The Last Life

di Alish_Chantica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Zona di Quarantena - Parte 1 ***
Capitolo 3: *** La Zona di Quarantena - Parte 2 ***
Capitolo 4: *** La Periferia - Parte 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


C’era odore di benzina e le orecchie le fischiavano. Chloe aprì gli occhi solo per vedere l'abitacolo rovesciato e un leggero fumo nero che avvolgeva l'auto. Sbatté le palpebre un paio di volte e si accorse di ciò che era successo. Una macchina o, molto probabilmente un furgone, si era scontrato contro la loro vettura facendola ribaltare. Si ricordò solo ora con chi era in macchina.
«Papà? Hei.» si affacciò da dietro il sedile «Hei.» William sembrò apparentemente confuso e si massaggiò la testa.
«Cosa?» In quel momento entrambi rivolsero lo sguardo davanti a loro solo per vedere la scena raccapricciante di un uomo che veniva dilaniato vivo da un presunto infetto. William sembrò ricomporsi.
«Indietro tesoro, torna indietro.» sussurrò. Chloe fece come le era stato detto e si riparò dietro il sedile ormai rotto guardando il padre mentre cercava di rompere il parabrezza dell’auto. Con la coda dell’occhio notò che lo zio David non era in macchina.

Forse è già uscito.

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce di suo padre:
«Chloe, forza, dammi la mano.» La bambina uscì con qualche ferita dalla vettura ormai distrutta.
«Dobbiamo correre.» David era proprio accanto a William con una pistola in mano. Chloe voleva chiedere spiegazioni ma sapeva che non era né il momento né il luogo adatto per una riunione di famiglia. Improvvisamente si sentì sollevare da terra.
«Tieni gli occhi chiusi, tesoro.» Le braccia di suo padre le davano sicurezza anche se aveva le mani e la maglia sporche di sangue. Anche l’orologio che gli aveva regalato poche ore prima, era macchiato di quello stesso liquido scarlatto. I tre iniziarono a correre per le strade di Arcadia Bay in cerca d'aiuto. Sfortunatamente non erano i soli: c’era gente che gridava, piangeva, ardeva viva e urtava gli altri passanti per sfuggire a quell'assurda e strana minaccia.
«Non guardarti intorno. Guarda me.» le sussurrò suo padre. Chloe non era ancora consapevole della gravità della situazione ma si fidava di suo padre tanto da mettere in discussione tutto quello che dicevano gli altri. D’improvviso una macchina uscita da un piccolo viale sfrecciò sulla strada e andò a scontrarsi contro una pompa di benzina facendola esplodere. William strinse di più la figlia, voltandosi di spalle per proteggerla. L’esplosione fece indietreggiare tutti i presenti disorientandoli per pochi secondi. Il fuoco era talmente intenso che Chloe trovò piacevole sentire il calore delle fiamme sfiorare il suo volto.
«Merda. Per di qua, presto!» gridò David. Quella sera erano dovuti uscire di fretta portando con loro solo una pistola. Ormai nessuno faceva più caso alla brezza autunnale. Imboccarono un vicolo, le strade principali erano troppo affollate e pericolose per spostarsi velocemente. Sentirono dei passi dietro di loro e affrettarono il passo riuscendo a rifugiandosi dentro un bar. David fu veloce a chiudere la porta dietro di sé e a bloccarla con il suo stesso peso.
«Vai all’autostrada!»
«Cosa?» William sembrava confuso.
«Vai…tu hai Chloe! Io li semino!» gridò David caricando la pistola.
«…Zio David…» Chloe non poteva davvero crederci.

Cosa sta succedendo?

«Ci vediamo lì.» rispose William scattando e uscendo dal locale passando attraverso un buco nel muro. Saltò una recinzione ormai distrutta scendendo a grandi falcate giù per un sentiero sterrato parzialmente illuminato da qualche lampione.
«Ci siamo quasi.»
«Si avvicinano.» disse Chloe sporgendosi dalla spalla di suo padre «Papà?» Sul ciglio del viottolo vi era un camion dei gelati ribaltato e un uomo cercava di uscirne strisciando con i gomiti e imprecando. Chloe non disse nulla a riguardo e abbassò la testa. Era abbastanza sveglia da capire quando era il momento d’aiutare qualcuno o meno. Non appena fecero qualche metro più avanti entrambi sentirono le urla strazianti di quell’uomo.

Andrà tutto bene.

Non appena riuscirono a risalire il sentiero, sentirono degli spari a distanza ravvicinata e automaticamente William strinse di più la figlia. Dopo pochi secondi non si udirono più le urla di quegli esseri.

Papà mi ha detto che andrà tutto bene.

«Tutto bene piccola, siamo al sicuro...» un soldato era davanti a loro con un fucile in mano e la torcia che era saldamente agganciata all’arma «…al sicuro.» William prese un respiro per poi iniziare a parlare. In quel momento Chloe aprì gli occhi. Il soldato le incuteva timore così strinse la maglia del padre.

Andrà tutto bene.

«Ehi! Ci serve aiuto!»
«Fermi!»
«Ti prego.» disse William avvicinandosi «è mia figlia. Stiamo fug-»
«Fermi dove siete!»
«Noi non siamo malati!» cercò di convincerlo ma invano. William fece un passo indietro, l’ultima cosa che dovevano fare era risultare ostili. Il soldato tirò fuori dal giubbotto una ricetrasmittente e iniziò a parlare con tono fermo e chiaro.
«Ho due civili sul perimetro esterno. Istruzioni?»
«Papà, e lo Zio David?» mormorò d’un tratto Chloe.
«Ti porto al sicuro e torno a cercarlo, ok?»
«Signore c’è una ragazzina.» lunga pausa «ma..» pausa «Sissignore.» In quel momento il soldato ripose la ricetrasmittente e imbracciò il fucile puntando sia Chloe che il padre.
«Merda.» mormorò William. Il militare aprì il fuoco e in quel momento Chloe chiuse gli occhi e gridò. Improvvisamente sentì le braccia del padre che la lasciavano andare e la bambina si scontrò con la dura terra rotolando un paio di volte. Si sentiva frastornata e non riusciva a capire cosa fosse successo. Aprì gli occhi e vide la canna del fucile del soldato che le era a un palmo dal naso. Il sangue le si gelò. Poi udì uno sparo e vide il militare cadere a terra come se fosse un sacco. David corse verso di lei ma si bloccò improvvisamente sul posto.
«Oh, cazzo…» Chloe girò la testa solo per vedere suo padre accartocciato su se stesso con le mani al ventre. Aveva un’espressione indescrivibile.
«Papà..» disse con voce flebile «Papà!» ripeté correndo e inginocchiandosi vicino a lui abbracciandolo. «No, papà, ti prego. No!» la bambina scoppiò in lacrime.

