Le lys écarlate

di Crilu_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXV ***
Capitolo 27: *** Capitolo XXVI ***
Capitolo 28: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Parigi, 1628
 
-François? François! Dove vi siete cacciato?-
La voce della ragazza risuonò cristallina sull'ampia scalinata del palazzo, raggiungendo l'uomo che usciva in quel momento dalle sue stanze: era un giovane di circa venticinque anni, vestito come un moschettiere, che portava i lunghi capelli castani chiusi in un pratico codino. Il volto severo era aggrottato in una smorfia di preoccupazione e gli occhi verdi si scurirono nel vedere la sorella arrancare di corsa sulle scale. Era una ragazza alta e molto bella, con un incarnato pallido che valorizzava i chiari occhi azzurri; il vestito che la impediva nella corsa -che alcuni servi giudicavano assolutamente scandalosa- sottolineava la vita snella e sottile, mentre i capelli biondi erano stati liberati con frenesia da nastri e forcine ed ora ricadevano sciolti sulla schiena in morbidi boccoli.
François avrebbe dovuto assumere il ruolo che gli era stato lasciato dal fratello, in quel momento, e riprenderla per l'aspetto disdicevole, ma non ne ebbe il cuore: in parte perché comprendeva come lo spirito ribelle della ragazza fosse soffocato dalla rigida etichetta parigina, in parte perché non ne ebbe il tempo. La ragazza, infatti, si lanciò verso di lui, affondando il viso nella sua casacca ed iniziando a singhiozzare senza ritegno.
-Amélie! Cosa succede?-
La staccò delicatamente da sé ed osservò gli occhi chiari, così simili a quelli della madre, che avevano perduto troppo presto. Si aspettava un'altra scenata per il corsetto troppo stretto, o per le scomode acconciature; suo padre e suo fratello Antoine avevano litigato con Amélie per anni, costringendola a seguire le regole di corte, mentre lui, il fratello di mezzo, l'aveva sempre appoggiata in silenzio.
-La Rochelle...- balbettò lei, cercando di asciugarsi le lacrime -La Rochelle è caduta!-
François sentì un peso sollevarsi dal suo petto: gli ugonotti erano stati sconfitti, Antoine sarebbe tornato e finalmente lui avrebbe riacquistato le sue libertà da figlio secondogenito.
-Ma, sorella mia, questa è una notizia fantastica! Perché vi disperate tanto?-
-Antoine è morto, François...-
Una lama ghiacciata gli attraversò il cuore, mentre l'immota pesantezza di quelle poche parole si imprimeva come un marchio a fuoco nella sua mente.
 
 
Parigi, tre anni dopo
 
-Cosa significa che non l'avete vista andare via?- ringhiò François, battendo un pugno sul tavolo. L'uomo davanti a lui, il Conte di Blois, rimase impassibile davanti alla sua furia, ma i suoi occhi erano animati da una scintilla preoccupata e il volto era teso.
-Monsieur, calmatevi, vi prego: se mi deste la possibilità di spiegare...-
-Cosa?- tuonò ancora il giovane -Spiegare cosa, esattamente, Conte? Mia sorella era qui ieri e voi mi dite che nessuno ha idea di dove sia? Si è forse volatilizzata nel nulla? Cosa dicono vostra figlia e vostra moglie a tal proposito?-
Il Conte sospirò:
-Affermano che la carrozza che avrebbe dovuto riportare vostra sorella a casa ha lasciato il nostro palazzo ieri pomeriggio, dopo una visita di cortesia durata più o meno tre ore. L'hanno vista salire e poi sono rientrate subito in casa, perché mia moglie -che ha partorito da poco, come certamente saprete- si sentiva poco bene. Non avevamo idea che mademoiselle Marchand non fosse tornata a casa finché non siete giunto voi a protestare con foga nel mio studio!-
François si passò lentamente una mano sulla fronte.
-Chiedo scusa per le mie parole avventate e scortesi...- mormorò -Ma di Amélie non c'è traccia da nessuna parte...-
-Non potrebbe aver deciso di raggiungere i vostri possedimenti a Parthenay?-
-Senza avvertirmi e senza prendere con sé alcun bagaglio? No, decisamente no. Ha lasciato la vostra casa con una carrozza che sembra svanita nell'aria, insieme al cocchiere e a mia sorella.-
Sembrò riscuotersi all'improvviso da quella sorta di apatia e congelò i lineamenti, già normalmente rigidi, in un'espressione di formale neutralità:
-Con permesso, mi congedo da voi. Devo attivarmi per ritrovare mia sorella...-
-Ma certo, monsieur Marchand, ma certo! Se aveste bisogno del mio aiuto, non esitate a chiedermelo, mi raccomando!-
François piegò le labbra in una smorfia ironica ed uscì dallo studio a passo di marcia.
 
Qualche ora più tardi, diverse miglia più a sud, su un sentiero sconnesso che portava ad un antico castello, una carrozza procedeva a tutta velocità, rischiando di schiantarsi nelle curve repentine della strada di montagna. Il cocchiere arrestò i cavalli schiumanti e stremati nel cortile della fortezza, mentre sugli spalti alcuni uomini armati si affacciarono curiosi e diffidenti ad osservare la scena. Il loro signore, un uomo dai capelli brizzolati e folti baffi neri, si fece incontro alla carrozza. La portiera si aprì e ne scese una donna dalla bellezza ammaliante, sebbene le rughe attorno agli occhi e una certa malinconia dello sguardo rivelassero che la sua gioventù volgeva al termine. Aveva il busto stretto in un vestito verde dai pesanti ricami dorati, che si apriva in un'ampia ed ingombrante gonna dello stesso colore; la donna si guardò attorno scuotendo i riccioli ramati e facendo tintinnare i preziosi pendenti di diamanti e perle che aveva alle orecchie.
-Contessa Lefevre, finalmente!- mormorò l'uomo con un ghigno, baciando la mano che lei gli porgeva. Le labbra rosse e piene della donna si curvarono all'insù, in un sorriso astuto e privo di gioia.
-La Marche, mio buon amico, non appena ho ricevuto la vostra missiva mi sono liberata di mio marito il più in fretta che ho potuto e con una scusa sono corsa da voi!-
-Siete sicura che lui non sospetti nulla?-
La Contessa rise a bassa voce, coprendosi la bocca con una mano guantata.
-Chi, mio marito? Conte, avete voglia di scherzare! Quell'uomo è un idiota che non riconosce neanche l'infedeltà di sua moglie! Oh no, non è lui il problema... Piuttosto, è filato tutto liscio?-
-Sì, perfettamente. Abbiamo fermato la carrozza con la complicità del Conte di Blois e abbiamo rapito la ragazza, non senza qualche difficoltà: si è ribellata ed era quasi riuscita a scappare prima che i miei uomini la stordissero!-
-Perfetto...- sussurrò la Contessa. -Blois, avete detto? Anche lui è dei nostri?-
-Sì, assolutamente!-
-Ci possiamo fidare?-
-Ha dimostrato la sua abnegazione alla causa aiutandoci a prendere la giovane Marchand, non crede? Questo castello è suo! A proposito, perché eravate così interessata a quella ragazza?-
I due aristocratici stavano scendendo le scale di pietra che portavano alle segrete del castello. Gli occhi della Contessa scintillarono come fiammelle dorate nell'oscurità:
-Suo fratello è una mia vecchia... Conoscenza. Ho dei buoni motivi per supporre che potrebbe creare parecchie difficoltà ai nostri progetti, ma non temete: ho già un piano se tentasse di ostacolarci. Se invece accettasse di unirsi a noi, la ragazza sarà la garanzia che non ci tradirà!-
La Marche annuì, pensieroso, fermandosi davanti ad una cella.
-Perciò- bisbigliò -Nel caso in cui il vostro piano non avesse successo e il ragazzo diventi nostro nemico, la ragazza sarebbe una pedina inutile, giusto?-
-Precisamente...- sibilò la donna, avvicinandosi alle sbarre.
La ragazza all'interno alzò lo sguardo, incredula e quando incontrò gli occhi castani della Contessa capì che la trama di intrighi in cui era caduta era molto più estesa di quanto avesse ipotizzato.  
 
 
Angolo Autrice:
Ciao a tutti,
e beh innanzitutto buon Natale, visto che ci siamo ormai! :D:D:D
Poi, devo ammettere che dopo aver iniziato a scrivere la prima originale storica ci ho preso gusto e ho deciso di iniziarne un'altra (perché in effetti non sono oberata di impegni e mezza prosciugata dalla scuola, nooo!), da brava scrittrice in piena fase creativa. Ho scelto un periodo che si è rivelato molto impegnativo per storia, politica, costumi, linguaggio e una miriade di altre cose perciò scusate se ci saranno inesattezze nella storia, anzi fatemele notare che è meglio xD comunque la trama dovrebbe essere bene inserita nel contesto dell'epoca e non dovrebbero esserci gravi problemi, diciamo, "strutturali" (ma anche questo, del resto, dovrete dirmelo voi)...
Più che un prologo questo primo capitolo è un'accozzaglia di momenti che servono a dare un'impressione generale di alcuni dei personaggi principali e ad innestare la storia che, partendo dal rapimento di Amélie, si svilupperà poi in una congiura molto più complessa.
Visto che come ho già detto il periodo è un pezzo di Storia molto "denso" per diversi motivi, oggi mi limito a darvi delle informazioni generali, e nei prossimi capitoli vedrò di approfondire quelle parti che di volta in volta serviranno a comprendere meglio la storia... Allora:
1) Sul trono di Francia sedeva Luigi XIII, aiutato dal famosissimo Cardinale Richelieu (altro personaggio chiave....) e sposato con una spagnola, Anna d'Austria. Giusto come anticipazione, i due stanno attraversando una crisi nera, anche perché nel 1631 la Francia rompe l'alleanza con la Spagna.
2) I titoli e le proprietà nobiliari sono veri, ma mi sono inventata i nomi perché così ho un po' più di autonomia nel gestire le loro storie.
3) François è un moschettiere, ma non vi aspettate la storia di Dumas, perché il suo mestiere sarà quasi del tutto irrilevante all'interno della nostra trama... Comunque il corpo dei moschettieri era al servizio diretto del Re, mentre il Cardinale Richelieu si era già creato una personale forza di polizia, le Guardie del Cardinale, appunto.
 
Penso di avervi annoiato fin troppo con queste note chilometriche, quindi ecco fatemi sapere se la storia vi piace, se vi fa schifo, e cosa secondo voi va bene o va male!
xoxoxo
 
Crilu 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


François uscì dallo studio del Capitano sbattendo la porta, furioso con sé stesso e con il mondo. Perché le parole del suo superiore che gli bruciavano in quel momento nell'animo erano vere, tutte quante.
Fin da quando era entrato nel corpo dei Moschettieri, il giovane aveva ammirato e rispettato quell'uomo imponente e taciturno, ravvisando in lui alcune delle sue caratteristiche principali, come la rettitudine, la cortesia, l'essere diretti. Per questo ciò che gli aveva detto era ancora più pesante:
-Monsieur Marchand!- aveva esclamato, non appena aveva messo piede nel suo ufficio, lisciandosi la folta barba bionda -Sono costernato dal vostro comportamento! Mi è stato riferito che trascurate i vostri doveri di Moschettiere, saltando i turni di ronda, sparendo per giorni e giorni senza spiegazione! E' inaudito! Comprendo la preoccupazione per la scomparsa di vostra sorella, ma...-
"Ma cosa?" aveva pensato François, con un moto di stizza ed insofferenza. Cosa ne poteva sapere, il Capitano, dell'angoscia che si provava a perdere l'ultima persona cara ancora al mondo? E quel che era peggio, non sapere dove fosse né se stesse bene... Avrebbe quasi preferito saperla morta, piuttosto che dover sottostare a quell'ansia che gli attanagliava le viscere.
-... Ciò non vi da il diritto di trascurare il vostro impiego!- completò il Capitano, severo. Poi l'espressione della faccia si ammorbidì un poco e i suoi occhi scintillarono di compassione:
-Monsieur Marchand, la vostra situazione è delicata, lo ammetto: prima la morte di vostro fratello in battaglia, quindi l'arrivo di nuovi obblighi e doveri, ed ora... Questo. Vi consiglio di concedervi un po' di tempo per pensare alle ricerche di vostra sorella...-
-Mi state sospendendo!?- aveva esclamato il giovane, allibito.
-Non la metterei proprio in questi termini, lo chiamerei piuttosto un breve periodo di ozio...-
-Mi state sospendendo.-
Il Capitano sospirò, con una smorfia che si sarebbe potuta considerare un sorriso amaro:
-Siete cocciuto, Marchand: ebbene sì, siete sospeso! La sospensione ha inizio adesso... Ed ora fuori!-
 
Il ragazzo passeggiava per le affollate strade di Parigi, digrignando i denti, del tutto indifferente al chiacchiericcio e ai colori del mercato. Portava ancora la casacca da Moschettiere, sebbene non lo fosse già più.
"Sospeso!" pensò per l'ennesima volta, con rabbia "Va bene, cerchiamo di vedere i lati positivi: devo ritrovare Amélie, è questa la mia priorità, adesso..."
Con la coda dell'occhio, però, vide un movimento sospetto che lo distolse dal pensiero della sorella. Si voltò a guardare meglio e vide una figura piccola ed incappucciata stendere lesta una mano verso il borsello appeso alla cintura di un mercante; sotto i suoi sguardi stupiti, il ladro tagliò la sacca senza che l'uomo, impegnato in una conversazione, si accorgesse di nulla.
-Fermo, in nome del re!- urlò imperioso, dimenticandosi di non essere ormai più in servizio. Il ladro fece scattare la testa nella sua direzione, poi si infilò velocemente la scarsella rubata sotto le vesti ed iniziò a correre.
François si lanciò al suo inseguimento sotto gli occhi scandalizzati del mercante derubato; sebbene fosse intralciato dalla folla, il giovane riuscì a non perdere di vista il malvivente che invece zigzagava per le stradine del mercato, aiutato anche dalla corporatura sottile.
D'un tratto svoltò in un vicolo e il moschettiere sorrise beffardo: era una strada senza uscita. Quando però voltò l'angolo, sbarrò gli occhi stupito: del ladro non c'era traccia. Si guardò attorno, frustrato, ma non c'erano né porte, né vie laterali: solo muri di pietra su tutti e tre i lati. Un fruscio gli fece alzare lo sguardo: il ladro, sempre coperto dal mantello nero, era appostato sui tetti.
-Fermo!- gridò ancora François, alla ricerca di un modo per salire: alla fine vide le botti appoggiate contro la parete di destra, proprio sotto all'ampio davanzale di una finestra.
-Ecco come hai fatto...- mormorò, arrampicandosi fino al cornicione dell'abitazione: il ladro, velocissimo, era già sul bordo opposto. Si volò solo un attimo a guardarlo, ma il giovane non poté osservargli il viso, coperto dal cappuccio: la figura gli fece un ironico cenno di saluto con la mano, prima di saltare nel vuoto, atterrando sul tetto della casa vicina.
Il moschettiere non si arrese, e dopo un iniziale tentennamento iniziò una caccia sui tetti parigini, che la sua preda sembrava conoscere molto bene: saltava da una parte all'altra con naturalezza, senza essere sfiorato dal timore di cadere e morire.
Finalmente François riuscì ad afferrare un lembo del mantello, sbilanciando il ladro e facendo scivolare via il cappuccio. Sorpresa e costernazione illuminarono le iridi verdi del giovane: davanti a lui c'era una ragazza che lo fissava ansante ed astiosa. Aveva lunghi capelli corvini raccolti in una treccia disordinata, dei lineamenti sottili ed il naso leggermente all'insù; le labbra piccole e rosse erano storpiate nell'angolo destro da una piccola cicatrice verticale. Ma furono gli occhi a confonderlo di più: profondi e blu come l'oceano ed ugualmente tempestosi. Non leggeva alcuna traccia di paura o di supplica in quelle iridi, piuttosto sospetto e una buona dose di spavalderia.
In qualche modo, quella ragazza gli ricordava Amélie. Era in grande imbarazzo: l'aveva strattonata e buttata a terra come un ragazzo di strada, mentre era stato educato a trattare le donne con il massimo garbo e cortesia.
"E' stato grazie alla cortesia che Madie mi ha così facilmente tratto in inganno!" pensò, percependo una dolorosa fitta di rimorso al pensiero della sua ex-amante.
La ladra, che nel frattempo si era alzata in piedi e si stava togliendo la polvere dai calzoni - perché sì, si accorse con orrore, portava calzoni da uomo -, lo guardò con aria di sfida.
-Ebbene?- disse, con voce fintamente annoiata. François inarcò le sopracciglia, sorpreso ed irritato: lo stava forse prendendo in giro?
L'afferrò per un braccio, ispezionando il tetto su cui si trovavano alla ricerca di un modo per riportare i piedi sul selciato.
-Ehi, che modi! Non siete mai stato educato a trattare con rispetto le signore?-
La ragazza lo guardò con espressione canzonatoria e sfrontata e François si sentì ribollire d'indignazione. Ah, come avrebbe goduto nel chiuderla a chiave nella cella di una prigione! Sogghignò all'idea:
-Certamente, ma vedete, mademoiselle, non mi sembra di avere davanti una signora.-
-Ma come vi permettete?- sbottò lei, puntando i piedi e rifiutandosi di seguirlo. Nonostante fosse molto più piccola di lui, nascondeva una forza sorprendente.
François si lasciò sfuggire un gemito esasperato, consolandosi col fatto che forse quella ragazza gli avrebbe fatto ottenere il rinvio della sospensione.
"Anche se, riflettendoci bene, potrebbe essere davvero ciò che mi serve per trovare Amélie..."
Nuovamente distratto dal pensiero della sorella, non prestò molta attenzione quando, al richiamo della giovane ladra, si voltò verso di lei. Fu quindi con enorme sorpresa che scivolò nell'incoscienza, quando la ragazza gli rifilò un potente pugno sulla testa.
 
Il cardinale Richelieu tamburellava con le dita secche sul ripiano in mogano della sua scrivania; davanti a lui erano ordinatamente disposti inchiostro, pennino e un plico di carta da lettere intonso. Eppure il cardinale non riusciva a comporre quella lettera fondamentale nello sviluppo dei rapporti tra Francia e Svezia.
La sua mente tornava costantemente al problema che da una settimana a quella parte aveva assorbito tutta la sua attenzione.
All'inizio erano state solo voci di palazzo, sussurri durante le feste indette dal re: ma Richelieu sapeva perfettamente quanto quei bisbigli potessero rivelarsi fatali. Era già scampato a ben due congiure, del resto, l'ultima delle quali solo l'inverno precedente.
Così aveva teso le orecchie e spedito i suoi fedelissimi a raccogliere informazioni nell'ambiente della nobiltà; questa volta però, i suoi uomini non avevano trovato nulla. Gli avevano solo assicurato che il fratello del re, Gastone d'Orleans, non sembrava implicato.
"Vorrei ben vedere!" pensò il prelato con un ghigno compiaciuto "Dopo aver spedito la madre in esilio, il re sopporta a malapena l'esistenza del fratello: un'altra congiura e lo manderà a morte!"
Un discreto bussare alla porta delle sue stanze lo riscosse.
-Avanti!- borbottò. La porta si aprì e lasciò entrare Lumière, il capo delle sue spie, un uomo di età indefinita contraddistinto da una faccia imperturbabile e dall'abbigliamento scuro che lo rendeva simile ad un prete.
Lumière si inchinò ossequioso, prima di affermare:
-Ho una traccia. Non è molto, ma potrebbe esservi utile...-
-Parla, allora, che aspetti?-
-Non so se sapete chi è François Marchand, Signore di Parthenay...-
-No, non ce l'ho presente!- sbottò il cardinale, spazientito.
-E' un moschettiere, che ha di recente acquisito il titolo e la signoria, dopo la morte di suo fratello nell'assedio di La Rochelle. Ebbene, sua sorella è sparita dopo essere andata a visitare la moglie del Conte di Blois...-
-Lumière, non farmi dubitare del tuo acume: vuoi spiegarmi, di grazia, cosa c'entra questo farneticare di donne e di mogli con il sospetto della congiura?-
-Ci sto arrivando, Vossignoria, ci sto arrivando: la scomparsa di Amélie Marchand è l'unica stranezza da molti mesi a questa parte, a corte. Perciò mi sono informato sul Conte di Blois e alcuni suoi servi mi hanno confidato che egli sta intrattenendo una corrispondenza segreta con un nobile di cui nessuno conosce l'identità. Dicono che sia stato per conto di quest'ultimo che il Conte ha fatto rapire la ragazza... E tutto ciò porta ad un simbolo, che lega questi due uomini e non so chi altro.-
-Un simbolo?-
-Sì, Eminenza, un simbolo: il Giglio Scarlatto.-
Il Cardinale sobbalzò sulla sedia, mentre nella sua testa si formava la spaventosa immagine del giglio di Francia colorato di rosso... Bagnato di sangue.
-E François Marchand come è implicato in questa storia?-
-Non lo so, signore, anche se il fatto che la scomparsa della sorella sia legata ad un uomo legato al Giglio Scarlatto mi fa dubitare della sua estraneità alla cosa...-
 
 
Angolo Autrice:
Ciao a tutti,
sono molto stupita e felice del fatto che in pochi giorni questa storia abbia ricevuto un considerevole numero di visite e due recensioni estremamente positive! :D Perciò vi posto questo secondo capitolo, in cui François incontra per la prima volta la ragazza che gli stravolgerà la vita e il Cardinale Richelieu, finalmente entrato in scena, inizia ad indagare su questa congiura. A tal proposito, vi dico solo che l'informazione sul Giglio Scarlatto non è arrivata nelle sue mani in modo del tutto casuale...
Ringrazio Emmy e Bea per aver recensito, spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!
Crilu 

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


François sbatté le palpebre un paio di volte, prima di svegliarsi del tutto e rammentare cosa gli era capitato.
-Quella sgualdrina!- sibilò con rabbia, passandosi una mano tra i capelli castani, sul punto che ancora gli doleva per il colpo ricevuto. Era in un vicolo di Parigi buio e maleodorante e senza sorpresa si accorse che i soldi che portava con sé erano spariti.
"Poco male" pensò, rimettendosi in piedi a fatica "Non mi mancano di certo. Ora devo smetterla di pensare alla Francia prima che alla mia famiglia e mettermi alla ricerca di Amélie!"
Decise di recarsi a palazzo, per intercedere con il Re affinché diramasse l'avviso della scomparsa della ragazza. Con un po' di fortuna qualcuno avrebbe potuto fornirgli informazioni utili sui suoi rapitori; era disposto anche a dilapidare tutto il patrimonio di famiglia per ritrovare Amélie, ma il fatto che ancora non gli fosse giunta alcuna richiesta di riscatto lo rendeva inquieto.
"Cosa vogliono da me questi uomini?"
Era questo l'interrogativo che lo assillava, mentre entrava nel Louvre, facendo un cenno di saluto ai vari nobili suoi pari. Non facendo parte dell'alta aristocrazia François era spesso esentato dal presenziare a corte, onore a cui invece ambivano molto suo padre e suo fratello; aveva spesso riflettuto sul fatto che se Antoine fosse morto prima che lui entrasse a far parte del corpo dei Moschettieri, probabilmente lui ed Amélie si sarebbero ritirati a vivere nelle loro terre, a Parthenay. Entrò nel grande salone dei ricevimenti, in cui i cortigiani di Luigi XIII si erano già accomodati in attesa della festa di quella sera; il giovane detestava i balli - soprattutto perché lo costringevano a stare a stretto contatto con lei - ma quella volta aveva ringraziato la passione del monarca per le feste. In quelle occasioni, infatti, era spesso di ottimo umore e lui avrebbe avuto più possibilità di riuscire a strappargli quel favore... Sempre che il Cardinale Richelieu non si fosse dimostrato contrario; un cenno di quel prelato, che portava sempre dipinto un severo cipiglio sul volto, poteva far crollare le speranze anche di qualcuno molto più in alto di lui nella scala sociale.
Ma il Cardinale non sapeva neanche dell'esistenza del Signore di Parthenay, perciò François era fiducioso. Si avvicinò ad un servitore che sostava davanti alla porta che dava sulle stanze private del re.
-Dovrei chiedere udienza a Sua Maestà, sono François Marchand, Signore di Parthenay- esclamò il giovane, assumendo la sua solita aria irreprensibile e neutra.
-Non potete aspettare il ballo di questa sera, Monsieur?-
-E' una questione molto urgente.-
Il servo fece un cenno vago con il capo e sparì dietro la porta; ricomparve dopo qualche istante, per annunciargli che Sua Maestà poteva riceverlo e per scortarlo al suo cospetto insieme a due guardie del Cardinale vestite di rosso.
Luigi XIII stava discorrendo con l'onnipresente Richelieu, a cui François dedicò un ossequioso saluto dopo essersi inchinato al monarca.
Il Re era un uomo di media statura, suo coetaneo, dai lunghi capelli neri e baffetti del medesimo colore che arricciava continuamente con le dita e i suoi penetranti occhi scuri squadrarono il nuovo arrivato con curiosità; il Cardinale invece, lo fissava con eccessiva insistenza, come se costituisse un enigma di cui non poteva venire a capo.
-Ebbene, Monsieur Marchand? Perché avete richiesto con tanta urgenza la nostra attenzione?-
-Ho una supplica da porgervi, Sire... Si tratta di mia sorella Amélie, è sparita tre giorni orsono mentre era in visita al Conte di Blois e da quel momento non si sono più avute sue notizie. Temo che sia stata rapita...-
-Come fate a sapere che non è fuggita di sua volontà?- intervenne il Cardinale. François lo guardò negli occhi, trattenendo a stento lo sdegno:
-Mia sorella non è un'irresponsabile, non fuggirebbe mai dalla sua casa e dal suo unico familiare rimasto, Eminenza. Ho il timore che si tratti qualcosa di più di un semplice rapimento, perché non è stata avanzata nessuna richiesta di riscatto.-
Luigi XIII aggrottò la fronte, pensieroso:
-Quindi cosa vorreste esattamente da noi?-
-Un avviso, Vostra Maestà, da far diramare in tutta la Francia affinché le mie ricerche possano essere facilitate dalla vostra benevolenza...-
Una semplice occhiata a Richelieu bastò per far pronunciare la sentenza:
-E sia. Ce ne occuperemo domani stesso, affinché vostra sorella possa essere ritrovata in fretta.-
-Vi ringrazio, Vostra Maestà. Avete come sempre il mio rispetto e la mia gratitudine.-
Una volta che il giovane si fu congedato, il Cardinale si rivolse al Re:
-Sapevate che quel ragazzo è stato di recente sospeso dal suo servizio come Moschettiere?-
-No, certo che no. E voi, come fate a saperlo?- chiese il monarca, stupito.
-Mi sono informato... C'è qualcosa di strano in questa storia, Vostra Maestà. Una ragazza non svanisce nel nulla nel bel mezzo di una città come Parigi e l'insistenza di Monsieur Marchand nel voler considerare la sua sparizione come qualcosa di più di un semplice atto di brigantaggio mi insospettisce...-
-Non comprendo i vostri timori, Cardinale, quel giovane mi è sembrato semplicemente in pena per la sorella... Comunque, la vostra lungimiranza ed accortezza nel valutare le persone non mi hanno mai deluso: domani diramerò l'avviso per la scomparsa di Amélie Marchand e contemporaneamente voi farete sorvegliare il fratello. Se c'è qualcosa sotto che ci sfugge, lo verremo a sapere.-
 
François si districò a fatica tra i convenevoli e i sorrisi di circostanza, che nel suo caso erano semplici inclinazioni delle labbra. Tirò un sospiro di sollievo solo quando vide avvicinarsi un vecchio amico di suo padre, il Duca Carlo d'Angouleme, figlio illegittimo di Carlo IX di Francia. Nonostante i suoi cinquantotto anni, il Duca era ancora capace di magnetizzare la folla, che si scostava al suo passaggio con deferenza; anche François, che lo conosceva fin da bambino, rimaneva sempre colpito dalla potenza che emanava, sebbene non fosse di statura imponente.
"No, dev'essere qualcosa nello sguardo!" ragionò, mentre sul suo viso si faceva strada il primo vero sorriso della giornata "Del resto, il sangue non è acqua, e il Duca discende direttamente dagli antichi Re di Francia..."
Il Duca si fermò accanto a lui, sorridendo amabilmente, ma mantenendo uno sguardo mesto e serio:
-Non pensavo di trovarvi qui, dopo quello che è successo alla giovane Amélie!-
-In realtà- rispose François -Sono qui per lei. Ho chiesto udienza al re affinché mi aiutasse nelle ricerche in tutto il Paese: dopo tre giorni, credo sia inutile continuare a cercarla per le strade di Parigi...-
-Avete fatto bene, e ricordatevi che da parte mia avrete sempre tutto l'aiuto possibile!-
-Me lo ha detto anche il Conte di Blois, ma della sua parola non mi fido affatto...-
-Blois, avete detto?- borbottò il Duca, grattandosi la barba -Fate bene, François, fate bene... Sapete che in giro si dice che si sta tramando un'altra congiura contro il re e il Cardinale Richelieu?-
-Un'altra!?- esclamò François -Credevo che dopo la journée des dupes* i nemici del re avessero capito che Richelieu è inattaccabile!-
-Cosa ci volete fare, ragazzo, la nobiltà non sarà mai del tutto fedele alla corona! Alcuni rimpiangono le libertà e i diritti che abbiamo perso da secoli, e che ormai non sono più applicabili al nostro mondo... Cambiando argomento, vi consiglierei di filarvela alla svelta!-
-Prego?-
-La Contessa di Clermont Madie Lefevre e suo marito, il Conte di Clermont, hanno appena fatto il loro ingresso in sala. Non credo che un vostro incontro sia auspicabile...-
François impallidì nello scorgere la familiare acconciatura ramata e gli scintillanti occhi castani.
"Madie..."
Nonostante fossero passati quasi due anni dalla fine del loro rapporto, si sentiva ancora troppo legato a quella donna manipolatrice ed ambigua, per questo fuggiva non appena lei arrivava. Ringraziando con un cenno silenzioso il Duca, si mescolò ai cortigiani lungo le pareti del salone, lontano dalla luce, infilandosi in un corridoio deserto e buio. Tirando un sospiro di sollievo, iniziò a cercare l'uscita; ben presto, però, si rese conto di essere capitato in un ala del castello che non conosceva ed uscirne si rivelò più arduo del previsto. Nel frattempo udii musica e grida provenire dalla sala dei ricevimenti, segno che il ballo era iniziato: del resto, notò guardando fuori dalla finestra, il sole era appena tramontato.
Ad un tratto una coppia allegra e sicuramente clandestina gli tagliò la strada, senza notarlo, per sparire dietro un tendaggio seguiti da una scia di risolini.
"Avrei potuto essere io un paio di anni fa..." rifletté con disgusto.
Poi, all'improvviso, se la trovò davanti. Non aveva idea di come fosse riuscita a capire dove fosse, forse era un istinto innato, perché Madie appariva sempre nelle occasioni a lei più favorevoli. Come quella, solo loro due in un corridoio vuoto.
Madie sorrise, mostrando i denti incredibilmente candidi; nonostante il trucco ed i gioielli, però, François riuscì ad intravedere sul suo viso gli anni che li separavano e sorrise anche lui, beffardo.
-State invecchiando, Contessa...-
Madie Lefevre incassò il colpo con grande eleganza, stringendo appena le labbra ed assumendo un'aria falsamente contrita:
-Eravamo arrivati a darci del tu, un po' di tempo fa... Mi chiamavi addirittura per nome!-
-Questo è stato prima di scoprire di essere per voi nulla più di un divertente trastullo per passare il tempo!-
Fu più forte di lui, non riuscì a nascondere la delusione nel tono di voce e la Contessa ammiccò vittoriosa.
-Ah, François, sei ancora così ingenuo...-
-Vi sbagliate, non preoccupatevi: sono guarito!- commentò sarcasticamente il giovane, voltandole le spalle, deciso ad uscire di lì. Madie, però, si pose velocemente al suo fianco; il profumo costoso, probabilmente orientale, gli invase le narici e gli tolse la lucidità per andare avanti.
-Ho da proporti una cosa...- mormorò la Contessa nel suo orecchio, con la stessa voce passionale con cui anni prima lo aveva fatto entrare nel suo letto. Nonostante le sue buone intenzioni, François rimase fermo ad ascoltare.
Madie iniziò a camminare in cerchio attorno a lui, sfiorando con le dita sottili il petto ed il collo del giovane.
-Il Re, ultimamente, ci ha molto deluso: si è rivoltato contro i suoi stessi fedeli servitori che hanno tentato di aprirgli gli occhi sull'operato del Cardinale Richelieu, ha preso parte ad inutili e sanguinose guerre, ha sterminato sudditi francesi... Tu dovresti saperlo molto bene, dato che hai perso il tuo povero fratello nell'assedio di la Rochelle, no? Non pensi che si sarebbe potuto evitare?-
-Evitare?- chiese François -E come? Rifiutandosi di combattere? Il nostro compito è servire la Francia ed il Re!-
-Hai detto bene: noi dobbiamo servire prima di tutto la Francia e solo poi il Re! E se il Re non segue gli interessi dello Stato...-
Il moschettiere si riscosse all'improvviso:
-Stai parlando di una congiura, Madie?- chiese, osservandola serio. La Contessa sorrise:
-Siamo tornati al tu, finalmente!-
François si irrigidì, liberandosi dalla sua presa sul braccio:
-Non so in cosa vi state intromettendo, Contessa, ma vi sarei enormemente grato se mi lasciaste in pace: ho delle questioni più urgenti da sbrigare!-
-Oh sì: ho sentito di tua sorella... Un vero peccato, un mistero davvero! Beh, buona fortuna, François!-
E detto questo attirò le sue labbra in un casto bacio, prima di osservarlo allontanarsi furente.
La Contessa di Clermont sorrise: non si era accorto di ciò che gli aveva fatto scivolare in tasca.
-Come fate ad essere sicura che non vi tradirà?- borbottò La Marche, uscendo dalle ombre del corridoio.
-Lo conosco bene: non ha il cuore di condannarmi sulla base di questa conversazione...-
-E' passato anche lui dal vostro letto, immagino...-
-Immaginate bene!- commentò pacatamente lei, voltando le spalle a Marchand con una punta di rimorso.
"Peggio per lui: io gli avevo offerto un'alternativa, ma François ha deciso di seguire caparbiamente la sua morale. Beh, che lo porti alla rovina, allora!"
 
 
*"Giornata degli ingannati". Nome con cui fu contraddistinto il giorno di Novembre in cui dei congiurati avrebbero dovuto rovesciare Richelieu. Invece fu lui, con i suoi soliti intrighi, a smascherarli e a metterli in cattiva luce davanti al re. Fu la più innocua delle congiure volte al Cardinale, tanto che sembra più una congiura da libro d'avventura che un fatto realmente accaduto xD Ma che ci volete fare, la Storia è bella anche (anzi, soprattutto) per questo.
 
Angolo Autrice:
Ehilà,
questo capitolo è pieno di eventi e persone che mi piacciono particolarmente. Non parlo di Luigi XIII, perché lui mi dà l'idea di un bambolotto scemo, ma di Richelieu e di Carlo d'Angouleme: quest'ultimo, così come la congiura che vi ho spiegato qui sopra, è stata una piacevole scoperta. Un tipo niente male, che da bastardo del re con un giro assurdo di eredità è diventato feudatario, amante delle donne, tanto che mantenne e spedì in giro per il mondo diversi figli illegittimi. Poi, beh, la journée des dupes ha dei risvolti comici, a pensarci su xD un esempio del genio strategico e politico di Richelieu molto calzante per la nostra storia.
E a proposito della storia: il Cardinale Richelieu è stupito di vedersi spuntare davanti uno dei sospettati della congiura, François è costretto a fare i conti con il suo passato e la Contessa sembra decisa a trascinarlo in qualcosa di molto illegale e pericoloso. Un bel programmino, eh?
Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate :) nel frattempo, vi lascio informandovi che dalla prossima volta vedremo cosa ne è stato della povera Amélie e chi incontrerà durante la sua prigionia.
Un bacio
 
Crilu

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Amélie osservò il sole tramontare per la quarta volta.
"Quattro giorni" pensò "Quattro, interminabili giorni... Cosa vogliono da me queste persone?"
La sua famiglia non faceva parte dell'alta aristocrazia, non era vicina al Re e lei non era una ragazza così bella o così ricca da essere costretta al matrimonio con il rapimento. Al pensiero, Amélie ringraziò il Signore con un brivido di non aver ricevuto violenza. All'inizio era stata questa la sua paura più grande, quando quegli uomini con il cappuccio tirato avevano assalito la carrozza; poi, quando si era risvegliata dolorante in una cella buia, stretta e maleodorante aveva capito che c'era sotto qualcosa di più grande. Aveva gridato e sbattuto i pugni sulle sbarre della cella fino a farsi male alla gole e alle mani, ma nessuno le aveva risposto.
Per quattro giorni non aveva visto nessuno oltre alla guardia che le portava il pane e l'acqua una volta al giorno e ai due nobili, due sere prima. 
Il dubbio sul ruolo della Contessa di Clairmont in quella storia l'angosciava: tutto quello che sapeva su quella donna non era rassicurante. Bella, affascinante, ricca e con un marito che aveva le giuste conoscenze a corte, Madie Lafevre aveva avuto innumerevoli amanti, tra cui anche suo fratello François. Le uniche frasi che aveva captato della sua conversazione con il padrone del castello (che Amélie ricordava di aver visto a Parigi ma di cui non ricordava il nome) non promettevano nulla di buono: parlavano di un piano e se questo fosse andato in porto la sua sopravvivenza sarebbe stata superflua. D'altra parte, aveva il timore che la non riuscita di quel progetto avrebbe gettato in guai seri non solo lei, ma anche François.
François, il suo taciturno fratello, chissà quanto era in pensiero per lei in quel momento!
Fin da bambini lui aveva dimostrato di essere molto più simile alla madre che al padre: introverso, ma gentile e premuroso, l'aveva appoggiata in ogni sua ribellione adolescenziale ed Amélie era sicura che più di una volta l'aveva avuta vinta con il padre grazie alla sua intercessione.
Dopo la morte di Antoine, che pure aveva amato moltissimo, si era appoggiata al fratello come ad una zattera e sapeva che silenziosamente lui aveva fatto lo stesso: erano un sistema perfettamente in equilibrio, e la sua scomparsa l'aveva sicuramente compromesso.
"François mi starà cercando per tutta Parigi... Non sa che mi hanno portata in questa landa sperduta, dimenticata da Dio!"
La porta di legno che dava sulle segrete si aprì scricchiolando, lasciando filtrare la luce delle torce del piano superiore; Amélie strinse forte la stoffa della veste sotto le dita, aspettando l'arrivo del vecchio soldato orbo che solitamente le lasciava i pasti con un grugnito infastidito.
Questa volta però, la luce della torcia illuminò un volto diverso. Era un giovane più grande di lei forse di una decina d'anni, con il viso pallido e i lineamenti grossolani delle genti del Nord.
"Un inglese, o un olandese forse..."
Mentre lo osservava armeggiare con il chiavistello della cella, si chiese cosa ci facesse uno straniero lì e perché avesse accettato quell'ingaggio. Fantasticare troppo era sempre stato uno dei suoi difetti caratterizzanti, che aveva fatto disperare Antoine quando le cercava un marito; quando era morto, François era stato troppo assorbito dal suo ruolo per continuare le stupide programmazioni del fratello maggiore e Amélie aveva tirato un sospiro di sollievo.
Il nuovo venuto aveva capelli lisci e scuri come la folta barba che gli copriva le guance ed il mento; gli occhi, che in un primo momento le erano sembrati celesti, si rivelarono di un grigio cupo come le nuvole prima di un temporale.
L'uomo lasciò il piatto sull'altra estremità della panca su cui era seduta, senza proferire parola; a differenza della guardia precedente, però, una volta uscito dalla cella si fermò ad osservarla. Sotto quell'attento esame Amélie arrossì furiosamente ed abbassò lo sguardo: ma cosa stava facendo, lì impalato?
-E' per il cibo!- mugugnò l'uomo, con un accento duro che storpiava il francese -Il signore ha paura che vi deperirete, se non mangiate!-
-Allora andate a dire al vostro padrone che una donna di buona famiglia va trattata con rispetto, e non sbattuta in una squallida prigione senza un valido motivo!-
Erano le prime parole che pronunciava da giorni e le graffiarono la gola. L'uomo sorrise divertito, prima di rispondere:
-Io non ho padroni, solo datori di lavoro. E questo lavoro viene pagato bene, perciò mi dispiace per voi, ma resterete in questa squallida prigione e mangerete quel che vi porterò, che vi piaccia o meno!-
-No che non mi piace! E poi come vi permettete di parlarmi a questo modo!? Neanche sapete perché sono qui!-
-E voi? Lo sapete perché vi hanno portata qui?-
La ragazza ammutolì.
-Come sospettavo...- sogghignò l'uomo. -Forza, mangiate, che non ho tutto il giorno!-
La frase stuzzicò l'animo ribelle e pronto alle sfide della ragazza, che incrociò le braccia con un sorriso strafottente:
-Io sì, invece, e adesso non ho proprio fame...-
La guardia si sedette dall'altro lato del corridoio e si calò il cappello sugli occhi:
-Vorrà dire che aspetterò!- commentò, pacato.
 
