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di Life_fan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Miami, oggi.


Ally e Dinah capitarono in città lo stesso giorno. Entrambe avevano comprato dei fiori, Ally aveva comprato dei gigli bianchi e Dinah delle rose rosa. Quando si incontrarono all'entrata, il loro sguardo sorpreso fu seguito subito da un sorriso.

"Hey. Non pensavo di incontrarti quì" disse Ally.

"Già, è assurdo vero?" rispose Dinah. "Sei quì per..."


"Si" Ally la interruppe prima che riuscisse a dire altro. Camminarono l'una affianco all'altra lungo il sentiero di pietra, passando una fontana, prima di continuare a parlare.

"Cosa ti porta quì a Miami?" chiese Ally.

"Oh, lo sai... è..." Dinah si spense.

"L'anniversario" l'altra ragazza finì. Dinah sorrise tristemente, cercando di non scoppiare in lacrime.

"Sono passati, quanti? Cinque anni?"

"Si. Cinque anni" rispose Ally. "Come sta andando Jake?"

"Jake sta prendendo il master. Ha un compito importante da consegnare, altrimenti sarebbe venuto" affermò Dinah. "Abbiamo finalmente trovato un appartamento, dopo che ha ricevuto la borsa di studio per l'insegnamento" Ally sorrise al pensiero.

"Non avrei mai pensato che Jake riuscisse a passare il college"

"E' davvero appassionato sull'educazione. Credo voglia seguire i passi di Miss Lovato" spiegò Dinah.

"E tu stai ancora lavorando sul quell'album?"

"Mi sto prendendo una pausa, per adesso almeno. Ma sto cercando di finirlo entro la fine dell'anno" Dinah rivolse un sorriso speranzoso ad Ally.

"Spero che ci riuscirai. Eri la più appassionata tra tutte noi" Ally le toccò gentilmente la spalla e l'altra apprezzò il calore delle dita della più grande. Era un freddo giorno, niente di sorprendente visto che era Novembre, ma era quel giorno in particolare che lo rendeva ancora più freddo.

"Troy?"

"Oh, lo sai, viaggia per il mondo. L'ultima volta che l'ho sentito era da qualche parte nel Tenesee. Manda delle cartoline ogni tanto e io lo chiamo alcuni pomeriggi se non è occupato"

"Sembra che gli stia andando bene" disse Dinah. "Voglio dire, è sempre stato il suo sogno..." Ally si fermò all'improvviso, facendo inciampare Dinah. "Ally?" la ragazza più piccola era diventata pallida e aveva spalancato la bocca. Dinah non l'aveva mai vista così spaventata e sorpresa prima. Seguì il suo sguardo e quasi le caddero i fiori dalle mani quando vide quello che stava guardando Ally.

"Oh mio Dio" la ragazza più grande sussurrò. "Non può essere..."

Una donna a cento passi da loro, con la schiena rivolta verso le due ragazze. I capelli lunghi quasi fino alla vita, teneva un bouquet di margherite gialle tra le braccia, cullandolo quasi come fosse un bambino. Si inginocchiò e lasciò i fiori sull'erba difronte alla lapide. Appoggiò la fronte sulla lapide, tenedosi con una mano. Ally la sentì sussurrare qualcosa.

"Mi sei mancata..." disse la donna.

"Ally..." Dinah le afferrò il braccio. "Ally... quella è..."

"Sta zitta... lo so" sibilò Ally. Ricordò una conversazione avuta con Troy due giorni prima.

Erano le tre del mattino quando Troy la chiamò. Guardò il suo telefono arrabbiata.

"Che c'è?" chiese, portando il telefono all'orecchio.

"Ally. L'ho vista" disse lui.

"Lei?" chiese Ally.

"Al, l'ho vista. Lei è quì. Ci ho parlato per tre secondi. Tesoro, è viva e sta bene" Ally improvvisamente si sentiva più sveglia.

"Davvero? Non la vediamo o sentiamo da anni" affermò Ally.

"Penso che stia tornando a Miami. Ha agito come se non sapesse neanche chi sono. Ha solo detto 'non so di chi stai parlando' e se ne è andata. Ma so che era lei. Non è cambiata da... da quel giorno" Ally sentì il sangue gelarsi. Le parole di Troy la attraversarono sillaba per sillaba.

"Sei sicuro?" chiese.

"L'ho sentita parlare con il barista chiedendo quanto ci avrebbe messo da quì per arrivare a Miami"

"Oh mio Dio"

"Al, devi prendere un volo per Miami ora. Se sta per tornare, questa potrebbe essere la nostra unica chance" Ally accese il computer e prenotò il primo volo che trovò, ignorando il fatto che costò una fortuna. Ma i soldi erano l'ultima cosa a cui stava pensando. Un milione di pensieri le passavano per la testa.

Non l'abbiamo vista da quando è scappata.

Cosa diavolo ha fatto? Sa che eravamo preoccupatissimi per lei?

Perché sta tornando a Miami dopo tutto questo tempo?

Devo chiamare le altre? Oh Dio... Non so nemmeno cosa le dirò

E poi Ally realizzò cosa l'aveva portata a Miami e fece cadere il telefono. Troy dall'altra parte continuava a dire 'pronto', ma Ally attaccò. Lasciò la testa cadere tra le mani e pianse mentre il sito le registrava il volo.

L'impossibile stava succedendo in quel momento. la stessa ragazza che era sparita anni prima, era inginocchiata davanti alla lapide. Ally fece alcuni passi verso di lei. Non sicura di cosa dire e preoccupata che qualsiasi cosa l'avrebbe fatta scappare di nuovo.

"Dobbiamo pensarci. Oh Dio. Oh Dio" Dinah sussurò.

"Non è il momento di dare di matto, Hansen" Ally la riprese.

"Voi due siete silenziose come una locomotiva" la donna ridacchiò, alzandosi. "Pensavate che non riuscissi a sentirvi?" si girò. Ally trattenne il respiro e piantò i piedi a terra, pronta a fermare la donna in caso avesse provato a scappare. La donna davanti a loro lo notò.

"Rilassati" disse, alzando le mani. "Non vado da nessuna parte. Scommetto che Troy ti ha detto del nostro piccolo incontro?"

"Dove sei stata tutti questi anni?" chiese Dinah. La donna scollò le spalle.

"Fisicamente? Ovunque. Mentalmente? Con lei" puntò il pollice versò la lapide. "E ancora lo sono" aggiunse tristemente. Dinah combattè l'istinto di abbracciarla. Ally invece le si avvicinò, poggiando i fiori vicino alle margherite gialle e dando uno schiaffo alla donna. La sua mano fredda lasciò subito un segno rosso sulla sua guancia.

"Non agire come se non fosse successo niente" urlò Ally.

"Ally!" esclamò Dinah. La donna sogghignò.

"E?"

"Ci hai lasciate da quattro anni e nove mesi, essattamente tre mesi dopo che è successo. Ci hai lasciate tutte, preoccupatissime su dove fossi, cosa stessi facendo e se fossi... " Ally si spense.

"Morta?" finì la donna. "Come ho detto, mentalmente, sono con lei"

"Non dirlo" Ally assottigliò gli occhi. "L'abbiamo persa tutti, okay?"

"Non nello stesso modo!" la donna urlò, poi come sorpresa dalla sua stessa rabbia, portò le mani alla bocca e si girò. " Voi non... non l'amavate come l'amavo io"

"Mi dispiace..." Ally le toccò la spalla.

"Andate... andate via. Lasciate i fiori e andatevene"

"No. Vogliamo parlarti. Non voglio che tu sparisca di nuovo senza dirci niente. Siamo tue amiche e preferirei andare all'inferno che lasciartelo fare ancora" Ally affermò.

"Per favore, parliamo. Ce lo devi. Andiamo a prenderci un caffè... e dopo... puoi fare quello che vuoi" Dinah la supplicò. Ally si voltò verso di lei. Non si sarebbe accontentata di questo, ma l'altra ragazza la guardò come per dire, "Andiamoci piano..."

"Bene. Solo un caffè" rispose la donna. "Ma datemi un minuto, okay?" Ally la guardò scettica. "Prometto che non scappo. Se siete preoccupate, la mia macchina è quì fuori, quella blu, okay? Non scapperò" Ally annuì e si girò. Dinah lasciò i fiori vicino agli altri. Sorrise tristemente all'altra donna e la abbracciò, non riuscendo più a trattenersi. Per sua sorpresa, la donna non la spinse via. Ally e Dinah tornarono fino all'entrata. Appena sparirono dalla sua vista, la donna si girò. Nascose la mani nelle tasche e si inginocchiò di nuovo.

"Hey." sussurò, tracciando le lettere sulla lapide. "Mi dispiace se è molto che non vengo. Sono io, Camz. Sono Lauren"



____________________________

Allora sera a tutti! Inizierei dicendo che so che ho già due fanfiction in corso e sono sempre più lenta ad aggiornarle, ma non ho resistito, sono mesi che voglio tradurre questa fanfiction. E' una della migliori che abbia mai letto, e vi avviso che non l'ho neanche finita perchè quando ho cominciato a leggerla, ho letto dal primo al tredicesimo capitolo, tra le due e le sei del mattino e ho passato tutta la notte ha piangere! Non ho mai piainto così in vita mia! E' una delle storie più belle e tristi che ho mai letto, anche se non l'ho ancora finita, ma non ci riesco, sono sicura che passerei un'altra notte in bianco a piangere e il giorno dopo sarei da buttare.

Dopo questa premessa spero che il primo capitolo vi abbia incuriosito. Cercherò di mettere il prossimo il prima possibile, ma non prometto nulla. :)

Alla prossima.
-A.

 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2

Miami, oggi II.

Miami, cinque anni prima.

"WHOO! TOGLITELA!" urlò Troy ad Ally che si stava togliendo la maglietta bagnata di birra. Ally guardò arrabiata il ragazzo, la causa del suo stato.

"Troy, sta zitto" sibilò. Cece le appoggiò la sua giacca sulle spalle.

"Andiamo, ti trovo qualcosa da metterti" disse, guidandola verso la sua stanza. Troy alzò le spalle, bevendo il resto del suo bicchiere, guardandosi poi intorno.

"Chi vuole giocare al gioco della bottiglia?" chiese, prendendo la bottiglia vuota di birra più vicina. Dinah scosse la testa.

"Troy guardati intorno. Chi è single? E chi vorrebbe baciarti?" disse. Troy analizzò la stanza. Normani e Arin si stavano baciando della parte opposta della sala. Dinah e Jake si tenevano per mano, mentre Jake fissava sospettoso Troy. Se ci avesse provato con Jennel, lei avrebbe attaccato la sua testa al muro come oggetto decorativo. Rimanevano Wesley e Drew, e con nessuno dei due Troy voleva fare qualcosa.

"Aspettate, dove sono Lauren e Camila?" chiese.

"Probabilmente a pomiciare da qualche parte" gli rispose Jennel. Tutti i ragazzi nella stanza si ammutolirono, sentendosi improvvisamente imbarazzati.

"Comunque non penso vorrebbero baciare qualcun'altro in questa stanza" Dinah disse velocemente, cercando di riportare l'attenzione all'argomento precendente.

"Hey, io ho baciato entrambe!" si difese Troy. "Magari vogliono fare una cosa a tre"

"Quanto sei stupido?" lo ammonì Jennel. "E' ovvio che sono innamorate"

"Jennel ha ragione" intervenne Cece, scendendo le scale. "Inoltre, da quando sono tornate dalla California, Lauren non toglie mai un determinato accessorio" sorrise timidamete, prima di indicare il suo anulare.

"Woah... aspetta..." disse Jake alzando le mani. "Non intendi..."

"Uh.. " Jennel alzò gli occhi al cielo. "Dinah, davvero, devi fargli controllare il cervello. Penso che il casco non aiuti molto"

"Sei seria? Pensavo fosse solo una cosa così o qualcosa del genere" disse Troy incredulo.

"Giusto. E' un caso che abbiamo due anelli uguali e che il coach Spears ha pensato di cacciarle quando hanno fatto coming out come coppia" disse Cece sarcastica.

"Si sono fidanzate?" disse Wesley con voce stranamente acuta.

"Se quegli anelli, sono cosa pensiamo" Cece annuì. Come se avessero sentito che stavano parlando di loro, Lauren e Camila entrarono nella stanza, ridacchiando. I capelli di Lauren erano arruffati e il trucco sbafato. Camila le continuava a cadere addosso, baciandole la guancia ogni pochi secondi.

"Dove siete state voi due?" chiese Cece con un sorriso.

"Non sono affari tuoi" le rispose Lauren. Cece alzò un sopracciglio consapevole.

"Bel... succhiotto, Lauren" commentò. Lauren portò una mano sul collo dove era visibile il segno rosso.

"Dannazione Camila" mormorò, avvicinadosi alla ragazza più piccola. Tutti nella stanza erano concentrati sulle loro mani, unite. PIù precisamente, erano concentrati sulla mano sinista di Camila, incastrata in quella di Lauren. Un piccolo anello d'argento brillava sul suo anulare.

"Qual'è il vostro problema?" Lauren scattò, non così ubriaca da non notare gli sguardi di tutti.

"Piccola.." Camila si chinò accarezzandole la testa, cercando di farla calmare. "Puoi prendermi dell'acqua? Ho sete..." Lauren si alzò immediatamente e salì le scale. Camila la seguì con lo sguardo amorevolmente.

"Allora... parla" Jennel si mise seduta vicino a Camila.

"Heeeey..." disse Camila ubriaca. "Quello è il posto della mia Lolo"

"Oh, mi alzo appena torna" rispose Jennel. "Allora... cos'è questo?" indicandole la mano. Camila ridacchiò e con un sorriso così grande, che la maggior parte di quelli nella stanza non l'aveva mai vista sorridere così

"E' un segreto. Lauren mi ha detto che non posso dirvi che staremo insieme per sempre" sentendo questo, Dinah e Normani urlaro con tutta l'aria che avevano nei polmoni.

"Lo sapevo!" Dinah urlò, per poi portarsi le mani alla bocca. Cece sorrise, poi alzò lo sguardo dalla gonna di Camila, girandosi.

"Um. Mila. Ti voglio bene, ma hai dimenticato qualcosa" disse imbarazzata. Camila sembrò non capire all'inizio, ma poi si alzò improvvisamente in piedi.

"Ah! Ho dimenticato le mutande in giardino!" tutti nella stanza si ammutolirono appena la mora uscì della stanza. Troy le seguì con gli occhi, cercando di intravedere qualcosa. Dopo un minuto, Lauren tornò indietro con un bicchiere d'acqua in mano. Tutti nella stanza cominciarono ad esultare e Dinah prese la mano libera di Lauren, stringedogliela.

"Penso di parlare a nome di tutti, congratulazioni!" disse Dinah.

"Okay, che diavolo sta succedendo?" disse Lauren.

"Lo sai, la maggior parte delle relazioni delle scuole superiori non dura molto. Mi sorprende che tu sia stata così romantica a tal punto di farle la proposta" affermò Cece. La bocca di Lauren si spalancò.

"Chi cazzo ve l'ha detto?"

"La tua futura moglie" ripose Cece. "Inoltre non siamo cechi" lanciò uno sguardo verso i ragazzi. "Beh, almeno quelli non mentalmente disabili. Sappiamo riconoscere degli anelli di fidanzamento quando li vediamo"

"Oh mio Dio" Lauren si mise seduta sui gradini.

"Allora come glielo hai chiesto?" chiese Jennel.

"No, sta zitta"

"In un ristorante? Come eravate vestite e ti sei inginocchiata? Oh mio Dio, lei ha pianto?" chiese Normani.

"Scommetto che lo hai fatto su un prato, da qualche parte con le stelle sopra di voi" disse Rechel sognante.

"Scommetto che glielo hai chiesto dopo aver fatto sesso" ipotizzò Troy.

"Me lo ha chiesto lei, okay?" urlò Lauren, cercando di far smettere gli altri, che le stavano facendo venire mal di testa. Funzionò, c'era un silenzio sorprendente.

"Woah, Mila... che sorpresa" disse Arin.

"Okay, l'ho detto. Adesso, dov'è?" Lauren in quel momento desiderava nascondere la testa sotto terra. Era sicura di essere arrossita e non era solo per colpa dell'alcol.

"L'ho vista dirigersi verso la piscina qualche minuto fa" rispose Ally, scendendo finalmente le scale.

"Scometto che si sarà andata a fare un bagno nuda" disse Troy, cercando di vedere la piscina.

"Sembrava come se le fosse caduto qualcosa dentro l'acqua" rispose Ally, colpendo Troy. Tutti risero tranne Lauren. Le parole che le rimbombavano in testa e vide il bicchiere d'acqua caderle dalle mani. Tutto sembrò rallentare mentre si alzava.

"CAMILA!" urlò con la voce rauca. Tutti la guardarono correre verso la porta sul retro. "NON SA NUOTARE!" Improvvisamente tutti erano in piedi e corsero verso la porta di vetro. Lauren fu la prima a raggiungere la piscina e si lasciò sfuggire un singhiozzo soffocato quando vide Camila gallegiare nell'acqua. Saltò dentro.

"Lauren!" Troy urlò. Lauren nuotò verso la ragazze e la prese, ma non riusciva a fare molto. Improvvisamente, ci fu un altro splash e con poche bracciate, Troy le era affianco cercado di portare la ragazza più piccola verso il bordo. Tutti aiutarono i tre ad uscire dall'acqua e Troy, l'unico con il brevetto di salvataggio, tentò una manovra di rianimazione. Arin era al telefono per chiamare il 911. Jake teneva stretta Dinah e gli altri si radunarono in cerchio, intorno a loro.

"Piccola" disse Lauren, prendendole la mano. Abbassò lo sguardo e vide che la sua mano era stretta a qualcosa. Camila aveva in mano il suo anello. Lauren guardò l'anello, poi la piscina e di nuovo l'anello.

"No... no... no" sussurrò appena le scena le apparì in testa. Camila non si toglieva mai il suo anello. Doveva esserele caduto nell'acqua e Camila ubriaca e innamorata di Lauren deve averlo cercato di riprendere.

"Piccola, piccola, per favore" supplicò Lauren. Troy le cominciò a schiacciare il petto.

"Andiamo" grugnì lui. "Andiamo" appoggiò le labbra contro quelle dell'altra soffiandoci dentro. "Andiamo"

"Piccola... Camila..." Lauren singhiozzò e le prese la mano stringendogliela forte. "Camz... " nella penombra l'anello d'argento sulla mano di Lauren brillava insieme a quello schiacchiato contro il palmo di Camila. A distanza, Lauren riusciva a sentire le sirene avvicinarsi mentre Troy continuava la sua manovra cercando di costringere Camila a respirare ancora. Lauren emise un grido disperato che colpì tutti e afferò la mano di Camila che diventava sempre più fredda.

Miami, oggi.

Lauren soffiò sulla superficie del suo caffè prima di prenderne un sorso. Fece una smorfia alla sensazione di bruciore e guardò fuori l'altra parte della strada. Niente era cambiato. Miami era esattamente la stessa che aveva lasciato, caffè orribile e tutto il resto. Dinah le guardò la mano sinistra dove c'era un anello d'argento.

"Ancora lo porti?" le chiese. Ally le diede un calcio da sotto la tavolo. Lauren non batte ciglio prima di rispondere.

"Perché no? Tiene le persone lontane e mi ricorda lei" rispose.

"Ed un bene?" chiese Ally.

"Non mi importa" disse non curante. "Il mio caffè è quasi finito, quindi è meglio se vi sbrigate con le vostre domande. Fate che siano domande intelligenti"

"Dove sei stata?" Dinah annuì d'accordo con la domanda di Ally. Lauren sospirò e si appoggiò allo schienale della sedia.

