Perché proprio lui?

di YomiCrazy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***
Capitolo 4: *** Cap.4 ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***


“Cosa hai detto Malfoy?”
“Hai sentito bene, Granger. Sono innamorato di te.”
 
E tutto il mondo le cadde addosso.
Con una sola affermazione.
 
Qualche tempo prima…
 
La guerra era finita da ormai qualche anno.
Il passaggio di Voldemort era stato completamente estirpato e tutta la comunità magica aveva ripreso a vivere, più in sintonia di prima.
Ogni cosa sembrava essere cambiata, si, ma in meglio.
La guerra aveva avvicinato e migliorato molte persone.
Harry Potter e Ron Weasley, i due ragazzi del Trio Gold, erano stati chiamati per partecipare alle lezioni per diventare Auror ed i due avevano accettato felici, mentre Hermione Granger, l’ultima rimasta, aveva preferito tornare ad Hogwarts e terminare i suoi studi.
Ora la comunità magica si ritrovava i salvatori del mondo magico a sua completa disposizione.
Due Auror ed un’intelligentissima amministratrice, pronti a stabilire la pace dove ancora il buio cercava di insinuarsi.
Anche Draco Malfoy, figlio di Lucius Malfoy, aveva deciso di lavorare per la comunità magica, diventando Auror e protettore di tutti i maghi e le streghe.
Lui stesso aveva dichiarato di non esser mai stato d’accordo con i piani di conquista del Signore Oscuro, ma solamente costretto.
E così la pace ora regnava sovrana, da ormai qualche anno.
 
§
 
Quella mattina era iniziata frenetica per Hermione.
Lavorava per il ministero già da un bel po’ ed il fatto che il capo dell’ufficio degli Auror volesse incontrarla, era stato davvero una stranezza.
Di solito veniva chiamata per sistemare ed accurare diverse scartoffie, riguardanti tutto ciò che era successo in guerra, ma mai si sarebbe immaginata di essere chiamata da coloro che tenevano ancora il mondo salvo.
Salì svelta nell’ascensore che l’avrebbe portata nell’ufficio del capo degli Auror.
Aveva deciso per l’occasione di indossare un tubino dei suoi stessi occhi color nocciola, esaltando le gambe snelle con un paio di tacchetti. Voleva fare bella impressione.
Quando scese al piano e si diresse alla porta, notò come infondo al corridoio, un fascio di luce era fermo accanto all’ufficio.
Draco Malfoy era lì fermo, come un soldato.
Ron le aveva raccontato di quanto il ragazzo aveva lavorato per risanare il suo cognome ed una punta di sofferenza le passò nella mente, al ricordo di ciò che la famiglia di quel ragazzo le aveva fatto.
Inconsciamente si toccò il braccio su cui vi era la scritta mezzosangue e con passo lento, si avviò verso la porta.
 
“Buongiorno Malfoy.”
“Buongiorno, Granger.”
 
Il colloquio iniziale era andato abbastanza bene ed entrò fiera e spedita nell’ufficio, seguita dal biondo.
Shacklebolt, il nuovo capo ufficio degli Auror, era fermo sulla sua poltrona nera, con gli occhi gentili posti su di lei.
Hermione notò che non era cambiato per niente e gli sorrise, ricordando il grande aiuto che egli aveva dato durante la guerra.
 
“Benvenuta, signorina Granger.”
“La ringrazio.”
 
Draco si avvicinò ad una poltroncina, indicandole di sedersi.
Non si sarebbe mai aspettata un comportamento del genere dal biondo dopo tutto quello che era successo negli anni, ma a quanto pare, sembrava davvero esser cambiato.
 
“L’ho chiamata per darle un compito molto importante.
Come lei saprà, il signor Rookwood è riuscito ad evadere dalle prigioni.”
“Si.”
“Stiamo organizzando una squadra speciale per recuperarlo ed incarcerarlo per sempre.”
 
Hermione, mentre l’uomo parlava, notò come il biondo negli anni era notevolmente cresciuto.
Come al solito indossava le classiche vesti costose, sempre nere, che comprendevano una camicia, una giacca, pantaloni e, stranamente, una lucente cravatta bianca.
Scosse la testa al vedere quel ragazzo sempre così ben vestito.
Era un Malfoy, dopo tutto.
 
“…Signorina Granger, mi sta ascoltando?”
“Uh? Si, mi scusi. Come intende agire?”
“La squadra sarà formata dal signor Potter, il signor Weasley e dal signor Malfoy. Ma, ho pensato, che aggiungere anche lei a questa missione sarebbe stata un’ottima idea.”
 
Hermione si mosse sulla poltroncina, posando la pochette marroncina a terra, sistemandosi i boccoli dietro la schiena.
Non riusciva a capire come lei potesse aiutare.
 
“Mi scusi se la interrompo, ma come posso io, dipendente del ministero, aiutare gli Auror?”
 
Shacklebolt sembrò sorriderle, allungandosi con i gomiti sul tavolinetto di vetro scuro davanti a cui era seduto. La stanza, come aveva notato prima la ragazza, era tutta raffinata e le pareti erano tutte ricoperte da vetri scuri. Solo qua e là vi erano dei ghirigori oro, quasi atti ad illuminare la camera.
 
“Oh, lei ha lavorato durante la guerra con i suoi due compagni, dando informazioni più che necessarie per la buona riuscita. Sono sicuro che anche in questo caso, sarà indispensabile.”
 
Hermione quasi si sentì fiera di ciò che il capo ufficio le stava dicendo.
Era quasi una rivincita contro Malfoy.
 
“E poi volevo chiederle anche un’altra cosa.”
“Certo.”
“Ogni Auror ha una persona dietro che lo aiuta nella buona riuscita della missione.
So perfettamente quanto lei e Malfoy abbiate avuto dei disguidi, tempo addietro, ma ora penso sia tutto passato.”
 
