Falling away with you

di Happy_Pumpkin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Special K ***
Capitolo 2: *** Because I want you ***
Capitolo 3: *** Lady of the flowers ***



Capitolo 1
*** Special K ***







FALLING AWAY WITH YOU






So I'll love whatever you become
and forget the reckless things we've done
I think our lives have just begun
I think our lives have just begun

and I'll feel my world crumbling,
and I'll I feel my life crumbling
and feel my soul crumbling away
and falling away,
falling away with you

Falling away with you - Muse



ATTO I

Special K


 
       
    
No hesitation, no delay
You come on just like special K
...
Gravity, no escaping
Gravity
Gravity
No escaping
Not for free
I fall down
Hit the ground
Make a heavy sound
Every time
You seem to come around
 
       
    
Special K - Placebo


La vita caotica della città scorreva rapida come al solito, troppo rapida al dire il vero.
Camminare per le strade diventava un'impresa difficile per via dei pedoni che, dando prova di estrema gentilezza, proseguendo dritti per il loro cammino spintonavano senza troppi riguardi chiunque si fermasse a lungo, vittima che accettava quindi l'ingrato destino di venire suo malgrado trascinato nella corrente umana.
Trascinato... blando eufemismo per dire spintonato. Frullato. Sballottato.
Ebbene, in quella massa di gente, c'era Naruto.
Un puntino, una piccola ombra sottile in un oceano assolato.
E in lontananza, sulla strada percorsa da macchine su macchine, c'era anche l'autobus che teoricamente avrebbe dovuto prendere.
Quando, dopo aver cercato di affibbiare qualche gomitata, infilandosi tra omaccioni corpulenti e donne dai pericolosi tacchi a spillo, se lo vide passare davanti per allontanarsi inesorabilmente ebbe solo una parola per esprimere il suo sconforto:
“Merda.”
Ormai era arrivato fin lì.
Si trattava di aspettare minuti, d'accordo forse un po' di minuti, e il nuovo bus sarebbe passato per recapitarlo dritto a lavoro.
Il suo lavoro.
Essere proprietari di un chiosco di ramen aveva i suoi vantaggi... poteva non solo deliziarsi dell'odore del cibo ma anche assaggiarlo col pretesto di dover controllare che fosse buono. E al suo fianco ben presto in mattinata lo avrebbe raggiunto Hinata... Hinata che mostrava un sorriso gentile per tutti e che, composta, aspettava alla cassa che i clienti pagassero, salutandoli poi con un inchino che andava a coprire parzialmente il volto di porcellana.
In piedi alla fermata, dopo aver sbuffato qualche istante, Naruto fischiettando ripensò a Hinata: non con l'amore di un uomo ma con l'affetto di un amico e di un fratello maggiore.
Nonostante fossero marito e moglie.
Amarla... non sapeva nemmeno da che parte cominciare a dire il vero... sentiva solo che era stato giusto sposarla. Perché d'altronde lei era la seconda scelta, sì... la seconda.

    “Devo trasferirmi all'estero, Naruto.”
Sasuke era seduto a terra, le gambe schiacciate contro il petto e il mento appoggiato su di esse. Come al solito lo sguardo impassibile sembrava essersi perso in lontananza a guardare qualcosa che difficilmente gli altri comuni mortali avrebbero potuto raggiungere.
Naruto, nei suoi dodici anni d'età, non aveva mai dovuto subire perdite di quel tipo.
Non aveva più i genitori da tempo, ormai, e aveva sempre imparato in un modo o nell'altro a cavarsela da solo, tirando fuori un sorriso anche nei momenti più bui.
“Quindi non tornerai più qui in paese.” concluse storcendo appena le labbra.
“Direi di no.” rispose Sasuke.
La loro piccola cittadina alle porte della campagna, d'indubbio fascino paesaggistico ma con poche possibilità di far emergere i pargoli che un giorno avrebbero potuto reggere le redini della società, non sarebbe stata abbastanza per lui.
Mai.
Sasuke si sarebbe trovato allo stretto anche avendo a disposizione il mondo intero.
Naruto appoggiò le mani sull'erba guardando il cielo tinto dalle nuvole e osservò piegando leggermente la testa:
“Beh vorrà dire che quando sarai adulto e di successo comprerai un'intera grande città e la farai tua. Così avrai il pretesto per ritornare.”
Sasuke fece un accenno di risata scettica:
“E tu? Come faresti a trovarmi?”
“Facile! - esclamò il ragazzino con un sorriso tronfio – Le darai il tuo nome!”
Ci fu qualche istante di silenzio, come se realmente Sasuke avesse potuto prendere in considerazione l'idea, infine l'Uchiha senza troppi complimenti diede una spinta all'amico seduto al suo fianco esclamando:
“Non essere stupido Naruto!”
Questi si portò una mano alla spalla maltrattata per poi sbuffare, mettendosi con le gambe incrociate e storcendo un filo d'erba che aveva staccato.
“Sei impossibile Sasuke... odioso ed arrogante... non so come tu faccia ad avere tutte quelle ragazze che ti vengono dietro...”
Sasuke continuò a guardare l'immensa pianura che si estendeva davanti a loro, seduti poco distanti da un albero che non offriva alcuna ombra.
Infine mormorò con un tono di voce duro e allo stesso tempo disperato:
“Io sto parlando seriamente. Non ci rivedremo più Naruto. Questo non ti farà male?”
Si voltò fissando con i suoi occhi scuri quelli azzurri di Naruto, era uno sguardo severo, quasi ammonitore, che non gli aveva mai riservato.
Come se volesse rimproverarlo di rimanere lì a scherzare quando il conto alla rovescia era inesorabilmente iniziato.

Farmi male.

“E' ovvio che mi farà male. Ma, accidenti, Sasuke perché non fai qualcosa? Perché non ti opponi alla decisione di tuo padre?!” esplose l'amico.
“Impossibile.” rispose tagliando corto.
Per loro non c'era futuro. Solo un inevitabile addio.
Sasuke strinse le mani, fino a far diventare le nocche bianche, cercando quasi di non sentire più nulla... già, avrebbe voluto privarsi per sempre della sensibilità.
Finché Naruto non scattò in piedi puntandogli un dito contro, la faccia esultante di chi aveva avuto un ispirazione folgorante, ed esclamò entusiasta:
“Scappiamo! Io e te! Adesso ci alziamo e corriamo via, magari...”
L'energia delle sue parole si affievolì fino a che non rimase muto a guardare Sasuke che, muto a sua volta, lo fissava con la solita espressione fredda ed indecifrabile.
Non lo stava ascoltando o forse, come sempre, considerava le sue idee troppo stupide e ingenue affinché potessero essere messe in pratica.
Il biondo alzò gli occhi al cielo sbottando fino a quando, abbassando lo sguardo, non si accorse che Sasuke si era alzato a sua volta affiancandoglisi, lo sguardo come al solito rivolto lontano e la bocca leggermente corrucciata.
Come se fosse tentato di parlare.
Finché, visto che Naruto lo fissava con insistenza aspettando che dicesse qualcosa, non accennò con fare però stranamente deciso:
“Allora baciami.”
Naruto credette di non aver capito bene.
“Come?” ripeté incredulo.
Sasuke si voltò all'improvviso lasciando però cadere subito gli occhi verso un punto indefinito del terreno aggrottando le sopracciglia.
“Hai sentito benissimo. Un bacio. E' così che funziona tra chi si ama.”
Naruto lasciò leggermente la bocca aperta, come boccheggiando, finché appoggiando l'indice sul suo stesso petto non commentò candidamente:
“Io e te ci amiamo?”
Sasuke sulle prime non rispose ma infine scosse la testa e scattò in avanti, limitandosi a camminare con le mani infilate nei pantaloni e la schiena incurvata.
Poi borbottò visibilmente irritato, la testa affondata tra le pieghe del maglione a collo alto:
“Lascia perdere, sei il solito stupido.”
“Ehi Sasuke! Che accidenti...”
Naruto, dopo aver sbattuto un piede sul terreno, prese a rincorrere Sasuke lasciando che quelle sue parole, più simili ad una confessione che ad una richiesta vera e propria, si disperdessero nell'aria fresca del tardo pomeriggio.
Parole che però, col passare degli anni, non sarebbero state dimenticate nonostante chi le avesse pronunciate si trovasse a migliaia di chilometri di distanza.

Accennò ad un sorriso. Aveva ripensato ad una delle ultime volte che aveva parlato con Sasuke... un ricordo che gli aveva lasciato in bocca un sapore amaro, come se avesse letto un libro incompiuto.
Sapeva che sarebbe toccato a lui scrivere una fine ma a quel tempo non ne aveva avuto il coraggio... non si sentiva pronto per concludere la storia nella maniera in cui Sasuke avrebbe voluto.
Il pullman era abbastanza affollato ma gli permetteva di stare dignitosamente in piedi senza rischiare di venire soffocato.
Il suo viaggio si riduceva alla visione di un film d'annata, visto e strarivisto, con le stesse noiose immagini che gli scorrevano davanti.
Impaziente di scendere iniziò a tamburellare le dita sul palo di freddo metallo, cercando di guardare fuori dal finestrino con la speranza di riconoscere qualcosa di diverso nelle strade che ogni giorno scivolavano al suo passaggio.
Finché, salendo, qualcuno non gli urtò la spalla avanzando senza troppi riguardi e senza nemmeno scomodarsi troppo per chiedergli scusa.
Ma quando Naruto si voltò non vide altro che la stessa folla di gente che c'era un istante fa, stanca e schiacciata.
Si guardò un istante attorno, sicuro che la persona maleducata si sarebbe fatta riconoscere.
Finché non si bloccò su una testa dai capelli scuri come la notte, appartenente ad  un uomo giovane girato di spalle incastrato tra una ragazzina che chiacchierava al cellulare e una signora con le buste della spesa che occupava il posto di almeno tre persone.
Naruto si storse quasi il collo per cercare di scorgere almeno il profilo di quella persona che, ne era sicuro, non aveva visto quando era salito.
Doveva averlo urtato. Per forza. Non poteva essere che così... anche se era una convinzione di una razionalità molto sommaria.

Accidenti, sembra davvero lui...

No. Non era possibile. Sasuke era partito... se n'era andato tanto tempo fa e lui non era riuscito ad impedirlo.
Naruto dette una veloce occhiata alla strada e si morse irritato un labbro: la sua fermata. Sarebbe dovuto scendere e difficilmente avrebbe potuto rivedere ancora quel tizio che, visto di spalle, somigliava così tanto a...
Lo guardò supplicandolo bisbigliando:
“Girati... avanti, girati...”
La sua fermata.
Le porte del pullman stavano per aprirsi.
La gente voleva scendere e lui avrebbe dovuto fare lo stesso.
Lo fissò intensamente.
Finché, quasi per caso, il ragazzo non si voltò.
Lentamente, come se avesse sentito quel sussurro impaziente soffiargli alle orecchie. E i loro occhi si incrociarono.
L'ossidiana e l'acqua.
Ci fu un istante di immobilità completa, per poi lasciare posto ad uno stupore piacevole, incredulo, che però non ebbe tempo di divenire altro.
Naruto lasciando stupito la presa al palo del pullman esclamò:
“Sasuke!”
Era lui. Lo stesso sguardo severo ed altezzoso, il modo distante e gelido di comportarsi per estraniarsi dagli altri...
Sasuke fece per dire qualcosa, riscuotendosi dallo stato di torpore nel quale era caduto, ma Naruto venne travolto letteralmente dall'ondata di gente che era fermamente intenzionata a scendere.
“Naruto!” gridò Sasuke spintonando per farsi spazio e raggiungerlo ma quando riuscì ad arrivare ai gradini le porte automatiche si richiusero lasciandolo rigidamente a guardare fuori dal vetro sporco.
Seguì con lo sguardo Naruto che si sbracciava, rincorrendo affannato l'autobus che insensibile ai problemi degli altri aveva proseguito la sua corsa.
Lo scorse in lontananza, un puntino che si dimenava nella folla tentando di raggiungerlo.
Sbattere i pugni sul finestrino non era servito a nulla... nessuno pareva voler considerare l'ipotesi di arrestarsi nel mezzo della strada.
Dette un calcio alla porta e rimase in silenzio, gli occhi vibranti d'attenzione puntati verso i grandi marciapiedi affollati. No, Naruto non c'era più.
Lo aveva perso, ancora.

