Un Sinfonico Incubo

di lionelscot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Last Ride of the Day ***
Capitolo 2: *** Pampero, Caracàs e Birre ***
Capitolo 3: *** Lungo la via ***
Capitolo 4: *** Le Ceneri Della Fenice ***
Capitolo 5: *** Over The Hills And Far Away... To Spain ***
Capitolo 6: *** Il frangente di un sogno ***
Capitolo 7: *** Un frangente di normalità ***
Capitolo 8: *** White Night Fantasy ***
Capitolo 9: *** Ygdrasill ***



Capitolo 1
*** Last Ride of the Day ***


         La pioggia continuava a battere furente, ritmata come a voler sfidare a duello Jukka e la sua batteria. Eppure, il pubblico non si era spostato di una virgola e anzi, pareva ancora più carico e eccitato che mai. E dire che erano in piedi da quanto... ? Tre-Quattro, forse cinque ore ? Eppure, nonostante il tempo trascorso, erano ancora tutti lì, a cantare e muoversi sui versi trasmessi dalle casse, che vi scorrevano dentro come un fiume impetuoso direttamente dal cuore e le carni di quel gruppo di capelloni che la, su quel palco, suonavano con l’impeto e la passione di chi intende far scatenare il Ragnarok. E come poteva essere altrimenti ? Quello era l'ultimo concerto del tour e, con molta probabilità, l'ultimo dei Nightwish e nessuno, avrebbe voluto che quel saluto finisse mai.
         Marco, Jukka, Troy, Eppu, Tuomas si muovevano sui propri strumenti come se da essi dipendesse la loro stessa esistenza, come a voler donare a quel pubblico la migliore delle cornici per, per un evento apparso come una chimera da molti: Tarja era tornata con loro ed era lì, più carica che mai a cantare assieme ai suoi ragazzi e alla sua amica Floor. Il connubio formatosi su quel palco era qualcosa di unico, impossibile, magico… come i loro stessi testi. E per il saluto che sanciva la vera “fine di un’era”, tutti volevano lasciare il meglio di sé. E li, accanto a loro c’era Leo, un uomo, un ragazzo cresciuto molto più a sud della maggior parte dei presenti e che cercava in tutti i modi di stare dietro a gente che per l’anagrafe, sarebbero potuti essere i suoi genitori e infondo, per lui era come se lo fossero davvero. Perchè loro, i Nightwish, erano divenuti i suoi "genitori musicali" sin dal primo ascolto e, proprio come un figlio, si era sentito distrutto quando le strade di Tarja e del gruppo si erano separate. Aveva solo 14 anni all'epoca e ora, il ragazzo venuto dal sud, era egli stesso partecipe di quel sogno divenuto realtà e non avrebbe permesso a nulla, neppure alle dita lacerate e insensibili o alle gambe pesanti o la schiena distrutta, di guastargli quel momento. Voleva fare di tutto per dimostrare di essersi meritato quel posto tanto agognato da chiunque fosse presente pochi metri avanti lui. Tirò fuori tutta la grinta e la passione che l'adrenalina di quel momento gli concedeva per essere parte di quel momento eterno, quel saluto infinito, il cui termine sembrava voler essere scacciato il più a lungo possibile.
         Marco al microfono annunciò il prossimo pezzo, caricando gruppo e spettatori. In quel momento un lungo respiro ad occhi chiusi servì al mediterraneo per impedirsi di piangere, lasciando che ad esprimersi fosse solo il suo strumento e le note che ne scaturivano. Mentre il suo corpo si donava a quell’attimo, la sua mente balzò indietro, a oltre dieci anni prima, quando quel gruppo di capelloni cantastorie lo aveva salvato, ancora, da sé stesso, illuminando con le loro note la via che gli avrebbe permesso di tornare a vivere…

-Febbraio 2015, Bologna-

         I ragazzi erano svaccati su divanetti alla buona che si erano creati in quel garage che da qualche anno avevano nominato propria sala prove, con buona pace degl'inquilini del palazzo. Erik, Luke e Tom erano intenti a parlare di ragazze e altre cazzate, allegri come sempre. Janka ed Eddy invece erano pensierosi. Erano preoccupati per il loro pseudo-cantante-frontman. Dopo anni passati a fare avanti e indietro dalla costa, era finalmente tornato in città, ma da oltre un anno appariva il fantasma di sé stesso e non solo per i kg persi. Il ragazzo era prigioniero della sua mente e dei suoi spettri e non vi era serata o prova dove non fosse stato colto da un attacco di panico e più passava il tempo, più ci si rassegnava che i suoi "sto bene" fossero solo di circostanza... Ormai sembrava solo questione di tempo prima che il loro progetto si arenasse, ma, infondo, a chi mai sarebbe importato se una cover band chiamata "Six of Woods" fosse sparita ? Forse nessuno. Non finchè avessero continuato solo a fare cover classiche e di pezzi Disney. 
Quando ormai si era dell'idea di andare tutti a farsi una birra, il suono di una familiare moto che accostava poco fuori il garage, fece tornare il gruppetto alla realtà.

« Sempre puntuale, eh ? »

« A sto punto poteva anche non venire. Tanto, Be Prepared la sa a memoria, a che serve farcela provare ancora ? »

« Piantatela voi due !  Preparatevi, che sicuramente vor... »


         Janka non fece in temo a terminare la frase che la porta si aprì di scatto. Il ragazzo entrò nella saletta a passo di carica. Dopo un anno, fatto di lacrime, dolori e ricerca dei propri frammenti, finalmente i suoi occhi erano nuovamente pieni della sua fiamma. Afferrò il suo strumento, prese il microfono e senza dare il tempo agl'altri di capire, iniziò con quel pezzo. Personale, certo. Ma ora, il gruppo stava udendo la prima vera canzone che non fosse una cover, e percepirono come il dolore si fosse mutato in rabbia e voglia di vivere.
"...We was as the Nightwish at 2005
Maybe know i must change my singer
But I love your voice and ours melodies
So let me here in my valley tears
'cause I want dream again of you..."

 
Note dell'autore

Salve a tutti... Come avrete intuito, la storia non si basa sui personaggi originali della band, ma su quella di un ragazzo, un "Nemo" che dal dolore di una separazione, si rialzerà grazie alle note di quei "capelloni cantastorie".
Da romantico quale sono, ho voluto che in questo sogno vi fosse la riconciliazione tra Tarja e la band, almeno nel loro ultimo tour. Perchè ammettiamolo, anche loro sono umani e non potranno suonare per sempre. Ciò nonostante, ho voluto rendergli questo omaggio, grazie sopratutto alla fiction 
Sometimes a dream turns into a dream di AlexisRosegrazie alla quale ho potuto riscoprire per l'ennesima volta questo gruppo musicale che è entrato tardi nella mia vita (avevo 15 anni e li scoprii grazie ad un music video su Godzilla), ma che nonostante tutto, nonostante i miei allontanamenti e i miei invaghimenti vari, è sempre lì, con pezzi che riescono sempre a cogliere esattamente quello che io non sono in grado di dire. Quindi, ecco a voi il mio sogno e spero possa piacervi.

