Shiroi tsubasa, kuroi kokoro

di shitsureinatenshi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


« Perché metti sempre la divisa maschile, Reiko-san?! » La voce stridula di Honami riecheggiava ancora nei corridoi, mentre la ragazza era intenta a seguire Reiko all'interno dell'aula, alzando le mani in pose disperate. Andò a sedersi al proprio banco borbottando qualcosa prima di cimentarsi in un'importantissima discussione a proposito della nuova divisa scolastica. Honami era la rappresentante di classe, l'intermediario degli studenti con il corpo docenti (o più specificatamente con le regole da quest'ultimi dettate). Era il tipo di persona idealmente perfetto, desiderata dai ragazzi e invidiata dalle ragazze, o viceversa. Non c'era giorno in cui vedessimo la nostra rappresentante fuori posto, scombussolata o giù di morale; era evidente lo sforzo che faceva per rivestire impeccabilmente il ruolo assegnatogli.

« Hey, Honami! Ti si vedono le mutantine! » Honami saltò in aria preoccupata, si sistemò la gonna e lanciò uno sguardo assassino verso un ragazzo seduto un banco più in fondo, Katsumi, quello bello e sfacciato. Una zucca vuota con il solo intento di racimolare l'apprezzamento altrui, pur comportandosi male con chiunque. Era temuto e venerato come gli umani potrebbero temere e venerare un dio sceso in terra.

Ah, dimenticavo di dire che questa scuola è divisa in due, letteralmente: due corridoi principali e paralleli, ben separati, due file di classi su due piani differenti, collegati da due scale diverse, e due edifici di lato alla scuola destinati ad essere due dormitori. Questa netta separazione non è stata fatta a causa del persistere della tradizione sessista, ma per preservare quanto più possibile la pace della circoscrizione, se non dell'intera Tokyo. Questa struttura si impegna ad accogliere angeli e demoni, o meglio, coloro che ne hanno ereditato le caratteristiche, gli Eredi per l'appunto.
Circa due secoli prima, il Regno dei Cieli e quello degli Inferi entrarono direttamente in conflitto: ambedue le parti cercava di mettere fine alla razza nemica. Scesero quindi sulla Terra e sfruttarono gli umani per procreare una somma smisurata di soldati i quali avrebbero presentato poteri soprannaturali e, in casi estremi, mutazioni fisiche (come per esempio lunghe code appuntite o possenti ali bianche).

Il mio nome è Kurotenshi Mari, ma tutti qui mi chiamano Ma-chan. Il motivo per cui sono stata inserita in questa scuola, pur non essendo autonoma economicamente, non avendo un tutore legale e sapendo ben poco del mio passato, è che sono figlia di un angelo e di un demone: una creatura talmente imperfetta da esser definita equilibrata. Sono immortale a differenza dei miei compagni, nei quali il gene divino o quello maledetto era talmente debole che non mutò in tutto e per tutto il sistema fisiologico umano. Tutti qui sono discendenti di esseri "infetti", mandati in un istituto per essere educati come umani, ma allo stesso tempo per imparare a domare i propri poteri soprannaturali. Nessuno però sa di me e nessuno deve scoprirlo. Per ora sono inserita nel programma Angeli, sotto il nome di Kurotenshi Mari, la dolce e timida ragazzina dagli occhi dorati.

