Lo sventurato paio di jeans

di Val__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Codice morse ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Lagna ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Ship ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Jeans fortunati ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Bacio da lieto fine ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Codice morse ***


Scritto per il contest "Slash is love, yaoi is life” indetto da _thedarksideofthesun_ sul forum di efp.

Nick su efp: Val_chan
Nick sul foum: Val_chan
Pacchetto: scena comica
Allegato al pacchetto: prompt “imbarazzo”
Rating: arancione (credo?)
n.d.a: Il mio pacchetto è la scena comica, ma credo che ognuno abbia la sua idea di comicità, quindi spero che il mio umorismo faccia almeno sorridere un po'!
Il rating per ora credo non arriverà al rosso, ma non ho pianificato un tubo e mi manca un pochetto per finirla, per ora pubblico il primo capitolo, giusto per dimostrare a me stessa che sto facendo qualcosa, ho pure fatto mettere la proroga... in più è mille anni che non pubblico qualcosa, spero non sia una schifezza!
(P.S.: Sono stupida, ma almeno mi sono divertita a scrivere queste stupidaggini XD)


 

Lo sventurato paio di jeans

Capitolo 1: codice morse

 

La prima mattina nel nuovo appartamento fu un trauma per Kenzi.
Le mattine lo erano sempre per lui, soprattutto se ad attenderlo c'erano cinque ore di spasso da trascorrere nel suo luogo preferito: la temibile scuola superiore detta “dei secondini” per via delle regole tanto vincolanti da obbligare i suoi studenti in divise terribilmente scomode.
A peggiorare il tutto era poi il preside, Arthur Clifford, rigurgitato da chissà quale scuola militare, non faceva altro che girare per i corridoi tutta la mattina per scovare ed interrogare (con metodi peggiori di quelli usati nei telefilm polizieschi che a sua zia piacevano tanto) imbecilli che tentavano di fare buco per un paio di ore, altri imbecilli che volevano solo farsi una paglia prima della pesante lezione di economia e ritardatari (occasionali o seriali che fossero).
Ed il caso volle che proprio quella mattina Kenzi fosse in ritardo.

 

Dopo quelli che a lui sembravano uno o due suoni di sveglia, ma che in realtà erano stati sette, si era deciso a dare almeno un occhio all'orario, alzandosi di scatto il secondo dopo ed urlando qualche imprecazione.
Non c'era nulla da stupirsi per il primo giorno d'indipendenza dal nido familiare. Sapeva che senza gli urli da cavernicolo dello zio Matt sarebbe stato difficile alzare le chiappe dal letto, proprio per questo aveva impostato sette sveglie... ma persino tutta quella previdenza non aveva potuto nulla contro la sua pigrizia.

 

Non trovando i pantaloni della divisa arraffò i primi pantaloni in vista, pentendosene immediatamente < CAZZOQUELLISTRETTINOOO! > urlò disperato mentre rotolando sul pavimento, cercò di tirarli su in zero-due secondi per poi correre con foga verso le chiavi del motore.
Non c'era tempo per una colazione decente, quindi rimandò il tutto alla ricreazione ed infilò nello zaino insieme ai libri qualche merendina, di quelle che mangiava da marmocchio e che avrebbe sempre mangiato fino alla fine dei suoi giorni e, tornando indietro a pelo per prendere le chiavi di casa, si chiuse la porta alle spalle.

 

Decisamente non era pronto per tutta quella responsabilità.

 

Arrivò a scuola con un ritardo di dieci minuti. Considerando la puntualità che regnava in quella scuola, le lezioni erano già iniziate ed il temibile preside già faceva le sue vittime per i corridoi.

Varcò con lentezza l'entrata principale, portando il casco come fosse un moccioso da cullare, i capelli castani completamente fuori dal solito asse (la sua riga da una parte ora era da un po' troppe parti) ed i jeans stretti come costante rimando a cosa gli sarebbe potuto succedere se fosse stato beccato.

Per fortuna avvistò il preside Clifford che, sicuramente troppo preso nel suo discorso per notarlo, se la stava prendendo con chissà quale povero malcapitato, probabilmente anche lui in ritardo.
Per sfortuna notò anche che erano posizionati esattamente al centro del corridoio che avrebbe dovuto percorre lui per arrivare a lezione.


