Slytherin Love

di Julia Weasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Rissa ***
Capitolo 3: *** Rachel Queen ***
Capitolo 4: *** Dispetti ***
Capitolo 5: *** Un favore per Lily ***
Capitolo 6: *** Il rivale ***
Capitolo 7: *** Il nuovo Mangiamorte ***
Capitolo 8: *** La Coppa di Tassorosso ***
Capitolo 9: *** Il prezzo dell'immortalità ***
Capitolo 10: *** L'invito ***
Capitolo 11: *** Il Ballo di Natale ***
Capitolo 12: *** Incubo ***
Capitolo 13: *** Il medaglione ***
Capitolo 14: *** Devi tornare ***
Capitolo 15: *** La verità ***
Capitolo 16: *** Ossessione ***
Capitolo 17: *** Primavera ***
Capitolo 18: *** La svolta ***
Capitolo 19: *** L'ultimo incontro ***
Capitolo 20: *** Addii ***
Capitolo 21: *** R.A.B. ***
Capitolo 22: *** Acqua ***
Capitolo 23: *** Ultima sfida ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


A Regulus Black, eroe e “difensore degli elfi domestici”

(J.K. Rowling, “Harry Potter e i Doni della Morte”, cap. 36, pag. 674)

È vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei”.

Jean - Paul Sartre


Prologo

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Lord Voldemort non riusciva a capire.

Con la bacchetta ancora in mano, fissò davanti a sé il corpo inanimato, disteso per terra in una posizione innaturale. Guardò quella ragazza che, nonostante il vuoto oscuro che riempiva il suo cuore, non poteva fare a meno di considerare bellissima.

Perché l’aveva fatto?
Come poteva un fiore appena sbocciato e così splendente decidere di cercare spontaneamente la morte, di sacrificarsi senza un motivo apparente?
Lord Voldemort temeva la morte come nessun altro. Era la sua più grande paura, il suo peggiore incubo. Come poteva esistere qualcuno che che – addirittura – la cercasse disperatamente?

“Una cosa che non potrai mai capire” erano state le ultime parole di quella misteriosa ragazza. “Qualcosa che è molto più potente di te, e che sarà la tua rovina”.

Che stupida. Niente e nessuno era più potente di Lord Voldemort. Nessuno avrebbe mai potuto sconfiggerlo, su questo non aveva il minimo dubbio.
E, infatti, i risultati si vedevano chiaramente. Lui era ancora vivo, sempre ad un passo dall’immortalità, poiché nessuno era a conoscenza del segreto dei suoi Horcrux.
Quella sciocca invece aveva gettato via la sua vita.

Ma si sbagliava di grosso. Lui credeva che nessuno avrebbe mai scoperto il suo segreto: in realtà qualcuno l'aveva capito da tempo, e aveva provveduto a rimediare. Ma questo l'Oscuro Signore l'avrebbe scoperto molti anni dopo, e sarebbe stato troppo tardi.

Voldemort rise di una risata fredda e vuota.
Lui aveva vinto, lei aveva perso.

Si avvicinò, con il chiaro intento d’infierire sul cadavere, ma un attimo dopo sussultò, invaso da un misto di rabbia, incredulità e terrore.
Da morta, i lineamenti della ragazza si erano rilassati. L’espressione addolorata che aveva avuto negli ultimi attimi della sua breve vita era scomparsa, esaltando ancor di più la sua bellezza, nonostante il pallore mortale.

Sorrideva.

Quell’espressione serena, piena di pace, colpì Lord Voldemort come un fulmine, lasciandolo scosso nel profondo.
Come poteva sembrare felice una persona morta? Cosa mai aveva trovato di bello dall’altra parte? Questo non lo avrebbe mai capito, nemmeno quando sarebbe toccato a lui di morire, e sarebbe stata tutta colpa sua, per quell’insensato desiderio di vivere in eterno che aveva dominato la sua intera esistenza.

La ragazza aveva vinto.
L’Oscuro Signore aveva perso.

 

  

  

 

*Angolo autrice*

Salve a tutti!
Se il prologo vi sembra incomprensibile, non vi preoccupate, perchè presto scoprirete cos'è successo: vi basti sapere che Voldemort ha appena commesso un altro dei suoi delitti, e neanche se ne preoccupa più di tanto. Ma vorrei presentarvi un po' la storia che ho intenzione di scrivere e che dovrebbe essere lunga più o meno una ventina di capitoli, forse sui 25!

Il protagonista è Regulus Black, anche se nel prologo non è apparso, ma lo vedrete nel prossimo capitolo, se sarete così gentili da continuare a leggere! Visto che la Rowling non spiega poi molto (chissà perchè, quelli di cui non parla tanto sono i miei personaggi preferiti) allora ho deciso di immaginare come potessero essere andate le cose, da quando Regulus divenne un Mangiamorte a quando (ahimè ç_ç) morì.

Ho cercato di rispettare le informazioni che la Rowling ci ha dato (edit: anche se mi è sfuggito qualche errore cronologico), quindi non vedrete pairing strani e cose del genere, ma ci ho messo anche del mio, nel senso che dove potevo inventare non mi sono risparmiata, sempre rimanendo nei limiti del probabile (o almeno, spero di esserci riuscita!). Per esempio, nessuno può dimostrare che Regulus non avesse vissuto una love story prima di morire, quindi me lo sono inventata io, e spero tanto che vi piaccia!

Va bene. Ora che ho detto tutto, attendo con ansia i vostri commenti, nella speranza che non siano negativi! Alla prossima, Julia Weasley

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Capitolo 2
*** Rissa ***


Rissa

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L
’autunno era alle porte. L’aria già fresca e gli alberi che cominciavano a coprirsi di chiome dorate annunciavano il suo imminente arrivo. Le prime foglie cadute frusciavano sui marciapiedi, sotto i passi dei londinesi che vi camminavano.

Tra questi, c’era una famiglia dall’aria per niente comune. Padre e madre, due signori vestiti di scuro, avanzavano a petto in fuori e naso all’insù, con aria di profonda arroganza, e liquidavano gli altri passanti con occhiate di puro disprezzo.
Lui era un uomo di circa cinquant’anni, con i capelli brizzolati raccolti in un codino elegante. Lei doveva avere almeno cinque anni di meno, il mento pronunciato, i capelli scuri raccolti in uno chignon e gli occhi grigi che mostravano uno sguardo duro e sprezzante.
Il terzo membro della famiglia era un ragazzo magro e minuto, di circa sedici anni. I capelli neri gli arrivavano poco sopra e spalle; gli occhi erano grigi come quelli della madre.
Nonostante non fosse molto alto, aveva un portamento fiero e i suoi modi aristocratici spiccavano quanto quelli dei genitori, sebbene stesse trascinando un pesante baule da viaggio.

“Siamo quasi arrivati, non siamo in ritardo” disse il padre, Orion Black.
“Credi che lo incontreremo?” domandò sua moglie Walburga, nervosa.
“Spero di no per lui” rispose quello. “Gli auguro proprio di no”.

Regulus non parlò e si costrinse a serrare la mascella. Preferiva non pensarci: certa gente per lui non doveva esistere più…

I Black svoltarono a destra e s’incamminarono nell’ingresso della stazione babbana di King’s Cross. Senza far caso agli annunci degli orari di partenza e arrivo dei treni che gli addetti mandavano via megafono, i tre attraversarono di nascosto la barriera del Binario Nove e Tre Quarti, ritrovandosi davanti all’Espresso per Hogwarts.
Il fumo biancastro usciva sotto forma di nuvoloni densi dalla locomotiva, e molti studenti erano già saliti.

“Forza, vai, mancano dieci minuti alla partenza” disse Walburga, guardando il grande orologio appeso alla parete. Regulus li salutò.
Era contento che i suoi genitori fossero così fieri di avere un figlio come lui. Non erano dei tipi affettuosi, ma lui riusciva lo stesso a capire quello che provavano. Orion gli appoggiò la mano sulla spalla e disse:

“Contiamo su di te per ripagare tutte le delusioni che ci ha procurato tuo fratello”.
“Non vi preoccupate. Sarete orgogliosi di me” rispose lui, desiderando ardentemente di accontentarli.

Dopodiché salì sul treno, e rimase a guardare dal finestrino mentre il treno cominciava a muoversi, finchè King’s Cross non sparì dietro una curva.
A quel punto si decise a cercare un posto libero nel treno già tutto pieno, e s’incamminò lungo il corridoio. Salutò alcuni compagni di Serpeverde, ma non si fermò con loro.

Un ragazzo magro, con i capelli scuri e unticci, il naso pronunciato e l’aria malsana gli fece un cenno a mo’ di saluto.

“Ciao, Piton, come stai?” chiese Regulus.
“Bene” rispose lui, con tutta l’aria di pensare il contrario. “Vuoi venire con noi?”

E gli indicò lo scompartimento dal quale si era appena affacciato.

“No grazie, ho detto a Queen che sarei andato da lei”.
“Va bene, ci vediamo più tardi, allora. Dobbiamo discutere delle ultime novità…”

Regulus sapeva a chi si riferiva. I loro discorsi erano perennemente incentrati su Lord Voldemort e i Mangiamorte. Annuì, gli rivolse un’occhiata eloquente e si allontanò.
Era appena giunto in fondo al primo vagone, quando la porta che comunicava con il secondo si aprì, e quattro ragazzi ne uscirono, chiacchierando allegramente.
Ci furono tesissimi istanti di assoluto silenzio dopo che quelli videro Regulus. Uno dei quattro, il più basso e grassoccio, squittì un “Oops…” e si nascose in fretta dietro a quello che gli era vicino, il quale si mordeva il labbro con aria preoccupata, il volto attraversato da parecchie cicatrici.

“Ci siamo…” disse un terzo con un’espressione scanzonata dietro gli occhiali tondi, e si passò distrattamente la mano tra i disordinati capelli scuri.

Ma Regulus non notò nessuno di loro tre; il suo sguardo era puntato sul quarto membro del gruppo, un ragazzo quasi uguale a lui, solo un po’ più alto e robusto e con uno sguardo sornione.

“Salve, Regulus” esordì Sirius, perfettamente tranquillo.
“Hai anche il coraggio di rivolgermi la parola?” disse.
“Dovrei esserne spaventato?” osservò Sirius, e il ragazzo con gli occhiali, James Potter, ridacchiò.
“Sei scappato di casa…”
“E allora? Non credo che per voi sia stata una gran perdita, o sbaglio? Scommetto che i nostri genitori non se ne sono minimamente preoccupati. Tanto hanno ancora il loro adorato Regulus, il figlio perfetto, il fratello migliore del mondo, la luce dei loro occhi!”

Eccolo che ricominciava. Regulus strinse i pugni. Non era colpa sua se i loro genitori preferivano spudoratamente lui a Sirius. Aveva cercato di farglielo capire in tutti i modi, ma non c’era stato verso. Se solo lui non fosse stato così ribelle...

“Quanto a me, mi stupisce che vi siete accorti della mia scomparsa. Non me l’aspettavo”.
“Sei stato cancellato dall’albero genealogico” lo informò Regulus, cercando di fargli capire la gravità della situazione.
“L’obiettivo era anche quello, in effetti. Ah, a proposito. Ho lasciato un Incantesimo di Adesione Permanente su tutte le pareti della mia camera, quindi è perfettamente inutile che cerchiate di staccare i miei poster…”

Regulus cercò di non pensare alle condizioni in cui aveva trovato la stanza di Sirius quando vi era entrato per cercarlo: colori di Grifondoro dappertutto, in aggiunta a parecchi poster di ragazze babbane in costumi da bagno un po’ troppo succinti.

“Sei uno schifoso traditore” disse Regulus, ripensando con rabbia alla delusione che aveva sopraffatto tutti loro, e per cui Sirius non mostrava il minimo rispetto.

Sirius scoppiò in una risata simile a un latrato e disse a Regulus di andare in posto poco carino, “insieme a tutti gli altri membri della nobile e antichissima casata dei Black”.

Fu un attimo. Regulus non si diede neanche la pena di estrarre la bacchetta magica: saltò addosso al fratello e gli sferrò un pugno in piena faccia, proprio come i Babbani che lui adorava tanto. E gliene avrebbe dato un altro se James non lo avesse afferrato per la collottola e sbattuto alla parete, sotto gli occhi esterrefatti di decine di studenti che si affacciavano dai propri scompartimenti, presi dalla curiosità.

“Lasciami, Remus!” gridò Sirius, cercando di divincolarsi dalla presa dell’amico e un livido viola cominciava ad allargarsi intorno al suo occhio destro. “Voglio fargliela pagare molto cara!”
“No, Sirius, lascia stare…”

Intanto gli studenti spettatori avevano iniziato a fare il tifo, ma la maggior parte di loro teneva per Sirius, il Malandrino. Non c’era storia: a casa loro Regulus poteva anche essere il fratello preferito, ma a scuola Sirius era mille volte più popolare.

“Levami le mani di dosso, tu!” sbottò lui amareggiato, rivolto a James Potter, ma quello lo minacciò con la bacchetta.
“Vattene subito, se non vuoi fare la fine di Mocciosus” disse.

Tutti sapevano a cosa si stesse riferendo. Poco più di un anno prima, Potter aveva umiliato Piton davanti a tutta la scuola, facendogli mostrare le mutande. Era stata la figura peggiore che gli avesse mai fatto fare, ma poche persone avevano considerato male il Grifondoro per la sua azione. Molti invece lo avevano ritenuto uno scherzo davvero divertente.
Regulus si divincolò dalla sua presa, lanciò un’ultima occhiata sprezzante a Sirius e passò al vagone successivo, seguito dagli insulti che l’altro gli urlava dietro.

Continua...

 

 

 

*Angolo autrice*

Piccole precisazioni temporali: al momento siamo nell'anno 1977, Regulus sta per iniziare il suo sesto anno a Hogwarts e Sirius il settimo. Quest'ultimo è scappato di casa durante l'estate appena trascorsa, ed è andato a vivere dai Potter, perciò i due fratelli si sono rivisti di nuovo solo adesso.
Non ci posso credere: 7 preferiti e 7 recensioni già al primo capitolo non me li sarei mai aspettati!

Alohomora (Grazie ancora per avere recensito i primi capitoli del Diario! In effetti, a quanto ne so, Silente aveva già passato il secolo quando Harry è arrivato a Hogwarts...anche a me sembra strano, ma mi pare di ricordare che la Rowling lo avesse accennato! Hai proprio ragione, il povero Regulus meritava di essere un po' felice nella sua breve vita)
Pepesale (sono contenta di averti sollevato il morale durante una brutta giornata! Sarò bene felice di rispondere alle tue domande! A presto)
Hermione Jean Granger (grazie, Sirius ha già fatto la sua plateale comparsa, come da copione, eheh!)
Pan_Tere94 (sono commossa per i tuoi complimenti! Comunque anche tu sei tra i miei autori preferiti, la tua raccolta di drabble su Draco è fantastica!)
Pervinca Potter 97 (non vedo l'ora di vedere la tua nuova creazione su Regulus!)
Azah Black (è proprio vero, Regulus rappresenta il lato oscuro di Sirius e visto che il lato oscuro mi attira parecchio, non posso che preferirlo al fratello maggiore! XD)
draco92 (ecco qua il nuovo capitolo, spero che non ti deluda!)

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Capitolo 3
*** Rachel Queen ***


Rachel Queen

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Regulus era così furioso che non si accorse nemmeno della persona che si era affacciata dallo scompartimento vicino, almeno finché non si sentì chiamare per nome.

Una ragazza dai lunghi capelli corvini e gli occhi di un nero brillante lo stava guardando con un’espressione divertita: Rachel Queen, la sua migliore amica, sempre se fosse mai stato possibile affidarle quel ruolo. Chiunque li avesse visti insieme una sola volta avrebbe giurato che quei due si detestavano con tutta l’anima.
Non riuscivano a rimanere cinque minuti senza litigare, eppure erano inseparabili come dei gemelli siamesi. In fondo si somigliavano molto di aspetto, e Regulus la considerava un po’ come la sorella che non aveva mai avuto.
In realtà i loro caratteri non sarebbero potuti essere più diversi. Rachel era una Serpeverde Purosangue per modo di dire: non si poneva problemi a stringere amicizie con persone che Regulus avrebbe evitato come la peste, per esempio i Mezzosangue. Rachel era molto amica di quella lurida nata Babbana di Lily Evans, e continuava a sostenere che fosse una ragazza adorabile. Regulus non ne era per niente convinto, e comunque non gli interessava.
Ma almeno Rachel era l’unica ragazza di Hogwarts con cui valesse la pena di parlare; le altre erano troppo impegnate a sognare Sirius per accorgersi di lui. Lei invece nutriva scarsa simpatia per i Malandrini.

“Non cominciare a infastidirmi. Non sono in vena di scherzi” l’avvertì Regulus, conoscendo la sua naturale inclinazione a fargli saltare i nervi.
“Anche a me fa piacere rivederti, Black” commentò lei, ironica.

Lui scosse la testa e controllò nello scompartimento.

“Puoi entrare, non ci sono nati Babbani, sono sola” gli assicurò Rachel, sospirando.

Regulus entrò e mise il baule sopra la rete apposita. Poi si lasciò cadere sul sedile.

“Che ti è successo?” chiese lei, chiudendo la porta e andandosi a sedere di fronte a lui.
“Ho dato un gran pugno a quel dannato verme insulso e pieno di sé, e avrei continuato, se solo avessi potuto”.

Rachel non aveva bisogno di chiedere di chi stesse parlando.

“Che cosa ha fatto stavolta?”
“E me lo chiedi? Quest’estate è scappato di casa. Senza lasciare un messaggio. Così, di punto in bianco…”
“Davvero? E dove è andato?”
“Non è un problema mio. Ma ci tenevo a dargli una lezione… Perché ridi?”

Rachel soffocò un violento attacco di risate cacciandosi un pugno in bocca.

“Rido perché hai tutta l’aria del fratello minore che è riuscito a sopravvivere per la prima e unica volta ad una rissa col fratello più grande!”

Regulus digrignò i denti. Purtroppo era vero: non era mai riuscito a spuntarla in un corpo a corpo con Sirius, che era molto più alto e forte di lui; ogni volta ne usciva con un occhio nero e dei lividi.

“Sta’ zitta, ti ho detto che non sono in vena, oggi, perciò non farmi perdere la pazienza. E, tanto per inciso, ora sono figlio unico” disse, cercando di trattenere l’ira.

La ragazza si fece molto più seria.

“D’accordo, per oggi farò la brava. Ma non dirai sul serio? Siete ancora fratelli”.
“No”.
“E invece scommetto che vi volete bene”.
“Stai delirando…” l’avvertì lui, ma non poteva ingannare se stesso.

Quando Sirius era andato via di casa, era stato malissimo. Gli era sembrato che Grimmauld Place si fosse svuotata. Odiava ammettere che suo fratello gli era mancato, e non l’avrebbe mai fatto, soprattutto perché era fermamente convinto che a Sirius non fosse mai importato niente di lui. Il fatto che pochi minuti prima lo avesse trattato in quel modo ne era una prova lampante.
Avevano passato sedici anni a discutere e litigare, non avevano fatto altro che essere in competizione. Non era una bella cosa, ma Regulus invidiava da morire suo fratello, uno dei ragazzi più ammirati, desiderati e popolari di Hogwarts. Lui invece era riuscito a guadagnarsi un minimo di considerazione diventando Cercatore della squadra di Quidditch di Serpeverde. Ma neanche questo era bastato, perché a fargli ombra ci pensava niente meno che James Potter, Cercatore di Grifondoro, l’altro ragazzo più ammirato della scuola, e migliore amico di Sirius. Sembrava che quei due si fossero messi d’accordo per fargli pagare l’affronto di essere il figlio preferito da Orion e Walburga Black.

“So cosa stai pensando” disse Rachel. “Ti senti inferiore a lui, ma non capisci che anche lui si sente inferiore a te. Siete due teste di legno”.
“Perché dovrebbe sentirsi inferiore? Ha tutto quello che potrebbe desiderare” obiettò Regulus scettico.
“Bè, per esempio, scommetto che non gli sarebbe dispiaciuto essere considerato un po’ di più nella vostra famiglia”.
“Ma se non gliene è mai importato nulla!”

Rachel alzò gli occhi al cielo.

“Questo è quello che dice lui per non mostrarsi debole… Ma ci vuole tanto a capirlo?”
“Ma tu che ne sai? Non mi risulta che gli abbia mai rivolto la parola”.
“Lo capisco da quello che mi hai raccontato tu. Comunque, lasciamo stare. Tanto è inutile cercare di farti ragionare. Quando ti metti in testa una cosa non te la si riesce a cavare neanche in cent’anni. Spero solo che non lo capiate troppo tardi…”
“Ecco, brava, fai silenzio” bofonchiò Regulus.
“Scorbutico… A proposito, non noti qualcosa di nuovo?” chiese lei, evidentemente offesa per la sua mancanza di attenzione.

Regulus la guardò, perplesso. In effetti, era cambiata parecchio in soli due mesi. Fino all’anno precedente aveva mantenuto delle fattezze infantili, ma adesso si vedeva, anche da seduta, che fosse diventata più alta e affusolata, più simile a una donna che a una bambina.

“Uhm, vedo” commentò Regulus.
“Finalmente ce l’ho fatta a crescere anch’io. Deve essere stato lo stress per i G.U.F.O. Ho perso come minimo dieci anni di vita. Come ti sembro?”
“Orrenda come sempre” rispose lui.

Ovviamente scherzava. Sapeva perfettamente che Rachel aveva tutte le carte in regola per essere la ragazza più corteggiata di tutta Hogwarts, se solo il suo carattere fosse stato meno infantile e dispettoso. Lui stesso non riusciva a vederla che come una simpatica palla al piede.

Dopo un po’, Rachel tirò fuori dalla borsa una copia della Gazzetta del Profeta e gliela porse. Regulus lesse il titolo in prima pagina.

 

 

IL SIGNORE OSCURO COLPISCE ANCORA

Stavolta è stata assassinata una famiglia di maghi che si erano rifiutati di diventare suoi seguaci. Il panico inizia a serpeggiare tra i Babbani. Il Primo Ministro chiede aiuto a Cornelius Caramell

 

 

“Allora, che ne pensi?” chiese Rachel.

Regulus aveva capito dove lei voleva andare a parare.

“Te l’ho già detto” rispose. “Secondo me ha ragione lui”.
“Ha ragione?! Ha compiuto un sacco di omicidi in questi anni! Come puoi sostenerlo?”
“I Babbani stanno invadendo il nostro mondo” disse lui, ripetendo involontariamente quello che suo padre diceva sempre. “Ma nessuno ha mai avuto il coraggio di risolvere la situazione. L’Oscuro Signore è l’unico che sta veramente cambiando le cose, e se questo comporta degli incidenti di percorso…”
“E li chiami incidenti di percorso?” sbottò Rachel inorridita. “Sono omicidi belli e buoni!”
“Non è colpa sua se molti maghi gli mettono i bastoni tra le ruote. Non capiscono che lo fa anche per il loro bene”.

Rachel non rispose e distolse lo sguardo, amareggiata, mentre lui strappava la pagina e la riponeva nella borsa, con l’intento di aggiungerla alla sua collezione di articoli riguardanti Lord Voldemort.

“Regulus, mi prometti una cosa?” riprese lei, guardandolo con preoccupazione.
“Dipende” rispose lui, tenendosi vago.
“Promettimi che non diventerai mai un Mangiamorte”.

Regulus s’irrigidì ed emise una specie di mugugno ambiguo.

“Significa sì o no?” lo incalzò quella.
“Sì…” fece lui, in un finto tono sicuro, e quasi si sentì in colpa, ma non aveva avuto scelta.
Rachel non avrebbe mai capito il piano di Voldemort e non erano bastati cinque anni per farle cambiare idea. A differenza di lei invece, Regulus ammirava moltissimo quel Mago Oscuro, come gli avevano insegnato i suoi genitori. Inoltre sua cugina Bellatrix era già da qualche tempo una Mangiamorte e gli aveva raccontato moltissime cose che non avevano fatto altro che accrescere il suo desiderio di diventare come lei.

Rachel sospirò, guardandolo con amarezza, cercando di ignorare il cuore che batteva ogni volta che incrociavano gli sguardi. Se solo non fosse stato perennemente impegnato a fare la guerra a Sirius Black, a disprezzare i nati Babbani e ad ammirare le Arti Oscure, forse si sarebbe accorto della ragazza che l’aveva sempre aiutato senza mai ricevere in cambio ciò che veramente avrebbe voluto.

 

 

 

*Angolo autrice*

Vorrei dedicare questo capitolo a Pepesale, come ringraziamento per avermi a sua volta dedicato la sua one-shot "Null'altro che fratelli" (andatevela a leggere!)

draco92
(grazie sono contenta che ti piaccia, fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo!)
LaBabi (eh certo, quei due non perdono occasione per farsi notare! XD)
Ady91 (figurati, purtroppo la scuola è una piaga sociale e dobbiamo passarci tutti! In effetti non ce ne sono molte di storie su Regulus, e spero che la mia invogli altre persone a scriverne altre)
lyrapotter (lo so, nello scorso capitolo Sirius non è proprio il massimo, ma migliorerà, anche se non sarà il personaggio principale, comunque ho intenzione di raccontare anche del suo rapporto con Regulus più in là...quello che rimarrà odioso è James...mi dispiace ma proprio non riesco a farmelo stare simpatico...)
Rosalie Hale e Bella Swan (un'altra fan di Sirius! Accidenti, mi sa tanto che dovrò farmi venire qualche idea per scrivere una storia su questo personaggio, siete davvero tante ad amarlo! XD)
Pepesale (ti ho dedicato questo capitolo perchè le tue ultime one-shot sono fantastiche e soprattutto "Null'altro che fratelli" mi ha ispirato moltissimo! Spero che il lato del rapporto tra i due fratelli che ho approfondito in questo capitolo sia convincente: mi piace pensare che entrambi pensino che l'altro abbia tutte le fortune, mentre invece non è così...in fondo è una cosa che succede spesso! E comunque, non è vero, ti sai spiegare benissimo!)
Pan_Tere94 (già, gli interventi di Remus sono sempre provvidenziali. Se non ci fosse stato lui sicuramente Sirius avrebbe conciato per le feste il suo fratellino... XD)
Alohomora (hai ragione, sicuramente sarebbero stati inseparabili se fossero cresciuti in un'altra famiglia...e la cosa che mi dispiace più di tutte è che, quando nell'Ordine della Fenice, Sirius ne parla a Harry, sembra che non gli importi nulla di Regulus. In realtà io voglio credere che faccia il sostenuto solo perchè soffre molto per la perdita del fratello, e non vuole abbandonarsi ai rimpianti: secondo me è così, e la Rowling non mi farebbe cambiare idea neanche se mi dicesse l'esatto contrario!)

Alla prossima...(sto diventando un po' ripetitiva con questi saluti finali, che dite? XD)

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Capitolo 4
*** Dispetti ***


Dispetti

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Era novembre. Il castello di Hogwarts era stato circondato da una cortina gelata, e sovrastato da cupe nuvole nere, che promettevano un imminente temporale. Faceva talmente freddo che i rami del Platano Picchiatore si erano ricoperti di diamanti ghiacciati e le montagne che circondavano il parco di Hogwarts mostravano qui e là tratti imbiancati.
Fuori dai cancelli la nebbia mattutina avvolgeva gli alberi che costeggiavano il sentiero per Hogsmeade, attribuendo un’aria spettrale al paesaggio.

Quella mattina, Regulus fu svegliato dal rombo di un tuono. Tutti i suoi compagni di dormitorio erano ancora addormentati quando lui si alzò e andò a vestirsi.
Si guardò allo specchio con aria immensamente soddisfatta.
Il Boccino d’Oro che svolazzava alle sue spalle si rifletteva sulla lucida superficie di vetro, lo stesso Boccino che il giorno prima era riuscito a sottrarre per un soffio a James Potter. Non era mai successo che il Cercatore di Grifondoro se lo lasciasse sfuggire, ma quella volta Regulus ce l’aveva fatta.
Era stata una giornata storica. Serpeverde aveva battuto di misura Grifondoro, ed era prima nella classifica del torneo di Quidditch.
Ripensò alle ovazioni della giornata precedente, alla soddisfazione di aver finalmente dato una lezione a quel pallone gonfiato, e si sentì molto più allegro del solito.

Decisamente, il sesto anno di Regulus Black non sarebbe potuto cominciare meglio.

Afferrò il Boccino e lo rinchiuse dentro il baule, dopo di che uscì dal dormitorio e s’incamminò nel corridoio che conduceva alla sala comune.
Aveva quasi raggiunto l’ingresso, quando udì un rumore di passi dietro di sé, e una ragazza lo superò di proposito per passare prima.

“Se non te ne sei accorta, stavo passando io” disse lui.
“Tu sei la prova evidente che la cavalleria è morta da un pezzo, Black” rispose Rachel.

Lui le rivolse una smorfia divertita.

“Allora vai pure” disse, facendole cenno di passare.

Rachel avvampò ed entrò nella sala comune. Regulus la seguì.
Non appena fece il suo ingresso, molti studenti lo accolsero con entusiasmo. Addirittura Severus Piton, che di solito stava sempre per fatti suoi, e che tra l’altro non era minimamente interessato al Quidditch, gli diede una pacca sulla spalla, sibilando:

“Complimenti, Black”.

L’umiliazione pubblica di James Potter per lui non aveva prezzo.
Regulus uscì dalla sala comune con aria soddisfatta, e Rachel lo seguì.

“Era tanto che non ti vedevo sorridere. Sei sempre così serio” osservò lei.
“Ora ho un motivo valido per ridere. Come ha reagito Potter alla sua sconfitta?”
“E io che ne so. Non l’ho chiesto a Lily, lei lo odia. E sinceramente le zucche vuote come Potter e tuo fratello non m’interessano…”

Regulus non le rispose. Si trovavano nella sala d’ingresso, e una bionda ragazza di Corvonero lo aveva appena salutato con un sorriso ammaliatore.
Rachel digrignò i denti per la rabbia.

“Ehi, signor campione, lo sai che quella fino a ieri neanche sospettava della tua esistenza? È sempre corsa dietro a Sirius, tanto per la cronaca”.
“Guarda che lo so, per chi mi hai preso? E poi ha tutta l’aria di una Sanguesporco…”

Quella alzò gli occhi al cielo, esasperata.

Appena entrarono nella Sala Grande, Regulus lanciò un’occhiata al tavolo di Grifondoro. Sirius e James se ne accorsero e risposero con uno sguardo truce. Lui li liquidò con aria di superiorità e andò a sedersi tra i Serpeverde.

“Meno male” continuò a parlare lei. “Pensavo che ti fossi montato troppo la testa solo perché per una volta hai preso il Boccino prima di Potter…”

CRASH!
Il bicchiere che Regulus teneva in mano cadde sul piatto, scheggiandosi.

“Prova a ripeterlo, e ti farò pentire di essere nata!” sbottò lui, furibondo.

Sul momento lei si preoccupò, ma vedendolo arrabbiato senza un valido motivo, fece un sorrisetto divertito.

“Coda di paglia, eh? Non credevo che ti desse così fastidio ricordare che lui ti ha battuto tante volte”.
“Continua a provocarmi e non risponderò delle mie azioni…” disse Regulus, meditando vendetta.

Lei ridacchiò. Si divertiva un mondo a stuzzicarlo quando faceva il permaloso. Si rivolse a Piton accanto a lei, e gli chiese di passargli quel che rimaneva del ciambellone.
Prima che quello potesse anche solo muovere la mano, Regulus afferrò l’ultima fetta del dolce e la mangiò, lanciandole poi un’occhiata di sfida.

“Spero che ti strozzi” commentò lei, alzandosi e dirigendosi in fretta fuori dalla Sala Grande.

Regulus rimase spiazzato per un momento dalla sua fuga improvvisa, poi imprecò: aveva appena dato il via alle ostilità. Era sicuro al cento per cento che gli avrebbe soffiato il suo posto preferito, l’ultimo banco della fila del muro. E infatti, non appena entrò nell’aula di Trasfigurazione, ne ebbe la conferma.

“Quel posto è mio” sbottò.
“Ma davvero? Non mi pare che ci sia il tuo nome scritto sopra” replicò Rachel.
“Signor Black” intervenne la professoressa McGranitt. “Quando avrai cominciato a comportarti come si conviene alla tua età, sarei lieta d’iniziare la lezione”.

Furente, Regulus si sedette accanto a Rachel; non gliel’avrebbe data vinta tanto facilmente.

“Stai invadendo la mia parte di banco” sibilò alla ragazza, non appena l’insegnante iniziò a spiegare.
“Dobbiamo creare un muro separatorio?” fece lei sarcastica. “Puoi sempre sederti per terra”.
“Magari ci andrai tu per terra!”

Rachel gli diede una gomitata per spostarlo e allungarsi sul banco, ma lui non cedette terreno.

“Signorina Queen, invece di giocare, aiutami a distribuire queste lumache da fare Evanescere” disse la McGranitt, irritata. “Oppure sarò costretta a togliere dieci punti alla tua Casa”.

Sotto la minaccia di perdere punti, entrambi decisero di rimandare le ostilità a un altro momento.

Alla fine della lezione, Regulus fu il primo a uscire dall’aula. Non era in vena di ricominciare a litigare, quindi era meglio starle alla larga per tutta la giornata.

“Ehi, Black, posso parlarti un attimo?” gli chiese un suo compagno di Serpeverde, Herbert Pucey, raggiungendolo di corsa.
“Parla”.
“Senti… per te è un problema se, ecco… se chiedo a Rachel Queen di uscire con me, un giorno?”

Regulus si bloccò e lo fissò con aria perplessa.

“Perché dovrebbe essere un mio problema?”
“No, è che… insomma, voi due state sempre insieme…”
“Ma se litighiamo ogni cinque minuti”
“Sì, bè, lo sai come vanno queste cose…”
“Veramente no”.

Pucey parve sorpreso.

“È che pensavo che tra voi due ci fosse qualcosa… Allora posso chiederglielo?”
“Che cosa ridicola! Cosa mai potrebbe esserci tra me e lei? Certo che puoi invitarla a uscire, anzi, se me la tieni alla larga mi fai un favore”.

Aveva parlato così per via dell’irritazione che gli avevano provocato le insinuazioni di Pucey, ma qualcun altro lo prese alla lettera.

“Non preoccuparti, Black” intervenne Rachel dietro di loro, facendoli raggelare. “Se ti do tanto fastidio, tolgo il disturbo. Bastava solo chiedere”.
E lo superò, dandogli una spallata.

“Oh, no” mormorò Pucey, spaventato. “Dici che mi ha sentito?”

Regulus lo ignorò e la raggiunse, costringendola a fermarsi.

“Ehi, non te la sarai presa veramente?” chiese.

Lei lo fulminò con lo sguardo.
“No, affatto!” sbottò, sarcastica. “Dovresti saperlo: se c’è una cosa che adoro è sentire la gente che parla male di me alle spalle!”

“Non è la prima volta che te lo dico, per scherzo, e non te la sei mai presa…” protestò lui.
“Ma questa volta me l’hai detto alle spalle! Comunque te l’ho già detto: non ti starò più tra i piedi, così sarai contento!”
“D’accordo, visto che sei tanto cocciuta, fai come ti pare!” sbottò Regulus, irritato.
“Non chiedo altro!” gli fece eco Rachel.

Rimasero in silenzio per un po’, mentre lei fissava gli altri studenti che si tenevano a distanza di sicurezza, come tutte le volte che loro due litigavano. Poi Regulus parlò di nuovo, stavolta più calmo. Quando le sfiorò il braccio, lei represse un brivido.

“Non intendevo dire quello che hai sentito. Ero seccato per quello che pensava Pucey…”
Rachel avvampò, ma esteriormente rimase del tutto impassibile.
“L’avresti detto pure tu, al posto mio”.

Lei emise un’esclamazione sarcastica.

“Questa è la prova lampante che non hai mai capito un bel niente di me” disse in tono amaro.
“Che cosa c’è da capire?” chiese lui, perplesso.
“Lascia stare” sbottò lei, e si allontanò in fretta, ma lui fece appena in tempo a notare che aveva gli occhi lucidi.

 

 

 

*Angolo autrice*

Eccomi di ritorno, spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!

Pepesale (anche io sono d'accordo sul fatto che i Serpeverde non siano tutti cattivi! Insomma, prendi un qualsiasi Lumacorno...con tutti i difetti che ha -e ti posso assicurare che comparirà anche in questa storia con il ruolo di seccatore, perchè mi diverte farlo apparire un vero "accollo"- non si può certo dire che si cattivo! Mi fa piacere che anche tu ti sia fissata con Regulus, e soprattutto con il suo rapporto con Sirius! Continua a scrivere così, mi raccomando! Evvai, anche a te piace Ben Barnes! -ç- È proprio bello! XD)
Alohomora (sì, in effetti la storia non finirà bene, questo è scontato, però in fondo Regulus tornerà "sulla retta via", come hai detto tu!)
Ady91 (davvero è la tua alter ego? Sono contenta, e per quanto riguarda il fascino, ognuno sa essere affascinante a modo suo, non ti preoccupare! Se scriverai una ff su Regulus me la leggerò di sicuro!)
draco92 (spero che anche questo ti piaccia!)
Pervinca Potter 97 (grazie mille, sono felice che Rachel piaccia a tutti, perchè non sono abituata a inventare nuovi personaggi, e di solito uso sempre quelli già "esistenti")
Pan_Tere94 (ciao, grazie per i complimenti sullo scorso capitolo, sono davvero contenta!!!)

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Capitolo 5
*** Un favore per Lily ***


Un favore per Lily

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Quella parve la fine della turbolenta amicizia tra Regulus Black e Rachel Queen. Non si rivolsero più la parola, neanche per argomenti che riguardassero le lezioni. Sembravano essere diventati dei perfetti estranei.

Rachel non riusciva a credere che in tutti quegli anni non si fosse mai accorto del sentimento che provava per lui. Certo, lei l’aveva dimostrato a modo suo, ma pensava che almeno un vago sospetto gli fosse venuto.

Era stata innamorata di Regulus fin dal primo anno di scuola, e per tutto quel tempo aveva sperato di riuscire a conquistarlo. Ma lui era troppo impegnato a fare il tifo per quel maledetto Voldemort, insieme alla sua combriccola di amici aspiranti Mangiamorte, per curarsi minimamente di lei.

Stava percorrendo il corridoio del secondo piano, diretta in biblioteca.

Era nei guai. Il professor Lumacorno aveva assegnato un questionario di cinquanta domande con due settimane di anticipo, ma lei si era ridotta il pomeriggio prima ad affrontare quella mole di compiti.
Depressa, Rachel entrò in biblioteca, afferrò quattro o cinque libri di Pozioni e si sedette a un tavolino, cercando d’iniziare a rispondere. Ma era inutile: dopo mezz’ora aveva scritto solo due righe.
In quel momento, una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi entrò nella biblioteca e andò a sedersi al tavolo di Rachel, con aria affranta.

“Ah, Lily, arrivi giusto in tempo per aiutarmi” disse la Serpeverde, sventolandole davanti il questionario di Pozioni.

“Scusa, ma oggi non me la sento” disse la Grifondoro, cupa.
“Che ti è successo?”
“James Potter mi ha invitata a uscire con lui”.
“Niente di strano. Dov’è il problema?”
“Il problema è che… gli ho detto di sì”.
Se solo avesse potuto, il mento di Rachel avrebbe toccato il pavimento. Era rimasta così sconvolta che per cinque minuti buoni non riuscì a spiccicare parola. Infine, si riprese.
Cosa?
“Lo so, non ho la più pallida idea di cosa mi sia venuto in mente” disse Lily, facendosi rossa quanto i suoi capelli. “Ultimamente non mi riconosco più. Credo di essermi presa una cotta per lui…”
“Ti prego, Lily, dimmi che non è vero! Ha il cervello più piccolo di un uovo di Avvincino” commentò Rachel, ricevendo per tutta risposta un’occhiataccia da parte dell’amica.
“Quest’anno è migliorato! È meno arrogante, e ho scoperto che è in grado di fare discorsi intelligenti. Comunque, dopo che gli ho detto sì, me ne sono pentita: temevo che si montasse troppo la testa. Allora gli ho detto che sarei uscita con lui a patto che non fossimo soli. Lui ha accettato. Ha detto che farà venire i suoi amici…”
“Lily, quelli si metteranno d’accordo per lasciarvi soli sul più bello, dammi retta”.
“Lo so. È per questo che ti devo chiedere un favore…”

Lily si morse un labbro, guardandola con aria supplichevole. Rachel capì al volo.


“Eh no! Non puoi chiedermi di farlo!” sbottò.

“Ti prego, solo questa volta! Ci sarà anche Remus Lupin, con lui ci puoi parlare…”
“Scordatelo!”
“Per favore, fallo per me… Non sono tanto male, in fondo”.
“Hai tante amiche Grifondoro, chiedi a loro” propose Rachel irritata.
“Non posso. Mary McDonald è stata con Sirius l’anno scorso, e da quando lui l’ha mollata, non lo può vedere. E non posso nemmeno chiedere alle altre, perché se le portassi, Sirius ci proverebbe anche con loro. Tu invece sei una Serpeverde, e in linea di massima, non dovrebbero venirgli idee malsane”.
In linea di massima?
“Bè, ecco, sì… E dai ti prego, Rachel! Se accetti, ti farò tutto il questionario…”
“Questo è uno sporco ricatto” disse Rachel, alzandosi per andarsene. “Non uscirò mai con quei quattro, hai capito? Mai!