Mi avevi detto che sarebbe andato tutto bene.

David si avvicinò a loro riponendo la pistola e fermandosi accanto a Chloe. Non poteva e non voleva crederci. Appoggiò le mani sul ventre del fratello cercando di fermare l’emorragia.
«Cristo! Resisti.» William sembrava stanco. Aveva gli occhi velati, le pelle gelata e lo sguardo perso nel vuoto.
«Non lasciarmi, papà.»

No, non è vero. Non mi hai mai mentito. Mai! Ma allora... allora perchè..?

Chloe gridò talmente forte da graffiarsi la gola. Prese a singhiozzare.
«Fatti forza amore… fallo per me, o-ok? Io-Io sarò sempre con te… fino alla fine. Ti-Ti voglio bene.» sorrise debolmente prima di guardarla un’ultima volta. I loro sguardi si incontrarono. Gli occhi di William erano di un azzurro sbiancato mentre quelli di Chloe erano di un blu intenso. Sapeva che sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbe visti. Le palpebre dell'uomo morente si chiusero lentamente, ma prima di abbandonarsi ad un sogno perenne, concesse alla figlia un debole saluto.
«…papà.» David abbassò per un attimo la testa trattenendo le lacrime per poi staccare le mani dal corpo del fratello. Graffiò il palmo delle sue mani con le unghie. Scosse la testa.
«No... papà.» le parole si fecero impastate per via delle lacrime «Ti voglio bene… papà, ti prego. Non-Non puoi farmi questo…» per un attimo sfiorò il volto del padre «Oh no… no, no, perfavore…» David prese delicatamente la bambina per le spalle facendola alzare.
«Chloe, andiamo via…»
«Ti prego, non puoi farmi questo. Papà, non p-puoi... avevi detto che sarebbe-e andato tutto bene. Papà, perché...»


«Il numero di decessi confermati superano le 400 vittime. Il governatore ha dichiarato lo stato d’emergenza. [...]»
«Cadaveri, incidenti, sangue, morte: è il caos!»
«Sono state create delle zone di quarantena. [...]»
«Gli scienziati posso finalmente confermare che il nuovo vaccino è inefficace.»
«[...] Un gruppo che si fa chiamare le “Luci” ha rivendicato la paternità di tre attacchi.»
«Gli stati richiedono il ripristino di tutti i rami del governo.»
«[...] Nuove manifestazioni dopo l’esecuzione di altri sei membri delle Luci.»
«Potete ancora ribellarvi con noi. Ricordate: se vi perdete nel buio… cercate le Luci. Credete nelle Luci.».


 

Heilà! Prima di tutto ti ringrazio per aver letto la storia e spero che ti sia piaciuta. Come hai potuto notare nel prologo, non accennerò ne a Sarah o a Joel ne ad altri personaggi di The Last of Us. Questa è la mia prima fan fiction in assoluto e confido in te. Conto sulla tua recensione costruttiva per migliorare. Probabilmente questo mio “Angolo autrice” non è molto ben definito ma ci conosceremo meglio capitolo dopo capitolo!

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Capitolo 2
*** La Zona di Quarantena - Parte 1 ***


Capitolo 1
 

Qualche Anno Dopo

Chloe si svegliò di soprassalto mettendosi a sedere sul letto. Aveva la fronte imperlata di sudore e le mani tremanti. Deglutì passandosi una mano tra i capelli azzurri.

Cristo… era solo un sogno.

Il respiro affannoso si fece man mano regolare e ad un tratto la ragazza ormai maggiorenne sentì qualcuno bussare alla porta.

Chi potrebbe essere?

Si alzò, prese la solita canotta bianca appoggiata su una poltrona malmessa e si avviò verso la porta vestendosi pigramente. Bussarono nuovamente.
«Sto arrivando.» borbottò.
Chloe viveva in un piccolo appartamento a Boston, che oramai era in quarantena per l’incredibile aumento di gente infetta. Da quando morì suo padre si era data al contrabbando. Non importava chi fossero i clienti: a lei interessava solo il compenso e grazie a questo lavoro aveva conosciuto molte persone tra cui Victoria, capo delle Luci, e Rachel, una socia nonché migliore amica. Chloe aprì la porta solo per ritrovarsi davanti una ragazza dai lunghi capelli biondi e dagli occhi vispi color nocciola. La sconosciuta entrò in casa senza dire una parola. Aveva solo un orecchino con una piuma azzurra, indossava una camicia di flanella rossa strappata leggermente sulla spalla destra e sotto dei jeans a sigaretta chiari. Ai piedi portava degli stivali col tacco né troppo alti né troppo bassi, ma nonostante ciò continuava ad essere più bassa di Chloe.

