Slytherin Love di Julia Weasley (/viewuser.php?uid=58968)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Rissa ***
Capitolo 3: *** Rachel Queen ***
Capitolo 4: *** Dispetti ***
Capitolo 5: *** Un favore per Lily ***
Capitolo 6: *** Il rivale ***
Capitolo 7: *** Il nuovo Mangiamorte ***
Capitolo 8: *** La Coppa di Tassorosso ***
Capitolo 9: *** Il prezzo dell'immortalità ***
Capitolo 10: *** L'invito ***
Capitolo 11: *** Il Ballo di Natale ***
Capitolo 12: *** Incubo ***
Capitolo 13: *** Il medaglione ***
Capitolo 14: *** Devi tornare ***
Capitolo 15: *** La verità ***
Capitolo 16: *** Ossessione ***
Capitolo 17: *** Primavera ***
Capitolo 18: *** La svolta ***
Capitolo 19: *** L'ultimo incontro ***
Capitolo 20: *** Addii ***
Capitolo 21: *** R.A.B. ***
Capitolo 22: *** Acqua ***
Capitolo 23: *** Ultima sfida ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
A Regulus Black,
eroe
e “difensore degli elfi domestici”
(J.K. Rowling,
“Harry
Potter e i Doni della Morte”, cap. 36, pag. 674)
“È
vero che non sei
responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai
di ciò
che sei”.
Jean - Paul
Sartre
Prologo
Lord
Voldemort non riusciva a
capire.
Con la bacchetta ancora in mano,
fissò davanti a sé il corpo inanimato, disteso
per terra in una posizione
innaturale. Guardò quella ragazza che, nonostante il vuoto
oscuro che riempiva
il suo cuore, non poteva fare a meno di considerare bellissima.
Perché l’aveva fatto?
Come poteva un fiore appena
sbocciato e così splendente decidere di cercare
spontaneamente la morte, di sacrificarsi
senza un motivo apparente?
Lord Voldemort temeva la morte
come nessun altro. Era la sua più grande paura, il suo
peggiore incubo. Come
poteva esistere qualcuno che che – addirittura –
la cercasse
disperatamente?
“Una cosa che non potrai mai
capire” erano state le ultime parole di quella misteriosa
ragazza. “Qualcosa che
è molto più potente di te, e che sarà
la tua rovina”.
Che stupida. Niente e nessuno era
più potente di Lord Voldemort. Nessuno avrebbe mai potuto
sconfiggerlo, su
questo non aveva il minimo dubbio.
E, infatti, i risultati si
vedevano chiaramente. Lui era ancora vivo, sempre ad un passo
dall’immortalità,
poiché nessuno era a conoscenza del segreto dei suoi
Horcrux.
Quella sciocca
invece aveva gettato via la sua vita.
Ma si sbagliava di grosso. Lui credeva che nessuno
avrebbe mai scoperto il suo segreto: in realtà qualcuno
l'aveva capito da tempo, e aveva provveduto a rimediare. Ma questo
l'Oscuro Signore l'avrebbe scoperto molti anni dopo, e sarebbe stato
troppo tardi.
Voldemort rise di una risata
fredda e vuota.
Lui aveva vinto, lei aveva perso.
Si avvicinò, con il
chiaro intento d’infierire sul cadavere, ma un attimo dopo
sussultò, invaso da
un misto di rabbia, incredulità e terrore.
Da morta, i lineamenti della
ragazza si erano rilassati. L’espressione addolorata che
aveva avuto negli
ultimi attimi della sua breve vita era scomparsa, esaltando ancor di
più la sua
bellezza, nonostante il pallore mortale.
Sorrideva.
Quell’espressione serena, piena
di pace, colpì Lord Voldemort come un fulmine, lasciandolo
scosso nel profondo.
Come poteva sembrare felice una
persona morta? Cosa mai aveva trovato di bello dall’altra
parte? Questo non
lo avrebbe mai capito, nemmeno quando sarebbe toccato a lui di morire,
e
sarebbe stata tutta colpa sua, per quell’insensato desiderio
di vivere in
eterno che aveva dominato la sua intera esistenza.
La ragazza aveva vinto.
L’Oscuro Signore aveva perso.
*Angolo
autrice*
Salve
a tutti!
Se
il prologo vi sembra incomprensibile, non vi
preoccupate, perchè presto scoprirete cos'è
successo: vi basti sapere che Voldemort ha appena commesso un altro dei
suoi delitti, e neanche se ne preoccupa più di tanto. Ma
vorrei presentarvi un po' la storia che ho intenzione di
scrivere e che dovrebbe essere lunga più o meno una ventina
di capitoli, forse sui 25!
Il
protagonista è
Regulus Black, anche se nel prologo non è apparso, ma lo
vedrete nel prossimo capitolo, se sarete così gentili da
continuare a leggere! Visto che la Rowling non spiega poi molto
(chissà perchè, quelli di cui non parla tanto
sono i miei personaggi preferiti) allora ho deciso di immaginare come
potessero essere andate le cose, da quando Regulus divenne un
Mangiamorte a quando (ahimè ç_ç)
morì.
Ho
cercato di rispettare le informazioni
che la Rowling ci ha dato (edit: anche se mi è sfuggito
qualche errore cronologico), quindi non vedrete pairing strani e cose
del
genere, ma ci ho messo anche del mio, nel senso che dove potevo
inventare non mi sono risparmiata, sempre rimanendo nei limiti del
probabile (o almeno, spero di esserci riuscita!). Per esempio, nessuno
può dimostrare che Regulus non avesse vissuto una love story
prima di morire, quindi me lo sono inventata io, e spero tanto che vi
piaccia!
Va
bene. Ora che ho detto tutto, attendo con ansia i vostri commenti,
nella speranza che non siano negativi! Alla prossima, Julia Weasley
|
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Capitolo 2 *** Rissa ***
Rissa
L’autunno
era alle porte. L’aria
già fresca e gli alberi che cominciavano a coprirsi di
chiome dorate
annunciavano il suo imminente arrivo. Le prime foglie cadute
frusciavano sui
marciapiedi, sotto i passi dei londinesi che vi camminavano.
Tra questi, c’era una famiglia
dall’aria per niente comune. Padre e madre, due signori
vestiti di scuro, avanzavano
a petto in fuori e naso all’insù, con aria di
profonda arroganza, e liquidavano
gli altri passanti con occhiate di puro disprezzo.
Lui era un uomo di circa
cinquant’anni, con i capelli brizzolati raccolti in un codino
elegante. Lei
doveva avere almeno cinque anni di meno, il mento pronunciato, i
capelli scuri
raccolti in uno chignon e gli occhi grigi che mostravano uno sguardo
duro e
sprezzante.
Il terzo membro della famiglia
era un ragazzo magro e minuto, di circa sedici anni. I capelli neri gli
arrivavano
poco sopra e spalle; gli
occhi erano grigi come quelli della madre.
Nonostante non fosse molto alto, aveva un portamento fiero e i suoi
modi
aristocratici spiccavano quanto quelli dei genitori, sebbene
stesse trascinando
un pesante baule da viaggio.
“Siamo quasi arrivati, non siamo
in ritardo” disse il padre, Orion Black.
“Credi che lo incontreremo?”
domandò sua moglie Walburga, nervosa.
“Spero di no per lui” rispose
quello. “Gli auguro proprio di no”.
Regulus non parlò e si costrinse
a serrare la mascella. Preferiva non pensarci: certa gente per lui non
doveva
esistere più…
I Black svoltarono a destra e
s’incamminarono nell’ingresso della stazione
babbana di King’s Cross. Senza far
caso agli annunci degli orari di partenza e arrivo dei treni che gli
addetti
mandavano via megafono, i tre attraversarono di nascosto la barriera
del
Binario Nove e Tre Quarti, ritrovandosi davanti all’Espresso
per Hogwarts.
Il fumo biancastro usciva sotto
forma di nuvoloni densi dalla locomotiva, e molti studenti erano
già saliti.
“Forza, vai, mancano dieci minuti
alla partenza” disse Walburga, guardando il grande orologio
appeso alla parete.
Regulus li salutò.
Era contento che i suoi genitori fossero
così fieri di avere
un figlio come lui. Non erano dei tipi affettuosi, ma lui riusciva lo
stesso a
capire quello che provavano. Orion gli appoggiò la mano
sulla spalla e disse:
“Contiamo su di te per ripagare
tutte le delusioni che ci ha procurato tuo fratello”.
“Non vi preoccupate. Sarete
orgogliosi di me” rispose lui, desiderando ardentemente di
accontentarli.
Dopodiché salì sul treno, e
rimase a guardare dal finestrino mentre il treno cominciava a muoversi,
finchè
King’s Cross non sparì dietro una curva.
A quel punto si decise a cercare
un posto libero nel treno già tutto pieno, e
s’incamminò lungo il corridoio.
Salutò alcuni compagni di Serpeverde, ma non si
fermò con loro.
Un ragazzo magro, con i capelli
scuri e unticci, il naso pronunciato e l’aria malsana gli
fece un cenno a mo’
di saluto.
“Ciao, Piton, come stai?”
chiese
Regulus.
“Bene” rispose lui, con tutta
l’aria di pensare il contrario. “Vuoi venire con
noi?”
E gli indicò lo
scompartimento dal quale si era appena affacciato.
“No grazie, ho detto a Queen che
sarei andato da lei”.
“Va bene, ci vediamo più
tardi,
allora. Dobbiamo discutere delle ultime
novità…”
Regulus sapeva a chi si riferiva.
I loro discorsi erano perennemente incentrati su Lord Voldemort e i
Mangiamorte. Annuì, gli rivolse un’occhiata
eloquente e si allontanò.
Era appena giunto in fondo al
primo vagone, quando la porta che comunicava con il secondo si
aprì, e quattro
ragazzi ne uscirono, chiacchierando allegramente.
Ci furono tesissimi istanti di
assoluto silenzio dopo che quelli videro Regulus. Uno dei quattro, il
più basso
e grassoccio, squittì un
“Oops…” e si nascose in fretta dietro a
quello che gli
era vicino, il quale si mordeva il labbro con aria preoccupata, il
volto
attraversato da parecchie cicatrici.
“Ci siamo…” disse
un terzo con
un’espressione scanzonata dietro gli occhiali tondi, e si
passò distrattamente
la mano tra i disordinati capelli scuri.
Ma Regulus non notò nessuno di
loro tre; il suo sguardo era puntato sul quarto membro del gruppo, un
ragazzo
quasi uguale a lui, solo un po’ più alto e robusto
e con uno sguardo sornione.
“Salve, Regulus”
esordì Sirius,
perfettamente tranquillo.
“Hai anche il coraggio di
rivolgermi la parola?” disse.
“Dovrei esserne spaventato?”
osservò Sirius, e il ragazzo con gli occhiali, James Potter,
ridacchiò.
“Sei scappato di
casa…”
“E allora? Non credo che per voi
sia stata una gran perdita, o sbaglio? Scommetto che i nostri genitori
non se
ne sono minimamente preoccupati. Tanto hanno ancora il loro adorato
Regulus, il
figlio perfetto, il fratello migliore del mondo, la luce dei loro
occhi!”
Eccolo che ricominciava. Regulus strinse i pugni.
Non era colpa sua se
i loro
genitori preferivano spudoratamente lui a Sirius. Aveva cercato di
farglielo
capire in tutti i modi, ma non c’era stato verso.
Se solo lui non fosse stato così ribelle...
“Quanto a me, mi stupisce che
vi siete accorti della mia scomparsa. Non me
l’aspettavo”.
“Sei stato cancellato
dall’albero
genealogico” lo informò Regulus, cercando di
fargli capire la gravità della
situazione.
“L’obiettivo era anche quello,
in
effetti. Ah, a proposito. Ho lasciato un Incantesimo di Adesione
Permanente su
tutte le pareti della mia camera, quindi è perfettamente
inutile che cerchiate
di staccare i miei poster…”
Regulus cercò di non pensare alle
condizioni in cui aveva trovato la stanza di Sirius quando vi era
entrato per
cercarlo: colori di Grifondoro dappertutto, in aggiunta a parecchi
poster di
ragazze babbane in costumi da bagno un po’ troppo succinti.
“Sei uno schifoso traditore”
disse Regulus, ripensando con rabbia alla delusione che aveva
sopraffatto tutti
loro, e per cui Sirius non mostrava il minimo rispetto.
Sirius scoppiò in una risata
simile a un latrato e disse a Regulus di andare in posto poco carino,
“insieme
a tutti gli altri membri della nobile e antichissima casata dei
Black”.
Fu un attimo. Regulus non si
diede neanche la pena di estrarre la bacchetta magica: saltò
addosso al
fratello e gli sferrò un pugno in piena faccia, proprio come
i Babbani che lui adorava tanto. E gliene
avrebbe dato un altro
se James non lo avesse afferrato per la collottola e sbattuto alla
parete,
sotto gli occhi esterrefatti di decine di studenti che si affacciavano
dai
propri scompartimenti, presi dalla curiosità.
“Lasciami, Remus!”
gridò Sirius,
cercando di divincolarsi dalla presa dell’amico e un livido
viola cominciava ad
allargarsi intorno al suo occhio destro. “Voglio fargliela
pagare molto cara!”
“No, Sirius, lascia
stare…”
Intanto gli studenti spettatori
avevano iniziato a fare il tifo, ma la maggior parte di loro teneva per
Sirius,
il Malandrino. Non c’era storia: a casa loro Regulus poteva
anche essere il
fratello preferito, ma a scuola Sirius era mille volte più
popolare.
“Levami le mani di dosso, tu!”
sbottò lui amareggiato, rivolto a James Potter, ma quello lo
minacciò con la
bacchetta.
“Vattene subito, se non vuoi fare
la fine di Mocciosus” disse.
Tutti sapevano a cosa si stesse
riferendo. Poco più di un anno prima, Potter aveva umiliato
Piton davanti a
tutta la scuola, facendogli mostrare le mutande. Era stata la figura
peggiore
che gli avesse mai fatto fare, ma poche persone avevano considerato
male il
Grifondoro per la sua azione. Molti invece lo avevano ritenuto uno
scherzo
davvero divertente.
Regulus si divincolò dalla sua
presa, lanciò un’ultima occhiata sprezzante a
Sirius e passò al vagone
successivo, seguito dagli insulti che l’altro gli urlava
dietro.
Continua...
*Angolo
autrice*
Piccole
precisazioni temporali: al momento siamo
nell'anno 1977, Regulus sta per iniziare il suo sesto anno a Hogwarts e
Sirius il settimo. Quest'ultimo è scappato di casa durante
l'estate appena trascorsa, ed è andato a vivere dai Potter,
perciò i due fratelli si sono rivisti di nuovo solo adesso.
Non ci posso
credere: 7 preferiti e 7 recensioni già al primo capitolo
non me li sarei mai aspettati!
Alohomora
(Grazie ancora per avere recensito i primi capitoli del Diario! In
effetti, a quanto ne so, Silente aveva già passato il secolo
quando Harry è arrivato a Hogwarts...anche a me sembra
strano, ma mi pare di ricordare che la Rowling lo avesse accennato! Hai
proprio ragione, il povero Regulus meritava di essere un po' felice
nella sua breve vita)
Pepesale
(sono contenta di averti sollevato il morale durante una brutta
giornata! Sarò bene felice di rispondere alle tue domande! A
presto)
Hermione
Jean Granger (grazie, Sirius ha già fatto la
sua plateale comparsa, come da copione, eheh!)
Pan_Tere94
(sono commossa per i tuoi complimenti! Comunque anche tu sei tra i miei
autori preferiti, la tua raccolta di drabble su Draco è
fantastica!)
Pervinca
Potter 97 (non vedo l'ora di vedere la tua nuova creazione
su Regulus!)
Azah
Black (è proprio vero, Regulus rappresenta il
lato oscuro di Sirius e visto che il lato oscuro mi attira parecchio,
non posso che preferirlo al fratello maggiore! XD)
draco92
(ecco qua il nuovo capitolo, spero che non ti deluda!)
|
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Capitolo 3 *** Rachel Queen ***
Rachel
Queen
Regulus
era così furioso che non
si accorse nemmeno della persona che si era affacciata dallo
scompartimento
vicino, almeno finché non si sentì chiamare per
nome.
Una ragazza dai lunghi capelli
corvini e gli occhi di un nero brillante lo stava guardando con
un’espressione
divertita: Rachel Queen, la sua migliore amica, sempre se fosse mai
stato
possibile affidarle quel ruolo. Chiunque li avesse visti insieme una
sola volta
avrebbe giurato che quei due si detestavano con tutta l’anima.
Non riuscivano a rimanere cinque
minuti senza litigare, eppure erano inseparabili come dei gemelli
siamesi. In
fondo si somigliavano molto di aspetto, e Regulus la considerava un
po’ come la
sorella che non aveva mai avuto.
In realtà i loro caratteri non
sarebbero potuti essere più diversi. Rachel era una
Serpeverde Purosangue per
modo di dire: non si poneva problemi a stringere amicizie con persone
che
Regulus avrebbe evitato come la peste, per esempio i Mezzosangue.
Rachel era
molto amica di quella lurida nata Babbana di Lily Evans, e continuava a
sostenere
che fosse una ragazza adorabile. Regulus non ne era per niente
convinto, e
comunque non gli interessava.
Ma almeno Rachel era l’unica
ragazza di Hogwarts con cui valesse la pena di parlare; le altre erano
troppo
impegnate a sognare Sirius per accorgersi di lui. Lei invece nutriva
scarsa
simpatia per i Malandrini.
“Non cominciare a infastidirmi.
Non sono in vena di scherzi” l’avvertì
Regulus, conoscendo la sua naturale
inclinazione a fargli saltare i nervi.
“Anche a me fa piacere rivederti,
Black” commentò lei, ironica.
Lui scosse la testa e controllò
nello scompartimento.
“Puoi entrare, non ci sono nati
Babbani, sono sola” gli assicurò Rachel,
sospirando.
Regulus entrò e mise il baule
sopra la rete apposita. Poi si lasciò cadere sul sedile.
“Che ti è
successo?” chiese lei,
chiudendo la porta e andandosi a sedere di fronte a lui.
“Ho dato un gran pugno a quel
dannato verme insulso e pieno di sé, e avrei continuato, se
solo avessi
potuto”.
Rachel non aveva bisogno di
chiedere di chi stesse parlando.
“Che cosa ha fatto stavolta?”
“E me lo chiedi? Quest’estate
è
scappato di casa. Senza lasciare un messaggio. Così, di
punto in bianco…”
“Davvero? E dove è
andato?”
“Non è un problema mio. Ma ci
tenevo a dargli una lezione… Perché
ridi?”
Rachel soffocò un violento attacco
di risate cacciandosi un pugno in bocca.
“Rido perché hai tutta
l’aria del
fratello minore che è riuscito a sopravvivere per la prima e
unica volta ad una
rissa col fratello più grande!”
Regulus digrignò i denti.
Purtroppo era vero: non era mai riuscito a spuntarla in un corpo a
corpo con
Sirius, che era molto più alto e forte di lui; ogni volta ne
usciva con un
occhio nero e dei lividi.
“Sta’ zitta, ti ho detto che
non
sono in vena, oggi, perciò non farmi perdere la pazienza. E,
tanto per inciso,
ora sono figlio unico” disse, cercando di trattenere
l’ira.
La ragazza si fece molto più
seria.
“D’accordo, per oggi
farò la
brava. Ma non dirai sul serio? Siete ancora fratelli”.
“No”.
“E invece scommetto che vi volete
bene”.
“Stai delirando…”
l’avvertì lui,
ma non poteva ingannare se stesso.
Quando Sirius era andato via di
casa, era
stato malissimo. Gli era sembrato che Grimmauld Place si fosse
svuotata. Odiava
ammettere che suo fratello gli era mancato, e non l’avrebbe
mai fatto,
soprattutto perché era fermamente convinto che a Sirius non
fosse mai importato
niente di lui. Il fatto che pochi minuti prima lo avesse trattato in
quel modo
ne era una prova lampante.
Avevano passato sedici anni a
discutere e litigare, non avevano fatto altro che essere in
competizione. Non
era una bella cosa, ma Regulus invidiava da morire suo fratello, uno
dei
ragazzi più ammirati, desiderati e popolari di Hogwarts. Lui
invece era
riuscito a guadagnarsi un minimo di considerazione diventando Cercatore
della
squadra di Quidditch di Serpeverde. Ma neanche questo era bastato,
perché a
fargli ombra ci pensava niente meno che James Potter, Cercatore di
Grifondoro,
l’altro ragazzo più ammirato della scuola, e
migliore amico di Sirius. Sembrava
che quei due si fossero messi d’accordo per fargli pagare
l’affronto di essere
il figlio preferito da Orion e Walburga Black.
“So cosa stai pensando” disse
Rachel. “Ti senti inferiore a lui, ma non capisci che anche
lui si sente
inferiore a te. Siete due teste di legno”.
“Perché dovrebbe sentirsi
inferiore?
Ha tutto quello che potrebbe desiderare” obiettò
Regulus scettico.
“Bè, per esempio, scommetto
che
non gli sarebbe dispiaciuto essere considerato un po’ di
più nella vostra
famiglia”.
“Ma se non gliene è mai
importato
nulla!”
Rachel alzò gli occhi al cielo.
“Questo è quello che dice lui
per
non mostrarsi debole… Ma ci vuole tanto a capirlo?”
“Ma tu che ne sai? Non mi risulta
che gli abbia mai rivolto la parola”.
“Lo capisco da quello che mi hai
raccontato tu. Comunque, lasciamo stare. Tanto è inutile
cercare di farti
ragionare. Quando ti metti in testa una cosa non te la si riesce a
cavare
neanche in cent’anni. Spero solo che non lo capiate troppo
tardi…”
“Ecco, brava, fai silenzio”
bofonchiò Regulus.
“Scorbutico… A proposito, non
noti
qualcosa di nuovo?” chiese lei, evidentemente offesa per la
sua mancanza di
attenzione.
Regulus la guardò, perplesso. In
effetti, era cambiata parecchio in soli due mesi. Fino
all’anno precedente
aveva mantenuto delle fattezze infantili, ma adesso si vedeva, anche da
seduta,
che fosse diventata più alta e affusolata, più
simile a una donna che a una
bambina.
“Uhm, vedo”
commentò Regulus.
“Finalmente ce l’ho fatta a
crescere anch’io. Deve essere stato lo stress per i G.U.F.O.
Ho perso come
minimo dieci anni di vita. Come ti sembro?”
“Orrenda come sempre” rispose
lui.
Ovviamente scherzava. Sapeva
perfettamente che Rachel aveva tutte le carte in regola per essere la
ragazza
più corteggiata di tutta Hogwarts, se solo il suo carattere
fosse stato meno
infantile e dispettoso. Lui stesso non riusciva a vederla che come una
simpatica palla al piede.
Dopo un po’, Rachel tirò
fuori
dalla borsa una copia della Gazzetta del Profeta e gliela porse.
Regulus lesse
il titolo in prima pagina.
IL SIGNORE
OSCURO
COLPISCE ANCORA
Stavolta
è stata assassinata una famiglia di maghi che si erano
rifiutati di diventare suoi seguaci. Il panico inizia a serpeggiare tra
i
Babbani. Il Primo Ministro chiede aiuto a Cornelius Caramell
“Allora, che ne pensi?” chiese
Rachel.
Regulus aveva capito dove lei
voleva andare a parare.
“Te l’ho già
detto” rispose.
“Secondo me ha ragione lui”.
“Ha ragione?! Ha compiuto un
sacco di omicidi in questi anni! Come puoi sostenerlo?”
“I Babbani stanno invadendo il
nostro mondo” disse lui, ripetendo involontariamente quello
che suo padre
diceva sempre. “Ma nessuno ha mai avuto il coraggio di
risolvere la situazione.
L’Oscuro Signore è l’unico che sta
veramente cambiando le cose, e se questo
comporta degli incidenti di percorso…”
“E li chiami incidenti di
percorso?” sbottò Rachel inorridita.
“Sono omicidi belli e buoni!”
“Non è colpa sua se molti
maghi
gli mettono i bastoni tra le ruote. Non capiscono che lo fa anche per
il loro
bene”.
Rachel non rispose e distolse lo
sguardo, amareggiata, mentre lui strappava la pagina e la riponeva
nella borsa,
con l’intento di aggiungerla alla sua collezione di articoli
riguardanti Lord
Voldemort.
“Regulus, mi prometti una
cosa?”
riprese lei, guardandolo con preoccupazione.
“Dipende” rispose lui,
tenendosi
vago.
“Promettimi che non diventerai
mai un Mangiamorte”.
Regulus s’irrigidì ed emise
una
specie di mugugno ambiguo.
“Significa sì o
no?” lo incalzò
quella.
“Sì…”
fece lui, in un finto tono
sicuro, e quasi si sentì in colpa, ma non aveva avuto
scelta.
Rachel non
avrebbe mai capito il piano di Voldemort e non erano bastati cinque
anni per
farle cambiare idea. A differenza di lei invece, Regulus ammirava
moltissimo
quel Mago Oscuro, come gli avevano insegnato i suoi genitori. Inoltre
sua
cugina Bellatrix era già da qualche tempo una Mangiamorte e
gli aveva
raccontato moltissime cose che non avevano fatto altro che accrescere
il suo
desiderio di diventare come lei.
Rachel sospirò, guardandolo con
amarezza, cercando di ignorare il cuore che batteva ogni volta che
incrociavano
gli sguardi. Se solo non fosse stato perennemente impegnato a fare la
guerra a
Sirius Black, a disprezzare i nati Babbani e ad ammirare le Arti
Oscure, forse
si sarebbe accorto della ragazza che l’aveva sempre aiutato
senza mai ricevere
in cambio ciò che veramente avrebbe voluto.
*Angolo
autrice*
Vorrei
dedicare questo capitolo a Pepesale,
come ringraziamento per avermi a sua volta dedicato la sua one-shot
"Null'altro che fratelli" (andatevela a leggere!)
draco92
(grazie sono contenta che ti piaccia, fammi sapere cosa ne pensi di
questo capitolo!)
LaBabi
(eh certo, quei due non perdono occasione per farsi notare! XD)
Ady91
(figurati, purtroppo la scuola è una piaga sociale e
dobbiamo passarci tutti! In effetti non ce ne sono molte di storie su
Regulus, e spero che la mia invogli altre persone a scriverne altre)
lyrapotter
(lo so, nello scorso capitolo Sirius non è proprio il
massimo, ma migliorerà, anche se non sarà il
personaggio principale, comunque ho intenzione di raccontare anche del
suo rapporto con Regulus più in là...quello che
rimarrà odioso è James...mi dispiace ma proprio
non riesco a farmelo stare simpatico...)
Rosalie
Hale e Bella Swan (un'altra fan di Sirius! Accidenti, mi
sa tanto che dovrò farmi venire qualche idea per scrivere
una storia su questo personaggio, siete davvero tante ad amarlo! XD)
Pepesale
(ti ho dedicato questo capitolo perchè le tue ultime
one-shot sono fantastiche e soprattutto "Null'altro che fratelli" mi ha
ispirato moltissimo! Spero che il lato del rapporto tra i due fratelli
che ho approfondito in questo capitolo sia convincente: mi piace
pensare che entrambi pensino che l'altro abbia tutte le fortune, mentre
invece non è così...in fondo è una
cosa che succede spesso! E comunque, non è vero, ti sai
spiegare benissimo!)
Pan_Tere94
(già, gli interventi di Remus sono sempre provvidenziali. Se
non ci fosse stato lui sicuramente Sirius avrebbe conciato per le feste
il suo fratellino... XD)
Alohomora
(hai ragione, sicuramente sarebbero stati inseparabili se fossero
cresciuti in un'altra famiglia...e la cosa che mi dispiace
più di tutte è che, quando nell'Ordine della
Fenice, Sirius ne parla a Harry, sembra che non gli importi nulla di
Regulus. In realtà io voglio credere che faccia il sostenuto
solo perchè soffre molto per la perdita del fratello, e non
vuole abbandonarsi ai rimpianti: secondo me è
così, e la Rowling non mi farebbe cambiare idea neanche se
mi dicesse l'esatto contrario!)
Alla
prossima...(sto diventando un po' ripetitiva con questi saluti finali,
che dite? XD)
|
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Capitolo 4 *** Dispetti ***
Dispetti
Era
novembre. Il castello di Hogwarts era stato circondato da una cortina
gelata, e sovrastato da cupe nuvole nere, che promettevano un imminente
temporale. Faceva talmente freddo che i rami del Platano Picchiatore si
erano ricoperti di diamanti ghiacciati e le montagne che circondavano
il parco di Hogwarts mostravano qui e là tratti imbiancati.
Fuori dai cancelli la nebbia mattutina avvolgeva gli alberi che
costeggiavano il sentiero per Hogsmeade, attribuendo un’aria
spettrale al paesaggio.
Quella mattina, Regulus fu svegliato dal rombo di
un tuono. Tutti i suoi compagni di dormitorio erano ancora addormentati
quando lui si alzò e andò a vestirsi.
Si guardò allo specchio con aria immensamente soddisfatta.
Il Boccino d’Oro che svolazzava alle sue spalle si rifletteva
sulla lucida superficie di vetro, lo stesso Boccino che il giorno prima
era riuscito a sottrarre per un soffio a James Potter. Non era mai
successo che il Cercatore di Grifondoro se lo lasciasse sfuggire, ma
quella volta Regulus ce l’aveva fatta.
Era stata una giornata storica. Serpeverde aveva battuto di misura
Grifondoro, ed era prima nella classifica del torneo di Quidditch.
Ripensò alle ovazioni della giornata precedente, alla
soddisfazione di aver finalmente dato una lezione a quel pallone
gonfiato, e si sentì molto più allegro del solito.
Decisamente, il sesto anno di Regulus Black non
sarebbe potuto cominciare meglio.
Afferrò il Boccino e lo rinchiuse
dentro il baule, dopo di che uscì dal dormitorio e
s’incamminò nel corridoio che conduceva alla sala
comune.
Aveva quasi raggiunto l’ingresso, quando udì un
rumore di passi dietro di sé, e una ragazza lo
superò di proposito per passare prima.
“Se non te ne sei accorta, stavo
passando io” disse lui.
“Tu sei la prova evidente che la cavalleria è
morta da un pezzo, Black” rispose Rachel.
Lui le rivolse una smorfia divertita.
“Allora vai pure” disse,
facendole cenno di passare.
Rachel avvampò ed entrò
nella sala comune. Regulus la seguì.
Non appena fece il suo ingresso, molti studenti lo accolsero con
entusiasmo. Addirittura Severus Piton, che di solito stava sempre per
fatti suoi, e che tra l’altro non era minimamente interessato
al Quidditch, gli diede una pacca sulla spalla, sibilando:
“Complimenti, Black”.
L’umiliazione pubblica di James Potter
per lui non aveva prezzo.
Regulus uscì dalla sala comune con aria soddisfatta, e
Rachel lo seguì.
“Era tanto che non ti vedevo sorridere.
Sei sempre così serio” osservò lei.
“Ora ho un motivo valido per ridere. Come ha reagito Potter
alla sua sconfitta?”
“E io che ne so. Non l’ho chiesto a Lily, lei lo
odia. E sinceramente le zucche vuote come Potter e tuo fratello non
m’interessano…”
Regulus non le rispose. Si trovavano nella sala
d’ingresso, e una bionda ragazza di Corvonero lo aveva appena
salutato con un sorriso ammaliatore.
Rachel digrignò i denti per la rabbia.
“Ehi, signor campione, lo sai che quella
fino a ieri neanche sospettava della tua esistenza? È sempre
corsa dietro a Sirius, tanto per la cronaca”.
“Guarda che lo so, per chi mi hai preso? E poi ha tutta
l’aria di una Sanguesporco…”
Quella alzò gli occhi al cielo,
esasperata.
Appena entrarono nella Sala Grande, Regulus
lanciò un’occhiata al tavolo di Grifondoro. Sirius
e James se ne accorsero e risposero con uno sguardo truce. Lui li
liquidò con aria di superiorità e andò
a sedersi tra i Serpeverde.
“Meno male”
continuò a parlare lei. “Pensavo che ti fossi
montato troppo la testa solo perché per una volta hai preso
il Boccino prima di Potter…”
CRASH!
Il bicchiere che Regulus teneva in mano cadde sul piatto, scheggiandosi.
“Prova a ripeterlo, e ti farò
pentire di essere nata!” sbottò lui, furibondo.
Sul momento lei si preoccupò, ma
vedendolo arrabbiato senza un valido motivo, fece un sorrisetto
divertito.
“Coda di paglia, eh? Non credevo che ti
desse così fastidio ricordare che lui ti ha battuto tante
volte”.
“Continua a provocarmi e non risponderò delle mie
azioni…” disse Regulus, meditando vendetta.
Lei ridacchiò. Si divertiva un mondo a
stuzzicarlo quando faceva il permaloso. Si rivolse a Piton accanto a
lei, e gli chiese di passargli quel che rimaneva del ciambellone.
Prima che quello potesse anche solo muovere la mano, Regulus
afferrò l’ultima fetta del dolce e la
mangiò, lanciandole poi un’occhiata di sfida.
“Spero che ti strozzi”
commentò lei, alzandosi e dirigendosi in fretta fuori dalla
Sala Grande.
Regulus rimase spiazzato per un momento dalla sua
fuga improvvisa, poi imprecò: aveva appena dato il via alle
ostilità. Era sicuro al cento per cento che gli avrebbe
soffiato il suo posto preferito, l’ultimo banco della fila
del muro. E infatti, non appena entrò nell’aula di
Trasfigurazione, ne ebbe la conferma.
“Quel posto è mio”
sbottò.
“Ma davvero? Non mi pare che ci sia il tuo nome scritto
sopra” replicò Rachel.
“Signor Black” intervenne la professoressa
McGranitt. “Quando avrai cominciato a comportarti come si
conviene alla tua età, sarei lieta d’iniziare la
lezione”.
Furente, Regulus si sedette accanto a Rachel; non
gliel’avrebbe data vinta tanto facilmente.
“Stai invadendo la mia parte di
banco” sibilò alla ragazza, non appena
l’insegnante iniziò a spiegare.
“Dobbiamo creare un muro separatorio?” fece lei
sarcastica. “Puoi sempre sederti per terra”.
“Magari ci andrai tu per terra!”
Rachel gli diede una gomitata per spostarlo e
allungarsi sul banco, ma lui non cedette terreno.
“Signorina Queen, invece di giocare,
aiutami a distribuire queste lumache da fare Evanescere”
disse la McGranitt, irritata. “Oppure sarò
costretta a togliere dieci punti alla tua Casa”.
Sotto la minaccia di perdere punti, entrambi
decisero di rimandare le ostilità a un altro momento.
Alla fine della lezione, Regulus fu il primo a
uscire dall’aula. Non era in vena di ricominciare a litigare,
quindi era meglio starle alla larga per tutta la giornata.
“Ehi, Black, posso parlarti un
attimo?” gli chiese un suo compagno di Serpeverde, Herbert
Pucey, raggiungendolo di corsa.
“Parla”.
“Senti… per te è un problema se,
ecco… se chiedo a Rachel Queen di uscire con me, un
giorno?”
Regulus si bloccò e lo fissò
con aria perplessa.
“Perché dovrebbe essere un
mio problema?”
“No, è che… insomma, voi due state
sempre insieme…”
“Ma se litighiamo ogni cinque minuti”
“Sì, bè, lo sai come vanno queste
cose…”
“Veramente no”.
Pucey parve sorpreso.
“È che pensavo che tra voi
due ci fosse qualcosa… Allora posso chiederglielo?”
“Che cosa ridicola! Cosa mai potrebbe esserci tra me e lei?
Certo che puoi invitarla a uscire, anzi, se me la tieni alla larga mi
fai un favore”.
Aveva parlato così per via
dell’irritazione che gli avevano provocato le insinuazioni di
Pucey, ma qualcun altro lo prese alla lettera.
“Non preoccuparti, Black”
intervenne Rachel dietro di loro, facendoli raggelare. “Se ti
do tanto fastidio, tolgo il disturbo. Bastava solo chiedere”.
E lo superò, dandogli una spallata.
“Oh, no” mormorò
Pucey, spaventato. “Dici che mi ha sentito?”
Regulus lo ignorò e la raggiunse,
costringendola a fermarsi.
“Ehi, non te la sarai presa
veramente?” chiese.
Lei lo fulminò con lo sguardo.
“No, affatto!” sbottò, sarcastica.
“Dovresti saperlo: se c’è una cosa che
adoro è sentire la gente che parla male di me alle
spalle!”
“Non è la prima volta che te
lo dico, per scherzo, e non te la sei mai presa…”
protestò lui.
“Ma questa volta me l’hai detto alle spalle!
Comunque te l’ho già detto: non ti
starò più tra i piedi, così sarai
contento!”
“D’accordo, visto che sei tanto cocciuta, fai come
ti pare!” sbottò Regulus, irritato.
“Non chiedo altro!” gli fece eco Rachel.
Rimasero in silenzio per un po’, mentre
lei fissava gli altri studenti che si tenevano a distanza di sicurezza,
come tutte le volte che loro due litigavano. Poi Regulus
parlò di nuovo, stavolta più calmo. Quando le
sfiorò il braccio, lei represse un brivido.
“Non intendevo dire quello che hai
sentito. Ero seccato per quello che pensava Pucey…”
Rachel avvampò, ma esteriormente rimase del tutto
impassibile.
“L’avresti detto pure tu, al posto mio”.
Lei emise un’esclamazione sarcastica.
“Questa è la prova lampante
che non hai mai capito un bel niente di me” disse in tono
amaro.
“Che cosa c’è da capire?”
chiese lui, perplesso.
“Lascia stare” sbottò lei, e si
allontanò in fretta, ma lui fece appena in tempo a notare
che aveva gli occhi lucidi.
*Angolo
autrice*
Eccomi
di ritorno, spero che vi sia piaciuto anche
questo capitolo!
Pepesale
(anche io sono d'accordo sul fatto che i Serpeverde non siano tutti
cattivi! Insomma, prendi un qualsiasi Lumacorno...con tutti i difetti
che ha -e ti posso assicurare che comparirà anche in questa
storia con il ruolo di seccatore, perchè mi diverte farlo
apparire un vero "accollo"- non si può certo dire che si
cattivo! Mi fa piacere che anche tu ti sia fissata con Regulus, e
soprattutto con il suo rapporto con Sirius! Continua a scrivere
così, mi raccomando! Evvai, anche a te piace Ben Barnes!
-ç- È proprio bello! XD)
Alohomora
(sì, in effetti la storia non finirà bene, questo
è scontato, però in fondo Regulus
tornerà "sulla retta via", come hai detto tu!)
Ady91
(davvero è la tua alter ego? Sono contenta, e per quanto
riguarda il fascino, ognuno sa essere affascinante a modo suo, non ti
preoccupare! Se scriverai una ff su Regulus me la leggerò di
sicuro!)
draco92
(spero che anche questo ti piaccia!)
Pervinca
Potter 97 (grazie mille, sono felice che Rachel piaccia a
tutti, perchè non sono abituata a inventare nuovi
personaggi, e di solito uso sempre quelli già "esistenti")
Pan_Tere94
(ciao, grazie per i complimenti sullo scorso capitolo, sono davvero
contenta!!!)
|
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Capitolo 5 *** Un favore per Lily ***
Un
favore per Lily
Quella
parve la fine della turbolenta amicizia tra Regulus Black e Rachel
Queen. Non si rivolsero più la parola, neanche per argomenti
che riguardassero le lezioni. Sembravano essere diventati dei perfetti
estranei.
Rachel non riusciva a credere che in tutti quegli anni non si fosse mai
accorto del sentimento che provava per lui. Certo, lei
l’aveva dimostrato a modo suo, ma pensava che almeno un vago
sospetto gli fosse venuto.
Era stata innamorata di Regulus fin dal
primo anno di scuola, e per tutto quel tempo aveva sperato di riuscire
a conquistarlo. Ma lui era troppo impegnato a fare il tifo per quel
maledetto Voldemort, insieme alla sua combriccola di amici aspiranti
Mangiamorte, per curarsi minimamente di lei.
Stava percorrendo il corridoio del secondo piano, diretta in biblioteca.
Era nei guai. Il professor Lumacorno aveva
assegnato un questionario di cinquanta domande con due settimane di
anticipo, ma lei si era ridotta il pomeriggio prima ad affrontare
quella mole di compiti.
Depressa, Rachel entrò in
biblioteca, afferrò quattro o cinque libri di Pozioni e si
sedette a un tavolino, cercando d’iniziare a rispondere. Ma
era inutile: dopo mezz’ora aveva scritto solo due righe.
In quel momento, una ragazza dai capelli
rossi e gli occhi verdi entrò nella biblioteca e
andò a sedersi al tavolo di Rachel, con aria affranta.
“Ah, Lily, arrivi giusto in tempo per aiutarmi”
disse la Serpeverde, sventolandole davanti il questionario di Pozioni.
“Scusa, ma oggi non me la
sento” disse la Grifondoro, cupa.
“Che ti è
successo?”
“James Potter mi ha invitata a
uscire con lui”.
“Niente di strano.
Dov’è il problema?”
“Il problema è
che… gli ho detto di sì”.
Se solo avesse potuto, il mento di Rachel
avrebbe toccato il pavimento. Era rimasta così sconvolta che
per cinque minuti buoni non riuscì a spiccicare parola.
Infine, si riprese.
“Cosa?”
“Lo so, non ho la più
pallida idea di cosa mi sia venuto in mente” disse Lily,
facendosi rossa quanto i suoi capelli. “Ultimamente non mi
riconosco più. Credo di essermi presa una cotta per
lui…”
“Ti prego, Lily, dimmi che non
è vero! Ha il cervello più piccolo di un uovo di
Avvincino” commentò Rachel, ricevendo per tutta
risposta un’occhiataccia da parte dell’amica.
“Quest’anno
è migliorato! È meno arrogante, e ho scoperto che
è in grado di fare discorsi intelligenti. Comunque, dopo che
gli ho detto sì, me ne sono pentita: temevo che si montasse
troppo la testa. Allora gli ho detto che sarei uscita con lui a patto
che non fossimo soli. Lui ha accettato. Ha detto che farà
venire i suoi amici…”
“Lily, quelli si metteranno
d’accordo per lasciarvi soli sul più bello, dammi
retta”.
“Lo so. È per questo
che ti devo chiedere un favore…”
Lily si morse un labbro, guardandola con aria supplichevole. Rachel
capì al volo.
“Eh no! Non puoi chiedermi di farlo!”
sbottò.
“Ti prego, solo questa volta! Ci
sarà anche Remus Lupin, con lui ci puoi
parlare…”
“Scordatelo!”
“Per favore, fallo per
me… Non sono tanto male, in fondo”.
“Hai tante amiche Grifondoro,
chiedi a loro” propose Rachel irritata.
“Non posso. Mary McDonald
è stata con Sirius l’anno scorso, e da quando lui
l’ha mollata, non lo può vedere. E non posso
nemmeno chiedere alle altre, perché se le portassi, Sirius
ci proverebbe anche con loro. Tu invece sei una Serpeverde, e in linea
di massima, non dovrebbero venirgli idee malsane”.
“In linea di massima?”
“Bè, ecco,
sì… E dai ti prego, Rachel! Se accetti, ti
farò tutto il questionario…”
“Questo è uno sporco
ricatto” disse Rachel, alzandosi per andarsene.
