Mercy || Jeff The Killer

di ADH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1 - VITA DA KILLER

 

Sto correndo come una furia,cercando un nascondiglio con lo sguardo,mentre un cane della polizia mi sta inseguendo con la bava alla bocca.So di essere dolce,ma non mi va di finire tra le fauci di quel fottuto cane! Con il fiato corto,il cuore che sembra volermi uscire dal petto e una voglia incredibile di bere un bicchiere d'acqua,mi infilo nel primo bidone della spazzatura che mi capita a tiro.Mi ricopro con la spazzatura,sperando che quel cane giri a largo da me e dal mio fetore di sangue rattrappito. Ho perso il mio coltello prima ,adesso non ho niente con cui difendermi.Merda! Mi appoggio al metallo del pestilenziale cassonetto,e inizio a respirare affannosamente. La corsa mi ha strappato via tutte le energie,il fianco sinistro mi fa male e inizio a patire la mancanza del mio amato coltello.Un rumore di passi fuori dalla puzza del mio nascondiglio mi mette all'allerta.--Dov'è finito quel bastardo?-- ringhia un agente.Sorrido,amo far incazzare gli agenti di polizia,è molto divertente.Dell'adrenalina inizia a scorrermi nelle vene;da un lato,voglio che mi scoprano.Sento un'altro tizio rispondere --E' incredibile!Ci è sfuggito di nuovo--.Una bestemmia,una minaccia bella e buona e i due poliziotti si allontanano correndo mentre comunicano qualcosa attraverso le loro mini-radio.Sospiro di sollievo.I miei polmoni non ce la fanno più : ho corso quasi mezz'ora senza fermarmi un secondo -per quanto io sia in buona forma- persino un killer è stremato dopo una corsa del genere. Dopo mi ricordo del mio coltello...il mio prezioso coltello...dove sarà finito? Si sente solo? Ha paura? Okay so che è un oggetto inanimato -e non sono così pazzo da considerarlo una persona vera- ma è come se fosse il mio compagno di omicidi.Lo tengo con me da quando è morto mio padre -per mano mia- tre anni fa.Nel frattempo sono diventato un assassino come si deve,famoso in tutto il mondo,ricercato e temuto in ogni dove.Sono comparso persino tra le prime pagine di New York Times per aver assassinato una troia,che ho scoperto solo dopo essere un'attrice. Avrei dovuto immaginarlo dai vestiti costosi...ma io non mi soffermo mai su questi particolari. Quando la puzza dei rifiuti inizia a nausearmi esco.Mi guardo nervosamente intorno.Via libera!Mi astengo dal correre ancora,non ne ho voglia,e le mie gambe sembrano diventate macigni. Inizio a camminare,ancora triste per il mio coltello.Uccidere non sarà più la stessa cosa senza quel bellissimo coltello da cucina. Lo stesso che ha ucciso mia madre,mio padre e mio fratello. Sapete...dopo aver assaggiato il sangue della mia famiglia è diventato una parte della mia vita quotidiana. Assassinio dopo assassinio si è un po' arrugginito,il suo manico è diventato scolorito e la lama smussata ; ma è un vecchio cimelio a cui non voglio assolutamente rinunciare.Pensando al mio coltello non mi sono minimamente accorto di essere già arrivato.Scuoto la testa per non pensare a Colty -sì,ho dato un soprannome al mio coltello- e decido di entrare. Se mi dovesse vedere qualcuno sarebbe un problema,ma come minimo chi mi vede scapperà come una furia senza avere il coraggio di indagare...a meno che il tizio non voglia suicidarsi.Entro nell'ambiente famigliare di "casa" mia.In realtà la mia "casa" dolce "casa" non è altro che una piccolissima casetta nel bel mezzo di una fitta boscaglia.Abbastanza nascosto da tenere al sicuro un killer,non abbastanza pulita da potersi definire casa.Sbatto il legno marcio della porta,stanco e spossato.Mi getto sul mio letto provvisorio -un ammasso di coperte puzzolenti di muffa trovati in giro per questa topaia,messi disordinatamente a terra- e chiudo...ehm no, volevo dire...dormo. Non ho più le palpebre. Volevo vedere il mio splendido sorriso tutto i giorni a tutte le ore, ma diventa difficile se devi dormire. A volte mi chiedo anch'io come diavolo faccio ad addormentarmi.Ma col tempo ho imparato che meno domande mi pongo meglio è.So di avere una mente deviata,so anche di non essere una persona "pulita",ma non posso farci niente. Tre anni fa,quando avevo quindici anni,ho ucciso tutta la mia famiglia rimanendo da solo.Adesso patisco le pene inflitte dai fantasmi delle persone che uccido,mi perseguitano dappertutto.Ma a me basta metterle a tacere uccidendo ancora. La mia sete di sangue non si placa...l'odore del sangue e il calore che provo ogni volta che vedo la vita strappata ad una persona per mano mia sono diventate droghe a cui non posso far a meno. A volte mi vergogno,ma solo quando sono tecnicamente lucido.Quando il mio istinto assassino prende i controllo di me la poca ragione che mi rimane viene messa K.O dalla voglia di uccidere.Succede sempre così,dopo la notte di tre anni fa.A me non resta altro che aspettare che la polizia mi faccia fuori o che qualcosa mi uccida.Una malattia improvvisa...una vittima che decide di difendersi decentemente...una caduta dal terzo piano di un edificio...qualunque cosa che ponga fine a tutto quello che sto facendo.Perchè è impossibile che uno come me possa vivere a lungo,di certo merito una qualche punizione divina o stronzate del genere. Decido di chiudere la fontana del rimpianto e dormire definitivamente.Mi raggomitolo tra le coperte,in cerca di una posizione comoda, e in ben che non si dica sono avvolto dal buio.Pronto a fare un altro dei miei sogni carichi di ricordi e sensi di colpa.

.......

