Il Fiocco perduto di Piccola Yuki (/viewuser.php?uid=225571)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Leggenda si è avverata ***
Capitolo 3: *** La vedo nei tuoi occhi ***
Capitolo 4: *** Demons Academy ***
Capitolo 5: *** Avviso! ***
Capitolo 6: *** Non sempre tutto è come sembra ***
Capitolo 7: *** La vera natura ***
Capitolo 8: *** Una notte senza stelle (prima parte) ***
Capitolo 9: *** Una notte senza stelle (seconda parte) ***
Capitolo 10: *** Incomprensioni ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Il Fiocco
perduto diPiccola
Yuki
è distribuito con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
Internazionale.
Based on a work at http://www.efpfanfic.net.
Permessi ulteriori
rispetto alle finalità della presente licenza possono essere
disponibili presso http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1410917.
Prologo
Wonder è
un pianeta diviso in due regni:
il regno delle Fairies e
quello
dei
Demons.
Il regno delle
Fairies è abitato dalle
fate, le quali portano con sé un fiocco.
Il Fiocco
è di vitale importanza, ogni
fata ne ha uno che può prendere le sembianze di un
bracciale, cerchietto o
qualsiasi altro oggetto portatile, ma lo si deve portare sempre con
sé.
Il regno dei Demons
è un regno di cui non
si sa nulla, a parte il fatto che sono esseri oscuri e senza scrupoli
che si
divertono a far del male.
Si narra che quando
il fiocco viene perso
e ritrovato da un demone, la fata proprietaria del fiocco diventi la
sua
schiava.
Questo è
solo quello che si narra, dato
che non accade da diversi anni...
Ma che cosa succederebbe
se la Leggenda diventasse realtà?
Angolo
autrice:
Questo
capitolo l’avevo modificato qualche giorno fa,
ma è rimasto per lo più immutato. Non
c’è molto d'aggiungere, quindi vado. :)
Ciao,
Piccola Yuki.
<3
[Angolo
autrici: Ciao
<3. Ecco
una nuova storia a due mani con la mia Gemella Otaku, Kasane
*-*.
Vi piace? Noi siamo le Gemelle Otaku per chi non lo sapesse :P e
ringraziamo
chi seguirà e recensirà la nostra storia *--*
<3<3. Vi vogliamo bene
<3]
Capitolo
revisionato. (04/08/2014)
|
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Capitolo 2 *** La Leggenda si è avverata ***
Il Fiocco
perduto diPiccola
Yuki
è distribuito con Licenza Creative
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Ciao
a tutti! :) Ho riscritto da capo
questa storia da sola, grazie a delle ragazze fantastiche che mi hanno
sostenuta
e incoraggiata con le loro recensioni! Se state leggendo, vi ringrazio
dal
profondo del mio cuore. <3 Come sono poetica xD. Ahaha.
Leggete!
Vorrei avvisarvi di
alcuni cambiamenti che
ho deciso di fare durante la revisione di questa storia. Allora, il presente
lo userò soltanto nei pensieri
veri e propri. Il POV principale sarà
quello di Fine che, di
conseguenza, non verrà segnato, a parte dei casi
eccezionali. Non troverete
scritti neanche i POV di Shade, ma vi preannuncio che non
sarà difficile capire
chi sia a narrare. Vi consiglio di rileggere
da capo i capitoli revisionati che sono
completamente differenti da
quelli che vi erano prima. Infatti, soltanto pochi dialoghi e scene
sono
rimaste immutate, nonostante ciò la storia è
sempre la stessa. Un’ultima cosa:
all’inizio di questo capitolo leggerete una parte raccontata
da Fine, anche se
può essere considerato come un prologo. Ma dal momento che
in questa storia c’è
già, cercatelo di vedere come un’anticipazione
della ff ^-^”. Vi prego di non
criticarmi nel caso vi desse fastidio, poiché io lo
considero come un racconto
narrato dalla Fine del “futuro”.
Con
il procedere della storia, capirete il perché. A parte questo, non ho
nient’altro da dirvi.
Buona lettura, Yuki. :)
La
Leggenda si è avverata
Amavo
il
mio mondo! Volare nell'aria fresca, fare la doccia nelle cascate
arcobaleno, correre
tra i prati con fiori di ogni specie e di ogni colore decorati con
glitter, per
non parlare delle fantastiche creature magiche che vi abitavano!
Però il mio
pianeta, Wonder, nascondeva un segreto: non era quel luogo in cui
regnava la
pace assoluta. Infatti, in esso convivevano due regni: quello delle
Fairies e
quello dei Demons. Il regno delle fate era la parte buona, mentre
l’altro era
la parte cattiva. Nonostante migliaia di anni di convivenza, non si
conosceva
molto di quest’ultima parte, poiché i demoni non
permettevano a nessuna fata di
varcare le loro mura. Nonostante ciò, l’unica cosa
sicura su di essi, era
quella di essere spregevoli e senza cuore. Io ero affascinata dal
mistero che
avvolgeva i Demons o almeno fino al compimento dei miei sedici anni. Il
mio
nome? Fine White ed ero colei che portò alla rovina
il mio mondo.
★★★
-Fine!-
sentii urlare alle mie spalle. Colei che aveva appena urlato, era la
mia
migliore amica, Rein. Era una ragazza stupenda, con dei lunghi capelli
turchesi
e con occhi del medesimo colore. Era vestita con un semplice abito blu
floreale
con pizzi e merletti bianchi. Qui tutti eravamo vestiti con abiti
floreali che
si potevano modificare con tutto ciò che si desiderava. Io,
a differenza della
mia amica, avevo occhi e capelli rossi. Niente di speciale, in poche
parole.
Eh, già. Avevo poca autostima.
-Ciao,
Rein.- l’abbracciai e continuai a volare verso la mia scuola,
la Fairies
Academy. Era l’istituto più prestigioso
dell’intero regno delle Fate e l’unica
in grado di eguagliarla, era la Demons Academy. L’avevo
scoperto per caso
leggendo un libro sui i misteri dell’altro regno. E va bene,
lo ammetto. Non lo
scoprii per caso. Già, ero fin troppo affascinata dai Demons.
-Fine,
aspettami, ti prego! Non riesco a volare veloce come te!-
-Dai,
Rein! Lo sai com’è fatto il professore- mi fermai
per aspettarla –se
arrivassimo in ritardo, ci metterebbe in punizione per
l’intera giornata.-
-Lo so, ma
ho paura di andare a scuola, oggi.- mi sembrava piuttosto turbata.
-Ma a te
non è sempre piaciuta la scuola?-
-Infatti
è
così, ma oggi il professore
spiegherà…- prese un respiro profondo - la
Leggenda…-
-Ah,
vero!
Me n’ero completamente dimenticata!- scoppiai a ridere, ma
subito dopo ritornai
seria. - Domani compirai sedici anni ed io il giorno dopo di te.
Diventeremo
delle fate adulte! Non vedo l’ora.- sperai che il mio
entusiasmo le
risollevasse il morale, ma non ci riuscii. Le presi le mani e le dissi
di non
preoccuparsi e che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
♥♡♥♡♥
Era
appena suonata la campanelle e io già non
ne potevo più. Il professore entrò in classe e ci
pregò di sederci ai nostri
rispettivi posti.
-Allora,
ragazzi. Come vi avevo preannunciato ieri, oggi vi spiegherò
la Leggenda.- il
professore scrisse il numero “16” sulla lavagna
magica e continuò la sua
spiegazione. -Quando una fata compie sedici anni, il fiocco che porta
con sé fin
dalla nascita, cade.-
-Perché,
professore?- chiese Mirlo, una mia cara amica e compagna
d’avventure.
-Perché
la
fata diventa adulta e il fiocco deve mutare forma. Come ben sapete, per
le
ragazze il fiocco è rosa, mentre per i ragazzi è
azzurro. Quando ancora la fata
non è adulta, maschio o femmina che sia, il colore
è l’unica differenza che
c’è. Guardate il mio, per esempio, è
molto più grande e glitterato del vostro.
Inoltre, può capitare che, dopo la trasformazione, cambi
perfino colore.-
-Il vostro
è diverso, perché ha cambiato forma, professore?-
chiese Konata, un’altra mia
cara amica.
-Esatto,
signorina Konata.- rispose il professore, per poi scrivere sulla
lavagna la
parola “rovina”. -Qualcuno mi sa dire,
perché ho scritto “rovina”?-
Non
ricevette alcuna risposta.
-Allora,
la Leggenda narra che quando il fiocco viene perso e ritrovato da un
demone, la
fata proprietaria del fiocco diventi la sua schiava.- per la prima
volta vidi
il mio insegnante serio come mai lo era stato. O era semplicemente una
mia
impressione? E comunque, cosa intendeva dire per “diventi la
sua schiava”? Ora sì che
iniziavo ad avere un po’ paura
dei demoni.
-Mi scusi,
professore, ma perché la fata che ha perso il fiocco,
diventa la sua schiava?-
chiese Rein.
-Il fiocco
contiene la forza vitale della fata a cui appartiene, infatti,
è una parte
vitale molto importante. Se un demone lo trovasse, il fiocco
costringerebbe la
fata a fare tutto ciò che gli ordinerebbe il demone. Tutto.
Ma questo è solo
ciò che si narra, ma state ben attenti a non farlo cadere
nelle mani di un
demone.-
Come
sarebbe a dire tutto?!
Soltanto
il suono della campanella riuscì a farmi distogliere dai
miei pensieri.
-La
lezione è finita, potete andare!- disse il professore,
mentre cancellava le
scritte sulla lavagna magica.
-Che
Leggenda da brividi…- dissi tra me e me a bassa voce, ma
Rein riuscì a sentirmi
fin troppo bene. Ma che cavolo di
orecchie aveva? Presi la mia cartella e insieme alla mia
migliore amica,
m’incamminai verso l’uscita della scuola. Sperai
con tutta me stessa che il
discorso della Leggenda, fosse finito lì. E il bello era che
prima era Rein ad
avere paura, non io! Stavo cercando di eliminare dalla mia testa la
spiegazione
del professore, ma a quanto sembrava, Rein non era della stessa idea.
-Sono
sicurissima che la Leggenda non si avvererà se prestiamo
attenzione. Farei di
tutto pur di non far avere il mio fiocco ad un demone.
Chissà quali terribili
ordini mi ordinerebbe, sennò!-
Grazie
mille per avermelo ricordato…
★★★
Intanto
nel regno dei Demons, in una classe
della Demons Academy, gli alunni erano in un religioso
silenzio. Mai
parole furono più false.
-Ragazzi,
fate silenzio!- continuava ad urlare l’insegnante delle
tenebre - SILENZIO!- ormai
stufo del nostro comportamento, fece una magia per impedirci di
continuare il
nostro delizioso baccano. Uffa, com’era noioso.
C’interrompeva sempre sul più bello!
-Finalmente!
Adesso sì che si può parlare! Allora, come vi
avevo detto ieri, dovete fare in
modo di ottenere il fiocco di una fata. In questo periodo numerose fate
compiranno sedici anni e il loro fiocco cadrà.
Sarà la vostra occasione!-
-E come
possiamo prenderlo?! Ormai tutte le fate fanno molta attenzione al loro
fiocco.-
colui che aveva appena parlato, era Bright, il mio migliore amico.
Eravamo
molto diversi: io avevo gli occhi e i capelli cobalto, ero molto alto
con un
corpo asciutto e tonico, e una bellezza invidiabile; Bright, invece,
aveva i
capelli color del grano e gli occhi di un colore tra il rosso e
l’arancione,
era poco più basso di me e anche lui di aspetto non era
male. Ma io ero il più
fico dell’accademia e il più stronzo di sempre.
Infatti, io ero il tipo da una
botta e via che passava in numerosi letti in poco tempo. Non era ancora
nata la
persona in grado di resistere al mio fascino.
-E chi lo
sa se qualcuno non presterà attenzione?- dopotutto non era
così noioso come
pensavo, a quanto sembrava, anche lui aveva quel comportamento tipico
da
Demons.
-Cosa
succederebbe se ottenessimo il fiocco?- chiese un ragazzo dai capelli
castani e
gli occhi simili a quelli di Bright, Koaru.
-La fata
proprietaria del fiocco diventerà la vostra schiava e
dovrà obbedire ad ogni
vostro ordine.- Ogni ordine…
-Avrò
quel
fiocco.- dissi con estrema certezza e sicurezza.
Finalmente
il suono della campanella, diede fine alla noiosa lezione.
-Bene,
ora
sparite e cercate i fiocchi delle fate!- Si capiva benissimo che il
professore
stesse nascondendo qualcos’altro in quella spiegazione,
se così si poteva definire. Ma io non ero il tipo da farsi
ingannare dalle
persone, ero l’esatto opposto e se ne sarebbe accorto perfino
lui che si
credeva il governatore del mondo. Povero,
che pena mi faceva.
♥♡♥♡♥
Quella
notte, esattamente quella del mio compleanno, feci un sogno alquanto
bizzarro.
Credevo di trovarmi nel regno dei Demons o almeno lo pensavo, dato che
corrispondeva perfettamente alle descrizioni dei libri che leggevo in
continuazione. Era un luogo caratterizzato soprattutto da fuoco e
fiamme,
malvagità e crudeltà. Stavo volando
tranquillamente, mentre continuavo a
guardarmi intorno. Mi sembrava che conoscessi tutto: le strade, le
case, i
monumenti. Tutto. Com’era possibile? Questo nei libri non
l’avevo mai letto.
Improvvisamente mi affiancò un demone, il quale trasudava
sensualità da tutti i
pori. Aveva i capelli spettinati color cobalto, un fisico atletico e
slanciato,
delle enormi ali nere, ma ciò che più colpiva del
suo aspetto, erano gli occhi.
Erano dello stesso colore dei capelli e riuscivano ad ipnotizzarti e ad
impedirti di distogliere lo sguardo. Erano qualcosa che non avevo mai
visto in
tutta la mia vita. Ero sicura che nemmeno la più bella e la
più preziosa delle
gemme, sarebbe riuscita a competere con quei pozzi cobalto. Il demone
mi prese
un polso e mi tirò a sé in un abbraccio,
ma era per lo più una gabbia.
-Fatina
mia, finalmente ti ho trovata. Vieni, torniamo a casa per continuare
quello che
abbiamo interrotto stamattina.- lo disse con tanta di quella malizia
che sentii
una scarica elettrica salirmi su per la schiena. Aspetta un momento,
chi
sarebbe sua? Io non di certo! Cercai di scrollarmelo di dosso, ma non
si spostò
nemmeno di un millimetro. Era troppo forte per me. Lo vidi infilare la
mano destra
nella tasca dei suoi jeans neri e ne tirò fuori un fiocco.
Ma quello era il mio fiocco,
nonostante fosse molto più
grande e di colore argentato, riuscivo a riconoscerlo.
Com’era riuscito ad
averlo? Il demone mi si avvicinò all’orecchio,
sentii il suo fiato caldo
solleticarmi. Un altro brivido.
-Devo
usarlo per forza o lo capisci con le buone?- che cosa voleva dire?
-Lasciami
andare!- provai a liberarmi, ma, come il tentativo precedente, non
conclusi
niente.
-Vieni con me ed andiamo
a divertirci.- quell’ordine non era riferito a me,
bensì al mio fiocco. Da lì a
poco, sentii una forza strana che mi obbligava ad obbedire. Smisi di
dimenarmi
e il mio sguardo si fece spento. Era come se non controllassi
più il mio corpo.
-Sì,
mio signore.-
quella non potevo essere io! Doveva essere una mia sosia, per forza!
★★★
Mi
risvegliai dal mio sogno, urlando come una pazza isterica. Mi misi le
mani tra
i capelli per cercare di calmarmi, ma non ci fu verso. Scoppiai a
piangere nel
momento in cui entrò mia madre nella mia camera.
Quest’ultima, preoccupatissima
per me, mi strinse a sé e mi accarezzò i capelli
lentamente. Io continuavo a
piangere disperata, non riuscivo a dimenticare quello
stramaledettissimo sogno.
-Fine,
calmati. È tutto a posto adesso.- la strinsi più
a me, era la mia ancora di
salvezza. -Hai fatto un incubo, tesoro?- altro che incubo! Qualcosa di
molto,
ma molto più spaventoso di un semplice incubo.
Quest’ultimo, in confronto a
quello di stanotte, sarebbe stato un sogno meraviglioso. Mi venne in
mente il
mio fiocco in mano a quel demone ed iniziai a gridare di nuovo.
-Basta,
Fine!- mia madre era sempre più preoccupata. Ero sicura che
da un momento
all’altro, sarebbe scoppiata a piangere anche lei.
Così presi un profondo
respiro per calmarmi e le chiesi se avessi ancora il mio fiocco tra i
capelli.
Lei mi rispose di sì ed io, immensamente sollevata, mi
asciugai le lacrime e mi
allontanai un po’ da lei. Passarono pochi minuti e mia madre
riprese ad essere
la stessa di sempre, bella e splendente come il Sole.
-Buon
compleanno, tesoro.- mi disse raggiante -Ho preparato una sorpresa per
te
stasera.- era la mamma migliore di sempre!
-Quale
sorpresa?-
-Se te lo
dicessi che sorpresa sarebbe?- non riuscii più a trattenere
la mia gioia e
l’abbracciai forte. Mi ricordai che tra un paio di minuti
avrei avuto un
appuntamento con Rein presso il parco principale della
città. Così salutai mia
madre e m’incamminai verso la mia destinazione. Quando
arrivai, trovai la mia
migliore amica, seduta su una panchina di fronte al laghetto, nel quale
nuotavano numerose creature magiche acquatiche. Teneva tra le mani un
pacchetto
a strisce di colore rosa e viola, chiuso con diversi nastri bianchi e
azzurri.
