Age of Men

di queenjane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Battlefield ***
Capitolo 2: *** Stormbird ***
Capitolo 3: *** Trinity ***
Capitolo 4: *** Aftermatch ***
Capitolo 5: *** SOMEDAY ***
Capitolo 6: *** Forever or not...? ***



Capitolo 1
*** Battlefield ***


Punto di vista di Xavier Fuentes, spia e baro, marito di Catherine, sorella di Oscart, maggiore di età, altra spia e baro, un camaleonte della sorte...
 
Il marchese Dufort, ambasciatore francese a Vienna, il 6 giugno 1769 presentò la domanda ufficiale di matrimonio, in nome e per conto del  Cristianissimo RE di Francia e Navarra, alla Regina d’Austria per chiedere la mano della principessa Antonia per il delfino di Francia.
Intanto quella primavera era cominciato il regno ufficiale di Madame Du Barry, amante che allietava le stanche e puzzolenti carni del re, che non si lavava più o meno dal 1750, o giù di lì,  a partire dall’anno precedente, una pratica in cui la Du Barry eccelleva era il bagno d'ambra, ovvero usava profumarsi il sesso. 
Era la figlia illegittima di un prete e di una sarta, ma prima di sollazzare Luigi, era davvero stata una prostituta di strada ed era salita di grado saltando di letto in letto, sposando poi pro forma tale conte Du Barry, che presto lasciò questa valle di lacrime, forse aiutato dal veleno o dalla cattiva salute, nessuno lo sapeva per certo. Soppiantò un’altra aspirante al titolo, ovvero la duchessa di Gramont, sorella  del ministro degli esteri, Choiseul, che ebbe l’idea di presentare dei rapporti al RE sulle origini di Madame, che, per tutta risposta, venne presentata a Corte. Madame Pompadour, prima di iniziare la sua ascesa era una borghese figlia di banchieri, ma la Du Barry era … una prostituta, fine, uno scandalo. Era scaltra, avida di ricchezze e potere, una regina nell’ombra.

Già che c’era anche Catherine, di sbieco, tra queste faccende mise del suo- poi si rammaricava che la sorella era una testarda di prima lega, chissà da chi aveva preso.
Il re aveva stabilito che, per tutelare la sicurezza della delfina, avrebbe nominato un nuovo capitano della Guardia Reale a capo della  sua scorta. Sia il Generale Jarjayes che Girodelle proposero i rispettivi figli per tale carica, ed il re, per non scontentare nessuno e creare un diversivo, ordinò che si svolgesse una sfida dinanzi a tutta la Corte, il vincitore avrebbe avuto l’incarico.

  Il giorno fissato, Oscar François de Jarjayes ebbe la folgorante idea di sfidare il giovane Girodelle FUORI dalla reggia, Vinse, ma saltò a piè pari un espresso ordine regale, un tradimento che poteva essere punito con la morte, una morte ignobile e dolorosa.

Il re meditò lo sconfitto si espresse enunciando che il giovane Jarjayes era il più idoneo, quindi ratificò la nomina, dichiarando che ai giovani qualche colpo di testa deve essere abbonato. Come no.

Il dazio lo pagò Catherine, che ogni tanto ragionava, al contrario di Oscar, sia nel breve che nel lungo termine, o almeno ci provava, dando il salvacondotto della zarina e chiedendo un baratto, a  lei la lettre du cachet, la deportazione, niente processo o giuria, la prigione o la morte. Lo stesso rischio lo avrebbe corso per me, i ragazzi, Felipe, ma non mi consolava molto, poteva essere pazzia come generosità. 
Il Generale, già che c’era, la spedì fuori casa, ma tanto doveva tornare in Russia, dove rischiò la pelle un numero imprecisato di volte, peraltro fregandosene.
Il vero strazio fu il rancore della sorella, ma, in tutta onestà, lo previde e cercò di non farsene sommergere
. Sosteneva poi che  Oscar era improponibile, ma lei…
La questione era la sicurezza, almeno fisica, nella Guardia reale, sarebbe stata maggiormente tranquilla rispetto alle cose che affrontò in Russia, l’ambiente era diciamo protetto, e tanto con Oscar l’imprevedibile era la norma- e non si sbagliava. Sorelle fino alla morte, ognuna con il suo percorso, si sono ferite e straziate a vicenda, eppure quel legame era per sempre e nessuno l’avrebbe rotto.
 