Il sole mi colpisce dritto nelle pupille,mi alzo di scatto e mi corpo gli occhi con le mani.Cristo che male! Sto iniziando ad odiare il sole.Le mie povere pupille soffrono la luce,dopotutto non ho le palpebre,niente lunghe ciglia che mi proteggano dal sole.Vaffanculo specie di palla gassosa sospesa nello spazio!!Quando che il mio classico shock mattiniero smette di crearmi problemi,mi guardo attorno e sento l'aria gelida del mattino,afferro una coperta impolverata e me la attorciglio alla bella e meglio intorno alle spalle infreddolite.Rabbrividisco.Questa catapecchia avrà minimo un centinaio di spifferi,altro che riparo dal freddo!Non ci penso,rischierei di deprimermi.Sento qualcuno bussare contro la porta --Ehi c'è nessuno?-- una voce femminile mi trapassa le tempie come un fulmine.E' ora di uccidere un viaggiatore vedo! Emozionato infilo una mano in tasca.Cazzo il mio coltello! Riprendo la calma.Non mi serve un coltello per uccidere qualcuno,non è la prima volta che uccido senza Colty. Apro la porta e mi getto sulla sconosciuta,ridendo.Ma c'è qualcosa che non va.Niente urla,niente pianti.Guardo in basso.Sono seduto sulla pancia di una ragazzina sui tredici,forse quindici anni,e le sto stringendo il collo,tentando di strangolarla.Dei disordinati capelli color grano gli cadono sulla fronte come se avessero una vita propria,due occhi dai differenti colori-uno grigio l'altro verde smeraldo- mi osservano stupiti,ma non terrorizzati.Sorrido in modo maniacale,sperando di spaventarla.La ragazza non fa una piega,anzi,mi sorride solare.Sconvolto,stringo la presa sul suo esile collo da adolescente.La ragazza continua a fissarmi,senza tentare di liberarsi.Non è che la sto stringendo troppo delicatamente? Magari dopo tutti questi anni di omicidi con il coltello ho dimenticato come si spezza il collo di una ragazza. Faccio più pressione,ma ancora niente. Lei apre la sua boccuccia e parla,con voce soffocata --Ehm Jeff...sei pesante.Ti levi di dosso?--.

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1223 PAROLE!!! IL MIO RECORD!

SO CHE LA STORIA ALL'INIZIO PUO' SEMBRARE COMICA,MA PIU' AVANTI DIVENTERA' MOLTO DRAMMATICA.

SPERO CHE VI SIA PIACIUTO!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2 - MERCY

 

