Proposte II

di vaniglia_lovefantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Casa Szilard-Schlaffen, 7:30, lunedì

Allungo una mano per afferrare il cellulare, e una volta spenta la sveglia noto con orrore l'ora.

" Merda! La scuola... "

So che sembra strana una sveglia alle 7:30 se le lezioni iniziano alle 8 e la scuola dista mezz'ora da casa, ma come ho appena dimostrato ne ho bisogno dato che tendo a non sentire quella delle 7, delle 7:05 e così via.
Velocemente mi alzo e afferro una maglietta a caso, un paio di jeans, l'intimo, e mi corro in bagno. Ormai ho spinto le mie doti multitasking al limite, riuscendo a pettinarmi mentre lavo i denti. Mi cambio velocemente ed esco mentre sto ancora infilando la maglietta, prendo un paio di ballerine dall'angolo dove le avevo buttate ieri e lo zaino, per poi uscire dalla stanza e scendere le scale di corsa.

«Ciao mamma!» saluto mia madre al volo infilando lo zaino in spalla con ancora le scarpe in mano.

«Buona giornata Eva! Ricorda che oggi ci sono zia Lidja e zia Chloe a cena!» mi urla, ma mi limito a schizzare verso la macchina. Quel cretino del mio gemello non mi aspetta mai, e normalmente lo devo inseguire, ma oggi sono fortunata e sta ancora avviando il motore.

«Muoviti o faremo tardi.» questo è il suo buongiorno mentre entro in macchina e mi allaccio la cintura, per poi infilare le scarpe. Fortunatamente c'è il prato e non la ghiaia sulla strada veloce fra la macchina e la porta.

«Buongiorno anche a te Andrea» rispondo ironica sbuffando mentre parte. Apro il vano porta oggetti e tiro fuori un deodorante liquido, che spruzzo aprendo il finestrino.

«Buongiorno un corno. Sono le 7:35, com'è possibile che tu non senta mai la sveglia!?» è seriamente arrabbiato, probabilmente ha perso un appuntamento. Ripongo il deodorante e tiro fuori il mascara, il correttore, il gloss e la matita per occhi che applico con l'aiuto dello specchietto all'interno dell'aletta parasole. Ormai gli ho monopolizzato la macchina.

«Che c'è, hai tardato con la ragazza di turno fratellino?» lo prendo in giro, sapendo che questa cosa lo fa arrabbiare. So che in realtà lui cambia una ragazza al giorno per non pensare a Effi, ma onestamente la considero una cosa stupida. Anche lei è innamorata di lui da anni, non capisco perché non se lo dicano e basta.

«Veramente mi aspettava Federico, dovevamo ripassare insieme francese per il compito che abbiamo in terza ora, ma ovviamente mi hai fatto tardare» sbuffa fissando la strada, per poi accendere la radio per ascoltare le notizie di oggi. È una cosa che ci ha trasmesso nostro padre, considera importante tenersi informati su ciò che succede nel mondo.

«Capisco... io ho la Cristofori in prima ora, quindi non mi va meglio» Susanna Cristofori è la mia insegnante di matematica, materia per cui non sono molto portata. Non a caso ho scelto il liceo classico. Le lettere sono la mia passione, dei numeri non so che farmene.
Andrea, invece, frequenta la sezione linguistica insieme a Federico, figlio di zia Lidja e zio Ewan. Siamo tutti e tre in quinto dato che Fede è riuscito ad andare un anno avanti. Un'altra cosa anomala è il fatto che il loro insegnante di conversazione tedesca sia mio padre, nonostante normalmente non si mettano genitori e figli nella stessa classe. Il fatto che ci sia solo un insegnante di tedesco madrelingua in tutta la scuola probabilmente aiuta.
Scendiamo entrambi dalla macchina dopo un discutibile parcheggio di Andrea, e io praticamente mi fiondo in classe, cercando di non fare rumore.
La Cristofori sta scrivendo qualcosa alla lavagna, e da le spalle alla classe. Appena chiudo la porta con tutta la delicatezza possibile parla.