“Non uscirò mai con quei quattro, hai capito? Mai!”
Quel sabato mattina, Rachel si diresse verso la sala
d’ingresso maledicendo se stessa per essere stata
così stupida da accettare la richiesta di Lily. Non ci
poteva credere. Di cosa avrebbe mai potuto parlare con quei quattro? Li
aveva sempre detestati, e ora l’attendeva un’intera
giornata in loro compagnia.
Si soffermò a immaginare come sarebbe stato se Regulus
l’avesse invitata a Hogsmeade con lui… Povera
illusa.
Fu con l’umore sotto le scarpe che raggiunse Lily e gli altri
quattro Grifondoro. L’amica la presentò con un
tono allegro, cercando di compensare l’espressione disgustata
di Rachel.
Potter neanche la vide: non aveva occhi
che per Lily. Minus borbottò un saluto, guardando gli amici
come per sapere se avesse fatto bene. Lupin le strinse la mano con
gentilezza, e si presentò a sua volta. Infine, Black si
rivolse a Lily e bisbigliò:
“Con tutte le ragazze che ci sono, proprio la fidanzata di
Regulus mi dovevi portare?”
Rachel l’aveva sentito.
“Non sono la sua fidanzata” rispose, scoccandogli
un’occhiataccia.
“Ah, ok, allora nessun
problema” commentò lui, passandosi una mano tra i
capelli. Rachel represse l’improvviso impulso di prenderlo a
calci.
S’incamminarono verso il villaggio di Hogsmeade. Lily e James
erano in testa al gruppo, seguiti da Rachel e Remus, e poi da Peter e
Sirius.
Rachel scoprì di doversi ricredere almeno sul conto di
Remus. Era un ragazzo intelligente, e si chiese come potesse
frequentare quel gruppo di mentecatti.
Si ritrovò a parlare
più volentieri di quanto avesse pensato, sulla scuola e su
quello che avrebbe voluto fare una volta terminata Hogwarts.
Intanto Sirius sbuffava e lanciava all’amico delle occhiate
compassionevoli: si poteva parlare di compiti e lavoro con una ragazza?
Per lui era inconcepibile.
Arrivarono a Hogsmeade e fecero un salto da Mielandia. Rachel
notò che Sirius la stava osservando con troppo interesse, e
cercò di restargli il più possibile alla larga.
Ma quando uscirono di nuovo, quello prese l’iniziativa.
“Remus, Peter deve dirti una cosa privata” disse.
Minus cascò dalle nuvole.
“Chi, io?”
Black gli assestò una gomitata
tra le costole. Lupin fece finta di mangiare la foglia, ma
lanciò all’amico uno sguardo di ammonimento. Lui
si limitò a sghignazzare.
E così Rachel si
ritrovò accanto a Sirius.
“Perdona Remus” esordì lui.
“Non ci sa proprio fare. È troppo
timido”.
Lei lo incenerì e non rispose. Quello fece un ghigno
divertito.
“Come mai non sei con Regulus? Avete litigato?”
“Non sono affari tuoi”
disse lei, gelida.
“Certo che no. Era solo per fare
conversazione. Allora parla tu”.
Rachel lo fulminò di nuovo.
“No, eh? Caspita, mi odi così tanto?”
“Non è colpa mia se
sei un pallone gonfiato”.
“Allora è questo che
pensi di me? Bene, Queen, ti propongo una sfida. Accetti?”
“Prima voglio sapere di che si
tratta”.
“Giusto. Ti sto offrendo
un’intera giornata in mia compagnia, e calcola che ci sono
ragazze che darebbero l’anima per essere al tuo posto in
questo momento. Se alla fine della giornata ti starò ancora
antipatico, sparirò dalla tua visuale. Se
no…”
“Se no che farai?”
“Bè,
dipenderà dalle intenzioni che hai tu…”
rispose Sirius, con un sorriso malizioso.
Lei non si scompose.
“Tuo fratello ti ha fatto un occhio nero. Vuoi che ti dipinga
anche l’altro?” fece lei, mostrando il pugno.
“Ok, se la sfida la vinci tu,
potrai darmi un pugno, contenta? Allora, ti vuoi tirare
indietro?”
“Non ci provare, Black. Non sono
una di quelle che cadono ai tuoi piedi appena le guardi”.
“Non mi hai ancora
risposto”.
Rachel esitò. Non poteva rifiutarsi; era troppo orgogliosa
per arrendersi. E comunque era sicura al cento per cento di avere la
vittoria in pugno, e almeno avrebbe avuto la soddisfazione di rompergli
il naso.
“Va bene. Tanto perderai”.
“Non ne sarei così
sicuro, se fossi in te. Allora, ti va una Burrobirra?” chiese
Sirius, sfoderando il suo sorriso migliore.
Lei accettò. Per i primi dieci minuti non fece molto caso
alle sue chiacchiere, convincendosi sempre di più di quanto
Regulus avesse ragione su di lui.
Ma poi si rese anche conto che i due
fratelli erano tanto diversi nel carattere quanto erano simili
nell’aspetto. Rachel non potè fare a meno di
notare che Sirius avesse gli stessi capelli e occhi scuri di Regulus;
entrambi i loro visi mostravano le caratteristiche somatiche dei Black.
La somiglianza tra i due non
l’aiutava affatto, e inoltre non sapeva come comportarsi.
Invece dovette ammettere che Sirius ci sapeva proprio fare. A
differenza del fratello, sapeva esattamente come accontentare una
ragazza, e forse era anche questo il motivo del suo successo.
“Posso farti una domanda?” le chiese
all’improvviso Sirius. “Come mai una Serpeverde
come te è amica di Lily? I suoi genitori sono
Babbani”.
“Potrei chiedere lo stesso anche
a te” rispose Rachel. “Di solito i Black non
frequentano gente come lei”.
“Io non sono più un
Black, credevo che lo sapessi” disse Sirius con aria
soddisfatta.
“E ne sei felice?”
“Certo. Non vedevo
l’ora di andarmene da quella casa. Da quando mia cugina
Andromeda è scappata alcuni anni fa, non ho fatto altro che
volerla imitare. Non mi era rimasto nessuno per cui valesse la pena di
rimanere”.
“Guarda che qualcuno ha sofferto
molto per la tua fuga. È stato molto egoista da parte tua
andartene senza preoccuparti di come ci sarebbe rimasto tuo
fratello”.
“Non è
possibile” rispose lui scettico. “Regulus non mi ha
mai dimostrato cosa significhi avere un fratello”.
“Bè, questo compito
di solito spetta al maggiore. Quelli come voi mi fanno arrabbiare. Io
odio essere figlia unica, e se penso che da quando siete insieme non
avete fatto altro che litigare mi verrebbe voglia di prendervi per i
capelli e sbattervi le teste al muro”.
Sirius sghignazzò.
“Sai, mi piacciono le ragazze
violente come te!” disse.
Lei gli scoccò
un’occhiataccia, e lui aggiunse:
“Comunque, sappi che non
è questo il punto. Detesto i mia parenti perché
non fanno altro che discriminare i Babbani e osannare i Mangiamorte. Le
Arti Oscure mi fanno ribrezzo, per non parlare di quel pazzo di
Voldemort”.
Per la prima volta quella mattina, Rachel rimase colpita, e non per il
fatto che Sirius avesse pronunciato quel nome.
“Davvero?”
“Certo, vuoi scherzare? E, a
proposito, nel caso facessi pace con quello stupido di Regulus, cerca
di stare attenta. Scommetto che ha una già una mezza idea di
unirsi ai Mangiamorte”.
“Non lo
farà…” rispose lei, più che
altro per convincere se stessa.
“Oh, sì, invece. Ne
sono sicuro. Se puoi, cerca di fargli capire cosa comporterebbe una
scelta del genere. Lui è troppo stupido per capirlo da
solo”.
Rachel non riuscì a trattenere un ghigno.
“Allora non è vero che non t’importa
niente di lui, se t’interessi così tanto alla sua
sorte!” disse.
Per la prima volta in vita sua, Sirius si trovò a disagio.
“Macché! Io interessarmi a lui? Ma figuriamoci!
Magari in un’altra vita! L’ho detto solo
perché non mi piacerebbe saperti in compagnia di un
Mangiamorte”.
“Gentile da parte tua”.
Tutt’a un tratto, Rachel cominciò a pensare che
forse Sirius non fosse proprio il pallone gonfiato che aveva creduto e
di colpo quell’uscita non le parve più tanto
orrenda.
Continua...
*Angolo
autrice*
Lo
so che in questo capitolo Regulus
non appare per niente, ma state tranquilli perchè nel
prossimo tornerà: se avessi continuato con il dopo sarebbe
diventato troppo lungo!
Grazie alle 16 persone che hanno
aggiunto la storia ai preferiti e per chi ha rcensito lo scorso
capitolo:
draco92
(bè, mi sa tanto che hai indovinato...non che ci siano molte
alternative! XD)
Pervinca
Potter 97 (una bella sconfitta ci voleva proprio per quel
pallone gonfiato di James! Per carità, il cielo ci scampi
dalle Mary Sue! No, no, Rachel non sarà affatto
così! XD)
Pepesale
(Regulus ha bisogno di una bella batosta per accorgersi di Rachel,
infatti...mi sembra proprio il tipo che se non ci sbatte la
testa non si rende conto della realtà...più o
meno gli succederà la stessa cosa quando
diventerà Mangiamorte. Comunque, spero che sarai contenta
del fatto che in questo capitolo Sirius è apparso parecchio!)
Alohomora
(anche a me piace un sacco la tua storia, e se penso la fine che
farà Sirius mi viene una tristezza...)
Ady91
(tranquilla, Rachel ce la farà, certo ci vorrà un
altro po' ma non temere! Per quanto riguarda la lunghezza dei capitoli,
di solito non bado molto alle dimensioni, anche se mi riservo un minimo
di 1300 parole tanto per cominciare. Sono un tipo molto sintetico, non
una che si dilunga, e se allungo troppo mi sembra una forzatura -del
tipo tema scolastico, il che mi fa inorridire!- quindi scusa
se continuo a scrivere capitoli abbastanza brevi. Questo
però è uscito fuori leggermente più
lungo dei precedenti!)
lyrapotter
(le fette di prosciutto Reg se le toglierà molto presto
dagli occhi, non preoccuparti!)
LaBabi
(non preoccuparti, e grazie! Eh già, chissà come
mai stava piangendo! XD)
Pan_Tere94
(sono contenta che ti piacciano le immagini, adoro fare fotomontaggi su
Photoshop!)
Hermione
Jean Granger (eri in gita? Beata te! Spero che ti sia
divertita anche da parte mia! XD Ti ringrazio, se hai detto che scrivo
sempre meglio significa che questo sito mi fa bene: il mio obiettivo
era proprio quello di avere pareri su come scrivo da qualcun altro che
non fosse mia sorella, che non mi conoscesse e che quindi non avesse
paura di offendermi, oltre che migliorarmi! XD)
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Capitolo 6 *** Il rivale ***
Il
rivale
Regulus
uscì insieme a Piton dal
pub della Testa di Porco, quando ormai si stava facendo buio.
“Dobbiamo tornare subito al
castello, se non vogliamo farci dare una lavata di capo dalla
McGranitt” disse
Severus, guardando l’orologio da polso.
Avevano passato tutto il
pomeriggio insieme ai loro compagni di Serpeverde, a progettare alcuni
“scherzi” ai danni degli studenti Sanguesporco e a
discutere dei loro argomenti
fissi: la guerra e Voldemort. Ormai non si parlava d’altro,
soprattutto tra i
membri della loro Casa.
Il villaggio di Hogsmeade stava
cominciando a svuotarsi: la maggior parte degli studenti era
già tornata al castello,
mentre gli ultimi ritardatari si affrettavano verso il sentiero che
conduceva a
Hogwarts. Una coppietta camminava tenendosi per mano: Regulus riconobbe
Potter
e la Evans.
Anche
Severus doveva essersene accorto.
“Io… vado in
bagno” mormorò,
pallido come un cencio, indicando la porta dei Tre Manici di Scopa.
“Tu vai
pure…”
Prima che Regulus potesse
chiedergli se si sentisse male, quello si defilò alla
velocità della luce, con
un’aria immensamente depressa.
L’altro continuò per la sua
strada. Aveva appena svoltato a destra quando si bloccò,
allibito. Tornò dietro
l’angolo e si mise a spiare la strada quasi deserta sul lato
del locale.
Che diamine ci fanno quei
due insieme?
“Allora, qual è il tuo
verdetto?”
stava chiedendo Sirius.
“Non lo so, ci devo ancora
pensare” rispose Rachel, vaga. “Ho deciso che non
ti darò nessun pugno, per
ora, ma non cantare vittoria troppo presto”.
“Questo significa che sto
vincendo io, come mi aspettavo. Se vuoi, possiamo rivederci”.
“Non
lo so…”
“Dai, non fare la preziosa! Ci
vedremo domani. È deciso” disse Sirius.
“D’accordo. Allora
ciao…”
Sirius provò ad avvicinarsi,
sicuro di ottenere ciò che voleva, ma Rachel si ritrasse.
“No! Non metterti in testa strane
idee, Black!” sbottò, irritata. Sirius fece una
smorfia divertita. Per lui era
sempre tutto un gioco.
“Va bene, per ora
soprassediamo”
disse.
Lei s’incamminò verso il
sentiero
che conduceva al castello, mentre Sirius la guardava andare via, sempre
con
quel suo sorrisetto stampato sulla faccia.
Regulus aveva visto
abbastanza.
Tornò sui suoi passi per non incontrare suo fratello,
furioso. Non aveva ancora
molto chiaro perché fosse tanto infastidito dal fatto che
Rachel fosse uscita
insieme a lui. Era libera di fare ciò che voleva con
chiunque.
Ma non con Sirius
pensò, irritato. Ha sempre
sostenuto di detestarlo. È sempre stata dalla mia
parte…
Però sei stato
tu a farla allontanare da te, parlò in quel
momento
una voce nella sua testa. Non puoi
lamentarti se adesso frequenta i tuoi nemici…
Regulus scrollò la testa. In
fondo, cosa gli importava? La rabbia gli sarebbe passata presto, almeno
questo
era quello che pensava.
Tuttavia nei giorni successivi
non poté fare a meno di controllare i due di nascosto. Con
suo grande
disappunto, scoprì che andavano sempre più
d’accordo. Era chiaro come la luce
del sole che anche lei fosse stata conquistata dai modi del maggiore
dei
fratelli Black. Non c’era niente da fare, adesso anche Rachel
preferiva Sirius.
Ma lui si rese conto di quello
che stava per capitargli solo due settimane dopo.
Si trovava in un
angolo della
sala comune di Serpeverde, a rompersi letteralmente la testa sulla
modalità di
preparazione della Felix Felicis. Se solo fosse stato in grado di
crearla, ne
avrebbe preso un bel po’, perché ne sentiva
veramente il bisogno. Odiava litigare
con Rachel, ma questa non era come le altre volte in cui facevano
sempre pace.
Non nutriva molte speranze su una loro riconciliazione.
S’interruppe per
l’ennesima volta, guardando il fuoco scoppiettare
allegramente nel grande
camino di marmo nero, lasciandosi trasportare dai pensieri che fluivano
tutti
nella stessa direzione.
In quel momento, un gruppo di
ragazze ridacchianti entrò nella sala comune. Regulus
sentì chiaramente che
stavano parlando proprio di Rachel.
“Avete sentito la novità?
Pare
che la
Queen
stia diventando molto amica di Sirius Black” disse una.
“Certo, come no! Lo sanno tutti
che nessuna rimane a lungo sua amica. Sicuramente è qualcosa
di più. Non
sarebbe una novità. Lui si diverte a far penare le
Serpeverde quanto le altre”.
“Quindi stanno insieme?”
“Lei dice di no, ma secondo me ci
manca poco”.
Regulus stava chino sul libro di
Pozioni, senza realmente vedere quello che stava leggendo. Stava
cominciando a
digrignare i denti, ma si convinse che dovesse trattarsi solo di
chiacchiere di
un gruppo di pettegole. Tuttavia altri Serpeverde intervennero nel
discorso.
“Io ho sentito che lui l’ha
invitata alla prossima festa del Lumaclub” disse uno.
“E lei ha accettato?”
“Non lo so, ma mi hanno detto
che…”
Il ragazzo lasciò la frase a
metà
non appena la porta della sala comune si aprì e fu proprio
Rachel ad entrare.
In un batter d’occhio, tutti i presenti tornarono alle loro
occupazioni,
facendola insospettire.
Ma decise di lasciar perdere e, inspiegabilmente,
si avvicinò a Regulus.
“Ciao” esordì.
“Ciao” rispose Regulus, senza
guardarla negli occhi, ma soffermandosi sui riflessi del fuoco nei suoi
capelli
lucenti. Possibile che non avesse mai notato quel particolare?
“Tutto a posto con i compiti?”
“A meraviglia” rispose lui,
sarcastico. “Perché?”
Lei fece spallucce. “Niente”.
Regulus provò a resistere, ma non
ce la fece: l’impulso di sapere la verità era
troppo forte.
“Con chi andrai alla festa del
Lumaclub sabato?”
Rachel parve stupita, poi lanciò
un’occhiataccia generale a tutti quelli che erano nella sala
di ritrovo.
“Le notizie volano, vedo.
Comunque ci vado con tuo fratello, se la cosa può
interessarti minimamente”.
“Ah” rispose lui,
esteriormente
glaciale.
Ma dentro di sé era appena scoppiato un
uragano,
scuotendolo a suon
di fulmini e lampi di comprensione. I suoi occhi si allacciarono a
quelli di
lei, e capì di dipendere totalmente da essi, come se
costituissero la sua unica
fonte di sostentamento. Il solo pensiero che la loro vista gli fosse
sottratta
lo faceva star male.
“Grazie per il commento
illuminante” disse Rachel, ironica. “Ma non
è come pensi. Siamo solo amici,
almeno per me è così. Comunque, la cosa non ti
riguarda”.
“Certo che no” rispose lui.
Annusando aria di burrasca,
alcuni Serpeverde bofonchiarono una scusa e uscirono; i più
curiosi e audaci
rimasero lì con le orecchie ben tese.
Regulus strinse i pugni, tremando
di rabbia. Era come se la vedesse per la prima volta. Fino a quel
momento non
si era reso conto di quanto fosse bella, e sentì
l’impulso violento di toccarla
e stringerla a sé. Si sentiva fremere per l’ira,
il cuore gli batteva
all’impazzata, e temeva che lei capisse il suo stato
d’animo e il dolore che lo
dilaniava.
“Bè, ciao” concluse
invece lei.
Dopodiché andò a sedersi
dall’altra parte della
sala di ritrovo, lasciandolo
sconvolto e devastato, in preda ad una miriade di sentimenti
contrastanti ma
che gli suggerivano tutti la stessa dura verità: era
innamorato perso.
***
È la storia più vecchia del
mondo. Lui ama lei,
ma lei non lo considera. Poi c’è l’altro,
che si mette in mezzo per rovinargli la vita. In questo
caso, tanto per complicare un po’ le cose, lui
e l’altro sono anche
fratelli.
Un classico, si
diceva continuamente Regulus. Per esempio, quella
sera non sapeva perché doveva continuare a partecipare a
quella stupida festa
del Lumaclub, se era costretto a vedere suo fratello Sirius mentre
provava
spudoratamente a corteggiare la donna della sua vita, la vita di
Regulus, non
di Sirius.
C’era da dire che Rachel gli aveva parlato chiaro
fin da subito,
dicendogli di non provare nient’altro che affetto per lui, ma
questo Regulus
non lo sapeva, e comunque Sirius non era tipo da arrendersi al primo
rifiuto:
anzi, la considerava una specie di sfida molto più
divertente delle altre. Era
sicuro che prima o poi anche lei sarebbe caduta ai suoi piedi.
“Signor
Black, dove stai andando, ragazzo?”
chiese il professor Lumacorno.
“Devo andare a dormire,
professore. Ho bisogno di riposare” mentì Regulus.
“Oh,
d’accordo… Peccato, erano
anni che non facevo una così bella festa, non
trovi?”
Regulus nemmeno si diede la pena
di rispondere e uscì dall’ufficio
dell’insegnante. I corridoi di Hogwarts erano
bui quanto il suo umore e talmente silenziosi che si sarebbe messo
volentieri a
urlare.
Ma non tornò nella sala comune di
Serpeverde. Rimase nei dintorni dell’ufficio di Lumacorno,
meditando su quale
genere di maledizione o fattura sarebbe stato più efficace
per far sparire il
sorriso dalla faccia di Sirius.
La festa terminò molto dopo, ma
Regulus non si mosse da lì. Attese ancora, finchè
anche Rachel e Sirius
uscirono dall’ufficio. Sentì un formicolio al
pugno serrato quando lo vide
salutarla con un bacio sulla guancia, e desiderò
ardentemente di farlo
ricoverare al San Mungo.
Non appena lei si fu allontanata,
Regulus sbucò fuori dall’ombra e
richiamò l’attenzione di Sirius con un
anonimo: “Ehi, tu!”
Quando lo vide, Sirius inarcò le
sopracciglia. “Che vuoi?”
Regulus si piazzò di fronte a
lui, cercando di non pensare alla sua corporatura esile rispetto a
quella del
fratello: lo odiava anche per questo.
“Senti un po’, che intenzioni
hai
con lei?” chiese senza tanti giri di parole.
“Che t’importa? Non avete
litigato? La faccenda non ti riguarda” rispose Sirius
strafottente.
“Non hai risposto alla mia
domanda” ringhiò Regulus.
“Non sarai geloso?” fece
l’altro
scoppiando a ridere.
Regulus estrasse la bacchetta
dalla tasca, e il fratello fece altrettanto.
“Stai molto attento a quello che
fai. Stavolta non ci sono i miei amici a trattenermi: potrei ridurti in
poltiglia”.
“Questo è tutto da vedere. Ti
conviene stare alla larga da lei”.
“Perché?” chiese
Sirius. “Il solo
fatto che tu sia un mio rivale rende il tutto molto più
divertente”.
“Come immaginavo. In realtà
non
t’importa niente di lei. Mi stai solo facendo un
dispetto!”
Sirius si fece di colpo più
serio.
“Stranamente non è
così. Prima di
tutto, non mi risulta che prima di stasera tu abbia mai dimostrato di
tenere a
Rachel. Secondo, dimmi perché dovrei arrendermi. Sei forse
uno dei miei amici?
Se lo fossi, mi tirerei subito indietro, ma non lo sei. Non ti devo
niente.
Perché pensi che abbia degli obblighi nei tuoi
confronti?”
“Perché
sei…” fece Regulus, ma
s’interruppe di colpo.
Era stato sul punto di finire la frase
con le due parole
mio fratello, ma si rese subito
conto
che non era più così.
Sirius fece una risata
sarcastica, poi aggiunse:
“Senti, comunque sia, sta a
Rachel decidere, non a noi, quindi datti una calmata. È vero
che contro di me
non hai speranze, ma non si sa mai. Ognuno penserà ai fatti
suoi, e andrà a
finire come la sorte vorrà”.
Senza dargli il tempo di
ribattere, Sirius gli voltò le spalle e si
allontanò. Aveva appena deciso di rinunciare
alla ragazza che gli piaceva, per la prima volta in vita sua, ma non
avrebbe
mai dato a Regulus la soddisfazione di vederlo capitolare
così facilmente, a
costo di farsi odiare ancora di più.
*Angolo
autrice*
Che
fatica partorire questo
capitolo! L'avrò scritto come minimo tre volte, sempre
diverso, ma alla fine ce l'ho fatta! Preparatevi perchè dal
prossimo faremo un salto temporale e ci saranno atmosfere molto
più dark!
Alohomora
(vedi, adesso ho voluto rendere onore a Sirius, come hai potuto notare.
In fondo è un bravo ragazzo e non ruberebbe mai la ragazza a
suo fratello! Hai ragione, non dobbiamo pensare a come andrà
a finire, anche se è complicato! ç_ç)
Pepesale
(bè, sapessi come sono euforica io quando ricevo recensioni
altrettanto euforiche come le tue! Anche qui ho voluto far notare
quanto Sirius in realtà tenga a Regulus, anche se non lo
ammetterebbe mai...in fondo, checchè ne dica lui,
è un Black...ok...credo che a questo punto Sirius sia uscito
fuori dal monitor del pc e mi abbia ucciso! XD Non lo dico
più, giuro! XD)
Ady91
(sai, succede anche a me quando vedo capitoli lunghissimi! Infatti ci
sono un paio di storie di cui ho momentaneamente abbandonato la
lettura, in attesa di tempi migliori, e quindi con più tempo
libero! Spero che gli autori non me ne vogliano! Visto? Regulus si
è svegliato, contenta? XD Sono d'accordo con te: la parte
del racconto di Kreacher è bellissima, mi sono messa a
piangere la prima volta che l'ho letta...e lo faccio tuttora
ç_ç)
Hermione
Jean Granger (mi dispiace averti delusa, ma per un po'
sono stata indecisa se inserire una piccola storia tra Rachel e Sirius
o no, e alla fine ho scelto di no. Ma sappi che è stata una
decisione complicata e lunga! Per il resto, grazie dei tuoi
complimenti, mi fanno sempre piacere!)
Pervinca
Potter 97 (non ho avuto nemmeno bisogno di andare a
guardare al "capitolo 13, pagina 215, 1 rigo" per capire a cosa ti
stessi riferendo! Il fatto è questo: avrò letto
così tante volte tutti e sette i libri che ormai parecchie
frasi ad effetto sono impresse a fuoco nella mia mente e le ho
assimilate così a fondo che quando le uso non me ne accorgo
neanche più! Spaventoso, eh!)
Pan_Tere94
(grazie mille, davvero! Bè sì, Sirius non perde
mai occasione per fare un po' il cascamorto, è la sua
natura! XD Ma tranquilla, stavolta ha deciso di fare il bravo!)
lyrapotter
(spero che sarai contenta anche di questo capitolo, dato che Sirius fa
un figurone! Sono contenta che ti piaccia Rachel! Nei prossimi capitoli
sarà un po' assente, ma tornerà presto, non
temere!)
|
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Capitolo 7 *** Il nuovo Mangiamorte ***
Il
nuovo Mangiamorte
Anche
se Sirius aveva smesso di
corteggiare Rachel, i due erano rimasti ugualmente ottimi amici, e lei
non era
intenzionata a riappacificarsi con Regulus: non era una ragazza molto
incline
al perdono. Inoltre Sirius si era ben guardato dal raccontarle della
conversazione che aveva avuto con il fratello dopo la festa di
Lumacorno,
quindi lei era ancora convinta di essergli del tutto indifferente. A
sua volta,
Regulus era certo di non avere alcuna speranza, e per tutto
l’anno scolastico
visse nella certezza che prima o poi quei due si sarebbero messi
insieme.
Le vacanze estive arrivarono
prima di quanto si fosse mai aspettato. Se fosse stato un qualunque
studente di
Hogwarts, Regulus avrebbe cercato di riposarsi. Aveva appena terminato
il sesto
anno e a settembre avrebbe iniziato il settimo. Invece per
quell’estate aveva
grandi progetti, o meglio, a lui sembravano grandi.
Quella mattina scese nella cucina
di casa sua, a Grimmauld Place, piuttosto impaziente. Non era riuscito
a
dormire per tutta la notte, tanto era agitato. Finalmente aveva trovato
una
distrazione alla sua disastrosa situazione sentimentale. Per settimane
era
rimasto in un nero baratro senza fondo, dal quale credeva che non
sarebbe mai
uscito.
Poi, di colpo, aveva ritrovato
uno scopo nella sua vita. Fin da quando sua cugina Bellatrix gliene
aveva
parlato, alcuni anni prima, era stato affascinato dal mago che si
faceva
chiamare Lord Voldemort. Era quello che poteva realizzare tutte le
aspettative
delle famiglie purosangue. Avrebbe liberato il mondo magico dai Babbani
usurpatori della loro magia. Finalmente avrebbe cambiato le regole.
Anche i suoi genitori ammiravano
moltissimo questo mago così potente, che in breve tempo era
già diventato
leggenda, tanto che i suoi nemici si rifiutavano di pronunciarne il
nome. Ma
fino a quel momento solo Bellatrix aveva portato il nome dei Black
nella
schiera dei suoi seguaci, i Mangiamorte.
Ora sarebbe toccato a lui,
Regulus Black, entrarne a far parte.
Quel giorno lo avrebbe finalmente
potuto conoscere. Era ancora questione di minuti.
I suoi genitori dormivano ancora,
ma non il suo vecchio elfo domestico, al quale Regulus era molto
affezionato.
Era stato cresciuto da Kreacher, che lo aveva sempre adorato.
In quel momento l’elfo aveva
appena iniziato a spazzare il pavimento della cucina.
“Buongiorno, padrone. Come mai si
è svegliato a quest’ora? Sono le quattro, e
Kreacher ancora non ha cucinato”.
“Non preoccuparti. Stamattina non
mangio” rispose Regulus. “Sto aspettando
Bellatrix”.
L’elfo parve capire al volo
quello che il suo padrone aveva in mente.
“I suoi genitori sono molto
felici della sua scelta. E Kreacher appoggerà sempre il
padrone” disse.
“Grazie, Kreacher…”
Il campanello suonò e Regulus si
precipitò alla porta.
“Eccomi, c’è voluto
più del
previsto perché c’erano alcuni Auror davanti a
casa mia… Ho dovuto far sparire i
corpi” esordì Bellatrix.
“Li hai uccisi?” chiese
Regulus,
perplesso.
“No, mi sono messa a
distribuire caramelle! Ma che razza d’idee ti vengono in
mente? Allora, sei
pronto? Non possiamo far aspettare il Signore Oscuro”.
“Prendo il mantello e sono da
te”
rispose lui.
Emozionato, indossò il mantello,
infilò la bacchetta magica nella
tasca interna e tornò all’ingresso.
“Sono pronto…”
“Perfetto, andiamo. E mi
raccomando, non farmi fare brutta figura”.
“Vuoi scherzare? Per chi mi hai
preso?”
“Kreacher, salutami gli zii”
disse la donna.
L’elfo fece un profondo inchino.
“Può contare su di me, signora”.
Bellatrix aprì la porta e si
affacciò sulla strada con la bacchetta pronta, in caso di
pericolo. A quanto
pareva, non dovette vedere nulla di sospetto, perché gli
fece cenno di seguirla
sul primo scalino, poi chiuse la porta. Afferrò il cugino
per il braccio e si
Smaterializzò…
Riapparvero pochi secondi dopo
davanti a quello che sembrava un vecchio castello in rovina. Il cielo
notturno
era completamente oscurato dalle nuvole e dalla nebbia,
perciò non si vedevano
nemmeno le stelle. Bellatrix lo condusse senza esitare attraverso il
parco
pieno di erbacce secche e gli alberi che crescevano selvaggi. Non si
sentiva
nemmeno il verso di un animale, neanche un grillo o un gufo.
“Dove siamo?” chiese Regulus,
la
cui ansia cresceva ogni secondo di più.
“Questo castello appartiene alla
famiglia di mio marito, ma non se n’è mai fatto
niente, quindi l’ha lasciata
abbandonata. Prima o poi me ne impossesserò io”
rispose Bellatrix, e Regulus
non era tanto sicuro che stesse scherzando.
Entrarono nell’oscura dimora
abbandonata, salendo le scale di pietra fredda, diretti al primo piano.
Era un
castello molto grande, che doveva risalire più o meno alla
stessa epoca della
fondazione di Hogwarts. Antichi arazzi scoloriti pendevano dai muri
invasi
dall’edera che si era infiltrata attraverso le pareti, e le
torce fiammeggianti
illuminavano fiocamente l’atmosfera circostante.
Bellatrix si fermò davanti ad una
porta imponente e gli lanciò un’occhiata
d’intesa. Regulus inspirò e annuì. La
donna bussò e aprì la porta.
Entrarono in una vasta sala
debolmente rischiarata dalle fiamme di un camino, davanti al quale
stava una
poltrona regale. Qualcuno vi era seduto, silenzioso: una figura alta e
pallidissima, vestito di nero, con il naso da rettile e due occhi rossi
come
carboni ardenti.
“Mio Signore” disse Bellatrix,
raggiungendo la figura scura e prostrandosi ai suoi piedi.
“Vi ho portato mio
cugino Regulus. È da parecchio tempo che intende seguire voi
e il vostro
progetto”.
“Perfetto, Bellatrix. Sono sempre
felice di accogliere nuovi seguaci” parlò il
Signore Oscuro, con una voce
serpentesca, sibilante. “Avvicinati pure, Black. Sono onorato
di conoscere un
ragazzo così giovane che intende sostenere la mia
causa”.
Regulus obbedì. Raggiunse sua cugina
e s’inchinò a sua volta. Pensò che
forse avrebbe dovuto dire qualcosa, ma
Voldemort lo anticipò.
“Sei anche un ragazzo di poche
parole. Ottimo. Non mi piace la gente che chiacchiera tanto. Di questi
tempi ho
bisogno di persone riservate, in particolar modo nei confronti del
Ministero
della Magia”.
Bellatrix sghignazzò.
“Grazie infinite. Per me è un
onore immenso essere ammesso alla vostra presenza” rispose
Regulus.
“Lo immaginavo, Regulus Black. La
tua famiglia mi ha sempre sostenuto tanto in questi anni e per me
è una
soddisfazione sapere che tu abbia deciso di unirti a me. Vorrei darti
alcuni
avvertimenti, tuttavia. Ricordati che, una volta diventato un
Mangiamorte, non
potrai più cambiare idea. Sei ancora in tempo per scegliere
se diventarlo
oppure no… anche se, ovviamente, in caso contrario, dubito
che usciresti vivo da
questo castello”.
Insolitamente nervoso, Regulus si
affrettò a rispondere:
“Non dovete preoccuparvi, non
cambierò idea”.
“Era proprio quello che volevo
sentire. Ora, se non ti dispiace, porgimi il braccio
sinistro” disse Voldemort,
estraendo la bacchetta magica.
Regulus obbedì. Si sollevò
la
manica e tese il braccio verso di lui. Lord Voldemort
appoggiò la punta della
bacchetta sul suo polso e sibilò:
“Morsmordre!”
Regulus fu scosso da una fitta
lancinante nel punto in cui la bacchetta di Voldemort l’aveva
colpito.
Trattenendo un gemito di dolore, abbassò lo sguardo e vide
che sul suo polso
sinistro era appena apparso un taglio rosso sangue.
Era un teschio
umano, dalla
cui bocca usciva un serpente sinuoso che srotolava le sue spire.
“Benvenuto tra i Mangiamorte,
Regulus Black” disse l’Oscuro Signore con un tono
soddisfatto. Poi aggiunse:
“Ora, se non ti dispiace, esci un attimo. Devo parlare in
privato con tua
cugina”.
Regulus uscì dalla stanza
tremando. Il Marchio Nero gli bruciava orribilmente e un dolore atroce
gli
faceva formicolare il braccio.
“Benvenuto tra noi”
parlò in quel
momento un uomo. Regulus riconobbe i lisci capelli biondi e gli occhi
grigi, di
ghiaccio.
“Grazie, signor Malfoy” disse,
con voce roca.
“Chiamami pure per nome” fece
Lucius Malfoy. “Mia moglie è tua cugina, quindi
siamo parenti. Quanti anni
hai?”
“Sed… quasi
diciassette” rispose
Regulus.
Malfoy non disse nulla. Forse gli
sembrava un’età troppo precoce per unirsi ai
Mangiamorte.
In quel momento arrivò
un’altra
persona. Sotto la veste nera s’intravedeva una corporatura
molto magra e,
quando fu abbastanza vicino, Regulus lo riconobbe dal lungo naso
aquilino.
“Piton?” chiese, sorpreso.
“Black…” rispose
Severus, accostandosi
a lui e facendo cadere lo sguardo sulla ferita sanguinante.
“Ti fa male?”
“No” mentì Regulus,
ostentando
un’aria da duro, e suscitando l’ilarità
di Lucius.
“Tra un’oretta sarà
guarito del
tutto” disse Piton senza credergli. “Poi non
farà più male, a parte quando Lui
ti chiamerà…”
“Quando sei diventato
Mangiamorte?” disse Regulus.
“Pochi mesi fa. È stato
Lucius a
farmi da garante” rispose lui.
Un attimo dopo però
il suo sguardo iniziò a
vagare lontano, immerso nei propri pensieri. Regulus guardò
Lucius con aria
nervosa.
“Che cosa devo fare adesso?”
domandò.
“Niente. Aspettiamo che
l’Oscuro
Signore finisca di parlare con Bellatrix e che ci convochi. Ricorda di
non fare
mai niente di tua iniziativa. Aspetta sempre il Suo permesso”.
Regulus annuì. Sarebbe stato
degno di portare il Marchio Nero, ne era sicuro.
Puntò la sua attenzione fuori da
una piccola finestra, e si ritrovò per l’ennesima
volta a pensare a Rachel. Una
volta le aveva promesso che non sarebbe mai diventato un Mangiamorte ma
ora non
valeva più. A lei non sarebbe nemmeno importato di vedergli
il Marchio sul
braccio, poiché adesso era amica di Sirius, non sua. Ormai
era tutto finito.
Unirsi a Voldemort era quello che aveva sempre desiderato, e inoltre
sarebbe
stato anche utile per distrarsi e non pensare più a lei.
Ora poteva considerarsi fiero di
se stesso.
*Angolo autrice*
Salve a tutti, stavolta ho aggiornato prima del
solito visto che domani non sarò a casa per colpa dell'esame
di chimica che proverò a dare per la seconda
volta... sperando che sia quella giusta!
Prima di tutto, vorrei ringraziare i 21 preferiti
e chi ha lasciato una delle 10 recensioni allo scorso capitolo, non ci
potevo credere!
MEISSA_S
(già che ci sono, volevo dirti che non sono sicura che ti
sia arrivata la mia risposta alla tua e-mail perchè subito
dopo averla inviata me ne è arrivata una in inglese, quindi
sospetto che ci sia stato qualche problema con l'invio! Se non ti
è arrivata dimmelo, tanto le salvo tutte!)
Alohomora
(wow, sono riuscita a indurti a voler schiantare Sirius addirittura! A
questo punto posso ritenermi soddisfatta, ma non ti preoccupare, Sirius
non sarà sempre antipatico, e poi nella parte finale dello
scorso capitolo l'ha già dimostrato un po')
Pervinca
Potter 97 (Regulus ti ringrazia per aver tifato per lui!
XD Hai ragione, a quei due non ne va bene una!)
Ady91
(ma sì, anche io in fondo lo adoro Sirius! Quello che non
sopporto è James! Per quanto riguarda la scelta, lo
scoprirai presto)
Pepesale
(un'altra recensione euforica, che bello! Il tuo ragionamento devo dire
che non fa una piega! E sono anche contenta che il rapporto tra Regulus
e Sirius sia come lo immagini tu!)
Trilli
Call (sì sì, certe volte i
maschietti sono più che lenti, a parte Sirius ovviamente! XD
Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto!)
lyrapotter
(in effetti è successo così anche a Harry e
Ginny, se ci fai caso. Prima lei gli moriva dietro e lui neanche se ne
accorgeva... poi quando si è decisa a stare con qualcun
altro
finalmente il caro Harry si è accorto di avere una cotta per
lei... Per non parlare di Ron e Hermione! Questi uomini...)
fuckinmind
(sono contenta che questa storia ti piaccia! Anche io adoro i Black,
tutta la famiglia in generale, chi più chi meno!)
Pan_Tere94
(quando hai detto "al prossimo stupendo capitolo" mi sono preoccupata:
non ero tanto sicura di riuscire a farlo stupendo come vuoi! Spero che
ti piaccia!)
_Mary
(grazie per aver letto questa storia, sono davvero contenta!
è vero, di Regulus si sa poco, tranne che all'inizio era
attratto dal lato oscuro -come hai potuto vedere in questo capitolo- ma
che poi ha capito di aver fatto la scelta sbagliata...ah, e sappiamo
anche che era molto più gentile di suo fratello con gli elfi
domestici!)
Alla
prossima! Il prossimo capitolo ho adorato scriverlo, vi anticipo solo
che sarà sempre con i Mangiamorte... le atmosfere dark mi
affascinano parecchio, anche se non si direbbe: sono più una
che vive sulle nuvolette! Ma ognuno ha il suo lato oscuro, no?
|
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Capitolo 8 *** La Coppa di Tassorosso ***
La
Coppa di
Tassorosso
Nelle
settimane successive
Regulus trascorse parecchio tempo al castello dei Lestrange,
ambientandosi
sempre di più tra i Mangiamorte. Non aveva avuto problemi a
capire come ci si
doveva comportare, e in questo sia Bellatrix sia Severus gli avevano
dato una
grossa mano.
Uno di quei giorni di fine
agosto, Regulus si trovava ad una riunione di Mangiamorte,
probabilmente
l’ultima di quell’estate, almeno per lui. Verso la
fine dell’incontro,
Rodolphus e Rabastan Lestrange entrarono nella sala in cui tutti erano
riuniti,
trascinando quello che sembrava un sacco di patate, che però
si agitava e
squittiva come un forsennato.
“Mio Signore, perdonate
l’interruzione” esordì Rodolphus.
“Ne abbiamo catturato uno”.
“Avete fatto bene ad
interrompermi, invece” rispose Voldemort, guardando con
crudeltà il
prigioniero. “Portatelo al mio cospetto”.
“No, no, vi prego!”
strillò
quello, in preda al panico, mentre i due Mangiamorte lo buttavano a
terra con
violenza. Quello rimase inginocchiato ai piedi di Voldemort, senza il
coraggio
di alzare gli occhi.
“Dunque, tu sei un membro
dell’Ordine della Fenice, l’organizzazione segreta
creata da Silente per
combattere me e i miei seguaci, giusto?” domandò
l’Oscuro Signore.
Il prigioniero annuì freneticamente.
Tremava come una foglia e Regulus non potè fare a meno di
ritenerlo un po’
patetico.
“Come ti chiami?”
Quello farfugliò parole
sconnesse.
“Ho detto” ripeté
Voldemort,
imperioso, puntandogli la bacchetta contro: “Come ti chiami? Crucio!”
La figura si rannicchiò su se
stessa e cadde all’indietro sul pavimento, dopo di che
iniziò a contorcersi e a
urlare di dolore. La maggior parte dei Mangiamorte rise e prese ad
insultare il
prigioniero. Regulus, nel dubbio, fece una smorfia.
Infine Voldemort interruppe la Maledizione
Cruciatus
e disse:
“Che questo ti serva di lezione.
Devi rispondere quando l’Oscuro Signore ti rivolge una
domanda”.
“M-mi chiamo”
squittì lui,
ansante e terrorizzato, “P-Peter Minus…”.
Regulus e Severus si scambiarono
un’occhiata eloquente. Non potevano credere che quel ragazzo
impaurito fosse lo
stesso che sotto l’ala protettiva di Sirius e James Potter si
sentiva tanto
spavaldo.
“Vedo che inizi a capire”
commentò l’Oscuro Signore. “Ti
farò una proposta, Minus. Vuoi sentirla?”
“S-sì…”
“Bene. Quest’oggi potresti
sopravvivere, a patto che ti unisca a me e mi serva da infiltrato
nell’Ordine
della Fenice. Voglio tutti i nomi, i piani d’azione e le
mosse che faranno”.