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Capitolo 2
*** Pampero, Caracàs e Birre ***


- Febbraio 2015, Casalecchio. -

         Non si poteva certo dire che quel posto fosse da sogno: acustica passabile, spazio angusto, illuminazione da location di film dell'Asylum e una manica di gente che se avesse voluto, sarebbe potuta benissimo saltare sul palco per attentare ai ragazzi. Insomma, un posto da Pampero, come l’apostrofò ironicamente Leo con Eddy, prima di comunicare ai ragazzi la location per il primo concerto del nuovo anno. Ma era comunque meglio che niente, almeno per testare la sintonia di un gruppo unito più fuori che dentro il palco. Infondo, non avevano nulla in comune tra loro, se non la passione per la musica e lui. Già, nessuno ci pensava mai, ma se non fosse stato per un ragazzo paffutello e con la mente talmente veloce da farlo cadere in coma per la quantità di energie che richiamava, probabilmente non avrebbero mai formato quel gruppo. Lui li aveva incontrati o conosciuti, a volte davvero per caso e lui li aveva uniti, subendosi anche le liti da "primadonna" di alcuni di loro, specialmente quando si pestavano, involontariamente o meno, i piedi a vicenda. Insomma, un composto chimico che, come il suo pseudo leader, ancora cercava la sua alchimia e la sua via. Anche se leader, lui, non lo era mai stato davvero. Coinvolgente, certo. Folle il giusto, a tratti geniale e sempre il primo a metterci la faccia se le cose non andavano. Ma non era certo il leader. Non lo era mai stato nemmeno di sé, come poteva esserlo di altre cinque teste ? E da quando si era messo a fare su e giù dalla riviera, le cose non erano andate meglio, anzi. Era addirittura arrivato a pensare di mollare tutto, e solo perchè aveva la testa foderata di una folta chioma rossa e una voce da sirena del metal...

            « Ehi ! Ci siamo ?! Ragazzi, qua sarà un bordello, non sentiremo nulla e probabilmente andremo fuori sincro. L'acustica della batteria è pessima ! »

            « Cosa ti aspettavi ? Un'apparecchiatura da "Gods of Metal" ? Vedi di fare del tuo meglio con quello che abbiamo. Se andrà bene, avremo tirato su si e no i soldi per farci l'acustica del nostro garage. »

            « Grandioso! Non Solo devo suonare in un posto che fa invidia ai peggiori bar di Caracàs, ma devo pure farlo gratis. Grandioso ! Eddy, vedi la prossima volta di trovarci un posto più decente ! Mi basterebbe pure l'ospizio di mia nonna ! »

            « Io preferirei la camera di tua madre... »

            « Ti stacco la testa Luke ! »

         Erik e Janka si massaggiarono le tempie per il fracasso di quei tre. C'era da sperare che usassero quelle stesse energie anche per il concerto, o sarebbe stato matematico l'arrivo di bottiglie sul palco. Tra l'altro, quella sera avrebbero dovuto suonare solo cinque pezzi e, forse, il loro primo vero inedito. Fatto sta che nella mente dei ragazzi era radicata la sensazione che i bastoni li avrebbero presi addosso...
         Dopo un'ora, il gruppo aveva sistemato palco e acustica come meglio poteva, solo che del cantante, ancora nessuna traccia.

« Possibile che sia sempre puntuale come la morte ? »

« Secondo me ha avuto un'altra crisi e non verrà. »

« Possibile. Vorrà dire che faremo cantare ancora una volta Janka ! »

« Stai scherzando Erik ? Neanche se mi pagano ! »

« E perchè dovrebbe cantare Janka ? Andiamo, lo sapete quanto me che canta meglio il suo defunto criceto ! »
esordì Leo, appena entrato nel locale, generando una calorosa risata.

            « E tu da quando sei qui ? »

            « Da qualche ora. Avevo da discutere col proprietario del locale in merito al posto e al compenso. Poi, non ho potuto fare a meno di assistere alle vostre scenette. Invece dei "Six of Woods" dovevo chiamarvi i "Sandri e Raimondi" ! Dai, ora scendete da lì e andiamo a farci una birra. »

         Il gruppo staccò dai suoi strumenti e si diresse al balcone, scaricando la tensione per il concertino alla vecchia maniera, tra un paio di birre e una cassetta di battutacce sulla madre del povero Tom da parte di Luke. Ci voleva, soprattutto per Leo che sentiva come quelle cose li fossero mancate davvero, benché ancora non si sentisse pienamente apposto. Nella sua mente, lentamente, alle voci e i suoni di quel posto, si facevano largo note e parole non sue, ma che potevano esprimere esattamente cosa pensasse davvero il suo più profondo.

      "...Would you do it with me
      Heal the scars and change the stars
      Would you do it for me
      Turn loose the heaven within..."

Ispirò profondamente, come a ricacciare via quei pensieri, e bevve la sua birra tutta d'un fiato. Il concerto si avvicinava e non era il momento di pensare a vecchi fantasmi.

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Capitolo 3
*** Lungo la via ***


Marzo 2015, on the road.
         Silenzio. Assordante, non fosse stato per l'attrito dell'aria sulla superfice di quel furgoncino. Erano arrivati al sesto concerto in un mese e mezzo. Non male. Migliorabile, ma tenendo conto del livello del gruppo, poteva andare bene. In più, l'aria della riviera non era affatto male come modo di rivitalizzarsi un po', specialmente per chi, dopo suonato, si era buttato in mare ed era stato recuperato da coloro che non erano finiti sotto l’effetto alcool-ragazze. Sui sedili posteriori, un ammasso informe e russante rappresentava quanto rimasto di Tom, Luke ed Erik, mentre Janka si era appisolato in una posizione alla "L" nel posto di mezzo tra il guidatore e il finestrino del passeggero. Di sveglio restava solo Eddy al volante e Leo, immerso con lo sguardo oltre il vetro ad osservare chissà quali mondi fantasiosi, o forse solo un paesaggio che sfrecciava accanto e inversamente a loro.

         « Vorrei sapere come diavolo fanno a cadere in uno stato di coma così in fretta ! Ehi tu, non azzardarti neanche solo a pensare di addormentarti anche tu, o accosto qui e vi scarico al primo camionista che passa ! Mi avete già fregato all'andata col fatto che non dovevo bere ! »

         Leo scosse ironicamente la testa a quella minaccia e si raddrizzò verso l'amico.

            « Bhé, anche stare davanti con una specie di zombie che di solito a quest'ora è sveglio non è che mi consenta di esserti molto d'aiuto. »

         Lo sguardo di entrambi piombò sul ragazzo che si trovava in mezzo a loro, facendoli scoppiare a ridere. Poi i due tornarono seri e si misero a guadare nuovamente la via. 

            « Ce la siamo cavata sta sera, e il posto era davvero bello, forse meritava di più. Come lo hai trovato ? Parenti ? »

            « Amici di mio padre. Si sono conosciuti quando tutti e due avevano velleità calcistiche. Velleità che li hanno portati a diventare campioni del calcetto del venerdì. Un po' come noi... »

            « Anche loro si presentavano sul campo da calcio con l'enfasi di un branco di Uruk-hai ingrifati al canto di "PREPARE YOUR ANUS, BABY" ? »


         Un'altra risata colpì i due ragazzi. Leo era così, capace di rendere imbecille qualsiasi situazione seria in un battito di ciglia. Era rimasto impresso quando aveva fatto lacrimare due sue compagne di classe o le sue citazioni da Nerd impossibili. La cosa che le rendeva tali, era il fatto che a prima vista appariva tutto sommato un tipo serio e taciturno. In realtà, era solo l'altro lato di una persona dotata di un'energia fantastica, la stessa che li permetteva di mangiare il palco o incitare la folla, a patto che la testa lasciasse andare tutto quello che non centrava con il momento.

