Kamigami no Asobi:Il Destino delle Divinità

di _AngelBlue_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- Un incontro inaspettato ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- Una nuova amicizia ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- Club Scolastici ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4- Emozioni Nascoste ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- Lotta per lo studio di Apollon ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6- Allenamento con Takeru ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7- La solitudine mi uccide ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8- La notte dei fuochi. Prima parte. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9- La notte dei fuochi. Parte seconda fine. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10- Alla ricerca di Usamaro ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11- La storia degli Artefatti ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12- Incontri ravvicinati ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13- Nel panico più totale ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14- Un destino crudele ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15- Menzogne ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16- Libero ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17- Faccia a faccia col nemico ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18- Creature Mostruose ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19- Sfida contro i Titani ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20- L'ira di Kronos ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21- Rischio ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22- Sconfitta ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23- Ultimi attimi di felicità ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- Un incontro inaspettato ***


La sveglia suonò presto quella mattina per dare un buongiorno tanto desiderato.
Io Yui Kusanagi, mi alzai dal letto per la prima volta felice di quel giorno che tanto atteso era arrivato.
Ora ero abbastanza grande per frequentare il College Keraunos Senior High School, una prestigiosa scuola per ragazzi intelligenti e pieni di cultura propria.
Keraunos era il cognome del preside di questa prestigiosa scuola, e pensandoci solo ora, mi ero accorta che aveva lo stesso cognome del Dio mitologico Zeus.
Sorrisi pensando a quante persone glielo avevano sicuramente detto. E sono anche convinta che alcuni lo avranno chiamato pure "Zeus" come soprannome.
Mi vestì velocemente per poi scendere giù in salotto dove mi aspettavano i miei per andare in macchina. Avevo due valigie pronte, piene di vestiti e accessori. Praticamente mi stavo portando la mia intera stanza in quella scuola.
 

-Allora Yui, sei pronta per partire?- disse mia madre facendomi un grosso sorriso.

-Si forza andiamo! - risposi in fretta e furia ricambiandole il sorriso.

Una volta fuori, salimmo in macchina e appena entrati dentro mio padre parti a tutta velocità. Ci volle circa un'ora di strada per arrivare alla prestigiosa accademia.
Ero emozionata, il cuore mi batteva a mille per la tanta felicità che avevo. Certo, un po' di tristezza ce l'avevo pure sapendo che per un bel po' di tempo non avrei visto i miei genitori, ma loro sono così orgogliosi di me e io farò di tutto per non deluderli.
Una volta arrivata a destinazione, scesi dalla macchina, emozionata per essere arrivata finalmente qui. Superato l'ingresso, dopo aver attraversato un enorme cancello nero, ci incamminammo per il viale della scuola. Questo posto era sommerso di studenti e genitori che venivano da tantissime città, alcune anche lontane. Ero anche più tosto sicura che avrei trovato qui la mia amica d'infanzia, Hikari.
La cercai spudoratamente, quando alla fine la trovai vicino a i suoi.

-Yuiiiii!!!- urlò il mio nome correndo per abbracciarmi, anche se alla fine mi saltò praticamente addosso. Per poco non cadevo per terra, rischiando di fare una figuraccia davanti a tutti.
 

-Hikari!- la chiamai con fatica -Lasciami respirare almeno- Mi stava letteralmente soffocando con il suo abbraccio.

-Scusami Yui, e che sono tanto emozionata, tu non lo sei?-.
 

-Certo che lo sono Hikari. Non vedevo l'ora che arrivasse questo giorno- ridemmo entrambe contente.

Salutato i miei genitori, mi uscii qualche lacrima, ma soprattutto a mia madre che non la smetteva di piangere neanche per un secondo. Ci volle mio padre per farla calmare.
Una volta che tutti i genitori uscirono di qui, le guardie della scuola chiusero i cancelli.
Dopo un solo secondo, arrivò una donna dai capelli fucsia lunghissimi e occhi rossi come il fuoco. Si mise al centro del vialetto davanti a tutti noi studenti per proferire un discorso.
 

-Salve studenti del primo anno. Io sono Lynda, il capo dormitorio del vostro istituto- inizio a parlare con una voce da superiore -Sono una studentessa del terzo e ultimo anno che studia al college per diplomarsi come farete tutti voi. Il mio compito è assicurarmi che tutti voi abbiate maggior confort e che rispettiate gli orari prestabiliti da me, ma soprattutto dal preside Keraunos.-.

La ragazza si spiegò bene, è finito il discorso, Lynda ci accompagnò nei dormitori per sistemarci. Io condivisi la stanza con la mia amica Hikari, la stanza numero C123 al terzo piano. Ricevemmo anche da lei un foglio con scritto tutto il programma scolastico; c'erano scritti gli orari di scuola per seguire le lezioni, orari del coprifuoco, dei pasti, le aree dove si potevano trovare negozi, librerie e anche un' infermeria nel caso ci sentissimo male di qualunque cosa.
 

-Mamma mia quante cose da ricordare- parlai guardando scioccata il foglio.

-Lo so Yui ma vedrai che con il tempo le avremmo fradice in testa tutte queste cose-.

-Già, sicuramente-.

Una volta sistemato tutte le mie cose, affacciai dal balcone della stanza mia, ammirando tutta la scuola dall'alto.
Notai in lontananza di fronte a me, un altro edificio tutto colorato di bianco con delle maestose colonne.

-Hikari vieni qui- dissi indicando alla mia amica con il dito la direzione di quella struttura -Secondo te cosa c'è in quell'edificio?-.
 

-Non saprei, però ho letto qui su questo foglio che quella deve essere la casa dove dorme il Preside e alcuni studenti speciali- confermò lei, controllando meglio il foglio.

Tutto un tratto, mentre eravamo in sovrappensiero, sentimmo entrambi una voce dietro le nostre spalle. Non appena ci girammo, trovammo un ragazzo dentro la nostra stanza.
 

-Quello è un dormitorio per le divinità, degli DEI, tra qui Zeus Keraunos, il vostro preside che anche essi dorme lì- disse quel ragazzo dai capelli castani scuri, vestito in modo molto bizzarro. Sembrava un gatto ad essere sinceri, ma poi, non so neanche come aveva fatto a sbucare nella nostra stanza così, all'improvviso, senza neanche fare il minimo rumore.

-Ma tu chi sei?- risposi io inarcando un sopracciglio.

-La domanda più sensata sarebbe, che cosa diamine saresti?- mormorò Hikari scrutando l'abbigliamento di quello strano ragazzo.

-Il mio nome è Anubis, sono un Dio Egiziano!-.

Io e Hikari eravamo senza parole, più che altro confuse da questo essere o gatto umano o qualunque cosa fosse.

-Si come no e io sono Afrodite la dea dell'amore!- rise Hikari prendendosi gioco di lui -Che cosa sarebbe una specie di scherzo organizzato per noi studenti del primo anno. Ma poi mi spieghi perchè ti sei vestito da carnevale?- continuò a scherzare su di lui, facendo anche qualche battuta che per me era impossibile non ridere.

Ci volle solo un momento di distrazione che non appena io e Hikari ci girammo, vedemmo che quel buffo ragazzo era sparito, così dal nulla.
 

-Credevo che questa scuola fosse solo per gente seria... ma mi sa che mi sbagliavo- blaterò scettica lei.

-Ehh già... davvero strano...- risposi ancora confusa e divertita allo stesso tempo da quella scenetta.
 

Dopo qualche ora passata nei dormitori, Lynda ci venne ad informare che fra pochi minuti si sarebbe tenuto una cerimonia d'apertura per l'iniziazione scolastica, tenuta dal preside stesso.
Lynda ci accompagnò in una sala immensa e ci fece sedere su delle sedie, dove di fronte a queste, c'era un enorme palco.
Tra pochi minuti avremmo potuto conoscere finalmente il preside Keraunos, proprio li sopra. La sala finalmente si riempì piena di studenti, non solo noi del primo anno ma anche tutti quelli del secondo e del terzo.
Stranamente notai che quelli del secondo e del terzo erano abbastanza strani, ci osservavano come se volessero dirci qualcosa ma che non potevano farlo.
Chi sa come mai, ma sentivo che da li a poco doveva succedere qualcosa di insolito.
Quando fummo tutti al completo, dopo lunghi minuti di attesa, spuntò da un angolo del palco colui che doveva essere il famigerato Keraunos, il preside della scuola. Era un signore molto alto, aveva i capelli biondi e anche la barba dello stesso colore, sembrava veramente un Dio da come si presentava e anche dal modo in qui si vestiva. Accanto ad essi invece, venne un altro uomo dai capelli corti bianchi con un ciuffo leggermente più lungo che gli cadeva dalla parte sinistra del viso, occhi celesti e una lente sull'occhio destro. Anche essi vestito in modo alquanto strano.

-Benvenuti a tutti studenti del primo anno. Spero che la scuola sia di vostro gradimento- disse lui mentre tutti noi rispondemmo a coro un "si" -Come voi sapete, questa scuola è la più maestosa e prestigiosa che ci sia qui su questa terra. Solo poche persone possono entrarci. Voi siete quei pochi che ci siano riusciti. Complimenti a tutti.-.

Il preside ci fece dei complimenti, sembrava veramente una brava persone da come parlava. Non avevo mai avuto un preside del genere, era raro trovare uno cosi gentile.
Quando il Preside fece silenzio, il tizio dai capelli bianchi che stava alla sua destra si avvicinò al microfono per parlare al posto suo.
 

-Ragazzi potete entrare!- rispose l'uomo con voce seria.

Tutti noi rimanemmo perplessi dalle sue parole, più che altro solo noi del primo anno, visto che tutti gli altri sembravano essere tranquilli.
Si girarono in direzione della porta principale dell'ingresso, e quando lo feci anch'io, su quella porta varcarono la soia dei ragazzi.
Erano otto ragazzi e tutti loro erano davvero bellissimi, quasi facevano incantare tutte le ragazze di questa scuola che in questo momento gli stavano sbavando di sopra.
Quei ragazzi camminarono al centro della stanza per andarsi a sedere nei primi posti. Alcuni di loro camminavano a testa alta, mentre altri di loro salutavano con la mano degli studenti che sicuramente già conoscevano.
 

-Questi sono gli studenti del dormitorio est. Sono gli unici a frequentarlo poi che sono degli studenti molto speciali- proferì il preside.

-Ma cosa hanno di tanto speciale? A me sembrano solamente dei ragazzi come tutti noi- boccheggiò con divertimento uno studente del primo anno, seduto due sedie dietro la mia. Alcuni di quei ragazzi speciali non appena lo avevano sentito si girarono verso di lui, osservando quest'ultimo con disdegno.
 

-Semplice, sono delle Divinità Greche, degli Dei!- rispose l'uomo dai capelli bianchi.

Dei, Dei e ancora Dei, non ci stavo capendo più nulla. Ma cosa significa tutto questo.
 

Molti studenti non appena avevano sentito le parole di quell'uomo dai capelli bianchi, avevano cominciato a parlare fra di loro, facendosi una miriade di domande interrogativi. Alcuni di loro rispondevano ad alta voce, rinfacciando al preside e a quell'uomo che queste cose non esistevano, altri pensavano addirittura che fosse uno scherzo organizzato dalla scuola per i nuovi studenti, mentre altri ancora dicevano che quei due, cioè il preside e quell'uomo, erano dei completi matti.

-Silenzio!!!- urlò il Preside.
 

Tutti noi tacemmo all'istante, tranne alcuni alunni che continuavano a controbattere se pure il preside ci aveva incaricato di stare zitti.

-Se sono davvero degli Dei, provatelo allora!- rispose il ragazzo di prima.
 

Cominciò a ridere, accompagnato dai suoi amici che gli davano corda. Era così sicuro di se vedendo che nessuno di quei ragazzi faceva nulla per provarlo, si limitavano solamente a guardare in silenzio.
Dopo continue risate e bisbigli, uno degli studenti speciali, quello dai capelli rossi che si diceva fosse un Dio, si alzò dalla sedia e fece pochi passi, fermandosi di fronte a quei ragazzi. Fece un ghigno divertito e subito dopo la sua mano prese magicamente fuoco. Lanciò quella sfera di fuoco vicino al ragazzo, ma non lo colpì.
Rimanemmo basiti, ma soprattutto spaventati da quello che era appena successo davanti ai nostri occhi. Quel ragazzo se la stava facendo sotto dalla paura.
Hikari mi osservò scioccata e io feci la stessa cosa con lei.

Come era stato possibile tutto questo? Cosa era una specie di magia quello che aveva fatto?
 

-La prova ti è stata data. Ora se permettete fate silenzio che vi spiegherò tutto quanto- parlò il preside facendo portare l'attenzione di tutti su di lui -Io sono Zeus, il Dio del cielo e dei Tuoni. Come ho già detto prima, sarò il vostro preside della scuola. Mentre questo uomo accanto a me, è Thoth, il Dio egiziano della conoscenza e della saggezza. Lui sarà un vostro professore-.

Detto ciò, il preside come per magia fece apparire una schermata fluttuante dove fece scioccare quasi tutti gli studenti presenti del primo anno, compresa io.
Ci spiegò dallo schermo uno per uno chi fossero quelle giovani Divinità che avrebbero studiato insieme a noi.
II primo ragazzo si chiamava Apollon, Dio greco del sole, il secondo si chiama Hades, Dio greco degli inferi, il terzo Tsukuyomi (Tsukito) Dio giapponese della luna, quarto Susanoo (Takeru) Dio giapponese del mare, il quinto Balder, Dio Nordico della luce, sesto Loki il Dio Nordico del fuoco e delle malefatte, settimo Thor, Dio dei fulmini e ultimo Dionysus (Dioniso) Dio della fertilità.
Queste otto divinità sarebbero stati i studenti che avrebbero studiato e frequentato questa scuola insieme a noi umani.
Era tutto molto scioccante. Non riuscivo ancora a credere ai miei occhi e alle mie orecchie.

Questo, è solo l'inizio della mia vita qui in questa scuola.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2- Una nuova amicizia ***


Mi trovavo distesa sul mio letto, pensando alle parole che aveva detto il Preside Keraunos.
Aveva detto che questa scuola era stata costruita da lui per fare in modo che i suoi figli e i loro amici, tutte divinità, avessero compreso lo studio scolastico, ma soprattutto, avrebbero compreso come fossero gli esseri umani. Per questo motivo, aveva creato una scuola sulla terra e l'aveva divisa in due settori, il settore umano e il settore degli Dei.
Solo che Zeus aveva escogitato anche qualcosa in tutto questo. La scuola aveva tre anni di studio, dopo di che, c'era il diploma e ogni studente diplomato appena finiva il college e varcava la soglia dell'uscita dei cancelli del Keraunos Senior High School, si dimenticava dell'esistenza degli Dei. Per questo motivo l'umanità non era al corrente della loro presenza qui su questa terra, tranne tutti gli studenti che al momento studiavano qui.
Non potevo crederci che avevo visto degli Dei in carne e ossa, non sapevo che esistessero per davvero, pensavo che era solo una leggenda inventata dall'uomo stesso. E' una cosa che non capita tutti i giorni, è davvero spettacolare.
Chiusi gli occhi cercando di prendere sonno visto che domani avevo la prima lezione in questo College, ma non mi era possibile perchè la mia compagna di stanza già dormiva come un ghiro, e per di più russava fortissimo. Gli tirai un cuscino, ma niente, lei continuava a dormire"maledetta Hikari", pensai immaginandomi di soffocarla con un cuscino.
La mia immaginazione era così violenta che mi spaventai io stessa per aver pensato una cosa del genere, allora presi e chiusi gli occhi, sperando di addormentarmi il più presto possibile, anche se era stato veramente difficile.
Il mattino seguente, io e Hikari uscimmo dalla stanza per dirigerci in classe.
Mentre proseguivamo sul sentiero della scuola, incontrammo poggiato ad un albero uno dei ragazzi speciali, un Dio greco. Era molto alto, aveva i capelli lunghi fin sotto il collo con un ciuffo che gli cadeva sulla fronte, coprendogli l'occhio sinistro. I suoi capelli erano sul grigio verdi e aveva gli occhi rossi, aveva anche un espressione molto cupa e misteriosa.
 

-Hikari guarda lì, c'è uno degli Dei- dissi tutta estasiata, indicando con il dito alla mia amica dove fosse il tipo.

-E con questo!- disse lei inarcando un sopracciglio -Mica perché ora sono delle Divinità Greche dobbiamo essere ammaliati da loro- continuò a parlare senza rendersi conto che stava alzando troppo il tono della voce.

Mi parse di vedere che il ragazzo aveva buttato uno sguardo fulminante verso la nostra direzione. Forse aveva sentito tutto... Misi una mano sulla bocca della mia amica, facendola zittire all'istante.

-Vuoi abbassare la voce, guarda che ti sente- bisbigliai il più piano possibile.

-Fallo sentire se vuole- borbottò con le braccia conserte -Non mi fa per niente paura-.

Una volta che la mia compagna finì di farmi la predica su di loro, prendemmo a camminare per entrare nell'edificio, solo che avevo notato prima di entrare lo sguardo serio e freddo che ci aveva rivolto quel Dio Greco.
Appena arrivammo in classe, vedemmo subito una combriccola di ragazze tutte attorno a un banco dove stava seduto uno di loro, stavolta però il giovane ragazzo aveva i capelli dorati corti e occhi verdi chiarissimi. Rispetto a l'altro, lui sembrava molto sorridente e felice.

Io e Hikari prendemmo posto nei banchi singoli, vicino alle finestre dell'aula. Io mi misi sul banco dietro il suo.
Mi girai curiosa verso quel ragazzo, sembrava davvero in difficoltà, tutte le ragazze lo stavano tormentando facendogli un mucchio di domande e di complimenti.

"Apollon sei bellissimo, Apollon quale potere hai? E' vero che sei un Dio Greco?" addirittura volevano il suo contatto, come se un Dio avesse un account su internet.

La fortuna del ragazzo fu che entrò in classe un suo coetaneo, un altro Dio, quello dai capelli lunghi dorati e occhi azzurri. Fece sloggiare immediatamente tutte le ragazza da Apollon, andandosene da lui. Sorrideva dolcemente, mentre le ragazze sembravano ammaliate dalla sua bellezza che quel ragazzo aveva. Anche Hikari sembrò estasiata dal suo fascino.
 

"Ma come, prima lei mi da il tormento dicendomi che solo perché sono degli Dei non dobbiamo farci ammaliare da loro, e poi cosa fa, si mette ad osservare uno di loro sbavandoci pure. Ma quando è simpatica quanto..."pensai guardandola con occhi omicida.

-Che sollievo- disse il ragazzo di prima, sospirando ora più tranquillamente.
 

Si portò una mano nei capelli, arruffandoli un po', mentre io rimasi come incantata a guardarlo, ma distolsi subito lo sguardo quando lui si girò verso di me, osservandomi interrogativo.
Aveva notato che ero stata l'unica ragazza a non essere stata troppo invadente nei suoi confronti, mentre tutte le altre praticamente lo avevano assalito.
Sbirciai con la coda nell'occhio il biondino. Questo qui mi stava ancora osservando, ma mi sorrideva. Allora, anche io poggiai il mio sguardo al suo per qualche secondo e mi venne un sorriso spontaneo anche a me solo a guardarlo. Lui mi sorrise, dopo di che, si girò dal suo amico dai capelli Rosa, anche egli uno studente speciale come lui, una Divinità Giapponese.
La lezione cominciò con il professore Thoth che ci stava insegnando la storia, e anche se eravamo quasi tutti studenti intelligenti, stavamo avendo difficoltà nel capire quello che stava spiegando, stessa cosa Hikari, visto che aveva i capelli tesi dall'esasperazione. Solo il ragazzo dai capelli rosa sembrava calmo e concentrato sul suo quaderno. Sembrava prendere appunti di quello che spiegava Thoth, era un fulmine nello scrivere.

-Avete compreso tutti?- affermò Thoth. Tutti gli alunni non dissero nulla, eravamo rimasti tutti a bocca aperta.
 

-Molto bene, visto che siete studenti nuovi, vi darò un test di argomenti generali per valutare la vostra intelligenza- annunciò, prendendo dei fogli sul tavolo per distribuirli alla classe -Sono domande alle quali ci sono quattro risposte "a,b,c,d"voi dovete segnare ovviamente la risposta corretta- continuò ma Apollon alzò subito la mano per fargli una domanda.

-Thoth...ehh volevo dire... professore, ma il test non dovrebbero farlo solo quelli nuovi?o dobbiamo farlo anche noi?- Lo aveva chiamato professore perché non appena aveva pronunciato il suo nome, Thoth lo aveva fulminato con lo sguardo, quasi ad ucciderlo solo con i suoi occhi.
 

-Il test vale per tutti-.

-Ma ne abbiamo fatti molti in questi anni Thot...volevo dire Professore e...-.
 

Non appena Apollon continuò a replicare, lui sbattè il pugno sul tavolo con molta forza, facendo sbiancare il giovane biondo, mentre tutti noi saltammo in aria per lo spavento.

-Dai Apollon resta calmo, andrà tutto bene, anche tu Tsukito-.
 

-D'accordo Balder- rispose lui facendogli un grosso sorriso, mentre l'altro lo guardò solamente, senza proferire parola.

In questi mesi stando a casa, avevo navigato su internet per cercare questa accademia. Era nata 2 anni fa, però non mi spiegavo come mai Apollon, Balder e Tsukito fossero nella mia stessa classe essendo stati loro in questa scuola molto più tempo di me. Forse erano stati bocciati.
Iniziammo il test. Ero convinta che fosse stato difficile ma alcune domande le sapevo benissimo, perciò, mi tranquillizzai.
Non so per quale motivo ma sbirciai verso Apollon, sembrava davvero disperato, non sapeva quasi niente a giudicare dal suo sguardo.
Anche se non era cosa mia farlo, e non era una cosa affatto giusta, presi un pezzetto di carta e scrissi in ordine il numero della domanda con la lettera giusta, dopo di che, lanciai il pezzetto di carta nel banco di Apollon dove era seduto proprio alla mia destra.
Per qualche secondo lui mi guardò dubbioso. Non sapeva cosa fosse quella cosa che gli avevo lanciato, ma quando lo aprì, fece un sorriso che lo ricambiò subito dopo anche con me.
Le lezioni erano finite, per cui io e Hikari andammo nella sala mensa dove ti servivano qualunque cibo tu desiderassi. Io presi del ramen, mentre Hikari prese hamburger e patatine.
 

-Sei la solita golosone Hikari- dissi ridendo alla mia amica che mangiava quel panino in modo molto sensuale, sembrava il suo innamorato.

-Che ci posso fare Yui, ne vado matta!- borbottò, continuando a fissare la sua delizia in mano.

-Ma non mi dire-.

-A proposito Yui, non ti facevo così furbacchiona, eh..eh..!- proferì lei dandomi delle gomitate sulla spalla e facendo una faccia da smorfiosa.

-Ah..smettila! mi fai male. Ma che intendi dire scusa?- dissi con un filo di rossore sulle gote.
 

-Ma come che intendo- rise -Ho visto tutto. Hai dato le risposte al figlio di Zeus. Volevi per caso fare colpo su di lui non è così?- continuò ancora, dandomi gomitate. La mia faccia diventò rossa.

-Non è così ti sbagli!!!-.
 

-Ah no! allora perchè sei diventata tutta rossa... mmhh-.

Hikari continuava a starmi di sopra, incollata, facendomi una espressione maliziosa e rinfacciandomi che io mi ero presa una cotta per quella divinità, ma non era così. Avevo soltanto voluto essere gentile, non sono una che lascia le persone in difficoltà, non mi piace neanche vederle, perciò avevo solamente fatto una buona azione. Era vero che in realtà non si poteva fare quello che avevo fatto, ma io sono fatta così.
Finalmente si zittì, ma solo per un valido motivo. Hikari osservò intimidita il tizio dietro le mie spalle. Mi girai per vedere chi fosse, trovandomi Apollon.
Non appena lo vidi, le mie guance presero rossore.
 

-Ehi! volevo solamente ringraziarti per avermi aiutata con il test- disse Apollon leggermente imbarazzato quanto me.

-Tranquillo, non devi ringraziarmi-.

Non potevo crederci, avevo un Dio vicino a me, per di più bello e che mi aveva anche ringraziato. Come facevo a non essere imbarazzata. La mia amica mi diede una rapida gomitata per farmi svegliare da questo incanto.

-Ahh! scusami non mi sono presentata, io sono Yui, piacere di conoscerti-.
 

Dissi facendo un inchino con la testa. Lui restò turbato da questo mio saluto, mentre poi senza che me ne resi conto, prese la mia mano e la bacio come può fare un solo principe.

-Piacere di conoscerti Yui, io sono Apollon, il Dio del sole-

Stavolta divenni un peperone rosso e agitata, sfilai velocemente la mia mano dalla sua.

-Ho fatto qualcosa di male Yui?- disse Apollon preoccupato, vedendomi turbata da quel gesto che aveva appena fatto.
 

-N..no è solo che...non sono abituata a questo tipo di saluto- borbottai abbassando anche la testa intimidita.

-Ohh, perdonami Yui, sono stato sgarbato scusami tanto- fece per andarsene, intristito, quando la mia amica mi strattono per farmi capire che dovevo fermarlo subito.
 

-Apollon!- corsii verso di lui -No davvero non fa niente, puoi stare tranquillo- gli sorrisi sperando che lui facesse lo stesso con me, infatti lo fece.

-Se vuoi puoi sederti con noi- Gli domandò Hikari ad Apollon.

Il biondo non appena ricevette questa proposta, scrutò attentamente me per capire se io lo volessi a tavola. Non appena io feci di si con la testa contenta, lui mi sorrise -Grazie!-.

Finalmente mangiammo, e per di più, in compagnia di un Dio greco. Non potevamo crederci ne io ne Hikari, però in fin dei conti, era davvero molto simpatico. Mi faceva fare tantissime risate e sembrava essere molto felice nello stare con noi.
Notai moltissime facce degli studenti che erano rimasti scioccati nel vedere come Apollon era così felice con noi, soprattutto che eravamo qui da un giorno solo. Mentre le ragazze, sembravano quasi tutte rosse per l'invidia vedendo che Apollon prestava questa sua attenzioni dolce solo a noi.
Durante i pasti si erano avvicinati Balder e Tsukito, così Apollon ce li presentò. Notai che Balder ogni tanto mi fissava curiosamente, ma cercai di non farmene un dramma, poteva essere semplicemente curioso da noi umani. Tsukito invece, stava seduto a mangiare mentre ogni tanto diceva qualche parola ma con freddezza. Questa ragazzo sembrava non esserci completamente, sembrava stare in un mondo tutto suo.
Una volta finito, non so neanche come era stato possibile, ma mi ritrovai da sola a passeggiare con Apollon sul viale per andare nei propri dormitori. Durante il percorso lui mi raccontò un sacco di cose; che era il Dio Greco del sole, che era figlio di Zeus e che suo fratello si chiamava Dionysus. Diceva anche di possedere un cavallo di nome Pegaso e che qualche giorno me lo avrebbe fatto conoscere.
 

-E di te che mi dici?-.

-Cosa ti dovrei dire Apollon?- dissi imbarazzata.
 

-Qualcosa su di te, avrai pure tu una storia interessante no?- mi disse facendomi un sorriso a denti stretti.

-Veramente non proprio, posso dire che ho una vita normale come tutti. Sono figlia unica, adoro come tutti gli adolescenti passare le giornate uscendo con le mie amiche, leggere libri, vedere dei film, insomma, cose normali- Risposi sincera, mentre lui sembrò rimanere confuso su alcune cose che avevo detto, ma ci passò su, sorridendomi come sempre.
 

-Sono arrivata- annunciai una volta vicino il viale del mio dormitorio -E' stato bello conoscerti Apollon, ci vediamo presto-.

Feci per andarmene, quando tutto un tratto, mi fermò prendendomi per una mano. Al suo tocco, mi girai verso la sua direzione e lo vidi determinato
 

-Sono stato bene con te Yui. Mi hai fatto passare una giornata rendendomi il ragazzo più felice sulla terra-.

Quelle sue parole mi colpirono molto, non pensavo che in una sola giornata lui potesse essersi affezionato così tanto con me. la cosa mi lusingava parecchio, ma non potevo crederci comunque.

-Davvero?- mormorai imbarazzata, mentre lui faceva di si con la testa.

-Mi piacerebbe poterlo rifare ancora-.
 

-Ehh certo- sorrisi -Apollon se per te va bene, se vuoi, possiamo essere amici?-.

Gli feci quella domanda, speranzosa di una sua risposta. Mi avrebbe fatto piacere poter essere il suo amico, in fondo, anche io mi ero trovata molto bene con lui. Poter parlare con lui liberamente di cose mie, mi aveva fatto stare bene.
 

-Si!!!- grido tutto insieme come un bambino piccolo -Mi hai reso ancora più felice stellina!- continuò saltellando tutto euforico. Mi aveva persino già chiamata con un soprannome.

-Stellina?- mormorai incredula.
 

-Da ora sarai la mia stellina, ti piace?-.

Annuii con contentezza un "si" così che lui mi prese all'istante, abbracciandomi, facendo tramutare la mia espressione da felice a una ancora più imbarazzata di prima.
Quando Zeus ci aveva mostrato tutti i suoi studenti speciali, all'inizio ero convinta che non sarei riuscita a parlare con nessuno di loro. Pensavo che sarebbero stati impossibili da avvicinare, essendo degli esseri altamente superiori a noi.
Ora eccomi qui, diventata dal primo giorno di scuola amica con uno di loro. Non poteva capitarmi cosa più bella.
Spero solo che con l'andare del tempo possa fare la conoscenza di tutti gli altri, magari sono dolci e gentili come lui.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3- Club Scolastici ***


Passarono diverse settimane da quando frequentavo l'accademia Keraunos. Le lezioni andavano bene, a parte con il professore Thoth. Praticamente io e Apollon eravamo diventati il suo chiodo fisso.
Ogni tanto capitava che io e lui ridacchiavamo e scherzavamo in classe, ma quando lui se ne accorgeva, aveva il vizio di avvicinarsi un po' troppo ai nostri visi, per poi cominciare a sgridarci. Era troppo invadente. Per non parlare poi del suo modo complicato di spiegare, non capivamo mai niente.
Con Apollon le cose andavano più tosto bene. Era diventato il mio migliore amico, insieme a Hikari che questa non la smetteva mai di dire che io e lui saremmo una bellissima coppia.
Quella mattina come al solito per nostra sfortuna, avevamo lezione con Thoth.
Appena finite le due ore di continue spiegazioni anomali, come le chiamavo io, egli ci disse qualcosa che finalmente forse potevamo accettare molto volentieri.
 

-Ragazzi stiamo per aprire delle attività pomeridiane, dei club scolastici- Tutta la classe ansimò con felicità un "evviva" compresa io -I club sono scritti nella bacheca del corridoio- continuò.

Una volta finite le spiegazioni, tutti gli studenti uscirono dalla classe alla velocità della luce, eccitati per andare a leggere la bacheca.
Il professore ci aveva informato che avevamo solo tre giorni di tempo per decidere quale club praticare. I corsi erano obbligatori, anche molti studenti pigri non andava giù, ma purtroppo, dovevano sceglierne uno per forza. Potevano anche frequentarlo massimo per un' ora, basta solo che lo praticavano.
 

-Allora, quale club scegliamo?- domandai.

-Se magari prima andiamo a leggerli...cosa pensi che sia una veggente Yui- rispose Hikari in modo molto isterico.
 

-Bhee, se magari ti calmassi un po' non sarebbe una cattiva idea sai-.

Ci avvicinammo alla Bacheca dove leggemmo scritto tantissimi club; Pallavolo, Basket, Giardinaggio, Nuoto, Astronomia, Chimica, Tennis e tantissimi altri. Scegliere mi era difficile perché la maggior parte dei corsi a me piacevano moltissimo.
 

-Sono indecisa- borbottai con la confusione in testa -Sono tantissimi come faccio a scegliere?-.

-Stellina non mi importa quale tu dovessi scegliere, io farò il tuo stesso corso- si intromise Apollon facendosi un giuramento con la mano al cuore. Gli feci un sorriso, contentissima per quelle sue parole.
 

-Va bene Apollon.-.

-Ragazzi io ho deciso. Credo che farò Tennis- parlò Hikari, entusiasta per quello sport. Era il suo preferito da quando era piccola, lo guardava sempre in tv e lo aveva praticato fin da quando andava alle medie. A me non entusiasmava molto, perciò per questa volta mi separai da lei.
Feci una passeggiata per schiarirmi un po' le idee.
Mentre camminavo nel giardino della scuola, mi imbattei in Balder. Stava seduto su una panchina con un'aria serena, contemplando la natura. Aveva tantissime farfalle che gli svolazzavano intorno. Era una scena bellissima da guardare.
Mi avvicinai da lui per salutarlo e quando si accorse della mia presenza, si alzò venendomi subito incontro, solamente che tutto insieme, inciampò dal nulla finendomi di sopra.
Rimanemmo entrambi imbarazzati da quella situazione che si era creata tra di noi. Lui si trovava sopra di me, ma nessuno di noi si muoveva, eravamo incantati nel guardarci negli occhi.

-Sei incantevole Yui. Hai dei bellissimi occhi- disse tutto insieme Balder sorridendomi dolcemente.
 

-Eeeh..grazie- balbettai -Anche i tuoi lo sono-.

-Grazie-.

Avevo le guance rosse, così tanto che lui lo notò, infatti, me le accarezzò con dolcezza. Il mio viso si tramutò all'istante da quel suo tocco delicato, e lui ne restò ancora più contento.
Non appena mi fece un sorriso, Balder si sentì afferrare per la maglietta da dietro, è in un attimo, si ritrovò in piedi. Mi sollevai anche io da terra, facendo un incontro con un altro di loro.
 

-Che cosa pensavi di fare umana?- Mi aggredì un ragazzo dai capelli rossi con una lunga treccia e occhi chiarissimi. Era infastidito da quella scena che aveva appena visto, ma soprattutto, era infastidito da me.

-Loki lasciala stare, è stata colpa mia, sono caduto- disse Balder cercando di calmarlo.
 

-Piacere sono Yui- allungai la mano al rosso per salutarlo. Questo la osservò, per poi darmi un colpo per toglierla dalla sua vista.

-AHI! ma che ti prende, perché lo hai fatto?- lo sgridai, guardandolo sconcertata dai suoi modi.
 

-Non me ne frega niente di chi sei tu. Balder andiamo che Thor ci aspetta- rispose lui in modo alterato. Prese velocemente per la mano Balder e lo trascinò via con se verso la scuola.

Balder girò il volto mentre veniva strattonato dal suo amico. Mi guardò come per scusarsi di quello che era successo mentre io lo salutai con la mano, rimanendo leggermente perplessa. Sembrava di vedere me e mio padre quando da piccola volevo una cosa a tutti i costi e lui non me la voleva mai comprare, era davvero imbarazzante. 
Durante il pomeriggio decisi di incontrarmi con Apollon per fare un giro di tutti i club possibili. Li avremmo provati tutti per decidere quale fosse quello più adatto a noi. Come primo, andammo in quello di giardinaggio dove feci un altro incontro inaspettato.
 

-Dee-Dee!!!- urlò Apollon a quello che doveva essere un altro Dio greco.

-Apollon, cosa ci fai qui?- disse un ragazzo dai capelli bordo e occhi verdi come quelli del biondo. 
 

-Ti presento la mia amica Yui- affermò, trascinandomi dopo vicino a lui -Yui lui e Dionysus, mio fratello maggiore-.

Appena lo disse, Dionysus mi porse la mano per presentarsi che io ricambiai con un filo di rossore sulle gote.
 

-Piacere di conoscerti Yui. Allora, cosa vi porta qui ragazzi?-.

-Siccome siamo indecisi su quale club scegliere, volevamo provarli tutti. Questo è il primo che ci è venuto in mente- risposi io.
 

-E tu cosa ci fai invece qui Dee-Dee?- gli domandò Apollon, chiamandolo ancora con quel buffo soprannome.

-Questo è il mio club. Mi piace poter stare qui all'aria aperta, e poi lo sai, ho un buon motivo per rimanere qui-.
 

Dionysus ci accompagnò in una serra che solo lui poteva aprirla. Quando l'apri, vidi della vendemmia piantata e anche delle casse di vino. Rimasi senza parole quando lo vidi. Apollon notò il mio stupore e fece una sonora risatina divertito.

-Stellina non sorprenderti più di tanto, mio fratello è il Dio greco della fertilità-.
 

-Ahh, ora si spiega tutto- risi anch'io.

-Non dirlo a nessuno intesi. Non voglio che mi rubino il mio prezioso vino-.

Mi accennò Dionysus. La cosa mi sembrò inquietante perché mentre lo aveva detto, aveva accarezzato la bottiglia come se fosse un suo prezioso animaletto.
Dopo tutto questo trambusto, io e Apollon provammo il corso di giardinaggio ma la cosa sembrò andare malissimo perché era una faticaccia. Anche se Dionysus era stato eletto capo di questo club, ci aveva fatto lavorare così tanto che sembravamo degli schiavi.
Dissi all'orecchio ad Apollon di scappare subito da questo carcere, perchè stavo quasi per avere uno svenimento. Lui acconsentì all'istante e non appena Dionysus fu distratto, scappammo a gambe levate dal corso.
Andammo in molti altri, ma tutti risultarono andare nello stesso modo. Provammo persino chimica, ma per un minimo di distrazione facemmo saltare mezza classe in aria, infatti subito dopo la professoressa ci aveva cacciato al volo.

-Non ce la faccio più!- mormorò Apollon accasciandosi per terra stremato.
 

-mmh..forse potremmo provare alla fine il Tennis, anche se non mi piace ma almeno siamo con Hikari, potrebbe essere interessante-.

-Escluso, ci va Loki in quel corso- sbuffò lui.
 

-Mi rimangio tutto allora- dissi ritornando a pensare ad un altro corso.

-Lo hai incontrato per caso stellina?- domandò lui preoccupato.
 

-Si, ma non è stato un bel incontro. Mi ha sorpreso insieme Balder-.

-Ahh, sai lui è molto geloso del suo migliore amico-.
 

-Si lo so, lo avevo capito- dissi senza stupore.

-Comunque quale club scegliamo?-.
 

Sbuffai per la stanchezza. Avevamo passato un intero pomeriggio alla ricerca di un club, quasi maledì Thoth per averci dato quei pochi giorni per scegliere. Alla fine però, decidemmo di provare l'ultimo club rimasto, il club di nuoto.
Quando entrammo in una specie di capannone bianco, dove si trovava la piscina, trovammo una gara di nuoto in corso. Durante l'attesa, io e Apollon ci andammo a sedere nelle gradinate dove incontrammo Tsukito che stava osservando la gara.

-Ehi Tsukito!- lo salutò Apollon, sorpreso di trovarlo qui.
 

-Ciao Tsukito, cosa ci fai qui?- dissi io.

-Sto guardando la gara di mio fratello- rispose lui senza staccare gli occhi dalla piscina.
 

-Tuo fratello?-.

Lui mi guardò senza dire una sola parola, i suoi occhi mi facevano senso ma no perchè fossero brutti, ma perchè mi mettevano terrore. Mi guardavano con intensità, quasi a perforarmeli.
Per mia fortuna subito dopo, lui li riportò alla piscina dove sembrava che la gara fosse già finita.

-Quello è mio fratello...- mi indicò il lunatico dai capelli rosa.
 

Mi voltai in direzione della piscina, osservando la figura alla quale mi aveva indicato Tsukito.
Dal bordo piscina, era uscito dall'acqua un essere dall'aspetto perfetto. I suoi capelli blu turchesi si intonavano perfettamente con l'acqua della piscina, mentre i suoi muscoli sembravano dire che lui fosse un ragazzo forte e sicuro di se. Molte ragazze lo stavano acclamando ma a lui sembrava non importargliene più di tanto.
Apollon lo richiamò, facendo prestare la sua attenzione su di noi.

-Cosa ti porta qui Apollon?- proferì lui.
 

-Takeru non sapevo facessi nuoto- gli disse Apollon tutto contento.

-Lo sai che è il mio forte. Poi non faccio solo questo, quando finisco vado sempre a correre-.
 

-Wow, ti tieni in forma vedo- gli dissi stupefatta, ma sembrò non ascoltarmi.

-Comunque io e Yui vorremo provare il corso di nuoto. Sai dove possiamo iscriverci?-

Una volta che Apollon gli domandò delle iscrizioni, io mi presentai a lui come avevo fatto con tutti gli altri.
Takeru mi squadrò dalla testa ai piedi, dopo ciò, si avvicinò prepotentemente a me, facendomi finire distesa tra una scalinata e l'altra così che lui mi poté osservare dall'alto con la testa calata verso la mia.

-Ehh tu con questa faccia vorresti fare nuoto. Ma fammi il piacere!- obbiettò in modo sgarbato, mentre poi sorrise quando vide la mia faccia spaventata.

-Takeru ma che fai!?- ribattè Apollon, anche se l'amico qui presente non gli dava ascolto.
 

-Guarda che sono brava- mormorai a lui, osservandolo di sottecchi.

-Fammi vedere allora!- rise lui maliziosamente, facendo anche un ghigno divertito.
 

Se a quest'ora non sapessi nuotare, non sarei venuta in questo club. Avevo avuto la fortuna che mio padre mi aveva insegnato fin da quando ero piccola a nuotare, perciò mi ritenevo una nuotatrice più tosto brava.
Takeru andò vicino un armadietto e prese una tenuta del club di nuoto. Mi disse che dovevo fare una gara con lui per valutare le mie capacità.
All'inizio io mi opposi perchè in fin dei conti, non mi ero ancora iscritta e non ero ancora sicura che avrei scelto questo club, ma poi lui mi diede della nullità. Non ci vidi più dalla rabbia.
Andai nei camerini più determinata che mai, e una volta messa la tenuta, mi immersi nella piscina, accompagnata da Takeru che stava sul lato mio sinistro.
Una volta messa la mascherina negli occhi e la cuffietta in testa, ci mettemmo in posizione di partenza.

-Sei pronta nullità!- mi urlò.
 

-Come mi hai chiamata!!!-.

Obbiettai io, ma una volta che finì di dire quella frase, Apollon diede il via così che lui partì prima di me.
Cominciai a nuotare più velocemente possibile, lui era in testa, anche se mi superava di poco. Facevo una fatica a restare in quella posizione perché più riuscivo ad avvicinarmi a lui, più lui aumentava la sua velocità. Ma come caspita faceva.
Dopo aver fatto il ritorno, Takeru arrivò primo, vincendo la gara.
 

-Sei stata comunque brava stellina- mi disse Apollon, cercando di consolarmi, anche se alla fine non ero affatto dispiaciuta.

-Grazie Apollon-.
 

-Hai perso nullità!- borbottò Takeru -Però devo ammettere che sei più tosto bravina, perciò, credo sarà una bella sfida per te adesso- continuò, facendomi un sorriso di sfida.

-Fratello tu non ti smentisci mai vero?- gli confessò Tsukito, il quale vidi per la prima volta un sorrisetto felice che lui stava regalando al fratello.
 

-Verissimo! Allora ragazzina, cosa ne dici?-.

-Dico solo che ce la metterò tutta per batterti. Parola di Yui Kusanagi!- gli risposi determinata più che mai per questa sfida.
 

Takeru e io stavamo uno di fronte a l'altro, osservandoci come predatori. Lui mi disse che dovevo riuscire a batterlo in una gara se volevo avere la sua stima, e anche se mi era impossibile batterlo, dovevo mettercela tutta.
Non mi tiro mai indietro in una sfida. Io posso farcela.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4- Emozioni Nascoste ***


I tre giorni sembrarono passare in fretta.
Alla fine di tutto ciò, io e Apollon avevamo deciso il club di nuoto, dove quattro volte a settimana dovevamo frequentarlo, allenandoci insieme a Takeru. Lui non era l'allenatore del corso, ma praticamente per gli altri era come se lo fosse.
Durante il pomeriggio, ero comodamente distesa nel mio letto. Poi che Apollon oggi non era uscito dal suo dormitorio perché si era ammalato, decisi di riposarmi anch'io visto che ero stanca del giorno prima nella quale avevo fatto moltissimo allenamento.
Stavo leggendo un libro, quando entrò in camera tutta nervosa la mia coinquilina.

-Non lo sopporto! non lo sopporto proprio!- Lei sbatte la porta della stanza e si andò a sedere sul suo letto con gambe e braccia incrociate.

-Chi è che non sopporti Hikari?-.

-Lokiii! - disse a denti stretti -Mi da il tormento-.
 

-Che odioso, ma perchè ti da il tormento?-.

-Perchè per una volta che gli ho risposto male, lui ogni volta che viene al club comincia a lanciarmi palline da tennis con la racchetta- borbottò tutta infuriata -E non ci va piano. Guarda qui che bombolone!- finì di dire, mostrandomi subito dopo il gonfiore nella sua fronte.
 

Apollon mi aveva raccontato alcune cose su Loki.
Diceva che loki era un tipetto al quanto burbero e dispettoso con il prossimo. Uno che si diverte a fare scherzi a quasi mezza scuola, che odia chi sta in compagnia con Balder senza che ci fosse lui e odiava chi lo sfidava. Infatti Hikari mi aveva detto che per un piccolo scherzo che lui gli aveva fatto, lei lo aveva preso a parole, così che loki gli aveva dichiarato guerra.
Ora per colpa della sua lingua sciolta, Hikari si trovava un Dio tormentoso e un bernoccolo in testa.

-Questo è perché tu non chiudi mai quella bocca. Potevi evitare di attaccarlo- gli dissi veritiera.
 

-Yui lo sai che odio chi si fa beffe di me, e tu pensi che io dovrei restare impassibile senza fare niente. No grazie! non è cosa mia- Hikari si girò la testa, offesa.

-Hai ragione, scusami- piegai la testa in giù -Però ora il problema è che lui non ti lascerà più in pace-.
 

-Troverò un modo Yui, vedrai- rispose lei facendomi l'occhiolino.

Lasciai la stanza, facendo una passeggiata. Ancora per il coprifuoco mancavano quasi due ore, perciò avevo tempo a sufficienza per fare un giretto.
Andai al bar e presi un frappè al cioccolato per dissetare la mia voglia golosa, dopo ciò, mi andai a sedere su una panchina del vialetto della scuola.
La giornata era perfetta, senza un filo di vento. Era molto strano, essendo che siamo a metà ottobre. Il sole invece sembrava calare, lasciando intravedere qualche stella luminosa.
Durante la più totale pace che mi stavo godendo, si presentò Balder di fronte a me, molto contento di vedermi qui.
 

-Ehi Balder ma dove ti eri cacciato? Non ti ho visto per tutta la giornata oggi- gli domandai felice di rivederlo.

-Yui- si fermò di fronte a me e mi sorrise -Niente, oggi sono rimasto tutta la giornata al club di tennis-.
 

-Frequenti il corso di tennis?-.

-Si. Siccome non sono il classe con Loki, lui vuole che almeno qualcosa insieme dobbiamo farla- si passo una mano dietro la nuca, scoraggiato - Anche se non vado matto per il tennis-.
 

Non so come faceva a sopportare tutto questo. Capisco che lui è il suo migliore amico, ma Loki da migliore amico dovrebbe lasciargli i suoi spazi. Mi sembra troppo invadente della sua vita.
Glielo dissi a Balder cosa pensavo di questa storia, e anche se potevo sembrare moralista, lui non sembrò offendersi di questa mia opposizione. Già che c'ero, gli accennai anche di quella volta quando Loki se lo era trascinato via con se.

-Ohh a proposito, Yui mi dispiace per quella volta...lui ecco...è un po' geloso-.
 

-Loki sarà pure il tuo migliore amico, ma non pensa al tuo bene-.

-Che intendi dire Yui?- disse lui dubbioso.
 

-Noto come non sei del tutto felice in sua compagnia, cioè voglio dire, sei felice che lui sia il tuo migliore amico, ma non sei felice quando lui non ti lascia fare ciò che vuoi tu- mi alzai dalla panchina, avvicinandomi di più a lui -Sei come un cucciolo con il suo padrone-.

Quelle parole mi uscirono diretta, ma forse avevo esagerato paragonandolo ad un cucciolo. Infatti mi vergognai di me stessa per averglielo detto.
Balder però, non sembrò infastidito, infatti mi accarezzo delicatamente la testa. Ora sembravo io il cucciolo.

-Sei davvero molto dolce Yui, è bello sapere che ti preoccupi per me- Mi fece un sorriso, portando la sua mano sulla mia guancia.

-Bhe..si..ecco....sono una persona apprensiva io- cominciai a balbettare per via di quel gesto tanto delicato.

-Mi piace questo tuo lato apprensivo- rise -Si, mi piace molto- continuò lui per poi avvicinare timidamente il suo viso al mio.
 

In quel momento rimasi di stucco.
Cosa voleva fare? Vuole baciarmi?
Pensai nervosamente, mentre me lo ritrovavo sempre più vicino al mio naso.
Chiusi gli occhi timidamente.
Balder mi salutò con un bacio in guancia, dicendomi che si era fatto tardi e che doveva tornare nel suo dormitorio, o per dirla tutta, dal suo amico. Rimasi immobile per qualche secondo da quella situazione, dopo, decisi pure io di ritornare in stanza, ma non potei visto che durante il mio percorso incontrai Takeru che camminava a passo veloce e deciso verso la mia direzione.
Lo chiamai, domandandogli come mai fosse così agitato e sbrigativo. Lui si fermò e mi diede un pugno in testa, irritato.

