La Guerra degli Dei

di Laky099
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Magdalene - Il ritorno del Messia ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Harumi - Shinigami ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Magdalene - Il Gran Rifiuto ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Harumi - Tradimento ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Magdalene - Il Dio e l'Uomo ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Harumi - Aberrazione ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Magdalene - Ars Goetia ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Harumi - Accordo ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 -Magdalene -Venerdi delle ceneri ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Harumi - Confessioni ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Magdalene - Colei che Sfidò la Morte ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Harumi - Guerra ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Magdalene - L'Unione Apocrifa ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Magdalene - Il ritorno del Messia ***





Magdalene - Capitolo 1 - Il Ritorno del Messia



«In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti! »
Le parole del grande padre bianco Anastasio rimbombarono per tutta la chiesa, ormai praticamente deserta se paragonata a solo due anni prima.
«Amen» fecero eco i presenti, che sussurrarono quella sacra parola con scarsa enfasi.
«La messa è finita, andate in pace».
A quelle parole i fedeli, sì e no un centinaio di persone, si alzarono dalle scarne panche di legno ed uscirono dalla chiesa. La cattedrale era un posto lussuoso quasi quanto ben nascosto: era situata all’interno del Bosco Bianco, uno dei pochi luoghi verdi sopravvissuti alle guerre ed in cui gli alberi, tanto alti e robusti da sembrare colonne, riuscivano a nascondere la basilica quasi interamente, facendola sembrare una verde macchia di muschio dispersa nel nulla. Ma era all’interno che si poteva riscontrare il meglio del suo maestoso livello artistico: archi e navate circondavano il salone centrale, costruito con del candido marmo bianco che risplendeva alla luce dei tiepidi raggi solari che filtravano attraverso i rosoni. L’immagine proiettata dal sole attraverso le vetrate colorate rappresentava san Giorgio, che brandiva una spada fiammeggiante fra le mani, intento a sconfiggere il drago.
Magdalene non poté che rimanerne incantata, quasi ipnotizzata. Conosceva bene quella chiesa in cui si recava ogni domenica, ma il suo amore per quel non-nulla di bello che il mondo sapeva ancora offrire la costringeva ad ammirarla per minuti e minuti interi. Per lei non c’era nulla di più importante della bellezza, in qualsiasi sua forma. Fu proprio per questa sua passione che per anni, sopportando le ingiurie e le offese degli abitanti di Bianco Castello, decise di far soldi nella più antica delle maniere, continuando la gloriosa carriera di sua madre Siria morta durante il primo anno della III Guerra mondiale. A causa delle costose cure di cui Magdalene ebbe bisogno da piccola e del fatto che nessun uomo l’avesse riconosciuta come figlia, la donna non poté lasciarle nulla se non la sua bellezza, che dotava entrambe di una lunga chioma bionda e di occhi azzurri come l’acqua di lago, oltre ad una pelle diafana che ben si sposava con i tratti delicati e curvilinei che caratterizzavano i volti di entrambe. A differenza di sua madre però, la giovane non poteva certo dire di aver un fisico mozzafiato a causa delle sue curve piuttosto timide. Questo dettaglio tuttavia non ne limitò minimamente il suo successo: oramai poteva vantare più denaro di quasi tutti i suoi stessi clienti nonostante avesse solo ventisei anni. La sua casa, una delle poche che non minacciava di crollare al primo tremore della terra, era ricca di antiche opere d’arte dal valore inestimabile. Le era sempre sembrato incredibile riuscire ad ottenerle solo succhiandolo e fingendo di godere con quelle cinque o sei persone giuste. Fu anche per questo che quando il seraphino, uno dei messaggeri personali del grande padre bianco, si presentò alla sua porta non poté che reagire in modo incredulo. Cosa vorrà da me Sua Santità? Si chiedeva in continuazione da quando aveva messo piede dentro la cattedrale.
Quando tutti i fedeli furono usciti, due Guardie Svizzere le fecero cenno di seguirle attraverso una lunga scalinata scavata nella pietra nera, nella quale le poche torce non poterono placare l’atmosfera spettrale ed inquietante che affliggeva quel posto. I due indossavano una robusta armatura e tenevano nel fodero una spada lunga. Osservandoli ora era divertente pensare ai racconti di sua nonna, che spesso le raccontava come nemmeno cento anni prima il loro scopo non fosse che decorativo. Indossavano ridicoli abiti gialli e blu ed erano ben poco esperti nella lotta. Ora invece, nel secolo in cui le armi da fuoco erano pressoché scomparse, erano diventati le unità di Élite dell’Esercito Bianco.
«Il mio nome è Daniel III, signora.» si presentò il più alto dei due, accennando un inchino «Lei è…»
«Sì» rispose subito lei, la cui curiosità la stava rendendo impaziente «sono Magdalene».
Riflettendoci nuovamente, si convinse che il grande padre bianco non volesse che giacere con lei ed il solo pensare a quanta bellezza avrebbe ricevuto in cambio la fece fremere d’eccitazione.
Daniel III la scortò sino ad una piccola porta per poi farle cenno di avanzare, cosa che non si fece ripetere due volte. Varcò l’uscio, rivelando ai suoi occhi una stanza che non avrebbe potuto definire che meravigliosa. Un immenso candelabro alimentato elettricamente, cosa più unica che rara in quei giorni, irradiava di luce bianca una stanza dalle pareti rosso porpora bordate d’oro, alle quali erano appese decine di quadri d’autore e statue tanto belle e pregiate da non riuscire a trovare le parole per descriverle.
 Mi farei sbattere da tutto il clero contemporaneamente per anche uno solo di quelli pensò, mentre osservava con occhi bramosi un quadro chiamato “La Vergine delle Rocce”.
Il Santo Padre, un uomo pelato sulla sessantina con una curiosa folta barba candida come la neve, se ne stava seduto dietro una scrivania in mogano, giochicchiando con un’antica penna stilografica.
«È un onore conoscerla, Santo Padre» disse Magdalene, non prima di aver furtivamente sbottonato il primo bottone della camicia. Sapeva di non aver molto da offrire da quel punto di vista, quindi pensò che fosse il caso di valorizzarlo al meglio.
«Piacere mio, mia giovane Magdalene. Prego, accomodati. Posso offrirti del caffè?». La ragazza fece timidamente di no col capo, stringendosi le mani davanti al grembo e cercando di apparire il più possibile intimidita dall’autorità del capo della Chiesa Cattolica Romana. Le era già capitato diverse volte di avere dei preti come clienti, cosa che oramai le permetteva di sapere in anticipo quali fossero in generale le loro preferenze.
«Come preferisce» sorrise affabilmente il grande padre bianco.
«Probabilmente, mia giovane pecorella, ti starai chiedendo perché ti abbia convocato qui. Bene, arriverò subito al sodo. Voglio proporti un accordo»
Magdalene sorrise maliziosamente, mostrando al chierico un sorriso libidinoso «Mi dica, grande padre»
«Come ben saprà, mia cara, la guerra in atto è ben lontana dal termine e temo che moriranno migliaia di persone ancora prima che emerga un vincitore». Magdalene annuì, sorpresa da quanto l’anziano prete la stesse prendendo alla larga. Andiamo vecchia cariatide, sbattimi il tuo cazzo moscio in gola e finiamola qui! Pensò, ma sapeva fin troppo bene quanto fosse saggio dar spago alle fantasie dei propri clienti.
«Sappiamo entrambi che per il bene del mondo è giusto che quel vincitore sia Nostro Signore Gesù, seduto alla destra del padre»
«Chiaro,» rispose Magdalene, la cui fede, seppur a modo suo, era sempre stata indiscussa «Non possiamo permettere che a vincere siano gli altri culti»
«Esatto. Il guaio è che questa guerra ha generato un caos troppo grande. Lei conosce Nyarlathotep, Magdalene?»
«È una sorta di Messia di Azatoth, il dio dei ryliehani». La ragazza lo aveva conosciuto grazie ad alcuni quadri che teneva in casa possedeva. Erano orridi, ma proprio per questo splendidi.
«Ciò semplifica le cose. Ciò che sto per rivelarle, mia cara, è un segreto che qui nel regno del Vaticano conosciamo solo io e le Guardie Svizzere. Se dovesse anche solo accennarlo a qualcuno, morirà prima di poter finire la frase. È chiaro?»
O vuole farmi diventare suora o questa è la fantasia sessuale più bizzarra che abbia mai sentito pensò, limitandosi ad annuire nuovamente.
«Molto bene. Nyarlathotep è stato evocato dai seguaci di Azatoth»
Magdalene lo guardò con gli occhi sbarrati. Questo è pazzo! Si disse, cominciando a propendere per la seconda delle opzioni che aveva concepito in precedenza.
«Non mi guardi così signorina, non le sto mentendo. Ha mai sentito parlare del Necronomicon?»
«No» rispose seccamente.
«Immaginavo, certi segreti sono tali per una ragione. È un antico libro maledetto scritto da Abdul Alhazred. Si dà il caso che questo libro sia stato trovato ed utilizzato da quei maledetti dei seguaci di Azatoth. Al suo interno, a quanto pare, hanno trovato un antico rituale in grado di evocare le divinità»
«Non può essere…» commentò Magdalene allibita. La faccia angosciata del grande padre bianco era chiara, spaventata ma allo stesso tempo sicura. Per quanto attentamente lo guardasse, non notò alcuna traccia di menzogna stampata sul suo anziano volto.
«Ed invece è, mia cara. Nephren-ka, Alto Magistro di Azatoth, dopo l’evocazione ha voluto che tutti gli altri culti ricevessero quella formula in segno di sfida. Non saremmo mai voluti arrivare a tanto, ma… ma…»
Il grande padre bianco borbottò, come se la paura ne avesse preso il controllo «ma purtroppo…  le altre fedi hanno già compiuto la loro evocazione. In questo momento, stando alle nostre spie, su questa terra oltre a Nyarlathotep vagano anche Mohamed, Buddah, Amaterasu e Sakti. E potrebbero anche essercene degli altri»
Quelle parole lasciarono Magdalene di stucco. Per qualche ragione non riusciva a non credere alle parole del Santo Padre, il quale sembrò aver ripristinato la calma.
«Io non…» borbottò la giovane, senza sapere cosa dire.
«Ti starai sicuramente chiedendo, mia cara, per quale ragione te ne stia parlando. Bene, la ragione è semplice: per poter evocare il nostro Messia e salvarci dall’imminente apocalisse è necessario che ad evocarlo sia il possessore effettivo di una reliquia. E lei fa esattamente al caso nostro»
«Io non posseggo alcuna reliquia, mio signore» obbiettò Magdalene, che ci stava capendo sempre meno.
«Ah no? E mi dica… quella splendida coppa d’oro massiccio che tiene sopra il camino, si è mai chiesta da dove provenisse?»
«Certo. Me l’ha venduta Lucius della famiglia dei Kostarros di Colle delle rovine, mio signore»
“Ah… vetta delle rovine, vorrà dire. Sa, mia cara, in un tempo non troppo antico quello che lei chiama Colle delle rovine si chiamava Quirinale. Era uno dei centri nevralgici del potere d’anteguerra…» l’uomo sospirò affranto «ma immagino che potremmo rinviare la disquisizione storica ad un’altra occasione. La coppa che lei tiene sopra il camino ha un nome anche più antico del suddetto colle. Ha mai sentito parlare del Sacro Graal?»
«La coppa dalla quale Nostro Signore…» disse Magdalene con un fil di voce, ma fu il grande padre bianco a concludere la frase «Bevve durante l’Ultima Cena, esatto».
La situazione per la giovane era ormai un tal delirio che anche l’idea di aver avuto il Sacro Graal in salotto per oltre un anno non sembrò poi così assurda.
«Lei ha un legame di qualche tipo con Nostro Signore, Magdalene. Deve essere lei a compiere l’evocazione»
«Quindi io in pratica… dovrò riportare Gesù sulla terra? Attraverso la vostra formula?»
«Esatto. Lei non dovrà che stare al centro di un cerchio e pregare. Al resto penseremo noi»
«E dopo? Cosa accadrà?»
«Accadrà che lei potrà prelevare qualsiasi tesoro presente in questa stanza e appenderselo in cucina» annunciò il grande padre bianco con un sorriso.
A quelle parole il cuore della giovane palpitò. Possedere tali meraviglie era un sogno che diventava realtà, un sogno tanto agognato da farle perdere ogni freno e razionalità.
«Accetto» rispose senza nemmeno pensarci su.
«Molto bene. Mi segua».
Il grande padre bianco ricondusse Magdalene dentro la chiesa.
«Si sdrai qui, signorina» le disse, indicandole l’altare dietro al quale solo pochi minuti prima stava celebrando la messa. Su di esso era stata scolpita una stella a cinque punte, all’interno del quale fu chiaramente visibile una strana parola, che mai Magdalene aveva visto in precedenza.
Elohim.
Una guardia svizzera, dopo essersi inchinato al Santo Padre, la aiutò a sdraiarsi al centro preciso del sacro tavolo, invitandola a rilassarsi. La giovane osservò il grosso crocifisso in legno che aveva sopra la testa, che pendeva su di lei come una pesante spada di Damocle.
«Sei pronta?» chiese il grande padre bianco. Magdalene annuì.
L’uomo cominciò a recitare inquietanti parole in latino. Sembravano strani versi fusi a parole, ma ci fu una parola che la donna distinse chiaramente. Elohim.
Il Santo Padre gridò gli ultimi versi, per poi afflosciarsi debolmente alla sua destra, tanto che solo il pronto intervento di Daniel III gli evitò una brutta caduta.
«Santo Padre, è sicuro che…» le parole di Magdalene le si strozzarono in gola non appena vide l’immensa croce di legno tremare sopra di lei. Saltò agilmente giù dall’altare e corse a perdifiato verso l’ingresso della chiesa. Vide la terra scuotersi e spaccarsi sotto i suoi piedi ed una folgore cadde dal cielo, fino ad un istante prima sereno, susseguito da un indefinito boato assordante. Le porte d’ingresso della chiesa si serrarono da sole, come spinte da una misteriosa forza arcana. Lo scricchiolio del legno della croce continuò e fu solo allora che la ragazza decise di voltarsi. Appeso ad essa Magdalene vide un uomo in carne ed ossa. Aveva la pelle di un tiepido coloro terra, una folta barba incolta ed occhi scuri. L’uomo staccò la mano dalla croce, noncurante di come il chiodo gliel’avesse squarciata. Il suo viso, nonostante il dolore atroce, non fece smorfia alcuna. Si guardò l’arto, che zampillava getti di sangue vermiglio, e dopo nemmeno un istante questo si ricompose perfettamente. Un tuono assordante fece tremare i vetri della chiesa, mandandone in frantumi almeno un paio. Con calma, l’uomo tolse il chiodo dall’altra mano e dai piedi, rigenerandoli con altrettanta facilità, e saltò giù dalla croce. I suoi lunghi capelli bruni gli coprirono il viso durante l’atterraggio, che avvenne con una delicatezza sovrannaturale.
Il grande padre bianco fece ripetutamente il segno della croce, scosso dalla visione del figlio di Dio tornato sulla terra. Il suo corpo era martoriato e pieno di cicatrici, in alcuni punti nemmeno del tutto chiuse, e non appena si scostò i capelli dal volto un lampo illuminò la sala, rendendola tanto luminosa da costringere i presenti a chiudere gli occhi. Fu solo allora che l’uomo parlò, con voce tanto calda ed ammaliante da suscitare in Magdalene un’innaturale attrazione nei suoi confronti.
«È così che avete ridotto il dono di mio padre, quindi». Il tono della sua voce non ammetteva repliche e lasciava trasparire tutta la sua amarezza e delusione.
«Mio signore…» balbettò il grande padre bianco «i-io non son degno…». Non fece in tempo a finire la frase, dato che l’uomo che Magdalene aveva evocato lo interruppe con voce aggressiva.
«Hai detto bene. Non lo sei».
 Il suo fisico, messo in mostra dall’assenza di qualsiasi veste al di sopra della cintola, era effettivamente statuario e scolpito come veniva rappresentato nei quadri antichi. A tutti gli effetti, la creatura divina che aveva davanti era la personificazione dell’ideale di “bellezza” di Magdalene.
«Tu sei…» chiese, od almeno ci provò, Daniel III la cui voce era tremula e debole.
«Si, sono io. Puoi chiamarmi Jesus, misero ingrato». Fu dopo aver pronunciato quelle parole che Jesus levò lo sguardo. Fissò Magdalene negli occhi e la ragazza si sentì paralizzare. L’espressione del figlio di Dio mutò improvvisamente, trasformandosi da colma d’ira a dolce e gioiosa. Si avvicinò lentamente verso la giovane, guardandola con uno sguardo tanto profondo da farle perdere il senno.
«Anche tu sei qui, oh mia dolce Magdalene!»


 
*Capitolo revisionato il 07/03/16.
**Note dell'autore: eccomi qua con la mia nuova long, che stavolta sarà long per davvero. Lasciate un parere e ditemi quali altri "messia" vi aspettate di vedere (o come ve li immaginate). Spero di non aver offeso nessuno (non era mia intenzione in caso)  che possiate godervi questa storia con tutti i bizzari personaggi che vi aspettano. Mini spoiler: il mio personaggio preferito compare nel prossimo capitolo :D ciao ciao!

**Vi lascio il link della mia pagina su FB, cosicchè possiate rimanere aggiornati su questa storia o su altre OS che scriverò in futuro. Se vi va di fare un salto... beh mi farebbe piacere (y) ---->   Laky099 EFP su Facebook

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Harumi - Shinigami ***





Capitolo 2 - Harumi - Shinigami
 
 
“…Scusa padre, ma non è questo il mondo in cui sarei voluto nascere. Il mondo che volevo è quello che leggo nei libri di storia, nel quale alti grattacieli si stagliano oltre vette inarrivabili all’uomo moderno, nel quale ogni casa ha la sua stradina e dove non rischio di finire squagliato per uno scroscio di pioggia radioattiva. Quello che desideravo è un mondo in cui la gente non fosse costretta a credere in qualcosa, quello in cui il caos è sottoposto all’ordine e quello in cui non devo soffrire la fame. Io sono più debole di te, in quanto non ho un dio che vegli su di me. Io sono più forte di te, in quanto accetto la realtà. L’apocalisse è prossima, dovresti saperlo ormai, ed io non voglio essere lì quando avverrà.
Per sempre tuo, Harumi”
Il ragazzo scrisse velocemente quelle lettere, con grafia disordinata ma comprensibile. Sapeva che suo padre non avrebbe capito, suo padre con la sua cara Amaterasu. Quella non era che una di tanti dei, ma fu la prescelta di Shinji Jijikaru, suo padre.
Harumi aveva visto la dea del Sole molto da vicino, tanto da non poterla più scordare. Era una meravigliosa donna di carnagione chiara, avvolta in una tunica arancione e gialla. I suoi tratti delicati incantavano alla vista, ma il sorriso folle che portava con sé lasciava trasparire ben altre sensazioni.  L’aveva già vista all’opera in battaglia e fu proprio questo a fargli bramare la morte. Sotto un Sole bollente, prima ancora che l’esercito di suo padre e quello degli islamici potessero scontrarsi, la dea deviò un raggio di Sole sui nemici, incenerendo in pochi istanti l’esatta metà dell’esercito nemico. Harumi era terrorizzato alla sola idea di uno scontro tra lei ed un avversario come Nyarlathotep, Mohamed od il neo arrivato Buddah, il quale aveva già schiacciato trecento uomini di un contingente scintoista con il solo palmo della mano.
«Bene,» si disse, come a farsi forza «è ora»
Prese tra le mani la lametta e mise il polso all’interno di una vasca piena d’acqua. Con un gesto rapido e deciso cominciò a tagliare, prestando attenzione a centrare per bene la vena che sembrava pulsare timorosa sotto la sua cute olivastra. Come una maligna melma vermiglia, dal polso fuoriuscì uno schizzo di sangue, al quale ne seguì un altro ed un altro ancora.
Sentì lentamente le forze lasciarlo, annebbiando il dolore lancinante che provava. Quando non sentì più nulla, chiuse gli occhi e si lasciò andare, pieno di dubbi e rimpianti.
«Ciao!». Harumi udì una voce provenire da dietro le sue spalle, scuotendolo dal torpore. Harumi si voltò, non prima di aver osservato la mano sotto il polso tagliato diventare di un inquietante e disgustoso grigiastro putrido.
Voltandosi vide davanti a sé aveva un ragazzo all’incirca della sua età, dai tratti occidentali ed il sorriso allegro. Indossava una felpa con una qualche scritta in inglese ed indossava pantaloni di uno strano tessuto che mai aveva visto nella sua vita. Fu solo in un secondo momento si rese conto di come quelli fossero i così detti jeans, che ormai esistevano solo sui libri di storia.
«Ehm… ciao?» lo risalutò Harumi dubbioso «Chi saresti?»
«Facciamo un riassunto ok? Ti sei appena tagliato le vene dentro una bacinella con dell’acqua calda. Secondo te chi sono? Risposta numero uno, Babbo Natale. Risposta numero due, una cipolla senziente. Risposta numero tre, la Morte». La sua voce era acuta e parlava in maniera estremamente atona e rapida, il che lo rendeva davvero arduo da seguire.
«Escluderei la cipolla, quindi direi la Morte»
«Bingo!» esclamò il ragazzo, senza mai togliersi quello strano sorriso dalla faccia «però sono un po’ offeso. Io so chi tu sia, nonostante io sia molto più famoso di te»
«N-Non pensavo comparissi realmente!» si difese il ragazzo «Soprattutto non con questo aspetto»
«Ma perché avete tutti questa fissazione? Avrò il diritto di vestirmi come diamine mi pare?» ribatté la Morte. Dal tono di voce non sembrava stesse scherzando.
«No, no. Non insinuavo questo, solo che… beh...»
«Dì la verità, immaginavi che sarei comparso in questa forma!» disse. Improvvisamente il ragazzo si trasformò, assumendo l’aspetto che Harumi attribuiva alla Morte. Aveva un lungo mantello nero che ne copriva tutto il corpo, tanto che persino la testa era celata al di sotto del cappuccio. Appesa alle spalle trovava posto una lunghissima e splendida falce, il cui manico era decorato da teschi e pentacoli.
«Io sono la morte!» gridò con voce spettrale e malvagia. «Ecco così va bene?»
Harumì si limitò ad annuire con stupore.
«È da quando esisto che la gente mi fa queste richieste. Ehi morte, potresti assumere l’aspetto di Anubi? Ehi morte, potresti diventare come Tanathos?  Ehi morte, potresti diventare come io mi immagino sia la Morte? Dico io, ma come cazzo pensi che io possa saperlo? Ho anche una vita oltre il lavoro sai? Non è che posso sempre stare dietro a tutti. Dai sentiamo, Mr. Occhi a mandorla, come vuoi che diventi? Spara!»
Harumi tutto si sarebbe aspettato tranne che la morte fosse una primadonna con tendenze isteriche. Provò quasi simpatia per lui e, rendendosi conto di come il suo compito fosse davvero gravoso, decise di provare a fargli una richiesta leggermente più originale.
«Potresti uccidermi sotto forma di pony azzurro con la chioma arancione in grado di sparare arcobaleni dalla bocca?» chiese ridacchiando.
La Morte lo guardò con faccia attonita, dopodiché scoppiò a ridere in maniera sguaiata. «Ragazzo mio, sei uno spasso! Ti accontento subito!» disse, trasformandosi effettivamente in un pony azzurro. «Arcobaleno!» gridò. Dalla sua bocca fuoriuscì uno strano arco colorato di quelli che, a tutti gli effetti, erano i sette colori dell’arcobaleno. Persino Harumi, nonostante la paura e lo stupore, rise di gusto.
«Sei sicuro di riuscire ad uccidermi in quello stato, morte?»
«Non sottovalutarmi» disse. Per rispondere dovette eliminare l’arcobaleno, cosa che parve dispiacergli non poco «Non hai specificato che gli arcobaleni fossero inoffensivi»
«In effetti hai ragione» concesse il ragazzo «comunque grazie per aver reso questi ultimi momenti così divertenti»
«Figurati» rispose «mi piange il cuore a mietere persone così giovani, specie se muoiono per loro scelta».
 La sua espressione si fece dolce e comprensiva, decisamente poco affine alla “Morte”.
«Sai cosa c’è dopo? Dopo che mi avrai mietuto, intendo» chiese Harumi, ma per tutta risposta la Morte si trasformò in quello che il ragazzo riconobbe essere una sirena, uno strumento che utilizzavano le forze dell’ordine prima della Terza Guerra Mondiale. La sirena si illuminò e cominciò a ripetere con voce meccanica “Spoiler alert! Spoiler alert!”. Harumi guardò Morte sempre più affascinato, mentre questi riprendeva il suo originario aspetto.
Suppongo lo scoprirò tra poco, comunque si disse.
«Bene bene bene» disse con relativa calma dopo esser tornato normale. Estrasse dalla tasca uno strano strumento. Era una tecnologia di prima della guerra, simile ad un rettangolo nero luminoso, cosa che gli fece pensare alla possibilità che fosse alimentato da energia elettrica. «Cos’è?» chiese d’istinto.
«Un telefonino. Cento anni fa ne avevate uno o due a testa voi uomini, sai? Erano veramente comodi. Ma dato che avete preferito sovraccaricarmi di lavoro piuttosto che crescere insieme, ne siete rimasti senza. Allora, tu sei Harumi Jijikaru, giusto?»
«Si»
«Bene, Harumi. Dovresti firmare questo foglio» disse, facendo comparire una sorta di documento nella sua mano «In pratica attesti che il mio servizio è stato puntuale, professionale eccetera eccetera eccetera»
Il giovane prese il foglio, ma non appena posò la penna sulla carta lo strano strumento tecnologico della Morte risuonò di una fastidiosa melodia.
«Aspetta un attimo» disse «e che vuole adesso?»
Harumi mise le mani in tasca, ascoltando con attenzione la conversazione.
«No, certo che no. Sì, ceniamo insieme, te l’ho già detto stamattina, non ricordi? Dai, sto lavorando, dimmi cosa vuoi». Uno strano rumore distorto si sparse nell’etere partendo dallo strano strumento nero. Sembravano parole, ma Harumi non riuscì a coglierle.
«Cosa?» gridò all’improvviso «Non solo Mommy, la figona del Sole e Nyarlacoso, ora pure Jesus? O andiamo, sono troppo vecchio per queste cose. Ma questi umani non hanno davvero nulla da fare nella vita?».
La strana voce dell’apparecchio gli rispose, ma la cosa che lasciò Harumi di stucco fu la sensazione che con “la figona del Sole” morte intendesse Amaterasu.
«Sì, lo so, mi avevi avvertito di uccidere Alhazred prima che finisse il libro. Però lo sai, non mi piace applicare una politica interventista. Ecco cosa succede ad essere coerenti, cazzo! Che mondo infame. Dai, ci sentiamo dopo che sto lavorando, ciao! Sì sì, ciao!»
Al termine della discussione rimise lo strano strumento in tasca e si rivolse ad Harumi.
«Senti Harumi, mi stai simpatico ed ho una missione da fare. Ordini dall’alto, sai? Le solite cose, ammazza quello, impedisci a quell’altro di nascere, evita che vengano invocati tutti gli dei di questa terra… ordinaria amministrazione. Ti dispiacerebbe rinviare di un po’ la tua morte ed aiutarmi a risolvere questa cavolo di guerra? Lo so, è difficile rispondere così su due piedi, però… Arcobaleno!»
Un nuovo arcobaleno spuntò dalla sua bocca, ancora più bello e luminoso di quello che aveva fatto sotto forma di pony. Accettare un accordo con la Morte forse non era la scelta più saggia, ma Harumi non ebbe il benché minimo dubbio. «Ci sto!» disse.
«Molto bene. Dammi il vecchio contratto» disse, strappando dalle mani del ragazzo il foglio che gli aveva consegnato solo qualche istante prima e porgendone un altro, leggermente più lungo. «Firma questo» disse.
Harumi lesse il documento. In pratica lo rendeva l’intercessore della Morte per i mortali, la stessa figura che suo padre era diventato per Amaterasu.
«Perfetto, amico. Da oggi siamo una squadra!» disse il mietitore sorridendo. Improvvisamente, e senza ragione apparente, si trasformò di nuovo. Mutò il suo aspetto in quello di una cipolla con due vispi occhi rossi e l’espressione allegra.
«Prima di partire, Harumi,» disse con una vocina acuta e buffa «è giusto che tu sappia la verità su di me: io sono realmente una cipolla senziente!».
A quelle parole riprese a ridere. Harumi, questa volta, non aveva ragione di trattenersi. Essere alleato della morte sarebbe potuto essere inaspettatamente divertente.

