarti andare quest’estate.. >> Piagnucolò all’improvviso, ma la più grande le posò un dito sulle labbra,
azzittandola con affetto.


<< Mi hai fatto penare, Scricciolo. >>


<< Non volevo, avevo paura, Ila. Sono stata una vera stronza, scusami... >>


<< Allora è il tuo turno adesso: puoi farti perdonare! >> Esclamò la Gagliardi, pervertita, strappandole letteralmente quella camicetta bianca TRASPARENTE,
che non lasciava nulla all’immaginazione.
L’aveva messa apposta? Sicuramente.


<< Solo una cosa... >> Fece Federica, rimanendo in reggiseno.


<< Dimmi >>


<< Io non l’ho... Non so cosa devo... >>


<< Non preoccuparti. Verrà da sé... tutto spontaneo. Sarà l’eccitazione, la passione, il sentimento a guidarti. >> Le rispose tempestivamente Ilaria,
capendo dove volesse arrivare, accarezzandole la guancia, aggiustandole così una ciocca di quei lunghi capelli che le avevano invaso il volto,
posizionandola dietro all’orecchio...


Federica sorrise convinta ed emozionata e cominciò a lasciarsi andare.


La Gagliardi iniziò, vista la sua leggera esperienza in più e la fece distendere sul lettino, sotto di lei, iniziando a baciarle il collo, marchiandole ogni pezzetto di pelle disponibile.
Si inebriò di quel suo profumo e dei suoi primi ansimi, mentre con le mani prese e massaggiarle i seni da sopra la stoffa dell’intimo, ma inaspettatamente,
con un colpo di bacino, la più piccola invertì immediatamente le posizioni, finendo a cavalcioni sopra l’amica, sorridendo ampiamente, mostrando una luce diversa nei suoi occhi.


<< Sono felice. Solo tu Ila puoi farmi sentire così. Sei il mio posto sicuro. >> Affermò sincera, F, per poi fiondarsi a baciarla così forte da non farla riuscire a respirare, ma poco importava.


La stava spogliando con gli occhi di chi non aveva pazienza, nè regole, nè timore, mentre Ilaria?
Se si fosse rifiutata?
Il volto di Root le si presentò davanti come per farle capire cosa stava accadendo.
Entrambe con gli occhi verdi ed i capelli scuri, come se le loro immagini si sovrapposero...
E pensare che il suo stereotipo di donna era bionda, ma sempre con l’occhio di smeraldo.
Doveva assolutamente fermarsi, si, era errato quella che stava facendo anche se tecnicamente non era più fidanzata, alla fine non stava tradendo nessuno,
si erano lasciate, ma il suo cuore però, stava gridando vendetta, stava chiedendo aiuto... doveva trovare calore in qualcun altro e, chi meglio di Federica in quel momento?
Doppio rivincita.
Peccato che non era felice di quella scelta, di quello che stava accadendo, perché lei non amava Federica, non era lei quella che avrebbe voluto sopra di lei...ma Root.
Avrebbe voluto trovarsi in quel letto con la 32enne; era l’unica su quel pianeta a darle i giusti ingredienti per farla sentire immortale...
Root era sempre stata l’oggetto del suo desiderio, l’amore impossibile, proibito, il suo sogno inafferrabile, irrealizzabile.



Nel frattempo Federica l’aveva privata della giacca, della camicia e del top, per poi cibarsi del suo corpo, mentre cosa stava provando se non la sua vergogna ed il senso di colpa?
Okay, si, la bocca della sua amichetta le stava dando molto piacere ma...soltanto fisico,il sesso in sé, se fatto senza sentimento, a fine amplesso ti avrebbe lasciato solo un gran vuoto dentro..
Federica per quanto potesse muoversi bene, non le avrebbe riempito alcun vuoto, ricucito nessuna ferita; o forse qualcosa non andava in Ilaria...?
Perché si sentiva così strana se aveva finalmente ottenuto ciò che desiderava da una vita?
Quei pensieri morirono lì quando Federica si alzò di colpo, non attendendo un altro minuto di più per liberarsi dei pantaloni e fare quel salto che ancora a 17 anni non aveva fatto.
I minuti sembrarono non passare mai, il tempo parve godere della loro inquietudine; Fede si mosse come il mare contro la costa, ostinato, tenace, persistente,
finchè il piacere non adempì al suo compito...
Negli ultimi mesi aveva passato a guardarsi telefilm su coppie di ragazze, a leggere tutto quello che c’era da sapere su un rapporto lesbo,
e inaspettatamente ne era rimasta sconvolta, sbalordita, forse anche positivamente, ed aveva quindi assorbito la teoria necessaria per poter agire.
Avete superato l’esame teorico?
E la pratica?


“Sistemati insieme a me
E sarò la tua salvezza
Sarai la mia signora
Sono stato creato per tenere caldo il tuo corpo
Ma sono freddo mentre il vento soffia
Perciò stringimi tra le tue braccia
Il tuo cuore è contro il mio petto
Le labbra premute sul mio collo
Mi sono innamorato dei tuoi occhi
Ma loro ancora non mi conoscono
E il sentimento che mi ero dimenticato
Adesso sono innamorato
Baciami come se volessi essere amata
Volessi essere amata
Volessi essere amata
Sembra che io mi sia innamorato
Innamorato
Innamorato

Baciami come se volessi essere amata
Volessi essere amata
Volessi essere amata
Sembra che io mi sia innamorato
Innamorato
Innamorato...”



Ancora quella canzone di poco prima; continuò a farsi viva nelle loro teste.
Parlava di loro.
Di quel sentimento, se così poteva chiamarsi...



<< Non ti credevo così audace, sai? >> Ansimò Ilaria, in estasi, ridacchiando leggermente, inarcandosi all’indietro.


<< E stiamo solo all’inizio. Ci stiamo ricascando. Fammi prendere la mano! >> Ribattè Federica, sicura di riuscire nel suo intento.
Avevano bevuto troppo quella sera, ma Il problema era che in quell’istante la piccolina stava capendo perfettamente cosa stavano facendo ma non volevano tirarsi indietro.
Stava adempiendo ai suoi desideri, stava facendo esattamente ciò che volevano fare.

Le loro bocche si cercarono, le loro lingue s’incontrano e si divorarono avide.
Tutto iniziò a farsi meno nitido, mentre lei nel frattempo divenne sempre più spigliata: la sua mano s’intrufolò tra le cosce della Gagliardi e lei fece lo stesso,
infilandola da sotto il suo slip.

<< Non aspettavi altro, vero? Vuoi intraprendenza da parte mia, vuoi sentirti desiderata proprio come tu dimostri di desiderare me. >> Ringhiò Ilaria spontaneamente,
nell’incavo del suo collo, lasciandoci un succhiotto piuttosto evidente.
Sarebbe rimasto per un po’, minimo una settimana, per poi scendere ed impossessarsi di quei capezzoli eretti, succhiandoli e leccandoli con veemenza.


Si mossero insieme e spinsero lentamente ma violentemente per provocarsi piacere reciproco, ma Ilaria ci andò comunque più delicatamente visto che quella era la sua prima volta in tutti i sensi!
E pensare che fino a qualche giorno fa Federica era quella spaesata, inesperta e confusa con le donne.
Come poteva cambiare le cose in poco tempo!
Ma in quel preciso istante sembrava tutt’altro che inesperta; Ilaria credette addirittura che fosse più brava di lei.


<< T-ti... ti faccio m-male? >> Chiese con difficoltà Ilaria guardandola, alla ricerca dei suoi occhi, mentre l’altra mano della cerbiatta non perdeva occasione per graffiarle la schiena o ogni altra parte del corpo che le capitava sotto tiro.
Voleva firmare il segno del suo passaggio, questo era poco ma sicuro.


<< No, continua. E’... meraviglioso. >> Rispose al settimo cielo la più piccola, spingendo Ilaria ad aumentare le spinte, rendendole quasi violente,
anche se un leggero doloretto lo percepiva, ma ero minimo a confronto del piacere che le stava donando l’altra.

All’improvviso le dita di Ilaria arrivano in profondità, andando a stimolare il punto più sensibile, (a quanto pareva), di Fede, e quest’ultima cominciò ad agitarsi come se fosse impossessata: quei gemiti selvaggi, disumani, il suo corpo che galoppava sopra di lei, il suo nome che rimbombava tra quelle quattro mura...altro che film hard, quella notte lo stavano facendo loro ed era il migliore di tutti.


Una supernova di passione, fuoco ardente, un cielo pieno di fuochi d’artificio.
Poco dopo rallentiamo il ritmo delle loro spinte e cercarono di recuperare fiato, ma Federica ancora non ne ebbe abbastanza e la baciò mozzandole il respiro.

<< Voglio perdermi nell’oscurità con te. Mostrami tutto quelle che sai! Ho bisogno di un’insegnante di viaggio, e tu... sei la migliore che potesse capitarmi.
Guidami... >> Disse con la fronte appoggiata a quella di Ilaria, che di conseguenza le morse le labbra, per poi afferrarla per i fianchi e portarla con l’intimità proprio sul suo viso:


<< Ti sconvolgerò, Fede. Preparati. Questa notte non la dimenticherai... >> Sussurrò Ilaria, frustrata, volendo reprimere tutta quella sofferenza;
tirò fuori la lingua e addio mondo: il miglior strumento per dare un orgasmo ad una donna...
Usò la punta e il dorso della sua lingua, essendo le fonti principali della stimolazione, su quel triangolino pulsante, muovendosi in modo deciso su e già alternando con movimenti anche circolari, per poi far scivolare il clitoride nella bocca e massaggialo con la lingua, come se stesse succhiando una tic tac...

La giovane prese a galoppare senza ritegno, reggendosi spontaneamente alla spalliera del letto, che cominciò a sbattere impetuosamente contro il muro,
dando vita a quel suono metallico, che si mischiò a suoi gemiti ininterrotti e agli ansimi della Gagliardi, ma non solo; il lettino essendo piccolo, nonostante per loro due andasse più che bene visto quello che le serviva, cominciò persino a scricchiolare, sentire il saltare delle molle e lo scontrarsi contro il muro...quei rumori assordanti non le avrebbero fatte passare inosservate il giorno seguente, anche perchè il ritmo e il livello non diminuirono, anzi, aumentarono e si accentuarono...
Come glielo avrebbe spiegato successivamente ai suoi genitori?
Ma non era il momento per pensarci quello.

Inutile dire che la ragazza venne nella bocca della più grande, che prontamente, la ripulì di tutti i suoi umori, assaporandoli attentamente.


Federica si lasciò cadere sopra Ilaria, rilassata e tutta sudata, tentando nel frattempo di riprendere un po’ di fiato e lucidità,
perché ancora non era ne aveva abbastanza di le, di loro:


<< Lo sai che non abbiamo finito. >> Disse esordendo la cerbiatta, perdendosi in quello sguardo magnetico.
'

<< Non ti sei saziata? >> Ribattè esterrefatta Ila.


<< TU mi hai saziata...ma devo ancora ricambiare il favore. >> Commentò senza ritegno la più piccola, disperdendo la lingua lungo il suo collo, sul suo petto,
-credo di aver trovato un punto sensibile-, per poi risalire fino al mento dove Ilara sospirò dolcemente; Federica sentì che c’era più colori lì, in Ilaria, attorno a loro,
che nell’arcobaleno... soprattutto quando involontariamente incastrò le sue gambe a quelle dell’altra dando vita ad una posizione sconosciuta alla piccola.


<< Cos’è? >> Chiese di rimando, con ingenuità.


<< E’ una forbice se ci fai attenzione. >> Rispose tranquillamente Ila, sorridendole teneramente.


<< E cosa dovrei fare!? >>


<< Ondeggia. Su di me. >>


E Federica obbedì agli ordini.


<< Mmmmh, si...così... Impari in fretta... >>


<< Ahhh... voglio di più, ti voglio... >> Ansimò senza controllo Federica, aggrappandosi con le mani sui seni dell’altra, prendendo a massaggiarli e non dando tregua
a quei capezzoli turgidi dal piacere...


<< Spingi...ancora... Federica! Oh mio dio, bravissima piccola. >> Gemette la mora, abbandonandosi all’indietro, posando le mani sui glutei della cerbiatta, schiaffeggiandoli di tanto in tanto, e palparli come se non ci fosse un domani, aiutandola così anche nei movimenti.


<< Vado bene? >> Domandò preoccupata F., affaticata.


<< Non è abbastanza palese? >>  Scherzò Ila, riferendosi al suo evidente modo di godere.


Le due sorrisero e si riunirono per soffocare i loro gemiti l’una nella bocca dell’altra, soprattutto quando entrambe raggiunsero insieme l’apice del piacere
sentendo i loro umori mischiarsi.

 

- Ed ora, tesoro mio? Questa è la prima volta che ci lasciamo andare, ma...ti piace, mi piace... Diventerà un’abitudine? Diventerà la prima di una lunga serie?
Sarai la mia amante? È questo che vuoi? È questo che voglio io? Devo chiarirmi le idee. Al più presto. Da lucida. Se fossi stata sola,
se qualcuno non mi avesse rapito il cuore, non avrei avuto alcun dubbio, ma ora ho bisogno di tempo e spero che tu lo capisca. -



Federica si lasciò scivolare ancora una volta su di Ilaria, stremata e senza forze.


<< Sei stata grande. >> Si complimentò Ila, accarezzandole la schiena, mentre l’altra le prese a fare i grattini, che tanto amava, dietro la nuca,
tra i capelli e sul collo.


<< Tu di più... molto di più. Non avrei potuto volere una prima volta migliore di questa. >>  Rispose sbalordita, Federica.


<< Fede... >> Ilaria sospirò, allontanandosi leggermente per piegare il capo verso il basso e trovare i suoi occhi: sarebbe stato giusto parlarne ora?


<< Lo so... >> Soffiò la cerbiatta, socchiudendo per un attimo quei due smeraldi.
Una parte di lei già aveva capito, ma non ci volle pensare, non in quel momento.
Voleva solamente godersi a pieno Ilaria, almeno per quella notte, anche se sarebbe stata la prima e l’ultima, ma voleva assorbirne ogni minima sfumatura, sfaccettatura, e solo così avrebbe afferrato veramente quello che si era lasciata sfuggire e aveva perso...probabilmente per sempre.
Sapeva in cuor suo di essere arrivata in ritardo, ma aveva voluto provare.



<< Troveremo una soluzione a tutto questo, ma per adesso sarà il nostro piccolo segreto! Okay? >> Tentò di mostrarsi forte, ma Ilaria la conosceva,
sapeva come era fatta, sapeva che era fragile; ormai era come un libro aperto per lei.


- Sei fragile e io mi sono approfittata di questa tua debolezza. Di questa tua situazione. Ho sempre avuto paura che qualcuno potesse approfittarsi di te
e quel qualcuno sono stata proprio io. Non avrei dovuto. Non avrei mai voluto farti del male, ma ho fatto ciò che sentivo in quel preciso istante.
Volevo essere amata, mi sentivo sola, e tu eri lì, pronta a fare qualsiasi cosa per me... sono stata egoista. Ti ho praticamente usata, Federica.
Spero che un giorno mi perdonerai... Avevo realmente bisogno di te, IN QUEL momento. -



La vera domanda però era un’altra:
“Sarà davvero possibile trovare una soluzione?”

Forse nemmeno Federica ci credeva più di tanto, e se fino ad ora lo aveva soffocato, il senso di colpa stava cominciando a tornare a galla più forte di prima.
Ilaria si ritrovò in una situazione complicata più del previsto...

- Non chiedermi di scegliere, ti prego. Non posso scegliere tra te e la mia Root, tesoro.
Nonostante ti abbia amato in passato... io sceglierei sempre e solo lei. Quello che saputo donarmi Root, nessuno mai... -



<< Ora dormi però...devi riposarti. Sogni d’oro, principessina! >> Esclamò Ila, teneramente, lasciandole un ultimo bacio a fior di labbra,
per poi cadere anche lei tra le braccia di Morfeo.
Che le voleva bene era scontato, ci teneva davvero tanto a Federica, ecco anche perché aveva deciso di abbandonarsi a lei e non a qualcun altro,
ma durante l’atto fisico ebbe le conferme a tutti i suoi dubbi...
Non l’amava più.
Lei amava solamente una persona, che però, non ricambiava più...



- Ne riparleremo in un momento più appropriato, da sobrie, ma io so che non vuoi farlo vedere, però stai male, ti ho delusa. Ora sei tu a volere sicurezze,
vorresti sentire uscire dalla mia bocca parole ben decise, vorresti me, totalmente, come una volta, ma è difficile, è impossibile... troppo tardi per avere il mio amore.
Prova a metterti nei miei panni. -





[...]

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Capitolo 20
*** -NINETHEEN- ***


[...]





La nottata fu un vero inferno: Ilaria la passò completamente in bianco camminando avanti ed indietro per la camera, senza darsi pace, alla ricerca di una vera e propria soluzione:
esisteva una cura per i sensi di colpa? Poteva farli sparire?

Si mosse d’istinto senza pensarci una volta di più; cercò il suo telefono tra i vestiti sparsi per la stanza e si diresse silenziosamente in bagno, chiudendosi dentro per poi accendersi una sigaretta alla finestra, sperando di riuscire a soffocare tutta quell’ansia e quel dolore, e chiamare l’unica persona che poteva starle realmente accanto senza un secondo scopo...
Pregò di trovarla ancora sveglia visto l’orario: erano le 5.00 di mattina e di solito,
quando usciva faceva direttamente mattina, però stavolta l’aveva abbandonata al pub senza avvisarla, all’improvviso, e non avrebbe avuto tutti i torti se non avesse voluto risponderle, ma Ilaria aveva bisogno di lei, doveva provare.



Dopo parecchi squilli, proprio quando aveva perso ormai la speranza e stette per mettere giù, ecco che rispose.


<< Guarda non dirmi niente. Voglio restarne fuori. Non voglio sapere nulla. >> Disse tutto d’un fiato Vanessa, con tono gelido e che non prometteva replica.


<< Lo so che sei arrabbiata e hai ragione. Mi sono comportata malissimo, non avrei mai dovuto abbandonarti...ma...Sei tornata a casa? Come ti sei mossa? Io non c’ho... >> Tentò Ilaria colpevolizzandosi, ma venne interrotta immediatamente:

<< Stop! Sto bene, nel mio lettino, sana e salva. Ho chiamato un mio amico con la macchina e mi sono fatta riportare... il prezzo da pagare, un semplice cocktail. >>


<< Mi dispiace tanto, amò. Non volevo ridurmi a questo! Perdonami! >> Scoppiò a piangere la più grande, inaspettatamente, facendo rimanere allibita l’altra, che a quel punto,
percependo quella reazione esagerata e disperata, non se la sentì di continuare a fare la dura; si preoccupò moltissimo, decidendo così di mettere temporaneamente da parte l’incazzatura:


<< Piuttosto... Che cosa è successo? >> Domandò aspettandosi quella telefonata, cambiando idea su due piedi: la curiosità era tanta.


<< ...scusami per l’orario... >> La voce della Gagliardi si abbassò e tremò.


<< Che hai combinato? >> Persistette la bionda, captando che qualcosa non andava.


<< Niente... >> Sibilò insicura se rivelarglielo o meno, la più grande.


<< Ilà, è la tua tipica voce da: “Ho fatto una cazzata, devi aiutarmi a rimediare”...
Ti conosco troppo, lo sai, non puoi fregarmi. >> Replicò determinata Vany, sospirando.


<< Ho fatto una vera cazzata, Vanè! >> Ammise sconfortata, Ilaria.


<< Non avevo dubbi di questo. Spero solo non sia la cazzata che temo ma...sembra proprio che tu ti sia portata a letto Federica. >> Fece la Scipioni scoppiando a ridere,
convinta di aver appena detto una stupidaggine.

<< … >>

<< Oddio, amò! >>
Quasi spaccò un timpano all’amica presente dall’altra parte della cornetta.
<< Ti sei scopata Federica? Davvero? >> Domandò volgarmente ed incredula.


Per un attimo alla mora sembrò quasi di poter immaginare la sua faccia sconvolta ma leggermente divertita...



<< Non usare questi termini, dai. >> La rimproverò triste, rivivendo momentaneamente quella notte di fuoco...
Non le piacque affatto sentir definire una “scopata” ciò che era successo con la cerbiatta.
Alla fine, si, lo era stata, ma anche se non era stato l’amore vero ad unirle,
l’avevano comunque fatto con una base di sentimento...


<< Ce l’hai fatta dopo quasi 3 anni! Te la sei fatta! Sai che sono quasi quasi, fiera di te? >> Proferì ridendo Vanessa, non sapendo se essere felice o arrabbiata per quella notizia.
<< Io lo sapevo che lei ci sarebbe stata. Poteva negare a tutti ma era troppo evidente il debole che aveva per te. Complimenti sorella, nuova conquista da appuntare sulla lista delle ete... »

<< Non c’è nulla da gioire, Vanè. >> La fermò Ilaria, affranta.
Stava fangirlizzando su di loro?


 << Non ti è piaciuto? >> Chiese di getto, la Scipioni, oramai curiosissima di sapere ogni minimo dettaglio.
Quello era uno scoop, anzi, LO SCOOP DEL SECOLO.


<< No! Cioè… sì che mi è piaciuto... >> Rispose confusa la Gagliardi,
assumendo una smorfia imbarazzata e piena di vergogna, finendo per arrossire violentemente, ma per fortuna che non poteva essere vista.
 << ...Ma non è questo il problema! >> Concluse, scuotendo la testa.


<< Quindi è stata all’altezza? Hai capito la scopetta... >> Commentò entusiasta la biondina, con tono soddisfatto.


<< Stai ad esagerà. Sembra che ti abbia portata a letto lei. >> Azzardò Ilaria.

<< Mai. Potrebbe anche accadere un giorno di voler provare la fragola, ma non con lei.
Se proprio sceglierei te o qualcun’altra di cui non me ne fotte... >> Precisò la biondina,
seria e con nonchalance.