Regulus scosse la testa. Conosceva – o
meglio, credeva di conoscere – bene gli amici di Sirius, e
sapeva che
sarebbero morti piuttosto che tradirlo. E invece…
“Certo, mio Signore!”
esclamò
Minus, quasi sdraiato per terra. “Il Signore Oscuro
è tanto grande! Io l’ho
sempre pensato, ma…”
“E allora perché non sei
venuto
prima?”
“Bè… non sapevo
c-come…”
Voldemort rise, facendo
rabbrividire tutti i presenti.
“Bugiardo. Tu hai solo paura di
me. Devo dire che Silente ha fatto un pessimo acquisto con te!
Guardatelo, è
bastato un niente a farlo crollare. Tuttavia, Minus, come hai tradito
lui,
potresti tradire anche me. Perciò ho bisogno che tu mi
convinca delle tue buone
intenzioni”.
Minus singhiozzò per alcuni
istanti, poi si tirò su la manica sinistra e disse:
“S-sono pronto a ricevere il
Marchio Nero ma, vi prego, non mi uccidete!”
Di nuovo, i Mangiamorte risero.
Stavolta Regulus non li imitò. Non sapeva perché,
ma si sentiva piuttosto
scosso dalla vigliaccheria di quel ragazzo. Sirius si fidava di lui, ma
Minus
era disposto a sacrificare i suoi amici per salvarsi la pelle.
In fondo a me che importa?
si disse, mentre Minus veniva marchiato
sul polso, come era successo a lui poche settimane prima.
Forse t’importa
più di quanto pensi gli parlò una
vocina nella sua
testa. E se Sirius morisse a causa di
quel vile che lui ritiene amico?
Regulus cercò d’ignorare la
sua
coscienza e di ricomporsi. Non era saggio pensare certe cose al
cospetto
dell’Oscuro Signore, che era una grande Legilimens, tra
l’altro.
Intanto Minus era stato afferrato
di nuovo dai fratelli Lestrange e gettato nella mischia dei
Mangiamorte. Quando
si accorse della presenza di Regulus e Severus, impallidì
improvvisamente. Poi,
con una notevole faccia tosta, si rivolse al secondo.
“Ehm… salve,
Moccios… cioè, Piton…
Ora siamo alleati, vero?”
Severus lo incenerì con lo
sguardo.
“Non contarci troppo. Ho
intenzione di vendicarmi per tutto quello che tu e i tuoi affezionati amici mi avete fatto. E qui
nessuno ti aiuterà” lo
minacciò.
Minus sbiancò e guardò
Regulus,
mordendosi il labbro convulsamente.
“Che c’è? Hai paura
che riferisca
tutto a Sirius?” lo sfidò Regulus.
“Sarebbe la mia parola contro la
tua, e Sirius crede più a me che a te. Sono
spiacente” rispose il traditore con
aria di trionfo.
Regulus strinse i pugni, ma non
rispose, perché in quel momento vide che Bellatrix e
Rodolphus si trovavano di
fronte a Voldemort, che porgeva loro uno strano scrigno.
“Mi raccomando. Voglio che
quest’oggetto sia tenuto nascosto nella vostra camera
blindata alla Gringott.
Dovrete installare tutti gli incantesimi difensivi che conoscete.
Nessuno,
ripeto, nessuno dovrà impossessarsene. Per me è
di vitale importanza”.
“Sarà fatto, mio
Signore” disse
Rodolphus.
“Lo porteremo domani mattina alla
Gringott. Con noi è in buone mani” aggiunse
Bellatrix.
“Lo spero per voi. Ora potete
andare” concluse Voldemort, e la seduta fu sciolta.
Nei minuti successivi, sia Lui
che i Mangiamorte andarono via, fino a che Regulus non rimase solo con
i
Lestrange.
“Questo lo porto io”
sbottò
Bellatrix a suo marito, togliendogli lo scrigno dalle mani.
“Saresti capace di
perderlo”.
Rodolphus non protestò, e Regulus
fece un sorrisetto divertito. Dopo di che si accostò alla
cugina.
“Cosa c’è
lì dentro?” chiese.
“Non ti riguarda”
tagliò corto
lei, incamminandosi attraverso le stanze del castello.
“Perché?”
insistè lui,
seguendola.
“Perché il Signore Oscuro
l’ha
affidato a me”.
“Ma anch’io sono un
Mangiamorte…”
“Ascoltami bene, signorino”
disse
Bellatrix, fermandosi e guardandolo fisso. “Sarai anche un
Mangiamorte, ma non
hai ancora imparato la regola fondamentale: zitto e obbedisci. Occupati
solo
degli affari tuoi, tranne quando capisci che qualcuno vuole rubarti il
posto.
Capito?”
Regulus annuì sbuffando e
rinunciò a fare altre domande. Tuttavia volle vedere dove
Bellatrix avrebbe
riposto lo scrigno misterioso. Di solito non era una persona curiosa ma
quella
volta si sentiva come attirato da una forza sconosciuta verso il
contenuto del
cofanetto.
Bellatrix uscì pochi minuti dopo
da una stanza all’ultimo piano, dopodiché
tornò
di sotto, lasciandolo solo.
Regulus sapeva che sarebbe stato meglio lasciare stare ma voleva
assolutamente
sapere di cosa si trattasse. Dopo essersi assicurato che nei paraggi
non ci
fosse nessuno, s’infilò nella stanza e si
guardò intorno.
Lo scrigno si trovava su un tavolo
di marmo nero e, a quanto pareva, Bellatrix si era sentita tanto sicura
da non
installare anche in quel momento degli incantesimi difensivi.
Ma io in fondo non ho
cattive intenzioni pensò lui, estraendo la
bacchetta magica e puntandola contro la serratura chiusa.
“Alohomora”.
La serratura scattò, e Regulus
sollevò il coperchio. Si era aspettato di tutto, da un
mucchio di galeoni a
qualche pozione che rende immortali, ma non quello che vide.
Lo scrigno conteneva una piccola
coppa d’oro, con due manici elaborati. Incuriosito, Regulus
la prese in mano, e
notò che sul calice c’era un rilievo a forma di
tasso.
Trattenne a stento un sospiro
ammirato. Se per l’Oscuro Signore quella coppa era tanto
importante, allora
doveva essere di certo appartenuta a Tosca Tassorosso: la decorazione
con la
figura del tasso era inconfondibile.
Rimase un po’ ad ammirarla, poi
decise che fosse il caso di andarsene. Stava per rimetterla al suo
posto,
quando gli parve di udire qualcosa di simile ad un ticchettio. Si
guardò
intorno, ma non vide orologi. E poi quel rumore sembrava più
un battito
cardiaco.
Perplesso, si accorse che il
suono si faceva più sordo quanto più allontanava
la preziosa coppa da sé.
Sentendosi per la verità molto stupido, la
accostò all’orecchio e sobbalzò.
I battiti provenivano da lì! Era
come se la coppa di Tassorosso fosse viva e al suo interno palpitasse
un
piccolo cuore di metallo.
Mentre se ne stava lì,
imbambolato, Regulus ebbe come un mancamento: gli parve che dalla coppa
si
sprigionasse un’immensa forza malefica, che lo
spaventò.
Sconvolto dall’inquietante
scoperta, si affrettò a riporre l’oggetto nello
scrigno e chiudere di nuovo il
coperchio. Poi uscì in fretta dalla stanza.
Non sapeva di cosa si trattasse,
ma su una cosa era certo: doveva essere molto pericoloso. E nei giorni
successivi non riuscì a togliersi dalla testa
quell’orribile battito malefico.
*Angolo
autrice*
Primo
incontro di Regulus con uno degli
Horcrux: da questo momento in poi Regulus comincerà a capire
sempre di più cosa ha in mente Voldemort. Spero che
l'immagine vi sia piaciuta, non sapevo proprio dove trovare una foto
della coppa, quindi me la sono inventata! Ringrazio tutti per le
recensioni!
Alohomora
(tra un po' lo scopriranno di sicuro, e a proposito, dal prossimo
capitolo Regulus tornerà a Hogwarts, aspettati parecchie
sorprese per il nuovo anno scolastico!)
Trilli
Call (meno male che sono riuscita a essere verosimile nel
colloquio con Voldemort...in effetti, nei libri quando lo sentiamo
parlare con i Mangiamorte è sempre arrabbiato per qualche
motivo, quindi non li tratta molto bene, che dici? XD Lo so che poi
Regulus non ha più parlato con Rachel, un po'
perchè è fatto così, un po' per...se
dico "esigenze di copione" mi sento un po' montata, ma in fondo il
concetto è quello! XD Spero davvero anche io di vederlo
negli ultimo film: se sono due, non dovranno per forza farlo apparire
per due secondi, no?)
Pepesale
(sì, bè, Bellatrix mi fa sempre questo effetto:
non so mai come reagire alle sue uscite! Hai ragione, anche a me ha
fatto molta impressione quando ho letto che Regulus era diventato
Mangiamorte a sedici anni, come Draco del resto, e ho notato che in
effetti quei due hanno alcuni punti in comune, almeno all'inizio,
perchè poi il primo si dimostra di gran linga migliore, e lo
devo ammettere, nonostante ami Draco! Mi stupisce il fatto che l'ultima
frase ti abbia impressionata, pensa che ero stata sul punto di
cancellarla!)
fuckinmind
(l'avevo detto che avrei fatto un gran salto! è vero che
forse qui lui è diventato Mangiamorte anche per distrazione,
ma ricorda che voleva farlo già da prima, quindi non
è solo quello!)
MEISSA_S
(brava, anche io detesto Bellatrix per questo, ma mi sembrava la
più adatta a fare una cosa del genere, perchè non
credo che Narcissa avrebbe chiesto a Lucius di donare suo cugino a
Voldemort...tra l'altro, ho una vaga intenzione di far apparire anche
Narcissa ad un certo punto, ma ancora è tutto da vedere! La
tua risposta alla mia seconda email mi è arrivata:
accidenti, dalle 9 alle 17 all'università tutti i giorni!
Che incubo! Comunque, anche io sto pubblicando capitoli già
scritti, per i prossimi ci vorrà più tempo, anche
perchè sto soffrendo di un'orrenda mancanza di idee...uffa!
Grazie ancora per i complimenti sulla storia!)
Pervinca
Potter 97 (davvero ti è piaciuto?
Bè, grazie mille! Le tue recensioni entusiastiche mi
sollevano sempre il morale! E complimenti anche a te per la tua storia
"One Gryffindor Unleashed" è davvero bella!)
Hermione
Jean Granger (e Sirius non si meritava un amico traditore,
ma che ci vuoi fare? Odio Minus...Grrr! Ti dirò, non
è stato nemmeno il mio capitolo preferito, ma spero di
recuperare con questo nuovo!)
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Capitolo 9 *** Il prezzo dell'immortalità ***
Il
prezzo dell’immortalità
Settembre
era arrivato, segnando
l’inizio del settimo e ultimo anno a Hogwarts. Regulus non
aveva la minima
voglia di affrontare i M.A.G.O. Dopo tutto quello che era successo
durante
l’estate appena trascorsa, gli esami gli sembravano una
bazzecola.
Sull’Espresso per Hogwarts si
affrettò ad entrare nello scompartimento dei suoi compagni
di Serpeverde, ben
sapendo che Rachel tendeva a evitarli: non si sentiva ancora pronto per
vederla.
Così incrociò di nuovo il
suo
sguardo soltanto a cena, quando si ritrovarono in Sala Grande. Regulus
doveva
cercare di controllare le sue reazioni ogni volta che la vedeva.
“Come va?” esordì
lei.
“Bene. Tu?”
“Bene”.
Fine della conversazione
pensò Regulus, amareggiato.
Improvvisamente si era reso conto che non avessero più nulla
da dirsi. Si
sforzò di mangiare, concentrandosi il più
possibile con l’obiettivo di centrare
la bocca con la forchetta, ma presto si accorse che fosse
un’impresa disperata:
aveva lo stomaco chiuso.
Così si decise a lasciar perdere
la cena e a fare un discorso un po’ più sensato.
Chissà come mai, le rivolse la
domanda di cui non avrebbe mai voluto conoscere la risposta.
“Cosa combina il tuo ragazzo?”
Rachel posò a sua volta la
forchetta e lo guardò.
“Non è il mio ragazzo.
Smettila
con questa storia. E comunque, ultimamente non l’ho
sentito”.
Sembrava sincera, e Regulus non
riuscì a ricordare un momento della sua vita in cui fosse
stato più soddisfatto,
neanche quando l’anno prima aveva vinto la Coppa
del Quidditch.
Per un po’ nessuno dei due disse
nulla, poi Rachel parlò di nuovo:
“E tu cosa hai fatto
quest’estate?”
“Niente di speciale”
bofonchiò
lui.
“Non si direbbe. Mi sembri
cambiato”
gli fece notare lei.
Regulus s’irrigidì. Come
faceva a
notare sempre tutto?
“Cambiato, io? In che senso?”
“Non so… Hai qualcosa di
strano
nello sguardo…”
“Davvero? Non mi risulta”
rispose
lui freddamente.
“A me sì. Sei sicuro di avere
la
coscienza a posto? Hai l’aria sfuggente”.
“Non dire idiozie, e non pensare
cose strane. Sono come sempre”.
È proprio
questo che mi preoccupa pensò Rachel, chiedendosi
se lui
avesse davvero mantenuto la sua promessa di non diventare un
Mangiamorte.
Regulus era inquieto, e faceva
bene: Rachel aveva sempre avuto la capacità di leggergli
l’anima, e in quel
periodo una cosa simile era pericolosa. Sapeva che, per prudenza, si
sarebbe
dovuto tenere lontano da lei per non farle capire la verità
ma, adesso che non
aveva più Sirius tra i piedi, era talmente deciso a
conquistarla che tutto il
resto passava in secondo piano.
***
La nuova insegnante di Difesa
contro le Arti Oscure, la professoressa Sheridan, era un tipo un
po’
particolare. Non era come tutti gli altri, noiosi, insegnanti che
avevano avuto
in precedenza, e ne avevano cambiati parecchi: ogni anno qualcuno se ne
andava,
o si ammalava, o moriva. Molti erano dell’opinione che la
cattedra fosse
maledetta, e a quanto pareva Silente si era dovuto accontentare di
persone sempre
più… equivoche.
La
Sheridan sembrava molto
esperta nelle Arti Oscure, non nella Difesa, e per questo molti
studenti non
l’amavano particolarmente. A Regulus invece stette simpatica
fin dal primo
momento.
Quella mattina la professoressa
iniziò un interessantissimo discorso sulla storia della
Magia Nera, e Regulus
si ritrovò ad affrontare un enorme dilemma. Infatti, proprio
mentre
l’insegnante spiegava, Rachel gli sussurrava quelle che
più che altro erano
lamentele, e lui non sapeva chi delle due volesse ascoltare di
più.
“Insomma, la senti come parla?
Sembra che adori le Arti Oscure. Secondo me è una
Mangiamorte” diceva Rachel.
“Tranquilla, non lo
è” si lasciò
sfuggire Regulus, e subito dopo si sarebbe voluto tagliare la lingua.
“E tu che ne sai?” gli
domandò
lei, sospettosa.
“Bè… non sarebbe
così esplicita,
no?” rispose lui, salvandosi per un pelo.
“Può darsi…
Però la dovrebbe
smettere. Così non fa che diffondere l’interesse
per le Arti Oscure e…”
Regulus le aveva afferrato
entrambe le mani, e lei si era ammutolita all’istante.
“La pianti di gesticolare?
M’innervosisci”.
“Va bene…”
Per alcuni eterni istanti
rimasero immobili, fissandosi negli occhi, traboccanti di emozione,
finchè non
si riscossero e lui la lasciò andare.
“Il principale obiettivo di
tutti i maghi oscuri della storia è sempre stato il
raggiungimento
dell’immortalità” stava spiegando la
professoressa Sheridan. “E… sì, signor
Harper?”
Un Serpeverde aveva alzato la
mano.
“Come si fa a diventare
immortali?” chiese.
Un silenzio assorto cadde nell’aula,
mentre l’insegnante inarcava le sopracciglia.
“Sono spiacente d’informarti,
signor Harper, che non si può diventare immortali, o almeno,
nessuno c’è mai
riuscito fino ad ora. Tuttavia esistono alcuni modi per avvicinarsi
all’immortalità, anche se non è mia
intenzione parlarne, né mi sarebbe
concesso”.
Parecchi Serpeverde protestarono,
Regulus compreso.
“Mi dispiace, ma è vietato
parlarne, nel caso anche a voi venga in mente la malaugurata idea di
provare.
Non vi conviene, comunque. Si sa che i pochi che hanno provato hanno
via via
perso la propria umanità, diventando quasi dei
mostri… La lezione è finita. Ci
vediamo mercoledì”.
Il grattare delle sedie degli
studenti che si alzavano invase l’aula per alcuni secondi,
prima che essa
cominciasse a svuotarsi.
“Che materia abbiamo adesso?”
chiese Rachel, dando un’occhiata al suo orario, mentre lei e
Regulus uscivano.
“Io ho il pomeriggio libero”
le
rispose lui.
“Beato te! A me invece tocca Cura
delle Creature Magiche… Dove stai andando?”
Regulus esitò, indeciso sul da
farsi, poi rispose:
“Ehm… devo andare a chiedere
una
cosa alla Sheridan”.
“Riguardo cosa?”
“Il tema che le ho consegnato
prima. Non sono sicuro di averlo fatto bene”.
“D’accordo. Ci vediamo a
cena”.
Rachel esitò, in preda ai crampi
allo stomaco, poi gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla
guancia. Regulus
si sentì incendiare nel punto in cui le sue labbra lo
avevano sfiorato, ma non
fece in tempo a riprendersi dallo shock che la ragazza se ne era
già andata
via, i lunghi capelli neri che ondeggiavano dietro la schiena.
Rimase immobile per parecchio
tempo, cercando di tornare sul pianeta Terra ma, quando ci
riuscì, scoprì di
essersi dimenticato cosa dovesse fare.
Ah, già, devo
chiedere qualcosa alla professoressa…
pensò, ancora
mezzo frastornato. Ma cosa? Forse mi
verrà in mente più tardi…
Nel dubbio, tornò davanti alla
porta dell’aula di Difesa contro le Arti Oscure, e in quel
momento ricordò.
L’immortalità…
Una frase che l’insegnante aveva
pronunciato poco prima lo aveva colpito, e aveva intenzione di
chiederle
spiegazioni. Impiegò un altro po’ per essere
sicuro di mantenersi completamente
lucido, e infine entrò di nuovo nell’aula.
La professoressa Sheridan stava
chiudendo la sua borsa di pelle nera, quando lo vide.
“Sì, signor Black?”
chiese, incuriosita:
Regulus non era il tipo di studente che interagiva spesso con i
docenti, e di
solito si faceva gli affari suoi, per questo si era meravigliata.
“Avrei un dubbio”
esordì lui, “su
una cosa di cui ha parlato prima”.
“Chiedi pure” fece lei.
“Quando ha detto che chi ha
provato ad essere immortale è quasi diventato un mostro,
cosa intendeva
esattamente? Era in senso letterale o no?”
“Intendevo entrambe le cose,
temo” rispose la donna, posando la borsa di nuovo sulla
cattedra e guardandolo
fisso. “Vedi, come ho già detto, non si
può diventare immortali, tuttavia ci
sono alcune vie ‘traverse’ grazie alle quali si
può fare in modo di avere più
di una… vita, in un certo senso, anche se questo comporta un
graduale
annientamento della nostra essenza, della nostra anima… e
quando l’anima viene
logorata, anche l’aspetto fisico cambia… Ma ti
posso assicurare che tutti i
metodi finora trovati non hanno mai portato a nulla di buono. Quello
dell’immortalità è un prezzo altissimo
da pagare. Ora direi che ho detto anche
troppo, signor Black. È ora che tu vada via. E, se vuoi un
consiglio, pensa
piuttosto a concentrarti per la prossima partita di Quidditch.
Arrivederci”.
Regulus annuì, ma l’ultima
frase
della professoressa gli uscì da un orecchio come era entrato
dall’altro. Il
dubbio che gli si era insinuato nella mente da parecchio tempo aveva
cominciato
a mostrarsi reale.
In fondo, nessun essere umano
poteva essere così pallido, come un cadavere, avere quel
naso serpentesco e
quegli occhi rossi… Era chiaro che Lord Voldemort fosse
riuscito a rendersi
quasi immortale.
Chissà come aveva fatto.
Mentre usciva dall’aula e
s’incamminava nei corridoi, Regulus si rese conto che, suo
malgrado, l’idea che
Voldemort vivesse in eterno non gli piaceva per niente.
*Angolo autrice*
Salve
a tutti! Se non aggiornerò prima,
vi auguro buona Pasqua! Spero che il
capitolo vi sia piaciuto…Nei prossimi due ci sarà
molto più romanticismo!
Alohomora
(sul momento ha fatto pena anche a me, ma poi ho
pensato che in realtà è proprio patetico, come
pensa Regulus. Ti ringrazio, mi
piace molto fare i fotomontaggi su Photoshop!)
Trilli Call
(sì, in effetti mi sono ricordata che Voldemort
avesse affidato la Coppa
ai Lestrange, che poi l’hanno messa alla Gringott, e quindi
probabilmente molti
Mangiamorte avevano assistito alla scena. Voldemort non ha mai fatto
tanta
attenzione a nascondere meglio il suo segreto della
semi-immortalità, convinto
che nessuno avrebbe mai capito e sottovalutando
l’intelligenza dei suoi
seguaci…peggio per lui!)
Ady91
(odio Minus, con tutta l’anima. In fondo, quasi tutti
i personaggi della Rowling hanno luce e ombra, e sono pochi quelli
totalmente
negativi: Minus è uno di questi a mio parere, insieme a
Voldemort…e alla
Umbridge!)
Pepesale
(non dirlo a me! Quando vado a lezione non faccio
altro che pensare alle storie da aggiornare e recensire! Le poche volte
che
prendo appunti alla fine mi riduco a scrivere varie parti qua e
là, con
l’intenzione poi di ampliarle! XD Per quanto riguarda gli
insulti, fai pure,
Minus se li merita tutti! Rachel e Sirius ancora non hanno saputo della
“doppia
vita” di Regulus, ma ho intenzione di descrivere i momenti in
cui dovranno
affrontare la dura realtà…)
_Mary
(non preoccuparti, sono cose che capitano, soprattutto
se c’è scuola…in questo periodo poi i
professori si svegliano dal letargo e si
accorgono che l’anno sta finendo! E poi si lamentano di
noi… Ma comunque,
grazie per la recensione allo scorso capitolo!)
Pan_Tere94
(tranquilla, è tutto ok! In effetti nella scelta
di Regulus deve esserci anche stata l’intenzione di rimediare
alle delusioni
provocate dal caro Sirius, su questo non c’è
dubbio! Noto con piacere che in
quasi tutte le recensioni Minus è stato sommerso dagli
insulti, e ne sono
soddisfatta! Il medaglione Regulus lo scoprirà tra un
po’, già non vedo l’ora
di scrivere quel capitolo!)Pervinca
Potter
97 (mi fa piacere che ti piaccia il mio modo
di scrivere, anche perché sto cominciando a fare un
pensierino sulla carriera
di giornalista, e la dote della chiarezza mi sarà utile! Ma
vabè, questo a te
non importa! Grazie mille per gli assidui commenti, e complimenti per
riuscire
ad andare a capo quando recensisci…io non so come si faccia,
forse con l’html,
ma non l’ho sperimentato per non riempire una recensione con
segni
incomprensibili!)
MEISSA_S
(grazie mille per il commento. Hai ragione, secondo me Regulus comincia
a cambiare fin da subito idea, dopo essere diventato Mangiamorte!)
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Capitolo 10 *** L'invito ***
L’invito
All’inizio
di dicembre nelle
bacheche delle sale comuni delle quattro Case apparve un avviso che
attirò
l’attenzione della maggior parte degli studenti.
Proprio quella stessa mattina
Regulus notò una piccola folla di Serpeverde riunita in
torno alla bacheca e si
avvicinò per scoprire di cosa si trattasse.
Ballo
di Natale
La
sera del 20 dicembre alle ore 21 in Sala Grande si
terrà un ballo natalizio
prima dell’inizio delle vacanze. Potranno partecipare solo
gli studenti dal
quarto anno in poi. Sono richiesti gli abiti da cerimonia. Accorrete
numerosi!
Horace
Lumacorno, Direttore di Serpeverde
“Oooh, non vedo
l’ora!” esclamò
una ragazzina accanto a lui, eccitata.
Al contrario, Regulus si sentiva
nervoso. Quella era l’occasione buona per farsi avanti con
Rachel, ma detestava
la sola ipotesi che lei potesse rifiutare l’invito. Inoltre
Pucey non gli
migliorò l’umore.
“Perfetto, non vedo l’ora
d’invitare la Queen!”
esclamò, parlando con i suoi amici. Regulus strinse i pugni
e si affrettò ad
uscire, abbattuto. Non era tanto sicuro che lei avrebbe accettato,
né che
avrebbe avuto il coraggio di chiederglielo. Assurdo, aveva paura di
invitarla
al ballo.
Accidenti a Lumacorno e
alle sue feste! pensò con rabbia: era
sicuro al cento per cento che l’idea fosse stata
dell’insegnante di Pozioni.
Neanche a farlo apposta, non
appena passò davanti all’ufficio di Lumacorno,
l’insegnante uscì e gli ricolse
un sorriso entusiasta.
“Signor Black! Hai visto
l’avviso
del ballo?”
Regulus bofonchiò un
“sì” poco
entusiasta, ma Lumacorno non vi fece caso, preso com’era
dalle proprie
chiacchiere.
“Visto che a Natale siamo tutti
più buoni, ho pensato che sarebbe stato carino invitare
tutti gli studenti, e
non solo quelli del Lumaclub. Purtroppo il mio ufficio è
troppo piccolo, perciò
ho chiesto al Preside se poteva mettermi a disposizione
l’intera Sala Grande, e
lui ha accettato. Scommetto che sarà fantastico! Ci saranno
parecchie celebrità
(quelle naturalmente le ho invitate io) come Celestina
Warbeck… So che ora non
è più al vertice delle classifiche
però qualche anno fa godeva di molto
successo e ha ancora molti fan, non è
così?”
“Credo di sì”
commentò Regulus,
che in realtà odiava profondamente le canzoni di Celestina
Warbeck.
Per fortuna in quel momento
varcarono le porte della Sala Grande e Lumacorno si diresse verso il
tavolo
degli insegnanti, lasciando Regulus libero di lanciare maledizioni a
lui, alle
feste del Lumaclub e al proprio stupido timore di essere rifiutato.
Ci penserò
più tardi si disse, sedendosi e provando a
mangiare. Ma
non ci riuscì perché un attimo dopo quasi
rischiò di strozzarsi con il pane.
Rachel era entrata nella Sala
Grande, accompagnata da Pucey, che le stava parlando a distanza
ravvicinata. In
quel momento più che mai sentì che, se avesse
potuto, sarebbe stato capace di
lanciare un Avada Kedavra a quell’imbecille senza cervello.
Invece rimase
immobile a osservare la scena, e fu con somma gioia che vide Pucey
allontanarsi
da lei irritato e abbattuto.
Rachel andò a sedersi davanti a
Regulus, facendo finta di niente.
“Che voleva quello?” chiese
lui
brusco.
“Mi ha… invitata al ballo di
Natale” rispose lei. “Ma gli ho detto di
no”.
L’entusiasmo di Regulus svanì
dieci secondi dopo. Se lei aveva rifiutato Pucey, poteva anche
significare che
fosse già impegnata con qualcun altro.
“Come mai? Pucey è un
tipo… simpatico” mentì lui.
Rachel gli lanciò un’occhiata
sospettosa.
“Allora vacci tu con lui, se ti
piace tanto” commentò, ironica.
“Ah-ha…” rispose
Regulus in tono
annoiato. “Molto divertente”.
“Comunque, non ho accettato
nessun altro invito, fino ad ora, se è questo che speravi di
sapere”.
Improvvisamente Regulus si fece
di mille colori e, invece di approfittarne, rispose:
“Chi ti ha detto che lo volevo
sapere? Io proprio no”.
Lei alzò gli occhi al cielo,
irritata. Perché doveva fare sempre così?
Lui e il suo maledetto
orgoglio!
“Bè, io vado in aula, devo
copiare l’ultima parte del tema” concluse,
alzandosi da tavola senza aver
toccato cibo. “Forse a pomeriggio passo a vedere il tuo
allenamento di
Quidditch, d’accordo?”
Lui annuì, ricordandosi solo in
quel momento che avrebbe avuto l’allenamento: due lunghe ore
durante le quali
chiunque le si sarebbe potuto avvicinare per invitarla. Se la voleva,
doveva
agire prima di pranzo.
Durante la lezione di Pozioni non
ascoltò una sola parola della spiegazione e
continuò a pensare al modo migliore
per invitare Rachel al ballo.
Per tutto il tempo non fece che
esitare. Erano come sempre compagni di banco, ma ogni volta che Regulus
azzardava un’occhiata alla propria destra, lei intercettava
il suo sguardo, e
lui lo distoglieva in fretta.
Da parte sua, Rachel si accorse
del suo stato d’animo, ma non credeva che il motivo fosse
quello che sperava:
aveva imparato a sue spese a non fantasticare troppo, perché
puntualmente
rimaneva delusa e la realtà si dimostrava ben diversa. Forse
voleva
semplicemente invitare qualcun’altra.
Si disse che avrebbe potuto
essere lei a chiederglielo ma, conoscendolo, sarebbe stato capace di
sentirsi
umiliato per essere stato invitato da una ragazza.
Per tutta la mattina ci fu una
sorta di muro d’imbarazzo tra di loro, che non fu abbattuto
nemmeno alla fine
delle lezioni, quando Regulus cercò di farsi coraggio e
aprì bocca per
rivolgerle la fatidica domanda, ma non gli uscì alcun suono
e dovette fingere
un violento attacco di tosse per non farle capire che di fronte a lei
si
sentiva totalmente spiazzato.
A pranzo continuò a ripetersi che
se non si fosse dato una mossa qualcuno l’avrebbe invitata
prima di lui, e se
lo ripeté così tanto che alla fine Rachel si
alzò da tavola e disse con aria
leggermente spazientita:
“Io vado in biblioteca. Ci
vediamo”.
Regulus si disse che sarebbe
stato il caso di seguirla e parlare chiaro.
Ancora cinque
minuti… pensò, nel vano tentativo di
raccogliere il
coraggio.
Ma non potè rimandare più di
tanto,
perché in quel momento vide Harper che si alzava a sua volta
dal tavolo,
incitato dai suoi amici, e s’incamminava fuori dalla Sala
Grande con il chiaro
intento di raggiungere la ragazza.
Ora o mai più
si disse Regulus, furioso.
Si alzò a sua volta e seguì
Harper a passo veloce. Una volta usciti nel salone
d’ingresso, tirò fuori la
bacchetta e, ben attento a non farsi vedere dai presenti, gli
scagliò un
incantesimo.
“Ehi, ma che
diamine…?” fece il
Serpeverde. Le suole delle scarpe gli si erano letteralmente incollate
al
pavimento di pietra e non riuscivano a staccarsi.
Per un istante Regulus ebbe come
un flash, e pensò che se avesse visto la scena, Sirius si
sarebbe divertito
molto e forse gli avrebbe anche fatto i complimenti; ma fu un attimo, e
subito dopo
scacciò dalla mente quell’idea e si
affrettò. Passò accanto a Harper fingendo
di non essersi accorto di nulla e cominciò a salire la
scalinata principale.
Fece attenzione a non correre per
non presentarsi col fiatone, e la raggiunse quando ormai era arrivata
al primo
piano.
“Queen?” la chiamò,
dopo essersi
schiarito la voce.
Rachel si voltò, e parve sorpresa
di vederlo lì.
“Ah, sei tu. Che
c’è?”
“Io… stavo
pensando…” Perché
doveva esitare proprio in quel momento? Raccolse tutto il coraggio che
aveva e disse:
“Insomma, se non sei già impegnata e non
c’è proprio nessun altro, potresti
venire con me al ballo…”
Così va bene
pensò. Sembra
più un suggerimento, almeno credo…
Rachel rimase muta per parecchio
tempo, folgorata.
Me l’ha chiesto
veramente o sto sognando?
Non poteva crederci: era stata
invitata dal ragazzo dei suoi sogni… Era troppo bello per
essere vero, ma lui
non era tipo da fare scherzi del genere, e d’altronde
l’espressione sul suo
viso era serissima, forse anche troppo: il suo silenzio doveva averlo
terrorizzato.
Rachel aprì la bocca e la
richiuse, senza che le fosse uscito alcun suono. Forse era il caso che
si desse
una mossa a riacquistare l’uso della parola se non voleva
fare la figura
dell’idiota.
Da parte sua, Regulus interpretò
malissimo quel silenzio.
Adesso mi dice di no,
è sicuro come la morte. Che idea brillante mi è
venuta, complimenti a me! Ma che diamine mi è saltato in
mente?
Infine lei sorrise.
“Sì, va bene”
rispose tutto d’un
fiato, con il cuore che le batteva all’impazzata.
Per un momento Regulus rimase
spiazzato, poi comprese appiano il significato di quello che era
successo e si
diede una calmata.
“Ok… Allora, a
dopo…” aggiunse, a
disagio.
Le voltò le spalle e ridiscese le
scale, con il cuore molto più leggero di prima.
Ce l’aveva fatta. L’aveva
invitata e lei aveva accettato. Quello era decisamente il periodo
più bello
della sua vita, pensò.
Quando raggiunse di nuovo la sala
d’ingresso, notò che un folto gruppo di studenti
divertiti si era riunito
intorno a Harper, ancora incollato al pavimento.
“Che ti è successo,
Harper?”
chiese con un tono da angioletto e un ghigno diabolico.
“Non lo so! Non riesco più a
staccarmi!” protestò lui, furibondo.
“Sicuramente qualcuno che ha
voluto farti uno scherzo”.
“Sta’ sicuro che se mi capita
tra
le mani lo farò pentire di essere nato!”
Regulus fece una smorfia
soddisfatta. Il più era stato fatto, anche se adesso gli
restava la parte più
difficile: far capire a Rachel quello che provava per lei.
*Angolo
autrice*
Eccomi
di nuovo...finalmente, direte
voi, e avete ragione! Il fatto è che durante le vacanze casa
mia si riempie di gente sfaccendata che non mi dà un attimo
di tranquillità per concentrarmi sugli aggiornamenti della
storia... per non parlare dei fotomontaggi delle immagini: per fare
questa ci ho messo due secoli!
Oggi vado un po' di fretta quindi mi
limito a fare dei ringraziamenti veloci:
Pepesale
(la Sheridan è nata con l'intenzione di essere un
personaggio totalmente accessorio, ma forse potrei darle un ruolo un
po' più importante...e se la cosa può consolarti,
non ho ancora deciso se sia buona o cattiva! XD)
Pan_Tere94
(Voldemort fa paura? Bè, cercherò di evitare
altre sue immagini! Grazie per i complimenti!))
Hermione
Jean Granger (grazie mille per gli auguri, spero che anche
tu abbia passato una buona Pasqua!)
Alohomora
(tranquilla, di capitoli sugli Horcrux ce ne saranno, ma se fossi in te
non vorrei che quei momenti si avvicinassero
troppo...ç_ç)
Pervinca
Potter 97 (ah, ecco, era l'HTML! Davvero Regulus sta quasi
alla pari di Severus? O_O Wow!)
MEISSA_S
(per il momento la parte di Voldemort si interromperà, per
poi riprenderla al momento più opportuno. Buona Pasqua anche
a te!)
_Mary
(visto? Già si sono sbloccati parecchio! Devono ringraziare
il buon vecchio Lumacorno! XD)
Ancora Buona Pasqua
(passata) e buona Pasquetta a tutti!
|
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Capitolo 11 *** Il Ballo di Natale ***
Il
Ballo di Natale
La
sera del venti dicembre, Regulus
si trovava nella sala di ritrovo di Serpeverde. Come tutti i ragazzi,
era
intenzionato a salire al dormitorio per prepararsi solo
un’ora prima
dell’inizio del ballo. Al contrario, le sue coetanee erano
sparite da almeno
due ore. Non riusciva proprio a capire come mai dovessero metterci
tutto quel
tempo.
Intanto era seduto sul divano
davanti al camino, in cui il fuoco scoppiettava allegramente, e
ascoltava a
mala pena le chiacchiere dei suoi compagni di Serpeverde. I suoi
pensieri erano
fissi sul ballo: aveva una strana nausea, evidentemente dovuta
all’ansia.
Quello che temeva più di ogni
altra cosa era di dover sostenere il confronto con Sirius. Nonostante
Rachel
non fosse mai stata con lui, Sirius aveva provato a corteggiarla
all’infinito,
e decisamente aveva dimostrato di esserne più capace di lui.
Regulus sapeva di non essere
all’altezza di suo fratello e temeva che lei ne restasse
delusa.
Lo odio, accidenti a lui!
pensò con rabbia, come se la colpa fosse
di Sirius.
Infine, decise di andarsi a preparare,
perché quell’attesa lo stava stressando, per non
parlare delle occhiatacce che
Pucey e Harper gli lanciavano ogni due secondi, irritati per essersi
fatti
soffiare la ragazza.
Regulus si diresse nel dormitorio
e iniziò a vestirsi. Dieci minuti dopo, era già
pronto. L’abito da cerimonia,
nero con i bottoni argentati, che aveva comprato quell’estate
gli stava a
pennello, e si vedeva che fosse costato una fortuna, cosa tipica di un
Black.
Per la mezz’ora successiva,
vagò
come un’anima in pena, cercando di calmarsi. Infine,
arrivò finalmente l’ora in
cui aveva stabilito di incontrarsi con Rachel.
Si trovava di nuovo nella sala
comune, affollata di studenti vestiti eleganti e chiaramente
emozionati, quando
la vide arrivare dal corridoio dei dormitori femminili. Regulus
sentì il cuore
saltare un battito.
La ragazza indossava un lungo
abito argento con l’ampia gonna a balze, e si era lasciata i
lunghi capelli
sciolti: non era tipo da sentirsi a proprio agio con elaborate
acconciature in
testa ma Regulus la preferiva di gran lunga così.
“Scusa, sono in ritardo”
esordì
lei, raggiungendolo.
“No, è tutto a
posto” rispose
lui, assumendo il suo solito contegno impassibile. Poi aggiunse:
“Andiamo?”
S’incamminarono fuori dalla sala
comune, e per tutto il tragitto Regulus non riuscì a
staccarle gli occhi di
dosso. Pensò che forse avrebbe dovuto dirle qualcosa, ma da
quando le faceva i
complimenti? Lei notò la sua esitazione, e disse:
“Che c’è?”
“Niente…”
La Sala Grande era
addobbata come non si era mai visto dai tempi della fondazione di
Hogwarts: il
pavimento e le pareti erano ricoperti di lastre di cristallo che
scintillavano
alle luci di piccole lampade a forma di fiore che piccole fate tenevano
sospese
nell’aria. Tutta la sala era decorata da ghirlande e
agrifogli, e in fondo
troneggiava un altissimo albero di Natale ricoperto di finta neve e
decorato
con ghiaccioli pendenti dai rami e stelle d’oro. Accanto ad
esso c’era un palco
che ospitava un’orchestra e una donna piuttosto in carne,
pesantemente truccata
e con una vaporosa chioma di capelli neri e blu.
“Ma quella è Celestina
Warbeck!”
esclamò Rachel entusiasta. “Secondo te me lo
farà un autografo?”
“Per favore, scrive delle canzoni
orrende” obiettò Regulus.
Rachel aprì la bocca per
rispondergli che le canzoni di Celestina Warbeck non fossero affatto
brutte, ma
decise che non fosse il caso di ricominciare a litigare per una
sciocchezza.
La sala era piena di studenti, la
maggior parte dei quali si era già fiondata al buffet,
ricolmo di arrosti,
tacchini e altre cose meravigliose. Tuttavia nessuno dei due aveva
fame, e
quindi decisero di fare un giro per guardare meglio le decorazioni.
Purtroppo
per loro, il professor Lumacorno, vedendoli in disparte, ebbe la
brillante idea
di raggiungerli.
“Come state, ragazzi? Vi piacciono
gli addobbi? Li ho scelti tutti io, e il professor Vitious mi ha dato
una mano
ad allestirli!”
“Ehm, sì, sono veramente
belli”
rispose Rachel, mentre Regulus cominciava a dare segni
d’impazienza.
“A proposito, signorina Queen”
continuò Lumacorno, con tutta l’aria di gustare
una succosa notizia. “Noto che
riscuoti molto successo tra i fratelli Black, vero? Credo che creerai
parecchi
problemi in quella famiglia… Oh, è arrivato Ludo
Bagman, il giocatore delle
Vespe di Wimbourne! L’avrete riconosciuto, e se volete ve lo
presento! Vado a
salutarlo. Divertitevi, eh!”
E si allontanò, lasciando alle
sue spalle un silenzio imbarazzato.
Regulus si promise che, nel caso
Voldemort avesse voluto mandare qualcuno ad uccidere Lumacorno, avrebbe
accettato l’incarico per primo. Come gli era venuto in mente
di fare
quell’uscita infelice? Erano ore che cercava di non pensare a
Sirius e a quanto
fosse più capace di lui, e per pochi minuti era riuscito a
togliersi dalla
testa quei pensieri, ma Lumacorno era arrivato e in meno di un minuto
gli aveva
fatto ricordare tutto.
Rachel gli lanciò un’occhiata
di
traverso, imbarazzata a sua volta: Regulus era scuro in volto.
“Senti, non dargli retta”
esordì.
“Lo sai che parla per dare fiato alla
bocca…”
“Chi ti dice che gli do
retta?” sbottò
Regulus in tono brusco. Ora ce l’aveva con lei, anche se non
sapeva il motivo
reale.
Perché era diventata amica di Sirius,
dando adito a
tutti quei
pettegolezzi su una loro presunta storia? E soprattutto
perché, dopo essere andata
alla festa dell’anno prima con il ragazzo più
ammirato della scuola, aveva
accettato il suo invito? Gli mancava solo di ricoprire il ruolo di
contentino,
pensò con rabbia.
Rachel decise di non parlargli
per un po’ di tempo: sapeva che, quando era arrabbiato,
bisognasse lasciarlo
cuocere nel proprio brodo, e poi gli sarebbe passata.
L’orchestra prese a suonare, e
Celestina Warbeck attaccò con una delle sue discutibili
canzoni.
“Ti va di ballare?” chiese
Rachel, tesa.
Regulus decise di smetterla di
tenere il broncio non appena incrociò il suo sguardo: come
poteva essere offeso
con lei? I suoi occhi scuri lo incantavano al punto che non riusciva
più a
pensare ad altro. Il passato non doveva preoccuparlo, perché
nel presente lui e
lei erano insieme al ballo di Natale, e questa era
l’occasione per farsi
avanti.
Annuì e le offrì il braccio.
Rachel lo prese e lo seguì sulla piattaforma in cui molti
altri ragazzi avevano
cominciato a danzare.
Rachel credeva di vivere in un
sogno: mai si sarebbe immaginata che i suoi desideri si sarebbero
potuti
avverare.
