Chloe - La liberazione del male

di FrenzIsInfected
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un incarico per Daveigh Carroll ed Ellen Clark ***
Capitolo 2: *** La storia di Farmington ***
Capitolo 3: *** Nuove domande ***
Capitolo 4: *** I bambini scomparsi ***
Capitolo 5: *** Presenza ***
Capitolo 6: *** Kristen ***
Capitolo 7: *** Il suo nome ***
Capitolo 8: *** Bloccate ***
Capitolo 9: *** L'inganno ***
Capitolo 10: *** L'ultima vittima ***
Capitolo 11: *** Il diario ***
Capitolo 12: *** Paranormale ***
Capitolo 13: *** La paura cresce ***
Capitolo 14: *** L'ultimo crepuscolo ***
Capitolo 15: *** Dentro ***
Capitolo 16: *** Chloe ***
Capitolo 17: *** Anime sole ***
Capitolo 18: *** La liberazione del male ***
Capitolo 19: *** Demoni dal passato ***
Capitolo 20: *** Una via d'uscita ***
Capitolo 21: *** Fuga da Chloe ***
Capitolo 22: *** Discesa agli inferi ***



Capitolo 1
*** Un incarico per Daveigh Carroll ed Ellen Clark ***


Un incarico per Daveigh Carroll ed Ellen Page
Sveglia.
Altro giorno, stessa merda. Per fortuna è venerdì. pensò Daveigh Carroll.
Si alzò, andò in cucina e scaldò una tazza di latte e cacao.
Erano le 7.20 . Alle 8 doveva essere in ufficio, nella sede dello "Spokane Gazette", affiliata della "Daily News".
Accese la televisione, ed ascoltò svogliatamente le notizie date dal telegiornale dell'emittente locale.
Oltre alle varie notizie sulle ultime elezioni statali, tra i fatti di cronaca era stato dato ampio risalto al ritrovamento del cadavere di un bambino vicino Farmington, al confine dello Stato di Washington con quello dell'Idaho.
Era stato rinvenuto squartato in più parti del corpo, causando orrore e choc nei ritrovatori del corpo.
- Che bel modo di cominciare la giornata! - commentò Daveigh, - mi mancava proprio, il bambino squartato! - .
Lavò la tazza, si preparò per andare a lavorare ed uscì di casa, giungendo sul posto di lavoro cinque minuti prima dell'inizio del turno.
L'ufficio era già attivo da qualche ora, i giornalisti andavano avanti e indietro tra stanze di colleghi, ufficio del direttore, macchinetta del caffè e distributore di merendine.
Ma c'era anche chi lavorava, teneva la porta chiusa e se ne stava in religioso silenzio, o al massimo parlando al telefono con qualcuno che potesse dare una mano ai vari giornalisti a scrivere i loro articoli.
Daveigh incrociò due colleghi in corridoio, salutandoli, e i due risposero con fervore. Il bell'aspetto di Daveigh rendeva i colleghi maschi parecchio inclini a fare riverenze e favori alla giornalista appena ventiquattrenne, assunta da pochi mesi ma già famosa per la sua bravura e volontà nel campo della cronaca nera.
Tutto ciò, però, aveva destato antipatia al direttore, Clive McCormack, che intendeva favorire per quel settore la sua amante, Sally Smith, capace ma meno scaltra e furba di Daveigh.
E fu proprio mentre la giornalista stava scrivendo un articolo sugli sviluppi delle indagini riguardanti un sequestro di persona a Diamond, che Joel Carter, il collega del settore sportivo, si presentò nel suo ufficio.
- Daveigh, McCormack ti vuole nel suo ufficio. Subito. - riferì.
- Sai cosa vuole? - domandò la ragazza.
Joel scosse la testa ed uscì.
Daveigh salvò l'articolo e mise in stand-by il pc.
Lasciò l'ufficio e qualche secondo dopo era davanti alla porta di quell'odioso di McCormack.
Bussò.
- Avanti! - fece la voce arrogante del direttore.
Daveigh entrò.
- Mi ha chiamata, direttore? - domandò.
- Ah, Carroll, siediti pure. - invitò.
La ragazza obbedì.
- Hai sentito i telegiornali, stamattina? - chiese il direttore.
- Beh...sì. - rispose Daveigh.
- E non hai notato nulla di così succulento per il tuo lavoro? - .
La ragazza rimuginò un pò, poi disse:
- Devo andare a Farmington a scoprire più cose sull'omicidio di quel bambino? -
McCormack sorrise.
- Mi piaci quando sei così perspicace. - commentò compiaciuto.
- Quando vuoi che parta? - chiese la ragazza.
- Oggi stesso. - .
Daveigh annuì, e si alzò.
Fece per andarsene, quando McCormack disse:
- Porta anche Clark con te. Ci servirà qualche foto. - .
Daveigh fu felice della scelta. Ellen Clark era la sua migliore amica, nonchè fotoreporter dello "Spokane Gazette".
Tornò in ufficio, finì l'articolo che aveva sospeso, e passò nello studio di Ellen.
- Ellie, McCormack ci manda in missione. - annunciò, aprendo la porta senza annunciarsi.
- Dove? - chiese, mentre mandava delle foto ad un collega addetto all'impaginazione del giornale.
- Farmington, al confine con l'Idaho. - .
Ellen spense il computer, prese la sua macchina fotografica, un borsello ed uno zainetto.
- Andiamo? - chiese.
Daveigh scosse la testa. Quella ragazza era formidabile.
Passarono nell'ufficio della giornalista per prendere penne e taccuini, poi uscirono dalla redazione e imboccarono la strada verso l'interstatale, in direzione Farmington.


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Messaggio dall'autore.

Salve a tutti, ragazzi!
Ad alcuni miei fans più accaniti avevo accennato l'intenzione di scrivere questa storia, e finalmente eccola qui. Mi auguro solo che sia di vostro gradimento.
Saluti,

Frenz


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Capitolo 2
*** La storia di Farmington ***


La storia di Farmington Farmington era un paesino di appena 150 abitanti, tutti prevalentemente contadini. Un bar, un ristorante, un affittacamere, una chiesa, una piazza, l'ufficio dello sceriffo, un negozio di generi alimentari. E campi coltivati. Prevalentemente campi coltivati.
Ultimamente, però, la fama di Farmington, da tranquillissima cittadina al confine con l'Idaho, aveva preso la nomea di essere custode di molti misteri.
Quando Daveigh ed Ellen arrivarono in paese, questo era già stato preso d'assalto dai giornalisti locali. La zona del ritrovamento del cadavere, a ridosso di un boschetto, era stata resa off-limits dalla polizia. La fotoreporter riuscì comunque a scattare una foto al cadavere ricoperto dal telo bianco dei tecnici della Polizia Scientifica.
La giornalista, invece, riuscì ad autoinvitarsi nella casa di un'anziana signora, ormai prossima a compiere ottant'anni.
- Mi racconti la storia di Farmington, tanto per cominciare. - invitò la giornalista, una volta accomodatasi nel salotto di casa.
- Beh, Farmington è stata colonizzata nel 1871, fondata nel 1878 da un certo G.W.Truax. Ma fu solo nel 1888 che fu ufficialmente costituita. Al culmine della popolarità di Farmington (1900-1930) la città vantava una popolazione di poco meno di 500 persone. Poiché la domanda di lavoro in agricoltura, nel corso degli anni è diminuita, la popolazione e le imprese della città sono di conseguenza diminuiti ed hanno traslocato altrove.
Oggi, Farmington ha una popolazione di circa 150 abitanti. - raccontò l'anziana.
- Prima mi aveva accennato di una leggenda, legata ad una villa situata nelle vicinanze del luogo dove hanno ritrovato il corpo del bambino. - rammentò Daveigh.
- Oh sì, Villa Floyd. - esclamò l'anziana donna. - Beh, cara, devi sapere che i Floyd erano dei proprietari terrieri che si stabilirono a Farmington intorno agli anni '20. Erano ricchi, e decisero di costruire una villa immensa, circondata dai boschi che si trovano qui intorno. La loro fontana creava giochi d'acqua meravigliosi. - .
- E poi? Che successe? - domandò la ragazza.
- Ecco, con l'arrivo della guerra, i Floyd dovettero abbandonare la villa, perchè richiamati alle armi. Uno dei due fratelli proprietari, Michael, morì nelle Filippine, mentre l'altro, Joseph, fu ucciso durante l'operazione Market Garden. - .
L'anziana bevve del caffè e riprese il racconto.
- I genitori di Michael e Joseph morirono di crepacuore poco dopo, senza lasciare eredi. E fu così, che la villa rimase abbandonata. Razziata dai ladri e distrutta dai vandali negli anni. E proprio in quegli anni, che successe ciò che fece ulteriormente declinare la fama e la popolazione di Farmington. - .
- Ovvero? - .
- Villa Floyd è un luogo isolato, nascosto dagli alberi. Un bel nascondiglio, insomma. Intorno agli anni '80, cominciarono a radunarsi dentro la villa sette sataniche. La setta più famosa, "Gli Angeli di Lucifero", continuò le sue sedute spiritiche tra quelle mura fino alla metà degli anni '90. - .
La vecchia, poi, sembrò indugiare.
- Tutto qui? Cosa facevano i membri di questa setta? - chiese Daveigh.
- All'inizio, si limitavano a compiere riti abbastanza silenziosi, a dire la verità. Al massimo, ogni tanto risuonavano tamburi durante eventi particolari, come la Notte di Valpurga, spaventando chiunque li sentisse. - rispose l'anziana.
- Poi, un giorno, sparì un bambino. Poi un altro. Un altro. Ed un altro ancora. La popolazione diede la colpa di queste sparizioni ai fanatici satanisti. Gli abitanti cominciarono a stufarsi. - .
Un momento di pausa, poi finì.
- Così, una notte, mentre i bastardi erano dentro, i cittadini irruppero mentre svolgevano una seduta spiritica con una tavola Ouija. Uccisero tutti i membri. Solo tre di loro riuscirono a fuggire, dandosi alla macchia. - .
La vecchia aspettò che Daveigh finisse la sua tazza di caffè, poi, sorprendendo la ragazza, continuò il racconto.
- Ma l'incubo, purtroppo, se pensavamo fosse finito, non era che appena cominciato. - .
- Che vuol dire? - domandò la giornalista.
- La notte successiva all'assalto alla villa, i tre membri della setta superstiti tornarono dentro l'edificio per recuperare le cose abbandonate durante la fuga. Inspiegabilmente, furono ritrovati in condizioni simili a quelle in cui hanno ritrovato il cadavere di quel bambino stamattina. - .
- Pensa sia una coincidenza? - chiese Daveigh.
- No. Assolutamente. - rispose fermamente l'anziana. - Ricordi cosa ti ho detto riguardo l'assalto dei cittadini di Farmington alla villa? - .
La ragazza riflettè.
- Stavano svolgendo una seduta spiritica. - ripetè.
- Esattamente. - confermò la vecchia. - Se si interrompe una seduta spiritica, si rischia di liberare lo spirito con cui si è in contatto. - .
- Lei crede che abbiano liberato uno spirito malvagio? - .
- Suppongo di sì. - .
- Cosa glielo fa pensare? - .
La vecchia si alzò e si mise di fronte alla finestra del soggiorno.
- Da quel giorno, gli abitanti sentono spesso una voce, di notte. - .
- Una voce? - ripetè Daveigh.
- La voce di una bambina. Proviene da quegli alberi. Da quella villa. - disse l'anziana.
- Ma non solo. C'è anche chi l'ha vista. Una bambina bionda, vestita di bianco o di nero. Con la bocca sporca di sangue. - .
La vecchia condusse poi Daveigh all'uscita. Ellen l'aspettava davanti alla macchina.
- Dammi retta, ragazza. Più tornerai qui...più si metterà in contatto con te. Ti tormenterà. Ti spingerà ad andare da lei. - l'avvertì.
- Stia tranquilla. Non credo che tornerò da queste parti. Sono qui solo per lavoro. - la tranquillizzò Daveigh.
L'anziana tornò indietro.
- Non tornare, ragazza. Non tornare...e sarai salva. - disse, aprendo la porta di casa.
- Torna... e morirai. - .

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Capitolo 3
*** Nuove domande ***


Nuove domande - Come ti è andata con la vecchia? - domandò Ellen. - Non mi sembrava integra a livello mentale. - .
- Per fortuna è andata bene. Anche se mi sembra che abbia esagerato su qualche particolare, giusto per impressionarmi. - fece Daveigh, entrando in macchina.
- Cosa ti ha raccontato? - .
- La storia di Farmington e la leggenda di Villa Floyd, l'edificio circondato dal bosco in cui è stato ritrovato il cadavere. - .
- Ah, sì, ho sentito qualche reporter parlarne, sul luogo del ritrovamento. - ricordò la fotoreporter.
- Novità dalla polizia? - chiese la giornalista.
- Non hanno voluto fornire molte spiegazioni. A colpo d'occhio, sembra sia morto dissanguato. Aveva morsi sul collo e in altre parti del corpo. - rispose Ellen.
- Morsi? - ripetè Daveigh. Ellen annuì.
- Vi sono cannibali nelle vicinanze? - .
- Non pare. Ma avremo modo di approfondire la faccenda una volta tornate a Spokane. - .
Daveigh mise in moto, e iniziò a guidare in direzione Spokane, giungendo a destinazione qualche ora dopo. Portò la fotografa a casa, dopodichè passò in ufficio.
Era quasi arrivata l'ora di chiusura, tranne per chi aveva i lavori notturni di stampa ed aggiornamento del giornale online, e i giornalisti stavano tornando a casa alla spicciolata.
- Già di ritorno? - .
La voce di McCormack costrinse la giornalista a girarsi.
- Già. - rispose frettolosamente.
- Ma l'ufficio sta per chiudere. - fece il direttore.
- Non m'importa. - sibilò Daveigh, guadagnando metri verso il suo ufficio.
- Se vuoi un bell'articolo, lasciami fare, McCormack. - aggiunse, sbattendo la porta.
La ragazza accese il computer e si mise di buona lena a scrivere il pezzo da pubblicare sul giornale per l'edizione online, finendo un'ora dopo. Uscita dalla redazione, passò in un supermercato per prendere la cena. Doveva assolutamente recuperare le energie perse durante il giorno.

Dopo cena, Daveigh si sedette sul divano, alla ricerca di qualche programma carino da guardare. Purtroppo, il venerdì sera la programmazione televisiva lasciava sempre a desiderare, almeno per lei che era giovane.
E mentre faceva zapping, tra un canale e l'altro, capitò su una puntata di "Ghost Hunters".
Stava per spegnere definitivamente la televisione, quando ripensò a ciò che le era stato detto dall'anziana di Farmington, su quella bambina.
Da quel giorno, gli abitanti sentono spesso una voce, di notte.
La voce di una bambina. Proviene da quegli alberi. Da quella villa.
Una bambina bionda, vestita di bianco o di nero. Con la bocca sporca di sangue.

Notò che i conduttori, per localizzare eventuali spiriti, utilizzavano telecamere termiche e registratori di EVP.
Inoltre, scoprì che guardando i negativi delle foto, si potevano vedere figure che nelle foto normali non apparivano.
Prese il cellulare e compose il numero di Ellen.
- Ellie, stai lavorando? - .
- Sì, perchè? - .
- Hai sottomano le foto che hai fatto oggi a Farmington? - .
- Certo, le ho appena inviate alla redazione per l'articolo online. - .
- Ascolta, fammi questo favore: prendi tutte le foto che hai scattato che abbiano come sfondo il bosco e mettile in negativo. - .
 Ellen rimase in silenzio per qualche secondo.
- Fatto. - .
- Noti nulla di strano? - .
La fotoreporter non parlò subito, poi disse:
- No...nulla di particolare. - .
Per qualche decina di secondi, Ellen ripetè "No" ad ogni foto che visionava.
Daveigh si sentì tranquilla. Forse l'anziana si era presa gioco di lei.
- No...no...no...no...no...ehi, un attimo! - .
La giornalista smise di essere ottimista.
- Cosa c'è? - .
Ellen indugiò, poi disse:
- Tra gli alberi, quasi al margine del boschetto...si vede una figura umana... - .
Daveigh fissava catatonica il pavimento.
- Sembra...una bambina... - aggiunse Ellen.
- Salva le foto in negativo dove appare e inviamele per email. Buonanotte, Ellie. - disse la giornalista, attaccando.
Daveigh cominciò a bombardare il suo cervello di domande.
Doveva fare più luce su quella vicenda.
Riprese il cellulare.
- Ciao Dave, come stai? - .
Nathan Wilson era il migliore amico di Daveigh. L'aveva conosciuto al liceo, e da allora i due, apparentemente distanti e diversi per interessi e attitudini, erano legati da una profonda amicizia.
- Ehi, Nathan, scusa se ti disturbo a quest'ora, ma è urgente. - .
- Dimmi tutto. - .
- Devi trovarmi tutte le informazioni possibili sui fatti legati a Villa Floyd. - .
- Villa Floyd? La villa a Farmington dove si riunivano gli "Angeli di Lucifero"? - .
- Sì, esatto. Mi servono per un articolo. - .
- Ok, ti farò sapere il prima possibile. - .
- Grazie mille, 'notte Nathan. - .
Daveigh, poi, si preparò per andare a dormire.
Si mise sotto le coperte e chiuse gli occhi.
Prima di farlo, però, le parve di vedere, per qualche secondo, una bambina guardarla da fuori della finestra.