La riccia storse la bocca.
Aveva già capito cosa Shacklebolt voleva dirle, ma preferiva sentirlo da lui.
 
“In questa missione, le chiedo di essere l’ombra del signor Malfoy, guidandolo durante tutto il tempo.”
“Cosa?”
 
Hermione si girò verso Malfoy, che aveva lo sguardo incastrato al pavimento.
L’ombra di Draco?
 
“Perché proprio lui? Non può assegnarmi ad Harry o Ron?”
“Loro hanno già la loro ombra e la loro guida.
Quella del signor Malfoy è venuta a mancare, purtroppo.”
 
La ragazza si rilassò sulla poltrona, portandosi una mano sulla fronte.
Avrebbe dovuto lavorare con quel ragazzo, soprastando tutto quello che egli le aveva fatto subire negli anni.
 
“Va bene – cominciò – ma alla prima mancanza di rispetto di quest’ultimo, mi consideri esonerata.”
“Ovviamente.”
 
Hermione riprese la pochette da terra e si alzò dalla poltroncina, sorridendo al capo ufficio.
L’uomo la seguì fino alla porta, salutandola con dovere per poi chiuderle la porta dietro.
Draco era uscito dall’ufficio assieme ad Hermione e la ragazza ipotizzò di dover dire qualcosa.
 
“Quindi, Malfoy… Sostengo che, lavorando assieme, terrai un atteggiamento più che adeguato nei miei confronti.”
“Se non sarai la solita saccente, Granger, potrei anche provarci.”
 
Hermione si accorse che con lui, era comunque tutto tempo sprecato. Draco l’accompagnò fino all’ascensore, chiudendo le ante davanti a lei.
 
“Domani abbiamo appuntamento con Potter e Weasley qui alle dieci.”
“Sarò puntuale, Malfoy.”
 
Il ragazzo gli fece un sorriso di scherno e poi si girò dalla parte opposta, lasciandola tornare a casa.
I pensieri di Hermione quella sera riguardarono tutti Malfoy.
Harry le aveva detto di come, in quei pochi anni, Draco aveva messo la testa apposto, non completamente, ma lo aveva fatto ed era sempre disposto ad aiutarli durante le missioni.
La riccia non ci credeva neanche un poco.
L’amico era sempre stato buono di cuore e preferiva vedere sempre la luce in chi, come tutti sapevano, era composto solo di buio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: Questa è la prima Dramione che scrivo e la dedico ad un mio amico a cui voglio tanto bene e che mi ha indirizzata per primo su questo pairigin.
E’ una storia di soli cinque capitoli, tutti già scritti e betati, perciò ne pubblicherò uno ogni settimana.
Grazie a chi leggerà e a chi deciderà di lasciarmi un pensiero.

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***


Quella mattina Hermione camminava tranquilla lungo le strade della Londra magica.
Avrebbe avuto un incontro con i suoi due vecchi amici e con quel detestabile di Draco Malfoy.
Mentre camminava, aggiustandosi il giubbino di pelle, cercando di evitare che il freddo le arrivasse fino alle ossa, ripensò a tutti quegli anni passati.
La sua relazione con Ron era finita dopo un annetto scarso. Lui era sempre impegnato con gli Auror e lei era rimasta ad Hogwarts a studiare tutto il tempo. La passione che li aveva bruciati e divorati in tutti quegli anni precedenti si era spenta in davvero poco tempo. Era stata lei a decidere di troncare la relazione e per quanto Ron sembrasse deluso, anche lui si era rilassato nel non avere più quel peso da portare avanti.
Avevano deciso di rimanere amici, in ricordo dei vecchi tempi e di passare le giornate come accadeva molto tempo prima.
Con Harry invece non era cambiato nulla. Il moretto era ancora fidanzato con Ginny ed Hermione non poteva che essere felice per lui. Dopo tutto quello che Voldemort gli aveva fatto passare, un po’ d’amore e di tranquillità se la meritava tutta.
Raggiunse l’ascensore del ministero, per poter arrivare in tempo il secondo livello, dove avrebbe affrontato il primo giorno da consigliera dell’Auror Draco Malfoy.
Mentre si apriva il giubbino, lasciando svolazzare la sciarpa fatta di garza sul maglioncino color carota che aveva indossato, ripensava ancora a quel ragazzo.
Draco Malfoy, ex mangiamorte, ora Auror.
Difficile da credere.
Uscì dall’ascensore, girando svelta l’angolo. Malfoy non le aveva detto in quale stanza si sarebbero visti ed ora non sapeva proprio come contattarlo. Svoltò ancora l’angolo con le mani immerse nella borsa e, prima di alzare il viso, batté contro un petto morbido e profumato di pino.
 
“Guarda dove vai, mezzosangue.”
 
Hermione alzò il viso, incrociando lo sguardo con i due occhi di ghiaccio che appartenevano a quello splendido profumo.
Malfoy era fermo davanti a lei e sulla faccia aveva un’espressione di puro disgusto.
 
“Malfoy, abbassa i toni.”
 
Si distanziò da lui, incrociando le braccia sul petto.
Lo sapeva, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Draco sospirò, indicandole di seguirla. Hermione guardava la schiena del ragazzo, coperta dalla giacca bianca che portava. Le spalle possenti e rigide erano proprie di un educazione ferrea.
Per quanto lo odiasse, quel ragazzo aveva del fascino.
 
“Ieri ti sei scordato di dirmi la stanza in cui sarebbe avvenuta la riunione. Dobbiamo trovare il modo di tenerci in contatto o…”
“I gufi bastano e avanzano. Non voglio avere nulla a che fare con te.”
 
Hermione si indignò non poco, ma l’arrabbiatura gli passò quando, nella stanza in cui entrarono, vide Harry e Ron.
I tre ragazzi si salutarono e si abbracciarono calorosamente, cominciando a chiedere all’amica come le andavano le cose negli ultimi tempi. Hermione sorrise e rispose a tutte le domande, rimproverando Ron come al suo solito per i modi poco garbati che il ragazzo aveva.
Ma in quel caloroso trio, c’era qualcosa che freddava tutto.
Malfoy era alla porta e li guardava in silenzio. Hermione si scostò dai due e sospirò.
 
