Wretched and Divine

di Strange_Guy99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Have you ever seen a woman taken by the wind? ***
Capitolo 3: *** We scream ***
Capitolo 4: *** I must confess that I feel like a monster ***
Capitolo 5: *** I don't really wanna know what is good for me ***
Capitolo 6: *** Entertain us ***
Capitolo 7: *** Living in LA ***
Capitolo 8: *** Are you ready for the war? ***
Capitolo 9: *** They call me Cry Baby ***
Capitolo 10: *** Unbroken ***
Capitolo 11: *** The new americana ***
Capitolo 12: *** Justice ***
Capitolo 13: *** You're face to face with the man who sold the world ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
 
Non fermarti.
Questo pensiero rimbomba nella mia testa da minuti che, ormai, sembrano diventati ore.
Piedi, non cedete proprio ora. Non abbandonatemi.
Continua a correre e non fermarti.
Ne va della tua vita.
Ogni tanto mi chiedo chi me l'abbia fatto fare, perché mi ostino a fare questa "professione" che potrebbe farmi andare incontro alla morte da un giorno all'altro.
Stringo la mia falce tra le dita mentre un insieme di ruggiti acuti e di rapidi passi pesanti si diffonde nell'aria, ricordandomi che lo faccio per il bene dell'umanità.
La gente ha bisogno di quelli come me; anche se nessuno si accorgerà mai di ciò che faccio.
Sono un eroe che agisce nell'ombra.
Affondo la mano libera nella mia saccoccia, rovistando frettolosamente tra i vari oggetti di ogni forma e dimensione al suo interno.
Ho bisogno di quella cazzo di runa.
Un rantolo dannatamente vicino mi fa trasalire e l'adrenalina inizia a salire.
Dopo un attimo di panico totale ecco che un oggetto duro e dalla forma irregolare urta la mia mano.
Non esito minimamente ad agguantare e tirare fuori quella schifosa runa.
Soraya ha ragione, dovrei essere più ordinato.
Giro il piccolo sasso tra le mie dita, concedendomi un attimo per contemplare la piccola pietra e il suo arcano segno inciso sopra.
Come farei senza quella streghetta?
Mi volto e vedo le sagome di quei dannati mostri a circa un centinaio di metri da me.
È il momento di agire.
Non sono in molti quelli che hanno affrontato un branco di nove ghoul e ne sono usciti vivi.
Le mie gambe si arrestano e mi volto verso gli orribili mostri che si stanno avvicinando con una rapidità sorprendente.
I miei sono gesti meccanici che ormai si sono impressi nella mia mente.
Lancio verso la loro direzione la runa che inizia a sprigionare una tenue luce azzurra non appena tocca terra ed a quel punto concentro le mie forze verso il minuscolo sasso dalla forza letale.
Caccio un sospiro teso.
«SPRIGIONATI.»grido io.
La runa risponde al mio ordine e quella che prima era una tenue luce adesso divampa in una potente esplosione che squarcia un enorme zolla di terra.
È il momento di ricominciare a correre.
Adesso punterò tutto sul l'effetto sorpresa.
Riesco a sentire qualche rantolo e, ad occhio e croce, almeno due ghoul sono caduti nella mia piccola trappola.
Perfetto. 
Ne mancano sette.
Mi allontano dal sentiero principale del bosco, finendo in una strada non battuta.
Diminuisco la velocità della mia corsa, concedendomi un attimo di respiro mentre scruto attentamente ogni albero, cercandone uno dai rami bassi, cosicché io possa arrampicarmi.
Ecco che la terra comincia nuovamente ad essere scossa dai passi pesanti di quegli obbrobri ed io devo darmi una mossa.
Balzo verso un ramo non troppo elevato e salgo sopra di esso, sopraelevandomi da terra.
Lancio un'occhiata agli altri numerosi rami al di sopra di me.
Cristo, odio l'arrampicata. È l'unica cosa in cui non riesco ad eccellere.
Caccio con violenza quel pensiero in uno degli angoli più remoti del mio cervello.
Non ha importanza che cosa mi piaccia o cosa non mi piaccia, devo farlo a prescindere.
Per il bene di tutti.
Agguanto il ramo al di sopra di me, iniziando così una goffa arrampicata.
Un ramo, poi un altro e un altro.
Fortuna che sono tutti così robusti.
Arrivato ad un altezza abbastanza elevata cesso la scalata e mi stabilizzo su ramo, in attesa dell'arrivo dei ghoul.
Mi guardo attorno, pianificando una strategia d'attacco.
A terra non c'è niente che possa aiutarmi, nessuno ha mai ucciso quelle creature con una manciata di foglie o rametti e non sarei mai in grado di usare quell'enorme ramo caduto.
Scruto attentamente le cime degli alberi alla ricerca disperata di un aiuto mentre le sagome scure dei ghoul strisciano silenziosamente sotto di me, fiutando avidamente l'aria.
Sono cechi ma hanno un olfatto che compensa la loro vista.
Un suono acuto simile ad un verso di uccello attira la mia attenzione e finalmente noto che sopra un albero non molto distante da me uno stormo di corvi mi osserva con fare incuriosito.
Loro possono essermi utili.
«Obbeditemi.»sussurro, scagliando un incantesimo di sottomissione verso di loro.
I loro occhietti adesso sono tutti puntati su di me e loro aspettano solamente i miei ordini; non importa che cosa chiederò, loro dovranno obbedirmi.
Guardo in basso e noto che sei ghoul si sono piazzati sotto di me, aspettando solamente che io scenda ad affrontarli.
A quanto pare sono uno in meno di quanto avevo pianificato.
Non puoi più rimandare Hunter, è il tuo momento.
Abbandono il ramo, gettandomi dritto tra i corpi nodosi e gli artigli aguzzi dei ghoul.
La puzza di cadavere che aleggia qui è insopportabile, devono essersi nutriti da poco.
«Vi squarterò.»ringhio io con fare minaccioso.«Abomini.»
Le creature ruggiscono all'unisono, scagliandosi verso di me con fare violento.
Dio, odio i ghoul.
Quadrupedi disgustosi che infestano il mondo divorando i cadaveri.
Non hanno un'utilità, sono solo parassiti.
Sferro un fendente verso una creatura che si avvicina con fin troppa velocità, ferendola leggermente alla testa.
«ATTACCATE QUESTE BESTIE.»grido ai corvi appollaiati e questi si scagliano rapidamente verso i mostri.
Li attaccano con forza spingendo i becchi e gli artigli in profondità e in poco tempo il sangue nero come l'inchiostro delle creature si sparge a terra.
Ma non basta di certo un branco di corvi per fermarli; devo darmi da fare anche io, i volatili sono solo una distrazione.
Impugno la falce a due mani ed inizio a camminare in mezzo ai ghoul tartassati, sferrando colpi decisi, squarciando i loro corpi e decapitando le loro teste.
Io sono la morte.
Devo fare ciò che è giusto.
Cadaveri di corvi si uniscono al sangue denso ma rimangono solamente due mostri.
Trafiggo la faccia di uno dei ghoul, ficcandogli la punta della falce dritta nel cranio.
Si può chiamare cranio? 
Non lo so, ma non è una cosa importante.
Mi volto verso l'ultimo mostro, pronto ad affrontare quello che dovrebbe essere un combattimento facile.
Purtroppo l'unica cosa che rimane sono un mucchietto di piume fluttuanti.
Il ghoul è sparito. 
Volatilizzato.
Come ho fatto ad essere così stupido?! Ho perso di vista una creatura ferita e più grande di due metri!
Mantieni la calma. Hai affrontato situazioni ben peggiori.
Sai benissimo che cosa fare: riduci al minimo i rumori e cerca di modificare il tuo odore.
Il bastardo vuole attaccarmi quando meno me lo aspetto.
Avvicino lentamente una mano alla saccoccia, sperando vivamente di avere qualche erba o qualche pozione che possa confondere il mio odore.
Troppo tardi.
Un ruggito furente si diffonde nell'aria e l'ultima cosa che vedo è una creatura deforme e sanguinolenta che balza su di me, arrivata da chissà quale meandro del bosco.
NON PERDERE I SENSI.
È il comandamento principale dei cacciatori di mostri.
Lotto con violenza contro la sensazione di svenimento mentre gli artigli di questo bestione si conficcano nelle mie spalle ed io cado rovinosamente a terra.
Il doloroso impatto a terra fa sgusciare la mia arma dalla mano ed io non ho la più pallida idea di cosa fare.
Calma. Non perdere il controllo.
Una fitta di dolore trafigge la mia spalla e sono più che convinto di aver iniziato a sanguinare copiosamente.
Devo togliermi questo coso di dosso al più presto.
Respirò profondamente, provando ad analizzare distaccatamente la situazione.
Dunque, la mia arma è troppo distante e cercare di divincolarsi riuscirebbe solamente a farmi sbranare immediatamente.
Non posso prendere niente dalla mia saccoccia e non è detto che ci sia qualcosa di utile.
Il ghoul ruggisce con rabbia, facendomi rabbrividire ed avvicina lentamente il suo muso sanguinante a me.
Digrigna le zanne in quello che sembra un sorriso soddisfatto.
Sta veramente prendendosi gioco di me? O è l'imminente dissanguamento a fare brutti scherzi?
Lancio uno sguardo di sfida alla creatura, mentre un barlume si accende nella mia testa.
Raccolgo le mie ultime energie in un disperato tentativo.
Ti farò il culo, abominio.
«Brucia!»comando io.
Il ghoul si sposta leggermente indietro, evidentemente spaventato dalla mia tempera.
In un primo momento sembra non succedere niente e per un attimo temo seriamente che sia giunta la mia ora.
Ma poi...
Sulla faccia del ghoul si accende una scintilla ed in poco tempo il suo intero corpo si illumina grazie al fuoco.
Balza indietro, non capendo che cosa stia succedendo.
Corre disperatamente mentre divampa un vero e proprio incendio su di lui.
Si getta a terra, divincolandosi e cacciando versi disumani e poco dopo smette di lottare, rimanendo immobilizzato a terra.
Le fiamme si diradano, rivelando una massa carbonizzata.
Non ho tempo per osservare il mio capolavoro.
Sgancio la parte superiore della mia armatura di cuoio.
Cazzo.
La ferita sulla mia spalla è a dir poco spaventosa.
Ho bisogno di una pozione di cura.
Affondo nuovamente la mano nella mia saccoccia, lasciando cadere qualche oggetto di poco conto a terra e dopo secondi che sembrano ore riesco a tirare fuori una piccolo fiala dal liquido verde.
Brucerà. 
Farà male. E non poco.
Stacco il tappo in sughero con i denti, rovesciando senza ripensamenti la strana sostanza sulla mia ferita
Pessima idea.
Caccio un urlo di dolore mentre mi inginocchio a terra, letteralmente piegato dal dolore.
Fa male! Fa troppo male!
Avverto il sangue coagularsi con una velocità innaturale per un essere umano, ed è una cosa orrenda.
Il bruciore diminuisce gradualmente fino a sparire, lasciandomi inginocchiato a terra, ansimante.
Dio, che soddisfazione essere un cacciatore di mostri.
In un certo senso è tutto il dolore che provo che mi da la certezza di essere ancora vivo.
 

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Capitolo 2
*** Have you ever seen a woman taken by the wind? ***


 
 
Lascio che l'acqua tiepida della doccia  accarezzi gentilmente il mio corpo mentre caccio un sospiro soddisfatto.
Continuo ad essere vivo.
Continuerò a sfidare la morte per il bene del mondo.
Dio, mi sento così invincibile.
Molte volte ho temuto il peggio e non nego che spesso ho pensato di non farcela.
Invece eccomi qui, nel bagno del mio minuscolo appartamento a compiacermi.
Che soddisfazione.
Lancio un' occhiata alla ferita fresca di stanotte. Il sangue si è coagulato totalmente ed il bruciore se n'è quasi andato.
Rimarrà una cicatrice? Rimarrà un altro segno da nascondere?
Poco male. Ormai sono abituato a nascondere o a mentire sulla fonte dei miei "marchi".
Ad esempio il taglio che va dalla guancia sinistra fino al sopracciglio.
A tutti dico che sia stato un incidente in auto mentre in realtà un' arpia ha provato a staccarmi la faccia.
Ho seriamente creduto di perderci un occhio.
Vado particolarmente fiero di questa cicatrice. 
È stato il mio primo incarico.
Le mie labbra si incurvano in un sorrisetto beffardo mentre inizio ad intonare un motivetto che mi tenga compagnia nel frattanto che mi lavo.
"Hunter, devi raggiungermi al più presto."
Una voce familiare esplode nella mia testa con violenza.
Totalmente fuori luogo.
Che strano.
Cosa vorrà Soraya a quest'ora?
Sembrava preoccupata, se non addirittura allarmata.
Sarà una cosa urgente?
Sbuffo, interrompendo il flusso dell'acqua di controvoglia ed agguantando un asciugamano.
Sarà meglio che sia una cosa importante, quella streghetta ha interrotto il momento più rilassante della mia giornata.
Ma non posso odiarla. È come una sorella e farei di tutto per lei.
Mi do una rapida asciugata, vestendomi con sveltezza e successivamente mi concedo una rapida occhiata allo specchio del bagno.
Nonostante le numerosissime ferite continuo ad essere un bel ragazzo.
O almeno spero.
Non ho mai avuto un confronto diretto con qualcun altro e il mio aspetto fisico non dovrebbe interessarmi.
Eppure la bellezza è il mio chiodo fisso.
Voglio essere bello.
Se c'è una cosa che ho imparato dagli umani è che la bellezza è fondamentale.
Puoi fare tutto se sei bello.
Caccio un sospiro, passandomi una mano tra i miei capelli biondi.
Basta pensare a queste stronzate. Soraya ha bisogno di me.
Mi vesto rapidamente, uscendo dal mio appartamento cercando di non fare rumore.
Un'altra notte insonne.
Non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta che sono riuscito a dormire per più di due ore.
Prendo le scale in fondo al corridoio, scendendo fino al terzo piano e dirigendomi fino alla seconda porta malandata.
Busso delicatamente, attendendo con trepidazione una risposta.
«Entra Hunter.»annuncia la stessa voce che è esplosa nella mia testa poco fa.
La serratura scatta e la porta si apre con fare sinistro, senza che nessuno l'abbia toccata.
Entro nell'appartamento della strega senza scandalizzarmi della porta che si apre da sola.
Ormai ne ho viste così tante.
L'appartamento è un monolocale, esattamente come il mio. L'unica differenza è che qui regna la confusione.
Fiale di pozioni, erbe bizzarre, rune...
Soraya vorrebbe veramente essere ordinata e si maledice ogni volta che trova un oggetto fuori posto, il problema è che studia veramente troppe cose ed ogni tanto dà di matto.
Ed io mi sganascio ogni volta che succede.
La strega è davanti ad una finestra spalancata, i suoi capelli corvini sono mossi da una leggera brezza così come il suo abito nero.
Evidentemente anche lei ha passato una notte insonne.
«Che succede, Soraya?»le chiedo io mentre la porta si chiude alle mie spalle.«Sembravi veramente preoccupata.»
Mi avvicino a lei, poggiandole una mano sulla fredda spalla.
«E lo sono, Hunter.»replica lei, voltandosi verso di me.
Non posso fare a meno di notare come la luna accarezzi la sua pelle scura e come illumini i suoi occhi color nocciola.
«Non sarà mica per i continui omicidi.»sospiro io, facendo riferimento ai continui e sanguinosi assassinii che stanno piegando la polizia di Los Angeles.
Mi faccio spazio e mi appoggio al bordo della finestra, vicino a lei.
«Non te ne devi assurdamente preoccupare, inoltre non sono affari che ci riguardando...»
«Non sono una sprovveduta.» mi interrompe lei gelidamente.«So badare a me stessa.»
Mai sottovalutare Soraya.
«Dai, non fare la difficile.»scherzo io con fare impertinente, pizzicandole una guancia.
«Non sono dell'umore, cacciatore.»e mi lancia uno sguardo.
Quello sguardo
Abbasso la mano, cercando di assumere un'espressione seria.
Conosco quello sguardo.
Non è in vena di scherzi ed ha qualcosa da dirmi.
Qualcosa di veramente importante.
«Sputa il rospo.»sussurro io, concentrandomi sui palazzi che si vedono al di fuori della finestra.«Cosa c'è che non va?»
«Le stelle.»risponde secca lei, alzando la testa verso il cielo notturno.
Imito il suo gesto, rendendomi conto solo adesso di quanto sia splendida la serata.
Le stelle tempestano il cielo numerose e la luna piena splende radiante.
Una nottata perfetta.
«Sono bellissime questa notte.»dico io con fare sognante, appoggiando una guancia sulla mano.
«Non è questo il punto, idiota!»grida Soraya, agitando le braccia, spazientita.
«Ma da quanto tempo non dormi, streghetta?!»domando io, divertito dalla sua reazione spropositata.
«Non stiamo parlando di questo.»replica lei, reprimendo uno sbadiglio.
Evidentemente da moooolto tempo.
«Le stelle.»conclude lei.«Continuano a preannunciare una catastrofe.»
«Spiegati meglio.»replico io, incuriosito ed, in un certo senso, allarmato.
«Da circa una settimana, tutte le notti, è visibile nel cielo la costellazione della fenice, che simboleggia cambiamento.»inizia lei, assumendo un tono autoritario e sistemandosi gli occhiali scuri sulla punta del naso.«E di per sé non ci sarebbe niente di male, l'unico problema è che è ben visibile anche la costellazione del gufo...»
«Ferma, Soraya.»la interrompo io bruscamente.«Dovresti sapere meglio di me che l'astrologia è il ramo più inesatto della magia.»
La strega sospira affranta.
«Ciò non significa che sia completamente errata.»replica prontamente.«Ci sono diverse fonti che affermano che la presenza continua di queste due costellazioni porti...»
«Ray, non credo a queste stronzate e non dovresti farlo nemmeno tu.»canticchio io allegramente mentre mi allontano dalla finestra, curiosando tra le sue cose.
Così, tanto per farla incazzare.
Un cambiamento catastrofico.
Non credo proprio.
Nessuna strega è mai riuscita a predire il futuro con certezza semplicemente guardando le stelle.
Eppure Soraya raramente si sbaglia e c'è qualcosa nel suo tono di voce che mi spaventa.
Mi avrebbe chiamato con così tanta urgenza solo per avvertirmi che le stelle preannunciano cattive cose?
Dovrei cominciare a preoccuparmi?
«Non è che hai qualcosa da bere?»domando io.
No. Non devo preoccuparmi.
Insomma, non ce n'è motivo. 
«Ma perché non mi ascolti mai?!»grida lei esasperata, dirigendosi verso di me con passo pesante.«Potrebbe succedere di tutto e tu pensi a bere!»
«Sii razionale, Soraya. Adesso dimmi da quanto tempo stai studiando astrologia.»inizio io con fare degno di un professore universitario.
Metterò in campo la logica.
Non so perché ma considero questi dialoghi con Soraya come una specie d'allenamento.
L'unico modo di vincere l'impulsività di questa streghetta é con la logica e mi diverto troppo a vedere tutte le scuse che tira fuori.
«Due settimane.»mugola lei.«Ma ci sono delle fonti!»
«Alt! Hai detto due settimane, giusto?»continuo la mia tesi senza fretta e riesco ad avvertire il suo odio che cresce nei miei confronti ad ogni parola che dico.«Non credi sia un po' presto per riuscire a predire apocalissi imminenti?»
«Sei il solito bastardo.»annuncia infine lei con tono affranto, dirigendosi nuovamente verso la finestra.«Ogni tanto mi chiedo perché mi ostino a dirti queste cose.»
Ho esagerato.
Come sempre.
Credo sia giunto il momento di imparare a capire quando è troppo, Hunter.
Detesto vederla così giù di morale e sapere che è tutta colpa mia mi fa sentire ancora peggio.
«Soraya, lo sai che non volevo.»mi scuso io, avvicinandomi a lei.
«Lo so, Hunter.»risponde lei schietta.«Ma qualche volta mi viene da chiedermi se sei in grado di provare un minimo di emozioni.»
Questo è un colpo basso.
Ormai dovrebbe sapere che i cacciatori di mostri sono come ovattati.
Noi non riusciamo a provare i sentimenti con la stessa intensità degli umani. 
Non ci è permesso, non dobbiamo avere pietà di niente o di nessuno.
I sentimenti sarebbero solo una distrazione.
Ma io non voglio essere così.
«Sai benissimo che sto facendo tutto il possibile per migliorarmi.»ribatto io serrando i pugni.
«Potrei dire la stessa cosa di me stessa.»replica lei, passandosi una mano fra i capelli e scrutando attentamente il cielo.
Caccio un sospiro seccato.
«Soraya, ormai è inutile dirti che sei una strega stupefacente.»inizio io con fare pacato, appoggiandole le mani sulle spalle.«Ma non puoi pretendere di padroneggiare alla perfezione una nuova arte in sole due settimane.»
Sbuffa, giocherellando con il suo anello d'argento.
«Ti odio, Hunter.»annuncia infine lei, piegando le labbra fini in un sorriso candido.
«Io no, stronzetta.»ribatto io.«Sei l'unica persona di cui mi fidi.»
«Adesso fa il sentimentale!»esclama lei.«Vieni in cucina, vediamo cosa posso fare per la ferita del ghoul.»
«Come fai a sapere che un ghoul mi ha martoriato una spalla?!»domando io con fare circospetto, alzando un sopracciglio.
Una risatina innocente sfugge dalla bocca di Soraya.
«Ogni tanto ti dimentichi che sono la migliore strega che tu conosca, eh?!»
 