« Maaaa-chan! Mi stai ascoltando? » La mia cara compagna di banco, Naoko, mi guardava cercando di affogare il suo naturale e caloroso sorriso in una smorfia quasi seccata. « Dicevo.. cosa stavo dicendo? » Era una brava e bella ragazza e io le volevo davvero bene, forse l'unico rapporto a cui tenevo davvero. « Ah sì! Misao mi ha parlato della l'ala Demoni e, a proposito, mi sembra quasi di fare dell'ironia chiamandola così! » Scoppiò a ridere per poi poggiare le braccia conserte sul banco davanti a lei. Mi scrutò attentamente. « Dice che i ragazzi, lì, di malvagio hanno solo l'aura, per il resto sono davvero affascinanti. » Fece una piccola pausa, come per cercare un minimo di interesse nel mio volto. Sgranai gli occhi, proprio perché sapevo dove voleva andare a parare. « Andiamoci. »
« Due babbee come voi vorrebbero entrare nella zona oscura? E poi per cosa, per quel branco di scimmie puzzolenti? Scommetto che per evitare di spegnere le fiamme che gli bruciano dentro, non si avvicinano nemmeno ad una doccia. » 
Borbottò arrabbiato Katsumi alterando leggermente la voce per risultare più spiritoso. Sistemò a terra i piedi che un attimo prima poggiavano sul banco di Reiko. Rimasi stupida dal fatto che ci rivolse quelle parole quasi gelose. 
« Da quando ti interessa di due babbee? Fatti gli affaracci tuoi! » Gli gridò in faccia Naoko prima di girarsi nuovamente verso di me. « Allora, ci stai? Ci andremo di notte, così non incontreremo nessuno. Ti passo a chiamare verso, diciamo... mezzanotte? Sì, mezzanotte va bene! » Non ebbi il tempo di ribattere che la campana suonò e tutti, compresa la mia amica, se la filarono giù per le scale dell'istituto.


Più tardi, quella notte, rimisi la divisa dopo aver fatto una doccia calda e attesi l'arrivo di Naoko seduta al margine del letto. Nella stanza ce n'erano due, anche se in effetti ero sola. A volte capitava che gli studenti fossero dispari e quell'anno mi offrii volontaria per stare in camera da sola. La solitudine e il silenzio non mi importavano, non ne sentivo nemmeno la pesantezza.

*Knock knock* Mi alzai e andai ad aprire trattenendo il fiato. « Hey, Naoko, sei sicura di volerlo fare? » Sorrisi imbarazzata, cercavo di palesare il fatto che fossi terrorizzata al solo pensiero di entrare nella zona Demoni. Non sentii la risposta della mia amica, che nel frattempo aveva fatto qualche passo avanti lungo il corridoio. Uscii velocemente e richiusi dietro di me la porta, saltellandole dietro silenziosamente. 
« Dimmi una cosa Mari, sei mai stata fidanzata? » Chiese d'un tratto senza nemmeno guardarmi in viso. Sebbene avessi vissuto per secoli nel mondo terrestre, notando il progresso sociale e studiando le varie relazioni, non sono mai stata tanto interessata all'argomento. Insomma, vivere per qualcuno è fuori discussione, per non parlare di morire per qualcuno. Una volta o due, durante questo lungo trascorso, ho provato a imparare qualcosa, sull'amore, ma non sono mai stata brava. Io ero immune al tempo, mentre i miei compagni (e compagne) mi abbandonavano strada facendo. Ho rinunciato a quel tipo di soddisfazione emotiva decenni fa.
« Emh.. no, non ho mai avuto un fidanzato. » Risposi timidamente, interpretare un ruolo diverso era ormai diventata una passeggiata, una sfida contro me stessa. Non avevo secondi fini, giocavo semplicemente ad essere qualcuno e la cosa mi aiutava anche nello studio che stavo portando avanti. Non ho mai saputo bene chi fossi. « Però una volta mi è piaciuto un ragazzo! » Naoko non disse nulla, continuò a camminare immersa nei suoi pensieri. Rimanemmo in silenzio fino all'entrata dell'edificio Demoni.

Angeli e demoni riescono a sentire la presenza dell'altro e ovviamente una brutta sensazione ci invase, lasciando qualche brivido di inquietudine. 

« Eccoci.. » Poggiò indecisa una mano sulla porta, quasi sperando che questa non si aprisse. Ovviamente, la porta seguì il suo movimento, lasciandoci passare. « Ah. Più facile del previsto. Avrei giurato che ci fosse un allarme. » 
Al contrario delle mie aspettative, notai con stupore che l'interno sembrava una copia della sezione Angeli. I muri erano candidi, il pavimento era un'incastro di piastrelle rosso scuro e le finestre erano talmente grandi da lasciare che la luna illuminasse danzando l'intero dei corridoi. L'unica differenza consisteva nell'aura, potevo percepire il dolore impregnato nell'aria, urla silenziose che rimbombavano tra le mura. Era la prima volta che entravo in contatto con un ambiente frequentato unicamente e abitualmente da demoni, quell'ondata di sensazioni per un attimo ci stordì. Ci accorgemmo dopo qualche secondo che da uno spiffero veniva proiettata verso il corridoio una luce più calda e artificiale. Ci avvicinammo particolarmente incuriosite, sembrava che qualcuno fosse impegnato alla scrivania, sopra di essa vi erano barattoli contenenti liquidi rossi. 