 



*Capitolo revisionato il 09/03/2016


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Magdalene - Il Gran Rifiuto ***


 






CAPITOLO 3 - Magdalene - Il Gran Rifiuto

 


-Esattamente, cosa vi porta ad avere la ridicola convinzione che io possa obbedirvi, patetici e blasfemi ingrati?- chiese Jesus.
Magdalene osservava i suoi occhi neri e profondi con la stessa apprensione con qui si guarda un bimbo malato. Comunque li si volesse vedere, da essi traspariva solamente un' emozione. Delusione. Erano occhi stanchi, severi, disillusi... Ma sopratutto delusi.
-Non oserei mai chiederle di obbedirci, mio signore. Io sono il suo servo, al massimo posso chiederle un'opinione- rispose il Gran Padre Anastasio - dico solo che, onde evitare la completa distruzione della sua parola noi...-
-Onde evitare?- gridò Jesus. La sua rabbia era incontenibile, tanto da alterare in clima. Con un solo grido il cielo sopra la cattedrale si rabbugliò ed un tuono fragoroso discese dal cielo, stordendo tutti i presenti privi di sangue divino -avevate la terra, il sole, la natura, i mari, gli oceani e degli splendidi corpi mortali clonati dal seme di mio padre a sua immagine e somiglianza. Dov'era quest'attenzione alle nostre parole, mentre distruggevate tutto questo?-
Magari fossero tutti ad immagine e somiglianza tua pensò Magdalene, impegnata più a frenare la libido che ad ascoltare.
-Lo sappiamo, mio signore, siamo stati dei vermi e...-
-Vermi?- lo interruppe di nuovo Jesus -i vermi sono il fondamento di questo pianeta, permettono alla terra di essere smossa ed alle piante di crescere. Come osi paragonarti ad una bestia tanto nobile e necessaria, bestemmiatore?-
Il Grande Padre Bianco sembrava sinceramente ferito dalle parole di Jesus, che parve notarlo. Il suo respiro rallentò e dal cielo un candido fascio di luce lo rivestì, facendo brillare le microscopiche gocce di sudore sulla sua fronte come rugiada al mattino.
-Scusaci- disse Anastasio con voce sommessa. Magdalene non ebbe più alcun dubbio sulla sua sincerità.
-Sono costretto a concederti il perdono. Anche se devo violentare me stesso per farlo- rispose Jesus con maggior calma -di che cosa stavi parlando prima?-
L'anziano prese un lungo sospiro, ma nonostante le parole di perdono non ebbe minimanente il coraggio di alzare lo sguardo.
-Nella Cerchia Centrale, ai tuoi tempi chiamata Gallia, il nostro esercito si scontrerà contro quello di Mohamed. Sono quasi sicuro che lui...-
-Si, lui sarà lì- annunciò Jesus, interrompendo per l'ennesima volta le parole del capo della chiesa -sarò lì anche io. Ci devo parlare-
-Come faremo ad andare lì, Jesus? Non è così vicino- fece notare Magdalene -forse dovremmo viaggiare da soli e recarci lì con più calma-
-Mio padre, mia gentil donzella, è onniscente ed onnipresente. Io non sono al suo livello, ma posso essere davvero in qualsiasi luogo, seppur non allo stesso momento- spiegò Jesus, porgendole la mano. Magdalene non se lo fece ripetere due volte e la afferrò con forza.
Quando la giovane riaprì gi occhi i due si ritrovarono nel pieno della Cerchia Centrale, dove una volta sorgeva una città chiamata Nizza. Di essa non era rimasto che un cumulo di macerie nel quale uomini armati di ogni tipo se ne stavano appostati in attesa di un assalto nemico. Era una guerra a campo libero, da sempre sinonimo di mattanza.
-Non avete più le armi da fuoco, vedo. Almeno una cosa decente in duecento anni l'avete fatta- notò Jesus, ma Magdalene lo smentì con voce amareggiata.
-Non farti illusioni. Il fatto è che non c'è più energia per alimentare le industrie che producevano le armi antiche... o "da fuoco", come le chiamavano loro. Nel bene o nel male anche quella era tecnologia-
Jesus strinse il pugno con rabbia. Per evitare di attirare l'attenzione si tirò su il cappuccio della tunica e proseguì nascondendosi tra le macerie per qualche metro, ma non riuscì che a percorrere qualche passo prima che un uomo a volto coperto gridasse qualcosa di incomprensibile. Nemmeno un istante dopo un dozzina di predoni islamici li assaltarono, armati di sciabole rovinate e pugnali.
-Dietro di me!- gridò Jesus a Magdalene che obbedì immediatamente, nascondendosi tra il muro ed il suo compagno.
Jesus aspettò la carica e, quando furono sufficiente vicini, un bagliore bianco illuminò la sua mano. Come per magia, in essa comparve quella che Magdalene riconobbe essere una  spada. Jesus la mise davanti a se ed un cerchio di fuoco tutto arse intorno alla ragazza che, spaesata, osservo colui che la stava proteggendo tracciare piccoli cerchi fiammeggianti intorno ai suoi nemici. Imponenti colonne di fuoco, tanto alte da lambire il cielo plumbeo della cerchia centrale, vorticarono tumultuosamente per poi sparire in un istante. Tutti e dodici i nemici, con qualche scottatura sul volto, caddero a terra con un tonfo secco.
-Stai bene Magdalene?- chiese Jesus con voce preoccupata - Non ti hanno colpita, vero?-
-N-No... tu li hai...-
-No- rispose seccamente Jesus -stanno bene, ma sarà meglio che evitino di passeggiare sotto il sole per almeno un mesetto. Ma si riprenderanno-
I due avanzarono ancora, cercando di mantenere un atteggiamento furtivo che, dopo aver sollevato dodici colonne di fuoco alte come il cielo, pareva anche abbastanza ridicolo. Jesus aveva ancora la spada in mano: era un claymore di colore blu opaco con l'elsa a cesto dorata. La definizione dei dettagli, dei simboli esoterici e delle decorazioni era tale che Magdalene finì col dover distogliere lo sguardo.
-Cos'è?- chiese curiosa. Ma a risponderle non fu Jesus.
-La spada di Mikael. Splendida come sempre- disse una voce maschile. A parlare era stato un uomo, poco più di un ragazzo, con tratti estremamente affilati ed una folta barba nera che si attorcigliava ispida sino ad un appuntito pizzetto, al quale era legato un piccolo anello dorato.
-Mohamed- disse Jesus, guardando il giovane negli occhi. Al suo fianco c'era una donna, il cui capo era contornato da un sottile velo azzurro che ben si intonava ai suoi occhi penetranti e misteriosi, di un azzurro tanto splendido da far impallidire il più meraviglioso degli zaffiri.
-Jesus- rispose lui, con tono cordiale -Non sai quanto sia contento di vederti-
-Avrei voluto conoscerti in altre circostanze- rispose lui alterato -chi ti ha evocato?-
-Lei si chiama Fatima, proprio come mia zia- disse indicando la ragazza -una persona davvero meravigliosa. Fatima, Jesus. Jesus, Fatima- La ragazza, per nulla ammaliata od intimidita, si inchinò rispettosamente di fronte al messia.
-Non sono in grado di esprimere quanto sia onorata di conoscerla- disse. Magdalene, nonostante non conoscesse una parola di arabo, capì in maniera chiara le parole della ragazza. Deve essere una sorta di telepatia pensò, ripromettendosi di chiedere chiarimenti in seguito.
-Tu sei il suo intercessore, suppongo- disse la ragazza rivolta a Magdalene stessa, che osservava con espressione incuriosita colui che la gente chiamava "Il Profeta".
-M-mi chiamo Magdalene- disse lei. Nell'udire quelle parole, Mohamed scoppiò in una sonora risata.
-Deve essere la giornata dei nomi profetici, oggi- disse, guardando Jesus dritto negli occhi -parlando d'altro. Nessuno di noi due è accompagnato dall'esercito, vedo. Anche tu ti sei dato alla macchia?-
-In che senso?-
-Noto che non sai tutta la storia. Sai cos'è successo quando i miei hanno usato Fatima per evocarmi? Mi hanno mostrato un tuo simbolo, la croce. E l'hanno bruciata. Al che mi sono lamentato. "Che diamine state facendo, in nome di Allah?" gli ho chiesto. Ma nulla. Mi hanno portato fuori e mi hanno detto che si stavano ammazzando fra di loro per decidere se avesse ragione Abu o Shiat, al che gli ho fatto notare che volevo bene ad entrambi e che ci si poteva venire incontro. Ma nulla. Poi alla fine ho visto un tizio che bruciava l'effige di tua madre, Jesus. Vedere lei, da sempre simbolo di purezza e candore venir bruciata... Non ce l'ho fatta più- una lacrima solitaria discese dai suoi occhi -che vadano all'inferno, io ci rinuncio. Gli umani sono un fallimento. Non ci voglio avere più nulla a che fare e spero solo che il più presto possibile Allah liberi me e Fatima da questo tormento-
-Non puoi andartene così!- obbiettò Jesus -possiamo costruire insieme qualcosa di nuovo. Possiamo ripartire da Fatima e da Magdalene, dare linfa al nuovo mondo!-
-Nuovo mondo eh? Tu non hai idea di cosa questo nuovo mondo che vai vaneggiando ha fatto a Fatima. In nome mio per giunta. L'umanità non ha futuro Jesus, e prima lo capirai prima smetterai di dolertene. Addio-
Una piccola piramide sorse da terra, inglobando al suo interno Moahmed e Fatima, che sparirono dalla visuale.
-La montagna è venuta da Maometto, infine- scherzò Jesus che, per la prima volta sorrise, seppur con una profonda amarezza.
-Io ho già visto quella ragazza- disse Magdalene poco dopo la sua scomparsa.
-Davvero? E dove?-
-Non lo so... magari è solo una mia impressione-
Magdalene non fece in tempo a finire la frase che un forte stridio le penetrò il cervello. La ragazza cadde a terra e per poco non perse i sensi. Sentiva la sua mente pulsare ed un rivolo di sangue scese dal suo naso fin dentro la sua piccola bocca, la quale percepì il suo ferreo sapore.
-Qualcuno ci sta chiamando!- esclamò Jesus -Dobbiamo andare- Non appena i due si sfiorarono per le dita, svanirono di lì.
Quando Magdalene aprì gli occhi, si ritrovò seduta al fianco del Messia su di una comoda poltrona di lino dorato. Era dentro una cupa stanza dalle pareti rosso cremisi, illuminata da una lunga sequela di torce appese al colonnato ionico di marmo bianco che reggeva l'imponente struttura. La cosa che più di qualunque altra attirò lo sguardo attento di Magdalene fu, tuttavia,  la lunga serie di affreschi ed opere a tema religioso proveniente da ogni dove e da ogni quando. Al confronto, la sua piccola collezione non era che un mucchio di pacchiani disegni da bambini o scatolette di plastica. Dopo pochi istanti alla sua destra comparve Mohamed con Fatima, che li salutarono con un cenno. In men che non si dica, la stanza si riempì e le varie divinità, con i rispettivi intercessori, fecero la loro apparizione intorno ad un grosso tavolo bianco forato al centro.
Magdalene riconobbe quasi tutti loro: Buddah, col suo fisico flaccido e l'aria pacifica, accompagnato da un monaco pelato dall'aspetto comicamente stereotipato. Nyarlatothep, che aveva la forma di un informe groviglio di carne e vermi con un orribile occhio iniettato di sangue al centro, con il suo intercessore, un uomo dall'espressione cupa, con i capelli neri tirati da una parte ed un sottilissimo strato di barba.
Amaterasu, la splendida donna la cui veste arancione copriva in parte il volto del suo intercessore, un uomo orientale dallo sguardo severo. Sakti, che faceva ondeggiare le sue quattro braccia con un movimento ipnotico accompagnata da una un uomo estremamente magro con una lunga barba bianca che gli scendeva lungo le vesti di seta bianca.
Coloro che la colpirono di più, tuttavia, furono gli ultimi due ad arrivare. Il loro aspetto era comicamente insensato: uno dei due pareva essere una persona normale il cui volto era nascosto sotto il cappuccio nero di una felpa, mentre l'altro era... una cipolla. Una cipolla con due grandi occhi,una bocca allegra e due fragili gambine nere con le quali correva avanti ed indietro sul tavolo, facendo baldoria ed attirando l'attenzione di tutti i presenti. Una volta accortosi che tutti lo stavano fissando, la cipolla diventò rossa. Letteralmente.
-S-scusate- disse con una vocina acuta ed imbarazzata -pensavo di esser solo...-
All'improvviso dal centro del grosso tavolino salì una piattaforma, sopra la quale comparve un uomo vestito in maniera estremamente elegante, almeno secondo i canoni dell' era del duemila. Stretta tra le sue braccia c'era una donna meravigliosa, con suadenti capelli rossi che le scivolavano delicatamente lungo il viso per poggiarsi poi sul suo abbondante seno, che ne deviava il corso che terminava attorcigliandosi maliziosamente attorno ai suoi fianchi magri. Il suo volto, smaliziato e conturbante, osservò i presenti con ardore e malizia.
Magdalene notò un lontano briciolo di ironia nel suo sguardo, come se sapesse qualcosa che nessun altro sapeva. L'uomo, dal canto suo, teneva testa alla magistrale bellezza della sua compagna: era un uomo magro e giovane, con biondi capelli lisci e perfettamente curati che lo assistevano nel suo perfetto portamento. Solo un piccolo ed attraente ciuffetto ribelle osava lottare contro questa cura, cercando di nascondere i suoi glaciali occhi verdi acqua.
-Buongiorno, miei cari- disse lui sorridendo -Io e mia moglie Lili siamo lieti di accogliervi nella nostra umile dimora-
-Chi diavolo sei tu?- gridò Amaterasu, il cui sguardo sembrava secernere follia.
-Chi sono io?- rispose l'uomo, ridendo con eleganza -io sono la luce-.


 

*Chi indovina l'identità la coppia alla fine vince un biscottino :D

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Harumi - Tradimento ***






Capitolo 4 - Harumi - Tradimento

 
 
La splendida coppia, in piedi sulla piccola pedana che si era innalzata dal centro del tavolo, squadrò tutti e quattordici i presenti.
-La luce?- chiese un uomo sulla trentina, il cui fisico si notava nonostante la lunga tunica che aveva indosso -come osi tu, misero mortale portarci qui e...-
-Taci, figlio del maestro degli inganni. L'unico qua dentro che ha il diritto di guardarmi in faccia è lui!- disse "La Luce" indicando Morte.
Harumi guardò il suo compagno con faccia allibita. -Tu lo conosci?- sibilò.
-Veramente no- rispose sottovoce -ma vorrei tanto conoscere sua moglie-
In quel momento un fascio di luce investì Harumi e Morte, senza però arrecare alcun danno. L’attacco era stato di Amaterasu, che li guardava con un espressione folle e violenta.
-State fermi, venerati. Quest'area è posta su otto diversi livelli dimensionali: nessuno di voi potrà far male a nessuno!- disse la donna che era stata presentata come Lili, la cui voce era tanto sensuale da essere ipnotica. Harumi non riuscì a distogliere lo sguardo da lei e dalle sue curve mozzafiato e nella stessa condizione versava Morte, i cui occhi avevano preso la forma di un cuore. Letteralmente.
Quando tutti i presenti si calmarono, l'uomo fascinoso ricominciò a parlare.
-Finalmente un po' di calma- disse con voce rilassata ed estremamente chiara -benvenuti, amici miei, nel tempio della Luce. Vi starete chiedendo perché siete qui, immagino. Bene, vi spiegherò cosa sta accadendo: gli umani vi hanno riportato fra loro, come lo stesso Abdul Alhazred ha predetto nel Necronomicon- spiegò, mentre Nyarlathotep si agitava emettendo versi aberranti e disturbanti -quindi sembra logico che voi dobbiate combattere per difenderli. Ebbene, posso dirvi che io sono qui allo scopo di garantire il bene della razza umana, che voi pare abbiate dimenticato. Ed è per questo che mi ergo al ruolo di arbitro di questa sfida-
-Come osi dirci cosa fare- protestò Maometto, assistito da Jesus -non ci hai nemmeno detto chi sei-.
L'uomo elegante e la sua splendida compagna risero, dopodiché fu proprio lei a parlare -Diciamo che a noi piace pensare di essere dei novelli Prometeo, ma ciò che portiamo non è fuoco-
-Ma luce- concluse l'uomo. Dopo un sonoro schioccò di dita, la stanza sparì ed i sette dei, con i relativi sette intercessori, si ritrovarono in un'area deserta. Harumi, non potendo essere sorretto da Morte che aveva ancora l'aspetto di una cipolla, cadde in terra ed il cappuccio che occultava il suo volto si scostò.
Nyarlatothep non perse nemmeno un istante prima di attaccare: dal suo corpo informe partirono dei tentatoli squamosi che strinsero avidamente la ragazza con gli occhi azzurri che Harumi intuì essere l'intercessore di Mohamed. Prima che potesse stringere fatalmente la sua presa, il dio dai lunghi capelli decise di intervenire: con un gesto fece comparire dal nulla una sorta di Zweinhender, la cui lama marrone colpì i tentacoli con tale veemenza da spaccare in due la terra di fronte a sé.
-Andiamocene- gridò Morte, che aveva preso l'aspetto di un cavallo nero e scheletrico, dal cui lato pendeva una sorta di scaletta. Harumi montò sopra il suo alleato e galopparono il più velocemente possibile. Corsero per quelli che sembrarono non più di un paio di minuti a ritmi forsennati, ma quando già erano lontani dal campo di battaglia la loro fuga venne bruscamente interrotta.
Un raggio di sole sbucò dalle nuvole e si scagliò a terra, propagando un esplosione che disarcionò Harumi. Sola la prontezza con cui Morte si trasformò in un grosso cuscino gli impedì una brutta caduta.
-Grazie- disse rialzandosi di slancio.
-Harumi... tu sei vivo!- esclamò una voce che per lui fu inconfondibile. Suo padre lo guardò dritto negli occhi, intensamente. Dal suo sguardo, che Harumi credeva incapace di far trasparire qualsiasi emozione, sbucò un timido sorriso emozionato.
-Ciao pa'- rispose lui svogliato. Avrebbe fatto di tutto per non averlo fra i piedi in quel momento.
-Ma... io ho visto la lettera... il sangue...- disse Shinji con apprensione
-Già, già. Ma la morte ha deciso che non era il caso che morissi- rispose, indicando con il capo Morte. Ovviamente, cercando di farsi prendere sul serio, aveva deciso di assumere la forma più adatta alla situazione, ovvero quella di un gattino dal pelo morbido.
-Quello è...-
-...Già, può sembrare strano ma si. Morte, Shinji. Shinji, Morte- disse Harumi, cercando di pensare ad una via di fuga. Suo padre lo avrebbe sicuramente costretto a seguirlo e aiutarlo nella sua missione di conquista, cosa che Harumi non avrebbe mai voluto fare.
-Quindi ti sei unito alla battaglia per aiutarmi, figliuolo? sono fiero di te!- esclamò -e non solo, sei riuscito ad evocare la Morte! Io pensavo tu mi odiassi per aver condotto questa guerra-
-Beh in verità...- Harumi non poté nemmeno finire la frase. Morte, seppur ancora sotto forma di tenero cucciolo di gatto, ruggì più forte di quanto avrebbe potuto un leone e decise di assumere un aspetto credibile. Era diventato una sorta di Oni blu chiaro vestito di una lunga vestaglia bianca. Lunghi capelli bianchi gli scendevano lungo la schiena e tutte e dieci le unghie delle mani avevano assunto la forma di piccole falci.
-Smettila di essere timido, Harumi. Diamine, è un'intera esistenza che cerchi l'approvazione di tuo padre!- disse con espressione seria e voce roca.
L'improvvisata di Morte non era del tutto falsa: Harumi, fino ai quindici anni, non visse che per ricevere le lodi di suo padre. Aveva studiato moltissimo, imparato a fare un mucchio di cose ed aveva fatto in modo di poter diventare un grande stratega quando sarebbe entrato nell'età adulta. Ma da parte di suo padre non arrivò alcuna attenzione, non arrivò né lode né incitamento, cosa che lo portò ad arrendersi dopo l'ennesima delusione. Da allora non desiderava che umiliarlo sotto ogni punto di vista, cosa che l'evocazione di Amaterasu aveva reso impossibile.
Per questo mi sono suicidato dovette ammettere a sé stesso, riflettendo sul suo passato La guerra non era che un pretesto.
Harumi decise quindi di stare al gioco -Si, padre!- disse.
-Grazie, figlio mio. Ti voglio bene!- rispose Shinji, dopodiché, con un movimento rapido, lo abbracciò. Harumi non sapeva come comportarsi: da quando sua madre era stata uccisa, quando era ancora un bambino, non gli era mai capitato di ricevere affetto da parte di qualcuno.
-Vieni con me, torniamo indietro!- disse l'uomo stringendo forte il figlio -Possiamo sfruttare l'effetto sorpresa! Anzi, se stanno combattendo è probabile che siano anche stanchi!-
Harumi osservò Morte che fece cenno di "sì" con la testa -Lo stavo pensando anche io, padre. Andiamo!-
Amaterasu creò un fascio di luce incandescente e schizzò via ad una velocità impressionante, portando con sé il suo intercessore. Morte, cercando di non essere da meno, si trasformò nuovamente in un cavallo ed inseguì la dea del sole a breve distanza.
Sul campi di battaglia, ormai, erano rimasti solo Nyarlathotep e Sakti, entrambi impegnati su due fronti: il primo era sconfiggere in nemico, il secondo era proteggere il proprio intercessore.
Quindi se muore l'intercessore il dio scompare. Questo semplifica le cose pensò Harumi.
-La mano che ti sei tagliato... ti fa ancora male?- chiese Morte durante la folle corsa.
-Si, perché?-
-Toccami la schiena. Ti servirà-.
Harumi obbedì. Sfiorò appena il manto nero pece di Morte e la sua mano, con suo grosso stupore, cominciò a riempirsi di piaghe. Durò meno di un secondo, ma il dolore fu tanto lancinante che in quel poco tempo per poco non perse i sensi. La pelle si ridusse in neri brandelli maleodoranti che lasciavano intravedere lo scheletro. Il dolore svanì quasi istantaneamente, ma l'aspetto della sua mano rimase lo stesso.
-Ottimo, ora puoi toccare le ragazze come ti pare. Hai la mano morta!- scherzò il "dio"
-Cosa diamine mi hai fatto?- chiese irato Harumi, che non aveva particolarmente gradito l'ironia.
-Beh... diciamo che se fossi un umano non vorrei essere toccato da te, in questo momento- disse ridacchiando.
I quattro avevano ormai raggiunto le due divinità. Nyarlatothep assumeva decine di forme orribili, di cui la gran parte era piena di tentacoli, alternandole con disgustosa continuità. Dalla sua carne sbucò una grossa lama, che Sakti bloccò con due delle sue quattro mani. Dalle altre esplose una sorta di strana luce verde accesso che colpì in pieno Nyarlatothep, che però rese vano il colpo diventando una sorta di nebbia violacea.
-Rimani qui- disse morte, dopo essersi fermato. Assunse l'aspetto del ragazzo dai tratti occidentali che Harumi aveva visto la prima volta e si lanciò all'assalto di Nyarlathotep, mentre Amaterasu decise di far cadere uno dei suoi devastanti raggi solari sopra la dea induista. Dal sole partì un immenso fascio di luce incandescente, ma Sakti, un attimo prima di essere colpita, riuscì a sparare uno dei suoi raggi verdi. Il contrasto fra le due energie provocò un esplosione che deviò l'attacco di Amaterasu lontano dal campo di battaglia. Morte, schivato un colpo di Nyarlathotep, fintò un assalto laterale per poi lanciare la sua falce contro Sakti, ferendola nel petto.
La dea gridò di dolore -Tu sei Morte, quindi!- gridò, polverizzando la falce con un bagliore verdastro. Nel frattempo, Nyarlathotep ed il suo intercessore erano svaniti nel nulla.
-Due contro uno eh?- disse di nuovo la dea -che dovevo aspettarmi da un non-dio ed una dea psicopatica?-.
Harumi rimase in disparte ad osservare la scena con suo padre, che sorrise -Abbiamo la vittoria in tasca, figliuolo- disse.
Amaterasu fece partire un nuovo raggio di sole contro Sakti, che però la anticipò colpendosi da sola con un pugno. Vi fu un bagliore verde e la dea si dissolse nell'aria, per comparire dopo un istante di fronte al proprio intercessore.
-Morte, hai poco da fare in questa guerra. Jesus ti sconfiggerà di nuovo, lo sai!- gridò. Vi fu un momento di silenzio, nel quale Sakti sparì nuovamente nel nulla, lasciando solo uno sciame di luci verdi che si sparsero in tutte le direzioni.
-Bastarda vigliacca- gridò Shinji - visto, Harumi? Morte ed Ameterasu... che coppia incredibile!-.
-Già...- annuì Harumi. Dei ed umani si avvicinarono, con Shinji che si inchinò davanti alla dea del sole.
-Una grande vittoria, mia signora. La ringrazio-
-Loro... moriranno. Sia la verminosa poltiglia che quella smorfiosa a quattro braccia. Io li ucciderò. Te lo prometto, Shinji-.
La voce della dea era terrificante: profonda ed allo stesso tempo viscida, distorta ed inquietante.
-Non ne ho dubbi, mia signora- .
Morte, alle spalle di Amaterasu, sorrise beffardo e scosse la testa dal basso verso l'alto, come per dire "sì". Harumi capì.
Il mietitore diede una sonora sberla sulla natica di Amaterasu, la quale sgranò gli occhi e si voltò.
-Co...- disse Shinji, ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase.
Sfruttando la distrazione della dea, Harumi poggiò la mano maledetta sulla schiena di suo padre.
Amaterasu lanciò un grido inumano, bestiale. La dea aveva capito. Aveva già perso la guerra.
Harumi sentì la vita di suo padre unirsi alla sua, la percepì mentre veniva assorbita inebriandolo di una energia e di una forza vitale che mai aveva provato.
Suo padre si inginocchiò, mentre la dea del sole parve come paralizzata. Morte sorrise e mosse la sua falce con eleganza , decapitandola con un colpo secco.
-Harumi... tu...- disse Shinji, esalando le sue ultime parole. Morte osservò con soddisfazione il bel corpo di Amaterasu andare in fiamme, dopodiché rivolse lo sguardo verso il suo amico ed intercessore ed alzò il pollice in segno di vittoria. Na Harumi non parve nemmeno vederlo.
-Perché... Haru...- biascicò Shinji .
-Sto solo combattendo la guerra. Che c'è, padre? Non sei più fiero di me?- lo schernì il ragazzo, osservando con espressione sadica suo padre chiudere gli occhi ed esalare il suo ultimo respiro. In quel momento, Harumi si sentì bene come mai gli era capitato.