<< Okay! >>


<< Oooh, quanto sei pallosa. Volevo sorvolare sulla parte drammatica per il momento. Arriva al punto su, ti sei pentita e le hai spezzato il cuore? Spero di... >>


<< si... è proprio questo. Non dovrei sentirmi pentita visto che,
al momento non ho alcun legame...insomma potrei andarmene con chiunque io voglia, ma...è come se avessi tradito...Root. >> Sussurrò quelle ultime parole.


<< Aspetta... a proposito: ma Root in tutto sto macello? >> Si ricordò improvvisamente della sua esistenza e del suo ruolo; per la troppa euforia se n’era dimenticata.


<< Ho ceduto alle avance di Federica perché con Root è finita, amò.
Mi ha tradita con un uomo, ci siamo dette talmente tante di quelle cose che...
Ieri mi si è presentata a casa e mi ha trattenuta...abbiamo discusso più del dovuto,
ecco perché sono arrivata in ritardo. >> Spiegò finalmente come erano andati i fatti.


<< Stai scherzando? >>


<< No, mai stata più seria di così. >>


Vanessa ridacchiò.


<< Ed ora perché ridi? Ti sembra divertente? >> Domandò nervosa, Ilaria.


<< Sinceramente un pò si, e sai perché?  E’ incredibile quello che ti ha fatto questa tipa... E non parlo delle corna, ovviamente. >>


<< Come? Non mi ha fatto niente, a parte... E’ umano sentirsi in colpa, credo... >>


<< Non tanto in questo caso , ma te lo posso anche concedere...comunque, dimmi...
Dove l’avete fatto? >> Tornò a riferirsi alla 17enne.


<< Sei terribile!! Okay okay, ti accontento, per disperazione: l’abbiamo fatto da me,
nel mio letto. Soddisfatta? >>


<< Wow. Addirittura? Ohhhh mio Dio! >> Gridò la biondina costringendo la mora ad allontanare il cellulare dall’orecchio.
<>

 << Grazie per avermelo rinfacciato! >> Esclamò Ilaria, vergognandosi come mai,
volendo finire sotto terra.



<< Sei un mito! >> Commentò di nuovo, Vanessa.

<< Tu invece stai folgorata! Non stai capendo niente, come al solito. Io mi sono rovinata, ho rovinato la vita di Federica, ed era l’ultima cosa che avrei voluto...ma non solo,
ho praticamente distrutto il mio rapporto con Root. >>

<< La smetti di farti tanti problemi? Ti ricordo, anche se mi dispiace per te,
che vi siete lasciate, che è stata lei a sbagliare. Non avete più alcun filo conduttore che vi unisce... e poi se non lo sa, di che ti preoccupi? >>


<< Invece non è così... l’amore che provo per lei mi tiene ancorata al passato. >>


<< Ma tu e la zoccoletta ne avete parlato? >>


<< In realtà... ne stavamo per parlare dopo...aver finito...però ho pensato che non sarebbe stato corretto... e comunque, non chiamarla così... >>


<< Mh...c’è altro che dovrei sapere? >> Domandò Vanessa, sicura di non aver raccolto tutti i pezzi del puzzle.


<< Si è dichiarata... non è venuta con me per puro divertimento o per sperimentare...
Ha capito di provare qualcosa di più... >>

<< COSA? ALLELUJA! Meglio tardi che mai! Però...devi avere al più presto un chiarimento con Federica... chiaro e tondo, perché ora chissà cosa penserà... >>


<< Si, lo farò appena si sveglia... >> Sibilò a corto di fiato, la Gagliardi,
facendo trascorrere alcuni minuti di silenzio, per contemplarsi...


<< Ila... credo di poter immaginare come ti senti... tutto questo, lo avresti voluto anni fa.
Lo hai sempre desiderato ma...purtroppo se n’è accorta troppo tardi e questo non deve farti sentire responsabile. E’ lei la ritardata, non è colpa tua se finalmente sei andata avanti e ti sei fatta una vita...se finalmente hai trovato la tua persona... >> Disse con dolcezza e calma, la Scipioni, rompendo quel momento d’attesa stressante.


<< Inutile... anche questo è colpa mia... avrei potuto resistere e rimanerle accanto,
farle capire il suo essere, o il suo interesse eccezionale per me... ed invece ho rinunciato,
ho buttato la spugna e sono scappata via. Per paura... Ho fatto il suo gioco e...ho perso l’occasione, ho perso lei...la sua amicizia...  >> Replicò la più grande, testardamente.


<< Niente sarà come prima, Amò. Non sarete mai amiche, non lo siete mai state, ammettilo. Quando tra due persone c'è passione, attrazione, è impossibile...
Tu hai fatto tutto quello che era necessario fare, le sei stata accanto anche quando ti cacciava, nonostante tutto e tutti. L’hai vissuta mentre era fidanzata con Carlo,
con Nicolò, e ti hanno pure picchiata quasi, ma purtroppo, hanno fallito miseramente.
Che amarezza! >> Rispose la bionda lasciandosi sfuggire un commento, per poi continuare:

<< E’ lei adesso che deve rassegnarsi. E...forse anche tu...Le sei stata dietro per anni,
non può pretendere di starsene al centro del tuo mondo, ora. Il tempo, glielo farà capire. Le passerà... >>


<< e poi...? >>


<< E poi...magari un giorno, potrete essere veramente amiche. Senza soffrire entrambe. >>


<< Io...non lo so... >>


<< Ma tu...vuoi ancora far parte... >>


<< So solo che mi manca Root... la sua dolcezza, il suo modo di guardarmi,
come se non esistesse altra cosa più bella all’in fuori di me... i suoi baci, le sue carezze... Quel tono di voce che riservava solo a me... il suo modo di farmi sentire importante,
normale, come una qualsiasi altra persona...mi manca essere sua. E lei mia.
Mi manca terribilmente il suo “buongiorno”, la sua “buonanotte, sogni d’oro”,
il suo stritolarmi di abbracci... Amò, avevo pianificato tutto, tutta la mia vita intorno a lei, ed ora... nulla ha più senso... >> Confessò Ilaria distrutta dal dolore, senza però piangere.
Era come se si fosse spenta completamente.


<< Ei, ei... stai calma, un passo alla volta, e risolveremo tutto. Prima chiarisciti con Federica e poi pensiamo al resto, okay? >> Si affrettò a dire Vanessa, sinceramente,
per farle percepire anche se da lontano, la sua vicinanza.
Era li per lei.


<< Insieme supereremo anche questa, non preoccuparti. >> Aggiunse dolcemente.


<< D’accordo... grazie Vany, non ti sarò mai grata abbastanza.
Proverò a far tesoro dei suoi consigli. >>

<< Tranquillizzati però... mi raccomando. L’agitazione ti farà solo che peggiorare le cose e...non possiamo permetterci altre cazzate... ma secondo te... >>

<< Non ti darò alcun dettaglio sconcio! >> Anticipò la sua domanda, la più grande,
imbarazzandosi; sicuramente le avrebbe chiesto quello.

<< Volevo solo capire cosa preferisce tra la pannocchia e la fragola!? >> Terminò appositamente l’altra, con tono implorante; le si sarebbe messa persino inginocchio se le fosse stata davanti.


<< Non ha una preferenza, mettiamola così. Ma ti posso dire che…
Woah… si sa muovere. >>


<< Azz! E ci sa fare con la lingua? >> Azzardò Vanessa, prendendoci la mano,
tutta elettrizzata.

<< Oddio, basta. Ora vuoi sapere troppo! >>

<< Dai voglio solo sapere se te l’ha lec… >>

<< Zitta, non dirlo. Notte Vanè. Buonanotte! >>

<< Ma aspetta Ilà- >>
 
La Gagliardi riattaccò la chiamata e sorrise, lasciandosi andare momentaneamente ad una risatina contenuta per poi rattristirsi all’improvviso; sarebbe stata dura ma poteva farcela, le serviva solamente del tempo per riflettere e capire cosa volesse fare realmente della sua vita.


...



Tornò in camera e trovò Federica ancora immersa nei suoi sogni;
- beata a te, piccola..così beata e spensierata chissà a cosa stai pensando..probabilmente a me, a noi, a tutto quello che abbiamo trascorso negli anni.. - ; sarebbe stato carino prepararle la colazione, un gesto tenero, affettuoso, non avrebbe di certo guastato...





[...]




Nel frattempo Root era tornata a Roma, evitando appositamente tutte le chiamate
da parte di Harold e soprattutto quelle di John; non aveva intenzione di sentire nessuno,
voleva solamente restarsene sola con i suoi problemi, e pensare...


Purtroppo però, qualcuno non era del suo stesso parere:


<< E’ permesso? Signorina Groves, è in casa? >> Domandò una voce pacata,
anche se il livello di preoccupazione non sfuggì all’hacker, che nonostante fù sorpresa
da quella visita inaspettata, e forse anche un poco indesiderata, non si mosse dalla sua poltrona, continuando a fumare ininterrottamente...


<< Non ti aspettavo, Harry. Come mai da queste parti? >> Rispose con nonchalance la donna, non degnandolo di uno sguardo.


<< Ero preoccupato, Signorina Groves. Sono venuto per vedere come sta... >>
Fece il quattr’occhi sincero, raggiungendola.
A volte, quando si comportava in quel modo freddo e distaccato le ricordava perfettamente l’agente Shaw...
Un sorriso amaro gli spuntò involontariamente sul volto, ma lo nascose;
non avrebbe voluto distruggerla ulteriormente.


-BAU-BAU-BAU-


<< Bear, cagnolone mio... anche tu mi sei mancato, fatti coccolare! >> Esordì Samantha, quando vide la bestiolina affettuosa saltarle addosso.
Buttò la cicca e cominciò ad accarezzarlo a e giocherellarci un po’,
mentre gli occhi dell’informatico non smettevano di osservarla.
L’amore che ripiegava su quell’animale era frutto di quello che ancora teneva celato dentro di sé e che non se ne sarebbe mai andato, non sarebbe mai e poi mai svanito...
Quel semplice cane, in qualche strano modo, era il frutto ed il ricordo di quello che c’era stato tra lei e Sameen...

La donna non rispose e l’uomo decise di avvicinarsi sempre di più per poi andare a posare una mano sulla schiena dell’amica, che di rimando cercò di trattenere tutta quella sofferenza, ma la gola iniziò a bruciarle e i lamenti che fino a quel momento aveva tenuto nascosto, vennero improvvisamente fuori, facendola singhiozzare vistosamente.


<< Si sfoghi...ogni tanto può farlo anche lei...non è una macchina,
ha un cuore e dei sentimenti, è una cosa normale...da essere umani. >> Commentò Finch, teneramente, sostenendola e provando a darle conforto, proprio come un padre
ad una figlia, però niente, non funzionò, nonostante la bruna accettò quello sforzo.
Non lo ascoltò, non ancora almeno, così l’informatico decise di allontantanarsi per qualche istante per poi tornare con dei fazzoletti...
Quanto poteva essere premuroso?
L’aveva sempre pensato, fin dall’inizio: era troppo sprecato per starsene da solo,
ce l’avrebbe visto benissimo nei panni di un padre o persino di un nonno...

Avrebbe voluto spiegargli cosa era successo, ma fù più forte di lei:
forse era quel suo lato riservato o semplicemente perché si vergognava del casino
che aveva creato, visto che l’avevano sempre avvisata.
Poteva sentire palesemente la sua anima lacerarsi e la cosa che le fece più rabbia fù l’impotenza di non riuscire a smettere di piangere.


<< Si calmi... >> Proferì lui, continuando ad accarezzarla dolcemente.
<< Cerchi di respirare, mi sta spaventando... >>

<< Sono stata una deficiente, Harold. >> Farfugliò tra un singhiozzo e l’altro.


<< Piano, provi a farmi capire, non so come aiutarla. >>


<< Ilaria... >> Soffiò quel suo nome Samantha, e le fece malissimo.


<< Immaginavo si trattasse della signorina Gagliardi... >> Disse in risposta lui.

<< E’ viva, non preoccuparti, Harry. >> Mise subito le mani avanti, lei,
con un velo di acidità.


<< Non intendevo...non sto parlando di lavoro adesso, non sono qui per questo, Root. >> Precisò l’uomo, severo.


<< Ah...okay.  Scusa... >> Sibilò lei, dispiaciuta.


<< Continui... >> La incitò ancora l’informatico.


<< Abbiamo fatto una cosa che non dovevamo, mi avevi avvisata, ma ora- >> Iniziò a parlare fin quando non le si bloccò il respiro e crollò nuovamente.
 
<< Oh... >>


Forse non era così ingenuo come sembrava, forse l’aveva capita.


<< Vi siete… >>
 
Le lacrime scesero giù come pioggia e l’hacker si maledì mentalmente dandosi della patetica: una patetica donna, di trent’anni, illusa e dal cuore spezzato.
Avrebbe dovuto fermarsi quando ancora era in tempo e invece non lo aveva fatto.



<< Ho permesso ai miei sentimenti di crescere per poi... >> Tentò di sussurrare delle parole connesse tra loro ma con scarsi risultati, così si voltò e i suoi occhi inondati di lacrime incontrarono quelli dell’altro, provando almeno in quel modo di comunicargli qualcosa di più...


<< Vi siete... >> Mormorò Harold per la seconda volta, avendo paura di dire quell’ultima parolina per terminare la frase, sperando però nel contempo di incentivarla a parlare;
ed il piano funzionò:




<< Si, ci siamo lasciate. E non sarebbe dovuto succedere, non dovevamo arrivare a questo. Se solo quel bastardo non si fosse messo in mezzo... >> Disse tra i denti, con rabbia,
stringendo evidentemente le sue mani in due morse intense, a tal punto di far sbiancare le nocche.
Tra loro era stato sempre un rapporto di odio/amicizia; spesso, o meglio, quasi sempre erano in conflitto, avevano opinioni e modi diversi per affrontare le situazioni,
ma appena serviva, l’uno correva a salvare l’altro.


<< Mr. Reese? >> Chiese lui per conferma, incredulo, mentre la bruna si asciugava il viso con il fazzoletto, non risolvendo ugualmente niente, visto che i suoi occhi continuarono a lacrimare.


<< Per ben due volte, mentre ero al telefono con Ilaria, si è permesso di parlare in sottofondo, voleva farsi sentire e c’è riuscito, l’ha fatto apposta... con frasi ambigue,
in modo che... >> La voce le si spezzò, così il quattr’occhi decise di terminare la frase:


<< ...che la signorina credesse che lei fosse occupata con un altro... >> Arrivò dritto al dunque Finch, prendendoci in pieno in poco tempo.
Astuto.


Root annuì senza aprire bocca.


<< Non l’avrei mai tradita, Harold. Mai. Io la amo! E sapendo di averle mentito per tutto questo tempo mi... uccide. Devo dirle la verità, non può finire così. >>


<< ...tesoro... >> Improvvisamente Finch l’abbracciò, senza pensarci due volte,
fregandosene se il pianto gli avesse bagnato la giacca, così anche lei, inizialmente timorosa per quel motivo, ne approfittò e si strinse tra le sue braccia; ne aveva bisogno, aveva bisogno di un calore amico.

Si allontanò e provò a riprendere il controllo della situazione; voleva davvero parlarne meglio, poteva servirle.


Le raccontò quello che era successo tra loro, dall’inizio alla fine, evitando naturalmente
i dettagli intimi; si sarebbe sentita troppo in imbarazzo a rivelarli a lui,
ma sapeva benissimo che di Harold poteva fidarsi ciecamente...
Lui non ne avrebbe parlato con nessuno, e sapeva che quando avrebbe finito di spiegargli gli accaduti, non l’avrebbe giudicata.


<< Non voglio che anche lei rinunci all’amore della sua vita a causa di questo lavoro...
Si è sempre sacrificata in qualunque occasione per noi, per questa missione... e per una volta, voglio che lei pensi a se stessa, signorina Groves. Ne ha passate tante, si merita il giusto lieto fine che ha sempre desiderato. >>  Esordì l’uomo sorridendole amorevolmente.


<< E poi non riesco a guardarla in questo stato... Questa versione non le appartiene. >> Aggiunse andando a prendere dell’acqua.


<< Lo apprezzo tanto, Harry. Grazie di cuore... >> Rispose la bruna,
afferrando delicatamente il bicchiere trasparente per poi portarselo alla bocca, sorseggiando.

<< Il fatto è... che avrei dovuto fermarmi... Le ho detto tante di quelle cose, che...
Ho esagerato, l’ho ferita...e ferendo lei, ho ferito anche me, ma non so perché l’ho fatto...Neanche le penso! >> Esclamò con una voce più stabile, mentre il cuore le sanguinava d’amore.


<< Sono più che sicuro che la perdonerà... Per quanto mi ha spiegato,
anche la piccolina è follemente innamorata di lei... le ci vuole solo del tempo per sbollire. Si fidi di me... >> ma niente, quelle parole non fecero l’effetto che aveva sperato, così continuò optando per un'altra strada:

<< Sa, anch’io e Grace litigavo spesso, e ogni volta passavano giorni interi prima che riuscissimo a far pace... ma le discussioni sono costruttive in una coppia o anche solo in un amicizia, persino quando si buttano fuori frasi crudeli, non vere, solo per rabbia... >> Si aprì Harold, spontaneamente, abbozzando un sorriso debole, per poi dar vita ad una smorfia nostalgica e malinconica.



<< Ti manca? >> Domandò la donna di getto, tirando su col naso, avendo placato quel fiume in piena.


<< Assolutamente si. Sono fiero della strada che ho preso; salvare vite umane mi fa sentire...libero, in un certo senso ma...se avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo, non farei gli stessi errori: rivelerei tutto a Grace, o forse, conoscendo il futuro... Abbandonerei tutto. A volte penso cosa sarebbe successo se avessi distrutto la macchina per sempre. Se non l’avessi mai creata... Dove ci saremmo trovati a quest’ora? >> Fece severo e riflessivo, con uno sguardo nel vuoto.


<< Probabilmente non ci saremmo conosciuti, Harry! >> Precisò triste, Root.


<< Non avrebbe incontrato Shaw, Signorina Groves... >> Ribattè amaro, Finch.


A quel nome, la donna scattò.
Un colpo al cuore.
Non si sarebbe mai aspettata una risposta simile, specialmente adesso che stavano parlando di tutt’altro; perché toccare quel tasto?


<< Ora sono io a chiederglielo: le manca? >> Azzardò nuovamente l’uomo,
sedendosi alla poltroncina di fronte a lei.



<< Ogni giorno di più. >> Sussurrò dopo alcuni istanti in cui era rimasta in silenzio.

<< Non la dimenticherò mai, Harold. Vorrei... che la macchina mi avesse aiutata a trovarla...almeno il corpo... almeno per darle una giusta sepoltura, perché non meritava di...morire da sola, per salvare me... Vorrei poterla vedere per un ultima volta...
Ancora oggi passo le giornate ad attendere sue notizie... perché io sento che lei è viva,
non chiedermi come ma... è una sensazione enorme dentro di me. >> Tentò di spiegare con calma, riuscendone a parlare.
Da quando era scomparsa nessuno del team era riuscito a tirarle fuori qualcosa,
a farle metabolizzare il lutto, nulla, si era completamente chiusa a riccio, e finalmente dopo mesi e mesi, stava buttando fuori tutto il suo dolore...



<< Comprendo perfettamente... E’ chimica Signorina Groves.
Se fossimo solo informazioni, solo rumori nel sistema, voi due sareste una sinfonia.
Il vostro legame è più forte di qualunque altra cosa al mondo... Durerà in etero e... Immagino non sarà facile convivere con questo peso... >>



<< Oh, Harry... >> Singhiozzò ancora una volta, non riuscendo a trattenersi.
Le parole che l’amico aveva appena scelto e usato, l’avevano devastata,
anche se era stato un pensiero veramente bello e romantico.
Profondo.
Non le rimase che coprirsi il viso con le mani; la testa le stava scoppiando.



<< Infatti no, non è semplice. Soprattutto adesso che mi sono innamorata di nuovo,
è come se statti facendo un torto a Sameen...e... >> ma la donna fu interrotta dal quattr’occhi che decise di intervenire immediatamente:


<< Non lo deve pensare minimamente, Signorina Groves. Io credo che Shaw avrebbe voluto il meglio per lei...ovviamente se, il meglio non fosse stata lei stessa...come purtroppo,
in questo caso... >>


<< Cosa direbbe adesso se fosse qui? >> Domandò disperata.
Fù come se in quel momento avesse voluto avere la benedizione che si aspettava,
da parte del suo primo amore.

Quella scena fu straziante per Harold; erano anni che conosceva l’hacker ma mai e poi mai l’aveva vista in quelle condizioni, mai e poi mai l’avrebbe paragonata ad una bambina piccola e smarrita.
Era sola, e brancolava nel buio.
Era da tempo forse che cercava questo tipo di aiuto ma, si erano lasciati trasportare dalla Macchina, da Samaritan e i suoi scagnozzi e naturalmente dai vari numeri...

<< Mi dispiace non esserci stato prima... ma sono sicuro che se Sameen fosse stata qua adesso le avrebbe detto di non piangere più per la sua morte, ma di ricordarla con il sorriso e con immensa serenità, sapendo che vi siete amate per davvero...perchè lei lo sapeva, Root. Sapeva quello che lei provava nei suoi confronti, e soprattutto... Ricambiava. Anche se non ve lo siete mai detto esplicitamente, ma i vostri sguardi,
i vostri gesti, hanno sempre parlato da soli... Le direbbe di andare avanti con la sua vita, di amare, e di continuare a fare del bene, proprio come ha sempre fatto... Le direbbe di essere felice con la persona che ama. Di non farsela scappare, perchè è arrivato il suo momento. >>


Nella durata di quel monologo, Root si lasciò andare totalmente; niente più muri,
niente più recite per nascondere la sua fragilità...aveva resistito per troppo tempo.


<< Lo direbbe a modo suo, prendendomi in giro e insultandomi acidamente, ma si...
Credo che direbbe cose del genere... >> Soffiò ancora col viso coperto, abbozzando un sorriso riflessivo.
Si liberò il viso e quando guardò le sue mani e si accorse di avere tutto il trucco scolato:


<< Perfetto, ora sembro anche un panda. >> Fece per sdrammatizzare la situazione drammatica.