Lumière era stato incaricato di seguire il giovane Marchand dal Cardinale in persona, ma era persuaso che quella fosse una pista sbagliata: il moschettiere sembrava essere interessato solo al ritrovamento della sorella.
In quel momento era appostato in un vicolo davanti alla residenza parigina dei signori di Parthenay: un palazzo che sarebbe impallidito di fronte alle sfarzose dimore di aristocratici più vicini alla corona, ma ugualmente distinto ed imponente.
Il Re aveva fatto diramare il manifesto per la scomparsa di Amélie Marchand solo quella mattina, perciò François, ancora sospeso dal servizio, non aveva potuto far altro che restare chiuso in casa; di conseguenza l'uomo aveva le membra anchilosate per l'immobilità di quelle ore.
"Potrei anche andarmene..." ipotizzò, osservando il cielo che iniziava a farsi scuro: era inizio estate e nelle strade di Parigi la sera spirava ancora un vento freddo e fastidioso.
Udì un frusciare di vesti dietro di sé e la sua mente allenata captò il pericolo: prima di poter reagire, però, degli uomini vestiti di nero lo aggredirono, disarmandolo.
Lumière avvertì il pugnale entrargli nel costato, poi sentì i passi veloci dei suoi assassini che si defilavano. A quarantasette anni, diversi passati a rischiare la pelle da soldato, gli pareva stupido morire così, sorvegliando un giovane ed innocuo moschettiere.
"Che forse non è così innocuo..." pensò ancora, nei suoi ultimi momenti. La vista era annebbiata e la sua testa lavorava lentamente: non riusciva a vedere... Non riusciva a capire... Qual'era il ruolo di François Marchand in quella storia? E il suo assassinio, a chi sarebbe servito?
In un ultimo sprazzo di lucidità pensò al Cardinale, quell'uomo geniale a cui doveva tutto: era stato la sua ombra dappertutto, eseguendo gli incarichi più difficili e delicati. Richelieu ricercava ed ammirava gli uomini come Lumière: pragmatici, intelligenti, capaci di adattarsi alle situazioni... Forse perché lui stesso era fatto così.
"Senza di me" realizzò, prima di spirare "E' solo..."
 
François uscì di casa, il giorno seguente, senza quasi notare la piccola folla che si era radunata in un vicolo poco distante. Aveva le occhiaie e la barba non fatta: non aveva neanche dormito, a dir la verità, né si era cambiato d'abito.
Era uscito solo perché aveva bisogno di aria fresca per pensare: ad Amélie, ma anche all'incontro con Madie Lefevre, che lo aveva scosso nel profondo. Si passò una mano sulla fronte, scostando le sottili ciocche castane che puntualmente gli ricadevano sugli occhi ed imboccò una via a caso.
Cosa aveva voluto insinuare, esattamente, quella donna? Perché voleva che lui entrasse a far parte di quel misterioso circolo, visto che era un semplice feudatario di campagna?
Ad un tratto si accorse di essere seguito, anche se inizialmente gli fu difficile individuare chi, tra la folla parigina, stesse seguendo le sue mosse. Alla fine si fecero avanti due uomini armati vestiti con le divise rosse della Guardia Personale del Cardinale Richelieu: François li squadrò stupito e perplesso, domandandosi come mai quei due gli stessero sbarrando il passo. Poggiò istintivamente la mano sull'elsa della striscia* che portava al fianco, notando che uno dei due teneva saldamente in mano il suo spezzalama**.
-Monsieur François Marchand?- domandò la guardia più alta, con la fronte aggrottata.
-Sono io, cosa volete?-
-Sapete che l'altra sera è avvenuto un omicidio davanti al vostro palazzo?-
-Alludete forse al capannello di gente attorno a quel vicolo? Ah, ora capisco... No, non ne sapevo nulla...-
L'altra guardia sogghignò, accarezzandosi il pizzetto.
-Vedete, Monsieur Marchand, noi crediamo il contrario!-
François si irrigidì a quelle parole, e scrutò i volti dei due uomini per capire di cosa stavano effettivamente parlando.
"Possibile che la conversazione con Madie...?"
-Non so neanche chi sia il poveretto che è stato ammazzato, come potete affermare una cosa del genere?-
-L'uomo ucciso era uno dei collaboratori più stretti di Sua Eminenza il Cardinale Richelieu... Ed era stato incaricato di seguire voi, Marchand. Capirete che il suo assassinio, a due passi dalla porta di casa vostra, vi mette in una situazione alquanto scomoda!-
Il giovane sbatté le palpebre un paio di volte, confuso e sbalordito dalla piega che stavano prendendo gli eventi: era stato pedinato ed ora rischiava di essere incarcerato per un delitto che non aveva commesso. Infilò distrattamente la mano nella tasca dei calzoni e si stupì non poco di trovarvi dentro un oggetto duro e metallico: tirandolo fuori, vide che era un massiccio anello d'oro in cui era stato incastonato un giglio di granato rosso. Con la coda dell'occhio, notò che i due gendarmi sembravano aver riconosciuto il simbolo e parevano decisi a procedere con l'arresto.
Ma François non gliene diede il tempo: cogliendoli di sorpresa si buttò contro di loro, facendoli cadere e continuando poi a correre alla cieca.
Si infilò nei vicoli stretti della Parigi antica, senza però riuscire a seminare i propri inseguitori, che lo tallonavano gridandogli di fermarsi.
Proprio quando gli parve di essere quasi in salvo andò a sbattere contro una figura che sbucava da un altro vicolo, anch'essa inseguita da alcune guardie in rosso.
François sbarrò gli occhi, riconoscendo le grandi iridi blu che lo guardavano con sorpresa e paura.
 
 * Spada da lato, detta anche spada all'italiana, molto diffusa in Europa tra il XVII e il XVIII secolo. Aveva una lama lunga circa 100 - 120 cm ed un'elsa molto elaborata per proteggere la mano di chi la impugnava. Sebbene la lama potesse essere utilizzata per tagliare, la striscia era per lo più una lama da affondo; più leggera della spada da lato quattrocentesca, ma non ancora sottile e maneggevole come il successivo spadino, in uso dal XVIII secolo.
 
** Robusti pugnali che invece di avere un'unica lama, erano dotati di una dentatura "a pettine" che permetteva di incastrare la spada dell'avversario e con una torsione togliergliela di mano... Ma era improbabile che riuscissero veramente a spezzare una lama. Sono, insieme ai "trilama", una sottocategoria delle lame corte dette "manosinistra", armi prettamente da parata e difesa (come indica il loro nome inglese, "parry dagger") e usate solo raramente come armi da affondo.
 
 
Angolo Autrice:
'Sera,
con un raffreddore tremendo e una montagna di roba da studiare, ma eccomi qua!
Personaggi che entrano in scena e personaggi che escono: la spaesata Amélie incontra lo strano carceriere che tanta importanza avrà d'ora in poi per lei, mentre il povero Lumière viene ammazzato... E chi ci va di mezzo ovviamente è François. E' perseguitato dalla sfiga, questo nostro povero moschettiere xD anche se tirare fuori l'anello in quel momento non è stata certamente una mossa intelligente. Avete capito, vero, contro chi è andato a sbattere?
Se vedete degli errori fatemelo sapere, che stasera di sicuro io non ne ho visto neanche uno, con questo mal di testa!  
Un grazie sentito ai lettori abituali che leggono puntualmente la storia, come al solito
 
Crilu 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


-Voi!- esclamò François, nel momento in cui le guardie del Cardinale irrompevano dalle tre vie laterali.
I quattro uomini si guardarono tra loro, perplessi, poi sguainarono le lame, puntandole contro di lui e la ladra. I due giovani si guardarono per un secondo che parve dilatarsi in ore, anni, secoli: si scrutarono dentro, si soppesarono... E poi François afferrò la ladra per un braccio e la tirò a sé, giusto in tempo per evitare l'affondo che le avrebbe trapassato il ventre.
-Voi siete pratica di queste vie, giusto?- borbottò il ragazzo a bassa voce mentre indietreggiava, trascinandola con sé con una mano e parando i colpi che gli fioccavano addosso. Il fatto che la strada fosse piuttosto stretta e angusta lo aveva favorito, ma quattro avversari erano troppi!
La ragazza afferrò al volo il sottointeso di quella domanda e dopo essersi scrutata velocemente attorno si liberò dalla sua presa, indicando con un cenno del capo un vicolo alle loro spalle.
-Di qua!-
François disimpegnò la sua lama con un gesto così brusco da rischiare di spezzarla e corse dietro la ladra. Seguirono un percorso tortuoso e labirintico, sempre con le guardie alle calcagna, fino a quando la giovane non indicò la Senna che scorreva davanti a loro: a separarli c'era solo un basso parapetto, che si affacciava su un dislivello alto tre, quattro metri.
"Non mi ero accorto che avevamo percorso strade così in discesa!"
-Sapete nuotare?- chiese la ladra, mentre il vento primaverile le scompigliava i morbidi capelli corvini, che quel giorno portava sciolti.
-Un po'...-
-Bene, allora!- replicò lei, prima di buttarlo in acqua senza troppe cerimonie.
 
Alla fine, Amélie aveva ceduto alla fame e il suo cameriere se ne era andato sogghignando soddisfatto. Non sapeva se voleva rivederlo o meno: era burbero e pieno di sé, ma anche l'unica persona che si era degnata di considerarla un essere dotato di ragione. Le sembrava di essere stata degradata al rango di animale, a cui non si rivolge la parola in quanto privo degli strumenti per comprenderla.
La porta si aprì di nuovo e la ragazza si riscosse dal torpore in cui le sue meditazioni l'avevano gettata; lanciò uno sguardo alla figura che scendeva le scale e si accorse che era lo straniero del giorno prima, con il solito pezzo di pane e la brocca dell'acqua.
L'uomo sembrava poco loquace quella sera, e Amélie si chiese, con una punta di paura, se non stessero progettando qualcosa per lei.
"Stai calma, Amélie: cosa mai possono farti? Non sai neanche perché sei qui, né cosa vogliono da te, stai calma..."
Alla fine si decise a rivolgere la parola alla guardia.
-Voi sapete perché mi hanno rinchiusa qui?-
L'uomo sollevò gli occhi grigi su di lei mentre le porgeva il cibo, sorpreso da quelle parole.
-No, non lo so- rispose, esitante. Amélie colse al volo la sua incertezza:
-Non mentitemi, che vantaggio potreste trarne?-
-Non farmi ammazzare per avervi fornito delle informazioni, tanto per dirne una.-
La ragazza ammutolì, prima di sussurrare sconfortata, certa che lui non potesse udirla, visto che se ne stava andando:
-Non avete neanche pietà di una giovane rapita contro la sua volontà?-
La guardia si fermò e tornò sui suoi passi, posizionandosi di fronte alle sbarre.
-Non si sa di preciso perché hanno voluto voi, so solo che vostro fratello potrebbe creare problemi per quello che stanno organizzando...-
-Cosa stanno organizzando? E soprattutto, chi? Chi è che mi ha rapita?-
L'uomo si tirò bruscamente indietro, allargando le braccia:
-Cosa volete che ne sappia io? Sono solo una guardia addetta alla sorveglianza di questo maniero! E quanto a dei nomi, avete scelto la persona sbagliata, non sono francese... Non saprei neanche come pronunciarli! E voi non dovreste fare così tante domande!-
-Aspettate!-
Amélie si pentì subito della disperazione che le era sfuggita dalle labbra, convogliata in un'unica speranzosa parola: la solitudine la feriva più della paura e del freddo e quell'uomo era il suo unico contatto con l'esterno. La guardia sospirò, grattandosi la barba:
-Cosa volete ancora? Perché non mangiate zitta e buona e mi lasciate andare?-
La ragazza aggrottò la fronte, indispettita:
-Zitta e buona? Ed io che volevo sapere il vostro nome per ringraziarvi! Ma andate al diavolo!-
L'uomo spalancò la bocca davanti al tono offeso e risentito della prigioniera e borbottando qualcosa in un'altra lingua iniziò a risalire le scale.
Solo appena prima di varcare la soglia delle prigioni le gridò due parole. Un nome:
-James MacMallon!-
 
-Fuggito, dite?- esclamò il Cardinale, furioso e sorpreso allo stesso tempo -Buttandosi nella Senna?-
-Sì, Eminenza, insieme ad una ladra che aveva tentato di derubarci, pensate che impudenza!-
Ma la giovane ladra era del tutto insignificante agli occhi di Richelieu, concentrato su Marchand. Camminando avanti e indietro nel suo studio, facendo frusciare la veste porpora, il primo ministro rifletteva sulle notizie riportategli dalle guardie: non si aveva il minimo indizio sugli assassini di Lumière, nessuno aveva visto o sentito nulla; François Marchand aveva dichiarato di non sapere nulla, ma poi aveva tirato fuori dalla tasca l'anello con il misterioso simbolo del Giglio Rosso...
Il Cardinale si fermò, vagando con lo sguardo oltre l'ampia vetrata della stanza: ecco cosa c'era che non andava!
Quella strana congiura, di cui ancora non riusciva ad afferrare nulla se non il nome e il coinvolgimento dei Signori di Parthenay, sembrava essere al lavoro già da un bel po', ed aveva organizzato ogni cosa fino a quel momento senza che nessuna delle sue spie venisse a saperne niente: solo dopo il rapimento di Amélie Marchand il Cardinale aveva ottenuto l'informazione del Giglio Scarlatto e alle sue guardie era stato consegnato, la sera precedente, il luogo e l'ora della morte di Lumière. Richelieu digrignò i denti, pensando all'incapacità dei suoi uomini di salvare il suo informatore più prezioso, le sue orecchie in ogni luogo, colui grazie al quale aveva costruito una buona parte della sua carriera... La lettera, senza mittente né destinatario, recava anche il nome del colpevole: François Marchand, sempre lui. E all'inizio il Cardinale ne era stato persuaso, visto che il giovane era la persona che Lumière doveva sorvegliare... Solo che nessun membro di una qualsiasi congiura, per quanto inesperto e sciocco, tirava fuori il segno di riconoscimento davanti a due guardie. Certo, non sapeva che loro erano a conoscenza di quel particolare, ma rimaneva comunque una mossa stupida e del tutto inutile.
Quell'incongruenza lo infastidiva non poco, ma almeno per quella sera, non riuscì a venirne a capo.
 
L'impatto con l'acqua lo aveva stordito e terrorizzato: quando aveva detto alla ladra che sapeva nuotare un poco, non si immaginava di dover saltare nella corrente di un fiume gelido da un parapetto. Mosse affannosamente le gambe e le braccia e quasi per miracolo riuscì a rimanere a galla e a guadagnare la riva. La ragazza lo stava aspettando, distesa nel fango della Senna e sporca da cima a piedi dai rifiuti che inquinavano il fiume; François storse il naso pur sapendo di essere nelle sue stesse condizioni.
La ladra gli lanciò un'occhiata distratta, quando il giovane si lasciò cadere accanto a lei, assorto nei suoi pensieri. Si scostò i capelli fradici dagli occhi e osservò bene l'anello che aveva stretto in mano tutto quel tempo: sotto il giglio di granato era inciso un motto, Sub Novi Soli*.
-Sembra prezioso...- mormorò la ragazza, con uno scintillio predatore negli occhi. François infilò nuovamente l'anello in tasca e si voltò verso di lei:
-Non vi converrebbe rubarlo: è per questo che le guardie del Cardinale mi stavano inseguendo...-
-Davvero? Perché, cosa rappresenta?-
-Ancora non lo so, ma probabilmente è la chiave per ritrovare mia sorella...-
-Vostra sorella?-
-Siete sempre così curiosa?-
-Solo per i moschettieri che prima mi vogliono arrestare, poi mi salvano la vita!-
Sul volto del giovane si fece strada un sorriso sardonico:
-Mi hanno sospeso, e ora mi credono implicato in non so cosa contro il Cardinale Richelieu...-
A quel nome la ladra impallidì vistosamente e bisbigliò, con un filo di voce:
-Ed è la verità?-
-No, maledizione!- sbottò François, alzandosi in piedi di scatto, pronto ad andarsene.
"Sì, ma dove?"
Si voltò nuovamente verso la ragazza, che lo guardava tranquilla:
-Vi ringrazio per avermi aiutato, mademoiselle!- disse, irrigidendo i lineamenti.
Fece per prendere una direzione a caso, quando la voce di lei lo fermò:
-Vi ringrazio anch'io per aver impedito a quel soldato di trapassarmi lo stomaco. Ed ora ditemi, dove credete di andare?-
-Prego?-
-Casa vostra sarà sorvegliata, immagino, e voi avete bisogno di sparire per un po', se ho ben capito la situazione... Se venite con me, sarò ben felice di sdebitarmi con voi mediante un pasto decente e un cambio d'abiti che vi faccia passare inosservato!-
François ci pensò un po' su, prima di accettare guardingo. La ladra si alzò in piedi, sorridendo:
-Chi avrò l'onore di ospitare?-
-François Marchand, Signore di Parthenay.- rispose il moschettiere con un inchino.
Lei spalancò gli occhi, guardandolo sbigottito:
-Signore di...? Oh Cristo!-
-Mademoiselle!-
-Perdonatemi... Bene, Monsieur Marchand, io sono Claire.-
-Claire...?-
-Claire Gaillard, se proprio ci tenete, ma non fa niente, non è neanche il cognome del mio vero padre, figuriamoci!-
François sollevò le sopracciglia, mentre seguiva la ragazza che si incamminava lungo l'argine della Senna, riflettendo su quando fosse stato bizzarro il caso che li aveva fatti incontrare.
 
 
* "Sotto un nuovo sole" ... Così come con i titoli, neanche con i motti me la cavo molto bene xD
 
Angolo Autrice:
Buonasera,
oggi vado proprio di fretta, perciò vedrò di sbrigarmi e di non annoiarvi con note troppo lunghe. Del resto, in questo capitolo ho solo dato qualche "spennellata" in più ai personaggi: abbiamo i nomi degli ultimi due protagonisti fondamentali, James e Claire (solitamente detesto i personaggi che creo, ma questi due mi piacciono abbastanza :)) e le certezze di Richelieu su François iniziano a scricchiolare...
La storia è in evoluzione e visto che la mia mente è un vulcano quando si tratta di scrivere -  soprattutto se c'è da inventarsi di sana pianta un'organizzazione segreta - probabilmente ci saranno errori, incongruenze e imprecisioni, perciò vi prego di farmeli notare, se li vedete :D
Detto questo, alla prossima
 
Crilu 

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Con il buio fu facile per Claire e François arrivare indisturbati fino ad un palazzo anonimo e malridotto nella periferia della città, poco al di fuori della cinta muraria*.
Invece di entrare nell'atrio, la ladra fece il giro dell'edificio, fino ad arrivare sul retro. Vicino al muro erano accatastati quelli che all'inizio François scambiò per i rottami di un mobile in legno; in realtà erano rami e assi di legname che servivano a coprire una scala a pioli. Claire la tirò su senza difficoltà e l'appoggiò al muro, poi si rivolse a lui:
-Rendetevi utile: portate su qualche legno per il fuoco!-
-Non avrete seriamente intenzione di arrivare fino al tetto su quella scala?-
-E' l'unico modo per entrare!- rispose lei con un sorriso ironico. François la guardò sospettoso:
-E questa sarebbe casa vostra? Siete sicura?-
-Oh Signore, potreste smettere di essere così sospettoso e guardingo? Il palazzo è abbandonato ed io l'ho scelto come mia residenza, vi basta come spiegazione?-
Il moschettiere prese due assi dal mucchio e la seguì sulla scala, reprimendo un brivido di preoccupazione nel vedere l'instabilità di quell'attrezzo; mentre salivano si chiese come fosse possibile che quella ragazza non si fosse ancora rotta l'osso del collo, usandola ogni giorno.
La ladra si issò sul tetto del palazzo, seguita dal giovane, che osservò stupito come lei fosse riuscita a crearsi un rifugio riparato e praticamente invisibile dalla strada: al centro del tetto di mattoni si ergeva una baracca in legno e pietre, piccola e dalla forma quadrata. Al suo interno un unico ambiente raccoglieva in modo disordinato così tante cose che François all'inizio non seppe su cosa posare la sua attenzione: c'erano vestiti, gioielli, coltelli, monete sparse, quattro o cinque libretti rilegati in un angolo, un prosciutto quasi spolpato e un grappolo d'aglio appeso al soffitto.
-Farei bene a non chiedervi come tutto questo sia arrivato qui, giusto?-
-Non siete nella condizione di potermi minacciare, mi pare...-
Claire si diresse verso una montagna di vestiti buttata sopra una sedia e dopo aver scelto due o tre capi li lanciò al ragazzo:
-Dovrebbero starvi bene... Se aveste la cortesia di uscire a cambiarvi, nel frattempo ravvivo il focolare e preparo la cena!-
-Perché lo fate?-
-Beh, perché ho fame!-
-No, intendevo: perché mi state aiutando?-
Claire alzò gli occhi blu su di lui, sorpresa; parve riflettere un attimo su quella domanda, prima di ammettere con un sorriso:
-Siete un individuo sorprendente, Monsieur Marchand: nessuno dei gendarmi che ho incontrato in questi anni ha mai avuto la vostra tenacia e caparbietà nell'inseguirmi fin sui tetti di Parigi... Questo è il mio mondo, il mio regno diciamo, e nessuno conosce le vie segrete e le scorciatoie di questa città meglio di me: mi avete incuriosito, ecco, anche se siete stato molto ingenuo durante il nostro primo incontro, e mi avete sottovalutato!-
La ragazza si concesse un ghigno soddisfatto nel vedere la smorfia di disappunto sul volto di François, prima di continuare.
-Ed è molto strano vedere un moschettiere, un nobile, per di più, inseguito dalle guardie del Cardinale Richelieu e accusato di cospirare contro la Corona! Capirete che io voglia saperne di più...-
-Ma cosa può mai importare a voi della mia vita?- sbottò il moschettiere, duro -Cosa vi fa pensare che io sia disposto a parlarne con voi?-
Claire ammutolì. Si fissarono in silenzio per un po', fino a quando il moschettiere non avvertì un crescente senso di disagio nel dover sostenere lo sguardo sorpreso e vagamente deluso della ragazza. Senza aggiungere una parola, uscì all'aria aperta.
 
Quando James MacMallon tornò a trovarla era scesa la notte e Amélie stava dormendo. Fu svegliata dal basso ma perfettamente distinguibile rumore della porta che girava sui cardini; poi udì dei passi felpati scendere le scale e vide un fioco lume, probabilmente una lucerna velata, arrestarsi davanti alla cella. La ragazza si raggomitolò sulla dura panca sulla quale riposava, rabbrividendo per il freddo. L'uomo aprì la porta, sempre cercando di fare il minimo rumore possibile: evidentemente la credeva veramente addormentata. Amélie si chiese con un po' di timore perché fosse sceso nelle prigioni a quell'ora, e perché stesse semplicemente a guardarla senza svegliarla o rivolgerle la parola. Con sua estrema sorpresa James si sfilò dalle spalle il pesante mantello e glielo appoggiò sulle spalle, prima di avviarsi verso l'uscita.
-Grazie!-
La sua voce, squillante e ferma nell'oscurità, lo colse di sorpresa e la ragazza vide il suo corpo tendersi ed irrigidirsi: l'uomo si voltò, illuminandole il volto con la lanterna non più oscurata.
-Siete sveglia, dunque...-
Amélie accennò un timido sorriso.
-Volevo ringraziarvi: siete stato gentile a coprirmi...-
Lui si strinse nelle spalle:
-Fa un freddo cane quaggiù e se congelate non sarete di alcuna utilità a nessuno!-
-Io non sono comunque di nessuna utilità...- commentò Amélie con amarezza.
-Se così fosse, non vi avrebbero rapita!-
-Sono un semplice ostaggio, Monsieur MacMallon... Sono funzionale per tenere in scacco mio fratello nel nome di Dio sa quale progetto oscuro!-
Scese un silenzio pesante, in cui entrambi si resero per la prima volta conto della situazione: erano prigioniera e carceriere che discutevano nel cuore della notte, con la porta della cella e della prigione spalancata. Poi Amélie chiese:
-Siete inglese?-
L'uomo sembrò sorpreso della domanda, probabilmente non si aspettava che fosse lei a rompere il silenzio:
-Scozzese, in realtà. Vengo da Glasgow.-
-E come siete finito al soldo di un aristocratico francese?-
-Non è una storia interessante, miss, ve la risparmio.-
-No, la voglio ascoltare!-
James sollevò le sopracciglia, irritato e insieme divertito dal tono lamentoso di Amélie.
-Date per scontato che io non abbia nulla di meglio da fare che stare qui ad intrattenervi!-
-Se aveste avuto qualcosa da fare, non sareste neanche sceso a portarmi il vostro mantello!-
L'uomo sorrise, mettendo in mostra una dentatura pressoché perfetta; Amélie ne rimase piacevolmente stupita. La ragazza si mise a sedere sulla panca avvolgendosi il corpo con il mantello, mentre lui si sedette sul pavimento, appoggiandosi la spada in grembo.
-La Scozia è una terra unica nel suo genere: nessun luogo che ho visitato l'ha mai eguagliata per bellezza e maestosità. Non so se sapete cosa sia un clan... No? Beh, un clan è un insieme di più famiglie legate tra loro da vincoli di parentela, che fanno capo ad un unica persona. Ogni clan si distingue per nome, motto e simbolo e tra noi ci sono, come sempre ci sono state e sempre ci saranno, guerre ed alleanze centenarie. Mio padre faceva parte del clan Keith...-
-Qual è il vostro motto?- lo interruppe Amélie.
-Veritas vincit: la verità vince. Mio padre, stavo dicendo, faceva parte del clan Keith e possedeva un modesto terreno vicino Glasgow; la mia casa ci dovrebbe essere ancora, ma ormai sarà andata in rovina... Avevo quindici anni quando mio padre morì e mio fratello gli subentrò come capo famiglia: la situazione per me si fece insostenibile. Non fraintendetemi, lo amavo, era mio fratello del resto... Ma avevamo opinioni troppo diverse. Io, in particolare, mi opponevo al dominio inglese sulle nostre terre; le nostre discussioni si fecero sempre più accese fino al punto in cui decisi di scappare di casa per unirmi ad una banda di briganti.-
-Siete stato un brigante?- esclamò la ragazza, allontanandosi istintivamente. James sorrise ancora e le mostrò la mano sinistra, alla quale mancavano le falangi delle ultime tre dita.
-Sì, e questo risale a quel periodo. Dopo qualche anno e molte scorrerie fu emesso un mandato di cattura contro di me; gli inglesi, certi che avessi mantenuto i contatti con mio fratello, andarono a cercarmi a casa nostra. Arthur si oppose quando cercarono di perquisire la tenuta e nella foga di difendersi colpì un ufficiale...-
L'uomo inspirò a fondo, fissando la notte fuori dalla finestrella della prigione senza realmente vederla.
-L'hanno ucciso, vero?-
Il silenzio che accolse le sue parole fu abbastanza eloquente.
-Anch'io ho perso mio fratello Antoine, tre anni fa: è caduto durante la presa di La Rochelle...-
-Almeno vostro fratello è morto in battaglia, con onore!- replicò James con veemenza -Non certo per colpa vostra! Dopo la sua morte sono stato costretto ad abbandonare la mia patria e le terre che mi appartenevano di diritto e ho vagato per l'Europa, mettendomi al servizio di vari sovrani. Ho combattuto a Bilà Hora* e a Lutter*... Poi sono emigrato in Francia e ho vissuto di espedienti fino a quando il comandante della guarnigione di questo castello non mi ha notato in una taverna e mi ha offerto questo lavoro.-
James si alzò in piedi:
-E' meglio che vada, prima che qualcuno inizi a farsi delle domande: non vorrei pensassero che vi voglia importunare o, peggio, che l'abbia già fatto!-
-Monsieur, state dimenticando il vostro mantello!-
L'uomo si voltò verso di lei:
-Ne avete più bisogno voi di me. Oggi avete detto una cosa che mi ha colpito: sì, provo pietà per voi. Nonostante tutte le guerre in cui ho combattuto e tutto il sangue che ho versato, riesco ancora a provare qualcosa di così umano come la pietà... Mi dispiace per voi, miss, che siete stata buttata in un gioco più grande di voi e vi assicuro che, nel limite delle mie possibilità, tenterò di rendere la vostra prigionia meno pesante.-
 
Quando François rientrò nella baracca, stanco e intirizzito, trovò ad accoglierlo un fuoco scoppiettante acceso in un focolare prima inesistente, un buon profumo di minestra e una pagnotta di pane tagliata a fette sbucata da chissà dove. Aveva indossato una semplice camicia bianca dalle ampie maniche a sbuffo e un po' logora e dei pantaloni scuri che aveva infilato negli stivali ancora bagnati e sporchi di fango.
Mentre gettava i suoi raffinati abiti in un angolo notò che anche Claire si era cambiata: portava delle brache strette al ginocchio che seguivano in modo aderente la linea sinuosa delle sue gambe e una camicia di lana grigia troppo grande per lei e perciò tenuta ferma in vita da un cinturino di cuoio. La ragazza lo degnò appena di un'occhiata, ancora offesa e molto concentrata nel travasare la zuppa in una ciotola che poi gli passò con un gesto sgarbato.
-Siete arrabbiata con me, mademoiselle?-
Claire sbuffò, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio con le dita, e non rispose. François notò un particolare che lo incuriosì: dai lobi della sua ospite brillavano due orecchini di ambra dalla forma elaborata. Quando la ragazza si accorse di cosa aveva attirato la sua attenzione si coprì le orecchie con i capelli scuri, infastidita.
-Dato che non rispondete, temo di avere ragione...-
-E anche se fosse?- sbottò lei -Cosa ve ne importerebbe? Da quello che ho visto, non siete un uomo sul quale i sentimenti degli altri hanno un qualche effetto!-
-Avete ragione, non sono quel tipo di uomo.- ammise tranquillamente François, poggiando la ciotola su un angolo dell'unico tavolo pericolante ed incrociando le braccia al petto. Poi sospirò, nel vedere che la sua affermazione aveva indurito ulteriormente i lineamenti di Claire:
-Ascoltatemi mademoiselle: io non sono affatto persuaso che la vostra sia semplice curiosità. Inoltre ci sono così tanti punti oscuri in questa storia che non avrebbe senso discuterne adesso, a quest'ora di notte: rimandiamo tutto a domani mattina, vi va?-
Per tutta risposta la ragazza gli lanciò addosso il suo mantello, asciugato al calore del fuoco; poi si accoccolò accanto al focolare e chiuse gli occhi.
 
* battaglie della Guerra dei Trent'anni che sconvolse l'Europa dal 1618 al 1648. Premetto fin da subito che pur essendo una costante nella storia (del resto, ha segnato profondamente anche la Francia di quel periodo), è una guerra talmente complessa, lunga e particolareggiata che gli accenni saranno brevi e superficiali... Così da non annoiarvi troppo :) comunque le due battaglie citate nel capitolo si svolgono rispettivamente l'una durante la fase boema della guerra, e l'altra durante la fase danese.
 
 
Angolo Autrice:
'Sera,
più che su Claire e François, ho preferito concentrarmi sul rapporto tra lo scozzese ed Amélie, che viene a conoscenza della sua storia e del suo passato, diciamo, non proprio pulito! xD ci tengo a precisare che il clan Keith esiste(va) veramente in Scozia e che il motto riportato è quello originale :) perciò tra similitudini, contrasti e misteri la storia (e la congiura) vanno avanti!
Fate i bravi e recensite! Anche se ringrazio comunque anche i lettori silenziosi...
Alla prossima
Crilu 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Il Cardinale si stava dirigendo verso le stanze del Re per discutere con lui della situazione italiana* quando incrociò la Regina Anna; nell'incontrare il suo sguardo non poté trattenere un piccolo e soddisfatto sorriso di trionfo.
Il matrimonio tra Luigi XIII e Anna d'Austria non era iniziato tra i migliori auspici: entrambi timidi e chiusi, per alcuni anni non avevano neanche condiviso la camera da letto. Le cose erano in seguito migliorate un poco, ma in quel momento la coppia reale stava nuovamente attraversando una crisi. La sua ascendenza spagnola l'aveva fin da subito resa l'avversaria più potente e pericolosa di Richelieu; il Cardinale sapeva che tra tutti i suoi nemici, Anna era l'unica in grado di poterlo davvero destabilizzare. Il sovrano, infatti, nonostante i numerosi aborti, le dicerie di tradimento e cospirazione e la parentela con quelli che si rivelavano ogni giorno di più come i nuovi nemici della Francia, nutriva ancora un tiepido affetto verso di lei e non smetteva di giacere nel suo letto. Se dal lato politico questo ravvivava nel Cardinale la speranza di un erede per la corona, sul piano personale aborriva l'idea di dover dividere l'attenzione del sovrano con quella donna.
"Una spagnola!" ripeté ancora nella sua testa, osservandola con falsa deferenza.
Anna d'Austria era una donna robusta, dai lineamenti tipicamente ispanici; grandi occhi scuri, labbra piccole e carnose e un cipiglio austero completavano la sua descrizione.
Nel vedere l'inchino di Richelieu sollevò le sopracciglia, con una chiara smorfia di astio e disappunto. Fin da quando era venuta a sapere della politica anti-spagnola che il Cardinale intendeva mettere in atto lo trattava come l'ultimo dei servitori, astenendosi dall'opporsi a lui pubblicamente solo a causa dell'influenza del prelato sul marito. La regina passò oltre, seguita dal suo seguito di dame bisbiglianti e il Cardinale proseguì per la sua strada, intimamente provato, come sempre, da incontri del genere. Si fermò, appoggiandosi alla parete con una mano sul cuore e ascoltando il suo muscolo cardiaco battere all'impazzata:
"E' sempre così" pensò "La vedo in ogni donna..."
Perché nel fissare il volto severo di Anna d'Austria, Richelieu vedeva altri occhi, altre labbra, ascoltava una voce diversa, sentiva un altro profumo. Tutto ciò gli mancava terribilmente e il vuoto faceva male almeno quanto la consapevolezza che né la stima del Re, né qualsiasi altro onore avrebbe potuto conseguire nella vita gli avrebbero mai potuto restituire ciò che il suo stesso sangue gli aveva sottratto.
 
Al risveglio, la vicinanza delle iridi blu di Claire al suo viso lo fece sobbalzare. La ragazza si tirò indietro, ridendo divertita.
-Non vi volevo spaventare, intendevo solo svegliarvi! Certo che per essere un soldato siete proprio pigro!-
François non si prese la briga di spiegarle che da quando Amélie era stata rapita non aveva dormito mai se non per poche ore tormentate dagli incubi. Sospirò, desiderando uscire da quella casa e allontanarsi da Claire Gaillard il più velocemente possibile. La ladra, però, non sembrava dello stesso avviso:
-Allora!- esordì, sedendosi a gambe incrociate davanti a lui -Da dove volete iniziare?-
-Dal vostro interesse personale in questa storia, che dite?-
-Mmmm.... Su, siate serio! Vi ho già detto che la mia è semplice curiosità!-
-Ed io dovrei mettere la mia vita, e quella della mia amata sorella, nelle mani di una ladra... Per soddisfare la sua "semplice" curiosità?-
Claire si mordicchiò un labbro, pensierosa e chiaramente presa in contropiede. Poi affermò, con fare incerto:
-Mettiamola così, Monsieur Marchand: voi mi mettete a parte del vostro segreto - per il quale ammetto di avere un particolare interesse di cui non vi rivelerò il motivo - e io in cambio diventerò la vostra ombra!-
-E in che modo questo può aiutarmi, di grazia?- chiese il giovane sogghignando beffardo.
-In qualsiasi modo: diventerò tutto ciò che vi serve! Una serva, una spia, una ladra, una guardia... Tutto.-
François spalancò gli occhi, sorpreso:
-Sareste pronta a vendervi così, solo per scoprire cosa si cela dietro un anello in mano ad uno sconosciuto?-
-So che può sembrarvi insensato, ma ho le mie buone ragioni, fidatevi!-
-Come desiderate, allora, ma devo premettervi che io stesso non ne so molto. Sei giorni fa mia sorella Amélie si era recata in visita alla Contessa di Blois e sulla via del ritorno, presumo, è stata rapita... O meglio, è svanita nel nulla insieme alla carrozza e ai servitori che l'accompagnavano. Da allora l'ho cercata in tutta Parigi senza esito e un paio di sere fa mi sono presentato a corte per far emettere dal Re un avviso di scomparsa; in quella stessa occasione ho incontrato una donna, una nobile, mia vecchia conoscenza, che mi ha fatto uno strano discorso sull'operato del Re e del Cardinale e mi ha dato a intendere che stava orchestrando qualcosa di molto simile ad una congiura...-
-E la vostra risposta a ciò non è stata quella che lei si aspettava!-
-Esattamente.-
-Posso chiedervi in che rapporti siete con questa donna?-
-Siamo stati amanti, se è questo che vi preme sapere...-
Claire sorrise:
-Sì, lo immaginavo!-
-Perché?-
-Per le parole che avete usato e l'esitazione che avete avuto nel pronunciarle: sembravate la steste proteggendo. Bene, ora mi è chiaro l'antefatto, ma come ci siete arrivato in un vicolo dei quartieri poveri di Parigi inseguito dalle guardie del Cardinale?-
-Il Cardinale Richelieu, non so seguendo quale pista delle sue spie, mi aveva fatto seguire da uno dei suoi uomini. Questi è stato disgraziatamente ucciso, e non credo per caso, a pochi passi dal mio palazzo.-
La ragazza fischiò a quell'ultima affermazione:
-Vi siete cacciato in un bel casino, Monsieur! E come avete intenzione di procedere, adesso?-
Il giovane si stiracchiò sulla sedia, ignorando le proteste dei muscoli indolenziti.
-A dirla tutta- confessò sinceramente -Non ne ho idea!-
 
Amélie accolse con un insolito moto di tenue allegria il familiare scricchiolio della porta delle prigioni. Gli occhi grigi di James MacMallon brillarono nella penombra della cella, rischiarata dai pallidi raggi del sole ormai morente.
-La cena!- mormorò l'uomo, tendendole la ciotola attraverso le sbarre, senza mettere mano alle chiavi. Lo spontaneo sorriso della ragazza si congelò all'istante sulle sue labbra.
-E' successo qualcosa?- chiese, avvicinandosi all'uomo. James rimase impassibile e non rispose.
Amélie sospirò, comprendendo di essere rimasta di nuovo sola e prese il suo pasto.
-Mi hanno visto scendere quaggiù la notte scorsa!- la voce burbera e dura la colse di sorpresa e la spinse a girarsi nuovamente verso lo scozzese.
-E...?-
-Mi hanno caldamente sconsigliato di provarci di nuovo!-
Quelle parole celavano molto più di quanto non esprimessero. Amélie piegò la testa di lato, perplessa:
-Perché allora siete qui? Perché non vi hanno sostituito?-
-Perché hanno il timore che tra i soldati francesi qualcuno possa decidere di aiutarvi... Mentre di certo non potete fare leva su nessun orgoglio nazionale con me!-
La ragazza annuì e sorrise, chinando il capo di lato.
-Perché sorridete?-
-Beh, siete qui, adesso. E voi siete l'unica persona gentile in questo buco, Monsieur MacMallon, l'unica persona che mi è familiare... Il che è buffo, se si pensa che vi conosco da meno di una settimana! Però è vero, siete ciò di più vicino che io abbia mai avuto ad un amico...-
Vedendo che l'uomo si era irrigidito nell'udire quell'ultima parola, Amélie si avvicinò ancora di più alle sbarre e gli prese le mani in uno slancio di commozione. Non era stata educata per quello, rifletté, se sua madre o la sua istitutrice l'avessero vista sarebbero arrossite per la vergogna e l'indignazione; però in quel momento aveva disperatamente bisogno di un contatto umano, anzi, ne aveva sempre avuto bisogno. Nella sua famiglia di uomini e soldati nessuno era stato mai capace di dimostrarle l'affetto che nutrivano nei suoi confronti, meno che mai François con il carattere chiuso e riservato che aveva. Le mani di James erano calde e ruvide al tocco, solcate da profonde rughe e duri calli che derivavano dal continuo maneggiare armi; Amélie avvertì in modo distinto i moncherini delle dita della mano sinistra, ma quella mancanza non le fece così tanta impressione, come invece aveva immaginato. C'era una sorta di fremito, nella parte rimasta illesa, come se la carne sentisse la mancanza di un pezzo e smaniasse per ritrovarlo. La guardia provò a liberarsi, ma la presa della ragazza era ferrea e i suoi occhi chiari cercavano i suoi con decisione e fermezza: pian piano si lasciò vincere dalla sua forza e non tentò più di ritirare le mani. Aveva capito cosa cercava Amélie e nella sua mente stava avvenendo un furioso conflitto: aveva provato sin da subito una grandissima compassione per quella ragazza, sbattuta di colpo in un gioco di cui non conosceva le regole (come era accaduto a lui quando era stato costretto a lasciare la Scozia)  e per questo avrebbe voluto darle l'assistenza e l'amicizia di cui necessitava. Dall'altro lato, però, schierarsi dalla sua parte avrebbe significato incorrere nell'ira di Schmitt, il capitano della guardia, che si era già adirato con lui solo perché le aveva sceso un mantello per sopravvivere al freddo.
Con una punta di vergogna, si chiese come facesse a lavorare per un uomo che lasciava una ragazza giovane, e nobile per di più, a tremare di freddo in una buia cella, considerandola una semplice e sacrificabile pedina in un complotto più ampio. Ma fu solo un attimo: sbatté gli occhi e recuperò la freddezza e l'imperturbabilità che lo caratterizzavano da molti anni a quella parte, seppellendo il vecchio codice d'onore di suo padre in luoghi dell'anima chiusi a chiave.
 