Mi alzo a bocca aperta. Non gli ho fatto un cazzo! Com'è possibile? Le sarebbe dovuto almeno mancare il fiato. --Grazie-- fa lei sorridente. --C-chi sei?-- chiedo,con voce un po' troppo alta. Lei piega leggermente la testa di lato,come se non capisse la mia domanda. --Ehm ecco...-- sembra pensarci un po' --Sono una tizia!-- dice alla fine .Una cosa? Una tizia? --Che vuol dire?-- sono sempre più confuso. Uno: perchè cazzo non scappa? Due: Come diavolo ha fatto a cavarsela dalla mia stretta senza il minimo graffio? Tre: Come diavolo fa a sapere dove mi nascondo? Respiro per calmarmi. La ragazza continua a fissarmi con una strana luce negli occhi,come se fossi uno dei suoi più cari amici. --Beh ecco...-- inizia. E perchè fa sempre "ecco"? --...n-non ho un nome--. Che si tratti di amnesia? --Come non hai un nome?--. Lei sembra voler ricordare qualcosa --Ma tu dovresti sapere come mi chiamo Jeffrey!--. A sentire di nuovo quel nome ho uno scatto d'ira,ma mi sforzo di rilassarmi. Uno come me non può permettersi di perdere il controllo, dato che la situazione potrebbe finire male. --Non chiamarmi così!-- urlo.Jeffrey appartiene al passato,Jeff è il presente. --Scusa,scusa-- agita una mano in segno di dispiacere --Ecco...non immaginavo che ti desse fastidio-- la sua voce è innocente e ingenua,mi da fastidio. Respiro,la voglia di ucciderla sta aumentando e la pazienza scendendo. --Che vuol dire che io dovrei saperlo?--. Lei mi guarda e fa un larghissimo sorriso,mostrando denti immacolati come perle --Ci siamo già conosciuti,solo che a quei tempi non esistevo ancora!!--.Quella frase mi rimbomba nel cervello.Che vuol dire? Chi è questa ragazza? --Cosa?-- faccio io,spalancando la bocca.La ragazza mi si avvicina con totale disinvoltura e mi posa una mano sulla guancia.Proprio sui tagli che mi sono inflitto tre anni fa --Cosa...ti è successo?Ti sei fatto male?--.Allontano la sua mano con un colpo brusco,la mia reazione sembra coglierla alla sprovvista,tanto che si allontana così velocemente da scivolare sull'erba,cadendo a terra. Mi ha sfiorato la guancia? Sono tre anni che non lo fa nessuno.Il tocco di questa ragazza e gentile e delicato,mentre io sono abituato a pugni e tentativi disperati di difesa. Sono sempre io a toccare qualcuno,e non sono neanche lucido quando succede. Mi allontano,sconvolto. Poi passo a toccarmi la guancia,mi sembra di sentire ancora la sensazione della sua mano calda sulle cicatrici del mio sorriso -dopo tre anni i tagli si sono uniti,e le due parti si sono cicatrizzate in un ghigno maligno degno di un killer- è una strana sensazione,ma non è poi così male. La ragazza si rialza --Ahi!!-- piagnucola,poi mi guarda.In qualche modo capisce la mia reazione e si fa immediatamente comprensiva --Tutto bene?-- nota le mie spalle --Oh cielo! Stai tremando!--. Non me ne ero neanche reso conto,sto tremando? Allontano le mani dal volto,che in qualche modo sembravano non volersi staccare dalle cicatrici. Faccio cadere le braccia molli sui fianchi. Respiro,fa un freddo cane. Una nuvoletta esce dalla mia bocca,mi sembra che la temperatura stia scendendo di gradi in gradi.La ragazza tira fuori da una borsa a tracolla una enorme giacca nera,si avvicina lentamente e me la mette sulle spalle --Fa freddo...ecco così starai meglio!-- fa sorridendo.Dovrei ringraziarla,invece mi stringo la coperta insieme alla giacca sulle spalle e le chiedo di nuovo --Chi sei?--. Lei si allontana --Te l'ho detto! Dovresti già saperlo chi sono,e poi non ho un nome!--. Io trattengo l'istinto di riprovare a strangolarla. Per una volta cerco di comportarmi da persona normale e gli dico --È impossibile,tutti hanno un nome--.Tutti hanno un nome,anche gli assassini come me. Lei alza le spalle e sorride ancora. La guardo negli occhi.Sono...innaturali. L'occhio sinistro è di un grigio talmente chiaro che sembra fatto di vetro,mentre quello destro è di un verde così intenso che non può essere minimamente paragonato al più prezioso smeraldo. Non me ne accorgo neanche,inizio a fissarla come un ebete. Una strana sensazione mi passa il cervello,fino ad arrivare al petto. Non è la sensazione che provo quando devo uccidere qualcuno,ma è una cosa strana.Come se stessi avendo un deja-vu,o come se qualcosa mi stesse dicendo di voltarmi e andarmene. --Non puoi non avere un nome!-- faccio dopo essermi staccato da quegli occhi inumani. --Beh ecco....perchè non me lo dai tu? Come hai vecchi tempi si!!--.Vecchi tempi? Che intende? Ignoro l'ultima frase che ha detto e penso ad un nome.Ma perchè diavolo mi ritrovo a dover dare un nome ad una strana ragazzina? Sospiro,mi infilo le mani in tasca...voglio il mio coltello...scuoto la testa.Non è il momento di pensarci!Un nome...un nome...poi penso ad un nome perfetto --Mercy! Che te ne pare?--.Lei sembra apprezzarlo --Ecco...Mercy è perfetto! Chiamami Mercy!-- detto questo inizia a saltellare emozionata,battendo le mani come una bambina che sta per andare ad un parco giochi. --Che bello mi sembra di essere tornata in dietro nel tempo!--. Non capisco cosa voglia dire,ma forse è solo una ragazza un po' folle. Perchè Mercy? In inglese significa "misericordia" ed è la cosa che mi serve di più in questi giorni. Il me del passato ha lasciato posto all'assassino che c'è oggi.Scie su scie di sangue innocente mi macchiano l'anima di nero,ma ormai non riesco a controllarmi. Come ho già detto è una droga, anche a me farebbe comodo un perdono di qualsiasi genere. E' egoistico,dopo il male che ho fatto alla mia famiglia e a tante altre persone,voglio il perdono? Sono solo un pazzoide,sul serio,incredibilmente malato. Andiamo... non merito una cosa del genere. Ma Mercy le s'addice...un nome singolare per una persona molto singolare. Ma voglio delle risposte,perchè questa ragazza è venuta qui? Cosa vuole? --Senti Jeff...-- infila una mano nella borsa a tracolla e tira fuori il mio coltello --L'ho trovato ieri sera.Ha il tuo odore,lo rivuoi?--. Guardo il mio coltello e lo afferro sorridendo. Colty è l'ultimo ricordo della mia famiglia.Un orrendo ricordo,ma almeno prova che anch'io avevo una famiglia. --Dove l'hai trovato??-- lei ride,come se fosse felice di vedermi così sollevato. --Era in una stanza,c'erano dei lenzuoli bianchi per terra e una roba rossa appiccicaticcia.Che cosa è successo lì dentro?--. La guardo,lasciando che la mia mandibola cada in un'espressione sorpresa. Possibile che non sappia cos'è un omicidio? Sa che sono un serial killer...giusto? --Hai detto che hai sentito il mio odore-- rimetto il coltello nella tasca della felpa --Cosa sei un cane?--. Lei ride alla mia battuta come se fosse più divertente di quello che in realtà è. Dice --Ma no spiritosone!Ho l'olfatto sviluppato!-- arriccia il naso.Io ancora non capisco,quel'è il suo problema? Questa ragazza è strana,non solo per l'eterocromia ma anche per il suo modo di parlare: più giovane di quanto sembri. Nonostante la statura sembra una bambina. Voce squillante,innocente e incurante del fatto di trovarsi di fronte ad un assassino. Potrei ucciderla,come potrei anche ritornarmene a casa e fare finta che niente di questo sia successo. Ma decido di rimanere a guardarla,voglio delle risposte --Quanti anni hai?-- chiedo.Lei alza le spalle e poi inizia a fare dei calcoli mentali,muovendo le dita come serpentelli --Venti?Cento?O forse erano duecento?Oh...l'ho dimenticato!Scusa Jeff!--.Ma è pazza! E' fuori di melone! E' messa peggio di me questa! Faccio un sorriso tirato,quando una sensazione di vuoto mi attanaglia il cuore,bloccandomi di colpo. Cazzo! Devo uccidere qualcuno. Mi porto una mano alla testa e una proprio sul cuore,imponendo al me assassino di starsene buono ancora per un po'. Ma proprio non funziona. Il dolore al cuore aumenta e sento la testa andare a quel paese. Adesso che ho riavuto il mio Colty posso tranquillamente andare ad uccidere...che male c'è...una vittima in più,una in meno...che fa? Un sorriso sadico mi appare sul volto. --Resta qui-- dico frettolosamente a Mercy,confusa. Con passo svelto mi avvio verso la città. --Ecco...Dove vai?-- chiede lei seguendomi con lo sguardo,mi guarda smarrita come se avesse di colpo perso il senso dell'orientamento. --A...lavoro--mento. Anche la mia voce sembra cambiata,ormai non sono più lo stesso.Inizio ad aumentare il passo,Mercy rimane indietro.Presto non sento più i suoi occhi fissarmi,perchè ho già raggiunto il bordo della strada con una velocità incredibile.E' ora di far festa! Chi uccido oggi? Ieri sono passato a fare una visitina agli appartamenti subito di fronte al bosco,mi sa tanto che oggi andrò a fare una visitina a quel vecchiaccio che abita vicino alla mia vecchia casa. Il mio vecchio vicino...l'ho sempre odiato. Inizio a correre,in preda ad una risata maligna. Solo immaginarmi la faccia di quel vecchio piegata dal dolore mi sta emozionando un po' troppo. Dovrei concentrarmi -nel caso che qualche poliziotto stesse setacciando il territorio- ma ormai sono fuori di me,pronto ad uccidere.