<< Ma no... >> Sorrise Finch, intenerito.


<< Rimani qui stanotte, okay? Mi sentirei meglio, più protetta e...meno sola. >> Chiese Samantha inaspettatamente, quasi con un tono implorevole.


Harold ci pensò su e poi annuì; che ci sarebbe stato di male?
Tanto né lui e né Root avevano consorti che aspettavano impazienti il loro rientro, quindi...tanto valeva dar supporto ad una cara amica.


<< Vado a prenderle delle salviettine struccanti. Immagino non le manchino.
Armadietto del lavello, in alto a destra? >> Domandò sorridendo divertito.



<< Non vale, Harry. L’intera popolazione le tieni lì. >> Rispose scherzosamente lei,
facendosi finalmente una risata, per poi vederlo tornare con l’occorrente.


<< Tornando a noi... inizi dalla piccole cose, dimostri alla signorina Ilaria che lei vuole tornare seriamente con lei, non vada subito al dunque rivelandole di averle mentito sin dall’inizio. Riacquisti la sua fiducia, man mano... le mandi un messaggio, o la chiami.
Faccia finta di incontrarla per strada o in un bar, le offra un caffè, le chieda come sta,
s’interessi e si preoccupi per lei proprio come faceva prima e...sia certa che cadrà nuovamente ai suoi piedi, MA... Mai lasciare troppo spazio... Non aspetti settimane o mesi per agire... perché ci si potrebbe perdere senza accorgersene. >>  Aggiunse con la sua solita chiusura finale filosofica, però dovette ammettere che aveva ragione...

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Capitolo 21
*** -TWENTY- ***



Tornando a casa Gagliardi, invece...


Dopo la telefonata ed il confronto con la sua migliore amica, Ilaria rientrò in camera con in mano un vassoio ricco di pietanze che sapeva sarebbero piaciute a Federica:
cappuccino caldo con schiuma ed un po’ di cacao e cioccolato sopra,
un cornetto alla nutella e una ciambella appena sfornati, presi al bar di fiducia sotto casa, e un caffè...
Doveva solo aspettare che l’altra si svegliasse.


Poggiò la roba sul comodino accanto al letto e di rimando rimase incantata da quella sagoma beata: le si avvicinò, si sedette delicatamente al suo fianco ed istintivamente allungò una mano per accarezzarle lentamente i capelli...


 -Saresti stata la mia bambina...ti avrei cresciuta io. - 
Pensò malinconica.


La giovane si mosse aprendo prima un occhietto e poi l’altro, portandosi infine una mano sulla fronte, sicuramente dovuto ad un mal di testa post-sbornia.


<< Scusami, non volevo svegliarti... >> Fece Ila, dispiaciuta, ritraendosi completamente.


<< Non preoccuparti... In realtà mi ero già svegliata poco fa ma non ti ho trovata,
così ho deciso di aspettarti. >> Rispose sincera la più piccola, abbozzando un sorriso amaro.


<< Ero andata al bagno... Comunque, buongiorno! >> Disse nuovamente la mora,
pensando a quanto potesse essere dolce Fede in quel frangente.


<< Buongiorno a te. >> Rispose quest’ultima, ancora assonnata, mettendosi a sedere.


<< Come ti senti? >> Domandò successivamente Ila, con premura.


<< Fisicamente sto bene, ma per quanto riguarda la testa e lo stomaco, beh...potrebbe andare meglio... >>


<< Devi mangiare qualcosina... Dai, la colazione è servita! >> Esclamò la Gagliardi, mostrandogliela.


Ancora non l’aveva notata.


<< Ma non dovevi disturbarti... >>


<< L’ho fatto con piacere...spero di non aver sbagliato i tuoi gusti... >>


<< Assolutamente no... >> Disse inaspettatamente Federica, ammiccando maliziosamente
e approfittando dell’occasione: gattonò sensualmente sulle coperte per poi arrivare al bordo del letto ed inginocchiarsi, raggiungendo così l’altezza dell’altra, posandole le mani sui fianchi...
<< Sai esattamente cosa mi piace... >> Aggiunse provocante, cominciando ad accarezzarla.
<< Adoro i tuoi fianchi... >>


<< F-fe-d-de... >> Balbettò la più grande trovandosi in imbarazzo e in difficoltà,
socchiudendo però gli occhi non riuscendo ad opporsi...anche per vergogna.


<< Sai... prima di gustarmi tutto questo ben di Dio, vorrei assaggiare altro... >> Commentò l’altra lanciandosi contro le labbra di Ilaria, provocando ad ogni bacio un paio di schiocchi.
<< Mmmh, non c’è modo migliore per iniziare la giornata...però, questo è solo l’antipasto,
ed io avrei un certo languorino... >> Proferì di nuovo F., scendendo a divorarle il collo.



NO, NON POTEVA ACCADERE DI NUOVO, NO.
DOVEVA RESPINGERLA, ADESSO O MAI PIU’.


<< N-non l-l-la-lasci-armi... segni... >> Ordinò titubante la Gagliardi ma in estasi.


<< Solo dove non sono visibili... >> Esordì dinamica, Federica, mostrando una disarmante scioltezza e forza d’azione.


<< L-l-a col-laz-z-ione si rafr-fred-dda... >> Tentò ancora una volta Ila,
cercando di svincolarsi ma senza risultati, visto che la lupa la catapultò improvvisamente con la schiena contro il materasso, bloccandola sotto di lei.


<< ...ho fame...ma non voglio accontentarmi di cose artificiali se posso avere prelibatezze naturali...specialmente una schiumetta più bianca e cremosa di quella del cappuccino,
e una ciambellina a dir poco appetitosa... >>
 

<< Cazzo! >> Sbottò di rimando la Gagliardi, quando senza rendersene conto percepì le labbra e la lingua dell’amica cominciare a scendere sempre più giù, fino ad arrivare a torturare la zona dell’inguine: un passo e avrebbe raggiunto la sua femminilità.


Ma tutto quell’erotismo da dove lo aveva preso?
E soprattutto, che fine avevano fatto la sua maglia e i pantaloni?
Con una sola notte, una pudica verginella poteva trasformarsi in una macchina irrefrenabile del sesso?


Domande inutili; bastarono pochi minuti a seguire e per la seconda volta a distanza di poche ore, diedero sfogo ai loro desideri...





[...]




<< Ei, ma tu non mangi? >> Chiese Federica, masticando il piccolo boccone,
alternando con dei sorsetti al cappuccino, non schiodando nemmeno per un secondo gli occhi da dosso ad Ilaria, che nel frattempo iniziò a rivestirsi con sguardo interdetto.


Alla giovane non sfuggì.


<< Ho preso un caffè stamani presto...di solito quando bevo tanto sto un paio di giorni a thè caldo o minestrina. Non per la dieta, ma proprio perché il mio stomaco lo richiede. >>


Federica si preoccupò, rattristendosi di colpo: aveva capito perfettamente il motivo di quel suo strambo atteggiamento e di tutta quell’indifferenza nei suoi confronti,
ma non voleva accettarlo, non così.



<< Ed ora dove vai? Mi lasci sola? >> Domandò nuovamente l’altra,
con fare triste e anche leggermente spaventata..



<< Non vado da nessuna parte, sta tranquilla. Voglio solo farmi una doccia,
così dopo ti cedo il bagno senza creare intoppi. >> Rispose tenera la mora, evitando però, gli occhi dell’altra.



<< Non potevi aspettare, così ce la facevamo insieme? >>


<< I-Io...pensavo ti desse fastidio...che volessi un po’ di privacy, non volevo farti... >> ma Federica l’interruppe con fare deluso ed arrabbiato:


<< Lascia stare, vai. Io mi godo queste bontà. >> L’aveva snobbata, la stava liquidando,
inventandosi scuse su scuse...



<< Okay... Ah, un ultima cosa: riguardo a più tardi, ma scendono i tuoi a riprenderti?
Solo per organizzarmi, tutto qui. >>


<< MERDA! >> Sbottò Fede, facendo mente locale.
<< Non li ho avvisati ieri sera...con tutto quello...mi è passato di mente. >> Rivelò alla più grande, entrando totalmente nel panico, dimenandosi senza una meta.


<< Calma, non agitarti. Ci penserò io. Mi inventerò qualcosa, però...forse è meglio che ti riporti mio padre a casa. In questo modo eviteremo più rogne... e qualunque bugia inventeremo non ci si ritorcerà contro! >> Disse Ilaria, prendendo la situazione sotto controllo, prendendo palesemente le distanze.



<< Mh, mh...va bene...grazie! >>



<< Non devi ringraziarmi! >> Esclamò la Gagliardi per poi dileguarsi.
Si era organizzata, aveva lasciato il suo cellulare al bagno, tanto sapeva che se avesse dovuto telefonare alla sua migliore amica, (e sicuramente l’avrebbe dovuto fare),
quello era l’unico luogo della casa disponibile.




...




<< Pronto...? Come l’ha presa? >> Rispose Vanessa con voce bassa, roca ed impastata.
Segno che stava dormendo, ma in quel preciso istante, Ilaria sorvolò, andando avanti.



<< ...Sapevo a cosa andavo incontro, sapevo la tua situazione ed ero ben a conoscenza dei miei sentimenti per lei e per Root, ma nonostante tutto, ho permesso a Federica di farmi questo. Perché l’amore, la vita, sono così devastanti? >> Le lacrime scesero giù come pioggia...



<< Okay, disastro! Senti... Io sicuramente non sono nessuno per giudicare te o chiunque altro, ma chi è lei per averti fatto del male?  A parte che stai sclerando quindi non ho la minima idea di cosa sia successo... >> Fece la bionda, cercando di svegliarsi almeno un po’ da connettere e non rischiare di uscirsene con consigli o frasi poco appropriate.

<< Avrei dovuto fermarmi quando ancora ero in tempo e invece no, non l’ho fatto.
Ho permesso ai miei sentimenti di confondersi e ho ceduto a lei...
Avrei dovuto fermarmi, specialmente prima, ma è come se quando me la ritrovo davanti io… impazzisco. Non posso resisterle. Ma non è perché l’amo ancora, è perché è lei, cazzo,
ed ora più che mai mi sento... >>


<< ...SOLA. >> Terminò Vanessa, capendola.


<< Si... Root mi aveva dato tutto quello di cui avevo bisogno, ma... >>


<< Aspetta...che vuoi dire con “prima”? >> Domandò nuovamente l’amica, ragionandoci su.
Il sonno l’aveva distratta momentaneamente.

<< B-beh... >>


<< Ci sei riandata a letto? >> Domandò sbottando incrdula, la bionda.


Silenzio...


<< Dannazione amò! E io sarei la scema? Cazzo, ma che ti dice la testa? >> Si incazzò la puntualmente la Scipioni, alzando la voce.


<< Ecco, parti pure con la predica. >> Replicò la più grande, sospirando.


<< Te la meriti questa volta. Ti scopi Federica una volta e ci può stare dai.
Dopo 3 anni di tribolazioni, almeno ti sei presa la tua rivincita, ma poi dopo tutto quello che ci siamo dette, te la scopi di nuovo senza parlarci? E che altro? L’hai mandata via a calci in culo? >>


<< L’ho mollata in camera mia con la scusa della doccia... le ho detto che l’avrei fatta riportare su da mio padre. >> Rivelò a bruciapelo la mora.


<< Perfetto, dalla parte della “ragione”, stai passando al torto. Sei proprio una stronza!
Va bene che, io le avrei fatto anche di peggio,  ma...tu non sei così.
Tu ci tieni veramente a lei e non è giusto. Ognuno agisce a modo suo,
per via del carattere... >>


<< Continua, continua, ti ascolto. >> La interruppe, Ilaria, scocciata e dispiaciuta.

<< Lo sai che ti sono sempre vicina, ma se devo farti notare le assurde cazzate che fai, sono la prima. Cosa cazzo provi per Federica? Ami lei, o ami Root? Ami entrambe? >> Domandò di getto, senza troppi giri di parole.


<< ...la conosci la risposta ... >>

<< Come puoi amare entrambe? >>



<< Non l’amo. >> Rispose flebilmente la Gagliardi, mordendosi di rimando la lingua per il nervoso.



<< Ah, no? Non sono stupida, amò. Non scendo dalla montagna del sapone! Ho visto come la guardavi ieri sera, come dialogavate, come vi sfioravate, e persino quando avete ballato in pista mi ho viste...non c’è niente di sano e di normale nel vostro rapporto. Guardi Fede esattamente nello stesso modo in cui guardavi Root. O quasi... Anzi, per la cronaca,
Root è la copia adulta di Federica secondo me, lasciatelo dire. Non so quanto bene te la sia scelta. >>



<< Non è vero. >> Tentò di essere sicura Ilaria, fallendo miseramente.
La voce le tremò e il fiato le si mozzò in gola.



<< Fanculo. Basta negare l’evidenza. Ma comunque, per la donna di cui ti sei innamorata, chi sceglieresti? Uhm...tanto alla fine una delle due soffrirà, anzi, probabilmente entrambe visto come si stanno evolvendo le cose... E a questo punto sarebbe meglio così, invece che continuare a prendere in giro tutte e due...specialmente la mia cognatina! >> Se ne uscì con nonchalance, facendo rimanere esterrefatta la Gagliardi, che perse alcuni battiti.


<< Eh? La tua che? “Cognatina?” Chi? Root? >> Domandò allibita, sorpresa e confusa Ila,
quasi con la mascella che toccava terreno.


<< Chi se no, la puttanella? >>


<< ...ma se non l’hai mai potuta vedere! >> Esclamò ancora più sbalordita Ilaria,
riferendosi ovviamente alla Groves.


<< Lo so, infatti... ma per quanto stramba, misteriosa, furba, egoista, egocentrica
possa essere...preferirei vedere lei al tuo fianco, che quell’altra... poi magari un giorno mi ricrederò e ti chiederò scusa, ma oggi come oggi è così e devi chiuderla qua,
ma soprattutto devi smetterla di fartene una colpa, stai parlando come se tu fossi il carnefice e lei la vittima, ma per come la vedo io, nonostante tu stia sbagliando continuamente, se devo essere sincera, e lo sono, qui l’unico carnefice è lei!
Anzi, farei un 50/50 tra lei e la nonnetta... se la potrebbero giocare, perché Fede si sta approfittando della tua debolezza e del tuo essere instabile, mentre quell’altra non si sa a che gioco sta giocando. Sta tirando troppo la corda, e facendo così, prima o poi si stocca.
Tu, dal canto tuo, aspetta e vedi come reagisce la scopetta, poi ti comporterai di conseguenza e se vorrai, potrai passare al prossimo obiettivo...sai di chi sto parlando,
e se ci sarà un modo per affrontarsi, lo coglierai al volo e le dirai ciò che ti sentirai di dire.
Ti chiedo solo di non pensare al futuro, alle scelte giuste o sbagliate...nessuno può dare queste definizioni, nessuno può sapere come andranno le cose se...qui ne va di mezzo la tua felicità. Devi pensare a te, amò. Ascolta il tuo cuore, sarà lui a guidarti. >>


<< ...Vane... abbiamo sbagliato entrambe, abbiamo fatto tutto insieme.
Lei avrebbe dovuto fermarsi a prescindere ed io dovevo fermarmi perché... >> Ribattè Ila, continuando a difendere Federica da perfetta idiota.
Non riusciva proprio ad avercela con lei.
Forse avrebbe dovuto odiarla, forse solo così avrebbe potuto tirarsi fuori da quel circolo vizioso; sarebbe stato tutto più facile probabilmente, anche se Ilaria avesse ricambiato, ma non voleva essere ne un’alternativa, ne una seconda scelta…di nessuno.
Non più.


<< Vorrei essere ciò che Root vuole. Nient’altro. Da quando se n’è andata mi sento persa, Vanè, spenta, ma... non so più cosa voglio sinceramente. >> Soffiò devastata, la mora.



Cosa le stava prendendo? Quasi non si riconosceva più.
Cosa sentiva, cosa provava effettivamente?
Improvvisamente persino Ilaria dubitò di se stessa, dei suoi sentimenti...
Che avesse ragione Vanessa?
Possibile che anche se una ben piccola parte di lei, era ancora innamorata di Federica?
No che non lo era, ma... con il suo arrivo, Ilaria era crollata.
Tutto era crollato.
Ma perché?
Se Root non l’avesse abbandonata, Ilaria ci sarebbe stata? Avrebbe accettato?
No, di questo ne era più che certa.
Ilaria era fedele, e quando amava veramente nulla poteva mettersi in mezzo.
Non era stata una ripicca, o forse in fondo si, ma il fatto vero e proprio era che voleva solamente colmare quel vuoto che le aveva lasciato Root.
Andando a letto con Federica, la Gagliardi si rese conto di aver fatto solo danni.
Probabilmente, anche se un giorno avresse riparlato con Root, (tenendoglielo nascosto, magari), il loro rapporto si sarebbe ritrovato appeso ad un filo, non riuscendo a farlo tornare mai come quello di una volta.

<< Ilà, ci sei? >> La richiamò l’amica, non udendo più niente dall’altra parte.


<< Se n’è andata via... Come posso convivere con questa sensazione di vuoto?
Non riesco a starle lontana, eppure so che devo riuscirci. Non si pentirà mai di quello che mi ha fatto, è una donna, adulta, normale...etero, ma... dentro di me ho una brutta sensazione... Sento che sta male ed è una sensazione che non avevo mai provato.
È così strano… mi sembra di riuscire a percepire il suo dolore... >> Il fiato cominciò a mancarle, così si diresse verso la finestra e l’aprì aggrappandosi con forza al bordo,
tirando fuori un lungo respiro, portando la sua testa verso il basso.


In quel momento Ilaria avrebbe voluto avere un solo potere, quello di poter tornare indietro nel tempo, e non per cancellare quello che era successo tra lei e Fede,
ma per evitare di uccidersi d’amore per lei negli anni passati e conoscere prima Root.
La voleva ancora, nonostante tutto.
Era il suo chiodo fisso, e forse, anche se dentro di lei vi era solo un una minima scintilla,
quel barlume di speranza si alimentava ancora...
Chiuse gli occhi per un momento, ma quando li riaprì delle lacrime slittarono sul suo viso. Un’ondata di odori le invasero le narici; ancora poteva percepire il profumo della cerbiatta sulla sua pelle, sulle sue dita, per non parlare del suo sapore in bocca..doveva liberarsene.


Che differenza: un tempo, al mattino, quando si svegliata sentiva solamente il profumo della sua amata Root su di lei ed il sapore del loro amore...invaderla, mentre adesso...

<< Cercala. Dovete ancora terminare il discorso, te lo ricordo. Non lasciare che l’orgoglio rovini tutto. Se c’è anche una minima possibilità di tornare insieme, beh...penso che dovresti proprio coglierla. >> Proferì severa, Vanessa, sentendo l’amica uno straccio.
 

<< Non si tratta di orgolio...Ora è meglio che vada da Federica... potrebbe sospettare qualcosa... A dopo! >> E liquidandola così, Ilaria si asciugò le lacrime e si diresse di nuovo nella sua camera.
 

[...]



Federica aveva aperto le persiane e le finestre: si prospettava una giornata fantastica,
piena di sole, calda, senza nemmeno una nuvola nel cielo, e quest’ultimo era di un azzurro limpido, strabiliante.
Sembrava esserci uno specchio sopra le loro teste quella mattina.


<< Ehi... >> La richiamò la mora, torturandosi le mani in segno di agitazione,
fissando il suo sguardo in basso, perso nel vuoto.


Federica si voltò non appena udì un rumore alle sue spalle...


<< Hai visto? Fuori è magnifico! >> Esclamò entusiasta come una bimba che riceveva i regali sotto l’albero di Natale.


<< Si, ma tu un po’ di più! >> Se ne uscì improvvisamente Ilaria, rimanendo lei stessa di stucco, ma non fù la sola...



<< Fede, dobbiamo parlare... >> Iniziò successivamente la più grande, cambiando di botto espressione e tono.


Il sorrisone che la più piccola aveva assunto camminando a piedi scaldi sul terrazzo, godendosi quel venticello fresco, sparì di rimando; non ebbe il coraggio di chiederle altro, il perché di quella faccia, a cosa stava pensando, cosa voleva dirle, NO.
Non ce la face, ed il panico si impossessò di lei, facendola tremare.
Cos’erano quell’emozioni sconosciute?
Il motivo per cui le stava provando?



<< Tutto apposto. Se i tuoi genitori dovessero chiedere qualcosa, Vanessa dirà che sei rimasta a dormire da lei... Ora vestiti, così mio padre ti accompagna! >> Ruppe il ghiaccio inventandosi una scusa, che alla fine, fù anche valida per la loro causa.
Questo però deviando il discorso che stava per iniziare.

 

<< ...tu non vieni? >> Chiese in un sussurro flebile, l’altra.
Sapeva cosa sarebbe successo a breve, inutile sperare...
Non era più l’Ilaria di una volta.



<< Domani torno a Roma e devo ancora prepararmi le valige... >> ma la mora venne interrotta inaspettatamente:



<< Cosa devi dirmi? >> Non perse altro tempo Federica, intavolando la conversazione.

Oramai sarebbe stato stupido tirarsi indietro, quindi...Ilaria sospirò ed annuì,
ma senza riuscire a tirare fuori una parola...


La cerbiatta la battè sul tempo e chiese di nuovo con freddezza, andando dritta al punto:
<< Pensi sia un errore? >>


<< Un errore? Non so dirtelo... >> Fece la Gagliardi, sinceramente confusa.


<< Almeno guardami... ti prego. >> Esordì nevrotica ed amareggiata la più piccola,
non sopportando quel continuo evitarsi con lo sguardo.


La Gagliardi alzò finalmente il capo e i loro occhi si trovarono.
Ilaria potè vederci dentro tutta la sofferenza, la delusione, e persino il ribrezzo nei suoi confronti... fu bruttissimo.
Mai prima d’ora avrebbe pensato che Federica potesse riservarle un simile “trattamento”.


<< Mi aspettavo questa risposta, sai?! >> Rispose lei, abbozzando un falso sorriso amaro, voltandosi e raggiungendo la ringhiera di metallo del balcone, afferrandola con forza.