Madie Lefevre sgusciò fuori dalle lenzuola, degnando appena di un'occhiata il giovane con cui aveva passato la notte: quando suo marito era fuori città si divertiva a sedurre e a soddisfare i propri desideri con i numerosi servi del palazzo. Per questo quando Charles le chiedeva di accompagnarlo nelle loro vaste tenute lei rifiutava, sostenendo di preferire la vita gaia e il clima di Parigi rispetto alla monotonia e alle temperature inclementi del Nord della Francia.
Si osservò allo specchio con una smorfia vagamente preoccupata, notando le prime rughe ormai evidenti senza la cera a coprirle.
Un discreto bussare alla porta fece borbottare il ragazzo nel sonno; la Contessa si coprì il corpo con una camiciola di seta ed aprì, guardando con disprezzo la servetta che si inchinò al suo apparire.
-Avevo detto di non voler essere disturbata!-
-Lo so, Madame, mi dispiace, ma una giovane donna si è presentata alla porta, affermando di dovervi consegnare una cosa con la massima urgenza!-
Madie prese in mano il sacchetto di cuoio che la serva le porgeva con estrema cura: non si poteva mai sapere cosa contenessero i doni anonimi.
Un sorriso triste le attraversò il viso, quando vide il giglio di granato brillare sinistro sul palmo della sua mano.
 
* E' un riferimento alla guerra, e alla cruciale importanza dei territori italiani, contesi tra le potenze europee, e in particolare al Ducato di Savoia, costretto da Richelieu ad appoggiare la Francia.
 
 
Angolo Autrice:
Eccomi!
Devo ammettere che la prima parte di questo capitolo è quella che mi preme di più, in parte perché è cruciale per la mia storia e in parte perché è alla base dell'avvertimento "tematiche delicate" che ho messo nell'introduzione: anche se la relazione amorosa di Richelieu non è trattata nello specifico, si tratta pur sempre di un alto prelato e capisco che questo può urtare la sensibilità di qualche lettore. Ma in fin dei conti erano altri tempi... xD
Cooomunque, torniamo ai nostri cari personaggi: François e Claire stringono un patto alquanto singolare, quasi un contratto, mentre l'austerità di James inizia a scricchiolare... E poi, beh, la Contessa ha finalmente ricevuto la risposta che cercava.
Buon weekend a tutte
 
Crilu
 
P.S. Adesso passo ad aggiornare Hereditas, come promesso :D 

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


-Pensate che consegnare l'anello alla Contessa sia stata una buona idea?- chiese Claire, mentre procedevano per le vie di Parigi, due ombre invisibili nell'oscurità notturna.
-Non lo so- ammise François, fermandosi e chinando il capo coperto dal mantello per far passare una pattuglia di guardie a cavallo. -Ma almeno ho chiarito con Madie che qualunque posizione assumerò in futuro, non starò certo dalla sua parte!-
-Mmm... Non mi sembra molto saggio schierarsi così drasticamente contro di lei, da quello che ho sentito ha una grande influenza su molti nobili a Corte...-
-E' per questo che sono costretto ad agire di nascosto: se avessi potuto presentarmi dal Re e affermare con sicurezza che stanno cospirando contro di lui e contro il Cardinale e che a capo di tutto c'è la Contessa di Clairmont, non credete che l'avrei già fatto? Il problema è che tutti i fatti sono stati orchestrati in modo da incastrarmi e io non ho in mano prove di ciò, è la mia parola contro la sua... E credetemi, la parola di Madie Lefevre ha un peso enorme davanti alla Corona!-
Claire annuì e nessuno dei due parlò ancora fino a quando non furono sotto le ampie torri della cattedrale di Notre-Dame. Su ordine del moschettiere, infatti, la ladra in quella giornata aveva consegnato due messaggi: uno, contenente l'anello del giglio scarlatto, a Madie Lefevre, l'altro a Carlo di Valois-Angouleme, con l'appuntamento di quella notte sotto la chiesa.
-Non sareste dovuta venire...- borbottò François notando la ragazza guardarsi intorno con circospezione. In realtà anche lui era teso e preoccupato: aveva deciso di fidarsi del Duca perché nonostante la sua gioventù turbolenta suo padre lo considerava un uomo degno di stima, e perché era stato lui a tentare di salvare la vita di Antoine, a La Rochelle. Ricordava cosa gli aveva detto a Corte solo pochi giorni prima, ma con un mandato di arresto sopra la testa e il sospetto di una congiura alle porte, il giovane vedeva bene anche i motivi per cui il nobiluomo avrebbe potuto decidere di farlo arrestare: egli stesso, vent'anni prima, era stato condannato a morte per aver cospirato contro la Corona e ne era uscito solo grazie all'intervento di Maria de' Medici.
-Non avrei mantenuto il patto, altrimenti!-
-L'accordo tra noi è minima cosa, confrontato ai rischi che state correndo per non infrangerlo!-
-Cosa volete, Monsieur Marchand, sono una donna d'onore!-
Il moschettiere si concesse un mezzo sorriso nell'udire quelle parole, che sparì subito non appena le campane di Notre-Dame iniziarono a suonare lo scoccare della mezzanotte.
-Ci siamo...- mormorò. Poi si voltò di scatto verso Claire:
-Promettetemi che se il Duca ha portato qui le guardie scapperete!-
-Ma...-
-Niente ma: promettetelo e basta!-
Le iridi verdi e quelle blu si scontrarono per alcuni secondi in una battaglia silenziosa; poi Claire abbassò lo sguardo e si lasciò sfuggire dalle labbra:
-Prometto.-
Da un angolo della piazza antistante la chiesa si fece avanti una figura; da quella distanza era impossibile stabilirne l'identità, ma sembrava essere solo. Quando si fece più vicino François rilassò i muscoli del corpo, che fino a quel momento erano stati contratti nello sforzo di riconoscere l'individuo incappucciato: il Duca d'Angouleme scostò il mantello dal capo, fissando i due giovani con curiosità e preoccupazione.
 
James MacMallon inspirò a fondo l'aria umida delle serate primaverili francesi: in quei momenti in cui tutto il paesaggio veniva inghiottito dalla foschia e non si riusciva più a distinguere il contorno delle cose, lo scozzese poteva immaginare di essere tornato a casa...
Un'ombra, apparsa all'improvviso al suo fianco sulle mura del castello, gli fece istintivamente sguainare il coltello.
-Calma, MacMallon, calma.-
James rinfoderò l'arma, ma le sue dita non mollarono la presa sull'elsa: gli occhi di ghiaccio del capitano Schmitt lo stavano analizzando da capo a piedi e brillavano di un luccichio pericoloso.
Il livido che il capitano gli aveva procurato sul costato come punizione per aver aiutato la ragazza della prigione incominciò improvvisamente a pulsare e l'uomo digrignò i denti per il dolore e l'umiliazione.
-Capitano, non vi avevo riconosciuto...-
-L'avevo visto, scozzese... Dovresti stare più attento a chi ti sta intorno, è questo il compito di una sentinella del resto!-
-Sì, capitano.-
L'uomo sospirò, come se percepisse nella voce di James tutta l'insofferenza per la sua disciplina ferrea.
-Il nostro signore ha ricevuto una missiva molto importante, che riguarda la tua... Amica, giù nelle prigioni.-
James socchiuse gli occhi, chiedendosi se finalmente la situazione della ragazza si fosse smossa.
-I piani sono cambiati, a Parigi lei non serve più. Eliminala.-
-Cosa?-
Schmitt lo guardò con severità e ferocia:
-MacMallon, fingerò di non aver sentito l'incredulità e la mancanza di rispetto nella tua voce. Ho detto: eliminala. Il come non importa, puoi sgozzarla, impiccarla, puoi mettere del veleno nel suo pasto... Puoi anche violentarla se proprio ti piace, l'importante è che entro domani mattina quella ragazza sia morta!-
James fissò il capitano allontanarsi mentre si riprendeva dalla notizia: avrebbe dovuto ucciderla. Uccidere una ragazza indifesa, così disperatamente bisognosa di aiuto in quella pericolosa situazione, che aveva dimostrato di poter comprendere il suo dolore almeno in parte. Come avrebbe fatto ad entrare nella sua cella, tirare fuori il coltello ed ucciderla? Come avrebbe sopportato il suo sguardo, che era sicuro l'avrebbe tormentato anche dall'aldilà?
"Forse potrei usare del veleno..." L'idea di tradire in modo così meschino la sua fiducia lo ripugnava, ma non aveva scelta e quella era la soluzione migliore: la ragazza sarebbe morta subito e lui non avrebbe dovuto reggere il peso di vederla spirare davanti ai suoi occhi.
 
-Ebbene?- la voce del Duca tradiva tutta la sua inquietudine -Monsieur Marchand, ho saputo che siete stato sospeso dal vostro ordine, avete ucciso una spia di Richelieu e adesso, dopo essere sfuggito alle sue guardie, siete ricercato per tradimento ed assassinio... Ma chi è la graziosa fanciulla che vi accompagna?-
Carlo d'Angouleme, come suo padre, aveva sempre avuto una spiccata propensione per la galanteria nei confronti dell'altro sesso: manteneva ben due figlie illegittime, senza contare i bastardi che non aveva riconosciuto.
Claire si esibì nell'impacciata replica di una riverenza, mentre François spiegava:
-Il suo nome è Claire Gaillard, mi ha molto aiutato in questi ultimi giorni... E' stata lei a consegnarvi la lettera per questo appuntamento.-
Il Duca osservò la ragazza con curiosità:
-Avete dei lineamenti che mi sono familiari, sapete?-
-Sono i lineamenti del volgo, Monsieur: ai vostri occhi dobbiamo assomigliarci tutte, noi popolane.-
Il moschettiere si voltò verso di lei, indispettito dalla sua impertinenza, ma l'altro uomo non sembrò offendersi:
-Forse avete ragione... Comunque, ho intenzione di mantenere la parola data, Marchand: non credo ad una sola parola pronunciata contro di voi, vi conosco... E sono convinto che anche la sparizione di Amélie sia collegata alla congiura! La domanda fondamentale è: perché sono tanto interessati alla vostra famiglia?-
-Non lo so, ma so chi c'è dietro a tutto questo: la Contessa di Clairmont.-
Il Duca spalancò gli occhi:
-Madie Lefevre, la serpe! Ora capisco perché vi siete nascosto... Ma ciò non spiega perché vogliano proprio voi: non vi fate illusioni, François, la Contessa non vi avrebbe contattato se non ne avesse tratto degli ottimi vantaggi. Sì, dev'esserci qualcosa legato a voi Marchand, ma non capisco cosa... Intanto voi dovete sparire per un po': fatevi aiutare dalla vostra amica, qui, non fatevi vedere in giro. Nel frattempo io cercherò di capirci qualcosa in tutta questa faccenda e vi farò sapere... Manderò un messo qui alla stessa ora ogni notte per riferirvi se ci sono novità.-
 
-Secondo voi ci possiamo fidare del Duca?-
Erano nuovamente nel rifugio di Claire e François stava scaldando le dita intirizzite al calore del focolare. Le scoccò un'occhiata penetrante:
-Sì.-
-Come fate ad esserne sicuro?-
-Il fatto che questa sera si sia presentato da solo e senza farci arrestare non è una prova?-
-Potrebbe essere tutta una trappola!-
-E voi potreste essere una persona onesta, ma per favore!-
La ladra socchiuse gli occhi, furiosa, e il moschettiere comprese di aver commesso un errore quando lei uscì a passo di marcia dalla baracca. François attese qualche minuto, poi decise di uscire: Claire era accovacciata sul bordo del tetto, con le braccia attorno alle ginocchia, e fissava la città illuminata dalle fiaccole.
-Mi dispiace, ho esagerato, non dovevo esprimermi a quel modo... Perdonatemi.-
-E' già passato, non vi preoccupate.-
François aggrottò la fronte: in quei due giorni aveva sopportato con infinita pazienza il carattere aperto ed irriverente di quella ragazza, e il tono mesto che aveva usato ora non le apparteneva.
Rimase per qualche istante a metà strada tra la porta ancora aperta e Claire, indeciso: non voleva che la conversazione finisse così, ma gli risultava ugualmente difficile continuarla. Sforzandosi di superare il suo abituale distacco, si sedette accanto alla ragazza, allungando le gambe lungo il cornicione del tetto. Claire lo osservò di sottecchi:
-Rischiate di cadere, così.-
-Anche voi.-
-Io non ho nessuna sorella da salvare, nessuno dipende da me per sopravvivere.-
-Vi invidio, allora: la responsabilità della vita di qualcun'altro è un fardello che non auguro a nessuno...-
-Per l'amor di Dio, avete forse bevuto? No, siete perfettamente sobrio: e allora allontanatevi dal bordo del tetto!-
-Solo se lo fate anche voi!-
Non sapeva cosa lo stava spingendo a sfidarla in quel gioco pericoloso, ma la luce triste che aveva intravisto nei suoi occhi per un attimo gli aveva fatto temere il peggio: sembrava una donna molto più vecchia, una persona spezzata e disillusa. L'uomo si alzò in piedi, sempre restando in bilico sul cornicione e dalle labbra della ragazza uscì uno sbuffo irritato che si trasformò in uno strillo quando lo vide incespicare. Claire balzò in piedi e con uno strattone lo allontanò dal vuoto, buttandolo a terra.
-Voi siete pazzo!- ansimò, scostandosi alcuni ciuffi di capelli dal viso. François scosse la testa:
-No, volevo solo che tornaste ad essere voi stessa.-
Claire spalancò gli occhi, colpita. Poi, timidamente, sorrise.
 
Angolo Autrice:
'Sera,
scusate i due tre giorni di ritardo ma sono stata un po' impegnata questo fine settimana xD
Devo dire che questo è un capitolo bello carico: l'alleanza con il Duca, la condanna a morte che pende sulla testa di Amélie, lo scambio finale di battute tra Claire e François... Si entra nel vivo della storia, perciò dal prossimo capitolo aspettatevene delle belle!
Ringrazio di cuore chi spende parte del suo tempo a recensire, ma vedo che sono sempre i soliti lettori e molti altri leggono senza lasciare alcun commento: lettori silenziosi, mi piacerebbe sentire anche la vostra opinione xD
 
Crilu 

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


James si richiuse la porta della prigione alle spalle, e quel tonfo sordo suonò alle sue orecchie come una campana a morto. Scese le scale lentamente, illuminando ogni scalino che lo avvicinava alla cella di Amélie con la lanterna; la ragazza era in piedi ad aspettarlo e quando la luce colpì il suo viso l'uomo non poté fare a meno di notarne la bellezza. I capelli biondi che le ricadevano sul viso non avevano perso la loro lucentezza nonostante la prigionia, l'incarnato pallido non le dava un'aria smunta ma al contrario la nobilitava e gli occhi di un azzurro chiarissimo scintillavano come l'acqua di una sorgente. James deglutì a fondo e abbozzò un cenno di saluto mentre entrava nella cella e le porgeva la ciotola colma di minestra e la brocca dell'acqua; annusò l'aria, ma non c'era traccia dell'odore del veleno che aveva inserito nel cibo. La ragazza accettò il vassoio con un sorriso e un luccichio nei suoi occhi gli rivelò che doveva avere una fame tremenda: un solo pasto al giorno per una nobile abituata ad averne almeno tre doveva procurarle dei terribili crampi allo stomaco.
Sentì la gola serrarsi in una morsa dolorosa e decise che se proprio doveva ucciderla in questo modo, almeno avrebbe saputo il suo nome:
-Come vi chiamate, miss?-
Lei alzò gli occhi verso l'uomo, stupita e vagamente contenta che si fosse finalmente deciso a farle quella domanda:
-Amélie Marchand, figlia di Philippe Marchand, settimo Signore di Parthenay.-
Completò la sua presentazione con un inchino educato, prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione alla cena.
-Perdonate se oggi vi sembro poco loquace, ma ho una fame terribile...-
-Del resto, di cosa vorreste parlare?- chiese James con voce roca.
-Di tutto e di niente, se vi piace: del tempo che fa là fuori, a che punto della stagione siamo, cosa fate quando non siete qui con me... Vi prego solo di pazientare qualche attimo, per favore, non ve ne andate!-
Lo scozzese si irrigidì nell'udire quelle parole: sarebbe dunque stato costretto a rimanerle accanto durante l'agonia. Aveva scelto un veleno dall'effetto rapido, ma nessuno aveva la garanzia che sarebbe stato anche indolore...
Sbatté le palpebre un paio di volte, percependo che mentre tutta la sua morale protestava contro quell'assassinio, anche il suo corpo era percorso da spasmi violenti. La ragazza allontanò per la terza volta il cucchiaio dalle labbra, guardandolo preoccupata:
-Vi sentite bene, Monsieur MacMallon? Vi vedo pallido e teso...-
-E' solo... Una brutta giornata.-
-Come mai?-
"Non ne posso più, questa cosa deve finire adesso!"
-Mangiate e poi vi racconto!-
Si sentì un vigliacco e per la prima volta si vide come un vero e proprio assassino, invece che un soldato mercenario.
"Non puoi davvero lasciarla morire così! E' solo una ragazza, non ha fatto nulla di male..."
Le sue ultime resistenze caddero: Amélie stava portando il rozzo cucchiaio di legno alle labbra...
Un attimo dopo, con un grido di orrore e rabbia che spaventò a morte la ragazza, James aveva lanciato a terra la ciotola della minestra, frantumandola.
 
François spostò lo sguardo dalle fiamme guizzanti al resto della disordinata stanza: quella era la terza notte che Claire usciva per incontrarsi con il messo di Carlo d'Angouleme, e lui si sentiva nervoso come le sere precedenti. Percorse a grandi passi la piccola casupola e nel frattempo rifletteva su come uscire dalla sua situazione: se le ricerche del Duca non avessero portato ad una qualche conclusione, sarebbe stato costretto ad inventarsi un altro modo per rintracciare Amélie.
Inspirò a fondo, lasciando che l'odore della ragazza, che impregnava ogni cosa, gli invadesse le narici. Il giovane sapeva che quella era lo stesso profumo che avrebbe trovato sulla pelle e tra i capelli di Claire, un aroma fresco e non penetrante che cozzava nel suo immaginario con quello di Madie, ricercato ed invadente.
L'arrivo della ladra lo colse di sorpresa, appoggiato con i palmi aperti sul tavolo di legno e con lo sguardo perso sui libri sparsi lì sopra. Su Parigi pioveva e Claire aveva il mantello zuppo e i capelli umidi, che formavano onde nette e decise attorno al suo viso. La ragazza aveva una luce febbrile negli occhi:
-Il Duca ha scoperto qualcosa!-
François si raddrizzò e si avvicinò a lei, fissandola intensamente negli occhi, aspettando che continuasse; la ladra osservò distrattamente i lineamenti del giovane che alla luce del fuoco sembravano ancora più duri e spigolosi.
-La Contessa non ha seguito suo marito quando egli ha deciso di ritirarsi a Nord, e ha preferito rimanere a Parigi...-
Il moschettiere fece un cenno d'assenso con la testa, turbato: ricordava bene come era solita impiegare il suo tempo Madie, quando il marito era assente. Del resto, la presenza del coniuge non la dissuadeva dal tradirlo sistematicamente, le bastava essere un po' più accorta; il Conte di Clairmont non sospettava nulla delle ramificate corna che la moglie gli aveva regalato nel corso degli anni.
-... E ieri mattina è arrivato un messo con una lettera; gli informatori del Duca sono riusciti a scoprire che veniva da Blois, vicino Tours e che la missiva era la risposta ad una lettera precedentemente inviata dalla Contessa; inoltre il messaggero, dietro lauto compenso, ha anche rivelato che Madie Lefevre in persona era venuta a trovare il nobile per cui egli lavora in un castello nei pressi di Blois.-
-Chi è quest'uomo per cui lavora?-
-Non si sa; gli uomini del Duca hanno avuto l'impressione che neanche lui sapesse il nome del suo padrone... Comunque ciò che interessa a noi è quello che ha detto una volta che si era ubriacato: che quel castello, da anni in disuso, era stato adibito in fretta e furia a prigione per un unico prigioniero, una ragazza tenuta segregata nelle celle dei sotterranei...-
-Amélie...!- balbettò François, barcollando e portandosi una mano alla fronte.
Cadde a sedere, improvvisamente stanco, tremando al pensiero di ciò che sua sorella stava passando ad opera della sua ex-amante. Era invaso ad ondate da sentimenti contrastanti: l'ira verso Madie, la pena per sua sorella, l'immenso sollievo di saperla ancora viva, la gratitudine nei confronti del Duca...
Claire si era inginocchiata accanto a lui e lo guardava preoccupato:
-Monsieur, vi sentite bene?-
La voce gli arrivò distorta e piena di eco; François guardò la ragazza stralunato e con un gesto improvviso e convulso la strinse a sé, soffocando contro la sua spalla una risata isterica.
-Amélie è viva!- mormorò con il respiro affannato. Claire interruppe bruscamente l'abbraccio e lo fissò negli occhi con uno sguardo indecifrabile:
-Sì, è viva, e noi la ritroveremo... E saremo più vicini di un passo alla verità.-
 
Amélie, con ancora in mano il cucchiaio con cui aveva assaporato l'insipida brodaglia che le passavano, fissava stupefatta e spaventata l'uomo di fronte a lei, che calpestava con violenza inaudita i cocci della ciotola che aveva scaraventato a terra.
Poi si voltò verso di lei, pallido e serio in volto e senza proferire parola le strappò il cucchiaio di mano, gettandolo lontano; restarono a fissarsi per un tempo indefinito, fino a quando James regolarizzò il respiro e le si avvicinò. Amélie iniziò a tremare di paura nel vedere quegli occhi grigi così tempestosi e in tumulto e rimase sconvolta quando l'uomo le prese il volto tra le mani e la baciò; fu un bacio rude e disperato, poco accorto ma pieno di una passione infinita. La ragazza si risvegliò quasi subito dall'incanto in cui le labbra e la lingua dello scozzese l'avevano gettata e, scostatasi, gli rifilò uno schiaffo in pieno volto.
-Cosa stai facendo?- gridò, così allibita da non curarsi neanche dell'essere appena passata dal voi al tu. James sputò a terra, poi fu scosso da un tremito momentaneo e si piegò sulle ginocchia, riprendendo fiato; si passò la lingua sulle labbra, inumidendole, e la fissò dal basso in alto.
-Perdonatemi...- balbettò -Perdonatemi...-
Barcollò fino alla panca e si accasciò su di essa, buttando indietro la testa e chiudendo gli occhi. Amélie, che ancora avvertiva un forte bruciore alle labbra e sentiva il rossore salirle alle guance, si mantenne a debita distanza.
-Il cibo era avvelenato.- mormorò lo scozzese, a voce così bassa che la ragazza lo udì a malapena.
-Avvelenato? Voi mi avete dato del cibo avvelenato!?-
Amélie lo guardò con odio e James si sentì incredibilmente vile per quello che aveva progettato di fare: ogni istante che passava era sempre più convinto di aver fatto la cosa giusta a salvarla.
Stava riacquistando lucidità e comprese che dovevano andarsene. Subito.
Si alzò in piedi, ignorando il giramento di testa che lo colse: non sapeva se era per il veleno che aveva succhiato via dalla bocca di Amélie o per la tensione emotiva che lo aveva logorato, non gli importava poi molto.
-Ascoltatemi bene!- ordinò perentorio -I piani sono cambiati, voi adesso dovete morire. Mi avevano ordinato di uccidervi, ma non ce l'ho fatta, quindi adesso sono immischiato anche io in questa storia. E nel caso ve lo stiate chiedendo, vi ho baciata per eliminare ogni traccia di veleno prima che la ingeriste.-
La ragazza spalancò la bocca davanti a quell'affermazione; osservò il volto dell'uomo che le stava davanti, teso e stanco.
-Dobbiamo andarcene da qui!- bisbigliò, stringendosi il vestito leggero attorno alle spalle -Possiamo passare dal cortile?-
James scosse la testa:
-Impossibile, ci vedrebbero tutti!-
Amélie prese la torcia e uscì dalla cella: illuminò il corridoio buio che scendeva in profondità, nelle viscere del castello.
-Possiamo provare di qua!-
-Siete impazzita? Non porta da nessuna parte!-
-E' l'unica strada!-
-E se finisse in un vicolo cieco?-
-Allora saremo condannati.- mormorò lei con tono solenne, prima di iniziare velocemente a procedere nell'oscurità.
 
 
Angolo Autrice:
Scusate ma questo fine settimana, tra san Valentino e annessi, mi sono dimenticata di aggiornare xD spero il capitolo vi piaccia nonostante sia corto, finalmente Amélie e James passano alla fase successiva del loro rapporto!
 
Crilu

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Due figure silenziose sostavano sulle rive della Senna, appena fuori dalle mura di Parigi. François si soffiò sulle mani per riscaldarle e lanciò un'occhiata di sbieco a Claire, che sedeva silenziosa su un masso, osservando le placide acque del fiume. Non riusciva proprio a capire quella ragazza, malinconica ed esuberante al tempo stesso; quando l'aveva offesa aveva capito che la vita che stava conducendo non le piaceva e ci doveva essere qualcosa nel suo passato che l'aveva spinta sulla strada.
-Non volete proprio dirmi perché siete così caparbia nell'invischiarvi nei miei guai, vero?-
Claire si voltò verso di lui, senza abbassare il cappuccio che le copriva il capo.
-Avete la  mia completa fedeltà ed abnegazione: è così importante per voi sapere perché?-
-No- rispose il ragazzo, avvicinandosi ed inginocchiandosi alla sua altezza -No, non è importante... Per salvare Amélie. Ma prima o poi sarete costretta a dirmelo.-
La ragazza non rispose e distolse gli occhi blu dai suoi. Il moschettiere sorrise nell'osservare la delicata linea del suo viso illuminato dalla fioca luce delle stelle: era bella e gli abiti maschili che indossava gli lasciavano intuire perfettamente tutte le sue forme. Si passò una mano sulla fronte, sorpreso dall'intensità dei suoi pensieri: da quando aveva lasciato Madie, due anni prima, si era imposto una ferrea castità e i suoi impieghi lo avevano assorbito così tanto che l'astinenza non gli era pesata. Ora, però, la tensione degli ultimi giorni e il continuo contatto con Claire risvegliavano i suoi istinti.
-Così fareste qualsiasi cosa io vi chieda?-
-E' corretto.- replicò la ladra senza voltarsi.
-Anche... Concedervi a me?-
Claire si voltò di scatto, con uno sguardo impossibile da definire: François ci vide molta paura e rabbia, incertezza e anche una punta di desiderio. Stava per pregarla di considerarlo uno scherzo, ma non fece in tempo.
Un improvviso scalpiccio li fece balzare in piedi entrambi: la persona che stavano aspettando era arrivata.
 
Amélie si appoggiò un attimo alla parete umida e fredda della galleria, tremando. La sua veste era sporca e strappata e non la proteggeva per niente; inoltre quel cunicolo sembrava infinito e la ragazza aveva la spaventosa sensazione che sarebbe terminato in un vicolo cieco. Il respiro di James, dietro di lei, le sollevò i capelli; l'uomo la avvolse nel suo strano mantello colorato e le sfregò i palmi delle mani sulle braccia per riscaldarla.
-Forza, miss!- borbottò burbero -Non cedete proprio adesso!-
-Perché?-
-Perché siamo vicini alla fine!-
-Come fate a saperlo?-
Lo scozzese le indicò la fiamma della torcia quasi spenta, che ondeggiava crepitando.
-Il vento. Viene da fuori... Ora la nostra unica possibilità di salvezza è che "fuori" significhi anche fuori dal castello.-
Proseguirono un altro breve tratto, fino a quando dall'oscurità non emersero due corridoi, apparentemente identici, che si diramavano in due direzioni opposte.
-E adesso?-
James si grattò la barba, poi osservò di nuovo la fiamma sempre più debole.
-Di qua.- ordinò, dopo un attimo di indecisione.
-Ditemi, miss, non avete alcuna idea del perché vi abbiano rapita? Voglio dire, dovete aver fatto qualcosa di grave perché a qualcuno possa venire in mente di affidarvi alle "cure" del capitano Schmitt!-
Amélie fece una smorfia risentita:
-Cosa vi salta in mente!? Io sono una ragazza per bene!-
James sogghignò divertito:
-Le ragazze per bene non si lasciano baciare dagli sconosciuti!-
-Mi avete colto di sorpresa, non accadrà più... Anzi, non vi azzardate a provarci di nuovo!-
-Ah-ah... Altrimenti?-
-Monsieur MacMallon!-
-Sono semplici scherzi, miss Marchand...-
-Si pronuncia 'marscian', non 'marcand'!-
-Vossignoria mi perdoni!-
-Ma voi non avete proprio alcun rispetto allora!-
-No, la propensione per la disciplina non è tra le mie numerose qualità... Come il capitano Schmitt si è premurato di sottolineare quando vi ho portato il mantello!-
-Perché- chiese Amélie fermandosi di botto -Cosa vi ha detto?-
James la guardò con un sorriso di superiorità e dopo aver sbottonato il farsetto sollevò la camicia quel tanto che bastava a lasciar intravedere il livido scuro causato dal calcio del fucile di Schmitt.
Amélie si portò la mano alla bocca e balbettò:
-Oh Signore misericordioso... Io... Mi dispiace, non... Non dovevate...-
Lo scozzese si avvicinò a lei con le sopracciglia aggrottate:
-Vedete di non perdervi in sentimentalismi, adesso! Non è nulla di grave, credetemi, in un paio di giorni non si vedrà già più... E poi ho passato di peggio, in guerra. Venite, avanti, l'uscita non dev'essere lontana.-
 
Il servitore del Duca gli aveva portato due cavalli già sellati e il denaro che serviva per giungere a Blois.
-Dite al vostro padrone che non appena questa storia sarà finita troverò il modo di ricompensarlo come merita!- esclamò François, prima di voltarsi verso Claire:
-Avete preso tutto ciò che vi serve?-
La ragazza annuì, indicando la borsa che portava a tracolla. Con un cenno di saluto al servitore di Carlo d'Angouleme i due partirono verso Tours, cercando di allontanarsi alla svelta da Parigi.
Al sorgere del sole si infilarono in un bosco e si accamparono in una radura.
-Non possiamo perdere tutta la giornata. Proporrei di riposarci un poco e di riprendere il cammino dopo mezzogiorno.-
-E se qualcuno vi riconoscesse? Se incontrassimo delle guardie?-
-Correremo il rischio!- rispose François scuotendo la testa -Non ho intenzione di lasciare mia sorella nelle mani di quella gente un minuto in più del necessario!-
Si stese sul mantello ed inspirò a fondo; si rese conto che Claire si era inginocchiata accanto a lui solo quando la ragazza si sciolse i capelli ed iniziò a slacciarsi i lacci della camicia.
-Cosa state facendo, Claire?-
-Ciò che prima mi avete chiesto!- replicò lei. François le afferrò il polso ossuto con un gesto fulmineo mentre la ragazza lo avvicinava ai suoi calzoni; nel toccarla fu attraversato da un brivido e da una consapevolezza.
-L'avete fatto altre volte!- mormorò sorpreso. Le labbra di Claire si piegarono in un sorriso amaro.
-La cosa vi sconvolge, moschettiere?-
-Un po'. Non vi credevo quel tipo di donna.-
-Non mi sono mai concessa per denaro, se è ciò che intendete!- replicò lei con astio e disprezzo. -Non mi sono neanche mai concessa di mia spontanea volontà, se è per questo...- aggiunse, a voce più bassa. François allentò la presa sul suo braccio ed iniziò ad accarezzarle una mano, deglutendo a fondo:
"Devo controllarmi. Devo..."
 -Vi hanno fatto violenza?- chiese, cercando di mantenere un tono di voce neutro. Claire scoppiò a ridere: era una risata triste e amara, quasi sprezzante.
-Che strano modo avete di parlare, Monsieur: ci sono tanti modi di fare violenza ad una persona, ed io ne ho sperimentati diversi. Il mio patrigno mi ha sempre odiata, perché ero il frutto dell'unico, vero amore di mia madre, figlia di un uomo che lei non ha potuto sposare per la differenza di classe: da piccola mi picchiava e mi chiudeva fuori di casa nelle sere d'inverno...-
La ragazza si aggiustò la camicia sulle spalle e si incantò un attimo a guardare le foglie che mormoravano nella brezza, sopra di loro.
-Mia madre piangeva per me e si disperava, anche perché non aveva avuto più figli che potessero mitigare l'animo di Gaspar... E io pensavo che in fondo era meglio così, altrimenti avrei sofferto troppo nel vedere mio fratello o mia sorella coccolati e amati. Poi mia madre morì, quando io non avevo che dodici anni ed ero convinta di aver toccato il fondo: peggio di così non sarebbe mai potuta andare, mi dissi. Invece...-
François le posò due dita sotto il mento e la costrinse a guardarlo: alla luce del giorno i suoi occhi risplendevano quasi di luce propria e solo in un secondo momento il ragazzo si accorse che erano liquidi perché pieni di lacrime. Claire provò a scostarsi da lui:
-Non so neanche perché vi sto raccontando tutto questo. Voi... Voi siete uno sconosciuto per me, uno sconosciuto pericoloso, per di più! Io... Non dovrei mischiare affari e sentimenti!-
-Dovreste invece!- replicò il moschettiere con veemenza, stupendo anche sé stesso -Claire... Claire, guardatemi, ve ne prego: sono due anni che non tocco una donna e la vostra vicinanza, il vostro profumo, i vostri modi di fare... Mi hanno dato alla testa, mi hanno privato della lucidità e del decoro, perciò vi prego di perdonarmi per l'uscita infelice di ieri sera: sono stato uno sciocco impudente. Ma ora spiegatevi, finite a raccontare... Sono sicuro che vi farà bene!-
La ragazza lo guardò stupita, scostandosi una ciocca corvina dalla fronte: non l'aveva mai visto così accorato. Gli occhi verdi si erano accesi di una luce febbrile e la mano che la stringeva quasi tremava; stando così vicini la ragazza poteva notare tutti i riflessi dorati della sua barba bruna e le occhiaie alimentate da numerose notti d'insonnia. Lui la desiderava, era evidente; la desiderava come oggetto, però, non come donna, questo Claire lo sapeva. Eppure non riusciva a fargliene una colpa...
"Non cadere nella stessa trappola di tua madre!" le gridò la sua voce interiore, ma ormai era troppo tardi:
-Quando una sera rientrai a casa Gaspar era ubriaco. Mia madre era morta da mesi ormai e io stavo imparando a cavarmela da sola: quell'uomo non mi avrebbe dato un centesimo, ma almeno così avevo un tetto sopra la testa. Non feci in tempo ad infilarmi nel letto che lui mi afferrò per le spalle, mi sbatté contro il muro e mi prese. Così, come una sgualdrina, biascicando cose oscene nel mio orecchio.-
Respirò profondamente prima di continuare:
- Quella sera mi procurai la cicatrice che ho sulle labbra: lo morsi a sangue e lui mi rifilò uno schiaffo che mi fece sbattere contro la parete. Fu così, ogni volta peggiore della prima, fino a quando non decisi di scappare di casa, diventando una ladra. Non mi sono mai più concessa ad un uomo...-
-Allora perché eravate così pronta a farlo per me?-
Claire alzò gli occhi con un ombra di sorriso sul volto pallido:
-Perché i vostri guai, come li chiamate, mi stanno molto a cuore... Farei di tutto pur di rimanervi a fianco in quest'impresa!-
François represse una smorfia di delusione e con un gesto secco lasciò andare il polso della ragazza, coricandosi su un fianco. Ma non riuscì a dormire, e rimase a lungo con gli occhi socchiusi a cercare di capire cosa, nell'ultima risposta della ladra, lo avesse sorpreso di più.
 
 
Angolo Autrice:
Ciao a tutti,
questo capitolo è stato uno tra i più difficili da scrivere, ovviamente per il delicato passato di Claire, che per qualche motivo è spinta a raccontarlo a François. Mi scuso per la brevità del capitolo, mi rifarò la prossima volta, promesso xD
Alla prossima
 
Crilu 

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***




Amélie barcollò per un paio di passi fuori dalla porta di legno che James aveva appena sfondato: una volta doveva essere stato un solido portone invalicabile, ma il tempo e l'incuria avevano facilitato la loro fuga. La ragazza crollò sul terreno, stringendo sotto le dita sottili fili d'erba bagnati di rugiada; alla luce della luna, il prato davanti a lei assumeva un aspetto mistico e quasi si aspettava di veder spuntare creature fantastiche da dietro qualche pianta. Alle sue spalle il castello si stagliava minaccioso e ancora troppo vicino, con le fiamme delle sentinelle che si avvicendavano sulle mura; davanti a lei, più avanti nel sentiero, un bosco simile ad una macchia scura si inerpicava a perdita d'occhio sulle montagne circostanti, rischiarato solamente da sporadici sciami di lucciole.
-Quanto ci metteranno a scoprire la nostra fuga?- sussurrò la ragazza, ancora incapace di alzarsi. La brezza fresca che le invadeva i polmoni la stordiva: non si era resa conto quanto fosse umida e rarefatta l'aria che respirava nella sua cella. Il mantello di James le pizzicava la pelle scoperta delle braccia, perciò glielo restituì con un sorriso di gratitudine: il clima notturno era piuttosto mite.
Lo scozzese le porse una mano e la tirò in piedi, prima di scoccare uno sguardo dubbioso all'edificio dal quale erano scappati:
-Non più di un'altra mezz'ora, un'ora al massimo. Anzi, potrebbero essere già scesi nelle prigioni e non avendoci trovato staranno setacciando il castello; poi, quando si accorgeranno della galleria, inizieranno a perlustrare i dintorni...-
Amélie rabbrividì all'idea:
-E quindi come facciamo?-
-C'è una cittadina non molto lontana da qui, si chiama... Blois, mi pare.-
-Blois? Ma siamo lontanissimi da Parigi! Come hanno fatto a percorrere così tanta distanza in così poco tempo?-
-Ci avete messo un giorno e mezzo perché hanno cambiato spesso carrozza e cavalli e hanno corso come dei forsennati: a piedi e dovendo muoverci con cautela ci metteremo come minimo una settimana per raggiungere la capitale... Quindi ora andremo a Blois, ci nasconderemo e poi domani con più calma ripartiremo verso Nord.-
-Assolutamente no: muoviamoci verso Orléans, è più vicina a Parigi!-
-Ed è anche il primo insediamento che setacceranno da cima a fondo, miss! Sanno che volete tornare da vostro fratello a Parigi!-
-Orléans non è un villaggio, ma una grande città: è molto più vasta di Blois e certamente sarebbe più difficile trovare due viandanti lì... Fidatevi di me!-
James la guardò stupito:
-Come fate a sapere queste cose?-
-Orléans, Blois, Tours... Sono tappe obbligate per raggiungere le nostre terre, a Porthénay. Ho fatto avanti e indietro tra Parigi e la nostra dimora di famiglia molte volte nella mia vita e mi sono fermata in entrambi i centri.-
MacMallon grugnì, soppesando quell'informazione, prima di decretare:
-Che San Pietro ci protegga se vi sbagliate, miss... Andiamo ad Orléans.-
 
Luigi XIII osservava pensoso sua moglie passeggiare con il seguito delle sue dame nel giardino. Quella donna era il suo tormento, uno dei più acuti e recidivi: l'aveva molto amata e sapeva di amarla ancora, ma temeva che la frattura tra loro due fosse ormai irreparabile. Era iniziato tutto con quel gioco, quella palla maledetta che l'aveva fatta cadere e aveva causato la morte del bambino che portava in grembo; poi Anna era diventata sempre più fredda, scostante, si sussurrava che avesse un amante e che cercasse di spodestarlo... Ma il re non credeva a nessuna di quelle voci. Semplicemente, sua moglie aveva smesso di amarlo quando aveva allontanato la sua dama di compagnia preferita*, quella che era stata la moglie del suo fedele consigliere prima di Richelieu e che aveva aiutato la spagnola ad inserirsi nell'ostile corte francese.
Ciò che più angustiava Luigi XIII nell'osservare sua moglie fermarsi davanti ad un vaso di fiori, però, non era il suo amore perduto, ma il costante e spinoso problema dell'erede: dopo tutti gli aborti della regina avevano smesso di giacere insieme e il pericolo che la Corona rimanesse vagante era più concreto che mai.
Udì la porta della stanza aprirsi e riconobbe il passo felpato e veloce del Cardinale. Richelieu si schiarì la voce:
-Vostrà Maestà, ci sarebbero da firmare le missive per il sovrano di Svezia e il Duca di Savoia**...-
Il Re fece un vago gesto infastidito con la mano: non era di politica che voleva parlare in quel momento.
-Avete saputo più nulla di quel giovane nobile... Il congiurato?-
-Monsieur Marchand?-
-Sì, lui!-
Il Cardinale chinò il capo, contrito:
-No, Vostra Maestà, sono desolato, ma è sparito dalla circolazione...-
Luigi si voltò verso di lui serio in volto:
-Siate franco con me, Cardinale: credete che quel ragazzo possa costituire realmente un pericolo?-
Richelieu esitò un poco, prima di rispondere:
-No, io... Non credo che ci sia lui dietro alla morte del mio informatore, anche perché altrimenti il rapimento della sorella non avrebbe senso. Però lo voglio catturare lo stesso, per farmi svelare almeno una versione della verità...-
Il Re annuì, tornando a guardare Anna che si stava per ritirare.
-Siete mai stato innamorato, Richelieu?-
Il Cardinale impallidì:
-Sono un uomo di Chiesa, Vostra Maestà!-
-Questo non risponde alla mia domanda!- replicò il sovrano con un sorriso astuto.
L'altro uomo strinse convulsamente i lembi della sua veste porpora:
-Forse, un tempo, provai qualcosa che voi chiamereste amore; ma è passato così tanto tempo che il ricordo è sbiadito nella mia mente, ed oggi non serbo più memoria della dolcezza di quel sentimento...-
Il Re non rispose e il Cardinale indovinò la causa del suo turbamento:
"La spagnola!" pensò con una smorfia di disappunto.
-Vostra Maestà è forse preoccupato per la sua Regina?-
-Non per la Regina, ma per la Corona, Richelieu, per la Corona...-
 
François attese che il gruppo di pellegrini sparisse alle sue spalle, prima di abbassarsi il cappuccio che gli nascondeva il volto: era quasi sera ormai, e i viandanti erano più rari.
-Forse avremmo dovuto fermarci in quella locanda...- mormorò Claire, scrutando nervosa la campagna intorno a loro.
-Vi ricordo che è stata imposta una taglia sulla mia testa, mademoiselle... Volete forse finire in prigione?-
-No, ma non voglio neanche finire sgozzata da una banda di briganti!-
Il giovane la guardò con aria offesa:
-Sono un moschettiere, per Dio! Vi saprei difendere!-
-Uno contro sei, sette uomini? Non siate arrogante!-
François tirò le redini del cavallo; erano vicini ad uno spiazzo erboso che il sole morente tingeva d'oro. Smontò da cavallo e la guardò sorridendo sprezzante:
-Mettetemi alla prova!-
-Prego?- chiese la ragazza, muovendosi nervosa sulla sella.
-Ho detto: mettetemi alla prova. Mi avete colto di sorpresa, quando vi avevo catturata, e non vi nego che il pugno che mi avete rifilato mi ha stordito parecchio. Perciò, riconosco che siete un'avversaria capace: avanti, combattete con me!-
Claire sbuffò, scendendo anche lei dalla cavalcatura e legando le redini a quelle dell'altro animale:
-Siete un nobile molto strano, Monsieur Marchand!-
-Me lo dicono in molti!-
La ladra sguainò un lungo coltello, affilato e sottile, e un pugnale più tozzo e corto, tamburellando con le dita sulle impugnature di entrambi; si posizionò di fronte al moschettiere e si inchinò in modo beffardo.
Il duello prese subito un carattere focoso ed aggressivo, sebbene tutti e due stessero molto attenti a non vibrare colpi che potessero ferire l'altro; le lame si incrociavano in uno stridio di metallo e François dovette ammettere che la ragazza ci sapeva fare. Parava ogni colpo della sua spada (arma di gran lunga più pericolosa dei suoi due miseri coltelli) senza difficoltà e lo sorprendeva con mosse repentine e impossibili da prevedere.
-Perché vi ostinate ad uscire dal vostro ruolo?-
-Quale ruolo?-
-Non fingiate di non sapere di cosa parlo: un moschettiere che duella con una donna? Anzi, di più, un nobile che gareggia con una criminale? Che la tratta con rispetto? Non è cosa che si vede tutti i giorni!-
-Non dovevo ereditare i miei feudi, mademoiselle, nono sono stato educato per questo... Forse è questa la ragione per cui mi vedete così differente dagli altri nobili. E comunque neanche voi siete una donna comune!-
Combatterono fino a quando non si ritrovarono ansanti a pochi centimetri l'uno dall'altra; il sole era appena tramontato e i due si fissarono negli occhi con uno sguardo soddisfatto. Il coltello di Claire pungolava il fianco del ragazzo, mentre l'altra mano era stretta nella presa ferrea di François; lui, di contro, non aveva ancora abbassato la spada, che si trovava ad un soffio dalla gola della ladra. I loro respiri si mescolavano e resosi conto di quanto il contatto con quel corpo femminile gli stesse facendo male, il moschettiere si allontanò bruscamente.
-Complimenti...- mormorò -Sono stati pochi gli uomini che hanno retto così a lungo un duello con me.-
Claire sorrise e per un attimo il suo volto si trasfigurò, facendola sembrare ancora più giovane. Poi però tornò seria:
-Mi dispiace per la vostra perdita...-
François si irrigidì:
-Mio fratello è morto con onore al servizio della Francia, non poteva sperare in una sorte più dignitosa.-
-Questo non lenisce affatto il dolore di perdere una persona cara... Ma voi non lo ammettereste mai, vero?-
Il moschettiere non rispose e si limitò ad iniziare a preparare i giacigli per la notte.
 