            « Dovresti sempre essere così. »

            « Così come ? Scemo ? Se lo fossi sempre non avrebbero lo stesso effetto. Ricordati: l'uomo silente o è saggio, oppure sta solo aspettando il momento giusto per sparare una cazzata »
affermò il ragazzo, portando le gambe ad incrociarsi sul cruscotto, allo stesso modo degl’occhi di Eddy mentre alzava lo sguardo al cielo. "Irritante testone", pensò. Anche se ci aveva fatto l'abitudine sul fatto che il suo compagno fosse il primo vero detrattore di sé stesso, queste sue cadute di stile lo irritavano terribilmente. Accese la radio, facendo uscire dalle casse una canzone che ben si addiceva al suo compagno di viaggio.

      "The sun is sleeping quietly 
      Once upon a century 
      Wistful oceans calm and red 
      Ardent caresses laid to rest 
      For my dreams I hold my life 
      For wishes I behold my nights 
      A truth at the end of time 

      Losing faith makes a crime..."

         Il cantante si voltò verso la radio, poi verso l'orizzonte.

            « Speriamo che presto il sole decida di svegliarsi su di noi... »

            « Ne parli come se credessi in questo progetto. »

            « Non avrei fondato il gruppo se un minimo non ci credessi, ne vi sarei tornato o avrei cominciato a scrivere. Ci credo, in voi. »

            « E in te ? O tutto questo bel discorso, i cambiamenti, l'impegno e il taglio di capelli nuovo sono solo una maschera per qualcos'altro ? Ti conosco meglio di tutti, forse solo Janka ti capisce di più, ma so che quando credi davvero a qualcosa non fai proclami, anzi, lavori in silenzio sino a quando non hai finito. Quello che mi hai detto, sembra tanto un modo per autoconvincerti. Abbiamo dei problemi, li abbiamo sempre avuti, ma siamo sempre andati avanti, anche quando stavi mollando per lei ! Lo so che la pensi ancora e non potrò mai riuscire a togliertela dalla testa, ma è passato più di un anno e se non riparti, se non ti concentri davvero, finirai un'altra volta vittima di te stesso. Vuoi davvero che ti venga a ripigliare all’ospedale ? Quindi, riflettici bene prima di rispondermi e se davvero ci credi, bene, altrimenti, ti chiederei di lasciare il posto a chi davvero può credere a questa cosa ! »


         Il silenzio calò nuovamente, interrotto solo dalle parole delle casse. Eddy aveva ragione, e Leo lo sapeva bene, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Persino il suo gruppo preferito era andato avanti, con Anette prima, poi con la nuova linfa portata da quell’olandese di Floor. Non era cambiata la sinfonia ne la musica o la loro capacità di raccontare storie, ma solo l’enfasi. Se prima la malinconia era “rassegnata”, vittima, ora era grinta, la rabbia di chi sì ha nostalgia del passato ma, non intende restarne schiavo ed anzi, vuole riprendersi. E così doveva fare anche lui.
         Volse lo sguardo oltre il finestrino, cogliendo in quel momento i primi rossori del sole nascente. Lentamente, seguendo la sua testa, iniziò a sussurrare le parole di una canzone che, in quell'istante, solo lui poteva percepire.

      " Spirits of the ancients
      Lights of our ancestors
      Enlight my path
      Show me the way
      'cause now, in my sin, I'm blind
      And there is no other hand
      Who can take me back
      Where the moon waiting me
      Just for one last kiss... "

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Capitolo 4
*** Le Ceneri Della Fenice ***


Aprile 2015, Bologna


Le ultime settimane del mese erano trascorse molto tranquillamente, quasi monotone. A metà Aprile, il gruppo aveva momentaneamente rallentato, per permettere a tutti di non lasciar perdere le proprie vite. Tom e Luke si erano dati da fare con i magazzini dei teatri, per raccimolare qualche soldo per dei nuovi strumenti. Janka si era recato presso la sua scuola a Firenze, prima di volare in Germania per alcuni colloqui di lavoro, mentre Erik si era concesso un ritorno dai suoi parenti in liguria. Eddy, pur tornando a trovare i suoi e la sua ragazza in riviera, era rimasto in contatto con qualche locale per delle possibili serate. In tutto ciò, Leo ne aveva approfittato per recarsi un po' in palestra e seguire alcuni corsi che lo interessavano, oltre al lavorare presso il locale di una sua conoscente. Cercava di tenersi occupato, ma ogni momento che aveva libero, il ragazzo si chiudeva in casa lavorando su se stesso e per il gruppo. Sapeva di non essere un gran cantante, lo aveva sempre saputo. Li piaceva ascoltare canzoni energiche ma coi testi comprensibili e lo stesso cerva di fare quando cantava, ma la sua voce... Non li era mai piaciuta e benchè alcuni l'apprezzassero, lui teneva maggior conto solo di quelli che affermavano fosse uno strazio, anche se lo facevano per canzonarlo. Come per il resto di sé, insomma... Non era questione di impegno, perchè tutto si poteva dire, tranne che non desse tutto quello che poteva quando lavorava, ma di autocriticità. Non era uno che si riconoscesse i miglioramenti, tanto meno che accettasse i suoi errori, anzi. Se a questo si univa una disperata ricerca di una propria identità, le cose non potevano che andare peggio. Qualsiasi progetto iniziato rischiava di essere abbandonato quando i risultati non arrivavano. Un grosso limte per un ragazzo ambizioso come lui. A 23 anni spesso si colpevolizzava, ricordandosi come ci fosse stata gente in passato che alla sua stessa età era diventata "Re del Mondo".
Scosse bruscamente il capo per ricacciare via i prorpi pensieri, prima di afferrare la giacca e recarsi in stazione. Quel giorno doveva recarsi in riviera, a Rimini, quella che sentiva come la sua vera città, per una visita dalla psicologa. Quando accadeva, preferiva scendere in treno, in modo da sfruttare quell'ora e mezza di viaggio per riorganizare le idee e sapere di cosa discutere con la dottoressa, sperando di non trovare altri collegamenti a lei. Già, lei...

"Se continui a pensarmi così intensamente, impazzirai..."

- Non mi pare che la cosa ti spiaccia. Infondo, sono solo io quello che ci sta male.

"Forse dovresti arrenderti e dimenticarmi, come io ho fatto con te."


Un brivido gelido lo portò a stringersi nelle spalle. Evidentemente, doveva essere facile scordarsi di uno come lui. Ma allora perchè non riusciva a liberarsi di quello spettro mentale, a dimenticarla e andare avanti ? Li era già successo altre volte si subire un rifiuto, per motivi fisici, perchè era un amico, perchè era giovane e inesperto... Ma con lei era diverso, con lei si era condiviso qualcosa. Lei, era stata la sola a far cadere davvero quel ragazzo, in tutti i sensi. E un dolore così, il dolore di chi a causa di sé stesso ha fallito il suo appuntamento col destino, non puoi sperare che passi dal giorno alla notte, specialmente quando l'altra, diventa il tuo "amore maledetto".

"Fanculo ! Smettila di ragionare su questi problemi da bambino viziato e pensa a te, stupido !" fu quanto si disse varcando l'uscio di casa.

 

 


Imola, Treno regionale

 


- (segnale acustico) Vi informiamo che il treno sosterà a Imola per alcuni minuti. Ci scusiamo per il disagio.

Il ragazzo si rilassò sui sedili del treno, mentre osservava la gente che saliva e scendeva, cercando di cogliere ogni sfumatura di quelle persone che per un istante delle loro esistenze avevano fatto da quadro alla sua. Madri con figli scalmanati, migranti di terre lontane che cercavano fortuna in una terra che ne aveva poca da offrire perfino alla sua gente, ragazza che tra un appunto e un libro di studio dialogavano sulle proprie conquiste al corso, professori e maestri di mesieri... Non era l'orario dei pendolari, no. Quelli sarebbero arrivati più tardi, al calare della sera. Gente stanca per il lavoro, che tuttavia si lasciava illuminare il volto da messaggi di chi li attendeva a casa.
Una piccola curva si disegnò ad uno degl'angoli della bocca di quell'osservatore. Buttò un occhio alla sua destra e notò un uomo intento a cercare di venire a capo di un sudoku.