Il cuore di Ilaria non smise di battere, non smise di chiedere al suo, nonostante la giovane cercasse di non far trapelare nulla...


<< Vuoi chiuderla qui vero? >> Aggiunse all’improvviso Fede, come se avesse preso la rincorsa per dirlo.

<< E non guardarti più? E non parlarti più? Come in tutti questi mesi? E fare finta di niente? Ho fatto finta di niente fino ad ora, e...sì, vorrei chiuderla qua, ma non so quale parte della mia vita, se te, se Root, o me. >>Disse apertamente Ila, limpidamente,
senza nascondersi; adesso o mai più.
La verità era proprio quella: amava Root più di chiunque altro, ma Root aveva scelto,
l’aveva tradita, abbandonata, le aveva mentito, mentre Federica, per la quale provava ancora un minino di sentimento, la stava mettendo al primo posto, aveva deciso di dare una svolta alla sua vita, cambiandola totalmente, per lei, per loro.
Chi meritava di essere amata a questo punto?


<< Non è giusto... >> Soffiò ancora una volta l’amica, continuando a rimanere di spalle.

<< Non è giusto cosa? >>


<< Viverla così, viverla come viene. >> A queste parole la più piccola alzò la testa e poco dopo si voltò in direzione della Gagliardi...

<< Viverla come viene? Ma secondo te l'abbiamo scelto? Io non ho scelto di..
Beh, non ti ho scelta. E’ successo, io... non ci sono spiegazioni a riguardo.
Ero distrutta, lo sono tutt’ora, ma tu mi hai accolta. Mi hai... >> Ilaria quasi ebbe un attacco isterico, non sapeva minimamente dove sbattere la testa, cosa dire,
né tanto meno come.


<< E adesso mi stai scegliendo? >>


La mora rimase fulminata nell’udire quella domanda.
Totalmente inaspettata.
Quella nuova Federica era ancora più bella di quella precedente; aveva sviluppato lati nuovi, maturi, era sensuale, provocatrice, maliziosa, determinata, dolce, inerme,
quasi sicura, insomma...un’altra persona.

La più grande aspettò per rispondere, si dedicò qualche istante e poi proseguì:
<< Forse... inconsciamente sì... ma solo perché... >>


<< Root... perché non c’è, vero? Sono un ripiego per te, l’ho capito.
Se fosse stata un’altra ragazza a desiderarti ieri notte, invece che io, sarebbe stata la stessissima cosa...
Bel contentino, guarda. Ed io che mi sono fidata di te, del tuo cuore e ti ho donato la cosa più importante di me. >> Ringhiò Federica all’improvviso, lasciando libere tutte quelle lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto, ma che adesso le rigavano imperterritamente le guance.


<< Assolutamente no. Non sarebbe stato così. Non mi sarei mai portata una puttana a casa.
E lo sai bene. Tu sei tu, punto. Solo con te avrei potuto fare una cosa simile,
solo con te avrei potuto tradire Root, perché tu sei sempre stata il mio sogno proibito,
il mio amore impossibile. >> Rivelò Ila, avvicinandosi alla ragazza, afferrandole il volto con entrambe le mani, asciugandolo delicatamente, come poteva...


<< Sarai il mio più grande rimpianto, Ila... sappilo. >> Singhiozzò Fede.


Ilaria non afferrò il punto.


<< Non puoi scegliermi, abbiamo due vite diverse ormai, il mio treno è passato...
Ho capito. Non possiamo pensare di creare qualcosa io e te... e poi, tu ami un’altra,
non più me. >> Spiegò tutto d'un colpo facendo pentire e sentire una merda l’altra;
i suoi occhi cambiarono, si trasformarono, e Ilaria ci sprofondò all’interno.
Federica serrò la mascella, e dopo aver inghiottito difficoltosamente, la fissò.

La Gagliardi si sentì demolire.


<< Avrei voluto proteggerti da tutto e tutti, l’ho sempre fatto, anche da lontano... ma alla fine sono stata proprio io la causa del tuo male. Una parte di me rimarrà per sempre tua. Non posso dimenticarti, Scricciolo. >> Sussurrò tremante la più grande, aprendosi come ai vecchi tempi, lasciando via libera anche alle sue lacrime.



<< Neanch’io Ila. Grazie...per tutto quanto. Non intendo solo...per quello che mi hai fatto provare stanotte... Sei stata tu ad alzare il volume delle mi emozioni...Specialmente in passato...io all’epoca ancora non sapevo da che parte puntava la mia vita... però tu già lo sapevi, prima di me. Le tue attenzioni nei miei confronti, la tua premura, la tua dolcezza... non troverò mai nessun’altro/a come te. Sei inimitabile.
E... sai un’altra cosa? >>


Ila scosse la testa, invitandola a continuare.


<< Se fossi andata con un altro...e poi con te... saresti stata comunque tu la mia prima volta. Non so se mi sono spiegata, ma... mi dispiace... Sono io l’artefice del mio destino.
E forse è giusto così. Ho giocato con te per anni e...ormai è tardi. Però...io sono qui,
che ti aspetto...nel caso cambiassi idea. >>  A fine discorso, Federica si liberò dalla presa in cui era rimasta per svariati minuti e si allontanò di corsa, scoppiando a piangere ancora di più, come non aveva mai fatto prima.
Il petto le rimbalzava ad un ritmo incontrollabile, le mancò l’aria ed il cuore le stette per scoppiare al petto, così afferrò la maniglia della porta, ma poi si bloccò,
rimanendo immobile li davanti, per poi voltarsi un’ultima volta; diede un’occhiata piena di tristezza, piena d’amore e di speranze infrante, piena di lei, di Ilaria.



<< Spero che questa Root si renda conto presto di quello che sta perdendo...
Ci si vede, Ila. Buon rientro! >> Azzardò salutandola, con freddezza e quasi disprezzo...


Ci si vede?
Quando?
Ilaria le andò dietro tirandola per la camicia che aveva indossato nel frattempo:

<< Federica...è un addio? >>



<< Sembrerebbe... >>



<< Non abbiamo finito! >> Esclamò la più grande, ritrovando la voce.

<< Tu non ne hai idea... Lasciami andare, Ila. Per favore... >> Le parole di Fede si sbriciolarono nelle mani della Gagliardi, che per trattenersi dovette mordersi la lingua.
<< Mi si spezza il cuore a starti accanto. Tu non puoi immaginare cosa sento. >> Aggiunse tirando su col naso mentre le guance continuavano a bagnarsi.


<< Invece ti sbagli, lo so eccome. Questo senso di...impotenza... di malessere,
di mancanza, la provavo anch’io tempo fa...per te. >>


La cerbiatta si dimenò infastidita, sentendosi una vera e propria merda.
Si liberò di questa vicinanza arretrando perfettamente con la schiena alla porta.

- Non andartene, non piangere, perché anche se ti allontani, io ti raggiungerò, aspettami. -


<< Io sono stata male quando sono partita per lavoro e tu sei sparita senza neanche salutarmi... sei tu che mi hai evitata fino ed io... so che Root mi ha tradita, ma...
Se chiudo gli occhi è lei che vedo al mio fianco. Non odiarmi per questo... >>



<< Non ti odio, non potrei... La colpa è solo mia... >>



<< Quello che abbiamo fatto... >>



<< Vuoi chiamarlo sesso? Cos’è stato per te? Ti ho per caso costretta a farlo!?
Io ero lì con te in quel momento, Ila e... ho sentito il tuo...
Non sono esperta di quest’argomento ma non credo che i tuoi sentimenti combacino alle tue parole... ma se mi sto flashando, dimmelo. Dimmelo che non hai provato niente. >>

..Ilaria tento di muoversi ma questa volta restò immobile.
Le tremarono le gambe nell’ascoltare quelle frasi...sapevano di verità.
Federica l’aveva punta nel vivo.


<< Non è stato sesso per me! >> Riuscì solo a dire.


<< Hai paura. >>
 
- Perchè insisti? Non è sempre tutto giusto, non si può fare sempre quello che vogliamo, come fai a non essere terrorizzata? – Si chiese mentalmente la Gagliardi,
totalmente in tilt.

 

<< Probabilmente hai ragione. >> Confessò in un soffiò Ilaria, abbassando il capo.



<< Root è una persona falsa, come puoi non accorgertene? Ti ha mentito spudoratamente. Ti ha usata... mentre io... non capivo, o forse non volevo capire, ma cazzo... avevo pur 15 anni. Non è una giustificazione, però è più comprensibile. Lei a 30 anni e passa...
Sei stata il suo burattino per tutto questo tempo, Ila. Si avvicinava a te solo quando vedeva che il tuo interessa sfociava altrove. Lì si ricordava che esistevi, o no?
Vanessa mi ha raccontato qualcosa mentre ti frequentavi con lei... >>


<< ... >>


<< Diamoci una seconda possibilità... la vogliamo entrambe. >> E dicendo così,
Ilaria non ci vide più, nonostante provò a darsi una regolata, perse il controllo e la ragione:
si fiondò per l’ennesima volta contro le labbra della cerbiatta, buttando dento quel bacio un mix di emozioni contrastanti tra loro...
 
<< Rivediamoci! >> Esclamò la più piccola, sulla sua bocca, ma la sua più che una proposta, risuonò come una supplica, un’esigenza disperata, o almeno questo sembrò trapelare.
 
Ilaria non rispose, ma la cerbiatta capì i pensieri dell’altra.
Bastava guardarla per capirla.



<< Lo so... >> Disse, Fede.
<< Vorrei solo avere la possibilità di rivederti...non per forza in questo modo.
Vorrei avere l’opportunità di conoscerti meglio... in altre circostanze diciamo... >>


- Prima il sesso, poi la conoscenza. Mi sembra giusto. Nuovo modo di instaurare un rapporto. Ma di che tipo? – Pensò la Gagliardi, divertita.



<< Non credi sarebbe strano? >> Rispose la mora, con una domanda più che lecita.
 
<< Sì, lo è, ma strano non è sinonimo di sbagliato. >> Replicò l’altra determinata.
<< Non ti lascerò andare via di nuovo. >>
 
Ilaria adorò quello spirito positivo anche in una situazione disastrosa come quella.
Strano non sarà sinonimo di sbagliata, ma tutto questo che abbiamo fatto e che stiamo facendo, non è di certo corretto, però siamo ancora qui a discutere di poterci rivedere.
 
<< Questo è il nostro segreto, ricordi? >> Ribattè Federica, usando la stessa frase che le disse due anni prima quando la baciò prendendola alla sprovvista.
 
<< Ricordo. Lo ricordo bene. Ma se dovessimo perdere il controllo di questa situazione?
Se dovesse sfuggirci di mano? >>
 
<< Mi sto mettendo in gioco... >>



<< Mettiamola così: se dovessi accettare di rivederti un’altra volta, poi ancora un volta e così via… Cosa accadrebbe se crescesse in noi un vero e proprio sentimento?
Se volessimo improvvisamente ufficializzare la cosa? ...Se io, per puro caso,
mi innamorassi nuovamente di te…?! >>
 
<< Mhh... >> Mugugnò F. facendo una smorfia; la sua domanda la costrinse a riflettere.
<< In quel caso, si vedrebbe. Però credo che correrò questo rischio. >> Rispose sincera, buttandola un poco sullo scherzo, giusto per sdrammatizzare.
 

<< Ma potremmo limitarci a mantenere un rapporto amichevole come quello che avevamo... >> Tentò Ilaria.


<< Anche, ma penso che non ne saremmo capaci. >> Proferì la cerbiatta,
con occhi eloquenti.

Invece di apparire pentite o dispiaciute, le due ragazze scherzarono e risero insieme, ipotizzando un futuro assieme.
 
<< Amiche allora? >> Domandò retoricamente la Gagliardi.

- Mi sto lasciando convincere, proprio non riesco a tirarmi indietro. -
 
<< Amiche! >> Ripetè l’altra.


<< Potrei portarti al cinema, a vedere qualcosa di divertente, nulla di strappalacrime
o romantico, portarti a cena fuori, o potrei anche- >>
 
Ma Federica si sentì troppo felice, per trattenersi: non si potevano definire fidanzate,
non lo erano di certo, però avevano fatto un passo avanti, sperando di riallacciare il loro rapporto, (sicuramente includendo qualche beneficio), così interruppe quel suo infinito pensiero, facendolo con un bacio mozzafiato.
La colse impreparata, però la mora riuscì immediatamente a riprenderla,
assecondandola in quella pazzia.


<< Potresti anche star zitta, ed utilizzare la tua bocca per un qualcosa di più utile. >> Sospirò, l’altra allontanandosi di getto.
Le labbra divennero rosse e ancora dischiuse per la sorpresa.
 
<< Amiche, vero? >> Se la rise Ilaria.
 
<< Certo, amiche! >> Ma entrambe erano consapevoli che tra di loro non ci sarebbe mai stato nient’altro, almeno finchè Root avesse avuto un posto nel cuore della Gagliardi.
Naturalmente non potevano sapere come sarebbe andata a finire, ma di una cosa Ilaria era sicura: non era vita senza la sua bruna, non avrebbe potuto fare a meno di lei...



...Sarebbe stato l’inizio della fine?!

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Capitolo 22
*** -TWENTY, ONE- ***


 
 
[...]
 
 
I piani di Ilaria cambiarono: non tornò a Roma il giorno dopo, ma bensì rimase lì, nel suo piccolo paese, a casa sua, con i suoi genitori,
in compagnia dei suoi amici, con Federica, cogliendo l’attimo, vivendo giorno dopo giorno...una nuova avventura.
Naturalmente non lasciò il lavoro per amore, non lo avrebbe mai fatto, ma decise di prendersi una piccola pausa usando alcune delle ferie accumulate.
Un paio di settimane di relax non le avrebbero assolutamente fatto male, anzi, le avrebbero solo giovato, ma tra una sveltina e l’altra,
il momento di tornare alla propria vita di sempre era arrivato: borsoni, valige, tutto l’occorrente di cui aveva bisogno per poi imbarcarsi sul primo treno mattutino;
sarebbe partita con il fresco, da sola, senza dover salutare nessuno, solamente la sua famiglia.
Odiava gli adii, la facevano soffrire troppo.
Gli addii ti cambiavano l’esistenza.
Il tuo essere.




[...]



Il viaggio fù sempre lo stesso, solo con la differenza che stavolta c’era qualcos’altro in ballo...


Dovette chiamare un taxi appena mise piede nella Capitale; di certo non sarebbe salita su un autobus affollato, caricandosi di tutta quella roba.
Scese dal veicolo bianco e pagò l’autista grassoccio e provolone che l’aveva infastidita per tutta la durata del tragitto.



<< A presto! >> Esclamò l’uomo, ammiccandole.


<< A mai più! >> Rispose lei schifata, per poi guardarlo andarsene e svanire dalla sua visuale.



<< Fiù... Almeno poteva capitarmi una donna... sarebbe stato più divertente. >> Proferì ironicamente, iniziando a cercare le chiavi dell’appartamento dei nonni ovunque,
ma senza risultati...



<< No, no, no, ti prego... non posso essermele dimenticate... >> Sbraitò Ila, agitandosi a dismisura, quando improvvisamente,
un rumore di passi inconfondibili dietro di lei, la fece sobbalzare...


<< Ehy, sweetie... you busy? >>



<< Dannazione, Root. >> Commentò riconoscendo senza ombra di dubbio, quella voce, trovandosi inaspettatamente bloccata tra il portone ed il corpo della donna.


<< Did you miss me? >> Le domandò all’orecchio, con una tonalità piuttosto bassa e roca, che come al solito fece vibrare la giovane,
ma non ebbe tempo di ribattere che la bruna infilò una mano nell’unica tasca posteriore dei suoi jeans, spingendo sempre più a fondo,
non andando immediatamente al dunque; le era mancata troppo quella ragazzina...



<< Were gonna have so much fun, togheter. >> Disse nuovamente Root, provocandola.



<< Sei tornata alle origini? >> Chiese Ilaria, prendendo parola, cercando di rimanere stabile;
due moine non avrebbero cancellato tutto il dolore che le aveva provocato gratuitamente.



<<  So che ti piace quando parlo nella mia lingua...ti...inebria. >> Azzardò la Groves, continuando a palparla e non appena Ilaria stette per aprire la bocca per parlare,
ecco che tutto tornò alla normalità.
<< Trovate! >>Esclamò mostrandole la chiavi di casa che credeva di aver dimenticato o perso chissà dove e quando.



<< G-grazie... >> Sibilò flebilmente la giovane, impacciata ed imbarazzata al massimo, cosa che Root dedusse a causa del rossore spuntata sulle sue gote, rubandogliele al volo subito dopo.



<< Che fine avevi fatto? Per un attimo ho avuto paura di non rivederti più. >> Confessò Samantha, tentando di far incrociare i loro occhi...inutilmente.



<< Mi sono presa una pausa... >>



<< Da tutto e da tutti... >>



<< Proprio così. Comunque scusami, ma adesso devo andare... Non ho potuto far affidamento su quel troglodita del tassista per ovvi motivi
ed ora mi tocca fare più viaggi per... >> ma non ebbe tempo di liquidarla, che di rimando l’altra la interruppe, offrendosi:



<< Vuoi che ti dia una mano? Due sono sempre meglio di una. >> Fece maliziosamente, afferrando un paio di valige, quelle più pesanti a vista.



<< Ehm...okay. >>
 
 
Una mezz’oretta dopo avevano finito di sistemare tutto, ed Ilaria per ringraziarla mandò giù un boccone di veleno amaro, e si offrì di prepararle una tazza di caffè...



<< Mi è sempre piaciuto il tuo caffè... >> Esordì per rompere il ghiaccio.
La giovane annuì ma non riuscì a guardarla in faccia, c’era qualcosa di strano nei suoi comportamenti, e quello a Samantha non le piacque affatto.



<< Allora, novità? Come stai? >> Chiese ancora l’adulta, sperando di ricevere almeno una risposta.



<< Di che tipo? Che vuoi sapere? Beh, niente di importante. Sto bene, tu, invece? >> Fece fredda, Ila, accendendosi una sigaretta alla finestra.



<< Non lo so, dimmi tu. Io...ho visto giorni migliori. Ed ho cambiato lavoro... >> Rivelò sorridendo amaramente e ridacchiò beffardamente.



<< Bene, sono contenta. >>Rispose la Gagliardi, provando un leggero sollievo.



<< ...Vanessa? >>




<< Tornerà la prossima settimana, credo. Da domani incomincio il tour the force.
Devo recuperare le ferie che mi sono presa. >> Spiegò la mora, sbuffando.



<< Hai deciso che non mi parlerai più? >> Domandò a bruciapelo la bruna, facendo intuire all’altra un filo di astio nei suoi modi.


<< E adesso che sto facendo? >> Rispose Ilaria per prolungare un poco l'argomento, giusto per non darle ragione.




Finita la sigaretta, la 20enne la bagnò sotto il getto d’acqua del lavandino che aveva appena aperto e si piegò per buttarla al secchio, ma muovendosi in quel modo,
non si accorse che la magliettina larga e fin troppo corta, scoprì un lato della sua schiena, rendendola visibile alla Groves, che prontamente ci fece cadere l’occhio...
Non l’avesse mai fatto.



<< Cos'hai fatto lì? >> Lo sputò d'istinto.
<< Hai una macchia violacea... un liv- >>
 

<< Oh, qui.. >> Si toccò in quel punto temporeggiando.
<< Avrò sbattuto a qualche spigolo oppure me l’ha fatto mio fratello mentre giocavamo a lotta... >> Mentì spudoratamente,
tentando di essere il più convincente possibile, ma invanamente, visto il suo sguardo perso e le sue gote improvvisamente paonazze.


<< E' un succhiotto. >> L'interruppe Samantha, esclamando con decisione.

Gli occhi di Ilaria solamente in quell’istante incontrarono quelli dell’altra, confermando la sua affermazione.
La 30enne non avrebbe voluto avere ragione in quel caso.
Avrebbe voluto sbagliarsi, forse per la prima volta in vita sua.


<< Non hai una scusa migliore da inventare? >>Domandò supplichevole.



La giovane non rispose, ancora una volta, e abbassò il capo a terra, colpevole.



<< Non vuoi farmi credere che non sia un succhiotto? >> Continuò Root, delusa, tornando con la mente alle parole di Harold;
era trascorso troppo tempo ed era accaduto proprio quello che temeva...
Un fulmine le attraversò il corpo dalla testa ai piedi; qualcuno di cui non era a conoscenza le aveva fatto un succhiotto.
Al posto suo.
Qualcun’altra l’aveva avuta, l’aveva toccata, esattamente come lei aveva sfiorato ogni centimetro di quella pelle, aveva perfino odorato il suo profumo,
e adesso Ilaria aveva un succhiotto.


- Ho voglia di prenderti a pugni. –
Pensò stringendo i pugni e digrignando i denti per il nervoso.
Le mancò l’aria.



- A cosa stai pensando, Root? -
Si chiese Ila, tra sé e sé.


<< Cosa dovrei dirti? >> Se ne uscì all’improvviso la più giovane, con un filo di voce.

Di punto in bianco l’adulta si alzò e con uno scatto felino le afferrò il braccio, scrollandolo.



<< Ilaria! >> La richiamò.


<< Scusami. >> Cercò di apparire fiduciosa, l’altra.
<< Ero distratta. >>



<< Distratta da cosa? Stiamo perdendo un sacco di tempo...anzi, lo abbiamo perso. >> Disse Root, lasciando la presa che nel frattempo si era fatta più salda, prendendo coraggio, per poi posare la mano sul posto dove c’era il succhiotto, e la Gagliardi capì, capì benissimo, facendosi indietro.


<< Non è l’unico...vero? Chi te lo ha fatto? Con chi sei stata? Dimmelo. Ti prego... >> Fece Sam, con voce tremante, trattenendo un pianto isterico.
L’aveva momentaneamente odiata quando aveva visto quel segno violaceo,
immaginandosi la sua piccolina in balia di un’altra che non fosse lei; un senso di vomito la invase, ma riflettendoci su, non riuscì a biasimarla.
Solamente all’ora prese atto dei suoi comportamenti, dei suoi non fatti, del suo essere stata superficiale...