Il primo ballo fu quasi veloce, e
nessuno dei due parlò molto. Quando l’orchestra
attaccò un lento, Regulus
esitò, ma lei appoggiò la testa sulla sua spalla
e gli gettò cautamente le
braccia al collo. Regulus la strinse piano.
Lei si sentì rabbrividire al
contatto del suo corpo. Continuarono a ballare per parecchio tempo, ma
per loro
durò pochissimo, anche per lui, sebbene non avesse mai amato
i balli. Invece
quella sera sarebbe voluto restare lì in eterno.
“Vuoi qualcosa da bere?” le
chiese
alla fine, quando l’orchestra terminò
l’ultima canzone.
“No, non ho sete. Però vorrei
prendere un po’ d’aria” rispose lei,
indicandogli le porte della Sala Grande.
Regulus ne approfittò: Lumacorno
si stava avvicinando di nuovo.
“Usciamo” disse.
Nel cortile non c’era anima viva,
forse perchè faceva freddo, ma nessuno dei due parve notare
questo piccolo
dettaglio.
Il cielo non era coperto neanche
da una nuvola, cosicché si potevano vedere centinaia di
stelle, molto più
nitide del normale.
Passeggiarono per alcuni minuti,
quasi in perfetto silenzio: gli argomenti di qualsiasi discorso
iniziassero si
esaurivano in un baleno, sia per l’imbarazzo sia
perché tutti e due pensavano a
ben altro.
Regulus si disse che fosse venuto
il momento di darsi una mossa ma, più ci pensava, meno aveva
il coraggio di
farlo. Il proprio disagio lo irritava parecchio: non era estroverso
come
Sirius, ma non era nemmeno quello che può definirsi un
disastro. Tuttavia,
quando stava con lei, si sentiva un coniglio.
Non poteva continuare così,
però.
Prima o poi, che lo volesse o no, si sarebbe dovuto fare avanti, e il
pensiero
che più la situazione fosse andata per le lunghe
più sarebbe diventata
difficile lo convinse a parlare.
Lottando contro l’agitazione
crescente, esordì:
“C’è una cosa che
avrei dovuto
dirti fin dall’inizio della serata”.
“Cioè?”
“Che… stai
benissimo” ammise.
“Oh… grazie” rispose
Rachel, da un
lato imbarazzata, dall’altro stupita per quel complimento
inaspettato.
Ormai erano arrivati quasi
all’inizio della Foresta Proibita, vicino alla capanna di
Hagrid. Come di
comune accordo, anche se nessuno aveva detto nulla, si fermarono nello
stesso
momento.
“Ci crederesti? Mi sono accorta
solo ora che voi Black avete tutti nomi di stelle” disse
Rachel, guardando il
cielo trapunto di astri.
“Sì, è una
tradizione di
famiglia” confermò Regulus con aria saputa.
“Il mio nome è quello della stella
principale della costellazione del Leone. Significa piccolo
re, anche se avrei preferito re
e basta”.
Rachel rise.
“Che coincidenza. E pensare che
io mi chiamo Queen, regina” disse, pentendosene un attimo
dopo. Arrossì di
colpo e distolse lo sguardo. “Niente, dimentica quello che ho
detto”.
Regulus la guardò, pervaso da
un’emozione incontrollabile.
“Secondo te è una
coincidenza?”
chiese, avendo solo una vaga idea di dove volesse arrivare.
Rachel tornò a guardarlo. La luce
argentea della luna si rifletteva sui loro visi ravvicinati. Si sentiva
irrimediabilmente attratta da lui, come il ferro da una calamita.
“No. Secondo me niente accade per
caso. Un motivo deve esserci per forza”.
Ora che erano vicinissimi,
Regulus sembrava molto più consapevole del sangue che gli
scorreva nelle vene e
del cuore che batteva all’impazzata. Si sentiva in preda al
panico: non perché
avesse paura di essere respinto, dato che l’espressione negli
occhi di lei era
inequivocabile; in realtà temeva ciò che stava
provando in quel momento.
Per la
prima volta in vita sua stava perdendo il controllo di se stesso e
sentiva il
bisogno impellente di manifestare i propri sentimenti. Non gli era mai
successo, ma stavolta una voce nella sua testa gridava a squarciagola
che
quella era la sua occasione e che non doveva lasciarsela scappare.
“E tu l’hai trovato un
motivo?”
le chiese mentre, senza neanche accorgersene, le accarezzava i lunghi
capelli
neri.
Rachel improvvisamente sentì
sparire l’imbarazzo, scorgendo negli occhi di lui il suo
stesso desiderio.
“In
effetti sì” rispose,
lanciandogli un’occhiata eloquente.
Senza dargli neanche il tempo di
replicare, Rachel gli gettò le braccia al collo e lo
baciò.
Tutto quello che li circondava
sembrò svanire in una nebbia impalpabile. Entrambi sentirono
un calore
improvviso investirli e potenti brividi li assalirono, annebbiando le
loro
menti.
Regulus la attrasse a sé ancora
di più, mozzandole il fiato.
Rachel credeva d’impazzire
dall’emozione. Poteva sentire i battiti del suo cuore contro
di sé, i brividi
che le percorrevano la schiena al suo tocco.
Furono costretti a separarsi per
respirare. Rachel gli rivolse un sorriso raggiante. Lui
ricambiò e poi si chinò
su di lei.
Le loro labbra si sfiorarono di
nuovo, dapprima esitando, poi con un trasporto che cresceva ogni
istante di più,
mentre i loro cuori esultavano, e nessuno dei due aveva intenzione di
riemergere tanto presto da quell’oblio sognante.
*Angolo
autrice*
Ho
adorato scrivere questo capitolo! *_*
Spero tanto che vi sia piaciuto!
Pepesale
(una giornata avventurosa, non c'è che dire! XD Eh
sì, hai detto proprio bene: buon sangure non mente! E a
questo punto Sirius mi avrà già ammazzata una
seconda volta! XD Le immagini le modifico con Photoshop. La mia
versione è piuttosto vecchiotta, mi sembra sia una 5.0, ma
funziona alla grande!)
Pervinca
Potter 97 (sì, un ballo non può
mancare mai! La risposta alla tua domanda è arrivata
abbastanza presto spero!)
lyrapotter
(non ti preoccupare, anche io a volte sparisco, e questo periodo fa
eccezione perchè sono sfaccendata! Non c'è
bisogno che ti fustighi (si dice così? Boh!). Sì,
sicuramente Reg comincerà a pentirsi molto presto di essere
diventato un Mangiamorte)
Alohomora
(fai bene, perchè ci sarà da piangere negli
ultimi capitoli, anche perchè dopo la morte di Regulus
dovrò subire l'ulteriore trauma di descrivere le reazioni di
Rachel e Sirius...oddio, meglio che non ci penso...)
Pan_Tere94
(ihih, in effetti anche a me in quell'occasione Regulus è
sembrato troppo Sirius! XD Per quanto riguarda le immagini spaventose,
non credo che le prossime lo saranno...devo pur ricordarmi che questa
storia avrebbe avuto un rating verde se non fosse stato per le scene in
cui ci sono i Mangiamorte e Voldemort...per non parlare degli
Inferi...per questo l'ho messo giallo)
MEISSA_S
(grazie per la recensione! Sono contenta che i dubbi di Regulus siano
realistici, ho sempre paura di attribuire ai personaggi azioni che sono
più tipiche di me stessa che di loro!)
Trilli
Call (magari Sirius ci sarebbe andato giù
pesante con lo scherzo, in fondo è lui la peste della
famiglia! XD)
_Mary
(il vecchio Luma in questo capitolo combina un po' di guai, come avrai
notato, è un impiccione assurdo! almeno, è questa
l'impressione che mi ha dato nel libro!)
Hermione
Jean Granger (se ti può consolare, io una volta
-decisamente troppo
tempo fa- ce l'ho fatta a
dichiararmi! E pensa che a mala pena sapeva il mio nome...sai quelle
cotte tremende ma senza speranza, della serie "se non mi ricambia
muoio"? Ecco, ero proprio disperata, e alla fine mi sono detta "o la
va, o la spacca"... infatti ho ricevuto un due di picche tremendo! Ce
n'è voluto di tempo per riprendermi, ma alla fine sono stata
contenta di averlo fatto, sia perchè ora me la ricordo come
un'impresa eroica sia perchè altrimenti non mi sarei mai
messa l'anima in pace...tendo un po' troppo a farmi i film in testa,
cosa sbagliatissima! Quindi provaci, comunque vada sarà una
liberazione, te lo posso assicurare!)
|
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Capitolo 12 *** Incubo ***
Incubo
Il
campanello di Grimmauld Place
suonava.
“Che cosa faccio?” chiese
Regulus.
“Vai ad aprire. Se è qualche
nemico, concialo per le feste” gli rispose Bellatrix
sogghignando.
Lui uscì dalla stanza e si
avviò
nell’ingresso buio. Aveva una brutta sensazione, che si
confermò quando aprì la
porta.
“Cosa ci fai qui? Vai via
subito!” sibilò a Rachel.
“Ma che simpatico! Ero venuta a
trovarti” protestò lei.
Regulus era nel panico: lei non
sapeva cosa stava rischiando.
“Ti prego, vai via…”
Troppo tardi. Da dietro di lui
spuntarono due Mangiamorte, che afferrarono la ragazza e la trassero
all’interno, chiudendo di colpo la porta.
“Che cosa…?”
Rachel non finì la frase: i
Mangiamorte l’avevano condotta nella stanza accanto, in cui
c’era Lord
Voldemort. Lei guardò l’uomo bianco come un
teschio per qualche istante, poi
scoccò a Regulus un’occhiata in parte delusa e in
parte furibonda.
“Me l’avevi
promesso!” sbottò.
“Bene bene, chi abbiamo qui?
È la
tua ragazza, Black?” disse Voldemort, puntando i suoi occhi
rossi su di lei.
Regulus fu assalito dal terrore.
“Per favore, non dirà
niente”
disse, perché già sapeva cosa la aspettava.
“Ne dubito. Non sembra molto
felice di vedermi” rispose Voldemort. “Lo sai come
funziona. Sarò costretto ad
ucciderla”.
Rachel gemette ma non mosse un
muscolo. Regulus invece era devastato.
“No, vi prego,
risparmiatela…”
“Black, ti rendi conto che è
tutta colpa tua?” lo interruppe l’Oscuro Signore.
“Se non avessi legato con
questa ignara ragazza, a quest’ora non sarebbe sul punto di
morire. Sei un
Mangiamorte ora, non puoi perdere tempo con queste debolezze da
ragazzino. Ma
non preoccuparti: ne troverai tante altre come lei”.
Voldemort agì all’improvviso;
un
secondo dopo puntò la bacchetta contro di lei e
pronunciò la maledizione. Ci fu
un lampo abbagliante di luce verde, e poi…
Regulus si svegliò di
soprassalto, ritrovandosi nel letto a baldacchino del dormitorio. Per
alcuni
istanti non fu in grado di capire cosa fosse successo, poi i battiti
martellanti del suo cuore rallentarono per il sollievo: si era trattato
solo di
un incubo.
E pensare che il ricordo della
sera precedente, del ballo di Natale, gli era sembrato un sogno
meraviglioso,e
tutt’ora non era certo che fosse accaduto veramente.
Si alzò e andò a vestirsi,
ma per
tutto il tempo non riuscì a togliersi dalla mente
l’immagine di Rachel al
cospetto di Voldemort.
Non potrà mai
succedere si disse, cercando di auto convincersi. Era solo un incubo. L’Oscuro Signore non
verrebbe mai a casa mia. Non essere ridicolo, Regulus.
Quando scese in sala comune, si
accorse che era piuttosto presto: c’erano solo due studenti
in giro. Lui ne
approfittò per darsi una sistemata, specchiandosi alla
finestra, nell’attesa
che arrivasse lei.
Rachel non si fece aspettare.
Cinque minuti più tardi entrò nella sala comune
e, non appena lo vide, gli fece
un gran sorriso e gli corse incontro.
Nel tenerla stretta tra le
braccia, Regulus per un momento non potè fare a meno di
pensare a quanto
avrebbe sofferto se l’avesse persa, ma un secondo dopo si
costrinse a non soffermarsi
su certe riflessioni.
Solo io posso avere paura
di perderla sei ore dopo averla baciata,
pensò.
Odiava quel suo essere insicuro,
e ancora di più detestava ammetterlo.
“Ti sei svegliato prestissimo”
gli disse Rachel, un po’ imbarazzata.
“Anche tu” rispose lui.
“Sì, bè, non ho
dormito molto
stanotte. Non riuscivo a prendere sonno” ammise lei.
“Pensavo che dovremmo
parlare un po’”.
Regulus si trovò perfettamente
d’accordo. La sera prima non avevano avuto molto tempo per
parlare.
La prese per mano e la condusse
al divano davanti al camino di marmo nero. Si sedettero, e per un
po’ nessuno
dei due disse nulla, un po’ imbarazzati. Infine, lei si
decise a parlare, dopo
essersi schiarita la voce:
“Allora… prima di tutto
vorrei
farti una domanda”. Quando lui le fece cenno di proseguire,
disse: “Da quanto
tempo tu… insomma…”
Non ci fu bisogno che concludesse
la frase.
“Dall’anno scorso,
più o meno da
quando sei diventata amica di quel… di Sirius” si
corresse Regulus, cercando di
trattenersi dall’impulso di insultare per
l’ennesima volta suo fratello.
Evidentemente Rachel decise di
ignorare quella sua esitazione.
“Però non capisco una
cosa” disse
lei. “Se ti piacevo già a quell’epoca,
perché mi hai evitato per tutto quel
tempo?”
“Non lo so” ammise lui,
sentendosi un perfetto idiota. “Credevo che ce
l’avessi con me, che mi
odiassi…”
Rachel scosse la testa, con un
sorriso a tratti divertito ma per certi versi amareggiato.
“È possibile che tu non abbia
mai
capito nulla?” gli chiese.
“Di cosa?”
Rachel fu sul punto di rispondergli
ma poi, in un impeto di orgoglio, disse:
“Niente, non volevo dire
niente…”
Regulus le rivolse un’occhiata
molto scettica e lei, dopo aver sostenuto il suo sguardo per alcuni
secondi,
cedette.
“Bè, il fatto è
che…” esordì
esitando, ma poi cambiò del tutto atteggiamento;
voltò il viso, rosso come un
pomodoro, incrociò le braccia e parlò con tono
offeso: “Ho sempre avuto una
cotta per te, fin dal primo anno”.
Seguì una pausa di silenzio,
durante la quale lei continuò a evitare il suo sguardo e a
mordersi
nervosamente le labbra: quella confessione le era costata parecchio.
Regulus si sentì invadere il
cuore da un calore improvviso e avvolgente.
“Davvero?” chiese, frastornato.
“Eh,
già…”
“Bè, avevi uno strano modo
per
dimostrarlo… Ti piacevo anche quando, al secondo anno, mi
hai suggerito
l’ingrediente sbagliato apposta per farmi esplodere la
pozione in faccia?”
“Esatto, e anche quando ti
combinavo tutti quegli scherzi che ti facevano arrabbiare. Lo so, ero
completamente cretina, ma era l’unico modo per farmi notare
da te”.
“Mi dispiace. Abbiamo perso un
sacco di tempo” commentò lui. “E la
colpa è stata solo mia”.
“Io ci ho messo del mio” gli
disse lei. “Bè, io però la mia
confessione l’ho fatta, ora tocca a te.
C’è
qualcosa su di te che non so?”
Regulus esitò. Sì che
c’era
qualcosa, ma non poteva certo andarle a dire che era un Mangiamorte.
Lei lo
avrebbe odiato subito. Tuttavia, se voleva stare con lei, sarebbe stato
leale
parlare chiaro e metterla in guardia prima che lo scoprisse in un modo
ben
peggiore… Il ricordo del sogno di quella notte lo
assalì di nuovo.
Non poteva dirglielo: non si
sentiva abbastanza forte da assumersi quella responsabilità
e da correre il
rischio di farla allontanare da sé.
“No” rispose alla fine.
“Sicuro?”
“Certo”.
“Non mi sembri molto
convinto”.
Regulus decise di fare un colpo
basso. Prima che Rachel potesse fare altre domande spinose, la attrasse
a sé e
la baciò con trasporto. Lei ricambiò, e presto
dimenticò ogni sospetto.
Con loro grande rammarico, quel
bacio non durò molto, perché quando si separarono
e si guardarono attorno,
videro che, in effetti, tutti i Serpeverde presenti in quel momento
nella sala
di ritrovo li stavano fissando a occhi sbarrati.
Regulus li incenerì con lo
sguardo, e molti di essi tornarono di corsa alle loro precedenti
occupazioni,
ma non tutti.
“Che avete da guardare?”
sibilò
lui, rivolto ad un gruppo di ragazzi del sesto anno.
“Scusa” disse il
più audace di
quelli. “Eravamo solo… stupiti”. E si
allontanò insieme agli altri, mormorando a
quello che gli era accanto: “Mi devi dieci galeoni, te
l’avevo detto che
sarebbe successo!”
“Hanno scommesso
su di noi?” fece Regulus indignato.
“Bè, cerca di capirli. Hanno
assistito per anni alle nostre litigate. Anche a me sembra
incredibile” gli
fece notare Rachel.
“Sì, forse è
così… Senti, usciamo
da qui, almeno la smetteranno di osservarci” disse Regulus.
“Va bene”.
Una volta usciti dalla sala
comune, decisero di andare a fare colazione con calma. Era il primo
giorno
delle vacanze natalizie, ma l’Espresso per Hogwarts sarebbe
partito la mattina
dopo per riportarli a casa. Per fortuna li aspettava
un’intera giornata libera,
proprio quello che ci voleva in quel momento.
Rachel si sforzò di mangiare, ma
non riusciva proprio a farsi venire fame. Era troppo emozionata,
soprattutto se
pensava che, dopo sei anni e mezzo, finalmente fosse diventata la sua ragazza. Era troppo bello per essere
vero. Quella notte non aveva chiuso occhio, intenta come era a
rimuginare su
quanto fosse successo poco prima.
Purtroppo, non osava immaginare
quanto gli sarebbe mancato durante quelle feste. Era davvero ingiusto
che
dovessero partire nel giro di ventiquattro ore.
“Ehi, mi è venuta
un’idea!” disse
Rachel. “E se rimanessimo entrambi a Hogwarts per le
vacanze?”
Regulus la guardò come se lei
stesse scherzando, per poi rendersi conto che invece stava dicendo sul
serio.
“Bè, non
so…” rispose, vago.
“Perché no? In fondo sei
sempre
andato via a Natale. Io invece sono rimasta un paio di volte. Si mangia
ancora
meglio del solito. La scuola deserta è fantastica, puoi fare
quello che vuoi. E
poi staremo insieme…” aggiunse.
Lui si sentiva di nuovo
combattuto.
“Vorrei restare, davvero. Ma devo
tornare a casa per Natale” rispose. “I miei
vogliono così”.
“E allora? Non puoi disobbedire
per una volta?”
“Io sono quello che obbedisce,
ricordi?” le fece notare lui.
Rachel sorrise, divertita.
“E va bene. Però scrivimi
durante
le vacanze. Non sarò a casa, perché i miei
vogliono partire per un noiosissimo
viaggio dai miei zii. Credo che sentirò parecchio la tua
mancanza”.
“Anch’io” rispose
lui, e di colpo
si accorse quanto avrebbe preferito rimanere con lei, piuttosto che
tornare tra
i Mangiamorte. Finchè frequentava Hogwarts, Voldemort gli
concedeva di non
rispondere ai suoi frequenti richiami, per non insospettire nessuno, ma
quando
era a Grimmauld Place, doveva raggiungerlo per forza.
“Questa notte ha nevicato” lo
informò Rachel. “Ti va di andare fuori?”
Regulus annuì. In un certo senso,
era sollevato del fatto che lei andasse dai suoi zii, a Natale: almeno
non le
sarebbe mai venuto in mente di fargli una sorpresa e andarlo a trovare
proprio
mentre era in compagnia dei Mangiamorte. Non era il caso di
preoccuparsi troppo
per un incubo.
*Angolo
autrice*
Prima
di tutto vorrei ringraziare i 24
preferiti, siete troppo gentili! E poi, ovviamente, grazie a quelli che
hanno recensito lo scorso capitolo: sono davvero contenta che sia
piaciuto a tutti!
Trilli
Call (si vede che sei contenta, grazie per la recensione
entusiasta!)
Alohomora
(all'inizio nemmeno io avevo collegato, me ne sono resa conto dopo aver
deciso il cognome di Rachel! Comuqnue, a scanso di equivoci, quella che
hai detto in realtà era solo frutto dell'irritazione del
momento: non ce lo vedo proprio Regulus mentre uccide qualcuno, per me
non ne è capace, e nel prossimo capitolo ne avrai la prova)
Pervinca
Potter 97 (ihih, spero solo che tu non abbia rotto qualche
tasto! XD Grazie, la tua recensione è fantastica!)
MEISSA_S
(del resto, se Lumacorno deve somigliare ad un tricheco, deve esserlo
anche nei modi! A proprosito, nel caso non te ne fossi accorta,
stamattina ho recensito alcuni tuoi capitoli!)
LMP
(è vero, mi piace scrivere sui personaggi cosiddetti minori
soprattutto perchè di quelli principali si sa praticamente
già tutto e di solito preferisco essere fedele a quello che
scrive la Rowling o almeno inventare storie verosimili! Ciò
non toglie che un giorno potrei anche decidere di cambiare qualcosa
della storia originale, ma al momento non credo che lo farò)
lyrapotter
(Sì, ora credo proprio che Regulus la smetterà di
paragonarsi a Sirius...era anche ora!)
Pan_Tere94
(allora io sarei altrettanto stupida, perchè quando leggo le
recensioni come questa non posso fare a meno di sorridere da sola!)
Hermione
Jean Granger (già, finalmente si sono decisi!)
Pepesale
(un'alta recensione lunghissima! Molto bene! Immagino che sia una cosa
che pensano tutti i maschi: noi donne ci mettiamo sempre di
più per prepararci ma non è colpa nostra! Noi
abbiamo sempre il triplo delle cose da fare rispetto a loro per
mantenerci decenti! Hai visto bene, Regulus non sarebbe capace di
uccidere qualcuno, e soprattutto se questo qualcuno in fondo gli ha
dato l'opportunità del ballo! XD Anche io sono timidissima
con chi non conosco bene, e alle medie non ne parliamo, è
già un periodo difficilissimo -a mio parere molto di
più del liceo- e se uno è anche timido ha un
sacco di difficoltà! Neanche io avevo fatto caso alla
coincidenza dei due nomi, mi è venuto in mente dopo!
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Capitolo 13 *** Il medaglione ***
Il medaglione
La
notte aveva steso il suo manto
blu scuro sul paesaggio sottostante mentre Regulus si dirigeva a passo
spedito
verso il covo dei Mangiamorte.
Era la vigilia di Natale, e si
era illuso di potere rimanere a Grimmauld Place, dove in quello stesso
istante
si stava tenendo la consueta cena di famiglia, anche se della famiglia
non era
rimasto quasi nessuno.
Bellatrix era impegnata in
qualche missione in giro per il Regno Unito, Narcissa avrebbe
festeggiato il
Natale dai genitori di suo marito, e Sirius non sarebbe dovuto nemmeno
esistere
per loro. Perciò poco prima Regulus era seduto al tavolo
della sala da pranzo
quasi vuoto, oltre ai suoi genitori e Kreacher che serviva le portate.
All’improvviso tuttavia il suo
Marchio Nero aveva bruciato: un dolore lancinante cui non si era ancora
abituato e che, anzi, sembrava diventare più intenso ogni
volta di più.
“Che ti succede? Stai male?”
chiese Walburga appena aveva visto la sua smorfia di dolore, ansiosa
come tutte
le volte che al suo figlio minore succedeva qualcosa.
“No, sto bene” aveva risposto
Regulus, tirando un sospiro di sollievo quando la fitta era passata.
“Che ti è
successo?” aveva
chiesto Orion.
“Dovrei andare”.
“È Lui
che ti chiama?”
Regulus aveva annuito.
“Mi dispiace lasciarvi soli
proprio oggi…”
“Oh, non preoccuparti, non sei
certo tu quello che deve essere dispiaciuto” aveva
bofonchiato Walburga, che
non perdeva mai nessuna occasione per lanciare maledizioni al suo ex
figlio
maggiore.
Regulus non aveva risposto a
quell’affermazione, aveva salutato i suoi genitori ed era
uscito dalla sala da
pranzo. Era così insolitamente nervoso che era quasi
inciampato nel
portaombrelli a forma di zampa di troll all’ingresso: aveva
la netta sensazione
che quella vigilia di Natale non l’avrebbe ricordata con
piacere.
E la medesima sensazione gli era
rimasta addosso fino a quel momento. Nel frattempo il Marchio aveva
bruciato
altre due volte. L’Oscuro Signore sembrava impaziente di
vederlo. Chissà come
mai aveva deciso di chiamarlo proprio quella sera, alle undici passate.
Il ragazzo varcò l’alta porta
del
castello e salì la scalinata di marmo nero, fino a che non
si ritrovò nella
grande stanza, al cospetto di Lord Voldemort.
“Eccoti, finalmente”
esordì
quello.
Era in piedi davanti ad un’alta
finestra, tutto intento a guardare qualcosa al di fuori.
“Sono in ritardo?”
domandò
Regulus, preoccupato, e notando di essere l’unico Mangiamorte
nei paraggi.
“No, sei stato puntuale”
rispose
l’Oscuro Signore, in tono freddo.
Regulus non parlò: non si sentiva
molto a suo agio da solo con Lui, non gli era mai capitato prima.
“Ti starai chiedendo perché
ti ho
convocato” disse Voldemort, voltandosi dalla sua parte e
fissandolo attraverso
le sue iridi rosse.
Lui annuì.
“Sappi che voglio affidarti il
tuo primo incarico serio. Proprio stanotte. Avrei potuto chiamare
qualcun
altro, ma siccome tu devi ancora imparare molte cose, ho pensato che
portarti
con me sarebbe stata una buona idea”.
“Che cosa dovrei fare?” chiese
Regulus.
“Niente di speciale. Sarò io
a
fare tutto, tu dovrai solo aiutarmi e controllare che nessuno mi dia
fastidio
quando sarò impegnato nella mia missione. Devo recuperare un
vecchio cimelio di
famiglia; niente d’importante, è solo per il suo
valore…affettivo, diciamo”.
Regulus dubitava che l’Oscuro
Signore potesse provare un sentimento come l’affetto, ma si
limitò a rispondere
che poteva contare su di lui.
“Perfetto”. Voldemort gli si
avvicinò e, quando lo ebbe raggiunto, gli disse:
“Porgimi il braccio”.
Credendo che gli servisse il
Marchio Nero, Regulus tese il braccio sinistro ma Voldemort glielo
afferrò.
Un brivido incontrollabile attraversò
il ragazzo quando le dita bianche e lunghe si chiusero intorno al suo
polso.
Dopo di che si Smaterializzarono.
Riapparvero pochi secondi dopo in
quello che sembrava un normalissimo quartiere di Londra.
Poco più in là potevano
vedere la
luce della luna riflettersi sulle acque scure del Tamigi e i comignoli
delle
case babbane traboccare fumo grigiastro. Le finestre erano illuminate
dalle
luci interne dei lampadari e da quelle tremolanti dei camini accesi.
Regulus si soffermò ad osservare
le ombre sfocate degli abitanti della zona, che ridevano e
chiacchieravano al
caldo e al riparo delle mura domestiche, festeggiando il Natale tutti
insieme
in allegria, cosa che a lui non succedeva ormai da tanti anni.
“Da questa parte”
sibilò la voce
serpentesca al suo fianco, facendolo ripiombare nella realtà.
Voldemort s’incamminò in una
via quasi
invisibile, incastrata tra due file di palazzine logore e umide, e che
si
ramificava in un dedalo di vicoli sempre più stretti e
desolati.
Il ragazzo, impeccabile nel suo
vestito nero, non potè fare a meno di storcere il naso
quando notò la sporcizia
che regnava sovrana nell’ultimo vicolo in cui svoltarono.
La spazzatura era stata buttata
per terra dai proprietari delle case affianco, e ora emanava un
orribile odore
di marcio. Ovunque mettesse piede, c’erano residui non meglio
identificati: era
peggio di una fogna.
“Schifosi Babbani”
commentò
Voldemort, con sommo disprezzo.
Camminarono ancora per un po’,
fino a che Regulus non intravide quello che sul momento gli
sembrò un mucchio
di stracci addossato al muro di una casa; poi si rese conto che
quell’ammasso
informe stava tremando e, quando fu più vicino, vide che era
un uomo più o meno
sui trent’anni.
Regulus non aveva mai sospettato
dell’esistenza di persone senza casa. Da quello che gli
avevano insegnato, non
concepiva nemmeno il fatto che qualcuno potesse essere talmente povero
da non
potersi permettere un servizio di posate d’argento.
Figurarsi l’effetto
impressionante che gli fece quell’uomo Babbano chiaramente
denutrito e quasi
congelato dal freddo, tutto sporco e con la faccia rubiconda, una
bottiglia
quasi vuota di liquore in mano.
Voldemort al contrario parve
solamente schifato. Quando si avvicinò, l’uomo,
chiaramente ubriaco, esclamò
con voce impastata:
“Buon Natale, signori, e felice
anno nuovo! Volete un goccetto?”
“Fai quello che ti dico, e non ti
accadrà nulla” esordì
l’Oscuro Signore freddamente. “Conosci per caso un
certo
Ben, di cui non si sa il cognome? Un altro schifoso sangue sporco come
te”.
“Ben? Non conosco nessun Ben,
signore. Senta, le conviene andarsene da qui. S’incontrano
dei tipi poco
raccomandabili a quest’ora…”
L’uomo era proprio ubriaco
fradicio e a stento riusciva a scandire le parole.
Voldemort non gli diede nemmeno
il tempo di finire di parlare. Estrasse la bacchetta e la
puntò contro di lui.
“Crucio!”
Quello si contorse violentemente
per terra, urlando a pieni polmoni.
“Risposta sbagliata” disse
Voldemort, interrompendo la maledizione.
“Dov’è quello schifoso
ladruncolo?”
“E va bene, lo
conosco! Ma non so dove sta. So solo che ieri mi ha venduto
dell’ottimo Scotch…”
Regulus, non potè fare a meno di
rabbrividire quando sentì l’ira
dell’Oscuro Signore fendere l’aria.
Di nuovo, Voldemort gli scagliò la Cruciatus
e l’uomo gridò
per il dolore.
“Va bene, va bene!” fece
infine.
“Ho sentito dire che… si trova in fondo alla
strada, in una vecchia baracca… Ma
non gli dica che sono stato io a raccontarvelo, se no chi mi procura da
bere?”
“Molto bene” disse Voldemort.
“Ma
non credere di essertela cavata con così poco. Imperio!”
Di colpo il vagabondo assunse
un’espressione vacua e docile.
“Portami da lui”
ordinò
Voldemort.
Obbediente, l’uomo si rimise in
piedi a fatica e cominciò a fare strada, barcollando
vistosamente, seguito da
Voldemort e da Regulus, in coda.
Percorsero il vicolo lercio fino
a che non si ritrovarono in una piazzola deserta, in fondo alla quale
si ergeva
una piccola baracca di ferro arrugginito. In origine doveva essere
stato un
garage o un’officina ma ora, come disse la loro guida, era
abitato dal
vagabondo che comandava in quella zona.
Voldemort si rivolse a Regulus e gli
disse:
“Ora tocca a te. Dovrai
assicurarti che qui dentro non entri nessuno mentre io sono
lì”.
“Sì” rispose lui.
“Ma il Babbano?”
Voldemort non rispose: si limitò
a fissarlo negli occhi. Una sentenza di morte era scritta a chiare
lettere
nelle sue iridi scarlatte.
Regulus aveva la gola secca e
dovette deglutire più volte per trovare la forza di parlare.
“Io… non credo di essere
capace”.
La mano che teneva la bacchetta
tremava come una foglia. Voldemort sembrava divertirsi per la sua
esitazione.
“Io invece dico di sì. Alla
tua
età avevo già ucciso tre volte. Non è
per niente difficile, non è nemmeno in
grado di difendersi. Pensa a quanto indegna di esistere possa essere
quella
feccia, e ti verrà naturale”.
Detto questo, l’Oscuro Signore
entrò nella vecchia baracca.
Regulus continuò a fissare la
porta dietro la quale era sparito, fino a che un rumore alle sue spalle
non lo
costrinse a voltarsi.
Con il cervello completamente invaso
dall’alcool, l’uomo era caduto malamente per terra
e ora gemeva sull’asfalto
pieno di nevischio, bofonchiando qualcosa riguardo a un pub di
Manchester.
Nonostante quell’uomo gli facesse
ribrezzo, Regulus non riusciva a mantenere ferma la mano con cui teneva
la
bacchetta puntata contro di lui.
Non era un assassino e non
sentiva né il desiderio di uccidere, come aveva detto
Voldemort, né un impulso
omicida, come gli aveva raccontato Bellatrix.
Sentiva solo un misto di pietà e
compassione, dentro di sé.
Sapeva che il rimorso lo avrebbe
tormentato in eterno se avesse fatto una cosa del genere, anche se la
vittima
era uno sporco Babbano inutile. Non avrebbe avuto neanche il coraggio
di
guardarsi allo specchio.
Infine si decise. Mosse appena la
bacchetta contro di lui e disse:
“Oblivion”.
Un attimo dopo il Babbano
ammutolì e assunse un’espressione ancora
più vuota di quando era sotto la Maledizione
Imperius.
Regulus lo Schiantò, mandandolo a cozzare – un
po’ più forte del dovuto, magari –
contro un mucchio di rifiuti, dopodiché lo
mimetizzò con un incantesimo di
Disillusione.
Sperando ardentemente di non
essere scoperto, tornò a fare la guardia
all’ingresso, ma nel farlo passò
accanto alla finestra e non potè fare a meno di sbirciare
all’interno.
Voldemort era chino su un altro
vagabondo, anziano, che aveva pietrificato e stranamente non ucciso, e
gli
stava strappando qualcosa dal collo.
“Questo mi appartiene”
sibilò,
rivolto al Babbano, che poteva muovere solo gli occhi, e lo guardava in
preda
al panico.
Quando si rialzò e osservò
l’oggetto alla tenue luce di una candela, Regulus vide
chiaramente che si
trattava di un pesante medaglione d’oro, con tanto di catena
e qualcosa inciso
sopra. Voldemort sembrava veramente soddisfatto di averlo ritrovato.
Si rese conto di assistere a
qualche misterioso rituale oscuro che non avrebbe dovuto vedere quando,
continuando a tenere in mano il medaglione, Voldemort
pronunciò l’Anatema:
“Avada Kedavra!”
La baracca fu illuminata da un
lampo accecante di luce verde e l’anziano vagabondo cadde sul
polveroso
pavimento, lo sguardo vuoto e senza vita.
Voldemort toccò il medaglione
d’oro con la punta della bacchetta e cominciò a
pronunciare una lunga e
complessa formula magica, in una lingua oscura che Regulus era certo di
non
aver mai udito in vita sua.
A quel punto accadde un fatto
incredibile: da Voldemort stesso si scatenò qualcosa
d’impalpabile, come
un’onda d’urto o una folata di vento, che
attraversò in qualche modo la
bacchetta.
Il medaglione vibrò a lungo e
parve illuminarsi di una luce rossastra, fino a che non
tornò perfettamente
normale.
Voldemort se lo accostò
all’orecchio e fece un ghigno di approvazione. Regulus non
sapeva cosa avesse
sentito, ma dentro di sé ebbe come un déjà-vu, e
ricordò di quando gli era parso di sentire la vita
battere dentro quella che apparentemente era un’innocua coppa
d’oro.
Quando Voldemort ripose il
medaglione dentro il mantello e uscì di nuovo,
trovò Regulus nel punto in cui
avevano stabilito.
“Hai fatto quello che ti ho
ordinato?” gli chiese, e Regulus era ancora talmente scosso
da ciò che aveva
visto che per un attimo lo guardò con aria interrogativa.
Poi ricordò e
rispose:
“Oh, sì… Non
è stato difficile”.
Ma l’Oscuro Signore lo fissò
dritto negli occhi, e il suo sguardo bruciava come il fuoco.
“Stai mentendo. Non ci hai
nemmeno provato, vero?”
La verità pronunciata in quel
tono gelido lo fece rabbrividire.
“Ho provato… ma non ce
l’ho
fatta. Però ho fatto in modo che non ricordasse
nulla”.
“Questa è già una
cosa. Tuttavia
mi hai disobbedito e mentito, quindi dovrò
punirti”.
Regulus chinò la testa e strinse
i denti, come per prepararsi a ricevere a sua volta la Cruciatus,
ma l’altro
rise sadicamente.
“No, ti punirò in un altro
modo. La
tua famiglia possiede un elfo domestico, vero?”
“S-sì…”
fece lui, chiedendosi
dove volesse andare a parare.
“Bene, dopodomani sera lo dovrai
mandare da me. Mi serve per una cosa che devo fare. Niente domande. Lo
voglio
alle nove in punto, hai capito?”
Regulus annuì. Voldemort doveva
sapere quanto lui fosse affezionato a Kreacher.
Qualcosa gli diceva che, nei
piani dell’Oscuro Signore, lui e l’elfo non si
sarebbero più rivisti.
*Angolo
autrice*
Prima
di tutto mi vorrei scusare con tutte le persone che nello scorso
capitolo si sono prese un accidente all'inizio, ma avevo intitolato il
capitolo "Incubo" proprio per non provocare un'improvvisa
morìa
causata da infarto tra i miei lettori!
Che ne pensate di quest'altro? È il
più lungo che ho scritto in assoluto, e spero che mi sia
venuto bene.
La
creazione dell'Horcrux mi ha causato non pochi problemi,
perchè
nei libri non dice esattamente la procedura, e mi sono dovuta
arrangiare con le poche cose che dice Lumacorno. Mi ero già
immaginata orrendi e sanguinosi sacrifici umani, ma alla fine credo che
il modo in cui l'ho descritto sia il meno peggio.
Trilli
Call
(hai proprio ragione: uno aspetta per un sacco di tempo di raggiungere
la felicità e quando questa arriva non se ne ha il tempo...
Direi che a questo punto Reg stia capendo a sue spese l'errore che ha
commesso)
Alohomora
(sono davvero carini, e se penso a come dovrà finire la
storia
mi viene da piangere... ç_ç Che ingiustizia!)
Pervinca
Potter 97
(mi dispiace per l'infarto, sapevo che molti ci sarebbero rimasti
secchi... XD)
dirkfelpy89
(ho deciso di scrivere una fic su Regulus sia perchè
ultimamente
mi sono altamente fissata con questo personaggio, sià
perchè in effetti non se ne trovano molte altre, e anche
perchè la Rowling non si sofferma molto su di lui come avrei
voluto, perciò sono sempre contenta di vedere che altre
persone
si stanno interessando a lui!)
_kristy_
(grazie per averla letta tutta d'un fiato! Sono felice di averti fatto
cambiare idea su Regulus, secondo me è un vero mito, e il
fatto
che abbia affrontato la morte senza preoccuparsi del pessimo ed erroneo
ricordo di sè che lasciava a molti conoscenti
lo rende a mio parere ancora più eroico!)
MEISSA_S
(anche io odio Walby e i suoi odiosi preferitismi! Allora anche tu ti
stampi i capitoli! Io ci avrei dovuto pensare prima!)
_Mary
(tranquilla, in realtà sono io che aggiorno troppo
velocemente!
XD Non preoccuparti, nonostante le apparenze, al finale manca ancora un
po'!)
lyrapotter
(ho una vena sadica? Non me ne ero accorta...!! =P Sì, hai
ragione, comunque, la devo smettere di farvi prendere certi colpi)
Hermione
Jean Granger
(non temere, nei prossimi capitoli Rachel verrà a sapere
della
"doppia vita" di Regulus, e ammetto che ancora non ho deciso bene la
sua reazione... Ho l'immagine vaga della sala comune di Sepeverde come
se vi fosse passato un tornado...! No, vabbè, davvero,
ancora
non so come farla reagire!)
Pepesale
(mi sa tanto che sei l'unica a non essersi spaventata all'inizio,
complimenti a te! Infatti, non oserei mai descrivere un momento
così tremendo in quattro e quattr'otto! Regulus ha
intenerito
anche me quando dice che lui è quello che obbedisce! Grazie
per
la solita recensione precisa e dettagliata, no so cosa farei senza di
te! XD)
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Capitolo 14 *** Devi tornare ***
Devi
tornare
“Si
può sapere che ti prende,
Regulus? Datti una svegliata!”
La voce sferzante di Bellatrix
perforò il muro che Regulus si era creato intorno, facendolo
ripiombare nella
realtà.
“Che vuoi?” rispose,
infastidito.
La cugina lo guardò con
irritazione.
“Ti sei dimenticato cosa dobbiamo
fare?”
Stavano camminando per le vie
deserte di un villaggio di Babbani, insieme a un’altra decina
di Mangiamorte.
Come aveva detto Rodolphus, quella sera si sarebbero
“divertiti parecchio”:
avevano saputo che da quelle parti abitava Marlene McKinnon, una strega
che
faceva parte dell’Ordine della Fenice, e avevano intenzione
di farle un’improvvisata a
casa.
Tuttavia Regulus non aveva
nessuna voglia di divertirsi, sempre se quello potesse definirsi
divertimento, al
solo pensiero che in quello stesso momento Kreacher fosse in compagnia
del
Signore Oscuro, chissà in quale orrendo posto.
Quella sera stessa lo aveva preso
da parte e gli aveva detto tutto quello che doveva fare. Kreacher era
parso
spaventato ma gli era così fedele che aveva accettato
all’istante l’incarico.
“Kreacher, devi giurarmi che
farai di tutto per tornare a casa, capito? Tu devi tornare”
gli aveva detto,
cercando di avere un tono autoritario nonostante la paura che provava.
“Ai vostri ordini, padrone”
aveva
risposto l’elfo, con un inchino.
“Dove hai detto che abitava, topo
di fogna?” chiese Rabastan, rivolgendosi chiaramente a Minus.
“Q-qualche vicolo più in
là…”
balbettò lui, spaventato. “Sentite,
perché non ci ripensate? Se lei se la cava,
mi avrete messo in un guaio enorme, e l’Oscuro Signore non ne
sarà felice…”
“Chiudi il becco” rispose
Lucius
Malfoy.
“Io non dovrei nemmeno essere
qui” piagnucolò lui. “Se quelli
dell’Ordine si accorgono che me ne vado in giro
di notte, s’insospettiranno…”
“Vuoi fare silenzio?”
sbottò
Regulus, nervoso: ci mancavano solo le lamentele di quel vigliacco per
rovinargli la giornata, che prometteva di fare schifo quanto tutte le
vacanze
natalizie.
“Siamo arrivati” disse Piton
ad
un certo punto.
Si trovavano davanti ad una
villetta monofamiliare con le serrande abbassate e completamente al
buio.
Chiunque fosse lì dentro, doveva dormire della grossa.
Regulus non riusciva
proprio a capire cosa i suoi compagni trovassero di divertente nel
torturare e
uccidere la gente cogliendola nel sonno.
“Qualcuno deve rimanere fuori a
fare la guardia” disse Bellatrix, prendendo come al solito il
comando della
situazione.