 
*Madame de Luynes, moglie del defunto primo consigliere di Luigi XIII. Fu lei a permettere ad Anna d'Austria l'inserimento nella corte francese, ma dopo la morte del marito e il secondo aborto spontaneo della regina, proprio a causa di una scivolata avvenuta mentre giocava a palla, il Re la allontanò dalla corte.
 
** Richelieu stava allora preparando il campo per la definitiva entrata in guerra della Francia nella Guerra dei Trent'anni: alla fase Svedese, infatti, subentrerà la fase francese (1635-1648) che trasformò il conflitto da scontro religioso a lotta per la supremazia europea. Tra il 1629 e il 1631, poi, costrinse il Duca di Savoia a lasciare l'alleanza con la Spagna e a schierarsi con i francesi.
 
Angolo Autrice:
Ciao,
come vedete ho modificato il capitolo per aggiungere il banner, spero vi piaccia xD
Da sinistra verso destra abbiamo: Richlieu (interpretato da Peter Capaldi in The Musketeers), un personaggio di cui ancora non vi posso svelare l'identità xD (Jared Leto), Claire (Winona Ryder), François (Tom Mison), Amélie (Sarah Gadon), James (Luke Evans), il capitano Schmitt (Viggo Mortensen) e Madie (Milla Jovovich nei Tre Moschettieri). 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***




Amélie crollò sfinita su un morbido tappeto d'erba, sospirando profondamente. Aveva freddo, fame, sonno e si sentiva insopportabilmente sporca, ma tutto ciò non sembrava importare molto a James. In quelle ore di viaggio la ragazza era arrivata quasi ad odiarlo: la pungolava ogni qualvolta la vedeva rallentare, la scherniva e la trascinava anche quando lei puntava i piedi.
-Basta!- esclamò, davanti alla sua espressione esasperata -Non farò un passo di più!-
-Miss, volete arrivare o no da vostro fratello?-
-Sì, ma voglio arrivarci intera, per Dio!-
-Beh, questa è la strada e non si accorcerà per miracolo o per fare un favore a voi! In piedi, avanti!-
-Non sono un rude soldato come voi, Monsieur MacMallon! Sono reduce da una settimana in una cella buia e fredda, senza acqua per lavarmi e nutrita con quell'insipida minestra, e per di più non tocco cibo da quando mi avete salvata dall'avvelenamento!-
Nonostante avesse iniziato a parlare con foga e decisione, aveva terminato il suo intervento con voce stanca e sofferente:
-Non ce la faccio più!- piagnucolò -Mettetevi nei miei panni!-
Lo scozzese borbottò qualcosa nel suo dialetto, osservando criticamente la sua compagna di viaggio: aveva le vesti impolverate e stracciate, il viso sporco e i capelli unti e l'incarnato pallido in quell'insieme dava un'impressione di malattia.
-Va bene!- brontolò alla fine -Non ho intenzione di perdere altro tempo!-
Senza alcun preavviso ed ignorando i suoi acuti strilli di protesta, James la prese in braccio e continuò la sua marcia.
-Non ce la farete a portarmi in braccio a lungo: anche voi dovete riposare!-
-Voi mi sottovalutate, miss: riposerò quando sarò sicuro che nessuno mi taglierà la gola mentre dormo. Fino a che non siamo fuori dal raggio d'azione di Schmitt, non mi sentirò al sicuro.-
-Mmmm... Siete certo che non ci siamo persi? Mi sembra di aver già visto questo albero...-
-Gli alberi sono tutti uguali e voi li confondete!-
-Che modi!-
Lo scozzese si bloccò di colpo, realizzando all'istante due cose: la prima era che Amélie aveva ragione, avevano sbagliato strada ed erano tornati indietro. E la seconda, di gran lunga peggiore, era che udiva distintamente le voci dei loro inseguitori avvicinarsi.
 
Antoine de La Marche attendeva con impazienza l'arrivo della Contessa, che sentiva procedere nell'anticamera. Stringeva le grandi mani sudate con preoccupazione: sapeva che Madie Lefevre non avrebbe accolto con gioia la notizia che era arrivata quella mattina dal castello del Conte di Blois. Quando finalmente la donna entrò, fasciata in un abito azzurro all'ultima moda con un elaborato cappello in tinta, l'uomo scattò in piedi più per l'agitazione che per una forma di rispetto e cortesia.
Le labbra della Contessa, piegate nella sua usuale smorfia di accondiscendente astuzia, ebbero un fremito nel vedere lo sguardo corrucciato dell'aristocratico.
-Conte, quale problema vi ha spinto a convocarmi così di fretta? Sapete bene che i nostri incontri devono passare inosservati, e questo certamente sarà sulla bocca di ogni dama di Corte entro poche ore!-
La Marche fece un gesto irritato con la mano:
-Lasciate che quelle oche, compresa mia moglie, parlino quanto gli pare e piace: penseranno che io sia il vostro nuovo amante, e lasciateglielo credere... Il motivo per cui vi ho chiamato è talmente grave da considerare la segretezza dei nostri incontri una bazzecola! Questa volta potremmo rimetterci seriamente tutti la testa!-
-Addirittura? Ma se sta andando tutto a gonfie vele! Ebbene, parlate!-
-La ragazza... Amélie Marchand... E' fuggita.-
Un silenzio attonito e carico di rabbia accolse quelle parole; la Contessa si diresse con passi lenti e misurati alla finestra, stringendo con forza il ventaglio che aveva tra le mani, arrivando quasi a romperlo.
-Vi avevo ordinato di farla uccidere!- ringhiò -Come potete aver fallito in un compito così semplice?-
-La ragazza ha corrotto una guardia, Contessa, uno dei miei uomini che le portava il pasto...-
-Non avete controllato chi fosse al vostro servizio?- urlò improvvisamente Madie, lanciando il ventaglio sul tavolo -Perché siete stato così stupido, La Marche, perché? Dopo tutto quello che abbiamo impiegato per arrivare fino a qui! Ormai è troppo tardi per cambiare piano!-
La Marche chinò il capo di fronte a quello scatto d'ira.
-Lo so, avete ragione, ma quel soldato era un mercenario, uno scozzese a quanto mi dicono, come potevamo immaginare che...-
-Non mi interessa!- tagliò corto la donna -Evidentemente vi siete affidato a degli incompetenti! Dio onnipotente...-
-Gli incompetenti- ribadì il Conte risentito -Stanno setacciando la foresta nei dintorni del castello per scovarli, Contessa: state pur certa che li troveranno ed uccideranno all'istante!-
-Deve essere così: ho lasciato trapelare l'informazione del Giglio Scarlatto fino al Cardinale per intrappolare Marchand! Se sua sorella lo raggiunge, François avrà le prove da presentare a Richelieu e al Re e a quel punto tutto crollerebbe!-
Riprese in mano il ventaglio e si aggiustò i capelli che nella foga del discorso le erano scivolati fuori dall'acconciatura: nulla della rabbia che ancora covava traspariva dal volto altero.
-Come procede l'altra mansione che vi avevo affidato?-
Gli occhi di La Marche scintillarono sollevati:
-Abbiamo forse trovato il soggetto giusto, ma ancora non abbiamo potuto contattarlo da solo per corromperlo...-
Le labbra rosse della Contessa si piegarono all'ingiù:
-Lui non sarà affatto contento di tutto ciò...- sibilò, prima di uscire a grandi passi dalla stanza.
 
François si svegliò con la lama di un coltello puntata alla gola e il grido acuto di Claire nelle orecchie. Aprì di scatto gli occhi e le sue iridi verdi si colmarono d'ira e di preoccupazione: come la ragazza aveva temuto, erano stati sorpresi da dei briganti. Erano uomini grandi e robusti, dalle folte barbe sporche e dai vestiti impolverati, tutti bene armati e con un'aria famelica dipinta sul viso; quello che sembrava il capo, con un fazzoletto rosso al collo, lo stava minacciando con un sogghigno, mentre altri due stavano trattenendo le risate nel tenere Claire che scalciava e mordeva come un animale selvatico. Erano in tutto sei banditi, arrivati a cavallo nella notte.
"Come abbiamo fatto a non accorgerci di nulla? Che stupidi che siamo stati!"
-In piedi!- ordinò sgarbatamente l'uomo che lo teneva sottotiro. François obbedì, notando con una smorfia che era già stato disarmato.
Uno dei briganti ululò di dolore quando Claire gli rifilò un calcio nelle parti basse:
-Brutta puttana, ora ti sistemo io!- ringhiò l'uomo, iniziando a sfilarsi la cinta. Il moschettiere stava per lanciarsi contro di lui, ma la voce del capo lo fermò:
-Mauviette*! Non alzare un dito su mademoiselle!-
Mauviette, il più basso della comitiva, chinò il capo e masticò qualche imprecazione, prima di allontanarsi verso i cavalli lanciando un'occhiata minacciosa alla ragazza. Il capo banda tornò a posare i suoi occhi, di un castano intenso come il tronco di un noce, su François:
-Allora: chi abbiamo qui?-
La sua voce era morbida e calda, con una nota di divertita ironia che riecheggiava tra una parola e l'altra; per qualche bizzarro motivo, invece di timore quell'uomo gli ispirava fiducia.
Il moschettiere aprì bocca per parlare, ma Claire lo precedette:
-Un fuorilegge!- Tutti si girarono verso di lei e François per un attimo temette che l'avrebbe tradito per salvarsi. Ma come la ragazza continuò poté tirare un sospiro di sollievo e vergognarsi di quei pensieri meschini: aveva compreso il suo piano.
-Un fuorilegge e la sua compagna, in fuga per sfuggire alla giustizia del re!-
Il capo le si avvicinò, studiandola a fondo, soffermandosi sulle ciocche corvine scarmigliate, sugli occhi che brillavano decisi senza lasciar trapelare nessuna traccia di paura, sulle labbra dischiuse in attesa di una risposta al suo azzardo.
-La sua compagna...- mormorò l'uomo assorto, girandosi verso François.
-Dai vostri abiti vi credevo semplici viandanti, invece vi scopro compagni di sventura. Non sposati, a quanto mi pare di capire.-
Preso in contropiede, il giovane si limitò ad assumere la sua solita faccia inespressiva e ad annuire.
Il capo fece una mezza risata cristallina, prima di far cenno ai suoi uomini di abbassare le armi:
-Beh, quello che avevate ve l'abbiamo già preso, e non sono ancora del tutto convinto che due poveri cristi che debbano sfuggire alla legge possano portare con sé tutto quell'oro: a meno che, ovviamente, non l'abbiate rubato, e ciò vi renderebbe dei ladri alla pari con noi. Mi spiegherete meglio questo aspetto della faccenda questa sera a cena. Forza, ragazzi, lasciate la ragazza e torniamo al campo!-
Gli uomini obbedirono, affrettandosi a predisporre le cavalcature per tornare alla loro base con i prigionieri.
Appena fu libera, Claire corse a rifugiarsi contro il petto di François; il moschettiere non seppe dire se per reale spavento o per rendere più credibile la messinscena, ma trovò piacevole poterla stringere tra le braccia ed accarezzarle i capelli con fare protettivo. Avrebbe osato anche di più, se l'uomo dal fazzoletto rosso non avesse richiamato la loro attenzione per farli salire sulle cavalcature:
-Di chi abbiamo l'onore di essere ospiti?- chiese beffardamente François, attirandosi occhiate poco amichevoli da diversi briganti.
-Il mio nome è Jean Martin, ma nei dintorni sono noto come Mouchoir Rouge**, per via del fazzoletto che porto al collo... Mi potete chiamare come più vi piace!-
 
-Non emettete un solo suono!- intimò James, acquattandosi accanto ad Amélie nel cespuglio in cui l'aveva gettata. La ragazza lo guardò con gli occhi azzurri spalancati e deglutì a fondo più volte per impedire alle lacrime di iniziare a scorrerle sulle guance.
"Non piangere. Non parlare. Non piangere, non parlare... Non piangere..."
Strizzò gli occhi, sentendo gli ordini bruschi del capitano Schmitt a pochi passi da lei. L'uomo comparve alla loro vista così all'improvviso che entrambi sussultarono sgomenti: i loro nemici erano dunque così vicini?
Schmitt era un uomo alto e longilineo, i cui sobri baffi contrastavano con le folte e disordinate barbe dei suoi uomini; i capelli, di uno scialbo color paglierino, erano portati lunghi e legati strettamente con un codino simile - pensò Amélie - a quello di suo fratello François. I suoi occhi color del ghiaccio scrutarono attentamente il sentiero, alla ricerca di un indizio per riprendere le ricerche dei fuggiaschi. Ad un tratto si abbassò sul terreno con un sorriso malcelato di trionfo ed Amélie udì al suo fianco James imprecare in inglese.
-Non ho avuto tempo di cancellare tutte le tracce!- mormorò l'uomo accostandosi al suo viso per essere certo che lei afferrasse ogni sua parola. -Non c'è molto tempo, miss. Le strade sono due: o restiamo fermi qui e aspettiamo che ci scovino, oppure adesso voi seguite precisamente ogni mio ordine senza esitare.-
 
*"Mezza Calzetta"
**"Fazzoletto Rosso"
 
Angolo Autrice:
Capitolo in cui entra in scena uno dei miei personaggi più riusciti: Jean Martin, alias Mouchoir Rouge! Che è anche l'unico personaggio sconosciuto del banner (per i nomi e gli "interpreti" degli altri andate a vedere le note dello scorso capitolo).
Claire e François in mano ai banditi, Amélie e James quasi scoperti da Schmitt... Come ne usciranno stavolta?
Come al solito, se i lettori silenziosi lasciano il loro parere mi renderanno molto felice :)          

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***




Jean Martin, o Mouchoir Rouge, come preferiva essere chiamato, aveva scelto un buon posto per accamparsi, quella notte: un'impervia ma ampia spelonca che tagliava in due una delle tante aspre colline che disseminavano il cammino tra Parigi e Tours.
Oltre a lui e al viscido Mauviette, Claire aveva inteso il nome degli altri briganti: quello con i capelli rossi veniva chiamato Renard*, l'uomo che sembrava essere cieco da un occhio Cyril e i due ragazzi gemelli, dall'aria vagamente stupida, venivano apostrofati entrambi con il nome di Lou.
Il moschettiere era seduto accanto a lei, con il capo chino e messo in ombra dai capelli castani sfuggiti al codino; entrambi avevano le mani e i piedi strettamente legati da robuste corde. Claire gli diede una gomitata e il giovane alzò gli intensi occhi verdi verso di lei:
-Spero abbiate capito perché ho detto ciò che ho detto!- bisbigliò la ragazza. Lui annuì:
-Certo. Essendo briganti non potrebbero mai consegnarci alle guardie in quanto rischierebbero il cappio al collo, e così saranno anche più propensi a liberarci, una volta che avranno capito che siamo inoffensivi e di nessuna utilità...-
-C'è sempre la seconda possibilità- rispose Claire mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.
-E sarebbe?-
-Che considerandoci inoffensivi e inutili decidano di ucciderci!-
François si sporse verso di lei, con un sorriso dolce e mesto allo stesso tempo:
-Non permetterò mai che vi accada qualcosa di male, Claire. Non me lo potrei perdonare...-
La ragazza rimase molto colpita da quelle parole, ma non lo diede a vedere:
-Credo che... Per il bene della nostra copertura... Dovremmo... Darci del tu?-
L'uomo trattenne a stento una risata:
-Solo se per voi... Per te, non è un problema, cara la mia amante!-
 
-Non c'è molto tempo, miss. Le strade sono due: o restiamo fermi qui e aspettiamo che ci scovino, oppure adesso voi seguite precisamente ogni mio ordine senza esitare.-
Amélie annuì, stordita e preoccupata dalla luce ardimentosa e vivida - quasi folle - che vedeva negli occhi dello scozzese, che sorrise.
-Brava ragazza! Al mio segno, voi volterete le spalle a questi uomini e correrete fino a quella quercia lassù, va bene? E' molto in alto, e anche molto grande, perciò non dovrebbe essere molto difficile per voi arrampicarvi. Siete mai salita su un albero? Beh, no, certo che no, ma non fa nulla: aggrappatevi ai rami, issatevi su fino ad un'altezza che riterrete sicura. Dopo di che, aspettate fin quando non vedrete che Schmitt e gli altri soldati se ne saranno andati!-
-E voi?- chiese Amélie, atterrita, aggrappandosi al braccio di James -Cosa avete intenzione di fare!?-
Ancora incredula, si vide consegnare un coltello:
-Vi darei la pistola, ma non sapreste e non potreste usarla, perciò meglio che la tenga io.-
Lo scozzese osservò con una punta di compassione l'espressione della sua compagna: la stava per abbandonare al suo destino, ma era una donna forte ed era sicuro che se la sarebbe saputa cavare fino a Parigi, in un modo o nell'altro. Quella figura così simile ad un angelo nell'aspetto gli era stata inviata per un motivo, ne era sicuro: proteggendola, avrebbe fatto ammenda per tutti i suoi errori giovanili e anche per l'ingiusta morte di suo fratello.
Ma la ragazza non sembrava dello stesso avviso: doveva aver compreso il suo piano disperato, perché aveva artigliato la manica della sua camicia con tutte le forze. James sentì sorgere nel petto una strana commozione e un irrefrenabile desiderio di consolarla e darle la forza necessaria a salvarsi la vita. Le prese il volto tra le mani e la baciò, così velocemente da dubitare di averlo fatto davvero:
-Andrà tutto bene- bisbigliò, poggiando la fronte contro la sua -Andrà tutto bene...-
Si staccò da lei, tenendosi pronto a piombare in mezzo agli uomini di Schmitt non appena fossero giunti a tiro di pistola. Amélie lo guardò sempre più spaventata, avendo del tutto perso, in quelle ultime ore di terrore, tutta la determinazione e il carattere che l'avevano sempre contraddistinta.
-No, Monsieur MacMallon, vi prego. Monsieur MacMallon, Monsieur... James! James!-
Ma fu tutto inutile: con un grido di rabbia lo scozzese aveva già fatto fuoco contro il primo soldato e senza aspettare altro si lanciò alla cieca in mezzo agli archibugi spianati.
 
Balthazar Faure si poteva descrivere come un uomo perennemente insoddisfatto. Insoddisfatto del suo nome, nobile ma non abbastanza da potersene vantare: una nobiltà ormai dimenticata, che non gli offriva né denaro né onori, solo un blasone mezzo scolorito sopra la porta della sua casa. Insoddisfatto del mestiere che aveva: avrebbe potuto far carriera nell'esercito, ma un cavallo imbizzarritosi durante un'esercitazione lo aveva reso leggermente zoppo da una gamba. E a causa di quella zoppia suo padre si era dovuto abbassare a chiedere favori e protezione, rimediandogli un posto nella Guardia del Cardinale - il Cardinale! Un prelato odioso, manipolatore, astuto e cinico, completamente disinteressato a chi non era rilevante per il futuro della sua preziosa Francia! Balthazar era convinto che se il Re fosse morto prima di lui, il Cardinale si sarebbe appropriato con grande soddisfazione della Corona e di tutta la politica francese. Grazie a Dio era un uomo già in là con gli anni, e non sarebbe di certo sopravvissuto a Luigi XIII.
Insoddisfatto anche di sua moglie, una donna scialba, piatta, che non brillava per nessuna qualità, né estetica né interiore; l'aveva sposata perché portava una considerevole somma in dote e perché sperava presto di avere dei figli che perpetuassero la stirpe dei Faure... Ma diversi anni erano già passati e nonostante egli giacesse con lei ogni notte, Marie non era mai rimasta incinta.
Si vide riflesso nella pozzanghera ai suoi piedi, strascico del violento acquazzone che aveva devastato Parigi per qualche ora e poi subito dissoltosi: un uomo di all'incirca quarant'anni, dai capelli bruno-rossicci e una rada barba dello stesso colore. Aveva un volto spigoloso e scavato dalle delusioni e da quella perenne ricerca di qualcosa di più, di qualcosa di meglio, per sé stesso e per la prole che desiderava così disperatamente: e finalmente era giunta l'occasione di ottenere ciò che voleva. Onori, ricchezze, fama... Tutto era a portata di mano, ora: bastava accettare l'offerta. Bastava dire a quell'uomo che sì, l'avrebbe fatto: lui, Balthazar Faure, l'uomo a cui la Fortuna non aveva mai arriso, avrebbe fatto in modo che per una volta gli eventi si piegassero a suo favore. Lui avrebbe ucciso il Cardinale Armand-Jean de Richelieu.
 
-Allora- esordì Mouchoir, seduto su uno sgabello di legno con la schiena appoggiata alla parete della grotta e le braccia incrociate dietro la nuca -Ci sono diverse cose di voi che mi incuriosiscono, sapete?-
Claire e François, inginocchiati con le mani legate davanti a lui, si scambiarono una fugace occhiata d'intesa: mentre i briganti mangiavano avevano concordato i particolari della loro storia, per non essere costretti a svelare le pesanti verità che si portavano dietro. Il bandito continuò:
-Cosa avete fatto, per essere dei ricercati? Non mi sembrate assassini né ladri. Forse siete solo due innamorati in fuga d'amore, nel qual caso avete fatto molto male a mentirmi... Ma potrei anche ottenere un bel riscatto, se le vostre famiglie sono abbastanza ricche.-
-Non è così!- affermò seccamente François -Volete conoscere le nostre colpe? Ebbene, siamo due ladri. Due comuni, sfortunati ladri, costretti a fuggire da Parigi per evitare la cattura. E' abbastanza semplice, non trovate?-
-Anche troppo!- replicò l'altro, con uno scintillio malizioso negli occhi -E avete una semplice spiegazione anche sul perché la vostra compagna sia così sfacciatamente vestita?-
-Sono decisamente più comodi!- rispose Claire, riferendosi ai calzoni e alla camicia e sorridendo sfrontatamente. François sperò con tutto il cuore che l'abbigliamento della ragazza non creasse loro troppi problemi: aveva ben intuito cosa passava nelle menti di quegli uomini, capo compreso, nel guardarla.
Mouchoir Rouge si grattò le guance glabre, osservandola divertito. Anzi, ammaliato. Il giovane si irrigidì, nel constatare come Claire manipolava l'effetto che aveva sugli uomini per raggiungere i propri scopi.
"Probabilmente lo sta facendo anche con me, l'ha fatto dalla prima volta che l'ho incontrata... Ma perché? Dannazione, perché?"
Frustrato dal non poterle domandare nulla, François aspettò pazientemente che arrivasse il mattino, sperando di trovare il momento adatto per affrontarla.
 
Amélie, vergognandosi non poco, aveva eseguito gli ordini di James senza esitare e senza guardarsi indietro. Aveva corso fino a perdere il fiato, inerpicandosi per la piccola ma dura salita fino alla grande quercia. Aveva poggiato i palmi tremanti sugli ampi e robusti rami bassi, cercando disperatamente un appiglio: aveva fatto forza sulle braccia, fallendo più volte e sbattendo il mento contro il tronco. Si era graffiata le mani e strappata il vestito, ormai ridotto ad uno straccio, ma finalmente era nascosta tra le fronde. Se non fosse stata in quella pericolosa situazione, avrebbe detto a James MacMallon che sì, lei sapeva arrampicarsi sugli alberi, perché era il suo passatempo preferito quando era bambina e giocava con François e Antoine nei boschi di Parthenay. Non udiva più alcun rumore, probabilmente la schermaglia era già finita.
"E lui è morto."
La luce dei suoi occhi grigi, la ruvidità delle sue labbra e la dolcezza delle sue mani callose sulla pelle sarebbero stati ricordi indelebili che l'avrebbero accompagnata per molto tempo, rammentandole con quanta facilità aveva lasciato un uomo a morire per lei.
"Ma cos'altro avrei potuto fare?" si disse, mentre già le lacrime gli pungevano gli occhi "Sono una donna, maledizione. Solo una donna!"
Si sporse dalle foglie, stando bene attenta che non ci fosse nessuno nei paraggi che potesse vederla. Le venne in mente quella volta che aveva visto abbattere una gazza da un cacciatore: l'uccello aveva barcollato sul ramo, prima di piombare a terra con un sordo tonfo.
"Ecco quale sarà la mia sorte, se uno di quegli uomini mi vede appollaiata quassù! Da nobildonna a uccello da preda: un bel cambiamento, non c'è che dire!"
Con sguardo corrucciato, osservò il sole tramontare dietro le colline: avrebbe dovuto passare la notte là sopra, senza cibo né coperte per ripararsi... Fino alla mattina successiva.
"Poi si vedrà. Dovrò scendere, prima o poi, arrivare in un centro abitato. Trovare del cibo. Arrivare a Parigi. Far avvertire François..."
E con quei pensieri in testa Amélie si addormentò, rannicchiata contro il tronco della quercia.
 
*Volpe

 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***




Erano ancora vivi, perciò dovevano aver fatto una buona impressione a Mouchoir Rouge. O almeno Claire lo sperava. Non aveva molto a cui pensare, visto che i briganti erano andati via (dopo essersi accertati che non potessero sciogliere le corde) e François si era chiuso in un ostinato ed improvviso mutismo.
La ragazza rimuginava sullo strano comportamento del moschettiere: fino al giorno prima sembrava desideroso di stringerla ed ora evitava accuratamente il suo sguardo, seduto contro la parete opposta della spelonca. Claire strinse le labbra, non riuscendo a sostenere oltre il pesante silenzio:
-Puoi spiegarmi cosa è successo?-
Le faceva strano dargli del tu anche quando non dovevano fingere.
Il moschettiere alzò gli occhi verdi accusatori su di lei:
-Siamo in una pessima situazione, prigionieri di briganti che hanno in mano il nostro destino mentre Amélie potrebbe essere già morta... Cosa di tutto questo è sfuggito alla tua attenzione?-
La ladra sbuffò:
-Il punto in cui hai deciso di riversare il tuo astio e la tua frustrazione su di me. Non è colpa mia se siamo qui, anzi, se tu mi avessi ascoltato...-
-Oh, non è per quello!- replicò François piccato -E' perché non so chi sei!-
-Come, prego?-
-Non so chi sei.- ripeté il giovane, fissando l'espressione della sua compagna impietrita -Sei entrata nella mia vita nel momento più sbagliato e invece di fuggire il più lontano possibile da me per qualche motivo hai voluto a tutti i costi far parte di questa storia. C'è in ballo la vita di mia sorella, io sono un uomo disperato e tu ti diverti a... Giocare!-
-Giocare?- mormorò Claire, socchiudendo minacciosamente gli occhi -Credi che sia un gioco per me?-
-Non lo so! E' questo il punto: non lo so. Non so chi sei, cosa vuoi e soprattutto non so distinguere quando menti e quando dici il vero. Prendiamo la commovente storia della tua violenza, per esempio: ecco spiegato il motivo per cui è così riservata ed eccentrica, mi sono detto. Invece ieri sera ti ho vista consapevole della tua bellezza, ho visto come la usavi su Jean Martin e la sua banda... Sei ambigua, Claire. E io non so se posso mettere il destino della mia famiglia nelle mani di una donna di cui non mi fido.-
 
Amélie scivolò cauta giù dalla quercia e osservò la foresta con circospezione. Vagò per un po' acquattata dietro ai cespugli, guardinga ed attenta ad ogni rumore che potesse annunciarle un pericolo; il pugnale dello scozzese le sbatteva ritmicamente contro la coscia ad ogni passo.
La sconfortante verità era che non sapeva dove andare: ogni direzione poteva significare la salvezza o, al contrario, morte certa. Senza quasi rendersene conto, si ritrovò sul luogo dell'agguato. Il suo primo istinto, quando vide uno degli uomini di Schmitt a terra, fu quello di scappare via da tutto quel sangue: poi però la ragione ebbe la meglio sulla paura e riflettendo la ragazza si rese conto che tra quei cadaveri lasciati a marcire nella foresta avrebbe potuto trovare oggetti molto utili.
"E poi potrò pregare per Monsieur MacMallon, quando ne troverò il corpo." Quel pensiero la riempì d'angoscia, ma non la fermò. Spogliò senza remore un soldato della sua camicia quasi nuova, servendosene per coprire il suo vestito malridotto, e intascò senza battere ciglio tutti i denari e gli scudi* che riuscì a trovare. Quella nuova freddezza nei confronti di quegli uomini da un lato la spaventò, ma dall'altra la fece quasi sorridere:
"Potevo esserci io, al posto loro."
Poi, con enorme sorpresa, si accorse di aver finito. In tutto erano rimasti sul terreno cinque uomini, e nessuno di loro era James MacMallon. Il cuore di Amélie prese a battere più forte, mentre i suoi occhi saettavano da un lato all'altro del sentiero, terrorizzati.
"Dov'è finito? Deve essere qui! Non avrebbe senso aver lasciato i corpi dei loro compagni qui e aver preso quello di Monsieur MacMallon, a meno che..."
Non osava neanche pensarlo, ma una parte di lei tornò a sperare: uno dei pochi motivi validi per cui Schmitt poteva non essersi fermato a seppellire i morti era che il fuggitivo era riuscito a scappare. James poteva essere ancora vivo!
Amélie alzò lo sguardo lungo il sentiero che avrebbe dovuto portarla ad Orléans, poi lo spostò sulle frasche spezzate alla sua destra: con molta probabilità, ovunque fossero andati, i soldati del capitano erano passati di lì. Senza ulteriori esitazioni, la ragazza si inoltrò nella boscaglia.
Fu facile seguire le tracce degli uomini anche per chi, come lei, non aveva mai partecipato ad una battuta di caccia: si erano aperti la via con la violenza, probabilmente cercando di raggiungere MacMallon, e poi si erano divisi, prendendo sentieri secondari e lasciando qua e là l'impronta di uno stivale, una macchia di sangue, ramoscelli spezzati...
All'improvviso Amélie si schiacciò contro il tronco di un albero: aveva udito l'inconfondibile rumore di una colluttazione vicino a lei. Procedette con cautela fino a trovarsi davanti una scena che le ghiacciò il sangue nelle vene: James era a terra, avvinghiato ad uno dei mercenari, impegnato in una lotta violenta e disperata. Lo scozzese aveva la camicia zuppa di sangue e la fronte pallida imperlata di sudore, eppure non mollava la presa sulla faccia dell'avversario per impedirgli di gridare, tentando allo stesso tempo di strangolarlo o quanto meno di toglierselo di dosso; l'avversario lo tempestava di colpi, ringhiando e mugolando attraverso la bocca tappata per tentare inutilmente di richiamare i compagni. Mentre la ragazza li fissava intimorita, James cedette e crollò sul terreno ansante; il nemico ghignò, alzando il pugnale...
In seguito Amélie confessò più volte quel peccato al suo confessore, che perplesso una volta le chiese come mai continuasse ogni volta a ripeterle che aveva ucciso un uomo. Ma lei non voleva purificarsi di quel peccato, bensì di un'altra colpa che però le rimaneva sempre incastrata in gola. Quello che la ragazza non ammise mai, tranne che con sé stessa, era che in quella tersa mattina di sangue e di paura lei non aveva provato nessun rimorso, nessun timore nell'affondare la corta lama del suo coltello tra le scapole del mercenario.
Ricordava esattamente il punto in cui lo aveva colpito, il modo in cui il sangue era sprizzato dalla ferita, il rantolo sorpreso dell'uomo, il fatto che James avesse spalancato gli occhi e l'avesse guardata stupito... Tutto, ricordava tutto. E soprattutto, ricordava la sua totale mancanza di emozioni nel vedere quell'uomo - l'uomo che lei aveva colpito, arrivandogli silenziosamente alle spalle - morire lentamente maledicendola.
Poi tutto tornò a scorrere normalmente: Amélie sbatté le palpebre, osservando alternativamente l'uomo a terra e il pugnale che teneva ancora in mano. L'ansimare affannato dello scozzese la distolse da ciò che aveva appena fatto e lei si riscosse, avvicinandosi all'uomo ancora steso a terra:
-Monsieur?-
-Miss...- borbottò lui, socchiudendo le iridi grigie -Voi siete... Dannatamente testarda!-
-Me l'hanno già detto in molti!- replicò lei con sufficienza, cercando un modo per farlo alzare. Lo afferrò per un braccio e lo costrinse a mettersi seduto, ma MacMallon si lasciò sfuggire un gemito di dolore e la ragazza constatò con un brivido che lo squarcio aperto sul suo torace, poco al di sotto del petto, era profondo e grave. Sembrava un foro di pallottola, ma il tessuto della camicia impregnato di sangue aveva aderito alla ferita tanto che non poteva staccarla senza far del male all'uomo. 
Amélie aiutò lo scozzese a rimettersi in piedi e dopo aver passato un braccio sotto la sua spalla, vacillando per il peso dell'uomo, iniziò faticosamente a trascinarlo via dalla radura, alla ricerca di un posto sicuro in cui nascondersi.
 
