Tutto torna. di cioco_93 (/viewuser.php?uid=90190)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. 180 giorni dopo ***
Capitolo 3: *** 2. Poche utili informazioni ***
Capitolo 4: *** 3. Fiducia ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Salve mondo. Benvenuti in questa mia nuova storia.
Sono oramai due anni che sono ferma dallo scrivere qualcosa, ancora di più a scrivere qualcosa legato a una serie Tv.
Anni fa mi ero già buttata a scrivere sulla nostra amata Veronica, addirittura da un altro account (di cui ovviamente ho scordato la pass e sono rimasti solo i racconti on line), e sinceramente dopo essermi riguardata oramai già una decina di volte il film da quando è uscito, e in momenti di malattia essermi riguardata ultimamente tutte le 3 stagioni, ho deciso di riprovare a fantasticare su questa fantastica serie. Ora, spero di riuscire a rendere i personaggi caratterialmente il più simile possibile agli originali, e spero soprattutto di appassionarvi con la mia storia. Un bacione a tutti e buona lettura
Prologo
Partecipare,
mio malgrado, alla reunion dei ex studenti del mio liceo.? Fatto.
Ritrovarmi
dopo nove anni di “fermo” a dare caccia a un assassino.? Fatto.
Sbattere
in gabbia l'assassino.?? Ovviamente, Fatto.
Salvare
un amico dall'accusa di omicidio.?? Fatto.
Lasciare
una vita favolosa come avvocato a New York.?? eh si, Fatto.
Lasciarmi
con il ragazzo perfetto.?? Fatto anche questo.
Ritornare
con il ragazzo del liceo.?? Fatto.
Ritornare
la cara vecchia Veronica Mars.?? Decisamente Fatto.
Bene
Veronica, 9 anni di fatica per scappare dalla tua vita a Neptune,
buttati al vento per tornare di nuovo qui. Ma siamo
sinceri: se fossi così saggia da capire la differenza tra quello che
posso e non posso cambiare, io sarei quella che sono? Questo sarebbe
quello che faccio.?
Papà
dice che questa città può divorare una persona. È quello che
succede quando giochi una partita truccata. Io mi ero convinta che
vincere significava andare via. Ma in quale mondo abbandoni
l'incontro e dici che hai vinto? Questo è il mio mondo. Al cento del
ring. Io sono questa. Ho sguazzato troppo nel fango, se mi lavo poi
rischio di non riconoscermi più, quindi perché non accettare
semplicemente il fango e la mia tendenza a rotolarmici dentro? Mi
chiamo Veronica, e sono Neptune-dipendente. Ciao Veronica.
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Capitolo 2 *** 1. 180 giorni dopo ***
Giusto qualche informazione prima di lasciarvi alla lettura.
Questo è il primo capitolo, che fa da reale introduzione a quello che sarà la storia. Perciò non aspettatevi poemi, solo qualche riga, che spero però vi intrighi e vi porti ad appassionarvi alla storia
1.
Quella piacevole finta pace
180
Giorni. Erano passati estremamente in fretta paragonati ai 9 anni
di silenzio che si erano frapposti tra me e Logan. 180 giorni di
chiamate interrotte, mail sempre troppo corte, e giorni di
incredibili silenzi che mi tenevano sempre con il fiato sospeso. Ma
avendo pur sempre una reputazioni da portare avanti, ovviamente non
avevo fatto trasparire le mie emozioni con nessuno, buttandomi a
capofitto nelle indagini più svariate.
Dopo
la pessima figura di Lamb, che fece il giro del web grazie alle
nostre registrazioni durante il caso di Logan, lo sceriffo aveva
finalmente ricevuto un velato ordine di dimettersi, grazie al quale i
cittadini di Neptune furono richiamati al voto, per le elezioni del
nuovo sceriffo. A 9 anni di distanza da quelle che furono truccate, e
che rimandarono mio padre a occuparsi della Mars Investigation, le
elezioni di quell'anno portarono finalmente Kheit Mars nuovamente
dietro la scrivania che lo spettava, e dava a me il pieno controllo
di tutti i casi che passavano dall'ufficio. Insomma un sacco di
occasioni per occupare il mio tempo.