 
Bentornati! Con questo capitolo avete conosciuto tutti (almeno per ora) i partecipanti alla guerra. 
Se avete quache carenza sull'identità di un determinato Dio, chiedete pure sarò lieto di risponervi in base alle mie conoscenze.
Ovviamente le capacità dei nostri cari "dei" non sono casuali in nessun caso: le spade di Jesus, tanto per citare un esempio, sono le spade dei sette arcangeli. In particolare, lo spadone usato in questo capitolo è quello di Sachiel, che è collegato all'elemento terra, quindi... beh sbizzarritevi con gli altri protagonisti ;D
Nyarlathotep, per chi non lo conoscesse, è una divina del pantheon Lovecraftiano ed essendo un amante della sua "mitologia" non ho resistito alla tentazione e l'ho inserito in questa storia. Grazie per aver letto, a (spero) presto!

 
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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Magdalene - Il Dio e l'Uomo ***






Capitolo 5 - Magdalene - Il Dio e l'Uomo



-Amaterasu ed il suo intercessore, Shinji Jijikaru, sono morti-
Le parole di Mohamed giunsero come un fulmine a ciel sereno. I quattro si apprestavano ad entrare dentro l'antica cattedrale del Colle Bianco, accompagnati dall'odore del muschio sospinto dal tiepido vento della sera. L'aria frizzante rendeva l'intero boschetto tanto piacevole da sembrare magico, tanto che persino Jesus, vedendolo, si era detto piacevolmente sorpreso. Quelle parole, seppur per un attimo, furono per Magdalene come una panacea contro ogni male.
-Come fai a saperlo, profeta?- chiese Jesus
-Me lo ha detto il bosco. Gli alberi sanno molte cose e fanno girare molto velocemente le informazioni, ma ci vuole un ottimo udito per ascoltarli-.
Mohamed sa parlare con la natura, quindi si disse Magdalene. C'era un motivo molto preciso per cui aveva prestato particolare attenzione a quelle parole: avevo deciso, dopo la terribile battaglia contro Nyarlathotep, Sakti ed Amaterasu, che avrebbe preso nota delle capacità di ognuna delle divinità per poi riutilizzarle a suo vantaggio. Chissà cos'è in grado di fare il dio-cipolla si chiese.
-Non te ne vedo felice, maestro- disse Fatima con reverenza. Il suo atteggiamento era particolare: portava sì un enorme rispetto nei confronti degli dei, ma non aveva mai perso occasione di guardarli in faccia, cosa che quasi nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di fare. Di certo non Magdalene, sulla quale Jesus aveva un involontario potere coercitivo che sembrava funzionare anche su Daniel III ed il Grande Padre Bianco Anastasio.
-Potrebbe anche sembrare una buona notizia, Fatima, ma dimentichi di porre la giusta domanda. Chi li ha eliminati?-
-Chi?- chiese impulsivamente Magdalene
-La Morte-. Vi fu un attimo di silenzio. L'espressione di Jesus, improvvisamente non era più sicura di sè ed orgogliosa, ma spaventata.
-N-Non può essere tornato... non lui!- gridò.
-Jesus tu... non hai già sconfitto la Morte una volta?- chiese Magdalene, timorosa di fare una brutta figura.
-Sì, e lo sconfiggerò ancora. In realtà non è nemmeno un avversario particolarmente forte di per sè però... è folle ed ossessionato "dal lavoro". In più è anche dannatamente astuto ed imprevedibile. Dovesse vincere lui, per qualsivoglia ragione, per noi tutti sarebbe la fine. Il mondo finirebbe ancora più in fretta che in mano agli uomini. Morte è un pericolo e va fermato, subito se possibile!-
Una volta varcata la soglia della cattedrale, i quattro videro Anastasio pregare nei pressi dell'altare, su cui ancora erano sparsi pezzi del vetro del rosone che Jesus aveva fatto fuori durante la sua evocazione.
-Oh siete tor... Cosa? Che ci fa lui lì?- gridò spaventato. Doveva aver riconosciuto Mohamed.
-Taci e prepara un posto per lui, feccia. Ti ho dato il mio perdono, fai in modo che non debba pentirmene. Lui è mio fratello, nel caso te lo fossi dimenticato. Nostro padre ci accomuna, anche se abbiamo recepito il suo messaggio in modo diverso-
-O forse ci ha dato due messaggi diversi perchè uno era più adatto all' Arabia e l'altro all'Europa- disse Mohamed.
-Forse- ribattè il Messia poco convinto. Magdalene non l'aveva mai vista da questo punto di vista: improvvisamente si sentì drammaticamente in colpa per tutti coloro che erano scomparsi senza nemmeno ragionarci su.
-C-cosa è successo?- balbettò il Grande Padre Bianco -e lui perchè è qui?-
-Di certo non per udire le tue idiozie, servo indegno del demonio. Ora taci e se proprio devi ascolta in silenzio-
-Stavo per dire- intervenne Magdalene -Morte non è un vero dio. Come potrebbe essere stato evocato?-
-Non ne sono sicura- rispose Fatima -ma stavo ragionando sulla possibilità che per lui valgano regole diverse-
-O forse si tratta di "Luce"- Alle parole di Magdalene, sussesuì un lungo istante di silenzio.
-"Luce"!- esclamò Mohamed -come ho fatto a non arrivarci prima? Jesus ragiona... Lili si è paragonata a Prometeo, colui che portò il fuoco agli uomini sfidando gli dei. Lui ha detto di sfidare gli dei per portare la luce... Lucis-fero-
-Lucifero!- esclamò Jesus -E' molto diverso da come lo ricordavo. Anastasio, renditi utile: ti risulta sia presente un culto di Lucifero in questo mondo?-
L'uomo, sudato ed imbarazzato, borbottò goffamente - N-non saprei dirlo per certo ma... ci sono molte voci che girano. Alcuni dicono di aver visto dei... dei satanisti- deglutì rumorosamente -compiere strani riti. Ma sono solo voci, che sono state prontamente smentite dalle nostre unità di ricerca e...-
-Ho sentito abbastanza- lo bloccò Jesus -avete unità alla loro ricerca, al momento?-
-Sì, poche ma...-
-Ritirale immediatamente- tuonò secco. La sua voce era tanto potente da incutere un timore reverenziale.
-Lucifero ci ha divisi in otto diversi piani, nel "Tempio della Luce"- disse Fatima, la cui delicata voce inespressiva risuonò all'interno della chiesa senza alcun eco -dovevate fermarli prima dell'evocazione. Oramai possono spostarsi da un piano all'altro con facilità-
-Quindi il compito ormai è chiaro- disse Magdalene -dobbiamo fermare Lucifero-
-Esattamente. Non escludo che eliminando lui, potremmo eliminare anche il suo potere ammaliatorio e... porre fine a tutto questo. Potrebbe esserci la sua mano dietro tutto questo- concluse Jesus. La sua espressione si fece più determinata, come se non vedesse altro che la sconfitta del principe dell' inferno.
-Quindi non ci rimane che cercare Lucifero! Mohamed, Fatima... Volete aiutarci?- chiese.
-Fratello, io ti ho già detto cosa penso. Ti ho fornito il mio aiuto e la mia assistenza per sdebitarmi per aver salvato Fatima dalle grinfie di Nyarlathotep, ma... questa non è la mia battaglia. Non mi importa cosa accadrà, per me gli uomini sono solo un fallimento. Non ho alcuna intenzione di aiutarli e sinceramente, Jesus, non capisco come tu possa essere così stolto. Fatima, andiamocene- disse.
La ragazza fece di sì con la testa, accennò un timido inchino e si voltò verso l'uscita.
-Ehi Fatima! Tu... io credo di averti già vista e...- Magdalene non riuscì a finire la frase. Lei le sorrise ambigua, con un espressione che sotto un velo di delicatezza sembra nascondere un orrore che nemmeno le forme putride di Nyarlathotep sapevano anche solo lambire.
-La pioggia è cessata, infine- disse. Con una breve corsetta raggiunse la soglia della cattedrale, che varcò con il suo "Messia".
-Tu sei l'unico che possa guardarmi in faccia- disse Jesus -lo ha detto Lucifero a Morte. Perchè?-
-Beh... direi che entrambi non sono proprio così popolari, ecco. Forse ce l'hanno con voi dei?-
-Potrebbe essere-
-Ma perchè morte aveva... quella forma?- chiese Magdalene, ripensando alla buffa cipolla che correva allegramente per il tavolo.
-Lui può assumere qualsiasi aspetto voglia. In più immagina di non far altro che uccidere per... diecimila anni circa. Pensi di poter rimanere sana di mente? Era già completamente fuori duemilacento anni fa, quando lo affrontai per la prima volta. Sai quale mi rivelò essere il suo obbiettivo?-
Magdalene fece cenno di no con la testa.
-Riempire il mondo di ortaggi parlanti e semoventi, sterminando la razza umana per far loro spazio-
-Ah- Magdalene trattenne una risata -Mi pare anche coerente, tutto sommato-
-Sì- rispose lui
-Puoi credermi comunque, ti avrei pregato ed adorato anche se fossi stato un pomodoro, mio signore. Ed io odio i pomodori!-
Jesus scoppiò in una risata composta ma sincera, alla quale ne susseguirono altre ed altre ancora per tutto il resto della giornata, nella quale passeggiarono per i resti di quella che in passato era nota come Roma.
Per la prima volta da quando la guerra era iniziata, Magdalene si sentì leggera. Capì che Jesus sarebbe potuto sembrare altezzoso, quasi antipatico agli occhi di molti. Ma nel profondo, anche se figlio di un dio, era comunque un uomo. Un giovane uomo di trentatre anni che aveva subito una delusione tanto grande da riguardare l'intera stirpe umana. La giornata fu per lei tanto lieve da passare in un batter di ciglio, tra i simpatici aneddoti di Jesus sugli apostoli e le buffe storielle fantistiche che sua madre le raccontava quand' era piccina. Tutti si concluse davanti alla porta di casa di Magdalene.
-Beh, qui le nostre strade si dividono- disse Jesus sorridendo.
Magdalene arrosì di colpo. Voleva che quel momento, che quel pomeriggio potesse non finire mai. -B-beh... se v-vuoi puoi salire. Posso prepararti una cena e...-
Jesus sorrise, abbassando lo sguardo -Purtroppo devo rifiutare, credo di dover comunque spiegare quel che è avvenuto al Grande Padre Bianco. Magdalene, per sconfiggere Lucifero dovremmo entrare nel suo territorio e la mia idea sarebbe di partire domani stesso. Penso di poter arrivare fino al Tempio della Luce direttamente, ma poi dovremmo procedere a piedi. Non preoccuparti, comunque: anche io sono stato bene con te, non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta che ho riso così tanto. Roma non è stata costruita in un giorno, Magdalene, figuriamoci il mondo intero. Di tempo da vivere insieme ne avremmo ancora-
La ragazza, allo stesso tempo confortata e sconfortata, annuì e salutò. La sua collezione d'arte, che sembrava voler essere guarda come fosse un'esibizionista desiderosa di occhiate perverse , le sembrò quasi vuota. Nessuna di quelle rappresentazioni rendeva onore al vero Jesus, a colui che era disceso dalla croce nemmeno il giorno prima. Con questi pensieri si cullò in un sonno profondo e ristoratore, ben conscia che dal giorno dopo ogni sonno sarebbe potuto essere l'ultimo.

 



*Ciao a tutti! Capitolo un po' di transizione dopo l'azione dell'ultimo, spero piaccia comunque ;D
Perche Mohamed parla con la natura? Perchè nel Corano è proprio la natura a comunicargli il suo essere "divino", quindi mi è sembrato un potere più adatto del "lanciare le montagne addosso alla gente" xd

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Harumi - Aberrazione ***






Capitolo 6 - Harumi - Aberrazione

 


Il cadavere di Shinji giaceva esanime ai piedi di Harumi, che lo guardò con disprezzo. Non provava nulla. Nè tristezza nè rabbia, nè gioia nè dolore.
È sorprendentemente facile uccidere qualcuno pensò deluso.
-Bravo Haru!- esclamò morte, tornato al suo aspetto di cipolla -se non fossi intervenuto saremmo stati brutalmente uccisi da Amaterasu!-
-È, pardon, era così forte?-
-Si. Ma più che altro è che...io sono senza dubbio più bello che abile nel combattimento-
-E sei una cipolla-
-Appunto-
Un attimo di silenzio interruppe la loro conversazione, mentre procedevano verso quella che avevano deciso essere la loro meta, ovvero la base degli islamici.
-Stanno succedendo cose strane lì- aveva spiegato Morte, senza spiegare come avesse ottenuto quelle informazioni.
-Hai un piano?-
-Per affrontare gli islamici, dici?- rispose Morte -Certo. Sono convinto che quando arriveremo lì non faremo alcuna fatica ad entrare dalla porta principale-
-Sei pazzo?- gridò Harumi -Cioè si, ma diamine... ci faranno a pezzi! Sei sicuro di poter affrontare Mohamed poi?-
-Mohamed non combatterà, ha preferito darsi alla macchia. Potrei anche mieterlo ora come ora, non opporrebbe alcuna resistenza. Ma non ho interesse a farlo-
-Perchè?- chiese Harumi
-Perchè non sono una montagna. Se ci tiene, sarà lui a venire!-
Dopo circa un'ora di cammino, i due giunsero alla base degli islamici. Era una sorta di moschea ricca di decorazioni curvilinee dai contorni bianchi e la struttura grigiastra. Alla base della stessa sorgeva quello che pareva essere un piccolo bazar, dal quale si propagava un fumo nero e denso.
-Cosa...- borbottò Harumi, ma decise di accellerare il passo.
Quando giunse in loco, vide di fronte a sè uno spettacolo orribile. L'intera area era disseminata di corpi. Erano ancora caldi, col denso sangue vermiglio che ancora fluiva dalle loro teste mozzate o dai moncherini delle braccia. Un lezzo insopportabile si levava metifico da essi, accompagnato dallo sfrigolio delle fiamme che inalzavano una cortina di fumo dalla parte occidentale del bazar. Harumi si mise le mani davanti al volto. Era abituato alla guerra, al sangue ed alla violenza. Ma mai si era arrivato a tanto. Interi ruscelli di sangue sgorgavano rossi e folli dai canali, bagnando la sabbia che si fece scarlatta, mentre un silenzio innaturale permetteva al leggero venticello di suonare note nefaste, simili a quelle di un organo. Erano almeno due, se non tre centinaia di corpi, tutti orrendamente mutilati e dileggiati anche dopo il trapasso. Una tale aberrazione non poteva rispondere all'uomo.
Cosa diavolo è successo qui? si chiese Harumi, senza osservare la scena per un istante più del necessario
Morte ridacchiò. Sembrava nervoso ed osservava la scena come se fosse stato colto dalla sindrome di Stendhal. Nè sembrava allo stesso tempo rapito e disgustato, come se guardasse uno di quei dipinti orridi ma tanto ben realizzati da incutere terrore.
-Ho un sospetto- disse
-Ovvero?-
-Devo chiedere a chi ne sa più di me. Ma ora allonataniamoci-
I due camminarono per un paio di minuti, non tanto per sfuggire ad eventuali minacce quanto per evitare ad Harumi di osservare quella orribile scena.
-Fermiamoci qui- disse -devo convococare i testimoni-
-Testimoni?- chiese perplesso.
-Ti ricordo che sono io la morte. Nessuno può morire se non per mano mia o del mio esercito-
-Esercito?-
-Certo! Secondo te chi ha mietuto al posto mio da quando stiamo viaggiando insieme?-
Harumi dovette riconoscere che era un punto valido.
Morte ghignò allegramente. Saltò giù dalla spalla di Harumi, sulla quale amava viaggiare, ed improvvisò una strana e goffa danza. Il ragazzo, del tutto impossibilitato nello stupirsi di qualcosa dopo quanto aveva vissuto negli ultimi giorni, lo guardò sorridendo.
Quando Morte ebbe concluso la sua buffa interpretazione, a metà tra una Haka ed un rituale sciamanico, si fermò di colpo, assumendo una posa plastica ed in precario equilibrio.
-Era necessario il balletto?- chiese Harumi, affascinato ed allo stesso inquietato dall' interpretazione.
-Nemmeno un po'- ribattè morte -ma prima che i cristiani me li facessero sterminare tutti ho studiato i balli tribali dell'Oceania. È davvero un peccato che quasi tutte le isole siano state fatte affondare! Comunque, Haru, ti presento... Le armate della morte!" gridò con la sua vocetta stridula.
-Non sei credibile in quella forma, Morte- scherzò.
-Dannazione!-
Di colpo un tumulto scosse il terreno e il mietitore, senza motivo apparente, assunse l'aspetto di una sorta di albero i cui rami formavano due robuste braccia. Cinque piantine, poco più alte di una paio di centimetri, sbucarono da terra. Da sotto di loro, con cinque sonori pop,comparsero altrettante buffe creature.
Avevano tutte e cinque piccoli corpicini che sembravano esser fatti di stoffa logora e sporca, alti sì e no trenta centimetri. Ma a distinugerli l'un dall'altro erano le loro strane teste. Il primo l' aveva a forma di zucca, simile a quelle che si intagliavano nei primi decenni del duemila durante una antica festività chiamata Halloween. Il secondo, al quale il capo si staccò subito dopo esser comparso da terra, aveva la forma di pomodoro con due piccoli occhietti neri e zanne affilate. La terza, che sembrava più calma degli altri, aveva la forma di un frutto d'aglio con due buffi occhi gialli ed un colorito rossastro che pareva darle un'aria di delicatezza e femminilità. Gli ultimi due, infine, sembravano essere i capi: il primo era una sorta di melanzana dallo sguardo triste, di un brutto viola spento mentre la seconda, simile ad una cipolla e con la bocca che le spaccava letteralmente in due parti la testa, sembrava decisamente più pimpante. A giudicare dal fatto che questi due si tenessero per mano, Harumi dedusse che fossero in qualche modo compagni.
-Un umano!- gridò il pomodoro con entusiasmo.
-Uccidiamolo!- gridò un altro elemento di quel buffo quintetto, senza che Harumi riuscisse a capire chi.
-All'attacco!- il coro unanime rivelò chiaramente le loro intenzioni, ma prima che potessero muoversi Morte li bloccò con la falce.
-Ferme, Mandragole. Lui è Harumi. È amico, non dovete ucciderlo- disse con tono deciso. La sua voce parve quasi seria.
-Ehi, guardate!- disse il pomodoro, riuscendo a spiccare rispetto al baccano che producevano tutti insieme -ha la mano maledetta!-
Tutti e cinque guardarono Harumi come ammaliati. Il ragazzo, dal canto suo, si rese conto di aver sbagliato in precedenza: Morte non avrebbe mai smesso di stupirlo.
-Madragole!- gridò la melanzana -riunione!-
I cinque si chiusero in un cerchio, bisbigliando fra di loro qualcosa che però fu incomprensibile per le orecchie di tutti.
-Tranquillo fanno sempre così- spiegò Morte.
-Immagino li abbia scelti tu stesso, vero?- chiese Harumi, che osservava la piccola riunione con interesse.
-No, li ho proprio creati. Sono tanti piccoli efficentissimi mietitori! Lavorano tanto e riposano poco, in più non devo nemmeno pagarli, sai? Un' innaffiatina ogni tanto e sono contenti. Per fortuna gli ortaggi non hanno sindacati!-
Harumi, nonostante non avesse nemmeno idea di che cosa un sindacato fosse, decise di annuire e sorridere fingendo di aver capito. Morte parve compiaciuto.
I cinque, di colpo, si girarono a fissare il ragazzo, dopodichè lo circondarono con un movimento fulmineo e preciso. -Benvenuto fra noi, fratello!- gridò la donna-cipolla.
I cinque lo avvicinarono con grida gioiose e strani canti che, nonostante la pessima voce della zucca, risultarono davvero gradevoli, quasi ammalianti.
-Haru, ti presento i miei aiutanti: Zuccastella, Capitan Pomodoro, Mandraprix ed i due generali, Regina Cipolla e suo marito Re Alraune. Sono coloro che uccidono quando non lavoro. Mi raccomando, Haru, la Regina Cipolla è moglie di Re Alraune, non ti venisse in mente di fare il provolone con lei. Ne porto ancora le ferite-
Re Alraune, di tutta risposta, li guardò entrambi con uno sguardo torvo.
-N-no, figurati- rispose il ragazzo.
-Mandragole!- gridò, interrompendo i festeggiamenti in onore di Harumi -chi è stato?-
-Non ne abbiamo idea, boss- rispose Capitan Pomodoro, che a differenza degli altri aveva una voce baritonale ed assurdamente profonda -è stato troppo veloce! Sono piovuti tentacoli dal cielo ed hanno stritolato tutti. Abbiamo potuto mietere molti di loro solo dopo che venissero letteralmente strappati in due-
-I-io, v-veramente...- borbottò Mandraprinx, grattandosi uno spicchio della testa -i-io ho visto una n-neb...-
-Ancora con quella scemenza? Stai zitta scema!- le gridò Zuccastella -te la sei immaginata la nebbia violacea-
Una lacrima sgorgò dall'occhio di Mandraprix, che corse nella buca dalla quale era comparsa. Prima che potesse andarsene, Morte la bloccò.
-Una nebbia viola?- le chiese
-S-si...- rispose lei, asciugandosi le lacrime.
-Zuccastella, sei un cretino ed uno screanzato. Non ho dubbi sul perchè quella zucchina dell'orto nord ti abbia rifiutato! Grazie Mandraprix, sei stata utilissima- disse, accarezzandole il "viso" con il suo ramo/braccio.
-Bene ragazzi, tornate al lavoro. Io ed il nostro nuovo amico abbiamo da fare. Ci aggiorniamo!-
I cinque annuirono e tornanarono nelle buche dalle quali erano comparsi, non prima di aver abbracciato uno per uno il loro nuovo compagno. La Regina Cipolla, in particolare, baciò con fervore la guancia del ragazzo dopo essersi arrampicata su di lui. La cosa costò ad Harumi una seconda occhiataccia da parte di Re Alraune.
-Posso rimanere tuo alleato senza diventare un ortaggio, vero? Avrei qualche riserva al riguardo- scherzò Harumi.
Morte si incupì. Dopo esser tornato ad essere una cipolla, cominciò a camminare in direzione ovest della base degli islamici, con piccola nuvoletta grigia che fluttuava sopra di lui.
-Capisco- disse con voce piatta. Sembrava esserci rimasto molto male.
-Chi pensi sia stato?- chiese Harumi.
-Non penso, ne sono sicuro. Si tratta di Nyarlatrop.. Nyarkaphtot... Nyar... Nyarlacoso. Perchè i dei di quel pantheon devono avere nomi così impronunciabili?-
Harumi fece spallucce.
-Quindi Mohamed è stato sconfitto?- chiese
-Forse. È un ragazzo sveglio, molto sveglio, ma in battaglia non è granchè. Nyarlacoso, al contrario, è devastante. Hai potuto vederlo tu stesso-
-Tanto forte da non accorgerti che è dietro di te- disse una voce fredda, proveniente da chissà dove. Harumi si voltò e vide un uomo alto e magro con un libro rilegato in pelle fra le mani.
Il Necronomicon! dedusse Harumi, chiedendosi anche da dove fosse comparso.
Morte assunse l'aspetto del tristo mietitore, lo stesso che aveva assunto per impressionarlo quando si incontrarono. Si lanciò all'assalto, ma la sua falciata venne deviata da una sorta di barriera invisibile.
-Aegis Azatoth ftangh!- gridò l'uomo.
Dal cielo apparve un tentacolo che cercò di afferrare Morte, che schivò il colpo con una piroetta. In quel momento, l' interecessore intonò una sorta di cantilena
-Il Dio dormiente balla folle
Dell'universo è il ventre molle
Flauti blafemi lo cullano ogni istante
Suona per lui, oh Caos Strisciante!-

