Falling away with you di Happy_Pumpkin (/viewuser.php?uid=56910)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Special K ***
Capitolo 2: *** Because I want you ***
Capitolo 3: *** Lady of the flowers ***
Capitolo 1 *** Special K ***
FALLING AWAY WITH YOU
So
I'll love whatever you become
and
forget the reckless things we've done
I
think our lives have just begun
I
think our lives have just begun
and
I'll feel my world crumbling,
and
I'll I feel my life crumbling
and
feel my soul crumbling away
and
falling away,
falling
away with you
Falling
away with you - Muse
ATTO
I
Special
K
No hesitation,
no delay
You come on just like special K
...
Gravity, no escaping
Gravity
Gravity
No escaping
Not for free
I fall down
Hit the ground
Make a heavy sound
Every time
You seem to come around
Special K -
Placebo
La
vita caotica della città scorreva rapida come al solito,
troppo rapida al dire il vero.
Camminare per le strade diventava un'impresa difficile per via dei
pedoni che, dando prova di estrema gentilezza, proseguendo dritti per
il loro cammino spintonavano senza troppi riguardi chiunque si fermasse
a lungo, vittima che accettava quindi l'ingrato destino di venire suo
malgrado trascinato nella corrente umana.
Trascinato... blando eufemismo per dire spintonato. Frullato.
Sballottato.
Ebbene, in quella massa di gente, c'era Naruto.
Un puntino, una piccola ombra sottile in un oceano assolato.
E in lontananza, sulla strada percorsa da macchine su macchine, c'era
anche l'autobus che teoricamente avrebbe dovuto prendere.
Quando, dopo aver cercato di affibbiare qualche gomitata, infilandosi
tra omaccioni corpulenti e donne dai pericolosi tacchi a spillo, se lo
vide passare davanti per allontanarsi inesorabilmente ebbe solo una
parola per esprimere il suo sconforto:
“Merda.”
Ormai era arrivato fin lì.
Si trattava di aspettare minuti, d'accordo forse un po' di minuti, e il
nuovo bus sarebbe passato per recapitarlo dritto a lavoro.
Il suo lavoro.
Essere proprietari di un chiosco di ramen aveva i suoi vantaggi...
poteva non solo deliziarsi dell'odore del cibo ma anche assaggiarlo col
pretesto di dover controllare che fosse buono. E al suo fianco ben
presto in mattinata lo avrebbe raggiunto Hinata... Hinata che mostrava
un sorriso gentile per tutti e che, composta, aspettava alla cassa che
i clienti pagassero, salutandoli poi con un inchino che andava a
coprire parzialmente il volto di porcellana.
In piedi alla fermata, dopo aver sbuffato qualche istante, Naruto
fischiettando ripensò a Hinata: non con l'amore di un uomo
ma con l'affetto di un amico e di un fratello maggiore.
Nonostante fossero marito e moglie.
Amarla... non sapeva nemmeno da che parte cominciare a dire il vero...
sentiva solo che era stato giusto sposarla. Perché
d'altronde lei era la seconda scelta, sì... la seconda.
“Devo trasferirmi
all'estero, Naruto.”
Sasuke era seduto a
terra, le gambe schiacciate contro il petto e il mento appoggiato su di
esse. Come al solito lo sguardo impassibile sembrava essersi perso in
lontananza a guardare qualcosa che difficilmente gli altri comuni
mortali avrebbero potuto raggiungere.
Naruto, nei suoi dodici
anni d'età, non aveva mai dovuto subire perdite di quel tipo.
Non aveva più
i genitori da tempo, ormai, e aveva sempre imparato in un modo o
nell'altro a cavarsela da solo, tirando fuori un sorriso anche nei
momenti più bui.
“Quindi non
tornerai più qui in paese.” concluse storcendo
appena le labbra.
“Direi di
no.” rispose Sasuke.
La loro piccola
cittadina alle porte della campagna, d'indubbio fascino paesaggistico
ma con poche possibilità di far emergere i pargoli che un
giorno avrebbero potuto reggere le redini della società, non
sarebbe stata abbastanza per lui.
Mai.
Sasuke si sarebbe
trovato allo stretto anche avendo a disposizione il mondo intero.
Naruto
appoggiò le mani sull'erba guardando il cielo tinto dalle
nuvole e osservò piegando leggermente la testa:
“Beh
vorrà dire che quando sarai adulto e di successo comprerai
un'intera grande città e la farai tua. Così avrai
il pretesto per ritornare.”
Sasuke fece un accenno
di risata scettica:
“E tu? Come
faresti a trovarmi?”
“Facile! -
esclamò il ragazzino con un sorriso tronfio – Le
darai il tuo nome!”
Ci fu qualche istante di
silenzio, come se realmente Sasuke avesse potuto prendere in
considerazione l'idea, infine l'Uchiha senza troppi complimenti diede
una spinta all'amico seduto al suo fianco esclamando:
“Non essere
stupido Naruto!”
Questi si
portò una mano alla spalla maltrattata per poi sbuffare,
mettendosi con le gambe incrociate e storcendo un filo d'erba che aveva
staccato.
“Sei
impossibile Sasuke... odioso ed arrogante... non so come tu faccia ad
avere tutte quelle ragazze che ti vengono dietro...”
Sasuke
continuò a guardare l'immensa pianura che si estendeva
davanti a loro, seduti poco distanti da un albero che non offriva
alcuna ombra.
Infine
mormorò con un tono di voce duro e allo stesso tempo
disperato:
“Io sto
parlando seriamente. Non ci rivedremo più Naruto. Questo non
ti farà male?”
Si voltò
fissando con i suoi occhi scuri quelli azzurri di Naruto, era uno
sguardo severo, quasi ammonitore, che non gli aveva mai riservato.
Come se volesse
rimproverarlo di rimanere lì a scherzare quando il conto
alla rovescia era inesorabilmente iniziato.
Farmi male.
“E' ovvio che
mi farà male. Ma, accidenti, Sasuke perché non
fai qualcosa? Perché non ti opponi alla decisione di tuo
padre?!” esplose l'amico.
“Impossibile.”
rispose tagliando corto.
Per loro non c'era
futuro. Solo un inevitabile addio.
Sasuke strinse le mani,
fino a far diventare le nocche bianche, cercando quasi di non sentire
più nulla... già, avrebbe voluto privarsi per
sempre della sensibilità.
Finché Naruto
non scattò in piedi puntandogli un dito contro, la faccia
esultante di chi aveva avuto un ispirazione folgorante, ed
esclamò entusiasta:
“Scappiamo! Io
e te! Adesso ci alziamo e corriamo via, magari...”
L'energia delle sue
parole si affievolì fino a che non rimase muto a guardare
Sasuke che, muto a sua volta, lo fissava con la solita espressione
fredda ed indecifrabile.
Non lo stava ascoltando
o forse, come sempre, considerava le sue idee troppo stupide e ingenue
affinché potessero essere messe in pratica.
Il biondo
alzò gli occhi al cielo sbottando fino a quando, abbassando
lo sguardo, non si accorse che Sasuke si era alzato a sua volta
affiancandoglisi, lo sguardo come al solito rivolto lontano e la bocca
leggermente corrucciata.
Come se fosse tentato di
parlare.
Finché, visto
che Naruto lo fissava con insistenza aspettando che dicesse qualcosa,
non accennò con fare però stranamente deciso:
“Allora
baciami.”
Naruto credette di non
aver capito bene.
“Come?”
ripeté incredulo.
Sasuke si
voltò all'improvviso lasciando però cadere subito
gli occhi verso un punto indefinito del terreno aggrottando le
sopracciglia.
“Hai sentito
benissimo. Un bacio. E' così che funziona tra chi si
ama.”
Naruto lasciò
leggermente la bocca aperta, come boccheggiando, finché
appoggiando l'indice sul suo stesso petto non commentò
candidamente:
“Io e te ci
amiamo?”
Sasuke sulle prime non
rispose ma infine scosse la testa e scattò in avanti,
limitandosi a camminare con le mani infilate nei pantaloni e la schiena
incurvata.
Poi borbottò
visibilmente irritato, la testa affondata tra le pieghe del maglione a
collo alto:
“Lascia
perdere, sei il solito stupido.”
“Ehi Sasuke!
Che accidenti...”