 
 
 
 
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Neh, secondo capitolo. Non mi convince molto ma era necessario.
Susu. Mi farò perdonare con il prossimo.
Voi siate clementi ewe

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Capitolo 3
*** We scream ***


 
Sferro un rapido fendente carico di tutta la mia frustrazione verso la corteccia di un povero pino, sollevando uno stormo di schegge appuntite.
Indietreggio rapidamente annaspando ed assumendo una posizione di difesa, pronto a parare i colpi di un eventuale nemico.
È dura allenarsi sotto il sole cocente ma è una cosa a dir poco necessaria e ormai mi sono abituato.
Non posso mollare.
Mi concedo un singolo attimo per ammirare il legno scavato: diversi tagli, più o meno profondi, sono sparsi sulla superficie del tronco.
Può bastare? 
Le mie braccia sferrano automaticamente un affondo in tutta risposta.
No, basterà solamente quando cadrò a terra stremato.
Un altro colpo, un altro e un altro ancora.
E vado avanti così mentre l'adrenalina cancella la fatica e il mio respiro si fa, lentamente, più pesante.
Avverto una goccia di sudore passarmi lentamente sulla schiena, facendomi rabbrividire, mentre le mie labbra si piegano in un sorriso.
Dio, vorrei veramente che quest'albero fosse un mostro.
Mi farebbe sentire così vivo.
 
 
 
Esalo il ristagno dei miei polmoni, producendo un rumore simile a quello di un palloncino che si sgonfia lentamente.
Le gambe cedono ed io cado rovinosamente a terra, ansimando pesantemente.
Durame.
Ho scavato il tronco fino ad arrivare al durame.
Certo, non è abbastanza per riuscire ad abbattere l'albero ma poco ci manca.
Il sudore imperla ogni singola parte del mio corpo.
Dio, sono così invincibile.
Niente mi piegherà!
Mi lascio sfuggire una risata soddisfatta mentre mi stendo a terra, donandomi il beneficio di guardare il cielo limpido.
Qualche nuvoletta bianca fa capolino lassù, oscurando di tanto in tanto il sole splendente; gli alberi parano ogni traccia di vento, rendendo piuttosto secca e arida l'aria che si respira.
Il tempo perfetto per un allenamento, per spingersi oltre ogni capacità.
Solo adesso avverto la totale assenza degli usuali suono della natura: gli uccelli non cinguettano, le cicale non cantano nonostante sia giugno inoltrato e il fruscio delle foglie è a malapena percettibile. Non che sia una cosa preoccupante, tuttavia è piuttosto innaturale.
Con uno sforzo disumano, mi alzo a sedere godendomi per un attimo questo assurdo silenzio prima che un pensiero ancor più assurdo spunti improvvisamente nella mia testa, come un fungo dopo una piovosa giornata d'autunno.
Il cambiamento catastrofico.
Sicuramente è una stronzata eppure c'è qualcosa di dannatamente inquietante in tutto questo.
Soraya ha cominciato ad illustrarmi le svariate fonti di cui parlava e devo dire che sembravano veramente qualcosa di più che mere coincidenze.
Correva l'inverno dell'anno 999 quando una strega spagnola ha notato per la prima volta -certa- la costante presenza delle due fatidiche costellazioni.
Beh, sappiamo tutti della famosa pestilenza dell'anno 1000.
Un po' meno certe sono le fonti di 920 anni prima della peste.
Sappiamo che una donna nel sud dell'Italia iniziò ad inveire contro il cielo notturno, accusandolo di annunciare un disastro.
Poco dopo il Vesuvio decise di eruttare.
Potrei continuare all'infinito.
Prima e Seconda Guerra Mondiale. Conquista Mongola. Rivolta del Loto Bianco.
Tutte questi spargimenti di sangue sono accomunati dalla presenza tartassante della Costellazione della Fenice e della Costellazione del Gufo.
Sospiro profondamente, affondando la testa negli umidi palmi delle mani.
Devo essere razionale.
Insomma, quando si parla di storia non c'è niente di certo e stiamo trattando con l'astrologia.
Potrebbero tranquillamente essere delle casualità.
Eppure il mio istinto mi dice che stavolta Soraya ha ragione, che devo avere paura.
Alzo gli occhi verso il cielo, concentrandomi su un qualcosa di indefinito per scacciare via il pensiero di un eventuale fine del mondo.
È tutto tristemente sgombro eccetto che per uno stormo di cinque uccelli in lontananza.
Uccelli decisamente troppo grandi e troppo veloci.
Osservo con fare assente le cinque sagome scure prima di realizzare che stanno planando con velocità preoccupante dritte verso di me.
Scatto in piedi e agguanto la mia arma tenendo gli occhi fissi al cielo, mentre i miei sensi si svegliano ed il dolce torpore che mi stava assalendo svanisce improvvisamente.
Molto probabilmente sono arpie. Un lavoretto facile anche se in gruppo possono essere piuttosto fastidiose.
Sospiro innervosito.
Pessimo giorno per lasciare la saccoccia da Soraya, in compenso ho un cinturino pieno zeppo di coltelli da lancio -piuttosto inutili contro delle arpie-.
Sempre più vicine. Le sagome si avvicinano con velocità spaventosa.
Dio, non ho mai visto creature così rapide.
Aspetto con trepidazione, serrando con forza il freddo manico della falce, pronto ad affrontare l'imminente battaglia.
A questo punto nascondersi sarebbe inutile.
Inizio a distinguere alcuni dettagli e devo dire che più si avvicinano, più la mia convinzione sulla natura di quegli esseri sparisce.
Sono molto più...umani.
La maggioranza di quegli esseri ha i capelli scuri, mediamente lunghi e scossi dal vento gelido. 
Ma quanto cazzo è ampia la loro apertura alare?!
Due metri. Anzi no, due metri e mezza come minimo.
Un grido maschile divampa improvvisamente  e l'unica parola che riesco a distinguere è "cacciatore".
Stanno parlando di me?
Cinque ragazzi. 
Cinque ragazzi come me dalle ali piumate.
Riesco a distinguerli alla perfezione.
L'ansia inizia a sopraffarmi mentre inizio a ripassare rapidamente l'Enciclopedia, cercando di dare un nome a quegli esseri.
Mangiamorti? Assolutamente no. Non hanno niente a che fare con i disgustosi ghoul.
Umanoidi? Non credo proprio. Gli Umanoidi non riescono ad articolare frasi, sono completamente soggiogati dalla loro ira e il loro unico pensiero è quello di uccidere.
Vampiri? No. Licantropi? Non scherziamo. Demoni? Non penso.
Mutaforma? Probabile, ma non capisco per quale motivo un Mutaforma dovrebbe assumere quel corpo.
«A TERRA.»grido io, concentrandomi verso di loro.
Ed accade in un attimo.
Le loro ali cessano di battere contemporaneamente e i loro corpi precipitano, come se un macigno fosse comparso sulle loro schiene.
Lo schianto non sarà mortale, ma non nego che farà loro del male.
Un tonfo sordo. Terriccio e polvere si alzano da terra.
Ed io non credo ai miei occhi.
Cinque ragazzi; sporchi, gli abiti sono ridotti a dei semplici brandelli e due enormi ali piumate color nero notte spuntano dalle loro schiene.
Ma non è questo il dettaglio che più mi colpisce.
La loro bellezza.
Cazzo, sì, la loro bellezza.
Sembrano qualcosa di non umano, qualcosa di rubato dal cielo e finito per sbaglio sulla fredda e schifosa terra.
Mi sento come nudo davanti alle loro facce ancora stordite dalla paura e dal dolore; mi sento come se non dovessi nemmeno parlare con loro.
Calma. Ricordati che potrebbero essere pericolosi.
Interagisci con loro ed uccidili al minimo segnale di pericolo.
«Chi siete?»domando io cercando di assumere un tono di voce duro e minaccioso mentre l'unico effetto che ottengo è quello di sentirmi dannatamente stupido.
"Chi siete?". Non farebbe paura nemmeno ad un ratto.
Un ragazzo-alato si alza in piedi tremante, guardandomi fisso con i suoi occhi azzurro oceano spaventati.
«Non c'è tempo.»annuncia il moro con voce devastata.«Dobbiamo andare via di qui!»
«Non credo proprio.»replico io con tono risoluto, impugnando contro il "nemico" la falce.«Nessuno si muoverà di qui finché non avrò inteso che cosa avete intenzione di fare!»
«Tu non capisci! Sta arrivando!»grida il ragazzo.
«Sta arrivando?»domando io con fare confuso.«Che cos...»
Un brusco abbassamento della temperatura blocca la mia frase a metà, quasi come se le parole si fossero congelate prima ancora di uscire dalle mie labbra.
Dal caldo torrido al freddo polare in meno di due secondi. Riesco persino a vedere il mio respiro che si condensa.
Non è normale. Per niente.
Lancio uno sguardo interrogativo al mio interlocutore che è spaventosamente pallido ed ha cominciato a tremare incontrollabilmente.
Che cazzo sta succedendo?
«Siamo fottuti.»l'unica frase che esce dalla sua bocca dopo un continuo balbettio.
Osservo rapidamente i corpi degli altri quattro, tanto per capire se sono ancora vivi o no e non posso fare a meno di sentirmi in colpa per la caduta così brusca di quelle creature così effimere.
Un vento ancor più gelido mi ricorda bruscamente che qualcosa di dannatamente sbagliato sta accadendo.
Mi volto verso gli alberi mentre una nebbia pesante avanza lentamente da ogni meandro del bosco, circondandoci.
Un coro di lamenti, mugoli, grida soffocate e suoni gutturali si leva dalla nebbia e un branco di figure bipedi si materializza all'interno di essa.
Una sagoma che sembra circondata da un mantello capitana il gruppo che cammina lento ed inesorabile verso di noi, suscitando in me un senso di profonda angoscia.
Stringo la mia arma, attendendo un qualsiasi segnale dal piccolo esercito ma l'unica risposta che ricevo è una risata malata che sovrasta l'inquietante melodia di suoni umani.
Il corteo si arresta a pochi metri da noi. Vorrei veramente riuscire a vedere qualcosa di quelle sagome ma sono totalmente nascoste dalla densa nebbia.
La figura incappucciata, alla quale molto probabilmente appartiene la risata, alza un braccio verso di me e le creature cadute dal cielo, indicandoci mentre una scarica di adrenalina si fa sentire dentro il mio corpo.
E così tutto se ne va, così come è arrivato.
La nebbia, le sagome, i suoni, il freddo.
Tutto è sparito, come se non ci fosse mai stato.
Un senso di amarezza mi pervade.
Ero pronto a qualunque cosa. Sarebbe stato un combattimento fantastico.
Faccio per voltarmi verso il gruppo dei "ragazzi-alati", quando un grido dannatamente inquietante mi fa trasalire, smuovendo qualcosa nel profondo di me che non sentivo da molto: la paura.
«TI MANGERÒ IL CUORE.»