Il tentacolo esplose, facendo volare via morte, e si ricompose esattamente dietro ad Harumi.
-Khleertejty mulkhgi R'lieh- biascicò l'orrida divinità.
Improvvisamente Harumi avvertì un dolore inumano allo stomaco. Si sentì come se allo stesso tempo lo stesso bruciando vivo, tagliando e pestando con una mazza. Si tastò lo stomaco, ma non trovò nulla se non un tentacolo di Nyarlathotep che lo bucava da parte a parte. Harumi chiuse gli occhi e pensò intensamente al suo ultimo giorno, cercando di mantenersi lucido nonostante il dolore. Vomitò sangue, molto sangue e si sentì cadere a terra. Guardava il cielo, che aveva assunto una tonalità rossastra nel suo miscuglio tra il tramonto ed il fumo dell'incendio.
-Harumiii!- sentì gridare. Era Morte. Sul volto del ragazzo comparve una sorta di smorfia, un sorriso appena abbozzato. Il tono con cui il mietitore aveva gridato era saturo di disperazione.
Grazie di tutto, Morte! Pensò. Il dolore sparì, dimenticato e rimosso in un angolo del cervello che pareva non volerlo accettare. Infine tutto, lentamente, svanì nel nero.



*Un biscotto a chi riesce a capire da cosa sono ispirate (ma anche quasi copiate ad essere sinceri) le Mandragole :D
**Se ci sono fan di Lovecraft, beh, battete un colpo


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Magdalene - Ars Goetia ***


 



Il Tempio della Luce era splendido anche dall'esterno. Alte guglie gotiche riflettevano il sole, generando bizzarri arcobaleni di luce che irradiavano l'intera struttura di colori variabili e sconosciuti all'uomo. Erano immagini che Magdalene non aveva mai percepito,tanto che il suo cuore sussultò nel vederli contorcersi ed intercambiarsi in geometrie arcane che la debole mente umana non poteva percepire. Il tempio stesso sembrava contorcersi, distorcersi ed infine illuminarsi come seguendo un ritmo ipnotico.
-Magdalene!- gridò Jesus, scuotendola. La ragazza rinvenì solo in quell'istante, vedendo il messia che la osservava preoccupato.
-D-Dimmi- disse lei, alla quale parve di destarsi da un lungo sogno. Si accorse solo in quel momento di avere fame.
-Finalmente ti sei ripresa!- disse -sono esattamente venti ore che te ne stai a guardare quel tempio maledetto!-
-C-cosa?- ribattè lei -ma veramente...- le sue parole vennero interrotte da un feroce brontolio dello stomaco. Eppure ricordo di aver mangiato subito prima di partire... pensò.
-Si, Magdalene. In pratica sei stata colpita da una sorta di Sindrome di Stendhal estrema. Guardati intorno ma senza alzare mai lo sguardo-
Tutto intorno a lei vi erano decine e decine di scheletri. Le ossa si conficcavano nel terreno come a delimitare un sentiero che in realtà non c'era. Brandelli di carne rancida pendevano da essi, senza tutta via emanare alcun odore, cosa che le permise di non vomitare di fronte a tale visione.
-Sono tutti morti di stenti. Per voi umani la visione di questo tempio è talmente splendida da farvi dimenticare la sete, la fame, il sonno... Tutte queste persone sono morte così: hanno fissato il tempio per decine di ore senza fare null'altro. E poi sono morte-
Magdalene rabbrividì, rendendosi conto che senza Jesus avrebbe fatto la loro stessa fine. Riprese passo dopo passo coscienza di sè, mangiando con foga un panino con la frittata che Jesus aveva spezzato per poterlo dividere con lei.
-Anche se non te ne sei resa conto, sono quasi venticinque ore che sei in piedi. Dormi, ripartiamo domani-
-Va bene- rispose Magdalene, sulla quale la stanchezza si era abbattuta di colpo, pesante come un maglio da guerra.
Al risveglio si rese conto di avere gli occhi bendati. Se mi fossi svegliata ed avessi visto il tempio saremmo stati da capo a dodici intuì rinfrancata.
-Posso aprire gli occhi?- chiese, togliendosi la benda.
-Se ti volti in direzione della mia voce sì-.
Il messia le tappò gli occhi con la mano e la scortò fino a dentro il tempio. Il suo fisico prorompente e vigoroso strusciò sulla schiena della ragazza, la quale dovette più e più volte trattenere la libido. Era il prezzo da pagare per andare in giro con il messia in persona, d'altronde.
Quando Jesus le tolse le mani dagli occhi erano già dentro al tempio, nella stanza nella quale erano comparsi dopo la convocazione di Lucifero.
-Ora dove andiamo?- chiese la ragazza.
-La pedana al centro del tavolo è innalzata, quindi non possiamo buttarci di lì. Però se non ricordo male avevo notato una sorta di passaggio...-.
Dopo un piccolo bagliore di luce, la grossa spada che aveva usato contro Nyarlathotep comparve tra le sue mani. La guardia pareva esser fatta di bronzo, con decorazioni tanto precise e raffinate da risultare invisibili, mentre la lama era di un marroncino tenue, di un colore simile a quelle rame. Magdalene ricordava quella spada: era lo spadone di Uriel, l'arcangelo legato alla terra.
Jesus menò un violento fendente contro una parete, sotto alla quale comparse un piccolo tunnel che sembrava scavato nella roccia.
-Prima le signore- disse subito dopo, ammicando allegramente.
-Sei un messia galante- sogghignò Magdalene, che scese mano nella mano con il suo compagno di viaggio.
Dopo solo pochi passi, si ritrovarno in una grotta buia e stretta che Jesus illuminò utilizzando le fiamme della spada di Mikael, che all'occasione poteva essere un ottima torcia.
-Non ti sembra un po' sprecata da utilizzare così?- chiese Magdalene dopo un paio di minuti di camminata nella caverna, che si stava rivelando più impervia del previsto.
-E perchè mai?- rispose Jesus -La spada di Mikael non è la fiamma che rischiara le tenebre?-
Magdalene dovette riconoscere che la cosa aveva senso.
I due raggiunsero l'uscita della grotta nel giro di meno di un'ora. La vista da lassù era mozzafiato: il tunnel in cui avevano camminato non era che un cunicolo all'interno di una montagna, che svettava tanto alta da occultare la cima dietro un sottile velo di nuvole scure. Al di sotto di loro, alle pendici dell'immenso monte nel quale si trovavano, si trovava una gigantesca città, che sembrava uscita da uno dei racconti di fantascienza che tanto andavano di moda alla fine del ventesimo secoli e di cui Magdalene era avida lettrice.
Alti grattacieli svettavano circondati da ponti d'acqua che, sfidando la gravità, fluttuavano leggiadri tra i palazzi. Per qualche motivo in quel luogo era notte, eppure la città non poteva essere più illuminata di quanto non fosse: come i piccoli storni di lucciole che svolazzavano nei prati che circondavano casa di Magdalene, queste fluttuavano e si rincorrevano, mosse da una volontà precisa e razionale.
-Ars Goetia, capitale degli inferi- disse Jesus adombrato -è lì che troveremo Lucifero-
Un piccolo cartello luminoso, con la scritta Monte Gagazet, faceva avanti ed indietro per il lungo sentiero che portava sino alle porte della città.
All'improvviso si sentì un rumore, come quello di un ruggito. Era forte, tremendo e portatore di distruzione.
-Sta giù!- le gridò Jesus, indicandogli una grossa insenatura nella quale nascondersi.
Magdalene si voltò alla sua destra, nella quale un oceano che pareva infinto cozzava contro la città in quella che sembrava una sorta di spiaggia. Magdalene vide dei puntini neri nelle tenebre su di essa, come se fossero delle persone al mare. Ciò la fece pensare a quell'unica altra volta in cui aveva visto così tanta acqua in vita sua: ai confini dello stato Vaticano si trovava un piccolo villaggetto di nome Ostia, dalla quale proveniva sua nonna. Di tutte le zone di quella che un tempo era Roma, probabilmente era quella conservata meglio.
Dalle acque si levò un colossale serpente, che splendeva di una luce giallastra e che si fermò in aria fluttuando e ruggendo di nuovo.
-Leviathan- disse Jesus -è un nemico antico e potente, sarebbe meglio non esser visti da lui. Non muovere un muscolo finchè non se ne torna in acqua-
L'immenso serpente marino, lungo quasi la metà dell'intera città, fluttò piroettando su sè stesso per qualche minuto prima di tornare in acqua. Dalla costa, le creature presenti applaudirono e fischiarono con entusiasmo.
-Potrà anche essere un servo del demonio, ma bisogna ammettere che è una splendida creatura- disse Magdalene.
-Per te, in quanto umana, forse sì. È perche tu non vedi la corruzione che gli alberga dentro, Magdalene... ti posso garantire che nè esistono poche di amenità paragonabili a quella. Peccare è "bello", purtroppo. La sua malvagità è proprio in quello-
L'intercessore chinò il capo -Scusa-
-Non ti preoccupare. Il peccato tenta me, che sono figlio di Dio, figuriamoci te. L'importante è resistergli, come tu hai fatto alla grande-
-G-grazie- balbettò lei confusa. Quelle parole furono per lei un toccasana. In un luogo del genere la ragazza si sentì come se stesse perdendo la strada, come se stesse dimenticando l'obbiettivo. Ma le parole di Jesus la consolarono, rendendola di nuovo sicura di essere nel giusto.
-Andiamo- disse la ragazza con convinzione. Discendendo la montagna, Magdalene capì che quella che aveva davanti era una città alimentata elettricamente, in cui macchine su macchine costruivano palazzi guidati da demoni di tutte le forme e dimensioni. Piccoli automezzi biposto fluttuavano da terra lungo delle strade metalliche luminose, pilotate da creature dalle forme più disparate, dalle più antropomorfe a creature simili a ragni con inquietanti espressioni umane, da figure simili a uomini blu con un piccolo corno in testa a strani serpenti pelosi che strisciavano lungo il marciapiede.
Infine giunsero sino alle mura della città, dove un insegna fulminata riportava la scritta "Entrata Nord".
Magdalene sentì vociferare e si arrestò di colpo.
-Ci sono delle quardie- disse con voce bassa. Jesus annuì.
-Li conosci?- Jesus annuì di nuovo.
-Il vecchio barbuto è Barbatos- disse, riferendosi alla creatura più antropomorfa delle due, un vecchio dal volto pieno di cicactrici -quello con la testa di leone è Pruslas. Sono sottoposti di Astaroth, non possono farmi molto-
-Si ma non devi attirare l'attenzione. Hai un'arma che faccia molto male senza sollevare colonne di fuoco o causare terremoti?-
-Sì- rispose lui -la spada di Raphael-
-Bene. Preparala. Quando dirò pesce, colpisci per uccidere. Chiaro?-
-C-cos' hai in mente, Magdalene?-
La ragazza sorrise maliziosa -Fidati di me-
Magdalene si tolse il cappuccio e sbottonò due bottoni della leggera camicetta che indossava, che sotto la luce elettrica fluttuante nel cielo diventava semi-trasparente, facendo intravedere chiaramente il reggiseno nero che indossava sotto di essa.
La ragazza camminò provocante verso i due demoni, la cui attenzione fu catturata nel giro di pochi istanti. L'uomo con la testa di leone, la guardò più e più volte. Il suo sguardo era quanto di più perverso Magdalene avesse mai visto: i suoi occhi si muovevano a scatti, esprimendo un senso di perversione e libido che disgustò la giovane.
-Possiamo aiutarla, mia signora?- chiese Pruslas, che cavalcava una specie di strano orso dalla faccia spenta
-S-si, invero- balbettò lei -non riesco a capire dove sono...-
Pruslas le si fece avanti, scendendo dall'orso. Il suo corpo, simile a quello di un umano ma molto più villoso, era del tutto nudo tanto che il suo fallo, eretto e di proprozioni equine, svettava rigido al di sopra dei peli della zona puberale. Magdalene lo osservò disgustata ed inquietata, cosa che non sfuggì al villoso demone.
-Serve forse un indicazione?- disse con voce viscida -posso fornirti io la strada verso ogni tipo di piacere...-
Magdalene sapeva benissimo che con le persone più perverse fare la timida sensuale e la ritrosa sarebbe equivalso a mandarli in visibilio. D'altronde loro non sono che il peggio di noi pensò.
-D-dipende dal piacere...- Le parole furono scelte con cura: doveva essere certa che si prestassero a quante più interpretazioni possibili.
-Il piacere del sapere, delle stelle... tu mi sembri un umana, no? Allora conosci sicuramente Aleister per essere finita qui-
-S-si...-tentennò lei. Aleister, eh? Pensò. Quella poteva essere una miniera di informazioni.
-Mi dispiace tu sia defunta in giovane età- disse Barbatos -ma sei finita nel posto giusto. Potremmo divertirci molto, insieme-
Ora il colpo di grazia pensò. Strinse le braccia sotto il suo seno non prorompente, arrossendo a comando come aveva imparato a fare durante la sua lunga carriera da meretrice. Così facendo aveva sia messo in evidenza le sue curve sia, allo stesso tempo, assunto un' aria timida ed innocente. Se funziona come con gli uomini al momento devono aver lo stesso quoziente intellettivo di una banana.
-A-Aleister mi ha chiesto di chiedere una cosa... magari voi la sapete. Per caso sapete dove potrebbe incontrare Morte?-
Pruslas rispose all'istante, senza nemmeno pensare -Si, basta che lui uccida qualcuno dopo aver tracciato un un Triskel dentro un eptagramma su di esso. Verrà lui in persona, non una delle sue Mandragole- spiegò.
-Grazie!- rispose con la voce più dolce che riuscì a fare -Un ultima cosa: sapete per caso dov'era l'ultima base di Aleister? Non sono più riuscita a trovarlo dal giorno in cui mi ha lasciata...-
-Certo! Era vicino alla base degli R'liehani, nascosto in una grotta tra le mon...- all'improvviso il demone si fermò -Aspetta, in che senso lasciata?- chiese.
Barbatos la fissò con aria sospettosa. Cosa diamine ho sbagliato? Si chiese.
-S-si... io e lui... beh c'è stato un qualcosa...-
-Parli di sesso?- chiese il demone dall'aria anziana. Il suo sguardo non prometteva nulla di buono.
-A-anche- rispose Magdalene.
I due si guardarono, dopodichè Proslas gridò con rabbia -Chi cazzo vuoi prendere in giro! Ad Aleister non sono mai piaciute le donne! Tu vuoi ingannarci, schifosa di una Succubus!-
Un sorriso sghembo comparse sul viso della ragazza, che ridacchiò maligna.
-Peccato, non sa cosa si è perso!- disse con tono sensuale -Addio, e grazie per tutto il pesce- concluse divertita.
I due demoni si preparono per lanciarsi contro Magdalene, ma prima che potessero anche solo avvicinarsi, la giovane sentì un sibilo provenire dalle sue spalle. In men che non si dica i due demoni vennero tranciati a metà, dapprima in lungo e poi in largo. Gli otto pezzi rimanenti caddero a terra privi di vita, o di qualunque altra cosa alimentasse la loro esistenza.
-...e giusto per la cronaca, sappi che io non approvo i tuoi metodi- disse Jesus, osservando Magdalene con espressione combattuta. Lei ammiccò divertita e fece spallucce.
-Beh adesso siamo dentro, sappiamo che c'è una personalità di spicco nei Luciferisti che si chiama Aleister e che probabilmente si trova vicino alla base dei R'liehani. Penso che se mi mostrerò pentita potrai perdonare qualche peccatuccio veniale a fin di bene, vero?- Le ultime parole furono dette con una voce mielosa e tenera, simile a quella di una bambina.
Jesus le sorrise, dopodichè alzò il cappuccio della tunica e si voltò verso Ars Goetia.
Quella futuristica e perversa città, ma soprattutto il suo principe indiscusso,li attendevano per lo scontro decisivo.



*Ciaaaao a tutti, sono tornato dopo una breve assenza! Capitolo pieno di riferimenti e citazioni. spero che li noterete ;D
Vi lascio qualche link nel caso vogliate approfondire l'argomento -> 
Astaroth ed i suoi servi.
Per la cronaca ho riciclato l'aspetto originale di Astaroth per Pruslas, il perché lo vedrete più avanti :D
Ars Goetia non è un nome casuale, ma quello lo lascio a voi.
Addio, e grazie per tutto il pesce!