Naruto, dopo aver
sbattuto un piede sul terreno, prese a rincorrere Sasuke lasciando che
quelle sue parole, più simili ad una confessione che ad una
richiesta vera e propria, si disperdessero nell'aria fresca del tardo
pomeriggio.
Parole che
però, col passare degli anni, non sarebbero state
dimenticate nonostante chi le avesse pronunciate si trovasse a migliaia
di chilometri di distanza.
Accennò ad un sorriso. Aveva ripensato ad una delle ultime
volte che aveva parlato con Sasuke... un ricordo che gli aveva lasciato
in bocca un sapore amaro, come se avesse letto un libro incompiuto.
Sapeva che sarebbe toccato a lui scrivere una fine ma a quel tempo non
ne aveva avuto il coraggio... non si sentiva pronto per concludere la
storia nella maniera in cui Sasuke avrebbe voluto.
Il pullman era abbastanza affollato ma gli permetteva di stare
dignitosamente in piedi senza rischiare di venire soffocato.
Il suo viaggio si riduceva alla visione di un film d'annata, visto e
strarivisto, con le stesse noiose immagini che gli scorrevano davanti.
Impaziente di scendere iniziò a tamburellare le dita sul
palo di freddo metallo, cercando di guardare fuori dal finestrino con
la speranza di riconoscere qualcosa di diverso nelle strade che ogni
giorno scivolavano al suo passaggio.
Finché, salendo, qualcuno non gli urtò la spalla
avanzando senza troppi riguardi e senza nemmeno scomodarsi troppo per
chiedergli scusa.
Ma quando Naruto si voltò non vide altro che la stessa folla
di gente che c'era un istante fa, stanca e schiacciata.
Si guardò un istante attorno, sicuro che la persona
maleducata si sarebbe fatta riconoscere.
Finché non si bloccò su una testa dai capelli
scuri come la notte, appartenente ad un uomo giovane girato
di spalle incastrato tra una ragazzina che chiacchierava al cellulare e
una signora con le buste della spesa che occupava il posto di almeno
tre persone.
Naruto si storse quasi il collo per cercare di scorgere almeno il
profilo di quella persona che, ne era sicuro, non aveva visto quando
era salito.
Doveva averlo urtato. Per forza. Non poteva essere che
così... anche se era una convinzione di una
razionalità molto sommaria.
Accidenti, sembra
davvero lui...
No. Non era possibile. Sasuke era partito... se n'era andato tanto
tempo fa e lui non era riuscito ad impedirlo.
Naruto dette una veloce occhiata alla strada e si morse irritato un
labbro: la sua fermata. Sarebbe dovuto scendere e difficilmente avrebbe
potuto rivedere ancora quel tizio che, visto di spalle, somigliava
così tanto a...
Lo guardò supplicandolo bisbigliando:
“Girati... avanti, girati...”
La sua
fermata.
Le porte del pullman stavano per aprirsi.
La gente voleva scendere e lui avrebbe dovuto fare lo stesso.
Lo fissò intensamente.
Finché, quasi per caso, il ragazzo non si voltò.
Lentamente, come se avesse sentito quel sussurro impaziente soffiargli
alle orecchie. E i loro occhi si incrociarono.
L'ossidiana e l'acqua.
Ci fu un istante di immobilità completa, per poi lasciare
posto ad uno stupore piacevole, incredulo, che però non ebbe
tempo di divenire altro.
Naruto lasciando stupito la presa al palo del pullman
esclamò:
“Sasuke!”
Era lui. Lo stesso sguardo severo ed altezzoso, il modo distante e
gelido di comportarsi per estraniarsi dagli altri...
Sasuke fece per dire qualcosa, riscuotendosi dallo stato di torpore nel
quale era caduto, ma Naruto venne travolto letteralmente dall'ondata di
gente che era fermamente intenzionata a scendere.
“Naruto!” gridò Sasuke spintonando per
farsi spazio e raggiungerlo ma quando riuscì ad arrivare ai
gradini le porte automatiche si richiusero lasciandolo rigidamente a
guardare fuori dal vetro sporco.
Seguì con lo sguardo Naruto che si sbracciava, rincorrendo
affannato l'autobus che insensibile ai problemi degli altri aveva
proseguito la sua corsa.
Lo scorse in lontananza, un puntino che si dimenava nella folla
tentando di raggiungerlo.
Sbattere i pugni sul finestrino non era servito a nulla... nessuno
pareva voler considerare l'ipotesi di arrestarsi nel mezzo della strada.
Dette un calcio alla porta e rimase in silenzio, gli occhi vibranti
d'attenzione puntati verso i grandi marciapiedi affollati. No, Naruto
non c'era più.
Lo aveva perso, ancora.
*°*°*°*
Il negozietto era affollato dai fedeli clienti che si fermavano a
mangiare, invitati dal delizioso odore del ramen. Naruto era rimasto
pensieroso a sciacquare una ciotola, finendo per girare attorno la
spugna più e più volte senza rendersi conto che
ormai quel contenitore era praticamente sterilizzato.
Hinata invece lo aveva notato.
Tra un inchino e l'altro ai clienti che, soddisfatti, pagavano.
Si avvicinò quasi in punta di piedi a Naruto per poi
chiedergli in un sussurro:
“Tutto bene?”
Si umettò un labbro esitante, mentre attendeva la risposta
del marito.
Questi si girò con uno scatto, quasi fosse stato punto, e
per poco la scodella insaponata non gli cadde dalle mani.
Incontrò lo sguardo gentile di Hinata che a tratti abbassava
gli occhi, come se avesse paura di consumare lo splendido oggetto della
sua visione.
Naruto sorrise, grattandosi la punta del naso con l'indice:
“Sì, sì, tutto a posto! Sai, ero solo
un po' sovrappensiero.”
“Certo... - si limitò a concordare Hinata,
prendendogli con dolcezza la ciotola e asciugandola – se ti
serve parlarne...”
Un delicato accenno di piena disponibilità. Fragile come il
vetro Hinata era sempre stata presente nella vita di Naruto, senza
soffocarlo od opprimerlo, limitandosi a sussurrare qualche parola di
incoraggiamento quando sentiva che era necessario.
Non osava interferire oltre perché sapeva quanto il marito
sapesse essere indipendente e smanioso di fare.
Era anzi lui spesso ad incoraggiare lei, con i suoi sorrisi e il suo
affetto.
Si guardò poi il ventre piatto... un bambino... mancava
davvero un bambino tra di loro: perché egoisticamente
sentiva che poteva essere il loro ponte per permetterle di avvicinarsi
a Naruto.
Il quale sembrava sempre pensare a qualcun altro che non era lei.
“Oggi ho rivisto Sasuke.” disse infine Naruto quasi
in un sussurro.
La sua confessione privata.
Hinata sentì la presa sulla scodella mancarle e l'oggetto,
puntualmente, cadde a terra finendo in mille pezzi.
La ragazza indietreggiò di un passo portandosi una mano alla
bocca per poi sussurrare arrossendo in volto: “Mi... mi
spiace... che imbranata.”
Naruto si affrettò ad esclamare ridendo:
“Lascia stare! Lo sapevi anche tu che quella ciotola era
vecchia. Dillo, lo hai fatto apposta per cambiarla!” le disse
scherzando.
Hinata, aiutata dal marito a raccogliere i pezzi, accennò ad
un sorriso guardando quasi estasiata quel bel viso colorato appena di
rosso sulle guance per la risata appena fatta.
Riusciva ad essere sempre così allegro e determinato.
Il suo esempio, la sua guida e l'uomo della sua vita.
Era questo l'incantesimo per cullarla affogando i suoi dolori... almeno
finché una voce maschile, fredda e senza traccia di
esitazione, non ruppe la magia chiedendo:
“E' possibile avere del ramen?”
Hinata si bloccò, guardando istintivamente Naruto, il quale
si era fermato a sua volta a fissare il vuoto come cercando di
concentrarsi su quel tono che gli sembrava di conoscere da tempo.
E, abbandonando i frammenti raccolti, il ragazzo in un istante
scattò in piedi.
Hinata invece rimase lì, chinata, nascosta ad aspettare una
conferma.
“Sasuke!” esclamò Naruto.
Avvertì dell'affetto in quel nome, un
affetto profondo che con lei aveva solo l'effetto di farla sentire
ancora più distante.
Si portò una mano al petto, all'altezza del cuore,
cercando di non farlo battere troppo velocemente...