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Capitolo 2
*** Stormbird ***


(CATHERINE)
Le luci morbide di un avanzato pomeriggio, il cielo che vira nelle sfumature del pesca e dell’arancio, un abbaino,  il ginocchio posato per terra che duole.
– Vogliamo proprio sentire che avete da dire, giusto voi mancavate, dopo il generale e il giovane Girodelle, avete idea della figura che ho fatto oggi pomeriggio?-
Gesticolava, le mani ingioiellate parevano tanti piccoli fuochi, era furia e malumore e vanità ferita, tutti gli obbedivano e un … ragazzino lo sfidava?
Tenni le braccia ferme lungo il corpo, immobile
- Comunque, all’appello giusto voi mancavate, il dragone, segreto corriere, il demonio che cavalca il vento assieme agli altri immortali, che storia eh..-
Calcava ogni sillaba come se fosse un insulto e lo era. 
 Quando fece una pausa, parlai, pur senza permesso, un affronto a Luigi XV, re di Francia e Navarra, peccatore imperterrito.
- Sire, quanto vi hanno fatto è riprovevole, tuttavia nella vostra saggezza ben potete comprendere come un giovane possa sbagliare..-
Sbuffa
- Ancora, ‘sta musica me l’hanno già cantata, tuttavia converrete che contravvenire ad un preciso ordine del Re, che fino a prova contraria sono io, è tradimento, o ho perso un passaggio?-
(OSCAR che hai combinato, è un casino senza ritorno, non pensavi alle conseguenze, Girodelle in ogni caso stava obbedendo e venendo alla Reggia tu... hai disobbedito a piedi pari)
.. il tradimento è punito con la morte.
- Avete ragione, Sire-
Estraggo il salvacondotto, l’arma più potente e silenziosa, lo depongo accanto a me.
– Che roba è? In piedi, lo voglio leggere- Lo  scorre
- So che non basta, ma usatelo per Oscar François de Jarjayes e prendete me, una lettre de cachet o la pena capitale, come preferite-
-…. Quale è il vostro motivo?-
- Sono sua sorella ed ha tutta la vita davanti- la verità nuda e cruda, senza inutili giri.
Scrolla la testa.
- Già, ma siamo alle solite, la zarina vi apprezza, eravate anche voi tra quelli che la hanno aiutata a salire sul trono-
Getta il cartiglio sulla scrivania
- Come sapete, tra noi sovrani usiamo scambiare segreti messaggi per privati canali e lei vi rammenta ….SEMPRE -
Una rete di spie e sotterfugi per contrastare altre spie e sotterfugi, ben lo sapevo.
L’altra cosa, dopo sette anni era ancora così grata?.
- In codice, chiariamo, ma tanti draghi in giro non ne sono-
Domanda retorica e silenzio, ho la mente vuota e non so, dove vuole parare?
- Va bene, avete ragione, i giovani possono sbagliare ed un grande re quale io sono, deve usare misericordia- Si mette a ridere
- E non voglio che la zarina mi morda gli attributi, se mando a morire o in galera uno dei suoi migliori agenti, però chi potrebbe saperlo-
A me basta sapere di cosa devo morire o se vedrò ancora l’alba di domani.
Mi scruta, come a volermi leggere dentro, strato dopo strato, mi impongo di occultare la paura e la speranza
- Andatevene, ne ho abbastanza di voi e della vostra imperiale amica, mi serve che continuiate a servirci, mettetevi tranquilla. La sola conseguenza sarà questa-
Brucia il cartiglio,la firma imperiale si tramuta in cenere.
– Sperate di averlo usato bene, dragone, ora siete in debito con ME e andate-
Scivolo fuori e lo capisce dalla mia faccia quello che ho combinato, pazza o generosa, non lo so, tranne che dobbiamo tornare a palazzo ..
DOPO quella notte non ci siamo toccati, ho bevuto non so quanto, muta, pensando a settanta cose insieme, poi basta, non voglio affogare nel vino, affermo. Come il duca di Clarence, butta fuori Alex, il mio nuovo  amore, anche lui partecipò al complotto per far salire la zarina al torno e… e mi metto a ridere per non piangere.