Nonostante
il lavoro però, e il mio più totale autocontrollo che mi ero
imposta sull'argomento “Logan” in quelle settimane, fu difficile
trattenere il più sincero dei sorrisi quando finalmente potei
rivedere l'affascinante figura del mio uomo sbucare dal Gate
d'uscita.
-
Mi scusi Signorina, stava aspettando qualcuno.?? - chiese con quel
suo fare malizioso avvicinandosi il ragazzo. - Mha... diciamo che
aspettavo il mio uomo. Magari l'ha visto in aereo: alto, biondo,
occhi azzurri. Questa descrizione le dice qualcosa.?? -inizia a
scherzare io avvicinandomi alle sue labbra. Logan fece cenno di no
con la testa, e con ancora quel suo ghigno stampato in faccia, si
fiondò a baciarmi come qualsiasi ragazza dovrebbe esser baciata dopo
180 giorni di lontananza.
-
Sai, non so il tuo ragazzo, ma io ho una bella villetta, sulla
spiaggia, vista mare dalla camera da letto, che sarebbe molto comoda
dove continuare questa sessione di baci – Propose divertito
staccandosi dalle mie labbra. Sorrisi come una 15enne, e dopo avergli
preso la mano, ci dirigemmo fuori dall'aeroporto.
-
Ti prego Mars, dimmi che sei venuta con la mia bambina – domandò
con ansia Logan, guardandosi intorno nel parcheggio alla ricerca
della sua amata Mercedes Cabriot. - Sapevo che amavi più lei
di...- iniziai a protestare con tono finto offeso, quando degli spari
tuonarono da dentro la Hall principale dell'aeroporto.
Il
ragazzo mi buttò in automatico a terra per proteggermi, ma senza un
reale pericolo, dato che il fuoco era già cessato. Il panico
ovviamente pervase nel luogo: urla, bambini che piangevano, gente che
correva senza meta. Dopo pochi attimi di stordimento, non potei che
alzarmi di scatto, e guidata dal mio solito poco buon senso, mi
precipitai sulla scena della sparatoria. Logan mi corse dietro
sbraitando di non fare la solita eroina, quando tutti e due, una
volta varcate le porte dell'aeroporto non potemmo che rimanere
esterrefatti dal caos che si presentava davanti agli occhi. La
polizia correva in tutte le direzioni possibili, divisi in gruppi di
2 o 3 uomini alla volta, ma dandosi coordinate del tutto differenti.
C'era chi gridava “giù per la rampa di scale”, chi “ragazzi
l'ho visto sulla destra” o chi ancora segnalava di averlo visto
oltrepassare correndo il check in. Ma quello che mi colpì di più
furono gli occhi di una bambina in mezzo alla folla, proprio di
fianco a una colonna. Non parlava, non piangeva, ma continuava a
girovagare con lo sguardo come se fosse in cerca di aiuto. Mi
concedetti nel caos di fissarla per qualche istante più del resto
che mi circondava. Era come se l'avessi già vista, come se quel viso
non mi fosse nuovo. Avrà avuto su per giù una decina d'anni.
Continuai a fissarla, fin quando non mi accorsi che la sua
maglietta e le sue mani erano ricoperte di sangue. Quando finalmente
notai quel particolare, strattonai Logan e le corsi incontro. A
fianco a lei giaceva oramai il cadavere di una donna, immersa in una
pozza di sangue. Due spari secchi, proprio come quelli che avevano
rieccheggiato in tutto l'aeroporto. Uno diretto al cuore, uno alla
testa. In poche parole nessun atto di terrorismo nella cara e vecchia
Neptune, solo un omicidio in grande stile, eseguito da un
professionista.