“Sapete che lavorerò con Malfoy, vero?”
“Purtroppo per te, si.”
 
La risposta di Ron era arrivata fin troppo velocemente alle orecchie del biondo che subito si rizzò, quasi pronto a prendere la sua bacchetta per schiantarlo.
 
“Straccione, non osare…”
“Silenzio Malfoy, non continuare.”
 
Harry era intervenuto appena in tempo, ammutolendo tutti quanti.
Si sedette al tavolo, indicando a tutti di seguire il suo esempio.
 
“Se vogliamo lavorare tutti assieme, dobbiamo evitare di schernirci l’un l’altro. E questo vale anche per te, Ron.”
 
Il rosso girò il viso sbuffando, incrociando le braccia al petto.
La riunione cominciò ed andò avanti per ore.
Harry informò Hermione di tutto quello cui aveva bisogno, mentre altre due ragazze si erano aggiunte, presentandosi come le informatrici di Ron ed Harry.
La riccia le osservò, mentre il moro disegnava sulla cartina il percorso fatto da Rookwood.
Una somigliava molto a Pansy Parkinson, l’amica serpeverde di Malfoy, mentre l’altra era più grassoccia, ma aveva due splendidi occhi color ambra. Era bionda ed aveva delle adorabili lentiggini sul naso.
Durante la conversazione, riuscì a capire che era l’ombra di Ron e gli sguardi che i due si scambiavano, fecero capire ad Hermione che si frequentavano sicuramente.
 
“…E gli ultimi accertamenti ci sono giunti questa notte verso le due.
Rookwood ha tentato di uscire da Londra, ma è stato bloccato appena in tempo.”
“Dobbiamo trovarlo a tutti i costi.”
 
Hermione guardò Ron pronunciare quelle parole con rabbia. Ricordava bene quanto l’amico aveva sofferto per la morte del fratello Fred.
Era stato proprio Rookwood a mettere fine alla vita di quel ragazzo che, per tutti gli anni di Hogwarts, aveva reso le lezioni meno pesanti assieme al gemello George.
 
“Lo troveremo, Ron.”
 
Per tutta la conversazione, Draco non aveva fiatato, anzi, Hermione l’aveva visto sbuffare più di una volta.
Quel ragazzo l’aveva sempre irritata ed in quel momento non si risparmiava.
Quando Harry finì di illustrare la situazione, tutti si alzarono e le due ragazze si avvicinarono alla riccia.
Quella che aveva flirtato tutto il tempo con Ron, di nome Christine, si rivolse a lei sorridendole.
 
“Hermione, noi raggiungeremo il quartier generale degli Auror dopo pranzo, tu invece cosa fai?”
“Credo che sfrutterò le mie conoscenze al ministero per fare delle ricerche più approfondite.”
 
London, la ragazza mora, annuì sorridendole ed assieme a Christine lasciarono la stanza.
I due amici, invece, la salutarono, ricordandole di trovarsi il giorno dopo in quella stessa stanza per unire tutte le informazioni. Hermione annuì, seguendoli fuori dalla stanza, ma quella sensazione di freddo sembrò proprio non lasciarla.
Draco la stava guardando.
Ancora.
 
“Harry, Ron, ci vediamo domani, va bene?”
“Ok Hermione – rispose il moro, salutandola – stessa ora.”
 
Quando i due furono spariti nell’ascensore, la ragazza tornò dal biondo, che si era risistemato nella stanza.
Decisa a non farsi mettere i piedi in testa, entrò e chiuse la porta dietro di se.
 
“Mezzosangue, cosa diavolo…”
“Ah, no! Non provarci nemmeno a chiamarmi in quel modo, Malfoy! Ti ho già ammonito una volta, non farmi ripetere.”
 
Draco sembrò sorridere a quella sgridata, rispondendo con un incrocio di braccia ed un sorrisetto da ebete.
Hermione si mise seduta davanti a lui, poggiando la borsetta sul tavolo. Chiese aiuto a tutta la buona volontà che aveva in corpo e si decise a parlare.
 
“Allora Malfoy, nel caso non l’avessi capito, dobbiamo lavorare insieme per cercare Rookwood. Se quello che ho letto sui giornali è vero, tu ti comporterai bene e mi spianerai la strada.”
“Ci pensi ancora?”
 
Hermione alzò un sopracciglio, non capendo bene a fondo la domanda del ragazzo.
Draco per risposta, si allungò sul tavolo, alzando la manica della giacca e della camicia, mostrando il marchio nero.
La ragazza allora indietreggiò sulla sedia, tornando a fissarlo negli occhi. Perché voleva tirare fuori un argomento come quello?
 
“Sai, siamo uguali sotto questo punto di vista. Entrambi con un segno indelebile di ciò che siamo stati… o che siamo ancora.”
 
Concluse, ghignando ancora.
Hermione si infuriò, capendo che le stava dando della mezzosangue.
Quella collaborazione era impossibile.
 
“Ascoltami bene, Malfoy – cominciò, prendendo la situazione in pugno – tu farai quel che ti dirò e mi tratterai con i giusti riguardi, è chiaro?”
“Altrimenti?”
 
Per la seconda volta, la riccia rimase senza parole.
Altrimenti cosa?, pensò.
Altrimenti me ne vado!
 
“Lascerai la missione? Non ti pensavo così, Granger.”
 
Se Hermione doveva dare un soprannome a quel ragazzo, sarebbe stato sicuramente Stronzo.
E Doppiogiochista.
Un vero Serpeverde.
 
“Ti avverto Malfoy – cominciò, alzandosi dalla sedia per poi raggiungere la porta, - un’altra parola e potrei ripetere ciò che feci al terzo anno.”
 