Tenendo la testa bassa e ricacciando le lacrime che minacciavano di
scenderle si rialzò, stringendo tra le mani la paletta che
aveva usato per raccogliere i resti della scodella, compresi quelli
abbandonati da Naruto.
Quando Sasuke la vide emergere, diafana e con i lunghi capelli davanti
agli occhi a coprirle lo sguardo sfuggente, rimase muto.
Non sapeva cosa dire. Capiva di aver interrotto qualcosa, un filo
conduttore tra Naruto e Hinata, la quale si era sforzata di balbettare:
“C-ciao Sasuke.”
“Hinata...” mormorò Naruto non sapendo
sulle prime cosa fare, ancora troppo confuso.
La ragazza si affrettò ad un inchino maldestro per poi
bisbigliare:
“Vado a buttare questi... così... potrete parlare
tranquillamente...”
Prima che il marito potesse fermarla però lei se ne era
già andata, quasi scivolando oltre la porta che dava sul
retro.
Il locale, con ormai solo qualche cliente ai tavolini che stava finendo
la propria porzione, era silenzioso. Qualche rumore di sottofondo, per
il resto nient'altro.
Sasuke fissava Naruto intensamente, le mani ancora appoggiate sul
bancone come se da un momento all'altro avesse potuto scavalcarlo o
usarlo come slancio per fuggire: entrambe le idee, per quanto folli,
sembravano pericolosamente seducenti.
“Cosa ci fai qui?” chiese Naruto sforzandosi di
mascherare la tensione con un sorriso allegro.
“Ti ho cercato – rispose l'Uchiha –
perché, giorni fa, ti ho intravisto su quel
pullman.”
Naruto sgranò gli occhi.
L'unica cosa che riuscì a dire fu:
“Incredibile.”
“Sì.” confermò Sasuke.
Altro silenzio, vibrante di impacciato imbarazzo.
A quel punto, per cercare qualcosa da fare anziché
tormentare il grembiule bianco, Naruto iniziò a preparare il
ramen per Sasuke, senza che lui avesse espresso opinioni di sorta.
Controllando la temperatura dell'acqua chiese per spezzare il silenzio:
“Allora, che mi racconti?”
Non notò, o forse non ci fece caso, che Sasuke continuava a
fissarlo tenendo le dita delle mani intrecciate appoggiate al bancone.
“Ho preso il controllo dell'azienda di mio padre.”
rispose brevemente.
Naruto scoppiò a ridere: “Accidenti, Sasuke. Lo
avevo detto che saresti stato un grande! Complimenti!”
Ma l'Uchiha deviò l'argomento limitandosi ad osservare,
giocherellando distrattamente con le bacchette che Naruto gli aveva
porto:
“Sei sposato con Hinata...”
Per qualche frammento di attimo quella frase sembrò essere
destinata a rimanere solo un'osservazione distratta, che non implicava
nulla di serio, ma alla fine Naruto rispose, abbassando gli occhi ed
accennando ad un sorriso:
“Eh già... mi aiuta con il ristorante.”
“Capisco.” si limitò, povero di parole
come al solito, a rispondere il moro.
In breve questi si ritrovò la ciotola di ramen fumante
davanti agli occhi, appoggiata sul bancone lungo del tavolo.
Rimase un istante a guardare le rotelline galleggiare placidamente
sopra il brodo, finché Naruto non commentò appoggiandosi coi
gomiti sul ripiano da lavoro, sporgendosi pigramente verso Sasuke:
“Sono proprio contento di rivederti! Sembra passato un secolo
dall'ultima volta che ci siamo parlati!”
Sasuke lo fissò con serietà, quasi fosse irritato
con lui, finché non commentò con voce incolore:
“Sei sporco di ramen sul mento.”
Il biondo rimase un istante interdetto per poi portarsi velocemente un
dito nel punto indicato dall'amico ma, trovandolo pulito,
palesò una smorfia di disappunto.
“Spiritoso...” Borbottò facendo il
broncio come se fosse stato un bambino anziché un dignitoso
uomo di ventisei anni.
“Sei il solito stupido.” commentò Sasuke
inarcando un sopracciglio con aperta aria di superiorità che
poi si ammorbidì in un sorrisetto.
Quello era Sasuke. Il ragazzo dodicenne che aveva visto andarsene via
più di dieci anni fa e che ora, uomo, aveva ritrovato.
Curioso, non era stato Naruto ad averlo cercato come aveva promesso...
era semplicemente comparso nella sua vita come pioggia in un giorno
d'estate.
Non sapeva se esserne davvero felice o meno.
Perché si ricordava perfettamente delle parole dell'amico e
di quello che, entrambi, inconsciamente o meno provavano l'uno verso
l'altro.
Sapevano di essere due poli opposti che inevitabilmente si sarebbero
attratti a vicenda, indipendentemente da quali altre forze cercassero
di magnetizzarli in diverse direzioni.
Ora doveva decidere.
Salutare Sasuke e fare come se niente fosse, continuando la sua normale
esistenza, oppure chiedergli di restare e riprendere quel percorso che,
anni fa, avevano interrotto.
Questo avrebbe voluto dire, già lo sapeva, compromettere
tutto quello che negli ultimi tempi aveva costruito... a partire
proprio dalla relazione con Hinata, relazione che sembrava reggersi
in piedi solo grazie allo sforzo di entrambi.
Ma forse le cose non sarebbero andate così.
Era un uomo ormai, con delle responsabilità, e non
più uno sciocco ragazzino con tanti sogni in
testa: riprendere un'amicizia con Sasuke non avrebbe
significato nulla.
Così, sfidando sé stesso, chiese simulando
allegra noncuranza:
“Allora, che ne dici, stasera vieni a mangiare da me e
Hinata?”
Sasuke fissò un istante il piatto, posando con calma le
bacchette, per poi correggere il biondo quasi in un sibilo:
“Non verrei da solo.”
Naruto gli lanciò un'occhiata complice: “Ah-ah!
Alla fine allora hai trovato qualcuna che ti sopporti! E chi
è?”
Perfetto. Sasuke era impegnato sentimentalmente. Ma... era davvero
così perfetto? Perché aveva sentito qualcosa
spezzarsi?
Sasuke si fece restio a rispondere finché, guardando un
punto indefinito del bancone non rispose piuttosto irritato:
“Sakura...”
L'Uzumaki fece un fischio per poi sorridere compiaciuto commentando:
“Oh beh, tanto meglio! Allora aspetteremo anche
lei!”
Per quanto in realtà il modo di comportarsi di Naruto fosse
solo un modo per mascherare la confusione nella quale lo avevano
gettato le ultime parole, Sasuke non sembrava condividere la sua
allegria.
Aveva uno sguardo seccato come sempre e per di più mostrava
una sorta di delusione; era come se il suo senso di
aspettativa fosse stato tradito senza troppi problemi.
Come faceva Naruto a parlare con così tanta leggerezza? Era
solo lui a sentirsi rimescolare i fluidi gastrici quando lo aveva
rivisto?
Già, come al solito Naruto sembrava non aver assolutamente
capito quanta fatica fosse costata all'Uchiha entrare in quel negozio e
parlare, dopo tanto tempo, nuovamente con lui.
Non poteva nemmeno sapere che era rimasto per mezz'ora buona fuori,
appoggiato alla parete, prima di decidersi ad entrare, rodendosi il
fegato nell'indecisione e nel tentativo di mettere a tacere il suo
orgoglio.
Perché voleva davvero rivederlo.
Lasciandosi precipitare nell'abisso dei ricordi dal quale, negli ultimi
anni, non era mai riuscito veramente ad emergere.
Posando dei soldi sul bancone improvvisamente scattò in
piedi, facendo per andarsene, e borbottò:
“Lascia stare. Mi ha fatto piacere rivederti.”
Ma, quando mosse un passo, Naruto esclamò quasi con
esasperazione:
“Certo che sei incredibile tu! Dopo tutti questi anni te ne
vai limitandoti ad una frase simile! - poi aggiunse, incrociando le
braccia in una posa che voleva risultare vanamente minacciosa
– guarda che se non vieni stasera da me mi riterrò
molto offeso.”
E, con un gesto veloce, gli lanciò uno dei biglietti da
visita del ristorante. Sasuke, interdetto, lo afferrò per
poi girarlo lentamente e scorgervi sopra un indirizzo scritto di fretta
con affianco, a caratteri chiari, la parola Casa.