*°*°*°*

Il negozietto era affollato dai fedeli clienti che si fermavano a mangiare, invitati dal delizioso odore del ramen. Naruto era rimasto pensieroso a sciacquare una ciotola, finendo per girare attorno la spugna più e più volte senza rendersi conto che ormai quel contenitore era praticamente sterilizzato.
Hinata invece lo aveva notato.
Tra un inchino e l'altro ai clienti che, soddisfatti, pagavano.
Si avvicinò quasi in punta di piedi a Naruto per poi chiedergli in un sussurro:
“Tutto bene?”
Si umettò un labbro esitante, mentre attendeva la risposta del marito.
Questi si girò con uno scatto, quasi fosse stato punto, e per poco la scodella insaponata non gli cadde dalle mani.
Incontrò lo sguardo gentile di Hinata che a tratti abbassava gli occhi, come se avesse paura di consumare lo splendido oggetto della sua visione.
Naruto sorrise, grattandosi la punta del naso con l'indice:
“Sì, sì, tutto a posto! Sai, ero solo un po' sovrappensiero.”
“Certo... - si limitò a concordare Hinata, prendendogli con dolcezza la ciotola e asciugandola – se ti serve parlarne...”
Un delicato accenno di piena disponibilità. Fragile come il vetro Hinata era sempre stata presente nella vita di Naruto, senza soffocarlo od opprimerlo, limitandosi a sussurrare qualche parola di incoraggiamento quando sentiva che era necessario.
Non osava interferire oltre perché sapeva quanto il marito sapesse essere indipendente e smanioso di fare.
Era anzi lui spesso ad incoraggiare lei, con i suoi sorrisi e il suo affetto.
Si guardò poi il ventre piatto... un bambino... mancava davvero un bambino tra di loro: perché egoisticamente sentiva che poteva essere il loro ponte per permetterle di avvicinarsi a Naruto.
Il quale sembrava sempre pensare a qualcun altro che non era lei.
“Oggi ho rivisto Sasuke.” disse infine Naruto quasi in un sussurro.
La sua confessione privata.
Hinata sentì la presa sulla scodella mancarle e l'oggetto, puntualmente, cadde a terra finendo in mille pezzi.
La ragazza indietreggiò di un passo portandosi una mano alla bocca per poi sussurrare arrossendo in volto: “Mi... mi spiace... che imbranata.”
Naruto si affrettò ad esclamare ridendo:
“Lascia stare! Lo sapevi anche tu che quella ciotola era vecchia. Dillo, lo hai fatto apposta per cambiarla!” le disse scherzando.
Hinata, aiutata dal marito a raccogliere i pezzi, accennò ad un sorriso guardando quasi estasiata quel bel viso colorato appena di rosso sulle guance per la risata appena fatta.
Riusciva ad essere sempre così allegro e determinato.
Il suo esempio, la sua guida e l'uomo della sua vita.
Era questo l'incantesimo per cullarla affogando i suoi dolori... almeno finché una voce maschile, fredda e senza traccia di esitazione, non ruppe la magia chiedendo:
“E' possibile avere del ramen?”
Hinata si bloccò, guardando istintivamente Naruto, il quale si era fermato a sua volta a fissare il vuoto come cercando di concentrarsi su quel tono che gli sembrava di conoscere da tempo.
E, abbandonando i frammenti raccolti, il ragazzo in un istante scattò in piedi.
Hinata invece rimase lì, chinata, nascosta ad aspettare una conferma.
“Sasuke!” esclamò Naruto.
Avvertì dell'affetto in quel nome, un affetto profondo che con lei aveva solo l'effetto di farla sentire ancora più distante.
Si portò una mano al petto, all'altezza del cuore, cercando di non farlo battere troppo velocemente...
Tenendo la testa bassa e ricacciando le lacrime che minacciavano di scenderle si rialzò, stringendo tra le mani la paletta che aveva usato per raccogliere i resti della scodella, compresi quelli abbandonati da Naruto.
Quando Sasuke la vide emergere, diafana e con i lunghi capelli davanti agli occhi a coprirle lo sguardo sfuggente, rimase muto.
Non sapeva cosa dire. Capiva di aver interrotto qualcosa, un filo conduttore tra Naruto e Hinata, la quale si era sforzata di balbettare:
“C-ciao Sasuke.”
“Hinata...” mormorò Naruto non sapendo sulle prime cosa fare, ancora troppo confuso.
La ragazza si affrettò ad un inchino maldestro per poi bisbigliare:
“Vado a buttare questi... così... potrete parlare tranquillamente...”
Prima che il marito potesse fermarla però lei se ne era già andata, quasi scivolando oltre la porta che dava sul retro.
Il locale, con ormai solo qualche cliente ai tavolini che stava finendo la propria porzione, era silenzioso. Qualche rumore di sottofondo, per il resto nient'altro.
Sasuke fissava Naruto intensamente, le mani ancora appoggiate sul bancone come se da un momento all'altro avesse potuto scavalcarlo o usarlo come slancio per fuggire: entrambe le idee, per quanto folli, sembravano pericolosamente seducenti.
“Cosa ci fai qui?” chiese Naruto sforzandosi di mascherare la tensione con un sorriso allegro.
“Ti ho cercato – rispose l'Uchiha – perché, giorni fa, ti ho intravisto su quel pullman.”
Naruto sgranò gli occhi.
L'unica cosa che riuscì a dire fu: “Incredibile.”
“Sì.” confermò Sasuke.
Altro silenzio, vibrante di impacciato imbarazzo.
A quel punto, per cercare qualcosa da fare anziché tormentare il grembiule bianco, Naruto iniziò a preparare il ramen per Sasuke, senza che lui avesse espresso opinioni di sorta.
Controllando la temperatura dell'acqua chiese per spezzare il silenzio:
“Allora, che mi racconti?”
Non notò, o forse non ci fece caso, che Sasuke continuava a fissarlo tenendo le dita delle mani intrecciate appoggiate al bancone.
“Ho preso il controllo dell'azienda di mio padre.” rispose brevemente.
Naruto scoppiò a ridere: “Accidenti, Sasuke. Lo avevo detto che saresti stato un grande! Complimenti!”
Ma l'Uchiha deviò l'argomento limitandosi ad osservare, giocherellando distrattamente con le bacchette che Naruto gli aveva porto:
“Sei sposato con Hinata...”
Per qualche frammento di attimo quella frase sembrò essere destinata a rimanere solo un'osservazione distratta, che non implicava nulla di serio, ma alla fine Naruto rispose, abbassando gli occhi ed accennando ad un sorriso:
“Eh già... mi aiuta con il ristorante.”
“Capisco.” si limitò, povero di parole come al solito, a rispondere il moro.
In breve questi si ritrovò la ciotola di ramen fumante davanti agli occhi, appoggiata sul bancone lungo del tavolo.
Rimase un istante a guardare le rotelline galleggiare placidamente sopra il brodo, finché Naruto non commentò appoggiandosi coi gomiti sul ripiano da lavoro, sporgendosi pigramente verso Sasuke: “Sono proprio contento di rivederti! Sembra passato un secolo dall'ultima volta che ci siamo parlati!”
Sasuke lo fissò con serietà, quasi fosse irritato con lui, finché non commentò con voce incolore:
“Sei sporco di ramen sul mento.”
Il biondo rimase un istante interdetto per poi portarsi velocemente un dito nel punto indicato dall'amico ma, trovandolo pulito, palesò una smorfia di disappunto.
“Spiritoso...” Borbottò facendo il broncio come se fosse stato un bambino anziché un dignitoso uomo di ventisei anni.
“Sei il solito stupido.” commentò Sasuke inarcando un sopracciglio con aperta aria di superiorità che poi si ammorbidì in un sorrisetto.
Quello era Sasuke. Il ragazzo dodicenne che aveva visto andarsene via più di dieci anni fa e che ora, uomo, aveva ritrovato.
Curioso, non era stato Naruto ad averlo cercato come aveva promesso... era semplicemente comparso nella sua vita come pioggia in un giorno d'estate.
Non sapeva se esserne davvero felice o meno.
Perché si ricordava perfettamente delle parole dell'amico e di quello che, entrambi, inconsciamente o meno provavano l'uno verso l'altro.
Sapevano di essere due poli opposti che inevitabilmente si sarebbero attratti a vicenda, indipendentemente da quali altre forze cercassero di magnetizzarli in diverse direzioni.
Ora doveva decidere.
Salutare Sasuke e fare come se niente fosse, continuando la sua normale esistenza, oppure chiedergli di restare e riprendere quel percorso che, anni fa, avevano interrotto.
Questo avrebbe voluto dire, già lo sapeva, compromettere tutto quello che negli ultimi tempi aveva costruito... a partire proprio dalla relazione con Hinata, relazione che sembrava reggersi in piedi solo grazie allo sforzo di entrambi.
Ma forse le cose non sarebbero andate così.
Era un uomo ormai, con delle responsabilità, e non più uno sciocco ragazzino con tanti sogni in testa:  riprendere un'amicizia con Sasuke non avrebbe significato nulla.
Così, sfidando sé stesso, chiese simulando allegra noncuranza:
“Allora, che ne dici, stasera vieni a mangiare da me e Hinata?”
Sasuke fissò un istante il piatto, posando con calma le bacchette, per poi correggere il biondo quasi in un sibilo:
“Non verrei da solo.”
Naruto gli lanciò un'occhiata complice: “Ah-ah! Alla fine allora hai trovato qualcuna che ti sopporti! E chi è?”
Perfetto. Sasuke era impegnato sentimentalmente. Ma... era davvero così perfetto? Perché aveva sentito qualcosa spezzarsi?
Sasuke si fece restio a rispondere finché, guardando un punto indefinito del bancone non rispose piuttosto irritato: “Sakura...”
L'Uzumaki fece un fischio per poi sorridere compiaciuto commentando:
“Oh beh, tanto meglio! Allora aspetteremo anche lei!”
Per quanto in realtà il modo di comportarsi di Naruto fosse solo un modo per mascherare la confusione nella quale lo avevano gettato le ultime parole, Sasuke non sembrava condividere la sua allegria.
Aveva uno sguardo seccato come sempre e per di più mostrava una sorta di delusione; era come se  il suo senso di aspettativa fosse stato tradito senza troppi problemi.
Come faceva Naruto a parlare con così tanta leggerezza? Era solo lui a sentirsi rimescolare i fluidi gastrici quando lo aveva rivisto?
Già, come al solito Naruto sembrava non aver assolutamente capito quanta fatica fosse costata all'Uchiha entrare in quel negozio e parlare, dopo tanto tempo, nuovamente con lui.
Non poteva nemmeno sapere che era rimasto per mezz'ora buona fuori, appoggiato alla parete, prima di decidersi ad entrare, rodendosi il fegato nell'indecisione e nel tentativo di mettere a tacere il suo orgoglio.
Perché voleva davvero rivederlo.
Lasciandosi precipitare nell'abisso dei ricordi dal quale, negli ultimi anni, non era mai riuscito veramente ad emergere.
Posando dei soldi sul bancone improvvisamente scattò in piedi, facendo per andarsene, e borbottò:
“Lascia stare. Mi ha fatto piacere rivederti.”
Ma, quando mosse un passo, Naruto esclamò quasi con esasperazione:
“Certo che sei incredibile tu! Dopo tutti questi anni te ne vai limitandoti ad una frase simile! - poi aggiunse, incrociando le braccia in una posa che voleva risultare vanamente minacciosa – guarda che se non vieni stasera da me mi riterrò molto offeso.”
E, con un gesto veloce, gli lanciò uno dei biglietti da visita del ristorante. Sasuke, interdetto, lo afferrò per poi girarlo lentamente e scorgervi sopra un indirizzo scritto di fretta con affianco, a caratteri chiari, la parola Casa.
Accennò ad una risata imbevuta di sarcasmo ma infilò il cartoncino nella tasca della giacca per poi dire fingendo di essere seccato:
“Sei insistente e noioso come ti ricordavo – si concesse il lusso di un sospiro paziente – ... veniamo per le otto?”
Il volto di Naruto si illuminò e il ragazzo si affrettò a rispondere, senza nemmeno aver realmente preso in considerazione un orario vero e proprio: “Perfetto!”
L'Uchiha lo guardò un istante prima di voltarsi e sparire oltre la porta d'entrata del ristorante.
Naruto tirò un sospiro, sentendosi spossato, con i muscoli che gli dolevano perché, se ne era reso conto solo in quel momento di rilassatezza, era rimasto in tensione tutto quel tempo.
Si appoggiò al ripiano alle sue spalle, non riuscendo a fare a meno di sorridere: non sapeva nemmeno lui a cosa sarebbe andato incontro riavvicinandosi a Sasuke dopo tanto tempo, soprattutto perché era consapevole che quello che provava per lui nel tempo non solo non era svanito ma addirittura era mutato, divenendo molto più forte e concreto di quanto non fosse in passato.
Poi sentì il rumore di un passo.
Si voltò di scatto e vide, sulla soglia della porta sul retro, Hinata che si era immobilizzata quando i loro occhi stupiti si erano incrociati.
Se si fossero guardati ancora ciascuno di loro avrebbe capito ciò che l'altro in quel momento provava. Dovevano proteggersi dalle ferite che si sarebbero vicendevolmente inferti.
Così Hinata, gli occhi sfuggenti che non volevano saperne di fissarsi su Naruto, accennò con un debole sorriso incoraggiante:
“Non... volevo ascoltare le ultime parole... - guardò un istante il marito – allora stasera chiudiamo prima così... così facciamo in tempo a preparare tutto.”
Naruto sorrise, sentendo nei confronti di quella creatura apparentemente fragile un calore profondo e allo stesso tempo una forte riconoscenza. Non l'avrebbe mai ringraziata come meritava per quella sua presenza benefica che lo faceva sentire migliore.
“Grazie – dopo una breve pausa si affrettò a cambiare argomento esclamando allegro – scommetto che batterò il mio attuale record di lavaggio dei piatti!”
Dicendo questo si rimboccò con entusiasmo le maniche mentre Hinata fece una risata, non smettendo di sorridere anche quando Naruto, fingendo di guardarla male, aggiunse sorpreso:
“Beh? Che c'è? Quando mi ci metto io sono il migliore!”
E poi il suo sorriso: luminoso e pieno di ottimismo.
Hinata annuì, confermando con le gote leggermente imporporate:
“Lo so, Naruto.”