Mi avvicinai a lei e le chiesi scusa per l’enorme ritardo.
Rein mi disse di non
preoccuparmi e mi mise tra le mani il pacchetto.
-Tanti
auguri, Fine.- l’abbracciai ed iniziai a scartare la carta
dal mio regalo.
Dentro vi trovai un meraviglioso ciondolo a forma di farfalla
argentata,
sull’ala destra in basso c’era un brillantino rosso.
-Grazie
infinite, Rein. È stupenda.- ero davvero fortunata ad averla
conosciuta. Quando
alzai lo sguardo sulla sua testa, vidi il suo fiocco diverso da
com’era prima.
Adesso era più grande e glitterato, aveva diversi pizzi
bianchi con sfumature
azzurre e aveva deciso di portarlo come un elastico. Chissà
come si sarebbe
trasformato il mio. Non vedevo l’ora! Dopo una mezzoretta
passata insieme alla
mia amica, ci salutammo, perché lei doveva andare alla
lezione di pianoforte.
Mi sedetti a terra con la schiena appoggiata sul tronco di un albero
per poter
pensare con tranquillità. La trasformazione del mio fiocco
occupava gran parte
dei miei pensieri, ma solo una parte, perché non riuscivo a
dimenticare quel
demone dagli occhi cobalto. Avevo un brutto presentimento.
All’improvviso, il
mio fiocco cadde a terra avvolto da una luce argentata e porpora. Ero
sicura
che tutto ciò fosse dovuto alla trasformazione,
perciò continuai a stare seduta
ad osservarlo tranquillamente. Ma uno strano vento, arrivato
misteriosamente,
lo spinse verso il regno dei Demons. Quest’ultimo, infatti,
si trovava
esattamente sotto il luogo in cui abitavano le fate. Questa divisione
era stata
decisa dai primi abitanti di Wonder, i quali ritenevano opportuno
separare i
due diversi popoli che facevano guerre in continuazione. Si decise che
il regno
delle Fairies si sarebbe stabilito su in cielo, sospeso in aria grazie
ad una
potente magia bianca; quello dei Demons, invece, sarebbe sorto a terra,
nascosto da una coltre di fumo e di magia nera. Da allora le guerre
diminuirono
a poco a poco, ma non cessarono mai. Spalancai le mie enormi ali rosa
con
sfumature viola, simili a quelle di una farfalla, e scesi in picchiata
per
cercare di raggiungerlo, prima che fosse troppo tardi. Quando riuscii a
prenderlo, mi ritrovai dinanzi quel
demone. Iniziai a sudare freddo e sentii la paura impossessarsi di me.
Lo
guardai per qualche secondo, che per me parvero degli istanti
interminabili, e
cercai di ritornare il più velocemente possibile nel mio
regno. Ma il demone,
come se avesse letto i miei pensieri, mi prese il polso e mi
avvicinò a sé. Mi
sembrava di rivivere quello stramaledetto sogno, con l’unica
differenza che,
stavolta, era la realtà.
-Dove
credi di andare, Bambolina?- disse con un ghigno –Oh,
cos’abbiamo qui?- mi
strappò il fiocco dalle mani e lo guardò
attentamente. Cercai con tutte le mie
forze di riprenderlo, ma riuscii solamente a farlo cadere di nuovo.
Proprio nel
momento in cui tentai di scrollarmi di dosso il demone, il vento di
prima lo
fece volare sopra le nostre teste. Lo vidi diventare più
grande e cambiare
colore in argento abbellito con glitter dello stesso colore. Quando la
trasformazione finì, tentai di raggiungerlo, ma il Demons fu
più veloce di me.
-Ti prego,
ridammelo!- cercai di riprenderlo, ma lui, con la mano libera
riuscì a
bloccarmi, mentre con l’altra mise il mio fiocco nella tasca
dei suoi jeans.
Provai a mordergli il braccio, ma anche quel tentativo fu vano.
-Scherzi?
Ora che ho una serva tutta per me? Così mi deludi.-
scoppiò a ridere e mi
costrinse a volare verso il suo regno. Mi dimenai per impedirglielo e,
con mio
immenso stupore, riuscii a liberare un braccio dalla sua possente
presa. A quel
punto, gli diedi una gomitata allo stomaco, ma era come se gli avessi
fatto il
solletico.
-Se
continuerai a dimenarti, sprecherai le energie inutilmente.- smisi di
dimenarmi. Aveva ragione, ma cos’altro potevo fare? Le avevo
provate tutte,
fallendo miseramente -Brava.- o meglio, le avevo provate quasi
tutte. Iniziai ad urlare con tutta la voce che avevo in
corpo, pregando che qualche fata sentisse i miei urli disperati.
-Smettila.-
ma io continuavo ad urlare senza sosta. -Uffa, come sei noiosa.- mi si
avvicinò
pericolosamente al mio volto. Non feci in tempo a scostarmi, che
poggiò
rudemente le sue labbra sulle mie. Quello era il mio primo bacio e lui,
senza
il minimo scrupolo, me l’aveva rubato! Ma questo non era
niente in confronto a
ciò che osò farmi dopo! Quello stronzo, dopo
avermi morso le labbra per farmele
dischiudere, fece entrare la sua lingua nella mia bocca. L’odiavo!
Quando si allontanò da me, sentii un dolore
lancinante in
tutto il corpo, ma soprattutto nel cuore. Era troppo doloroso, mi
sentivo
risucchiare tutte le forze. Iniziai ad avere numerosi capogiri ed ero
certa
che, se prontamente il demone non mi avesse afferrata tra le sue
braccia, sarei
precipitata ad un’elevata velocità. Il Demons mi
passò un braccio sotto le
ginocchia e mi prese in braccio. Si avvicinò alle possenti
mura nere che davano
l’accesso al suo regno, ma, nel momento in cui le
varcò, svenni ormai priva di
forze.
-Adesso
mi
appartieni. Da oggi sarai soltanto mia.-
Angolo
autrice:
Come
vi sembra questo capitolo revisionato? È
scritto un po’ meglio? *incrocio le dita* Spero che mi farete
sapere cosa ne pensate
con una piccola recensione, mi renderete immensamente felice. <3
Come
vedrete alla fine di ogni capitolo revisionato, troverete due angoli
autrici.
Ho deciso di lasciare quello vecchio per far ricordare che questa, una
volta,
era una storia a due mani. Ricordatevi una cosa: Siete la mia voglia di
scrivere! <3 Ciao, Piccola
Yuki.
[Angolo autrici: Povera Fine!
:O La rovina di cui parlava la leggenda è capitata a
lei. Shade che cosa farà a Fine? E le
fate lasceranno Fine in mano ai demoni?
Per scoprirlo continuate
a seguirci. ^^ <3<3.]
Capitolo
revisionato. (05/08/2014)
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Capitolo 3 *** La vedo nei tuoi occhi ***
Il Fiocco
perduto diPiccola
Yuki
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La vedo nei tuoi occhi
Continuai a volare,
tenendo tra le
braccia il mio premio. Ero stato molto fortunato,
quell’opportunità non
accadeva mica tutti i giorni. Dovevo ammettere che quella fata, oltre
ad essere
incredibilmente bella e con le curve al posto giusto, era piuttosto
determinata
e con una grande forza di volontà. Ero certo che sarebbe
riuscita a soddisfarmi
adeguatamente.
-Shade!- sentii
urlare alle mie spalle.
Mi voltai e trovai Bright e Koaru. Uffa, ed io che speravo che fosse
qualche
mia vecchia conquista. Li guardai male e continuai a volare verso casa
mia.
Volevo arrivare il prima possibile per un motivo ben ovvio. Il sesso.
-Sempre gentile tu,
eh!- Koaru non
sapeva mai quando tacere, ma era proprio per questo motivo che gli
volevo bene.
-Chi è
quella fata? Non dirmi che sei
riuscito a…- stavolta parlò Bright, ma lo
interruppi, dicendo un “sì” brusco.
Che cosa credeva? Che non riuscissi a procurarmi un semplice fiocco? Io
ottenevo sempre ciò desideravo e lui avrebbe dovuto saperlo
bene. Ma, a quanto
pareva, non era così.
-Certo che
è proprio sexy. Mi eccito
solamente a guardarla. Poi me la presterai, vero?- ed ecco
l’altro che faceva
l’idiota con quelle battute del cazzo. Non avrei mai ceduto
la mia fata a
qualcun’altro. Lei era solo mia e non
avrei permesso a nessuno di
toccarmela. In questo momento, sembravo il tipico ragazzo alfa, geloso
della
propria ragazza, ma, ripensandoci, io non ero mai stato così
possessivo nei
confronti di qualcuno. E allora perché lo ero con quella
fata? Sicuramente
perché era la mia schiava, non vedevo altre
possibilità! -E dai,
amico! Non te la rompo mica!-
-Scor-da-te-lo.- non
lo sopportavo più.
“Non te la rompo mica!”, ma che
cazzo si era fumato? Chiusi la mano destra
in un pugno per scaricare la tensione e la rabbia; non volevo dire o
fare
qualcosa, di cui sicuramente mi sarei pentito in seguito. Ero sempre
stato un
ragazzo irascibile, ma mai come in quel momento.
-Va
bene, abbiamo capito. Non si
tocca. Messaggio ricevuto, capo!- disse
Bright, facendo il saluto
militare. Subito dopo, scoppiammo a ridere tutti e tre. Anche se molte
volte
non li sopportavo, gli volevo un gran bene. Loro erano gli unici di cui
mi
fidassi veramente e di cui provassi un profondo rispetto.
-Va’ a casa, sicuramente
avrai molto da fare con la tua fata. A domani, Furbacchione.-
li
salutai e ripresi a volare. Non impiegai molto per tornare nella mia umile
dimora, anche se “umile” non era la parola
più appropriata per descriverla. Infatti,
io vivevo in un’immensa villa di tre piani, dotata di un
ampio giardino, nel
quale vi erano perfino una piscina ed una sauna. Mio padre era uno dei
demoni
più ricchi e più potenti dell’intero
regno dei Demons e poteva avere tutto con
un semplice schiocco di dita. Io l’odiavo e ringraziavo il
cielo per non averlo
mai a casa, per via del lavoro. Salutai con un cenno del capo i miei
numerosi
domestici che si trovavano all’ingresso e sulle scale, pronti
a darmi un
caloroso bentornato. Sicuramente avevano percepito la mia presenza,
quando ero
nelle vicinanze. Salii le scale ed entrai in camera mia.
Quest’ultima era molto
ampia ed era arredata come ad una qualsiasi stanza di un adolescente,
ad
eccezione dei mobili costosi. Distesi la fata sul mio letto, grande
come uno
matrimoniale, ed attesi il suo risveglio.
✖★✖
Mi trovavo in una
strana dimensione, se
così si poteva definire, tutta di colore bianco. Avevo molta
paura di quel
bizzarro luogo e volevo andarmene via da lì, così
provai a spalancare le mie
ali, ma non ci riuscii; allora tentai di correre, ma le mie gambe non
risposero
ai comandi. Cosa mi stava succedendo? All’improvviso,
sentii una voce
alle mie spalle, mi voltai per vedere chi fosse, ma non trovai nessuno.
Che me
la fossi immaginata? Ma non passò molto tempo, che la
risentii. Quando la
riconobbi, persi un battito. Quella era la voce del mio fiocco, anche
se
continuavo ad avere dei dubbi.
-Devi obbedire.
Oramai gli appartieni,
soddisfa i suoi desideri.- avevo ragione, quella era davvero la sua
voce.
-Hai commesso l’errore di perdermi ed ora ne dovrai pagare le
conseguenze. Mi
dispiace, Fine.- quanto avrei voluto tornare indietro! Avrei fatto di
tutto per
rimediare al mio errore. Tutto.
-Ti prego, perdonami!
Io ho tentato di
riprenderti con me, ma quel demone era troppo
forte!- a quel punto, mi
fu impossibile non piangere. Ero disperata, non sapevo cosa fare per
uscire da
quella situazione. Non mi veniva in mente nessun’idea che
potesse aiutarmi.
Dovevo rassegnarmi.
-Sii forte e vedrai
che riuscirai a
cavartela come sempre. Ricorda che io sarò sempre con te.-
non riuscivo a
capire il significato di quella frase. Sapevo bene che la mia unica
opportunità
di cavarmela, era quella di riprendere il mio fiocco dalle grinfie di
quel dannato
demone. Ma era impossibile, lui non era il tipo da farsi
ingannare tanto
facilmente, l’avevo capito subito. Nonostante ciò,
avrei tentato, in ogni
istante della mia prigionia, di recuperare il mio
fiocco. Era una
promessa. Subito dopo, mi risvegliai su un letto all’interno
di una stanza a me
sconosciuta. Mi misi seduta e mi guardai intorno con estrema cautela.
Sperai
che lo stronzo, non fosse nei paraggi, ma le mie
preghiere non furono
esaudite.
-Finalmente ti sei
svegliata. Dormito
bene?- gli avrei fatto scomparire quel ghigno a suon di pugni. Come si
permetteva a chiedermi se avessi “dormito” bene,
dopo tutto ciò che mi aveva
fatto? Iniziai ad odiarlo più di prima. Avrei maledetto fino
alla morte il
nostro felice incontro.
-Lasciami in pace, stronzo!-
sputai acida. Volevo andarmene da lì, non sarei riuscita a
sopportarlo un
minuto di più. -E, comunque, no, non ho dormito bene. E lo
sai di chi è la
colpa? Solo la tua!-
-Sei ancora
più eccitante, quando fai
così.- mi si avvicinò pericolosamente -La parola
“stronzo” detta da te,
assomiglia più ad un complimento che ad
un
insulto. Dovresti impegnarti un po’ di più, Principessa.-
un’arma. Avevo un estremo bisogno di un’arma! Ma
non di una che lo ferisse e
basta, bensì di una che lo uccidesse all’istante.
Le mie mani fremevano dal
desiderio di picchiarlo e di strangolarlo, ma non potevo fare movimenti
falsi. Ero
pur sempre nella tana del lupo.
-Non
chiamarmi così!- oh, quanto avrei
voluto sputargli in faccia. Così, forse, gli avrei fatto
scomparire quello
stramaledettissimo ghigno, anche se non era l’unica cosa che
avrei voluto far
sparire. Mi sarei accontentata perfino di una cosa soltanto: non averlo
più
sulla faccia dell’intero pianeta. Chiedevo troppo?
♥♡♥♡♥
Certo
che era
proprio divertente, quando cercava di farmi paura con lo sguardo. Continuai ad osservarla e mi fu
impossibile trattenere un sorriso. Koaru aveva ragione: mi eccitavo
solamente a
guardarla. Una ragione in più per non cederla a nessuno.
Poi, chissà per quale
motivo, mi venne in mente un ricordo molto triste della mia infanzia,
nel quale vi era anche mia madre. Quest'ultima
era la persona più bella e più dolce che avessi
mai conosciuto. Aveva dei
lunghi capelli cobalto con delle sfumature rosse sulle punte, occhi
color
rubino con venature blu; era di media statura, magra e con la
carnagione bianca
come il latte. Io l’avevo sempre vista come una fata,
anziché come una demone,
anche se non riuscivo a comprenderne il motivo. A quel tempo, mia madre
mi
leggeva sempre un libro, intitolato “Demons e
Fairies”, che narrava la storia
d’amore tra un demone ed una fata. Era in assoluto il mio
libro preferito. Ma,
quando compii sei anni, la mia vita cambiò drasticamente.
Mia madre si ammalò
gravemente e, dopo qualche mese, ci lasciò. Ma
ciò che non sapevo, ma che scoprii
all’età di otto anni, era che esisteva una cura
per salvarla. Mio padre non
l’aveva voluta salvare di proposito, solo per seguire la
puttana di turno e
sposarla. Aveva colto l’occasione al volo, il bastardo. Da
quando lo scoprii,
non passò un solo giorno senza che io pensassi alla mia
vendetta, perché era
ovvio che non gliel’avrei fatta passare liscia. Forse questo
brutto ricordo mi
era tornato in mente, perché quella fata aveva gli occhi
simili a quelli di mia
madre. Era una possibilità da non escludere.
-Come
ti chiami?- le
chiesi per smorzare il flusso dei miei pensieri.
-Non
vedo il motivo
per cui debba dirtelo.- mi piaceva la determinazione che si ostinava a
mostrarmi, ma sapevo che, in realtà, era spaventata della
situazione in cui
l’avevo messa.
-Vuoi
che te lo
ordini?- la misi alla prova.
-No…-
avevo ragione
-Mi chiamo Fine.-
-Io
sono Shade.- mi
allontanai da lei e mi diressi verso la porta. -Per ora non ti
farò niente,
quindi riposati un po’. Non uscire da questa stanza. A dopo,
Fine.- le dissi
autoritario. Sapevo bene che il fiocco avrebbe svolto il proprio
lavoro, così
uscii dalla stanza senza chiuderla a chiave. Infatti, esistevano ben
due modi
per dare un ordine ad una fata: dirlo con voce autoritaria oppure
riferirlo
direttamente al fiocco. Come lo sapevo? Segreto!
★★★
Se
ne andò via, senza chiudere a chiave la porta; quella era la
mia grande
occasione per scappare. Nel momento in cui misi i piedi a terra, sentii
quella voce che mi diceva di
riposarmi e
che non potevo uscire dalla stanza. Io non le diedi retta e mi misi in
piedi,
ma non riuscii a compiere un solo passo, che ebbi un tremendo capogiro.