Accennò ad una risata imbevuta di sarcasmo ma
infilò il cartoncino nella tasca della giacca per poi dire
fingendo di essere seccato:
“Sei insistente e noioso come ti ricordavo – si
concesse il lusso di un sospiro paziente – ... veniamo per le
otto?”
Il volto di Naruto si illuminò e il ragazzo si
affrettò a rispondere, senza nemmeno aver realmente preso in
considerazione un orario vero e proprio: “Perfetto!”
L'Uchiha lo guardò un istante prima di voltarsi e sparire
oltre la porta d'entrata del ristorante.
Naruto tirò un sospiro, sentendosi spossato, con i muscoli
che gli dolevano perché, se ne era reso conto solo in quel
momento di rilassatezza, era rimasto in tensione tutto quel tempo.
Si appoggiò al ripiano alle sue spalle, non riuscendo a fare
a meno di sorridere: non sapeva nemmeno lui a cosa sarebbe andato
incontro riavvicinandosi a Sasuke dopo tanto tempo, soprattutto perché era consapevole che quello che provava
per lui nel tempo non solo non era svanito ma addirittura era mutato,
divenendo molto più forte e concreto di quanto non fosse in
passato.
Poi sentì il rumore di un passo.
Si voltò di scatto e vide, sulla soglia della porta sul
retro, Hinata che si era immobilizzata quando i loro occhi stupiti si
erano incrociati.
Se si fossero guardati ancora ciascuno di loro avrebbe capito
ciò che l'altro in quel momento provava. Dovevano
proteggersi dalle ferite che si sarebbero vicendevolmente inferti.
Così Hinata, gli occhi sfuggenti che non volevano saperne di
fissarsi su Naruto, accennò con un debole sorriso
incoraggiante:
“Non... volevo ascoltare le ultime parole... -
guardò un istante il marito – allora stasera
chiudiamo prima così... così facciamo in tempo a
preparare tutto.”
Naruto sorrise, sentendo nei confronti di quella creatura
apparentemente fragile un calore profondo e allo stesso tempo una forte
riconoscenza. Non l'avrebbe mai ringraziata come meritava per quella
sua presenza benefica che lo faceva sentire migliore.
“Grazie – dopo una breve pausa si
affrettò a cambiare argomento esclamando allegro –
scommetto che batterò il mio attuale record di lavaggio dei
piatti!”
Dicendo questo si rimboccò con entusiasmo le maniche mentre
Hinata fece una risata, non smettendo di sorridere anche quando Naruto,
fingendo di guardarla male, aggiunse sorpreso:
“Beh? Che c'è? Quando mi ci metto io sono il
migliore!”
E poi il suo sorriso: luminoso e pieno di ottimismo.
Hinata annuì, confermando con le gote leggermente
imporporate:
“Lo so, Naruto.”
Sproloqui di una zucca
Questa storia si
può definire come una mini-long fiction o come una one-shot
divisa in più parti... tutto è relativo
XD
Falling away with you è la magnifica canzone dei Muse e
credo riassuma tutto ciò che vorrei dire e trasmettere con
la mia fiction.
Userò nei vari atti le canzoni dei Placebo, altre mie fonti
di ispirazione, semplicemente perché ho pensato: cavolo,
è quello che ho scritto io!
Avverto: questa non sarà la classica storia yaoi
condita di tanti ragazzi e nessuna donna. In questa storia le donne ci
saranno, eccome.
Hinata e Sakura che affronteranno, ciascuna in modo diverso, la
realtà delle cose.
I capitoli saranno lunghi ma pochi e spero intensi... bene, detto questo
vi lascio.
*si dilegua nel nulla in una nuvola di fumo*
|
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Capitolo 2 *** Because I want you ***
ATTO II
Because I want you
Fall into you
Is
all I seem to do
When
I hit the bottle
Cause
I'm afraid to be alone
Tear
us in two
Is
all it seems to do
As the
anger fades
This
house is no longer a home
Don't
give up on the dream
Don't
give up on the wanting
And
everything that's true
Don't
give up on the dream
Don't
give up on the wanting
Because I
want you too
Because
I want you
Because I want you - Placebo
Quella
dannata cravatta non voleva saperne di annodarsi. Maledizione,
più provava
a rifare quel nodo più si andava ad ingarbugliare in modo
assolutamente insensato.
Sakura lo
osservò un istante incrociando le braccia, abbozzando un
sorriso bonario, per poi avvicinarglisi con una sorta di circospezione
e dirgli sfoderando la sua aria affabile:
“Ti aiuto io
Sasuke.”
Il ragazzo si
limitò a fare una smorfia per essere costretto, suo
malgrado, a lasciare la presa sulla cravatta e alzare appena il collo,
voltandosi leggermente così da evitare gli occhi di Sakura
la quale, nonostante si fingesse impegnata col nodo, ogni tanto
scrutava pensosa l'uomo che amava.
“Sembri
nervoso.” osservò infine lei quasi sgranando gli
occhi verdi.
“Non lo
sono.” replicò asciutto.
La ragazza fece per
aggiustare i due lembi della cravatta ma lui si scostò
prima, appiattendola contro la camicia con un gesto rapido e poco
curato.
“Mah, se lo
dici tu – mormorò appallottolando una serie di
maglie per poi aggiungere con più decisione –
guarda che se vuoi possiamo parl...”
“Ti ho detto
che sto bene, Sakura.” la interruppe bruscamente Sasuke.
Lei aprì la
bocca, come per dire qualcosa, poi ci ripensò decidendo di
afferrare gli ultimi vestiti sul letto e andarsene, chiudendo la porta
dietro di sé.
Sasuke rimase da solo,
nella camera da letto dove da quasi due anni lui e Sakura consumavano
il loro amore.
Amore.
Avvertiva una senso di
nausea ripensando a quella parola perché nella sua relazione
con Sakura era assolutamente fuori posto; una sorta di ingrediente
sbagliato che lasciava un retrogusto amaro.
Affondò sul
letto, sedendosi di peso e nascondendo la testa tra le mani, guardando
con gli occhi spalancati il pavimento in fine parquet che, quando
avevano comprato la casa, Sakura aveva scelto con cura ed entusiasmo.
La loro relazione era
per lui una linea indefinita, una sorta di terra straniera priva di un
confine chiaro; non era una moglie ma nemmeno una fidanzata, non
era un'amica ma nemmeno un'estranea: che cos'era Sakura per
lui?
Strinse i denti,
assottigliando le labbra e contraendo la mascella: no, decisamente,
fidanzarsi con una ragazza per irritata arrendevolezza non era la cosa
migliore.
Per nessuno.
*°*°*°*
Fu Sakura a suonare al
campanello di casa Uzumaki. Per tutto il tragitto non aveva fatto che
accennare, con un sorriso che voleva risultare coinvolgente, alla
relazione tra Hinata e Naruto.
Loro, e lo aveva
ribadito con una certa forza, si erano sposati.
Loro avevano una
situazione famigliare stabile.
Sasuke si era limitato
a guidare, silenzioso come al solito, finendo per sospirare di tanto in
tanto, giusto per dare prova alla fidanzata che non era completamente
su di un altro pianeta - cosa da lei sospettata ogni volta che non
rispondeva freddamente a una proposta che non fosse di suo gradimento.
Nell'attesa che la
porta si aprisse il ragazzo si era posto, una mano in tasca e la testa
girata verso il giardino, accanto a Sakura la quale teneva in mano una
torta
fatta in casa, preparata con l'entusiasmo di chi non sapeva
granché di cucina ma ci teneva comunque a presentare
qualcosa di perlomeno appetibile.
Venne ad aprire loro
Naruto; li
accolse con un
sorriso entusiasta e andò ad abbracciarli allegro, iniziando
a
sproloquiare su un insieme di argomenti, ricordi e fatti che Sasuke
nemmeno riusciva a comprendere.
Si era trovato
completamente impreparato all'abbraccio dell'amico, spiazzato.
E stupido.
Sì, si sentiva dannatamente stupido a restare immobile
nell'avvertire quella vicinanza che nel corso degli anni aveva a lungo
agognato.
Quando il padrone di
casa si
ritrasse invitandoli ad entrare, facendo una corsetta sul posto e
farneticando qualcosa delle pentole sul fuoco, Sasuke si
sentì nuovamente libero di respirare, come se lontano dal
tocco di Naruto il sangue potesse riprendere a circolare.