Uscì dalla stanza ricordando il pugno che aveva mollato sul naso al ragazzo.
Si era sfogata con tutta se stessa ed ancora ne andava fiera.
Riprese l’ascensore, per arrivare agli altri livelli del ministero. La giornata sarebbe stata molto lunga.
 
 
 
 
Note: Eccovi il secondo capitolo. Grazie alle persone che seguono questa mia Dramione ed a chi volesse lasciarmi un commento. 

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Capitolo 3
*** Cap.3 ***


Hermione passò tutto il giorno chiusa nel suo ufficio al ministero.
Si era fatta dare da Harry le cartine e la mappa dei posti in cui Rookwood era stato e dopo qualche ora, sembrò aver trovato un nesso.
L’ex mangiamorte frequentava periodicamente dei punti e più di una volta si trovava nei dintorni di altri.
Decise così di farsi dare una mano in più.
Prese una piuma ed una lettera e spedì un gufo a Draco.
 
Vieni nel mio ufficio al quarto livello del ministero, ora.
E’ importante.
Granger.

 
Draco si presentò alla sua porta ben un’ora dopo.
Hermione lo fece entrare, mostrandosi con la faccia infilata nelle carte.
Le maniche della maglia le aveva tirate fin sopra al gomito ed i capelli erano tutti raccolti in una coda sbilenca.
 
“Malfoy, ti avevo scritto Ora.”
“Granger, è già tanto che riesco a sopportare la tua vista in quello stato.”
 
La riccia alzò il muso dalle carte, sbuffando amaramente, per poi soffiare su una ciocca di capelli che le ricadde sul volto.
Malfoy era il re degli stronzi, ne era certa.
 
“Siediti, Malfoy, ti ho chiamato per un motivo ben preciso.”
 
Il biondo si sedette davanti alla scrivania, incrociando le braccia sbuffando. Hermione spostò vari fogli e tomi, buttando tutto a terra, lasciando sul tavolo solo l’enorme mappa della Londra babbana e magica.
Draco osservò la cartina, sotto gli occhi indagatori di Hermione.
Non si era mai resa conto di quanto quel ragazzo avesse due splendidi occhi color ghiaccio. Li aveva visti tante volte, si, ma mai si era soffermata a guardarli davvero.
 
“Allora?”
“Ahm…”
 
Hermione si morse il labbro, tornando a guardare la cartina.
Prese una penna e cominciò a segnare delle linee sulla mappa.
 
“Questi sono i punti ed i luoghi in cui Rookwood è stato o è passato. Essendo stato un ex mangiamorte, ho ipotizzato che tu sapessi le basi in cui i seguici del signore oscuro si siano soffermati…”
“Hai immaginato male, mezzosangue.”
 
Hermione sollevò il viso inviperita, alzandosi di scatto dalla sedia minacciandolo con la penna, come se in mano tenesse la sua bacchetta.
 
“Malfoy Draco, un’altra parola dispregiativa e giuro che ti schianto sul serio.
Adesso piegati su questa dannatissima mappa e cerca di ricordare qualcosa o ti giuro che te la faccio mangiare!”
 
Draco sgranò gli occhi a quella Hermione. Non l’aveva mai vista così e rispose ghignando, mentre lei si risiedeva al suo posto, girando il viso di lato.
Il biondo allungò una mano, toccando quella della ragazza, che subito si girò di nuovo a guardarlo, mordendosi di nuovo le labbra. Quella mano fredda e distaccata era stata gentile e le aveva sfilato la penna dalle dita in modo lento e sinuoso.
Hermione guardò Draco scrivere sul foglio delle x. Alcune volte era incerto, come se doveva rifletterci e pensarci.
 
“Malfoy?”
“Non credo di poter fare quel che mi hai chiesto, Granger.”
“Malfoy, ci serve per scovare Rookwood.”
 
Draco sospirò, picchiettando la penna contro il tavolo. Guardava la cartina con fare misterioso, senza però scrivere nulla.
Hermione si appoggiò allo schienale della sedia, tirandosi indietro i capelli che le ricadevano boccolati sul viso. Sapeva per certo che quel ragazzo poteva darle la chiave di tutto, ma se non si sarebbe deciso a parlare, sarebbero stati guai.
Un secondo sospiro di Draco però la riportò in quella stanza. Il ragazzo aveva ricominciato a fare punti e tracciare linee nei posti meno immaginabili.
Hermione fissava tutto quanto senza dire nulla finché il biondo poggiò la penna sul banco, tornando a poggiarsi sullo schienale della sedia.
 
“Questo è tutto quello che so. Non ho raccontato di questi passaggi al ministero… - disse abbassando il viso a terra, indicando le linee rosse che aveva fatto – perciò ti sarei grato se evitassi di dire che te l’ho raccontato io.”
“E come mai?”
“Sono serviti alla mia famiglia, per… beh, non sono affari tuoi, Granger.”
“Dovrò trovare una scusa più che plausibile. Avresti dovuto dire di questi passaggi segreti, avevi promesso di essere sincero, se non erro, in tribunale.”
“Non un’altra parola. Sono cose che non voglio rimembrare.”
 
Hermione guardò di sbieco il biondo, ma poi tornò a fissare la cartina. Analizzò i diversi punti indicati da Draco e quando riuscì ad incastrare tutti i pezzi, si alzò trionfante. Aveva finalmente capito buona parte del percorso che Rookwood faceva per sfuggire agli Auror.
 
“Penso di aver capito. Grazie per il tuo aiuto.”
 
Draco si alzò senza rispondere e si diresse alla porta, ma prima che potesse uscire, Hermione lo raggiunse, fermandolo.
 
“Malfoy, senti… Per prima…”
“E’ la prima e sarà l’ultima volta che ti permetterò di parlarmi in quel modo, mezzosangue.”
 