-Fine,
riposati. Ti sentirai subito meglio.- la voce del mio fiocco era
talmente dolce
e melodiosa che un’inspiegabile stanchezza si fece largo in
me. Mi sdraiai sul
letto e mi rannicchiai a riccio. Le mie palpebre si stavano chiudendo
da sole,
ero sempre più stanca. Passarono pochi minuti e, senza
accorgermene, mi
addormentai profondamente.
✖★✖
Stavo
volando tranquillamente verso la
scuola di musica, quando sentii delle notizie terribili sulla mia
migliore
amica. Secondo queste voci, un demone era riuscito a prenderle il
fiocco e a
portarla con sé nel regno dei Demons. Non riuscivo, anzi,
non volevo credere che tutto
ciò fosse vero.
Cercai di mantenere la calma e mi avvicinai al gruppo di persone
radunate
dinanzi a me.
-Cosa
sta succedendo?- provai a
chiederlo con disinvoltura, ma la mia voce mi tradì.
-Fine
è diventata la schiava di un
demone!- era uno scherzo, vero? -Le guardie delle mura del nostro regno
l’hanno
sentita urlare disperata, ma sono riusciti soltanto a vederla svenuta
in
braccio ad un demone che la portava nel suo regno. In questo momento,
avranno
già avvertito i soldati del palazzo reale, i quali staranno
sicuramente
prendendo dei provvedimenti. Il nostro regno è in fermento,
i reali pensano che
i Demons useranno a loro favore questa situazione per iniziare una
nuova
guerra!- che esseri spregevoli! Le storie su di essi erano fondate,
allora. Ma,
in questo momento, ciò occupava una minima parte dei miei
pensieri, perché non
riuscivo a pensare ad altro che alla mia migliore amica e alla
terribile
situazione in cui si trovava.
♥♡♥♡♥
Passarono
ben
quattro ore, da quando mi addormentai profondamente. Il mio fiocco
aveva
ragione, ora mi sentivo molto meglio e riuscivo a pensare con calma. Mi
misi
seduta sul letto, mi presi le gambe con le braccia e vi appoggiai il
mento.
Avevo una tremenda paura del demone/stronzo e di ciò che
avrebbe potuto
ordinarmi. Infatti, mi sembrava che avesse il tipico comportamento da
demone,
ovvero era il tipo da una botta e via. Be’, anche questo
l’avevo letto nei
libri, ovviamente. Però dovevo ammettere che lo stronzo non
presentava tutti
gli aspetti che caratterizzavano i Demons. Nonostante ciò,
non gli avrei mai
permesso di togliermi la verginità ed avrei provato di tutto
per impedirgli di
ordinarmi di fare sesso con lui. Non ero la sua puttana e se ne sarebbe
reso
conto molto presto.
★★★
Sentimenti
contrastanti mi stavano impedendo di trarre il massimo piacere da quel rapporto. Non riuscivo a togliermi dalla
testa l’immagine della mia fata. Ero sicuro che, con una sana
scopata, me la
sarei dimenticata, ma, a quanto pareva, era impossibile. Spinsi con
più forza
dentro il corpo della demone, della quale non conoscevo nemmeno il
nome, ed iniziai
perfino ad immaginare che sotto di me ci fosse Fine. Stavo
impazzendo. Oramai mi era chiaro che soltanto con lei avrei
calmato i miei bollenti spiriti. Inoltre, dovevo ignorare il fatto che
lei
avesse gli occhi simili a quelli di mia madre, perché Fine
non era nient’altro
che la mia schiava.
Angolo
autrice:
E anche questo capitolo è revisionato! ^-^
<3 Non mi sembra un granché, però io ho
fatto del mio meglio. Non vi nego
che avrei voluto fare molte altre modifiche a questo capitolo, ma, se
l’avessi
fatto, avrei inevitabilmente rovinato quello successivo. A proposito di
quest’ultimo,
vi preannuncio che non ci sarà nessuno
“scontro” tra le Fairies e i Demons,
perché ho deciso di fare le cose in
grande. :P Non posso dirvi niente, perché
altrimenti sarebbe uno spoiler
troppo importante per il proseguire della storia. Voglio tenervi sulle
spine.
xD ahah. Sto scherzando, ovviamente! ^^ Spero di non aver deluso le
vostre
aspettative. :) Baci,
Piccola
Yuki.
[Angolo
autrici: Le
cose stanno diventando più problematiche: le Fairies
vogliono attaccare i
Demons per salvare Fine, e Shade ha già in mente cosa fare
con Fine. Siete curiose
di conoscere il seguito? ^^ Allora continuate a seguirci♥♥.]
Capitolo
revisionato. (09/08/2014)
|
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Capitolo 4 *** Demons Academy ***
Il Fiocco
perduto diPiccola
Yuki
è distribuito con Licenza Creative
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rispetto alle finalità della presente licenza possono essere
disponibili presso http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1410917.
Demons
Academy
Quando tornai a casa, non salutai
nemmeno i miei
domestici, talmente era grande il desiderio di fare sesso con Fine. Non
riuscivo a pensare ad altro, sentivo ovunque il suo odore che mi stava
dando
alla testa. Era come una droga. Salii
in fretta le scale e mi diressi in camera mia; aprii la porta e trovai
la fata
accanto alla finestra, intenta ad osservare qualcosa che mi sfuggiva.
Quella
visione peggiorò ulteriormente la mia condizione. Era troppo
eccitante, cazzo! Richiusi la porta
alle mie spalle
con un calcio e mi avvicinai a lei con rapide falcate. Le cinsi i
fianchi con
un braccio, le scostai i capelli ed iniziai a baciarle e leccarle il
collo,
aveva un profumo buonissimo. Lei, dopo un’iniziale sorpresa,
iniziò a dimenarsi
e ad urlare come una forsennata.
-Lasciami andare!- non le diedi
ascolto e continuai la
mia opera. La sua pelle era
talmente
morbida che non riuscivo più a farne a meno. La presi in
braccio e la distesi sul
letto; mi misi a cavalcioni su di lei e, con la mano sinistra, le
bloccai
entrambe le braccia sopra la testa, mentre con l’altra
iniziai ad accarezzarle
una coscia. -Lasciami, stronzo!-
iniziavo ad adorare quella parola detta da lei. Fine prese a scalciare
con le
gambe, ma le bloccai anche quelle; i pantaloni diventavano sempre
più stretti.
-Vedrai che ti piacerà.-
le dissi roco ad un orecchio
per poi morderglielo; la sentii irrigidirsi sotto di me. -Inoltre, il
tuo corpo
reagisce al mio tocco, quindi posso dedurre che non ti dispiace
così tanto.-
continuai malizioso.
-Hai preso un abbaglio. Sei uno
stupido se credi
veramente che io possa essere attratta da te, perché tu non
hai neanche un po’
della bellezza che servirebbe per affascinarmi. Sei soltanto uno
sbruffone che
crede di poter avere tutto ciò che vuole!- chi si credeva
d’essere? Lei non era
nessuno per giudicarmi. Nessuno. Strinsi con più forza la
presa sulle sue
braccia e mi sentii soddisfatto, quando gemette dal dolore. -Ti odio.-
il suo
sguardo era così furioso, che credetti di aver visto perfino
delle fiamme
ardervi dentro.
-Che c’è, piccola?
Ho stretto troppo la presa?- risi malignamente, quando vidi il suo
sguardo
allibito. Mi avvicinai di più a lei ed iniziai a slacciarle
il primo laccio del
vestito. -Vedrai come godrai dal piacere.-
-No, ti prego.- delle lacrime
iniziarono a rigarle il
viso -Per favore, Shade.- era la
prima volta che le sentivo dire il mio nome. Il mio cuore
iniziò a battere
freneticamente ed una strana sensazione
s’impossessò di me. Ero emozionato, ma
al tempo stesso dispiaciuto. Non mi ero mai fatto alcuno scrupolo verso
qualcuno e allora perché mi sentivo così
mortificato per lei? Che cosa mi stava
succedendo? Le lasciai
andare le braccia dalla mia presa ferrea e mi allontanai un
po’ da lei.
Quest’ultima si tirò su e cercò di
tenersi a debita distanza da me, ma io, spinto
da chissà quale forza, mi riavvicinai e le asciugai le
lacrime con il dorso
della mano. Fine mi guardò confusa, ma capii che mi stava
ringraziando in
segreto. In quel preciso istante, dalla porta sbucarono fuori Bright e
Koaru
con un sorrisetto malizioso. Chissà quale
esibizione speravano di trovare. Si avvicinarono al mio letto
e con
altrettanta malizia chiesero alla mia fata come si chiamava.
Quest’ultima non
ebbe il tempo di dire una sola parola, che io risposi al suo posto.
Nonostante
avessi qualche ipotesi, non riuscivo a capire perché Fine si
comportasse
diversamente con loro. Quando saremmo rimasti un po’ da soli,
gliel’avrei chiesto
sicuramente.
-Sai, Fine, quando ti vedo, mi
eccito da morire. Sei
più bella di tutte le demoni con cui ho fatto sesso e,
credimi, sono
tantissime. Nel caso in cui Shade non riuscisse a soddisfarti
adeguatamente,
fammelo sapere!- l’avrei ucciso sicuramente se Bright non mi
avesse fermato in
tempo.
-Koaru, ricordati quello di cui
abbiamo discusso
prima! Scusalo, Fine, ma non ha ancora compreso che tu sei
già impegnata. Lui vede
le ragazze solo come
un diversivo per sfogare i suoi bollenti spiriti. Lo so che in questo
momento
avrai paura di noi Demons, soprattutto di Shade, ma non devi averne, te
l’assicuro. E tu,- si riferì a me con sguardo minaccioso - smettila di fare lo stronzo
come al tuo solito.
Comunque, non siamo venuti qui per farti la predica, bensì
per ricordarti di
non fare tardi a scuola. Hai fatto fin troppi ritardi e, se non vuoi
che ti
espellano, farai meglio a prepararti.- sembrava mio padre. Non lo
sopportavo
quando faceva così, nessuno poteva dirmi di fare o non fare
qualcosa. Nessuno.
Inoltre, non me ne fregava niente della scuola, se fosse stato per me,
potevano
addirittura bruciarla.
-Sai che me ne importa.- dissi con
sufficienza. Mi
alzai dal letto e mi diressi verso l’armadio per prendere la
mia divisa. -Fine,
vieni.-
-No.- mi rispose titubante.
-Vieni.- le ordinai stavolta. Lei
mi ubbidì all’istante
e mi seguì in bagno. Iniziai a cambiarmi, guardando di
sott’occhi la mia fata
che era diventata improvvisamente rossa. -Che c’è?
Non dirmi che non hai mai
visto un ragazzo in boxer, perché non ci credo.- scoppiai a
ridere, per poi
infilarmi i pantaloni.
-Smettila di
fare così! Io non ci trovo niente di divertente.-
ed ecco che la gattina usciva gli artigli. Mi avvicinai di
più a lei e la
intrappolai con le spalle al muro. Cominciai a baciarle il collo e ad
accarezzarle una coscia; l’eccitazione cresceva ogni secondo
di più. Lei mise
le sue braccia sul mio torace nudo e provò ad allontanarmi
con tutta la sua
forza, ma, ovviamente, non mi spostò neanche di un
millimetro. Incollai le mie labbra alle sue e, dopo
averle fatto dischiudere la bocca, feci entrare la mia lingua alla
ricerca
della sua. Le ordinai di ricambiare il mio bacio e, quando lo fece, fui
in
estasi. Non avevo mai provato delle sensazioni simili,
com’era possibile che mi
eccitassi così tanto con un semplice bacio? Cazzo, la volevo
subito!
♥♡♥♡
Mi
prese le gambe e me le fece stringere intorno al suo bacino; cavolo, se
avesse continuato a quel modo, sicuramente mi avrebbe costretta a farlo
con
lui. Avevo un estremo bisogno di un qualsiasi diversivo che mi aiutasse
a
togliermi da quella situazione. Dannato lui che mi aveva obbligata a
ricambiare
quel bacio! Spinse il suo bacino contro il mio e fu in quel momento che
capii
il desiderio che provava per me. Era enorme e bollente, ma la cosa che
mi
spaventava maggiormente, era quella di averlo sentito nonostante la barriera dei vestiti.
-Shade, non hai ancora finito?
Sbrigati, sennò faremo
tardi.- ed ecco la voce del mio angelo, del mio salvatore. Non sarei
riuscita a
ringraziarlo abbastanza per avermi salvata da quella terribile
situazione.
Shade smise di baciarmi ed appoggiò la testa sulla mia
spalla. Rimasi immobile
col cuore che mi batteva all’impazzata.
-Cazzo, Bright.- mi mise a terra e
riprese a vestirsi
come se non fosse successo niente. L’aveva presa bene, fin troppo bene. Quando uscimmo dal
bagno, mimai un “grazie” al mio
angelo e feci un rapido inchino, sperando che lo stronzo non se ne
fosse
accorto. -Andiamo.- disse quest’ultimo, iniziando a scendere
le scale.
-Ehi, amico! La fatina
verrà a scuola con noi?- domandò
l’altro ragazzo. Lo guardai male e sperai che,
mentre scendeva dalle scale, cadesse rovinosamente a terra, rompendosi
magari
qualcosa. Ora capivo perché Shade andasse così
d’accordo con lui: tra stronzi
ci si capiva meglio.
-Era ovvio,
idiota. Ho intenzione d’iscriverla nella
nostra stessa classe, dal momento che devo tener d’occhio i
ragazzi che le si
avvicineranno. E poi Fine vuole stare solo con me, non è
vero?- gli feci la
linguaccia e mi voltai dall’altra parte stizzita.
L’unica cosa che desideravo
da lui, era di vederlo sparire dalla faccia del pianeta. -Permalosa,
eh.- l’avrei
ucciso nel peggiore dei modi, ma per prima cosa gli avrei fatto
scomparire
quella faccia da schiaffi. Parola mia. Però dovevo ammettere
che, con la divisa
scolastica, era ancora più misterioso e sensuale. Glielo concedevo.
★★★
Quando Bright aveva parlato della
scuola, mi era
venuta la grande idea di fare sesso
sui banchi o negli spogliatoi. Per questo motivo, non avevo fatto
storie dopo
la sua interruzione accidentale. Avevo
capito che il mio amico voleva essere tra le grazie di Fine, anzi, ci
stava
perfino provando. Nel momento in cui saremmo rimasti soli, gli avrei
fatto un
bel discorsetto. Quando arrivammo nella mia scuola, la Demons Academy,
mi diressi
direttamente in segreteria per iscrivere la mia fata. La segretaria era
una
demone di ventidue anni ed era stata innumerevoli volte la mia compagna
d’avventure; le diedi una
veloce palpata
al seno sinistro e presi la divisa per Fine. Quest’ultima mi
aveva seguito fin
lì, però il suo sguardo non era rivolto a me,
bensì all’edificio in sé;
sembrava affascinata da tutto ciò che le stava intorno. Era bellissima. Quando mi resi conto che
tutti i demoni la stessero
guardando famelici e con desiderio, li fulminai con lo sguardo in un
avvertimento
fin troppo chiaro. Nessuno me l’avrebbe portata via. Nessuno. Mi avvicinai alla fata e le
cinsi i fianchi con un braccio
per ribadire il concetto che lei fosse soltanto mia.
Insieme a quest’ultima, m’incamminai verso gli
spogliatoi
femminili e, quando fummo dinanzi all’entrata, la bloccai,
per la seconda volta,
con le spalle al muro.
-Allora, vuoi che entri con te
oppure che ti aspetti
fuori?- le chiesi divertito. Fine s’irrigidì
all’istante e, incapace di
proferire parola, mi guardò sconvolta. Ne
avrei viste delle belle con lei, ne ero certo.
la divisa di
Shade. *-*
la divisa di Fine. *-*
Questa
è la Demons Academy http://oi43.tinypic.com/ix7f35.jpg
, dovete solo
immaginarvela con colori più scuri. ;)
Angolo
autrice:
E anche l’ultimo capitolo è revisionato! Ora
sì che inizio a preoccuparmi seriamente, ho la tremenda
paura di deludervi con
il prossimo, vero capitolo. :( Comunque, non voglio annoiarvi
ulteriormente con
le mie inutili paranoie, quindi è meglio se vi lascio. Spero
di non aver deluso
le vostre aspettative nemmeno questa volta. <3 Baci,
Piccola
Yuki.
[Angolo
Autrici:
Gomeeeeeeeeeeeeen,
T////////T Scusate il ritardo, la colpa è solo mia T^T
(Teto). Intanto le fate
hanno deciso di attaccare i Demons, ma Shade (*^*) le ha battute e ha
deciso di
far andare a scuola Fine per...>////>
Chiedo scusa
anch’io
per il ritardo ç_ç (Yuki). Shade sa
già cosa fare con Fine (*///*)… Che cosa
accadrà in quello spogliatoio? Non posso anticiparvi niente,
ma, se siete
curiose, continuate a seguirci!!!*^*
Alla prossima!!
Gemelle Otaku <3]
Capitolo
revisionato.
(14/08/2014)
|
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Capitolo 5 *** Avviso! ***
Il Fiocco
perduto diPiccola
Yuki
è distribuito con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
Internazionale.
Based on a work at http://www.efpfanfic.net.
Permessi ulteriori
rispetto alle finalità della presente licenza possono essere
disponibili presso http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1410917.
Per
favore, se tenete ancora a questa storia, leggete!
