New Heroes, Old Enemy: the final battle

di Zoey_and_Hel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Little Hamato ***
Capitolo 2: *** Halfblood ***
Capitolo 3: *** The first battle ***



Capitolo 1
*** Little Hamato ***


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1
LITTLE HAMATO



In una cameretta, dalle pareti giallo-arancio, seduta ad una scrivania, una ragazza era intenta a disegnare.


Aveva gli occhi azzurro cielo, limpidi e giocosi, lentiggini sul visetto, e capelli ricci color cioccolato, raccolti in due trecce sfatte. Indossava un paio di occhialoni, una maglietta colorata, dei leggins e delle scarpe da ginnastica.


Ad un'occhiata più attenta, si poteva notare la leggera sfumatura verde della pelle.
Canticchiava tra sé e sé la canzone che stava ascoltando in cuffia.


-We are young
We are strong
We’re not looking for where we belong!- cantava.


Dalla sua matita uscivano scenari meravigliosi, una perfetta riproduzione del panorama del castello di Hogwarts.


Accanto al foglio c'era un piattino con due fette gigantesche di pizza alla Nutella.
Ad un tratto, un'altra ragazza entrò nella stanza.


Aveva i capelli biondo scuro, ondulati e lasciati ricadere sulle spalle, con delle ciocche tinte di blu, rosso e nero. Aveva gli occhi castani con pagliuzze dorate, e la pelle chiarissima, che, come quella della castana, aveva un'impercettibile sfumatura verde.


Indossava una maglietta nera con sopra scritto in bianco, rosso e blu "Rock Is The Way", un giubbotto di pelle, pantaloni e anfibi, tutto nero, così come il trucco degli occhi.


Si tolse le cuffie che portava nelle orecchie, e guardò la riccia. -Izumi...- la chiamò, senza ricevere risposta.


-Izumi!- riprovò.


Niente.


-IZUMI KAZUHA HAMATO!- urlò la bionda.


Izumi lanciò un gridolino, e per poco non cadde dalla sedia.


-Ahia...Susan, ma cos'hai da urlare?!- esclamò, mentre si legava le cuffie dalle orecchie.


Susan Yume Hamato storse il naso. -Abbiamo da fare, te ne sei dimen...e da quando porti gli occhiali?!-


Izumi la guardò senza capire, poi il suo sguardo si illuminò. -Ah, questi!- disse, togliendoseli -Sono finti, non hanno le lenti...Mi piacevano, e li ho comprati!-


Susan la guardò esasperata. -Sei senza speranze, Zumi...-


-Grazie Susie!-


-Sai che odio essere chiamata Susie!-


-Per questo è divertente farlo!-


Gli occhi di Susan lanciarono scintille di rabbia. -Zumi...Non farmi arrabbiare-


Izumi alzò le braccia. -Scusa. Ok...hai..."quella cosa"?- chiese, con tono da cospiratrice.


L'altra annuì, seria. -Percy ha accettato- disse, mostrandole un barattolo che le aveva dato Percy Eiji Hamato, il fratello più grande di un anno, capelli neri  e occhi castani, genio di prima categoria.


Izumi sgranò gli occhi. -Sul serio! Figo! Come funziona?-


-Beh, Perce mi ha detto che basta metterlo a contatto con calore e freddo...immagino che dovremo usare il fuoco e il ghiaccio...Ma non so esattamente gli effetti...- Un ghigno attraversò il volto della bionda.


Izumi le batté il pugno. -Così mi piaci, Susi...Sue. Su chi lo sperimentiamo?-


-Mmm...Che ne dici di...Lorenzo? Mi devo vendicare-


Sorrisero.


-Oh, sì...- dissero all'unisono, sorridenti.



________________________________________________________________



In un cortile innevato, due ragazzi chiacchieravano tra di loro animatamente.


Il primo aveva i capelli castani folti, e gli occhi dello stesso colore. Aveva l'aspetto di un ragazzo che sa di essere affascinante e playboy.


Il secondo era alto e un po' muscoloso, con i capelli anche lui castani e gli occhi verde smeraldo, con l'aria di essere un ragazzo gentile.


Il primo salutava tutte le belle ragazze che gli passavano di fronte, facendo loro l'occhiolino, mentre il secondo alzava gli occhi al cielo, esasperato -Lorenzo...- disse -È necessario?-


-Necessario cosa, James?- chiese Lorenzo Hamato con un'aria innocente autentica quanto un dente d'oro.


-Fare così tanto il donnaiolo- finì James Hamato, sbuffando.


Lorenzo fece spallucce. -È la mia natura, lo sai- fece.


James sospirò. -Purtroppo lo so, cuginetto. Piuttosto...perché siamo qui a scuola?- domandò.


Lorenzo alzò le spalle. -Zumi e Sue mi hanno dato appuntamento qui e...-


-...e hai pensato di portare me come scudo umano contro di loro- terminò il ragazzo dagli occhi verdi.


-Esatto-


Entrambi conoscevano la pericolosità di Susan e Izumi Hamato.


Dolci e adorabili all'esterno, due bombe nucleari dentro.


Se messe insieme provocavano la catastrofe.


Lorenzo sorrise. -Ma sta volta ho una sorpresina per loro...- disse, con un ghigno, mentre tirava fuori un sacchetto. -Uova, farina e cacao. Faremo una bella torta-


-Non ti basta lo scherzo fatto a Sue?-


-Mi conosci, Jamie. Le prenderò alla sprovvista e...-


Qualcosa rotolò sulla neve, ai loro piedi.


Era un contenitore di metallo, un cilindro.