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Capitolo 3 *** 2. Poche utili informazioni ***
Buona sera.!! rieccomi finalmente con un nuovo capitolo. Ringrazio tutti quelli che hanno iniziato a incuriosirsi alla storia, e avviso che i primi capitoli saranno piuttosto semplici, ma devo pian pianino introdurvi al caso, in modo da non farvi perdere quando lo renderò più vivo e contorto ahahah Detto ciò vi auguro buona lettura
2. Poche utili informazioni
“Martina
Lorez, è questo il nome che risulta dai documenti ritrovati sul
corpo della vittima. Purtroppo, rispetto ai database, risulta
anche che il nome sia falso, come quello della ragazzina di cui
era in compagnia durante la sparatoria. Le autorità pregano
quindi, chiunque abbia delle informazioni o riconosca le due
vittime, di presentarsi nell'ufficio dello sceriffo il più presto
possibile”
I
notiziari trasmettevano oramai le stesse notizie da ore, ma nessuno
pareva dare segni di utili informazioni. Oramai erano le 22.30 e
l'ufficio dello sceriffo era un via vai di cialtroni o passanti, che
presupponevano di avere visto qualcuno sparare, qualcuno scappare,
ecc ma senza mai arrivare ha un dettaglio interessante. Papà stava
per dare di matto, e io finché rimanevo bloccata ovviamente non
potevo dargli una mano. Non ero una testimone chiave che poteva
dare dettagli, ma quando ero rientrata nella Hall dell'aeroporto e mi
ero avvicinata alla ragazzina sporca di sangue, la piccola come se mi
conoscesse, aveva deciso di aggrapparsi a me e non volersi più
staccare. Non aveva ancora versato una lacrima e nemmeno proferito
parola. Io e Logan una volta arrivata l'ambulanza e i vari agenti,
decidemmo di accompagnare noi stessi la ragazzina al commissariato e
da quel momento non ero più uscita da quei uffici. Avevo lasciato
andare il mio fidanzato a casa, dopo ore di viaggio e di jet leg
aveva decisamente bisogno di riposarsi, mentre io ero rimasta a
tenermi cura della bambina. - Tesoro cosa ci fai ancora qui.??
pensavo fossi andata via da ore – Mi domandò mio padre uscendo dal
suo ufficio, notandomi ancora seduta davanti alla reception. - E
come facevo.?? la piccola non si è voluta staccare da me nemmeno
quando sono arrivati i servizi sociali. Non ha detto una parola,
nemmeno come si chiama. Si è aggrappata a me e non mi ha più
lasciato – gli raccontai mostrandogli la ragazzina che dormiva
sulle mie ginocchia. - Immagino che non era così che avevi
programmato la giornata per il ritorno di Logan – commentò
sarcastico sedendosi accanto a me. - Decisamente no. Ma oltre a
questo avrei preferito rendermi utile in qualche modo – constati
iniziando ad accarezzare la piccola testolina bionda che dormiva
beata – Avete scoperto qualcosa di utile.? - domandai infine. -
Niente. La donna che accompagnava la bambina aveva dei documenti
falsi, e la piccola pure. Infatti avrei bisogno di te e Mac una volta
che riuscirai a uscire da qui. Avevano due passaporti falsi, e dovete
rintracciare quanto meno da dove provengano, io da qui non ho gli
accessi giusti – constatò lo sceriffo. - Domani mattina ci
penso io, non ti preoccupare. Piuttosto con lei adesso come
facciamo.?? - chiesi perplessa. Papà la prese in braccio, e la
bambina oramai in un sonno profondo non fece finalmente resistenza. -
Vai, adesso mi invento qualcosa – mi rispose baciandomi in fronte.
Annuì stancamente e mi diressi finalmente verso l'uscita, quando mio
padre richiamò nuovamente la mia attenzione – Ah, e salutami Logan
– concluse con fare di rimprovero ma allo stesso tempo malizioso.
Sorrisi come una ragazzina e finalmente mi avviai fuori.