Quella mattina si stava rivelando la più funesta di tutte ed il meglio ancora doveva arrivare.
Non seppe bene come riuscì a nascondersi dietro l'estintore finché il passaggio non si fu liberato dal temibile orco, per poi correre il più rapidamente possibile... verso la sua classe? No. Contro Sam Carson. Casualmente passato di lì nel momento sbagliato. Casualmente così alto e ben fatto da non spostarsi nemmeno quando Kenzi gli rimbalzò contro. Casualmente così attraente e perfetto da far pensare a Kenzi che le vertigini che seguirono il suo non altrettanto perfetto atterraggio sul marmoreo pavimento non fossero solo dovute al duro colpo.
< Seriamente?! Oggi non sarà un buon giorno... > concluse sotto voce prima di alzarsi accettando ben volentieri la perfetta mano che Sam gli stava porgendo con un sorriso dalla parvenza cortese, tradito dalla trasparente malizia che lo facevano apparire come il gran bastardo quale era.
< KENZI IO TI AMMAZZO > gridò la riconoscibilissima voce del suo migliore amico Ross che, correndogli in contro, notò immediatamente che c'era qualcosa fuori dalla norma < Sei fuori? QUELLO non è la divisa! >.
< Si vede tanto...? > chiese ancora intimidito dalla presenza di Sam che non sembrava intenzionato a limitare il suo sorriso di scherno.
Ross sembrò pensarci su < Oggi hai avuto una botta di culo. La prima ora è buca e gli inservienti che badano la classe lanciano permessi per il bagno a destra e a manca, ma conoscendoti non puoi avere due botte di culo al giorno... quindi sì, si vede un casino e mi dispiace ma ti beccheranno >.
La logica di Ross non faceva una piega.

 

Entrando in classe un po' scoraggiato e di pessimo umore per le numerose terribili figure che la giornata gli aveva serbato, si sedette al suo posto, fortunatamente situato in una delle ultime file dove sperava i suoi jeans non fossero avvistati da chi sedeva alla cattedra.
L'inserviente che vi sedeva infatti continuava indisturbato a leggere il giornale, alzando solamente lo sguardo per zittire chiunque facesse un rumore superiore al ticchettio della penna.
Fu proprio questo a dare un'idea a Kenzi che cominciò una serie di ticchettii, sbattendo il retro della matita contro il bordo del banco.

 

S.O.S. ALLARME NOIA.

 

Scandì in codice morse.
La risposta di Ross seduto qualche banco più avanti fu immediata.

Almeno niente pallosissiNa lezione di storia.

Ti complichi la vita con parole di cui fai pure male lo spelling.

 

Parla mister belle frasi.

 

Saranno pure lunghe, ma almeno sono corrette.

 

Kenzi adorava comunicare in morse, così erano al disopra di ogni sospetto e se stavano attenti potevano persino aiutarsi nei compiti in classe.
Conosceva Ross sin da quando all'asilo si erano litigati uno stampino viola a forma di coniglio che entrambi fingevano essere il loro animaletto domestico, e quando l'insegnante era intervenuta per farli ragionare chiedendo loro se preferivano prestarselo e fare a turno oppure romperlo ed averne metà ciascuno, entrambi risposero < METÀ! > e all'improvviso fu amore:
Ross aveva capito che forse poteva usare Kenzi come suo tirapiedi o addirittura come partner criminale nel caso la loro cattiveria si fosse rivelata equivalente. Kenzi, da sempre alla ricerca di qualcuno che non si mettesse a frignare ogni volta che la sua “innocente” boccaccia da bambino pestifero sparava qualche cattiveria, aveva capito che Ross sarebbe stato troppo impegnato a trovare una degna risposta alle sue cattiverie per mettersi a piangere.
E fu così che, ripromettendosi di conquistare il mondo insieme, rubarono lo stampino a forma di coniglio dai giochi dell'asilo. Esso sarebbe successivamente finito, come tante altre loro cianfrusaglie, nel loro covo malvagio (la casa sull'albero nel cortile di Ross) in qualità di trofeo di guerra.

 

Insomma giornataccia? Proseguì Ross giusto per infilare il dito nella piaga.

 

Non me ne parlare... mi sono persino schiantato contro gli addominali di ferro di Sam...

 

Sì e non capisco perché denigri l'immeMsa fortuna che hai avuto. Ti rendi conto che schiantarti contro di lui è l'unico modo che hai per sperare in un contatto fiFico?
 

A parte che se continui a sbagliare non capisco che cavolo dici... mi bastava guardarlo da lontano, schiantarcisi contro FA MALE!

 

Sei uno sfigato Kenzi. E lui è pure stronzo, che cosa ci trovi in uno del genere poi?