-Ah..nullità non ho tempo da perdere. Sto cercando mio fratello, sai dov'è?- parlò isterico.
 

-Come faccio a saperlo! Scusa ma non è nel suo dormitorio?- gli risposi scettica. Lui mi diede un secondo pugno nella nuca.

-Tonta! se fosse nel dormitorio non sarei qui ora- incrociò le braccia -Babbea!-.
 

-Ma la smetti con tutti questi insulti- gli urlai, massaggiandomi la testa dolorante.

-Non è colpa mia se lo sei- rise beffardo -Comunque mi aiuti a cercarlo o dobbiamo discutere ancora della tua scemenza?-.

Alla fine, anche se non dovevo farlo visto il modo in qui mi trattava sempre, non riusci a dirgli di no. Così, io e lui proseguimmo, andando alla ricerca di Tsukito.
Girammo quasi tutta le aule presenti nella scuola, ma non si trovava in nessuna di queste.
La cosa bella di questa faccenda, fu che io non stavo praticamente camminando, ma stavo correndo, perchè il tanto "simpaticone" di Takeru, aveva un passo decisamente accelerato che io non riuscivo a stare a quello suo.
Pensammo entrambi dove poteva essersi cacciato, quando io e Takeru sentimmo un rumore insolito provenire da dietro una porta.
Curiosi, aprimmo quella porta dove di fronte a noi c'erano delle scale di ferro a chiocciola, molto ampie e che portavano al piano superiore. Salimmo quelle scale, trovandoci un'altra porta dove quando varcammo la soglia, trovammo Tsukito e Hades.
Era un'aula vuota con pochissimi banchi. Di fronte a noi si poteva ammirare una grandissima finestra dove si poteva vedere il cielo infinito, pieno di stelle che splendevano in cielo. Sempre all'interno dell'aula, c'era una porta che si andava a finire sul terrazzo della scuola dove erano postati dei telescopi per ammirare più da vicino quello che il cielo regalava quella sera.
 

-Questo... è il club di Astronomia?- dissi meravigliata da questo posto.

-Si Yui- mi accennò Tsukito fissandomi, mentre Hades stava seduto sul cornicione della finestra, ammirando la scuola dall'alto, molto pensieroso.

-Fratello ti ho cercato ovunque- Takeru si avvicinò al fratello abbastanza irritato -Ma cosa ci fate voi due ancora qui? Se ne sono andati tutti ormai-.
 

E' vero che era più tosto tardi. Ormai i corsi erano finiti già da un pezzo e tutti gli studenti che frequentavano questo club se ne erano andati da parecchio tempo. Solo loro due erano rimasti ancora qui a scuola.

-Non lo capisci tu stesso Takeru?- parlò Hades, cercando di non staccare gli occhi da fuori. La sua voce risultava comunque seria ma era calmo.
 

-Ehh... si, certo che lo capisco Hades-.

Takeru stranamente gli rispose tranquillo, senza aggredirlo.
Notai solo ora che Takeru era l'unico che rispondeva in modo calmo ad Hades, mentre con tutti gli altri lui era il solito essere sempre così aperto e spontaneo, anche incazzato quando voleva.
Che forse lo temeva?

-Va bene, io vado- parlò Tsukito -Hades tu vieni?- domandò subito dopo con il suo solito senso dell'umorismo, pari a zero. Quel ragazzo è veramente strano.

-Tra un poco...-.

-D'accordo-.

Takeru mise un braccio intorno al collo di suo fratello e camminarono vicinissimi uno all'altro. Io stavo per seguirli ma non mi mossi da mio posto perché Takeru mi aveva guardato in cagnesco.
Adesso mi trovavo lì, da sola, insieme ad Hades. Lui stava sempre seduto vicino alla finestra, mentre io mi trovavo in piedi al centro della stanza con aria spaesata.
C'era tantissimo imbarazzo nell'aria, nessuno dei due proferiva una sola parola. Io volevo dirgli qualcosa, anche per presentarmi a lui visto che ancora non lo conoscevo. Ma ogni volta che cercavo di aprire bocca, le parole non mi uscivano.
Non sapevo cosa dirgli, avevo paura di sbagliare e dire qualcosa di stupido per via che lui magari si innervosisse.
Hades dopo un po' di tempo, mi osservò di sottecchi, vedendo la mia presenza che ancora non si dileguava da quella stanza. Non appena notai i suoi occhi puntati su di me, tolsi immediatamente lo sguardo dal suo, osservando come una scema il pavimento. Mi faceva paura ma non volevo andarmene, volevo in qualche modo conoscerlo, come avevo fatto con tutti gli altri Dei.
Dopo una lunga riflessione, decisi di aprire finalmente bocca.

-Eh io...- sembravo proprio una stupida -Non mi sono ancora presentata, io sono Yui, piacere di conoscerti-.

Quando parlai, lui aveva distaccato il suo sguardo dal cielo e lo aveva puntato di nuovo sul mio, guardandomi con freddezza. Mi si raggelò il sangue.

-Non te lo mica chiesto- rispose serio.
 

Ansimai turbata da quella sua risposta e senza degnarlo più di uno sguardo, usci dalla stanza a passo veloce, allontanandomi da quell'essere senza alcun sentimento.
Di tutte le divinità che finora avevo conosciuto, oltre Loki, lui sembrava essere l'unico sgarbato e maleducato. L'unico che pensa solo a se stesso.
Mi promisi che non gli avrei rivolto mai più una sola parola.
Quando scesi le scale per aprire la porta, mi trovai faccia a faccia con delle ragazze.
Erano tre ragazzine alquanto irritate nel vedermi. Io stranamente le guardai sorpresa, non capivo chi fossero, ma soprattutto, non capivo cosa volessero da me.
Senza farmene una ragione, feci per sorpassarle, quando la tipa al centro bionda mi prese per un polso e mi spinse, riportandomi al punto in cui stavo prima.

-Ma che volete da me?- Urlai furiosa, facendo rimbombare il mio eco di voce in tutta la scala. 
Rivolsi lo sguardo solo alla bionda, quella centrale, mentre le altre due dai capelli corvini facevano le spalle di lei. Erano vanitose e lo si poteva notare dal modo in cui erano vestite e dai loro modi di fare.

-Senti tu- ringhiò lei -Stai lontano da Apollon intesi? altrimenti ti faccio passare i guai-.
 

All'inizio la osservai basita, pensando che stesse scherzando. Mai poi osservando meglio la sua faccia, non mi sembrò del tutto ironica.

-Parli sul serio tu?- dissi letteralmente con voce seccata.
 

-Non osare rispondermi con quel tono ragazzina. Apollon è mio e tu devi starci il più lontano possibile-.

-Guarda che siamo solamente amici io e lui-.
 

-Non mi importa...non voglio lo stesso che ci parli- obbiettò con fare altezzoso, seguita da una risata smorfiosa delle sue amiche.

Quella era completamente matta, ma chi si credeva di essere.
Gli risposi, dicendogli che non me ne importava niente dei suoi obblighi che dovevo eseguire. Lei non era nessuno per comandarmi.
Senza degnarle più di uno sguardo, feci per superarle ma le due tipe mi bloccarono all'istante, una prese il mio braccio, l'altra pure, bloccandomi verso il muro per impedirmi di proseguire.

-Lasciatemi andare subito!!!- urlai.
 

-No, finché non dirai che lascerai Apollon- obbiettò la bionda.

-Mai.-.
 

La bionda che sembrava più tosto innervosita, stava per mollarmi un ceffone in pieno viso. Io chiusi istintivamente gli occhi, spaventata per quel colpo che stava arrivando, ma che stranamente, non arrivò.
Aprii gli occhi, rimanendo incredula a quello che stavo vedendo. Hades aveva fermato la bionda, bloccandogli il polso.
Quando questa lo guardò in preda alla paura, lui la strattonò, facendola finire sul pavimento con il sedere per terra. Era scioccata ed impaurita alla sua vista. Le altre ragazze tremavano, le sentivo per via delle loro mani ancora serrate nelle mie braccia.
Quando la bionda stava per dire qualcosa, Hades la fulminò con lo sguardo e le tre tipe scapparono a gambe levate, via, correndo impaurite da essi.

-Grr..grazie- gli dissi io, ancora sconvolta.
 

-Non ringraziarmi- rispose lui con lo sguardo altrove.

-Bhè, io lo faccio comunque!- alzai un po' la voce, quella che bastò per attirare la sua attenzione su me. Lo osservai stavolta senza alcuna paura -Capisco che sei una persona che non accetta gli umani e i loro modi di fare, ma quando una persona mi aiuta io le porto rispetto e lo ringrazio. Non sono una strafottente-.

Quelle parole mi uscirono sincere dal cuore. Io non ero una persona sgarbata come lo era lui. Mi aveva appena difeso da quella situazione, ma appena lo avevo ringraziato lui si era arrabbiato.
Ma come ragiona. E' davvero incomprensibile.
 

-Cosa ti fa pensare che io non accetto gli umani...- mormorò con tono secco -Neanche mi conosci-.

-Allora fatti conoscere Hades-.
 

Lui mi guardò pensieroso per qualche secondo.
Ero convinta che da li a poco mi avrebbe risposto qualcosa di brutto, ma stranamente non gli era uscita nessuna parola dalla propria bocca. Era rimasto impassibile, con lo sguardo puntato sul mio.
A quello sguardo, le mie guance presero leggermente rossore per l'imbarazzo.
Forse avevo visto male, ma mi era parso di vedere la stessa identica cosa a lui, infatti Hades andò via, senza dire nulla, lasciandomi li da sola senza nessuna spiegazione.
Forse mi sbagliavo su di lui quando avevo detto che non provava nessun sentimento. Forse le sue emozioni sono nascoste ma lui non è un tipo che le fa vedere. Forse dietro quella faccia cupa e fredda si nasconde un animo buono in lui. Chi lo sa, forse mi sto sbagliando, magari è stata solo la mia immaginazione.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5- Lotta per lo studio di Apollon ***


-Effe!-.
Rispose Thoth non curante sbattendo il foglio di una relazione di Storia sul tavolo di Apollon.
 

Questo qui rimase pietrificato dell'aggressione con cui ci era andato il professore. Io, Hikari, Tsukito e Balder avevamo preso invece una B+ al compito, mentre tutti gli altri studenti presero sia B che C.

-Thot...volevo dire professore, non potrebbe darmi un'altra...- Apollon non finì la frase che Thoth sbatte di nuovo i pugni sul tavolo con forza, facendo saltare dalla paura tutti quanti.
 

-Pensi che siamo in una scuola materna che vuoi data un'altra possibilità!-.

-Ma veramente io...-.
 

Era davvero in imbarazzo, e lo ero persino io vedendolo in quello stato.
Senza pensarci troppo, alzai la mano per dire come al solito la mia, anche perché volevo toglierlo un po' dai guai. Mi faceva troppa tenerezza.

-Professore guardi che Apollon è stato male, perciò non ha potuto studiare. Se gli da un'altra possibilità vede che non la deluderà stavolta- risposi convinta, cercando di essere più tranquilla possibile.
Il professore all'inizio si infuriò, avvicinandosi prepotentemente verso di me per dirmi che, come al solito, io non tenevo mai la bocca chiusa. Era anche convinto che la mia fosse solamente una patetica scusa.
Ansimai un no con la testa, mentre Thoth ritornò sul suo libro che stava leggendo e disse ad Apollon che poteva avere questa possibilità a patto che prendesse una A.
Apollon mi sorrise, contento per quel gesto che avevo appena fatto per lui.
Quando finì la lezione lui venne da me, abbracciandomi così strettamente da stritolarmi, sotto lo sguardo corrucciato di Balder che però solo Hikari aveva notato. Apollon aveva dei dubbi sul fatto che lui potesse farcela a prendere un voto più alto che nessuno della classe si era meritato, ma aveva giurato a se stesso che ce l'avrebbe messa tutta per raggiungere il suo obiettivo, anche perché mi doveva un favore.
Io e Apollon ci eravamo dati appuntamento, solo io e lui, alla biblioteca della scuola, così che io lo aiutassi con lo studio. Oggi non avevamo allenamento al club di nuoto, perciò potevamo passare un pomeriggio tranquillo solo io e lui.
Prima di recarmi lì, avvicinai al bar per prendere qualche snack. Al ritorno, quando entrai in biblioteca, trovai Apollon leggermente perplesso nel vedere seduto accanto ad essi Balder, Tsukito e Hikari che parlavano tra di loro tutti contenti.

-Ehh..che cosa ci fate qui ragazzi?-.

-Non avevamo niente da fare, così abbiamo pensato di venire a stare un po' con voi- rispose la mia amica tutta eccitata. Balder notò la mia espressione alquanto perplessa.
 

-Per caso volete stare da soli?- disse lui più tosto serio.

-No, cioè... volevo dire si, insomma veramente volevamo stare soli perché devo aiutarlo a studiare-.
 

-Mmh...e così volete stare soli soletti tu e il biondino-.

Hikari guardò me e Apollon con malizia, mente io e lui prendemmo colore nel viso. Balder era poco irritato dalle parole che aveva appena detto Hikari, anche se non lo notai completamente, ero troppo distratta a lamentarmi delle parole della mia amica.

-Tu che dici Tsukito? secondo te loro due nascondono qualcosina?- domandò lei a Tsukito, sempre con voce maliziosa. Certe volte era così antipatica.
 

-Non saprei....ma visto che vogliono stare soli...- mormorò a bassa voce lui mentre leggeva un libro.

Senza dire più nulla, io e Apollon prendemmo i libri e uscimmo velocemente dalla biblioteca, lasciando i ragazzi sconcertati dalla nostra reazione.
Andammo in un aula vuota per stare più tranquilli, ma non appena il biondo stava per cominciare a leggere, sentimmo un rumore dentro gli armadietti della classe. Avendo percepito subito di cosa si trattasse quello strano rumore, anzi bisbiglio, andai verso quell'armadietto, aprendolo.
Infatti come pensavamo, erano quelle due divinità insieme alla mia amica impicciona, ci avevano seguiti di nuovo. Allora come avevamo appena fatto alla biblioteca, ce ne andammo via di nuovo cercando però stavolta di stare attenti a non farci seguire, ma dovunque andavamo ci ritrovavamo sempre loro tra i piedi che si nascondevano in ogni parte. Io e Apollon stavamo perdendo davvero la pazienza.
Girammo molti posti pur di trovare un modo per sbarazzarci di loro, anche se era impossibile, conoscendo bene Hikari, quando si metteva in testa di fare qualcosa lo faceva e basta.
Ero sicura che era stata anche una sua idea quella di seguirci, però non capisco come Balder e Tsukito non pensano al fatto che il loro amico debba studiare per un compito molto importante.
Durante una lunga camminata, stremati, incontrammo Hades vicino al lago. Stava tranquillamente riposando, disteso vicino ad un albero con le mani dietro la nuca e gli occhi chiusi. Quando Apollon lo vide, corse da lui come una furia, disperato.
 

-Hades devi aiutarci-.

Hades apri gli occhi, guardando il cui presente Apollon con irritazione.
-Che cosa volete da me?-.
 

-Balder, Tsukito e l'amica di Yui ci stanno pedinando- disse Apollon disperato, portandosi le mani alla testa. Hades guardò prima lui e poi me seccato.

-Si è vero non lo lasciano studiare, continuano a seguirci ovunque andiamo- risposi io.
 

-Non è un mio problema...- mormorò lui, richiudendosi gli occhi e facendo finta che noi non esistessimo più.

Scoraggiata dal suo modo strafottente, mi misi di fronte a lui con le braccia sui fianchi. Lui sentì una presenza vicino ad essi, infatti aprì di nuovo gli occhi, fucilandomi con il solo sguardo che era infuocato e pieno rabbia. Ma io non avevo paura stavolta, sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male e ne avevo avuto conferma quando mi aveva difeso da quelle sciocche ragazzine.
 

-Ve ne andate per piacere...-.

-No, fin quando non ci aiuterai- lo guardai con la sua stessa espressione simile.
 

-E che cosa ci guadagno io?- domandò scettico.

Nel pensarci su, ad Apollon gli si accese come una lampadina. Aveva avuto un idea geniale, infatti tutto contento, cominciò a sorridere a Hades, in quanto questo qui era rimasto sconcertato e confuso al tempo stesso per la sua faccia.
 

-Hadesss!- lo chiamò tutto eccitato -Se tu ci aiuti, ti prometto che Yui e io ti faremo avere i "Strawberry Daifuku"- finì con una strizzata d' occhiolino.

Quando Apollon pronunciò i daifuku, a Hades gli si brillarono tutto insieme gli occhi. Prese come un assaltò e si mise seduto con la schiena dritta, osservandoci pensieroso.

Ero rimasta meravigliata nel vederlo stupito per una cosa. Non pensavo che fosse un golosone di dolci. Questo sarà un buon modo per convincerlo ogni volta quando non vorrà fare qualcosa per noi.
Per un attimo mi venne una pensata strana, io che comandavo Hades facendomi scortare ogni volta i miei libri di classe in classe e che mi aiutava a pulire la mia camera, in cambio dei daifuku che glieli lanciavo come se lui fosse un cagnolino.
Risi per i miei pensieri diabolici e sciocchi, sotto lo sguardo interrogativo delle due Divinità.
 

-Perciò Hades ci aiuti?- Riprendendo il controllo della mia mente, gli chiesi di nuovo aiuto, guardandolo con occhi di un cucciolo.

-Però sbrigati a decidere per favore. Quelli tra poco ci raggiungono- aveva detto Apollon preoccupato mentre si girava continuamente, controllando che quei stalkers non arrivassero.
 

Hades stanco delle nostre continue suppliche, si chiuse gli occhi per pensare, poi rivolse lo sguardo ad Apollon.

-Perchè non vai sul tuo stupido cavallo. Andate nel tetto della scuola, li sarete tranquilli- disse ritornando a fissare il fiume.
 

Ad Apollon gli si brillarono gli occhi di gioia, mente io rimasi contenta della sua trovata geniale.
Ero così contenta che lo avrei persino abbracciato, ma mi contenni, avrei sicuramente scatenato su di lui un istinto omicida se lo avessi abbracciato.
Per un momento, Hades mi aveva guardato curioso, vedendomi contenta per cosi poco, e quando io lo sorpresi a fissarmi, lui mosse velocemente lo sguardo altrove. In fondo ci aveva aiutato, come si faceva a non esserlo, anche se lo aveva fatto solamente per il dolci, o forse non è solo per quello. Senza perdere un secondo di più, visto che vedemmo in lontananza i tre impiccioni, Apollon fece un fischio con le dita sulla bocca, richiamando a se quello che doveva essere "Pegaso", il suo cavallo alato.
Quando il cavallo scese a terra, Apollon ci salì di sopra, porgendomi subito dopo la sua mano per farmi salire.
All'inizio ebbi timore di salire su un cavallo volante, ma poi Apollon mi disse di fidarmi di lui. Allora, con grande coraggio e grinta, presi la sua mano salendo su Pegaso, poi ringraziammo Hades e volammo finalmente su nel cielo, sotto i lamenti dei nostri amici che erano irritati per averli abbandonati.
Non ero mai salita su un cavallo, ne tanto meno su uno volante. Era un' esperienza straordinaria, si poteva vedere tutta l'accademia da qui.
Apollon era sollevato, anche io lo ero, finalmente ci eravamo liberati da loro, anche se ero sicura che una volta tornata nel mio dormitorio Hikari me l'avrebbe fatta pagare cara per tutto questo.
Finalmente potè studiare. Chi si immaginava che lo avremmo fatto sul tetto della scuola. Per lo meno nessuno qui ci poteva disturbava, così Apollon poteva anche concentrarsi meglio.
Il panorama da quassù era mozzafiato, ti faceva perdere la testa completamente.
La cosa buffa di tutto questo, fu che dopo un po' il tempo cambiò, cominciando a scendere qualche gocciolina di pioggia, allora, Apollon richiamò subito Pegaso per riportarci giù dal tetto.

-Stellina grazie di tutto- mi disse lui felice.
 

-Di nulla Apollon- gli sorrisi -Anche se è stata più tosto dura, ma sono felice che hai imparato qualcosa con tutto questo trambusto-.

-Eh già. Domani finirò il compito e prenderò un bel voto promesso-.
 

-Bravissimo, questo è lo spirito giusto- ansimai contenta delle sue parole.

Apollon mi abbracciò, dopo di che, ritornò nel suo dormitorio ed io nel mio.
Come potevo immaginare, Hikari me ne aveva combinato una delle sue. Tutte le mie cose, più il mio letto, erano sparse per terra.
Era davvero un demonio quando si trattava di vendetta.
Non appena lei uscì dal bagno della stanza, mi fece un sorriso spregevole ed io gli cominciai a tirare tutte le cose che mi ritrovavo nelle mani. Ovviamente non lo facevo con cattiveria, ma ero incavolata nera con lei e se lo meritava.
Se potessi, l'avrei costretta a rimettere tutto apposto, ma so che non lo avrebbe mai fatto. Era davvero odiosa.
Lynda, la nostra capo dormitorio era venuta per ispezionare le camere ed assicurarsi che tutto andasse bene e che tutti i studenti fossero nelle loro stanze, essendo il coprifuoco. Ma quando entrò nella nostra, diventò una belva con gli occhi infuocati. Ci disse di rimettere la stanza in ordine perché sembrava un porcile.
Stavolta feci io una risata malefica perché la mia amica qui presente, era stata costretta ad aiutarmi a riordinare le cose che lei stessa aveva fatto. Lynda non si sarebbe mossa di qui fin che non vedeva un minimo di ordine.
Quando se ne andò, ci lanciammo con gli occhi una sfida per poi iniziare una battaglia con i cuscini, così per gioco. Sembrava di ritornate delle bambine, quando lei dormiva a casa mia e facevamo la stessa cosa, divertendoci come matti.
 

-Ok ok hai vinto- alzò Hikari le mani in segno di resa -Però sei stata comunque scorretta a scappare da noi in quel modo- mise poi il broncio.

-Lo so, ma dovevate capirlo che dovevo aiutarlo. Se fossimo stati tutti insieme ci sarebbe stato distrazione per lui, non lo abbiamo fatto per cattiveria-.
 

-Si lo so, stavo scherzando tranquilla, ma comunque vedi che non l'ho detto solo io di pedinarvi se vuoi dare la colpa solo a me-.

-Davvero?-.
 

-Si davvero, anche Balder ha insistito per inseguirvi- mi accennò mentre sistemava il suo letto -Sai, credo che lui abbia una cotta per te- finì di dire, portando poi le braccia conserte e inarcando un sopracciglio.

-No ma cosa dici, Balder è solo molto gentile con me e poi molte ragazze ci vanno dietro. Ti stai facendo delle strane idee su lui- Risi divertita, anche se le mie guance avevano preso colore.
 

-Mmh..non lo so, però ho notato in questi giorni come ti osserva. Poi ogni volta che qualche maschio ti parla, lo vedo sempre irritato-.

-Sarà solo una coincidenza-.
 

Risposi scettica della sua pensata.
E' vero che me ne sono accorta di recente anche io che quando parlo con dei miei compagni, lo sorprendo sempre ad osservarmi, ma forse è solamente curioso. Non penso abbia una cotta per me, l'avrei capito subito.
Presa da un grandissimo sonno, mi andai a distendere nel mio letto, addormentandomi all'istante.

Nel frattempo nella casa delle divinità.
 

I nostri ragazzi stavano facendo comodamente le loro cose. Tsukito e Balder si trovavano seduti sul divano, il primo leggeva un libro con di lato Takeru che giocava con una console degli umani. Hades era seduto sul tavolo con Dionysus, il primo si stava gustando i Daifuku Strawberry che gli aveva appena portato Apollon, mente l'altro lo guardava scioccato, come se non lo avesse mai visto così felice mentre gustava un dolce. Apollon invece, era seduto su una poltrona con ancora il libro di storia nelle mani.
Era così preso dalla storia, ma no perché gli piacesse, ma perché aveva paura che si sarebbe dimenticato tutto quello che aveva appena studiato. Domani avrebbe dovuto rispondere a quelle domande, perciò stava cercando in tutti i modi di allenare la sua mente per non scordare tutto quanto.

-Apollon ma non ti sei stancato di studiare?- gli disse Dionysus, guardando annoiato il fratello.
 

-No Dee_Dee, ho promesso a Yui che avrei preso un voto alto. Non voglio deluderla- rispose lui determinato mentre continuava a leggere.

-Ma perché tenete così tanto a quella ragazzina?-. 
Loki spuntò sulla soglia della porta, in compagnia di Thor.
 

-Che intendi dire Loki?- Apollon sollevò i suoi occhi dal libro dopo che aveva sentito quella domanda che Loki aveva posto con irritazione. Lui lo guardò contrariato.

Tsukito e Balder presero sull'attenti, mentre Takeru teneva sempre gli occhi incollati alla console ma stava comunque ascoltando attentamente. Hades e Dionysus invece, osservavano dubbiosi il comportamento del rosso.
 

-Che intendo dire...- rispose camminando con un sorriso beffardo -State ogni giorno della vostra vita incollati a lei, non dico per quei due seduti a tavola, e nemmeno Takeru, ma parlo per voi tre!- puntò poi il dito contro Apollon, Balder e Tsukito.

-Loki è solamente una nostra amica- intervenne Balder alzando la voce mentre guardava l'amico.
 

-Già, se la conoscessi non ti faresti tutti questi problemi- accennò Apollon, guardando male Loki.

In quella stanza, c'era uno scontro fra sguardi. Apollon teneva così tanto a Yui che non sopportava che Loki ne parlasse male.
 

-Dai Loki basta!- gli mormorò Thor, appoggiando una mano sulla spalla dell'amico.

-Sinceramente a me non me ne importa più di tanto di quella nullità!- aggiunse Takeru continuando a giocare.

-Ecco..finalmente ti sei deciso a stare dalla mia parte per una volta "pinna blu"-.
 

Loki chiamò Takeru con quel nomignolo buffo, cosa che a lui dava tanto fastidio, lo irritava parecchio. Infatti quando questo lo sentì, si alzò dal divano, prendendo il rosso per i capelli di davanti e tirandoglieli in giù, mentre Loki continuava a dimenarsi. Stavano bisticciando come sempre.
Thor, Dionysus e Balder cercarono disperatamente di separare i due amici, quando accidentalmente Takeru diede una gomitata in pieno viso di Balder che questo inciampò, cadendo sulla tavola e facendo rovesciare le cose che gli stavano di sopra, persino i dolci di Hades. Quando questi caddero, Hades prese per il colletto della maglietta il biondo, fulminandolo con lo sguardo. Si era creato il caos in quella stanza che lo si poteva persino sentire nel dormitorio degli umani.
Solo Apollon e Tsukino erano gli unici ad essere rimasti impassibili, assistendo il bisticcio senza parlare o intromettendosi.
Il casino creato dalle divinità, aveva fatto scendere nella stanza Zeus e Thoth, disturbati dal loro sonno. La loro presenza fece finalmente fermare la guerra creata da loro.
Zeus mandò tutte le divinità nelle proprie stanze.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6- Allenamento con Takeru ***


Apollon aveva superato il test. Aveva preso una "A" il voto più alto di tutti. 
Ero rimasta meravigliata di lui, visto che aveva preso un voto più alto del mio. E pensare che lo avevo aiutato persino io. 
Ovviamente Thoth aveva cambiato le domande per lui, visto che se avesse lasciato quelle precedenti io gli avrei dato le mie risposte giuste.
Era davvero furbo, comunque, era stata una cosa molto scioccante anche per tutta la classe.
I giorni sembrarono passare molto velocemente. Addirittura mancava un mese per le feste di natale e questo significava che avremmo avuto le vacanze natalizie, quindi niente scuola.
Il mio stato attuale al momento era perfetto. Con gli altri andava tutto bene. Lo studio era ok.
Io e Apollon eravamo sempre più legati e avevo anche cominciato ad andare d'accordo persino con Tsukito e Takeru.
Capitava ogni tanto che io e Tsukito passavamo ore per ore nella sala biblioteca a leggere uno alla volta dei libri di avventura. Di solito però quella che leggeva spesso ero sempre io perché quando leggeva lui ed io lo ascoltavo, mi veniva un sonno pazzesco per la sua voce molto calma e lenta. 
Avvolte mi addormentavo senza che Tsukito se ne rendesse conto, infatti lui continuava tranquillamente a leggere, convinto che io lo stessi ascoltando.
Mentre con Takeru invece, avevamo quasi sempre qualche battibecco, ma in qualche modo cercavamo di passarci su' e di chiarire. Anche perché questi litigi venivano molto spesso causati da Loki che non sopportava che io stessi in mezzo alle Divinità.
Loki mi accusava ogni volta di stare il più lontano possibile da tutti loroperché io ero un'umana, un essere inferiore a loro.
A lui non piaceva che io passassi le mie intere giornate in loro compagnia, ma soprattutto, con Balder. Anche se questo già si sapeva. 
Avevo anche provato a parlare con lui per cercare di conoscerlo meglio, mi ero persino comportata in modo gentile, ma niente, da lui ricevevo solamente pesci in faccia.
Per non parlare poi dei suoi continui scherzi che mi faceva. In qualunque modo lui riusciva ad essere molto furbo. La stupida ero io che ci cascavo tutte le volte.
Nel pomeriggio, andai con Apollon in piscina per fare una nuotata con lui e con Takeru.
Il cielo era offuscato, nuvoloni grigie oggi erano presenti in tutto il cielo, infatti io e Apollon camminavamo con passo veloce, sperando entrambi che non avrebbe piovuto proprio in quel preciso minuto. Anche perché non volevamo sentire lo starnazzare della voce di Takeru che, come il suo solito, non avrebbe apprezzato il ritardo.
Quando arrivammo lì, come mi aspettavo, lo trovammo abbastanza irritato e con la sua solita ramanzina che ci faceva sempre, paragonandoci a delle lumache lente. Apollon per poco non sveniva per tutti quegli insulti che ci stava lanciando contro con sentimento.
Finito il rimprovero giornaliero, andammo a cambiarci nei camerini. 
Oggi in piscina non c'era un anima viva per via del brutto tempo fuori. Avevano preferito tutti rimanere nelle proprie stanze al caldo, solo alcune studentesse stavano sedute sulle panchine della sala, ma non per nuotare, ma per ammirare Takeru e il suo petto nudo.
 

-Coraggio siete pronti?- urlò Takeru, portandosi le mani sui fianchi spazientito.

-Takeru ma perché dobbiamo allenarci lo stesso anche se non è presente nessuno? Siamo solo io e Apollon- dissi annoiata da questa situazione. Eravamo solo in due perciò non era poi così necessario allenarsi per forza.

Quando avevo aperto bocca, Takeru mi aveva lanciato un' occhiataccia per farmi rimangiare le parole che avevo detto. Lui ci aveva accennato più di una volta sia a me che ad Apollon di presentarci tutte le volte, anche con la bufera fuori. Potevamo saltare gli allenamenti solamente se uno non fosse malato.
 

"Era meglio se mi fingevo malata."

-Basta parlare, tutti in acqua forza!!!-.
 

Appena Takeru pronunciò quelle parole, tutti e tre ci tuffammo in piscina, sprofondando verso il fondo. La cosa piacevole di questa piscina era l'acqua calda. Una sensazione bellissima e piacevole.
Quando riemersi in superficie dopo di loro, rimasi allibita per quello che stavo vedendo.

-Takeru! Apollon!- pronunciai i loro nomi sconvolta -Ma perché siete tutti blu?-.
 

-Stellina ma anche tu sei blu- mi rispose Apollon allarmato.

Mi osservai le braccia, accorgendomi che era proprio così. La nostra pelle era diventata blu. Non so come era successo, ma tutti e tre eravamo colorati di un blu chiaro in tutto il corpo, sembravamo proprio dei puffi.
 

-Che cosa diamine è successo? chi è stato a fare questo scherzo?- urlò infuriato Takeru -Maledetto!-.

Proprio quando il giovane Takeru era in preda all'ira, una risata alle nostre spalle ci fece voltare verso l'altra direzione della piscina, vedendo Loki con un sorriso divertito.
 

-Lokiii!!!- dicemmo tutti in coro.

-AHAHAH...ma come siete belli, sembrate tutti dei puffetti- borbottò con sarcasmo tra una risata e l'altra -Siete così carini-.
 

-Non è affatto divertente Loki- gli risposi io guardandolo male. Lui si piegò vicino a bordo piscina, osservandomi divertito.

-No, hai proprio ragione, non è divertente, è davvero spassoso!!!-. 
Mi rise, facendomi anche la linguaccia.

Takeru incavolato nero, uscì velocemente dalla piscina, inseguendolo e lanciandogli tantissimi insulti, mentre io e Apollon non potemmo fare altro che guardare tutta la scena davvero imbestialiti. Avevo passato più di un'ora in bagno per togliere tutto il colore che avevo sul mio corpo.
Fortunatamente era facile da togliersi, anche se dovetti finire due flaconi interi di bagno schiuma. Hikari si era fatta tantissimi risate appena mi aveva vista entrare in stanza in questo stato. Per non parlare poi di tutti gli studenti del dormitorio che mi avevano vista mentre mi stavo dirigendo nella mia stanza. Era stato veramente imbarazzante.
Nel tardo pomeriggio, decisi di vedermi con Takeru per fare un po' di corsa.
Dovevamo tenerci in allenamento e visto che mi appassionava la corsa come a lui, non avevo certo perso questa occasione di poter fare una corsa, almeno così avrei avuto anche l'opportunità di entrare più in sintonia con Takeru, conoscerlo meglio. Magari sotto quei suoi insulti si nasconde un Takeru dolce da qualche parte.

-Ce ne hai messo di tempo per arrivare, nullità!- parlò Takeru con il broncio.
 

-Scusami, ma ho perso tempo perché dovevo levarmi tutto il colore di sopra, ricordi?- incrociai le braccia furibonda -E la smetti di chiamarmi nullità? quando ti deciderai a chiamarmi per nome?- misi il broncio.

-Sembri una babbuina, non farlo più-.
 

Takeru mi fece un sorriso sarcastico.
Non so cosa mi era presto, ma quel suo sorriso mi fece scottare leggermente le guance. Rimasi incantata per qualche secondo a guardarlo, quando Takeru mi diede un colpetto sulla nuca per svegliare i miei sensi.
Quando fu pronto, finalmente partimmo con la corsa. Lui si trovava davanti, mentre io ero dietro di lui. Lo seguivo con una corsa moderata, ne troppo lenta ma neanche troppo veloce.
Il tempo non era proprio nostro amico, stava cominciando a piovere, ma nessuno dei due si arrendeva, infatti decidemmo di correre ugualmente sotto la pioggia, anche se il terreno fangoso che avevamo sotto i piedi rendeva la strada più tosto scivolosa.
Mentre proseguivamo, mi misi a pensare a tante cose; alla mia famiglia che mi mancava terribilmente, alle mie scoperte che avevo fatto in questa scuola, al mio preside che era il Dio Zeus in persona, a suo figlio che era diventato il mio migliore amico, a tutte le altre divinità, tutti con caratteri diversi l'uno dall'altro ma con una bellezza da togliere il fiato.
Ero così felice di essere accettata da tutti loro.
Essere la prima umana ad interagire ed essere gradita per quello che sono, mi faceva stare bene, tranne da uno purtroppo, Loki.
Non capisco perché mi debba odiare così tanto, non mi ha dato la possibilità di farmi conoscere. Se sapesse come sono realmente, non penso che mi odierebbe così tanto. E' davvero incomprensibile questo ragazzo.
Il mio lasciar passare di pensieri per la testa non mi fece concentrare durante tutta la corsa, infatti non mi accorsi di un sasso vicino ad un albero che inciampai su questo, cadendo ripetutamente da un precipizio roccioso.
Fortunatamente non era profondo, ma caddi facendo all'incirca due capriole, sotto lo sguardo spaventato di Takeru che aveva visto tutta la scena. Mentre caddi, lo avevo sentito pronunciare il mio nome.
Una volta giù, vidi Takeru correre verso di me. Quando arrivò mi fece sollevare piano la testa per mettermi seduta, mi facevano male le gambe e avevo anche le braccia tutte graffiate e piene di lividi.

-Yui come stai? Ti sei rotto qualcosa?- ansimò preoccupato, controllando tutto il mio corpo.
 

-Sto bene Takeru, ma credo di essermi solamente slogata una caviglia- gli accennai, toccandomi la caviglia sinistra dolorante.

-Forza andiamo, ti devo portare subito in infermeria. Coraggio ti porto io-.
 

Takeru mi prese, caricandomi dietro le sue spalle possenti. Mi intimidiva stare sopra di lui, ma gli ero grata per quello che stava facendo.
Per la prima volta lo vidi sereno in viso. Era così deciso nella sua camminata che non vedeva l'ora di vedermi al sicuro, lontano dal quel bosco che risedeva vicino alla scuola.

-Sei così sbadata Yui...- proferì sarcastico -Sarebbe finita male se fosse stato profondo quel precipizio- si fece poi serio. Però lo sentivo dal suo tono di voce che era preoccupato per l'accaduto.

-Lo so Takeru e ti ringrazio-.
 

-Ora perché mi stai ringraziando?-.

Takeru si fermò tutto un tratto sul proprio posto. Aveva alzato di poco la voce non appena lo avevo ringraziato. Io non lo riuscivo a vedere in viso, ma si sentiva dal suo tono che era dispiaciuto per qualcosa.

-Sei caduta... ed io non me ne sono accorto in tempo- mormorò demoralizzato. Lo vidi inarcare la testa verso il basso.
 

-Takeru non ti dare colpa. La colpa è solo mia- Adesso avevo capito cosa lo turbasse, infatti cercai di incoraggiarlo -L'importante è che sto bene, puoi stare tranquillo-.

-Si ma sarebbe andato peggio se fosse stato profondo. Saresti potuta morire!-.
 

Dal suo tono di voce allarmante, lo potevo comprendere che aveva avuto così paura. Sarebbe potuto rimanere con il rimorso a vita se la cosa fosse stata grave.
Questa sua preoccupazione mi fece meravigliare molto di lui. Non me lo aspettavo che si sarebbe preoccupato così tanto per me.
Lo sentì aprire bocca, farfugliando qualcosa.
Non avevo capito bene cosa avesse detto, infatti appena gli dissi di spiegarsi meglio su quello che stava dicendo, lui decise di parlare subito.
Mi raccontò tutto un tratto di una donna, una donna bellissima e coraggiosa che per salvare suo figlio perse la vita nello stesso modo in qui la stavo quasi per perdere io. Quella donna era caduta da un dirupo molto profondo, sotto lo sguardo disperato di suo figlio. Quel bambino da quella scena che aveva assistito in lacrime, ricordava solamente il sorriso delle sue labbra, l'ultimo regalo che gli aveva concesso a suo figlio.
La cosa che però gratificava molto quel bambino, era stato proprio quello, era morta con il sorriso di una madre premurosa che gli aveva salvato la vita. Il sorriso più sincero e bello che possa esistere. Il sorriso di aver salvato la vita al suo piccolo Takeru.
Quando mi raccontò quella storia e che quel bambino era proprio lui, ero rimasta pietrificata. Le lacrime mi scesero a dirotto.
Lo sentivo che ci stava male, era rimasto con il rimorso di sua madre che lei gli avesse salvato la vita al suo posto. Si sentiva in colpa.
Ora potevo comprendere il motivo del perché Takeru si comportasse sempre in questa maniera.

-Dovevo morire io...non toccava a lei- disse scoraggiato.
 

-Takeru tua madre ti voleva bene e te lo ha anche dimostrato- provai ad incoraggiarlo -Ti ha salvato la vita. Un gesto che qualunque genitore farebbe per il proprio figlio. Sei rimasto con il rimorso, ma tu pensa che se fossi morto tu, tua madre non se lo sarebbe mai perdonata. Avrebbe sofferto parecchio. Non devi essere duro con te stesso, lei ti amava e lo sai bene. Se tu stai così male per lei, lei non se lo perdonerebbe mai. Fagli vedere che sei forte Takeru. Fagli vedere che la sua morte non è stata sacrificata per niente. Tu sei un ragazzo molto forte e puoi superare anche questo-.

Come un miracolo, le mie parole sincere lo fecero ritornare di buon umore e comprendendo le mie parole, si stabilizzò completamente per poi riprendere a camminare.
 

-Grazie Yui-.

Finalmente sorrise, chiamandomi anche per la prima volta con il mio nome. 
Takeru poteva essere irascibile e scontroso quanto voleva, ma sapeva essere in fondo un ragazzo molto dolce e premuroso verso il prossimo se voleva. Finalmente avevo potuto assistere con i miei occhi questa sua parte nascosta. 
Quella sua rabbia era dovuta da un passato difficile che spero però di avergli fatto comprendere le mie parole, e che non deve buttarsi giù ma deve rialzarsi e continuare ad andare avanti. Deve essere forte se vuole lasciarsi il passato alle spalle. Io so che lui può farcela, Takeru è un ragazzo forte.
Una volta arrivati in infermeria, mi curarono tutte le mie ferite nelle braccia, mentre per la mia caviglia mi dissero che dovevo tenerla per qualche giorno a riposo. 
L'infermiera mi aveva detto che ero stata molto fortunata e che se non ci fosse stato Takeru, sarei rimasta probabilmente lì sotto per chi sa quanto tempo.
Quando usci dall'infermeria, zoppicando, vidi i ragazzi e Hikari di fronte a me. Erano venuti a trovarmi quasi tutti.
Apollon fu il prima ad abbracciarmi preoccupatissimo.
 

-Stellina come stai? Ti sei fatta male? Sei caduta?- mi domandò quasi con le lacrime agli occhi.

-Apollon sto bene- gli risposi rassicurandolo.
 

-Meno male stellina!- sorrise adesso più tranquillamente.

-Cosa è successo Yui?- disse Dionysus.
 

-Sono inciampata e sono cadendo da un dirupo- gli sorrisi, guardando poi Takeru -Ma per fortuna Takeru mi ha aiutata-.

-Sono felice che stai bene Yui- parlò poi Balder avvicinandosi e accarezzandomi la guancia.
 

-Yui ci hai fatto preoccupare. Fratello tu stai bene?- disse Tsukito, rivolgendosi anche al fratello. Lui sapeva come si sentisse suo fratello in questo momento.

-Sto bene Tsukito, non preoccuparti per me- gli accennò, portando un braccio sopra la spalla del fratello e sorridendogli.
 

Tutti gli altri mi fecero un grosso sorriso per darmi forza, alla quale io ricambiai volentieri.
Hades mi guardò con un espressione tranquilla. Capii al volo dal suo sguardo che era rassicurato che io stessi bene. Gli sorrisi anche io per questo, mentre lui fece di sfuggita un piccolo sorriso per poi ritornare come prima.
Vennero persino a trovarmi Loki e Thor. Il primo mi disse che era rimasto scioccato per quello che era successo, ma lo disse più che altro con sarcasmo, invece Thor mi domandò solamente se stessi bene.
Una volta rassicurati tutti quanti, decisi di andare in camera mia per riposarmi. Mentre camminavo, anzi zoppicavo, Loki mi chiamò facendomi fermare all'istante.

-Yuiii!-.
 

-Che cosa vuoi Loki?- gli dissi stranita quanto irritata dalla sua presenza.

-Calma i nervi ragazzina- sorrise beffardo -Ma come, io sono venuto da te preoccupato e tu ancora mi tratti in questo modo?- Mise il broncio, ma si vedeva lontano un miglio che stava recitando.

-A te non te ne importa niente di me. Lo so che stavi facendo finta di essere preoccupato Loki, non sono mica scema io-.

Lui facendo il finto serio dopo un poco non ce la fece più, infatti scoppiò in una grandissima risata in lacrime.
 

-Che hai da ridere?-.

-Sei così stupida- si avvicinò a me con passo felino -Come diamine fai a non vedere un sasso di fronte a te. Sei davvero sbadata piccola Yui-. 
 

-Come fai a sapere che sono inciampata per colpa di un sasso? io non ve l'ho detto- indietreggiai da lui, atterrita.

Stavolta la risata di Loki non sembrò per niente divertente, anzi era decisamente spaventosa -Sai, se devo essere sincero non pensavo che la tua caduta sarebbe stata così devastante- cominciò a camminare avanti e indietro sul proprio posto -Mi ero immaginato che saresti caduta semplicemente per terra, facendoti solamente qualche graffietto banale-.

-S..se..sei stato tu a farmi questo?-
Comincia a balbettare, sconvolta per quelle sue rivelazioni. Lui mi si avvicinò prepotentemente, prendendomi per il colletto della tuta e mettendomi faccia a faccia con lui.
 

-Devi stare lontano da noi, lo vuoi capire?- cominciò a dirmi in modo aggressivo -Noi siamo delle divinità, tu sei solo un essere umano, non sei degna di parlare con noi. Stai cambiando i miei amici lo capisci?-.

-Cosa intendi dire con, sto cambiando i tuoi amici?- risposi confusa su ciò.
 

-Se tu fossi morta avresti causato ancora più dolore a Takeru. Gli avresti causato altro rimorso di sopra. Balder invece non fa altro che distrarsi per causa tua. Apollon a occhi solo per te e in questo momento una fanciulla che lo desidera sta soffrendo per causa tua-.

Quelle sue parole mi uccisero dentro. Non pensavo minimamente che stavo facendo del male a tutti loro.
Loki mi guardò seriamente per poi dirmi -Stai lontano da noi, ma soprattutto, non parlare più con Balder e Apollon. Fidati di me, faresti una cosa giusta, non solo per loro, ma anche per te-.

Loki se ne andò, lasciandomi completamente paralizzata e con il rimorso per quelle parole che mi aveva detto. 
Forse però, stavolta con quelle sue parole non aveva tutti i torti. Stavo facendo male a delle persone senza accorgermene completamente. 
Stavolta credo di essere io quella cattiva e non lui.
Stavolta, credo proprio che Loki abbia ragione.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7- La solitudine mi uccide ***


Stavolta andò così. Avevo deciso di dare ragione a quelle parole, ma no perché me lo aveva imposto Loki, ma perché mi ero accorta di aver fatto veramente del male a delle persone.
Io non sono un essere crudele, per questo motivo decisi di non rivolgere più la parola a tutti loro.
Sapevo che sarebbe stato difficile per me, visto il legame affettivo che avevo creato con loro, ma dovevo farlo per il loro bene, per il bene di tutti quanti.

Quella mattina andai in classe insieme alla mia amica, è una volta lì, presi posto sul mio solito banco con il libro aperto.
Era stato il momento più infelice della mia vita perché quando entrarono Apollon, Balder e Tsukito in classe salutandomi, io non avevo ricambiato assolutamente il loro saluto. Avevo fatto finta di non vederli.
Mi sentivo male per questo, ma soprattutto per Apollon, era rimasto sconvolto quando mi aveva visto che non gli rivolgevo assolutamente una sola parola.
Rimasto addolorato, alla fine lui si andò a sedersi sul proprio banco con il viso rivolto in giù, mentre gli altri due si erano guardati tra di loro senza capire le mie ragioni, per quale motivo mi ero comportata in modo così menefreghista verso di loro.
Hikari vedendo tutta la scenetta mi aveva detto se c'era qualcosa che non andava tra me e loro, ma io gli avevo mentito, avevo detto a lei che stavo andando male con lo studio e che al momento non volevo alcuna distrazione da parte di nessuno. Lei non ci credette ovviamente, mi conosceva abbastanza bene e sapeva benissimo che non era per niente questo il mio problema.
Quando suonò la campanella vidi che i ragazzi si stavano per avvicinare verso di me, allora mi alzai velocemente dalla sedia prendendo i libri e uscendo come una furia dalla classe. Avrebbero voluto sicuramente delle spiegazioni ma io non glieli avrei date.

-Ma abbiamo fatto qualcosa di male?- Disse Balder confuso, rivolgendosi a Hikari.

-Non ho mai visto Yui comportarsi in questo modo- mormorò Tsukito.
 

-Ragazzi non lo so che cosa diavolo gli prende a Yui- parlò lei cercando di calmarli un po' questa situazione -Ma state tranquilli, vedrò di parlargli non appena posso-

Poi però Hikari guardò in direzione di Apollon che stava in piedi vicino al suo banco con il viso ancora rivolto in giù. Era davvero triste, gli faceva male vedere Yui comportarsi in quel modo con lui -Apollon va tutto bene?- gli domandò preoccupata, avvicinandosi a lui e mettendogli le mani nelle spalle del biondo.

-No...non va affatto bene. La mia stellina mi odia!- mormorò dispiaciuto, mentre gli altri due assunsero la sua stessa espressione infelice.
 

-Ragazzi dai non buttatevi giù, sono sicura che ci sia una spiegazione per il suo comportamento-.

-Tu dici Hikari?-.
 

-Ma si Tsukito- accennò con una nota positiva -Yui non è quel genere di persona menefreghista. Vedrete che ritornerà come prima. Avrà sicuramente la luna storta-.

-Non lo so... a me mi sembra molto strano il suo comportamento- mugugnò Balder.

-Anche a me sembra strana la mia amica, ma ascoltate le mie parole, si risolverà tutto quanto. Promesso!-.