Claire lo fissava stupefatta, furiosa... E colpevole. Si morse il labbro inferiore, abbassando gli occhi per poi rialzarli subito con aria di sfida:
-Ebbene? Mi sembra che il mio modo di fare, per quanto discutibile, ci abbia permesso di rimanere vivi! O forse è un'altra cosa a turbarti, e cioè la gelosia, moschettiere?-
François la fissò severo:
-Non cercare di far leva sul desiderio che provo per te. Sappi che comunque vada, mia sorella verrà sempre prima di qualsiasi mia voglia, è sempre stato così... E smetti di cercare di ribaltare la situazione a tuo vantaggio, non ti fa apparire più forte canzonarmi a quel modo. Mostra solo quanto tu sia debole...-
-Non è vero!- esclamò la ragazza arrabbiata. Il moschettiere stava per ribattere, ma proprio allora i briganti apparvero all'entrata della caverna. Doveva essere primo pomeriggio, a giudicare dalla luce che arrivava dall'esterno.
I banditi non si curarono molto delle facce contratte e furiose dei due prigionieri, tranne Mauviette, che rivolse loro uno sguardo sospettoso e maligno. Quello che preoccupò di più François fu lo sfuggente ma estremamente penetrante sguardo di Mouchoir Rouge, che si era posato su di loro fin dal suo arrivo.
"Tutta questa attenzione non preannuncia nulla di buono..."
La serata procedette rapidamente e quando il sole scomparve dietro gli alberi, gli uomini e i prigionieri avevano già finito di mangiare.
Mouchoir Rouge spedì Mauviette e i gemelli a sorvegliare l'esterno, mentre il guercio e Renard si posero a sonnecchiare all'ingresso della spelonca. Il capo banda si avvicinò a loro due con studiata lentezza, gli occhi castani che scintillavano nella penombra data dal fuoco scoppiettante. Istintivamente, François si dimenò, avvicinandosi a Claire; non si fidava di lei, ma non sarebbe per questo venuto meno alla sua promessa di proteggerla. Anche se, con le mani legate, non avrebbe potuto fare molto per lei.
Mouchoir fissò per qualche istante i suoi prigionieri chiusi in quel silenzio ostile e assaporò la tensione crepitante che si allargava tra loro; poi si abbassò alla loro altezza, osservando il particolar modo la ragazza, quasi soppesandola. C'era molta curiosità, nei suoi occhi, e il moschettiere si irrigidì, preparandosi a dover cedere la ladra all'altro uomo.
Invece, il brigante sorrise: una piega delle labbra appena accennata, che risultava più terrificante dell'abituale espressione sospettosa.
-Bene, bene... - mormorò, facendo loro cenno di parlare a bassa voce. Tirò fuori un foglio dalla tasca dei pantaloni, stropicciato e rovinato.
A François gelò il sangue nelle vene: quello che Mouchoir Rouge teneva ben spiegato davanti ai loro occhi era un manifesto di cattura, che riportava un suo fedele ritratto, una considerevole taglia e il reato di cui si era macchiato.
-Avreste la cortesia di spiegarmi come mai su questo foglio c'è scritto "alto tradimento"?-
 
 
Angolo Autrice:
Ciao!
Stasera vado veramente di fretta, ma domani non ho tempo e ci tenevo a postare questo capitolo. Credo che la parte più interessante sia ovviamente l'omicidio commesso da Amélie, ma anche la discussione tra Claire e François porta a galla dubbi ed attriti non facilmente sanabili.
La domanda fondamentale ora è: che farà Mouchoir Rouge???
Ringrazio tantissimo OldKey che recensisce ogni capitolo sia di questa storia sia di Hereditas, grazie mille!!!!
A presto
 
Crilu

 

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***





Amélie scivolò esausta nel fosso naturale in cui aveva letteralmente buttato James, ricevendo in risposta un doloroso e fioco grugnito. Si osservò impassibile il vestito che ormai le lasciava scoperte le gambe oltre il limite della decenza e le mani graffiate, coperte di fango e sangue. Poi voltò lo sguardo verso il viso del compagno, teso in una smorfia di dolore e sentì il cuore stringersi in una morsa di puro panico: non aveva la minima idea di come poter fermare il sangue che colava inesorabile dalla ferita al petto e temeva che in pochi minuti lo scozzese sarebbe morto.
L'uomo aprì a fatica gli occhi e mise debolmente a fuoco l'espressione preoccupata della ragazza; abbozzando un sorriso mormorò:
-La camicia...-
-Cosa?- balbettò Amélie. Puntellandosi a fatica contro la parete della fossa, James tentò di slacciarsi i bottoni della camicia. Poi grugnì ancora, sconfitto, e si rivolse di nuovo a lei:
-La camicia. Dovete toglierla, e utilizzare quei pezzi di stoffa ancora puliti per bendare la ferita... O almeno per fermare il sangue, altrimenti non avrò molto da vivere!-
Sbatté un paio di volte le palpebre, prima di chiedere, perplesso:
-Miss Marchand? Avete sentito?-
-Sì, sì!- esclamò la ragazza in risposta, arrossendo violentemente -E' solo che... Ecco... Dopo voi sareste... Nudo, ecco.-
James spalancò le iridi grigie in una smorfia di esasperata incredulità:
-E questo cosa c'entra, adesso!? Oh, ho capito, siete una ragazza di nobile famiglia, avete ricevuto una certa educazione...- la sua voce aveva assunto un tono ironico, quasi sprezzante -... Che vi impedisce di trattenervi con uomini mezzi svestiti prima di averci contratto matrimonio. Beh, vi siete accorta di essere in un bosco con un vestito che quasi non vi copre più, inseguita da feroci assassini e che per di più avete anche ucciso uno di questi uomini senza esitazione? E allora mi volete spiegare che cazzo vi cambia ora cercare di salvarmi la vita?-
La volgarità e il tono dell'ultima frase fecero sobbalzare Amélie, che si affrettò ad obbedire senza replicare. Slacciò con esitazione tutti i bottoni del farsetto dello scozzese, tentando di ignorare il respiro caldo che avvertiva tra i capelli e lo sguardo puntato sul suo petto. Spogliò l'uomo della giacca e della camicia, diventando ancora più paonazza per il sorriso malizioso che era spuntato sul volto di MacMallon non appena lei si era persa a contemplare per la prima volta il torace di un uomo.
-Siete davvero impertinente ed impudico, lo sapete?- sbuffò la ragazza per darsi un contegno, mentre stringeva strettamente una manica della camicia ormai inutilizzabile attorno al profondo squarcio.
-E voi siete deliziosamente accattivante, miss.- replicò lui con gli occhi socchiusi, allisciandosi la barba.
-Come vi permettete!?-
-Andiamo, per favore! Fatemi almeno godere quelli che probabilmente saranno i miei ultimi momenti in compagnia di una dolce donzella, vi va?-
Amélie fremette, poi prese il mento di James tra le mani e lo costrinse a guardarla negli occhi:
-Voi. Non. Morirete - sibilò minacciosa. Lo scozzese la osservò sbalordito, mentre lei riprendeva a pulire i lembi della ferita con maggior foga:
-Voi non morirete oggi, in questo fosso, in questa maledettissima foresta. Voi mi porterete a Parigi, Monsieur, costi quel che costi... E poi troveremo un modo per farla pagare a quei bastardi!-
 
Gli occhi castani di Mouchoir Rouge lo fissavano senza lasciar trapelare alcun pensiero, in attesa. François deglutì a fondo, intimorito da quella glaciale impassibilità che superava ogni suo sforzo di celare le proprie emozioni al resto del mondo.
Claire aprì la bocca per parlare, ma il bandito le posò due dita sulle labbra, delicatamente, inchiodandola al contempo con uno sguardo perentorio:
-Ah-ah, mademoiselle! Questa volta voglio sentire la versione del vostro compagno, che essendo un moschettiere sarà sicuramente meno incline a mentire con facilità...-
Dopo alcuni secondi trascorsi in un pesante silenzio, Jean Martin sospirò rumorosamente e alzò un sopracciglio nel notare l'espressione risoluta e apparentemente rassegnata sul viso del giovane.
Poi fece una cosa che stupì entrambi i prigionieri: con un movimento scattante ed improvviso afferrò François per una manica della camicia e lo strattonò all'esterno, ignorando le sgranate iridi blu di Claire e gli sguardi sospettosi e perplessi dei suoi compagni all'entrata.
Posizionatosi al limitare degli alberi, mantenendo un tono di voce basso per non farsi sentire dalle cinque sentinelle, domandò a bruciapelo:
-Qual è il vostro nome?-
-François Marchand.-
-Marchand...- mormorò Mouchoir Rouge, pensieroso. -E qual è la vostra storia? Quella vera, intendo.-
-Perché dovrei raccontarvela?-
-Perché siete in una condizione di svantaggio?- replicò con ironia il brigante.
-Fate di me ciò che volete, Mouchoir Rouge: potete anche uccidermi all'istante!-
-Ah, che giovane coraggioso abbiamo qui!- lo canzonò l'altro, appoggiandosi pigramente al tronco di un albero -E se invece minacciassi la ragazza?-
François avvertì un rivolo di sudore ghiacciato scendergli lungo la schiena e istintivamente strattonò le corde, ferendosi i polsi. Poi, senza neanche fermarsi a riflettere, iniziò a parlare con voce affannata ed incolore:
-Tutto è iniziato circa due settimane fa: degli uomini sconosciuti hanno rapito mia sorella e da quel momento non se ne è saputo più nulla. Ho iniziato a fare le mie indagini, a Parigi, e ho intuito che alcuni esponenti della nobiltà stanno tramando una congiura ai danni di Sua Maestà e del Cardinale Richelieu, nella quale volevano coinvolgere anche me. Sono loro che hanno in mano Amélie, e quando ci avete catturato eravamo in viaggio per andare a salvarla...-
Mouchoir Rouge aggrottò la fronte, pensieroso, prima di fare un cenno con la testa verso la grotta:
-E lei?-
Il moschettiere sospirò:
-Si chiama Claire Gaillard, è una ladra - lo è realmente, credetemi - e se volete sapere perché è qui con me, sono desolato nel dovervi rispondere che non ne ho idea. Il nostro incontro è stato frutto del caso, e quando è venuta a conoscenza delle mie disavventure ha voluto a tutti i costi aiutarmi. Non so neanche dirvi che cosa è per me, figuriamoci chi è... No, potete provare a chiedere a lei le ragioni che l'hanno spinta ad aiutare un ricercato disperato, ma dubito che otterrete risposta.-
Jean Martin parve sorpreso dalle rivelazioni, e rimase in silenzio a lungo:
-Sapete- esordì poi -E' molto bella. Credevo... Credevo davvero che foste amanti.-
François scosse il capo, sbuffando:
-Assolutamente no. Posso... Posso avere l'ardire di domandarvi una cosa?-
Il brigante distese le labbra in un mezzo sorriso:
-Mi sono sempre piaciute le persone ardimentose. Avanti, parlate!-
-Perché avete agito con questa segretezza nei confronti dei vostri compagni? Perché non ci avete smascherato di fronte a loro ed ucciso?-
Jean Martin raddrizzò le spalle, staccandosi dall'albero, e sfiorò il fazzoletto che aveva al collo con una mano, mentre cercava le parole giuste per rispondere:
-E' una storia molto lunga, Monsieur... Vi basti sapere che l'unico di cui mi fidi veramente qui è Renard. I gemelli sono due dementi, Cyril è un assassino senza scrupoli né cervello e Mauviette è infido e ambiguo quanto solo un verme della sua razza sa essere. Non sono chi voi pensate, Marchand, credetemi: e voi... Voi due sarete la mia occasione di riscatto.-
 
James era rimasto sbalordito dal linguaggio usato da Amélie, così lontano dalla raffinatezza delle dame di corte:
-Sapete, miss, temo che la mia presenza vi influenzi troppo!- borbottò ad un certo punto. Era scesa la notte e la ragazza era raggomitolata accanto a lui, avvolta nel suo mantello. La ferita al torace lanciava fitte continue e dolorose, ma il sangue non scorreva più e con un po' di fortuna e pazienza sarebbe sopravvissuto anche a questa.
Amélie aprì un occhio, azzurro e luminoso nel buio che li circondava:
-Perché?-
-Beh, avete seguito delle tracce in un bosco, ucciso un uomo, bendato una ferita e avete anche utilizzato un'espressione che farebbe arrossire tutte le donne voi pari!-
-Non sono mai stata una donna modello...- mormorò la ragazza, voltandosi verso di lui e osservando il suo profilo nella semi-oscurità. La giacca consunta che indossava lasciava intravedere la peluria scura del petto e gli occhi grigi brillavano come quelli di una civetta.
-Ah no?- replicò lui con l'ombra di un sorriso sul volto.
Amélie era stanca, aveva fame, sentiva freddo e in quei giorni aveva provato un terrore inimmaginabile... Tutto ciò che avrebbe voluto fare era dormire, cercare di dimenticare solo per un poco tutto quello che le era capitato, ma non riuscì ad esimersi dalla muta richiesta negli occhi dello scozzese. C'era una luce particolare che la spronava a parlare.
-Non ho nessun ricordo di mia madre, ho sempre vissuto con mio padre e i miei due fratelli e fino agli undici anni non avevo idea di come una brava ragazzina di buona famiglia si dovesse comportare. Vivevamo nei nostri possedimenti a Parthenay, ai tempi, ed io ero libera di andare dove volevo, comportandomi quasi come un maschio! Del resto, in una casa con tre uomini... Poi però ci siamo trasferiti a Parigi, e tutto è cambiato.-
-Dal vostro tono deduco che tale scelta è stata infelice per voi!-
Amélie sospirò:
-Non sapete quanto! Di colpo non potevo più comportarmi liberamente, ma dovevo attenermi ad un'etichetta, a delle regole, a un codice, a una morale... Non l'ho mai accettato fino in fondo, credo, anche se non ho mai portato scandalo alla mia famiglia, ovviamente: avrei spezzato il cuore di mio padre, e non volevo. Perciò mi sono adeguata, più o meno: le discussioni con mio padre prima e con mio fratello Antoine poi facevano arrossire tutta la servitù! François era l'unico che mi dava sempre ragione, caro, caro fratello! Soprattutto se si trattava del matrimonio...-
James sbatté le palpebre, stupito: non si era accorto di essersi quasi sporto verso di lei, ansioso di catturare l'aria trasognata che aveva mentre parlava della propria infanzia. Quell'accenno ad un eventuale matrimonio l'aveva bruscamente riportato alla realtà:
-Ah già... Il matrimonio: mi è sempre apparsa una farsa un po' pesante, specialmente per voi donne, credo. Posso chiedervi quanti anni avete?-
-Ne ho diciannove.-
-Sembrate più giovane... E ditemi, miss, non c'è nessun fidanzato in trepidante attesa per voi, adesso?-
Le sopracciglia della ragazza schizzarono in alto, in un'espressione scettica e stancamente divertita:
-L'unico uomo preoccupato per la mia scomparsa è François, ne sono certa. E anche se fossi fidanzata, dubito che il mio futuro marito si darebbe tanta pena per ritrovare una ragazzina selvaggia, insopportabile e già vecchia, se considerate che molte mie amiche sono sposate anche da cinque o sei anni...-
L'uomo le sfiorò la guancia con la mano sinistra e Amélie ammutolì, avvertendo i moncherini delle dita toccarle la pelle, facendola bruciare:
-Se voi foste la mia promessa sposa, rivolterei mari e monti per ritrovarvi...- lo sentì mormorare, e il suo imbarazzo crebbe a dismisura.  James sembrò accorgersene, perché ritirò di scatto la mano e le diede le spalle con un secco e asciutto 'buonanotte'.
 
 
Angolo Autrice:
Buona Pasqua!
Non sono carinissimi Amélie e James? Mi sono quasi sciolta nel descrivere questa scena! Dall'altro lato, invece, il mistero si infittisce: chi è veramente Mouchoir Rouge? Che progetti ha in serbo per Claire e François?
 
Crilu

 

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Capitolo 16
*** Capitolo XV ***




Claire fu svegliata da una mano che le fu premuta violentemente sulla bocca. In ansia per François, non si era accorta di essere scivolata nel sonno. Aprì gli occhi, sorpresa e terrorizzata, e vide davanti a sé il viso ghignante e deforme di Mauviette. Il bandito, che puzzava così tanto di alcool da darle il voltastomaco, sembrò soddisfatto dall'espressione di disgusto e paura che lesse nelle iridi blu della ragazza.
-Mademoiselle è spaventata?- biascicò ridendo -Oh, non preoccuparti bambina, c'è Mauviette qui, ci penserà lui a te...-
Era ubriaco fradicio e tentennò nello slacciarsi i calzoni a causa del tremore delle dita. Claire, impossibilitata a gridare dalla presa ferrea dell'uomo sulla sua bocca, fece saettare lo sguardo da una parte all'altra della caverna, alla ricerca di un possibile aiuto.
"Dove diavolo è finito Monsieur Marchand?" si chiese, sudando freddo. La sua lucidità era minata dai continui e dolorosi ricordi del suo patrigno Gaspard, il cui volto perennemente contratto dall'ira si sovrapponeva all'immagine di Mauviette. Proprio quando la ragazza aveva deciso di provare a mordere la mano che le chiudeva la bocca per disperazione, Mauviette emise un grugnito roco e si accasciò a terra. Dietro di lui, Mouchoir Rouge posò a terra la pietra che aveva utilizzato per colpirlo e si rivolse a lei con un sorriso astuto.
-Appena in tempo,a quanto vedo!- mormorò abbassandosi a riassettarle la camicia e a slegarle i polsi. Claire si gettò contro di lui con un moto di rabbia, ma il brigante la afferrò saldamente per i polsi, imprigionandola tra il suo corpo e la parete umida della grotta: il sottile tessuto della camicia dell'uomo si alzava e si abbassava regolarmente con il suo respiro, sfiorandola. La ladra deglutì, impallidendo: le stava vicino, decisamente troppo.
-Prima che proviate di nuovo ad aggredirmi- le disse severo Mouchoir Rouge -Sappiate che il vostro amico non ne sarebbe per niente contento...-
-Bastardo! Cosa gli hai fatto?-
Il capo dei briganti si lasciò andare ad una mezza risata sommessa:
-Non gli ho torto un capello, state tranquilla! Anzi, abbiamo stretto un patto...-
-Un patto?-
Claire iniziò nuovamente a temere per la propria vita: sapeva che per qualsiasi cosa Jean Martin avesse promesso a François, il prezzo da pagare sarebbe stato alto. Il moschettiere aveva promesso di proteggerla, ma se si fosse trattato di scegliere tra la sua salvezza e quella della sorella...?
Il bandito la scrutò a lungo e sembrò turbato da ciò che vide, perché con un secco 'andiamo' la trascinò fuori dalla grotta. Stava per condurla nel bosco, quando una voce gracchiante li fermò:
-Ehi, Mouchoir Rouge? Che stai facendo?-
Cyril sbucò dall'ombra, l'unico occhio buono che li osservava attento, azzurro ed immoto come quello di uno squalo. Mouchoir Rouge le posò una mano sul fianco, attirandola a sé:
-Non è evidente?- rispose, sorridendo ironicamente. L'altro stava per replicare, non del tutto convinto, ma fu fermato dall'improvviso arrivo di uno dei gemelli. Il ragazzo sbatté le palpebre, intontito e spaventato, prima di balbettare:
-Ge... Gendarmi!-
Cyril bestemmiò e anche Jean Martin sbiancò vistosamente.
-Dove?- ringhiò.
-Qui, nella foresta!-
Claire cercò di divincolarsi per scappare, ma le braccia del bandito la sostenevano troppo vigorosamente.
"Dove diavolo sei, François?"
Era la prima volta che pensava al moschettiere con il suo nome di battesimo e la cosa le fece uno strano effetto, come se ormai il giovane le si fosse infiltrato sotto la pelle... Ma non era così. Lui non sapeva nulla, non sapeva chi era lei e perché lo aveva affiancato in quella pericolosa impresa. Probabilmente, se lo avesse saputo, le sarebbe stato il più possibile alla larga.
Nel frattempo Mouchoir Rouge aveva sbraitato un paio di ordini e gli altri due banditi si erano dileguati nelle ombre. Senza quasi rendersene conto, Claire si trovò in mezzo agli alberi, a seguire l'uomo che ora non la tratteneva più. Voleva chiedergli dove stessero andando, ma in breve non ce ne fu più bisogno: François e il bandito con i capelli rossi, Renard, li aspettavano in sella a sue cavalli ai piedi di un'altura rocciosa.
-Ma cosa...?- balbettò la ragazza. François sorrise, sollevato, e le porse la mano.
-Dovrai accontentarti, non ci sono altri cavalli!-
Sempre più confusa, la ladra si lasciò issare in sella, davanti a lui. In quel momento si sentirono grida rabbiose e spari provenire dal covo dei briganti.
-Forza, andiamo!- sbraitò Mouchoir, incitando il cavallo. Poi la fissò con uno sguardo intenso ed ironico al tempo stesso:
-Temo, mademoiselle, che per le spiegazioni che vi sono dovute dovrete aspettare!-
 
Amélie aprì gli occhi, non riuscendo ad identificare il suono che l'aveva destata. Poi comprese e sul volto le si dipinse un'espressione di orrore: la ferita di James aveva inzuppato di sangue il bendaggio improvvisato e l'uomo era caduto in preda alla febbre e al delirio. Aveva la fronte madida di sudore, il viso contratto e dalle sue labbra usciva un mormorio sommesso e strozzato, privo di senso. Quando la ragazza lo sfiorò, si rese conto che bruciava.
"Cosa faccio adesso?" pensò, terrorizzata. Provò ad alzarlo, ma era troppo pesante e lei troppo stanca per riuscire veramente a muoverlo.
"Non possiamo rimanere qui in eterno: morirà, oppure ci troveranno gli uomini di Schmitt!"
Un fruscio la immobilizzò al suolo. Trattenne il respiro e quando vide una figura emergere dagli alberi, proprio di fronte a loro, sentì alcune lacrime sfuggirle dai bordi degli occhi.
"E' finita"
-Che mi venga un colpo!- esclamò l'uomo, alzando la larga falda del suo cappello. -Ma che succede qui?-
Amélie lo guardò impietrita, mentre da dietro alle spalle dello sconosciuto spuntava un cane da caccia che annusava circospetto il terreno. L'uomo vestiva con abiti larghi e un po' consumati e impugnava un fucile da caccia; alla cintura portava appeso un carniere che però sembrava vuoto.
-Voi... Voi non siete un mercenario!- mormorò stupita, guardandolo con gli occhi sgranati.
-Eh diavolo, no che non lo sono, mademoiselle!- replicò lui, scivolando nel fosso ed avvicinandosi circospetto a James.
-Ma quest'uomo è ferito!- esclamò sgomento, prima di voltarsi a guardarla sospettoso. La osservò attentamente, analizzando ogni cosa del suo aspetto, dal vestiario trasandato alle numerose ferite alle braccia e alle mani. La sua presa sul fucile si fece più ferma.
-Chi siete?-
La ragazza sospirò nervosamente, iniziando a tremare.
-Mi chiamo Amélie Marchand. Vengo da Parigi, alcuni uomini mi hanno rapita e tenuta rinchiusa in un castello qui vicino per più di una settimana, fino a quando quest'uomo non mi ha aiutato a scappare. Eravamo inseguiti dai miei carcerieri e lui è... E' rimasto ferito...-
Di colpo perse tutto l'autocontrollo che l'aveva guidata fino a quel momento:
-Vi prego, vi prego monsieur, aiutateci! Morirà se non verrà curato presto, e quegli uomini... Dio, quegli uomini...-
-Va bene, va bene, calmatevi ora!- esclamò bonario l'uomo. -Su, mademoiselle, vi aiuterò io. Buon Dio, in che condizioni sono i vostri abiti! E quanto è pesante quest'uomo! Ma cosa va farneticando?-
Amélie decise prudentemente di tacere allo sconosciuto benefattore riguardo al manipolo che li inseguiva, ricacciando indietro il senso di colpa per coinvolgere un cacciatore innocente nella loro fuga.
L'uomo, nel frattempo, si era caricato con un po' di fatica James sulle spalle e si era incamminato lungo un sentiero, invitandola a seguirlo. Il cane aveva annusato con attenzione i bordi strappati dell'abito della ragazza, prima di precedere il padrone sulla via.
-Il mio nome è André, e sono un maniscalco*. Coraggio, la mia casa non è lontana!-
Infatti, di lì a poco una piccola costruzione emerse dagli alberi del bosco, sempre più radi. La casa era lontana circa due miglia** dal paese più vicino ed era un piccolo edificio in pietra, con un pozzo ed un cortile in cui razzolavano diverse galline. Dietro l'abitazione c'era la stalla dove André esercitava il suo mestiere. Nel sentire l'abbaiare del cane, una donna robusta e dall'aria gioviale si affacciò sulla porta, impallidendo nel vedere cosa suo marito aveva riportato dalla caccia.
-Mio Dio, André! Chi sono queste persone?-
Squadrò inorridita le vesti di Amélie:
-E cosa è successo al vestito di questa ragazza? E' indecente!-
La ragazza arrossì furiosamente, ma la sua priorità era salvare James.
-Questa ragazza dice di essere stata rapita, e poi salvata dal giovanotto che porto sulle spalle...-
-E' ferito!- intervenne Amélie, facendosi avanti con occhi imploranti -Vi prego, buona donna, aiutatelo! Gli devo la mia vita!-
La donna scosse impercettibilmente la testa, borbottando qualcosa tra i denti, poi fece segno di portare dentro lo scozzese. André lo depose sul rozzo tavolo di legno che stazionava vicino al focolare e lo lasciò alle cure della moglie, che si rivolse ad Amélie con aria severa, porgendole un mantello:
-Tenete, uscite: non è bene che una donna non sposata veda un uomo senza vestiti!-
Amélie represse una risata isterica, ripensando a come aveva bendato la ferita di James solo il giorno prima, e obbedì senza replicare.
 
François aveva moderato l'andatura del cavallo, adattandola a quella degli altri uomini, e adesso procedevano al trotto in aperta campagna. Il sole di giugno illuminava gaiamente le ampie distese di grano e una brezza leggera alleviava l'arsura. Ad ogni passo, Claire era spinta contro il moschettiere e la cosa iniziava ad infastidirla. Così come la infastidiva il silenzio che era sceso sullo strano gruppo dopo la fuga dal covo dei briganti. Lo sguardo della ragazza si fissò sulla figura imponente di Mouchoir Rouge:
"Ha lasciato parte dei suoi uomini a morire, liberando in pratica i suoi prigionieri. Perché François lo sta seguendo così docilmente? E perché quell'uomo è con noi?"
Renard procedeva guardingo accanto al suo capo, e non li aveva mai degnati di un'occhiata.
All'improvviso avvertì il solletico della barba di François accanto all'orecchio:
-Immagino che tu sia molto confusa...- bisbigliò.
-Immagini bene!- replicò lei, piccata, senza curarsi di modulare il tono di voce.
-Lascia che ti spieghi: Mouchoir Rouge ha promesso di aiutarci, in cambio della revoca della taglia che pende sulla sua testa...-
-Ma tu non puoi promettergli una cosa simile!- sussurrò la ragazza terrorizzata -Non ne hai il potere!-
-Calmati, Claire!- proseguì il giovane, con un sorriso pacato -E' vero, anche se riuscissi a dimostrare la mia innocenza, non potrei mai chiedere al re la grazia per un brigante di strada, ma una certa nostra conoscenza potrebbe eccome...-
La ragazza aggrottò la fronte, iniziando a capire:
-Carlo d'Angouleme?-
-Precisamente.-
Claire sorrise:
-Molto bene. Ma perché lasciare il resto della banda in mano alle guardie?-
-Mouchoir Rouge non si fidava di loro e ha preferito barattarli con la propria libertà...-
-E tu ti fidi di un uomo del genere?-
-Non ho avuto molta scelta, mi pare.-
-E Renard? Perché lui sì?-
-Da quello che ho capito, è molto fedele al suo capo. E poi, anche volendo, non ci potrebbe mai tradire.-
-Come fai ad esserne sicuro?-
-E' muto: gli hanno mozzato la lingua.-
 
Amélie scattò in piedi quando la moglie di André, Sarah, uscì di casa. Si era cambiata d'abito nella stalla, perciò le si avvicinò incespicando in quegli abiti da contadina troppo grandi per lei: Sarah era una donna alta e formosa. La donna le sorrise stancamente:
-Ha rischiato di soffocare per il sangue che gli aveva invaso il torace... Ma ora sta meglio. E' molto debole, dovrà riposare a lungo prima di potersi rimettere in piedi.-
Amélie rabbrividì: le speranze di sfuggire a Schmitt una volta per tutte andavano sempre più affievolendosi. André apparve da dietro l'abitazione:
-Sarete stanca e affamata, mademoiselle: vi prego, venite a mangiare qualcosa con noi... A proposito, non ho ben afferrato il vostro nome!-
-Amélie. Amélie Marchand.-
I due coniugi si scambiarono un'occhiata preoccupata, poi Sarah domandò, trepidante:
-Qualche parentela con Monsieur François Marchand?-
-E' mio fratello! Cosa gli è successo?-
André sospirò:
-Temo di dovervi dare una brutta notizia, mademoiselle Marchand...-
 
* addetto alla manutenzione dei ferri dei cavalli
 
 
Angolo Autrice:
Ciao,
posto il capitolo di fretta, ma tanto non c'è molto da dire: Mouchoir Rouge sembra attratto da Claire e l'accordo raggiunto con François gli permetterà sicuramente di starle vicino... Cosa succederà tra i due? E come reagirà Amélie nello scoprire che suo fratello è ricercato dal Re?
Alla prossima
 
Crilu 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***




Grazie all'esperienza di Mouchoir Rouge, che conosceva il territorio da Orléans a Tours a menadito, non fu difficile individuare il castello di Blois. Ciò che stupì e mise in allerta il gruppo, però, fu che la fortezza sembrava completamente abbandonata. Si avvicinarono guardinghi e scoprirono che effettivamente non c'era nessun uomo armato a controllarne il perimetro e il portone era abbassato; dentro, il cortile deserto e muto dava l'impressione che nessuno vi mettesse piede da anni.
-Ci dobbiamo essere sbagliati...- mormorò François, affranto, barcollando fino ad appoggiarsi alla parete. Un altro buco nell'acqua e Amélie ancora in mano a quei bastardi... L'interrogativo alla base di tutte le sue sventure lo tormentava, più indecifrabile che mai: perché lui? Perché proprio la sua famiglia?
Claire gli poggiò una mano sulla spalla, con una smorfia seria sul viso.
-Mi dispiace, François.-
Sussultò lei stessa nell'udire le sue parole: l'aveva chiamato per nome! Aveva chiamato un nobile possidente con il suo nome di battesimo! Neanche una moglie si sarebbe presa questa libertà.
"Ma che ti salta in mente? Finché ti rivolgi a lui così nella tua testa può anche andare bene, ma non lasciarlo avvicinare! Già darvi del tu è stata una pessima idea..."
Il giovane la fissò con i suoi occhi smeraldini, ammirando i lineamenti fini della ladra e accorgendosi per la prima volta che gli risultavano in qualche modo familiari: la linea dura della mascella, gli occhi scrutatori, le sopracciglia arcuate... Ma quell'istantaneo senso di riconoscimento svanì non appena la voce di Mouchoir Rouge interruppe il loro gioco di sguardi.
-Questo castello è abitato! Muovetevi, dobbiamo andare via da qui!-
-Che cosa state dicendo?- esclamò François correndogli incontro. Il bandito mostrò loro un'ampia camerata recentemente utilizzata come dormitorio da diversi uomini, che avevano lasciato lì i loro bagagli e poi l'uscita segreta di un cunicolo delle prigioni, scoperta da Renard.
-Vostra sorella è stata qui, monsieur: guardate, questa cella fino a qualche giorno fa ospitava qualcuno. E' fuggita da questa parte e ciò spiega anche la momentanea assenza di tutti i suoi carcerieri: saranno sparsi per la foresta a cercarla!-
Claire osservò ammirata e leggermente intimorita l'indurirsi dei lineamenti del moschettiere: il suo volto era diventato una maschera di puro odio nel pensare a cosa potesse aver subito la sorella per opera di quegli animali. Con la barba di qualche giorno e l'espressione determinata non c'era molta differenza tra lui e Mouchoir Rouge.
 
Amélie sedeva davanti all'aia, stringendo con forza il pezzo di carta sgualcito che aveva tra le mani. André glielo aveva riportato quel pomeriggio, per provarle la veridicità delle sue parole.
François, il suo amato, integerrimo fratello... Ricercato per tradimento! La ragazza non aveva dubitato un attimo che dietro tutto questo ci fosse l'opera della Contessa di Clermont, per questo era impaziente di riprendere il cammino verso Parigi: una volta là, con la sua testimonianza, sarebbe stato possibile far sospendere la condanna nei confronti di François.
Le condizioni di James, però, non accennavano a migliorare: continuava a delirare nel sonno e nei pochi, brevissimi momenti di lucidità chiedeva dell'acqua.
Sarah, nonostante l'iniziale diffidenza, era stata molto comprensiva con lei e l'aveva invitata a darle una mano nel mandare avanti la casa: era tutto il giorno che la ragazza puliva, lavava e cucinava. Aveva le braccia a pezzi e le ferite sulle mani bruciavano, ma tutto quel lavoro l'aveva aiutata a stare meglio, a non pensare. Avvertì un lamento dall'interno dell'abitazione e corse al capezzale di James: l'uomo socchiuse lentamente le palpebre, osservandola con i luminosi occhi grigi.
-Miss...- sussurrò con voce roca, cercando di sorridere.
-Sono qui!- rispose lei, prendendogli la mano tra le sue -Sono qui...-
Quel gesto le ricordò quando, nel buio della prigione, si era aggrappata alle sue mani attraverso le sbarre, angosciata per il futuro e spaventata dalla sua situazione. Adesso ogni sentimento che riguardasse la sua possibile sorte era attenuato, quasi svanito: la morte l'aveva sfiorata più volte, non le faceva quasi più paura. L'unica emozione per cui aveva lasciato spazio nel suo animo era la preoccupazione per la salute dello scozzese. Si chiese cosa significasse per lei quell'uomo rude e irriverente e, al contrario, come la vedeva lui.
-Mi avete salvato... Ancora.- riprese James dopo un attimo di silenzio.
-Ancora?- mormorò lei confusa.
-Sì, adesso e nella foresta. E, ancora prima, avete salvato la mia anima quando stavo per compiere un delitto orribile...-
-Quello non è stato certo merito mio... Siete voi che vi siete fermato in tempo.-
La voce dell'uomo si perse in un borbottio inconfondibile.
-Sto morendo?- chiese poi, brusco.
-No!- esclamò Amélie, esterrefatta -No, la ferita non è più così grave, la moglie di André vi ha salvato appena in tempo. In breve tempo starete meglio!-
-Avete detto loro di Schmitt?-
-No- sussurrò la ragazza, abbassando istintivamente la voce.
-Brava ragazza!- rispose James, stirando le labbra in un vero e proprio sorriso. Poi la sua espressione si incupì:
-Non siete uscita fuori di casa, vero?-
-Ma... Veramente sì...-
Amélie non fece in tempo a finire la frase che lo scozzese, con un ringhio animale, l'aveva afferrata per il corsetto e avvicinata a sé; ora il suo volto pallido e contratto per lo sforzo e la rabbia distava pochi centimetri dal suo.
-Cosa vi salta in mente? Siete un bersaglio troppo facile se vi esponete così!-
-Non penso di aver fatto nulla di male!- replicò lei piccata, liberandosi dalla scomoda stretta -Non c'era nessuno nei dintorni e di certo mi sarei accorta se gli uomini di Schmitt fossero arrivati!-
Detto questo, uscì in fretta dalla casa, arrabbiata e confusa. Quell'uomo era troppo autoritario per i suoi gusti: la loro convivenza fino a Parigi non sarebbe stata facile.
Sarah le andò incontro preoccupata e le fece segno di ritirarsi nell'ombra della soglia.
-C'è una donna che chiede di voi!- bisbigliò concitatamente. Amélie sentì il cuore che perdeva un battito: che fosse la Contessa? Scosse la testa, risoluta: no, Madie Lefevre non sarebbe mai scesa così in basso da venirla a cercare di persona. Ma allora...
-Chi è?-
-Non ha detto il suo nome. E' una strana ragazza, devo dirvelo: cavalca come un uomo!- sibilò la donna inorridita -Forse è una strega!-
-Madame Moreau, state dicendo delle sciocchezze! E' solo una viandante!-
-Ha chiesto espressamente di voi!- replicò ostinatamente l'altra.
-E... Ha parlato di Monsieur MacMallon?-
-No, non ne ha fatto parola...-
La ragazza rifletté un attimo, poi si diresse decisa verso il cavallo che sostava poco distante dall'abitazione. Sulla sella stava una ragazza più o meno della sua età, dai morbidi capelli neri e vivaci occhi blu, che la guardava attentamente. Poi sorrise, e chinò il capo:
-Mademoiselle Marchand, lieta di vedere che state bene!-
Sarah, che le era corsa dietro preoccupata, fissò la sconosciuta con diffidenza.
-Chi siete? Come facevate a sapere che ero qui?- chiese Amélie, avvicinandosi con circospezione.
-Il mio nome è Claire Gaillard, e sono qui per conto di vostro fratello.-
-Mio fratello? François? Sta bene?-
-E' molto preoccupato per voi, mademoiselle e capirete che, data la situazione, era meglio che non venisse a cercarvi di persona. Abbiamo trovato la vostra prigione vuota, e battuto la foresta fino ad incontrare questo casolare. Vostro fratello e i nostri compagni ci aspettano poco lontano da qui.-
-Come faccio a fidarmi di voi? Non vi conosco!-
Claire sorrise ancora:
-François l'aveva detto che non vi sareste lasciata convincere facilmente: ecco, guardate. Lo riconoscete?-
Amélie sbarrò gli occhi: quello che la ragazza teneva in mano era l'anello con lo stemma della sua famiglia. Anche Sarah ora guardava la straniera con occhi diversi.
-Bene, ora che avete accertato la veridicità delle mie parole, sbrighiamoci: non possiamo perdere tempo prezioso!-
-Veramente io... Non posso!- mormorò la ragazza.
-Cosa?- sbuffò Claire, sbalordita.
-C'è un uomo che... Mi ha aiutato a scappare. E' stato ferito gravemente ed è ancora debole...-
-Ma mademoiselle, non capite? Siamo tutti in pericolo! Se la... Se i nostri nemici ci trovassero sarebbe finita, anche per la vostra gentile ospite e suo marito!-
Amélie guardò Sarah con occhi colpevoli:
-C'è modo di portare Monsieur MacMallon con noi? Vi prego, non posso abbandonarlo!-
La donna parve meditare sulle sue parole:
-Il ragazzo si riprende in fretta, ha una tempra forte: se lo fate salire con le dovute precauzioni su quel cavallo e andate ad un'andatura ragionevole le fasciature dovrebbero reggere.-
Amélie si precipitò nell'abitazione e spiegò in poche parole allo scozzese l'evolversi della situazione.
-Siete sicura di ciò che dite, miss?- borbottò lui, alzandosi a sedere con una smorfia di dolore.
-Sì.-
-Forse fareste meglio a lasciarmi qui... Se davvero quella ragazza lavora per vostro fratello vi scorterà da lui, che saprà proteggervi meglio di quanto io non possa fare in queste condizioni...-
-Non scherzate!- esclamò lei, vacillando sotto il suo peso mentre lo aiutava a lasciare il letto -Voi mi avete salvato la vita e verrete con me!-
La moglie di André si affrettò ad aiutarla e tutte e tre insieme riuscirono a posizionare James sul cavallo: l'uomo aveva un'espressione stravolta e sofferente dipinta sul volto. Sarah prese il volto di Amélie tra le mani:
-Addio, mademoiselle, e che Dio vi protegga!-
-E protegga anche voi e vostro marito: non dimenticherò mai il vostro aiuto, e non appena questa storia sarà finita troverò il modo di ringraziarvi!-
 
Mouchoir Rouge si alzò in piedi, vedendo arrivare all'orizzonte un cavallo e due ragazze appiedate.
-E' vostra sorella quella?-
-Sì- rispose François con voce strozzata, mentre l'emozione minacciava di fargli scoppiare il petto.
-E perché diavolo non stanno sul cavallo allora?-
-Perché trasportano una terza persona, non vedete?-
Il bandito fischiò, allarmato: ora che erano più vicine, poté vedere un uomo accasciato sulla sella dell'animale. Amélie Marchand sollevò le gonne da contadina che aveva indosso ed iniziò a correre piangendo verso il fratello, che l'accolse tra le braccia con un sorriso commosso.
-François... Oh Dio misericordioso, François...- balbettò la ragazza, mentre Claire avvicinava la bestia a quelle dei suoi compagni.
-Chi è quest'uomo?- borbottò Mouchoir Rouge, mentre Renard aiutava la ragazza a depositarlo a terra.
-James MacMallon, uno scozzese che mi ha salvato la vita: è grazie a lui se sono fuggita dal castello.- rispose Amélie, sciogliendo l'abbraccio fraterno. -E voi sareste...?-
-Jean Martin, mademoiselle, meglio conosciuto nei dintorni come Mouchoir Rouge!-
Amélie spalancò gli occhi celesti:
-Il feroce brigante?-
-In carne ed ossa, ed egli è il mio fedele compagno Renard... Non temente, non vi farò del male. Io e vostro fratello... Lavoriamo insieme, ora.-
La giovane Marchand rivolse un'occhiata carica di dubbi all'intera compagnia, e in particolar modo al fratello: avrebbe dovuto spiegarle molte cose.
 
 
Angolo Autrice:
Finalmente insieme!!! Sono lieta di annunciarvi che la fine di questa storia è già nella mia testa, ora si tratta solo di metterla su carta xD nel frattempo, continuate pure a chiedervi a chi possa rassomigliare Claire...
 
Crilu

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII ***




James riposava tranquillo accanto al fuoco: aveva ripreso conoscenza solo per pochissimi minuti, durante i quali si era guardato intorno spaesato, tentando di identificare le molteplici figure che si muovevano attorno a lui. Nella confusione della sua mente, solo una presenza era fissa e costante: Amélie. Anche in quel momento, la giovane era accoccolata al suo fianco, con le umili vesti da contadina strette attorno al suo corpo e lo osservava, senza tradire alcuna emozione. Osservava i capelli corvini e disordinati, le labbra tirate e la mano ferita, poggiata sopra al petto che si alzava e si abbassava con regolarità.
-Sembrate tenere molto ad un uomo che fino a poco tempo fa era vostro nemico!-
Claire, la strana compagna di suo fratello, la squadrava con curiosità. Amélie ricambiò l'occhiata, analizzando le vesti maschili che infagottavano il corpo minuto della ragazza, e il suo volto fu illuminato da un sorriso sghembo:
-Si potrebbe dire lo stesso di voi, mademoiselle Gaillard. François mi ha raccontato del vostro primo... Incontro.-
Claire buttò indietro la testa e rise al ricordo, per poi sedersi accanto a lei a vegliare lo scozzese.
-Sì, ricordo. Beh le cose sono drasticamente cambiate da quel giorno, sebbene non siano passate più di due settimane...-
-Perché siete così smaniosa di aiutare mio fratello?- chiese Amélie a bruciapelo, dopo qualche attimo di silenzio. Claire fissò lo sguardo sulle fiamme e si prese qualche istante per pensare:
-Questo non posso dirvelo. Non... Non ancora. Sappiate solo che non verrei mai meno alla parola data e ho promesso a vostro fratello che sarei arrivata con lui ai cospiratori. Non lo abbandonerò, dovesse costarmi la vita!-
Quelle parole così appassionate stupirono la giovane Marchand:
-Mademoiselle Gaillard, vi siete forse innamorata di mio fratello?-
La mora la guardò con occhi sbarrati:
-Ma certo che no! Come potrei? Mi sono solo... Affezionata a lui, ecco. E' un uomo onesto e valoroso: non ce ne sono molti come lui in giro. E in genere non sono nobili!-
-Avete ragione...- mormorò Amélie, lanciando una fugace occhiata a James, ancora immerso nel sonno.
-Cosa sapete su di lui?-
-Veramente poco, e, allo stesso tempo, tutto ciò che bisogna sapere di un uomo. E' precipitato all'inferno ed è risalito. Ha sbagliato, ma al momento giusto ha saputo redimersi e fare ammenda per i suoi errori... Mi ha salvato la vita, mi ha protetta e...-
Fece un respiro profondo:
-Ogni sera pregavo affinché non ci trovassero, affinché James si salvasse... E ora siamo con voi - se siamo al sicuro, non saprei dirlo, al fianco di due briganti - ma lui ancora non si sveglia, è sempre in preda alla febbre. E' frustrante non poter far nulla per aiutarlo!- sbottò, mordendosi il labbro inferiore con rabbia.
Claire le passò un braccio intorno alle spalle in un gesto spontaneo, per confortarla. Fu la prima a stupirsi della comprensione e della gentilezza che sentiva premere dentro di sé: lei, sempre così fredda ed attenta a non lasciarsi coinvolgere, che consolava una nobile dama in mezzo alla brulla campagna francese.
"Come sono arrivata qui?" si chiese, meravigliata. Poi il peso dei suoi segreti le ripiombò addosso, schiacciandola. Cercò con lo sguardo François e lo vide intento a chiacchierare con Mouchoir Rouge, ma parlavano con toni troppo bassi perché lei potesse intendere ciò che dicevano. Percorse con gli occhi le ampie spalle del moschettiere, i gesti pacati che faceva nel parlare, i capelli - stranamente sciolti - sollevati dal vento leggero che spirava sulla piana... Poi incontrò i caldi occhi scuri del bandito che le ammiccavano divertiti e sobbalzò. Amélie se ne accorse e le posò una mano sul braccio:
-Non so se posso permettermi, ma... Da quando sono arrivata non posso fare a meno di notare come Mouchoir Rouge vi guarda... E non capisco...-
-Neanche io...- mormorò la ladra, ma stava mentendo. Amélie Marchand era la prima persona del suo stesso sesso con cui aveva rapporti da quando sua madre era morta e il caso aveva voluto che fossero costrette entrambe in una situazione in cui stringere legami era inevitabile: solo per il fatto di vivere alla giornata, inseguiti e braccati, quell'improbabile banda era unita da vincoli che andavano anche troppo stretti alla ragazza. E sapeva cosa stavano a significare le penetranti occhiate di Jean Martin, i suoi mezzi sorrisi, le battute sagaci che ogni tanto le rivolgeva; semplicemente, preferiva non pensarci.
 