(OSCAR)
 Sarà stato il 20 maggio del maledetto anno di grazia 1769, quando è arrivata, il solito soggiorno annuale.
Tutto tranquillo, come al solito mi divertivo sempre con mia sorella e le sue inimitabili trovate (già, come mi ha voluto bene Catherine si sono presi in pochi il disturbo).
Aveva osservato che ancora poco e l’avrei superata di sicuro in altezza, ridendo, ma quando è successo non c’era
Affetto, sintonia, legame profondo.
Parole scambiate la sera, una tazza di cioccolata, lei andava sempre di caffè, uno scherzo ed una risata, mi sentivo bene, mi faceva piacere  se mi fermava a osservare,quando tiravo, guardava in tralice, sì ci sono, siete bravi, vai Oscar, sei forte, vai, un linguaggio muto, di sguardi, una comunicazione e..
Rimpianto, mancanza,  quando giocavamo con  le lingue era un gioco nel gioco, con la scusa di non capire bene mi lasciavo sommergere da coccole e tenerezze, ora devo ascoltare il Generale.
Improvviso mi viene in mente che, probabilmente,Catherine  aveva cercato di dirmi qualcosa e avevo imposto il silenzio,  come all’idea di mettere un vestito- lascia stare, avevo detto ridendo, non è cosa per me, prevenendo la replica, cosa è per te, allora.
Ora è il Generale che deve dirmi qualcosa di importante, mi rimetto in ascolto. - … Ora che ti è ritornato il buon senso, capitano delle guardie reali, ringraziamo il re, il tuo contegno deve essere irreprensibile, lo sai-
-Lo so, padre- Stringo leggermente i pugni lungo i fianchi
– Ovvero non frequentare persone ribelli o scriteriate, senza distinzioni, intesi-
Annuisco e comincio a capire e non voglio.
– Per evitare   confusione, sarò esplicito, la marchesa Fuentes non è più persona gradita, io con lei ho finito, tu con lei hai finito, ora puoi andare-
Previene la mia replica
- E’ UN ORDINE, i motivi non ti devono interessare-.

(CATHERINE)
Quando mi congedai, l’imperatrice mi avvisò, tra il serio e lo scherzoso, che sarei stata richiamata, in questo tempo ho avuto due figli, Felipe ha preso la sua strada e Xavier me lo ribadì, ritornando, che sarebbe stato il mio turno. Lui andava ai Caraibi, tanto ci sarebbe stato Malcomess, non ti preoccupare, non sarai sola, i fratelli Orlov no, hanno troppo da fare con l’esercito.
Osservai solamente che non sarebbe stata la stessa cosa, che diavolo si fosse inventato in quell’assenza era un mistero, forse avrei fatto meglio ad andare con lui, questa volta per davvero, ai Caraibi, tanto un immortale, come ci chiamavano,  valeva l’altro, no? Come no … Io non volevo discutere, lui non aveva voglia di litigare.

L’attrazione fisica tra noi era sempre molto forte, pur era vero che, in quegli ultimi anni, eravamo cambiati, come i reciproci sentimenti, tranne che mettere la distanza, dopo avere condiviso così tanto, sarebbe equivalso ad una fine.
Avevamo  avuto ricchezze, privilegi, eravamo una segreta leggenda, io avevo avuto l’opportunità di essere libera, ma c’era un dazio da pagare, come al solito e come sempre.

In fondo, essere un agente come un soldato, imponeva degli obblighi, tranne che quello tra di noi era una specie di addio.. Non ebbi il coraggio di formulare quella domanda, sarebbe stata quella di una ragazzina malata d’amore, gelosa. Presi atto, in fondo non era colpa di nessuno, o forse era di tutti, o, in semplicità, la vita non va mai come vogliamo, vuoti cliché che hanno sempre un fondo di verità. 
E la zarina mi aveva regalato di sopravvivere, sarei tornata per molto meno e così sono in triplo obbligo, resto convinta che il re mi avrebbe sbattuto in prigione o mandato a morte, tanto una sorella valeva l’altra. Peccato che ad avere la testa sul collo ancora ci tengo, almeno nell’immediato. Insieme, in questa partenza, so di essere una vigliacca, una fuggitiva, è cosa nota che preferisco lo scontro fisico a cercare di capire i sentimenti e mettere sulla bilancia le mie maschere e i miei tormenti. Non mi pento di avere usato il salvacondotto, lo rifarei da capo, altro fatto che si aggiungerà alla lista dei segreti da non rivelare, non deve sentirsi in obbligo o in colpa nei miei riguardi. E arriverà il rancore, penserà come in effetti è, che l’ho abbandonata. Rifletto sulle alternative e …   Niente, mi sembra la meno disgraziata.


Sono i particolari, a tornare, ossessivi.
Avevo un mazzo di rose tra le dita, cadute con un piccolo tonfo quando ho visto che il Generale che la picchiava, cadeva dalle scale e infilava la porta.