Chi non muore si rivede…

«Sei sveglia da molto?» chiese la ragazza avvicinandosi al tavolo e prendendo un bicchiere di vetro. Stappò una bottiglia mezza vuota di Jack Daniels per versarla nel recipiente e inghiottire la bevanda in un sol colpo. Poi, notando l’assenza di risposta, si voltò verso l’amica.
«Ne vuoi un po’?»
«No, non ne voglio.» rispose Chloe chiudendo la porta.
«Ho delle notizie interessanti.»
«Dove diavolo eri finita, Rachel…?»
«Distretto di West End.» prese un sorso dal bicchiere «Hmpf... avevamo una consegna.» aggiunse infine.
«Noi.» si avvicinò bruscamente «Noi avevamo una consegna.»
«Beh, volevi che ti lasciassimo in pace, ricordi?» Chloe si massaggiò le tempie.
«Allora, fammi indovinare.» sospirò mentre iniziò ad aggirarsi per la stanza «L’affare è andato a monte e il cliente è scappato con le pillole. Ci ho azzecato?» l’altra per tutta risposta ridacchiò versandosi nuovamente da bere.
«L’affare è andato liscio come l’olio.» continuò estraendo dei fogliettini di carta dai pantaloni «Ho abbastanza schede-razione per un paio di mesi. Facile.» Rachel fece ondeggiare le schede per poi riporle come se niente fosse. Prese un altro sorso dal bicchiere quando si bloccò fecendo una smorfia e portandosi una mano al volto. La guancia le sanguinava leggermente.
Chloe si sedette appoggiandosi al bordo della piccola cucina inclinando leggermente la testa.
«E quella come la spieghi?» disse indicandole uno zigomo.
Rachel alzò le braccia al cielo in segno di resa «Stavo ritornando qui, tranquilla, quando due stronzi mi hanno assalita, ok?» afferrò un tovagliolo di stoffa che era stato adagiato rudemente su una sedia e iniziò a tamponarsi bruscamente la ferita «Hanno messo a segno qualche colpo. Ma…» sospirò «Beh, ce l’ho fatta.»
Chloe sbuffò a bocca chiusa corrugando la fronte. Si avvicinò e le strappò con non curanza il pezzo di stoffa dalle mani.
«Dammi qua.» disse prendendole il viso con una mano mentre con l’altra le puliva la ferita «I due stronzi sono ancora con noi?»
L’amica sorrise appena «Molto divertente.»
«Hai capito chi fossero?»
«Ehi, senti, erano due qualunque, non contano niente.» rispose scostando la mano dell’altra dal viso e alzandosi, posando il bicchiere mezzo vuoto sul tavolo «Quello che conta è che è stato Hayden ad averli mandati e beh, anche Victoria lo cerca.»
Chloe la guardò perplessa «Il nostro Hayden?»
«Sa che gli stiamo addosso e crede di poterci fottere per primo.» aggiunse Rachel.
L’altra si scostò appena lanciando il tovagliolo nel lavandino. Non poteva davvero credere a quello che sentiva.
«È sveglio il pezzo di merda.»
«No. Non lo è abbastanza.» le sorrise e incrociando le braccia al petto «So dove si nasconde.»
«Si, certo, come no.» mormorò Chloe schernendola.
Rachel le lanciò un’occhiataccia «Un vecchio magazzino.» camminò fino ad affacciarsi alla finestra «Si trova nell’area 5. Ma non so per quanto ancora.»
«Dobbiamo provarci.»
Rachel sembrò stupita e si voltò «Dici davvero?»
«Certo.» mormorò abbassando notevolmente il tono di voce «Hayden ci deve ancora delle armi e beh... nessuno ti tocca senza pagarne le conseguenze.»
Rachel la guardò arrossendo leggermente e subito dopo si schiarì la gola per rompere il silenzio.
«Come ti pare.» mugugnò la ragazza dai capelli lunghi.
«Io sono pronta anche ora. Ti va?»
«Oh, subito può andare.» rispose l'amica sorridendole e uscendo nel mentre.
Le due ragazze ci misero pochi minuti a scendere le scale del palazzo. I muri della costruzione erano di un rosso sbiadito con qualche crepa qua e là. Dei bidoni dell'immondizia erano agli angoli del marciapiede ostruendo parzialmente il passaggio. Era una bella giornata, in cielo non c'era neppure una nuvola e il calore del sole non era poi così spossante.
«Il punto 5 è ancora aperto. Meglio sbrigarci.» informò Rachel passando avanti.
«Ci restano poche ore al coprifuoco.»
Chloe e Rachel superarono qualche vicolo stretto e viscido fino a raggiungere la vera via principale. Un suv militare svoltò proprio in quel momento. Due soldati erano all'interno della vettura ed altri due erano fuori di vedetta e pronti a qualsiasi attacco da parte degli infetti e delle Luci.

 

«Attenzione. I cittadini devono sempre portare con sé un documento di identità. L'obbedienza al personale militare è obbligatoria.»
 

«Guarda. La fila per il cibo è ancora ferma. Non dev'esserci molto da mangiare, di nuovo.» Rachel sospirò mentre lo disse continuando a camminare.
Chloe notò che un paio di guardie cittadine stavano delineando l'ingresso di un'edificio a pochi metri da loro. Armati di fucile e sguardo truce, i soldati avevano sbarrato la zona con l'aiuto di barricate mobili contornate con filo spinato. In quel momento altri due con indosso una tuta protettiva fecero uscire tre persone facendole inginocchiare a terra.

Chi sarà il fortunato che sopravviverà? ...o sfortunato. Punti di vista.

«Pare che ci siano sempre più infetti.»
«Questo vuol dire che la gente può uscire.» precisò Chloe.
Le due ragazze arrivarono ad un cancello, anch'esso sorvegliato da due corpi armati. Chloe passò avanti per mostrare il proprio documento alla guardia.
«Cosa fate?» domandò il soldato dandole indietro il suo attestato.
«Ho il giorno libero. Visito un mio amico.» rispose Chloe.
«Va bene, passate pure ragazzine.» l'uomo guardò Rachel con la coda dell'occhio e quest'ultima evitò il suo sguardo.
«Grazie.»
Chloe non fece in tempo a fare un passo all'interno dell'area 5 che un esplosione di un veicolo le travolse. Rachel tirò indietro l'amica che però si ferì ugualmente al braccio sinistro nel tentarivo di proteggersi. Il fragore del suono fu talmente assordante che a mala pena si sentivano gli spari di sottofondo.
«Luci!» gridò qualcuno.
«Chloe, forza, usciamo da qui.»

 

«Attenzione. Il punto di controllo 5 è chiuso fino a nuova comunicazione. Tutti i civili devono liberare l'area circostante immediatamente.»
 