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Capitolo 4
*** I must confess that I feel like a monster ***


 
Il grido mi ha paralizzato, completamente.
Il sangue si è congelato nelle vene e il mio cuore sembra come morto. 
Non ho più controllo del mio corpo; vorrei correre, fuggire, gridare. Ma non posso.
Il panico si è impossessato di me.
Cazzo, era da molto che non succedeva ma in fondo cosa posso farci? Rimango pur sempre un essere umano.
Le parole di quell'urlo di sangue rimbombano incessantemente nella mia testa, preparandomi al peggio.
L'aria si sta facendo assai pesante mentre i miei sensi scattano ad ogni minimo rumore.
Qualcosa sta arrivando. Qualcosa di grosso.
Impugno la falce, assumendo una posizione d'attacco.
Non c'è tempo di avere paura. 
Se non reagisco è finita.
Mi guardo intorno, cercando di analizzare la situazione e trovare qualcosa che mi favorisca nell'imminente battaglia ma non ho la lucidità mentale necessaria per farlo.
Non sono molte le creature che sono in grado di articolare una frase così complessa e, le poche che sono in grado di farlo, sono dannatamente pericolose, come le Megere.
Un gruppo di risate, se possibile, ancora più malate divampa in un punto non così lontano da me e, dopo un instante di puro panico, tre creature mai viste in vita mia si materializzano a pochi metri di distanza.
Un unico pensiero adesso pulsa con violenza nella mia testa: cosa cazzo sono queste aberrazioni?!
Uomini, o perlomeno un tempo lo sono stati, in una via di mezzo tra l'etereo ed il materiale. Il loro “corpo” è coperto da squarci e ferite dalle quali fuoriesce una specie di nebbiolina azzurra.
Gusci vuoti. Mi ricordano tremendamente dei gusci vuoti.
«Sparisci, cacciatore.»
Non riesco a capire se quelle parole sono state pronunciate veramente o se sono entrate nella mia testa.
Possono parlarmi telepaticamente? Me lo sto solamente immaginando?
Sto diventando pazzo?
«Noi vogliamo solamente gli angeli.»la voce sibilante si fa sentire nuovamente.
Sembra quasi un sussurro. Un sussurro che si diffonde nel mio cervello, espandendosi lentamente.
«Voi siete mostri.»rispondo io, con tutta la calma del mondo. La cosa più importante di questo "mestiere" è il non apparire spaventato. 
Urla e muori.
«Ed il mio compito è uccidervi tutti, indistintamente.»
Ed in una frazione di secondo un grido disumano fuoriesce dalle loro bocche vuote; senza denti, lingua o gengive.
Scattano. Scattano verso di me con una velocità impressionante, spaventosa.
Uno dei tre balza in avanti, per sovrastarmi ed attaccarmi.
Errore fatale. 
Per quanto possano essere spaventose queste creature non sembrano piuttosto intelligenti.
Un sorriso compare sul mio volto mentre le mie braccia descrivono un ampio arco, tenendo saldamente la falce.
In un attimo la mia arma argentata trapassa il corpo di una di quelle aberrazioni, trinciandola in due.
Niente sangue o alcun genere di interiora.
Gli occhi della creatura si sgranano poco prima di sparire in quell'inquietante nebbia azzurra.
Nessuna traccia lasciata da quell'essere. Questo esclude la probabilità che si tratti di un qualsiasi genere di spettro.
Non riesco veramente a capire a quale categoria dell'Enciclopedia possano appartenere questi mostri.
Sono esseri mai visti, completamente nuovi.
Mi concentro sui due rimasti. Non mi sembra il momento più opportuno per ripassare per l'ennesima volta l'Enciclopedia.
Camminano in due sensi opposti, cacciando rantoli disumani, in posizione d'attacco.
Vogliono disorientarmi; confondermi per poi distruggermi senza pietà.
Necessita una tattica. 
Se mi concentro su uno l'altro mi attaccherà.
Un'arma a doppio taglio.
Indietreggio lentamente, mantenendo una posizione di difesa mentre mi scervello sul da farsi.
Non ho rune. Non ho la concentrazione per un incantesimo. Non posso attaccare.
Credo di essere un po' fottuto.
Si stanno avvicinando, lenti ed inesorabili.
Devo agire, non importa in quale modo. 
Devo fare qualcosa.
Avverto un lieve rumore dietro di me, rendendomi conto solamente ora che ci sono altri quattro ragazzi-alati svenuti.
Vogliono loro? Sono loro gli angeli di cui parlano queste bestie?
La tentazione di consegnarli si insinua per un attimo nella mia testa per poi essere espulsa fuori con una violenza inaudita.
Prima di tutto il dovere.
E poi sarebbe una cosa moralmente scorretta. 
Un vento totalmente fuori luogo inizia ad alzarsi con forza, quasi come se un elicottero stesse decollando.
Gli occhi vuoti dei due esseri si sgranano, conferendo loro un'espressione terrorizzata.
C'è qualcosa dietro di me. Qualcosa di pericoloso a giudicare dalle loro facce.
In un primo momento ho quasi paura di voltarmi.
Che cosa può esserci di così spaventoso alle mie spalle?
Afferro la mia arma, voltandomi di scatto, pronto al peggio.
All'inizio l'unica cosa che vedo è una nuvola indistinta di piume nere.
Ma successivamente mi rendo conto che quella non è affatto una nuvola.
È uno di quegli angeli. Sta volando rasoterra con una velocità a dir poco sconvolgente, puntando dritto verso di noi.
Ma non ho paura. 
Sono solamente sconvolto.
Ho notato un unico dettaglio in quel ragazzo che mi ha fatto raggelare.
I suoi occhi.
I suoi occhi glaciali. Occhi profondi, in grado di scrutarti gli angoli più remoti dell'anima.
Giuro che il mio respiro si è fermato alla vista di quegli occhi.
L'angelo mi supera, creando una corrente d'aria simile a quella che potrebbe scatenare un camion, per poi afferrare una di quelle aberrazioni per le spalle.
E va sù, sù, sempre più sù, portandosi quella creatura che inizia a divincolarsi con forza.
Mi ricorda dannatamente Icaro che si avvicina troppo al sole.
Accade in un attimo.
L'angelo lascia andare la creatura che cade nel vuoto, andandosi a schiantare chissà dove.
Successivamente il ragazzo misterioso inverte la direzione, tornando indietro.
Un grido soffocato mi ricorda che un'altra creatura è lì con me e non si è fatta distrarre dalla visione dell'angelo.
Corre verso di me, prendendo il manico della mia falce con una mano scheletrica mentre l'altra sferra un pugno deciso sul mio zigomo.
Barcollo all'indietro mentre il sapore metallico del sangue si insinua nella mia bocca.
Mi ha fregato. Una creatura inferiore mi ha fregato.
Non me lo perdonerò mai, mi sono lasciato distrarre da quell'assurdo spettacolo.
Adesso l'aberrazione ha la mia falce e sembrerebbe molto esperto nell'usarla.
Sferra un fendente ed un dolore lancinante esplode nel mio stomaco.
Un taglio non profondo, certo, ma non significa che non faccia male.
Caccio un gemito di dolore quando finalmente la lucidità mentale mi colpisce con la violenza di un proiettile.
La paura se n'è andata. Sparita.
Questi sono mostri come tanti.
Non hanno un cazzo più degli altri.
Vedrò pure il loro sangue scorrere -anche se non ne scorre nemmeno una goccia nel loro corpo-.
Potrei combattere a mani nude ma, infondo, sarebbe un suicidio.
Potrei carbonizzarlo con un incantesimo ma che gusto ci sarebbe?! Lui deve soffrire.
Mi ha sfidato e adesso pagherà.
I coltellini da lancio.
La soluzione era così semplice! Non avrò la mia saccoccia ma ho dei letali pugnali.
Non esito minimamente, estraendo tre coltelli.
Saranno sufficienti.
Io non sbaglio un colpo.
Afferro il primo, prendo la mira e...dritto nella cassa toracica.
La creatura caccia un verso di dolore, guardandomi con un certo terrore.
È musica per le mie orecchie.
Secondo coltello. Prendo la mira.
Nella clavicola.
A questo punto la creatura abbandona la falce, inginocchiandosi con fare quasi supplicante.
Vuole pietà? 
Non so che cosa sia la pietà.
Terzo coltello.
Non ho nemmeno bisogno di prendere la mira.
È come se sapessero già dove andare.
Dritto in mezzo agli occhi.
L'essere cade all'indietro, esanime, per poi sparire in quell'inquietante nebbia.
«Dio, sono fantastico!»grido io, carico di adrenalina mentre riprendo la mia amatissima falce.
«Abbiamo un piccolo superbo qui, eh?»una voce divertita si fa sentire da dietro di me.
Gli angeli. Quasi dimenticavo.
Che razza di idiota.
Mi volto, cercando di mostrarmi sicuro di me mentre l'unico risultato che ottengo è quello di sembrare tremendamente un idiota.
Ci sono due ragazzi in piedi dietro di me, uno è "tizio tremante", il primo che si è svegliato e mi ha avvertito dell'imminente arrivo di quell'inquietante corteo, mentre l'altro è "occhi di ghiaccio", quello che si è portato via uno di quegli essere.
E, cazzo, non posso minimamente reggere un confronto con una bellezza del genere.
Pelle pallida, capelli corvini, fisico dannatamente magro.
Mi sento praticamente nudo di fronte a loro.
«Credo che mi dobbiate qualche spiegazione.»annuncio io con tono duro, guardando i due con sguardo fisso.
«Lo crediamo anche noi.»risponde "occhi di ghiaccio".«E le avrai, ma questo non è un posto al sicuro. Dobbiamo svegliare gli altri.»
«D'accordo.»replico io seccamente. Voglio sentire che cosa hanno da dirmi, ho molti dubbi per la testa e loro possono essere la soluzione.«Vi farò contatterò in modo sicuro non appena arriverò a casa.»
«Ottimo.»"occhi di ghiaccio" mi rivolge un sorriso candido per poi rivolgersi all'altro.«Jeremy, dammi una mano a svegliare questi qua.»
Quello che deve essere Jeremy annuisce prontamente ed i due iniziano a scuotere gli altri angeli, ancora svenuti.
Non avevo veramente intenzione di conciarli così male ma è stato inevitabile.
Decido di aiutare gli angeli, sembra che ne abbiamo passate fin troppe a giudicare dal loro aspetto.
Tutto questo è così assurdo.
 
 
 
 
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Buh, non è il massimo, lo so. Spero di riuscire a fare di meglio andando avanti :3 .
Spero che non vi dispiaccia TwT

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Capitolo 5
*** I don't really wanna know what is good for me ***


 
«Avete intenzione di spiegarmi, adesso?!»domando io con esasperazione mentre disinfetto una ferita particolarmente profonda sulla spalla di quello che deve essere Ashley.
Ancora non riesco a ricordare i nomi dei cinque presunti angeli; sono sempre stato una frana.
«Non sappiamo ancora se possiamo fidarci.»replica seccamente Christian.
Quello invece me lo ricordo bene. Christian è un rompicoglioni cronico.
Uno di quelli a cui non va mai bene un cazzo.
«Ho ucciso quelle creature, vi ho ospitato a casa mia e vi ho curato.»rispondo in tono di sfida, guardando fisso negli occhi quel tizio irritante.«Se adesso non parlate vi strapperò quelle ali con le mie stesse mani e sapete che sarei capace di farlo.»
Il suo sguardo, adesso, è carico di odio nei miei confronti.
«Beh, potresti almeno darci dei vestiti.»risponde a tono lui.
Il mio primo impulso è quello di scagliarmi contro di lui e conficcargli la testa nel muro ma non vorrei rovinare la mia povera casa.
Christian. È sicuramente un tipo eccentrico.
A primo impatto si potrebbe tranquillamente scambiare per un carismatico spacciatore. 
Uno di quelli che con due parole ed uno sguardo ti convincono a comprare qualsiasi genere di droga, solo perché te lo ha detto lui.
«State calmi, vi prego.»interviene con tutta la calma del mondo "occhi di ghiaccio" -che dovrebbe chiamarsi Andy-.«CC cerca di essere più gentile.»dice ammonendo velatamente l'angelo che sposta lo sguardo con un grugno.«E tu, cacciatore, prova solamente a capirci. Non hai idea di quello che ci è successo.»
Caccio uno sbuffo mentre appoggio una garza sulla ferita del povero Ash che, sicuramente, era quello ridotto peggio di tutti.
Non sono mai stato un tipo empatico. Non mi è mai importato niente di che cosa provassero gli altri e non ho intenzione di cominciare adesso solo perché me lo ha detto un tizio alato.
«Iniziate col dirmi come mi avete trovato.»rispondo, ignorando il rimprovero di occhi di ghiaccio.«E vi prego, chiamatemi Hunter.»
Il semplice fatto che mi abbiano trovato è un campanello di allarme per me.
Se lo hanno fatto loro potrebbero farlo altre creature ben più pericolose. Potrebbero attaccarmi di sorpresa.
«Abbiamo seguito l'energia che sprigionavi.»annuncia un tizio piuttosto taciturno che sta rufolando con fare curioso tra la mia collezione di alcolici.«Puoi dirmi che roba è questa?»domanda tirando fuori una bottiglia di malibù.
«L'energia che sprigionavo?»chiedo io con fare stupefatto, ignorando completamente quella stupida domanda.
Non esistono creature in grado di "seguire l'energia". 
Se esistessero lo saprei.
Quindi questi tizi sono veramente degli angeli? Quindi esistono veramente cose come il paradiso e l'inferno?
C'è veramente qualcosa dopo la morte?
«Non appena ci siamo schiantati a terra tutti e cinque abbiamo avvertito un' energia indescrivibile.»comincia a spiegare con fare coinciso il ragazzo del quale mi sfugge il nome.«e ci siamo detti:"Cazzo, questo potrebbe veramente esserci d'aiuto". Quindi, feriti e doloranti, ci siamo fatti coraggio e ti abbiamo cercato finché Kurt non ci ha trovato...»
Il ragazzo ha quasi sussurrato quell'ultima frase ed i suoi occhi si sono come spenti mentre stava parlando di questo fantomatico "Kurt", così come gli altri hanno avuto una specie di sussulto nel sentire chiamare quel nome.
Chi cazzo è questo Kurt? È davvero così spaventoso?
La reazione di questi cinque è stata a dir poco terrificante.
C'è qualcosa di grosso dietro tutto ciò ed ho seriamente paura che possa essere troppo grosso persino per me.
Che questi angeli siano i portatori del famoso "catastrofico cambiamento" di Soraya?
Sono stanco delle domande adesso.
Voglio risposte.
Voglio capirci qualcosa.
«E Kurt sarebbe...»li incalzo io, cercando di mantenere un tono pacato.
«Quel pezzo di merda è la causa del nostro esilio!»grida Ashley, battendosi con violenza un pugno sulla coscia.
Ed ecco che con quella frase altri dubbi esplodono nella mia testa.
Un esilio? Causato da che cosa? Esiliati dal paradiso? 
Ho seriamente bisogno di un goccio d'alcol. Non ce la faccio più.
«Sta' calmo, Ash.»interviene con voce decisa Jeremy alias "tizio tremante", cercando di placare i bollenti spiriti dell'altro.«Kurt è un pazzo.»spiega lui, adesso rivolto a me.«Che vuole distruggere l'ordine divino.»
Non faccio in tempo a formulare la domanda che Andy risponde, quasi come se mi avesse letto nel pensiero.
«Kurt era un angelo che disgustava il Paradiso.»inizia.«Ha cercato di boicottarlo dall'interno, provando ad uccidere angeli e beati. Voleva distruggere Dio.»
«Fortunatamente non c'è riuscito.»continua quel rompicoglioni di Christian.«È stato esiliato non appena è stato scoperto. Ma a quanto pare faceva parte del piano.»
«Ha iniziato a mietere vittime qui, a Los Angeles...»
«Gli omicidi!»esclamo io mentre i tasselli iniziano finalmente a comporsi in un disegno ancora illeggibile.
«Vedi che se vuoi riusciamo ad intenderci?»domanda il moro senza cattiveria, rivolgendomi un sorriso fin troppo candido, quasi stucchevole.
«In sintesi, sta rapendo le anime.»riprende occhi di ghiaccio, incrociando le mani al petto.«Uccide le persone e intrappola le loro anime in quei corpi vuoti con i quali ti sei scontrato.»
Questo è veramente troppo.
Cerco di non impallidire mentre mi dirigo verso lo scaffale pieno di alcolici, spostando delicatamente l'angelo del quale non ricordo il nome.
James? Jason?
Forse era Jake. Probabile.
Prendo qualche bicchierino, adagiandoli delicatamente sul balcone per poi agguantare una bottiglia di vodka scadente; più è scadente più è forte.
Verso il liquido fino all'oro del bicchiere per poi tracannarlo in un solo sorso, sentendo il calore scorrermi nelle viscere.
Mi ci voleva.
Tutte queste rivelazioni mi stanno devastando.
Vediamo di riassumere tutte le informazioni che ho ottenuto:
-Gli omicidi che hanno piegato la polizia di LA sono causati da un certo Kurt.
-Kurt è un angelo che è stato esiliato dal paradiso.
-Kurt sta rinchiudendo le anime delle sue vittime in quei gusci vuoti che dovrebbero essere corpi.
Mi rimangono ancora diversi dubbi tuttavia.
Qual'è l'obbiettivo di questo Kurt? Che cosa c'entrano questo cinque ragazzi? 
Ma soprattutto: cosa vogliono questi cinque da me?
«Riusciamo a capire la tua confusione.»Andy si dirige verso di me, appoggiandomi una mano sulla spalla, in segno di conforto.«Se ci dai un attimo capirai tutto.»
«Che ne dite se vi offro da bere?»domando io, ignorando il povero ragazzo.
La curiosità se ne sta lentamente andando e, più questa storia va avanti, più mi convinco di non voler avere niente a che fare con tutto questo.
Purtroppo per me, devo averne a che fare.
Quelle creature sono mostri ed il mio compito è quello di sterminarli. Tutti.
Mi odio.
Alla mia domanda i ragazzi si scambiano degli sguardi interrogativi per poi spostare tutti gli occhi sulla bottiglia di vodka, guardandola come se fosse un qualche manufatto caduto dal cielo.
Evidentemente in paradiso non hanno questa roba.
Fatto sta che riempio tre bicchieri, porgendoli ad Andy, Ashley e Jake.
Gli altri due non mi sembravano molto convinti.
Occhi di Ghiaccio poggia le labbra sul bicchiere e il suo volto si piega in una smorfia di disgusto non appena avverte il sapore dell'alcol.
«Non rompete tanto i coglioni e mandate giù.»li intimidisco con fare risoluto, picchiettando le dita sul balcone per spronarli a bere.
Sicuramente non gli farà male.
Che lo considerino come un benvenuto nel pianeta Terra.
I tre provano a mandare giù il tutto ma le loro facce li tradiscono alla grande.
«È...ottimo.»annuncia infine Andy con voce strozzata mentre in sottofondo si sente una risatina divertita di Jeremy.«Ma credo che dovremmo tornare a parlare d...»
«Posso averne un altro?»domanda Ash piuttosto divertito.
Non esito un attimo a versare un secondo “shot” all'angelo temerario che inizia immediatamente a bere.
Felice di aver predisposto questo tipo all'alcolismo.
Riporto la mia attenzione su Andy. 
Togliamoci questo dente.
«Qualcuno di voi aveva detto che questo Kurt vuole distruggere l'ordine divino.»riprendo io, cercando di riprendere il segno.«Che cosa intendevate esattamente?»
«Ci stavo arrivando.»replica prontamente l'angelo.«Lui vuole creare un nuovo Ordine. Sta rapendo le anime per creare il suo paradiso.»
«O il suo inferno.»interviene Jeremy.«Dipende dai punti di vista.»
«E non appena avrà radunato abbastanza anime dichiarerà guerra sia a Lucifero che a Dio.»
Una guerra divina? Se tutto questo è vero, che effetto avrà sugli uomini?
Un brivido percorre la mia colonna vertebrale.
Non voglio pensarci. Non succederà,
«Arriviamo al sodo.»annuncio io, pensando seriamente di versarmi un altro goccio d'alcol.«Che cosa volete da me?»
«Devi aiutarci a evitare l'apocalisse!»grida Jake in tutta risposta.«La tua energia ha praticamente oscurato i nostri sensi da quanto è potente; sei la persona giusta!»
«Ed io cosa ci guadagno?»domando io, arrivando finalmente alla parte interessante.
Non si aspetteranno certamente che io faccia questo lavoretto gratis.
I cacciatori di mostri non sono sicuramente delle persone magnanime. 
Vogliamo SEMPRE qualcosa in cambio.
«Ci aspettavamo questa domanda.»risponde Andy mentre un sorriso amaro si materializza nelle sue labbra.«E se ti dicessi che avrai tutto quello che vuoi? Dio è buono e ricompensa sempre chi lo aiuta.»
Mi occorre un attimo per assimilare quella frase.
Ogni cosa che voglio per uccidere questo Kurt?
Qualunque cosa?
Potrei chiedere la bellezza di un angelo! Potrei chiedere la vita eterna!
Posso avere ogni cosa!
«Ci sto.»annuncio io senza stare a pensarci.«Oggi vi riposerete e domani penseremo subito alle armi. Ci serve un piano, subito.»
«Piano, piccolo puledro.»mi interrompe Ash, evidentemente esaltato dalla vodka.«Non hai minimamente idea a che cosa stai andando incontro.»
«Non ho paura.»replico fermamente io.«Ho affrontato bestie peggiori. Toglietemi una curiosità, che tipo è questo Kurt?»
«Vediamo un po'...»Jeremy si porta una mano sotto il mento, assumendo una falsa espressione pensierosa.«Hai presente Kurt Cobain?»
 