I ragazzi annuirono, ma erano ancora del tutto scossi da questa situazione per capire le parole di Hikari.
Era passato poco più di una settimana da quando non avevo più rivolto una sola parola a tutti loro.
Ormai si erano addirittura stancati di farmi quelle continue domande per farmi parlare, perché tanto io mi comportavo sempre nella stessa maniera, non rispondevo.
Loki mi osservava di tanto in tanto. Era meravigliato e soddisfatto di se stesso per come io avevo cambiato totalmente la testa verso tutte le altre Divinità, però, Loki si era anche accorto dello sconforto che questo problema aveva causato a tutti i suoi amici.
Era rimasto alquanto perplesso, mai si sarebbe aspettato un comportamento del genere da tutti loro, perché sapeva quanto loro fossero così tanto affezionati a me.
Grazie ai suoi giochi subdoli, aveva reso completamente la mia classe un mortorio. Infatti Thoth era scioccato di come ne io e Apollon facevamo alcun casino nella sua aula. Era tutto molto tranquillo.
Mentre invece nella casa delle Divinità, Dionysus, Hades, Thor e Takeru, non comprendevano ancora il comportamento strano dei loro amici che stavano in assoluto silenzio in quella casa. Addirittura Apollon passava ore e ore nella sua camera, senza uscire tutta la giornata da li.
Loki aveva creato il caos più totale, e purtroppo nessuno se ne era reso conto che la causa di tutto ciò era stato proprio lui.
Durante il pranzo in sala mensa avevo mangiato pochissimo, addirittura faticavo a fare entrare del cibo nella mia bocca, ero troppo nervosa per poter mangiare.
Ogni tanto sbirciavo con un occhio verso il tavolo dove stavano seduti loro. A quel tavolo si erano aggiunti anche tre ragazze, quelle che una volta mi volevano fare del male ma che fortunatamente poi Hades era intervenuto, salvandomi. Si erano sedute accanto a loro e la bionda di nome Kisato teneva Apollon per un braccio, stingendolo forte a se.
Ormai in quei giorni che avevo litigato con tutti, Kisato sembrava essersi legata molto ad Apollon. Lui gli sorrideva, era ritornato felice come prima, solo io sembravo stare male vedendo quella scena e non esserci io al posto di lei.
Dionysus che era seduto anche a quel tavolo, si accorse di come io li stavo osservando preoccupata.
Dopo la sala mensa mentre uscivo dall'edifico scolastico, mi imbattei in lui. Stava portando delle casse di vino nelle mani.
 

-Yui, ti dispiacerebbe aiutarmi a portare queste casse nel mio club?- domandò con grossa fatica mentre sosteneva quelle casse -Sono molto pesanti-.

Anche se avrei dovuto dirgli di no, visto che non parlavo con nessuno di loro, non ci riuscì. Presi una cassa e lo accompagnai verso il suo club.
Degli altri non c'era la minima ombra per mia fortuna. Ero convinta che lui mi avesse teso una trappola per attirarmi qui e facendomi trovare poi tutti quanti pronti a discutere della questione.
Quando poggiai la cassa per terra, lui andò ad innaffiare il giardino con la pompa dell'acqua, le sue piante.

-Come mai innaffi i fiori- dissi osservando il cielo -La pioggia di stamattina avrà fatto il suo dovere-.

-Si lo so Yui, ma io adoro questa scuola come adoro il suo giardino- rispose con orgoglio -Non vorrei mai che questi fiori perdessero la loro bellezza-.
 

-E' comprensibile- gli sorrisi per poi sedermi su un muretto ad osservare il suo lavoro -Ti piace così tanto il giardinaggio?-.

-Certo, starei ore e ora qui- si fermò per guardarmi con un grosso sorriso -Mi rilassa molto-.
 

Dionysus era il classico ragazzo sempre allegro con una passione che porta nel cuore. Adora dare bellezza e gioia nelle cose che fa, ma anche alle persone. E' sempre gentile con tutti e il sorriso non glielo toglie mai nessuno.

-Sai..questo orto non si cura da solo, ha sempre bisogno di una mano per essere curato con affetto- cominciò a dirmi senza staccare gli occhi dai fiori -E quando un fiore sbocciato sta per abbattersi, ci vuole una bella dose di amore per essere risanato-.
 

-Dionysus ho capito cosa vuoi dirmi ma...- dissi malinconica, sapendo che nel buon cuore di Dionysus le sue parole bellissime che mi aveva detto volevano significare di prendere quel discorso, ma sarebbe stato inutile.

-Yui, io non so cosa ti prende, ma facendo così stai solo causando del male a mio fratello, anche a tutti gli altri, ma soprattutto, stai facendo del male a te stessa, lo sai questo?-.
 

Senza dire nulla, lasciai velocemente il club. Sapevo che stavo scappando perché ero codarda in realtà.
Dionysus mi aveva fatto capire che anche se mi ero allontanata da tutti, stavo facendo più male a me stessa che a loro, e aveva ragione, la solitudine, quella mancanza, i miei amici, mi stavo distruggendo letteralmente.
Quando ritornai in camera mia, corsi in bagno a piangere.

Nel frattempo vicino il sentiero per la casa delle Divinità....
 

-Loki ti ringrazio tanto per aver suggerito quello che ti ho detto. Sei stato davvero in gamba- borbottò con ironia Kisato -Ora finalmente quella Yui starà lontana dal mio Apollon-.

-Beh.. si... ma ora vedi di ridarmi il mio anello!- annunciò seccato, parandogli poi la mano di fronte.
 

-Tieni!- Kisato diede l'anello a Loki, poi incrociò le braccia al petto -Comunque non sei felice anche tu? Adesso grazie a me quella lì non darà più alcun fastidio ai tuoi amici. Non sei contento Loki?-.

-Si...certo-.
 

Loki lasciò Kisato tutta contenta della cosa, mentre lui fece ritorno nel suo dormitorio divino. Aveva fatto tutto questo per lei solo per riavere il suo anello indietro, dato che Kisato glielo aveva fregato durante una partita di tennis.
Da una parte, Loki si sentì irritato per aver aiutato quella palla al piede, ma dall'altro, era contento perché finalmente non l'avrebbe avuta più tra i piedi a tormentarlo continuamente.
A Loki non gli sfuggiva mai niente, ma quella serata non era stata buona con lui. Dietro un albero, si nascondeva un volto che egli conosceva bene ma che purtroppo non aveva visto, il volto di uno che aveva sentito ogni sua parola con la biondina.
Hades era lì, in piedi, nascosto tra un albero con un espressione più tosto seria del solito.
Quella mattina avevo saltato la scuola, non avevo nessuna intensione di studiare per via dello stress mentale che mi ritrovavo al momento. Mi ero svegliata anche tardi, e senza andare in sala mensa dove probabilmente avrei incontrato tutti gli altri, scesi giù al bar fuori dalla scuola per mangiare qualcosa, essendo digiuna.
Hikari era venuta a trovarmi, ma subito dopo un ragazzo l'aveva chiamata, dicendogli di seguirlo. Io avevo preferito restare qui.
Mentre sorseggiavo una bibita, Kisato entrò al bar per prendersi un caffè. Subito dopo averlo finito, si accorse della mia presenza, allora con un sorriso più tosto ingannevole, si avvicinò a me salutandomi con allegria per poi sparire dal bar saltellando con ancora quel sorrisetto felice sul volto.

"Quella è completamente pazza! Prima mi voleva picchiare e ora mi saluta.
Sicuramente avrà fatto così per farmi un dispetto, sapendo che io gli avevo lasciato il via libera per Apollon.
Ma quanto la odiavo....." pensai tutto questo mentre la osservavo andare via.
 

Il pomeriggio sembrò passare velocemente. Stavo facendo un compito seduta sul mio letto, quando entrò in stanza Hikari dicendomi a bassa voce di uscire fuori dal dormitorio.

-Hikari non possiamo uscire per il coprifuoco... e poi tra poco farà buio - dissi continuando a scrivere sul mio quaderno.
 

-Lo so Yui ma è una cosa importante- mi tirò per la mano, facendomi alzare dal mio letto -Dobbiamo andare oltre la scuola sulla collina. Avanti!- mi portò poi vicino alla porta.

-Cosa c'è di così importante sulla collina, Hiki?-.
 

-Lo devi vedere tu sola. Ora seguimi ma facciamo piano senza farci vedere da Lynda-.

-Va bene... ma se ci beccano la colpa è solo tua, ricordatelo-.

-Si va bene, tranquilla amica mia-.

Mi feci persuadere dalle sue parole, è con tanta curiosità, la seguii.
Nel frattempo che io e lei uscivamo dal dormitorio con discretezza, da un'altra parte Thor stava camminando con passo deciso, seguito da Apollon, Balder e Tsukito che erano più tosto confusi di dove il loro amico dalla chioma verde li stesse portando.
Arrivammo in contemporanea tutti quanti insieme, oltre la collina dove in cima c'era una struttura dalle colonne bianche come quelle della casa delle divinità.
Rimasi pietrificata non appena vidi Apollon in compagnia di tutti gli altri.
C'erano proprio tutti.
Anche loro erano rimasti come me appena mi videro, ma poi cambiammo tutti quanti espressione quando la scena di Dionysus e Takeru che tenevano saldamente Loki per le braccia, si presentò davanti ai nostro occhi. Lo tenevano bloccato in modo che non potesse fuggire, mente Hades stava poggiato su una colonna con le braccia conserte mentre mi osservava con sguardo profondo.
 

-Che cosa significa tutto questo?- dissi alterata, guardando anche la mia amica che mi aveva trascinato qui con l'inganno. Hikari si sentì in colpa.

-Non prendertela con la tua amica Yui, sono stato io a dirgli di portarti qui- rispose tutto un tratto Dionysus.
 

-Mentre io ho detto a Thor di portare anche voi qui- aggiunse anche Takeru.

-Perchè?- aveva parlato Apollon. Era la prima volta che lo vedevo serio.
 

-Per farvi confessare un piccolo segreto dal nostro amico qui presente- Dionysus con la mano libera picchiettò la testa di Loki. Solo allora tutti noi ci concentrammo su di lui. Era leggermente irritato e nervoso dalla situazione in cui stava.

-Non ho niente da dire...- borbottò lui, voltando la testa con convinzione.

-Smettila di mentire e confessa, idiota!- parlò Hades, fulminandolo con lo sguardo. Loki deglutì leggermente spaventato.
 

-Loki che cosa devi dirci?- gli domandò Balder perplesso, vedendo il suo amico per la prima volta più tosto agitato.

-Niente Balder...io...-.
 

Stava per ribattere, ma sentendo dopo il richiamo del suo nome prolungato e la faccia arrabbiata di Balder, Loki si zitti all'istante.
Avevo capito subito che Loki nascondeva qualcos'altro, oltre al fatto che sapeva di aver parlato con me dicendomi di non rivolgere più la parola a nessuno di loro, ma c'era dell'altro. Non avevo ancora compreso cosa potesse essere, ma subito dopo che Loki si sentì puntato tutti gli occhi addosso, impazientiti, si arrese e confesso tutto quanto.

-Va bene....è stata colpa mia- disse voltando il suo sguardo a me per poi rivolgerlo a tutti gli altri -Ho detto a Yui di non rivolgervi più la parola e di non dirvi niente-.
 

Apollon, Tsukito e Balder spalancarono occhi e bocca nello stesso tempo. Il primo mi guardò con occhi confusi. Sapevo che in questo momento nella sua mente mi stesse dicendo come mai io non gli avevo voluto dire niente, ma aveva ragione a pensarlo. Mi ero tenuta tutto dentro per il loro bene.

-Perché Loki? Perché l'hai fatto?- disse l'amico dai capelli verdi.
 

-Ma per quale motivo non ci hai detto nulla Yui?- mi domandò Tsukito, confuso.

Io e Loki eravamo paralizzati dalla situazione che si era creata. Stavo anche per mettermi a piangere, ma fortunatamente Hikari che mi conosceva bene, cercò di darmi forza e coraggio per non farlo.
 

-Loki non hai finito di spiegare tutto. Forza continua!- Dionysus lo strattonò per farlo parlare ancora una volta.

-Ok..ok rilassati- rispose irritato per poi guardare me -Yui, quello che ti ho detto non è uscito dalla mia bocca-.

-Che cosa?- mormorai con voce tremante.

-Beh, in un certo senso lo pensavo, ma non l'ho detto veramente io-.

-Chi è stato allora?-.

Loki dopo avermi osservata seriamente, guardò Apollon -Kisato!-.

A quel nome, Apollon sbiancò.
Anche io restai scioccata non appena sentii il suo nome. Loki ci aveva spiegato che lei lo aveva ricattato con l'anello appartenuto a sua madre. Lo aveva rubato così che poi lei glielo avrebbe restituito se io mi sarei allontanata da tutti quanti, ma soprattutto da Apollon, perché lei era gelosa di me.
Quando Loki finì di spiegare tutto quanto, i loro amici gli lasciarono libere le braccia, poi si scusò soprattutto con me e Apollon, dopo, se ne andò via, correndo. Lo lasciammo stare perché probabilmente era davvero rimasto dispiaciuto per tutto l'accaduto.
Dionysus mi porse la mano e prendendomela mi avvicinò verso suo fratello e gli altri. Senza dire una sola parola, io abbracciai Apollon, un abbraccio che durò un'eternità per me.
Finalmente mi ero liberata da quel peso che comprimeva il mio cuore, finalmente la mia mente si era rilassata.
Abbracciai anche Balder e Tsukito e mi scusai con tutti gli altri per essermi comportata ingiustamente con loro.
Tornata la calma, mentre gli altri scherzavano felicemente tra di loro e tutto sembrava essere tornato alla normalità, io mi avvicinai a Dionysus.

-Ti senti più calma ora Yui?-.
 

-Ora si, grazie- lo ringraziai con un sorriso sincero -Grazie per tutto-.

-Yui, promettimi che d'ora in poi qualunque cosa tu abbia vieni a parlarmene. Io ti ascolterò e ti darò anche qualche consiglio- mi mise il braccio intorno al collo -Considerami come un fratello maggiore-.
 

-Grazie Dionysus- risposi contenta di quelle parole, solamente che poi mi venne un dubbio -Dionysus ma come hai fatto a scoprire che è stato Loki?-.

-Hades- parlò diretto -Lui ha sentito parlare Loki e Kisato di questa discussione. Subito dopo è venuto a riferirmi tutto, così allora ci siamo messi tutti d'accordo per far venire a galla la situazione. Non devi ringraziare solo me-.

Non potevo credere alle mie orecchie, allora dietro quell'apparenza strafottente, Hades ha un animo buono.
Lo guardai, facendogli un sorriso come segno di ringraziamento.
Quando lui mi notò, fece anche la stessa cosa, poi ritornò ad osservare il cielo che quella sera regalava una miriade di colori e stelle cadenti. Era spettacolare, una notte che non si dimenticherà molto facilmente.
 

-Ragazzi io gliela farei pagare a quella ragazzina prepotente. Voi che ne dite?-.

Takeru propose a tutti questa sua pensata geniale, non sapendo però come fargliela pagare. Un lampo di genio pervase questa mia testolina.
La mattina seguente ero andata alla ricerca di Loki. Lo avevo trovato disteso sopra un ramo di un albero.
Posando per qualche momento l'ascia di guerra che avevamo io e lui, gli proposi una folle ma strategica idea che sarebbe piaciuto sicuramente anche a lui.
In qualche modo, Loki aveva imbrogliato per benino il trio delle isteriche, aveva regalato ad ognuno di loro un anello dei sentimenti con uno scopo molto particolare.
Quando le tre ragazze lo indossarono, come per magia gli anelli si erano uniti l'uno all'altro, come se si tenessero per mano tutti e tre.
Le loro facce erano davvero divertenti da guardare, non riuscivano a toglierselo di sopra, gridavano e correvano unite senza sapere cosa fare, come tre pazze isteriche. 
Tutti gli studenti si erano divertiti ad osservare quella scena, anche noi lo eravamo, infatti li spiavamo dietro dei cespugli ridendo come matti.
 

-Ehm..domanda, ma come si tolgono quei cosi?- disse Apollon a Loki.

-Si tolgono solo se tutti e tre provano affetto l'uno per l'altro- rispose divertito il rosso.

-A bene, in pratica Loki tu li hai condannati per sempre- parlò Dionysus con una mano sui capelli, anche egli divertito.

-Praticamente-.

Sapevamo in fondo che nessuna delle tre si amasse come delle migliori amiche, per questo ci facevano ridere così tanto. Chi sa per quanto tempo sarebbero rimaste così.
La cosa mi fece ridere così tanto che Loki ne rimase meravigliato dal mio lato vendicativo e divertente che avevo in quel momento. Non mi aveva mai visto in questo modo.
Forse era arrivato il momento che avrebbe cominciato a comprendermi di più e disprezzarmi di meno.
Magari saremmo andati molto d'accordo entrambi se avesse compreso questi miei lati di carattere che ancora non conosceva per niente.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8- La notte dei fuochi. Prima parte. ***


Il giorno di natale era alla porte. 
Tutti gli studenti avevano contribuito per fare brillare l'intera struttura scolastica con luci dorate, rosse e blu. Avevano piazzato anche qualche albero nel cortile principale della scuola, decorandolo con le stesse tonalità.
La struttura era magnifica e il cielo quest'oggi stava regalando anche la candida neve.
Ormai le vacanze natalizie erano iniziate da pochi giorni e questo significava niente studio, niente coprifuoco, ma soprattutto, libertà anche fuori dall'edificio scolastico.
Quel pomeriggio la nostra Lynda stava distribuendo la posta che i nostri genitori, come di solito, mandavano ogni mese ad ognuno di noi con raccomandazioni, soldi, lettere private e anche qualche augurio, accompagnato da un bel regalino.
Oggi avrei ricevuto sicuramente dei soldi che i miei mi avevano accennato qualche giorno fa per telefono. Sapevo esattamente cosa farne con quei soldi, avrei comprato un pensiero a delle persone speciali presenti ora nella mia vita.
Sentimmo arrivare Lynda grazie alle sue urla in cui citava "Postaaa", sembrava una postina esperta in materia, io e Hikari non la smettevamo di ridere.
 

-Che avete tanto da ridere voi due?- Disse Lynda spuntando all'improvviso nella nostra stanza con un grosso cesto nelle mani.

-Ahahaha...niente Lynda, nulla- gli rispose Hikari cercando di trattenere le risate.

-Va bene ragazze come dite voi, comunque qui c'è la vostra posta..Ciao ciao!-.

Se ne andò mentre cantava una canzoncina natalizia tutta contenta. Era davvero buffa, si trasformava quando c'erano delle feste di mezzo. Mentre se fosse stato un giorno qualunque sarebbe stata molto severa con noi.

-Cosa ti hanno spedito i tuoi?- domandai mentre aprivo la mia busta regalo.

-Le solite prediche dei miei scritte in questa dannata lettera!- mi indicò la lettera nelle mani contrariata -A quanto pare Zeus non sa tenere la bocca chiusa, visto che ha detto ai miei che vado male in due materia. Comunque per il resto ho ricevuto cartoline di auguri delle mie nonne. Tu cosa hai ricevuto invece Yui?-.

-Questi!- risposi contenta, uscendo dalla busta una mazzetta di banconote. Hikari restò a bocca aperta quando li vide.

-Non è giusto! perché a te regalano dei soldi mentre io mi becco dei rimproveri-.

-Forse perché io ho buoni voti e tu no- gli rinfacciai sarcastica, mentre lei furiosa mi lanciò un cuscino in piena faccia, seccata.

-Dai scusami Hiki, comunque userò alcuni di questi soldi per fare dei regali-.

Qualche giorno fa avevo sentito da alcuni studenti mentre parlavano tra di loro che stava per aprire in città una fiera natalizia piena di gazebi con diversi tipi di commercio, vestiti, giocattoli, cibo e anche qualche gioco di strategia per vincere dei premi di qualunque tipo.
Balder mi aveva appena invitato ad andare io e lui in quel posto, non potei rifiutare questa occasione, sarebbe stata un'uscita divertente fra amici, anche perché glielo dovevo visto che ultimamente lo avevo trattato male, soprattutto quella volta per l'inganno di Loki.

-Eh così uscirai sola soletta con Balder?- mi fecelei l'occhiolino.

-Ma la pianti di fare così, ti ripeto, io e Balder siamo solo buoni amici. Stop!-.

-Va bene come dici tu Yui-.

Perché si ostina a ripetere ancora che fra me e lui c'è qualcosa. Hikari lo dovrebbe sapere che Balder per me è solo un buon amico, non riesco a capire come abbia questa bizzarra pensata per la testa. Forse è vero che lui prova quel legame più affettivo rispetto ai miei confronti che ho io per lui, ma se lui avesse una cotta lo avrei già capito io stessa in partenza.
Presa dalle mie solite paranoie, mi andai a preparare per l'uscita che tra poco avevo.
Mi sciolsi i capelli per lasciarli liberi, visto che li portavo quasi spesso in una coda quando ero in classe o in camera mia, poi misi una maglietta lunga blu con i leggiens neri e un cappotto nero, un cappellino di lana dello stesso colore della maglietta e stivaletti neri, tutti indumenti molto pesanti dato che fuori si gelava dal freddo e nevicava.
Una volta pronta, salutai mal grado la mia compagna di stanza che non mi aveva sentita perché stava coricata nel suo letto ascoltando musica, poi, uscii dalla mia stanza.
Il dormitorio era più tosto silenzioso perché molti studenti avevano avuto la mia stessa idea di andare a quella fiera, solo che verso un certo orario avrebbero fatto i fuochi d'artificio e poi una volta finiti sarei dovuta tornare presto a scuola, visto che i cancelli chiudevano verso l'una di notte. Se non mi sarei sbrigata a tornare al dormitorio, avrei passato la notte fuori dalla scuola.
Mentre mi precipitai per gli scalini che portavano al cancello d'ingresso, trovai seduto su di uno Hades che stava tranquillamente appoggiato con la schiena sul muro laterale.

-Ehi Hades!- lo richiamai rimanendo anche scioccata di vederlo qui -Ma cosa ci fai qui da solo al freddo?-.

-Niente- fu la risposta, come al suo solito, fredda.

-Ehhm ok... Senti per caso vieni anche tu alla fiera natalizia?- gli domandai sorridendogli. In effetti speravo che venisse, almeno così si sarebbe svagato un po' invece di stare sempre solo.

-Non mi piacciono queste feste da umani- disse osservando da un'altra parte.

-Guarda che è un evento stupendo, la gente va li per divertirsi. Poi il natale è un momento di gioia e amore e...- stavo per continuare ma la sua occhiataccia mi fece zittire all'istante -Va bene sto zitta- borbottai allarmata.

-Bene-.

- Comunque sapevi che a mezzanotte fanno i fuochi d'artificio?-.

-Cosa sarebbero questi fuochi d'artificio?- disse con aria confusa.

-Sono dei fuochi colorati che scoppiano nel cielo, sono molto belli dovresti vederli sai-.

Gli feci un sorriso per poi andarmene, visto che da lui non avevo ricevuto nessuna risposta.
Trovai Balder che mi aspettava felicemente vicino all'uscita del cancello. Una volta lì, lo salutai per poi proseguire a piedi verso la città.
La zona non era molto lontana dalla scuola e poi non avendo alcun mezzo di trasporto disponibile, una passeggiata a piedi non faceva certo male farla. Sarebbe stato anche un buon modo per parlare con lui di tante cose con tutta tranquillità, perché una volta arrivati a quella fiera ci sarebbe stato sicuramente molta confusione.
Dopo circa una ventina di minuti, arrivammo a questa famosa fiera natalizia. Gli occhi di Balder gli si illuminarono di stupore vedendo moltissime luci e decorazioni natalizie che erano presenti in tutto questo posto.
C'era anche una corsia lunga di gazebi pronti per servire molti abitanti del Giappone che si trovavano qui, famiglie che tenevano per mano i loro figli che facevano i capricci per desiderare dei giocattoli e coppie che camminavano mano nella mano felici. Balder ne rimase curioso di quest'ultimo gesto che facevano le giovani coppiette.
Per un momento avevo creduto che mi stesse dando la mano, ma quando aveva visto che io lo avevo guardato, subito dopo gliela vidi tirare indietro tutto imbarazzato.
Decidemmo di camminare tranquillamente, girando per i gazebi alla ricerca di qualcosa di bello da guardare e da comprare. Non so perché ma da quando avevo messo piede in questa fiera, avevo come la sensazione che qualcuno ci stesse pedinando.
Forse era solo la mia stupida immaginazione, ma mentre stavo osservando verso il fondo della strada, mi era parso di vedere due uomini incappucciati e uno di loro appena aveva notato che io l'avevo fissato, si era dileguato dal nulla.

-Balder non hai come la sensazione di sentirti seguito?- dissi preoccupata, guardandomi continuamente in torno a me -Io si-.

-Veramente no Yui. Stai tranquilla non sarà niente e poi ci sono io con te-.

Mi rispose lui, incoraggiandomi di stare tranquilla e mostrandomi anche uno dei suoi sorrisi dolci e sinceri.
Tutto un tratto, mi prese per la mano e mi trascinò verso il nord dove più avanti si trovava il molo. Da quelle parti avrebbero fatto i fuochi d'artificio.
Mi imbarazzò molto questo suo gesto, volevo togliermi per un momento la mano dalla sua ma mi sembrava male, visto che sicuramente se lo avrei fatto lui ci sarebbe rimasto male.
Una volta arrivati al molo, Balder vedendo un carretto dove vendevano i Takoyaki andò a comprarne qualcuno, mentre io ancora imbarazzata lo stavo aspettando seduta su una panchina li vicino.
Non so per quale motivo ma mi soffermai ad osservarlo. Era un ragazzo davvero dolce e molto premuroso, lo avevo capito subito dalle sue parole che mi avrebbe protetto se mi sarebbe successo qualcosa di brutto.
Sapevo di poter contare su di lui, e io credevo alle sue parole.

-Eccomi qui- Arrivò contento con un contenitore di Takoyaki nelle mani.

-Che profumino, devono essere squisiti- risposi mentre annusavo l'odore che emanavano.

-Basta provarli per giudicare-.

Proprio quando Balder finì di dire quelle parole, prese un Takoyaki con il bastoncino. Io non so per quale motivo mi ero distratta, ma quando mi girai dalla sua parte, lui mi imboccò improvvisamente senza che io me ne fossi accorta.
Una miriade di ragazze, che alcune di queste facevano parte della nostra accademia scolastica, ci avevano seguito per quasi tutta la serata per guardare Balder, ed ora stavano impazzendo dalla gelosia avendo visto quell'azione che il giovane ragazzo aveva appena fatto con me.
Da quel suo gesto arrossii violentemente, sotto lo sguardo di lui che parve apprezzare molto il mio imbarazzo.

-Allora come sono?-.

-Mmmh.. sono buonissimi!!!- ansimai meravigliata dal loro gusto, anche se ancora ero scossa per quello che aveva fatto.

-Lo sapevo che ti sarebbero piaciuti-.

Quando finimmo di mangiare queste polpettine buonissime, mi misi ad osservare il cielo blu che stasera era ricoperto di stelle. Ma quando i miei occhi si spostarono verso il mare, notai uno strano dettaglio.
Mi accorsi una seconda volte di quei due individui incappucciati vicino alla ringhiera del molo, proprio quelli che avevo visto prima e che mi stavano osservando da quando ero arrivata qui.

-Balder ci sono quei tizi- mormorai scossa, mentre li guardavo.

Solo una cosa poi mi fece incuriosire molto di uno di questi individui non appena lo osservai meglio, una ciocca di capelli che gli fuoriusciva dal mantello della sua schiena.
Mi alzai dalla panchina, mentre Balder mi chiese confuso di dove stessi andando. Io senza fermarmi, mi precipitai furtivamente da quei due che stavano girati verso il mare. Una volta vicino a loro, gli tolsi i cappucci dalla testa osservando le due figure basita.

-Loki! Thor!-.

-Ehi ciao piccola Yui come va?- rispose Loki allarmato facendo il finto tonto.

-Ma cosa ci fate voi due qui?- Balder arrivò da noi, alterato dalla loro presenza.

-Quello che fanno tutte le persone qui Balder, ci divertiamo- gli rispose lui appoggiando una sua mano sulla spalla, amichevolmente. Balder non convinto delle parole del suo amico, diete un occhiata all'altro, aspettando la sua risposta sincera che arrivò subito dopo.

-Non è così- parlò Thor serio.

Ce lo dovevamo immaginare che ci avrebbero seguiti, non tanto Thor, ma Loki visto che era quello che da Balder non si staccava nemmeno se avesse visto qualcuno che gli stesse rubando tutti i suoi giochini per fare gli scherzi.
Era così geloso che lui fosse uscito con me che ci aveva seguito per spiarci per tutta la serata. Non mi ero affatto sbagliata quando avevo detto che mi sentissi perseguitata, avrei dovuto capirlo subito chi fossero quei due incappucciati.

-Va bene, va bene ho mentito- mormorò lui seccato, giocando con i suoi capelli.

-Spero che non ve la siete presa così tanto con noi- disse Thor un po'dispiaciuto.

-Non tanto per questo, solo che mi avete spaventata molto- annunciai nervosa -Sono stata quasi tutta la sera ad osservarmi intorno impaurita-.

-Scusa Yui-.

-Scusami Balder- disse Loki riferendosi solo al suo amico.

-Dovresti scusarti anche tu con me Loki- gli dissi incrociando le braccia al petto.

-Ah già, che sbadato che sono, ecco tieni una caramella come mio segno di scusa- Loki mi lanciò una caramella e quando questa finì nelle mie mani mi scoppiò in faccia, facendomi tossire per il fumo nero che si era sparso per aria.

-Ti detesto!-.

-Anch'io cucciola- mi fece poi una sonora risatina divertito.

-Non chiamarmi cucciola!- urlai isterica, poi mi rivolsi a Thor -Ok, comunque visto che oramai siete qui, stiamo tutti insieme ok?-.

Visto che loro ormai si trovavano qui, avevo pensato di stare tutti insieme per passarci la serata divertente, in fondo più siamo meglio è.
Non me ne resi conto, ma Balder aveva cambiato completamente espressione non appena avevo proposto ai suoi amici di restare qui con noi. Avrebbe preferito che io e lui restassimo da soli per tutta la serata.
Loki elettrizzato da tutto ciò che aveva attorno, ci disse di andare a giocare con dei giochi che si trovavano qui.
Facemmo uno di quei giochi che sparavamo acqua dalle pistole per colpire il bersaglio centrale, poi quello degli anelli che dovevamo tirarli nelle bottiglie, insomma, tutti i giochi che erano presenti in questa fiera natalizia.
Quando finì il mio turno, mi ricordai che non avevo ancora comprato dei regali a nessuno.
Dissi a Balder e agli altri due che dovevo andare a comprare una cosa e che ci saremmo rivisti tutti quanti vicino il molo. Una volta che acconsentirono tutti, mi precipitai per i gazebi, andando alla ricerca di un bancone dove vendevano delle cose davvero carine.
Siccome non sapevo quali gusti avessero, decisi di fare ad ognuno di loro una cosa identica ma con una particolarità diversa.
Nel frattempo che io mancai, i ragazzi stavano contemplando l'atmosfera che li circondava, stupiti di tutte le cose magnifiche che gli stavano attorno. 
Ma il momento gioioso durò poco non appena Loki notò che il suo amico Balder era rimasto silenzioso per quasi tutta la serata. Era meno contento del solito.
 

-Amico mio che ti prende?- Gli domandò Loki, turbato dal suo comportamento.

-Nulla Loki- rispose lui freddo.

-Ne sei sicuro? a me non sembra proprio che sia così- gli si avvicinò ancora di più, mentre Balder stranamente indietreggiò.

-Ho detto che sto bene- borbottò seccato.

Loki lo guardò male per quelle parole fredde che aveva percepito, mentre Balder si era mostrato impassibile al suo sguardo.
Solo Thor sembrò confuso da lui, non capendo cosa avesse il suo amico verso i loro confronti.
Loki continuava a fissarlo così intensamente, cercando di capire cosa potesse avere di così tanto da fare lo strafottente con loro.
L'atmosfera che si stava creando in quel minuto, faceva venire la pelle d'oca a Thor. Balder non perdeva la sua concentrazione verso Loki, quando poi gli fece capire a lui di seguirlo da una parte più calma per parlare da soli, faccia a faccia.

Una volta finito di comprare i regali, feci per tornare al molo dove avevo detto ai ragazzi di aspettarmi lì una volta che avessi finito.
Tra un'ora avrebbero fatto i fuochi d'artificio e non volevo assolutamente perdermeli, sapevo che i ragazzi non li avessero mai visti e non vedevo l'ora di vedere le loro facce una volta che li avrebbero sparati su nel cielo.
Quando arrivai in quel posto, stranamente non trovai nessuno di loro.

"Strano e pure gli avevo detto di ritrovarci tutti qui".
Pensai più tosto preoccupata di dove potevano essersi cacciati quei tre.
Decisi di girovagare per cercarli, magari potevano essere in giro a vedere qualche gazebo o per fare ancora dei giochi.
Avevo cercato da per tutto, ma niente, la fiera era troppo affollata di persone e mi era impossibile cercarli con tutta questa confusione.
Stremata, mi fermai sospirando pesantemente, ero stanchissima, da quando ero venuta qui non mi ero fermata neanche un secondo.
Con le gambe leggermente pesanti, mi andai a sedere su una panchina per riposarmi un po', magari sarebbero venuti loro a cercare me.


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Capitolo 9
*** Capitolo 9- La notte dei fuochi. Parte seconda fine. ***


Nel frattempo in un luogo isolato, Balder e Loki si fissavano come animali feroci, pronti ad assalirsi l'uno contro l'altro.
Ma non lo avrebbero fatto sul serio.
Loki sapeva che Balder non era del tutto capace di fargli del male, stessa cosa anche lui.
C'era una amicizia così forte tra loro due che era quasi impossibile arrivare a tal punto da farsi del male a vicenda, ma qualcosa quella sera gli faceva capire a lui che Balder non lo voleva tra i piedi e questa cosa lo faceva imbestialire molto.
 

-Perché siete venuti qui?-.

Loki non poteva credere alle sue orecchie per quello che aveva sentito dall'amico di fronte a lui, era sembrato anche più tosto aggressivo per come aveva pronunciato quella domanda.
 

-Ma che domande fai! sono venuto qui per stare con voi e per partecipare a questo evento- gli rispose Loki alzando la voce. Balder fece di no con la testa, meravigliato per quello che aveva detto.

-No... non è così, tu sei venuto qui perché non vuoi che io passi del tempo da solo con Yui-.
 

-Ti sbagli Balder-.

Balder era convinto della sua decisione che rise quando Loki si era negato l'evidenza. Sapeva che Loki non aveva ma accettato il fatto che Yui fosse amica sua, per questo motivo, Balder era convinto che lui fosse venuto qui alla fiera natalizia solo per rovinargli la sua serata con lei.
Quando Balder si stancò di sentire tutte quelle bugie, disse al rosso di ritornarsene a scuola che qui non aveva proprio alcun motivo di rimanere.
Si girò e fece per proseguire verso la fiera, dandogli le spalle, ma quando Loki gli vide compiere questo gesto ne rimase disgustato dal suo comportamento e gli impedì di proseguire oltre.
Furioso del fatto che Balder lo avesse comandato di andarsene via di lì, Loki fece con la mano una sfera di fuoco e gliela lanciò vicino ad essi, colpendo però un albero che prese fuoco all'istante, riflettendo le fiamme su gli occhi di Balder che parvero infuocarsi di rabbia.
 

Nel frattempo in tutto questo, la piccola e fragile Yui stava ancora girovagando per tutta la fiera natalizia, disperata dalla loro scomparsa improvvisa, non riusciva proprio a trovarli.

Ancora stremata e stanca, mi fermai per quanto i miei piedi in questo momento stavano implorando pietà.
Per mia fortuna però, mentre ero seduta vidi finalmente Thor in lontananza venire nella mia direzione con passo veloce.
 

-Finalmente! ma dove eravate finiti?- feci per ribattere ma quando vidi Thor più tosto preoccupato, mi zittii subito dicendogli cosa avesse.

-Yui dobbiamo cercare Loki e Balder, subito!-.

-Perchè Thor?- gli domandai preoccupata -E' successo qualcosa di grave?-.

-Poi ti spiego, ora seguimi-.

Senza aggiungere altro, Thor cominciò a camminare, facendo passi veloci e muovendosi senza una meta ben precisa, senza nemmeno domandarmi il perché li dovessimo ritrovare subito.
Mi alzai dalla panchina e corsi da lui velocemente per non perderlo di vista.
Durante la nostra ricerca, Thor mi raccontò cosa stava succedendo da quello che lui aveva capito.
Rimasi scioccata per quello che mi stava dicendo. Mi aveva raccontato di aver visto loro due comportarsi in modo molto strano, come se erano arrabbiati per qualcosa. Disse che i due erano voluti andati a parlare da soli, ma quando Thor li stava seguendo per tutta la fiera si erano dileguati dal nulla in mezzo alla confusione della gente.

Perché quei due dovevano parlare da soli? Perché erano arrabbiati tra di loro?.

Erano queste le domande che mi giravano per la testa in quel minuto mentre percorrevo i stessi passi di Thor in maniera veloce.
Thor e io ci incuriosimmo quando sentimmo alcune persone che, preoccupate, vedevano in lontananza del fumo nero. Probabilmente era un incendio, però incuriositi entrambi, seguimmo quel fascio di luce rossa che emanava un forte odore di bruciato.
Quando arrivammo vicino a quella luce rossa che emanava molto calore, scoprimmo che si trattava effettivamente di un albero incendiato, ma io e Thor non restammo scioccati per quell'albero che bruciava, ma per quella scena che vedemmo subito dopo.
Balder si era mutato in qualcosa che non avevo mai visto prima d'ora.
Thor vedendo il mio stupore, mi accennò che quella era la sua forma originale del Dio della luce e che tutti loro erano in grado di fare la stessa identica cosa, ma diversamente da quella sua.
Quando Thor vide che Balder e Loki stavano esagerando nel vedergli fare uno scontro con i loro poteri, ovvero, Balder usava i suoi raggi di luce mentre Loki cercava di schivarli, egli scagliò su i due amici dei fulmini che però presero solamente Loki e non Balder, visto che il Dio della luce era immortale e non si poteva fare nulla.
Balder si fermò di colpo, ritornando nella sua forma normale, mentre Loki che stava quasi per trasformarsi anche lui nella sua forma originale si fermò all'istante.

-La smettete di fare i bambini!- urlò l'amico dai capelli verdi con irritazione -Che cosa diavolo vi è preso a tutti e due?-.
 

-E lo chiedi a me- ringhiò Loki mentre puntava il dito contro Balder - E'stato lui che ha incominciato a trattarmi male senza un motivo- .

-Veramente hai iniziato tu che mi hai colpito alle spalle con il tuo stupido fuoco- schiarì lui con le braccia conserte.
 

-Te lo meriti per avermi trattato come un verme-.

Sembravano veramente tutti e due dei bambini capricciosi.
Ma poi ancora non mi spiegavo per quale motivo stessero litigando tra di loro. Ero semplicemente andata a comprare delle cose lasciandoli felici e quando ritorno li ritrovo così.
Ma che cosa gli passava per la testa a quei due?.
Thor guardò Balder interrogativo, aspettandosi una spiegazione più che ragionevole da lui, visto che era quasi più maturo rispetto a Loki.

Balder prima di parlare osservò me -Volevo semplicemente passare una serata da solo con Yui-.

-Beh, perché non lo dicevi prima allora?- Thor adesso cominciò a capire tutto quanto.
 

-Perché sarebbe stato inutile- rispose lui con tono secco -Qualunque cosa faccia io, Loki mi segue sempre, sono stanco di tutto questo-.

Alla sua risposa, Loki cambiò completamente espressione, si era sentito ferito dalle parole di Balder.
"Come poteva non averlo capito" si domandò nella sua testa Loki.
In cuor suo, Loki lo sapeva che da una parte Balder aveva ragione sul fatto che qualunque cosa lui facesse lui lo seguiva sempre, ma non si spiegava come il suo amico ancora non lo avesse capito del perché facesse così.

-Allora è questo che pensi di me Balder-disse Loki serio, anche se si vedeva che stava soffrendo in realtà -Se ti sono di intralcio dimmelo prima che la chiudiamo qui-.

-Non intendevo questo Loki e tu lo sai bene-.
 

-Invece mi hai fatto capire proprio questo- rispose il rosso dandogli poi le spalle.

-Io non sopporto solo questa tua gelosia che hai verso di me Loki-.
 

I due amici stavano seriamente rinfacciandosi tutto quanto. A Thor non gli sembrava vero che stesse succedendo tutto questo proprio davanti ai suoi occhi, mentre io invece, ero rimasta sconvolta dalle loro parole.
Li avevo sempre visti uniti come dei fratelli, tutti e tre, mai una volta che litigavano tra di loro.
Mesi fa, Balder mi aveva raccontato di come Loki fosse così geloso di lui per qualunque cosa che facesse. Mi aveva detto che Loki faceva così perché gli voleva bene ed era il suo migliore amico sin da quando erano piccoli, mentre l'altro suo problema che aveva, era dovuto alla gelosia che Loki provava per me verso Balder, che lui non sopportava che io gli stessi accanto.
Forse per questo motivo ci aveva seguito qui, perché era veramente geloso che io stessi con Balder.
Forse aveva paura che io glielo portassi via da lui, anche se in verità non era affatto questa la mia idea.

-Loki hai paura che io ti porti via Balder?- mi intromisi nella loro conversazione, domandandogli con timore quello che pensavo.

Lui si girò infuriato verso di me -Ma che cosa stai dicendo tu! non parlare a vanvera Yui!- mi rispose aggressivamente.

-Calmati Loki, non prendertela con lei- parlò Thor ragionevole.

-Allora che cosa ti prende? Perché ce l'hai tanto con Balder?- alzai ancora di più la voce.
 

Quando lo feci, lui parve scoppiargli la testa, si sentiva tormentato dalle nostre continue domande, si sentiva aggredito da tutti noi.
Preso dall'agitazione che aveva in quel preciso secondo, finalmente cedette -Perché Balder è l'unico amico di cui significa molto per me- urlò, portandosi le mani alla testa -Mi sentirei perso senza di lui. E' stato il mio primo vero amico che ho avuto e voglio che sia anche l'ultimo-.

Thor e io sgranammo gli occhi increduli nel sentirgli dire tutte quelle cose belle uscirgli dalla bocca. Era anche la prima volta che Loki diceva queste parole dolci davanti a Balder.
Balder rimase impassibile, scioccato delle parole del suo amico, era rimasto meravigliato che Loki gli avesse mostrato finalmente i suoi sentimenti una volta per tutte di persona. Ne rimase felice.
 

-Si, è vero che sono geloso quando stai con Yui, ma perché non voglio che lei conti così tanto per te più di me- sollevò la testa guardandolo sconvolto -Tu lo sai benissimo il motivo Balder-.

Loki gli rispose con parole sincere in quanto era stremato dal dolore.
Le sue paure erano così grandi che Loki si era spinto così tanto da essere arrogante e prepotente verso ogni persona che si avvicinasse a Balder. Aveva mascherato tutto quanto con la gelosia il suo amore fraterno che aveva per lui.
Commosso dalle parole che lui stesso aveva pronunciato in sua presenza, egli calò la testa in giù imbarazzato per quello che aveva detto. Si sentiva anche dispiaciuto per tutto quanto, per tutte quelle volte che si era reso possessivo della vita del suo amico.
Con il cuore pieno di gioia, Balder si avvicinò al suo amico e gli mise una mano sopra la spalle, mostrandogli finalmente un suo sorriso. Lui sollevò la testa sbalordito di quel suo gesto che non si aspettasse minimamente, sapendo di essersi comportato male. Ma lo aveva fatto ugualmente.

-Certo che so benissimo il tuo motivo Loki. Non sarei qui con te se non lo avessi rispettato.

Balder spiegò a voce alta quello che Loki temeva che il suo amico avesse dimenticato tutto, ma lui sapeva esattamente a cosa si riferiva e finalmente anche io potei scoprire di cosa Loki stava parlando.

"Quando era piccolo, Loki non era amato dalla gente perché lui era un bambino dispettoso e scontroso con tutti quanti.
Tendeva sempre a fare dei brutti scherzi a qualunque persona gli capitasse a tiro. Per questo motivo ogni persona, compagno di classe, la gente del suo villaggio dove abitava e persino i suoi genitori, lo evitavano sempre quando lo incontravano.
I genitori non lo consideravano mai. Per loro Loki era come una specie di fantasma in quella casa.
Così, Loki passava la maggior parte del suo tempo da solo, senza nessuno che gli desse conto.
Si sentiva molto triste e solo.
Un giorno però, alcuni abitanti del suo villaggio si arrabbiarono molto con lui. Loki gli aveva incendiato le loro case per vendetta, così la gente lo segui minacciandolo di morire, mentre egli scappava il più velocemente possibile, lontano da quella folla infuriata.
Stremato e stanco, Loki si fermò, rassegnandosi di fronte a loro. Ma poi come un colpo di fortuna, venne salvato da due ragazzini, Balder e Thor.
Quando la gente vide Balder, si sciolse davanti al suo aspetto e al suo potere di attirare a se le persone, facendosi amare.
La gente andò via, così Balder si avvicinò a Loki, cercandogli di parlare gentilmente.
All'inizio, Loki non ne volle sapere niente di lui perché pensava fosse solo uno scherzo, ma poi quando Balder si mostrò cortese, Loki lo ringraziò per avergli salvato la vita.
Così, i tre si giurarono, ma specialmente Loki e Balder, di rimanere amici per sempre e che non si sarebbero mai sperati, giurandosi un'amicizia eterna".

Questa storia mi fece rimanere sconvolta, ma soprattutto da Loki, non pensavo avesse un passato così triste.
La storia che Balder raccontò fece rattristire Loki, così che finalmente i due amici si abbracciarono, un abbraccio così amichevole che Thor ne fu felice per questo vedendo i suoi amici riconciliarsi davanti a i suoi occhi.
Quando tutto sembrò essere tornato alla normalità, facemmo per ritornare alla fiera, solo che prima di poterlo fare Loki si fermò all'istante, guardandosi dubbioso in giro.

-Loki che ti prende?- domandai spaventata vedendo la sua espressione -Perché ti sei fermato?-.

-Shh..fate silenzio!-.

Non capendone il motivo, facemmo tutti quanti la sua stessa cosa, ma quando Balder gli domandò che cosa avesse, ecco che spuntò uno sconosciuto di fronte a noi.
Questo tizio aveva un mantello nero che gli copriva tutta la faccia, solo la sua bocca si vedeva ma mostrava un sorriso diabolico.
Questo tizio porse la mano aperta verso la nostra direzione, dicendo delle parole strane -Datemi gli Artefatti-.

-Che cosa vuoi scusa? Ma chi sei?- Loki lo minacciò ma questo non sembrò averne paura.

-Datemi gli Artefatti per aprire la porta dell'altro mondo, non lo ripeterò una terza volta- ribattè quel tizio, facendosi più serio.
 

Loki stufo di quel pagliaccio, corse contro di lui scagliandogli sfere di fuoco, ma subito dopo quel tizio sparì davanti a quella sua minaccia. Rimanemmo tutti scioccati.

-Artefatti?- rispose Balder scioccato -Ma di cosa stava parlando?-.
 

-Non saprei, ma chi diamine era quel tizio?- mormorai confusa quanto spaventata.

-A me sembrava solamente un tizio senza senza spina dorsale, fifone!- rise Loki, orgoglioso di averlo fatto scappare via.

I ragazzi dissero di non sapere chi fosse e Thor preoccupato da questa insolita cosa che ci era capitato, ci disse di ritornare subito a scuola che era la cosa più sicura per noi.
Delusa dal fatto che non potevo più ammirare i fuochi, andammo via di lì prima che poteva ritornare quello sconosciuto.
Quando sparimmo, quel tizio comparve di nuovo sul posto dove stava prima. solo che stavolta era accompagnato da altri due, tutti e tre con lo stesso mantello nero.
Uno di loro si accorse per terra di un girocollo con un ciondolo opale verde, quello che apparteneva a Loki. Gli era caduto per terra e quando il tizio centrale lo prese nelle mani, sorrise compiaciuto.

-Finalmente abbiamo il primo- confermò il tizio, sparendo tutti e tre da quel posto.

Arrivati a scuola mentre salivamo gli scalini, non potemmo fare altro che pensare a quel tipo losco che si era presentato di fronte a noi.
Aveva detto di volere un oggetto, un artefatto, ma nessuno di noi aveva capito perché lo avesse chiesto proprio a noi. Per di più, appena Loki lo aveva attaccato lui era sparito nel nulla. Forse quel tipo era un semplice pazzo codardo.
Come il mio solito, la serata aveva avuto i suoi alti e i suoi bassi, ma la cosa che mi dispiaceva di più era stato quello di non aver visto i fuochi, mi sarebbe piaciuto tanto poterli vedere.
Quando tutto sembrava finito, stavamo per dividerci tutti nei nostri dormitori ma vedemmo in lontananza Apollon correre insieme a Tsukito verso di noi tutti elettrizzati.
 

-Ragazzi cosa ci fate qui? ma non eravate alla fiera?- disse Apollon.

-Beh si, ma abbiamo avuto dei problemi che...- mi fermai quando vidi Tsukito fare premura ad Apollon. 
 