“Io!” si offrì
subito Minus.
“Lo immaginavo”
commentò
sarcastico Rabastan, che poi si soffermò con un ghigno
ironico su Regulus.
“Resta anche tu, tanto non sei capace di fare del male ad una
mosca, giusto?”
Il ragazzo strinse i pugni e gli
lanciò un’occhiata truce. Invece di difenderlo,
Bellatrix guardò il cugino con
tutta l’aria di pensare: “Bella figura mi hai fatto
fare!”
Così, mentre gli altri
s’intrufolavano nella casa, sfondando la porta, Regulus e
Minus rimasero in
strada, senza rivolgersi la parola, all’erta.
Nel giro di pochi istanti, la villetta
riecheggiò di urla di terrore. Regulus avrebbe dato
qualsiasi cosa per
diventare momentaneamente sordo. Marlene McKinnon non doveva abitare da
sola, a
giudicare dalle grida di un uomo e di uno o più bambini.
Regulus si accorse di
fremere d’indignazione.
Guardò accanto a sé: Minus
tremava come una foglia, le mani a coprirsi occhi e orecchie, per non
affrontare i demoni dei sensi di colpa che lo attanagliavano.
Approfittando della sua
distrazione, Regulus si affacciò all’interno della
casa e, fingendo di non
vedere la scena di devastazione totale, gridò:
“Stanno arrivando gli Auror,
uscite tutti!”
Il suo tentativo non ebbe
successo, perché nessuno lo udì, con tutto quel
fracasso. Un attimo dopo,
Regulus indietreggiò fuori: un Patronus a forma di aquila
uscì dalla villa alla
velocità della luce e si allontanò, diretto fuori
dal villaggio.
Deve essere una richiesta
di aiuto, pensò lui, e dentro di sé
sperò
che gli aiuti arrivassero in tempo per salvare quella famiglia
innocente.
Stava per rientrare e dire a
tutti gli altri Mangiamorte di andarsene, quando udì Minus
esclamare:
“Che succede?”
Non appena si voltò, vide una
ventina di persone Materializzarsi una dopo l’altra dal lato
opposto della
strada.
“Oh, no! È
l’Ordine! Io non posso
farmi riconoscere, quindi buona fortuna!” strillò
Minus. Un secondo dopo si
Smaterializzò.
“Schifoso vigliacco!”
gridò
Regulus, mentre uno di quelli dell’Ordine gli lanciava una
fattura. Lui la
respinse con un Sortilegio Scudo ed entrò nella casa,
chiudendosi la porta alle
spalle.
“È arrivato
l’Ordine della
Fenice!” disse, rivolto a Lucius, che stava braccando un
ragazzino nascosto
sotto il divano.
Lucius corse ad avvertire gli
altri, e intanto Regulus cercò di bloccare la porta in tutti
i modi. Ma
l’arrivo dei rinforzi non ebbe l’effetto sperato.
Infatti Bellatrix si fiondò
nel salotto e disse:
“Lasciali entrare, sarà
peggio
per loro!”
“Ma sei matta? Sono il doppio di
noi!”
“Meglio, ci sarà da
divertirsi!”
“Tu ti sei bevuta il
cervello…”
rispose lui, ma un attimo dopo la porta d’ingresso esplose,
mandandolo a
cozzare contro la parete opposta, e i membri dell’Ordine
entrarono, dando
inizio alla battaglia.
Era tutto così buio e confuso che
Regulus non riusciva a distinguere i propri alleati dai nemici, anche
se per un
attimo si ritrovò a chiedersi quale dei due fronti
rappresentasse il suo vero
nemico. Scoprì di non essere in grado di alzarsi: nel cadere
doveva essersi
storto la caviglia, che ora gli doleva terribilmente.
La stanza ormai era illuminata a
giorno da lampi improvvisi di luci verdi, rosse e gialle, provocate
dagli
incantesimi più o meno letali che venivano scagliati.
Regulus si alzò a fatica
barcollando, per scoprire che i Mangiamorte stavano avendo la meglio:
due
uomini dell’Ordine erano stati uccisi, altri feriti.
“Marlene e la sua famiglia sono
morti, andiamocene!” disse uno di loro, senza trattenere le
lacrime. “Non
possiamo fare più niente qui!”
Provarono a ritirarsi, ma i
Mangiamorte li seguirono anche in strada, continuando a combattere.
Regulus
uscì a sua volta, senza decidersi ad attaccare qualcuno,
quando all’improvviso
udì una voce familiare alle sue spalle gridare:
“Tu!”
Non fece in tempo a voltarsi, che
ricevette un potente pugno in faccia, e un attimo dopo si
ritrovò per terra,
con il sapore del sangue in bocca e la mandibola che gli faceva
malissimo.
“Era da un po’ che dovevo
restituirtelo!” disse Sirius, il pugno ancora serrato e
un’espressione di
profondo disgusto dipinta sul volto. “Sapevo che saresti
diventato un assassino,
ma ancora speravo che non lo facessi così presto. Sei
proprio una
delusione…”
“Ah, sì? Bè, senti
chi parla!”
sbottò Regulus furioso, rimettendosi in piedi a fatica e
guardandolo con odio.
Proprio lui aveva il coraggio di
parlare, dopo tutte le delusioni che aveva arrecato alla sua famiglia?
“E adesso cosa credi di fare?
Vuoi uccidermi, per caso?” lo sfidò Sirius con
sarcasmo.
“Grazie del suggerimento”
sbottò
lui, che ormai tremava dalla voglia di farlo a pezzi.
Non credeva che rivederlo gli
avrebbe provocato un simile attacco di rabbia. Non aveva mai odiato
qualcuno
più profondamente. In seguito si disse che la sua reazione
fosse dovuta allo
stress di quella settimana: non gli era parso vero di trovare un capro
espiatorio,
anche se, in realtà, l’unica persona con cui ce
l’avesse veramente era se
stesso.
“Allora fallo, che aspetti?
Voglio proprio vedere cosa ti ha insegnato il tuo amichetto
Voldemort…”
Regulus era così arrabbiato che
per un attimo gli parve di essere tornato un bambino di otto anni,
quando
ancora non sapeva controllare i propri poteri magici. Senza che avesse
detto
nulla, Sirius fu scaraventato lontano come da una mano invisibile, e
atterrò
molto distante dal luogo della battaglia.
Regulus cercò di calmarsi. Non
aveva mai perso il controllo in quel modo ma tutto un insieme di cose
stava
giocando a suo sfavore: il fatto che essere un Mangiamorte non lo
attirasse più
ma, anzi, lo cominciasse a repellere, l’ essere venuto meno
alla promessa fatta
a Rachel, e il pensiero che Kreacher a quell’ora sarebbe
potuto essere morto
soltanto per colpa sua, dopo che lo aveva allevato per tutti quegli
anni, per
non parlare della smorfia provocatoria di Sirius, tutto ciò
lo stava facendo
impazzire.
I membri dell’Ordine si stavano
Smaterializzando più in fretta che potevano,
perciò solo Regulus si accorse,
con un tuffo al cuore, che Rabastan Lestrange si era avvicinato a
Sirius, il
quale aveva perso la bacchetta e stava fissando negli occhi il
Mangiamorte, che
aveva la chiara intenzione di ucciderlo.
Esitò anche troppo, ma
poco dopo Rabastan si ritrovò a faccia in giù
sull’asfalto, Schiantato.
“E ora che ti è
preso?” gli
chiese Sirius alzandosi.
Regulus non rispose. Si limitò a
intimargli di andarsene via.
Quello parve indeciso sul da
farsi: mai si sarebbe abbassato a ringraziarlo per avergli salvato la
vita.
“Bè… ti conviene
lasciar perdere
certe amicizie sbagliate” disse infine.
“Anche a te conviene” rispose
Regulus.
“Io non ho amicizie sbagliate”.
“Questo lo dici tu. Se fossi in
te, non mi fiderei tanto del tuo cosiddetto amico
Minus…”
Sirius fece un passo avanti;
questa volta toccava a lui essere furibondo.
“Non ci provare! I miei amici per
me sono dei veri fratelli, a
differenza di te!”
Regulus s’impose d’ignorare la
fitta dolorosa che quelle parole gli avevano provocato.
“Affari tuoi” si
limitò a dire.
Sirius gli rivolse un’ultima
occhiata sospettosa, poi si Smaterializzò, proprio mentre
Bellatrix esultava:
“Abbiamo vinto!”
Regulus non volle rimanere un
secondo di più in quel campo di battaglia. Senza dire una
parola, si
Smaterializzò a sua volta e riapparve davanti alla porta del
numero 12 di
Grimmauld Place.
Che razza
d’idiota ingrato e traditore, pensava, chiedendosi
come
potesse essere stato così scemo da salvarlo da morte certa.
Come si era immaginato, una volta
dentro casa, scoprì che i suoi genitori fossero
già andati a dormire. La dimora
dei Black era buia e desolata quanto lui.
Posò il mantello
sull’attaccapanni e fece per salire le scale, diretto in
camera sua, quando udì
dei gemiti provenire dalla cucina, così tornò
indietro e si diresse verso di
essa.
Una volta entrato, sul momento
pensò che fosse deserta, poi si accorse che la porta della
dispensa, in cui
viveva Kreacher, era aperta.
Con il cuore in gola, si
precipitò in fondo alla cucina e, quando si
affacciò all’interno della
dispensa, vide il suo elfo domestico rannicchiato in un angolo, che
tremava,
piangeva e singhiozzava, lo straccio che teneva legato alla vita
più lacero del
solito, il piccolo corpo martoriato da graffi sanguinanti e nello
sguardo un’espressione
di puro terrore.
“Kreacher…”
Regulus aveva la voce roca per lo
shock. L’elfo sobbalzò e puntò gli
occhi verso di lui. Dopo di che emise un
lamento e si gettò contro il suo padrone, gemendo e
piangendo sulla sua spalla
senza ritegno, come per cercare conforto, cosa che nessuno si sarebbe
mai
aspettato da un elfo domestico, tanto meno da lui.
“Kreacher, calmati”
cercò di dire
Regulus, sollevandolo di peso e facendolo sedere al tavolo.
“Kreacher ha fatto come il
padrone voleva” disse quello, come in preda ad una crisi
isterica. “Il padrone
aveva detto che Kreacher doveva tornare, e lui ha obbedito!”
Ripeté la stessa cosa per almeno
cinque volte, fino a che Regulus non riuscì a farlo calmare,
e poi si rimise a
piangere. Qualunque cosa avesse visto, doveva essere stato orribile.
Regulus fece del suo meglio per
dargli qualcosa da mangiare e da bere, infine lo guardò
negli occhi e disse:
“Ascoltami, Kreacher. Mi
dispiace, è colpa mia se sei ridotto così, e
cercherò di rimediare. Ma ora mi
devi dire esattamente cosa ti è successo”.
L’elfo tremava ancora in preda al
panico, ma non avrebbe mai disobbedito al suo padrone,
l’unico che lo avesse
mai trattato bene in quella famiglia.
Annuì con un cenno impercettibile
della testa e cercò di non crollare al ricordo tremendo di
quella notte, dopo
di che cominciò a raccontare.
*Angolo
autrice*
Buongiorno
a tutti, anche se di "buon" in questo
capitolo c'è molto poco. Purtroppo si sta avvicinando il
momento che non avrei mai voluto che si avvicinasse. Tra l'altro, non
ho ancora deciso come strutturare i prossimi capitoli, quindi temo che
aggiornerò più lentamente. Ma non preoccupatevi,
non è finita, ci vorrà ancora un po', e
quando avrò deciso come continuare, vi farò
sapere quanto manca ancora. Sappiate solo che Regulus vive fino a 18
anni, e finora ne ha ancora 17 (sto cercando di autoconvincermi che quel
momento non arriverà mai...) ç_ç
Pensate solo che questa storia mi ha preso
così tanto che due notti fa ho pure sognato Regulus!!!! Che
meraviglia! Peccato che non mi ricordo più nulla,
è sempre così -_-
Trilli
Call (non vedevo l'ora di introdurre Kreacher: da che lo
odiavo fino a un anno e mezzo fa a che ho iniziato ad amarlo nel
momento in cui ho letto i Doni della Morte! È adorabile!)
Alohomora
(spero di non aver esagerato nell'aver descritto Regulus troppo
desideroso di salvare la famiglia McKinnon, ma non ce lo vedevo proprio
a rimanere lì con le mani in mano, non so se mi spiego. Ah
sì, Voldemort ha fatto un grosso errore nel prendere
Kreacher, così s'impara, quel maledetto!)
LMP
(hai ragione, ed è per questo che ho fatto dire a Sirius
quella cattiveria di sopra: io credo che Regulus non si sia rivolto a
lui sia per orgoglio, sia perchè doveva pensare che suo
fratello se ne infischiasse della sua sorte. Comunque nei prossimi
capitoli Regulus ci rifletterà prima di decidere di non
chiedergli aiuto)
dirkfelpy89
(secondo me Regulus è molto più di una brava
persona: è un eroe, e la cosa che mi manda su tutte le furie
è che la maggior parte della gente lo considera poco...
sarei disposta a strangolare chiunque mi dica che non è
importante! Grazie, sono contenta di essere riuscita a "creare"
l'Horcrux verosimilmente!)
_kristy_
(è proprio vero: secondo me tra lui e Kreacher doveva
esserci un bel rapporto! Sì, Regulus sta diventando
più sicuro e soprattutto maturo, però a che
costo...)
Pan_Tere94
(non preoccuparti, a me capita sempre di saltare un po' di recensioni!
In effetti per la creazione dell'Horcrux mi sono proprio andata a
rileggere la parte del ricordo di Lumacorno, che non dice molto, quindi
sono felice di averla inventata bene! Grazie, credo di aver finalmente
trovato il lavoro che fa per me: almeno non ho buttato via un anno
inutilmente!)
Pervinca
Potter 97 (ebbene sì, lo ammetto, sono
io!...Seeee magari!!! Non oserei mai paragonarmi alla Rowling,
perchè l'ammiro troppo, è un vero genio. Diciamo
piuttosto che è la mia musa ispiratrice, perchè
nessun altro romanzo o storia riesce a prendermi tanto quanto Harry
Potter. Anche se qualcosa di diverso l'ho scritto, solo lei riesce ad
ispirarmi tanto!)
MEISSA_S
(viscido è proprio l'aggettivo adatto a Voldemort: lo odio,
l'ho sempre odiato e lo odierò per sempre!!! Lo so, nemmeno
io vorrei andare fino in fondo, ma ormai ho cominciato e non posso mica
lasciarvi in sospeso così! Prometto solo che l'epilogo
sarà, certo, drammatico, ma non completamente, ok? Ancora
devo pensarci bene però!)
_Mary
(sì, Voldemort ha capito subito che Regulus tiene a
Kreacher, in fondo è un Legilimens...che sia stramaledetto!
Grrr! Che rabbia! Lo detesto, credo che il concetto sia abbastanza
chiaro!)
Pepesale
(Regulus dentro di sè dovrebbe saperlo, ma si sa, la maggior
parte delle volte si tende a vedere solo ciò che fa
più comodo! Ti sei spiegata benissimo, era proprio quello
che volevo dire, cioè che Regulus vorrebbe solo che la sua
famiglia fosse serena e tranquilla come non è mai
stata, e la realtà è dura da accettare. Non
preoccuparti, la recensione è stata più che
soddisfacente, come sempre! E per quanto riguarda la fine,
bè, mancano ancora un po' di capitoli, non
permetterò a Reg di morire tanto presto...)
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Capitolo 15 *** La verità ***
La
verità
Da
quando erano tornati a
Hogwarts dopo le vacanze natalizie, Rachel aveva notato che Regulus si
stesse
comportando in un modo insolito.
Era più silenzioso e scostante
del normale e spesso, quando lui credeva di essere solo, aveva visto
un’espressione di profonda sofferenza nei suoi occhi.
Ma per i primi due giorni Rachel
non riuscì a capire il motivo di quel suo strano
comportamento, almeno fino a
quando, quella mattina, un gufo non le aveva consegnato una lettera.
Regulus era vissuto nel panico
più totale fino a quel giorno e, non appena aveva visto la
grafia di Sirius
nell’intestazione della lettera, aveva salutato Rachel con
una scusa, e aveva
finito con l’evitarla per tutta la giornata.
In fondo, si disse, se l’era
meritato. Ma al momento non poteva né voleva affrontare una
discussione con
lei.
Rachel lo trovò soltanto quella
sera. Regulus si trovava nell’angolo più appartato
della biblioteca, seduto ad
un tavolino e nascosto dietro alte pile di volumi enormi e consunti.
“Che cosa stai facendo?” gli
chiese in un tono freddo e rigido: si sentiva ben poco disposta nei
suoi
confronti. Aveva la netta sensazione che la lettera riposta nella
propria tasca
pesasse quanto un macigno.
Regulus chiuse con finta
indifferenza un grosso tomo logoro e rispose, vago:
“Niente di che”.
Lei incrociò le braccia e
aprì la
bocca per dire qualsiasi cosa le venisse in mente quando, mentre lui si
affrettava a mettere a posto i libri più compromettenti,
notò che aveva la mano
destra fasciata.
“Che ti è
successo?” domandò,
indicandogliela, sempre freddamente.
“Io… mi sono tagliato
con un
bicchiere. Mi è caduto e si è rotto”.
Regulus evitò d’incrociare il
suo
sguardo indagatore, intuendo di aver dato una spiegazione piuttosto
patetica.
In realtà era andata diversamente.
Quella mattina si era svegliato dopo
una nottata piena d’incubi riguardanti caverne, laghi neri e
gente morta
ammazzata, come sempre gli succedeva in quel periodo, e aveva odiato
così tanto
l’immagine di se stesso riflessa nello specchio del bagno,
che le aveva dato un
pugno, rompendo il vetro e ferendosi il dorso della mano.
Era tutta colpa sua, si faceva
schifo da solo.
Lei non merita di stare
con me, pensò. L’ho
tradita, racconto una marea di bugie e le sto facendo correre un
rischio mortale.
“Devo parlarti” disse
severamente.
Regulus annuì, rassegnato.
“D’accordo” fece.
“Però più tardi.
Ora devo chiedere una cosa a Madama Pince. Tu vai in sala comune, ti
raggiungo
tra cinque minuti”.
“Guarda che se è un modo per
prendere tempo non hai speranza. Ti aspetto di sotto” lo
avvisò Rachel.
Dopodiché uscì dalla
biblioteca,
furiosa.
Regulus sospirò. Sapeva cosa lo
attendesse ma non voleva più evitarla: tanto peggio di
così non sarebbe mai
potuta andare.
Cercando di non pensarci, si
avvicinò a Madama Pince, e le porse la lista di libri del
Reparto Proibito che
gli servivano, mordendosi nervosamente le labbra per la paura di essere
scoperto.
La bibliotecaria scrutò con
attenzione il foglio, lo sollevò per osservarlo in
controluce, poi valutò il
permesso e la firma che Regulus aveva cercato di spacciare per quella
di
Lumacorno. Poi Madama Pince lo fissò dritto negli occhi, con
un cipiglio
sospettoso.
“Ehm… è per una
ricerca: un
compito di Difesa contro le Arti Oscure” le disse.
“Uhm… aspetta qua, non ti
muovere”
ordinò lei, e si diresse nel Reparto Proibito, tornando poco
dopo con quattro
volumi dall’aria sinistra. “Li rivoglio tra due
giorni, capito?”
Lui annuì, li mise dentro la
borsa e uscì a passo veloce, traendo un sospiro di sollievo.
Non sapeva ancora quando avrebbe
trovato il tempo di leggerli tutti, sapeva solo che lo doveva trovare.
Mentre si dirigeva verso la sala
comune di Serpeverde, ripensò per l’ennesima volta
a quello che gli era stato
raccontato da Kreacher.
Come aveva potuto ammirare un
mostro come Voldemort? Che cosa aveva trovato di grande in un mago che
non si
creava il minimo scrupolo di uccidere chiunque lo potesse intralciare?
Aveva
voluto che gli cedesse Kreacher con il chiaro intento di punirlo, aveva
costretto l’elfo a bere chissà quale pozione
– e Regulus non era riuscito a sapere cosa avesse visto
Kreacher quella notte – l’aveva usato
per nascondere
quel medaglione per poi abbandonarlo, sicuro, dall’alto della
sua superbia, che
sarebbe morto per non raccontare mai a nessuno cosa gli era successo.
Invece Kreacher era tornato,
sotto shock, ma si era salvato, aprendogli finalmente gli occhi sulla
vera
natura del tanto temuto Signore Oscuro.
Era stata la goccia che aveva
fatto traboccare il vaso. Nessuno poteva torcere un capello a Kreacher,
a meno
che non volesse incappare nella vendetta del suo padrone. Regulus non
aveva
dimenticato l’affetto e la lealtà che
l’elfo gli aveva sempre dato, fino a quel
momento: aveva obbedito ai suoi ordini, anche se stava guardando la
morte in
faccia.
Voldemort gliela avrebbe pagata
cara. Di qualunque cosa si trattasse, quel medaglione doveva
significare molto
per lui. Non sapeva esattamente quali fossero le intenzioni
dell’Oscuro
Signore, ma si era ripromesso che, per vendicare Kreacher, avrebbe
fatto luce
nel mistero.
E la chiave di tutto quel mistero
era proprio il medaglione.
Ormai era arrivato in sala
comune. Posò la borsa sul divano e si sedette.
Non c’era nessuno, a parte Rachel,
in piedi, che guardava fuori dalla finestra; la ragazza non si
voltò quando lui
entrò. Rimase insolitamente rigida, con le braccia
incrociate. Infine, dopo
alcuni istanti, esordì:
“Sai, stavo ripensando a quello
che ho letto sulla Gazzetta del Profeta
di qualche giorno fa”.
“Ah…” fece Regulus,
preparandosi
alla catastrofe.
Rachel si voltò finalmente a
guardarlo, perforandolo con gli occhi.
“A quanto pare è stata uccisa
un’intera famiglia di maghi” raccontò
lei, apparentemente inespressiva.
“C’erano anche tre bambini sotto i dieci anni. Sono
stati attaccati nel cuore
della notte, mentre dormivano. Ne sai niente?”
Regulus scosse la testa con
scarsa convinzione, ormai rassegnato all’evidenza.
“Questa volta erano dei
Purosangue, ma li hanno fatti fuori lo stesso, chissà, forse
per divertirsi un
po’. Chi non si
divertirebbe a
torturare e uccidere cinque persone indifese?”
Ormai il tono con cui parlava era
spaventosamente sarcastico, e Regulus si sentì stritolare le
viscere come da
una morsa, ma lei proseguì imperterrita:
“Il padre è morto per salvare
la
sua famiglia, ma è stato tutto inutile. Dopo di lui
è stata uccisa sua moglie.
L’hanno trovata sgozzata accanto a suo figlio, morto pure
lui. La figlia più
piccola è stata presa dal panico e per la fretta di scappare
è caduta giù dal
balcone, sempre se non sia stata gettata direttamente dagli
inseguitori. Aveva
solo tre anni. L’altro figlio invece…”
“Smettila” la interruppe lui,
stringendo i pugni. Si era aspettato una sfuriata, magari che lei lo
avesse
attaccato a suon d’incantesimi o di maledizioni, ma questo
era mille volte
peggio.
“Perché? Non vuoi sapere
cos’è
successo?”
“È una messa in scena
inutile.
Tanto sai già tutto, no?”
“Ah, davvero?” chiese lei,
fingendosi ignara.
Lo osservò attentamente mentre lui si
alzava e si avvicinava
al camino, fremente e come se fosse in trappola. Lo vedeva: era stanco,
chiaramente arrabbiato, se non furioso, ma soprattutto sotto pressione.
Non
aveva mai visto quello sguardo determinato nei suoi occhi.
Qualunque cosa avesse, stavolta Rachel
non si sentiva affatto impietosita.
“Te l’avrei detto prima o
poi…”
“Che cosa? Che mi hai mentito per
chissà quanto tempo o che sei un assassino? O magari tutte e
due le cose?” fece
lei, sarcastica.
“Non ho ucciso nessuno, se la
cosa può farti stare meglio”.
“Davvero consolante”
commentò
lei.
Regulus provò ad avvicinarsi a
lei, ma Rachel, perdendo di colpo la calma innaturale che aveva
mantenuto fino
a quel momento, indietreggiò e si tradì con
un’espressione spaventata.
“Non so cosa ti abbia scritto
Sirius in quella lettera” disse lui, amareggiato.
“Ma sappi che non ti torcerei
un capello”.
“Qualunque cosa tu voglia farmi
non sarà mai peggiore di quanto hai già
fatto” rispose lei, e mentre parlava,
il suo tono diventava sempre più agitato. “Mi hai
mentito! Sei un Mangiamorte
da un sacco di tempo e hai continuato a tenermi nascosta la
verità fino ad ora!
Mi sono sempre fidata di te, forse anche troppo, tanto da non voler
vedere ciò
che era evidente. Che motivo avevi di unirti a Tu-Sai-Chi? Che cosa
speravi di
ottenere?”
“Scusami, sono stato un
idiota”
la interruppe lui, e per un attimo Rachel rimase così
sorpresa che tacque
veramente.
Regulus tornò a sedersi,
tenendosi la testa tra le mani.
“Non lo so perché ho deciso
di
diventare un Mangiamorte. Forse pensavo che avrei reso più
contenti i miei
genitori, o forse solo per sentirmi qualcuno. Non nego che condividevo
la
maggior parte delle idee di Tu-Sai-Chi sui Purosangue, e le condivido
tuttora,
ma adesso ho visto chiaramente di cosa è capace pur di
raggiungere i suoi
obiettivi. Non so come ho fatto a non capire subito che razza di
persona fosse.
Ti ho mentito perché ero convinto che tu non volessi capire
le motivazioni che
mi hanno spinto a unirmi a lui, anche se ora so che avevi ragione tu.
Non sei
tenuta a credermi, dopo tutte le bugie che ti ho detto, ma la
verità è che non
mi sono mai sentito così in colpa in tutta la mia
vita”.
Rachel non si sarebbe voluta
fidare, ma qualcosa le diceva che stavolta stesse sostenendo la
verità. In
fondo, non lo aveva mai visto in quello stato. Fece un gran respiro e
si
sedette accanto a lui.
“Vuoi farmi credere che hai
cambiato idea? Guarda caso, proprio adesso che ti ho
scoperto” disse.
“Non ti sto prendendo in giro”
rispose lui. “È da parecchio che dubito di aver
fatto la scelta giusta. Durante
queste vacanze ho capito veramente di aver sbagliato”.
“Che cosa ti è successo a
Natale?”
“Lui voleva che uccidessi un
Babbano ma io non l’ho fatto, così mi ha punito.
Il resto preferiresti non
saperlo mai, credimi”.
“Invece voglio saperlo”.
“No” rispose lui, e per la
prima
volta quella sera parlò con un tono inflessibile.
“Ho sbagliato e sto cercando
di rimediare, ma tu non sei coinvolta in questa storia, e considerala
una
fortuna”.
“È per questo che sei sempre
in
biblioteca? Che cosa stai cercando di fare? Regulus, fidati: se vuoi
rimediare
senza correre rischi, dovresti rivolgerti a
Silente…”
“No, mai. Non andrò a
nascondermi
da lui. Ho intenzione di farla pagare a Tu-Sai-Chi ma non
chiederò aiuto a quel
babbanofilo…”
“E va bene. Allora ti aiuterò
io…”
“Scordatelo. Tu non sai come
funziona. Per punirmi colpirebbe tutti quelli cui tengo di
più, e tu saresti la
prima della lista. Ti sto già facendo correre un sacco di
rischi, non posso
permettere che tu ti esponga più di così. Anzi,
se fossi saggia, mi lasceresti
in questo momento”.
Rachel fu assalita da forti fitte
al cuore, solo al pensiero di quella proposta. Stavano insieme da
neanche un
mese, e ora lui se ne usciva con questa novità? Tutta la
rabbia svanì
all’istante.
Le tremavano le mani, ma si costrinse
a resistere e lo obbligò a voltarsi verso di lei.
“Ascoltami bene” disse, in un
tono che non ammetteva repliche. “Io non ti
lascerò mai, hai capito? Non
m’importa un accidente di cosa succederà.
Qualunque cosa tu decida di fare, ti
seguirò anche in capo al mondo. Perciò mettiti
l’anima in pace, perché non ho
nessuna intenzione di vivere senza di te”.
Lo abbracciò, posando la testa
sulla sua spalla e cercando di trasmettergli quel minimo di conforto
che poteva
dargli.
Regulus la strinse a sé: non poteva
credere che fosse disposta a rischiare la vita per un errore che era
stato lui
a commettere.
“D’accordo, se tu lo vuoi,
resteremo insieme. Però giurami che non cercherai di
scoprire quello che sto
cercando io. Se non saprai nulla, sarai più
protetta”. Rachel fece per
protestare ma lui la interruppe. “Questo non è un
gioco. Fai come ti dico, ti
prego”.
“Va bene” accettò
lei. “Rimarrò
in disparte ma ti aiuterò lo stesso, senza chiedere nulla.
È contro la mia
natura, ma lo farò”.
Regulus la strinse ancora di più.
Solo così riusciva momentaneamente a mettere da parte tutto
quanto. Rachel era
la sua ancora di salvezza e, anche se ancora non aveva idea di come
sarebbe
andata a finire, era certo che senza di lei non ce l’avrebbe
mai fatta.
*Angolo
autrice*
Finalmente
sono riuscita a scrivere questo
capitolo, non riuscivo proprio a pensare negli ultimi giorni, e
immagino che per il prossimo sarà ancora peggio, anche
perchè sono molto metereopatica e dire che il tempo qui da
me fa schifo è usare un eufemismo!
Detto
ciò, passo subito ai dovuti
ringraziamenti:
_kristy_
(sai com'è, quando uno cresce con una certa impostazione
mentale, difficilmente se ne libera. Diciamo che dipende anche dal
carattere: se sei un tipo alla Sirius alla fine ce la fai, ma se non
sei altrettanto forte spesso ti ritrovi a pensare con la testa degli
altri e non con la tua)
Trilli
Call (a chi lo dici! È davvero un peccato che
alla fine Regulus non abbia deciso di chiedere aiuto a Sirius: se
l'avesse fatto si sarebbe potuto salvare, almeno credo, e questa cosa
mi fa impazzire letteralmente!)
Alohomora
(anche io sono tristissima, e ad ogni capitolo divento sempre
più triste...Ma perchè deve finire
così?? ç_ç Mi sono resa conto che sto
scrivendo tutte storie tragiche, accidenti. Dovrò cominciare
a pensare anche a qualcosa di allegro...)
Pervinca
Potter 97 (bellissima l'invocazione omerica! XD Pensa che
Kreacher ormai lo adoro quasi più di Dobby, il che
è incredibile, perchè io avrei dato la vita per
Dobby, figurati per Kreacher!!!)
Pan_Tere94
(la risposta alla tua domanda è arrivata con questo
capitolo! Immagino che prima o poi Regulus avrebbe detto la
verità a Rachel, ma credo anche che avrebbe cercato di
rimandare il più possibile il momento. E poi Sirius non si
sarebbe certo sentito tranquillo pensando che lei stesse con un
Mangiamorte senza saperlo, quindi ha provveduto ad avvertirla non per
il gusto di fare la spia)
dirkfelpy89
(anche a me Minus fa sempre più schifo e
continuerà a farlo ancora di più, anche se non
comparirà ancora tranne che negli ultimissimi capitoli...
Vorrei tanto poterlo strangolare con le mie stesse mani!)
MEISSA_S
(sicuro che sceglierò la via più lunga possibile,
non c'è nemmeno bisogno che me lo chiedi! È
proprio perchè di Regulus non si parla quasi mai che mi
è venuta questa storia in mente, e sono contenta che sia
servita a rendere un po' di giustizia a questo personaggio!)
lyrapotter
(è vero! Sirius e Regulus non fanno altro che menarsi! XD
Per quanti riguarda la pantegana anche io adoro chiamarlo
così! E il tuo desiderio di menarlo sarà
esaudito! Ci stavo pensando proprio stanotte, mentre non riuscivo a
dormire, come al solito, e all'improvviso mi è venuta in
mente l'occasione in cui potrebbe essere pestato per bene!
Vabè, ora senza esagerare, però una bella lezione
ci starà tutta! Quanto godo!)
_Mary
(già, IL momento si sta avvicinando, e la cosa mi turba
assai. Spero di riuscire a scrivere bene quella parte, se non non me lo
perdonerei mai! Come ho già detto a lyrapotter, Minus non la
passerà del tutto liscia, anche se non posso ammazzarlo come
vorrei, se no non sarei fedele alla trama originaria, uffa!)
Spero
che mi venga presto l'ispirazione per il
prossimo capitolo! A presto
|
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Capitolo 16 *** Ossessione ***
Ossessione
“Niente!
Non c’è un accidente
qui!” sbottò Regulus, assestando un calcio al
tavolino di legno che gli stava
accanto, stizzito.
“Fa’ silenzio! Vuoi farci
beccare
da Gazza, per caso?” sussurrò Rachel da lontano.
Era notte fonda e nel castello di
Hogwarts regnava il perfetto silenzio. I corridoi erano deserti, e i
due
Serpeverde speravano che sarebbero rimasti tali, perché il
Reparto Proibito
della biblioteca non lo era altrettanto.
Regulus ormai aveva perso il
conto di tutte le notti che aveva trascorso lì dentro,
circondato da alti
scaffali tarlati e pesanti libri dall’aria misteriosa. In
fondo, dopo aver
presentato a Madama Pince due permessi con tanto di firma falsa nel
giro di una
settimana, non poteva certo chiederle ancora di poter dare
un’occhiata a certi
libri. Senza contare che quei pochi volumi che era riuscito ad ottenere
non gli
erano serviti a nulla. Gli occorreva la Sezione
Proibita al completo,
perciò aveva cominciato ad andarvi di notte, nella speranza
che Gazza e Mrs
Purr girassero al largo.
Rachel aveva il solo compito di
fare da palo davanti all’entrata della biblioteca: scrutava
attentamente il
corridoio, le orecchie tese a captare rumori sospetti; se qualcuno si
fosse
avvicinato, lei avrebbe dovuto dare l’allarme a Regulus, e
poi la buona sorte
li avrebbe dovuti assistere, perché il custode e la sua
gatta avevano
l’abitudine di sbucare dai posti più impensati.
“Se almeno mi permettessi di
darti una mano…” suggerì lei, sempre a
bassa voce.
“Ti ho detto di no. Non voglio
che ti esponga, e lo stai già facendo abbastanza per i miei
gusti”.
“Ma almeno hai una vaga idea di
quello che devi cercare?”
“Anche se l’avessi, non te lo
direi” rispose Regulus, tirando fuori un piccolo libretto dal
titolo La Magia Più Oscura
Che Ci Sia e iniziando a sfogliarlo sotto la luce della
lanterna appoggiata
sul tavolo.
Rachel rinunciò a protestare: aveva
già provato tante volte a rivolgergli domande a bruciapelo,
ma lui era sempre
più ermetico. Tuttavia non lo avrebbe lasciato da solo,
nonostante lui avesse
già provato varie volte a convincerla, senza ottenere
successo.
Si ritrovò a pensare a più
di un
mese prima, quando aveva sorpreso Regulus a leggere un paragrafo
riguardante
gli incantesimi per modificare la memoria. Va bene proteggerla, ma
quella volta
aveva davvero superato ogni limite.
Rachel si era infuriata e gli
aveva intimato di non provare più nemmeno a pensare di farle
dimenticare ciò
che stavano facendo, altrimenti se ne sarebbe pentito amaramente.
“E poi sappi che se Tu-Sai-Chi
volesse davvero leggermi nella mente, qualche stupido Oblivion
non gli impedirebbe di certo di conoscere la
verità”
gli aveva detto concludendo il discorso.
Tuttavia Rachel era quasi sicura
che tutto si sarebbe risolto per il meglio, convinta com’era
che prima o poi lo
avrebbe persuaso a rivolgersi a qualcuno per essere aiutato.
I suoi pensieri furono interrotti
all’improvviso da un rumore di passi felpati. Complice il
silenzio che la
circondava, poteva sentire anche a grande distanza, perciò
era quasi certa che,
chiunque stesse arrivando, si trovasse lungo la scalinata principale.
“C’è
qualcuno!” bisbigliò in tono
urgente. “Sta venendo da questa parte”.
Regulus impiegò meno di dieci
secondi a chiudere il libro, rimetterlo al suo posto, spegnere la
lanterna,
raffreddarla con un colpo di bacchetta, oltrepassare e chiudere il
cancelletto
che delimitava la Sezione Proibita
e raggiungere Rachel all’ingresso della biblioteca.
Lei lo prese per mano, dopo di
che si diressero verso la parte opposta del corridoio, di fretta ma
cercando
anche di fare il minimo rumore possibile.
Regulus spostò un arazzo
apparentemente attaccato alla parete, rivelando un passaggio segreto,
ma si
bloccò quando vide due piccoli occhi gialli brillare come
gemme nell’oscurità
del tunnel.
Mrs Purr.
“Oh, cavolo...”
mormorò lui.
Rachel tuttavia non si fece
prendere dal panico. Prima che la gatta potesse scappare miagolando in
cerca
del suo padrone, le puntò la bacchetta contro e
pronunciò il semplice
incantesimo:
“Petrificus
Totalus!”
Il miagolio di Mrs Purr si fermò
a metà, lasciandola con la bocca spalancata, incapace di
muoversi.
“Andiamo” la incitò
Regulus,
poiché la ragazza indugiava ancora: aveva sempre avuto un
debole per i gatti,
ed era quasi dispiaciuta per Mrs Purr.
Si chiusero il passaggio alle
spalle e cominciarono a scendere una lunga scalinata, fino a che non
sbucarono
in un corridoio dei sotterranei.
“Siamo salvi” disse Rachel,
sollevata.
“Spero solo che Gazza non si
arrabbi troppo” commentò lui, mentre tornavano in
sala comune.
In realtà Gazza
s’infuriò a tal
punto che dal giorno dopo iniziò a minacciare frustate e
punizioni sanguinose a
qualunque studente avesse l’ardire di guardare Mrs Purr per
più di due secondi.
Nel frattempo aveva anche
aumentato i controlli intorno alla biblioteca tanto che, se avesse
avuto di
nuovo il sospetto che qualcuno stesse frequentando il Reparto Proibito
di
notte, sarebbe stato sicuramente impossibile tornarci.
Per fortuna, o forse no, Regulus
aveva già fatto tutto quello che poteva nella Sezione
Proibita, rendendosi
conto che a Hogwarts non avrebbe trovato nulla di quello che poteva
interessargli. Era ovvio che Silente non volesse che certi livelli di
Arti
Oscure fossero raggiunti dai libri custoditi nel castello. E questo
inoltre
contribuiva ad incrementare il suo sospetto che Voldemort avesse usato
un tipo
di magia molto più pericoloso di quanto si fosse aspettato
all’inizio.
“Dove posso cercare ancora? Non
posso fare altre domande alla professoressa Sheridan,
s’insospettirebbe”
borbottava tra sé uno di quei giorni.
“Non so, chiedi a Lumacorno”
gli
fece eco Rachel, che però era presa da ben altri pensieri.
“Se solo avessi la minima idea di
cosa gli potrei chiedere, lo farei”.
“Senti, comincio a pensare che tu
sia ossessionato da questa storia” disse lei.
Regulus si voltò a guardarla.
“Ossessionato? Sarei proprio
curioso di vedere cosa faresti tu al posto mio. Lo sai che sto cercando
di
rimediare al mio sbaglio”.
“Certo che lo so, ma dovresti
darti una calmata. Se Tu-Sai-Chi tiene tanto a tenere nascosto quel suo
segreto, di certo non è una cosa che puoi scoprire da un
giorno all’altro,
soprattutto se non dormi da parecchio tempo. Secondo me dovresti fare
una pausa
e distrarti un po’”.
“Certo, come no”.
“Guarda che dico sul serio. Sei
così immerso in questa ricerca che ti stai disinteressando
di tutto il resto”.
“Non è vero”
protestò lui.
“Ah, no? E allora dimmi, in
questo momento non dovresti essere di ritorno
dall’allenamento di Quidditch?”
Regulus rimase a bocca aperta. Il
Quidditch! Se l’era completamente dimenticato. E pensare che
fino a poco tempo
prima non aveva fatto altro che sognare di vincere la coppa, e magari
di essere
ammesso a giocare in una squadra professionista, una volta terminati
gli studi.
“Visto? Inoltre stai
sottovalutando la scuola, caro mio. I tuoi voti sono pessimi. Ti sei
dimenticato che tra qualche mese abbiamo i M.A.G.O.?”
“Gli esami sono l’ultimo dei
miei
pensieri, al momento” rispose Regulus, immerso in una cupa
riflessione su
quanto della vita che avrebbe potuto avere gli fosse stato sottratto
dall’essere
diventato un Mangiamorte.
In quel momento sarebbe potuto essere un
normale
studente del settimo anno, sul punto di far vincere la Coppa
del Quidditch alla sua
Casa e di affrontare gli esami più difficili della carriera
scolastica, per poi
decidere durante l’estate il lavoro che gli si addiceva di
più, se solo non
avesse avuto quel Marchio Nero sul polso.
“Ah, no” disse lei, intuendo
all’istante i suoi pensieri, “non ti
permetterò di stare qui a deprimerti e a
lamentarti del destino crudele. Sta cominciando la primavera, cerca di
essere
un po’ più allegro!”.
Lui mugugnò qualcosa a mo’ di
risposta, e lei decise di prendere in mano la situazione.
“Senti un po’, sono secoli che
non usciamo. Domani c’è una gita a Hogsmeade. Io
ho intenzione di andarci, e
verrai anche tu”.
“No, senti, ho da
fare…”
“D’accordo, vorrà
dire che ci
andrò con qualcun altro…”
Regulus si sentì invadere da una
rabbia che non si sarebbe mai aspettato.
“Cosa?!”
Lei scoppiò a ridere.
“Guarda che scherzavo! L’ho
detto
apposta per smuoverti, che ti credi? Allora, ci vieni?” disse.
Regulus alzò gli occhi al cielo.
Non che non volesse andare a Hogsmeade con lei, anzi, gli sarebbe
piaciuto, ma
sentiva di non meritare di andare a divertirsi dopo quello che aveva
fatto. Era
come se non si considerasse più degno di condurre
un’esistenza normale.
Ma in fin dei conti lei non aveva
tutti i torti. Ormai per lui stava diventando una vera e propria
ossessione, e
sapeva che non sarebbe riuscito a cavare un ragno dal buco se avesse
continuato
a cercare delle risposte senza concedersi neanche un attimo di pausa.
“E va bene, se proprio
insisti…”
rispose infine.
“Insisto sì!”
confermò Rachel,
felice di averlo finalmente convinto. “E smettila di essere
apatico. Certe
volte mi chiedo che cosa faresti senza di me!”
“Me lo chiedo
anch’io” rispose
lui, pensando che in futuro avrebbe dovuto dimostrarle più
gratitudine per
l’aiuto che gli stava offrendo in quei giorni.
Continua...
