15 Steps di Spectrophobian (/viewuser.php?uid=781255)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** • Prologo • ***
Capitolo 2: *** Switzerland, 20.12.2015 ***
Capitolo 3: *** Switzerland, 21.12.2015 ***
Capitolo 4: *** On the Road to... ***
Capitolo 5: *** Vienna, 22.12.2015 ***
Capitolo 1 *** • Prologo • ***
'Mi spieghi che cazzo sta succedendo?' domandò Giulia, confusa ma allo stesso tempo consapevole.
Guardò malinconicamente il ragazzo che le stava seduto davanti con la testa nascosta fra le mani e rivide la loro storia.
Rivide il primo incontro, la prima uscita, i momenti passati insieme, le risate, le notti svegli passate a parlare di cazzate e di cose serie; ripensando a quei momenti, non riusciva a capire come mai il suo Federico stesse per diventare il Federico di qualcun altro.
O forse, lo era già.
'Giulia, fidati, vorrei non doverlo fare. Fosse per me, non lo farei ma...' lui sospirò, cercando di affogare le lacrime in quelle sue ultime parole. Non voleva farsi vedere così dalla ragazza; in qualche modo, rimanere sobrio e forte durante quel discorso gli sembrava una forma di rispetto che doveva dedicarle. Secondo Federico - che in quel momento si sentiva la coscienza macchiata - Giulia meritava le sue attenzioni e il doppio della delicatezza che poteva darle.
'...non me la sento. Ignorare quello che mi sta accadendo ora sarebbe essere ingiusti nei tuoi confronti. Non voglio andare a dormire la notte desiderando di avere qualcun altro al mio fianco. Non sopporto il tradimento e ti voglio troppo bene per farti una cosa del genere, lo sai.' sputò quelle parole, incapace di sostenere lo sguardo verde intenso di colei che era convinto di amare.
Lei sospirò, distrutta internamente. Amava Federico e la verità la feriva più di trenta lame ma, allo stesso tempo, doveva farsene una ragione. Lo amava così tanto che la sola idea di costringerlo a ricambiare il suo affetto rendendolo infelice le faceva ancora più male. 'Fede, è okay. Non sono arrabbiata e neanche ferita. Se tu sei infelice allora lo sono anche io e mi sembra palese che io desideri la felicità di entrambi tanto quanto te. Voglio solo sapere... cosa cazzo sta succedendo?' sussurrò, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo e guardandolo comprensivamente.
Lui le dedicò un mezzo sorriso, colpito dalla sua dolcezza.
'Quando l'altro giorno ho dovuto salutare Mika per l'ultima volta dopo la finale ho sentito una stretta. Entrambi siamo scoppiati a piangere e abbiamo capito che... non possiamo separarci. Abbiamo passato i mesi a scherzare su quello che la gente diceva su di noi ma, alla fine, è diventato reale. Mi dispiace così tanto, Giulia...' spiegò, continuando a trattenere le lacrime davanti all'espressione concentrata dell'altra.
'Non ti preoccupare. Cosa avete intenzione di fare a riguardo? Sai che casino potrebbe scoppiare se si venisse a sapere?' chiese lei, passandosi le mani sulle braccia per calmare la pelle d'oca che le era venuta nel sentire le parole del suo, ormai, ex ragazzo.
'Abbiamo bisogno di tempo da soli, lontano da qui. Ho bisogno di capire se...' mormorò.
'Se è quello che desideri davvero.' lo interruppe Giulia, finendo la frase per lui e sorridendogli flebilmente.
Lui annuì, guardandola per la prima volta negli occhi.
'Fede, tu sei il mio migliore amico. Qualsiasi cosa accada, continuerai ad esserlo. Ti sarò vicina, sempre. Vorrò per sempre bene al mio "Coso Dipinto"... spero che le cose fra te e Mika vadano per il meglio.' disse lei, alzandosi e abbracciandolo.
'Grazie...' mormorò lui, ingoiando il groppo di ansia e tristezza che gli si era formato in gola.
E, anche questa, era andata.
Michael ascoltava attentamente il racconto dell'altro, stupito dalla splendida reazione della sua ragazza. Quasi si mise a piangere mentre ripensava a come Andy, il suo ex, aveva fatto spallucce e aveva detto un semplice 'Fai come vuoi, avevo già capito tutto.' quando il libanese aveva finalmente trovato la forza di sputare il rospo.
'Fède, è... incredibile. Giulia è una grande persona... è stato molto bello da parta sua. Come stai tu?' chiese, poggiando una mano su quella del tatuato.
Federico la ritrasse velocemente, guardandosi attorno e controllando di non aver attirato sguardi indiscreti.
'Sto bene, Mika. Mi sento un po' in colpa ma per il resto... è okay. Piuttosto... sai meglio di me che non possiamo rimanere qui. Hai qualcosa in mente?' chiese infine, giocherellando con il piercing che aveva in mezzo alle sopracciglia.
Michael sorrise, contento di poter rispondere alla domanda che, infondo, sperava di ricevere dall'inizio della serata.
'Tu mi conosce, ho già pensato a tutto! Io sa che abbiamo bisogno di pausa da Italia e da resto del mondo quindi, dimmi che ne pensi: un viaggio on the road, con quindici tappe in giro per l'Europe. Alcune tappe le ho scelte perché mi sono care, altre perchè... volevo solo andarci. Ti va?'
A Federico inizialmente l'idea sembrava improbabile ma, quei ricci ribelli e quegli occhioni che lo scrutavano soddisfatti di quella che, secondo Mika, era la migliore idea del mondo non riuscirono a fargli dire di no.
'Ci sto. Quali sono le tappe?' chiese, bevendo un lungo sorso della birra che si era fatto portare al tavolo.
'Ohhh Fède...' sussurrò maliziosamente Mika: 'È una sorpresa!'
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Capitolo 2 *** Switzerland, 20.12.2015 ***
20.12.2015
'Senti questo pezzo! Senti che bomba! Che grandi!' esclamò improvvisamente Federico, alzando velocemente il volume della radio nell'istante in cui le prime note della nuova canzone degli Urban Strangers risuonarono nell'auto.
Mika - che ancora non si era ripreso dalla sconfitta - non poté far a meno di sorridere intenerito mentre guardava Federico tenere il tempo con la testa e canticchiare con una pronuncia inglese tutta sua.