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Capitolo 4
*** I bambini scomparsi ***


I bambini scomparsi Il mattino successivo, Daveigh andò tardi in ufficio. D'altronde, non aveva neanche il turno. Ci andò solo per il semplice fatto che non aveva un pc a casa con connessione ad internet, ed il cellulare, per quanto fosse di ultima generazione, non le bastava. E, detto sinceramente, la vicenda di Farmington, il racconto dell'anziana e la rivelazione di Ellen avevano messo in moto la sua mente indagatrice da giornalista di cronaca nera.
Le note positive del lavorare il weekend erano principalmente due: la redazione semivuota e l'assenza di McCormack.
Quindi, in totale tranquillità, Daveigh andò in redazione alle 10. Prese un caffè dalla macchinetta ed uno snack dal distributore e si accomodò in ufficio.
Accese il pc e controllò l'articolo da lei scritto sul giornale online.
Le cadde l'occhio sulla foto di Ellen che accompagnava la notizia, e corse a controllare l'email.
Tra la posta in arrivo, c'era la mail di Ellen.
La lesse, e scaricò immediatamente gli allegati.
Li aprì, e notò la presenza di una bambina in alcune foto in negativo rispetto alle stesse originali.
Tutte le immagini avevano la peculiarità di avere come sfondo il bosco di Villa Floyd.
Chi era quella bambina? Da dove usciva fuori? Perchè compariva solo nelle foto aventi come sfondo il bosco?
Lo squillo del cellulare interruppe il flusso di domande che martellavano la mente di Daveigh.
- Pronto? - .
- Ciao Dave, sono Nathan. - .
- Ehi! Hai scoperto qualcosa? - .
- Molto, a dire la verità. - .
La giornalista prese carta e penna.
- Dimmi tutto. - .
- Allora, i Floyd erano proprietari terrieri stabilitisi a Farmington negli anni '20... - .
- Nathan, questo lo so già. Passa direttamente al capitolo "Angeli di Lucifero". - .
- Ok. Hanno cominciato a riunirsi a Villa Floyd presumibilmente nel 1983. La setta era composta da circa quindici persone tra uomini e donne, tutti di età compresa tra i 20 e i 35 anni. E' stata la setta satanica operativa più longeva del territorio, durando ben 12 anni. - .
- Hai qualche informazione sui riti che svolgevano? - .
- Beh, andiamo dai falò notturni con rulli di tamburi ai presunti sacrifici animali e umani, oltre che sedute spiritiche con una tavola Ouija. - .
- Che mi sai dire sui presunti sacrifici umani? - .
- I satanisti rapivano bambini e bambine dai cinque ai dieci anni, facendolo alla spicciolata ed in occasioni particolari, non mi chiedere quali. - .
- E questi bambini? Che fine hanno fatto? - .
- Non lo sa nessuno. Non sono mai stati ritrovati. - .
Daveigh sgranò gli occhi.
- Come sarebbe? - .
- Nè gli animali, nè i bambini sono stati mai recuperati. Gli abitanti di Farmington, durante l'assalto alla villa, hanno solo ritrovato delle loro foto scattate dai satanisti. - .
La giornalista scrisse sottolineando la parola "foto".
- Grazie mille, Nathan. - .
- Figurati. Ah, a proposito: ho trovato un blog che parla appunto di questa vicenda, partendo dai riti degli anni '80 all'omicidio di qualche giorno fa. Ti invio il link per email, insieme ad un paio di foto della villa in questione. - .
- Ottimo. Buon weekend, Nathan. - .
- Anche a te, Dave. - .

Daveigh non attese la mail di Nathan. Uscì dall'ufficio e cercò, nell'archivio, i numeri dello "Spokane Gazette" degli anni '80 fino alla metà degli anni '90.
Scoprì che da quando avevano cominciato le loro attività, gli "Angeli di Lucifero" avevano rubato una cinquantina di animali tra capre, galline, maiali; a questi andavano aggiunti una settantina di bambini e bambine tra i cinque e dieci anni, prelevati tra Spokane County e Whitman County.
La giornalista appuntò i nomi dei bambini scomparsi su dei fogli, per poi uscire dall'archivio.
Contattò la sede del "Colfax Journal" per estrapolare ulteriori informazioni, riuscendo ad ottenere una visita per la mattina del giorno dopo. Chiamò poi Ellen, per avvisarla che l'avrebbe accompagnata a Colfax.
Tornò in ufficio, e visualizzò l'email di Nathan.
Le immagini della villa raffiguravano la struttura quando era abitata dai Floyd ed il suo stato attuale di abbandono.
Poi, aprì il link del blog.
Il blog, chiamato "Satan's Farmington Massacre", era gestito da una giovane giornalista del "Colfax Journal", una tale Kristen Rollins. Conteneva gran parte delle informazioni già note a Daveigh, ed i primi minuti della ricerca risultarono infruttuosi.
Ad un tratto, però, notò una sotto-sezione, chiamata "I suoi messaggi".
La giornalista entrò.
Fu accolta da una foto modificata della villa contornata da fiamme, per poi scendere e vedere i messaggi più disparati.
La madre di uno dei bambini scomparsi dopo la morte dei satanisti aveva caricato le foto delle pagine del diario di suo figlio. In esse, la vittima diceva di vedere crocifissi al contrario, muri bagnarsi di sangue, il logo degli "Angeli di Lucifero"(un Cristo con ali di angelo e di demone che regge un pentacolo) incidersi nel muro da solo. Inoltre, affermava di aver fatto amicizia con una bambina bionda, in vestiti bianchi o neri, che appariva sempre e solo la sera, dandogli appuntamento sempre al solito posto. Questa bambina pronunciava strane profezie, e lo invitata più volte ad "andarla a trovare nel posto in cui dimora il suo corpo e la sua anima".
Altre madri avevano segnalato gli stessi avvenimenti per i loro figli scomparsi.
La giornalista non credeva a ciò che le si parava davanti gli occhi.
Non possono essere reali cose simili. Non è possibile.

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Capitolo 5
*** Presenza ***


Presenza Quel pomeriggio, approfittandone del perido di sconti, Daveigh ed Ellen andarono a fare shopping nel vicino centro commerciale. La giornalista tendeva a a comprare principalmente abiti eleganti, snobbando o riducendo al minimo l'utilizzo di vestiti semplici e pratici. Cosa che invece non faceva Ellen, molto più maschiaccio, comprando felpe, magliette, leggins e jeans.
- Ma tu compri mai qualcosa di diverso dalle magliette? - chiese Daveigh ridendo, appena vide la fotoreporter agguantare una maglietta verde.
- Raramente, solo in occasioni speciali, come cene, matrimoni, posti in cui è richiesto un vestiario elegante. - rispose quest'ultima, fiondandosi in un camerino.
La giornalista, invece, si provò un vestito lungo bianco.
- Sembri una rapper. - commentò quest'ultima.
- E tu un fantasma venuto dall'aldilà, hai tutti i capelli spettinati! - disse Ellen, facendole la linguaccia.
Si rivestirono ed andarono alla cassa, pronte per pagare.
Non appena Daveigh mise avanti la mano con la sua American Express, uno schizzo di sangue le macchiò la mano.
La giornalista strillò spaventata.
- Che le succede? - chiese Ellen, rivolta alla cassiera.
- Ed io che ne so, ha cominciato a strillare all'improvviso. - rispose sbalordita quest'ultima.
Poi, altri due schizzi formarono una croce capovolta sul volto di Daveigh, che strillò più forte.
Due agenti di polizia entrarono nel negozio, attirati dalle urla della giornalista.
- Che sta succedendo? - chiese uno dei due.
- Degli schizzi di sangue l'hanno colpita, nulla di che. - tranquillizzò Ellen.
- Ma nessuno qui è ferito. - fece notare la cassiera.
Daveigh alzò lo sguardo.
Sopra la cassiera, da un crocifisso a testa in giù, fuoriusciva sangue.
La ragazza si alzò, pagò i suoi vestiti e, accompagnata dalla fotoreporter, uscì dal negozio.
- Ma che ti è preso? - domandò quest'ultima.
- Non hai visto il crocifisso? - chiese Daveigh.
- No. - disse Ellen, voltandosi verso il negozio.
La ragazza vide il crocifisso al suo posto, in posizione corretta.
- Che c'è di strano? - .
- C'è di strano che quel crocifisso era a testa in giù e sputava sangue, cazzo! - .
- Ma dai! Non è comprensibile razionalmente una cosa del genere. - .
- E allora la figura della bambina in quelle foto a Farmington? - .
Ellen si zittì.
- Io non credo nel paranormale e nei fantasmi. Ma mi stai facendo venire qualche dubbio. - disse poi, entrando in macchina.
- Domani andremo a Colfax e parleremo con quella Kristen Rollins. Scommetto che sa molte più cose di noi, sulle vicende di Villa Floyd. - sostenne Daveigh, accendendo la macchina.
In cuor suo, la giornalista sperava che tutto questo fosse soltanto frutto della sua immaginazione.
Ma, col passare del tempo, cominciava ad avere sempre più paura.


Quella sera, Daveigh cenò presto. Era ancora scossa per quanto era successo al negozio. Si fece tre panini con pollo e ketchup, si sedette sul divano e cominciò a guardare una puntata di "Big Bang Theory". Delle sane risate causate dalle improbabili situazioni in cui si cacciavano i protagonisti di quella serie non avrebbero fatto che bene alla giornalista.
Ma fu proprio quando ebbe finito di mangiare, che le cose cominciarono a precipitare.
La ragazza aveva appena posato il piatto con i panini, e stava bevendo una sorsata d'acqua, quando il televisore cominciò a comportarsi come se non ci fosse segnale.
Si alzò, e cercò di sistemare l'apparecchio, non riuscendoci.
Quando si spense di colpo, poi, ebbe la conferma che la luce era saltata.
Prese i piatti ed il bicchiere, lasciandoli in cucina. Poi, facendosi luce con il cellulare, scese in cantina, dove era situato il quadro elettrico.
Mosse qualche leva, e la luce tornò.
Risalì in soggiorno, e la televisione non accennava a tornare a trasmettere alcun programma.
All'improvviso, un rumore di piatti rotti dalla cucina.
Daveigh si precipitò verso la fonte del rumore, per constatare che il piatto e il bicchiere, pochi istanti prima al centro del tavolo, erano caduti a terra.
La giornalista iniziò a sudare freddo. Non gli piaceva quella situazione.
Salì in camera, e notò un liquido scuro stagnare sul pianerottolo di fronte alla porta della camera.
Daveigh la aprì.
Del sangue sgorgava a fontana dalla parete opposta al suo letto.
La ragazza stava per gridare, quando, dal piano di sotto, si sentirono dei passi.
Si rannicchiò, cercando di non farsi vedere, e spiò da un angolo cosa stava succedendo.
Vide due piedi scalzi camminare verso l'uscita della casa.
Daveigh, camminando in punta di piedi, scese le scale, seguendo il rumore.
Finchè, la figura si fermò davanti all'ingresso.
La giornalista accese la luce.

Una bambina la stava guardando.
Capelli biondi, vestito bianco, piedi scalzi, un rivolo di sangue ai lati della bocca.
Daveigh trasalì, cadde e cominciò a indietreggiare.
Daveigh.
La bambina fluttuò con rapidità fulminea verso la giornalista.
Aprì la bocca, mostrando denti aguzzi.
E, quando la colpì, la ragazza non vide più nulla.

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Ciao gente!
Eccomi qua, dopo aver tardato con l'aggiornamento.
In questo capitolo vediamo Daveigh ricevere dei segnali piuttosto inquietanti.
E poi, chi è quella bambina? Cosa vuole dalla giornalista?

Alla prossima,

Frenz


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Capitolo 6
*** Kristen ***


L'archivio Daveigh aprì gli occhi. Era nel suo letto. Il sole era sorto da poco.
Guardò la sveglia.
Le 6:49.
Aveva ancora un'ora prima dell'appuntamento con Ellen per andare a Colfax.
Si alzò, quando notò che il suo braccio destro era fasciato.
Toccò la benda, ma avvertì una fitta fortissima.
Guardò per terra.
Tutto il sangue che la sera prima sgorgava dalla parete della sua camera era sparito.
Andò in bagno, e cominciò a togliersi la benda.
Ma appena finì, si pentì di averlo fatto.
Inciso sulla sua pelle, c'era scritto:

Ti vedo anche se non mi vedi.

Ma che scherzo è questo? pensò.
Fece una foto all'incisione, si sistemò la fasciatura, e scese a fare colazione.
La vista del televisore le fece ricordare gli avvenimenti della sera prima, e preferì accendere la radio.
Le previsioni meteo annunciarono che quel giorno il cielo sarebbe stato nuvoloso, senza però presenza di pioggie.
Bevve velocemente una tazza di latte, si lavò, si vestì e chiamò la fotoreporter per dirle di tenersi pronta.
Quando fu sul punto di uscire, vide sul pavimento le impronte di due piedi.
Daveigh.
Quella bambina l'aveva chiamata per nome.
Ma lei non l'aveva mai vista in vita sua.



Ellen salì in macchina con un sorriso da trecento denti.
- Sei pronta, Dave? - domandò.
Daveigh allungò il suo telefono all'amica.
- Guarda l'ultima foto scattata. - .
La fotoreporter rimase qualche secondo in silenzio, poi commentò:
- Chi si è fatto questa roba? - .
- Non farmi togliere il bendaggio. - .
- Ma sei impazzita? Perchè ti sei incisa una frase nel braccio? - .
- NON ME LO SONO FATTA DA SOLA! - .
- Chi te l'ha fatto, allora? - .
Daveigh raccontò quanto successo a casa sua la sera prima.
- Sai Daveigh, ho come l'impressione che tu stia fumando qualcosa di terribilmente pesante per raccontarmi cose del genere. - .
- Facciamo così: non parliamo fino a Colfax di questa faccenda. Altrimenti rischi di essere abbandonata lungo la Statale. - .
E fu così che, per volere della giornalista, tutta l'ora di macchina necessaria per andare da Spokane a Colfax le due la percorsero in silenzio.
Una volta arrivate nella sede del giornale, Daveigh fermò una giornalista.
- Scusa, stiamo cercando Kristen Rollins. - .
- Kristen Rollins? Secondo piano, corridoio destro, quarta porta a sinistra. - disse questa.
Le due ringraziarono, poi raggiunsero l'ufficio della giornalista.
Appena le due amiche entrarono, sul volto di Kristen apparve un'espressione di stupore mista a curiosità.
- Buongiorno, Kristen. - .
- Salve...con chi ho il piacere di parlare? - .
- Io sono Daveigh Carroll, e lei è Ellen Clark. Lavoriamo per lo "Spokane Gazette". - .
- Ah, due colleghe di Spokane. - .
- Come mai lavori di domenica? - .
- Tocca a me, tra i tanti giornalisti, occuparmi del giornale online questo weekend. Cosa posso fare per voi? - .
- Tu gestisci il "Satan's Farmington Massacre", giusto? - .
- Esatto. - .
- Cosa sai dirci sulle sparizioni dei bambini? - .
- Gli "Angeli di Lucifero" hanno cominciato a rapirli nella vostra Contea, spostandosi poi verso la nostra, senza colpire aree geografiche ben precise. Sembra comunque che tutti fossero diretti a Villa Floyd, a Farmington, sede della setta. Nessun bambino è mai stato ritrovato. E, sinceramente, dopo vent'anni dalla fine delle loro attività, non credo che siano sopravvissuti. - .
- Hai mai sentito parlare di fenomeni come visioni, sangue che esce dai muri, crocifissi che sputano sangue e si rovesciano... - .
Kristen alzò la mano.
- Chi di voi ha subito queste cose? - .
Daveigh si indicò.
- Io credo di aver assistito ad uno di questi fenomeni. - affermò Ellen.
- Che cosa hai visto? - domandò la giornalista del "Colfax Journal".
La collega dello "Spokane Gazette" raccontò quanto successo il giorno prima.
- E' evidente. La bambina ha colpito anche te. -


- Che vuoi dire? - chiese Daveigh.
- Vuol dire che anch'io, come tutte le persone che hanno avuto a che fare con le vicende di Farmington, ho avuto a che fare con quello che hai subito tu. E tutt'ora ricevo spesso le visite di quella bambina. - rispose Kristen.
- Ma chi è questa ragazzina? - fece Ellen, rimasta zitta fino a quel momento.
- Non lo so. - scosse la testa la giornalista di Colfax.
- Non c'è un posto dove si possano vedere tutte le vittime, senza andarci a riprendere tutti i numeri del "Colfax Journal" dagli anni '80 alla prima metà degli anni '90? - .
Kristen armeggiò al pc, per poi esclamare trionfante:
- A Farmington c'è una sorta di memoriale dei bambini scomparsi, con nomi, foto e giorno della scomparsa. - .
- Bingo! Ellen, muoviamoci! Si va a Farmington! - disse Daveigh, alzandosi.
- Ehi, buone! Verrò con voi. Finisco il turno alle 13. - le fermò Kristen.
Le due accettarono a malincuore (non tanto per la presenza della giornalista di Colfax, quanto per doverla aspettare tre ore), e si stabilirono nell'ufficio della giornalista finchè questa non spense il computer e seguì le due nella macchina di Daveigh.


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Capitolo 7
*** Il suo nome ***


Indizi Farmington apparve al trio mezz'ora dopo aver lasciato Colfax.
- Dove si trova il memoriale, Kristen? - domandò Daveigh, che era al volante.
- Nella piazza principale del paese, quella dove c'è anche la chiesa. - rispose Kristen.
- Tanto per sapere, quante vittime ci sono state finora? - chiese Ellen, mentre armeggiava con la fotocamera.
- Da quando ho aperto il forum, due anni fa, sono morte un centinaio di persone, tra bambini e ragazzi. - narrò la giornalista del "Colfax Journal". - Tutti i cadaveri sono stati ritrovati nei pressi del boschetto che circonda Villa Floyd, con morsi in più parti del corpo. - .
- Pensi che c'entri qualcosa la bambina? - domandò la fotoreporter.
- La bambina potrebbe essere la nostra chiave. - .
- Queste vittime hanno qualcosa in comune tra loro? - .
- Sì. - confermò Kristen. - Tutte non avevano il cuore al momento del ritrovamento. - .
- Oddio! - esclamò Daveigh. - Pensi si tratti di cannibalismo? - .
- Probabile. - .
- Ma quale mente malata potrebbe fare qualcosa del genere? - .
- Bella domanda. - disse Kristen. - Ma c'è anche un'altra strana coincidenza sulle vittime più giovani; i bambini, per intenderci. - .
- Ossia? - .
- Tutte le vittime sotto i 15 anni sono rigorosamente bionde, con gli occhi neri e la carnagione chiara. - .
- Non credo sia una coincidenza. - ipotizzò Ellen.
- Neanch'io. - appoggiò Daveigh.
- Il bello è che finora la polizia non ha mai trovato il colpevole. - disse stupita Kristen. - Le indagini sono state quasi sempre archiviate come incidenti. - .
- Il che mi fa venire qualche serio dubbio. - fece Ellen.
Il trio raggiunse la piazza di Farmington. Daveigh parcheggiò l'auto di fronte al memoriale.
- Questa faccenda puzza. - disse.
- Per questo siamo qui. - confermò Kristen.


Nella piccola piazza di Farmington, i cittadini avevano voluto ergere una statua, raffigurante un bambino retto da un angelo che sta per spiccare il volo.
Una targhetta, sotto la scultura, recitava:


La popolazione di Farmington
a tutti i bambini innocenti scomparsi.