Sproloqui di una zucca


Questa storia si può definire come una mini-long fiction o come una one-shot  divisa in più parti... tutto è relativo XD
Falling away with you è la magnifica canzone dei Muse e credo riassuma tutto ciò che vorrei dire e trasmettere con la mia fiction.
Userò nei vari atti le canzoni dei Placebo, altre mie fonti di ispirazione, semplicemente perché ho pensato: cavolo, è quello che ho scritto io!
 Avverto: questa non sarà la classica storia yaoi condita di tanti ragazzi e nessuna donna. In questa storia le donne ci saranno, eccome.
Hinata e Sakura che affronteranno, ciascuna in modo diverso, la realtà delle cose.
I capitoli saranno lunghi ma pochi e spero intensi... bene, detto questo vi lascio.

*si dilegua nel nulla in una nuvola di fumo*




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Capitolo 2
*** Because I want you ***







ATTO II

Because I want you








Fall into you
Is all I seem to do
When I hit the bottle
Cause I'm afraid to be alone
Tear us in two
Is all it seems to do

As the anger fades
This house is no longer a home
Don't give up on the dream
Don't give up on the wanting
And everything that's true
Don't give up on the dream
Don't give up on the wanting

Because I want you too
Because I want you

Because I want you - Placebo







Quella dannata cravatta non voleva saperne di annodarsi. Maledizione,

più provava a rifare quel nodo più si andava ad ingarbugliare in modo assolutamente insensato.
Sakura lo osservò un istante incrociando le braccia, abbozzando un sorriso bonario, per poi avvicinarglisi con una sorta di circospezione e dirgli sfoderando la sua aria affabile:
“Ti aiuto io Sasuke.”
Il ragazzo si limitò a fare una smorfia per essere costretto, suo malgrado, a lasciare la presa sulla cravatta e alzare appena il collo, voltandosi leggermente così da evitare gli occhi di Sakura la quale, nonostante si fingesse impegnata col nodo, ogni tanto scrutava pensosa l'uomo che amava.
“Sembri nervoso.” osservò infine lei quasi sgranando gli occhi verdi.
“Non lo sono.” replicò asciutto.
La ragazza fece per aggiustare i due lembi della cravatta ma lui si scostò prima, appiattendola contro la camicia con un gesto rapido e poco curato.
“Mah, se lo dici tu – mormorò appallottolando una serie di maglie per poi aggiungere con più decisione – guarda che se vuoi possiamo parl...”
“Ti ho detto che sto bene, Sakura.” la interruppe bruscamente Sasuke.
Lei aprì la bocca, come per dire qualcosa, poi ci ripensò decidendo di afferrare gli ultimi vestiti sul letto e andarsene, chiudendo la porta dietro di sé.
Sasuke rimase da solo, nella camera da letto dove da quasi due anni lui e Sakura consumavano il loro amore.
Amore.
Avvertiva una senso di nausea ripensando a quella parola perché nella sua relazione con Sakura era assolutamente fuori posto; una sorta di ingrediente sbagliato che lasciava un retrogusto amaro.
Affondò sul letto, sedendosi di peso e nascondendo la testa tra le mani, guardando con gli occhi spalancati il pavimento in fine parquet che, quando avevano comprato la casa, Sakura aveva scelto con cura ed entusiasmo.
La loro relazione era per lui una linea indefinita, una sorta di terra straniera priva di un confine chiaro; non era una moglie ma nemmeno una fidanzata, non era un'amica ma nemmeno un'estranea: che cos'era Sakura per lui?
Strinse i denti, assottigliando le labbra e contraendo la mascella: no, decisamente, fidanzarsi con una ragazza per irritata arrendevolezza non era la cosa migliore.
Per nessuno.

*°*°*°*

Fu Sakura a suonare al campanello di casa Uzumaki. Per tutto il tragitto non aveva fatto che accennare, con un sorriso che voleva risultare coinvolgente, alla relazione tra Hinata e Naruto.
Loro, e lo aveva ribadito con una certa forza, si erano sposati.
Loro avevano una situazione famigliare stabile.
Sasuke si era limitato a guidare, silenzioso come al solito, finendo per sospirare di tanto in tanto, giusto per dare prova alla fidanzata che non era completamente su di un altro pianeta - cosa da lei sospettata ogni volta che non rispondeva freddamente a una proposta che non fosse di suo gradimento.
Nell'attesa che la porta si aprisse il ragazzo si era posto, una mano in tasca e la testa girata verso il giardino, accanto a Sakura la quale teneva in mano una torta fatta in casa, preparata con l'entusiasmo di chi non sapeva granché di cucina ma ci teneva comunque a presentare qualcosa di perlomeno appetibile.
Venne ad aprire loro Naruto; li accolse con un sorriso entusiasta e andò ad abbracciarli allegro, iniziando a sproloquiare su un insieme di argomenti, ricordi e fatti che Sasuke nemmeno riusciva a comprendere.
Si era trovato completamente impreparato all'abbraccio dell'amico, spiazzato.
E stupido. Sì, si sentiva dannatamente stupido a restare immobile nell'avvertire quella vicinanza che nel corso degli anni aveva a lungo agognato.
Quando il padrone di casa si ritrasse invitandoli ad entrare, facendo una corsetta sul posto e farneticando qualcosa delle pentole sul fuoco, Sasuke si sentì nuovamente libero di respirare, come se lontano dal tocco di Naruto il sangue potesse riprendere a circolare.
Scorse l'amico scappare verso quella che probabilmente doveva essere la cucina e nel salotto, in pochi secondi, apparve Hinata che prese con un inchino la torta per poi invitare entrambi gli ospiti a infilare le ciabatte, sistemate accanto all'entrata.
Sasuke venne investito da un'atmosfera di famiglia; l'odore del cibo, di cibo vero non quello quasi plastificato dei surgelati, l'odore del legno dei mobili ereditati da qualche prozia lontana e, soprattutto, quello dell'armonia. Un'armonia perfetta che si intravedeva nel piccolo salotto dove, un po' imbarazzati, si erano fatti avanti lui e Sakura, guardandosi attorno con l'aria spaesata di bambini in gita.
Che diritto aveva di piombare nella vita di Naruto con la speranza che si ricordasse di quello che era stata la loro amicizia?
Amicizia, non amore. Probabilmente per Naruto era così.
Infine guardò di sfuggita Sakura, la quale fingeva di sorridere e mostrarsi curiosa, quando in realtà lo stava odiando; stava odiando l'uomo scostante che però non poteva fare a meno di amare. Pessimo paradosso.
Hinata ricomparve guidandoli con gentilezza in cucina dove, oltre a Naruto che cercava malamente di girare un'omelette, trovarono un tavolo apparecchiato per quattro persone.
“Non sarà una cena molto pretenziosa ma...” accennò Hinata con le mani intrecciate davanti a sé.
Sakura sorrise, portandosi le braccia dietro la schiena:
“Non preoccuparti! Sarà più che perfetto, in fondo quello che conta è esserci rivisti dopo così tanto tempo!”

Sembra davvero felice.

Notò Sasuke. Ma lo sapeva. Sapeva quello che Sakura provava in realtà.
Naruto, con la lingua pinzata tra le labbra nello sforzo di rovesciare l'omelette sul piatto, per qualche istante si estraniò dalla conversazione finché, riuscendo nell'impresa, non esclamò:
“Fatto! - poi guardò gli astanti e commentò – Non so voi ma io inizio ad aver fame. Direi che possiamo sederci e mangiare, che dite?”
Hinata sorrise, portandosi un dito davanti alle labbra, per poi annuire e invitare a sedersi mentre serviva le porzioni di riso - per colpa del quale Naruto, con spirito eroico di sacrificio, aveva rinunciato al ramen.
Sasuke si sedette di fronte al proprietario che, senza troppi complimenti, aveva iniziato a riempirsi la bocca di cibo bofonchiando qualcosa di tanto in tanto; era come se non mangiasse da anni.
L'Uchiha sorrise; le abitudini erano dure a morire.
Non avrebbe mai dimenticato quella cena: le chiacchiere casuali, i battibecchi tra Naruto e Sakura che, sbraitando di tanto in tanto, lo rimproverava invitandolo a non ingozzarsi, le domande educate sulle rispettive vite...
Ascoltava Naruto tenendo il mento appoggiato alla mano e il gomito puntellato sul tavolo; accennava a dei sorrisi per tutte le espressioni buffe che aveva, anche quando parlava trionfante del suo ristorante di ramen.
A sua volta Naruto si sentiva strano, agitato e allo stesso tempo euforico, perché Sasuke lo guardava. Lo guardava esattamente come quando aveva dodici anni, con un interesse che riservava a lui e lui soltanto, pur facendo fatica a mostrare il suo vero apprezzamento.
E poi, verso la fine della cena, le chiacchiere iniziarono ad affievolirsi; restò solo un piacevole silenzio ed un senso di pace.
Fu Naruto a chiedere, senza rifletterci troppo, rivolgendosi a Sakura:
“Da quanto tempo siete sposati?”
Sasuke e Sakura, entrambi inconsciamente, subito deviarono i loro sguardi verso il pavimento, finché la ragazza non rispose con una certa esitazione tesa:
“A dire la verità non... non siamo sposati.”
Sasuke si rabbuiò.
Naruto accennò ad un sorriso incerto, consapevole di aver fatto una figuraccia, e non seppe cosa rispondere. Non ci riusciva.
Perché da quando erano ragazzini sapeva che Sakura, all'inizio l'oggetto della sua ammirazione, aveva occhi solo per Sasuke; credeva che stando insieme entrambi sarebbero stato felici, una coppia affiatata, forte, nella quale si compensavano a vicenda.
E invece negli occhi di Sakura aveva letto solo tristezza, accanto però ad una forte determinazione che conferiva allo sguardo una fierezza invidiabile. Sì, perché lei avrebbe portato avanti quella relazione anche a costo di sacrifici, anche illudendosi che il loro era un amore perfetto.
D'altronde amava Sasuke persino nei suoi silenzi e nel suo modo di essere distante dagli altri.
Infine la ragazza aggiunse, sorridendo e piegando leggermente la testa con i capelli che ondeggiarono a quel movimento spigliato:
“Ma io non dispero: sono sicura che prima o poi riusciremo a deciderci!”
Oh, lei aveva già deciso da tempo. Era Sasuke che, giorno dopo giorno, temporeggiava chiudendosi nel suo guscio di solitudine.