I due si erano alzati alle sei del mattino per caricare le valige nel furgone che Michael stesso aveva noleggiato per la loro pazza fuga e avevano avuto giusto il tempo di fare colazione in un autogrill lungo la strada prima di mettersi definitivamente in viaggio.
Entrambi erano particolarmente stanchi, sopratutto Federico che si stava tenendo sveglio a forza per non lasciare l'altro da solo; nonostante la stanchezza e le occhiaie più definite del solito sul viso del rapper, Mika continuava a trovarlo bellissimo.
'Che c'è?' chiese Fedez non appena si accorse dello sguardo di Mika su di lui.
'Niente, tu... ehm, tua pronuncia inglese fa ridere.' farfugliò Michael, cercando una scusa per non far capire all'altro che, in realtà, lo stesse ammirando.
Federico spalancò gli occhi ironico: 'La MIA pronuncia fa ridere? Ma ti sei mai sentito?'
'Mia pronuncia inglese fa ridere?' chiese Mika, alzando un sopracciglio senza staccare gli occhi dalla strada e rallentando in prossimità degli sportelli di controllo doganale a pochi metri da loro.
'No, tua pronuncia italiana.' lo canzonò allora Fedez, imitandolo.
Mika gli lanciò un'occhiata senza risparmiare uno 'stronzo' sussurrato mentre abbassava il finestrino sotto lo sguardo attento della guardia.
'Posso avere i vostri documenti?' chiese quest'ultima con un accento milanese così marcato che fece accapponare la pelle anche allo stesso Federico.
Mika prese le carte d'identità di entrambi dal cruscotto e la guardia, che nel frattempo li aveva riconosciuti, li fece passare senza ulteriori domande.
'Pensi che si sia insospettito?' chiese Fedez, continuando a guardare l'espressione sorpresa dell'uomo dallo specchietto retrovisore.
'Frega nulla.' rispose Mika, infilandosi gli occhiali da sole e risistemando i documenti mentre l'auto avanzava lentamente.
Federico rise, guardando la strada vuota davanti a loro: 'Allora...' mormorò: '...ora mi dici dove stiamo andando?'
Mika sorrise, indicando con un gesto della mano il sedile posteriore: 'Prendi la borsa blu dietro di te.'.
Federico eseguì l'ordine, allungandosi sul posto e portando la borsa sulle proprie gambe una volta raggiunta e guardando interrogativo l'altro mentre ne estraeva il contenuto.
'Pensavo sarebbe stato un bel ricordo. Possiamo appiccicare foto o scrivere cose lì, cose diverse per ogni posto dove andiamo.' spiegò Michael mentre Federico esaminava un' agenda in cuoio rosso; quest'ultimo, dopo aver sfogliato un po' il 'diario di bordo' che il libanese aveva portato con sé, passò a controllare il restante contenuto della borsa. Ancora più confuso, ne estrasse una sacchetta nera che era particolarmente pesante considerandone le dimensioni. 'E questa?' chiese, facendola dondolare davanti al naso dell'amante.
Lui sorrise, leggermente imbarazzato: 'Uhm... non so, ho avuto questa idea altra notte. Ci sono quindici lucchetti dentro e un pennarello. Sarebbe carino dare a ogni tappa del viaggio una canzone, scrivere il titolo sul lucchetto e poi metterlo da qualche parte nel posto.'
Mika si sentì sprofondare mentre Fedez restava in silenzio, facendo passare il suo sguardo dal sacchetto al riccio.
'Dimmi un po', Penniman...' mormorò dopo attimi di silenzio che, a Mika, sembrarono secoli: '...quanti cazzo di film romantici hai visto in vita tua?' chiese ironico infine, sorridendo e prendendosi gioco dell' altro.
'Sembra quasi che sono io il piagnone qui.' rispose Mika, punzecchiando Fedez proprio sul suo punto debole: la sensibilità.
Nel veicolo scese il silenzio che diede l'opportunità ad entrambi di pensare, a chi con divertimento e a chi con imbarazzo, a quella volta in cui Federico era scoppiato a piangere alla fine di Titanic.
'E' che mi piace Di Caprio.' esordì infine il rapper, intuendo il pensiero dell'altro che, prontamente, lo guardò con un' espressione di scherno stampata in viso: '...e poi su quella cazzo di porta ci stavano in due.' aggiunse, guardando dritto davanti a se con espressione dura per non far capire a Michael che, al solo pensiero delle ultime scene del film, sentiva il viso diventare paonazzo e il naso pizzicare.
'Ohhh non tirare scuse! Tu piagnone travestito da thug.' esclamò Michael, fermandosi al semaforo.
'Okay, va bene. Torniamo a noi però. Mi vuoi dire dove stiamo andando?' borbottò imbarazzato Federico, cambiando argomento.
In effetti, Michael non gli aveva ancora svelato le tappe del viaggio; ogni volta che Fedez faceva una domanda su di esse, il riccio rispondeva con 'E' una sorpresa, Fedèz.' e spostava la sua attenzione su qualcos'altro.
'Uhm, non ci arrivi da solo?' chiese Mika, guardandosi attorno con sguardo assassino mentre cercava una via di uscita dal traffico.
'Mika, non fare il rompiballe. Dove siamo?' ribatté nervoso il rapper che il traffico non lo aveva mai sopportato.
'Oh dai Federrrrrico, indovina.' rispose nuovamente l'altro, sorridendo divertito.
Fedez sbuffò e, sotto lo sguardo sconvolto dell'altro, abbassò il finestrino: 'Zio?!' gridò, richiamando l'attenzione dell'autista fermo affianco a loro che, una volta che realizzò chi lo stesse chiamando, spalancò gli occhi sorpreso.
'Dove vai di bello, amico?' chiese Federico,affacciandosi dal finestrino per farsi sentire sopra il riecheggiante lamento dei clacson.
'Z....Zurigo.' rispose quello, sporgendosi appena per vedere chi si trovasse al fianco del rapper.
Fedez, in ogni caso, coprì prontamente Mika dalla visuale dell'autista e, dopo aver ringraziato, si risistemò sul sedile alzando il finestrino alle sue spalle.
'Svizzera?' chiese quindi, con un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
'No, Novi.' biascicò l'altro, scocciato dal gesto del tatuato.
Federico rise, poggiando una mano sulla gamba del ragazzo al suo fianco.