« Cosa ci fate qua? » Saltammo in aria non appena quelle parole giunsero alle nostre orecchie. Le nostre schiene si raddrizzarono in una mossa sola e sbiancammo in volto. I miei denti iniziarono a tremare, mentre Naoko teneva gli occhi chiusi e la fronte rigida. Ci girammo assieme.
Era piuttosto alto, tanto da farci addirittura ombra. Non appena si mosse, un raggio lunare gli carezzò il volto, denunandolo dell'oscurità in cui era avvolto. Ci fissava con occhi socchiusi e rabbiosi. « E-emh.. io.. noi.. » Iniziò la mia amica, non l'avevo mai vista così in difficoltà. 
« Non abbiamo toccato niente, scusaci, togliamo subito il disturbo. » Dissi tutto d'un fiato prendendo per il polso Naoko e trascinandola via senza esitazione.

Non appena due passi più in là, sentimmo degli abbai. Ci fermammo subito e alzammo le spalle girandoci di novanta gradi in direzione del suono. Gli abbai ripresero, questa volta più vicini, Naoko mi strinse la mano e prese a correre verso l'uscita, ma inciampò sulle sue stesse stringhe. L'aiutai ad alzarsi velocemente e ne approfittai per guardarmi dietro, nell'ombra si intravedeva una sagoma; gli occhi spalancati brillarono di luce sinistra. Sussultai e, sorreggendo la mia amica, corsi via verso il nostro dormitorio.

Una volta raggiunta l'entrata, poggiammo le mani sulle ginocchia, ricurve sul proprio corpo per prendere fiato. « Shiroiakuma Masato. » disse Naoko alzando lo sguardo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La classe era abbastanza silenziosa e l'insegnante di storia continuava la sua lezione senza interruzioni. Tutte le materie letterarie analizzavano i propri argomenti dal punto di vista mistico e quello terrestre; naturalmente il nostro programma di studi era differente da quello dei demoni in quanto a concezioni.
Qualche sera prima, quando entrammo nel loro territorio, non fu solamente sgradevole la sensazione, anzi, ci fu un momento in cui mi sentii quasi superiore, temuta. Era difficile da spiegare. Per anni ho vissuto con una mezza consapevolezza dei miei poteri, del mio passato, del mio destino. Sapevo ciò che mi era stato detto, ovvero che ero immortale perché figlia di un angelo e un demone, ero stata informata dell'esistenza degli Eredi, delle loro capacità e delle loro origini, ma prima di quest'anno non avevo mai esercitato giudiziosamente i miei poteri, non ne ero ancora del tutto a conoscenza, sostanzialmente sfruttavo il tempo a mia disposizione per meditare sull'esistenza umana, e sulla mia.


*Knock knock*
Un uomo proveniente dalla segreteria, a giudicare dall'uniforme, fece capolino dalla porta dopo un paio di tocchi. Il professore lo seguì in corridoio e tutti approfittarono del momento di pausa per fare un bel respiro. 
« Tutto bene, Mari-kun? » Mi chiese con tono preoccupato la mia compagna di banco. « Sembri distante.. non starai ancora pensando a quello che è successo la scorsa notte? » Poggiò sul banco le braccia, come era solita fare quando parlava seriamente. 
« Sto bene, Na-chan, » Dissi accennando ad un sorriso. « pensavo a dove potrei aver lasciato il quaderno di funzioni angeliche. » Le carezzai un braccio, continuando a sorridere. Eravamo molto legate, tanto da capire subito quando qualcosa non andava, anche se a volte questo risultava fastidioso.