*Angolo autrice*
Come
avrete notato ho deciso di
spezzare un po’ l’ansia da
“si-avvicina-la-fine-della-storia” per mettere due
capitoli d’intermezzo. In questo Regulus si trova ad un punto
morto nella sua
ricerca degli Horcrux (meglio, và!), e il prossimo, con la
gita a Hogsmeade,
come ho già promesso a Meissa, sarà molto
più tranquillo di quelli che verranno
dopo.
Ormai i commenti a fine capitolo
sono diventati più lunghi dei capitoli stessi, quindi
è meglio se passo subito
al sodo!
_kristy_
(brava, fai bene a pensarla come Sirius! XD è vero,
Regulus sta maturando, ma a quale costo…)
Alohomora
(non tutti i difensori della superiorità dei
Purosangue sono diventati Mangiamorte, quindi Regulus si limita a
rinnegare
solo Voldemort, restando sempre convinto delle idee che gli ha messo in
testa
la sua famiglia. Comunque sia, è migliorato parecchio, a mio
parere! Anch’io li
vorrei salvare tutti, ma purtroppo non è andata
così)
LMP
(per quanto riguarda quello che hai detto di Minus, in
effetti sono sempre stata molto confusa! Mi sono sempre chiesta
perché Piton
non avesse detto che il traditore fosse Peter, perché mi
sembra assai strano
che non sapesse che fosse un Mangiamorte… Ammetto che quando
ho scritto questa
storia non ho fatto caso a questo lato della faccenda, ma comunque
continuo a ritenere
che Piton lo sapesse e non mi spiego possa essere rimasto in silenzio.
Va bene
che odiava Sirius, ma fargli passare 13 anni ad Azkaban per ripicca mi
sembra
esagerato…Vorrà dire che se dovessi incontrare la Rowling,
questa sarebbe la
prima cosa che le chiederei!)
Pan_Tere94 (è
vero, all’inizio avevo pensato di farli
allontanare ma poi mi sono detta che sarebbe stato molto meglio farli
“lavorare” insieme, anche se lui ovviamente cerca
di tenerla all’oscuro più che
può. Quindi sì, poteva andare molto peggio! XD)
Pervinca Potter
97 (anche io penso al prologo, e più ci
penso più vorrei posticipare la fine di tutto…
Grazie della bellissima
recensione! Sei sempre molto gentile!)
dirkfelpy89
(ho cercato di aggiornare il prima possibile, e
per fortuna credo di essere uscita da una fase di vuoto mentale che non
mi
faceva venire nessuna idea sensata, anche se a volte in certi momenti
ritorna!
-_-‘)
MEISSA_S
(infatti la cosa che più di tutte mi ha commossa
è
che nessuno, lo dico e lo ripeto, nessuno
sapesse un accidente di cosa aveva fatto Regulus, a parte Kreacher, e
il fatto
che abbia affrontato tutto da solo me lo ha fatto ammirare ancora di
più. Ma ho
preferito che avesse un aiuto, almeno all’inizio,
perché ancora Reg non si
rende conto di quanto la faccenda sia molto più grande di
lui, e quando lo
capirà cercherà di tenerne Rachel alla larga)
lyrapotter
(per fortuna adesso a Roma il tempo è migliorato,
e mi è tornato anche il buonumore! In effetti lo schiaffo ci
sarebbe potuto
pure stare, però non mi andava di trasformare questa fan
fiction in una rissa
generale! Ci stanno già troppi pugni e nasi rotti! XD)
Basta_MarySue
(ecco, all’inizio di questa fic mi ero
ripromessa di rendere giustizia anche a Sirius, ma spesso mi capita di
dimenticare
questo piccolo particolare, e allora mi esce fuori più
superficiale di quanto
vorrei! Ti ringrazio per avermelo fatto notare, perché dopo
la tua recensione
mi è suonato il campanello di allarme e mi sono messa
d’impegno per recuperare.
Quindi non preoccuparti, ho già in mente il capitolo in cui
Sirius lascerà la
solita maschera da sbruffone e si rivelerà per
ciò che è davvero!)
_Mary
(bè, in effetti il finale non sarà proprio
felice, ma per
adesso non pensarci! Sì, certo che pesterò Minus,
non vedo l’ora! Mi dispiace
solo che non potrò fare in modo che Sirius lo scopra
davvero, altrimenti
cambierebbe tutto il futuro…peccato, vorrà dire
che gli farò più male del
necessario! XD)
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Capitolo 17 *** Primavera ***
Primavera
Era
solo la fine di marzo, ma
l’inverno sembrava solo un lontano ricordo. I prati di
Hogwarts erano pieni di
fiori, gli alberi si erano coperti di folte chiome colorate. Quel
giorno il
cielo era di un azzurro brillante, senza la minima traccia di una
nuvola a
guastare quel tempo magnifico.
“È proprio la giornata ideale
per
andare a Hogsmeade, vero?” commentò Rachel, mentre
lei e Regulus
s’incamminavano insieme agli altri studenti fuori dai
cancelli della scuola,
seguendo il sentiero che li avrebbe condotti al villaggio.
“Già” rispose
Regulus,
che però non
era altrettanto entusiasta.
Sapeva che non sarebbe riuscito a
distrarsi come lei avrebbe voluto, ma cercava di non farglielo pesare.
Arrivarono a Hogsmeade un quarto
d’ora più tardi e decisero di andare prima di
tutto ai Tre manici di Scopa.
Rachel ordinò una Burrobirra,
Regulus del Whisky Incendiario e, quando lei gli lanciò uno
sguardo indagatore,
si giustificò dicendo:
“Sono maggiorenne e posso
prenderlo”.
“Sì, ma non
esagerare” lo ammonì
lei, mentre si andavano a sedere a un tavolo per due vicino alla
finestra.
Per un po’ di tempo rimasero
silenziosi, poi Rachel provò a parlare del più e
del meno ma lui rispondeva
solo a monosillabi.
Quando si accorse di aver già
finito il Whisky Incendiario, Regulus fece per alzarsi e ordinarne
dell’altro,
ma Rachel glielo impedì e lo costrinse a sedersi di nuovo.
“Si può sapere che ti
prende?”
gli chiese, anche se l’aveva già intuito da un bel
po’.
“Secondo te? Credo che non ne
verrò mai a capo”.
“Sì, invece. Guarda che non
devi
fare tutto da solo, ci sono anch’io ad aiutarti, ma dovresti
rilassarti anche
un po’… e soprattutto mantenere la testa
lucida” aggiunse, lanciando
un’occhiata al bicchiere vuoto.
“È facile per te parlare. Se
fossi al posto mio, impazziresti, soprattutto se hai paura che chi ti
è più
vicino possa rischiare la vita perché non si fa gli affari
suoi…” rispose lui,
sarcastico.
“Gli affari tuoi sono anche
miei”
osservò Rachel imperterrita.
Regulus non disse nulla ma si
sentì quasi sollevato: averla accanto significava non cadere
a precipizio nel
baratro verso il quale si era condotto da solo.
Mentre la osservava, si chiese
come potesse essere così forte: non aveva mai un attimo di
esitazione né di
paura, mentre lui si sentiva contorcere le viscere dal panico ogni
volta che
pensava a cosa potesse aspettarlo. Ma forse era solo altrettanto brava
a
mascherare quello che provava.
“Senti, siccome tanto non pensi
ad altro” fece lei ad un certo punto,
“c’è una cosa che dovrei
darti”.
Esitò un attimo, poi estrasse
dalla borsa un foglietto su cui aveva scritto qualcosa e glielo porse.
Regulus lesse un indirizzo di Londra.
“Cos’è?”
“Se te lo dico non ti arrabbiare,
però” esordì lei. “Tra
l’altro non dovrei neanche dirtelo. È
l’indirizzo di
Sirius. Non ho detto che devi andare da lui, ma ho pensato
che potrebbe sempre
tornarti utile. Non fare quella faccia, è solo per scrupolo,
non si sa mai cosa
può succedere, e questo potrebbe servirti. Mi prometti che
non lo butterai
via?”
Lo disse tutto d’un fiato, per
essere sicura di non venire interrotta, e infine gli scoccò
un’occhiata
ansiosa.
Lui sbuffò ma non se la prese con
lei. Sapeva che Rachel stava cercando di fare il possibile per aiutarlo.
“L’ultima volta che ci siamo
visti” disse, “mi ha chiaramente fatto capire che
per lui conto quanto uno
zellino bucato. Comunque, se proprio vuoi, non lo butterò.
Ma, tanto per intenderci,
vedi di farla finita con questa storia: prima devo scoprire che cosa
sta
combinando Tu-Sai-Chi, poi agirò di conseguenza.
È prematuro occuparci del
dopo, ok?”
“D’accordo, non parliamone
più
per oggi” confermò lei. “Usciamo da qui,
comincia ad essere troppo affollato”.
Si alzarono, lui lasciò il conto
sul tavolo e poi si diressero verso l’uscita.
Il paesaggio non era mai stato
così bello: sembrava che Hogsmeade volesse incitarli a non
pensare ai problemi
che dovevano affrontare, almeno per quella giornata.
Il sole illuminava le casette dai
tetti aguzzi e gli alberi ai lati della strada erano un misto di
colori, dal
verde brillante delle foglie al bianco, rosa e rosso dei fiori.
Fecero una breve visita da
Mielandia, perché Rachel diceva che lui avesse bisogno di
mangiare qualcosa di
molto nutriente, poiché era sempre stato gracile, e in quel
periodo di stress
stava dimagrendo a vista d’occhio. Andò a finire
che Regulus si limitò a
prendere un Cioccocalderone, mentre lei ne comprò una
scatola intera.
Continuarono la passeggiata
attraverso il villaggio finchè non giunsero al limitare.
Davanti a loro
s’intravedeva la sagoma spettrale della Stamberga Strillante
ma quel giorno
neanche questa faceva più paura.
Dietro l’ultima fila di case,
scoprirono una sorta di piccolo parco che non avevano mai notato. Sotto
un
albero di ciliegio in fiore c’era una panchina. Sia questa
che il terreno
intorno ad essa erano quasi completamente ricoperti dal manto rosa dei
fiori
caduti dall’albero a causa del vento, creando un quadretto
piuttosto
suggestivo.
“Che carino! Andiamo a
sederci”
propose Rachel.
Regulus accettò, anche
perché
dopo quella camminata si era stancato. Presto però la sua
pazienza fu messa a
dura prova: a ogni soffio di vento, una leggera neve di petali cadeva
sulle
loro teste. Lui aveva già una mezza idea di cambiare
panchina, poiché ogni
volta doveva scrollarseli dai capelli; al contrario, Rachel sembrava
divertita
dalla situazione.
“Mi piace tantissimo la
primavera” disse, afferrando uno dei fiori che cadevano e
osservandolo mentre
lo teneva nel palmo della mano. “È sempre stata la
mia stagione preferita. È
tutto così allegro e vivace. Non riesco proprio a capire le
persone che in
questo periodo si sentono sempre fiacche: io non riesco a stare un
attimo ferma!”
Si voltò a guardarlo, incontrando
la sua smorfia beffarda.
“Cosa c’è da
ridere?” chiese.
“Sembri una bambina piccola”
rispose lui che, nonostante la buona volontà, non riusciva
proprio a
manifestare altrettanto entusiasmo.
“E tu sei sempre il solito
guastafeste!”
ribatté lei sorridendo e gettandogli le braccia al collo.
“Se proprio vuoi fare
il musone, aspetta quando ti trascinerò di nuovo al
villaggio. Devo comprarmi
un abito da cerimonia nuovo.
“Oh, no… Ma a che ti
serve?” fece
lui, circondandola con un braccio e attirandola a sé.
“Per il matrimonio di Lily Evans.
Si sposa quest’estate”.
“Di già? E con chi?”
“Con James Potter, è
ovvio”.
Regulus dovette fingere un
attacco di tosse per soffocare l’ilarità che gli
era venuta spontanea. Proprio
non riusciva a immaginarsi Potter sposato. Gli era sempre sembrata la
persona
più immatura del mondo, l’esatto contrario di Lily
Evans che, anche se gli
costava ammetterlo, almeno fino a poco tempo prima considerava
abbastanza
intelligente.
“C’è poco da
ridere” lo redarguì
Rachel. “Lui è migliorato parecchio, e se te lo
dico io, puoi credermi. Quei
due si amano davvero”.
Seguì un lungo silenzio, causato
non tanto dall’imbarazzo, quanto dal flusso inarrestabile di
pensieri che li
investì.
Impegnato com’era stato a cercare
di risolvere il mistero dell’immortalità di
Voldemort, Regulus non aveva mai
riflettuto veramente sulla loro situazione.
Ci si sarebbe aspettato che la
presentasse alla sua famiglia. In fondo, lui era l’unico
discendente maschio
dei Black, quindi l’unico che avrebbe potuto permettere alla
famiglia di non
estinguersi, e i suoi parenti ci tenevano molto ad avere una
discendenza.
Magari Orion avrebbe trovato
Rachel di suo gradimento, bastava solo non dirgli che fosse amica di
una Nata
Babbana e soprattutto che lo fosse anche di Sirius. Quanto a Walburga,
Regulus
dubitava che sua madre avrebbe visto di buon occhio qualunque ragazza,
anche se
fosse stata l’ultima discendente di Salazar Serpeverde, e non
riuscì a
trattenere una smorfia al pensiero dell’interrogatorio cui
Rachel sarebbe stata
sottoposta dalla signora Black. Ora che ci pensava, quelle due non
sarebbero
andate molto d’accordo.
Quello fu il momento in cui se ne
rese conto per la prima volta: se mai avesse sposato qualcuno,
l’unica che
avrebbe voluto sarebbe stata Rachel.
Lei stava pensando più o meno le
stesse cose, anche se la sua fantasia volava già
più lontano, e s’immaginava
circondata da tanti piccoli Black festanti.
Trattenne a fatica un sorrisetto,
decisa a non fargli capire cosa le fosse venuto in mente, e
posò la testa sulla
sua spalla.
“Non dovresti angosciarti
così.
Secondo me ce la faremo” gli disse riprendendo il discorso di
poco prima.
“Tu credi?” fece Regulus,
scettico.
“Sì, certo. Quando questa
storia
finirà, potremo finalmente stare in pace. Prima o poi
qualcuno sconfiggerà
Tu-Sai-Chi, me lo sento”.
“Speriamo solo che non succeda
tra vent’anni”.
“Comunque vada, sarò sempre
al
tuo fianco. A proposito, la sai una cosa?”
“Cosa?” chiese Regulus,
sentendo
un brivido percorrergli il collo quando lei gli si accostò
all’orecchio e gli
sussurrò:
“Mi sono davvero innamorata di
te, Regulus”.
Lui sorrise, mentre il cuore
cominciava a battergli all’impazzata.
“Anch’io” rispose, e
intanto
aveva la sensazione che gli stesse girando la testa.
Posò le labbra sulle sue e, come
d’incanto, gli parve di aver dimenticato tutto.
C’erano solo loro due, il resto
del mondo non esisteva, con le sue guerre e i suoi problemi. Per la
prima volta
dopo mesi, nessuno dei due voleva preoccuparsi di ciò che
sarebbe successo o
chiedersi se in futuro sarebbe stato concesso loro di sentirsi felici
come in
quel momento.
*Angolo autrice*
Capitoletto
dedicato alla mia stagione preferita,
anche se non è che ultimamente sia stata molto presente.
Adoro scrivere i capitoli
romantici, e uno così ci voleva proprio per risollevarmi il
morale! Spero che
abbia rallegrato un po’ anche voi… È
stata la prima volta che un'immagine mi ha ispirato su cosa scrivere
nel capitolo, di solito mi danno l'anima alla ricerca di una foto che
c'entri qualcosa con quanto ho pubblicato! Purtroppo, devo
darvi due brutte notizie:
1- questo è stato l'ultimo capitolo
allegro, dal prossimo si ricomincia con la discesa verso il baratro...
2- nel frattempo godetevi questo,
perchè sabato non potrò aggiornare:
sarò fuori casa da domani a domenica sera, perciò
ci rivedremo lunedì, sigh...
Alohomora
(hai proprio ragione, di solito le Serpeverde sono
oche oppure pazze criminali… per fortuna ne esistono anche
di migliori, io ne
sono convintissima! Senza contare che anche a Grifondoro le oche
regnano
sovrane…vedi Calì e Lavanda…)
Pervinca Potter
97 (la fine metterà ko anche me, non
preoccuparti, e credo che faticherò a riemergere…
ma devo farmi forza, sto
cominciando a scrivere i capitoli peggiori, dopo questo breve momento
felice)
MEISSA_S
(la catastrofe avverrà il più tardi possibile,
intanto spero che ti sia goduta questo capitolo! Sono contenta di aver
descritto bene la reazione di Regulus, dato che all’inizio
non sapevo proprio
cosa aspettarmi da un personaggio così misterioso!)
dirkfelpy89 (a
chi lo dici… sono tristissima anche io!)
LMP (infatti,
credo proprio che tu abbia ragione riguardo a
Piton e Minus, pazienza, mi sono dedicata a ben altro! Anche io mi sono
irritata ripensando alle parole di Sirius riguardo al fratello, ma non
posso
credere che credesse veramente a quello che diceva, non è
possibile! E sì, la Rowling poteva anche
evitare di farlo morire, comunque…)
lyrapotter (eh,
lo vedrai nel prossimo capitolo come verrà a
sapere degli Horcrux, non preoccuparti… ne
approfitterò anche per inserire un
altro personaggio che in questa storia sarà del tutto
marginale, ma che nella
saga avrà un’importanza decisiva nella sconfitta
di Voldemort!)
Pan_Tere94
(non importa, anche le recensioni brevi mi fanno
piacere se dicono tutto quello che c’è da dire!
Grazie!)
_Mary
(ihihi, devo ammettere che ho goduto quando Mrs Purr è
stata pietrificata! XD Ah, sì, Rachel è molto
testarda, come tutti i personaggi
di questa storia, ora che ci penso!)
|
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Capitolo 18 *** La svolta ***
La
svolta
Regulus
non riusciva a
capacitarsi del fatto che la sua carriera scolastica fosse ormai giunta
al
termine. Il suo non era il comune sentimento di nostalgia che
caratterizzava
chiunque finisse a Hogwarts, ma molto di più.
Finchè era stato a scuola, aveva
avuto almeno un punto di riferimento ma ora si sentiva completamente
perso in
un futuro talmente oscuro da non riuscire a vederlo.
Per fortuna, c’era sempre Rachel.
Dopo i M.A.G.O. e il ritorno a casa, i due si vedevano ugualmente tutti
i
giorni al Paiolo Magico.
Lei sapeva che per Regulus quel
periodo era ancora più difficile del precedente: era
dovuto tornare da
Voldemort per non farlo insospettire ma era veramente dura nascondere
tutto
l’odio e il risentimento che provava nei confronti
dell’Oscuro Signore.
Presto però la situazione prese
una piega inaspettata, e lui si chiese come avesse fatto a non pensarci
prima.
“Allora, cosa mi volevi dire?”
gli chiese Rachel quella mattina presto, raggiungendolo al tavolo che
prendevano sempre al Paiolo Magico.
“So dove continuare a cercare”
le
disse lui sottovoce.
“Cioè? Non credo che ci sia
qualcosa di meglio del Reparto Proibito”.
“Sì, invece. Non so se te
l’ho
detto, ma mia cugina è la moglie di Lucius Malfoy. So per
certo, perché l’ho
sentito dire direttamente da lui, che nella loro villa
c’è una specie di… laboratorio
segreto pieno di oggetti
oscuri e libri proibiti, che chiunque del Ministero sequestrerebbe
all’istante”.
“Ma che carino”
commentò Rachel,
sarcastica. “E vuoi andare a cercare lì,
nell’antro dei Malfoy?”
“Esatto”.
“Ma se lui non volesse?”
“Mi arrangerò. Narcissa non
è
come lui, quindi non devi preoccuparti”.
“E va bene, ma fai attenzione,
d’accordo?” si raccomandò lei,
prendendolo per mano.
“Sta’ tranquilla,
andrà tutto
bene”.
E così, neanche un’ora dopo,
Regulus apparve davanti ad un’enorme villa circondata da un
giardino curato e
pieno di piante rare e costose: più che una dimora, sembrava
una reggia.
Tuttavia non si soffermò ad
osservare l’imponente cancello di ferro battuto, le alte
siepi che
costeggiavano il sentiero interno, la grande fontana da cui zampillava
l’acqua
incessantemente, o i rari pavoni albini che popolavano la zona sud del
parco.
Era del tutto concentrato sul suo
obiettivo, e inoltre aveva voglia di rivedere sua cugina
poiché, da quando lei
si era sposata, i loro incontri erano diventati sempre più
rari.
L’aveva sempre considerata
diversamente da Bellatrix. Se per quest’ultima, un tempo,
aveva avuto un timore
reverenziale, con Narcissa era molto più legato. Anni prima
andava d’accordo
anche con Andromeda ma, da quando lei era scappata con un nato Babbano,
aveva
dovuto dimenticarla.
Alla fine Narcissa era l’unica
della famiglia ad essersi mantenuta sana di mente, per come la vedeva
lui.
Quando bussò al grande portone di
legno, poco dopo venne ad aprire un giovane elfo domestico
dall’aria spaurita.
Doveva essere nuovo, perché Regulus era certo di non averlo
mai visto, così si
presentò.
“Seguitemi pure, signore. Dobby
andrà a chiamare la padrona” disse
l’elfo con una vocina acuta.
“Grazie” disse Regulus, e la
creatura sembrò quasi sconvolta dalla sua risposta.
Dai lividi che aveva sulle
braccia, Regulus intuì che Lucius non dovesse essere molto
gentile con gli
elfi.
Seguì Dobby fino al salotto,
attraversando l’ingresso pieno di specchi e ritratti con
cornici d’oro, dopo di
che rimase lì ad aspettare, continuando a guardarsi intorno.
Al centro del salotto c’era un
grande tavolo riccamente decorato, alle spalle del quale uno specchio
antico
sovrastava un grande camino di malachite.
Il lampadario sotto il quale si
trovava era grande il doppio di lui e da esso pendevano infiniti
cristalli
lucenti.
Mia cugina non se la
passa affatto male, fu la prima cosa che gli
venne in mente.
Narcissa comparve sulla soglia
del salotto pochi minuti dopo. Era ancora più bella
dell’ultima volta in cui
l’aveva vista, cosa che a quell’epoca aveva
ritenuto impossibile. I lunghi
capelli biondi le donavano una dimensione eterea, esattamente come
l’abito
celeste, che riprendeva il colore dei suoi occhi.
“Regulus!” esclamò
Narcissa,
correndo ad abbracciarlo. “Come stai?”
“Bene” rispose lui, pensando
l’esatto contrario. “E tu?”
“Tutto bene”
confermò lei, ma non
sembrava molto convinta. “Sei pallido e smagrito. Che ti
è successo?”
“Colpa degli esami, immagino, ma
me la sono cavata”.
Narcissa lo invitò a sedersi e
lui obbedì: non poteva mostrare troppa fretta.
“Tuo marito non
c’è?” le chiese,
rendendosi conto di aver toccato un tasto dolente. Lei, infatti, si
rabbuiò.
“Non c’è
praticamente mai. Di
giorno lavora, la notte cosa fa lo sai meglio tu di me: missioni o che
so io…
Non fraintendermi, non sono arrabbiata con… Tu-Sai-Chi,
è solo che ho sempre
paura che possa succedere qualcosa a Lucius. E poi da sola
non so cosa fare
tutto il giorno”.
“Credimi, c’è che
preferirebbe
annoiarsi” le disse Regulus.
“Sbaglio, o non mi sembri più
tanto entusiasta di Lui? Bellatrix mi ha detto che sei molto strano
ultimamente”.
Regulus si agitò sulla poltrona,
ma cercò di mantenere il controllo.
“Diciamo solo che non è
esattamente come mi aspettavo, ma va tutto bene. Anzi, sono venuto per
chiederti un favore” tagliò corto.
“Di che genere?” chiese lei.
“L’Oscuro Signore mi ha detto
di
fare delle ricerche per lui. Non dirlo a Lucius, perché
vuole che sia solo io a
farlo. Così ho pensato che qui avrei potuto trovare
ciò che mi occorre”.
“Qui?” chiese lei, perplessa.
“Tuo marito mi ha parlato di cosa
c’è qui sotto” rivelò lui,
indicando il pavimento del salotto. Narcissa
comprese.
“Oh, certo. Puoi andarci, anche
se… Io sono scesa solo una volta: non sono molto incline a
queste cose. Tu sei
molto giovane. Sei sicuro di voler leggere quei libri? Sono
spaventosi”.
“Tranquilla, so quello che
faccio” la rassicurò lui.
“Va bene, allora…”
Narcissa chiamò Dobby, il quale
comparve all’istante, e gli disse di far scendere Regulus.
L’elfo si diede un
gran da fare, spostando il tappeto e scoprendo una botola che aderiva
perfettamente al pavimento, tanto che Regulus non l’avrebbe
vista se Dobby non
avesse afferrato la maniglia, aprendola.
Sotto di essa c’era una scaletta
che scendeva dritta nell’oscurità.
“Tu vai pure. Verrò ogni
tanto a
vedere come stai. Stai attento ai veleni sugli scaffali” lo
avvertì Narcissa.
Lui annuì, e infine scese nella
botola. Si ritrovò in una grande stanza semibuia, illuminata
fiocamente solo
dalla luce della torcia che Regulus accese appena vi mise piede. Le
pareti
erano ricoperte da scaffali pieni di libri, boccette di pozioni poco
raccomandabili
e oggetti dall’aria inquietante, chiaramente stregati.
Regulus perse un po’ di tempo a
guardarsi intorno. Non sapeva da dove iniziare, ma aveva la netta
sensazione
che quello era il momento giusto per scoprire la
verità… Tuttavia questo pensiero
lo fece esitare per alcuni istanti. Era davvero così sicuro
di voler arrivare
fino in fondo?
L’esitazione fece presto posto
alla determinazione. Pensò a Kreacher e a quello che aveva
subito, e si disse
che non poteva tirarsi indietro proprio in quel momento.
Così tirò fuori il primo
volume e
cominciò a sfogliarlo pazientemente.
***
Era lì sotto ormai da parecchie
ore ma Regulus intuì che dovesse essere l’ora di
pranzo quando sua cugina
Narcissa lo raggiunse recando tra le mani un vassoio pieno di cibo.
“Ti ho portato qualcosa da
mangiare” gli disse, posando il vassoio accanto a lui mentre
Regulus chiudeva
con disinvoltura il ventesimo libro che aveva sfogliato.
“Grazie” rispose lui, con la
voce
roca.
Tutte quelle letture lo avevano colpito
più di quanto
si fosse aspettato.
I libri del Reparto Proibito al confronto erano roba da bambini.
C’erano
ricette di pozioni letali, immagini raccapriccianti che illustravano
gli
effetti d’incantesimi oscuri e tutta un’intera
gamma di maledizioni che lo
facevano rabbrividire al solo pensiero.
“Hai trovato qualcosa?” gli
domandò la cugina.
“Quasi”
mentì lui. “Lucius
starà via ancora per molto?”
“Credo di sì”
rispose lei
abbattuta ma Regulus non potè non sentirsi sollevato. Poi
Narcissa aggiunse:
“Non credo di riuscire a sopportare ancora questa situazione.
Reg, tu sei uno
di loro e non mi capirai, ma mi sono stancata di questa
guerra…”
Aveva tutta l’aria di volergli
confidare i pensieri che la assillavano, e lui capì che era
la prima volta che
si sfogava con qualcuno.
“Ti capisco, invece. Ti prometto
che prima o poi finirà tutto. Anch’io sono
stanco”.
Narcissa lo guardò con stupore.
“Davvero? Ed io che pensavo che mi avresti
rimproverata…”
“Macché… Ma ora
non pensarci, è
meglio. A proposito, non hai bambini in arrivo, vero?”
“Lo vorrei tanto” rispose
Narcissa sorridendo. “Ma ancora non sono incinta”.
“Allora fammi un favore” disse
Regulus, diventando terribilmente serio. “Quando e se avrai
un figlio, cerca di
tenerlo il più possibile lontano da tutto questo…
Tu-Sai-Chi e i Mangiamorte…
Fallo vivere sereno”.
Non poteva sopportare il pensiero
che un altro commettesse il suo stesso errore. Narcissa dovette
capirlo, perché
lo abbracciò con più slancio di quanto avesse mai
fatto in tutta la sua vita,
lei che era sempre stata attenta a mantenersi fredda e impassibile.
“Te lo prometto” si
limitò a
rispondere. Poi si riprese, gli suggerì di mangiare
qualcosa, e lo lasciò di
nuovo solo, riflettendo sull’ultimo consiglio che suo cugino
le avrebbe dato.
Regulus tornò ad aprire il volume
in cui si era immerso (Formule Oscure
Dimenticate) e in cui aveva trovato degli aspetti
interessanti della
questione. Lo sfogliò distrattamente, fino a che non si
ritrovò davanti ad una
pagina che al centro presentava un trafiletto con una formula in
caratteri
runici.
Regulus non aveva mai brillato
nella traduzione delle rune, ma quella volta non ne ebbe bisogno.
Nel leggerle in silenzio, Regulus
si accorse di aver già sentito pronunciare quella formula.
Non poteva crederci:
era la stessa che Voldemort aveva usato quella notte della vigilia di
Natale
sul medaglione d’oro, dopo aver ucciso quel vagabondo Babbano.
Regulus lesse la didascalia.
Formula da
usarsi se si ha l’intento
di creare un Horcrux.
Si sentì assalire
dall’eccitazione. Qualunque cosa fosse un Horcrux, sentiva di
essere sul punto
di scoprirlo.
Svuotò le scaffalature per lunghi
minuti di febbrile trepidazione, finchè non trovò
un volume con un capitoletto
che parlava proprio degli Horcrux. Aprì la prima pagina e si
mise a leggere.
Di
tutte le magiche invenzioni esistenti, un Horcrux è la
più potente e
terrificante in assoluto. Ben pochi maghi vorrebbero usare questa magia
e
ancora di meno sono stati coloro che, nel corso dei secoli, hanno
provato a
farne uso.
Viene
definito Horcrux un oggetto o un essere vivente nel quale un mago ha
nascosto
parte della propria anima.
L’unico
modo in cui è possibile dividere l’anima
è di commettere un omicidio, l’azione
malvagia per eccellenza. Accompagnando l’assassinio a una
formula ben precisa,
è possibile riversare metà dell’anima
in un oggetto designato.
La
creazione di un Horcrux conduce a una condizione di
semi-immortalità. Difatti,
se il corpo viene colpito o distrutto, il suo possessore tuttavia non
può
morire, perché parte dell’anima è
ancora presente sulla terra, legata
all’oggetto che la ospita.
L’unico
modo per uccidere un mago che abbia creato uno o più
Horcrux, è quello di
distruggere dapprima tutti gli altri frammenti di anima, e poi quello
risiedente nel corpo.
Sta
di fatto che nessun mago abbia mai creato più di un Horcrux:
difatti, la
perdita di una porzione di anima contribuisce alla perdita di
umanità per il
mago che ha attuato un simile rituale.
Seguiva la disquisizione sulla
maggiore affidabilità degli oggetti inanimati che degli
esseri viventi riguardo
alla creazione di un Horcrux.
Dopo alcuni istanti di totale
smarrimento, Regulus si accorse di avere i sudori freddi. Le mani gli
tremavano
e, se si fosse guardato allo specchio, si sarebbe reso conto di essere
pallido
come un cencio.
Era più, molto più di quanto
si
fosse mai aspettato di trovare. Non si trattava della semplice
acquisizione di
una parvenza d’immortalità. Aveva fatto ben altro:
aveva trovato il modo di
uccidere Lord Voldemort.
Il solo pensiero gli fece cedere
le ginocchia, tanto che dovette trascinarsi fino ad uno sgabello e
sedersi.
Rimase per alcuni eterni minuti a ricomporre i pezzi del puzzle. Ora
tutto
tornava. Il medaglione era un Horcrux, e conteneva un frammento
dell’anima di
Voldemort.
Per la prima volta si rese conto
di essere entrato in faccende molto più grandi di lui. E non
era solo lui a
rischiare: a chiunque avesse rivelato quanto aveva appena scoperto
sarebbe
toccata una sorte atroce.
Voldemort avrebbe ucciso chiunque
avesse solo una vaga idea della verità. Era evidente che gli
Horcrux fossero
stati nascosti nel modo migliore possibile.
A chi si sarebbe potuto
rivolgere? Silente? Regulus esitò, ma poi scosse la testa:
non gli avrebbe mai
creduto. L’Ordine della Fenice avrebbe ritenuto che la sua
storia fosse una
trappola architettata da Voldemort in persona.
E anche se qualcuno gli avesse
creduto, chi sarebbe andato a recuperare l’Horcrux e
distruggerlo? Silente era
troppo vecchio, a suo avviso, e nessun altro si sarebbe suicidato
così.
Perché Regulus era sicuro che
Voldemort avesse installato degli incantesimi di
anti-Smaterializzazione
intorno al medaglione, altrimenti lui stesso si sarebbe potuto
Smaterializzare,
invece di andarsene senza l’ausilio della magia, abbandonando
Kreacher al suo
destino.
Ma nella sua superbia aveva
dimenticato che la magia elfica fosse diversa da quella umana.
Non aveva alternative. Il
medaglione doveva essere distrutto, e solo Kreacher sapeva dove si
trovasse.
Non poteva chiedere a qualcun
altro di andarvi al posto suo: non era un vigliacco. Era stato lui a
cominciare, e doveva essere lui a finire.
Anche se ora sapeva che
quell’impresa gli sarebbe costata la vita.
*Angolo
autrice*
Purtroppo,
il capitolo in cui Regulus scopre la
verità prima o poi l'avrei sovuto scrivere. Spero che il
modo in cui è venuto a sapere degli Horcrux vi abbia
soddisfatto!
Le rune sono del tutto inventate,
chissà cosa avrò mai scritto! XD
Alohomora
(visto, sono riuscita ad aggiornare presto, oggi? I momenti
più tristi stanno per arrivare purtroppo, ma non si sa mai,
magari in una prossima storia andrò fuori dal canon!)
LMP
(anche io ho indovinato subito chi fosse RAB, e anche che Piton non
poteva essere un traditore, sospettavo che ci fosse qualcosa che ci
sfuggisse, e infatti... Sono contenta di aver colmato, a modo mio,
certo, la lacuna che la Rowling ha lasciato, e sono altrettanto
contenta che ti piaccia!)
dirkfelpy89
(tu dici, eh? Bè, nel prossimo capitolo darò una
mia personalissima versione dei fatti, perchè non voglio che
Sirius e Regulus si lascino così...)
Hermione
Jean Granger (figurati, purtroppo capita che i genitori si
arrabbino con i figli che stanno troppo al pc, me per prima! Davvero lo
stamperai? Che onore!)
Pervinca
Potter 97 (anche a me dispiace che questi capitoli avranno
ben poco di allegro, ma spero di non deludervi!)
MEISSA_S
(eh sì, me lo sono sempre immaginato un po' "brontolone"
come dici tu! Hai proprio ragione, la Row poteva proprio risparmiarsi
di far morire tanta gente, come anche Remus e Dora, o Dobby...ho un
debole per gli elfi domestici, a parte Winky, ma Dobby e Kreacher li
adoro proprio!)
_Mary
(anche io mi sono affezionata a loro due, e più scrivo
più mi affeziono e non vorrei che finisse come deve finire,
uffa...)
Al
prossimo capitolo! Giulia
|
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Capitolo 19 *** L'ultimo incontro ***
L’ultimo
incontro
Nei
giorni successivi Regulus si
ritrovò costretto a mentire a Rachel, per
l’ennesima volta. Quando lei gli
aveva chiesto se avesse trovato qualcosa dai Malfoy, le aveva detto di
non aver
ancora finito le ricerche, e che ancora non aveva trovato nulla.
Non
voleva assolutamente farle
sospettare che ormai non solo aveva capito tutto, ma anche che per lui
non
c’era alcuna speranza.
Non
trascorreva un istante senza
che lui non pensasse a come Rachel avrebbe reagito alla sua scomparsa,
e si
sentiva in colpa, perché mai avrebbe voluto farla soffrire
in quel modo.
Ma
puntualmente cercava di
pensare ad altro perché sapeva che se si fosse lasciato
andare a quei pensieri,
non avrebbe mai avuto il coraggio di lasciarla sola e fare quello che
doveva.
Sperava
solo che lei sarebbe stata
abbastanza forte da sopportare tutto questo.
Inoltre,
anche dopo aver
recuperato il medaglione, la vita sarebbe andata avanti per tutti gli
altri, e
Regulus sapeva che Voldemort avesse creato chissà quanti
altri Horcrux, di cui
lui conosceva solo la coppa appartenuta a Tosca Tassorosso, che
comunque
sarebbe stata meno difficile da recuperare.
Infine,
c’era sempre il problema
di Minus.
Sirius
non gli aveva creduto, e
forse era stato meglio così: se l’avesse scoperto,
Voldemort avrebbe capito che
uno dei suoi Mangiamorte lo aveva tradito, e non sarebbe stato
difficile
risalire a Regulus, impedendogli così di rubare
l’Horcrux.
Il
fatto di dover coprire Minus
lo irritava oltre modo, ma era l’unica maniera per non far
fallire il proprio
piano.
Quindi
non poteva dirlo nemmeno a
Rachel, perché la conosceva bene, e sapeva che lei sarebbe
andata subito ad
avvertire Sirius.
Ma
anche lei lo avrebbe saputo,
quando quella storia sarebbe finita: Regulus aveva già
progettato tutto nei
minimi dettagli, anche se era assalito dai ripensamenti a tutte le ore.
Quante
volte era stato sul punto
di uscire da Grimmauld Place per andare da Silente e raccontargli tutto!
Ogni
volta però aveva finito col
posare di nuovo il mantello e rientrare in casa, in preda alla
più cupa
disperazione.
Anche
se il vecchio Preside di
Hogwarts gli avesse creduto, che cosa sarebbe cambiato?
Qualcuno
sarebbe sempre dovuto
andare a recuperare il medaglione.
Poi lo saprà
troppa gente, e a Voldemort
basterà catturare una sola di
queste persone per scoprire inconsapevolmente che il suo più
grande segreto non
è più al sicuro. Così
aumenterà i controlli intorno ai propri Horcrux, e a quel
punto nessuno sarà più capace di sconfiggerlo,
pensava.
In
fondo, la vita di un singolo,
anche se di un membro della gloriosa famiglia Black, era insignificante
rispetto alla possibilità di liberare il mondo dal dominio
di Voldemort.
Questa
verità gli bruciava come un
ferro incandescente e, ogni volta che si era illuso di avere una minima
speranza di sopravvivere, tornare di colpo alla dura realtà
era mille volte più
doloroso.
Non
aveva solo paura per se
stesso, ma anche per quanto avrebbero sofferto tutti quelli cui teneva:
Rachel,
i suoi genitori, Narcissa, forse persino Bellatrix…
Le
sue notti erano costellate d’incubi
ancora più disperati di prima, e ogni volta si svegliava con
i sudori freddi e il
viso solcato dalle lacrime.
L’unico
pensiero che lo consolava
era che almeno non avrebbe dovuto affrontare tutto da solo e che,
almeno fino
ad un certo punto, Kreacher lo avrebbe accompagnato.
E
poi non gli restava che sperare
che tutti gli altri avrebbero continuato per la propria strada.
Era
difficile dover affrontare
tutto questo e fare contemporaneamente in modo che la sua famiglia non
sospettasse nulla. Era già tanto complicato nascondere
qualsiasi cosa a
Walburga, soprattutto se chi gliela nasconde è
l’unico figlio rimastole e se il
segreto è di vitale importanza per il destino di tutta la
comunità magica.
Per
Regulus era difficilissimo
continuare a manifestare la solita freddezza esteriore che
caratterizzava i
suoi rapporti con i suoi genitori, quando sapeva che a momenti non li
avrebbe
più rivisti e avrebbe tanto voluto abbracciarli per una
volta e dire che, se
stava per svolgere il suo compito, era anche per rendere migliore il
loro
mondo.
Per
questo passava poco tempo a
Grimmauld Place, proprio per evitare sospetti pericolosi.
Ma
questo non era un valido
motivo per giustificare quello che fece una di quelle notti.
Era
uscito di casa poco prima,
facendo una capatina alla Testa di Porco, più che altro per
non pensare a
niente. Ormai non sapeva più cosa raccontare a Rachel, ed
era evidente che lei
stesse iniziando a sospettare che lui la stava evitando.
Mentre
pensava a lei e si metteva
la mano nella tasca del mantello per pagare il conto della Burrobirra,
si era
ritrovato un piccolo pezzo di carta con scritto un indirizzo. Era stata
proprio
Rachel a darglielo alcuni mesi prima ma Regulus era sicuro di averlo
perso…
Cinque
minuti dopo, si
Materializzò in una deserta strada periferica di Londra,
illuminata solo dalla
luce dei lampioni.
Si
trovava accanto al muro di
cinta di un parco e, svoltato l’angolo, poteva vedere una
serie di villette a
schiera, seppur molto modeste.
Non
sapeva perché si trovasse lì.
Forse,
anche se non voleva
ammetterlo, aveva voglia di rivederlo per l’ultima volta. O
forse semplicemente
aveva paura e una piccola parte di sé sperava ancora che
qualcuno lo salvasse
dal destino che gli spettava.
Posò
lo sguardo sul biglietto e
localizzò la casa che gli interessava. Era immersa nel buio
e nel silenzio:
sembrava deserta. Probabilmente chi la occupava stava dormendo, oppure
non
c’era proprio.
Non essere ridicolo,
si disse. Vattene,
è meglio.
Ma
rimase a fissare la porta di
quella casa sconosciuta, immaginando cosa sarebbe successo se avesse
avuto il
coraggio di suonare il campanello. Ma tanto non lo avrebbe fatto,
già lo
sapeva.
E,
anche se avesse voluto,
sarebbe stato un grosso sbaglio.
Sbuffando
per il nervosismo,
accartocciò il biglietto e lo gettò a terra con
stizza, deciso ad andarsene…
Inaspettatamente
sentì che
qualcuno gli aveva puntato la bacchetta contro la schiena.
“Che
cosa ci fai tu qui?” chiese
Sirius. “Il tuo amichetto Voldemort ti ha mandato a
uccidermi?”
Regulus
si voltò, stavolta
attento a non farsi prendere di nuovo a pugni.
“Se
fosse stato così, sarei stato
io a sorprenderti alle spalle” disse.
Sirius
assunse un’espressione
scettica.
“Non
ne sarei tanto sicuro.
Allora, cosa ci fai qui?” Regulus tacque perché
non sapeva cosa dire. Sirius
proseguì: “Fammi indovinare. Magari credi che la
mia nuova casa ospiti l’Ordine
della Fenice, e sei venuto per assicurartene e raccontare tutto a
Voldemort.
Bè, mi dispiace deluderti, ma qui ci abito solo
io”.
“Come
al solito, non hai capito
un bel niente” ribatté Regulus, indignato.
“Allora
cosa vuoi? Se sei venuto
a parlare ancora male dei miei amici come hai sempre
fatto…”
“Non
ho mai fatto niente del
genere!”
“Certo,
come no. Sei sempre stato
invidioso di loro, fin da piccolo”.
“Bè,
forse qualcuno mene dava il
pretesto! Comunque non m’interessano questi discorsi. Tieniti
i tuoi cari
amichetti, sai quanto m’importa”.