*°*°*°*

Naruto era rimasto in cucina a finire di lavare i piatti fischiettando, mentre Hinata e Sakura si erano accoccolate in soggiorno dopo aver fatto il rituale ed irrinunciabile breve giro della casa.
Movimenti circolari con la spugna, una passata sotto l'acqua e finalmente si potevano asciugare: tutto era così ciclico e ripetitivo, eppure trovava sempre il modo di pensare ad altro e rendere tutto meno banale.
Sasuke era rimasto fermo presso l'entrata della stanza; aveva una spalla appoggiata allo stipite della porta e le braccia incrociate. L'Uzumaki sentì la sua presenza e, voltandosi con le mani insaponate, afferrò un asciugamano per poi lanciarlo all'amico commentando:
“Visto che sei lì dammi una mano! Scommetto che io laverò i piatti più veloce di quanto tu li asciughi!”
Sasuke fece una smorfia scettica: “Ne sei davvero convinto?”
“Assolutamente: con me non c'è partita, Sasuke!” esclamò puntandosi il pollice al petto, gonfio d'orgoglio.
L'Uchiha si affiancò a Naruto; i loro corpi erano a pochi centimetri l'uno dall'altro, l'odore di detersivo si mischiava a quello della camicia appena stirata: condividevano esattamente la stessa aria e lo stesso spazio. Nessuno dei due poteva ignorare l'elettricità di quella vicinanza così attraente, aspettata eppure celata dalle rispettive esigenze.
Sasuke però non guardò deliberatamente l'amico, limitandosi a commentare nel prendere tra le mani un piatto ancora gocciolante:
“Certo che sei proprio un bambino, ancora con queste sfide...”
Naruto assottigliò gli occhi, replicando: “E allora tu non accettarle!”
L'interlocutore a quel punto si voltò, guardandolo con aria provocatoria, per poi rispondere quasi scandendo le parole: “E chi l'ha detto che le avrei accettate?”
Sconfitto, Naruto si limitò a sbuffare, lasciando che le labbra di Sasuke si distendessero in un sorriso compiaciuto, ma non esitò a rifilare una gomitata al compagno di lavaggio ricevendo un'occhiata seccata in cambio.
Ma alla fine entrambi non poterono fare a meno di sorridere
in modo quasi istintivo, sorridere per davvero, come non capitava da parecchio tempo.
Borbottando qualcosa il padrone di casa, senza guardare, tese il piatto all'ospite il quale, nel gesto di prenderlo, appoggiò le dita su quelle dell'amico. Involontariamente tutti e due si guardarono, quasi spaventati da quel contatto inaspettato.
Per qualche secondo, come due stupidi, rimasero immobili a fissarsi, con ancora le loro mani così vicine e il piatto che sgocciolava, picchiettando l'acqua sul lavello. Sasuke si riscosse, facendo scivolare le dita sulla superficie ceramica per affrettarsi ad asciugare la stoviglia.
Naruto, turbato, riprese a lavare le ultime pentole, guardando solo di sfuggita il vicino che impassibile svolgeva metodico il suo lavoro.

“Allora baciami.”

Parole che, inevitabilmente, erano ritornate vivide a galleggiare sopra di loro. Parole che aspettavano di essere esaudite.

*°*°*°*

Hinata, seduta sul divano, si teneva le mani in grembo; ascoltava Sakura parlare con entusiasmo del proprio lavoro come dottoressa, avvertendo la passione che aveva per la propria professione e l'amore che nutriva verso i suoi pazienti.
La giovane era una madre per tutti loro; energica, entusiasta, inossidabile.
Istintivamente Hinata strinse più forte le mani tra le pieghe del maglione, come sperando di sentire qualcosa oltre di esse; una vita che difficilmente sarebbe nata.
Abbassò lo sguardo.
Sapeva di avere qualcosa di sbagliato. Sì, in lei doveva esserci un meccanismo guasto che nessuno avrebbe potuto riparare, nemmeno ricevendo tutto l'amore possibile.
“Tutto bene, Hinata? - chiese Sakura piegando il busto verso di lei – Mi sembri un po' pallida...”
Hinata mosse una mano affrettandosi a rispondere:
“Certo, tutto bene. E' che ti ammiro molto Sakura, si vede che ami quello che fai.”
Sakura sorrise: “Grazie... anche se – aggiunse dopo un istante di esitazione – a volte sembra che io non ami abbastanza.”
La ragazza rimase muta, quelle parole dette quasi in un soffio l'avevano profondamente colpita perché si era resa conto, con terrore, che la rispecchiavano.
Amava, eppure sembrava sempre mancare qualcosa.

*°*°*°*

A notte fonda Naruto non riusciva a dormire; aveva continuato a girarsi e rigirarsi nel letto cercando di addormentarsi ma, non riuscendovi, preferì alzarsi e proseguire la sua notte insonne seduto al tavolo della cucina.
indossava ancora il suo cappello portafortuna che, però, si era inevitabilmente tolto per mettersi le mani tra i capelli, scompigliandoseli con irritata disperazione.
No, non sapeva proprio cosa fare.
Malamente appallottolato aveva davanti a sé il biglietto scarabocchiato in tutta fretta da Sasuke, il quale che lo stava aspettando davanti alle scale della Biblioteca Centrale.
Proprio lui, dopo tanti anni, che pretendeva il suo arrivo.
Credeva forse che fosse facile? Prendere la macchina e fiondarsi a braccia aperte verso di lui mentre Hinata, sola, dormiva nella camera con un letto matrimoniale vuoto.
Naruto si passò una mano tra i capelli. Eppure non si trattava di uno qualsiasi, era Sasuke; bastava averlo sfiorato per fargli sentire lo stomaco in subbuglio, la cena che rigirava in una centrifuga di agitazione e... sì, attrazione.
Che lungo il tragitto si sarebbe svelata per quello che era in realtà: amore. Era difficile ammetterlo, rendersi conto che pur essendo sposato aveva la logorante tentazione di lasciar perdere tutto e andare da Sasuke.
Guardò, appese al muro intonacato, le chiavi della macchina: lo stavano chiamando? Probabilmente lo supplicavano di prenderle e decidersi, una buona volta, a porre fine a tutti i suoi dubbi.
Le guardò con le labbra imbronciate per poi figurarsi la sua conclusione ideale: sarebbe andato da Sasuke, avrebbe sentito cos'aveva da dire per poi sbattergli in faccia, senza troppi giri di parole, quello che pensava lui di tutta quell'assurda situazione.
Avrebbe troncato ogni cosa sul nascere; era la cosa migliore, per il bene di Hinata e del suo rapporto con lei.
Ridacchiò soddisfatto quando, alzandosi in piedi, afferrò le chiavi per poi cambiarsi in fretta, prendendo dalla pila di vestiti stirati un paio di jeans e una felpa che si stava infilando alla buona mentre era intento ad uscire di casa.

*°*°*°*

Sasuke era seduto sulle scale in marmo della grande biblioteca, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani intrecciate che andavano a coprirgli parzialmente le labbra assottigliate dalla tensione.
Era una scommessa dannosa la sua.
Se Naruto avesse deciso di ignorare il biglietto probabilmente ogni rapporto con lui si sarebbe ridotto ad una serie di saluti convenzionali. Avrebbe preso le distanze con dignitoso decoro, perché significava che il matrimonio con Hinata era intoccabile; non voleva distruggere niente della sua vita.
Se invece l'amico lo avesse raggiunto... beh, nemmeno lui lo sapeva.
Aveva agito seguendo solo il suo istinto abbandonandosi all'impulsività - impulsività che detestava; era la parte peggiore del suo carattere e, spesso, gli faceva commettere atti di cui pentirsi.
Il ragazzo stava immobile, ignorando persino il freddo pungente della notte, illuminato dagli alti lampioni che rendevano quella zona meno solitaria.
Lanciò un'occhiata all'orologio vicino al campanile: le quattro di notte; era più di un'ora che aspettava, ormai non si sentiva nemmeno più le gambe.
Si alzò in piedi; Naruto non sarebbe venuto.
Che stupido: come avrebbe potuto anche lontanamente pensare che lui sarebbe stato disposto ad accantonare la sua relazione con Hinata soltanto per vederlo?
Ma, quando fece per scendere le scale, fu costretto ad arrestarsi, rimanendo con le mani infilate nelle tasche del giaccone e il mento nascosto dal bavero alto.
C'era Naruto davanti a lui, con il respiro ancora affannato per la corsa e il busto leggermente piegato in avanti facendo appoggio sulle ginocchia.
Quando i loro occhi si incrociarono l'amico si rialzò, accennando con aria convinta:
“Sasuke, io...”
Le parole gli morirono in bocca perché l'interpellato, muto, si era incamminato verso di lui, tirando fuori le mani dalle tasche senza smettere di fissarlo.
Indagatore, severo, attraente.

Parla, muoviti.

Naruto sentiva quella voce interiore. Eccome. Ma aveva deciso istintivamente di accantonarla, troppo occupato a fissare il compagno d'infanzia venirgli incontro a passi sempre più veloci.
E poi... sentì le sue braccia cingerlo con forza, senza esitazione, come se avesse potuto divincolarsi e scappargli via.
Sasuke lo stava abbracciando; con disperazione, senza nemmeno averlo guardato, appoggiando quasi la guancia gelata contro la sua - bollente per la corsa appena fatta dalla macchina parcheggiata troppo lontana.
Sentì il suo respiro sull'orecchio arrivare a smuovergli i capelli mentre la presa non accennava a cambiare o a lasciargli spazi.
Perché Sasuke si comportava così?
Perché doveva egoisticamente rovinargli tutti i propositi con i quali era arrivato?
E poi finalmente sentì la voce roca, leggermente soffocata contro il suo collo.
“Non ce la faccio a stare lontano da te, Naruto. Ci ho provato ma è impossibile.”
Era una confessione piena di dolore, imbevuta di un amaro senso di colpa che non poteva essere in alcun modo ingerito.
Sentiva rabbia tra quelle parole, rabbia e frustrazione, intensa e devastante. Ma allo stesso tempo emergeva, nonostante volesse finire soffocata tra gli altri sentimenti, passione.
Una passione che lo stava divorando e che la lontananza degli anni non aveva fatto che rendere più disperata, bisognosa anche solo di un semplice contatto.
Naruto, senza nemmeno rendersene conto, lo abbracciò a sua volta, stringendo con le mani le pieghe di quel cappotto freddo che aveva assorbito l'odore di camicia stirata.
“Lo so.”
Perché si era tormentato allo stesso modo; perché anche adesso, nonostante la sua coscienza gli dicesse di andarsene, non riusciva a staccarsi dall'abbraccio: no, non poteva proprio allontanarsi da quel corpo gelido.
Sasuke però, quasi con freddezza, alla fine si scostò, fissando Naruto come per volerlo scrutare fin dentro l'anima.
Disse semplicemente, scandendo le parole con voce profonda e terribilmente sensuale:
“Mi devi ancora un bacio.”
Naruto, la bocca che faticava ad aprirsi, si scostò per poi fissarlo replicando:
“E cosa ti fa pensare che...”
“Non era a te che piacevano le sfide? – chiese Sasuke con fare provocatorio per poi aggiungere, prima che l'interlocutore potesse ribattere – Avanti, prova a rispondere alla domanda che mi hai fatto quattordici anni fa.”
Lo guardava con aria di sufficienza, altezzoso e severo come al solito.
Naruto corrucciò le labbra, gonfiando la bocca spazientito, ma sapeva bene a cosa l'amico si riferisse.
Eppure, fingendo di non capire, chiese:
“Quale domanda?”
“Lo sai.” Fu la risposta secca di Sasuke.
Boccheggiò un istante.
Poi, di fronte allo sguardo insistente dell'amico, puntò gli occhi in alto facendo finta di essere scocciato; infine si decise a parlare, risultando però troppo emozionato per poter anche solo sembrare vagamente arrabbiato:
“Io e te...”
“Si?” lo incalzò Sasuke con il volto impassibile.
Naruto lo fissò, questa volta dando prova di una serietà sconvolgente: “Io e te ci amiamo?”
La domanda che entrambi avevano lasciato in sospeso.
“E quattordici anni dopo hai ancora bisogno di trovare una risposta?”
La risposta evitata e, sì, temuta.
“Ora non più – rispose dando a Sasuke una leggera spinta sulla spalla – per colpa tua.”
E Sasuke, vittorioso, sorrise.
“Allora baciami.”
Quella volta non c'erano Hinata o Sakura, non c'era una casa - confortevole nido protetto - e non c'era nemmeno il legame della famiglia. Solo loro due, nella notte, in un luogo qualsiasi della città.
Si baciarono. Con imbarazzo, indugiando con le labbra parzialmente dischiuse a pochi centimetri le une dalle altre, sfiorando i rispettivi timori; erano incerti, impacciati, confusi e con il ventre chiuso dalla morsa dell'agitazione.
Si sentivano entrambi nuovamente adolescenti, dimenticando tutto ciò che comportava la loro età: ventisei anni e, come se fossero stati innamorati per la prima volta, si scambiavano il loro primo bacio. Forse in modo goffo ma più che legittimo: perché non dovevano pensare alle donne che a casa, sole, li attendevano.
Non dovevano pensarci o sarebbero stati soffocati dal senso di colpa, un senso di colpa ingiusto visto che era dettato da amore.
In quel momento erano tornati nei campi del paese che tutti e due avevano lasciato, con la possibilità finalmente di poter portare avanti la storia lasciata in sospeso da tanti - troppi - anni.