Mika si irrigidì a quel contatto: entrambi erano contrari al tradimento e quindi, prima di aver lasciato i loro rispettivi partner, non erano mai andati oltre al semplice abbraccio. Avevano sempre evitato le situazioni imbarazzanti ed entrambi sapevano che sarebbe stato difficile abituarsi a quel nuovo rapporto che c'era fra di loro.
'Non preoccuparti.' mormorò Federico, spostando la sua mano dalla gamba al braccio di Michael: 'Non dobbiamo più preoccuparci. E' per questo che stiamo facendo questo viaggio, no?' aveva poi aggiunto, facendo rilassare l'altro.
Rimasero per qualche attimo in quella posizione, attimi nella quale Federico riuscì a notare il ragazzo tranquillizzarsi e guardarlo felice per qualche secondo prima di spostare la sua completa attenzione sulla strada.
'Quindi? Dove andiamo?' chiese infine, risollevando la voce e spostandosi verso il proprio finestrino.
'A cosa pensi quando ti parlano della Svizzera?' chiese Mika, alzando le sopracciglia e mordendosi il labbro inferiore eccitato.
'Definitivamente al cioccolato.' affermò Federico, sentendo lo stomaco brontolare per la prima volta in tre ore di viaggio.
'Yup.' sospirò Michael, mentre già si vedeva addentare una barretta di cioccolato al latte con noccioline -il suo preferito-.
'Quindi...' esclamò Federico: 'Prima tappa del nostro trip Svizzevo?' chiese, fallendo miseramente nell'imitare un accento svizzero.
'Maison CaIller.' rispose Michael con un adorabile accento francese, svoltando a destra ed accelerando in assenza di traffico.
MAISON CAILLER
La Mesò Caglieh -come venne poi rinominata da Mika per prendersi gioco della pronuncia di Fedez - fu la prima cioccolatiera al mondo a produrre e vendere il cioccolato al latte.
Quando i due parcheggiarono di fronte ad essa, Fedez rimase stupito: in effetti, più che una cioccolatiera, sembrava la casa bianca in un mondo parallelo dove Willy Wonka fa da presidente.
Ovviamente, quando entrarono, si trovarono di fronte ad un' enorme fila; tuttavia, la mezz'ora buona di attesa, la spesero per scegliere bene i prodotti da acquistare e la scelta era così vasta che, quando arrivarono alla cassa, erano ancora indecisi.
Mika pagò per entrambi e Fedez non volle sinceramente sapere quanto costò la loro ghiottoneria. Fatto sta che uscirono con due buste piene di ottima cioccolata che gustarono in riva al lago Montsalvens, poco lontano da lì.
Un'ora e molto cioccolato più avanti, i due si ritrovarono sdraiati sull'erba, con la testa di Mika poggiata sullo stomaco di Fedez mentre, in silenzio, sentivano il diabete farsi strada dentro di loro.
'Fedèz?' borbottò Mika, portandosi una mano sulla pancia dolorante.
'Mmhh?' rispose il rapper, cercando invano di alzare la testa per incrociare lo sguardo del riccio.
'Sei vivo?' chiese Michael, ridacchiando in maniera piuttosto isterica.
Passò qualche secondo di silenzio prima che entrambi scoppiassero a ridere.
'Mik, cazzo, abbiamo esagerato. Ho mangiato più cioccolato nell' ultima ora che in tutte le Pasque della mia vita.' esclamò Federico, alzandosi e dirigendosi verso la macchina.
'Ho bisogno di dormire. E forse di vomitare. Hai prenotato un albergo?' chiese, aprendo la portiera della macchina dalla parte del passeggero e facendo segno a Michael di avvicinarsi con la testa.
'Of course. Questo che fai, lo prendi tu? Io non voglio neanche toccare.' chiese il libanese indicando una busta della Cailler piena ancora per metà -ebbene si, ne era avanzato- e cercando le chiavi della macchina nelle tasche posteriori dei jeans.
Federico sorrise, scuotendo la testa e inchinandosi per raccogliere il sacchetto.
'Sai dove dobbiamo andare, almeno?' disse, allacciando la cintura di sicurezza e infilando la busta sotto il sedile.
Michael poggiò l' iPhone con l'app delle mappe ancora aperta sul cruscotto: 'Se ci ritroviamo in Russia sarà colpa di telefono non mia.' disse, mettendo in moto la macchina e facendo manovra per rientrare in strada.
Federico, nel frattempo, accese la radio alla ricerca della canzone da scrivere sopra il lucchetto per la Svizzera, saltando le stazioni che trasmettevano canzoni tristi.
Angolo scrittrice;
Ciao!
Chiedo scusa per il ritardo ma, purtroppo, dovevo ancora decidere delle cose sulla ff e non ho avuto il tempo di aggiornare :)
Comunque, cercherò di scrivere almeno due capitoli su ogni tappa del viaggio, aggiungendo foto come ho fatto in questo capitolo per farvi vivere un po' più "dal vivo" la gita Midez ouo.
Fatemi sapere cosa ne pensate, è un piacere leggere le vostre recensioni.
Un bacio :)
P.S. : chiedo scusa per il grassetto nel capitolo precedente, purtroppo ho avuto dei problemi con l'editor di efp e ho dovuto usare un programma che non conoscevo molto bene e_e ho modificato il capitolo :)
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Capitolo 3 *** Switzerland, 21.12.2015 ***
Quando Federico si svegliò la mattina dopo Michael ancora dormiva.
Rimase per qualche secondo ad ammirare la bellezza del ragazzo che, sdraiato al suo fianco con le labbra leggermente schiuse e i capelli arruffati davanti agli occhi, viveva avventure tutte sue nel mondo dei sogni. Trattenendosi dal carezzare quei ricci, Fedez si stropicciò gli occhi e si diresse verso il bagno, infilandosi poi nella doccia e tirando un sospiro di sollievo quando sentì il calore dell'acqua avvolgerlo e proteggerlo dal freddo che solo una mattina invernale - in Svizzera, per altro - poteva riservare.
Mika si svegliò qualche minuto dopo, riportato nel mondo reale dal canto di Federico ovattato dal suono dell'acqua scrosciante. Si alzò dal letto e, camminando a stento per via dei postumi del cioccolato del pomeriggio prima, si avvicinò alla finestra per godersi il panorama: purtroppo, tutto quello che riuscì a vedere fu una nebbia compatta e le bianche cime delle Alpi in lontananza. Scoraggiato, tese l'orecchio sperando di sentire qualcosa che si avvicinasse al cinguettio degli uccelli ma tutto quello che riuscì a sentire fu il classico "canto da doccia" di Federico.