-Venite con noi- rispose Tsukito.

-Eh dove scusa? non mi va per niente di segui....- borbottò Loki indifferente ma Apollon lo prese per un polso trascinandoselo.

Io e i ragazzi li seguimmo, non capendo di dove ci stessero portando quei due.
Ci fecero entrare dentro la scuola, dove i corridoi erano buii e tenebrosi, visto che era notte.
Salimmo le scale che portavano in cima nel terrazzo della scuola e quando entrammo, trovammo Dionysus, Hades e Takeru. C'erano proprio tutti.
La cosa mi sorprendeva molto trovandoli qui dentro la struttura scolastica di notte.
 

-Perché ci avete portato qui ragazzi?- domandai curiosa.

-Hades ci ha detto che voi stavate andando alla fiera per vedere i fuochi- rispose Dionysus.

-Ti avevo detto di tacere!- rispose una voce lontana, molto alterata.

-Ma siccome a noi non andava di stare in mezzo a tutta quella confusione- continuò Takeru.

-Hades ci ha proposto di salire qui dove si possono ammirare questi fuochi- finì di dire Apollon contento.

Quando finirono di spiegare tutti quanti, ecco che partirono razzi di fuochi, dove in cielo brillarono mille colori, lasciando tutti quanti sbalorditi.
All'inizio ad Apollon gli prese un colpo per il forte rumore che avevano provocato, ma poi ne rimase estasiato di tutti quei colori che apparivano in quel cielo blu.
Quella notte forse era andata male, ma adesso, era diventato uno dei giorni più belli che mi potesse capitare, in più, ero felice nell'assistere questi fuochi insieme a tutti quanti loro.

Mi avvicinai da Hades che stava osservando i fuochi, concentrato -Ehi Hades!- lo chiamai avvicinandomi con un grosso sorriso -Vedo che alla fine mi hai sentito quando ti ho parlato dei fuochi-.

-Già- mi rispose guardandomi.

-Alla fine potevi venire con noi, anche se la serata non è andata del tutto bene. Come vedi siamo qui e non lì-.
 

-Non mi piace stare in mezzo a tanta gente, poi qui si sta molto meglio-.

-Hai proprio ragione Hades-.
 

Gli occhi di Hades ritornarono a fissare quel cielo, è per la prima volta gli vidi fare un piccolo sorriso sereno, mentre osservava quei fuochi.
Rimasi incantata non appena sorrise.
Questa era stata la prima serata tranquilla passata in compagnia con tutti loro. Mi facevano vivere una miriade di emozioni mai provate nella mia vita. Mi sentivo la ragazza più felice della terra.

-Ah, quasi mi dimenticavo!- attirai l'attenzione di tutti su di me, mentre io presi il mio sacchetto che avevo poggiato per terra vicino alla porta -Siccome non sapevo cosa fare a tutti voi di regalo per natale, ho preferito fare una cosa simile ma diversa a tutti voi-.
 

Lasciando tutti curiosi, presi uno per uno dei peluche a forma di animali con un cuore nelle mani. Una cosa banale ma dolce.
Ad Apollon gli avevo dato il peluche di un cane perché era dolce e fedele come un cagnolino, a Hades il lupo perché era solitario ma molto aggressivo quando voleva, a Takeru un orso polare, a Tsukito un coniglio, a Balder un tenero panda, Loki era furbo come una volpe perciò questo animale gli si adattava molto, Dionysus mi ricordava un koala visto che passava la maggior parte del suo tempo a dormire quando non faceva giardinaggio, mentre a Thor un cavallo.
La sorpresa se pure aveva lasciato qualcuno compiaciuto, mentre qualcun'altro imbarazzato, il gesto mio gli era sembrata la cosa più dolce e bella che io gli potessi fare.
Era la prima volta che ricevevano qualcosa in regalo da un'umana come mi aveva detto ora Balder.
La cosa li aveva resi molto felici.
Persino a Hades, Loki e Takeru, gli unici tre difficili da prendere gli era piaciuto molto il mio gesto.
Ero così entusiasta che per poco non piansi dalla gioia, ma non lo feci, quella serata era travolgente e magica, non la potevo rovinare di certo con un pianto.
Una cosa era certa però, non c'era fuoco d'artificio più bello se no quello di vedere i loro sorrisi felici che ora mi stavano regalando

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Capitolo 10
*** Capitolo 10- Alla ricerca di Usamaro ***


Le feste passarono con tantissima allegria, dando finalmente il benvenuto al nuovo anno.
Avevamo trascorso questi giorni di festa alla grande, solamente che il nuovo anno aveva lasciato anche quel poco di amaro in bocca alla maggior parte di noi.
Il giorno dopo i fuochi, io, Balder, Loki e Thor eravamo andati da Zeus per dirgli dell'accaduto successo quella sera alla fiera.
Zeus non sapeva nemmeno lui chi fosse quello sconosciuto, ma ci diede una regola che ci fece allarmare tremendamente a tutti quanti. Non potevamo più lasciare l'accademia durante le vacanze per un fatto di sicurezza.
Quando l'aveva detto, Loki si era imbestialito con lui, provocandosi una bella punizione in quale doveva pulire e sistemare ogni volta il campo da tennis del suo club. Avrebbe fatto bene a tacere.
Quel pomeriggio stavo nuotando con Takeru e Apollon in piscina.
Stavo diventando sempre più brava e anche nella velocità, ma per un pelo non riuscivo mai a superare Takeru nella gara, infatti lui arrivò come al solito primo.
Non riuscivo mai a batterlo, certo, essendo lui il Dio del mare non potevo certo aspettarmi che non sapesse nuotare così bene.

-Yui sei proprio una nullità!!!-.

-Ancora! ma la smetti, io non sono una nullità- Lo sgridai così forte che gli feci saltare per poco un timpano del orecchio.

-Le orecchie sono mie però, vedi di non distruggermele- rispose lui atteggiandosi come un bambino frignone.

-Ahaha siete spassosi voi due!- mormorò Apollon divertito.

Risi a crepapelle, mi piaceva ogni volta farlo innervosire perché si trasformava sempre in un bambino quando fa i capricci per qualcosa, era davvero spassoso vederlo così.
E anche se a lui irritava molto la mia risata, alla fine finivo sempre per contagiarlo, cominciando a ridere anche lui insieme a me.
Quando finimmo il corso, Apollon ci salutò prima perché doveva vedersi con Hades per andare da Zeus, mentre io rimasi un altro po' in compagnia di Takeru e lo aiutai persino a mettere in ordine la sala piscina, dove gli studenti avevano lasciato sparsi per la stanza tantissimi asciugamani bagnati per terra.
La cosa bella in tutto questo, fu che Takeru una volta che era asciutto si dovette tuffare di nuovo in piscina per prendere gli asciugamani che erano caduti in acqua. Io stavolta mi tratteni dalle risate vedendolo infuriato più di prima, non volevo certo scatenare un'altra sua ira su di me.

-Guarda che lo so che stai ridendo sotto il tuo naso ragazzina!- mi rinfacciò una volta uscito dalla piscina.

-No, ma cosa dici, ti sbagli- gli mormorai singhiozzando, cercando di trattenere la risata.

-Ma lo sai che se fastidiosa, adesso ti faccio vedere io!-.

Takeru cominciò ad avvicinarsi verso di me, mentre io impaurita indietreggiai sempre di più, finendo verso il bordo della piscina -Cosa c'è? hai forse paura di me Yui?- parlò con voce provocante, ridendo anche compiaciuto.

-Eh..io...- iniziai a tremare quando percepii le sue intenzioni -Per favore non lo fare!-.

-Come dici nullità? Vuoi che lo faccia?ok, ti accontenterò subito- Takeru stava quasi per buttarmi in acqua, quando entrò nella sala club Balder più tosto preoccupato.
 

-Takeru tuo fratello, devi andarci subito-.

-Cosa, mio fratello? Dove si trova?- domandò agitato a Balder.

-E' in classe, non vuole uscire di lì, non so per quale motivo-.

Takeru corse a mettersi a dosso i vestiti, se pure ancora fosse bagnato. Una volta indossati, uscì correndo verso la scuola mentre io lo seguì.
Arrivati in classe, trovammo Tsukito seduto sul suo banco con i gomiti sul tavolo e le mani tra i capelli, era disperato, confuso, perso nei suoi pensieri in qualcosa di molto brutto a giudicare dalla sua faccia.
Era gratificante vedere l'amore che Takeru aveva per suo fratello, lui ci teneva molto a Tsukito e chiunque osasse fargli del male lui era sempre pronto a difenderlo per qualunque cosa.
Appena lo aveva visto in quello stato, Takeru si era sentito come lui, rammaricato per la sua disperazione.
Gli domandammo cosa fosse successo, pensavamo fosse una cosa gravissima, quando Tsukito tutto un tratto si sollevò dalla sua sedia con convinzione, prendendo il fratello per le mani. Lo guardò con occhi di terrore e angoscia mentre il povero Takeru aspettava con ansia una sua risposta.

-Non trovo più Usamaro!!!- disse preoccupato, scuotendo il fratello.

Io e Takeru restammo di sasso, ci aspettavamo qualcosa di terribile invece diceva di aver perso qualcosa.
Vidi Takeru rimproverarlo, dicendogli a Tsukito che lui aveva spesso la testa per aria e che non era la prima volta che perdeva Usamaro.

-Scusate se mi intrometto, ma chi è Usamaro?- io come di solito dubbiosa, feci questa domanda a tutti e due.

-Il mio coniglio, Yui tu lo hai visto? non lo trovo da stamattina-.

-No, mi dispiace Tsukito ma non so dove sia-.

-Sei sempre il solito fratello!- Takeru lo rimproverò ancora, è quest'ultimo calò la testa dispiaciuto e convinto delle sue parole, ma subito dopo si risollevò mentre Takeru gli sorrideva -Tranquillo fratello, lo troveremo-.

E così, io, Tsukito e Takeru andammo a caccia di quel coniglio di nome Usamaro.
Avevamo cercato nei posti più probabili di dove potesse essersi nascosto, anche nei posti dove di solito Tsukito lo lasciava libero, solo che quella mattina non lo aveva fatto.
Era tutta la giornata che lo stava cercando.
Mi preoccupava molto vederlo così, soprattutto perché era la prima volta che lo vedevo in quello stato. Non sapevo nemmeno che lui avesse un coniglio, ma per essere così preoccupato per quell'animaletto si vede che sarà molto speciale per lui.
Non avevo affatto sbagliato al regalargli quel coniglio di Peluche.
Io e i due fratelli se pure stanchi, cercammo Usamaro senza fermarci neanche per un secondo, non ci piaceva vedere Tsukito in quello stato, lo preferivamo come il suo solito calmo e silenzioso.
Andammo a cercarlo nei corsi di Club, visto che di solito sono pieni di erba fitta e cespugli, un buon pasto per i conigli.
La prima destinazione fu il club di giardinaggio, dove trovammo come al solito Dionysus che stava curando le sue piante.

-Ciao ragazzi, cosa vi porta qui in questa mia umile seconda dimora?-.

Takeru lo guardò sconcertato e confuso dalle parole dell'amico, ma Dionysus non se ne preoccupò molto visto che sapeva che Takeru non ne capiva niente delle sue qualità che possedeva e del suo buon gusto, più tosto rimase allibito non appena vide Tsukito abbattuto e me con il fiato corto per la stanchezza.

Preoccupato, si avvicinò a noi due non curandosi minimamente di Takeru -Che vi prende ragazzi, ci sono problemi?-.

-Tsukito ha perso il suo animale, è da due ore che lo stiamo cercando- gli accennai guardando però Tsukito che sembrò ancora più demoralizzato di prima.

-Me lo aspettavo, non è la prima volta che succede-.

-Ecco! è sempre il solito- mormorò scettico Takeru.

-Per caso tu lo hai visto Dionysus?- domandò speranzoso Tsukito.

-No, mi dispiace ragazzi, non l'ho proprio visto oggi-.

Andammo via di lì per cercarlo da un'altra parte, se Dionysus lo avesse visto ci avrebbe chiamato subito.
Dopo il giardino ci dirigemmo al Club di tennis, dove trovammo Loki che stava raccogliendo tutte le palline da tennis sparse per il campo.
Era così arrabbiato che sembrava una bomba pronta ad esplodere di insulti, mandati sicuramente a Zeus e non per una volta a noi.
Takeru non appena lo vide, scoppiò a ridere a crepa pelle per quella scena pietosa e quando Loki perse la pazienza per quelle sue risate, gli lanciò con forza una pallina in piena faccia.
 

-Adesso posso ridere anche io- rise, uscendo anche la lingua -Ma che naso rosso pinna blu!-.

Loki gli lanciò di nuovo quel soprannome, correndo come un pazzo per tutto il campo mentre Takeru lo inseguiva furioso dicendogli parole del tutto pesanti.
Quando Takeru riuscì a prenderlo, prese a tirargli la sua lunga treccia rossa. Non avevo mai visto due persone talmente sciocche in vita mia, erano davvero due bambini cocciuti e idioti.
Provai a fermarli mettendomi in mezzo a loro, ma non ci riuscì perché quei due erano troppo forti per me. Solo dopo quando vidi l'espressione stravolta di Tsukito, mi concentrai di più sul mio intento di fermare quei due bambini, così che presi un grande respiro facendo uscire dalla mia bocca un urlo molto forte, provocandogli un dolore insopportabile alle loro orecchie.

-Ahhh ma sei impazzita gattina!- mi disse Loki otturandosi con le mani tutti e due le orecchie.

-Tsk...ma cosa ti dice il cervello nullità, potevamo prendere l'udito-.

-Addirittura!- ansimai seccata -Comunque non siamo qui per fare i bambini che bisticciano ma per aiutare tuo fratello, ricordi Takeru?-.

Takeru lasciò Loki per i capelli, ritornando al proprio posto -Hai ragione, scusami fratello- rispose guardando Tsukito sperando di non vederlo dispiaciuto per lui. Per fortuna il fratello non sembrò arrabbiarsi, infatti subito dopo andammo via di lì insieme a Loki che disse di volerci aiutare con la ricerca di Usamaro.
Ci fermammo qualche secondo per ragionare su tutta la faccenda. Se Usamaro non era fuori per i giardini poteva esserci un'unica motivazione, era dentro.
All'inizio pensai fosse dentro la scuola, ma poi Tsukito disse che non lo aveva mai portato dentro la scuola e poi a quest'ora era anche chiusa se volevamo dargli un'occhiatina al suo interno.
Mentre noi ci spremevamo il cervello per una possibile soluzione, Loki sembrava non contribuire per niente, stava coricato su un ramo dell'albero a sonnecchiare.
Stava ascoltando i nostri continui discorsi mentre guardava con occhi concentrati tutto il giardino, sperando di cercare così quel maledetto coniglio che lui non sopportava.
Pervaso dai suoi pensieri, notò in lontananza una strana ragazza con un insolito vestitino e un cappellino elegante. Teneva un cestino nelle mani, mentre si muoveva furtiva verso in giardino della parte ovest della scuola.
A Loki sembrava sospetta quella ragazzina, infatti sgargiante come il suo solito, scese dall'albero facendoci prendere un colpo per l'inaspettato gesto.

-Ma sei impazzito!- gli urlai per avermi fatto prendere un colpo.

-Venite un secondo con me, devo controllare una cosa- senza rispondermi, cominciò a muoversi seguito da noi.Non capivamo cosa avesse intensione di fare, ma vedendolo serio, sapevamo che non stava per niente bluffando.

Ci portò verso il giardino dalla parte ovest della scuola, dove di fronte a noi si presentò una scena insospettabile, un gruppetto di tre ragazzine della prima stavano sedute ad un pic-nic mentre sorseggiavano delle bevande con dei biscotti, in compagnia dei loro animaletti, fra questi Usamaro il coniglio di Tsukito.
Non appena Tsukito lo vide, gli si riempì il cuore di gioia nel vederlo sano e salvo, ma Takeru arrabbiato per la tipa che lo teneva nelle mani, si avvicinò prepotentemente a questa mortificandola di paura -Ridami subito quel coniglio. Come hai osato rubarglielo a mio fratello?-.

La ragazza per poco non scoppiò in lacrime per il troppo spavento che gli stava causando Takeru. Infatti quando Tsukito con la mano rivolta sulla spalla di lui gli disse di calmarsi, a Takeru gli era sembrato un gesto strano, soprattutto perché vide anche il fratello tranquillo.
Tsukito si avvicinò alla ragazzina dai capelli ricci biondi, piegandosi in ginocchio di fronte a lei.
Quando lo fece, la ragazza si intimidì molto per il gesto di quella divinità, mentre le sue amiche restarono confuse e sbalordite. Persino io e Loki restammo bloccati di fronte a quella scena, non muovevamo nemmeno un muscolo.

-Mi dispiace tanto- disse la ragazza con le lacrime agli occhi rammaricata -So che il coniglio è tuo, ma avevo davvero bisogno di un animale per compagnia come l'hanno ora le mie amiche. Siccome io non possiedo animali ho visto il tuo tutto solo vicino una siepe così lo preso- parlò tutto d'un fiato, chiudendo gli occhi imbarazzata per tutto quanto. Solo dopo li riaprì quando senti delle mani poggiarsi sulle sue spalle.

-Sono felice che ti sei presa cura di lui- Tsukito gli mostrò un sorriso contento.

-Non sei arrabbiato con me per averti preso il tuo coniglio?- Tsukito sincero disse di no con la testa, facendo riportare in sesto la ragazza finalmente con il buon umore -Mi dispiace per non avertelo riportato subito-.

La ragazza prese il coniglio e glielo mise nelle mani di Tsukito. Usamaro non appena riconobbe il suo padrone, si coccolò tra le braccia sicure di lui.
Salutammo le tre ragazze e tornammo poi verso i nostri dormitori.
Finalmente a Tsukito era tornato il buon umore, così ci tranquillizzammo tutti quanti.A Takeru gli era dispiaciuto un sacco essendosi comportato pesantemente con quella povera ragazza, infatti gli aveva chiesto perdono per il suo gesto poco curante in cui aveva usato contro di lei.
In tutto questo trambusto, ringraziammo persino Loki, se non fosse stato per il suo istinto curioso di osservatore a quest'ora saremmo ancora alla ricerca di quel povero coniglio sperduto.
Forse potevo sembrare del tutto pazza, ma stavo notando in lui un radicale cambiamento.
La mattina seguente stavo camminando per i corridoi della scuola, una volta finito la lezione del professore Thoth.
Non appena posai i miei libri nell'armadietto e chiusi lo sportello, mi trovai Apollon sorridente con un pacchettino regalo nelle mani. Mi disse di aprirlo e non appena io lo feci, trovai una collana con un ciondolo di una spada.
Apollon mi disse che era un segno di riconoscenza da parte di Zeus che era rimasto contento di come io avessi cambiato radicalmente le vite di tutti gli Dei, ma soprattutto di suo figlio, rendendoli più dolci verso gli umani.
Ringraziai Apollon per il gesto carino di Zeus e quando Apollon mi aiutò a metterla, mi senti fiera di me stessa.
Un gesto come questo valeva la pena di essere fieri, ma soprattutto, ero contenta per come stavano andando le cose fra me e tutte le Divinità.
Finalmente mi sentivo parte di loro.  

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Capitolo 11
*** Capitolo 11- La storia degli Artefatti ***


Apollon e Hades stavano camminando con passo deciso verso la sala di Zeus che risedeva dentro la scuola.
La stanza del trono, come veniva chiamata da molti studenti per via di un trono posto al centro in un'ampia stanza, era l'ufficio del preside, ma agli occhi di tutti quanti non lo sembrava proprio.
Quando le due divinità entrarono nella sala, camminarono al centro della stanza, fermandosi proprio di fronte a Zeus il quale stava seduto sul suo trono con aria seria e seccata.
Zeus si rivolse minaccioso verso Hades, mentre lui l'osservava di sottecchi.
 

-Quei tre...sono scappati dal tartaro e tu non dici niente Hades?- Zeus si rivolse a lui con tale disdegno, ma Hades sembravò rimanere calmo da ciò.

-Non pensavo fossero così minacciosi-.

-Non sono così minacciosi?- ripeté scettico -Se non avete ancora capito quei tre si stanno alleando con loro fratello rinchiuso ancora nel tartaro. Vogliono farlo scappare!-.

-Non può scappare Zeus, ho costruito una barriera incapace di farlo evadere da lì- Hades si bloccò per qualche istante, sentendosi nervoso per quello che stava per dire -Kronos non potrà mai uscire-. Aveva mormorato quel nome con timore, il nome di suo padre, il capo dei Titani.

-Può farlo invece-.
 

Zeus si portò le mani alla fronte stremato, era preoccupato se pure non lo dava a vedere. Pensava a tutto quello che poteva succedere se quell'essere malvagio di suo padre poteva uscire dagli inferi più profondi, nella quale lo avevano rinchiuso tempo fa.
Zeus tempo fa aveva mandato suo padre negli inferi e aveva messo di guardia i fratelli di lui, ovvero Cotto, Briareo e Gige, dei mostri capaci di trasformarsi in giganti e facendosi spuntare tantissime braccia nel proprio corpo.
Grazie all'aiuto di Hades, lui aveva fatto in modo che questi qui rimanessero bloccati negli inferi più profondi, aveva creato una barriera dentro una cella così che Kronos non sarebbe mai uscito. Solo che senza capire il motivo, i tre fratelli erano riusciti ad evadere, ma Kronos no, visto per il forte potere della barriera che aveva su di essi.
Seppure i tre fratelli non andassero d'accordo con Kronos, egli era riuscito a convincerli ad aiutarlo ad uscire da quella cella, in cambio di una grossa promessa. Kronos voleva uccidere Zeus per diventare il padrone del cielo, della terra e capo di tutte le Divinità. Se i suoi fratelli lo avrebbero fatto evadere da quella prigione, Kronos in cambio gli avrebbe dato la possibilità di vivere una vita beata senza schiavitù, cosa che i tre Titani non avevano mai ricevuto nella loro vita.

-Padre, ma come può uscire da quella prigione?- gli disse Apollon preoccupato per quello che poteva succedere.

-Tempo fa feci creare da una strega degli oggetti, degli artefatti che indossai personalmente io. Con questi fui capace di sconfiggerlo con il loro potere, ma non di ucciderlo. Quando lui fu abbastanza debole, dissi a Hades di chiuderlo negli inferi-.

-Ma dove sono questi artefatti?- Apollon non si spiegava di come tutta questa storia lui non ne avesse mai sentito parlare. Nemmeno Zeus e Hades non glielo avevano mai raccontato.

-Sono questi-.

Hades mostrò la sua collana con il teschio e la gemma di granato che indossava ad Apollon.
Zeus spiegò a suo figlio che tutti gli oggetti che indossavano loro sul proprio corpo, erano degli Artefatti, oggetti capaci di fare aprire quella barriera dove era imprigionato Kronos. Con quelli addosso, Kronos avrebbe avuto il dominio e la forza per uscire di lì.
Questi oggetti che custodivano le divinità erano impossibili da togliere, erano sigillati, a meno che un atto d'amore non fosse presente nelle circostanze degli giovani Dei che questi si sarebbero aperti. Infatti quando Loki aveva provato il suo gesto d'affetto verso Balder, la collana sigillata che portava al collo era stata aperta solamente che non gli era caduto, ma quando quello sconosciuto che si era presentato, e che probabilmente era uno dei fratelli di Kronos, Loki era corso verso di lui per attaccarlo così che quel movimento brusco che aveva fatto gli aveva causato la perdita del suo Artefatto che adesso era nelle loro mani.
Apollon osservò il suo anello peridoto che portava al dito, non si capacitava ancora di come questo oggetto magico era stato capace di rendere debole Kronos, ma era anche capace di farlo uscire dal tartaro.

Si destò dai suoi pensieri e si rivolse al padre non convinto di una cosa -Ma se questi oggetti che portavi addosso sono stati capaci di indebolirlo, perché non li indossi per usarli nel caso lui si liberasse? Perché li hai dati a noi padre?-.

Zeus gli rispose che quando fece fare l'incantesimo agli Artefatti, lui li indossò tutti quanto così che questi si chiusero nel proprio corpo. Ma quando grazie al gesto di proteggere il suo mondo e rinchiudere Kronos e i suoi fratelli negli inferi profondi, gli Artefatti si aprirono. Non potendoli indossare più perché la strega gli aveva detto...

"Solo una volta possono essere usati dalla stessa persona, ma quando farai questo enorme gesto gli Artefatti si libereranno dal tuo corpo e non sarai più capace di usarli. Potrai donarli ad altri però, facendogli compiere il loro destino che gli appartiene"

Furono queste le parole della strega, infatti non Appena Zeus ne fu libero lì custodì affinché poi li affidasse ad ognuno di loro che considerasse non capace di provare delle emozioni d'amore forti.

-Che cosa???- disse Apollon scioccato.

-La tua logica però non è andata come speravi, vero Zeus?- gli accennò Hades scettico. Infatti come poteva notare Zeus, Loki aveva perso il suo, aveva provato un emozione forte, cosa che Zeus pensava che non succedesse mai a nessuno di loro.

Apollon curioso per questo discorso si tocco l'anello del suo dito, riuscendo a sfilarlo senza alcun problema -Hades ha ragione. Come vedi io riesco a toglierlo- gli mostrò dubbioso a suo padre il suo anello nelle mani -Devo aver provato un emozione forte quando ho chiarito con Yui. L'anello si sarà aperto per questo motivo e sono sicuro che alcuni avranno anche i sigilli aperti. Hai sbagliato a darli a noi secondo me padre-.

-Potevi semplicemente nasconderli da qualche parte- rispose Hades ragionevole.

Zeus ascoltò le parole dei giovani che continuavano a essere scettici di quello che aveva fatto, ma in realtà loro non sapevano che lui avesse pianificato in parte tutto quanto.
Chiamò a se Thoth, in quale gli disse di portare una cosa. Quando questo arrivò, teneva in mano una scatolina nera chiusa e la diede a Zeus. Apollon e Hades si zittirono, osservando curiosi quello che aveva nelle proprie mani.

-Cosa sarebbe quella cosa?- domandò Apollon turbato.

-Questo qui è un nono artefatto- annunciò alzando la scatolina nera per farla vedere meglio -Ero convinto che potevo usarlo ma la strega mi ha detto che lo poteva indossare solamente un'umana da un cuore puro. Questo oggetto è in grado di sconfiggere Kronos definitivamente-.

-Che cosa???- ansimò scioccato Hades, mentre Apollon sbarrò gli occhi incredulo.

-Mentre voi passavate del tempo con quell'umana, ho notato che in lei si poteva ammirare un cuore puro, un cuore forte capace di poter fare uscire la parte buona in tutti voi. Ho capito subito che grazie a lei i vostri Artefatti si sarebbero aperti, così ho cambiato il mio piano- Zeus si alzò dal suo trono avvicinandosi a loro -Fatelo indossare a quell'umana e non appena i vostri Artefatti si libereranno e quei tre riusciranno a liberare Kronos, il sigillo di lei si aprirà trasformandosi in una vera spada, solo allora potremo usare quella spada e ucciderlo per sempre-.

-Ma se questa spada può ucciderlo perché non lo hai fatto prima?- parlò Apollon ancora scioccato e confuso da quella situazione.

-Perché solo un'umana è in grado di aprire e portare alle dimensioni normali questa spada. Per questo motivo non hai mai potuto sconfiggerlo, vero Zeus?-.

Hades aveva capito subito quello che Zeus intendesse dire.
I due rimasero dubbiosi da tutto ciò, se pure avessero impedito a tutti i costi a quei tre di rubare gli Artefatti, ora Zeus voleva che questi andassero nelle loro mani per liberarlo. Se avessero sbagliato e la spada non funzionasse, l'intero mondo finirebbe nelle sue mani e tutte le Divinità andrebbero in schiavitù, perché una volta che Kronos si sarà messo quegli oggetti di sopra avrebbe sprigionato un forte potere.
Senza ripensamenti, Zeus consegnò il pacchetto ad Apollon in quale gli disse di darlo a Yui per fargli indossare il ciondolo. Accennò ai due di mantenere al momento il segreto, sia con Yui che con tutti gli altri, quando sarebbe arrivato il momento adatto glielo avrebbero detto.
Detto ciò, Apollon diede il suo anello al padre così che questo qui avrebbe fatto in modo di farlo finire nelle mani dei giganti, mentre quello di Hades purtroppo avrebbe dovuto aspettare, visto che non poteva consegnarlo perché era ancora chiuso.
Le due Divinità uscirono da quella sala, ancora scosse per tutto quanto.Sarebbe arrivata presto una battaglia che potevano solamente sperare di vincerla, non potevano perdere.
Apollon con le mani tremanti, andò nel corridoio dove trovò Yui vicino il suo armadietto.Una volta consegnata la collana, vide Yui assumere un espressione felice e anche se Apollon gli fece un sorriso contento, in realtà si sentì un rimorso profondo per quell'oggetto che gli aveva dato che era solo fonte di distruzione.  


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Capitolo 12
*** Capitolo 12- Incontri ravvicinati ***


Una mattina, mi trovavo seduta in sala biblioteca a leggere un libro di avventure che mi seguivo da un po' di tempo, ma non riuscivo a concentrarmi perché pensavo che tra meno di quattro mesi sarebbe finito il primo anno scolastico.
Mi ero meravigliata di me stessa visto che ero riuscita, in qualche modo, ad aiutare Apollon e Balder con lo studio, infatti, ero più che sicura che i ragazzi sarebbero stati promossi entrambi per passare all'anno successivo. Tsukito e Hikari potevano già essere considerati promossi da ora, ovviamente insieme a me. 
Qualche giorno fa invece, mi era successo un fatto alquanto bizzarro. 
Un professore dall'aria esausta, aveva mandato il trasferimento di Loki e Takeru nella nostra classe perché diceva che i ragazzi non si concentravano per niente nella loro aula.
 La faccia mia, di Apollon e di Hikari erano sconcertanti quando avevamo visto i loro volti spuntare nella nostra aula, perché adesso sarebbe arrivato il doppio del caos in classe.
Thoth era rimasto scioccato quando li aveva visti seduti nei propri banchi in fondo alla classe. Mancava poco e diventava calvo per come si stava tirando quei capelli bianchi.
Stufa di leggere il libro, andai a posarlo nel suo posto segnato. Una volta arrivata nella sezione giusta rimisi il libro nello scaffale, ma appena feci per andarmene trovai Loki di fronte a me con un sorrisetto poco rassicurante.
Lo guardai stranita nel vederlo in biblioteca, cosa che a lui non gli andavano giù i libri, infatti gli dissi confusa che cosa ci facesse qui e di che cosa avesse così tanto divertente da ridere in quel modo. 
Solo allora come un fulmine, lui posizionò le sue braccia su di me, incatenandomi e facendomi mettere con le spalle poggiate sui grandi scaffali dei libri.
 

-Loki che cosa fai? Togliti subito per favore!- gli dissi imbarazzata, osservando male quella figura troppo vicina a me.

-Ma come siamo rosse in viso, piccola!- rispose lui con malizia, osservando compiaciuto il mio rossore al viso.

-Ehhh..perchései troppo vicino-.

-Scommetto che ti piace questa mia vicinanza, infatti non la smetti di guardarmi e per di più il tuo viso dice tutto-.

Loki divertito da quella situazione, si avvicino ancora di più al mio viso.
Sgranai gli occhi per poi chiuderli in un istante quando vidi che stava per appoggiare delicatamente la sua bocca alla mia, ma non lo fece perché si fermò all'istante.
Non appena io apri gli occhi con il viso ancora rosso, lo vidi guardare fisso da un'altra porta, come se fosse concentrato a sentire qualcosa.

-C'è qualcuno!- parlò tutto insieme mantenendo un espressione seria.

-C...ce..certo che c'è qualcuno, siamo in una biblioteca!- balbettai per quella sua strana affermazione, ancora scossa da quel gesto che stava per fare Loki poco fa.

-No-  mosse la testa -Non sono gli umani- aggiunse per poi allontanarsi finalmente da me.

Presi un grande respiro, sollevata per essersi allontanato da me, ma restando poi curiosa di quelle sue parole che aveva detto Loki, mi misi a seguirlo.
Lo vidi girovagare per tutta la biblioteca in cerca di questa persona che diceva di sentire. Stava facendo cosi rumore che la bibliotecaria gli disse di sparire di qui, altrimenti lo avrebbe mandato dal preside per una punizione.
Loki capendo che forse si era sbagliato, uscì dalla biblioteca e non sentendomi sicura nemmeno io feci la stessa cosa, sotto lo sguardo di un ragazzo dai capelli corvini e occhi come la pece che avevo notato seduto su una poltrona ad osservarci curiosamente mentre uscivamo di lì.
Andai in classe, visto che oggi la lezione iniziava a seconda ora.
Quando entrai dentro l'aula corsi a sedermi prima che potesse arrivare Thoth, e appena questo fu entrato, il professore ci presentò un nuovo alunno della scuola.
Questo studente era alto, aveva i capelli bianchi e occhi azzurri, quasi trasparenti, tipo come quelli di Loki ma molto più chiari rispetto ai suoi.

-Il mio nome è Ryu- borbottò lo studente nuovo.

Thoth lo mandò a sedere in fondo alla classe dove stavano Takeru e Loki. Il rosso era seduto due banchi dietro di me vicino alla finestra, dove di lato aveva Takeru, mentre Ryu il ragazzo nuovo, si andò a posizionare sul suo banco alla destra di Takeru.
Loki era quel tipo che invece di studiare un libro, studiava attentamente ogni persona che lo circondasse e che a modo suo diceva di sentire se quella persona avesse qualcosa che non andava, infatti lui osservò curioso il nuovo compagno, come se in lui ci fosse qualcosa di molto insolito e misterioso.
In effetti il tipo era anche molto strano, aveva come la testa fra le nuvole, si comportava caratterialmente come Tsukito.
Quando finirono le prime tre lezione, Thoth andò via e tutta la classe cominciò a chiacchierare, mentre altri si andarono a presentare al nuovo alunno appena arrivato. Loki e Takeru che si trovavano vicino a lui, si alzarono dalla sedia, avvicinandosi verso me e gli altri.
Il primo si mise seduto a cavalcioni sul banco di Hikari, che in questo momento lei lo stava guardando rabbiosa perché gli stava schiacciando con le natiche il suo materiale scolastico nel banco, mentre Takeru si mise accanto a suo fratello.

-Quel tipo non mi piace per niente!- Sputò amaramente Takeru mentre lo osservava.

-A te non piace mai nessuno Takeru- gli risposi io.

-Ragazzi che ne pensate di quel tipo?- Apollon osservandolo attentamente con fare curioso, fece questa domanda a tutti noi, mentre il ragazzo veniva sommerso nel frattempo da tutti gli studenti, soprattutto dalle ragazze.

-Beh, a me sembra normale- rispose Balder.

-Lo penso anche io- dissi.

-Non saprei, sento che non è per niente sincero. Secondo me nasconde qualcosa-.

Loki si portò le braccia conserte, convinto delle sue parole, mentre tutti noi lo guardammo non convinti e pensando che fosse completamente matto. Aveva sempre questa sua abitudine di giudicare le persone senza averle prima conosciute. Infatti prima Loki non poteva vedermi, mentre adesso sembrava aver calmato i suoi istinti omicidi verso di me.
Non mi capacitavo ancora il fatto che fino a poche ore fa lui avesse cercato di baciarmi.
Perchè? Perchè lo voleva fare? Diventai di nuovo rossa in viso.

-Yui che ti prende? sei tutta rossa- Hikari aveva notato il mio rossore e io come una scema cominciai ad agitarmi, dicendogli che non avevo nulla.

Mentre giustificavo le mie false dichiarazioni, non riuscii a non osservare Loki che, come pensavo, mi stava guardando. Forse aveva capito del perché io fossi così agitata.

-Secondo me ti sbagli, per me è un bravo ragazzo- disse Hikari. Per fortuna aveva cambiato discorso.

-Già lo penso anch'io- risposi.

-Voi non ragionate bene. Secondo voi quale ragazzo si iscriverebbe quasi a fine anno?-.

Loki se pure noi non eravamo ancora convinti di quello che diceva, continuava ad insistere sulla sua idea. Era così convinto delle sue parole che disse che prima o poi ce lo avrebbe anche dimostrato che quel ragazzo stesse mentendo della sua personalità.
Quando la combriccola di ragazze si allontano dal nuovo compagno, questo osservò in maniera quasi terrificante con quei suoi occhi verso la nostra direzione, dopo, si sollevò dalla sedia avvicinandosi con passo lento verso di noi, fermandosi di fronte a Takeru che lo aveva proprio di davanti. Takeru lo guardò turbato nel vedere come Ryu lo stava fissando molto attentamente. Poi di colpo questo avanzò la sua mano tesa verso quella di Takeru il quale voleva stringerla, e anche se Takeru aveva il timore di quel suo gesto improvviso, allungò anche lui la sua, stringendogli la mano come segno di conoscenza.

-Sono onorato di conoscere delle Divinità Greche- rispose il ragazzo con voce sottile. Era proprio la copia sputata di Tsukito.
Ryu strinse la mano a tutti ma quando la portò verso Loki, questo lo guardò contrariato senza stringerla, provocando un dispiacere verso quel ragazzo.
 

-Loki non sei per niente carino- gli accennai scontenta dei suoi modi, alla quale mi beccai da lui una sua occhiataccia rabbiosa.

-Ahhh...non badare al modo sgarbato del nostro amico, lui è fatto così!- disse poi Apollon, portando un braccio intorno al collo di Ryu per farlo ritornare di buon umore.

-Già, non essere dispiaciuto- aggiunse Balder.

Questo fece un piccolo sorriso per fare capire che si era rassicurato, poi però ritornò come prima, guardando stavolta Loki con occhi spenti.
A Loki gli vennero i brividi vedendo lo sguardo che gli stava lanciando Ryu, non riusciva a leggere i suoi pensieri  "Chi sa a cosa sta pensando" si disse in testa Loki.
Quando ritornò di nuovo il professore, tornammo tutti a sederci nei propri posti per passare altre due ore di lezione. Una volta finito queste due lunghissime ore di fatica, mi venne una terribile fame sia a me che a Hikari. Allora come due furie, corremmo in sala mensa lasciando tutti  quanti indietro.
 Prima che Apollon uscisse di lì, domandò a Takeru e Tsukito se poteva dargli la cavigliera con la gemma acquamarina e il bracciale ametista che indossavano i due.
Loro all'inizio scettici, avevano detto che non si potevano togliere, ma quando Apollon gli disse di provare gli oggetti si sfilarono facilmente. Era evidente che i loro oggetti si erano aperti già da un po' di tempo.
Takeru lo aveva aperto quando mi aveva salvato e quando io gli avevo fatto capire che doveva essere forte e non doveva intristirsi per la perdita di sua madre, infatti li aveva provato delle emozioni forti, mentre Tsukito era stato cortese con quella ragazza per la storia di Usamaro, si era sentito felice.

-Ero convinto che non si togliessero più, ma a cosa ti servono Apollon?- gli domandò Tsukito, meravigliato da ciò.

Apollon non sapendo cosa dire, disse ai due fratelli che Zeus li voleva indietro, infatti non appena sentirono il suo nome glieli diedero subito senza fare più domande. Solo Loki che era rimasto dietro la porta ad ascoltarli sembrò incuriosito da questo gesto insolito che aveva fatto Apollon, ma non si intromise, doveva cercare prima di capire alcune cose per conto suo. Addirittura saltò il pasto alla mensa per girovagare per tutta la scuola in cerca di prove.
Nel frattempo in sala mensa, io, Hikari, Balder, Takeru e Tsukito stavamo mangiando come furie i nostri pasti giornalieri. Quando sentì parlare la mia amica di Loki, faticai ad ingerire il cibo sentendo quel nome. Pensai di nuovo a quella scena.
Ero così in sovrappensiero che i miei occhi erano fermi involontariamente su Balder, le guance mi presero rossore, il quale Balder ovviamente notò, pensando anche che io avessi preso rossore per colpa di lui. Solo dopo Hikari mi destò dai miei strani pensieri, dicendomi che in sala era entrato Ryu con accanto un ragazzo dal aspetto muscoloso, i capelli castani lunghi legati da un codino dietro e occhi rossi come il fuoco.
I due presero a sedersi in un tavolo vuoto, sotto lo sguardo curioso di tutti gli alunni presenti in sala mensa. Appena sistemanti, notai come questi mi osservavano fissi e parlavano fra di loro.

Intanto Apollon che non si era presentato nemmeno lui in sala mensa, si incontrò con Hades fuori nel giardino vicino alla struttura con le colonne, il posto preferito di Hades.
 Si erano incontrati per consegnare i due Artefatti dei fratelli.

-Facciamoli avere a Zeus-.

-Hades sei sicuro che questa sia la cosa giusta da fare? Non pensi che dovremmo proteggerli invece di farli avere nelle mani di quei mostri?- rispose Apollon preoccupato.

-Zeus ha detto di fare così, non possiamo cambiare le cose-.

Apollon era convinto che avrebbe fatto la cosa giusta nel tenerli e proteggerli, ma Zeus aveva deciso che era arrivato il momento di reagire e che la cosa giusta da fare sarebbe stata quella di fare aprire l'Artefatto di Yui per avere la spada d'argento, capace di ucciderlo per sempre.
Apollon essendosi convinto, stava per consegnare nelle mani gli Artefatti a Hades, quando una voce di uno li fece voltare in direzione di un ragazzo dalla chioma nera e occhi come la pece.

-Perchè non li consegnate direttamente a me-.



Nel frattempo in sala mensa, io mi sentivo tremendamente agitata.
Quei due ragazzi non la smettevano di guardarmi, più cercavo di distrarmi nel parlare con gli altri, più loro mi scrutavano attentamente.
Spaventata da quei sguardi, dissi di volere andare a farmi una camminata, poi, uscì dalla sala mensa con Balder che mi stava seguendo.
Quando uscì di fronte all'ingresso della scuola, Balder mi richiamò preoccupato.
 

-Yui tutto bene? sei strana-.

-Si sto bene Balder, volevo solo prendere una boccata d'aria fresca- dissi frenetica senza fermarmi, camminando sul mio posto continuamente.  Ma Balder non convinto della mia risposta, mi fermò tenendomi per le braccia.

-Tu hai qualcosa lo vedo- rispose lui cercando di darmi sicurezza delle sue parole -Puoi dirlo a me, tranquilla Yui-.

Lo guardai, capendo che mi potevo fidare di lui -Quei due...mi stavano fissando in un modo strano-.

-Ti riferisci allo studente nuovo e il suo amico?-.

-Si...-.

Il cuore mi batteva velocemente per la troppa paura, nessuno mi aveva mai guardato in quel modo insolito. Ero convinta che quel ragazzo fosse normale, si era anche presentato amichevolmente, ma forse stavolta Loki aveva ragione, forse nascondeva veramente qualcosa di losco.
Con la testa chinata in giù, mi accorsi di essere finita tra un abbraccio stretto di Balder. Non so per quale ragione, ma mi sentivo sicura nelle sue braccia.
Balder era un ragazzo davvero dolce, sapeva sempre riuscire a farmi calmare in qualunque situazione io mi trovassi.
Mi sollevò il viso, cercando di farmi vedere i suoi occhi che in questo momento per la troppa emozione che si trovava gli brillavano. Quando notai che Balder stava per avvicinare la sua bocca alla mia, girai di scatto la testa imbarazzata.
"Strano, stamattina Loki voleva baciarmi, ora anche Balder. Che cosa stava succedendo?"

-Ero convinto che io ti piacessi- disse lui tristemente.

Sollevai la testa con il viso rosso per quella improvvisa dichiarazione -Balder, tu sei un ragazzo carino ma io...-.

Mentre stavo per dire i miei sentimenti a Balder, mi sentii subito dopo spingere con forza, cadendo sia io che lui per terra. Sentimmo anche un botto molto forte per tutta l'aria.
Quando aprì gli occhi, vidi Loki di schiena che faceva scudo su di noi, proteggendoci da due tizi, quelle stesse persone che mi avevano fatto spaventare in sala.
Guardai i due tizi con il terrore negli occhi, mentre Balder mi aiutava a sollevarmi da terra. I due si avvicinarono sempre di più, mentre Loki li guardava minaccioso, pronto a colpire nel caso avessero scagliato qualche altro attacco. Se Loki non ci avesse spinto, a quest'ora avremmo avuto seri problemi, soprattutto io.

-Lo sapevo che non eri un ragazzo normale- rispose Loki guardando Ryu beffardo.

-Che cosa volete? Chi siete?- ringhiò Balder per poi mettersi in posizione di attacco proprio come Loki.

-Vogliamo gli Artefatti- rispose il bruno dall'aria minacciosa.

"Artefatti......ancora....ma cosa diamine sono".

-Artefatti?- disse Balder confuso -Aspetta...quindi quello sconosciuto...eravate voi quella sera alla fiera non è così?-.

-Ancora! ma che diamine state farfugliando? noi non abbiamo proprio niente- borbottò Loki guardando le due figure davanti a se, molto irritato Il bruno prese a ridere, mentre l'amico osservava silenziosamente tutta la scena.

-Beh, qualunque cosa vogliate è inutile perché noi non abbiamo questi Artefatti, idioti!-.

Continuò Loki, e quando i ragazzo dai capelli scuri si innervosì per quella sua offesa, fece comparire magicamente delle braccia in più sul suo corpo, poi, stava anche per scagliare dei raggi luminosi di fuoco verso la nostra direzione, solo che si fermò di colpo quando vide spuntare dal nulla un ragazzo dai capelli corvini, quello che avevo visto prima io in biblioteca.
Nel frattempo vennero anche Hades e Apollon. Erano stremati, come se avessero corso a tutta velocità. Il ragazzo dai capelli neri si avvicinò a quelle due figure che in questo momento questi erano scattati sull'attenti, sembrava essere una specie di capo per loro.

-Ragazzi per oggi basta così. Abbiamo quello che serve- rispose il ragazzo serio ai due.

I due senza dire una sola parola, presero a camminare, per poi sparire dalla nostra vista.
Eravamo rimasti tutti sbalorditi, confusi, spaventati, non avevamo capito per quale motivo quei tre o per lo meno il ragazzo bruno avesse tentato di uccidere me, Loki e Balder, ma la cosa che mi aveva scioccato più di tutti erano state quelle strane braccia che gli erano spuntate dal nulla sul suo corpo.
All'apparenza erano sembrati degli essere umani, ma ora dovevo ricredermi che non lo fossero per niente.

-Ragazzi che succede, state tutti bene?- Apollon preoccupato per noi ma soprattutto per me, mi si avvicinò sgargiante, controllando ogni centimetro del mio corpo che non fosse ferito, e appena vide che non avevo niente mi abbracciò strettamente, quasi a stritolarmi.
Nel frattempo vennero anche tutti gli altri, correndo come delle furie.

-Ragazzi cosa è succedendo qui? abbiamo visto alcuni studenti correre spaventati verso i loro dormitorio- disse Takeru.

Evidentemente aveva ragione perché mentre si stava per creare quella che sarebbe stata una lotta fra loro, molti studenti avevano assistito a quella scena, scappando poi impauriti verso una zona sicura.

-State bene? vi vedo spaventati- rispose Tsukito.

-Si, stiamo bene- li tranquillizzai.

-Ma si può sapere chi erano quei imbecilli!?- domandò Takeru isterico.

-Non lo so- aveva parlato Loki, alla quale lo vidi che ancora guardava verso la direzione di dove si erano dileguati quei tre.

-Loki mi sa che avevi ragione su Ryu- dissi avvicinandomi a lui, credendo finalmente alle sue parole.

-Già, avevi proprio ragione amico- disse Balder al suo migliore amico.
Loki sembrava ancora scosso da quei esseri che avevano cercato di colpirlo, aveva una tale rabbia che non riusciva a fermarsi, si toccava i suoi capelli nervosamente.

-Ma poi cercavano qualcosa quei tre. Cosa sarebbero questi Artefatti di cui parlavano?-parlai, pensando ancora a quelle parole del ragazzo bruno.

-Ma non avete notato che la sera di natale quello sconosciuto cercava la stessa cosa?- parlò Thor, facendo quella domanda specialmente a me, Loki e Balder.

-Si, me ne sono reso conto- ansimò Balder decisivo.

Sapevo che Artefatti si intendesse degli oggetti, ma non capivo perché quei ragazzi li cercassero, chiedendolo poi proprio a noi.

-Un attimo! ma per caso avete incontrato il tipo nuovo dai capelli legati?- disse Dionysus.

-Si perché?- disse Balder.

-Sono gli studenti nuovi della classe mia, di Thor e di Hades. Quello lì prima era venuto da me domandandomi la stessa cosa, solo che io non sapendo di cosa si trattasse li ho ignorati completamente-.

Quei tre avevano domandato a tutte le Divinità la stessa identica cosa, solo che nessuno di loro sapeva di cosa stessero parlando.  Era tutto molto strano.
Mentre ci stavamo spremendo le meningi in una possibile soluzione, notai Apollon che era leggermente teso più del solito.

-Apollon tutto bene?-.

Andai da lui dicendogli cosa avesse, ma quando mi disse che non aveva niente di cui non dovevo preoccuparmi, non gli credetti. Si vedeva che mentiva, era scosso e tremava pure

-Almeno qualcuno sa chi sono, visto che non sono umani- domandò Loki, serrando i pugni in una stretta potente.