 

Intanto ha un gran bel sedere.
Cominciò Kenzi cercando di non far notare al compagno di banco il suo rossore, specie perché vicino a lui sedeva niente di meno che Roan Griffin, braccio destro di Sam.

 

Sì Kenzi. Che ha un bel culo lo sappiamo tutti. Altro?

 

Kenzi si bloccò. C'era altro? Il suo bel culo a lui sembrava una motivazione sufficiente, se contavi pure gli addominali di granito poi la faccenda cominciava a farsi sempre più convincente.

 

Kenzi... sul serio? Solo per il suo sedere... per te lui è solo un bel paio di chiappe?

Non riusciva a vederlo dal suo banco, ma era sicuro che a quel punto Ross stesse cercando disperatamente di non ridere fino alle lacrime, Kenzi sapeva che la sua superficialità non gli aveva mai dato veramente fastidio, anzi una volta gli aveva persino detto che lo confortava quell'aspetto di lui, perché < con te accanto sembro quasi una persona decente! >.

 

Non l'ho mai detto! ...Se aspetti che formulo una di quelle frasi fatte sulla bellezza interiore e cazzate simili magari mi riscatto... non mi viene niente.

 

Kenzi si sporse appena dal suo banco per riuscire a vedere Ross tremolante che cercava inutilmente di non ridere e di passare inosservato alla sua vicina di banco.

 

Vabbè, chi era quella persona molto saggia che una volta aveva detto che l'amore era per l'80% attrazione fisica?

 

Eri tu idiota. Proprio l'altro ieri.

 

Sì, proprio quella persona molto bella, saggia ed intelligente.

 

In quell'istante la campanella suonò.
L'ora era volata e grazie a quell'imbecille del suo migliore amico non sentiva più l'imbarazzo perseguitarlo.
Ancora sperava di essere riuscito a tenerlo alla larga quando, dopo essersi alzato per andare al banco di Ross, mentre anche gli altri compagni cominciavano a dirigersi verso la classe per l'ora successiva, passò di fianco a Sam che fermandolo con una mano sulla spalla, facendogli anche prendere un colpo per via del gesto improvviso, sussurrò al suo orecchio < Ti ringrazio per le belle parole, anche tu hai un paio di chiappe niente male >.
Kenzi si congelò sul posto per poi accendersi in viso di un rosso talmente appariscente da far preoccupare Ross che eccezionalmente si alzò dalla sua sedia e lo raggiunse preoccupato.
Grosso errore i jeans stretti. GROSSO ERRORE.

 

E adesso? La prima cosa che che fece non appena il suo cervello riprese a funzionare fu incolpare Ross dell'accaduto.

Decisamente non era pronto per assumersi nemmeno per questa di responsabilità.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Lagna ***


n.d.a.: posto anche il secondo capitolo per sentirmi realizzata X3
* il pigiama di pile (letto pail) si intende il tessuto... non un pigiama fatto di pile... (puntualizzo giusto perché ho dovuto cercare come si scriveva e perché sarei molto confusa pure io)
P.S.: come sempre sono stupida, ma mi diverto così <3


Lo sventurato paio di jeans

Capitolo 2: lagna


Dopo un'intera mattinata trascorsa ad affogare nella vergogna ed a pensare ad una via di fuga (non escludendo l'opzione di lasciare la scuola per intraprendere la difficile carriera di venditore di cocco), Kenzi era riuscito ad arrivare a casa vivo insieme a Ross, in visita al suo nuovo appartamento.

< Morirò giovane > furono le prima parole che uscirono a Kenzi prima di lanciarsi a faccia in giù sul letto ancora sfatto.
< Ma no che non muori Kenzi! Non sei nemmeno stato richiamato per i jeans non conformi al regolamento, magari la tua botta di culo si sta prolungando! > cercò di tirarlo su Ross anche se con un tono un po' di troppo divertito per la situazione considerata “disperata” da Kenzi.
< Non parlarmi di culi! Non voglio più sentire quella parola o altri sinonimi per almeno il resto della mia vita! > si lagnò lui.
< Facciamo così, se domani qualcuno vuole ucciderti o provano solamente a riderti in faccia ci penso io a loro! > lo consolò, questa volta sinceramente dispiaciuto e prendendosi in parte la colpa < mi dispiace amico, non immaginavo sapessero il nostro codice... >.
Kenzi alzo la faccia dal cuscino e sistemandosi questa volta supino fece un enorme sospiro < non è mica colpa tua... comunque domani non ci sarà problema... > cercò di tranquillizzarlo.
Ora aveva due opzioni: fare l'uomo e affrontare Sam il giorno successivo, magari scusarsi o sparare cazzate che sembrava essere un talento naturale con Carson nelle vicinanze, oppure fuggire ogni volta che se lo trovava davanti e vivere il resto della sua vita nella vergogna.