Avevo un vestito color crema, le maniche fino a metà gomito, quando il Generale mi ha agguantata, dobbiamo parlare, sul dorso ho notato delle macchie, segni dell’età. Il necessaire per scrivere, in argento, con  dei lapislazzuli per ornamento, spazzato via dal colpo che ho tirato sulla scrivania, un piccolo suono argentino, in frantumi. Le geometrie degli scalini, saliti due a due, il vestito strappato di dosso, mi ero rivestita da uomo, come per cavalcare, ed ero scappata dalla parte posteriore, profumo di glicini nel parco, la dolce estate in arrivo.
Assurdamente avevo pensato che in quella stagione i glicini erano fioriti al cottage di Alex, meno male che avevamo stabilito, giorni prima, un appuntamento proprio per quella data (Xavier era partito da poco per i Caraibi maledetti, lui era a Parigi, alla fine, per quanto abituata alla solitudine, se mi era possibile, preferivo farne a meno).
Ci dividemmo a cercarti, Oscar, un vuoto ed inutile esercizio di ore, ti ho sempre trovata, tranne quella volta, e forse non volevi farti trovare. 
Alle cinque e trenta, Alex mi riferì dello scontro, quindi l’ansimare di Tintagel, il mio cavallo, rotta verso la Reggia.
Il fetore del re, Dio mi perdoni, il dolore alle ossa rientrando a casa, ero sparita dalla mattina e ritornavo giusto giusto per le sette e trenta, che avrei inventato, Lui mi aveva intercettato prima ancora che mi cambiassi, scrollando la testa.
– Venite dobbiamo parlare nel mio studio- La sedia aveva i braccioli di seta azzurra, una sfumatura celeste di squisita fattura.
- Non stiamo a rinvangare, il re lo ha perdonato..- Lo so, ah se lo so -Ha l’incarico, ma dovete convincerlO ad obbedire, a voi dà retta, inutile girarci intorno, non costringetemi a domandarlo ad Andrè.-
-NO- una sola sillaba, il viso gli era diventato color porpora ma non avevo abbassato lo sguardo
- Siamo al limite-
- E’ uno sbaglio, lo dico e lo penso, resta una ragazza, fine, questo errore alla lunga lo pagherete caro, non vi illudete- Poi fissò i miei stivali sporchi, il mio aspetto disordinato.
–A me non interessa sapere che vi inventate, tranne che non voglio scandali-
-Sono stata complice troppo a lungo..-
- Voi avete due maschi, più Felipe Moguer, non capite, Fuentes…- Pausa - Chiariamoci, se non mi aiutate non vi voglio più qui né lo rivedrete, e io avrò una figlia di meno, voi. Scegliete.-
Silenzio, rotto dallo sbattere di alcune gocce di pioggia
- Padre, davvero, non posso e non voglio, è una ragazza. Sapete che mia madre non ve lo avrebbe permesso-
- E’ morta, come i vostri fratelli-
- Lo so, ben me lo avete rinfacciato, che fossi sopravissuta io, quando Luois se ne è andato. Non ne ho più parlato, ma non ho dimenticato.-
-ANDATEVENE ADESSO. Ora e subito- mi rialzo in piedi, chino la testa per un formale inchino
- Sapete che ho detto la verità dalla prima all’ultima sillaba- 
E ora è il suo turno di rovesciare quanto era sul ripiano.
– Addio- l’acqua ha preso a sferzare le finestre.
Rimbombo di stivali, Andrè che scarta di lato, sta strigliando Tintagel
- Madame-
-Sellalo di nuovo, per favore, devo andare- Fieno, lievi sussurri, esterrefatti occhi verdi, ero esausta e stravolta come il cavallo, o di più. Obbedì, mi vennero fuori solo grazie e arrivederci, aprendo i  battenti, i talloni piantati nei fianchi, andando verso il cancello, Alex aveva detto, io per un po’ aspetto, quindi andai da lui, parlando poco e bevendo molto, mai come quella sera ho maledetto Luois per  essere morto.


 

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Capitolo 3
*** Trinity ***


- Sei idiota o cosa? Impazzito.. sei impazzito e quella cretina torna alle sette e rotti, dopo che è sparita una giornata, riparte dopo nemmeno un’ora, da sola, su un cavallo finito, e pioveva ….-

Il tono sale di un’ottava

-Guarda, io le sono andato dietro, al cancello della tenuta l’aspettava una persona …-

Secondo giorno di servizio, che bellezza, ma è mia sorella, un affetto costante e profondo, la giovane donna che è stata come una madre per me…
CAT.
Un grido silenzioso.