-Che roba è?- fece Lore, prendendolo in mano.


James scosse il capo. -Io non lo farei, Lore...- disse.


-Andiamo James! Non fare il fif...-


BOOOOM!


Una fiamma aveva colpito la neve e  contenitore, che era esploso davanti ai due ragazzi.


James riuscì a spostarsi, al contrario di Lore, che finì ricoperto di una strana polvere biancastra.


Cominciò a saltellare, mentre si grattava furiosamente.


-Ahia! Ahia pizzica! Ma che roba è?!- gridò, mentre tutti nel cortile lo guardavano ridendo.


-Polvere...non mi ricordo il nome- disse una voce.


Lorenzo e James si voltarono.


Erano due ragazze, una bionda, vestita di nero,  e una castana e riccia.


Susan e Izumi.


-VOI DUE!- urlò Lore, mentre si grattava.


-Noi due- rispose Izumi, mentre ridevano.


-Perché?!- protestò ancora il ragazzo.


-Perché cosa? Perché ci siamo vendicate, o perché ti abbiamo colto alla sprovvista?- chiese Zumi.


-Tutte e due!-


Susan gli si avvicinò. -Te l'avevo detto che te l'avrei fatta pagare, Lorenzo- sibilò.


-Ti odio- ribatté lui. -VI odio!-


-Grazie-


James rise. -Siete grandi, ragazze!-


Izumi sorrise. -Grazie Jamie!- esclamò.


-Grazie!- fece anche Susan, gli occhi che brillavano davanti al suo migliore amico, che le scompigliava la testa bionda. -Sta' fermo-


-Scusa-


-MI AIUTATE?!- protestò ancora Lorenzo.


Izumi gli si mise davanti, le mani sui fianchi. -Solo se ci chiedi scusa!- esclamò.


-PERCHÉ DOVREI?!-


-Beh- disse Susan -A meno che non vuoi ritrovarti congelato per l'eternità...-


-...o paralizzato per sempre- minacciò la riccia.


Lorenzo, sempre grattandosi, fece una faccia terrorizzata. -OK! Ok. Scusate se vi ho...ecco...fatto quello scherzo- bofonchiò -Ora mi aiutate?- chiese speranzoso.


-L'antidoto ce l'ha Percy, dobbiamo tornare a casa, per averlo- disse Izumi, sogghignando.


-Traditrici...-


-James, lo porti tu?- chiese con noncuranza Susan.



_______________________________________________________________



-Lore, fratellino, perché quella faccia arrabbiata?- chiese Aiko Hamato, di anni quattordici, dai capelli scuri e gli occhi bordeaux, mentre mangiava una fetta di pizza.


Lorenzo non rispose.


-Ora mi preoccupo- disse Sophia Hamato, di diciannove anni, dagli occhi ambrati e i capelli castani, con una ciocca rosa. -Non è mai così silenzioso!


-Tranquilla, sorellina, avrà i suoi motivi- disse Raffaello Jr. -Ehi, James mi passi quella fetta di pizza ai carciofi?-


-Perché non te la prendi da solo?!-


Jacob, di diciassette anni,si passò una mano tra i capelli biondo scuro, ammiccando con gli occhi blu. -Ah, è stupendo stare senza gli adulti, una volta tanto!- esclamò.


-Jake, si stava parlando di Lore.- gli fece notare Gilbert Yoshi, di diciotto anni, capelli neri e occhi blu, seriamente.


-E allora?-


-E allora, Jake, non si parla sempre di te- disse Percy, di sedici anni, capelli neri e occhi castani con pagliuzze dorate.


-Con questo cosa...-


-Mi volete spiegare che cos'ha mio fratello?!- urlò Aiko.


-Chiedilo a Blondie e a Chocolate!- sbuffò Lorenzo, indicando Susan e Izumi, la quale mise su una faccia scocciata. -Smettila di rompere, Lore- disse.


-Scusa, come mi hai chiamato?!- ringhiò invece Sue, alzandosi di scatto.


-Blondie- ripeté, in tono provocatorio, Lorenzo.


-Tu sei morto!-


Detto questo, la bionda fece per saltargli addosso, ma fu bloccata da James. 
-Stai calma- disse Gilbert -Non possiamo distruggere la casa-


-Sennò chi li sente i nostri genitori?- bofonchiò Sophia.


Susan si rimise seduta, mentre Izumi alzava gli occhi al cielo, e Lore faceva una linguaccia.


Quei ragazzi erano i discendenti di quattro mutanti, una famiglia felice.


Ma ciò che non sapevano, era che qualcosa stava per cambiare nelle loro vite...



_______________________________________________________________



La donna aveva seguito i quattro ragazzi, la riccia, i castani e la bionda, finché non aveva perso le loro tracce.


Si fermò su un cornicione,  e accese il comunicatore.


-Maestro?-


-Dimmi, figlia mia-


-Ho trovato i figli dei mutanti-


-Davvero? Chi sono?-


-Per ora ho trovato quattro ragazzi, due femmine e due maschi: una riccia, due castani e l'ultima bionda. So di per certo che la riccia  è la figlia di Michelangelo Hamato e Zoey Baston, il più alto tra i castani è il figlio di Raffaello Hamato e Giulia Mason, l'altro è il figlio di Donatello Hamato e Aicha Moore, e la bionda è la figlia di Leonardo Hamato e...-


-...Helen Black. Capisco-


-Cosa devo fare?- chiese la donna.