***

Quel sabato mattina, Rachel si diresse verso la sala d’ingresso maledicendo se stessa per essere stata così stupida da accettare la richiesta di Lily. Non ci poteva credere. Di cosa avrebbe mai potuto parlare con quei quattro? Li aveva sempre detestati, e ora l’attendeva un’intera giornata in loro compagnia.


Si soffermò a immaginare come sarebbe stato se Regulus l’avesse invitata a Hogsmeade con lui… Povera illusa.


Fu con l’umore sotto le scarpe che raggiunse Lily e gli altri quattro Grifondoro. L’amica la presentò con un tono allegro, cercando di compensare l’espressione disgustata di Rachel.

Potter neanche la vide: non aveva occhi che per Lily. Minus borbottò un saluto, guardando gli amici come per sapere se avesse fatto bene. Lupin le strinse la mano con gentilezza, e si presentò a sua volta. Infine, Black si rivolse a Lily e bisbigliò:

“Con tutte le ragazze che ci sono, proprio la fidanzata di Regulus mi dovevi portare?”


Rachel l’aveva sentito.


“Non sono la sua fidanzata” rispose, scoccandogli un’occhiataccia.

“Ah, ok, allora nessun problema” commentò lui, passandosi una mano tra i capelli. Rachel represse l’improvviso impulso di prenderlo a calci.

S’incamminarono verso il villaggio di Hogsmeade. Lily e James erano in testa al gruppo, seguiti da Rachel e Remus, e poi da Peter e Sirius.


Rachel scoprì di doversi ricredere almeno sul conto di Remus. Era un ragazzo intelligente, e si chiese come potesse frequentare quel gruppo di mentecatti.

Si ritrovò a parlare più volentieri di quanto avesse pensato, sulla scuola e su quello che avrebbe voluto fare una volta terminata Hogwarts.

Intanto Sirius sbuffava e lanciava all’amico delle occhiate compassionevoli: si poteva parlare di compiti e lavoro con una ragazza? Per lui era inconcepibile.


Arrivarono a Hogsmeade e fecero un salto da Mielandia. Rachel notò che Sirius la stava osservando con troppo interesse, e cercò di restargli il più possibile alla larga. Ma quando uscirono di nuovo, quello prese l’iniziativa.


“Remus, Peter deve dirti una cosa privata” disse.


Minus cascò dalle nuvole.

“Chi, io?”
Black gli assestò una gomitata tra le costole. Lupin fece finta di mangiare la foglia, ma lanciò all’amico uno sguardo di ammonimento. Lui si limitò a sghignazzare.
E così Rachel si ritrovò accanto a Sirius.

“Perdona Remus” esordì lui. “Non ci sa proprio fare. È troppo timido”.


Lei lo incenerì e non rispose. Quello fece un ghigno divertito.


“Come mai non sei con Regulus? Avete litigato?”

“Non sono affari tuoi” disse lei, gelida.
“Certo che no. Era solo per fare conversazione. Allora parla tu”.

Rachel lo fulminò di nuovo.


“No, eh? Caspita, mi odi così tanto?”

“Non è colpa mia se sei un pallone gonfiato”.
“Allora è questo che pensi di me? Bene, Queen, ti propongo una sfida. Accetti?”
“Prima voglio sapere di che si tratta”.
“Giusto. Ti sto offrendo un’intera giornata in mia compagnia, e calcola che ci sono ragazze che darebbero l’anima per essere al tuo posto in questo momento. Se alla fine della giornata ti starò ancora antipatico, sparirò dalla tua visuale. Se no…”
“Se no che farai?”
“Bè, dipenderà dalle intenzioni che hai tu…” rispose Sirius, con un sorriso malizioso.

Lei non si scompose.


“Tuo fratello ti ha fatto un occhio nero. Vuoi che ti dipinga anche l’altro?” fece lei, mostrando il pugno.

“Ok, se la sfida la vinci tu, potrai darmi un pugno, contenta? Allora, ti vuoi tirare indietro?”
“Non ci provare, Black. Non sono una di quelle che cadono ai tuoi piedi appena le guardi”.
“Non mi hai ancora risposto”.

Rachel esitò. Non poteva rifiutarsi; era troppo orgogliosa per arrendersi. E comunque era sicura al cento per cento di avere la vittoria in pugno, e almeno avrebbe avuto la soddisfazione di rompergli il naso.


“Va bene. Tanto perderai”.

“Non ne sarei così sicuro, se fossi in te. Allora, ti va una Burrobirra?” chiese Sirius, sfoderando il suo sorriso migliore.

Lei accettò. Per i primi dieci minuti non fece molto caso alle sue chiacchiere, convincendosi sempre di più di quanto Regulus avesse ragione su di lui.

Ma poi si rese anche conto che i due fratelli erano tanto diversi nel carattere quanto erano simili nell’aspetto. Rachel non potè fare a meno di notare che Sirius avesse gli stessi capelli e occhi scuri di Regulus; entrambi i loro visi mostravano le caratteristiche somatiche dei Black.
La somiglianza tra i due non l’aiutava affatto, e inoltre non sapeva come comportarsi. Invece dovette ammettere che Sirius ci sapeva proprio fare. A differenza del fratello, sapeva esattamente come accontentare una ragazza, e forse era anche questo il motivo del suo successo.

“Posso farti una domanda?” le chiese all’improvviso Sirius. “Come mai una Serpeverde come te è amica di Lily? I suoi genitori sono Babbani”.

“Potrei chiedere lo stesso anche a te” rispose Rachel. “Di solito i Black non frequentano gente come lei”.
“Io non sono più un Black, credevo che lo sapessi” disse Sirius con aria soddisfatta.
“E ne sei felice?”
“Certo. Non vedevo l’ora di andarmene da quella casa. Da quando mia cugina Andromeda è scappata alcuni anni fa, non ho fatto altro che volerla imitare. Non mi era rimasto nessuno per cui valesse la pena di rimanere”.
“Guarda che qualcuno ha sofferto molto per la tua fuga. È stato molto egoista da parte tua andartene senza preoccuparti di come ci sarebbe rimasto tuo fratello”.
“Non è possibile” rispose lui scettico. “Regulus non mi ha mai dimostrato cosa significhi avere un fratello”.
“Bè, questo compito di solito spetta al maggiore. Quelli come voi mi fanno arrabbiare. Io odio essere figlia unica, e se penso che da quando siete insieme non avete fatto altro che litigare mi verrebbe voglia di prendervi per i capelli e sbattervi le teste al muro”.
Sirius sghignazzò.
“Sai, mi piacciono le ragazze violente come te!” disse.
Lei gli scoccò un’occhiataccia, e lui aggiunse:
“Comunque, sappi che non è questo il punto. Detesto i mia parenti perché non fanno altro che discriminare i Babbani e osannare i Mangiamorte. Le Arti Oscure mi fanno ribrezzo, per non parlare di quel pazzo di Voldemort”.

Per la prima volta quella mattina, Rachel rimase colpita, e non per il fatto che Sirius avesse pronunciato quel nome.


“Davvero?”

“Certo, vuoi scherzare? E, a proposito, nel caso facessi pace con quello stupido di Regulus, cerca di stare attenta. Scommetto che ha una già una mezza idea di unirsi ai Mangiamorte”.
“Non lo farà…” rispose lei, più che altro per convincere se stessa.
“Oh, sì, invece. Ne sono sicuro. Se puoi, cerca di fargli capire cosa comporterebbe una scelta del genere. Lui è troppo stupido per capirlo da solo”.

Rachel non riuscì a trattenere un ghigno.


“Allora non è vero che non t’importa niente di lui, se t’interessi così tanto alla sua sorte!” disse.


Per la prima volta in vita sua, Sirius si trovò a disagio.


“Macché! Io interessarmi a lui? Ma figuriamoci! Magari in un’altra vita! L’ho detto solo perché non mi piacerebbe saperti in compagnia di un Mangiamorte”.

“Gentile da parte tua”.

Tutt’a un tratto, Rachel cominciò a pensare che forse Sirius non fosse proprio il pallone gonfiato che aveva creduto e di colpo quell’uscita non le parve più tanto orrenda.

Continua...

  

  

 

*Angolo autrice*

Lo so che in questo capitolo Regulus non appare per niente, ma state tranquilli perchè nel prossimo tornerà: se avessi continuato con il dopo sarebbe diventato troppo lungo!
Grazie alle 16 persone che hanno aggiunto la storia ai preferiti e per chi ha rcensito lo scorso capitolo:

draco92 (bè, mi sa tanto che hai indovinato...non che ci siano molte alternative! XD)
Pervinca Potter 97 (una bella sconfitta ci voleva proprio per quel pallone gonfiato di James! Per carità, il cielo ci scampi dalle Mary Sue! No, no, Rachel non sarà affatto così! XD)
Pepesale (Regulus ha bisogno di una bella batosta per accorgersi di Rachel, infatti...mi sembra proprio il tipo che se non ci sbatte la testa non si rende conto della realtà...più o meno gli succederà la stessa cosa quando diventerà Mangiamorte. Comunque, spero che sarai contenta del fatto che in questo capitolo Sirius è apparso parecchio!)
Alohomora (anche a me piace un sacco la tua storia, e se penso la fine che farà Sirius mi viene una tristezza...)
Ady91 (tranquilla, Rachel ce la farà, certo ci vorrà un altro po' ma non temere! Per quanto riguarda la lunghezza dei capitoli, di solito non bado molto alle dimensioni, anche se mi riservo un minimo di 1300 parole tanto per cominciare. Sono un tipo molto sintetico, non una che si dilunga, e se allungo troppo mi sembra una forzatura -del tipo tema scolastico, il che mi fa inorridire!- quindi scusa se continuo a scrivere capitoli abbastanza brevi. Questo però è uscito fuori leggermente più lungo dei precedenti!)
lyrapotter (le fette di prosciutto Reg se le toglierà molto presto dagli occhi, non preoccuparti!)
LaBabi (non preoccuparti, e grazie! Eh già, chissà come mai stava piangendo! XD)
Pan_Tere94 (sono contenta che ti piacciano le immagini, adoro fare fotomontaggi su Photoshop!)
Hermione Jean Granger (eri in gita? Beata te! Spero che ti sia divertita anche da parte mia! XD Ti ringrazio, se hai detto che scrivo sempre meglio significa che questo sito mi fa bene: il mio obiettivo era proprio quello di avere pareri su come scrivo da qualcun altro che non fosse mia sorella, che non mi conoscesse e che quindi non avesse paura di offendermi, oltre che migliorarmi! XD)

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Capitolo 6
*** Il rivale ***


Il rivale

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Regulus uscì insieme a Piton dal pub della Testa di Porco, quando ormai si stava facendo buio.

“Dobbiamo tornare subito al castello, se non vogliamo farci dare una lavata di capo dalla McGranitt” disse Severus, guardando l’orologio da polso.

Avevano passato tutto il pomeriggio insieme ai loro compagni di Serpeverde, a progettare alcuni “scherzi” ai danni degli studenti Sanguesporco e a discutere dei loro argomenti fissi: la guerra e Voldemort. Ormai non si parlava d’altro, soprattutto tra i membri della loro Casa.
Il villaggio di Hogsmeade stava cominciando a svuotarsi: la maggior parte degli studenti era già tornata al castello, mentre gli ultimi ritardatari si affrettavano verso il sentiero che conduceva a Hogwarts. Una coppietta camminava tenendosi per mano: Regulus riconobbe Potter e la Evans. Anche Severus doveva essersene accorto.

“Io… vado in bagno” mormorò, pallido come un cencio, indicando la porta dei Tre Manici di Scopa. “Tu vai pure…”

Prima che Regulus potesse chiedergli se si sentisse male, quello si defilò alla velocità della luce, con un’aria immensamente depressa.
L’altro continuò per la sua strada. Aveva appena svoltato a destra quando si bloccò, allibito. Tornò dietro l’angolo e si mise a spiare la strada quasi deserta sul lato del locale.

Che diamine ci fanno quei due insieme?

“Allora, qual è il tuo verdetto?” stava chiedendo Sirius.
“Non lo so, ci devo ancora pensare” rispose Rachel, vaga. “Ho deciso che non ti darò nessun pugno, per ora, ma non cantare vittoria troppo presto”.
“Questo significa che sto vincendo io, come mi aspettavo. Se vuoi, possiamo rivederci”.
“Non lo so…”
“Dai, non fare la preziosa! Ci vedremo domani. È deciso” disse Sirius.
“D’accordo. Allora ciao…”

Sirius provò ad avvicinarsi, sicuro di ottenere ciò che voleva, ma Rachel si ritrasse.

“No! Non metterti in testa strane idee, Black!” sbottò, irritata. Sirius fece una smorfia divertita. Per lui era sempre tutto un gioco.
“Va bene, per ora soprassediamo” disse.

Lei s’incamminò verso il sentiero che conduceva al castello, mentre Sirius la guardava andare via, sempre con quel suo sorrisetto stampato sulla faccia.

Regulus aveva visto abbastanza. Tornò sui suoi passi per non incontrare suo fratello, furioso. Non aveva ancora molto chiaro perché fosse tanto infastidito dal fatto che Rachel fosse uscita insieme a lui. Era libera di fare ciò che voleva con chiunque.

Ma non con Sirius pensò, irritato. Ha sempre sostenuto di detestarlo. È sempre stata dalla mia parte…
Però sei stato tu a farla allontanare da te
, parlò in quel momento una voce nella sua testa. Non puoi lamentarti se adesso frequenta i tuoi nemici…

Regulus scrollò la testa. In fondo, cosa gli importava? La rabbia gli sarebbe passata presto, almeno questo era quello che pensava.

Tuttavia nei giorni successivi non poté fare a meno di controllare i due di nascosto. Con suo grande disappunto, scoprì che andavano sempre più d’accordo. Era chiaro come la luce del sole che anche lei fosse stata conquistata dai modi del maggiore dei fratelli Black. Non c’era niente da fare, adesso anche Rachel preferiva Sirius.
Ma lui si rese conto di quello che stava per capitargli solo due settimane dopo.

Si trovava in un angolo della sala comune di Serpeverde, a rompersi letteralmente la testa sulla modalità di preparazione della Felix Felicis. Se solo fosse stato in grado di crearla, ne avrebbe preso un bel po’, perché ne sentiva veramente il bisogno. Odiava litigare con Rachel, ma questa non era come le altre volte in cui facevano sempre pace. Non nutriva molte speranze su una loro riconciliazione. S’interruppe per l’ennesima volta, guardando il fuoco scoppiettare allegramente nel grande camino di marmo nero, lasciandosi trasportare dai pensieri che fluivano tutti nella stessa direzione.

In quel momento, un gruppo di ragazze ridacchianti entrò nella sala comune. Regulus sentì chiaramente che stavano parlando proprio di Rachel.

“Avete sentito la novità? Pare che la Queen stia diventando molto amica di Sirius Black” disse una.
“Certo, come no! Lo sanno tutti che nessuna rimane a lungo sua amica. Sicuramente è qualcosa di più. Non sarebbe una novità. Lui si diverte a far penare le Serpeverde quanto le altre”.
“Quindi stanno insieme?”
“Lei dice di no, ma secondo me ci manca poco”.

Regulus stava chino sul libro di Pozioni, senza realmente vedere quello che stava leggendo. Stava cominciando a digrignare i denti, ma si convinse che dovesse trattarsi solo di chiacchiere di un gruppo di pettegole. Tuttavia altri Serpeverde intervennero nel discorso.

“Io ho sentito che lui l’ha invitata alla prossima festa del Lumaclub” disse uno.
“E lei ha accettato?”
“Non lo so, ma mi hanno detto che…”

Il ragazzo lasciò la frase a metà non appena la porta della sala comune si aprì e fu proprio Rachel ad entrare. In un batter d’occhio, tutti i presenti tornarono alle loro occupazioni, facendola insospettire.
Ma decise di lasciar perdere e, inspiegabilmente, si avvicinò a Regulus.

“Ciao” esordì.
“Ciao” rispose Regulus, senza guardarla negli occhi, ma soffermandosi sui riflessi del fuoco nei suoi capelli lucenti. Possibile che non avesse mai notato quel particolare?
“Tutto a posto con i compiti?”
“A meraviglia” rispose lui, sarcastico. “Perché?”
Lei fece spallucce. “Niente”.

Regulus provò a resistere, ma non ce la fece: l’impulso di sapere la verità era troppo forte.

“Con chi andrai alla festa del Lumaclub sabato?”

Rachel parve stupita, poi lanciò un’occhiataccia generale a tutti quelli che erano nella sala di ritrovo.

“Le notizie volano, vedo. Comunque ci vado con tuo fratello, se la cosa può interessarti minimamente”.
“Ah” rispose lui, esteriormente glaciale.

Ma dentro di sé era appena scoppiato un uragano, scuotendolo a suon di fulmini e lampi di comprensione. I suoi occhi si allacciarono a quelli di lei, e capì di dipendere totalmente da essi, come se costituissero la sua unica fonte di sostentamento. Il solo pensiero che la loro vista gli fosse sottratta lo faceva star male.

“Grazie per il commento illuminante” disse Rachel, ironica. “Ma non è come pensi. Siamo solo amici, almeno per me è così. Comunque, la cosa non ti riguarda”.
“Certo che no” rispose lui.

Annusando aria di burrasca, alcuni Serpeverde bofonchiarono una scusa e uscirono; i più curiosi e audaci rimasero lì con le orecchie ben tese.
Regulus strinse i pugni, tremando di rabbia. Era come se la vedesse per la prima volta. Fino a quel momento non si era reso conto di quanto fosse bella, e sentì l’impulso violento di toccarla e stringerla a sé. Si sentiva fremere per l’ira, il cuore gli batteva all’impazzata, e temeva che lei capisse il suo stato d’animo e il dolore che lo dilaniava.

“Bè, ciao” concluse invece lei.

Dopodiché andò a sedersi dall’altra parte della sala di ritrovo, lasciandolo sconvolto e devastato, in preda ad una miriade di sentimenti contrastanti ma che gli suggerivano tutti la stessa dura verità: era innamorato perso.

***

È la storia più vecchia del mondo. Lui ama lei, ma lei non lo considera. Poi c’è l’altro, che si mette in mezzo per rovinargli la vita. In questo caso, tanto per complicare un po’ le cose, lui e l’altro sono anche fratelli.
Un classico, si diceva continuamente Regulus. Per esempio, quella sera non sapeva perché doveva continuare a partecipare a quella stupida festa del Lumaclub, se era costretto a vedere suo fratello Sirius mentre provava spudoratamente a corteggiare la donna della sua vita, la vita di Regulus, non di Sirius.
C’era da dire che Rachel gli aveva parlato chiaro fin da subito, dicendogli di non provare nient’altro che affetto per lui, ma questo Regulus non lo sapeva, e comunque Sirius non era tipo da arrendersi al primo rifiuto: anzi, la considerava una specie di sfida molto più divertente delle altre. Era sicuro che prima o poi anche lei sarebbe caduta ai suoi piedi.

“Signor Black, dove stai andando, ragazzo?” chiese il professor Lumacorno.
“Devo andare a dormire, professore. Ho bisogno di riposare” mentì Regulus.
“Oh, d’accordo… Peccato, erano anni che non facevo una così bella festa, non trovi?”

Regulus nemmeno si diede la pena di rispondere e uscì dall’ufficio dell’insegnante. I corridoi di Hogwarts erano bui quanto il suo umore e talmente silenziosi che si sarebbe messo volentieri a urlare.
Ma non tornò nella sala comune di Serpeverde. Rimase nei dintorni dell’ufficio di Lumacorno, meditando su quale genere di maledizione o fattura sarebbe stato più efficace per far sparire il sorriso dalla faccia di Sirius.
La festa terminò molto dopo, ma Regulus non si mosse da lì. Attese ancora, finchè anche Rachel e Sirius uscirono dall’ufficio. Sentì un formicolio al pugno serrato quando lo vide salutarla con un bacio sulla guancia, e desiderò ardentemente di farlo ricoverare al San Mungo.

Non appena lei si fu allontanata, Regulus sbucò fuori dall’ombra e richiamò l’attenzione di Sirius con un anonimo: “Ehi, tu!”
Quando lo vide, Sirius inarcò le sopracciglia. “Che vuoi?”

Regulus si piazzò di fronte a lui, cercando di non pensare alla sua corporatura esile rispetto a quella del fratello: lo odiava anche per questo.

“Senti un po’, che intenzioni hai con lei?” chiese senza tanti giri di parole.
“Che t’importa? Non avete litigato? La faccenda non ti riguarda” rispose Sirius strafottente.
“Non hai risposto alla mia domanda” ringhiò Regulus.
“Non sarai geloso?” fece l’altro scoppiando a ridere.

Regulus estrasse la bacchetta dalla tasca, e il fratello fece altrettanto.

“Stai molto attento a quello che fai. Stavolta non ci sono i miei amici a trattenermi: potrei ridurti in poltiglia”.
“Questo è tutto da vedere. Ti conviene stare alla larga da lei”.
“Perché?” chiese Sirius. “Il solo fatto che tu sia un mio rivale rende il tutto molto più divertente”.
“Come immaginavo. In realtà non t’importa niente di lei. Mi stai solo facendo un dispetto!”

Sirius si fece di colpo più serio.

“Stranamente non è così. Prima di tutto, non mi risulta che prima di stasera tu abbia mai dimostrato di tenere a Rachel. Secondo, dimmi perché dovrei arrendermi. Sei forse uno dei miei amici? Se lo fossi, mi tirerei subito indietro, ma non lo sei. Non ti devo niente. Perché pensi che abbia degli obblighi nei tuoi confronti?”
“Perché sei…” fece Regulus, ma s’interruppe di colpo.

Era stato sul punto di finire la frase con le due parole mio fratello, ma si rese subito conto che non era più così.

Sirius fece una risata sarcastica, poi aggiunse:
“Senti, comunque sia, sta a Rachel decidere, non a noi, quindi datti una calmata. È vero che contro di me non hai speranze, ma non si sa mai. Ognuno penserà ai fatti suoi, e andrà a finire come la sorte vorrà”.

Senza dargli il tempo di ribattere, Sirius gli voltò le spalle e si allontanò. Aveva appena deciso di rinunciare alla ragazza che gli piaceva, per la prima volta in vita sua, ma non avrebbe mai dato a Regulus la soddisfazione di vederlo capitolare così facilmente, a costo di farsi odiare ancora di più.

 

 

 

*Angolo autrice*
Che fatica partorire questo capitolo! L'avrò scritto come minimo tre volte, sempre diverso, ma alla fine ce l'ho fatta! Preparatevi perchè dal prossimo faremo un salto temporale e ci saranno atmosfere molto più dark!
Alohomora (vedi, adesso ho voluto rendere onore a Sirius, come hai potuto notare. In fondo è un bravo ragazzo e non ruberebbe mai la ragazza a suo fratello! Hai ragione, non dobbiamo pensare a come andrà a finire, anche se è complicato! ç_ç)
Pepesale (bè, sapessi come sono euforica io quando ricevo recensioni altrettanto euforiche come le tue! Anche qui ho voluto far notare quanto Sirius in realtà tenga a Regulus, anche se non lo ammetterebbe mai...in fondo, checchè ne dica lui, è un Black...ok...credo che a questo punto Sirius sia uscito fuori dal monitor del pc e mi abbia ucciso! XD Non lo dico più, giuro! XD)
Ady91 (sai, succede anche a me quando vedo capitoli lunghissimi! Infatti ci sono un paio di storie di cui ho momentaneamente abbandonato la lettura, in attesa di tempi migliori, e quindi con più tempo libero! Spero che gli autori non me ne vogliano! Visto? Regulus si è svegliato, contenta? XD Sono d'accordo con te: la parte del racconto di Kreacher è bellissima, mi sono messa a piangere la prima volta che l'ho letta...e lo faccio tuttora ç_ç)
Hermione Jean Granger (mi dispiace averti delusa, ma per un po' sono stata indecisa se inserire una piccola storia tra Rachel e Sirius o no, e alla fine ho scelto di no. Ma sappi che è stata una decisione complicata e lunga! Per il resto, grazie dei tuoi complimenti, mi fanno sempre piacere!)
Pervinca Potter 97 (non ho avuto nemmeno bisogno di andare a guardare al "capitolo 13, pagina 215, 1 rigo" per capire a cosa ti stessi riferendo! Il fatto è questo: avrò letto così tante volte tutti e sette i libri che ormai parecchie frasi ad effetto sono impresse a fuoco nella mia mente e le ho assimilate così a fondo che quando le uso non me ne accorgo neanche più! Spaventoso, eh!)
Pan_Tere94 (grazie mille, davvero! Bè sì, Sirius non perde mai occasione per fare un po' il cascamorto, è la sua natura! XD Ma tranquilla, stavolta ha deciso di fare il bravo!)
lyrapotter (spero che sarai contenta anche di questo capitolo, dato che Sirius fa un figurone! Sono contenta che ti piaccia Rachel! Nei prossimi capitoli sarà un po' assente, ma tornerà presto, non temere!)

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Capitolo 7
*** Il nuovo Mangiamorte ***


Il nuovo Mangiamorte

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Anche se Sirius aveva smesso di corteggiare Rachel, i due erano rimasti ugualmente ottimi amici, e lei non era intenzionata a riappacificarsi con Regulus: non era una ragazza molto incline al perdono. Inoltre Sirius si era ben guardato dal raccontarle della conversazione che aveva avuto con il fratello dopo la festa di Lumacorno, quindi lei era ancora convinta di essergli del tutto indifferente. A sua volta, Regulus era certo di non avere alcuna speranza, e per tutto l’anno scolastico visse nella certezza che prima o poi quei due si sarebbero messi insieme.

Le vacanze estive arrivarono prima di quanto si fosse mai aspettato. Se fosse stato un qualunque studente di Hogwarts, Regulus avrebbe cercato di riposarsi. Aveva appena terminato il sesto anno e a settembre avrebbe iniziato il settimo. Invece per quell’estate aveva grandi progetti, o meglio, a lui sembravano grandi.

Quella mattina scese nella cucina di casa sua, a Grimmauld Place, piuttosto impaziente. Non era riuscito a dormire per tutta la notte, tanto era agitato. Finalmente aveva trovato una distrazione alla sua disastrosa situazione sentimentale. Per settimane era rimasto in un nero baratro senza fondo, dal quale credeva che non sarebbe mai uscito.
Poi, di colpo, aveva ritrovato uno scopo nella sua vita. Fin da quando sua cugina Bellatrix gliene aveva parlato, alcuni anni prima, era stato affascinato dal mago che si faceva chiamare Lord Voldemort. Era quello che poteva realizzare tutte le aspettative delle famiglie purosangue. Avrebbe liberato il mondo magico dai Babbani usurpatori della loro magia. Finalmente avrebbe cambiato le regole.
Anche i suoi genitori ammiravano moltissimo questo mago così potente, che in breve tempo era già diventato leggenda, tanto che i suoi nemici si rifiutavano di pronunciarne il nome. Ma fino a quel momento solo Bellatrix aveva portato il nome dei Black nella schiera dei suoi seguaci, i Mangiamorte.

Ora sarebbe toccato a lui, Regulus Black, entrarne a far parte.

Quel giorno lo avrebbe finalmente potuto conoscere. Era ancora questione di minuti.
I suoi genitori dormivano ancora, ma non il suo vecchio elfo domestico, al quale Regulus era molto affezionato. Era stato cresciuto da Kreacher, che lo aveva sempre adorato.
In quel momento l’elfo aveva appena iniziato a spazzare il pavimento della cucina.

“Buongiorno, padrone. Come mai si è svegliato a quest’ora? Sono le quattro, e Kreacher ancora non ha cucinato”.
“Non preoccuparti. Stamattina non mangio” rispose Regulus. “Sto aspettando Bellatrix”.

L’elfo parve capire al volo quello che il suo padrone aveva in mente.

“I suoi genitori sono molto felici della sua scelta. E Kreacher appoggerà sempre il padrone” disse.
“Grazie, Kreacher…”

Il campanello suonò e Regulus si precipitò alla porta.

“Eccomi, c’è voluto più del previsto perché c’erano alcuni Auror davanti a casa mia… Ho dovuto far sparire i corpi” esordì Bellatrix.
“Li hai uccisi?” chiese Regulus, perplesso.
“No, mi sono messa a distribuire caramelle! Ma che razza d’idee ti vengono in mente? Allora, sei pronto? Non possiamo far aspettare il Signore Oscuro”.
“Prendo il mantello e sono da te” rispose lui.
Emozionato, indossò il mantello, infilò la bacchetta magica nella tasca interna e tornò all’ingresso. “Sono pronto…”
“Perfetto, andiamo. E mi raccomando, non farmi fare brutta figura”.
“Vuoi scherzare? Per chi mi hai preso?”
“Kreacher, salutami gli zii” disse la donna.
L’elfo fece un profondo inchino. “Può contare su di me, signora”.

Bellatrix aprì la porta e si affacciò sulla strada con la bacchetta pronta, in caso di pericolo. A quanto pareva, non dovette vedere nulla di sospetto, perché gli fece cenno di seguirla sul primo scalino, poi chiuse la porta. Afferrò il cugino per il braccio e si Smaterializzò…

Riapparvero pochi secondi dopo davanti a quello che sembrava un vecchio castello in rovina. Il cielo notturno era completamente oscurato dalle nuvole e dalla nebbia, perciò non si vedevano nemmeno le stelle. Bellatrix lo condusse senza esitare attraverso il parco pieno di erbacce secche e gli alberi che crescevano selvaggi. Non si sentiva nemmeno il verso di un animale, neanche un grillo o un gufo.

“Dove siamo?” chiese Regulus, la cui ansia cresceva ogni secondo di più.
“Questo castello appartiene alla famiglia di mio marito, ma non se n’è mai fatto niente, quindi l’ha lasciata abbandonata. Prima o poi me ne impossesserò io” rispose Bellatrix, e Regulus non era tanto sicuro che stesse scherzando.

Entrarono nell’oscura dimora abbandonata, salendo le scale di pietra fredda, diretti al primo piano. Era un castello molto grande, che doveva risalire più o meno alla stessa epoca della fondazione di Hogwarts. Antichi arazzi scoloriti pendevano dai muri invasi dall’edera che si era infiltrata attraverso le pareti, e le torce fiammeggianti illuminavano fiocamente l’atmosfera circostante.
Bellatrix si fermò davanti ad una porta imponente e gli lanciò un’occhiata d’intesa. Regulus inspirò e annuì. La donna bussò e aprì la porta.

Entrarono in una vasta sala debolmente rischiarata dalle fiamme di un camino, davanti al quale stava una poltrona regale. Qualcuno vi era seduto, silenzioso: una figura alta e pallidissima, vestito di nero, con il naso da rettile e due occhi rossi come carboni ardenti.

“Mio Signore” disse Bellatrix, raggiungendo la figura scura e prostrandosi ai suoi piedi. “Vi ho portato mio cugino Regulus. È da parecchio tempo che intende seguire voi e il vostro progetto”.
“Perfetto, Bellatrix. Sono sempre felice di accogliere nuovi seguaci” parlò il Signore Oscuro, con una voce serpentesca, sibilante. “Avvicinati pure, Black. Sono onorato di conoscere un ragazzo così giovane che intende sostenere la mia causa”.

Regulus obbedì. Raggiunse sua cugina e s’inchinò a sua volta. Pensò che forse avrebbe dovuto dire qualcosa, ma Voldemort lo anticipò.

“Sei anche un ragazzo di poche parole. Ottimo. Non mi piace la gente che chiacchiera tanto. Di questi tempi ho bisogno di persone riservate, in particolar modo nei confronti del Ministero della Magia”.

Bellatrix sghignazzò.

“Grazie infinite. Per me è un onore immenso essere ammesso alla vostra presenza” rispose Regulus.
“Lo immaginavo, Regulus Black. La tua famiglia mi ha sempre sostenuto tanto in questi anni e per me è una soddisfazione sapere che tu abbia deciso di unirti a me. Vorrei darti alcuni avvertimenti, tuttavia. Ricordati che, una volta diventato un Mangiamorte, non potrai più cambiare idea. Sei ancora in tempo per scegliere se diventarlo oppure no… anche se, ovviamente, in caso contrario, dubito che usciresti vivo da questo castello”.

Insolitamente nervoso, Regulus si affrettò a rispondere:
“Non dovete preoccuparvi, non cambierò idea”.
“Era proprio quello che volevo sentire. Ora, se non ti dispiace, porgimi il braccio sinistro” disse Voldemort, estraendo la bacchetta magica.

Regulus obbedì. Si sollevò la manica e tese il braccio verso di lui. Lord Voldemort appoggiò la punta della bacchetta sul suo polso e sibilò:
Morsmordre!”

Regulus fu scosso da una fitta lancinante nel punto in cui la bacchetta di Voldemort l’aveva colpito. Trattenendo un gemito di dolore, abbassò lo sguardo e vide che sul suo polso sinistro era appena apparso un taglio rosso sangue.
Era un teschio umano, dalla cui bocca usciva un serpente sinuoso che srotolava le sue spire.

“Benvenuto tra i Mangiamorte, Regulus Black” disse l’Oscuro Signore con un tono soddisfatto. Poi aggiunse: “Ora, se non ti dispiace, esci un attimo. Devo parlare in privato con tua cugina”.

Regulus uscì dalla stanza tremando. Il Marchio Nero gli bruciava orribilmente e un dolore atroce gli faceva formicolare il braccio.

“Benvenuto tra noi” parlò in quel momento un uomo. Regulus riconobbe i lisci capelli biondi e gli occhi grigi, di ghiaccio.
“Grazie, signor Malfoy” disse, con voce roca.
“Chiamami pure per nome” fece Lucius Malfoy. “Mia moglie è tua cugina, quindi siamo parenti. Quanti anni hai?”
“Sed… quasi diciassette” rispose Regulus.

Malfoy non disse nulla. Forse gli sembrava un’età troppo precoce per unirsi ai Mangiamorte.

In quel momento arrivò un’altra persona. Sotto la veste nera s’intravedeva una corporatura molto magra e, quando fu abbastanza vicino, Regulus lo riconobbe dal lungo naso aquilino.

“Piton?” chiese, sorpreso.
“Black…” rispose Severus, accostandosi a lui e facendo cadere lo sguardo sulla ferita sanguinante. “Ti fa male?”
“No” mentì Regulus, ostentando un’aria da duro, e suscitando l’ilarità di Lucius.
“Tra un’oretta sarà guarito del tutto” disse Piton senza credergli. “Poi non farà più male, a parte quando Lui ti chiamerà…”
“Quando sei diventato Mangiamorte?” disse Regulus.
“Pochi mesi fa. È stato Lucius a farmi da garante” rispose lui.

Un attimo dopo però il suo sguardo iniziò a vagare lontano, immerso nei propri pensieri. Regulus guardò Lucius con aria nervosa.

“Che cosa devo fare adesso?” domandò.
“Niente. Aspettiamo che l’Oscuro Signore finisca di parlare con Bellatrix e che ci convochi. Ricorda di non fare mai niente di tua iniziativa. Aspetta sempre il Suo permesso”.

Regulus annuì. Sarebbe stato degno di portare il Marchio Nero, ne era sicuro.

Puntò la sua attenzione fuori da una piccola finestra, e si ritrovò per l’ennesima volta a pensare a Rachel. Una volta le aveva promesso che non sarebbe mai diventato un Mangiamorte ma ora non valeva più. A lei non sarebbe nemmeno importato di vedergli il Marchio sul braccio, poiché adesso era amica di Sirius, non sua. Ormai era tutto finito. Unirsi a Voldemort era quello che aveva sempre desiderato, e inoltre sarebbe stato anche utile per distrarsi e non pensare più a lei.

Ora poteva considerarsi fiero di se stesso.

 

 

 
*Angolo autrice*
Salve a tutti, stavolta ho aggiornato prima del solito visto che domani non sarò a casa per colpa dell'esame di chimica che proverò a dare per la seconda volta... sperando che sia quella giusta!
Prima di tutto, vorrei ringraziare i 21 preferiti e chi ha lasciato una delle 10 recensioni allo scorso capitolo, non ci potevo credere!

MEISSA_S (già che ci sono, volevo dirti che non sono sicura che ti sia arrivata la mia risposta alla tua e-mail perchè subito dopo averla inviata me ne è arrivata una in inglese, quindi sospetto che ci sia stato qualche problema con l'invio! Se non ti è arrivata dimmelo, tanto le salvo tutte!)
Alohomora (wow, sono riuscita a indurti a voler schiantare Sirius addirittura! A questo punto posso ritenermi soddisfatta, ma non ti preoccupare, Sirius non sarà sempre antipatico, e poi nella parte finale dello scorso capitolo l'ha già dimostrato un po')
Pervinca Potter 97 (Regulus ti ringrazia per aver tifato per lui! XD Hai ragione, a quei due non ne va bene una!)
Ady91 (ma sì, anche io in fondo lo adoro Sirius! Quello che non sopporto è James! Per quanto riguarda la scelta, lo scoprirai presto)
Pepesale (un'altra recensione euforica, che bello! Il tuo ragionamento devo dire che non fa una piega! E sono anche contenta che il rapporto tra Regulus e Sirius sia come lo immagini tu!)
Trilli Call (sì sì, certe volte i maschietti sono più che lenti, a parte Sirius ovviamente! XD Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto!)
lyrapotter (in effetti è successo così anche a Harry e Ginny, se ci fai caso. Prima lei gli moriva dietro e lui neanche se ne accorgeva... poi quando si è decisa a stare con qualcun altro finalmente il caro Harry si è accorto di avere una cotta per lei... Per non parlare di Ron e Hermione! Questi uomini...)
fuckinmind (sono contenta che questa storia ti piaccia! Anche io adoro i Black, tutta la famiglia in generale, chi più chi meno!)
Pan_Tere94 (quando hai detto "al prossimo stupendo capitolo" mi sono preoccupata: non ero tanto sicura di riuscire a farlo stupendo come vuoi! Spero che ti piaccia!)
_Mary (grazie per aver letto questa storia, sono davvero contenta! è vero, di Regulus si sa poco, tranne che all'inizio era attratto dal lato oscuro -come hai potuto vedere in questo capitolo- ma che poi ha capito di aver fatto la scelta sbagliata...ah, e sappiamo anche che era molto più gentile di suo fratello con gli elfi domestici!)

Alla prossima! Il prossimo capitolo ho adorato scriverlo, vi anticipo solo che sarà sempre con i Mangiamorte... le atmosfere dark mi affascinano parecchio, anche se non si direbbe: sono più una che vive sulle nuvolette! Ma ognuno ha il suo lato oscuro, no?

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Capitolo 8
*** La Coppa di Tassorosso ***


La Coppa di Tassorosso

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Nelle settimane successive Regulus trascorse parecchio tempo al castello dei Lestrange, ambientandosi sempre di più tra i Mangiamorte. Non aveva avuto problemi a capire come ci si doveva comportare, e in questo sia Bellatrix sia Severus gli avevano dato una grossa mano.

Uno di quei giorni di fine agosto, Regulus si trovava ad una riunione di Mangiamorte, probabilmente l’ultima di quell’estate, almeno per lui. Verso la fine dell’incontro, Rodolphus e Rabastan Lestrange entrarono nella sala in cui tutti erano riuniti, trascinando quello che sembrava un sacco di patate, che però si agitava e squittiva come un forsennato.

“Mio Signore, perdonate l’interruzione” esordì Rodolphus. “Ne abbiamo catturato uno”.
“Avete fatto bene ad interrompermi, invece” rispose Voldemort, guardando con crudeltà il prigioniero. “Portatelo al mio cospetto”.
“No, no, vi prego!” strillò quello, in preda al panico, mentre i due Mangiamorte lo buttavano a terra con violenza. Quello rimase inginocchiato ai piedi di Voldemort, senza il coraggio di alzare gli occhi.
“Dunque, tu sei un membro dell’Ordine della Fenice, l’organizzazione segreta creata da Silente per combattere me e i miei seguaci, giusto?” domandò l’Oscuro Signore.

Il prigioniero annuì freneticamente. Tremava come una foglia e Regulus non potè fare a meno di ritenerlo un po’ patetico.

“Come ti chiami?”

Quello farfugliò parole sconnesse.

“Ho detto” ripeté Voldemort, imperioso, puntandogli la bacchetta contro: “Come ti chiami? Crucio!”

La figura si rannicchiò su se stessa e cadde all’indietro sul pavimento, dopo di che iniziò a contorcersi e a urlare di dolore. La maggior parte dei Mangiamorte rise e prese ad insultare il prigioniero. Regulus, nel dubbio, fece una smorfia.

Infine Voldemort interruppe la Maledizione Cruciatus e disse:
“Che questo ti serva di lezione. Devi rispondere quando l’Oscuro Signore ti rivolge una domanda”.
“M-mi chiamo” squittì lui, ansante e terrorizzato, “P-Peter Minus…”.

Regulus e Severus si scambiarono un’occhiata eloquente. Non potevano credere che quel ragazzo impaurito fosse lo stesso che sotto l’ala protettiva di Sirius e James Potter si sentiva tanto spavaldo.

“Vedo che inizi a capire” commentò l’Oscuro Signore. “Ti farò una proposta, Minus. Vuoi sentirla?”
“S-sì…”
“Bene. Quest’oggi potresti sopravvivere, a patto che ti unisca a me e mi serva da infiltrato nell’Ordine della Fenice. Voglio tutti i nomi, i piani d’azione e le mosse che faranno”.