....................

Sangue. Solo sangue. E' quello che ho addosso in questo momento. Macchia la felpa,i jeans neri e le scarpe. Per non parlare dei muri e del suolo. Ho i piedi immersi in una pozza di sbrodo cremisi puzzolente. Credo di aver esagerato sta volta. Il sangue mi è arrivato persino sui capelli,appiccicaticcio e umido.Prima ho puntato alla gola della mia preda ,questa fece in tempo ad emettere un urlo di terrore prima che il mio coltello lo interrompesse. Dopo avergli inciso un enorme sorriso sulla guance,che di sicuro lo ha fatto ringiovanire,avevo ancora una voglia incredibile di uccidere qualcun'altro. Ma poi ho cambiato idea. Con il coltello ho letteralmente squartato il cadavere,se adesso abbasso gli occhi,posso vedere quelli del vecchio rotolare per la stanza,insieme a fegato e milza. Questo è bastato per calmarmi. Che io sto peggiorando? Mi sembra di perdere piano piano quel poco di umanità che mi resta. Mi passo nervosamente le mani nei capelli umidi e sporchi. Guardo intorno a me,cercando di non soffermarmi troppo sul cadavere del vecchio. La casa è ancora in ordine,ma macchiata di rosso.Tre muri su quattro,record. Quel liquido cremisi è schizzato dappertutto. Però c'è qualcosa che non quadra,mi sento osservato. Volto di scatto lo sguardo verso la porta. Mercy mi sta guardando,chiaramente scioccata. Merda! Da quanto tempo è lì? Mi ha visto?. Trovo la forza di guardarla negli occhi e con orrore scopro che i suoi occhi,prima luminosi e raggianti, sono vitrei. Ma c'è qualcos'altro. L'eterocromia è sparita,entrambi gli occhi sono neri,dello stesso colore della pece. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 2 - AMICA