Ai piedi di essa, un cumulo di fiori lasciati dai cittadini.
A Daveigh dispiacque non averne con sè, per rendere omaggio a tutti quei bambini probabilmente morti da più di vent'anni.
Il richiamo di Ellen la distolse dal guardare la statua.
- Laggiù. - .
Poco lontano dal luogo dove le tre stazionavano, c'era una bacheca piena di foto. La raggiunsero.
In essa, vi erano rinchiuse le foto di tutti i bambini e le bambine scomparsi durante la permanenza degli "Angeli di Lucifero" a Farmington.
Daveigh, Ellen e Kristen cominciarono a setacciarla. Anche se, a dirla tutta, la fotoreporter non sapeva neanche come fosse fatta fisicamente la bambina che le due giornaliste stavano vedendo di continuo quei giorni.
- Ehm, ragazze, vi dispiacerebbe dirmi com'è fatta questa fantomatica bambina? - chiese la fotoreporter.
- Bionda, occhi neri, carnagione chiara. - rispose seccamente Kristen.
Ellen stava per puntare un dito sulla bacheca, quando fece:
- Ma non sono le stesse caratteristiche che accomunano i bambini morti? - .
Daveigh e Kristen la guardarono.
- Ha ragione. - confermò la giornalista di Colfax. - Potrebbe esserci un ulteriore collegamento tra le uccisioni e le caratteristiche delle vittime. - .
Le tre continuarono a guardare le foto per un buon quarto d'ora.
Molte ragazzine furono indiziate, ma, alla fine, nessuna di questa risultava essere la bambina.
Finchè, mentre passava il dito sulle ultime foto, Kristen si bloccò.
- Kris, cosa c'è? - domandò Daveigh.
La giornalista di Colfax aprì la bocca.
- E' lei, Daveigh. - .
Questa raggiunse la sua collega.
Capelli biondi.
Occhi neri.
Carnagione chiara.
La bambina era una delle vittime dei satanisti.
Il suo nome era Chloe Morrell.




--------------

Eccomi qui, gente!

Tra un esercizio di matematica, uno di fisica, ed un pò di sano sclero, dato che mancano due settimane agli esami di recupero del debito, sono tornato ad occuparmi delle vicende di Daveigh, Kristen ed Ellen.
Le nostre tre eroine hanno finalmente scoperto chi è la bambina che le tormenta. A ciò vanno aggiunti un pò di particolari a dir poco agghiaccianti...
Cosa scopriranno prossimamente? Chloe turberà di nuovo le nostre protagoniste?

Alla prossima,

Frenz

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Capitolo 8
*** Bloccate ***


Floyd Manor - Cerca quante più informazioni possibili su Chloe Morrell. - ordinò Daveigh a Kristen.
Erano all'unica fermata dell'autobus di Farmington. Presto sarebbe arrivata la corriera di linea che avrebbe riportato Kristen a Colfax.
- Già che siete qui, perchè non provate a fare un salto alla villa? Il boschetto è accessibile, e la vecchia strada che collega la struttura al paese è aperta. - propose quest'ultima.
- Beh, credo che ci rimetteremo in moto per Spokane. - disse Ellen. - Ci vuole solo mezz'ora da qui, ma vorremmo essere a casa per l'ora di cena con ampio margine di anticipo. - .
- Come volete voi. - .
La corriera giunse sul posto qualche minuto dopo.
- Mi raccomando, Kristen! Chiamami appena scopri qualcosa! - ricordò Daveigh.
- Lo farò, tranquilla! - rispose la giornalista di Colfax, entrando in vettura.
Appena il mezzo fu lontano, le due ragazze di Spokane tornarono in macchina.
- Ma, dico, che cazzo ha in testa? - domandò Ellen.
- Perchè? - .
- "Già che siete qui, perchè non provate a fare un salto alla villa?". Certo, subito, signorsì! - disse con sarcasmo la fotoreporter.
- Credevo non credessi alla storia, nonostante fosse evidente che tutti i fatti capitati a me e Kristen non sono cose che capitano tutti i giorni. - .
- Comincio a fare due più due, sai? - .
- Progressi matematici, oserei dire. - .
Daveigh accese la macchina, e le due lasciarono il paese.

Appena uscite da Farmington, però, la macchina si fermò.
- Che succede? - domandò Ellen.
- Non ne ho la più pallida idea. - rispose Daveigh.
Provò a far ripartire la macchina, ma nulla. Non ne voleva sapere di tornare in moto.
- Beh, cominciamo a trainarla. Poco fa ho visto delle indicazioni per un officina. - ricordò la giornalista.
Le due spinsero l'auto per quattro kilometri, finchè alla loro sinistra non apparve il meccanico, un uomo grasso sulla cinquantina.
- Buonasera, signorine! - disse, smuovendosi i baffi.
Le due non risposero.
- Serve qualcosa? - .
- La macchina si è spenta all'improvviso, poco dopo esser uscite da Farmington. - spiegò Daveigh.
- Ce la potrebbe riparare? - chiese Ellen.
- Beh, l'officina è chiusa da mezz'ora. Volendo, posso dargli un'occhiata rapida. - fece l'uomo.
Le due acconsentirono, e con l'aiuto del meccanico portarono l'auto nel piazzale dell'officina.
- Dove siete dirette? - .
- Spokane. - .
- Se abitavate più vicino, potevo darvi uno strappo senza problemi. A duecento metri da qui c'è un Bed and Breakfast. Potete passare la notte lì. - informò.
Le due si sedettero poco più in là, lasciando l'uomo lavorare in pace.
- Quindi, tirando le somme, cosa abbiamo fatto di importante oggi, a parte restare bloccati? - chiese Ellen.
- Beh, abbiamo trovato una persona disposta a darci una mano nell'indagine e scoperto l'identità della bambina. - .
- Troppo poco. - .
- Io direi abbastanza. Abbiamo un punto di partenza. Ora possiamo addentrarci nella vicenda. - .
Un quarto d'ora dopo, il cellulare di Daveigh squillò.
- Daveigh? Sono Kristen. - .
- Ciao Kris. Hai scoperto qualcosa? - .
- Sì. Ma è pochissimo. Non c'è praticamente nulla su Chloe. - .
- Dimmi quel poco che hai trovato. - .
- Allora, Chloe Morrell, prima di iniziare a rompere i coglioni alla gente, era una bambina normalissima. Descritta come una brava bambina, è stata prelevata nottetempo dai satanisti, mentre stava dalla nonna, il 24 febbraio 1995. Aveva dieci anni. - .
- Niente poteri paranormali, niente telecinesi, niente effetti stile Carrie White? - .
- Sembra di no. - .
- E' poco su cui basarsi. - .
- E' nulla su cui basarsi. - .
- Altro? - .
- Niente, a parte sporadici articoli su chi, come noi due, la vede. - .
- Ok. Grazie mille, Kris. Alla prossima. - .
- Ciao, Dave. - .
La giornalista informò la fotografa dei dettagli scoperti da Kristen.
- L'utilità di quella donna è pari o inferiore a zero. - .
- Ma che stai dicendo? E' vero che non sono informazioni di rilievo, ma è pur sempre qualcosa. - .
Ellen continuò a guardare stizzita il meccanico che armeggiava con la macchina di Daveigh.
- Kristen non ti sta a genio? - chiese quest'ultima.
- Veste in modo troppo appariscente per i miei gusti. Mi sa di oca. - .


Qualche minuto dopo il meccanico le raggiunse.
- La pompa della benzina si è bruciata, occorre sostituirla. Domattina ve la sistemerò. - .
- Grazie. - fece Daveigh.
- Domattina? McCormack ci farà il culo per questo! - disse la fotoreporter alla giornalista.
- Non possiamo teletrasportarci a Spokane, Ellen! E l'ultimo autobus se n'è andato con Kristen. - .
- In treno? - .
- Stesso discorso. La stazione più vicina è a 15 Km, ma i treni si fermano alle 20. - .
- Va bene, ho capito. Dormiremo qui. - .
Il vento si alzò di colpo. Gli uccelli smisero di volare e di cantare.
Il meccanico gemette.
- Brutta storia... - .
- Che succede? - chiese Ellen.
- Questo vento è innaturale. Fino a un attimo fa non tirava un filo d'aria. - .
- Ed il tempo è migliorato, da stamattina. - .
- Qui non si parla di meteo, ma di cose a cui nessuno erroneamente crede. - .
Daveigh lo guardò con aria interrogativa.
- Che vuol dire? - .
- Quella strada, laggiù, - ed indicò una stradina sterrata verso il paese - sai dove conduce? - .
La giornalista scosse la testa.
- E' la strada per Villa Floyd, l'ex covo degli "Angeli di Lucifero". - rispose.
- Dov'è? - domandò Ellen.
- Nascosta tra quegli alberi. - e indicò un boschetto.
Non ne fu sicura, ma alla ragazza, per un attimo, parve di vedere la parte superiore della villa emergere tra gli alberi.
- Ne avrete sentito parlare. - .
- Eccome. E' in stato d'abbandono da mezzo secolo, e non ci vive più nessuno dalla scomparsa dei satanisti. - disse Daveigh.
- Stronzate. - fece l'uomo, montando in auto. - Quel posto è tutto meno che abbandonato. - .
- Come sarebbe? - .
- Qualcuno, o qualcosa, si aggira tra quegli alberi, tra quelle mura. Ne sono certo. - .
Il meccanico accese la sua macchina.
- E, qualcunque cosa sia, vi conviene non disturbarlo. - .
Detto ciò, scese in strada e si allontanò dall'officina.
Le due, invece, proseguirono, fianco a fianco, verso il B&B.

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Capitolo 9
*** L'inganno ***


Visione di morte Appena entrate, furono accolte dalla proprietaria, una donna di mezza età con aria da beccamorta.
- Buonasera, forestiere. - disse.
- Salve. - rispose timidamente Daveigh.
- Come posso esservi utile? - .
- Avete una doppia? - .
- L'intero albergo è vuoto, c'è solo un ragazzo nella camera 7. - .
- Perfetto. Ci fermiamo una notte. - .
La ragazza pagò la donna.

- Camera 15, sulla destra. - .

La giornalista ringraziò.
- Cercate di uscire vive di qui, domattina. - .
Ellen la guardò stupita.
- Grazie dell'augurio. - disse con tono sarcastico.
- Non scherzare, giovanotta. - la smorzò la donna. - Di solito, i forestieri che si fermano qui lo fanno per un motivo ben preciso. - .
- E cioè? - chiese Daveigh.
- La villa. - .
- Non siamo dirette lì. Ci si è solo rotta la macchina. - .
- Capisco...buona permanenza. - .
E, prendendo le loro cose, andarono in camera.
Due letti semplici, con due lampade, un attaccapanni, un mobile con un televisore, un armadio e un bagno componevano in maniera sobria la stanza.
- Meglio di niente. - commentò la fotoreporter, lanciando la borsa con la fotocamera nel letto.
- Per cena? Che si fa? - .
- Ordiniamo una pizza. - .
Daveigh cercò nell'elenco telefonico una pizzeria che si trovasse nelle vicinanze. La trovò a Tekoa, un paese situato a 18 km da Farmington.
Andò ad aspettare il pizzaiolo fuori dalla struttura, mentre Ellen si riposava a letto.

Una leggera brezza tirava da ovest. Daveigh si sedette in una delle sedie che si trovavano vicino all'ingresso del B&B.
Non mi piace questa vicinanza alla villa. pensò. Tra quello che ci ha detto il meccanico, e gli avvenimenti dei giorni scorsi, dormire a qualche centinaio di metri da quel posto non è la cosa più saggia da fare.
La voce di un ragazzo interruppe il suo flusso di pensieri.
- Posso? - .
Doveva essere l'altro ospite dell'albergo.
- Prego. - invitò la giornalista.
Era un bel ragazzo. Occhi verdi, capelli biondi, labbra sottili, di media statura. Indossava una tuta e dei pantaloni da ginnastica. Daveigh dedusse che doveva essere al massimo più vecchio di un anno rispetto a lei.
- Fresco, eh? - attaccò lui.
- Non tanto, sto bene così. - .
Il biondino allungò la mano.
- Thomas Barrett. - .
- Daveigh Carroll. - .
- Di dove sei? - .
- Spokane. E tu? - .
- Tensed, Idaho. - .
- Come mai da queste parti? - .
- Ci si è rotta la macchina. - .
- Che sfiga... - .
- E tu? - .
- Sto andando a trovare i miei zii a Glenhouse. - .
- Da solo? Senza un auto? - .
- Sono arrivato qui a forza di autostop. Voglio provare l'emozione di viaggiare liberamente, senza vincoli. In un certo senso. - .
- Se vuoi, domani posso darti un passaggio fino a Glenhouse. - .
- Ma non è fuori rotta rispetto a Spokane? - .
- Tranquillo, nessun problema. - .
Thomas sorrise.
- Grazie. - .
Il pizzaiolo giunse proprio in quel momento.
- Daveigh Carroll? - chiese. Daveigh annuì.
Il ragazzo scese dalla motocicletta e consegnò le pizze alla giornalista.
- Sono 9 dollari e 42 centesimi. - .
Thomas l'aiutò a portare le pizze in stanza, mentre lei pagava.
- Perchè non ti fermi a mangiare con noi? - domandò Ellen, non appena i due entrarono in stanza.
- Vi ringrazio, ma ho già cenato a Farmington. - .
Il ragazzo salutò le due ragazze di Spokane, tornando in stanza.
- Beh? Non hai visto che manzo che era? - fece la fotoreporter all'amica, che la guardava male.
- Manzo o non manzo, ora mangiamoci queste pizze. Ho lo stomaco che romba come una Harley-Davidson. - .
Le due fecero cena, poi si fiondarono subito a letto. La giornata era stata stressante.

La notte era appena scesa, a Farmington.
Il ragazzo si addentrò nel bosco. Quel bosco.
Quello che precedeva la villa.
Aveva un coltellino ed una torcia con sè. Torcia che illuminava la sua via, stando attento a dove metteva i piedi.
Non ci teneva a diventare la prossima vittima di quella bestia che si nascondeva tra quegli alberi, che di recente aveva ucciso un bambino.
Ad un tratto, quando cominciò a scorgere le rovine della villa, sentì una voce.
La voce di una bambina che cantava.

Now be worried, 'cause I'm here.
I can feel your pain and fear.
I see you also if you don't see me.
Now come and play with me.

Ma che scherzo è questo? Si chiese il ragazzo.
Non poteva essere la sua voce.
Avanzò ulteriormente verso la villa, fino a finire nel piazzale antistante l'edificio. L'antica fontana cadeva a pezzi, come l'intonaco rosso che ricopriva le mura esterne della proprietà dei Floyd. Le finestre eranno tutte rotte, si salvava qualche persiana per il rotto della cuffia.
Poi la vide.
La bambina se ne stava in piedi sulla scalinata che collegava il terreno all'ingresso.
- Ehi. - la salutò il ragazzo.
Lei si girò.
- Ciao. - .
Lui si avvicinò.
La bambina era scalza. Indossava i soliti pantaloni corti e la felpa nera, nonostante facesse un freddo tremendo.
- Come mai qui? Come mai proprio a quest'ora? - .
Lei sorrise.
- Beh... qui non può vederci nessuno. E poi... è qui che dimora il mio corpo. E la mia anima. - .
Il ragazzo indietreggiò.
- Che vuoi dire? - .
Cominciava ad aver paura.
La bambina tramutò il sorriso in un'espressione mesta.
- Scusami. - .
E, senza dargli tempo di reagire, gli azzannò la gola.
Lo gettò a terra in posizione supina, affondò la mano nel petto del giovane ed estrasse il cuore.
Lo erse in aria come un trofeo e lanciò un urlo animalesco.
Lo divorò in un sol boccone.
Poi, Chloe continuò a mangiare altri pezzi di Thomas Barrett, che ormai aveva reso l'anima a Dio da qualche secondo, l'espressione stupita ancora stampata nel suo volto.

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Capitolo 10
*** L'ultima vittima ***


L'ultima vittima Daveigh fu svegliata dalla sirena di una volante della polizia.
Ma che sta succedendo? si chiese.
- E' da stamattina sul presto che va avanti così. - disse Ellen, che si era svegliata prima della giornalista.
Si alzò, ed uscì dalla stanza. Nell'atrio, la proprietaria stava parlando con due agenti.
- ...non so che dirvi, potrebbe essere uscito dalla finestra, l'ingresso era chiuso a chiave. - disse la donna.
- Ne è sicura? - chiese uno dei due agenti.
- Sicurissima. - .
Daveigh raggiunse il trio.
- Buongiorno, agenti. - salutò.
- Signorina, possiamo farle qualche domanda? - sparò subito uno dei due agenti.
- Reigns, più tatto, per piacere! - lo redarguì il compagno. - Agente Shay, polizia di Farmington. - .
- Daveigh Carroll. - rispose la giornalista.
- Signorina Carroll, da quanto tempo alloggia qui? - chiese Shay.
- Ieri sera. Io e la mia amica Ellen siamo arrivate verso le 19. - .
- Ha per caso visto l'altro ospite dell'albergo, un ragazzo biondo sui venticinque anni? - .
- Thomas Barrett? Sì, ci ho scambiato due parole mentre ritiravo la cena. - .
Reigns annotò il nome di Thomas in un blocchetto.
- Cos'è successo? - .
Shay guardò la giornalista.
- Thomas Barrett è morto. - .


- Morto? - disse incredula la giornalista. Reigns annuì.
- Non è possibile. Com'è successo? - .
- E' stato ritrovato con morsi in varie parti del corpo, il petto aperto e le interiora di fuori, in prossimità del bosco che circonda Villa Floyd. - disse Shay.
Daveigh rimase di sasso.
- L'avete portato via? - domandò.
- No. Gli esperti della Scientifica stanno ancora sul posto. - .
- Vi dispiacerebbe darci un passaggio (a me e alla mia amica) fin lì? Abbiamo la macchina dal meccanico. - .
- Nessun problema. Anzi, se non altro avremo la conferma che il morto è proprio Barrett. - .
Daveigh stava per andare a chiamare Ellen, quando la proprietaria la fermò.
- E la colazione? - chiese.
- La faremo appena tornati dal luogo del delitto. - .
Ellen la stava aspettando in camera.
- C'è stato un altro morto a Villa Floyd? - domandò.
- Come lo sai? - .
- Ha telefonato McCormack. Gli ho spiegato la situazione, ha detto che non ci toglierà dallo stipendio questa giornata visto che siamo già sul posto. - .
- Allora preparati. Stiamo andando dove hanno trovato il corpo. - .