Scorse l'amico
scappare verso quella che probabilmente doveva essere la cucina
e nel salotto, in pochi secondi, apparve Hinata che prese con un
inchino la torta per poi invitare entrambi gli ospiti a infilare le
ciabatte, sistemate accanto all'entrata.
Sasuke venne investito
da un'atmosfera di famiglia; l'odore del cibo, di cibo vero non quello
quasi plastificato dei surgelati, l'odore del legno dei mobili
ereditati da qualche prozia lontana e, soprattutto, quello dell'armonia. Un'armonia perfetta
che si intravedeva nel piccolo salotto dove, un po' imbarazzati, si
erano fatti avanti lui e Sakura, guardandosi attorno con l'aria
spaesata di bambini in gita.
Che diritto aveva di
piombare nella vita di Naruto con la speranza che si ricordasse di
quello che era stata la loro amicizia?
Amicizia, non
amore. Probabilmente per Naruto era così.
Infine
guardò di sfuggita Sakura, la quale fingeva di sorridere e
mostrarsi curiosa, quando in realtà lo stava odiando; stava odiando l'uomo
scostante che però non poteva fare a meno di amare. Pessimo
paradosso.
Hinata ricomparve
guidandoli con gentilezza in cucina dove, oltre a Naruto che cercava
malamente di girare un'omelette, trovarono un tavolo apparecchiato per
quattro persone.
“Non
sarà una cena molto pretenziosa ma...”
accennò Hinata con le mani intrecciate davanti a
sé.
Sakura sorrise,
portandosi le braccia dietro la schiena:
“Non
preoccuparti! Sarà più che perfetto, in fondo
quello che conta è esserci rivisti dopo così
tanto tempo!”
Sembra
davvero felice.
Notò
Sasuke. Ma lo sapeva. Sapeva quello che Sakura provava in
realtà.
Naruto, con la lingua
pinzata tra le labbra nello sforzo di rovesciare l'omelette sul piatto,
per qualche istante si estraniò dalla conversazione
finché, riuscendo nell'impresa, non esclamò:
“Fatto! -
poi guardò gli astanti e commentò – Non
so voi ma io inizio ad aver fame. Direi che possiamo sederci e
mangiare, che dite?”
Hinata sorrise,
portandosi un dito davanti alle labbra, per poi annuire e invitare a
sedersi mentre serviva le porzioni di riso - per colpa del quale
Naruto,
con spirito eroico di sacrificio, aveva rinunciato al ramen.
Sasuke si sedette di
fronte al proprietario che, senza troppi complimenti, aveva iniziato
a riempirsi la bocca di cibo bofonchiando qualcosa di tanto in tanto;
era come se non mangiasse da anni.
L'Uchiha sorrise; le
abitudini erano dure a morire.
Non avrebbe mai
dimenticato quella cena: le chiacchiere casuali, i battibecchi tra
Naruto e Sakura che, sbraitando di tanto in tanto, lo rimproverava
invitandolo a non ingozzarsi, le domande educate sulle rispettive
vite...
Ascoltava Naruto
tenendo il mento appoggiato alla mano e il gomito puntellato sul
tavolo;
accennava a dei sorrisi per tutte le espressioni buffe che aveva,
anche quando parlava trionfante del suo ristorante di ramen.
A sua volta Naruto si
sentiva strano, agitato e allo stesso tempo euforico, perché
Sasuke lo guardava. Lo guardava esattamente come quando aveva dodici
anni, con un interesse che riservava a lui e lui soltanto, pur facendo
fatica a mostrare il suo vero apprezzamento.
E poi, verso la fine
della cena, le chiacchiere iniziarono ad affievolirsi;
restò solo un piacevole silenzio ed un senso di pace.
Fu Naruto a chiedere,
senza rifletterci troppo, rivolgendosi a Sakura:
“Da quanto
tempo siete sposati?”
Sasuke e Sakura,
entrambi inconsciamente, subito deviarono i loro sguardi verso il
pavimento, finché la ragazza non rispose con una certa
esitazione tesa:
“A dire la
verità non... non siamo sposati.”
Sasuke si
rabbuiò.
Naruto
accennò ad un sorriso incerto, consapevole di aver fatto una
figuraccia, e non seppe cosa rispondere. Non ci riusciva.
Perché
da
quando erano ragazzini sapeva che Sakura, all'inizio l'oggetto della
sua ammirazione, aveva occhi solo per Sasuke; credeva che stando
insieme entrambi sarebbero stato felici, una coppia affiatata, forte,
nella quale si compensavano a vicenda.
E invece negli occhi
di Sakura aveva letto solo tristezza, accanto però ad una
forte determinazione che conferiva allo sguardo una fierezza
invidiabile.
Sì,
perché lei avrebbe portato avanti quella relazione anche a
costo di sacrifici, anche illudendosi che il loro era un amore perfetto.
D'altronde amava
Sasuke persino nei suoi silenzi e nel suo modo di essere distante dagli
altri.
Infine la ragazza
aggiunse, sorridendo e piegando leggermente la testa con i capelli che
ondeggiarono a quel movimento spigliato:
“Ma io non
dispero: sono sicura che prima o poi riusciremo a
deciderci!”
Oh, lei aveva
già deciso da tempo. Era Sasuke che, giorno dopo giorno,
temporeggiava chiudendosi nel suo guscio di solitudine.
*°*°*°*
Naruto era rimasto in
cucina a finire di lavare i piatti fischiettando, mentre Hinata e
Sakura
si erano accoccolate in soggiorno dopo aver fatto il rituale ed
irrinunciabile breve giro della casa.
Movimenti circolari
con la spugna, una passata sotto l'acqua e finalmente si potevano
asciugare:
tutto era
così ciclico e ripetitivo, eppure trovava sempre il modo
di pensare ad altro e rendere tutto meno banale.
Sasuke era rimasto
fermo presso l'entrata della stanza; aveva una spalla appoggiata allo
stipite
della porta e le braccia incrociate. L'Uzumaki
sentì la sua presenza e, voltandosi con le mani insaponate,
afferrò un asciugamano per poi lanciarlo all'amico
commentando:
“Visto che
sei lì dammi una mano! Scommetto che io laverò i
piatti più veloce di quanto tu li asciughi!”
Sasuke fece una
smorfia scettica: “Ne sei davvero convinto?”
“Assolutamente:
con me non c'è partita, Sasuke!”
esclamò
puntandosi il pollice al petto, gonfio d'orgoglio.
L'Uchiha si
affiancò a Naruto; i loro corpi erano a pochi centimetri
l'uno
dall'altro, l'odore di detersivo si mischiava a quello della
camicia appena stirata: condividevano esattamente la stessa aria e lo
stesso spazio.
Nessuno dei due poteva
ignorare l'elettricità di quella vicinanza così
attraente, aspettata eppure celata dalle rispettive esigenze.
Sasuke però
non guardò deliberatamente l'amico, limitandosi a commentare
nel prendere tra le mani un piatto ancora gocciolante:
“Certo che
sei proprio un bambino, ancora con queste sfide...”
Naruto
assottigliò gli occhi, replicando: “E allora tu
non
accettarle!”
L'interlocutore a quel
punto
si voltò, guardandolo con aria provocatoria, per poi
rispondere quasi scandendo le parole: “E chi l'ha detto che
le avrei accettate?”
Sconfitto, Naruto si
limitò a sbuffare, lasciando che le labbra di Sasuke si
distendessero in un sorriso compiaciuto, ma non esitò a
rifilare una gomitata al compagno di lavaggio ricevendo un'occhiata
seccata in cambio.
Ma alla fine entrambi
non poterono fare a meno di sorridere in
modo quasi istintivo, sorridere per
davvero, come non capitava da parecchio tempo.
Borbottando qualcosa
il padrone di casa, senza guardare, tese il piatto all'ospite il quale,
nel gesto di
prenderlo, appoggiò le dita su quelle dell'amico. Involontariamente
tutti e due si guardarono, quasi spaventati da quel contatto
inaspettato.
Per qualche secondo,
come due stupidi, rimasero immobili a fissarsi, con ancora le loro mani
così vicine e il piatto che sgocciolava, picchiettando
l'acqua sul lavello.
Sasuke si riscosse,
facendo scivolare le dita sulla superficie ceramica per affrettarsi ad
asciugare la stoviglia.