Continuo a fissarla non sapendo che dire. Il suo sguardo da inumano è diventato...alieno. Le pupille -adesso nere come petrolio- sono come inchiodate al mio volto. Mercy è pallida e ha le labbra tremanti. Sembra caduta in una specie di trance e quasi la capisco. Non capita tutti i giorni di trovarsi un cadavere squartato ai proprio piedi,ma i suoi occhi hanno cambiato colore! Lei solleva lentamente una mano e si tocca il volto,per poi strofinarsi gli occhi con la manica della maglia. --J-jeff...-- sussurra con voce soffocata. Quando tolse le mani dal volto,il suo sguardo era tornato normale. L' eterocromia è di nuovo visibile,ma lo sguardo sconvolto è ancora impresso nei suoi occhi. Mercy mi sta ancora guardando con gli occhi gonfi di lacrime. Io abbasso lo sguardo e inizio a guardare la pozza di sangue che piano piano si stava allargando sotto ai miei piedi, interrompendo il contatto visivo. Riposi il mio coltello in tasca,non riuscivo ancora a realizzare cosa era appena successo. L'unica ragazza che sembrava trattarmi normalmente mi ha visto uccidere qualcuno senza pietà,e per di più ha la possibilità di cambiare colore degli occhi...scuoto la testa,cercando di mettere in ordine la confusione. --...Che ti è successo?-- riuscì a chiedere lei tra un singhiozzo e l'altro. Delle lacrime le caddero sulle guance e finirono per schiantarsi al suolo,mischiandosi con il sangue cremisi della mia ennesima vittima. Non risposi,non sapevo neanch'io cosa mi fosse successo. Forse nessuno poteva saperlo in realtà. La mia incredibile voglia di uccidere, la gioia che provo nel guardare il dolore...non so da cosa scaturiscono. Ma so per certo che io non potrò mai ritornare il ragazzino tranquillo di un tempo,mai. --Cosa avevi agli occhi?-- chiedo in tono freddo,sperando vivamente di ricevere risposta. Ma Mercy continua a piangere,cercando inutilmente di soffocare i singhiozzi. L'ho spaventata? Che domande ovvio che sì...Mi allontano dal cadavere ancora di più,spingendomi in direzione di una Mercy tremante. Senza proferire più una singola parola, ignoro la ragazza e mi precipito fuori dalla porta con grandi falcate. Lei si gira,per qualche ragione mi viene dietro. Mi volto solo per guardarla un secondo,per poi chiedermi perchè mi segue ancora. La ignoro e continuo a guardare davanti a me --A-aspetta!-- cerca di chiamarmi. Ma continuo ad ignorarla,infastidito. Mentre cammino sollevo una mano,ancora macchiata di rosso. Me la pulisco sui jeans,sporcandoli ancora di più. Ad un certo punto,ormai arrivato al bosco, non sento più i passi di Mercy seguirmi. Mi fermo e mi giro. Non c'è. Sospiro di sollievo. Quello che ho appena fatto a quel vecchio è la prova che non ho un vero e proprio controllo, se dovessi fare del male a Mercy di sicuro non potrei mai perdonarmelo. E' l'unica che non si è spaventata guardandomi dritto in faccia,sarebbe un peccato se venisse uccisa. Decido di dimenticarmi dell'accaduto, ritorno sulla mia strada ma dopo esattamente due passi Mercy mi appare di fronte arrabbiata --Ma insomma!-- esclama. Per la sorpresa indietreggio --Ma tu eri dietro di me!-- faccio io a bocca aperta. Lei incrocia le braccia al petto,il volto era ancora segnato da qualche lacrima,ma quello che io ho interpretato come paura e diventata di colpo rabbia --Se io ti dico di aspettarmi tu mi devi aspettare!-- mi rimprovera. Io stringo le mandibole,ancora più infastidito --Io non devo aspettarti,sparisci-- gli faccio scuotendo una mano,come per scacciare un cane randagio. Lei scuote la testa --Non me ne vado!-- dice decisa. Io la fulmino con lo sguardo --Sono un'assassino! Perchè ti ostini a starmi dietro? Per il tuo bene...-- riprendo a camminare sorpassandola --...stammi lontana!--. Lei sbatte un piede a terra,come una bambina offesa,e cammina nella mia direzione e urla un --Tu non sei un assassino!-- talmente forte che la sua voce riecheggia tra gli alberi,si vedono anche un paio di uccelli alzarsi in volo terrorizzati e volare lontano. Mi blocco di colpo e mi giro. Mercy era davanti a me,un paio di metri di distanza, e stava di nuovo per rimettersi a piangere --Cosa te lo fa pensare? Tecnicamente chi uccide una persona,come ho appena fatto io, è considerato un assassino-- le spiego impassibile,sperando che si giri e sparisca tra i cespugli per poi non farsi vedere mai più. Ma Mercy è come inchiodata al suolo,per niente spaventata. --Tu non sei così in realtà--. Io alzo gli occhi al cielo. Sono un killer,non ci vuole così tanto a capirlo...perchè è così testarda? --Cosa te lo fa credere?-- incrocio le braccia al petto,sopra ad una chiazza di sangue ormai rattrappito --A-allora davvero non ti r-ricordi di...-- la voce le muore in gola. Abbassa lo sguardo sui suoi piedi. --Non ci siam mai conosciuti-- dico quasi subito. Lei stringe i pugni,chiaramente innervosita --Invece si...-- fa una pausa --...Jeffy--. Io rimango di sasso. Jeffy...solo mio fratello e...non ci credo. Adesso mi ricordo. Quando ero molto piccolo avevo una specie di "amica immaginaria" con lunghissimi capelli color grano e un paio di gemme al posto degli occhi. La mia confusione si trasforma subito in una risatina nervosa...forse per cercare di non urlare dalla sorpresa --E'-è impossibile. Insomma... tu non esisti. Eri una mia amica immaginaria... non esisti-- smisi di ridacchiare e mi portai una mano alla testa. E' fatta,sono definitivamente impazzito. Tutti i bambini avevano amici immaginari da piccoli,specialmente se passano tutto il tempo da soli, perciò mi sembra ovvio che anch'io decidevo ci crearmi una "realtà" tutta mia. Ma questa la ragazza della mia immaginazione era solo finzione. Eppure ecco che mi si materializza qui questa mocciosetta identica alla mia amica immaginaria. Riesce a cambiare colore e...non la sento arrivare. Che diavolo sta succedendo?. --Uff...-- lei sospira avvicinandosi. Alza una mano al cielo e...CLAP!... mi da uno schiaffo in pieno volto.--Se non esisto come mai riesco a ferirti?-- chiede. Io mi tocco la guancia e la guardo -se potessi sgranare gli occhi...adesso mi starebbero per uscire dalle orbite. Spalanco la bocca e indietreggio --Sono impazzito sul serio...sono fuori...-- mi dico a bassa voce. Lei mi sente e sbuffa --Esisto!-- dice agitando le braccia in aria per attirare la mia attenzione. La ignoro ma Mercy inizia a parlare --Tanti anni fa passavamo ogni nottata a parlare,a volte giocavamo anche. Ma poi sei diventato strano,hai detto che non esistevo e che dovevo sparire. Io ho pensato che avessi bisogno di stare da solo per un po'...perciò me ne andai. Ma al mio ritorno eri sparito,e c'erano tre lenzuoli bianchi a terra. Cos'è successo Jeffy?--. Io scuoto la testa e inizio di nuovo a ridacchiare. Sono davvero impazzito. Mi passo una mano nei capelli sporchi cercando inutilmente di rilassarmi. Faccio per dire qualcosa,ma all'improvviso sento un forte rumore venire da dei cespugli poco lontani da noi. Un forte dolore alla spalla mi colpisce all'improvviso. Prima di essere avvolto dal buio riesco a scorgere le auto della polizia in lontananza. Poi crollo pesantemente a terra.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Lentamente inizio a riprendere controllo del mio corpo,quando la luce ritorna sono sdraiato al suolo con la schiena poggiata ad un freddo muro scrostato. La cosa che riesco a sentire per prima è un fortissimo odore di polvere e muffa. Quando riesco a mettere a fuoco ciò che mi sta intorno, vedo Mercy con le lacrime agli occhi che mi osserva ansiosa. Io scuoto la testa per cercare di riprendermi,ma il movimento peggiora solo le cose. --C-che è successo?-- riesco a chiedere con un filo di voce. Mi fischiano le orecchie talmente forte le orecchie che faccio fatica a riconoscere persino la mia voce. Mercy sorride vedendomi sveglio --Ti hanno sparato-- spiega. Mi ricordo del forte dolore che ho provato alla spalla prima di svenire,sollevo una mano e la poggio sul punto dolente. Delle bende mi coprono gran parte della spalla destra, sono pure a petto nudo,un brivido di freddo mi scorre sulla schiena. Mercy capisce al volo,afferra la mia felpa e me la passa... un po' a disagio. Facendo attenzione alle ferite la indosso. Il dolore non è molto forte,ma è pur sempre dolore. Cerco di rimettermi in piedi ma Mercy mi afferra le spalle e mi costringe a rimanere sdraiato --Sei ferito idiota! Ti farai male!-- mi rimprovera. Cos'è mia madre?. Sbuffo e passo a guardarmi intorno,con fare molto nervoso. Sono in una stanza che sembra essere stato un salotto,un tempo. Grande e spazioso,ma mal curato. La polvere qui è l'unico padrone della casa da molto tempo. Davanti a me c'è una grande porta in legno,macchiata un po' di sangue,probabilmente il mio. I muri sembrano essere stati bruciati, la vernice ormai completamente scolorita rende l'ambiente tetro e inquietante. --Dove siamo?-- chiedo. Lei alza le spalle --Non ne sono sicura,ma è l'unico posto che conosco di questa città--. Si mette in piedi e guarda un secondo intorno,spaesata. Un velo di tristezza cela per un attimo la luminosità che di solito è caratteristica del suo sguardo , poi si volta verso di me --Credo di esserci già stata qui dentro,tanto tempo fa--. Mi guardai di nuovo in giro,studiando ciò che è rimasto di una villa di lusso. Per un secondo,solo per un attimo, mi immagino donne con addosso abiti vistosi e gentiluomini con tanto di orologio da taschino chiacchierare allegramente in questa stanza. La mia immaginazione mi sorprende sempre.--Hai curato tu la ferita?-- indico le bende. Lei annuisce sorridendo solare,e una luce raggiante le marca lo sguardo --Sono brava in queste cose--. Vedendo i suoi occhi non posso far a meno di sorridere a mia volta. Sembra una bambina. Lei si rimette in ginocchio davanti a me e si prende il volto tra le mani, iniziando a fissarmi --C-cosa c'è?-- chiedo a disagio. Non sono abituato ad essere fissato da due occhi gentili. Sul suo volto infantile si allarga un enorme sorriso --Hai sorriso!-- canticchia. --Come? Io sorrido sempre,non hai notato le cicatrici?--