Il luogo del ritrovamento era contornato da un nastro giallo, e numerosi giornalisti affollavano la zona, cercando di estrapolare qualche informazione invano ai vari poliziotti che passavano.
Shay parcheggiò la volante, mentre Reigns cominciava ad aprire la strada per le giornaliste di Spokane.
- Permesso, fate passare! - urlò tra la calca di giornalisti.
Scavalcarono il nastro, ed un uomo in tuta bianca e mascherina, probabilmente un membro della Scientifica, andò loro incontro.
- Non sono ammessi civili qui, uscite immediatamente! - ordinò.
- Buono, Stone. Le ragazze qui presenti ci aiuteranno ad identificare la vittima. - lo rassicurò Reigns.
- Se le cose stanno così, vi accompagno al cadavere. - .
Percorsero qualche metro, finchè Stone non si piazzò davanti ad un telo bianco lungo poco meno di due metri.
- Spero abbiate fegato, non è un bello spettacolo. - le avvertì.
- Vai tu, Dave. Io non penso di farcela. - disse Ellen.
Daveigh si piazzò davanti a Stone.
Il poliziotto alzò il telo.
La giornalista di mise una mano davanti alla bocca e spalancò gli occhi.
La faccia di Thomas era una maschera di sangue. Gli occhi erano due palle bianche. I jeans erano strappati, e le cosce erano mangiucchiate.
Ma la cosa più agghiacciante erano le condizioni del petto: uno squarcio lungo dieci centimetri perforava il petto, e quel che restava delle sue interiora riaffiorava dalla pancia.
- E' lui. E' Thomas Barrett. - confermò la giornalista.
- Terribile, vero? - commentò Stone. Daveigh annuì.
- Peraltro, sembra che questo non sia il luogo del delitto. - aggiunse l'agente.
- Pensa che sia stato portato qui? - disse Ellen.
- Guardati intorno: vedi altre tracce di sangue, a parte quelle vicine alla vittima? - fece notare Shay, che si era unito al gruppetto.
Effettivamente, il luogo del ritrovamento era privo di macchie di sangue. Il che non era normale.
- Avete provato a cercare nel bosco, fuori e dentro la villa? - chiese Daveigh.
- Signorina Carroll, non so se lei è a conoscenza di ciò che è successo tra quelle mura... - cominciò Reigns.
- E comunque, la struttura è pericolante. Chiusa al pubblico. Solo l'esterno è accessibile. - tagliò corto Shay.
- Perchè non andiamo a vedere? Magari troviamo l'esatto luogo del delitto. - propose la giornalista.
- Andiamo? - ripetè Reigns. - Siete civili. Non potete immischiarvi negli affari della polizia. - .
- A dire il vero, Reigns, nulla ci vieta di negare l'aiuto offerto dai civili. Purchè questi rimangano nell'ambito di semplici aiutanti. - corresse Shay.
- Allora cominciamo ad addentrarci nel boschetto. Grazie della disponibilità, Stone. - disse Reigns, cominciando a camminare verso la villa.
- Perdonatelo. - fece Shay, rivolto alle due ragazze. - E' fresco di corso. - .
Camminarono nel bosco, senza sentire nè vedere nulla di strano.
Dopo dieci minuti, giunsero nel piazzale della villa. Shay prese parola.
- Dividiamoci: io perlustro il retro, la signorina Carroll a destra, la signorina Clark a sinistra. Reigns, tu controlla il piazzale. - .
Reigns cominciò a guardarsi intorno, mentre Ellen lo superava dirigendosi all'ala ovest dell' esterno della villa. Shay invece accompagnò Daveigh, prima di dirigersi nel retro della villa.
- Nessuno è più stato qui, dopo il massacro dei satanisti? - domandò la giornalista.
- Nessuno, a parte le vittime. O se qualcuno è venuto qui, è stato abile a non lasciare tracce. - rispose Shay.
I due si divisero.
Daveigh cominciò a setacciare l'area a lei assegnata, imbattendosi soltanto in qualche animaletto morto.
Ad un tratto, vide delle ossa ai piedi di un albero. A giudicare dalle dimensioni, doveva essere stato un gatto randagio.
Tra i rovi che circondavano la villa, soltanto api, vespe e zanzare.
Stava per andarsene, quando vide un quaderno, semi nascosto dalla vegetazione.
La ragazza lo raccolse e lo aprì.



Diario degli "Angeli di Lucifero"

Anno 1994-1995

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Capitolo 11
*** Il diario ***


Il diario Daveigh tremò, vedendo quel quaderno dalle pagine ingiallite, ma stranamente ben conservato.
Cosa mai potevano celare quei fogli? Quali inenarrabili fatti raccontavano quelle pagine?
- Ragazzi, venite qui! - .
La voce di Reigns costrinse la giornalista a riporre il quaderno nella sua borsa e raggiungere la parte anteriore della villa.
Il poliziotto fissava una grossa macchia di sangue per terra.
- Deve averlo ucciso qui. - disse, non appena Shay lo raggiunse.
- E deve anche essersi sfogato per bene, gli schizzi di sangue sono arrivati fino alle mura della villa. - fece notare Ellen, indicando delle macchie rosse sui muri.
I due, poi, notando che ormai non c'era più nulla da vedere, dissero:
- Torniamo indietro ed avvisiamo quelli della Scientifica. Dopo vi riportermo in albergo. Grazie mille per l'aiuto. - .
- Di nulla. - risposero le due.


Dopo esser tornate in albergo e fatto colazione, le due tornarono all'officina. Il meccanico aveva appena finito il suo lavoro.
Notò che le due venivano dalla villa, e disse:
- Lo sapevo che sarebbe successo qualcosa, stanotte. E così è stato. - .
Le due pagarono l'uomo, e tornarono a Spokane un'ora dopo.
Ad attenderle c'era McCormack.
- Ora mi dovete spiegare che diamine stavate facendo a Farmington ieri. - disse.
- Non siamo tenute a dirti cosa facciamo quando non lavoriamo, McCormack. - rispose Ellen, fiondandosi nel suo studio.
Il capoufficio guardò Daveigh.
- Copio e incollo. - disse, sorpassandolo.
Passò al distributore, si prese uno snack e andò in ufficio a scrivere il suo articolo.
Una volta finito, tirò fuori il quaderno degli "Angeli di Lucifero", e lo guardò.
Era giunto il momento di sapere con esattezza cosa facevano quei pazzi esaltati a Villa Floyd.
Prese coraggio, e lo aprì.

20/9/1994

Abbiamo ricominciato le attività. Riti spirituali senza tributi. Presto torneremo a rapire bambini.

26/9/1994

Il Padrone ha fame. Sazieremo presto la sua voglia di sangue.


Daveigh saltò avanti fino ad un rapimento.


3/10/1994

Abbiamo rapito un bambino per il nostro Dio, Mortimer Miller. E' bello grosso. Il Padrone sarà soddisfatto del nostro operato.

La nota successiva indicava l'uccisione di Mortimer.

4/10/1994

Il grassone è morto. Il Padrone è contento. Ora dobbiamo prelevare altro cibo per lui.

La giornalista continuò a leggere di riti e sacrifici umani nelle annotazioni che andavano dall' Ottobre 1994 al Febbraio 1995.

2/2/1995

Abbiamo ormai cinque bambini nascosti nello scantinato. Il Padrone può chiedere di mangiare quanto vuole.

Scese qualche riga con l'indice, finchè non le cadde l'occhio sulle annotazioni del 24 Febbraio.

24/2/1995

Abbiamo rapito una bambina, Chloe Morrell. E' bella, un vero angioletto. Il padrone sarà felicissimo di averla al suo cospetto.

Scendendo ancora, le annotazioni erano sempre più rade e meno glorificanti verso il Diavolo.

3/3/1995

I popolani di Farmington stanno sospettando di noi. Forse è ora di cambiare aria.

Il giorno dopo:

4/3/1995

Il Padrone, prima di tagliare la corda, vuole ricevere le anime dei bambini che abbiamo rapito. Non mangiano da una settimana, gli diamo solo acqua. Domani sacrificheremo il primo.

Daveigh rimase a bocca spalancata leggendo la nota successiva.

5/3/1995

Abbiamo lodato il Demonio. Abbiamo richiesto la sua presenza. Il Demonio...il Padrone...è arrivato. Siamo andati a prelevare un bambino. Due erano morti di fame. Altri tre, morti anch'essi, avevano morsi ovunque. Abbiamo trovato Chloe con la gamba di un bambino, mentre stava mangiando. L'abbiamo immobilizzata a fatica ed uccisa. Il Demonio...il Padrone...era dentro di lei. E noi l'abbiamo uccisa. Domani sera svolgeremo l'ultima seduta. Non è questo quello che cercavamo.

Non vi erano altre annotazioni. La sera dopo, i satanisti sarebbero stati massacrati dagli abitanti di Farmington.
Daveigh chiuse il quaderno.
La verità sui fatti di Villa Floyd era quasi totalmente scoperta.

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Capitolo 12
*** Paranormale ***


Paranormal activity La giornalista prese il cellulare e compose il numero di Kristen.
- Pronto, Daveigh, sei tu? - .
- Sì, ciao, Kristen. - .
- Novità? - .
- Sì...e che novità! - .
- Spara. - .
- Tutti i bambini scomparsi sono morti. E Chloe Morrel ne ha mangiati tre. - .
Kristen rimase per qualche secondo in silenzio.
Daveigh raccontò quanto era successo dalla sera prima fino a qualche attimo fa.

- Quindi...ricollegando bene i pezzi del puzzle...dietro questi avvenimenti dovrebbe esserci lo zampino di Chloe Morrell. La domanda ora è questa: perchè 'sta benedetta bambina uccide a destra e a manca, con una sorta di predilizione verso le persone bionde con gli occhi neri fino ai trent'anni di età? - disse Kristen.
La giornalista di Spokane riflettè qualche secondo.
- Stiamo sfociando nel paranormale, credo. - fece.
- E' l'unica ipotesi plausibile, per quanto assurda. - .
- Conosci qualche appassionato di paranormale a Colfax? - .
- Purtroppo no, e tu? - .
- Forse...ma non ne sono sicura. - .
- Beh, fammi sapere. Questa storia sta diventando veramente assurda. - .
- Già...alla prossima, Kris. - .
- Ciao, Dave. - .


Una volta concluso il turno, Daveigh tornò a casa. Si mangiò un piatto di tonno, insieme a mais e fagioli.
Poi, dopo aver lavato i piatti, chiamò Nathan.
- Nathan? Sono Daveigh. - .
- Ehi Dave, dimmi tutto. - .
- Ascolta: tu conosci qualche appassionato di paranormale? - .
- Non direttamente. - .
- Cioè? - .
- Un mio amico, Frank Staunton, conosce due ragazzi di Davenport, che sono una specie di "Ghost Hunter", appassionati di paranormale. - .
- Potresti farti dare un recapito telefonico? - .
- Certamente, ma come mai? A cosa ti serve, se posso saperlo? - .
Daveigh raccontò gli sviluppi della vicenda all'amico.
- Non c'è che dire...veramente inquietante. - .
- Comunque, fai in fretta. Non tanto per la fame di sapere, quanto per cercare di prevenire un'altra morte. - .
- Okay. Ti mando un messaggio con scritto il numero. - .
Il contatto arrivò qualche minuto dopo. Daveigh lo chiamò subito.
- Pronto, qui Daniel Reed ed Aaron Turner, esperti in fenomeni paranormali. - .
- Buongiorno, mi chiamo Daveigh Carroll. Ho bisogno del vostro aiuto. - .
- Ci dica pure, signorina Carroll. - .
La giornalista raccontò l'intera storia ai due ragazzi.
- ...e per questo gradirei il vostro aiuto. - .
I due rimasero in silenzio.
Poi, uno dei due parlò.
- Ora ascolti bene, signorina Carroll. Quello di cui lei sta parlando non è di sicuro un angioletto...ma non è neanche un fantasma che cerca vendetta. Qui siamo di fronte ad un demone. Un demone molto particolare. Non abbiamo mai registrato niente di simile prima d'ora. Per certi tratti sembra solo uno spirito malvagio, ma la presenza di riti satanici nella storia della ragazzina lasciano ad intendere che potrebbe essere un demone diventato un tutt'uno con la bambina. Dev'esserci di sicuro un nesso tra le caratteristiche delle vittime e lo spirito, ma non lo comprendiamo neanche noi. Tutto quello che possiamo fare è andare ad investigare direttamente sul posto. So che visti i precedenti questa missione potrebbe rivelarsi mortale, ma non ci sono altre chance. - .
- Ne siete proprio sicuri? - .
- Al 100% . - .
- Quanto chiedete per svolgere questo lavoro? - .
- Cento dollari di cauzione, che verranno restituiti in caso di successo dell'operazione. - .
- Vi farò sapere. Grazie mille. - .
- Si figuri. Attendiamo la sua chiamata. - .
E la linea cadde.


Stette tutto il pomeriggio in casa, rimuginando su quanto avevano detto i due ragazzi.
Non è di sicuro un angioletto...ma non è neanche un fantasma che cerca vendetta.
Cosa mai poteva esser stato liberato tra quelle mura? Quali oscuri artefici avevano compiuto gli "Angeli di Lucifero"?
Qui siamo di fronte ad un demone. Un demone molto particolare.
Chloe era una bambina normalissima. Eppure era improvvisamente diventata una cannibale sanguinaria.
Tutto quello che possiamo fare è andare ad investigare direttamente sul posto.
Cercò di trovare un'alternativa, ma alla fine Daveigh si rese conto che l'unica via per scoprire la verità su Chloe Morrell e le vicende di Farmington era entrare a Villa Floyd, e scoprire cosa celavano quelle mura.
Ma non sarebbe andata da sola, insieme ad Aaron e Daniel. Ellen e Kristen l'avrebbero seguita senza dubbio.
Sentiva che ognuno avrebbe messo a repentaglio la propria vita pur di sapere la verità.
Non sarebbero tornati indietro.
- Chloe Morrell...non so chi tu sia, nè cosa sei...ma sappi che sveleremo i tuoi altarini. - disse la giornalista.
Il muro del soggiorno, improvvisamente, cominciò a rigarsi di sangue.
Tutte le porte si chiusero.
Daveigh rimase ferma a guardare la parete, come se fosse immobilizzata.
La ferita bruciò, e il sangue macchiò la benda, facendo apparire le parole incise sulla pelle della giornalista.
Il sangue formò il logo degli "Angeli di Lucifero".
- Chloe... - disse Daveigh.
Il logo scomparve. Al suo posto, la figura della bambina.
Prima rimase immobile, poi il suo corpo si staccò dal muro. Il sangue tornò a macchiare la parete.

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- Tu non farai nulla. - disse.
- Oh sì, invece. - .
- Chi ti crederà, Daveigh Carroll? Chi ti crederà, povera scribacchina? - .
- Registrerò ogni singolo istante della nostra spedizione. - .
- Oh, pensi di cavartela con una registrazione? - .
La bambina sorrise beffardamente.
- Morirai. Morirete tutti. E tu sarai l'ultima, Daveigh Carroll. Vedrai i tuoi amici cadere uno dopo l'altro. - .
Daveigh fissava Chloe con un misto di rabbia e terrore.
- Tu sarai l'ultima a morire, Daveigh Carroll. - .
Chloe si avvicinò alla giornalista.
- L'ultima...prima del ritorno! - .
La bambina le passò attraverso.
Il muro tornò normale.
Il sangue scomparve.
Daveigh avvertì un giramento di testa.
Provò a raggiungere il divano, ma mossi due passi cadde a terra svenuta.


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Salve ragazzi!

Vi avviso che non aggiornerò più fino alla metà di Settembre, vista la mia ultima vacanza imminente.

Alla prossima,

Frenz

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Capitolo 13
*** La paura cresce ***


La paura cresce

Daveigh si risvegliò qualche ora dopo. Come la volta precedente, non era rimasto nulla del passaggio di Chloe. Nulla, a parte una nuova fasciatura, questa volta nel braccio sinistro.

L'incisione riportava una delle ultime frasi che la bambina le aveva detto:

 

Tu sarai l'ultima, Daveigh.

 

La giornalista imprecò.

Prese il cellulare.

- Ellen? Sono Daveigh. - .

- Che succede? Ti sento spaventata! - .

- Stamattina, alla villa, mentre rovistavo tra le piante, ho trovato il diario degli "Angeli di Lucifero" dell'annata 1994-1995. Dentro ci sono annotazioni agghiaccianti sui riti dei satanisti, tra cui le vicende che interessano Chloe Morrell. - .

- E cosa hai scoperto? - .

- Chloe Morrell si è mangiata tre bambini durante la sua prigionia. Probabilmente per non morire di fame. - .

- Oh Cristo! - .

- Dopo aver letto ciò, con Kristen e due ragazzi di Davenport appassionati di paranormale, abbiamo convenuto che Chloe è una specie di demone molto rara...e forse anche molto pericolosa. - .

- È pericolosa e basta. - .

- E per scoprire la verità, dobbiamo necessariamente... - .

- ...entrare nella villa. - .

- Esattamente. Due ragazzi di Davenport, dei "Ghost Hunters" verranno con noi insieme a tutta la loro attrezzatura per aiutarci. Penso che verrà anche Kristen, ovviamente. - .

- L'oca entra ed io no? Vengo con te. Non me ne frega se crepiamo. Non la darò mai vinta a Kristen. - .

- La scelta è la tua. - .

- Vuoi coinvolgere anche il tuo amico? - .

- Nathan? No, assolutamente. Voglio tenerlo fuori da questa storia, nonostante mi abbia dato più volte una mano durante questo periodo. - .

- Come vuoi tu. Quando si parte? - .

- Sabato prossimo. Dobbiamo essere a Farmington per il crepuscolo. Non dobbiamo farci vedere da nessuno. - .

- Ottimo. A domani, Dave. - .

- Ciao, Ellie. - .

Qualche minuto dopo però, neanche a volerlo, Nathan chiamò Daveigh.

- Ciao Dave, sono Nathan. - .

- Ehi! Dimmi pure. - .

- Come è andata con i ragazzi di Davenport? - .

- Benissimo. Ci aiuteranno a far luce sul mistero di Farmington; sabato andremo a Villa Floyd. - .

- Eccellente...ascolta Dave, devo chiederti un favore io, stavolta. - .

- Certo, chiedi pure. - .

- Sabato dovrei incontrare una ragazza, a Tekoa. Affari da nerd. Potresti darmi un passaggio almeno fino a Farmington? - .

- Certamente, nessun problema. - .

- Grazie mille! Beh...a sabato allora. - .

- Yes. Ciao Nathan. - .

Un attimo dopo però le venne un dubbio.

- Scusami Nathan, sono sempre io. - .

- Dimmi. - .

- Di recente hai conosciuto una ragazzina bionda, dagli occhi neri, età compresa tra gli undici e i tredici anni? - .