Quando
entrai nella casa, il silenzio regnava sovrano, e trovai Logan
addormentato sul divano. Sembrava così stanco, che non ebbi le forze
di fare l'egoista e svegliarlo. Andai a prendere una coperta dalla
camera da letto, ma quando iniziai a coprirlo, l'uomo diede
finalmente dei segni di vita. - Non avrai veramente pensato di
lasciarmi dormire sul divano.? - Domandò lui ancora mezzo
addormentato tirandomi a se. - Sembrava che dormissi così bene,
non volevo disturbare – dissi con una tenerezza decisamente non da
me. - Oh come siamo dolci mio piccolo Marshmallow – constatò
divertito il ragazzo baciandomi. Un bacio dolce, all'inizio,
passionale a seguire, che ci portò in men che non si dica a
spostarci in camera da letto, e a colmare le distanze di quei 180
giorni. La mattina seguente fu il forte odore di caffè a
risvegliarmi. Trovai infatti Logan in cucina intento a preparare la
colazione ancora in boxer. Ultra sexy, non posso aggiungere altro. -
Teoricamente sarebbe stato carino che mi alzassi io a preparare
qualcosa di buono per darti il bentornato – commentai avvicinandomi
al bancone. - Concordo in pieno Veronica. Ma essendo che non ho
fatto in tempo a metter piede fuori dall'aeroporto, per vederti già
coinvolta sulla risoluzione di un misterioso caso d'omicidio e
sapendo che passerai tutta la giornata chiusa in ufficio a lavorarci,
mentre io bighellonerò in giro per la città, ho immaginato che ne
avessi bisogno tu più di me di una gustosa ed energetica colazione
fatta con amore dal uomo – rispose divertito lui posandomi davanti
agli occhi un piatto pieno di deliziosi pancake. - Per
bighellonare cosa intendi di preciso.??- domandai incuriosita dai
programmi del ragazzo fiondandomi sulla colazione. - Un po' di
surf con Dick la mattina e un po' di shopping nel pomeriggio –
accennò Logan vago. - Tu odi lo shopping marinaio – commentai
perplessa e divertita. - Non fare l'investigatrice con me Mars.
Devo comprare un po' di cose, capita anche a noi uomini – rispose
lui tutto serio. Scrollai le spalle e mangiando l'ultimo boccone mi
alzai dallo sgabello per avvicinarmi al ragazzo.
-
Va bene, vedrò solo di occuparmi dei casi di lavoro – dissi
baciandolo dolcemente – Ora scappo, grazie della colazione –
conclusi poi velocemente andandomi a cambiare.
Un
ora dopo ero fissa davanti allo schermo del computer a cercare di
capire qualcosa sulla misteriosa coppia, ma svariate ricerche con le
poche informazioni di cui eravamo in possesso, non portavano a nulla.
Solo verso ora di pranzo le cose finalmente iniziarono a smuoversi. -
Cavoli, non volevano proprio esser rintracciate le ragazze – esordì
Mac entrando nel mio ufficio – ma io sono un genio del computer e
quindi sono riuscita a scoprire un po' di cose interessanti –
concluse fiera sedendosi davanti a me. - Spara – risposi
mettendomi comoda. - Allora il volo che è atterrato qui a Neptune
proveniva da Sidney, ma chiunque abbia avuto interesse a spedire qui
le due ragazze risiede a Melbourne. Sono riuscita a entrare nell'ID
di chi ha venduto i passaporti. Ha avuto uno scambio di mail con
questo “DL87” con il quale si accordano dove e quando la donna
con la bambina sarebbero venute a ritirare e pagare, ovviamente in
cash, i passaporti. Non si presenta mai, ma si intende che quindi è
un terza persona che ha organizzato il tutto. Purtroppo ha usato un
computer di un internet point, ma sempre dallo stesso negozio e in un
lasso di tempo che va da settimana scorsa a due addietro – iniziò
a raccontarmi la ragazza. - Normalmente ti direi che è
fantastico, ma risalire a chi abbia usato quel computer dalla
California la vedo abbastanza surreale come cosa anche per me –
replicai perplessa. - Infatti è qui che è entrata in scena la
mia parte geniale, cosa credi.?? Ci ho messo un po', ma la meglio
Hacker che c'è in me ha avuto la meglio. Sono riuscita ad entrare
nel softwer del computer generale di questo “Flower internet Point”
di Melbourne, che fortunatamente tiene tutto il suo database dei
clienti sul computer, ed entro domani mattina avrai il registro di
chiunque abbia usato i computer del negozio nell'ultimo mese –
disse fiera la mia amica. - Questo è uno dei motivi per cui sei
la mia migliore amica - dissi finalmente sorridente – Direi che ora
ci possiamo permettere un bel pranzetto – conclusi entusiasta
alzandomi e dirigendomi finalmente fuori dalla stanza.