*°*°*°*

Sasuke era rientrato in casa solo all'alba. Lo sentiva, aveva ancora l'odore di Naruto addosso, l'odore della stanza d'albergo in cui erano andati, l'odore delle lenzuola e dello sperma; nonostante la doccia il senso di colpa non voleva saperne di andare via, scivolando insieme al bagnoschiuma.
Lasciò le chiavi nella ciotola di porcellana regalata a Natale dalla madre di Sakura e salì le scale, abbandonando il giaccone sulla poltrona. Si sbottonò i polsini per poi entrare nella camera da letto buia, trattenendo quasi il respiro.
Infine si slacciò la cintura, dando le spalle a Sakura che era girata e sembrava non averlo sentito.
Ma quando si sedette sul letto, con le mani sul bottone della camicia, sentì la voce della fidanzata farsi strada tra l'oscurità:
“Dove sei stato Sasuke?”
“In giro.” rispose lui laconico.
A quelle parole Sakura si alzò a sedere, voltandosi verso di lui e stringendo le coperte che andarono quasi a farle da scudo:
“Che stai dicendo? Come puoi di punto in bianco prendere e andartene?!”
La sua voce aveva un tono chiaramente accusatorio e per niente intimorito.
Sasuke sospirò, continuando impassibile a sbottonarsi la camicia, per poi limitarsi a dire - quasi con un certo affetto:
“Torna a dormire, Sakura.”
Avrebbe voluto scusarsi con lei, evitare di arrivare a farle questo, ma non ci riusciva; doveva evidentemente essere vittima del suo stesso carattere chiuso che gli impediva di parlare a chiare lettere.
La ragazza dilatò le narici, cercando di riflettere, di afferrare sciocche spiegazioni che fluttuavano nella sua mente senza che fossero abbastanza forti per piantarsi nel terreno della logica.
Perché la spiegazione era una ed una soltanto e lei non avrebbe mai potuto accettarla: farlo significava distruggere con le sue stesse mani la vita che lei da tempo aveva cercato di costruirsi.
Impulsivamente si avvicinò a Sasuke, cingendolo da dietro e appoggiando una mano sul suo petto, impedendogli così di sfilare un altro bottone. Lui fissò quella mano, più piccola della sua, più piccola di quella di Naruto - la mano che voleva fermarlo e intromettersi nel rapporto con l'uomo che amava.
Intromettersi?
Quasi con voce sofferta Sakura chiese:
“Dove hai lasciato la cravatta?”
Non c'era accusa, solo una dolorosa constatazione. L'oggetto in questione non era al collo di Sasuke e il fatto che lui stesse in silenzio, mordendosi le labbra, dimostrava che non era nemmeno in casa.
Quella cravatta era stata lasciata da qualche parte sulla moquette di un albergo, scivolata senza troppa cura dalla poltrona su cui era stata malamente gettata.
Sakura non si sarebbe mai pentita abbastanza di quella domanda istintiva, perché il suo cuore, che tanto faticosamente aveva retto agli sbalzi d'umore di Sasuke, si stava sgretolando, accoltellato brutalmente da chi amava.
Il ragazzo prese quella mano, sentendola sussultare alla sua stretta che non era per nulla forte, e la scostò lasciando che quasi cadesse sul materasso, come se si abbandonasse all'inerzia della gravità. Non rispose, sfilandosi la camicia rimanendo così in mutande; si sentiva troppo esposto agli occhi di Sakura: aveva paura, una paura primordiale che lei sentisse la presenza di Naruto sulla sua pelle.
Aveva paura che annusasse l'odore del peccato che gli si era incollato addosso; ma lei non fece altre domande: silenziosa e quasi digrignando i denti per la tensione Sakura scivolò tra le coperte, rifiutandosi però di dare le spalle a Sasuke.
Rimase invece con gli occhi aperti, scrutando nel buio il suo corpo dalla muscolatura asciutta delinearsi nella penombra, desiderosa di sfiorare i capelli d'ossidiana.
Lo ammirò nei suoi movimenti, innamorata e triste, come se volesse catturare ogni istante, ogni gesto, per paura che potesse dimenticarsene. Lo vide indossare una maglietta bianca, mantenendo la solita espressione fredda e distante, e sospirò quando Sasuke si sedette coricandosi dandole le spalle.
Quelle spalle a volte incurvate ma che riuscivano sempre a trasmetterle un senso di forza e sicurezza.
E poi, inaspettatamente, il suo ragazzo voltò leggermente lo sguardo per dirle:
“Riposati. Sarai rimasta sveglia tutta la notte ad aspettarmi.”
Un tono distaccato, privo di affetto, ma che in realtà era il solo modo che l'Uchiha conoscesse per coprire la premura insita tra quelle parole.
Sasuke teneva a lei, anche se non quanto la giovane Haruno sperava.

Va tutto bene.

Forza, Sakura, se continui a ripeterlo prima o poi diventa vero.

*°*°*°*

Di solito Naruto entrava in casa canticchiando allegramente oppure chiacchierando ad alta voce con Hinata che rideva contenta, arrossendo quando lui notava i fiori che lei aveva lasciato al mattino sul tavolo prima di raggiungerlo a lavoro. Tante piccole abitudini che adorava perché sentiva il calore di quella famiglia che lui non aveva mai avuto.
Ma non quella volta; quella volta doveva sentirsi ladro e colpevole, senza che avesse la possibilità di tornare indietro.
Si svestì nel soggiorno, andando in punta di piedi fino alla camera da letto; maledisse la porta cigolante che da mesi si riprometteva di riparare.
Hinata gli dava le spalle e non si era minimamente mossa; la sua respirazione, scandita e regolare, continuava con il torace che pacatamente si dilatava. Naruto la guardò sentendo le viscere contrarsi: scrutò i suoi capelli corvini che le accarezzavano le guance pallide, le mani diafane appoggiate morbidamente al cuscino e le braccia abbandonate sul materasso che sapeva di bucato.
Cercando di limitare l'irruenza dei suoi movimenti il ragazzo si coricò, dopo essersi infilato in fretta una maglia larga e un paio di pantaloncini che quasi arrivavano al ginocchio, per poi rimanere qualche istante seduto, indeciso sul da farsi.
Sospirò, accennando ad un sorriso pieno di affetto, un sorriso tutto per Hinata ma che lei non avrebbe mai potuto vedere.
Così, con un'accortezza che non gli era propria, Naruto posò un bacio sulla nuca della moglie, inspirando l'odore dello shampoo che impregnava i suoi capelli; un odore leggero, di una dolcezza fresca, che rispecchiava quella ragazza che, in fondo, sentiva di amare.
Sussurrò un buonanotte così fievole da sembrare un sospiro, infine si coricò coprendosi fino alle orecchie in modo da rannicchiarsi al pari di un bambino.
Accidenti, non aveva il cappello addosso; alzò le spalle: aveva troppo sonno per alzarsi ed andare a prenderlo.
Hinata tentò di aprire gli occhi con il solo risultato di vedere tutto offuscato ma, infine, le lacrime lottarono con le ciglia riuscendo così a districarsi e a scendere sul volto.
Piangendo era difficile vedere cosa si aveva davanti.
Ed era anche difficile, nel silenzio della notte, soffocare i singhiozzi e il proprio dolore.




Sproloqui di una zucca


Ho una confessione da fare: all'inizio del manga io detestavo Sakura, la giudicavo infantile, inutile, e leziosamente appiccicata a Sasuke. Ma mano a mano ho imparato a rivalutarla: perché è maturata, dimostrandosi tenace e determinata, divenendo oltretutto più forte.
Ed è questa la Sakura che intendo io nella storia... che non è disposta a cedere nelle sue intenzioni e lotta per mandare avanti il suo difficile rapporto con Sasuke. Perché, ammettiamolo, Sasuke è un carattere davvero ostico... per come sono fatta io lo avrei mandato a stendere già da molto tempo... U_U
Hinata invece sembra debole ma il suo unico problema è che non ha fiducia in sé stessa e Naruto, che non è proprio sveglissimo per quanto riguarda i sentimenti altrui, credo che nei suoi confronti nutra più un senso di protezione, affetto, ma non amore.
Sasuke e Naruto... beh... sono loro, c'é poco da dire!
Adoro l'idea di un amore che si è mantenuto saldo nel corso degli anni per poi mostrarsi in tutta la sua forza quando i due si incontrano, pur compromettendo tutto.
Basta, ho "parlato" anche troppo, mi spiace solo che questa storia risulterà abbastanza breve ma, secondo me, era la cosa migliore.
Al prossimo e ultimo atto, con la conclusione di questa avvincente (?) riflessione (?) sull'amore (?!)

PS: Special K, per chi non lo sapesse, è il nome di una droga, la Ketamina. Non sono i fiocchi di mais come ha sostenuto quel geniaccio di mia sorella... ( "Nessuna esitazione, nessun ritardo, tu compari proprio come i cereali..." mi sembra un po' forzato anche per musicisti che sono riusciti a scrivere di gente impiccata agli alberi... =_=')

ladynena: Carissima, è bellissimo vedere un tuo commento anche in questa fiction!! Parto col ringraziarti per tutti i complimenti sul capitolo scritto, sono contenta che tu abbia apprezzato non solo la grammatica ma anche l'ambiente in sé e i personaggi: ci tenevo particolarmente a quest'aspetto perché volevo soprattutto mettere in luce i loro rapporti e riflettere su questa sorta di quadrato (°_°) amoroso...
E, d'ora in poi, credo che conierò il termine mini-long fiction visto che ho trovato qualcuno che apprezza il genere!XD
Ma ora passiamo all'aspetto musicale: meraviglioso, anche tu ami i Placebo?! Lo ammetto, pure iio li preferisco rispetto ai Muse, nonostante abbia letto delle meravigliose slash tra Brian Molko e Matthew Bellamy °ç°... ehm... ok, tralasciamo... dei Placebo mi piacciono in particolar modo i testi delle canzoni e la voce dell'egregio signor Molko, più unica che rara.
Bene, dopo averti annoiato con queste mie considerazioni, sperando di non averti fatta addormentare sulla tastiera, ti mando un grande bacio, al prossimo capitolo!!

sasusakuxxx: Il bello dei concorsi è proprio questo: conosci degli scrittori che magari prima non avresti potuto notare. E a me è successo con la tua fiction! Ho visto la tua recensione e gongolavo felice davanti al computer perché la mia storia ti ha interessato nonostante non fosse esattamente il tuo genere ma in particolar modo perché hai apprezzato la fiction in sé. Secondo me infatti è una pecca dello yaoi in sé l'assenza totale delle ragazze: questo è comunque normale, i manga sono per la maggior parte su questo genere e spesso ben pochi riescono ad uscire dal classico rapporto tra uke e seme, invece ritengo che una presenza femminile quando si tratta di fanfiction possa dare degli spunti interessanti.
Quoto pienamente anche quanto dici riguardo le naruxhina... risultano smielate probabilmente per come sono ritratti i personaggi: lei la pulzella indifesa e lui il suo principe, insomma è tutto molto semplicistico. Vabbé evito di dilungarmi troppo altrimenti ne uscirei con righe e righe di dibattiti XD Comunque è proprio questo, nella mia storia, il rapporto tra Naruto e Hinata: un amore quasi di necessità, almeno per Naruto, e molto fragile, sempre ad un passo dal rompersi.
Grazie mille per i complimenti (e, credimi, la tua recensione era tutt'altro che senza senso) e al prossimo capitolo di questa storia probabilmente non sasusakurosa...

ryanforever: Ciao! Forse non te lo ricorderai, o forse sì (io spesso sono vittima di gravi attacchi di dimenticanza acuta XD), tempo fa avevi recensito una mia one-shot shuonen-ai tra Naruto e Itachi, quindi sono stata contenta nel vedere che hai recensito questa fiction. Spero che, per quanto sia breve, possa continuare ad interessarti, anche perché sono soddisfatta che risulti affascinante l'idea di questo rapporto un po' clandestino ma comunque fortissimo tra Sasuke e Naruto. Un bacione e alla prossima!