- No, perché? - .

- Potrebbe essere Chloe. - .

- Dai Daveigh! Pensi proprio che non ti avrei avvisato se l'avessi vista? - .

- Effettivamente...lascia perdere. Ciao. - .

Daveigh non si fidava.

Anche Thomas Barrett era a Farmington di passaggio, eppure si era scoperto essere la prossima vittima di Chloe.

Non voleva che l'amico facesse la sua stessa fine.

Martedì

Ellen era rinchiusa nel suo studio. Nonostante la tarda ora, era rimasta sveglia a lavorare ad alcune foto che, per un motivo o per un altro, non era riuscita a sistemare. Oltre a quelle per il giornale, dovette ricontrollare le immagini del servizio fotografico che aveva fatto la settimana scorsa.

Un rumore la fece sobbalzare.

Che siano ladri? Si chiese, impugnando la 9 mm che teneva in un cassetto.

Salvò il lavoro e uscì, muovendosi nell'ombra.

Viveva in un appartamento, ed i posti da controllare erano veramente pochi.

Setacciò cucina, sala e bagno, non trovando nulla.

Andò nella sua camera.

Le cadde l'occhio su una sagoma rannicchiata in un angolino.

Accese la luce.

Il suo volto era a un centimetro di distanza da quello di Chloe.

Poteva sentire l'odore forte di sangue uscire dalla sua bocca totalmente coperta del medesimo liquido.

- Mi vedi bene, adesso? - disse la bambina.

Non fece neanche in tempo ad urlare.

Il fantasma la colpì alla gola.

E la fotografa cadde a terra svenuta.

Mercoledì

- Caffè? - chiese Daniel a Aaron.

- Perché no? - .

Il ragazzo diede la tazzina all'amico.

Erano nel loro rifugio a Davenport. Stavano discutendo sui casi di cui si sarebbero occupati.

- Allora, dato che sabato è vicino, direi di esaminare il caso della signorina Carroll di Spokane. - disse Aaron.

- Che problema ha? - .

- Dalla chiamata sembrava esser la fantomatica ragazzina mangia-bambini di Farmington, che a detta della Carroll si chiama Chloe Morrell. - .

- Ora ricordo. - fece Daniel, bevendo il caffè.

- Sembra si tratti di un demone molto raro, evocato sicuramente dagli "Angeli di Lucifero", che ha preso possesso del corpo di Chloe. - .

- Ed uccide persone che avevano circa la sua età al momento del decesso, ma anche persone più grandi, e molte di esse hanno caratteristiche in comune con la bambina. - .

- Non è che la bambina sta uccidendo tutte queste persone per poter, grazie a qualche oscuro potere, tornare in vita? - .

- Potrebbe, ma non ne sono troppo convinto. In ogni caso, sabato andremo lì e... - .

Dong.

Il rumore di una campana si propagò nella stanza.

Le luci si spensero.

Un canto si propagò nel buio.

 

Now be worried, 'cause I'm here.

I can feel your pain and fear.

I see you also if you don't see me.

Now come and play with me.

 

- Chi c'è? - domandò Aaron, preso dalla paura.

Dong.

Le luci si accesero.

Una bambina bionda, con occhi neri, vestita di nero e la bocca sporca di sangue era di fronte a loro.

- Io sono Chloe. Il tuo dolore e la tua paura. - disse Chloe.

Daniel cercò di afferrare un coltello, ma la bambina lo immobilizzò.

- Non cercate di fermarmi. Per me non c'è cura. - .

Dong.

Giovedì

Kristen aveva il turno di notte al giornale online. Armeggiava al computer, trascrivendo sul pc le varie veline che arrivavano.

Fortuna che domani è venerdì, pensò.

Mentre aspettava, però, il sonno ebbe la meglio su di lei.

Si ritrovò in un bosco.

Camminava apparentemente senza meta. La luce lunare che filtrava tra le foglie degli alberi illuminava la sua via.

Continuò così per cinque minuti, poi apparve Villa Floyd.

Fece per entrare, ma l'edificio prese fuoco senza motivo.

Non puoi entrare.

Chloe la guardava a pochi metri di distanza.

Devo farlo.

Non lo farai. Nè tu né Daveigh.

La giornalista si risvegliò.

Cosa vuoi, Chloe?

Venerdì

Chloe se ne stava seduta sul cornicione della villa. Aveva accanto a se un secchio contenente quel poco che le era avanzato delle budella di Thomas Barrett. Ogni tanto affondava la mano nel recipiente e mangiava qualche boccone, e nel mentre guardava il tramonto tingere di rosso Farmington.

Continuava a pensare a quella giornalista, Daveigh, che, di punta in bianco, aveva cominciato ad interessarsi al posto dove dimorava il suo corpo e la sua anima.

Ma chi si crede di essere? si chiese, pensando all'incontro avuto lunedì con lei.

Per non parlare poi di quella mostruosa oca ficcanaso della Rollins, ed il suo stupido ed inutile blog.

Brutti impiccioni giornalisti. Pensò, sputando via del sangue. Sempre a farsi gli affari di tutti meno che di loro stessi.

Ma l'avrebbero pagata, insieme a quei fantomatici "Ghost Hunter" di Davenport e a quella fotografa che non credeva nel paranormale.

- Vi sto aspettando, stronzi. Io ho sempre fame! - .

E rise sadicamente, mentre il sole lasciava posto alle stelle.

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Salve a tutti, ragazzi!

Vi chiedo scusa per il ritardo, ma l'inizio della scuola ha rallentato ulteriormente la mia attività letteraria. Quindi, d'ora in poi, credo che aggiornerò più lentamente.

Alla prossima,

Frenz

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Capitolo 14
*** L'ultimo crepuscolo ***


L'ultimo crepuscolo Sabato era arrivato.
Il giorno della verità era arrivato.
Daveigh aveva trascorso l'intera settimana con il terrore di dover rivedere Chloe, la quale invece aveva preferito andare a spaventare gli altri membri del gruppo di investigazione, almeno da quello che le era stato detto dai diretti interessati.
La giornalista si ritrovò con Ellen nel pomeriggio per stabilire gli ultimi dettagli e preparare le ultime cose; la fotografa si sarebbe portata dietro il suo strumento di lavoro, per documentare l'accaduto.
Kristen telefonò verso l'ora di pranzo, annunciando che si sarebbe fatta trovare direttamente a Farmington, senza far allungare il giro alle ragazze di Spokane e ai ghost hunter di Davenport.
Quest'ultimi avrebbero raggiunto Daveigh ed Ellen verso le 18 a Spokane, per poi partire tutti insieme verso Farmington.
Giunto l'orario prestabilito, la "carovana" mosse verso Tekoa, dove avrebbero lasciato Nathan.
- Allora, Nathan, dì un pò: chi è questa ragazza? - chiese Ellen, in preda alla noia.
- Beh...ecco, fa parte del mio clan di Travian. - rispose il ragazzo.
- Ancora con quel gioco? - domandò Daveigh.
- Beh, sì, lo sai che è uno dei miei preferiti. - .
- Ma vai in giro, esci di casa, per la miseria! Alla tua età i ragazzi vanno a caccia di vagina! Non giocano a Travian, vanno in discoteca! - .
- E tu fai tutto questo? - .
Effettivamente, Daveigh, pur essendo sua coetanea, non faceva nulla di tutto ciò, anche perchè viveva da sola, ed i genitori erano lontani, a Coulee City, nella piccola proprietà di famiglia. La ragazza era stata "abbandonata" non appena aveva trovato lavoro al giornale cittadino.
- Cambiando argomento, come va il tuo braccio? - chiese poi Nathan.
- Bene, migliora di giorno in giorno. - .
Il terzetto continuò, lungo la strada, osservando il panorama in silenzio.


- Io mi prenoto la Carroll. - .
Daniel era rimasto abbagliato nel vedere la giornalista di Spokane venir loro incontro. Quei capelli castani, insieme agli occhi azzurri e ad un sorriso splendente, come pochi ne aveva visti in vita sua, lo avevano incantato.
- Mi va benissimo la Clark, se è single. - .
Aaron, invece, aveva ripiegato sulla fotografa, più "maschiaccio" e vicina al suo ideale di donna. Sebbene per certi tratti sembrasse ancora una bambina, complice anche la sua statura bassa, a detta del collega di Daniel aveva un sorriso più bello della Carroll.
- Finalmente delle clienti ben fatte e di un certo spessore. - rise Daniel.
- Ora vediamo se anche quell'altra ragazza che passiamo a prendere a Farmington è all'altezza delle altre due. - aggiunse Aaron.
- Già che parliamo di Farmington... - .
- Sì? - .
- ...hai paura di cosa ci può aspettare dentro quella villa? - .
- Con il nostro equipaggiamento dovremmo essere pronti per qualsiasi evenienza. Nessuna Chloe può fermare Daniel Reed ed Aaron Turner. - .
- Io, sinceramente, sono rimasto scioccato dall'apparizione di mercoledì. - .
- Orsù, Aaron. La vedrai sì e nò stasera, e poi mai più. - .
Aaron cercò di stare tranquillo, ma continuò a muovere le dita nervosamente per tutto il viaggio.


Giunti a Tekoa, lasciarono Nathan, per poi proseguire verso Farmington.
Durante la sosta in paese, Daniel si era avvicinato a Daveigh.
- Scusa, Daveigh, stavo pensando... - .
- Sì? - .
- Se ci fermiamo prima di Farmington, lungo la strada che collega il paese a Tekoa, non daremo nell'occhio in caso dovessimo essere visti dalla polizia. - .
- E dove, scusa? - .
- Se riusciamo a trovare uno spiazzo dove lasciare le macchine vicino alla villa, potremmo proseguire a piedi verso il nostro obiettivo. - .
- Giusto! Ottima idea. Avviso Kristen. - .
La giornalista di Colfax fu avvertita, e il gruppo si rimise in moto.
Effettivamente, e la prima a scoprirla fu proprio Kristen, uno spiazzo sterrato era a poche centinaia di metri dal boschetto che circondava la villa.
- Caspita, capitassero tutti i giorni offerte di lavoro da ragazze del genere. - commentò Daniel, alla vista di Kristen.
- Pensavo sarebbe venuta coi tacchi e un vestito con strascico. - sussurrò Ellen a Daveigh, alla vista della giornalista vestita con jeans strappati, scarpe da ginnastica e felpa nera.
- Buonasera, signore e signori. - salutò.
- Novità? - domandò la Carroll.
- Nessuna. Non ho visto movimenti sospetti nel boschetto, per quanto l'abbia potuto sorvegliare. - .
- Aaron, controlla la situazione con il binocolo. - ordinò Daniel all'amico.
- Voi dovete essere i ghost hunter. - suppose la giornalista di Colfax.
- Proprio così. Daniel Reed. - si presentò il ragazzo, stringendo la mano alla ragazza.
Intanto, Aaron adocchiava il bosco. La luce del sole persisteva lievemente nel crepuscolo, illuminando sufficientemente gli alberi.
Una lepre saltava vicino ad essi. Il ragazzo ne seguì i movimenti.
Cosa dev'essere la natura. pensò. A volte ti regala certi scorci che...
Una mano afferrò fulmineamente il collo della lepre, e fece sbattere la sua testa su un tronco, fino ad ucciderla.
Una figura nera uscì fuori ed azzannò l'animale.
Ma che cazzo...?
La figura si girò.
Aaron la riconobbe. Era Chloe.
La bambina guardò dritta nell'obiettivo del binocolo e ne frantumò le lenti.
Le ragazze più Daniel si voltarono.
- Che cazzo fai, Aaron? - inveì il collega.
- L'ho vista. Chloe. Era laggiù. - disse Turner, indicando gli alberi.
- Mi ha guardato negli occhi...ed ha rotto il binocolo. - .
- Ok, stai calmo. Prendiamo la roba e andiamo lì dentro. - fece Daniel.
- Non voglio più venire, ho troppa paura... - .
- Non fare la mammoletta! Abbiamo affrontato casi peggiori! - .
Aaron parve uscito da quello stato di terrore, e tornò in auto, prendendo due telecamere termiche e due registratori di EVP.
Recuperato l'occorrente, continuarono a piedi lungo la distanza che li separava dal boschetto di villa Floyd.
Daveigh, prima di entrare, diede un'ultima occhiata al crepuscolo, sperando non fosse l'ultimo della sua vita.
- Andiamo, Daveigh. - la richiamò Daniel. - Abbiamo un mistero da risolvere! - .

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Capitolo 15
*** Dentro ***


La spedizione arrivò un quarto d'ora dopo a pochi metri da Villa Floyd. Il sole era calato, e le stelle cominciavano a riempire il cielo di piccoli puntini luminosi. Il maniero, di notte, sembrava davvero la classica casa abbandonata dei film horror. Daveigh poteva immaginarsi benissimo che presto la loro visita alla villa dove dominava incontrastata Chloe Morrell si sarebbe trasformata in tragedia; ma la fame di sapere e la curiosità, talvolta, accecano le menti più limpide.
- Ci siamo, gente. Siamo a Villa Floyd. - annunciò la giornalista di Spokane.
- Comincio a non sentire più il calore del mio sangue. - borbottò Aaron.
- In effetti, di notte fa il suo schifoso effetto. - imprecò Ellen.
- Silenzio. Limitate al minimo i rumori. - ordinò Daniel. - Non sappiamo dove sia Chloe e quali siano le sue intenzioni. - .
- Ci farà fuori tutti, eccole le sue intenzioni! - disse Turner.
Kristen allungò uno schiaffo al ragazzo.
- Calmati, cazzo! - sbottò. - Sii professionale! Sei o non sei un ghost hunter? - .
Aaron ammutolì.
- Toh, che sberla! - commentò Ellen sottovoce.
- Dai, ragazze, abbiamo intenti pacifici, non ci farà del male se glielo diciamo. - disse Daveigh.
- Chiunque sia venuto in questa zona a quest'ora è morto, Dave. Lo sai benissimo. - le ricordò Kristen.
- Beh, ormai ci siamo, tanto vale provare a risolvere l'enigma. - si rassegnò Ellen.
- Ellen ha ragione. Ora però dobbiamo cercare un entrata. - disse Daniel.
- Quella principale è chiusa. - fece notare Daveigh.
- Ok, allora perlustriamo il perimetro e... - .
Il portone si aprì.
Il gruppo fece un balzo indietro.
- Daniel! Cosa rilevano le tue apparecchiature? - domandò Kristen, spaventata.
- Nessun segno di vita, a parte i nostri. - rispose il ragazzo.
- Allora chi cazzo ha aperto il portone? - urlò.
Stavolta fu il ghost hunter ad allungare un ceffone alla giornalista di Colfax.
- Che cazzo urli? Non vedi che si è alzato il vento? - .
In effetti era proprio così. All'improvviso, si era alzata una folata d'aria gelida, che aveva mosso i rami degli alberi e le persiane della villa.
- Non penso che una folata di vento sia riuscita ad aprire un portone del genere. - obiettò Ellen.
- Che importa? Muoviamoci, piuttosto. Prima finiamo questo lavoro, meglio è. - disse Aaron, entrando nella villa.
- Non ha tutti i torti. - fece Daveigh, emulandolo.
Daniel seguì le sue orme.
- Prima tu. - disse Ellen.
- Non ti preocc... - .
E la fotoreporter spinse dentro la giornalista di Colfax.
Tutto il gruppo era ora dentro.
Tra il rumore delle foglie spinte dal vento, riecheggiò una risatina.
 

Un silenzio spettrale regnava dentro Villa Floyd. Il rumore dei passi della spedizione rompeva appena quella quiete innaturale.
- I Floyd hanno pensato in grande. - commentò Ellen, puntando le torce sui pochi affreschi che persistevano nel soffitto.
L'atrio era immenso: più di un camino era posizionato ai lati della scalinata centrale che conduceva ai piani superiori. Divani, tavoli, persino un pianoforte, giacevano distrutti a terra.
- La gente non ha proprio un cazzo di meglio da fare. - fece Daniel, oltrepassando un tavolino frantumato.
- Andiamo direttamente di sopra? - chiese Daveigh.
- I satanisti svolgevano le loro riunioni nella sala da pranzo, al primo piano. Al secondo troveremo la sala dei sacrifici, nella parte settentrionale della casa. Infine, nella mansarda si trova la tavola ouija con la quale hanno risvegliato Chloe. - informò Kristen.
- Come lo sai? - domandò la giornalista di Spokane.
- Tempo fa, un mio collega intervistò un uomo che partecipò all'assalto della villa. Ci disse dov'erano i posti in cui gli"Angeli di Lucifero" avevano compiuto le loro malefatte. - .
Percorsa la rampa di scale, il quintetto si ritrovò dinanzi a un corridoio, culminante con una scala a chiocciola, circondata da un camminamento quadrato. Aggirata la scala, entrarono nella stanza centrale.
- Oh mio Dio. - .
Drappi neri con pentacoli tappezzavano la sala da pranzo. Croci capovolte disegnate a mano con sangue lordavano le pareti bianche della stanza.
Ma il particolare più agghiacciante era alla fine della stanza: Un muro interamente sporco di sangue, ai cui piedi vi erano un tavolo coperto con un panno sporco di sangue. Il tocco finale stava però nello slogan in cima alla parete.
 
Principe degli omicidi, investi i tuoi angeli.
 
- Quale mente umana sarebbe talmente malata da scrivere una cosa del genere? - si chiese Ellen.
- Aaron, stai registrando? - Chiese Daniel.
- Certo. È tutto archiviato. - .
- Andiamo di sopra. - .
La stanza dei sacrifici non era troppo diversa da quella delle sedute. Slogan satanisti ricoprivano i muri, con un ennesimo drappo nero con il pentacolo al centro di esso.
- Chloe non si è ancora fatta vedere. - fece notare Daveigh.
- Meglio così. - tagliò corto Ellen.
- Hai paura? - .
- Che domande sono? Come vuoi che ti senta in una villa usata da dei satanisti come luogo per compiere sacrifici umani? - .
- Silenzio. - ordinò Daniel.
- Che c'è, Daniel? - domandò Kristen.
Per qualche secondo ci fu silenzio, poi il ragazzo parlò.
- Per qualche secondo ho rivelato una presenza...ma flebile. Ora è scomparsa. - .
- Un animale? - fece Kristen speranzosa.
- Forse. - .
- Muoviamoci comunque. Non vorrei fosse la nostra amichetta. - esortò Ellen.