--Hai sorriso per davvero! Le cicatrici sono solo un sorriso finto, il tuo vero sorriso è più bello!--

Abbasso lo sguardo interrompendo l contatto visivo. Il mio sorriso non è finto, questo è il sorriso che uno come me dovrebbe avere. Un sorriso che mi sono costruito da solo,un ghigno maligno e crudele. Io non ho un "vero" sorriso, questo sono io. --Comunque...-- inizio ad alzarmi appoggiandomi al muro --...sei davvero...-- la indico,lei annuisce senza aspettare neanche che io finisca la frase --Ma non sono immaginaria, sono reale--. Aggrotto la fronte --Mi stai prendendo in giro--. Lei alza gli occhi a cielo --Ti conosco meglio di chiunque altro. So che ami il cioccolato fondente e il caffè alla follia, all'età di sette anni hai preso la febbre a quaranta gradi e sei andato in ospedale, all'età di nove ti sei preso una cotta per una ragazza più grande di te ma che ti ha liquidato in meno di una settimana, all'età di dodici invece hai avuto una ripicca con tuo fratello che riguardava chi fosse più bravo di chi e...-- io alzo le mani per dirle di fermarsi --Ok, ok ho capito--. Deglutisco nervoso il nodo alla gola,è qualcosa di impossibile...o no? --C-cosa sei?-- chiedo immediatamente. Non è umana, questo l'ho capito, e non è neanche il frutto della mia pazzia. Allora cos'è?. Lei alza le spalle --Non lo so... ma credo di essere morta--. L'ultima frase mi lascia confuso --Morta?Sei una specie di fantasma?-- cerco di avvicinarmi, ma il dolore alla spalla mi blocca -- Non mi ricordo molto. Non credo di essere un fantasma,altrimenti non potrei toccare gli oggetti intorno a me... credo di essermi svegliata in un cimitero,affianco alla tomba di un certo "Jackson Barnett" a Londra--. Cerco di rimettere in ordine tutte le informazioni --Ricapitolando : non sei reale, ma non sei neanche frutto della mia immaginazione, vieni da Londra e chissà come ti ritrovi qui in America e... per l'amor di Dio mi vuoi spiegare che cazzo significa quel "Jackson Barnett"?--. Lei scuote le spalle, abbassa lo sguardo sui suoi piedi --Il nome non mi è nuovo-- spiega --Ecco... penso possa essere collegato in qualche modo con me e questa villa--. Sospiro --Senti Mercy...-- scuoto la testa delicatamente, dei ciuffi scuri mi cadono sulle spalle. Mi porto una mano alla spalla, il dolore sembra essersi alleviato... Mercy è davvero brava con i bendaggi. Se ho capito bene : Mercy dovrebbe essere morta,ma chissà come non è un fantasma, ricorda vagamente questa villa ma non ha la più pallida idea del perchè... quanto vorrei fare una passeggiata per schiarirmi meglio le idee. --Io vado ad esplorare un po' il posto,magari riesco a trovare qualche indizio che possa aiutarti. Resta qui ok? Mi concentro meglio se da solo-- le dico indicandola --Torno subito--. Lei annuisce --Ok, ti aspetto qui--. Ho pensato che avrebbe insistito nel seguirmi ma mi sbagliavo. Ottimo. --Sul serio,resta qui-- ripeto, assicurandomi che avesse sentito. Lei annuisce ridendo --Ti ho sentito, resto qui--. Mi allontano facendo dei passi indietro, giusto per assicurarmi che non succedesse la stessa cosa di prima, ma poi mi giro e alzo il passo. Davanti a me c'è una vecchia porta,quando la apro mi trovo di fronte ad un lungo corridoio ricco di muffa e polvere. Fortunatamente sono abituato a questo odore, altrimenti avrei di sicuro vomitato senza pietà. Nel corridoio ci sono sei porte, tutte di legno, tutte rovinate dal tempo. Decido di entrare in una completamente a caso. Appena apro la porta di una delle stanze la polvere mi fa starnutire. Nella stanza non c'è praticamente nulla, tranne un grande baule al centro. Il baule, in confronto al resto della stanza, sembra essere messo bene. Non credo sia qui da molto, lo strato di polvere è decisamente sottile in confronto al resto della casa. Curioso vado a dare un'occhiata, mi chiedo che ci faccia un baule in mezzo ad una stanza vuota. Quando lo apro vedo solo e soltanto cianfrusaglie. Vecchi abiti,uno specchio ormai inutilizzabile e... una foto? Sul fondo del baule c'è una fotografia in bianco e nero, stropicciata e strappata. Faccio molto attenzione a prenderla, sembra avere decenni. La foto ritrae una ragazza identica a Mercy, seduta su un letto sorridente. Con affianco quello che sembrava un medico in camice bianco.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il medico se ne sta seduto su un letto bianco, di fronte ad una ragazza che sembra la fotocopia di Mercy, se non fosse per gli occhi spenti e un sorriso sforzato sul volto. Quella nella foto è chiaramente Mercy ma... Sembra infelice. Mi rimetto in piedi e considero l'idea di far finta di niente e rimettere la foto a posto. E se Mercy non volesse ricordare? Nella foto non sembra che sia poi così felice... Dovrei fargliela vedere? Dietro la copertina dell'immagine inizio a sentire qualcosa di umido macchiarmi le dita, giro la foto e con orrore noto delle lettere insanguinate. Non sono scritte sul foglio ma ogni lettera sembra comporsi sulla foto una dopo l'altra, come se una mano invisibile stesse scrivendo adesso con un inchiostro rosso sangue. Scioccato,lascio la foto che svolazza in aria e mi allontano. Le lettere stanno continuando ad apparire dal nulla, come se venissero appoggiate dall'aria sulla plastica bianca del retro della foto. Deglutisco nervoso e mi avvicino. La fotografia si è messa a volare per aria. A. Volare. Per .Aria. Sempre più convinto di essere in uno stupido sogno,scuoto la testa, ma la foto sta continuando a roteare da sola. Come guidata da un filo, la foto si avvicina al mio volto. La lettere rosse formano una parola "L E G G I I D I O T A". Idiota a chi? Senza pormi altre domande afferro la foto,ancora sospesa in aria. Le lettere cambiano di nuovo e quello che viene a formarsi è un testo, firmato "Jack lo squartatore". Prima di leggere, giro la foto che, come per magia, adesso è a colori. Mercy e il dottore sono sempre gli stessi, ma adesso riesco a distinguere una tappezzeria azzurra e gli occhi color ghiaccio dell'uomo, che guardano quelli di Mercy pieni di affetto. Rigiro la foto e inizio a leggere, anche se so che ciò che leggerò non mi piacerà.