-Niente. Aspetta e sii paziente. Al.momento giusto colpiremo.-


-Ma...-


-Niente "ma". Attieniti al piano-


La donna annuì, tra sé e sé. -Sì...padre-



OUR SPACE!
Zoey: Hola! Io sono Zoey!
Helen: E io sono Helen!
Zoey: E questa è la nostra storia  a quattro mani! Che ne pensate?
Helen: Non è un granché.
Zoey: No. Infatti.
Helen: Ma speriamo vi sia piaciuto questo chappy!
Zoey: Che è più un'introduzione!
Z&H: Recensite!
Zoey_and_Helen



Ci potete trovare agli accaunt:
Zoey:
Zoey Charlotte Baston   
Ayumi Edogawa

Helen:
The_Warrior_Of_The_Storm

Insieme
We_Are_A_Family

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Capitolo 2
*** Halfblood ***


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2

HALFBLOOD

 

Lorenzo guardò le ragazze davanti a lui mordendosi il labbro.



Da quel lato della mensa si vedevano tutti i suoi compagni e questo era un punto a suo favore, visto che poteva scegliere la sua preda con tranquillità.



A lui piacevano le fanciulle belle formose e sempre nuove, quindi ce n'erano molte che poteva già eliminare. Era noioso accalappiare sempre le stesse.


Inoltre in quel momento aveva voglia di rosse e il cerchio si restringeva ancora, più precisamente a sei ragazze: Lilian, Miriam, Melody, Jessica, Margot e Mary.

 

Decise di optare per quest'ultima. Quindi si diresse verso un tavolo con due ragazze.


-Ciao bellezze, il vostro cavaliere è arrivato.- Disse il castano con il sorriso più seducente di cui era capace, mentre Mary Marvin e Lucy Jane Wayrdel lo guardavano male.


La prima aveva i capelli rosso scuro, lunghi e mossi e splendidi occhi neri, simili a frammenti di ossidiana; la seconda, invece era mora, con gli occhi di un particolare color viola.


Entrambe avevano vari strati di trucco sul viso, che rendeva le loro guance rosee e le labbra vermiglie  e invitanti.


"Cavolo" pensò Lorenzo "Non saranno entrambe rosse, ma sono uno schianto lo stesso!-


La voce di Lucy lo riportò alla realtà.


-Io non vedo nessun cavaliere, Hamato, solo un finto umano.- esclamò la mora, squadrandolo dalla testa ai piedi con aria di disprezzo. Mary annuì.


-Cosa vuoi da noi sgorbietto? Mi raccomando, veloce che siamo di fretta, abbiamo teatro, hai esattamente cinque minuti di tempo.- profferì la ragazza, guardandolo distrattamente.


Il figlio di Donatello e Aicha aggrottò un attimo la fronte, stranito da quelle risposte sprezzanti, di solito nessuno lo rifiutava. "O


-Senti carina- eruppe, infastidito -non parli a Lorenzo il Magnifico in questo modo! Tu hai l'onore di poter uscire con me, che ne pensi?-

Mary rise.  -Io? Uscire con te? Vorrai scherzare spero!-


Lorenzo rimase a guardarla con gli occhi sgranati, e la bocca aperta dallo stupore. -Co...Cosa?-


Lucy si alzò in piedi, incrociando le braccia. -Hai capito, Hamato. Sei solo uno sgorbio, un ridicolo mutante, che chance vuoi avere?-


Il castano strinse i denti, colpito nel profondo. Perché, perché dovevano rinfacciargli la sua natura?


Riuscì comunque a ridere. -Sai che ti dico puttanella?- esclamò, rivolto alla rossa -Hai perso la migliore occasione della tua vita.- E se ne andò, pensando che non era finita, accompagnato dalle risate di scherno delle due fanciulle.


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James sbuffò mentre osservava Lore che ci provava con Mary Marvin e Lucy Wayrdel.


Come faceva a essere così imbecille?!


Lorenzo gli diceva molto spesso che doveva dare un aggiustata ai suoi ormoni, perché non era possibile che non gli piacesse nessuna ragazza o che non volesse provarci con nessuno. Semplicemente era fuori dalla norma per un ragazzo maschio adolescente.


A volte James pensava che fosse davvero così, dato suo fratello e suo padre, nonostante fossero uno fidanzato e l'altro sposato, non potevano fare a meno di posare i loro occhi verdi su tutte le belle ragazze che passavano, nonostante sapessero che le loro donne li avrebbero ammazzati.

 

Non capiva proprio perché provarci con tutte, i sentimenti sono una cosa importante e non si può giocarci e manipolarli a proprio piacimento. L'aveva sempre trovata una cosa crudele.


Inoltre, prima di stare con qualcuna, voleva essere sicuro di amarla. Spesso aveva desiderato di provare l'ebrezza dell'amore ma purtroppo la freccia di Cupido, che aveva colpito i fratelli e due delle sue cuginette, stava ben lontana da lui.


-Posso... Posso sedermi vicino a te?- 
James si voltò nel sentire quella voce, incontrando gli occhi neri di una ragazzina in piedi davanti a lui.


L'aveva vista qualche volta a lezione d'arte o poteva tranquillamente dire che era minuta per la sua età. Aveva i capelli biondo grano che le arrivavano fin sopra le spalle e grandi occhi color carbone.


Il maglioncino bianco e la gonna di un rosa tenue confermavano la sua delicatezza.


James annuì -Certo... Valerie Marvin giusto?- Chiese conferma mentre lei si sedeva davanti a lui annuendo timidamente.


-Allora... Sei la sorella di Mary Marvin, giusto? Perché mio cugino ci sta provando con lei.-


-Si, sono io... Tu invece sei James Hamato? Un... Mezzo mutante.-  mormorò la ragazza, guardandolo per cercare conferma.