Il gruppo tornò nella scala a chiocciola, percorrendo la rampa di scale fino alla scala di legno che collegava alla mansarda.
Salirono, e, in bella vista, vi era la tavola ouija.
- Bene, vogliamo giocare un po'? - domandò la fotoreporter sarcastica.
Daveigh e Kristen la guardarono male.
- E quindi è qui che Chloe è stata liberata. - osservò Daniel.
- Non hanno liberato Chloe. Hanno liberato il male. - corresse Aaron.
Ellen andò davanti alla tavola, e prese la placchetta usata per indicare le lettere nella tavola.
- Non toccarla! - urlò Kristen.
La fotoreporter la lasciò, e l'oggetto finì su "Salve".
Per un momento non si sentì nulla.
Poi, un tamburo.
Bum.
- Che succede? - chiese Daveigh.
Bum.
- Kristen, che significa? - .
Bum.
- I tamburi... - disse la giornalista di Colfax.
BUM!
- Andiamocene. - ordinò Daniel.
La placca cominciò a muoversi.
- Guardate! - esclamò la fotografa.
La placca si spostò fino a comporre un saluto.
Ciao, Ellen Clark.
- Oddio! - esclamò.
- Il rilevatore! - Indicò Daveigh.
E ciao anche a voi, Kristen Rollins, Daniel Reed, Aaron Turner e Daveigh Carroll.
- C'è qualcosa sopra di noi! - disse Daniel.
Non sapete che è maleducazione disturbare i morti?
Il gruppo stava cadendo nel panico, mentre Ellen continuava a pronunciare i messaggi composti dalla placchetta della tavola Ouija.
La vostra fine...
- Andiamo via! - .
...comincia...
- È sempre più vicina! - .
...ora!
Dong.

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Capitolo 16
*** Chloe ***


Chloe

Il gruppo si precipitò giù per la scala a chiocciola, con Kristen che urlava come una pazza e Aaron che imprecava.

- Non saremo mai dovuti venire qui! - sbottò Ellen.

- Non avresti dovuto toccare quell'affare, piccola testa di cazzo! - sbottò la giornalista di Colfax.

- Da qual pulpito viene la predica! - ribatté la fotoreporter.

- Basta scannarvi, l'uscita è vicina. - disse Daniel, ansimante.

Raggiunsero il corridoio che portava all'atrio, percorrendolo di volata. Una volta giunti in cima alla scalinata, le finestre si chiusero, ed il portone intrappolò dentro il quintetto, emettendo un boato.

Raggiunsero l'ingresso, tentando di aprirlo invano.

- Perfetto, ora come cazzo usciamo? - si disperò Daveigh.

Dong.

- È la fine! È la fine! È la fine! - ripeteva la giornalista di Colfax.

- Rilevi nulla? - domandò Ellen a Daniel.

- Nulla. Non è possibile. - fece incredulo.

- Che sia rotto o manomesso? - suppose Daveigh.

- L'ultima volta che l'abbiamo usato funzionava. - .

- Ma da dove proviene il suono della campana? - fece Kristen.

- ED IO CHE CAZZO NE SO! - .

- Torniamo indietro. Probabilmente ci è sfuggito qualc... - .

DONG.

Kristen urlò nuovamente, indicando la cima delle scale.

Una bambina scalza, vestita con felpa e gonnellina nera, un sorriso celato dal sangue che contornava la sua bocca, capelli biondi, di circa undici anni, stava in piedi nel punto indicato dalla giornalista.

- Non è possibile. - sibilò Ellen.

 

Chloe Morrell continuava a fissare in silenzio il quintetto, senza accennare a muoversi.

- Che facciamo? - chiese Kristen sottovoce.

Nessuno rispose.

Daveigh fissava la ragazzina. Qualcosa di innaturale vi era nei suoi occhi. Un abisso di fiamme, la dannazione eterna.

Poi, Chloe aprì bocca.

- Buh! - .

Tutti urlarono, ed Aaron e Kristen cominciarono a dare pugni al portone, cercando di aprirlo invano.

La bambina ridacchiò.

- Quanto siete ridicoli. - disse.

Anche la sua voce, per quanto potesse essere in tenera età, aveva un tono diabolico.

- Ti prego, Chloe! Lasciaci uscire, e noi non torneremo mai più! - tentò Daniel.

- Zitto, Daniel Reed. - intimò Chloe.

- Vi avevo avvertito. Non dovevate mettere piede qui dentro. Sareste morti. - .

Un brivido percorse la schiena di Daveigh.

- Ma non tutti i mali vengono per nuocere. - sorrise la bambina.

- Che cosa vuoi fare? - domandò Aaron.

Chloe si abbassò.

Vuole mangiarvi!

- FUGGIAMO! - urlò Ellen.

La bambina avanzò, usufruendo anche delle mani per essere più veloce, cercando di acciuffare uno dei cinque ragazzi.

I cinque si sparsero: Daniel e Daveigh andarono a sinistra, Aaron ed Ellen a destra.

Kristen rimase impietrita a fissare la bambina avanzare verso di lei.

- Troppo semplice, Kristen Rollins. - commentò Chloe.

Sorprendendo la bambina, Kristen allungò un calcio in faccia alla bambina, che rimase stordita sul posto; poi, iniziò a correre lungo la scala.

 

- Dove andiamo, Daniel? - .

Daveigh ed il ghost hunter erano in una stanza imprecisata della villa, nell'ala est.

- Non lo so, Daveigh. È ancora notte fonda, e solo Kristen conosce a grandi linee la planimetria della villa. - .

- E Kristen non si sa che fine abbia fatto. - .

- Speriamo sia in salvo con Ellen ed Aaron. - .

Provarono ad aprire una finestra, ma non ci riuscirono.

- Chloe deve aver chiuso tutte le vie d'accesso alla villa. - sentenziò la giornalista.

- Siamo in trappola. Possiamo solo tardare la nostra morte. - disse sconsolato Daniel.

Daveigh non si sentiva più lo stomaco dal dolore e dal rimorso.

Aveva mandato quattro persone a morire, lei compresa.

- Beh, se proprio dobbiamo morire, moriamo dopo aver risolto questo mistero. - fece.

- Allora andiamo. Che abbiamo da perdere? - .

E i due lasciarono la stanza.

 

- Ottimo tempismo, Ellen. Siamo salvi. - disse Aaron.

- Salvi? Siamo a zonzo in una villa abbandonata con una bimba cannibale e per te siamo salvi? - ribatté la fotoreporter.

Aaron si zittì.

- Beh, comunque se non fosse stato per te probabilmente sarei diventato il pasto di Chloe. - rise.

Ellen si irrigidì.

- Un momento. - .

A Ellen non portavano i conti.

- Come ho fatto a indovinare l'attacco di Chloe? - .

- Era abbastanza prevedibile, Ellen. Cosa ti aspetti da un demone che si è mangiato non so quanti bambini e ragazzi? - tagliò corto Aaron.

Quella voce...

- No, Aaron. Non è andata così. - .

Il ghost hunter la guardò interrogativo.

- Che intendi? - .

- Ho come sentito una voce, nella mia testa. La voce di una bambina. - .

- Cazzo, non bastava Chloe? - .

- Non penso però che sia cattiva. Se ci ha momentaneamente salvati ci sarà un motivo. - .

- O è uno spirito buono, o è qualcosa di più terribile. - .

- Pensiamo piuttosto a come poter uscire di qui. - .

- Se la stronzetta ha chiuso tutte le finestre, non possiamo squagliarcela e chiamare rinforzi. - sbuffò Aaron.

- Intanto cerchiamo di ricongiungerci con gli altri. Cercando contemporaneamente di non incappare in Chloe. Successivamente penseremo ad uscire. - propose la fotoreporter.

- Ottima idea. - concordò il ragazzo.

Mossero qualche passo verso la parte settentrionale della villa.

- Pensi che si sia salvata? - domandò Aaron.

- Kristen? No. Non l'avrei mai detto, ma vorrei che fosse ancora viva. - .

 

La giornalista di Colfax correva lungo i corridoi di Villa Floyd. Non era riuscita a seminare Chloe, e sentiva, oltre che la morte, le urla animalesche della bambina.

- Vieni qui, Kristy. Vieni da Chloe! - sghignazzò l'indemoniata.

Percorse ancora qualche metro, finché non entrò in una stanza e riuscì ad infilarsi in un vecchio guardaroba.

Da una fessura osservò Chloe muoversi freneticamente, alla sua ricerca.

- Vieni fuori, Kristen Rollins. Devi spiegarmi qualche cosettina. - sghignazzò.

- Ad esempio, a quale pro fare quel blog? A quale pro, sapendo che saresti morta, prima o poi? - .

Non lo immagini? Pensò la giornalista.

- Comunque sia, le tue domande stanno per avere una risposta. - .

Kristen si mise in ascolto.

- Ci sono dei motivi per cui ho ucciso tutta quella gente. - .

La bambina passò oltre la stanza dove si trovava Kristen.

- Ci sono dei motivi per cui ho ucciso gente che presenta caratteristiche fisiche simili alle mie. - .

La bambina si allontanò.

- Ma non ti aspettare che ti venga a dire il perché! - .

Il rumore dei passi della bambina si affievolirono, fino a sparire.

Kristen sospirò.

È andata.

Improvvisamente, l'ombra di Chloe sfilò velocissima fuori dalla sua stanza.

Qualche secondo di silenzio.

- Ti ho trovata! - sibilò la bambina.

L'occhio di Chloe apparve nella fessura.

La giornalista urlò.

- L'odore della tua paura è forte. - .

Poi, la bambina aprì le ante del guardaroba e saltò addosso a Kristen.

- NON MI UCCIDERE! TI PREGO, CHLOE, NON MI UCCIDERE! - .

- No? E perché dovrei risparmiarti? - .

Chloe immobilizzò le braccia della ragazza.

- Dopotutto, tu vorresti vedermi morta! - .

Kristen scosse la testa, con le lacrime agli occhi.

- Ma, d'altronde, è una cosa reciproca. - .

La giornalista non muoveva più un muscolo.

- Sei una brava giornalista, Kristen Rollins. Coraggiosa al punto giusto. Ingiustamente relegata a svolgere lavori di minore importanza. - .

Kristen si stupì, ma lo stupore si tramutò qualche momento dopo in terrore.

- Ma, talvolta, il coraggio sfocia nella spavalderia, e non si fa una bella fine. - .

La ragazza si agitò.

- Buon viaggio all'inferno, Kristen Rollins. - .

E, come faceva sistematicamente con le sue vittime, Chloe azzannò la gola di Kristen.

La giornalista urlò di dolore.

Poi, la ragazzina spezzò l'osso del collo alla ragazza, uccidendola sul colpo. Affondò la mano nel petto, e divorò il cuore.

Trasportò il cadavere in cima alla scalinata di ingresso, lo sollevò in aria, e fece un urlo belluino.

Un fulmine cadde fuori dalla villa, illuminando l'atrio.

E mentre l'indemoniata si nutriva di Kristen, canticchiando la sua canzoncina, una campana rintoccò lugubre.

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Capitolo 17
*** Anime sole ***


Le celle di reclusione Un urlo giunse alle orecchie di Daveigh e Daniel.
- E' Kristen! - esclamò Daveigh.
Il ragazzo guardò la giornalista.
- Viene dalla parte opposta alla nostra posizione, per fortuna. - fece, ansimando.
- Dobbiamo aiutarla! - esclamò la ragazza.
- No! Se la raggiungiamo, Chloe ci troverà e... - .
Kristen urlò di nuovo.
Dong.
- La campana! - disse Daveigh, tornando indietro.
- Sei impazzita? - fece Daniel, afferrandola.
- Lasciami! - .
- Raggiungerla non l'aiuterà, ti ho detto! Probabilmente è già morta! - .
Daveigh si rassegnò, lasciando scorrere qualche lacrima di disperazione.
- E allora che cazzo facciamo? - .
- Dobbiamo muoverci. Continuiamo a rimanere nella zona settentrionale della casa; tornando indietro ora, rischieremo di finire tra le braccia di quella stronzetta. - .
La giornalista fece mente locale, poi disse:
- Quando sono venuta qui, la settimana scorsa, avevo notato un'entrata sotterranea, sul retro. Sono convinta che Chloe non l'abbia chiusa. E' sfuggita persino alla polizia quando ha sigillato questo posto. - .
- Fai strada, allora. - invitò il ghost hunter.
- Ecco...devi sapere anche che c'è un solo modo per raggiungerla. - .
- Quale? - .
- Dobbiamo passare per la scala a chiocciola. - .
Daniel deglutì.
- Sicura che non ci sia un'altra strada? - .
- Sicurissima. - .
- E scala a chiocciola sia. Tanto dobbiamo morire; che differenza fa morire ora o tra qualche minuto? - .
Daveigh trattenne a stento altre lacrime. Il rimorso e il pentimento la divoravano dentro.


- Fermiamoci...non ce la faccio più. - .
Aaron era sfinito. Lui ed Ellen avevano corso in lungo e in largo senza un obiettivo ben preciso.
- Va bene, ma facciamo in fretta. Voglio trovare Daveigh e Daniel, per la miseria! - esplose la fotoreporter.
Il ghost hunter di Davenport si appoggiò a ciò che rimaneva di una sedia.
- Allora...da quanto avete comincito questa attività da cacciatori di fantasmi? - domandò la ragazza.
- Ti sembra il momento adatto di fare un'intervista, cazzo? - sbuffò sbalordito Aaron.
- Che abbiamo da perdere, arrivati a questo punto? - .
- Abbiamo cominciato da cinque mesi. Racimolati gli strumenti, ci siamo lanciati in queste avventure paranormali. Ne abbiamo visti di fantasmi, e nessuno finora è stato dello stampo di Chloe. - .
- Che tipi di fantasmi erano? - .
- Spesso spiriti di parenti dei nostri clienti...lavoretti relativamente facili. Nessuno ci ha mai voluto avere per cena. - .
Un rumore fece sobbalzare i due, che si alzarono e ripresero a brancolare nel buio.
- Mi dispiace solo il fatto che probabilmente non saprò mai perchè Chloe ha ucciso tutta quella gente. - fece Aaron.
Lei non è umana.
Ellen sobbalzò.
- L'hai sentita? - chiese la fotografa.
- Sì. - sibilò il ragazzo.
Forse lo era. Forse non lo è mai stata.
- E' la stessa voce che mi ha detto di fuggire, nell'atrio, quando abbiamo incontrato quella dannata bimba cannibale! - riprese Ellen.
Il demonio sembra immortale, ma non lo è.
- Non è quella di Chloe. - notò Aaron.
Vuole spingervi alla pazzia, alla rassegnazione. Non dategliela vinta. C'è sempre una via d'uscita.
- Trovacela tu, allora! - sbottò il ghost hunter.
- Aspetta! Chi sei? - chiese Ellen.
Nessuno rispose.
- Fatti vedere! - .
Nulla.
- Non ci sto capendo più niente... - fece sconsolata la fotografa.
- A chi lo dici... - sbuffò Aaron.
Un'ombra si mosse davanti a loro.
- CHE CAZZO ERA? - urlò il ragazzo.
- Zitto! - ordinò Ellen.
Chloe cantò nel buio.

Now be worried, 'cause I'm here.

I can feel your pain and fear.

I see you also if you don't see me.

Now come and play with me.

- Ellen...scappa. - .
- Cosa? - .
- SCAPPA! - .
La ragazza andò a destra, verso la scala a chiocciola; Aaron proseguì dritto.
Chloe sghignazzò, poi cominciò il suo inseguimento.

- Che schifo! - .
Daveigh fissò inorridita il mucchio di ossa e carne spolpata ammassata ai piedi della scala a chiocchiola.
- Credo che Chloe si diverta a mangiare sul tetto. - suppose Daniel, indicando un buco nel soffitto, illuminato dalla luce lunare.
- Ma non potrebbe gettare gli scarti da qualche altra parte? Tipo nei sotterranei? Non penso li frequenti spesso. - .
- Non oso immaginarmi la composizione dei suoi pic-nic: budella umane come piatto principale, topi come prima portata, cuore umano come dolce... - .
- Il sangue come aperitivo non lo metti? - .
- Giusto, anche quello. - .
Un urlo interruppe quella piccola atmosfera conviviale creatasi tra i due.
- E' Aaron! - disse Daniel.
Il canto di Chloe risuonò limpido, nonostante fosse distante da loro.
- Muoviamoci! Non voglio fare la fine di Kristen. - esortò Daveigh.
Il giovane di Davenport scese con la ragazza, nonostante fosse visibilmente preoccupato.
Superarono una porta, chiudendola.
- Magnifico, altre scale! - annunciò il ghost hunter.
Daniel mise un piede sul primo scalino, che scricchiolò.
- Fai attenzione. Questo legno ha quasi un secolo. - avvertì.
Avanzarono piano piano, fino a giungere, meno di un minuto dopo, ai piedi di essa. Il ghost hunter accese una torcia.
Una maschera antigas, con vari indumenti lordi di sangue raffermo, erano appesi ad un chiodo.
- Che diamine ci fa qui una maschera antigas? - chiese Daveigh.
- Non ne ho la più pallida idea, Daveigh. - .
Un odore strano giunse alle narici della giornalista.
- Lo senti? - chiese.
- Sì. - .
Guardarono a destra.
Una porta era socchiusa.
I due mossero velocemente qualche passo, poi entrarono.

Ellen correva sulle scale a chiocciola. Il cuore batteva sempre più forte.
Chloe aveva iniziato ad inseguirla, ma stranamente era in vantaggio rispetto alla bambina.
- Ellie! Yu-huh! Vieni qui! - rise la bambina, che lanciava ululati a random.
Quella bastarda si sta divertendo un mondo. pensò la fotografa.
- Vai all'inferno, stronza che non sei altro! - inveì.
- Ci sono già andata, e non voglio tornarci! - urlò la cannibale.
Giunta in cima alle scale, si arrampicò fino a raggiungere la mansarda.
La stanza non aveva che una finestra, da cui era impossibile fuggire.
Cazzo, sono fottuta! pensò.
Chiuse la botola d'accesso alla stanza, e vi mise sopra qualche mobile malandato presente nella stanza.
- Dio, ti prego, dammi qualche minuto in più di vita. Fa che almeno Daviegh si sal... - .
Si interruppe, facendo cadere un comodino.
Davanti a lei, circondata da un'aura azzurrina, vi era una bambina dai capelli castano scuri. Due occhioni azzurri, un vestitino grigio chiaro, carnagione chiara, e due labbra sottilissime.
- Il demonio è vicino, Ellen Clark. Ma non sei sola. - .