Questa volta Hermione non si arrabbiò per quell’offesa.
Draco aveva pronunciato quella parola, fissando le sue labbra e spostando, piano, la ciocca di capelli dal suo viso alle sue orecchie. Le aveva poi accarezzato delicatamente il lobo dell’orecchio e prima che potesse dire o fare qualcosa, si piegò a baciarla, chiudendo le proprie labbra con le sue.
 
§
 
Il giorno dopo Hermione sfrecciava come al suo solito verso l’ufficio del ministero.
Dopo quel piccolo bacio avuto con Draco, si sentiva dannatamente sottosopra.
Quando lui si era staccato, lei lo aveva spintonato fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, per poi accasciarsi a terra.
Perché diamine quel ragazzo l’aveva baciata?
Lei non era solo una lurida sanguesporco?
Si sistemò di più nel lungo maglione blu che si era messa quel giorno, affondando con la faccia nella sciarpa.
Salì al secondo livello con l’ascensore, per poi raggiungere la stanza in cui già l’attendevano Christine e London.
Hermione tirò fuori gli appunti e subito le tre ragazze si misero all’opera, combaciando tutto ciò che avevano trovato.
I sospetti della riccia vennero confermati e quando Ron, Harry e Draco varcarono la soglia, era tutto risolto.
 
“Sappiamo dove trovare Rookwood.”
 
Cominciò London, prendendo la cartina della Londra magica mentre i tre maschi prendevano posto.
Hermione notò come Draco la fissava, senza però trapelare nessuna emozione.
 
“Queste sono le mete che lui si era prefisso e quest’altre – continuò Christine, attirando l’attenzione di Draco ricalcando la parola quest’altre – sono quelle che ha fatto appena evaso. Tutte hanno un punto in comune che ci è sempre sfuggito, ma che è sempre stato sotto i nostri occhi.”
“Il Rookwood Manor.”
 
Finì Hermione per entrambe.
Harry rimase basito e Ron ci capì ancora meno. Solo Draco sorrideva alla buona riuscita della ricerca.
La riunione finì poco dopo. Alla riccia non rimaneva che dare tutto in mano a Shacklebolt e lasciar agire gli Auror di conseguenza.
Quando tutti si separarono, Draco fermò Hermione per un polso, richiudendo la porta dietro di loro.
 
“Malfoy, devo consegnare…”
“Sono innamorato di te, Hermione.”
“Cosa hai detto Malfoy?”
“Hai sentito bene, Granger. Sono innamorato di te.”
 
E tutto il mondo le cadde addosso.
Con una sola affermazione.
 
 
 
 
 
 
Note: Eccovi il terzo capitoletto di questa piccola long.
Vi ripropongo il link della mia pagina, visto che la volta scorsa non me lo faceva aggiungere per bene, basta cliccare Qui
Ringrazio tutte le persone che la seguono ed a chi, magari, voglia lasciarmi un pensiero.

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Capitolo 4
*** Cap.4 ***


“Questi sono i documenti, Shacklebolt. E’ tutto scritto e commentato qui. Il mio lavoro è finito.”
 
Hermione era ferma sulla poltroncina dell’ufficio del capo degli Auror.
Dopo la dichiarazione di Draco, era fuggita verso casa, senza proprio girarsi.
Quel ragazzo si era impazzito tutto insieme? Come poteva dirle che l’amava dopo tutto quello che le aveva fatto negli anni precedenti? Come pensava che si sarebbe tutto risolto?
 
“No, signorina Granger. Lei ha fatto solo metà del lavoro. Deve ancora aiutare Malfoy nella cattura di Rookwood.”
“E come? Io non scendo in campo con lui!”
 
Non voleva rivederlo più.
Dopo quello che era accaduto, tutto sembrava essere strano. Il suo sapore, il suo profumo, i suoi occhi, le avevano inebriato il cervello a tal punto da farle risognare quel bacio che c’era stato tempo prima.
Perché non voleva ammetterlo, ma le era piaciuto. Quel piccolo tocco, lo desiderava ancora.
 
“Dovrà dare aiuto al signor Malfoy durante l’operazione. Grazie alla tecnologia babbana, ora possiamo seguire da lontano i nostri Auror e parlare con loro.”
“Si, ma…”
“La signorina Christine, domani, l’accompagnerà alla sua postazione per seguire il suo Auror.”
 
Il suo Auror.
 
“Ci vediamo domani, signorina Granger.”
 
Hermione si alzò sbuffante, uscendo dall’ufficio di Shacklebolt per poi dirigersi a casa di Ginny.
Avevano organizzato un pranzo a casa loro per parlare del piano ed era, purtroppo, stato invitato anche Malfoy.
 
§
 
Ginny aveva preparato un buon rifresco per gli Auror e le loro assistenti.
Ad Hermione non era sfuggita la punta di gelosia che la rossa aveva nei confronti di London, ma notò anche che era moderata e non invasiva.
Harry aveva accomodato tutti nel salotto, attorno ad un bel tavolinetto pezzato di stoffe. Ginny aveva detto che era un regalo della madre e che un pezzo unico come quello non si trovava. Anche Ron lo aveva ribadito e soltanto Malfoy aveva l’aria di quello a cui sembrava tutto tranne che una tovaglia per tavolinetti.
Gli Auror diedero ad Hermione degli auricolari, spiegandole che li avrebbe usati con Draco per comunicare, mentre Christine e London le spiegarono che il giorno dopo le avrebbero fatto vedere il computer da cui avrebbe visto l’Auror a cui era stata legata.
L’Auror a cui era stata legata.
 
“Immagino tu sappia come si usano, giusto?”
“Si, Harry, sono una nata babbana.”
 