Naruto, turbato,
riprese a lavare le ultime pentole, guardando solo di sfuggita il
vicino
che impassibile svolgeva metodico il suo lavoro.
“Allora
baciami.”
Parole che,
inevitabilmente, erano ritornate vivide a galleggiare sopra di loro.
Parole che aspettavano di essere esaudite.
*°*°*°*
Hinata, seduta sul
divano, si teneva le mani in grembo; ascoltava Sakura parlare con
entusiasmo del proprio lavoro come dottoressa, avvertendo la passione
che aveva per la propria professione e l'amore che nutriva verso i suoi
pazienti.
La giovane era una
madre
per tutti loro; energica, entusiasta, inossidabile.
Istintivamente Hinata
strinse più forte le mani tra le pieghe del maglione, come
sperando di sentire qualcosa oltre di esse; una vita che difficilmente
sarebbe nata.
Abbassò lo
sguardo.
Sapeva di avere
qualcosa di sbagliato. Sì, in lei doveva esserci un
meccanismo guasto che nessuno avrebbe potuto riparare, nemmeno
ricevendo
tutto l'amore possibile.
“Tutto bene,
Hinata? - chiese Sakura piegando il busto verso di lei – Mi
sembri un po' pallida...”
Hinata mosse una mano
affrettandosi a rispondere:
“Certo,
tutto bene. E' che ti ammiro molto Sakura, si vede che ami
quello che fai.”
Sakura sorrise:
“Grazie... anche se – aggiunse dopo un istante di
esitazione – a volte sembra che io non ami
abbastanza.”
La ragazza rimase
muta, quelle parole dette quasi in un soffio l'avevano profondamente
colpita perché si era resa conto, con terrore, che la
rispecchiavano.
Amava, eppure sembrava
sempre mancare qualcosa.
*°*°*°*
A notte fonda Naruto
non riusciva a dormire; aveva continuato a girarsi e rigirarsi nel
letto cercando di addormentarsi ma, non riuscendovi, preferì
alzarsi e proseguire la sua notte insonne seduto al tavolo della cucina.
indossava ancora il
suo cappello portafortuna che, però, si era inevitabilmente
tolto per mettersi le mani tra i capelli, scompigliandoseli con
irritata
disperazione.
No, non sapeva proprio
cosa fare.
Malamente
appallottolato aveva davanti a sé il biglietto
scarabocchiato in tutta fretta da Sasuke, il quale che lo stava
aspettando davanti alle scale della Biblioteca Centrale.
Proprio lui, dopo
tanti anni, che pretendeva il suo arrivo.
Credeva forse che
fosse facile? Prendere la macchina e fiondarsi a braccia aperte verso
di lui mentre Hinata, sola, dormiva nella camera con un letto
matrimoniale vuoto.
Naruto si
passò una mano tra i capelli. Eppure non si trattava
di uno qualsiasi, era Sasuke; bastava averlo sfiorato per fargli
sentire lo stomaco in subbuglio, la cena che rigirava in una centrifuga
di agitazione e... sì, attrazione.
Che lungo il tragitto
si sarebbe svelata per quello che era in realtà: amore. Era difficile
ammetterlo, rendersi conto che pur essendo sposato aveva la logorante
tentazione di lasciar perdere tutto e andare da Sasuke.
Guardò,
appese al muro intonacato, le chiavi della macchina: lo stavano chiamando?
Probabilmente lo supplicavano di prenderle e decidersi, una buona
volta,
a porre fine a tutti i suoi dubbi.
Le guardò
con le labbra imbronciate per poi figurarsi la sua conclusione ideale: sarebbe andato da
Sasuke, avrebbe sentito cos'aveva da dire per poi sbattergli in faccia,
senza troppi giri di parole, quello che pensava lui di tutta
quell'assurda situazione.
Avrebbe troncato ogni
cosa sul nascere; era la cosa migliore, per il bene di Hinata e del suo
rapporto con lei.
Ridacchiò
soddisfatto quando, alzandosi in piedi, afferrò le chiavi
per poi cambiarsi in fretta, prendendo dalla pila di vestiti stirati un
paio di jeans e una felpa che si stava infilando alla buona mentre era
intento ad uscire di casa.
*°*°*°*
Sasuke era seduto
sulle scale in marmo della grande biblioteca, i gomiti appoggiati sulle
ginocchia e le mani intrecciate che andavano a coprirgli parzialmente
le labbra assottigliate dalla tensione.
Era una scommessa
dannosa la sua.
Se Naruto avesse
deciso di ignorare il biglietto probabilmente ogni rapporto con lui si
sarebbe ridotto ad una serie di saluti convenzionali. Avrebbe preso le
distanze con dignitoso decoro, perché significava
che il matrimonio con Hinata era intoccabile; non voleva distruggere
niente della sua vita.
Se invece l'amico lo
avesse raggiunto... beh, nemmeno lui lo sapeva.
Aveva agito seguendo
solo il suo istinto abbandonandosi all'impulsività -
impulsività che detestava; era la parte peggiore del suo
carattere e, spesso, gli faceva commettere atti di cui pentirsi.
Il ragazzo stava
immobile,
ignorando persino il freddo pungente della notte, illuminato dagli alti
lampioni che rendevano quella zona meno solitaria.
Lanciò
un'occhiata all'orologio vicino al campanile: le quattro di notte; era più
di un'ora che aspettava, ormai non si sentiva nemmeno più le
gambe.
Si alzò in
piedi; Naruto
non sarebbe
venuto.
Che stupido: come
avrebbe potuto anche lontanamente pensare che lui sarebbe stato
disposto ad accantonare la sua relazione con Hinata soltanto per
vederlo?
Ma, quando fece per
scendere le scale, fu costretto ad arrestarsi, rimanendo con le mani
infilate nelle tasche del giaccone e il mento nascosto dal bavero alto.
C'era Naruto davanti a
lui, con il respiro ancora affannato per la corsa e il busto
leggermente piegato in avanti facendo appoggio sulle ginocchia.
Quando i loro occhi si
incrociarono l'amico si rialzò, accennando con aria
convinta:
“Sasuke,
io...”
Le parole gli morirono
in bocca perché l'interpellato, muto, si era incamminato
verso di lui, tirando fuori le mani dalle tasche senza smettere di
fissarlo.
Indagatore, severo,
attraente.
Parla,
muoviti.
Naruto sentiva
quella voce interiore. Eccome. Ma aveva deciso
istintivamente di accantonarla, troppo occupato a fissare il compagno
d'infanzia
venirgli incontro a passi sempre più veloci.
E poi...
sentì
le sue braccia cingerlo con forza, senza esitazione, come se avesse
potuto divincolarsi e scappargli via.
Sasuke lo stava
abbracciando; con
disperazione,
senza nemmeno averlo guardato, appoggiando quasi la guancia gelata
contro la sua - bollente per la corsa appena fatta dalla macchina
parcheggiata troppo lontana.
Sentì il
suo respiro sull'orecchio arrivare a smuovergli i capelli mentre la
presa non accennava a cambiare o a lasciargli spazi.
Perché
Sasuke si comportava così?
Perché
doveva egoisticamente
rovinargli tutti i propositi con i quali era
arrivato?
E poi finalmente
sentì la voce roca, leggermente soffocata contro il suo
collo.
“Non ce la
faccio a stare lontano da te, Naruto. Ci ho provato ma è
impossibile.”
Era una confessione
piena di dolore, imbevuta di un amaro senso di colpa che non poteva
essere in alcun modo ingerito.
Sentiva rabbia tra
quelle parole, rabbia e frustrazione, intensa e devastante. Ma allo
stesso tempo emergeva, nonostante volesse finire soffocata tra gli
altri sentimenti, passione.
Una passione che lo
stava divorando e che la lontananza degli anni non aveva fatto che
rendere più disperata, bisognosa anche solo di un semplice
contatto.
Naruto, senza nemmeno
rendersene conto, lo abbracciò a sua volta, stringendo con
le mani le pieghe di quel cappotto freddo che aveva assorbito l'odore
di camicia stirata.
“Lo
so.”
Perché si
era tormentato allo stesso modo; perché
anche adesso, nonostante la sua coscienza gli dicesse di andarsene, non
riusciva a staccarsi dall'abbraccio: no, non poteva proprio
allontanarsi da quel corpo gelido.
Sasuke
però, quasi con freddezza, alla fine si scostò,
fissando Naruto come per volerlo scrutare fin dentro l'anima.