James annuì un po' titubante, sperando che Valerie non decidesse di cambiare posto, non voleva stare da solo e quella ragazza le stava simpatica. In fondo, la gente odiava i mutanti.


Ma invece lei rimase lì.


Sebben stupito, James provò di nuovo a parlarle. 


-Come mai ti sei seduta qui? Insomma... Ci sono un sacco di altri posti liberi.- Valerie si irrigidì leggermente.



-Ho visto che eri da solo... Se ti do fastidio posso andarmene!- James scosse la testa sorridendo e continuarono a parlare, del più e del meno per conoscersi meglio.


Sorrise. 


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-L'ultima canzone degli Shivers non è male, ma credo che potevano fare di meglio, dovrebbero ri-arrangiarla... Zumi mi stai ascoltando!?- Susan sbuffò esasperata guardando la riccia che osservava un tavolo poco lontano da loro, come se fosse in trans.


La bionda si voltò a guardarlo anche lei, e non fu per niente sorpresa quando vide un quartetto di ragazzi del secondo e del terzo anno, che lei, personalmente, reputava dei completi cretini.



Lucas Michael Nikel stava facendo sicuramente un discorso, infatti eseguiva ampi movimenti con le braccia, spostandosi ogni tanto i capelli rossi da davanti gli occhi azzurro chiaro.


Gabriel Guren Nightray ("L'emerito baka" pensò la figlia di Leonardo e Helen)  guardava il primo con un sorriso sghembo, i capelli neri che gli coprivano completamente l'occhio sinistro e che non accennava a spostarli, lasciando visibile solo il destro, di un particolare blu, che si mescolava al viola e al verde mare.


Affianco a lui Anubi Roy Davis guardava storto Luke, mentre copiava i compiti dell'ultimo ragazzo. I capelli biondo platino (quasi bianchi) gli piovevano sulla fronte, e gli occhi rossastri parevano scintillare di luce propria.


L'ultimo ragazzo era quello che aveva catturato l'attenzione di Izumi, Shin Alexander Lookwood, un bel giovane moro e decisamente spettinato, dagli occhi nocciola, sistemati dietro un paio di occhiali da vista. Guardava l'oratore, ridacchiando.



Susan sbuffò di nuovo e storse il naso. -La smetti di sbavare dietro a Lookwood? Lui ti vede solo come un'amica, se proprio vogliamo esagerare.- sottolineò.


Izumi tornò a guardare la bionda, con un sorriso che le andava da una parte all'altra del visetto. -Sperare non fa male, no?- ridacchiò -Inoltre non è colpa mia se è fantastico! È bello, simpatico, bello, intelligente, bello, in gamba...Ho già detto che è bello?- sospirò con gli occhi celesti sognanti.


L'altra ragazza imprecò in giapponese. 


-Sì, ok, è il ragazzo migliore del mondo, ho capito ma smettila! Inizierà a credere che sei una stalker.- 


Fu il turno di Izumi sbuffare, mentre incrociava le braccia al petto.



-Sta zitta te! Tanto lo so che ti piace Gabriel!- disse la figlia di Michelangelo e Zoey, facendole la linguaccia. Susan la fulminò con le iridi castane.

-Non mi piace Nightray, è solo uno stronzo!- Rispose facendo una smorfia e guardando il ragazzo con uno sguardo omicida, squadrandolo da capo a piedi. -No, non mi piace per niente. Credo che l'amore abbia distrutto il tuo cervello, cuginetta.-

-Non è vero! Parla per te!- Protestò la più grande dichiarando chiusa la discussione, poi guardò l'ora sul suo orologio -O cacchiarola è tardissimo! Non riusciremo mai ad arrivare in tempo a musica!- Le due ragazze si alzarono velocemente prendendo le loro sacche, poi corsero verso l'uscita della mensa, cercando di evitare oggetti e persone, mentre entrambe si voltavano a fissare il tavolo con i due ragazzi maledetti, la prima sognando ad occhi aperti, la seconda disgustata.


Tanto, pensavano, delle mezze mutanti come loro non avrebbero mai avuto possibilità in amore.


__________________________________________________________________________________________________


Quella sera...

Quattro ragazzi di nostra conoscenza erano in piedi sul tetto di un grattacielo, e le loro voci litiganti si innalzavano nel cielo.

-Vi dico che dobbiamo andare a destra! È la strada migliore per tornare a casa!- disse Susan esasperata. Indossava dei vestiti semplici, pantaloni neri e una giacca semplice, blu scuro, ad incorniciarle gli occhi da cerbiatta c'era una mascherina dello stesso colore della giacca.

-Non è vero! Dobbiamo andare a destra, Blondie!- controbatté Lorenzo stringendosi meglio nel giaccone viola scuro, anche lui possedeva una mascherina del colore della giacca, evidentemente i loro genitori avevano deciso di far vestire a forza tutti e quattro esclusivamente con il nero per i pantaloni e maglietta e mascherina abbinate.



-Ha ragione Susie, dobbiamo andare a sinistra!- Lorenzo scoccò un occhiata di fuoco a Izumi, che in quel momento stava cercando di stringersi maggiormente la mascherina gialla attorno agli occhi color del cielo.



Probabilmente chiunque si sarebbe scandalizzato dall'abbigliamento della riccia, che si trovava bene con una felpa e dei leggins in pieno Gennaio, ma ormai i suoi cugini si erano abituati a morire di freddo soltanto a guardala. O meglio, tutti e due i cugini maschi, visto che Susan era indifferente al gelo.