« Ragazzi, ho delle notizie per voi. » Comunicò l'insegnante una volta ritornato davanti alla cattedra. Si sistemò gli occhiali sul naso e tacque, cancellando la lavagna. Noi tutti eravamo in attesa. 
« Come sapete bene, questa scuola ospita due generi di Eredi e tende a non mescolare i suddetti tra di loro, per salvaguardare il rendimento e la concentrazione. » Altra pausa, questa volta più breve, giusto il tempo di passarsi una mano tra i capelli mentre continuava ad andare avanti e indietro. « A quanto pare, alcuni individui del programma Demoni, hanno insistito per svolgere un compito comune. » Finalmente si fermò e prese a guardarci ad uno ad uno negli occhi con la stessa espressione in volto di un uomo desolato. Le sue sopracciglia si avvicinarono tremanti in fronte. « Passerete un mese in coppia con un alunno dell'altro programma appuntando tutti i tratti che riconoscerete essere appartenenti alla specie, dopodiché dovrete fare una relazione e consegnarla al vostro rappresentante di classe, che a sua volta li consegnerà direttamente in presidenza. » Sospirò come se si fosse tolto un pesante macigno dal cuore, poi si girò e molto lentamente raggiunse la sua sedia, non curante delle voci che si alzarono nell'aula. 

« Professore! Ma come? »
« Stiamo scherzando! »
« Dovremo dividere anche la stanza? »
« Sono dei sporchi incivili! »

« Naoko? »
Mi girai verso la mia amica e vidi che il suo sguardo era perso verso un punto non identificato, i suoi occhi luccicavano come chi ha appena visto l'amore, ero sicura che le fosse scesa un po' di bava dall'angolo della bocca. 
« Secondo te, quante sono le probabilità che ci capiti un ragazzo come compagno? » Domandò girandosi di scatto e interrompendo brutalmente quella sorta di sogno contagioso. 
« Non ti preoccupa nemmeno un po' il fatto che possano essere pericolosi? » Chiesi ridacchiando. Diedi un'occhiata fugace alla classe in subbuglio. La indicai con un pollice e poi mi rivolsi alla mia amica. « Evidentemente ci sono dei motivi se fanno così. » 


Dopo la lezione di botanica, fummo liberi di andare. Io e Naoko ci mantenemmo nella piazza centrale, l'unico luogo che permetteva un collegamento tra i due edifici. La ragazza dai capelli biondo cenere sedeva a bordo della fontana, teneva un romanzo aperto sulle gambe, ma più che a leggere, era occupata a guardarsi attorno con la speranza di incontrare qualche demone degno delle sue fantasie. Mi avvicinai a lei scuotendo appena la testa in tono di dissenso, ma con un sorriso divertito sul viso. 
« Non hai intenzione di andare a.. che so? Mangiare? » Abbassai lo sguardo sui miei piedi, notando una piccola macchiolina bianca sulle scarpe. 

« Siete del programma Angeli, non è così? » Alzai immediatamente la testa e vidi un ragazzo ben impostato che abbracciava due libri al petto. « Il mio nome è Watanabe, Hiroyo Watanabe. Scusate l'indiscrezione, ma non ho mai conosciuto un angelo. » Sorrise gentilmente chiudendo appena gli occhi.
Alzai fiera il mento e presi a spiegare.
« Be', tecnicamente non siamo angeli, siamo Eredi come voi, ma noi abbiamo in circolo potenzial- » 
« Piacere, Watanabe, io mi chiamo Motsukoji Naoko. »
Spostò il proprio indice verso di me e lo poggiò sopra il mio petto. « Questa simpatica chiacchierona, invece, è Kurotenshi Mari. Siamo due angiolette, sì. » 
Sbuffai offesa rivolgendo un sorriso volutamente costretto al ragazzo. « Oh, bene, Ma-chan e Na-chan, » Si mise a ridere di gusto. « adesso devo proprio scappare, ma sta sera fate un salto al nostro dormitorio, diamo una festa, potrebbe essere un ottimo modo per conoscerci meglio in vista del compito. » Fece cenno con la testa ad un tizio alle nostre spalle, solo allora mi accorsi che la piazza pullulava di ragazzi. Subito mi irrigidii. « Allora ci si vede! » Ci salutò con un'alzata di testa e, una volta uscito dal nostro campo visivo, Naoko iniziò a saltellare e a ridere. 
« Ma quanto era carino? Era davvero carino! » Si avvicinò e mi prese le mani, potrandosele sotto il mento. « Noi andremo a quella festa, non è così? »