Il mattino successivo non tardò a presentarsi e dopo una profonda e ponderata riflessione decise che era decisamente troppo giovane per morire e che si stava prendendo per il culo se davvero pensava di avere il coraggio di fare un discorso sensato a Sam. Motivo per cui scelse la seconda opzione, preparandosi a vivere agiatamente nella vergogna.

Dopo due ore intere in cui evitava il ragazzo perfetto come la peste, soddisfatto di se stesso decise che poteva godersi un po' di luce del sole.
Si diresse quindi verso il giardino insieme a Ross, sua immancabile guardia del corpo della gionata (nonostante fosse di due spanne più basso di lui), ormai deciso a smettendo di fissare con interesse le sue scarpe, dando così una tregua al suo povero collo, stanco di sostenere la sua testa ciondolante e di farla voltare a velocità impressionante quando sentiva anche solo pronunciare il nome di Sam Carson nelle vicinanze.


< A forza di tenere i capelli davanti alla faccia diventerai cieco ed il tuo collo si staccherà da un momento all'altro > lo informò Ross.
< Almeno porrò fine al mio dolore > piagnucolò Kenzi.
< Vabbè, mi è concessa almeno una pausa bagno o devo scortarla da qualche altra parte vostra maestà? >.
< Pausa pipì concessa > acconsentì con fare altezzoso.
Sapeva di apparire ridicolo correndo in giro per la scuola anziché affrontare la situazione, ma era sicuramente meglio che rischiare di prenderle.
Poggiando le braccia conserte sul muretto davanti a se inspiro a pieni polmoni l'aria fredda, alzando il viso verso la tenue luce del sole coperto da qualche nuvola passeggera e godendosi il leggero mormorio degli studenti in sottofondo. Ross ci stava mettendo parecchio, forse qualcosa lo aveva trattenuto... in bagno?
Era ancora ad occhi chiusi e completamente rilassato quando una voce familiare lo fece saltare sul posto dalla sorpresa.
< Tu sei decisamente difficile da trovare >.
Kenzi si girò di scatto, terminando la tregua concessa al suo povero collo.
< Roan! Ci sono quasi restato secco! Per carità, annunciati la prossima volta che compari alle spalle di qualcuno o ci resterà sul colpo! > si raccomando Kenzi con una mano premuta sul petto come per far rallentare il cuore che vi martellava contro. < Ti servivo? Se è per gli appunti di economia devo ancora fregarli a Ross... appena riesco te li passo >.
Roan scosse la testa < No... cioè, sì grazie, ma non è quello che... > si interruppe scocciato.
Conosciuto come il “Gagio Silenzioso” tanto alto quanto innocuo, Roan Clifford non era mai stato bravo ad esprimersi e proprio per quel motivo, sin dai primi giorni delle superiori al povero diavolo era capitato Kenzi come compagno di banco, che era il suo esatto opposto ed adorava fargli da megafono, ripetendo ad alta voce le sue opinioni e le sue risposte, in modo da farle ascoltare a tutta la classe.
< Sono tutte orecchie! > sorrise.
< Questo sabato... casa mia è libera... pensavo... una piccola festa... vieni? > senza difficoltà Kenzi interpretò la richiesta di Roan e con gli occhi che gli brillavano annuì con forza.
< UNA FESTA? > esclamò già pregustando la musica assordante, i tavoli pieni di snack e bevande alcoliche o meno < contaci! Vedrò di portarmi dietro anche Ross, anche se mi odierà parecchio >.
Il Gagio sorrise soddisfatto della risposta e salutando Kenzi con un cenno si diresse nuovamente verso la classe, incrociando Ross che dirigendosi nella direzione opposta, richiamò Kenzi con urgenza.
< Non gli hai appena detto che ci sarai alla sua festa vero? >.
< Certo che no! Ho detto che ci saremo entrambi > sorrise.
Non c'era nessuno in tutta la scuola che non conoscesse l'amore di Kenzi verso le feste e le nottate in discoteca, ma il destino aveva voluto affibbiargli un migliore amico amante delle serate a casa da trascorrere davanti al suo computer o alla sua playstation e rigorosamente avvolto nel suo pigiama di pile.
La pigrizia di Ross aveva spinto Kenzi a dare il via alla missione “Costruiamo una vita sociale a Ross”, alla quale spesso il Gagio e le sue feste partecipavano a sua insaputa.
< Non possiamo andare >.
< Possiamo eccome! E ti è severamente vietato venire in tuta come l'ultima volta > lo rimproverò Kenzi che già stava pensando a cosa mettere, a che ora andare a prendere l'amico per costringerlo a prepararsi, eccetera...
< No, non capisci, se vuoi evitare Sam non possiamo andare a casa del suo migliore amico... > si spiegò meglio.
E fu in quel momento che i preparativi nella testa di Kenzi frenarono di colpo.