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Capitolo 6
*** Entertain us ***



 
Kurt Cobain.
Stiamo parlando di quel Kurt Cobain? Il Kurt Cobain, cantante dei Nirvana? Una tra le persone più famose del mondo?
L'ennesima vittima della "Maledizione dei 27"?
QUEL Kurt Cobain vuole distruggere l'ordine divino?
Mi sembra di essere finito dentro una barzelletta.
Tutto questo non ha un cazzo di senso.
Mi appoggio al tavolo da pranzo, passandomi una mano tra i capelli, cercando per l'ennesima volta di ricapitolare il tutto.
Perché diavolo Kurt Cobain dovrebbe annientare il paradiso e l'inferno?
«È molto arrabbiato...»cerca di spiegare Andy, come se mi leggesse nel pensiero.
«Non voglio sapere altro.»rispondo seccamente io.
Basta. Non voglio altre rivelazioni shock.
Agguanto nuovamente la bottiglia di vodka, pronto a tracannare un altro sorso, quando vengo brutalmente interrotto da un rumore sordo.
La porta. È stata scassinata.
Adesso mi sono veramente rotto i coglioni.
Mi volto, afferrando il collo della bottiglia, pronto ad usarla come arma improvvisata.
Ma, per una fottuta volta, il pericolo non c'è.
«Soraya. Mi hai fatto prendere un colpo!»esclamo io per poi posare la bottiglia al suo posto.
La strega è sulla soglia della porta; il suo mantello di seta color blu notte è appoggiato sulle spalle, il cappuccio è tirato sulla testa -segno che è stata a fare erbe- ed un'espressione cupa aleggia sul suo volto.
«Che è successo?»domando io, dirigendomi verso di lei.
È stata attaccata? Ha bisogno che io la curi? Eppure non sembra stare male.
«Mi spiegherai dopo che cosa ci fanno cinque tizi-alati seminudi nel tuo salotto.»sussurra lei, lanciando un'occhiata disinteressata verso gli angeli.«Adesso abbiamo un problema più importante.»
Non ho mai sentito Soraya così preoccupata ed io sono veramente stanco delle novità.
«Prima vorrei parlarti di una cosa...»inizio io.
Credo sia giusto farle sapere che aveva azzeccato tutto sul cambiamento catastrofico.
Questa stronzetta ci aveva visto giusto.
«Dopo, Hunter!»mi interrompe brutalmente lei, agguantandomi il polso per trascinarmi nel corridoio del condominio.
Beh, non mi aspettavo di certo di trovare questo.
«Ma che cazzo è successo?!»domando io, incredulo, mordendomi nervosamente il labbro inferiore.
C'è una ragazza stesa a terra vicino alla mia porta.
Una ragazza più simile ad una bambola di porcellana.
Sul vestito rosa è adagiato qualche graffio qua e là e la gonna, più simile ad un tutù, è stata completamente rovinata.
Sul volto pallido spicca un vistoso graffio, vicino alle labbra fini.
Ma la cosa che mi colpisce di più di questa ragazza sono i lunghi capelli.
Sulla parte destra della nuca sono color blu notte mentre sulla parte sinistra sono di un giallo acceso.
Come il giorno e la notte. La luce e l'oscurità.
 «Ti spiegherò dopo.»risponde Soraya, guardando con una certa apprensione la sconosciuta.«Adesso dobbiamo disinfettare una ferita. I cacciatori di streghe le hanno sparato.»
Non mi pongo molte domande e mi piego verso la nuova strega, passandole un braccio sotto l'ascella e cercando di sostenerla in piedi.
Soraya mi raggiunge immediatamente, aiutandomi a tenerla.
«Hai già tolto il proiettile?»domando io per pura formalità mentre ci incamminiamo verso la camera da letto.
«Sì, dottore.»risponde lei mentre le sue labbra si piegano in un piccolo sorriso.
Io e Soraya dovremmo sicuramente darci alla medicina.
Siamo una squadra.
Ormai non so quante volte lei ha curato me con le sue pozioni o io ho curato lei con i miei metodi più rudimentali.
Portiamo la sconosciuta in camera mia, seguiti a ruota dagli angeli increduli, per poi stenderla sul letto.
Solo adesso noto il vistoso grumo di sangue sotto un seno della ragazza.
«Mi servono dell'alcol e delle garze.»dico fra me e me mentre mi dirigo in cucina.
Non sarà una cosa complicata, visto e considerato che Soraya ha già fatto il difficile. Basterà disinfettare la ferita e coprirla.
Prendo del cotone e afferro nuovamente la bottiglia di vodka.
Ma la realtà mi colpisce adesso con fin troppa violenza.
Affondo la testa tra le mani, cercando con tutto me stesso di non urlare.
Non voglio che questa ragazza sopravviva. 
Se sopravvive porterà altre novità e mi sembra che Kurt sia già un problema abbastanza rilevante.
Ma chi me l'ha fatto fare? Sono solamente un ragazzo.
Non posso farcela. Non ce la farò mai.
Stappo la bottiglia, portandomela alla bocca, pronto ad affogare i dispiaceri nell'alcol.
D'altronde so fare solo quello.
«Allora?»domanda una voce bassa piuttosto vicina a me.
Alzo gli occhi e vedo l'angelo dagli occhi glaciali che mi guarda con un sorrisetto piuttosto divertito.
«Non vorrai veramente lasciare morire quella poveretta?»domanda lui, incrociando le mani al petto e guardandomi con rimprovero.
«Fottiti.»sibilo io a denti stretti, dirigendomi nuovamente in camera mentre mi chiedo se questo tizio è veramente in grado di leggermi nel pensiero.
Una risata si sta diffondendo per la stanza e la cosa che mi preoccupa è che appartiene alla sconosciuta.
Si sta sganasciando dalle risate in uno stato di semi-incoscienza.
Dolcezza, tra non molto non riderai più.
Verso il liquido della bottiglia sulla ferita della ragazza senza alcun risentimento e la sua espressione si piega in una smorfia di dolore.
Non rompere le palle. Dovresti essermi solo grata.
Appoggio con fare sbrigativo una garza sulla ferita della strega per poi uscire dalla camera, lasciandomi tutti alle spalle.
«Ti conviene trattarla bene, Hunter.»annuncia Soraya con fare soddisfatto e poggiandolo le mani sulle spalle.«Hai appena curato una necromante.»
«Cosa?!»grido io esterrefatto. 
Non è possibile.
Le necromanti si sono estinte. Non esistono più.
I cacciatori di streghe le hanno sterminate tutte.
Quella bomboniera non può essere una necromante.
Soraya annuisce, con un sorriso stampato in faccia.
«Ha risvegliato un branco di carcasse d'orsi che hanno sbranato i cacciatori come se nulla fosse!»risponde lei con fare eccitato.«Sono più che convinta che lei faccia parte del nostro cambiamento.»
«Qui però devo correggerti.»la interrompo io, indicando gli angeli con un cenno della testa.
Soraya sposta gli occhi verso gli angeli, fissandoli con un'espressione perplessa.
«Che intendi dire?»domanda lei, mantenendo la sua espressione torva.
Ed inizio a spiegarle di tutto: il corteo delle anime, lo scontro con quelle creature, gli angeli...
Soraya sembrerebbe convinta tuttavia una sonora risata esce dalla sua bocca non appena io nomini il nome di Kurt Cobain.
Mi aspettavo una reazione del genere.
È sempre stata una fan sfegatata dei Nirvana.
«Senti, è uno scherzo di pessimo gusto.»dice infine lei, guardando gli angeli.«È incredibile che tu abbia persino pensato ai mutaforma per rendere più credibile la faccenda.»
«Ascolta, biscottino.»inizia Ash con tono di voce fin troppo rabbioso.«Non ho la più pallida idea di cosa cazzo sia un mutaforma, fatto sta che...»
«Chiamami un'altra volta biscottino e ti incenerisco.»la strega lo interrompe con fare minaccioso mentre dal suo palmo divampa un fuoco scarlatto.
«Soraya Michalovce!»interviene Jeremy, rivelando un dettaglio che ci lascia tutti di stucco.
Ci voltiamo tutti verso di lui, guardandolo sorpresi.
«Come fai a sapere il mio cognome?»domanda Soraya quasi spaventata, mentre il fuoco sparisce nel nulla, così come era apparso.
«Oh, so molte più cose di te di quante tu stessa possa saperne.»replica Jeremy con disinvoltura.«Nata e cresciuta in una casa famiglia dalla quale ti hanno cacciata, giusto? Attorno a te succedevano cose strane, avevi paura di te stessa ma il nostro cacciatore qui ti ha aiutato molto, vero?»
E mi dà una pacca sulla spalla.
«Sta zitto!»grida la strega con voce tremante, avvicinando lentamente le mani al collo dell'angelo. 
Non mi è chiaro se per abbracciarlo oppure strozzarlo.
«Non l'hai ancora capito?»domanda Jeremy con voce tranquilla, afferrando con dolcezza le mani della ragazza.«Ero il tuo Angelo Custode. So tutto di te e del tuo passato, Soraya. Ero io la voce che ti guidava nei momenti di incertezza.»
Soraya appoggia la testa sul petto del ragazzo, cercando di reprimere un singhiozzo.
Credo di aver visto solo una volta Soraya Michalovce così vulnerabile con uno sconosciuto qualsiasi.
«Non sapevo che tu fossi un custode, Ferguson.»dice Christian, mostrandosi molto interessato.
«Nemmeno io so molto sul tuo conto, Coma. Magari nascerà del bene da tutto questo male.»risponde Jeremy con un sospiro, carezzando la nuca di Soraya.
«Quindi voi non vi conoscevate?»domando io, incuriosito.
Sento che mi sta sfuggendo una parte molto importante del mosaico finale.
«No.»risponde Jake, spostando gli occhi su di me.«In un certo senso dovremmo ringraziare Kurt se adesso siamo qui tutti insieme.»
«Qualcuno può spiegarmi con chiarezza?!»chiedo esasperato
«È Kurt la causa del nostro esilio dal paradiso.»per l'ennesima volta Andy prende parola, gettando un raggio di luce in questo abisso di confusione.«C'è stato un periodo in cui pensavamo che le sue idee fossero giuste. Ci ritrovavamo con lui, cospiravamo con lui ma non abbiamo mai agito veramente.»
«E allora perché vi odia?»domando io.
«Lo abbiamo ripudiato.»risponde Christian.«Volevamo pararci il culo ma alla fine abbiamo pagato tutti.»
Quindi questi angeli conoscono Kurt e i suoi piani. Sanno come potrebbe muoversi.
Questo è un punto a nostro favore.
Ma non devo dimenticarmi che sta cercando questi angeli.
Ha sete di vendetta. E non mi sembra il tipo con il quale puoi scambiare due chiacchiere.
Per la prima volta in vita mia ho veramente paura della missione che mi aspetta.

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Capitolo 7
*** Living in LA ***


 
«Quando ci porti fuori?»domanda Jake in tono lagnoso, quasi bambinesco.
«Presto.»rispondo seccamente io, mentre un dubbio comincia ad attanagliarmi.«Prima ditemi come farete a nascondere quelle ali.»
Non posso permettere loro di uscire finché le ali non spariranno.
Cosa penserà la gente non appena li vedrà?! 
«Cos'hanno che non va?!»domanda Ashley, mantenendo sempre la sua impertinenza.
«Gli umani non hanno le ali, imbecille!»gli risponde CC, esasperato, mentre io vado a prendere delle magliette a questi poveri sventurati.
Intrappolati in un mondo del quale non sanno nulla, costretti a fuggire da un pazzo che tra l'altro è la causa del loro stesso esilio.
La vendetta mi sembra il minimo, persino per un angelo.
Sento un verso dietro di me, simile ad un miagolio.
Mi volto, quasi spaventato, mentre l'unica cosa che vedo è la ragazza-bambola profondamente addormentata.
Quasi mi ero dimenticato di lei.
«Quali novità ci porterai, necromante?»le domando io, come se potesse capirmi.
Quello che sembra un minuscolo sorriso compare sul suo volto pallido.
Beh, almeno non è morta.
Apro l'armadio senza far rumore per poi prendere dei vestiti a caso.
Lancio un'ultima occhiata alla sconosciuta, rendendomi improvvisamente conto di non sapere nemmeno il suo nome.
«Non crearci problemi.»le intimo infine io, uscendo dalla camera e sbattendo la porta alle mie spalle.
Torno in salotto dove la discussione tra Christian e Ashley continua sempre più ferocemente con Andy e Jeremy che cercano di placarli e Soraya che ride a crepapelle.
«Piantatela con questa stronzata.»li fermo io, seccato, lanciando agli angeli i vestiti.«Adesso usciamo.»
«Dove vuoi portarli?»domanda Soraya interessata.
«Li porterò da Buck, hanno bisogno di armi.»spiego io alla strega mentre rimango incantato dalle ali degli angeli che si piegano, aderendo perfettamente alla loro schiena.
«Il fabbro grasso e barbuto?»chiede, disgustata.«Mi dispiace ma rimango qui, devo badare alla necromante.»
«Come vuoi tu.»le rispondo con un sorriso.
Gli angeli si vestono rapidamente e le ali non sembrano essere un problema.
«Sappi che è una posizione scomodissima.»mi dice Andy mentre si dirige alla porta, seguito a ruota dagli altri.«Saremo pieni di crampi.»
Lancio un'occhiata ad una porta dall'aria antica, dietro la quale si trova un minuscolo stanzino dove è riposta la mia falce.
Devo portarla con me. Normalmente non lo farei, infondo devo andare solamente da un armaiolo.
Eppure sento che con questi angeli non saremo mai realmente al sicuro.
Apro la porta, prendendo la mia falce per poi legarla sulla mia schiena con la saccoccia.
Non devo preoccuparmi degli umani là fuori, ogni arma della Gilda dei Cacciatori è stata incantata da uno stregone tanto antico quanto potente. Gli uomini non possono vederle.
«Hunter, prima che tu vada prendi questa.»Soraya mi porge un piccolo sasso, con un disegno simile ad una clessidra inciso sopra.«Questa runa ti aprirà un varco che ti porterà ovunque tu voglia. Usala solo per un'emergenza.»
«Possiamo andarcene adesso?»gli angeli sono già sul corridoio fuori dall'appartamento.«Voglio vedere gli uomini!»
Caccio un sorriso comprensivo, raggiungendo gli angeli e salutando Soraya.
«Siete pronti per uscire?!»domando io, cercando di aumentare l'enfasi.
«Non aspettavamo altro!»risponde Ashley, quasi urlando.
Infondo mi divertirò anche io.
 