« Marii! Sei pronta? Sto entrando! » La porta si spalancò e sotto una gonna troppo corta, una maglia troppo scollata e un trucco troppo marcato, riuscii ad intravedere la mia amica. Era palese che si fosse costruita dei castelli in aria. « Dimmi che non hai intenzione di venire così.. » Mi guardò talmente male da farmi sentire piccola quanto una formica. Velocemente si sdraiò sul mio letto e iniziò a studiare la stanza, una volta che ebbe scovato la cassettiera, grazie ad alcuni trucchetti imparati in classe, ne aprì uno e ne uscì fuori un maglione.
« Non dovresti usare i tuoi poteri al di fuori della scuola, Naoko! » Urlai cercando di contrastarli con la sola forza fisica, cosa alquanto difficile. « NAOKO! »
« Oh, e dai, fammi fare! Non puoi venire conciata in quel modo. »
Si portò un dito al labbro, iniziando poi a stuzzicarlo nervosamente con i denti. « Mmh.. troppo sportivo. Troppo stropicciato. Troppo scolastico. Questo è carino! Ah no, è troppo appariscente. Non vogliamo mica farci notare, giusto? » Una volta che il cassetto fu vuoto, ne aprì un altro. Alzai gli occhi al cielo.
Subito le scattai davanti e sorrisi istericamente.
« Senti, ci penso io. » Presi una felpa tra le cose che aveva buttato a terra e infilai dei pantaloncini neri. Una volta che fui pronta, mi pettinai velocemente i capelli (che per la cronaca, sono corvini) e aprii la porta, indicando alla mia cara e dolce amica di uscire. 
« Stai scherzando spero. » Mi riservò un altro dei suoi sguardi accusatori. « Se nessuno ci guarderà sta sera, sarà solo colpa tua, ricordalo. » Continuò poi, emettendo un verso simile ad una flebile risata. 
« Sto venendo solo per te, dato che ti saresti fiondata nella tana dei lupi anche da sola. » Sorrisi tra me e me, consapevole del fatto che la serata si sarebbe prospettata interessante, sotto questo punto di vista. « E poi io sto comoda vestita così, piuttosto tu, non avrai esagerato? » 
« Anche io sono comoda così e scommetto che anche gli occhi degli altri sono soddisfatti. » Si coprì con una mano il viso e iniziò a ridacchiare. Una volta finito il momento "esilarante", mi porse il braccio e ci incamminammo. 


*Knock knock*
 « E voi chi siete? » Un ragazzo bassino ci stava "accogliendo" all'entrata. Portava la divisa, anche se in modo trasandato. La sala principale del loro dormitorio era simile a quella nostra, solo che in quel momento c'era molta più gente che beveva, ballava e si strusciava. Era incredibile che nessuno dei sorveglianti si fosse accorto di ciò che stava accadendo all'interno. Effettivamente non si sentiva la musica da fuori e non sarebbe stato troppo strano se avessero creato una specie di barriera, in fondo, tutti lì, tranne naturalmente gli alunni, erano umani e quindi potenziali vittime. « Tu puoi entrare, dolcezza. » Disse indicando Naoko, prendendola per un braccio e trascinandola dentro. Questa mi guardò confusa. Poggiò una mano sulla spalla del ragazzo e gli fece un occhiolino. 
« Ma lei è una mia amica. » La mano prese a carezzargli leggermente tutto il braccio. Sorrise poi al ragazzo, come ad incitarlo a farmi entrare. In tutto questo io guardavo la scena divertita. 
« Hey, Teito, sono due angiolette, non vedi? » Interruppe una voce familiare. « Lasciale entrare, su. » Watanabe ci salutò contento, spinse il suo amico di lato e mi fece passare. « Perdonatelo, è sempre così antipatico. » Si mise a camminare facendoci largo in mezzo a quel mucchio di gente sconosciuta. Lì per lì mi sembravano solo ragazzi che volevano divertirsi, poi mi ricordai che si trattava di Eredi e iniziai a vedere tutto in modo più inquietante. « Lì in fondo c'è da bere, facendovi un giro troverete anche dei divanetti. Non fatevi scrupoli, siamo più socievoli di quanto non sembra. Un attimo, volo da un mio amico e torno. »