"E' meglio dire, dove non sono stata?" sospirò

"Comincia dall'inizio" consigliò Dinah.

"Questo è molto di più che di una tazza di caffè" Lauren affermò. Ally afferrò il braccio della cameriera più vicina.

"Si assicuri che la sua tazza non sia mai vuota" disse indicando Lauren. La cameriera annuì e Lauren rise.

"Sei seria"

"Assolutamente" rispose Ally. Lauren inrociò le braccia.

"Ascolta, è una lunga storia"

"E io rimarrò quì per altri due giorni, perché il mio volo da 1.039 dollari non riparte fino a venerdì" Ally guardò Lauren negli occhi, determinata a non farla andare via. Lauren alzò le spalle.

"Vabbè è il tuo tempo, non il mio" disse.

"Allora... dove sei andata? Voglio dire...  un giorno eri a scuola, a fare gli show con il coro, la cheerleader... e il giorno dopo sei semplicemente sparita" iniziò Dinah.

"Ti ricordi l'estate prima del nostro ultimo anno? Prima di quell'anno?" chiese Lauren. Le altre due annuirono. "Ti ricordi che io e Camila ci siamo mese in macchina e abbiamo viaggiato tutta l'estate? Saltare da un divano all'altro, dormire in macchina, altre volte da amici o parenti? Ho fatto quello. Non potevo rimanere a Miami, quello è sicuro. Quindi ho cominciato a guidare e prima di rendermene conto, ero fuori dallo stato. E ho continuato a guidare. Poi realizzai di star facendo la stessa strada che feci con Camila"

"Quindi hai fatto lo stesso viaggio di nuovo?" chiarì Ally.

"Già. Ti avevo detto che era un racconto noioso"

"Per cinque anni?"

"Il tempo passa, non è così?" Lauren affermò dolorosamente.

"Cinque anni, Lauren. E tanto tempo. Perché?"

"Cosa pensi? Avevo bisogno di tempo per pensare" guardò il suo orologio. "Beh, è tardi. E basta con il caffè" si alzò.

"Siediti su questa cazzo di sedia" le ordinò Ally.

"Costringimi, Piccoletta" le disse prima di uscire velocemente.

"Lauren! Non puoi farlo!"

"Oh guarda invece" Lauren lasciò il locale. Dinah prese il braccio di Ally.

"Non possiamo lasciarla andare via così" sussurrò. Ally annuì.

"So dove sta andando" disse lasciando alcuni dollari sul tavolo e seguendo la mora. Abbastanza sicura che sarebbero finite di nuovo al cimitero.

"Sono persistenti, non è vero?" disse Lauren alla lapide. "Pensi che mi lasceranno in pace? No? Dannazione. Vuoi sentire anche tu la mia storia, Camz?" si mise seduta sull'erba. Vide Ally e Dinah sedersi vicino a lei, guardandola come se fosse sul punto di alzarsi e correre via da un momento all'altro. Lauren sospirò. Era stanca di scappare.

"Beh, vi ricordate quell'estate...?" iniziò. "E' più o meno iniziata là"






 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

Miami, Estate Prima Dell'Ultimo Anno.

Camila era sdraiata sul letto di Lauren che giocava con la coperta. Lauren stava guardando la richiesta che aveva bisogno di compilare per poter partecipare il campo estivo per cheerleader. Masticò la penna che aveva in mano.

"Hey Lolo?" Camila sussurò.

"Hmm?" rispose Lauren. 

"Vuoi davvero andare a quel campo estivo? Voglio dire, il Coach Spears ci ha detto che l'istruttore sarà inutile come una balena spiaggiata e poi ha detto che più o meno ci assomiglia"

"Beh cosa consigli di fare allora?" chiese Lauren. "Vuoi davvero rimanere a Miami tutta l'estate senza fare niente? Penso che mi ucciderei" Camila si girò sulla pancia e si avvicinò alla fine del letto dove c'era Lauren.

"Voglio vedere l'alba" disse.

"Okay. Ci sveglieremo tutte le mattine alle 4 e ci arrampicheremo sul tetto del dormitorio così potrai vedere l'alba" propose Lauren.

"Non dal campo per cheerleader!" ridacchiò Camila. "Lo voglio vedere oltre l'oceano!"

"Tipo... l'oceano Atlantico..." affermò Lauren, voltandosi per guardare Camila. "Camz, è almeno... un giorno intero di macchina dal campo"

"Allora non andiamo al campo per le cheerleader" rispose Camila. "Andiamo, Laur... mia zia vive proprio sulla spiaggia. Possiamo stare da lei!"

"La tua... zia... lesbica" chiarì Lauren.

"Si, lei è felice"

"E sposata con una donna" la più grande sottolineò.

"Questo anche" aggiunse Camila. "Andiamo, Lauren, possiamo rimanere là per pochi giorni, e poi... vedremo! Se vuoi potrai tornare indietro e andare a quel campo. Ma possiamo andarci? Per favoreeee? Questa sarà la nostra ultima vacanza da stundentesse liceali. Per favoreeee?" Mise il broncio e fece a Lauren gli occhi da cucciolo. Lauren sospirò.

"Camz, è ridicolo. Non abbiamo pianificato nulla!"

"Cero che si!" Camila si sdraiò sulla schiena e cominciò a contare sulle dita. "Tu hai una macchina. Io ho una zia. Andiamo!"

"Non è questo quello che intendo, Camila. Voglio dire non possiamo semplicemente alzarci e andarcene. Devo parlarne con i miei genitori e tu con i tuoi. E poi dobbiamo chiamare tua zia..." senza preavviso, Camila si alzò dal letto e scese di corsa le scale. Lauren sospirò esaperata e la seguì, sapendo benissimo cosa avrebbe fatto. Scese le scale e andò in cucina dove sua madre stava preparando la cena.

"Hey, Mrs. Jauregui!" salutò Camila.

"Ciao ragazze, la cena non è ancora pronta" Mrs. Jauregui disse.

"Um... mi stavo chiedendo..."

"Mamma, non ascoltarla. E' impazzita" Lauren intervenì. Camila le lanciò uno sguardo come per dirle 'sta zitta', prima di continuare.

"Allora... io e Lauren..."

"Solo lei, mamma. Non io"

"Beh, stavo pensando che visto che è la nostra ultima estate prima dell'ultimo anno..."

"E' l'unica estate prima dell'ultimo anno" Lauren la corresse ma Camila la ignorò.

"Vorrei prendere Lauren e andare verso l'east coast! Mia zia Vero vive là e sono sicura che sarebbe felice di farci rimanere per un paio di giorni"

"E il campo per le cheerleader?" chiese Mrs. Jauregui.

"Non saprei. Forse lo salteremo" Camila scrollò le spalle.

"Non salteremo il campo!" Lauren quasi gridò. "Dio..." incrociò le braccia. Sua madre continuava a tagliare le melanzane e Lauren contò i secondi che ci mise sua madre per rifiutare l'idea.

"Penso sia un'idea fantastica" Lauren quasi cadde per lo shock.

"Mamma!"

"Oh, Lauren" sua madre alzò gli occhi al cielo. "Ogni volta che sei andata al campo per cheerleader, sei tornata lamentandoti di non aver imparato niente! Perché sprecare soldi in qualcosa che non è assolutamente necessaria? Penso che dovresti andare con Camila, sarà divertente"

"Mamma!" esclamò di nuovo Lauren. "Non posso solo..."

"Si! Vado a chiamare mia madre per dirglielo!" Lauren non riuscì nemmeno a capire cosa stesse succedendo, quando Camila prese il suo telefono per chiamare casa. Lauren sapeva cosa la madre di Camila avrebbe detto. Sarebbe stata la stessa risposta che dava quando Camila le chiedeva se Lauren poteva fermarsi a dormire, o per andare ad una festa o per fare qualsiasi altra cosa.

"Ha detto di si!" urlò Camila come se fosse sorpresa della risposta.

"Ma tua zia..."

"Mi adora, dirà sicuramente di si!" rispose Camila, riprendendo il telefono e chiamando un'altro numero. Lauren guardò sua madre, supplicandola con lo sguardo di fermare quella follia. Sua madre semplicemente le sorrise quando Camila attaccò e abbracciò Lauren dicendole che tutti avevano detto di si. Lauren desiderava sdraiarsi nel suo letto e aspettare finchè quel sogno non fosse finito.

Certamente non registrò quando una settimana dopo Lauren si ritrovò a caricare quattro borsoni nel retro della sua mini cooper blu. Quando si fermò e guardò Camila, con in mano dei fogli con le indicazioni.

"Come diavolo ho fatto ha farmi convincere?" si chiedeva ma sapeva la risposta. Nello stesso modo in cui è stata convinta a fare lo show per il coro della scuola. Quando il Coach Spears aveva bisogno di spie nel gruppo, a Lauren inizialmente non importava ma a Camila, dopo aver visto le performance nell'auditorium, era così eccitata.

"Ballano! Tutto il tempo! E cantano!" Camila saltava in giro eccitata. Quando Lauren aveva detto che era stupido, Camila mise il broncio e sbattè le ciglia finché Lauren, con uno sbuffo, rinunciò. E' stato lo stesso modo in cui Camila aveva avuto la possibiltà di fare un 'esperimento' con l'altra per la prima volta (ma non quelle dopo. Lauren non avrebbe mai ammesso che era stato molto meglio con Camila che con i suoi precedenti fidanzati).

Certamente questa volta, non era un eccezzione. Quindi, stordita e confusa alle sei del mattina, Lauren entrò in macchina con Camila sul sedile di passeggero. Sua madre affacciata alla finestra.

"Divertitevi ragazze" disse, fecendo l'occhiolino a Lauren. Lauren voleva sbattere la testa contro il volante finché non si sarebbe svegliata. "Ma non troppo. Mila, ti chiedo di tenere d'occhio Lauren"

"Si signora!" Camila la salutò e Lauren mimò con la bocca 'oh mio Dio' più volte. Mise in moto la macchina e uscì dal vialetto, con Camila che l'acclamava. Nel momento in cui Lauren realizzò che tutto quello che doveva fare era fingere un guasto al motore, erano già sulla strada per uscire da Miami.

"Voglio rendere solo una cosa chiara" disse Lauren fermamente.

"Cosa?"

"Restiamo là solo per pochi giorni, non oltre"

"Okay, Lolo, quello che vuoi" rispose Camila, ma entrambe sapevano che sarebbe stato più di solo qualche giorno. Se i quattro borsoni erano un indizio, avevano abbastanza vestiti per due settimane. Camila si tenne occupata accendendo la radio e cantando con tutta l'aria che aveva nei polmoni Ed Sheeran. E Lauren si costrinse a non sorridere quella volta. Non importava in che situazione si trovavano, Camila riusciva sempre a renderla spensierata. Tanto quanto non riusciva a capire perché stesse guidando per oltre dieci ore fino a Boston dove abitava la zia gay di Camila con sua moglie, una parte di lei non riusciva a resistere all'idea di passare del tempo da sola con l'altra ragazza. In meno di un'ora, Lauren si unì a Camila, cantando a squarciagola.

Quattro soste e undici ore dopo, arrivarono a Cape Cod. Lauren e Camila si erano alternate alla guida ed era stata Camila ad entrare nel vialetto della piccola casa sulla spiaggia a solo due miglia dal mare. Due Yorkshire gli vennero incontro dandogli il ben venuto, seguiti da una donna alta mora che sembrava la versione più grande di Camila.

"Hey zia Vero!" Camila uscì fuori dalla macchina per abbracciarla.

"Hey piccola Kaks" Lauren si costrinse a non ridere quando sentì il nomignolo. "Oh guardati, sei cresciuta così tanto"

"Grazie! Questa è Lauren" Lauren giro intorno alla macchina e le strinse la mano.

"E' un piacere conoscerti" disse Vero. "Camila non la smetteva di parlare di te. Ogni volta che la sento è sempre 'io e Lauren abbiamo fatto questo' o 'Lauren mi ha aiutato a fare quest'altro'. E' bello associare una faccia al nome"

"Grazie, anche per me è un piacere conoscerti" disse Lauren educatamente. Camila si abbassò e prese uno degli Yorkshire.

"Lolo, questo è Bungie! L'altro è Cord. Bungie Cord!" disse avvicinando il cucciolo alla faccia di Lauren, che indietreggiò leggermente dopo che le leccò la faccia. "Gli piaci!" Lauren si asciugò la bava e andò a scaricare le borse dal bagagliaio, ne caricò due su una spalla e due sull'altra.

"Dove posso metterle?" chiese.

"Oh, lasciale in salotto. Sopra abbiamo una camera che potete dividere. Te la mostro tra qualche minuto" le urlò dietro Vero. Quando Lauren entrò in casa, Vero si girò verso Camila che stava baciando e giocano con Bungie.

"E' carina" osservò Vero. Camila sorrise e fissò la porta da dove era entrata Lauren.

"Già" disse timidamente.

"Posso capire perché ti sei innamorata. E' carina, ha un corpo fantastico, e Kaks, dannazione i suoi occhi"

"Mi piace davvero, davvero tanto" ammise Camila, mettendo giù Bungie e prendendo Cord. Sua zia le sorrise.

"Mi ricordo la prima volta che mi hai chiamato e mi hai detto do lei" ricordò. "Eri quasi in lacrime Kaks. Mi hai detto 'Zia Vero, come hai capito che ti piaceva zia Lucy?' eri così carina"

"Mi piace davvero" disse di nuovo Camila.

"La ami?" chiese Vero.

"Forse..." Camila si morse il labbro e poi annuì. "Si"

"Lei ti ama?" Camila spostò lo sguardo verso l'orizzonte.

"Non lo so" rispose. "Voglio dire... noi... noi facciamo cose tutto il tempo. Ma lei lo fa anche con i ragazzi. Ha detto che 'il sesso non significa stare insieme' e che siamo cheerleader quindi non possiamo fare cose tipo baciarci a scuola" Vero annuì comprensiva.

"So come ti senti piccola Kaks" mise una mano sulla spalla di Camila. "Forse è semplicemente spaventata" tutte e due si voltarono verso la casa quando sentirono un botto seguito da altri rumori.

"Lauren!" Camila mise giù il cane e diretta verso le scale.

"Karla!" urlò Vero. Camila si girò, lanciando nervose occhiate all'interno della casa. "Sei a Cape Cod. Lascia che le cose accadano!" Camila le mostrò un veloce sorriso prima di correre dentro per aiutare Lauren in qualsiasi cosa stesse facendo. Sua zia rimase fuori con i cani che correvano eccitati intorno all'auto. Ridacchiò quando vide il profilo delle due ragazze, la più grande appoggiata alla più piccola per supporto, dirette in cucina per cercare il kit di primo soccorso. Sono cresciute troppo in fretta, pensò.

"Okay, andiamo BC, entriamo!" disse, battendo le mani e correndo insieme ai due cagnolini su per la scale ed entrando in casa. Per Lauren e Camila era l'inizio di un lungo soggiorno sulla east cost.

 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

Cape Cod, Ma, Febbraio 5 Anni Fa


La settimana dopo la morte, Lauren non tornò a scuola. Infatti si rifiutava di alzarsi dal letto o addirittura muoversi. La maggior parte del tempo dormiva, ma i suoi sogni erano riempiti da immagini di Camila che andava via, di solito che sorrideva invitando Lauren a seguirla, ma Lauren era sempre incollata al suolo che provava ad inseguirla finché poi Camila non scompariva. Si svegliava da quei sogni, si chiudeva in se stessa e comiciava a  piangere. Il sorriso caldo di Camila rimpiazzato dal buio freddo, realizzando che la ragazza più piccola non era sdraiata vicino a lei. C'erano stati tanti giorni in cui desiderava di non svegliarsi solo per il fatto che Camila non le stava spostando i capelli davanti agli occhi o per dirle che le ultime settimane erano state solo un brutto sogno.

I suoi genitori non riuscivano a farla mangiare, o parlare e lasciava la stanza solo in rare occasioni. Sua madre bussò alla sua porta per la quindicesima volta, cercando di convincere sua figlia ad uscire.

"Mija?" sussurò sua madre. "Per favore esci. Tesoro, io e tuo padre siamo preoccupati per te. Esci e parliamo per favore" aveva ripetuto quella stessa frase più volte durante quella settimana e non si aspettava che quella volta avrebbe funzionato, ma aveva qualcosa da aggiungere. Quella volta, aveva tra le mani una lettera.

"Abbiamo appena ricevuto una lettera dai genitori di Camila. Hanno detto che tra tre giorni ci sarà il funerale" aspettò finché non sentì dei singhiozzi. Proprio quando stava per scendere la scale, Lauren aprì la porta. I suoi soliti brillanti occhi verdi erano gonfi e rossi per il pianto e c'erano ancora delle lacrime che le scendevano sulle guance.

"Mamma..." la voce di Lauren tremava così tanto che sembrava che sarebbe potuta cadere a pezzi da un momento all'altro. Sua madre cerco di non piangere alla vista di sua figlia in quello stato. Le si avvicinò e racchiuse Lauren tra le sue braccia.

"Va tutto bene, piccola" la rassicurò.

"No invece. Io l'amavo" pianse Lauren.

"Lo so piccola..." Lauren si staccò dall'abbraccio di sua madre.

"L'amavo davvero" Lauren lo ripetè ancora e ancora con sua madre che le sussurava parole di conforto, sperando di alleviare un po' il dolore della figlia.

Quella sera Lauren mangiò per la prima volta. Era un semplice sandwich con burro d'arachidi e del latte, ma era già qualcosa. Sua madre si sedette accanto a lei e la guardò mangiare. Lauren si fermò più volte, semplicemente per piangere, per poi prendere un'altro morso fino a finirlo.

"Mija, vatti a fare una doccia. Sei stata rinchiusa nella tua stanza per una settimana" le sugggerì sua madre e Lauren meccanicamente si alzò e salì le scale. Sua madre pulì i piatti e sospirò. Era un inizio.

Tutti quelli del coro e del club delle cheerleader si presentarono al funerale. Non c'era un singolo paio occhi asciutti quel giorno. Ma ci fu una persona che non si fece vedere e la sua assenza era evidente. Lauren non c'era. Ally si guardò intorno e le scrisse molte volte durante la cerimonia, cercando di capire cosa potesse essere successo a Lauren per non essere presente ad un giorno così importante.

"Dov'è?" sussurò Dinah. Ally alzò le spalle e le mimò un "Non lo so"

Erano quasi le dieci di notte quando una figura si avvicinò al cimiterò. Tra le mani aveva un bouquet di margherite gialle, i fiori preferiti di Camila. Lauren si inginocchiò davanti alla lapide e mise i fiori vicino agli altri.

"Hey Camz..." sussurrò prima di comiciare a piangere.

Lauren non perse molti giorni di scuola. Si avvicinavano le vacanze invernali e Lauren passava le giornate tra la lezioni a contare i minuti che avrebbe dovuto aspettare per andare al cimitero a sedersi accanto alla tomba di Camila. I suoi genitori la vedevano solo la sera tardi quando tornava, si chiudeva in camera e si addormentava. Ogni settimana Lauren portava nuovi fiori, anche quando la neve copriva tutto. Toglieva la neve e sistemava i fiori nuovi.

Avvicinandosi al Natale, Lauren fece qualcosa di talmente stupido che sarebbe tornata nel passato solo per schiaffeggiarsi. Lauren prese un foglio di carta e scrisse.

'Caro Babbo Natale, o Dio, o chiunque c'è la fuori.