Ehilà.
<3
Lo
so che questa storia non è aggiornata da più di
un anno e voi speravate (?) che questo fosse un vero capitolo. Ma non
è così,
sfortunatamente. :( Ne sono mortificata. Ci sono state diverse ragioni
per cui
questa storia non è stata continuata, ma vi
elencherò soltanto i motivi
principali:
●
Sono stata troppo impegnata con la scuola;
●Non
sono riuscita più a contattare Mery, la mia
Gemella Otaku che mi ha aiutata a scrivere questa storia.
Per
questo motivo io, Yuki, sono disposta a
continuare da sola e di revisionare i capitoli precedenti. (Li ho
riletti e ho
visto una marea d'errori. Dopo
tanto tempo, mi ritrovo a criticare me stessa. Lo so, è
piuttosto divertente.
xD) Ma veniamo al dunque! Io la continuerò solo se
vedrò in voi l’interesse per
questa storia! In caso contrario la lascerò così
com’è e finirà nel
dimenticatoio. Quindi vi prego di recensire in
molti! Non accetterò solo
una o due recensioni!
Io sono ancora affezionata a questa
storia e spero che anche voi lo siate. Quindi la continuazione di
questa ff,
spetterà solo ed unicamente a voi!
Ora
vi lascio. Baci, Piccola Yuki. <3
Recensite,
mi raccomando!
|
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Capitolo 6 *** Non sempre tutto è come sembra ***
Il Fiocco
perduto diPiccola
Yuki
è distribuito con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
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rispetto alle finalità della presente licenza possono essere
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Ciao.
^^ Eccovi finalmente il capitolo che aspettavate da
più di un anno!
Spero che sia di vostro gradimento e che me lo facciate sapere con una
recensione
(ci spero, eh!). Ci rivedremo nel vero spazio autrice, se avrete la
pazienza e
la voglia di leggere le mie chiacchere, ovviamente. Be’, non
mi resta che
augurarvi una buona lettura. Baci, Yuki <3
P.S.
Per coloro che non hanno ancora letto i capitoli revisionati, consiglio
di
rileggerli, altrimenti capirete poco o niente. <3
Non
sempre tutto è come sembra
-Allora, vuoi che entri con te
oppure che ti aspetti
fuori?- ero rimasta completamente sconvolta da ciò che mi
aveva appena detto. Che fine aveva fatto il
mio angelo? Avevo
un estremo bisogno di lui! Misi le mani sul torace dello stronzo e
cercai di
scrollarmelo di dosso, nonostante sapessi già che fosse
completamente inutile. -Che
cos’hai deciso, Principessa?-
in quel
momento l’istinto di sputargli in faccia era fortissimo, ma
dovevo resistere
alla tentazione. Ero pur sempre nella tana dei lupi e lui era
l’unico in grado
di proteggermi dalle loro grinfie.
Avrei usato a mio favore la possessività del demone/stronzo.
-Posso farcela benissimo da sola.-
risposi stizzita
-Ed ora lasciami andare, idiota!-
-Sai, inizio ad adorare le parole
“idiota” e “stronzo”
se sono dette da te. E comunque, non puoi nemmeno immaginare quanto mi
alletta
l’idea di fare sesso nello spogliatoio, però,
almeno per oggi, ho altri programmi
in serbo per te. Dai, sbrigati
a cambiarti.- aprì la porta alle mie spalle e, con una
leggera pressione del
braccio, mi spinse all’interno. Dovevo sentirmi un
po’ sollevata da quel
pericolo appena scampato, ma non fu così; infatti, non
riuscivo a togliermi
dalla testa la frase di poco fa e a ciò che volesse
significare. Ma sapevo che
non era niente di bello. Quando finii di cambiarmi, uscii dallo
spogliatoio e,
proprio dinanzi a me, trovai lo sbruffone con un ghigno malizioso.
-Uau! Perfino
con un indumento scialbo come la divisa
sei così dannatamente eccitante. Sarà piuttosto
dura per me, tener a bada quel
branco di demoni affamati e vogliosi.- rideva di gusto lo stronzo!
Però gli
davo ragione su quel “branco di demoni
affamati e vogliosi”, perché anche lui
ne faceva parte, a differenza che
lui era l’alfa. Nessuno poteva competere con lui per quanto
riguardava la
stronzaggine e la malizia. -Dai, andiamo in classe.- mi prese la mano e
mi
trascinò con sé. Era stranamente felice, troppo
felice, iniziavo ad insospettirmi seriamente.
★★★
Entrai in aula con il sorriso sulle
labbra, mano nella mano con Fine.
Certo che detto
in questo modo, sembrava qualcosa di schifosamente romantico. Che orrore! Comunque, non ero felice,
bensì ero eccitato all’idea di vedere la gelosia
negli occhi dei miei compagni
e del professore/povero idiota che credeva d'essere il governatore del
mondo.
Con un educato
“Pussa via,
moscerino.” feci liberare il posto accanto a me per cederlo
alla mia fata. La
invitai ad accomodarsi, ma lei, dopo avermi rivolto
un’occhiata furente, si
diresse verso il moscerino. Che
diavolo stava facendo? Della loro animata
discussione riuscii a comprendere soltanto “scusalo, se vuoi
puoi risederti al
tuo posto, io ne troverò un altro”. Lui le rivolse
uno sguardo malizioso che
sottintendeva le sue reali intenzioni e le disse qualcosa
all’orecchio. Avrebbe
fatto, senza alcun dubbio, una fine terribile.
-Ehi, Shade! Lo sapevo che saresti
riuscito a
procurarti il fiocco di una fata!- era ovvio, io ottenevo sempre
ciò che
desideravo, anche le cose più rare e più costose.
Questo era uno dei tanti
privilegi d’essere l’erede di una delle famiglie
più potenti del regno dei
Demons. -Ma dimmi, è vero che puoi ordinarle tutto
ciò che più ti aggrada?-
quella era la mia opportunità per far allontanare il
moscerino dalla mia fata,
senza far trapelare i miei piani omicidi.
-Certo, idiota. Guarda.- attirai
l’attenzione dei
presenti con un fischio, come un pastore con il proprio gregge, ed
iniziai a
parlare. -Fine, siediti nel posto libero accanto a me. Subito.- lei mi
ubbidì
all’istante, provocando lo scalpore dell’intera
classe. C’era chi era
sbigottito e meravigliato e chi ardeva dalla gelosia; il mio ego si
riempì d’orgoglio
come mai in vita mia. Dopo diversi minuti, entrò in aula il
professore delle
tenebre, il quale, vedendo tutti gli alunni ammassati intorno al mio
banco, si
avvicinò minaccioso. Che
pena mi
faceva, davvero.
-Che state combinando, voialtri?- a
quanto pareva, non
si era ancora reso conto della presenza estranea
nella classe. -Allora? Sto aspettando ancora una vostra risposta.- non
se n’era
proprio accorto. Decisi di dargli un piccolo indizio, così
gli indicai la fata,
con un cenno del capo. Lui la guardò disorientato, ma non
passò molto tempo
prima che ritornasse ad essere inespressivo e freddo. -Chi è
riuscito a
prenderle il fiocco?- Fine lo guardò dritto negli occhi
impassibile, ma sapevo
bene che quella, in realtà, fosse una maschera
per proteggersi.
-L’ho preso io.- estrassi
il fiocco argentato dalla
tasca dei pantaloni e glielo sballottolai in faccia. Lo portavo sempre
con me
per assicurarmi che la fata non riuscisse a riprenderselo.
C’era d’aspettarsi
di tutto da lei. -Io ottengo sempre ciò che voglio.- rimisi
il fiocco al
proprio posto e diedi una rapida occhiata a Fine.
Quest’ultima mi guardava
inespressiva e in silenzio; stava architettando qualcosa, ne ero certo.
-Be’, questo è
vero. Prendete esempio da lui,
scansafatiche che non siete altro!-
-Ma se, per esempio, qualcuno
riuscisse a prendere il
fiocco a Shade? La fata diventerebbe la schiava del nuovo demone che
possiede
il fiocco?- Koaru, per la prima volta in vita sua, aveva finalmente
detto
qualcosa d’intelligente. Ma era proprio lui oppure un suo
sosia? Avevo davvero
dei seri dubbi in proposito. Con la sua domanda era riuscito a zittire
e a
sbigottire l’intera classe, non solo per la sua inspiegabile
intelligenza
ritrovata, ma anche per il significato in sé. Non avevo
ancora pensato ad una
probabilità del genere, ciononostante non era da escludere.
-La fata
rimarrebbe, in ogni caso, la schiava di Shade
ed il fiocco ritornerebbe nelle mani di quest’ultimo.
Solamente la fata stessa
riconquisterebbe la libertà, se riuscisse a riprenderlo con
sé, ma dubito che
ciò accadrà.- scoppiò a ridere,
coinvolgendo l’intera classe o meglio, quasi
tutta. Fine era piuttosto seria e
rigida, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa. -Comunque, ora
tornate
ai vostri posti. Abbiamo sprecato fin troppo tempo.- ed ecco che
ritornava ad
essere il rompipalle di sempre. Ma ciò non
m’importava più di tanto, perché
adesso avevo il mio giocattolino con
cui far passare il tempo. Non vedevo l’ora che arrivasse la
ricreazione per
appagare i miei istinti primitivi.
♥♡♥♡♥
Durante quella bizzarra, ma
piuttosto intrigante,
lezione sulla storia dei Demons, la mia concezione su
quest’ultimi cambiò
radicalmente. Non avrei mai creduto che i demoni fossero legati alle
proprie tradizioni
e alle proprie origini a tal punto da edificare numerosi monumenti e
musei per
impedire che neanche la più piccola cosa venisse
dimenticata. Onorevole. Ma,
sfortunatamente, avevo
potuto ascoltare solo una misera parte della loro misteriosa storia,
perché lo
stronzo mi aveva distratta tutto il tempo. Continuava ad accarezzarmi
la coscia
sinistra e a giocare con una ciocca di capelli, non riuscivo a
tollerarlo più.
Era peggio di un bambino in cerca d’attenzioni.
-Smettila, non riesco a seguire la
lezione.- mi
allontanai un po’ da lui, ma quest’ultimo, per
ripicca, avvicinò il suo banco
al mio ed iniziò a baciarmi il collo. -Dai, basta. Ci stanno
guardando tutti.- sentii
sorridere il demone sulla mia pelle e mi fu impossibile non
rabbrividire.
-E che guardino pure. Devono capire
che tu sei solo mia.- ed eccolo che
ricominciava a
comportarsi da ragazzo alfa. -Non credevo che t’intrigasse
così tanto la storia
del mio popolo. Riservi sempre delle sorprese.- se n’era
accorto, com’era
possibile? Nei miei sedici anni di vita nessuno, a parte Rein, si era
reso
conto della mia passione e allora perché lui c’era
riuscito in pochi minuti?
Che cos’aveva di speciale? Dopo la nostra discussione,
non mi tormentò più e potei tornare a riascoltare
la spiegazione. Tutto ciò che
disse il professore, l’appuntai sul quaderno che mi aveva
procurato Shade.
Gesto troppo gentile per un tipo come lui, ma non indagai oltre.
Passarono tre
ore ed iniziò la ricreazione e con essa anche le mie paure.
Ero terrorizzata
all’idea che il demone avesse delle cattive
intenzioni in quel lasso di tempo. Pertanto decisi di fingere
un tremendo
mal di pancia che sarebbe durato giusto il tempo della ricreazione. Un
piano
ingegnoso, no? Però, ripensandoci, c’era un minuscolo
problemino: non sapevo dov’era il bagno. Mi avvicinai un
po’ di più allo
stronzo e gli sussurrai all’orecchio: -Non mi sento molto
bene. Potresti dirmi
dov’è il bagno?- sperai che la mia voce da
“finta malata” fosse perlomeno
credibile, anche se non ci contavo molto.
-Che cos’hai?- sembrava
piuttosto preoccupato, il mio
piano stava funzionando meglio del previsto, a quanto pareva. -Vuoi che
ti
accompagni in infermeria, invece?- era proprio un allocco. Non avrei
mai
creduto che si facesse abbindolare così facilmente. Un altro
punto a favore per
me.
-No, no. Non ce
n’è bisogno, ho solo un po’ di mal di
pancia, davvero.- tentai con tutta me stessa di non fare trapelare le
mie vere
intenzioni, ma era pressoché impossibile. -Se vado in bagno,
sono sicura che mi
passerà.- feci una finta smorfia di dolore accompagnata
dalla mia mano destra che
premeva sul ventre. Se dovevo dare uno spettacolo,
tanto valeva farlo bene e con stile.
Il demone/stronzo parve convincersene e, prendendomi la mano,
iniziò a
dirigersi verso il luogo da me chiesto. In quel lasso di tempo,
continuai a
recitare la mia parte nella massima
serietà. Sì, certo, come no.
Quando arrivammo a destinazione, Shade
esitò un bel po’ prima di lasciare la presa dalla
mia mano.
-Sei sicura che non sia meglio
andare in infermeria?-
la sua preoccupazione era palese in quella frase; iniziavo a sentirmi
un po’ in
colpa.
-Sicurissima.-
-Va bene. In tal caso io
resterò qui ad aspettarti,
non si sa mai che tu avessi bisogno di qualcosa.- perché
adesso era così
premuroso? -Su, entra.- mi aprì la porta di un bagno e con
una spinta delicata,
mi costava ammetterlo, mi fece entrare lì dentro. Lo sentii
appoggiarsi sullo
stipite dell’entrata e, come aveva detto, restò
lì ad aspettarmi. Ma quello non
era il bagno delle ragazze?! E che cavolo!
-Ma puoi rimanere qui, nonostante
tu sia un ragazzo?-
gli chiesi con tutta la calma che avevo in corpo. Feci un altro finto
gemito di
dolore per rendere credibile la mia situazione. -Non è
contro il regolamento?-
-Be’, devi sapere che io
infrango sempre le regole.-
rispose divertito -E poi non è mica la prima volta che entro
qui dentro. È un
luogo appartato in cui si può fare di tutto.-
oh, cacchio. Promemoria per me: evitare di rimanere in bagno sola con
lo
stronzo. Passarono più o meno cinque minuti di silenzio
totale o meglio, quasi dato che
continuavo a fare i finti
gemiti di dolore; era il cosiddetto “Silenzio
assordante”. Pochi minuti più tardi,
sentii delle voci squillanti e rumorose; smisi di gemere e prestai
attenzione
alle loro parole.
-Ciao, Shade! Sei qui per la solita
scopata
quotidiana?- che cosa? Quindi lo stronzo non era rimasto in bagno solo
per
assicurarsi che io stessi bene. C’era
d’aspettarselo da lui. -Abbiamo appena
saputo che sei riuscito a procurarti il fiocco di una fata. Ero certa
che ci
saresti riuscito. Ma dimmi, la fata in questione non è
riuscita a soddisfarti
adeguatamente, vero? È per
questo che sei venuto qui?- schifosa lecca piedi! Un’arma,
avevo un estremo
bisogno di un’arma! Ma chi si credeva d’essere
quella puttana?
-Vedrai come ti soddisferemo noi,
adesso.- anche
quest’ultima avrebbe fatto una brutta e misteriosa
fine.
-State sbagliando di grosso,
bellezze. Oggi non sono
in vena della solita scopata, soprattutto
con voi. E comunque, la mia fata riesce ad eccitarmi con un semplice
bacio a
differenza vostra che, per provocarmi un’erezione, dovete
strusciarvi al mio
corpo per parecchio tempo. Ah, quasi dimenticavo di dirvi che la mia fata è proprio qui dentro
e che sta
ascoltando tutto.- che diavolo gli passava per la testa?
Perché doveva mettermi
in mezzo? -Ma in questo momento non può porvi i propri
saluti, perché non si
sente bene.- era proprio un idiota.
-Schifoso bastardo, non trattarci
come degli oggetti
usa e getta! Fino ad ieri non la pensavi in questo modo, quella fata ti
sta
cambiando in peggio.- io? Io?! Ma
che
cazzo si era bevuta? Era esattamente l’opposto!
-Cordelia ha perfettamente ragione,
Shade. Mai avrei
creduto che avresti rifiutato un’offerta di sesso sfrenato in
bagno. Inoltre,
secondo me, quella fata sta fingendo di sentirsi male.- se
n’era accorta,
dannazione! Pregai che lo stronzo non le desse retta, altrimenti sarei
stata
spacciata.
-Non dire cazzate, Clarissa. E tu,
Cordelia, parli in
questo modo, solamente perché sei gelosa. Aprite bene le
orecchie, perché non
ve lo ripeterò più: la mia fata sarà sempre
più importante di tutte le puttane che mi porto e che mi
porterò a letto. Avete
capito oppure c’è bisogno che ve lo ripeta con
parole meno complicate?-
-Andiamo, Cordelia. Lo stronzo qui
presente ha deciso
di perdere la sua più grande scopata. Ah, vedi che non
è finita qui.-
-Oh, che paura.- il demone/stronzo
scoppiò a ridere e
sentii la porta del bagno chiudersi con un sonoro botto; le due C,
delle Cretine,
infatti, con la “c” maiuscola, se n’erano
andate, a quanto pareva. Da lì in poi
ritornò l’odioso e l’indesiderato
“Silenzio assordante”, volevo scappare da
quella circostanza. Passarono più o meno altri cinque minuti
e la campanella
che segnava il termine della ricreazione, non era ancora suonata. Ma
quanto
cacchio durava? Improvvisamente, lo stronzo bussò alla porta
del bagno in cui
mi trovavo ed interruppe lo stramaledetto silenzio.