Hades e Apollon si guardarono fissi, è quest'ultimo gli fece una faccia davvero insolita.
Dopo un po' di pensamenti, Hades richiamò l'attenzione di tutti noi, dicendo qualcosa che ci fece sbalordire tutti quanti.

-Sono Cotto, Briareo e Gige, i fratelli di Kronos-.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13- Nel panico più totale ***


Quella sera non chiusi occhio completamente.
Rimanevo nel cuore della notte seduta sul mio letto, ripensando a tutte quelle cose che ci aveva raccontato Hades.
Quei ragazzi erano dei titani, i fratelli di Kronos, il padre di Zeus e Hades. 
Ero rimasta davvero scioccata, ma questo era niente in confronto a quello che ci aveva spiegato dopo quel pomeriggio. Avevo scoperto che quei tre volevano gli Artefatti, gli stessi oggetti che portavano i ragazzi addosso perché gli servivano per liberare il loro fratello dagli inferi, rinchiuso ancora in quel tartaro nella quale Hades lo ha imprigionato, in più, Hades aveva accennato che il piano di Zeus era proprio quello di fare avere in mano a quei tre questi stessi oggetti. 
Ero venuta anche a conoscenza che la collana che indossavo io era proprio quella che poteva uccidere Kronos. Forse per questo motivo quei due l'altro giorno mi avevano scrutato quando ero in sala mensa con gli altri. Forse sanno che la cosa nella quale porto addosso io sarebbe in grado di uccidere il loro fratello. O magari non sanno niente.
La rabbia e la preoccupazione che avevo, era dovuta al fatto che Zeus mi aveva messo in mezzo a tutta questa storia. Mi aveva messo nei guai per dirla tutta. 
Capisco che la collana non l'aveva potuta usare tempo fa lui perché era stata creata per un'umana, ma la cosa che non capivo io era, perché aveva scelto proprio me?
Ora in tutto questo trambusto, avevamo anche un compito molto importate. Visto che dovevamo consegnare personalmente gli oggetti a quei Titani, Hades, Dionysus, Thor e Balder erano gli unici ad averli ancora chiusi. 
Dovevamo riuscire in qualche modo a farglieli togliere, facendogli fare qualche atto d'amore. 
Ma il problema, come fare?
Ero così stressata che mi misi a mugugnare per i nervi. Hikari disturbata da quel rumore che provocavo, accese la luce sul comodino guardandomi striminzita.
 

-Yui che ti prende? perché non dormi?- disse lei con voce assonata, sbadigliando.

-Non ci riesco..ho troppi pensieri Hiki-.
 

La mia amica capendo cosa avevo, perché gli avevo raccontato tutto, si mise seduta, osservandomi abbastanza preoccupata -Capisco che sei preoccupata Yui, ma vedrai che andrà tutto bene. I ragazzi ci riusciranno-.

-Si ma non capisci che se fallissero, Kronos si impadronirebbe di tutto il mondo!-.
 

-Non ci riuscirà, i ragazzi sapranno cavarsela. Yui devi avere fiducia in loro-.

Hikari aveva ragione, dovevo avere fiducia e credere di più in loro, e non considerare solamente le probabilità che fallissero subito. Erano dei ragazzi in gamba, molto forti e sapevano sempre quello che facevano. 
Ma si, potevano farcela perché loro sono delle Divinità molto potenti, e io in qualunque caso gli avrei dato una mano a tutti loro.
Mi alzai dal letto verso mezzogiorno. Per mia fortuna era sabato, perciò niente lezioni scolastiche, almeno mi potevo rilassare un poco e non pensare allo studio.
Uscii dalla mia camera per andare al piano inferiore a prendere uno snack dal distributore.
Mentre percorrevo il corridoio, tutti gli studenti mi continuavano a fermare per domandarmi cosa era successo la volta scorsa con quello che avevano visto.                        
Io risposi a tutti che quei tre erano degli amici di infanzia che avevano avuto delle discussioni passate con i ragazzi. Non sapevo che altro inventarmi, ma di sicuro non ero molto brava a mentire.
Mentre proseguivo, una ragazza venne da me dicendomi che quei tre studenti nuovi alloggiavano in questa struttura. Si erano presentati come degli umani in questa scuola, perciò dovevano sicuramente alloggiare qui visto che a loro non era permesso entrare nella casa Divina.

"Non potevo ricevere notizia migliore di queste" pensai ironica.

Con timore, andai lo stesso al distributore, sperando di non trovare nessuno di quei tipi, ma per mia solita sfortuna non fu così. 
Mentre presi uno snack, appena mi voltai mi scontrai faccia a faccia con il ragazzo dai capelli neri e occhi come la pece.
 

-Che cosa vuoi?- gli domandai spaventata per il troppo contatto vicino.

-Io niente ragazzina. Più tosto, i tuoi amici quando si decideranno a darmi gli Artefatti?- mi disse lui con il volto serio e più tosto impazientito.
Forse non sapeva che quello che avevo addosso io era anche un Artefatto. Non aveva fatto 
nessuna domanda al riguardo. 
Lo osservai seria, non rispondendo alla sua domanda.
-Mmh..ma come siamo bravi a fingere di non avere paura. Comunque, io sono Cotto- si presentò, abbastanza divertito per la mia finta immagine che mostravo.

"Ma come diamine fa a sapere che sono terrorizzata? Mi sono anche fatta vedere seria e lui ha percepito subito il mio disaggio".

Il Titano vedendo che non mostravo alcuna risposta, se ne andò via, lasciandomi più tranquilla ora che non fosse più vicino a me.
Camminai a passo veloce, ritornando in camera mia, non volevo assolutamente ritrovarmi in qualche altra spiacevole conversazione con un altro di loro.
Nel pomeriggio decisi di vedermi con Apollon per discutere su alcune cose che mi incuriosivano molto.
Andammo a sederci su un prato vicino a degli alberi.          
Volevo saperne di più su tutta questa storia, così Apollon mi raccontò tutto quanto da cima a fondo. 
Ero rimasta sconvolta dalla storia che mi raccontò, soprattutto di Zeus e Hades.
Come si faceva a rinchiudere il proprio padre negli inferi profondi?
La colpa non era di loro, ma di suo padre. Era un vigliacco e Bastardo, una persona cattiva che pensava solo al potere e al dominio del mondo, non curandosi minimamente dei suoi figli, è per giunta, Kronos voleva suo figlio Zeus morto. 
 

-Ma non hai paura se tutto va male, insomma, finiremmo tutti in schiavitù se andasse il mondo nelle sue mani- mormorai con timore.

-Non lo so stellina, ma faremo di tutto perché questo non accada-.
 

-Non voglio vederti schiavo dietro delle sbarre Apollon, nemmeno gli altri- piegai la testa in giù con molta preoccupazione e con grande tristezza, immaginandomi tutta la scena.

- Non succederà, noi abbiamo l'arma segreta, ricordi?-.
 

Apollon mi fece un sorriso, anche se si vedeva che era un sorriso spento. Aveva paura quanto l'avevo io, ma cercava di farsi vedere forte.
Mentre discutevamo dandoci forza e coraggio a vicenda, non ci accorgemmo che poco più lontano nella penombra, nascosto dietro un muro, qualcuno ci ascoltava molto attentamente.
Poco dopo le nostre discussioni, Dionysus venne da noi con qualcosa in mano.

-Ehi Dee-Dee cosa hai da mostrarci?- disse Apollon molto curioso mentre vedeva suo fratello correre verso da noi.
 

-Ragazzi io e Thor abbiamo qui i nostri oggetti!- rispose lui felicissimo per quello che aveva in mano.

-Ma come avete fatto a toglierli?- parlai sbalordita nel vedere quei oggetti nelle sue mani.

Dionysus ci disse che lui nel suo club aveva partecipato ad una gara di giardinaggio per la pianta più bella mai creata, e siccome una ragazza che si trovava in difficoltà si era messa a piangere perché gli era morta la sua piantina, lui l'aveva aiutata amorevolmente, regalandogli poi la sua pianta e facendola vincere. Era stato un bellissimo gesto quello suo.

-Non chiedetemi come Thor lo abbia tolto, ma non lo so neanche io-.

-Perfetto Dee_Dee. Li farò avere a Hades- acconsentì Apollon alzandosi da terra, ma lo fermai subito.

Siccome volevo parlare con Hades, proposi ad Apollon che sarei andata io al posto suo.
Sapevo dove si trovava, infatti mi precipitai subito nel suo posto preferito, nella zona vicino il fiume dove lo avrei trovato sicuramente disteso a sonnecchiare per terra e poggiato nel suo solito albero.
Arrivata lì, stranamente non lo trovai, così decisi di sedermi in una roccia ad aspettarlo.
Nell'attesa mi misi ad osservare questi insoliti oggetti magici, mi faceva uno strano effetto tenerli nelle mani, mi mettevano molto timore a dirla tutta, in più, mi misi a pensare a quei tizi.
Sembravano essere molto forti.
Pervasa dai miei continui pensieri negativi, li cacciai via cominciando ad ascoltare il rumore dell'acqua che scorreva. Era l'unico aspetto piacevole di questo posto, forse per questo motivo Hades veniva qui, perché era davvero rilassante e piacevole allo stesso tempo.
Quando tutto sembrava essere tranquillo, sentì un altro rumore, il rumore dei cespugli muoversi.
Mi girai curiosa, convinta che magari fosse un animale o fosse Hades, ma invece non era nessuno delle due.
Con grande paura, mi alzai velocemente osservando i tre ragazzi che stavano proprio di fronte a me.
I Titani.
Cotto stava ridendo maliziosamente, mentre gli altri due mi scrutavano attentamente.

-Ciao ragazzina!- parlò cotto.

-Ch...che cosa ci fate qui voi tre?-.

Cotto e i suoi fratelli si avvicinarono aggressivamente, passo dopo passo vicino a me e quando quest'ultimo fu così vicino, si fermò -Un uccellino mi ha detto che voi ragazzini avete qualcosa di molto importante che state nascondendo. Posso sapere di cosa si tratta?-. 

 A quella sua affermazione mi cominciarono a tremarmi le gambe.
"Come avevano fatto a scoprirlo?".
Senza fare capire loro niente, finsi di non sapere di cosa stessero parlando, anche se probabilmente non se la sarebbero bevuti.

-Non abbiamo proprio niente da nascondere-.

-Tsk..non fare la finta tonta, avete un'arma segreta, vi ho sentito. Confessa mocciosa!- il Titano dai capelli bruni, Gige, mi aveva aggredito con quelle sue parole, mentre quello dalla chioma bianca, Briareo, stava in silenzio, fissandomi con quei occhi enigmatici.

-Gige calmati- gli ordinò Cotto -Allora posso sapere qual'è questa arma segreta ragazzina? Se lo dici non ti accadrà niente- fece un giuramento, portandosi la mano al petto in segno di promessa, ma io ovviamente non gli credetti.
Si vedeva che stava mentendo.
Io conoscevo se una risata fosse sincera o no, e la sua in quanto mostrava ora con quel ghigno che lo tradiva, non lo era proprio.

-Cotto la ragazza non parlerà mai- gli accennò Briareo, sempre mantenendo la sua espressione spenta.

Quando lui ascoltò le parole di suo fratello, mi guardò minaccioso, come di uno che stava perdendo davvero la pazienza.
Senza pensarci troppo, con rapidità, cercai di scappare ma non fui abbastanza furba, infatti venni fermata di colpo da Gige che mi bloccò strettamente nelle quattro braccia che gli erano spuntate dal nulla sul suo corpo.
Con un nodo alla gola, pregai di lasciarmi andare, anche se in realtà sapevo che era solo fiato sprecato quello uscito dalla mia bocca tremante.
Cotto mi fece ancora la stessa domanda, alla quale io continuai a non rispondere. Non avrei mai tradito i miei amici.
Gige con il consenso del suo capo, mi sollevò con le sue quattro braccia fin sopra la sua testa per poi buttarmi verso il fiume.
Quando precipitai nell'acqua che non era neanche troppo alta, caddi in profondità, colpendo la testa contro un sasso e perdendo i sensi.
Mi senti più tosto strana. La pelle mi si raggelò per la temperatura dell'acqua troppo fredda.
Le mie forze erano sparite completamente. L'aria cominciava a mancarmi.
Solo i miei occhi se pure sfocati, riuscivano a vedere il nulla in quelle acque gelide.
Quando tutto sembrava essere finito, ecco che i miei occhi sfocati cominciarono a visualizzare l'ombra di un volto che non vidi bene. E prima che il suo volto potesse essere riconosciuto, gli occhi mi si chiusero, mostrandomi il buio più totale.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14- Un destino crudele ***


"Stavo correndo, straziante, con tutta la forza che mi rimaneva. Avevo ferite in tutto il mio corpo, l'uniforme mal ridotta, il sangue che mi scolava sul mio viso, tingendolo di un rosso intenso. Ma non mi sarei arresa.
La spada che portavo al collo, adesso era nelle mie mani.
Avevo solo un compito molto importante da svolgere. Proteggere quell'arma affinchè non andasse nelle mani di quei Titani, altrimenti tutto sarebbe finito.
Scesi velocemente le scale all'interno della scuola, mentre sentivo le urla degli studenti che erano nel panico. 
La scuola sembrava una guerra, pronta a lasciare feriti e morti. 
I miei occhi assistevano a quelle scene, mi facevano raggelare il cuore, colmandolo di un'immensa tristezza.
Mentre correvo per i lunghi corridoi, assistevo anche a delle scene molto terrificanti. Dei ragazzini erano stesi per terra con delle ferite molto profonde, mentre alcuni studenti si apprestavano a fare di tutto per aiutarli.
Dionysus e Thor si occupavano di fare in modo che gli studenti si mettessero al sicuro contro quei mostri che Kronos aveva fatto comparire per tutta la scuola, dei titani piccoli con degli artigli enormi e affilati.
Questi esseri erano la causa di tutte quelle persone ferite, mentre Cotto, Briareo e Gige, combattevano invani contro i nostri giovani eroi per impedire che facessero del male a Kronos.
In questo momento, i ragazzi stavano sfoderando tutta la loro forza possibile, aspettando la sottoscritta che doveva consegnare la spada a uno di loro per uccidere Kronos.
Correvo, correvo più velocemente possibile per raggiungere gli altri, mentre sentivo nella mia testa delle voci che chiamavano il mio nome 
"Yui".
Ripeteva quella voce il mio nome, anche se lasciai perdere, in questo momento avevo altro a cui pensare. 
Poi una secondo volta. 
"Yui".
In quel preciso momento, tutte le scene che avevo visto scomparvero, lasciandomi vedere il buio. 
E quando una luce mi si presentò di davanti, io curiosa andai verso quella luce bianca, cominciando a vederci più chiaro, riportandomi alla realtà".


Aprì gli occhi, fissando il soffitto bianco di una stanza. 
Per un momento credevo di essere finita in paradiso, quando il volto di Dionysus mi si presentò di davanti, capendo che non era affatto così.

Mi chinai leggermente la testa, trovandomi alcuni dei ragazzi presenti nella stanza -Cosa è successo? dove sono? che fine hanno fatto gli studenti feriti...e Kronos?- mormorai a bassa voce, ancora stordita, facendo un mucchio di domande una dopo l'altra.

-Quante domande!- disse Balder leggermente confuso.

-Kronos!- mi rispose Dionysus abbastanza preoccupato per me -Yui come ti senti?-.

Apollon mi si avvicinò, e facendo molta attenzione mi aiutò a mettermi seduta in quel letto che a parere mio mi era del tutto sconosciuto. 
Anche questa stanza era nuova per me, non sapevo proprio dove mi trovassi.

-Stellina, ma di quali feriti stavi parlando?- mi domandò preoccupato anche lui come suo fratello.

-I nostri compagni...lo avete ucciso vero?-.

I ragazzi mi guardarono basiti dal mio strano comportamento, ma soprattutto delle mie strane affermazioni che stavo dando il quel minuto.

-Veramente non abbiamo ucciso nessuno- rispose una voce profonda il lontananza. La voce di Hades.

-Yui probabilmente hai fatto solo un brutto sogno- mi riferì Balder.

Mi accorsi che avevano ragione, evidentemente ancora Kronos era rinchiuso negli inferi visto che gli Artefatti non li avevano ancora tutti.
Per un momento cercai di rilassare la mente il più possibile, ma poi sgranai gli occhi terrorizzata, ricordandomi che io fino a un attimo fa avevo nelle mani due oggetti che dovevo consegnare a Hades e che quei tre me li avevano strappati dalle mani per poi gettarmi nel fiume.

-Yui come mai ti trovavi nel fiume?- mi disse Dionysus con il volto triste mentre gli altri assunsero la sua stessa espressione -Stavi rischiando di morire, lo sai vero?-. 

"Devo averli fatti preoccupare cosi tanto"

-Ma chi è stato a salvarmi?-.

-E' stato Hades, ti ha trovato lui- Apollon mi indicò dietro le sue spalle, Hades, al quale lo vidi scrutarmi serio. 
Solo allora mi ricordai tutto quanto.
Quel volto che si era gettato nel fiume per salvarmi, era stato proprio lui, colui che mi aveva salvato più di una volta. 
Gli ero eternamente grata per questo.

-Cosa ci facevi nel fiume?- mi domandò Hades striminzito, aspettando impazziente la mia risposta.
Prima di rispondere, Apollon gli accennò a lui che io stavo venendo al posto suo per portare i due Artefatti. Dopo ciò, non aveva saputo più niente.

-Si sono presentati quei tre...volevano che gli dicessi qual'era l'arma segreta che avevamo. Probabilmente hanno sentito me e Apollon che ne parlavamo-.

-E tu gliel'hai detto?- rispose lui alterato.

-Certo che no! non lo avrei mai fatto. Comunque per questo motivo che non ho parlato loro mi hanno gettato nel fiume, solo che devo aver sbattuto la testa quando sono caduta dentro il fiume...per questo mi trovavo lì-.

I ragazzi mossero la testa, avendo compreso ora tutto quanto di questo mio spiacevole incidente.
Hades mi osservava senza dire più nulla, anche se io notai che lui era molto pensieroso in questo momento. Non capivo di quel suo sguardo magnetico che mi stava puntando. 

"Chi sa a cosa stava pensando"

Apollon mi domandò dove erano finiti gli Artefatti, ma visto che io mi ero scontrata con loro, era chiaro che li avessero presi direttamente loro, in più, anche quello di Hades.       Notai che la sua collana con il teschio e la gemma di granato incorporato, non era più al suo collo.
Hades notando che io mi ero accorta della sua collana, alla quale non aveva più di sopra, uscì nervosamente da quella stanza con un passo molto rapido e con un filo di rossore sulle guance, cosa che mi fece esaltare non poco per questa sua reazione improvvisa.

-Ma come ha fatto Hades a levarsi quella collana?-.

Alla mia domanda, anche Balder uscì velocemente da quella stanza, sembrava anche molto infastidito. Solo Dionysus e Apollon rimasero con me.
Il primo si guardò con suo fratello, molto turbati dalla mia domanda. 
C'era qualcosa nella quale mi stavano tenendo all'oscuro.
Riformulai la domanda con molta convinzione, il quale Dionysus mi diede una risposta che mi fece rimanere scioccata, che mi fece diventare rossa come un peperone.
Subito dopo quello che mi era successo, Hades era arrivato nel suo solito posto, vedendomi immersa nell'acqua, consapevole che fossi svenuta. 
Allora con rapidità, si era tuffato per prendermi, solamente che quando mi portò nella terra ferma io non respiravo. Così, agitato e senza sapere cosa fare,  aveva cercato di rianimarmi, facendomi la respirazione bocca a bocca. Una cosa che nemmeno lui si sarebbe mai aspettato di fare. 
Si era sentito anche molto strano, il cuore gli era cominciato a battere, non sapendo neanche lui il perchè.
Nel momento che io avevo cominciato a respirare, mi ero svegliata, rimanendo cosciente per qualche secondo, solo che poi per la troppa paura che mi ero presa, ero svenuta di nuovo, così che Hades mi aveva portata qui nella casa delle divinità. 

-Haa..Hades mi..mi.. ha fatto la respir....- balbettai, anche se non riuscii a finire tutta quella frase.
Hades aveva poggiato le sue labbra sulle mie, una cosa che non mi sarei mai immaginata proprio da lui.

-Non me lo sarei mai aspettato neanche io stellina, però non capisco come mai la sua collana si sia aperta-.

-Probabilmente questo suo gesto lo ha spinto a provare un emozione- rispose Dionysus mentre sorrideva a suo fratello.

-Puo essere pure Dee-Dee, magari perchè gli ha salvato la vita-.

-Ma veramente questa non è stata la prima volta che mi ha salvata- annunciai a loro.

Era così. 
Quando mi aveva salvato la prima volta da quelle tre oche, la collana doveva aprirsi da prima, ma invece era rimasta chiusa.
Non mi capacitavo come era stato possibile, a meno che lui non abbia provato qualcosa per me.....
Nel aver pensato quella cosa, arrossi di nuovo, lasciando i miei due amici confusi.
Quando mi ripresi, mi alzai dal letto, anche se di tanto in tanto traballavo, così Apollon per farmi rimettere in forze mi disse di prendermi una bella tazza di thè caldo per rilassare la mia mente.
Uscì da quella camera in compagnia di loro due, percorrendo un lungo corridoio con tantissime porte e vetrate che mostravano il giardino esterno della casa. 
All'interno di queste porte, probabilmente erano presenti le stanze di alcuni di loro. Infatti in una di queste uscì Loki che vedendomi, mi si avvicinò per domandarmi come stavo.
Quando scesi dei grandi scaloni, attraversai un altro enorme corridoio, andando poi dritto in cucina. Questa casa era vasta e piena di corridoi grandi con dei soffitti altissimi, in più, il rivestimento era di un bianco perlato mentre l'arredamento era in stile coloniale e colorato in oro. Sembrava proprio di stare nell'olimpo, era spettacolare.
Come mi aveva consigliato Apollon, bevvi una bella tazza di thè caldo che mi fece calmare subito il giramento di testa.
Vennero a trovarmi anche Takeru e Tsukito per domandarmi come stessi. 
Mi sento molto apprezzata quella sera, non pensavo di contare così tanto per loro, ma soprattutto per Takeru e Loki che in questi giorni li avevo visti sempre più uniti verso i miei confronti, ma più di tutti Loki. 
Takeru imbarazzato, mi diede nelle mani un braccialetto appartenuto a sua madre, e anche se io non lo volevo, mi obbligarono sia lui che suo fratello ad accettarlo lo stesso.
Rendendomi conto che si era fatto più tosto tardi, decisi di ritornare nel mio dormitorio.
I ragazzi mi avevano proposto di passare la notte qui, ma poi Thoth si era presentato, dicendomi che dovevo andarmene immediatamente. 
In un momento di sconforto per gli altri, l'unica persona che non mi sarei mai aspettato che parlasse, si fece avanti.
Loki era venuto in cucina e aveva insistito che io restassi qui per la notte. Aveva detto che i tre tipi alloggiavano nel mio stesso tetto, perciò voleva evitare che io mi cacciassi nei guai o in qualche possibile scontro con loro.
Non so come aveva fatto, ma le parole di Loki sembrarono colpire Thoth, stupitosi di quanto il rosso tenesse nel proteggermi. E quando lui acconsentì la richiesta sua, andò via.
Contenta di questo bellissimo gesto, corsi come una bambina, abbracciando Loki e facendolo rimanere impietrito.

-Eeehi..eehi..guarda che non lo fatto per te. Lo fatto per evitare che quei tre ci diano altri problemi!- rispose lui staccandosi dal mio abbraccio, ma non ci credetti completamente alle sue parole.

-Si come no!- dissi beffarda, mostrandogli un sorriso alla quale Loki girò il volto perchè era  arrossito.

Mi fecero alloggiare nella stanza dove prima io avevo riposato. 
Hikari era stata informata per conto di Lynda che io per una notte sarei rimasta qui.  
Sarei stata curiosa di vedere la sua faccia quando glielo avevano detto.
Durante la notte mi alzai dal letto, non avendo completamente sonno, e già che c'ero andai in giro per perlustrare un po' la loro dimora, anche se in realtà speravo di trovare Hades per ringraziarlo ancora una volta per avermi salvato la vita.
Uscii piano, senza fare alcun rumore e mentre camminavo per il corridoio, osservavo una fila di quadri con diverse creature mitologiche. Queste in confronto ai ragazzi mettevano davvero i brividi, erano completamente diversi da loro.
Una volta che svoltai l'angolo per proseguire in un altro corridoio, mi imbattei finalmente in lui, vedendolo osservare composto in un angolo del muro, ad ammirare silenziosamente oltre la grande finestra dai bordi dorati.
Mi sembrava preoccupato dalla sua espressione, come se avesse un rimorso o qualcosa del genere, in più, Hades stava immobile senza muovere un solo muscolo, con le braccia conserte e la testa dritta. 
Senza cercare di non disturbarlo troppo, mi avvicinai a lui sorridendogli.
Non so per quale motivo ma il sorriso mi era uscito spontaneo, solamente che il suo volto era sempre fermo verso l'esterno della dimora.

-Hades!- lo richiamai, cercando di non alzare il mio tono di voce per non innervosirlo.

Lui sempre con gli occhi puntati fuori mi rispose -Sei venuta a cercarmi per ringraziarmi una seconda volta?-.

-Guarda che non mi hai salvata solo due volta Hades- gli annunciai veritiera. Lui però, stavolta si girò, mostrandomi il suo volto.
Gli ricordai che mi aveva salvato più di due volte. Quella volta quando mi aveva difeso da quelle ragazze, poi quando aveva ascoltato la conversazione tra Loki e Kisato e lo aveva riferito a tutti. Se non fosse stato per lui, ancora sarei in freddo con tutti gli altri.
Poi c'è stata anche quella volta che mi aveva fatto vedere la festa dei fuochi sul tetto, nella quale io mi ero oramai rassegnata quando ero ritornata a scuola. 
Ed infine, mi aveva salvato la vita quando stavo per annegare.
-Io ti devo ringraziare per tutto quanto, se non fosse stato per te non ce l'avrei mai fatta..grazie-.

Hades mi guardava in un modo indescrivibile, senza dire una sola parola. 
Dopo aver creduto che non mi avesse mai risposto per il suo orgoglio, mi girai per andarmene quando tutto insieme, due possenti braccia mi cinsero sul mio collo in una stretta leggera. 
Hades mi stava abbracciando.
Arrossii per quel suo gesto inaspettato, mentre egli chiudeva gli occhi in una smorfia di sollievo, e quando le sue braccia si staccarono dal mio corpo, mi voltai ritrovandomelo più sereno in viso.

-Sono io che ti devo ringraziare Yui-.

-Per cosa?- dissi meravigliata dalle sue parole.

-Prima di conoscerti, io odiavo gli umani- rispose tutto insieme ritornando serio. 

Non so come faceva a cambiare totalmente in un attimo umore, ma questo fatto che lui odiasse gli umani mi incuriosiva molto.
Domandai a Hades per quale motivo ce l'avesse così tanto con la nostra razza umana, quando tutto insieme, lui con le sue braccia fece per sbottonarsi la camicia.
Imbarazzata da quel suo gesto, mi girai con il viso in fiamme, dicendogli cosa stesse per fare. Ma quando lui mi implorò di girarmi, lo feci ma con timore.
Sussultai scioccata in quanto dubbiosa per quello che i miei occhi stavano vedendo. 
Hades aveva sul petto una specie di tatuaggio nero che non avevo mai visto prima d'ora.

-Cosa significa quel tatuaggio?-.

Quando pronunciai tatuaggio, Hades disse che quello era un marchio, un simbolo che le anime dei defunti che invece di andare in cielo scendevano negli inferi, lo punivano. Mentre le altre anime che non si capacitavano il fatto che fosse arrivata la loro ora, ce l'avevano a morte con lui. 
Infatti quando un'anima finiva lì, lacerava la sua pelle, affliggendogli dolore al petto e al suo animo.
Era un destino crudele quello che aveva lui. Doveva subire tutto questo, non se lo meritava proprio, una persona così buona che gli accadono solamente delle cose brutte. 

-Ma è una cosa orribile, non possono farti del male, alla fine loro l'hanno voluto- gli dissi sconvolta di quella sua storia tanto crudele.

-E' il mio destino, non posso farci niente. Ormai ci convivo da molto tempo perciò non ci penso più...non fa più male...-.

-Ma cosa ti ha fatto cambiare idea su gli umani?-.

-Tu- confessò tutto insieme -Ho sempre pensato che gli umani fossero solamente delle creature prive di emozioni e crudeli. Ma ora so che non sono tutti così. Tu mi hai fatto capire molte cose di loro che non ho mai saputo-.

Hades disse che gli ero riconoscente, che grazie a me ora sapeva come erano in realtà gli umani. 
Prima quando non li conosceva era convinto che le anime che lo tormentavano gli infliggessero dolore per solo scopo di divertimento, mentre ora grazie a me, sapeva che magari potevano essere solamente tristi per quel loro destino che non si sarebbero mai aspettati che gli succedesse. 
Non tutti gli essere umani sono delle persone cattive, ci sono persone anche buone.
Ora mi spiegavo il suo comportamento sempre solitario e menefreghista che aveva.
Andai vicino da lui e stavolta lo abbracciai io, mentre lui ricambiò senza problemi.
Quando ci rilassammo entrambi, stavamo per ritornare nelle nostre stanze quando Loki e Thor vennero entrambi di fronte a noi, domandandogli a Hades degli Artefatti. 
Lui gli rispose che il suo non lo aveva più, che oramai li aveva consegnati tutti, ma Loki disse che non era affatto così.
L'unico Artefatto presente che ancora non fosse in loro possesso, era quello di Balder che sembrava non togliersi ancora.
Dovevamo trovare un modo per toglierlo. 
Solo in quel momento Loki e Thor mi scrutarono molto attentamente, capendo al volo cosa mi stessero per dire.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15- Menzogne ***


Era passato poco più di una settimana da quando io e i ragazzi avevamo provato in tutti i modi di fare aprire l'Artefatto di Balder, ma senza successo. I tre fratelli stavano perdendo la pazienza.
Avevano tentato più volte di attaccare il povero Balder, solamente che questi attacchi dei fratelli erano così pericolosi che i ragazzi ogni volta cercavano di difenderlo e di aiutarlo.
Addirittura una volta era venuto persino Zeus perchè aveva ricevuto diverse lamentele dagli studenti che avevano timore e paura di loro. I tre fratelli, non che suoi zii, lo avevano minacciato prima del dovuto se non gli consegnavano subito quel oggetto, che al momento era in possesso di Balder.
Con ciò, quando quei tre si dileguarono, Zeus che aveva saputo da Hades e Apollon che ormai tutti gli altri compresa io sapevamo del suo piano, aveva ordinato di fare al più presto qualcosa per avere quell'Artefatto.
La mattina seguente faticavo parecchio a concentrarmi nello studio, stavo tentando di farmi venire qualsiasi idea possibile.
Ero così agitata che continuavo a sbattere il mio piede ripetutamente per terra.
Apollon mi osservava sconsolato, odiava vedermi così, anche se lui e gli altri avevano il mio stesso problema.
Thoth anche se vedeva questa mia continua distrazione verso lo studio, non mi diceva niente, sapeva come stavano le cose per cui non proferiva nessuna minaccia verso di me e i ragazzi. L'unica cosa che rimpiangevamo tutto quanti, era il fatto che tutti gli studenti umani tranne Hikari, non erano a conoscenza che fra qualche mese o addirittura giorni qui a scuola sarebbe capitato una battaglia tra Dei e Titani. Era una cosa crudele pensare che alcuni di loro potevano farsi anche del male.
In tutto questo si ci metteva il tipo dai capelli bianchi, Briareo, che ci osservava tra i banchi della nostra classe con sguardo freddo. Mi metteva ancora più in agitazione di quanto già lo ero.
Volevo scappare dalla classe perchè non sopportavo più un'altra sua occhiataccia.
Mentre cercavo di distrarmi da quello sguardo, Loki tutto un tratto fece alzare il suo compagno che aveva di fronte a se per proporgli di fare uno scambio di banco con il suo.
Anche se era sembrato più una minaccia che una proposta, il ragazzo si alzò facendo sedere Loki proprio dietro di me.
Loki mi continuava a bisbigliare, dicendo di ascoltarlo per un momento perchè doveva dirmi una cosa molto importante. Io volevo farlo ma sapevo che avremmo disturbato l'intera classe che in questo momento stava ascoltando la lezione di Thoth.
Dopo continuii implori da parte sua, mi sbilanciai con la sedia verso il banco di Loki, avvicinandomi più possibile così che ascoltassi le sue parole nel mio orecchio.
Apollon e gli altri, ma soprattutto Balder, ogni tanto buttavano un occhio verso di noi per cercare di capire cosa Loki volesse dirmi di così importante.
Me lo ero immaginata che le sue parole non erano state per niente belle. Loki mi aveva proposto una sua idea per fare in modo che l'orecchino di Balder si sarebbe aperto.
L'idea non era neanche male e poteva benissimo funzionare, solamente che non mi piaceva per niente, Balder ci sarebbe rimasto sicuramente male. In pratica, Loki voleva che io proponevo un appuntamento finto con Balder e che mettendoci d'accordo con Cotto e i suoi fratelli, loro dovevano attaccarmi, cosi da scatenare la rabbia e la gelosia di Balder verso me. Avrebbe provato sicuramente un emozione così forte da fare aprire il suo Artefatto.
Se prima ero agitata, ora lo ero ancora di più, Loki mi aveva messo di fronte ad una scelta difficile che poteva comportare la delusione di Balder verso i miei confronti ma anche dei suoi amici, solamente che se questo suo piano riusciva avremmo dato questo dannato oggetto a quei tre così che avrebbero liberato Kronos, e poi sarebbe toccato a noi finire il loro compito che dovevano svolgere, distruggendolo definitivamente. Loki continuava a chiamarmi, aspettando una mia risposta.
Apollon con gesti tentava di farci prestare la sua attenzione, voleva sapere cosa avevamo entrambi, mentre Balder buttava un'occhiatina ogni tanto verso me, ma quando io me ne accorgevo, lui mi sorrideva soltanto. Quel suo sorriso mi metteva ancora di più a disagio.
Balder era anche uno dei miei migliori amici e mentirgli mi si spezzava il cuore.
Lo guardai sconsolata, non sapevo proprio come comportarmi e Loki mi stava facendo impazzire sempre di più.
Presa da un attacco di pazzia, mi alzai di scatto dalla sedia, uscendo dalla classe alla velocità della luce, sotto lo sguardo interrogativo di tutti.
Corsi con furia in bagno andando di fronte agli specchi per osservare malconcio il mio riflesso. Sudavo freddo, paura e agitazione.
Perchè mi avevano messo in questa situazione critica. Io sono una persona troppo buona, non riesco a fare del male a qualcuno, soprattutto se quel qualcuno è uno dei miei amici.
Mi rinfrescai, buttandomi getti d'acqua fredda sulla faccia per calmare un po' i nervi, ma proprio quando asciugai con un panno il mio viso, non potei fare a meno di sgranare gli occhi di terrore, osservando dallo specchio colui che non mi sarei mai aspettata ti trovarmi proprio qui dentro il bagno. Cotto stava di fronte alla porta mentre mi osservava minaccioso.

-Cotto!che cosa ci fai qui?- dissi spaventata dalla sua presenza.

Lui mi si avvicinò prepotentemente, facendomi finire con la schiena sul muro, poi portò le sue braccia possenti in modo che io non potessi scappare da lui -I tuoi amici mi stanno dando sui nervi...ogni volta che cerco di prendere quel dannato oggetto a quel moccioso dai capelli lunghi, loro me lo impediscono sempre- mi ringhiò facendomi tremare -Voglio quell'Artefatto subito, altrimenti me la prenderò anche con te!-.

-I..io?- risposi balbettando come una codarda.

Vidi il suo sguardo farsi da minaccioso a beffardo -Sai, ho scoperto che questi oggetti non si tolgono molto facilmente, tu essendo l'amichetta di quello sciocco voglio che tu porta quell'oggetto a me-.

-Come potrei portarti l'oggetto che sarebbe in grado di liberare un mostro che distruggerebbe l'intero mondo?-.

Loro non sapevano che in verità noi volevamo aiutarli a fargli avere quei oggetti per un solo scopo preciso. Loro erano convinti che tutti questi oggetti che le Divinità non avevano più addosso, era perchè li avevano persi.
Hades e Apollon ogni Artefatto che avevano preso lo avevano consegnato a Zeus, nella quale lui poi aveva fatto in modo che loro lo trovassero casualmente, tranne quella volta quando me li avevano strappati dalle mani quando ero vicino il fiume.                                                                                                
Ora erano così furiosi perchè gliene mancava solamente uno per portare al termine il loro compito. Avevano provato a strapparglielo, ma non c'era stato il verso di toglierlo. Cotto aveva anche capito il modo per riuscire ad aprirlo, ed ora voleva che lo facessi proprio io, proponendomi quasi la stessa idea che aveva avuto Loki.

-Tu lo farai ragazzina, altrimenti causerò danni grossi al tuo corpo-.

Ansimai spaventata per quella sua minaccia, mentre lui rise compiaciuto per questo, ma quando vide però che non mostravo nessuna risposta si innervosì ancora di più, avvicinando la sua mano sul mio fragile collo, premendolo leggermente, anche se mi faceva lo stesso molto male.
Il dolore con qui Cotto mi stava affliggendo mi fece lacrimare.
Volevo urlare per chiedere aiuto ma la sua stretta ora si era fatta sempre più forte di prima e mi era impossibile poterlo fare. Speravo solamente in un miracolo.

-Cotto lasciala stare subito! possiamo metterci d'accordo se vuoi-.

Volsi i miei occhi vicino la porta d'ingresso, il quale vidi Loki.
Cotto subito dopo mollò la presa dal mio povero collo che in questo momento mi stava ancora pulsando.
Tossi per il fiato ancora corto, ma ero felice però che Loki era arrivato giusto in tempo.
Quando il mio aggressore si girò nella sua direzione, Loki e lui sembrarono scrutarsi attentamente, il primo si mostrava serio mentre l'altro cercava di capire se il rosso stava mentendo o no delle sue parole che aveva detto.

-Quale genere di accordo?- domandò serio.

Loki spiegò a Cotto le stesse identiche parole che mi aveva detto in classe. Lui sembrò pensarci su per un'attimo, la sua idea gli era sembrata più tosto convincente però non si spiegava come mai Loki lo volesse aiutare di sua spontanea volontà per recuperare l'Artefatto che avrebbe libero Kronos dal tartaro.

-Come mai proprio tu, il Dio dell'inganno, vuoi aiutarmi a recuperare l'oggetto del tuo amico. Sai cosa succede se li abbiamo tutti?- ripose facendo un ghigno divertito.

-Certo che lo so idiota, solo che sono stufo delle vostre continue battaglie verso il mio amico, per cui voglio aiutarti così lo lascerete in pace. Chi lo sa, magari quando Kronos sarà libero potremmo batterlo- Loki fece la sua stessa risata, nella quale Cotto rimase meravigliato dalla sua autostima e coraggio che aveva in se, mentre io li guardavo basita. Non mi aveva chiesto ancora cosa ne pensassi io del suo piano, aveva già deciso tutto proprio davanti al Titano che aveva approvato la cosa.

-Ti vedo troppo convinto della cosa...non si può battere Kronos-.

-Io sono sempre convinto di quello che dico, allora ci stai per il piano o no?-.

Loki allungò la sua mano a quella del Titano, nella quale la prese in una stretta d'accordo decisiva. Ormai era fatta, se avessi rifiutato mi avrebbe fatto di nuovo del male. Cotto andò via subito dopo, mentre io e Loki uscimmo dal bagno.

-Loki perchè l'hai fatto? hai deciso così, senza dirmi neanche cosa ne pensassi- parlai alterata, urlandogli a voce alta contro Loki per il corridoio.

-Veramente io aspettavo una tua risposta, ma tu te ne sei scappata via e poi ti ho anche salvato la vita quindi me lo devi. Yui è l'unico modo per prendere quell'orecchino-.

Loki nelle sue prime parole mi aveva come rimproverata, mentre nelle ultime mi aveva fatto capire dal suo tono di voce che non c'era alcun modo per poterlo liberare, se non fare proprio come aveva detto lui. Avevo provato a dirgli a Loki se potevamo dirgli tutto a Balder così che lui non avesse compreso male le nostre intenzioni, solamente che Loki me lo vietò, facendomi capire che Balder tenesse a me non solo come amica ma molto di più, perciò se gli dicevamo che era una finta l'Artefatto non si sarebbe aperto perchè non avrebbe provato vere emozioni.
Io non provavo niente per Balder se no una speciale amicizia, ma per lui non era affatto così e questo comportava a dovergli mentire, a doverlo illudere.

-Va bene...-.

Mi rassegnai, sapendo che aveva pienamente ragione, così decisi che era arrivato ora il momento di reagire e seguire il suo piano.
Ma una cosa però su tutto questo avevo ragione, appena Balder avrebbe scoperto tutto quanto, ci avrebbe odiato.
Infatti quando lo avevo detto a Loki, lui si era avvilito per questo, sapendo anche lui che il suo migliore amico non lo avrebbe mai perdonato. Lo avrebbe detestato non appena avesse scoperto tutto.
Come avevamo deciso, invitai Balder ad un Pic-nic vicino il fiume, mentre Loki aveva avvisato tutti quanti del nostro piano, ma soprattutto, aveva avvisato quei tre Titani che appena sarebbe arrivato il momento si sarebbero presentati da noi.
Mi sedetti su una tovaglia stesa sul prato, aspettando l'arrivo di Balder che, come immaginavo, non tardò neanche di un minuto.
Quando lui mi vide fece un sorriso così sincero che mi senti morire dentro per quello che dovevo fare. Era un ragazzo così dolce, non se lo meritava proprio.
Mi alzai per salutarlo, anche se il suo saluto era stato proprio un'abbraccio che mi fece sentire ancora più in colpa di prima.
Quando lui vide la mia espressione stravolta, mi chiese se avevo qualcosa che non andava, così tornando immediatamente a fingere sapendo che non potevo farmi scoprire, gli sorrisi dicendogli che non avevo proprio niente e che ero felice che lui fosse qui.
Mangiammo diverse cose portate da lui, soprattutto la bistecca che diceva che era il suo piatto preferito sin da quando era piccolo. Io portai più che altro qualche dolce fatto con le mie mani. Appena Balder li vide, restò incantato dalle mie doti di pasticcera.
Parlammo di tantissime cose ma in generale di Loki. Diceva delle bellissime cose su di lui. Probabilmente se Loki ora li avesse sentiti, avrebbe cambiato sicuramente idea.
Presi un bignè alla crema che avevo appena preparato quella mattina e quando lo morsi, essendo pieno di crema, involontariamente un po' di quella mi andò a finire sulla mano.
Stavo per prendere un tovagliolo per pulirmi, quando tutto insieme Balder mi prese delicatamente la mia mano, leccando la parte dove stava la crema con un gesto molto lussurioso.
Ansimai, incapace di tenere l'imbarazzo che avevo per quel suo gesto.

Balder mi teneva ancora la mano ma stavolta non mi staccava gli occhi di dosso -Sei bellissima Yui, sono felice che mi hai invitato qui, finalmente adesso siamo solo io e te-.

Era dolce, quasi troppo, si vedeva che lui non stava mentendo per niente, le sue parole erano fin troppo sincere, quella bugiarda però ero solo io -Balder ascoltami, sei così dolce e gentile, stare in tua compagnia mi piace molto ma io....-.

-Se potessi resterei tutta la notte qui con te a guardare le stelle, anche se secondo me i tuoi occhi brillano più di tutte loro-.

-Davvero!?- gli risposi arrossendo.

Quelle sue parole mi fecero stupire molto di lui, non lo facevo così poetico, era davvero una persona molto dolce.
Balder dopo che notò il mio rossore sorrise, poi si mise in piedi e con la sua mano prese la mia, facendomi sollevare da terra e finendo contro il suo petto. Mi circondò con il suo braccio il fianco, mentre con l'altra libera prese la mia mano con veemenza.

-Balder che cosa vuoi fare?- risposi confusa quanto imbarazzata.

-Voglio danzare con te-.

-Ma non c'è la musica-.

-Ti sbagli-.

Balder prese a farmi danzare come solo un principe poteva fare con la sua principessa.
Lui mi disse che la musica che sentiva era dentro il battito del suo cuore che aveva per me.
Mi diceva che bastava che io sentissi il mio. Io non sentivo quella musica, non la sentivo proprio, mi sentivo solamente felice nello stare in sua compagnia. Il battito del mio cuore era solo per la sua felicità che aveva per me.
Non volevo illuderlo troppo, così fermai questa danza, facendo due passi indietro da lui, solo che Balder mi riprese per un polso avvicinandomi di nuovo a se, anche se stavolta non mi fece più danzare. Portò la sua mano sulla mia schiena, così da farmi avvicinare di più a lui per poi unire la sua bocca alla mia in un bacio improvviso e dolce, nella quale egli chiuse gli occhi, mentre io invece li sgranai, imbarazzata da quel suo gesto.
Cercai di oppormi da quel bacio, ma mi era impossibile per la forza che lui metteva. Allora non curante, con la mano libera che avevo gli diedi un leggero schiaffo sul viso, così che lui si allontanò da me, osservandomi sconvolto.

-Ho fatto qualcosa di male Yui?-.

Quando stavo per aprire bocca, ecco che un rumore sospetto dietro le spalle di Balder lo fece voltare, ritrovandosi Cotto di fronte. Balder con rabbia si mise subito di guardia, proteggendomi.
Ci volle solamente una sua distrazione che quando Balder si voltò per sorvegliarmi, non mi trovo accanto a lui ma ben si tra le braccia legate strette di Gige. Con furia, Balder urlò contro il Titano di lasciarmi andare, solo che Gige gli rideva in faccia, provocandolo ancora di più.
Balder stava perdendo la pazienza ogni qual volta Gige per ordine di Cotto gli diceva di stringermi più forte, provocandomi un dolore atroce. Allora Balder con convinzione, corse contro Gige per colpirlo ma quando Cotto lo vide arrivare fece segno con la testa a Briareo, che in un attimo quest'ultimo in un gesto con la sua mano senza nemmeno toccarlo, scaraventò Balder per terra.

-Allora Balder!- parlò Cotto con un ghigno divertito -Mi dai questo Artefatto? o devo continure a fare del male alla tua amichetta-.

-Io..non posso..non riesco a toglierlo- rispose lui veritiero, guardandolo infuriato.

-Mmh...forse un modo ci sarebbe-.

Cotto fece un segno a Gige, in quale questo mi spinse per farmi finire tra le sue braccia.
Balder si alzò da terra, correndo di nuovo verso la mia direzione, ma di nuovo Briareo lo fermò di colpo, anche se stavolta non cadde per terra.

-Lasciatela andare! lei non ha nulla a che vedere con tutto questo- urlò Blader contro i Titani.

Cotto mi lasciò andare, solamente che dopo che lo fece cominciai a sentire un dolore forte alla testa, così forte che mi piegai con le ginocchia per terra. Cotto mi stava provocando dolore con la sua mente, era così fastidioso che non riuscivo a sentire le urla di Balder, che in questo momento tentava in tutti i modi di avvicinarsi ma Briareo glielo impediva con un campo di forza invisibile.
Erano forti, così potenti che Balder facevi l'impossibile per venire in mio soccorso. Si vedeva che stava lottando con tutto se stesso per salvarmi.  
Stremato, si piegò in due per terra. Si sentiva impotente per la prima volta di fronte ad essi, ma non la smetteva di guardarli con rabbia.
Balder pensò a tutti i suoi momenti passati qui a scuola, insieme ai suoi amici, insieme a me, le risate, gli abbracci, tutto quell'amore che riuscisse a sentire in questo minuto, mascherando quel dolore per qualche secondo.
Quando sollevò il suo sguardo a quella figura che mi stava faceva del male, i suoi occhi pieni di rabbia si colorarono di un giallo dorato, mentre i suoi capelli presero un altro colore, diventarono molto più chiari di quelli che aveva prima.
La sua divisa scolastica scomparve, facendo spuntare una tenuta bianca e dorata. Balder si era trasformato nella sua forma originale, cambiando completamente il suo aspetto e la sua forza.
Riuscì a superare il campo di forza di Briareo senza nemmeno fare nessuno sforzo, poi con foga, un raggio di luce intorno a lui si espanse, facendo scaraventare Cotto contro il muro della scuola, così che il mio dolore scomparve all'istante.
Una polvere bianca si sparse per tutta l'aria, non facendo vedere assolutamente niente.
Mi sentì sollevare da terra, finendo tra le braccia di Balder che mi tenevano strette ad essi, e quando la polvere svanì i due Titani corsero da Cotto che però lui si sollevò da solo, ritornando composto come prima.
Balder ritornò nella sua forma normale vedendo che i tre ragazzi non mossero più neanche un solo dito contro di lui, infatti Cotto sorrise, confermando che aveva finito il suo compito.
Si avvicinò tranquillamente a Balder, mentre lui mi teneva ancora salda tra le su braccia.
Convinto che stava per colpirlo di nuovo, Balder indietreggiò ma Cotto non gli fece niente, staccò solamente dall'orecchio di lui il suo orecchino, l'ultimo Artefatto.
Nel frattempo in tutto questo vennero gli altri, fermandosi a pochi passi da noi, compresi Zeus e Thoth.