"Adesso sono morto, non chiedermi come faccio a scrivere se sono oramai deceduto da quasi un secolo, non lo so nemmeno io. Tu che adesso stai tenendo in mano questa lettera probabilmente hai conosciuto mia figlia, Nancy. E' una ragazza dai capelli del color grano, e ha uno sguardo meraviglioso, sei davvero fortunato ad averla incontrata... è una ragazzina speciale. Comunque, non mi perdo in chiacchiere. Devo dirti che ho ucciso la mia splendida bambina. Sono un assassino dopo tutto, non essere sorpreso. Ma ho avuto un buon motivo per farlo. Io adoro mia figlia, è la cosa più bella e meravigliosa che la vita ha deciso di regalarmi, anzi, probabilmente l'unica; ma una ragazza talmente bella non poteva esistere, perciò si ammalò gravemente all'età di tredici anni... una malattia senza cura. Quello che vedi nella foto siamo io e lei, ero un dottore all'epoca... ma persino le mie conoscenze non potevano fare niente per la sua malattia. Io non volevo che morisse, volevo che restasse con me, volevo vederla sorridere. Lei era così piena di sogni e aspettative, non meritava di fare una fine del genere. Così feci un patto... col Diavolo. Ti sei mai chiesto perché Jack lo squartatore ha ucciso tutte quelle persone? Pensavi che fosse solo un pazzo che si divertiva a uccidere le persone? In parte è esatto, ma la pura verità è che aveva un debito con il Diavolo, doveva pagare con la sua e le anime di altre venti persone. Chiedere il perdono è troppo per il male che ho fatto, ma vorrei che almeno tu ti sforzassi di capire. Uccidere le prostitute era più facile all'epoca, quindi mi soffermai solo su quelle. In cambio dei miei servigi il Diavolo avrebbe dovuto far diventare immortale Nancy, avrebbe vissuto per sempre... ma il suo corpo è comunque molto debole. Il suo umore influisce sulla sua vita, perciò ti prego di non intristirla e arrabbiarla. Volevo che mia figlia continuasse a vivere... Era quello che più desideravo in quel momento. Ma prima avrei dovuto ucciderla. E' stato davvero difficile, anzi, è stato orribile. Vedere il terrore nel suo sguardo mi ha convinto di essere un mostro, e lo sono stato davvero per tanto tempo. Ma funzionò, il patto era stato rispettato alla regola. Mia figlia era ritornata in vita e io, una volta finito di pagare il debito, sono morto d'infarto. Forse uno come me non merita di chiedere un favore ma, ti prego, tieni tutto nascosto a Nancy... ne rimarrebbe sconvolta. Voglio solo che tu ti prenda cura di lei. Grazie

Queste sono le ultime parole che comunicherò al mondo dei vivi e ho deciso di firmarle con il mio "vero" nome

Jack lo Squartatore

dall'oltretomba"