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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Harumi - Accordo ***




 

Perchè sono ancora cosciente? Si chiese Harumi. Non sentiva più alcun dolore e i suoi occhi si erano riaperti da soli. Non aveva minimamente la forza e la capacità di muoversi, ma poteva vedere, poteva ascoltare, poteva percepire tutti gli odori acri del campo di battaglia. La sua mano, quella normale, sentì la terra colma di sangue impiastriciargli le dita. Il sangue è il mio... Pensò.
Davanti a sè vide Morte, ancora impegnato nella furiosa battaglia con Nyarlathotep. Il dio dei R'liehani si muoveva fluido ed inquietante, mentre morte, sotto forma di tristo mietitore, cercava di star dietro alla letale danza del nemico.
Una pioggia di tentacoli partì dal corpo della divinità, tempestando l'aria di un putrido odore di pesce marcio. Morte assunse la forma di cipolla per rimpicciolirsi e riuscire a schivarli, dopodichè saltò su di essi, zigzagando sino ad arrivare al più alto di questi. Riprese l'aspetto di mietitore e saltò in alto, attaccando con la sua mortifera falce. Nyarlathotep però, si trasformò in una sorta di nebbia violacea eludendo l'assalto, per poi fare qualcosa che sorprese quanto Morte quanto il suo intercessore: rivelò un orrida bocca piena di denti affilati, la cui apertura aveva quattro lobi e da cui fuoriusciva una sorta di bava verdastra, dopodichè la usò per mordersi un tentacolo. Soffiò dentro di esso ed il suono che ne uscì fu simile a quello a quello di un flauto, ma dalle tinte molto più nefaste. Una melodia aberrante si sparse nell'etere, diffondendosi come una malattia infettiva e richiamando su di sè quanto di più malvagio e caotico potesse esistere su questa terra. Era un motivetto orribile, basato su controtempi insensati e folli, inascoltabili nonostante fossero davvero ben realizzati.
Dal nulla, in lontananza apparve un mostro, un mostro tanto enorme da non poter essere definito con termini comuni. Una sorta di orrida montagna camminava diritta, barcollando goffa e flaccida verso la battaglia. Aveva ali di pipistrello inutili e ridicolmente piccole, mentre il suo disgustoso volto era circondato da una barba formata da verdi tentacoli rinsecchiti, che secernevano un liquido biancastro, acido e purulento molto simile al pus. Il fetore che emanava era folle, intollerabile, malato. Era come se la decomposizione stessa avesse preso possesso della morte allo scopo di darle una nuova, indecorosa esistenza.
Il motivetto si fece sempre più strano ed ossessivo, tanto che sembrava ripetere "Chtulu ftangh,Chtulu ftangh" direttamente nella mente di Harumi. Una paura sempre più orrida ed inquieta prese posto nella sua testa. Se ne avesse avuto la forza avrebbe vomitato tutto ciò che aveva nello stomaco, forse anche qualcosina di più. Quando il mal di testa ed il disgusto si fecero troppo forti, Morte gridò. -È solo un illusione!- furono le sue parole. Si lanciò contro Nyarlathotep ignorando il mostro verde e con un movimento di polso fece calare la falce sul nemico, ferendolo e facendo sparire l'orrida creatura.
Morte cercò di attaccare di nuovo, rimpicciolendosi fino a sparire per poi ricomparire dietro l'intercessore nemico nemmeno un istante dopo. L'uomo, senza togliere le mani dalla tasche dei pantaloni, si limitò a dire due paroline arcane e sconosciute, che non sembravano appartenere ad alcuna lingua nota -Aegis fthang-.
Il colpo rimbalzò via senza fare danni, sbalzando Morte all'indietro. Nyarlathotep, vista la situazione di vantaggio, si lanciò contro Harumi.
È finita... pensò. Temeva di morire, ma ancora di più temeva di non poter morire a meno che Morte non lo mietesse. Quella creatura era il caos strisciante, la sofferenza nella sua forma più pura. Finire preda dei suoi viscidi tentacoli sarebbe stata un'agonia che nessun umano poteva anche solo immaginare. Li vedi avvicinarsi, istante dopo istante sempre di più. Ma poco prima che potessero lambire la sua pelle pallida una grossa barriera di metallo si erse da terra, salvandolo da un destino atroce. Sembrava uno scudo medievale, alto quanto una persona e largo il doppio. Nonostante la sua solidità, ben tre dei tentacoli erano riusciti a perforarlo, rimanendo inermi a penzoloni sopra la faccia del ragazzo, che solo dopo qualche secondo riuscì a capire cosa fosse successo. Scomparsa la barriera di metallo, Morte fece la sua comparsa. Era stato letteralmente trafitto in ben tre punti diversi dal quale sgorgavano getti di sangue continui che, a giudicare dall'espressione del suo compagno, dovevano fare un male cane. L'intercessore di Nyarlathotep rise, osservando la scena con aria di superiorità.
-Morte, sei più sciocco di quanto non credessi- ridacchiò -perchè proteggi quell'umano? Nè io nè Nyarlathotep possiamo mieterlo. Possiamo ferirlo, torturarlo, farlo a pezzi... e ne sentirebbe di certo tutto il dolore. Ma non può morire finchè non lo mieti, qualsiasi cosa gli accada la tua evocazione non terminerà. Perchè salvarlo?-
Morte continuava a perdere sangue, ma qualcosa era cambiato in lui. I suoi occhi erano diventati rossi come il fuoco e la sua pupilla aveva preso una forma felina.
-Tu... non... toccherai... Harumi- disse, quasi ringhiando. Ripetè quelle parole due, tre volte, forse più. Poi di colpo si rilanciò all'assalto della orrenda divinità, colpendola con un attacco tanto improvviso e violento da non dargli possibilità di scampo. Un orrido liquido verde discese dai tentacoli tagliati e qualcosa si accese dentro Harumi.
Il groviglio di materia di cui era composto il corpo di Nyarlhatotep esplose, rimescolandosi in una indecifrabile poltiglia nera e verde, dopodichè prese la forma di uno strano gargoyle squamoso, intorno al cui volto ondeggiavano centinaia di zampette dotate di lunghi artigli affilati. Gridò con voce stridula e si lanciò contro Morte, infliggendogli una serie di ferite non molto profonde, ma continue. Il mietitore cercò di difendersi, ma i movimenti del gargoyle erano troppo veloci ed imprevedibili per essere parati o schivati. Improvvisamente tutto fu chiaro: nonostante quello sprazzo di orgoglio, mai Morte avrebbe potuto vincere quella sfida.
Sapeva di non poter competere con Nyarlathotep pensò Harumi colpevole.
All'improvviso Morte cominciò a brillare di una luce bianca e la sua espressione, che sembrava ormai vacua, riprese vigore. Saltò velocemente verso Harumi, sfiorandolo con un dito. Vi furono immagini scosse e vaghe, ma cessarono proprio mentre il ragazzo cominciò a sentire troppo forte il dolore alla testa, che lo trascinò verso un'infinita spirale che sembrava attorcigliarsi sino alla tenebra più pura.

Quando aprì gli occhi capì di essere dentro una grotta. Il corpo, tutto il corpo, gli faceva male ma con uno sforzo di volontà riuscì a mettersi seduto.
-È sveglio!- gridò una vocina acuta e dolce. Harumi impiegò solo qualche istante per riconoscerla: era Mandraprix.
-Ciao Harumi- disse una voce femminile. Era una bella ragazza dai tratti medio-orientali, con occhi azzurri e liscissimi capelli neri semi-nascosti da un sottile foulard azzurro. Dietro di lei si trovava un uomo che Harumi non fece fatica a riconoscere: era Mohamed, l'evocazione degli islamici.
-S-salve- borbottò lui -perchè sono qui?-
-Perchè quella piccola cipolla vi ha salvato la vita- rispose Mohamed riferendosi a Mandraprix. La piccola Mandragola guardava verso terra, mentre il suo colorito solitamente chiaro si fece sempre più rosso.
-Come sta Morte?- chiese Harumi con apprensione. Non aveva dimenticato il come avesse subito quelle ferite, protegendolo dai devastanti tentacoli del dio r'liehano.
-Guarirà, ma ora sta riposando. Nyarlathotep l'ha massacrato. Onestamente la sua potenza mi preoccupa, esattamente come l'assenza di Buddah-
Harumi si alzò in piedi e lo vide. Morte aveva l'aspetto di un ragazzo, del classico ragazzo che aveva incontrato la prima volta. Era ferito in numerosi punti e pallido come un cadavere.
-Perchè ci avete salvati?- chiesa Harumi. Una fitta al fianco lo fece piegare in due dal dolore, ma fece appello alla tipica forza di volontà che aveva sempre contraddistinto il suo popolo per non cadere in terra.
-Semplice, caro Harumi. Sai cosa è successo agli shintoisti quando hai ucciso Amaterasu?-
-No- rispose il ragazzo. Riteneva semplicemente che fossero stati costretti a battere in ritirata, ammesso che avessero già scoperto la loro sconfitta -non sono tutti morti?-
-Non tutti- rispose Mohamed - ma molti sì. Ma non è questo che conta: nello stesso istante in cui Amaterasu è morta, tutti loro hanno dimenticato di appartenere a quella religione. Dal loro punto di vista lo shintoismo è diventato come l'odinismo o i dei greci: una religione appartenente al passato, morta e sepolta da ormai secoli. Alcuni dei sopravvissuti si sono arruolati nelle altre fedi, altri invece scappano nella disperata ricerca di una terra pacifica dove vivere in pace. Poveri illusi-
-Non hai ancora risposto alla mia domanda- rispose Harumi - perchè ci hai aiutato?-
-Semplice. Mandraprix mi ha proposto un accordo: Nyarlathotep ha ucciso quasi metà della mia gente. È vero, molti di loro meritavano quel destino ma... non posso comunque perdonarlo. Poi, una volta che avremo finito con i R'liehani, sarò ben lieto di cedergli la mia vita, esattamente come Fatima. Il mio culto cesserà di esistere ed ho ragione di credere che molti di loro si uniranno ai cristiani. Se qualcuno deve vincere questa guerra, tanto vale che sia Jesus. Non ho alcun rispetto per i suoi cristiani, loro sono colpevoli tanto quanto gli islamici, ma lui crede ancora negli umani. Se ci dovrà essere un nuovo corso, è bene che sia lui ad indicarne la strada-
-Lo odio, quel Jesus-
La voce che aveva pronunciato quelle parole era poco chiara e molto frettolosa. Harumi non fece fatica a riconoscerla.
-Morte!- disse, correndo verso il suo amico -come ti senti?-
-Sono stanco morto- rispose lui. Fu conosolante vedere come avesse perso la sua ironia.
Harumi corse dal mietitore e lo abbracciò. -Grazie- disse, mentre una lacrima fece capolino dai suoi occhi. Morte, visibilmente a disagio, assunse la sua tipica forma da cipolla per evitare la stretta del ragazzo. Nonostante il cambio di forma però, le sue ferite erano rimaste: i vari strati erano strappati, con alcuni degli anelli che penzolavano qua e là.
-Dai Harumi- disse -puoi giustificare le tue lacrime dicendo che hai provato a tagliarmi-
-Non sto piangendo- rispose il ragazzo, ricomponendosi.
-Come no. Piuttosto, non hai fame? L'ultima volta che ti ho visto mi pareva avessi un certo buco nello stomaco-
Cosa.... si disse Harumi, prima di ricordare. Nyarlathotep non l'aveva semplicemente ferito, l'aveva letteralmente bucato da parte a parte con un suo tentacolo. D'istino si alzò la maglietta e si osservò la pancia, notando uno strato di carne e pelle bianca, che faceva da "toppa" alla ferita. Su di esso era disegnata una stella a sette punte con all' interno un simbolo che mai aveva visto prima.
-Per evocare Morte, Mandraprix ha portato qui un malato terminale- spiegò Mohamed - ho dovuto tracciare quel disegno e dargli il colpo di grazia per potervi evocare. Dopodichè Morte con le sue ultime forze mi ha chiesto di tapparti il buco con della pelle e Fatima l'ha fatto. Non so nemmeno perchè abbia funzionato-
-Harumi è un non-mietuto, ma teoricamente sarebbe dovuto essere morto quando ci siamo conosciuti- rispose Morte con voce affannata - i suoi organi sono disattivi. Diciamo che il suo corpo può essere riparato, non guarito-
-In pratica sono uno zombie- obbiettò l'interessato con voce amareggiata
-Io ti definirei una zombie funzionale. Dai, su con la vita, non è successo nulla!-
Vi fu un lungo silenzio, che venne interrotto solo dall'educata risata di Fatima, la quale subito dopo si rivolse direttamente a Morte. Era decisamente un silenzio tombale pensò Harumi oh no, ora faccio anche le battute come lui.
-Le tue battute, i tuoi discorsi insensati, la tua fissazione per gli ortaggi... non sei cambiato di una virgola- disse.
-Non sono io fissato con gli ortaggi, è che loro sono oggettivamente meglio... Aspetta! Ci conosciamo?-
Fatima si tolse il velo azzurro dal capo dopo un occhiata con Mohamed. I suoi capelli, ormai sporchi e crespi, le scesero lungo la schiena. I suoi splendidi occhi azzurri, tanto profondi da sembrare essi stessi di origine divina, scrutarono Morte ed Harumi con aria impassibile e disincantata. Morte ridacchiò istericamente, esattamente come aveva fatto quando aveva visto il massacro compiuto da Nyarlathotep nei confronti degli islamici. Quando parlò, la sua voce fu anche più acuta del solito, come a sottolineare il suo stupore.
-Quanto tempo è passato?- chiese
-Sono ottantadue anni precisi dopodomani-
Morte ridacchiò di nuovo, ma per quanto si sforzasse Harumi non riuscì a comprenderne il motivo.
-Lo sapevo!- disse -Sapevo che il progetto Neo-Genesis non sarebbe fallito alla fine!-



*Ciao a tutti! Ebbene sì, Harumi non  può morire senza "l'autorizzazione" di Morte u.u  Chissà se l'affetto di Morte per il suo intercessore è sincero... Beh lo scoprirete nei prossimi capitoli!
Capitolo un po' povero di citazioni e mitologia però era tempo che volassero altre mazzate, no? E poi c'è il mio caro Lovecraft che beh, salva sempre la situazione!
Nel caso voleste più informazioni su Nyarlacoso vi lascio un link: http://www.yog-sothoth.com/wiki/index.php/Nyarlathotep

Al prossimo capitolo, in cui torneremo in quel degli inferi ;D Ciao ciao!

**Vi lascio il link della mia pagina su FB, cosicchè possiate rimanere aggiornati su questa storia o su altre OS che scriverò in futuro. Se vi va di fare un salto... beh mi farebbe piacere (y) ---->   Laky099 EFP su Facebook

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 -Magdalene -Venerdi delle ceneri ***


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Magdalene





Per quanto gli dolesse ammetterlo, Magdalene dovette riconoscere che Ars Goetia , di per sè, era senza dubbio un posto allegro. La città sembrava uscita da un libro di fantascienza, dove piccoli aeromobili solcavano lo scintillante acciaio delle strade, sfrecciando luminose tra gli altissimi palazzi di quella sorta di metropoli. Erano riscontrabili entità di ogni tipo: demoni di ogni forma e colore, umani e qualche creatura che fece fatica a riconoscere. Non sembravano crucciarsi del loro aspetto bestiale nè in alcun modo essere in qualche modo condizionati dallo stesso: aveva visto bestie dal muso caprino e le zampe di canguro ammiccare ad essere umani di ambo i sessi, che sembravano, nella maggior parte dei casi, contraccambiare le occhiate. Notarono quasi subito come i vestiti non fossero necessari nella città e che molte creature, demoni od umani che fossero, preferissero girare nudi, senza alcun ritegno nel mostrare i propri genitali, che nel caso di alcuni demoni maschi potevano raggiungere forme e dimensioni inquietanti.
-Se non ci fossero i druidi saremmo nei guai- disse Jesus, che come Magdalene indossava una lunghissima tunica marroncina, il cui cappuccio riusciva ad occultarne il volto. Nessuno avrebbe potuto distinguerli dai piccoli nugoli di druidi che incontravano e salutavano lungo il loro cammino. Avanzando verso la torre centrale della città, nonchè sede di Lucifero, passarono vicino ad una sorta di campetto nel quale dei bambini, giocavano ad uno strano gioco, in cui l'obbiettivo era centrare un anello posto verticalmente a circa un metro di altezza. Le due squadre avevano cinque giocatori a terra, che avevano il compito di segnare e non far segnare gli avversari, e due creature in grado di volare, il cui scopo era passare una sorta di palla di cuoio ai compagni di squadra, che potevano essere indistintamente demoni o umani.
-Da grande voglio giocare lì- confidò un bambino ad un piccolo demone alato e peloso con il quale condivideva una bustina piena di biscotti. Magdalene, guardandolo negli occhi, non ebbe dubbi: anche il demone era un bimbo, seppur a modo suo.
Il "lì" cui si riferiva era una grossa arena, simile a quello che prima della guerra veniva chiamato stadio. La colossale struttura circolare era illuminata a giorno e sopra di essa campeggiava una scritta su di un cartellone elettrico.

"Oggi Venerdi 27 Febbraio, ore 6.00, Stadio Luxio: F.C. Ars Goetia VS Atletico Sodoma.
-Questo è quello che fanno i demoni- commentò Jesus schifato -mentre gli angeli, me e i nostri profeti combattono per salvare la terra, loro giocano-. Magdalene non potè non essere d'accordo.
Quando giunsero di fronte all'immensa torre, il messia aggiustò con cura la spada di Raphael sotto la tunica. La spada, con la quale aveva ucciso i due demoni all'ingresso, era una sorta di affilatissima katana verde, che stando alle parole di Jesus era in grado di tagliare persino l'aria stessa.
Varcarono l'ingresso e si ritrovarono in una stanza completamente bianca ed incredibilmente pulita, nella quale una giovane segretaria, anch'essa nuda come buona parte degli abitanti della città, se ne stava dietro una scrivania a consultare documenti.
-Benvenuti nella sede centrale della A Well Hell industries, come posso esservi utile?- chiese, accavallando le gambe in maniera sensuale e mettendo in risalto il suo fisico prorompente. I suoi capelli neri come la notte erano ristretti in una lunga coda, che le penzolava giù da una spalla coprendole parte di un abbondante e pallido seno.
Magdalene si tolse il capuccio, sperando di non essere riconosciuta -S-salve- disse, tentennando per apparire insicura -Pruslas e Barbatos ci hanno mandato qui, mi han chiesto di recapitare un messaggio per Lilith. S-spero solo di non aver sbagliato...-
-Oh, no tesoro mio, sei nel posto giusto!- esclamò la segretaria, che sorridendo affabile oltrepassò la scrivania di vetro e si fece loro vicina. Appoggiò una mano sulla vita di Magdalene e le lanciò uno sguardo ammiccante, dopodichè, senza pensarci su due volte, le spinse i seni sulla schiena cercando di fare pressione.
-Devi salire l'ascensore alla tua destra- le sussurrò in un orecchio - ma se non sei costretta a farlo subito...-
-Sì, mi dispiace, devo proprio scappare!- rispose l'imbarazzatissima Magdalene, facendo uno scattino in avanti.
-Ok, se quando torni avessi voglia di prendere un caffè ti aspetto qui!-
-O-ok!- concluse, correndo verso l'ascensore con il suo compagno di viaggio.
Quando le porte si chiusero, anche Jesus si abbassò il cappuccio. Una musichetta anonima si propagò nell'aria, mentre lacabina rossa saliva verso la cima del palazzo.
-Lo immaginavi diverso, vero?- chiese lui.
-Cosa?-
-L'inferno. Credevi fosse , non so, un posto dove il diavolo torturava e sbranava i suoi nemici e...-
-In verità no. Credevo che anche qui avrebbero continuato a vivere una vita dissoluta proprio come sulla terra. Poi non avrebbe senso: chi sarebbe così sciocco da mandare delle anime che odiano Dio a colui che proprio contro Dio si ribellò? Sarebbe un piano folle, non credi? Prima o poi scatterebbe una rivolta!-
Jesus rise -Allora qualcuno che ci ha pensato c'è stato- disse -più che l'incarnazione del male, voi avete sempre dipinto Lucifero come una sorta di giustiziere-.
Questa volta fu Magdalene a sorridere -Cosa faremo dopo che avremo sconfitto Lucifero? Hai già qualche idea?-
-Beh... che mi piaccia o no dovremo stanare coloro che hanno scelto di stare dalla parte del caos. Con Sakti e Maometto ci si può parlare, quindi dobbiamo cominciare da Buddah-
Magdalene rimase interdetta -Buddah? Sei sicuro? A me sembra che con lui ci si potrebbe anche provare a parlare-
-Sbagli, purtroppo. Buddah vive nell'equilibrio e finchè questo viene garantito è forse la più amichevole fra le creature divine. Ma se l' equilibrio viene turbato, come la vostra guerra ha fatto, si trasforma in una spietata macchina di sterminio. In più dovremmo occuparcene subito: quando è stato evocato era debole come Morte o Lucifero, ma lui può meditare, ed ogni istante di meditazione lo rende più forte ed enorme. Se dovesse raggiungere il Nirvana, nemmeno Nyarlathotep potrebbe tenergli testa-. A quelle parole, Magdalene deglutì inquieta.
Le porte dell'ascensore si aprirono, rivelando una stanza di legno pregiato con porte bordate d'oro ed uno strano rettangolo luminoso, che proiettava delle immagini ben definite, sulla parete opposta all'ascensore. Tutte le entrate, per loro fortuna, avevano una targhetta dorata con su scritto il nome del risiedente: Leviatano, Belial, Quetzal, Bahamuth, Astraroth, Fleurty, Asmodeus, Belzebub ed infine loro, Lucifero & Lilith.
-Come entr...- disse Magdalene, ma Jesus non andò per il sottile. Sfondò la porta con un calcio e rivelò una stanza piuttosto anonima, con pareti di legno graffiato ed una larga scrivania al centro. L'atmosfera, percepì, la ragazza, era molto cambiata. L'aria sembrava avere una consistenza ed un odore diverso ed un'improvvisa brezza le filtrò sotto le vesti, causandole un brivido. Semi nascosto dalla penombra Lucifero se ne stava seduto su di un comodo trono dal colore vermiglio, con la provocante e rossissima Lilith sulle sue gambe. Il principe dell'inferno indossava un elegante gessato nero su di una camicia bianca, di cui teneva l'ultimo bottone sbottonato. Lilith, dal canto suo, indossava solo l'intimo, un raffinatissimo completo nero con calze, giarrettiera e scarpe con tacco alto. I due li scrutarono con sufficienza, rivelando i loro strani occhi bicromi: avevano entrambi un occhio giallo, con una pupilla felina, e l'altro normale, di una specie di profondo verde acqua.
-Ti stavamo aspettando- disse lei, con voce languida -vi è piaciuta Ars Goetia?-
-Un mondo- rispose Jesus sarcastico -Lucifero, Lilith... perchè diavolo siete intervenuti in questa guerra? Non è affar vostro ciò che accade agli umani!-
-Ah no? Sentiamo dunque, perchè avremmo dovuto rinunciare a dare agli umani un po' di speranza?- rispose lui senza scomposi
-Speranza? Ora tu la chiama speranza, Lucifero? Non caos, peccato, assoggettazione degli uomini... speranza?- rise - Ah, Non prendermi in giro. Da quella volta nel deserto non fai che raccontare balle!-
-Quella volta nel deserto ti offrimo un accordo di pace, Jesus. Ma tu sei stato troppo ottenebrato dalla tua illusione per rendertene conto. A quest'ora ci saremmo fatti duemila anni di sane scopate ed il mondo avrebbe vissuto ere più felici- disse Lilith, terminando poi la frase con voce languida -e lo saremmo stati anche noi-. Era strano sentirli parlare in quel modo, quasi a turno. In qualche modo, a Magdalene parve come di sentire parlare una sola entità.
-Accordo di pace? Tu non brami la pace, schifoso traditore. Tu brami solo...-
-Caos, morte e distruzione, bla bla bla- lo interruppe lui, scimmiottandolo con voce infantile -Ma per chi mi hai preso, per Nyarlathotep? Tu sei tutto questo. Noi siamo la luce degli uomini, la ribellione contro regole ingiuste, noi siamo l'illuminismo, Jes! Sei ottenebrato, corrotto da Dio, sei solo oscurantismo propagato nella mente degli uomini più deboli! Tu mi chiami traditore, ma con quale faccia? C'eri quando mi sono ribellato?-
-Non è una questione di esserci, Lucifero. Io so...-
-Io so?- ridacchiò Lilith -Tu cosa vorresti sapere, stronzetto? Il mucchio di balle che ti ha raccontato paparino? Ma per favore! Si, è vero, ci siamo ribellati a Dio. Ma lo sai perchè? RIesci anche solo a concepirlo? Secoli prima che tua madre incontrasse il suo amato fratellino- fece cenno con la testa verso il suo compagno -noi ci siamo rifiutati di distruggere Sodoma e Gomorra, esattamente come ci opponemmo a quell'altra genialata del diluvio universale ed alle piaghe in Egitto. A tuo padre è importato nulla delle migliaia di vittime? Ti rispondo io. No! Ha mai parlato con un umano, ha mai lasciato segni su come potesse essere evocato? No! Tuo padre crede che gli esseri umani siano un giocattolo di cui disfarsi al minimo problema!-
-Non solo- concluse Lucifero, con voce molto più calma della sua amata -Dio non ci ha mai ascoltato. Lo abbiamo scongiurato per milleni di farci scendere sulla terra ed estinguere il male, il vero male, senza coinvolgere gli innocenti. Ma a lui non importava. Ti chiedi ancora da chi gli uomini abbiano imparato la guerra? Non importa quanto tu possa insistere, Jes. Tu sei le tenebre, noi siamo la luce-
-Lucifero, pronuncia un'altra parola su mio padre ed io...- minacciò Jesus estraendo la spada di Raphael. Lilith e Lucifero si alzarono dal trono con aria rilassata e lo guardarono con superiorità -Vedi perchè dobbiamo uccidere tutti gli dei, Lilith? Loro non argomentano. Non spiegano. Loro nel dubbio tirano fuori le armi e ti attaccano-
-Avevi ragione- disse lei con voce triste -sono stata ingenua a sperare di poter parlare con loro di fronte ad un tè caldo-
-Non preoccuparti, roscia. Ora ne siamo certi, no? Abbiam fatto bene a provare- concluse ammicando.
Magdalene capì al volo che qualcosa non stava andando come sarebbe dovuto. Loro non possono tenere testa a Jesus nemmeno in coppia. Perchè sono così calmi? Possibile che non conoscano i loro limiti?
-Jesus, non so se...- disse, ma lui, colmo d'ira, la ignorò. Jesus e la coppia infernale si ritrovarono faccia a faccia in un turbinio di bellezze indefinite, ognuna delle quali brillava di una luce particolare. Jesus suscitava un'innata sicurezza grazie al suo fisico robusto e l'espressione seria, esattamente come l'eleganza di Lucifero sembrava appartenere al più romantico ed affascinante degli uomini. Lilith, con la sua indescrivibile sensualità, dava un tocco carnale alla scena, tanto meravigliosa che nessun pittore avrebbe mai potuto anche solo pensare di dipingerla.
Dalla schiena di Lucifero e da quella di Lilith spuntò un ala d'angelo di colore nero, cosa che gli permise di volare ed evitare il fendente improvviso di Jesus. Piume nere svolazzarono per la stanza, mentre la scia del colpo, la stessa che aveva fatto a pezzi Barbatos e Pruslas, si schiantò sulla parete senza danneggiarla in alcun modo. Fu allora che Magdalene capì.
-Jesus! Non siamo più ad Ars Goetia!- gridò. -La stanza è in un altro piano!- Jesus si voltò a guardarla con aria stupefatta, ma subito dopo fu Lilith a parlare.
-Intelligente la tua amica. D'altronde quando si apprezza la bellezza come lei sa fare...- disse, mentre Jesus si guardava intorno disorientato.
-Ovviamente non temevi di ritrovarti da solo contro centinaia di orde di demoni, giusto?- disse l'elegante demone -sai benissimo che non si possono evocare creature nel piano in cui esse risiedono. Ma se, guarda caso,ora fossimo sulla terra...-
Lucifero e Lilith schioccarono le dita con un sorriso beffardo. Nelle pareti della stanza si illuminarono decine e decine di cerchi, tutti quanti con strane figure all'interno. Pentacoli! Intuì agdalene. La penombra della stanza li aveva resi invisibili e le parole dei due demoni avevan o ulteriormente contribuito a distrarli, tanto che nessuno dei due aveva fatto caso con precisione a cosa fossero i graffi sulle pareti.
Dai pentacoli fuoriuscirono demoni su demoni, in una quantità che Magdalene non riuscì a definire ma che probabilmente superava il centinaio.
-Ehilà Boss!- Gridò uno di loro, una creatura simile ad un angelo corrotto, che ricordava per molti aspetti una pianta appassita. Tra le mani stringeva un arco di ferro arruginito e le grinze della sua pelle secernavano un orrido liquido nero. Inchinato di fronte alla coppia si trovava un demone dall'aspetto simile a quello di un ragazzo, con una strana giacca di pelle che lasciava scoperto il busto muscoloso. I suoi capelli, viscidi ed inquietanti, erano simili a tentacoli, ma nonostante il loro aspetto orribile si muovevano con grazia ed eleganza, donando al demone un certo fascino.
-Belzebuub, Belial... grazie per essere venuti. Dov'è quell'imbecille di Astaroth?-
L'orda di demoni, che sembrava rispondere agli ordini dei due con cui aveva parlato Lucifero, tacque improvvisamente. Un raggio di luce irradiò la stanza, propagandosi alle spalle di Magdalene che improvvisamente udì Jesus urlare di dolore -Questo è per Barbatos e Pruslas- gridò con voce roca un demone, comparso alle loro spalle senza che potessero accorgersene.
Indossava una maschera tribale con delle corna e la sua arma, un'immensa ascia bipenne, era conficcata nella schiena di Jesus, il cui sangue zampillò giù per la schiena, schizzando anche addosso al demone mascherato.
-Chi sarebbe l'imbecille, Lucifero?- disse con tono più allegro. Ma ebbe appena modo di finire la frase. Jesus scattò in avanti e si voltò verso di lui, dopodichè lo colpì con la sua spada. Il demone venne fatto a pezzi esattamente come i due all'ingresso di Ars Goetia. Lilith fece un gesto stizzito ed indicò Jesus con le sue lunghe unghie smaltate di rosso ed all'unisono tutti i demoni si scagliarono contro il messia. Jesus Riuscì a colpire una prima orda, ma in men che non si dica Magdalene si ritrovò davanti Belzebuub e Belial, che si preparono a colpirla l'uno con una freccia e l'altro con una sorta di bastone. La ragazza chiuse gli occhi, non volendo assistere alla sua stessa dipartita.
Sentì la freccia schioccare e lo sfrigolio di carne bruciata, dopo di chè avverti uno strano calore cospargersi per tutto il suo volto. Sangue dedusse Jesus, scusa se non stata alla tua altezza... pensò, prima di accorgersi di non provare alcun dolore.
-To...toccami!- udì. Era la voce di Jesus, ma molto più logora e malsana di quanto non fosse solitamente. Magdalene aprì gli occhi e lo vide, vide il Signore cosparso di sangue e tremante. Aveva due enormi buchi nel petto, di cui uno all'altezza del cuore. Si è fatto colpire per salvarmi pensò la ragazza che, senza pensarci su due volte, lo sfiorò.
Vi fu un vorticare di immagini distorte, confuse eppure vivide, tanto bizzare da non poter essere definite nè belle nè brutte, poi tutto si assestò. I due si trovavano ai piedi di una grossa montagna mentre il cielo plumbeo prometteva pioggia. Jesus se ne stava accasciato a terra in una pozza di sangue.
-J-Jesus!- gridò Magdalene -Sei uno sciocco! Perchè lo hai fatto? Cosa posso...-
-Stai... stai calma Magda- disse con voce spezzata dal dolore. Le energie, già dalla voce, sembravano venir sempre meno -per una volta... ho fatto quello che volevo fare. Forse sono stato egoista ma... ma questa volta volevo morire per te. Solo per te-
-Tu non stai morendo!- gridò Magdalene. Ma sapeva di essere nel torto, vedeva chiaramente come la luce nei suoi occhi si stesse spegnendo.
-Tu...- disse, mentre le lacrime cominciarono a solcare il suo viso delicato ed il rosso delle sue guance si accendeva, avvampando in un forte contrasto con la sua pelle chiara. Non riuscì nemmeno a finire la frase.
-Il mio unico... il mio unico rimpianto è non essere riuscito ad amarti... come meritavi... nemmeno dopo più di duemila anni- la sua voce si fece sempre più flebile e debole -Magdalene... Io... io ti...- le sue deboli parole vennero interrotte da un fiotto di sangue che schizzò via dalla sua bocca. Magdalene lo osservò inerme, con la consapevolezza di non poter far nulla per salvarlo. Non riusciva a far nient'altro che piagnucolare.
-Quella volta avevi detto che avremmo avuto molto tempo insieme- strillò con voce rauca -devi mantenere la tua promessa! Non puoi andartene!-.
Jesus ebbe un ultimo, dolorosissimo gemito ed infine, con un lungo sospiro strozzato, spirò. Il grido di Magdalene fendette il silenzio della montagne, mentre uno scroscio di pioggia occultò le sue lacrime dietro un umido velo di disperazione.