«Chloe, andiamo. Dai!»
Entrambe presero a correre e trovarono ripararo in un ex municipio. Chloe chiuse la porta dietro di sé prima di sospirare e guardare l'amica vagamente adirata.
«Tanti saluti alla strada facile.» per un attimo la bionda trafugò nelle proprie tasche ed estrasse un piccolo kit del pronto soccorso «Ricuciti, ok?»
Nel piccolo contenitore vi erano delle bende e un filo già legato all'ago. Chloe si guardò di sfuggita la ferita: era piccola ma profonda. Iniziò a medicarsi man mano che seguiva Rachel nei corridoi poco illuminati della struttura.
«Ehm... vuoi sederti?»
«Non eravamo di fretta?» chiese confusa Chloe.
«Si, ma...» l'amica le guardò il braccio «Lascia perdere. Andiamo.» disse continuando a camminare.
Chloe alzò le spalle e appena finì di bendarsi, buttò il contenitore ormai vuoto in un cestino lì vicino. Solo in un secondo momento notò il suo riflesso su una porta di vetro. Aveva i capelli corti di un azzurro molto scuro nascosti sotto un berretto blu marino mentre due belle sfere di zaffiro si intravedevano in quello sguardo accigliato. Era vestita con una semplice cannottiera bianca con raffigurato un teschio, dei jeans scuri strappati, delle bretelle nere le pendevano di lato al pantalone, un paio di scarponcini neri da combattimento, una collana con tre proiettili a mò di ciondolo e qualche bracciale in pelle. Un elaborato tatuaggio le copriva l'intero braccio destro. Ad un anno di distanza dalla morte del padre, Chloe decise che avrebbe dato una svolta alla sua vita. Giurò a se stessa che non avrebbe più sofferto in quel modo, così pensò non solo di stravolgere il suo aspetto, ma anche cambiare radicalmente il suo carattere. La bambina gioiosa e piena di vita di qualche anno fa non esisteva più: ora dominava una Chloe cinica e sfrontata.
«Chloe, vogliamo andare? Il tunnel ad est è libero, sbrighiamoci prima che arrivino delle pattuglie.»
«Arrivo.» rispose l'altra raggiungendola.
Rachel aveva uno sguardo preoccupato e si diresse verso un'ampia stanza ben illuminata dai raggi solari, i quali penetravano attraverso le vetrate rotte. Un piccolo divano e un tappeto rovinato spiccavano al centro della sala. Un vecchio bancone da bar veniva utilizzato come ripiano cucina.
«Tu cosa pensi che voglia Victoria da Hayden?» chiese Rachel, avvicinandosi ad una vetrinetta.
«Non lo so, so solo che non mi piace. Sarà meglio trovarlo prima delle Luci.»
La ragazza con l'orecchino piumato sospirò alzando le spalle per poi appoggiare le mani sul mobile accanto.
«Chloe, aiutami qui.»
Entrambe le ragazze spostarono la vetrinetta rivelando così un buco nel muro abbastanza grande da far passare una persona ma abbastanza piccolo da non dare troppo nell'occhio. Le due entrarono velocemente nella fenditura spostandosi fino ad arrivare ad un'armeria sotterranea. Era ben fornita: c'erano armi di ogni genere, esplosivi e maschere antigas, ma sfortunatamente non avevano abbastanza munizioni per tutte.
«Prendiamo l'attrezzatura.» disse Rachel avvicinandosi al banco da lavoro.
Chloe fece lo stesso, indossò la propria fondina ascellare, posizionò la piccola torcia sul petto, mise la sua solita giacca di pelle nera e analizzò la propria arma. Era una Smith & Wesson 686 in acciaion inox e l'impugnatura in legno. Andava fiera di quell'arma, la faceva sentire molto più sicura quella revolver che qualsiasi altro fucile o carabina nei paraggi. Controllò il tamburo e vide che era pieno, così iniziò a cercare nelle tasche dello zaino. In tutto aveva solo 37 proiettili.
«Le munizioni scarseggiano.» disse Chloe infilando l'arma nella sua fondina.
«Usiamole bene.» commentò l'altra avvicinandosi ad una parete lì vicino «Bene, Tex. Sollevami.»
La ragazza dai capelli blu si mise lo zaino e si posizionò davanti l'amica piegando le gambe, unendo le mani e dando le spalle al muro.
«Sei pronta?»
«Si, signora.»
Chloe aiutò l'amica a salire, dopodiché scalò la parente anche lei grazie a Rachel. Proseguirono qualche metro più avanti ed insieme spostarono una tegola che nascondeva il tunnel sotterraneo. Uscirono da sotto terra solo per ritrovarsi in una casa decadente. Le pareti erano piene di muffa, il pavimento era distrutto così come la maggior parte dei mobili, l'aria, però, era leggera e profumata. Rachel si incamminò fuori dalla struttura fermandosi solo per ammirare il paesaggio. Molto tempo prima doveva essere un bel quartiere, uno dei più belli di Boston a quanto pare. Ma ora la natura era sovrana: sembrava una foresta in una città, c'erano alberi, cespugli ed erba verdissima. Nonostante gli infetti, i paesaggi mutavano e miglioravano a vista d'occhio. Chloe seguì l'amica.
«Era da un po' che non venivo qui.» confessò.
«Sembra un appuntamento.» disse Rachel sorridendo.
«Beh, sono una tipa romantica.»
«Già, a modo tuo.»


 



Heilà! Mi scuso per non aver aggiornato in anticipo la storia ma sto cercando di farlo nel minor tempo possibile quindi per adesso non faccio promesse che potrei mantenere: purtroppo i capitoli verranno pubblicati quando avrò tempo per dedicarmi alla scrittura.Ad ogni modo, per chi ha giocato The Last of Us noterà subito che Tess è stata sostituita con la nostra carissima Rachel Amber. Nessuna novità per il momento. Grazie per aver letto questo secondo capitolo, spero vi sia piaciuto! Le recensioni fanno sempre piacere.

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Capitolo 3
*** La Zona di Quarantena - Parte 2 ***