-Finalmente abbiamo ciò che ci serviva. Vi ringrazio tutti quanti ma soprattutto tu ragazzina. Ci vediamo molto presto- Cotto fece un inchino beffardo per poi andare con i suoi due fratelli lontano da tutti noi.

Balder rimase dubbioso da quelle ultime parole che aveva sentito, infatti si voltò verso la mia direzione, nella quale io calai la testa dispiaciuta. Loki e Apollon nel frattempo si avvicinarono verso me -Yui che cosa voleva dire Cotto? perchè ti ha ringraziato?- mi domandò lui, ma io non riuscì a rispondergli.

-Balder!- mormorò Loki tutto insieme con il volto dispiaciuto -Era l'unico modo...-.

-L'unico modo per cosa?-.

Balder si sentiva confuso, vedendo che nessuno di noi parlava.
Loki non riusciva a dire la verità, aveva capito che una volta che avrebbe parlato si sarebbe sentito nello stesso modo in qui ero io.
Mi presi di coraggio e spiegai io a Balder come stavano le cose.
Balder non poteva credere alle sue orecchie, aveva cambiato in un attimo completamente espressione del volto, si era sentito ferito, quelle parole lo avevano ucciso dentro.
Infuriato e ferito, senza dire nulla si voltò per andarsene ma quando io corsi per fermarlo gli toccai la mano ma lui bruscamente mi fece allontanare la mia dalla sua.

-Balder mi dispiace tanto!- dissi sincera, lui però sembrò non guardami negli occhi.

-Mi avete deluso...soprattutto tu e Loki...-.

-Ma lo abbiamo fatto per te, così quei tre non ti daranno più fastidio-.

-Ti sbagli! non lo avete fatto per me ma per voi stessi. Hai giocato con i miei sentimenti Yui...solo per farmi togliere questo stupido orecchino...e non solo...vi siete messi d'accordo tu e Loki fin dall'inizio con il nemico- mi disse urlandomi in faccia -Non è così?-.

Balder avrebbe voluto sentirsi dire che tutto quello che noi gli avevamo detto erano solo delle menzogne, ma purtroppo non potevamo più mentirgli.

-Si è vero Balder...ma lo abbiamo fatto per portare a termine il piano che abbiamo contro di loro. Adesso che hanno questi oggetti tocca noi combattere- rispose Loki avvicinandosi di più a lui, solo che Balder indietreggiò.

-Potevate dirmelo...-.

-Se te lo dicevamo il tuo Artefatto non si sarebbe aperto. Sapevamo che se Yui era in pericolo tu ti saresti arrabbiato così tanto, facendo poi aprire il tuo orecchino-.

-Non posso crederci! vi siete presi gioco di me. Allora anche l'appuntamento era finto?-

Balder mi rinfacciò aggressivamente quelle parole, guardandomi con disprezzo, mentre io avvilita non riuscì a rispondergli, dandogli anche la conferma con il mio silenzio -Come pensavo- disse le ultime parole con amarezza, per poi sparire dalla nostra vista.

Ora si che arrivai al limite della sopportazione.
Crollai per terra e piansi tutte quelle lacrime che avevo sostenuto per tutto quel tempo che avevo mentito a lui.
Apollon mi sollevò da terra, abbracciandomi strettamente nelle sue braccia, mentre Loki che ce l'aveva a morte con se stesso per aver pianificato tutto quanto, prese a dare pugni agli alberi, maledicendosi per essere un vigliacco.
Thor e Takeru infatti cercarono di fermare quello sfogo di Loki che sembrava non cessare, anzi aumentava sempre di più. Solo dopo Loki si fermò, mettendosi in ginocchio anche lui con gli occhi lucidi.
Hades, Tsukito e Dionysus che erano gli unici a non essersi ancora avvicinati, lo fecero venendo da me per darmi sostegno, anche se io ancora non la smettevo di piangere.
Zeus e Thoth per un po' non dissero nulla, potevano comprendere cioè che stava succedendo adesso, infatti aspettarono che ci calmassimo tutti quanti.
Zeus ci disse che dovevamo essere forti per il momento e che dovevamo prepararci, perché da un momento all'altro sarebbe iniziato la vera battaglia.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16- Libero ***












 

L'atmosfera sembrò cambiare radicalmente. Il cielo si era fatto sempre più grigio e spento in questi giorni. La scuola era fin troppo calma e silenziosa, sembrava disabitata.
Dopo che i Titani avevano preso tutto quello che gli occorreva per liberare Kronos, quella mattina Zeus aveva annunciato a tutti gli studenti presenti che da un momento all'altro qui a scuola ci sarebbe stata una grande battaglia, la battaglia delle Divinità contro i Titani.
Erano passati poco più di tre giorni. Ogni volta mi alzavo con il timore di sapere che da li a poco quel mostro sarebbe spuntato qui per seminare il panico su tutta la scuola, uccidendo ed impadronendosi dell'intero pianeta.
In questi giorni stavamo torturando Hades con tantissime domande, dicendogli continuamente se aveva notizie dagli inferi, se Kronos si era liberato. Lui continuava a dire che sentiva la presenza di Kronos ancora bloccata nel Tartaro. Non sapevamo ancora quanto sarebbe rimasto lì sotto, ma eravamo sicuri che ormai mancava pochissimo.
In quanto a noi, quando andavamo in classe non ci concentravamo completamente nello studio. Addirittura saltavamo anche le lezioni, restando ognuno nelle proprie stanze a pensare continuamente a come dovevamo prepararci per la battaglia.
Balder invece, era sparito dalla scuola. In classe non si vedeva più e neanche nel suo dormitorio. Loki e Thor erano andati alla sua ricerca, ma ogni volta tornavano desolati che non lo avevano trovato da nessuna parte.
Era brutto pensare che se ne fosse andato via di qui per causa nostra. Io e Loki non ridevamo più, non dormivamo più. Ogni volta ricordavamo quella scena, la sua espressione delusa, ci faceva stare peggio, ci faceva pensare che eravamo stati proprio dei falsi amici.
Durante le solite ore di lezione, stavo seduta sulla mia sedia nel mio banco come al solito, ammirando con tristezza fuori dalla finestra.
In classe con me oltre ai miei compagni, c'era solamente Tsukito. La cosa mi meraviglio molto visto che Apollon era l'unico rispetto agli altri che non saltava mai le lezioni, invece oggi mancava, compreso anche tutti gli altri.
Mi avvicinai a Tsukito, mettendomi nel posto di banco di Apollon.
 

-Tsukito ma dove sono tutti quanti?- gli domandai curiosa.

-Sono nel giardino del nostro dormitorio- mi rispose senza nemmeno guardarmi -Si stanno allenando-.

-Allenando? per cosa?-.

-Si devono preparare per la battaglia. Devono allenarsi duramente se vogliono sconfiggere quei titani- accennò tranquillamente.

-Ah..ora mi spiego- mi ero voltata verso la lavagna pensierosa, ma poi mi venne un dubbio che mi lasciò molto stranita -Tsukito ma tu non ti alleni con gli altri, scusa?-.

-Non mi va....-.

Lo guardai scettica visto che sembrava disinteressato dalla questione. Tutti i suoi amici, compreso suo fratello, si stavano allenando duramente per prepararsi a quello che doveva venire, e lui cosa fa, rimane in classe non facendo assolutamente nulla. Non stava nemmeno studiando, rimaneva impassibile, osservando Thoth che spiegava la lezione ai suoi alunni.
Dissi a Tsukito se mi accompagnava nella loro casa, volevo assolutamente vedere come se la stavano cavando tutti quanti. Lui senza fare nessuna espressione si alzò dalla sua sedia e rispose diretto "andiamo!" uscendo poco dopo dalla classe.
Prima di uscire, guardai Thoth come per dirgli se potevo andare, infatti lui non si infuriò, sapeva che anche se fossimo rimasti in classe non avremmo fatto niente, e poi sapeva che in questo momento gli altri avevano altro nella testa, compresa io.
Durante la camminata, ogni alunno ci fermava per sapere notizie sull'arrivo del Titano, ed io come al solito tentavo di rassicurarli. Avevano tutti timore e potevo comprenderli, anche io ero nella loro stessa situazione.
Arrivati di fronte al cancello della loro casa, da lì uscì Hades. Lo salutai, anche se sembrò alquanto nervoso.

-Hades...va tutto bene? ti vedo abbastanza nervoso-.

-Secondo te non dovrei esserlo...è da giorni che tutti mi fermano chiedendomi sempre la stessa cosa- mi ringhiò, infuriato più che mai -Sono stufo!-.

-Sono spaventati, comprendili, in fondo anche io ti chiedo sempre se hai notizie di Kronos- Hades mugugnò qualcosa che non capii, si vedeva che era stanco di tutta questa storia -Dove vai?- lo chiamai confusa, mentre lui riprese a camminare.

-In un posto tranquillo, lontano da tutti- rispose senza nemmeno voltarsi.

"Sempre il solito solitario, non cambierà mai" pensai mentre lo osservavo nel suo cammino.
Finalmente io e Tsukito entrammo. Mi fece fare tutto il giro all'esterno della casa, arrivando sul retro dove vidi tutti gli altri intenti a combattere tra di loro. Avevano assunto tutti quanti la loro forma originale.
Ad Apollon gli erano spuntati i capelli lunghi mentre i suoi occhi erano dello stesso colore. Aveva anche un'arma, un arco con le frecce che stava provando a lanciarle verso un bersaglio. Mentre Takeru, oltre a combattere con l'acqua, aveva una spada nelle mani che la stava usando contro Thor, alla quale egli aveva una specie di martello gigantesco. Dionysus invece sempre nella sua forma originale, li stava osservando con le braccia sui fianchi, dandogli anche qualche consiglio.
Quando Takeru si accorse della presenza di Tsukito, lo chiamò salutandolo, infatti si distrasse visto che Thor con la sua arma colpì per terra, provocando un boato e fasce di luce elettriche in tutta la sua area, fulminando con una scossa il povero Takeru, facendolo saltare in aria per la scarica elettrica che aveva ricevuto.

-Ahiiii che male! ma stai attento imbranato!- urlò Takeru, insultando Thor.

-Imbranato a chi!?- Thor lo guardò con occhi furenti, alla quale Takeru fece una faccia intimorita.

-Stellinaaa!- urlò Apollon venendomi incontro per abbracciarmi.

-Yui cosa ti porta qui?- mi domandò Dionysus con un sorriso.

-Niente, siccome io e Tsukito eravamo gli unici ad essere rimasti in classe, abbiamo pensato di venire a trovarvi. Ero anche curiosa di vedervi allenare- risposi con contentezza.

-Tsukito perché invece tu non ti alleni?- gli domando Thor perplesso.

-Se per questo neanche Hades e Loki si stanno allenando!- rispose il lunatico, scettico. Infatti aveva proprio ragione, Hades era andato chi sa dove mentre Loki non lo avevo visto completamente oggi.

-Giusto, ma dov'è Loki?- dissi dubbiosa, guardandomi anche in giro per cercarlo.

-Perchè lo cerchi nullità? sei in pensiero per lui?- Takeru mi fece quelle domande con un volto malizioso, cosa che mi fece allarmare molto.

-No...ma cosa dici...io beh..volevo solo..- mi zittì immediatamente, visto che stavo blaterando parole a caso per quanto ero nervosamente imbarazzata.

-Non ho capito una sola parola di quello che hai detto Yui- aggiunse Dionysus divertito.

Thor spezzando questo imbarazzo, con l'indice puntato alla mia destra, mi fece segno di dove si trovava Loki in questo preciso momento. Infatti quando osservai meglio la zona indicata, mi accorsi in lontananza di dove si trovasse. Stava seduto con le braccia piegate dietro la testa, poggiato ad un ramo di un albero abbastanza alto.
Mi avvicinai da lui, alzando la mia testa e guardandolo curiosa. Loki teneva gli occhi chiusi ma aveva percepito la mia presenza, infatti mi rispose senza nemmeno guardarmi.

-Vattene via ragazzina! stai disturbando il mio sonno...-.

-Che cosa ci fai lassù Loki? dovresti allenarti come tutti gli altri-.

-Non sei mica il mio capo- borbottò con la sua solita vocetta spregevole -Decido io quando devo farlo. Ora sparisci di qui!-.

Forse mi aveva presa per una stupida, ma avevo capito che dietro quella sua tranquillità e strafottenza, si nascondeva la paura per quello che doveva venire, ma soprattutto, il rammarico per il suo migliore amico che se ne era andato.
Loki in questi pochi giorni in cui Balder era sparito, all'insaputa di tutti lo aveva disperatamente cercato da qualunque parte, persino in città e nei posti più impensabili che di solito lui frequentava.
Lo andava a cercare persino di notte, saltando dalla finestra alta della sua stanza, visto che il coprifuoco non gli permetteva di uscire, la sua unica uscita era quella finestra. Era troppo preso dalla sua assenza che la notte non dormiva, infatti si sentiva così debole che gli era impossibile allenarsi a combattere.
Anche se io capivo benissimo in questo momento il suo stato d'animo, lo incoraggiai a scendere da quell'albero per allenarsi con tutte le forze rimaste che aveva, dato che era questa la cosa più importante al momento. Doveva prepararsi bene a quello che stava per venire.
Lui però, non sembrò ascoltarmi, continuava a dirmi che dovevo lasciarlo in pace.
Presa da una ira di rabbia, visto che il presunto Loki continuava a fare lo strafottente verso i miei confronti, gli risposi facendo portare la sua attenzione finalmente su me.

-Senti Loki! lo so che sei infuriato perché Balder se ne andato, ma tu così non stai per niente risolvendo la situazione- appena Loki sentì nelle sue orecchie queste mie parole, con un salto rapido scese dall'albero, avvicinandosi aggressivamente verso di me guardandomi di sottecchi.

-Io non sono infuriato Yui!- rispose per poi darmi le spalle.

Prese a camminare con un passo lento verso un'altra direzione, quando io di corsa feci per fermarlo, bloccandolo per un polso. Appena feci questo gesto, lui si voltò urlandomi in faccia di lasciarlo in pace.
Era così arrabbiato che non capiva che io lo stavo facendo solo per il suo bene, però non era solo questione che io volevo che lui si allenasse. Loki era così orgoglioso da non riuscire ad ammettere a se stesso che il fatto che Balder se ne fosse andato gli mancava terribilmente. Si stava tenendo tutto quanto dentro, si stava mostrando forte ma si vedeva che non lo era per niente.
Quando Balder si era infuriato con Loki, gli aveva detto in faccia che lui era solamente un vigliacco senza sentimenti per aver organizzato tutto questo piano solo per uno stupido oggetto. Loki si era sentito ferito, ma io sono convinta che le parole che a detto lui su Loki, non credo che le avesse pensate sul serio.

-No infatti...tu non sei infuriato, tu sei solamente triste che Balder se ne sia andato-.

-Cosa te lo fa credere che io sia triste...- mormorò scettico -Ti stai sbagliando Yui-.

-Devi smetterla di fare l'orgoglioso Loki. Lo vedo che in realtà sei triste perché ti manca Balder- gli dissi rimproverandolo, così che lui sentendo il tono della mia voce abbassò il volto in giù sconvolto per poi serrare anche i pugni - Non devi trattenerti.... ammettilo a te stesso che è così-.

-Io... sto bene così-.

-No, non è così, non è vero- feci di no con la testa -Lo vedo dai tuoi occhi, sono lucidi e tristi-.

Era così, Loki aveva gli occhi di uno che si stava con tutte le forze cercando di trattenersi, si vedeva che gli veniva da piangere, solamente che il suo orgoglio stava lottando in questo momento per lui.
Mi guardò impassibile, senza darmi nessuna risposta, non sapeva cosa fare, cosa pensare, si sentiva incapace di dire o fare tutto quanto.
Ma, come pensavo io, il suo sconforto aveva avuto la meglio sul suo orgoglio, infatti senza che me ne rendessi conto, Loki posizionò la sua testa sulla mia spalla, distrutto e con le lacrime agli occhi, mostrando finalmente le sue vere emozioni che aveva tenuto per tutto questo tempo. Ero così triste e sconvolta per lui che lo abbracciai così forte, cercando di consolarlo più che potevo.
Vederlo in questo stato mi faceva stare male, ma faceva bene a sfogarsi, solo che questa sua tristezza fece scendere dal mio viso qualche lacrima che scivolò prima sulla mia guancia per poi cadere sulla sua spalla.
Lui appena lo notò, si sollevò dalla mia spalla per poi sommergermi in un suo abbraccio che mi fece sentire meglio.
Loki non era solo un ragazzo dispettoso e infantile come dicono in molti, anche se io pensavo il contrario la prima volta che lo avevo conosciuto. Loki in fondo ha un lato dolce, sensibile e forte che finalmente era riuscito a mostrarmi. Adesso infatti mi sentivo abbastanza bene, sapendo che lui si fosse sfogato, che aveva fatto uscire tutti i rimorsi che si era tenuto dentro, ma soprattutto, ero felice che lo aveva fatto con me.
Dopo che io e Loki ci riprendemmo da questo piccolo sfogo, andammo finalmente da tutti gli altri, così che lui poté allenarsi a combattere insieme a tutti loro.

""""""

Nel frattempo in un luogo buio, caldo e molto profondo, tre ragazzi stavano per eseguire l'atto che per anni erano stati destinati a compiere, un atto che avrebbe cambiato l'intero destino, l'intero mondo, che avrebbe cambiato le vite di tutti quanti.
Il più grande dei tre, Cotto, aveva posizionato gli otto Artefatti al centro di una stanza grigia e buia, proprio di fronte ad una porta ad arco con una barriera blu sigillata, la stessa barriera che aveva creato Hades per bloccare il Titano nel Tartaro, Kronos.
Una volta che gli otto Artefatti erano stati messi nell'ordine preciso, formando proprio un cerchio ( l'anello peridoto, la collana con teschio e gemma di granato, il bracciale ametista, la cavigliera con la gemma acquamarina, l'orecchino con il diamante, il girocollo con il ciondolo opale, l'orecchino a pendolo con la gemma alessandrite, ed in fine, il bracciale con la gemma pirite) questi qui si sollevarono da terra, fluttuando sempre nelle loro posizioni per poi sprigionare una luce abbagliante di tanti colori.
Così facendosi, come un lampo di magia gli otto Artefatti sparirono dal nulla da quella stanza, facendo sbigottire i tre giovani Titani.
Cotto, Briareo e Gige rimasero in attesa, osservando quella porta irrequieti, sapendo che da lì a poco sarebbe uscito il loro fratello, pronto per prendere il posto da sovrano nel monte olimpo, ma anche del mondo intero.
Quando i tre Titani si chiesero come era possibile che ancora non fosse accaduto nulla, ecco che da lì, da quella grande porta, la barra magica scomparve, uscendo con un passo deciso e temerario un uomo dalla carnagione scura, dai capelli castani e occhi rossi scarlatti.
Era così alto che il suo corpo era molto massiccio e la sua barba era molto simile a quella di Zeus, ma più scura. Portava anche degli oggetti con se di sopra, quelli stessi oggetti che lo avevano liberato di lì, gli Artefatti.
Con quelli addosso, i suoi poteri gli erano aumentati, rendendo Kronos il Titano più potente di tutti.

""""""

In tanto all'accademia scolastica, Hades stava sul terrazzo della scuola ad ammirare il tramonto.
Quando sembrava completamente rilassato da quel fascio di luce arancione che il cielo stava ospitando, sentì come una pugnalata al cuore, un battito molto forte, un segno, la prova che quel Titano era uscito dal Tartaro.
Con un forte bruciore al petto, il giovane Hades si accasciò per terra, stremato dal dolore e con una paura che non aveva mai avuto prima d'ora in tutta la sua vita.


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Capitolo 17
*** Capitolo 17- Faccia a faccia col nemico ***


Correre.
Questa parola, questa azione per adesso faceva parte della mia vita.
Da quando mi trovavo in questa scuola non avevo fatto altro che correre per tutto il tempo.
Ma adesso, non lo stavo facendo solamente per allenarmi o per passarmi il tempo.
Lo stavo facendo per paura.

Avevo ricevuto delle cattive notizie, sentendo delle voci da alcuni compagni per niente belle.
Hades si era sentito male.
Avevano detto di averlo trovato stamattina alcuni studenti sul terrazzo della scuola disteso per terra, privo di sensi. Ora infatti, stavo correndo più velocemente che potevo per andare a trovarlo nel suo dormitorio.
Il cuore mi batteva a mille per la troppa agitazione, non sapevo quale fosse stato il motivo di questo suo improvviso malessere ma volevo assolutamente sapere cosa gli fosse successo, volevo assicurarmi che non fosse nulla di così grave.
Quando arrivai dentro la loro casa, corsi velocemente, salendo le scale per poi precipitarmi per il corridoio dove portava alla sua camera, solamente che mi scontrai per sbaglio con Thoth, sbattendoci contro e finendo per terra.
 

-Mi scusi professore Thoth, non l'avevo vista-.

-Cosa ci fai qui Yui? Zeus ha ordinato a tutti gli umani di restare nel proprio dormitorio- mi rispose con tono scettico, mentre mi porgeva la mano per aiutarmi a sollevare da terra.

-Lo so... ma ho saputo che Hades si è sentito male. Cosa gli è successo?- borbottai preoccupata, sperando anche che la sua risposta non fosse stata negativa.

-Purtroppo è arrivato il momento-.

Spalancai gli occhi spaventata da quella sua affermazione -Quale momento?-.

Thoth mi aveva detto che Kronos era uscito dal Tartaro. Finalmente quel Titano si era liberato da quella prigione che per anni aveva marcito al suo interno, dietro delle sbarre sigillate e costruite dal presunto, Hades.
Thoth, aggiunse anche qualcosa che mi fece restare sconvolta. Disse che Hades essendo che la barriera l'aveva creata lui, non appena Kronos l'avesse distrutta e sarebbe uscito dal suo interno, Hades si sarebbe indebolito, distruggendo le sue forze con cui aveva messo tutto se stesso per crearla. E' in più, gli spiriti che giacevano negli inferi, disturbati, si erano infuriati con lui causandogli dolore e sofferenza in tutto il proprio corpo.

-Lo devo assolutamente vedere!- mi risposi oltrepassando Thoth, ma costui mi fermò, facendomi ritornare dove ero prima.

-Non è il caso Yui. Hades ha bisogno di riposo per adesso-.

-Ma voglio solamente vedere come sta! Ti prego? Appena vedo come sta poi me ne ritorno in camera mia, lo prometto- dissi allibita, sperando anche di averlo convinto.

-Yui faresti meglio a tornare al tuo dormitorio. Zeus ha imposto un ordine di sicurezza per tutti voi umani e dovresti eseguirlo-.

Niente, non c'era proprio modo di convincerlo, quando Thoth diceva di no, insistere con lui non sarebbe servito proprio niente.
Desolata, mi girai, dandogli le spalle per ritornarmene nel mio dormitorio infelice, quando tutto un tratto la voce di Apollon fece voltare sia me che Thoth.
Quando arrivò vicino a noi, Apollon mi domandò sul perché io mi trovassi qui e quando gli spiegai quali erano le mie intenzioni, Apollon si mise ad insistere come avevo fatto io, andando contro Thoth per cercare di convincerlo in tutti i modi.

-Andiamo Thoth! in fondo anche Yui fa parte in questo nostro piano, lei non è una qualunque umana- gli disse sorridente Apollon a Thoth.

-Che significa? Lei è un'umana!-.

-Si è vero, però intanto lei è stata scelta da Zeus per indossare quello lì!- Apollon gli indicò con il dito la collana che portavo al collo. Thoth osservò in silenzio verso la direzione che Apollon gli aveva indicato, poi sbuffando, si rassegnò convincendosi finalmente delle sue parole.

-Va bene, puoi andare-.

Quando Thoth se ne andò, Apollon mi trascinò per tutto il corridoio con se, prendendomi per la mano per portarmi nella stanza di Hades.
Una volta di fronte alla sua porta, il cuore iniziò a battermi forte per la troppa agitazione. Mi sentivo molto tesa, ma anche molto preoccupata per lui.
Apollon infatti lo notò, vedendo che ero rimasta completamente paralizzata davanti alla sua porta, mentre socchiudevo le mie mani in una stretta molto potente.

-Stellina non essere così agitata, Hades non è così grave come pensi tu-.

-Sei sicuro?-.

-Assolutamente! Ora entriamo, forza!-.

Quando Apollon mi diede quel poco di coraggio in più, io ansimai di si con la testa per poi aprire quella porta.
Una volta entrati in quella stanza, mi sentii abbastanza stranita. Sembrava di essere in un luogo freddo e buio.
La stanza era poco illuminata, aveva una finestra molto ampia posta al centro della stanza con delle tende lunghissime di velluto rosse. Sulla parete alla mia destra, aveva una specie di vetrina nera con dentro degli oggetti molto strani e cupi, mentre alla mia sinistra un letto a baldacchino molto grande, mentre di fronte a questo un armadio dal colore bordo dove probabilmente teneva li dentro i suoi indumenti.
Dentro la sua camera oltre me Apollon e Hades, nella quale quest'ultimo stava disteso nel suo letto, c'era Dionysus seduto su una poltrona nera che osservava Hades molto preoccupato.

-Ehi Yui!-.

Mi chiamò Dionysus non appena mi vide, cercando anche di mantenere un tono di voce basso. Mi avvicinai verso di lui salutandolo, sempre però con lo sguardo puntato verso il povero Hades che stavo coricato nel suo letto con gli occhi chiusi.

-Come sta?- mormorai preoccupata.

-Oh..Hades...sta bene tranquilla. Deve solo riposare-.

Aveva il viso di uno che stava soffrendo moltissimo, non era per niente sereno in viso. I spiriti gli stavano provocando dolore, erano così furiosi con lui per via del trambusto che si era creato negli inferi. La colpa era solo di Kronos ovviamente.
Avrei voluto tanto impedirgli che gli facessero del male, anche se era impossibile che si potesse esaudire questa mia richiesta.
Mi avvicinai di fronte al suo letto, osservandolo a mal in cuore turbata. Gli toccai persino la sua mano, era fredda come il ghiaccio.
Mi faceva stare male vederlo in questo stato. Non capisco come mai non abbia voluto parlare delle sue conseguenze una volta che Kronos si fosse liberato. Era sembrato così determinato nel fare uscire quell'essere dal suo regno, che non aveva pensato minimamente alla sua salute, al danno che gli avrebbe causato.

-Perché Hades non ci ha detto quello che sarebbe successo una volta che Kronos fosse uscito?- domandai osservando sempre Hades nel suo letto.

-Perchè se lo avrebbe fatto, era sicuro che noi gli avremmo impedito di portare avanti questo piano- rispose Dionysus con il volto in giù.

-Già! Hades ci conosce benissimo, è stato molto furbo stavolta-.

Apollon aveva perfettamente ragione, era stato molto furbo.

 

""""""

Stavo camminando per il viale della scuola, pensando al nulla più assoluto.
C'era tantissimo silenzio nella scuola. Da quando Zeus aveva accennato a tutti gli studenti che da lì a poco ci sarebbe stato una battaglia con Kronos, molti studenti si erano presi come delle vacanze, ritornando ognuno nelle proprie case. Solo alcuni alunni sfortunatamente erano rimasti qui perché non avevano modo di tornare nelle proprie città.
Le aule erano vuote, non c'era un'anima viva. Si vedevano si e no, qualche studente girovagare, anche se poi sparivano dal nulla andandosi a rifugiare nei dormitori.
Il cielo era grigio, spento, senza un filo di luce che illuminasse questo posto per dare quel poco di calore e calma a tutti quanti. Si sentiva solamente il freddo gelido e la mancanza di gioia e armonia in questa accademia.
Ormai era solo questioni di ore, forse anche minuti, che quell'essere averebbe messo piede qui per uccidere il nostro preside e per impadronirsi del suo trono da Dio dei Cieli e di tutte le divinità presenti.
Mentre percorrevo quei passi con desolazione, vidi Tsukito e Takeru che uscivano dal edificio della scuola con alle loro spalle due studenti di sesso opposto.

-Ragazzi! ma cosa ci facevate lì dentro?- dissi con curiosità, osservando anche i due studenti.

-Sempre che ti intrometti sei ragazzina!- rispose Takeru con i suoi soliti modi. Sbuffai come al solito distogliendo lo sguardo da lui, per poi darlo a Tsukito, visto che lui era proprio l'esatto opposto di suo fratello. Mi avrebbe risposto sicuramente alla mia domanda con molta calma.

-Zeus ci ha ordinato di ispezionare tutta la zona per controllare se qualche studente si trova ancora in giro-.

-Ha ragione! infatti abbiamo trovato a questi due qui che girovagavano tranquilli per tutte le aule.....siete degli imbecilli!!!- si intromise Takeru, aggredendo con parole offensive i due studenti vicini ad essi. I due ragazzi infatti si spaventarono dai suoi modi poco gentili.

-Ci dispiace!- disse la ragazza allarmata.

-Non avevamo intenzione di disobbedire al preside- rispose il ragazzo.

-Ah no! allora cosa ci facevate la dentro?- urlò Takeru, serrando i pugni e avvicinandosi al ragazzo in modo aggressivo.

-Fratello calmati, non occorre urlare così-.

-Infatti Takeru! li stai spaventando. Sono sicura che avranno una spiegazione più che plausibile in tutto questo- dissi cercando come Tsukito di calmare quella testa calda di suo fratello.
Mi avvicinai ai due ragazzi, soprattutto vicino alla ragazza che aveva le lacrime agli occhi. Era molto triste, il ragazzo le teneva stretta la sua mano. Probabilmente era il suo compagno visto nel modo in cui stavano vicini l'uno all'altro -Come mai vi trovavate dentro la scuola?- gli domandai con gentilezza.

-Ho perso una collana...- rispose la giovane ragazza mentre si asciugava le lacrime.

-E tu sei entrata li dentro, solo per una stupida collana?- gli ringhiò Takeru.

-Takeru falla finire di parlare!- dicemmo in coro io e Tsukito.

La giovane ragazza disse che quella collana apparteneva alla sua defunta madre, disse che era molto importate per lei, era un ricordo alla quale teneva molto a cuore.
Mi ero imposta subito di aiutarla a trovargli quella collana. Takeru sembrava aver capito la situazione, visto che ci era anche passato e sapeva cosa provasse quella ragazza, infatti si scusò con lei per essere stato troppo aggressivo verso i suoi confronti.

-Va bene vi aiuteremo, voi però ritornate nelle proprie stanze, lì sarete al sicuro- dissi io.

La ragazza prima di andarsene con il suo compagno, ci spiegò come era fatta la sua collana. Era un medaglione in argento con dentro una foto.
Una volta che i due ritornarono nei dormitori, io e i due fratelli entrammo dentro la scuola. La ragazza aveva detto che probabilmente questo suo oggetto si poteva trovare o in classe, o in sala mensa o pure nello studio di Thoth.
Cercammo prima nei due posti più sensati, cioè la classe e la sala mensa, ma niente. Decidemmo allora di andare nello studio di Thoth, visto che quella mattina la ragazza era dovuta entrare in quel posto per parlare con lui.
Una volta dentro, cercammo di fare silenzio dato che se Thoth ci avesse sorpresi qui dentro a toccare tutte le sue cose, se la sarebbe presa molto.
Dopo svariati minuti di ricerca, con un Takeru che scalava le grandi librerie come se stesse salendo su una montagna, Tsukito che si trovava a due zampe come un adorabile cagnolino, quest'ultimo aveva visto qualcosa luccicare sotto la scrivania.

-Trovata!-.

-Bravo Tsukito!- ansimai guardandolo felicemente.

-Finalmente, non ne potevo più- borbottò Takeru, dandogli una pacca sulla spalla a Tsukito.

Mentre tutti e tre gioivamo soddisfatti per aver trovato la collana di quella ragazza, sentimmo aprire la porta dello studio -Che diamine ci fate qui voi tre!-.

 

""""""

Nel frattempo negli spazi esterni dell'accademia.

-Thor, abbiamo setacciato tutto il perimetro della scuola e non abbiamo visto nessuno studente tra i piedi- mormorò il Dio dispettoso dalla chioma rossa con scetticismo -Possiamo ritornare al dormitorio adesso? Mi sto annoiando!-.

-Loki non possiamo, Zeus ha detto che dobbiamo stare di guardia qui fuori-.

-Tsk...lo so, ma mi sto annoiando a morte!- incrociò le braccia come un bimbo dispettoso che fa i capricci.

-Sei sempre il solito Loki-.

Loki era sempre stato un tipo che si annoiava molto facilmente quando si trattava di fare una sola cosa. A lui piaceva provare tante cose differenti, infatti quando passava la maggior parte del tempo con Thor e Balder, gli faceva provare mille cose nuove ai due poveri ragazzi, il quale li distruggeva fisicamente dalla stanchezza.
Thor non capiva come facesse Loki a non stancarsi mai, aveva sempre visto il suo amico fare tante cose contemporaneamente. Si sbalordiva ogni giorni di più, stando insieme a lui.
L'unico momento che lo vedeva fermo, era quando per miracolo si stava tranquillamente a riposarsi sopra un albero, lo trovava molto buffo.

-Ma secondo te è normale che noi, quel lunatico e quella PinnaBlu dobbiamo stare qui a sorvegliare tutta la scuola, mentre l'ubriacone e quel pargolo debbano starsene beatamente in casa?!-.

-Tralasciando il fatto che tu li abbia chiamati con quei stani soprannomi, Dionysus e Apollon non sono li per divertirsi, ma per prendersi cura di Hades-.

-Si lo so, ma mi pare ingiusto!-.

-Loki cerca di pensare positivo, stiamo facendo tutto questo per...-. 

Thor non finì quella frase che Loki lo fece zittire all'istante, dicendo che sentiva qualcosa di oscuro in torno a loro. Thor non capì le sue parole, ma poi riuscì a percepire la stessa sua identica cosa.
Anche Apollon e Dionysus sentirono una strana presenza nell'aria mentre si trovavano in camera di Hades.

-Thoth ci dispiace per essere entrati qui, stavamo solamente cercando una cosa-.

Thoth ci disse di fare silenzio. La sua espressione e quella di Takeru e Tsukito al quanto scioccata e spaventata mi fece pensare che forse era arrivato il momento.
Loki e Thor si precipitarono verso quella presenza che sentivano, quella sensazione per niente piacevole. Andarono verso l'ingresso principale della scuola, il quale rimasero allibiti.
Nel frattempo anche io, Thoth e i due fratelli ci avvicinammo in quella zona, compresi Apollon e Dionysus.

-Ci rivediamo ancora, Divinità!-.

-Cotto!- mormorai spaventata.

-Che ci fate voi tre qui?- gli urlò Takeru con il pugno pronto, mentre io e Tsukito cercavamo di tenerlo a freno.

-Ehi, vedi di abbassare quel tono con noi, pivello!!!-obbiettò Gige. Takeru stava quasi per assalirlo non appena aveva sentito quell'insulto, ma Thoth lo fermò di colpo, osservando poi quei tre con serietà.

-Calmati fratello Gige, non è il momento- lo frenò Cotto facendogli un sorriso beffardo.

-Bene, vi concedo tre secondi per sparire lontano da questa scuola altrimenti...!-.

-Altrimenti cosa?- Loki aveva cercato di minacciarli, ma quella minaccia per Cotto lo aveva lasciato divertito. Erano cambiati, sembravano più forti di prima, erano molto sicuri di se che non si spaventavano per nulla di fronte ai ragazzi presenti qui davanti a loro.

-Cotto lasciali convinti, tanto non sono così forti- disse Gige ridendo.

-Sei tu quello convinto qui se non credi delle nostre capacità- rispose Thor serio guardandolo male.

-Già, non vi conviene sottovalutarci- disse Apollon in tono di sfida.

-Voi tre state sottovalutando la forza dei mie allievi. Non bisogna mai giudicarli se prima non tentate di metterli alla prova- Zeus si presentò accanto a noi, dubitando delle parole che aveva detto quel Titano. Era molto orgoglioso di tutti loro che sapeva che in cuor suo che i ragazzi sarebbero stati all'altezza di ogni situazione, soprattutto per la battaglia.

-Le tue parole mi lusingano sempre, Zeus!-.

Quella voce, quella calda e insolita voce per noi del tutto sconosciuta, ci aveva fatto mettere in guardia, girando da ogni parte la testa in cerca di quel volto che aveva proferito quelle parole con veemenza. Solo Zeus sembrava rimanere fermo osservando verso quei tre.
Ecco che davanti a noi, facendosi spazio tra i tre Titani, si presentò quello che per mesi avevamo atteso, avevamo sussurrato con timore, avevamo temuto tanto.

-Kronos!-.
Mormorai a bassa voce quel nome, tremando come una foglia.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18- Creature Mostruose ***


-Kronos!-.
 

L'atmosfera che si era manifestata nell'aria non appena era apparso quel Titano, aveva suscitato la paura nei giovani ragazzi. Solo Zeus e Thoth sembravano mantenere la calma più assoluta in tutto ciò. Kronos stava mostrando un espressione malvagia quanto indignata verso Zeus.
Era così furioso con lui che gli era impossibile mantenere al momento la calma visto che il Titano era stato sconfitto e mandato negli inferi proprio dai suoi stessi figli.
Voleva vendetta, voleva il suo dominio, non avrebbe accettato un'altra volta la sconfitta.

-Vedo che non apri bocca. Non hai niente da dirmi dopo tutti questi anni?-.
Kronos gli aveva fatto quella domanda sogghignando divertito, ma Zeus sembrò restare impassibile, senza rispondere, rimaneva solamente concentrato su di lui -Non dici niente. Allora?- riprovò una seconda volta sperando che Zeus parlasse.
-Molto bene, visto che non osi rispondermi, vediamo se lo farai dopo che faccio questo!-.
 

Senza che ce ne accorgemmo in tempo, il Titano aveva alzato il palmo della sua mano e lo aveva puntato contro il dormitorio degli umani, dopo di che, lanciò come un laser di un rosso acceso verso la cima del dormitorio, distruggendo una parte della struttura.
Rimanemmo tutti sbigottiti per quello che aveva fatto quel mostro davanti ai nostri occhi. Si sentirono tantissime urla degli studenti che gridavano in preda al panico.
Io e Apollon corremmo subito verso quella zona distrutta, nervosi e spaventati di quello che potevamo trovarci una volta che saremmo arrivati li.
C'era tantissima polvere nell'aria, non si riusciva a vedere molto, si vedevano solamente la flotta di molti ragazzi che urlavano spaventati in lacrime. Alcuni addirittura erano feriti.
Tentai di far mantenere la calma a tutti quanti ma era impossibile, i studenti erano troppo agitati per ascoltare le mie parole. Anche Apollon cercò di urlare il più possibile per farsi sentire ma invano come me, quelle sue grida erano state inutili perché i ragazzi non gli davano ascolto.

-Ragazzi fate silenzio! coraggio seguitemi, andiamo tutti nel mio dormitorio-.

Dionysus era venuto da noi per proporre questa sua idea, infatti gli studenti avevano apprezzato di più le sue parole visto che gli erano sembrate più sicure per la loro sicurezza.
Nel frattempo di fronte a quel Titano dal volto soddisfatto, Zeus era sembrato irritato da quello che aveva fatto Kronos ai suoi studenti, ma non accennava a muoversi ancora. Takeru era scioccato, Thor e Tsukito erano dispiaciuti, solo Loki era stato l'unico a non sopportare alla sua vista quei ghigni divertiti di quei Titani.
Come una furia, Loki andò incontro a Kronos generando una sfera di fuoco nella mano, ma quando si avvicinò a un certo limite di distanza da lui, venne sobbalzato per aria, finendo per terra dietro le spalle dei suoi amici.

-Loki! stai bene?- disse Thor correndo incontro al suo amico.

-Si...sto bene- rispose lui alzandosi da terra ancora più nervoso di prima.

-Maledetti, siete solo dei vigliacchi, dei stupidi poveri illusi!- gli gridò Takeru imbestialito.

-Tu parli sempre troppo moccioso! vedi di stare un po' zitto!- borbottò Gige con tono sarcastico. Takeru di quella risposta stava per lanciarsi contro di lui ma Tsukito lo aveva fermato subito non appena aveva visto il fratello che stava per partire all'attacco.

-Takeru non ora, dobbiamo aspettare-.

-Già, ascolta tuo fratello, non sprecare così le tue energie- proferì Thor.

Kronos rise per quella scenetta tanto pietosa per i suoi occhi che le giovani Divinità avevano fatto davanti a lui, lo trovava divertente vedere come loro erano così uniti fra di loro. Poi però, portò di nuovo lo sguardo verso i ragazzi e su Zeus, guardandoli concentrato.

-Sbaglio..o..manca uno dei miei figli all'appello. Dove si trova Hades?- Domandò quel Titano vedendo che stranamente Hades non si trovava qui davanti a lui. Avrebbe voluto vedere la faccia di Hades una volta che lui era riuscito ad uscire da quel Tartaro che suo figlio stesso lo aveva spedito.

-Non è qui- rispose Zeus serio.

-Capisco, sicuramente avrà avuto paura di affrontarmi dopo quello che mi ha fatto...povero codardo-.

Zeus mugugnò infastidito della cosa, odiava coloro che dubitavano sempre della forza della loro natura, ma soprattutto, odiava il fatto che Kronos avesse preso suo fratello per un codardo. Non lo conosceva bene.
Kronos notò lo sconcerto sul volto di Zeus non appena aveva preso le sue Divinità e Hades per dei fifoni.

-Bene, facciamo così- rise incrociando le braccia al petto -Vediamo se i tuoi allievi sono così forti come credi tu-.

Detto ciò, Kronos come un fulmine cambiò postazione, mettendosi in una zona del giardino ampio della scuola per avere lo spazio necessario. Poi come dal nulla, fece rinascere dalla terra una ventina circa di specie di mostri dalla pelle rugosa di un colore bordo, occhi fini di colore rosso e artigli lunghissimi e affilate nelle zampe anteriori.
Questi esseri erano piegati su quattro zampe, ma quando alcuni di loro si sollevarono mettendosi in piedi, riuscivano a superare di altezza persino il loro padrone.

-Prima di poterti uccidere con le mie stesse mani Zeus, vorrei vedere come se la cavano i tuoi ragazzi-.

Quando quei mostri furono pronti, Kronos gli ordinò di attaccare tutte le Divinità e qualunque essere umano che fosse stato presente in questo campo di battaglia.
I ragazzi finalmente partirono all'attacco contro quei mostri, ma per quanto quei esseri erano abbastanza numerosi, si lasciarono sfuggire la maggior parte di loro che tentavano di avvicinarsi verso la scuola per attaccare gli umani.
Loki si trasformò nella sua forma originale, è con grande coraggio andò all'attacco con i suoi poteri, cercando di abbattere più di un mostro alla volta. Anche gli altri presero la loro forma originale per poi andare incontro ai nemici che questi qui ormai si erano sparsi per tutta l'accademia.
Fu uno scontro quasi alla pari. Per quanto le giovani Divinità sfoderavano tutta la loro forza, quei mostri sembravano riuscire a tenergli testa a loro, difendendosi con i loro artigli affilati delle zampe e le loro sembianze massicce che si ritrovavano.
Mentre stavo cercando di aiutare Apollon e Dionysus nel proteggere tutti gli studenti, sentimmo come dei passi molto insoliti venire verso la nostra direzione. La terra rimbombava ai nostri piedi e questa cosa aveva lasciato tutti quanti con il timore di che cosa potesse essere.

-Che cos'è questo rumore?- risposi con voce tremante. Quando Apollon rimase concentrato verso la parte da dove proveniva quel rumore, ecco che tutto un tratto sgranò i suoi occhi nel terrore più totale. Vedemmo in lontananza dei mostri enormi venire aggressivamente verso di noi.

-Correte!!!- pronunciò Dionysus quella parola trasformandosi poi nella sua forma originale davanti a tutti noi. Anche Apollon si trasformò.

-Stellina tu vai con loro, cercate di mettervi in salvo. Io e Dee-Dee pensiamo a loro-.

-Ma che cosa sono quei cosi Apollon? E come faccio a proteggere tutti quanti?-  dissi a lui terrorizzata non sapendo proprio cosa fare per compiere questo enorme gesto eroico che mi aveva chiesto.

-La tua collana, usa la spada. Ora vai forza!-.

Apollon corse insieme a suo fratello contro quei mostri, sfoderando i loro poteri su di loro.
Corsi verso la scuola con gli unici studenti che erano rimasti nell'accademia, solamente che questi non la smettevano di urlare. Potevo comprenderli visto che avevano paura quanto me, ma avevo il terrore se per quelle urla quei mostri avrebbero potuto sentirci. Infatti, quando sembrava che l'avessimo scampata, alcuni di quei mostri si accorsero di noi.
I studenti quando li videro andarono nel panico e si divisero ognuno per la sua strada. Cercai di urlare dicendo che dovevamo restare tutti uniti se volevamo sopravvivere, ma le mie parole erano state inutili perché ormai tutti i ragazzi erano spariti dalla mia vista.
Uno di quei mostri mi vide e corse verso la mia direzione, io con tutta la paura che avevo mi precipitai correndo dentro la scuola per cercare un nascondiglio. Dovevo riuscire ad aprire il mio ciondolo per far rigenerare la mia spada, quella che Apollon voleva che io la usassi per sconfiggere e proteggermi da quei cosi.

-Come diamine faccio ad aprirla!-.

Mi dissi una volta strappata dal mio collo la collana e osservandola nelle mie mani.
Persa dai miei pensieri, non mi accorsi che di fronte alla porta dell'ingresso distrutto della scuola quel mostro era comparso proprio di fronte a me, e quando mi vide cominciò a inseguirmi. Cercai di correre il più velocemente possibile, evitando che quell'essere mi prendesse.
Non sapevo dove andare, cosa fare, mentre correvo vedevo intorno a me solamente tutti i ragazzi che cercavano di difendersi dagli attacchi di quei mostri, mentre altri che aiutavano quelli feriti. Mi sentivo male ad assistere a tutte quelle scene orribili.
Per fortuna vidi Dionysus e Apollon che avevano fatto ingresso alla scuola per cercare di difendere quei poveri ragazzi indifesi.
Andai in una sala principale della scuola dove di fronte a me avevo degli scalini enormi che portavano alla stanza del preside. Questa sala era immensa, piena di colonne bianche e di statue. Il pavimento era lucidato e le pareti erano di un bianco perlato. Era impeccabile.
Tutto un tratto, sentì dietro le mie spalle una specie di ringhio e un alito pesante di sopra, e quando mi girai sapendo già cosa fosse, vidi con orrore quel mostro a pochi centimetri da me. Indietreggiai di pochi passi, sempre cercando di non staccare il mio sguardo da quell'essere.
Con un nodo alla gola, cercai di farmi vedere più calma possibile, dovevo pensare ad un modo per seminarlo altrimenti mi avrebbe ucciso. Ripensai alla spada.

"Come si apriva questa collana".

-Ciao Yui!-.

-Co..Cotto!- guardai la figura comparire di fronte a me con terrore. Quel titano stava accanto a quel mostro con tutta la normale tranquillità, senza che quell'essere gli facesse alcun male.

-Perché quell'espressione spaventata? Cosa c'è, hai forse paura?- ghignò divertito.

-C..certo che no!- risposi balbettando.

-Mmh...ti piacciono queste creature?- mi domandò soddisfatto nel vedermi spaventata da quei cosi giganti.

-Cosa sono quei mostri?-.

-Questi!- disse indicando il mostro accanto a se -Questi sono i guardiani degli inferi, fanno la guardia alle prigioni del Tartaro. Kronos è riuscito a farsi rispettare da loro per due anni li, in quella prigione- sorrise abbastanza compiaciuto della cosa -Hades era convito che questi esseri sarebbero stati fedeli a lui, ma si sbagliava-.

Era crudele. Tutte le aspettative di Hades e Zeus che avevano tentato di proteggere i loro mondo da loro padre, era stato tutto inutile. Il mondo poteva finire nelle sue mani, la città sarebbe stata distrutta, le divinità sarebbero divenute schiavi di lui.
Tutto questo era terribile, ma non doveva andare così.

-No!- dissi tutto un tratto, riportando lo sguardo incredulo di Cotto su di me.

-Come dici?-.

-No, non succederà mai. Il mondo non finirà nelle mani di Kronos, Zeus e gli altri riusciranno a sconfiggerlo-.

Cotto restò in silenzio per qualche secondo, scrutandomi attentamente. Vedeva la mia determinazione, il mio coraggio, la mia voglia di proteggere il mio pianeta, il loro pianeta e le sue Divinità. Aveva capito lui stesso che in questa battaglia nessuno si sarebbe arreso molto facilmente.
Quando Cotto schioccò le dita della sua mano, quel mostro fece un ringhio molto forte per poi avvicinarsi verso di me minaccioso. Temevo stavolta il peggio per me, stavolta sarebbe arrivata la mia fine.
Chiusi gli occhi cercando di prepararmi al peggio, mentre nelle mie mani tenevo strette in un pugno la mia collana con il ciondolo della spada d'argento dell'Olimpo.
Come un lampo di luce azzurra che si espanse su tutta la sala, quella spada in miniatura si trasformò magicamente nelle sue dimensioni naturali. Allora con grande stupore e determinazione che non avevo mai avuto prima d'ora, tesi la lama della spada puntata in su così che infilzai quel mostro sul torace poco prima che stesse quasi per saltarmi addosso.
Avevo tenuto gli occhi chiusi per lo spavento che mi ero presa, ma una volta che non sentì quella bestia che mi stava per assalire, sbirciai con un occhio vedendo quel mostro steso per terra, morto. Come un fascio di luce dorata, la creatura sparì, dileguandosi dal nulla in quella stanza.