 
Se c'è una cosa che mi piace di Los Angeles è che in ogni strada si può trovare un artista diverso: chi canta, chi suona, chi balla e chi dipinge.
Non so perché ma considero queste persone l'incarnazione della felicità, sono liberi di fare quello che gli piace.
Per alcuni è un passatempo, per altri invece è un vero e proprio lavoro.
In questo momento io e gli angeli stiamo ammirando due ballerini di break-dance che si scatenano sulle note di una musica martellante.
Sono veramente bravi. Piroette, capriole e delle acrobazie che ci lasciano senza fiato.
Ma non mi sto concentrando sui loro passi.
Loro sono le classiche bellezze californiane: biondi, abbronzati, muscolosi.
Se questo è l'ideale di bellezza che circola sono fottuto.
I miei capelli sono a dir poco scuri, la pelle di un cadavere sarebbe più vivida della mia e nonostante i continui allentamenti il mio fisico non sembra migliorare.
Ma non mi importa. L'unica cosa che conta è l'efficienza nei combattimenti.
«Ragazzi, dobbiamo andare.»annuncio fermamente, agguantando Jake e Jeremy per il colletto della maglia.
Si sta facendo fin troppo tardi e stare a guardare questi tizi mi mette a disagio.
«Ma sono fantastici!»replica Andy un tono degno di un bambino capriccioso.
«Non è questo lo scopo della nostra uscita.»rispondo io, lasciando qualche spicciolo su un panno davanti ai ballerini.
Dopo qualche obiezione riesco a radunare tutti gli angeli e ci incamminiamo verso la nostra meta.
«Sai, ho visto come guardavi i ballerini.»mi dice Jeremy mentre gli altri guardano incantati un cartellone pubblicitario della “Coca-Cola"«E capisco i tuoi problemi.»
«I miei problemi?»domando io ridacchiando.«Credo sia solamente una fissazione, niente di più.»
«Fidati, sono un Custode. Sappiamo entrambi che ti stai mentendo. Hai paura di essere imperfetto.»detto questo, l'angelo raggiunge il suo gruppo, saltando sulle spalle di Andy che per poco non cade rovinosamente a terra.
Lo uccido. Penso io.
Non può minimamente pensare di sapere più cose sul mio conto di quanto ne sappia io.
Io non sono Soraya. E quello non é il mio angelo custode.
Non ho un angelo custode. Non avrei tempo per lui.
"Paura di essere imperfetto".
Ma non poteva stare zitto?!
Imbocco una piccola strada, accelerando il passo dal nervosismo.
Non avrebbe dovuto dire niente. Imbecille.
«Ehy, rallenta un po'!»mi intima Ash.
Gli rispondo con un grugnito che deve essere inteso come uno "sta' zitto e cammina" ed inizio a girare per dei vicoli sempre meno raccomandabili.
La gente diminuisce mano a mano che ci addentriamo e le fantastiche ed enormi vie di LA lasciano spazio a dei minuscoli cunicoli, sempre più sudici.
«Non mi piace qui.»borbotta Christian tra sé e sé.
«Ragazzi, smettetela di lamentarvi!»divampa improvvisamente Andy.«Questo poveraccio si è offerto per aiutarci, smettete di criticare ogni cosa che fa... Che cazzo.»
Se non fosse stato per quell'ultima imprecazione, Andy si sarebbe dimostrato un ottimo leader.
Ho seriamente apprezzato questa sua leadership. Non me lo aspettavo da lui.
Dopo circa un quarto d'ora di camminata in queste vie disgustose arriviamo finalmente ad uno sgangherato negozio.
L'insegna in legno semi-distrutta recita semplicemente la scritta "Bazar".
«È questo il tuo "armaiolo"?»domanda Jake perplesso, piegando la testa di lato.
«Entrate e vedrete.»rispondo io abbozzando un sorriso, per poi aprire la porta.
Il suono di un campanello si diffonde per la piccola bottega mentre il nostro piccolo gruppo entra.
Questo negozio non potrebbe avere degli articoli più orribili: vecchi, polverosi e fuori moda. Inoltre l'odore di naftalina è decisamente insopportabile.
«Desiderate?»un piccolo ometto fa capolino dietro un'imponente scrivania in legno.
«Dobbiamo vedere Buck.»dico fermamente io.
Il gracile uomo se ne va, senza dire altro, sparendo dietro un tendone di velluto rosso.
Deve essere un nuovo apprendista.
Poveraccio, Buck odia i nuovi apprendisti.
«Oh mio Dio, guarda che figata questo coso!»mi volto verso Ash, vedendo una miriade di oggetti sparsi per terra e lui che tiene in mano uno tra i più vecchi giradischi mai visti.
Solo adesso realizzo che gli angeli hanno letteralmente assaltato il negozio, curiosando tra gli oggetti più comuni che per loro sono delle cose mai viste: Christian e Jeremy stanno rovistando rumorosamente tra dei vestiti vintage, Ashley sta più che altro  buttando in giro dei poveri dischi in vinile, Jake guarda con fare torvo un paio di vecchie scarpe con un tacco vertiginoso mentre Andy spulcia con fare tranquillo tra dei gioielli.
Buck si arrabbierà, me lo sento.
Improvvisamente, da dietro la tenda, esce un uomo alto almeno un metro e novanta che potrebbe essere scambiato per la custodia dell'assistente piccolo e mingherlino.
Tutti gli angeli tranne Andy si voltano verso di lui, guardandolo quasi spaventati.
«Il talentoso Hunter.»una piccola fessura si muove in mezzo alla barba che ha praticamente inglobato le sue labbra.«Cosa vuoi oggi, cacciatore?»
«Buck, è un'emergenza.»rispondo io con fare serio.«Ci servono delle arm...»
«Hunter, Hunter!»Andy mi chiama per poi raggiungermi tenendo qualcosa in mano.«Guarda queste!»
Apre le mani, mostrandomi otto collane con altrettanti ciondoli dalla forma insolita.
Una stella. Una stella che sembrerebbe circondata da filo spinato.
«Non sarebbe bello se tutti noi ne avessimo una? Un po' come porta fortuna.»chiede lui con un'innocenza che mi lascia spiazzato.
Nonostante sia il momento meno appropriato di sempre una domanda mi sorge spontanea.
«Per chi è l'ottava?»
«Per quella strana ragazza che Soraya ha salvato.»
Una risata divertita esplode dalla bocca di Buck e non so veramente se intenderla come un bene o come un male.
«E dovrei veramente dare delle armi a dei rammolliti come quelli?!»grida sprezzante l'armaiolo.
«Rammolliti a chi?!»ringhia Ashley quasi scagliandosi contro il fabbro.
«Buck, non stavo scherzando quando dicevo dell'emergenza.»riprendo io, cercando di fare finta di niente.«E se ti dicessi che questi sono angeli?»chiedo io, abbassando la voce.
Gli occhi di Buck hanno un sussulto ed io sono più che certo di aver attirato la sua attenzione.
«Gli angeli non esistono.»replica lui, mostrandosi più incerto di quel che pensava.
«Ti prego, non farmeli spogliare di nuovo e portaci nel Magazzino.»rispondo con fare esasperato.
Gli occhi di Buck continuano a muoversi su di me e sugli angeli, su di me e sugli angeli...
«D'accordo.»risponde infine.
Ed io posso tirare un respiro di sollievo.

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Capitolo 8
*** Are you ready for the war? ***


 
L'armaiolo si fa strada, attraversando il misterioso tendone rosso, invitandoci a fare lo stesso.
C'è una minuscola stanza, letteralmente sommersa da una marea di scatoloni anonimi, senza alcuna etichetta o nessun altro simbolo di riconoscimento. 
Per quello che ne so potrebbero anche essere vuoti, messi lì solamente per fare presenza scenica.
Gli angeli si stringono tra di loro, a causa del poco spazio, mentre Buck si fa strada tra le scatole per arrivare davanti al l'unico pezzo di muro rimasto scoperto.
Poi fa qualcosa di impagabile.
Sferra un gancio dritto verso la parete, a mano nuda, senza alcun tipo di protezione o altro.
Gli angeli sgranano gli occhi e, nonostante io sia ormai abituato, non posso fare a meno di assumere un'espressione sorpresa. Questo spettacolo è sempre impressionante.
Il muro cade letteralmente a pezzi, aprendo un varco ad altezza uomo.
Il fabbro si volta verso di noi, con un ghigno soddisfatto stampato sulla faccia.
È sempre stato un esibizionista.
La parete è stata incantata e sarebbe sufficiente che Buck la toccasse con un dito affinché il varco si apra.
Ma a lui piace mettersi in mostra, farsi vedere forte. Insomma, il classico sbruffone.
Gli angeli cacciano dei versi stupiti e Buck sorride. 
Sono come applausi nella sua testa.
Entra nel buio passaggio, mentre delle torce si accendono al suo singolo passaggio, rivelando una scalinata.
Mi faccio strada, seguito dagli angeli ed inizio a scendere la scala che scricchiola sempre più inquietantemente ad ogni mio passo.
L'aria qui è dannatamente pesante e sembra quasi che le pareti si stringano mano a mano che vado avanti.
Cristo, odio gli spazi chiusi e gli angeli che mi alitano sulle spalle non mi aiutano di certo.
Aumento il passo, rischiando quasi di cadere per raggiungere quella cazzo di sala.
«Devi seriamente fare qualcosa per quella scalinata.»dico io all'armaiolo, respirando profondamente l'aria leggermente più fresca.
«Non è colpa mia se sei una mezza sega.»replica lui, spostando gli occhi verso gli angeli che si guardano attorno meravigliati.«Non perdiamo tempo e cominciamo da mister "uno-per-tutti-tutti-per-uno".»
Trattengo una risata mentre gli occhi di Andy si sgranano dal terrore e si indica il volto con un dito ossuto.
Sembra veramente un pesce fuor d'acqua.
«Sì, proprio tu, checca.»risponde Buck con tono di sfida alla domanda implicita di Andy.«Fin dal primo momento in cui ti ho visto ho pensato "cazzo, quella spada è stata fatta apposta per lui".»
Buck è una cosa strana. A detta sua non è lui a creare le armi, sono loro ad entrare nella sua testa ed ogni arma alla fine troverà un padrone.
Ma a me sembra una delle sue solite stronzate.
L'armaiolo si dirige verso la sezione delle spade, seguito a ruota dall'angelo titubante.
Non ho la più pallida idea di quante armi possano esserci in questa stanza: spadone, asce, pugnali...
Tutto attaccato meticolosamente alle pareti e diviso in sezioni accuratissime.
Devo dire che l'organizzazione è un punto a favore per Buck. Forse l'unico punto a suo favore.
Passa il palmo delle mani su diverse spade, scrutandole tutte con molta attenzione, per poi afferrare con un gesto improvviso una lunga spada in argento, dall'elsa placcata in quelli che sembrano piccoli diamanti ed un vistoso smeraldo incastonato nel centro.
Decisamente troppo sfarzosa per i miei gusti ma devo dire che sembra proprio adatta ad Andy, è fatta apposta per lui.
È pura. Esattamente come lui.
L'angelo testa il peso della spada, guardandola con aria incredula.
Un unico monosillabo esce dalla sua bocca:
«Wow.»
Buck caccia un sorriso pieno di soddisfazione per poi spostare lo sguardo sulla nostra banda, scrutando attentamente ogni singolo membro.
«Tu.»dice infine puntando il dito verso Ashley.«Lo "spacca dischi in vinile".»
Il ragazzo viene spinto in avanti da Jake.
«Fallo un'altra volta e ti mozzo la mano.»ringhia Ash contro il povero angelo.
«Esattamente come pensavo!»esordisce l'armaiolo, cacciando una risata grassa.«Sei quello impertinente. Tutta la rabbia del mondo è incarnata in te!»
Sei paia di occhi -miei compresi- osservano con aria perplessa il fabbro.
Quale stronzata è appena uscita dalla sua bocca?!
«Non ho capito un cazzo.»replica infine Ash, scrollandosi le spalle.«Dammi solamente la mia arma.»
Beh, sicuramente si è ben ambientato.
«Come vuoi.»risponde seccamente l'armaiolo, girovagando per la sala, tornando a scrutare le innumerevoli armi con aria pensierosa.
Tra noi cala il silenzio, interrotto solamente da Ashley, che sta battendo insistentemente il piede sinistro a terra.
È snervante e stiamo perdendo troppo tempo.
Non abbiamo ancora ideato una strategia, non sappiamo nemmeno dove si trova Kurt.
Come se non bastasse abbiamo anche quella bomboniera a casa.
Siamo così lontani dal nostro obbiettivo.
«Trovata!»esclama improvvisamente Buck, agguantando un'enorme alabarda dal manico in legno e la testa con un elaboratissima incisione rappresentante quella che deve essere una scena di guerra.
«Fa un po' vedere.»gli occhi di Ashley si sono accesi ma sta evidentemente cercando di apparire disinteressato.
Raggiunge il fabbro, strappandogli letteralmente l'alabarda di mano.
«Credo che gli piaccia.»mi sussurra Jake all'orecchio, evidentemente divertito.
«Tu dici?!»commento io sarcastico mentre l'angelo sferra un fendente deciso contro l'aria.
A quel punto Jeremy non può fare a meno di scoppiare a ridere.
«Hunter, riuscirei a spaccare il culo persino a te!»commenta spavaldo l'angelo, provocandomi.
«Certo Ashley.»rispondo io, piacevolmente colpito dalla sta tempera. È già entrato nei panni del cacciatore di mostri medio.«Dopo che tutto questo sarà finito di concederò un duello con me.»
Quel ragazzo mi piace. Non ha paura di niente.
«Come vi pare.»Buck torna a far sentire la sua voce, concentrandosi sugli altri tre.«Tu.»
Il dito punta dritto verso Jake.
«Ho qualcosa per te.»
L'armaiolo è deciso.
Raggiunge rapidamente gli archi, agguantandone uno in legno dalla forma di un aquila dalle ali spiegate.
Jake sgrana gli occhi, correndo verso l'armaiolo.
«È davvero mio?!»domanda incredulo, guardando speranzoso Buck.
«No, te l'ho fatto vedere solo per farti rimanere di merda.»commenta sarcastico l'armaiolo per poi porgere con gentilezza l'arco all'angelo entusiasta.
«È fantastico!»esclama Jake, avvinghiandosi l'arco dietro la schiena.«Ma non credi che mi servano delle frecce?»
Non ho ancora ben capito che tipo sia Jake. A prima vista mi è sembrato uno timido ma curioso.
Ma non ha paura di chiedere quello che vuole.
«Beh, credo che tu abbia ragione!»risponde Buck ridacchiando per poi agguantare una faretra in quella che sembrerebbe stoffa.«Non preoccuparti per quantità delle frecce, dopo aver centrato il bersaglio torneranno direttamente nella faretra.»
Jake ascolta attentamente, annuendo con convinzione per mettersi successivamente la faretra attorno alla spalla.
«Mi rimangono questi due.»dice tra sé e sé l'armaiolo, tornando a scrutare i due angeli rimasti.«Comincerei da lui, sembrerebbe una cosa semplice.»
Indica con un cenno del capo Christian che si fa prontamente avanti, senza mostrare nessuna ombra di timore.
«Sì, sembreresti il tipo giusto.»Buck corre verso la sezione delle mazze da guerra.
«Cristo santo, avrà fatto i chilometri in questa stanza.»mi sussurra Jeremy.«Credi che abbia un qualcosa anche per me?»
In questo momento il Custode mi è sembrato dannatamente fragile e, per un attimo, l'insensata paura che qualcuno non possa farcela mi assale.
Conosco appena questi ragazzi ma sento che mi porteranno un sacco di novità.
Odio dirlo ma mi sono affezionato a loro e non riuscirei a perdonarmi se succedesse loro qualcosa.
«Non devi preoccuparti.»rispondo io, cercando di infondergli positività.«Sono sicuro che avrai l'arma migliore di tutti.»
«...E vedi di non rovinarla!»inveisce improvvisamente Buck contro Christian.«Quest'arma è il mio gioiello, pensa che è nata da un semplice masso.»
Solo adesso noto che l'angelo sta impugnando con aria fiera una sfarzosa mazza in pietra a quattro punte.
«Sta tranquillo, sono una persona affidabile.»risponde disinvolto Christian.
«Su questo avrei qualcosa da ridire.»sussurra Andy a denti stretti per poi venire fulminato con lo sguardo.
«Mi rimani tu.»sospira Buck, dirigendosi verso Jeremy.«Sei un enigma.»
Nella sala cala l'assoluto silenzio mentre l'armaiolo scruta l'angelo senza battere ciglio.
Jeremy è evidentemente a disagio.
«Cosa potrei avere per te?»si domanda da solo il fabbro.«Forse...potrei...»
«Che sia una cosa di giorno.»lo sprono il, spazientito.
È arrivato seriamente il momento di andare. La stiamo tirando troppo per le lunghe.
«Dammi un'attimo!»sbraita Buck contro di me.«È una cosa che ritiene tem...»
Un rumore sordo interrompe il fabbro.
Qualcosa di inaspettato è successo.
Qualcuno è entrato nel negozio. E non è una cosa normale.
Un grido si diffonde per un attimo talmente breve che potrebbe essere tranquillamente scambiato per un' allucinazione se non fosse per il tonfo che lo segue.
Il tizio mingherlino di sopra. L'assistente di Buck.
Gli è successo qualcosa.
Dei passi rapidi cominciano ad avvicinarsi rapidamente.
Spostano le scatole con violenza. Il muro cede.
Sono già per le scale.
Mi concentro su due spade che vibrano non appena sposto il mio sguardo su di esse.
«Sono qui.»sussurra Andy con tono preoccupato.
Impossibile. Non possono averci trovato.
Non ha senso. Come cazzo potrebbero avere fatto?!
Questo è il posto più sicuro che si possa trovare nell'intera città!
Ma a quanto pare mi sbaglio.
Una di quelle creature giunge nella sala, guardando i cinque angeli con sguardo folle.
«Ormai siete nostri.»quella voce sibilante esplode nelle nostre teste ed io non perdo tempo.
Scaglio le spade verso quella creatura con la forza del pensiero.
Una spada trafigge la testa, l'altra il petto.
Non devo avere pietà. Non mi importa se un giorno questi cosi sono state persone.
Adesso non lo sono più.