Per favore, tutto quello che voglio per Natale è riavere Camila'

Dopo aver scritto quelle due righe, si allontanò dal tavolo, guardò il foglio e si coprì la faccia. Era disposta a qualsiasi cosa per riprovare la sensazione della mano di Camila che stringeva la sua, o i suoi dolci baci che le lasciava sulla fronte quando era triste. Piegò il foglio e uscì fuori. Entrò in macchina e guidò verso il cimitero. Quando arrivò là, prese il foglio di carta dove aveva scritto il suo desiderio e lasciò che il ventò lo portasse via. Abbassò lo sguardo verso la lapide.

"Per favore, per favore torna da me" suppilcò.

Il giorno di Natale, quando Lauren si svegliò, un piccolo barlume di speranza si accese quando suonò il campanello. Con il cuore che batteva a mille, si infilò la vestaglia e corse giù per le scale. Spalancò la porta, ma quando lo fece il suo cuore si fermò. Fuori alla porta c'erano tutti i membri del coro.

"Buon Natale Lauren" disse Dinah prima che tutti iniziarono a cantare Christmas carol. Lauren rimase sulla soglia della porta, sorridendo forzatamente. Guardò il cielo e si sentì una pazza ad aver sperato che forse, solo forse qualcuno avrebbe avverato il suo desiderio, riportando luce e colore nella sua vita.

"Buon Natale Camz" sussurrò piano così che nessuno riuscì a sentirla.

Quando ricominciò la scuola, tutti potevano affermare che Lauren era cambiata, forse permanentemente. Era fredda, cattiva e più spietata senza Camila. Al Coach Spears non importava. Si rivedeva un po' in Lauren con il suo disprezzo per il benessere dei suoi compagni di squadra e quell'improvvisa ossessione per il perfezionismo.

Succedeva anche con il coro dove rimpoverava chiunque sbagliasse durante i numeri. All'inizio, i suoi compagni lasciarono passare, sapendo esattamente quanto ferita fosse. Ma dopo poche settimane erano stufi che Lauren se la prendesse con tutti. Quando Cece inciampò su Lauren, si girò immediatamente arrabbiata.

"Cosa diavolo stai facendo, fottuta fatina?" scattò. Cece ne aveva abbastanza.

"Per amor di tutte le cose belle, Lauren, chiudi quella cazzo di bocca! Tutti l'abbiamo persa. Non pensare che solo perché eri innamorata di lei ti da il diritto di prendertela con tutti! Devi fare quello che tutti abbiamo cominciato a fare un mese fa e andare avanti!" nell'istante in cui finì, si portò una mano alla bocca. Tutti si ammutolirono e Miss Lovato si avvicinò alle due, pronta ad intervenire all'omicidio di Cece Frey. Lauren strinse la mascella e la sue mani stavano letteralmente tremando per la rabbia. Le lacrime le bagnavano gli occhi, mentre guardava Cece con tutto l'odio che aveva. Se c'era una cosa che l'intera scuola aveva imparato era non nominare Camila in presenza di Lauren. I ragazzi nella stanza si alzarono, anche loro pronti per fermare l'attacco. Lauren andò verso Cece e i ragazzi si avvicinarono.

"Lauren..." Miss Lovato la chiamò. Lauren guardava gli occhi spavenati di Cece.

"Mi dispiace tanto" sussurrò. Lauren stava tremando così tanto e alzò una mano che schiaffeggiarla.

"Fottiti" le sibilò e uscì fuori dalla sala prove. Nell'istante in cui uscì, Cece si mise seduta.

"Non avrei dovuto dire niente" mormorò più volte.

"Devi scusarti con lei" disse Jennel e Cece annuì. Passò le ore seguenti a cercare delle scuse decenti per quello che aveva fatto a Lauren. Il giorno dopo entrò a scuola e si posizionò vicino all'armadietto di Lauren. Quando non si presentò quel giorno, aspettò quello dopo. Ma i giorni passavano, ed era ormai ovvio che Lauren non sarebbe tornata.

La sera dopo che Cece le aveva urlato quelle cose, Lauren era sdraiata nel suo letto, fissando il soffitto. Strigeva un peluche a forma di papero vecchio e deforme al petto e non si mosse per ore. Quando lo fece, fu solo per guaradre l'animale di peluche.

"Voglio vedere l'alba!" l'immagine del viso sorridente di Camila le si presentò davanti. "E la voglio guardare oltre l'oceano" Lauren si mise seduta e guardò il papero. Senza pensare troppo, si alzò dal letto e si mise la scarpe. Uscì fuori ed entrò nell'auto. Mise il papero nel sedile del passeggero ed uscì dal suo vialetto. Cominciò a guidare e in pochi minuti, era quasi al confine della città. Guidò finché non vide il cartello che diceva 'Benvenuti a New York'. All'impovviso si sentì male e accostò, appoggiando la testa sul volante.

Impovvisamente le venne in mente che se non avessero mai fatto quel viaggio, forse Camila non sarebbe morta. Non le avrebbe mai fatto la proposta. Non avrebbe mai fatto cadere l'anello in piscina perché quegli anelli non sarebbero mai esistiti. Lauren uscì dalla macchina e vomitò sul ciglio della strada. Poi tornò alla macchina. Se solo si fosse impuntata sull'andare al campo per cheerleader, Camila sarebbe ancora viva. Questi pensieri le attraversarono la mente e colpì con la testa la portiera della macchina.

Camila sarebbe ancora viva se Lauren avesse fatto alcune di quelle cose e gliene venivano in mente altre milioni.

"Camz... Camila non posso farcela senza di te" pianse Lauren. Si mise seduta contro la macchina finché non si calmò. Quando si sentì in grado di moversi di nuovo, si alzò e rientrò in auto. Difficilmente si ricordò il resto del viaggio. Dopo qualche ora si ritrovò su una spiaggia. Il sole stava per sorgere.

"E' bello come mi ricordavo, Camz" sussurrò Lauren, uscendo dalla macchina. Si arrampicò sul tetto e lasciò che i primi raggi le illuminassero il volto. Portò le ginocchia al petto ed espirò. Chiuse gli occhi e immaginò che Camila fosse appoggiata su di lei, riscaldandola in una fredda mattina di Febbraio.

"Sto venendo Camz" saltò giù dal cofano della macchina e cominciò a camminare verso il sole del mattino.

Sarebbe stato conveniente se fosse annegata. Abbastanza indolore visto che sapeva che l'acqua fredda l'avrebbe fatta entrare in uno stato di shock e poi fatta annegare. E poi avrebbe potuto finalmente stare con Camila. Aveva già pensato al suicidio prima ma non aveva mai avuto la energie. Ma adesso, con l'alba e la spiaggia, non era mai sembrata un idea migliore. Cammino verso le onde chiuse gli occhi.

Appena i suoi piedi toccarono la sabbia, sentì una voce dietro di lei.

"Lauren?" si girò. Vero era vicino alla sua macchina, che guardava la ragazza con occhi spalancati. La sua somiglianza con Camila mandarono in fumo tutti le decisioni che Lauren aveva appena preso, scoppiò in un pianto disperato. Vero in pochi secondi le si avvicinò per cullarla.

"Mi manca. Mi manca tanto" pianse Lauren. Vero si limitò a stringerla. Con il cuore spezzato per la ragazza. Era così piccola e fragile fra le sue braccia ed era sicura che sarebbe caduta a pezzi da un momento all'altro. Vero la strinse come se fosse l'unica cose che sarebbe riuscita a tenerla insieme.




 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Cape Cod, MA, Memorie II

Mentre Camila andò a giocare fuori con i cani, Lauren rimase dentro. Si guardò intorno osservando la casa, era poco decorata, con soprattutto copie di sculture e dipinti d'arte moderna. C'era un camino e sulla cappa c'erano numerose foto. C'erano foto di Vero e un'altra donna, poco più bassa di lei e Lauren pensò che fosse l'altra zia. Vero notò Lauren guardare le foto e le si avvicinò.

"Quella è Lucy" cominciò, indicando la foto delle due donne in abito bianco. Era la foto del loro matrimonio.

"Oh" rispose Lauren. "Da quanto siete sposate?"

"Hmm, circa tre anni, credo. Ci siamo trasferite quì cinque anni fa"

"Dove abitavate prima?" Vero rise piano.

"Non ti ricordi davvero di me" Lauren inclinò leggermente la testa. "Quando ho detto 'E' un piacere conoscerti finalmente', non era proprio la verità. Ci siamo già incontrate prima, è stato tanto tempo fa. Vivevo a Miami prima! Insegnavo danza alla Miami High" Lauren scosse la testa.

"Ero troppo piccola"

"Forse. Mi ricordo te e Camila insieme alla fermata dell'autobus quando andavo al lavore la mattina. Eravate così carine, lei aveva sempre dei biscotti, che poi divideva con te" Lauren arrossì all'imbarazzante ricordo. Riportò l'attenzione alle foto. Sulla sinistra, c'era una foto di una piccola Camila in un body argentato, in quello che sembrava essere un concorso di danza.

"Hai insegnato a Camila a ballare?" chiese Lauren, avvicinadosi alla foto.

"Per i primi pochi anni. Appena raggiunti gli otto anni, era diventata più brava di me" disse Vero, guardando con affetto la foto. "Era la sua prima competizione. L'ha vinta a testa bassa" Lauren non riusciva a smettere di guardare la foto. C'era anche lì, quello sguardo concentrato che Lauren conosceva troppo bene. Era lo sguardo che Camila aveva solo quando ballava e che faceva rimanere Lauren senza fiato ogni singola volta.

"Lauren!" Camila entrò dalla porta, spaventando entrambe. "Mi sono completamente dimenticata!" corse verso la mora e le afferrò la mano. La trascinò su per le scale, fino alla camera da letto e cominciò a cercare nella sua valigia.

"Ti sei dimenticata qualcosa?" chiese Lauren. Camila finalmente trovò quello che stava cercando e lo porse a Lauren.

"Eccolo! L'ho fatto per te!" annunciò. Lauren guardò verso il basso. Sembrava essere un papero ma non c'era nessuna somiglianza con l'animale. Era irregolare e sbilenco. La testa e il corpo erano bitorzoluti, probabilmente per la troppa imbottitura in alcuni punti e troppo poca in altri. E riusciva anche a vedere i fili che tenevano gli occhi al loro posto.

"Um... Camz.. è orribile" disse, cencando di non ridere. Camila fece il broncio.

"Hey! Mi ci sono impegnata davvero, davvero tanto!" si accigliò e incrociò le braccia. Lauren non riuscì più a contenere le risate.

"Mi dispiace, Camila. Ci ho messo un po' a capire cos'era!" le sopracciglia di Camila si aggrottarono ancora di più e Lauren la abbracciò. "Lo adoro. E'... adorabile" la ragazza più piccola si illuminò all'istante.

"Si!" disse, ricambiando l'abbraccio.

"Ma perché me lo hai fatto?" chiese Lauren.

"Beh, l'ho fatto al corso di cucito. Ci hanno fatto cucire qulcosa e io ho scelto la papera! Dovresti chiamarla, Lolo" Lauren guradò l'animale di peluche.

"Già... la chiamerò sicuramente Picasso" rispose. Camila prese un cuscino e colpì Lauren in testa.

"Sei cattiva! Cattiva, cattiva, cattiva!" disse. Lauren scioccata prese un'altro cuscino e cominciò a rispondere ai colpi.

"Oh, l'hai voluto tu!" al piano di sotto, Vero sorrise quando sentì le urla e le risate e decise che era meglio non interromperle.

Dopo che Camila e Lauren si arresero, fecero un veloce riposino. In qualche modo, Lauren si era addormentata con la testa sullo stomaco di Camila. Quando Vero salì per andarle a controllare, non riuscì a non sorridere alla vista. Entrò piano nella sua stanza e prese la sua macchinetta fotografica,  per poi scattare furtivamente una foto alle due ragazze. Appena finito di scattare la foto sentì la porta apririsi.

"Sono a casa!" una voce urlò dal piano inferiore. Il rumore fece svegliare le due ragazze.

"Mmm?" mormorò Camila quado Lauren si mise seduta, sfregandosi gli occhi. "La zia Lucy è a casa?"

"Potete continuare a dormire se volete" disse Vero. "Vi sveglierò quando la cena sarà pronta" Lauren sbadigliò e si alzò.

"No grazie" rispose. Camila si passo una mano tra i capelli.

"Hey, tesoro" una donna salì le scale e baciò Vero sulla guancia. Si girò e vide Camila e Lauren nella stanza.

"Kaks!" esclamò. "Quando sei arrivata?"

"Un paio d'ore fa" rispose Camila, abbracciando la donna.

"E' bello vederti" disse. Il suo sorriso scomparì quando vide Lauren.

"Ciao" disse Lauren, sulutandola con la mano.

"Ciao..." Lucy la guardò diffidente. Lauren non sapeva perché ma si sentiva giudicata.

"Sono Lauren, un'amica di Camila" allungò la mano e Lucy la strinse.

"Lucy. Sono l'altra zia di Camila"

"Sii gentile" Vero sussurrò nell'orecchio di Lucy. "Beh, se volete venire in cucina, sarei grata se qualcuno mi aiutasse a preparare un po' di pasta" Camila alzò la mano.

"Lo faremo io e Lauren!" disse, prendendo la mano di Lauren. Lauren scattò in avanti appena Camila corse fuori dalla stanza trascinandola. Lucy le seguì con lo sguardo ma non disse niente fin quando non le sentì più.

"Non mi piace lei" disse immediatamente.

"Lucy!" esclamò Vero.

"Che c'è? E' solo... penso non abbia una buona influenza su Camila!"

"Oh per favore" disse Vero, alzando gli occhi al cielo. "L'ho hai detto di ogni amico che Camila ha avuto da quando aveva dieci anni! Probabilmente sei la donna più iperprotettiva che abbia mai incontrato" le due donne si presero per mano e scesero le scale giusto in tempo per vedere Camila spostare i capelli da davanti agli occhi di Lauren. Lauren sorrise dolcemente a Camila e unì le loro mani. A Lucy non piaceva definitivamente.

Lauren si sentì in imbarazzo a cena, ascoltando Camila parlare con sua zia eccitata di cose che non sapeva e che non avrebbe voluto sapere. Lo sguardo confuso e lievemente a disagio di Lauren, era lo stesso di Lucy che sembrava non essere la prima volta per lei che ascoltava quelle cose.

"Allora Lauren, parlami di te" disse Vero. Lauren si preparò. Ecco l'interrogatorio.

"Non c'è molto da dire" disse modestamente. "Frequento lo stesso anno di Camila, faccio parte della squadra delle cheerleader"

"E del coro!" aggiunse Camila. Lauren alzò gli occhi al cielo.

"E del coro. Tutto quì"

"E' anche super intelligente!" Lauren lanciò uno sguardo dubbioso alla ragazza sorridente.

"Camz, non sono così intelligente"

"Si che lo sei!" Lucy alzò un sopracciglio, l'interazione tra le due non le era passata inosservata. Prese in bicchiere per bere un sorso d'acqua.

"Avete pensato al college? Questo è l'ultimo anno" Lauren alzò le spalle.

"Ovunque vada Camila, credo"  La moglie di Vero, Lucy, si strozzò con l'acqua.

"Fai attenzione, dolcezza" la avvertì. "Quindi cosa vuoi fare?"

"Non so, qualcosa di ponderoso; avvocato, banchiere, amministratore. Qualcosa del genere" rispose Lauren. Lucy guardò la moglie con la bocca aperta e le sopracciglia aggrottate. Vero la ignorò e le accarezzò il ginocchio da sotto al tavolo.

"Ma Camila vuole fare l'artista" affermò.

"Si, ma posso trovare un college vicino o altro" disse Lauren, tagliando un pezzo dei suoi broccoli nel piatto. Non notò il sorriso consapevole che si scambiarono Camila e Vero.

Dopo, quando Camila portò Lauren fuori, Vero guardò le due dal portico.
 
"Lo sai che tua nipote è gay quanto te, vero?" chiese Lucy, raggiungendola.

"Non te l'ho detto?" disse Vero assente.

"No, non me lo hai detto" rispose Lucy, abbastanza sorpresa.

"Scusa, tesoro. Lo so da quando è venuta da me a chiedermi di insegnarle tutte le parti maschili del ballo così poteva ballare con le ragazze carine" Lucy allacciò le braccia intorno alla sua vita.

"Allora sai anche che quelle due sono più che due semplici buone amiche?"

"Già. A quanto pare vanno a letto iniseme ogni tanto"

"Stanno iniseme?" fuori, Camila urlò quando Lauren la schizzò con l'acqua fredda.

"No. Lauren è ancora 'etero' "

"Quella ragazza è una potenziale lesbica" Lucy affermò senza mezzi termini. "Ed è innamorata di tua nipote e ho un mezza idea di schiaffeggiarla per farle aprire gli occhi. Hai visto il modo in cui guarda Camila?" Vero annuì.

"Ovvio, no?"

"Dio, è come me. Letteralmente, è come guardarmi dodici anni fa. E giuro su Dio che se fa del male a Camila..." disse Lucy disgustata dall'idea. Vero si girò e baciò sua moglie.

"Ti preoccupi troppo" disse Vero, colpendole piano la spalla. "Ma hai ragione, sono una mini versone di noi. Tranne che loro probabilmente sanno più di noi" Lucy si shciarì la gola e alzò un sopracciglio.

"Oh davvero?"

"Camila, si congela! Possiamo rientrare? Sai, quel posto dove ci sono dei riscaldamenti?"

"Mi piace!" Camila urlò nel forte vento. Lauren incorciò le braccia, il vento che soffiava forte. Camila andò verso l'acqua e lasciò che e onde le bagnassero i piedi nudi. Lauren la seguì e saltò indietro quando l'acqua le tocco la punta dei piedi.

"Camz! Sto congelando!" si lamentò Lauren. Camila guardò oltre la sua spalla la mora. Le si avvicinò e portò le braccia intorno a Lauren e la baciò sulle labbra. Lauren sopresa, lasciò cadere le braccia per qualche secondo prima di afferrare le guance della più piccola. Chiuse gli occhi e approfondì il bacio e tutto il restò svanì per un secondo. Non sentì più l'acqua bagnarle le caviglie, non sentì più il vento contro la pelle scoperta. Tutto quello che riusciva a sentire era la lingua di Camila contro la sua e il sapore del suo lucida labbra e l'odore dell'oceano tra i capelli di Camila che le colpivano la guancia per colpa del vento. Camila si allontanò e guardò la ragazza più grande in adorazione.

"Meglio?" chiese. Lauren inspirò una grande quantità di ossigeno dopo il bacio. Un formicolio le partì dalle dita per poi spargersi per tutto il resto del corpo. Il cuore le batteva forte contro il petto e sentì le guance riscaldarsi. Si abbassò verso l'acqua e la gettò contro Camila che emise un gridolino e corse via.

"Raffreddati!" Lauren rise, nascondendo le sua guance arrossate. Camila non riusciva a smettere di sorridere. Lauren lanciò a Camila uno sguardo timido che fece battere il cuore di Camila. Forse era quello il momento perfetto per dirlo a Lauren. 

"Lolo?" urlò.

"Si?"

"Ti Am-" una folata particolarmente forte di vento, le portò via le parole.

"Gesù!" Lauren imprecò. "Io torno dentro, Camz!" comiciò a camminare verso la casa e il sorriso di Camila sparì. Ci era andata così vicino, qualche secondo e avrebbe confessato i suoi sentimenti alla più grande.

"Ho tempo" si promise. "Glielo dirò prima di tornare a casa" corse dietro Lauren che era quasi arrivata alla porta.

Quando attraversarono la porta, Lauren si strofinò le braccia e sbadigliò.