Capitolo 2


Le due ragazze continuarono ad inoltrarsi nella città fino a quando non notarono che le guardie di Hayden si facevano sempre più numerose. Non con poche difficoltà riuscirono a sottrarre la chiave del deposito ad uno degli scagnozzi senza farsi notare.
«Bene, un ultimo giro e usciamo. Tra poco ci sarà il coprifuoco.» informò una guardia.
«E Hayden? Con chi si rintanerà questa notte? È troppo paranoico per restare solo.» rispose un altro.
«Ci faremo venire in mente qualcosa con gli altri.»
Le due amiche continuarono a camminare finché non arrivarono alla porta del deposito. Si infiltrarono e scesero le scale fino ad arrivare al molo.
«Ecco il nostro uomo.» sussurrò Rachel da dietro delle casse indicando al contempo un ragazzo sui vent'anni, con la carnagione scura e dei capelli corti neri. Dopo aver seguito Hayden in un piccolo magazzino le due si scambiarono degli sguardi d'intesa. Lo facevano sempre prima di prendere una decisione e semplicemente, con quel singolo gesto, facevano intendere l'una all'altra, che ci sarebbero state, nella buona e nella cattiva sorte. Chloe si guardò intorno prima di aprire una porta che collegava il retro della costruzione con un piccolo studio ma vedendo il ragazzo di colore che da in fondo alla stanza le puntava una pistola, si nascose velocemente dietro al muro evitando due proiettili.
«Vai via! Stai indietro, cazzo!»
«Vogliamo solo parlare, Hayden.» disse Rachel con voce tranquilla riparandosi anche lei.
«Non abbiamo niente da dirci, stronzi!»
«Metti giù quell'arma!» intervenne Chloe.
Hayden sparò ma si accorse che aveva esaurito le munizioni così imprecò e lanciò la propria arma per poi fuggire da una porta sul retro.
«Sta scappando, Chloe!»
«Si, ho notato!»
La ragazza con il berretto scattò attraversando la stanza oramai vuota dirigendosi verso la porta posteriore. Le servì solo un calcio ben piazzato al centro per aprirla.
«Hayden!»
Chloe partì all'inseguimento evitando vari oggetti e ostacoli nel vicolo per poi entrare in una palazzina decadente. Fece attenzione a dove metteva i piedi ma non per questo rallentò e finì con l'uscire con agilità da una finestra che si affacciava su un cortile privo di erba. Hayden stava cercando di aprire un cancelletto di ferro strattonandolo con tutta la forza che aveva in corpo.
«Eddai! Merda.» diede un ultimo colpo per poi fare due passi indietro.
«Ciao Hayden.» disse seria Rachel.
Il ragazzo si voltò. Si vedeva che era piuttosto nervoso.
«Rachel. Chloe.» iniziò a camminare verso di loro con passo incerto«niente rancori, vero?»
«Assolutamente.» rispose la ragazza bionda con una scrollata di spalle.
«Ok...» il ragazzo scattò proprio accanto a Rachel per darsela a gambe ma lei fu più furba di lui. In un attimo raccolse da terra una tubo di ferro arrugginito e gli colpì violentemente un ginocchio.
«Aah... porca troia!»
«Ci sei mancato.» mormorò Rachel lasciando cadere il tubo. Chloe, intanto, si appoggiò al muro della palazzina incrociando le braccia al petto e piegando una gamba.
«Ascolta, non so cosa tu abbia sentito..., ma non è vero, ok? Ah... voglio dire...»
«Le armi. Vuoi dirci dove sono le armi?» continuò lei impassibile.
«Si, certo, ma... è...è complicato. Ok?»
In quel momento Chloe si staccò dal muro e si avvicinò a grandi falcate verso il ragazzo a terra.
«Senti, ehm... lascia che ti spieghi. Devo...»
La ragazza dai capelli blu gli sferrò un calcio in pieno volto per poi inginocchiarsi e bloccargli un braccio a terra.
«Ok, basta. Basta. Basta! Oddio!»
«Smettila di frignare.» disse Rachel in un sospiro abbassandosi al livello di Hayden«Stavi dicendo?»
«Le ho vendute.»
«Come hai detto?» mormorò la ragazza dai capelli biondi sgranando gli occhi.
«Non avevo altra scelta. Avevo un debito.»
«L'avevi con noi. Hai scommesso sul cavallo sbagliato.» sibilò la ragazza.
«Mi serve più tempo.»
«Forse l'avrei fatto se non avessi tentato di uccidermi.»
«Dai, sai che...»
«Chi ha le nostre armi?» domandò adirata.
Hayden sembrò vacillare ma poi aggiunse.
«Non posso.»
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo.

Ricevuto, Rachel, ricevuto.

«Dammi solo un...»
In quel momento Chloe strattonò il braccio di Hayden che scricchiolò paurosamente per poi rompersi. Il ragazzo gemette.
«Aaah! Cazzo...»
«Chi ha le nostre armi?»
«Le...Le hanno le Luci. Avevo un debito con le Luci...» piagnucolò.
«...cosa?!»
Chloe si mise in piedi allontanandosi dal ragazzo senza dire una parola.
«Ascolta. Praticamente i membri sono tutti morti. Possiamo... andare lì e riprendercele. Uccideremo tutti e voi riavrete le vostre armi...»
Rachel si alzò estraendo la pistola e guardandolo con disgusto.
«È davvero un'idea del cazzo.» gli sparò due pallottole in testa senza aggiungere altro. Il corpo di Hayden ebbe qualche convulsione prima di rilassarsi.
«Bene, e adesso?» sospirò Chloe.
«Andiamo a riprenderci la roba.»
«Come?»
«Non lo so. Gli spieghiamo tutto.» mormorò scrollando le spalle «Abbiamo solo bisogno di cercare un membro delle Luci.»
«Non dovrai andare lontano.» disse qualcuno. Una ragazza dai capelli corti e biondi si sporse da dietro un angolo tenendosi saldamente un fianco. Era vestita con una camicetta bianca scolorita e un giubbetto marrone aperto, dei pantaloncini corti con sotto dei collant neri e degli stivali. I suoi occhi erano di un verde acceso ma non troppo. Chloe sorrise leggermente.
«Eccola qua... la regina delle Luci.»
«Che ci fate qui? Questo è il nostro territorio.» specificò il capo dei ribelli.
«Affari, Victoria.» poi notando le condizioni della ragazza, Rachel aggiunse «Non sembri molto in forma.»
«Dov'è Hayden?» chiese ignorando la domanda.
Rachel si spostò per mostrare il cadavere. Hayden era steso a terra su una pozza di sangue e aveva un braccio in una posizione innaturale. Victoria ridacchiò amaramente continuando a sostenere il suo fianco ferito.
«Mi serviva vivo.»
«Le armi che ti ha dato. Non erano sue. Le rivoglio.»
Chloe guardò di soppiatto la sua amica. Non se la ricordava così determinata. Abbozzò un sorriso.

La mia vecchia Rachel.

«Non è così semplice.» rispose Victoria guardandosi in giro.
«Cazzo se lo è.»
«Ho pagato quelle armi. Se le rivuoi, devi guadagnarle.»
Rachel sembrò stanca, alzò le braccia e si voltò verso Chloe guardandola stancamente. Sbuffò e si massaggiò le tempie.
«Di quante tessere stiamo parlando?» disse infine la ragazza con l'orecchino piumato.
«Non mi importa delle tessere. Devo portare una cosa fuori città. Fatelo voi... e io vi ridarò le armi e anche di più.»
«Chi ci dice che le hai tu?» domandò Chloe avvicinandosi alla ragazza ferita «A quanto ne so, i militari vi hanno quasi eliminati.»
Il capo delle Luci le riservò una strana occhiata.
«Su questo, hai ragione. Vi mostro le armi.»
In quel momento sentirono delle truppe avvicinarsi. Victoria iniziò ad agitarsi.
«Sentite, non so che intenzione avete ma devo andare. Decidetevi!»
«Voglio vedere quelle armi.» rispose Rachel.
«Seguitemi.»
Il trio si spostò velocemente passando tra i tetti delle varie strutture senza farsi notare e Chloe ne approfittò per ammirare il paesaggio. Il cielo era sempre lo stesso, solo con qualche nube di fumo nero qua e là. Boston era stata una delle tante città ad essere stata colpita dagli infetti il maggior numero di volte. Poi, vedendo il capo dei ribelli leso scalare velocemente le tegole di un tetto, improvvisamente le parve più interessante. Victoria, pur essendo ferita, era ancora molto agile.

La ricompensa è elevata, forse fin troppo per un solo carico. Deve essere importante.