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Capitolo 18
*** La liberazione del male ***


La liberazione del male Ellen continuava a fissare attonita la bambina.
- Non avere paura, Ellen Clark. - invitò.
- Non avere paura? NON AVERE PAURA? Sono solamente dentro una villa abbandonata con una bambina cannibale che sta cercando di uccidermi! - sbottò la fotoreporter.
Chloe bussò sul coperchio della botola.
- Ellie! Non fare la bimba cattiva! Apri questa dannata botola! - urlò, sbattendo i pugni sull'ingresso.
- Fossi matta! - disse Ellen.
Ad un tratto, l'indemoniata si fermò.
- Masha... - sibilò, poi scese le scale e lanciò un urlo di rabbia, allontanandosi dalla mansarda.
- Chiudi la finestra, potrebbe entrare da lì. - fece notare la bambina.
La fotografa obbedì.
- E non preoccuparti per Chloe, non entrerà finchè sarò qui con te. - aggiunse lo spirito.
- Ma si può sapere chi diamine sei? - domandò Ellen.
- Masha Keegan. - rispose Masha.
- Ottimo. Che ci fai qui? - .
- Sono stata evocata dagli "Angeli di Lucifero", per sbaglio, qualche notte prima del rapimento di Chloe. - .
- E c'entri qualcosa con i satanisti? - .
- Sì. Sono stata rapita il 7 Giugno del 1987. Mi hanno ucciso due settimane dopo. - .
Interessante... pensò Ellen.
- E, dimmi, perchè non ti comporti come Chloe, se ti hanno evocato i satanisti? - .
- Con le tavole ouija si possono evocare sia spiriti maligni che spiriti benigni. Quegli stupidi non hanno chiuso correttamente la seduta, quella sera. E quindi sono rimasta a vagare e vegliare sui bambini rapiti. Io sono uno spirito buono. - .
Ellen sorrise. Forse, quella notte, non sarebbe andato tutto così male.
- Okay, Masha. Se sai come mi chiamo, saprai anche perchè io ed i miei amici siamo qui. - .
- Certo. Per scoprire la verità su Chloe Morrell. - .
- Ecco...posso farti qualche domanda su di lei? - chiese.
- Tutto quello che vuoi. Siediti pure. - .
Si sedettero su due sgabelli vicino alla tavola ouija.
- Allora, Masha...perchè Chloe è Chloe? - .
Masha si preparò a rispondere.
- Gli "Angeli di Lucifero" non avevano chissà quale preparazione, a livello spiritico. Erano tutte capre ignoranti. E come tutti gli ignoranti, sottovalutano le cose che non vanno sottovalutate. Un giorno scoprirono, leggendo un antico libro nero, che tramite un rito, chiamato Demoniaca Conversio, si potevano "convertire" le anime delle persone, facendole diventare dannate. - .
- Una sorta di esorcismo al contrario. - .
- Esattamente. Ai satanisti piacque l'idea. Fecero alcune prove con le sorelle Abigail(Ruth, Mary e Lucy), ma non ci riuscirono completamente. Erano solo diventate più soggette ad eventuali possessioni demoniache. Lucy fece in tempo a conoscere Chloe, prima di essere sacrificata. Le due strinsero amicizia. Un'amicizia talmente forte, dettata anche dalla disperazione, che quando la Abigail fu offerta al Diavolo, chiese ai suoi aguzzini di poter scegliere la loro prossima vittima, e far sì che ripetessero la Demoniaca Conversio su di lei. Chloe, appunto. Praticarono il rito su di lei. E riuscirono nell'intento. La suddetta sarebbe finita all'inferno ancor prima di poter esser giudicata dall'Onnipotente. - .
- Scusa se ti interrompo, Masha. Come funziona la Demoniaca Conversio? - fece la fotografa.
- E' presto detto. La vittima veniva messa a testa in giù davanti ad un falò, che rappresenta simbolicamente le fiamme dell'inferno. Nel mentre, i satanisti leggevano la procedura di conversione in latino. Il sangue al cervello, il fumo e la paura prendevano il sopravvento sulla vittima. Così, mentre Chloe era confusa, hanno ultimato il rito, con l'urlo di dolore finale della bambina. Dopo un momento di silenzio, hanno sentito il suono di una campana. Era il segnale della riuscita del rito. - .
- Che vuoi dire, Masha? Non capisco il perchè della campana. - .
- Quella campana è la campana dell'inferno. Batte un colpo ad ogni nuovo arrivato all'inferno. - .
- Qualche giorno fa, Daniel e Aaron hanno ricevuto la visita di Chloe, ed hanno sentito la campana quando è arrivata e quando se n'è andata. Perchè non sono morti? - .
- Chloe non può uccidere nessuno che abbia il proprio corpo fuori dal perimetro della villa e del boschetto. Per questo porta tutte le sue vittime qui. - .
Ellen non apriva bocca, e guardava sempre più sbalordita Masha.
- Torniamo a noi. Una prima parte del danno è quindi stata fatta quando Chloe era ancora in vita. La bambina, piano piano, col passare dei giorni, durante la sua prigionia, grazie ai poteri oscuri conferitigli da questo rito, ha amplificato la potenza della sua anima, mossa anche dalla paura e dalla disperazione. Il culmine è stato raggiunto compiendo quell'atto di cannibalismo la notte che fu uccisa. - .
- Quindi gli "Angeli di Lucifero" hanno effettivamente ucciso un demone? - domandò la fotoreporter.
- Esattamente. Con un coltello. - confermò Masha.
- Ma i demoni non sono fatti di materia inanimata? - .
- Dopo la Demoniaca Conversio, Chloe è effettivamente diventata un demone vivente. Lei poi è morta. Ma il suo spirito ha perdurato. - .
Dopo una breve pausa, la bambina riprese.
- I satanisti, la notte del massacro, si erano resi conto di aver contattato lo spirito di Chloe. Ma non fecero in tempo a chiudere il collegamento. Furono uccisi dai cittadini di Farmington. E come forse non sai, se si interrompe una seduta spiritica con una tavola ouija, si libera lo spirito con cui si è in contatto. E qui è avvenuta la liberazione del Male. - .
- Ma perchè tutte quelle morti, dopo il suo ritorno? Perchè mangia i cuori delle persone? Perchè tutte le vittime hanno caratteristiche fisiche simili alle sue? - .
- La carne umana crea dipendenza, Ellen. Chloe ne era diventata assuefatta. Per questo, con arguti stratagemmi, colpiva vittime indifese come bambini e ragazzi nei modi che tu sai. Mangia i cuori delle persone per assimilare, in un sol boccone, anima e corpo della vittima. Le sceglie con caratteristiche fisiche simili alle sue per recuperare meglio il suo aspetto vivente. Quando poi ha scoperto ciò che poteva fare la carne umana per lei, ha cominciato ad uccidere a raffica. - .
- Come sarebbe "per recuperare meglio il suo aspetto vivente"? Cosa fa la carne umana per Chloe? - .
Masha guardò la fotografa dritta negli occhi.
- La fa tornare in vita. - .



- COSA? - esclamò Ellen.

- La carne umana ha effetti rigeneratrici. Lo spirito di Chloe ha prima ripreso possesso del suo corpo, poi ha cominciato ad uccidere. Vittima dopo vittima, ha acquisito abbastanza carne da poter essere in uno stato di semi-vita. - .
- Cosa intendi per "semi-vita"? - .
- Chloe non è ancora resuscitata dai morti, ma non è neanche tanto distante dal farlo. Con l'uccisione di Kristen Rollins, ha quasi ultimato il suo processo di resurrezione, ma non l'ha completato. Oltre a voi, anche un'altra persona deve essere uccisa questa sera, nei piani della bambina. - .
- Chi? - chiese la fotoreporter.
- Non lo so. Ma una cosa è certa: se Daveigh Carroll muore...è finita. Per tutti. - rispose Masha.
- Perchè proprio Daveigh? - .
- E' stata designata da Chloe come l'ultima vittima, prima della resurrezione. - .
La ragazza si alzò in piedi, cominciando a togliere i mobili dalla botola.
- Se proprio vuoi fermarla...devi trovare un coltello. E pugnalarla al cuore. Solo così fermerai definitivamente Chloe e impedirai la sua resurrezione. - aggiunse la bambina.
- E dove lo trovo un coltello? - domandò la ragazza.
- Nelle cucine. Sono nei sotterranei della villa. - .
Ellen si piegò per aprire la botola.
- Sei con me, Masha? - .
Masha sorrise.
- Fino alla fine. - .
E la fotografa scese.

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Capitolo 19
*** Demoni dal passato ***


Aaron stava tirando il fiato. Aveva corso seguendo l'istinto, scegliendo sempre le stanze meno anguste. Non si rendeva neanche più conto di dove si potesse trovare. Forse era al primo piano, visto che aveva salito delle scale secondarie. Cercava di tornare nell'atrio, probabilmente. Sapeva solo che se non sarebbe riuscito a ritrovare Davigh o Daniel sarebbe morto di sicuro. Percorse ancora qualche stanza, finché non si ritrovò nella sala da pranzo. La vista dei drappi neri non gli fece altro che mettere più angoscia.

Sono finito... probabilmente morirò tra poco... tanto vale chiamare Chloe, farsi localizzare e venire ucciso. pensò, preso dal terrore.

Appoggiò una mano sul camino.

Dong.

Una fitta improvvisa alla testa lo costrinse ad inginocchiarsi. Chiuse gli occhi, per riaprirli poco dopo.


Una quindicina d'incappucciati stavano, disposti in riga, davanti al camino acceso. Un crocifisso rovesciato stava davanti al fuoco. Chloe era legata a esso, capovolta.

- Credi che funzionerà questa volta? Con le Abigail abbiamo fatto un fiasco tremendo. - disse sottovoce un satanista ad un compagno.

- Tentar non nuoce. Tanto faranno tutte la stessa fine. Dannata o meno, Chloe dovrà morire. - .

Quello che sembrava il capo della setta cominciò a parlare in latino. Le parole furono incomprensibili per Aaron.

- Lasciatemi stare, vi prego! - supplicò la bambina.

Un incappucciato prese una frusta e diede una sferzata alla bambina, che urlò di dolore.

- Silenzio! Sei al cospetto del nostro Signore! - ordinò.

Il capo-setta continuò la sua cantilena latina, mentre la povera Chloe dava i primi segni di cedimento.

- Smettetela, vi supplico! Ho il sangue al cervello... sto per svenire... - proferì.

Un'altra frustata, e la bambina urlò.

Il capo alzò le mani e urlò le ultime frasi in latino.

La bambina urlò nuovamente, e svenne.

Il fuoco si spense.

Vi furono alcuni secondi di silenzio.

Poi, un rintocco.

Dong.


Aaron barcollò e cadde a terra.

Che diavolo hanno fatto a Chloe? si chiese.

Uscì dalla stanza, e, non curante, tornò sulle scale a chiocciola. Entrò nella stanza dei sacrifici, e toccò il camino.

Dong.


Cinque satanisti tenevano a malapena ferma Chloe Morrell, che si agitava come non mai.

- Lasciatemi stare, stronzi! State maltrattando una fedele a Satana! - urlò isterica.

- Sei impazzita, Chloe? I servi di Satana non mangiano bambini! - tuonò un incappucciato.

- Mi stavo nutrendo, visto che non mi avete nutrito per settimane. NON AVETE NUTRITO IL VOSTRO DIO PER SETTIMANE, FIGLI DI PUTTANA! - .

- Mettetela sul tavolo, e legatele braccia e gambe. - ordinò un satanista, affilando un coltello da macellaio.

La bambina riuscì a colpire un satanista, mordendogli il braccio. Un altro le diede una botta in testa, stordendola. Legarono rapidamente la bambina al tavolo.

- Uccidetemi pure! La vendetta di Satana si abbatterà su di voi! Vi spazzerà via tutti! - urlò.

- Principe degli omicidi, accogli questa bambina al tuo cospetto! - proferì il satanista col coltello.

Poi, affondò la lama nel petto della bambina. Questa ebbe delle convulsioni per qualche minuto, finchè non si mosse più.

- Portala nei sotterranei. Chiama il capo e gli altri adepti. - ordinò l'omicida.

Un incappucciato cominciò a slegare il cadavere di Chloe.

- Se lei era il Diavolo... non vogliamo averci niente a che fare. - .

Dong.


Aaron stava tremando. Non credeva a ciò che aveva appena visto.

L'hanno "satanizzata" e uccisa perchè il Diavolo si era reincarnato in lei!

- Abbiamo finito di farci gli affari altrui? - .

Il ghost hunter si irrigidì.

Era la voce di Chloe.

- Tu sei... tu sei... - balbettò Aaron.

- Il Diavolo? No... non lo sono. - .

- Cosa sei allora? - .

- Sono un esperimento, Aaron Turner. Un esperimento ben riuscito, direi. - .

- Che vuoi dire? - .

- Sono il Suo angelo preferito, Aaron Turner. E se lo sono, è grazie agli "Angeli di Lucifero". - .

Aaron divenne ancora più rigido, sentendo i passi della bambina sopraggiungere da dietro.

- Perchè uccidi, Chloe? - .

- Ho bisogno di sangue per vivere. Carne... e sangue. - .

- Andrai avanti così in eterno? - .

- No, Aaron. Non andrò avanti così in eterno. Presto risorgerò, grazie alla carne e al sangue assimilati nel tempo. - .

Aaron abbassò la testa.

- Ho sofferto abbastanza per stanotte. E ho sofferto per tutta la vita. So di fare la cosa sbagliata... ma, ti prego, uccidimi, Chloe. - .

Il giovane si preparò ad essere morso.

- Guardami. - .

Il ragazzo si voltò. Ora era faccia a faccia con Chloe. Sangue fresco gocciolava dalla bocca della bambina, ed i capelli biondi erano anch'essi lordi di sangue.

- Non meriti di morire, Aaron Turner. In questa faccenda non ti sei mai voluto immischiare. Hai anche cercato di dissuadere Daniel Reed dall'aiutare Daveigh Carroll. - .

Aaron guardò confuso la bambina.

- Vuoi dire che non mi ucciderai? - .

La bambina saltò addosso al ragazzo, mordendolo più e più volte, finchè non stramazzò al suolo sanguinante.

- Perdonami, Aaron. Non mi avrai dato fastidio come gli altri... ma la carne è sempre carne. Mi servi, e per questo ti ringrazio. - .

Aaron allungò il dito medio alla bambina.

- Fott... i... ti... -sibilò.

Chloe azzannò il dito, glielo staccò ed affondò la mano nel petto del giovane, divorandone il cuore.

- Addio, Aaron Turner. - .

Dong.

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Capitolo 20
*** Una via d'uscita ***


Una via d'uscita
- Oh mio Dio! - .
La stanza era piena di bare. Centinaia di bare allineate tappezzavano il pavimento. Qualcuna era stata addirittura messa in piedi.
- Ma che posto è questo? - domandò Daniel.
- Sembra un obitorio. - fece la giornalista.
Il caratteristico odore putrido dei cadaveri impregnava l'aria. Ai muri, i soliti drappi neri e croci al contrario.
- E a chi appartengono queste bare? - chiese Daniel.
- Non ne ho idea. - .
Daveigh si avvicinò ad una bara. Una foto raffigurante il volto di un bambino di colore paffuto campeggiava su un foglietto di carta.


Mortimer Miller
Rapito il 3/10/1994
Sacrificato il 4/10/1994


- Ecco dove hanno nascosto i corpi, Daniel. Sono tutti qui sotto. - disse la giornalista.
- Se sono stati sempre qui sotto...perchè sono sfuggiti ai cittadini di Farmington? - fece perplesso il ghost hunter.
- Saranno stati accecati dal desiderio di vendetta, presumendo che i bambini erano morti. Hanno dimenticato le persone più importanti qui sotto. Hanno dimenticato ciò per cui erano venuti. - .
Continuarono a vagare per la stanza, piegandosi talvolta a vedere i volti di quelle anime innocenti, imprimendoli nella loro mente.
- Se qui ci sono i corpi dei bambini rapiti dagli "Angeli di Lucifero"...dov'è la bara di Chloe? - chiese Daniel.
- Cerchiamola. - disse Daveigh.
Dopo qualche minuto, Daveigh si fermò.
- Non c'è. - .
Dong.


- Che succede, ora? - fece Ellen, mentre seguiva Masha
- Credo che il tuo amico sia morto. - disse sconsolata la bambina.
La voce di Chloe si propagò per tutta la villa.
- Non avete scampo. Nessuno di voi ha scampo. - .
La fotoreporter ed il fantasma si guardarono.
- Le anime di Kristen Rollins ed Aaron Turner sono già approdate ai cancelli dell'inferno. E presto li raggiungerete. Tutti quanti. - .
- Che cosa facciamo? - domandò Ellen.
- Rassegnatevi. State soltando facendo melina. Entro l'alba, la campana dell'inferno suonerà anche per voi. Morirete tutti quanti. Uno dopo l'altro. - .
- Raggiungiamo l'atrio. Vi aprirò il portone. - disse Masha.
- Daniel Reed! Che senso ha vivere, ora che il tuo socio è morto? Cosa direbbero i suoi genitori se ti vedessero tornare senza di lui? - .
La fotografa seguì l'aura azzurrina dello spirito
- Ellen Clark! Piccola scettica che non sei altro! So che Masha Keegan è lì con te. Ma non potrai nasconderti a lungo. - .
Un ruggito, e Chloe raggiunse la cima delle scale.
- Daveigh Carroll! Sai chi si sta per unire alla nostra festa? - .
L'indemoniata sghignazzò.
- Ti do qualche indizio. Ha la tua età, è di Spokane, ed ama i videogames. - .
Scivolò lungo il corrimano, fino al corridoio che conduceva all'atrio.
- Nathan Wilson sta arrivando, Daveigh. Diamogli il benvenuto insieme! - .
E con una risata scattò verso l'ingresso.


- No...non può essere morto... - .
Daniel si era accasciato su una bara, tirando pungi di disperazione verso il terreno tra le lacrime.
- Dobbiamo salvare Nathan! Almeno lui! - esortò Daveigh.
- Moriremo tutti, Daveigh! Dove cazzo è quella tua famosa uscita? - chiese il ragazzo.
La giornalista si guardò intorno, poi notò una porticina nella penombra.
- Eccola! - esclamò, fiondandosi.
Ma, appena mise mano alla maniglia, si accorse con orrore che era chiusa anche questa.
- Lo sapevo! Lo sapevo che non saremmo mai dovuti venire qui! - sbottò Daniel, uscendo dalla stanza.
- Daniel, dove cazzo stai andando? - urlò la giornalista.
- A farmi uccidere! Non ho più ragione di esistere! - .
La ragazza inseguì il giovane, finchè, una volta giunti davanti alla porticina che portava alla scala a chiocciola, videro qualcosa penzolare dall'alto, accompagnata da alcune gocce di sangue che cadevano con cadenza regolare dall'alto.
Misero la testa fuori.
Il corpo di Aaron penzolava supino per aria. L'intestino era stato estratto, ed inchiodato ad una parte del corrimano, rendendolo una specie di lampadario. Il volto e il corpo erano rossi dal sangue.
I due non riuscirono a trattenersi, e liberarono un urlo di terrore.
Chloe rise.
- Vi ho trovati. - urlò.