Regulus scosse la testa. Conosceva – o meglio, credeva di conoscere – bene gli amici di Sirius, e sapeva che sarebbero morti piuttosto che tradirlo. E invece…

“Certo, mio Signore!” esclamò Minus, quasi sdraiato per terra. “Il Signore Oscuro è tanto grande! Io l’ho sempre pensato, ma…”
“E allora perché non sei venuto prima?”
“Bè… non sapevo c-come…”

Voldemort rise, facendo rabbrividire tutti i presenti.

“Bugiardo. Tu hai solo paura di me. Devo dire che Silente ha fatto un pessimo acquisto con te! Guardatelo, è bastato un niente a farlo crollare. Tuttavia, Minus, come hai tradito lui, potresti tradire anche me. Perciò ho bisogno che tu mi convinca delle tue buone intenzioni”.

Minus singhiozzò per alcuni istanti, poi si tirò su la manica sinistra e disse:
“S-sono pronto a ricevere il Marchio Nero ma, vi prego, non mi uccidete!”

Di nuovo, i Mangiamorte risero. Stavolta Regulus non li imitò. Non sapeva perché, ma si sentiva piuttosto scosso dalla vigliaccheria di quel ragazzo. Sirius si fidava di lui, ma Minus era disposto a sacrificare i suoi amici per salvarsi la pelle.

In fondo a me che importa? si disse, mentre Minus veniva marchiato sul polso, come era successo a lui poche settimane prima.
Forse t’importa più di quanto pensi gli parlò una vocina nella sua testa. E se Sirius morisse a causa di quel vile che lui ritiene amico?

Regulus cercò d’ignorare la sua coscienza e di ricomporsi. Non era saggio pensare certe cose al cospetto dell’Oscuro Signore, che era una grande Legilimens, tra l’altro.

Intanto Minus era stato afferrato di nuovo dai fratelli Lestrange e gettato nella mischia dei Mangiamorte. Quando si accorse della presenza di Regulus e Severus, impallidì improvvisamente. Poi, con una notevole faccia tosta, si rivolse al secondo.

“Ehm… salve, Moccios… cioè, Piton… Ora siamo alleati, vero?”

Severus lo incenerì con lo sguardo.

“Non contarci troppo. Ho intenzione di vendicarmi per tutto quello che tu e i tuoi affezionati amici mi avete fatto. E qui nessuno ti aiuterà” lo minacciò.

Minus sbiancò e guardò Regulus, mordendosi il labbro convulsamente.

“Che c’è? Hai paura che riferisca tutto a Sirius?” lo sfidò Regulus.
“Sarebbe la mia parola contro la tua, e Sirius crede più a me che a te. Sono spiacente” rispose il traditore con aria di trionfo.

Regulus strinse i pugni, ma non rispose, perché in quel momento vide che Bellatrix e Rodolphus si trovavano di fronte a Voldemort, che porgeva loro uno strano scrigno.

“Mi raccomando. Voglio che quest’oggetto sia tenuto nascosto nella vostra camera blindata alla Gringott. Dovrete installare tutti gli incantesimi difensivi che conoscete. Nessuno, ripeto, nessuno dovrà impossessarsene. Per me è di vitale importanza”.
“Sarà fatto, mio Signore” disse Rodolphus.
“Lo porteremo domani mattina alla Gringott. Con noi è in buone mani” aggiunse Bellatrix.
“Lo spero per voi. Ora potete andare” concluse Voldemort, e la seduta fu sciolta.

Nei minuti successivi, sia Lui che i Mangiamorte andarono via, fino a che Regulus non rimase solo con i Lestrange.

“Questo lo porto io” sbottò Bellatrix a suo marito, togliendogli lo scrigno dalle mani. “Saresti capace di perderlo”.

Rodolphus non protestò, e Regulus fece un sorrisetto divertito. Dopo di che si accostò alla cugina.

“Cosa c’è lì dentro?” chiese.
“Non ti riguarda” tagliò corto lei, incamminandosi attraverso le stanze del castello.
“Perché?” insistè lui, seguendola.
“Perché il Signore Oscuro l’ha affidato a me”.
“Ma anch’io sono un Mangiamorte…”
“Ascoltami bene, signorino” disse Bellatrix, fermandosi e guardandolo fisso. “Sarai anche un Mangiamorte, ma non hai ancora imparato la regola fondamentale: zitto e obbedisci. Occupati solo degli affari tuoi, tranne quando capisci che qualcuno vuole rubarti il posto. Capito?”

Regulus annuì sbuffando e rinunciò a fare altre domande. Tuttavia volle vedere dove Bellatrix avrebbe riposto lo scrigno misterioso. Di solito non era una persona curiosa ma quella volta si sentiva come attirato da una forza sconosciuta verso il contenuto del cofanetto.

Bellatrix uscì pochi minuti dopo da una stanza all’ultimo piano, dopodiché tornò di sotto, lasciandolo solo. Regulus sapeva che sarebbe stato meglio lasciare stare ma voleva assolutamente sapere di cosa si trattasse. Dopo essersi assicurato che nei paraggi non ci fosse nessuno, s’infilò nella stanza e si guardò intorno.

Lo scrigno si trovava su un tavolo di marmo nero e, a quanto pareva, Bellatrix si era sentita tanto sicura da non installare anche in quel momento degli incantesimi difensivi.

Ma io in fondo non ho cattive intenzioni pensò lui, estraendo la bacchetta magica e puntandola contro la serratura chiusa.
Alohomora”.

La serratura scattò, e Regulus sollevò il coperchio. Si era aspettato di tutto, da un mucchio di galeoni a qualche pozione che rende immortali, ma non quello che vide.
Lo scrigno conteneva una piccola coppa d’oro, con due manici elaborati. Incuriosito, Regulus la prese in mano, e notò che sul calice c’era un rilievo a forma di tasso.
Trattenne a stento un sospiro ammirato. Se per l’Oscuro Signore quella coppa era tanto importante, allora doveva essere di certo appartenuta a Tosca Tassorosso: la decorazione con la figura del tasso era inconfondibile.

Rimase un po’ ad ammirarla, poi decise che fosse il caso di andarsene. Stava per rimetterla al suo posto, quando gli parve di udire qualcosa di simile ad un ticchettio. Si guardò intorno, ma non vide orologi. E poi quel rumore sembrava più un battito cardiaco.
Perplesso, si accorse che il suono si faceva più sordo quanto più allontanava la preziosa coppa da sé. Sentendosi per la verità molto stupido, la accostò all’orecchio e sobbalzò.

I battiti provenivano da lì! Era come se la coppa di Tassorosso fosse viva e al suo interno palpitasse un piccolo cuore di metallo.

Mentre se ne stava lì, imbambolato, Regulus ebbe come un mancamento: gli parve che dalla coppa si sprigionasse un’immensa forza malefica, che lo spaventò.
Sconvolto dall’inquietante scoperta, si affrettò a riporre l’oggetto nello scrigno e chiudere di nuovo il coperchio. Poi uscì in fretta dalla stanza.

Non sapeva di cosa si trattasse, ma su una cosa era certo: doveva essere molto pericoloso. E nei giorni successivi non riuscì a togliersi dalla testa quell’orribile battito malefico.

 

 

 


*Angolo autrice*

Primo incontro di Regulus con uno degli Horcrux: da questo momento in poi Regulus comincerà a capire sempre di più cosa ha in mente Voldemort. Spero che l'immagine vi sia piaciuta, non sapevo proprio dove trovare una foto della coppa, quindi me la sono inventata! Ringrazio tutti per le recensioni!

Alohomora (tra un po' lo scopriranno di sicuro, e a proposito, dal prossimo capitolo Regulus tornerà a Hogwarts, aspettati parecchie sorprese per il nuovo anno scolastico!)
Trilli Call (meno male che sono riuscita a essere verosimile nel colloquio con Voldemort...in effetti, nei libri quando lo sentiamo parlare con i Mangiamorte è sempre arrabbiato per qualche motivo, quindi non li tratta molto bene, che dici? XD Lo so che poi Regulus non ha più parlato con Rachel, un po' perchè è fatto così, un po' per...se dico "esigenze di copione" mi sento un po' montata, ma in fondo il concetto è quello! XD Spero davvero anche io di vederlo negli ultimo film: se sono due, non dovranno per forza farlo apparire per due secondi, no?)
Pepesale (sì, bè, Bellatrix mi fa sempre questo effetto: non so mai come reagire alle sue uscite! Hai ragione, anche a me ha fatto molta impressione quando ho letto che Regulus era diventato Mangiamorte a sedici anni, come Draco del resto, e ho notato che in effetti quei due hanno alcuni punti in comune, almeno all'inizio, perchè poi il primo si dimostra di gran linga migliore, e lo devo ammettere, nonostante ami Draco! Mi stupisce il fatto che l'ultima frase ti abbia impressionata, pensa che ero stata sul punto di cancellarla!)
fuckinmind (l'avevo detto che avrei fatto un gran salto! è vero che forse qui lui è diventato Mangiamorte anche per distrazione, ma ricorda che voleva farlo già da prima, quindi non è solo quello!)
MEISSA_S (brava, anche io detesto Bellatrix per questo, ma mi sembrava la più adatta a fare una cosa del genere, perchè non credo che Narcissa avrebbe chiesto a Lucius di donare suo cugino a Voldemort...tra l'altro, ho una vaga intenzione di far apparire anche Narcissa ad un certo punto, ma ancora è tutto da vedere! La tua risposta alla mia seconda email mi è arrivata: accidenti, dalle 9 alle 17 all'università tutti i giorni! Che incubo! Comunque, anche io sto pubblicando capitoli già scritti, per i prossimi ci vorrà più tempo, anche perchè sto soffrendo di un'orrenda mancanza di idee...uffa! Grazie ancora per i complimenti sulla storia!)
Pervinca Potter 97 (davvero ti è piaciuto? Bè, grazie mille! Le tue recensioni entusiastiche mi sollevano sempre il morale! E complimenti anche a te per la tua storia "One Gryffindor Unleashed" è davvero bella!)
Hermione Jean Granger (e Sirius non si meritava un amico traditore, ma che ci vuoi fare? Odio Minus...Grrr! Ti dirò, non è stato nemmeno il mio capitolo preferito, ma spero di recuperare con questo nuovo!)

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Capitolo 9
*** Il prezzo dell'immortalità ***


Il prezzo dell’immortalità

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Settembre era arrivato, segnando l’inizio del settimo e ultimo anno a Hogwarts. Regulus non aveva la minima voglia di affrontare i M.A.G.O. Dopo tutto quello che era successo durante l’estate appena trascorsa, gli esami gli sembravano una bazzecola.

Sull’Espresso per Hogwarts si affrettò ad entrare nello scompartimento dei suoi compagni di Serpeverde, ben sapendo che Rachel tendeva a evitarli: non si sentiva ancora pronto per vederla.
Così incrociò di nuovo il suo sguardo soltanto a cena, quando si ritrovarono in Sala Grande. Regulus doveva cercare di controllare le sue reazioni ogni volta che la vedeva.

“Come va?” esordì lei.
“Bene. Tu?”
“Bene”.

Fine della conversazione pensò Regulus, amareggiato. Improvvisamente si era reso conto che non avessero più nulla da dirsi. Si sforzò di mangiare, concentrandosi il più possibile con l’obiettivo di centrare la bocca con la forchetta, ma presto si accorse che fosse un’impresa disperata: aveva lo stomaco chiuso.
Così si decise a lasciar perdere la cena e a fare un discorso un po’ più sensato. Chissà come mai, le rivolse la domanda di cui non avrebbe mai voluto conoscere la risposta.

“Cosa combina il tuo ragazzo?”
Rachel posò a sua volta la forchetta e lo guardò.
“Non è il mio ragazzo. Smettila con questa storia. E comunque, ultimamente non l’ho sentito”.

Sembrava sincera, e Regulus non riuscì a ricordare un momento della sua vita in cui fosse stato più soddisfatto, neanche quando l’anno prima aveva vinto la Coppa del Quidditch.

Per un po’ nessuno dei due disse nulla, poi Rachel parlò di nuovo:
“E tu cosa hai fatto quest’estate?”
“Niente di speciale” bofonchiò lui.
“Non si direbbe. Mi sembri cambiato” gli fece notare lei.

Regulus s’irrigidì. Come faceva a notare sempre tutto?

“Cambiato, io? In che senso?”
“Non so… Hai qualcosa di strano nello sguardo…”
“Davvero? Non mi risulta” rispose lui freddamente.
“A me sì. Sei sicuro di avere la coscienza a posto? Hai l’aria sfuggente”.
“Non dire idiozie, e non pensare cose strane. Sono come sempre”.

È proprio questo che mi preoccupa pensò Rachel, chiedendosi se lui avesse davvero mantenuto la sua promessa di non diventare un Mangiamorte.

Regulus era inquieto, e faceva bene: Rachel aveva sempre avuto la capacità di leggergli l’anima, e in quel periodo una cosa simile era pericolosa. Sapeva che, per prudenza, si sarebbe dovuto tenere lontano da lei per non farle capire la verità ma, adesso che non aveva più Sirius tra i piedi, era talmente deciso a conquistarla che tutto il resto passava in secondo piano.

***

La nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, la professoressa Sheridan, era un tipo un po’ particolare. Non era come tutti gli altri, noiosi, insegnanti che avevano avuto in precedenza, e ne avevano cambiati parecchi: ogni anno qualcuno se ne andava, o si ammalava, o moriva. Molti erano dell’opinione che la cattedra fosse maledetta, e a quanto pareva Silente si era dovuto accontentare di persone sempre più… equivoche.
La Sheridan sembrava molto esperta nelle Arti Oscure, non nella Difesa, e per questo molti studenti non l’amavano particolarmente. A Regulus invece stette simpatica fin dal primo momento.

Quella mattina la professoressa iniziò un interessantissimo discorso sulla storia della Magia Nera, e Regulus si ritrovò ad affrontare un enorme dilemma. Infatti, proprio mentre l’insegnante spiegava, Rachel gli sussurrava quelle che più che altro erano lamentele, e lui non sapeva chi delle due volesse ascoltare di più.

“Insomma, la senti come parla? Sembra che adori le Arti Oscure. Secondo me è una Mangiamorte” diceva Rachel.
“Tranquilla, non lo è” si lasciò sfuggire Regulus, e subito dopo si sarebbe voluto tagliare la lingua.
“E tu che ne sai?” gli domandò lei, sospettosa.
“Bè… non sarebbe così esplicita, no?” rispose lui, salvandosi per un pelo.
“Può darsi… Però la dovrebbe smettere. Così non fa che diffondere l’interesse per le Arti Oscure e…”

Regulus le aveva afferrato entrambe le mani, e lei si era ammutolita all’istante.

“La pianti di gesticolare? M’innervosisci”.
“Va bene…”

Per alcuni eterni istanti rimasero immobili, fissandosi negli occhi, traboccanti di emozione, finchè non si riscossero e lui la lasciò andare.

“Il principale obiettivo di tutti i maghi oscuri della storia è sempre stato il raggiungimento dell’immortalità” stava spiegando la professoressa Sheridan. “E… sì, signor Harper?”

Un Serpeverde aveva alzato la mano.

“Come si fa a diventare immortali?” chiese.

Un silenzio assorto cadde nell’aula, mentre l’insegnante inarcava le sopracciglia.

“Sono spiacente d’informarti, signor Harper, che non si può diventare immortali, o almeno, nessuno c’è mai riuscito fino ad ora. Tuttavia esistono alcuni modi per avvicinarsi all’immortalità, anche se non è mia intenzione parlarne, né mi sarebbe concesso”.

Parecchi Serpeverde protestarono, Regulus compreso.

“Mi dispiace, ma è vietato parlarne, nel caso anche a voi venga in mente la malaugurata idea di provare. Non vi conviene, comunque. Si sa che i pochi che hanno provato hanno via via perso la propria umanità, diventando quasi dei mostri… La lezione è finita. Ci vediamo mercoledì”.

Il grattare delle sedie degli studenti che si alzavano invase l’aula per alcuni secondi, prima che essa cominciasse a svuotarsi.

“Che materia abbiamo adesso?” chiese Rachel, dando un’occhiata al suo orario, mentre lei e Regulus uscivano.
“Io ho il pomeriggio libero” le rispose lui.
“Beato te! A me invece tocca Cura delle Creature Magiche… Dove stai andando?”

Regulus esitò, indeciso sul da farsi, poi rispose:
“Ehm… devo andare a chiedere una cosa alla Sheridan”.
“Riguardo cosa?”
“Il tema che le ho consegnato prima. Non sono sicuro di averlo fatto bene”.
“D’accordo. Ci vediamo a cena”.

Rachel esitò, in preda ai crampi allo stomaco, poi gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia. Regulus si sentì incendiare nel punto in cui le sue labbra lo avevano sfiorato, ma non fece in tempo a riprendersi dallo shock che la ragazza se ne era già andata via, i lunghi capelli neri che ondeggiavano dietro la schiena.
Rimase immobile per parecchio tempo, cercando di tornare sul pianeta Terra ma, quando ci riuscì, scoprì di essersi dimenticato cosa dovesse fare.

Ah, già, devo chiedere qualcosa alla professoressa… pensò, ancora mezzo frastornato. Ma cosa? Forse mi verrà in mente più tardi…
Nel dubbio, tornò davanti alla porta dell’aula di Difesa contro le Arti Oscure, e in quel momento ricordò.
L’immortalità…

Una frase che l’insegnante aveva pronunciato poco prima lo aveva colpito, e aveva intenzione di chiederle spiegazioni. Impiegò un altro po’ per essere sicuro di mantenersi completamente lucido, e infine entrò di nuovo nell’aula.

La professoressa Sheridan stava chiudendo la sua borsa di pelle nera, quando lo vide.

“Sì, signor Black?” chiese, incuriosita: Regulus non era il tipo di studente che interagiva spesso con i docenti, e di solito si faceva gli affari suoi, per questo si era meravigliata.
“Avrei un dubbio” esordì lui, “su una cosa di cui ha parlato prima”.
“Chiedi pure” fece lei.
“Quando ha detto che chi ha provato ad essere immortale è quasi diventato un mostro, cosa intendeva esattamente? Era in senso letterale o no?”
“Intendevo entrambe le cose, temo” rispose la donna, posando la borsa di nuovo sulla cattedra e guardandolo fisso. “Vedi, come ho già detto, non si può diventare immortali, tuttavia ci sono alcune vie ‘traverse’ grazie alle quali si può fare in modo di avere più di una… vita, in un certo senso, anche se questo comporta un graduale annientamento della nostra essenza, della nostra anima… e quando l’anima viene logorata, anche l’aspetto fisico cambia… Ma ti posso assicurare che tutti i metodi finora trovati non hanno mai portato a nulla di buono. Quello dell’immortalità è un prezzo altissimo da pagare. Ora direi che ho detto anche troppo, signor Black. È ora che tu vada via. E, se vuoi un consiglio, pensa piuttosto a concentrarti per la prossima partita di Quidditch. Arrivederci”.

Regulus annuì, ma l’ultima frase della professoressa gli uscì da un orecchio come era entrato dall’altro. Il dubbio che gli si era insinuato nella mente da parecchio tempo aveva cominciato a mostrarsi reale.
In fondo, nessun essere umano poteva essere così pallido, come un cadavere, avere quel naso serpentesco e quegli occhi rossi… Era chiaro che Lord Voldemort fosse riuscito a rendersi quasi immortale.
Chissà come aveva fatto.

Mentre usciva dall’aula e s’incamminava nei corridoi, Regulus si rese conto che, suo malgrado, l’idea che Voldemort vivesse in eterno non gli piaceva per niente.

 

 

 

*Angolo autrice*

Salve a tutti! Se non aggiornerò prima, vi auguro buona Pasqua! Spero che il capitolo vi sia piaciuto…Nei prossimi due ci sarà molto più romanticismo!

Alohomora (sul momento ha fatto pena anche a me, ma poi ho pensato che in realtà è proprio patetico, come pensa Regulus. Ti ringrazio, mi piace molto fare i fotomontaggi su Photoshop!)
Trilli Call (sì, in effetti mi sono ricordata che Voldemort avesse affidato la Coppa ai Lestrange, che poi l’hanno messa alla Gringott, e quindi probabilmente molti Mangiamorte avevano assistito alla scena. Voldemort non ha mai fatto tanta attenzione a nascondere meglio il suo segreto della semi-immortalità, convinto che nessuno avrebbe mai capito e sottovalutando l’intelligenza dei suoi seguaci…peggio per lui!)
Ady91 (odio Minus, con tutta l’anima. In fondo, quasi tutti i personaggi della Rowling hanno luce e ombra, e sono pochi quelli totalmente negativi: Minus è uno di questi a mio parere, insieme a Voldemort…e alla Umbridge!)
Pepesale (non dirlo a me! Quando vado a lezione non faccio altro che pensare alle storie da aggiornare e recensire! Le poche volte che prendo appunti alla fine mi riduco a scrivere varie parti qua e là, con l’intenzione poi di ampliarle! XD Per quanto riguarda gli insulti, fai pure, Minus se li merita tutti! Rachel e Sirius ancora non hanno saputo della “doppia vita” di Regulus, ma ho intenzione di descrivere i momenti in cui dovranno affrontare la dura realtà…)
_Mary (non preoccuparti, sono cose che capitano, soprattutto se c’è scuola…in questo periodo poi i professori si svegliano dal letargo e si accorgono che l’anno sta finendo! E poi si lamentano di noi… Ma comunque, grazie per la recensione allo scorso capitolo!)
Pan_Tere94 (tranquilla, è tutto ok! In effetti nella scelta di Regulus deve esserci anche stata l’intenzione di rimediare alle delusioni provocate dal caro Sirius, su questo non c’è dubbio! Noto con piacere che in quasi tutte le recensioni Minus è stato sommerso dagli insulti, e ne sono soddisfatta! Il medaglione Regulus lo scoprirà tra un po’, già non vedo l’ora di scrivere quel capitolo!)Pervinca Potter 97 (mi fa piacere che ti piaccia il mio modo di scrivere, anche perché sto cominciando a fare un pensierino sulla carriera di giornalista, e la dote della chiarezza mi sarà utile! Ma vabè, questo a te non importa! Grazie mille per gli assidui commenti, e complimenti per riuscire ad andare a capo quando recensisci…io non so come si faccia, forse con l’html, ma non l’ho sperimentato per non riempire una recensione con segni incomprensibili!)

MEISSA_S (grazie mille per il commento. Hai ragione, secondo me Regulus comincia a cambiare fin da subito idea, dopo essere diventato Mangiamorte!)

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Capitolo 10
*** L'invito ***


L’invito

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All’inizio di dicembre nelle bacheche delle sale comuni delle quattro Case apparve un avviso che attirò l’attenzione della maggior parte degli studenti.
Proprio quella stessa mattina Regulus notò una piccola folla di Serpeverde riunita in torno alla bacheca e si avvicinò per scoprire di cosa si trattasse.

 

Ballo di Natale

La sera del 20 dicembre alle ore 21 in Sala Grande si terrà un ballo natalizio prima dell’inizio delle vacanze. Potranno partecipare solo gli studenti dal quarto anno in poi. Sono richiesti gli abiti da cerimonia. Accorrete numerosi!

Horace Lumacorno, Direttore di Serpeverde

 

“Oooh, non vedo l’ora!” esclamò una ragazzina accanto a lui, eccitata.
Al contrario, Regulus si sentiva nervoso. Quella era l’occasione buona per farsi avanti con Rachel, ma detestava la sola ipotesi che lei potesse rifiutare l’invito. Inoltre Pucey non gli migliorò l’umore.
“Perfetto, non vedo l’ora d’invitare la Queen!” esclamò, parlando con i suoi amici. Regulus strinse i pugni e si affrettò ad uscire, abbattuto. Non era tanto sicuro che lei avrebbe accettato, né che avrebbe avuto il coraggio di chiederglielo. Assurdo, aveva paura di invitarla al ballo.

Accidenti a Lumacorno e alle sue feste! pensò con rabbia: era sicuro al cento per cento che l’idea fosse stata dell’insegnante di Pozioni.

Neanche a farlo apposta, non appena passò davanti all’ufficio di Lumacorno, l’insegnante uscì e gli ricolse un sorriso entusiasta.

“Signor Black! Hai visto l’avviso del ballo?”
Regulus bofonchiò un “sì” poco entusiasta, ma Lumacorno non vi fece caso, preso com’era dalle proprie chiacchiere.
“Visto che a Natale siamo tutti più buoni, ho pensato che sarebbe stato carino invitare tutti gli studenti, e non solo quelli del Lumaclub. Purtroppo il mio ufficio è troppo piccolo, perciò ho chiesto al Preside se poteva mettermi a disposizione l’intera Sala Grande, e lui ha accettato. Scommetto che sarà fantastico! Ci saranno parecchie celebrità (quelle naturalmente le ho invitate io) come Celestina Warbeck… So che ora non è più al vertice delle classifiche però qualche anno fa godeva di molto successo e ha ancora molti fan, non è così?”
“Credo di sì” commentò Regulus, che in realtà odiava profondamente le canzoni di Celestina Warbeck.

Per fortuna in quel momento varcarono le porte della Sala Grande e Lumacorno si diresse verso il tavolo degli insegnanti, lasciando Regulus libero di lanciare maledizioni a lui, alle feste del Lumaclub e al proprio stupido timore di essere rifiutato.
Ci penserò più tardi si disse, sedendosi e provando a mangiare. Ma non ci riuscì perché un attimo dopo quasi rischiò di strozzarsi con il pane.

Rachel era entrata nella Sala Grande, accompagnata da Pucey, che le stava parlando a distanza ravvicinata. In quel momento più che mai sentì che, se avesse potuto, sarebbe stato capace di lanciare un Avada Kedavra a quell’imbecille senza cervello. Invece rimase immobile a osservare la scena, e fu con somma gioia che vide Pucey allontanarsi da lei irritato e abbattuto.
Rachel andò a sedersi davanti a Regulus, facendo finta di niente.

“Che voleva quello?” chiese lui brusco.
“Mi ha… invitata al ballo di Natale” rispose lei. “Ma gli ho detto di no”.

L’entusiasmo di Regulus svanì dieci secondi dopo. Se lei aveva rifiutato Pucey, poteva anche significare che fosse già impegnata con qualcun altro.

“Come mai? Pucey è un tipo… simpatico” mentì lui.

Rachel gli lanciò un’occhiata sospettosa.

“Allora vacci tu con lui, se ti piace tanto” commentò, ironica.
“Ah-ha…” rispose Regulus in tono annoiato. “Molto divertente”.
“Comunque, non ho accettato nessun altro invito, fino ad ora, se è questo che speravi di sapere”.

Improvvisamente Regulus si fece di mille colori e, invece di approfittarne, rispose:
“Chi ti ha detto che lo volevo sapere? Io proprio no”.

Lei alzò gli occhi al cielo, irritata. Perché doveva fare sempre così?
Lui e il suo maledetto orgoglio!

“Bè, io vado in aula, devo copiare l’ultima parte del tema” concluse, alzandosi da tavola senza aver toccato cibo. “Forse a pomeriggio passo a vedere il tuo allenamento di Quidditch, d’accordo?”

Lui annuì, ricordandosi solo in quel momento che avrebbe avuto l’allenamento: due lunghe ore durante le quali chiunque le si sarebbe potuto avvicinare per invitarla. Se la voleva, doveva agire prima di pranzo.

Durante la lezione di Pozioni non ascoltò una sola parola della spiegazione e continuò a pensare al modo migliore per invitare Rachel al ballo.
Per tutto il tempo non fece che esitare. Erano come sempre compagni di banco, ma ogni volta che Regulus azzardava un’occhiata alla propria destra, lei intercettava il suo sguardo, e lui lo distoglieva in fretta.

Da parte sua, Rachel si accorse del suo stato d’animo, ma non credeva che il motivo fosse quello che sperava: aveva imparato a sue spese a non fantasticare troppo, perché puntualmente rimaneva delusa e la realtà si dimostrava ben diversa. Forse voleva semplicemente invitare qualcun’altra.
Si disse che avrebbe potuto essere lei a chiederglielo ma, conoscendolo, sarebbe stato capace di sentirsi umiliato per essere stato invitato da una ragazza.

Per tutta la mattina ci fu una sorta di muro d’imbarazzo tra di loro, che non fu abbattuto nemmeno alla fine delle lezioni, quando Regulus cercò di farsi coraggio e aprì bocca per rivolgerle la fatidica domanda, ma non gli uscì alcun suono e dovette fingere un violento attacco di tosse per non farle capire che di fronte a lei si sentiva totalmente spiazzato.

A pranzo continuò a ripetersi che se non si fosse dato una mossa qualcuno l’avrebbe invitata prima di lui, e se lo ripeté così tanto che alla fine Rachel si alzò da tavola e disse con aria leggermente spazientita:

“Io vado in biblioteca. Ci vediamo”.

Regulus si disse che sarebbe stato il caso di seguirla e parlare chiaro.
Ancora cinque minuti… pensò, nel vano tentativo di raccogliere il coraggio.
Ma non potè rimandare più di tanto, perché in quel momento vide Harper che si alzava a sua volta dal tavolo, incitato dai suoi amici, e s’incamminava fuori dalla Sala Grande con il chiaro intento di raggiungere la ragazza.

Ora o mai più si disse Regulus, furioso.

Si alzò a sua volta e seguì Harper a passo veloce. Una volta usciti nel salone d’ingresso, tirò fuori la bacchetta e, ben attento a non farsi vedere dai presenti, gli scagliò un incantesimo.

“Ehi, ma che diamine…?” fece il Serpeverde. Le suole delle scarpe gli si erano letteralmente incollate al pavimento di pietra e non riuscivano a staccarsi.

Per un istante Regulus ebbe come un flash, e pensò che se avesse visto la scena, Sirius si sarebbe divertito molto e forse gli avrebbe anche fatto i complimenti; ma fu un attimo, e subito dopo scacciò dalla mente quell’idea e si affrettò. Passò accanto a Harper fingendo di non essersi accorto di nulla e cominciò a salire la scalinata principale.
Fece attenzione a non correre per non presentarsi col fiatone, e la raggiunse quando ormai era arrivata al primo piano.

“Queen?” la chiamò, dopo essersi schiarito la voce.

Rachel si voltò, e parve sorpresa di vederlo lì.

“Ah, sei tu. Che c’è?”
“Io… stavo pensando…” Perché doveva esitare proprio in quel momento? Raccolse tutto il coraggio che aveva e disse: “Insomma, se non sei già impegnata e non c’è proprio nessun altro, potresti venire con me al ballo…”

Così va bene pensò. Sembra più un suggerimento, almeno credo…

Rachel rimase muta per parecchio tempo, folgorata.
Me l’ha chiesto veramente o sto sognando?

Non poteva crederci: era stata invitata dal ragazzo dei suoi sogni… Era troppo bello per essere vero, ma lui non era tipo da fare scherzi del genere, e d’altronde l’espressione sul suo viso era serissima, forse anche troppo: il suo silenzio doveva averlo terrorizzato.
Rachel aprì la bocca e la richiuse, senza che le fosse uscito alcun suono. Forse era il caso che si desse una mossa a riacquistare l’uso della parola se non voleva fare la figura dell’idiota.

Da parte sua, Regulus interpretò malissimo quel silenzio.
Adesso mi dice di no, è sicuro come la morte. Che idea brillante mi è venuta, complimenti a me! Ma che diamine mi è saltato in mente?

Infine lei sorrise.
“Sì, va bene” rispose tutto d’un fiato, con il cuore che le batteva all’impazzata.

Per un momento Regulus rimase spiazzato, poi comprese appiano il significato di quello che era successo e si diede una calmata.

“Ok… Allora, a dopo…” aggiunse, a disagio.

Le voltò le spalle e ridiscese le scale, con il cuore molto più leggero di prima.
Ce l’aveva fatta. L’aveva invitata e lei aveva accettato. Quello era decisamente il periodo più bello della sua vita, pensò.

Quando raggiunse di nuovo la sala d’ingresso, notò che un folto gruppo di studenti divertiti si era riunito intorno a Harper, ancora incollato al pavimento.

“Che ti è successo, Harper?” chiese con un tono da angioletto e un ghigno diabolico.
“Non lo so! Non riesco più a staccarmi!” protestò lui, furibondo.
“Sicuramente qualcuno che ha voluto farti uno scherzo”.
“Sta’ sicuro che se mi capita tra le mani lo farò pentire di essere nato!”

Regulus fece una smorfia soddisfatta. Il più era stato fatto, anche se adesso gli restava la parte più difficile: far capire a Rachel quello che provava per lei.

 

 

 

*Angolo autrice*

Eccomi di nuovo...finalmente, direte voi, e avete ragione! Il fatto è che durante le vacanze casa mia si riempie di gente sfaccendata che non mi dà un attimo di tranquillità per concentrarmi sugli aggiornamenti della storia... per non parlare dei fotomontaggi delle immagini: per fare questa ci ho messo due secoli!
Oggi vado un po' di fretta quindi mi limito a fare dei ringraziamenti veloci:

Pepesale (la Sheridan è nata con l'intenzione di essere un personaggio totalmente accessorio, ma forse potrei darle un ruolo un po' più importante...e se la cosa può consolarti, non ho ancora deciso se sia buona o cattiva! XD)
Pan_Tere94 (Voldemort fa paura? Bè, cercherò di evitare altre sue immagini! Grazie per i complimenti!))
Hermione Jean Granger (grazie mille per gli auguri, spero che anche tu abbia passato una buona Pasqua!)
Alohomora (tranquilla, di capitoli sugli Horcrux ce ne saranno, ma se fossi in te non vorrei che quei momenti si avvicinassero troppo...ç_ç)
Pervinca Potter 97 (ah, ecco, era l'HTML! Davvero Regulus sta quasi alla pari di Severus? O_O Wow!)
MEISSA_S (per il momento la parte di Voldemort si interromperà, per poi riprenderla al momento più opportuno. Buona Pasqua anche a te!)
_Mary (visto? Già si sono sbloccati parecchio! Devono ringraziare il buon vecchio Lumacorno! XD)

Ancora Buona Pasqua (passata) e buona Pasquetta a tutti!

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Capitolo 11
*** Il Ballo di Natale ***


Il Ballo di Natale

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La sera del venti dicembre, Regulus si trovava nella sala di ritrovo di Serpeverde. Come tutti i ragazzi, era intenzionato a salire al dormitorio per prepararsi solo un’ora prima dell’inizio del ballo. Al contrario, le sue coetanee erano sparite da almeno due ore. Non riusciva proprio a capire come mai dovessero metterci tutto quel tempo.

Intanto era seduto sul divano davanti al camino, in cui il fuoco scoppiettava allegramente, e ascoltava a mala pena le chiacchiere dei suoi compagni di Serpeverde. I suoi pensieri erano fissi sul ballo: aveva una strana nausea, evidentemente dovuta all’ansia.
Quello che temeva più di ogni altra cosa era di dover sostenere il confronto con Sirius. Nonostante Rachel non fosse mai stata con lui, Sirius aveva provato a corteggiarla all’infinito, e decisamente aveva dimostrato di esserne più capace di lui.

Regulus sapeva di non essere all’altezza di suo fratello e temeva che lei ne restasse delusa.
Lo odio, accidenti a lui! pensò con rabbia, come se la colpa fosse di Sirius.

Infine, decise di andarsi a preparare, perché quell’attesa lo stava stressando, per non parlare delle occhiatacce che Pucey e Harper gli lanciavano ogni due secondi, irritati per essersi fatti soffiare la ragazza.
Regulus si diresse nel dormitorio e iniziò a vestirsi. Dieci minuti dopo, era già pronto. L’abito da cerimonia, nero con i bottoni argentati, che aveva comprato quell’estate gli stava a pennello, e si vedeva che fosse costato una fortuna, cosa tipica di un Black.
Per la mezz’ora successiva, vagò come un’anima in pena, cercando di calmarsi. Infine, arrivò finalmente l’ora in cui aveva stabilito di incontrarsi con Rachel.

Si trovava di nuovo nella sala comune, affollata di studenti vestiti eleganti e chiaramente emozionati, quando la vide arrivare dal corridoio dei dormitori femminili. Regulus sentì il cuore saltare un battito.
La ragazza indossava un lungo abito argento con l’ampia gonna a balze, e si era lasciata i lunghi capelli sciolti: non era tipo da sentirsi a proprio agio con elaborate acconciature in testa ma Regulus la preferiva di gran lunga così.

“Scusa, sono in ritardo” esordì lei, raggiungendolo.
“No, è tutto a posto” rispose lui, assumendo il suo solito contegno impassibile. Poi aggiunse: “Andiamo?”

S’incamminarono fuori dalla sala comune, e per tutto il tragitto Regulus non riuscì a staccarle gli occhi di dosso. Pensò che forse avrebbe dovuto dirle qualcosa, ma da quando le faceva i complimenti? Lei notò la sua esitazione, e disse:
“Che c’è?”
“Niente…”

La Sala Grande era addobbata come non si era mai visto dai tempi della fondazione di Hogwarts: il pavimento e le pareti erano ricoperti di lastre di cristallo che scintillavano alle luci di piccole lampade a forma di fiore che piccole fate tenevano sospese nell’aria. Tutta la sala era decorata da ghirlande e agrifogli, e in fondo troneggiava un altissimo albero di Natale ricoperto di finta neve e decorato con ghiaccioli pendenti dai rami e stelle d’oro. Accanto ad esso c’era un palco che ospitava un’orchestra e una donna piuttosto in carne, pesantemente truccata e con una vaporosa chioma di capelli neri e blu.

“Ma quella è Celestina Warbeck!” esclamò Rachel entusiasta. “Secondo te me lo farà un autografo?”
“Per favore, scrive delle canzoni orrende” obiettò Regulus.

Rachel aprì la bocca per rispondergli che le canzoni di Celestina Warbeck non fossero affatto brutte, ma decise che non fosse il caso di ricominciare a litigare per una sciocchezza.

La sala era piena di studenti, la maggior parte dei quali si era già fiondata al buffet, ricolmo di arrosti, tacchini e altre cose meravigliose. Tuttavia nessuno dei due aveva fame, e quindi decisero di fare un giro per guardare meglio le decorazioni. Purtroppo per loro, il professor Lumacorno, vedendoli in disparte, ebbe la brillante idea di raggiungerli.

“Come state, ragazzi? Vi piacciono gli addobbi? Li ho scelti tutti io, e il professor Vitious mi ha dato una mano ad allestirli!”
“Ehm, sì, sono veramente belli” rispose Rachel, mentre Regulus cominciava a dare segni d’impazienza.
“A proposito, signorina Queen” continuò Lumacorno, con tutta l’aria di gustare una succosa notizia. “Noto che riscuoti molto successo tra i fratelli Black, vero? Credo che creerai parecchi problemi in quella famiglia… Oh, è arrivato Ludo Bagman, il giocatore delle Vespe di Wimbourne! L’avrete riconosciuto, e se volete ve lo presento! Vado a salutarlo. Divertitevi, eh!”

E si allontanò, lasciando alle sue spalle un silenzio imbarazzato.

Regulus si promise che, nel caso Voldemort avesse voluto mandare qualcuno ad uccidere Lumacorno, avrebbe accettato l’incarico per primo. Come gli era venuto in mente di fare quell’uscita infelice? Erano ore che cercava di non pensare a Sirius e a quanto fosse più capace di lui, e per pochi minuti era riuscito a togliersi dalla testa quei pensieri, ma Lumacorno era arrivato e in meno di un minuto gli aveva fatto ricordare tutto.

Rachel gli lanciò un’occhiata di traverso, imbarazzata a sua volta: Regulus era scuro in volto.

“Senti, non dargli retta” esordì. “Lo sai che parla per dare fiato alla bocca…”
“Chi ti dice che gli do retta?” sbottò Regulus in tono brusco. Ora ce l’aveva con lei, anche se non sapeva il motivo reale.

Perché era diventata amica di Sirius, dando adito a tutti quei pettegolezzi su una loro presunta storia? E soprattutto perché, dopo essere andata alla festa dell’anno prima con il ragazzo più ammirato della scuola, aveva accettato il suo invito? Gli mancava solo di ricoprire il ruolo di contentino, pensò con rabbia.

Rachel decise di non parlargli per un po’ di tempo: sapeva che, quando era arrabbiato, bisognasse lasciarlo cuocere nel proprio brodo, e poi gli sarebbe passata.

L’orchestra prese a suonare, e Celestina Warbeck attaccò con una delle sue discutibili canzoni.

“Ti va di ballare?” chiese Rachel, tesa.

Regulus decise di smetterla di tenere il broncio non appena incrociò il suo sguardo: come poteva essere offeso con lei? I suoi occhi scuri lo incantavano al punto che non riusciva più a pensare ad altro. Il passato non doveva preoccuparlo, perché nel presente lui e lei erano insieme al ballo di Natale, e questa era l’occasione per farsi avanti.
Annuì e le offrì il braccio. Rachel lo prese e lo seguì sulla piattaforma in cui molti altri ragazzi avevano cominciato a danzare.

Rachel credeva di vivere in un sogno: mai si sarebbe immaginata che i suoi desideri si sarebbero potuti avverare.

Il primo ballo fu quasi veloce, e nessuno dei due parlò molto. Quando l’orchestra attaccò un lento, Regulus esitò, ma lei appoggiò la testa sulla sua spalla e gli gettò cautamente le braccia al collo. Regulus la strinse piano.

Lei si sentì rabbrividire al contatto del suo corpo. Continuarono a ballare per parecchio tempo, ma per loro durò pochissimo, anche per lui, sebbene non avesse mai amato i balli. Invece quella sera sarebbe voluto restare lì in eterno.