- L'uno va in questa casella e l'otto in quest'altra.

- Non potrebbe essere l'opposto ?

- No, perchè l'otto è già presente qui e qui, e metterlo in questa casella le impedirebbe di metterlo in quella di questo quadrante.


Il viaggiatore osservò attentamente e poi si decise. Quando constatò che il suggerimento era coretto, ringraziò il suo suggeritore e lo invitò a partecipare. Due teste erano sempre meglio di una. Leo accettò volentieri. Infondo, doveva passare il tempo rimanente del viaggio e nulla è più coinvolgente di una sfida d'intelletto.


 

Rimini


Il discorso con la dottoressa si dilungò ben oltre l'ora dovuta, ma nessuno ebbe a lamentarsi. Il ragazzo affrontò le solite sue tematiche, la solita analisi nel tentativo di sbloccare un ingorgo di oltre ventidue anni e degl'ultimi due mesi, dato che tra serate e ricerche lavorative, non si sentivano da febbraio. Si parlò anche di quanto detto da Eddy quella sera in macchina e di come si sentisse davvero una zavorra per il gruppo.
Ogni volta che le visite finivano, il ragazzo aveva come la sensazione che la dottoressa si sarebbe fatta volentieri una valeriana, per non dire un qualcosa di più tosto. Lo divertiva immaginarla mentre si districava in un labirinto d'ombra, come una cieca a cui veniva descritto un qualcosa di talmente colpesso e districato che non era possibile coglierlo in totale coi verbi. Le sarebbero serviti una torcia a casco, l'attrezzatura di speleologia e una radio per immergersi fisicamente in quella mente. Sorrise ironico a quell'immagine, mentre si avviava verso il centro. Forse sarebbe stato il caso di chiamare Eddy o qualche altro suo conoscente della zona, giusto per stare in compagnia. Forse, ma in quel momento voleva gustarsi quella che lui chiamava "la belezza della solitudine". Entrò in uno dei circoli nascosti alle vie principali e ordinò qualcosa da mangiare. Nell'attesa di mise ad osservare, cercando nuovamente di cogliere quelle sfumature che rivelavano l'anima delle persone che lo circondavano. Tirò fuori un taccuino pieno di post-it e note e cominciò a scrivere. Frasi, dialoghi, scherzi, cazzate, tutto quello che la sua mente riusciva a partorire in quel momento.

- Fish'n'chips di salmone e Grimbergen Blanche ? -

- Oh sì grazie. -

- Prego. Buon appetito. -


Lo scrittore ricambiò con un cenno del capo, poi tornò ad immerersi nei suoi pensieri. Vi emerse nuovamente solo quando alla radio udì dei versi a lui familiari.


"Leave the sleep and let the springtime talk
in tongues from the time before man
listen to a daffodil tell her tale
Let the guest in, walk out, be the first to greet the morn
The meadows of heaven await harvest
the cliffs unjumped cold waters untouched
The elsewhere creatures yet unseen
Finally your number came up

Free fall awaits the brave..."

Il ragazzo si fermò. Afferrò un pezzo pastelloso del salmone e se lo mise in bocca, gustandolo ad occhi chiusi, cullandosi su quel suono e quelle parole, sorridendo come se in quell'istante non esistesse null'altro.

"Devessere questo quello che si prova quando si torna a volare dopo molto tempo. Come le fenici."

Il ragazzo aprì gli occhi e si voltò verso la sua solita priezione mentale.

- Come noi, dici ?

La ragazza scosse in assenso la testa, facendo muovere i suoi capelli del medesimo colore del piumaggio di quell'uccello incantato.

"Sia tu che io siamo fenici. E tu lo sai. Abbiamo bisogno, anche se in modi diversi, di soffrire un po', di morire, prima di tornare a librarci in volo. Solo che io sono abituata, tu invece, ti sei rifiutato di morire troppo a lungo e ora, la tua rinacita richiederà più tempo."

- Fa ridere che io stia pure bevendo una birra che l'abbia come effige. Mi spieghi una cosa ? Perchè nonostante il male che ci siamo fatti, anche quando mi stavi lasciando, mi spingevi a credere in me ? Perché ? -


La ragazza non rispose. Si limitò a sorridere e guardare verso il cielo, agitando i piedi come una bambina che sogna di poter volare, disolvendosi lentamente. Il ragazzo tornò a guardare i suoi fogli. Nonostante la canzone fosse finita, sentiva ancora il suo testo e la sua melodia dentro di sé.

"Impeto... Quello che ora mi servirebbe per risollevarmi da queste ceneri. Dalle mie. Le ceneri di una fenice. Già... Le Ceneri di una, nonono. Della Fenice !"


Rapido riprese a far scivolare la penna lungo la carta, sorridendo. Nuovamente il mondo si dissolse attorno a lui, mentre le immagini di quelle parole si materializzavano attorno a lui, vivide. Stava esplorando uno dei suoi molti mondi, come se vi volasse sopra. Come avrebbe voluto fare, appena si sarebbe rialzato dalle sue ceneri...

"Men, slowly walk in the snow
Light of the day is not yet come
And fire of will and fantasy
It's only a dream as a little bird in the nest.
Ride Time, let me see, let me live
Let me explore the world from the sky
Where no one was be yet..."

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Capitolo 5
*** Over The Hills And Far Away... To Spain ***


Giugno 2015, Bologna

- Andiamo regaz ! Il mare ci aspetta ! Birra, donne, divertimento e Hakuna Matata a tutta randa !

- Ti prego Erik, sei imbarazz..!


La ragazza non fece in tempo a finire che quei due galantuomini di Tom e Luke si lanciarono sul furgoncino con la grazia dei vichinghi dinanzi ad un barile di idromele, facendo scattare l'iralità del fratello. Non male per cominciare il loro periodo di vacanza-lavoro assieme che il gruppo aveva deciso di prendersi, più l'imbucata Niki, per scaricare davvero. Destinazione ? Tarifa e la sua "playa Bolonia".

- Ragazzi... Potete spiegarmi come e perchè andiamo in Spagna ? Avete vinto al lotto ?

- Seh, magari. Ora sarei in giappone a visitare gli studi Ghibli...-
le rispose Janka mentre finiva di caricare il furgone con la sua chitarra.

- E di sicuro non ci andiamo per merito dei nostri concerti, principessina ! - fecero coro i gemelli Weasley della situazione, ricenvendo di rimando una lattina di cola che si spalmò sul muso di Tom.

- Ci andiamo per gentile concessione dei genitori della ragazza di Eddy. Loro sono di Siviglia e hanno una casa sul mare che ci hanno permesso di usare come base per le nostre vacanze lavorative.- concluse il chitarrista, accomodandosi accanto al posto del conducente.

- E perchè dobbiamo andarci in furgone ?

- Hai forse trecentosessanta euro per ognuno di noi per il volo fino a Tangeri con il surplus per il traghetto ? -
rispose accigliato Erik alla sorella, collocandosi alla guida del Millenium Falcon, mentre la ragazza si fece largo tra i due scemi del parco passeggeri, rifilando ad entrambi una sonora gomitata. Quando tutti furono ai propri posti, il capitano sistemò lo specchietto retrovisore e accese il motore.