Disse semplicemente,
scandendo
le parole con voce profonda e terribilmente sensuale:
“Mi devi
ancora un bacio.”
Naruto, la bocca che
faticava ad aprirsi, si scostò per poi fissarlo replicando:
“E cosa ti
fa pensare che...”
“Non era a
te che piacevano le sfide? – chiese Sasuke con fare
provocatorio per poi aggiungere, prima che l'interlocutore potesse
ribattere
– Avanti, prova a rispondere alla domanda che mi hai fatto
quattordici anni fa.”
Lo guardava con aria
di sufficienza, altezzoso e severo come al solito.
Naruto
corrucciò le labbra, gonfiando la bocca spazientito, ma
sapeva bene a cosa l'amico si riferisse.
Eppure, fingendo di
non
capire, chiese:
“Quale
domanda?”
“Lo
sai.” Fu la risposta secca di Sasuke.
Boccheggiò
un istante.
Poi, di fronte allo
sguardo insistente dell'amico, puntò gli occhi in alto
facendo finta di essere scocciato; infine si decise a parlare,
risultando però troppo emozionato per poter anche solo
sembrare vagamente arrabbiato:
“Io e
te...”
“Si?”
lo incalzò Sasuke con il volto impassibile.
Naruto lo
fissò, questa volta dando prova di una serietà
sconvolgente:
“Io e te ci amiamo?”
La domanda che
entrambi avevano lasciato in sospeso.
“E
quattordici anni dopo hai ancora bisogno di trovare una
risposta?”
La risposta evitata e,
sì, temuta.
“Ora non
più – rispose dando a Sasuke una leggera spinta
sulla spalla – per colpa tua.”
E Sasuke, vittorioso,
sorrise.
“Allora
baciami.”
Quella volta non
c'erano Hinata o Sakura, non c'era una casa - confortevole nido
protetto - e non c'era nemmeno il legame della famiglia. Solo loro due,
nella notte, in un luogo qualsiasi della città.
Si baciarono. Con
imbarazzo, indugiando con le labbra parzialmente dischiuse a pochi
centimetri le une dalle altre, sfiorando i rispettivi timori; erano incerti,
impacciati, confusi e con il ventre chiuso dalla morsa dell'agitazione.
Si sentivano entrambi
nuovamente adolescenti, dimenticando tutto ciò che
comportava la loro età: ventisei anni e, come se fossero
stati innamorati per la prima volta, si scambiavano il loro primo
bacio. Forse in modo goffo ma più che legittimo:
perché non dovevano pensare alle donne che a casa, sole, li
attendevano.
Non dovevano pensarci
o sarebbero stati soffocati dal senso di colpa, un senso di colpa
ingiusto visto che era dettato da amore.
In quel momento erano
tornati nei campi del paese che tutti e due avevano lasciato, con la
possibilità finalmente di poter portare avanti la storia
lasciata in sospeso da tanti - troppi - anni.
*°*°*°*
Sasuke era rientrato
in casa solo all'alba. Lo sentiva, aveva ancora l'odore di Naruto
addosso, l'odore della stanza d'albergo in cui erano andati, l'odore
delle lenzuola e dello sperma; nonostante la doccia
il senso di colpa non voleva saperne di andare via, scivolando insieme
al bagnoschiuma.
Lasciò le
chiavi nella ciotola di porcellana regalata a Natale dalla madre di
Sakura e salì le scale, abbandonando il giaccone sulla
poltrona.
Si sbottonò
i polsini per poi entrare nella camera da letto buia, trattenendo quasi
il respiro.
Infine si
slacciò la cintura, dando le spalle a Sakura che era girata
e sembrava non averlo sentito.
Ma quando si sedette
sul letto, con le mani sul bottone della camicia, sentì la
voce della fidanzata farsi strada tra l'oscurità:
“Dove sei
stato Sasuke?”
“In
giro.” rispose lui laconico.
A quelle
parole Sakura si alzò a sedere, voltandosi verso di lui e
stringendo le coperte che andarono quasi a farle da scudo:
“Che stai
dicendo? Come puoi di punto in bianco prendere e andartene?!”
La sua voce aveva un
tono chiaramente accusatorio e per niente intimorito.
Sasuke
sospirò, continuando impassibile a sbottonarsi la camicia, per poi limitarsi a
dire - quasi con un certo affetto:
“Torna a
dormire, Sakura.”
Avrebbe voluto
scusarsi con lei, evitare di arrivare a farle questo, ma non ci
riusciva; doveva evidentemente essere vittima del suo stesso
carattere chiuso che gli impediva di parlare a chiare lettere.
La ragazza
dilatò le narici, cercando di riflettere, di afferrare
sciocche spiegazioni che fluttuavano nella sua mente senza che fossero
abbastanza forti per piantarsi nel terreno della logica.
Perché la
spiegazione era una ed una soltanto e lei non avrebbe mai potuto
accettarla: farlo significava distruggere con le sue stesse mani la
vita che lei da tempo aveva cercato di costruirsi.
Impulsivamente si
avvicinò a Sasuke, cingendolo da dietro e appoggiando una
mano sul suo petto, impedendogli così di sfilare un altro
bottone.
Lui fissò
quella mano, più piccola della sua, più piccola
di quella di Naruto - la mano che voleva
fermarlo e intromettersi nel rapporto con l'uomo che amava.
Intromettersi?
Quasi con voce
sofferta Sakura chiese:
“Dove hai
lasciato la cravatta?”
Non c'era accusa, solo
una dolorosa constatazione. L'oggetto in questione non era al collo di
Sasuke e il fatto che lui stesse in silenzio, mordendosi le labbra,
dimostrava che non era nemmeno in casa.
Quella cravatta era stata
lasciata da qualche parte sulla moquette di un albergo, scivolata senza
troppa cura dalla poltrona su cui era stata malamente gettata.
Sakura non si sarebbe
mai pentita abbastanza di quella domanda istintiva, perché il
suo cuore, che tanto faticosamente aveva retto agli sbalzi d'umore di
Sasuke, si stava sgretolando, accoltellato brutalmente da chi amava.
Il ragazzo prese
quella
mano, sentendola sussultare alla sua stretta che non era per nulla
forte, e la scostò lasciando che quasi cadesse sul
materasso,
come se si abbandonasse all'inerzia della gravità. Non rispose,
sfilandosi la camicia rimanendo così in mutande; si sentiva
troppo esposto agli occhi di Sakura: aveva paura, una paura primordiale
che lei sentisse la presenza di Naruto sulla sua pelle.
Aveva paura che
annusasse l'odore del peccato che gli si era incollato addosso; ma lei non fece altre
domande: silenziosa e quasi digrignando i denti per la tensione Sakura
scivolò tra le coperte, rifiutandosi però di dare
le spalle a Sasuke.
Rimase invece con gli
occhi aperti, scrutando nel buio il suo corpo dalla muscolatura
asciutta delinearsi nella penombra, desiderosa di sfiorare i capelli
d'ossidiana.
Lo ammirò
nei suoi movimenti, innamorata e triste, come se volesse catturare ogni
istante, ogni gesto, per paura che potesse dimenticarsene. Lo vide indossare una
maglietta bianca, mantenendo la solita espressione fredda e distante, e
sospirò quando Sasuke si sedette coricandosi dandole le
spalle.
Quelle spalle a volte
incurvate ma che riuscivano sempre a trasmetterle un senso di forza
e sicurezza.
E poi,
inaspettatamente, il suo ragazzo voltò leggermente lo
sguardo per
dirle:
“Riposati.
Sarai rimasta sveglia tutta la notte ad aspettarmi.”
Un tono distaccato,
privo di affetto, ma che in realtà era il solo modo che
l'Uchiha conoscesse per coprire la premura insita tra quelle parole.
Sasuke teneva a
lei, anche se non quanto la giovane Haruno sperava.
Va
tutto bene.
Forza, Sakura, se
continui a ripeterlo prima o poi diventa vero.
*°*°*°*
Di solito Naruto
entrava in casa canticchiando allegramente oppure chiacchierando ad
alta voce con Hinata che rideva contenta, arrossendo quando
lui notava i fiori che lei aveva lasciato al mattino sul tavolo prima
di raggiungerlo a lavoro. Tante piccole
abitudini che adorava perché sentiva il calore di quella
famiglia che lui non aveva mai avuto.