Masha ed Ellen correvano verso l'atrio.
- Non possiamo lasciare indietro Daveigh ed Aaron. - fece la fotografa.
- Pensa a metterti in salvo, e prendi con te Nathan. Io tornerò dentro a soccorrere Daveigh e Daniel. - tranquillizzò Masha.
Infine, dopo qualche minuto, giunsero nel salone d'ingresso.
- Ottimo, Masha. Ora apri il port... - .
Ellen urlò.
Il cadavere di Kristen era appeso a testa in giù sopra la scalinata che conduceva al corridoio della scala a chiocciola. Le interiora erano assenti. Uno squarcio nel petto rendeva la visione più macabra, insieme alla faccia totalmente insanguinata e l'espressione di terrore impressa nel volto della giornalista di Colfax.
- Muoviti, Ellen! Chloe sarà qui a momen... - .
Chloe saltò fuori dalla cima della scalinata, parandosi davanti al portone.
Masha scomparve nel nulla.
La fotoreporter si guardò smarrita intorno, ma della bambina nessuna traccia.
- Oh, la piccola Masha ti ha lasciata sola? - la sbeffeggiò Chloe.
- Facci uscire, Chloe! - ordinò Ellen.
- Uh, quanto siamo sgrbati, Ellen Clark. I tuoi genitori ti hanno educato così? Che tristezza... - .

Qualche secondo dopo, giunsero Daveigh e Daniel dalla parte opposta, urlando anch'essi per la visione del corpo squartato di Kristen.
- Non sentivo così tante urla da quando ero viva! - sghignazzò.
Daveigh abbassò lo sgurdo e notò Chloe a pochi metri da Ellen.
- Ellen, Sei viva! - esclamò la giornalista.
- Ancora per poco, cara. - rise la bambina.
Tutte le porte che collegavano l'atrio alle altre stanze si chiusero.
- Ora non potete più scappare...osserverete la vostra fine arrivare lentamente. - .
- Sei un mostro, Chloe! - fece Daniel.
- Lo so, Daniel Reed. Non ce n'è alcun bisogno di rinfacciarmelo. - rise la bambina.
Si leccò le labbra.
- Bene, bene, bene. Finalmente vi siete presentati all'appuntamento che il fato ha riservato per voi. - .
Si mosse prima verso Daniel e Daveigh, poi da Ellen.
- L'inferno aspetta solo voi. Ma sappiate che morirete per una giusta causa. - .
- Quale, ignobile testa di cazzo? - urlò il ghost hunter.
- Se ho ucciso tutte quelle persone, è per tornare in vita, Daniel Reed. Sono tornata dal mondo dei morti con un unico intento: rinascere. Ed è questa la missione che mi ha affidato il Signore degli Inferi. Essere il primo demone reincarnato. E, a quanto pare, sto per riuscirci. - .
- No, non può essere... - disse sconsolato il ragazzo.
- Sì, invece. Ne hai la prova fisica (o meglio, semi-fisica) davanti. - .
L'indemoniata, poi, guardò tutti i presenti.
- Vediamo un po'...chi sarà il primo a soddisfare la mia ingordigia? - sussurrò.
Dopo averli scrutati uno a uno, disse:
- Non mi piacciono i tipi piccoli, ma per te farò un'eccezione, Ellen Clark. - .
La bambina corse verso la fotoreporter.
- Sentirai un leggero pizzicare. - sibilò l'indemoniata.
E quindi è così che muoio. pensò la ragazza.
In quel momento, il portone si aprì.

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Capitolo 21
*** Fuga da Chloe ***


Tra gli alberi Nathan non credeva a ciò che aveva davanti.
- Chloe? Che ci fai qui? - domandò sorpreso.
- SCAPPA, NATHAN! - urlò Daveigh.
- Daveigh? Ellen? Che ci fate qui? - continuò sempre più confuso il nerd.
- Ehi, Nathan! Stavamo aspettando proprio te! - disse Chloe, invitandolo ad entrare.
- Per fare cosa? - .
- Ovvio, per fare quello che ho fatto a tutti i pollastri come te: essere divorato dalla sottoscritta! - .
Nathan rise.
- Ok, bello scherzo. Dove sono le telecamere? - .
- Nessuno scherzo, Nathan. Nessuna telecamera. E' la terrificante realtà. - disse la bambina, leccandosi le labbra.
- Ed ora, lascia che ti assaggi! - .
Sorprendendo tutti, con un urlo simile a quello di Chloe, Daniel si gettò sulla bambina, cominciando a sferrarle pugni e calci.
- FUGGITE! NON PENSATE A ME! FUGGITE! - urlò.
Daveigh ed Ellen corsero all'ingresso, trascinandosi dietro Nathan.
- Ma io non capisco...non era così... - farfugliò.
- CAZZO, NATHAN, NON TI SEI RESO CONTO DI AVERE DAVANTI CHLOE MORRELL? - urlò la giornalista.
Ora erano fuori.
- Ora che facciamo? - chiese il nerd.
- Prendiamo la strada principale e usciamo dal boschetto. Se ci allontaniamo dall'area di Villa Floyd, Chloe non potrà ucciderci. - fece la fotografa.
- Il che, per stanotte, è già tanto. - disse Daveigh.
Cominciarono a correre lungo il viale illuminato dalla luna piena.
- Credetemi, ragazze...quella non era la Chloe che conoscevo. - continuò mortificato Nathan.
- Che vuoi dire? - ansimò Ellen.
- Chloe si è presentata ai miei occhi circa due settimane fa, durante una delle mie passeggiate serali al parco di Spokane. Mi intratteneva per un'oretta, prima di andarsene. L'altra sera mi aveva chiesto di andarla a trovare dai nonni, a Tekoa. Ma la mia testa, una volta arrivato in questa casa, mi diceva di venire qui. Era come se fossi ipnotizzato. - .
- Ora sappiamo anche come Chloe attira le sue vittime; le ipnotizza. - disse Daveigh, continuando a guardarsi intorno.
Dong.
Ellen continuò a correre, Daveigh e Nathan si fermarono.
- Che cos'era? - fece il nerd.
- Ancora quella campana. - sospirò la giornalista.
- NON VI FERMATE! - urlò la fotoreporter.
- Cosa c'è, adesso? - .
- Quella campana è solo un segnale! Daniel è appena stato ucciso! - .
- Come lo sai? - .
- CRISTO, CORRETE! CHLOE POTREBBE SPUNTARE FUORI DAL NULLA! - .
Un fulmine cadde davanti a loro, facendoli indietreggiare.
Si voltarono.
Chloe era a un centinaio di metri da loro.
- Davvero pensavate che il sacrificio di Daniel avrebbe permesso di salvarvi? - rise.
Poi, la bambina tornò seria.
- Non avete scampo, ragazzi. Venite qui, e fatevi uccidere. - .
- Chloe, sei sicura di star bene? - provò Nathan.
- Sto benissimo, Nathan. Al contrario tuo. - .
Il vento si alzò. Numerose foglie cominciarono a fluttuare nell'aria.
- Prima finisco, prima torno a riassaporare l'odore della vita. A noi, Nathan! - .
Daveigh si parò davanti a lui.
- Non lo toccherai, brutta bastar... - .
Una forza sovrumana spinse la giornalista tra gli alberi, facendola volare qualche metro, sbattendo la schiena su un albero.
Ellen fece per sferrare un calcio a Chloe, ma questa le prese la caviglia e la lanciò dietro di sè, facendola rotolare per diversi metri.
- Nessuno può mettersi tra Chloe Morrell e la sua preda. - .
Nathan ora era in ginocchio, in lacrime.
- Chloe...noi siamo amici, vero? - chiese.
La bambina gli diede una carezza.
- Certo, Nathan. - .
Poi gli afferrò la testa.
- Amici per la pelle. - .
E cominciò ad azzannarlo.
Dong.


Daveigh si rialzò.
Era ancora indolenzita, e leggermente frastornata per la botta presa.
Devo fuggire. Fanculo Chloe, devo salvarmi.
Cominciò a vagare tra gli alberi, alla ricerca di un punto di riferimento.
Ad un tratto, le cadde l'occhio su un oggetto che rifletteva la luce lunare. Si chinò, e lo raccolse. Era un coltellino. Sulle fiancate, il nome del proprietario.
Thomas Barrett.
Ti vendicherò, Thomas.
Sfoderò la lama e continuò la sua marcia nel buio.
E proprio mentre camminava, sentì il canto.

Now be worried, 'cause I'm here.

I can feel your pain and fear.

I see you also if you don't see me.

Now come and play with me.


Ci siamo.
Ora era sul viale. Un silenzio innaturale regnava.
Dove sei?
Si girò.
Il cadavere di Nathan giaceva con le budella di fuori, e lo squarcio nel petto, firma eloquente del passaggio di Chloe.
- Nathan... - sibilò.
- Ehi, Daveigh. - .
La giornalista si girò.
Un destro di Chloe la fece volare qualche metro più indietro.
Il coltellino finì poco più avanti.
- Ah, sapessi quant'era buono Nathan. - disse, leccandosi le labbra.
- Spero allora che ti rimanga indigesta! - inveì Daveigh.
- Non penso proprio, sai? In fondo, tu sei la mia vittima più sudata. Dovresti esserne orgogliosa. - .
- Orgogliosa? Le tue parole valgono meno di zero per me, Chloe Morrell. Presto uscirò di qui e... - .
- Ma guardati. Stai delirando. Hai la morte a pochi centimetri e pensi di potertene uscire indenne. - .
- Non la ucciderai finchè sarò in vita io. - .
Ellen era apparsa dal boschetto.
- Oh, Ellen. Mi ero quasi dimenticata di te. Beh, grazie per avermelo ricordato. - disse Chloe.
La fotografa corse verso la bambina, che sfoderò i suoi denti appuntiti.
- Quanto mi piace il sacrificio delle vittime! - rise.
Una volta a pochi metri, Ellen cercò di stendere Chloe con un pungo.
Ma la bambina evitò il colpo e si preparò a morderle la gola.
Daveigh si lanciò, ed invece di mordere il collo della fotografa, morse il braccio sinistro di Daveigh, che rotolò via per il dolore, con un braccio sanguinante.
- Sei buona, Carroll. Come piatto finale andrai benissimo! - .
Improvvisamente, Ellen afferrò le braccia della bambina.
Daveigh afferrò il coltellino di Barrett, che stava a pochi centimetri da lei, e lo lanciò.
La lama levitò a mezz'aria, e andò a conficcarsi nel petto di Chloe.

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Capitolo 22
*** Discesa agli inferi ***


Ascesa agli inferi Il sangue sgorgava dal petto di Chloe. Anche dalla bocca fuoriusciva un liquido nerastro.
- Pensi davvero di potermi uccidere con un coltellino? Non sai che i demoni non muoiono mai, Daveigh Carroll? - disse la bambina, senza porre resistenza alla presa di Ellen.
- Il che è solo parzialmente vero, Chloe Morrell. - .
Masha era apparsa tra gli alberi.
- E adesso questa chi diamine è? - fece spazientita Daveigh.
- Masha! Dove eri sparita? Sei una codarda! - inveì la fotografa.
- Mi dispiace, Ellen. Ma avrei comunque potuto fare ben poco per aiutarti, a parte aprire le porte della villa. Non posso torcere un capello a Chloe. - si giustificò il fantasma.
- Perchè? - .
- Regole dall'alto...sai cosa intendo. - .
Chloe cominciò a tossire.
- Che mi sta succedendo? - chiese.
- Stai morendo, Chloe Morrell. Per la seconda volta. - la sbeffeggiò Ellen.
- Ma io sono immortale! - urlò la bambina.
- Ognuno di noi ha il suo tallone d'Achille, Chloe. Il tuo era il petto. Era lì che si concentrava la tua forza vitale, e quella delle tue vittime. Daveigh ti ha distrutto il cuore, ed ora torni da dove sei venuta. - spiegò Masha.
Chloe cominciò a dimenarsi, sputando sangue a destra e a manca, pronunciando parole incomprensibili con tono grave.
- Che sta dicendo? - domandò Daveigh.
- E' lingua nera. E non la tradurrò. - fece Masha.
- DAVEIGH CARROL! ELLEN CLARK! NON FINISCE QUI! TORNERO'! TORNERO'! TOR... - .
La bambina diede un ultimo sputo di sangue, cominciò ad afflosciarsi, e cadde per terra senza vita.


Ellen guardava Daveigh, che guardava il cadavere della bambina.
- Ce l'abbiamo fatta, Daveigh. Abbiamo ucciso Chloe! - esultò la fotografa.
La giornalista si inginocchiò.
- Abbiamo vendicato le anime di quei bambini. Abbiamo vendicato le vittime di Chloe. Abbiamo...abbiamo ucciso un demone. - disse quasi sottovoce.
Il silenzio fu rotto solo dal respiro delle due.
Fin quando, all'improvviso, Chloe iniziò a tossire.
- E' ancora viva? - fece sbalordita Ellen.
Daveigh girò il corpo della bambina.
Chloe non aveva più quel volto inumano che la caratterizzava. Dei lineamenti giovani, gli occhi e l'espressione di dolore lasciavano ad intendere che quella fosse la vera Chloe, non il demone mangia bambini.
- Chi...chi siete? - sussurrò.
La giornalista accarezzò la bambina.
- Siamo due amiche, Chloe. - disse.
- Non state...con loro? - .
- No, Chloe. Non siamo i satanisti. - .
- Come ti chiami? - .
- Daveigh, e lei è Ellen. - .
La fotografa cominciò a lacrimare. Quella scena era troppo strappalacrime.
- Voglio andare dalla mamma, Daveigh. - .
E anche la giornalista iniziò a far cadere le lacrime.
- Ora ti ci porto, Chloe. Lascia che ti prenda in braccio. - .
Una volta sulle braccia di Daveigh, Chloe sorrise.
(Musica:https://www.youtube.com/watch?v=bzwADJqf_Ok)
Dong.
Gli occhi della bambina diventarono due palle bianche. Il corpo si sfilò dalle braccia della giornalista e cominciò a fluttuare, fino ad arrivare qualche secondo dopo sopra la villa.
Dong.
Chloe spalancò le braccia.
Dong.
Un fulmine colpì la bambina. Un altro la villa, che andò a fuoco. Le fiamme cominciarono poi a espandersi rapidamente tra gli alberi.
- Dobbiamo andarcene, Daveigh! - esclamò Ellen.
- Io vi saluto, ragazze. - disse Masha. - Grazie per averci vendicato. - .
E iniziò a librarsi in aria, fino a scomparire.
Daveigh diede un'ultima occhiata al corpo straziato di Nathan, poi seguì l'amica.
Le due iniziarono a correre all'impazzata, fuggendo dal muro di fuoco che si era creato dietro di loro.
Numerose voci si alzavano dalle fiamme, ma sia Daveigh che Ellen erano troppo concentrate sulla fuga per farci caso.
Kristen è morta.
Daveigh fu sul punto di inciampare, ripensando alla giornalista di Colfax appesa a testa in giù sopra la scalinata di Villa Floyd.
Aaron è morto.
Ellen non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine sorridente del ragazzo di Davenport. Le era bastata un'occhiata per innamorarsi di lui.
Daniel è morto.
Il cancello di Villa Floyd apparve davanti alle due. Lo oltrepassarono con le ali ai piedi.
Chloe è morta.
Iniziò a piovere. Le due affrettarono il passo, costeggiando la strada che le avrebbe riportate alle macchine.
Solo sentendo pizzicare il braccio, Daveigh si ricordò di avere ricevuto un morso da Chloe.
Che cosa mi succederà, adesso? Diventerò come lei? si chiese.
La ferita, fortunatamente, non era tanto profonda, ed era posizionata proprio sopra l'ultimo messaggio della bambina impresso sulla pelle della giornalista.
- Come sta il braccio? - chiese Ellen.
- Tutto okay, non ti preoccupare. - rispose Daveigh.
Cinque minuti dopo, lo spiazzo con le auto apparve ai loro occhi.
Entrarono nel mezzo della giornalista, e presero la strada che le avrebbe riportate a Spokane.
Dallo specchietto, Daveigh osservò il rogo di Villa Floyd illuminare quella notte di sangue, finchè non divenne un minuscolo punto rosso all'orizzonte.
Questa sera ho ucciso quattro persone innocenti, in nome della verità. Pensò.
Non mi perdonerò mai per averli portati lì dentro. Possano le loro anime trovare pace in Paradiso.


Arrivate a Spokane, Daveigh lasciò Ellen nel suo appartamento.
- Allora...ci vediamo lunedì? - fece la fotoreporter.
- Io mi do malata. Ho visto troppo orrore per tornare a lavorare lunedì. Ci vediamo martedì. - tirò corto la giornalista.
- Dave. - La chiamò Ellen. - Abbiamo fatto la cosa giusta. - .
Daveigh alzò il finestrino e tornò a casa.
Si buttò nel letto, e si mise a piangere, liberando tutte le lacrime che non aveva potuto far cadere quella notte.

Non avrebbe più avuto un contatto affidabile con la sede di Colfax.
Non avrebbe più potuto chiedere aiuto ai due ghost hunters in futuri casi paranormali.

Non avrebbe più ricevuto chiamate dal suo migliore amico.
Daveigh si alzò, asciugandosi le lacrime.
Al prezzo di quattro vite, ho salvato il mondo da una minaccia enorme.
Al prezzo di quattro vite, ho impedito al Demonio di tornare in vita.
Al prezzo di quattro vite, ne ho salvate tante altre.
Fu allora, che Daveigh cominciò a sentirsi meno in colpa, cominciando a capire che la loro missione non era stata una faccenda, che sarebbe stata potuta esser presa sul serio.
Troppo incredibile. Troppo irreale per esser vero.
Ma era la realtà.
Il Demonio esiste.
E Chloe era la prescelta per far cadere il mondo nelle tenebre.
Ora Chloe era morta.
E forse non sarebbe tornata per un pò.
Forse mai più.
Daveigh sorrise, pensando a questo.
All'improvviso, il muro si rigò di sangue.
La giornalista urlò di terrore.
Sulla parete, rieccheggiò l'ultimo urlo di Chloe:


TORNERO'!



Continua...

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