Dopo quasi 10 minuti di corsa continua, le tre ragazze si fermarono sotto ad un ponte, il che significava che era una strada secondaria per arrivare alla base delle Luci.
«Chloe, aiutami ad aprire la porta. Rachel, tu guarda se arriva qualcuno.»
La ragazza dai capelli blu si avvicinò e l'aprì ma si accorse solo dopo che Victoria, proprio in quel momento, era caduta in ginocchio sull'uscio della porta. La stanza, che precedentemente doveva essere stata una cucina, non era molto grande e aveva un lungo corridoio che si collegava direttamente in un piccolo vicolo, c'erano solo due finestre ad illuminarla.
«Vic, su forza, alzati.» disse Chloe sollevandola leggermente.
«Stai lontana da lei!»
La voce era di una ragazza, forse più piccola. Voltò leggermente lo sguardo solo per vedere che la sconosciuta aveva un coltello in mano.
«Ehi, ehi, ehi...» mormorò Rachel afferrando il braccio dell'aggressore«Non dovresti giocare con le armi.»
«Lasciala andare.» disse Victoria.
La ragazza dall'orecchino piumato fece come le era stato detto continuando a guardare storto la nuova ragazza.
«Li recluti sempre più giovani, o sbaglio?» chiese Chloe.
«Lei non è una dei miei e poi non vi sbagliate neppure di tanto voi due.»
In quel momento Chloe inclinò la testa e si voltò verso la sconosciuta. Quello che vide la lasciò senza fiato: gli occhi dell'altra erano come quelli di suo padre, azzurri come il ghiaccio. A far risaltare il tutto, vi erano una spolverata di lentiggini e dei capelli color marrone scuro, corti, che si fermavano prima di toccare le spalle. Chloe rimase interdetta quando notò che i capelli della sconosciuta, pur essendo caotici, risultavano al tempo stesso ordinati. Indossava una semplice maglietta rosa con sopra una giacca della tuta grigia, dei jeans blu scuri, delle converse nere e portava una borsa a tracolla in pelle nera. La ragazza con le lentiggini appoggiò il coltello sul tavolo di legno e si avvicinò a Victoria per farla sedere. Chloe si spostò leggermente.

C'è qualcosa che non mi quadra. È palese che questa ragazza non è una combattente ma allora che ci fa qui con Victoria?

«Che è successo?»
«Niente, non è grave.» Victoria si schiarì la voce «Ho trovato aiuto ma io non posso venire.»
«Beh, allora io resto qui. Non abbandono gli amici.»
«Max, non avremo un'altra possibilità.»
«Aspetta...» Chloe si fece avanti confusa «Dobbiamo portare fuori lei?»
«Un gruppo di Luci vi aspetta al palazzo del governo.»
«Non è proprio dietro l'angolo.» borbottò Rachel.
Chloe iniziò ad aggirarsi per la stanza.

Dobbiamo portare fuori una ragazza?

«Ce la potete fare. La consegnate, tornate qui e le armi sono vostre. Il doppio di quelle di Hayden.»
«A proposito... dove sono?» chiese la ragazza dall'orecchino piumato.
«All'accampamento.»
Rachel e Chloe si guardarono. Lo sguardo d'intesa distese i nervi di entrambe le ragazze. La ragazza con il berretto incrociò le braccia al petto.
«Non facciamo un cazzo finché non le vedo.» continuò la ragazza dai capelli lunghi.
«Rachel, vieni con me così verifichi di persona se ci sono le armi mentre io mi faccio curare. Ma Max non passa per quella zona della città. Voglio che Chloe la tenga d'occhio.»
Chloe trasalì e si avvicinò a Victoria.
«Uoh, uoh, uoh, non credo che sia una buona idea che io faccia-»
«Non se ne parla, Victoria!» intervenne Max interrompendo la ragazza dai capelli blu. «Non puoi lasciarmi con dei perfetti sconosciuti.»
«Max...»
Chloe guardò la ragazza dai capelli scuri. Ora che erano abbastanza vicine notò che Max era più bassa di lei.
«Come la conosci?» chiese la ragazza con le lentiggini indicando Chloe.
«Andavamo alla Blackwell insieme.» rispose Victoria «ma d'altro canto, se ero in difficoltà, potevo contare sul suo aiuto.»
«Potevi contare su di me prima o dopo che sono stata espulsa?» disse seccata Chloe.
«Ti sto lasciando un compito importante che solo tu e Rachel potete fare, se non è fiducia questa.»
«Ascolta, portala alla galleria nord e aspettami lì. Victoria mi porterà...» intervenì Rachel.
«Ma Cristo santo!»
«È solo merce, Chloe.» aggiunse la ragazza dall'orecchino piumato cercando di convincerla.
«Victoria...» mormorò Max.
«Basta parlare.» disse con tono fermo alzandosi dalla sedia «Andrà tutto bene, Max.»
Chloe rabbrividì. Erano le stesse parole che aveva usato suo padre qualche anno fa.

Cazzate.

«Vai con lei.» disse Victoria indicando la ragazza con i capelli blu.
«Solo... fai in fretta.» sussurrò Chloe a Rachel «E tu... stammi vicina. Andiamo.» concluse percorrendo frettolosamente il corridoio.


 



Heilà! Ancora qua gente. Non ho molto da dire, solo grazie per aver letto questo secondo capitolo. Se notate qualche errore di battitura o magari qualche parola senza accento, fatemelo sapere nelle recensioni (sto avendo problemi con la tastiera del telefono e non sono sicura che mi abbia salvato tutti gli accenti, l'ho riguardato più volte ma essendo sera non credo di averci fatto tanto caso). Grazie ancora per la visita, ci vediamo al prossimo capitolo! 

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Capitolo 4
*** La Periferia - Parte 1 ***


Capitolo 3

 

«Attenzione. Nascondere o aiutare criminali ricercati è un reato punibile con la morte. Non correte rischi. Denunciate immediatamente ogni attività sospetta.»