A differenza di Ron, Hermione già sapeva come si usassero o meno quelle apparecchiature ed Harry fece uno sforzo in meno.
La cena venne servita poco dopo e tutti ripresero a chiacchierare e scherzare tranquillamente. La riccia notò come solo Malfoy si era districato da una parte e che, come al solito, evitava di parlare con gli altri.
Harry ogni tanto aveva provato ad inserirlo nelle conversazioni, ma Draco declinava sempre.
Alla fine della serata, Hermione venne a sapere del piano d’attacco a cerchio sul Rookwood Manor e Ron non si fece scappare un Non vedo l’ora di mettere le mani su quel… quel…!
La ragazza capiva la sofferenza dell’amico e gli strinse la mano, provocando un’alzata dal tavolo di Draco ed un’uscita sul balcone a tutta velocità.
Il gruppo si guardò stranito ed Hermione si alzò per seguirlo, sapendo bene il perché di quella reazione.
 
“Malfoy!”
 
Uscita dalla finestra, Hermione notò come il ragazzo si era appoggiato alla ringhiera infondo al balcone.
La luce lunare faceva risaltare i suoi capelli, unica cosa che si vedevano in quanto vestito completamente di nero.
 
“Che vuoi, mezzosangue. Umiliarmi una terza volta?”
“Non so di cosa tu stia parlando.”
“Mi hai stancato, vattene.”
“Non ti permetto di parlarmi così!”
“Salazar, vattene o non rispondo di quel che potrei fare!”
 
Hermione si infuriò a quelle parole e si girò decisa, tornando all’interno della sala. Harry la guardò sfrecciare verso il bagno e si alzò per seguirla.
 
“Hermione?”
“Harry, vattene per piacere…”
“Posso sapere che succede?”
 
La riccia sapeva che poteva fidarsi del ragazzo, ma il contesto Malfoy era un po’ delicato.
Decise comunque di dirgli tutto, partendo sin dall’inizio.
Harry l’ascoltò per tutto il tempo e quando ebbe finito, sembrò rifletterci.
 
“Hermione, sai bene la poca stima che io ho di Malfoy, ma ultimamente devo ammettere che è cambiato. Non è più il ragazzino altezzoso che era ad Hogwarts, la guerra ha cambiato anche lui.”
“Harry, tu vedi del buono sempre in tutti.”
“Hermione, una domanda… A te lui piace?”
 
La ragazza rimase basita e quando vide Harry sorridere ed uscire, capì che la risposta era positiva.
Draco Malfoy le piaceva.
 
§
 
“Harry, devi spostarti più a sinistra.”
“Ron, smettila di sgranocchiare le patatine e mettiti in posizione!”
 
Quella mattina la missione era cominciata molto presto.
Christine e London avevano fatto vedere la postazione che Hermione avrebbe occupato quel giorno e le avevano dato alcune dritte sulle apparecchiature.
La riccia era seduta davanti ad un normale computer e sullo schermo vedeva ciò che vedeva Malfoy.
Tramite una piccola lente a contatto nascosta, le ragazze potevano seguire i movimenti dei loro Auror senza destare troppi sospetti.
In un computer accanto, invece, avevano la panoramica del posto per vedere meglio ciò che sarebbe accaduto.
Hermione doveva guidare Malfoy lungo il Rookwood Manor, aiutandolo ad interagire con il criminale.
Il piano era semplice:
Draco avrebbe trovato l’uomo e dopo avergli fatto credere di esser ancora fedele al signore oscuro, lo avrebbe messo nel sacco all’ultimo, aiutato da Potter e Weasley.
Hermione doveva solo aiutare il suo Auror.
Il suo Auror.
 
“Mezzosangue, mi senti?”
“Si, Malfoy, e come ti ho già ripetuto mille volte, smettila di chiamarmi in quel modo.”
 
Il ragazzo si stava dirigendo all’interno del Manor, con la mano salda sulla bacchetta di biancospino.
L’interno della casa era scuro e districato di ragnatele, segno che nessuno lo ospitava ormai da tempo.
Hermione guardava le diverse pareti di quel palazzo pregiato e subito a terra notò delle orme.
 
“Malfoy, alla tua destra.”
 
Lo sguardo di Draco si piegò di lato e successivamente tutto il corpo seguì le indicazioni della ragazza.
Hermione poteva sentire il respiro regolare del ragazzo, che aumentava pian piano ogni volta che si addentrava nel buio corridoio in cui le orme andavano a finire.
 
“Malfoy, sei mai stato nel Rookwood Manor?”
“Solo una volta.”
“Sai dove porta questa strada?”
“No, Granger, adesso stai zitta o salta la copertura.”
 
Hermione mandò a quel paese il ragazzo, mentre sentiva Christine litigare con Ron.
Il rosso stava ancora mangiando le patatine, mentre si dirigeva al suo posto.
 
“Niente miseriaccia, Ron, butta quel sacchetto!”
 
London sospirò e poi tornò a guardare il suo schermo, dando indicazioni ad Harry su come muoversi e dove spostarsi. Hermione tornò a guardare il monitor quando sentì Draco aprire una porta.
Al di là di essa si celava una stanza illuminata e ai vari lati vi erano mobili ripieni di scartoffie.
Al centro di essa un uomo.
 
“Rookwood.”
“Il piccolo Malfoy, che piacere vederti.”
 
Hermione fece segno alle due ragazze di aver trovato l’obbiettivo e loro avvisarono i due ragazzi, indicandogli di fare attenzione.
 
“Sapevo di trovarti qui.”
“Ho sentito molte cose su di te, Malfoy. Sei passato dalla parte del bambino sopravvissuto. Da codardi, proprio come lo era tuo padre.”
 
Il viso dell’uomo era sciupato, i capelli umidi ed attaccati alla fronte, le vesti strappate e insozzate.
La riccia poteva vedere benissimo lo stato di Rookwood. E poteva sentire benissimo l’arrabbiatura di Malfoy salire.
 
“Non farti abbindolare, Malfoy, continua con il piano. Harry e Ron stanno arrivando.”
 
Era la prima volta che Hermione faceva una cosa del genere e cercava di sfruttare quel poco che le due ragazze le avevano spiegato. Essere sul campo da battaglia era molto difficile e loro dovevano dare ai loro Auror tutto l’appoggio possibile.
 