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Capitolo 9
*** They call me Cry Baby ***


 
Sono tanti, troppi. Sembrano non finire mai.
Continuano a scendere da quella scalinata ed io sto veramente provando ad ucciderli tutti.
Ma non appena una creatura muore altre due prendono il suo posto.
«Dovete andarvene!»grido io agli angeli, prendendo rapidamente la runa di emergenza dalla saccoccia e lanciandola verso Andy.
Strano a dirsi ma l'ho trovata subito.
«Non abbiamo intenzione di andarcene.»risponde agitato Andy, sfoderando incerto la spada mentre io squarcio la gola di un essere appena arrivato.
«No.»replico fermamente io mentre il nemico si dissolve nella classica nebbia azzurra.«Non sapete combattere, non durereste due minuti.»un'altra creatura mi attacca.«ANDATE VIA!»
Mi volto, tornando a respingere l'orda di nemici.
Non capisco. Come possono averci trovato?!
Questo è il posto più sicuro al mondo! Non è possibile!
«Andy, ragiona. È un esperto»gli sussurra Jake.«Sono sicuro che se la caverà.»
L'unico con un minimo di cervello.
Non credo che si siano resi conto che se Kurt dovesse mettere le mani su di loro tutto finirebbe.
«Non stai dicendo sul serio, vero?!»sbraita Ashley contro il povero Jake.«Vorresti veramente abbandonarlo?!»
«O ve ne andate o vi sbatto fuori io a calci in culo!»rispondo io, mentre agguanto un'ascia per poi lanciarla a Buck.«E tu dammi una mano, imbecille.»
Buck caccia una risata, mentre agguanta al volo l'arma con fare deciso.
«Non potresti prendermi lo spadone in ferro lì vicino?»domanda sarcastico l'armaiolo, guardando incerto l'ascia.«Questa non mi piace.»
«TI SEMBRA IL MOMENTO, BUCK?!»Tuono io, innervosendomi sempre di più.
Non posso fare tutto da solo ed ho bisogno di serietà in momenti come questi.
Qualcuno può veramente rischiare la morte.
«Sta' calmo.»replica il fabbro, piantando la testa dell'ascia dritta nel cranio di un essere che si stava scagliando verso di lui.
Si può chiamare cranio?
Posso pensarci dopo. Ho problemi ben più importanti.
Tipo queste teste di cazzo che non se ne vogliono andare.
«Buck, puoi resistere per due minuti?»Gli chiedo, cercando di calmarmi e lanciando un'occhiata agli angeli.
È arrivato il momento di intervenire.
«Sono vecchio, ma rimango una roccia!»risponde fiero lui, combattendo agilmente.
Mi dirigo furente verso Andy, strappandogli con violenza la runa dalle mani.
Non capiscono un cazzo. Questi esseri vogliono solamente loro.
Lancio il piccolo sasso al centro del gruppo, guardandoli tutti con aria severa.
«SPRIGIONATI.»la pietra risponde al mio comando, iniziando a sprigionare una tenue luce.«E portali a casa.»
La tenue luce divampa in una potente esplosione e delle scintille iniziano a roteare rapidamente attorno agli angeli che vengono risucchiati rapidamente da un portale.
Soraya, non ti ringrazierò mai abbastanza.
Torno verso il fabbro che ha iniziato ad annaspare.
Ha incassato qualche colpo ma sembra non voler mollare.
Ci scambiamo uno sguardo d'intesa per poi incrociare le nostre armi.
Un gesto antico che ogni guerriero fa prima di un combattimento.
Significa alleanza. Cooperazione.
Roteo la falce, accumulando potenza, per mozzare la testa di un essere senza il minimo sforzo.
Non finiscono mai ed alcuni stanno addirittura provando a prendere delle armi.
Non credevo che esistessero mostri così intelligenti.
Si mantiene la capacità di pensare da morti?
A quanto pare Kurt Cobain riesce a padroneggiare alla perfezione la morte. 
È la cosa più bizzarra che mi sia mai saltata in testa.
Una risata tuona improvvisamente, facendomi sobbalzare mentre cerco di evitare un colpo di una creatura.
È Buck. Sta ridendo di gusto.
«Ti ricordi della prima volta in cui hai messo piede qui, Hunter?»domanda lui senza alcun preavviso.«Eri una merda. Piccolo, indifeso e spaventato...»
«Certo che me lo ricordo.»rispondo io mentre un sorriso amaro si piega sul mio viso.
Mi mancano quei tempi. Ero un uomo al cento percento.
Provavo sentimenti, avevo speranze e ambizioni.
Questa professione mi ha cambiato tanto. Troppo.
Mi è stata portata via la mia parte umana. Sono diventato una macchina per uccidere.
Magari è per questo che tengo così tanto agli angeli o a Soraya.
Mi fanno provare qualcosa.
Trincio lo stomaco di una creatura, con fare deciso.
Non ho tempo per pensare. I pensieri distraggono.
«Ti sembra il momento adatto per fare i sentimentali?!»domando io all'armaiolo, cercando di capire un minimo di quello che passa per la testa di quest'uomo.
«Ehy, non fa mai male ricordare il passato.»replica lui, tagliando rapidamente la gola di un essere.«E poi non ho un buon presentimento.»
E si scurisce in volto.
Rimango in silenzio.
Gli unici suoni udibili sono i rantoli degli esseri e i nostri respiri che aumentano ad ogni momento che passa.
Inizio a stancarmi, questi cosi non finiscono mai.
Incasso qualche colpo. Non fanno male.
Non così tanto.
Indietreggio un minimo, cercando di riprendere fiato.
«Hunter!»l'armaiolo grida e mi volto, pronto a sentire la stronzata di turno.
Ma a quanto pare non la sentirò. 
Né ora né mai più.
Il mondo mi crolla addosso mentre il mio cervello rallenta la sua attività, cercando di assimilare il macabro spettacolo al quale sto assistendo.
È come se il mio cervello avesse cambiato la velocità della scena, da 78 a 33 giri di disco.
La testa di Buck è a terra, a qualche centimetro di distanza dal suo corpo, e rotola, allontanandosi sempre di più.
Il resto del corpo è mosso da leggermi spasmi prima di accasciarsi a terra, esanime.
Una creatura è dietro di lui, tiene stretta una spada insanguinata nella mano destra, ed ha un sorriso agghiacciante impresso in volto.
L'ha ucciso. Decapitato.
La morte più umiliante ma anche la meno dolorosa.
È stato ucciso da un morto.
È intollerabile. A dir poco intollerabile.
La sorpresa iniziale lascia in fretta il posto alla rabbia.
Non una semplice rabbia. Una vera e propria furia.
Disperazione. Voglia di sangue.
Non dovevate toccare il mio armaiolo, il mio mentore.
Impugno la falce a due mani, mentre avverto un vero e proprio fuoco avvampare in me.
Vedo lo sguardo di alcune creature spegnersi. Adesso mi temono.
Hanno provocato la bestia e adesso subiranno la sua ira.
Gli esseri più indietro fuggono, riesco a sentire i passi rapidi che risalgono la scalinata con la stessa velocità con la quale la hanno scesa prima di affrontarci.
Anzi, di affrontarmi.
Mi scateno; sferro colpi decisi e carichi di odio.
Le creature sfumano, una per una, con una velocità spaventosa.
Stanno morendo tutte. 
Muoiono per mano mia.
Teste che volano, corpi che vengono divisi, arti che si staccano...
In poco tempo sono tutti morti.
L'unica cosa che mi dispiace è il fatto di non poter vedere il sangue o gli organi delle mie vittime.
Non è rimasto nulla. Solo il corpo di Buck.
Gli concedo una rapida occhiata prima di andare via dal negozio.
La cosa che in questo momento mi stupisce di più è la mia incapacità di dispiacermi per il fabbro.
 
 
 
 
Apro la porta del mio appartamento con fare deciso.
Sono veramente stanco.
Non bastava il dover uccidere un intero esercito, sono dovuto anche tornare a casa a piedi.
Da solo.
L'odore familiare della mia dimora riempie le mie narici mentre il calore si fa sentire sulla mia pelle.
Questa giornata sembrava infinita.
«Che cazzo è successo?!»domanda Christian, innervosito.«Perché ci hai messo così tanto?!»
«La prossima volta prova tu a sconfiggere un'orda del genere.»rispondo con calma io, massaggiandomi il collo mentre l'angelo borbotta qualcosa tipo "non-mi-hai-neanche-dato-l'occasione".
«Eravamo preoccupati, Hunter.»spiega Andy cercando di sovrastare la voce di Christian. Evidentemente non vuole farmi innervosire ancora di più.
Ottima mossa.
«Abbiamo veramente temuto il peggio.»
«Non avete a che fare con una matricola...»rispondo io, scocciato.
«Che fine ha fatto Buck?»domanda Jake con tono sicuro.
Oh, non saranno felice di saperlo.
«Ragazzi, mi dispiace moltissimo.»replico io, cercando di tagliare corto.«Ma ci ha lasciato.  Buck è morto.»
I volti di tutti e quattro gli angeli assumono in espressione dispiaciuta e giuro che le labbra di Ash stanno tremando, pronte per cacciare un singhiozz...
Un attimo. Quattro angeli? Dove cazzo è finito Jeremy?!
«Morto? Mio Dio, che parola orribile.»una voce femminile squittisce non molto lontano da noi.«Nessuno muore veramente. Un giorno ci rivedremo tutti.»
Sei paia di occhi si voltano verso la porta di camera mia dove la ragazza-bomboniera fa capolino, con un sorriso a trentadue denti stampato in volto.
È ancora viva. 
È viva e piena di energia.
«Ciaaaao.»ci saluta con un cenno della piccola mano, mentre gli occhi castani guizzano da un angelo all'altro per poi soffermarsi su di me.«Io mi chiamo Melanie.»
Mio Dio, è una cosa quasi surreale. 
Innocente quanto una bambina.
«Sei un principe?!»mi domanda con tono sognante, non staccandomi gli occhi di dosso.
«Fidati, non c'è cosa più lontana di un principe.»rispondo io, sghignazzando allegramente.
È così bizzarra.
«Come vi chiamate, ragazzi?»chiede nuovamente Melanie con allegria mentre si scioglie le lunghe trecce.

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Capitolo 10
*** Unbroken ***


 
 
La situazione è diventata gelida e tra noi è calato il silenzio.
Gli angeli si sono presentati, Melanie si è presentata e non abbiamo argomenti di cui parlare.
Ancora non ho capito perché ho sei persone conosciute da un giorno in casa mia.
Tutto questo è semplicemente assurdo.
«Beh.»esclamo io, rompendo questo assurdo silenzio.«Dovremmo avvisare Soraya, non credete?»
Agguanto Melanie per un polso, cercando di essere delicato.
Ho seriamente paura che questa tizia possa rompersi, come una bambola di porcellana.
«Soraya?»domanda la bizzarra strega, assumendo una espressione interrogativa.«Si chiama così la strega che mi ha aiutata? Che bel nome, è così esotico...»
«Non potete andare da Soraya!»replica bruscamente Ashley, scattando in piedi.«È fuori discussione.»
Una reazione spropositata, tipica di Ash. 
Da quel poco di tempo in cui ci conosciamo ha sempre avuto reazioni spropositate.
«Effettivamente è da molto tempo che quei due se ne sono andati.»interviene Jake con fare pensoso, tamburellandosi le labbra con le dita.
«Cosa mi state nascondendo?»domando io, scrutando con fare circospetto ogni singolo angelo.
«Jeremy e Soraya!»risponde Jake come se fosse la cosa più ovvia al mondo.«Chissà cosa staranno facendo...»
«Te lo spiegherò quando sarai più grande.»replica beffardo Ashley, con un sorriso malizioso stampato in volto.
A quel punto non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
Se Soraya si trova da sola con un ragazzo e quest'ultimo prova semplicemente a rivolgerle parola, egli verrà pestato violentemente.
È un teorema scientificamente dimostrato.
«Fidati Ash.»rispondo io, aprendo la porta e trascinandomi dietro Melanie.«Soraya è la miglior ragazza che si possa trovare.»
Usciamo rapidamente dall'appartamento mentre la porta si richiuse con delicatezza.
«Ugh, che puzza di umido.»annuncia la strega mentre il suo viso si piega in una smorfia di disgusto.
«Ti abituerai.»le rispondo seccamente io, incamminandosi verso l'appartamento della strega.«Immagino che tu ti stia chiedendo dove ti trovi.»
«Effettivamente...»replica lei mentre muove rapidamente le gambe snelle per stare al mio passo.
«Beh, periferia di Los Angeles. Più precisamente in un quartiere non lontano dalla Cattedrale della Nostra signora Degli angeli.»inizio io, sentendomi una specie di Virgilio che guida il suo Dante.«una chiesa di merda che non si caga nessuno.»*
La strega sogghigna allegramente, rivolgendomi un rapido sguardo.
«Quindi siamo a Los Angeles. Non mi piacciono le città.»dice lei. 
Credo che si stia rivolgendo più a sé stessa che a me.
Saliamo la rampa di scale ed arriviamo in un batter d'occhio davanti all'appartamento di Soraya.
Un dettaglio mi colpisce immediatamente. 
La porta è aperta.
Fidatevi, Soraya non è il tipo che si dimentica di queste cose.
Spingo la porta in legno, cercando di non farla cigolare e sgattaiolo dentro l'appartamento della strega.
Faccio cenno a Melanie di seguirmi e di fare piano.
Non credo sia in pericolo, in effetti non lo è mai, ma non sono convinto che tutto sia in regola.
«Prova un'altra volta, idiota!»grida la voce di Soraya da dietro la porta serrata del suo studio.
«Ti ho già detto che è inutile.»replica con calma una voce maschile familiare.
Jeremy. A quanto pare Ashley non ha detto solamente stronzate.
«È alla base di ogni magia.»dice seccamente la strega.«Se non riesci a fare questo, sei veramente un incapace.»
Apro la porta dello studio, entrando senza il minimo ritegno.
I due si voltano di scatto, evidentemente spaventati e sorpresi.
Jeremy reagisce rapidamente.
Scatta con una rapidità sorprendente, agguantandone per il colletto della maglia ed alzando il braccio destro.
Poi, da un polsino borchiato in cuoio nero che prima non portava, scatta qualcosa.
Un pugnale.
O almeno, dovrebbe esserlo. È di una materia informe, sembrerebbe qualcosa tipo plasma.
«Wow.»esclama Jeremy che osserva esterrefatto i polsini.
«Ce l'hai fatta, finalmente!»Soraya applaude con soddisfazione, guardando l'angelo con un certo orgoglio.«E tu, Hunter, non azzardarti mai più ad entrare in casa mia senza bussare.»
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Non cambierà mai.
Difende i suoi spazi con le unghie e con i denti.
«Come ti pare.»replico io, per poi rivolgermi a Jeremy«E tu, bel fusto, hai intenzione di baciarmi o mi mi mollerai?!.»
Odio che si invada il mio spazio vitale.
Avvicinati troppo e perderai la testa.
Jeremy indietreggia imbarazzato, spostando lo sguardo su Soraya che sta sghignazzando allegramente.
«Beh, Soraya aveva visto che non avevo nessuna arma.»spiega l'angelo.«E, mossa dalla pietà, ha deciso di fabbricarmene una con le sue manine.»
L'angelo rivolge un sorriso da ebete alla strega che tiene gli occhi puntati a terra.
Incredibile, non si era mai comportata così con una persona pressoché sconosciuta.
Ci è voluto più di un mese affinché uscisse dalla mia camera per rivolgermi parola. E l'ho ospitata a casa mia, curandomi di lei, quando ha ucciso per sbaglio quattro cacciatori di streghe in una volta.
A quanto pare avere qui degli angeli sta avendo effetti positivi su tutti noi.
«Tu gli avresti incantato quei polsini?»domando io, sorpreso.«Senza chiedere nulla in cambio?»
«Ehy, non sono io quella che chiede favori in cambio per ogni cosa.»risponde seccamente Soraya.«Mi sentivo in debito. Infondo lui mi ha aiutato così tanto.»
E così i loro occhi si incrociarono. Uno sguardo profondo, intenso, che riporta alla luce dei ricordi oscuri e seppelliti in chissà quale angolo remoto della mente della strega.
Il sorriso dell'angelo si spegne; evidentemente non si aspettava una reazione così grande.
Fidati, Jeremy, nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
«Ops.»la voce di Melanie si fa sentire dal salotto, seguita da un oggetto di vetro che si frantuma a terra.
«CHI HAI PORTATO IN CASA MIA, HUNTER?!»grida Soraya, spingendomi via e dirigendosi con passo pesante verso la fonte del suono.
«Ti ho solamente portato ciò che era tuo.»replico io con calma, seguendola.
Melanie è davanti ad una provetta distrutta e si tiene la faccia nascosta tra le mani.
Come una bambina che cerca di sparire.
«Lei è...»Soraya guarda la bizzarra strega con uno sguardo misto a stupore e meraviglia, con una puntina di antipatia.
Io annuisco, spostando a mia volta lo sguardo verso Melanie.
«Mi dispiace.»sussurra quest'ultima, incomprensibilmente, non accennando a togliersi le mani dalla faccia.
Soraya caccia un sospiro, iniziando a raccogliere i cocci di vetro.
«Non fa niente, per tua fortuna era vuota.»risponde lei con il tono di una mamma affranta.
«Soraya, ti presento Melanie.»annuncio infine io.«La necromante.»
Melanie crea uno spiraglio con le dita, quanto basta per osservare la strega che pulisce la sua casa.
«D'accordo, lei posso ospitarla.»Soraya si alza da terra, poggiandosi le mani sui fianchi.«Ma agli angeli ci pensi tu. Non voglio cinque sudici ragazzi in casa mia.»
«Vedo che mi hai letto nel pensiero.»rispondo io mentre un ricordo totalmente fuori luogo spunta nella mia mente.
Prima di andarmene rivisto nella saccoccia, tirando fuori due di quelle inutili collane che Andy ha preso come simbolo del nostro "team" e le porgo alle streghe.
«Tenete.»dico io fermamente mentre le due le prendono con aria perplessa.«Andy ci teneva.»
E me ne vado, seguito a ruota da Jeremy.
 