(CATHERINE)

Alex ha fatto consegnare il biglietto tre giorni fa, oggi è l’ultima volta, credo che Andrè mi abbia fatto il favore, domani ce ne andiamo, inutile prolungare l’agonia.  Sono le cinque, ma ancora un po’ voglio aspettare, in fondo ci spero. “Vorrei salutarti al laghetto,”, le indicazioni temporali e fine. Un soldato obbedisce agli ordini e scommetto quali sono quelli impartiti al mio riguardo.  Nel profondo, spero che capisca che forse non ci vedremo per un pezzo, forse più.  E vorrei salutarla, in fondo, ho perso una figlia, mia madre, mio fratello, ora manca lei …  come la giro, è così.

- Sono le sei- esordisce
- E avevi scritto fino alle cinque- Smonta da Cesar.
Appunto i particolari, i rilievi dorati delle maniche, gli alamari, il cordone che cinge il petto, i capelli sono una cascata d’oro e miele sulle spalle, lo sguardo indecifrabile
.- Commenti?-
-Mi fa piacere che sia qui.- Neutra ed è vero.
– Non dovrei, ho ordini precisi in proposito e non cominciare a dire che dovrei vivere come una donna. Ho scelto e non è per il generale, credimi-
Blocco le parole, vieni in Russia, vuoi scoprire che il dragone non è solo una bella favola …
- Felipe, una volta mi ha detto che il mondo è un luogo immenso e restare in un posto può essere difficile … per favore, siediti sull’erba, non stare in piedi come un gufo, ..- Un piccolo respiro.
– Invece, per me, restare è un segno di coraggio
- Va bene, cerco di sorridere.-
Accosta la testa sulla mia spalla, mi tocca un polso.

(OSCAR)

 Parlavo, la sola cosa che davvero avrei voluto sarebbe tornare a pochi giorni prima, tanto finché giochi e corri tutto è semplice, poi cresci e devi scegliere, tutto si complica.
In fondo, aveva ragione tua nonna a dirmi che una donna può scegliere ben poco, e lo stesso poco mi consola.
Respiro il tuo profumo, mi circondi con l’altro braccio, chiudi gli occhi.
– Aspetta ancora un po’-
  -Devo andare-  Te ne sei già andata via, altrove, nella distanza. Chiudo le palpebre anche io, mi stringi ancora più forte (… ti piacciono le avventure?  Stasera ne avrai una. .. Raccontami qualcosa ….Ti voglio bene)

- Stai piangendo?-
Non rispondi, la polvere non c’è, respiri a fondo un paio di volte e ti calmi, non voglio ricordarti così e lo sai.
–Io ora mi alzo in piedi, se vuoi ti aiuto-
Un cenno meccanico, risaliamo.
– Non è un addio.. vero?-
- Spero di no, ma non ci conto. Ciao Oscar-
Stai salendo su Tintagel, la schiena dritta, usando un masso come montatoio. È peggiore di uno strazio fisico.

(CATHERINE)

Mi sfiori un ginocchio, ti tocco una mano, una piccola stretta delicata
- Alors, ciao, Catherine, bada a te e non fare cretinate-
- Abbi cura di te, anche tu. E, per favore, sali su Cesar e vai a casa. -
Obbedisce.

(OSCAR) 

 Si allontana al passo, poi lo fa girare e rampa sulle zampe posteriori, un braccio levato in saluto. Ricambio e ..
–.. Aspetta..-
Il tempo di contare fino a tre ed hai già rotto al galoppo. Lui corre come il vento, in molte gare lo hai sempre trattenuto per farmi vincere, ora no. Quando torno, rispondendo a rate, mi viene in mente una cosa, che mi avevi dato un pacchetto, che aspetta .. ancora non l’ho aperto. Faccio adesso. Tre libri. L’Odissea. Un trattato sulle erbe officinali. Sulla seconda pagina di entrambi c’è una O, od un cerchio, con dentro una mezzaluna, od una C. Rido tra me, questa sigla l’ho inventata qualche millennio fa. Il terzo è il più sottile.  Fiabe??? Le dragon ? Sfoglio ancora. La principessa senza regno, il re di Granada… Oddio. “Esemplare stampato in tre copie, la prima per Te. Non vuole essere una provocazione, quanto un ricordo. For my beloved. Now and forever. C. de J. F.“

(CATHERINE)

“Aspetta..?”forse sì o forse no, tranne che Tintagel è un cavallo da guerra, una freccia e nulla, l’ho spronato. Egoismo, intuito, vanità, vigliaccheria, in fondo ti ho lasciato sola, sullo sfondo pochi resti, ed insieme so che è tempo di andare, su nuove avventure. Ed il tuo viaggio non sarà meno complicato del mio.
 