“Vuoi qualcosa da bere?” le chiese alla fine, quando l’orchestra terminò l’ultima canzone.
“No, non ho sete. Però vorrei prendere un po’ d’aria” rispose lei, indicandogli le porte della Sala Grande.

Regulus ne approfittò: Lumacorno si stava avvicinando di nuovo.

“Usciamo” disse.

Nel cortile non c’era anima viva, forse perchè faceva freddo, ma nessuno dei due parve notare questo piccolo dettaglio.
Il cielo non era coperto neanche da una nuvola, cosicché si potevano vedere centinaia di stelle, molto più nitide del normale.

Passeggiarono per alcuni minuti, quasi in perfetto silenzio: gli argomenti di qualsiasi discorso iniziassero si esaurivano in un baleno, sia per l’imbarazzo sia perché tutti e due pensavano a ben altro.
Regulus si disse che fosse venuto il momento di darsi una mossa ma, più ci pensava, meno aveva il coraggio di farlo. Il proprio disagio lo irritava parecchio: non era estroverso come Sirius, ma non era nemmeno quello che può definirsi un disastro. Tuttavia, quando stava con lei, si sentiva un coniglio.
Non poteva continuare così, però. Prima o poi, che lo volesse o no, si sarebbe dovuto fare avanti, e il pensiero che più la situazione fosse andata per le lunghe più sarebbe diventata difficile lo convinse a parlare.

Lottando contro l’agitazione crescente, esordì:
“C’è una cosa che avrei dovuto dirti fin dall’inizio della serata”.
“Cioè?”
“Che… stai benissimo” ammise.
“Oh… grazie” rispose Rachel, da un lato imbarazzata, dall’altro stupita per quel complimento inaspettato.

Ormai erano arrivati quasi all’inizio della Foresta Proibita, vicino alla capanna di Hagrid. Come di comune accordo, anche se nessuno aveva detto nulla, si fermarono nello stesso momento.

“Ci crederesti? Mi sono accorta solo ora che voi Black avete tutti nomi di stelle” disse Rachel, guardando il cielo trapunto di astri.
“Sì, è una tradizione di famiglia” confermò Regulus con aria saputa. “Il mio nome è quello della stella principale della costellazione del Leone. Significa piccolo re, anche se avrei preferito re e basta”.

Rachel rise.

“Che coincidenza. E pensare che io mi chiamo Queen, regina” disse, pentendosene un attimo dopo. Arrossì di colpo e distolse lo sguardo. “Niente, dimentica quello che ho detto”.

Regulus la guardò, pervaso da un’emozione incontrollabile.

“Secondo te è una coincidenza?” chiese, avendo solo una vaga idea di dove volesse arrivare.

Rachel tornò a guardarlo. La luce argentea della luna si rifletteva sui loro visi ravvicinati. Si sentiva irrimediabilmente attratta da lui, come il ferro da una calamita.

“No. Secondo me niente accade per caso. Un motivo deve esserci per forza”.

Ora che erano vicinissimi, Regulus sembrava molto più consapevole del sangue che gli scorreva nelle vene e del cuore che batteva all’impazzata. Si sentiva in preda al panico: non perché avesse paura di essere respinto, dato che l’espressione negli occhi di lei era inequivocabile; in realtà temeva ciò che stava provando in quel momento.
Per la prima volta in vita sua stava perdendo il controllo di se stesso e sentiva il bisogno impellente di manifestare i propri sentimenti. Non gli era mai successo, ma stavolta una voce nella sua testa gridava a squarciagola che quella era la sua occasione e che non doveva lasciarsela scappare.

“E tu l’hai trovato un motivo?” le chiese mentre, senza neanche accorgersene, le accarezzava i lunghi capelli neri.

Rachel improvvisamente sentì sparire l’imbarazzo, scorgendo negli occhi di lui il suo stesso desiderio.
“In effetti sì” rispose, lanciandogli un’occhiata eloquente.

Senza dargli neanche il tempo di replicare, Rachel gli gettò le braccia al collo e lo baciò.

Tutto quello che li circondava sembrò svanire in una nebbia impalpabile. Entrambi sentirono un calore improvviso investirli e potenti brividi li assalirono, annebbiando le loro menti.

Regulus la attrasse a sé ancora di più, mozzandole il fiato.
Rachel credeva d’impazzire dall’emozione. Poteva sentire i battiti del suo cuore contro di sé, i brividi che le percorrevano la schiena al suo tocco.
Furono costretti a separarsi per respirare. Rachel gli rivolse un sorriso raggiante. Lui ricambiò e poi si chinò su di lei.

Le loro labbra si sfiorarono di nuovo, dapprima esitando, poi con un trasporto che cresceva ogni istante di più, mentre i loro cuori esultavano, e nessuno dei due aveva intenzione di riemergere tanto presto da quell’oblio sognante.

 

 

 

*Angolo autrice*

Ho adorato scrivere questo capitolo! *_* Spero tanto che vi sia piaciuto!

Pepesale (una giornata avventurosa, non c'è che dire! XD Eh sì, hai detto proprio bene: buon sangure non mente! E a questo punto Sirius mi avrà già ammazzata una seconda volta! XD Le immagini le modifico con Photoshop. La mia versione è piuttosto vecchiotta, mi sembra sia una 5.0, ma funziona alla grande!)
Pervinca Potter 97 (sì, un ballo non può mancare mai! La risposta alla tua domanda è arrivata abbastanza presto spero!)
lyrapotter (non ti preoccupare, anche io a volte sparisco, e questo periodo fa eccezione perchè sono sfaccendata! Non c'è bisogno che ti fustighi (si dice così? Boh!). Sì, sicuramente Reg comincerà a pentirsi molto presto di essere diventato un Mangiamorte)
Alohomora (fai bene, perchè ci sarà da piangere negli ultimi capitoli, anche perchè dopo la morte di Regulus dovrò subire l'ulteriore trauma di descrivere le reazioni di Rachel e Sirius...oddio, meglio che non ci penso...)
Pan_Tere94 (ihih, in effetti anche a me in quell'occasione Regulus è sembrato troppo Sirius! XD Per quanto riguarda le immagini spaventose, non credo che le prossime lo saranno...devo pur ricordarmi che questa storia avrebbe avuto un rating verde se non fosse stato per le scene in cui ci sono i Mangiamorte e Voldemort...per non parlare degli Inferi...per questo l'ho messo giallo)
MEISSA_S (grazie per la recensione! Sono contenta che i dubbi di Regulus siano realistici, ho sempre paura di attribuire ai personaggi azioni che sono più tipiche di me stessa che di loro!)
Trilli Call (magari Sirius ci sarebbe andato giù pesante con lo scherzo, in fondo è lui la peste della famiglia! XD)
_Mary (il vecchio Luma in questo capitolo combina un po' di guai, come avrai notato, è un impiccione assurdo! almeno, è questa l'impressione che mi ha dato nel libro!)
Hermione Jean Granger (se ti può consolare, io una volta -decisamente troppo tempo fa- ce l'ho fatta a dichiararmi! E pensa che a mala pena sapeva il mio nome...sai quelle cotte tremende ma senza speranza, della serie "se non mi ricambia muoio"? Ecco, ero proprio disperata, e alla fine mi sono detta "o la va, o la spacca"... infatti ho ricevuto un due di picche tremendo! Ce n'è voluto di tempo per riprendermi, ma alla fine sono stata contenta di averlo fatto, sia perchè ora me la ricordo come un'impresa eroica sia perchè altrimenti non mi sarei mai messa l'anima in pace...tendo un po' troppo a farmi i film in testa, cosa sbagliatissima! Quindi provaci, comunque vada sarà una liberazione, te lo posso assicurare!)

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Capitolo 12
*** Incubo ***


Incubo

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Il campanello di Grimmauld Place suonava.

“Che cosa faccio?” chiese Regulus.
“Vai ad aprire. Se è qualche nemico, concialo per le feste” gli rispose Bellatrix sogghignando.

Lui uscì dalla stanza e si avviò nell’ingresso buio. Aveva una brutta sensazione, che si confermò quando aprì la porta.

“Cosa ci fai qui? Vai via subito!” sibilò a Rachel.
“Ma che simpatico! Ero venuta a trovarti” protestò lei.

Regulus era nel panico: lei non sapeva cosa stava rischiando.

“Ti prego, vai via…”

Troppo tardi. Da dietro di lui spuntarono due Mangiamorte, che afferrarono la ragazza e la trassero all’interno, chiudendo di colpo la porta.

“Che cosa…?”

Rachel non finì la frase: i Mangiamorte l’avevano condotta nella stanza accanto, in cui c’era Lord Voldemort. Lei guardò l’uomo bianco come un teschio per qualche istante, poi scoccò a Regulus un’occhiata in parte delusa e in parte furibonda.

“Me l’avevi promesso!” sbottò.
“Bene bene, chi abbiamo qui? È la tua ragazza, Black?” disse Voldemort, puntando i suoi occhi rossi su di lei.

Regulus fu assalito dal terrore.

“Per favore, non dirà niente” disse, perché già sapeva cosa la aspettava.
“Ne dubito. Non sembra molto felice di vedermi” rispose Voldemort. “Lo sai come funziona. Sarò costretto ad ucciderla”.

Rachel gemette ma non mosse un muscolo. Regulus invece era devastato.

“No, vi prego, risparmiatela…”
“Black, ti rendi conto che è tutta colpa tua?” lo interruppe l’Oscuro Signore. “Se non avessi legato con questa ignara ragazza, a quest’ora non sarebbe sul punto di morire. Sei un Mangiamorte ora, non puoi perdere tempo con queste debolezze da ragazzino. Ma non preoccuparti: ne troverai tante altre come lei”.

Voldemort agì all’improvviso; un secondo dopo puntò la bacchetta contro di lei e pronunciò la maledizione. Ci fu un lampo abbagliante di luce verde, e poi…

Regulus si svegliò di soprassalto, ritrovandosi nel letto a baldacchino del dormitorio. Per alcuni istanti non fu in grado di capire cosa fosse successo, poi i battiti martellanti del suo cuore rallentarono per il sollievo: si era trattato solo di un incubo.
E pensare che il ricordo della sera precedente, del ballo di Natale, gli era sembrato un sogno meraviglioso,e tutt’ora non era certo che fosse accaduto veramente.

Si alzò e andò a vestirsi, ma per tutto il tempo non riuscì a togliersi dalla mente l’immagine di Rachel al cospetto di Voldemort.

Non potrà mai succedere si disse, cercando di auto convincersi. Era solo un incubo. L’Oscuro Signore non verrebbe mai a casa mia. Non essere ridicolo, Regulus.

Quando scese in sala comune, si accorse che era piuttosto presto: c’erano solo due studenti in giro. Lui ne approfittò per darsi una sistemata, specchiandosi alla finestra, nell’attesa che arrivasse lei.

Rachel non si fece aspettare. Cinque minuti più tardi entrò nella sala comune e, non appena lo vide, gli fece un gran sorriso e gli corse incontro.
Nel tenerla stretta tra le braccia, Regulus per un momento non potè fare a meno di pensare a quanto avrebbe sofferto se l’avesse persa, ma un secondo dopo si costrinse a non soffermarsi su certe riflessioni.

Solo io posso avere paura di perderla sei ore dopo averla baciata, pensò.

Odiava quel suo essere insicuro, e ancora di più detestava ammetterlo.

“Ti sei svegliato prestissimo” gli disse Rachel, un po’ imbarazzata.
“Anche tu” rispose lui.
“Sì, bè, non ho dormito molto stanotte. Non riuscivo a prendere sonno” ammise lei. “Pensavo che dovremmo parlare un po’”.

Regulus si trovò perfettamente d’accordo. La sera prima non avevano avuto molto tempo per parlare.
La prese per mano e la condusse al divano davanti al camino di marmo nero. Si sedettero, e per un po’ nessuno dei due disse nulla, un po’ imbarazzati. Infine, lei si decise a parlare, dopo essersi schiarita la voce:

“Allora… prima di tutto vorrei farti una domanda”. Quando lui le fece cenno di proseguire, disse: “Da quanto tempo tu… insomma…”

Non ci fu bisogno che concludesse la frase.

“Dall’anno scorso, più o meno da quando sei diventata amica di quel… di Sirius” si corresse Regulus, cercando di trattenersi dall’impulso di insultare per l’ennesima volta suo fratello.

Evidentemente Rachel decise di ignorare quella sua esitazione.

“Però non capisco una cosa” disse lei. “Se ti piacevo già a quell’epoca, perché mi hai evitato per tutto quel tempo?”
“Non lo so” ammise lui, sentendosi un perfetto idiota. “Credevo che ce l’avessi con me, che mi odiassi…”

Rachel scosse la testa, con un sorriso a tratti divertito ma per certi versi amareggiato.

“È possibile che tu non abbia mai capito nulla?” gli chiese.
“Di cosa?”

Rachel fu sul punto di rispondergli ma poi, in un impeto di orgoglio, disse:
“Niente, non volevo dire niente…”

Regulus le rivolse un’occhiata molto scettica e lei, dopo aver sostenuto il suo sguardo per alcuni secondi, cedette.

“Bè, il fatto è che…” esordì esitando, ma poi cambiò del tutto atteggiamento; voltò il viso, rosso come un pomodoro, incrociò le braccia e parlò con tono offeso: “Ho sempre avuto una cotta per te, fin dal primo anno”.

Seguì una pausa di silenzio, durante la quale lei continuò a evitare il suo sguardo e a mordersi nervosamente le labbra: quella confessione le era costata parecchio.
Regulus si sentì invadere il cuore da un calore improvviso e avvolgente.

“Davvero?” chiese, frastornato.
“Eh, già…”
“Bè, avevi uno strano modo per dimostrarlo… Ti piacevo anche quando, al secondo anno, mi hai suggerito l’ingrediente sbagliato apposta per farmi esplodere la pozione in faccia?”
“Esatto, e anche quando ti combinavo tutti quegli scherzi che ti facevano arrabbiare. Lo so, ero completamente cretina, ma era l’unico modo per farmi notare da te”.
“Mi dispiace. Abbiamo perso un sacco di tempo” commentò lui. “E la colpa è stata solo mia”.
“Io ci ho messo del mio” gli disse lei. “Bè, io però la mia confessione l’ho fatta, ora tocca a te. C’è qualcosa su di te che non so?”

Regulus esitò. Sì che c’era qualcosa, ma non poteva certo andarle a dire che era un Mangiamorte. Lei lo avrebbe odiato subito. Tuttavia, se voleva stare con lei, sarebbe stato leale parlare chiaro e metterla in guardia prima che lo scoprisse in un modo ben peggiore… Il ricordo del sogno di quella notte lo assalì di nuovo.
Non poteva dirglielo: non si sentiva abbastanza forte da assumersi quella responsabilità e da correre il rischio di farla allontanare da sé.

“No” rispose alla fine.
“Sicuro?”
“Certo”.
“Non mi sembri molto convinto”.

Regulus decise di fare un colpo basso. Prima che Rachel potesse fare altre domande spinose, la attrasse a sé e la baciò con trasporto. Lei ricambiò, e presto dimenticò ogni sospetto.

Con loro grande rammarico, quel bacio non durò molto, perché quando si separarono e si guardarono attorno, videro che, in effetti, tutti i Serpeverde presenti in quel momento nella sala di ritrovo li stavano fissando a occhi sbarrati.
Regulus li incenerì con lo sguardo, e molti di essi tornarono di corsa alle loro precedenti occupazioni, ma non tutti.

“Che avete da guardare?” sibilò lui, rivolto ad un gruppo di ragazzi del sesto anno.
“Scusa” disse il più audace di quelli. “Eravamo solo… stupiti”. E si allontanò insieme agli altri, mormorando a quello che gli era accanto: “Mi devi dieci galeoni, te l’avevo detto che sarebbe successo!”

“Hanno scommesso su di noi?” fece Regulus indignato.
“Bè, cerca di capirli. Hanno assistito per anni alle nostre litigate. Anche a me sembra incredibile” gli fece notare Rachel.
“Sì, forse è così… Senti, usciamo da qui, almeno la smetteranno di osservarci” disse Regulus.
“Va bene”.

Una volta usciti dalla sala comune, decisero di andare a fare colazione con calma. Era il primo giorno delle vacanze natalizie, ma l’Espresso per Hogwarts sarebbe partito la mattina dopo per riportarli a casa. Per fortuna li aspettava un’intera giornata libera, proprio quello che ci voleva in quel momento.

Rachel si sforzò di mangiare, ma non riusciva proprio a farsi venire fame. Era troppo emozionata, soprattutto se pensava che, dopo sei anni e mezzo, finalmente fosse diventata la sua ragazza. Era troppo bello per essere vero. Quella notte non aveva chiuso occhio, intenta come era a rimuginare su quanto fosse successo poco prima.
Purtroppo, non osava immaginare quanto gli sarebbe mancato durante quelle feste. Era davvero ingiusto che dovessero partire nel giro di ventiquattro ore.

“Ehi, mi è venuta un’idea!” disse Rachel. “E se rimanessimo entrambi a Hogwarts per le vacanze?”

Regulus la guardò come se lei stesse scherzando, per poi rendersi conto che invece stava dicendo sul serio.

“Bè, non so…” rispose, vago.
“Perché no? In fondo sei sempre andato via a Natale. Io invece sono rimasta un paio di volte. Si mangia ancora meglio del solito. La scuola deserta è fantastica, puoi fare quello che vuoi. E poi staremo insieme…” aggiunse.

Lui si sentiva di nuovo combattuto.

“Vorrei restare, davvero. Ma devo tornare a casa per Natale” rispose. “I miei vogliono così”.
“E allora? Non puoi disobbedire per una volta?”
“Io sono quello che obbedisce, ricordi?” le fece notare lui.

Rachel sorrise, divertita.

“E va bene. Però scrivimi durante le vacanze. Non sarò a casa, perché i miei vogliono partire per un noiosissimo viaggio dai miei zii. Credo che sentirò parecchio la tua mancanza”.
“Anch’io” rispose lui, e di colpo si accorse quanto avrebbe preferito rimanere con lei, piuttosto che tornare tra i Mangiamorte. Finchè frequentava Hogwarts, Voldemort gli concedeva di non rispondere ai suoi frequenti richiami, per non insospettire nessuno, ma quando era a Grimmauld Place, doveva raggiungerlo per forza.
“Questa notte ha nevicato” lo informò Rachel. “Ti va di andare fuori?”

Regulus annuì. In un certo senso, era sollevato del fatto che lei andasse dai suoi zii, a Natale: almeno non le sarebbe mai venuto in mente di fargli una sorpresa e andarlo a trovare proprio mentre era in compagnia dei Mangiamorte. Non era il caso di preoccuparsi troppo per un incubo.

 

 

 

*Angolo autrice*

Prima di tutto vorrei ringraziare i 24 preferiti, siete troppo gentili! E poi, ovviamente, grazie a quelli che hanno recensito lo scorso capitolo: sono davvero contenta che sia piaciuto a tutti!

Trilli Call (si vede che sei contenta, grazie per la recensione entusiasta!)
Alohomora (all'inizio nemmeno io avevo collegato, me ne sono resa conto dopo aver deciso il cognome di Rachel! Comuqnue, a scanso di equivoci, quella che hai detto in realtà era solo frutto dell'irritazione del momento: non ce lo vedo proprio Regulus mentre uccide qualcuno, per me non ne è capace, e nel prossimo capitolo ne avrai la prova)
Pervinca Potter 97 (ihih, spero solo che tu non abbia rotto qualche tasto! XD Grazie, la tua recensione è fantastica!)
MEISSA_S (del resto, se Lumacorno deve somigliare ad un tricheco, deve esserlo anche nei modi! A proprosito, nel caso non te ne fossi accorta, stamattina ho recensito alcuni tuoi capitoli!)
LMP (è vero, mi piace scrivere sui personaggi cosiddetti minori soprattutto perchè di quelli principali si sa praticamente già tutto e di solito preferisco essere fedele a quello che scrive la Rowling o almeno inventare storie verosimili! Ciò non toglie che un giorno potrei anche decidere di cambiare qualcosa della storia originale, ma al momento non credo che lo farò)
lyrapotter (Sì, ora credo proprio che Regulus la smetterà di paragonarsi a Sirius...era anche ora!)
Pan_Tere94 (allora io sarei altrettanto stupida, perchè quando leggo le recensioni come questa non posso fare a meno di sorridere da sola!)
Hermione Jean Granger (già, finalmente si sono decisi!)

Pepesale (un'alta recensione lunghissima! Molto bene! Immagino che sia una cosa che pensano tutti i maschi: noi donne ci mettiamo sempre di più per prepararci ma non è colpa nostra! Noi abbiamo sempre il triplo delle cose da fare rispetto a loro per mantenerci decenti! Hai visto bene, Regulus non sarebbe capace di uccidere qualcuno, e soprattutto se questo qualcuno in fondo gli ha dato l'opportunità del ballo! XD Anche io sono timidissima con chi non conosco bene, e alle medie non ne parliamo, è già un periodo difficilissimo -a mio parere molto di più del liceo- e se uno è anche timido ha un sacco di difficoltà! Neanche io avevo fatto caso alla coincidenza dei due nomi, mi è venuto in mente dopo!

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Capitolo 13
*** Il medaglione ***


Il medaglione

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La notte aveva steso il suo manto blu scuro sul paesaggio sottostante mentre Regulus si dirigeva a passo spedito verso il covo dei Mangiamorte.

Era la vigilia di Natale, e si era illuso di potere rimanere a Grimmauld Place, dove in quello stesso istante si stava tenendo la consueta cena di famiglia, anche se della famiglia non era rimasto quasi nessuno.
Bellatrix era impegnata in qualche missione in giro per il Regno Unito, Narcissa avrebbe festeggiato il Natale dai genitori di suo marito, e Sirius non sarebbe dovuto nemmeno esistere per loro. Perciò poco prima Regulus era seduto al tavolo della sala da pranzo quasi vuoto, oltre ai suoi genitori e Kreacher che serviva le portate.

All’improvviso tuttavia il suo Marchio Nero aveva bruciato: un dolore lancinante cui non si era ancora abituato e che, anzi, sembrava diventare più intenso ogni volta di più.

“Che ti succede? Stai male?” chiese Walburga appena aveva visto la sua smorfia di dolore, ansiosa come tutte le volte che al suo figlio minore succedeva qualcosa.
“No, sto bene” aveva risposto Regulus, tirando un sospiro di sollievo quando la fitta era passata.
“Che ti è successo?” aveva chiesto Orion.
“Dovrei andare”.
“È Lui che ti chiama?”

Regulus aveva annuito.

“Mi dispiace lasciarvi soli proprio oggi…”
“Oh, non preoccuparti, non sei certo tu quello che deve essere dispiaciuto” aveva bofonchiato Walburga, che non perdeva mai nessuna occasione per lanciare maledizioni al suo ex figlio maggiore.

Regulus non aveva risposto a quell’affermazione, aveva salutato i suoi genitori ed era uscito dalla sala da pranzo. Era così insolitamente nervoso che era quasi inciampato nel portaombrelli a forma di zampa di troll all’ingresso: aveva la netta sensazione che quella vigilia di Natale non l’avrebbe ricordata con piacere.
E la medesima sensazione gli era rimasta addosso fino a quel momento. Nel frattempo il Marchio aveva bruciato altre due volte. L’Oscuro Signore sembrava impaziente di vederlo. Chissà come mai aveva deciso di chiamarlo proprio quella sera, alle undici passate.

Il ragazzo varcò l’alta porta del castello e salì la scalinata di marmo nero, fino a che non si ritrovò nella grande stanza, al cospetto di Lord Voldemort.

“Eccoti, finalmente” esordì quello.

Era in piedi davanti ad un’alta finestra, tutto intento a guardare qualcosa al di fuori.

“Sono in ritardo?” domandò Regulus, preoccupato, e notando di essere l’unico Mangiamorte nei paraggi.
“No, sei stato puntuale” rispose l’Oscuro Signore, in tono freddo.

Regulus non parlò: non si sentiva molto a suo agio da solo con Lui, non gli era mai capitato prima.

“Ti starai chiedendo perché ti ho convocato” disse Voldemort, voltandosi dalla sua parte e fissandolo attraverso le sue iridi rosse.

Lui annuì.

“Sappi che voglio affidarti il tuo primo incarico serio. Proprio stanotte. Avrei potuto chiamare qualcun altro, ma siccome tu devi ancora imparare molte cose, ho pensato che portarti con me sarebbe stata una buona idea”.
“Che cosa dovrei fare?” chiese Regulus.
“Niente di speciale. Sarò io a fare tutto, tu dovrai solo aiutarmi e controllare che nessuno mi dia fastidio quando sarò impegnato nella mia missione. Devo recuperare un vecchio cimelio di famiglia; niente d’importante, è solo per il suo valore…affettivo, diciamo”.

Regulus dubitava che l’Oscuro Signore potesse provare un sentimento come l’affetto, ma si limitò a rispondere che poteva contare su di lui.

“Perfetto”. Voldemort gli si avvicinò e, quando lo ebbe raggiunto, gli disse: “Porgimi il braccio”.

Credendo che gli servisse il Marchio Nero, Regulus tese il braccio sinistro ma Voldemort glielo afferrò.
Un brivido incontrollabile attraversò il ragazzo quando le dita bianche e lunghe si chiusero intorno al suo polso. Dopo di che si Smaterializzarono.

Riapparvero pochi secondi dopo in quello che sembrava un normalissimo quartiere di Londra.
Poco più in là potevano vedere la luce della luna riflettersi sulle acque scure del Tamigi e i comignoli delle case babbane traboccare fumo grigiastro. Le finestre erano illuminate dalle luci interne dei lampadari e da quelle tremolanti dei camini accesi.
Regulus si soffermò ad osservare le ombre sfocate degli abitanti della zona, che ridevano e chiacchieravano al caldo e al riparo delle mura domestiche, festeggiando il Natale tutti insieme in allegria, cosa che a lui non succedeva ormai da tanti anni.

“Da questa parte” sibilò la voce serpentesca al suo fianco, facendolo ripiombare nella realtà.

Voldemort s’incamminò in una via quasi invisibile, incastrata tra due file di palazzine logore e umide, e che si ramificava in un dedalo di vicoli sempre più stretti e desolati.

Il ragazzo, impeccabile nel suo vestito nero, non potè fare a meno di storcere il naso quando notò la sporcizia che regnava sovrana nell’ultimo vicolo in cui svoltarono.
La spazzatura era stata buttata per terra dai proprietari delle case affianco, e ora emanava un orribile odore di marcio. Ovunque mettesse piede, c’erano residui non meglio identificati: era peggio di una fogna.

“Schifosi Babbani” commentò Voldemort, con sommo disprezzo.

Camminarono ancora per un po’, fino a che Regulus non intravide quello che sul momento gli sembrò un mucchio di stracci addossato al muro di una casa; poi si rese conto che quell’ammasso informe stava tremando e, quando fu più vicino, vide che era un uomo più o meno sui trent’anni.
Regulus non aveva mai sospettato dell’esistenza di persone senza casa. Da quello che gli avevano insegnato, non concepiva nemmeno il fatto che qualcuno potesse essere talmente povero da non potersi permettere un servizio di posate d’argento.
Figurarsi l’effetto impressionante che gli fece quell’uomo Babbano chiaramente denutrito e quasi congelato dal freddo, tutto sporco e con la faccia rubiconda, una bottiglia quasi vuota di liquore in mano.

Voldemort al contrario parve solamente schifato. Quando si avvicinò, l’uomo, chiaramente ubriaco, esclamò con voce impastata:
“Buon Natale, signori, e felice anno nuovo! Volete un goccetto?”
“Fai quello che ti dico, e non ti accadrà nulla” esordì l’Oscuro Signore freddamente. “Conosci per caso un certo Ben, di cui non si sa il cognome? Un altro schifoso sangue sporco come te”.
“Ben? Non conosco nessun Ben, signore. Senta, le conviene andarsene da qui. S’incontrano dei tipi poco raccomandabili a quest’ora…”

L’uomo era proprio ubriaco fradicio e a stento riusciva a scandire le parole.
Voldemort non gli diede nemmeno il tempo di finire di parlare. Estrasse la bacchetta e la puntò contro di lui.
Crucio!”

Quello si contorse violentemente per terra, urlando a pieni polmoni.

“Risposta sbagliata” disse Voldemort, interrompendo la maledizione. “Dov’è quello schifoso ladruncolo?”
“E va bene, lo conosco! Ma non so dove sta. So solo che ieri mi ha venduto dell’ottimo Scotch…”

Regulus, non potè fare a meno di rabbrividire quando sentì l’ira dell’Oscuro Signore fendere l’aria.
Di nuovo, Voldemort gli scagliò la Cruciatus e l’uomo gridò per il dolore.

“Va bene, va bene!” fece infine. “Ho sentito dire che… si trova in fondo alla strada, in una vecchia baracca… Ma non gli dica che sono stato io a raccontarvelo, se no chi mi procura da bere?”
“Molto bene” disse Voldemort. “Ma non credere di essertela cavata con così poco. Imperio!

Di colpo il vagabondo assunse un’espressione vacua e docile.

“Portami da lui” ordinò Voldemort.

Obbediente, l’uomo si rimise in piedi a fatica e cominciò a fare strada, barcollando vistosamente, seguito da Voldemort e da Regulus, in coda.

Percorsero il vicolo lercio fino a che non si ritrovarono in una piazzola deserta, in fondo alla quale si ergeva una piccola baracca di ferro arrugginito. In origine doveva essere stato un garage o un’officina ma ora, come disse la loro guida, era abitato dal vagabondo che comandava in quella zona.

Voldemort si rivolse a Regulus e gli disse:
“Ora tocca a te. Dovrai assicurarti che qui dentro non entri nessuno mentre io sono lì”.
“Sì” rispose lui. “Ma il Babbano?”

Voldemort non rispose: si limitò a fissarlo negli occhi. Una sentenza di morte era scritta a chiare lettere nelle sue iridi scarlatte.
Regulus aveva la gola secca e dovette deglutire più volte per trovare la forza di parlare.

“Io… non credo di essere capace”.

La mano che teneva la bacchetta tremava come una foglia. Voldemort sembrava divertirsi per la sua esitazione.

“Io invece dico di sì. Alla tua età avevo già ucciso tre volte. Non è per niente difficile, non è nemmeno in grado di difendersi. Pensa a quanto indegna di esistere possa essere quella feccia, e ti verrà naturale”.

Detto questo, l’Oscuro Signore entrò nella vecchia baracca.

Regulus continuò a fissare la porta dietro la quale era sparito, fino a che un rumore alle sue spalle non lo costrinse a voltarsi.
Con il cervello completamente invaso dall’alcool, l’uomo era caduto malamente per terra e ora gemeva sull’asfalto pieno di nevischio, bofonchiando qualcosa riguardo a un pub di Manchester.
Nonostante quell’uomo gli facesse ribrezzo, Regulus non riusciva a mantenere ferma la mano con cui teneva la bacchetta puntata contro di lui.
Non era un assassino e non sentiva né il desiderio di uccidere, come aveva detto Voldemort, né un impulso omicida, come gli aveva raccontato Bellatrix.
Sentiva solo un misto di pietà e compassione, dentro di sé.
Sapeva che il rimorso lo avrebbe tormentato in eterno se avesse fatto una cosa del genere, anche se la vittima era uno sporco Babbano inutile. Non avrebbe avuto neanche il coraggio di guardarsi allo specchio.

Infine si decise. Mosse appena la bacchetta contro di lui e disse:

Oblivion”.

Un attimo dopo il Babbano ammutolì e assunse un’espressione ancora più vuota di quando era sotto la Maledizione Imperius. Regulus lo Schiantò, mandandolo a cozzare – un po’ più forte del dovuto, magari – contro  un mucchio di rifiuti, dopodiché lo mimetizzò con un incantesimo di Disillusione.

Sperando ardentemente di non essere scoperto, tornò a fare la guardia all’ingresso, ma nel farlo passò accanto alla finestra e non potè fare a meno di sbirciare all’interno.
Voldemort era chino su un altro vagabondo, anziano, che aveva pietrificato e stranamente non ucciso, e gli stava strappando qualcosa dal collo.

“Questo mi appartiene” sibilò, rivolto al Babbano, che poteva muovere solo gli occhi, e lo guardava in preda al panico.

Quando si rialzò e osservò l’oggetto alla tenue luce di una candela, Regulus vide chiaramente che si trattava di un pesante medaglione d’oro, con tanto di catena e qualcosa inciso sopra. Voldemort sembrava veramente soddisfatto di averlo ritrovato.

Si rese conto di assistere a qualche misterioso rituale oscuro che non avrebbe dovuto vedere quando, continuando a tenere in mano il medaglione, Voldemort pronunciò l’Anatema:
Avada Kedavra!”

La baracca fu illuminata da un lampo accecante di luce verde e l’anziano vagabondo cadde sul polveroso pavimento, lo sguardo vuoto e senza vita.

Voldemort toccò il medaglione d’oro con la punta della bacchetta e cominciò a pronunciare una lunga e complessa formula magica, in una lingua oscura che Regulus era certo di non aver mai udito in vita sua.
A quel punto accadde un fatto incredibile: da Voldemort stesso si scatenò qualcosa d’impalpabile, come un’onda d’urto o una folata di vento, che attraversò in qualche modo la bacchetta.
Il medaglione vibrò a lungo e parve illuminarsi di una luce rossastra, fino a che non tornò perfettamente normale.
Voldemort se lo accostò all’orecchio e fece un ghigno di approvazione. Regulus non sapeva cosa avesse sentito, ma dentro di sé ebbe come un déjà-vu, e ricordò di quando gli era parso di sentire la vita battere dentro quella che apparentemente era un’innocua coppa d’oro.

Quando Voldemort ripose il medaglione dentro il mantello e uscì di nuovo, trovò Regulus nel punto in cui avevano stabilito.

“Hai fatto quello che ti ho ordinato?” gli chiese, e Regulus era ancora talmente scosso da ciò che aveva visto che per un attimo lo guardò con aria interrogativa. Poi ricordò e rispose:
“Oh, sì… Non è stato difficile”.

Ma l’Oscuro Signore lo fissò dritto negli occhi, e il suo sguardo bruciava come il fuoco.

“Stai mentendo. Non ci hai nemmeno provato, vero?”

La verità pronunciata in quel tono gelido lo fece rabbrividire.

“Ho provato… ma non ce l’ho fatta. Però ho fatto in modo che non ricordasse nulla”.
“Questa è già una cosa. Tuttavia mi hai disobbedito e mentito, quindi dovrò punirti”.

Regulus chinò la testa e strinse i denti, come per prepararsi a ricevere a sua volta la Cruciatus, ma l’altro rise sadicamente.

“No, ti punirò in un altro modo. La tua famiglia possiede un elfo domestico, vero?”
“S-sì…” fece lui, chiedendosi dove volesse andare a parare.
“Bene, dopodomani sera lo dovrai mandare da me. Mi serve per una cosa che devo fare. Niente domande. Lo voglio alle nove in punto, hai capito?”

Regulus annuì. Voldemort doveva sapere quanto lui fosse affezionato a Kreacher.
Qualcosa gli diceva che, nei piani dell’Oscuro Signore, lui e l’elfo non si sarebbero più rivisti.

 

 

 

*Angolo autrice*

Prima di tutto mi vorrei scusare con tutte le persone che nello scorso capitolo si sono prese un accidente all'inizio, ma avevo intitolato il capitolo "Incubo" proprio per non provocare un'improvvisa morìa causata da infarto tra i miei lettori!
Che ne pensate di quest'altro? È il più lungo che ho scritto in assoluto, e spero che mi sia venuto bene.
La creazione dell'Horcrux mi ha causato non pochi problemi, perchè nei libri non dice esattamente la procedura, e mi sono dovuta arrangiare con le poche cose che dice Lumacorno. Mi ero già immaginata orrendi e sanguinosi sacrifici umani, ma alla fine credo che il modo in cui l'ho descritto sia il meno peggio.

Trilli Call (hai proprio ragione: uno aspetta per un sacco di tempo di raggiungere la felicità e quando questa arriva non se ne ha il tempo... Direi che a questo punto Reg stia capendo a sue spese l'errore che ha commesso)
Alohomora (sono davvero carini, e se penso a come dovrà finire la storia mi viene da piangere... ç_ç Che ingiustizia!)
Pervinca Potter 97 (mi dispiace per l'infarto, sapevo che molti ci sarebbero rimasti secchi... XD)
dirkfelpy89 (ho deciso di scrivere una fic su Regulus sia perchè ultimamente mi sono altamente fissata con questo personaggio, sià perchè in effetti non se ne trovano molte altre, e anche perchè la Rowling non si sofferma molto su di lui come avrei voluto, perciò sono sempre contenta di vedere che altre persone si stanno interessando a lui!)
_kristy_ (grazie per averla letta tutta d'un fiato! Sono felice di averti fatto cambiare idea su Regulus, secondo me è un vero mito, e il fatto che abbia affrontato la morte senza preoccuparsi del pessimo ed erroneo ricordo di sè che lasciava a molti conoscenti lo rende a mio parere ancora più eroico!)
MEISSA_S (anche io odio Walby e i suoi odiosi preferitismi! Allora anche tu ti stampi i capitoli! Io ci avrei dovuto pensare prima!)
_Mary (tranquilla, in realtà sono io che aggiorno troppo velocemente! XD Non preoccuparti, nonostante le apparenze, al finale manca ancora un po'!)
lyrapotter (ho una vena sadica? Non me ne ero accorta...!! =P Sì, hai ragione, comunque, la devo smettere di farvi prendere certi colpi)
Hermione Jean Granger (non temere, nei prossimi capitoli Rachel verrà a sapere della "doppia vita" di Regulus, e ammetto che ancora non ho deciso bene la sua reazione... Ho l'immagine vaga della sala comune di Sepeverde come se vi fosse passato un tornado...! No, vabbè, davvero, ancora non so come farla reagire!)
Pepesale (mi sa tanto che sei l'unica a non essersi spaventata all'inizio, complimenti a te! Infatti, non oserei mai descrivere un momento così tremendo in quattro e quattr'otto! Regulus ha intenerito anche me quando dice che lui è quello che obbedisce! Grazie per la solita recensione precisa e dettagliata, no so cosa farei senza di te! XD)

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Capitolo 14
*** Devi tornare ***


Devi tornare

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“Si può sapere che ti prende, Regulus? Datti una svegliata!”

La voce sferzante di Bellatrix perforò il muro che Regulus si era creato intorno, facendolo ripiombare nella realtà.

“Che vuoi?” rispose, infastidito.

La cugina lo guardò con irritazione.

“Ti sei dimenticato cosa dobbiamo fare?”

Stavano camminando per le vie deserte di un villaggio di Babbani, insieme a un’altra decina di Mangiamorte. Come aveva detto Rodolphus, quella sera si sarebbero “divertiti parecchio”: avevano saputo che da quelle parti abitava Marlene McKinnon, una strega che faceva parte dell’Ordine della Fenice, e avevano intenzione di farle un’improvvisata a casa.
Tuttavia Regulus non aveva nessuna voglia di divertirsi, sempre se quello potesse definirsi divertimento, al solo pensiero che in quello stesso momento Kreacher fosse in compagnia del Signore Oscuro, chissà in quale orrendo posto.
Quella sera stessa lo aveva preso da parte e gli aveva detto tutto quello che doveva fare. Kreacher era parso spaventato ma gli era così fedele che aveva accettato all’istante l’incarico.

“Kreacher, devi giurarmi che farai di tutto per tornare a casa, capito? Tu devi tornare” gli aveva detto, cercando di avere un tono autoritario nonostante la paura che provava.
“Ai vostri ordini, padrone” aveva risposto l’elfo, con un inchino.

“Dove hai detto che abitava, topo di fogna?” chiese Rabastan, rivolgendosi chiaramente a Minus.
“Q-qualche vicolo più in là…” balbettò lui, spaventato. “Sentite, perché non ci ripensate? Se lei se la cava, mi avrete messo in un guaio enorme, e l’Oscuro Signore non ne sarà felice…”
“Chiudi il becco” rispose Lucius Malfoy.
“Io non dovrei nemmeno essere qui” piagnucolò lui. “Se quelli dell’Ordine si accorgono che me ne vado in giro di notte, s’insospettiranno…”
“Vuoi fare silenzio?” sbottò Regulus, nervoso: ci mancavano solo le lamentele di quel vigliacco per rovinargli la giornata, che prometteva di fare schifo quanto tutte le vacanze natalizie.
“Siamo arrivati” disse Piton ad un certo punto.

Si trovavano davanti ad una villetta monofamiliare con le serrande abbassate e completamente al buio. Chiunque fosse lì dentro, doveva dormire della grossa. Regulus non riusciva proprio a capire cosa i suoi compagni trovassero di divertente nel torturare e uccidere la gente cogliendola nel sonno.

“Qualcuno deve rimanere fuori a fare la guardia” disse Bellatrix, prendendo come al solito il comando della situazione.
“Io!” si offrì subito Minus.
“Lo immaginavo” commentò sarcastico Rabastan, che poi si soffermò con un ghigno ironico su Regulus. “Resta anche tu, tanto non sei capace di fare del male ad una mosca, giusto?”

Il ragazzo strinse i pugni e gli lanciò un’occhiata truce. Invece di difenderlo, Bellatrix guardò il cugino con tutta l’aria di pensare: “Bella figura mi hai fatto fare!”