La lettera prende fuoco e sparisce lasciando solo cenere. Non ci posso davvero credere... Diavolo... assassini... immortalità... oltretomba? Rimetto la foto nel baule. Ma perché Mercy... anzi... Nancy non ricorda nulla? Jack lo squartatore uccideva per affetto? Non era un pazzo? Ho talmente tante domande che credo il cervello mi esploderà. Suo padre era un killer, come me, ma lui uccideva per il bene di qualcun altro. Si può uccidere per amore? Si può vendere l'anima al Diavolo per amore? Si può sopportare un peso del genere per amore? Io non riesco a capacitarmene. Jack era uno stupido diventato folle per amore di qualcuno. Io invece faccio solo l'egoista, uccido per piacere personale, per capriccio. Non sono migliore di un cane che uccide gatti solo per il piacere di farlo, e la cosa peggiore è che ne sono pienamente consapevole. Uno come me è davvero il peggio. Sono un caso disperato. Che dovrei fare? Che dovrei dirle? All'improvviso mi sento osservato. Nancy mi sta guardando con due occhi preoccupati, sull'uscio della porta. Corre veloce verso di me --Tutto a posto?--.Sto bene? Non lo so. Cado a terra e appoggio la schiena al muro,la mia spalla fa ancora male. Lei si inginocchia davanti a me e inizia a fissarmi. --Sto bene-- rispondo, ma non è vero. Sto male, e non solo in senso fisico. Lei inclina la testa da un lato --Sicuro?--. Si siede per terra, di fianco a me, e i suoi occhi vengono di nuovo scuriti da un accenno di tristezza. Dovrei dirgli tutto?No, dovrei starmene zitto. Volto lo sguardo altrove ignorando la sua presenza. Non sono così malvagio, non potrei mai dirle che suo padre si è sacrificato per salvarla. --Sai Jeff mi chiedevo...-- mi giro a guardarla --Cosa?--. Lei osserva i suoi piedi, le sue scarpe rosse sembravano l'unica cosa davvero colorata in quella stanza. Fa una piccola pausa, come se stesse cercando le parole --...Perchè sei...-- fece un'altra pausa, poi indicò il mio volto --...diventato così?--. Sorpreso da quella domanda abbassai la testa, ma risposi. Dopo quello che ha passato Jack, quello che è successo a me in passato è niente. --Volevo sorridere-- confesso. Lei fa una faccia confusa --Ma tu sorridevi sempre!--. --Solo quando parlavo con te, io in realtà non sorridevo mai. Vedi..-- presi un bel respiro. Devo raccontargli che è successo, sperando solo che il mio racconto non la sconvolga --... un paio di anni fa fui la causa di una rissa a scuola. Mia madre da allora diventò ossessiva nei miei confronti. Voleva controllare me e la mia vita con la scusa di volermi proteggere. Arrivò al punto di seguirmi in continuazione dappertutto. L'ossessione con tempo divenne vera paranoia,non mi faceva nemmeno uscire con mio padre e mio fratello. Lei stava diventando pazza e mio padre non sapeva cosa fare,tanto che chiamò uno psicologo. Era malata. Mio padre provò a farla ragionare, il risultato fu che si ritrovò con una sfregio sulla faccia. Un giorno cercai di parlarle, ma si arrabbiò talmente tanto che tentò di picchiarmi con un flacone di candeggina... inutile dirti che il flacone era aperto. Mi ustionò il viso. Credo io sia impazzito circa tre anni fa, quando mia madre tentò di nuovo di ferirmi, sta volta con un coltello da cucina. La spinsi via nel tentativo di difendermi e lei scivolò... ma mentre stava cadendo il coltello le sfuggì di mano e la ferì,uccidendola. Tutti mi hanno dato la colpa, sapevano che odiavo mia madre più di ogni altra cosa al mondo, perciò hanno pensato che l'avessi spinta di proposito. Quindi ho pensato "tutti mi credono un assassino, perchè non diventarlo?". Uccidere mia madre mi aveva dato una sensazione strana sai?...-- sorrido sotto i baffi , al ricordo della sua faccia prima di morire --... un forte calore al petto. Ma quando ero più piccolo non somigliavo per niente ad un killer. Perciò mi bruciai le palpebre e mi incisi uno splendido sorriso sulle labbra...-- afferrai Colty --... questo qui è lo stesso che ha ucciso mio padre,mio fratello e mia madre--. Lo rimisi a posto. Nancy mi sta guardando, in silenzio. --Sono un assassino, probabilmente lo sarò sempre-- continuo dopo, sperando che quando mi sarei girato avrei visto Nancy sparire. --Non è stata colpa tua-- dice. Io non dico nient'altro, dalla guancia di Nancy cade una goccia trasparente, che subito dopo si mischia con la polvere al suolo. --Jeff... ti sei sentito solo?--. Come colpito da un fulmine, mi giro di scatto --Come?!-- lei inizia a singhiozzare --Sei stato tanti anni da solo! Non mi sorprende se sei diventato così...-- esclama cercando di bloccare il pianto --Non sei un assassino! Non lo sei mai stato!-- mi alzo e mi giro, iniziando ad avviarmi verso l'uscita. Non voglio restare in questo poso un minuto di più, vorrei che Nancy se ne andasse per sempre. Lei si alza e mi raggiunge correndo --Aspettami!-- mi afferra la felpa e mi strattona per cercare di fermarmi. Io mi fermo sospirando --Sono un killer! Non puoi restare con me!-- esclamo cercando di cacciarla. Lei scuote la testa con decisione --Io non me ne vado! Non ti lascio da solo!--. Mi giro ad osservarla, i suoi occhi sono di nuovo color petrolio. Abbassa la testa e allunga una mano verso di me --Jeff... facciamo un patto?-- chiede. Io rimango di sasso. --Se io ti aiuto a tornare quello di un tempo tu mi aiuti con la mia amnesia?--. Mi vuole aiutare? Dopo tutto quello che gli ho detto non è spaventata? Guardo la sua mano, non trema nemmeno. Sospirando decido di stringerla. Può aiutarmi? Quando Nancy è nei paraggi è difficile non sentirsi sollevato, credo che lei abbia il "potere" di far sentire le persone più tranquille. Se può davvero aiutarmi... gliene sarei grato per l'eternità. Vorrei poter dirle grazie, ma sono troppo stupito per muovermi. Forse Jack ha ragione, sono fortunato ad averla incontrata. Lei fa un caldo ed enorme sorriso ed esclama :

--Sta volta non ti lascio da sol--

 

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