-Fine, è da
più di venti minuti che sei lì dentro. Sto
andando a chiamare l’infermiera.- erano passati davvero
più di venti minuti?
Avevo letteralmente perso la cognizione del tempo. Un momento, se
avesse
chiamato l’infermiera, i miei piani sarebbero andati in fumo.
Se ciò sarebbe
davvero successo, sarei stata in guai grossi; dovevo assolutamente
impedirlo.
-Tornerò subito.- Oh, no. Oh, no!
-Adesso sto molto meglio, davvero.
Non devi scomodarti
così tanto per me.-
tentai di farlo
ragionare, ma non ci fu verso. In che guaio mi ero cacciata?!
-No, non stai bene! Non fai altro
che gemere dal
dolore e tu dici di stare bene?!- mi ero rovinata con le mie stesse
mani -Fine,
sono solo preoccupato per la tua
salute.- che cosa stava farneticando? Quello non poteva essere lo
stesso demone
che se ne fregava di tutto e di tutti! Lo Shade che conoscevo io, non
sapeva
nemmeno il significato della parola
“preoccupazione”! -Dammi la possibilità
d’aiutarti.- una strana sensazione mi strinse il cuore, anche
se non riuscivo a
capire cos’era. Provai a proferire parola, ma non ci riuscii,
perché un groppo
alla gola me lo impedì. Dopo aver tirato la sciacquone per
rendere reale la mia
condizione da malata, aprii molto lentamente la porta del bagno e, con
altrettanta lentezza, vi uscii. Lo guardai dritto negli occhi per un
lasso di
tempo che per me parve infinito.
-Fine…-
-Sto molto meglio adesso. Credo che
quel mal di pancia
sia dovuto all’imminente arrivo del mio ciclo.-
be’, un fondo di verità in
quella messa in scena c’era: mancava poco che gli ospiti
indesiderati
tornassero a farmi visita. Altro promemoria per me: mai più
fingersi malata.
-In ogni caso, adesso ti accompagno
in infermeria,
dove potrai riposarti un po’. Spiegherò io al prof
il motivo della tua
assenza.- perché era così premuroso nei miei
confronti? Mi cinse delicatamente
un fianco con il suo braccio ed iniziò ad incamminarsi verso
l’uscita. -Ti ha
fatto molto male, piccola?- non
risposi e continuai a camminare al suo fianco, non volevo cacciarmi
maggiormente nel guaio in cui mi trovavo. Ma i Demons non erano
spietati e
senza scrupoli? E allora perché Shade aveva anche un
lato… buono? Quando
arrivammo a destinazione, quest’ultimo mi fece
entrare con una leggera spinta. La stanza era dipinta e decorata
interamente di
bianco con sfumature rosse, vi erano diversi lettini separati da delle
tende anch’esse
dello stesso colore e dei mobiletti nel quale vi erano, molto
probabilmente, le
medicine. L’infermiera era una giovane e bellissima demone
dai capelli castani
e gli occhi rossi, con un fisico invidiabile e una carnagione
abbronzata.
-Ciao, Liz. Sono venuto qui per
lasciarti la mia fata,
Fine. Prima non si è sentita molto bene e preferisco che
resti qui a riposare.-
-Oh, ma allora sei riuscito
veramente a procurarti il
fiocco di una fata! C’era d’aspettarselo dal grande Shade Black.-
“Black” l’opposto del mio cognome, ma
com’era
possibile?
-Avevi qualche dubbio, dolcezza?
Comunque, passerò a
riprenderla, quando finirà la scuola.- mi trattava come una
bambina della quale
occuparsi. Nemmeno fosse stato un baby-sitter! -Cerca di farla dormire,
intesi?- in quel preciso istante, suonò l’agognata
campanella; quindi la ricreazione, in questa scuola, durava
trentacinque minuti.
-Va bene.- l’infermiera
mi trascinò, nel vero senso
della parola, su un lettino nel quale mi costrinse a distendermi. Le
buone
maniere che fine avevano fatto? Ah, vero, da loro non esistevano.
-Ci vediamo dopo, Fine.- mi
salutò con un cenno del
capo e se ne andò, lasciandomi in balia
dell’infermiera. Quest’ultima estrasse
da un mobiletto delle pasticche e un bicchiere; riempì
quest’ultimo d’acqua e
vi buttò dentro le pastiglie. Si avvicinò a me e
mi porse il bicchiere.
-Che cosa sono quelle pasticche?-
chiesi titubante,
credevo che fossero qualche tipo di veleno mortale. Non mi fidavo dei
demoni e
mai l’avrei fatto.
-È sonnifero, ti
aiuterà a dormire.- sempre meglio del
veleno, però, cavolo, non c’era bisogno di
ricorrere al sonnifero!
-No, io non lo bevo!-
-Hai sentito il tuo padrone,
no?- la guardai con astio -Non vorrai disubbidire ai suoi
ordini, vero?- avrei scritto anche il suo nome sul mio personale Death
Note.
-Quello non era un ordine riferito
a me, bensì a te! E
comunque, posso riposarmi senza il ricorso del sonnifero.- mi distesi
completamente sul letto e mi coprii il volto con il lenzuolo. Non
volevo
sentire più parlare quella cornacchia, ma, a quanto
sembrava, lei non era della
stessa opinione.
-Fa’ come vuoi,
ragazzina. Ma guai a te se sento anche
una sola parola uscire dalla tua bocca.- te la tapperei io, stronza!
-Perché,
altrimenti, ti farò ingoiare, con la forza, tutte le
pastiglie di sonnifero che
ci sono qua dentro.- e quella era una minaccia? Che pena mi faceva,
davvero. Ma
decisi di rimanere zitta e di riposarmi un po’ dato che ero
veramente stanca.
Continuavo a pensare alla prestigiosa accademia in cui mi trovavo e
allo strano
comportamento del demone tenuto nei miei confronti. C’era
sicuramente qualche
tranello. La stanchezza iniziò a sentirsi maggiormente e le
mie palpebre
cominciarono a chiudersi da sole; da lì a poco, mi
addormentai profondamente.
Non sapevo quanto tempo passò d’allora, che una
voce profonda iniziò a
chiamarmi.
-Fine, svegliati.- ero troppo
stanca perfino per
aprire gli occhi -Dai, Fine, è tardi.- non volevo
svegliarmi, stavo dormendo
talmente bene.
-Altri cinque minuti, mamma.- biascicai, mettendomi il
cuscino sopra la
testa per attenuare il suono della sua voce.
-Non sono tua madre, Fine.- che
cosa? Mi alzai di
scatto dal letto e ciò che vidi, mi fece diventare paonazza:
ero circondata dal
demone/stronzo, dai suoi amici e dalla psicopatica. Mancava
qualcun altro all’appello? Oh, cacchio
che vergogna! Mi
misi sotto le coperte, alla velocità della luce, per
nascondermi da loro e per
non far vedere il rossore delle mie guance. Ma perché si era
portato con sé
anche il mio angelo e quell’idiota di Koaru? Volevo diventare
invisibile e
scappare via da lì. Lo stronzo mi tolse le coperte di dosso
e mi fece alzare
dal letto.
-Oh, fatina, come sei eccitante
appena sveglia! Mi fai
venire una tale voglia.-
-Koaru, smettila, se ci tieni a
vivere.- l’ammonì il
mio angelo. Avrei dovuto edificargli migliaia di tempi per ringraziarlo
come si
doveva.
-Se continui così,
Koaru, ti farò fare veramente
una brutta fine.- ora sì che
era lo Shade di sempre. -Dai, andiamo.- mi strinse la vita con il suo
braccio
ed iniziò ad uscire da quella stanza. Ero piuttosto tesa,
perché, una volta
arrivata a casa sua, sarei stata nuovamente in pericolo, ma, stavolta,
senza un
diversivo con cui cavarmela. Ero spacciata. Durante il volo, risi
allegramente
alle battute di Koaru e del mio angelo e, per un po’, mi
dimenticai delle mie
paure e preoccupazioni. Anche lo stronzo partecipò a quello
scambio di battute
e, in quel momento, mi parve la persona più felice
dell’intero pianeta, ma
sapevo che, in realtà, non era così e che
qualcosa, probabilmente nel suo
passato, l’aveva cambiato per sempre. Quando fu il momento di
separarci dagli
altri, l’ansia s’impossessò nuovamente
di me; non sapevo cosa aspettarmi né se
sarei riuscita a cavarmela come sempre. Non passò molto
tempo, che arrivammo all’agognata
destinazione. Ma ciò
che più mi sorprese, fu quando il demone/stronzo si diresse
all’interno
dell’immenso giardino. Oh, no. Lì eravamo da soli,
dannazione! Mi fece cenno d’aumentare
il passo ed io, malvolentieri, lo feci. Non avevo alcuna intenzione
d’aggravare
la situazione, perché sarebbe stata alquanto spiacevole, ne
ero certa. Dopo
qualche minuto, arrivammo dinanzi ad una maestosa piscina, situata in
mezzo ad
un roseto splendido. Ero certa che nessun altro luogo sarebbe
riuscito ad
eguagliarlo. I raggi solari, rispecchiandosi sull’acqua,
crearono diversi
giochi luminosi che si riflettevano anche nei dintorni, come ad uno
specchio
posto in corrispondenza di un fascio di luce. Non esistevano parole
adeguate
per descrivere la bellezza del posto in cui mi trovavo; ero
letteralmente
ammaliata da tutto ciò che mi circondava.
-Fine, avvicinati.- come
risvegliata da chissà quale
incantesimo, mi distolsi dai miei pensieri e feci ciò che mi
ordinò il demone.
-Ti piace, vero?-
-Certo! Qui è tutto
così splendido, meraviglioso!-
risposi ancora in balia della magia
di quel luogo, perché qualcosa di magico, lì,
c’era veramente.
-Era il posto preferito di una persona a me cara.-
lo
disse
con tanta di quella malinconia, che mi si strinse il cuore. Forse quella persona era la ragione per cui
Shade ancora si tormentava. Volevo chiedergli chi fosse, ma poi mi resi
conto
che sarei sembrata sfacciata e che sarebbe stato meglio che non gli
facessi
tornare in mente dei ricordi spiacevoli. -Comunque, sai nuotare, vero?-
-Sì, perché?-
risposi ingenuamente. Un ghigno si fece
largo nel suo volto e compresi il mio errore. Scattai in piedi ed
iniziai a
correre, ma lui, con rapide falcate, riuscì a raggiungermi e
a prendermi in
braccio. Ritornò dov’era prima e si
avvicinò pericolosamente alla piscina.
-No, fermo! Non farlo…!-
ma non potei fargli cambiare
idea, perché mi lanciò, nel vero senso della
parola, là dentro. -Tu…!-
sbraitai, schizzandogli un po’ d’acqua, commettendo
un altro errore gravissimo.
-Ah, sì? Aspetta che ti
raggiungo e te la faccio
pagare.- s’immerse anch’egli in piscina con un
elegante tuffo a pesce. Prima
che potessi compiere un solo movimento, il demone mi raggiunse e,
afferrandomi
per un piede, mi trascinò sott’acqua. Provai a
riemergere, ma lui me lo impedì,
bloccandomi con le sue braccia; mi fece girare nella sua direzione e s’impossessò delle
mie labbra, in un
bacio che di casto non aveva niente. Avevamo entrambi gli occhi aperti,
be’, io
li avevo più spalancati che aperti, a dire il vero. Quando
ad entrambi mancò
l’ossigeno, ci staccammo e risalimmo in superficie; di
lì a poco, iniziò una vera
e propria guerra d’acqua. Continuammo a schizzarci a vicenda,
fino a quando lui
iniziò a farmi il solletico.
-Basta.- riuscii a dire tra le
risate. Era il mio
punto debole e lui parve rendersene conto, perché,
anziché fermarsi, amplificò
quella tortura. Non ce la facevo
più.
-Dai, basta.-
-Mi fermerò soltanto se
mi chiederai scusa per lo schizzo
di prima.- quando capii a
cosa si riferisse, gli risposi con un “no” secco e
provai a liberarmi da quella
presa possente. -Va bene, te la sei cercata.- iniziò a
solleticarmi la pancia e fu la mia fine. Come diavolo sapeva i posti in
cui ero
più
sensibile? E che cacchio!
-Ok, hai vinto. Perdonami per poco
fa.- dichiarai a
denti stretti. Lui mi guardò con un ghigno tra il divertito
e il malizioso e
smise di farmi il solletico, finalmente.
Mai, in tutta la mia vita, mi ero sentita così umiliata.
Eravamo ancora stretti
in quell’abbraccio, ma non
mi sentivo
in trappola, bensì protetta e al sicuro. Il demone/stronzo
iniziò ad
accarezzarmi i capelli, oramai fradici, e mi feci cullare dai suoi
movimenti
lenti e delicati. Che cosa mi stava succedendo?
-Fine, a te piace la storia del mio
popolo, vero?-
annuii, non capendo le sue intenzioni -Bene, allora, ogni tanto, ti
permetterò
d’andare nella biblioteca della scuola. Te lo concedo,
perché so di non correre
alcun rischio, poiché in quei libri vi sono scritte soltanto
le nostre origini
e le nostre tradizioni.- aveva pensato a tutto, eh. Ma
perché mi aveva concesso
quella libertà? C’era sicuramente qualcosa sotto.
-Me lo permetterai veramente?-
-Sì,
ho visto com’eri affascinata dalla spiegazione
del professore. A me non sfugge mai niente, Fine.- avrebbe dovuto dire:
“quasi niente”,
anziché “mai niente”.
Ma ciò l’avrei tenuto per
me, non potevo permettermi di rovinarmi con le mie stesse mani
un’altra volta.
-Ora è meglio che entriamo in casa, voglio togliermi di
dosso il cloro.- uscì
dall’acqua e mi porse una mano ed io, dopo un attimo
d’esitazione, l’afferrai.
Sembrava talmente diverso da quel fantomatico
giorno, che l’avrei
scambiato per un suo possibile sosia, se non fossi stata
così appiccicata a lui in quegli ultimi
giorni. Prima che Shade iniziasse a camminare verso casa sua, io lo
fermai per
un braccio e gli dissi un timido “grazie” che
nascondeva in sé tanti
significati. Lui mi guardò seriamente e riprese a camminare
con me al suo
fianco, stavolta. Ma sapevo fin troppo bene che da lì a poco
sarebbe tornato lo
stronzo di sempre e che con la sua frase “Ora
è meglio se entriamo in casa, voglio togliermi di dosso il
cloro.”
intendesse qualcos’altro. Però, in quel momento,
decisi di non pensarci, perché
volevo godermi gli ultimi attimi di quiete prima della tempesta.
Angolo
autrice: Se siete
arrivati fin qui, vuol dire che il capitolo non è
così brutto
come pensavo. :) Be’, innanzitutto vorrei scusarmi nuovamente
per l’enorme
ritardo, ma so che delle scuse banali non basterebbero, però
vi prego di
perdonarmi ugualmente. Questo capitolo l’ho scritto
più lungo rispetto agli
altri, per ringraziare le quattordici meravigliose ragazze che mi hanno
spronata a continuare questa storia. Vi adoro. <3 Ma veniamo al
dunque,
dovete sapere che la scena della piscina faceva parte del capitolo
successivo,
però io ho voluto unirlo a questo per ripagare la vostra
immensa pazienza. Mi
farebbe molto piacere se commentaste
la storia, perché con le vostre parole e i vostri
complimenti mi date una tale
forza che nemmeno io sapevo di possedere. xD Chissà se
qualcuno stia leggendo
^-^”, be’, questo lo sapete solo voi. ^^ Non so
quando aggiornerò nuovamente,
ma spero molto presto. Adesso vado, non vorrei mai che, se davvero
qualche
anima pia sia arrivata fin qui, io vi abbia annoiato con le mie
chiacchere inutili. Spero che il capitolo sia stato di vostro
gradimento. Baci, Piccola Yuki.
|
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Capitolo 7 *** La vera natura ***
Il Fiocco
perduto diPiccola
Yuki
è distribuito con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
Internazionale.
Based on a work at http://www.efpfanfic.net.
Permessi ulteriori
rispetto alle finalità della presente licenza possono essere
disponibili presso http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1410917.
La vera natura
Quando entrammo in casa,
l’ansia e la paura s’impossessarono nuovamente di
me. Ero certa che il demone
avesse già stabilito il programma
di
questa serata e che, stavolta, non si sarebbe fatto distrarre da niente
e da
nessuno. Mi sentivo come un uccellino in gabbia. I numerosi domestici,
dopo
aver dato un caloroso bentornato al loro padroncino,
tornarono a svolgere le proprie mansioni. Certo che il
“padroncino” doveva
essere ricco sfondato, non era da tutti avere un trattamento simile a
quello di
un nobile o meglio, di un re.
Ciononostante io non lo invidiavo affatto, perché, per me,
quella non era la
vera felicità. Seguii il demone/stronzo su per le scale con
una lentezza esasperante
che riuscì ad irritare quest’ultimo. Se dovevo
andare al patibolo, tanto valeva
godersi appieno gli ultimi attimi di vita
rimastomi. Stavo esagerando, me
ne rendevo conto, però non riuscivo a frenare i miei
pensieri melodrammatici.
Lo stronzo, oramai stufo dei miei movimenti da bradipo, mi
tirò per un
braccio e mi spinse
all’interno della
sua camera. A quanto pareva, era piuttosto impaziente.
Iniziò a togliersi la
giacca della divisa, fradicia come il resto dei suoi vestiti e dei
miei, senza
proferire parola. Chissà che cosa gli frullava nella testa.