«Sono felice che ci abbia finalmente degnato della sua presenza signorina Szilard. Peccato che siano le 8:11, e perciò è in ritardo. Entri nuovamente alle 9, intanto si può accomodare in vicepresidenza.» non mi guarda per l'intera durata del suo breve discorso. Sbuffo sonoramente sedendomi al mio solito banco, il secondo a destra nella fila di mezzo, ignorandola.

«È diventata anche sorda? Esca immediatamente.» si volta a guardarmi con il solito cipiglio severo.

«L'orologio che fa fede è quello della scuola, e le assicuro che segnava le 8:09 quando sono entrata, perciò sono autorizzata a sedermi al mio banco e ascoltare la lezione» so che non sa come rispondere, anche perché sa che ho ragione, perciò si limita ad incenerirmi con lo sguardo e continuare la lezione.

***

«...e poi mi ha messo un misero otto perché secondo lui ho sbagliato la data di nascita di Napoleone. Era giusta! E poi un otto in storia! Ti rendi conto!?» sono cinque minuti che Effi si lamenta dell'interrogazione, e non ce la faccio più.

«Dai Effi, hai la media del nove, male che va avrai otto e qualcosa che verrà arrotondato a nove, su!» finisco il mio panino al prosciutto del bar e mi sistemo sul gradino. La vedo arrossire leggermente e capisco che ha visto mio fratello arrivare.

«Ciao Andrea» lo saluto quando mi arriva alle spalle, per poi girarmi.

«Buongiorno ragazze.» rivolge un sorriso a Effi e poi si gira verso di me «Come sapevi che ero io?» nel frattempo si sistema fra di noi facendo un paio di cenni a un gruppo più in fondo.

«Ho avvertito la tua stupidità ovviamente» ridacchio mentre mi guarda male, vedendo arrivare Federico.

«Ciao Fede! Come va?» lo saluta Effi sorridendo, facendogli segno di sistemarsi accanto a lei.

«Due ore di tedesco! Vostro padre ci ha uccisi, che aveva oggi?» ci guarda male come se fosse colpa nostra.

«Non sa che regalare alla mamma per il suo compleanno, e Fabio Szilard non ama chiedere aiuto come sapete» alzo gli occhi al cielo, perché papà sa perfettamente che ci metterei un secondo per risolvergli il problema.

«Capisco... se non altro mi ha messo sette e mezzo» sorride soddisfatto scartando il suo panino con la nutella.

«Il solito secchione...» sbuffa ridacchiando Andrea, girandosi poi verso di me «...piuttosto, cosa regaliamo alla mamma?» mi guarda con sguardo disperato, che a me fa ridere onestamente.

«Noi...» e mi indico con uno sguardo rassegnato nei suoi confronti «...le abbiamo comprato una prima edizione di un libro di mitologia azteca, le serviva per il prossimo romanzo...»

«E come l'hai trovato?» Federico mi guarda strabuzzando gli occhi.
«Zio Karl ovviamente. Sono abbastanza rari, ma lui ne ha trovata una copia a un prezzo ragionevole.» appena finisco la frase suona la campanella, annunciando la fine dell'intervallo.

«Si torna in classe...»

***

Appena arrivata a casa mi dirigo in cucina, dove so che troverò la mamma.

«Ciao mamma, com'è andata la giornata?» la saluto sedendomi a tavola sorridendole.

«Ho fatto le solite cose, e tu?»

«Una noia infinita... oggi papà non c'è, vero?» le chiedo addentando una forchettata di insalata.

«Ha i colloqui pomeridiani, torna stasera tardi. Questo vuol dire che possiamo andare a fare una bella passeggiata nel bosco! Quindi sbrigati a mangiare che andiamo» ogni volta che possiamo io e la mamma andiamo nel bosco a camminare.

Finisco la mia insalata di pollo e corro a cambiarmi le scarpe, mettendo un paio di scarponi più adatti adatti al bosco.
Appena finito scendo al piano di sotto con la giacca in mano.