François si era imposto di non avvicinarsi più a Claire. Quella ragazza era un pericolo per la sua sanità mentale, la sua integrità morale e anche per i suoi istinti ferocemente repressi. E, soprattutto, non poteva permettere al desiderio per una ladra qualsiasi di offuscare il suo giudizio: ora che finalmente aveva ritrovato sua sorella, doveva mettere la parola fine a quella storia. Certo, se Amélie si fosse ricordata maggiori particolari, sarebbe stato tutto più semplice; ora non restava che confidare nel risveglio di James MacMallon. Stava discutendo proprio di questo con Mouchoir Rouge, quando si accorse dello scambio di sguardi tra lui e la ladra. Assunse la solita espressione impassibile, ma il bandito dovette accorgersi di qualcosa perché chiese:
-Qualcosa non va?-
-No, tutto a posto.- mentì il moschettiere. Il brigante soppesò le sue parole con aria assorta:
-Devo intendere, date le vostre reali identità, che anche la vostra relazione con mademoiselle Gaillard era una farsa, giusto?-
-Giusto.- ringhiò François a denti stretti. Jean Martin non ci fece caso, illuminandosi in volto:
-Bene, perché ho proprio intenzione di corteggiarla!-
-Oh, non vi renderà la vita molto facile!- esclamò il moschettiere, divertito e sprezzante -Ma voi non avete una fidanzata? Una famiglia a cui far ritorno una volta libero dalla giustizia del re?-
Ogni traccia di allegria sparì dal viso di Mouchoir Rouge:
-E' per la mia famiglia che sono qui, adesso.-
François assottigliò lo sguardo: in quei giorni, aveva imparato a conoscere almeno un poco quel misterioso individuo, e ciò che aveva scoperto lo faceva riflettere. Il brigante aveva una sorta di codice d'onore personale, che non infrangeva mai; era dotato di una modesta cultura, una vivace intelligenza e il carisma necessario per guidare degli uomini. Gli piaceva: era la cosa più simile ad un amico che avesse mai avuto, eccetto suo fratello Antoine. Ma la sua ragione gli suggeriva di non fidarsi così alla leggera di uno sconosciuto: perciò colse al volo l'occasione di scoprire di più sul suo passato.
-Cosa intendete dire?-
-Non sono affari vostri, monsieur!-
-Dato che dovremo guardarci le spalle a vicenda fino a quando non avremo raggiunto i nostri obiettivi, lo sono eccome!-
Mouchoir Rouge piegò le labbra in una pallida imitazione di un sorriso:
-Siete uno di quegli uomini che crede ancora nei nobili legami e negli alti sentimenti dell'animo, non è vero?-
-Rispondete alla mia domanda, Mouchoir Rouge, se volete che mi fidi di voi!-
-E io, monsieur Marchand? Io come farò a fidarvi di voi? Come faccio a sapere che non mi tradirete, una volta arrivato a Parigi?-
-Avete la mia parola...-
-Oh la vostra parola!- ringhiò il brigante, battendosi un pugno sulla coscia -Un altro uomo mi aveva dato la sua parola, e ha infranto miseramente la sua promessa!-
François rimase in silenzio, non sapendo bene come replicare all'amarezza che traspariva da quella frase. Fu Jean Martin che, dopo un sospiro frustrato, iniziò a raccontare:
-Sono stato abbandonato, ancora in fasce, davanti agli scalini di una povera chiesa di campagna. Sono cresciuto come un orfano insieme al vecchio parroco, che mi ha insegnato a leggere, a scrivere e a far di conto. Mi amava come se fossi stato figlio suo e avrebbe voluto farmi studiare, mandandomi in convento, ma i soldi non bastavano ed io non mi sentivo fatto per la vita clericale. Poi, un giorno, incontrai una ragazza: Marie, si chiamava, ed era la sesta figlia di un contadino dei dintorni. Suo padre era un uomo semplice e rozzo, che lavorava come un mulo per sfamare la sua famiglia: fu felicissimo di accettare la mia proposta di matrimonio. Sa cosa si prova ad essere innamorati, monsieur Marchand? Beh, è felicità pura. Stavo per sposarmi, avrei avuto una famiglia e sarei invecchiato comodamente in una casa, circondato dai miei figli... Questo pensavo, ma il buon Dio aveva deciso altrimenti. Proprio a pochi mesi dalle nozze, il sacerdote che mi aveva allevato morì ed io mi trovai all'improvviso senza un lavoro: il nuovo prete mi cacciò in malo modo dalla chiesa in cui ero vissuto fino a quel momento, non necessitando dei miei servigi. Capirete che così non potevo portare all'altare Marie. Trovai lavoro in un mulino, ma dopo qualche mese ricevetti un'atroce notizia: Marie si era appena sposata con un altro!-
François sobbalzò per la veemenza delle parole del brigante: dopo anni, poteva ancora vedere la fiamma dell'orgoglio ferito e dell'amore deluso bruciare nelle sue iridi.
-Tornai al paese e scoprii che ciò che mi era stato detto corrispondeva alla verità: Marie si era sposata, suo padre era venuto meno alla sua parola... Non mi credeva più adatto ad essere suo genero, vista la mia povertà! In un impeto di follia cieca uccisi sia lui che l'uomo che mi aveva rubato la donna e, ubriaco com'ero, mi fu impossibile scappare dai gendarmi. Fui condannato a morte e già sentivo la vita scivolare via, strappata dal cappio attorno al mio collo... Quando Renard, un mendicante che mio "padre" aveva più volte aiutato, passò di lì e mi salvò.-
Si scostò leggermente il fazzoletto dal collo, rivelando una cicatrice scura e frastagliata sulla gola:
-Il resto è presto detto: l'unica vita che rimaneva per me era quella del fuorilegge e siccome mi ci trovavo, pensai bene di applicarmi con costanza al mio nuovo mestiere... Questo almeno finché non ho incontrato voi: mi siete sembrata l'unica possibilità per riconquistare la mia libertà e ricominciare da capo! Perciò se c'è qualcosa di falso nelle vostre parole, se per caso siete davvero implicati in questa congiura, ditelo adesso e smettete di ingannarmi, ve ne prego!-
-Nessun inganno!- lo rassicurò François, colpito dalla sua storia -Farò in modo che vi venga concessa la grazia non appena riuscirò a provare la mia innocenza... Vi devo avvertire però che noi tutti andiamo incontro a gravi pericoli e potremmo finire sulla forca in un batter d'occhio!-
-Non temo il patibolo, ho già assaggiato la corda del boia!- celiò il bandito, più rilassato. -Piuttosto, cosa intendete fare con le donne? Volete esporre anche loro a questi pericoli?-
-Non posso fare altrimenti: Amélie è mia sorella ed ora che l'ho ritrovata non posso affidarla a nessuno, mentre Claire... Sinceramente non so ancora perché lei sia qui: ammetto che senza il suo aiuto sarei nelle mani di Richelieu già da tempo, ma non sono riuscito a capire perché abbia voluto immischiarsi in questa storia.-
-Forse è perché siete un nobile- rifletté Mouchoir Rouge -Chissà che io non abbia più fortuna di voi nello scoprire il suo segreto.-
-Me lo auguro.- replicò asciutto il moschettiere, celando il fastidio che quella frase gli aveva procurato.
Renard si avvicinò a loro agitando le mani ed indicando ciò che avveniva alle sue spalle: James MacMallon si era svegliato.
 
James tornò a percepire in un colpo solo tutto ciò che lo circondava: la sensazione del giaciglio sul quale era adagiato, le voci concitate di Amélie e di altri uomini, la luce del sole morente che gli ferì gli occhi dischiusi.
La prima figura ad apparire nel suo campo visivo fu proprio la giovane Marchand, che si chinò su di lui con un sorriso speranzoso:
-Monsieur MacMallon? Siete sveglio?- chiese, trepidante. James sorrise, ignorando il dolore della ferita ed ogni altra cosa che non fossero quelle due iridi azzurre. Il suo angelo l'aveva richiamato indietro ancora una volta, pensò.
-Sì...- mormorò, voltando il capo a destra e a sinistra: si trovavano in un bosco e non c'era traccia della coppia che li aveva ospitati.
-Dove siamo? Chi... Chi sono queste persone?- chiese bruscamente, riacquistando lucidità e serrando la mano sul manico della pistola... Che non c'era.
-Ecco la vostra arma, Monsieur MacMallon-
A porgergliela era un uomo più giovane di lui di qualche anno, dai lunghi capelli castani e dagli occhi verdi; c'era qualcosa di familiare in lui, nel portamento fiero e nell'aria nobile...
-Voi siete... Il fratello di Miss Marchand!- esclamò stupito. -Come avete fatto a trovarci?-
François sorrise: finalmente la fine di quell'incubo si avvicinava.
-Abbiamo molte cose di cui parlare.-

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII ***





François osservava con la coda dell'occhio Amélie e James che chiacchieravano a bassa voce mentre cavalcavano. Avendo solo tre cavalli per sei persone avevano deciso di procedere a coppie: Mouchoire Rouge con Renard, François con Claire e lo scozzese con Amélie. Ciò aveva causato un notevole rallentamento nel viaggiare, in quanto le cavalcature si stancavano di più e prima.
Il moschettiere non sapeva bene interpretare il rapporto creatosi tra sua sorella e quello sconosciuto soldato, né sapeva dare un giudizio univoco su di lui: non sembrava una persona raccomandabile, ma aveva protetto Amélie arrivando addirittura a sacrificarsi per lei.
Gli occhi grigi dello scozzese seguivano sua sorella in ogni sua mossa, quasi catturati dalla piccola Marchand, e François si scoprì sospettoso ed incredibilmente geloso di lei.
Dato il suo carattere difficile e l'età già avanzata credeva che Amélie non si sarebbe mai sposata: qualche volta aveva anche pensato a come predisporre il testamento in suo favore, nel caso di una sua prematura scomparsa...
Invece adesso sua sorella sembrava non avere occhi che per James: era a lui che si appoggiava e se da un lato il moschettiere non poteva biasimarla (era grazie allo scozzese che Amélie era ancora viva), dall'altro avrebbe voluto proteggerla anche da lui.
La voce di Claire lo colse di sorpresa:
-Se continui a guardarli così storto se ne accorgeranno, prima o poi!-
Avevano continuato di tacito accordo di continuare a darsi del tu e la cosa riempiva François di serenità, perché gli sembrava di aver finalmente trovato una confidente sincera, dopo Antoine e Madie.
-Non posso sopportarlo: quell'uomo la guarda come se la volesse spogliare con lo sguardo! E' indecente!-
-Secondo me stai esagerando!- replicò lei con uno sbuffo, voltandosi a guardarlo -Dimmi, moschettiere, sarebbe così tremendo se tua sorella si innamorasse?-
-Non è di amore che stiamo parlando!- borbottò François, corrugando la fronte -Stiamo parlando di un estraneo che potrebbe attentare alla virtù di mia sorella facendo leva sulla sua indole ingenua...-
-Con permesso parlando, Amélie è tutto tranne che ingenua. Seconda cosa, monsieur MacMallon non mi sembra un attentatore di fanciulle illibate, anche perché avrebbe avuto tutto il tempo di farlo in queste settimane, senza dover poi affrontare tanti e tali pericoli per salvare tua sorella... Infine, è proprio d'amore che stiamo parlando: non vedi le occhiate che si lanciano quei due?-
-Sì, sono esattamente quelle che ci scambiavamo io e Madie! Non capisci che tutto quello che voglio fare è evitare un dolore ad Amélie? Come potrebbe amare un uomo del genere, come farebbe a sposarlo, eh? Soffrirebbe e basta, come ho fatto io ogni volta in cui vedevo quella donna al fianco del marito!-
Claire lo scrutò a lungo, compassionevole.
-Mi dispiace...- mormorò, prendendo la mano del moschettiere tra le sue.
-L'amavi molto?-
-Sì. Almeno fino a quando non ho compreso la sua vera natura è stata il centro della mia vita. Mi sarei buttato tra le fiamme dell'inferno per lei... E guarda dove mi ha portato!-
La ragazza rimase in silenzio, ragionando su François e su sé stessa: le parole pronunciate per James ed Amélie valevano forse anche per lui?
La corte serrata di Mouchoir Rouge e lo stretto contatto con il corpo del moschettiere nel piccolo spazio di una sella l'avevano condotta ad un'amara presa di coscienza: si era lentamente innamorata di François Marchand.
Era un amore impossibile e silenzioso, che non aveva mai attraversato i confini della sua mente: rimaneva lì, gelosamente riposto e custodito. François era attratto da lei, lo sapeva, ma non sapendo gestire quella scomoda emozione aveva cercato di dimenticarla, trattandola sempre con il massimo rispetto e non chiedendo più nulla su di lei o sul suo passato. Forse, se avesse saputo...
"No! Se sapesse chi sei si infurierebbe con te e non ti vorrebbe più vedere! E poi, chi te l'ha detto che prova qualcosa per te? Probabilmente vuole solo averti, forse in fondo è ancora innamorato della Contessa..."
Improvvisamente taciturna e cupa, si sfiorò distrattamente gli orecchini d'ambra: un giorno avrebbe dovuto rivelargli il suo segreto, ne era consapevole. Ma non era ancora pronta...
 
Amélie sentiva il cuore più leggero man mano che si avvicinavano a Parigi: sebbene ci fossero ancora molti interrogativi e pericoli sulla loro strada, tornare nella capitale la faceva sentire più sicura e speranzosa. E poi la vista di James completamente guarito e in forze la riempiva di serenità; appoggiarsi a lui durante il viaggio, ascoltare la voce burbera che la prendeva in giro ed incrociare quello sguardo severo le donavano una pace che aveva sperimentato solo da bambina.
Certo, questo finché non pensava all'omicidio che aveva commesso per lui e al bacio disperato che le aveva dato prima di buttarsi contro Schmitt e i suoi uomini: quelli erano ricordi che la rendevano nervosa e smaniosa, agitata e sensibile ad ogni mossa dello scozzese.
-Miss, vi sentite bene?- le chiese infatti lui, quando la vide torturare con forza alcuni fili strappati della sella: si stava scheggiando le unghie e graffiando la pelle.
Amélie sospirò  e lanciò un'occhiata a suo fratello, davanti a loro: se François avesse saputo, sarebbe andato su tutte le furie, ne era certa. E per quanto fosse di animo mite, la ragazza sapeva per esperienza che la sua ira non era da sottovalutare: aveva distrutto il mobilio di un'intera stanza, quando la relazione con la Contessa di Clairmont si era interrotta.
Perciò si voltò verso James e bisbigliò seria e concitata:
-C'è una cosa che devo chiedervi...-
-Parlate, dunque!-
-Perché mi avete baciata, Monsieur MacMallon? Perché proprio prima di farvi quasi uccidere? E poi, quello che avete detto nella foresta, quella notte...-
Lo scozzese le poggiò un dito ruvido sulle labbra, intimandole il silenzio, poi corrugò la fronte e sembrò riflettere sulla domanda.
-Io... Credo sia una cosa sciocca, una mera fantasia, ma avete lo stesso il diritto di saperla. Fin da quando vi ho vista in quella cella mi siete sembrata un angelo, miss, una creatura superiore a coloro che la tenevano imprigionata, me compreso. Anzi, io tra tutti ero il più miserabile e il più vile, perché credevo, sapevo, che ciò che stavo facendo non era giusto... Per questo vi ho risparmiata, per questo vi ho aiutato a fuggire. Ma mi sono incastrato da solo perché una volta assaggiate le vostre labbra, Amélie, non se ne può più fare a meno: volevo portare il ricordo di quel sapore e di quella dolcezza nella tomba, non so se mi spiego... E poi eravate così spaventata e tremante che non ho trovato altro modo per rassicurarvi! Nel delirio della febbre continuavo a vedere il vostro volto, sempre: il volto del mio angelo. Ciò che ho detto in quel fosso è la verità, miss, farei di tutto per proteggervi.-
-Perché?- balbettò la ragazza, con le guance arrossate e gli occhi lucidi. Lo scozzese sembrava in seria difficoltà, mentre lei era invasa da emozioni nuove e deliziose. Non si era mai sentita così bella e felice come in quel momento, sporca e stanca per un viaggio infinito, seduta tra le braccia di uno straniero.
-Perché io... Credo di amarvi, miss.- borbottò brusco James, evitando di fissarla. Amélie poggiò il palmo della mano sulla sua guancia ed esercitò una breve pressione per costringerlo a guardarla.
Erano ad un soffio l'uno dall'altra e i loro nasi quasi si sfioravano: avrebbe voluto dire tante di quelle cose che la voce moriva prima ancora di arrivare alle labbra, confusa ed eccitata.
La voce divertita di Mouchoir Rouge al loro fianco li fece sussultare:
-Ci fermiamo per la notte: vedete di ricomporvi, mademoiselle, se non volete che monsieur Marchand sfidi il vostro salvatore a singolar tenzone!-
 
La cattedrale di Notre-Dame de Paris era avvolta nella consueta penombra quando una figura robusta entrò da un'entrata laterale e, ignorati i canti religiosi che si alzavano verso il soffitto, proseguì deciso fino ad un banco nascosto, dove lo attendeva una donna coperta dal velo.
La Marche sbuffò sonoramente mentre si sedeva accanto a lei e faceva finta di pregare: gli sembrava oltremodo fastidioso dover ricorrere a tutti quegli stratagemmi per parlare con la Contessa.
-Ebbene, perché volevate vedermi?- sibilò lei con voce fredda e suadente, mentre le iridi castane scintillavano nella semioscurità.
-Almeno una parte del nostro piano è andata a buon fine: una delle guardie del Cardinale è disposta ad ucciderlo dietro un cospicuo compenso. Il suo nome è Balthazar Faure.-
Le labbra rosse e carnose della Contessa si aprirono in un sorriso:
-Molto bene. Immagino che invece non abbiate fatto progressi sul versante dei moschettieri?-
-No: sono tutti nobili cadetti fedeli alla corona o ricchi in ascesa che non butterebbero mai via la loro unica possibilità di successo... L'unica speranza era raggiungere François Marchand con il ricatto ma come ben sapete non è andata  a buon fine!-
Madie Lefevre fece un gesto vago con la mano:
-Lasciate stare, Conte, non è più importante: c'è stato un cambiamento, voluto direttamente da... Lui. Mi ha mandato una missiva con le nostre nuove istruzioni.-
-E quali sarebbero, di grazia?-
-Lasciare calmare le acque per un po'... Poi manderà lui un sicario, molto abile, che dovremo far infiltrare a corte durante il compleanno della regina, a settembre: come sapete Anna adora i balli in maschera e sono sicura che organizzerà una festa del genere per festeggiare l'anniversario della sua nascita... Sarà allora che colpiremo! Vedete di istruire adeguatamente questo Faure, Conte La Marche.-
-Provvederò immediatamente. E, ditemi, non siete preoccupata per ciò che potrebbe fare Marchand?-
-François è ricercato adesso, è un criminale: le sue proprietà sono state confiscate e la sua faccia è stata diramata per tutta la Francia con un ordine di cattura... No, non credo proprio che potrà darci problemi! Probabilmente entro la fine del mese verremo a sapere della sua cattura o anche della sua morte per mano dei gendarmi!-
Dopo essersi congedato, mentre usciva dalla chiesa, La Marche rifletté sulle ultime parole della Contessa: con sorpresa, gli era parso quasi di captare un'intonazione dolente nella sua voce. Ma era sicuro di essersi sbagliato: la corrotta e sensuale Madie Lefevre non si sarebbe certo piegata per la morte di uno dei suoi amanti.  
 
Il messaggero entrò al galoppo nel cortile del Louvre e si precipitò all'interno dopo aver mostrato il sigillo che portava sempre con sé alle guardie dell'ingresso. Corse a perdifiato tra i corridoi fino a quando non si imbatté in un servo perplesso:
-Sua Eminenza... Il Cardinale!- balbettò senza fiato.
Dopo poco fu introdotto alla presenza di Richelieu, che lo fissò con curiosità.
-Ebbene?- domandò.
-Vostra Eminenza, sono qui per conto di Francois du... Di padre Giuseppe.-
Gli occhi del prelato si accesero d'interesse:
-Parla, ragazzo!- esclamò con malcelata soddisfazione -Cosa mi riporta il mio buon vecchio amico?-
-Ha scoperto chi è il vostro nemico, Eccellenza.-
 
Angolo Autrice:
Lentamente (molto lentamente) anche questa storia ha ripreso ad andare avanti... Gli aggiornamenti saranno perciò molto saltuari.
L'unica precisazione di questo capitolo è l'accenno a "padre Giuseppe" delle ultime righe: si tratta di François Leclerc du Tremblay, in religione Padre Giuseppe da Parigi, un frate cappuccino amico intimo di Richelieu, per il quale svolse il compito di diplomatico (e spia) in vari Paesi. Veniva detto "eminenza grigia" per il contrasto tra il suo abito monacale e la tunica cardinalizia dell'"eminenza rossa", cioè Richelieu. Alla sua morte, Giuseppe Mazzarino divenne il nuovo interlocutore prediletto del Cardinale.
A presto (spero)
 
Crilu 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo XIX ***



Il capitano Schmitt osservò gelido la coppia tremante di fronte a lui: erano quasi anziani, lei una contadina robusta e lui - gli pareva che il nome fosse André - un maniscalco.
Si avvicinò con lentezza, mentre intorno a lui i suoi uomini setacciavano la piccola e spoglia casupola.
-Perché ci fate questo? Siamo povera gente, non abbiamo fatto nulla di male!- si lamentò la donna. Schmitt la squadrò a lungo, prima di iniziare a parlare con voce atona:
-Stiamo cercando delle persone: un uomo, probabilmente ferito, ed una ragazza. Abbiamo seguito le loro tracce fino ad un fosso, poi le impronte sono diventate confuse e i miei uomini non sono più stati in grado di procedere... Ora, la vostra casa è l'unico edificio nel raggio di molte miglia e a me sembra naturale che quei due potrebbero aver cercato aiuto qui. Non credete anche voi?-
André rabbrividì e rispose incerto:
-Non so di cosa state parlando...-
-Capitano! Signore! Guardate!-
Il maniscalco iniziò a sudare nel vedere il pezzo di stoffa che il soldato porgeva a Schmitt: era un pezzo stracciato della camicia dello straniero, che sua moglie aveva buttato nella stalla. Ed era, in modo inconfutabile, macchiato di sangue.
-Quello... Quello è mio, mi sono ferito un po' di tempo fa...-balbettò, stringendo a sé la moglie mentre il capitano si avvicinava minaccioso sguainando la spada.
-Non mi piacciono le persone che mentono...- sibilò Schmitt.
Dopo poco i suoi uomini lo videro uscire dalla casa e ripulire la spada sporca di sangue. Il capitano montò a cavallo e alzò lo sguardo per orientarsi col sole:
-A Parigi!- ordinò poi, spronando la cavalcatura.
 
Si fermarono a mangiare in una locanda lontana poche miglia da Parigi. Si trovava su una strada poco frequentata dai viaggiatori, ma François e Mouchoir Rouge ebbero comunque cura di tenere il capo basso e di non farsi notare.
-Non abbiamo stanze!- li informò sgarbatamente il locandiere, ma Claire rispose prontamente con un sorriso:
-Non ne abbiamo bisogno: partiremo domani mattina molto presto e per queste poche ore potremo tranquillamente riposare attorno al tavolo!-
L'uomo grugnì soddisfatto e portò loro la cena.
-Cosa faremo una volta arrivati a Parigi?- chiese Amélie, con la testa appoggiata alla spalla del fratello.
-Io propongo di andare dal Duca.- disse Claire.
-Lo coinvolgeremmo troppo!- replicò invece François -Si è già sbilanciato molto per noi, se Richelieu lo tenesse d'occhio potrebbe pensare che sia implicato nella congiura anche lui e allora perderemmo anche l'ultima possibilità di dimostrare la nostra innocenza!-
-E quindi cosa proponete di fare, Marchand?- domandò James, rivolgendogli la parola per la prima volta dopo il suo resoconto sugli avvenimenti che li avevano fatti incontrare.
François si irrigidì leggermente sulla panca e mormorò:
-Dobbiamo nasconderci. La casa di Claire è piccola, ma per un paio di giorni andrà bene... Sempre se riusciamo a raggiungerla. Poi penseremo a come contattare il Duca: dovranno muoversi quelli di noi che non sono conosciuti in città e ciò esclude me, mia sorella, Mouchoir Rouge e anche Claire...-
-Cosa?-
-Le guardie del Cardinale pattugliano tutta Parigi: non possiamo rischiare che ti riconoscano! Quindi gli unici che potranno muoversi liberamente sarete voi, monsieur MacMallon, e voi, Rénard.-
-Molto bene!- affermò lo scozzese con un ghigno -Ma dimenticate che io non sono mai stato a Parigi e che Rénard, essendo muto, è di ben poca utilità nel fornire indicazioni!-
Il rosso sbuffò, offeso da quell'affermazione ed iniziò a gesticolare; l'unico a capirlo, però, era Mouchoir Rouge, che si limitò a rabbonirlo con una pacca sulla spalla.
-Vi fornirò io tutte le indicazioni necessarie per raggiungere Carlo d'Angouleme, non temete!-
James annuì e la comitiva sprofondò nel silenzio.
Più tardi, uscito per prendere una boccata d'aria fresca, François fu raggiunto proprio da James, che lo squadrò con attenzione. Il moschettiere sbuffò: la presenza di quell'estraneo lo irritava, sopratutto al pensiero della sua intimità con Amélie.
-Cosa volete, monsieur?-
-Preferirei essere chiamato James, se non vi dispiace.-
-Bene James, la sostanza non cambia: perché mi avete seguito qui fuori?-
-Volevo parlarvi... Di vostra sorella.-
François nell'udire quelle parole sbiancò di botto e assunse un'espressione ostile:
-Non so cosa vi siate messo in testa questi giorni, ma ascoltatemi bene...-
-No, ascoltatemi voi!-
Lo scozzese era più alto di lui di quasi tutta la testa e con i pugni chiusi e il viso contratto in una smorfia furente aveva un aspetto temibile. Poi però sospirò e continuò a parlare in tono più sommesso:
-In questi giorni non mi sono messo in testa nulla, se non l'idea di amarla. Ma a differenza di Amélie io sono un uomo fatto e comprendo come le realtà da cui veniamo siano troppo diverse per poter avere un futuro insieme. Credetemi, non l'ho mai sfiorata...-
"Questo non è del tutto vero!" lo rimproverò la sua coscienza, ma James non ci badò.
-... Ma avverto l'istinto irrefrenabile di difenderla e proteggerla. Ecco, vi chiedo questo permesso: vorrei restarle accanto fino a quando non vi saprò al sicuro da qualsiasi congiura. Dopo me ne andrò, lo giuro, voglio solo... Sapere che starà bene.-
Il francese lo osservò stupito: non credeva che dietro la rudezza e le discutibili manieri di MacMallon si potesse nascondere un animo così appassionato.
-Ho la vostra parola che non toccherete Amélie?-
-Ovviamente!-
-Affare fatto, allora!-
Nascosta dietro la porta, Amélie si portò la mano alla bocca e corse a sfogarsi con Claire.
 
James non capiva come mai, proprio ora che aveva ottenuto il permesso di poterle stare accanto - almeno fin quando la loro missione non fosse giunta al termine - Amélie lo evitasse come la peste.
Questo almeno finché non si decise sospirando a chinarsi verso di lei e a chiederle conto del suo strano comportamento.
-Siete un vigliacco!- sibilò lei in modo duro, senza voltarsi. Lo scozzese rimase stordito per qualche attimo, poi la rabbia e l'orgoglio presero il sopravvento: mai nessuno, in tutta la sua vita, aveva osato dargli del codardo.
Lanciò un'occhiata a François che li precedeva ed afferrò i fianchi della ragazza in una morsa ferrea; Amélie sussultò e cercò di ritrarsi, imbarazzata.
-E perché, di grazia, sarei un vigliacco?- ringhiò nel suo orecchio, con voce roca. La giovane Marchand divenne rossa in viso ed iniziò a balbettare; James la trovava una visione deliziosa, ma era troppo indignato per darlo a vedere.
-Perché... Perché voi non combattete per me! Permetterete a mio fratello di portarmi via da voi, una volta che tutto questo sarà finito!-
-Avete origliato la nostra conversazione, miss?-
-Ero venuta a cercarvi...- mormorò lei, offesa e malinconica -Volevo continuare il discorso dell'altro giorno con voi, avrei voluto dirvi che vi amo anch'io e cercare una soluzione per noi... Ma adesso sarebbe inutile, no?-
Lo scozzese provò per un istante una felicità incredibile, che gli scaldò il cuore e rischiò di fargli venire un mancamento; subito dopo, però, la lucidità riprese il sopravvento e la gioia si tramutò in dolore e tristezza.
-Sì, sarebbe inutile. Io non vengo mai meno alla parola data.-
 
Entrarono a Parigi di notte, indisturbati. Ma non ebbero neanche il tempo di rallegrarsi della loro fortuna che si ritrovarono circondati dalle guardie del Cardinale. E in mezzo a loro, François riconobbe RIchelieu in persona, che osservava la compagnia incuriosito.
-Bene, bene.- mormorò -Finalmente avrò delle risposte.-
-Lo spero per voi.- esclamò Claire facendo un passo avanti. Il moschettiere impallidì e Mouchoir Rouge gridò:
-Claire, cosa stai facendo?-
Ma Richelieu non badò a nessuno dei due: fissava impietrito la ragazza che aveva di fronte, la scrutava come se avesse visto un fantasma.
-Voi... Voi siete...- balbettò incerto, mentre i soldati, confusi, aspettavano ordini. Claire fece un altro passo avanti, scostando i capelli dietro le orecchie in modo che gli orecchini di ambra scintillassero alla luce delle fiaccole.
-Vostra figlia.-
 
 
Angolo Autrice:
Scusate il ritardo, ma in questi giorni non avevo internet e non ho potuto aggiornare niente :( anche adesso vado molto di fretta, ma mi premeva postare questo capitolo, che nel mezzo non è un granché, ma inizia e finisce con due bombe: Schmitt che uccide due poveri innocenti e si reca a Parigi, e Claire che... Beh, che è la figlia di Richelieu! Finalmente si scopre il suo segreto :)
A presto
 
Crilu 

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Capitolo 21
*** Capitolo XX ***




La porta finemente intagliata e dipinta si aprì con un cigolio e François si alzò, conscio che in pochi minuti avrebbe dovuto sostenere l'interrogatorio serrato di Richelieu. Prima, però, si ritrovò a fissare con uno sguardo gelido Claire.
Non la vedeva dalla sera precedente, da quando, invece di gettarli nelle prigioni o giustiziarli, i soldati del Cardinale li avevano accompagnati al suo palazzo e fatti accomodare in lussuose e comode stanze per gli ospiti.
La ragazza, rivestita con un prezioso abito di broccato e con i capelli acconciati secondo la moda, chinò il capo imbarazzata e il rumore dei passi del moschettiere fu l'unico suono che ruppe il silenzio.
-Perdonami, ti prego. Non posso reggere i tuoi occhi che mi guardano accusatori!- sibilò Claire, voltandosi all'improvviso verso di lui. Gli occhi verdi di François luccicarono di biasimo:
-E come dovrei guardarvi, mademoiselle? Mi avete mentito ed ingannato nel peggiore dei modi, avete guidato i miei passi per farmi finire in trappola!-
-Non è così, te lo giuro! Non avevo nessuna intenzione di rivelare a mio padre la mia esistenza, l'hai visto anche tu che ieri sera era esterrefatto!- esclamò lei affannata.
-Non l'ho mai incontrato prima...- continuò poi a voce più bassa -Mi ero tenuta alla larga perché essere figli illegittimi di uno degli uomini più potenti di Francia può essere molto pericoloso e questo tu lo sai... Ma avevo sempre desiderato conoscerlo. Poi la mia vita ha preso la via che sai e ho perso le speranze: come poteva una ladra arrivare al cospetto del Cardinale Richelieu per mostrargli dei semplici ed innocui orecchini d'ambra, dono al suo amore di gioventù?-
-Poi avete incontrato me...- mormorò François -Siete venuta a sapere della congiura. E avete capito che era la vostra occasione per arrivare a vostro padre!-
Claire scosse i boccoli scuri, frustrata:
-No, te lo ripeto. Ero solo preoccupata per lui. Volevo vederci chiaro...-
-Monsieur Marchand! Sua Grazia vi attende!-
Senza risponderle, François imboccò la porta dello studio del Cardinale, che si chiuse alle sue spalle con un tonfo. Con gli occhi pieni di lacrime di rabbia, Claire corse verso il giardino interno del palazzo, incurante degli sguardi sbigottiti dei servi, alla ricerca dell'unica persona che, ne era sicura, non avrebbe considerato il suo comportamento un tradimento.
 
Amélie stava leggendo un libro seduta sulla panca di pietra ed immersa nel rilassante ambiente del curato giardino di Richelieu: nonostante fosse riposata, pulita e rivestita come conveniva al suo rango, i suoi pensieri erano tormentati ed inquieti e si aggiravano tutti attorno alla figura di James MacMallon. Un fruscio di gonne e un singhiozzo soffocato la spinsero ad alzare gli occhi e a posarli su Claire che si avvicinava con espressione tirata.
-Buongiorno, mademoiselle Gaillard... O dovrei chiamarvi in un altro modo, adesso? Perdonatemi, sono rimasta un po' confusa dai recenti avvenimenti!-
-Innanzitutto, sono stanca del voi che mi rivolgono tutti, ti prego almeno tu, se mi sei amica, di trattarmi con lo stesso tono confidenziale con cui ti sei buttata tra le mie braccia per parlare dello scozzese!-
Amélie sussultò ed arrossì al ricordo.
-E fai bene ad essere confusa, mi dispiace per avervi mentito ma era il mio segreto, la mia vita da proteggere... Tuo fratello l'ha presa molto peggio.-
-François odia i bugiardi, non perdona facilmente un tradimento. Ma è affezionato a voi... Cioè, a te, e vedrai che con il tempo capirà che ciò che hai fatto aveva un buon fondamento.-
Claire sospirò:
-Spero proprio che sia così...-
Amélie chiuse il libro e le fece spazio sulla panca.
-Che cosa ti ha detto Sua Grazia?-
-Ha voluto sapere la storia della mia vita, dov'era mia madre... Ha quasi pianto quando ha scoperto che era morta. Mi ha offerto protezione e mi ha assicurato che pur non potendo riconoscermi come sua erede farà in modo di procurarmi una dote cospicua e un buon marito.-
-E tu cosa hai risposto?-
-La verità: che non avevo mai pensato al matrimonio e che l'unico marito che ritenevo giusto per me fosse François Marchand.-
-Sacre bleu! Gliel'hai detto veramente!?-
-Certo. Mio padre ha sorriso dolcemente e mi ha raccontato della sua storia con mia madre...
"Farò di tutto perché tu non debba rinunciare a ciò che ami", ha proclamato... Ma io ci credo poco, François mi odia!-
-Non è vero, Claire, smettila di dire sciocchezze! Piuttosto, io ti consiglierei di parlare con un altro uomo delle sue intenzioni...-
-Intendi Mouchoir Rouge?-
-Esatto.-
Claire sospirò e si passò una mano tra i riccioli, scombinando un po' l'acconciatura.
-Temo di non averne la forza, in questo momento. Tu, piuttosto, dovresti parlare con Monsieur MacMallon!-
La chiara pelle di Amélie si coprì di macchie rosse mentre la ragazza tormentava le pagine del libro che aveva abbandonato in grembo.
-Sono due giorni che mi sfugge. Questa mattina, incrociandomi di fronte alla sua camera, si è chiuso dentro!-
Claire sbuffò:
-Gli uomini! Se vuoi metterò io una buona parola per te...-
-Davvero lo faresti?-
-Certo! Ma François non ne deve sapere nulla: ci sono già abbastanza motivi d'attrito tra noi, non c'è bisogno che sappia anche che sto spingendo la sua adorata sorella tra le braccia di uno straniero!-
 
François si guardò intorno circospetto: lo studio del Cardinale era arredato in modo raffinato ma sobrio. L'alta e secca figura del prelato si stagliava contro la finestra e gli dava le spalle; il moschettiere si irrigidì, non sapendo bene come affrontare le domande che sicuramente sarebbero arrivate di lì a poco. Il Cardinale Richelieu era conosciuto per essere un sottile stratega ed un abile manipolatore...
"Come la figlia." pensò amaramente il ragazzo. Il tradimento di Claire - perché sì, lo vedeva proprio come un tradimento - aveva riaperto nel suo animo la cicatrice dell'amore per Madie e lo aveva tormentato senza sosta per tutta la notte. Neanche il corteggiamento non troppo velato di Mouchoir Rouge l'aveva smosso così nel profondo, forse perché François nutriva la segreta speranza che Claire non lo ricambiasse.
"Ma tutto questo non ha importanza ora! Claire è ben al di sopra di me o di Mouchoir Rouge. Hai capito, François? Fuori. Dalla. Tua. Portata."
Continuava a ripetersi che non gli importava, che era stato ferito troppo profondamente perché potesse di nuovo pensare a lei in quei termini... E invece la sua immagine gli si stagliava di fronte agli occhi ancora e ancora...
-Venite avanti.- ordinò Richelieu, ponendo fine ai suoi pensieri sconnessi.
Si voltò a guardarlo, soppesandolo come quando si erano incontrati nelle camere private del Re.
-Mia figlia mi ha raccontato di come siete rimasto sfortunatamente coinvolto in questa faccenda, Monsieur Marchand. Una faccenda alquanto pericolosa e problematica.-
François si limitò ad annuire, circospetto: le settimane di fuga in compagnia di ben tre criminali l'avevano reso ancora più schivo e soprattutto meno avvezzo alla sottile e subdola cortesia degli ambienti aristocratici.
-Fortunatamente per voi, mi avete fatto un dono meraviglioso... Avete idea di chi fosse la madre di Claire?-
Il moschettiere sollevò un sopracciglio, stupito dalla strana piega presa dalla conversazione e deciso a non abbassare la guardia:
-Fino a ieri sera, Eminenza, non sapevo neanche chi fosse suo padre.-
Richelieu piegò le labbra in un imitazione di sorriso, ma era chiaro che non era rivolto a lui:
-Era una donna bellissima, Claire è la sua copia. Io all'epoca ero poco più che vent'enne, ma già avevo ottenuto una buona posizione all'interno della gerarchia ecclesiastica: so che molti prelati miei pari non si fanno remore ad avere amanti e figli illegittimi, ma credetemi, Monsieur Marchand, che io ho amato solo lei, solo Sophie, in tutta la mia vita. Il mio sangue, la mia stessa famiglia, mi ha tradito, allontanandola da me e quella è stata l'unica volta in cui ho subito una sconfitta, ma che sconfitta! L'ho sognata per anni, sono arrivato anche al punto di farla cercare, ma adesso so che Nostro Signore l'aveva già chiamata a sé da diverso tempo...-
François non riuscì a rimanere impassibile davanti al tono accorato del Cardinale: il suo pensiero corse a Claire, all'eventualità di non vedere più i suoi disordinati riccioli scuri e le labbra invitanti, di non poter più ascoltare le sua battute pungenti e la risata squillante... Chiuse gli occhi e scosse la testa, infastidito: non poteva avere certi pensieri su di lei, sulla figlia dell'uomo che aveva di fronte.
"Se sapesse cosa le ho chiesto appena due giorni dopo averla conosciuta mi ucciderebbe seduta stante!"
Richelieu si ricompose e assunse di nuovo il cipiglio severo che lo contraddistingueva:
-Quindi, come vi ho già detto, l'aver condotto Claire da me, proteggendola da innumerevoli pericoli, vi fa onore e vi gratifica della mia riconoscenza e benevolenza.-
-Ciò significa che io e mia sorella potremo tornare alla nostra vita e che la taglia sulla mia testa sarà revocata?-
-Non così in fretta, Monsieur Marchand. Ho ancora bisogno del vostro aiuto, per sventare la congiura del Giglio Scarlatto.-
-Ah sì? Beh, allora vi chiedo anche la grazia per Monsieur MacMallon, che ha salvato la vita di mia sorella, e per il bandito Mouchoir Rouge e il suo compagno!-
La voce di François trasudava sarcasmo e sdegno. Forse si era espresso con troppa arroganza, ma era stanco di sotterfugi, fughe e congiure: desiderava solo ritirarsi nei suoi possedimenti lontano da Parigi e condurre una vita serena e ritirata.
"Senza donne!" aggiunse irritato.
-Accordato.- esclamò il Cardinale senza battere ciglio o lasciar trasparire alcuna sorpresa -Ora, so chi ha ordito questa trama, ed è un nemico molto più pericoloso della vostra contessa Lefevre!-
-Sapete di Madie? Allora perché...-
-...Non l'ho ancora messa agli arresti? E' la moglie di uno dei nobili più fedeli e vicini alla corona, il Re sarebbe quantomeno scettico. E poi la Francia versa in un periodo delicato: le finanze risentono della guerra e siamo pressati su entrambi i nostri confini, dagli Spagnoli sempre più infidi e dagli Austriaci che vogliono i nostri territori... Non posso dividere la corte adesso, l'intero Regno crollerebbe nel caos! No, no, dobbiamo agire d'astuzia, sfruttando le informazioni in nostro possesso. Una mia spia ha origliato un'interessante conversazione nella chiesa di Notre-Dame, che mi ha fornito il luogo e l'obiettivo dei sicari.-
-E sarebbe?-
-Sua Maestà Luigi XIII sarà attaccato durante il ballo in maschera in onore dell'anniversario della nascita della sua... Amata consorte, la regina Anna!-
Il tono velenoso del Cardinale riportò vagamente alla mente di François l'astio reciproco tra i due.
-E' un obiettivo impegnativo...-
-L'unico capace di far piombare totalmente la Francia nel caos e offrirla ai suoi nemici su un piatto d'argento, prima ancora che io possa pensare ad una reazione efficace: anzi, forse io sarei il primo a perire, dopo il re. I congiurati ci credono ancora alla vostra ricerca, Marchand, non sanno del vantaggio che abbiamo acquisito su di loro. Inoltre, grazie all'intervento di Padre Giuseppe, che conoscerete sicuramente di fama, so anche che la mente della congiura sarà presente al ballo!-
Il moschettiere strinse i pugni e sbraitò:
-Per amor di Dio, Cardinale, non tenetemi sulle spine! Voglio sapere chi è che ha cercato di rovinare la mia famiglia!-
-Sua Grazia George Villers, primo duca di Buckingham.-
 