“Rookwood, davvero non hai capito che era tutta una finzione?”
“Finzione?”
“Aspettavo il modo di farvi evadere.”
 
Hermione guardò lo sguardo di Rookwood addolcirsi, ma qualcosa le diceva che non era pienamente convinto.
Lo vide spostare piano le mani dietro la schiena e si avvicinò allo schermo per vedere meglio.
Non era possibile che avesse una bacchetta, giusto?
 
“Malfoy, stai attento.”
 
Sentì il ragazzo sospirare e spostare lo sguardo intorno alla stanza. Non vi erano molte uscite e quelle poche che si vedevano, erano occupate da Harry e Ron.
Ciò che lo colpì fu un tomo che l’uomo aveva in mano.
 
“Cos’hai lì?”
 
Il ragazzo indicò il libro e Rookwood abbassò lo sguardo per poi schioccare la lingua contro il palato.
 
“Vedi, mio caro ragazzo, se c’era una cosa che tuo padre sapeva fare bene, era il lecchinaggio.
Ricordo ancora quante volte abbia pulito il sedere del Lord per non prendersi l’anatema che uccide in pieno petto.”
 
Il respiro di Draco diventò ancora più irregolare ed Hermione richiamò le ragazze, incitandole a far sbrigare i due amici.
 
“Mio padre non avrebbe mai fatto una cosa del genere!”
“Ah, no?
Non se l’è data a gambe con tua madre prima della battaglia?
Lui stava sempre dalla parte più conveniente, come ora stai facendo tu.”
“Io faccio solo finta, Rookwood, te l’ho già spiegato. Aspettavo il momento adatto.
Sono controllato come tutti gli altri.”
“Bene, bene… Il rampollo di casa Malfoy che cerca di prendere il posto del signore oscuro…”
“Rookwood, tu…”
“Siete solo una famiglia di codardi. Sempre sotto le vesti del grande Lord per il vostro ascendente al ministero. Non vi ho mai sopportato, come non ho mai sopportato te!”
 
Prima che Draco potesse contrattaccare, Rookwood tirò fuori la bacchetta dalla schiena ed un lampo colpì il biondo.
Un cruciatus.
 
“No! Draco!”
 
Le urla del ragazzo si espansero per la stanza e London con Christine diedero il via alla missione vera e propria. Harry e Ron entrarono nel Manor, disarmando Rookwood all’istante, incastrandolo prima che egli potesse smaterializzarsi o altro.
Hermione aveva ancora la faccia puntata sul monitor.
Era tutto buio.
Draco aveva chiuso gli occhi.




Note: Eccovi il quarto capitolino!
Chiedo venia, ma ho visto che ci sono molte persone che seguono questa mia piccola pazzia. 
Vi dispiacerebbe lasciarmi un commento per capire come me la sto cavando? 
Ringrazio chiunque accoglierà la mia richiesta e tutte le gentili persone che hanno inserito la storia fra le preferite e le ricordate.

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Capitolo 5
*** Cap.5 ***


“Hermione dove vai, non puoi lasciare tutto così, dobbiamo relazionare tutto a-”
“Devo andare, fate voi per me, ve lo chiedo per piacere!”
 
Draco era stato ricoverato al San Mungo.
Harry lo aveva preso e si era smaterializzato all’ospedale, dove Hermione lo aveva raggiunto poco dopo, lasciando a London e Christine tutto il lavoro.
Lei non aveva tempo per relazionare tutto ciò che era successo.
Doveva sapere come stava il suo Auror.
 
“Harry! Harry!”
 
Hermione raggiunse il secondo piano dell’ospedale, correndo e chiamando l’amico a gran voce. Il ragazzo la guardò avvicinarsi e la strinse fra le sue braccia prima che lei potesse entrare nella stanza in cui era tenuto il ragazzo.
 
“Lasciami passare Harry, devo, voglio…”
“Malfoy sta bene, Hermione, calmati! Deve solo riposare.”
 
La riccia guardò l’altro e cercò di mandar giù le lacrime. Aveva visto il lampo e poi il terreno, gli urli ed il buio.
Lo aveva vissuto con Draco.
 
§
 
Rookwood fu portato da Ron di nuovo al quartier generale, dove Shacklebolt si congratulò con tutti quanti per l’ottima riuscita, spedendo poi il mangiamorte ad Azkaban.
Hermione rimase molto tempo fuori dalla stanza in cui Draco riposava tranquillo.
Si era fatta molte domande ed ad una maggior parte, aveva anche risposto.
Draco, come a tutte le bambine, era piaciuto anche a lei i primi giorni.
Dopo i continui scherni aveva cominciato a non sopportarlo, ma mentiva a se stessa quando diceva che il ragazzo non le piaceva. Più cresceva più si faceva carino. Forse, nei primi anni, sembrava uno sgorbio impertinente, un po’ bruttino, ma alla fine era diventato lo splendido ragazzo che ora dormiva nella stanza dietro la sua schiena.
Aveva notato come durante la guerra mentì ai suoi per salvare Harry ed anche la sua ritirata quando il loro capo aveva cominciato la lotta.
Quel ragazzo non era mai stato d’accordo con Voldemort e più di una volta l’aveva fatto capire.
Ma come la metteva con i sentimenti che le aveva rivelato?
Da quando lei piaceva a quello sbruffone?
 
“Signorina Granger, ora può entrare.”
“E’ sveglio?”
“No, ma è in buone condizioni.”
“Il cruciatus ha riportato qualche danno?”
 
Harry lo aveva chiesto preoccupato quasi quanto Hermione. La riccia ricordava bene come il moro l’aveva avvertita del cambio di Draco, ma non credeva che avessero legato così profondamente dopo tutti gli anni passati ad odiarsi.
 
“No, signor Potter, non era molto potente.
Il signor Malfoy deve solo riposare.”
 