-No...non può essere. Ma come è possibile...-.

Cotto rimase basito, non si capacitava come era stato possibile che io, un essere umano, avevo ucciso un mostro del genere, una bestia così feroce e molto forte proprio davanti ai suoi occhi.
Infuriato, Cotto si stava avvicinando verso di me, minacciandomi per quello che avevo fatto ma poi si fermò all'istante non appena vide uno delle giovani Divinità che si parò di fronte me per proteggermi.

-Loki!- dissi felice di vederlo qui davanti ai miei occhi.

-Ciao piccola Yui, sono felice che tu sia viva-.  

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Capitolo 19
*** Capitolo 19- Sfida contro i Titani ***


La maggior parte di quei mostri era stata annientata dai ragazzi che non si erano lasciati condizionare completamente dalle loro grinfie.
Kronos guardava ogni scena. Aveva notato la forza di ogni Divinità farsi sempre più potente non appena questi venivano minacciati. 
Li aveva sottovalutati, erano stati capaci di sconfiggere quelle sue creature senza alcun problema.
Thor e Takeru stavano ancora combattendo con molta più facilità di prima quelle creature. Dionysus in compagnia di Thoth, stavano pensando alla protezione degli studenti umani, mentre Tsukito e Apollon invece stavano accanto a Zeus in caso di qualche attacco improvviso e nel frattempo incoraggiava i due compagni intenti nella lotta a fare di meglio sul campo di battaglia.
Quando Gige si era stancato di assistere a quel fallimento che andava sempre di più a peggiorare, gli accennò a bassa voce qualcosa all'orecchio a Kronos. 
Questa cosa non sfuggi a Zeus, il quale lo stava scrutando attentamente in ogni sua mossa.
Vide Kronos farsi più serio in faccia e con una sola parola che aveva citato a quei mostri, questi si fermarono immediatamente agli ordini del loro capo.
-Posso andare?-.
Gige fece quella insolita domanda al Titano e quando questo mugugnò un si, il Titano dai capelli castani sorrise beatamente per quel consenso che aveva ricevuto.
Nessuno aveva capito quello che avevano in mente quei Titani, ma quando Gige sorvolò su nel cielo, con una mossa rapida si scaraventò furtivamente su Takeru in quale lo prese alla sprovvista con uno dei suoi attacchi.
Takeru venne trascinato da quell'attacco, sbattendo contro degli alberi posti vicino la scuola. Si rimise subito in piedi, restando faccia a faccia con lui.
Quel Titano voleva uno scontro e Takeru glielo avrebbe concesso, non vedeva l'ora di potersi scontrare con Gige visto che non lo aveva mai sopportato.
Tsukito e Apollon stavano per correre in suo aiuto ma si fermarono di colpo quando videro la mano di Takeru che li aveva bloccati.
-No! restate indietro, ci penso io qui, lasciatemi sfidare questo babbeo.-.
-Chi sarebbe il babbeo!- portò le braccia conserte -Qui l'unico babbeo sei tu se speri di battermi- rise Gige.
-Come fai ad essere sicuro di quello che dici...- borbottò sarcastico Takeru.
-Che cosa diavolo stai farfugliando?-.
-Nulla, dico solo che vinceremo noi. Perciò mettiti il cuore in pace, zoticone!-.
Takeru fece una sonora risata che fece innervosire Gige. 
Il Titano corse incontro a Takeru per colpirlo, ma stavolta Takeru avendo percepito subito i suoi attacchi generò con le mani il potere dell'acqua e si scaraventò contro di lui colpendolo.
Non fu uno scontro decisivo, non si riusciva a stabilire chi fosse il più forte fra i due.
Takeru lo colpiva ma subito dopo era Gige a fare una mossa più avanzata di quella sua. La cosa andò così per ogni attacco che facevano entrambi, ma solo dopo successe un fatto che fece scioccare il Dio Giapponese del mare. 
Le braccia di Gige si sdoppiarono facendo spuntare altre sul suo corpo. Poi con una mossa violenta quell'essere colpì per terra, provocando una specie di terremoto e delle crepe molto profonde che per poco Takeru non gli cadde dentro. 

"Quel Titano voleva una guerra e l'avrebbe avuta" si disse Takeru in mente.

In tanto dentro la scuola, Loki e Cotto stavano giocando a un gioco di sguardi intensi che per me solo dei professionisti erano in grado di fare.
Il Titano si era scosso non appena Loki gli aveva intralciato i suoi piani e la sua preda, cioè io. Ma la cosa che lo aveva fatto sospettare di più in tutto questo, fu che si era accordo di quella spada d'argento che portavo ora io nelle mie mani.
Era curioso. Non riusciva a schiarirsi le idee. Non aveva capito come io ero stata capace di uccidere quel mostro con quell'arma.
Loki vide la curiosità che aveva quel Titano per quella spada, infatti sorrise beffardo.
-Cosa c'è? ti incuriosisce molto quella spada?-.
Disse il giovane Loki mentre con una mano giocava con i suoi capelli e con l'altra indicava con il dito la spada a Cotto.
-Diciamo che sono più sorpreso che quella umana abbia ucciso quel mostro, però si, sono molto curioso.-.
Anche io ero rimasta molto sorpresa di me stessa per quello che avevo fatto.Era stata la mia prima volta che avevo fatto una cosa tanto orribile a qualcuno, anche se quel qualcuno fosse un mostro degli inferi.
Però adesso, finalmente avevamo quell'arma nelle nostre mani, quella spada che avrebbe salvato l'intero mondo dalle grinfie di Kronos. 
Ora dovevamo solo tenere il segreto su questo, altrimenti se qualcuno avesse preso questa spada il piano sarebbe andato distrutto.
Vidi Loki ridere sotto il naso, ma non riuscivo a capire cosa lo facesse divertire così tanto.
-Sappi che con questa spada noi distruggeremo il tuo fratellino!.-.
Non appena sentì quelle parole di sarcasmo di Loki, gli pestai il piede trascinandolo il più lontano possibile per parlargli, indignata per quello che aveva detto.
-Ahi! Yui ma che diavolo fai!-.
-Sei un idiota!-.
-E perchè sarei un idiota?- mi domandò sbigottito.
-Perchè? perchè hai detto a cosa serve questa spada, razza di imbecille!-.
Mi misi a dirgli tantissime parole offensive mentre continuavo ad agitare le mie mani dandogli pugni, ma lui me le parava guardandomi spaesato dai miei modi bizzarri con cui mi ci stavo rivoltando contro. 
-Yui rilassati! che fa se lo ha sentito?.-.
Loki era così sicuro di se che non si accorse che Cotto aveva cambiato completamente espressione, si era fatto più cupo in viso.
- E così, quella spada è un arma che sconfigge mio fratello- parlò Cotto con voce profonda facendo un sorriso malvagio  -Bene, ora che lo so perchè non me la consegnate?-.
Guardai Loki di sottecchi percependo il suo disagio che aveva avuto in quel preciso secondo quando Cotto gli aveva detto di volere quella spada. Aveva capito di aver sbagliato sul serio dicendogli quali doti magiche avesse quest'arma.
Dopo quel momento di panico, Loki si fece tutto insieme serio per poter sfidare il Titano con le sue parole.
-Mi piacerebbe molto consegnartela- cominciò a gesticolare camminando tranquillamente avanti e indietro -Ma non possiamo proprio!- finì di dire Loki con un filo di voce divertito.
Cotto per qualche secondo rise anche lui per come Loki sembrasse così tranquillo e sarcastico verso di lui, ma non aveva capito che stava giocando con il suo stesso fuoco.
-Bene...allora dovrò prendermela con la forza.-.
In un battito di ciglia, quel Titano andò incontro a Loki sfoderando tutta la sua forza per colpirlo, infatti ci riuscì e dopo che Loki cadde per terra facendo una capriola, si rimise subito in piedi, si tocco i suoi capelli finiti davanti ai suoi occhi facendo un'altro ghigno, per poi andare in contro a questo colpendolo con uno dei suoi attacchi di fuoco.
Mi allontanai da loro nascondendomi in una delle colonne bianche, osservando i due ragazzi che combattevano fra di loro. 
Mi sentivo desolata di non poterlo aiutare, Loki sembrava abbastanza forte ma ogni volta che lui si doveva parare da un suo attacco, Cotto ne generava un secondo, facendolo distrarre per poi colpirlo così forte che temevo ogni qual volta il peggio per lui.
Con una mossa aggressiva delle braccia che gli erano spuntate in più a Cotto, Loki venne colpito di schiena finendo contro una delle colonne bianche che distrusse, ma prima che questa potesse crollargli di sopra io riusci a prenderlo alla svelta, trascinandomelo a se nelle mie braccia.
-Loki! loki stai bene?- gli dissi mentre mi trovavo in ginocchio per terra insieme a lui. 
Cotto si avvicinò verso di noi con sguardo serio, le sue braccia in più gli erano sparite ma aveva comunque la sua espressione minacciosa che mi spaventava molto.
-St..sta lontano da noi, mostro!-.
Urlai ma lui sembrava solamente sorridermi per quello che gli dicevo.
-E' inutile che provi a fare la dura con me Yui- mi rinfacciò avvicinandosi ancora di più verso di noi -Lo so che hai paura-.
-Io non ho paura di te Cotto!-.
Quella mia convinzione lo fece ridere così tanto che la mia faccia si irrigidì non appena si era piegato su di se, allungando la sua mano verso la spada.
-Ve lo dicevo che alla fine l'avrei presa io.-.
Mi levò la spada dalle mani. 
Loki aveva tentato di levargliela non appena Cotto la stava prendendo ma con le scarse forze che si ritrovava al momento per quel colpo che aveva ricevuto molto forte da lui, Cotto gli aveva dato un secondo calcio sul petto, facendolo mugugnare di dolore.
-Sai Loki, Kronos voleva rendere schiavi tutti voi Divinità senza uccidervi...ma... penso che uno in meno non fa la differenza.-.
Sgranai gli occhi di terrore per quello che stava per fare. Cotto aveva sollevato la spada e l'aveva puntata in direzione di Loki sul suo petto.Voleva ucciderlo.
-Ti prego non fargli del male!-  lo implorai impaurita.
Il Titano mi osservò curioso, sempre tenendo quella spada puntata su Loki.
-Tieni così tanto a lui. Perchè?-.
Cotto mi aveva domandato divertito per la mia opposizione su Loki, ma io cambiai discorso facendolo infuriare per quello che gli dissi.
-Perchè fai tutto questo per lui- lo guardai con le lacrime -Kronos vi sta solo usando, non lo capite che siete le sue pedine.-.
-Zitta! tu non sai niente di lui- mi urlò con tutta la rabbia che aveva a dosso.
-Yui ha ragione, Kronos fa così perchè gli servivate solamente per farlo uscire di li.-.
Loki si intromise con le sue parole veritiere. Aveva capito anche lui come me che Kronos era solamente un bugiardo e che li stava usando.
Il Titano ovviamente non ci credette, era convinto del patto che Kronos gli avesse concesso la libertà e non la schiavitù che si nego in un possibile suo inganno.
-Vi sbagliate, Kronos ci rispetta e sarò leale con lui per le sue promesse.-.
Detto ciò, quel Titano cacciò un urlo con la spada sollevata su di essi nelle sue mani, puntata per uccidere Loki con un colpo secco. 
Ma prima che potesse farlo, come un lampo di luce bianca proprio dietro le sue spalle, Cotto venne accecato e poi colpito bruscamente da qualcuno, finendo per terra.
Io e Loki alzammo lo sguardo verso quella luce rimanendo sbalorditi.


Takeru stava ancora sfoderando tutte le sue energie possibili, combattendo ancora contro Gige.
La questione era irrisolvibile, Takeru era esausto ma più quel Titano aumentava la sua potenza contro lui, più lui doveva fare altrettanto con egli, cercando di non farsi abbattere dai suoi colpi.
-Basta mi sono stancato di vedere mio fratello in difficoltà!.-.
Tsukito si sollevò in cielo andando verso suo fratello in suo aiuto ma prima che potesse avvicinarsi da lui, si senti spinto da un campo di forza invisibile.
Confuso, si voltò per vedere chi fosse stato l'artefice di quel potere incontrandosi faccia a faccia con l'ultimo dei fratelli, il più piccolo, Briareo.
Apollon si avvicinò verso Tsukito mentre questo osservava senza scrupoli il Titano dai capelli bianchi. Apollon notò solo ora come questo assomigliasse molto al Dio della luna. Avevano entrambi la stessa espressione spenta, indecifrabile, non si riusciva a capire a cosa stessero pensando tutti e due mentre si scrutavano.
-Tu non vai da nessuna parte...- mormorò Briareo guardandolo tranquillo.
Tsukito e Apollon si guardarono per qualche secondo e quando il biondo gli fece un sorrisetto che Tsukito capì al volo, si misero in posizione di guerra.
La scuola era in guerra, le giovani Divinità erano impegnati a proteggerla se pure dovevano rischiare la loro vita per difendere coloro che amavano e colui che aveva creato questa struttura per la loro disciplina. 
Si sentivano in dovere di farlo per Zeus, per il loro sovrano che nonostante non lo dimostrasse, era onorato e fiero di avere dei ragazzi come loro, degli eroi in tutto e per tutto forti e leali che volevano il bene per lui e per tutta l'umanità.
Zeus vedeva come i suoi ragazzi si stavano impegnando così tanto per questa scuola.
Takeru ce la stava mettendo con tutte le forze per sfidare Gige. Tsukito con il potere della luna che aveva fatto comparire in cielo, se pure questo cielo si era colorato di rosso, usava i suoi raggi per rigenerare una forza potente mandandola contro Briareo.
Apollon ogni tanto quando Tsukito si rigenerava, sfidava con il suo arco dorato quel Titano, anche se questo le schivava tutte con uno scudo creato magicamente. 
Dionysus, Thor e Thoth invece, erano impegnati a combattere contro quei mostri che ormai stavano diminuendo sempre di più mentre prendevano le difensive degli umani per proteggerli.
Il Dio del mare era all'estremo della sua forza. Se pure aveva usato tutto il suo potere, Gige si era saputo difendere nel miglior modo possibile. 
Si sentiva deluso di se stesso per non riuscire a battere quel Titano come avrebbe voluto.
Gige divertito da quella scena pietosa, sollevò Takeru con le quattro braccia che si era fatto spuntare. Con le prime due lo prese bloccandogli il torace stringendoglielo forte, facendo urlare Takeru di dolore, mentre con le altre gli cinse intorno al suo collo per soffocarlo, permettendogli di farlo zittire con le sue lamentele.
-E questa sarebbe la forza incredibile delle Divinità!- mormorò il Titano con sarcasmo.
Takeru stava soffocando dalle sue braccia. Cercava in tutti i modi di liberarsi ma non ci riusciva. 
Tsukito guardò sconsolato il fratello. Lui sapeva che Takeru era abbastanza forte da poterlo battere solamente che non si stava impegnando a dovere perchè Takeru era troppo preoccupato per lui. Aveva paura che Tsukito si facesse del male per questo non riusciva a concentrarsi al meglio.
Senza pensarci due volte, si avvicinò di poco guardando il fratello scongiurato. Takeru vedendolo in quel modo, capì quello che Tsukito stava pensando il quel preciso secondo su di lui.    Si sentiva umiliato per quello che gli stava mostrando davanti ai suoi occhi.
-Fratello!- parlò Tsukito attirando l'attenzione di Takeru verso di lui -Non lasciare che le tue paure prendano il soppravvento su di te. Io lo so che tu sei  preoccupato per me, ma non devi esserlo. Devi credere in me e in te stesso. Fammi vedere la forza che c'è in te, Fratello.-.
Come per miracolo, quelle parole diedero forza al suo cuore e alla sua mente.
Gige rise divertito per quella scena dei due fratelli, che allentò di poco la presa in lui, infatti quando Takeru lo percepì con tutta la forza che gli era tornata, riuscì a liberarsi dalla sua presa e poi con un mossa rapida, Gige se lo ritrovò dietro le spalle sentendo subito dopo un colpo molto forte alla schiena che lo fece strisciare per terra.
Non ebbe neanche il tempo di sollevarsi che quando si girò il suo volto su Takeru, lo vide completamente diverso da quello che aveva affrontato prima. 
Gli occhi gli erano diventati bianchi, il viso si era fatto più cupo e il suo corpo era come sommerso da scariche elettriche di un turchese scintillante e un giallo dorato. 
Gige stavolta percepì quella sensazione di paura davanti ad essi, ma senza lasciarsi intimidire si alzò correndo con il suo urlo battagliero da Takeru e appena questo ebbe il tempo che quel Titano fosse più vicino, si scagliò su di lui senza alcuna paura con il suo potere aumentato dalla forza di volontà del suo cuore. 
Aveva lasciato Tsukito, Apollon e persino Briareo, meravigliati da quella luce blu che si era sparsa in tutta l'aria.


Loki ed io eravamo rimasti a bocca aperta per quello che avevamo di fronte a noi.
Ma soprattutto il rosso che in questo momento aveva gli occhi lucidi di gioia e di felicità.
-Bbb..Bal..Balder!- tremò per quel nome che aveva pronunciato con stupore.
Si era rassegnato all'idea che lui non sarebbe più tornato. 
Era convinto che dopo quel suo inganno stupido che aveva compiuto, Balder non lo avesse più degnato di un solo sguardo, invece non era così, si era sbagliato.
Balder si avvicinò da noi e quando tese la mano verso di Loki, questo la prese sollevandosi da terra. 
Si guardarono per qualche istante quando poi il rosso ricevette un pugno sulla nuca da lui.
-Dov'è la tua grinta, Loki?-.
Mormorò Balder stupito che Loki si era lasciato battere così facilmente da Cotto.
-Credevo che non saresti tornato più...- annunciò lui ancora scosso dalla sua presenza.
Balder gli sorrise, poi guardò anche me facendo la stessa identica cosa. 
Ci era mancato molto non averlo tra di noi, ma soprattutto, ci era mancato quel suo sorriso bellissimo e sincero che ci regalava ogni giorno.
-Sono felice che state bene, tutti e due- disse Balder guardando anche me.
-Sono contenta che sei tornato- parlai in lacrime -Ci sei mancato-.
Quel momento di gioia e di felicità durò poco, perchè Cotto si era alzato da terra urlando infastidito contro a Balder.
-Bene! anche il Dio della luce è qui, ma non ha importanza, non riuscirai a sconfiggermi.-.
-Cosa te lo fa pensare?-.
Borbottai determinata ma una volta che lo dissi, Balder con un segno della sua mano mi aveva dato come l'ordine di tacere.
Il Dio della bellezza incantevole e dai capelli candidi, si girò tenace verso Cotto in quale lo stava scrutando molto attentamente che il Titano non riusciva a percepire se fosse spaventato o se si stava prendendo solamente gioco di lui. 
L'ultima volta, Cotto aveva avuto modo di conoscere la forza che si celava dietro quel viso dolce di Balder. Si era lasciato distrarre dalla sua innocenza che il Dio della luce aveva avuto la meglio su di lui. 
Ma stavolta non sarebbe andata così, stavolta non si sarebbe lasciato sconfiggere ancora una volta da lui.
Cotto fece qualche passo indietro per prendersi la rincorsa, correndo poi contro a Balder con un potere generato dalle sue mani. Ma non fu capace di prenderlo visto che quando il Dio della luce si accorse di quest'ultimo si concentrò su di lui, e non appena vide Cotto andargli incontro questo venne sobbalzato indietro.
-Mi dispiace dirtelo, ma io sono immortale-. 
Disse Balder tranquillamente non avendo alcuna paura per lui.
-Mmh..ora capisco perchè di quella volta....-.
Parlò a se stesso, ricordandosi ancora di quella volta quando era stato colpito da lui.
Lo scontro fra i due aveva lasciato lo stupore in me e Loki che ammiravamo quel combattimento senza dire alcuna parola a riguardo.
Balder era molto forte, una tale forza che il suo amico non riusciva addirittura a riconoscerlo più. Era cambiato, era diventato molto potente.
Cotto si era fatto spuntare delle braccia e con il potere della mente cercava di provocargli dolore, ma lui non si faceva niente.
Per quanto il giovane Titano cercava con tutta la sua grinta che metteva di fare del male a Balder, più le sue forze diminuivano perchè questo non era sufficiente neanche per ferirlo.
Non gli aveva causato alcun dolore, anzi, sembrava lui farsi molto male a se stesso per le sue energie sprecate. In più, veniva continuamente accecato dalla luce forte che Balder emanava per tutta la stanza, facendolo confondere sempre di più.
Cotto dopo continue mosse sprecate al vento, si accasciò per terra distrutto e stanco per le forze che aveva sciupato inutilmente.
Adesso era il momento di reagire, Balder poteva benissimo farlo fuori.
-Balder che cosa stai aspettando? Annientalo!- gli urlò Loki con tutta la grinta possibile.
Io non dissi nulla. Scrutavo solamente ogni minimo sguardo che Balder puntava al Titano.
Quando questo gli fu vicinissimo, Cotto abbassò lo sguardo rassegnandosi all'idea di morire, cosa che non si aspettava minimamente da una Divinità Nordica.
-Perchè lo fai? Perchè ti presti a servirlo?- gli domandò Balder serio in viso.
Cotto alzò lo sguardo stupito da quelle domande che Balder gli aveva rivolto.
-Perchè non ho scelta. Se Kronos diventa il padrone del mondo io e i miei fratelli ci viene concesso la libertà di poter fare ciò che vogliamo- rispose lui con voce calma e profonda.
-Ma cosa ti fa pensare che andrà così. Se Kronos vi stesse solamente ingannando? Se una volta riuscito il suo dominio vi richiudesse di nuovo nel Tartaro?-.
Mi intromisi, parlando ragionevole con lui.
-Perchè dovrebbe farlo? è nostro fratello.-.
Le ultime parole di Cotto sembrarono uscire deluse dalla sua bocca. 
Si vedeva che da un lato profondo del suo cuore, quel Titano sembrava molto spaventato dal patto che suo fratello gli aveva promesso. Era scettico ma cercava di credere alle parole che Kronos aveva giurato a loro.
-Io so che molto tempo fa vostro padre vi ha rinchiuso nel tartaro mentre con vostro fratello Kronos, non lo fece- parlò Balder di colpo. 
Solo allora mi ricordai che qualche giorno fa prima della battaglia, Apollon mi aveva raccontato la storia di Kronos che Zeus gli aveva concesso a lui di sapere. 
-Ma quando Kronos si è alleato con vostra madre per sottrargli il trono di vostro padre e per liberarvi, lui vi ha rinchiuso di nuovo in quel posto una volta che ha preso il comando.-.
Continuai anche io, rinfacciandogli tutta la verità che lui stesso già conosceva.

"Kronos una volta che aveva preso il trono e che aveva rinchiuso i suoi fratelli, si era sposato con Rea e da lei nacquero Zeus e i suoi fratelli.
Ma quando Kronos scoprì il futuro da una strega che uno dei suoi figli avrebbe preso il suo posto, li mangiò uno per uno. 
Solamente che Rea riuscì a salvare Zeus e con l'aiuto sempre di quella strega, Zeus quando fu grande gli fece bere una pozione a Kronos, in quale egli rigurgitò tutti i suoi  figli. Hades e gli altri gli furono riconoscenti che aiutarono Zeus per prendere il trono. Liberarono persino Cotto, Briareo e Gige per farsi aiutare a sconfiggere il loro fratello e quando ci riuscirono, Zeus lo spedì nel Tartaro con l'aiuto degli Artefatti che si era fatto creare dalla strega, ma aveva messo sempre li anche i tre Titani per sorvegliarlo."

Avevo raccontato questa storia, lasciando Cotto meravigliato e deluso allo stesso tempo.
-Zeus vi è sempre stato riconoscente. Non vi ha richiuso nel Tartaro come prigionieri ma vi ha messi li di guardia.Vi ha liberato da quella prigione che vostro fratello vi ha gettato per la seconda volta- mormorai speranzosa.
-Vi ha ingannato e continuerà a farlo, perchè lui è crudele- rispose Balder.
Cotto per quelle parole non riusciva a parlare, si sentiva ferito perchè sapeva che quelle parole erano fonte di verità. 
Quando loro tre stavano di guardia nel Tartaro, Kronos era riuscito a farsi perdonare da loro, gli aveva promesso la libertà di fare ciò che volevano se lui sarebbe stato fuori e sarebbe diventato sovrano del intero mondo. 
Ma ora Cotto si chiedeva se quelle sue promesse erano state solamente delle menzogne.
Una volta che osservammo il Titano che era rimasto ancora seduto per terra e con lo sguardo perso nei suoi pensieri, capimmo che lo scontro con lui era finito. Si era arreso.
Io, Balde e Loki tornammo dai nostri amici. Passammo per prima nei grandi corridoi della scuola dove le pareti, il pavimento, le porte delle aule e le finestre, erano state completamente distrutte dagli attacchi di quei mostri dagli artigli lunghi che ora non c'era alcuna traccia di loro perchè Dionysus e Thor li avevano uccisi. Mentre Thoth, si limitava a curare le ferite dei poveri studenti che erano mal ridotti e stanchi.
Appena usciti di li, andammo nel retro della scuola dove su un vasto prato si presentava una scena davvero notevole. 
Takeru era riuscito a sconfiggere Gige, il quale ora quel Titano stava accasciato sulle sue ginocchia con il fiato corto, il corpo tutto inzuppato di acqua e dei graffi su tutte le braccia.
Briareo invece si era fermato, rimanendo impassibile di fronte al fratello il quale si sentiva spaesato, mentre Apollon e Tsukito restavano fermi di fronte a loro due.
Quando le Divinità si accorsero di noi, restarono a bocca aperta vedendo il loro amico Balder fare il suo ritorno. Infatti non appena Apollon lo vide, corse contro di lui abbracciandolo stretto a se.
Durante quei piccoli momenti di felicità che avevamo nei nostri cuori per essere ancora tutti sani e salvi, Kronos ci stava osservando silenziosamente. 
Era rimasto anche senza parole vedendo Gige e Briareo che si erano lasciati sconfiggere tanto facilmente da loro.
Nel frattempo in quel attimo di calma, Cotto spuntò da un'angolo della scuola guardando senza scrupoli con aria seria, il fratello Kronos.
Kronos osservando che noi eravamo distratti, e che i tre fratelli erano riuniti tutti insieme, fece come una specie di campo invisibile intorno a noi.
Questa specie di magia che aveva usato ci aveva indeboliti, ci aveva fatto accasciare per terra con un dolore lacerante alla testa che persino Balder ne risentiva.
-Cosa sta succedendo!!!- dissi in lacrime, mentre la testa era come se mi stesse per scoppiare.
-Perchè riesco a sentire il dolore?!- mormorò Balder in ginocchio con le mani sulla testa.
-Stellina!- mi urlo Apollon preoccupato per me, se pure anche egli stava soffrendo molto.
Kronos rise compiaciuto nell'ammirare i nostri volti sofferenti. 
E quando fece un cenno a Cotto e gli altri due di attaccarci, questi qui lo guardarono impassibili.
-Che cosa aspettate! è il momento di farli fuori!-.




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Capitolo 20
*** Capitolo 20- L'ira di Kronos ***


-Che cosa aspettate? è il momento di farli fuori.-.
Pronunciò Kronos quelle parole come un ordine ai suoi fratelli, il quale questi lo stavano  scrutando incerti sul loro ordine.
Cotto si osservò con Briareo e Gigi, e i due capirono al volo che cosa passasse per la testa al fratello, ma non si spiegarono il perchè di quella sua decisione che aveva già preso.
Quando Kronos ripose la sua domanda con molta più arroganza vedendo che nessuno dei tre si era ancora mosso, Gige si innervosì.
-Ehiii! vedi di non alzare la voce con noi!-.
Aveva serrato la mascella e i pugni in una stretta potente, ma si trattenne dal suo istinto omicida che aveva per lui visto che Briareo in qualche modo aveva cercato di calmarlo.
Cotto senza aggiungere alcuna parola scrutò il fratello minore dai capelli bianchi e appena gli fece un cenno con la testa, lui sprigionò un campo di forza maggiore intorno ai ragazzi e a me nella quale il dolore che avevamo prima, era sparito.
Kronos restò sorpreso dal loro comportamento e dell'atto che avevano messo in scena i tre Titani, non si sarebbe mai aspettato che i suoi stessi fratelli avrebbero preso le difese dalla parte delle Divinità che non da lui.
Quando il potere di Briareo funzionò sui noi, questi tre presero il volo e andarono a piazzarsi in un angolo alto della scuola dove i loro occhi erano sempre puntati su di lui.
-Mi dispiace dirtelo...ma...adesso dovrai cavartela da solo-.
Parlò con un tono decisivo Cotto, dicendo quelle parole tra una pausa e l'altra, rinunciando al piano. 
-Siamo stanchi di sottometterci ai tuoi ordini....- disse Briareo.
-Tsk...patetico!- sputò amaramente Gige.
Kronos ascoltando quei giudizi rimase silenzioso per qualche secondo, osservandoli serio.Poi, cominciò a ridere in modo così ripugnante, senza alcun motivo.
Quella sua risata sarcastica fece mettere in guardia tutti quanti, visto che sembrava anche molto irritato da quello che gli stava accadendo a torno a se.
-E' così, alla fine di tutto ciò mi state abbandonando...bene, perchè tanto siete solo inutili Titani venuti al mondo senza alcuno scopo della vostra vita..siete dei deboli!-.
Kronos urlò quelle parole di disprezzo nella quale i tre fratelli rimasero sbigottiti per quello che aveva detto. Non tanto Cotto visto che lui aveva oramai capito come era veramente lui, ma Gige e Briareo. 
Loro due, erano rimasti senza parole perchè si erano fidati delle sue parole di promessa che Kronos gli aveva detto quando erano nel Tartaro. Erano stati sempre convinti che lui gli avrebbe concesso la libertà di fare ciò che volevano, una volta che il mondo sarebbe stato in mano sua. 
Ma ora che i tre lo guardavano meglio, si vedeva molto chiaramente che Kronos aveva sempre portato una maschera di inganno al suo volto.
-Ti sbagli!!!-. 
Urlai nel silenzio che si era manifestato intorno all'aria per via di quelle parole frivole che il Titano aveva detto ai tre fratelli. 
-Come, scusa?- parlò Kronos sarcastico.
-Tutti hanno uno scopo nella loro vita- feci qualche passo avvicinandomi a lui -Il tuo è quello di dominare il mondo, mentre il loro è quello di avere la libertà-.
-Ma il loro scopo nella vita si è esaudito visto che sono già liberi..come puoi notare- aggiunse Loki facendo un sorrisetto a Kronos.
-Il tuo non capiterà perchè noi ti faremo fuori!- borbottò Takeru in tono di sfida.
-Sei tu il debole, non loro!- rispose anche Dionysus.
Ognuno dei ragazzi compresa io, aveva lasciato lo stupore per le cose che avevamo detto ai tre Titani che in questo momento ci osservavano dall'alto. Si erano meravigliati perchè non credevano che dopo tutto quello che loro ci avevano fatto passare, noi eravamo stati capaci di perdonarli e di difenderli pure. 
Ma quello che li stupì più di tutti dalle nostre parole dette, era stato il fatto che avevamo detto che loro erano liberi, infatti si capirono loro stessi che in fin dei conti, noi avevamo pienamente ragione.
Cotto, Gige e Briareo in passato avevano avuto una vita molto difficile. Si erano sempre lasciati mettere i piedi in testa dal loro fratello maggiore Kronos, nella quale lui ogni volta li aveva sempre sfruttati a suo piacimento e non gli aveva mai concesso alcuna libertà.
Ma adesso finalmente avevano capito veramente come era quell'essere e stavolta non si sarebbero lasciati mai più comandare dai suoi ordini.
-Siete dei ragazzi in gamba, non lasciatevi intimidire solo perchè lui è il vostro superiore. Siete già liberi, potete fare ciò che volete ora.-.
Forse mi sarei messa nei guai se avessi continuato ancora a parlare, ma non mi importava.
Quei tre si meritavano di sapere tutto quello che non avevano mai compreso e capito da quando venivano manipolati da Kronos, ma adesso era arrivato il momento che avrebbero cominciato a reagire e non più a temerlo.
I tre, capirono che nel profondo del loro cuore avevano sbagliato a sottovalutare quelle Divinità, si erano sciolti dalle nostre parole dolci e sincere che gli avevamo concesso di ascoltare dal vivo che avevano congedato subito la loro lealtà con Kronos, andandoci spudoratamente contro.
Cotto ci osservò per l'ultima volta serio, mentre poi con grande stupore per noi ci concesse un sorriso molto determinato, lanciando la spada d'argento che aveva preso prima, a Loki.
Loki con uno sguardo lo ringraziò, mentre io gli feci un grande sorriso felice per quel suo gesto coraggioso che aveva avuto modo di dimostrarci.
Kronos si infuriò così tanto per quell'affronto dato dai suoi fratelli, che scaraventò su di essi uno dei suoi attacchi.       Fortunatamente questi si accorsero subito di quello che stava per accadere, infatti sorvolarono su nel cielo e mentre quel raggio rosso inseguiva i tre, Gige con il braccio si apprestò a togliere di mezzo il suo attacco, mandandolo contro il muro della scuola.
-Adesso si fa sul serio.-.
Il Titano con grande concentrazione fece rinascere ancora una volta quei mostri che avevamo affrontato prima per farci attaccare da essi, mente si precipitò subito dopo da Zeus il quale disse che lo voleva annientare. 
Zeus vedendolo arrivare si mise subito in guardia per poi sfidare il suo terribile nemico, suo padre.
Tutte le Divinità e i Titani, adesso erano ad uno scontro decisivo. 
Tsukito, Takeru, Thor, Dionysus e Thoth, stavano provvedendo per sconfiggere ancora una volta quelle creature insieme a Cotto, Briareo e Gige, il quale volevano contribuire a dare una mano anche loro. Mentre Zeus insieme ad Apollon, Balder e Loki, cercavano di sconfiggere Kronos, sfoderando i loro attacchi uno alla volta.
Balder usava i suoi raggi di luce per colpirlo e per accecare con il suo bagliore i suoi occhi, così che poi era la volta di Loki che lo attaccava con il fuoco e Apollon lo confondeva tirandogli le sue frecce.
Ma i loro attacchi avvolte venivano intralciati da quei mostri che senza che i ragazzi se ne accorgessero, venivano colpiti dai loro artigli affilati, lacerandogli la pelle.
Mentre le Divinità si stavano scontrando, io non potei fare altro che guardare l'intera scena nascosta dietro delle colonne bianche vicino la scuola, sperando per la loro vittoria.
Mi sentivo frustrata perchè le loro lotte, specialmente con Kronos, sembravano andare nella stessa maniera da quando avevano iniziato a combattere.
Avrei tanto desiderato potergli dare una mano, ma non ero una grande esperta nel combattimento, poi non avevo nessun potere. 
Ero più tosto bravina ad usare la spada, ma al momento questa era nelle mani di Loki che la stava usando per colpire il punto vitale di Kronos, il suo cuore.
Kronos era furbo quanto intelligente, aveva capito subito a cosa servisse quella spada,  infatti non si lasciava prendere molto facilmente nel suo punto vitale.
Mentre continuavo a guardare la lotta, sentì come un alito caldo dietro il mio collo e anche se avevo già capito cosa fosse, corsi qualche centimetro più in la voltandomi di fronte a quella creatura mostruosa.
Non avevo alcuna protezione se no quella di fuggire a gambe levate. I ragazzi erano troppo impegnati per potermi aiutare.
-Yui!!!.-.
Loki urlò il mio nome e quando alzai lo sguardo verso il cielo, lui mi lanciò la spada nella quale la presi al volto senza fare alcuna esitazione. 
La puntai verso quel mostro e appena questo si avvicinò, lo colpi con tutta la potenza che potevo usare uccidendo quella belva che scomparve dal nulla, lasciando solo una nube di fumo nero per aria.
Ci fu un radicale cambiamento nella lotta contro Kronos, i ragazzi sembrarono concentrarsi di più rispetto a prima, riuscendo nel loro intento a fare indebolire quell'essere.
Kronos era esausto per quanto si stava sforzando a concentrarsi. Stava combattendo con più Divinità, è questo gli comportava a dover sciupare molte più energia con i suoi poteri sprigionandoli uno dopo l'altro. 
Al limite della stanchezza, scese dal cielo accovacciandosi per terra con le ginocchia piegate e le mani stese sul prato, ansimando pesantemente.
Per un momento sembrava che la lotta era finalmente giunta alla fine, vedendolo in questo stato pietoso.
Le Divinità ansimarono felici, quasi a poco facevano una festa per quanto si sentivano già la vittoria in tasca.
Ma quando io stavo per consegnare la spada a Zeus per fargli compiere il gesto finale di uccidere Kronos, quel Titano fece qualcosa che ci fece pietrificare tutti quanti.
Cominciò a emanare una forte luce rossa in tutto il proprio corpo, si erano create persino delle raffiche di vento e di elettricità intorno a lui, la sua pelle stava mutando di un colore rosso e nero e stava gonfiando sempre di più, diventando molto grossa e massiccia.
Anche la faccia prese a mutarsi, i suoi occhi erano diventati bianchi luminescenti e gli erano spuntate persino delle corna sulla fronte. 
-Non ci voleva....-.
Mormorò Cotto quella frase con grande preoccupazione, nella quale noi non potemmo fare altro che domandarci a cosa si stava riferendo il giovane Titano corvino per essere così nervoso e preoccupato.
Non ci volle molto, finchè io e i ragazzi ricevemmo quella risposta davanti ai nostri occhi. 
Cominciai a tremare di paura per quello che avevo adesso di fronte a me. 
Kronos ci aveva tenuto in serbo per ultimo questa sua spaventosa mutazione. 
Si era ingigantito.



Angolo Autrice:
Chiedo scusa a tutti quelli che leggono i miei capitoli se avete letto scarse le scene di lotta fra le Divinità e i Titani, ma purtroppo non sono un esperta nel descrivere le lotte.
Spero lo stesso che vadano bene e che si capisce quello che voglio dire.
Un saluto a tutti. Baci :*

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Capitolo 21
*** Capitolo 21- Rischio ***


Quell'essere malvagio che pensavamo di aver sconfitto con molta facilità, si era trasformato in un gigante colossale dall'aspetto terrificante e mostruoso.
Era altissimo, quasi arrivava a superare la struttura scolastica.
E questa era già enorme....
Kronos non perse neanche un secondo in più che appena completò la sua trasformazione, si avventò su di noi con molta più grinta, come se le forze che lo avevano abbandonato prima gli fossero ritornate a pieno. 
Cominciò a sfoderare i suoi poteri, lanciandoci anche delle enormi sfere di fuoco gigantesche verso la nostra direzione.
Le schivammo subito, anche se io venni più che altro afferrata al volo da Apollon, alla quale ora mi ritrovavo in braccio a lui sospesa per aria.
Kronos si mosse è con le sue mani enormi colpì la scuola, distruggendola in mille pezzi per poi prendere dei grossi massi che si erano formati e lanciarli ancora una volta su di noi.
Per lui quei massi era come sollevare dei pezzi di carta, cosi leggeri che neanche si dovette sforzare di tenerli in mano per quanto questi erano enormi.
Takeru provò a colpirlo con uno dei suoi attacchi con l'acqua ma questo non si faceva alcun male. Thor provò con il suo enorme martello, richiamando il potere dei fulmini e cercando poi di colpirlo con questi, ma era tutto inutile.
Dionysus con una strana coppa d'oro che gli era spuntata, aveva getto con questa una specie di liquido color prugna su di lui, ma Kronos non si faceva nulla.
Poi era la volta di Tsukito e Balder, il quale i loro raggi uniti che puntavano su lui era come se gli facessero solamente il solletico.
-Ah..ah..ah! Non riuscirete a sconfiggermi.-.
Parlò il gigante Kronos con una voce molto profonda e spaventosa che mise i brividi a tutti.
-Come facciamo a batterlo, non si fa niente!- brontolò Loki innervosito, schivando le sfere di fuoco che gli arrivavano per poi spedirglieli dritte su di lui.
-L'unico modo che abbiamo è quella spada, ma adesso è troppo piccola per uccidere il suo cuore!- rispose Apollon mentre mi rimise al suolo, il più lontano possibile da quel mostro.
La spada era ancora nelle miei mani, l'avevo persino fatta diventare di nuovo un ciondolo, visto che se Kronos se ne fosse accorto me l'avrebbe distrutta in mille pezzettini e poi avrebbe distrutto anche me.
Mentre i ragazzi si apprestavano a cercare una possibile mossa da compiere, Zeus insieme ai tre Titani che si erano ingranditi, anche se questi gli arrivavano solo alle gambe di Kronos, si erano alleati con Zeus mettendosi in gioco contro di lui.
Ci fu un radicale cambiamento del tempo, il cielo si era fatto grigio e il rumore dei tuoni suscitava l'umore di Zeus, il quale si capiva che il capo dei cieli era più tosto infuriato.
Zeus in compagnia dei Titani si ribellarono a Kronos, cominciando a combattere contro di lui con molta più grinta di quanto non l'avessero già messa in atto prima.
Sospeso in aria e con lo scettro in mano sua, Zeus lo puntò in direzione del padre trafiggendolo poi con un raggio dorato, in grado di far bruciare la sua pelle rossa e rugosa.
Per qualche secondo sembrò che quel potere funzionasse perchè il gigante si stava ribellando, infastidito da quella tortura, ma poi quando uno dei suo fratelli, Gige, che si era apprestato ad avvicinarsi un po' troppo per cercare di colpirlo, Kronos lo prese alla sprovvista colpendo con il suo grosso braccio suo fratello, facendolo arrivare dritto su Zeus, il quale caddero per terra.
Lo scettro che aveva prima nelle mani ora lo aveva preso Kronos, è senza scrupoli lo puntò in direzione del figlio colpendo Zeus come aveva fatto con lui, infliggendogli dolore.
Apollon e Dionysus erano corsi all'istante vedendo loro padre in difficoltà. Apollon lo aveva preso per trasportarlo più in là, mentre Dionysus era riuscito a levargli dalle mani quell'oggetto che apparteneva a Zeus.
Tutti gli altri si cimentarono a raggiungere i due per poi scontrarsi senza aver appreso nessun piano. Cercavano di mettere tutto se stessi per provare a indebolirlo.
Volevano riuscire nel loro intento a far scomparire quella bestia per farlo ritornare nella sua forma originale, così che poi sarebbero stati in grado di usare quella spada che era destinata per la sua morte.
Zeus si era indebolito per quel colpo che il suo scettro stesso gli aveva causato, perchè Kronos glielo aveva puntato proprio al suo cuore, ma anche se lui insisteva nel volere combattere, Apollon non glielo permise, aveva troppo paura per lui.
-Thoth! occupati di lui. Noi pensiamo a Kronos!-.
Il Dio della saggezza non appena sentì quell'ordine scese al suolo, dando il consenso con molto orgoglio al figlio di Zeus. 
Era la prima volta che Thoth vedeva il coraggio e l'amore che metteva Apollon per suo padre, non lo aveva mai visto così protettivo verso i suoi confronti, è questo fatto lo rese onorato di poter assecondare il suo ordine, cosa che lui non obbediva a nessun'altro se no al suo capo.
Apollon si avvicinò accanto a Dionysus e non appena gli fu vicino, unirono i loro poteri insieme per colpirlo nello stesso punto preciso. Anche Takeru e Tsukito fecero la stessa identica cosa, insieme.
-Sei pronto fratello?- urlò Takeru.
-Si!.-.
Gli rispose lui con molta concentrazione, colpendo poi insieme al fratello quel mostro.
Loki, Balder e Thor, usavano diversi attacchi singoli, ma cercavano comunque di concentrare il loro potere in un punto ben preciso.
Kronos era confuso da tutti quei attacchi che riceveva, ma non si lasciò pervadere da questi.
Concentrandosi a dovere, sprigionò una raffica di vento insieme ad un suo attacco molto potente, il quale li colpì tutti insieme e li fece volare via dalla sua area in cui avevano dominato i loro attacchi.
-Maledetto bastardo!-.
Ringhiò Loki arrabbiato, visto che si ritrovava seduto per terra con dei graffi al viso.
-Come possiamo fare per sconfiggerlo? questo sembra non farsi alcun male!- disse Thor.
-Non lo so.....- mormorò Tsukito confuso.
-Ragazzi non dobbiamo farci prendere dal panico, possiamo sconfiggerlo!-.
Balder parlò con molta determinazione dando speranza a tutte le Divinità, ma gli altri sembrarono non dargli retta.
-Parli tu...che non hai nemmeno un graffio...- sputò quelle parole, Takeru.
-Mi sembra ovvio! lui è immortale- rispose veritiero Loki, anche se già lo sapevano tutti.
-Lo so che è una follia ragazzi, ma Balder ha ragione, dobbiamo mantenere la calma ed essere concentrati se vogliamo sconfiggerlo.-.
Apollon non si perse d'animo che fece rinascere sui ragazzi una forza di speranza per quelle parole che lui e Balder gli avevano mostrato, che avevano ancora forza,determinazione e speranza in tutti loro. 
E' nello stesso istante che i ragazzi annuirono, Kronos riprese ad attaccarli.
Nel frattempo io assistevo da lontano ogni scena, incrociando persino le dite e sperando che riuscissero a sconfiggere quel mostro assetato di sangue e vendetta.
Ero così sommersa di pensieri che non mi accorsi che dietro di me, avevo colui che mi ero dimenticata, colui che mi aveva fatto preoccupare così tanto, temendo addirittura per la sua stessa vita.
-Non riusciranno a sconfiggerlo così.-.
Quella voce, quel suono tanto familiare che io conoscevo abbastanza bene mi fece destare gli occhi dallo scontro, puntandoli su quelli suoi, rossi come l'inferno.
-Hades!.-.
Sgranai gli occhi, stupita di vederlo in piedi sano e salvo.
Per tutto questo tempo Hades era rimasto nella sua camera, si era riposato da quel dolore incolmabile che aveva preso parte in tutto il suo corpo. 
Le anime dei defunti che lo avevo ridotto senza forze lo avevano lasciato andare, ed ora lui era qui, in piedi, di fronte a me.
Stava osservando i suoi amici che si cimentavano nella battaglia contro quel Titano.
Hades vedendolo lo guardò con occhi spenti, pieni di disgusto per quell'essere crudele di suo padre. Se non avesse avuto questa debolezza quando Kronos aveva messo piede in questa scuola, a quest'ora era sicuro che lui lo avrebbe ridotto molto male.
-Cosa vuoi dire che non riusciranno a sconfiggerlo?-.
Mi ero stupita nel sentirgli dire quella frase, perchè voleva significare solamente che per lui loro avrebbero perso e che dovevano rinunciare, a che erano in tempo.
-Quell'essere ha usato il suo punto forte- parlò serrando i pugni stretti  -Ha giocato bene le sue mosse, sa che con questa trasformazione noi non siamo più in grado di sconfiggerlo con quella spada. Ormai è tutto finito, abbiamo perso Yui!.-.
Hades pronunciò quelle parole calando la testa poi al suolo, vergognandosi di se stesso per averlo detto.
-Ma ci sarà un modo, Hades. Non può essere la fine!-.
Avevo parlato con un briciolo di speranza, rispondendo a quelle parole di Hades che per lui erano solo fonte di dover rinunciare ed arrendersi.
Non pensavo che lui fosse sceso così in basso, lo credevo più coraggioso......
Hades si accorse del mio umore che era cambiato per quello che lui mi aveva detto. Aveva notato come io ci tenessi così tanto per la loro vita, per la vita di tutti. 
Anche lui si domandò nel profondo del suo cuore, se quello era la cosa giusta da fare.

No che non lo era.....non poteva finire così...non poteva vincere quell'essere malvagio di suo padre...non glielo avrebbe mai permesso.