- Signori. Qui è il vostro comandante che vi parla. Stiamo per lanciarci nell'iper-spazio, destinazione Andalusia. Siete pregati di controllare che le vostre scorte di alcolici e snack siano ben piene. Il navigatore indica un arrivo previsto in ventidue ore abbondanti...- seguì una breve pausa dove tutti osservarono lo speaker con aria interrogativa, venendo ricambiati ad uno ad uno.

- Ti prego non dirmi che... -

- Ma vedremo di metterci meno di quello che questa fottuta suocera metallica ha detto ! LET'SROCKBITCHES! -

- Ecco lo sapevo... -
rispose tra sé e sé uno sconsolato Janka, mentre alle sue spalle scoppiava il finimondo e gli altoparlanti fecero partire a tutto volume il primo dei pezzi che li avrebbero accompagnati in quel viaggio.

"They came for him one winter's night.
Arrested, he was bound.
They said there'd been a robbery,
his pistol had been found.

They marched him to the station house,
he waited for the dawn.
And as they led him to the dock,
he knew that he'd been wronged.
You stand accused of robbery,
he heard the bailiff say.
He knew without an alibi,
tomorrow's light would mourn his freedom.

Over the hills and far away,
for ten long years he'll count the days.
Over the mountains and the seas,
a prisoner's life for him there'll be..."


On the road, circa dieci ore dopo…



Dopo circa dieci ore di viaggio, il gruppo decise di soffermarsi un secondo per adempiere ai loro doveri di cambio di liquidi. Quattro ragazzi posti sul lato della strada, testa indietro e i soliti gorgheggi di chi non ce la faceva più.

- Dio...

- Tua sorella mi ha distrutto il fianco, Erik !

- Io ti avevo avvisato Luke. 

- Ragazzi... Non credete che forse dovremmo fare una pausa sonno ? Giusto un'oretta o due. Almeno evitiamo di sbandare lungo la via.

- Io appoggio Janka. Almeno ne approfittiamo ora che la belva dorme. -
concluse con un segno di indicazione della testa Tom.
L'immagine di Niki col muso spalmato sul vetro e la bavetta di chi dorme fece sghignazzare il gruppo e un pennarello si materializzò come dal nulla.
Qualche ora dopo, nel nulla di un parcheggio, un gruppo di ragazzi fu scaraventato sull’asfalto da una ragazza truccata con dell’inchiostro, divenuta furiosa come un’idra mestruata.

- Io. Vi. Ammazzo. TUTTILURIDIFIGLIDIPUTTANA!

Ci volle circa una mezzoretta per far terminare il tutto e permettere al gruppo di rimettersi in marcia. Un po’ più malconci, ma più allegri di prima.

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Capitolo 6
*** Il frangente di un sogno ***


Giugno 2015, Tarifa

Eddy si dondolava beatamente sulla sua amaca posta sotto al porticato della casa, sfruttando il tempo di attesa per l’arrivo dei suoi compagni come siesta dalle faccende che aveva svolto da una settimana a questa parte. Maglietta in lino coi laccetti aperti sul petto, bermuda, panama a coprire il volto e una gamba ciondolante a lato che dettava il ritmo del cullare, il ragazzo si sentiva in paradiso.

- Disculper señor, ha per caso visto un ragazzo italiano ? Sa, aveva detto che sarebbe passato di qui per attendere dei suoi amici, ma qui vedo solo un bellissimo bruno in piena siesta…

Il ragazzo fece un sorriso malandrino nello scostarsi lievemente il cappello, prima di accogliere tra le sue braccia e con un caloroso bacio la ragazza, la quale scoppiò a ridere poco dopo.

- E adesso perché ridi ?

- Quando mi sono trasferita coi miei non vedevo l’ora di conoscere finalmente un ragazzo differente da quelli di qua, e invece mi sono trovata il più andaluso degli italiani.

- Puoi sempre cambiarmi. C’è un carico di tedeschi all’hotel dei tuoi.

- Smettila stupido –
lo zittì lei con un bacio – non ti cambierei con nessuno al mondo, e se solo tu dovessi pensarci, ti do la mia parola che ti voy matar con mis manos.

I due sorrisero e si misero ad attendere assieme. La storia di Jessica e Eddy era una di quelle cui non potevi credere. Tutti e due trasferiti a Bologna per il liceo, si erano trovati nella stessa classe e ci misero un anno per capire che dietro la reciproca antipatia vi era dell’altro e nonostante qualche momento duro, erano riusciti ad arrivare a superare otto anni assieme.
Il loro momento di quiete terminò non appena udirono il suono delle gomme del furgoncino della banda screpolare sul selciato. Eddy la scostò delicatamente e si avvicinò al gruppo, osservandoli divertito.

- Ragazzi… UN NARCOS ! Ah no, è solo Eddy.

- Il solito spiritoso, Erik. Credevo di dover chiamare “Chi l’Ha visto?”, ma ora mi rendo conto che farei meglio a contattare quelli di Walking Dead !

- Colpa di quell’essere malefico che si cela nelle spoglie della sorella di Erik…

- MIA ?! Chi si è azzardato a tingermi il volto come quello di un barbone ?


Nel mezzo di tutto ciò, Eddy scorse Janka scendere dal mezzo e chinarsi a baciare la terra a ringraziamento dell’essere ancora vivo.

- Ok ragazzi. Vi lascio scaricare i vostri bagagli e rassettarvi. Alle 19 ci troviamo in sala grande che abbiamo molto di cui parlare.

- Okok. Appena arrivati e già sull’attenti dobbiamo stare. Luke, Tom. Voi due occupatevi degli strumenti.

- Va bene Erik. Basta che ti porti via miss Perfidia.


Il gruppo si divise e si mise all’opera. Scaricati i bagagli e sistemati gli strumenti in un garage adibito a sala prove, chi dormendo, chi docciandosi e chi accordando lo strumento si misero ad attendere l’ora della riunione.
Le stanze erano suddivise in questo modo: Tom, Luke ed Erik erano assieme al primo piano, vicino alla cucina e al suo frigo da birra; Janka si era messo nello stanzino del primo piano, nel punto dove il sole non arrivava mai diretto; Niki si era sistemata in una stanza che avrebbe dovuto condividere in futuro con un’altra ragazza. Eddy e Jessica si erano tenuti la loro, al primo piano con terrazzino che dava sul mare. La stanza all’ultimo piano, un’altana ultra luminosa (nel senso che prendeva la luce dall’alba al tramonto), era stata richiesta da Leo, che ancora doveva arrivare.

Quando fu l’ora, il gruppo si ritrovò unito in sala grande e Eddy si posizionò in fronte a tutti, prendendo immediatamente la parola.

- Bene ragazzi. Inanzitutto, benvenuti in Spagna e spero possiate godervi la location. Secondo: come tutti voi sapete, nonostante la passata stagione siamo riusciti ad esibirci in nel nostro maggior numero di live, i soldi ricavati sono stati appena sufficienti per la benzina e per alcune piccole migliorie, quindi, io e Leo abbiamo deciso che per tirare su il necessario, questa estate l’avremmo passata assieme a lavorare e provare. I genitori di Jessica sono stati molto gentili a ospitarci e ci hanno assunti tutti per il loro piccolo villaggio che hanno da queste parti.

I ragazzi avevano avuto i contratti a maggio e li avevano firmati praticamente subito. Il minimo a testa era sui novecento euro, ma vi erano degli extra garantiti per determinati ruoli, come Luke e Tom che potevano tenersi le mance del bar, Eddy era vicedirettore e quindi poteva ricevere un premio ogni cinquanta recensioni positive, Janka e Erik per l’assistenza e l’accoglienza, Leo poteva tenersi i soldi delle lezioni private in palestra. Insomma, si parlava di un gruzzolo complessivo minimo di circa sedicimila euro, non male.