'Che canzone cantavi?' chiese Mika, entrando improvvisamente nel bagno e sorprendendo un Federico in pigiama intento nello spazzolarsi i capelli ancora umidi davanti allo specchio.
'Mh?' mormorò l'altro, non capendo a cosa si riferisse il libanese.
'I am the passenger and I ride and I ride, I ride through the city's backsides...' canticchiò Mika, intonando la canzone che aveva sentito cantare prima al tatuato.
'The Passenger, Iggy Pop.' rispose allora Federico, attaccando il phon alla presa affianco al lavandino.
'Penso sia bella canzone da scrivere su lucchetto per Svizzera, no? Parla di un viaggio, di viaggiatori.' mormorò Michael, seguendo con lo sguardo ogni gesto di Federico che cercava di capire come funzionasse l'asciugacapelli che aveva rubato dalla valigia del riccio.
'Si, può andare. Che si fa oggi?' rispose l'altro, ripassando mentalmente il pezzo che Mika aveva proposto per la prima tappa.
'Prima di tutto colazione, poi Zoo di Basilea, Kapellbrucke e per le nove di nuovo in viaggio.' rispose l'altro, controllando quante cose avesse lasciato in giro per rimetterle in valigia: 'Quindi fai meglio a muoverti. Sto morendo di fame.'
Federico sorrise, accendendo il phon: 'Ancora cinque minuti!' esclamò, alzando il tono della voce per farsi sentire sopra il ronzio dell'asciugacapelli.
BASEL ZOO
Da come lo zoo veniva rappresentato nella cartina dall'alto esposta all'entrata Federico l'associò al Central Park di New York: una grande macchia verde nel grigio della città.
'Qua c'è scritto che lo zoo è stato riconosciuto come salvatore di molte specie da estinguenza.' mormorò Mika, leggendo uno dei grandi cartelloni appesi sul muro in prossimità della biglietteria.
'...Estinzione. E poi scusa, ma da quanto parli lo svizzero?' chiese Federico, distogliendo l'attenzione dalla cartina che stava fissando.
'Idiota, c'è traduzione in inglese affianco.' borbottò l'altro, muovendosi con piccoli passi man mano che la coda per la cassa avanzava.
'Ahn. Comunque questo posto è enorme, come fai a sapere che ce la faremo per le nove?' chiese Fedez, togliendosi finalmente lo sfizio di spostare un riccio ribelle dal viso del più grande che, intenerito da quel gesto, sorrise dolcemente: 'Non lo so ma tu non sai neanche dove saremo domani mattina quindi fra noi due io sono messo meglio, no?'
Federico rise, stringendo un braccio attorno alla vita di Michael e sentendo la differenza d'altezza farsi più palese.
Lo zoo, come Federico aveva intuito, si rivelò davvero enorme e, nonostante saltarono tutta la sezione dedicata agli uccelli e l'acquario causa paura dell'acqua da parte di Mika, il tour non scalò neanche di un minuto.
Dopo una sosta di almeno un quarto d'ora davanti alla riserva dei lupi di cui Fedez si era rivelato grande amante dal nulla, erano giunti a una delle ultime sale: quella delle scimmie.
Sfiniti, avevano deciso di sedersi per qualche minuto su una panchina per mangiare un panino e poi uscire definitivamente dall'edificio. Mentre parlavano ,entrambi notarono una scena particolarmente suggestiva.
Uno scimpanzé nella "gabbia" davanti a loro poggiava la mano contro il vetro ogni volta che un bambino curioso si avvicinava più degli altri per osservarlo meglio.
'Però, se ci pensi, è strano.' borbottò Federico, finendo con un morso il panino al salame che Mika aveva portato con se; quest'ultimo lo guardò in silenzio in attesa di un continuo.
'Nessuno sa cosa ci differenzi dagli animali, eppure per questo piccolo dettaglio loro sono in gabbia e noi siamo liberi, dall'altra parte del vetro che li fissiamo.' spiegò senza staccare gli occhi dallo scimpanzé.
'Beh, non vedo molta differenza. Loro lì dentro hanno i loro alberi e i loro ruscelli, sono cresciuti dentro e ormai vedere la gente dall'altra parte del vetro è abitudine: non si accorgono di essere in gabbia proprio come anche noi, probabilmente, non ce ne accorgiamo e ci crediamo superiore. Magari animali sono li che dicono: -Guarda che schifo loro, con le loro pellicce finte che copre la loro pelle viscida e i loro musi spelacchiati e i loro pregiudizi... bleah. Menomale che noi siamo più intelligenti e liberi.-' constatò l'altro con un sorrisetto sulle labbra mentre si immaginava i pensieri di quei poveri animali.
Federico si girò, studiando l'altro con lo sguardo; 'Accidenti!' esclamò infine: 'Questa potrei rubartela per una canzone.'
Mika si addolcì visibilmente: 'Sarebbe un onore sentire mie parole in tua canzone, Fedèz.'
KAPELLBRUCKE
'Non è bello?' chiese Mika, camminando sul lungo ponte e affacciandosi ogni tanto per guardare il profilo della città aldilà del fiume.
Mentre andavano avanti, osservavano sopra di loro i pannelli triangolari sul soffitto che erano stati decorati con dipinti medioevali mostranti scene di vita quotidiana e militare dell'epoca.
'Si, ma fa freddo.' rispose Federico, stringendosi nella felpa e osservando assorto il sole affogare nell'acqua all'orizzonte.
'Io aveva detto di portare giacca ma tu non ascolti.' sbuffò Mika, quasi contando sulle dita le volte in cui, effettivamente, aveva ricordato a Federico la temperatura esterna prima di uscire dall'hotel.
'Scusa, mamma.' ghignò l'altro, preparandosi a schivare un probabile colpo da Michael.
Mika si limitò a scuotere la testa mentre si sfilava la giacca e la poggiava sulle spalle del più basso che tentava in tutti i modi di non arrossire.
Continuarono a camminare e a commentare i dipinti fino a quando non si trovarono davanti ad una torre ottagonale le quali pareti erano ricoperte dai classici lucchetti che Federico aveva sempre visto nei film sdolcinati che Giulia lo aveva costretto a vedere.
'E qui finisce la nostra sosta svizzera.' mormorò Mika, prendendo un lucchetto e un pennarello dalla borsa.