-Spogliati.- che cosa? Avevo sentito bene?
-Smettila di fare quella
faccia da pesce lesso e fa’ ciò che ti ho detto.-
per mia grande fortuna,
quello non era un ordine, bensì un avvertimento; non avevo
la benché minima
intenzione d’assecondare quel suo capriccio. Mi sedetti sul
letto e gli voltai
le spalle, perché mi vergognavo parecchio a vederlo a torso
nudo. -Fine che
stai facendo?-
-Assolutamente niente.- ed
era la pura e semplice verità.
-Vuoi farti la doccia con i
vestiti addosso, per caso?- be’, non aveva tutti i torti,
però non sarei caduta
nella sua trappola tanto
facilmente.
Il demone/stronzo mi si avvicinò minaccioso ed un brivido di
terrore si fece
largo in me. Che intenzioni aveva? Indietreggiai un po’ per
allontanarmi da
lui, ma quest’ultimo riuscì a raggiungermi ed a
bloccarmi col suo corpo; ero
letteralmente schiacciata da quell’ammasso di muscoli. Mi
sciolse il nodo della
cravatta e prese a sbottonarmi la giacca; ero rimasta paralizzata dai
suoi
movimenti lenti e programmati, la situazione era completamente sotto il
suo
controllo. Ma non erano soltanto i suoi movimenti ad ipnotizzarmi, ma
anche le
due gemme preziose che si trovavano al posto dei suoi occhi; quei pozzi
cobalto
erano troppo meravigliosi per essere reali. Il demone interruppe lo
scambio di
sguardi per potersi occupare del mio collo, il quale baciò e
leccò numerose
volte.
-Fermati.- riuscii a dirgli,
nonostante io avessi perso la lucidità quasi del tutto. Non
volevo che mi
rubasse anche la verginità oltre al mio fiocco ed al mio
primo bacio; mi aveva
già preso troppe cose. -Fermati.- ripetei, stavolta, con
più decisione; no, non
gli avrei mai permesso di togliermi anche quella. Lo stronzo si
staccò dal mio
collo e mi guardò intensamente.
-Perché con gli
altri ti
comporti diversamente, rispetto a quando sei con me?- e ciò
che c’entrava
adesso? E che cosa intendeva con quella frase? Non riuscivo a capirne
il
significato celato all’interno di quelle parole.
★★★
Non
ero riuscito a frenare il mio desiderio di
sapere e così la domanda era nata spontanea dalle mie
labbra, senza rendermene
conto. Volevo comprendere il motivo per cui Fine si comportasse
così
diversamente con le altre persone. Con me sorrideva raramente ed
indossava
sempre quella maschera che
m’impediva
di conoscere la vera lei. Sapevo che quest’ultima, in
realtà, fosse buona e
dolce, ma non negavo d’essere un po’ infastidito
dai suoi continui tentativi
d’edificare un muro che
ci separasse.
-Che
cosa?- la guardai con un sorrisetto
sghembo -Io non mi comporto diversamente con gli altri.- ma fammi il
piacere!
Questa era la bugia più grossa che io avessi mai sentito.
-Dimmi
la verità, Fine.- le ordinai; ero stufo
d’aspettare ulteriormente. Lo sguardo della mia fata si fece
spento; i suoi
occhi color rubino persero tutta la loro brillantezza e
vivacità.
-Con
gli altri mi comporto normalmente,
anziché diversamente. Io sono sempre stata una ragazza
solare ed amichevole, ma
da quando mi hai preso il fiocco e portata nel tuo regno, tendo a
nascondere la
vera me stessa per proteggermi.- ciò lo sapevo
già -Con Bright, Koaru e tutti
gli altri mostro una piccola parte della vera me, perché so
di non correre
alcun pericolo. Con te, invece, mi mostro scontrosa, determinata e
fiera,
perché ho una paura tremenda del potere enorme che hai su di
me.- ero a
conoscenza del fatto che lei avesse paura di me, però non
credevo che mi
avrebbe risposto con tanta schiettezza; ero in possesso di uno strumento molto potente. Se non le
avessi ordinato di dirmi la verità, sicuramente mi avrebbe
risposto con frasi
ingarbugliate e sconnesse per aggirare quell’ostacolo.
Gli occhi di Fine tornarono ad essere brillanti e vivaci
come sempre; mi guardò con astio e cercò
d’allontanarmi da sé.
-E
così hai una paura tremenda
di me, eh?- volevo vedere come reagiva alla mia provocazione.
La fata mi guardò malissimo
e cominciò a scalciare con le gambe; le bloccai
quest’ultime e mi avvicinai
ulteriormente a lei.
-Ti
odio.- disse a denti stretti -Ecco perché
non ti mostrerò la vera me né ora né
mai!- la gattina aveva uscito gli artigli;
com’era eccitante quando faceva la scontrosa. -E comunque,
preferisco rimanere
con il cloro addosso, anziché spogliarmi dinanzi a te.-
-Non
dire stronzate, sai perfettamente che non
esiterò ad ordinartelo.- mi guardò sconvolta,
senza proferire parola. Non
volevo che mi guardasse in quel modo, però doveva
comprendere il fatto che lei
non avesse più il libero arbitrio. Mi allontanai da lei e le
feci cenno
d’alzarsi dal letto e di seguirmi; quest’ultima
sembrava che non avesse alcuna
intenzione di fare niente di tutto ciò, pertanto le ordinai
un “seguimi” per accelerare
i tempi. Non mi piaceva aspettare. La portai nel bagno degli ospiti e
la spinsi
all’interno. -Vedi di sbrigarti, i vestiti te li
porterò dopo.-
-Che cosa?- lo disse in un
sussurro quasi
impercettibile -Mi lascerai fare la doccia da sola?- oh, com’era
perspicace. Sì,
certo, come no. Non le risposi e mi
diressi verso la mia camera. Le avevo concesso quella libertà solo per farle capire che le
decisioni potevano cambiare da
un momento all’altro e che ero io colui che comandava.
♥♡♥♡♥
Non
riuscivo a credere che lo stronzo avesse
cambiato idea così facilmente, non era da lui. Che cosa
stava architettando? Dopo
essermi spogliata, entrai nella vasca che avevo riempito
d’acqua calda e dal
bagnoschiuma. Come si stava bene lì dentro, avevo
l’impressione che le mie
paure ed ansie fossero scomparse, ma sapevo che, quando sarei uscita da
là
dentro, sarebbero ritornate prepotentemente. Tutto ciò che
mi circondava aveva
rifiniture d’oro e d’argento, credevo di trovarmi
all’interno di un bagno
reale. Ma quant’era ricca la famiglia di Shade? Non
passò molto tempo d’allora,
che decisi d’uscire dalla vasca; mi avvolsi
l’asciugamano, che avevo trovato
sul lavello, intorno al corpo. Mi guardai allo specchio e ripensai a
ciò che
era accaduto qualche minuto fa. A causa dell’ordine che mi
aveva impartito lo
stronzo, avevo rivelato fin troppe cose che sarebbero dovute rimanere
segrete;
aveva troppa influenza su di me. All’improvviso, sentii lo
scricchiolio della
porta che veniva aperta da qualcuno; mi girai per vedere chi fosse e
trovai lui appoggiato allo stipite
dell’entrata. Tra le mani aveva una scatola rossa di media
grandezza, poggiò
quest’ultima su un mobiletto lì accanto e si
avvicinò a me. Dannazione, io ero
mezza nuda! Arretrai fino a quando la parete me lo permise, ma chi
diavolo
aveva inventato le mura?! Il demone/stronzo, dopo avermi raggiunta,
mise le sue
mani ai lati della mia testa e rimase fermo a fissarmi attentamente.
-Uffa,
ed io che speravo di trovarti ancora dentro
la vasca.- meno male che avevo deciso d’uscire prima! -Ma possiamo
rimediare subito.- come non detto. Gli appoggiai le mani sul torace
e
cercai di scostarlo un po’ da me, anche se sapevo che era
tutto inutile. Si
avvicinò al mio collo che iniziò a leccare e a
mordicchiare; per un solo
istante, mi parve di percepire i suoi canini diventare più
affilati del solito,
ma era pressoché impossibile una cosa del genere. Lui, come
scottato dalla mia
pelle, si allontanò all’istante e mi
guardò con un’espressione indecifrabile.
Che cosa gli era preso? -Forza, vestiti. Quando avrai finito, vieni
nella mia
stanza. Ti ricordi dove si trova?- io annuii, incapace di fare
nient’altro; non
riuscivo a comprendere lo strano comportamento di poco fa. Quando
uscì dal
bagno, la mia attenzione fu attirata dalla scatola rossa, pertanto
decisi di
vedere cosa contenesse all’interno. Vi trovai un meraviglioso
vestito rosso col
corpetto stretto con diversi nastri neri ed un paio di scarpe
anch’esse nere.
L’abito era lungo fino alle caviglie ed era sorretto da delle
piccole spalline
di seta nera; le scarpe, invece, erano piuttosto semplici: alte circa 8
cm,
allacciabili con un laccetto ai lati delle caviglie ed erano prive di
un
ornamento eccessivo dato che le uniche decorazioni erano tre nastri
intrecciati. Quando provai il tutto e mi guardai allo specchio, non
vidi me
stessa, bensì una nobile, una principessa.
Quella ragazza bellissima non potevo essere io. Uscii dal bagno e mi
diressi
verso la camera del demone/stronzo; non riuscivo a comprendere il
motivo per
cui quest’ultimo mi avesse dato quest’abito
meraviglioso. Quanto desideravo
leggergli nella mente, se ciò fosse stato possibile, la mia
vita sarebbe
migliorata a vista d’occhio. Bussai alla sua
porta per buona educazione e, dopo qualche istante, sentii
dall’altra parte un
“entra” e feci ciò che mi
ordinò. Lo trovai sdraiato sul letto ad osservare il
soffitto, chissà che cosa ci trovasse di così
interessante. Dopo essersi seduto
sul materasso, mi osservò attentamente; mi sentivo messa in
esame dal suo
sguardo indagatore.
-Sei
bellissima.- avevo sentito bene? Mi aveva
veramente fatto un complimento? Chi era lui e che cosa ne aveva fatto
del vero
Shade?! -Vieni, andiamo a mangiare.- mi prese un polso e mi condusse al
piano
di sotto. Ora che l’osservavo meglio, notai che era vestito
come sempre, ovvero
con abiti né troppo eleganti né troppo scialbi;
aveva uno stile tutto suo che
lo distingueva dal resto dei demoni. Quando giungemmo nella sala da
pranzo,
trovammo la tavola già imbandita; lo stronzo si sedette a
capotavola e mi fece
cenno d’accomodarmi accanto a lui. Che fine avevano fatto le
care buone
maniere? Non riuscivo ancora ad abituarmi alle loro usanze
completamente
diverse dalle mie, mi sentivo a disagio. Shade iniziò a
mangiare ed io lo
imitai a mia volta; stavo morendo letteralmente dalla fame.
C’era un continuo
via vai di domestici indaffarati con le proprie mansioni, ma,
stranamente, non
facevano il benché minimo rumore. Diedi una rapida occhiata
alla sala in cui mi
trovavo e mi resi conto che anche lì il lusso era
l’elemento principale;
iniziavo a sentirmi inappropriata e sbagliata. La mia attenzione fu
catturata
da un calice posto dinanzi a me, l’afferrai e notai che
conteneva uno strano
liquido rosso, credevo che fosse un particolare tipo di vino, anche se
mi sembrava
fin troppo denso per essere considerato tale.
-Che
cos’è?- lui mi guardò confuso, ma
quando capì a
cosa mi riferissi, la sua espressione da confusa divenne divertita.
Sarebbe
stato meglio se fossi stata zitta, almeno avrei evitato la figuraccia
che
sarebbe arrivata da lì a poco.
-È
sangue.- eh? -Per noi demoni è normale nutrirci
anche di quest’ultimo, ci dà forza e amplifica le
nostre capacità.- si nutriva
di… sangue? Mi stava
prendendo in
giro? Che diavolo stava farneticando? Ero rimasta completamente
pietrificata da
quella rivelazione; non potevo, anzi, non volevo
credere che tutto ciò fosse vero. Era
una
pazzia. -Che c’è? La notizia ti ha
lasciata basita, piccola?-
-È
vero ciò che hai detto?-
-Sì.- ero
spacciata; non solo avrei dovuto
proteggermi dal suo comportamento da maniaco e da pervertito, ma anche
dai suoi
tentativi futuri di bere il mio sangue, perché ero certa che
prima o poi
l’avrebbe fatto. -Su, continua a mangiare, adesso.-
chissà perché, ma la fame
mi era stranamente passata. Ora
riuscivo a comprendere il motivo per cui, prima in bagno, avevo
percepito i
suoi canini divenire più affilati. Quando Shade mi avrebbe
concesso d’andare in
biblioteca, mi sarei informata su questa caratteristica dei Demons,
perché,
ovviamente, non sarei rimasta con le mani in mano. La tempesta era
prossima a
giungere ed io non mi sarei fatta trovare impreparata.
Angolo
autrice: Siete rimasti sbigottiti,
inorriditi, sorpresi o
delusi? Be’, questo non lo so, ma spero che me lo facciate
sapere con una recensione.
<3 Vorrei dirvi che, per me, i demoni sono degli esseri che si
nutrono di
sangue, anche se non è questa la vera ragione per cui ho
deciso di scegliere
questa come vera natura; con il proseguire della storia tutto vi
sarà più
chiaro. Vi prego di non criticarmi nel caso vi avesse dato fastidio.
Per quanto
riguarda quest’aggiornamento, sono stata piuttosto
veloce,
va bene, lo ammetto, non è vero. :P Spero che questo
capitolo, indispensabile per l’andamento della ff, non vi
abbia deluso molto. Baci, Piccola
Yuki.<3
|
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Capitolo 8 *** Una notte senza stelle (prima parte) ***
Il
Fiocco perduto diPiccola
Yuki è distribuito con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
Internazionale.
Based on a work at http://www.efpfanfic.net.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente
licenza possono essere disponibili presso http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1410917.
Ciao. :) Ero certa che il
capitolo precedente non vi avrebbe entusiasmato molto, però
non vi nego che io
ci sia rimasta male a vedere tante
visualizzazioni (più di duecento in soli due giorni) e quasi
nessuno che mi
facesse sapere il suo parere o che mettesse la storia tra i preferiti,
ricordate o seguite. Ero convinta, e lo sono tuttora, che io vi avessi
deluso
profondamente. :( Per questo motivo, ho deciso di tagliare
metà di questo
capitolo (l’ho interrotto proprio sul più bello,
ne sono mortificata) per
vedere se la fanfiction vi stia ancora a cuore. Nell’angolo
autrice ho scritto
il periodo più probabile del
prossimo aggiornamento, spero
che ci diate un’occhiata. :) Buona lettura, Yuki. <3
Una notte senza stelle (prima
parte)
Il demone continuava a
mangiare come se niente fosse successo, magari fosse stato realmente
così. Mi
pareva alquanto improbabile che egli si nutrisse veramente
di sangue, ma quando lo vidi assaporare quel liquido con
tanta ingordaggine, dovetti autoconvincermi che ciò non
fosse soltanto un
brutto sogno. Chi erano questi demoni, in realtà? Io non
riuscivo più a toccare
cibo e solo alla vista di quest’ultimo, mi veniva da
rimettere. Il calice
contenente del sangue era ancora al suo posto e dei dubbi si fecero
largo in
me: a chi apparteneva e, soprattutto, da dove se lo procuravano i
Demons? La
curiosità mi stava divorando dall’interno e la
voglia di dare una risposta a
tutti i miei dilemmi, diveniva ogni secondo più
incontenibile. Proprio nel
momento in cui stavo per porre i miei quesiti allo stronzo, un
domestico
interruppe brutalmente la cena. Da dov’era spuntato? Non
l’avevo nemmeno
sentito arrivare. Chi era? L’agente 007, per caso?
-Scusatemi per la brusca
interruzione, padroncino.- ogni
qualvolta che sentivo quella parola, nella mia mente, ridevo come una
pazza
isterica. -Ma è arrivata una lettera da parte…-
egli non riuscì a completare la
frase, che uno Shade, carico di bile e risentimento, si alzò
dalla sedia, sulla
quale era rimasto seduto qualche attimo prima, e fece scuotere il
tavolo, se non
l’intera abitazione, sbattendo ferocemente le sue mani su di
esso. Che cavolo
stava succedendo? Perché questa sua rabbia improvvisa?
-Non t’azzardare a
nominare quel bastardo!- a chi si
stava
riferendo? Domande su domande continuavano ad affollarmi la mente; ero
certa
che sarebbe potuta esplodere da un momento all’altro.
-Ma, padroncino,
sembra qualcosa d’importante.- il domestico era terrorizzato,
quanto me, per l’essere
fuori
controllo che si trovava accanto a noi. -Il nobile…-
-T’ho detto di non
nominarlo
più, cazzo!- l’atmosfera intorno a noi era carica
d’elettricità -Ed adesso
consegnami quella stramaledetta lettera.- era furioso. Possibile che quella persona avesse realmente fatto
qualcosa capace di risvegliare una tale furia? Chi era veramente
costui? L’uomo
fece ciò che gli ordinò il suo padrone e si
dileguò ad una tale velocità, che
credetti, per un solo istante, che fosse più veloce di
quella della luce. Ero
rimasta sola col demone e ciò aumentò il mio
terrore nei suoi confronti; ero
rimasta completamente pietrificata per l’indescrivibile
paura. Lui, che nel
frattempo aveva iniziato a leggere, non si era ancora reso conto della
mia
agitazione, grazie al cielo. -Fine, va’ nella mia stanza e
non uscire da lì.-
ciò non era un ordine, però ebbe su di me lo
stesso effetto; non volevo farlo
arrabbiare ulteriormente. Quando arrivai a destinazione, chiusi la
porta alle
mie spalle e mi sedetti sul morbido letto. Lì tutto aveva
l’odore di Shade. Mi
avvicinai di più all’enorme finestra, situata
proprio accanto a dove mi trovavo
io, ed osservai silenziosamente il panorama che si prospettava ai miei
occhi.