«Andiamo?» mi chiede la mamma prendendomi sottobraccio. Annuisco e ci avviamo per il bosco.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


~Capitolo uno~

Stavamo passeggiando da circa mezz'ora nel fitto bosco vicino al lago: alcuni alberi iniziavano già a perdere il loro fitto fogliame per lasciare il posto ai rami spogli su cui erano posati nella stagione passata, i primi colchicum violastri iniziavano a fiorire. Ad ogni nostro passo le foglie scricchiolavano rumorosamente e si udiva in lontananza il richiamo chiassoso dei cormorani, ma a parte ciò il silenzio regnava in quel luogo dedito alla riflessione e all'osservazione... Finché non decisi di rovinarlo.

- Mamma, tu e papà ci avete spesso raccontato le vostre avventure giovanili, in particolare dei periodi della guerra contro Nidhoggr e Ofnir... -

- Ah, che ricordi! - mi interruppe lei sospirando.

- Mamma, non ho ancora finito! - sorrisi per nascondere il tono contrariato.

- Si, scusami. Dicevi? -

- Ebbene, non ho mai capito perché avete deciso di gettare nel lago le armi datevi dai draghi? -

- Perché eravamo sicuri che non ne avremmo avuto più bisogno. -

- Ma non ha senso! Chi vi assicurava che non ci fosse qualcun altro al servizio di Nidhoggr? O che ci fossero in realtà altri suoi seguaci, ancora ignoranti delle loro origini? -

- Nessuno ma ormai i draghi ci avevano lasciato soltanto il loro ricordo, non erano più dentro di noi. Se ci fossero stati dei nemici in quel periodo, loro sarebbero rimasti con noi; invece sono tornati a Draconia.-

Eravamo ormai arrivate sulle sponde sabbiose dello scuro lago. Nel cercare di capire, non mi ero accorta dello scorrere veloce del paesaggio attorno a me. Mia madre mi guidò sotto le fronde ombrose di un olmo imponente, facendomi segno di sedere sull'erba. Mi imitò poco dopo. Il sole batteva piuttosto forte sul lago, mandando gruppi di luce accecanti soltanto al centro del lago.

-Immagino stia vedendo anche tu quegli incredibili riflessi solari in mezzo alle acque.- esordì mia madre dopo aver osservato il paesaggio mozzafiato per vari minuti in silenzio.

Annuii, ancora insoddisfatta delle risposte ricevute prima; ma tanto ormai aveva modificato in parte l'argomento della nostra chiacchierata, quindi tanto valeva protestare.

-Ebbene, essi sono dovuti al famoso tempio di Lung di cui vi abbiamo spesso parlato.-

-E per quale motivo? Per il materiale di cui è fatto o forse per lo strato di potere benevolo che lo avvolge? -

-Ehm..- un colpo di tosse. -Scusate l'interruzione, ma voi per caso abitate qui in zona? -, disse una voce alle nostre spalle.

Era un ragazzo piuttosto alto, dai capelli color pece e gli occhi blu: indossava una semplice polo nera con sopra una felpa grigia con la cerniera e dei jeans scoloriti. Nonostante l'abbigliamento fosse casual, appariva sicuro di sé e quasi maturo forse grazie a quel suo sguardo fiero ma sfuggente. Doveva avere sì e no venti anni, o comunque giù di lì, ma non potevo esserne sicura vista la distanza che ci separava. Quando si avvicinò cautamente, potei accertarmene: avevo ragione.

-Sì, abitiamo non molto lontano da qui. Perché le interessa?- rispose guardinga mia madre: col tempo era diventata molto protettiva nei confronti dei suoi figli, me inclusa.

-Volevo soltanto sapere se è un buon posto in cui andare a vivere: ho trovato una villetta carina in vendita non molto distante da qui e sono leggermente indeciso. - rispose l'uomo grattandosi la nuca e sorridendo imbarazzato.