'Uhh, fallo fare a me!' disse felice Federico, sfilando il tutto dalle mani del più alto e scrivendo sul lucchetto il titolo della canzone che avevano scelto insieme sforzandosi di utilizzare una scrittura comprensibile; infine, chinandosi verso le basi della torre alla ricerca di uno spazio libero, appese il lucchetto e lo fece scattare, lanciando poi le chiavi il più lontano possibile oltre la ringhiera del ponte.
"Chissà se sono ancora insieme." pensò Fede, osservando poi i lucchetti circondanti il loro con miliardi di nomi di tutte le nazionalità scritte sopra.
'We'll be the passenger, we'll ride through the city tonight.' canticchiò Mika mentre l'altro si rialzava e si puliva le ginocchia sulla quale si era poggiato poco prima.
La campana della Cappella di St. Peter rintoccò nove volte il lontananza, facendo capire ai due che era ora di andare.
Dopodiché, senza dire neanche una parola, si presero per mano e si diressero verso il furgone mentre, felici, si sentivano come se la chiusura di quel loro primo lucchetto li avesse avvicinati più di prima.
Ciao!
Ancora una volta sono in ritardo... mi scuso e giuro che mi impegnerò nell'aggiornare prima.
Come al solito vi chiedo di recensire: sentire il vostro parere è l'incoraggiamento migliore per andare avanti, positivo o negativo che sia.
Grazie per aver letto fino a qui, ve se ama.
Un bacio,
Alex.
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Capitolo 4 *** On the Road to... ***
Federico
pensava molto
spesso all'amore. Passava notti intere a riflettere, a pensare cosa
rendesse la
persona che gli dormiva accanto diversa da tutte le altre, cosa avesse
di
particolare e perché solo lui vedesse quelle piccole cose
che, improvvisamente,
ha cominciato a notare. Perché uno sguardo, un sorriso, una
parola detta in un
certo modo, un gesto o anche solo un' espressione di quella determinata
persona
sembravano essere di fondamentale importanza? E, soprattutto,
perché solo lui
vedeva e provava amore in quei minuscoli dettagli? Perché il
mondo intero non
si accorgeva di quei piccoli creatori di bellezza?
Federico, così come
pensava all'amore, scriveva pure su di esso. I suoi quaderni erano
riempiti di
testi, frasi, parole. Tutto quello che gli cresceva in testa lui lo
buttava giù
su un foglio che poi, per quanto stropicciato e rovinato dalle lacrime
potesse
essere, avrebbe conservato per il resto dei suoi giorni. A volte erano
parole
taglienti, quasi dolorose; altre erano dolci e gli piaceva il suono che
creavano nella sua testa.
Sembrava quasi
impossibile credere che Federico, quel ragazzo con piercing e tatuaggi
che se
ne andava in giro con espressione fredda, potesse anche solo pensare
delle cose
del genere.
Quando scriveva canzoni a
riguardo difficilmente le terminava. Certe volte perchè,
preso dalla passione e
spinto dai pensieri, era finito a non seguire più la ritmica
del testo e a
scrivere pagine e pagine di riflessioni confuse; altre volte, veniva
distolto
dal pensiero della persona che amava, dai suoi occhi dolci sbadatamente
coperti
dai ricci ribelli.
Federico -Fedez, come si
faceva chiamare- improvvisamente aveva smesso di pensare all'amore di
notte.
Ormai ci pensava la mattina a colazione, in macchina, a pranzo, sotto
la
doccia. Non riusciva a distrarsi, tantomeno a fare un pensiero che non
andasse
a finire sul riccio.
'Dovresti buttarti.'
Erano queste le parole
che Federico si sentiva dire in continuazione da chi si era accorto del
suo
stato d'animo.
'Il cuore non si
controlla, assecondalo.'
Federico annuiva ogni
volta, facendo finta di sentirsi particolarmente incoraggiato da questi
consigli. Ormai, neanche più ascoltava. Fissava la persona
negli occhi
facendosi interessato e nel frattempo si immaginava come avrebbe
reagito nel
sapere che, in verità, la persona di cui si era follemente
innamorato era un
uomo.e
Tuttavia, conservava le
domande che gli venivano poste e poi, quando era solo, le riformulava
davanti
allo specchio.
Sei sicuro di essere
innamorato? Senti le stesse cose che provavi per Giulia? Secondo te
questa
persona prova lo stesso?
Federico si studiava
attentamente davanti allo specchio. A dire la verità, non si
trovava brutto.
Ma, comunque, non era bello come lui. Mika aveva i suoi ricci, i suoi
occhi
grandi, la sua pelle chiara e pulita, le sue labbra morbide e le sue
mani
grandi e curate.
Federico, semplicemente,
non era così.
Perché Mika, con i suoi
ricci e tutto il resto, avrebbe anche solo passato una notte con lui?
O,
addirittura, lasciare il suo ragazzo per lui?
Il telefono vibrò,
illuminando un angolino della stanza in penombra che Federico stava
riempiendo
con i suoi pensieri.
'Mika: Ciao Fedez, pronto
per domani?'
Federico respirò
profondamente, scrivendo e cancellando più volte il
messaggio cercando di
sembrare il meno stupido possibile.
'Non ne sono tanto sicuro
ahahah.'
Rimase seduto per qualche
secondo in attesa di una risposta, asciugandosi più volte le
mani sudate sui
pantaloni.
'Mika: Ahahhahaha...
perché stasera non ci vediamo per bere una cosa assieme?'
Federico sorrise a Mika
che, buffamente, si dirigeva verso l'auto con un paio di buste
appresso.
'Cosa mi hai preso?'
squillò Fedez non appena il riccio aprì la
portiera del guidatore del loro
furgone parcheggiato davanti ad un autogrill 24h.
'I don't know... fruga,
ho preso un po' di tutto.' rispose lui, lanciandogli uno dei sacchetti
e
accendendo la radio; 'Uh, I like this song.' mormorò,
alzando il volume e
canticchiando mentre Federico stava già sgranocchiando delle
patatine alla
paprika.
Mika alzò il tono della
voce, intonando meglio la canzone e facendo delle espressioni impegnate
proprio
come stesse cantando una serenata alla sua donzella.
Peccato che la serenata
in realtà fosse una canzone di Drake.
E che Federico sia
abbastanza lontano dall' idea di donzella che tutti abbiamo in mente.