-James! Dillo anche tu a queste sceme che dobbiamo andare a destra!- 
Gli occhi verdi di James, incorniciati da una mascherina verde scuro, si spalancarono mentre gli occhi dei tre compagni di pattuglia venivano puntati su di lui.


Sapeva che sarebbe finita così, a differenza del padre solitamente era abbastanza calmo e questo risaltava molto con Izumi, Susan e Lorenzo che, invece, erano sul punto di scannarsi in ogni momento.


-Io... Beh... Credo che dovremmo fare la strada al contrario! Sì, sì, così non rischiamo di perderci!- esclamò, passandosi una mano sulla nuca.
 Per sua fortuna la strategia sembrò funzionare, perché i cugini, anche se contrariati, si girarono verso il palazzo da cui erano venuti e, con una bella rincorsa, saltarono sul tetto.


Per tutta la strada fino al palazzo in cui vivevano, tutti e quattro rimasero in silenzio, oppressi dalla medesima sensazione di disagio che avevano provato quella mattina a scuola.


Izumi aveva tirato fuori dalla sua faretra una freccia e aveva iniziato a raggirarsela tra le mani procurandosi anche qualche graffio sulle mani, a cui non fece molto caso per via dei vari lividi e graffi procuratosi sbattendo e inciampando (solitamente sugli stipiti delle porte)


Lorenzo invece appena si trovava ad un'altezza non troppo eccessiva lanciava occhiate verso le strade, nella speranza di intravedere qualche bella ragazza da salvare eroicamente o, semplicemente, da aspettare il giorno dopo per poterla sedurre, le mani sopra la coppia di Nunchaku nella sua cintura.


James cercava di sistemare meglio il suo fodero sulle spalle, che gli dava immensamente fastidio, e si chiedeva perché non aveva scelto un arma di quella lunghezza e non qualcosa che si potesse mettere nella cintura come facevano Sue e Lore.


Infine Susan guardava distrattamente il cielo, la mano destra era finita automaticamente sull'impugnatura della sua spada, mentre la sinistra era nella tasca della giacca, alla disperata ricerca di calore che non riusciva a provare.


Tutti e quattro provavano un'amarezza immensa, difficile da spiegare a parole.

 

Forse perché nemmeno loro le trovavano.


Il figlio di Raffaello e Giulia chinò lo sguardo verso i suoi piedi. "Perché?" pensò "Perché non possiamo essere normali? Perché siamo così...diversi?"


Ma sapeva che, ad una domanda così, non c'era risposta.






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Capitolo 3
*** The first battle ***


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3

THE FIRST BATTLE


-Ragazzi, prima di andare a casa, vi va di passare alla TCRI?- chiese improvvisamente Izumi, fermandosi.


La TCRI era stata, quando i loro genitori erano ragazzini, una base dei Kraang, una specie aliena che aveva tentato di conquistare il mondo. In seguito all'accettazione dei mutanti all'interno della società umana, era stata tramutata in un normale palazzo di New York, che ora conteneva uffici che si occupavano di scienza. Donatello, il padre di Lorenzo, aveva fatto la supposizione che si trattassero di laboratori di genetica.


Fatto sta che era diventato anche uno dei posti preferiti dei quattro giovani ninja, un luogo perfetto dove osservare le stelle, fare un picnic sul tetto e parlare.


James storse il naso, voltandosi verso la riccia. -Zumi-chan, non penso sia una buona idea- ribatté. -È già tardi, e sai che ci succede se superiamo l'orario del coprifuoco-


-Andiamo, Jamie! Non c'è nulla di male!- esclamò la riccia, con  un leggero broncio.


Susan prese posizione vicino al cugino. -Cuginetta cara, tu dici così solo perché i tuoi non sono rigidi sulle regole!- obiettò -Di sicuro zio Mikey e zia Zoey non sono apprensivi come mio padre- aggiunse.


-O mia madre- si intromise Lorenzo, rabbrividendo al solo pensiero degli scleri in arabo che si sorbiva ogni qualvolta faceva qualcosa di "potenzialmente sbagliato".


-O la mia- finì James.


Susan scosse il capo. -Zio Donnie, zia Aicha, zio Raph e zia Giulia non battono Leonardo Hamato, tranquilli- ci tenne a sottolineare, con un sospiro esasperato.


Izumi ridacchiò. -Veeeero- disse, eseguendo una piroetta. -Ma proprio per questo io, la fantastica, geniale, incredibile...-


-...e modesta- bofonchiò Lorenzo, aggiustandosi le code della maschera.


La cugina riccioluta lo ignorò, e continuò il suo sproloquio. -...e intelligentissima Izumi Kazuha Hamato, ho già pensato a come fare!- esclamò, con un saltino soddisfatto. Tirò fuori il cellulare con un gridolino. -Ho mandato un breve ma efficace messaggio a mia madre...-


-Ti prego non dirmi che hai scritto che ci fermeremo a mangiare da Murakami-san - sospirò Susan, passandosi una mano sulla fronte.


-"Ma', io, il Rompipalle, Susie-chan e Jamie-kun ci fermiamo a mangiare da Murakami-san. Faremo un po' tardi, puoi avvertire anche gli zii? tvb <3" Che ne dite, guys?- lesse orgogliosa l'altra (che non aveva minimamente sentito le parole della cugina bionda).


Questa si limitò a sbattere la testa contro la spalla di James, che lanciò un: "Ahia, Sue!"


Lorenzo, invece, aggrottò la fronte. -Ehi! Perché io sarei il Rompipalle?!- protestò, incrociando le braccia sul petto.