"Sono stanca, Camila. Io vado a letto" affermò. Camila annuì e la seguì al piano superiore. Si lavarono i denti e si cambiarono. Quando Lauren si tolse la maglietta, Camila non riuscì a non guardarla. Non era niente che non aveva già visto ma le piaceva vedere i muscoli della schiena di Lauren contrarsi a ogni movimento. Camila le si avvicinò e le baciò una spalla, proprio su una cicatrice che Lauren si era fatta con la bici quando le due erano piccole. Il secondo in cui le sue labbra toccarono la pelle di Lauren, la ragazza con gli occhi verdi sussultò sorpresa.

"Camz! Mi hai spaventata! Cosa ti prende?" domandò.

"Niente!" disse Camila, saltando sul letto e portando le coperte oltre la testa. Lauren guardò la scena e sospirò. Entrò nel letto e si sdraiò sulla schiena aspettando. Abbastanza sicura, come tutte le notti che dormivano nello stesso letto, che Camila si sarebbe avvicinata nel sonno e appoggiando la testa sulla spalla di Lauren, portando un braccio e una gamba sul petto e sul fuanco di Lauren. Lauren lasciava che la sua mano passasse sotto Camila per poi finirle sulla spalla e la stringeva a se. Era calda come nessun altro e Lauren dormiva meglio quelle notti, che tutte le altre.




 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Cape Cod, 5 Anni Fa II

Lauren collassò sul divano di Vero esausta. Vero prese una coperta dalla camera degli ospiti e la coprì. La cosa che fece subito dopo essersi assicurata che Lauren stesse bene, fu chiamare suo fratello.

"Hey big bro" disse. "Lauren è quì. Cosa? No, l'ho trovata fuori, non mi ha chiamato o altro. Non lo so. Oh mio Dio i suoi genitori saranno preoccupatissimi. Deve aver guidato tutta la notte" lanciò uno sguardo alla ragazza. "Sta bene. Sta dormendo sul divano, povera. Ha sicuramente guidato tutta la notte, voglio dire, sono almeno dieci ore. Ho solo un piccolo favore da chiederti. Puoi tenere questa cosa tra me e te? Si, lo so che i suoi genitori saranno sicuramente preoccupati... solo per adesso, finché Lauren non si calma un po'. Lo so, mi prenderò tutta la responsabilità se dovesse succedere qualcosa. Si. Mi prenderò cura di lei, big bro, non preoccuparti" attaccò e tornò in salotto, e trovò Lucy che guardava Lauren preoccupata.

"Come sta?" chiese Vero.

"Stanca, per lo più" rispose Lucy. "Dio, non riesco ad immaginare quello che sta passando" Vero annuì. Si mise seduta vicino al Lucy e accarezzò i capelli di Lauren.

"Tu come stai?" chiese Lucy.

"Miglioro. Sto molto meglio di lei, in ogni caso"

"Era la tua nipote preferita" sussurrò Lucy.

"Si, lo era" rispose Vero, guardando la foto sopra al camino. Lucy le prese la mano.

"Cosa facciamo con lei?" chiese Lucy.

"Può restare quì quanto vuole" rispose Vero.

"Lo sai che non posssiamo farlo. Ha bisogno di stare con i suoi genitori ora"

"Ho detto a mio fratello di non avvertirli" Lucy si alzò e fisso sua moglie scioccata. Spostò la mano, dalla presa dell'altra, violentemente.

"Tu hai fatto cosa?" domandò Lucy. Vero la guardò seria, si portò un dito alle labbra per dirle di fare silenzio. Andò nella camera da letto, al piano superiore, con Lucy al seguito.

"Ascolta, quella povera ragazza si è fatta viva da non so dove e ha pianto tra le mie braccia per almeno un'ora. Ha appena perso la sua migliore amica e forse anche molto di più, da quello che mi aveva detto Kaks. Non ha detto ai suoi genitori dove stava andando, quindi vuol dire che ha bisogno di tempo, lontano da tutti"

"Sono i suoi genitori, Veronica. Questo non è un gioco" urlò Lucy. "E' scappata da casa e non lascierò che i suoi genitori non sappiano dove sia" prese il telefono vicino al letto e iniziò a comporre un numero.

"Lucy!" urlò Vero, cercando di prendere il telefono.

"Hai bisogno di crescere" sibilò Lucy. "Si, Lauren l'ha persa, ma non me ne rimarrò quì a guardare" la voce dall'altra parte della linea rispose. "Hey, fratello non biologico. So che tua sorella ti ha appena chiamato, ma puoi assicurarti che i genitori di Lauren sappiano dove sia? Ok, si, lo so quello che ha detto, ma diavolo se non lo dici ai suoi genitori... Si, ok, ciao" attaccò. Vero si alzò con i pugni chiusi e con la bocca aperta, icredula. Le due si fissarono, nessuna delle due si tirò indietro. Vero chiuse gli occhi.

"Devi andare a lavoro ora" disse piano.

"Mi stai cacciando?" chiese Lucy.

"No. Devi semplicemente andare a lavoro ora, così non dovrò dire quelle parole" le rispose Vero, tenendo gli occhi chiusi. Se avesse guardato da moglie, le avrebbe detto di fare la valigia e andarsene per qualche giorno. Lucy spostò lo sguardo, ferita.

"Bene" disse, uscendo dalla stanza. Diretta verso la porta, lanciò un ultimo sguardo a Lauren, provando un sentimento di odio e compassione, per la ragazza addormentata. Sbattè la porta, che fece svegliare Lauren. Vero scese le scale, sfregandosi le tepie.

"Come ti senti?" chiese. Lauren si strinse nella coperta e si guardò intorno, ricordandosi della sera precendente. Sospirò e appoggio la testa sul divano. "Vuoi qualcosa da mangiare?" Lauren scosse la testa. "Ok. Vuoi che mi sieda con te?" la ragazza guardò il soffitto e annuì piano. Vero prese posto accanto a lei e le prese la mano. Lauren inspirò profondamente.

"Contiuno a pensare che prima o poi mi sveglierò da questo icubo, ma non finisce mai" sussurrò Lauren.

"Lauren, devo dirtelo. Lucy ha detto ai tuoi genitori che sei quì" Lauren chiuse gli occhi.

"Immaginavo avreste fatto qualcosa del genere" disse.

"Non sono stata io. Lucy ha chiamato" Lauren alzò le spalle.

"Vi considero come una persona sola" Vero sorrise leggermente. Lauren sarebbe sempre stata Lauren. Ma queta ragazza davanti a lei era molto più stanca. Era come se si fosse arresa su tutto,ed era una pericolosa condizione mentale. Lauren lanciò uno sgaurdo al camino dove c'era la foto di Camila. Poche lacrime uscirono dai suoi occhi, Lauren si sentiva come se avessa pianto abbastanza per due vite intere.

"L'amavo davvero" ammise Lauren. Vero la guardò, gli occhi che le brillavano debolmente alla luce del mattino e lo sguardo disperato con cui guardava la foto. Portò un braccio intorno a Lauren e la strinse.

"Lo so" rispose Vero. "Non c'è un giorno in cui io non pensi a lei"

"Io volevo tutto quello" disse Lauren, passando lo sguardo sulle foto di Vero e Lucy. "Volevo fare foto stupide con lei. Volevo un camino tutto nostro su cui metterle. Volevo... volevo vedere Camila con il vestito bianco" nascose la faccia nell'incavo del collo di Vero, che le accarezzò le braccia.

"Mi dispiace"

"Sai, mi aveva fatto la proposta" Vero smise di fare quello che stava facendo, e la guardo. "Ogni giorno penso... penso e se non avessi accettato? E se fossimo andate al campo per le cheerleder? E se non avessi accettato di andare in California? E se..." la voce di Lauren si ruppe. "Mi sento come se l'avessi uccisa io" gli occhi di Lauren si spalancarono alla confessione. Sapeva che Camila era innamorata di Lauren ma non si aspettava questo.

"Oh tesoro..." Vero la strinse ancora più forte. "E' stato un incidente"

"Si è buttata per prendere l'anello" Lauren soffocò le parole. "Era così stupido... era più un anello di promessa. Li aveva presi da un venditore ambulante, perché non è venuta semlicemente da me? Perché ho lasciato che si ubriacasse? Perché non sono rimasta con lei?" il senso di colpa si riversò tutto in quel momento.

"Smettila" Vero si intromise. "Non puoi incolparti per questo. Camila non è morta per colpa tua"

"Questo lo so. Secondo te non me lo ripeto tutte le notti solo per andare a dormire?" sibilò Lauren. "Ma ogni secondo penso a cosa avrei potuto fare. Ogni secondo penso al suo sorriso e alla sua risata e non vanno via" Vero cullava la testa della ragazza e sperava che tutti quei pensieri andassero via. La morte di Camila aveva spezzato il cuore di Lauren, ma erano tutti i 'se' che l'avrebbero distrutta.

I genitori di Lauren arrivarono la sera tardi. Quando suonarono al campanello, Vero andò ad aprire. I due sembravano distrutti, comprensibile visto che la loro figlia adolescente depressa, era scappata chissà dove nel mezzo della notte. Vero indicò un punto dietro di lei e loro entrarono. Lauren era seduta vicino alla riva, abbastanaza vicina da lasciare che l'acqua le bagnasse i piedi. Sua madre e suo padre corsero verso di lei, che si alzò per farsi abbracciare da i due. Sua madre stava piangendo e suo padre teneva le due strette.

"Mi dispiace" mormorò Lauren. Vero guardò la scena per alcuni secondi prima di tornare dentro. Sentì un'altra macchina entrare nel vialetto e guardò fuori dalla finestra. Vide Lucy uscire dalla macchina e invece di entrare come avrebbe fatto di solito, rimase nel vialetto ed entrambe rimasero a fissarsi. Vero uscì e camminò finché non si trovò a pochi passi da lei.

"Hey" disse Vero. Lucy in risposta, annuì semplicemente. "Come è andata a lavoro?"

"Tre emergenze e tutte in tempo record" rispose Lucy.

"Erano innamorate" sbottò Vero. Lucy si morse il labbro.

"Lo so" rispose.

"I suoi genitori sono quì. Sono nel retro ora"

"Ok" un silezio le circondò.

"Mi dispiace" dissero entrambe allo stesso momento e si abbracciarono ancora prima di capire cosa stesse succedendo.

Quando tutti si riunirono, i cinque si misero seduti intorno al tavolo in silenzio. La madre di Lauren stringeva la mano della figlia, per paura che se l'avrebbe lasciata, la figlia sarebbe di nuovo scappata via.

"Grazie per esservi prese cura di lei" disse il padre.

"Non è stato un problema. E' come di famiglia" rispose Vero. "Potete rimanere sta notte se volete, io e Lucy possiamo dormire sul divano" sua madre annuì grata.

"Grazie. Domani mattina ce ne andremo subito"

"Non voglio tornare" disse piano Lauren. Tutti si girarono a guardarla.

"Mija..."

"Non voglio tornare" la voce più alta questa volta. "Non voglio tornare e affrontare la compassione di tutti. Voglio stare lontano da Miami per un po' " lasciò cadere le spalle. "Per favore non fatemi tornare là"

"E dove hai intenzione di stare?" chiese suo padre. "E la scuola..."

"Può rimanere con noi" si intromise Lucy. Vero girò la testa scioccata e vide sua moglie arrossire. A Lucy non era mai particolarmente piaciuta Lauren, dovuta alla sua relazione con la sua nipote preferita, quindi l'aveva sorpresa con la sua affermazione. Lauren la guardò con la stessa espressione.

"Non possiamo disturbare"

"Non è un disturbo" continuò Vero. "E se siete preoccupati per la scuola... io lavoro là. Posso fare qualcosa per trasferirla. Può continuare là se vuole" Vero si sorprese notando quanto si stesse spingendo oltre per una ragazza che aveva conosciuto attraverso qualcun'altro. "Come ho detto" lanciò uno sguardo all'anello sul dito di Lauren. "E' come se fosse di famiglia"

"Non possiamo..." suo padre iniziò.

"Papà per favore" la voce di Lauren si era abbassata ancora una volta, ma c'era qualcosa nel tono che lo fece esitare.

"Pensi che renderà le cose migliori?" chiese suo padre.

"So solo che non posso tornare a Miami" rispose Lauren. Suo padre si alzò e vide un pacchetto di sigarette accanto al microonde. Le indicò.

"Posso?" chiese. Lucy, alla quale appartenavano le sigarette, annuì. Ne prese una e la accese dentro casa. La madre di Lauren lo guardò male.

"Mija, Lauren" iniziò suo padre. "Si onesta con me. Pensi davvero che scappare ti aiuterà?"

"Non lo so" disse. "Ma non posso tornare là. Non ora" suo padre inspirò una grande boccata di fumo.

"Vado a letto" dichiarò. "Grazie ancora per l'ospitalità e per esservi prese cura di lei. Vi dobbiamo tanto"

"Ma tesoro..." sua madre cominciò a dire.

"Domani mattina" la interruppe lui. Lucy si alzò e lo accompagnò alla loro camera. Passaono pochi minuti prima che la madre di Lauren si alzasse e lo seguisse. Vero e Lauren rimasero sedute al tavolo, nessuna delle due sicura di cosa dire. Lauren si sentiva in imbarazzo a chiedere così tanto ad una persona che conosceva a mala pena, ma la verità è che non aveva le energie per far in modo che le importasse.

"Grazie" disse Lauren.

"Dico davvero Lauren" Vero si alzò dal tavolo. "Lo so che non ci conosciamo così bene, ma sei la benvenuta a rimanere quanto vuoi" Lauren sentì gli occhi bagnarsi. Si cosrinse a sorridere. Vero le passò vicino mettendole un mano sulla spalla come per rassicurarla, prima di andarsene. Lauren rimase da sola nella sala da pranzo, a pensare alla sua decisione.

"Sei stata supida" immaginò dire Camila.

"Lo so" avrebbe risposto. "Ma ho bisogno di te. E ho bisogno di te per fare questo" nella sua testa, riusciva a sentire chiaramente la risata di Camila. Avrebbe riso della situazione e le avrebbe detto di uscirne. L'immagine rese Lauren di nuovo stanca e desiderò soltanto andare a dormire. Si alzò, spense le luci  e salì le scale, passando vicino a Vero e Lucy che scendevano. Aprì la porta della camera degli ospiti e risucì quasi a vedere la forma di una ragazza piegata sul letto. Quando sbattè le palpebre, l'immagine era sparita. Era una stanza riempita di ricordi di loro due. Sulle coperte c'era impressa la forma dove Camila si era seduta e nessuno si era preoccupato di toglierla. Si ricordava della forma, perché era stato uno dei loro piccoli momenti -Camila piegata mentre si tirava su i calzini rosa e bianchi - che le apparì senza nessuna ragione. Era una cosa all'ordine del giorno, ma Lauren si ricordava come il sole le illuminava i capelli e il sorriso assonnato che le appariva quando sollevava la testa. Lauren si chiese come aveva fatto a non notarlo prima ma Camila arrotolava sempre i calzini prima di metterli. Era una di quelle piccole cose, momenti quasi banali che Lauren ricordava.

Andò verso il letto e toccò il punto dove Camila una volta si era seduta. Non voleva sdraiarsi e rovinarlo, ma in ogni caso le suo dita toccando il materiale, cambiò la forma. Il ricordo scomparì dalla mente di Lauren. Si mise sotto le coperte e lasciò lo spazio dove Camila dormiva di solito. Si appoggiò all'altro cuscino e venne investita da un profumo che chiaramente appartenava a Camila. Era passato quasi un'anno ma ce n'era ancora traccia. Lauren nascose la faccia nel cuscino e portò le coperte oltre la testa. Sentiva come che se avesse allungato un braccio avrebbe potuto toccare la ragazza più piccola e un senso di sicurezza la circondò. Lauren finalmente si addormentò.


 

 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Cape Cod, MA, Estate Di 5 Anni Fa

Lauren sbatte le palpebre. Era completamente consapevole del corpo schiacciato contro il suo. Quello di cui non era sicura era il perché Camila era completamente nuda. Guardò sotto alle coperte e si chiese perché lei, al contrario di Camila, era completamente vestita. Si tormentò per cercare di ricordare cosa fosse successo.

La prima cosa che ricordò era che lo stare 'pochi giorni' in qualche modo era diventato 'due settimane'. Era il loro dodicesimo giorno a Cape Cod. Lauren non sapeva perché avesse acconsentito a rimanere così tanto. Si ricordava di essere andata in città tutti i giorni per esplorare le strade piene di negozi e visitare il molo. Si ricordava che una volta Camila si era arrampicata su un muro, da dove poi non riuscì più a scendere. E anche del loro viaggio a Boston e Cambridge, dove avevano vagato per ore.

Si ricordava di quei giorni pieni e delle sere traquille quando tornavano a casa. Camila era di solito era sempre esausta alla fine della giornata e si addormentava in macchina. A Luren piaceva il viaggio di ritorno a casa. Quando arrivavano a casa, di solito Lauren scuoteva getilmente Camila per svegliarla e la più piccola mormorava qualcosa di incoerente, marciava fino alle loro camera e si riaddormentava rannicchiata vicino a Lauren.

Ma la notte precedente era andata diversamente. Cercò di ricordarsi cosa fosse successo ma solo delle immagini sfocate le apparirono. Vero e Lucy erano uscite con degli amici, lascinado le due ragazze sole per la notte. Come delle brave adolescenti, avevo aperto la vetrina dei liquori e rubato due bottiglie di vino.

Lauren aveva cucinato quella sera e Camila l'aveva aiutata a tagliare alcune verdure per il contorno. La più piccola continuava a lanciare sguardi verso il viso concentrato di Lauren. Mentre lo stava facendo, si dimenticò che stava tagliando delle cose e si tagliò un dito.

"OW!" urlò. Lauren si girò vedendo Camila portarsi la mano alla bocca.

"Camz!" esclamò. Rimettendo il coperchio sulla pentola e correndo verso di lei.

"Sto bene" la rassicurò Camila, mentre con l'altra mano rovistava nel cassetto in cerca dei cerotti. Quando ne trovò uno, Lauren lo prese e glielo mise.

"Stai attenta, okay?" disse Lauren.

"Posso avere un bacio?" chiese Camila speranzosa.

"Non premio una distrazione" replicò Lauren, cominciando a tagliare le cipolle. Camila sorrise. Era sicuramente qualcosa a cui si sarebbe facilmente abituata. Osservò Lauren tagliare attentamente le cipolle in piccoli pezzi. La casa era vuota, loro stavano cucinando la cena insieme e sembrava quasi fossero...

Camila scosse la testa e portò le braccia intorno ai fianchi di Lauren e si schiacciò contro la schiena della più grande.

"Camz!" urlò Lauren sorpresa. "Sto usando un coltello!"

"E' bello, vero?" chiese Camila.

"Cosa?"

"Questo. Tu che cucini, la casa tutta per noi. Mi piace"

"Si, si. Camz, il coltello!" Camila lasciò la presa. Lauren alzò gli occhi al cielo.

"Sei diventanta davvero espansiva ultimamente. Hai il ciclo?" chiese Lauren. Camila si morse il labbro. Il cuore le batteva forte e aprì la bocca per dire quelle due parole.

"Laur, ti..." all'improvviso la puzza di bruciato riempì la stanza.

"Merda!" imprecò Lauren, correndo verso la padella dove c'era il pesce. Camila si accigliò e si mise seduta al tavolo. Sembrava avesse il mondo era contro. Non sicura che avrebbe avuto altre occasioni.

Cenarono sul divano, con due bottiglie di vino. Guardarono dei vecchi film, quando finirono di mangiare e con i loro bicchiere, si avvicinarono. Alla fine della seconda bottiglia, Lauren era abbracciata a Camila.