Era quel genere di evento che odiavo, non vi erano scambi di informazioni individuali, la gente era semplicemente un insieme di tante emozioni. Convinsi Naoko a sederci in uno di quei divani che aveva menzionato prima il ragazzo. « Mi annoio. » Annunciai. « Quanto ci mette Watanabe? »
« Assurdo, ma quel ragazzo laggiù, in fondo all'atrio, ti sta spogliando con gli occhi. » Disse la mia amica, ignorando la mia domanda. Non le risposi nemmeno, però cercai di capire di chi stesse parlando. 
Eccolo. Il suo sguardo. Il panico mi attraversò in un lampo, iniziai a sentire caldo. Era il ragazzo di quella sera, possibile che Naoko se ne fosse dimenticata? 

« Io.. vado in bagno. » Mi alzai e marciai il più lontano possibile da Naoko, continuando però a mantere le distanze da quel ragazzo. Perché mi metteva in agitazione?

« Scusa, non è che puoi dirmi dove posso trovare il bagno? » Una giovane ragazza, che inizialmente non sembrò capire le mie parole, balbettò un "al piano di sopra, nel corridoio a sinistra". La ringraziai velocemente e salì. 

« "W.C.", ma è quello maschile o femminile? » Entrai, sperando di vedere due porte con la solita targhetta, e invece trovai dei lavandini, di fronte ai quali vi erano le cabine con i gabinetti. Aprii un rubinetto e lasciai scorrere l'acqua, bagnandomi appena le dita e passandomele sulle guance. Provavo una brutta sensazione, qualcosa di vicino e tagliente, ma non avevo idea di quel che sarebbe potuto succedere.

« Chi sei? » Chiunque avesse parlato, aveva approfittato del momento in cui tenevo gli occhi chiusi. Non sentii alcun rumore, quindi questa persona si trovava già all'interno del bagno. Mi girai e lo vidi. Il ragazzo di poco prima, lo stesso della sera precedente. Aveva i capelli scuri, blu notte, e gli occhi di un grigio quasi celeste. Deglutii, ero un po' in crisi, mi metteva a disagio il suo sguardo, mi faceva quasi paura. 
« Ho sbagliato bagno, mi sa. » Tentai di uscire, ma fui talmente goffa da far sciovolare il cellulare per terra, quando mi rialzai, mi trovai la sua figura davanti. « Non sono qui per mia volontà, non voglio avere problemi. » 
« Non volevi avere problemi nemmeno qualche sera fa, immagino. » Un angolo della bocca si alzò in un sorriso provocatorio. « Cosa stavi cercando? »
« Niente in particolare. »
« Perché hai paura? »
Chiese divertito, notanto il mio atteggiamento freddo e distaccato come di chi vuole uscirsene da una qualche situazione.
« Non ho paura. » Socchiusi appena gli occhi e alzai leggermente un sopracciglio. 
Si mosse verso la porta, l'aprì.
« Io e te.. » Disse guardando prima la maniglia e poi dritto nei miei occhi. « ..siamo uguali. » Così dicendo, scivolò via, chiudendo la porta. 
Cosa voleva dire? Dopo due secondi, ripresi possesso del mio corpo e gli corsi dietro. « Aspetta, tu chi sei?! » Nel corridoio però, non c'era nessuno.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


« ..i demoni. » Già da qualche giorno non si parla d'altro. Oltre ai pregiudizi che posso esistere anche tra gli umani stessi, in quanto a creature infernali e malefiche, i quali hanno scritto per oltre duemila anni miti e leggende in merito rendendoli antagonisti di eroi imbattibili e di profeti della religione, c'è anche da dire che gli Eredi angelici non hanno alcun tipo di interesse nel confronto ravvicinato. O così, o ne sono terribilmente ossessionati. 

« Na-chan, oggi ci daranno i fogli con le informazioni base dei nostri compagni.. » Non ebbi nemmeno il tempo di finire la frase che, girandomi, vidi l'espressione della ragazza seduta di fianco a me, nonché Naoko, eccitata al solo pensiero. « Sì.. sei abbastanza contenta. »
« Contenta? Non sto più nella pelle! » I suoi sorrisi non erano tanto rari, ma di così sinceri e naturali, quasi inquietanti, non se ne vedevano spesso. « Spero di essere accoppiata a quel ragazzo carino della festa! »
« Intendi quello che ti ha offerto da bere? Non mi ispira positivamente.. » 
« Proprio per questo. »
Sfoderò uno dei suoi sorrisetti perversi e poi scoppiò a ridere. Era normale per Naoko avere certi atteggiamenti, non si faceva problemi a parlare francamente, era una cosa che generalmente adoravo di lei. 