Ma non quella volta;
quella volta doveva sentirsi ladro e colpevole, senza che avesse la
possibilità di tornare indietro.
Si svestì
nel soggiorno, andando in punta di piedi fino alla camera da letto;
maledisse la porta cigolante che da mesi si riprometteva di riparare.
Hinata gli dava le
spalle e non si era minimamente mossa; la sua respirazione, scandita
e regolare, continuava con il torace che pacatamente si dilatava. Naruto la
guardò sentendo le viscere contrarsi: scrutò i
suoi capelli corvini che le accarezzavano le guance pallide, le mani
diafane appoggiate morbidamente al cuscino e le braccia abbandonate sul
materasso che sapeva di bucato.
Cercando di limitare
l'irruenza dei suoi movimenti il ragazzo si coricò, dopo
essersi
infilato in fretta una maglia larga e un paio di pantaloncini che quasi
arrivavano al ginocchio, per poi rimanere qualche istante seduto,
indeciso sul da farsi.
Sospirò,
accennando ad un sorriso pieno di affetto, un sorriso tutto per Hinata
ma che lei non avrebbe mai potuto vedere.
Così, con
un'accortezza che non gli era propria, Naruto posò un bacio
sulla nuca della moglie, inspirando l'odore dello shampoo che
impregnava i suoi capelli; un odore leggero, di una dolcezza fresca,
che rispecchiava quella ragazza che, in fondo, sentiva di amare.
Sussurrò un
buonanotte così fievole da sembrare un sospiro, infine si
coricò coprendosi fino alle orecchie in modo da
rannicchiarsi al pari di un
bambino.
Accidenti, non aveva
il cappello addosso; alzò le
spalle: aveva troppo sonno per alzarsi ed andare a prenderlo.
Hinata
tentò di aprire gli occhi con il solo risultato di vedere
tutto offuscato ma, infine, le lacrime lottarono con le ciglia
riuscendo così a districarsi e a scendere sul volto.
Piangendo era
difficile vedere cosa si aveva davanti.
Ed era anche
difficile, nel silenzio della notte, soffocare i singhiozzi e il
proprio dolore.
Sproloqui
di una zucca
Ho
una confessione da fare: all'inizio del manga io detestavo Sakura, la
giudicavo infantile, inutile, e leziosamente appiccicata a Sasuke. Ma
mano a mano ho imparato a rivalutarla: perché è
maturata, dimostrandosi tenace e determinata, divenendo oltretutto
più forte.
Ed è questa
la Sakura che intendo io nella storia... che non è disposta
a cedere nelle sue intenzioni e lotta per mandare avanti il suo
difficile rapporto con Sasuke. Perché, ammettiamolo, Sasuke
è un carattere davvero ostico... per come sono fatta io lo
avrei mandato a stendere già da molto tempo... U_U
Hinata invece sembra
debole ma il suo unico problema è che non ha fiducia in
sé stessa e Naruto, che non è proprio sveglissimo
per quanto riguarda i sentimenti altrui, credo che nei suoi confronti
nutra più un senso di protezione, affetto, ma non amore.
Sasuke e Naruto...
beh... sono loro, c'é poco da dire!
Adoro l'idea di un
amore che si è mantenuto saldo nel corso degli anni per poi
mostrarsi in tutta la sua forza quando i due si incontrano, pur
compromettendo tutto.
Basta, ho "parlato"
anche troppo, mi spiace solo che questa storia risulterà
abbastanza breve ma, secondo me, era la cosa migliore.
Al prossimo e ultimo
atto, con la conclusione di questa avvincente (?) riflessione (?)
sull'amore (?!)
PS: Special K,
per chi non lo sapesse, è il nome di una droga, la Ketamina.
Non sono i fiocchi di mais come ha sostenuto quel geniaccio di mia
sorella... ( "Nessuna esitazione, nessun ritardo, tu compari proprio
come i cereali..." mi sembra un po' forzato anche per musicisti che
sono riusciti a scrivere di gente impiccata agli alberi... =_=')
ladynena:
Carissima, è bellissimo vedere un tuo commento anche in
questa fiction!! Parto col ringraziarti per tutti i complimenti sul
capitolo scritto, sono contenta che tu abbia apprezzato non solo la
grammatica ma anche l'ambiente in sé e i
personaggi: ci tenevo particolarmente a quest'aspetto perché
volevo soprattutto mettere in luce i loro rapporti e riflettere su
questa sorta di quadrato (°_°) amoroso...
E, d'ora in poi, credo
che conierò il termine mini-long fiction visto che ho
trovato qualcuno che apprezza il genere!XD
Ma ora passiamo
all'aspetto musicale: meraviglioso, anche tu ami i Placebo?! Lo
ammetto, pure iio li preferisco rispetto ai Muse, nonostante abbia
letto
delle meravigliose slash tra Brian Molko e Matthew Bellamy
°ç°... ehm... ok, tralasciamo... dei Placebo
mi piacciono in particolar modo i testi delle canzoni e la voce
dell'egregio signor Molko, più unica che rara.
Bene, dopo averti
annoiato con queste mie considerazioni, sperando di non averti fatta
addormentare sulla tastiera, ti mando un grande bacio, al prossimo
capitolo!!
sasusakuxxx:
Il bello dei concorsi è proprio questo: conosci degli
scrittori che magari prima non avresti potuto notare. E a me
è successo con la tua fiction! Ho visto la tua recensione e
gongolavo felice davanti al computer perché la mia storia ti
ha interessato nonostante non fosse esattamente il tuo genere ma in
particolar modo perché hai apprezzato la fiction in
sé. Secondo me infatti è una pecca dello yaoi in
sé l'assenza totale delle ragazze: questo è
comunque normale, i manga sono per la maggior parte su questo genere e
spesso ben pochi riescono ad uscire dal classico rapporto tra uke e
seme, invece ritengo che una presenza femminile quando si tratta di
fanfiction possa dare degli spunti interessanti.
Quoto pienamente anche
quanto dici riguardo le naruxhina... risultano smielate probabilmente
per come sono ritratti i personaggi: lei la pulzella indifesa e lui il
suo principe, insomma è tutto molto semplicistico.
Vabbé evito di dilungarmi troppo altrimenti ne uscirei con
righe e righe di dibattiti XD Comunque è proprio questo,
nella mia storia, il rapporto tra Naruto e Hinata: un amore quasi di
necessità, almeno per Naruto, e molto fragile, sempre ad un
passo dal rompersi.
Grazie mille per i
complimenti (e, credimi, la tua recensione era tutt'altro che senza
senso) e al prossimo capitolo di questa storia probabilmente non sasusakurosa...
ryanforever:
Ciao! Forse non te lo ricorderai, o forse sì (io spesso sono
vittima di gravi attacchi di dimenticanza acuta XD), tempo fa avevi
recensito una mia one-shot shuonen-ai tra Naruto e Itachi,
quindi sono stata contenta nel vedere che hai recensito
questa fiction. Spero che, per quanto sia breve, possa continuare ad
interessarti, anche perché sono soddisfatta che risulti
affascinante l'idea di questo rapporto un po' clandestino ma comunque
fortissimo tra Sasuke e Naruto. Un bacione e alla prossima!
Hiko_chan:
Leggere anche il tuo commento mi ha fatto veramente felice! Che bello
ritrovare una tua recensione! Grazie davvero ^//^. Sono
sollevata che i caratteri e i sentimenti tra Naruto e Sasuke risultino
ben delineati, mi sono davvero impegnata per tutta la fiction a cercare
di far risultare i personaggi il più vivi possibile,
sperando che risultino IC.
Che peccato, per un
po' non avrai internet, ti capisco, da me ci sono giorni nei quali l'ADSL va e viene
(sarà perché abito in un paesino tra i colli
torinesi?...), ma non preoccuparti, commenta quando avrai la
possibilità, la fiction sarà qui ad aspettarti...
caspita, questa frase ha un retrogusto horror...
E ora... tu adori
Special K?.... Magnifico! Anche a me piace tantissimo, nonostante il
terzo album sia quello che io abbia apprezzato meno dei Placebo...
Cosa
dire, aspetterò paziente una tua recensione, nel frattempo
ti saluto con un bacione, al prossimo capitolo!
Grazie a chi ha letto e ha chi ha inserito la fiction tra i preferiti:
1 - Animenight89
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2 - anu [Contatta]
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