CAZZO.
Fu l'unica cosa che il suo cervello riuscì a formulare in proposito.


< Ma io voglio andare... >.

< Allora incontreremo Sam >.

< Ma io non lo voglio incontrare... >.

< E ALLORA TI ARRANGI > concluse Ross spazientito.

Ovviamente il travaglio interiore di Kenzi non finì lì.
Il suo lagnarsi continuò per l'intera settimana, mettendo alla prova la già limitatissima pazienza del migliore amico che il venerdì mattina, nel bel mazzo della ricreazione, scoppio in un urlo rabbioso < BASTA LAGNARSI! ORA NOI CI ANDIAMO E TU LA SMETTI DI FARE LA CHECCA! >.
< ... ma io sono una checca... > fu l'unico commento che Kenzi ebbe il coraggio di fare.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Ship ***


n. d. a.: terzo capitolo perchè devo darmi una mossa!
(il contest scade a mezzanotte e non ho ancora finito il quarto capitolo, buona fortuna me!)
* macinino è inteso come rottame ed è riferito al motorino di Kenzi perché un po' scassato o per così dire è “un pezzo di storia”.



Lo sventurato paio di jeans
Capitolo 3: ship



< Quella è una felpa > constatò Kenzi, giunto in anticipo davanti a casa di Ross per vedere di fargli indossare qualcosa di decente.
< Wow, siamo perspicaci oggi > commentò svogliato l'altro, spostandosi da davanti alla porta per permettere al migliore amico di entrare in casa.
< Ti serve un extreme makeover >.
< Ti serve una vita >.
Kenzi sbuffò scocciato < Non puoi venire in felpa! È sabato sera e mi sono impegnato, guarda i miei jeans! >.
< Sono gli stessi che avevi a scuola... li hai messo sperando in un'altra botta di culo? > ghignò Ross che sapeva quanto il migliore amico fosse superstizioso.
< Non è questo il punto > sviò il discorso lui < Stiamo uscendo! Ergo ti serve la camicia buona, quella rossa a scacchi che ti piace tanto! > insistette, raggiungendo la camera di Ross e frugando nel suo armadio in cerca della suddetta camicia.
< Quella che A TE piace tanto intendi? > sbuffò sopportando a malapena la solita invadenza. < Proprio quella! > confermò quindi Kenzi, tirando fuori dalla pila disordinata di vestiti quello che stava cercando.
Certo la povera malcapitata camicia era tutta spiegazzata, essendo stata tenuta appallottolata ed imboscata nei meandri dell'armadio di Ross per tipo tutta la sua vita, ma non era nulla che una stirata al volo non potesse sistemare.
Ed infatti grazie all'assistenza di mamma Tessa (la fin troppo paziente madre di Ross), il capo tornò come nuovo e Kenzi poté infilarlo con la forza all'amico.