Nel
pomeriggio mi diressi diretta da mio padre, per aggiornarlo su quel
poco che avevamo scoperto e per sapere se c'erano novità riguardo le
vittime. - Purtroppo anche qui le informazioni che abbiamo
ottenuto sono poche – iniziò a raccontarmi lo sceriffo abbattuto –
gli esami medici hanno semplicemente rilevato che la bambina e la
donna non erano imparentate, e in più anche il biglietto aereo è
stato pagato al momento in contanti - - La piccola ha parlato.?? -
chiesi preoccupata per le sorti della ragazzina. Non sapevamo niente
di lei, nemmeno l'età era sicura, se non che fosse intorno ai dieci
anni.
-
Niente. Non parla con nessuno. Ha passato la notte in ospedale, per
accertamenti, ma gode di ottima salute e non abbiamo idea di cosa
farne. Non possiamo rimpatriarla, ne lasciarla in una casa famiglia
perché è pur sempre coinvolta in caso di omicidio. Qui non può
stare, ma bisogna in qualche modo tenerla sotto controllo. Sto
vagliando l'ipotesi di portarla a casa da noi. Non vedo molte altre
opzioni – disse l'uomo guardandomi quasi come in accettazione della
sua richiesta. - Una scelta assurda, ma credo che effettivamente
sia la cosa migliore. È da sola qui, lontano da chiunque possa
essere la sua famiglia, l'unica persona che conosceva è morta ed è
solo una bambina. Ti darò una mano papà, puoi stare tranquillo –
gli risposi serena. - Bhè, ti alleni a fare un po' la mamma per
un futuro – constatò divertito l'uomo, e non potei che Sgranare
gli occhi facendomi andare di traverso il caffè che stavo bevendo. I
figli erano un futuro che effettivamente desideravo, ma adesso non
era sicuramente il momento di parlarne.
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Capitolo 4 *** 3. Fiducia ***
Buongiorno gente.!! rieccomi finalmente con un nuovo capitolo ;) molto LoVe e interessanti novità. Ringrazio davvero per le recensioni e per chi ha deciso di seguire la storia.!!!
Spero vi piaccia ;) Buona Lettura
3.
Fiducia
-
Da quando siamo una coppia che va fuori a cena.?? - chiesi divertita
al mio ragazzo, appena varcammo la soglia di un lussuosissimo
ristorante nei pressi di San Diego, che dava sul mare. - Da quando
sono tornato dal fronte e ho deciso di portati fuori – affermò lui
come se fosse la cosa più logica del mondo. Non commentai ovviamente
la risposta e aspettai che il cameriere ci guidasse al nostro tavolo,
a quanto pare già scrupolosamente riservato da Logan nel pomeriggio.