 


Angolo delle note (leggetele dai, c'è qualcosa di interessante. Credo.) : Ed uno dei personaggi principali ci saluta. Per la gerarchia demoniaca non mi sono ispirato a nessun ordine particolare, ho solo cercato di mischiare e modernizzare. Il riferimento, proprio volerlo cercare, è a tutte quelle tradizioni demonologiche che vedono l'inferno simile ad una corte medievale europea: non tanto per la somiglianza quanto per la loro evoluzione (giustamente anche all'inferno avranno una pseudo-democrazia, poffarbacco).
Il discorso tra Lucidero e Jesus è ispirato alle concezione "religiosa" di LaVey... ma si sa, i demoni mentono per loro natura. Oppure no, Chissà? u.u 
Credo di aver detto tutto... ah no! Dimenticavo la cosa più importante! Alla fine la partita è finita 5 a 2 per L'F.C. Ars Goetia, che passa al secondo posto della Hell Cup dietro il Tartaro United. Ok, basta, sto delirando xd
Il discorso sulle evocazioni, che mi rendo conto non  sia stato chiarissimo nel racconto (non sono riuscito a spiegare bene nel testo temo), deriva da un'antica tradizione esoterica nel quale l'inferno, il paradiso, l'universo conosciuto, la terra degli dei ecc. si trovano su diversi piani dello spazio. Questa tradizione dice che si può evocare una creatura di qualsiasi piano in qualsiasi piano, tranne che nel piano in cui ha origine. In pratica noi potremmo essere evocati, che ne so, all'inferno (questa tradizione spiega così l'oltretomba, senza contare che ognuno di noi avrebbe il suo "pentacolo") ma non sulla terra, esattamente come l'arcangelo Gabriele potrebbe essero evocato sulla terra ma non in paradiso.Secondo questo concetto si potrebbe anche evocare Dio, ma servirebbe troppa energia, ovviamente. Spero d'esser stato chiaro, purtroppo ho trovato poco o nulla su questa affascinante concezione ;/
P.S. Piccola buona notizia: ho quasi finito un'altra cosa che stavo scrivendo contemporaneamente a "La Guerra degli Dei". Quindi prima di cominciarne la revisione avrò almeno due/tre settimane di tempo da dedicare SOLO a questa storia quindi... beh aspettatevi parecchi capitoli nelle prossime settimane! 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Harumi - Confessioni ***


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Capitolo 10 - Harumi - Confessioni


 
«Ma esattamente qual è il nostro ruolo in questa guerra?» Chiese Harumi, tagliando con piccolo machete le sterpaglie che gli si paravano davanti.
Erano passati ormai tre giorni da quando avevano lasciato il covo di Mohamed e Fatima, tre giorni in cui avevano viaggiato senza mai fermarsi. Per Harumi fu strano camminare senza sentirne la fatica, ma non quanto la sensazione di non aver mai fame. Si era dilettato ad assaggiare qualche frutto colto qua e là nella fitta foresta nella quale si trovavano, ma solo per sentirne il dolce sapore allietargli le papille. L’addio a Mohamed era stato strano: negli ultimi giorni di permanenza, quelli necessari a Morte per riprendersi del tutto, si era comportato in maniera scostante e nevrotica. Harumi non poté che chiedersene il perché.
«Beh, qual è il tuo?»
«Non saprei. In verità non ne ho uno in particolare, ho deciso di seguire te per simpatia.»
«Oh, ma tu mi lusinghi» rispose morte, la cui buccia violacea divenne rosso cremisi. «Beh, io sono qui per cercare di salvare quel che rimane della razza umana. Per questo siamo qui ora.»
Il progetto Neo-genesis, sul quale volevano investigare, era stato portato avanti nel Grande Tropico, una zona che in passato veniva chiamato Brasile. Harumi ricordava bene la storia di quel posto: i bombardamenti atomici americani della Terza Guerra Mondiale ne avevano ucciso la quasi interezza della popolazione, con un’opera di sterminio che venne poi conclusa dalle radiazioni. Nonostante la natura fosse cresciuta rigogliosa, per una persona normale quella zona era ancora inaccessibile. Questo discorso però non valeva per lo “zombie funzionale” Harumi, che grazie alla non-mietitura era ormai immune a cose come quelle. Ecco perché Mohamed non ha voluto portarci più vicini! Dedusse Harumi, rendendosi conto di non essere stato particolarmente sveglio a non capirlo subito. Non voleva mettere in pericolo Fatima.
«Cosa sappiamo sul Neo-Genesis?» Chiese il ragazzo.
«In pratica tutto e niente. Era un progetto sovrannazionale finanziato da chissà chi, con lo scopo di formare una nuova razza umana in caso di apocalisse. Dopo circa tredici anni di sperimentazione sono riusciti a generare quattro prototipi di essere umano, perfettamente funzionali e viventi, due uomini e due donne. Dopo una lunga incubazione il Dottor Frank Stein, responsabile del progetto, li liberò. Tre di loro, tra cui Fatima, erano pacifici, ma uno di loro…. Beh sterminò tutti e fece saltare in aria l’intera struttura, salvando solo gli altri prototipi. Ripensandoci probabilmente avrei dovuto assumerlo come aiutante… Comunque ho mietuto personalmente tutti i presenti con le Mandragore. Brutta scena.»

Dopo un altro paio d’ore di camminata, Morte indicò un albero di mole colossale, i cui primi rami si ergevano ben oltre le ultime fronde verdi di tutti gli altri «Di là!» Disse con enfasi.
Harumi corse più velocemente che poté, portandosi sulla spalla Morte che si dovette aggrappare ai capelli del ragazzo per non rischiare una rovinosa caduta. «Yiii-Aaah!» gridò, ricevendo un’occhiataccia dal suo amico.
Quando raggiunsero l’albero, Morte saltò giù e cominciò ad ispezionare la zona. «Ecco qua!» Disse. «Haru, vuoi vedere una cosa davvero davvero carina?»
«Prego.»
Morte ebbe una serie di tumulti, dopodiché spuntò dalla sua piccola bocca uno strano semino dorato. «Ta dàààà» cantilenò. «Non è bellissimo?»
«È solo un seme.»
Morte abbassò lo sguardo con aria affranta. «Come fai a dire che è solo un seme? Non vedi quanto è bello? Quanto è dolce? Non ti fa nemmeno un po’ tenerezza?»
«Dovrebbe?» Chiese Harumi. Morte sembrava sul punto di piangere.
«Stupidi umani insensibili, non mi stupisce vi siate sterminati fra di voi.»
Il ragazzo fece spallucce, ben conscio dei deliri di Morte. «Vabbè, con te non c’è speranza. Tanto vale arrivare al sodo» disse il mietitore con tono offeso. Prese l’aspetto con cui Harumi lo aveva conosciuto la prima volta, dopodiché toccò la terra con il palmo della mano.
Un immenso raggio di una strana luce nera cadde dal cielo, precisamente nel punto in cui Morte aveva lasciato solennemente la sua impronta. Un fulmine, anch’esso nero, rabbuiò il cielo sereno del Grande Tropico e dalla terra emersero delle ossa, che si compattarono sino ad assumere la forma di uno scheletro che sembrò prendere vita. La creatura si alzò in piedi e si guardò intorno, nonostante non avesse né occhi, né orecchie, né carne.
«Ben tornato, dottor Stein» disse Morte sorridendo e seppellendo il semino proprio nel punto in cui aveva messo le mani. Harumi sapeva che avrebbe dovuto avere paura, ma dopo tutte le scene a cui aveva assistito negli ultimi giorni ormai c’era ben poco che lo turbasse.
«Che cosa diamine…» disse lo scheletro, che si guardò intorno. Di colpo abbassò lo sguardo e, vedendo il suo corpo composto di ossa, urlò come un pazzo.
«D-Dottor Stein, s-si calmi. Io sono solo la Morte e volevo porle qual…» Morte non riuscì a finire la frase. Lo scheletro cominciò a correre in maniera ridicola e scomposta, tanto che il mietitore dovette cercare di afferrarlo al volo, con l’unico risultato di strappargli una costola.
«Perché deve finire sempre così?» Disse.
«Fa fare a me!» Si intromise Harumi, strappandogli l’osso di mano. Lo lanciò con un tiro secco e violento, centrando la gamba del “fu” dottor Stein laddove ci sarebbe dovuto essere il ginocchio. Le ossa della gamba si staccarono e lo scheletro cadde a terra in maniera goffa e ridicola.
«Lei non beve abbastanza latte, dottor Stein» disse Morte non appena lo raggiunsero.
«Perché sono… dove sono? Chi siete voi?»
«Si calmi dottor Stein. Io sono la Morte, lui è il mio amico Harumi. Ci siamo già incontrati quando, beh… è morto.» 
La naturalezza con cui Morte riusciva ad affrontare dialoghi tanto assurdi era sempre ragione di divertimento per Harumi. «Ho richiamato al volo la sua anima per farle un paio di domande, nulla di strano.»
«Nulla di strano?» gridò lo scheletro. «Sono un cazzo di scheletro e sarei dovuto essere morto!»
«Che ci vuoi fare Frank, è la vita. O la morte, dipende dai punti di vista. Ora, se vuoi tornare a riposare devi solo calmarti e rispondere a qualche domandina. Chiaro?» Lo scheletro annuì.
«Grazie mille, metterò buona parola per te lì in alto. Forse. Ma comunque sbrighiamoci, ci saranno rimasti sì e no cinque minuti.» Il dottor Stein annuì di nuovo.
«Chi c’era dietro il progetto Neo-genesis?»
«I-Io non lo so di preciso. P-probabilmente qualche ricca magnate, non saprei dirle di più… So solo che era una donna estremamente ricca e potente, ma non si è mai fatto vedere in faccia. Parlava in maniera abbastanza elegante, ecco, e so che gli piaceva collezionare quadri e sculture antiche. Gli piaceva raccontare di essere un’edonista.»
«Ti ha raccontato a cosa servisse il progetto, in realtà? Se ho ben capito, tu sei morto ottantaquattro anni fa, sbaglio?» Chiese Harumi.
«Non so in che anno siamo adesso, mai io morii nell’esplosione del laboratorio di San Paolo.»
«Un’esplosione che rase al suolo l’intera città. Ottantaquattro anni fa, per l’appunto.»
Morte, tornato ad essere una cipolla, lo guardò perplesso «Dove vuoi arrivare?» chiese.
«Se l’esplosione avvenne nel 2018 ed il progetto iniziò circa tredici anni prima, significa che il tutto iniziò nel 2005. Ho studiato a lungo l’inizio del nuovo millennio, ma se escludiamo le classiche guerre in medio-oriente e gli attentati di Londra non c’è stata ragione per cui temere una apocalisse. La Guerra Fredda era finita da molti anni e l’Isis non sarebbe nata prima del 2012. L’inizio della Terza Guerra Mondiale, poi, avvenne quasi settanta anni dopo. Perché prodigarsi tanto per risolvere un problema che non era nemmeno nell’aria in quel momento?»
«I-Io non me lo sono mai chiesto, in vero. I soldi erano tanti e potevo finalmente gratificarmi dopo anni di studi…»
Morte ed Harumi si scambiarono uno sguardo di assenso. Chiunque fosse questa donna misteriosa deve essere implicata con tutto quello che è successo dopo, dalla Terza Guerra Mondiale alla Guerra degli Dei. Forse addirittura nell’evocazione degli stessi Dei.
«Io ti ho mietuto a cose fatte, Frank. Cosa è successo prima?»
«Uno dei quattro prototipi chiese se poteva avere un libro da leggere, chiamato… Non riesco a ricordare, mi pare disse qualcosa come “il libro della morte”, non saprei di preciso…»
«Io veramente non ho ancora scritto un libro, anche se sto pensando alla stesura di un’autobiografia» intervenne Morte «“Dal contadino alla Guerra degli Dei: come diventare una cipolla di successo in dieci semplici mosse”. Sono sicuro che lo studierebbero nelle scuole» Morte assunse un’espressione sognante, totalmente perso nelle sue fantasie. Si fece però “serio” di colpo, per quanto una cipolla con occhi e bocca potesse sembrare seria. «Per caso si trattava del Necronomicon?»
«Si!» strillò. «Era proprio quello! Quando informammo Miss Albedo, la magnate, disse che glielo avrebbe procurato personalmente. Difatti dopo nemmeno un mese ci venne spedito. Era scritto con caratteri orribili e rilegato con pelle umana, ma… decidemmo comunque di accontentare le richieste del prototipo. Quando glielo consegnammo rise di gusto e cominciò a emettere suoni strani. Di lì in poi non ricordo nulla… Solo il dolore, un dolore che non può essere descritto dalle parole umane.»
Harumi sapeva di che cosa stava parlando. Aveva provato su di sé quel dolore ed il solo ripensarci gli fece venire i brividi.
«Ricordi i versi che faceva? Se ti dicessi, non so, Fhtang…» Non appena Morte pronunciò quelle parole lo scheletro cominciò a tremare, chiaro sintomo di come avessero fatto centro.
«Non ripeterlo mai più! Mai!» Gridò il dotto Stein con voce tremula.
«S-Scusa. Ultima domanda: chi erano i prototipi? Erano ispirati a persone reali?»
«S-Sì, circa» biascicò. Harumi notò come Morte sembrasse sfinito. Era evidente come mantenere quell’evocazione gli stesse costando uno sforzo immane.
«Il primo prototipo si chiamava Fatima, volevamo riprendere lo stereotipo di una donna araba e…» Morte lo interruppe. «Lei la conosciamo, dicci gli altri. Ed anche il perché li avete scelti.»
«Il secondo era Aleister, ispirato ad Aleister Crowley. Sapete, negli anni ’70, quando ero ancora giovane, c’era un cantante che adoravo che gli dedicò una canzone, s’intitolava “Mr. Crowley”. Quindi volli riproporlo in suo onore e ricordo come Miss Albedo diede il suo assenso. La terza… La terza…» Il dottor Stein sembrò come paralizzato. Harumi era sicuro che se quello scheletro avesse potuto in quel momento avrebbe pianto. «La terza era ispirata alla donna di cui ero innamorato ai tempi. Viveva lì a San Paolo e… Era bellissima. Non so nemmeno se sapesse chi fossi, all’epoca ero timido e…»
«Per avere la possibilità di scopartela la ricostruisti in laboratorio. Immagino che nemmeno faceva parte del progetto, vero?»
«N-Non è andata così! Io l’amavo veramente, mentre… mentre suo marito la picchiava in continuazione, presumo anche che ne abusasse. Purtroppo quell’uomo era un personaggio troppo importante ed io… Io temevo per la sua vita. Iris, la mia dolce Iris, aveva un carattere debole, vero, ma era anche la persona più buona e pura che io abbia mai conosciuto. E quell’orco lo sapeva, lo sapeva… Lo sapeva mentre la uccideva a suon di pungi e calci!» Urlò queste parole come se quell’immenso dolore fosse ancora vivo dentro di lui. «Anche se non era proprio la stessa cosa, volevo che lei vivesse in qualche modo, e che lo facesse da donna felice. Non mi importava nemmeno che stesse con me!»
«Sai se il tuo prototipo è ancora vivo?» Chiese Harumi, notando come Morte sembrasse troppo stanco anche solo per porre una domanda.
«N-Non lo so… I prototipi erano studiati per essere immortali, in modo di avere la possibilità nel tempo di assumere poteri psichici che sono latenti nella nostra mente. Quelli che costruimmo erano una sorta di piccole future divinità, quindi è probabile che sia sopravvissuta.»
«Com’era fatta? Fisicamente, intendo»
«Era una donna splendida. Aveva capelli rossicci, occhi azzurri ed una pelle molto chiara. Era piuttosto alta, con belle curve ed un simpatico neo sotto le labbra.» Il tono di voce dello scheletro si fece sognante, quasi come se si stesse perdendo in quel mare di ricordi.
«Il quarto chi era? Quello che ha compiuto la strage, no?» Insistette Harumi.
«Il quarto… Il quarto era ispirato ad uno scrittore piuttosto noto. Il mio assistente, Sergej, era un nerd di prima categoria ma anche uno stakanovista instancabile. Ricordo che per premiarlo della sua dedizione al progetto decisi di dargli la possibilità di scegliere quale sarebbe stato il modello. Scelse il suo scrittore preferito, che per altro ricevette anche l’assenso di lady Albedo.  Fu così che nacque… Howard.»
Morte guardò Harumi con espressione supplicante, alla quale Harumi rispose con un cenno della testa.
«Grazie, dottore» disse il mietitore con un fil di voce, dopodiché rilascio l’evocazione con un brusco cenno della mano. Lo scheletro si dissolse, tramutandosi in una strana cenere grigiastra.
«In tutta questa storia c’è un punto che non mi convince, uno solo» disse Morte con voce insolitamente cupa.
«Ovvero?»
«Ha specificato che questa fantomatica lady Albedo ha dato il suo assenso per replicare Aleister Crowley.»
«Si, lo ha detto. E quindi?»
«E mi è sembrato sincero quando ha raccontato del suo amore per Iris. L’ho provocato di proposito.»
«Concordo, ma continuo a non seguirti.»
«Non era solo attrazione fisica la sua, ma un amore a trecentosessanta gradi. Il che mi porta a pensare che, se ha deciso di scegliere lei come modello, i prototipi non prendano solo l’aspetto, ma anche il carattere, le passioni, le idee e le capacità mentali della loro base.»
Harumi annuì. Era strano vedere Morte ragionare in maniera così lucida, per quanto avesse sempre sospettato che fosse molto più sveglio di quanto non volesse dare a vedere. Ripensò a quando avevano ucciso suo padre e Amaterasu. L’idea per distrarre la dea era stata senza dubbio semplice ed abbastanza bizzarra, ma aveva avuto indiscutibilmente successo.
«Ha senso, ma continuo a non capire cosa abbia a che fare con tutto questo Aleister Crowley.»
«Se l’obbiettivo era far ricostruire l’umanità dopo un eventuale apocalisse, perché far replicare un personaggio notoriamente gay? Non ha senso!»
Harumi dovette riconoscere come il ragionamento non facesse una piega. «Il che conferma anche quanto ho detto prima, sul fatto che non ci fosse il vero rischio di un’apocalisse.»
«Ergo, chiunque fosse Lady Albedo, sicuramente non aveva interesse a rifondare l’umanità, ma anzi.»
«Probabilmente voleva distruggerla» concluse Harumi.
All’improvviso si udì un tenero vagito, simile a quello di un bambino molto piccolo. «È nato!» Strillò Morte con voce ben poco virile. Si rialzò di slancio, dimostrando di avere più forze in serbo di quanto non dimostrasse e corse verso il luogo in cui aveva effettuato l’evocazione, scortato da Harumi.
Dal semino era nata una buffa patata bitorzoluta, che guardò Morte ed Harumi con espressione divertita. La cosa che lasciò di stucco Harumi non fu il fatto di vedere una patata con gambette, occhi ed una bocca sorridente, ma il fatto che ormai non se ne stupisse più. Anzi, trovava anche piuttosto carina quella buffa creatura.
«Avanti, toccalo con la mano morta» gli disse Morte con un enorme sorriso stampato sul volto. Harumi obbedì e non appena lo fece, la patata ridacchiò allegramente.
«Perfetto!» Disse morte. «Tra una decina di giorni avrai la tua prima Mandragola personale. Come vuoi chiamarla?»
«Cosa? Sei sicuro che…» borbottò Harumi, piuttosto stupito dalla cosa.
«Certo! È un regalo da parte mia, anche se probabilmente non hai saputo apprezzarlo…» Harumi lo interruppe. «È dolcissima!» Disse sinceramente. «La chiamerò Potato Kid.»
«Beh, benvenuta nel team, Potato Kid!» disse Morte, mentre la neonata Mandragora rideva ancora. 
Non fecero in tempo a finire di parlare che un forte rumore attirò la loro attenzione. Un lampo di luce verde si erse da terra, generando una sorta di sfera semi trasparente sospesa per aria. Al loro interno, dopo una sorta di strano lampo sempre dello stesso colore, apparvero Sakti ed il suo intercessore.
Morte assunse la forma di Mietitore, facendo sparire Potato Kid con uno schiocco delle sue scheletriche dita. «Ahi, cazzo!» Disse subito dopo quel poco astuto gesto.
«Fermo, Morte!» tuonò la divinità induista, facendo ondeggiare con il solito moto ipnotico le sue quattro mani. «Non sono qui per combattere.»
«Perché dovremmo fidarci, Sakti?» Chiese Morte.
«Non essere sciocco. So benissimo quanto tu sia infinitamente più debole di me!»
Morte sembrò esserci rimasto piuttosto male. «Avete rotto con questa storia, stupidi Dei classisti dei miei stivali.»
Sakti lo guardò perplessa. «C-Comunque, vengo in pace.»
«Che cosa vuoi, allora?» chiese il mietitore con voce aggressiva.
«Il tuo aiuto.»
«Aiuto per cosa? Vuoi che mieta qualcuno?»
«No, Morte. Jesus è stato sconfitto e Mohamed è introvabile, quindi sei rimasto l’unico a cui io possa appellarmi.»
«Hai avuto problemi con Nyarlacoso?»
«Nyarlathotep è stato ucciso, Morte.»
Cosa? Si disse Harumi, che ricordò con terrore come quell’orrida bestia aveva sconfitto e massacrato sia lui che il suo fedele alleato. «Come è possibile? Chi lo ha ucciso?» Chiese il giovane con voce roca e ricca di terrore.
«Purtroppo…» La voce della dea tremò, come se fosse spaventata. Harumi non avrebbe mai detto che persino un dio potesse avere paura.
«La meditazione è finita. Buddah ha raggiunto il Nirvana