Camila si girò, mettendosi sopra ad una Lauren sorpresa. Unì le labbra a quelle dell'altra ragazza e sussurrò, "Sono ubrica". Lauren nella sua stessa situazione accettò il bacio. Le due rimasero sul divano a baciarsi per un po', assaporando l'acol sulla lingua dell'altra. Questo andò avanti per molti minuti prima che Lauren ringhiò e invertì le posizioni. Scese sul collo di Camila, lasciando degli inconfodibili segni sulla pelle bianca. Camila boccheggiò quando Lauren decise improvvisamente che era arrivata l'ora di togliere i vestiti.

"Lolo..." Camila sussurrò. Lauren la guardò. "Non quì" la mora alzò un sopracciglio. Contrariamente a quanto pensa la maggior parte della gente (vale a dire Troy), avevano fatto sesso solo 4 volte. La prima volta durante un piagiama party a cui erano magicamente passate dal baciarsi, a quel punto. La seconda volta al campo dopo il loro primo anno e la terza e quarta volta fu quando Lauren andò a casa di Camila proprio per fare quello. Camila era stata troppo ansiosa tutte e quattro le volte.

"Non vuoi farlo?" chiese Lauren, confusa.

"Non sul divando di mia zia!" chiarì Camila. Lauren afferrò la maglia di Camila e la trascinò su per le scale. Nell'istante in cui entrarono nella stanza, Lauren cominciò a strapparle i vestiti di dosso. Camila le lasciò fare tutto quello che voleva. Lauren spinse Camila sul letto e le si mise a cavalcioni. Si baciarono appassionatamente e Lauren morse le labbra di Camila. Quando Lauren raggiunse l'intimo di Camila e iniziò a toccarla gentilmente, Camila sentì le parole uscirle dalla bocca prima che riuscisse a fermarsi.

"Ti amo" Camila sussurrò. Lauren si immobilizzò, gli occhi che guardavano il viso di Camila.

"Cosa?" chiese. Camila aveva paura, non voleva dirlo, non in quel momento. La spinse in un altro bacio.

"Sono ubriaca" disse contro le labbra di Lauren. "Sono ubriaca, ti amo e ho bisogno che le tue mani si muovano, per favore" il cervello di Lauren non riscì a comprendere la parola con la 'A' e quindi mandò via tutti i pensieri e si concentro nel far urlare Camila.

La mattina seguente era stata tutta un'altra storia. Il cervello di Lauren provò a capire il significato di quelle parole. E quando analizzò le parole 'ti' e 'amo', il suo cuore smise di battere.

Questo era proprio quello che temeva. Sapeva che Camila nascondeva qualcosa nelle settimane precedenti ma si rifiutava di credere che era quello che pensava lei. Non c'era modo di negare quello che era successo e detto la sera prima. Aveva provato ad evitarlo. Era proprio per questo che cercava di non rendere mai i baci troppo appassionati e parlava di ragazzi tutto il tempo. Non voleva che Camila si innamorasse di lei. Prima del loro primo bacio, Lauren immaginava di sposarsi un uomo ricco, vivere in una grande casa e svolgere il lavoro dei suoi sogni.

Per Lauren, gettare al vento tutto quello che aveva sempre immaginato era spaventoso e inaccettabile. Il controllo era fondamentale nella vita di Lauren e l'amore era una cosa che il controllo te lo faceva perdere. Quindi, per proteggere se stessa e Camila dal fare altrettante cattive decisioni, aveva cercato di ignorare e dissuadere qualsiasi azione andasse oltre all'essere 'amiche con benefici'.

Deve essere questo posto, pensò Lauren. Deve essere l'oceano. E' lo stare vicino alle zie di Camila. Doveva essere questo perchè erano felici e questa era una rarità per la testa di Lauren.

Lauren alzò Camila e la appoggiò sul cuscino. Anche se fece molta attenzione, Camila si svegliò.

"Lolo?" mormorò, mettendosi seduta.

"Torna a dormire, Camila" disse Lauren.

"Mm, voglio fare colazione" guardò l'orologio. Erano le 10:00. Uscì dal letto e cominciò a sistemare le coperte. Lauren voleva confrontarsi con lei, per chiederle se era stata semplicemente un'affermazione da ubriaca.

Rimase sulla soglia mentre Camila si vestiva. Camila sorrise a Lauren, e il cuore della più grande cominciò a farle male in modo pericoloso.

Si tirò su i calzini...

Dio, era bellissima.

Merda.

"Vado a preparare la colazione, okay?" Lauren uscì frettolosamente dalla stanza. Andò al piano inferiore e cominciò a preparare delle uova strapazzate. Sussultò quando le braccia di Camila la circondarono e la più piccola le posò le labbra sul collo, facendole venire la pelle d'oca.

"Camila, smettila" disse Lauren. Camila si spostò.

"Lolo, cosa c'è che non va?"

"Niente, smettina e basta" Camila incrociò le braccia e strinse la mascella.

"E' per l'altra sera? E' per quello che ho detto?"

"Camz, eri ubriaca. Non dicevi sul serio" le parole di Lauren la colpirono, tanto da farla indietreggiare.

"Laur..."

"Partiamo oggi" disse Lauren.

"Cosa?"

"Il campo per le cheerleader comincia tra tre giorni. Siamo rimaste quì per troppo tempo" rispose Lauren.

"Lauren, non è giusto"

"Camila, io avevo promesso di rimanere quì solo per alcuni giorni, e siamo quì da quasi due settimane!" scattò. La porta principale si aprì.

"Siamo a casa!" disse Vero. "Che buon profumo" entrò, trovando subito un atmosfera tesa.

"Tutto okay?" entrò Lucy.

"Si. Um... ci eravamo dimenticate del campo per le cheerleader che comincia tra tre giorni" rispose Camila con amarezza.

"Aspetta, cosa?" Vero guardò le due. Cosa diavolo era successo mentre erano via?

"Scusate zia V e zia L. Dobbiamo tornare a casa" Camila andò al piano di sopra. Vero la seguì, mentre Lucy si mise seduta, fissando Lauren. Lauren tolse le uova dal fuoco e cominciò a mangiare anche se le aveva comiciato a far male lo stomaco.

"Lauren" era una delle poche volta che Lucy si era rivolta a lei direttamente. "Andiamo dritte al punto, okay?"

"Ci sono due donne in questo mondo che significano tutto per me. Hai ferito una di loro e te ne pentirai" Lauren non disse niente.


Vero inseguì Camila su per le scale, dove Camila cominciò a lanciare i vestiti nella valigia.

"Cosa sta succedendo? Perchè ve ne andate impovvisamente?"

"Il campo" risopse Camila.

"Cosa è successo?" Vero le prese un braccio. Camila si lanciò tra le sue braccia.

"Gliel'ho detto" mormorò.

"Oh Kaks..." sospirò Vero.

"E Vero, so che mi ama. Perché non può semplicemente accettarlo?" chiese Camila.

"E' spaventata, piccola, è ovvio"

"Ma io no ho paura!" insistè Camila.

"La situazione lo è, Kaks. Dalle tempo" Camila alzò le braccia al cielo.

"Non voglio. Non voglio più aspettare" Camila guardò il paperò suduto vicino alla borsa di Lauren.

Appena Camila finì di fare la viligia, Lauren salì e cominciò a sistemare le sue cose. Per le tre, erano pronte a partire.

"Vieni a trovarci ancora" disse Vero, dando a Camila un grosso abbraccio. Quando Lucy la salutò, aggiunse piano. "Senza quella" Vero abbracciò anche Lauren.

"Anche tu, hai sentito? Tutti gli amici della piccola Kaks sono i benvenuti quì" Lucy alzò gli occhi al cielo.


Lauren trovò il silenzio surreale. Camila si rifiutava di guardarla o di dire qualcosa, quindi Lauren si concentrò principalmente sulla guida. Si stava facendo buio ed erano più o meno a metà strada e Lauren era stanca di quel silenzio.

"Dannazione Camz, dì qualcosa!" sbottò Lauren ma Camila la ignorò. "Mi dispiace okay? Mi dispiace che debba andare così ma non posso amarti"

"Non puoi?" la voce di Camila era piena di rabbia.

"Si Camila, non posso" Camila si girò verso di lei.

"Ti amo!" urlò. "E so che provi lo stesso! Perché devi sempre fingere? Fai finta di essere scortese, fai finta che ti piacciono i ragazzi e fai finta che siamo semplicemente amiche. Sono davvero, davvero stanca"

"Camila, non hai idea..."

"No, non ce l'ho. Mi dispiace di essere così stupida" Lauren aprì la bocca per risponderle a tono, quando la macchina fece dei rumori strani. Un fumo nero uscì dal cofano della macchina e lentamente, la macchina si fermò su un lato della strada.



 

 

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Cape Cod, 5 Anni Fa III
 
La mattina dopo si ritrovarono tutti e cinque di nuovo al tavolo. Era la prima volta che Lauren si svegliava senza piangere. Vero e Lucy versarono il caffè a tutti. Lauren prese la sua tazza e bevve la bevanda calda, assaporandone l'amarezza. Per un po' nessuno disse nulla. Il silenzio venne rotto dal padre di Lauren, che si schiarì la gola prima di parlare.
 
"Saremo lieti di rimborsarvi per tutto" il cervello di Lauren prese qualche secondo per registrare le parole del padre. Vero e Lucy si strozzarono con il caffè. Vero, Lucy e anche la madre di Lauren sbatterono le palpebre sorprese.
 
"Papà?" sussurrò Lauren. Lui si passò le dita tra la barba. Aveva gli occhi spenti, forse per la notte passata a pensare alla sua decisione.
 
"Pagheremo per le tasse scolastiche, i libri, vitto e alloggio, qualsiasi spesa vi venga in mente. E vi dobbiamo molto di più di quanto riusciremo mai a pagare. Non posso spiegare quanto vi dobbiamo. E mija, mi aspetto che tu chiami almeno una volta a settimana"  Lauren era confusa. Una piccola parte di lei si sentiva imbarazzata. 
 
"E' sicuro?" chiese Vero.
 
"A questo deve rispondere Lauren" rispose suo padre. Tutti guardarono Lauren, che annuì solennemente.
 
E così fu. Lauren si trasferì da Vero e Lucy il giorno stesso. I suoi genitori se ne andarono presto quella stessa mattina e non passarono molti giorni prima che degli scatoloni con le cose di Lauren arrivarono. Velocemente Lauren si rese il più utile possibile, arrivando a fare anche le faccende di casa quando aveva del tempo. Lucy e Vero non avevano mai avuto tempo per farle, quindi avevano assunto una signora. Ma da quando Lauren si era trasferita da loro, non la trovarono più necessaria e annullarono il servizio. 
 
Andava tutto bene, a parte l'imbarazzo iniziale. Lucy era ancora un po' turbata dalla presenza della giovane ma fece uno sforzo per accoglierla al meglio, al contrario di Vero che aveva accettato Lauren subito nella loro casa. Invitava Lauren a cucinare con lei, a guardare film con entrambe e l'aveva anche invitata ad alcune feste dei loro amici. Lauren aveva partecipato educatamente ad ogni attività da loro consigliata, riuscendo anche godersi la loro compagnia.
 
Una sera, Vero bussò alla sua porta proprio mentre Lauren si stava preparando per andare a letto. La donna si sedette sul suo letto, con in mano qualcosa.
 
"Ho travato questa andando a sviluppare qualche vecchio rullino" disse Vero. Lauren decise di non commentare su quanto fosse vecchio stile sviluppare ancora le foto ma dalle foto sulle pareti, sembrava essere un hobby della donna.
 
"Davvero? Cosa?" Lauren prese posto vicino a lei, cercando di sbirciare. Vero nascose le mani.
 
"Stavo aspettando il momento in cui saresti stata pronta. E non sono sicura che tu sia pronta per questo" rispose Vero e Lauren capì immediatamente che aveva a che fare con Camila. La ragazza prese un respiro profondo, preparandosi per qualsiasi cosa le avrebbe mostrato.
 
"Starò bene" rispose Lauren. Istintivamente toccò l'anello d'argento al suo dito in cerca di conforto. Si raddrizzò appena Vero le mostrò la foto
 
Era una foto di loro due che dormivano e Lauren ricordava quel momento.
 
"L'ho fatta perché ho pensato foste la cosa più dolce che avessi mai visto. Mi dispiace se..." Lauren la interruppe e prese la foto delle sue mani.
 
"No" la rassicurò. "No, non fa niente" le due guardarono la foto per un po' finché Lauren non sentì la gola chiudersi di nuovo.
 
"Um... Vero..." sussurrò. "Ho bisogno di un po' di tempo"
 
"Certo" Vero si alzò e uscì fuori dalla stanza chiudendo la porta gentilmente dietro di se. Lauren cominciò a piangere silenziosamente e ad asciugarsi le lacrime, ma ben presto si ritrovò a singhiozzare, tenendo la foto stretta al petto.


 
Non fu particolarmente difficile integrarsi nelle sua nuova scuola. Era molto più grande di quella a Miami a tal punto che tutti pensarono frequentasse quella scuola già da tempo. Le sole persone a sapere che non veniva da là, erano i suoi compagni di classe, ai quali era stata introdotta come un trasferimento dell'ultimo minuto. Lauren trovò abbastanza facile essere ignorata, una cose che avrebbe odiato se fosse stata a Miami. Invece si concentrò a superare tutti i corsi, superando le giornate e non le importava se gli altri la notavano. Pensò, con un sorriso divertito, che se qualcuno di Miami l'avesse vista in quel momento, avrebbe sicuramente pensato avesse subito una lobotomia.
 
Per quanto silenziosa e inosservata cercava di essere, alcuni studenti cercarono di fare amicizia con la strana ma bella ragazza. Le ragazze più popolari cercarono di farla partecipare alle loro attività e molti ragazzi si avvicinarono per far colpo per altri propositi. Lei semplicemente ignorò le avances e declinò gli inviti a partecipare ai club. Non passò molto tempo prima che le persone cominciassero a parlare di lei. I rumours andavo da "protezione testimoni" a "scappata dal suo fidanzato" a uno particolarmente strano che diceva che stava cercando di nascondere un figlio di un boss della mafia perché non suo legittimamente. Lauren li ignorò, rifiutandosi di commentare quando alcuni studenti più coraggiosi andavano da lei per chiedere conferma.
 
Un club aveva catturato la sua attenzione. Era il club del coro della scuola e quando Lauren vide il foglio per inscriversi, immaginò le facce dei membri della sua precedente squadra. Senza sapere come fosse arrivata lì, si ritrovò nella grande sala del coro dopo la fine delle prove e cominciò a guardarsi intorno. La prima cosa che notò, a sinistra nella stanza, fu una teca di vetro con dentro alcuni trofei. C'era anche un pianoforte molto grande e anche molto costoso a prima vista.
 
"Giusto, probabilmente hanno un budget più alto" Lauren si ricordò quando vide i costumi e gli oggetti di scena appesi in un angolo. Guardo gli spartiti. Le vennero i brivi quando ne vide uno e ne suono alcune note. Si schiarì la voce e cantò, lasciando che i ricordi la circondassero.


"The lonesome Texas sun was setting slow

And in the rear view mirror, I watched it go

I can still see wind in her golden hair

I close my eyes for a moment, and I'm still there."
 
Lauren era nella macchina con Camila. Entrambe stavano ridendo, con i capelli di Camila che continuavano a coprirle la faccia. Faceva delle facce strane quando i capelli finivano per entrarle in bocca e Lauren ogni volta li spostava gentilmente via. Camila le afferrava la mano e le baciava le dita. Lauren non riusciva a smettere di sorridere.

"The bluest eyes in Texas

Are haunting me tonight

Like the stars fill the midnight sky

Her memory fills my mind

Where did I go wrong? Did I wait too long?

Or can I make things right?

The bluest eyes in Texas,

Are haunting me tonight"
 
Erano sdraiate fianco a fianco nella macchina, a guardare le stelle sopra al deserto. Erano in Nevada, ad un giorno dalla loro destinazione. Camila trovava forme nelle stelle che Lauren non riusciva a vedere. Quando chiedeva, Camila le prendeva la mano e con l'indice le mostrava una medusa o una pezzo di lattuga. Lauren le diceva che era folle. Camila si accigliava, guardava il cielo e poi si apriva in un sorriso. Prendeva ancora una volta la mano di Lauren e le mostrava un'altra forma. Lauren vedeva le stelle brillarle negli occhi.
 
"Another town, another hotel room.
 
Another dream that ended way too soon.
 
Left me lonely, prayn' for the dawn.
 
Searching for the strength to carry on."
 
Stavano litigando e Lauren stava sbattendo le mani sulla porta del bagno della camera di un motel. Camila stava piangendo dall'altra parte, mentre Lauren le urlava di uscire fuori. Camila uscì dal bagno e Lauren riuscì a vedere il cuore della ragazza spezzarsi.
 
"The bluest eyes in Texas
 
Are haunting me tonight
 
Like the stars fill the midnight sky
 
Her memory fillls in mind
 
Where did i do wrong? Did i wait too long?
 
Or can i make things right?
 
The bluest eyes in Texas,
 
Are haunting me tonight."
 
Lauren aprì gli occhi appena smise di cantare. La sua voce aveva cominciato a tremare e quindi decise di fermarsi. Velocemente si asciugò le lacrime e mise gli spartiti dove li aveva trovati. Si voltò di scatto quando sentì qualcuno applaudire.
 
"E' stato bellissimo" un uomo, probabilmente sulla cinquantina, andò verso di lei. Lauren alzò le spalle, cercando di mascherare le sue emozioni.
 
"Scusi sono venuta qua senza permesso" si scusò. Lui scosse la testa.
 
"Non scusarti, questa stanza è aperta a tutti. Il tuo nome è Lauren, giusto? Sei la ragazza che si è trasferita nella mia classe di chimica. Non sembra la prima volta che canti" notò.
 
"Lo facevo nella mia vecchia scuola" ammise Lauren. "Ma era una vita fa"
 
"Beh, ci potresti davvero essere di aiuto. Hai una delle voci più belle che abbia mai sentito" affermò l'uomo. Aveva una faccia gentile, con delle guance rosse quasi come quelle di Babbo Natale. Il suo comportamento era calmo e sembrava avere esperienza non come Miss Lovato, che sembrava dovesse ancora capire la sua vita.
 
"Ci penserò" rispose Lauren, prendendo i suoi libri.
 
"Per favore fallo. Ci riuniamo ogni settimana, Giovedì dopo le lezioni. Ci farebbe piacere se venissi" Lauren sorrise prima di lasciare l'aula.
 
Quando Giovedì arrivò, si convinse. La sorprese vedere quante persone c'erano nel coro. Erano almeno 24 e con Lauren 25. Tutti la accolsero calorosamente, con una certa apprensione da parte dalla voce protagonista femminile. Il coro divenne parte dei programmi di Lauren e si ritrovò a pensare sempre di meno a Miami. Anche parte della sua arroganza cominciò a tornare quando ottenne un assolo, al posto della loro diva Courtey. Con il quale si esibì alle Regionali, schiacciando le esibizioni degli altri gruppi. Quando vinsero il primo premio, Lauren vide Vero e Lucy sorridere tra la folla e sentì una piccola fitta di felicità.
 
Qualche volta, il passato ha difficoltà a lasciar andare qualcuno ancora bloccato tra le sue grinfie. Mr. Andrews, il direttore del coro, entrò il giorno dopo la gare, con una nuova lista di sfidanti che avrebbero dovuto incontrare alle Nazionali. Il cuore di Lauren affondò come una pietra quando sentì il nome del terzo sfidante.
 
"La Miami High School di Miami, Florida" disse.
 
"Psh, li sconfiggeremo in un attimo!" li derise un ragazzo. Lauren abbassò la testa.
 