La sera l'aria era fottutamente gelida e, tempo di arrivare all'enorme casa di Roan in motore, i due si erano già congelati a dovere.
Scendendo dal suo fidato macinino insieme a Ross, Kenzi temporeggiò qualche minuto, rigirandosi il casco tra le mani.
Non vedeva l'ora di lanciarsi tra la gente e ballare a casaccio per tutta la sera. Riusciva a sentire la musica sin da dove aveva parcheggiato.
L'unica cosa che ancora lo tratteneva dal fiondarsi in casa del Gagio, era il costante rimando che Sam sarebbe potuto comparirgli davanti. Chi gli garantiva che non avesse già sparso la voce e che non ci fosse già un gruppo stronzi ad aspettarlo per una buona dose di pestaggio?
Magari sarebbe stato fortunato e con tutta la folla che era solita partecipare alle feste di Roan non avrebbe visto Sam se non da lontano.
Magari... e invece no, perché se la persona che vuoi evitare è il migliore amico dell'ospite, ovviamente devono venire ad aprirti la porta insieme.
Kenzi si irrigidì e lo sguardo nei suoi occhi era probabilmente simile a quello dei cerbiatti abbagliati dai fari di un'auto, mentre Sam sfoggiava il suo solito sorriso di scherno, in tutta la sua perfezione. Quello stronzo era un po' troppo compiaciuto della situazione.
Inaspettatamente però l'ultima persona che si aspettava capace di rompere tale rigida atmosfera, riuscì a salvare la situazione.
< Niente... felpa > aveva balbettato Roan piacevolmente stupito dall'abbigliamento di Ross. < Quando hai un migliore amico più alto di te che riesce a schivare i tuoi calci ed a portarti in giro per casa come fossi un sacco di patate in contemporanea, l'unico modo per non far incazzare i vicini con le vostre urla rabbiose è arrendersi > si spiegò Ross con aria rassegnata, facendo sghignazzare Kenzi, ancora soddisfatto di se stesso per non essersi preso neanche un calcio nello stomaco.
Sentendo la stretta allo stomaco diminuire ogni secondo di più, salutò con un cenno il Gagio e trascinò verso la pista improvvisata nel soggiorno.

Ogni volta che avvertiva quella atmosfera da discoteca Kenzi perdeva la capacità di ragionare, anche di più di quando si ritrovava Carson davanti. La sua mente andava in blackout, faceva caso solo alla musica ed alle persone che lo circondavano senza nemmeno disturbarsi a riconoscerle.
In quanto suo diretto opposto, dopo trenta minuti di una strana danza imbarazzata conosciuta come “lo schiaccia formiche”, Ross si arrese, uscendo dalla mischia e stabilendosi al tavolo degli snack. Era già tanto che si fosse sprecato quei trenta minuti, probabilmente mirati a dare un contentino a Kenzi per farsi lasciare in pace per il resto della serata.
Da brava guardia del corpo però, Ross restava in costante allerta, finché al suo fianco non apparse il Gagio che con il suo fare da ninja, riuscì a farlo balzare dalla sorpresa.
Per via della musica e della troppa distanza, Kenzi non riusciva a capire cosa stesse dicendo di così interessante da distrarre Ross dalla sua missione di protezione, sapeva solo che era la prima volta che vedeva Roan parlare così tanto con qualcuno e d'improvviso ebbe un moto d'orgoglio.
I suoi bambini stavano crescendo: uno aveva imparato a socializzare e l'altro PARLAVA!
Totalmente perso ad osservare i due ed a ballare come se non ci fosse un domani, non fece caso all'avvicinarsi della progenie della stronzaggine e della perfezione, conosciuta con il nome di Sam Carson e, colto alla sprovvista si sentì afferrare per il polso.
Girando la testa come sempre ad una velocità sovrumana lo fisso avvertendo il panico assalirlo.

< Vuoi picchiarmi? > pronunciò in fretta.
Sam fece segno di non aver sentito e cominciò a trascinarlo fuori dalla pista, mentre Kenzi lanciava un'occhiata disperata alla sua inutile guardia del corpo, che se la stava ridendo insieme al Gagio.
Nel profondo della sua mente, oltre la coltre di panico ed ansia che lo stava annebbiando in quel momento, un pensiero si fece largo:

LI SHIPPO.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Jeans fortunati ***


Lo sventurato paio di jeans
Capitolo 4: dei jeans fortunati



< Vuoi uccidermi? > ripeté intimorito Kenzi.
< Mi stai evitando... perché mi stai evitando? > si impose serio Sam ancora tenendo stretto il suo polso.
< Non mi hai risposto >.
< Nemmeno tu... >.
Una delle cose di Carson che più metteva in difficoltà Kenzi quando parlava con lui era il modo in cui lo fissava. Dritto negli occhi. Persino in quel caso, in cui era decisamente intimidito dal suo modo di porsi, non riusciva a distogliere lo sguardo. Quegli occhi nocciola, sottili e giudicanti erano una specie di calamita e rischiavano di fargli dimenticare la situazione in cui si trovava per quanto erano intensi.
Dopo un lasso di tempo indefinito però, Kenzi sì liberò della strana ipnosi e realizzò che effettivamente uno dei due doveva cominciare a dare spiegazioni e Sam non ne sembrava intenzionato.
< Tu sai il codice morse > non era una domanda, più una costatazione e per il momento era quanto di più sensato il suo cervello riuscisse a formulare.
Sam lo guardò confuso, evidentemente la risposta che il cervello sconquassato di Kenzi aveva messo insieme non era sufficiente.
< Io... il tuo sedere... > no, no, no... sempre peggio.

