Titolo: night will fall and drown the sun

Personaggi: Andromaca; Pirro. Andromaca/Ettore; Andromaca/Pirro.

Prompt © Libby Ponickname Smith: Introspettiva, Andromaca, post fine della guerra.

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Non scorreva sangue divino, nelle vene di Ettore, né il dono - la maledizione - del vaticinio gli era stato concesso, come ai Gemelli [1]; eppure, quelle che nella sua mente non erano che paure di un futuro possibile [2], forse prossimo, per Andromaca sono divenute una realtà, l’unica.

A volte, si passa ancora una mano sul ventre vuoto – poi, si pizzica forte la pelle del polso con le unghie lunghe, non curate, fino a scavarla, a lasciarvi il livido, per non pensare.

Tuttavia, i pensieri si ribellano, e Andromaca combatte gli uomini [3], ma, se anche potesse vincere loro, non può sconfiggere se stessa.

Una tra le tante, pure è l’oggetto più pregiato tra gli averi di Neottolemo: per lei, che era destinata a succedere ad Ecuba – ad essere regina tanto più felice al fianco del Principe che, del Re, aveva il sangue e non l’indole –  ora, l’unico regno ha fine e principio nella tenda del distruttore di Ilio.

Appena un ragazzo, d’oro e rosso com’era stato il padre; Pirro [4], lo chiamano gli Elleni, per la fiamma dei capelli. 

Pirro, lo chiama anche Andromaca. 

Lo sussurra nel giaciglio che con lui divide, mentre, sopra di lei,egli compie verso Ettore l’ultimo affronto; perché è un ragazzo, forte appena abbastanza per la lancia, ma in lui bruciano i neri appetiti di uomo; e annerisce anche lei, la consuma, e dunque è Pirro poichè, come un fuoco, le lambisce l’anima e la muta in cenere.

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NOTE:

[1]: Cassandra ed Eleno, fratelli di Ettore col dono della profezia.

[2]: Si allude al famoso discorso di Ettore ad Andromaca nel libro VI dell'Iliade.

[3]: Traduzione letterale del nome "Andromaca".

[4]: Letteralmente, "rosso".

Titolo: night will fall and dark will rise

Personaggi: Andromaca; Pirro. Pirro/Achille; Andromaca/Pirro.

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Lascia che lui copra il suo corpo, che lo afferri e lo stringa - lui, che tiene meglio la lancia che le carni di femmina.

Arrendevole Andromaca.

Egli seppellisce in lei la propria spada di carne e si domanda perché non lotti. Non tenti di sottrarsi. Non lo sfidi a parole, con unghie, denti. Di lei non conosceva che il nome, venendo a Ilio, ed esso ha infranto la sua promessa.

Colei che combatte gli uomini, la propria sposa di lancia, non si ribella. Giace, e lo odia – odia il seme di Peleo tra le cosce, che le ha tolto casa, sposo e figlio.

Lo odia, ma la sua pelle è calda.

E un uomo deve fare quello che deve: affondare la lama nelle vecchie membra di un re, pure se supplica; strappare il figlio a una madre, se quel figlio è il seme di speranza di una città che dalle sue ceneri non deve risorgere; tracciare col sangue di vergine il sentiero del proprio padre per l’Orco.

Lo chiamano Pirro. Lo preferisce, quel nome, a Neottolemo: col fuoco purificherà l’onta che grava sulla propria stirpe, cancellerà da cuori e da labbra il biasimo per quel padre così lontano, così grande, così meschino.

Come una donna, Achille si è abbigliato a Sciro; come una donna, Achille si è fatto prendere a Troia. Come una donna, per mero capriccio ha inginocchiato un esercito, Achille.

Non Pirro.

Che non ha barba, ma ha orgoglio e una lancia; una schiava conquistata in battaglia che, sotto di lui, geme il suo nome.

Non Pirro.

Pirro non è Achille.