 
Angolo Autrice:
E anche questa è un'altra bella patata bollente: il Duca di Buckingam, controversa figura del Seicento, sospetto amante della Regina Anna, spia inglese e molto altro... Ma ci tornerò in seguito.
Sì, perché nei prossimi capitoli i nostri protagonisti si prenderanno una pausa dalla congiura per risolvere le loro questioni in sospeso: ci vuole, altrimenti la compagnia scoppierebbe per la rabbia repressa!
Purtroppo non so quando potrò riaggiornare, spero presto
 
Crilu

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Capitolo 22
*** Capitolo XXI ***




James si grattò la testa, pensieroso e a disagio: l'aria di quella stanza era troppo tesa. Lui fuggiva lo sguardo di Amélie che invece lo fissava con insistenza, François indirizzava occhiate furenti e sdegnate all'espressione pregante di Claire e Mouchoir Rouge osservava quest'ultima senza lasciar trasparire nulla dei suoi pensieri. Gli unici a non essere scontenti di dover condividere il proprio tempo con gli altri erano Rénard e il Cardinale Richelieu, imperturbabili come al solito.
Alla fine lo scozzese si decise a prendere la parola: voleva chiedere spiegazioni sui loro compiti nello sventare la congiura, ma dalla bocca gli uscì ben altro.
-Cosa ci fa lei qui?- disse, indicando Amélie con un cenno della testa e rivolgendosi in particolar modo a François: conosceva l'abilità di Claire e date le ultime circostanze gli sembrava anche giusto che fosse presente, ma Amélie no. Amélie era un angelo puro, una bambina che si affacciava al mondo e che aveva visto già troppo del male che si annidava in esso. Doveva restare all'oscuro di tutto e, soprattutto, al sicuro. Lei non sembrava pensarla allo stesso modo, perché ribatté in modo piccato:
-Sono io che sono stata rapita e tenuta chiusa in una prigione sotterranea senz'aria! E' da me che è partito tutto, ho il diritto di sapere come andrà a finire!-
-Non credo proprio! Secondo me sapete già troppo!-
-Intendete dire che parlerò a sproposito perché sono una donna? Proprio voi, che mi avete chiesto di svestirvi in un fosso, di notte!-
-Che cosa?- ringhiò François, puntando gli occhi di brace verso di lui. James sbuffò:
-Ero ferito a morte, dannazione!-
-Non usate certe parole in presenza di mia sorella!-
-Dovreste sentire cosa ha detto lei nella stessa occasione, Mister Marchand!-
-Cosa intendete insinuare!?-
-Ma che vi salta in mente, io...-
-... Voi mi avete baciato senza preavviso, nella stessa prigione di cui ho detto prima!- continuò Amélie, con un sorriso astuto. Claire le lanciò un'occhiata d'approvazione: il carattere intraprendente della giovane nobile si stava risvegliando, dopo giorni di torpore.
A quel punto solo l'intervento di Rénard impedì al moschettiere di lanciarsi contro James, che si mise le mani nei capelli, esasperato:
-Era per succhiarle via il veleno dalla bocca! Cos'altro potevo fare, lo stava per ingoiare!-
-Veleno?- sibilò François, girandosi verso la sorella -Non mi ricordo che voi mi abbiate parlato di veleno, sorella!-
Amélie sobbalzò: quando parlava con quel tono, era incredibilmente simile al padre e al fratello Antoine.
-Ecco, io...-
-Gliel'ho dato io.- la interruppe James, scuro in viso -E io gliel'ho tolto. E' per questo che non vi ha detto niente.-
-Avete quasi ucciso mia sorella, ve ne rendete conto!? E avete anche cercato di sedurla!- urlò François, sbattendo un pugno sul tavolo di noce che aveva davanti.
-François, datti una calmata!- sbuffò Claire, ignorando lo scintillio guizzato negli occhi di Jean Martin nel sentirla usare la seconda persona singolare.
-Voi non mettetevi in mezzo, li avete protetti e giustificati dal primo giorno!-
-Certamente, perché sei tu ad essere in torto, con la tua gelosia e la rabbia eccessiva!- riprese la ragazza, sporgendosi verso di lui. Il giovane la imitò:
-Ad essere sincero, la mia rabbia non è eccessiva perché in gran parte è indirizzata contro di voi!- ringhiò. Erano così vicini che se si fosse sporto ancora un po' avrebbe potuto baciarla: da quella distanza vedeva benissimo i riflessi più chiari degli occhi blu e le ciocche ribelli che le scivolavano nell'ampia scollatura del corsetto.
"E' in una posizione sconveniente, davvero sconveniente!" pensò, deglutendo a fondo. Claire non si rese conto del suo imbarazzo, in parte perché troppo concentrata a trovare una risposta sufficientemente astiosa: non poteva fargli capire che il suo profumo la stava stordendo.
-La tua ira nei miei confronti è ingiustificata: cosa avrei dovuto fare, secondo te? Dire ad un ricercato, forse un congiurato, "sono la figlia del Cardinale Richelieu"?-
-Avreste potuto! Non subito, ma dopo... Dopo avreste potuto!- sbottò il moschettiere, ancora ferito.
-Mi avresti creduto? E se così fosse stato, ti saresti ancora fidato di me?-
-Non credo.-
-Ecco, visto? E' per questo che non ti ho detto nulla!-
-Avete ragione, meglio aspettare di trovarci circondati e in procinto di morire prima di svelare il vostro segreto, eh?-
-Moderate i toni, Marchand! Non ci si rivolge così ad una signora!- intervenne Mouchoir Rouge, infastidito.
-Moderateli voi, piuttosto!- ringhiò il moschettiere scostandosi da Claire quel tanto che bastava per lanciargli un'occhiata gelida -I vostri pensieri su di lei sono tutto, tranne che casti e signorili!-
-Ciò non è affar vostro!-
-Silenzio!- tuonò Richelieu, palesemente infastidito. Lisciandosi il pizzetto, fece un vago gesto con la mano:
-Non possiamo andare avanti così. Avete due ore di tempo per risolvere le vostre diatribe personali, che, come vedete tutti, vi impediscono una convivenza pacifica e civile: non salverete la Francia in queste condizioni!-
 
Quando Richelieu aveva lasciato la stanza sdegnato, Amélie e James si erano guardati negli occhi, mentre tutti gli altri distoglievano il viso. E ciò che lo scozzese aveva letto nelle iridi azzurre del suo angelo l'aveva spinto a commettere una pazzia: senza curarsi del fratello moschettiere lì presente, aveva preso la ragazza per un braccio e l'aveva trascinata con sé fuori dallo studio e anche dal palazzo. Ora si fronteggiavano, infatti, nello stesso giardino in cui il giorno prima Amélie era stata raggiunta da Claire.
MacMallon incrociò le braccia al petto e sbuffò:
-Siete testarda ed insopportabile, miss: ho rischiato che vostro fratello mi togliesse la vita per le vostre parole.-
-E voi siete un codardo!- replicò lei con tranquillità -Pronto a gettarvi in mezzo ai nemici senza alcun timore, ma codardo fino al midollo se si tratta di compiere una scelta importante!-
Gli occhi di James scintillarono minacciosi e fece un passo avanti, fino a torreggiare su Amélie con la sua stazza:
-Non permetto che mi si manchi di rispetto in questo modo!-
-Ah sì? Beh, siamo venuti qui per chiarirci, giusto? Questo è ciò che penso di voi, Monsieur MacMallon! Codardo, siete stato codardo a darla vinta a mio fratello a quel modo! Voi avete confessato di amarmi, lo prova il fatto che la prima persona con cui avete voluto parlare sia stata io! Allora, di grazia, mi spiegate perché continuate a respingermi?-
James si lasciò sfuggire un gemito strozzato, poi prese bruscamente il suo viso tra le mani guantate e la baciò con irruenza.
-Respingervi è peccato, mio angelo...- mormorò, scostandosi un poco -La verità è che voi siete una tentazione troppo forte, a cui io non posso e non devo cedere, nonostante lo voglia con tutto me stesso. Voi non avete idea di cosa mi ispirate, miss, mentre vostro fratello lo sa molto bene e vi vuole proteggere da un uomo pericoloso quale io sono. No, non è affatto un bene l'amore che provo, per voi: voi siete così pura e...-
-Non osate pronunciare la parola "innocente". Ho ucciso un uomo. E l'ho fatto per voi.-
A quelle fredde parole lo scozzese ammutolì.
-Avete capito, James? L'ho fatto per voi e - il Signore mi perdoni - lo rifarei di nuovo. Tutto, pur di sapervi vivo e in salute. Se questo è amore, e io credo che lo sia, allora è devastante e forse è anche peccato. Ma io non intendo rinunciarvi, perché per la prima volta mi sono sentita qualcosa di più di una ragazzina da proteggere.-
Amélie annullò la distanza tra i loro corpi, circondando audacemente il collo dello scozzese con le braccia. Una parte di lei, quella più casta e rigida, arrossì e gridò di vergogna, ma non se ne curò: era così bello, così giusto il calore che James le trasmetteva...
-Voi mi avete fatto sentire viva e soprattutto complice. Leggo più cose nei vostri occhi che non in quelli di mio fratello, Monsieur!-
James chiuse gli occhi, estasiato, inalando il profumo delicato che la sua pelle emanava:
-Dio, Amélie...- balbettò, osando chiamarla per nome, come lei aveva fatto poco prima. -Se vi comportate così ho poche speranze di riuscire a trattenermi, ed io non voglio attentare in alcun modo alla vostra virtù, in un giardino aperto, per di più!-
Amélie ridacchiò:
-Ammettete di voler restare con me, quindi?-
-Lo vorrei, lo desidero ardentemente, ma... I nostri mondi sono così diversi, Amélie: come potrei mai sperare di sposarvi?-
-Facile: me lo chiedete ed io risponderò di sì!-
-E vostro fratello?- 
-Mio fratello è solo geloso, ma con un po' di pazienza potrete convincere anche lui. E se non bastasse sarei disposta anche a scappare con voi!-
James sussultò, sbalordito:
-Voi non sapete quello che andate dicendo!- esclamò, staccandosi da lei. Un attimo di più e il suo istinto avrebbe preso il sopravvento, stracciando quell'abito che nascondeva troppo bene le sue gambe pallide e longilinee, quelle che lui aveva avuto il piacere di vedere al chiaro di luna...
-Davvero lo fareste?- sussurrò.
-Sì!- rispose Amélie senza esitazione, e quasi si mise a piangere nel vedere James che le si inchinava di fronte e con un cipiglio severo, ma ugualmente bello le chiedeva:
-Miss Amélie Marchand: volete davvero diventare la moglie di un uomo che non ha nulla se non una coscienza sporca, ma che giura di amarvi oggi e per tutta la vita, e di venerarvi come l'angelo redentore che siete?-
-Lo voglio... Lo voglio, lo voglio, lo voglio!- esclamò lei gioiosa. Allora James si rialzò in piedi e finalmente le permise di riassaggiare con dolcezza e passione quelle labbra che per tante notti aveva solamente sognato.
-Non sarà così facile convincere vostro fratello...- borbottò lo scozzese, passandole una mano tra i capelli biondi.
-Troveremo un modo: se sarà necessario, sono anche disposta a chiedere l'intercessione del Cardinale!-
-E in base a quali credenziali?- rise l'uomo.
-Beh, ma è ovvio: il fatto che sono la migliore amica della sua unica figlia!-
 
Claire batté nervosamente un piede - infilato in una scarpina delicata e leggera che le dava fastidio - sul pavimento marmoreo del corridoio. Lei e Mouchoir Rouge erano l'uno di fronte all'altro da diversi minuti ormai, ma nessuno sembrava particolarmente ansioso di dare inizio alla conversazione. Il bandito era languidamente appoggiato al muro stuccato e la fissava con gli occhi socchiusi, cercando nei suoi lineamenti una somiglianza, un cipiglio, un neo che gli confermasse che quell'incubo era realtà. Era rimasto colpito da lei dalla prima volta che l'aveva vista, così sfacciata e audace e poi, una volta scoperta la verità, aveva accarezzato l'idea di poterla fare sua: di certo Marchand, impacciato dal titolo nobiliare, non avrebbe mai potuto sposarla e Claire non gli sembrava donna adatta al ruolo di amante.
"Ma adesso è cambiato tutto." pensò, serrando gli occhi con un sussulto. In poche ore Claire era diventata irraggiungibile, al di fuori della portata di qualsiasi uomo onesto, e lui era addirittura un brigante con una condanna a morte sulla testa!
"Solo lei... Solo lei, se volesse... Potrebbe scegliere me. In fondo suo padre non può certo darle il suo nome, e lei è libera di sposare chi vuole. Io per te, Claire, diventerei una persona nuova... O forse, più semplicemente, tornerei ad essere la persona che ero."
-Monsieur Martin?- azzardò timidamente la ragazza, vedendolo come assopito. Lui tornò a guardarla con un sorriso triste:
-Mouchoir Rouge va benissimo, mademoiselle, ormai è questo il mio nome. O, se voleste farmi questo onore, Jean è il mio nome.-
Sospirò pesantemente, provando una fitta di dolore acuto nel forzarsi a dire ciò che si era preparato:
-Mademoiselle, noi abbiamo poco da chiarire, non vi farò perdere tempo: mi avete ammaliato da quando vi ho visto mordere la mano di quella carogna di Mauviette e in questi giorni il mio affetto per voi non ha fatto altro che crescere. Noi due veniamo entrambi dalla strada, nonostante voi adesso vestiate abiti eleganti e siate figlia di uno degli uomini più potenti di Francia: noi sappiamo come si risolvono certe cose tra la povera gente. Solo che io non ho nulla da darvi, né una casa, né un lavoro, neanche un futuro certo: per questo non ho osato prima e di certo non oso adesso proporvi di rimanere con me per tutta la vita. Con permesso.-
Mentre si allontanava, il brigante sperò con tutto sé stesso di sentire la voce di lei chiamarlo, di avvertire la stretta delle sue braccia attorno al torace e finalmente di assaporare quelle labbra rosso corallo. Ma non successe nulla e lui si ritirò nella stanza che divideva con Rénard.
 
 
Angolo Autrice:
Finalmente, grazie anche al deciso intervento di Richelieu, alcuni nodi vengono al pettine: James e Amélie finalmente ricongiunti e Mouchoir Rouge si deve rassegnare... Per il chiarimento tra Claire e François dovrete aspettare il prossimo capitolo, interamente dedicato a loro. Vi avverto che sarà piuttosto... Ehm... Acceso, e non certo per i litigi! *arrosisce e si va a nascondere in un cantuccio*
Alla prossima
 
Crilu

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Capitolo 23
*** Capitolo XXII ***





-Sto arrivando, aspettatemi!- ruggì François, incespicando nel tappeto mentre correva ad aprire la porta della camera. Il cameriere dall'altra parte avrebbe ricevuto una sfuriata degna di questo nome, aveva chiaramente detto che non voleva...
-Voi!- esclamò, sorpreso ed imbarazzato, nel vedere Claire sulla soglia. Anche le guance della ragazza si colorarono di rosso quando si accorse che il moschettiere indossava solo i calzoni e  aveva i capelli umidi e attaccati al viso. La vista del suo busto attraversato da numerosi rivoli d'acqua la ipnotizzò e Claire si ritrovò ad ammirare ciò che aveva solo intuito sotto le vesti: François non era di stazza robusta, ma il suo corpo era stato definito da un allenamento durato anni che aveva fruttato anche i muscoli guizzanti delle braccia incrociate sul petto.
-Scusate, io... Stavo facendo un bagno...- mormorò il giovane imbarazzato.
Claire si riscosse e sorrise ricordando il motivo della sua furia: l'imbarazzo di François la divertiva e allo stesso tempo le riempiva il cuore di tenerezza.
-Non fa nulla!- esclamò ammiccando e spintonandolo per entrare in camera.
-Claire, questo vostro comportamento è... E'...- balbettò il moschettiere, vedendo che la ragazza si guardava intorno con curiosità, esaminando i vestiti gettati per terra e tamburellando con le dita sul bordo della tinozza di legno nella quale era immerso fino a qualche minuto prima.
"E' provocante, bellissimo, appagante..."
-E' assolutamente indecente. Vi prego cortesemente di uscire dalla mia camera!-
-La tua camera, moschettiere? Sei nel palazzo di mio padre!- ridacchiò lei.
Il giovane sbuffò:
-Sentite, ho appena acconsentito, non so né come né perché, al matrimonio di mia sorella con un bandito scozzese, non ho la forza di discutere anche con voi! Non appena vostro padre eliminerà il mandato di cattura che pende sulla mia testa me ne tornerò nel mio palazzo e nelle mie stanze! Mi dispiace che debba arrecarvi il disturbo di dovermi vedere ogni giorno fino ad allora!-
-Nessun disturbo...- mormorò la ragazza avvicinandosi. François deglutì e sbarrò gli occhi terrorizzato:
"Se si avvicina ancora... Dio, lo vedrà!" pensò, cercando di nascondere l'imbarazzante rigonfiamento dei calzoni.
Claire alzò gli occhi al cielo:
-François, ti stai comportando da sciocco!-
-Come, prego?- ringhiò lui, riconquistando all'improvviso tutta l'animosità che covava nei suoi confronti.
-Oh, andiamo! Sei attratto da me nella stessa misura in cui io lo sono da te! Eppure ti ostini ad evitarmi e ad essere arrabbiato con me per una sciocchezza!-
Il moschettiere emise un gemito infuriato e senza che Claire se ne rendesse conto si trovò sul letto, dove lui l'aveva spinta con rabbia e violenza, stringendole i polsi. La sovrastava e la sua presa ferrea le faceva male:
-Una sciocchezza? Una sciocchezza!? Voi siete...-
François si bloccò nel vedere il terrore riflesso nelle sue profonde iridi blu.
-Ma cosa...?- sussurrò, raccogliendo con il polpastrello una lacrima che le era scivolata su una guancia. Poi capii e si diede dello stupido:
-Io... Voi... La violenza... Oh Signore!- sbottò, chinando la testa fino a sfiorarle il collo con il naso.
"Ma come ti stai comportando? Ti crederà davvero uno sciocco!"
Fu sorpreso quando sentì le dita leggere di Claire insinuarsi timidamente tra i suoi capelli bagnati.
-François...- la udì sussurrare -Basta.-
Lui alzò il viso per incontrare lo sguardo della ragazza e vi lesse tutto quello che doveva essere riflesso anche nel suo. Ma ancora qualche incertezza lo frenava:
-Cosa direte a vostro padre? Questa intera situazione è indecorosa, oltre che imbarazzante!-
-Mio padre mi ha fatto capire che posso gestire la mia vita come meglio credo. Ed io voglio te, adesso.-
François mugolò, estasiato da quella prospettiva ed iniziò quasi automaticamente a slacciarle i cordoncini del corsetto. Claire ridacchiò per la sua fretta, lasciandosi lentamente sfilare l'abito:
-Sei un amante impaziente?-
-Non direi- rispose lui con un sorriso -Di solito sono posato e amo fare le cose con calma... Ma ti ho desiderato troppo a lungo per aspettare ancora!-
-Di solito?- mormorò Claire, felice che fosse passato al tu e che le stesse accarezzando le spalle facendole scendere brividi in tutto il corpo, ma anche infastidita dalla sua esperienza.
François si alzò sui gomiti, fermandosi a guardarla con un luccichio divertito e malizioso nello sguardo:
-Sì, di solito le donne apprezzano la mia gentilezza... E il fatto che pensi anche al loro piacere, oltre che al mio.-
Claire arrossì e si dimenò sotto di lui, facendolo ridere:
-Gelosa, mia cara?-
-Un po' offesa, più che altro!- replicò lei stando al gioco -Un uomo che a letto parla delle sue passate avventure è decisamente inaffidabile! Chissà che Mouchoir Rouge non sia più cavaliere...-
François la bloccò sul materasso, senza più traccia di divertimento sul viso:
-Jean Martin? Ti si è avvicinato? Cosa ti ha detto?-
-François, calmati, stavo solo scherzando: non mi ha fatto nulla! Credevo che quell'uomo ti piacesse...-
-Mi piace, infatti!- sospirò lui iniziando a baciarle il collo e contemporaneamente lottando con la sottoveste di seta -Ma non quando ti gira intorno. Ti deve stare alla larga.-
-Ah, davvero?- rise lei, inarcando la schiena quando le sfiorò i seni con le labbra.
-Sì- mugugnò il moschettiere -Tutti gli uomini ti devono stare alla larga. Tu sei mia.-
Poi, liberatosi in fretta dei calzoni, entrò dentro di lei con un colpo secco, preoccupandosi però di non farle troppo male con la sua irruenza. Sorrise soddisfatto quando la vide mordersi le labbra e tendere il corpo sotto di lui e le schioccò un bacio sul collo candido prima di riprendere a spingere.
-Mia.- ripeté con soddisfazione, appoggiandosi alla testiera di legno del letto per assicurarsi una posizione migliore. Sentiva montare dentro di sé la voglia di abbandonarsi all'istinto e al piacere, ma si sforzò di ignorarla per non traumatizzare Claire: voleva che percepisse il suo amore, oltre al desiderio che provava per lei.
-Mio Dio, Claire...- mormorò a fatica -Sei così... Calda e morbida. Potrei rimanere qui per sempre.-
-Sarebbe bellissimo!- sussurrò lei di rimando, prima di lasciarsi sfuggire un gemito strozzato che fece spuntare un sorriso astuto sulle labbra di François.
-Stai arrivando in cima, vero, amore mio?- ridacchiò il giovane, prima di raggiungere l'orgasmo anche lui e scivolare in un dormiveglia soddisfatto.
 
Poco tempo più tardi il moschettiere fu svegliato dal profumo di Claire a contatto con la sua pelle e dal corpo sinuoso della ragazza avvolto attorno al suo. Sorrise, sfregando le guance rese ispide dalla barba contro il suo seno.
La ragazza giocherellò con le ciocche dei suoi capelli ormai asciutti, osservandolo raggiante.
-Cosa facciamo ora?- chiese sussurrando, quasi temendo di spezzare l'atmosfera con un tono di voce troppo alto. 
-Avrei un'idea da proporti, amore mio...- ridacchiò François emergendo con il busto fuori dalle coperte e trascinando la ragazza tra le sue braccia.
-François, non essere impaziente!- lo rimbrottò la ragazza, scrollando il capo per liberare i capelli dalle ultime forcine rimaste.
-Uff, non mi abituerò mai a queste acconciature complicate!-
-No, infatti!- disse il moschettiere, cercando di aiutarla -I tuoi capelli sono molto più belli sciolti e selvaggi... Come la prima volta che ti ho vista, ricordi?-
Claire rise:
-Così superbo e pieno di te, e così ingenuo...!-
Poi tornò seria di colpo:
-François, sono preoccupata.-
-Per cosa?- 
-Per noi.-
Il moschettiere aggrottò la fronte:
-Credi forse che non abbia intenzione di sposarti? Fidati, adesso che so con certezza che tu ricambi i miei sentimenti io...-
-Non metto in dubbio il tuo amore. O il tuo onore.- mormorò lei poggiandogli un dito sulle labbra -Ma forse dovremmo aspettare.-
-Aspettare cosa?- tuonò François irritato. La donna che lo aveva tentato per settimane era nuda in un letto accanto a lui, lo amava, lo voleva con la stessa intensità con cui lui l'aveva sognata e desiderata... L'unica cosa che mancava era un anello al dito di Claire che avrebbe testimoniato al mondo a chi apparteneva.
"Mia" le aveva detto. E lo credeva davvero, non avrebbe sopportato di vederla lontano da lui neanche per un giorno.
-Aspettare che la congiura sia sventata. La posizione di mio padre fino ad allora sarà precaria, e di conseguenza lo sarà anche la mia. Per non parlare di te, che sei ricercato! Mio padre ha deciso di non coinvolgere il re, temendo che la regina possa essere implicata, quindi siamo soli. Completamente soli e se la banda del Giglio Scarlatto avesse fortuna non ci sarebbe più un luogo sicuro per noi: il trono di Francia sarebbe assoggettato dalla crudele Inghilterra, la Spagna e l'Impero ne approfitterebbero per invadere i nostri territori... Periremmo.-
François chiuse gli occhi, il cuore attanagliato da una morsa di terrore nell'udire il fosco presagio: Claire aveva ragione, ma perché doveva turbare il loro amore con quelle parole? La mano delicata di lei lo riscosse e lo costrinse ad aprire gli occhi:
-François, guardami. Non facciamo piani, ti prego. In questi anni ho capito che questo è l'unico modo in cui è possibile sopravvivere in situazioni di estrema incertezza: non potrei sopportare la promessa di un matrimonio che potrebbe non avere luogo. Voglio amarti giorno per giorno, sfruttando ogni occasione e ogni momento che posso passare con te; poi, quando tutto sarà finito, ti sposerò con gioia.-
 
 
Angolo Autrice:
Come vi avevo anticipato, questo capitolo è interamente dedicato alla riconciliazione di Claire e François... E che riconciliazione! Mi è piaciuto molto scriverlo, perché questi due sono di gran lunga i miei personaggi preferiti :) so che può sembrare strano che Claire non insista per il matrimonio (obiettivo di tutte le donne di quell'epoca, tranne le religiose) ma beh lei non è una ragazza come le altre, spero si sia capito xD. L'ombra della congiura è vicina e pericolosa e questo Claire lo sa bene...
La prossima volta si scoprirà finalmente cosa ha ideato il Cardinale per uscire da questo impiccio!
A presto
 
Crilu


 

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Capitolo 24
*** Capitolo XXIII ***




Richelieu aggrottò la fronte, esaminando con attenzione le persone che aveva davanti:
-Ebbene?- sbottò.
Per tutta risposta, Mouchoir Rouge si strinse nelle spalle, evitando lo sguardo del Cardinale, Renard rimase impassibile, e Amélie e James si scambiarono un'occhiata divertita e maliziosa.
-Dove sono mia figlia e Monsieur Marchand?- chiese il prelato, decisamente infastidito. I presenti sembravano sapere qualcosa che lui ignorava e questo lo destabilizzava: lui, che era sempre un passo davanti a tutti, che smascherava congiure con la stessa imperturbabilità con cui avrebbe condotto una partita a scacchi... Lui, il secondo uomo più potente di Francia, per la prima volta da molto tempo, non riusciva a carpire un segreto.
"Sto veramente diventando vecchio..." pensò, con una punta di inquietudine, e non seppe spiegarsi perché gli sovvenne alla mente Lumière, la sua spia assassinata dai sicari del Giglio Scarlatto.
Proprio in quel momento Claire fece la sua comparsa sull'uscio e gli occhi del Cardinale brillarono di compiacimento: esteriormente poteva anche assomigliare incredibilmente a sua madre, ma dentro sua figlia era come lui. Acuta, scaltra, pronta a cogliere al volo le situazioni favorevoli... Sì, era una creatura straordinaria e in quei giorni aveva avuto modo di apprezzare le mille sfaccettature della sua personalità. Finalmente anche Richelieu si accorse dei vestiti spiegazzati, delle gote rosse e del respiro affannato di Claire; quando François apparve dietro di lei, nonostante il moschettiere non lasciasse trapelare nulla, il Cardinale assottigliò le labbra e la sua espressione si fece, se possibile, ancora più fosca.
-Sbrigatevi a prendere posto, il tempo è agli sgoccioli!- ringhiò, indicando con un gesto secco gli scranni decorati ed imbottiti su cui erano assisi gli altri: lui, come al solito, preferiva restare in piedi e ragionare camminando lungo il perimetro dello studio.
Chinando il capo come due bambini in castigo, Claire e François obbedirono, bene attenti a sedersi a distanza.
Richelieu iniziò a parlare:
-Dunque, sono compiaciuto del fatto che siate riusciti ad appianare le vostre divergenze. Come potrete ben capire, siamo le uniche persone che possono sventare la congiura: non è prudente cercare aiuto a Corte, visto che non sappiamo con certezza quanti e quali nobili sono coinvolti.-
-E Carlo d'Angouleme? E' stato lui ad aiutarci a scappare da Parigi!- intervenne François. Richelieu liquidò l'intervento con un cenno seccato del capo:
-Non mettetevi a discutere con le mie decisioni, Marchand: ciò che faccio, lo faccio per il bene della Francia. E io ho deciso che questa compagnia è tutta la forza di cui abbiamo bisogno: meglio un gruppo ristretto, ma fidato, che un esercito pronto a trafiggere sia il Re che la mia persona. Ed essendo così pochi, non sarà per voi un problema infiltrarvi alla festa in maschera: neanche monsieur e mademoiselle Marchand, gli unici volti noti a corte, saranno riconoscibili...-
-E' proprio necessario che partecipino anche le donne?- borbottò James, allungando una mano a sfiorare quella di Amélie, ma ritirandola immediatamente intercettando l'occhiataccia del fratello.
-Sono una parte essenziale del piano che ho messo a punto!- esclamò Richelieu con enfasi -Non possiamo, per ovvie ragioni diplomatiche, procedere direttamente contro il Duca di Buckingham: se ha un po' di buon senso, e io credo ce l'abbia, non sarà presente al momento in cui la congiura sarà in atto. Probabilmente si garantirà un alibi di ferro facendo... La corte alla regina, come è solito fare, rendendo Sua Maestà lo zimbello delle corti europee! Vorrei evitare, per quanto possibile, contrasti con l'Inghilterra in un momento così delicato della guerra: d'altro canto, è anche possibile che la Corona inglese sia estranea a questa faccenda, e che la congiura sia solo un piano scellerato di Villers... Ma non ne sono sicuro e alla fine non è rilevante per i nostri fini.
Dunque, ascoltatemi bene: la sera della festa i miei servi vi faranno entrare a palazzo senza passare davanti alle guardie. Mademoiselle Amélie e Claire si mescoleranno alla folla delle dame, mentre voi, signori, dovrete sempre restare vicino a me e a Sua Maestà: non sappiamo in che modo i sicari decideranno di agire, ma ho il forte sospetto che colpiranno... Dall'interno. E certamente non saranno così scellerati da tentare il delitto in un salone pieno di nobili fedeli alla Corona: aspetteranno sicuramente il momento più propizio, in cui io e Sua Maestà saremo isolati. E qui entrate in scena voi, figliole!-
Richelieu sogghignò nel vedere le facce degli astanti perplesse e concentrate che pendevano dalle sue labbra: il mistero e la teatralità gli erano sempre piaciuti. Nella jounée du dupes aveva gongolato nel vedere le espressioni instupidite e confuse dei congiurati, attirati nella loro stessa trappola senza via d'uscita; anche questa volta il suo asso nella manica era la messinscena, il teatro. L'inganno.
-E' di vitale importanza, per la salvaguardia dell'immagine del Re e del trono di Francia, che la congiura venga scoperta dal minor numero di persone possibile: pensate che effetti disastrosi avrebbe per la nostra politica estera la notizia che i nobili stessi si ribellano alla Corona!
Tutta la Corte non fa altro che parlare della vostra sparizione, mademoiselle, e della caccia a vostro fratello. Immaginate quindi lo stupore, la sorpresa, di vedervi sana, salva e fresca come una rosa in una sala da ballo, a godervi i festeggiamenti per il genetliaco della Regina!-
-Perciò, mentre Amélie e Claire terranno occupati la maggior parte degli invitati, e Buckingham sarà impegnato a conversare con la Regina per garantire la sua estraneità, noi dovremo fermare i sicari...- mugugnò François.
-Qualcosa non vi convince?- chiese Mouchoir Rouge, freddo.
-Al contrario, è un piano molto semplice, che potrebbe reggere e che risponde alla perfezione al nostro bisogno di segretezza. Ciò che mi preoccupa sono le menti del Giglio Scarlatto.-
-Intendete la contessa Lefevre e il conte LaMarche?- intervenne James con lo sguardo cupo.
-Anche. Non sappiamo quanto è estesa la rete dei traditori, e questo potrebbe rendere fragile la nostra messinscena: potremmo essere sopraffatti dalla forza dei numeri!-
-Avete ben poca considerazione degli aristocratici, per essere uno di loro!- commentò Jean Martin.
-Non bisogna tralasciare alcuna possibilità...-
-Monsieur Marchand ha ragione.- disse Richelieu -Ma è un rischio che dobbiamo correre. Se arrestassimo ora i nobili implicati, la congiura sarebbe semplicemente spostata nel tempo, perché non possiamo certo imprigionare un ambasciatore straniero... Ma non disperate: ho informatori insospettabili e può darsi che da qui ad una settimana, quando avrà luogo la festa, avremo in mano qualche informazione in più!-
 
Un gruppo di uomini a cavallo irruppe all'improvviso nel cortile del palazzo. Il più vecchio degli stallieri si fece incontro al cavaliere che sembrava essere a capo del drappello:
-Chi siete? Cosa volete? Non avete il permesso di sostare qui!-
Neanche il tempo di finire la frase, e l'uomo si ritrovò con una lama sottile puntata alla gola. Incrociò tremando lo sguardo azzurro e gelido dello sconosciuto:
-Ho da disquisire con il tuo padrone. Affari molto importanti, che di certo un vecchio cencioso come te non può capire.-
Il vecchio annuì, terrorizzato, e istintivamente fece un passo indietro quando sentì il metallo allontanarsi dal suo collo:
-Venite, signore, vi accompagno...-
-Non ce n'è bisogno, troverò da me la strada. Occupatevi dei miei uomini e dei cavalli!-
Il vecchio lo vide varcare a passo di marcia il portone di quercia lasciato spalancato e dopo aver udito i suoi passi allontanarsi su per le scale si affrettò ad obbedire.
Il conte LaMarche si stava dedicando con voluttà al suo vizio personale, il tabacco, seduto comodamente nel suo studio. Di certo non si aspettava che la porta si spalancasse senza nessun preavviso, facendogli rovesciare parte della preziosa e costosissima polvere sul pavimento. Ma quando vide l'ospite inatteso la sua ira evaporò, lasciando il posto all'inquietudine:
-Capitano Schmitt.- borbottò, allarmato.
Il capitano chinò brevemente il capo, prima di avvicinarsi al tavolo dietro il quale era seduto il conte.
-Cosa ci fate qui? Vi credevo ancora nelle campagne di Tours, alla ricerca di mademoiselle Marchand e del suo salvatore!-
-Questo, signore.- mormorò il capitano, poggiando i guanti sul tavolo e facendo vagare lo sguardo per tutta la stanza -E' esattamente il motivo per cui sono qui.-
LaMarche si sporse verso di lui, roteando nervosamente la pipa nella mano.
-Volete dire... Che sono riusciti a raggiungere Parigi?-
Schmitt ringhiò:
-Non sono riuscito ad impedirlo. Sono stati aiutati e...-
-Non cercate giustificazioni, capitano!- urlò il conte, livido di rabbia -Avete riposto fiducia nell'uomo sbagliato, rischiando di mandare a monte tutto! Avete rischiato di mandarci tutti quanti alla forca!-
Il capitano serrò le labbra, infastidito: odiava i nobili, con le loro crisi d'isteria e le manie di grandezza. Sarebbe bastato un suo rapido gesto perché la sua fedele spada si macchiasse di un sangue uguale a quello di ogni plebeo... Eppure quel sangue debole e corrotto era molto, molto più prezioso del suo, umile bastardo, figlio della strada...
Si riscosse quando il conte sembrò rilassarsi sulla sedia, tornando ad aspirare quel fumo denso, nero ed acre che usciva in ampie volute dal fornello della pipa.
-Per fortuna vostra, e anche mia, a tutto c'è rimedio: il piano è cambiato. Il vostro compito adesso è un altro.-
-Quale?-
-Assicurarvi che i nostri sicari non incontrino ostacoli quando sarà il momento di colpire il Cardinale e il Re. Entrerete alla festa come mie guardie personali. Tenetene d'occhio uno, in particolare, che abita qui a Parigi. Il suo nome è Balthazar Faure-
Schmitt aggrottò la fronte:
-Credevo che non aveste trovato nessuno in grado di arrivare così vicino al Re da colpirlo. Il corpo dei moschettieri...-
LaMarche lo interruppe:
-Non è un vostro problema, questo, ve l'ho detto: sono stati apportati dei cambiamenti... Dall'alto. Avendo fallito con Monsieur Marchand, ci è sembrato inutile tentare nuovamente la fortuna, anche contando il disastro che ne è scaturito. No, l'assassino di Sua Maestà sarà un professionista, quanto al Cardinale... Beh, meglio che non faccia nomi, neanche con voi. Andate, adesso!-
Schmitt si sforzò di ignorare il tono pomposo e arrogante di quell'ordine e stringendo i denti si congedò. Avrebbe venduto l'anima al diavolo pur di poter ripagare tutte le offese che gli erano state arrecate nella sua vita di mercenario, ma aveva imparato a contenere la sua furia, limitandosi a rivolgerla sulle sue vittime: erano pur sempre gli aristocratici, tedeschi o francesi che fossero, che pagavano i suoi servigi.
 