FORZA NEURONI! NON TRADITEMI PROPRIO ORA!
Pensò imbarazzatissimo.
Ugh... mi servirà una buca dove sotterrarmi dopo questa conversazione.

< Pensavo che dopo il commento sul tuo sedere volessi un pochetto farmi fuori... > riusci a dire tutto d'un fiato.
La presa attorno al polso di Kenzi si allentò, lasciandolo finalmente libero, mentre la sua faccia si aprì alla rivelazione.
< Oh... MA! NO! > esclamò confuso.
< Cioè, già me n'ero accorto che mi fissavi il sedere, siamo nella stessa classe dalle medie... non era una novità per me... a proposito, grazie per il complimento > sorrise maligno Sam, appoggiando una mano al muro alle spalle di Kenzi.

Oddio dov'è una buca quando ti serve! Pensò ancora Kenzi, arrossendo più di quanto non avesse mai fatto e coprendosi la faccia con entrambe le mani < scusa... >.
Sam rise piano e togliendo entrambe le mani dal viso rosso per la vergogna dell'essere un tale caso disperato si avvicinò, fermandosi a pochi centimetri da lui. < Posso? > chiese con fare innocente. Come se ci fosse una minima possibilità di ricevere un rifiuto. < Devo pure rispondere? > domandò in tono di rimprovero Kenzi che aveva deciso di non superare la soglia di imbarazzo massima per quella giornata.

Mancavano solo pochissimi centimetri e già la testa di Kenzi stava andando per conto suo, pensando a tutto ed a nulla contemporaneamente.
Mancava così poco! Eppure il momento in cui avrebbe finalmente baciato Sam Carson sembrava non arrivare mai... anzi, non è che sembrava non arrivare, non arrivò proprio.

< 'Ddio ragazza, perché ti sei dovuta sbronzare così?! >.
La voce di Ross proveniva da dietro l'angolo infondo al corridoio e si fece sempre più vicina finché lui e Roan non apparvero davanti a loro, supportando una ragazza dal colorito verdognolo presumibilmente verso il bagno.
< Kenzi! Non mi ero neanche accorto che eri sparito... >.
< Già... sei una pessima guardia del corpo > borbottò lui, scocciato per l'interruzione.
< WOW. Che le succede? > si inserì Sam.
< Artur l'ha lasciata... si è consolata con la vodka... > spiegò lapidario come al solito il Gagio.
Di sicuro la fanciulla si era sbronzata di brutto, ed il suo colorito peggiorava ogni secondo di più. Persino la sua espressione era terribile ed all'improvviso, probabilmente stanca della sosta che i suoi due aiutanti avevano fatto per dare spiegazione, si liberò dal sostegno di entrambi, fece due passi a malapena per poi non riuscire più a trattenersi si lanciò a peso morto verso Kenzi, che riuscì a prevenire la sua caduta, non riuscendo però ad schivare ciò che la ragazza rigettò proprio sui suoi jeans stretti.

Dei jeans fortunati... senza dubbio...
Pensò avvertendo anche lui una certa nausea.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Bacio da lieto fine ***


n.d.a.: CE L'HO FATTAAAAA!

Lo sventurato paio di jeans
Capitolo 5: bacio da lieto fine


Alla fine di quella serata da incubo in cui non solo aveva mancato l'opportunità di baciare il ragazzo perfetto, ma gli avevano pure vomitato sui jeans preferiti, aveva dovuto lasciare i suddetti a casa di Roan che si era offerto di portarli a lavare e smacchiare finché non fossero stati come nuovi. E se aveva anche solo sperato che lui e Sam avrebbero potuto riprendere da dove avevano lasciato... beh, la poveretta super ubriaca stava così male che Carson si era offerto di portarla (accompagnata da un'amica) al pronto soccorso e l'aveva portata fino alla macchina stile principessa.
Neanche a dirlo Kenzi era stato così invidioso della ragazza che aveva persino detto di voler essere morente al suo posto.