-Oh si, posso tranquillamente confermarle che questa zona è davvero magnifica.- Mia madre sorrise.

-Se si odiano i rumori della città, lo smog, si ama stare da soli o si è dei single depressi...- aggiunsi io acida. Non capii il perché del mio tono scontroso, visto che l'uomo sconosciuto (non si era ancora presentato!) aveva un'aria piuttosto simpatica, eppure in lui qualcosa risvegliava in me spiacevoli sensazioni.

Di rimando lui scoppiò a ridere. -E' davvero simpatica, signorina..-

-Signorina "Non le rispondo se lei per primo non risponde per sé stesso alla sua stessa domanda" .-

-Sono Mirphak, piacere!- esclamò allegro allungando la mano.

Feci per stringerla, anche se solo per buona educazione, eppure una scossa elettrica allo sfiorarsi dei nostri palmi me lo impedì. Alzai di scatto gli occhi, incontrando i suoi blu zaffiro: erano piuttosto scioccati.

-Io sono Eva e questa è mia madre, Sofia Szilard.- indicai mia madre che strinse la mano del ragazzo con parecchia tenacia.

-Molto piacere.- disse lui.

-Che ne dice se facciamo due passi assieme così da mostrarle tutti i pregi di questa area splendida e magari dei suoi futuri vicini?- chiese mia madre cordialmente.

In quel momento odiai il suo lato dolce e anche Mirphak, il quale ovviamente accettò con piacere l'invito. Camminammo per un po': lui ci raccontò qualcosa di lui e della sua vita, di dove aveva studiato e dove aveva vissuto, che aveva bisogno di trasferirsi per motivi di lavoro e qualche aneddoto assurdo sulle sue avventure con il suo amico d'infanzia e della sua lucertola Olly domestica. L'unica cosa che abitava la mia testa era: "Ma cosa interessa a noi se hai provato ad assaggiare le mosche da bambino imitando Olly? Perché non ti sei strozzato a quei tempi? ". Per fortuna adesso eravamo davanti al cancello di ferro della nostra villa e non lo avrei mai più rivisto: o perlomeno se avessi dovuto scegliere io di vederlo ancora oppure no.

-Vuoi per caso fermarti a prendere un caffè o una tazza di thè in casa? Così ti presento mio marito e gli altri miei cari figli. Stia tranquillo: gli altri due sono più simpatici!- lo invitò mia madre, scoccandomi poi un'occhiata di rimprovero.

Effettivamente durante il tragitto non avevo parlato granché, ma quando lo avevo fatto ero o infastidita o scorbutica. Rivolsi a mia madre il più finto sorriso di scuse del mio repertorio: non funzionò. Dovevo migliorare!

-Mi farebbe molto piacere chiacchierare con il resto della famiglia e conoscervi meglio: immagino siano tutti fantastici se sono come te ed Eva. - rispose Mirphak lanciandomi una lunga occhiata.

Ma cosa voleva questo tizio da me? Non feci in tempo a trovare una risposta che già s'incamminarono lungo il vialetto sterrato, verso quello che sapevo sarebbe stato uno dei pomeriggi più tumultuosi della mia vita.

SPAZIO SCLERI:

Questo pezzo lo ha scritto interamente lola_fantasy gente! Abbiamo deciso che tendenzialmente pubblicheremo una volta per una. Ora non ho le energie per scrivere uno sclero, lo aggiungeró poi.
Kiss kiss
Vani

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Capitolo 3
*** Fine ***


Mirphak si rivelò essere nientemeno che il figlio di Nidafjoll, la quale era incinta di Ratatoskr quando erano ancora in guerra. Non era malvagio, solo inconsapevole del suo retaggio, ovviamente spiegatogli dai nostri Draconiani. Mirphak si è unito a loro nella vita da semplici umani lavorando insieme a Lidja, nessuna guerra è scoppiata nuovamente e tutti hanno potuto definitivamente sciogliere ogni dubbio su cosa fosse accaduto dopo a Draconia. E tutti furono felici.
Fine

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