"Non li sottovalutare. Hanno molto... cuore" disse sottovoce.
 
"Cosa sai di loro?" chiese Courtney.
 
"Niente che tu non abbia già sentito. Sono un gruppo di disadattati con una bella coppia protagonista e molti talenti grezzi" rispose. Ma nessuno di loro erano particolarmente preoccupato di una scuola senza nome, nel bel mezzo del nulla.
 
Dopo le prove, andò da Mr. Andrews per digli una cosa.
 
"Non posso andare alle Nazionali" mormorò. L'uomo si congelò per un secondo prima di sedersi sulla panchina del piano.
 
"E' una tua scelta Lauren. Posso sempre dare la parte a Courtney" ripose lui.
 
"Non mi chiederà il perché?" chiese Lauren confusa.
 
"Sono vecchio ma non cieco. Ho visto la tua faccia e ho sentito la tua voce quando hai parlato della Miami High" disse. 
 
"Non posso andare. Non posso vederli di nuovo" insistette Lauren.
 
"Non voglio obbligarti. Chiaramente avrai dei validi motivi per non andare. Quello che voglio dirti è che sei una delle nostre migliori cantanti e ci saranno molte più possibilità di vincere se tu sarai lì" Lauren si morse il labbro.
 
"Lo so, ma non posso"
 
"Lo sai che i nostri costumi comportano delle maschere, vero?" aggiunse lui.
 
"Da quando?" chiese Lauren sorpresa.
 
"Proprio ora" Mr. Andrews le sorrise. "Nessuno ti riconoscerà" Lauren sapeva che se ne sarebbe pentita ma annuì.
 
"Verrò"


 
Lauren cantò nelle ultime file la maggior parte del tempo. Courtney era molto felice di aver ricevuto tutti gli assoli di nuovo e Lauren era sollevata di dover indossare una maschera. Sentì il sangue congelarsi quando vide una della sue vecchie compagne seduta in fondo e fece un grande sforzo per non correre via dal palco. Erano troppo lontane, cercò di convincersi, non potevano vederla. Non potevano sapere.
 
Ma ascoltare la sua voce era del tutto diverso. Dinah Jane Hansen aveva un udito perfetto e riusciva a riconoscere la voce di qualcuno anche in mezzo ad una folla. Così nello stesso momento in cui Lauren si unì al gruppo, anche se la sua voce era mescolata insieme a quella degli altri, Dinah la notò.
 
"Miss Lovato" Dinah la chiamò urgentemente.
 
"Si, Dinah?" rispose.
 
"Miss Lovato" disse di nuovo con la voce bassa per non farsi sentire. "Quella è Lauren" il cuore di Miss Lovato si fermò per un momento. Spostò lo sguardo da Dinah, alla ragazza che stava guardando, ancora e ancora.
 
"Cosa?" sibilò.
 
"E' lei. Sappiamo entrambe che so riconoscere la sua voce, o quando non c'è, potrebbe essere il mio lavoro. Le sto dicendo che quella ragazza la su è Lauren" Demi Lovato trattenne l respiro e pensò a lungo su cosa fare.
 
"Dobbiamo prepararci per il prossimo turno" le ricordò Dinah. "Ma Miss L deve parlarle" tutti si alzarono e andarono verso la stanza verde. Miss Lovato aspettò che la performance finisse prima di alzarsi e andare verso la sala costumi.
 
Lauren aveva appena tolto la sua maschera, quando Miss Lovato la vide. Le due si guardarono negli occhi, per un tempo che ad entrambe sembrò interminabile. Lauren sentì il respiro farsi corto. La bocca aperta e non riusciva a muovere un solo muscolo del suo corpo. Poi, all'improvviso il suo corpo si risvegliò , raccolse tutte le sue cose e fuggì.
 
"Lauren!" Miss Lovato fece per seguirla ma una mano la prese e non la lasciò andare. Mr. Andrews la tirò via.
 
"Mi lasci, è una delle mie studentesse!" ordinò Miss Lovato.
 
"No, non lo è. Non abbiamo nessuno che si chiami Lauren e, per favore, lei non dovrebbe essere qui. Credo che la sua stanza si accanto"
 
"La conosco! E' una delle mie..."
 
"Non abbiamo nessuno che si chiami Lauren qui" Mr. Andrews disse di nuovo con più forza. "Ora, vuole davvero spaventare una ragazza che non ha nulla a che fare con la sua scuola? Vuole davvero trascinarla in questo?" i due si guardarono a lungo prima che Miss Lovato si tirò indietro.
 
"Mi scusi, pensavo..."
 
"Non fa niente, tutti commettono errori" i due si guardarono con sguardo consapevole e Miss Lovato capì che era meglio non dire altro. Quando Dinah, più tardi, le chiese cosa avesse scoperto, lei rispose semplicemente che era la persona sbagliata.
 
Lauren non si fece vedere per le premiazioni. Andò via il prima possibile, e scoprì soltanto il giorno dopo che la Miami High aveva vinto il titolo Nazionale e che la sua nuova scuola era arrivata seconda. Tutti sembravano contenti di aver raggiunto quel traguardo, Lauren cercò di unirsi agli altri, ma aver rivisto i suoi vecchi amici aveva riportato il passato nel presente. Realizzò che aveva passato tutto quel tempo a scordare tutto quello che era successo.
 
Quella notte si costrinse a cercare tutte le foto che aveva di Camila nel computer, stamparle e attaccarle tutte sui muri della sua stanza. Guardò ogni foto e costrinse se stessa a ricordare.
 
"Sei un idiota, idiota, una fottuta idiota!" urlò e diede un pugno al muro. "Come hai potuto dimenticare?"
 
"Lauren, va tutto bene?" Lucy piombò nella sua stanza. Si fermò un momento, guardando le foto sparse sul letto. Lauren la guardò, con gli occhi rossi e gonfi. Lucy si ritrovò a fare due passi, circondando Lauren in un abbraccio.
 
"Ho lasciato me stessa dimenticare" singhiozzò Lauren. "Porto questo anello ogni fottuto giorno per ricordarlo a me stessa ma ho comunque dimenticato..."
 
"Stai andando avanti Lauren" rispose Lucy.
 
"Non voglio andare avanti. Non voglio dimenticare"
 
"Non puoi continuare a incolparti in questo modo. Non puoi continuare così"
 
"Non posso. Non posso dimenticare. Non la dimenticherò" Lauren nascose il viso tra le braccia di Lucy. "Non mi perdonerei se lo facessi"
 


Dopo questo, Lauren lasciò il coro. Vero e Lucy notarono con disperazione che tutti i progressi fatti erano ormai persi. Ancora una volta era la ragazza con il cuore spezzato che si era presentata a Febbraio. Rimase così anche le ultime settimane di scuola. Anche se si stava per diplomare, non aveva piani per il futuro. Aveva detto a Lucy e a Vero che stava pensando di prendersi un anno di pausa prima di andare al college e le due furono d'accordo con lei. Una settimana dopo essersi diplomata, disse a Vero e Lucy che stava per tornare a Miami. Non aveva più motivo di rimanere a Cape Cod e non voleva più essere un peso. Nonostante le proteste da parte delle due donne, Lauren aveva già fatto la sua decisione e informò i genitori del suo ritorno.
 
Spedì le sue cose il giorno dopo l'annuncio. Vero e Lucy si ritrovarono a temere il giorno in cui Lauren se ne sarebbe andata. Era diventata parte integrante delle loro vite e feriva entrambe vederla partire nelle stesse condizioni di quando era arrivata. La sera prima della partenza di Lauren, Lucy le fece visita.
 
"Puoi entrare" disse Lauren quando bussò alla porta. Lucy si mise seduta e la guardò piegare i suoi vestiti.
 
"Lo sai, non mi sei mai piaciuta molto" affermò Lucy. Lauren sorrise.
 
"Lo so. Sembravi come un cacciatore che avvista la sua preda il primo giorno che ci siamo incontrate"
 
"Eri troppo vicina a Camila e avevi il potenziale per ferirla" spiego Lucy. "E sono sicura che tu lo abbia fatto. Ma ho accettato il fatto che la amavi"
 
"La ami" la corresse Lauren. Lucy sospirò.
 
"Devi andare avanti, Lauren. E' passato quasi un anno da quando è morta" Lauren sussultò quando sentì l'ultima parola. "Non permetti a te stessa di andare avanti. Ogni volta che sorridi, è come se poi avessi il bisogno di picchiarti. Ti punisci da sola"
 
"Forse" rispose Lauren.
 
"E' così. Fa male, Lauren, lo so. Ma, Dio Lauren, sei un idiota se pensi che piangere ogni notte metterà le cose di nuovo apposto"
 
"Ho bisogno di affrontarlo a modo mio" disse Lauren. "Ho soltanto bisogno di trovare la risposta per conto mio"
 
"A quale domanda?" Lauren portò lo sguardo all'altezza di Lucy.
 
"Perché e come posso vivere senza di lei" Lucy si sentì sbiancare.
 
"E se non riuscirai a trovare la risposta?" chiese piano. Lauren si limitò a sorridere tristemente, continuando poi a preparare le sue cose.
 
Il mattino successivo si salutarono. Vero e Lucy abbracciarono entrambe Lauren, questa volta Lucy era molto più che triste di vederla andare via. Vero informò Lauren che sarebbe potuta tornare quando voleva e per tutto il tempo di cui aveva bisogno. Prima che avessero l'opportunità di fermarla, Lauren era di nuovo in viaggio, uscendo dalle loro vite ancora una volta.
 
Lauren aveva detto ai suoi genitori che sarebbe tornata quel pomeriggio. Ma arrivò la sera e di Lauren non c'era neanche l'ombra. Infatti, aveva parcheggiato davanti a un motel e rimase là fuori per un po'. Ne osservò l'aspetto logorato e scadente, ricordandosi che quello era stato il luogo in cui si erano rifuggiate nel loro viaggio di ritorno. Quando lasciò che i ricordi riaffiorassero, entrò in macchina e cominciò a guidare verso il sud, in direzione opposta a Miami. La strada asfaltata, diventò presto sterrato. Raggiunse presto la sua destinazione, un vecchio ranch rosso, lontano dal logoro motel. Era la struttura più vicina e intorno c'erano solo campi. Si sentì abbastanza ansiosa appena scese dalla macchina e si avviò alla porta. Sentì alcuni cani cominciare ad abbaiare da dentro la casa appena si fece più vicina. Era tropo tardi per tornare indietro. Il cuore le batteva contro il petto, suonò il campanello. Ci volle un secondo, meno del solito visto che i cani avevano avvertito i padroni di casa della sua presenza. La porta si aprì e le si presentò davanti un uomo riccio, di mezza età, in tuta da lavoro e una maglietta bianca.
 
"Posso aiutarti?" chiese guardando la ragazza dalla testa ai piedi.
 
"Ciao. Non so se si ricorda di me. Mi chiamo Lauren Jauregui, mi avete aiutato la scorsa estate"








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Ciao a tutti, sono ancora viva!! Mi dispiace tanto per l'immenso ritardo, non ci avevo mai messo così tanto ad aggiornare, ma prometto di metterci di meno questa volta :) Proverò anche ad aggiornare il prima possibile anche le altre storie che sto traducendo.

Chiedo perdono ora per gli errori che troverete. Fatemi sapre se il capitolo vi piace. Comunque per chi potesse interessare mi trovate anche su twitter @Life_fan_AM, potete anche scrivermi la per ricordarmi di aggiornare, se mai mi dovessi scordare ;)

Ah e buon ritorno a scuola! Per quanto buono un ritorno a scuola possa essere 
 

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


New York Nord, Estate 5 Anni Fa

"Dio, dannazione!" urlò Lauren, uscendo dalla macchina. Tirò la leva per aprire il cofano dell'auto e andò a dare un'occhiata. "Stupido pezzo di ferraglia!" arrabbiata diede un calcio alla ruota e cercò di spazzare via il fumo con la mano. Camila rimase in auto, con le braccia conserte.
 
"Accidenti, accidenti, accidenti!" Lauren non era neanche sicura di cosa doveva controllare tra tutti quei cavi e quel metallo. Niente era andato a fuoco, ma c'era un'orribile odore di gas. Camila la guardò mentre armeggiava con il suo cellulare.
 
"Scherziamo? Seriamente, deve essere uno scherzo. La batteria è morta" lanciò il telefono dentro alla macchina. "Camz, lasciami usare il tuo"
 
"Anche il mio è morto" rispose Camila freddamente. Lauren gemette e si lasciò cadere contro la macchina.
 
"Stupida..." mormorò. Camila uscì dalla macchina e guardò sotto al cofano.
 
"Sembra che uno dei cavi sia esploso, forse anche quello del carburante" spiegò Camila. Lauren la guardò sorpresa
"E questo da dove viene?"
 
"Quando sono stavo con Cece, ci metteva una vita per prepararsi, quindi suo padre mi faceva vedere come aggiustare le macchine nel frattempo" rispose Camila. Lauren fece un verso derisorio al pensiero.
 
"Tu e Cece non siete state insieme" sghignazzò.
 
"Si invece. Non ricordi?" insistette Camila.
 
"Camz, stavate cercando di far ingelosire la ragazza che piaceva a Cece. Lo sai che stava solo facendo finta di stare con te, vero?"
 
"Beh, almeno è stata con me per finta, anziché non farlo per niente" Camila affermò. Lauren trasalì e si alzò in piedi. Camila cominciò a camminare lungo la strada, verso la direzione da cui erano venute.
 
"Camz, dove stai andando?" chiese Lauren.
 
"Sto andando verso il motel che ho visto prima"
 
"Camz, è a più quindici chilometri!" la ragazza la ignorò continuando a camminare. Lauren mise le mani in tasca e seguì Camila in silenzio. Arrivarono al motel intorno alle dieci. Era orribile. Nell'insegna a neon alcune luci non funzionavano, la pittura su muri era scadente e il sistema dell'aria condizionata faceva un rumore orribile. Lauren pensò non fosse proprio igienico dormire lì.
 
"Camz, rischieremo di prenderci delle orribili malattie qui" la avvertì ma Camila era già entrata. Lauren la seguì.
 
"Ciao" disse Camila al ragazzo dietro al bancone, sorridendogli. "Hai delle camere a disposizione?" il ragazzo non aveva più di 16 anni e dall'acne che gli copriva la faccia, era nel pieno della pubertà. Non riuscì a non fissare la bellissima ragazza difronte a lui.
 
"Uh... certo" disse piano, spostando lo sguardo dal petto di Camila al suo viso. Lauren combatté contro l'istinto di picchiarlo.
"Possiamo avere una stanza? Con letti separati per favore" Camila non avrebbe insistito su due camere diverse, ma di certo non avrebbero dormito insieme.
 
"Sai se c'è un meccanico da queste parti? chiese Camila. Il ragazzo pensò alla domanda.
 
"Beh, c'è ne è uno ma è ad un'ora da qui. Vi si è rotta la macchina?"
 
"Si, più o meno a quindici chilometri da qui" intervenne Lauren. Il ragazzo rifletté di nuovo.
 
"Beh se volete, posso chiamare mio zio. Vive a mezz'ora da qui e ne sa abbastanza di macchine. Lo posso chiamare domani mattina se volete" Camila gli sorrise di nuovo e lui arrossì.
 
"Grazie! Sei così dolce" disse Camila. Il ragazzo prese nota del complimento di Camila, chiedendole addirittura il numero di telefono. Camila glielo lasciò e Lauren lo guardò il malo modo. Lui sorrise nervoso a Lauren e allungò il braccio per passarle le chiavi. Camila le prese e salì velocemente le scale.
 
"Telefono" ordinò lei e il ragazzo velocemente posizionò il telefono sul bancone per far il modo che ci arrivasse. Chiamò i suoi genitori avvisandoli di quello che era successo. Si offrirono di venirle a prendere, ma Lauren gli disse che stavano bene e che avrebbero riparato la macchina il mattino successivo. Anche se erano scettici, si fidavano di Lauren e dopo un altro scambio di informazioni per il tempo di arrivo, Lauren attaccò. Il ragazzo rimise il telefono al suo posto e lei gli si avvicinò.
 
"Se sai cosa è meglio per te e se vuoi raggiungere la fine della pubertà, stai lontano da lei, chiaro?" sibilò lei. Lui deglutì, vedendo una promessa di morte nei suoi occhi e annuì. Lei prese l'altra chiave e si diresse verso il secondo piano. Entrando nella camera Lauren si sorprese di quanto fosse pulita. Anche se l'esterno era logoro, l'interno era passabile. Camila era nel bagno e Lauren si sistemò sul letto. Passò un'ora e si chiese cosa stesso facendo la più piccola là dentro. La doccia non era aperta e non riusciva a sentire niente. Si alzò e bussò alla porta.
 
"Camz? Va tutto bene?" sentì un mormorio provenire dalla parte opposta, segnalando che Camila era ancora viva. "Camz sei lì dentro da un'ora"
 
"Vai via" disse Camila, con la voce rotta. Lauren sentì il suo cuore fermarsi. Conosceva Camila come il palmo della sua mano e dal tono della sua voce capì che stava piangendo.
 
"Camz, per favore esci"
 
"No"
 
"Per favore? Possiamo parlarne?"
 
"No" Lauren sospirò e si mise seduta per terra appoggiando la schiena contro la porta.
 
"Camz, lo sai cosa provo per te. Sei la mia migliore amica" silenzio. "Voglio dire, cosa ti aspetti? Siamo adolescenti, non sappiamo cosa vogliamo" Lauren sentì Camila dire qualcosa, ma non riuscì a capire.
 
"Cosa hai detto?" chiese Lauren.
 
"Ho detto che voglio te!" urlò Camila.
 
"Camz, non possiamo stare insieme"
 
"Perché no? Cece ce l'ha una stupida ragazza"
 
"Questo perché la sua ragazza può picchiare chiunque provi a ferirla. Noi siamo due adolescenti che non pratichiamo kick boxing, Camz. Non possiamo difenderci in quel modo. E i ragazzi ci vedranno sempre come una 'sfida'. Non voglio che ti succeda qualcosa"
 
"Sei una stupida" disse la ragazza di nuovo con voce rotta. Lauren sentì il petto cominciare a farle male. Odiava quando Camila piangeva. Non le piaceva pensare alla lacrime che le riempivano quei bellissimi occhi marroni che dovrebbero brillare solo di felicità. Lauren nascose la faccia tra le ginocchia.
 
In un momento lungo il loro percorso Lauren si era innamorata della più piccola. Probabilmente si era innamorata di lei ancora prima che Camila sapesse fosse possibile amare qualcuno del suo stesso sesso. Lauren prese un respiro profondo. Negli anni precedenti tutto quello che aveva fatto era stato negarlo e ne odiava ogni singolo momento. Ma voleva tenere Camila al sicuro. Ma ora aveva paura di poterla perdere completamente.
 
"Ti amo" mormorò Lauren. "Ma non voglio ti succeda qualcosa" la porta si aprì all'improvviso e Lauren finì per cadere dentro al bagno.
 
"Cosa hai detto?" chiese Camila appena Lauren si tirò su.
 
"Niente" e all'improvviso, con talmente tanta forza e rabbia che spaventò Lauren, Camila la sbatté contro il muro dietro di loro.
 
"Dillo" sibilò Camila. Lauren si spaventò di Camila per la prima volta in tutta la sua vita. La più piccola era sempre stata gentile e docile. Questa persona che la stava trattenendo contro il muro era qualcuno accecato dalla rabbia.
 
"Camz lasciami andare" la pregò Lauren.
 
"Dillo" disse di nuovo Camila. Lauren si morse il labbro e chiuse gli occhi appena la ragazza affondò le unghie nelle sue spalle, sicuramente riuscendo a lasciare dei segni rossi anche attraverso i vestiti.
 