“Non
hai ancora risposto alla mia
prima domanda” gli fece notare Sirius.
“Io… non
lo so perché sono qui”
ammise Regulus. “E non so nemmeno cosa ci resto a fare,
quindi se non ti
dispiace, ora me ne vado”.
Si
tolse dalla portata della
bacchetta e fece per allontanarsi, quando Sirius lo richiamò:
“Aspetta…”
Regulus
si voltò a guardarlo. Il
fratello maggiore sembrava in preda a un’evidente lotta
interiore, da come si
mordeva il labbro e cercava di non mostrare troppa agitazione.
“Senti,
forse non avrei dovuto risponderti
in quel modo l’altra volta, dopo
che… dopo che mi hai salvato da Lestrange” ammise,
senza guardarlo negli occhi.
Regulus
rimase muto per parecchio
tempo, quasi sotto shock.
“Ti
stai scusando con me?” gli
chiese, non credendo alle proprie parole.
“Bè,
un Grifondoro deve avere
anche il coraggio di ammettere un errore, ogni tanto”.
“Meglio
tardi che mai” commentò
Regulus, cercando di sembrare il più acido possibile per non
fargli capire
quanto le parole di Sirius lo avessero colpito.
“Però
sappi che anche tu hai
commesso un errore, e gravissimo” gli ricordò lui.
“Lo
so…”
Regulus
si sarebbe voluto
tagliare la lingua, un istante dopo aver pronunciato quelle due parole.
Si era
lasciato scappare la verità davanti a Sirius, che rimase di
stucco e infine
disse:
“Che
significa? Non vuoi più essere
un Mangiamorte?”
Regulus
provò ad andarsene
un’altra volta, ma l’altro lo fermò,
afferrandolo per le spalle.
“Per
la barba di Merlino,
Regulus, che cosa ti sta succedendo?”
“Niente”
rispose lui, evasivo.
“Te
l’avevo detto, accidenti!”
sbottò Sirius, infuriato. “Ti avevo detto che era
una follia! Cosa diamine ti è
venuto in mente! Idiota, perché ti sei unito a Voldemort?
Dimmelo, avanti!”
“Non
sono affari tuoi”.
“Tu
non capisci, ora rischi di
essere ucciso da quell’Oscuro Signore che ammiravi
tanto!”
“Come
se te ne importasse
qualcosa” replicò l’altro.
Sirius
aprì la bocca e la
richiuse, senza emettere alcun suono. Non riusciva a distendere la
fronte
corrugata né a pensare qualcosa d’intelligente da
dire.
“Non
lo crederai sul serio?”
chiese infine.
“Perché,
secondo te cosa dovrei
pensare? Sei stato tu a dimostrarlo, mi sembra. Lasciami,
adesso”.
Sirius
non gli diede retta e
continuò a trattenerlo.
“Senti,
lo sai che Voldemort non
accetta cambiamenti d’idea tra i Mangiamorte. Ti
farà fuori se ti tirerai
indietro. L’Ordine della Fenice però
può nasconderti, devi solo volerlo”.
“Ma
io non voglio” replicò
Regulus, pensando l’esatto contrario.
“Non
cambierai mai. Come puoi
essere talmente orgoglioso da rischiare la vita pur di non abbassarti a
chiedermi aiuto? È per questo che sei venuto, vero? Solo che
ti sentiresti
umiliato a chiedermi un favore!”
“Non
è per questo. Anche se
volessi, non potrei farmi aiutare”.
“Perché?
Hai scoperto qualcosa
che non dovevi? Mi vuoi dire cos’è
successo?” insistè Sirius.
Per
un solo, folle, istante
Regulus fu tentato di raccontargli tutto sugli Horcrux. Era
così stanco di
quella storia che doveva tenere assolutamente segreta. Era terrorizzato
al solo
pensiero di morire, ma ancor più del dolore che avrebbe
preceduto quel momento.
Qualunque
speranza era vana ma
ogni volta non poteva fare a meno di desiderare di essere salvato.
Guardò
Sirius e per la prima
volta dopo anni riuscì a vedere un’espressione
ansiosa nei suoi occhi. Era
preoccupato per lui, cosa che non avrebbe mai creduto potesse succedere.
Regulus
era proprio sul punto di
cominciare a raccontare, quando si bloccò improvvisamente.
Solo
adesso si rendeva conto di
quanto volesse bene a suo fratello e di quanto gli fosse mancato negli
ultimi
due anni.
Perché me ne
sono accorto soltanto
adesso? Ah, già, perché siamo dei
perfetti imbecilli, tutti e due.
Comunque,
ora che l’aveva capito,
sarebbe stato così vigliacco da metterlo in pericolo, dopo
che aveva tenuto
nascosta ogni cosa a tutti quelli cui teneva? Anche se Sirius era
protetto
dall’Ordine, chi gli assicurava che Voldemort non lo avrebbe
catturato? In
fondo anche i McKinnon facevano parte dell’Ordine della
Fenice.
E guarda che fine hanno
fatto, si disse
Regulus.
No,
preferiva che Sirius
continuasse a ritenerlo un vile per tutta la vita piuttosto che farlo
morire per
una sua debolezza momentanea.
“È
successo…” esordì, “che
essere
un Mangiamorte è diverso da come mi sarei aspettato.
Perciò ho avuto paura e ho
cambiato idea. Niente di più”.
“È
possibile che tu non abbia
nemmeno un briciolo di coraggio?” chiese Sirius, scrollando
la testa.
“No,
non ne ho. Sono un
vigliacco, va bene?” replicò Regulus, voltandosi
di scatto per non fargli
vedere che aveva le lacrime agli occhi, la gola che gli bruciava nello
sforzo
di trattenerle.
“E
allora cosa intendi fare?
Scapperai come un coniglio?”
“Può
darsi, ancora non lo so…”
“Bè,
allora ti conviene farlo al
più presto, prima che ti trovi Lui…”
Rimasero
in silenzio per
parecchio tempo. Regulus non avrebbe voluto che a Sirius restasse di
lui solo
il ricordo di un fratello codardo, ma non aveva molta scelta.
“Devo
andare” disse, con la voce
rauca.
“Reg,
fai sempre in tempo a
cambiare idea” gli disse Sirius. “Possiamo davvero
nasconderti, pensaci. Sai
dove trovarmi”.
Regulus
annuì.
“Ci
penserò”.
Seguì
una pausa d’imbarazzo.
Sirius aveva l’orrenda sensazione che non avrebbe
più rivisto suo fratello.
Regulus invece ne aveva la certezza.
Fino
a poco tempo prima, non
avrebbe mai creduto di poter fare una cosa del genere ma, ora che stava
vivendo
le sue ultime ore, molto di ciò che in passato gli era parso
importante
sembrava veramente stupido, a partire dall’orgoglio.
Fu
così che, dopo non poche
esitazioni, Regulus abbracciò suo fratello, senza esagerare,
ma
quanto bastava per mettere da parte tutti quegli anni che avevano perso
litigando.
Sirius
sul momento rimase rigido,
basito per la sorpresa, poi ricambiò l’abbraccio,
riscoprendo una sensazione
che aveva imparato a dimenticare troppo presto.
Quando
il fratello minore provò a
staccarsi, Sirius lo trattenne, stringendolo ancora di più.
Non si sentiva
ancora pronto per lasciarlo andare, e anche a lui cominciava a bruciare
la gola
nel tentativo di restare impassibile, cercando di non pensare che, se
Regulus
aveva scelto proprio quel momento per porre fine alle loro eterne
lotte, quello
doveva essere davvero il loro ultimo incontro.
*Angolo
autrice*
Per
l’ultima parte del capitolo mi sono
ispirata a: Così
diversi
così uguali di Nikki
Potter
Andatevela a leggere perchè
è bella! Tornando a noi, invece, spero tanto che vi sia
piaciuto e che non abbiate storto il naso. Ho sempre odiato la parte
dell'Ordine della Fenice in cui Sirius parla malissimo di suo fratello
a Harry, e volevo fare in modo che le cose andassero un po'
diversamente da quanto ci si possa aspettare. Fatemi sapere e non
linciatemi, ok? XD
Alohomora
(anche io ho pensato alla Materializzazione Congiunta, ma voglio
"sperare" che Voldemort l'avesse impedito, altrimenti l'ipotesi che
Regulus si sarebbe potuto sarebbe ancora più triste e
crudele. Io stessa ho pianto mentre scrivevo questo
capitolo...ç_ç)
dirkfelpy
(visto? Sei stato accontentato. Te l'avevo detto che qualcosa sarebbe
successo! Riguardo all'attrice, si pensava che potesse fare Narcissa,
ma alla fine hanno scelto un'altra veramente inguardabile: potrebbe
essere la nonna di Draco, non la madre, e ha i capelli -reggiti forte-
un po' neri e un po' biondi, tipo Crudelia de Mon... Basta che tu la
cerchi su Google e capirai cosa intendo. Ecco perchè sono
rimasta attaccata alla prima scelta: Narcissa dovrebbe essere
bellissima, e l'ho sempre immaginata come Naomi Watts)
LMP
(quelle parole che Regulus dice a Narcissa le avevo pensate
già mentre scrivevo il primo capitolo: dovevano esserci
assolutamente, perchè Regulus e Draco in qualche modo sono
accomunati dall'essersi pentiti di essere diventati Mangiamorte, anche
se Draco non è certo coraggioso e generoso quanto Reg,
ovviamente)
Pervinca
Potter 97 (ihih grazie mille, sei sempre gentilissima!
Evvai, Narcissa ti è piaciuta! Anche lei è tra i
personaggi che preferisco!)
Basta_MarySue
(grazie, sono commossa!)
_Mary
(sì, ho voluto proprio spiegare perchè non avesse
chiesto l'aiuto di nessuno, e non penso che sia stato solo l'orgoglio a
farlo agire da solo, visto che ha impedito che la propria famiglia
sapesse la verità proprio per proteggerla)
PanTere94
(grazie mille! Ovviamente la spiegazione sugli Horcrux sono andata a
rivederla sui libri, anche se ho cercato di dirlo a parole mie!)
MEISSA_S
(ti ringrazio come sempre della recensione, e colgo l'occasione per
dirti che ho stampato gli ultimi tre capitoli di That love... quindi mi
manca pochissimo per mettermi in pari!)
|
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Capitolo 20 *** Addii ***
Addii
La
casa in cui abitava Rachel era
una bella villa monofamiliare, con un giardino molto curato, mentre sul
retro
aveva un accesso diretto a una spiaggia privata.
Quando i signori Queen avevano
visto per la prima volta quella casa, se ne erano innamorati a prima
vista e
avevano deciso di comprarla seduta stante.
Loro figlia adorava quella
spiaggia e, infatti, il suo passatempo preferito fin da bambina era
stato farvi
lunghe passeggiate alla ricerca di conchiglie, stare seduta sulla
sabbia
ascoltando il rumore delle onde che si infrangevano contro gli scogli
e, quando
il cupo clima britannico lo permetteva, fare delle nuotate piuttosto
temerarie,
dato che da quelle parti l’acqua del mare era sempre gelida.
In quel periodo, a maggior
ragione, fare un bagno sarebbe stata una follia. Gli ultimi numeri
della Gazzetta del Profeta avevano
accennato a
presunti avvistamenti di Dissennatori al di fuori dei confini di
Azkaban, e le
prove di ciò erano evidenti.
Rachel non vedeva il sole da
almeno cinque giorni: il cielo sopra casa sua era costantemente
nuvoloso e la
temperatura era molto più bassa del normale, tanto che,
nonostante fosse
estate, faceva davvero freddo.
All’alba, inoltre, una fitta
nebbia aleggiava intorno alla villa, dando un aspetto spettrale al
paesaggio
circostante.
Così, anche quella mattina
presto, quando Rachel si svegliò e guardò fuori
dalla finestra, l’unica cosa
che vide fu un’immensa cortina di nebbia che non le
permetteva di scorgere
neanche a un palmo dal naso.
Sbuffò a lungo, irritata,
guardando senza una precisa ragione ogni angolo della sua stanza. Era
arredata
con gusto e senza le tipiche decorazioni esagerate delle solite
famiglie
Purosangue. I mobili erano di legno chiaro, come anche il letto a
baldacchino
con le coperte blu notte, la cornice dello specchio di un argento
lucente e il
pavimento di parquet disposto a formare una serie di disegni astratti.
Ovviamente l’occupante della stanza vi aveva messo del suo,
attaccando un
grande stendardo di Serpeverde alla parete più libera.
Fu dopo aver riguardato
quest’ultimo che Rachel decise di darsi una mossa. Si
vestì e scese al piano di
sotto.
I suoi genitori erano già svegli
e al momento stavano facendo colazione nella sala da pranzo. Quando
Rachel
entrò, vide che suo padre stava leggendo attentamente La Gazzetta
del Profeta, con
un’espressione corrucciata. Sua madre invece la
salutò, senza riuscire a
mascherare uno sguardo ansioso.
“Buongiorno, Rachel. Anche oggi
sembra che tu non abbia chiuso occhio per tutta la notte”.
“Colpa del tempo. Sono
meteoropatica” mentì lei.
“Roba da matti”
commentò suo
padre, senza staccare gli occhi dal giornale.
“C’è stato un altro omicidio”.
Rachel non parlò, ma era
così
tesa che la sua agitazione fece quasi tremare il tavolo.
“Nessuno che conosciamo” la
rassicurò
suo padre. “La famiglia Enders… sì, li
ho sentiti nominare. Erano Purosangue
con idee filo-babbane”. Abbassò la copia del
Profeta e rivolse uno sguardo
preoccupato a moglie e figlia. “Io non credo che dovremmo
rimanere qui. Siamo
troppo esposti. Potremmo essere i prossimi ad apparire in prima
pagina”.
“E dove dovremmo andare?”
chiese Diane,
sua moglie.
“Io non me ne vado” intervenne
Rachel, testarda. “Abbiamo un sacco d’incantesimi
di protezione, e solo chi
vogliamo può avvicinarsi a questa casa”.
“Appunto, ma chi ci assicura che
le persone di cui ci fidiamo non ci tradiranno, prima o poi?”
Rachel non rispose, perché sapeva
bene che suo padre non avesse detto quella frase a caso.
“Sono arrivate lettere per
me?”
chiese, rivolta a sua madre, cercando di cambiare discorso.
“No, cara…” rispose
Diane,
lanciando un’occhiata esitante a suo marito Perseus, il quale
parve chiaramente
irritato.
“Ascoltami bene, signorina”
esordì lui, “Vedi di farla finita con questa
storia. Sei tornata da scuola
dicendo che stai insieme a quel Black, e fin qui non ho avuto niente da
obiettare, se non per il fatto che quella famiglia è
rinomata per le sue idee
sul sangue puro, identiche a quelle di Tu-Sai-Chi. Quando ti ho chiesto
se ti
fosse mai venuto il minimo dubbio che lui potesse essere un Mangiamorte
non ti
sei nemmeno degnata di rispondere. Ora, è una settimana che
non si fa sentire e
tu passi il tempo ad aspettare che ti scriva. Ti vuoi rendere conto che
se i
miei sospetti sono reali, stai mettendo in pericolo di vita tutti
noi?”
“Invece ti sbagli” rispose
Rachel, avvampando.
“Io credo di no. Te lo dico io.
Quel Black è un Mangiamorte tale e quale a sua cugina e
presto vedrai che
grazie a lui riceveremo una visita di Tu-Sai-Chi in persona”.
“Se neanche lo conosci, come fai
a dire una cosa del genere? Ma lasciamo perdere, tanto come al solito
rimarrai
della tua idea! Se proprio volete andarvene, fate pure, ma io
resterò qui.
Ormai sono maggiorenne, posso anche vivere per conto mio!”
ribatté lei,
infuriata.
Poi si alzò da tavola senza aver
neanche toccato cibo, e uscì dalla porta
d’ingresso, sbattendola con violenza e
ignorando il freddo e la nebbia che la circondava.
Era troppo arrabbiata per
accorgersi di quello che succedeva intorno. Non solo non riusciva a
dormire da
almeno sette giorni perché non aveva notizie di Regulus, ora
ci si erano messi
anche i suoi genitori a fare il diavolo a quattro.
Di solito erano sempre andati
d’accordo ma in quel periodo c’erano state
parecchie discussioni. A Perseus
Queen i Black non piacevano, non gli erano e non gli sarebbero mai
piaciuti. E
Rachel non poteva indurlo a cambiare idea su Regulus, altrimenti
avrebbe dovuto
spiegargli tutto quello che lui stava facendo per colpire Voldemort.
L’unico pensiero che la consolava
e le permetteva di andare avanti era che, se il suo nome non compariva
sul
giornale, questo significava che fosse ancora vivo.
La sua ultima lettera la aveva
ricevuta il giorno dopo la visita a villa Malfoy, ed era stata molto
vaga e
misteriosa. Dopo di che non si era fatto più sentire.
Lei gli aveva promesso di starne
fuori, ma ora aveva deciso che, se non avesse ricevuto sue notizie
entro
ventiquattro ore, si sarebbe presentata direttamente a Grimmauld Place.
Ma non ce ne fu bisogno.
Per tutta la mattinata Rachel
cercò riparo dal malumore camminando in riva al mare
percosso da violente
raffiche di vento, allontanandosi parecchio dalla sua casa. Gli
incantesimi di
protezione la circondavano si estendevano nel raggio di due chilometri,
quindi
non correva nessun rischio. Si era da poco fermata al limite dei
confini
protetti quando, guardando in direzione della villa, vide una figura a
metà
strada che si avvicinava, con il chiaro intento di raggiungerla.
Il cuore le batté forte ancora
prima che la sua mente capisse di chi si trattava: era come se lo
sapesse già.
In un attimo si Smaterializzò e
riapparve davanti a Regulus, abbracciandolo, sollevata.
“Finalmente, Reg, ma che fine hai
fatto? Stavo entrando nel panico. Non avrai mica bussato a casa? I miei
non ti
vedono di buon occhio…”
“No, immaginavo di trovarti
qui”
rispose lui. Sapeva dai suoi discorsi quanto tempo trascorresse sulla
spiaggia.
Rachel si staccò da lui e lo
osservò in viso. Non sembrava in gran forma. Per caso, si
accorse che gli
stessero tremando le mani.
“Che cos’hai? Hai scoperto
qualcosa in questi giorni?”
“Può darsi.
Devo… devo fare una
cosa, oggi…” disse lui, quasi bisbigliando, come
se non avesse nemmeno la forza
di parlare ad alta voce.
“Di cosa si tratta? Vengo con
te”
disse Rachel, ma lui scosse la testa.
“Non puoi. Devo farlo da solo”.
“E naturalmente non mi dirai cosa
devi fare, giusto?”
“Lo saprai. Sono venuto
per… salutarti”
disse Regulus, nello sforzo evidente di nascondere qualcosa di
fondamentale.
Lei ancora non capiva. Credeva
che fosse solo agitato per quella missione. Soltanto una piccola parte
di sé
aveva una bruttissima sensazione, e fu quella che lo indusse a baciarlo
come
non aveva mai fatto prima.
Regulus non riuscì a non
abbandonarsi a quel tripudio di sensazioni che gli scorrevano come
fiamme sotto
la pelle, pur sapendo che più si lasciava andare,
più sarebbe stato difficile e
straziante separarsi da lei.
Quello, nonostante tutto, era il
momento più complicato dell’impresa, darle
l’ultimo addio, perché sarebbe stato
perennemente sul filo del rasoio, e in ogni momento avrebbe potuto
cedere alla
tentazione lancinante di mollare tutto e fuggire via con lei. Non era
nemmeno
sicuro di riuscire a mascherare il terrore che lo attanagliava e gli
causava
brividi gelidi lungo la schiena.
Inoltre il solo pensiero di farla
soffrire lo affliggeva. In quel momento avrebbe preferito che Rachel
non avesse
mai provato niente per lui.
Ogni minuto che passava, lei si
rendeva conto sempre di più che qualcosa non andasse.
Regulus non si era mai
comportato in quel modo tanto istintivo. Sembrava che avesse bisogno
dei suoi
baci e delle sue carezze come dell’aria che respirava.
“Non sei normale, oggi” disse,
allontanandosi quanto bastava per guardarlo dritto negli occhi.
“Che cosa ti
sta succedendo? Devi fare una cosa pericolosa, vero?”
“No… insomma, potrebbe essere
pericoloso, ma non troppo” mentì lui con un enorme
sforzo.
“Allora prometti, anzi, giurami
che domani mi farai avere tue notizie”.
“Certo. Domani mattina avrai mie
notizie” ripeté lui, sentendosi veramente crudele
a fare una promessa che, sì,
avrebbe mantenuto, ma in un modo che lei non si sarebbe aspettata.
“Scommetto che non sei neanche
andato da Sirius, come ti avevo suggerito”.
“L’ho fatto, invece”
rispose
Regulus, suscitando in lei un’espressione di meraviglia.
“Davvero?”
“Sì, ma ho deciso di non
coinvolgerlo in questa storia”.
Rachel lo guardò con un sorriso
soddisfatto, come se gli avesse letto nel pensiero com’era
andata esattamente.
“Sappi che sono fiera di te”
gli
disse. “Te l’avevo detto, tempo fa, che vi volevate
bene”.
Regulus preferì non commentare
l’ultima affermazione: sarebbe stata la goccia che lo avrebbe
fatto cedere.
Poi, accortosi dello sguardo che lei gli rivolgeva, chiese:
“Che cosa
c’è?”
“Stavo pensando… ti ricordi
com’eri al primo anno? Eri un bambino pauroso e piagnucolone,
tuo fratello te
lo rinfacciava sempre. Diceva che avresti continuato a frignare per il
resto
dei tuoi giorni, e invece si sbagliava di grosso. Sei diventato
più coraggioso
di quanto io stessa abbia mai creduto”.
“Ma se sto tremando come una
foglia…” osservò lui, scettico.
“E allora? Non è questo il
punto.
Tutti hanno paura. La vera differenza sta tra quelli che la ignorano e
quelli
che invece se ne fanno impadronire. Non m’importa cosa
pensano gli altri. Tu
per me rimarrai sempre un eroe”.
“Aspetta a dirlo” fece
Regulus,
ma dentro di sé non potè che esserle grato. Aveva
temuto che rivederla l’avrebbe
distolto dal suo obiettivo, e invece come al solito Rachel era riuscita
a
stupirlo, infondendogli il coraggio necessario a proseguire fino in
fondo. Era
veramente straordinaria, e non poteva credere che gli fosse stato
concesso di stare
con lei, anche se per poco tempo.
“Ti amerò per
sempre” disse,
“qualunque cosa accada”.
Rachel era sia felice, perché lui
non l’aveva mai detto per primo, sia preoccupata per
l’ultima affermazione.
“Che cosa deve accadere?”
chiese.
“Niente, non farci caso”.
Lei obbedì. Avrebbe tanto voluto
impedirgli di andarsene, ma sapeva di non potere. Stavolta doveva
lasciarlo
fare.
*Angolo
autrice*
Oh
no, ci siamo. Non voglio
aggiornare il prossimo capitolo… Devo proprio farlo?
ç_ç Sono immensamente depressa quindi
passo a ringraziarvi senza fare troppe storie…
Alohomora
(ma certo che saluta Rachel, ti pare che la lascia
così? Anche se lei non sa cosa deve fare veramente e
soprattutto che Regulus è
consapevole di cosa lo aspetta)
MEISSA_S
(è vero, se solo fossero riusciti ad andare
d’accordo prima, magari Regulus ci avrebbe pensato due volte
prima di diventare
un Mangiamorte. Che rabbia!)
dirkfelpy89
(eh già, l’hai proprio definita benissimo. Anche
io mi sono presa un colpo quando l’ho vista… )
Pervinca Potter
97 (a chi lo dici: io avevo le lacrime che
inondavano la tastiera mentre scrivevo lo scorso
capitolo..ç_ç)
LMP
(non ho voluto far morire Regulus senza averlo fatto
almeno riappacificare con Sirius, insomma sarebbe stata una
crudeltà! Almeno
Sirius non avrà un ultimo ricordo negativo di suo fratello)
Hermione Jean
Granger (abbiamo pianto insieme, allora!
Aspetta solo il prossimo capitolo e vedrai che pianti che ci
faremo… Per
fortuna l’epilogo sarà un po’
più -come dire?- consolante, anche se ancora non
ho esattamente deciso come fare. Ma lo farò, stanne certa)
Basta_MarySue
(io li adoro tutti e due –però Reg di
più =P-
e più scrivo su di loro più li amo! Purtroppo
sì, la ff sta per finire.
Dovrebbero mancare circa 3 capitoli più l’epilogo)
_Mary
(è stato Regulus a fare in modo che Sirius lo
ritenesse un codardo, soprattutto perché sa che suo fratello
è in contatto con
Minus, e quindi non voleva che quel topo di fogna facesse sospettare
Voldemort…
anche secondo me Sirius nell’Ordine della Fenice non crede a
quello che dice: è
solo amareggiato, proprio come dici tu)
lyrapotter
(anche io ho provato a sperare che l'attrice che interpreta Narcissa
potesse essere un po' meglio nel film -il trucco a volte fa miracoli-
ma evidentemente per lei è impossibile. Io ho sempre
ammirato Regulus, proprio come te: magari esistessero ragazzi come lui
nella realtà...)
Pepesale
(bentornata! Mi ha fatto molto piacere che ti sia
piaciuto il confronto tra i due fratelli e anche la reazione di Rachel
quando è
venuta a sapere la verità. Grazie delle recensioni
dettagliate, come sempre!)
Visto
che ormai sono costretta ad
andare fino in fondo, aggiornerò il prima possibile, almeno
mi toglierò il
problema al più presto.
|
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Capitolo 21 *** R.A.B. ***
R.A.B.
Finito
di scrivere il biglietto,
Regulus lo rilesse con apprensione. A stento capiva quello che aveva
scritto.
Al Signore
Oscuro
So che
avrò trovato
la morte molto prima che tu legga queste parole, ma voglio che tu
sappia che
sono stato io ad aver scoperto il tuo segreto. Ho rubato il vero
Horcrux e
intendo distruggerlo appena possibile. Affronto la morte nella speranza
che,
quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale.
R.A.B
Pensò che potesse andare bene.
Piegò il foglietto e lo infilò dentro il
medaglione falso, quasi identico
all’originale, che era riuscito a comprare da Magie Sinister
a Nocturn Alley.
Ormai era tutto pronto, ma lui
non accennava a muoversi.
Ancora un po’.
Posso aspettare ancora un’ora. È presto…
Un’ora dopo, era ancora lì.
Mezz’ora…
Dieci minuti… Ancora cinque minuti…
Ormai non riusciva nemmeno a
rimanere fermo, per quanto gli tremavano le mani. Per tutto quel tempo
non
aveva fatto che rimandare il momento in cui si sarebbe dovuto alzare
per
chiamare Kreacher.
Non voleva farlo. Dopo tutto
quello che aveva fatto per rimediare ai suoi errori, ora aveva perso
anche
l’ultima briciola di coraggio che gli era rimasta. Per di
più non era neanche
tanto sicuro che sarebbe riuscito a rubare il medaglione. Gli ostacoli
che
Voldemort vi aveva posto intorno adesso gli sembravano ancora
più
insormontabili.
Proprio nel momento in cui si
sarebbe dovuto decidere a lasciarsi alle spalle ogni cosa lo tenesse
ancora
legato alla vita, quei ricordi lo avevano arpionato, trascinandolo
sempre più
indietro, senza che lui potesse, o volesse, opporre resistenza.
Per farsi forza, con uno sforzo
sovrumano della mente ripensò alle tante volte in cui aveva
visto Voldemort
assassinare o mandare a uccidere persone innocenti, bambini e altri che
non
potevano difendersi.
No, non era giusto che Lui
continuasse a commettere quei crimini senza che nessuno alzasse un dito
per
impedirglielo. Qualcuno doveva pur farlo.
Voldemort era un essere
spregevole, capace di utilizzare qualsiasi mezzo per raggiungere i
propri
scopi. E quando sarebbe arrivato al massimo del potere, chi lo avrebbe
fermato
più? Nessuno.
In quel preciso istante, il
Marchio Nero bruciò. Il cuore gli batté
all’impazzata. Il Signore Oscuro lo
stava chiamando. Se avesse atteso troppo a lungo, si sarebbe
insospettito e lo
avrebbe mandato a cercare.
Non aveva più tempo per
rimandare.
Provò a deglutire ma non ci
riuscì. Tremando come una foglia, si alzò dalla
sedia e s’incamminò con passo
malfermo fuori dalla sua stanza. Diede un’ultima occhiata a
quei colori verde e
argento che lo avevano accompagnato per tanto tempo, dopo di che si
chiuse la
porta alle spalle.
Mentre scendeva, passò davanti al
salotto, in cui Walburga e Orion stavano parlando del più e
del meno. Come se
qualcuno avesse attirato la loro attenzione, i due si voltarono nello
stesso
istante a guardarlo. Regulus si era involontariamente fermato davanti
all’entrata.
“Tutto bene, Regulus?” chiese
Orion, nel suo solito tono severo.
Lui annuì.
“Devo uscire…”
annunciò, senza
fiato.
“Cerca di tornare presto” gli
rispose sua madre. “E stai attento a non farti arrestare. Un
giorno o l’altro
mi verrà un colpo”.
Spero tanto di no
pensò lui, distogliendo in fretta lo sguardo appannato
e continuando a scendere di corsa, lasciando i suoi genitori a
scambiarsi delle
occhiate preoccupate e cariche di brutti presentimenti.
Kreacher si trovava all’ingresso,
e tremava anche lui. Quando vide avvicinarsi il suo padrone, gli
lanciò uno
sguardo implorante. Regulus non rispose alla sua tacita richiesta di
rinunciare
all’impresa. Tirò fuori dalla tasca una lettera e
gliela porse.
“Ascoltami bene, Kreacher. Domani
mattina dovrai assolutamente portare questa busta a Rachel Queen.
Niente gufi,
devi dargliela a mano, intesi?”
Kreacher annuì.
“Bene. Andiamo allora”.
“I-il padrone è
sicuro di voler…?”
gracchiò l’elfo, terrorizzato.
“Devo andare. A te non
succederà
niente, non preoccuparti. Devi solo aiutarmi e fare quello che ti dico
io,
senza protestare” ordinò Regulus tenendo i pugni
chiusi per l’ansia: ogni
parola era come una lama che gli si conficcava nella carne.
Kreacher gli porse il braccino
esitando, Regulus lo afferrò. Un attimo dopo si erano
Smaterializzati,
lasciando il buio ingresso di Grimmauld Place deserto e silenzioso.
***
Si trovavano su un’enorme
scogliera in mezzo al mare in tumulto. La notte era completamente
scesa, il
cielo senza luna e coperto da nuvoloni minacciosi, mentre il vento
soffiava
furibondo, sollevando onde altissime che andavano a infrangersi contro
gli
scogli, ricoprendo di schizzi umidi e salati il ragazzo e il suo elfo
domestico.
“Lumos”
disse Regulus, e la bacchetta illuminò l’ingresso
di una
galleria che fendeva la scogliera. Lanciò
un’occhiata a Kreacher, e lui gli
indicò proprio quella via.
Attraversarono la galleria a
nuoto nell’acqua ghiacciata, poi tornarono
all’asciutto, trovandosi di fronte a
una parete rocciosa.
“È qui che Tu-Sai-Chi ti ha
ferito?” chiese Regulus, e l’elfo annuì.
Il ragazzo estrasse dalla cintura
un piccolo pugnale che aveva preso a casa.
“No, padrone, lo faccia a
Kreacher…”
“Grazie, ma no”
rispose
lui e, con una smorfia di disgusto, s’incise un taglio nel
palmo della mano. Il
sangue cadde sulla pietra e la roccia scomparve
all’improvviso.
Regulus non era molto bravo a
curare magicamente ma riuscì a far rimarginare la ferita. In
quello stesso
istante, il Marchio Nero bruciò di nuovo, stavolta
più forte di prima.
Voldemort era impaziente.
“Andiamo” disse, con una certa
urgenza.
Si ritrovarono in una caverna
enorme che copriva un grande lago nero e piatto. Era tutto buio, tranne
una
tenue luce verde che illuminava uno scoglio al centro del lago,
così lontano
che sembrava un puntino in mezzo a quella distesa infinita di acqua.
Troppo lontano per
raggiungerlo a nuoto, pensò Regulus. Ora che era
lì, la paura era misteriosamente diminuita.
“Come siete arrivati fin
lì?”
chiese a Kreacher, ma l’elfo sembrava entrato nel panico
più totale. Gemeva e
singhiozzava, attaccandosi al mantello come un bambino piccolo.
“Kreacher, stai
calmo. Ti ho già detto che non ti succederà
niente”.
“N-non d-deve toccare
l’acqua…”
disse Kreacher.
Regulus vide la riva del lago
lambire la punta della propria scarpa e si trasse indietro.
“C’era… una
b-barca…” singhiozzò
l’elfo. “Lui l’ha tirata
fuori… dall’acqua… ha p-preso una
catena… nell’aria…”
“Indicami in quale punto si trova
la barca”.
Non fu facile. Kreacher era molto
scosso e non se lo ricordava bene. Tuttavia spiegò quasi
esattamente al padrone
cosa dovesse fare e, infatti, Regulus alla fine fu in grado di scoprire
le
tracce magiche lasciate da Voldemort e a tirare una catena di rame, che
era
legata ad una piccola barca.
I due salirono sulla barchetta,
la quale iniziò a muoversi da sola verso il centro del lago.
Kreacher era
rannicchiato sul fondo, con la testa tra le braccia, come se non
volesse
vedere.
Fu solo a quel punto che Regulus
ebbe la fortissima tentazione di tornare indietro. Facendosi luce con
la
bacchetta, aveva scrutato le profondità del lago e, con suo
sommo orrore, aveva
visto decine di cadaveri galleggiare pochi centimetri sotto la
superficie.
Dovette fare un grande sforzo per
non dare di stomaco, sia per la ripugnanza di quei corpi morti, sia per
l’orrore che lo attanagliava al solo pensiero che quegli
stessi cadaveri non
sarebbero rimasti tali a lungo.
Ma prima che potesse arrendersi,
la prua della barca toccò terra. Ora che lo vedeva da
vicino, quello che gli
era sembrato uno scoglio si rivelò essere un vero e proprio
isolotto piatto. In
cima a un piedistallo c’era un bacile di pietra, pieno di una
sostanza liquida
e verde.
Regulus aveva dimenticato come si
respirava. Ormai non sapeva più cosa faceva: si muoveva
meccanicamente, come se
le sue facoltà mentali fossero fuori uso.
Meglio,
pensò, tremando. Era molto meglio non rendersi conto di
ciò
che stava per fare.
Tirò fuori dalla tasca il
medaglione falso e lo diede a Kreacher, che lo fissava sbigottito, poi
gli
parlò.
“Ora devo bere quella pozione”
esordì, mettendo a tacere gli strilli spaventati
dell’elfo. “Se vedi che non ce
la faccio, continua a farmela bere, anche se dovrai costringermi.
Quando l’avrò
presa tutta, scambia i medaglioni e torna a casa”.
“Ma… m-ma…”
balbettò Kreacher,
orripilato. “E voi?”
“Non importa. Lasciami qui e
torna a casa. Kreacher, smettila e ascoltami. Quando sarai
lì, non dovrai dire
niente a nessuno della famiglia, che sia rinnegato o no, hai capito?
Poi distruggi
quel medaglione, devi distruggerlo assolutamente. E ricordati della
lettera che
ti ho dato”.
“Oh, per favore… per
favore…!”
gemette l’elfo, e Regulus si sentì stringere il
cuore vedendolo in quello
stato.
“Mi dispiace, Kreacher, ma devi
fare tutto quello che ti ho detto. È un ordine”.
Evocò con la magia un bicchiere e
lo immerse nel bacile.
Prima di bere, esitò per qualche
istante, ma il Marchio Nero che bruciò per la terza volta lo
distolse dai
pensieri malinconici e pieni di terrore: ora l’Oscuro Signore
era veramente
arrabbiato.
Chissà come mai, Regulus
provò
una sorta di cupa soddisfazione per averlo fatto infuriare.
Puntò lo sguardo
sul liquido immobile nel bicchiere e lo bevve.
All’inizio non accadde nulla, a
parte un piccolo bruciore allo stomaco. Regulus dovette svuotare
quattro
bicchieri prima di accasciarsi a terra tra le urla spaventate di
Kreacher.
Non vedeva più niente, intorno a
lui era il buio più completo. Sentiva solo un dolore
bruciante infuocargli le
viscere. Voleva che finisse, ma dopo un attimo sentì
qualcuno piegargli
indietro la testa e versargli ancora la pozione in gola.
Non si era accorto di gridare, e
in quel momento vide materializzarsi davanti a sé una scena
sbiadita, che
assumeva maggiore nitidezza a ogni sorso.
Era come se si trovasse in un
cimitero, non più nella caverna, alla presenza di Lord
Voldemort in persona.
Quest’ultimo gli rivolse un sorriso diabolico, dopo di che
puntò la bacchetta
contro qualcuno. Ci fu un lampo di luce verde, e Orion Black fu ucciso.
Un attimo dopo la stessa sorte
toccò a Walburga. Regulus avrebbe voluto impedirlo, e si
dimenava, ma non
riusciva a muoversi.
“Basta! Ti prego, smettila!”
Le sue urla non servirono a
niente. Kreacher lo costrinse a bere dell’altra pozione,
singhiozzando.
Un altro lampo: anche Narcissa era
morta.
Poi toccò a Kreacher. L’elfo
stramazzò a terra.
Regulus provò a coprirsi gli
occhi con le mani, ma fu inutile. Fu costretto ad assistere anche alla
morte di
Sirius.
“Lascialo stare! Basta!”
urlava.
In quel momento più che mai sarebbe voluto morire, pur di
non guardare quello
spettacolo straziante.
Ma il peggio arrivò quando vide
anche Rachel sul punto di essere uccisa.
“No, lei no… uccidi me, ma
lascia
lei…” disse, senza più la forza di
urlare.
“Padrone, è finita”.
La voce lontana di Kreacher
neanche giunse alle sue orecchie. Non voleva vedere né
sentire, ma fu
inevitabile…
Di colpo tornò tutto buio, poi
Regulus riuscì a riaprire gli occhi. Era di nuovo in
sé, o quasi. Disteso sulla
roccia, vide Kreacher che gli dava le spalle per scambiare i
medaglioni.
Sentiva una sete bruciante.
Senza pensare, prima che l’elfo
potesse accorgersene a gridargli di non farlo, si avvicinò
all’acqua del lago
per bere…
Non appena Regulus sfiorò il
lago, una mano bianca e raggrinzita infranse la superficie e gli
afferrò il
braccio.
Centinaia di cadaveri
s’innalzarono dall’acqua, dirigendosi verso di lui.
Regulus provò a fare
qualcosa, ma si accorse di essere troppo debole per opporre resistenza.
Kreacher, gridando come se
servisse ad allontanarli, provò a lottare con alcuni di
essi, nel tentativo di
raggiungere il padrone.
Ma i cadaveri lo stavano già
trascinando dentro l’acqua.
“Vattene, Kreacher!”
ordinò
Regulus.
L’elfo scoppiò a piangere ma
continuò ad assestare pugni e graffi agli Inferi. Era
convinto di raggiungerlo,
e poi lo avrebbe portato via con sé…
Un altro gruppo di Inferi afferrò
l’elfo, trascinandolo dalla parte opposta. A quel punto
Kreacher capì che non
ce l’avrebbe mai fatta a salvare Regulus.
Con la morte nel cuore, fece
quello che lui gli aveva ordinato. Si Smaterializzò,
lasciando propri
assalitori a stringere l’aria, proprio nel momento in cui le
acque del lago si
chiudevano sopra il suo padrone.
*Angolo autrice*
Ok,
ce l'ho fatta. Ho cercato di rimandare questo
momento per due giorni, ma ora mi sono fatta coraggio e ho aggiornato.
Almeno mi sono tolta questo
capitolo…non che gli altri saranno più
divertenti, ma tanto vale togliersi il
problema in fretta… Comunque, ho progettato anche
l’epilogo però sono ancora piuttosto indecisa. Si
vedrà...
Alohomora
(tu mi capisci, immagino, quindi dovresti sapere
perchè in questo momento mi sento quasi vuota…
Anche io faccio sempre le
recensioni “a caldo”, quindi non preoccuparti. Dopo
aver postato questo capitolo, ti risponderò alla email che
mi hai mandato)
dirkfelpy89 (se
ti può consolare, anche io ho il magone…)
MEISSA_S
(grazie grazie, non so cosa dire. Mi dispiace di
deprimerti così ma spero che il finale ti risollevi il
morale. Risponderò al più presto anche alla tua
mail)
lyrapotter
(hai proprio ragione, i migliori sono quelli che
se ne vanno prima…non è giusto!)
Pepesale (se
vuoi, fammi sapere quando andrai a torturare la Rowling,
così mi aggrego!
=P Accidenti a lei e alle sue stragi! Grazie per la lunga recensione al
capitolo “Primavera”, sono contenta di non averlo
reso troppo zuccheroso!)
Pervinca Potter
97 (povera, mi dispiace, non ho intenzione
di farti piangere. La devo piantare con le fan fiction drammatiche, mi
sa…)
Basta_MarySue
(la notizia Rachel non la leggerà sulla
Gazzetta del Profeta, mi sembrava troppo brutto, poveretta…
Per quanto riguarda
le varie reazioni, credimi, immagino molto di più quella di
Sirius. Rachel non
so come reagirebbe…O_O E per quanto riguarda i genitori di
Regulus, bè, ne
parlerò indirettamente, ma calcola che ho letto che Orion
è morto proprio nello
stesso anno di suo figlio…per questo vorrei evitare di
descrivere anche
questo…non ce la farei)
LMP
(Walburga sarà tormentata anche dai sensi di colpa secondo
me: è tutta colpa sua se ha permesso a suo figlio di
diventare un Mangiamorte e a spingerlo in quella direzione. In questa
storia non ne parlo male solo perchè è vista con
gli occhi di Regulus, ma io personalmente la detesto)
Pan_Tere94
(grazie! Come ho già detto a qualcun altro, la reazione di
Sirius mi soddisfa, quella di Rachel non so proprio come renderla,
perchè deve essere una cosa tremenda per lei...)
Hermione
Jean Granger (no, nemmeno io ero troppo ansiosa di
aggiornare, ma a questo punto è meglio levarsi il
dente...sigh...)
Non vi farò
agonizzare troppo per il prossimo capitolo, o almeno ci
proverò... A presto.
|
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Capitolo 22 *** Acqua ***
Acqua
Sirius
si svegliò di soprassalto,
ritrovandosi nel letto della sua nuova casa. Il cuore gli martellava
nel petto
a una velocità eccezionale e gli mancava quasi il fiato. Si
passò una mano
tremante tra i capelli, per scoprire di avere la fronte madida di
sudore
freddo.
Il ricordo dell’incubo che aveva
appena fatto sfumava ogni volta che cercava di acciuffarlo, ma alcune
immagini
gli erano rimaste impresse.
C’era acqua. Una distesa infinita
di acqua nera come l’inchiostro.
Aveva sentito delle urla provenire
da quell’abisso, e non aveva dubbi. Avrebbe riconosciuto
quella voce in mezzo a
quelle riunite di migliaia di persone.