-Perché lo sei veramente, genio!- fu il commento all'unisono degli altri tre.


Susan alzò il pugno al cielo. -E TCRI sia! E al diavolo mio padre e la sua ansia!-


-Ben detto, Susie-chan!- la appoggiò Izumi, battendo il cinque alla bionda.


-Zumi, chiamami ancora così e ti faccio fuori-


-...-


James sospirò. -D'accordo, allora!- disse poi, con un sorriso. -Lore, tu ci stai?- domandò, voltandosi verso il castano.


Il ragazzo bofonchiò qualche parola sottovoce, poi annuì.


-YUHUUUUUUU!!!- saltò la riccia del gruppo. -GO, GUYS!!!!- urlò poi, allontanandosi e venendo seguita dai tre.


-Io vi odio tutti-


-Taci, Lorenzo!-



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Gabriel aprì il pacchetto di sigarette e ne prese una tra le lunghe dita pallide. La portò alla bocca e la accese, con uno scatto dell'accendino.

 

Mentre l'odore acre del fumo riempiva il piccolo terrazzo, il ragazzo fissava lo skyline della città, l'occhio visibile perso nel vuoto, senza nessun pensiero apparente, i capelli scompigliati dal leggero vento serale.


Socchiuse la palpebra, cercando di intravedere le stelle. Amava le costellazioni, le conosceva alla perfezione, ma, sfortunatamente, a New York non era facile vederle, a causa dell'elevato tasso di luce artificiale.


Il corvino sospirò, tirando un'altra boccata e appoggiandosi al cornicione, cercando di ignorare il frastuono del traffico della strada sotto di lui e concentrarsi solo sul silenzio...


-Ehi, Gabriel, sei qui?-


...che venne interrotto puntualmente da Shin. Come ogni dannata volta che cercava di stare in pace. E da solo.


Missione solitamente impossibile per lui.


Il ragazzo più giovane era uscito dal minuscolo appartamento che dividevano, oltrepassando la porta finestra. Si era evidentemente fatto una doccia, poiché sulla felpa rosso siena portava un asciugamano stropicciato e i capelli neri erano fradici, incollati alla fronte e al viso. Rabbrividì.


-Gabriel, se stai fuori con questo freddo ti congelerai- esclamò, strizzandosi una ciocca.


Le gocce atterrarono sulle piastrelle della terrazza, creando piccole macchie di bagnato che, la mattina dopo, sarebbero diventate ghiaccio.


Il più grande fece spallucce. -Mi piace il freddo- fu la laconica risposta.


Shin alzò gli occhi al cielo. -Oh, Santo...eddai, Gabri-kun, butta quella sigaretta ed entra.-


Il più grande mise su un'espressione infastidita. -Disse quello a con i capelli bagnati e le infradito- ironizzò, ma buttò ugualmente la cicca nel posacenere, spegnendola.


Fatto ciò, oltrepassò Shin ed entrò in casa, senza dire una parola in più, mentre quest'ultimo bofonchiava qualcosa che sembrava: "Non cambierà mai".


-Allora, Gabri-kun, cosa ti andrebbe di fare?- chiese, entrando anche lui e riaccendendo il phon.


Gabriel, dalla sedia, lo fulminò con lo sguardo. -Non chiamarmi così- esclamò, allungando una mano verso il libro posato sul tavolo e aprendolo ad un punto qualunque. 


-Preferisci "chan" allora? "San"? "Sama"?-


-Taci, porca miseria-


Shin sorrise, passandosi una mano tra i capelli quasi asciutti e buttando l'asciugamano sulla poltrona vicino a lui. -Non mi hai risposto, Gabriel-


Il corvino sospirò. -Siamo impegnati, stasera, Shin- gli ricordò, senza sollevare gli occhi dalle pagine. Il più piccolo storse il naso. -Ah, già- commentò, spegnendo definitivamente il phon e staccandolo dalla presa della corrente. -Cavolo-


Gabriel non rispose, continuando a leggere.


Shin si avvicinò, cercando di spiare il titolo del libro, ma Gabriel gli bloccò il viso con una mano, come quando erano piccoli. -A cuccia, pulce- esclamò, continuando la lettura e ignorando i: -E che cavolo, Gabriel!- del moro.


-Se vuoi sapere che sto leggendo basta chiedere. È "Il ritratto di Dorian Gray"- precisò, lasciandogli andare il viso.


Shin fece spallucce. -Ok...Ma smettila di trattarmi come se avessi due anni!-


Sul volto solitamente serio del corvino apparve un ghigno. -Per me rimani sempre il mocciosetto fastidioso che ho conosciuto quasi sei anni fa- mormorò, rifilandogli una gomitata.


L'altro la ricambiò. -Bada a come parli!- scherzò, per poi lanciare uno sguardo all'orologio. -Faremo meglio a prepararci, tra poco dobbiamo andare dai miei-



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-Sono in ritardo!- sbuffò Anubi, mentre lanciava sguardi insofferenti all'orologio. -Che diavolo hanno da fare quei due?-


Luke sollevò lo sguardo da "Harry Potter e Il Calice di Fuoco" con aria leggermente seccata. -Anubi, è la ventiduesima volta in tre secondi che me lo chiedi! Dovevano andare a trovare i parenti di Shin.-


Il platinato storse il naso. -Ok, ma questo non li autorizza a fare ritardo al l'appuntamento che LORO hanno fissato- esclamò. Rilanciò uno sguardo all'orologio da polso. -Le 22:30. Altri cinque minuti, poi ce ne andiamo- bofonchiò.


Luke fece spallucce, si appoggiò al muro  e tornò a leggere.