Nonostante questi
dettagli, Federico stette al gioco e, con la bocca ancora sporca di
briciole,
cominciò a cantare e "ballare" insieme al libanese.
I due scoppiarono a
ridere quando cominciarono a danzare in maniera decisamente
imbarazzante e
decisero di riprendere il loro viaggio.
'Dunque, Drika...' disse
Fedez, prendendo in giro Mika per l'esibizione di pochi secondi prima:
'Quanto
ci aspetta prima di giungere a destinazione?'
'Se tutto va bene
un'ora.' rispose Michael, concentrandosi sulla guida.
'Ti dispiace se mi
appisolo?' chiese il rapper, accucciandosi un po' di più sul
sedile per stare
comodo.
Mika si limitò a
sorridere, abbassando leggermente il volume della radio per non dare
fastidio
all' altro.
Michael
pensava molto
spesso all'amore. La maggior parte delle sue canzoni parlavano di
amore,
qualsiasi cosa che vedesse lo riportava all'amore. Tuttavia, ne aveva
una
visione particolarmente leggera: per lui, tutto era collegato
dall'amore. Un
amore puro, innocente, candido. Così come amava sua madre,
amava sua sorella.
Così come amava l'adorabile vicina anziana che ogni domenica
mattina gli
portava un po' del suo dolce, amava il suo Andreas. Era un amore
monotono,
quasi insistente. Tuttavia, portava equilibrio nella vita del ragazzo,
lo
aiutava ad alzarsi la mattina e a dormire tranquillo la notte.
Sarà appunto per
questa abitudine che , improvvisamente, Michael smise di chiudere
occhio.
Smise di vedere l'amore
da qualche altra parte se non in lui. L'amore che provava in eque parti
verso
tutti i suoi cari si accumulò su un' unica persona. La sua
visione 'bianca'
dell'amore si distorse, diventò ossessiva. Ogni volta che
scriveva qualcosa cercava
con tutte le sue forze di non inviarle al ragazzo... ma falliva.
Michael scoprì
un nuovo tipo di amore, anzi, senza saperlo, scoprì l'amore.
Michael -Mika, come si
faceva chiamare- improvvisamente capì: prima di allora non
sapeva cosa fosse
l'amore e, quando lo aveva scoperto, si era spaventato e aveva
sbagliato
nell'interpretarlo.
'Mika, I just... I need
to go. See you
later.'
'Andy, wait a...'
Michael non fece neanche
in tempo a finire la frase che il suo ragazzo era già uscito
dall'appartamento
sbattendo la porta.
Sconsolato, prese il
telefono e cominciò a scorrere i feed di ogni social network
esistente.
'Al diavolo.'
pensò dopo
una decina di minuti.
Non avrebbe passato la
sua ultima serata libero da solo.
Federico si
presentò con
qualche minuto di ritardo, cliché.
Si salutarono con un
breve abbraccio e poi andarono a sedersi in un tavolo infondo al
locale,
protetti dallo sguardo indiscreto delle persone attorno a loro.
'Come va,
Mika?' chiese
Federico, sfilandosi la felpa e poggiandola sullo schienale della sedia.
'Insomma.'
borbottò
l'altro, abbassando lo sguardo e ripensando alla lite con Andy.
'Insomma?'
ripeté Fedez,
che non aveva mai visto l'amico così a terra.
Mika
annuì flebilmente,
passandosi una mano tra i ricci.
'Problemi con Andreas?'
suppose Federico, capendo di averci azzeccato quando lo sguardo del
libanese si
incatenò per la prima volta nella serata con il suo,
trasmettendogli tanto di
quello stress che a Fedez sarebbe bastato per i tre mesi seguenti.
'Lui dice che non amo
più
lui. Che amo altra persona.' mormorò Mika, distogliendo lo
sguardo da quello
del tatuato e sperando che non riuscisse ad accorgersi del rossore che
gli
stava violentemente colorando il viso.
Federico, invece, se ne
accorse eccome ma lo associò alla tristezza del libanese.
'Ed è vero?'
chiese lui,
sentendo una morsa di gelosia stringergli lo stomaco.
'...boh.' rispose
Michael
in un sussurro.
Federico
rimase
sbigottito: Mika - quello che conosceva lui - non avrebbe mai ammesso
una cosa
del genere se non si fosse trovato proprio a terra.
'Ciao ragazzi, che vi
porto?' chiese una cameriera, avvicinandosi e sfilando una penna dalla
taschina
del grembiule.
'Una bottiglia di Jack
Daniels e due bicchieri, grazie.' rispose Fedez, alzando un
sopracciglio mentre
fissava Mika che, dal canto suo, non si oppose all'ordine dell'amico.
Per
mezzanotte erano più
sbronzi che vivi. Federico pagò con una banconota da
cinquanta un conto da
ventisei e diede il resto come mancia al cane randagio fuori
ringraziandolo del
servizio. Mika ormai non azzeccava neanche un verbo e Fedez,
stranamente, non
lo corresse neanche una volta. Dicevano frasi a caso per poi
dimenticarsene due
secondi dopo, prestavano attenzioni a sciocchezze e camminavano
reggendosi
l'uno all'altro convinti di essere più stabili.
Non sapendo - o meglio,
non ricordandosi - come, si trovarono davanti ad un negozio di tatuaggi
ancora
aperto.
Mika
si riprese dai
ricordi confusi di quella loro prima notte insieme solo quando dovette
attraversare un incrocio dopo kilometri di autostrada.
'Fedèz,
sveglia, siamo
arrivati.' esclamò, accostando per qualche secondo mentre
cercava su internet
l'indirizzo dell'albergo che aveva prenotato.
'Dove
siamo?' brontolò
qualche secondo dopo il rapper, con la voce ancora impastata dal sonno.
'Willkommen
in Wien'*
disse Mika, poggiando il telefono sul cruscotto e rimettendosi in
strada.
'Wonka
che?' chiese
confuso Fedez senza scomporsi di un millimetro.
Mika
rise: 'Vienna Fedèz,
siamo a Vienna.'
ANGOLO DELLA SCRITTRICE
Ciao belli! Lo so, non passerà
mai capitolo in cui io non chieda scusa per il ritardo... amatemi
comunque.
Avete visto la finale? I midez nudi? I midez nudi che corrono? Cosa ne
pensate? *fangirl estremo*
Un bacione,
Alex
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Capitolo 5 *** Vienna, 22.12.2015 ***
22.12.2015
'Fede, darling, wake up.' sospirò Mika, riavvicinandosi al letto e accarezzando il braccio tatuato di Fedez per l'ennesima volta.