Ad un tratto, vidi lui che
s’inoltrava nell’immenso giardino, scomparendo a
poco a poco dalla mia visuale.
Dove stava andando? Volevo tanto seguirlo, ma la paura m'impediva di
compiere
un solo passo per raggiungerlo; mi sembrava che uno spazio indefinito
ci
dividesse. E se in quella lettera ci fossero scritte delle brutte
notizie? Era
meglio se non ci rimuginassi più e che mi concentrassi per
ideare un piano idoneo, per
ritornare nel mio
regno. Mi mancavano tanto i miei genitori, i miei compagni di classe e
la mia
migliore amica Rein. Avevo come l’impressione che
quest’ultimi non m’avrebbero
mai e poi mai lasciata in balia del tremendo fato che
m’attendeva inesorabilmente,
perché io non avevo
ancora visto niente: quello era solo l’inizio.
Improvvisamente, un tremendo
frastuono fece tremare la terra sottostante ed interruppe la magica
quiete che
regnava in quell’immensa tenuta. Credetti che quel rumore
assordante provenisse
dall’interno del giardino, ma non ne ero assolutamente certa;
di lì a poco, si
susseguirono altri boati, tre per la precisione, i quali erano uno
più potente
dell’altro. Chi li provocava? Ora che ci riflettevo un
po’, lo stronzo non era
ancora rincasato, che fosse stato lui a fare tutto ciò? Non
era una possibilità
da escludere, certo, però credevo che, per creare quei
rimbombi, fosse
indispensabile un’energia sovrumana, una
potenzialità che non era da tutti. E
se, contro ogni mia aspettativa, fosse stato proprio lui? Non riuscivo
a
concepire l’ipotesi che egli potesse essere talmente forte. Era qualcosa d’irragionevole.
Già da
parecchio tempo, gli incantevoli colori del tramonto avevano lasciato
il posto
a quelli tenebrosi e cupi della notte, ma, chissà per quale
ragione, nel cielo
non c’era alcuna traccia dei corpi celesti che risplendevano
nell’oscurità. Mio
nonno, prima di perire per la vecchiaia, m’aveva insegnato la
differenza che vi
era tra gli astri che brillavano di luce propria e quelli che la
riflettevano
semplicemente ed ultima cosa, ma non meno importante, che ogni stella
nascondeva
in sé un segreto celato a coloro che pensavano solo ad
arricchirsi; infatti,
esso non era né un tesoro né qualcosa
d’inestimabile valore. Il nonno mi narrò
che, a volte, quei corpi celesti stabilivano perfino il colore del
fiocco di
noi fate e che splendevano più intensamente se si rivolgeva
ad esse per
chiedere qualche tipo di conforto o d’aiuto. Ed era proprio
questo il segreto misterioso che
era accessibile soltanto
a pochi. Però, nel regno dei Demons, non vi era alcuna
traccia di quegli astri
luminosi, lì le notti, a quanto pareva, erano tutte senza
stelle. Solo adesso
comprendevo realmente l’importanza di quest’ultime
nella mia vita, perché, come
diceva il proverbio, ci si rende conto di ciò che si ha,
solamente quando lo si
perde. Più rimuginavo su ciò e più la
disperazione e la tristezza s’impossessavano
di me; mi sentivo completamente vuota, come se mi mancasse qualcosa. Mi
distesi
sul comodo ed enorme letto e mi rannicchiai a riccio; le lacrime,
simili alla
rugiada, iniziarono a scendere vergognose, imperlandomi il volto,
oramai rosso
per il pianto ininterrotto. Volevo scappare da lì. Dopo
chissà quanto tempo,
smisi di piangere e guardai un punto indefinito della stanza in cui mi
trovavo;
la stanchezza si fece largo in me e, di lì a poco, mi feci
cullare dalle
braccia di Morfeo. Al mio risveglio, era tarda notte e, nello stesso
letto in
cui ero sdraiata, c’era anche lui
girato di spalle. Quasi non mi venne un infarto per lo spavento!
Quand’era
rincasato? Ma, soprattutto, avevo davvero dormito tanto profondamente?
Ero
diventata un ghiro, per caso? Osservai il demone/stronzo con
più attenzione e
notai che indossava una maglietta a maniche corte grigia e dei
pantaloni della
tuta grigi anch’essi; doveva essersi cambiato durante il mio letargo. Mi alzai dal letto con
l’intento d’andare nel bagno degli ospiti; non
volevo restare sola con lui un
secondo di più. La camera sarebbe stata nella più
cupa oscurità, se non fosse
stato per la luce opaca che giungeva dagli spiragli della finestra
quasi
totalmente chiusa; inutile dire che trovai non poca
difficoltà ad individuare
l’uscita. Continuai a camminare a tentoni, fino a quando
m’imbattei in dei
vestiti, o almeno mi parvero che lo fossero, che mi fecero quasi
rovinare a
terra. M’abbassai alla loro altezza e li tastai con le mani,
constatando che le
mie ipotesi erano giuste. Com’era
disordinato
Shade. Ad un certo punto, mi resi conto che,
all’interno di una tasca,
c’era un oggetto che non riuscii ad identificare subito; lo
tirai fuori ed il
mio cuore perse un battito: quello era il mio fiocco! Non riuscivo a
crederci,
ero riuscita a recuperarlo; potevo finalmente tornare a casa e
ricominciare la
mia vita di sempre! Non era un sogno, vero? Perché, in caso
contrario, non
avrei più voluto svegliarmi. Non ero mai stata
così felice, in tutta la mia
vita. Strinsi il fiocco al petto e delle lacrime silenziose iniziarono
a
scorrere per l’immensa gioia; sarei stata di nuovo libera,
non riuscivo ancora a
crederci, mi sembrava tutto talmente irreale. Improvvisamente, sentii
un
fruscio di lenzuola alle mie spalle ed un inaspettato brivido
m’attraversò
l’intera colonna vertebrale. Avevo un brutto, bruttissimo
presentimento.
-Fine.- oh, cacchio.
Angolo
autrice: Come vi
avevo preannunciato, ho interrotto proprio sul più bello. :(
Per quanto
riguarda il prossimo aggiornamento, credo che lo
sposterò durante le
vacanze di Natale, tranne che mi facciate vedere il vostro interesse e
che mi
facciate cambiare idea, in qualche modo. Dovete sapere che ho poca
fiducia in
me stessa e che basta la benché minima cosa per farmi cadere
in depressione
(ultimamente sono anche pessimista, ma lasciamo perdere). Pertanto se
volete
che il capitolo successivo arrivi il prima possibile, fate in modo di
convincermi (basta poco) che la storia stia procedendo per il meglio e
che
continui a piacervi. Non ho altro da dirvi, Piccola
Yuki.
<3
|
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Capitolo 9 *** Una notte senza stelle (seconda parte) ***
Il
Fiocco perduto diPiccola
Yuki è distribuito con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
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Based on a work at http://www.efpfanfic.net.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente
licenza possono essere disponibili presso http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1410917.
Ciao. :) Scusatemi per
l’enorme ritardo, ma in questo periodo ho avuto un bel
po’ di problemi. :( Però
finalmente sono tornata! <3 Spero
che questo capitolo soddisfi la
vostra attesa, Yuki. ^^
P.S. Nell’angolo
autrice ho
una sorpresa
per voi
(anche se non è un granché e non ha niente di
così speciale .-.).
<3
Una notte senza
stelle (seconda parte)
Mi voltai lentamente verso il
demone e pregai con tutta me stessa che egli stesse ancora dormendo e
che io
avessi semplicemente immaginato di sentire la sua voce. Non sapevo che
cosa
fare, né come avrei dovuto comportarmi; ero letteralmente in
preda al panico.
Grazie a quella luce tenue, riuscii a distinguere la sagoma dello
stronzo e lo scintillio
dei suoi occhi cobalto che, chissà per quale ragione,
riuscivano sempre ad
ipnotizzarmi e ad incantarmi. Indietreggiai un po’,
consapevole del fatto che
la mia libertà fosse agli sgoccioli; continuavo a sperare
che ciò fosse
solamente un incubo e che io fossi ancora nel mio regno, ma
più il tempo
scorreva e più mi rendevo conto che non era altro che la
dura e triste realtà. Non
riuscivo a comprendere il motivo per cui il destino fosse
così iniquo nei miei
confronti; che avessi fatto qualcosa di sbagliato?
-Fine, che cosa stai
facendo?- m’immobilizzai all’istante e un
improvviso groppo alla gola m’impedì
di respirare adeguatamente. Era forse giunto il momento di dire addio
alla mia
autonomia appena conquistata? -Allora? Sto ancora aspettando una tua
risposta.-
forse era una mia impressione, ma la sua voce sembrava piuttosto
impastata (molto
probabilmente dal sonno da poco interrotto). Un’idea
inaspettata, e a dir poco ingegnosa,
si fece largo tra i miei pensieri e mi fu alquanto arduo non abbozzare
un
sorrisetto che sicuramente mi avrebbe cacciata in ulteriori guai.
-Stavo andando al bagno.-
tentai
di mantenere il solito tono di voce e, con un gesto disinvolto, portai
le
braccia dietro la schiena, per poter nascondere il mio fiocco al
demone; non
potevo permettermi il privilegio di tradirmi con le mie stesse mani, nuovamente. Shade, dopo avermi dato il
permesso d’allontanarmi, tornò a dormire come se
niente fosse successo; a
quanto pareva, non immaginava neanche lontanamente che io avessi
recuperato il
fiocco e che, di conseguenza, potessi fuggire.
Silenziosamente uscii dalla stanza e chiusi la porta alle mie spalle;
diedi una
rapida occhiata al corridoio, per vedere se nelle vicinanze ci fosse
qualcuno,
e, quando ne fui certa al cento per cento, scesi rapidamente le scale
ed uscii
dall’abitazione. Dovevo essere prudente ed agire velocemente,
nel massimo
silenzio; quella era la mia ultima occasione, non potevo, anzi, non dovevo sprecarla.
★★★
In quella stramaledetta
lettera, il bastardo aveva annunciato
il suo ritorno imminente, giustificandosi con le solite scuse
incentrate sul
lavoro, ma sapevo con certezza che esse non erano altro che dei
diversivi per
celare le sue reali intenzioni. Egli, infatti, era un uomo furbo e
calcolatore,
che non pensava ad altro che ad accattivarsi le simpatie dei Demons del
consiglio ed a farsi un gran numero di demoni nel minor tempo
possibile. Inoltre,
io ero quasi sicuro che fosse venuto a conoscenza della mia fata e che
la volesse
sfruttare per ricavarne dei vantaggi. Nonostante ciò, non
riuscivo ancora a comprendere
chi gli avrebbe potuto riferire questa preziosa informazione, anche se
avevo
dei sospetti verso quella sottospecie d’insegnante. Era
passato un bel po’ di
tempo da quando Fine era andata al bagno, ma non ci diedi molta
importanza,
perché tutti i miei pensieri erano incentrati sui possibili
piani di quel
bastardo.
Avevo bisogno
di schiarirmi un po’ le idee. Mi alzai dal letto e mi
diressi verso l’armadio, per prendere dei vestiti con cui
cambiarmi. Dopo aver
fatto ciò, presi gli indumenti, che avevo gettato a terra
con la grazia
di un elefante
qualche ora fa,
con l’intenzione di farli lavare e di recuperare il fiocco
che avevo lasciato
all’interno di una tasca dei jeans. Ma quando rovistai dentro
quest’ultima e
non vi trovai nulla, capii ogni cosa: quella ragazzina era riuscita ad
ingannarmi alla grande! Uscii celermente dalla stanza ed iniziai la mia
ricerca; sarebbe stato meglio per lei se non avesse fatto la
stupidaggine di
fuggire, altrimenti avrei preso dei seri provvedimenti, mostrando il lato oscuro che c’era in me.
♥♡♥♡♥
Non riuscii a trarre nemmeno
un sospiro di sollievo, che notai dei domestici non molto distanti da
me; oggi
il destino mi era completamente avverso. Con uno scatto felino, mi
nascosi
dietro a dei cespugli ed attesi che quelle persone se ne andassero.
Perché
erano ancora svegli a quest’ora della notte? Dovevano
svolgere qualche mansione,
forse? Però, riflettendoci, non me ne doveva importare
più di tanto, perché
l’unica cosa a cui dovevo riporre tutte le mie energie, era
il piano che dovevo
portare a termine. Volevo ritornare nel mio regno e rivedere le persone
a me
care, a tutti i costi. Quando i domestici scomparvero dalla mia
visuale,
iniziai a correre a perdifiato verso il giardino. Scelsi quella strada,
perché,
nel caso in cui Shade si sarebbe reso conto della mia fuga, avrei
potuto nascondermi
dietro qualche albero; chiunque fosse stato al mio posto, avrebbe
volato, per poter
fuggire prima, ma io decisi di non farlo, perché, in quel
modo, le probabilità
che il demone mi scovasse all’istante, erano elevate. Non
sapevo se avessi
fatto la scelta giusta, ma oramai era troppo tardi per i ripensamenti.
Inoltre, mentre
correvo, non riuscivo a non chiedermi se nel posto in cui mi trovavo,
vi
fosse una
via d’uscita e se stessi prendendo la direzione giusta per
arrivarvi; ero inquieta, come se il mio subconscio sapesse che, da un
momento all'altro, sarebbe successa qualcosa di terribile.
Più
scorreva il tempo e più le mie gambe divenivano pesanti;
nella mia mente iniziò
a vorticare prepotentemente l’idea di fermarmi e di riposare
un po’, ma sapevo
fin troppo bene che non potevo permettermi di fare una cosa del genere,
perché
ogni secondo era prezioso e non potevo sprecarlo per sciocchezze
simili.
Improvvisamente, sentii in lontananza qualcuno gridare il mio nome e
mille
brividi mi attraversarono l’intera colonna vertebrale; il
proprietario di
quella voce era sicuramente lui.
Spinta da chissà quale forza, aumentai la
velocità della mia corsa, facendomi
guidare dall’istinto; avevo talmente paura di ciò
che sarebbe potuto succedere
se lo stronzo mi avesse trovata, che non riuscivo a pensare ad altro
che a
fuggire e ad essere il più svelta possibile. La sua voce,
adesso, era
vicinissima e sembrava carica di collera ed accanimento, tutto
ciò non faceva
presagire niente di buono. Ero talmente assorta nella corsa, che non mi
resi
conto di un sasso situato proprio nella mia traiettoria, il quale mi
fece
rovinare a terra e slogare la caviglia destra. Il dolore era tremendo a
tal
punto, che non riuscii a trattenere un gemito di sofferenza. Di
lì a poco,
Shade sbucò da dietro un albero con un sorriso maligno
stampato sul volto; il
cuore iniziò a battermi freneticamente ed un groppo in gola
m’impedì di
respirare adeguatamente. Altro che avverso, il destino doveva proprio
odiarmi!
-Tana per Fine.- si
avvicinò
a me con passo felpato -Devo riconoscerlo, mi hai ingannato alla
grande,
ragazzina.- si abbassò a terra, mi afferrò il mento e mi avvicinò a
sé, obbligandomi a guardarlo
dritto negli occhi. La situazione stava decelerando rapidamente. -Ma
adesso il gioco è
finito.- aumentò la presa sul
mio mento, facendomi un gran male. Era arrabbiato, arrabbiatissimo.
-Lasciami, mi fai male.-
riuscii a dire dopo un attimo d’esitazione. Il demone
scoppiò a ridere e
anziché lasciarmi, mi fece voltare e mi strinse a sé, in una sorta
di abbraccio. Che cosa stava
facendo? Perché mi stava abbracciando?
Tentai di scrollarmelo di
dosso, ma ogni mio tentativo fu vano, come sempre del resto.
-D’ora in poi, non ti
lascerò
mai più e farò in modo che tu non possa
più scappare.- che cosa intendeva? Mi
scostò i capelli e prese a leccare e ad annusare il mio
collo; un bruttissimo
presentimento iniziò a farsi largo tra i miei pensieri. Ad
un tratto, sentii i
canini dello stronzo sulla mia pelle e a quel punto non ebbi
più alcun dubbio: voleva mordermi!
-Ti prego, non farlo!- nonostante
io continuassi a dimenarmi, la sua presa rimase ugualmente ferrea.
Portò la sua
mano sinistra sulla mia caviglia slogata e la strinse con forza; il
dolore era
atroce, ma dovevo resistere, perché se avessi urlato, non
avrei fatto altro che
compiacerlo maggiormente.
-Ti ho fatto male, piccola?-
avrei tanto voluto
rispondergli a tono, ma la voce non voleva saperne di uscire. -Non
dirmi che
avevi davvero pensato che le tue azioni sarebbero rimaste impunite.-
scoppiò in
una fragorosa risata; mi sentivo talmente umiliata, che non riuscii
più a
guardarlo in faccia. Avevo perso la mia ultima possibilità
di scappare, nel
modo più avvilente che potesse esistere. -Ma se tu mi
riconsegnerai il fiocco
in questo preciso istante, farò in modo che la tua punizione
sia meno dolorosa.