<< Non ha importanza chi... >> Sussurrò Ila, distaccata.

In quella frase Root ci lesse tutto il dolore che le aveva provocato.



<< Sei giovane... io l’ho sempre saputo. Te ne saresti andata... sono stata solo un’esperienza... >>



<< Io? Andarmene? Tu, esperienza? Sei seria? Non mi sarei mai allontanata da te, Root.
Non mi hai rivolto la parola per settimane, neanche un piccolo ed insignificante sms, non dico di scuse, ma un messaggio in generale, una chiamata, niente...
Niente dopo avermi tradita ed abbandonata a me stessa, dopo avermi illusa, usata, esclusa dalla tua vita, nascondendomi chissà quante altre cose...
Nonostante io ti avessi giurato amore eterno, nonostante mi fossi imposta di aspettare il momento in cui ti saresti sentita veramente pronta... ma tu non hai apprezzato,
non mi hai mai apprezzata... Ho provato a creare un contatto con te, un rapporto solido, ma l'hai rifiutato...e adesso ti sei stranita per un succhiotto?! >> Ribattè prontamente Ilaria, buttando fuori tutto quello che le avrebbe voluto dire già quella sera in camera sua.
La sua voce tremò ad ogni sillaba che pronunciò.



<< Non era mia intenzion- >>

<< E invece l'hai fatto! Come puoi fingere che non sia successo nulla? Come puoi pretendere che mi stia ferma ad aspettarti?
Non stiamo tutti ai comodi tuoi, mi dispiace. L’età, l’esperienza che hai non ti permettono di trattare in questo modo le persone, Root.
Tanto meno una ragazzina come me. >>



<< Ragazzina quando vuoi tu! >> Esclamò la donna, rude, interrompendola.



<< Che vuoi dire? >>



<< A letto non mi pare che sei una ragazzina, anzi... lo fai come un’adulta. >> Esordì un’altra volta la bruna, facendo arrossire violentemente l’altra, che si azzittì.



<< Non è vero... non lo pensi. O meglio, io non credo sia così. >> Commentò Ila, vergognandosi.



<< Io ho sbagliato e ti chiedo perdono. Te lo chiederò fino alla fine dei miei giorni, ma tu non sei da meno. Hai fatto la tua parte.
Non mi hai mai creduta, Ilaria. >>



<< Non cambiare discorso, ora. Io accetto anche le tue scuse ma... qual è la differenza?
Vorrei poter tornare indietro per fare l’impossibile...vorrei poter aggiustare le cose, vorrei poter cancellare gli errori di entrambe, anche adesso, ma...
Immagina di avere una figlia e...metti caso le accadesse quello che è successo a me in questi mesi. Che un uomo o una donna le facessero e la trattassero
come tu hai fatto con me... come reagiresti? >>



<< Lo ucciderei. >> Confermò la Groves, flebilmente.
Le stava dando ragione, perché effettivamente, Ilaria aveva ragione.
Il suo ragionamento non faceva una piega.
Che mente!
Lo aveva pensato fin dal primo momento in cui l’aveva vista...
Quella tranquillità nascondeva una mente brillante.
Non era da tutti...tanto meno per una della sua giovane età.
C’era solo da inchinarsi di fronte a lei.
Il crescere da sola in questi anni l’avevano fatta sviluppare per bene.
Aveva dato i suoi frutti.



<< Appunto. Mi hai lasciata senza di te e non facevi altro che mancarmi. Ho dovuto... E’ capitato, non l’ho cercato.
Okay, non mi sono tirata indietro, però... >> Le labbra le si atteggiarono in una linea colma di disprezzo, ed i suoi occhi al contrario,
divennero lucidi ed inaspettatamente neri...neri di rabbia.

Root sbattè le palpebre, cosa stava dicendo?

<< Ti sono mancata? >>

Ma la giovane divenne ancora più piccola; perché non voleva assolutamente ammettere che le era mancata?


<< Hai afferrato solo quello? Comunque sia, chiediti cosa manca a te, Root. >>

<< A me non manca niente. >> E in quell’attimo spuntò fuori anche il lato “velenoso” dell’adulta, facendo trapelare tutto l’odio che aveva trattenuto fino a quel momento,
ma non nei riguardi della Gagliardi, era questo che non specificò; tutto quel rammarico lo provava nei suoi stessi confronti.


- Perchè a me non manca niente, giusto? -

<< Perchè tu hai tutto: un lavoro, soldi, amici, un uomo, una casetta tua...hai anche un cane, per caso? Ti mancava solo l'amante no?
E per questo c'hai messo poco a rimediare.. Lo vedo, hai già scordato tutto. >> Replicò Ila, sbuffando e andandone di là, 
sperando che la bruna uscisse il prima possibile da casa sua...



Il primo scontro andò male, che il secondo fosse andato ancora peggio?
Ci sarebbe stato almeno?






-Flashback-


<< Devo preoccuparmi? >> Domandò Samantha, durante la notte prima della partenza, tra una coccola e l’altra, dopo aver fatto e rifatto l’amore più di una volta.


<< No... solo...capiscimi... non è facile incontrare nuovamente una persona che ti ha distrutta, ma allo stesso tempo riempita per anni... tutto qui. >> Rispose Ilaria,
fissando un punto inesistente nel soffitto.


<< E’ solo questo? >>


<< Te l’ho detto, Root. Ti ho voluto raccontare di me e Federica per rispetto, per rassicurarti, non per impiantarti dubbi su dubbi. >> Replicò sicura, la mora.



<< Okay...ma se ci fosse dell’altro, me lo diresti? >>


<< Assolutamente.
Non so mentire, mi si legge in faccia. Fra me e lei non c’è più niente... Non c’è mai stato niente a dire il vero. >>


<< D’accordo...mi fido. Ma st’attenta alla lupa. >>



<< Te lo prometto. >>



-Fine Flashback-




Ecco perché prima di salire su quel treno il volto della ragazza si incupì ed il suo umore si negativizzò tutto d’un botto. Che fosse lei il terzo in comodo?
La new entry? O meglio, la vecchia fiamma?
Riflettendoci con più lucidità, la Groves ne fù quasi sicura; Ilaria non sarebbe andata con nessun’altra, con la prima che le fosse passata davanti,
Ilaria non era tipa da una botta e via, doveva esserci per forza una base di sentimento...
 
Non riusciva a pensarci, quei pensieri la stavano ammazzando, soffocando, doveva avere delle risposte, nette, delle conferme,
ma soprattutto le doveva avere adesso, così avanzò verso la sala da pranzo raggiungendo la Gagliardi: la bloccò afferrandola di nuovo per la mano.


<< Te l'ha fatto quella sgualdrina? Quando? >>


<< Non sono affari tuoi. Non più. >> Rispose dura la ventenne, inchiodando i suoi occhi in quelli dell’altra, sorreggendoli stavolta,
gesto che fece tentennare la più grande, non aspettandoselo, ma lei non mollò la presa.

<< Root. >>Soffiò sofferente la mora, e la bruna allentò la stretta per poi lasciarla andare.
Aveva afferrato.
Aveva esagerato.
Fin da piccola aveva odiato le botte, la violenza, e solo in quel preciso istante se ne rese conto: era diventata ciò di cui aveva sempre avuto terrore.


<< Per favore...devo sapere. >>


<< Scusa, non sono dell'umore adatto. >>

<< Posso fare qualcosa per te? >> Domandò Root, con fare ingenuo e supplichevole.

<< Non importa. >> Fece Ila, notando l’altra incupirsi, ma senza muovere un dito.
Rimase immobile, lì davanti a lei, ad osservarla con quello sguardo da cucciolo bastonato, aspettando...ma che cosa?


<< Root... ti ho detto che non importa. >> Replicò Ilaria.



<< E' colpa mia? >> Chiese flebilmente Samantha, sapendo già la risposta.


<< Non è colpa tua. >> Disse la giovane, mentendo, non capendo neanche lei il motivo, iniziando a camminare per la stanza,
avvicinandosi vicino alla finestra che dava su quella della sua ex vicina preferita, per cui aveva follemente perso la testa,
e per un attimo con la mente tornò a quel giorno, mesi a dietro, quando per la prima volta la vide...


Talmente presa da quei ricordi, che non si accorse dell’accostamento dell’adulta.



<< Si che lo è. Perché neghi? Ti sto facendo pena, lo so, ma...devo sentirmelo dire. >> Esordì nuovamente l’hacker,
alzandole delicatamente il bordo della magliettina, scoprendo il suo ombelico, mostrando un altro segno violaceo affiancato da dei graffi.
Premette il palmo sopra quelle “ferite”, accarezzandole lievemente, facendo rabbrividire la Gagliardi, che momentaneamente socchiuse gli occhi,
sentendoseli riempire di lacrime.


<< Avete fatto l'amore? >>
Quella domanda fu come un boato nel ben mezzo del nulla.
Un tuono.
Udire quelle parole fuoriuscire dalla sua bocca fù dilaniante.

Dischiuse le labbra e sgranò gli occhi sorpresa, per poi fissarla.

Root camminò verso di lei e adesso quasi toccò il naso con le sue labbra.


<< Cosa stai facendo? >> Domandò impaurita, la giovane, non metabolizzando la situazione.
Era confusa, appannata, e si sentì in bilico.


<< Visto che non mi rispondi...so io cosa posso fare per te... >> Disse la donna, sfilandosi la felpa smanicata, con estrema lentezza.

Ilaria dubitò un po' prima di rispondere, ma poi le parole le morirono in gola, boccheggiando.

L’altra continuò: si tolse le scarpe con un calcio e si avvicinò di nuovo, pericolosamente, unendo il ventre alla pancia della piccola...


Istintivamente la nanetta alzò le braccia e Samantha le tirò via la maglia.



<< ...credo di essere confusamente accaldata... >> Commentò la Gagliardi, ritrovandosi una dea in reggiseno nero, di pizzo e pantaloncini talmente corti
che lasciarono pochissimo all’immaginazione.

I gesti furono automatici, non c’era bisogno di riflettere con lei...


- Mi sconvolgi così, in un niente. -
Pensarono all’unisono le due.

<< Indicami dove ti ha toccata... >> Sibilò Root, pregandola, con gli occhi anch’essa pieni di lacrime amare, così Ilaria obbedì;
prese la mano destra dell’adulta e la mise sul suo collo.


<< Lei mi ha toccata qui. >> Bisbigliò.


<< Federica? >> Domandò quasi sicura che fosse lei il soggetto.

Ila annuì dandole poco dopo la conferma.
Lo sapeva fin dall’inizio.


Poi la più piccola prese l'altra mano, portandola fino al suo petto, al centro.


<< Mi ha toccata anche qui. >> Aggiunse.

Ma qualcosa in Root stava dando i numeri; non come le altre volte, stavolta era diverso.
Abbassò la zip dei pantaloni e li lasciò cadere tranquillamente...
Gli slip sono anch’essi neri, ricamati esattamente come il pezzo di sopra, ed Ilaria perse improvvisamente il conto dei secondi in cui smise di fiatare.

<< Oh, Root. >> Fù l'unica cosa che riuscì a dire prima di ritrovarsi completamente schiacciata tra il muro e lei.

Il suo respiro sul suo, stava annegando.


Inaspettatamente la donna le prese le mani e le indirizzò dietro la schiena, mentre invece le sue si andarono ad insinuare sotto i vestiti della Gagliardi,
che si lasciò denudare, quasi a rallentatore; i suoi occhi non si mossero dai suoi, e proprio come ogni volta, Ilaria si sentì frantumare...proprio come ogni volta in cui la sua pelle andava a contatto con quella dell’altra...


- quale potere aveva per farla sciogliere in quel determinato modo? -


La moretta le accarezzò la guancia, le labbra, le spalle, ed arrossì, mentre la bruna le sorrise teneramente, iniziando a sbottonarle i jeans per poi abbassarli;
non riuscì più a resistere alla tentazione.


L’altra la guardò smarrita e la pregò in silenzio di non farlo, ma anche lei lo desiderava nel profondo.
La donna rivide quel segno, tra l'ombelico e il ventre e si paralizzò, poi un terzo sotto al seno sinistro, e un quarto ed un quinto sui fianchi;
quella visuale le strappò la realtà da dosso...



<< ...ricoprimi gli spazi vuoti con il tuo corpo! >> Esclamò la più grande per poi spingerla e portarla verso al tavolino, su cui ce la fece salire,
alzandola con facilità, mentre l’altra spostò ciò che le intralciava, gettando tutto a terra, non fregandosene.
Ilaria l’attirò a se dai fianchi e Root non perse tempo, liberandosi immediatamente dei suoi jeans.
Di colpo la foga della ragazzina si fece viva, scagliandosi di getto contro le labbra della sua donna, facendo percepire la sua lingua,
che liberamente cercò quella dell’altra.
Successivamente divaricò le gambe e la distanza fra loro sparì totalmente.


<< Mi senti? >> Fece Root, stringendo le mani sulle sue cosce premendo il ventre contro il suo.

<< Non mi basta. >> Sussurrò Ila, in risposta, con fiato mozzato, sfiorandole l'avambraccio e graffiandole la schiena;
i polmoni di Root in quell’istante divennero grandi quanto una mongolfiera.



<< Toglimelo. >> Mormorò con una sensualità inattesa, la Gagliardi, indicando il succhiotto.
<< Marchiami! >> Aggiunse, per poi osservare l’adulta chinarsi su di lei.
Con una spinta leggera di bacino, l’adulta la spostò più indietro, facendola adagiare meglio, mentre quest’ultima accarezzò il livido e poi lo toccò con le labbra.
I suoi capelli si sparsero sulla sua pancia..



<< Oh.. Dio.. >> Ansimò Ilaria inarcandosi all’indietro, quasi a spezzarsi.

Tutta la sua sensibilità si concentrò in quel punto: uno tzunami di sensazioni la travolse in un istante, quando la lingua dell’hacker cominciò ad assaggiarla.
Istintivamente l’afferro per la nuca, con veemenza, le sue labbra bruciarono sulla sua pelle:


<< ...voglio sapere di te. >> Ansimò una seconda volta.


<< Tu sei il mio posto sicuro, piccola... Tu non puoi vivere senza di me, ed io non posso vivere senza di te. >> Azzardò invece Root,
in preda al sentimento che provava per quella ventenne.


I suoi polpastrelli all’improvviso sostarono nell'interno coscia.
 

<< Non ferm- >>

Non perse tempo e tirò giù gli slip della giovane, e l’altra le buttò via i suoi.
Stranamente Samantha sembrò frastornata e piena di desiderio allo stesso tempo; la baciò con violenza, come se le avesse letto nel pensiero...
Ilaria le slacciò finalmente quel reggiseno, perdendosi nel suo respiro che aumentò e si sciolse, aumentò e si spezzò.

La Gagliardi era da sempre stata timida e riservata, ma in quel momento mandò tutto a farsi fottere, forse proprio perché era Root che la stava fottendo,
come piaceva a lei, come solo LEI sapeva fare, cosi sposto la mano dell’adulta tra le sue gambe.
La bramava.
Voleva cancellare gli errori fatti con la cerbiatta, voleva cancellare le sue tracce...


<< Fammi sparire dove io potrò essere solo tua. >> Esordì maliziosamente e con un erotismo a dir poco indifferente.

La trentenne si leccò le labbra e se le morse eccitata, e non potendo farne a meno entrò dentro di lei, senza farselo ripetere due volte,
lasciando sfuggire all’altra un gemito limpido e forte, che ripetè, e ripetè ancora una volta quando il suo medio uscì ed entrò, ancora,
ansimando sulle sue labbra che sorrisero compiaciute, per poi fermarsi...
Le sue mani si poggiarono sulla sua intimità, che adesso premeva dove il piacere non aveva limiti, muovendo di conseguenza il bacino in concomitanza a quelle dita.

Ila spalancò momentaneamente gli occhi e il divano in pelle richiamò la sua attenzione; senza pensarci si spostarono lì, la più alta la aiutò a scendere
per poi essere lanciata contro di esso...


<< I tuoi occhi nitidi sanno sempre cosa voglio, non è vero? Pare tu sia l'unica. >> Disse stringendosi al suo collo, bisognosa, mentre la moretta sorrise soddisfatta.
<< Ti voglio. >> Azzardò Samantha.


Una vita senza quella peste, senza quella testa matta sarebbe stata vuota, insignificante, come se ad un angelo lo proivassi del paradiso,
ed Ilaria valeva lo stesso per Root, anche se purtroppo non era stata capace di dimostrarlo; l'estasi del suo tocco, i suoi gemiti le piacevano,
da sempre l’avevano fatta impazzire, così glieli sussurrò all'orecchio, arricchendo il momento con qualche bacio, facendola diventare sempre più calda.
Impavida.
Violenta.

Samantha socchiuse gli occhi.

<< Ilaria... >> Lo pronunciò come una richiesta disperata di aiuto, poggiando la fronte alla sua, sfiorandole il naso, il suo odore, la testa;
la bruna non era più padrona di se stessa.
Si dimenò sotto le sue cosce, ora le posizioni si erano invertite ed il divano accoglieva perfettamente i loro corpi, sembrava fatto apposta per le loro due.

Ilaria riuscì a non far ricadere tutto il suo peso sulle sue gambe, bilanciandolo per non farle male, mentre l’altra giocò con quei due seni piccoli che tanto adorava, afferrandone uno a coppa, torturando con i polpastrelli quei due bottoncini turgidi di piacere, prima uno e poi l’altro, continuando però a penetrarla sempre più forte, inserendo un altro dito, aumentando il ritmo, mentre la giovane fece lo stesso, dedicandosi però, con la lingua ai suoi capezzoli.
Amava succhiarli, leccarli e mordicchiarli, tirandoli ogni tanto.
Il piacere crebbe senza freni, non potettero trattenersi, si contrassero, e risalendo Ilaria chiuse i denti sulla spalla dell’amata, provocandole un gemito animalesco, muovendosi freneticamente, fino a raggiungere un lungo e sublime attimo di estrema goduria.
L’apice del piacere.
Dopo praticamente un mese.


La Gagliardi scostò i capelli dalla fronte della Groves, accarezzandole il viso, il quale non era capace di raffreddarsi dinnanzi a lei,
ma ovviamente non potevano godersi quel momento di pace e di relax post sesso; qualcuno doveva interromperle naturalmente:
 

<< ...sta vibrando! >> Esclamò affannosa, Root, ritraendo le mani, scocciata.


 << Come? Cosa? Hai un vibratore? >> Chiese esterrefatta e confusa, la giovane.


<< Il cellulare, scema! >> La illuminò l’altra, per poi guardarla tirarsi su in fretta, svuotando le tasche dei suoi pantaloni,
(che ancora aveva addosso anche se calati fino alle caviglie), fino a trovare il telefono.
Lo prese al volo e bastò notare il suo sguardo cambiare una volta posato sul display.

 
<< Pronto? >>

...

<< Oh, ciao...no, non disturbi, dimmi. >>
...


Balbettò incapace di decidere su cosa fare e cosa dire, ma all’improvviso ecco che si rivoltò verso Root facendole segno di rivestirsi in fretta:
senza alcun dubbio era Federica.


Amareggiata si infilò il reggiseno, tirò su gli slip, poi i pantaloni ed infine la maglietta, tutto con una mano, mentre anche l’altra fece lo stesso,
mettendosi persino le mutande al contrario, aiutandola ad indossarli, mentre parlava con l’amichetta al telefono...


<< Non abbiamo guardato l'ora, e... >> Affermò una volta attaccato la chiamata.


<< Secondo te io guardo l'ora in questi casi? >> Ribattè acidamente la più grande, mentre le abbottonava i pantaloni; anche quelle piccolissime attenzioni da amica,
da sorella maggiore, da mamma, le erano mancate smisuratamente.
Forse più di tutto il resto.
Solo lei era stata capace di darle quelle sensazioni, e solo lei era stata altrettanto capace di togliergliele.


Nel frattempo Ilaria lottò con il gancetto del reggiseno, tentando di riagganciarselo.


- Non hai neanche un neo, forse uno, sulla spalla destra. Sei bellissima, sembri un angelo e vorrei potermi svegliare ogni mattina con te al mio fianco,
ed ogni sera addormentarmi tra le tue braccia, ma ho rovinato tutto. Ho distrutto un amore stupendo per puro egoismo, perché ho messo me di fronte a te,
perché ogni scusa era buona per mentirti, anche se l’ho fatto per una buona causa. -
 

<< Era lei? La tua fidanzatina? >> Domandò troppo gelosamente, infatti l’altra evitò di risponderle, soprattutto perché non era così.


Spontaneamente Root le accarezzò i fianchi, ma l’altra si svincolò ed usci dalla sala, diretta verso il corridoio in cerca delle tremende chiavi,
dopo essersi allacciata persino le scarpe.


<< Ilaria... >>


<< Mio nonno è peggiorato, devo correre in ospedale. Ne riparleremo, Root. >> E dicendo così, con tono evasivo e gelido, la invitò ad uscire dall’appartamento, seguendola fino a sotto al portone, dove poi le loro strade si separarono letteralmente...



<< Vuoi che ti accompagni? >>


<< Non ce n’è bisogno. Vado da sola. >> 

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Capitolo 23
*** TWENTY, TWO (Part 1) ***


Dopo un’estenuante e pesante settimana di lavoro, finalmente arrivò il week-end tanto atteso dalla Gagliardi, che decise giustamente di dedicarsi un po’ di tempo;
meritava di rilassarsi ma soprattutto meritava di staccare la spina e alleviare le stress,
sia fisico che psicologico... E cosa c’era di meglio di un massaggio rilassante?
Non era mai riuscita a trovare del tempo per lei, aveva da sempre messo la famiglia,
i parenti, gli amici, l’amore, prima di tutto e per quanto poteva esserne onorata e gratificata per quel suo comportamento, o meglio, bisogno di fare del bene,
per quella sua modalità di vita, ogni tanto era anche giusto essere un po’ egoisti, no?
…Ogni giorno era una continua routine, ogni giorno era diventato sempre più pesante
e sfilzante.
Quel sabato mattina faceva un caldo esagerato, così dopo aver fatto la spesa,
essere andata alla posta per pagare le bollette, affrontando un intrepida fila che come al solito arrivava fino fuori ai parcheggi, rientrò; si diede coraggio e si convinse anche a dare una pulita all’appartamento...
Controllò l’ora e l’orologio segnalava le 12.00 in punto, e adesso cosa avrebbe potuto fare?
Si buttò immediatamente in doccia, aprendo l’acqua fredda, con l’intento di rigenerarsi,
poi una volta terminato, scese a controllare la posta: un volantino colorato e spiccante richiamò la sua attenzione, così si mise a leggere curiosa...