Rimase fermo a guardarlo per qualche interminabile e silenzioso minuto mentre, con la faccia nascosta tra i cuscini e la schiena nuda leggermente coperta dalle lenzuola candide in contrasto con la pelle colorata, non sembrava voler dare segni di vita.
'Tornerò fra cinque minuti.' sbuffò Mika, aggiustando la coperta sull'altro con un gesto quasi materno ed alzandosi subito dopo per rimettere a posto le cose che aveva lasciato sparse per la spaziosa stanza d'albergo.
'Perché non vieni tu a letto?' borbottò Fedez con la voce soffocata dai cuscini.
Mika si bloccò sul posto, ridacchiando e cambiando rotta verso il lato vuoto del letto: 'Perché è ora di alzarse.' affermò, poggiando i gomiti sul materasso e guardando Federico che, finalmente, aveva girato la testa e incrociato lo sguardo di Michael per la prima volta nella giornata.
'E chi lo dice?' sbuffò beffardamente Fedez prima di afferrare il braccio di Mika e trascinarlo al suo fianco. Michael si tolse le scarpe con i piedi contraddicendosi mentre cercava di apparire irritato sotto lo sguardo assonnato di Fedez.
'Che si fa oggi, Mr. Mattiniero?' chiese Federico, poggiando una mano sul collo del riccio e accarezzandolo dolcemente con il pollice.
'Hey, sono le undici a.m.! Non sono io mattinierio, sei tu dormiglione!' protestò imbronciato Mika, nascondendo la felicità che le piccole attenzioni dell'altro gli stava provocando.
'Mh, si, certo.' sorrise Fede, passando poi dal collo del libanese ai famosi ricci di cui lui e mezza popolazione mondiale -ma lui soprattutto- si erano innamorati.
A questo gesto seguirono attimi di silenzio nella quale Mika pensava a crogiolarsi tra le coccole che il tatuato gli stava riservando.
'Forse possiamo aspettare ancora un pochino prima di uscire.' mormorò Michael sistemandosi tra i cuscini mentre Federico ridacchiava intenerito dalla dolcezza del ragazzo.
Proprio in quel momento il telefono del milanese si fece notare portandosi dietro la curiosità e - quasi - gelosia del riccio che, in tanti mesi di XFactor, aveva imparato a riconoscere quella suoneria in particolare che Fedez aveva impostato solo per Giulia in modo da fargli sapere quando era d'obbligo rispondere.
'E' Giulia?' chiese Michael, alzando la testa e osservando l'espressione corrucciata del rapper mentre si allungava fuori dal letto per prendere l'iPhone sul comodino.
Federico non rispose o, almeno, lo fece ma non a Mika.
'Fedé?' lo richiamò il libanese, poggiando una mano sulla spalla dell'altro.
'E' Giulia, chiede come stanno andando le cose... ti saluta.' rispose assente Federico che non ne voleva sapere di staccare gli occhi dal telefono.
'Lei ti manca, isn't it true?' questa domanda quasi sussurrata da Mika portò con se una fitta tensione che fece calare il silenzio nella stanza, forzandosi tra i due ed impedendo a Fede di continuare la scrittura di quello che appariva un innocente riassunto dell'inizio del viaggio.
'Non prendertene male, Mika. Era la mia migliore amica, ovviamente mi manca.' borbottò Fedez, scrivendo le ultime parole del messaggio e inviandolo a Giulia insieme alle maledizioni che Mika, quasi senza neanche accorgersene, le stava dedicando in tutte le lingue che conosceva (e ne conosceva tante).
'Sure, la tua migliore amica. Era la tua ragazza, Fedèz.' sbuffò Mika, girandosi dall'altra parte dando le spalle al rapper.
Quest'ultimo non sembrò turbato,anzi: lo abbracciò da dietro, avvicinando la bocca all'orecchio del libanese.
'Tesoro, a differenza tua io ci tengo a sottolineare la differenza tra amici e fidanzati.' disse con sorriso beffardo che Mika riconobbe grazie al contatto fra il suo collo e la faccia del tatuato.
'Non capisco di cosa tu stai parlando!' esclamò Michael, sedendosi di colpo e guardando con faccia sconvolta Fedez che, sdraiato sul dorso con le braccia dietro la nuca, continuava a guardarlo con un ghigno derisorio stampato in faccia.
'Mah, chiedilo al tuo amico Andy.' disse Fedez canzonando il libanese riferendosi al documentario che aveva girato poco prima dove definiva il suo compagno un semplice 'amico'.
Mika, sorpreso dall'insolenza dell'altro, alzò un dito per zittirlo: 'Non dire altro.' si limitò a dire, trattenendo un risolino idiota e chiudendosi poi in bagno con le risate di Federico che gli facevano da sottofondo.
SIGMUND FREUD MUSEUM
'Certo che questo tizio era proprio strano.' sussurrò Fedez, osservando i quadri, le statue e i libri esposti nella casa nella quale Freud aveva vissuto per oltre quarant'anni.
'Perchè?' chiese Mika, guardandosi attorno alla ricerca della fonte di stupore del milanese.
'Come perché! Guarda che arredamento!' esclamò Federico, indicando i tappeti, le tende e la carta da parati decisamente pacchiani che tappezzavano l'appartamento di -a parere di Fedez- cattivo gusto.
'Ma veramente...' disse Mika, mettendo su un broncio confuso: '... a me l'arredamento piace.'
'E ti pareva, Freud il ritorno.' scherzò Fedez, ricevendo un'occhiataccia in cambio della sua simpatia.
'Meine Herren, können Sie folgen??* mormorò un uomo con i capelli bianchi e degli occhialini fuori moda poggiati sulla punta del naso.
I due, che di tedesco non ne sapevano niente, rimasero in silenzio per qualche secondo, interrompendo le occhiate confuse indirizzate al signore guardandosi a vicenda in cerca di aiuto.
'Aiuto, è il fantasma di Freud tornato per vendicare l'arredamento che ho offeso.' sussurrò Fedez, guardando con terrore l'anziano davanti a sé e nascondendosi appena dietro l'altro, che osservava la scena a metà tra il divertito e il confuso.
'Ich liebe dich your mobilich, signorish Freud.' balbettò Federico mentre tentava di chiedere scusa al defunto con un tedesco azzardato.