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Capitolo 4
*** Aftermatch ***


Una nuova geografia, simmetrie composte e nuovi ruoli da imparare.

Un compito che mi spetta, mentre la dorata estate si incunea nei toni del rame e del bronzo dell’autunno, le mattine frizzanti, rompendo al galoppo con gioia precisa…

I glicini e l’edera che avevano trionfato in estate e primavera stanno diventando un ricordo, non come Madame Du Barry, che è stata presentata ufficialmente a corte, una prostituta che ha sposato un nobile ed è l’amante del re, Luigi XV, che sta diventando sempre più potente e costante.

Se ne parla, come delle nozze tra il delfino e la principessa austriaca saranno celebrate per procura nel mese di aprile, aprile 1770, a Vienna, a Versailles il mese successivo.

La Du Barry ha definito il principe ereditario un ragazzo grasso e maleducato, l’ambasciatore del regno di Napoli che pare nato e cresciuto in una foresta, il duca Choiseul, promotore dell’alleanza tra Austria e Francia profetizza che se continua a essere “impresentabile”, un giorno diverrà l’orrore della nazione.

Il delfino Luigi Augusto ha un prodigioso appetito,  è davvero alto e robusto, con una sfrenata passione per la caccia e…
Fabbrica serrature e ha una sua propria officina, dove si rinchiude spesso con il fabbro Garmin.
Preferisce attività comuni, ecco, e pare che verrà inviato un suo ritratto  a Vienna che lo vedrà intento nell’operazione di .. arare.
Fervono i preparativi e le aspettative ma dubito che prepari lucchetti a forma di cuore, amorosi pegni, per la sua promessa sposa.
L’anziano cardinale di Rohan, inviato a Vienna per descriverla, ha inviato un resoconto entusiasta, loda l’ovale del viso, le sopracciglia, nota lo sporgente labbro inferiore, tratto distintivo della casa d’Austria e la perfezione incontaminata della principesca epidermide.
Già, io sono capitano delle guardie reali e capo della sua scorta, grado giunto dopo il duello con Girodelle e..
Mi vieto di pensarci, mentre finisco di sbucciare un’arancia e getto i resti della buccia nel fuoco, il profumo si diffonde e..
Essenza di …. Arancia amara, rosa e vaniglia.
Pomeriggi a distillare profumi, risate e ..
NON ci pensare, ormai se ne è andata.
Hai una sorella in meno e questo è quanto.

  Si discutono gli ordini, le precedenze, la stipula del contratto nuziale, l’ordine delle firme e l’ammontare della dote è davvero superbo, si discute sui gioielli del tesoro reale, tra cui le favolose perle di Anna d’Austria, un legato per ogni futura regina, grandi come nocciole…
Non mi interessa, sul serio, rifletto mentre i miei passi risuonano per le scuderie.
Per Natale, don Juan Fuentes, il suocero di Cat, ha inviato due puledri, figli di Tintagel, il campione su cui ho cavalcato il vento…
Paiono passati mille secoli e invece era solo una manciata di tempo fa.
Come stai? Cosa fai?
– Non è un addio.. vero?-
- Spero di no, ma non ci conto. Ciao Oscar-

 
 Il marchese Dufort, inviato speciale di sua Maestà, farà ritorno a Vienna alla testa di un lungo corteo di carrozze, diciamo cinquanta, ognuna trainata da sei cavalli, con cento tra servitori, paggi e palafrenieri (o 117, per amor di precisione?, non perdo tempo dietro a queste cose)
Sarà suo compito condurre in Francia la delfina, che potrà scegliere di accomodarsi tra due suntuose berline, fatte costruire ad hoc.. Composte di legni rari, i rivestimenti interni sono di  pregiato raso, mentre sedili e spalliere sono di velluto, in una di color cremisi ricamato in oro con le quattro stagioni, nell’altra il colore è un profondo azzurro e le decorazioni riecheggiano i quattro elementi.
Graziosi i bouquet di fiori in filigrana d’oro che ondeggiano sul tetto.
Questi ricami  sembrano usciti dalla scuola della dea Atena, ironizzo, osservandoli meglio, lei era il nume della guerra e della tessitura, ma sono formidabili, davvero.
Dufort consegnerà alla principessa altri omaggi del delfino, oltre che una lettera .. di squisita galanteria e formalità, dicono che lui vi metterà giusto la firma.
Sospiro, strizzando le palpebre.
È un onore.
È una grande responsabilità.
Abbiamo la stessa età, o quasi, ruoli differenti e diversi impegni…
E…
– Non è un addio.. vero?-
- Spero di no, ma non ci conto. Ciao Oscar-

 
 

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Capitolo 5
*** SOMEDAY ***


Il marchese Dufort è giunto a Vienna per condurre con sé in Francia la principessa Maria con il suo favoloso equipaggio di carrozze e servitori dalle brillanti uniformi.