« Ragazzi, adesso potete girare i fogli che vi ho messo davanti. » 
Cooooosa? Fogli? Quando è passato tra i banchi il professore? Abbassai lo sguardo davanti a me ed effettivamente lo vidi, ma non volli girarlo subito. Piuttosto diedi priorità alla mia compagna di banco. « Naoko, tu con- »
« Hiroyo Watanabe.. che rottura. » 
« Non sono ancora convinta, ma credo che sia uno ragazzo con la testa sulle spalle. »
« Ma tra tutti, giusto Watanabe? »
Emise un suono di sconforto. « Tu invece? » Prese il mio foglio e sgranò gli occhi. « Tieni. » Me lo passò sconvolta.
« Shiroiakuma.. Masato. Non è possibile. » Sembrava quasi fatto di proposito. In allegato c'era anche una foto presa dell'annuale dell'anno precedente. Impossibile sbagliarsi, era lui. « Qualcosa non quadra. »
 
« All'uscita, durante l'intero mese, potrete incontrare gli altri alunni. Oggi in particolare, come potete vedere nel vostro foglio, ci sarà » 
« Un incontro con i propri compagni, alle ore 16:30.. »
Sussurrai impercettibilmente.
« Potrete presentarvi e conoscervi meglio. Sfortunatamente, non sappiamo perché le coppie siano etereogenee. » Povero professore, gli si leggeva proprio in faccia il malessere che provava. 


La campana suonò l'ultima ora, avevamo ancora un po' di tempo prima di incontrare gli altri Eredi. 
« Naoko, tu che farai? »
« Che farò? Non ne ho la minima idea. »
Sospirò pesantemente, mi venne istintivo stringerla tra le mie braccia. « Ma-chan, l'incontro sarà isolato, secondo te? »
« Spero proprio di no. »
Alzai lo sguardo sulla struttura possente dalle quali entrambe eravamo appena uscite. Identica a quella alle nostre spalle. Non ero né preoccupata né spaventata all'idea di incontrare Shiroiakuma, mi angosciava un po' la coincidenza. « Andiamo a mangiare qualcosa? »


La mensa era stracolma di ragazzi affamati, ognuno seduto al proprio tavolo o in fila per ricevere la propria porzione. Io e Naoko stavamo non troppo distanti dalla porta d'ingresso e accanto avevamo una grande finestra oltre la quale potevamo osservare la piazza comune. « Naoko, l'altro giorno alla festa.. »
« Cavolo, sono le 16 passate, dobbiamo muoverci! » Posò poco graziatamente la bottiglietta d'acqua sul tavolo e mi prese per mano, iniziando a correre. « Daaai, che impressione faremo? » Sorrisi sarcastica, come se loro fossero stati già lì ad aspettarci. 

« Appunto. » Eravamo in classe e gli unici ad essere puntuali come orologi svizzeri eravamo noi del programma Angeli. 
Si fecero le 16:38. 
Poi le 16:44.
Il primo ad entrare fu un ragazzo alquanto buffo, era bassino e apparentemente esile, portava una specie di benda all'occhio sinistro. Sorridente, andò verso Reiko dopo averla riconosciuta. 
Il cellulare segnava le 17:13, ormai quasi tutti erano arrivati. 


« Naoko, scusa il ritardo, ma ho dovuto fare alcune equazioni extra e.. lunga storia. » Watanabe si ergeva come una statua in tutto il suo splendore dinanzi a noi. Sorrisi, sinceramente sollevata. 
« Oh, bene. Allora ti lascio il posto, io torno al dormitorio. » Dissi alzandomi. 
« Ma come, il tuo.. cioè, quel tizio non è ancora arrivato. » Rispose Naoko.
« Oh, e chi sarebbe? » Watanabe mi prese dalle mani il foglio e notai la sua mascella irrigidirsi. « Magari.. non so.. vi vedrete domani. Non mi sembra una cattiva idea quella di andarsene. » Commentò con voce tremolante e tenendo gli occhi bassi.
« Bene. » Incerta presi la borsa e salutai con una mano. « Allora a dopo. » Feci un cenno a Naoko. « Ciao Watanabe-kun. »