- Ok Eddy, ma ci spieghi cosa esattamente avete in testa tu e Leo ? Ok, ci avete trovato un lavoro ma, “tirare su il necessario” di cosa ?

- Per il concorso di metà settembre –
affermò dall’uscio della sala una ben nota voce.

- Concorso ? Che concorso ?- Chiesero in coro i ragazzi

Leo attraversò la sala e si sedette sul tavolo guardando Eddy e poi rivolgendosi nuovamente al gruppo.

- Il concorso che si terrà a fine settembre al Ruvido di Bologna[1] e che permetterà ad una band di suonare come accompagnamento al concerto che a fine novembre si terrà al PalaMalaguti[2] dei Nightwish.

Per un secondo il silenzio calò sui ragazzi. Avevano capito bene o era uno scherzo ?

- I Nightwish… ?! Scusa, ma non avevano già gli Arch Enemy e gli Amorphis come accompagnamento !?

- Avevano, appunto. I due gruppi hanno dichiarato che per quella data non potranno essere in Italia e così, i Nightwish hanno deciso di chiamare delle band locali. Una i Deva e l’altra verrà scelta dal concorso che avrà come partner Sky e Nuclear Blast e che, con estrema difficoltà, è stato deciso di tenerlo nel locale bolognese…


Eddy osservava il compagno mentre illustrava la situazione. Sapeva che il concorso non aveva ancora una sede ed erano in lista posti come RockPlanet a Cervia o il Rockisland a Rimini, senza contare i posti di Milano e altre grandi città, ma il fatto che l’amico fosse arrivato dopo tutti e direttamente dall’Italia gli aveva fatto capire cosa fosse accaduto per quella scelta, e stava immaginando anche cosa fosse costato a quel ragazzo per aver convinto quella persona per fornire il locale.

- Quindi, io e Eddy abbiamo convenuto che ci servivano i soldi per migliorare il nostro parco strumentale e per registrare definitivamente un album decente, senza contare che potremmo provare ogni volta che avremo tempo. Inoltre, c’è un locale qua, a qualche spiaggia di distanza, che questa estate terrà delle serate a tema Hard Rock e Metal nella quale potremmo esibirci e provare nuovi pezzi. Insomma, come potete osservare, vi abbiamo pianificato l’estate. Ovviamente non siete tenuti a seguire alla lettera il piano e se voleste preferire di fare altro e gustarvi il posto, vi capirei, ma sappiate che questa è una grande occasione per dare una scossa al nostro gruppo. Quindi, mi rimetto a voi, ragazzi. Siete con noi ?

Il silenzio tornò ad impossessarsi della saletta. Le due ragazze si scambiarono uno sguardo di preoccupazione, presagendo il peggio.

- E CHE COSA STIAMO ASPETTANDO !? RAGAZZI ! A CENA E POI SUBITO A PROVARE !

- NIGHTWISH ! ARRIVIAMO !


Un sorriso si tinse al lato del volto di Leo, prima di lasciarsi sprofondare nel sonno. Era sveglio da più di cinquanta ore tra guide e conversazioni e ora si sentiva appagato di quegli sforzi. Si sarebbe riposato il tempo necessario. Eddy l’osservò cadere in quello stato e si fece aiutare da Janka a portarne la salma nella sua stanza. Nonostante l’energia verbale, anche gli altri erano esausti e sarebbero crollati poco dopo cena. Il giorno seguente la sveglia sarebbe suonata presto per loro e per i loro sogni. Sogni che, per una volta, nella mente di quel cantante, furono più calmi e meno tormentati di quelli che lo avevano accompagnato sino a poche settimane prima.
 
[1] Il “Ruvido” era un locale Rock di Bologna che oggi non esiste più e dove hanno cominciato a suonare gruppi come i Lunapop, e che ho deciso di far tornare a vivere, almeno in questo racconto.
[2] Sarebbe l’Unipol Arena, ma il vecchio nome piace di più

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Capitolo 7
*** Un frangente di normalità ***


Luglio 2015, Spagna.
 
Una giornata libera tutti assieme. Chissà da quanto non capitava. Mesi ? Ma ora importava solo il godersi questa vacanza prima dei prossimi impegni. La ragazza si tirò su dal letto e si recò in bagno a rassettarsi. Mentre si lava i denti, cercava dal ripigliarsi dalla nottata precedente. Quanto diavolo parla lo Svedese ? Sempre poi lì a parlare della sua passione per la storia della Guerra, delle gesta eroiche e della lotta contro gli invasori… Dio, a suon di sentire quei discorsi le pareva di avere una batteria di artiglieria che le pulsava in testa… Possibile che i maschi nordici devono sempre ricordare il loro essere discendenti dei vichinghi ? Dovrebbe essere vietato loro di farlo, a meno che non siano palesi esempi di mascolinità “asgardiana”, pensò sorridendo maliziosamente ad un’immagine di Thor o di certi metallari dalle lunghe chiome e le braccia possenti…
Dopo circa una ventina di minuti era pronta ad uscire. Prese le sue cose e si recò in spiaggia ma lo spettacolo che le si parò dinanzi le fece uscire una grossissima risata: un insieme di corpi pallidi rosolati al sole che ricercavano riparo sotto ogni fonte d’ombra esistente. Giusto il biondone si godeva il sole in compagnia dei suoi gemelli. Un quadretto surreale degno di uno scrittore comico. Si sdraiò a prendere il sole, giusto per evitare di restare pallida come il cencio o  che senso avrebbe avuto riuscire a convincere tutti a venire in quel luogo invece di rintanarsi nelle foreste scandinave. Non che non le piacessero, ma, ecco, ogni tanto bisogna pur gustarsi un po’ di clima atlantico, no ?
Si lasciò cullare dal tepore e dai suoi pensieri in quello stato di quiete dove non sei ne addormentato ne sveglio e il mondo attorno a te pare rallentare rispetto ai sogni e i pensieri che formuli. Uscì da quello stato solo per il saluto di una voce femminile.

- Lizzy ! Che ci fai qui ?

- Quello che ci fai tu ! Sono in vacanza coi ragazzi -  rispose la bruna dagl’occhi di ghiaccio, indicando con la testa il bancone del bar dove un gruppo di uomini svedesi si era raggruppato per gustarsi una birra ghiacciata, lasciando lievemente perplesso e spaventato il povero ragazzo del bar.
L’olandese osservò la scena, scuotendo la testa quando notò la presenza anche del suo incubo della serata scorsa e dei mesi precedenti che, con la sua solita energia, rifilava pacche sulle spalle e battute, prima di invitare a sedersi alla sua amica.

- Allora, signorina “d’Amaranto”, come stai ?

- Bene. Sempre meglio di te, Darwiniana ! Con i ritmi che tenete tu e quel branco di finnici non oso immaginare tra quanto diventerai calva e la tua statura ti porterà a incurvarti

- Così che tu possa sostituirmi ? Scordatelo nana, il mio posto non lo avrai così facilmente !

- Occhio “Ginormica”, perché io ho i cavaglieri di Kamelot dalla mia !

- Me li mangio a colazione !


Le due si lasciarono andare a qualche risata, catturando l’attenzione dei presenti. Dopo dieci minuti, tutti si erano riuniti a parlare delle reciproche avventure da tour come la “serata Karaoke” davanti al pubblico o degli scherzi che si subiva prima e dopo un concerto. Una delle cose belle di essere artisti erano questi momenti di scarico, dove ci si riuniva a ridere come dei ragazzini che si raccontano le proprie malefatte. I momenti in cui tutto lo stress dell’essere al centro dell’attenzione di milioni di persone pareva un “milione di anni luce” lontano.