Hades si concentrò su di lui, pensando a quale mossa avrebbe messo in atto contro Kronos.
Forse poteva sembrare una pazzia, ma una terrificante quanto astuta idea gli era pervaso nella sua mente.
-Potrebbe essere rischioso, ma vale la pena provare.-.
Mi prestai ad osservarlo confusa da quelle parole che gli erano uscite serie dalla sua bocca.
-Che vuoi dire? cosa devi provare Hades?-.
Hades mi osservò, mentre io non riuscivo a decifrare quello che stava pensando in quel secondo, vedevo solamente i suoi occhi puntati su di me.
-Dammi quella spada.- mi disse lui porgendomi la mano aperta.
Io senza alcuna esitazione gli diedi il mio ciondolo nelle mani, dicendogli ancora una volta che cosa aveva in mente di fare.
Hades mi si avvicinò porgendomi la sua mano destra sulla mia spalla. 
I suoi occhi si fecero molto più chiari, così che io riuscì a leggere la sua insicurezza e la paura che mostrava proprio davanti a me. 
Senza alcun ripensamento mi strinsi intorno alla sua vita, abbracciandolo forte.
-Cosa ti prende Hades... cosa vuoi fare.....-.
Quella mia frase non risultò come una domanda, più che altro era una forma di disagio che mi era uscita, avendo capito che da un momento all'altro Hades poteva fare qualche cosa di davvero terribile di fronte ai nostri occhi.
Per qualche lungo secondo io e Hades restammo fermi in quella posizione, non mostrava alcun accenno di disgusto per il fatto che lo stavo ancora abbracciando, anzi, quel mio gesto d'affetto lo aveva fatto calmare, lo avevo reso più sicuro di se.
Mi sarebbe piaciuto rimanere ancora in questa maniera, ma non potei.
Hades scostò le mie braccia da lui e senza che io abbia avuto il tempo di fermarlo, si trasformò nella sua forma originale per poi volare in cielo, lasciando una scia nera.
Corsi più velocemente che potevo, avvicinandomi verso il campo di battaglia per vedere dove stava andando, non mi importava se potevo incontrare dei pericoli durante il mio cammino, io volevo assolutamente capire quali erano le sue intenzioni.
Vidi le altre Divinità fermarsi di colpo non appena notarono Hades che si era avvicinato proprio davanti a Kronos.
-Hades! allora stai bene!- disse Apollon con un accenno di felicità nel suo viso.
-Ti sei perso tutto il divertimento, amico...- parlò Loki, facendo un occhiolino a Hades.
-Combatti insieme a noi?- gli propose Balder con un sorriso.
I ragazzi avevano mostrato la loro felicità di fronte a Hades per il suo ritorno, ma non sapevano che lui in verità aveva ben altro nella sua testa.
Hades gli fece un piccolo sorriso a tutti, anche se si dovette sforzare per poterlo fare, non era per niente felice di quello che stava per fare.  
Si voltò minaccioso verso Kronos e quel titano appena lo vide cominciò a ridere divertito. Ma quella sua risata non lasciò alcun timore verso di lui.
-Ti credevo morto, figlio mio....-.
Quelle parole dette con sarcasmo, lo avevano fatto imbestialire. 
Kronos aveva pensato seriamente che lui, Hades, potesse morire per una cosa così ridicola. 
Le anime che si erano infuriati con lui lo avevano reso debole, ma questo non bastava per ucciderlo. Ci voleva ben altro per farlo fuori.
-Sei patetico. Se pensavi che sarei morto per questo, sei un povero illuso.-.
-Va bene, ma ora cosa speri di fare. Vuoi uccidermi? sei tu ora un illuso se speri di sconfiggermi da solo.-.
Kronos rise ancora per quella determinazione che Hades gli stava mostrando, non lo faceva così coraggioso.
In quel tempo era stato proprio Zeus a metterlo fuori gioco, Hades lo aveva solamente rinchiuso in quel Tartaro dopo che Kronos lo aveva sputato dal suo corpo.
Non aveva fatto molto, è adesso, era come se i ruoli si fossero invertiti fra i due.
-Finiamola qui!...come un tempo!... come doveva andare!.-.
Quelle parole, quelle insolite parole di Hades avevano turbato l'animo di Zeus.
-Non farlo Hades...-.
Sentimmo sussurrare quella frase dalla bocca di Zeus con tale preoccupazione, ma nessuno di noi aveva ancora capito quali fossero le sue intenzioni, solo Zeus sembrava averlo capito.
-Che sta succedendo?!- dissi fra me, anche se gli altri mi avevano sentito.
-Non lo so, Yui.- mi rispose Tsukito che guardava preoccupato quanto me, Hades.
-Sembra che Hades lo voglia uccidere da solo, ha proprio un bel coraggio questo tipo, ma è troppo pericoloso!- mormorò Loki scettico sulle decisioni che il Dio degli inferi aveva preso.
-Anche se apprezzo molto quello che Hades vuole tentare di fare stavolta do ragione a Loki, è troppo rischioso.- disse Apollon assecondandolo, il quale temeva molto per la sua vita.
Il Titano osservò sorpreso quella richiesta di Hades, non se lo sarebbe mai aspettato un tale comportamento proprio da lui, ma non si oppose nell'esaudire la sua proposta.
-Lo sapevo che eri un codardo, ma ti accontenterò come mi hai richiesto.-.
Quelle furono le sue ultime parole, prima che i nostri visi si tramutarono di terrore per quello che vedemmo. 
Kronos aveva preso Hades e lo aveva divorato.
Le Divinità partirono di nuovo all'attacco più arrabbiati di prima, Zeus era sconvolto, mentre Thoth cercava di tenerlo a bada. 
Io era allibita e con le lacrime al volto, mentre Apollon era stato l'unico a non muoversi dalla sua posizione, era rimasto fermo, scioccato per quello che aveva assistito.
I ragazzi usarono tutti i loro poteri, sciupando anche molte energie, per quanto erano arrabbiati non si fermavano di fronte alla sua forza, cercavano di vendicare il suo amico.

Perchè lo hai fatto? perchè ti sei sacrificato?......

Non riuscivo a togliermi dalla testa questa terribile scena. Mi sentivo il cuore a pezzi.
Se solo fossi riuscita a percepire prima quali erano le sue vere intenzioni non lo avrei mai lasciato andare, lo avrei fermato.
Possibile che......
-Ma certo..!-.
Nel casino più assordante per quelle Divinità che mettevano tutto se stessi per sconfiggere quel Titano, Apollon riuscì a sentire e vedere il mio entusiasmo, anche se lo trovò molto strano visto che eravamo nel bel mezzo di una battaglia.
-Yui..che ti prende?- mi accennò Apollon con disprezzo. 
Non era tanto per me il suo disprezzo, ma di più era per il semplice motivo che suo zio Hades, fosse stato inghiottito da quel mostro.
Era ancora troppo scosso per riuscire a comprendere, mi aveva persino chiamata per nome che di solito lui non usa mai.
-Apollon ascoltami, lo so che perora sei scosso e ti capisco, ma forse Hades lo ha fatto di proposito a farsi prendere da Kronos.-.
-Yui, non lo farebbe mai!- parlò schizzinoso -Poi a quale scopo?- continuò non convinto ancora di quello che stavo tentando di spiegargli.
-Ha voluto la spada!-.
Ecco, quello era stata la frase che fece ricredere Apollon nelle mie decisioni, aveva elaborato lui stesso le mie stesse idee. 
-Hades vuole ucciderlo internamente, vero Yui?-.
-Si. Credo sia così.-.
Era una mossa proprio azzardata quella di entrare al suo interno. 
Hades aveva avuto proprio una bella ma rischiosissima idea, aveva avuto molto coraggio nel sacrificarsi per il bene di tutti noi.
Poteva essere molto rischioso, però poteva anche funzionare. 
Io e Apollon rimanemmo speranzosi per quella mossa decisiva, osservando nel frattempo Kronos che dava tutto se stesso per riuscire a pararsi da quei colpi che tutti i ragazzi gli concedevano insieme.
Gli era difficile concentrarsi su tutti, perchè loro non gli davano a quel Titano nemmeno il tempo di prendere fiato, erano come impazziti da quel mostro che aveva fatto una cosa simile al povero, Hades.
Passarono diversi minuti da quando Hades era dentro suo padre.
-Yui, perchè ancora non fa nessuna mossa, già dovrebbe averlo ucciso!- mormorò Apollon più tosto preoccupato, vedendo che Hades ancora non aveva fatto nulla.
-Kusanagi Yui?!-.
Mentre mi misi a pensare, venni distratta dalla voce di Zeus che mi richiamò, mostrando la stessa espressione simile ad Apollon.
-Si? preside Zeus.-.
-La spada che ti ho donato può essere aperta solo da un'umana. Hades aveva l'arma chiusa quando è stato mangiato da Kronos.....-.
-Cosa!!!- dicemmo entrambi sconvolti io e Apollon.
-E ora cosa facciamo?-.
Apollon si accasciò per terra con le mani tra i capelli.
-Se non pensiamo subito a una soluzione, per lui e per noi è la fine!-.
Parlai con molta agitazione, ricredendomi subito che questa era stata una pessima idea.
-Un modo ci sarebbe, ma comprende un tale rischio.-.
Apollon ed io ci voltammo confusi su di Zeus, così che lui ci disse l'atto che io e il Dio del sole avremmo dovuto compiere per riuscire a salvare non solo Hades, ma anche l'intero pianeta.


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Capitolo 22
*** Capitolo 22- Sconfitta ***


-Un modo ci sarebbe, ma comprende un tale rischio-.
Furono queste le parole che Zeus ci concesse a me e Apollon di sentire, ma quello che ci lasciò perplessi era per l'ultima frase che aveva detto.
"Comprende un tale rischio..."
Non capivo dove volesse arrivare, ma non prometteva niente di buono.
-Cosa vorresti dire Papà? di che rischio stai parlando?-.
Apollon si era avvicinato sconsolato verso di lui, attendendo una sua risposta.
Era la prima volta che sentivo che Apollon lo chiamava papà, mi dava un effetto strano ma era meraviglioso.
-Hades è vivo, è al suo interno, ma non può ucciderlo perchè l'arma che tiene è chiusa.-.
-Questo lo sapevamo preside Zeus, ma cosa vuole che facciamo?-.
Stavamo perdendo solamente tempo, sapevamo già tutto quello che Zeus aveva detto ma ne io ne Apollon non capivamo ancora cosa voleva che noi facessimo. Stava li, fermo in silenzio a guardare Kronos mentre era intento a combattere con tutte le altre Divinità.
-So che per certi versi è molto rischioso, però...- rimase in silenzio per qualche secondo guardandoci poi serii  -Io vorrei che voi due facciate di tutto per salvare l'umanità-.
Io e Apollon ci guardammo ancora negli occhi, ma stavolta eravamo sorpresi per quello che Zeus ci aveva proposto di fare. 
Un gesto così eroico che potevamo solo sperare di ottenere e non di essere sconfitti.Qui c'era in gioco la nostra vita, la vita dell'intera umanità, stavolta non potevamo proprio sbagliare.
Una volta che il preside ci spiegò quello che dovevamo fare, io e Apollon andammo in una zona più tranquilla dove Kronos non ci vedesse, poi aspettammo qualche secondo finchè Apollon con le dita fischiò, chiamando a se Pegaso.
Nel frattempo che aspettavamo il suo cavallo, i miei occhi non si staccavano dal combattimento che i ragazzi stavano affrontando contro quel mostro. Erano così furiosi per quello che fosse successo a Hades che stavano sciupando letteralmente tutte le loro energie, colpendolo con tutti i loro poteri, anche se quelli non servivano a niente perchè Kronos si faceva solamente il solletico.
Dopo pochi minuti, che per me era un'infinità, finalmente fece il suo ingresso Pegaso, scendendo dal cielo con le sue enormi ali bianche.
Apollon gli salì subito di sopra, prendendo poi la mia mano per farmi salire in groppa al cavallo e questo una volta che mi sedetti partì su nel cielo, mentre io mi aggrappai saldamente intorno alla vita del giovane raggio di sole.
Appena fummo quasi abbastanza vicini a Kronos, Apollon fece fermare Pegaso così che io e lui attendemmo il momento giusto per fare quello che Zeus ci aveva proposto.
-Apollon!-.
Lui non appena sentì la mia voce preoccupata, visto che aveva capito il mio spavento, appoggiò la sua mano sulle mie che erano ancora salde in lui, cercando di darmi forza.
-Yui, sò che sei spaventata, ma non devi-.
-Come faccio a non esserlo- portai la testa in giù -E' più forte di me, stiamo per fare qualcosa di rischioso-.
Apollon si girò in modo che mi potesse guardare negli occhi.
-Lo so, anche io ho paura Yui. Ma vedi...dobbiamo farlo per Hades, per salvargli la vita.-.
-E se non ci riuscissimo?-.
-Ci riusciremo Yui, te lo prometto!-.
-Hai ragione- gli dissi mentre mi asciugavo una lacrime che mi era uscita per la paura.
-Coraggio, ora voglio vedere un sorriso. Sei o non sei la mia stellina felice?-.
Lo accontentai con un grosso sorriso così che lui si girò più tranquillo ora che vedeva che io stavo meglio.
Aveva ragione, non potevo farmi prendere adesso dalla paura, dovevo accettare il rischio e mettercela tutta me stessa per salvare Hades e per uccidere una volta per sempre Kronos.
Apollon riprese la mia mano domandandomi se ero pronta, e quando io acconsentì con la testa lui fece ripartire Pegaso che sorvolò sempre più vicino verso il viso del gigante.
Gli altri avevano visto il giovane in groppa al cavallo ma non avevano capito bene chi fosse quello dietro di lui.
-Ragazzi ma quella è Yui?-.
Tsukito si era fermato mentre cercava di capire se aveva indovinato.
-Si, credo sia lei. Ma cosa stanno facendo?-.
Proferì Balder abbastanza perplesso, mentre era intento a schivare i colpi di fuoco che Kronos lanciava. Per un momento Balder stava per essere colpito ma Loki gli aveva parato il colpo.
-Ragazzi non lasciatevi distrarre!-.
-Ma Loki guarda là!-.
Balder fece portare l'attenzione di Loki su di noi e ne restò confuso.
-Ma che cosa vogliono fare...sono impazziti!- urlò lui.
-Sono troppo vicini, Loki dobbiamo fermarli.-.
Aveva parlato Takeru, ma prima che Loki e lui potessero avvicinarsi verso di noi e Kronos, questi si fermarono di colpo non appena videro quello che era successo davanti ai loro occhi. Erano rimasti sconvolti.
Io e Apollon eravamo saltati da Pegaso per entrare dentro la bocca del gigante, sprofondando al suo interno.
Dionysus e Thor erano sconvolti, si erano fermati di fronte al mostro che stava ora ridendo per quello che aveva fatto a noi.
-Non posso crederci...-.
Loki aveva annunciato quelle parole ancora scioccato, ma poi i suoi occhi si erano infuocati di rabbia, andando verso Zeus per prendersela con lui -Perchè li hai lasciati andare, perchè Zeus!- aveva ringhiato contro di lui, mentre Balder e Takeru erano intenti a tenerlo.
-Calmati Loki- schiarì il preside con voce seria.
-Calmarmi? come faccio a calmarmi stupido padrone dei cie....ma io...-.
Per quanto Loki era arrabbiato non riusciva a dire frasi compiute, era accecato dalla rabbia ma anche dal dolore per aver visto il mio sacrificio.
Balder aveva capito che Loki faceva così per me, certo era dispiaciuto anche per Apollon e per Hades, ma sapeva che in parte era per via di me. Lo aveva capito che forse Loki poteva provava qualche interesse per me, da quando aveva visto tutta la scena che lui mi stava difendendo da Cotto.
E si....Balder aveva assistito nascosto dietro un angolo a ogni singola scene, aspettando il momento adatto in caso di pericolo.
-Padre che cosa sta succedendo? perchè Apollon e Yui hanno fatto una cosa simile?- aveva domandato Dionysus.
-Ho deciso io di farli andare.-.
-Che cosa!!!- dissero tutti insieme sconvolti.
-Ma perchè?-. 
Parlò Thor visto che nessuno aveva aperto bocca, anzi alcuni di loro parvero molto infuriati con Zeus, soprattutto Loki e Dionysus.
Zeus aveva spiegato parola per parola quello che io e Apollon eravamo destinati a fare, così i ragazzi capirono e si tranquillizzarono un po', anche se erano pur sempre preoccupati per noi dato che eravamo all'interno di quel gigante. Ora non potevano lasciarsi distrarre da questa cosa, dovevano nel frattempo continuare ad agire e attendere che quel mostro moriva internamente davanti ai loro occhi.

Buio.
Era questo che vedevano i miei occhi all'interno di quel mostro.
Io e Apollon eravamo convinti che una volta entrati al suo interno avremmo trovato organi o addirittura lava bollente, invece non era così, questo posto era completamente privo di luce, era sommerso solo di oscurità.
Ma se pure non si vedeva nulla noi riuscivamo a vederci, perchè Apollon dato che era trasformato nella sua forma originale aveva cominciato a brillare come il sole, donandomi quel poco di calore visto che qui faceva anche molto freddo.
-Ma dove siamo finiti Apollon?-.
-Non lo so stellina, qui è tutto molto strano- parlò mentre si incamminava senza sapere dove stava andando -Ma perchè è tutto buio?-.
-Ahhh è ridicolo, di questo passo non riusciremo mai a trovare Hades!-.
Portai le braccia conserte, irritata della questione.
Cominciammo a girovagare, ma per quanto ci sforzassimo di percorrere strade diverse, magari anche in cerca di una possibile luce, sembrava di camminare sempre e solo nello stesso identico punto da dove eravamo partiti prima.
-Ma stiamo scherzando!- mi accasciai per terra rassegnata -Siamo bloccati qui, stiamo girovagando inutilmente nell'oscurità da chi sa quanto tempo. Non ce la faccio più-.
-Coraggio stellina! non dobbiamo arrenderci.-.
Apollon mi sollevò da terra, tenendomi anche per un braccio. 
Vedeva il mio dispiacere, la mia mancanza di fiducia, il mio spavento, tutte cose che lo fecero preoccupare, temendo che io potessi impazzire. Anche lui stava per provare le mie stesse cose, perchè essere bloccati nel buio non poteva dare altro che sofferenza e confusione, la mancanza di capire o fare qualcosa.
-Kronos!!!-.
Apollon aveva urlato con tutta la sua forza il suo nome, mandando anche un forte bagliore di luce intorno al suo corpo. Io mi coprii gli occhi, urlando sul perchè stesse facendo così.
Per qualche secondo sembrava che la situazione era rimasta così come era, ma poi ci fu una forte raffica di vento intorno a noi, così che fummo obbligati a chiudere gli occhi entrambi.
Non appena li riaprimmo, lo scenario che avevamo prima intorno a noi era cambiato.
Stavolta sembrava di essere nel deserto, ma la sabbia che avevamo sotto i nostri piedi era di un rosso mattone, poi c'erano anche molte rocce sparse ovunque. Ma la cosa bizzarra di questo posto, era che intorno all'aria era presente un cielo dalle tonalità del tramonto, solo più scure. Era molto strano trovare queste cose, visto che eravamo dentro un mostro.
-Curioso non trovi?- dissi allibita, guardandomi da per tutto.
-Puoi dirlo forte, stellina.-.
Riprendemmo a camminare, ma stavolta più tranquilli dato che adesso potevamo vederci meglio.
Dove si trova....dove sei Hades.
Erano i nostri pensieri che parlavano mentre proseguivamo sulla sabbia che sembrava scottare ai nostri piedi. Cercavamo Hades, richiamandolo continuamente.
Ci fermammo stremati per la stanchezza, sedendoci per qualche secondo su delle rocce. Solo che io dopo qualche secondo mi rialzai, continuando a guardarmi intorno alla sua ricerca, ma cercando anche di non allontanarmi troppo per non perdere di vista Apollon.
Mi dovetti fermare di colpo, dopo che vidi in lontananza una figura messa in ginocchio.
All'inizio cercai di non avvicinarmi troppo dato che non potevo sapere cosa fosse, ma poi osservando meglio sgranai gli occhi di stupore.
-Hades!-.
Corsi da lui, mentre Hades aveva alzato lo sguardo scioccato nel vedere me e Apollon qui.
-Che cosa ci fate qui?- mormorò con voce distrutta, portando poi gli occhi per terra.
-Ma come cosa ci facciamo qui- gli dissi dubbiosa mentre mi portavo le braccia sui fianchi -Siamo venuti a salvarti!-.
Era strano....sembrava molto desolato della cosa.....
-Beh avete fatto male a venire. Adesso siamo bloccati tutti e tre qui.-.
-Ma che cosa stai dicendo Hades! sei forse impazzito per caso?.-.
Stavolta era stato Apollon a sgridarlo, visto che non gli piaceva il modo strafottente che stava avendo con noi. Lui sollevò la testa rabbioso.
-Ho sbagliato tutto! sono un incapace ma non lo capite?- ci urlò, anche se sembrava più a se stesso che a noi  -Dovevo portare a termine la battaglia, dovevo sconfiggerlo...ma invece ho fallito e questa spada ne è la conferma!-.
Hades lanciò la collana che aveva tenuto stretto nelle sue mani, per poi serrare i pugni e sbatterli per terra.
Per un momento lo guardammo entrambi tristi nel vederlo così, ma non aveva colpa. La colpa era solo mia perchè se avessi dato quella spada aperta tutto questo non sarebbe successo e Hades lo avrebbe già sconfitto.
Mi avvicinai nel punto dove Hades aveva lanciato la collana e la presi nelle mie mani, per poi avvicinarmi a lui e tendergli la mano sulla sua spalla. Lui si sollevò la testa guardandomi confuso.
-Non devi darti le colpe Hades, tu lo puoi ancora sconfiggere.-.
-Ma come? ho provato ad aprire quella maledetta spada ma non c'è stato il verso di farlo.-.
Per quelle parole gli feci un sorriso, così che lo lasciai nel dubbio, ma dopo il suo dubbio si trasformò in stupore nel vedere che io magicamente aveva portato alla grandezza naturale la spada d'argento.
-Zeus mi ha detto che solo io posso aprire e chiudere quella spada- parlai ma dopo chinai la testa sconvolta -Mi dispiace, se lo sapevo prima non ti avrei dato questo oggetto chiuso.-.
In quell'attimo Hades era rimasto impassibile per quello che aveva sentito, ma dopo sentì la sua mano appoggiarsi alla mia che era ancora sulla sua spalla.
Lo guardai, è per la prima volta gli vidi un sorriso felice nel suo volto.
-Non giustificarti come colpevole Yui, abbiamo fatto tutti degli sbagli.-.
Hades si sollevò da terra e poi tese la sua mano per farmi alzare, io la presi con un grosso ed enorme sorriso per le sue parole dolci. Aveva osato non infuriarsi, anche se la colpa era stata più mia che sua, e per questo gli ero grata.
Consegnai la spada nelle sue mani, tornando tutti e tre più determinati che mai.
-Sconfiggilo Hades, salva il mondo- lo istigai mentre lui annuì serio.
Ogni passo che facevamo era sempre più determinato che mai, impugnando a dovere la spada. 
Girammo a lungo in quel posto, ma ancora nessuna traccia del suo cuore. Hades stava perdendo la pazienza, continuava a chiamare Kronos ripetutamente nella speranza di un possibile segno di lui.
Ci prendemmo in pieno, che non appena lo chiamò per l'ultima volta una voce ci fece girare tutti e tre verso la stessa direzione, trovandoci Kronos nella sua forma normale.
Era strano trovarlo dentro se stesso, non sapevamo come era possibile tutto questo.
-Ciao figlio mio.-. 
Parlò con voce beffarda, a Hades gli venne solamente la nausea.
-E' giunta la tua fine, Kronos!- urlò Apollon serrando il pugno.
Kronos per quella affermazione fece una sonora risata divertito, cosa che ci fece disgustare e irritare entrambi.
Cominciò a fare piccoli passi verso di noi sicuro di se. Se pure Apollon e Hades fossero trasformati e lui era normale, sembrava non avere paura di loro.
Prima che potesse avvicinarsi oltre i limite Hades gli puntò la spada verso di lui, facendolo fermare di colpo. Kronos guardò quella spada e poi si fece serio.
-Non avevo dubbi che mi avresti puntato di rado quella spada- lo guardò intensamente -Ma la vera domanda è, sei in grado di farlo?-.
Hades lo guardò serio, mentre lui sembrava ridere sotto il naso per quello che gli disse, non aveva alcuna paura di quello che aveva proferito a suo figlio, diciamo che lo aveva preso per un codardo.
-Tsk...si vede che non mi conosci bene allora, Padre!-.
Non appena Hades fece il suo stesso sorriso beffardo, Kronos si lanciò infuriato contro di lui, sfoderando un raggio di luce rossa dalla mano. Hades lo schivò per poi andare dietro di lui e colpendolo nella schiena, facendolo finire su una roccia che si frantumò in mille pezzetti. Io mi dovetti coprire gli occhi con le mani, visto che dei piccoli pezzi mi erano arrivati di sopra.
Il Titano poi che aveva ricevuto quel forte colpo si era sollevato molto velocemente, facendosi spuntare dal nulla nelle mani anche lui una spada nera. Hades lo osservò scioccato perchè non sapeva fosse in grado di fare una cosa del genere, ma poi si posizionò per bene con la spada, puntata su di lui.
In quel momento cominciò fra loro due una battaglia con le spada. Le lame che si toccavano provocavano scintille molto luminose, facendo capire che quei colpi erano molto potenti.
Io e Apollon guardavamo concentratissimi ogni loro mossa, sperando che Hades lo colpisse nel punto mortale, ma Kronos non era stupido, perchè ogni volta che avvicinava la spada al suo petto quel Titano riusciva a pararlo per bene, sapeva che quell'arma era in grado di ucciderlo se lo avesse trafitto.
Avevo un enorme ansia pazzesca.
Non appena Hades ripuntò per la centesima volta l'arma al suo cuore, Kronos era stato così furbo che appena lui lo fece, egli con la mano libera generò velocemente un attacco in piena faccia sua, facendo finire Hades per terra.
Appena lo vidi per terra corsi contro di lui per vedere se non si fosse fatto niente, ma appena ero quasi vicino non mi accorsi che Kronos mi stava per lanciare un attacco ma che per fortuna non arrivò, visto che Apollon si era messo davanti me per parare con le braccia quel colpo.
A quel punto fu Apollon a sfidarsi contro di lui, ma per quanto cercava di mettercela tutta Kronos essendo più superiore a lui riusciva a non farsi sconfiggere tanto facilmente, tanto che Apollon si dovette fermare per la stanchezza dovuta a tutti quei colpi mandati all'aria. Kronos gli ferì il braccio con la spada e poi fece la stessa cosa come aveva fatto ad Hades, solo che lo colpì al petto.
Apollon cadde per terra, vicino ai miei piedi. Io mi chinai da lui tenendolo per la testa, toccandogli anche la parte dove Kronos lo aveva colpito. Aveva tutto il petto rosso e la ferita al braccio che gli aveva causato quella spada lo face sanguinare, tanto che lui stava urlando per il forte bruciore che aveva addosso. Era l'effetto di quell'arma.
-Sei un mostro!- gli urlai mentre mi stavano quasi per uscire le lacrime agli occhi.
-Io? si lo so, grazie per avermelo ricordato umana.-.
Ma mi prende in giro?
Il Titano si avvicinò verso di me con un viso che mi fece paura, tanto da spingermi ad alzarmi per indietreggiare, ma lui velocemente mi prese per il polso stringendomelo così forte da farmi urlare dal dolore, poi, mi spinse per terra facendomi slogare la caviglia.
Sembrava tutto finito, quel Titano ci aveva ridotto male, stavolta era la fine.
-Voi due mi siete solo d'intralcio per me- cominciò a dire puntando la mano su me e Apollon -Perciò, credo che una divinità e un'umana in meno su questo mondo non fa la differenza-.
Kronos stava per disintegrarci con i suoi poteri, ma prima che lo potesse fare sentì una strana aurea provenire da Hades, un'aurea molto superiore che andava crescendo man mano sempre di più.
Non appena il Titano si girò, vide Hades emanare una luce blu e nera sul suo corpo, l'occhio cominciò a brillare di un rosso molto acceso e quella spada si illuminò con lo stesso bagliore che emanava il Dio degli inferi.
-Ma cosa....-.
Kronos era rimasto confuso e sbalordito per quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi, però per la prima volta dentro di se si sentiva strano, aveva paura.
Come immaginavamo, Hades era ripartito all'attacco ma stavolta era come se la forza che aveva addosso era diventa molto superiore a prima, era più forte. Ogni colpo che concedeva a suo padre riusciva a mandare quel Titano sempre più nel pallone, rendendolo così confuso che non riusciva a percepire il momento adatto per colpirlo. Sfoderava la spada a vuoto, così che lentamente Kronos stava perdendo piano piano tutte le sue energia per la stanchezza.
Era duro a morire, se pure fosse stanco continuava ancora a reagire, tanto che dopo lunghi attimi di resistenza Hades riuscì a levargli quella spada e a distruggergliela, così che lui dovette darsela alla fuga, volando a fatica con tutta la velocità che poteva mettere. Ma era inutile, perchè dovunque lui andava Hades gli spuntava di davanti, sorprendendolo.
Hades lo colpì con una specie di spirale nero che fece uscire dalla sua arma originale, mandando quel Titano per terra, stavolta completamente privo di forze.
Scese al suolo, mettendosi proprio davanti a lui con la spada puntata al cuore.
-Stavolta credo sia arrivata la mia fine.-.
Proferì Kronos con uno sguardo che non lasciava intendere molto, ormai aveva capito come doveva finire. Era stato molto stupido ad ingerirci perchè sapeva perfettamente quello che sarebbe successo, e poi nella sua forma normale era così debole.
-Sapevi che questo giorno prima o poi sarebbe arrivato...- gli rispose lui con il volto serio.
-Di tutti i miei figli, dubitavo fortemente che saresti stato tu Hades. Ero convinto di Zeus.-.
-Beh...hai inteso male.-.
Finì di dire per poi a sangue freddo perforare con la lama il cuore di Kronos, uccidendolo.
Ce l'aveva fatta, finalmente quel mostro era morto. 
Hades si avvicinò verso di noi, aiutando a sollevare da terra Apollon, e poi me.
-E' finita! Hades ce l'hai fatta- dissi con occhi pieni di felicità per lui.
-Sei stato grande, Hades!-.
Apollon gli fece un grosso sorriso che Hades ne fu felice nel vedere che io e lui stavamo bene.
-Il merito è anche vostro- schiarì lui - Se non fosse stato per voi, per aver avuto il coraggio di venirmi a salvare, sono sicuro che sarebbe finita male.-.
-Ma la nostra stellina è stata la più coraggiosa di tutti- mi sorrise Apollon.
-Lo penso anche io.-.
I ragazzi mi fecero rendere entusiasta per le loro parole, tanto da farmi uscire lacrime per la gioia che avevo per loro. 
Ultimamente stavo piangendo un po' troppo, ma ne valeva la pena.
Durante questi piccoli momenti di gioia e di pace, il finto cielo arancione sopra le nostre teste sembrò cambiare, facendosi più rosso, la sabbia cominciò a volare via per delle raffiche di vento che si stavano formando qui intorno a noi. Kronos era sparito, lasciando una folta nebbia bianca intorno a lui.
Io e i ragazzi ci voltammo da entrambe le parti, cercando ci capire cosa stava succedendo intorno a noi, finchè una grossa e luminosa luce bianca si fece spazio tra quel cielo rosso e il vento ci fece volare verso quella luce bianca, che man mano che salivamo sempre più su si faceva di un bellissimo azzurro.
Avevo chiuso gli occhi non sapendo quello che stava accadendo intorno a me, ma quando li riaprii vidi di fronte a me un vero e proprio cielo.
Finalmente eravamo usciti dalla bocca del gigante, che questo poi sparì di colpo davanti a tutti le altre Divinità, lasciando solamente per aria della polvere nera.
Loki corse su nel cielo per prendermi al volo, finendo tra le sue braccia, mentre Apollon venne preso da Takeru, e Hades sorretto da Dionysus e Thor.
Una volta che i ragazzi ci misero al suolo, questi sembravano non distoglierci lo sguardo da noi. C'è chi era sorpreso, altri chi sorrideva per la felicità che eravamo salvi. Erano rimasti tutti a bocca aperta, non riuscivano a dire nulla.       Solo Dionysus poi azzardò a rompere  il silenzio.
-Ehh..ma siamo sicuri che se ne sia andato? no lo dico perchè sono stanco, ora voglio solo dormire.-.
-Ma tu pensi sempre a dormire!?- borbottò Takeru.
Ridemmo tutti nel vedere la grande pigrizia che aveva quella Divinità, pensava solamente a dormire in un momento come questo, però poi rise anche lui di se stesso.
-Perciò è finita? Kronos è sparito per sempre?- domandò Balder.
-Si! è tutto finito, abbiamo vinto.-.
Risposi sollevata per poi andare da Hades ed abbracciarlo ancora una volta.
Ero così felice che lui ci aveva salvato.
Hades per un momento lo avevo lasciato sorpreso per quella mia reazione, ma poi ricambiò volentieri anche lui quell'abbraccio. 
Così forte e vero. Così pieno di felicità e di gratitudine nel essere riuscito nel suo intento a salvare non solo noi, ma anche se stesso da tutte quelle preoccupazione e da quel passato che per anni lo aveva tormentato.
Non si sentiva più solo un mostro degli inferi, adesso era cambiato, era diventato più forte di prima. 
Ma anche se lui continuava a dirmi che il merito era solo mio, io non mi giustificavo come la fonte della sua salvezza, perchè per me lui è sempre stato una Divinità forte. 
Tutti loro sono per me delle Divinità molto forti e potenti, nessuno escluso.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23- Ultimi attimi di felicità ***


Kronos era morto e la scuola era ritornata nel suo stato attuale, anche se ancora c'era qualcosa da riparare. Zeus praticamente aveva cercato di rendere altrettanto meglio questo posto che prima era ricoperto solo da macerie e di polvere. 
Da un momento all'altro sarebbero arrivati i nostri genitori per venire a prendere quei pochi studenti rimasti nell'accademia, compresi i miei.
Li stavo attendendo, ma nel frattempo volevo assolutamente salutare tutti i ragazzi dato che loro vivevano già in questa scuola, non li avrei rivisti per un paio di mesi.
Il primo anno era finito, perciò dovevo solo aspettare il prossimo per poterli rivedere, ma nell'attesa mi sarei presa anche una enorme vacanza insieme ai miei splendidi genitori.
Chiusi la valigia per poi dirigermi con Hikari verso l'esterno del edificio dove avremmo aspettato i nostri. I genitori della mia amica erano già arrivati così la salutai per poi dirigermi verso il dormitorio dei ragazzi, sicuramente li avrei trovati li.
Proprio come pensavo, di fronte al cancello della loro dimore c'erano Dyonisus, Thor e Hades che stavano cercando di tenere a bada diverse ragazze, intente a salutare le Divinità.
La maggior parte di loro era soprattutto per Hades, visto che era colui che aveva salvato il mondo dai Titani. Non si staccavano di dosso da lui, oramai sembravano non avere alcun timore dato che prima tutti lo evitavano proprio per la sua solitudine e il suo viso sempre serio e misterioso.
-Ciao ragazzi!- li salutai allegramente.
-Ehi..felice di vederti ancora qui Yui-.
Dionysus si scostò di sopra la maggior parte delle ragazze per poi avvicinarsi a me.
Anche gli altri fecero la stessa cosa, lasciando quelle ragazze piene di gelosia alla quale io mi dovetti tenere in guardia, visto che sembravano distruggermi con un solo sguardo.
-Ma non sei ancora partita?-.
-Se sono qui davanti a te, direi di no Thor!- risi per la buffa domanda che mi fece, mentre lui si sentì uno stupido per avermelo detto -Comunque sono venuta qui per salutarvi, tra poco verranno io miei e dovrei andare.-.
-Si, lo sappiamo- pronunciò Hades un po' dispiaciuto per la cosa.
-Sai, sarà molto strano senza te qui...adesso con chi mi divertirò a stuzzicare Loki!-.
Dionysus fece la faccia da cucciolo alla quale io non resistetti per non abbracciarlo.
-Aspetta un secondo! quindi tutti quei scherzi che ogni volta fanno a me e Loki sarebbero per causa vostra???- parlò Thor, inarcando un sopracciglio e guardandoci di sottecchi.
-Ehh..di cosa stavamo parlando Yui?-.
-Non lo so Dionysus..-.
Io e lui cambiammo subito discorso ridendo sotto il naso, lasciando il ragazzo dai capelli verdi perplesso.
-Mi appoggio a quello che ha detto Dionysus, sarà molto strano stare qui senza di te-.
Hades si era avvicinato con un sorriso, mentre io lo abbracciai così forte, mi sarebbe mancato molto, anche se erano solo tre mesi di vacanza per me era un'eternità infinita.
Una volta salutati tutti e tre domandai dove si trovavano gli altri. Hades aveva detto di aver visto Tsukito nel loro giardino, così mi precipitai subito lì.
Appena arrivai a destinazione mi girai la testa da tutte le parti alla sua ricerca, ma stranamente non lo trovavo. Quando rassegnata stavo per girare un angolo della casa, mi accorsi di una figura dalla testa rosea accovacciata per terra in ginocchio, intento a curiosare tra i cespugli posti vicino alle pareti della casa.
-Tsukito! ma cosa stai facendo?-.
Il Dio della luna non appena sentì la mia voce sorpresa, si sollevò il busto sempre rimanendo in ginocchio di fronte a me. La sua solita espressione non lasciava intendere molto su quello che era intento a fare, ma non ci volle molto finchè non ricevetti una sua risposta quando mi prese dolcemente la mano.

"Oh no...ma cosa vuole fare...perchè questo gesto...così sembra una dichiarazione..."

Arrossì di colpo, in questo secondo l'imbarazzo mi stava mangiando viva per quello che aveva fatto. Se a quest'ora sarebbe passato di qui qualche umano mi avrebbe sterminata.
-Tsukito..non starai pensando di...-.
-Yui...- cominciò a parlare con voce molto profonda, mentre la mia agitazione stava salendo sempre di più -Io......ho perso Usamaro!-.
Mi bloccai come una scema, mentre lui aveva abbassato la testa sconvolto.
-Fiuuu..per un momento ho creduto che...-.
-Hai creduto cosa?- storse la testa da un lato curioso.
-Niente, lascia perdere, non importa-.
Risi per cambiare discorso, anche se lui sembrava rimanere ancora curioso da ciò.
-Ah eccoti qui!-.
Era stata la voce roca di Takeru a rompere, per mia fortuna, quel momento imbarazzante che si era creato tra me e Tsukito.
Takeru si avvicinò con sguardo rabbioso verso il fratello, per poi consegnare nelle sue mani il coniglietto Usamaro. Tsukito ritornò subito felice.
-Ma dove lo hai trovato fratello? era tutto il giorno che lo cercavo-.
-Lo trovato che girovagava per i corridoi della casa, al secondo piano-.
-Ah...meno male, grazie Takeru!-.
-Si..si, ora vallo a mettere in gabbia prima che ti scappi di nuovo tra le mani.-.
Tsukito sorrise e il fratello sembrò ricambiare, se pure sapeva che era sbadato e che perdeva sempre il coniglietto facendo così infuriare l'altro, Takeru gli voleva sempre bene. 
Adoravo il loro rapporto che avevano entrambi, diversi di carattere ma legati da un grande affetto e amore fraterno.
Tsukito si mise a sorridere mentre accarezzava Usamaro sulla testa, mentre l'altro fratello facendoci caso solo ora che io per tutto quel tempo ero rimasta qui a guardarli, puntò i suoi occhi su di me guardandomi di sottecchi.
-Tsk...ehh tu, che cosa hai da guardare con quella faccia da pesce lesso? ma non dovevi partire?- sputò amaramente, mettendosi in posa come di uno vincente.
-Ma lo sai che sei proprio antipatico!-.
-Si lo so, non c'è bisogno che me lo ricordi- incrociò le braccia al petto -Comunque ancora non te ne vai? mi faresti un grosso favore nullità!-.
Era odioso quando faceva così, ma sono sicura che sotto sotto stava fingendo questo terribile modo strafottente che mostrava, il suo era solo orgoglio.
-Fratello non essere così rude, Yui è venuta per.....- si fermò puntando quei occhi semi freddi su di me -Aspetta...come mai sei venuta qui Yui?-.
Se la mia faccia era rabbiosa per gli insulti di Takeru, Tsukito era riuscito nel suo intento a farmela trasformare in una da ebete, facendomi scordare completamente il mio dovere su quello che ero venuta a fare.
Mi ricomposi per poi tornare in me stessa.
-Ero venuta per salutarvi, ma saluto solo te visto che qui non sono gradita da qualcuno.-.
Mi avvicinai al Dio della luna per abbracciarlo affettuosamente, mi sarebbe mancato quel suo modo lunatico che si ritrovava, per gli altri poteva sembrare strambo ma a me piaceva così come era. 
In quel abbraccio non avevo potuto non notare lo sguardo di Takeru che lo avevo lasciato di sasso per quelle mie parole. Diciamo che lo avevo fatto anche apposta, perchè ero sicura che in verità lui non pensava veramente quelle cose su di me.
Una volta staccata da quell'abbraccio feci per andarmene, dando le spalle ai due, ma una mano mi prese il braccio facendomi girare e trovarmi di davanti Takeru.
-Yui...guarda che io stavo solo sc...-.
Non lo feci finire che abbracciai saldamente anche lui, lasciandolo pietrificato dal mio strano comportamento che avevo avuto dopo quello che lui mi aveva detto.
-Lo sapevo che non lo pensavi seriamente quelle cose.-.
Takeru rise felice, per poi ricambiare anche esso il mio saluto. 
Ehh si...mi sarebbe mancato anche lui, quel suo modo arrogante e beffardo carattere che era solo mascherato per non mostrare in verità la sua dolcezza che aveva dentro di se.
Dopo aver salutato i due fratelli andai dall'altro lato della casa dove Takeru mi aveva detto di aver visto Loki sonnecchiare proprio li. Avevo una certa insicurezza, per dirla meglio timidezza, nel doverlo salutare visto che ultimamente era rimasta ancora aperta la questione "bacio" che lui stava per darmi quella volta. Mentre poi mi era capitato diverse volta di vedere uno strano comportato in lui verso di me, ultimamente sembrava sempre difendermi, è ogni momento che avevo passato con Loki prima della battaglia lo avevo sorpreso a guardarmi in un modo indescrivibile.
Appena girai l'angolo non c'era alcuna sua traccia.
-Strano, e pure Takeru mi ha detto che...-.
Qualcosa, o per dirla meglio qualcuno, mi era spuntato di davanti cadendo da un albero, facendomi sussultare dallo spavento.
-Loki! ma vuoi farmi venire un infarto!- urlai mettendomi la mano al cuore.
-L'idea era proprio quella gattina.-.
-Davvero spiritoso.....-.
Rise, uscendomi come al suo solito la lingua in una smorfia buffa.
Non so perchè ma per quelle sue gesta e quel suo modo molto infantile, io lo trovavo davvero buffo e carino.

"Carino?...ma cosa vado a pensare adesso?....."

Ecco, adesso ero più che sicura che il mio viso era paonazzo. Io non lo potevo vedere ma dal modo in cui Loki mi guardava, decisamente malizioso, potevo dedurre che era così.
-Come mai sei diventata rossa?- disse mentre cominciava ad avanzare verso di me in modo calmo e tranquillo -Cosa c'è? ti faccio paura per caso?-.
Da quella domanda gli avrei sicuramente risposto di si visto come si stava comportando, ma in questo momento ero troppo impegnata a indietreggiare sempre di più, mentre lui avanzava con il suo solito sguardo provocatorio e beffardo.
Purtroppo non potei più indietreggiare visto che adesso mi ritrovavo con le spalle al muro della casata divina, ma non potevo neanche andare di lato dato che Loki aveva barrato la mia strada con le sue braccia portate nei miei lati, vicino alla testa.
Mi ricordava molto quella scena della biblioteca.
-Non hai risposto alla mia domanda Yui.-.
-Quu...quale do...manda?-.
-Hai paura di me?-.
-No..è solo che...questa vicinanza mi mette molto a disagio.-.
Proferii, portando lo sguardo altrove. Guardarlo troppo, soprattutto nei suoi bellissimi occhi chiari mi metteva in agitazione.
-Come mai?- mi fece una seconda domanda, ma stranamente poi cambiò discorso dicendomi una cosa rendendomi ancora più devastante -Sai, se devo essere sincero, mi mancherai. Vorrei che non te ne andassi.-.
-D..davvero?- alzai lo sguardo sorpresa.
Loki annuì di si con la testa, facendomi poi un sorriso sincero che io non resistetti nel fargliene uno anch'io.
-Se devo essere sincera pure io, direi che mi mancheresti anche tu.-.
Glielo dissi, senza farci troppo giri di parole, volevo essere sincera con lui.
Loki per un momento mi scrutò fisso senza riuscire a capire cosa stava pensando di me. Avrei tanto voluto saper leggere nella mente per sapere cosa si stava dicendo in quel preciso secondo nella sua testa, ma era solo un sogno irrealizzabile.
Divenni ancora più rossa in viso perchè i suoi occhi non volevano staccarsi da me, solo dopo non li vidi più, li aveva chiusi, ma per un solo motivo.
Loki aveva lasciato le mani dalle pareti per prendere con delicatezza il mio viso e poggiare le sue labbra su di me.
Avevo sgranato gli occhi, ma poi non resistetti e li chiusi anche io, lasciandomi trasportare da quel meraviglioso e caloroso bacio che il Dio delle malefatte mi stava concedendo.Non era finito, era vero e proprio, lo capivo dal modo in cui ci stavamo lasciando trasportare. 
Quel bacio era iniziato tranquillo, ma stava diventando meno cauto, molto più deciso e passionale.
Purtroppo poi si fermò, lo vidi staccarsi da me ritornando a fissarmi serio ma anche con un piccolo sorriso. Non capii per quale motivo lo fece.
-Ehi stellina!-.
La voce solare di Apollon mi fece girare, ritrovando sia lui che Balder venire verso di noi.
Adesso ne capii il motivo per quale si fosse staccato, Loki mi aveva per un secondo guardato, leggendo nel suo sguardo che non dovevo dire niente su quello che era successo tra me e lui.
-Ragazzi sono felice di vedervi.-.
-Siamo venuti a salutarti, Thor mi ha detto che ci cercavi perchè devi partire- disse Balder.
-Ehi si, devo passare un po' di tempo anche con i miei-.
Mal grado mi dispiaceva lasciarli, non potevo restare qui, anche i miei mi mancavano molto.
-Ci mancherai Yui-.
-Anche tu Balder, ma non dovete essere tristi, alla fine sto via solo il tempo delle vacanze. Poi tornerò di nuovo.-.
Mormorai felicemente, sperando di riuscire a rallegrarli un poco visto che erano molto tristi per la mia partenza.
-Non vedremo l'ora Yui-.
Era stato Loki a parlare, ma nel modo in cui l'aveva pronunciato con quel suo solito sorrisino nascosto, mi aveva fatto capire che anche se stava parlando in plurale mettendo i suoi amici, in realtà era riferito di più a se stesso. 
Gli risi anche io sotto il naso, lasciando i due confusi sul perchè io e Loki ci lanciavamo continuamente questi piccoli sorrisi.
-Ci siamo persi qualcosa ragazzi? perchè ridete?-.
 Apollon mise la mano sulla mia spalla facendomi riportare alla realtà, mentre Loki aveva scosso la testa girandosi dall'altra parte imbarazzato, ma questa cosa non sfuggì al Dio della luce.
-Ehi no Apollon, niente di che, ma ora credo che debba andare.-.
Li congedai con la mia risposta. 
Balder mi abbracciò forte a se, poi era volta di Loki che immersa nel suo abbraccio mi faceva provare anche un senso di malinconia perchè mi sarebbe mancato, se potessi resterei ore così abbracciato con lui. Mentre poi era la volta di Apollon nella quale disse di volermi accompagnare al cancello d'uscita della scuola.
Apollon aveva proposto ai due se volevano venire ma Loki aveva detto che non poteva, sicuramente perchè si sarebbe sentito triste anche lui nel vedermi andare via, mentre Balder aveva deciso di fare compagnia al rosso.
Cominciammo a camminare ma prima che potessi svoltare l'angolo diedi un ultimo sguardo a Loki, regalandoci entrambi l'ultimo sorriso, anche se nelle nostre teste ci stavamo dicendo che non vedevamo l'ora di rivederci.
Durante il cammino per arrivare al cancello, io e Apollon avevamo camminato tenendoci per mano. Non era stato un gesto amoroso quello nostro, come molte persone ci stavano scrutando e si stavano già facendo mille film mentali, in nostro era per l'affetto di amicizia che provavo per lui, come provava anche essi la stessa cosa nei miei confronti.
Arrivammo vicino al cancello dove vidi dietro quelle sbarre i miei, presi dalla gioia nel vedermi, soprattutto mia madre.
-Allora, ci si vede presto stellina- mi disse lui facendomi un grosso sorriso.
-Già...ci si vede Apollon.-.
Lo avevo quasi mormorato per il dispiacere che avevo. Apollon lo capì così che mi prese e mi abbracciò tirandomi a se e stringendomi molto forte, facendomi sentire un po' meno triste. 
Lui era stato la prima Divinità nella quale io avevo parlato, ed era stato anche il primo ad aver stretto subito un rapporto di amicizia molto forte, perciò mi era difficile staccarmi anche da lui.
Purtoppo lo dovetti fare, per poi dargli le spalle e varcare il cancello, facendomi sommergere stavolta dalle braccia calorose e amorose dei miei genitori.
Mi girai per l'ultima volta, osservando la scuola e Apollon che mi salutava con la mano vicino al cancello, per poi salire in macchina così che mio padre la fece partire.
E man mano che la macchina si andava allontanando, io tenevo lo sguardo puntato sul finestrino dove ammiravo quella scuola, finchè si faceva sempre più piccola e lontana. 
Quella era la mia seconda casa dove avevo affrontato diverse difficoltà, superato grandi battaglie, ma soprattutto, dove avevo conosciuto delle persone davvero straordinari e speciali per me.
Delle Divinità che non mi sarei mai aspettata in tutta la mia vita di affezionarmi così tanto a loro.
Quelle Divinità davvero importati che hanno reso la mia vita, rendendola indimenticabile.



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