Hiko_chan: Leggere anche il tuo commento mi ha fatto veramente felice! Che bello ritrovare una tua recensione! Grazie davvero ^//^. Sono sollevata che i caratteri e i sentimenti tra Naruto e Sasuke risultino ben delineati, mi sono davvero impegnata per tutta la fiction a cercare di far risultare i personaggi il più vivi possibile, sperando che risultino IC.
Che peccato, per un po' non avrai internet, ti capisco, da me ci sono giorni nei quali l'ADSL va e viene (sarà perché abito in un paesino tra i colli torinesi?...), ma non preoccuparti, commenta quando avrai la possibilità, la fiction sarà qui ad aspettarti... caspita, questa frase ha un retrogusto horror...
E ora... tu adori Special K?.... Magnifico! Anche a me piace tantissimo, nonostante il terzo album sia quello che io abbia apprezzato meno dei Placebo...
Cosa dire, aspetterò paziente una tua recensione, nel frattempo ti saluto con un bacione, al prossimo capitolo!

Grazie a chi ha letto e ha chi ha inserito la fiction tra i preferiti:


1 - Animenight89 [Contatta]
2 - anu [Contatta]
3 - elie84 [Contatta]
4 - figth [Contatta]
5 - Hiko_chan [Contatta]
6 - LadyG [Contatta]
7 - ladynena [Contatta]
8 - LilyChan [Contatta]
9 - Misallen [Contatta]
10 - terachan [Contatta]
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Capitolo 3
*** Lady of the flowers ***





Dedico questo piccolo racconto a delle persone speciali, davvero speciali, che purtroppo non conosco personalmente ma, almeno un po', sento di averle vicino con i loro commenti. E ne sono felice.
E' bello, ragazze, ritrovarvi anche in questa fanfiction sentendovi "parlare".
Grazie di tutto.

Hiko_Chan

Ladynena

Ryanforever

Sasusakuxxx










Atto III

Lady of the flowers



She wears her tears on her blouse

confused and racked with self-doubt
she stole the keys to my house
and then she locked herself out

Lady of the flowers - Placebo





La stanza d'albergo era spaziosa, con la finestra ampia che dava su una delle strade centrali della grande metropoli.
Naruto, le braccia incrociate dietro la testa affondate nel soffice cuscino, osservava pensoso il ventilatore sopra di lui restare immobile.
Per qualche tempo contò e ricontò le pale, perdendosi poi in altri pensieri più o meno importanti, infine voltò la testa verso il compagno che, dandogli le spalle, dormiva. Stette a fissarlo e senza una ragione precisa immaginò quella schiena stretta tra le braccia di Sakura: sarebbe dovuta andare così, a dire il vero, e invece notte dopo notte Sasuke era in un albergo a dare il suo corpo ad un altro uomo.
Un uomo che amava.
“Smettila di guardarmi, Naruto.” la sua voce, secca, nell'oscurità lo fece sussultare.
“Allora eri sveglio.” commentò grattandosi distrattamente una guancia.
Sasuke rimase immobile, non rispondendo. Finché, tra le coperte e i cuscini, non emerse la sua voce:
“Ho intenzione di lasciare Sakura.”
Quelle parole furono per l'Uzumaki come una doccia fredda: completamente inaspettate e incredibilmente dolorose. Sakura, Sakura che voleva passare a sua vita accanto a Sasuke e, nonostante il passare dei giorni, aveva aspettato che lui si decidesse ad amarla come avrebbe meritato.
Naruto scattò a sedere esclamando con la sua solita irruenza:
“Stai scherzando, vero?”
A quel punto l'amante si voltò, in un frusciare quasi fastidioso di lenzuola, e confermò impassibile:
“Non sto scherzando. Tra noi è finita, punto.”
“Prova a lasciarla e giuro che ti rifilo un pugno su quel tuo faccino arrogante.” sibilò Naruto assottigliando gli occhi guardando l'interlocutore con aria minacciosa.
Quest'ultimo incollerito esclamò:
“Ma perché vuoi a ogni costo cercare di salvare tutti?! Non ti rendi conto che portando avanti la nostra relazione qualcosa dev'essere sacrificato?”
C'era accusa in quelle parole. E Naruto l'aveva colta in pieno tra le righe della rabbia del compagno; perché lui non aveva il coraggio di troncare un rapporto ormai sterile con la moglie.
Eppure credeva veramente alla possibilità di poter evitare di far soffrire Hinata; si copriva gli occhi di fronte all'evidenza che lei aveva già intuito molto - ignorando i singulti sommessi, soffocati da una mano, che di tanto in tanto le scappavano quando rientrava a casa.
Piangeva ed entrambi, per non perdersi, sapevano il perché. Ma come poteva andare da lei e dirle che era tutto finto?
“Se magari noi due ci vedessimo di meno...” accennò Naruto incrociando le gambe.
Sasuke però lo interruppe, prendendolo per una spalla e costringendolo a voltarsi verso di lui:
“Questo è il tuo sacrificio? Ma se è proprio per la nostra relazione che stiamo abbandonando tutto il resto...”
Lo lasciò reggendosi le fronte con una mano, la schiena appena incurvata in avanti, e non parlò chiudendosi in uno dei suoi rigidi silenzi.
Naruto appoggiò le mani al materasso; si reclinò con la schiena e tornò a guardare il soffitto, sentendosi frustrato perché Sasuke aveva ragione su tutta la linea: il loro rapporto non aveva alternative, per essere alimentato bisognava sacrificare le altre relazioni.
Perché lui non aveva nessun diritto di far soffrire ancora Hinata, lasciandola in un limbo di incertezza e agonia - agonia, visto che non sapeva se mai il giorno dopo Naruto sarebbe tornato a casa da lei.
“Se tu mi ami e non vuoi che tua moglie soffra devi fare ciò che è giusto.” disse Sasuke tornando a guardare davanti a sé.
“Sei sicuro che sia davvero come dici tu?” chiese Naruto quasi con aria di sfida, alzando appena un sopracciglio.
Sasuke girò il busto, fissandolo, per poi rispondere con voce incolore ma scandendo le parole quasi per marchiarle a fuoco nella mente del partner:
“Quando sono a letto con lei faccio finta di avere un orgasmo. Quando la abbraccio immagino come sarebbe abbracciare il tuo corpo. Quando guardo i suoi occhi mi chiedo come sarebbero se fossero azzurri. Quando mi parla immagino quale delle tue battute riuscirebbe a strapparmi un sorriso - fece una pausa per poi aggiungere – ora, dimmelo tu. Ti sembra corretto questo nei suoi confronti?”
Naruto si morse un dito con nervosismo, sentendo lo stomaco rivoltarsi. Decisamente, tra i due Sasuke era quello più realista, mentre lui da stupido sognatore qual era tentava di aggrapparsi alle sue piccole illusioni domestiche.
No, certo che non era corretto. Così come non era giusto che lui fingesse di amare Hinata con una passione che non aveva.
“Non lo è.” ammise infine, detestando con tutto sé stesso dar ragione a Sasuke.
Questi rimase immobile. Finché lentamente non si portò più vicino a Naruto, facendo scivolare un braccio sulla sua vita per poi baciarlo sul collo con quella studiata lentezza che gli era propria.
Il ragazzo sospirò, accennando ad un sorriso, sentendo la voce di Sasuke chiedergli più roca:
“Pensi che sia sbagliato portare avanti la nostra relazione? Noi, due uomini?”
“Non penso che sia questione di giusto o sbagliato. Si tratta solo di scelta, una scelta che nessuno ha il diritto di giudicare.” commentò Naruto rimanendo con le gambe incrociate.
Il giovane Uchiha accennò ad un sorriso: “Da quando formuli pensieri logici?”
Il compagno si limitò a fargli una smorfia borbottando, perché non poteva evitare di controbattere qualsiasi cosa dicesse Sasuke, rifiutando che avesse lui l'ultima parola: erano sempre stati competitivi e anche a distanza di anni le cose non erano cambiate.
Anzi, amandosi, come non era stato possibile fare in passato perché erano tutti e due troppo immaturi, avevano sentito con più forza il loro legame, compresi i lati positivi e quelli negativi. Alla fine provavano le stesse sensazioni di una coppia normale, la stessa eccitazione, la stessa gelosia, addirittura la stessa difficoltà a lasciarsi per tornare a lavoro.
Cosa c'era di sbagliato in tutto questo?