Ci fecero sedere sulla terrazza che dava sulla spiaggia, e devo esser
sincera, anche per una cinica come me, l'atmosfera era molto
romantica e magica. Non era decisamente una cosa da me e Logan, ma
per una volta decisi di godermi la serata. - Non vorrai mica
chiedermi la mano, vero.?? - chiesi d'un tratto spaesata una volta
seduti al tavolo. - Non sono così pazzo da rischiare la morte
Veronica. Vai tranquilla, per quello aspetto ancora un po' –
rispose ridendo – comunque smettila un po' di preoccuparti della
serata. Raccontami piuttosto del caso. Ci sono novità.?? - domandò
infine cambiando argomento. Il suo cambiare la conversazione per
focalizzarla sul mio lavoro ovviamente mi insospettì, ma decisi di
non farci caso. - Poche utili informazioni, ma entro domani
mattina le cose dovrebbero andare meglio. Mac è riuscita a
rintracciare da dove sono stati prenotati i passaporti, ovvero da un
internetpoint di Melbourne, e anche l'ID dell'utente, ora dobbiamo
solo aspettare che si scarichino tutti i nomi di chi ha usato il
computer incriminato durante gli orari che sono segnati sulle mail –
Iniziai a raccontargli. - Bhè dai, allora non siete a cavallo, ma
comunque non ve la state cavando male. Della bambina invece si hanno
avuto notizie.?? - chiese a seguire preoccupato. - Ha passato la
notte in ospedale, ma essendo che è sana come un pesce, l'hanno
dimessa praticamente subito. Nei prossimi giorni si saprà qualcosa
dagli esami del DNA. Nel frattempo però papà ha deciso di tenerla a
casa con noi. Non ha da chi andare, e non possiamo nemmeno lasciarla
ai servizi sociali, perché è coinvolta in un caso di omicidio –
gli spiegai mentre sfogliavo il menù. - Ti allenerai a fare la
mamma quindi.?? - constatò ridendo Logan. - Tuo e mio padre vi
mettete d'accordo sulle battute.?? - domandai esasperata – e
comunque mio caro, vorrei farti notare come essendo la tua ragazza,
questo implica che mi darai una mano se vorrai passare un po' di
tempo con me, il che porterà te ad allenarti a fare il papà –
risposi con un ghigno. - Com'è che non si poteva parlare di
matrimonio, e ora parliamo di bambini.?? - chiese infine divertito il
ragazzo, quando finalmente arrivò il cameriere. La serata
continuò tranquilla, tra miei e suoi racconti di quei 180 giorni di
distanza, quando arrivati al Dessert Logan posò sul tavolo una
chiave addobbata con un immenso fiocco rosso. - Sai che questa
scena ha un gusto di un qualcosa già vissuto, vero.?? - domandai
divertita – solo che l'ultima volta eravamo nella mensa della
Hearst, ed ero convinta mi avessi regalato il fiocco – conclusi
prendendo in mano la chiave. - Lo so, lo so. Ma a questo giro
quella che ti ho regalato non è solo la chiave del mio appartamento
– Iniziò a spiegare serio. - Wo.. è una passpartout.??
Decisamente utile per il mio lavoro
– commentai scioccamente per smorzare la tensione. - Non ci
avevo pensato, magari te la regalo alla prossima cena – ribatté
lui sorridendo – Comunque no, non è un passpartout. È una
proposta – iniziò a spiegarmi con una strana luce negli occhi –
Vedi, un giorno sono sicuro che mi metterò in ginocchio davanti a te
e ti chiederò di essere mia per sempre, ma credo che prima dobbiamo
fare le cose a piccoli passi, per quanto non credo ci sia cosa al
mondo rispetto a noi, in cui io abbia la più totale fiducia. Lo sai
bene anche tu:
la nostra storia dura
per anni, conquista continenti, vite rovinate, massacri. Però la mia
proposta è molto più semplice. Hai la chiave del mio appartamento
ora, e sai che d'ora in poi potrai venire quando vuoi, a qualsiasi
ora del giorno o della notte, ma nel frattempo, prima che io riparta
tra qualche mese per un'altra missione, vorrei che ci impegnassimo a
trovare una casa nostra. Mia e tua. 50 e 50. E provare a convivere
per davvero, non solo per qualche ora, o per qualche notte –
Concluse infine dopo il lungo monologo, lasciandomi senza parole.