Così, mentre gli altri s’intrufolavano nella casa, sfondando la porta, Regulus e Minus rimasero in strada, senza rivolgersi la parola, all’erta.

Nel giro di pochi istanti, la villetta riecheggiò di urla di terrore. Regulus avrebbe dato qualsiasi cosa per diventare momentaneamente sordo. Marlene McKinnon non doveva abitare da sola, a giudicare dalle grida di un uomo e di uno o più bambini. Regulus si accorse di fremere d’indignazione.
Guardò accanto a sé: Minus tremava come una foglia, le mani a coprirsi occhi e orecchie, per non affrontare i demoni dei sensi di colpa che lo attanagliavano.

Approfittando della sua distrazione, Regulus si affacciò all’interno della casa e, fingendo di non vedere la scena di devastazione totale, gridò:
“Stanno arrivando gli Auror, uscite tutti!”

Il suo tentativo non ebbe successo, perché nessuno lo udì, con tutto quel fracasso. Un attimo dopo, Regulus indietreggiò fuori: un Patronus a forma di aquila uscì dalla villa alla velocità della luce e si allontanò, diretto fuori dal villaggio.
Deve essere una richiesta di aiuto, pensò lui, e dentro di sé sperò che gli aiuti arrivassero in tempo per salvare quella famiglia innocente.

Stava per rientrare e dire a tutti gli altri Mangiamorte di andarsene, quando udì Minus esclamare:
“Che succede?”

Non appena si voltò, vide una ventina di persone Materializzarsi una dopo l’altra dal lato opposto della strada.

“Oh, no! È l’Ordine! Io non posso farmi riconoscere, quindi buona fortuna!” strillò Minus. Un secondo dopo si Smaterializzò.
“Schifoso vigliacco!” gridò Regulus, mentre uno di quelli dell’Ordine gli lanciava una fattura. Lui la respinse con un Sortilegio Scudo ed entrò nella casa, chiudendosi la porta alle spalle.
“È arrivato l’Ordine della Fenice!” disse, rivolto a Lucius, che stava braccando un ragazzino nascosto sotto il divano.

Lucius corse ad avvertire gli altri, e intanto Regulus cercò di bloccare la porta in tutti i modi. Ma l’arrivo dei rinforzi non ebbe l’effetto sperato. Infatti Bellatrix si fiondò nel salotto e disse:
“Lasciali entrare, sarà peggio per loro!”
“Ma sei matta? Sono il doppio di noi!”
“Meglio, ci sarà da divertirsi!”
“Tu ti sei bevuta il cervello…” rispose lui, ma un attimo dopo la porta d’ingresso esplose, mandandolo a cozzare contro la parete opposta, e i membri dell’Ordine entrarono, dando inizio alla battaglia.

Era tutto così buio e confuso che Regulus non riusciva a distinguere i propri alleati dai nemici, anche se per un attimo si ritrovò a chiedersi quale dei due fronti rappresentasse il suo vero nemico. Scoprì di non essere in grado di alzarsi: nel cadere doveva essersi storto la caviglia, che ora gli doleva terribilmente.
La stanza ormai era illuminata a giorno da lampi improvvisi di luci verdi, rosse e gialle, provocate dagli incantesimi più o meno letali che venivano scagliati. Regulus si alzò a fatica barcollando, per scoprire che i Mangiamorte stavano avendo la meglio: due uomini dell’Ordine erano stati uccisi, altri feriti.

“Marlene e la sua famiglia sono morti, andiamocene!” disse uno di loro, senza trattenere le lacrime. “Non possiamo fare più niente qui!”

Provarono a ritirarsi, ma i Mangiamorte li seguirono anche in strada, continuando a combattere. Regulus uscì a sua volta, senza decidersi ad attaccare qualcuno, quando all’improvviso udì una voce familiare alle sue spalle gridare:

“Tu!”

Non fece in tempo a voltarsi, che ricevette un potente pugno in faccia, e un attimo dopo si ritrovò per terra, con il sapore del sangue in bocca e la mandibola che gli faceva malissimo.

“Era da un po’ che dovevo restituirtelo!” disse Sirius, il pugno ancora serrato e un’espressione di profondo disgusto dipinta sul volto. “Sapevo che saresti diventato un assassino, ma ancora speravo che non lo facessi così presto. Sei proprio una delusione…”

“Ah, sì? Bè, senti chi parla!” sbottò Regulus furioso, rimettendosi in piedi a fatica e guardandolo con odio.

Proprio lui aveva il coraggio di parlare, dopo tutte le delusioni che aveva arrecato alla sua famiglia?

“E adesso cosa credi di fare? Vuoi uccidermi, per caso?” lo sfidò Sirius con sarcasmo.
“Grazie del suggerimento” sbottò lui, che ormai tremava dalla voglia di farlo a pezzi.

Non credeva che rivederlo gli avrebbe provocato un simile attacco di rabbia. Non aveva mai odiato qualcuno più profondamente. In seguito si disse che la sua reazione fosse dovuta allo stress di quella settimana: non gli era parso vero di trovare un capro espiatorio, anche se, in realtà, l’unica persona con cui ce l’avesse veramente era se stesso.

“Allora fallo, che aspetti? Voglio proprio vedere cosa ti ha insegnato il tuo amichetto Voldemort…”

Regulus era così arrabbiato che per un attimo gli parve di essere tornato un bambino di otto anni, quando ancora non sapeva controllare i propri poteri magici. Senza che avesse detto nulla, Sirius fu scaraventato lontano come da una mano invisibile, e atterrò molto distante dal luogo della battaglia.

Regulus cercò di calmarsi. Non aveva mai perso il controllo in quel modo ma tutto un insieme di cose stava giocando a suo sfavore: il fatto che essere un Mangiamorte non lo attirasse più ma, anzi, lo cominciasse a repellere, l’ essere venuto meno alla promessa fatta a Rachel, e il pensiero che Kreacher a quell’ora sarebbe potuto essere morto soltanto per colpa sua, dopo che lo aveva allevato per tutti quegli anni, per non parlare della smorfia provocatoria di Sirius, tutto ciò lo stava facendo impazzire.

I membri dell’Ordine si stavano Smaterializzando più in fretta che potevano, perciò solo Regulus si accorse, con un tuffo al cuore, che Rabastan Lestrange si era avvicinato a Sirius, il quale aveva perso la bacchetta e stava fissando negli occhi il Mangiamorte, che aveva la chiara intenzione di ucciderlo.
Esitò anche troppo, ma poco dopo Rabastan si ritrovò a faccia in giù sull’asfalto, Schiantato.

“E ora che ti è preso?” gli chiese Sirius alzandosi.

Regulus non rispose. Si limitò a intimargli di andarsene via.
Quello parve indeciso sul da farsi: mai si sarebbe abbassato a ringraziarlo per avergli salvato la vita.

“Bè… ti conviene lasciar perdere certe amicizie sbagliate” disse infine.
“Anche a te conviene” rispose Regulus.
“Io non ho amicizie sbagliate”.
“Questo lo dici tu. Se fossi in te, non mi fiderei tanto del tuo cosiddetto amico Minus…”

Sirius fece un passo avanti; questa volta toccava a lui essere furibondo.

“Non ci provare! I miei amici per me sono dei veri fratelli, a differenza di te!”

Regulus s’impose d’ignorare la fitta dolorosa che quelle parole gli avevano provocato.

“Affari tuoi” si limitò a dire.

Sirius gli rivolse un’ultima occhiata sospettosa, poi si Smaterializzò, proprio mentre Bellatrix esultava:
“Abbiamo vinto!”

Regulus non volle rimanere un secondo di più in quel campo di battaglia. Senza dire una parola, si Smaterializzò a sua volta e riapparve davanti alla porta del numero 12 di Grimmauld Place.

Che razza d’idiota ingrato e traditore, pensava, chiedendosi come potesse essere stato così scemo da salvarlo da morte certa.

Come si era immaginato, una volta dentro casa, scoprì che i suoi genitori fossero già andati a dormire. La dimora dei Black era buia e desolata quanto lui.
Posò il mantello sull’attaccapanni e fece per salire le scale, diretto in camera sua, quando udì dei gemiti provenire dalla cucina, così tornò indietro e si diresse verso di essa.
Una volta entrato, sul momento pensò che fosse deserta, poi si accorse che la porta della dispensa, in cui viveva Kreacher, era aperta.

Con il cuore in gola, si precipitò in fondo alla cucina e, quando si affacciò all’interno della dispensa, vide il suo elfo domestico rannicchiato in un angolo, che tremava, piangeva e singhiozzava, lo straccio che teneva legato alla vita più lacero del solito, il piccolo corpo martoriato da graffi sanguinanti e nello sguardo un’espressione di puro terrore.

“Kreacher…”

Regulus aveva la voce roca per lo shock. L’elfo sobbalzò e puntò gli occhi verso di lui. Dopo di che emise un lamento e si gettò contro il suo padrone, gemendo e piangendo sulla sua spalla senza ritegno, come per cercare conforto, cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato da un elfo domestico, tanto meno da lui.

“Kreacher, calmati” cercò di dire Regulus, sollevandolo di peso e facendolo sedere al tavolo.
“Kreacher ha fatto come il padrone voleva” disse quello, come in preda ad una crisi isterica. “Il padrone aveva detto che Kreacher doveva tornare, e lui ha obbedito!”

Ripeté la stessa cosa per almeno cinque volte, fino a che Regulus non riuscì a farlo calmare, e poi si rimise a piangere. Qualunque cosa avesse visto, doveva essere stato orribile.
Regulus fece del suo meglio per dargli qualcosa da mangiare e da bere, infine lo guardò negli occhi e disse:
“Ascoltami, Kreacher. Mi dispiace, è colpa mia se sei ridotto così, e cercherò di rimediare. Ma ora mi devi dire esattamente cosa ti è successo”.

L’elfo tremava ancora in preda al panico, ma non avrebbe mai disobbedito al suo padrone, l’unico che lo avesse mai trattato bene in quella famiglia.
Annuì con un cenno impercettibile della testa e cercò di non crollare al ricordo tremendo di quella notte, dopo di che cominciò a raccontare.

  

 

 

*Angolo autrice*

Buongiorno a tutti, anche se di "buon" in questo capitolo c'è molto poco. Purtroppo si sta avvicinando il momento che non avrei mai voluto che si avvicinasse. Tra l'altro, non ho ancora deciso come strutturare i prossimi capitoli, quindi temo che aggiornerò più lentamente. Ma non preoccupatevi, non è finita, ci vorrà ancora un po', e quando avrò deciso come continuare, vi farò sapere quanto manca ancora. Sappiate solo che Regulus vive fino a 18 anni, e finora ne ha ancora 17 (sto cercando di autoconvincermi che quel momento non arriverà mai...) ç_ç
Pensate solo che questa storia mi ha preso così tanto che due notti fa ho pure sognato Regulus!!!! Che meraviglia! Peccato che non mi ricordo più nulla, è sempre così -_-

Trilli Call (non vedevo l'ora di introdurre Kreacher: da che lo odiavo fino a un anno e mezzo fa a che ho iniziato ad amarlo nel momento in cui ho letto i Doni della Morte! È adorabile!)
Alohomora (spero di non aver esagerato nell'aver descritto Regulus troppo desideroso di salvare la famiglia McKinnon, ma non ce lo vedevo proprio a rimanere lì con le mani in mano, non so se mi spiego. Ah sì, Voldemort ha fatto un grosso errore nel prendere Kreacher, così s'impara, quel maledetto!)
LMP (hai ragione, ed è per questo che ho fatto dire a Sirius quella cattiveria di sopra: io credo che Regulus non si sia rivolto a lui sia per orgoglio, sia perchè doveva pensare che suo fratello se ne infischiasse della sua sorte. Comunque nei prossimi capitoli Regulus ci rifletterà prima di decidere di non chiedergli aiuto)
dirkfelpy89 (secondo me Regulus è molto più di una brava persona: è un eroe, e la cosa che mi manda su tutte le furie è che la maggior parte della gente lo considera poco... sarei disposta a strangolare chiunque mi dica che non è importante! Grazie, sono contenta di essere riuscita a "creare" l'Horcrux verosimilmente!)
_kristy_ (è proprio vero: secondo me tra lui e Kreacher doveva esserci un bel rapporto! Sì, Regulus sta diventando più sicuro e soprattutto maturo, però a che costo...)
Pan_Tere94 (non preoccuparti, a me capita sempre di saltare un po' di recensioni! In effetti per la creazione dell'Horcrux mi sono proprio andata a rileggere la parte del ricordo di Lumacorno, che non dice molto, quindi sono felice di averla inventata bene! Grazie, credo di aver finalmente trovato il lavoro che fa per me: almeno non ho buttato via un anno inutilmente!)
Pervinca Potter 97 (ebbene sì, lo ammetto, sono io!...Seeee magari!!! Non oserei mai paragonarmi alla Rowling, perchè l'ammiro troppo, è un vero genio. Diciamo piuttosto che è la mia musa ispiratrice, perchè nessun altro romanzo o storia riesce a prendermi tanto quanto Harry Potter. Anche se qualcosa di diverso l'ho scritto, solo lei riesce ad ispirarmi tanto!)
MEISSA_S (viscido è proprio l'aggettivo adatto a Voldemort: lo odio, l'ho sempre odiato e lo odierò per sempre!!! Lo so, nemmeno io vorrei andare fino in fondo, ma ormai ho cominciato e non posso mica lasciarvi in sospeso così! Prometto solo che l'epilogo sarà, certo, drammatico, ma non completamente, ok? Ancora devo pensarci bene però!)
_Mary (sì, Voldemort ha capito subito che Regulus tiene a Kreacher, in fondo è un Legilimens...che sia stramaledetto! Grrr! Che rabbia! Lo detesto, credo che il concetto sia abbastanza chiaro!)
Pepesale (Regulus dentro di sè dovrebbe saperlo, ma si sa, la maggior parte delle volte si tende a vedere solo ciò che fa più comodo! Ti sei spiegata benissimo, era proprio quello che volevo dire, cioè che Regulus vorrebbe solo che la sua famiglia fosse serena e tranquilla come non è mai stata, e la realtà è dura da accettare. Non preoccuparti, la recensione è stata più che soddisfacente, come sempre! E per quanto riguarda la fine, bè, mancano ancora un po' di capitoli, non permetterò a Reg di morire tanto presto...)

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Capitolo 15
*** La verità ***


La verità

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Da quando erano tornati a Hogwarts dopo le vacanze natalizie, Rachel aveva notato che Regulus si stesse comportando in un modo insolito.
Era più silenzioso e scostante del normale e spesso, quando lui credeva di essere solo, aveva visto un’espressione di profonda sofferenza nei suoi occhi.
Ma per i primi due giorni Rachel non riuscì a capire il motivo di quel suo strano comportamento, almeno fino a quando, quella mattina, un gufo non le aveva consegnato una lettera.
Regulus era vissuto nel panico più totale fino a quel giorno e, non appena aveva visto la grafia di Sirius nell’intestazione della lettera, aveva salutato Rachel con una scusa, e aveva finito con l’evitarla per tutta la giornata.
In fondo, si disse, se l’era meritato. Ma al momento non poteva né voleva affrontare una discussione con lei.

Rachel lo trovò soltanto quella sera. Regulus si trovava nell’angolo più appartato della biblioteca, seduto ad un tavolino e nascosto dietro alte pile di volumi enormi e consunti.

“Che cosa stai facendo?” gli chiese in un tono freddo e rigido: si sentiva ben poco disposta nei suoi confronti. Aveva la netta sensazione che la lettera riposta nella propria tasca pesasse quanto un macigno.

Regulus chiuse con finta indifferenza un grosso tomo logoro e rispose, vago:
“Niente di che”.

Lei incrociò le braccia e aprì la bocca per dire qualsiasi cosa le venisse in mente quando, mentre lui si affrettava a mettere a posto i libri più compromettenti, notò che aveva la mano destra fasciata.

“Che ti è successo?” domandò, indicandogliela, sempre freddamente.
“Io… mi sono tagliato con un bicchiere. Mi è caduto e si è rotto”.

Regulus evitò d’incrociare il suo sguardo indagatore, intuendo di aver dato una spiegazione piuttosto patetica. In realtà era andata diversamente.
Quella mattina si era svegliato dopo una nottata piena d’incubi riguardanti caverne, laghi neri e gente morta ammazzata, come sempre gli succedeva in quel periodo, e aveva odiato così tanto l’immagine di se stesso riflessa nello specchio del bagno, che le aveva dato un pugno, rompendo il vetro e ferendosi il dorso della mano.
Era tutta colpa sua, si faceva schifo da solo.

Lei non merita di stare con me, pensò. L’ho tradita, racconto una marea di bugie e le sto facendo correre un rischio mortale.

“Devo parlarti” disse severamente.

Regulus annuì, rassegnato.

“D’accordo” fece. “Però più tardi. Ora devo chiedere una cosa a Madama Pince. Tu vai in sala comune, ti raggiungo tra cinque minuti”.
“Guarda che se è un modo per prendere tempo non hai speranza. Ti aspetto di sotto” lo avvisò Rachel.

Dopodiché uscì dalla biblioteca, furiosa.

Regulus sospirò. Sapeva cosa lo attendesse ma non voleva più evitarla: tanto peggio di così non sarebbe mai potuta andare.
Cercando di non pensarci, si avvicinò a Madama Pince, e le porse la lista di libri del Reparto Proibito che gli servivano, mordendosi nervosamente le labbra per la paura di essere scoperto.
La bibliotecaria scrutò con attenzione il foglio, lo sollevò per osservarlo in controluce, poi valutò il permesso e la firma che Regulus aveva cercato di spacciare per quella di Lumacorno. Poi Madama Pince lo fissò dritto negli occhi, con un cipiglio sospettoso.

“Ehm… è per una ricerca: un compito di Difesa contro le Arti Oscure” le disse.
“Uhm… aspetta qua, non ti muovere” ordinò lei, e si diresse nel Reparto Proibito, tornando poco dopo con quattro volumi dall’aria sinistra. “Li rivoglio tra due giorni, capito?”

Lui annuì, li mise dentro la borsa e uscì a passo veloce, traendo un sospiro di sollievo.
Non sapeva ancora quando avrebbe trovato il tempo di leggerli tutti, sapeva solo che lo doveva trovare.

Mentre si dirigeva verso la sala comune di Serpeverde, ripensò per l’ennesima volta a quello che gli era stato raccontato da Kreacher.

Come aveva potuto ammirare un mostro come Voldemort? Che cosa aveva trovato di grande in un mago che non si creava il minimo scrupolo di uccidere chiunque lo potesse intralciare? Aveva voluto che gli cedesse Kreacher con il chiaro intento di punirlo, aveva costretto l’elfo a bere chissà quale pozione – e Regulus non era riuscito a sapere cosa avesse visto Kreacher quella notte – l’aveva usato per nascondere quel medaglione per poi abbandonarlo, sicuro, dall’alto della sua superbia, che sarebbe morto per non raccontare mai a nessuno cosa gli era successo.

Invece Kreacher era tornato, sotto shock, ma si era salvato, aprendogli finalmente gli occhi sulla vera natura del tanto temuto Signore Oscuro.

Era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Nessuno poteva torcere un capello a Kreacher, a meno che non volesse incappare nella vendetta del suo padrone. Regulus non aveva dimenticato l’affetto e la lealtà che l’elfo gli aveva sempre dato, fino a quel momento: aveva obbedito ai suoi ordini, anche se stava guardando la morte in faccia.
Voldemort gliela avrebbe pagata cara. Di qualunque cosa si trattasse, quel medaglione doveva significare molto per lui. Non sapeva esattamente quali fossero le intenzioni dell’Oscuro Signore, ma si era ripromesso che, per vendicare Kreacher, avrebbe fatto luce nel mistero.

E la chiave di tutto quel mistero era proprio il medaglione.

Ormai era arrivato in sala comune. Posò la borsa sul divano e si sedette.
Non c’era nessuno, a parte Rachel, in piedi, che guardava fuori dalla finestra; la ragazza non si voltò quando lui entrò. Rimase insolitamente rigida, con le braccia incrociate. Infine, dopo alcuni istanti, esordì:

“Sai, stavo ripensando a quello che ho letto sulla Gazzetta del Profeta di qualche giorno fa”.
“Ah…” fece Regulus, preparandosi alla catastrofe.

Rachel si voltò finalmente a guardarlo, perforandolo con gli occhi.

“A quanto pare è stata uccisa un’intera famiglia di maghi” raccontò lei, apparentemente inespressiva. “C’erano anche tre bambini sotto i dieci anni. Sono stati attaccati nel cuore della notte, mentre dormivano. Ne sai niente?”

Regulus scosse la testa con scarsa convinzione, ormai rassegnato all’evidenza.

“Questa volta erano dei Purosangue, ma li hanno fatti fuori lo stesso, chissà, forse per divertirsi un po’. Chi non si divertirebbe a torturare e uccidere cinque persone indifese?”

Ormai il tono con cui parlava era spaventosamente sarcastico, e Regulus si sentì stritolare le viscere come da una morsa, ma lei proseguì imperterrita:

“Il padre è morto per salvare la sua famiglia, ma è stato tutto inutile. Dopo di lui è stata uccisa sua moglie. L’hanno trovata sgozzata accanto a suo figlio, morto pure lui. La figlia più piccola è stata presa dal panico e per la fretta di scappare è caduta giù dal balcone, sempre se non sia stata gettata direttamente dagli inseguitori. Aveva solo tre anni. L’altro figlio invece…”
“Smettila” la interruppe lui, stringendo i pugni. Si era aspettato una sfuriata, magari che lei lo avesse attaccato a suon d’incantesimi o di maledizioni, ma questo era mille volte peggio.
“Perché? Non vuoi sapere cos’è successo?”
“È una messa in scena inutile. Tanto sai già tutto, no?”
“Ah, davvero?” chiese lei, fingendosi ignara.

Lo osservò attentamente mentre lui si alzava e si avvicinava al camino, fremente e come se fosse in trappola. Lo vedeva: era stanco, chiaramente arrabbiato, se non furioso, ma soprattutto sotto pressione. Non aveva mai visto quello sguardo determinato nei suoi occhi.
Qualunque cosa avesse, stavolta Rachel non si sentiva affatto impietosita.

“Te l’avrei detto prima o poi…”
“Che cosa? Che mi hai mentito per chissà quanto tempo o che sei un assassino? O magari tutte e due le cose?” fece lei, sarcastica.
“Non ho ucciso nessuno, se la cosa può farti stare meglio”.
“Davvero consolante” commentò lei.

Regulus provò ad avvicinarsi a lei, ma Rachel, perdendo di colpo la calma innaturale che aveva mantenuto fino a quel momento, indietreggiò e si tradì con un’espressione spaventata.

“Non so cosa ti abbia scritto Sirius in quella lettera” disse lui, amareggiato. “Ma sappi che non ti torcerei un capello”.
“Qualunque cosa tu voglia farmi non sarà mai peggiore di quanto hai già fatto” rispose lei, e mentre parlava, il suo tono diventava sempre più agitato. “Mi hai mentito! Sei un Mangiamorte da un sacco di tempo e hai continuato a tenermi nascosta la verità fino ad ora! Mi sono sempre fidata di te, forse anche troppo, tanto da non voler vedere ciò che era evidente. Che motivo avevi di unirti a Tu-Sai-Chi? Che cosa speravi di ottenere?”
“Scusami, sono stato un idiota” la interruppe lui, e per un attimo Rachel rimase così sorpresa che tacque veramente.

Regulus tornò a sedersi, tenendosi la testa tra le mani.

“Non lo so perché ho deciso di diventare un Mangiamorte. Forse pensavo che avrei reso più contenti i miei genitori, o forse solo per sentirmi qualcuno. Non nego che condividevo la maggior parte delle idee di Tu-Sai-Chi sui Purosangue, e le condivido tuttora, ma adesso ho visto chiaramente di cosa è capace pur di raggiungere i suoi obiettivi. Non so come ho fatto a non capire subito che razza di persona fosse. Ti ho mentito perché ero convinto che tu non volessi capire le motivazioni che mi hanno spinto a unirmi a lui, anche se ora so che avevi ragione tu. Non sei tenuta a credermi, dopo tutte le bugie che ti ho detto, ma la verità è che non mi sono mai sentito così in colpa in tutta la mia vita”.

Rachel non si sarebbe voluta fidare, ma qualcosa le diceva che stavolta stesse sostenendo la verità. In fondo, non lo aveva mai visto in quello stato. Fece un gran respiro e si sedette accanto a lui.

“Vuoi farmi credere che hai cambiato idea? Guarda caso, proprio adesso che ti ho scoperto” disse.
“Non ti sto prendendo in giro” rispose lui. “È da parecchio che dubito di aver fatto la scelta giusta. Durante queste vacanze ho capito veramente di aver sbagliato”.
“Che cosa ti è successo a Natale?”
“Lui voleva che uccidessi un Babbano ma io non l’ho fatto, così mi ha punito. Il resto preferiresti non saperlo mai, credimi”.
“Invece voglio saperlo”.
“No” rispose lui, e per la prima volta quella sera parlò con un tono inflessibile. “Ho sbagliato e sto cercando di rimediare, ma tu non sei coinvolta in questa storia, e considerala una fortuna”.
“È per questo che sei sempre in biblioteca? Che cosa stai cercando di fare? Regulus, fidati: se vuoi rimediare senza correre rischi, dovresti rivolgerti a Silente…”
“No, mai. Non andrò a nascondermi da lui. Ho intenzione di farla pagare a Tu-Sai-Chi ma non chiederò aiuto a quel babbanofilo…”
“E va bene. Allora ti aiuterò io…”
“Scordatelo. Tu non sai come funziona. Per punirmi colpirebbe tutti quelli cui tengo di più, e tu saresti la prima della lista. Ti sto già facendo correre un sacco di rischi, non posso permettere che tu ti esponga più di così. Anzi, se fossi saggia, mi lasceresti in questo momento”.

Rachel fu assalita da forti fitte al cuore, solo al pensiero di quella proposta. Stavano insieme da neanche un mese, e ora lui se ne usciva con questa novità? Tutta la rabbia svanì all’istante.
Le tremavano le mani, ma si costrinse a resistere e lo obbligò a voltarsi verso di lei.

“Ascoltami bene” disse, in un tono che non ammetteva repliche. “Io non ti lascerò mai, hai capito? Non m’importa un accidente di cosa succederà. Qualunque cosa tu decida di fare, ti seguirò anche in capo al mondo. Perciò mettiti l’anima in pace, perché non ho nessuna intenzione di vivere senza di te”.

Lo abbracciò, posando la testa sulla sua spalla e cercando di trasmettergli quel minimo di conforto che poteva dargli.
Regulus la strinse a sé: non poteva credere che fosse disposta a rischiare la vita per un errore che era stato lui a commettere.

“D’accordo, se tu lo vuoi, resteremo insieme. Però giurami che non cercherai di scoprire quello che sto cercando io. Se non saprai nulla, sarai più protetta”. Rachel fece per protestare ma lui la interruppe. “Questo non è un gioco. Fai come ti dico, ti prego”.

“Va bene” accettò lei. “Rimarrò in disparte ma ti aiuterò lo stesso, senza chiedere nulla. È contro la mia natura, ma lo farò”.

Regulus la strinse ancora di più. Solo così riusciva momentaneamente a mettere da parte tutto quanto. Rachel era la sua ancora di salvezza e, anche se ancora non aveva idea di come sarebbe andata a finire, era certo che senza di lei non ce l’avrebbe mai fatta.

 

 

 

*Angolo autrice*

Finalmente sono riuscita a scrivere questo capitolo, non riuscivo proprio a pensare negli ultimi giorni, e immagino che per il prossimo sarà ancora peggio, anche perchè sono molto metereopatica e dire che il tempo qui da me fa schifo è usare un eufemismo!

Detto ciò, passo subito ai dovuti ringraziamenti:

_kristy_ (sai com'è, quando uno cresce con una certa impostazione mentale, difficilmente se ne libera. Diciamo che dipende anche dal carattere: se sei un tipo alla Sirius alla fine ce la fai, ma se non sei altrettanto forte spesso ti ritrovi a pensare con la testa degli altri e non con la tua)
Trilli Call (a chi lo dici! È davvero un peccato che alla fine Regulus non abbia deciso di chiedere aiuto a Sirius: se l'avesse fatto si sarebbe potuto salvare, almeno credo, e questa cosa mi fa impazzire letteralmente!)
Alohomora (anche io sono tristissima, e ad ogni capitolo divento sempre più triste...Ma perchè deve finire così?? ç_ç Mi sono resa conto che sto scrivendo tutte storie tragiche, accidenti. Dovrò cominciare a pensare anche a qualcosa di allegro...)
Pervinca Potter 97 (bellissima l'invocazione omerica! XD Pensa che Kreacher ormai lo adoro quasi più di Dobby, il che è incredibile, perchè io avrei dato la vita per Dobby, figurati per Kreacher!!!)
Pan_Tere94 (la risposta alla tua domanda è arrivata con questo capitolo! Immagino che prima o poi Regulus avrebbe detto la verità a Rachel, ma credo anche che avrebbe cercato di rimandare il più possibile il momento. E poi Sirius non si sarebbe certo sentito tranquillo pensando che lei stesse con un Mangiamorte senza saperlo, quindi ha provveduto ad avvertirla non per il gusto di fare la spia)
dirkfelpy89 (anche a me Minus fa sempre più schifo e continuerà a farlo ancora di più, anche se non comparirà ancora tranne che negli ultimissimi capitoli... Vorrei tanto poterlo strangolare con le mie stesse mani!)
MEISSA_S (sicuro che sceglierò la via più lunga possibile, non c'è nemmeno bisogno che me lo chiedi! È proprio perchè di Regulus non si parla quasi mai che mi è venuta questa storia in mente, e sono contenta che sia servita a rendere un po' di giustizia a questo personaggio!)
lyrapotter (è vero! Sirius e Regulus non fanno altro che menarsi! XD Per quanti riguarda la pantegana anche io adoro chiamarlo così! E il tuo desiderio di menarlo sarà esaudito! Ci stavo pensando proprio stanotte, mentre non riuscivo a dormire, come al solito, e all'improvviso mi è venuta in mente l'occasione in cui potrebbe essere pestato per bene! Vabè, ora senza esagerare, però una bella lezione ci starà tutta! Quanto godo!)
_Mary (già, IL momento si sta avvicinando, e la cosa mi turba assai. Spero di riuscire a scrivere bene quella parte, se non non me lo perdonerei mai! Come ho già detto a lyrapotter, Minus non la passerà del tutto liscia, anche se non posso ammazzarlo come vorrei, se no non sarei fedele alla trama originaria, uffa!)

Spero che mi venga presto l'ispirazione per il prossimo capitolo! A presto

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Capitolo 16
*** Ossessione ***


Ossessione

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“Niente! Non c’è un accidente qui!” sbottò Regulus, assestando un calcio al tavolino di legno che gli stava accanto, stizzito.
“Fa’ silenzio! Vuoi farci beccare da Gazza, per caso?” sussurrò Rachel da lontano.

Era notte fonda e nel castello di Hogwarts regnava il perfetto silenzio. I corridoi erano deserti, e i due Serpeverde speravano che sarebbero rimasti tali, perché il Reparto Proibito della biblioteca non lo era altrettanto.

Regulus ormai aveva perso il conto di tutte le notti che aveva trascorso lì dentro, circondato da alti scaffali tarlati e pesanti libri dall’aria misteriosa. In fondo, dopo aver presentato a Madama Pince due permessi con tanto di firma falsa nel giro di una settimana, non poteva certo chiederle ancora di poter dare un’occhiata a certi libri. Senza contare che quei pochi volumi che era riuscito ad ottenere non gli erano serviti a nulla. Gli occorreva la Sezione Proibita al completo, perciò aveva cominciato ad andarvi di notte, nella speranza che Gazza e Mrs Purr girassero al largo.

Rachel aveva il solo compito di fare da palo davanti all’entrata della biblioteca: scrutava attentamente il corridoio, le orecchie tese a captare rumori sospetti; se qualcuno si fosse avvicinato, lei avrebbe dovuto dare l’allarme a Regulus, e poi la buona sorte li avrebbe dovuti assistere, perché il custode e la sua gatta avevano l’abitudine di sbucare dai posti più impensati.

“Se almeno mi permettessi di darti una mano…” suggerì lei, sempre a bassa voce.
“Ti ho detto di no. Non voglio che ti esponga, e lo stai già facendo abbastanza per i miei gusti”.
“Ma almeno hai una vaga idea di quello che devi cercare?”
“Anche se l’avessi, non te lo direi” rispose Regulus, tirando fuori un piccolo libretto dal titolo La Magia Più Oscura Che Ci Sia e iniziando a sfogliarlo sotto la luce della lanterna appoggiata sul tavolo.

Rachel rinunciò a protestare: aveva già provato tante volte a rivolgergli domande a bruciapelo, ma lui era sempre più ermetico. Tuttavia non lo avrebbe lasciato da solo, nonostante lui avesse già provato varie volte a convincerla, senza ottenere successo.
Si ritrovò a pensare a più di un mese prima, quando aveva sorpreso Regulus a leggere un paragrafo riguardante gli incantesimi per modificare la memoria. Va bene proteggerla, ma quella volta aveva davvero superato ogni limite.
Rachel si era infuriata e gli aveva intimato di non provare più nemmeno a pensare di farle dimenticare ciò che stavano facendo, altrimenti se ne sarebbe pentito amaramente.

“E poi sappi che se Tu-Sai-Chi volesse davvero leggermi nella mente, qualche stupido Oblivion non gli impedirebbe di certo di conoscere la verità” gli aveva detto concludendo il discorso.

Tuttavia Rachel era quasi sicura che tutto si sarebbe risolto per il meglio, convinta com’era che prima o poi lo avrebbe persuaso a rivolgersi a qualcuno per essere aiutato.

I suoi pensieri furono interrotti all’improvviso da un rumore di passi felpati. Complice il silenzio che la circondava, poteva sentire anche a grande distanza, perciò era quasi certa che, chiunque stesse arrivando, si trovasse lungo la scalinata principale.

“C’è qualcuno!” bisbigliò in tono urgente. “Sta venendo da questa parte”.

Regulus impiegò meno di dieci secondi a chiudere il libro, rimetterlo al suo posto, spegnere la lanterna, raffreddarla con un colpo di bacchetta, oltrepassare e chiudere il cancelletto che delimitava la Sezione Proibita e raggiungere Rachel all’ingresso della biblioteca.
Lei lo prese per mano, dopo di che si diressero verso la parte opposta del corridoio, di fretta ma cercando anche di fare il minimo rumore possibile.
Regulus spostò un arazzo apparentemente attaccato alla parete, rivelando un passaggio segreto, ma si bloccò quando vide due piccoli occhi gialli brillare come gemme nell’oscurità del tunnel.

Mrs Purr.

“Oh, cavolo...” mormorò lui.

Rachel tuttavia non si fece prendere dal panico. Prima che la gatta potesse scappare miagolando in cerca del suo padrone, le puntò la bacchetta contro e pronunciò il semplice incantesimo:

Petrificus Totalus!”

Il miagolio di Mrs Purr si fermò a metà, lasciandola con la bocca spalancata, incapace di muoversi.

“Andiamo” la incitò Regulus, poiché la ragazza indugiava ancora: aveva sempre avuto un debole per i gatti, ed era quasi dispiaciuta per Mrs Purr.

Si chiusero il passaggio alle spalle e cominciarono a scendere una lunga scalinata, fino a che non sbucarono in un corridoio dei sotterranei.

“Siamo salvi” disse Rachel, sollevata.
“Spero solo che Gazza non si arrabbi troppo” commentò lui, mentre tornavano in sala comune.

In realtà Gazza s’infuriò a tal punto che dal giorno dopo iniziò a minacciare frustate e punizioni sanguinose a qualunque studente avesse l’ardire di guardare Mrs Purr per più di due secondi.
Nel frattempo aveva anche aumentato i controlli intorno alla biblioteca tanto che, se avesse avuto di nuovo il sospetto che qualcuno stesse frequentando il Reparto Proibito di notte, sarebbe stato sicuramente impossibile tornarci.

Per fortuna, o forse no, Regulus aveva già fatto tutto quello che poteva nella Sezione Proibita, rendendosi conto che a Hogwarts non avrebbe trovato nulla di quello che poteva interessargli. Era ovvio che Silente non volesse che certi livelli di Arti Oscure fossero raggiunti dai libri custoditi nel castello. E questo inoltre contribuiva ad incrementare il suo sospetto che Voldemort avesse usato un tipo di magia molto più pericoloso di quanto si fosse aspettato all’inizio.

“Dove posso cercare ancora? Non posso fare altre domande alla professoressa Sheridan, s’insospettirebbe” borbottava tra sé uno di quei giorni.
“Non so, chiedi a Lumacorno” gli fece eco Rachel, che però era presa da ben altri pensieri.
“Se solo avessi la minima idea di cosa gli potrei chiedere, lo farei”.
“Senti, comincio a pensare che tu sia ossessionato da questa storia” disse lei.

Regulus si voltò a guardarla.

“Ossessionato? Sarei proprio curioso di vedere cosa faresti tu al posto mio. Lo sai che sto cercando di rimediare al mio sbaglio”.
“Certo che lo so, ma dovresti darti una calmata. Se Tu-Sai-Chi tiene tanto a tenere nascosto quel suo segreto, di certo non è una cosa che puoi scoprire da un giorno all’altro, soprattutto se non dormi da parecchio tempo. Secondo me dovresti fare una pausa e distrarti un po’”.
“Certo, come no”.
“Guarda che dico sul serio. Sei così immerso in questa ricerca che ti stai disinteressando di tutto il resto”.
“Non è vero” protestò lui.
“Ah, no? E allora dimmi, in questo momento non dovresti essere di ritorno dall’allenamento di Quidditch?”

Regulus rimase a bocca aperta. Il Quidditch! Se l’era completamente dimenticato. E pensare che fino a poco tempo prima non aveva fatto altro che sognare di vincere la coppa, e magari di essere ammesso a giocare in una squadra professionista, una volta terminati gli studi.

“Visto? Inoltre stai sottovalutando la scuola, caro mio. I tuoi voti sono pessimi. Ti sei dimenticato che tra qualche mese abbiamo i M.A.G.O.?”
“Gli esami sono l’ultimo dei miei pensieri, al momento” rispose Regulus, immerso in una cupa riflessione su quanto della vita che avrebbe potuto avere gli fosse stato sottratto dall’essere diventato un Mangiamorte.

In quel momento sarebbe potuto essere un normale studente del settimo anno, sul punto di far vincere la Coppa del Quidditch alla sua Casa e di affrontare gli esami più difficili della carriera scolastica, per poi decidere durante l’estate il lavoro che gli si addiceva di più, se solo non avesse avuto quel Marchio Nero sul polso.

“Ah, no” disse lei, intuendo all’istante i suoi pensieri, “non ti permetterò di stare qui a deprimerti e a lamentarti del destino crudele. Sta cominciando la primavera, cerca di essere un po’ più allegro!”.

Lui mugugnò qualcosa a mo’ di risposta, e lei decise di prendere in mano la situazione.

“Senti un po’, sono secoli che non usciamo. Domani c’è una gita a Hogsmeade. Io ho intenzione di andarci, e verrai anche tu”.
“No, senti, ho da fare…”
“D’accordo, vorrà dire che ci andrò con qualcun altro…”

Regulus si sentì invadere da una rabbia che non si sarebbe mai aspettato.

Cosa?!

Lei scoppiò a ridere.

“Guarda che scherzavo! L’ho detto apposta per smuoverti, che ti credi? Allora, ci vieni?” disse.

Regulus alzò gli occhi al cielo. Non che non volesse andare a Hogsmeade con lei, anzi, gli sarebbe piaciuto, ma sentiva di non meritare di andare a divertirsi dopo quello che aveva fatto. Era come se non si considerasse più degno di condurre un’esistenza normale.
Ma in fin dei conti lei non aveva tutti i torti. Ormai per lui stava diventando una vera e propria ossessione, e sapeva che non sarebbe riuscito a cavare un ragno dal buco se avesse continuato a cercare delle risposte senza concedersi neanche un attimo di pausa.

“E va bene, se proprio insisti…” rispose infine.
“Insisto sì!” confermò Rachel, felice di averlo finalmente convinto. “E smettila di essere apatico. Certe volte mi chiedo che cosa faresti senza di me!”
“Me lo chiedo anch’io” rispose lui, pensando che in futuro avrebbe dovuto dimostrarle più gratitudine per l’aiuto che gli stava offrendo in quei giorni.

Continua...

 

 

 

*Angolo autrice*

Come avrete notato ho deciso di spezzare un po’ l’ansia da “si-avvicina-la-fine-della-storia” per mettere due capitoli d’intermezzo. In questo Regulus si trova ad un punto morto nella sua ricerca degli Horcrux (meglio, và!), e il prossimo, con la gita a Hogsmeade, come ho già promesso a Meissa, sarà molto più tranquillo di quelli che verranno dopo.
Ormai i commenti a fine capitolo sono diventati più lunghi dei capitoli stessi, quindi è meglio se passo subito al sodo!