 

«Dove stiamo andando?»
«Lassù.» disse la ragazza con il berretto indicando un palazzo di fronte a loro il quale aveva una scala d'emergenza in ferro. Il cielo limpido, in qualche modo, riusciva a risaltare la struttura decadente «Così arriveremo al tunnel nord.»
«Come saliamo?»
«Dammi un minuto.» rispose Chloe guardandosi intorno con attenzione. Qualche sacco dell'immondizia, dell'erbetta tenace che cresceva lungo le incavature dei ciottoli e qualche straccio buttato a terra. In un angolo notò un cassone dei rifiuti e le venne un'idea.
«Vieni, aiutami a spostarlo.» Max accorse e l'aiutò a muovere l'oggetto sotto la scala.«Bene.» disse arrampicandosi. Non aspettò neppure l'altra ed entrò nel palazzo senza indugiare. Non c'era neppure l'ombra di un mobile. Hanno portato via tutto. Attraversò un piccolo corridoio che collegava le due palazzine e si voltò distrattamente verso la ragazza dietro di se.
«Allora... cos'è Victoria per te?» domandò Chloe.
«Non so. È un'amica, credo.»
«Un'amica, eh? Sei amica del capo delle Luci. Quanti anni hai, quindici?» chiese sorridendo.
«Le nostre famiglie si conoscevano. E ho diciotto anni, non che centri qualcosa.» rispose sospirando leggermente. Chloe iniziò a salire delle scale a chiocciola. Quel posto puzzava fin troppo di muffa.
«E i tuoi genitori?»
«Se ne sono andati tempo fa.»
Chloe rimase interdetta e si grattò la nuca imbarazzata.
«Mmm, mi dispiace, so cosa ci si prova.» mormorò «Ad ogni modo, invece di restare in una scuola, hai deciso di scappare e unirti alle Luci, giusto?»
Entrambe le ragazze si avvicinarono ad una porta del corridoio.
«Non ti dirò perché mi stai facendo scappare.» rispose l'altra seria.
«Sai qual'è la cosa migliore del mio lavoro? È che non mi importa del perché. La verità? Non me ne frega niente.» disse Chloe roteando gli occhi.
«Bene.» commentò Max dandole un cipiglio infastidito.
«Ottimo.» continuò l'altra aprendo la porta e facendo accomodare la ragazza più piccola. «Eccoci qui.»
Chloe, senza dare alcuna considerazione al suo nuovo ospite, si spostò verso il divano per poi sdraiarcisi sopra chiudendo beatamente gli occhi.
«Che stai facendo?» chiese Max avvicinandosi.
«Nulla.» rispose sbadigliando.
«Ah, bene, e io che dovrei fare?»
«Fai come se fossi a casa tua.»
Max vagò per la stanza per poi tornare sempre al punto di partenza. Sospirò a bocca chiusa e notò qualcosa al collo dell'altra ragazza. Sorrise.
«Bella collana.»
«Uhm...» si abbassò il berretto fino a coprirsi completamente il volto. Non aveva voglia di far conversazione.
Chloe si svegliò di soprassalto quando era ormai notte. Aveva fatto l'ennesimo incubo e sospirò stancamente.
«Ti lamenti nel sogno.» mormorò Max «Odio i brutti sogni.»
Chloe si mise seduta levandosi il berretto e passandosi una mano tra i capelli. La ragazza più piccola era seduta su una poltrona, davanti alla finestra con una polaroid in mano. Aveva iniziato a piovere molto forte e il cielo si era fatto scuro.
«Si, anche io.» rispose Chloe alzandosi. Si rimise il berretto e guardò la ragazza che le dava le spalle. La luce fioca dei lampioni illuminava il volto di Max, sembrava entusiasta ma allo stesso tempo spaventata.
«Non sono mai stata così vicina all'esterno. Intendo, guarda quei soldati, se gli facessi una foto dubito che si vedrebbe qualcosa.» mormorò rigirandosi la polaroid tra le mani. Sembrava tenerci molto. Chloe si grattò la nuca e si avvicinò ad un armadio per prendere una lampada a gas, l'accese e la mise sul tavolo. Max intanto aveva riposto la propria macchina fotografica nella borsa e si era alzata.
«Cosa vogliono da te le Luci?» chiese d'un tratto Chloe ma venì interrotta da Rachel che entrò bruscamente nella stanza completamente bagnata.
«Ehi, scusate se ci ho messo tanto, è pieno di soldati l'ha fuori.»
«Come sta Victoria?» domandò d'impulso Max.
«Se la caverà.» rispose Rachel per poi voltarsi verso l'amica «Ho visto la roba. È tanta. Sei sicura?»
«Certo.»
«Bene, andiamo.» commentò la ragazza con l'orecchino piumato andando avanti e spalancando la porta sul retro iniziando a scendere. Chloe, sospirando a bocca chiusa, spense la lampada.

E io che pensavo di scaldarmi almeno un po'...

Si infiltrarono passando per qualche scorciatoia per poi uscire all'aria aperta. Il vento le accarezzava la pelle provocando piccoli brividi in risposta. La pioggia cadeva incessante e le nuvole nere coprivano le poche stelle rimaste.
«Questa pioggia non va bene.» commentò la ragazza con il berretto.
Rachel si strinse di più nei suoi indumenti e Chloe fu tentata di fare qualche commento sprezzante ma si trattenne. Non era ne il luogo ne il momento giusto. Il paesaggio era pressoché affascinante nonostante la desolazione e la distruzione che lo circondavano. Per colpa delle numerose mine, piogge, bombe e infetti, il ponte principale che collegava la periferia al centro di Boston, era crollato trascinando con se svariate macchine, cartelli stradali, semafori, piccole baracche e persino un intero tir. Nonostante le pessime condizioni, Chloe notò che Max era in qualche modo ipnotizzata in quel quadro a dir poco misera.
«Sono fuori, finalmente...» sussurrò Max in un soffio per poi espirare ed inspirare tranquillamente. Non le importava se il tempo era sfavorevole, quella era la sua prima volta che usciva da una città in quarantena. Stava letteralmente congelando ma non le importava perché l'aria di quei posti nuovi iniziava a diventare parte di lei, quei paesaggi dominati dalla natura assumevano un nuovo ruolo importante che era divenuto fondamentale e, in un certo senso, affascinava gli ignari viandanti. Intanto Chloe si era incamminata e si mosse con cautela tra i vari resti. Non voleva rischiare di farsi scoprire per cui decise che il modo più saggio di continuare era quello di non accendere nessuna torcia.

La parola è l'ombra dell'azione.