L'uomo parve -ovviamente- non capire mentre faceva scorrere lo sguardo tra Mika e Fedez.
'Follow me, Sir?' chiese, facendo mente locale delle sue poche conoscenze inglesi e indicando una porta aperta più in là.
'Idiota, è la guida del museo.' borbottò Mika, portandosi una mano alla fronte e spintonando il rapper con l'altra.
Mika si era pentito di tante cose nella sua vita. Alcune di esse potevano sembrare sciocchezze, altre invece erano decisamente più serie. Ma mai, mai si era pentito così tanto quanto l'aver portato Federico nella casa di Freud.
Era questo il pensiero fisso che gli girava in testa da circa dieci minuti, ovvero da quando Fedez l'aveva costretto a sedersi sulla sedia da analisi dello psicoanalista per fare una foto e, attirando le occhiatacce delle persone circostanti, rideva così tanto da non riuscire a premere un pulsante sullo schermo del suo telefono.
'Fedè, stop, please.' lo scongiurò il riccio, roteando gli occhi all'ennesimo urletto poco virile che il tatuato aveva emesso nell'alzare lo sguardo e vedere il suo Freud seduto al posto del Freud di qualcun altro.
'Aspè, fai una faccia più presa che dopo ti ci metto pure la vignetta. Mika, dai, fallo seriamente che mi sembri Barbara D'Urso che intervista l'uomo invisibile.'
PRATER
Il sole era già calato da qualche ora quando Federico e Michael passeggiavano per l'affollato parco mangiando popcorn e caramelle, guardando i bambini che correvano da una giostra all'altra e ripensando alla catastrofica visita alla casa di Freud.
'Ti va?' chiese Mika, alzando lo sguardo ed indicando con un cenno della testa l'imponente ruota panoramica che si trovava infondo al parco.
Fedez guardò sconvolto Mika non appena vide la ruota anche solo da lontano: 'Sei pazzo? Sai che soffro di vertigini!' esclamò, spingendo Mika dalla parte opposta per fargli cambiare idea.
'Oh come on Fedèz non è poi così alta.' rispose Michael, afferrando Federico per l'avambraccio e trascinandolo verso l'attrazione come se fosse un bambino piccolo: 'Io sono stato dieci minuti su una sedia perché tu ha chiesto me. Let's go.'
Un ragazzo di circa trent'anni chiuse le cinture di sicurezza in più o meno cinque secondi; Fedez, invece, ci mise cinque minuti per controllare che fossero chiuse bene e per sistemarsi sulla seggiola della ruota.
Mentre saliva, tutto quello che Federico fece fu spingersi contro lo schienale tenendo stretto la maniglia di sicurezza e guardandosi attorno mentre sudava freddo.
Quando, finalmente, la ruota arrivò in cima e si fermò Fede si tranquillizzò e sembrò addirittura godersi la vista notturna della città.
'Cosa pensi che faremo dopo?' se ne uscì improvvisamente, girandosi verso il libanese e incontrando i suoi occhi scuri confusi.
'Dopo il viaggio. Quando torneremo a casa.' aggiunse, facendosi capire.
'Non sappiamo neanche dov'è "casa".' mormorò amaramente Mika, guardandosi attorno e ripensando alla sua vita prima di Federico.
'Cosa intendi?' chiese quest'ultimo, non capendo l'osservazione del riccio.
'Io abitavo con Andy e tu con Giulia. Di sicuro non possiamo tornare da loro e fare finta di niente, no?' spiegò Mika, osservando l'espressione del suo compagno.
Federico, dalla sua parte, rimase interdetto: non ci aveva pensato. La sua casa con Giulia era una cosa così scontata che il pensiero di non poterci più tornare lo svuotava di tutto. E Guè? E Chewe?
'Per rispondere a tua domanda: non so cosa faremo, Federrico. Abiteremo assieme, diremo la verità oppure tutto tornerà come prima. I don't know.'
I ragazzi rimasero in silenzio quando la ruota riprese a girare, rimasero in silenzio quando scesero e rimasero in silenzio anche quando dovettero ripercorrere a piedi il percorso delimitato dal Danubio per tornare al furgone.
'Mika.' sbottò improvvisamente Federico, afferrando l'altro per il polso e fermandosi.
'Io non voglio perdere tutto questo. Non avrebbe senso.' affermò, gonfiandosi il petto d'orgoglio e guardando negli occhi il libanese, rendendosi conto di amarlo.
'E' complicato, sopratutto per me. Ma non posso rinunciarci. Non a te, non dopo tutto questo.' aggiunse, aumentando la stretta sul polso dell'altro e aspettando un risposta.
Michael non disse nulla. Guardò Federico, vide le emozioni che stava provando attraverso i suoi occhi e decise che non c'era nulla da dire.
Si limitò a guardarlo, sempre più da vicino. Così vicino da far sfiorare i loro nasi, da far fondere i loro respiri.
Fu Federico a trovare infine la forza per distruggere la piccola distanza che la foga del momento faceva sembrare illimitata.
Sollevandosi leggermente sulle punte dei piedi, fece congiungere le loro labbra per la prima volta, confermando e rinforzando tutto quello che aveva appena detto.
Lui lo amava, amava ogni cosa del suo Freud. Amava i suoi ricci, i suoi occhi grandi e le sue labbra fini. Amava le sue giacche strambe, il suo modo di parlare in italiano e in qualsiasi altra lingua che conoscesse. Amava il suo modo di agire e di pensare, spesso così diversi dai suoi. Amava Mika perchè era bellissimo e solo lui era in grado di accettare il disastro che Fedez era diventato in ventisei anni di vita.
Mika premette un dito sul minuscolo cavallo che Federico aveva nascosto fra gli innumerevoli tatuaggi all'interno del braccio, quasi a ricordargli il significato di quel piccolo marchio che si erano impressi mesi prima di quel bacio.
E Federico ricordò.
*non ho mai studiato tedesco, è una traduzione fatta a caso con google traduttore. Se non è grammaticamente corrette, non vi arrabbiate. Non me ne prendo la responsabilità ahahah.
Ciao! Ormai chiedere scusa per il ritardo è un rito nella mia fanfiction aahahahha
Vi voglio bene, sappiatelo.
Alex.
(Buon anno cicci. Che il 2016 vi porti tanta gioia e tanti limoni Midez, a voi e alle vostre famiglie <3.
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