 
Angolo Autrice:
Beh, non c'è molto da dire su questo capitolo: funzionerà il macchinoso piano ideato dal Cardinale? La journée du dupes l'avevo citata già nei primi capitoli, è la soluzione di una congiura ai danni di Richelieu che lui sventò in maniera teatrale.
A presto
 
Crilu

 

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Capitolo 25
*** Capitolo XXIV ***




-No, no, non ci siamo!- esclamò Amélie scuotendo la testa. Claire alzò gli occhi al cielo, convinta che la sarta avrebbe fatto lo stesso, se non glielo avesse impedito l'etichetta.
Stavano esaminando i vestiti da comprare per la festa della regina, perché Amélie si era rifiutata di presentarsi davanti alla nobiltà dopo la prigionia "vestita di uno straccetto qualunque".
Claire aveva poca pazienza e scarso interesse per il vestiario in genere, ma era rimasta affascinata dal lavoro che c'era dietro ogni abito. Accarezzò con riverenza il broccato spiegato sul tavolo davanti a lei quasi con riverenza, abituata alla dura consistenza della lana e del cuoio.
"Adesso anch'io posso permettermi queste cose..." pensò, turbata e con gli occhi accesi di desiderio. Non le era mai capitato di desiderare qualcosa di così inutile prima: aveva pregato il Signore che Gaspare morisse, che i suoi furtarelli riuscissero, che François non scoprisse il suo segreto, che François l'amasse... Ma non si era mai, mai entusiasmata così per un pugno di fili intrecciati.
Era anche stupefatta ed esasperata dall'infantilità e dai capricci di Amélie, che non sembrava soddisfatta di nulla: la ragazza avrebbe voluto un vestito fatto su misura, ma il tempo scarseggiava e si sarebbero dovute accontentare. Decise così di prendere in mano la situazione, uscendo dalla passività in cui la vista di tanto lusso l'aveva gettata. Rivolse alla sarta uno dei suoi sorrisi migliori:
-Diteci, madame, cosa ci consigliate?-
La sarta, una donna dalla carnagione pallidissima e gli occhi perennemente socchiusi, rispose timidamente al sorriso:
-Se le signorie vostre non vogliono sfigurare, io vi consiglierei i toni del blu. E' il colore che indossano anche le dame inglesi e come vedete la maggior parte degli abiti che vi ho proposto sono celesti, turchesi... C'è ampia varietà di scelta.-
Incoraggiata dall'interessamento di Claire e dal broncio meno accentuato di Amélie, la donna acquistò energia e brio:
-Sono morbidi e leggeri, perfetti per la costituzione delle signorie vostre! Con i gioielli giusti e un'acconciatura alla hurluberlu sarete splendide!-
-Una cosa?- chiese Claire, aggrottando la fronte.
-Un'acconciatura all'ultima moda!- esclamò Amélie, tornando allegra alla prospettiva.
-Moda?-
-Significa un'acconciatura che portano tutte, madamoiselle.- intervenne pacata la sarta. -Ora, perché non date un'occhiata ai vestiti?-
Le ragazze non se lo fecero ripetere due volte:
-Ma sono davvero... Scollati.- mormorò Claire, sorpresa, puntando lo sguardo su un vestito di broccato celeste con lo scollo a barca.
-E' così che vanno portati adesso mademoiselle! Provatelo, su!-
Claire obbedì, poi si specchiò e rimase qualche istante attonita a fissare la sua immagine riflessa.
"Non è possibile!"
Già con gli abiti femminili dei primi giorni si era vista diversa, si trovava impacciata e a disagio. Ma in quel momento, per la prima volta, si sentiva bella. Ignorando il tubare estasiato della sarta che volteggiava estasiata attorno a lei e ad Amélie, che aveva scelto invece un abito bianco decorato con un motivo floreale turchese, Claire si avvicinò allo specchio, osservandosi realmente come non aveva mai fatto. Studiò il profilo che assomigliava molto a quello di sua madre, il leggero velo di lentiggini sulla punta del naso, le labbra rosse e gli occhi blu, in cui scorgeva il riflesso dell'astuzia di suo padre.
"E' così che mi vede François?"
A quel pensiero arrossì e si tirò indietro di scatto: solo un accenno al moschettiere e sentiva piacevoli scariche di calore invaderle lo sterno ed il ventre. Fece una giravolta su sé stessa, sorridendo ed immaginando quale sarebbe stata l'espressione di François nel vederla vestita così.
"Gli piacerò, così diversa? Lui stesso ha ammesso di essersi innamorato di Claire la ladra... Ora sono una nobildonna."
Il respiro le si fermò in gola quando immaginò François che lentamente le percorreva con le dita la curva delle spalle quasi del tutto scoperte, scendendo ad aprire i lacci del corsetto, sussurrandole quanto l'amava nel suo orecchio...
"Dobbiamo vincere. Dobbiamo. Non posso rinunciare a lui, o a qualsiasi altro di loro."
Lo strillo scandalizzato di Amélie la riportò alla realtà.
-Mai!- stava urlando la ragazza, mentre la sarta, costernata, balbettava:
-Ma... Ma anche la regina...-
-Anche la regina cosa?- chiese Claire, curiosa.
-Stavo dicendo che per far risaltare il suo incarnato bianco mademoiselle avrebbe potuto tingersi i ricci di nero, come ha fatto anche la regina Anna...-
Amélie la fissò in cagnesco:
-I miei capelli sono perfetti così! Adesso aiutatemi a scegliete la parure da abbinare a questo vestito! Devo essere perfetta la sera del compleanno della nostra Sovrana!-
"Sperando che questo catalizzi l'attenzione di tutti il più a lungo possibile..." pensò Claire. Un discreto colpo di tosse la fece voltare: suo padre l'aspettava quasi nascosto su una delle porte che portavano alla stanza. Claire gli si avvicinò, inchinandosi leggermente:
-Padre...-
Richelieu la guardò ammirato, facendole spazio nel corridoio in penombra:
-Ho sempre desiderato vedere tua madre con addosso un vestito del genere. E quegli orecchini... Glieli regalai quando seppi della mia nomina a Cardinale. Ancora non sapevo che sarebbero stati il mio regalo d'addio.-
Claire sbatté le palpebre per ricacciare indietro le lacrime: ogni volta che quell'uomo parlava di sua madre le si formava un groppo alla gola. Richelieu abbozzò un sorriso:
-Non sono qui per farti piangere, figlia mia. Ho un regalo per te.-
-Davvero?-
Spalancò gli occhi: mai nessuno le aveva fatto un regalo, e come per gli abiti quello strano miscuglio di attesa e felicità le era del tutto estraneo. Richelieu tirò fuori un involto dalle pieghe dell'abito cardinalizio: Claire osservò ammirata uno stiletto di squisita fattura, così piccolo e maneggevole da poter facilmente essere nascosto nelle ampie maniche del vestito. Richelieu si schiarì la voce:
-Non è certamente il genere di regalo che un padre fa alla propria figlia, ma...-
Claire gli poggiò una mano sul braccio:
-E' esattamente il tipo di regalo che mi aspettavo da voi. Grazie.- mormorò -So che non sarete mai mio padre nel vero senso della parola. Ormai non credo neanche di averne bisogno: ho imparato ad essere forte da sola, senza insegnamenti. Ma sono felice di avervi finalmente incontrato e conosciuto.-
-Anche io, Claire.-
La ragazza fece per allontanarsi, ma il padre la fermò:
-Mi chiedevo... Il giovane Marchand...-
-Ogni cosa a suo tempo, padre. Prima la congiura!-
E si dileguò lasciando dietro di sé l'eco di una risata spensierata.
 
Balthazar Faure stava rientrando a casa e quando il suo sguardo sfiorò il blasone scolorito dipinto sopra l'entrata di quell'anonimo e vecchio palazzo, i suoi occhi brillarono di un malcelato trionfo: presto le ristrettezze economiche e l'anonimato dei Faure sarebbero stati solo un lontano ricordo.
Fu fermato sull'uscio da qualcuno che gli afferrò la manica rossa della sua divisa con forza e poco riguardo.
-Con quale ardire osate fermarmi in maniera tanto brusca, Monsieur?- sbraitò Faure, voltandosi a fronteggiare lo sconosciuto. Spalancò gli occhi, non potendo reprimere un sottile brivido di paura nell'incrociare un freddo sguardo azzurro. Gelido come la lama che pendeva al fianco dello strano individuo. La mano guantata lasciò il suo braccio con malagrazia e Balthazar fece istintivamente un passo indietro; lo sconosciuto stirò le labbra in un'inquietante e poco convincente imitazione di un sorriso.
-Balthazar Faure!- mormorò poi, con voce roca. Il suo nome, su quelle labbra, sembrava quello di un condannato prossimo all'esecuzione. L'uomo scosse piano la testa, irritato dal timore che si era impadronito di lui.
"Calma, Balthazar, e pazienta: il grande giorno si avvicina e tu stai diventando nervoso. Non hai nulla da temere. Nessuno sospetta di te, perché tu sei invisibile..."
Lo sconosciuto fece schioccare la lingua: sembrava scocciato dalla sua distrazione.
-Faure, smettetela di guardarvi intorno come una lepre in trappola. Non dovete guardarvi da me, so chi siete e cosa siete stato incaricato di fare!-
A quelle parole la mano di Faure scivolò velocemente sull'elsa della spada, ma l'altro uomo lo fermò con un gesto annoiato:
-Mein Gott, siete davvero poco adatto per questo mestiere! Frenate i vostri impulsi bellicosi, io sono al soldo di... Beh, delle stesse persone per cui lavorate voi.-
-Io non lavoro proprio per nessuno!- sbottò Faure, confuso e umiliato dalla piega che stava prendendo la situazione -La casata dei Faure...-
Fu interrotto dal suono gracchiante e spezzato della risata dello sconosciuto:
-Il nome della vostra casata oggi vale quanto la punta dei miei stivali e voi lo sapete meglio di me! Altrimenti non sareste caduto così in basso da dover lavorare per il Cardinale e addirittura arrivare a tradirlo... Per che cosa? Denaro, sicuramente. Poi una certa notorietà, magari anche quel figlio che desiderate così disperatamente... So molte cose su di voi, Faure. Del resto, mi hanno incaricato di sorvegliarvi, quindi... Sì...- Ridacchiò di nuovo, come se il doverlo spiare fosse un lavoro particolarmente divertente -Sì... Sarò la vostra ombra.-
Di colpo la sua espressione mutò, diventando fosca e quasi minacciosa:
-Badate bene di non commettere idiozie per la vostra fama di gloria: ho già dovuto misurarmi con un piccolo nobile francese che mi ha dato non pochi grattacapi. Tengo al mio compenso non meno di voi, Faure... Ci siamo capiti?-
Balthazar lo fissò sbattendo le palpebre, come instupidito, e quello iniziò ad allontanarsi con un sonoro sbuffò. Il nobile si appoggiò con una mano al muro del palazzo per sorreggersi: le parole di quell'individuo l'avevano colpito nel profondo. L'aveva messo in ridicolo, aveva sminuito i suoi obiettivi e centrato le sue debolezze più nascoste e dolorose... La cosa che lo faceva andare su tutte le furie, però, era che era stato posto sullo stesso piano di quel mercenario, che si ostinava a chiamarlo semplicemente Faure, come se fosse uno dei suoi rozzi sottoposti.
-Aspettate, Monsieur!- esclamò con un rantolo, la gola ancora chiusa da un moto di bile. Quello si voltò, un lampo di curiosità nelle iridi azzurre.
-Qual è il nome della mia ombra?-
-Per voi, come per tutti gli altri, sono il Capitano Schmitt.-
"Schmitt." pensò, varcando finalmente la porta di casa. Se ne sarebbe ricordato, quando fosse giunto il momento.
 
 
 
Angolo Autrice:
Prima di tutto, un po' di ordine riguardo agli accenni storici presenti in questo capitolo.
Il modo di vestire subì un vero e proprio scossone nei primi decenni del '600, riflettendo anche i cambiamenti politici in atto sui territori europei: tramontava l'egemonia spagnola, con i suoi abiti accollati, severi e rigidi (nel senso letterale: i corsetti e le gonne erano sostenuti da stecche soffocanti), si preparava l'epoca d'oro francese, quella dello sfarzo e dell'esibizionismo di Luigi XIV.
Gli abiti francesi di quegli anni erano appunto molto più scollati dei precedenti, più morbidi grazie all'eliminazione delle stecche, e i colori che andavano più di moda (termine italiano coniato proprio in questo periodo) erano i toni del blu, oppure il bianco ricamato con motivi sfarzosi e colorati. L'acconciatura alla hurluberlu (l'equivalente dell'inglese hurly berly, "boccoli pazzi") prevedeva uno chignon posto sulla nuca e un gran numero di ciocche arricciate e lasciate sciolte: un ulteriore schiaffo alle composte acconciature spagnole. Andava di moda la pelle chiara e le dame facevano di tutto per schiarirla e valorizzarla: si tingevano anche i capelli di nero, come fece, appunto, la regina Anna.
 
Avevo sbagliato capitolo, questo è quello giusto xD
 
Crilu

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Capitolo 26
*** Capitolo XXV ***




François passeggiava nervoso nel cortile interno e né Jean Martin né James osavano interrompere le sue riflessioni; si limitavano a sostare con cipiglio severo accanto alla carrozza che li avrebbe portati a corte. Il compleanno della regina Anna era infine arrivato e il Cardinale non era riuscito a carpire nessun'altra informazione: sembrava che i congiurati del Giglio Scarlatto fossero scomparsi. Anche Madie Lefevre e il Conte LaMarche erano ammutoliti e insolitamente tranquilli nelle loro rispettive residenze.
-Ah, le donne!- borbottò Richelieu, quando le campane di una chiesa vicina annunciarono loro che iniziavano ad essere in ritardo. Proprio allora Amélie e Claire fecero la loro comparsa sul portone.
François si fermò interdetto:
-Claire?- esclamò, andando incontro alla dama vestita di blu, che sorreggeva con grazia davanti al volto una maschera ovale dello stesso colore. Claire abbassò il travestimento e sorrise, lusingata dall'ammirazione che lesse nei suoi occhi; evitò con cura di incrociare lo sguardo di Jean Martin, colmo di desiderio, amarezza e cocente gelosia. Anche James non poté fare a meno di ammirare la sua promessa sposa, ma era frenato dalla presenza di François che sopportava a fatica le loro innocenti effusioni. Piegò le labbra in un sorriso, al pensiero che in poco tempo quell'adorabile angelo sarebbe stata sua moglie.
"E a quel punto Marchand si potrà mettere l'animo in pace, perché di innocente tra di noi non ci sarà rimasto nulla!" pensò, di buonumore. Sembrava l'unico a non nutrire dubbi sull'esito della serata:
-Dovessi anche subire cento pugnalate, voi diventerete mia moglie!- aveva detto la sera prima ad Amélie, che gli aveva baciato le nocche bagnandole anche di una lacrima sfuggita dalle sue ciglia.
Con sorprendente esperienza, Renard aiutò le ragazze a prendere posto nella carrozza ed aspettò che tutti gli altri fossero entrati prima di sistemarsi accanto al cocchiere.
Richelieu si sporse all'interno dell'abitacolo:
-Mi raccomando, mademoiselles, siate prudenti: sarete al riparo dal pericolo più evidente, ma di certo non al sicuro!-
Nel pronunciare quelle parole, il suo sguardo era fisso soprattutto sulla figlia, che annuì e gli indicò con un gesto impercettibile del braccio dove aveva nascosto lo stiletto.
-Bene, andate pure!-
Claire si mosse sul sedile, a disagio: nello stretto abitacolo della carrozza era difficile non sfiorarsi e la vicinanza di Mouchoir Rouge la metteva a disagio, soprattutto quando sentì che la mano di François si era possessivamente poggiata sul suo fianco.
Per fortuna il viaggio verso la residenza reale fu più breve del previsto: la carrozza si fermò in una via nascosta e una delle spie del Cardinale - un uomo basso e robusto vestito di nero - li condusse attraverso un passaggio segreto fino alle cucine del palazzo.
-Da qui in poi dovrete cavarvela da soli!- borbottò brusco l'uomo, congedandoli.
Si guardarono tra loro, quasi trattenendo il respiro, poi quell'atmosfera di angoscia e aspettativa si ruppe, e la compagnia prese a salire con circospezione verso le sale della festa, dalle quali proveniva già qualche accordo di musica.
François prese Claire per un braccio prima di doversi dividere: con la coda dell'occhio vide James poggiare un bacio fugace sulle labbra di Amélie e Jean Martin e Renard sorvegliare il corridoio in penombra. Gli venne in mente il suo ultimo incontro con Madie e la sua espressione si oscurò.
-Claire, ascoltami.- mormorò stringendosela al petto come se fosse il suo bene più prezioso. Aveva paura, paura di non poterla avere più così vicina e captare il suo profumo mentre le accarezzava i capelli; sentì lo stesso terrore irrigidire il corpo della ragazza.
-Comunque abbia fine questa serata, nel bene e nel male, devi promettermi due cose. La prima, che starai attenta e sempre in guardia fino a quando non tornerai dal Cardinale. E la seconda...-
Vide le iridi blu di Claire dilatarsi:
-No...- mormorò lei, inorridita, ma lui non la lasciò allontanarsi, proseguendo imperterrito:
-La seconda è che se io dovessi morire stanotte, tu andrai avanti. Ti amo, Claire Gaillard o Claire du Richelieu, ti amo qualsiasi cognome tu abbia, ti amo come non ho mai amato nessuna... Non posso perire sapendoti sola ed infelice per il resto della tua vita...-
-François... Non posso...-
-Prometti!-
-Marchand! Presto! Dobbiamo sbrigarci!- esclamò James a mezza voce, nervoso.
-Promettilo, Claire.- sussurrò il moschettiere. Quando la ragazza annuì, tentando di ricacciare indietro le lacrime, la baciò con tenerezza, accarezzandole le spalle lasciate scoperte dal vestito, poi si affrettò a seguire gli altri oltre una porta scura che li avrebbe portati nella sala dei ricevimenti dove sostavano il Re e il Cardinale.
Amélie scosse la ladra per un braccio:
-Forza, Claire: noi dobbiamo andare da questa parte!-
Risvegliatosi dal momentaneo torpore e dopo aver lanciato un'ultima, fugace occhiata al punto in cui François era stato inghiottito dalla penombra, la ragazza seguì l'amica nel mezzo della festa.
 
Mancava poco alla mezzanotte e François, sporgendosi oltre la tenda dove sostavano lui e gli altri tre compagni, sbuffò infastidito: non avevano notato nessun movimento sospetto, o qualche nobile implicato nella congiura.
"Ogni istante che passa potrebbero scoprirci..." pensò con una punta di inquietudine. In quel caso sarebbe stato per loro molto difficile spiegare la situazione... E il moschettiere non era sicuro che Richelieu sarebbe riuscito a salvare il collo a tutti. Automaticamente guardò Jean Martin, che con occhi rapaci scandagliava il salone pieno di gente: nonostante fosse in un ambiente estraneo, non sembrava affatto a disagio e François lo ammirò per questo. Stimava particolarmente il brigante, ma da quando Claire aveva reso nota la sua posizione, Mouchoir Rouge era più restio a conversare con lui e il moschettiere non lo biasimava certo per questo. A parti inverse, se la ragazza non avesse scelto lui, sarebbe probabilmente caduto nello stesso cupo mutismo.
James si stiracchiò, impaziente:
-Vedete qualcosa?- borbottò annoiato. François stava per rispondere negativamente, quando qualcosa attirò la sua attenzione: nella sala era appena entrato il Duca di Buckingham.
George de Villiers si aggirava in mezzo ai nobili francesi con un sorriso scaltro sul volto, ravvivandosi di tanto in tanto la lunga chioma bionda o il folto pizzetto. Procedeva sicuro nonostante le occhiate di astio non fossero poche: era un autentico arrampicatore sociale, che aveva saputo guadagnarsi i favori e l'assoluta fiducia del re Giacomo, nonostante le sue azioni spesso spregiudicate e disastrose per l'Inghilterra.
François e James si scambiarono un'occhiata d'intesa, mentre il Duca si avvicinava a porgere i suoi omaggi al Re e al Cardinale, prima di allontanarsi velocemente, probabilmente per andare a salutare la Regina e garantirsi un alibi.
-Tenetevi pronti.- mormorò François, poggiando una mano sull'elsa della spada.
Pochi istanti dopo una figura vestita di nero, che fino a poco prima era indistinguibile nelle ombre delle colonne, si espose alla luce delle lanterne; contemporaneamente, Richelieu fu avvicinato da una delle sue guardie.
Gli occhi nocciola di Mouchoir Rouge individuarono subito i due sicari e il brigante uscì di scatto dal nascondiglio per intercettare il mercenario in nero. James e Renard lo seguirono, mentre François corse verso il Cardinale:
-Eccellenza, state attento! E' un traditore!- urlò, mentre la guardia in divisa estraeva un pugnale da sotto la casacca. Ma il suo tentativo di raggiungere Richelieu fu interrotto dalle spade del Conte LaMarche, del Conte di Blois e di un altro marchese. Il moschettiere tentò di disimpegnarsi dai tre avversari, ma la situazione peggiorava vistosamente in ogni istante: i nobili fedeli al Re e al Cardinale tentavano di ripararli dai congiurati, che sembravano spuntare da ogni angolo della sala. James, mentre si avvicinava a Marchand per concedergli un attimo di respiro dal duello, ne contò circa una ventina. All'improvviso i due si trovarono davanti una nuova lama:
-Voi!- sibilò lo scozzese, incrociando lo sguardo freddo e beffardo del Capitano Schmitt.
 
-Cos'è questo clamore?- strepitò una dama, allontanando la maschera dal viso. La stanza era gremita di donne, seguite da paggi e dame di compagnia; in fondo, la Regina Anna stava amabilmente conversando con il Duca di Buckingham ed entrambi si voltarono al rumore di spade e di grida che proveniva dall'altro lato del palazzo.
"E' il momento!" pensò Claire e con un gesto veloce strappò letteralmente di mano la maschera dal volto di Amélie, che le lanciò un'occhiata preoccupata.
La ragazza sapeva perfettamente cosa stava pensando l'amica: era in pena per il fratello e il promesso sposo.
Ma la preoccupazione durò giusto qualche istante: la Regina fu la prima a riprendersi dalla sorpresa e a chiedere, con voce imperiosa:
-Mademoiselle Amélie Marchand, presumo. Vi credevamo tutti scomparsa.-
Mentre Amélie rispondeva con voce tremante e grande presenza di spirito allo stupore dell'intera sala, Claire fu l'unica a notare la Contessa di Clairmont che si dileguava nei corridoi. Senza esitazione, la seguì. 


Angolo Autrice: 
Ho un unico appunto da fare a questo capitolo: normalmente cerco di rispettare il più possibile la realtà storica, ma qui l'ho leggermente stravolta per esigenze di trama. Il Duca di Buckingham, la cui breve descrizione è veritiera, fu ucciso da un fanatico nel 1628, quindi tre anni prima della congiura del Giglio Scarlatto. Ma era un antagonista troppo bello per lasciarselo scappare :D
A presto
 
Crilu  




 

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Capitolo 27
*** Capitolo XXVI ***




Balthazar Faure non riusciva a capire cosa fosse successo con esattezza. Un attimo prima stava per coronare il suo sogno di gloria e quello dopo era a terra, agonizzante, con un pugnale piantato nel costato. Si girò, furioso, verso l'uomo che si era frapposto tra lui e il cardinale: un giovane con i capelli scarmigliati, un fazzoletto rosso attorno al collo e gli abiti di un pezzente.
"Eccola, la mia fine ingloriosa…" pensò, con le lacrime agli occhi, mentre, dimenticato anche dai congiurati e dai nobili che si davano battaglia nella piccola sala, si trascinava fino ad una parete e si tirava in piedi. Il sangue scorreva copioso dalla ferita, imbrattandogli i vestiti. Con una punta di rimpianto, si domandò perché avesse deciso di sprecare una stoffa così buona per un'impresa così rischiosa.
"Perché eri convinto di riuscire. E invece hai fallito. Fallisci sempre!"
I suoi occhi già appannati si mossero lungo la sala, fino ad inchiodarsi sulla schiena del capitano Schmitt: aveva incrociato la spada con due strenui difensori del Re, il quale con una calma glaciale perfettamente adatta al suo ruolo aveva sguainato l'arma di rappresentanza che portava al fianco e si era posto accanto ai suoi uomini. Una mossa che Faure non avrebbe mai immaginato possibile.
Schmitt, nel frattempo, era riuscito a colpire uno dei suoi avversari al braccio, facendolo saltare all'indietro con una colorita imprecazione. L'altro, uno sconosciuto moro a cui mancavano le dita di una mano, si era scagliato contro di lui con accanimento ancora maggiore, segno di un odio implacabile e feroce. Il suo assassino – perché Balthazar era certo di stare per morire – cercò di caricarlo da un fianco, con una mossa rozza ed avventata che poteva anche funzionare; invece Schmitt scartò di lato e gli infilò un coltello alla base del collo, poco più in alto del cuore. Il ragazzo cadde a terra ed il suo sangue ed il fazzoletto rosso divennero un'unica macchia indistinta ai suoi occhi. Adesso i due uomini sembravano belve e nonostante ci fossero ancora altri congiurati con le spade in mano, quei due sembravano interessati solo ad infilzare Schmitt con tutta la forza e la rabbia di cui erano capaci.
"Sembra una questione personale…" si disse Faure, mentre, con una mano premuta sul fianco, barcollava nel mezzo della sala. "Ma anche la mia lo è."
Aveva subito numerose umiliazioni nella sua vita, alcune anche più gravi del disprezzo che il capitano aveva dimostrato nei suoi confronti. Ma adesso lui era lì e gli dava le spalle: non avrebbe mai più potuto vendicare i torti ricevuti, ma poteva portare quell'odioso tedesco con sé nella tomba. Con un ultimo sprazzo di vitalità, l'uomo si buttò a peso morto su Schmitt, facendolo incespicare, sorpreso. Cadde a terra con lui, ma quando tentò di rialzarsi Faure ebbe la forza di piantargli il pugnale nella gola, non riuscendo però a spingere a fondo, perché la vita lo stava definitivamente abbandonando. Morì sorridendo, gustandosi l'espressione sorpresa ed inquieta di Schmitt mentre si portava le mani al collo e uno dei due uomini calava la spada sul suo petto.
 
-Fermatevi!-
Claire non aveva gridato, ma la Contessa Lefevre si era comunque arrestata. Il corridoio era in penombra, l'unica luce proveniva dalle finestre che davano sul giardino del palazzo reale, ma la ragazza poteva notare il turbamento che sconvolgeva l'armonia perfetta di quei lineamenti.
"Il volto di cui François era innamorato…"
Madie si voltò verso di lei, mantenendosi a qualche passo di distanza e studiandola senza pudore.
-Chi sei tu?- chiese infine, arricciando le labbra. Claire sogghignò, drizzando la testa e sfiorando la manica sotto la quale era nascosto il pugnale donatole da suo padre.
"Sono pronta a tutto" si ripeté.
-Sono molte cose, Contessa. Sono stata un'orfana, una ladra, una fuggitiva. Ora come ora, però, sono solo la promessa sposa di François Marchand!-
Non seppe come quelle parole gli fossero sfuggite dalle labbra: François aveva detto di volerla sposare, cero, ma non c'era stata nessuna promessa a suggellare quel desiderio!
L'altra donna sussultò e spalancò gli occhi, prima di scoppiare a ridere. Batte le mani con un gesto affettato e rabbioso:
-Oh, ma bravi! Bravi davvero! Avete scoperto il mio gioco, nevvero? Sapevo che era meglio lasciare Marchand fuori da questa storia… Ma non mi hanno ascoltato!-
-Chi non vi ha ascoltato?-
Madie ricambiò il suo sguardo ostile.
-E' finita, per voi. Il Cardinale è a conoscenza del vostro tradimento e di quello dei vostri complici… Vi conviene confessare chi è la mente dietro questo intrigo malato!-
La Contessa sembrò perdere d'un tratto tutta la sua forza:
-La mente? Ce ne sono molte. La Francia è al sicuro finché Richelieu è al potere, ma dopo la sua morte tutto ciò che quel vecchio ha costruito crollerà e trascinerà la Corona con sé! Trascinerà noi con sé! O credete che la stabilità della Corona possa essere garantita da un bambino di poche settimane*?-
-Non mi interessa sapere i vostri motivi, Madie. Voglio sapere chi c'è dietro!-
La donna piegò le labbra in un sorriso malinconico:
-Non devo niente a voi, nessuna spiegazione! Quando le guardie del Cardinale mi cercheranno, sarò nella mia dimora!-
Claire stava per ribattere, ma un clamore alle sue spalle la fece voltare. Il suo cuore sussultò di gioia: François le corse incontro, stringendosela al petto e quasi soffocandola nella stretta delle sue braccia.
-François! Ma tu sei ferito!- strillò la ragazza, sentendo sotto le dita la consistenza vischiosa del sangue.
-E' un graffio, mi è andata bene. Jean Martin, invece…-
-Cosa gli è successo? E' ferito anche lui?-
-E' morto, Claire.-
François vide la sorpresa, il dolore ed il rimpianto attraversare gli occhi blu di Claire e si sentì stringere il petto in una morsa: aveva assistito lui Mouchoir Rouge nei suoi ultimi istanti, mentre James affondava con soddisfazione la spada nel petto di Schmitt. Tra i gorgoglii emessi dalla sua gola squarciata, il bandito gli aveva sussurrato di prendersi cura di Claire; il giovane Marchand aveva chinato la testa, giurando di mantenere la promessa.
Claire si sforzò per non lasciarsi sfuggire neanche una lacrima mentre si voltava nuovamente verso la Contessa, ma sussultò a bocca aperta: il corridoio era buio e deserto. La ragazza avvertì la presa amorevole e rassicurante di François sulle spalle:
-Andiamo a casa, amore mio…-
 
-La Contessa Lefevre è morta.-
François voltò stancamente il capo verso Richelieu che sostava sulla soglia del terrazzo.
Il ragazzo non sapeva perché si fosse rintanato lì, abbandonandosi ad una meditazione inquieta, quando aveva molte cose da fare… Sincerarsi dello stato d'animo di Claire, tanto per dirne una.
Invece, dopo aver aiutato Renard a predisporre la veglia sul corpo di Jean Martin, aveva vagato come un ubriaco per i corridoi di un palazzo che non conosceva, attirandosi le occhiate perplesse e curiose dei servi. Infine aveva trovato quel piccolo balcone che si affacciava sul retro del palazzo e si era accomodato sul parapetto in pietra. Non sapeva neanche quanto tempo fosse passato da quando avevano lasciato in segreto la reggia, nella quale la festa stava ancora continuando sebbene fosse quasi l'alba.
Il Cardinale ed il Re avevano ordinato agli uomini presenti nella sala di non fare parola di quanto accaduto e i congiurati erano stati imprigionati senza troppi clamori. Alla fine, sul pavimento erano rimasti solo tre cadaveri: Mouchoir Rouge, il capitano Schmitt e un sicario sconosciuto.
-Come avete fatto a trovarmi?-
Richelieu abbozzò un sorriso astuto ed allargò le braccia, facendo frusciare la tonaca rossa.
-Sono il Cardinale Richelieu, monsieur Marchand! Non sarei all'altezza della mia fama se non fossi a conoscenza di ciò che accade in casa mia!-
Il giovane annuì e si alzò in piedi lentamente, grugnendo per il fastidio delle membra intorpidite.
-Credevo che il Re volesse mantenere segreta la storia della congiura, per evitare problemi con la guerra e tutto il resto. Allora perché l'avete fatta uccidere?-
-Non è andata così. Era già morta quando i miei uomini sono arrivati là: si era tolta la vita con un veleno…-
-Quindi non sapremo mai chi c'era dietro questa congiura?-
Il Cardinale gli face compagnia mentre si recava da Claire, meditando sulla risposta.
-Il Duca di Buckingham ha preso il largo poche ore fa, adducendo come motivo una convocazione urgente da parte di Sua Maestà il Re Carlo… Ma dubito che ci fosse l'Inghilterra dietro a questo intrigo!- ammise infine, fermandolo prima di bussare alle stanze riservate alla figlia.
-Cosa ve lo fa supporre?-
Qualcosa brillò nella mano del prelato e con stupore Marchand riconobbe l'anello che era stato la causa di tutte le sue disavventure.
-Il giglio è il simbolo della casata di Francia, monsieur Marchand. E chiunque volesse vederlo macchiato di sangue è anch'egli francese. Ora, potrei fare congetture e puntare il dito verso Gaston d'Orleans o addirittura contro la Regina Madre… Ma in fondo, non ha più tutta questa importanza.-
-Voi dite?- ringhiò François, con sguardo cupo. -Sono stato bollato come un fuorilegge, depredato dei miei beni, mia sorella è stata rapita e abbiamo rischiato tutti più volte la morte a causa di questa dannata congiura. Nella vostra cappella c'è il corpo di un uomo che ha dato la vita per voi e per la Corona: credo che questo sia molto importante!-
-Non fraintendetemi!- sbottò Richelieu di rimando -La Francia vi è riconoscente e il Re ha già provveduto a reintegrarvi nel vostro ruolo. Ho anche… Insistito personalmente affinché vi fosse concesso di ritirarvi nelle vostre proprietà, lontano da Parigi. Credo che sia più sicuro per mia figlia.-
-E Amélie? Monsieur MacMallon?-
Richelieu sorrise:
-Non c'è stata nessuna congiura, ricordate? Monsieur MacMallon non è accusato di nulla!-
-Sta bene, allora!- mormorò François, ammorbidendo lo sguardo nell'incontrare gli occhi rossi e stanchi di Claire, apparsa in quel momento sulla soglia.
-Ci dimenticheremo di questa storia. Il Giglio Scarlatto non sarà mai esistito…-
 
Angolo Autrice:
Con l'estate, miracolosamente, ho trovato il tempo e la voglia di riprendere in mano questa storia. Forse scriverò un epilogo o forse questo sarà l'ultimo capitolo, boh! Spero comunque che vi piaccia :)
 
Crilu 

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Capitolo 28
*** Epilogo ***




Parigi, 1640
 
Il Cardinale Richelieu piegò il capo di lato, studiando con attenzione il suo protetto.
Mazzarino poteva essere la copia di lui con qualche anno di meno, sebbene avesse un fisico più snello e fosse decisamente più basso.
Quello che però interessava davvero a Sua Eccellenza era la mente sveglia ed arguta del giovane religioso, della quale si era avvalso più volte nel corso dell'ultimo anno. Quando padre Giuseppe era spirato, diversi mesi prima, Richelieu era rimasto spiazzato e qualcosa, in lui, si era definitivamente rotto: aveva improvvisamente compreso che i tempi stavano cambiando e che lui non sarebbe rimasto ancora a lungo a vegliare sui reali di Francia. Per questo aveva voluto accanto a sé Mazzarino, ecclesiastico dalle nobili origini – come lui – dotato di una buona dose di ambizione – come lui – e di un fiuto eccellente in fatto di intrighi ed equilibri di Corte – esattamente come lui.
La differenza più evidente tra i due era però la sfacciata curiosità tutta italiana che il più giovane non si premurava mai di nascondere: amava essere informato su tutto, anche sui dettagli più insignificanti.
E proprio per uno di quei dettagli apparentemente di poco conto ora Mazzarino era in piedi nello studio del Cardinale e lo fissava con uno sguardo attento ed intelligente.
-Quindi…- mormorò Richelieu, con una voce roca e sommessa.
"Da vecchio!" pensò, con un certo disappunto ma anche con rassegnazione.
-Volete davvero sapere perché una parte delle mie finanze viaggia spesso verso un piccolo feudo nella parte sud-occidentale del Paese?-
-Sì!- confermò Mazzarino -Sembra uno stipendio, ma so per certo che non avete alcun possedimento in quelle terre, che appartengono ad un nobile di poco conto, un certo Marchand. Da quando mi avete fatto onore del compito di aiutarvi nell'amministrazione dei vostri beni, questa è l'unica voce che non sono mai riuscito a spiegarmi. Ed indagando su questo Monsieur Marchand ho scoperto una faccenda poco chiara che risale a dieci anni fa…-
-Nove!- precisò Richelieu con benevolenza -E' stato nove anni fa.-
Mazzarino inarcò la fronte:
-Sì, probabilmente avete ragione. Ma ciò che non capisco è cosa sia successo in Francia nove anni fa! Al di fuori dei vostri confini nessuno si era accorto di nulla, ma il Re ha esiliato nobili, sostituendoli con altri di lignaggio inferiore o addirittura assegnando nuovi titoli nobiliari! E così uno dei vicini di Monsieur Marchand è risultato essere uno scozzese! Credo che ora abbia modificato il suo cognome, ma rimane comunque uno scozzese! Intendo… -
Richelieu alzò una mano per interrompere l'accorata ed incredula invettiva del suo pupillo:
-E in nome di quale autorità mi chiedete di rivangare questi fatti solo per soddisfare una vostra curiosità personale?-
-Nel nome dell'autorità che mi ha fatto diventare vostro protetto e probabile successore!-
Mazzarino serrò le labbra, conscio di aver osato troppo. Ma al contrario di quanto temeva, il Cardinale non sembrò adirarsi per l'esplicito riferimento alla sua morte ormai vicina. Anzi, sogghignò con fare astuto, come era solito fare:
-Avete molto coraggio, devo ammetterlo. Badate a non diventare imprudente, però: questa Corte non ve lo perdonerebbe mai.
Voi volete sapere di qualcosa che tutti hanno giurato di mantenere nascosto, Mazzarino. Un segreto che già in diversi hanno portato nella tomba; come avete fatto notare poc'anzi, io sarò uno dei prossimi. Monsieur Marchand e Monsieur MacMallon, invece, saranno tra gli ultimi… Se Dio vuole. Ma non divaghiamo! Potrò rispondervi solo in parte, quindi, perché vi era coinvolto il Re in persona in questa faccenda. Partiamo dalla vostra domanda: i pagamenti a Monsieur Marchand non sono nulla di illegale o di poco chiaro. La discrezione è dovuta al fatto che il denaro non è per lui, ma per sua moglie.-
-Sua moglie?- ripeté Mazzarino, arrossendo un poco. Non era inusuale che anche gli esponenti della Chiesa mantenessero le loro amanti, vecchie e nuove, sposate o nubili, ma il Cardinale Richelieu gli era sempre sembrato un uomo il cui unico vero amore era la Corona di Francia.
-Sì, Madame Marchand è mia figlia.-
-Vostra figlia!-
-Esatto, monsieur, siete forse sordo? Una figlia concepita quando ero ancora solo un ragazzo e di cui non sapevo l'esistenza fino ai fatti di cui stiamo parlando.-
-Ma...- iniziò cautamente il giovane, dopo qualche istante di riflessione -Sebbene illegittima, vostra figlia avrebbe potuto aspirare a qualcosa di più di un signorotto di campagna, così lontano da Parigi e da voi!-
Richelieu sorrise, fissando un punto lontano nel tempo e nello spazio:
-Credetemi, ci sono pochi uomini in Francia che possono competere, per valore ed onore, con François Marchand… Questo vale anche per l'ardito scozzese suo amico. No, sono stato contento di aver ceduto a lui la mano di Claire. E forse è un bene che non siano stati coinvolti nella vita di questa città: non era adatta a nessuno dei due ed il nostro segreto legame deve rimanere tale. La mia vicinanza le avrebbe causato più dispiaceri che gioie, temo.-
-Devo quindi presumere che questi gentiluomini abbiano svolto un compito di grande prestigio per Sua Maestà, undici anni fa. Un servizio tale da garantirgli onori e terre, sebbene voi siate riuscito a far avvenire la cosa nel modo più silenzioso e discreto possibile.-
-Esattamente. E' questa la grandezza della Francia, monsieur: anche nei momenti più bui trova la forza di reagire a testa alta. Così facemmo in modo che i nostri dissidi interni non arrivassero alle orecchie di nessuno, e continuammo questa guerra di cui, ora lo so, non vedrò il termine.-
-E tutti quegli aristocratici allontanati dalla Corte?-
-Ah, questa è una domanda perniciosa e un po' troppo indiscreta! Vi basti sapere che i nobili di Francia sono orgogliosi, testardi ed inclini all'insubordinazione. I tempi stanno cambiando, Mazzarino, cambiano in continuazione. Quando arrivai a Corte stava terminando l'era dei cavalieri e dell'ideale cortese: ho fatto anche in tempo a vedere qualche duello degno di questo nome, totalmente diverso dalle risse che oggi trasformano le piazze in mattatoi! Il mio è stato il tempo dello sfarzo e di estenuanti sotterfugi, portati avanti per mesi ed anche per anni fino al raggiungimento del fine supremo, il bene della Francia… La vostra epoca sarà qualcosa di diverso. Bisogna rinnovare questa Corona già stanca di sedere sul Trono…-
Richelieu smorzò il tono in un borbottio incomprensibile e Mazzarino restò in silenzio per un po', come se intravedesse nelle parole del Cardinale una profezia degli avvenimenti futuri.
Poi si riscosse nel notare i raggi del sole morente che inondavano di una calda luce autunnale la stanza.
-E' tardi!- esclamò, sorpreso -E' ora che io mi ritiri, Cardinale. Solo, vi prego, un'ultima domanda!-
-Intuisco che se non vi risponderò io, non vi darete pace finché non troverete la soluzione da solo… E questo non mi causerebbe altro che grattacapi!- sospirò Richelieu, vagamente infastidito -Avanti, parlate!-
-Perché nel vostro cortile c'è la tomba di un tale Jean Martin? Ho controllato, non ha mai prestato servizio verso la vostra casata e la sua lapide risale al 1631… Davvero non comprendo come mai abbiate voluto seppellirlo lì, vicino al vostro giardino!-
Il Cardinale si irrigidì e Mazzarino, per un momento, pensò di intravedere un luccichio sospetto nei suoi occhi:
"Impossibile! Il Cardinale Richelieu non piange!"
-Jean Martin, amico mio, non è stato un uomo del mio tempo. Per certi versi non lo erano neanche Marchand e MacMallon, ma loro alla fine si sono piegati a questa crudele realtà. Martin, invece… Lui era come un cavaliere d'altri tempi!  E forse è stato questo, più che la lama di un assassino a pagamento, ad ucciderlo davvero.-
 
 
Angolo Autrice:
Più che un epilogo questo è la consegna di un testimone, da Richelieu a Mazzarino che, come aveva previsto l'astuto Cardinale, sarà il padrino di un re totalmente diverso da Luigi XIII…
Mettere il punto finale a questa storia mi sembra incredibile, perché ha avuto una gestazione davvero complicata, lunga  e faticosa con picchi di ispirazione seguiti da mesi di assoluto vuoto… Però mi ha insegnato la lezione più importante sull'utilizzo di efp: mai postare un storia se non si ha almeno una vaga idea di come andrà a finire!
Spero comunque che questo racconto, con i suoi alti e bassi, vi sia piaciuto!
 
  Crilu 

 

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