_kristy_ (brava, fai bene a pensarla come Sirius! XD è vero, Regulus sta maturando, ma a quale costo…)
Alohomora (non tutti i difensori della superiorità dei Purosangue sono diventati Mangiamorte, quindi Regulus si limita a rinnegare solo Voldemort, restando sempre convinto delle idee che gli ha messo in testa la sua famiglia. Comunque sia, è migliorato parecchio, a mio parere! Anch’io li vorrei salvare tutti, ma purtroppo non è andata così)
LMP (per quanto riguarda quello che hai detto di Minus, in effetti sono sempre stata molto confusa! Mi sono sempre chiesta perché Piton non avesse detto che il traditore fosse Peter, perché mi sembra assai strano che non sapesse che fosse un Mangiamorte… Ammetto che quando ho scritto questa storia non ho fatto caso a questo lato della faccenda, ma comunque continuo a ritenere che Piton lo sapesse e non mi spiego possa essere rimasto in silenzio. Va bene che odiava Sirius, ma fargli passare 13 anni ad Azkaban per ripicca mi sembra esagerato…Vorrà dire che se dovessi incontrare la Rowling, questa sarebbe la prima cosa che le chiederei!)
Pan_Tere94 (è vero, all’inizio avevo pensato di farli allontanare ma poi mi sono detta che sarebbe stato molto meglio farli “lavorare” insieme, anche se lui ovviamente cerca di tenerla all’oscuro più che può. Quindi sì, poteva andare molto peggio! XD)
Pervinca Potter 97 (anche io penso al prologo, e più ci penso più vorrei posticipare la fine di tutto… Grazie della bellissima recensione! Sei sempre molto gentile!)
dirkfelpy89 (ho cercato di aggiornare il prima possibile, e per fortuna credo di essere uscita da una fase di vuoto mentale che non mi faceva venire nessuna idea sensata, anche se a volte in certi momenti ritorna! -_-‘)
MEISSA_S (infatti la cosa che più di tutte mi ha commossa è che nessuno, lo dico e lo ripeto, nessuno sapesse un accidente di cosa aveva fatto Regulus, a parte Kreacher, e il fatto che abbia affrontato tutto da solo me lo ha fatto ammirare ancora di più. Ma ho preferito che avesse un aiuto, almeno all’inizio, perché ancora Reg non si rende conto di quanto la faccenda sia molto più grande di lui, e quando lo capirà cercherà di tenerne Rachel alla larga)
lyrapotter (per fortuna adesso a Roma il tempo è migliorato, e mi è tornato anche il buonumore! In effetti lo schiaffo ci sarebbe potuto pure stare, però non mi andava di trasformare questa fan fiction in una rissa generale! Ci stanno già troppi pugni e nasi rotti! XD)
Basta_MarySue (ecco, all’inizio di questa fic mi ero ripromessa di rendere giustizia anche a Sirius, ma spesso mi capita di dimenticare questo piccolo particolare, e allora mi esce fuori più superficiale di quanto vorrei! Ti ringrazio per avermelo fatto notare, perché dopo la tua recensione mi è suonato il campanello di allarme e mi sono messa d’impegno per recuperare. Quindi non preoccuparti, ho già in mente il capitolo in cui Sirius lascerà la solita maschera da sbruffone e si rivelerà per ciò che è davvero!)
_Mary (bè, in effetti il finale non sarà proprio felice, ma per adesso non pensarci! Sì, certo che pesterò Minus, non vedo l’ora! Mi dispiace solo che non potrò fare in modo che Sirius lo scopra davvero, altrimenti cambierebbe tutto il futuro…peccato, vorrà dire che gli farò più male del necessario! XD)

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Capitolo 17
*** Primavera ***


Primavera

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Era solo la fine di marzo, ma l’inverno sembrava solo un lontano ricordo. I prati di Hogwarts erano pieni di fiori, gli alberi si erano coperti di folte chiome colorate. Quel giorno il cielo era di un azzurro brillante, senza la minima traccia di una nuvola a guastare quel tempo magnifico.

“È proprio la giornata ideale per andare a Hogsmeade, vero?” commentò Rachel, mentre lei e Regulus s’incamminavano insieme agli altri studenti fuori dai cancelli della scuola, seguendo il sentiero che li avrebbe condotti al villaggio.
“Già” rispose Regulus, che però non era altrettanto entusiasta.

Sapeva che non sarebbe riuscito a distrarsi come lei avrebbe voluto, ma cercava di non farglielo pesare.

Arrivarono a Hogsmeade un quarto d’ora più tardi e decisero di andare prima di tutto ai Tre manici di Scopa.
Rachel ordinò una Burrobirra, Regulus del Whisky Incendiario e, quando lei gli lanciò uno sguardo indagatore, si giustificò dicendo:
“Sono maggiorenne e posso prenderlo”.
“Sì, ma non esagerare” lo ammonì lei, mentre si andavano a sedere a un tavolo per due vicino alla finestra.

Per un po’ di tempo rimasero silenziosi, poi Rachel provò a parlare del più e del meno ma lui rispondeva solo a monosillabi.
Quando si accorse di aver già finito il Whisky Incendiario, Regulus fece per alzarsi e ordinarne dell’altro, ma Rachel glielo impedì e lo costrinse a sedersi di nuovo.

“Si può sapere che ti prende?” gli chiese, anche se l’aveva già intuito da un bel po’.
“Secondo te? Credo che non ne verrò mai a capo”.
“Sì, invece. Guarda che non devi fare tutto da solo, ci sono anch’io ad aiutarti, ma dovresti rilassarti anche un po’… e soprattutto mantenere la testa lucida” aggiunse, lanciando un’occhiata al bicchiere vuoto.
“È facile per te parlare. Se fossi al posto mio, impazziresti, soprattutto se hai paura che chi ti è più vicino possa rischiare la vita perché non si fa gli affari suoi…” rispose lui, sarcastico.
“Gli affari tuoi sono anche miei” osservò Rachel imperterrita.

Regulus non disse nulla ma si sentì quasi sollevato: averla accanto significava non cadere a precipizio nel baratro verso il quale si era condotto da solo.
Mentre la osservava, si chiese come potesse essere così forte: non aveva mai un attimo di esitazione né di paura, mentre lui si sentiva contorcere le viscere dal panico ogni volta che pensava a cosa potesse aspettarlo. Ma forse era solo altrettanto brava a mascherare quello che provava.

“Senti, siccome tanto non pensi ad altro” fece lei ad un certo punto, “c’è una cosa che dovrei darti”.

Esitò un attimo, poi estrasse dalla borsa un foglietto su cui aveva scritto qualcosa e glielo porse.
Regulus lesse un indirizzo di Londra.

“Cos’è?”
“Se te lo dico non ti arrabbiare, però” esordì lei. “Tra l’altro non dovrei neanche dirtelo. È l’indirizzo di Sirius. Non ho detto che devi andare da lui, ma ho pensato che potrebbe sempre tornarti utile. Non fare quella faccia, è solo per scrupolo, non si sa mai cosa può succedere, e questo potrebbe servirti. Mi prometti che non lo butterai via?”

Lo disse tutto d’un fiato, per essere sicura di non venire interrotta, e infine gli scoccò un’occhiata ansiosa.
Lui sbuffò ma non se la prese con lei. Sapeva che Rachel stava cercando di fare il possibile per aiutarlo.

“L’ultima volta che ci siamo visti” disse, “mi ha chiaramente fatto capire che per lui conto quanto uno zellino bucato. Comunque, se proprio vuoi, non lo butterò. Ma, tanto per intenderci, vedi di farla finita con questa storia: prima devo scoprire che cosa sta combinando Tu-Sai-Chi, poi agirò di conseguenza. È prematuro occuparci del dopo, ok?”
“D’accordo, non parliamone più per oggi” confermò lei. “Usciamo da qui, comincia ad essere troppo affollato”.

Si alzarono, lui lasciò il conto sul tavolo e poi si diressero verso l’uscita.

Il paesaggio non era mai stato così bello: sembrava che Hogsmeade volesse incitarli a non pensare ai problemi che dovevano affrontare, almeno per quella giornata.
Il sole illuminava le casette dai tetti aguzzi e gli alberi ai lati della strada erano un misto di colori, dal verde brillante delle foglie al bianco, rosa e rosso dei fiori.

Fecero una breve visita da Mielandia, perché Rachel diceva che lui avesse bisogno di mangiare qualcosa di molto nutriente, poiché era sempre stato gracile, e in quel periodo di stress stava dimagrendo a vista d’occhio. Andò a finire che Regulus si limitò a prendere un Cioccocalderone, mentre lei ne comprò una scatola intera.
Continuarono la passeggiata attraverso il villaggio finchè non giunsero al limitare. Davanti a loro s’intravedeva la sagoma spettrale della Stamberga Strillante ma quel giorno neanche questa faceva più paura.
Dietro l’ultima fila di case, scoprirono una sorta di piccolo parco che non avevano mai notato. Sotto un albero di ciliegio in fiore c’era una panchina. Sia questa che il terreno intorno ad essa erano quasi completamente ricoperti dal manto rosa dei fiori caduti dall’albero a causa del vento, creando un quadretto piuttosto suggestivo.

“Che carino! Andiamo a sederci” propose Rachel.

Regulus accettò, anche perché dopo quella camminata si era stancato. Presto però la sua pazienza fu messa a dura prova: a ogni soffio di vento, una leggera neve di petali cadeva sulle loro teste. Lui aveva già una mezza idea di cambiare panchina, poiché ogni volta doveva scrollarseli dai capelli; al contrario, Rachel sembrava divertita dalla situazione.

“Mi piace tantissimo la primavera” disse, afferrando uno dei fiori che cadevano e osservandolo mentre lo teneva nel palmo della mano. “È sempre stata la mia stagione preferita. È tutto così allegro e vivace. Non riesco proprio a capire le persone che in questo periodo si sentono sempre fiacche: io non riesco a stare un attimo ferma!”
Si voltò a guardarlo, incontrando la sua smorfia beffarda.

“Cosa c’è da ridere?” chiese.
“Sembri una bambina piccola” rispose lui che, nonostante la buona volontà, non riusciva proprio a manifestare altrettanto entusiasmo.

“E tu sei sempre il solito guastafeste!” ribatté lei sorridendo e gettandogli le braccia al collo. “Se proprio vuoi fare il musone, aspetta quando ti trascinerò di nuovo al villaggio. Devo comprarmi un abito da cerimonia nuovo.

“Oh, no… Ma a che ti serve?” fece lui, circondandola con un braccio e attirandola a sé.
“Per il matrimonio di Lily Evans. Si sposa quest’estate”.
“Di già? E con chi?”
“Con James Potter, è ovvio”.

Regulus dovette fingere un attacco di tosse per soffocare l’ilarità che gli era venuta spontanea. Proprio non riusciva a immaginarsi Potter sposato. Gli era sempre sembrata la persona più immatura del mondo, l’esatto contrario di Lily Evans che, anche se gli costava ammetterlo, almeno fino a poco tempo prima considerava abbastanza intelligente.

“C’è poco da ridere” lo redarguì Rachel. “Lui è migliorato parecchio, e se te lo dico io, puoi credermi. Quei due si amano davvero”.

Seguì un lungo silenzio, causato non tanto dall’imbarazzo, quanto dal flusso inarrestabile di pensieri che li investì.
Impegnato com’era stato a cercare di risolvere il mistero dell’immortalità di Voldemort, Regulus non aveva mai riflettuto veramente sulla loro situazione.
Ci si sarebbe aspettato che la presentasse alla sua famiglia. In fondo, lui era l’unico discendente maschio dei Black, quindi l’unico che avrebbe potuto permettere alla famiglia di non estinguersi, e i suoi parenti ci tenevano molto ad avere una discendenza.

Magari Orion avrebbe trovato Rachel di suo gradimento, bastava solo non dirgli che fosse amica di una Nata Babbana e soprattutto che lo fosse anche di Sirius. Quanto a Walburga, Regulus dubitava che sua madre avrebbe visto di buon occhio qualunque ragazza, anche se fosse stata l’ultima discendente di Salazar Serpeverde, e non riuscì a trattenere una smorfia al pensiero dell’interrogatorio cui Rachel sarebbe stata sottoposta dalla signora Black. Ora che ci pensava, quelle due non sarebbero andate molto d’accordo.

Quello fu il momento in cui se ne rese conto per la prima volta: se mai avesse sposato qualcuno, l’unica che avrebbe voluto sarebbe stata Rachel.

Lei stava pensando più o meno le stesse cose, anche se la sua fantasia volava già più lontano, e s’immaginava circondata da tanti piccoli Black festanti.
Trattenne a fatica un sorrisetto, decisa a non fargli capire cosa le fosse venuto in mente, e posò la testa sulla sua spalla.

“Non dovresti angosciarti così. Secondo me ce la faremo” gli disse riprendendo il discorso di poco prima.
“Tu credi?” fece Regulus, scettico.
“Sì, certo. Quando questa storia finirà, potremo finalmente stare in pace. Prima o poi qualcuno sconfiggerà Tu-Sai-Chi, me lo sento”.
“Speriamo solo che non succeda tra vent’anni”.
“Comunque vada, sarò sempre al tuo fianco. A proposito, la sai una cosa?”
“Cosa?” chiese Regulus, sentendo un brivido percorrergli il collo quando lei gli si accostò all’orecchio e gli sussurrò:
“Mi sono davvero innamorata di te, Regulus”.

Lui sorrise, mentre il cuore cominciava a battergli all’impazzata.

“Anch’io” rispose, e intanto aveva la sensazione che gli stesse girando la testa.

Posò le labbra sulle sue e, come d’incanto, gli parve di aver dimenticato tutto. C’erano solo loro due, il resto del mondo non esisteva, con le sue guerre e i suoi problemi. Per la prima volta dopo mesi, nessuno dei due voleva preoccuparsi di ciò che sarebbe successo o chiedersi se in futuro sarebbe stato concesso loro di sentirsi felici come in quel momento.

 

 

 

*Angolo autrice*

Capitoletto dedicato alla mia stagione preferita, anche se non è che ultimamente sia stata molto presente. Adoro scrivere i capitoli romantici, e uno così ci voleva proprio per risollevarmi il morale! Spero che abbia rallegrato un po’ anche voi… È stata la prima volta che un'immagine mi ha ispirato su cosa scrivere nel capitolo, di solito mi danno l'anima alla ricerca di una foto che c'entri qualcosa con quanto ho pubblicato! Purtroppo, devo darvi due brutte notizie:
1- questo è stato l'ultimo capitolo allegro, dal prossimo si ricomincia con la discesa verso il baratro...
2- nel frattempo godetevi questo, perchè sabato non potrò aggiornare: sarò fuori casa da domani a domenica sera, perciò ci rivedremo lunedì, sigh...

Alohomora (hai proprio ragione, di solito le Serpeverde sono oche oppure pazze criminali… per fortuna ne esistono anche di migliori, io ne sono convintissima! Senza contare che anche a Grifondoro le oche regnano sovrane…vedi Calì e Lavanda…)
Pervinca Potter 97 (la fine metterà ko anche me, non preoccuparti, e credo che faticherò a riemergere… ma devo farmi forza, sto cominciando a scrivere i capitoli peggiori, dopo questo breve momento felice)
MEISSA_S (la catastrofe avverrà il più tardi possibile, intanto spero che ti sia goduta questo capitolo! Sono contenta di aver descritto bene la reazione di Regulus, dato che all’inizio non sapevo proprio cosa aspettarmi da un personaggio così misterioso!)
dirkfelpy89 (a chi lo dici… sono tristissima anche io!)
LMP (infatti, credo proprio che tu abbia ragione riguardo a Piton e Minus, pazienza, mi sono dedicata a ben altro! Anche io mi sono irritata ripensando alle parole di Sirius riguardo al fratello, ma non posso credere che credesse veramente a quello che diceva, non è possibile! E sì, la Rowling poteva anche evitare di farlo morire, comunque…)
lyrapotter (eh, lo vedrai nel prossimo capitolo come verrà a sapere degli Horcrux, non preoccuparti… ne approfitterò anche per inserire un altro personaggio che in questa storia sarà del tutto marginale, ma che nella saga avrà un’importanza decisiva nella sconfitta di Voldemort!)
Pan_Tere94 (non importa, anche le recensioni brevi mi fanno piacere se dicono tutto quello che c’è da dire! Grazie!)
_Mary (ihihi, devo ammettere che ho goduto quando Mrs Purr è stata pietrificata! XD Ah, sì, Rachel è molto testarda, come tutti i personaggi di questa storia, ora che ci penso!)

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Capitolo 18
*** La svolta ***


La svolta

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Regulus non riusciva a capacitarsi del fatto che la sua carriera scolastica fosse ormai giunta al termine. Il suo non era il comune sentimento di nostalgia che caratterizzava chiunque finisse a Hogwarts, ma molto di più.
Finchè era stato a scuola, aveva avuto almeno un punto di riferimento ma ora si sentiva completamente perso in un futuro talmente oscuro da non riuscire a vederlo.

Per fortuna, c’era sempre Rachel. Dopo i M.A.G.O. e il ritorno a casa, i due si vedevano ugualmente tutti i giorni al Paiolo Magico.
Lei sapeva che per Regulus quel periodo era ancora più difficile del precedente: era dovuto tornare da Voldemort per non farlo insospettire ma era veramente dura nascondere tutto l’odio e il risentimento che provava nei confronti dell’Oscuro Signore.

Presto però la situazione prese una piega inaspettata, e lui si chiese come avesse fatto a non pensarci prima.

“Allora, cosa mi volevi dire?” gli chiese Rachel quella mattina presto, raggiungendolo al tavolo che prendevano sempre al Paiolo Magico.
“So dove continuare a cercare” le disse lui sottovoce.
“Cioè? Non credo che ci sia qualcosa di meglio del Reparto Proibito”.
“Sì, invece. Non so se te l’ho detto, ma mia cugina è la moglie di Lucius Malfoy. So per certo, perché l’ho sentito dire direttamente da lui, che nella loro villa c’è una specie di… laboratorio segreto pieno di oggetti oscuri e libri proibiti, che chiunque del Ministero sequestrerebbe all’istante”.
“Ma che carino” commentò Rachel, sarcastica. “E vuoi andare a cercare lì, nell’antro dei Malfoy?”
“Esatto”.
“Ma se lui non volesse?”
“Mi arrangerò. Narcissa non è come lui, quindi non devi preoccuparti”.
“E va bene, ma fai attenzione, d’accordo?” si raccomandò lei, prendendolo per mano.
“Sta’ tranquilla, andrà tutto bene”.

E così, neanche un’ora dopo, Regulus apparve davanti ad un’enorme villa circondata da un giardino curato e pieno di piante rare e costose: più che una dimora, sembrava una reggia.
Tuttavia non si soffermò ad osservare l’imponente cancello di ferro battuto, le alte siepi che costeggiavano il sentiero interno, la grande fontana da cui zampillava l’acqua incessantemente, o i rari pavoni albini che popolavano la zona sud del parco.

Era del tutto concentrato sul suo obiettivo, e inoltre aveva voglia di rivedere sua cugina poiché, da quando lei si era sposata, i loro incontri erano diventati sempre più rari.
L’aveva sempre considerata diversamente da Bellatrix. Se per quest’ultima, un tempo, aveva avuto un timore reverenziale, con Narcissa era molto più legato. Anni prima andava d’accordo anche con Andromeda ma, da quando lei era scappata con un nato Babbano, aveva dovuto dimenticarla.
Alla fine Narcissa era l’unica della famiglia ad essersi mantenuta sana di mente, per come la vedeva lui.

Quando bussò al grande portone di legno, poco dopo venne ad aprire un giovane elfo domestico dall’aria spaurita. Doveva essere nuovo, perché Regulus era certo di non averlo mai visto, così si presentò.

“Seguitemi pure, signore. Dobby andrà a chiamare la padrona” disse l’elfo con una vocina acuta.
“Grazie” disse Regulus, e la creatura sembrò quasi sconvolta dalla sua risposta.

Dai lividi che aveva sulle braccia, Regulus intuì che Lucius non dovesse essere molto gentile con gli elfi.

Seguì Dobby fino al salotto, attraversando l’ingresso pieno di specchi e ritratti con cornici d’oro, dopo di che rimase lì ad aspettare, continuando a guardarsi intorno.
Al centro del salotto c’era un grande tavolo riccamente decorato, alle spalle del quale uno specchio antico sovrastava un grande camino di malachite.
Il lampadario sotto il quale si trovava era grande il doppio di lui e da esso pendevano infiniti cristalli lucenti.

Mia cugina non se la passa affatto male, fu la prima cosa che gli venne in mente.

Narcissa comparve sulla soglia del salotto pochi minuti dopo. Era ancora più bella dell’ultima volta in cui l’aveva vista, cosa che a quell’epoca aveva ritenuto impossibile. I lunghi capelli biondi le donavano una dimensione eterea, esattamente come l’abito celeste, che riprendeva il colore dei suoi occhi.

“Regulus!” esclamò Narcissa, correndo ad abbracciarlo. “Come stai?”
“Bene” rispose lui, pensando l’esatto contrario. “E tu?”
“Tutto bene” confermò lei, ma non sembrava molto convinta. “Sei pallido e smagrito. Che ti è successo?”
“Colpa degli esami, immagino, ma me la sono cavata”.

Narcissa lo invitò a sedersi e lui obbedì: non poteva mostrare troppa fretta.

“Tuo marito non c’è?” le chiese, rendendosi conto di aver toccato un tasto dolente. Lei, infatti, si rabbuiò.
“Non c’è praticamente mai. Di giorno lavora, la notte cosa fa lo sai meglio tu di me: missioni o che so io… Non fraintendermi, non sono arrabbiata con… Tu-Sai-Chi, è solo che ho sempre paura che possa succedere qualcosa a Lucius. E poi da sola non so cosa fare tutto il giorno”.
“Credimi, c’è che preferirebbe annoiarsi” le disse Regulus.
“Sbaglio, o non mi sembri più tanto entusiasta di Lui? Bellatrix mi ha detto che sei molto strano ultimamente”.

Regulus si agitò sulla poltrona, ma cercò di mantenere il controllo.

“Diciamo solo che non è esattamente come mi aspettavo, ma va tutto bene. Anzi, sono venuto per chiederti un favore” tagliò corto.
“Di che genere?” chiese lei.
“L’Oscuro Signore mi ha detto di fare delle ricerche per lui. Non dirlo a Lucius, perché vuole che sia solo io a farlo. Così ho pensato che qui avrei potuto trovare ciò che mi occorre”.
“Qui?” chiese lei, perplessa.
“Tuo marito mi ha parlato di cosa c’è qui sotto” rivelò lui, indicando il pavimento del salotto. Narcissa comprese.
“Oh, certo. Puoi andarci, anche se… Io sono scesa solo una volta: non sono molto incline a queste cose. Tu sei molto giovane. Sei sicuro di voler leggere quei libri? Sono spaventosi”.
“Tranquilla, so quello che faccio” la rassicurò lui.
“Va bene, allora…”

Narcissa chiamò Dobby, il quale comparve all’istante, e gli disse di far scendere Regulus. L’elfo si diede un gran da fare, spostando il tappeto e scoprendo una botola che aderiva perfettamente al pavimento, tanto che Regulus non l’avrebbe vista se Dobby non avesse afferrato la maniglia, aprendola.
Sotto di essa c’era una scaletta che scendeva dritta nell’oscurità.

“Tu vai pure. Verrò ogni tanto a vedere come stai. Stai attento ai veleni sugli scaffali” lo avvertì Narcissa.

Lui annuì, e infine scese nella botola. Si ritrovò in una grande stanza semibuia, illuminata fiocamente solo dalla luce della torcia che Regulus accese appena vi mise piede. Le pareti erano ricoperte da scaffali pieni di libri, boccette di pozioni poco raccomandabili e oggetti dall’aria inquietante, chiaramente stregati.
Regulus perse un po’ di tempo a guardarsi intorno. Non sapeva da dove iniziare, ma aveva la netta sensazione che quello era il momento giusto per scoprire la verità… Tuttavia questo pensiero lo fece esitare per alcuni istanti. Era davvero così sicuro di voler arrivare fino in fondo?
L’esitazione fece presto posto alla determinazione. Pensò a Kreacher e a quello che aveva subito, e si disse che non poteva tirarsi indietro proprio in quel momento.
Così tirò fuori il primo volume e cominciò a sfogliarlo pazientemente.

***

Era lì sotto ormai da parecchie ore ma Regulus intuì che dovesse essere l’ora di pranzo quando sua cugina Narcissa lo raggiunse recando tra le mani un vassoio pieno di cibo.

“Ti ho portato qualcosa da mangiare” gli disse, posando il vassoio accanto a lui mentre Regulus chiudeva con disinvoltura il ventesimo libro che aveva sfogliato.
“Grazie” rispose lui, con la voce roca.

Tutte quelle letture lo avevano colpito più di quanto si fosse aspettato. I libri del Reparto Proibito al confronto erano roba da bambini. C’erano ricette di pozioni letali, immagini raccapriccianti che illustravano gli effetti d’incantesimi oscuri e tutta un’intera gamma di maledizioni che lo facevano rabbrividire al solo pensiero.

“Hai trovato qualcosa?” gli domandò la cugina.
“Quasi” mentì lui. “Lucius starà via ancora per molto?”
“Credo di sì” rispose lei abbattuta ma Regulus non potè non sentirsi sollevato. Poi Narcissa aggiunse: “Non credo di riuscire a sopportare ancora questa situazione. Reg, tu sei uno di loro e non mi capirai, ma mi sono stancata di questa guerra…”

Aveva tutta l’aria di volergli confidare i pensieri che la assillavano, e lui capì che era la prima volta che si sfogava con qualcuno.

“Ti capisco, invece. Ti prometto che prima o poi finirà tutto. Anch’io sono stanco”.

Narcissa lo guardò con stupore. “Davvero? Ed io che pensavo che mi avresti rimproverata…”
“Macché… Ma ora non pensarci, è meglio. A proposito, non hai bambini in arrivo, vero?”
“Lo vorrei tanto” rispose Narcissa sorridendo. “Ma ancora non sono incinta”.
“Allora fammi un favore” disse Regulus, diventando terribilmente serio. “Quando e se avrai un figlio, cerca di tenerlo il più possibile lontano da tutto questo… Tu-Sai-Chi e i Mangiamorte… Fallo vivere sereno”.

Non poteva sopportare il pensiero che un altro commettesse il suo stesso errore. Narcissa dovette capirlo, perché lo abbracciò con più slancio di quanto avesse mai fatto in tutta la sua vita, lei che era sempre stata attenta a mantenersi fredda e impassibile.

“Te lo prometto” si limitò a rispondere. Poi si riprese, gli suggerì di mangiare qualcosa, e lo lasciò di nuovo solo, riflettendo sull’ultimo consiglio che suo cugino le avrebbe dato.

Regulus tornò ad aprire il volume in cui si era immerso (Formule Oscure Dimenticate) e in cui aveva trovato degli aspetti interessanti della questione. Lo sfogliò distrattamente, fino a che non si ritrovò davanti ad una pagina che al centro presentava un trafiletto con una formula in caratteri runici.
Regulus non aveva mai brillato nella traduzione delle rune, ma quella volta non ne ebbe bisogno.

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Nel leggerle in silenzio, Regulus si accorse di aver già sentito pronunciare quella formula. Non poteva crederci: era la stessa che Voldemort aveva usato quella notte della vigilia di Natale sul medaglione d’oro, dopo aver ucciso quel vagabondo Babbano.

Regulus lesse la didascalia.

 

Formula da usarsi se si ha l’intento di creare un Horcrux.

 

Si sentì assalire dall’eccitazione. Qualunque cosa fosse un Horcrux, sentiva di essere sul punto di scoprirlo.
Svuotò le scaffalature per lunghi minuti di febbrile trepidazione, finchè non trovò un volume con un capitoletto che parlava proprio degli Horcrux. Aprì la prima pagina e si mise a leggere.

 

Di tutte le magiche invenzioni esistenti, un Horcrux è la più potente e terrificante in assoluto. Ben pochi maghi vorrebbero usare questa magia e ancora di meno sono stati coloro che, nel corso dei secoli, hanno provato a farne uso.
Viene definito Horcrux un oggetto o un essere vivente nel quale un mago ha nascosto parte della propria anima.

L’unico modo in cui è possibile dividere l’anima è di commettere un omicidio, l’azione malvagia per eccellenza. Accompagnando l’assassinio a una formula ben precisa, è possibile riversare metà dell’anima in un oggetto designato.
La creazione di un Horcrux conduce a una condizione di semi-immortalità. Difatti, se il corpo viene colpito o distrutto, il suo possessore tuttavia non può morire, perché parte dell’anima è ancora presente sulla terra, legata all’oggetto che la ospita.

L’unico modo per uccidere un mago che abbia creato uno o più Horcrux, è quello di distruggere dapprima tutti gli altri frammenti di anima, e poi quello risiedente nel corpo.

Sta di fatto che nessun mago abbia mai creato più di un Horcrux: difatti, la perdita di una porzione di anima contribuisce alla perdita di umanità per il mago che ha attuato un simile rituale.

 

Seguiva la disquisizione sulla maggiore affidabilità degli oggetti inanimati che degli esseri viventi riguardo alla creazione di un Horcrux.

Dopo alcuni istanti di totale smarrimento, Regulus si accorse di avere i sudori freddi. Le mani gli tremavano e, se si fosse guardato allo specchio, si sarebbe reso conto di essere pallido come un cencio.
Era più, molto più di quanto si fosse mai aspettato di trovare. Non si trattava della semplice acquisizione di una parvenza d’immortalità. Aveva fatto ben altro: aveva trovato il modo di uccidere Lord Voldemort.
Il solo pensiero gli fece cedere le ginocchia, tanto che dovette trascinarsi fino ad uno sgabello e sedersi. Rimase per alcuni eterni minuti a ricomporre i pezzi del puzzle. Ora tutto tornava. Il medaglione era un Horcrux, e conteneva un frammento dell’anima di Voldemort.
Per la prima volta si rese conto di essere entrato in faccende molto più grandi di lui. E non era solo lui a rischiare: a chiunque avesse rivelato quanto aveva appena scoperto sarebbe toccata una sorte atroce.
Voldemort avrebbe ucciso chiunque avesse solo una vaga idea della verità. Era evidente che gli Horcrux fossero stati nascosti nel modo migliore possibile.

A chi si sarebbe potuto rivolgere? Silente? Regulus esitò, ma poi scosse la testa: non gli avrebbe mai creduto. L’Ordine della Fenice avrebbe ritenuto che la sua storia fosse una trappola architettata da Voldemort in persona.
E anche se qualcuno gli avesse creduto, chi sarebbe andato a recuperare l’Horcrux e distruggerlo? Silente era troppo vecchio, a suo avviso, e nessun altro si sarebbe suicidato così.
Perché Regulus era sicuro che Voldemort avesse installato degli incantesimi di anti-Smaterializzazione intorno al medaglione, altrimenti lui stesso si sarebbe potuto Smaterializzare, invece di andarsene senza l’ausilio della magia, abbandonando Kreacher al suo destino.

Ma nella sua superbia aveva dimenticato che la magia elfica fosse diversa da quella umana.

Non aveva alternative. Il medaglione doveva essere distrutto, e solo Kreacher sapeva dove si trovasse.
Non poteva chiedere a qualcun altro di andarvi al posto suo: non era un vigliacco. Era stato lui a cominciare, e doveva essere lui a finire.

Anche se ora sapeva che quell’impresa gli sarebbe costata la vita.

 

 

 

*Angolo autrice*

Purtroppo, il capitolo in cui Regulus scopre la verità prima o poi l'avrei sovuto scrivere. Spero che il modo in cui è venuto a sapere degli Horcrux vi abbia soddisfatto!
Le rune sono del tutto inventate, chissà cosa avrò mai scritto! XD

Alohomora (visto, sono riuscita ad aggiornare presto, oggi? I momenti più tristi stanno per arrivare purtroppo, ma non si sa mai, magari in una prossima storia andrò fuori dal canon!)
LMP (anche io ho indovinato subito chi fosse RAB, e anche che Piton non poteva essere un traditore, sospettavo che ci fosse qualcosa che ci sfuggisse, e infatti... Sono contenta di aver colmato, a modo mio, certo, la lacuna che la Rowling ha lasciato, e sono altrettanto contenta che ti piaccia!)
dirkfelpy89 (tu dici, eh? Bè, nel prossimo capitolo darò una mia personalissima versione dei fatti, perchè non voglio che Sirius e Regulus si lascino così...)
Hermione Jean Granger (figurati, purtroppo capita che i genitori si arrabbino con i figli che stanno troppo al pc, me per prima! Davvero lo stamperai? Che onore!)
Pervinca Potter 97 (anche a me dispiace che questi capitoli avranno ben poco di allegro, ma spero di non deludervi!)
MEISSA_S (eh sì, me lo sono sempre immaginato un po' "brontolone" come dici tu! Hai proprio ragione, la Row poteva proprio risparmiarsi di far morire tanta gente, come anche Remus e Dora, o Dobby...ho un debole per gli elfi domestici, a parte Winky, ma Dobby e Kreacher li adoro proprio!)
_Mary (anche io mi sono affezionata a loro due, e più scrivo più mi affeziono e non vorrei che finisse come deve finire, uffa...)

Al prossimo capitolo! Giulia

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Capitolo 19
*** L'ultimo incontro ***


L’ultimo incontro

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Nei giorni successivi Regulus si ritrovò costretto a mentire a Rachel, per l’ennesima volta. Quando lei gli aveva chiesto se avesse trovato qualcosa dai Malfoy, le aveva detto di non aver ancora finito le ricerche, e che ancora non aveva trovato nulla.
Non voleva assolutamente farle sospettare che ormai non solo aveva capito tutto, ma anche che per lui non c’era alcuna speranza.

Non trascorreva un istante senza che lui non pensasse a come Rachel avrebbe reagito alla sua scomparsa, e si sentiva in colpa, perché mai avrebbe voluto farla soffrire in quel modo.
Ma puntualmente cercava di pensare ad altro perché sapeva che se si fosse lasciato andare a quei pensieri, non avrebbe mai avuto il coraggio di lasciarla sola e fare quello che doveva.
Sperava solo che lei sarebbe stata abbastanza forte da sopportare tutto questo.

Inoltre, anche dopo aver recuperato il medaglione, la vita sarebbe andata avanti per tutti gli altri, e Regulus sapeva che Voldemort avesse creato chissà quanti altri Horcrux, di cui lui conosceva solo la coppa appartenuta a Tosca Tassorosso, che comunque sarebbe stata meno difficile da recuperare.

Infine, c’era sempre il problema di Minus.
Sirius non gli aveva creduto, e forse era stato meglio così: se l’avesse scoperto, Voldemort avrebbe capito che uno dei suoi Mangiamorte lo aveva tradito, e non sarebbe stato difficile risalire a Regulus, impedendogli così di rubare l’Horcrux.

Il fatto di dover coprire Minus lo irritava oltre modo, ma era l’unica maniera per non far fallire il proprio piano.
Quindi non poteva dirlo nemmeno a Rachel, perché la conosceva bene, e sapeva che lei sarebbe andata subito ad avvertire Sirius.
Ma anche lei lo avrebbe saputo, quando quella storia sarebbe finita: Regulus aveva già progettato tutto nei minimi dettagli, anche se era assalito dai ripensamenti a tutte le ore.

Quante volte era stato sul punto di uscire da Grimmauld Place per andare da Silente e raccontargli tutto!
Ogni volta però aveva finito col posare di nuovo il mantello e rientrare in casa, in preda alla più cupa disperazione.
Anche se il vecchio Preside di Hogwarts gli avesse creduto, che cosa sarebbe cambiato?
Qualcuno sarebbe sempre dovuto andare a recuperare il medaglione.

Poi lo saprà troppa gente, e a Voldemort basterà catturare una sola di queste persone per scoprire inconsapevolmente che il suo più grande segreto non è più al sicuro. Così aumenterà i controlli intorno ai propri Horcrux, e a quel punto nessuno sarà più capace di sconfiggerlo, pensava.

In fondo, la vita di un singolo, anche se di un membro della gloriosa famiglia Black, era insignificante rispetto alla possibilità di liberare il mondo dal dominio di Voldemort.
Questa verità gli bruciava come un ferro incandescente e, ogni volta che si era illuso di avere una minima speranza di sopravvivere, tornare di colpo alla dura realtà era mille volte più doloroso.

Non aveva solo paura per se stesso, ma anche per quanto avrebbero sofferto tutti quelli cui teneva: Rachel, i suoi genitori, Narcissa, forse persino Bellatrix…
Le sue notti erano costellate d’incubi ancora più disperati di prima, e ogni volta si svegliava con i sudori freddi e il viso solcato dalle lacrime.
L’unico pensiero che lo consolava era che almeno non avrebbe dovuto affrontare tutto da solo e che, almeno fino ad un certo punto, Kreacher lo avrebbe accompagnato.

E poi non gli restava che sperare che tutti gli altri avrebbero continuato per la propria strada.

Era difficile dover affrontare tutto questo e fare contemporaneamente in modo che la sua famiglia non sospettasse nulla. Era già tanto complicato nascondere qualsiasi cosa a Walburga, soprattutto se chi gliela nasconde è l’unico figlio rimastole e se il segreto è di vitale importanza per il destino di tutta la comunità magica.
Per Regulus era difficilissimo continuare a manifestare la solita freddezza esteriore che caratterizzava i suoi rapporti con i suoi genitori, quando sapeva che a momenti non li avrebbe più rivisti e avrebbe tanto voluto abbracciarli per una volta e dire che, se stava per svolgere il suo compito, era anche per rendere migliore il loro mondo.
Per questo passava poco tempo a Grimmauld Place, proprio per evitare sospetti pericolosi.

Ma questo non era un valido motivo per giustificare quello che fece una di quelle notti.

Era uscito di casa poco prima, facendo una capatina alla Testa di Porco, più che altro per non pensare a niente. Ormai non sapeva più cosa raccontare a Rachel, ed era evidente che lei stesse iniziando a sospettare che lui la stava evitando.
Mentre pensava a lei e si metteva la mano nella tasca del mantello per pagare il conto della Burrobirra, si era ritrovato un piccolo pezzo di carta con scritto un indirizzo. Era stata proprio Rachel a darglielo alcuni mesi prima ma Regulus era sicuro di averlo perso…

Cinque minuti dopo, si Materializzò in una deserta strada periferica di Londra, illuminata solo dalla luce dei lampioni.
Si trovava accanto al muro di cinta di un parco e, svoltato l’angolo, poteva vedere una serie di villette a schiera, seppur molto modeste.

Non sapeva perché si trovasse lì.
Forse, anche se non voleva ammetterlo, aveva voglia di rivederlo per l’ultima volta. O forse semplicemente aveva paura e una piccola parte di sé sperava ancora che qualcuno lo salvasse dal destino che gli spettava.

Posò lo sguardo sul biglietto e localizzò la casa che gli interessava. Era immersa nel buio e nel silenzio: sembrava deserta. Probabilmente chi la occupava stava dormendo, oppure non c’era proprio.

Non essere ridicolo, si disse. Vattene, è meglio.

Ma rimase a fissare la porta di quella casa sconosciuta, immaginando cosa sarebbe successo se avesse avuto il coraggio di suonare il campanello. Ma tanto non lo avrebbe fatto, già lo sapeva.
E, anche se avesse voluto, sarebbe stato un grosso sbaglio.

Sbuffando per il nervosismo, accartocciò il biglietto e lo gettò a terra con stizza, deciso ad andarsene…

Inaspettatamente sentì che qualcuno gli aveva puntato la bacchetta contro la schiena.

“Che cosa ci fai tu qui?” chiese Sirius. “Il tuo amichetto Voldemort ti ha mandato a uccidermi?”

Regulus si voltò, stavolta attento a non farsi prendere di nuovo a pugni.

“Se fosse stato così, sarei stato io a sorprenderti alle spalle” disse.

Sirius assunse un’espressione scettica.

“Non ne sarei tanto sicuro. Allora, cosa ci fai qui?” Regulus tacque perché non sapeva cosa dire. Sirius proseguì: “Fammi indovinare. Magari credi che la mia nuova casa ospiti l’Ordine della Fenice, e sei venuto per assicurartene e raccontare tutto a Voldemort. Bè, mi dispiace deluderti, ma qui ci abito solo io”.
“Come al solito, non hai capito un bel niente” ribatté Regulus, indignato.
“Allora cosa vuoi? Se sei venuto a parlare ancora male dei miei amici come hai sempre fatto…”
“Non ho mai fatto niente del genere!”
“Certo, come no. Sei sempre stato invidioso di loro, fin da piccolo”.
“Bè, forse qualcuno mene dava il pretesto! Comunque non m’interessano questi discorsi. Tieniti i tuoi cari amichetti, sai quanto m’importa”.
“Non hai ancora risposto alla mia prima domanda” gli fece notare Sirius.
“Io… non lo so perché sono qui” ammise Regulus. “E non so nemmeno cosa ci resto a fare, quindi se non ti dispiace, ora me ne vado”.

Si tolse dalla portata della bacchetta e fece per allontanarsi, quando Sirius lo richiamò:

“Aspetta…”

Regulus si voltò a guardarlo. Il fratello maggiore sembrava in preda a un’evidente lotta interiore, da come si mordeva il labbro e cercava di non mostrare troppa agitazione.

“Senti, forse non avrei dovuto risponderti in quel modo l’altra volta, dopo che… dopo che mi hai salvato da Lestrange” ammise, senza guardarlo negli occhi.

Regulus rimase muto per parecchio tempo, quasi sotto shock.