- Ragazzi. Che ne dite se stasera, per una volta, facciamo noi la parte dei fans ?

La frase suscitò lo stupore e l’interesse da parte del gruppo.

- Che hai in mente, ragazza ?

- C’è un locale, in una spiaggia qui vicino, che sta sera organizza una serata Rock’n’Metal. Pensavo che sarebbe stato divertente andarci e osservare degli amatori che sognano per una sera di essere al posto di quelli come noi. Che ne dite ?

- Io ci sto ! Siamo qui per divertici. E magari vedo pure qualche bel ragazzo con cui rifarmi gli occhi. Dopo due anni circondata dai soliti uomini ho bisogno di rifarmi gli occhi !-
affermò scherzosamente Floor, scatenando le rumorose e canzonatorie repliche dei suoi compagni di band. Il moicano svedese si mise a ridere dietro i suoi inseparabili occhiali da sole. Ma non se li toglieva mai ? Alla fine furono tutti d’accordo, compresi i gemelli del barbuto biondo che non vedevano il momento di poter assistere ad un concerto dalle spalle del padre.

- Allora siamo tutti concordi. Alle 22 cominciano, quindi, vi voglio tutti pronti per le 21. Quindi, signori, se dovete conciarvi i capelli, meglio che cominciate subito !

- Senti chi parla signorina ! Li abbiamo più lunghi e li sappiamo usare meglio di chiunque altro !

- Marco, parlava dei capelli.

- Anche io. Che ti credi, batterista insonne ! Stai sempre a pensare male te.

- E comunque, anche se non parlava di capelli, mio marito può permetterselo !

- Cara… Ci sono i ragazzi.
- disse il biondone indicando con lo sguardo i gemelli.

- E allora ? Mica sono delle bambine suggestionabili a tali discorsi. Presto potranno fare questi discorsi anche loro.

- BIRRA !

- Visto ? Tali e quali a te, ammesso che siano tuoi, biondina…

- E di chi altri potrebb… EMPPU !

- Oh, lo ha scoperto. Venite qui bimbi miei…-
fece il chitarrista allargando le braccia verso i ragazzi, ritrovandosi il ringhio minaccioso del gigante davanti, pronto a sbranarlo.

- Dio quanto sei bello quando fai il gelosone. – commentò la moglie stampandoli un bel bacio.

- Bleah. Che schifo, si baciano! – commentarono i gemellini, scatenando l’ilarità generale. Alla fine il gruppo si rimise a gustarsi le proprie attività, in attesa della serata da “gente normale” che li attendeva.

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Capitolo 8
*** White Night Fantasy ***


Luglio 2015, Spagna.
 
“Crestfallen soul
Rest for this night
Love is here
Right here under my wings…”

 
         Il ritornello sonoro che stava accompagnando il lungo deporre del Sole verso il suo ricovero notturno. White Night Fantasy. L’aveva scoperta solo qualche settimana addietro e ancora si domandava come avesse potuto lui lasciarsela scappare ai tempi. Non era la solita canzone, c’era qualcosa di unico, diverso rispetto alle altre canzoni dei Nightwish del medesimo periodo. Persino la voce di Tarja non sembrava la sua. Forse era per questo che lo conciliasse bene nelle sue serate di scrittura.
         “I told you once my promise: I always would come back to you…” era quanto recitavano le parole scritte su uno dei numerosi fogli d’appunti di uno dei quaderni di quell’altana eletta a camera, nella quale si rifugiava a fine turno quando la sola compagnia che voleva era composta da musica e stelle. “The Sun wearing light, but his shadows are hidden in deep…” recitava un altro verso scritto poche sere prima, parlando di sé e di come le persona più solari in realtà siano le più sole e piene di ombre, tanto grandi da sembrare impossibili da essere sopportate. Ognuno di noi ha le sue ferite, le sue paure, le sue cicatrici, ma un Sole non può permettersi di esternarle e allora le comprime, relegandole in una prigione profonda da cui essere non dovrebbero mai uscire, come quell’assente presenza che ancora tornava a trovarlo ogni qual volta toccava la felicità in quelle cose che erano non solo sue ma loro…
         Per fortuna il lavoro e i testi lo aiutavano a non sprofondare e anzi, li spingevano a risalire e puntare in alto. Osservò le prime stelle sfumare leggermente nel cielo ancora luminoso delle 21 spagnole un istante ancora, prima di armarsi dei suoi vestiti e scendere dai ragazzi e affrontare un live in terra iberica.
 
Ore 21:35, ingresso del locale
 
         Ancora si domandava come fosse stato possibile che TUTTI i ragazzi delle band fossero stati così puntuali al punto da essere arrivati all’ingresso del locale in orario ottimale per accedere e sbirciare le band che avrebbero suonato in quella serata e notare la presenza di un gruppo italiano. Altra cosa che lasciò l’olandese sorpresa era il fatto che nessuno avesse prestato attenzione ad un’armata di scandinavi e si fosse reso conto che altro non fosse che l’unione di tre band diverse. Insomma, la serata da persone normali sembrava andare alla grande e vedere Marco in camicia a floreale sobbarcarsi in spalla i gemelli e tenere sotto braccio la moglie come una normalissima coppia di turisti fu la cigliegina sulla torta.
 
Ore 21:50, camerini
 
         Leo osservò i suoi compagni di avventura che si preparavano ognuno a modo suo a quella serata. C’era chi se la rideva, chi si beveva una birra e chi controllava gli strumenti. Lui con le cuffiette nelle orecchie a ripassare i pezzi per la serata. Si sarebbero esibiti su un palco a parte, dato che erano ben quattro le band a suonare quella sera e loro la sola metal. Gli altri erano una tribute band a Bon Jovi, una di punk rocker alla GreenDay e un gruppo folk rock Iberico. Per la serata aveva scelto una cosa mista: I Want My Tears Back, Sleeping sun, Be Prepared come cover e Phoenix Dust, Who I Am e Ygdrasill, anche se quest’ultimo non lo convinceva, per gli inediti. Nel pieno del suo ripasso mentale, fu dato il segnale che mancavano 5 minuti all’esibizione. Ringraziato il messaggero, i ragazzi si strinsero e ridendosela allegramente, fecero il loro saluto e si avviarono. La loro “White Night Fantasy” Stava per cominciare.
 
Ore 22:00, palco esterno numero 3
 
         « Señoras y señores, he aquí el Six of Woods ! » fu l’annuncio che catturò l’attenzione della folla e fece voltare anche l’Olandese, incuriosita anche da un paio di ragazze che sembravano essere le groupies ufficiali. Li osservò salire sul palco uno ad uno, tutti sotto i 25 anni. Per ultimo, salì un ragazzo alto e dai capelli mogano tenuti in un caschetto simil Beatles vestito con pantaloni e giacca in jeans corredati dagli stivaletti e da una maglietta giallo ambra che lo rendeva visibile anche nella penombra.

         « Señoras y señores, gracias por estar aquí. Somos los "Six of Woods" y esperamos que disfrute del espectáculo. LET’S METAL ! » urlò al microfono il ragazzo, prima di buttarsi indietro e attendere l’inizio del pezzo musicale. Alle prime note, l’intera compagnia con cui era giunta non poté fare altro di voltarsi e ascoltare come le note uscissero dagli strumenti mentre le parole uscivano dalla gola di un frontman che sicuramente aveva ancora molto da migliorare dal punto di vista canoro, ma non da quello dell’energia che buttava addosso alla folla che dopo essersi scaldata con quel pezzo, rimase stupita dalla stessa gola, uscì un suono diverso, lirico, baritonale per la canzone del Sole Dormiente.