Il 17 aprile 1770, ha giurato sulla Bibbia di rinunciare a tutti i diritti ereditari che le spettano sulle terre di Austria e Lorena, le terre dei suoi genitori e di suoi avi, una suntuosa e lunga cerimonia in cui l’atto è stato letto in latino ed alla fine ha apposto a fatica la firma, narrano, stringendo le labbra per lo sforzo.

Maria Antonia Josepha Joanna, di Asburgo-Lorena, che sarà Maria Antonietta, futura delfina e regina di Francia, un curioso processo di osmosi, come se rinunciando ai titoli e mutando nome ..
Non so lo so, in fondo siamo quello che siamo..
O no?
Pensieri malinconici, ribelli, da non assecondare.
Un motto asburgico è “Bella gerant alii; tu, felix Austria, nube”, ovvero gli altri facciano pura la guerra, tu, Austria felice, celebra nozze e mai come ora pare vero.
Si coniano medaglie celebrative per la fausta occasione, sul legame tra tra la rosa del Danubio e il giglio della Senna si compongono versi complicati, l’alleanza, che Voltaire definiva innaturale, è ora una ghilarda s’amore che lega le due nazioni.
I saluti latini si riferiscono a Madame Antonia come “filia,  soror, uxor, nurus”, e suggeriscono la timida speranza che agli appellativi di figlia, sorella, sposa e nuora presto si aggiunga il dolce nome di madre..

La dolce brezza primaverile scompiglia gli alberi e i pensieri.

Si organizzano feste suntuose a Vienna, per festeggiare l’evento, inviati a centinaia, con consumazioni imperiali di cibo e bevande, come suol dirsi, balli e luminarie, allegorie e strofe che proclamano in generale come Imeneo, dio delle nozze, imponga a Luigi Augusto, il delfino, di sposare Maria Antonietta, la dea della bellezza.

Evento che si realizza il 19 aprile 1770 quando, per procura,  l’arciduca Ferdinando, in luogo del delfino, prende in sposa la principessa, alle sei di sera, nella chiesa dei frati agostiniani, ove si sposò nel 1736 Maria Teresa, dalle sei di pomeriggio in avanti, una celebrazione officiata dal vescovo Visconti, nunzio papale.
Rombi di cannoni, campane, un altro superbo banchetto …
Il 20 aprile è stato l’ultimo giorno di festeggiamenti a Vienna e la delfina, con tutto il suo seguito di carrozze, ha cominciato il viaggio verso la Francia il 21 aprile, verso le nove di mattina.
(“Addio figlia mia. Ci separerà una grande distanza, fai tanto bene al popolo francese da indurlo a dire che gli abbiamo inviato un angelo”, ultime parole di Maria Teresa d’Austria alla figlia. ..)

Dovrà arrivare Kehl, sulla sponda del fiume Reno, ove avverrà la consegna..

Della sua viita di prima ha portato con sé ben poco, un orologio d’oro appartenuto a suo padre, il suo cagnolino Mops, lettere. Una della regina Maria Teresa, che deve leggere almeno una volta al mese, con tutta una serie di istruzioni, dai doveri spirituali, a cominciare dalle orazioni mattutine, di conformarsi il più possibile alle usanze francesi, di evitare familiarità con i subalterni e non farsi coinvolgere nelle richieste e lamentele dei singoli postulanti. Nessuna iniziativa, esaudire richieste o mostrare curiosità, non leggere nessun libro se non approvato dal confessore e via  così.

Invece, suo padre, morto nel 1765, le ha lasciato le “Istruzioni ai miei figli per la loro vita spirituale e temporale”, in cui li invita a coltivare la religione cattolica, discrezione e riserbo, non indulgere nel lusso, nelle passioni, in una singola passione o nel gioco d’azzardo.
Un contrasto nelle parole e nei fatti, che è cosa nota come Francesco Stefano di Lorena abbia avuto tutta una serie di giovani amanti e ha vinto fortune spropositate al gioco d’azzardo.
Ma tanto è.

.. La cerimonia della remise avverrà  sul fiume Reno, il confine fluviale tra Austria e Francia, a Kehl, nella piccola Ile des E’pis, dominata da un padiglione di legno di cinque stanze, nella sala centrale avverrà la cerimonia e qui sono appesi arazzi che raffigurano la storia di Medea.
Sposa di Giasone, uccise i loro due figli quando lui la tradì  e la abbandonò.