Si gelava, davanti al "Great great", e i due poveri ragazzi erano lì da mezz'ora.
Era perciò piuttosto comprensibile l'immensa irritazione di Anubi.


Il ragazzo diede un distratto calcio ad un sasso, sbuffando, mentre Luke gli lanciava occhiatacce. -Sei fastidioso-


-Taci tu. Devo distrarmi-


-Hai un cellulare per questo-


Anubi alzò gli occhi al cielo. -Capito. Provo a chiamarli-


Ma non fece in tempo a finire la frase che la canzone di una qualche band rock sconosciuta si fece udire attraverso la stoffa della sua giacca bianca.


Il giovane lo afferrò. -Pronto?-


-Ehi, Anubi. Sono io, Shin.-


-Eh, alla buon ora! Dove siete? Io e Luke siamo da ore nel freddo ad aspettarsi. E sospetto si metterà a piovere-


Luke mimò un "esagerato!" con le labbra, ma il più piccolo lo ignorò. -Allora?-


-Ah, sì- La voce di Shin sembrava imbarazzata. -Siamo un po' in ritardo, mia madre ci ha trattenuto più del previsto-


Anubi sbuffò. -Ok, ma sbrigatevi- bofonchiò.


-Certo- Seguì un attimo di pausa. -Ah, Gabriel ti ricorda che sei un coglione-


-Cos...NIGHTRAY!-


Gli rispose solo un "tu-tuu" somesso. Sbuffò. -Lo ucciderò quel Nightray, lo giuro!- imprecò.


Luke sorrise. -Però è vero che sei un coglione-


-Ah, ti ci metti pure tu?!-


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-Insomma, capite? Sono stato rifiutato da ben DUE ragazze! E per di più, sono stato rifiutato dalle ragazze più fighe della scuola!-


La voce di Lorenzo aveva assunto un fastidioso tono stridulo, tanto simile alla voce del padre quando gli veniva un attacco di isteria.


Susan non lo stava neanche ascoltando, tutt'altro, aveva mandato il volume dell'iPod al massimo; Izumi, invece, aveva aperto Whatsapp e si era messa a chattare sul gruppo "Hamato New Generation", il gruppo che avevano creato tutti loro discendenti dei salvatori di New York; il povero James, per non patire da solo le pene amorose del cugino, si era messo a guardare in streaming  gli episodi di "Guilty Crown" un vecchio anime particolarmente amato dalla madre.


E così il figlio di Donatello si era ritrovato a blaterare da solo, andando avanti e indietro sul tetto della TCRI, senza nemmeno essersi accorto che i suoi compagni non lo stavano sentendo.


-...e insomma, Lucy e Mary mi hanno imposto di andarmene! Capite l'affronto che ho subito?!- sbottò, girando sui talloni e fermandosi, le mani appoggiate sui fianchi.


Scrutò i cugini, mentre il suo sopracciglio destro schizzava pericolosamente in alto. -EHI! Ma guarda un po' che bei parenti che mi ritrovo, eh!- urlò.


Il figlio di Raffaello spense al volo il cellulare e si alzò in piedi. -Dai, non prendertela a male, Lore...- esclamò, dando una pedata alla cugina dai capelli ricci, che scattò anche lei, chiudendo la chat.


-Sì...- fece questa -Sì, sì, molto interessante il tuo dramma interiore-


I tre guardarono Susan, che stava tranquillamente canticchiando tra sé e sé il brano che passava per le sue cuffie in quel momento.


-Uh, "Radioactive"!- riconobbe Izumi, sorridendo e beccandosi una gomitata da James.

 

Si chinò e tossicchiò, avvicinandosi alla cugina bionda. -SUSIE!- strillò, direttamente nell'orecchio dell'altra ragazza.


Questa imprecò, saltando per aria e strappandosi gli auricolari di dosso, lanciando talmente tante parolacce che avrebbero potuto creare un vocabolario a parte.


Si voltò verso i compagni di squadra, un'espressione corrucciata negli occhi scuri. -Allora?- chiese -Che cavolo c'è?!-


-I problemi di Lorenzo- spiegò la bruna, arrotolandosi una ciocca di capelli intorno al dito con aria distratta.


-Quelli psicologici? Conosco il numero di un buon ospedale psichiatrico...riflettevo di mandarci Jacob, ma anche Lory è un buon inizio-


-SUSAN, MA CHE CA...-


-No, non quelli psicologici, Sue- si intromise James -Quelli di cuore. È stato rifiutato da ben due ragazze-


Susan fissò Lorenzo per dieci  lunghi secondi.


Poi scoppiò a ridere.


-Oddio!- esclamò, tra le lacrime. -E chi sono questi geni? Le voglio premiare personalmente!-


Izumi si unì alla risata.


Lorenzo storse il naso. -Ah. Ah. Ah. Si tratta di Lucy Wayrdel e Mary Marvin-


-Le oche?-


-Le tro...ehm, trote?-


-Susan!-


-Scusate-


-Comunque sì- fece il figlio del mutante in viola -Loro due-


Susan e Izumi si lanciarono un'occhiata complice. -Povero Lollo- esclamò la prima.


-Beh, ha battuto il record di Jake- proferì la seconda.


I due maschi le fissarono con aria interrogativa. -Perché?- domandò James -Cos'è successo a tuo fratello, Susan?-


La ragazza sospirò. -Sono anni che cerca di conquistare la Evans (sto parlando di Talia Hazel Evans, sì, proprio la rossa campionessa di pallavolo) e...beh, riceve sempre dei "no" come risposta-


Le quattro voci dei ragazzi si unirono in una sola risata, una sola voce.