“Ti stai scusando con me?” gli chiese, non credendo alle proprie parole.
“Bè, un Grifondoro deve avere anche il coraggio di ammettere un errore, ogni tanto”.
“Meglio tardi che mai” commentò Regulus, cercando di sembrare il più acido possibile per non fargli capire quanto le parole di Sirius lo avessero colpito.
“Però sappi che anche tu hai commesso un errore, e gravissimo” gli ricordò lui.
“Lo so…”

Regulus si sarebbe voluto tagliare la lingua, un istante dopo aver pronunciato quelle due parole. Si era lasciato scappare la verità davanti a Sirius, che rimase di stucco e infine disse:
“Che significa? Non vuoi più essere un Mangiamorte?”

Regulus provò ad andarsene un’altra volta, ma l’altro lo fermò, afferrandolo per le spalle.

“Per la barba di Merlino, Regulus, che cosa ti sta succedendo?”
“Niente” rispose lui, evasivo.
“Te l’avevo detto, accidenti!” sbottò Sirius, infuriato. “Ti avevo detto che era una follia! Cosa diamine ti è venuto in mente! Idiota, perché ti sei unito a Voldemort? Dimmelo, avanti!”
“Non sono affari tuoi”.
“Tu non capisci, ora rischi di essere ucciso da quell’Oscuro Signore che ammiravi tanto!”
“Come se te ne importasse qualcosa” replicò l’altro.

Sirius aprì la bocca e la richiuse, senza emettere alcun suono. Non riusciva a distendere la fronte corrugata né a pensare qualcosa d’intelligente da dire.

“Non lo crederai sul serio?” chiese infine.
“Perché, secondo te cosa dovrei pensare? Sei stato tu a dimostrarlo, mi sembra. Lasciami, adesso”.

Sirius non gli diede retta e continuò a trattenerlo.

“Senti, lo sai che Voldemort non accetta cambiamenti d’idea tra i Mangiamorte. Ti farà fuori se ti tirerai indietro. L’Ordine della Fenice però può nasconderti, devi solo volerlo”.
“Ma io non voglio” replicò Regulus, pensando l’esatto contrario.
“Non cambierai mai. Come puoi essere talmente orgoglioso da rischiare la vita pur di non abbassarti a chiedermi aiuto? È per questo che sei venuto, vero? Solo che ti sentiresti umiliato a chiedermi un favore!”
“Non è per questo. Anche se volessi, non potrei farmi aiutare”.
“Perché? Hai scoperto qualcosa che non dovevi? Mi vuoi dire cos’è successo?” insistè Sirius.

Per un solo, folle, istante Regulus fu tentato di raccontargli tutto sugli Horcrux. Era così stanco di quella storia che doveva tenere assolutamente segreta. Era terrorizzato al solo pensiero di morire, ma ancor più del dolore che avrebbe preceduto quel momento.
Qualunque speranza era vana ma ogni volta non poteva fare a meno di desiderare di essere salvato.

Guardò Sirius e per la prima volta dopo anni riuscì a vedere un’espressione ansiosa nei suoi occhi. Era preoccupato per lui, cosa che non avrebbe mai creduto potesse succedere.

Regulus era proprio sul punto di cominciare a raccontare, quando si bloccò improvvisamente.
Solo adesso si rendeva conto di quanto volesse bene a suo fratello e di quanto gli fosse mancato negli ultimi due anni.

Perché me ne sono accorto soltanto adesso? Ah, già, perché siamo dei perfetti imbecilli, tutti e due.

Comunque, ora che l’aveva capito, sarebbe stato così vigliacco da metterlo in pericolo, dopo che aveva tenuto nascosta ogni cosa a tutti quelli cui teneva? Anche se Sirius era protetto dall’Ordine, chi gli assicurava che Voldemort non lo avrebbe catturato? In fondo anche i McKinnon facevano parte dell’Ordine della Fenice.

E guarda che fine hanno fatto, si disse Regulus.

No, preferiva che Sirius continuasse a ritenerlo un vile per tutta la vita piuttosto che farlo morire per una sua debolezza momentanea.

“È successo…” esordì, “che essere un Mangiamorte è diverso da come mi sarei aspettato. Perciò ho avuto paura e ho cambiato idea. Niente di più”.
“È possibile che tu non abbia nemmeno un briciolo di coraggio?” chiese Sirius, scrollando la testa.
“No, non ne ho. Sono un vigliacco, va bene?” replicò Regulus, voltandosi di scatto per non fargli vedere che aveva le lacrime agli occhi, la gola che gli bruciava nello sforzo di trattenerle.
“E allora cosa intendi fare? Scapperai come un coniglio?”
“Può darsi, ancora non lo so…”
“Bè, allora ti conviene farlo al più presto, prima che ti trovi Lui…”

Rimasero in silenzio per parecchio tempo. Regulus non avrebbe voluto che a Sirius restasse di lui solo il ricordo di un fratello codardo, ma non aveva molta scelta.

“Devo andare” disse, con la voce rauca.
“Reg, fai sempre in tempo a cambiare idea” gli disse Sirius. “Possiamo davvero nasconderti, pensaci. Sai dove trovarmi”.

Regulus annuì.

“Ci penserò”.

Seguì una pausa d’imbarazzo. Sirius aveva l’orrenda sensazione che non avrebbe più rivisto suo fratello. Regulus invece ne aveva la certezza.

Fino a poco tempo prima, non avrebbe mai creduto di poter fare una cosa del genere ma, ora che stava vivendo le sue ultime ore, molto di ciò che in passato gli era parso importante sembrava veramente stupido, a partire dall’orgoglio.

Fu così che, dopo non poche esitazioni, Regulus abbracciò suo fratello, senza esagerare, ma quanto bastava per mettere da parte tutti quegli anni che avevano perso litigando.

Sirius sul momento rimase rigido, basito per la sorpresa, poi ricambiò l’abbraccio, riscoprendo una sensazione che aveva imparato a dimenticare troppo presto.

Quando il fratello minore provò a staccarsi, Sirius lo trattenne, stringendolo ancora di più. Non si sentiva ancora pronto per lasciarlo andare, e anche a lui cominciava a bruciare la gola nel tentativo di restare impassibile, cercando di non pensare che, se Regulus aveva scelto proprio quel momento per porre fine alle loro eterne lotte, quello doveva essere davvero il loro ultimo incontro.

 

 

 

*Angolo autrice*

Per l’ultima parte del capitolo mi sono ispirata a: Così diversi così uguali di Nikki Potter
Andatevela a leggere perchè è bella! Tornando a noi, invece, spero tanto che vi sia piaciuto e che non abbiate storto il naso. Ho sempre odiato la parte dell'Ordine della Fenice in cui Sirius parla malissimo di suo fratello a Harry, e volevo fare in modo che le cose andassero un po' diversamente da quanto ci si possa aspettare. Fatemi sapere e non linciatemi, ok? XD

Alohomora (anche io ho pensato alla Materializzazione Congiunta, ma voglio "sperare" che Voldemort l'avesse impedito, altrimenti l'ipotesi che Regulus si sarebbe potuto sarebbe ancora più triste e crudele. Io stessa ho pianto mentre scrivevo questo capitolo...ç_ç)
dirkfelpy (visto? Sei stato accontentato. Te l'avevo detto che qualcosa sarebbe successo! Riguardo all'attrice, si pensava che potesse fare Narcissa, ma alla fine hanno scelto un'altra veramente inguardabile: potrebbe essere la nonna di Draco, non la madre, e ha i capelli -reggiti forte- un po' neri e un po' biondi, tipo Crudelia de Mon... Basta che tu la cerchi su Google e capirai cosa intendo. Ecco perchè sono rimasta attaccata alla prima scelta: Narcissa dovrebbe essere bellissima, e l'ho sempre immaginata come Naomi Watts)
LMP (quelle parole che Regulus dice a Narcissa le avevo pensate già mentre scrivevo il primo capitolo: dovevano esserci assolutamente, perchè Regulus e Draco in qualche modo sono accomunati dall'essersi pentiti di essere diventati Mangiamorte, anche se Draco non è certo coraggioso e generoso quanto Reg, ovviamente)
Pervinca Potter 97 (ihih grazie mille, sei sempre gentilissima! Evvai, Narcissa ti è piaciuta! Anche lei è tra i personaggi che preferisco!)
Basta_MarySue (grazie, sono commossa!)
_Mary (sì, ho voluto proprio spiegare perchè non avesse chiesto l'aiuto di nessuno, e non penso che sia stato solo l'orgoglio a farlo agire da solo, visto che ha impedito che la propria famiglia sapesse la verità proprio per proteggerla)
PanTere94 (grazie mille! Ovviamente la spiegazione sugli Horcrux sono andata a rivederla sui libri, anche se ho cercato di dirlo a parole mie!)
MEISSA_S (ti ringrazio come sempre della recensione, e colgo l'occasione per dirti che ho stampato gli ultimi tre capitoli di That love... quindi mi manca pochissimo per mettermi in pari!)

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Capitolo 20
*** Addii ***


Addii

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La casa in cui abitava Rachel era una bella villa monofamiliare, con un giardino molto curato, mentre sul retro aveva un accesso diretto a una spiaggia privata.
Quando i signori Queen avevano visto per la prima volta quella casa, se ne erano innamorati a prima vista e avevano deciso di comprarla seduta stante.
Loro figlia adorava quella spiaggia e, infatti, il suo passatempo preferito fin da bambina era stato farvi lunghe passeggiate alla ricerca di conchiglie, stare seduta sulla sabbia ascoltando il rumore delle onde che si infrangevano contro gli scogli e, quando il cupo clima britannico lo permetteva, fare delle nuotate piuttosto temerarie, dato che da quelle parti l’acqua del mare era sempre gelida.

In quel periodo, a maggior ragione, fare un bagno sarebbe stata una follia. Gli ultimi numeri della Gazzetta del Profeta avevano accennato a presunti avvistamenti di Dissennatori al di fuori dei confini di Azkaban, e le prove di ciò erano evidenti.
Rachel non vedeva il sole da almeno cinque giorni: il cielo sopra casa sua era costantemente nuvoloso e la temperatura era molto più bassa del normale, tanto che, nonostante fosse estate, faceva davvero freddo.
All’alba, inoltre, una fitta nebbia aleggiava intorno alla villa, dando un aspetto spettrale al paesaggio circostante.

Così, anche quella mattina presto, quando Rachel si svegliò e guardò fuori dalla finestra, l’unica cosa che vide fu un’immensa cortina di nebbia che non le permetteva di scorgere neanche a un palmo dal naso.
Sbuffò a lungo, irritata, guardando senza una precisa ragione ogni angolo della sua stanza. Era arredata con gusto e senza le tipiche decorazioni esagerate delle solite famiglie Purosangue. I mobili erano di legno chiaro, come anche il letto a baldacchino con le coperte blu notte, la cornice dello specchio di un argento lucente e il pavimento di parquet disposto a formare una serie di disegni astratti. Ovviamente l’occupante della stanza vi aveva messo del suo, attaccando un grande stendardo di Serpeverde alla parete più libera.
Fu dopo aver riguardato quest’ultimo che Rachel decise di darsi una mossa. Si vestì e scese al piano di sotto.

I suoi genitori erano già svegli e al momento stavano facendo colazione nella sala da pranzo. Quando Rachel entrò, vide che suo padre stava leggendo attentamente La Gazzetta del Profeta, con un’espressione corrucciata. Sua madre invece la salutò, senza riuscire a mascherare uno sguardo ansioso.

“Buongiorno, Rachel. Anche oggi sembra che tu non abbia chiuso occhio per tutta la notte”.
“Colpa del tempo. Sono meteoropatica” mentì lei.
“Roba da matti” commentò suo padre, senza staccare gli occhi dal giornale. “C’è stato un altro omicidio”.

Rachel non parlò, ma era così tesa che la sua agitazione fece quasi tremare il tavolo.

“Nessuno che conosciamo” la rassicurò suo padre. “La famiglia Enders… sì, li ho sentiti nominare. Erano Purosangue con idee filo-babbane”. Abbassò la copia del Profeta e rivolse uno sguardo preoccupato a moglie e figlia. “Io non credo che dovremmo rimanere qui. Siamo troppo esposti. Potremmo essere i prossimi ad apparire in prima pagina”.
“E dove dovremmo andare?” chiese Diane, sua moglie.
“Io non me ne vado” intervenne Rachel, testarda. “Abbiamo un sacco d’incantesimi di protezione, e solo chi vogliamo può avvicinarsi a questa casa”.
“Appunto, ma chi ci assicura che le persone di cui ci fidiamo non ci tradiranno, prima o poi?”

Rachel non rispose, perché sapeva bene che suo padre non avesse detto quella frase a caso.

“Sono arrivate lettere per me?” chiese, rivolta a sua madre, cercando di cambiare discorso.
“No, cara…” rispose Diane, lanciando un’occhiata esitante a suo marito Perseus, il quale parve chiaramente irritato.

“Ascoltami bene, signorina” esordì lui, “Vedi di farla finita con questa storia. Sei tornata da scuola dicendo che stai insieme a quel Black, e fin qui non ho avuto niente da obiettare, se non per il fatto che quella famiglia è rinomata per le sue idee sul sangue puro, identiche a quelle di Tu-Sai-Chi. Quando ti ho chiesto se ti fosse mai venuto il minimo dubbio che lui potesse essere un Mangiamorte non ti sei nemmeno degnata di rispondere. Ora, è una settimana che non si fa sentire e tu passi il tempo ad aspettare che ti scriva. Ti vuoi rendere conto che se i miei sospetti sono reali, stai mettendo in pericolo di vita tutti noi?”

“Invece ti sbagli” rispose Rachel, avvampando.
“Io credo di no. Te lo dico io. Quel Black è un Mangiamorte tale e quale a sua cugina e presto vedrai che grazie a lui riceveremo una visita di Tu-Sai-Chi in persona”.
“Se neanche lo conosci, come fai a dire una cosa del genere? Ma lasciamo perdere, tanto come al solito rimarrai della tua idea! Se proprio volete andarvene, fate pure, ma io resterò qui. Ormai sono maggiorenne, posso anche vivere per conto mio!” ribatté lei, infuriata.

Poi si alzò da tavola senza aver neanche toccato cibo, e uscì dalla porta d’ingresso, sbattendola con violenza e ignorando il freddo e la nebbia che la circondava.
Era troppo arrabbiata per accorgersi di quello che succedeva intorno. Non solo non riusciva a dormire da almeno sette giorni perché non aveva notizie di Regulus, ora ci si erano messi anche i suoi genitori a fare il diavolo a quattro.
Di solito erano sempre andati d’accordo ma in quel periodo c’erano state parecchie discussioni. A Perseus Queen i Black non piacevano, non gli erano e non gli sarebbero mai piaciuti. E Rachel non poteva indurlo a cambiare idea su Regulus, altrimenti avrebbe dovuto spiegargli tutto quello che lui stava facendo per colpire Voldemort.

L’unico pensiero che la consolava e le permetteva di andare avanti era che, se il suo nome non compariva sul giornale, questo significava che fosse ancora vivo.
La sua ultima lettera la aveva ricevuta il giorno dopo la visita a villa Malfoy, ed era stata molto vaga e misteriosa. Dopo di che non si era fatto più sentire.
Lei gli aveva promesso di starne fuori, ma ora aveva deciso che, se non avesse ricevuto sue notizie entro ventiquattro ore, si sarebbe presentata direttamente a Grimmauld Place.

Ma non ce ne fu bisogno.

Per tutta la mattinata Rachel cercò riparo dal malumore camminando in riva al mare percosso da violente raffiche di vento, allontanandosi parecchio dalla sua casa. Gli incantesimi di protezione la circondavano si estendevano nel raggio di due chilometri, quindi non correva nessun rischio. Si era da poco fermata al limite dei confini protetti quando, guardando in direzione della villa, vide una figura a metà strada che si avvicinava, con il chiaro intento di raggiungerla.

Il cuore le batté forte ancora prima che la sua mente capisse di chi si trattava: era come se lo sapesse già.

In un attimo si Smaterializzò e riapparve davanti a Regulus, abbracciandolo, sollevata.

“Finalmente, Reg, ma che fine hai fatto? Stavo entrando nel panico. Non avrai mica bussato a casa? I miei non ti vedono di buon occhio…”
“No, immaginavo di trovarti qui” rispose lui. Sapeva dai suoi discorsi quanto tempo trascorresse sulla spiaggia.

Rachel si staccò da lui e lo osservò in viso. Non sembrava in gran forma. Per caso, si accorse che gli stessero tremando le mani.

“Che cos’hai? Hai scoperto qualcosa in questi giorni?”
“Può darsi. Devo… devo fare una cosa, oggi…” disse lui, quasi bisbigliando, come se non avesse nemmeno la forza di parlare ad alta voce.
“Di cosa si tratta? Vengo con te” disse Rachel, ma lui scosse la testa.
“Non puoi. Devo farlo da solo”.
“E naturalmente non mi dirai cosa devi fare, giusto?”
“Lo saprai. Sono venuto per… salutarti” disse Regulus, nello sforzo evidente di nascondere qualcosa di fondamentale.

Lei ancora non capiva. Credeva che fosse solo agitato per quella missione. Soltanto una piccola parte di sé aveva una bruttissima sensazione, e fu quella che lo indusse a baciarlo come non aveva mai fatto prima.

Regulus non riuscì a non abbandonarsi a quel tripudio di sensazioni che gli scorrevano come fiamme sotto la pelle, pur sapendo che più si lasciava andare, più sarebbe stato difficile e straziante separarsi da lei.
Quello, nonostante tutto, era il momento più complicato dell’impresa, darle l’ultimo addio, perché sarebbe stato perennemente sul filo del rasoio, e in ogni momento avrebbe potuto cedere alla tentazione lancinante di mollare tutto e fuggire via con lei. Non era nemmeno sicuro di riuscire a mascherare il terrore che lo attanagliava e gli causava brividi gelidi lungo la schiena.
Inoltre il solo pensiero di farla soffrire lo affliggeva. In quel momento avrebbe preferito che Rachel non avesse mai provato niente per lui.

Ogni minuto che passava, lei si rendeva conto sempre di più che qualcosa non andasse. Regulus non si era mai comportato in quel modo tanto istintivo. Sembrava che avesse bisogno dei suoi baci e delle sue carezze come dell’aria che respirava.

“Non sei normale, oggi” disse, allontanandosi quanto bastava per guardarlo dritto negli occhi. “Che cosa ti sta succedendo? Devi fare una cosa pericolosa, vero?”
“No… insomma, potrebbe essere pericoloso, ma non troppo” mentì lui con un enorme sforzo.
“Allora prometti, anzi, giurami che domani mi farai avere tue notizie”.
“Certo. Domani mattina avrai mie notizie” ripeté lui, sentendosi veramente crudele a fare una promessa che, sì, avrebbe mantenuto, ma in un modo che lei non si sarebbe aspettata.
“Scommetto che non sei neanche andato da Sirius, come ti avevo suggerito”.
“L’ho fatto, invece” rispose Regulus, suscitando in lei un’espressione di meraviglia.
“Davvero?”
“Sì, ma ho deciso di non coinvolgerlo in questa storia”.

Rachel lo guardò con un sorriso soddisfatto, come se gli avesse letto nel pensiero com’era andata esattamente.

“Sappi che sono fiera di te” gli disse. “Te l’avevo detto, tempo fa, che vi volevate bene”.

Regulus preferì non commentare l’ultima affermazione: sarebbe stata la goccia che lo avrebbe fatto cedere. Poi, accortosi dello sguardo che lei gli rivolgeva, chiese:

“Che cosa c’è?”
“Stavo pensando… ti ricordi com’eri al primo anno? Eri un bambino pauroso e piagnucolone, tuo fratello te lo rinfacciava sempre. Diceva che avresti continuato a frignare per il resto dei tuoi giorni, e invece si sbagliava di grosso. Sei diventato più coraggioso di quanto io stessa abbia mai creduto”.
“Ma se sto tremando come una foglia…” osservò lui, scettico.
“E allora? Non è questo il punto. Tutti hanno paura. La vera differenza sta tra quelli che la ignorano e quelli che invece se ne fanno impadronire. Non m’importa cosa pensano gli altri. Tu per me rimarrai sempre un eroe”.
“Aspetta a dirlo” fece Regulus, ma dentro di sé non potè che esserle grato. Aveva temuto che rivederla l’avrebbe distolto dal suo obiettivo, e invece come al solito Rachel era riuscita a stupirlo, infondendogli il coraggio necessario a proseguire fino in fondo. Era veramente straordinaria, e non poteva credere che gli fosse stato concesso di stare con lei, anche se per poco tempo.

“Ti amerò per sempre” disse, “qualunque cosa accada”.

Rachel era sia felice, perché lui non l’aveva mai detto per primo, sia preoccupata per l’ultima affermazione.

“Che cosa deve accadere?” chiese.
“Niente, non farci caso”.

Lei obbedì. Avrebbe tanto voluto impedirgli di andarsene, ma sapeva di non potere. Stavolta doveva lasciarlo fare.

 

 

 

*Angolo autrice*

Oh no, ci siamo. Non voglio aggiornare il prossimo capitolo… Devo proprio farlo? ç_ç Sono immensamente depressa quindi passo a ringraziarvi senza fare troppe storie…

Alohomora (ma certo che saluta Rachel, ti pare che la lascia così? Anche se lei non sa cosa deve fare veramente e soprattutto che Regulus è consapevole di cosa lo aspetta)
MEISSA_S (è vero, se solo fossero riusciti ad andare d’accordo prima, magari Regulus ci avrebbe pensato due volte prima di diventare un Mangiamorte. Che rabbia!)
dirkfelpy89 (eh già, l’hai proprio definita benissimo. Anche io mi sono presa un colpo quando l’ho vista… )
Pervinca Potter 97 (a chi lo dici: io avevo le lacrime che inondavano la tastiera mentre scrivevo lo scorso capitolo..ç_ç)
LMP (non ho voluto far morire Regulus senza averlo fatto almeno riappacificare con Sirius, insomma sarebbe stata una crudeltà! Almeno Sirius non avrà un ultimo ricordo negativo di suo fratello)
Hermione Jean Granger (abbiamo pianto insieme, allora! Aspetta solo il prossimo capitolo e vedrai che pianti che ci faremo… Per fortuna l’epilogo sarà un po’ più -come dire?- consolante, anche se ancora non ho esattamente deciso come fare. Ma lo farò, stanne certa)
Basta_MarySue (io li adoro tutti e due –però Reg di più =P- e più scrivo su di loro più li amo! Purtroppo sì, la ff sta per finire. Dovrebbero mancare circa 3 capitoli più l’epilogo)
_Mary (è stato Regulus a fare in modo che Sirius lo ritenesse un codardo, soprattutto perché sa che suo fratello è in contatto con Minus, e quindi non voleva che quel topo di fogna facesse sospettare Voldemort… anche secondo me Sirius nell’Ordine della Fenice non crede a quello che dice: è solo amareggiato, proprio come dici tu)
lyrapotter (anche io ho provato a sperare che l'attrice che interpreta Narcissa potesse essere un po' meglio nel film -il trucco a volte fa miracoli- ma evidentemente per lei è impossibile. Io ho sempre ammirato Regulus, proprio come te: magari esistessero ragazzi come lui nella realtà...)
Pepesale (bentornata! Mi ha fatto molto piacere che ti sia piaciuto il confronto tra i due fratelli e anche la reazione di Rachel quando è venuta a sapere la verità. Grazie delle recensioni dettagliate, come sempre!)

Visto che ormai sono costretta ad andare fino in fondo, aggiornerò il prima possibile, almeno mi toglierò il problema al più presto.

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Capitolo 21
*** R.A.B. ***


R.A.B.

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Finito di scrivere il biglietto, Regulus lo rilesse con apprensione. A stento capiva quello che aveva scritto.

 

Al Signore Oscuro

So che avrò trovato la morte molto prima che tu legga queste parole, ma voglio che tu sappia che sono stato io ad aver scoperto il tuo segreto. Ho rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo appena possibile. Affronto la morte nella speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale.

R.A.B

 

Pensò che potesse andare bene. Piegò il foglietto e lo infilò dentro il medaglione falso, quasi identico all’originale, che era riuscito a comprare da Magie Sinister a Nocturn Alley.

Ormai era tutto pronto, ma lui non accennava a muoversi.
Ancora un po’. Posso aspettare ancora un’ora. È presto…
Un’ora dopo, era ancora lì.
Mezz’ora… Dieci minuti… Ancora cinque minuti…

Ormai non riusciva nemmeno a rimanere fermo, per quanto gli tremavano le mani. Per tutto quel tempo non aveva fatto che rimandare il momento in cui si sarebbe dovuto alzare per chiamare Kreacher.

Non voleva farlo. Dopo tutto quello che aveva fatto per rimediare ai suoi errori, ora aveva perso anche l’ultima briciola di coraggio che gli era rimasta. Per di più non era neanche tanto sicuro che sarebbe riuscito a rubare il medaglione. Gli ostacoli che Voldemort vi aveva posto intorno adesso gli sembravano ancora più insormontabili.
Proprio nel momento in cui si sarebbe dovuto decidere a lasciarsi alle spalle ogni cosa lo tenesse ancora legato alla vita, quei ricordi lo avevano arpionato, trascinandolo sempre più indietro, senza che lui potesse, o volesse, opporre resistenza.

Per farsi forza, con uno sforzo sovrumano della mente ripensò alle tante volte in cui aveva visto Voldemort assassinare o mandare a uccidere persone innocenti, bambini e altri che non potevano difendersi.
No, non era giusto che Lui continuasse a commettere quei crimini senza che nessuno alzasse un dito per impedirglielo. Qualcuno doveva pur farlo.
Voldemort era un essere spregevole, capace di utilizzare qualsiasi mezzo per raggiungere i propri scopi. E quando sarebbe arrivato al massimo del potere, chi lo avrebbe fermato più? Nessuno.

In quel preciso istante, il Marchio Nero bruciò. Il cuore gli batté all’impazzata. Il Signore Oscuro lo stava chiamando. Se avesse atteso troppo a lungo, si sarebbe insospettito e lo avrebbe mandato a cercare.

Non aveva più tempo per rimandare.

Provò a deglutire ma non ci riuscì. Tremando come una foglia, si alzò dalla sedia e s’incamminò con passo malfermo fuori dalla sua stanza. Diede un’ultima occhiata a quei colori verde e argento che lo avevano accompagnato per tanto tempo, dopo di che si chiuse la porta alle spalle.

Mentre scendeva, passò davanti al salotto, in cui Walburga e Orion stavano parlando del più e del meno. Come se qualcuno avesse attirato la loro attenzione, i due si voltarono nello stesso istante a guardarlo. Regulus si era involontariamente fermato davanti all’entrata.

“Tutto bene, Regulus?” chiese Orion, nel suo solito tono severo.

Lui annuì.

“Devo uscire…” annunciò, senza fiato.

“Cerca di tornare presto” gli rispose sua madre. “E stai attento a non farti arrestare. Un giorno o l’altro mi verrà un colpo”.

Spero tanto di no pensò lui, distogliendo in fretta lo sguardo appannato e continuando a scendere di corsa, lasciando i suoi genitori a scambiarsi delle occhiate preoccupate e cariche di brutti presentimenti.

Kreacher si trovava all’ingresso, e tremava anche lui. Quando vide avvicinarsi il suo padrone, gli lanciò uno sguardo implorante. Regulus non rispose alla sua tacita richiesta di rinunciare all’impresa. Tirò fuori dalla tasca una lettera e gliela porse.

“Ascoltami bene, Kreacher. Domani mattina dovrai assolutamente portare questa busta a Rachel Queen. Niente gufi, devi dargliela a mano, intesi?”

Kreacher annuì.

“Bene. Andiamo allora”.
“I-il padrone è sicuro di voler…?” gracchiò l’elfo, terrorizzato.
“Devo andare. A te non succederà niente, non preoccuparti. Devi solo aiutarmi e fare quello che ti dico io, senza protestare” ordinò Regulus tenendo i pugni chiusi per l’ansia: ogni parola era come una lama che gli si conficcava nella carne.

Kreacher gli porse il braccino esitando, Regulus lo afferrò. Un attimo dopo si erano Smaterializzati, lasciando il buio ingresso di Grimmauld Place deserto e silenzioso.

***

Si trovavano su un’enorme scogliera in mezzo al mare in tumulto. La notte era completamente scesa, il cielo senza luna e coperto da nuvoloni minacciosi, mentre il vento soffiava furibondo, sollevando onde altissime che andavano a infrangersi contro gli scogli, ricoprendo di schizzi umidi e salati il ragazzo e il suo elfo domestico.

Lumos” disse Regulus, e la bacchetta illuminò l’ingresso di una galleria che fendeva la scogliera. Lanciò un’occhiata a Kreacher, e lui gli indicò proprio quella via.

Attraversarono la galleria a nuoto nell’acqua ghiacciata, poi tornarono all’asciutto, trovandosi di fronte a una parete rocciosa.

“È qui che Tu-Sai-Chi ti ha ferito?” chiese Regulus, e l’elfo annuì.

Il ragazzo estrasse dalla cintura un piccolo pugnale che aveva preso a casa.

“No, padrone, lo faccia a Kreacher…”
“Grazie, ma no” rispose lui e, con una smorfia di disgusto, s’incise un taglio nel palmo della mano. Il sangue cadde sulla pietra e la roccia scomparve all’improvviso.

Regulus non era molto bravo a curare magicamente ma riuscì a far rimarginare la ferita. In quello stesso istante, il Marchio Nero bruciò di nuovo, stavolta più forte di prima. Voldemort era impaziente.

“Andiamo” disse, con una certa urgenza.

Si ritrovarono in una caverna enorme che copriva un grande lago nero e piatto. Era tutto buio, tranne una tenue luce verde che illuminava uno scoglio al centro del lago, così lontano che sembrava un puntino in mezzo a quella distesa infinita di acqua.

Troppo lontano per raggiungerlo a nuoto, pensò Regulus. Ora che era lì, la paura era misteriosamente diminuita.

“Come siete arrivati fin lì?” chiese a Kreacher, ma l’elfo sembrava entrato nel panico più totale. Gemeva e singhiozzava, attaccandosi al mantello come un bambino piccolo. “Kreacher, stai calmo. Ti ho già detto che non ti succederà niente”.
“N-non d-deve toccare l’acqua…” disse Kreacher.

Regulus vide la riva del lago lambire la punta della propria scarpa e si trasse indietro.

“C’era… una b-barca…” singhiozzò l’elfo. “Lui l’ha tirata fuori… dall’acqua… ha p-preso una catena… nell’aria…”
“Indicami in quale punto si trova la barca”.

Non fu facile. Kreacher era molto scosso e non se lo ricordava bene. Tuttavia spiegò quasi esattamente al padrone cosa dovesse fare e, infatti, Regulus alla fine fu in grado di scoprire le tracce magiche lasciate da Voldemort e a tirare una catena di rame, che era legata ad una piccola barca.
I due salirono sulla barchetta, la quale iniziò a muoversi da sola verso il centro del lago. Kreacher era rannicchiato sul fondo, con la testa tra le braccia, come se non volesse vedere.

Fu solo a quel punto che Regulus ebbe la fortissima tentazione di tornare indietro. Facendosi luce con la bacchetta, aveva scrutato le profondità del lago e, con suo sommo orrore, aveva visto decine di cadaveri galleggiare pochi centimetri sotto la superficie.
Dovette fare un grande sforzo per non dare di stomaco, sia per la ripugnanza di quei corpi morti, sia per l’orrore che lo attanagliava al solo pensiero che quegli stessi cadaveri non sarebbero rimasti tali a lungo.

Ma prima che potesse arrendersi, la prua della barca toccò terra. Ora che lo vedeva da vicino, quello che gli era sembrato uno scoglio si rivelò essere un vero e proprio isolotto piatto. In cima a un piedistallo c’era un bacile di pietra, pieno di una sostanza liquida e verde.

Regulus aveva dimenticato come si respirava. Ormai non sapeva più cosa faceva: si muoveva meccanicamente, come se le sue facoltà mentali fossero fuori uso.
Meglio, pensò, tremando. Era molto meglio non rendersi conto di ciò che stava per fare.

Tirò fuori dalla tasca il medaglione falso e lo diede a Kreacher, che lo fissava sbigottito, poi gli parlò.

“Ora devo bere quella pozione” esordì, mettendo a tacere gli strilli spaventati dell’elfo. “Se vedi che non ce la faccio, continua a farmela bere, anche se dovrai costringermi. Quando l’avrò presa tutta, scambia i medaglioni e torna a casa”.
“Ma… m-ma…” balbettò Kreacher, orripilato. “E voi?”
“Non importa. Lasciami qui e torna a casa. Kreacher, smettila e ascoltami. Quando sarai lì, non dovrai dire niente a nessuno della famiglia, che sia rinnegato o no, hai capito? Poi distruggi quel medaglione, devi distruggerlo assolutamente. E ricordati della lettera che ti ho dato”.
“Oh, per favore… per favore…!” gemette l’elfo, e Regulus si sentì stringere il cuore vedendolo in quello stato.
“Mi dispiace, Kreacher, ma devi fare tutto quello che ti ho detto. È un ordine”.

Evocò con la magia un bicchiere e lo immerse nel bacile.

Prima di bere, esitò per qualche istante, ma il Marchio Nero che bruciò per la terza volta lo distolse dai pensieri malinconici e pieni di terrore: ora l’Oscuro Signore era veramente arrabbiato.

Chissà come mai, Regulus provò una sorta di cupa soddisfazione per averlo fatto infuriare. Puntò lo sguardo sul liquido immobile nel bicchiere e lo bevve.

All’inizio non accadde nulla, a parte un piccolo bruciore allo stomaco. Regulus dovette svuotare quattro bicchieri prima di accasciarsi a terra tra le urla spaventate di Kreacher.
Non vedeva più niente, intorno a lui era il buio più completo. Sentiva solo un dolore bruciante infuocargli le viscere. Voleva che finisse, ma dopo un attimo sentì qualcuno piegargli indietro la testa e versargli ancora la pozione in gola.
Non si era accorto di gridare, e in quel momento vide materializzarsi davanti a sé una scena sbiadita, che assumeva maggiore nitidezza a ogni sorso.

Era come se si trovasse in un cimitero, non più nella caverna, alla presenza di Lord Voldemort in persona. Quest’ultimo gli rivolse un sorriso diabolico, dopo di che puntò la bacchetta contro qualcuno. Ci fu un lampo di luce verde, e Orion Black fu ucciso.
Un attimo dopo la stessa sorte toccò a Walburga. Regulus avrebbe voluto impedirlo, e si dimenava, ma non riusciva a muoversi.

“Basta! Ti prego, smettila!”

Le sue urla non servirono a niente. Kreacher lo costrinse a bere dell’altra pozione, singhiozzando.
Un altro lampo: anche Narcissa era morta.
Poi toccò a Kreacher. L’elfo stramazzò a terra.
Regulus provò a coprirsi gli occhi con le mani, ma fu inutile. Fu costretto ad assistere anche alla morte di Sirius.

“Lascialo stare! Basta!” urlava. In quel momento più che mai sarebbe voluto morire, pur di non guardare quello spettacolo straziante.

Ma il peggio arrivò quando vide anche Rachel sul punto di essere uccisa.

“No, lei no… uccidi me, ma lascia lei…” disse, senza più la forza di urlare.
“Padrone, è finita”.

La voce lontana di Kreacher neanche giunse alle sue orecchie. Non voleva vedere né sentire, ma fu inevitabile…

Di colpo tornò tutto buio, poi Regulus riuscì a riaprire gli occhi. Era di nuovo in sé, o quasi. Disteso sulla roccia, vide Kreacher che gli dava le spalle per scambiare i medaglioni. Sentiva una sete bruciante.
Senza pensare, prima che l’elfo potesse accorgersene a gridargli di non farlo, si avvicinò all’acqua del lago per bere…

Non appena Regulus sfiorò il lago, una mano bianca e raggrinzita infranse la superficie e gli afferrò il braccio.

Centinaia di cadaveri s’innalzarono dall’acqua, dirigendosi verso di lui. Regulus provò a fare qualcosa, ma si accorse di essere troppo debole per opporre resistenza.
Kreacher, gridando come se servisse ad allontanarli, provò a lottare con alcuni di essi, nel tentativo di raggiungere il padrone.
Ma i cadaveri lo stavano già trascinando dentro l’acqua.

“Vattene, Kreacher!” ordinò Regulus.

L’elfo scoppiò a piangere ma continuò ad assestare pugni e graffi agli Inferi. Era convinto di raggiungerlo, e poi lo avrebbe portato via con sé…
Un altro gruppo di Inferi afferrò l’elfo, trascinandolo dalla parte opposta. A quel punto Kreacher capì che non ce l’avrebbe mai fatta a salvare Regulus.

Con la morte nel cuore, fece quello che lui gli aveva ordinato. Si Smaterializzò, lasciando propri assalitori a stringere l’aria, proprio nel momento in cui le acque del lago si chiudevano sopra il suo padrone.

 

 

 

*Angolo autrice*

Ok, ce l'ho fatta. Ho cercato di rimandare questo momento per due giorni, ma ora mi sono fatta coraggio e ho aggiornato. Almeno mi sono tolta questo capitolo…non che gli altri saranno più divertenti, ma tanto vale togliersi il problema in fretta… Comunque, ho progettato anche l’epilogo però sono ancora piuttosto indecisa. Si vedrà...

Alohomora (tu mi capisci, immagino, quindi dovresti sapere perchè in questo momento mi sento quasi vuota… Anche io faccio sempre le recensioni “a caldo”, quindi non preoccuparti. Dopo aver postato questo capitolo, ti risponderò alla email che mi hai mandato)
dirkfelpy89 (se ti può consolare, anche io ho il magone…)
MEISSA_S (grazie grazie, non so cosa dire. Mi dispiace di deprimerti così ma spero che il finale ti risollevi il morale. Risponderò al più presto anche alla tua mail)
lyrapotter (hai proprio ragione, i migliori sono quelli che se ne vanno prima…non è giusto!)
Pepesale (se vuoi, fammi sapere quando andrai a torturare la Rowling, così mi aggrego! =P Accidenti a lei e alle sue stragi! Grazie per la lunga recensione al capitolo “Primavera”, sono contenta di non averlo reso troppo zuccheroso!)
Pervinca Potter 97 (povera, mi dispiace, non ho intenzione di farti piangere. La devo piantare con le fan fiction drammatiche, mi sa…)
Basta_MarySue (la notizia Rachel non la leggerà sulla Gazzetta del Profeta, mi sembrava troppo brutto, poveretta… Per quanto riguarda le varie reazioni, credimi, immagino molto di più quella di Sirius. Rachel non so come reagirebbe…O_O E per quanto riguarda i genitori di Regulus, bè, ne parlerò indirettamente, ma calcola che ho letto che Orion è morto proprio nello stesso anno di suo figlio…per questo vorrei evitare di descrivere anche questo…non ce la farei)
LMP (Walburga sarà tormentata anche dai sensi di colpa secondo me: è tutta colpa sua se ha permesso a suo figlio di diventare un Mangiamorte e a spingerlo in quella direzione. In questa storia non ne parlo male solo perchè è vista con gli occhi di Regulus, ma io personalmente la detesto)
Pan_Tere94 (grazie! Come ho già detto a qualcun altro, la reazione di Sirius mi soddisfa, quella di Rachel non so proprio come renderla, perchè deve essere una cosa tremenda per lei...)
Hermione Jean Granger (no, nemmeno io ero troppo ansiosa di aggiornare, ma a questo punto è meglio levarsi il dente...sigh...)

Non vi farò agonizzare troppo per il prossimo capitolo, o almeno ci proverò... A presto.



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Capitolo 22
*** Acqua ***


Acqua

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Sirius si svegliò di soprassalto, ritrovandosi nel letto della sua nuova casa. Il cuore gli martellava nel petto a una velocità eccezionale e gli mancava quasi il fiato. Si passò una mano tremante tra i capelli, per scoprire di avere la fronte madida di sudore freddo.

Il ricordo dell’incubo che aveva appena fatto sfumava ogni volta che cercava di acciuffarlo, ma alcune immagini gli erano rimaste impresse.
C’era acqua. Una distesa infinita di acqua nera come l’inchiostro.
Aveva sentito delle urla provenire da quell’abisso, e non aveva dubbi. Avrebbe riconosciuto quella voce in mezzo a quelle riunite di migliaia di persone.

Si costrinse a darsi una calmata e guardò fuori dalla finestra: sembrava il giorno del giudizio.
La pioggia era così fitta che sembrava una cupa tenda grigio scuro, illuminata da lampi abbaglianti, seguiti dal fragoroso rombo dei tuoni. Aveva un brutto presentimento. C’era troppa acqua.

Un’occhiata alla sveglia gli suggerì che erano le sei del mattino, nonostante il buio fosse completo.
Si alzò e andò a vestirsi, dopo di che scese di sotto a fare colazione. Per tutta la durata dei preparativi, non si riuscì a scrollare di dosso la sensazione di vuoto che dominava nella sua mente.
Era come se avesse perso una parte di sé.

Insomma, è solo un sogno! pensò, prendendosela con se stesso. Ma allora perché tremava ancora?

Si costrinse a pensare che l’incubo fosse soltanto dovuto alla paura che lo affliggeva da qualche giorno a quella parte, ossia quella che suo fratello potesse…

L’improvviso bussare alla porta d’ingresso lo fece sussultare. Chi poteva essere a quell’ora del mattino?
Di solito teneva la bacchetta pronta tutte le volte che qualcuno bussava, e invece quella mattina fu assalito da una speranza che gli fece dimenticare quella precauzione.
Regulus… Ti prego, fa’ che sia lui…

Raggiunse la porta, il cuore in gola, e chiese:
“Chi è?”
“Siamo noi, Ramoso e tutti gli altri” rispose la voce di James, con un tono cupo e sbrigativo.
“Oh…”

Per la prima volta in vita sua, Sirius voleva che al posto del suo migliore amico ci fosse stato qualcun altro.
Aprì la porta con irritazione e lasciò entrare James, Remus, Peter e Lily, senza neanche guardarli in faccia. Quando chiuse la porta, finalmente si voltò verso di loro.
Erano zuppi di pioggia e stranamente silenziosi.