Il suo umore doveva effettivamente non essere così male, soprattutto dopo aver scoperto che Sam non aveva niente contro di lui, ed il fatto che aveva provato a baciarlo doveva consolarlo almeno un po'. Voglio dire, una persona normale sarebbe stata piuttosto sollevata, ma Kenzi non era una persona normale, era una lagna ed in quanto tale doveva lamentarsi della sua vita al telefono con il migliore amico per il resto del fine settimana (anche se quest'ultimo avrebbe più che volentieri posto fine alle sue sofferenze garantendogli una fine violenta).
< Roooooss > si lagnò Kenzi per l'ennesima volta < e se quella fosse stata la mia unica possibilità? E se lo avesse interpretato come un segno del destino ed ora non mi si avvicinerà più per il resto della mia miserabile vita? >.
< Il vomito sarebbe sicuramente un segno inequivocabile, il fato si esprime spesso attraverso gettate di vomito > fece sarcastico Ross.
< Che schifo... > commentò l'altro ridendo appena. Sapeva che sotto tutta quella svogliata sopportazione, Ross stava cercando di tirarlo su, e si sentiva persino in colpa per il suo pessimo tempismo.
< Non starci così male dai... magari... succederà qualcosa che ti migliorerà il fine settimana... >.
< Amico... questa frase era sospetta... che cosa sai? >.
< Io? Assolutamente nulla... assolutamente! > borbottò impacciato con la voce appena più acuta e con una punta (ed anche di più) di nervosismo.
La motivazione principale per cui Ross era brutalmente onesto era che non sapeva mentire. Era sempre stato un pessimo bugiardo ed i segni caratteristici che permettevano di distinguere le sue bugie erano: tosse improvvisa e continui schiarimenti della voce, sguardo che andava dalle parti più disparate e vocetta stridula e spezzata.
< Dimmi cosa sai o dirò a tua madre che non è stato il gatto a rompere la collezione di tazzine da tè > lo minacciò Kenzi.
Ross sospirò, arrendendosi prima del previsto < ok, non strippare... stavo messaggiando con Roan...>.
< Davveeero? > fece con malizia.
< SMETTILA. > lo richiamò l'altro < Stavo parlando con Roan dell'altra sera e ho scoperto tante cose abbastanza interessanti... mi sento quasi una merda per aver pensato che Sam volesse picchiarti >.
< Dimmi tutto, sto sudando solo per le anticipazioni! >.
< Beh... è venuto fuori che quello stronzo è in realtà Mr. Timidezza... il suo sorrisetto è come un meccanismo di difesa ed è più preso da te di quanto pensi... >.
A quel punto Kenzi era già arrossito fino alla punta dei capelli.
< Vai avanti bestia! > lo incitò impaziente.
< Ho già detto troppo... vedi di non tirare un crepo con la prossima rivelazione >.
< Creperò se continui a dirmi tutto e niente! > sbottò impaziente.
< Ha chiesto a Roan di chiedere a me il tuo indirizzo, sta venendo lì a portarti i jeans... scusa perfetta, eh?>.

Silenzio.
< Kenzi? >

Silenzio.
< Sei morto. >

Silenzio.
< Mi sto preoccupando! >.
< Stai zitto scemo sto avendo dei colpi di calore che nemmeno te li immagini! > esclamò ancora incredulo e sventolandosi con il pezzo di carta più vicino.
Intanto dall'altra parte della linea Ross si stava facendo due risate ben meritate, Kenzi avrebbe fatto lo stesso, se proprio in quel momento non fosse suonato il citofono.
< ODDIO! > gridò preso dal panico, salutò velocemente Ross e fregandosene dei suoi pantaloni del pigiama con i gattini e dei capelli improponibili, corse alla porta.
< C-chi è? > balbettò, giusto per sicurezza.
< Ross te lo ha già detto vero? > rise Sam dall'altra parte della porta.
Kenzi aprì la porta, non senza arrossire come un povero imbecille e lo fece entrare.
< Me lo ha detto in questo istante... casa mia è un casino... la mia faccia è un casino... il mio pigiama però è la perfezione > sorrise imbarazzato, mentre anche Sam lo fissava divertito.
< Dunque... > cominciò Carson, poggiando i jeans freschi di bucato sul mobile accanto alla porta < ufficialmente sono qui per ridarti questi... un po' meno ufficialmente sono qui per... prendermi quel bacio che mi spettava ieri sera > concluse con il solito sorriso ed arrossendo appena.

Oh no, è più figo del solito.
Fu il suo unico pensiero, mentre Sam gli si avvicinava e posava leggero le labbra sulle sue per poi approfondire il bacio.
Kenzi non si sentiva più le gambe e mentre il suo cervello si liquefaceva sempre di più, l'unica cosa sensata che riuscì a fare fu aggrapparsi a lui e partecipare il più possibile a quel bacio così tanto cercato.

Finalmente quei jeans fortunati avevano fatto il loro dovere.

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