«Scendiamo facendo attenzione a dove mettiamo i piedi.» informò Rachel seguendola. Uno dei carichi del tir era inclinato verso il basso così da poter permettere la risalita. Il piccolo gruppo scalò l'oggetto senza fatica ma improvvisamente, davanti a loro, uscirono due soldati armati fino ai denti con i fucili spianati verso la piccola carovana. Chloe, con uno scatto, cercò di mettere al tappeto uno dei due ma fu fermata da un calcio in pieno volto che la fece cedere a terra.
«Non fate cazzate, forza. Giratevi e in ginocchio. E tu scansionali mentre io chiamo la base. Se sono infetti sai cosa fare.» informò uno dei soldati. Dalla voce sembrava una donna. Il trio fu costretto a seguire gli ordini. Chloe poteva sentire la testa che le pulsava ma non ci fece troppo caso.
«Bene. Mani dietro la testa.» ordinò l'altro soldato estraendo lo scan.
«Se chiudi un occhio possiamo pagarti bene.» sussurrò Rachel alla guardia armata.
«Sta zitta.» rispose iniziando a scansionare la ragazza in cerca di qualche segno d'infezione. Rachel risultava negativa, così il soldato passò a Chloe, anche lei negativa. Infine giunse a Max che continuava a tremare leggermente. La ragazza con il berretto scrutò la nuova compagna di viaggio e notò una certa paura nei suoi occhi. Il soldato le appoggiò lo scan sul collo ma nel momento in cui comparve il risultato,  la ragazza con le lentiggini, estrasse un coltello a serramanico e, alzandosi e girandosi nel mentre, ferì ad una gamba la guardia armata.
Max squittì «S-Scusa.»
Il soldato gemette ma, nella foga del momento, riuscì a colpire Max scaraventandola contro una delle tante casse di legno che il tir avrebbe dovuto trasporatare.
«Cazzo! Me la pagherai!» sibilò la guardia armata ferita puntandole il fucile. Chloe, con uno scatto, non ci pensò due volte ad afferrarlo e a buttarlo al suolo. Riuscì, non con poca difficoltà, a sfilargli il fucile e a ucciderlo. In quel momento si sentì un altro sparo e si alzò velocemente voltandosi verso l'origine del suono. C'era Rachel con una pistola fumante in mano e al suolo l'altro soldato. Entrambe le guardie armate erano circondate da una pozza di sangue.
Max sembrò scioccata «Io credevo che... li avremmo legati o qualcosa di simile.» mormorò indietreggiando.
Chloe sospirò alzandosi dal cadavere e ripulendosi. Rachel ne approfittò per raccogliere da terra lo scanner. Ciò che vide le fece gelare il sangue.
«Chloe, guarda qui.»
La ragazza con il berretto si avvicinò incuriosita ma appena vide lo schermo dello scanner rimase interdetta. Voltò lo sguardo verso Max e poi nuovamente sul marchingegno. Il risultato era positivo.
«Tu...» mormorò Chloe «Sei una cazzo di infetta!» gridò estraendo la pistola e puntandola contro la ragazza con le lentiggini.
«Aspetta, aspetta! Non sono infetta.»
«Si, certo!» ringhiò sarcastica la ragazza dai capelli blu «quindi questo mente?» continuò indicando lo scanner.
«Io posso spiegare.»
«Fallo.» disse Rachel severamente.
Max si scoprì velocemente un braccio rivelando un morso di qualche infetto.
«Non me ne frega di come sei stata infettata.» brontolò Chloe inclinando la pistola.
«È di due settimane fa.»
«Impossibile, si trasformano tutti entro due giorni.» si intromise Rachel.
«Ve lo giuro, è di due settimane. Perché Victoria avrebbe dovuto mentirvi?»
Entrambe le ragazze rimasero in silenzio.

Non ha molto senso infatti... ci ha fatto persino vedere la roba e da ciò che mi ha detto Rachel è pure parecchia. Perché farci rischiare di diventare dei clicker scortando una ragazza infetta fuori dalla zona di quarantena? Non credo ci voglia uccidere ma, a causa dei molteplici attacchi, hanno perso molti uomini. Forse non ne aveva abbastanza per contrastarci..? Non ha comunque senso. C'è qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto ciò...

«Aah!» Chloe gemette rinfoderando la pistola «Non ci casco ma il pagamento è notevole per cui vediamo di andare avanti senza fare troppe domande.»
«Sbrighiamoci prima che arrivino i rinforzi. Non voglio farmi beccare un'altra volta.» ammise Rachel passando in testa al gruppo.
Max, dal canto suo, si ricoprì l'arto e le seguì. Si passò una mano sul braccio con la cicatrice del morso. Lo faceva sempre quando si sentiva a disagio o fuori posto, in qualche modo l'aiutava. Il trio riprese la marcia. Era ancora buio e, tra la pioggia e la tensione, nessuno osò proferire parola fino a quando non attraversarono un condotto dell'acqua. Dopo che Rachel forzò la serratura di un piccolo cancello in ferro, le tre ragazze uscirono all'aperto. Il paesaggio cambiava di volta in volta. Max si guardò intorno e si appoggiò vicino ad un muretto decadente. Chloe chiuse il cancello dietro di se e non appena voltò lo sguardo verso la sua amica, notò che quest'ultima stava fissando la ragazza con le lentiggini. Rachel si avvicinò piano a Max rivolgendole uno sguardo neutro ma che celava della preoccupazione.
«Ok, qual'era il piano? Se anche riuscissimo a consegnarti alle Luci, cosa accadrebbe?»
«Victoria... ha detto che hanno le loro zone di quarantena. I loro dottori stanno studiando una cura.» spiegò cercando di parlare in modo chiaro.

Forse è ancora spaventata per quello che è successo con i soldati.

«Non ne ho mai sentito parlare.» precisò Chloe. Max la guardò.
«Quello che mi è successo può essere la chiave per trovare un vaccino.»
«Aah! Ma piantala!»
«È quello che ha detto.» continuò Max.
«Certo, non ho dubbi.» disse Chloe sarcastica.
«Non l'ho chiesto io!»
«Neppure io.» sibilò la ragazza con il berretto sporgendosi.
«E se fosse vero?» intervenì Rachel ponendosi nel mezzo.
«Cosa...-»
«Se fosse così, Chloe? Siamo arrivati fin qui, andiamo fino in fondo.»
«Devo ricordarti cosa c'è là fuori?»
La ragazza con l'orecchino piumato guardò Max per poi prenderla per un polso.
«Chloe, ci pagheranno bene, dobbiamo solo portarla al municipio poi ci penseranno loro.» continuò Rachel trascinandosi dietro l'altra ragazza. Chloe sbuffò calciando via un sasso ma infine si decise a seguirle.


 

Heilà! Grazie per aver letto questo capitolo. Mi scuso per gli errori (orrori) grammaticali che ci sono ma sto avendo problemi con il cellulare e sto provvedendo a salvare tutte le bozze sul computer per non perderle (lavoraccio). Chiedo venia anche per la pubblicazione di questo capitolo ma putroppo non posso essere regolare, spero solo di poterne pubblicare almeno uno al mese nei giorni avvenire. Le recensioni sono sempre molto gradite, grazie ancora e arrivederci al prossimo capitolo!

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