*°*°*°*

Ormai erano le sei quando Sasuke era rientrato a casa, ripetendo i soliti rituali che andavano avanti da mesi - da quando aveva passato la sua prima notte assieme a Naruto. Sakura lo aspettava a letto senza ormai più chiedere nulla, limitandosi a sguardi carichi di biasimo; eppure non rinunciava a mostrarsi comunque gentile con lui, come per cercare di comprenderlo: quanto a coppia erano parecchio confusi sul da farsi.
Quando entrò nell'ampio e raffinato soggiorno, Sasuke avvertì il forte odore di lavanda, grazie ai fiori secchi simili a granelli sistemati nella ciotola di porcellana - la ciotola che lui non poteva più usare per posare le chiavi.
“Se continui a metterle lì dentro prima o poi righi lo smalto.” aveva notato sorridente Sakura; in realtà le sue parole sputavano veleno.
E da quel giorno lei aveva deciso di destinare il contenitore ad altri usi: il suo monito per far capire a Sasuke che sapeva, tutto, e non lo accettava. Ma quella sera le cose erano destinate ad andare diversamente.
Sakura, i capelli legati nello stesso modo professionale che aveva quando si occupava dei pazienti, era infatti in piedi presso il salotto ad aspettare il proprio fidanzato, gli occhi
indagatoriche puntati su di lui e il volto carico di tensione.
“Dobbiamo parlare, Sasuke.” disse con tono neutro.
Questi rimase impassibile; si tolse la giacca e, dopo un attimo esitazione, lasciò le chiavi della macchina sul tavolo.
“Sono d'accordo.” aveva detto lui incrociando le braccia e, con il volto cupo, si fermò davanti alla ragazza - la quale in compenso non aveva ceduto di un passo.
I suoi occhi verdi, ampi e sinceri, erano scintillanti di orgoglio. Sasuke lo aveva sempre pensato: dietro le maniere composte e i sorrisetti leziosi la sua ragazza era una guerriera.
“Per me è molto difficile parlarti in questo modo.” aveva ammesso Sakura, abbassando un istante lo sguardo come per trovare la forza di andare avanti. Perché lei amava il compagno con tutta sé stessa.
Visto che Sasuke non accennò a voler parlare continuò, questa volta senza distogliere gli occhi dal fidanzato che, invece, non aveva mutato espressione:
“Ho capito da un pezzo ormai che tu hai una relazione. Lo so, tu sai di amore, amore vero, quando rientri a casa. Un amore che io probabilmente da te non potrò mai aspettarmi.”
“Dove vuoi arrivare a parare dicendo tutto questo?” chiese Sasuke senza negare.
Il cuore di Sakura perse un battito: un'altra pugnalata così diretta da rischiare di ucciderla.
Ma, ferma nelle sue intenzioni, continuò:
“Che cosa hai intenzione di fare? Di noi, del nostro rapporto...”
L'aveva detto.
Oltre quegli occhi d'ossidiana, Sasuke si sentiva un mostro e allo stesso tempo un incompreso; era così semplice confessare tutto a Sakura e dirle che amava Naruto - lo stesso Naruto che un tempo era suo amico d'infanzia?
Per lui avrebbe sacrificato ciò che in quegli anni avevano cercato di creare, spezzato le illusioni e rovinato le fondamenta della loro casa.
Si limitò a dire, lasciando che lo sguardo sfuggisse lontano, in un punto remoto del muro:
“Lasciamoci. E' meglio per tutti e due.”
Sakura era rimasta immobile, le mani contratte al punto da sentire le unghie conficcarsi nella pelle e il labbro che tremava incerto; scosse la testa, non accettando in alcun modo quelle parole.
Senza emettere un sibilo si scagliò contro Sasuke; cercò di colpire quel petto che tanto amava, che nell'intimità aveva accarezzato con passione, con i pugni ben chiusi, sperando davvero con tutto il cuore di fargli male, di costringerlo a restare.
“Non puoi, Sasuke, non puoi andartene.” aveva quasi sussurrato, non smettendo di colpirlo con una disperazione che sembrava darle ancora più forza.
Sasuke non si mosse, limitandosi a sollevare leggermente il mento per schivare un pugno, finché non prese Sakura per i polsi quasi dolcemente, così da bloccarla per poi dirle secco:
“Finiscila ora - fece una pausa per poi aggiungere con amore - Sakura.”
Lei rimase a fissarlo, tenendo le braccia ancora sollevate nella presa salda delle mani di Sasuke, mostrando uno sguardo sconvolto. Aprì la bocca ma rimase in silenzio.
Poi abbassò la testa; i capelli le andarono davanti agli occhi perché la coda non aveva retto ai suoi movimenti convulsi. Improvvisamente la sua voce arrochita si levò da oltre la coltre rosa:
“Sasuke io... sono incinta. Aspetto un bambino, tuo figlio.”
Sasuke, per la prima volta nella sua vita, rimase completamente disorientato: si era sentito crollare il mondo addosso, come se qualcosa di molto crudele gli si fosse avventato contro, spezzandogli entrambe le gambe per lasciarlo steso a terra del tutto impotente.
Lasciò la presa, così che le braccia di entrambi ricaddero mollemente lungo i fianchi.
Un bambino.
Un bambino che stava crescendo, maturando, sviluppandosi, nel ventre di una donna che non amava - almeno, non quanto amava Naruto.
Si portò una mano alla bocca, chinando la testa così che i capelli scuri gli coprirono gli occhi. Sakura non si mosse, non smettendo di guardare il pavimento con le labbra contratte; finché non alzò lo sguardo dicendo con determinazione:
“Voglio che nostro figlio cresca meritandosi un padre e non uno sconosciuto che non è mai a casa. Un padre che lo ami.”
Sasuke sollevò il volto, guardandola in modo penetrante e indagatorio:
“Sei sicura di essere disposta a questo? A... volere me?”
“Cos'altro dovrei fare? Arrendermi a lasciarti andare? No, non sono il tipo.”
Aveva concluso con fierezza nonostante la voce facesse fatica ad uscire.
Sasuke si passò una mano tra i capelli; sentì un sudore freddo scorrergli lungo la schiena e avvertì quella sensazione di prigionia che detestava: era braccato, con le spalle al muro, solo che questa volta non poteva fuggire né combattere. Merda, era di suo figlio che si stava parlando.
Suo figlio al quale non aveva mai pensato e che neppure aveva mai desiderato; però c'era, grande meno di un'unghia, senza ancora un cuore, ma c'era. E già stava tentando di tenere uniti sua madre e suo padre per evitare che lo lasciassero solo.
Sentì un senso di nausea che lo costrinse ad appoggiare una mano alla parete, tenendo la testa abbassata e i capelli scuri che andavano a nascondere lo sconvolgimento che in realtà Sasuke stava provando. Non rabbia, bensì confusione perché ad un passo dal lanciarsi a tutta velocità in un strada senza ritorno loro, la sua famiglia, lo avevano fatto tornare indietro.
Sakura gli disse, tenendosi un braccio con l'altra mano, carica stranamente di un amore sofferto:
“Io ti amo ancora Sasuke. Perché forse sono stupida o solo un'illusa, come tu meglio credi. Ti amo anche se questa notte non eri con me quando ho fatto il test e...”
Sasuke lentamente alzò gli occhi, guardando Sakura, per poi invitarla a continuare:
“E?”
L'espressione di Sakura cambiò diventando più accusatrice:
“E ho telefonato ad Hinata. Anche lei, come me, era sola.”
Le labbra del ragazzo si schiusero ma non uscì parola; era rimasto prosciugato da tutto quello che era accaduto e da quello che la propria fidanzata provava.
Immaginò, dall'altro capo del telefono, Hinata alzarsi dal letto vuoto e rispondere, ricevendo la notizia che Sakura era incinta: una presa in giro del destino visto che lei, moglie di Naruto, guardava il proprio ventre arido con sofferenza.
Lui e Naruto.
Sakura e Hinata che, nelle tenebre della notte, sapevano ciò che gli uomini da loro amati stavano facendo. Soffrivano sentendo le loro rispettive voci distorte dal telefono.

*°*°*°*

Quella mattinata era festa, Naruto si era potuto quindi concedere il lusso di dormire un po' di più nonostante fosse logorato dalla tensione. Quando oltrepassò il soggiorno ed entrò in cucina, vide Hinata intenta a sistemare una serie di fiori in un vaso - fiori che, a giudicare dai gambi, erano stati accuratamente recisi e disposti.
La guardò appoggiando la testa allo stipite della porta, ammirando i suoi lunghi capelli scuri raccolti su di una spalla, la maglia ampia che andava a nascondere le curve morbide e sensuali, le mani delicate che tagliavano gli ultimi gambi.
La sua signora dei fiori.
Che ogni mattina gli faceva trovare un vaso colmo di rose, narcisi, calle... fiori che andavano a seconda della stagione, del tempo, dell'umore.
Ma c'erano. Sempre.
“Buongiorno Hinata!” salutò sorridente.
Lei si voltò sorridendo a sua volta:
“Buongiorno, Naruto.”
Questi sentì il proprio stomaco gorgogliare e, accennando ad una risata timida, Hinata prontamente gli porse un piatto colmo di biscotti e un bicchiere di latte freddo, proprio come lui amava.
“Oh.. grazie!” esclamò sorpreso.
Poi si sedette al tavolo, inzuppando i biscotti e tenendo una guancia appoggiata alla mano; Hinata gli dava le spalle, silenziosa, avvolta dal profumo di fiori. Ma, tra un colpo di forbici e l'altro, l'avvertì sospirare - con delicatezza, forse per paura di disturbare.
Naruto aveva ancora in testa le parole di Sasuke e l'irrevocabile decisione: la sua spada di Damocle.
“Cosa c'è Hinata?”
Avrebbe voluto che gli parlasse perché lui non riusciva, con la sua irruenza e il suo istinto, a tenere tutto dentro.
Lei cercò di prendere coraggio, sforzandosi di non far tremare la voce, infine accennando un debole sorriso disse:
“Stanotte mi ha telefonato Sakura...”
Naruto lasciò cadere il biscotto che aveva in mano, il quale si andò a fiondare nel latte schizzando sul tavolo pulito, mentre lui era rimasto con la bocca ancora spalancata.
La giovane si voltò, intrecciandosi nervosamente le mani e lasciando che lo sguardo sfuggente rifiutasse di posarsi sul marito:
“Beh... ecco, lei... mi ha detto di essere incinta. Era... davvero felice.”
Sakura non aveva Sasuke con cui condividere la sua felicità, lui glielo aveva portato via. E Hinata... come doveva essersi sentita? Naruto a sua volta non era lì per consolare lei.
Il ragazzo balbettò qualcosa, imbarazzato e sofferente, trovandosi senza quelle parole che altre volte tanto spontaneamente uscivano dalla sua bocca. La sua compagna, le gambe che non le reggevano, continuò:
“Lo... lo so che ami Sasuke – non c'era accusa nella sua voce ma quasi dolcezza – e io non voglio che tu d-debba sentirti obbligato nei miei confronti. Non... non voglio compassione.”
Aveva detto quelle parole in un soffio e Naruto, per una volta silenzioso, era rimasto ad ascoltarla.
“Non è compassione la mia.” ammise con serietà.
Non era nemmeno per il senso di colpa: agiva cercando di proteggerla, anche se sapeva benissimo che Hinata era forte, nonostante la timidezza e i modi schivi.
E lei sapeva tutto. Come aveva potuto essere così stupido da illudersi che non avesse notato nulla? Ora, con dolore, lo aveva invitato a non pensare a lei, perché aveva capito ogni cosa di quel sentimento impossibile da gestire che era l'amore.
Poi, come una stoccata finale, arrivarono le parole di Hinata più sofferte; quasi rigettò il dolore che, non solo in quei mesi ma addirittura in quegli anni, aveva provato:
“Mi dispiace Naruto. Io... sono un fallimento. Non sono stata nemmeno in grado di avere un bambino: sono vuota, vuota ed inutile.”
Pianse, indossando le sue lacrime sulla propria camicetta. Confusa e tormentata dai suoi stessi dubbi.
Naruto era scattato in piedi esclamando:
“Non dire assurdità! Tu sei la donna migliore che...”
Ma prima che potesse parlare ancora lei corse via oltre il soggiorno; spalancò la porta di casa e la chiuse dietro di sé, sotto gli occhi sconvolti di Naruto. Questi fece per aprire la porta ma si arrestò, con la mano posata sulla maniglia, perché avvertì la presenza di Hinata dall'altra parte: aveva preso le chiavi di casa e si era chiusa fuori.
A piangere, lasciando Naruto dentro ad ascoltarla oltre quel muro di legno.
Questi scivolò appoggiando la schiena alla porta, la testa rivolta verso il soffitto; infine dire ad alta voce, sperando che la sentisse:
“Non sei tu a doverti scusare! Mi fai arrabbiare quando dici queste cose e ti svilisci... – fece una pausa prendendo aria – Perdonami: è vero, sono proprio uno stupido.”

*°*°*°*

Questa volta Naruto era arrivato per primo davanti alle scale della biblioteca ed era rimasto con le gambe incrociate mollemente appoggiate sui gradini, facendole ondeggiare di tanto in tanto per nervosismo. Vide arrivare Sasuke con le mani infilate dentro le tasche del giaccone e si alzò in piedi quasi di scatto.
Aveva notato il volto sciupato del compagno, gli occhi bui, i capelli ancora più scompigliati del solito: doveva aver davvero sofferto, tenendosi tutto dentro come al solito.
“So già quello che stai per dirmi.” lo aveva anticipato bruscamente.
Naruto distrattamente calciò un sassolino per poi affondare il collo tra le spalle alzate e dire:
“Sarai padre, Sasuke.”
“Lo so, maledizione, lo so!” esclamò guardando imbronciato un gradino.
Naruto osservò un istante il cielo stellato, quel meraviglioso cielo notturno che li aveva coperti nel loro amore, proteggendoli stendendo un manto notturno sulle loro fughe.
Infine disse con rammarico:
“Non è andata come ci aspettavamo.”
“Nonostante ci amassimo.”
“Nonostante ci amassimo.” ripeté a sua volta, sofferente.
E con un breve sorriso prese tra le mani la testa di Sasuke, affondando le dita tra i capelli sottili, per poi baciarlo appoggiando castamente le labbra.
L'Uchiha era rimasto immobile, gli occhi pieni di dolore per l'inevitabile, finché non appoggiò una mano su quella dell'amante.
“Dobbiamo separarci.” disse infine, sentendo quelle parole suonare stranamente innaturali.
“E' la cosa giusta; anche se fa strano sentire parlare me di fare la cosa giusta...” scherzò Naruto ridendo. Come al solito cercava di sdrammatizzare con il suo fare solare.
“A questo punto sarà difficile rivederci.” concluse Sasuke.
Abbassarono entrambi lo sguardo.
Per chi alla fine era la cosa giusta? Non per loro, probabilmente era solo la cosa migliore ma... per gli altri.
“Non pensare di sbarazzarti di me! - esclamò Naruto con un sorriso sicuro di sé – Saprò sempre come stai, in un modo o nell'altro...”
“Ti credi così migliore di me? Io entrerò a conoscenza tutto, non mi sfuggirà niente.”
“Vedremo...” disse con aria di sfida il ragazzo dai capelli biondi.
Quelle parole si dispersero nell'aria, cariche del loro dolore.
Naruto e Sasuke non riuscirono ad abbracciarsi, a sfiorarsi ancora, perché altrimenti sarebbe stato impossibile dividersi. Dovevano andare avanti con razionalità e buon senso: se avessero ascoltato l'istinto probabilmente sarebbero finiti a letto e avrebbero portato avanti le loro esistenze come fino a pochi giorni fa.
Quella sera la notte non vide più due amanti baciarsi bensì due persone solitarie allontanarsi, sole, nelle rispettive macchine: entrambi rientrando nelle loro case, riavvicinandosi alla propria moglie, accudendo il negozio, il figlio, i frammenti di quella vita che avrebbero rischiato di perdere per sempre.
Sasuke, una volta all'anno, per Natale riceveva un regalo destinato a sua figlia - proveniente da un mittente che continuava a fingersi sconosciuto.
I due amanti di un tempo passato, quando potevano, si guardavano da lontano: portando a scuola il figlio, andando a lavoro, incrociandosi per sbaglio nel traffico.
Sakura avrebbe imparato ad accettare un uomo forse più triste e solitario ma non riusciva a trattenere un sorriso ogni volta che vedeva il padre avvicinarsi alla figlia, silenzioso, per coccolarla magari anche solo con un semplice gesto sui capelli scuri come i suoi.
In fondo anche Sasuke sapeva amare. E, sì, amava persino lei, finalmente come moglie.