<< Fa al caso mio...Ma chi te c’ha mannato? >> Esordì pimpante in romanaccio.


Tornò di sopra e si vestì velocemente, convintissima di provare quel nuovo centro estetico appena aperto vicino casa e sperò di essere ancora in tempo e specialmente,
pregò che facesse orario continuato.
Se avessero fatto la pausa pranzo, si sarebbe sparata all’istante; in quale altro momento avrebbe potuto approfittarne?


<< L’orario non è dei più consoni, però...non sembra essere chiuso... >> Sussurrò parlando da sola, trovandosi difronte al locale; il sole e la stanchezza le stavano dando alla testa, questo era poco ma sicuro.

Quando aprì la porta, un campanellino accompagnò il suo ingresso.
Un uomo sulla cinquantina era posizionato dietro il bancone, alla cassa, accogliendola immediatamente con un bel sorriso, anche se non poteva essere definito il Brad Pitt della situazione: biondo, non tanto alto e leggermente in carne e con degli occhiali decisamente grandi rispetto al suo volto, ma dall’aria non doveva essere noioso e antipatico, anzi...
 
<< Salve signorina. Prego, mi dica, come possiamo aiutarla? >>
 
<< Buon pomeriggio! >> Esclama sorridendogli di rimando, sistemando la tracolla del suo marsupietto.
<< Sarei intenzionata a fare un massaggio, non so se… >> Ma si bloccò esitando, preoccupata...era troppo timida.


<< Oggi? Cioè, ora? >> Chiese l’uomo, sfogliando l’agendina, sicuro di sé.
Doveva essere il capo della baracca.
 
<< Sì. >> Annuì, impietrita.



<< Venga, non mordo mica. >> Scherzò lui, ridacchiando, avendo notato subito quel suo essere tesa ed imbarazzata.


<< Mi scusi... Insomma... >>


<< Non l’ha mai fatto prima? >> Domandò arrivando al punto, il 50enne.



<< Esatto... non mi sono lasciata mai toccare da estranei... >> Precisò arrossendo, Ila,
evitando appositamente il suo sguardo.

<< Se è possibile ovviamente. Non ho prenotato, è stata una scelta last-minute. >> Aggiunse dispiaciuta.



<< La capisco, anch’io ero come lei... ma deve solamente chiudere gli occhi e svuotare la mente, e i nostri ragazzi la condurranno sull’isola che non c’è. >> Proferì lui, senza malizia, rassicurandola.



<< L’ha scelto lei il nome del centro? >> Ridacchiò Ilaria, riferendosi all’insegna.


<< Da cosa l’aveva capito? >>
C’aveva preso in pieno: era simpaticissimo.


<< Ma comunque...dammi del tu, Chiamami Claudio. >> Fece carinamente lui.



<< Va bene...grazie. Io sono Ilaria. >> Rispose l’altra, serenamente.



<< Bel nome! Diciamo che... è il tuo giorno fortunato, Ilaria! >> Dichiarò chiudendo l’agenda.
<< Io stavo giusto per andare via, chiudiamo tra una 40inta di minuti, ma la mia assistente si occuperà di lei. >>
 
La sua assistente?



<< E’ una donna? >> Chiese di getto, la Gagliardi.



<< Si, è meglio o peggio? >> Ribattè Claudio, probabilmente capendo la motivazione.



<< Non lo so...forse avrei preferito fosse lei, ehm...fossi tu ad occupartene.
A primo impatto la ritengo una persona capace e socievole, e soprattutto molto gentile...Sicuramente non mi sarei trovata a disagio… >> Spiegò timidamente.

<< Ma capisco i suoi vari impegni. Dovrò accontentarmi, sarà per un'altra volta. >> Commentò più tranquilla la ragazza, per non pesare; il suo malumore, la sua sentita solitudine non doveva infettare chi le stava accanto.
 
<< Ma quanta fiducia, ti ringrazio! Però non preoccuparti, davvero. Mi piaci e non lascerei una bambina indifesa nelle grinfie di qualche cacciatore o cacciatrice. Non te ne pentirai, lei è la più dotata di tutto il centro estetico. In tutti i miei anni di lavoro non ho conosciuto mai una come lei. Ti lascio in buone mani, fidati! Poi me lo verrai a ridire, e, se ho ragione, ci rivediamo per altri trattamenti, se mi sbagliavo, ti devo un soggiorno completo,
come la vedi? >> La sfidò affettuosamente e sempre con estrema educazione.



<< Perfetto, ci sto! Accetto. >>



<< Allora adesso ti saluto, devo scappare. Mi raccomando... passa a trovarmi. >>



<< Buona serata e grazie mille e scusami ancora per l’orario. >>


<< Non ti preoccupare, avverto la mia prescelta e poi verrai guidata da lei! >> Le sorrise nuovamente; con quel suo carattere aperto e solare era davvero impossibile non sentirsi bene a pelle.
Era contagioso.


<< Magari fossero tutti così. >> Soffiò Ilaria, affranta dal mondo che la circondava.


Fuoriusci dal bancone e si allontanò in un lungo corridoio, fino a sparire in una stanza;
la numero 69.
Era un caso o un segno?
Pensò maliziosamente e da imbecille la giovane, sogghignando per quell’immagine ultraterrena appena avuta.

Successivamente tornò seria e prese a guardarsi intorno; doveva ammettere che alla fine le era andata proprio bene: quel posto era bellissimo, pulito, profumato e cosa principale, era accogliente.
Almeno il proprietario lo era, supponeva lo fosse anche il restante dello staff.
Difficilmente sarebbe potuta andarmi meglio.
 
Si accomodò sul divanetto all’ingresso e accavallò le gambe, attendendo il suo ritorno;
ci sarebbero voluti alcuni minuti a dir poco, e così sfogliò qualche rivista ammazzando il tempo, ma senza leggere realmente il contenuto, giusto le figure.
Neanche la forza per leggere aveva, era stremata.



<< Eccomi. La mia collega sta preparando la camera, poi ti chiamerà lei. >> L’avvisò l’uomo, facendola balzare per lo spavento; si era assentata.
La voce dell’uomo la riportò alla realtà.


A quel punto Ilaria lasciò la rivista e si tiro su, seguendolo nuovamente dietro al bancone.
 
<< Ti faccio già la ricevuta. Hai già deciso la tipologia di massaggio?
Completo, parziale, rimodellante, linfodrenante? >>
Ecco perché era il capo: era estremamente preparato.
 
<< Ehm... sinceramente mi sono persa nelle sue parole... >> Iniziò la mora, interrotta subito dopo da un colpo di tosse fatto apposta; gesto che le fece capire cosa avesse sbagliato per essere rimproverata.

<< ...nelle tue parole... Non ci sto capendo nulla, e gradirei un semplice massaggio,
niente di più. Faccio un lavoro fisico deleterio per muscoli, tendini e nervi, quindi...
Cosa mi consigli? Vorrei solamente alleviare un po’ di stress, e placare i dolori...nulla di particolare! >> Disse lei, apertamente e con ingenutà.
 
<< Oh, povera piccola... cos’hai fatto di male per finire così? >> Replicò Claudio, realmente dispiaciuto e colpito, mentre Ila scrollò le spalle non sapendo cosa rispondere.

<< Okay, allora ti segno un bel massaggio completo e rilassante, okay? >> Le propose e l’avvertì, trascrivendo intanto le sue parole.



<< Ottimo! >>



<< Il prezzo è di 50 euro, ma visto che sei nuova e ti ho preso a ben volere, facciamo 30! Un po di sconto non ha mai ucciso nessuno. >> A quella frase, Ilaria rimase pietrificata e confusa:


<< Sta scherzando? >>


<< Se mi dai di nuovo del lei , giuro che ti raddoppio il prezzo di base! >> Fece lui, severo.

<< Oddio, scusami. Ma... >>



<< Sono serio! Potresti essere mia figlia...e da quanto ho potuto capire ti fai il mazzo e ti campi da sola, quindi... mi sentirei troppo in colpa... non posso rubare dei soldini ad una bambina... >>  Sorrise a 32 denti l’uomo, portandosi le mani sul cuore durante il dialogo.
Mmh...
Dalle movenze...

<< E poi... tra di noi ci si aiuta , no? >> Ammiccò facendole l’occhiolino.


Cosa voleva dire?
TRA-DI-NOI?
Cioè?


Poi ci arrivò, anche se a scoppio ritardato.

<< Vuoi dire... aaaaaah! Ho capito. Non poteva capitarmi di meglio allora,
mi reputo fortunata! >> Esclamò Ilaria, divertita ma sincera.
Anche lui era come lei.
Anche lui pregava nella stessa parrocchia.
Anche a Claudio piaceva lo stesso sesso.



<< Fortunatissima. >>



Nel frattempo la Gagliardi afferrò il portafogli e ne tirò fuori le banconote, porgendogliele:

<< Devo darti i miei nominativi? >> Domandò.



<< Ti ho già segnata con: Ilaria/Cimice. Tra parentesi, una di noi.
Mi ricorderò assolutamente. >>



Aveva avuto la conferma: non era sano di mente.
Poteva essere normale?
Certo che no.
 
Strappò la ricevuta e gliela porse.


<< Ecco a te! >>
 
<< Grazie...e goditi il massaggio! >> Prese il cappotto e le sue cose.
 
Le sue parole in un certo senso l’avevano tranquillizzata, ma quando uscì dal centro e la lasciò sola, in attesa dell’apparizione dell’altra donna, un ansia la invase:

<< Speriamo che sia almeno bruttina... ci manca solo che sia una figa da paura,
e me ne scappo a gambe levate. Voglio evadere dai miei problemi, non aumentare la mia frustrazione. >> Disse parlando da sola come al solito, camminando avanti e dietro.
Lesse delle brochure, osservò la vetrina degli smalti e continuò a guardarsi intorno;
non riuscì a stare ferma un secondo…
Decise poi di prendere il cellulare e mettersi a giocherellare con esso per far passare un po’ il tempo e non pensare, ma dieci minuti a seguire sentì una voce metallica che la invitò di raggiungerla: ultima camera, in fondo a destra.
Era ovvio che poteva essere soltanto la donna che si sarebbe occupata di lei a breve.
Semplice.
Si alzò in piedi molto lentamente e fece un respiro profondo, strofinandosi le mani, agitatatmente, per poi fare come le era stato appena detto e prima di varcare la soglia, bussò educatamente alla porta; le buone maniere erano tutto.
 
<< Prego, prego. >> Le disse quella voce.
Perché qualcosa non le quadrava?
Cos’era quella stranissima sensazione di allerta?


Entrò in stanza e finalmente la vide e capì perché i suoi sensi stavano impazzendo.
Quasi rimase abbagliata dalla sua bellezza, esterrefatta, non poteva crederci...
Snella, ma formosa e curata, con un evidente corpo da modella, con dei lunghi capelli scuri, ben raccolti in una coda e...che sorriso!
 
<< Root? >> La richiamò Ilaria ancora sotto shock.
<< Che ci fai tu qui? >> Domandò successivamente con il poco fiato che le era rimasto.



<< Ehi, ciao! Io, ci lavoro...te l’avevo detto o no che me ne ero andata da quel locale? >> Rispose tranquillamente, sorridendole.
 
E senza sapere il perché, Ilaria le porse di rimando la ricevuta; probabilmente non ce n’era neanche bisogno, ma la donna la prese e la lesse, per poi tornarla a guardare.
 
<< Benissimo, può iniziare a spogliarsi Signorina Gagliardi! >> Esclamò professionalmente, la bruna, senza mai distogliere lo sguardo dalla mora che naturalmente nel frattempo era rimasta incantata ad osservare il movimento delle sue labbra mentre pronunciava il suo cognome: fù qualcosa di terribilmente attraente.

<< Massaggio completo, vuole proprio farmi tardare... >> Aggiunge scherzosa la Groves;
ma la stava prendendo in giro trattandola come se fosse una normalissima cliente?
Okay, colse la sua ironia, però improvvisamente si sentì nella posizione di doverle delle scuse...e per cosa poi?
Cosa si stava aspettando dopo il guaio che avevano fatto una settimana prima?
 
<< Mi dispiace... se vuoi ti ordino il pranzo... >> Propose facendo una smorfia, poggiando il marsupio su una sedia libera.
<< Non è stata una cosa voluta e organizzata...probabilmente dovrei rimandare. >>
 
<< Ma no, stavo scherzando. >> Proferì senza problemi, Samantha.
 
Ilaria non ebbe nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi, questa donna era troppo per lei, in tutti i sensi e il solo pensiero che ben presto avrebbe dovuto massaggiarla… AIUTO!
Beh, un signore più anziano e meno attraente, e persino gay sarebbe stato decisamente meglio.
Nessun tipo di coinvolgimento, invece chi le doveva capitare?
Ma poi...proprio ROOT?
Un altro mestiere non poteva cercarselo?
 
<< Quindi... devo spogliarmi? >> Domandò stupidamente, balbettando.
Di certo non l’avrebbe massaggiata da sopra i vestiti.
<< Nel senso… Devo spogliarmi, tutta? >> Tentò di riprendersi, maledendosi mentalmente.
Ancora peggio.
 
Root sorrise e il suo viso assunse un’altra smorfia divertita.

-Meglio che la smetta di sorridermi in quel modo, non mi aiuta affatto.-



<< Non sei pratica, vedo... >> La sua fù una giustissima osservazione.
<< Sì, devi spogliarsi tutta. In seguito, le sue parti intime verranno coperte da degli asciugamani, non preoccuparti. >> Spiegò non facendo trapelare neanche una piccola emozione o un altrettanto pensiero...
 
<< Ah, ho capito... ma perché tu? >> Se ne uscì all’improvviso, non metabolizzando ancora.
 
Nuda.
Davanti a lei.
Di nuovo.
Non chè non l’aveva mai vista, anzi, forse anche troppe volte in passato, però,
la situazione tra di loro non era una delle migliori...
Non avrebbe creduto che si sarebbe dovuta spogliare completamente, piuttosto credeva che sarebbe rimasta in intimo, o per lo meno in topless, ma fortuna che si era totalmente depilata, ci mancava solo questa per raggiungere il top dell’imbarazzo.
 
<< Vuoi che ti chiami Luigi, il mio collega? Per me andrebbe più che bene, così vado a fare la mia pausa... >> La provocò da stronza, sfidandola con lo sguardo.
Lo avrebbe realmente fatto?
Dopo essersi imbucata in casa sua e l’averla “sbattuta” sul tavolo?
Senza alcuna dolcezza?
Si era lasciata usare per l’ennesima volta...



<< Come desideri! >> Commentò delusa e irritata Ilaria, evitando adesso di incrociare quei suoi occhi.



<< Mi piacerebbe, ma purtroppo non posso accontentarti, Cimice.
Sono l’unica rimasta nel Centro. Se vuoi al massimo posso voltarmi. >> Rispose la bruna,
con un leggero tono inacidito.
 
-Come se non ti avessi vista nuda già un milione di volte. Conosco a memoria ogni centimetro della tua pelle... e chi se la scorda.-


Ilaria arrossì e si toccò i capelli, o almeno quei pochi che le erano rimasti;
era così evidente il suo disagio?
 
<< Sì, grazie. >> La liquidò la mora.
La tensione era arrivata ad un livello inverosimile e a breve avebbe superato il limite,
di questo ne era più che certa.
 
Root la rassicurò facendole un cenno con la testa e poi si voltò dal lato opposto,
mantenendo la parola data, mentre la giovane tirò un lungo respiro e cominciò a togliersi pian piano i vestiti di dosso.
A termine di quell’impresa piegò il tutto con accortezza e lo poggiò sul divanetto accanto al lettino.


<< Fatto? >> Chiese la Groves, continuando a darle le spalle, ticchettando con la gamba,
facendo rimbombare il rumore del suo tacco a spillo numero 12, a terra.
Anche lei nervosa?
Come mai?
Si stava spazientendo per caso?
 
<< Sì. >> L’avvertì Ila, approfittando della sua distrazione per darle un’occhiata fugace:
indossava una canotta nera e un leggins bianco, che lascia poco spazio all’immaginazione;
troppo trasparente per i suoi gusti.
Suppose che sia la divisa da lavoro, ma non ne fù poi tanto sicura, soprattutto non avrebbe messo la mano sul fuoco che, su altre donne, le avrebbe trasmesso lo stesso effetto.
Quel pantalone era così aderente che fù praticamente impossibile non accorgersi di un piccolo dettaglio: sotto, indossava un perizoma.
Inghiottì pesantemente quando si immaginò di sfilarglielo coi denti.
Scosse la testa e chiuse gli occhi; le stavano bruciando.
-Porco diavolo in catene...speriamo non se ne sia accorta.-


<< Stenditi sul lettino a pancia in giù. >> Le ordina, utilizzando sempre un comportamento professionale, non sfociando sul personale, ma alle orecchie della Gagliardi sembrò aver usato un tono...perverso, malizioso...
Adesso le seghe mentali cominciavano a sprecarsi.
Naturalmente Root, conoscendola e adorando veramente quel lavoro, aveva compreso perfettamente il suo attuale stato d’animo ma chissà per quale motivo, stava facendo di tutto per renderle la situazione ancora più scomoda.
 
Ascoltando le sue parole, Ilaria si distese di conseguenza sul lettino, sistemandosi nella posizione a me più comoda; non fù poi così difficile trovarla, visto che il lettino su cui si era adagiata era perfetto: comodo, morbido e con schienale reclinabile, ma ormai non si sarebbe meravigliata di nulla, l’intero posto era di alta qualità, a partire da una certa personale...

L’atmosfera che si creò fù eccezionale: illuminazione soffusa, giusta temperatura
e candele profumate, e solo quest’ultime riuscirono già a trasmettere l’idea di relax,
per non parlare poi, della musica di sottofondo...
Ilaria se lo sentì: quel posto sarebbe diventato sicuramente il suo paradiso personale.
 
<< Rilassati... non ti farò del male! >> Disse Root, girandosi verso di ragazza, guardandola sul viso, ma nemmeno un secondo dopo, lasciò sfuggire il suo sguardo su quel corpo nudo.

Ilaria apprezzò e trattenne una risatina divertita.
Poteva fare la stronza quanto voleva, provocarla per tutta la durata del massaggio,
ma si sapeva che entrambe avevano un debole per l’altra, era inevitabile.


 
<< Ma io non ho paura di te... >> Esordì la Gagliardi, beffardamente, lanciandole un occhiatina eloquente e di sfida.
 
<< Buono a sapersi...a questo punto non tratterrò le mie doti, Ilaria. >> Soffiò il suo nome in un modo che, non pensò nemmeno l’avesse detto.
<< Sarà indimenticabile... il tuo primo massaggio... >> Aggiunse eroticamente,
riferendosi a tutt’altro, era palese, per poi posizionare un asciugamano sul fondo schiena della cliente.
<< Ti sei chiesta cosa ti abbia portata qui? Proprio adesso? >> Domandò inaspettatamente,
abbassando di alcuni toni, la voce, rendendola ancora più sensuale e roca del solito.


<< No...ma credo sia stato il fato! >> Rispose Ila, spontaneamente, mentre l’altra regolava lo schienale.


<< E il fato ti ha condotta da me...guarda caso. >> Sussurrò ancora la bruna, riflettendoci.



<< La sfortuna mi perseguita. >> Commentò la mora, sfottendola e stando al gioco.



<< Ah , si? E’ così che la pensi? >> Reagì l’altra, incupendosi.



<< Mi piace il tuo nuovo modo di esprimerti e di dosare l’ironia. Nonostante...beh,
i nostri trascorsi, stai riuscendo a mettermi a mio agio e non è una cosa semplice.
Sai oramai che sono una persona molto chiusa, introversa ed estroversa nello stesso tempo, quando non conosco le persone e quando ho qualcosa da ridire con loro, e che solitamente fatica ad aprirsi completamente con il prossimo, specialmente all’inizio, ma da quando ho messo piede in questa stanza mi sento diversa. Serena... Sarà l’atmosfera, chissà. >> Si aprì la vent’enne, fissando il soffitto.
 
<< Ora una domanda essenziale: olio al rosmarino, olio di mandorle o olio alla vaniglia? >>
 
Ilaria rimase un po’ dispiaciuta nella sua non risposta, ma tirò un sospiro di sollievo;
credeva chissà quale quesito era pronta a porle.
 
<< Sai che non devi farmi decidere. Sono indecisa e vado nel panico... >>Sputò d’impulso.
 
<< Tra? >>



<< Mandorle e Vaniglia, ovviamente. >>



<< Intenditrice. Chiudi gli occhi e scegline uno. >> Ordinò nuovamente la più grande, scambiandosi i due prodotti nelle mani in modo che la moretta non ne conosca la posizione.


Ilaria obbedì.

Aspettò un paio di minuti e allungò la mano destra, spostandosi verso sinistra,
ma non vedendo, non toccò la bottiglietta ma bensì la mano di Root; una scarica elettrica le percorse la spina dorsale e non solo.
Ma non fù la sola, anche l’hacker percepì la stessa cosa.



<< Mandorle. Ottima scelta. E’ uno dei miei preferiti. >> Disse con evidente difficoltà,
con l’intento di rompere il ghiaccio.
<< Solitamente gli uomini optano più per il rosmarino e le donne, di una certa età per la vaniglia. >> La informò, mentre l’essenza di mandorla giunse dritta alle narici della giovane, lasciandole quindi intuire che se ne fosse versata un po’ sulle mani.
 