 

Note: ci ho messo una fracca a fare questo capitolo, che è un po' il giro di boa della storia (che dovrebbe essere circa a metà). 'Sto periodo non avevo proprio idee, senza contare che ho cominciato a revisionare i vecchi capitoli. Forse (spero) avrete notato che i dialoghi e la punteggiatura sono gestiti meglio e con più cura, come pure i pezzi narrati. Finalmente si scopre qualcosa sul progetto Neo-genesis, ma solo per poi aprire altre domande ancora! Spero che il capitolo via sia piaciuto e che Potato Kid vi protegga!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Magdalene - Colei che Sfidò la Morte ***


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Capitolo 11 - Colei che Sfidò la Morte



Magdalene si accasciò  a terra senza forze, dopo due giorni passati senza poter mangiare o bere nulla.
Aveva camminato per almeno un giorno ed una notte, prima che le gambe le cedessero. Cominciò a strisciare per quel caldo deserto di terra secca e pregò, pregò con tutta sé stessa affinché il signore l’accogliesse al suo cospetto, affinché Jesus potesse perdonarla per non essere riuscita a difenderlo. Era sollevata all’idea di morire: avrebbe rincontrato il suo amato, avrebbe potuto avere la prova che quello stesso amore che lei provava era contraccambiato.
Sentì la fame e la sete torcergli lo stomaco, mentre la sua pelle si faceva sempre più livida e pallida, nonostante ci fosse un sole alto e forte.
«Che cosa abbiamo fatto…» sussurrò, mentre una lacrima sgorgò dai suoi occhi chiari. La terra che la circondava le ricordava sé stessa: brulla, arida e sostanzialmente inutile. Una volta non era così. Una volta c’era verde in abbondanza, pianure, fiumi, isole intere… mentre tutto ora era perduto, eccezion fatta per qualche area sporadica. L’uomo era diventato la pena giusta per i crimini commessi dall’uomo, che aveva sradicato il volere di Dio e della natura da quello che sarebbe dovuto essere il loro territorio. Lei, come i miliardi di persone che hanno infestato il pianeta fino a quel momento, non era che un verme. Anzi, come le aveva insegnato proprio Jesus, i vermi erano fondamentali, il che la rendeva indegna del paragone.
«Avevano ragione Mohamed e Fatima» gracchiò senza forze. Vide il sole oscurarsi e sentì come se un gancio di metallo arrugginito le avesse arpionato l’anima per portarla via con sé.
Chiuse gli occhi, aspettando che l’ardore asciutto della sua lingua si placasse con l’arrivo della morte, quella psicopatica Morte che tanto Jesus disprezzava. Dopo un tempo che le parve infinito, sentì un lieve dolore sul volto, come se l’avessero punta con un ago.
«Ma che…» borbottò un vocione profondo. «Non mi era mai capitato di non riuscire a fare One Hit K.O.»
Sentì aprirsi un secondo taglio sotto lo zigomo, decisamente più doloroso del primo, cosa che la spinse ad aprire gli occhi.
Quel che vide la stupì non poco: sopra un corpo di quello che sembrava appartenere ad un bambolotto di stoffa sporco, si trovava una piccola zucca arancione, grossa meno di un pugno.
«Scusi, signorina» disse la strana creatura, che sembrava avere occhi e bocca. «Dovrebbe farmi il piacere di morire. Non so cosa la tenga in vita ma…»
Magdalene non volle nemmeno starlo a sentire. Davanti a sé aveva una zucca. Del cibo. Poco importava che parlasse, avesse in mano una falce e volesse ucciderla.
Ripescando delle energie donatele solo dalla disperazione, si alzò di scatto ed afferrò la strana creatura per quello che era il suo corpo. Al tatto era morbido e caldo, il che le fece pensare che fosse davvero stoffa.
Avvicinò la creatura alla bocca ed essa cominciò ad imprecare. «Non puoi farmi questo, puttanella!» Gridò. «Io sono un emissario di Morte, un figlio di Tanathos, non puoi farmi questo!»
Magdalene, che adorava il sapore della zucca, leccò la creatura per assicurarsi che fosse effettivamente quello che sembrava. Forse fu la fame a farglielo pensare, ma era sicura di non aver mai assaggiato nulla di tanto buono. Il dolce sapore e la prospettiva di mangiare qualcosa le diedero la forza di rimettersi in piedi.
«Aiuto!» Gridò la zucca, mentre sentì i denti di Magdalene poggiarsi su di lei e morderlo. «Cazzo! Cazzooooo! Morte, salvami! Morte!»
Magdalene strinse i denti e ne strappò un pezzo. Sentì il sapore di quella specie di zucca diffondersi nella sua bocca, soave come un coro di angeli. Era un sapore zuccherino e delizioso, delicato e forte allo stesso tempo, tanto piacevole da farle ignorare le grida di quella creatura. In fondo non le interessava sapere nulla, nemmeno del perché quella zucca stesse parlando ed invocando Morte.
Durò pochi istanti, non appena deglutì il boccone, vide comparire davanti a sé un ragazzo dai tratti orientali accompagnato da una cipolla, sulla cui buccia erano presenti occhi e bocca. Sembrano entrambi ferocemente arrabbiati. Giusto, Morte aveva una sorta di fissazione con gli ortaggi! Si disse.
«Ah! Lasciami andare troietta, ormai per te è finita! Boss, aiutami ti prego!» Disse la zucca e Magdalene, senza pensarci su due volte, mise l’intera testa della creatura fra le sue fauci, lasciano il corpo a penzoloni fuori dalla sua bocca.
«Lascia andare Zuccastella!» Gridò la cipolla. «Lasciala andare e ti lascerò tornare dal tuo amichetto all’altro mondo senza nemmeno farti del male!»
«Un cowno…» bofonchiò Magdalene, che a causa dell’impedimento non riuscì a parlare come voleva.
Morte ed il ragazzo orientale la guardarono perplessi. «Come, prego?»
«Un Coorno» disse, in maniera leggermente più chiara.
«Credo intendesse dire “Un corno”, Morte» disse il giovane.
«Grazie, ci ero arrivato anche da solo. Va bene, biondina, allora ti uccido seduta stante.»
«Feemmati. Se mi uccihi, lui muoove co me.»
Morte e il ragazzo si guardarono perplessi. «Credo che ci stia ricattando. Se la attacchiamo si mangia Zuccastella. Non dovrebbe morire in modo atroce mangiando una Mandragola?» Disse il ragazzo.
«Non ne ho la più pallida idea. Non avevo mai pensato alla possibilità che qualcuno cercasse di mangiarli. Dimmi, Magdalene, cosa desideri per lasciare andare Zuccastella? Se vuoi essere risparmiata, l’accordo è fatto. Ti posso procurare anche cibo e bevande, fortunatamente Sakti si sta rivelando una dea davvero premurosa.»
Magdalene, improvvisamente, si accorse di avere il coltello dalla parte del manico. Vada come vada. Go big or go home! Si disse, incitandosi con quello che era una frase tipica dei popoli dell’antica America.
«Ridawmi Jesus!» Gridò.
«Mi dispiace davvero, Magdalene, ma io non posso…» balbettò Morte. Si dovette fermare non appena vide la ragazza serrare le mascelle sempre più duramente sul collo della Mandragora.
«Boss! Non ti preoccupare per me!» Gridò Zuccastella
«Ridawmi Jesus o hui muove!» Intimò per l’ultima volta. Magdalene era pronta a morire. Si preparò a chiudere i denti di scatto, ma con sua profonda sorpresa la cipolla alzò le mani al cielo, trasformandosi in un quello che era, in tutto e per tutto, un altro essere umano.
«Ok. Hai vinto tu.» Disse con tono funereo. «Ora però lascia andare Zuccastella.»
«Boss, no!» Gridò l’interessato da dentro la bocca della ragazza. «Non puoi gettare alle ortiche un vantaggio così grande per me! Uccidi la stronza e vinci questa cazzo di guerra!»
Magdalene si preparò a scattare, ma qualcosa nello sguardo di Morte la rasserenò. Aveva un che di umano, un qualcosa di dolce che traspariva dietro la cortina di rabbia e follia presente sul suo volto.
«Taci, idiota!» Disse. Sembrava davvero arrabbiato. «Mi hai sempre chiamato Boss, come puoi pretendere che io ti lasci morire così? Sai qual è il compito del Boss? Guidare alla vittoria e proteggere la squadra, in ogni caso! Combatteremo insieme fino alla fine e se cadremo, se dovessimo fallire nella nostra missione… beh, lo faremo tutti insieme. Chiaro? Magdalene, sputalo!»
La ragazza, che non voleva che il tristo mietitore traesse vantaggio dalla situazione, estrasse la piccola zucca dalla bocca, tenendola però sempre sotto tiro. «Grazie, Boss!» Disse Zuccastella con voce commossa. Magdalene pensò che stesse piangendo, ma fu difficile dirlo dato che era completamente ricoperto di bava.
«Sappi che sei fortunata. Jesus ha la capacità di tornare in vita nelle prime settantadue ore dopo la morte, se gli viene permesso» disse il mietitore, che subito dopo alzò la falce verso il cielo.
La luce del sole si fece tremula, come distorta, ed il cielo si rabbuiò nel giro di pochi istanti. Caddero folgori ed esposero tuoni, esattamente come avvenne quando fu evocato. Dopo un lampo accecante, dal nulla apparve la sua sagoma china. Il Messia alzò la testa e si guardò intorno, con aria basita.
«Questa è la seconda ed ultima volta che lo faccio, Jesus!» Gridò Morte. «Ma sappi che durerà poco!»
«Cosa sta succedendo qui?» Chiese Jesus.
«Siamo stati entrambi molto fortunati, sai Jes?» disse Morte ridacchiando. «Abbiamo trovato due umani davvero eccezionali come intercessori.»
«Morte... rispondi alla mia domanda. Dov’è il tuo amico Lucifero?»
«Amico Lucifero? Credimi, con una moglie simile se lo conoscessi non ci sarei certo amico, al massimo rivale in amore. Sai perché ti voglio morto, Jes? Oltre al fatto che ti odio e mi hai tradito, intendo. Te lo spiego subito: immagina che scena, scontro diretto uno contro uno fra me e Lucifero. In palio non solo la vittoria della guerra, ma anche il cuore della dolce e splendida Lilith. Non è romantico? Non è epico?»
«Tu sei pazzo, Morte!»
«Me lo dicono in molti. Ma sono tutti morti. Meglio pazzi che morti, non credi? Comunque ti ho appena riportato in vita, potresti essermene quanto meno grato.»
«È vero, Jesus» disse Magdalene, che raccontò in breve quanto era appena successo.
«Ora avete due scelte, belli miei.» Disse il ragazzo dai tratti orientali, che aveva un aspetto piuttosto strano. La sua pelle era grigiastra ed i suoi occhi grigi. Sembrava assai cambiato dalla prima volta in cui lo aveva visto nel Tempio della Luce. Pareva smunto e stanco, come se fosse stato “consumato” dalla guerra. In più, dettaglio che mai sarebbe potuto sfuggire all’attentissimo occhi di Magdalene, non aveva estratto le mani dalla tasca nemmeno una volta da quando era arrivato.
«Come osi rivolgerti così a me, misero umano!» Tuonò Jesus, ma il ragazzo non fece una piega.
«Io non ti devo alcun rispetto, bello» disse. «Comunque ho un nome, mi chiamo Harumi.»
«Non credere che prenderò la briga di impararlo, miserabile. Dovresti chinarti di fronte al potere di un Dio! Non siamo tutti degli idioti come Morte.»
«Ricordo che tu sei lì solo grazie all’idiota, stronzetto. Fammi indovinare: Mohamed era con noi, Sakti stava combattendo con Buddah e Nyarlathotep, mentre Amaterasu l’abbiamo uccisa io e Morte. L’unico che può averti ucciso è Lucifero, quindi. Se non riesci nemmeno a sconfiggere un personaggio minore della tua stessa mitologia, come pretendi di vincere la guerra? Se ti lasciassimo vincere, lasceresti tutto nelle sue mani!»
Jesus fece comparire fra le sue mani una spada ed uno scudo, che brillavano di una strana luce, tanto splendente da essere difficile da non guardare. «Ripetilo, uomo.»
Magdalene, temendo lo scontro, decise di intervenire. «Calmati, Jesus. Ti sta provocando, non lo vedi? Non dovresti essere un Dio, superiore a queste cose?»
Le sue parole fecero centro. Il messia fece sparire le armi ed abbassò lo sguardo, stringendo con forza il pugno.
«I-io… Padre, Magdalene… perdonatemi» disse affranto.
Harumi e Morte ridacchiarono, ma questa volta Jesus non parve farci caso.
«Tranquillo, Jes è solo…» disse lei avvicinandosi, ma non fece nemmeno in tempo a finire la frase. Il Figlio di Dio la strinse con forza a sé, guardandola dritta negli occhi, dopodiché la baciò con ardore.
La ragazza si sentì rigenerata nel corpo e nello spirito. Strinse fra le mani i fianchi robusti del suo amante e contraccambiò quel bacio così ricco di amore, spirito e passione. Sentì un turbinio di emozioni vorticarle vigorose nel ventre, voraci di ogni volontà avversa alla libido ed al vero piacere di quel bacio, sì veloce ed improvviso ma anche vestige di un vero desiderio.
 Quando il volto di Jesus si scostò dal suo, vide la sua pelle diventare di un tenero color violetto. Lei gli sorrise imbarazzata, appoggiandosi poi al suo petto vigoroso.
«Ah, l’amore» disse Morte, che aveva assunto la forma di una sorta di cuoricino stilizzato. «Una volta mi innamorai anch’io. Era una splendida fagiolina… Il contadino ci aveva coltivato l’uno vicino all’altra, ma lei un giorno venne raccolta e mangiata davanti ai miei occhi. Da quel giorno non ho più provato amore per nessuno.»
il cuore si spezzò lentamente in due, per poi riunirsi sino a formare il suo aspetto umano. Questa volta, persino Harumi lo guardò perplesso.
«Immagino vogliate qualcosa in cambio per avermi riportato in vita» disse Jesus. «Ed io non voglio debiti. Prego, ditemi cosa posso fare per voi.»
«Ci basta un favore. Buddah ha raggiunto il Nirvana, il che lo rende praticamente imbattibile. Ti dico solo che persino Nyarlathotep è stato ucciso con relativa facilità… Sakti è riuscita a scappare e mi ha trovato, ma è chiaro come nemmeno noi due insieme possiamo avere la benché minima speranza di sconfiggerlo. Ci servi, Jesus. Se non ci uniamo contro Buddah, non potremmo fare nulla per fermarlo.»
«Mi sta chiedendo un’alleanza, Morte?»
«Oh no, ti prego. Mi vengono i brividi anche solo a dire quella parola. Diciamo che ti sto concedendo una tregua. Ma dopo che Buddah sarà caduto, non aspettarti alcun tipo di compassione.»
Magdalene guardò Jesus, che contraccambiò lo sguardo ammiccando. Entrambi si voltarono i loro nuovi alleati Harumi e Morte, che sbatterono i pugni senza nemmeno guardarsi. Magdalene dovette ammettere come quei due sembrassero avere davvero un’intesa eccezionale.
«Bene!» Disse Morte sorridente, alzando la mano verso il cielo. «Se siamo tutti pronti, andiamo a far secco quel ciccione!»


 
*Buongioooooorno! Capitolo che gode di un certo tempismo, essendo quasi pasqua :D
Beh, Jesus is back to kick ass and kiss Magdalene. And he just finished kissing Magdalene!
Ovviamente i dialoghi scritti di Magdalene con Zuccastella in bocca sono scritti male di proposito, é ciò che che lei dice (ma non quello che voleva dire xd)
Detto questo... detto tutto. Vi piace la collaborazione Morte/Sakti/Jesus? Cosa vi aspettate da Buddah "final form"? Fatemi sapere :D
Ciao ciao!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Harumi - Guerra ***


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Harumi

Harumi sapeva che Buddah era grosso, ma non così grosso.
Non appena gli si parò davanti agli occhi, che ormai avevano assunto una tonalità grigiastra, sentì il suo cuore smettere di battere, o meglio lo avrebbe sentito smettere se non si fosse ormai già fermato da tempo. Era un gigante di mole gargantuesca, il qui solo piede era alto quanto Harumi stesso. I rotoli di grasso penzolavano sopra le sue robuste gambe, coperte da un paio di braghe nere. La sua pelle, che aveva una tonalità dorata, brillava sotto il sole albeggiante di quella rada ed arida pianura, che sembrava estendersi all’infinito. L’intercessore di Buddah se ne stava seduto a gambe incrociate sopra la spalla destra del Dio, intento ad assumere una particolare posa per rilassarsi.
Jesus e Magdalene si tenevano per mano, il terrore era presente nei loro occhi quanto in quelli di Sakti ed il suo intercessore. La dea induista si mise in meditazione, chiudendo gli occhi per poter manipolare le tante energie di cui era la custode.
Morte, nemmeno a dirlo, sembrava di buon umore e canticchiava una canzoncina allegra.
I wonder how, I wonder why
Yesterday you told me ‘bout the blue blue sky
But all that I can see, is just a yellow lemon-tree