         « Ragazzi, questo ce l’ha con noi ! affermò ironico Jukka »

         « Papà hai visto ? Sa cantando le vostre canzoni ! » dissero i gemelli, rafforzando la loro frase con gli indici puntati

Tuomas restò in silenzio ad ascoltare, oltre che osservare.

         «Il gran compositore è rimasto senza parole ? » lo punzecchiò Floor con un colpetto al fianco

         « Lo trovo terribile. » sentenziò lui, forse riferendosi più all’acustica che al pezzo.

         « Ma che dici ? Se la sta cavando alla grande ! »

         « Un baritono che canta un pezzo da soprano ? Floor, si sta spingendo al suicidio canoro. Spero abbia altro o potrebbe non reggere. »

Floor fece spallucce e tornò a gustarsi il resto dell’esibizione dei loro pezzi, inconsapevole come i suoi compagni che il meglio doveva ancora venire…

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Capitolo 9
*** Ygdrasill ***


Luglio 2015, Spagna, palco esterno numero 3
 
         L’esibizione giunse ad una naturale pausa dissetante per il gruppo. Dopo le due cover Nightwish, si erano esibiti in una versione di Be Preared che fece agitare e non poco le ragazze presenti quando quel ragazzo sembrava essersi mutato in un affascinante Scar umano. Cavalcando quell’entusiasmo, che aveva quasi fatto scoppiare a ridere l’olandese per la giulività delle supporters, il gruppo si era poi esibito con due propri pezzi che necessitavano ancora di lavoro, secondo il parere del gruppo. Ad un certo punto, il cantante riprese in mano il microfono e annunciò l’ultimo pezzo della serata: Ygdrasill. Dopo due testi che raccontavano di rinascita e della rabbia e l’orgoglio personale, chissà cosa poteva celarsi dietro a quel titolo…
 
         Leo aveva il fiatone. Nonostante quella disinvoltura palesata, in realtà aveva sempre il terrore del palco e la sua testa li stava già presentando il conto degli errori commessi dal principio. Era vero, era riuscito a colpire molto bene con la sua interpretazione di Be Prepared, ma Phoniex Dust e Who I Am li erano sembrate fiacche e anche se la reale motivazione di quelle esibizioni era il testare e correggere i pezzi, la sua ipercritica lo faceva sentire insoddisfatto. Osservò con attenzione ognuno dei suoi compagni, indeciso se chiudere lì o buttarsi con Ygdrasill. Alla fine fu solo quando incrociò lo sguardo di Eddy che decise di correre il rischio. “Fortuna Favet Fortibus” recitavano i latini. Prese un grosso respiro e si avvicinò al microfono.

         « Esta es nuestra última canción. Ygdrasill» annunciò dal palco prima di serrare le palpebre e sentire le parole che doveva ripetere lungo le invisibili linee delle note…
 
         Quel pezzo…  L’apertura era un assolo di tastiera modulata e accompagnata da una cornamusa poi a seguire l’accoppiamento chitarra batteria ed infine il basso. Tuomas era rimasto a bocca aperta, così come gli altri ragazzi. In quell’assolo, il cantante aveva fatto da direttore d’orchestra incitando il pubblico ad accompagnare a ritmo l’assolo, prima di zittirli e lanciarsi con le parole. Per un amante dei Nightwish, si sarebbe potuto dire che la musica di quel pezzo era la perfetta unione tra “White Night Fantasy” e “Live to tell the Tale” ma le parole raccontavano altro, di un viaggio, di un amore, di una ricerca attraverso i mondi che componevano l’albero della vita…  Eppure, nonostante tutto l’impegno e la magia, si percepiva che mancasse ancora qualcosa e Floor, Tuomas, Eppu, Marco, Jukka, Elize e gli altri si scambiarono uno sguardo complice. Erano arrivati alla stessa conclusione, la stessa che era passata per la mente del cantante e dei suoi più stretti: quella canzone era pensata per una voce femminile. Forse erano i soli a rendersene conto, perché quando il pezzo fu terminato, tutto il pubblico lì presente si lasciò andare ad un piccolo boato ricolmo di applausi.

         « Wow… Che roba ragazzi ! Da brividi. Ful il commento di Jukka. »

         « BRAVI ! BRAVI ! » urlavano li svedesi a volume talmente alto da far tappare le orecchie ai poveri membri della band d’Amaranto, mentre Marco cercava di non perdere l’equilibrio per via dei salti dei gemellini. Floor si scambiò uno sguardo con Lyz e poi con Tuomas, il quale la fulminò con uno sguardo di dissenso.

         « No Floor. Scordatelo che tu riesca a trascinarmi… » fu quanto pronunciò prima che le due ragazze e gli altri lo trascinassero via con sé
 
         Dopo quell’inchino voleva solo scappare via. I suoi compagni erano ancora carichi a mille e si erano gettati tra la folla, quasi tutti in cerca di compagnie femminili mentre Eddy si era lasciato andare ad un lungo bacio con la sua Jessica. Lui no. Lui era calato dal palco nel modo più anonimo possibile e si era recato al bancone del bar cercando di svicolare eventuali grupies o fan. La parte di quella vita che detestava di più. Oh, lui amava che la gente apprezzasse il suo lavoro ma non il doversi trovare in mezzo alla folla. Preferiva le piccole compagnie e in quei moneti pensava solo a quando in riviera scappava in quei posti che solo lui e la sua moto conoscevano. In quel momento però ringraziava di trovarsi in un posto dove servivano della birra rossa irlandese. Rossa come i capelli di qualcuno di sua conoscenza.

         “Uno che sogna in grande come te non può detestare questi momenti. E poi, parliamo solo di una cinquantina scarsa di persone. Semmai dovessi suonare difronte ad un migliaio che faresti ?”

         « Non siamo tutti persone che necessitano dell’attenzione degl’altri, Rossa… Questa forse è una differenza che abbiamo sempre avuto. O forse la tua era invidia perché tu l’attenzione l’hai sempre dovuta cercare mentre io, per motivi che manco so, spesso me la trovo addosso senza volere ? » si voltò verso la fantomatica immagine che li sedeva accanto, stizzito.
         « Non so neanche perché continuo a parlare con te ! Sei solo il riflesso di una persona che credevo di conoscere. Per una volta, chiudi quella bocca e lasciami in pace. » concluse autorevole, cacciando via quella sagoma dalla sua vista. Poggiò le labbra sul calice per gustarselo, ma mentre il freddo gusto di quella bevanda li stava calando giù per la gola, un’altra voce, in un inglese con uno strano accento portò la sua attenzione a farlo voltare. Per un istante, si domandò se ciò che vedeva era vero o solo frutto di una malata, fervida, eccessiva immaginazione che sin dalle elementari li era costato numerosi richiami.

         « Parliamo alla birra dopo lo show ? Bene, mi aggiungo pure io ! »

         Se la sua immaginazione aveva deciso di giocargli uno scherzo di quel tipo, probabilmente doveva essere ricaduto in coma etilico come alla sua laurea o peggio, perché mai li era capitato di avere un’immagine così vivida. Anzi, per una volta il suo essere alto centottantatre centimetri sembrava non esistere al confronto di una sensazione di piccolezza che non provava da quando a quindici anni a pallanuoto aveva incrociato due boe croate di serie A2. Nella sua testa sentiva la sua stessa voce che lo minacciava di non svenire.

         « Non male davvero. Dunque… » lo incalzò lei dopo aver sorseggiato dal suo calice « tu saresti il cantante dei Six of Woods. Piacere, io sono-»

         « Floor Jansen… »

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