Rimasi immobile per qualche secondo, terrorizzando probabilmente
Logan con una mia imminente fuga dal ristorante, ma alla fine,
l'unica cosa che seppi fare una volta tornata in parte in me, fu
alzarmi e andare a baciare il ragazzo, con tutta la forza che avevo
in corpo. - Wow Mars, non ti facevo una da spettacoli in luoghi
pubblici – constatò ridendo il ragazzo. - Sta zitto e baciami
marinaio – gli risposi inacidita per avere interrotto il contatto
tra le nostre labbra. - È un si.?? - domandò nel mentre lui tra
una presa d'aria e l'altra. - Tu che dici.?? - replicai sorridendo
a un soffio dalla sua bocca.
Nonostante
la fantastica cena, decisi comunque di tornare a casa. La piccola
sconosciuta avrebbe passato la notte da noi per la prima volta, e una
strana sensazione, mi diceva che era mio dovere esser lì con lei per
starle vicino. Una volta varcata la porta, la scena che mi si
presentò davanti, mi suscitò un'incredibile tenerezza: papà e la
bambina erano seduti l'una di fianco all'altro, coperti da una
gigantesca coperta, a mangiare gelato e guardare Violetta. Mi stavo
decisamente rammollendo. - Papà posso capire il forte interesse
della bionda seduta al tuo fianco nel fissare intensamente la Tv, ma
tu non sei un po' troppo cresciuto.?? - domandai divertita sedendomi
anch'io vicino la ragazza. - Hej, da quando ti è permesso ti
prendere in giro così apertamente il tuo vecchio.?? - constatò lui
con finto tono offeso. - Allora piccola, ti piace Violetta.?? -
Tentai di domandare alla bambina per spronarla a parlare, ma come al
solito ottenni solo un cenno con la testa. - Sai però è un po'
tardino, le belle bambine a quest'ora vanno a dormire, così da esser
sempre impeccabili anche la mattina dopo – le dissi alzandomi e
tendendole la mano in modo da tirar su anche lei. La portai in bagno
per farle lavare i denti, e una volta in camera mia le diedi per
dormire qualche mio vecchio pigiama. Alla ragazza non avevano ancora
ridato la sua valigia con tutti i suoi averi. La misi a letto, le
rimboccai le coperte, e le posai un lieve bacio sulla fronte prima di
spegnere la luce e dirigermi verso la sala, quando miracolosamente fu
lei a bloccarmi. - Mi leggi una favola.?? Papà me le legge sempre
prima di dormire – bisbigliò con paura. Mi voltai di scatto, per
controllare se la richiesta che avevo appena udito era frutto della
mia immaginazione, o fosse reale. A sto giro però fortunatamente
fu la seconda opzione. Avrei voluto bombardarla immediatamente di
domande, per scoprire le più utili informazioni, ma sapevo benissimo
che se l'avessi aggredita così velocemente, avrei ottenuto solo un
suo ritorno al silenzio. Mi avvicinai con dolcezza, e una volta
seduta sul letto iniziai a raccontarle la fiaba di Biancaneve.
Terminata la storia, sorrisi alla piccola che non aveva accennato
ad addormentarsi nemmeno per un istante e le intimai dolcemente di
dormire, quando nuovamente la ragazza fece sentire la sua voce. -
Papà ha detto che se fosse successo qualcosa non dovevo dire niente
a nessuno, che sarebbe stato più sicuro per tutti, ma ha anche
aggiunto di fidarmi di te, che saresti stata l'unica che mi avrebbe
aiutato Veronica – disse fievole, per poi chiudere gli occhi e
dormire beata.
La mattina seguente, in ufficio, attendevo con
ansia i risultati del database dell'internetpoint. Non avevo detto
niente a mio padre di quello che mi aveva confessato la ragazza, come
se sentissi il bisogno di conservare il suo segreto finché non
avessi scoperto di più. Solo verso mezzogiorno Mac finalmente
proclamò sorridente, sedendosi sulla poltrona di fronte a me – Ho
il finalmente il nome del nostro uomo: Kevin Diggori -
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