 
 
«Io non ci posso credere!»grido io all'unisono con l'angelo.
Vorrei seriamente picchiare violentemente questi quattro coglioni ma, purtroppo, devo trattenermi.
Io e Jeremy siamo rientrati in casa, senza alcuna preoccupazione per la testa ed, inizialmente, sembrava tutto tranquillo.
L'unica cosa che mi aveva leggermente lasciato perplesso era il fatto che gli angeli fossero allegri, troppo allegri.
Mi sono avvicinato al divano, messo completamente in disordine, ed ho notato la mia bottiglia di vodka per terra, in mezzo al gruppo.
Vuota.
Questi quattro imbecilli si sono scolati da soli  un'intera bottiglia di vodka liscia.
Ed in quanto?! Dieci minuti?!
«Siete degli esseri decerebrati!»urlo io, dando una decisa botta in testa ad Ashley che perde l'equilibrio e cade rovinosamente a terra.
Idiota.
«E datti una calmata.»Andy barcolla verso di me per poi appoggiarsi a me, chiudendo gli occhi.
Lanciò uno sguardo sconvolto a Jeremy che si limita ad alzare le spalle ridacchiando.
Devo spingerlo via e farlo cadere sopra Ash? 
Il lato positivo è che tra poco cadranno addormentati tutti.
È il magico effetto della sbronza.
 
 
 
 
 
 
 
*So che è un'incongruenza e, fidatevi, non sarà l'ultima. Perdonatemi ma altrimenti la storia non avrebbe senso.
 
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Okay, so che probabilmente è pieno di errori ma avevo voglia di aggiornare e non volevo rileggerlo. 
Scusate guyz.

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Capitolo 11
*** The new americana ***


 
Ormai ho perso la cognizione del tempo; non so più da quanto tempo io stia fissando il muro bianco di casa mia.
Gli angeli sono crollati, dal primo all'ultimo.
La sbornia non è durata parecchio per fortuna.
Ashley e Christian si sono impossessati del mio letto, Jake si è preso il divano, Jinxx si è accontentato della poltrona mentre il povero Andy è finito per terra.
Io, invece, sono a braccia incrociate su una scomodissima sedia.
Non riesco veramente a prendere sonno, ho tanti pensieri per la testa.
Decisamente troppi.
Sta accadendo tutto troppo rapidamente e il non avere il controllo dei fatti mi fa sentire inutile.
Non abbiamo un piano. Non sappiamo combattere.
Lui ha un esercito, noi siamo in otto.
Sarà un suicidio.
Ancora non capisco come ho potuto permettere a questi angeli di entrare nella mia vita così di getto e di lasciar loro prenderne il controllo.
Ammetto di essere stato impulsivo, ma,  cazzo, mi hanno promesso qualsiasi cosa io voglia! Era un'offerta che non potevo rifiutare.
Dio dovrà concedermi ogni cosa che io voglia e non potrà rifiutarsi.
Eppure, nel profondo, so di non aver accettato quest'incarico solo per una ricompensa materiale.
È inutile che lo nasconda a me stesso; ho accettato questa missione perché questi angeli hanno smosso qualcosa dentro di me.
Per la prima volta dopo non so quanti anni sono riuscito a provare dei sentimenti veri.
Con loro non sono una macchina da guerra.
Sono semplicemente me, Hunter.
Caccio un sospiro, appoggiandomi una mano sulla fronte.
Uccidere Kurt Cobain. 
Questo è il tuo obiettivo primcipale.
 
                                    ***
 
«Dove ci porti oggi, Hunter?»domanda la voce dannatamente bambinesca di Jake mentre io spacco sgraziatamente un uovo sulla padella sporca.
Mi sono ridotto a cucinare. Non potevo lasciar morire di fame gli angeli.
Non ho preparato loro niente per cena, né tantomeno per pranzo.
Non credo che abbiano bisogno di cibo ma mi è sembrato scortese "offrire" loro una bottiglia di vodka quindi mi sono arrangiato con quel poco che ho trovato in casa.
L'unico problema è che me e la cucina andiamo d'accordo quanto il gelato e la senape.
«Da nessuna parte.»replico fermamente io mentre l'uovo inizia a sfrigolare.«Oggi mi direte tutto quello che devo sapere sul nostro Kurt ed elaboreremo un piano.»
«Non ho la minima intenzione di stare tutto il giorno in questa topaia!»esclama prontamente Ashley mentre un coro di approvazione si leva dagli angeli.
Io non li capisco.
Veramente non li capisco.
Sto facendo tutto questo perché LORO mi hanno chiesto di aiutarli.
LORO mi hanno implorato di salvare l'ordine divino.
E adesso vengono a dirmi che "non hanno la minima intenzione" di fare niente?!
«Vogliamo vedere gli umani, Hunter!»replica Andy con tono capriccioso.
Serro la spatola tra le dita.
Adesso la faccio ingoiare a uno dei cinque, preferibilmente Ashley.
«È fuori discussione!»grido io nello stesso momento in cui due piccole fette di pane balzano fuori dal tostapane, come se si fossero impaurite a causa del mio urlo.
«Sei una palla, Hunter.»dice Christian annoiato, alzando gli occhi al cielo.
Mi volto, incenerendo con lo sguardo ogni irresponsabile angelo.
«Siete voi che mi avete chiesto di aiutarvi, voi avete girato la California per trovare ME...»inizio io, aumentando il tono di voce ad ogni parola che dico.
«Hunter...»sussurra Jeremy.
«Voi in prima persona avete visto quanto Kurt stia diventando pericoloso!»continuo io, ignorandolo completamente.«VOI mi avete chiesto di ucciderlo...»
«Hunter!»La voce di Jeremy si fa risentire nuovamente, stavolta con più insistenza.
«Non adesso, coso!»lo zittisco io. Devo far rendere conto a questi tizi la gravità della situazione.«E adesso, quando finalmente abbiamo il momento per organizzarci, venite a dirmi che "sono una palla"?! Vi rendete conto della vostra incoerenza...?!»
«HUNTER.»Jeremy sta letteralmente gridando.
«CHE VUOI?!»sbraito io con violenza mentre avverto una vena pulsarmi violentemente sul collo.
«La tua colazione, genio.»replica Jake, cercando di non scoppiarmi a ridere in faccia.
Solo adesso mi rendo conto dell'odore di bruciato che si è diffuso nella stanza.
Mi volto, allarmato, verso i fornelli e l'uovo sulla padella si è completamente carbonizzato.
Mi batto una mano sulla fronte mentre i cinque angeli scoppiano a ridere di gusto.
Sbuffo, completamente incazzato ed umiliato.
Vorrei veramente scagliarmi contro uno dei cinque e strangolarlo con le mie stesse mani ma non posso.
Uccidere un angelo deve essere una cosa che segna l'anima.
Mi limito a spegnere il fuoco, cercando di placare i bollenti spiriti.
E se spaccassi quella padella di merda contro il muro?
No, non posso.
Non di nuovo.
Devo stare calmo.
«Andiamo fuori.»sibilo io fra i denti, dirigendomi con passo pesante verso la porta.
«Ma non avevi detto che...?»replica Ash con aria divertita.
«ANDIAMO FUORI!»tuono nuovamente io, aprendo la porta con forza.
Gli angeli cercano di assumere un tono serio mentre si danno una rapida sistemata e mi raggiungono velocemente.
È calato il silenzio, devono essersi resi conto che con me non si scherza.
Vorrei veramente poter prendere la mia vita con più leggerezza, con più serenità, vorrei ridere su queste stronzate come una persona normale, ma non posso.
Non sono stato progettato per questo.
«Beh, forse abbiamo un po' esagerato.»mi sussurra la voce di Andy, che mi poggia una mano gelida sulla spalla.
Si sta scusando. Si sta scusando solamente perché si stavano divertendo.
«Non credo sia colpa vostra.»rispondo io con tono distaccato.«Sono semplicemente fatto così.»
Il contatto dell'angelo mi sta infondendo una certa calma e il mio corpo si rilassa sempre di più.
La rabbia se ne sta andando. È come un parassita che circola con il mio sangue.
«Perché non provi semplicemente a lasciarti andare, qualche volta?»domanda lui, come se fosse la cosa più scontata del mondo.
«A volte me lo chiedo anche io.»rispondo, sospirando, mentre gli angeli escono dalla porta.
«Ehy, voi!»una voce femminile divampa da fuori l'appartamento.«Dove pensate di andare senza di noi?!»
È Soraya. Ed è evidentemente in compagnia di Melanie.
Io e Andy raggiungiamo gli altri, mentre la porta si richiude alle nostre spalle.
Soraya sta correndo lungo le scale per raggiungerci, seguita a ruota da Melanie.
Fa un certo effetto vedere la necromante senza quel vestito da bomboniera.
Fa ancora più effetto vederla con i vestiti di Soraya che, al momento, sta indossando una semplice maglietta con una stampa di una di quelle rock band che ama e un paio di pantaloni neri.
Un lungo bracciale somigliante ad una pianta d'edera avvolge più volte il suo polso.
La necromante, invece, indossa una camicia a quadri Rossi e neri e un semplice paio di jeans consumati.
Entrambe portano al collo la collana con la stella circondata dal filo spinato e, solo adesso, mi rendo conto che anche gli angeli la stanno indossando.
Tasto la tasca dei pantaloni, avvertendone il peso.
Magari la indosserò più tardi.
«Il tuo amico ha incenerito la nostra colazione.»annuncia Jeremy a Soraya, indicandomi con un gesto del capo.
Lo odio.
La strega, ovviamente, non può fare a meno di scoppiare a ridere.
«Il solito imbecille!»
Odio anche lei.
Odio quei due.
«Andiamo fuori, prima che il cacciatore uccida qualcuno.»replica Christian che deve avere intuito il mio nervosismo.
Alla fine quel rompicoglioni è quello che mi capisce meglio di tutti.
«Avevate in mente una meta particolare?»chiede Soraya, smettendo di sfottermi.
«A me piacerebbe così tanto andare in uno di quei café nel centro di Los Angeles.»inizia Melanie con tono sognante, intrecciando le sue dita.«Ci sono i ragazzi carini.»
Ashley ha uno scatto improvviso. Una cosa totalmente fuori luogo.
Inizia a correre, imboccando le scale e sparendo, letteralmente inghiottito da esse.
«Forse non gli piacciono i ragazzi carini?»Melanie si porta una mano alla bocca mentre le sue pallide guance si tingono di un rosso acceso.
Non so come Soraya possa sopportarla. Quelle sue sono veramente l'opposto.
Ma non ho tempo per pensare a queste stronzate; quell'imbecille si è messo a inseguire -o a fuggire- un qualcosa di inesistente.
«Avete intenzione di rimanere con le mani in mano?!»grido io al gruppo, iniziando a percorrere la strada di quel coglione.«COR-RE-RE!»
E così un insistente rumore di passi rapidi inizia a diffondersi per ogni singolo corridoio di quell'appartamento.
«Si può sapere che gli prende?»domando io a Jake che mi si è affiancato.
Purtroppo l'unica risposta che ricevo è un'alzatadi spalle.
«FERMATI, TESTA DI CAZZO.»Soraya scaglia una lastra di ghiaccio verso le gambe di Ash, che cade a terra con un tonfo sordo, mentre i suoi arti inferiori vengono avvolti da del gelido e freddo ghiaccio.
 
____________________________________________________________
 
Okay, è un capitolo abbastanza noioso e nosense, ma prendetelo come una fase intermedia.
Giuro che mi farò perdonare
 

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Capitolo 12
*** Justice ***


 
L'incantesimo di Soraya non sembra aver fermato la corsa dell'angelo, anzi, sembra ancora più motivato ad andare avanti.
Si sta trascinando a terra con il solo uso delle braccia.
Striscia come un verme.
«Fermati.»lo intima la strega con tono deciso e, allo stesso tempo, distaccato.
«Liberami!»sbraita Ashley in tutta risposta.«Adesso!»
«Lo uccido.»sibila la Soraya tra i denti, guardando l'angelo con aria degna di un serial killer.
«Ray, sei stata bravissima.»le sussurra Melanie, strattonandola delicatamente per un braccio.«Come puoi creare una lastra di ghiaccio in così poco tempo?»
L'ombra di un minuscolo sorriso sembra apparire sul volto di Soraya per poi sparire in una frazione di secondo.
«Tanto allenamento, bambolina.»replica lei con la sua solita acidità.«E non chiamarmi Ray.»
Povera Melanie. Vorrebbe solamente l'approvazione di qualcuno e Soraya non è proprio la persona adatta.
Ma non sarò di certo io a risolvere i suoi problemi.
«Purdy, smetti di sprecare energie.»lo intima Jeremy.«Non ha alcun senso.»
Ma quell'imbecille non lo ascolta nemmeno, continua la sua folle corsa.
A quel punto, con molta tranquillità, mi piazzo davanti a lui per impedirgli il passaggio.
Stupida testa di cazzo.
L'angelo mi guarda con aria supplicante, agguantandomi una caviglia con presa decisa.
«Hunter, ti prego.»il suo tono così melenso non ha alcun effetto. Ha avuto un atteggiamento irresponsabile, non merita la mia compassione.«Ha bisogno di me.»
«Toglimi quella mano di dosso se non vuoi che te la rompa.»dico io con tono così duro da sorprendere persino me stesso.
Gli occhi di Ashley inizialmente si sgranano, quasi impauriti dalla mia reazione, per poi assottigliarsi in uno sguardo disgustato.
«Non capisci.»sussurra lui.«Me lo sarei dovuto aspettare, infondo resti sempre un semplice umano.»
Pronuncia quell' "umano" con tono nauseato, come se fosse un insulto.
«In realtà nessuno ti sta capendo, Purdy.»interviene Andy, zittendo l'angelo dalle gambe ghiacciate.
«Cristo divino, lasciatemi andare!»grida di nuovo Ashley, divincolandosi come un pesce.«Devo...»
«Fare in modo che giustizia sia fatta?»domanda retoricamente Jake mentre tutti i nostri sguardi si voltano verso di lui.«Seriamente, non avevate ancora capito?»
«Capire che cosa?!»domanda Christian, evidentemente infastidito da tutto questo mistero.
Questo tizio è diventato ufficialmente il mio angelo preferito.
«Ragazzi, Ashley è un Giustiziere!»risponde Jake come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
E a questo punto tutti gli occhi degli angeli si voltano verso Ash, assumendo un'espressione stupefatta, mentre io, Soraya e Melanie ci limitiamo a scambiarci occhiate perplesse.
«Seriamente?!»chiede Andy quasi emozionato all'angelo dalle gambe congelate.
«Beh, è un ruolo che ti calza a pennello.»osserva Christian, annuendo con convinzione.
Soraya si schiarisce sonoramente la voce, per attirare l'attenzione del gruppo dal quale si sta alzando un vociare indistinto.
«Oh, giusto.»Jeremy si volta verso la strega per poi rivolgerle un candido sorriso.«Dovete sapere che un Giustiziere è un angelo che si occupa della famosa Giustizia Divina.»
Sta parlando più con Soraya che con me o Melanie e sta facendo di tutto per avere un minimo di contatto visivo con lei.
«Fai qualcosa di male? Arriverà una come Ashley per fartela pagare.»conclude Jeremy soddisfatto.
«La cosa stupefacente è che è assai raro incontrare un Giustiziere!»interviene Andy esaltato.
Un lamento basso che fino ad adesso avevo totalmente ignorato giunge alle mie orecchie, lasciandomi leggermente spiazzato.
È Ashley.
Continua a ripetere "lasciatemi andare".
«Non sembra stare bene.»
«Complimenti, Melanie.»sbotta Soraya contro l'innocente strega.«Acuta osservazione.»
Ma la necromante non sembra essersi accorta del tono sarcastico di Ray.
Anzi, sembra essere soddisfatta. Come se avesse ricevuto un complimento.
È così bizzarra.
«Ashley, vedi solamente di dirci così c'è che non va.»mi rivolgo all'angelo con aria neutra, cercando di incutergli inquietudine.
Questi angeli sono così bizzarri. Più provo ad immedesimarmi in loro e più rimango confuso.
Il paradiso deve essere un posto strano.
«Liberami e ti mostrerò tutto.»l'angelo alza lo sguardo, guardandomi con determinazione.
Non sono così idiota. È ovvio che se Soraya scioglierà l'incantesimo, Ashley tornerà a correre per chissà dove.
E l'ultima cosa che voglio è sprecare fiato per questo imbecille.
Ma devo dire che c'è qualcosa di sincero nel tono della sua voce. 
Qualcosa di strano.
«Lasciatelo andare.»ordina Jake con tono convinto, quasi come se avesse intuito il mio dilemma.«È sincero.»
 