Buddah voltò il suo titanico corpo verso i suoi sei avversari, che lo fissavano con aria di sfida.
«Tutto mi sarei aspettato tranne che vedere Jesus allearsi con Morte» disse, sorridendogli. La sua voce era profonda ed inquietante, tanto da assumere una tonalità quasi viscida. «Ah… Sakti… quante volte hanno combattuto i nostri popoli?»
«Una volta tu volevi solo che vivessimo tutti in pace, Buddah!» Gridò lei, visibilmente ferita. «Come hai fatto a ridurti così? Noi volevamo fermare questa guerra. Volevamo che tutti si amassero e rispettassero, volevamo che si rendessero conto che possono chiamarci Jesus, Sakti o Buddah, ma che venerassero solo una cosa: l’amore. L’amore per gli altri, per sé stessi e per la natura. E ora? Siamo solo delle macchine da guerra al servizio di Kali, Satana o chi per loro. Mentre noi combattiamo, i maligni se la ridono!»
Buddah rise, facendo tremare la terra. «Tu credi davvero, mia cara Sakti, che gli uomini vogliano quei valori? Guardaci. Persino Jesus è stato costretto ad impugnare le spade degli arcangeli, persino lui combatte! L’umanità ha bisogno della guerra, illusa. Una guerra definitiva che porti la pace eterna, anche a costo di rischiare l’estinzione. Gli uomini sono servi della paura!»
«Beh, Budino, gli uomini temono la Morte, ovvero me. Quindi che ne dici di allearti con me e far fuori questi due?» Chiese Morte, attirandosi gli sguardi infuriati di Jesus, Magdalene e Sakti. Ad Harumi non sarebbe nemmeno importato: per lui l’importante era continuare a giocare. «Sto scherzando, tranquilli. Non mi alleo con gente che mi potrebbe ammazzare in un colpo!» Rettificò un istante dopo. Persino Buddah, dall’alto della sua statura, lo guardò perplesso.
Jesus fece comparire nelle sue mani una sorta di strana daga, che per qualche motivo sembrava incorporea. Harumi notò solo in un secondo momento come questa fosse come liquida, una sorta di lama d’acqua.
«La daga di Gabriel» disse Morte. «Quando ci combattemmo, nel 33 D.C., usò proprio quell’arma. Credimi se ti dico che ha paura, tanta paura.»
Un violento raggio verde, scagliato da Sakti, diede inizio alle danze. L’energia manipolata dalla dea induista si schiantò contro Buddah, che sembrò a malapena accusare il colpo. «Allontanati!» Gridò Jesus a Magdalene dopo averlo dato il più fugace dei baci. Si strappò la tunica marrone rimanendo a dorso nudo e rivelando un fisico poderoso e selvaggio. Morte, che era nella sua classica forma antropomorfa, decise di imitarlo, rivelando un fisico floscio e deboluccio, decisamente non all’altezza del suo alleato.
Harumi si allontanò dalla sfida e si avvicinò a Magdalene, stando ben attento a non toccarla con la sua “Mano morta”. Non è ancora il momento pensò, mentre l’intercessore di Sakti, che disse di chiamarsi Kumar, si mise a pregare.
«Jesus…» borbottò la ragazza, mentre il suo paladino si lanciava all’assalto del gigante, che lo rispedì a terra con una violenta manata.
Morte cambiava forma di continuo allo scopo di distrarre l’avversario. Schivò un colpo sparendo dalla loro visuale, per quanto Harumi sapeva che si era solo trasformato in qualcosa di molto piccolo. Sakti fece alzare delle colonne verdi dalla terra che però Buddah, rivelando un’agilità inconcepibile per una creatura di quella mole, riuscì a schivare con un salto che fece tremare la terra.
Che fine ha fatto Morte?  Si chiese Harumi, che guardava la battaglia con la consapevolezza di essere del tutto inutile.
«Dobbiamo fare qualcosa» disse Magdalene, dopo che Jesus venne nuovamente colpito. Il messia dei cattolici sollevava a mani nude la mano di Buddah, che provava a schiacciarlo sfruttando la sua forza ed il suo peso e che presto ci sarebbe anche riuscito. Sakti esplose in un luccichio verdastro per ricomparire proprio di fronte a Jesus. La dea induista lo toccò ed improvvisamente la mano di Buddah si schiantò a terra.
«No!» Gridò Magdalene disperata.
«Tranquilla non si è fatto nulla» disse Harumi. Anche Kumar pareva terrorizzato, a giudicare dalla sua espressione. «Sakti l’ha salvato in tempo.»
«Cosa?» Disse lei, con occhi speranzosi.
«Ma come, non l’hai visto?»
Improvvisamente Jesus fece capolino da una nuova esplosione di luce verde. Era letteralmente nel cielo e stava piombando in picchiata contro l’intercessore di Buddah armato di due daghe, entrambe fatte d’acqua.
Buddah urlò e riparò il suo intercessore con la sua grossa mano. Jesus la attraversò, trafiggendola da parte in parte, ma mancò di un soffio l’intercessore che riuscì a schivarlo con un salto.
Il monaco, sfruttando l’atterraggio duro di Jesus lo colpì violentemente ai fianchi, mentre Sakti sparò uno dei suoi raggi contro l’occhio di Buddah.
Il gigante urlò di dolore. Fu un grido tanto vigoroso e violento da gelare il sangue nelle vene e far venire il mal di testa, tanto che Kumar dovette tapparsi le orecchie.
«Avevi ragione!» Disse Magdalene. «Lo ha colpito?»
Un momento… pensò Harumi. Lei non vede bene come vedo io! E nemmeno Kumar…
Buddah saltò all’indietro e mosse in modo brusco le spalle, facendo cadere Jesus che attutì la caduta creando delle colonne d’acqua con le sue spade.
Morte era ancora dato per disperso, mentre Jesus e Sakti si misero in terra l’uno al fianco dell’altra, davanti al loro nemico che li fissò con aria divertita.
«Bene, siete rimasti in due quindi» disse. «Siete riusciti a bucarmi una mano, non pensavo sarebbe accaduto. Nyarlathotep non è riuscito nemmeno a farmi un graffio!»
«Sei un illuso, Buddah!» Gli rispose Harumi, che sorrideva beffardo. Sapeva che Morte era vivo, per quanto paradossale sembrasse quella frase. «Pensi davvero di poter uccidere Morte con una manata?»
«Morte è debole, umano!» Disse. «Lo sappiamo tutti, lui per primo. È solo un povero pazzo, niente di più lontano da una divinità!»
«È qui che sbagli, Budino. Morte è l’unico vero Dio. Forse tu non lo sai, ma se tu sei qui, se Jesus è qui e se questa guerra è in atto, è solo a causa di una donna, tale lady Albedo. Credi di essere una divinità ma credimi, l’uomo ha superato gli dei da tempo immemore. Io sono un uomo, che ne dici di inchinarti a me?»
Kumar e Magdalene, esattamente come le loro divinità, lo guardarono perplessi.
«Il progetto Neo-genesis non vi dice nulla?» Chiese con tono provocatorio.
Morte, qualsiasi cosa tu stia facendo, falla in fretta! Pensò.
«Cosa stai cercando di fare, stupido arrogante umano? Non credere che starò qui ad ascoltarti, come se ne fossi degno!» Tuonò Buddah
«Ne sono più che degno.»
«Sai che potrei ucciderti anche solo volendolo, vero?»
«Tuttavia sono ancora vivo. Forse quel che dici non è poi così vero.»
Buddah rise. «Stai giocando con la fortuna, umano! Bene, vediamo se…»
Il Dio si zittò di colpo. Una sorta di bozzo si formò sulla schiena ed esplose in una pioggia di sangue. Dalla ferita sbucò un enorme verme nero dall’aspetto raccapricciante.
Era delle dimensioni di una persona ed interamente ricoperto di sangue e tessuti, che rendevano lucida la sua “pelle” nera e tutta bucherellata. La sua bocca, dalla quale usciva una raccapricciante lingua biforcuta, aveva una forma circolare ed era grande quasi quanto l’intera sezione frontale della creatura, da cui dei disordinati ed aguzzi denti gialli e verdi sbucavano da ogni dove.
Il vermone, dopo essere sbucato brutalmente dalla schiena del dio, guardò Sakti e Jesus con degli occhi rossi come il sangue, i quali, invece che da ciglia, erano contornati da tentacoli.
«Nyarlathotep!» Gridò spaventato Jesus, osservano il grande antico contorcersi e saltare via dal corpo di Buddah, che si contorceva dal dolore urlando aberranti versi e costringendo il suo intercessore ad aggrapparsi con tutte le sue forze per non essere sbalzato a terra.
Il vermone, lasciando di stucco tutto, aprì delle ridicole ali rosa acceso, sulle quali era rappresentato un estivo motivo floreale di tanti colori diversi. Harumi sorrise: la creatura non poteva essere che Morte.
Jesus lo guardò sconcertato, ma mai quanto Sakti e Kumar, che non potevano essere certo essere abituati alle bizzarrie di Morte.
«Guardatemi! Sono una bellissima farfalla!» Disse con voce giocosa, mentre planava goffamente in terra.
«Che schifo» commentò una volta atterrato ed assunto l’aspetto da Tristo Mietitore. «Non mi infilerò mai più nell’ombelico di un gigante per fare una cosa del genere. Anche se ne è valsa la pena.»
Buddah li guardò con rabbia e gridò di nuovo. «Tu…»
Ce l’aveva con Morte o Harumi, fu difficile dirlo. Ignorando la brutta ferita alla schiena partì alla carica. Saltò su di un lato e colpì Sakti con un calcio che la fece volare per aria, per poi avvicinarsi a Jesus che schivò un primo pugno, ma poco poté contro il secondo, che lo mandò a schiantarsi contro una roccia a centinaia di metri di distanza.
Buddah improvvisamente saltò in aria, levandosi di qualche decina di metri e minacciando di schiacciare i tre intercessori sotto il suo peso. Morte gli saltò incontro, sperando di poterne deviare la traiettoria, ma venne scacciato con una manata.
Harumi capì che non c’era scampo. Sarebbero morti tutti sul colpo, schiacciati sotto il peso mastodontico del Dio. Istintivamente si inginocchiò cercando di scorgere Morte, che osservava con occhi ricchi di terrore la scena. Era troppo lontano per intervenire e comunque non c’era nulla che potesse fare. Sentì la pelle di Buddah toccare la sua, in un istante che parve eterno.
Magdalene urlava e Kumar con lei, quando all’improvviso Harumi udì l’impatto.
Si guardò intorno e vide l’immensa divinità dietro di sé, invece che sopra di sé. Ma che diavolo…
pensò perplesso. Si guardò intorno e vide Morte, perplesso esattamente quanto lui, e Sakti, che stava ripiombando a terra priva di sensi a gran velocità.
Magdalene, che se ne stava inginocchiata davanti a Buddah, ansimava pesantemente ed aveva uno sguardo perplesso. C’era qualcosa di strano intorno a lei, come se l’aria fosse distorta e ne facesse apparire la sagoma sfumata.
«Lo vedi anche tu?» chiese Morte.
«Sì…» rispose Harumi.
«Credo di aver capito cosa sia successo.»
«Idem» concluse Harumi. Morte si lanciò contro l’intercessore di Buddah esattamente come Jesus, che sembrava essersi ripreso.
Non appena raggiunsero il mastodontico Dio, tuttavia, questi si rialzò di scatto, costringendo Jesus a portare via Magdalene e Morte a trasformarsi in una cipolla per evitare di essere colpito.
Buddah raccolse il suo intercessore, che era saltato giù dalla sua spalla un attimo prima dell’impatto, e corse via. Jesus e Morte si guardarono per un istante e fecero segno di “no” con la testa, chiaro segno di come fossero troppo stanchi per inseguirli.
La gigantesca divinità fece qualche passo ma, prima che potesse svanire dalla loro vista, un gigantesco muro di fuoco bloccò la sua corsa. Morte e Jesus si guardarono ancora, scambiandosi occhiate sospettose.
«Se non riproverà a mangiare una Mandragola, non farò nulla di male a Magdalene, te lo giuro. Ora va e finiscilo!» Disse Morte
Jesus annuì, ma prima che potesse lanciarsi all’inseguimento udì una voce, che non sfuggì né ad Harumi né a Jesus.
 «Uccidi il tuo intercessore» disse la voce. Harumi lo riconobbe subito: era la voce di Lucifero.
Morte sorrise malizioso. «Ma anche no. Noi cipolle non uccidiamo i nostri amici!»
Jesus si irrigidì di colpo. Fece un balzo e corse in direzione di Magdalene, fissandola con occhi vuoti. La ragazza era priva di sensi e non poté difendersi quando il Nazareno le poggiò le mani sul collo, cominciando a stringere. Dopo qualche istante Jesus lanciò un urlo ferino, quasi bestiale ed abbracciò il suo intercessore, stringendola a sé con forza e delicatezza.
Stava per obbedire pensò Harumi stupito.
«Vuoi farti due risate?» Disse Morte, indicando Buddah.
Il mastodontico Dio rimase fermo per qualche istante, dopodiché si colpì da solo la spalla con violenza, come se avesse cercato di uccidere una zanzara. Una risata gelida e malvagia si propagò nell’etere con la stessa vigoria delle parole pronunciate in precedenza, con l’unica differenza che questa volta a fargli eco c’era anche la delicata ed educata risata di Lilith.
Un pentacolo cremisi fece capolino nel cielo. Era rosso vivo, circondato di fiamme che avvilupparono l’intero disegno creando una sorta di cerchio di fuoco nel cielo. Esso proprio com’era comparso, sparì.
«Questa volta è stato l’albatros ad uccidere l’Antico Marinaio…» disse la voce di Lilith, ridotta ad una sorta di sospiro.
Il corpo di Buddah cominciò a sgretolarsi, per poi mano mano sparire nel nulla. Lucifero e Lilith avevano creato il loro capolavoro.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Magdalene - L'Unione Apocrifa ***


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Capitolo 13 - L'Unione Apocrifa
 

«…mentre  gliele dava da mangiare, egli la afferrò e le disse: "Vieni, unisciti a me, sorella mia". Essa gli rispose: "No, fratello mio, non farmi violenza…“
Ma egli non volle ascoltarla: fu più forte di lei e la violentò unendosi a lei... 
Assalonne suo fratello le disse: "Forse Amnòn tuo fratello è stato con te? Per ora taci, sorella mia; è tuo fratello; non disperarti per questa cosa"... 
Il re Davide seppe tutte queste cose e ne fu molto irritato, ma non volle urtare il figlio Amnòn, perché aveva per lui molto affetto; era infatti il suo primogenito.»
 La voce, che ripeteva ossessivamente quei nefasti passi della bibbia, la guidò verso una strana luce verde, fastidiosa all’inverosimile. Magdalene cercò di scacciarla come si fa con una mosca, ma essa rimase lì, immune al gesticolare della giovane.
Tutto intorno a lei era nero, o almeno vi rimase finché una luce non si accese rischiarando la torbida acqua malsana nella quale pareva immersa. Era come se si trovasse in una bara piena di uno strano liquido ma che sul davanti, invece del canonico legno, aveva una sorta di vetro attraverso il quale osservò decine di scene sadiche e vergognose. Uomini e donne, incuranti di tutto e tutti, si accoppiavano selvaggiamente e senza ritegno, attingendo alle tante pratiche bizzarre che Magdalene, per lavoro, conosceva fin troppo bene. Sentì delle voci mischiarsi con l’ansimare e si sentì come perdere il fiato quando, improvvisamente, delle fiamme si avvilupparono nell’intero mondo che aveva intorno. La gola le cominciò a dolere e nel cielo, mentre tossiva disperata, vide un pentacolo nero dal quale cadde uno scroscio d’acqua, che spense immediatamente le fiamme. La giovane si sentì subito meglio e riprese a respirare, nonostante avesse la sensazione di essere ancora immersa in un liquido.
Di fronte a sé, in mezzo a quello scenario desolato, vide un uomo che indossava un camice bianco. Aveva l’aria spaventata e i suoi occhi erano vitrei, tanto che Magdalene non poté non chiedersi quale aberrazione potessero aver visto per ridursi così.
«Salvati, amore mio. Prospera su questa terra, rendila fertile e ricca di speranza come hai fatto con me. Fuggi, Iris!» Disse egli con tono disperato.
Vide la cella aprirsi e l’acqua scivolare via, lasciandola nuda e abbandonata dentro quella sorta di teca. Provò vergogna e cercò di coprirsi, ma subito Magdalene si rese conto di come quel corpo non fosse il suo: era più alta e aveva curve molto più prosperose. L’ uomo la guardò, ma non con desiderio come si sarebbe aspettata. Nei suoi occhi v’era solo dolore, lacrime dolenti di un uomo che pareva perso tutto. Difatti non ci volle che qualche attimo prima che perdesse anche la vita. Una voce borbottò un motivetto inquietante e una lama, comparsa da chissà dove, penetrò il petto dell’uomo col camice facendolo accasciare in terra.
Una figura antropomorfa rise folle, tenendo un libro in mano e recitando formule arcaiche tanto orribili che il solo suono pareva essere una bestemmia. La figura, completamente nera e coperta dall’ombra, gridò qualcosa ed alzò la mano. Fece come per abbassarla, ma qualcosa glielo impedì. L’uomo col camice si avventò sull’ombra gettandolo in terra. «Scappa! Scappa!» Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Magdalene obbedì. Udì il suono della pelle che veniva tagliata, del sangue che schizzava via viscido e denso, ma non ebbe la forza di voltarsi. Trovò davanti a sé una porta spalancata, dietro la quale vide Jesus immerso nel bianco. Gridava qualcosa, ma non riuscì a capire cosa…

Magdalene aprì gli occhi confusa. Jesus la strinse forte a sé con gli occhi carichi di lacrime, mentre Harumi e Morte la fissavano con totale indifferenza.
«Magdalene…» borbottò il figlio di Dio con voce carica di apprensione.
Un sorriso beffardo comparve sulla bocca di Morte, che sembrava impaziente di dire qualcosa.
Jesus la baciò con ardore e Magdalene, ancora stordita, non poté che contraccambiare. Con la coda dell’occhio vide Kumar allontanarsi, portando in spalla la povera Sakti che era uscito peggio di chiunque altro da quel terribile scontro.
«Scusa…» disse Jesus con gli occhi bassi.
«Di cosa?»
«Oh nulla di che» si intromise Morte. «Per poco non mi ha concesso l’onore di mieterti.»
«Che cosa… che cosa è successo a Buddah?» Chiese lei con voce roca. Fu Jesus a raccontarle il tutto, ammettendo come, dopo le parole di Lucifero, per poco non finì con lo strangolarla.
«Io… Io non so perché, non mi era mai capitato di cadere vittima di una tentazione simile e…»
«Povero stupido Jesus» lo interruppe Morte. «Vuoi vincere la Guerra degli Dei e non conosci nemmeno il potere dei tuoi avversari. Lucifero ti ha già fregato una volta, e tu ci stavi per cascare nuovamente. Sei il Dio più scarso che abbia mai visto.»
Magdalene si sarebbe aspettata una reazione rabbiosa di Jesus, ma questa non ci fu. L’aver tentato di ucciderla, seppur per meno di un istante, lo aveva come consumato dentro.
«Dimmi, Morte. Di cosa stai parlando?»
Morte sghignazzò. «Perché dovrei dirtelo, Messia-zombie? Ci rimetterei e basta. Io voglio vincere questa guerra, ma ancor di più non voglio che la vinca tu. Conosco Ars Goetia, sai? Ho una villetta lì, vicino alla costa. Ho un orticello ricco di simpatiche creature che… vabbè, tanto non capiresti. Comunque, tra Ars Goetia e la terra preferisco la prima. Esattamente come tra te e Lucifero preferisco Lili… Lucifero. E Lilith. Soprattutto Lilith. Quindi…»
«Peccato che Lilith potrebbe essere tua solo se Lucifero morisse» disse Magdalene, con un sorriso furbetto. «Alla fine te e Lucifero non siete così diversi. Disinteresse per le regole, scarsi nel combattimento, con la capacità di mentire e far sembrare le cose diverse da quel che sono… magari se lui morisse tu avresti una possibilità.»
«Siete entrambi trickster, alla fine» concordò Jesus. «Con Lucifero morto… chissà, magari potresti dominare Ars Goetia con Lilith al tuo fianco.»
«D’altronde si sa, Lilith è la regina delle Succubus, credo avresti modo di divertirti.»
Morte si trasformò in una cipolla e saltò sulla spalla di Harumi, guardandoli con uno sguardo sbieco.
«Non dovrei nemmeno più pagare le tasse lì all’inferno, in effetti.» borbottò con aria convinta.
«In pratica lascereste Morte dominare su Ars Goetia mentre voi prendete possesso della terra, ho torto?» Chiese Harumi.
«Potrebbe essere la nostra proposta, esatto!» Disse Magdalene, che si sentì felice nel vedere uno sguardo di approvazione negli occhi di Jesus. Sarebbe stata una doppia vittoria: innanzitutto Morte era un nemico astuto e imprevedibile e il toglierselo di torno sarebbe stato un grosso vantaggio, seconda cosa poi, nonostante le sue stranezze, era sicuramente meglio di Lucifero. Morte sarebbe stato un piccolo male necessario, al contrario del male assoluto del principe dell’inferno.
«Mettiamola così, Jesus» disse il mietitore. «Tu mi consegni il tuo pentacolo e io ti spiego un po’ delle abilità degli dei rimasti»
«Il tuo pentacolo?» Chiese Magdalene, guardando Jesus digrignare i denti con rabbia.
«Ogni creatura, alla nascita, viene marchiata con un pentacolo. Tutti, da mio padre al criceto che allevavi da piccola. Se si disegna quel pentacolo e si compie un adeguato rito si può evocare chiunque in un piano diverso dal suo. Ad esempio se io disegnassi il tuo pentacolo qui, Magdalene, non potrei evocarti. Ma se lo disegnassi in paradiso tu compariresti lì in paradiso, accanto a me. È così che portiamo le anime all’oltre-mondo.»
«Cosa vorresti farci con quello, Morte?»
«Non è ovvio? Quando riterrò che sia il caso di sfidare Lucifero, ti evocherò lì e tu lo sconfiggerai per me. Dopodiché non mi basterà far altro che rimorchiare o sottomettere Lilith e il gioco è fatto. In cambio ti spiegherò con precisione quali sono le armi di Lucifero. Ci stai?»
Jesus guardò Magdalene, che sembrava però fin troppo disorientata. Riteneva l’accordo vantaggioso, ma fidarsi di Morte non era affatto una cosa sicura. Alla fine, senza sapere che fare, annuì e strinse forte la mano del Messia, il quale rispose al gesto con delicatezza.
«Va bene» rispose Jesus. «Ti mostrerò il mio pentacolo solo quando mi avrai raccontato per filo e per segno i poteri di Lucifero.»
Harumi guardò il suo amico vegetale con faccia incuriosita mentre questi balzava giù dalla sua spalla prendendo la forma di una sorta di fiammella con buffi occhi a palla.
«Lucifero è un personaggio bizzarro» spiegò. «Controlla le fiamme e l’aria, schiere di demoni e le menti di persone e divinità. Per prima cosa, va detta una cosa: se è diventato così potente è solo per colpa di voi cristiani. Se non aveste totalmente annientato ogni singola cultura antica, l’inferno sarebbe composto sì e no da una mezza dozzina di demoni. Lilith stessa, in un tempo passato, non era che una dea dell’amore, sai Jesus? Magari si sarebbe anche alleata con te, dato la sua indole bonaria.»
«Come fai a dire che Lilith è di indole bonaria, Morte?» Chiese Magdalene perplessa.
Morte rise di gusto. «Ah giusto, per voi cattolici chiunque si opponga a voi è malvagio, dimenticavo. Siete peggio dei nazisti. Sai chi è Lilith? Per i mesopotamici era una dell’amore. L’amore, lo stesso amore che predicate e rinnegate in continuazione. Se lei riesce a esprimere l’Amore solo con Lucifero, è perché evidentemente non è lui che rifugge dall’amore.»
«L’unico amore che quella subdola Succubus concepisce è l’amore carnale, Morte.» Rispose nervosamente Jesus.
«Come se non fosse anche quello amore!» Rispose Harumi, guardando Jesus con aria di sfida. «Più passa il tempo più mi rendo conto di quanto voi dei siate ormai inferiori all’uomo.»
Jesus strinse con forza il pugno. Magdalene lo accarezzò per calmarlo, conscia di quanto quell’alleanza fosse importante per loro.
«Comunque, per farla breve. Lucifero e Lilith vivono in simbiosi: tutto quello che scopre l’uno è noto all’altra e viceversa. Non vi consiglio di provare a corrompere un demone, dato che tutti quanti amano il loro leader. In più è in grado di condizionare persino le divinità, come ha fatto con Buddah. Io e Maometto siamo immuni a questo suo potere, ma voi altri no. Ma non credere che sia forte come sembra: lo spettacolino che ha fatto poco fa gli deve essere costato tutte le energie che aveva. Se riuscirete ad ottenere uno scontro frontale uno contro uno, o contro due, non hanno la benché minima speranza di vittoria. Ah, quasi dimenticavo: sei riuscito a non uccidere Magdalene perché il vostro legame è più forte delle parole di Lucifero. Ma se invece che “uccidete il vostro intercessore” avesse detto “Jesus, colpisci il tuo intercessore”, dando un ordine più preciso e semplice, per te sarebbe davvero difficile resistere. Quindi ti consiglio, prima di affrontarlo, di… unirvi maggiormente, ecco.»
«Cosa intendi?» Chiese Jesus ingenuamente. Morte e Harumi lo guardarono impassibili, al contrario di Magdalene, che non aspettava di meglio.
«Ah…» Borbottò lui imbarazzatissimo, mentre Magdalene lo guardava sogghignante. «S-Suppongo che o-ora debba mostrarti il mio pentacolo.»
Dalla sua mano apparve un fascio di luce, che si intrecciò disegnando un cerchio di pura luce. All’interno di esso apparve una sorta di X sbarrata al centro, decorata con vari altri simboli religiosi che Magdalene aveva imparato a conoscere frequentando i diversi preti che aveva conosciuto lungo la sua ancora giovane vita. Morte, trasformando il palmo della sua mano in un foglio e le sue dita in una matita, disegnò con cura quanto vide usando la schiena di Harumi come appoggio.
«Benissimo!» Borbottò Morte. «Aver avuto a che fare con voi è stato meno spiacevole del previsto.»
Jesus e Magdalene li videro allontanarsi con passo rapido, ma improvvisamente Morte si voltò indietro. «Ah, quasi dimenticavo. Volevo farti una domanda, Magdalene.»
Essa lo guardò impassibile, come ad invitarlo a procedere.
«Ma per caso tua madre era una tettona?»
Magdalene arrossì, spiazzata dalla domanda del Mietitore.
«Che razza di domande fai, Morte?» Chiese Jesus arrabbiato. «Non provare nemmeno a fare strani pensieri o io…»
«Santo cielo, Jesus! Non voglio farmi un cadavere, cazzo. Amo essere la Morte, non amo i morti in sé! Se risponderai, Magdalene, entrambi riceveremo un’informazione utile, te lo prometto.»
«B-beh, s-sicuramente era molto prosperosa eh…»
Morte ridacchiò insieme ad Harumi. «Bingo!» Disse il ragazzo giapponese. «Ti dirò una cosa, Magdalene, e consideralo una maniera per ringraziarti per avermi salvato la vita. Indaga sul progetto Neo-Genesis, come abbiamo già fatto noi. Tua madre, l’intercessore di Nyarlathotep, Fatima e l’intercessore di Lucifero, ovunque quel figlio di puttana sia, non siete persone normali. Sono stati creati in laboratorio per ragioni che ancora ci sfuggono e siete in grado di attingere a poteri cui io non potrei… non avrei mai potuto accedere. Sfruttali con cura. Per il resto… Beh divertitevi ‘sta sera!»  Concluse, facendo loro l’occhiolino e voltandosi allegro.
Magdalene guardò Jesus perplessa, non appena Morte e Harumi si allontanarono dalla visuale. Avrebbe voluto pensare a quanto aveva scoperto, a come avrebbero potuto sconfiggere Lucifero e a decine, centinaia di cose molto più serie. Ma nella sua mente fluttuava leggiadro un solo ed unico pensiero, cosa che anche Jesus parve condividere. Quella sera, per la prima volta nella sua vita, il sesso per Magdalene trascese il livello carnale, unendo i due molto più in profondità di quanto lei credesse possibile.

SONO TORNATO, CAZZO. No seriamente, 'sto periodo la mia vita è stata divisa da tre sole attività: lavorare, uscire e giocare a D&D. Ma ora sono tornato (sperando di non continuare così a rilento).
Detto questo... sì, è un capitolo di transizione, ma serviva quanto a me (per riprendere la mano) quanto alla storia. Spero che mi seguiva sia ancora vivo (dopo tutto 'sto tempo non è da escludere) e che sia pronto per i prossimi 6 Capitoli + 1 che mancano alla fine. Grazie per aver letto ;D

 

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