 
 

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Capitolo 6
*** Forever or not...? ***


Da un rapporto del conte di Mercy, ambasciatore austriaco presso la corte di PARIGI, a Maria Teresa d’Austria, del 19 maggio 1770: “osservatore, Vi scrivo che …il matrimonio reale deve ancora essere consumato, le cameriere assicurano che il letto e le lenzuola sono intatte …come l’abate Vermond, lettore della Principessa Vostra figlia…..che chiama Madame Noailles, sua prima dama  d’onore, madame Etichetta.. tanto è pronta a insegnarle ogni precetto  del decoro .. e la delfina non vuole indossare il corsetto alla francese e le voci sono già volate…”
Mi asciugo la fronte, annusando il giro dei polsi, profumo di lavanda e rosa e ginestra, le abluzioni quotidiane, un  retaggio di mia sorella, la mia Catherine assente e le sue storie, come quella del rinoceronte.
Era il marzo 1749, presentavano un rinoceronte a Versailles, giunto dall’India remota con un capitano olandese, esibito alla reggia con una gabbia montata su quattro ruote e trainata da otto cavalli.. il re, la regina e la Pompadour  videro l’animale e gli gettarono bucce d’arancia, il re lo voleva comprare per lo Zoo reale, la richieste di 100.000 scudi lo inibì.. Cat diceva che un biglietto di ingresso per vedere il fenomeno costava tre lire, chissà quali sono i prezzi per assistere ai festeggiamenti per le nozze regali ..
Le ore immutabili, scandite, ma credo che la delfina si senta sola, trascorre tanto tempo con le zie del marito invece che con il marito, che è sempre a caccia o alla forgia, la evita e  ..
Non la onora in pubblico né in privato….
VERSAILLESI è un mondo a sé, l’etichetta è forma e regola, ogni gesto racchiude mille sfumature e significati, la famiglia reale è sempre in scena….
La principessa assolve a tutti i suoi compiti con grazia e abnegazione, la superficie levigata e perfetta, pure ravviso delle incrinature.
Un par di volte si è fatta beffe dietro il ventaglio delle dame più anziane e ha fatto una cattiva impressione, come che non abbia ancora salutato la Du Barry.
Sarà l’amante del re, servita, riverita, colma di potere e gioielli, tuttavia per etichetta, non può parlare per prima alla delfina, che certo conosce il suo sordido passato (prostituta di strada, figlia illegittima di un prete e una sarta, è saltata nei letti giusti, sposando poi il conte Du Barry … che è fortunatamente e presto passato a miglior vita …
Non  male.. 
Il delfino cavalca e caccia, si dedica al cibo ..
Sono trascorse svariate settimane e il matrimonio è rato ma non consumato … celebrato ma non consumato, in sintesi estrema, i  commenti su cosa NON succede nel talamo coniugale sono infiniti e li sento pure io…
La corte è un gioco terribilmente serio e noioso, cito tra me La Bruyere, con una punta di malinconia, tutti cercano il favore ed il privilegio, le zuffe per porgere una regale ciabatta hanno per me qualcosa di ridicolo. 
Gesti uguali, preordinati, all’infinito, tutti i giorni. La delfina si alza verso le nove e trenta, si veste, fa colazione e poi visita alle zie, le figlie zitelle del sovrano, quindi si lava le mani alla presenza di tutti, quindi l’acconciatura, la messa e via così fino alla sera, Madame Etichetta, pardon Noialles,  che vigila che sia comme au fait, io controllo le entrate e le uscite dalle stanze, gli spostamenti della principessa, così ogni giorno
(Che fai Catherine?stai bene, dove ti sei cacciata, mi pensi ogni tanto?..io cerco di non farlo)
In questo agosto 1770, la Corte è tutta un pettegolezzo ed un mormorio, il matrimonio regale non è ancora consumato, la Delfina non ha ancora rivolto la parola alla  Du Barry, l’agitazione regna.
Madame è una potenza, sicuro, torno a pensare tra me, ma Antonietta un giorno, salvo casi clamorosi, sarà regina.
Ma lo fa per distrazione o riprovazione?
In Austria, una meretrice sarebbe finita in cella, la commissione per la castità lavorava in questo senso, poi ha smesso per il troppo lavoro … e le pressioni dell’imperatore,Francesco, padre di Antonietta,, che andava a prostitute. 
Che succederà…?
 

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