Harry annuì e si girò verso la ragazza sorridendole.
Hermione si alzò dalla sedia ed entrò nella stanza seguita da Harry.
Draco dormiva ancora sul lettino, completamente vestito di bianco.
Sembrava quasi un angelo caduto.
 
“Hermione, forse è meglio lasciarlo riposare, non credi?”
 
La riccia ascoltò le parole del ragazzo, ma non ci diede troppo peso.
Si avvicinò al lettino e si sedette sulle morbide coperte, scostando i capelli dalla fronte del biondo.
Sapeva quanto il ragazzo aveva avuto paura in quella missione, sapeva quanto dolore aveva provato nel riaffrontare Rookwood ed il suo passato da mangiamorte.
Lo aveva capito.
 
“Malfoy, mi senti?”
 
La ragazza scosse di poco il biondo, tentando di svegliarlo.
Harry si avvicinò prendendo Hermione per le spalle.
 
“Hermione lascialo stare, aspettiamo che si svegli da solo…”
“No, non posso aspettare.
Voglio sapere, capire.
Voglio parlare con lui.
So cosa ha provato, ho sentito tutto mentre guardavo il monitor.
Voglio…”
“Mezzosangue, chiudi quella boccaccia.”
 
Hermione si girò di scatto, fissando gli occhi di cristallo dell’altro aprirsi con lentezza.
Il biondo si stava svegliando e più si muoveva, più lei si sentiva felice.
 
“Mi fai venire mal di testa ogni volta che parli.”
“Malfoy, io…”
 
Non finì la frase che si piegò su di lui, unendo le labbra.
Harry e Draco spalancarono gli occhi. Nessuno dei due si sarebbe aspettato una cosa del genere e tanto meno Ron che si smaterializzò lì in quell’istante.
 
“Miseriaccia, Hermione…”
 
Per lui fu molto peggio e quasi gli venne un infarto nel vedere quella scena.
Uno dei suoi più grandi ex nemici con le labbra unite alla sua ex ragazza.
Hermione si staccò dal biondo, abbassando gli occhi arrossendo.
 
“Ron, non avevamo da fare quella cosa, noi…”
 
Harry si girò verso di lui, tentando di portarlo via dalla stanza, ma il rosso aveva spalancato la bocca come non mai e fissava la riccia con sorpresa.
 
“Amico, ma hai visto cosa…”
“Forza Ron, andiamo!”
 
Il moro trascinò il ragazzo fuori dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
Hermione rimase seduta sul letto, spostando i capelli dietro le orecchie.
Draco invece si sistemò meglio sulle lenzuola, gemendo un poco dal dolore.
 
“Malfoy, io…”
“Perché l’hai fatto, mezzosangue?”
“Cosa…”
“Come hai osato baciarmi? Mi fai solo schifo.”
 
Hermione spalancò gli occhi, girandosi verso il biondo.
Alzò una mano per poi lasciare un bel segno sulla guancia dell’altro, che rimase fermo ed in silenzio.
Perché Draco reagiva in quel modo?
 
“Sei… Sei uno stronzo!”
 
Le lacrime cominciarono a scendere.
Dopo tutto il biondo aveva tutte le ragioni per dirle quelle cose e quasi si sentì stupida nel gesto che aveva appena fatto. Portò le mani sugli occhi cercando di asciugarsi le lacrime, ma prima che potesse alzarsi, Draco la prese per un polso, mugolando per il dolore sentito ancora dagli effetti del Cruciatus sulla sua pelle.
 
“Aspetta, Granger.”
“Cosa vuoi ancora Malfoy?”
“Smettila di fare la ragazzina, ti ricordo che sei stata tu ad evitarmi per prima.”
 
Hermione ripensò alle uniche due volte in cui il ragazzo si era aperto verso di lei.
Le uniche due volte in cui le aveva rivelato i suoi sentimenti.
Si risedette sul letto, asciugandosi quelle poche stille che le cadevano dagli occhi.
 
“Malfoy, mi dispiace.”
“Mi hai chiamato per nome.”
“Eh?”
 
La riccia notò come Draco tentava di raggiungere il suo viso con una mano. Aveva un’espressione truce in volto, ampliata dalle sopracciglia aggrottate.
 
“Prima di svenire… Mi hai chiamato per nome.”
 
Hermione allora ricordò.
Si era spaventata a tal punto da chiamarlo con il nome.
 
“Io, si, ecco…”
“Ripetilo.”
“Cosa?”
“Hai capito. Ripetilo.”
“Draco.”
 
Il ragazzo sembrò quasi sorridere e con tutte le forze, si tirò su, arrivando alle labbra della ragazza per baciarle.
Hermione rimase quasi stupita, ma poi ricambiò il bacio, schiudendo le labbra per permettere all’altro di cercare la sua lingua e cominciare quel bacio focoso che attendeva da tempo.
 
§
 
Alla fine del loro ritrovamento, Draco spiegò ad Hermione che i suoi sentimenti erano rimasti nascosti per metà degli anni di scuola. Gli ultimi tempi li aveva passati ad osservarla e schernirla, proprio per attirare la sua attenzione, vedendola rapita dal Weasley.
Quando aveva assistito alla sua tortura da parte della cugina, le rivelò di essere morto dentro ed era diventato un Auror proprio per impedire che cose del genere venissero ripetute su altre persone.
Ora che finalmente era tutto finito, poteva finalmente stare con la sua mezzosangue.
E lei, invece, sarebbe stata con il suo Auror.


 
 
Note: Ed ecco l’ultimo capitoletto.
Pensavo di riscriverla fatta bene, una specie di Remake, con capitoli molto più lunghi e situazioni più complicate. Tanto perché mentre postavo i vari capitoli, mi venivano strane idee che potrei usare.
Ma non ora.
Ringrazio tutti i seguiti per aver aspettato i cinque capitoli e tutte le persone che hanno inserito la storia fra le preferite e le ricordate.
Grazie anche a chi mi ha lasciato i suoi brevi commenti per messaggio Fb e Efp.

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