<< Qual è la differenza? >> Chiedo a quel punto Ila, curiosa, mettendo in mostra tutta la sua ignoranza in quel campo.
<< Proprio non me ne intendo di queste cose. >> Aggiunse colpevole.
 
<< L’olio di mandorle è tonificante e le sue proprietà sono ottime per la protezione cutanea. L’olio al rosmarino è una fragranza rinomata per la stimolazione della circolazione sanguigna...e la vaniglia, beh... è una specie di... rinfrescante... >> Spiegò non potendo essere più chiara di così.



<< Devo dire che, anche dopo queste caratteristiche che mi hai elencato,
sono contenta della scelta. Voglio tonificare. >> Esordì Ilaria, venendo poi sorpresa dal tocco delle tue mani, che inaspettatamente le strapparono un dolce e leggere gemito beato.
 
Root posò le sue mani sulla parte inferiore della gamba di Ilaria e scivolò verso i piedi:
la Gagliardi mai avrebbe immaginato potesse essere così piacevole.


<< Credevo ci pensasse Faith a farti tonificare. >> Proferì l’adulta con gelosia,
avvolgendo uno con entrambe le mani e utilizzare i pollici per fare pressione,
prima sull’avampiede, poi sul tallone.
 
<< Non ricominciare...e poi è un po’ che non la vedo...e non la sento.
Sono praticamente scappata senza salutarla. >>



<< Lei fece lo stesso. Se lo merita. >>
 
<< Sarà... >>

 

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Capitolo 24
*** TWENTY, TWO (Part 2) ***


[...]



Passarono alcuni minuti di puro silenzio, fin quando la piccola non decise di riattaccare col discorso:

<< Non mi avevi mai detto di essere capace a fare massaggi... >>


<< Come sai, avevo parecchi sogni da giovane...ma sono finita a fare tutt’altro, però,
terminato il liceo, mi sono subito specializzata in alcune cosette... >>

Annuì Ilaria.


<< Questo posto è fantastico, e non lo dico semplicemente perché ho trovato te...
A pelle ho subito sentito che fosse gestito da gente seria e pronta. >>
 
<< Assolutamente. Claudio, l’uomo con cui hai parlato poco fa, è il proprietario e decise di puntare su di me nonostante non avessi ancora molta esperienza. Ha avuto un occhio di riguardo fin dal primo momento, come se fossi una figlia. >> Raccontò con nonchalance continuando a massaggiarle le dita...


- Da quando le dita dei piedi vengono massaggiate? -


<< Evidentemente il tuo talento era già visibile. >> Ammiccò con la voce Ilaria, meravigliandosi di se stessa; non era solita a queste uscite, a lasciarsi andare in quel modo dopo una litigata pesante...
 
<< A te invece, Ila? Come va il lavoro? Sembri più incordata del normale. >> Ci prese immediatamente; forse emana stress da tutti i pori.
 
<< Domanda di riserva? Mi stanno facendo scontare le ferie. A volte mi pento di essermele prese. >>



<< Sarebbe stato molto più consono. >> Esclamò l’altra con amarezza,
cambiando piede e dedicandosi all’altro con le stesse identiche attenzioni.
Root in quel frangente sembrò una donna diversa da quella con cui aveva condiviso qualcosa di forte, differente da quella con cui si era presa a parolacce,
con cui aveva litigato per mesi...
Sembrava una donna precisa, una a cui piaceva curare i dettagli.



<< Ma quanto adori tornare sul discorso? >>
 
<< Tanto. Anche perché non l’abbiamo mai finito del tutto. >> Quando terminò con i piedi, salì nella zona dei polpacci, iniziando con delle carezze rilassanti a ciascuna delle gambe; partendo dalle caviglie, proseguendo sino alla parte superiore della coscia.
La moretta socchiuse gli occhi e sospirò lasciandosi beare ancora dal quel tocco…


-Ci sai proprio fare con le mani!
Talmente grandi ma...divine.-

Improvvisamente, la vibrazione del cellulare della più piccola, le disturbò…


<< Vuoi che te lo prendo? >> Chiese Sam, gentilmente, anche se dentro di lei le stava bruciando il fegato.
Chi poteva essere?
 
<< No, figurati. Sarà mia madre che rompe! >> Sbuffò Ilaria, non avendo intenzione di rovinare quel meritato relax.
<< Non sarà nulla di importante, tranquilla. >>



<< O Vany...magari ha bisogno di te. >> Ribattè l’hacker, staccandosi da lei e dirigendosi verso l’aggeggio sotto lo sguardo indagatore dell’altra.
<< Posso? >>
- Che invadente che sono!-

La giovane annuì senza proferire parola.

<< Avevo ragione! >> Commentò d’un tratto.


<< D’accordo, passamela. >> Cedette.




[...]




“Ehi”

“Dove cazzo stai?”

“Uh, è sempre piacevole ricevere una tua telefonata.”

“Daje, dimmelo.”

“Sarei un attimino impegnata, perché? Che altro succede?”

“Sto venendo da te. Spero hai ancora casa libera, ve?”

“Certo...nonno è peggiorato, non possono mandarlo via dalla clinica.”

“Perfetto...cioè, non per tuo nonno...va bè, hai capito.
Arrivo alle 16.33.
Ah e...te lo dico prima, non è stata una mia idea!”


“Di cosa parli, Vanè?”

“Vedrai. A più tardi e non fare tardi.”

“Okay scema, a dopo. Buon viaggio!”




[...]
 

<< Mi ha voluto fare una sorpresa! >> Esclamò Ila, scuotendo la testa.


<< Sta venendo, l’avevo dedotto. Ti prometto che non ti farò fare tardi! >>



<< Il massaggio prima di tutto. Almeno per oggi è così... questa settimana è stata terribile, giuro. >> Rispose esausta, ridandole il cellulare per farglielo posare, per poi guardarla tornare ad occuparsi di lei: applicò una leggera pressione con entrambe le mani e la sua pelle si distese uniformemente.



<< Hai una pelle...stupenda. Liscia, chiara... >> Soffiò Root, con occhi a cuoricino.
Si complimentò inchiodando i suoi occhi nei suoi.
Era da tanto tempo che non li studiava così a lungo e con quell’intensità che ad Ilaria sembrò come se quei due pozzi marroni color miele potessero incenerirla da un momento all’altro.
Per sua sfortuna, Root distolse lo sguardo e andò avanti con il suo lavoro, la piccola invece, rimase ancora incantata dal suo viso perfetto, perdendosi un momento nell’osservare quelle labbra.
Quelle labbra che per tante notti l’avevano fatta godere di piacere, che l’avevano cullata nelle sere più buie e tempestose, quelle labbra che fin dall’inizio le avevano sussurrato frasi dolci che nessuna mai le aveva riservato...

Le seguì in ogni piccolo movimento; ogni tanto le contrasse, lasciandole assumere una sensualissima forma, altre volte invece le dischiuse leggermente, permettendole di intravedere i suoi denti, anch’essi bellissimi...

-Più ti osservo, più sono alla ricerca di un qualche piccolo e misero difetto e più mi accorgo che non ne hai.-
Pensò Ilaria.


<< Me l’hai già detto... >> Disse, decidendo di smorzare la frase dell’altra.


<< Io non sono mai stata così... >> Fece di nuovo la Groves flebilmente;
la loro conversazione stava durando troppo, troppo anomala, aveva preso una piega estremamente confidenziale, che nessuna delle due si aspettava.

Forse non avrebbero dovuto parlare così, ma si sentirono di farlo.
Spontaneamente.
Ilaria non rispose, imbarazzata.


<< Quindi con Federica... Siete a secco...!? >> Ripetè velocemente Root, puntualizzando,
e impastando come se stesse lavorando del pane, il muscolo della coscia della Gagliardi.
 
<< Esatto! >> Rispose semplicemente.
 
<< Un peccato. >> Sussurrò la bruna di rimando, dando però l’impressione che non era tutto, ed infatti:
<< Una come te, non meriterebbe di rimanere a secco. È un po’ come avere tra le mani una Ferrari e lasciarla in garage. >> Aggiunse maliziosa ma tenendo uno sguardo serio.
 
Dalla bocca della più piccola soffiò istintivamente fuori una leggera risata.



<< Questa similitudine mi è nuova... >> Commentò.



<< Ma ti fa arrossire. >> Replicò l’altra.



<< Beh, venire paragonata ad una Ferrari, da una donna affascinante come te,
è decisamente un complimento mastodontico. >> Precisò Ila, mordendosi il labbro inferiore, sentendo la parte terminale del palmo della sua mano, muoversi lentamente sulla pelle.
 
<< Forse, ti mancano i giusti stimoli... una ragazzina inesperta non ne sa abbastanza...
Non ha esperienza, non ha...tatto. >> Mormorò ancora la Groves, sfiorando dolcemente quella schiena, dalla base fino al collo.

-Dio...non posso, sono in servizio...-


<< Avevo un fissazione per la tua schiena...così...ben delineata e muscolosa... >> Azzardò perdendosi con lo sguardo su quel corpo che conosceva meglio delle sue tasche.

Ilaria sussultò.  
Era stato un caso che quelle parole erano state accompagnate da quel movimento,
o era stata una cosa voluta?
 
<< Forse la passione sta scemando... Se non ti sa prendere... >>


-Fermati Root, fermati finchè siamo ancora in tempo.-
Pensò Ilaria, dando sfogo ai suoi molteplici pensieri.


<< Alla fine il sesso non è una priorità... l’importante è...volersi bene. >> Disse con estrema difficoltà la giovane, non riuscendo più a respirare regolarmente a causa di quelle due mani che danzavano sulla schiena, descrivendo movimenti circolari,
per poi spostarsi verso la colonna vertebrale, dedicandoci più tempo.
 
<< Non è una priorità, ma è pur sempre una cosa essenziale. >> Espose la sua idea la più grande, sulla quale l’altra si ritrovò parzialmente d’accordo.
<< Ovviamente questo è il mio pensiero. >>
 
Le due continuiamo a chiacchierare tranquillamente, mentre il massaggio procedeva;
sembrarono amiche, amiche di vecchia data per la precisione...


Oltre alla schiena, Root si occupò anche del collo e delle spalle,
invitandola successivamente a girarsi e tempestivamente la coprì con un asciugamano,
sia la parte del seno che del pube.
Finse di non guardare, ma Ilaria ne fu quasi certa di aver visto il suo sguardo scivolare su di lei.

<< Strano ma... Non so se sono più rilassata dal massaggio o da questa nostra piacevole e interminabile chiacchierata. Era da tanto tempo che non accadeva e... mi trovo benissimo nel parlarti, specialmente perché lo facciamo con una spontaneità a me nuova. >> Se ne uscì Ila, senza ulteriori scopi, seguita da un sorriso affettuoso dell’adulta, che però,
rivelò una lieve malinconia e nostalgia...dovuta a...lei sapeva cosa.
 
Il tempo trascorse nel migliore dei modi, in cui la Groves le raccontò degli aneddoti divertenti su alcune pazienti, mentre ovviamente non dimenticò di occuparsi delle sue braccia, anch’esse possenti, che la fecero fremere, passando subito dopo al polso, mantenendole la stretta, mostrandosi delicatissima, quasi impercettibile.
 
Ilaria tornò a fissarla, squadrarla, le era impossibile non farlo; ogni dettaglio in cui s’imbatteva la rendeva ancora più sensuale, ad esempio quel piccolo neo nella zona più bassa del collo o le piccole rughe che si formavano ai lati degli occhi quando sorrideva...
Si possono trovare delle rughe così sensuali? Sì, ora ne aveva avuta la certezza.
 
<< Ho qualcosa che non va? >> Fece Root, destandola da quel momento di contemplazione.
 
Ilaria tornò sulla terra sbattendo più volte le palpebre e incurvò le labbra per apparire meno imbarazzata.
 
<< No, no. >>
 
<< Mi sentivo osservata... >> Disse spostandosi nuovamente verso le gambe.
 
<< Ero solo persa nei miei pensieri... >> Mentì la vent’enne; ammettere il contrario l’avrebbe fatta sprofondare nella vergogna.
 
<< Va bene. >> Si lasciò convincere la donna da quelle parole, mentre le sue mani iniziarono nuovamente a salire, fino ad arrivare vicino all’ interno coscia, dove la moretta perse qualche battito.
Dovette far uso di tutto  l’autocontrollo possibile per non lasciar sfuggire dei versi poco adatti, ma si rivelò davvero difficile, più facile a dirsi che a farsi, specialmente quando la mano della bruna indugiò lì, vicino alla zona più intima e sensibile.
Strinse le labbra e quando sollevò lo sguardo ed incontrò quello di lei…

-Oddio, spero non si sia accorta di questo mio momento di difficoltà.-
 
<< La lupa ha mai provato a farti un massaggio in questo periodo? >> Domandò di getto, senza fermarsi, portandola a riflettere per un momento.



<< Ehm… In realtà non ricordo, non mi sembra… ma perché la tiri sempre in ballo? >>
 
<< Oh andiamo... è davvero una sprecona! >> Commentò Samantha versandosi sulle mani un altro po’ d’olio.
<< Un massaggio può essere davvero utile per mantenere vivo l’affiatamento e la fantasia della coppia, lo sapevi? >> Aggiunse, modificando il tono della sua voce rendendolo più basso.



<< Da quanto tempo non sentivo una spiegazione alla Superquark! >> Proferì ridacchiando Ila, sperando di sdrammatizzare e chiuderla là, ma a causa del suo caratterino, continuò:
<< Immagino tu li faccia spesso al tuo amichetto di vecchia data... >> Suppose giusto per non rimanere muta e controbattere alle sue frecciatine.
Lei proprio non si trovava nella posiziona più adatta per farle e tenere il coltello impugnato dal manico; era l’ultima persona che poteva parlare.
 
 << Ti sbagli! Preferisco nettamente massaggiare le donne agli uomini… Sono più delicate, più morbide, più profumate...e meno pelose. >> La sua risposta fù sorprendente,
ma lo stato attuale della Gagliardi non la faceva connettere;
si sentiva rilassata ma allo stesso tempo anche eccitata, molto eccitata,
a livelli incomprensibili, a tal punto da non farle più essere sicura che quell’ultima sensazione sia normale.



<< ...Sento la mia mente sgombra da tutti i problemi e... il mio corpo molto più ricettivo agli stimoli… Era da un po’ che non venivo toccata in questo modo e l’assenza di queste piccole attenzioni... >> L’altra interruppe il suo pensiero fuoriuscito senza accorgersene.



<< ... amplifica il tutto. >>
 
<< Sì… >> Sibilò Ilaria, come se avesse appena assunto una tripla dose di eroina.
La sua droga preferita, quella di cui non poteva farne a meno.
 


Root a quel punto camminò e si spostò dietro la sua testa, riuscendosi a farsi guardare comunque...


<< Ti vedo capovolta ma ti assicuro che anche così sei stupenda. Sembra proprio che la mia lontananza ti abbia fatto rinascere... wow... E’ come se fossi sbocciata. >> Disse di sfuggita Ilaria, percependo i massaggi ormai sulle sua spalle, ai lati del collo e poi salire sulle tempie.
Di rimando i suoi occhi si chiusero, in automatico e un leggero sbuffo rilassato uscì fuori;
diede inizio ad uno stato di dormiveglia, sciogliendo ogni parte del corpo,
mente compresa.
 
<< Sempre molto gentile... >>

- Ma non è assolutamente così.-

<< ...Comunque, mamma mia, certo che i tuoi nervi sono proprio tesi… >> Ribadì Root esterrefatta, ma soprattutto dispiaciuta nel trovarla così dolorante e spossata.
<< Ti stanno schiavizzando. Non è giusto, sei una creatura, non dovresti assolutamente fare quello che fai. >> Continuò piegandosi e scivolando per la lunghezza delle sue braccia; qualcosa all’improvviso fece pressione sulla testa della giovane, qualcosa di morbido e...di sicuro non era lo stomaco.
 
<< M-mh. >>  Bofonchiò quasi strozzata Ilaria.
 
<< Questo punto è molto delicato >> Concentrò le mani sul pozzo della spalla.
<< È centro di tensione! >> Le spiegò, anche se in quel momento di lucidità glie n’era rimasta ben poca per darle ascolto, infatti si limitò ad accompagnare le sue parole con dei lievi ansimi.

<< Però bisogna prestare attenzione quando lo si massaggia...
Potrebbe causare mal di testa. >>
 
<< Mi fido...delle tue mani. >>



Root sorrise compiaciuta.
Improvvisamente però, quelle manone da gigante ma delicate e leggere come una piuma si concentrarono sull’incavo sotto l’osso della clavicola ed Ilaria divenne ansiosa;
erano molto vicine al seno, anche se coperto...
 
Temporeggiò, forse anche troppo e proprio Ilaria non capì cosa aveva in mente;
era stranamente in silenzio e i loro respiri sembrarono sincronizzarsi...
Aprì gli occhi e incrociò nuovamente i suoi; la stavano già fissando, dettaglio che la fecero imbarazzare, ma durò poco perché Root si spostò ancora una volta e tornò a posizionarsi ad altezza tronco, versando direttamente un po’ di olio sul suo ventre, iniziandolo a spalmare.
Ilaria contrasse la pancia al contatto con quel liquido, dischiudendo leggermente le labbra, boccheggiando.



<< Freddo? >> Domandò l’adulta.
 
<< Sto bene, grazie. >> La liquidò la Gagliardi; ma quale freddo?
In quel momento si sentiva ardere, una stufa, un termosifone…

- Cazzo. Inizia addirittura a mancarmi l’aria. No, non sto bene, non sto affatto bene. -


I suoi pollici seguirono un percorso pericoloso, prima salendo di nuovo verso il seno,
poi scendendo verso i genitali.
La voglia di scappare fù tanta.


<< Ti conosco abbastanza per notare che sei particolarmente silenziosa >> Precisò la bruna, passando per i fianchi.
 
-Vorrei vedere te al mio posto. Non capisco se mi stai volutamente provocando o tutto questo è solo frutto della mia fantasia saffica. -
Eppure Ilaria la guardò con attenzione e i suoi occhi sembravano volerle segnalare qualcosa; non era pratica di queste tecniche di seduzione, però, non era del tutto rimbambita, anche se il problema non era proprio quello, ma bensì che si erano lasciate in malo modo, ed ora erano entrati nuovi “passatempi”, nuovi partner...

-Non dovrei nemmeno fantasticare su certe cose. Non dopo quello che mi hai fatto... -


<< Sono entrata in clima massaggio... >> Sparò la prima cosa che le transitò per la testa.
 


<< Purtroppo abbiamo quasi finito, sei entrata in clima troppo tardi. >> L’avviso la 30enne.
<< Però... >> Proseguì, catturando la sua attenzione.
 
-Non mi sono mai piaciuti i però, ma credo che questo avrà un sapore diverso.
Un però positivo e non negativo.-
 
<< Potrei aggiungere qualche extra. >> Disse usando il condizionale, lasciandole intendere che la parola finale spettava a lei.
Come suo solito optò per una frase ambigua, rimanendo in attesa della risposta...

<< Extra? >> Ripetè la moretta.
<< E quanto mi verrebbero a costare? >> Non che le importava più di tanto.
 
<< Niente. Ti ho mai fatto pagare qualcosa quando stavamo insieme? >> Rispose sorridendo con nonchalance; un sorriso strano, diverso dai precedenti.
<< Mettiamola così, sarebbe una cosa che resterebbe tra noi due, un ultimo piccolo regalo offerto da me. >>
Era la prima della classe a rigirarsi la frittata, ma Ilaria sentì le pupille dilatarsi;
aveva colto alla grande quale fosse il fine.


<< Oh e… >> Si schiarì la voce per non sembrare troppo provata ed allettata.
<< Che tipo di extra avresti in mente? >> Domandò fingendosi tonta, andando al punto.
 
<< Potresti scegliere tu! >> Esclamò mormorando l’altra, sollevando lievemente un sopracciglio.
<< Ma sinceramente io qualche idea già ce l’avrei. >> La sua mano tornò ad accarezzare l’interno coscia della ragazza, facendo scattare in lei un bisogno ancor più imminente.
Sfiorò una delle zone più erogene del suo corpo e lo fece nel miglior dei modi.
Fù più che evidente: era palesemente a conoscenza dei suoi punti deboli…
 
<< Lascio a te il comando! >> Rispose Ilaria, incapace di dire altro; in quel momento non sarebbe riuscita a formare una frase di senso compiuto, quindi preferì tacere e lasciar fare alla donna adulta.
 
<< Sicura? >> Controbatté la bruna spostando la mano libera sull’addome, tracciando con la punta delle dita la linea del punto V, scostando leggermente l’asciugamano.
 
No. No. No. No. No. No.
 
La testa della giovane continuò a ripeterle di no, ma lei non fù capace di emettere quelle due lettere.
Come sempre non riuscì a rifiutarla.
 
<< Non voglio metterti a disagio, Ila... >> Sussurrò Root, e quando pronunciò il suo nome i neuroni e gli ormoni della Gagliardi finirono di andare in tilt.
Tutto quello era sbagliato, molto sbagliato, ma quella donna aveva da sempre avuto qualcosa di terribilmente attraente che offuscava letteralmente i suoi sensi, la sua mente, la sua ragione.

<< Posso fermarmi qui. >> Optò successivamente la più grande, sperando però di non doverlo fare.
 
-Vaffanculo Root. Continui ad usare queste buone maniere. Metti in primo piano me.
Vuoi assicurarti che io mi senta bene… e tutto questo non fa che accrescere la mia voglia. Non capisco se questo tuo approccio sia dovuto al tuo modo di essere, o al tuo modo di corteggiare… di farti perdonare. Di recuperare... E se questa fosse anche solo una tecnica di seduzione, non posso che farti i miei più sentiti complimenti.-
 
<< Io… no, sono… >> Balbettò la moretta.

-Ma che mi prende? -

<< Vorrei sapere cos’hai in mente. >>
 
<< Mai sentito parlare di massaggio erotico? >> Scandì bene le ultime due parole e Ilaria seguì con attenzione il movimento della sua lingua.