"Non posso, Camz"
 
"L'hai detto una volta! Perché non puoi dirlo di nuovo?" chiese Camila, scuotendo Lauren.
 
"Basta!" Lauren afferrò il braccio di Camila. "Devi calmarti" Camila cercò di togliere la presa della più grande dalle sue braccia, ma Lauren strinse la presa.
 
"Lasciami andare" i ruoli erano invertiti ora. Lauren stava facendo il suo meglio per tenere la presa quando Camila cercò di indietreggiare. Ma inciampò contro il letto e facendo finire entrambe sopra alle coperte. Lauren atterrò su Camila e la sentì boccheggiare. Pensando di averle fatto male, la più grande cercò di alzarsi il più velocemente possibile.
 
"Stai bene?" chiese Lauren ma appena cercò di spingersi fuori dal letto, venne di nuovo tirata giù da Camila. La ragazza nascose il viso nel petto di Lauren e in quel momento capì che il suono che aveva sentito provenire da Camila erano singhiozzi.
 
"Non è giusto" pianse Camila. Lauren si sdraiò accanto a Camila finché il suo respiro non si calmo e si addormentò. Quando provò ad alzarsi, la più piccola aveva ancora una presa stretta sulla sua maglietta. Lauren guardò alcune lacrime uscire dagli occhi di Camila e si abbassò per baciarle via. Ma a pochi millimetri dal suo viso, si fermò. Cosa stava facendo?
 
Ho bisogno di fermare tutto questo. Finiremo per farci entrambe male. Si allontanò e si accontentò si sdraiarsi vicino a lei. Si addormentò subito dopo aver chiuso gli occhi.
 
Il mattino dopo Lauren si svegliò con Camila stretta contro di lei. Per un momento si dimenticò della discussione avuta la sera prima. Appena se ne ricordò, la guardò tristemente.
 
"Mi dispiace Camz" sussurrò. Poco dopo qualcuno bussò alla porta e Lauren si alzò per andare a rispondere, questa volta riuscendo a liberarsi facilmente dalla presa di Camila. Quando aprì la porta, si ritrovò davanti un petto di uomo alto e muscoloso.
 
"Siete voi che avete problemi alla macchina?" grugnì lui.
 
"Si, sei qui per aiutarci?" chiese Lauren.
 
"Diamogli un'occhiata" fu tutto quello che disse. Lauren annuì e guardò Camila. Il trambusto l'aveva svegliata e si mise seduta. 
 
"Camz?" chiese Lauren. Camila si alzò e li superò, senza guardarla. I due la seguirono. Alla reception Camila fece il check-out.
 
"Siete diretti alla fattoria?" chiese il ragazzo. Lo zio annuì. "Okay zio Harry. Potrei passare più tardi" guardò Camila e lo sguardo fece contrarre Lauren. Se solo avesse potuto incontrare quel ragazzino in un vicolo con una mazza da baseball.
 
L'uomo le condusse entrambe verso un pick up, Lauren si mise davanti vicino ad un fucile, mentre Camila dietro con delle balle di fieno. Arrivarono alla macchina e l'uomo guardò il motore e tutti i suoi componenti. Si sdraio per terra e guardo sotto alla macchina.
 
"Si avete bisogno di sostituire il cavo della benzina" disse. "Dovrei averne uno alla fattoria"
 
"Possiamo pagarti" disse Lauren velocemente. Lui di limitò a grugnire in risposta e agganciò la macchina al furgone.
 
La fattoria era a trenta minuti e tutto il viaggio lo passarono in silenzio. L'unico suono proveniva dalla radio e dal motore. Arrivarono davanti una casa e Harry scese dalla macchina. La casa era grande, circondata da campi. Davanti l'entrata c'era una donna incinta piegata per terra a raccogliere le erbacce tra i fiori.
 
"Ben tornato a casa!" disse quando vide sua marito. "E voi dovete essere le ragazze per cui ci ha chiamato Keaton" Lauren allungò la mano e la donna la prese stingendogliela.
 
"Il mio nome è Lauren, grazie mille per l'aiuto" anche Camila si avvicinò.
 
"Camila" la donna sorrise.
 
"Beh il mio nome è Marielle e voi siete più che benvenute qui" disse. "Avete già mangiato?" entrambe scossero la testa. La donna andò verso la porta. 
 
"Prego, entrate dentro. Max sta ancora facendo colazione, venite a farla anche voi" le due entrarono e una cagnolina altrettanto incinta le accolse abbaiando entusiasta.
 
"Silenzio, DeScala" disse la donna. Un piccolo bambino entrò velocemente nel salone alla loro sinistra. Non doveva avere più di cinque anni.
 
"Hai finito?" chiese Marielle. Il bambino annuì e si mise davanti alla TV a guardare i cartoni. C'erano ancora dei pancakes sul tavolo. Marielle prese due piatti e le ragazze cominciarono a mangiarli avidamente.
 
"Allora dove eravate dirette prima che la vostra macchina si rompesse?"
 
"A casa" risposero nello stesso momento. Lauren continuò. "Beh, viviamo a Miami".
 
"E' lontano" notò Marielle. "Ascoltate Harry ha alcune commissioni da fare oggi. Non riuscirà ad aggiustarla prima di sta sera, insisto per farvi rimanere qui sta notte. Non voglio farvi guidare di notte, con il rischio che vi addormentiate sul volante"
 
"Oh non possiamo" disse Lauren. "Vi abbiamo già disturbato troppo" Marielle la guardò seria e le ricordò l'espressione della madre che era come se dicesse 'non discuterne con me'. Era quello sguardo contro cui nessun figlio poteva vincere.
 
"Insisto ragazze. Comunque penso che Harry finirà prima che faccia troppo tardi" le rassicurò. Lauren sapeva che non avevano molto tempo. Il campo per cheerleader sarebbe iniziato tra due giorni e se le riparazioni non fossero finite quel giorno, avrebbero passato solo un giorno a casa. Qualcosa nel profondo le diceva che le cose sarebbero andate solo peggio.
 
Camila era sempre stata brava con i bambini. Era paziente e spesso sembrava ancora una bambina quindi non le era stato difficile andare d'accordo con Max. Giocarono insieme fuori, a rincorrere le pecore nel campo mentre Lauren rimase seduta sulla staccionata. Li guardò ridere e correre in giro finché Max non cadde non riuscendo più a rialzarsi per le troppe risate. Camila lo prese in braccio e se lo mise sulle spalle, cominciando a corre mimando un aereo. Lauren sorrise a quell'immagine e sobbalzo quando senti un naso freddo contro la caviglia. Guardò in basso e vide un altro cane, uno Shepard australiano, che le leccava il calzino. Sorrise e alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere Max correre verso di lei seguito da Camila.
 
"Mounty!" Urlò, lanciandosi sul povero cagnolino. Max guardò Lauren. "Diventerà presto papà"
 
"Lo so" rispose Lauren, sorridendogli felice.
 
"Vieni Mounty, andiamo a rincorrere le pecore!" disse, correndo via. Il cane lo seguì felice. Lauren si sentì improvvisamente vulnerabile ora che lei e Camila erano rimaste da sole.
 
"Sei ancora arrabbiata?" chiese Lauren. Camila non disse niente. "Camz, io..."
 
"Basta" disse Camila, arrampicandosi oltre la staccionata ed entrando in casa. Lauren emise un sospiro esasperato. Rimase fuori per un'altra ora, Guardando Max e Mounty correre su e giù per la collina. Alla fine, il bambino si stancò e raggiunse Lauren.
 
"Torniamo dentro" sbadigliò. Lauren allungò la mano e quando lui la prese si diressero entrambi verso la casa. Quando entrarono trovarono Camila seduta sul divano che guardava la TV. Max prese il telecomando e cambiò su un canale di cartoni. Lauren prese posto dall'altra parte della stanza, lanciando ogni tanto degli sguardi alla ragazza. Non sapeva come far tornare le cose come prima quindi provò a concentrarsi su qualcos'altro.
 
"Ragazze?" Marielle entro in salotto appena Max si addormentò sul pavimento. "Oh piccolo" e prese Max imbraccio. "Harry è appena tornato a casa, inizierà ora ad aggiustare la macchina"
 
"Non potremo mai ringraziarvi abbastanza" disse Lauren.
 
"Oh per favore, non preoccupatevi per questo. Non saremmo state delle brave persone se non avessimo aiutato due ragazze in difficoltà. E tra noi, il ragazzo dell'officina più vicina è un pervertito" ridacchiò e andò al piano di sopra per mettere Max a letto. Subito dopo essere sparita al piano di sopra, sentirono Harry gridare.
 
"Dannazione, Mounty!" urlò. Marielle scese le scale di corsa.
 
"Tesoro? Tesoro cosa c'è che non va?"
 
"Quello stupido cane deve aver pensato che il cavo della benzina fosse una giocattolo da masticare!" Marielle gli appoggiò una mano sul braccio. "Devo andare Marty per prenderne un altro"
 
"Non devi" disse Lauren alzandosi. "Vi abbiamo già causato troppi problemi" Harry alzò una mano per fermarla.
 
"No, ho promesso a Keaton che vi avrei aiutato. Ma a quanto pare dovrete rimanere qui sta notte. Abbiano una soffitta al piano di sopra e anche una soffitta con dei materassi nel fienile"
 
Non ci voleva. Pensò Lauren. Harry prese le chiavi della macchine e baciò sua moglie.
 
"Torno il prima possibile. Ma conosci Marty, mi trascinerà sicuramente a bere qualcosa. Probabilmente non tornerò prima di domani mattina"
 
"Fai quello che devi, tesoro" disse Marielle. Le salutò e partì.
 
"Tra tutte le cose..." mormorò Lauren. Sarebbero tornate giusto in tempo. Camila alzò le spalle.
 
"Potrò giocare ancora un po' con le pecore" disse. Marielle le sorrise.
 
"Beh, dobbiamo cominciare a portare le pecore nell'ovile. Mounty di solito fa un buon lavoro ma ti andrebbe di aiutarlo?" chiese la donna. Camila fece uno dei suoi sorrisi migliori e annuì.
 
Era diventato quasi buio quando finirono. Lauren decise di controllare il letto nel fienile. Dalla soffitta si vedeva gran parte dei campi e c'era una meravigliosa visata della luna e delle stelle. Riusciva a vedere la casa e a sentire i 'beeeh' delle pecore. Era tranquillo lassù, anche se c'erano delle mosche.
 
Vorrei che Camila fosse qui su, pensò. Dio desidero un sacco di cose. Guardò giù e sentì delle voci. Si immobilizzò e cercò di sentire meglio. Sentì una stridula voce maschile che riconobbe come quella di Keaton. Aveva detto che sarebbe passato e Lauren non riuscì a pensare a niente di meglio tranne a sguinzagliargli contro Mounty. Le apparve l'immagine di Mounty che lo mordeva come aveva fatto oggi con il cavo della benzina, così soddisfacente.
 
Poi sentì una risata di certo non sua. Sarebbe riuscita a riconoscere quella voce anche se fosse stata sorda da un'orecchio. Era Camila. Si guardò intorno, socchiudendo gli occhi per individuarli e per cercar di capire se erano abbastanza vicini da poter saltare giù dalla soffitta e finire sopra al ragazzo. Poi li vide contro una staccionata in parte coperti da alucuni rami di un albero. Stavano parlando di qualcosa ma Lauren non riuscì a capire cosa. Li guadò cercando di ascoltare. Poco dopo, molto chiaramente, vide Camila sporsi e baciarlo. Lauren sentì il sangue ribollirle nelle vene e si girò, gli occhi le bruciavano di rabbia e gelosia. Quando tornò a guardarli, si erano appena allontanati e Keaton si stava già riavvicinando per il bis. Lauren tossì forte per farsi sentire e i due guardarono verso di lei sorpresi. Lauren prima guardò Camila che saltò giù dalla staccionata e entrò in casa. Poi guardò Keaton. Il ragazzo sembrava sapere che l'avrebbe pagata e quando Lauren si alzò per dargli la caccia, lui corse via il più velocemente possibile verso la macchina. Appena Lauren raggiunse la fine delle scale, lui partì veloce.
 
"Se ti vedo ancora..." gli urlò dietro. Ora che quel verme se ne era andato, dove fare i conti con il problema più grave. Camila lo aveva baciato, non il contrario. Lei voleva baciarlo e questo rendeva Lauren furiosa e sconvolta allo stesso tempo.
 
"Dov'è Camila?" chiese appena entrata in casa. Marielle era seduta sul divano che guardava il telegiornale.
 
"Penso sia in soffitta dolcezza. Dormirete entrambe là?" Lauren ignorò la domanda e corse su per le scale.
 
"Che diavolo, Camz!" Camila era seduta sul davanzale della finestra con lo sguardo rivolto fuori. Perché ti sei anche solo avvicinata a quel... pezzo di spazzatura?"
 
"Non sono affari tuoi Lauren" rispose Camila.
 
"E' disgustoso Camz"
 
"E' carino"
 
"Si, ma puoi avere di meglio rispetto a lui" disse Lauren.
 
"Ha lui piaccio, okay?" Camila si alzò, allontanandosi.
 
"Oh, quindi vai e baci tutti quelli a cui piaci, è così?" la derise Lauren.
 
"Pensò di aver baciato già abbastanza persone a cui non piaccio" affermò Camila. Ouch. A Lauren non le venne in mente niente con cui controbattere. "Sono davvero stanca, puoi andartene per favore? Dobbiamo guidare per altre 5 ore domani" Lauren si sentì come se avesse appena perso una competizione.
 
"Va bene" disse sconfitta e cominciò a scendere le scale. Si scontrò quasi con Marielle, che si stava tenendo lo stomaco.
 
"Oh!" esclamò Lauren. "Scusami, non ti..."
 
"Ragazze, ho bisogno di entrambe" disse Marielle. La calma e il tono che utilizzo erano spaventosi e Lauren sentì che sarebbe successo qualcos'altro. Camila, avvertendo l'urgenza, raggiunse Lauren alla fine delle scale.
 
"E' tutto ok?" chiese.
 
"Ragazze ho bisogno che manteniate la calma, okay" entrambe annuirono. "Mi si sono appena rotte le acque"
 
Lauren ci mise un minuto a registrare quello che aveva appena detto.
 
"Oh merda. Oh merda..." imprecò.
 
"Ragazze ho bisogno che chiamate Harry. Vi do il suo numero di telefono. Probabilmente sta bevendo e non risponderà ma dovete lasciargli un messaggio in segreteria spiegando che il bambino sta per nascere e che lo seppellirò vivo se non torna a casa subito" Camila corse a prendere il telefono. Lauren si sentiva inchiodata a terra. Non sapeva cosa fare. Non c'era nessun adulto a rassicurarla che tutto sarebbe andato bene. Marielle stava per partorire e là c'erano solo lei, Camila e Max, e il bambino di 5 anni era già a letto. Camila ritornò con il telefono e compose il numero. Come aveva predetto Marielle non rispose e Camila lasciò il messaggio con Marielle in sottofondo che minacciava il marito.
 
"Potremmo chiamare il 911" consigliò Lauren.
 
"No. Volevo comunque partorire a casa. E' così che ho fatto con Max. Solo che l'ultima volta avevo un'ostetrica e Harry. Questa volta due ragazze che non hanno idea di cosa stanno facendo" prese un respiro profondo. "Okay, una di voi due deve riempire la vasca con dell'acqua calda. Un'altra deve prendere degli asciugamani, andate, per favore. Non posso mantenere il controllo per molto ancora, tra non molto mi trasformerò in una donna che urla e piange mentre sta per dare alla luce suo figlio" sorrise. Lauren uscì fuori dalla sua trance e corse in bagno ad aprire il rubinetto della vasca. Fuori dalla stanza, Marielle gemette di dolore e si trascinò in bagno.
 
"Non so cosa sto facendo!" disse Lauren, sentendo il panico salire.
 
"E' tutto okay Lauren, devi fare esattamente quello che ti dico" disse Marielle prima di urlare. Camila accorse con le braccia piene di asciugamani e li lasciò sul pavimento. Entrambe aiutarono Marielle ad entrare nella vasca e lei si sdraiò, gemendo dal dolore. Lauren prese la mano di Camila per cercare conforto e fu felice quando Camila gliela strinse.
 
"E' tutto okay" sussurrò Camila alla donna e Lauren sentì come se quelle parole fossero dirette a lei.
 
Sei ore dopo, Camila teneva una bambina tra le braccia. Harry nel frattempo aveva superato ogni limite di velocità dopo aver sentito il messaggio ed era arrivato nel bel mezzo del parto. Marielle aveva passato una buona mezz'ora ad imprecare contro di lui facendogli promettere di non bere mai più birra. In più di un'occasione, Lauren si sentì sul punto di vomitare o di svenire o entrambe le cose insieme ma ogni volta, Camila le prendeva la mano e gliela stringeva forte, riportandola alla realtà. Alla fine Lauren si sentì come se fosse stata lei ad aver appena partorito.
 
Le due ragazze lasciarono la nuova arrivata con i genitori ma non prima di essere ringraziate da Marielle. Harrry, scosso dal momento, diede ad entrambe un abbraccio rompendogli quasi delle ossa. Le due ragazze uscirono dalla casa dirigendosi verso il fienile dove si misero sedute su degli scalini.
 
"E' stato intenso" sospirò Camila, asciugandosi il sudore dalla fronte.
 
"Già" rispose Lauren. Entrambe con un sorriso sul volto.
 
"Non so, è stato quasi divertente" disse Camila. "E' stato come... aspettare che una sorpresa uscisse fuori" Lauren alzò gli occhi al cielo.
 
"Hai chiaramente trovato la tua vocazione, Camz: l'ostetrica" Camila rise.
 
"Non ho idea di cosa significhi" rispose.
 
"Esattamente quello che hai fatto sta sera, Camz" spiegò Lauren. Rimasero in silenzio per un po' finché Lauren non parlò di nuovo, "Grazie per esserci stata. Non penso che ce l'avrei fatta senza di te" Camila sorrise.
 
"Anche io sono contenta di averti avuta vicino" Lauren si girò guardando Camila. Stava sorridendo e i denti bianchi risplendevano alla luce della luna. Gli occhi che brillavano. Lauren realizzò quanto le era mancato quel sorriso, anche solo per un giorno.
 
"Non mi piace quando litighiamo" sussurrò Lauren. Quando Camila smise di sorridese, Lauren decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendere Camila felice. Doveva vedere quel sorrise. Voleva che Camila la guardasse, completamente innamorata. Odiava quando qualcun'altro, come Keaton, la baciava. Il parto di Marielle oltre ad aver insegnato come dare alla luce un bambino, le aveva fatto capire che non avrebbe mai avuto speranza senza la ragazza al suo fianco.
 
Sono innamorata di lei. Pensò Lauren e sentì quelle parole batterle conto il petto e farla rimanere senza fiato. Ti amo, Camila.
 
"Ho qualcosa sulla faccia?" chiese Camila, toccandosi la guancia con le dita.
 
"Camzi" la voce di Lauren era bassa e tentennante. Camila inclinò la testa. Lauren sentì la bocca asciugarsi e tutte le parti del suo cervello urlarle di fermarsi.
 
"Cose c'è? Ho un ragno addosso?" chiese Camila. Lauren prese un respiro profondo e le parole uscirono.
 
"Ti amo, Camila"
 
Con queste parole, ogni singola barriera che aveva creato per prevenire di sentire quanto fosse profondo l'amore che provava nei confronti della ragazza crollarono. All'improvviso, sentì quanto intensamente aveva bisogno di stare con lei e iniziò a boccheggiare quando tutte queste emozioni la colpirono. Camila spalancò gli occhi e Lauren si portò una mano alla bocca.
 