Stavo attraversando l'aula cercando di non dare troppa attenzione alle coppie intorno a me. Una ragazza mai vista prima, con un'uniforme personalizzata in modo alquanto pericoloso, sedeva sul banco di Natsuki. Non appena il suo sguardo incrociò il mio, accelerai di poco il passo, trovandomi alla porta, superai un paio di persone e in due minuti mi ritrovai in piazza. Guardai il dormitorio e mi incamminai in quella direzione. 
Un gruppo di ragazzi, probabilmente dell'altro programma, si guardava intorno in modo sospetto. Cercai di raggiungere il portone ma una mano mi bloccò. 

« Ciao bella, che fai sta sera? » Disse una voce sconosciuta, ma che collegai a quel gruppo. « Vieni con noi, ci annoiamo da morire. » Disse un altro
« Per favore, lasciatemi. » Chiesi con un filo di voce, era irritante il fatto che non vi era rispetto. In un attimo mi ritrovai al muro laterale, "teletrasporto?" pensai. Sentii una mano salire sotto la mia gonna. « Ho detto di lasciarmi andare! » Questa volta urlai, ma nessuno sembrava sentirmi. Probabilmente avranno usato lo stesso trucchetto della festa. 
Un brivido e poi il panico, i miei occhi si infiammarono di un calore mai provato prima. Subito la mano che sembrava divertirsi dentro le mie mutandine si fermò. Bloccai il gomito del ragazzo, che sembrò quasi prendere fuoco, così come ogni parte dei loro corpi che entrò in contatto con il mio. 

« Ha gli occhi rossi, ragazzi, questo non è un angelo. » Uno di loro, impaurito, prese a correre verso il proprio edificio, seguito poi dagli altri.

Mi piegai in due e presi ad accarezzarmi le spalle, come per tranquillizzare il mio corpo. Sembrava proprio che stessi bruciando e in contrasto con l'aria fredda di un pomeriggio quasi tramontato, stavo morendo di freddo. Ero troppo instabile per potermi mettere in piedi, così tirai fuori la felpa dalla mia borsa e me la misi addosso. 


« Kurotenshi Mari. » Una flebile fiamma di accese nuovamente nel sentire quelle parole. 
« Shiroiakuma Masato. » Quasi ringhiai il suo nome. Notai un leggero stupore nella sua espressione, oltre al compiacimento. « Cosa ci fai qui? »
« Posso chiamarti Mari, no? Al diavolo le formalità. » Mi porse la mano, sebbene non volessi accettarla, non avrei avuto altro modo di alzarmi. Ero palesemente infastidita dalla sua azione di apperente gentilezza. Al tatto sembrava così calda. « Perdona la mia mancanza, » Indicò l'edificio dove si stavano tenendo gli incontri. « il fatto è che non mi piacciono le finte presentazioni, preferisco di gran lunga assistere a ciò che ho appena visto. »
« Tu hai.. cosa? E non hai fatto nie.. Oh ma che dico, non mi interessa il tuo aiuto né questo stupido compito. Io mi rifiuto. » Quale essere umano sarebbe in grado di osservare una scena simile senza muovere dito? Presi la mia borsa e me ne andai correndo senza nemmeno guardarmi intorno. L'indomani sarei andata a chiedere un cambio di alunni, quel Masato non l'avrei proprio sopportato. 

Chiusi la porta della mia stanza e mi sedetti a terra, bloccando quasi un'ipotetico ingresso. Una lacrima raggiunse presto il mento, carezzandomi il viso: fu subito seguita da altre dieci, venti o forse trenta. Non piangevo per l'accaduto, no, anzi, piangevo per come avevo reagito spontaneamente, per come quella sensazione di potere mi fosse piaciuta. 
Bussarono alla porta. 

« Chi è? » Mi asciugai velocemente la faccia, sorrisi come a motivarmi. Aprì, ma non vi era nessuno. Solo un biglietto. 

« Domani, di lato a questo edificio alle ore 18:00. [S. M.] »

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