                                     ***
 
Il sole batte forte alle 11 di mattina e non c'è una singola nuvola che copra il cielo.
Abbiamo liberato Ash e lo stiamo seguendo per le enormi vie di Los Angeles.
Sembra essere sicuro della strada che sta facendo nonostante il giorno prima si meravigliasse persino per un cartellone pubblicitario.
"Quando accade qualcosa che viola l'Etica" ci ha spiegato l'angelo non appena aver recuperato un minimo di lucidità."Un impulso si accende nel Giustiziere. Una specie di interruttore scatta nella mia testa, facendo esplodere un urlo che continua a ricordarmi che devo intervenire."
"Sembrerebbe orribile."ha osservato Christian.
"E lo è."
«Siamo vicini.»sussurra Ashley con tono concentrato.
Rimango un po' sbigottito da quell'affermazione così convinta
Qui d'intorno non c'è niente.
Qualche casa elegante, una strada deserta e un piccolo café sull'angolo.
Nessun tipo di rapine o omicidi; niente che possa infrangere quest'Etica di cui Ashley ci ha parlato.
L'angelo continua a camminare con passo spedito, girando l'angolo sul quale si affaccia il caffé.
Vi è una piccola piazza, con panchine lasciate marcire ed alberi appassiti.
Una piccolo gruppo di adolescenti casinisti è ammassato vicino ad una fontana in disuso ed è proprio lì che Ashley il Giustiziere è diretto.
Ha un'aria furente, incazzata. È completamente fuori di sé.
«Non avevo mai visto un Giustiziere all'opera.»Jeremy si piazza accanto a Soraya, incrociando le mani al petto con aria divertita, pronto a gustarsi lo spettacolo.
Ash procede con passo spedito ed io non posso fare a meno di avvicinarmi.
Sì, sono curioso.
Ci sono così tante analogie tra mio "lavoro" e nelle mansioni di Ashley; impulso del giustiziere a parte, sia io che l'angelo dobbiamo combattere per un mondo migliore.
«Ehy, stupide merde!»l'angelo grida, picchiettando con un dito sulla spalla di un ragazzo, troppo impegnato a ridere per qualcosa di stupido per notare Ash che si avvicinava.«Prendetevela con qualcuno che possa fronteggiarvi.»
Detto questo, un pugno deciso arriva dritto sullo zigomo di uno dei ragazzi che ha osato sfidare l'Etica.
In un primo momento tutto il rumoroso gruppo si volta verso Ash, non capendo che cosa stia succedendo, ma in poco tempo una rissa si scatena.
Calci, pugni, persino testate.
Ma l'angelo riesce ad affrontare da solo un gruppo di sei ragazzi enormi con una destrezza che mi spiazza.
Schiva i colpi con agilità e reagisce con una forza incredibile.
È davvero un ottimo combattente.
«Hunter.»l'inconfondibile voce bambinesca di Melanie mi riporta alla realtà mentre la necromante mi strattona con delicatezza un braccio.«C'è una ragazza là in mezzo.»
Solo adesso riesco a scorgere la sagoma di una persona rannicchiata al centro della fontana.
Mi avvicino, assicurandomi che Melanie rimanga indietro. Non voglio che le sia fatto del male.
Nel frattempo Ashley finisce di assestare qualche calcio nello stomaco dell'ultimo tizio rimasto.
Gli altri si sono dati alla fuga, lasciando un solo membro del gruppo indietro.
Non vorrei veramente essere nei suoi panni.
La minuta ragazza dai ricci biondi che si trova nella fontana alza lentamente lo sguardo per poi affondare nuovamente la faccia tra le mani non appena i suoi occhi mi incrociano.
È dannatamente spaventata e non è affatto conciata bene.
Dei libri ed uno zaino sono sparsi ovunque e vicino a lei giace un telefono piuttosto costoso ridotto in mille pezzi.
Se sono stati quelle teste di cazzo a renderla così, sono felice del fatto che Ashley li abbia quasi ammazzati.
L'angelo entra dentro la fontana, avvicinandosi lentamente alla ragazza mentre il superstite fugge a gambe levate.
«Alzati.»le dice fermamente il Giustiziere.«Non hai nulla da temere.»
La biondina alza gli occhi, guardando Ashley con aria perplessa ma non spaventata.
«Puoi ripetere?»chiede la ragazza con tono di voce decisamente troppo alto.«Ho p-perso l'apparecchio acustico.»
Perché prendersela con una ragazza sorda? Perché attaccare un anello debole?
Non riuscirò mai a capire gli umani veri e la loro indole così complicata.
Meglio i mostri; quelli pensano solamente ad uccidere.
Chiunque.
«Soraya.»Ashley si rivolge alla strega che si sta avvicinando con il resto dei ragazzi.«Fa' qualcosa per questa ragazza.»
«È fuori discussione.»replica con fermezza la strega.«Non posso usare la magia davanti a chiunque. Per quanto ne so potrebbe essere una cacciatrice...»
«Che cosa?»domanda nuovamente la riccia, con tono sempre più forte.
«Guardala e dimmi la verità!»inveisce l'angelo con rabbia.«Ti sembra nella condizione di essere una cacciatrice?!»
Non pensavo che Ash prendesse così sul serio il compito di aiutare il prossimo.
Nel frattempo Andy si é messo a raccogliere ordinatamente i libri della sconosciuta, come una piccola ape operosa.
Essere un angelo è così strano.
«Ehy!»risponde Jeremy a tono.«Se non vuole farlo, non lo farà! Non puoi...»
«Sta zitto, Jeremy.»lo interrompe Soraya, dandogli una gomitata tra le costole.«La testa di cazzo ha ragione.»
La strega accompagna queste parole con un gesto deciso, seguito da un'espressione impagabile da parte della ragazza nella fontana che è tornata a sentire.
«Ma cosa...?»la riccia sgrana gli occhi, commuovendosi nel sentire la sua voce.
«Ascoltami bene.»inizia il Giustiziere con il suo tono duro.«Non hai più niente da temere, quei tizi non ti daranno più fastidio. Ma devi smetterla di vivere nella convinzione di essere inferiore.»
Porge la mano alla ragazza che la afferra saldamente, quasi ipnotizzata, per poi alzarsi.
«Non sei inferiore. A nessuno.»
«Chi sei?»domanda la riccia, sussurrando.
«Una sottospecie di motivatore.»

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Capitolo 13
*** You're face to face with the man who sold the world ***


Una cameriera piuttosto anziana si avvicina al nostro tavolo, portando una fresca spremuta d'arancia per Soraya ed una cioccolata calda con marshmallow totalmente fuori stagione per Melanie.
Quella ragazza ha un qualcosa di dannatamente magnetico.
Non si può essere così puri. 
Picchietto le dita con fare nervoso sul freddo tavolo mentre i ragazzi continuano a bisticciare su che cosa prendere.
L'anziana cameriera tira fuori un blocchetto ed una penna, evidentemente seccata.
«Vi siete decisi?»domanda lei con voce rauca, consumata da chissà quante sigarette.
«Voglio una pila di pancake!»grida Andy con fare deciso.«Anzi,no...»
La povera donna alza gli occhi al cielo, esasperata.
«Un milkshake!»
«Io voglio delle costolette!»annuncia Christian, soddisfatto.
«Quelle vengono servite solo a pranzo.»replica gelida la cameriera e gli occhi dell'angelo così sicuro si spalancano in un abisso di disperazione.
Tutto questo è così snervante.
«Uova e Bacon!»urla Ashley con fare da cavernicolo.
«Che roba è uno Sloppy Joe?!»domanda Jeremy quasi scandalizzato, osservando il menú con l'aria di un anziano signore.
«È incredibile che cosa si mangino gli americani...»borbotta Jake tra sé e sé.
E quella è la goccia che fa traboccare il vaso.
Non riescono a prendere sul serio un incarico di questa portata.
Mi sono veramente rotto i coglioni di fare da balia a queste cinque teste di cazzo.
Batto un violento pugno sul tavolo che fa afflosciare la montagna di panna sulla cioccolata di Melanie.
«Oh.»sussurra sconsolata la necromante mentre i suoi occhi sembrano riempirsi di lacrime.
I cinque angeli alzano alzano le teste, spaventati.
«Porti loro il cazzo che le pare.»sibilo tra i denti alla cameriera che schizza in cucina con una velocità esagerata.
L'ho spaventata.
Ma non me ne fotte niente.
Non ne posso più.
Non hanno ancora capito con chi hanno a che fare.
«Vogliamo capire che non siamo qui per una gita turistica?»domando io con tono sarcastico, fulminando Jake che è già pronto a replicare.
Caccio un sospiro frustrato.
«Se adesso non mi dite quel che cazzo sapete su Kurt Cobain, vi sgozzerò con le mie stesse mani.»ringhio io per poi rendermi conto dell'assurdità di ciò che ho appena detto.«E non scherzo.»
Segue un attimo di profondo silenzio, interrotto solamente dal mio fastidioso picchiettare.
Soraya, non si è scomposta minimamente. Ormai conosce il mio carattere impetuoso.
Continua a sorseggiare il suo succo, osservando gli angeli impauriti.
«Innanzitutto non puoi uccidere direttamente Kurt.»è Andy a prendere in mano la situazione.
Come al solito.
Dietro quell'aspetto così gracile si nasconde un ottimo leader pronto a prendersi le proprie responsabilità.
Incrocio le mani, con fare soddisfatto, ascoltando attentamente le parole dell'angelo.
«Quando avevano intenzione di dirmi un dettaglio così importante?»chiedo io, cercando di addolcire il tono.
Ho la loro attenzione e questo non è poco.
«Avevamo paura che non ci avresti fatto vedere gli umani se ti avessimo...»Jake inizia a blaterare delle scuse ma viene interrotto da un mio gesto della mano.
«Non stiamo parlando di questo.»lo ammonisco io con calma.
«Si è creato...»l'angelo dagli occhi di ghiaccio riprende il discorso con lentezza, cercando di farmi capire il concetto che vuole esprimere.«dei guardiani.»
Guardiani.
Che tipo di guardiani? 
È sempre tutto così generico. Ho bisogno di informazioni concrete, qualcosa da cui iniziare.
«A dire il vero sono più come angeli custodi.»interviene Jeremy con tono esageratamente serio.«Vedi, Kurt voleva abbandonare completamente il suo lato angelico, ma al tempo stesso voleva qualcosa che lo distinguesse da un comune umano.»
«E così ha fatto il possibile per crearsi questi ragazzoni.»Andy riprende il discorso, quasi offeso dall'intervento di Jeremy.«Non sappiamo di preciso quanti siano ma non possono essere molti. È praticamente impossibile creare dal nulla il proprio angelo custode.»
«Quindi, se ho capito bene, non possiamo avvicinarci a Kurt finché non eliminiamo questi "angeli custodi"?»domando io, cercando di fare mente locale.
Il cantante grunge si è creato da solo degli angeli custodi.
Non possiamo avvicinarci al cantante se prima non eliminiamo questi angeli.
Non sappiamo quanti siano, dove siano né tantomeno chi siano questi fantomatici custodi.
È difficile. Dannatamente difficile.
Ma non può essere impossibile.
«Kurt non è il tipo da lasciare le cose a caso.»Jake continua a tenere lo sguardo basso e a sussurrare. Devo averlo spaventato con il mio grido.«Deve aver disseminato questi tizi in posti che hanno un senso per lui.»
La situazione è più complicata del previsto.
Mi volto verso Soraya che sta chiaramente ascoltando la conversazione ma cerca di apparire distaccata.
Se c'è una persona che può dirci qualunque cosa su Kurt Cobain è proprio lei.
«Qualche idea?»le domando, sperando vivamente che possa dirci qualcosa di utile.
«Ci sono così tanti luoghi.»risponde lei preparata, iniziando a contarli sulle dita.«Il posto del suo primo concerto, la casa nella quale si è ucciso, la strada nella quale si è fatto per la prima volta...»
«È tutto plausibile.»sospira Jeremy, scrutando la strega con i suoi occhi azzurri.
«Non ci resta che esplorarli tutti.»annuncio io, poco convinto persino da me stesso.
Non abbiamo un esatto punto di partenza e non ho la più pallida idea di quanto tempo sia a nostra disposizione.
Abbiamo un coltello puntato alla gola e se sbagliamo un singolo passaggio, il regno del divino verrà totalmente distrutto.
Credo sia l'incarico più difficile a cui abbia mai preso parte.
Una risatina infantile divampa senza alcun preavviso vicino a noi, ridestandomi bruscamente dai miei pensieri.
È Melanie. Si sta coprendo la bocca con una mano, cercando di contenersi.
Che cosa ci trova di così divertente in una situazione così delicata?
Pura follia.
«Ma quanto siete idioti, ragazzi?!»domanda lei, non smettendo di ridere.«Kurt Cobain è morto!»
E solo adesso mi rendo conto del fatto che la necromante è completamente all'oscuro di tutto.
Stava dormendo beatamente mentre questi cinque angeli mi stavano spiegando come fossero finiti sulla terra.
Soraya mi lancia uno sguardo preoccupato, dando una conferma ai miei pensieri.
«Beh.»inizio io, cercando di organizzare un discorso decente.«Vedi, Melanie...»
Il campanello della porta a vetri del café tintinna con insistenza, finendo con l'interrompere il mio discorso, e il nostro piccolo gruppo si volta, per vedere l'unico altro cliente di quest'orribile locale.
È in quel preciso istante che la dura realtà mi colpisce dritto nell'anima, con la forza e l'impetuosità di un treno in corsa.
Un ragazzo sui venticinque dalla pelle vertiginosamente pallida e dai lunghi capelli color grano entra con scioltezza nel café, scrutandoci con i suoi profondi occhi azzurri.
I miei muscoli si irrigidiscono al passaggio di quell'uomo dal l'abbigliamento sobrio, ma devo cercare di contenermi.
Mantenere i nervi saldi.
Lui si avvicina, con calma, gustandosi quell'attimo evidentemente tanto agognato.
Nessuno di noi osa proferire parola.
Gli angeli hanno smesso di respirare, la bocca di Melanie è spalancata come un forno e Soraya sta cercando seriamente di non urlare.
Kurt Cobain si è appena appoggiato al nostro tavolo e ci sorride con una tranquillità spaventosa.
«Sapete, ragazzi, sono felice di sapere che siete ancora vivi.»si rivolge agli angeli e persino io riesco a riconoscere la voce che ha scritto un pezzo non trascurabile di storia della musica.«Così potrò gustarmi personalmente le vostre urla.»
Inclina la testa di lato per poi rivolgere ai cinque un sorriso malato.
«Implorerete la mia pietà.»
Gli occhi divini sono tutti puntati verso il cantante grunge ma nessuno ha il coraggio di proferire parola.
I loro sguardi sono tremendamente vacui e persi.
Sono letteralmente paralizzati dal terrore.
Sento l'obbligo di dover prendere in mano la situazione; stavolta non per tornaconto personale.
Non ho mai visto persone così terrorizzate in vita mia e non è uno spettacolo al quale si partecipa volentieri.
Scatto in piedi, deciso, guardando dritto nelle pupille vitree l'angelo ribelle.
«Io non ho paura di te, Kurt.»sussurro io con fare spavaldo.«Ti annienteremo.»
A quel punto il cantante si volta verso di me, guardandomi con un misto di disgusto e ammirazione.
«Sei ancora in tempo, cacciatore.»risponde lui, calmo. Spaventosamente calmo.«Consegnameli, ti ricompenserò con un posto d'onore nel Nuovo Mondo.»
«Sono un uomo di parola.»replico, per poi spostare lo sguardo verso gli angeli.«Non ho intenzione di abbandonarli.»
«In questo caso fottiti!»grida lui battendo i pugni sul tavolo, facendo tintinnare le stoviglie.«Soffrirai più di tutti, insignificante umano! Ti strapperò via qualunque cosa tu ami! Morirai, morirai per mano mia, nel modo più atroce che un uomo abbia mai provato!»
È folle. 
La sua sanità mentale è completamente andata.
Ma le sue parole non mi sono indifferenti; riescono a far montare una rabbia di proporzioni immense dentro di me.
Un flash di Buck e la sua testa rotolante compare nella mia mente dal nulla.
Ed a quel punto l'ira mi acceca.
Mi scaglio verso Kurt, afferrando saldamente il suo collo per poi sollevare l'esile cantante da terra.
Stringo di più. Sempre di più.
Quest'uomo deve morire. Un'altra volta.
Sarò io a compiere questo lavoro.
Da quando Buck è morto quest'incarico non è più una questione di ricompensa.
È una questione di vendetta e me ne sono reso conto solamente adesso.
Questo folle continuerà a uccidere innocenti e solo noi possiamo fermarlo.
Stringo la presa. Sempre di più.
Riesco a sentire le vene del suo collo pulsare.
Vorrei vedere i suoi occhi uscire dalle orbite.
Voglio vederlo morto.
Il cantante mi rivolge un sorriso beffardo per poi sussurrare qualcosa che non capisco.
Non me ne frega un cazzo di quello che esce dalla sua bocca.
L'angelo ribelle mi accenna un saluto, dissolvendosi nel nulla un momento dopo.
La mano che prima stringeva così fiera il suo collo si affloscia e non faccio in tempo a formulare dei pensieri sensati che Soraya lancia un grido.
«Hunter, dobbiamo andarcene!»
Mi volto, sconvolto.
Stanno accadendo troppe cose contemporaneamente.
Non riesco ad elaborare le informazioni.
Dalle vetrate del café si vede solamente una fitta nebbia bianca.
Guardando attentamente riesco a distinguere delle sagome. 
Sono le creature.
Siamo in trappola. Come i topi.
Tutto sembra essere ovattato. 
Il tempo scorre lentamente ed i suoni sono lontani.
Riesco solamente a distinguere un grido.
Melanie, probabilmente.
Qualcuno mi afferra da dietro ed io mi volto, pronto per sferrare un pugno.
«Tranquillo.»inizialmente vedo solamente degli occhi glaciali per poi notare il volto pallido di Andy.«Stiamo per spiccare il volo.»

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