"Dillo di nuovo" espirò Camila.
 
"Ti amo" Lauren non lo trovò più facile la seconda volta. Stava ancora lottando con la parte logica del suo cervello. Fortunatamente, quella parte stava morendo soffocata da tutti i sentimenti che aveva rinchiuso per tanto tempo. Camila si leccò le labbra e baciò Lauren velocemente e ferocemente. Le loro lingue danzavano insieme e i loro denti si scontravano tra loro. Le mani di Lauren unite dietro al collo di Camila, per avvicinarla e le mani di Camila correvano su e giù per i fianchi di Lauren.
 
"Ti amo" Lauren non riusciva a smettere di dirlo e ogni volta, Camila la baciava con sempre più urgenza della precedente. Quando finalmente si calmarono, Camila le sorrise nel modo più dolce che Lauren avesse mai visto.
 
"Ti amo anch'io, Lolo"
 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


New York Nord 5 Anni Fa

Lauren stava soffocando, questo era sicuro. Non riusciva a parlare, non riusciva a muoversi e sicuramente non era in grado di fuggire. Ogni momento che passava era sempre più sicura di star per svenire.
 
"Harry! Mettila giù!" ordinò Marielle. Il gigante, chiaramente non consapevole della sua stessa forza, la liberò dall'abbraccio da orso, quando i piedi di Lauren toccarono terra cominciò a respirare velocemente prendendo più ossigeno possibile. "Oh mio Dio sei veramente tu" Marielle si avvicinò e toccò il viso di Lauren incredula prima di stringerla in un abbraccio molto più gentile del precedente.
 
"Come state?" chiese Lauren.
 
"Oh, sai, niente più pancione. Stiamo tutti benissimo comunque" Marielle si allontanò e la studiò. "Sembri così magra! Ti danno da mangiare i tuoi genitori?"
 
"Beh è una lunga storia veramente" rispose Lauren ma senza aggiungere altro.
 
"Camila è con te?" Lauren avvertì immediatamente una fitta. Abbassò lo sguardo, soffocando un singhiozzo. Marielle notò il cambio d'espressione ma sentì anche sua figlia cominciare a piangere in cucina. Sapeva che sua figlia stava bene, probabilmente aveva semplicemente rovesciato di nuovo i cereali. Lauren invece, non sembrava star bene.
 
"Harry, puoi occuparti tu di Laney?" chiese Marielle, senza spostare lo sguardo dalla ragazza. Harry senza pensarci troppo si diresse silenziosamente dalla bambina di un anno. Marielle le studiò il volto.
 
"Tesoro, è tutto okay? Qualcosa mi dice che questo viaggio non è stato proprio programmato"
 
"Posso stare qui? Solo per sta notte" disse Lauren.
 
"Certo, puoi rimanere qui quanto vuoi, dolcezza. Ma ho bisogno di sapere se sei nei guai" Lauren decise di non nascondere il fatto che in quel momento sarebbe dovuta essere da un'altra parte.
 
"Sarei dovuta ritornare a casa oggi. I miei genitori non sanno dove sono ora" ammise. "Ma non sono pronta a tornare a casa" migliaia di domande attraversarono la mente di Marielle ma aveva capito che Lauren non era in grado di spiegare la situazione.
 
"Non chiederò il perché" rispose. "E ripeto che puoi restare tutto il tempo di cui hai bisogno. Ma ti chiedo solo di chiamare i tuoi genitori e dirgli che sei al sicuro. Se hanno bisogno di parlare con me va bene, ma voglio che li chiami ora" Lauren esitò per un momento. Se avesse chiamato i suoi genitori, c'era una possibilità che avrebbero guidato fino alla fattoria e l'avrebbero riportata a casa. Ma lo doveva a Marielle. Tirò fuori il telefono e guardò lo schermo. C'erano 20 messaggi vocali e altrettante chiamate perse, tutte proveniente del suo telefono di casa. Spinse 'richiama' e aspettò. Dopo un solo un solo squillo sua madre rispose.
 
"Lauren?" chiese sua madre.
 
"Ciao mamma"
 
"Oh grazie a Dio" sospirò sua madre. "Dove sei? Io e tuo padre siamo stati in pensiero"
 
"Sto bene, mamma. Sta notte rimango da un'amica"
 
"E non potevi dircelo prima?" sentì suo padre urlare in sottofondo.
 
"Zitto!" disse la madre di Lauren. "Mija, dove sei?"
 
"Sono da un'amica mamma. Per favore, cerca di capire"
 
"Tutto quello che abbiamo fatto è stato cercare di capirti!" suo padre urlò di nuovo. "E' ora che cresca!" Lauren guardò Marielle che riusciva a sentire tutta la conversazione chiaramente. La donna le fece cenno di passarle il telefono e Lauren lo fece.
 
"Salve, signore e signora Jauregui? Io sono Marielle, non so se Lauren ve l'ha detto ma ci siamo conosciute l'estate scorsa. La sua macchina aveva avuto un guasto e l'abbiamo ospitata per un paio di giorni"
 
"Si, lo sappiamo" rispose sua madre. "Non potremo ringraziarvi abbastanza per averla aiutata"
 
"Beh, lei mi ha aiutato molto di più. Mi ha assistito nel parto mentre mio marito non c'era. Ascolti, è più che ben venuta a stare qui per qualche giorno se ne ha bisogno, Dio solo se cosa sarebbe successo se non ci fosse stata lei" Lauren notò che Marielle stava attentamente evitando di parlare di Camila.
 
"Ma..." iniziò sua madre.
 
"Niente ma. Io e mia figlia le dobbiamo la vita e sarei davvero offesa se voi non mi permetteste di ospitarla per un po'" la voce di Mariella era seria e la madre di Lauren cedette. Marielle ripassò il telefono a Lauren dopo aver salutato i genitori della ragazza e Lauren riportò il telefono all'orecchio.
 
"Quindi quando tornerai?" chiese sua madre. Lauren alzò le spalle anche se consapevole che sua madre non poteva vederla.
 
"Presto. Forse" sentì sua madre sospirare e riuscì a capire che era sul punto di scoppiare in lacrime.
 
"Ci manchi, Lauren. Vogliamo solo che tu sia felice"
 
"Sto bene, mamma" mentì Lauren. "Davvero, non preoccupatevi, Sto facendo quello di cui ho bisogno e tornerò presto, lo prometto" era una promessa che Lauren sapeva che non avrebbe mantenuto.
 
"Ti vogliamo bene" disse sua madre.
 
"Anche io vi voglio bene" Lauren attaccò e sorrise grata a Marielle. Il bisogno di fare domande la stava bruciando dentro, ma Marielle lo nascose mettendo su il suo sorriso migliore.
 
"Beh è fatta. Starai con noi per un po'. Ora vai, sarai sicuramente esausta" disse, indicando a Lauren le scale.
 
Tutto era uguale, quasi come la stanza degli ospiti a Cape Cod. Marielle e Harry non avevano motivo di andare lassù quindi il letto era un po' impolverato. Lauren tirò le coperte, togliendo gentilmente la polvere dal materasso e dai cuscini prima di entrarci. Guardò il telefono e chiamo la sua segreteria telefonica. Il primo messaggio era da parte di suo padre, chiedendole quando sarebbe arrivata. Il secondo era da parte di sua madre, che le chiedeva se sarebbe tornata a casa per cena. In ogni messaggio sembravo sempre più preoccupati finché non sembrò quasi che stessero per chiamare la polizia da un momento all'altro. Lauren li cancellò subito dopo averli ascoltati. Dopo i nuovi messaggi, sentì la voce automatica dire.
 
"Hai 1 messaggio salvato che sta per essere cancellato" Lauren spinse un pulsante per ascoltarlo e sentì il sangue gelarsi quando sentì una voce familiare riempirle l'udito.
 
"Hey Lolo, pensavo saresti dovuta passarmi a prendere. Sono fuori dalla pizzeria ora. Um.. spero che tu non abbia fatto un incidenti o altro. Chiamami appena senti questo messaggio, okay? Ti amo tanto. Ti amo" Lauren sentì la gola chiudersi e cominciò a respirare velocemente. Si strinse il petto quando sentì come se si fosse appena aperta una voragine. Armeggiò con il telefono, facendo poi il numero di Camila.
 
"Ci dispiace, questo numero è stato scollegato" Lauren si lasciò sfuggire un piccolo gemito di dolore quando lo ascoltò e si chiuse su se stessa. Il messaggio era vecchio, quando una volta Lauren era rimasta bloccata nel traffico perché un idiota aveva deciso di andare addosso ad un idrante. Era un messaggio che Lauren si era dimenticata di cancellare e solo ora ricordava. Chiamò di nuovo la sua segreteria telefonica.
 
"Hai 1 messaggio salvato che sta per essere cancellato" Lauren spinse ancora una volta il pulsante, senza spostare il telefono dl suo orecchio
 
"Hey Lolo, pensavo saresti dovuta passarmi a prendere. Sono fuori dalla pizzeria ora. Um.. spero che tu non abbia fatto un incidenti o altro. Chiamami appena senti questo messaggio, okay? Ti amo tanto. Ti amo"
 
"Se desideri riascoltare il messaggio premi 1" Lauren spinse l'1.

"Hey Lolo, pensavo saresti dovuta passarmi a prendere..."
 
1.
 
"Hey Lolo..."
 
1.
 
"Ti amo tanto"
 
1.
 
"Ti amo"
 
1.1.1.1. Lauren ascoltò il messaggio ancora e ancora, finché semplicemente poi si addormentò ancora con il telefono attaccato all'orecchio.
 
Lauren si svegliò il giorno dopo, staccandosi subito il telefono dalla guancia. Lo appoggiò sul tavolino, notando che la batteria era morta. Si alzò e scese le scale. Il profumo di bacon riempiva il primo piano. Laney stava giocando con i suo cereali e vicino a lei era seduto Max, che quando sentì dei passi provenire dal corridoio alzò lo sguardo.
 
"LAUREN!" urlò, saltando praticamente giù dalla sua sedia. Le corse incontro, lanciandosi tra le sue braccia.
 
"Woah!" disse lei. "Sei cresciuto!" Marielle si avvicinò sorridendo.
 
"Mamma! E' Lauren!" urlò, indicandola.
 
"Lo so, tesoro" rispose Marielle. "Non sei contento?" in quel momento entrarono correndo dei cuccioli, che Lauren si ritrovò ai piedi.
 
"Anche loro sono scresciuti!" esclamò Lauren. I cuccioli erano nati il giorno dopo il parto di Marielle ed ora erano tutti lì appoggiati contro le gambe di Lauren.
 
"Come si chiamano?" chiese Lauren.
 
"Questa qui è Poppy, quello ciccione è Grungy e la più piccola è Camren! L'abbiamo chiamata così unendo il tuo nome e quello di Camila!" dopo averlo ascoltato l'espressione di Lauren vacillò per un attimo, per poi subito dopo forzare un sorriso. Max si girò si nuovo verso la ragazza. "Dov'è Camila?" chiese.
 
"Non è qui, Max. Ma le manchi molto" Max si accigliò.
 
"Puoi dirle di venire?"
 
"Magari la prossima volta" rispose Lauren e all'improvviso le divenne più complicato riuscire a sorridere. Mise giù Max che corse verso il tavolo.
 
"Hai fame?" chiese Marielle. Lauren scosse la testa.
 
"No, sto bene così" rispose.
 
"Mi farebbe piacere se mangiassi qualcosa" disse la donna. E in quel momento entrò Harry dalla porta principale.
 
"Hey Mari, ho bisogno di un aiuto. Alcune pecore sono uscite dal recinto e non riesco a riportarle indietro da solo" disse. "Penso che siano uscite dal campo del vicino"
 
"Ti aiuto io!" si offrì Lauren.
 
"Oh no, non ti faremo lavorare" disse Marielle.
 
"E' okay, mi piace pascolare le pecore. E' divertente" disse Lauren. Harry guardò sua moglie e alzò le spalle. Marielle sospirò.
 
"Beh, se insisti. Ma promettimi che ti fermerai se dovessi stancarti" disse. Harry fece a Lauren cenno di seguirlo. Salì nel pick up, Mounty e DeScala erano nella parte posteriore e Lauren salì al posto del passeggero. Guidarono nella direzione in cui avevano visto le pecore correre. Poco dopo, Lauren ne vide alcune.
 
"Eccole!" disse, indicandole. Harry fermò la macchina e prese delle corde. Lauren gli si avvicinò e loro cominciarono a correre via. Allora cominciò ad inseguirle seguita da DeScala e Mounty. Insieme le fecero andare verso Harry che le legò insieme, per poi passare la corda a Lauren.
 
"Puoi portarle te indietro?" chiese. Lauren annuì. "Ce ne sono ancora alcune sparpagliate. Cercherò di trovarle con cani" con questo fischiò ai due cani che risalirono sul pick up. Partì subito dopo, lasciando Lauren con una corda in mano e cinque pecore. Guardò gli animali e ne accarezzò la testa di una prima di cominciare a camminare verso la fattoria.
 
Ci misero mezza giornata per trovarle e riportarle, ma prima del tramonto erano tutte sane e salve nel recinto. Lauren si mise seduta e Harry le offrì un termos con dell'acqua fresca da bere. 
 
"Sei stata brava" disse. Uomo di poche parole, pensò Lauren. Mentre stava per richiudere il termos, un'altra macchina entrò nel viale e una testa rossa ne uscì fuori. Ci volle un secondo ma Lauren riconobbe Keaton. I suoi occhi automaticamente lo guardarono male.
 
"Hey zio!" salutò Keaton. Era sicuramente cresciuto e non aveva più l'aspetto di un ragazzino. La sua espressione cambiò quando la vide.
 
"Ti ricordi di Lauren" disse Harry.
 
"Si" rispose. Lauren provò soddisfazione vedendo un accenno di paura nei suoi occhi. Aveva ancora un effetto su di lui.
 
"E' bello vederti di nuovo" disse Lauren fin troppo gentilmente. Lui sorrise nervoso.
 
"Puoi andare con Lauren a prendere dell'acqua calda per il gregge? Devo riparare il recinto così non usciranno più" chiese Harry. Lauren guardò Keaton negli occhi.
 
"Certo" rispose lei, saltando giù dalla staccionata. Prese un secchio e cominciò a camminare verso il fienile. Keaton era terrorizzato ma eseguì comunque le richieste dello zio e la seguì. Fecero due viaggi per portare l'acqua prima che uno dei due disse qualcosa.
 
"Perché mi odi?" mormorò Keaton. Piccolo pezzo di merda, vedo che hai preso coraggio. E' stata la pubertà? pensò Lauren.
 
"Io non ti odio" rispose.
 
"Beh, continui a guardarmi male... ed è come se stessi per saltarmi addosso da un momento all'altro"
 
"Lo vorrei tanto" rispose lei. Dopo altro silenzio lui parlò di nuovo.
 
"Allora... dov'è Camila?" chiese. Lauren lasciò cadere il secchio vuoto.
 
"Vuoi sapere perché non mi piace?" chiese lei. "Cosa ti ho detto la prima volta che ci siamo visti?"
 
"Telefono?" rispose lui.
 
"Dopo quello"
 
"Um.. qualcosa sullo stare lontano da Camila..." spalancò gli occhi una volta realizzato.
 
"Bingo" sibilò. Lui alzò le mani per difendersi.
 
"Aspetta, stavamo solo parlando e lei è davvero carina. Ma io non ho fatto niente, è stata lei ad aver..."
 
"E' abbastanza" lo fermò lei.
 
"Ma lei..."
 
"Non voglio ascoltarli" tirò un pungo contro il muro, facendolo sobbalzare. Lo guardò negli occhi con uno sguardo gelido. Lo odiava. Odiava qualcuno che aveva toccato Camila. Rivide il suo viso pieno di brufoli. Rivide il modo in cui Camila rideva ai suoi stupidi scherzi. Gli guardò le labbra, le stesse dove Camila aveva appoggiato le sue per qualche secondo. Odiava quelle labbra. Camila doveva baciare solo le sue, dannazione.
 
E Lauren prese Keaton per il collo della maglietta e lo baciò. Nessuno dei due capì cosa stesse succedendo, finché Lauren non gli morse le labbra, facendole sanguinare. Lui si staccò sorpreso.
 
"Che diavolo fai? Tu sei pazza" disse con una voce acuta. Lauren si pulì le labbra. Non era sicura del perché l'avesse fatto. Forse perché era l'ultima persona che aveva Camila prima di lei. Forse stava cercando di riprendersi quel bacio. O forse era semplicemente sola e ferita, e aveva bisogno di qualcuno che la distraesse.
 
"Sta zitto e non lamentarti. Una bella ragazza sta cercando di baciarti, non fare domande" disse, tirandolo per un altro bacio. Questa volta la seguì e non riuscì a capire se era perché era un ragazzino pieno di ormoni o perché era spaventato dalla sua reazione se non lo avesse fatto. Lauren strinse gli occhi, cercando di immaginarsi Camila, ma i suoi baci non si avvicinavano minimamente a quelli della ragazza.
 
L'illusione si dissolse quando sentì le sue mani cominciare a muoversi sotto alla sua maglietta. Si allontanò da lui e lo spinse via.
 
"Vattene" disse. Lui mormorò alcune parole non sicuro di quello che era appena successo. "Ora!" il ragazzo cominciò ad allontanarsi.
 
"Tu sei pazza" mormorò prima di entrare nella sua auto e andarsene. Lauren si strinse nelle sue braccia e si sentì male.
 
"Oh Dio... Camila mi dispiace" mormorò ancora e ancora. "Cami... mi dispiace, scusa" si sentiva come se avesse tradito qualcuno. Sentì un naso umido toccarle una caviglia e alzò lo sguardo. Camren si mise seduta vicino a lei e cominciò a leccarle un braccio. Lauren prese il cane tra le braccia e nascose il viso nel suo pelo. "Mi dispiace, mi dispiace"
 
Marielle trovò Lauren seduta alla fine del piano superiore del fienile, che guardava furori i campi. Appoggio due tazze di cioccolata calda e si mise seduta vicino a lei.
 
"Fa freddo qua fuori" affermò.
 
"Già"
 
"Si pensa sempre che sia più bello durante l'estate" le offrì una tazza e Lauren al prese grata. Rimasero lì, in silenzio. Lauren pensò all'estate precedente. Quello ero il punto esatto in cui aveva detto a Camila di amarla. Sembravano passati anni.
 
"Sai, Lauren..." cominciò Marielle.
 
"E' morta" sussurrò Lauren. Marielle si congelò per un momento prima di appoggiare la tazza per terra. Gli occhi di Lauren si riempirono di lacrime. "Camila... è morta" quella fu la prima volta che Lauren disse quelle parole. Non aveva mai voluto dire che Camila era morta. Per lei, dirlo ad alta voce significava finalmente credere a quelle parole. Marielle mise un braccio intorno a Lauren e la ragazza cominciò a piangere.
 
"E' stato un'incidente... è semplicemente... è caduta dentro ad una piscina e non sapeva nuotare... e ora è morta" pianse Lauren. Marielle, sorpresa ma non scioccata, le offrì tutto il conforto fisico di cui aveva bisogno. Lo sospettava, era il peggiore scenario che le era venuto in mente quando aveva visto la ragazza. Ma tenere tra le braccia Lauren rendeva il tutto più reale, la ragazza che l'aveva aiutata a mettere al mondo sua figlia non c'era più. Il cuore le faceva male e gli occhi lei bruciavano.
 
"E' morta. Camila è morta" singhiozzò Lauren. Marielle la lasciò piangere. Quella notte, Lauren accettò finalmente che l'amore della sua vita, non ci sarebbe mai più stata.

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