*°*°*°*

Naruto era rimasto solo al ristorante, mentre Hinata si era allontanata per comprare alcuni ingredienti - Hinata in quegli anni gli aveva chiesto se non volesse andare da Sasuke;per lei sarebbe andato bene, lo avrebbe capito.
Lui aveva rifiutato, non c'era più un Sasuke da cui andare.
Il giovane aveva la testa china sul bancone; era intento a lavorare la pasta per il ramen quando una ragazzina entrò nel negozio, avanzando a passo determinato.
“Scusa?” aveva chiesto per attirare l'attenzione.
Il ragazzp rimase basito: davanti a sé aveva una bambina tale e quale a Sasuke, la pelle diafana e i lunghi capelli scuri ma gli occhi... verdi e brillanti, appartenevano a Sakura. Dovette sforzarsi a reagire per trasformare lo stupore in qualcosa di più concreto, ad esempio un dialogo che potesse risultare almeno minimamente coerente.
“Dimmi.” aveva risposto allegro.
“Sai indicarmi dove posso trovare un negozio di cravatte?”
Naruto la guardò perplesso, osservando scherzoso:
“Non hai l'aria di una che porta le cravatte...”
La bambina incrociò le braccia, offesa dell'equivoco:
“Guarda che non è per me!”
“Ah sì?” fece, fingendosi sorpreso.
“E' per mio padre. Oggi è il suo compleanno e stasera quando torna voglio fargli una super sorpresa.”
Naruto sentì un tuffo al cuore. Da qualche parte, nella città, Sasuke avrebbe festeggiato il giorno del suo compleanno – con la ritrosia che gli apparteneva – assieme alla propria famiglia.
E lui non ci sarebbe stato,come tutti gli altri anni.
Allora si sporse in avanti; invitò la ragazzina a tendergli l'orecchio, per poi bisbigliare con aria complice:
“Non comprargli una cravatta. Piuttosto, regalagli un portachiavi da tavolo, chessò... simile ad una ciotola: credo che sua moglie lo abbia privato della propria.”
Ridacchiò, mentre la bambina era rimasta con gli occhi sgranati per poi chiedergli bisbigliando:
“Tu credi?”
“Certo!” ammise lui trionfante.
“Ma come fai sa sapere quello di cui ha bisogno?” chiese con un accenno di sospetto e tanta meraviglia.
Naruto sospirò, vedendo dove ora c'era la bambina l'immagine di Sasuke che, anni fa, lo aveva ritrovato: lì, su quel bancone, splendente nella sua bellezza orgogliosa.
Poi confessò: “Ero il suo migliore amico, tempo fa. Chissà, forse lo sono ancora.”
“Davvero? E perché non vi vedete mai?” chiese con onestà disarmante.
“Perché non siamo più bambini.”
E non potevano tornare indietro per riscrivere la propria storia.
La ragazzina, non capendo ciò che implicava quella frase, alzò le spalle per poi sorridere e correre via impaziente di comprare il regalo per il padre. Sulla soglia del negozio, salutò all'ultimo con un cenno della mano, quasi gridando:
“Arrivederci, signore del ramen!”
E scomparve.
Naruto sorrise, grattandosi distrattamente il naso: notò compiaciuto che quell'appellativo su di lui suonava proprio bene. Improvvisamente si dette un buffetto sulla fronte; che stupido, non sapeva come si chiamasse la bambina.
Non la bambina... la figlia di Sasuke, il suo migliore amico e il suo amante.
Scorse su uno dei tavoli alcuni dei fiori che aveva comprato Hinata - Hinata che non poteva avere bambini da chiamare e a cui donare il proprio amore; Hinata che era sterile e aveva iniziato a farsene una ragione, andando avanti con determinazione.
“Hana...” mormorò.
Un fiore cresciuto sul terreno del tradimento eppure anche dell'amore.
Un amore colpevole, quello tra lui e Sasuke, ma che negli anni a venire non avrebbe mai negato né rimpianto.

Era stato bello cadere insieme.


“Auguri di buon compleanno, Sasuke.”








Sproloqui di una zucca



Sigh, sob... fiction finita. Sarei da picchiare perché sin da quando avevo postato il primo capitolo l'avevo già conclusa, eccetto qualche piccola revisione, ma ho voluto aspettare un po'... certo questa volta, tra una cosa e l'altra, non ho più avuto tempo per aggiornare l'ultima parte e così ho accumulato un ritardo cosmico nel pubblicare.
Cosa dire, spero che non vi abbia deluso... magari vi aspettavate altro. Io l'ho molto vissuta, mi sono sentita pienamente coinvolta in questi quattro personaggi.
Perché tutti, a modo loro, si amano.
Lady of the flowers è per me una canzone geniale e ho usato direttamente le parole per descrivere parte del racconto... mi fa venire i brividi ogni volta che la ascolto.

ryanforever: Oddio, aggiungessi qualcos'altro a questo commento lo rovinerei! Hai colto quello che volevo riuscire a trasmettere con questa fiction e sono felice che tu abbia notato la differenza nel rapporto tra Hinata e Naruto e quello tra Sakura e Sasuke... essendo personaggi diversi si comportano reagendo in modo diverso (sì, Naruto è davvero ottuso per quanto riguarda i sentimenti! XD)
Grazie per aver commentato (non preoccuparti della lunghezza del commento: per me più scrivi meglio è! XD) e seguito questa storia, grazie per tutte le bellissime osservazioni che ne hai tratto! Bacioni!

ladynena: Ohibò quel geniaccio è niente popòdimeno (ehm... si scrive così? °_°) che mia sorella la quale è appena fuggita dal manicomio... pare che l'abbiano rintracciata per il colli torinesi a caccia di specie poco studiate note come i rgzi blxxmi. Però, bisogna ammetterlo, mi ha regalato ore di divertimento.
Ma ora passiamo alle questioni serie: io ho adorato descrivere il rapporto tra Sasuke e Sakura. Perché tutti e due, a modo loro, sono complicati nel loro modo di esprimersi: Sakura sembra gentile e disponibile ma alla fine dimostra di essere pronta a lottare, Sasuke sembra freddo e distante ma alla fine ci tiene a lei.
In qualsiasi modo sia finita Sasuke e Naruto, concordo in pieno, non avranno mai rimpianti per ciò che c'é stato tra di loro... non lo rinnegheranno mai.
Grazie per i tuoi complimenti, spero che questo finale non deluda le tue aspettative! Un bacione!

sasusakuxxx: Grazie! In questo momento, credimi, lo griderei. Perché sei il genere di lettrice che tutti vorrebbero avere: affronti un testo senza troppi pregiudizi, cercando soprattutto una storia in quanto tale. Avvicinarti comunque allo yaoi, mettendo momentaneamente da parte i preconcetti inevitabili che si creano attorno a questo genere, per leggere una mia storia è qualcosa che merita tutto il mio rispetto e i miei ringraziamenti.
Sono quindi contenta che tu abbia apprezzato Sakura, il modo in cui l'ho trattata, anche se inevitabilmente il suo rapporto con Sasuke è più incrinato rispetto a quanto in realtà potrebbe essere. Rapporto che però non degenererà mai nell'indifferenza.
Per quanto riguarda il legame tra Sasuke e Naruto... beh, è splendido che tu sia riuscito ad apprezzarlo, a piacerti, soprattutto l'idea della competitività che, sempre e comunque, rimarrà tra i due. Addirittura il bacio è riuscito a trasmetterti qualcosa? ** Pensavo che non rendesse abbastanza bene perché io preferisco, più che la classica descrizione trita e ritrita di giochi di lingue e tutto il resto, un'idea più sfumata facendo leva soprattutto sulle sensazioni.
Ti ringrazio anche per aver recensito Solitudine, pur parlando di Itachi e Sasuke, ma di questo vorrei scriverti più approfonditamente via mail. Un grandissimo abbraccio carissima!!

Hiko_Chan: Che bello, sei riuscita a rivere internet! Me felice! Grazie davvero per quanto scrivi sulle mie storie... sai, non avendo pareri esterni prima di pubblicarle, non so mai quanto possa effettivamente piacere o prendere ciò che scrivo.
Anche tu hai rivalutato Sakura con Shippuden... già, secondo me ha messo in luce aspetti del suo carattere con con la prima serie erano troppo abbozzati o comunque soffocati dai suoi comportamenti più infantili. Concordo, penso che molte altre come noi siano giunte alle nostre stesse conclusioni XD
La scena in cui Sasuke torna a casa e lei lo abbraccia da detro e lui guarda la sua mano l'ho trovata veramente molto suggestiva, quasi che in quelle due righe fosse descritto tutto lo spirito della storia: no, non hai sbagliato nulla. Mi piace descrivere i gesti delle persone, gli sguardi, le espressioni... perché sono ciò che meglio rappresenta una sensazione.
Hai pienamente ragione: si sfiorano, lui cercando di fuggire, lei trattenendolo. Eppure non c'é violenza, rabbia, costrizione... solo amore.
Questo è il loro rapporto e questa, sì, è anche la storia perché tutti cercano di tenere saldi i loro legami con la tristezza e l'amore di quel gesto.
Grazie per quello che pensi sul rapporto tra Sasuke e Naruto, per quello che hai provato leggendo i loro tormenti, i loro dubbi, e grazie anche per aver apprezzato la mia scelta riguardo la presenza di Sakura e Hinata.
Passando ai Placebo... beh, fossi una maestra e avessi un tuo vecchio diario delle elementari sotto mano, ti darei un bell'Eccellente *questo si chiama delirio di onnipotenza. E fa male. * Ascoltare il capitolo con la canzone in sottofondo da' qualcosa in più, di coinvolgente, specie se piace la canzone stessa! Anch'io adoro Meds e Without You I'm Nothing (accidenti, già il titolo mi sconvolge per la potenza di ciò che esprime)... il video di Pure Morning nel quale Brian cammina sui muri a piedi nudi è... non ho parole... molti loro clips sono semplicemente geniali!
Non mi parlare di Placebo dal vivo. Non me ne parlare ti prego. Ho una ferita ancora sanguinante, nel mio cuoricino maltrattato, dopo anni di distanza... più precisamente da quando non sono riuscita ad andarli a vedere a Collegno (Provincia di Torino) e, dolore dei dolori, il bello era che stavano a circa un quarto d'ora da casa mia! Io, ammalata e col naso otturato, mi sono piazzata sul balcone con coperta e, trasportata dal vento, la loro sublime musica giungeva sino a me.
Che sfiga.
Felice comunque che ti sia piaciuto l'aneddoto dei cereali XD Dovremmo creare una maglietta con scritto "Tu compari proprio come i careali!" XD
Bene per ora mi fermo qui altrimenti scriverei pagine su pagine... grazie di tutti i tuoi splendidi commenti! Mi fanno davvero felice!** Un grande bacio!

Grazie a voi lettori, sperando sempre in ulteriori commenti così da farmi un'idea delle vostre opinioni. Spero davvero, nonostante non sia ancora riuscito a farlo con la fiction precedente, di potervi rispondere via mail.

Grazie a chi ha inserito la storia tra i preferiti:
1 - Animenight89 [Contatta]
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15 - _Zexion_
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Concludo dicendo due cose che potrebbero interessarvi o meno però approfitto comunque dell'invitante spazio di quest'angolino:

Fra poco dovrei postare una fiction yaoi originale incentrata nel mondo della musica: Imperfection. La storia, solo a linee generali, poi verrà ripresa per adattarla ai personaggi di Naruto diventando quindi la mia futura long fiction.

Ho indetto un concorso nel fandom di Naruto, intitolato Rock Is My Inspiration (poteva essere diversamente? XD). Se vi interessa questo è il link
Noterete che ho inserito proprio Lady of The Flowers... che dire, sono un caso senza speranza!

Ps: She wears her tears on her blouse si dovrebbe tradurre come Si asciuga le lacrime sulla sua camicetta ma io ho preferito tradurre letteralmente perché da' un impatto maggiore. E' struggente l'idea di indossare le proprie lacrime...

Grazie a tutti! Un bacione e alla prossima!


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