Izumi sorrise, felice di avere accanto degli amici così, capaci di divertirsi con poco. Saltò più in alto possibile e li strinse tutti e tre in un abbraccio "alla panda" (imparato da suo padre, Mikey), senza ascoltare le loro proteste:


-ZUMI, CHE FAI?!-


-Aspetta, non voglio...-


-Ehi, piantala!-


La riccia sorrise loro, le gote arrossate dal freddo e dalla felicità. -Siete i cugini più rompiscatole e più migliori del mondo!-


-Zumi, non si dice "più migliori"-


-Lo so, James, ma rendeva meglio l'idea-



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Due figure guardavano la scena, nascosti dalle ombre del palazzo su cui erano sistemati.

 

Scrutavano i quattro ragazzi con aria attenta seguendone ogni movimento, dalle spinte amichevoli che si scambiavano alle prese in giro, agli insulti che si scambiavano (molto amorevolmente).


-Non sembrano ninja- proferì la prima figura. -Anzi, mi sembrano solo quattro ragazzini come tanti-


La seconda fece un cenno con il capo. -Hai detto bene, sembrano. Ma ti assicuro che sono loro.-


-E come fai a dirlo?-


-Lo dico e basta-


Seguirono lunghi attimi di silenzio, frammentati solamente dal tubare dei piccioni sulle tegole e dal lontano rumore del traffico newyorchese sotto di loro.


La prima figura prese di nuovo la parola. -Sarà pure così, ma io voglio metterli alla prova. Diamo l'ordine di attaccare?-


Un cenno di assenso partì dal secondo interlocutore.


L'altro volse il capo dietro di sé, verso un gruppo di soldati-ninja metallici, dai grandi occhi rossi. -Sentito?- esclamò -Andate!-


Un basso ronzio seguì le sue parole, e i ninja-bot si allontanarono, rapidi e silenziosi come ombre nella notte, inquietanti pupazzi metallici che andavano incontro ad una nuova carneficina.



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La prima ad avvertire qualcosa fu Susan.

 

I suoi sensi, divenuti quasi radar a causa del lungo addestramento, ed ereditati in parte dai genitori, si attivarono.


La bionda figlia del leader in blu strinse la mano sull'elsa della katana, e posò l'altro arto sulla spalla di James. -C'è qualcosa che non va-


Il castano la fissò in modo interrogativo. -Che vuoi dire?- chiese, inclinando il capo e scrutando i suoi occhi scuri.


Susan serrò la presa. -Esattamente quello che ho detto, baka!- ringhiò., avvicinandosi agli altri due cugini.  -Zumi, Lore, dobbiamo andare- 


Izumi strinse gli occhi azzurri. -Cosa c'è, Sue?- domandò la riccia, capendo al volo la situazione da una semplice occhiata all'espressione della cugina. La bionda aveva infatti assunto la "fearless-face", come la chiamavano scherzosamente i parenti, gentilmente ereditata dai geni di Leonardo.


Lorenzo inarcò un sopracciglio. -Hai di nuovo quella faccia da capetto-


-Lory, non iniziare...-


-Però è vero che sembri lo zio Leo!-


-Eddai, basta!-


Ed in quel momento, venne sparata la prima freccia.


La sentirono arrivare, con un sibilo sordo e ovattato, ma perfettamente udibile da orecchie come le loro.


I quattro saltarono di lato, mentre l'arma andava a conficcarsi nel tetto.


James si tirò in piedi, ed estrasse il Kung Dao, puntandoli davanti a sé. -FORMAZIONE DELTA, RAGAZZI!-


-Formazione che?-


-Lore, dai è quella "io-te-James-Sue"!-


-Sì, beh, non ricordo-


-Kimi wa baka desune! (Sei uno scemo!)-


James sospirò. -Ragazzi!- urlò -Izumi, tu in difesa, io e Sue in attacco e Lore, tu usa i nunchaku come intermezzo tra noi e Izumi!-


Il figlio di Donatello annuì, e lui e la cugina riccia corsero indietro, il primo estraendo i propri nunchaku, la seconda preparando una freccia nella cocca.


Susan sguainò la katana, e James si preparò ad usare il Kung Dao.


Finalmente, il loro nemico venne allo scoperto.


-NINJA?!- strillò Izumi -Quelli sono ninja...ninja veri?!-


La sua mano barcollò nello stringere l'arco. Non avevano mai affrontato simili nemici. Certo, si allenavano con i manichini viventi di zio Donnie, con i loro genitori, ma non avevano mai colpito per uccidere.


Non era pronta.


Lorenzo deglutì, inghiottendo litri di saliva e nascondendo il tremore che si stava impossessando dei suoi arti. "Non ora, Lorenzo! Non ora! Non aver paura!" si ripeteva, cercando di farsi forza. Ma quando incontrò gli occhi rossi dei loro nemici, si sentì svuotato di ogni energia.


Il kung dao di James fendeva l'aria, e sembrava pesante come piombo nelle mani del suo proprietario. Era la loro prima vera battaglia. Il primo vero scontro di James.
Non li avrebbe lasciati cadere dalle sue mani.


La lama della katana rifletteva il volto di Susan, che lo fissava, incredula. "Quella ragazza non sono io" Non poteva essere lei quella bambina bionda dallo sguardo pieno di paura! Non era possibile. Le dita sudate scivolavano sull'elsa, incapaci di resistere al panico e all'insicurezza che la attanagliava.


In lontananza un tuono rimbombò, sempre più vicino.


Lacrime di pioggia bagnarono i tetti.

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