-Oh cazzo, ti ci è voluto davvero poco per friggermi il cervello.-
Quest’ultima annuì, ormai era andata.
L’aveva persa.
Rispondeva una volta si e 3 no, e quando accadeva lo faceva in monosillabi, brutto segnale.


<< Suppongo però che tu non ne abbia mai ricevuto uno... >>


Chi tace acconsente, si diceva, ed infatti l’hacker ebbe l’ennesima conferma alla sua supposizione.


<< ...ma si può sempre rimediare. >> Alitò quelle parole svincolando il petto dalla copertura dell’asciugamano.
 
Ilaria percepì un macigno nello stomaco: non era soltanto bellissima, era proprio come una calamita e lei si ritrovò intrappolata nel suo campo magnetico, senza via di fuga.


<< Sai...nonostante la mi sicurezza e la differenza d’età che abbiamo...non riesco a spiegarmi cosa ci succede ogni volta che vediamo... Quando siamo lontane è diverso,
quando litighiamo ancora di più, ma appena ti vedo... tutto si cancella e... >> Ed ecco un’altra volta in cui le sue iridi color miele puntano quelle marroni dell’altra,
iniettando dentro di lei malinconia e nient’altro che desiderio, desiderio peccaminoso.
 
<< A volte manca un pezzo. A volte rattoppare è necessario, altre volte una mela è giusta anche senza essere intatta e altre ancora siamo incompleti anche se cerchiamo di ricucirci... >> Biascicò Ila, non metabolizzando quello che aveva appena detto.
Aveva senso?



<< ...Ci sarà un motivo per cui a volte noi perdiamo; per capire, per imparare,
per trovare qualcosa di migliore. La vita è strana, e se il nostro destino fosse perderci?
Io non voglio lasciarti andare, non voglio scommettere su un futuro ritrovo, non voglio rischiare di non ritrovarti, lì con quel sorriso che mi tiene a galla nel mio mare di confusione.
Non faccio altro che pensare a te, amore...
Alla delicatezza, alla purezza con cui mi riempivi solo con una parola; riportami a casa da questa guerra di affanni a cui non sento di appartenere... >> E dicendo così, Root si avvicinò sul punto appena esposto, allungando le braccia fino a giungere lì; il seno della giovane si contrasse sotto quel tocco, sotto quelle sue carezze dolci e leggere.
Lasciò volteggiare un polpastrello delicatamente sui capezzoli, proprio come se fosse una piuma ed Ila sentì il sangue affluire rapidamente e i bottoncini drizzarsi poco a poco.
Ne pizzicò uno successivamente, sulla punta e fece ruotare la carne tra l’indice e il pollice, proprio come se stesse svitando una vite...
 
<< Sia chiaro... >> Parlò improvvisamente la Groves, mantenendo una voce bassa,
non volendo rovinare l’atmosfera.
<< Non mi devi nulla in cambio, sei tu la cliente, io cerco solamente di soddisfarti… pienamente. >> La buttò lì, sul “professionale”.
 
La piccola annuì ancora e chiuse gli occhi.
 
Mai e poi mai, le era capitato di perdere il controllo in questo modo; forse proprio perché era un posto nuovo, strano, diverso, particolare, in un contesto...inaspettato,
ma soprattutto non credeva che il suo corpo fosse ancora in grado di farle provare simili piaceri.
A livelli inauditi.
Oltre ogni immaginazione.
Come se la fitta rete di innervazioni sia pronta per essere stimolata ancora di più...

-Devo darti ragione, era come hai detto tu: mi mancavano i giusti stimoli,
ma a quanto pare questi stimoli sono stati riaccesi proprio ed unicamente da te.-
 
Mentre Root massaggiò fluidamente quei due piccoli seni a mano aperta,
l’eccitazione della mora crebbe a dismisura, ma improvvisamente tutto si fermò e la bruna si spostò per la seconda volta dietro la sua testa; tracciò con le dita il contorno del naso, sopracciglia e mandibola e ripetè lo stesso procedimento sulle orecchie,
mentre l’altra si accorse che la pressione del corpo cominciò ad aumentare.

Accarezzò con il pollice la curva delle labbra che istintivamente si dischiusero,
e forse fù proprio quel gesto impulsivo a darle il permesso di spingersi oltre:
si inarcò verso il viso e la baciò, soffermando le sue mani sulle guance della moretta...
Un bacio particolare, differente, probabilmente anche a causa della posizione.
Un bacio alla Spiderman.
Non si trovavano esattamente sotto il diluvio e fradice come i due attori del film,
ma sicuramente erano bagnate da qualche altra parte, o per lo meno, Ilaria lo era.
 
La bruna si allontanò da quella bocca, senza nemmeno permetterle di ricambiare. Sinceramente parlando, avrebbe voluto approfondire, era incantata dalle sue labbra,
così carnose e saporite, dal preciso momento in cui si erano scontrate sotto casa...
Che ricordi...
Oramai stava sopravvivendo, andando avanti, aggrappata a tutti i loro momenti felici;
la tenevano in vita, anche se nel contempo le stavano risucchiando l’anima, lentamente ed in silenzio.
 
All’improvviso anche la Groves salì sul lettino, posizionandosi a cavalcioni sulle sue gambe, facendo in modo che la giovane non si trovò scomoda, così sorresse il peso del suo corpo sulle sue ginocchia e sfiorò le gambe dell’altra per tutta la loro lunghezza e tergiversò, quando raggiunse l’interno coscia.
 
<< Root... >> Soffiò spontaneamente il suo nome, Ilaria, inducendola a fermarsi;
ecco un briciolo di intelligenza.

<< Non dovremmo… >> Lo spiraglio di lucidità che le era rimasto, venne fuori.

-Non so se tu sei solita a questi trattamenti speciali verso la tua clientela,
ma io no... nessuno, a parte te mi ha mai toccato prima...e caso speciale Federica.
Per me fare l’amore è importante. E’ un momento intimo per le anime, per i cuori,
non solo per i corpi vogliosi ed eccitati...-
 
 << Piccolì... splendore... >> Le sorrise e proseguì.
<< Questa cosa resterà qui, tra le mura di questa camera, rimarrà il nostro segreto.
Non ci stiamo sposando. Nessuna promessa... Lo vogliamo entrambe, tutto qua. >> Provò
a convincerla...


- ...non che sia particolarmente difficile ora che sei a cavallo, sopra di me.-
 
<< Non possiamo tornare indietro... >> Rispose la Gagliardi, sofferente,
facendoglielo notare, ma nemmeno quel suo avvertimento sembrò scalfirla.
 
<< E’ vero, ma siamo destinate ad appartenerci. Siamo connesse... ed ormai ci siamo dentro, perché tirarsi indietro sul più bello? >>



-Devo ammettere che le tue tecniche di persuasione si dimostrano molto efficaci.-


<< Ma la scelta è tua, sono ancora in tempo per alzarmi... >> Sollevò rispettosamente le mani, consegnandole quindi l’ago della bilancia.
 
-Come posso fermare tutto questo mentre sono qui a fissare le tue dita affusolate,
pronte a portarmi al piacere? È impossibile, disumano…-
 
<< Prosegui! >> Dichiarò istintivamente Ila, dopo un attimo di meditazione.
 
Poi ci pensò il sorriso di Root a sciogliere la quella maledetta tensione: le sue mani, invece, si occuparono del resto, liberandola anche dell’ultimo asciugamano...
Si ritrovò davanti ad una visione celestiale.
Si sistemò meglio, al centro delle sue gambe, piegandole leggermente in modo da avere un apertura maggiore.
 
Ilaria, totalmente agitata ed emozionata, proprio come se quella fosse la sua prima volta,
indurì e contrasse i muscoli addominali al contatto delle sue dita con la sua vulva.


Iniziò lentamente con un massaggio generale della zona, utilizzando tre dita, muovendole maestose, per poi muoverle verso l’alto, verso il basso e alternando dei movimenti circolari.
 
<< Oh signore! Fossero tutti così i massaggi! >> Esclamò in estasi la Gagliardi,
perdendo pudore.
Era così, da sociopatica non era mai stata capace a gestire i suoi sentimenti,
ed in quel momento l’unica cosa di cui aveva bisogno, era quella di esternare QUELLE emozioni.
Non voleva essere inadeguata, aveva paura a mostrarsi fin troppo coinvolta,
ma alla fine era pur sempre Root...la sua Root...
 
Le divaricò le grandi labbra e le accarezzò con due dita, per poi lentamente inserire il medio nella fessura scorrendo senza intoppi e quando iniziò a penetrarla;
Ilaria non capì più niente, non riuscì più a trattenersi e un mugolio disperato esplose dalla gola della giovane, seguito da tanti altri piccoli gemiti che si mescolarono al ritmo delle sue spinte...
Si strinse al lettino e allargò ancora le gambe mentre il corpo le venne attraversato da una miriade di spasmi.
Non contenta, la bruna decise di aggiungere un secondo dito e di combinare alla penetrazione, la stimolazione del clitoride.

La Gagliardi era completamente stordita, fragile, in estasi, in overdose di lei,
ma soprattutto era prossima al raggiungimento di un gigantesco orgasmo.


-No, non può finire così, non posso venire così presto, non mi piace questa situazione. Voglio coinvolgerti, non voglio essere l’unica.-
 
Facendo uso di tutta la sua forza, più mentale che fisica, ecco che la moretta si sollevò con un colpo di reni; questo gesto permise di fronteggiare la donna, ritrovandosela a pochissima distanza dal suo viso.

L’hacker abbandonò quel triangolino di paradiso e la guardò confusa, ma dentro quegli occhi nocciola ormai dilatati all’inverosimile, potè vederci tutta la sua eccitazione:

- non credo che il mio viso riesca a nasconderla. -



I loro occhi si mescolarono frenetici, alternandosi tra di loro e le loro bocche, finchè non fù proprio l’adulta a precipitarsi contro quella della giovane, che intuì perfettamente le sue intenzioni.
Quelle della Groves parvero bollenti, affamante e finalmente le assaporò nuovamente.
Ci misero poco ad approfondire il tutto con l’uso delle lingue; si scontrarono, si sondarono, si tastarono attentamente ed i loro sapori arrivarono direttamente in gola...


- ...ho paura che questo non fosse compreso nel trattamento extra… Così come non lo era il fatto che io avrei dovuto interagire e ricambiare. Ma me ne frego delle regole!
Non esistono regole in amore. Perché si, per me è amore, anche se per te...cos’è?
Arrivate a questo punto, preferisco non privarmi di nulla e fare le cose per bene.-
 
Ilaria le sfilò la canotta, le slacciò il reggiseno e la liberò da tutto il resto; ora che anche l’altra si ritrovò nuda, la mora si sentì più tranquilla e con una certezza in più: il suo corpo era davvero perfetto.
Scultoreo, scolpito, senza alcun difetto.
Si tolse un piccolo sfizio, una voglia che l’attanagliava da un po’: le baciò il collo e quel neo di cui credo essere follemente innamorata.
Toccò i suoi capelli e la strinse a lei, riempiendole successivamente il petto di scie di baci bagnati, aggiungendosi morsetti e leccatine dolci; la sua pelle aveva da sempre avuto un buonissimo sapore ed era stato quello a costringerla ad osare.
 
Finì poco dopo col distenderla sul lettino, pronta a ricambiare il piacere.
Per un momento guardo verso la sua intimità e percepì come l’impulso di annegarci dentro.
Sarebbe troppo intimo, vero?
Troppo...sentimentale per i suoi gusti?
 
<< Girati! >> La voce di Root la risvegliò da quel flusso di pensieri riflessivi; non capì cosa intendeva.
La guardò stranita e l’altra lo notò:

<< Girati sopra di me. >>
 
<< Oh... >> Mormorò Ilaria, arrivandoci in un secondo momento.
Non l’avevano mai provato...
Ne approfittò di questa pausa per riprendere fiato.
<< Okay. >>
 
Troppo intimo il cavolo!
Con la sua richiesta smentì ogni suo dubbio.
Ormai nulla era più “troppo intimo”, avevano già superato tutti i confini.
 
Si posizionò così a quattro zampe sopra di lei, ubbidendo, in modo da replicare il famoso “69”.

Le sue mani strinsero le sue natiche e la sua bocca si fiondò sul suo sesso; un sospiro di piacere uscì dalla giovane, che però non si lasciò intimidire, mettendosi appunto all’opera. Leccò ritmicamente il clitoride, succhiandolo leggermente; non si riteneva pratica,
o chissà cosa, ma era pur sempre una donna e sapeva bene cosa le piaceva e cosa non,
quindi sperò di non toppare.
Con Root era stato sempre così, fin dalla prima volta, aveva paura di non soddisfarla,
di non donarle piacere, per via dell’età, dell’inesperienza, ma fino a prova contraria,
a detta della bruna, non aveva mai fatto cilecca...
 
Saggiò lentamente i suoi umori:

-mai avrei creduto potessi essere così bagnata per me.-
Pensò meravigliandosi ogni volta che accadeva.

-La tua voce è capace di emettere suoni meravigliosi, suoni che difficilmente dimenticherò. Specialmente quando pronunci il mio nome in quel modo...ansimando.
commentando quanto ti piace... -



<< Ilaria... mi fai impazzire...sta vent’enne del cazzo! >> Esclamò delirando,
mostrando un sorrisino soddisfatto, altrochè.



Si scambiarono piacere reciproco, fino a raggiungere l’apice insieme,
proseguendo instancabili ancora per un po’…
Cambiarono e provarono pose nuove, alcune di cui nemmeno ne era a conoscenza,
e la piccola si lasciò guidare da lei, senza alcuna vergogna, senza alcun timore.
Imitandola, e mettendo in atto la teoria...


Quando poi, sfinite, decisero di fare una pausa.
 
<< Ci sono ricaduta... >> Ansimò la Gagliardi, guardando verso il soffitto.
 
<< Ci siamo ricadute entrambe. >> Precisò invece la Groves, scivolandole di fianco.


Ilaria le fece spazio in modo da permettere a tutte e due di stare sul piccolo lettino.


<< Mi sembrava la cosa giusta. >> Esordì ancora, Root, fissando lo sguardo in quello perso della mora...
 
<< Oh sì, per te la cosa giusta è sempre la cosa sbagliata per me. >> Rispose l’altra, poggiando le tue mani sul ventre, richiudendosi a riccio, in segno di frustrazione.


<< Ti sei pentita? >> Domandò distrutta, Root.


<< Non lo so. Di solito sei tu che mi baci e te ne penti, vieni a letto con me e te ne penti, fai gesti importanti e poi cancelli tutto! Sono stanca, sai? Cosa diavolo siamo? >> Sbottò Ilaria, facendo scontrare finalmente i loro occhi.
 
<< Lo so, ti capisco. Hai tutte le ragioni per avercela con me e io non sono di certo nella posizione di difendermi. Mi prendo tutte le colpe... Sono orribile, lo ammetto.
 
<< Lo sai? Oh no, no che non lo sai! Non sai come sono stata, non sai quante lacrime ho versato per te! >>



Root si alzò di getto e si rivestì in pochissimi istanti, per poi colpire il muro con rabbia, poggiandoci contro la fronte.


Ila rimase paralizzata nel vedere quella reazione; forse aveva esagerato nei modi,
come sempre...
Si sentì in colpa così provò ad avvicinarsi, ma lei si voltò improvvisamente.


<< Cazzo Ilaria, io ti amo! >> Gli occhi erano oramai lucidi, inondati di lacrime che spingevano per fuoriuscire, mentre le gridò contro quelle parole.
<< Può sembrare strano, insano, ma io ti amo davvero… e s-sono qui, sono qui per te.
Non ho mai pianto per nessuno in vita mia, non sono mai andata dietro a nessuno,
mai lo avrei pensato... Io che sono la stronza ed insensibile di turno, una roccia.
Ma non con te... >> Il suo labbro tremò .
Stava per piangere veramente ed Ilaria scosse la testa di rimando; non voleva vederla in quello stato a causa sua altrimenti sarebbe finita anche lei col farlo e poi non ne sarebbero uscite più.


-Mi hai appena detto di amarmi e non è semplice per me rimanere calma.
Se solo esistessero le parole giuste per spiegare come mi sento quando mi guardi in quel modo, beh… Sarebbe tutto più facile.
In questo momento vorrei solo baciarti e tranquillizzarti, ma questa volta non lo farò.
Non ti farò soffrire ancora. Perché anch’io ho le mie colpe. -
 
<< Siamo due innamorate testarde e dannatamente orgogliose che non riescono a piegarsi e tornare quelle che erano un tempo. Perché? Io lo voglio, ti voglio. >> Continuò Root,
aprendosi definitivamente.




<< Anch’io lo vorrei tanto... >> Soffiò la moretta, abbassando il capo a terra.


<< Voglio rimediare...per favore. >> La supplicò l’hacker per l’ennesima volta;
non si sarebbe mai stancata di provarci.




Ilaria ci pensò per qualche minuto, isolandosi, ma cosa sarebbe cambiato se avesse detto di si?
Sicuramente all’inizio avrebbe ricevuto le attenzioni di una volta, ma poi?
Sarebbe accaduta la stessa cosa...



<< Io non ti ho mai mentito sui miei sentimenti, ma è vero, ti ho nascosto altro...
Ed ora sono in ballo , quindi me la gioco. >> Root si prese una pausa, inghiottendo con difficoltà.


<< Non sono chi tu pensi che io sia. Sai perché ci incontravamo quasi sempre nei primi periodi? Perché ti seguivo. Aspetta prima di parlare, fammi finire... >> Portò le mani avanti, percependo una risposta piena d’ira da parte della Gagliardi, che si trattenne di colpo.


<< Sono un hacker, un agente, se così vuoi definirmi... salvo la vita alle persone quando è arrivata la loro ora e... >> ma la donna fu improvvisamente interrotta.



<< ...Era arrivata la mia? >>



<< Si... >>



<< Per questo mi hai avvicinata? Per questo eri così dolce e premurosa con me? >> Chiese naturalmente Ilaria, cominciando a tremare.



<< No, non è come credi! >> Esclamò Root sottolineando, capendo tempestivamente dove voleva arrivare l’altra.



<< Ah, no? Perché a me viene da pensare che per te ero solo lavoro... potevi dirmelo subito, avresti perso meno tempo, meno forze per fingere ed avresti evitato di farmi innamorare inutilmente. Vedi? Avevo ragione io, mi hai sempre usata, ti sei sempre presa gioco di me. Non mi sbagliavo su niente. >> Sclerò singhiozzando la giovane,
senza essersene resa conto.
 
 
<< Ila, no. No. Ti prego, non dirlo più. Non è andata così! >> Fece la Groves,
provando a quel punto di avanzare verso la ragazza, che però, di conseguenza indietreggiò.




<< Sono ancora in pericolo? >> Domandò poco dopo la vent’enne, cercando di calmarsi.




<< Credo non più... la minaccia è scomparsa da alcune settimane... >>



<< Bene. Addio, Root. >> Ilaria si voltò col cuore a pezzi ed iniziò a camminare;
la donna rimase paralizzata di fronte a quel gesto, a quella freddezza e determinazione...
L’aveva realmente ferita, e non poco.
Solo all’ora metabolizzò del tutto.



<< Non puoi andartene. Non lasciarmi ancora... non so stare senza di te.
Okay, all’inizio eri un semplice numero come tutti gli altri, ma poi...qualcosa è scattato in me. All’improvviso ed inaspettatamente non era solo per proteggerti e portare a termine la mia missione. Lo volevo e basta. Ogni particella del mio essere voleva averti affianco. >>



<< Root... Vanessa mi aspetta. >> Ribattè Ila, tentando di non ascoltare le sue parole.
 
<< Certo, proprio Vanessa. >> Sorrise tristemente e abbassò anch’essa la testa.
<< C’è anche quella stronzetta, giusto? Devi pensare a lei e lo so... è il tuo primo amore ed il primo amore non si scorda mai. >>



<< Non c’è. O almeno...perchè dovrebbe esserci? >>



<< Perché ti vuole, sveglia! Ma ti chiedo di fare un’eccezione questa volta e pensare per un momento a me… A noi. >> Cercò nuovamente un contatto Samantha, avanzando verso di Gagliardi, che però non glielo permise e posò la mano sulla maniglia della porta.
 
<< Vado, altrimenti farò tardi, e poi...stasera ho un impegno...
Devo andarmi a preparare. >>
 
<< Oh...okay... io ti ho detto tutto quello che dovevi sapere. Sta a te, adesso...
Se non avrò tue notizie... sparirò per sempre. >> Terminò Root, per poi guardare andare via Ilaria, senza aprire bocca.
In silenzio.
Una fitta attraversò lo stomaco della giovane; quel male che sentiva dentro sarebbe svanito mai?



-Cerco di fare sempre la cosa giusta, ma a quanto pare combino solo guai.
Come sempre sono divisa a metà, una parte mi dice di venire a cercarti, l’altra di prendere i primo tempo e tornare alla mia vita di sempre, alla monotonia di tutti i giorni, lontana da noi... Ma con il lavoro come la metto? Come posso cambiare i miei programmi?
Sei piena di aspettative Root, lo sento, ed anch’io cazzo... ti aspetti che io faccia qualcosa, ti aspetti che io possa darti ciò di cui hai bisogno, ed io aspetto certezze, dimostrazioni, ovvero l’amore che tu provi per me...-
Pensò tra sé e sé, Ilaria, non smettendo mai di camminare a passo svelto, diretta verso la stazione.



<< Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile...ma neanche che sarebbe stata così dura... non sai quanto vorrei che lo fosse. Vorrei poter aver finalmente le idee chiare, perdonarti, dimenticare, ma non ne ho la forza. Continuo ad essere combattuta e la mia situazione attuale con Fede è l’ostacolo principale, forse anche l’unico, non lo so... non sono più sicura di niente...ma è comunque un ostacolo difficile da oltrepassare.
Torniamo indietro a quello che eravamo... >>

I pensieri della mora presero impossesso della sua voce, sprigionandosi liberi nell’aria,
mentre nella sua testa matta una canzone inerente a quel preciso istante, cominciò a farle da sottofondo:  “Nobody said it was easy” dei suoi adorati ‘Coldplay’; uno dei gruppi preferiti di Root tral’altro.  




[...]

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