“Allora? Come mai siete qui a quest’ora? Che…?” Sirius si bloccò, vedendo i loro volti scuri, e si accorse di tremare. “È successo qualcosa? Gli altri dell’Ordine…?
“Stanno bene… loro” disse James, mordendosi il labbro. Nei suoi occhi non era rimasto nulla della consueta allegria.
“Sirius, forse è meglio se ti siedi” provò a dire Lily, ma lui non mosse un muscolo.

Remus sospirò e decise di parlare chiaro.

“Si tratta di… tuo fratello” disse molto lentamente.

Quella frase ebbe su Sirius un effetto devastante. Il presentimento che aveva cercato di scacciare fino a quel momento si era trasformato in un mostro che gli artigliò le viscere con violenza.

“Sembra che sia sparito” spiegò James preoccupato. “È scritto sul giornale questa mattina, ma abbiamo anche sentito due Mangiamorte, che controllavamo, dire che Voldemort l’ha convocato per tre volte consecutive, e lui non si è mai presentato”.
“A quanto hanno detto, non è tornato a casa ieri notte” proseguì Remus. “Loro credono che… ma non è detto, insomma”.

Sirius voltò le spalle a tutti loro. Non sopportava che qualcuno lo vedesse piangere, ma in pochi istanti le lacrime avevano inondato il suo viso.
Immagini vivide e brevi dell’incubo di quella notte gli tornavano in mente come flash, in concomitanza con i lampi del temporale di fuori.

“Sirius, non è detto che sia…” provò Lily.
“Sì, invece!” sbottò lui. “È morto. Io glielo avevo detto di farsi aiutare! Perché non ha voluto?”

Nessuno rispose. Erano tutti disorientati dal dolore che l’amico cercava invano di nascondere. Quanto a Peter, la sua coscienza sporca gli impediva di distogliere lo sguardo dal pavimento.

Senza dare spiegazioni, Sirius li superò e uscì di casa, fermandosi proprio nel punto in cui aveva visto Regulus per l’ultima volta, sotto la pioggia dirompente.

Il cielo era nero, e a Sirius sembrava di trovarsi sotto una cascata.
Ma non gli importava. Non gli interessava più nulla, ormai.
Fino a qualche mese prima, aveva creduto di considerare Regulus come un perfetto estraneo. E invece, quando l’aveva visto diventare un Mangiamorte, aveva capito di soffrire terribilmente per la sua scelta.

Mentre la pioggia scrosciava sulle sue spalle, Sirius capì di essere stato uno stupido. Aveva avuto un fratello per diciassette anni ma li aveva sprecati trattandolo malissimo, solo perché i suoi genitori lo ritenevano migliore di lui. Era inutile mentire a se stesso. Aveva sbagliato tutto con Regulus, lo aveva tiranneggiato per un sacco di tempo, solo per sfogare il proprio malessere su chi non si sarebbe potuto difendere.

Se solo glielo avessi detto l’ultima volta, pensò, disperato. Chissà se adesso sa quello che sto passando

Non sapeva neanche perché stesse guardando speranzoso in direzione di dove l’aveva visto pochi giorni prima. Forse desiderava che potesse apparire di nuovo.
Ma non c’era nessuno, e Sirius lo sapeva bene.
Non si sarebbe mai perdonato di non aver insistito per aiutarlo.

Cadde in ginocchio e rimase lì a disperarsi, mentre l’acqua pioveva dal cielo, quasi a volerlo sommergere.

***

“È lei Rachel Queen?”

Rachel non si sarebbe mai aspettata di vedere un elfo domestico sconosciuto comparire improvvisamente davanti a lei.
Si trovava seduta sulla veranda, sotto la tettoia che la riparava dal terribile temporale di quella mattina.
Non era ancora l’alba, ma lei si trovava là dalla sera precedente. Non aveva avuto nessuna voglia di andare a dormire mentre sapeva che Regulus fosse impegnato in chissà quale impresa. Anche lei aveva una brutta sensazione.

“Sì” rispose, allarmata. “E tu chi sei?”

L’elfo aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto, e le lacrime gli rigavano il viso.

“Kreacher” rispose. “Sono Kreacher”.

Lei saltò su dalla sedia di legno. Regulus le aveva parlato del suo elfo domestico, perciò sapeva bene chi fosse.

“E Regulus dov’è?”
“Il padrone ha detto a Kreacher di darle questa lettera” rispose l’elfo, tirando fuori una busta un po’ accartocciata e umida.
“Grazie, ma lui come sta? Sta bene?”

Kreacher non riuscì a trattenersi. Scoppiò a piangere cadendo a faccia in giù, e cominciò a dare pugni per terra, disperato.

“Non sta bene! Il padrone non può stare bene! Kreacher ha cercato di aiutarlo, ma non ce l’ha fatta! Kreacher non ha potuto salvarlo! Dovrebbe essere punito!”
“C-cosa…?”

Rachel sperò di aver capito male. Doveva aver capito male. L’elfo ora stava sbattendo violentemente la testa contro il pavimento, e Rachel lo trattenne.

“Che cosa è successo? Rispondi, avanti!”

Era terrorizzata. Non poteva essere accaduto veramente …

“I-il padrone è… è morto” sibilò Kreacher.

Lei lo lasciò andare di scatto, come se avesse toccato un ferro incandescente.
Improvvisamente il rumore della pioggia scrosciante intorno a lei sparì. Non sentiva più nulla, a parte un cupo fischio all’interno della propria testa. Aveva la netta sensazione che il suo cuore si fosse fermato.
Quello che provava era indescrivibile. Sentiva un immenso dolore fisico, come se qualcuno la stesse stritolando con una tenaglia, impedendole di respirare.

Tuttavia non voleva ancora accettarlo. Non era possibile. Era sicura che da un momento all’altro Regulus si sarebbe Materializzato proprio lì, come aveva sempre fatto, sano e salvo, ma più trascorrevano i minuti più si rendeva conto che non sarebbe arrivato mai.
Ma non voleva ancora abbandonarsi alla disperazione. In quel momento la lettera che teneva stretta in mano le parve l’ultima ancora cui si sarebbe potuta aggrappare, l’ultima cosa che le restava di lui.

Impiegò parecchio tempo ad aprire la busta, perché le mani le tremavano e la vista era appannata dalle lacrime che le riempivano gli occhi, ma che ancora non riuscivano a scendere, come se fossero state congelate. Infine distese il foglio di pergamena e cominciò a leggere; ogni parola le procurava una fitta al cuore e le lacrime furono libere di scenderle lungo il viso.

 

Rachel,
mi dispiace di non averti detto che non ci saremmo più rivisti, ma non potevo. Molto probabilmente, quando leggerai questa lettera, sarò già morto.
Preferisco non pensare a come reagirai. Non ho nessuna intenzione di farti soffrire e spero che non mi odierai per questo. Sappi solo che chiunque tentasse di fare come me, la sua morte sarebbe inevitabile. Non ho voluto chiedere a qualcun altro di morire al posto mio. Prima o poi lo capirai anche tu.
Non so nemmeno cosa dire per aiutarti, perché in questo momento ho davvero tanta paura e non so se riuscirò ad andare fino in fondo.
Avrei voluto passare tutta la vita con te, ma quando sono diventato un Mangiamorte mi sono condannato da solo.
Non fare sciocchezze, per favore. Ho ancora bisogno di te.
Ieri sono entrato a casa tua e ho messo un biglietto per Silente sotto il comodino della tua camera. Non leggerlo, devi solo consegnarglielo. Riguarda quello che ho scoperto su Voldemort.
Secondo, a me Sirius non ha creduto quando gliel’ho detto, ma forse a te darà più retta. Peter Minus è un Mangiamorte. Devi dirlo a Sirius, prima che il suo amico faccia danni irreparabili.
So che adesso sarai disperata e furiosa al tempo stesso, e hai ragione, ma questo riguarda il futuro di tutti. Tu sei forte e puoi farcela, altrimenti non ti avrei chiesto di aiutarmi.
Ora che devo andare, penserò a te tutto il tempo. Sei stata tu a darmi il coraggio necessario ad affrontare tutto questo.
Grazie per avermi reso davvero felice in questi ultimi mesi. Sono stati i più belli della mia vita.

Regulus

PS: scusami per aver voluto evitare che questa lettera sia letta da qualcun altro.

 

Un attimo dopo la lettera, completamente zuppa di lacrime, prese fuoco per magia. Rimase solo un mucchietto di cenere ai piedi di Rachel, che non poté fare a meno di sentirsi come se lo avesse perso una seconda volta.

Come poteva pretendere che lei accettasse tutto ciò senza reagire? L’aveva messa davanti al fatto compiuto, quando lei gli aveva promesso che sarebbe rimasta sempre al suo fianco.
Era vero che prima o poi avrebbe capito il suo sacrificio, ma non in quel momento. Rachel voleva solo poter tornare indietro e impedirgli di andarsene.

In preda alla disperazione, si lasciò cadere in ginocchio sulla sabbia, il viso nascosto tra le mani, desiderando con tutto il cuore di restare così per sempre, ignara dell’uragano. Ormai sapeva che non c’era più nessuna speranza.

La gola le bruciava per i singhiozzi che non riusciva a trattenere e intanto nella sua mente un centinaio di voci urlavano tutto il suo dolore.

“Reg, perché l’hai fatto?” gemette sottovoce, come se lui le fosse talmente vicino da poterla sentire.

Non sapeva se Kreacher fosse ancora lì o se ne fosse già andato via, non sapeva nemmeno dove si trovasse in quel momento. Ormai il resto del mondo non le interessava più.

Non è vero che sono forte, pensò. Senza di te non posso sopravvivere.
L’unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era morire il prima possibile, perché era un dolore troppo grande per essere sopportato.
Perché mi hai lasciato? Lo sai che non avrò mai il tuo stesso coraggio. Non voglio vivere ma ho paura di morire. Che cosa faccio adesso?

Non avrebbe mai più potuto toccarlo, abbracciarlo o anche soltanto vederlo, cose che neanche prima le erano sembrate scontate, e ora che aveva perso quelle possibilità le desiderava ancora di più.

Un odio profondo, che non aveva mai provato in vita sua, la invase al pensiero del vero responsabile della morte di Regulus. Era tutta colpa di Voldemort. Era stato lui a dare il via a quella dannata guerra, a gettare nel terrore tutta la comunità magica, a uccidere tutta quella gente.
Non è giusto, pensò, sempre più disperata. Voldemort meritava di morire, non Regulus.

Il rombo di un tuono fece scuotere le pareti della villa alle sue spalle, ma lei rimase indifferente.
Ti prego, fa’ che mi colpisca un fulmine. Non ce la faccio…

Invece non accadde nulla di tutto ciò. Un attimo dopo si sentì circondare da un paio di braccia delicate, ma continuò a piangere senza fare caso a cosa le diceva sua madre.
Nessuno avrebbe mai potuto capire come si sentiva in quel momento. Le tornavano in mente soltanto i ricordi degli ultimi anni, rendendosi disperatamente conto che Regulus era sempre stato parte integrante della sua vita.

Ora invece non aveva la più pallida idea di come andare avanti.

 
 
 
 

*Angolo autrice*

Mamma mia, forse questo capitolo è stato ancora peggio dell’altro. Il prossimo sarà il penultimo, a proposito.
Comunque, se la cosa può consolarvi, mi è venuta in mente un’altra storia alternativa in cui Regulus non muore. L’idea me l’ha data Alohomora e ora comincerò a pensarci sul serio.

MEISSA_S (grazie, anche io odio la Rowling per quello che ha fatto… andrebbe messa al rogo! Spero che la reazione di Sirius ti abbia soddisfatta)
Alohomora (ciao, grazie ancora per la pazienza che hai avuto per sopportarmi! Poi ti farò sapere quando avrò ideato per bene la storia alternativa)
Basta_MarySue (hai proprio ragione, bastava un niente per farlo salvare…)
Dirkfelpy89 (grazie mille, sapere che almeno l’ho scritta bene mi risolleva un po’ il morale)
LMP (in effetti, anche se è colpa sua, il fatto di aver perso due figli deve aver distrutto Walburga… non vorrei proprio essere al suo posto, anche se io al suo posto non mi sarei comportata come lei. Però è vero, è un fallimento tremendo per qualsiasi genitore)
lyrapotter (bè, sì, se non fosse stato per la pessima idea della Rowling, Regulus sarebbe stato ancora vivo. Ma come ho già detto, ne scriverò un’altra che non seguirà la storia originale, anche se devo ancora decidere parecchie cosette…)
Pervinca Potter 97 (mi fa piacere che tu non abbia protestato, anche se non sono d’accordo con la Rowling. Non dico che non doveva far morire nessuno, ma ne avesse uccisi altri! Per esempio, Percy sarebbe stato meglio di Fred. Ora, povero Percy, ma, in effetti, sarebbe stato meno traumatico!)
_Mary (anche io, mentre scrivevo la ff, mi sono affezionata sempre di più a Regulus, e scrivere questi capitoli mi ha letteralmente distrutta…)

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Capitolo 23
*** Ultima sfida ***


Ultima sfida

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“Volete spiegarmi cos’è questa storia?”

Voldemort stavolta non era arrabbiato, ma semplicemente irritato, cosa che gli succedeva ogni volta che un piccolo impedimento lo distoglieva dai suoi malvagi progetti.

“Non lo so, mio Signore” rispose Bellatrix agitata. “L’altro ieri sono andata a chiedere a mia zia se sapesse qualcosa. Mi ha detto solo che Regulus è uscito una sera e non si è più fatto vedere. Non ho chiesto a mio zio perché sta molto male in questo periodo e non può sentir parlare di questa…”
“Sì, certo, certo…” la interruppe Voldemort annoiato. Poi puntò gli occhi scarlatti su Lucius, che impallidì. “Tu ne sai qualcosa? Tua moglie ha visto Black ultimamente?”
“Non che io sappia” rispose Lucius Malfoy. “Narcissa non l’ha più incontrato da prima che lui si unisse a voi, Signore”.

Voldemort lo fissò attentamente, scrutando dentro l’uomo con l’aiuto della Legilimanzia, ma a quanto pareva era sincero.
Chissà se la signora Malfoy lo fosse stata altrettanto…

Quando mandò a chiamare Minus, il ragazzo si presentò subito, mangiucchiandosi le unghie per il nervosismo.

“Dunque, Minus” esordì il suo padrone. “A quanto sappiamo, una settimana fa è stata diffusa la notizia della morte di Regulus Black, per opera mia o di qualcuno di voi. Ora, stranamente stavolta io sono estraneo ai fatti, ma se è stato uno di voi, per gelosia o rivalità personale, lo dica adesso o taccia per sempre”.

Lui tremò ma riuscì a rispondere:

“No, non sono stato io. Però suo fratello mi ha detto che… l’ha visto ultimamente, e che lui gli ha raccontato di aver cambiato idea su… su di Voi”.
“Come sospettavo. Quel ragazzo non è mai stato adatto alla vita da Mangiamorte. Voglio sperare che non abbia rivelato il tuo doppio gioco…”
“Anche se lo avesse fatto, Sirius non gli avrebbe creduto. Si fida troppo di me”.
“Buon per te. Ascoltami bene, Minus. Io non ho tempo da perdere per cercare quello che probabilmente è un traditore. Ma poiché in questo periodo la tua utilità è pari a zero, ti affiderò l’incarico di portarmi qui chiunque sappia qualcosa, esclusi quelli dell’Ordine della Fenice: non vorrei compromettere la tua copertura”.
“Ma… ma… potrei essere scoperto lo stesso!”
“Farò in modo che questo non accada. Ora vai e non m’infastidire ulteriormente”.

 

***

“Reg…”

Rachel non poteva credere ai propri occhi. Regulus era proprio lì davanti a lei e la guardava, senza dire o fare niente.
La ragazza gli si avvicinò lentamente.

“Allora non mi hai lasciato…”

Tese il braccio, nel tentativo di toccarlo, ma non le fu possibile, perché la figura di fronte a lei era impalpabile, come se fosse fatta d’aria…

Un attimo dopo si svegliò.

Era nel letto della sua camera, con la mano destra alzata come per afferrare qualcosa o qualcuno.

Di colpo tutto il peso della dura realtà le crollò addosso. Ogni volta era la solita storia. Quando dormiva, riusciva ad avere una sorta di tregua ma poi, da sveglia, tornare a soffrire diventava ogni giorno sempre più doloroso.
Il vuoto incolmabile che aveva dentro di sé la sopraffece e Rachel sentì il proprio viso riempirsi di nuovo di lacrime. Avrebbe voluto dormire tutto il giorno ma non era possibile.

Quasi automaticamente, cercò a tentoni sotto il cuscino, e tirò fuori il biglietto che avrebbe dovuto dare a Silente.

Regulus non avrebbe voluto che lei lo leggesse, ma Rachel non aveva saputo resistere all’impulso di vedere ancora una volta la sua scrittura.
Lo lesse di nuovo. Ormai le cose orribili che vi erano scritte e che la prima volta la avevano terrorizzata, non le facevano più né caldo né freddo. Vedeva soltanto la grafia che conosceva così bene e poteva anche immaginare Regulus intento a scrivere quel messaggio.
Sapeva bene che avrebbe dovuto consegnarlo a Silente il prima possibile, ma era da una settimana che non trovava nemmeno il coraggio di uscire dalla propria stanza.

In quel momento qualcuno bussò alla porta e i suoi genitori si affacciarono, cauti.

“Rachel, come ti senti oggi?” chiese Diane.

Lei neanche rispose. Come pretendevano che stesse?

“Senti” le disse Perseus, “abbiamo appena saputo che tua nonna non sta molto bene. Non vorremmo lasciarti qui ma dobbiamo andare da lei. Ascoltami. A quanto pare ci sono dei Mangiamorte infiltrati al Ministero, quindi gli incantesimi di protezione qui intorno potrebbero saltare. Se senti anche il minimo rumore, raggiungici immediatamente”.

Rachel annuì.

“Cerca di mangiare qualcosa, oggi, per favore” aggiunse sua madre. “Non puoi andare avanti così. Lo so che sei distrutta, ma sappi che ti vogliamo bene e ti siamo vicini”.
“Grazie…”

Cinque minuti dopo, i suoi genitori erano usciti, lasciandola completamente sola. Si sentiva quasi in colpa per quanto li faceva preoccupare, ma non poteva farci niente.
Tuttavia sapeva che avessero ragione: non poteva andare avanti così.
Era convinta che la sorte ce l’avesse con lei a tal punto da non volerle concedere di morire a sua volta, ma lei non avrebbe più fatto il suo gioco, crogiolandosi nella disperazione. Regulus non avrebbe mai voluto vederla in quello stato.

Lui era morto da eroe e non sarebbe stato giusto ricambiarlo così.
Doveva portare quella lettera a Silente quella mattina stessa.

Così, per la prima volta dopo sette giorni, varcò la soglia della sua camera. Dopo aver fatto colazione ed essersi vestita, già sarebbe voluta tornare a seppellirsi.

Lo faccio per te, Regulus. Poi dirò a Sirius di Peter, ma dopo basta.

Il vestito ormai le stava largo, per tutto quel periodo di digiuno quasi totale ma Rachel non vi fece caso. Prese la bacchetta, infilò la lettera in tasca e scese di sotto.

Si era assicurata che tutte le finestre fossero ben chiuse ma, quando la sua mano sfiorò la porta d’ingresso, improvvisamente fu investita da una ventata d’aria gelida che la fece rabbrividire.
Impallidì, perché non era possibile che il vento soffiasse dentro casa. Rimase immobile per alcuni secondi, senza sapere se essere spaventata o no.
Sembrava stupido, ma quel fatto inspiegabile le era parso una sorta di avvertimento di non aprire quella porta.
Ma più passava il tempo più si convinceva che fosse stata un’allucinazione creata dal suo inconscio desiderio di sentire la presenza di Regulus accanto a sé.

È morto, e niente potrà farlo tornare indietro. Fattene una ragione.

Ricacciò indietro le lacrime e aprì la porta, ritrovandosi faccia a faccia con Peter Minus, che teneva il pugno alzato, come se stesse per bussare.

Dopo un istante di sorpresa, quello esordì:
“Ehm… ciao… Mi ha mandato… Sirius. Dice che vuole parlarti, ma non può uscire di casa, così mi ha detto di portarti…”

Non proseguì, perché lo sguardo della ragazza gli suggeriva che qualcosa non andasse.

“Ti manda Sirius, eh?” fece lei, sentendosi invadere da un odio profondo nei confronti di quel traditore.
“Bè, sì…” mentì Minus, ancora ignaro.

Rachel non gli diede neanche il tempo di rendersi conto di cosa succedeva. Estrasse la bacchetta e lo colpì con un incantesimo, facendolo ruzzolare giù dagli scalini della villa.

Tutta la disperazione che la tormentava si era trasformata in furia omicida.

“Tu… schifoso… traditore! Lo so… che sei… un… Mangiamorte! Vigliacco… carogna…”

Ad ogni parola, pronunciava una fattura, mandando Minus a cozzare contro tutti gli angoli del giardino.

“Mi… fai… schifo!”

Minus strillava per la paura, col naso rotto, qualche costola incrinata e il viso pieno di graffi sanguinanti e lividi scuri che si allargavano a vista d’occhio.

“Aiuto! Ti prego… Non è vero!”
“Fa’ silenzio!”

Terrorizzato, Minus prese la bacchetta e posò la punta sul marchio Nero. Pochi istanti dopo, altri quattro Mangiamorte si Materializzarono accanto a lui.
Rachel sentì svanire di colpo l’ira vendicativa non appena essi la circondarono. Avrebbe dovuto immaginare che non fosse solo. Era in trappola, ormai non ce l’avrebbe mai fatta.
Così, invece di difendersi, estrasse dalla tasca il biglietto per Silente e lo distrusse, per evitare che finisse in mani sbagliate.

Un attimo dopo fu Schiantata.

***

 

Quando aprì gli occhi, si ritrovò per terra, in una sala semibuia. Era circondata da persone ricoperte da mantelli e cappucci neri; alcuni sghignazzavano, altri bisbigliavano tra loro, concitati.
Alla sua destra, Peter Minus era riverso su una panca di legno, talmente pesto da essere irriconoscibile, e si massaggiava una spalla forse distorta.

“… veramente patetico! Sei stato messo K.O. da una ragazzina” gli si stava rivolgendo una donna, provocando risate derisorie tra le fila dei Mangiamorte.

Rachel si sentì arpionare un braccio e rivoltare. Il viso sadico di Bellatrix Lestrange, a pochi centimetri dal suo, la fece rabbrividire.

“Si è svegliata?” chiese una voce fredda e serpentesca.
“Sì, mio Signore” rispose Bellatrix. “Cammina, tu!”

La costrinse ad alzarsi e la sospinse tra gli altri Mangiamorte, finchè Rachel non si trovò al cospetto di Lord Voldemort in persona.
Se all’inizio quegli occhi rossi e malvagi la terrorizzarono, subito dopo si accorse che il timore fosse stato sostituito dall’odio, di fronte al vero responsabile della morte di Regulus.

“Prima di tutto” esordì Voldemort con uno strano ghigno, “sappi che non ho nessuna intenzione di ucciderti. La tua è una famiglia Purosangue ed è un peccato versare sangue di strega. Se ti limiterai a rispondere a qualche semplice domanda, sarai libera. Come prova delle mie buone intenzioni, ti restituirò la bacchetta”.

Ad un suo cenno, McNair si avvicinò a Rachel e gliela rese. Lei gliela strappò con rabbia ma Voldemort non vi fece caso e proseguì:

“Mi riferiscono che i tuoi rapporti con Black fossero molto intimi. Ti volevo qui per chiederti che fine avesse fatto quel ragazzo, ma a quanto pare c’è qualcosa di più interessante che dovrei sapere. Mi hanno detto che poco fa, prima di essere catturata, hai distrutto quella che sembrava una lettera. Evidentemente, non volevi che finisse nelle mie mani. Di cosa si tratta?”

Rachel si affrettò a distogliere lo sguardo da lui. Ora capiva perché Regulus avesse insistito tanto per non farle sapere nulla. Non aveva la minima pratica di Occlumanzia. Perché l’aveva letta?

“Fidati di me, Queen. Non ti farò niente…”.

Lei ragionava in fretta. Se Voldemort avesse fatto uso della Legilimanzia, sarebbe stata la fine e Regulus sarebbe morto invano.
Così prese la sua decisione: doveva fargli saltare i nervi e impedirgli di continuare a interrogarla…

“Non ti dirò niente!” sbottò.

Nei suoi occhi scarlatti scorse un lampo che la fece tremare, ma non cambiò idea. Era troppo importante tenerlo all’oscuro del fatto che il suo segreto fosse stato scoperto. Le dispiaceva solo che Silente non sarebbe stato avvertito. Ma era certa che alla fine l’avrebbe saputo lo stesso.

“Prego?” chiese Voldemort in tono minaccioso.
“Sei diventato sordo, per caso? Vediamo se con questo il concetto ti sarà più chiaro… Sectumsepra!”

La sua mossa giunse così inaspettata che nessuno, neanche Voldemort, potè prevederla. L’incantesimo lo colpì a un braccio, e uno schizzo di sangue andò a macchiare la sua veste nera.

La maggior parte dei presenti era inorridita.

Furibondo, Voldemort la disarmò, mandandola a sbattere contro la parete opposta. Dolorante, Rachel guardò l’Oscuro Signore raggiungerla e fermarsi a poco più di un metro di distanza.

Sapevano tutti che quell’azione fosse stata folle. Voldemort era stato umiliato alla presenza dei suoi seguaci, ferito come un qualsiasi comune mortale.

“Tu non hai la minima idea di cosa hai appena fatto…”
“Ah, no?” replicò lei, sprezzante. “Credevo di averti fatto un brutto taglio…”
Crucio!”

Rachel urlò e si contorse per il dolore che la assalì, fino a che Voldemort non abbassò la bacchetta, lasciandola libera di respirare.

“Questo” disse “è quello che accade a chi osa sfidarmi. Te lo ripeto per l’ultima volta. Puoi dirmi cosa fosse scritto in quella lettera, o ti caverò fuori la verità a forza”.
“Non credo che ti piacerebbe se te lo dicessi in questo momento. A proposito, i tuoi schiavetti qui lo sanno che sei uno di quei cosiddetti schifosi Mezzosangue che tanto detestano?”
“Basta! Te la sei voluta tu!”

Voldemort le puntò la bacchetta in mezzo agli occhi, stentando quasi a prendere la mira per quanto era furioso. Desiderava solo di veder morire quella provocatrice.

Rachel si morse il labbro, cercando di concentrarsi.
Non dovrebbe fare male. Un secondo e poi sarà tutto finito… si disse.

Ma Voldemort non la colpì. Al contrario, scoppiò a ridere malignamente.

“Povera sciocca, ormai hai deciso di morire. Potevi unirti a me e continuare a vivere. Non mi serve sapere ciò che stai cercando di nascondere. Dimentichi che stai parlando con Lord Voldemort, che sa sempre tutto. Non ho bisogno di te, lo scoprirò da solo. Ma prima che ti uccida, toglimi questa curiosità. Cosa ti spinge a voler morire così?”

Rachel riuscì a fare una parvenza di sorriso insolente.

“Una cosa che non potrai mai capire” disse. Qualcosa che è molto più potente di te, e che sarà la tua rovina”.

Voldemort rise ancora di più, facendola rabbrividire.

“Povera illusa! Niente e nessuno può sconfiggermi! Tuttavia, poiché sono misericordioso, farò in modo di esaudire il tuo desiderio…”

Rachel gli lanciò un’ultima sfida, continuando a guardarlo impassibile negli occhi mentre lui pronunciava l’anatema mortale.
Non sentì le parole, perché di colpo tutto intorno a lei si fece ovattato e nebuloso.

L’ultima cosa che vide fu un lampo di luce verde.

 

 

 

*Angolo autrice*

Prima che qualcuno di voi venga qua e mi decapiti, premetto che l’epilogo lo pubblicherò stasera, primo perché sarà una sorta di consolazione per tutti voi che avete seguito questa storia, secondo perché so di non potervi lasciare così, terzo perchè sarà più corto dei capitoli, e non voglio farvi aspettare troppo.
Cercando di mantenere la storia fedele alla trama, dovevo per forza fare in modo che nessuno sapesse né di Minus né degli Horcrux prima del tempo, spero che mi capiate. Però è stata una sofferenza lo stesso scrivere questo capitolo.
Almeno, ho sfogato i miei istinti repressi contro quello schifoso traditore di Minus, come alcuni mi avevano esplicitamente chiesto. E sinceramente, ho goduto quando Rachel ha ferito Voldemort, era proprio una lezione che si meritava quel…!

Alohomora (sì, Sirius si sente in colpa ma, come hai detto tu, la vera colpa è della loro famiglia e delle loro manie…è veramente un peccato che questi due fratelli siano stati separati per delle stupide credenze sui Purosangue e non…)
Pan_Tere94 (meno male, come ho già detto, non ero tanto convinta della reazione di Rachel ma ora che mi hai detto che sia la sua sia quella di Sirius sono molto reali, mi sento sollevata. Sarà che mette tristezza, ma a me la pioggia ispira moltissimo queste scene drammatiche…)
Hermione Jean Granger (grazie per il sostegno, la fiction alternativa non mancherà, anche se al momento conto di prendermi una pausa per schiarirmi le idee)
dirkfelpy89 (grazie, e su, facciamoci forza: lo so che è triste, ma spero che l’ultimo capitolo ti risollevi un po’ il morale)
MEISSA_S (non so perchè, ma mi sono commossa anche leggendo la tua recensione! Forse perché hai centrato il problema di Sirius, sempre quel maledetto orgoglio dei Black. E soprattutto il fatto della vita ridotta in cenere come la lettera…è una cosa che hai notato più tu di me che l’ho scritta: a me è venuto spontaneo)
lyrapotter (è vero, ho voluto proprio alludere al fatto che è come se anche il cielo piangesse. La prima parte dello scorso capitolo tra l’altro l’ho scritto molto tempo fa, in un’orrenda giornata di temporale, e in cui ero davvero depressa…ed ecco il risultato)
malandrina4ever (grazie per aver letto tutti i capitoli fino a quell’ora…O_O Come hai fatto?! Anche io ho cominciato ad amare Regulus dopo il settimo libro, è diventato praticamente il mio personaggio preferito. Comunque, anche a me succede che tutti i personaggi che preferisco facciano una brutta fine: oltre a Regulus amo Tonks, Fred&George e Andromeda, e quest’ultima secondo me è la più sfortunata di tutta la saga… Ma si può, dico io?)
_Mary (la lezione alla pantegana è arrivata, se l’è proprio meritato, secondo me. All’inizio Rachel non ne vuole proprio sapere di reagire, ma quando si trova davanti a Voldemort, più o meno pensa le stesse cose di Harry nel quarto, quando decide che, se proprio deve andarsene, non lo farà implorando o avendone paura)
Basta_MarySue (a chi lo dici…io sarei rimasta chiusa nella mia camera per sempre, altro che una settimana e basta)
Pervinca Potter 97 (ti credo che sei bloccata, anche io lo ero quando dovevo scrivere questi ultimi capitoli...)
LMP (grazie mille, in questo capitolo spro di aver reso giustizia anche a Minus... una bella punizione era quello che si meritava, secondo me)

Ci sentiamo tra qualche oretta, con l’epilogo…

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


… rimasi in ascolto del dolce vento che soffiava tra le erbe, e mi chiesi chi mai potesse pensare a tormentosi sonni per coloro che dormivano in quella terra tranquilla.”

(Emily Brontë, "Cime Tempestose")

Epilogo

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Rachel era di nuovo in piedi, nella stessa sala semibuia di prima. Sapeva di esistere ancora, poteva muoversi, poteva vedere Voldemort e i Mangiamorte, ma c’era un’unica grande differenza, perché vedeva anche se stessa accasciata per terra, senza vita.

Era spaventata. Se quella era la morte, non se l’era mai immaginata così. Era orribile guardare in faccia se stessa da morta, e per di più non aveva la più pallida idea di cosa fare.

Voldemort sembrava irritato.

“Che sciocca ragazza…” diceva, ma Rachel quasi non lo udì, come se fossero stati a una grande distanza.

Al contrario, una seconda voce, che la chiamò per nome in quel momento, parlò forte e chiaro.

Rachel si voltò e improvvisamente si sentì invadere da una felicità immensa.
Credeva di sognare. In un primo momento pensò che dovesse trattarsi di un prodotto della propria immaginazione e nulla di più. Ma sapeva cosa ascoltare: il suo cuore non mentiva e nemmeno il calore che la assalì e che, in vita, le avrebbe tolto il respiro.

Davanti a lei c’era Regulus, non stanco e pallido com’era stato di recente, ma molto più sereno e in salute.

“Reg…” disse, con la voce spezzata. “Allora non mi hai lasciata”.
“Non l’ho mai fatto” rispose lui, allargando le braccia per accoglierla.

Rachel tuttavia esitò, colta da un dubbio. Non voleva che succedesse come nei sogni che aveva fatto negli ultimi giorni. Tuttavia, qualcosa nell’espressione di Regulus le diceva che stavolta sarebbe stato diverso.

Tese la mano per sfiorarlo e scoprì di poterlo toccare.

Felice come non era più stata, finalmente lo abbracciò. Lui la strinse a sua volta, quasi dimentico di tutto quello che era successo. Ormai non importava più, perché erano di nuovo insieme.
Per Rachel era incredibile rendersi conto che non fosse cambiato niente. Quello che provava per lui non era stato cancellato, ma anzi, adesso era mille volte più forte. Regulus sentiva le stesse identiche sensazioni. Entrambi si sentivano finalmente completi.

“Non volevo che morissi” disse lui, tuttavia senza il tono cupo che avrebbe usato in vita.
“È stata colpa mia. Non avrei dovuto aspettare così tanto per uscire di casa. Mi dispiace solo di non aver potuto consegnare il tuo messaggio”.
“Non preoccuparti. Silente lo scoprirà lo stesso. Sei stata coraggiosa fino in fondo. Hai fatto in modo che Voldemort non sapesse nulla, anche se questo ti è costato la vita”.
“È stata una mossa avventata da parte sua uccidermi” commentò lei.
“Non sai quanto… Nella sua infinita arroganza, ha creduto di essere in grado di scoprire tutto, senza sapere che noi eravamo gli unici due a sapere quello che cerca. Crede di essere l’unico a conoscere certe cose, povero illuso. In questo modo ha già firmato la sua condanna. Peggio per lui”.

Rachel lo guardò negli occhi, pensando che non avrebbe mai più voluto distogliere lo sguardo.

“Che cosa devo fare adesso?” chiese.
“A questo punto dovresti scegliere se diventare un fantasma o no. È una decisione concessa ai maghi, ma di solito non è la migliore. Non vorrai trascorrere l’eternità in compagnia del Barone Sanguinario?”
“Io voglio solo restare con te” rispose lei, convinta.
“Allora seguimi” disse lui, tendendole la mano.

Rachel esitò un attimo, guardandosi alle spalle.

I Mangiamorte stavano uscendo dalla stanza, lasciando Voldemort ai propri pensieri.

“Ignoralo” la richiamò Regulus. “Prima o poi toccherà anche a lui, e quando accadrà non vorrei trovarmi al suo posto”.

Rachel voltò le spalle all’Oscuro Signore e afferrò la mano di Regulus.

Un attimo dopo la stanza buia scomparve intorno a loro, e si ritrovarono in mezzo ad un paesaggio fantastico.

Una spiaggia candida come la neve si perdeva oltre l’orizzonte, e sembrava non finire mai. O forse era veramente così. Il mare, piatto e limpido, rifletteva la luce rossastra del tramonto, che si avviava a diventare azzurrina come quella della luna.
Sulla destra della spiaggia, invece, cominciava una foresta in cui il verde brillante era a tratti interrotto dai colori vivaci dei fiori.
Rachel osservò attentamente il paesaggio, meravigliata. Poi tornò a guardare Regulus e sorrise.

“Te l’avevo detto che ti avrei seguito anche in capo al mondo” disse.
“Ora ne sono contento” rispose lui, senza lasciarle la mano.
“È meraviglioso. Non me lo aspettavo così. Ho sempre avuto paura di… bè, di morire. E pensare che Voldemort teme la morte più di ogni altra cosa”.

Non era stupita del fatto di aver pronunciato quel nome senza più paura. Ormai per loro Lord Voldemort non era altro che un misero cui sarebbe toccata una sorte orrenda.

“Probabilmente ne ha paura perché lui non vedrà niente di tutto questo. A ognuno spetta quello che ha meritato” spiegò Regulus.

Rachel tornò a guardarlo negli occhi. Non avrebbe mai più voluto distogliere quello sguardo, perché ora finalmente lei e Regulus erano diventati un tutt’uno: niente e nessuno li avrebbe mai più potuti separare.

“Non so cosa fare prima” confessò lei. “Vorrei restare così per sempre, ma mi piacerebbe anche esplorare questo posto”.
“Fai con comodo. Abbiamo tutto il tempo del mondo” rispose lui, posando la fronte contro la sua ma sempre senza interrompere il contatto visivo, specchiandosi nei suoi occhi neri e luminosi al tempo stesso.

Era tutto così diverso da come si erano immaginati. Entrambi credevano che da morti non avrebbero provato più nulla, che i loro cuori avrebbero cessato di battere, e invece non era così.
Ogni istante era come rivivere con la stessa intensità il momento in cui avevano capito di essersi innamorati, o quello in cui si erano baciati per la prima volta: le stesse emozioni elevate all’ennesima potenza.
I loro cuori battevano all’unisono, come se fossero stati una cosa sola, a un ritmo che era musica per le loro orecchie.
Ciascuno dei due ora aveva l’assoluta certezza di dipendere totalmente l’uno dall’altra e che se lui non fosse esistito, non sarebbe esistita nemmeno lei, e viceversa.

“Ti stavo aspettando” le confessò Regulus. “Sapevo che saresti arrivata presto, ma sarei rimasto ad attenderti, anche se fossi sopravvissuta ancora per molto altro tempo”.

Rachel gli sorrise e rispose:

“Non sarei mai potuta sopravvivere senza di te, e lo sai”.
“Sì…”

Avevano desiderato di restare uniti per sempre e, adesso che si trovavano a poter vivere un’eternità insieme, erano entrambi convinti che fosse valsa la pena di compiere quei sacrifici tanto sofferti e temuti.

Ne era valsa la pena, per loro stessi e per il futuro del mondo magico.

 

Fine

  

   

 

*Angolo autrice*

E siamo arrivati alla fine. Spero che questo breve epilogo vi sia piaciuto. Ho voluto inserirlo sia perchè quella degli amanti che si riuniscono dopo la morte è un'idea che mi ha sempre affascinata, sia perchè ho letto una cosa molto simile in una versione per ragazzi di Romeo e Giulietta: quasi non la faceva più sembrare una tragedia.
Siete stati veramente tanto gentili, non mi aspettavo tutte queste recensioni! Mi dispiace veramente tanto di aver già finito questa storia, non credevo che mi avrebbe coinvolta così tanto... Ormai Regulus me lo sogno di notte!

Alohomora (come ti ho già detto, non credo che a Rachel sarebbe venuto un Avada Kedavra...comunque, grazie per aver partecipato così tanto alla mia storia, sei stata una dei lettori più fedeli! Nemmeno io al momento so scrivere una risposta coerente, sarà l'emozione per la fine della storia... Rimedierò via mail, a mente fredda)
_Mary (la tregua mi sa che me la prenderò, ma intanto scriverò lo stesso, non ti preoccupare, è che devo rifletterci bene sulle cose: non a casom il primo abbozzo di Slytherin Love ho cominciato a idearlo addirittura a inizio dicembre)
LMP (hai ragione, i vigliacchi sono sempre di più...sulla stazione hai indovinato, complimenti! In effetti, mi sono anche ispirata al capitolo "King's Cross", anche se ho cambiato qualcosina!)
dirkfelpy89 (ecco, quasi quasi è stato meglio che già lo sapevate come sarebbe finita)
Pan_Tere94 (mi è dispiaciuto tantissimo farle bruciare la lettera, ma purtroppo era inevitabile... Meno male, sono riuscita a mantebermi fedele alla storia originale, temevo di non farcela!)
MEISSA_S (non so veramente cosa dire, sono rimasta a corto di parole per quanto sono rattristita dalla fine di questa storia... Comunque, non posso che ringraziarti per avermi seguita fino a questo momento)

Ringrazio anche quelli che hanno sempre recensito (Pervinca Potter 97, Pepesale, Basta_MarySue, Hermione Jean Granger, lyrapotter) ma che non hanno fatto in tempo a commentare il capitolo di questa mattina, e anche chi ha letto quasi tutti i capitoli insieme, come malandrina4ever, e chi ha aggiunto la storia ai preferiti

Grazie di cuore, spero di sentirvi presto!
Ps: risponderò via mail a tutte le recensioni a questo capitolo, non temete!
Giulia


La storia ha partecipato ad un turno del forum Never Ending Story Awards, ottenendo il premio "Best saga"!

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