Nel caso in cui tu decidessi di rifiutare la mia gentile
offerta, invece, non mi farò alcuno scrupolo a riprendermi
il
fiocco e ad infliggerti una maggiore sofferenza fisica.- si riferiva a
ciò che
mi aveva fatto, qualche minuto prima, alla caviglia slogata -A te la
scelta.-
-Sei un essere spregevole!- urlai,
sputando tutto il disprezzo che avevo nei suoi confronti. Tutto
ciò che aveva
detto, non aveva senso, perché egli avrebbe potuto
riprendere il fiocco da sé,
senza il bisogno di fare quella proposta. Che stesse escogitando
qualcosa? Anche
se non riuscivo ad individuare l’imbroglio, né
quali fossero le sue reali
intenzioni, non potevo fare a meno di pensare che, qualsiasi decisione
avessi scelto, il demone avrebbe ripreso ciò che mi
apparteneva. La parte più debole di
me continuava a spronarmi, affinché accettassi
quell’assurda offerta, malgrado ciò comportasse
sottostare ai voleri di Shade.
Rimuginai ad altre
possibili soluzioni per un istante che per me parve infinito, ma non
riuscii a
pensare ad altro che assoggettarmi alla sua volontà, per
poter avere una
punizione più sopportabile. Sì, era questa la
cosa giusta da fare. -Ti
riconsegnerò il mio
fiocco.- riuscii a dire dopo aver preso un respiro profondo. Ancora non
lo
sapevo, ma quelle parole avrebbero cambiato la mia vita, per
sempre.
Angolo
autrice:
Innanzitutto vorrei ringraziare le diciotto, magnifiche ragazze che
hanno
recensito il capitolo precedente e che mi hanno aiutata a recuperare un
po’ di
fiducia in me stessa. Grazie infinite. <3
Be’, la sorpresa di cui vi ho
parlato in precedenza, non è altro che un banner che ho
creato qualche settimana
fa. “Di quale banner sta parlando?” o
“Perché non l’ha messo
all’inizio della
storia?” vi starete chiedendo tutti, ebbene dovete sapere che
non sono riuscita
a scaricarlo e, di conseguenza, metterlo nella fanfiction. :(
Ciò nonostante, ci
terrei se voi gli deste un’occhiata. ;) Il link è
questo: “ http://www.bannersnack.com/it/my-banners/details/bx9losamv.html”.
Spero che recensiate e che mi facciate
sapere che cosa ne pensate. <3 Alla prossima, Piccola
Yuki.
<3
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Capitolo 10 *** Incomprensioni ***
Il
Fiocco perduto diPiccola
Yuki è distribuito con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
Internazionale.
Based on a work at http://www.efpfanfic.net.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente
licenza possono essere disponibili presso http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1410917.
Incomprensioni
Dopo qualche attimo
d’esitazione, porsi il mio fiocco al demone, il quale non
perse tempo a
nasconderlo all’interno di una tasca dei suoi jeans; il cuore
mi batteva
furiosamente nel petto ed un improvviso groppo alla gola
m’impedì di respirare
adeguatamente. Avevo tanta paura delle conseguenze causate dalle mie
decisioni
e di ciò che sarebbe potuto succedere in seguito. Desideravo
con tutta me
stessa liberarmi dall’afflizione e dall’amarezza
che mi tormentavano dal giorno
in cui la mia sventura era cominciata, ma sapevo perfettamente che
ciò non era
possibile.
Il demone mi osservava con
uno sguardo indecifrabile e, a quel punto, constatai che non avevo mai
desiderato
saper leggere nella sua mente così ardentemente come mai
prima d’ora.
-Dai, rientriamo.- si
alzò da
terra ed iniziò a sbattere entrambe le mani sui jeans nel
tentativo di pulirli
un po’. Perché voleva già rientrare?
Che avesse deciso di punirmi fin da subito
per togliersi lo sfizio? Al solo pensiero, mi si accapponava la pelle.
Lui, non
vedendomi alzare a mia volta, concentrò la sua attenzione
sulla mia caviglia
slogata e, dopo qualche breve attimo, si riabbassò alla mia
altezza. -Ti porto io.- eh? Non feci
in tempo a
capacitarmi della situazione, che mi ritrovai tra le forti braccia di
Shade.
-Che cosa…?- il mio fu
soltanto un sussurro, ma, a quanto pareva, il demone dovette avermi
sentita perfettamente,
perché, poco dopo, scoppiò in una fragorosa
risata. Che cosa c’era di così
divertente? Lo guardai con astio ed iniziai a dimenarmi per potermi
liberare
dalla sua presa ferrea; non lo tolleravo quando si comportava in questo
modo.
-Mettimi giù!- avrei voluto aggiungere la parola
“stronzo” alla fine della
frase, ma dovetti desistere per non aggravare ulteriormente la
situazione. Dopotutto, era lui ad avere il
coltello
dalla parte del manico.
-Sei uno spasso!-
scoppiò
nuovamente a ridere. Oramai era palese: avrebbe fatto una brutta fine
per cause misteriose.
-Ah, ah. Molto divertente, davvero.- il demone, resosi conto della
mia ironia, tacque e mi guardò con una strana espressione.
Per un breve attimo,
mi parve d’intravedere in quei suoi pozzi cobalto un lampo di
malinconia, però esso
fu così fugace, che pensai d’essermelo immaginato.
Ciononostante, non potevo
fare a meno di pensare che il Demons fosse tormentato dagli spettri del
suo
passato e da qualcuno in
particolare;
non mi seppi spiegare il perché di questo mio pensiero,
né come mi fosse venuto
in mente, tuttavia mi sentivo in dovere di restargli accanto e di
aiutarlo.
Certo che chiunque mi avesse sentita dire una cosa simile, mi avrebbe
considerata pazza e volubile. Be’, avrebbe avuto
perfettamente ragione.
Ero talmente assorta nei miei
pensieri, che non mi resi conto d’essere giunti a
destinazione. Ma come diavolo
era possibile che non mi fossi avveduta che il demone aveva iniziato ad
avviarsi verso casa? Ero proprio un caso
disperato.
-Che cosa c’è?
Il gatto ti ha
mangiato la lingua, forse?- ah, ah. Che spiritoso, davvero.
Più scorreva il tempo e più non potevo fare a
meno di pensare
che egli si sarebbe sentito molto più a suo agio in luoghi
come i circhi ed i
teatri. Secondo il mio modesto parere, egli avrebbe fatto sicuramente
carriera,
sì, però come pagliaccio.
Stavo per rispondergli a tono,
quando, improvvisamente, apparve dal nulla l’Agente
007 con in mano una lettera. Per lo spavento, urlai con tutta
la voce che
avevo in corpo e, senza rendermene conto, mi strinsi di più
al demone. Come
cavolo aveva fatto a venirci incontro senza che io me ne rendessi
conto? Era anche
un mago, per caso? Quel domestico iniziava a farmi veramente
paura.
Lo stronzo scoppiò
nell’ennesima risata e, in quel momento, non desideravo altro
che prenderlo a
pugni e fargli molto male.
Possibile
che per lui fosse tutto un gioco? Ma, dopotutto, che cosa potevo
aspettarmi da
un Demons?
Mi staccai da lui e concentrai
la mia attenzione su quel terrificante
servitore.
-Perdoni la brusca
interruzione, Padroncino, ma
è
arrivata un’altra lettera da parte di…- prese un
respiro profondo -da parte di quella
persona.- chi? Chi era quel misterioso
mittente? Mi voltai verso il
demone e ciò che vidi, mi fece perdere un battito: Shade
aveva uno sguardo
spaventoso.
Avevo il terrore che la
situazione potesse degenerare, nuovamente,
ma ciò, con mio immenso stupore, non avvenne.
-Va bene, la leggerò
più
tardi.- rimasi talmente sconvolta dal suo tono di voce, apparentemente
calmo,
che sgranai gli occhi e smisi di respirare per qualche istante.
Perché non si
era infuriato e non aveva mandato a soqquadro tutto ciò che
gli capitava a
tiro? Chi era lui e che cosa ne aveva fatto dello stronzo? -Ah, Gerald, un’ultima cosa:
va’ a prendere
l’occorrente per medicare una caviglia slogata. Quando avrai
preso tutto, portamelo
nella mia stanza.- eh? Mi voleva aiutare… davvero?
Ma non doveva punirmi? A questo punto, era alquanto arduo sapere chi
tra noi
fosse il più volubile.
-Certamente, Padroncino.-
fece un breve inchino e,
subito dopo, ci guardò in un modo vagamente malizioso;
iniziavo a temere il
peggio. -Vuole che le porti anche i preservativi?-
oltre ad essere un mago, era anche un pervertito?! Ok, adesso non vi
erano più
alcuni dubbi: la fine di Wonder era vicina!
-No, ce ne ho abbastanza in
camera.- dopo aver detto ciò, Shade iniziò a
dirigersi verso la sua camera, con
me ancora in braccio; nel momento in cui salì le scale, la
mia caviglia
cominciò a dolere sempre più e, ad un certo
punto, il dolore fu così atroce,
che non riuscii a trattenere dei gemiti di dolore.
-“I più grandi dolori sono quelli di
cui noi
stessi siamo la causa”.- povero Sofocle, molto probabilmente,
dopo aver sentito
pronunciare la sua citazione in modo così sensuale, si era
rivoltato nella
tomba e si era chiesto che cosa avesse fatto di male per meritarsi una
tortura
simile. Poverino, un minuto di silenzio
per lui.
-Sei tu
la causa di tutti i miei patimenti.- fu un’impresa per me non
far trapelare l’aborrimento che avevo nei suoi confronti,
però, con mio immenso
stupore, ci riuscii. Avrebbero dovuto erigere un tempio in mio onore
per questo
mio sforzo immane!
-“Il dolore
più acuto è
quello di riconoscere noi stessi come l’unica causa di tutti
i nostri mali”.- era
il giorno della memoria di Sofocle e delle sue citazioni, per caso?
Be’, se era
così, l’aveva rammentato abbastanza per i miei
gusti.
-Basta. Questo gioco inizia
ad irritarmi.-
-Che cosa c’è?
Non riesci ad
accettare la pura e semplice verità, Fine?-
dov’era il mio Death Note quando
serviva?! Gli diedi un pugno sul petto e cercai di scrollarmelo di
dosso, senza
alcun risultato, purtroppo.
-Permalosa
come sempre, eh?- e se l’avessi ucciso con uno dei miei
tacchi? No, non avrei
provato abbastanza soddisfazione. Dannazione, dove diavolo era il mio amatissimo Death Note?!
Non appena giungemmo nella
camera del demone, quest’ultimo mi posò con
delicatezza, mi costava ammetterlo,
sul suo letto. Ed ora, che cosa sarebbe successo? Mi avrebbe punita
subito
oppure avrebbe atteso ancora un po’? Domande su domande
vorticavano nella mia
mente, ma a nessuna di esse riuscii a trovare una soluzione adeguata,
come
sempre del resto.
Un improvviso bussare alla
porta mi destò dai miei pensieri e fui grata all’Agente 007 per aver rotto sul nascere la
tensione che stava per formarsi
tra me e Shade.
-Entra pure.- il servitore
fece il suo ingresso con una cassetta del pronto soccorso ed un panno
con
dentro, molto probabilmente, del ghiaccio. Il domestico si
avvicinò allo
stronzo, gli diede tutto ciò che aveva portato con
sé e così com’era entrato,
uscì.
Il demone
s’inginocchiò
dinanzi a me e, dopo avermi lanciato una fugace occhiata,
iniziò a togliermi la
scarpa del piede destro con dei rapidi e studiati gesti; sembrava un
vero
esperto nel farlo. Non mi seppi spiegare perché, ma, a
questa mia
constatazione, il cuore mi si strinse in una morsa.
Non appena finì di
slacciarmela, prese il panno con il ghiaccio e lo appoggiò
sopra la mia
caviglia slogata; tentai di scostarmi da quel freddo contatto, ma
Shade,
prevedendo i miei
movimenti, mi ordinò
di non muovermi. Quanto detestavo il fatto d’essere impotente
contro l’enorme
potere che il mio fiocco aveva su di me. Mi sentivo come un burattino,
incapace
di fare qualsiasi cosa senza essere manovrato dalla mano del suo
burattinaio.
Dopo che fu passato più
o
meno un quarto d’ora, il Demons tolse il panno dal gonfiore
che stava iniziando
ad apparire e prese una fascia elastica dalla cassetta del pronto
soccorso; l’avvolse
attorno alla caviglia, partendo dalle dita dei piedi fino a
metà polpaccio,
applicando un po’ di pressione. La fasciatura che ne
risultò, era a dir poco
impeccabile: non era né troppo stretta né troppo
larga.
Non
riuscivo a credere ai miei occhi.
-Non si ringrazia più?-
nonostante
il suo tono di voce fosse neutro, capii che era piuttosto irritato.
Inoltre, sapevo
fin troppo bene che avrei dovuto ringraziarlo, ma le parole non ne
volevano
sapere di uscire. Era come se qualcosa m’impedisse di fare
qualsiasi cosa. Che
fosse dovuto all’ordine che mi aveva impartito in precedenza?
Però, molto
probabilmente, non era questo il motivo, poiché egli mi
aveva intimato di
restare ferma, non di tacere. E se il
vero problema, in realtà, fossi io?
Il demone, non vedendomi
intenzionata a proferire parola, sbuffò esasperato e mi
afferrò per le spalle.
Mi guardò con una strana luce negli occhi e, con una leggera
pressione, mi fece
cadere supina sul letto; lui si distese sopra di me, sorreggendosi
sugli
avambracci per non pesarmi troppo. Che intenzioni aveva?
-Spero che questo ti serva da
lezione.- si avvicinò pericolosamente al mio collo, mi
scostò i capelli ed
iniziò a lambirlo lentamente con la lingua; avevo un
bruttissimo presentimento.
-Non mi hai lasciato altra scelta.-
-No, aspetta! Non
mord…!- ma
non riuscii a completare la frase, che gli acuminati canini di Shade
penetrarono nella mia tenera carne, lacerandola. A quel dolore
improvviso, sbarrai
gli occhi ed un urlo strozzato uscì dalla mia gola, senza
che io potessi fare
qualcosa per impedirlo. Quella sofferenza a cui ero costretta a patire,
era a
dir poco atroce: era come se migliaia di cocci di vetro fossero
conficcati in
profondità, facendo sì che fiotti di sangue
sgorgassero dal mio collo
martoriato. Non avevo mai sofferto così tanto in tutta la
mia vita.
Più il Demons succhiava
la
mia linfa vitale e più io mi sentivo spossata e stordita; le
cose intorno a me divennero
opache ed i suoni arrivarono alle mie orecchie sempre più
ovattati. Riuscivo a
distinguere chiaramente soltanto il dolore intenso causato dal morso
del
demone. Che tristezza.
Chiunque fosse stato al mio
posto, avrebbe pianto a dirotto per sfogarsi un po’, ma non
io, non adesso. Non gli avrei mai
più dato
la soddisfazione di vedermi piangere, anche se avessi avuto la
sensazione di
andare a pezzi. Era una promessa.
Nel momento in cui percepii
le palpebre divenire pesanti ed il battito cardiaco rallentare,
compresi che il
gelido abbraccio della Morte stava per raggiungermi. Rassegnandomi,
chiusi gli
occhi e lasciai che l’oscurità mi avvolgesse, per
l’eternità.
Angolo
autrice:
Ehm… ciao. ^-^” Vi ricordate di me? Sono colei che
dovreste uccidere per avervi fatto attendere così a lungo,
facendo nascere in
voi un’intensissima avversione nei miei confronti. Vi siete
ricordati?
Bene,
allora posso iniziare con le mie “patetiche” ed
“inutili” scuse e spiegazioni!
In
questo lasso di tempo, ho avuto diversi problemi scolastici, familiari,
di
salute e di connessione a Internet che mi hanno impedito di scrivere il
capitolo.
Ne sono terribilmente mortificata! So che non mi perdonerete mai, ma,
vi prego,
abbiate pietà di me. *mi nascondo*
Possibili
domande che vi starete facendo:
● “Ma
questa ha sempre problemi?”. Sì, purtroppo.
● “Per
quasi un anno, ho atteso per un capitolo così
piccolo?”. Be’, in compenso ci
sono alcuni colpi di scena, no? *sguardo da cucciolo*
● “Perché
si diverte a lasciarci col fiato sospeso?”. Il mio non
è divertimento, bensì
desiderio di far immedesimare completamente voi lettori nella storia,
come se
voi ed un personaggio in particolare foste la medesima persona. Non
è forse questo
il bello di una storia? Inoltre, a mio parere, i colpi di scena
aumentano la
curiosità e, di conseguenza, la voglia di scoprire come si
svilupperanno le
vicende successive. La pensate come me?
●
“Quando aggiornerà?”. Molto
probabilmente
durante le vacanze di Natale, ma non assicuro niente.
Ovviamente,
se avete altri quesiti, chiedete pure! ^^
Che
cosa ne pensate di questo capitolo? Spero che me lo facciate sapere in
una
recensione. Alla prossima, Piccola
Yuki.
<3
P.S.
Ho creato una pagina su Facebook, il link è questo:
“
https://www.facebook.com/pages/Il-Fiocco-perduto/849069808520471?fref=ts "
P.P.S.
Potrete trovarmi anche su Wattpad, il link lo troverete sulla pagina e
sul mio
account. <3
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