Si costrinse a darsi una calmata
e guardò fuori dalla finestra: sembrava il giorno del
giudizio.
La pioggia era così fitta che
sembrava una cupa tenda grigio scuro, illuminata da lampi abbaglianti,
seguiti
dal fragoroso rombo dei tuoni. Aveva un brutto presentimento.
C’era troppa
acqua.
Un’occhiata alla sveglia gli
suggerì che erano le sei del mattino, nonostante il buio
fosse completo.
Si alzò e andò a vestirsi,
dopo
di che scese di sotto a fare colazione. Per tutta la durata dei
preparativi,
non si riuscì a scrollare di dosso la sensazione di vuoto
che dominava nella
sua mente.
Era come se avesse perso una
parte di sé.
Insomma, è
solo un sogno! pensò, prendendosela con se stesso.
Ma
allora perché tremava ancora?
Si costrinse a pensare che
l’incubo fosse soltanto dovuto alla paura che lo affliggeva
da qualche giorno a
quella parte, ossia quella che suo fratello potesse…
L’improvviso bussare alla porta
d’ingresso lo fece sussultare. Chi poteva essere a
quell’ora del mattino?
Di solito teneva la bacchetta
pronta tutte le volte che qualcuno bussava, e invece quella mattina fu
assalito
da una speranza che gli fece dimenticare quella precauzione.
Regulus… Ti
prego, fa’ che sia lui…
Raggiunse la porta, il cuore in
gola, e chiese:
“Chi è?”
“Siamo noi, Ramoso e tutti gli
altri” rispose la voce di James, con un tono cupo e
sbrigativo.
“Oh…”
Per la prima volta in vita sua,
Sirius voleva che al posto del suo migliore amico ci fosse stato
qualcun altro.
Aprì la porta con irritazione e
lasciò entrare James, Remus, Peter e Lily, senza neanche
guardarli in faccia.
Quando chiuse la porta, finalmente si voltò verso di loro.
Erano zuppi di pioggia e stranamente
silenziosi.
“Allora? Come mai siete qui a
quest’ora? Che…?” Sirius si
bloccò, vedendo i loro volti scuri, e si accorse di
tremare. “È successo qualcosa? Gli altri
dell’Ordine…?
“Stanno bene… loro”
disse James,
mordendosi il labbro. Nei suoi occhi non era rimasto nulla della
consueta
allegria.
“Sirius, forse è meglio se ti
siedi” provò a dire Lily, ma lui non mosse un
muscolo.
Remus sospirò e decise di parlare
chiaro.
“Si tratta di… tuo
fratello” disse
molto lentamente.
Quella frase ebbe su Sirius un effetto
devastante. Il presentimento che aveva cercato di scacciare fino a quel
momento
si era trasformato in un mostro che gli artigliò le viscere
con violenza.
“Sembra che sia sparito”
spiegò
James preoccupato. “È scritto sul giornale questa
mattina, ma abbiamo anche
sentito due Mangiamorte, che controllavamo, dire che Voldemort
l’ha convocato
per tre volte consecutive, e lui non si è mai
presentato”.
“A quanto hanno detto, non è
tornato a casa ieri notte” proseguì Remus.
“Loro credono che… ma non è detto,
insomma”.
Sirius voltò le spalle a tutti
loro. Non sopportava che qualcuno lo vedesse piangere, ma in pochi
istanti le
lacrime avevano inondato il suo viso.
Immagini vivide e brevi
dell’incubo di quella notte gli tornavano in mente come
flash, in concomitanza
con i lampi del temporale di fuori.
“Sirius, non è detto che
sia…”
provò Lily.
“Sì, invece!”
sbottò lui. “È
morto. Io glielo avevo detto di farsi aiutare! Perché non ha
voluto?”
Nessuno rispose. Erano tutti
disorientati dal dolore che l’amico cercava invano di
nascondere. Quanto a
Peter, la sua coscienza sporca gli impediva di distogliere lo sguardo
dal
pavimento.
Senza dare spiegazioni, Sirius li
superò e uscì di casa, fermandosi proprio nel
punto in cui aveva visto Regulus
per l’ultima volta, sotto la pioggia dirompente.
Il cielo era nero, e a Sirius
sembrava di trovarsi sotto una cascata.
Ma non gli importava. Non gli
interessava più nulla, ormai.
Fino a qualche mese prima, aveva
creduto di considerare Regulus come un perfetto estraneo. E invece,
quando
l’aveva visto diventare un Mangiamorte, aveva capito di
soffrire terribilmente
per la sua scelta.
Mentre la pioggia scrosciava
sulle sue spalle, Sirius capì di essere stato uno stupido.
Aveva avuto un
fratello per diciassette anni ma li aveva sprecati trattandolo
malissimo, solo
perché i suoi genitori lo ritenevano migliore di lui. Era
inutile mentire a se
stesso. Aveva sbagliato tutto con Regulus, lo aveva tiranneggiato per
un sacco
di tempo, solo per sfogare il proprio malessere su chi non si sarebbe
potuto
difendere.
Se solo glielo avessi
detto l’ultima volta, pensò, disperato. Chissà se adesso sa quello che sto
passando…
Non sapeva neanche perché stesse
guardando speranzoso in direzione di dove l’aveva visto pochi
giorni prima.
Forse desiderava che potesse apparire di nuovo.
Ma non c’era nessuno, e Sirius lo
sapeva bene.
Non si sarebbe mai perdonato di
non aver insistito per aiutarlo.
Cadde in ginocchio e rimase
lì a disperarsi,
mentre l’acqua pioveva dal cielo, quasi a volerlo sommergere.
***
“È lei Rachel
Queen?”
Rachel non si sarebbe mai
aspettata di vedere un elfo domestico sconosciuto comparire
improvvisamente
davanti a lei.
Si trovava seduta sulla veranda,
sotto la tettoia che la riparava dal terribile temporale di quella
mattina.
Non era ancora l’alba, ma lei si
trovava là dalla sera precedente. Non aveva avuto nessuna
voglia di andare a
dormire mentre sapeva che Regulus fosse impegnato in chissà
quale impresa.
Anche lei aveva una brutta sensazione.
“Sì” rispose,
allarmata. “E tu
chi sei?”
L’elfo aveva gli occhi rossi e
gonfi di pianto, e le lacrime gli rigavano il viso.
“Kreacher” rispose.
“Sono
Kreacher”.
Lei saltò su dalla sedia di
legno. Regulus le aveva parlato del suo elfo domestico,
perciò sapeva bene chi
fosse.
“E Regulus
dov’è?”
“Il padrone ha detto a Kreacher
di darle questa lettera” rispose l’elfo, tirando
fuori una busta un po’
accartocciata e umida.
“Grazie, ma lui come sta? Sta
bene?”
Kreacher non riuscì a
trattenersi. Scoppiò a piangere cadendo a faccia in
giù, e cominciò a dare
pugni per terra, disperato.
“Non sta bene! Il padrone non
può
stare bene! Kreacher ha cercato di aiutarlo, ma non ce l’ha
fatta! Kreacher non
ha potuto salvarlo! Dovrebbe essere punito!”
“C-cosa…?”
Rachel sperò di aver capito male.
Doveva aver capito male.
L’elfo ora
stava sbattendo violentemente la testa contro il pavimento, e Rachel lo
trattenne.
“Che cosa è successo?
Rispondi,
avanti!”
Era terrorizzata. Non poteva
essere accaduto veramente …
“I-il padrone
è… è morto”
sibilò
Kreacher.
Lei lo lasciò andare di scatto,
come se avesse toccato un ferro incandescente.
Improvvisamente il rumore della
pioggia scrosciante intorno a lei sparì. Non sentiva
più nulla, a parte un cupo
fischio all’interno della propria testa. Aveva la netta
sensazione che il suo
cuore si fosse fermato.
Quello che provava era
indescrivibile. Sentiva un immenso dolore fisico, come se qualcuno la
stesse
stritolando con una tenaglia, impedendole di respirare.
Tuttavia non voleva ancora
accettarlo. Non era possibile. Era sicura che da un momento
all’altro Regulus
si sarebbe Materializzato proprio lì, come aveva sempre
fatto, sano e salvo, ma
più trascorrevano i minuti più si rendeva conto
che non sarebbe arrivato mai.
Ma non voleva ancora abbandonarsi
alla disperazione. In quel momento la lettera che teneva stretta in
mano le
parve l’ultima ancora cui si sarebbe potuta aggrappare,
l’ultima cosa che le
restava di lui.
Impiegò parecchio tempo ad aprire
la busta, perché le mani le tremavano e la vista era
appannata dalle lacrime
che le riempivano gli occhi, ma che ancora non riuscivano a scendere,
come se
fossero state congelate. Infine distese il foglio di pergamena e
cominciò a
leggere; ogni parola le procurava una fitta al cuore e le lacrime
furono libere
di scenderle lungo il viso.
Rachel,
mi dispiace di non averti detto che non ci
saremmo più rivisti, ma non potevo. Molto probabilmente,
quando leggerai questa
lettera, sarò già morto.
Preferisco non pensare a come reagirai.
Non
ho nessuna intenzione di farti soffrire e spero che non mi odierai per
questo.
Sappi solo che chiunque tentasse di fare come me, la sua morte sarebbe
inevitabile. Non ho voluto chiedere a qualcun altro di morire al posto
mio.
Prima o poi lo capirai anche tu.
Non so nemmeno cosa dire per aiutarti,
perché in questo momento ho davvero tanta paura e non so se
riuscirò ad andare
fino in fondo.
Avrei voluto passare tutta la vita con te,
ma quando sono diventato un Mangiamorte mi sono condannato da solo.
Non fare sciocchezze, per favore. Ho
ancora
bisogno di te.
Ieri sono entrato a casa tua e ho messo un
biglietto per Silente sotto il comodino della tua camera. Non leggerlo,
devi
solo consegnarglielo. Riguarda quello che ho scoperto su Voldemort.
Secondo, a me Sirius non ha creduto quando
gliel’ho detto, ma forse a te darà più
retta. Peter Minus è un Mangiamorte.
Devi dirlo a Sirius, prima che il suo amico faccia danni irreparabili.
So che adesso sarai disperata e furiosa al
tempo stesso, e hai ragione, ma questo riguarda il futuro di tutti. Tu
sei
forte e puoi farcela, altrimenti non ti avrei chiesto di aiutarmi.
Ora che devo andare, penserò a
te tutto
il
tempo. Sei stata tu a darmi il coraggio necessario ad affrontare tutto
questo.
Grazie per avermi reso davvero felice in questi ultimi mesi. Sono stati
i più
belli della mia vita.
Regulus
PS:
scusami per aver voluto evitare che
questa lettera sia letta da qualcun altro.
Un attimo dopo la lettera,
completamente zuppa di lacrime, prese fuoco per magia. Rimase solo un
mucchietto
di cenere ai piedi di Rachel, che non poté fare a meno di
sentirsi come se lo
avesse perso una seconda volta.
Come poteva pretendere che lei
accettasse tutto ciò senza reagire? L’aveva messa
davanti al fatto compiuto,
quando lei gli aveva promesso che sarebbe rimasta sempre al suo fianco.
Era vero che prima o poi avrebbe
capito il suo sacrificio, ma non in quel momento. Rachel voleva solo
poter
tornare indietro e impedirgli di andarsene.
In preda alla disperazione, si
lasciò cadere in ginocchio sulla sabbia, il viso nascosto
tra le mani,
desiderando con tutto il cuore di restare così per sempre,
ignara dell’uragano.
Ormai sapeva che non c’era più nessuna speranza.
La gola le bruciava per i
singhiozzi che non riusciva a trattenere e intanto nella sua mente un
centinaio
di voci urlavano tutto il suo dolore.
“Reg, perché l’hai
fatto?”
gemette sottovoce, come se lui le fosse talmente vicino da poterla
sentire.
Non sapeva se Kreacher fosse
ancora lì o se ne fosse già andato via, non
sapeva nemmeno dove si trovasse in
quel momento. Ormai il resto del mondo non le interessava
più.
Non è vero che
sono forte, pensò. Senza
di te non posso sopravvivere.
L’unica cosa che avrebbe voluto
in quel momento era morire il prima possibile, perché era un
dolore troppo
grande per essere sopportato.
Perché mi hai
lasciato? Lo sai che non avrò mai il tuo stesso coraggio.
Non voglio vivere ma ho paura di morire. Che cosa faccio adesso?
Non avrebbe mai più potuto
toccarlo, abbracciarlo o anche soltanto vederlo, cose che neanche prima
le
erano sembrate scontate, e ora che aveva perso quelle
possibilità le desiderava
ancora di più.
Un odio profondo, che non aveva
mai provato in vita sua, la invase al pensiero del vero responsabile
della
morte di Regulus. Era tutta colpa di Voldemort. Era stato lui a dare il
via a
quella dannata guerra, a gettare nel terrore tutta la
comunità magica, a
uccidere tutta quella gente.
Non è giusto,
pensò, sempre più disperata. Voldemort
meritava di morire, non Regulus.
Il rombo di un tuono fece
scuotere le pareti della villa alle sue spalle, ma lei rimase
indifferente.
Ti prego, fa’
che mi colpisca un fulmine. Non ce la faccio…
Invece non accadde nulla di tutto
ciò. Un attimo dopo si sentì circondare da un
paio di braccia delicate, ma
continuò a piangere senza fare caso a cosa le diceva sua
madre.
Nessuno avrebbe mai potuto capire
come si sentiva in quel momento. Le tornavano in mente soltanto i
ricordi degli
ultimi anni, rendendosi disperatamente conto che Regulus era sempre
stato parte
integrante della sua vita.
Ora invece non aveva la più
pallida idea di come andare avanti.
*Angolo autrice*
Mamma
mia, forse questo capitolo
è stato ancora peggio dell’altro. Il prossimo
sarà il penultimo, a proposito.
Comunque, se la cosa può
consolarvi, mi è venuta in mente un’altra storia
alternativa in cui Regulus non
muore. L’idea me l’ha data Alohomora e ora
comincerò a pensarci sul serio.
MEISSA_S
(grazie, anche io odio la Rowling per quello che
ha
fatto… andrebbe messa al rogo! Spero che la reazione di
Sirius ti abbia
soddisfatta)
Alohomora (ciao,
grazie ancora per la pazienza che hai avuto
per sopportarmi! Poi ti farò sapere quando avrò
ideato per bene la storia
alternativa)
Basta_MarySue
(hai proprio ragione, bastava un niente per
farlo salvare…)
Dirkfelpy89
(grazie mille, sapere che almeno l’ho scritta
bene mi risolleva un po’ il morale)
LMP
(in effetti, anche se è colpa sua, il fatto di aver
perso due figli deve aver distrutto Walburga… non vorrei
proprio essere al suo
posto, anche se io al suo posto non mi sarei comportata come lei.
Però è vero,
è un fallimento tremendo per qualsiasi genitore)
lyrapotter
(bè, sì, se non fosse stato per la pessima idea
della Rowling, Regulus sarebbe stato ancora vivo. Ma come ho
già detto, ne
scriverò un’altra che non seguirà la
storia originale, anche se devo ancora
decidere parecchie cosette…)
Pervinca Potter
97 (mi fa piacere che tu non abbia protestato,
anche se non sono d’accordo con la Rowling.
Non dico che non doveva far morire nessuno, ma
ne avesse
uccisi altri! Per esempio, Percy sarebbe stato meglio di Fred. Ora,
povero
Percy, ma, in effetti, sarebbe stato meno traumatico!)
_Mary
(anche io, mentre scrivevo la ff, mi sono affezionata
sempre di più a Regulus, e scrivere questi capitoli mi ha
letteralmente
distrutta…)
|
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Capitolo 23 *** Ultima sfida ***
Ultima
sfida
“Volete
spiegarmi cos’è questa
storia?”
Voldemort
stavolta non era
arrabbiato, ma semplicemente irritato, cosa che gli succedeva ogni
volta che un
piccolo impedimento lo distoglieva dai suoi malvagi progetti.
“Non
lo so, mio Signore” rispose
Bellatrix agitata. “L’altro ieri sono andata a
chiedere a mia zia se sapesse
qualcosa. Mi ha detto solo che Regulus è uscito una sera e
non si è più fatto
vedere. Non ho chiesto a mio zio perché sta molto male in
questo periodo e non può
sentir parlare di questa…”
“Sì,
certo, certo…” la interruppe
Voldemort annoiato. Poi puntò gli occhi scarlatti su Lucius,
che impallidì. “Tu
ne sai qualcosa? Tua moglie ha visto Black ultimamente?”
“Non
che io sappia” rispose
Lucius Malfoy. “Narcissa non l’ha più
incontrato da prima che lui si unisse a
voi, Signore”.
Voldemort
lo fissò attentamente,
scrutando dentro l’uomo con l’aiuto della
Legilimanzia, ma a quanto pareva era
sincero.
Chissà
se la signora Malfoy lo
fosse stata altrettanto…
Quando
mandò a chiamare Minus, il
ragazzo si presentò subito, mangiucchiandosi le unghie per
il nervosismo.
“Dunque,
Minus” esordì il suo
padrone. “A quanto sappiamo, una settimana fa è
stata diffusa la notizia della
morte di Regulus Black, per opera mia o di qualcuno di voi. Ora, stranamente stavolta io sono estraneo ai
fatti, ma se è stato uno di voi, per gelosia o
rivalità personale, lo dica
adesso o taccia per sempre”.
Lui
tremò ma riuscì a rispondere:
“No,
non sono stato io. Però suo
fratello mi ha detto che… l’ha visto ultimamente,
e che lui gli ha raccontato
di aver cambiato idea su… su di Voi”.
“Come
sospettavo. Quel ragazzo
non è mai stato adatto alla vita da Mangiamorte. Voglio
sperare che non abbia
rivelato il tuo doppio gioco…”
“Anche
se lo avesse fatto, Sirius
non gli avrebbe creduto. Si fida troppo di me”.
“Buon
per te. Ascoltami bene,
Minus. Io non ho tempo da perdere per cercare quello che probabilmente
è un
traditore. Ma poiché in questo periodo la tua
utilità è pari a zero, ti
affiderò l’incarico di portarmi qui chiunque
sappia qualcosa, esclusi quelli
dell’Ordine della Fenice: non vorrei compromettere la tua
copertura”.
“Ma…
ma… potrei essere scoperto lo
stesso!”
“Farò
in modo che questo non
accada. Ora vai e non m’infastidire ulteriormente”.
***
“Reg…”
Rachel
non poteva credere ai
propri occhi. Regulus era proprio lì davanti a lei e la
guardava, senza dire o
fare niente.
La
ragazza gli si avvicinò
lentamente.
“Allora
non mi hai lasciato…”
Tese
il braccio, nel tentativo di
toccarlo, ma non le fu possibile, perché la figura di fronte
a lei era
impalpabile, come se fosse fatta d’aria…
Un
attimo dopo si svegliò.
Era
nel letto della sua camera,
con la mano destra alzata come per afferrare qualcosa o qualcuno.
Di
colpo tutto il peso della dura
realtà le crollò addosso. Ogni volta era la
solita storia. Quando dormiva,
riusciva ad avere una sorta di tregua ma poi, da sveglia, tornare a
soffrire
diventava ogni giorno sempre più doloroso.
Il
vuoto incolmabile che aveva
dentro di sé la sopraffece e Rachel sentì il
proprio viso riempirsi di nuovo di
lacrime. Avrebbe voluto dormire tutto il giorno ma non era possibile.
Quasi
automaticamente, cercò a
tentoni sotto il cuscino, e tirò fuori il biglietto che
avrebbe dovuto dare a
Silente.
Regulus
non avrebbe voluto che
lei lo leggesse, ma Rachel non aveva saputo resistere
all’impulso di vedere
ancora una volta la sua scrittura.
Lo
lesse di nuovo. Ormai le cose
orribili che vi erano scritte e che la prima volta la avevano
terrorizzata, non
le facevano più né caldo né freddo.
Vedeva soltanto la grafia che conosceva
così bene e poteva anche immaginare Regulus intento a
scrivere quel messaggio.
Sapeva
bene che avrebbe dovuto
consegnarlo a Silente il prima possibile, ma era da una settimana che
non
trovava nemmeno il coraggio di uscire dalla propria stanza.
In
quel momento qualcuno bussò
alla porta e i suoi genitori si affacciarono, cauti.
“Rachel,
come ti senti oggi?”
chiese Diane.
Lei
neanche rispose. Come
pretendevano che stesse?
“Senti”
le disse Perseus,
“abbiamo appena saputo che tua nonna non sta molto bene. Non
vorremmo lasciarti
qui ma dobbiamo andare da lei. Ascoltami. A quanto pare ci sono dei
Mangiamorte
infiltrati al Ministero, quindi gli incantesimi di protezione qui
intorno
potrebbero saltare. Se senti anche il minimo rumore, raggiungici
immediatamente”.
Rachel
annuì.
“Cerca
di mangiare qualcosa,
oggi, per favore” aggiunse sua madre. “Non puoi
andare avanti così. Lo so che
sei distrutta, ma sappi che ti vogliamo bene e ti siamo
vicini”.
“Grazie…”
Cinque
minuti dopo, i suoi
genitori erano usciti, lasciandola completamente sola. Si sentiva quasi
in
colpa per quanto li faceva preoccupare, ma non poteva farci niente.
Tuttavia
sapeva che avessero
ragione: non poteva andare avanti così.
Era
convinta che la sorte ce
l’avesse con lei a tal punto da non volerle concedere di
morire a sua volta, ma
lei non avrebbe più fatto il suo gioco, crogiolandosi nella
disperazione.
Regulus non avrebbe mai voluto vederla in quello stato.
Lui
era morto da eroe e non
sarebbe stato giusto ricambiarlo così.
Doveva
portare quella lettera a
Silente quella mattina stessa.
Così,
per la prima volta dopo
sette giorni, varcò la soglia della sua camera. Dopo aver
fatto colazione ed
essersi vestita, già sarebbe voluta tornare a seppellirsi.
Lo faccio per te,
Regulus. Poi dirò a
Sirius di Peter, ma dopo basta.
Il
vestito ormai le stava largo,
per tutto quel periodo di digiuno quasi totale ma Rachel non vi fece
caso.
Prese la bacchetta, infilò la lettera in tasca e scese di
sotto.
Si
era assicurata che tutte le
finestre fossero ben chiuse ma, quando la sua mano sfiorò la
porta d’ingresso,
improvvisamente fu investita da una ventata d’aria gelida che
la fece
rabbrividire.
Impallidì,
perché non era
possibile che il vento soffiasse dentro casa. Rimase immobile per
alcuni
secondi, senza sapere se essere spaventata o no.
Sembrava
stupido, ma quel fatto
inspiegabile le era parso una sorta di avvertimento di non aprire
quella porta.
Ma
più passava il tempo più si
convinceva che fosse stata un’allucinazione creata dal suo
inconscio desiderio
di sentire la presenza di Regulus accanto a sé.
È morto, e
niente potrà farlo
tornare indietro. Fattene una ragione.
Ricacciò
indietro le lacrime e
aprì la porta, ritrovandosi faccia a faccia con Peter Minus,
che teneva il
pugno alzato, come se stesse per bussare.
Dopo
un istante di sorpresa,
quello esordì:
“Ehm… ciao…
Mi ha mandato… Sirius.
Dice che vuole parlarti, ma non può uscire di casa,
così mi ha detto di
portarti…”
Non
proseguì, perché lo sguardo
della ragazza gli suggeriva che qualcosa non andasse.
“Ti
manda Sirius, eh?” fece lei,
sentendosi invadere da un odio profondo nei confronti di quel traditore.
“Bè,
sì…” mentì Minus, ancora
ignaro.
Rachel
non gli diede neanche il
tempo di rendersi conto di cosa succedeva. Estrasse la bacchetta e lo
colpì con
un incantesimo, facendolo ruzzolare giù dagli scalini della
villa.
Tutta
la disperazione che la
tormentava si era trasformata in furia omicida.
“Tu… schifoso…
traditore!
Lo
so… che sei… un… Mangiamorte!
Vigliacco… carogna…”
Ad
ogni parola, pronunciava una
fattura, mandando Minus a cozzare contro tutti gli angoli del giardino.
“Mi… fai…
schifo!”
Minus
strillava per la paura, col
naso rotto, qualche costola incrinata e il viso pieno di graffi
sanguinanti e
lividi scuri che si allargavano a vista d’occhio.
“Aiuto!
Ti prego… Non è vero!”
“Fa’
silenzio!”
Terrorizzato,
Minus prese la
bacchetta e posò la punta sul marchio Nero. Pochi istanti
dopo, altri quattro
Mangiamorte si Materializzarono accanto a lui.
Rachel
sentì svanire di colpo
l’ira vendicativa non appena essi la circondarono. Avrebbe
dovuto immaginare
che non fosse solo. Era in trappola, ormai non ce l’avrebbe
mai fatta.
Così,
invece di difendersi,
estrasse dalla tasca il biglietto per Silente e lo distrusse, per
evitare che
finisse in mani sbagliate.
Un
attimo dopo fu Schiantata.
***
Quando
aprì gli occhi, si ritrovò
per terra, in una sala semibuia. Era circondata da persone ricoperte da
mantelli e cappucci neri; alcuni sghignazzavano, altri bisbigliavano
tra loro,
concitati.
Alla
sua destra, Peter Minus era
riverso su una panca di legno, talmente pesto da essere
irriconoscibile, e si
massaggiava una spalla forse distorta.
“… veramente
patetico! Sei stato
messo K.O. da una ragazzina” gli si stava rivolgendo una
donna, provocando
risate derisorie tra le fila dei Mangiamorte.
Rachel
si sentì arpionare un
braccio e rivoltare. Il viso sadico di Bellatrix Lestrange, a pochi
centimetri
dal suo, la fece rabbrividire.
“Si
è svegliata?” chiese una voce
fredda e serpentesca.
“Sì,
mio Signore” rispose
Bellatrix. “Cammina, tu!”
La
costrinse ad alzarsi e la
sospinse tra gli altri Mangiamorte, finchè Rachel non si
trovò al cospetto di
Lord Voldemort in persona.
Se
all’inizio quegli occhi rossi
e malvagi la terrorizzarono, subito dopo si accorse che il timore fosse
stato
sostituito dall’odio, di fronte al vero responsabile della
morte di Regulus.
“Prima
di tutto” esordì Voldemort
con uno strano ghigno, “sappi che non ho nessuna intenzione
di ucciderti. La
tua è una famiglia Purosangue ed è un peccato
versare sangue di strega. Se ti
limiterai a rispondere a qualche semplice domanda, sarai libera. Come
prova
delle mie buone intenzioni, ti restituirò la
bacchetta”.
Ad
un suo cenno, McNair si
avvicinò a Rachel e gliela rese. Lei gliela
strappò con rabbia ma Voldemort non
vi fece caso e proseguì:
“Mi
riferiscono che i tuoi
rapporti con Black fossero molto intimi. Ti volevo qui per chiederti
che fine
avesse fatto quel ragazzo, ma a quanto pare c’è
qualcosa di più interessante
che dovrei sapere. Mi hanno
detto che poco fa, prima di essere catturata, hai distrutto quella che
sembrava
una lettera. Evidentemente, non volevi che finisse nelle mie mani. Di
cosa si
tratta?”
Rachel
si affrettò a distogliere
lo sguardo da lui. Ora capiva perché Regulus avesse
insistito tanto per non
farle sapere nulla. Non aveva la minima pratica di Occlumanzia. Perché l’aveva letta?
“Fidati
di me, Queen. Non ti farò
niente…”.
Lei
ragionava in fretta. Se
Voldemort avesse fatto uso della Legilimanzia, sarebbe stata la fine e
Regulus
sarebbe morto invano.
Così
prese la sua decisione:
doveva fargli saltare i nervi e impedirgli di continuare a
interrogarla…
“Non
ti dirò niente!” sbottò.
Nei
suoi occhi scarlatti scorse
un lampo che la fece tremare, ma non cambiò idea. Era troppo
importante tenerlo
all’oscuro del fatto che il suo segreto fosse stato scoperto.
Le dispiaceva
solo che Silente non sarebbe stato avvertito. Ma era certa che alla
fine
l’avrebbe saputo lo stesso.
“Prego?”
chiese Voldemort in tono
minaccioso.
“Sei
diventato sordo, per caso? Vediamo
se con questo il concetto ti sarà più
chiaro… Sectumsepra!”
La
sua mossa giunse così
inaspettata che nessuno, neanche Voldemort, potè prevederla.
L’incantesimo lo
colpì a un braccio, e uno schizzo di sangue andò
a macchiare la sua veste nera.
La
maggior parte dei presenti era
inorridita.
Furibondo,
Voldemort la disarmò,
mandandola a sbattere contro la parete opposta. Dolorante, Rachel
guardò
l’Oscuro Signore raggiungerla e fermarsi a poco
più di un metro di distanza.
Sapevano
tutti che quell’azione
fosse stata folle. Voldemort era stato umiliato alla presenza dei suoi
seguaci,
ferito come un qualsiasi comune mortale.
“Tu
non hai la minima idea di
cosa hai appena fatto…”
“Ah,
no?” replicò lei,
sprezzante. “Credevo di averti fatto un brutto
taglio…”
“Crucio!”
Rachel
urlò e si contorse per il
dolore che la assalì, fino a che Voldemort non
abbassò la bacchetta,
lasciandola libera di respirare.
“Questo”
disse “è quello che
accade a chi osa sfidarmi. Te lo ripeto per l’ultima volta.
Puoi dirmi cosa
fosse scritto in quella lettera, o ti caverò fuori la
verità a forza”.
“Non
credo che ti piacerebbe se
te lo dicessi in questo momento. A proposito, i tuoi schiavetti qui lo
sanno che sei
uno di
quei cosiddetti schifosi Mezzosangue che tanto detestano?”
“Basta!
Te la sei voluta tu!”
Voldemort
le puntò la bacchetta
in mezzo agli occhi, stentando quasi a prendere la mira per quanto era
furioso.
Desiderava solo di veder morire quella provocatrice.
Rachel
si morse il labbro,
cercando di concentrarsi.
Non dovrebbe fare male.
Un secondo e poi
sarà tutto finito… si disse.
Ma
Voldemort non la colpì. Al
contrario, scoppiò a ridere malignamente.
“Povera
sciocca, ormai hai deciso
di morire. Potevi unirti a me e continuare a vivere. Non mi serve
sapere ciò
che stai cercando di nascondere. Dimentichi che stai parlando con Lord
Voldemort, che sa sempre tutto. Non ho bisogno di te, lo
scoprirò da solo.
Ma prima che ti uccida, toglimi questa curiosità. Cosa ti
spinge a voler morire
così?”
Rachel
riuscì a fare una parvenza
di sorriso insolente.
“Una
cosa che non potrai mai capire”
disse. Qualcosa che è molto più potente di te, e
che sarà la tua rovina”.
Voldemort
rise ancora di più,
facendola rabbrividire.
“Povera
illusa! Niente e nessuno
può sconfiggermi! Tuttavia, poiché sono
misericordioso, farò in modo di
esaudire il tuo desiderio…”
Rachel
gli lanciò un’ultima
sfida, continuando a guardarlo impassibile negli occhi mentre lui
pronunciava l’anatema
mortale.
Non
sentì le parole, perché di
colpo tutto intorno a lei si fece ovattato e nebuloso.
L’ultima
cosa che vide fu un
lampo di luce verde.
*Angolo autrice*
Prima
che qualcuno di voi venga qua
e mi decapiti, premetto che l’epilogo lo
pubblicherò stasera, primo perché sarà
una sorta di consolazione per tutti voi che avete seguito questa
storia,
secondo perché so di non potervi lasciare così,
terzo perchè sarà più corto dei
capitoli, e non voglio farvi aspettare troppo.
Cercando
di mantenere la storia
fedele alla trama, dovevo per forza fare in modo che nessuno sapesse
né di
Minus né degli Horcrux prima del tempo, spero che mi
capiate. Però è stata una
sofferenza lo stesso scrivere questo capitolo.
Almeno,
ho sfogato i miei istinti
repressi contro quello schifoso traditore di Minus, come alcuni mi
avevano
esplicitamente chiesto. E sinceramente, ho goduto quando Rachel ha
ferito Voldemort, era proprio una lezione che si meritava
quel…!
Alohomora (sì,
Sirius si sente in colpa ma, come hai detto
tu, la vera colpa è della loro famiglia e delle loro
manie…è veramente un
peccato che questi due fratelli siano stati separati per delle stupide
credenze
sui Purosangue e non…)
Pan_Tere94
(meno male,
come ho già detto, non ero tanto
convinta della reazione di Rachel ma ora che mi hai detto che sia la
sua sia
quella di Sirius sono molto reali, mi sento sollevata. Sarà
che mette
tristezza, ma a me la pioggia ispira moltissimo queste scene
drammatiche…)
Hermione Jean
Granger
(grazie per il sostegno, la fiction
alternativa non mancherà, anche se al momento conto di
prendermi una pausa per schiarirmi
le idee)
dirkfelpy89
(grazie, e
su, facciamoci forza: lo so che è
triste, ma spero che l’ultimo capitolo ti risollevi un
po’ il morale)
MEISSA_S
(non so
perchè, ma mi sono commossa anche leggendo
la tua recensione! Forse perché hai centrato il problema di
Sirius, sempre quel
maledetto orgoglio dei Black. E soprattutto il fatto della vita ridotta
in
cenere come la lettera…è una cosa che hai notato
più tu di me che l’ho scritta:
a me è venuto spontaneo)
lyrapotter
(è vero, ho voluto proprio alludere al fatto che
è come se anche il cielo piangesse. La prima parte dello
scorso capitolo tra
l’altro l’ho scritto molto tempo fa, in
un’orrenda giornata di temporale, e in
cui ero davvero depressa…ed ecco il risultato)
malandrina4ever (grazie
per aver letto tutti i capitoli fino
a quell’ora…O_O Come hai fatto?! Anche io ho
cominciato ad amare Regulus dopo
il settimo libro, è diventato praticamente il mio
personaggio preferito.
Comunque, anche a me succede che tutti i personaggi che preferisco
facciano una
brutta fine: oltre a Regulus amo Tonks, Fred&George e
Andromeda, e
quest’ultima secondo me è la più
sfortunata di tutta la saga… Ma si può, dico io?)
_Mary
(la lezione alla
pantegana è arrivata, se l’è proprio
meritato, secondo me. All’inizio Rachel non ne vuole proprio
sapere di reagire,
ma quando si trova davanti a Voldemort, più o meno pensa le
stesse cose di
Harry nel quarto, quando decide che, se proprio deve andarsene, non lo
farà
implorando o avendone paura)
Basta_MarySue
(a chi
lo dici…io sarei rimasta chiusa nella
mia camera per sempre, altro che una settimana e basta)
Pervinca
Potter 97 (ti credo che sei bloccata, anche io lo ero
quando dovevo scrivere questi ultimi capitoli...)
LMP
(grazie mille, in questo capitolo spro di aver reso giustizia anche a
Minus... una bella punizione era quello che si meritava, secondo me)
Ci
sentiamo tra qualche oretta, con
l’epilogo…
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Capitolo 24 *** Epilogo ***
“… rimasi in
ascolto
del dolce vento che soffiava tra le erbe, e mi chiesi chi mai potesse
pensare a
tormentosi sonni per coloro che dormivano in quella terra
tranquilla.”
(Emily Brontë, "Cime Tempestose")
Epilogo
Rachel
era di nuovo in piedi,
nella stessa sala semibuia di prima. Sapeva di esistere ancora, poteva
muoversi, poteva vedere Voldemort e i Mangiamorte, ma c’era
un’unica grande
differenza, perché vedeva anche se stessa accasciata per
terra, senza vita.
Era
spaventata. Se quella era la
morte, non se l’era mai immaginata così. Era
orribile guardare in faccia se
stessa da morta, e per di più non aveva la più
pallida idea di cosa fare.
Voldemort
sembrava irritato.
“Che
sciocca ragazza…” diceva, ma
Rachel quasi non lo udì, come se fossero stati a una grande
distanza.
Al
contrario, una seconda voce,
che la chiamò per nome in quel momento, parlò
forte e chiaro.
Rachel
si voltò e improvvisamente
si sentì invadere da una felicità immensa.
Credeva
di sognare. In un primo
momento pensò che dovesse trattarsi di un prodotto della
propria immaginazione
e nulla di più. Ma sapeva cosa ascoltare: il suo cuore non
mentiva e nemmeno il
calore che la assalì e che, in vita, le avrebbe tolto il
respiro.
Davanti
a lei c’era Regulus, non
stanco e pallido com’era stato di recente, ma molto
più sereno e in salute.
“Reg…”
disse, con la voce
spezzata. “Allora non mi hai lasciata”.
“Non
l’ho mai fatto” rispose lui,
allargando le braccia per accoglierla.
Rachel
tuttavia esitò, colta da
un dubbio. Non voleva che succedesse come nei sogni che aveva fatto
negli
ultimi giorni. Tuttavia, qualcosa nell’espressione di Regulus
le diceva che
stavolta sarebbe stato diverso.
Tese
la mano per sfiorarlo e
scoprì di poterlo toccare.
Felice
come non era più stata,
finalmente lo abbracciò. Lui la strinse a sua volta, quasi
dimentico di tutto
quello che era successo. Ormai non importava più,
perché erano di nuovo
insieme.
Per
Rachel era incredibile
rendersi conto che non fosse cambiato niente. Quello che provava per
lui non
era stato cancellato, ma anzi, adesso era mille volte più
forte. Regulus sentiva
le stesse identiche sensazioni. Entrambi si sentivano finalmente
completi.
“Non
volevo che morissi” disse
lui, tuttavia senza il tono cupo che avrebbe usato in vita.
“È
stata colpa mia. Non avrei
dovuto aspettare così tanto per uscire di casa. Mi dispiace
solo di non aver
potuto consegnare il tuo messaggio”.
“Non
preoccuparti. Silente lo scoprirà lo
stesso. Sei stata coraggiosa fino in fondo. Hai fatto in modo che
Voldemort non
sapesse nulla, anche se questo ti è costato la
vita”.
“È
stata una mossa avventata da
parte sua uccidermi” commentò lei.
“Non
sai quanto… Nella sua
infinita arroganza, ha creduto di essere in grado di scoprire tutto,
senza
sapere che noi eravamo gli unici due a sapere quello che cerca. Crede
di essere
l’unico a conoscere certe cose, povero illuso. In questo modo
ha già firmato la
sua condanna. Peggio per lui”.
Rachel
lo guardò negli occhi,
pensando che non avrebbe mai più voluto distogliere lo
sguardo.
“Che
cosa devo fare adesso?”
chiese.
“A
questo punto dovresti scegliere
se diventare un fantasma o no. È una decisione concessa ai
maghi, ma di solito
non è la migliore. Non vorrai trascorrere
l’eternità in compagnia del Barone
Sanguinario?”
“Io
voglio solo restare con te”
rispose lei, convinta.
“Allora
seguimi” disse lui, tendendole
la mano.
Rachel
esitò un attimo,
guardandosi alle spalle.
I
Mangiamorte stavano uscendo
dalla stanza, lasciando Voldemort ai propri pensieri.
“Ignoralo”
la richiamò Regulus.
“Prima o poi toccherà anche a lui, e quando
accadrà non vorrei trovarmi al suo
posto”.
Rachel
voltò le spalle all’Oscuro
Signore e afferrò la mano di Regulus.
Un
attimo dopo la stanza buia
scomparve intorno a loro, e si ritrovarono in mezzo ad un paesaggio
fantastico.
Una
spiaggia candida come la neve
si perdeva oltre l’orizzonte, e sembrava non finire mai. O
forse era veramente
così. Il mare, piatto e limpido, rifletteva la luce
rossastra del tramonto, che
si avviava a diventare azzurrina come quella della luna.
Sulla
destra della spiaggia,
invece, cominciava una foresta in cui il verde brillante era a tratti
interrotto dai colori vivaci dei fiori.
Rachel
osservò attentamente il
paesaggio, meravigliata. Poi tornò a guardare Regulus e
sorrise.
“Te
l’avevo detto che ti avrei
seguito anche in capo al mondo” disse.
“Ora
ne sono contento” rispose
lui, senza lasciarle la mano.
“È
meraviglioso. Non me lo
aspettavo così. Ho sempre avuto paura di…
bè, di morire. E pensare che
Voldemort teme la morte più di ogni altra cosa”.
Non
era stupita del fatto di aver
pronunciato quel nome senza più paura. Ormai per loro Lord
Voldemort non era
altro che un misero cui sarebbe toccata una sorte orrenda.
“Probabilmente
ne ha paura perché
lui non vedrà niente di tutto questo. A ognuno spetta quello
che ha meritato”
spiegò Regulus.
Rachel
tornò a guardarlo negli
occhi. Non avrebbe mai più voluto distogliere quello
sguardo, perché ora
finalmente lei e Regulus erano diventati un tutt’uno: niente
e nessuno li
avrebbe mai più potuti separare.
“Non
so cosa fare prima” confessò
lei. “Vorrei restare così per sempre, ma mi
piacerebbe anche esplorare questo
posto”.
“Fai
con comodo. Abbiamo tutto il
tempo del mondo” rispose lui, posando la fronte contro la sua
ma sempre senza interrompere
il contatto visivo, specchiandosi nei suoi occhi neri e luminosi al
tempo stesso.
Era
tutto così diverso da come si
erano immaginati. Entrambi credevano che da morti non avrebbero provato
più
nulla, che i loro cuori avrebbero cessato di battere, e invece non era
così.
Ogni
istante era come rivivere
con la stessa intensità il momento in cui avevano capito di
essersi innamorati,
o quello in cui si erano baciati per la prima volta: le stesse emozioni
elevate
all’ennesima potenza.
I
loro cuori battevano
all’unisono, come se fossero stati una cosa sola, a un ritmo
che era musica per
le loro orecchie.
Ciascuno
dei due ora aveva
l’assoluta certezza di dipendere totalmente l’uno
dall’altra e che se lui non
fosse esistito, non sarebbe esistita nemmeno lei, e viceversa.
“Ti
stavo aspettando” le confessò
Regulus. “Sapevo che saresti arrivata presto, ma sarei
rimasto ad attenderti,
anche se fossi sopravvissuta ancora per molto altro tempo”.
Rachel
gli sorrise e rispose:
“Non
sarei mai potuta
sopravvivere senza di te, e lo sai”.
“Sì…”
Avevano
desiderato di restare
uniti per sempre e, adesso che si trovavano a poter vivere
un’eternità insieme,
erano entrambi convinti che fosse valsa la pena di compiere quei
sacrifici
tanto sofferti e temuti.
Ne
era valsa la pena, per loro
stessi e per il futuro del mondo magico.
Fine
*Angolo
autrice*
E
siamo arrivati alla fine. Spero che questo breve epilogo vi sia
piaciuto. Ho voluto inserirlo sia perchè quella degli amanti
che
si riuniscono dopo la morte è un'idea che mi ha sempre
affascinata, sia perchè ho letto una cosa molto simile in
una
versione per ragazzi di Romeo e Giulietta: quasi non la faceva
più sembrare una tragedia.
Siete stati veramente
tanto gentili, non mi aspettavo tutte queste recensioni! Mi dispiace
veramente tanto di aver già finito questa storia, non
credevo che mi avrebbe coinvolta così tanto... Ormai Regulus
me lo sogno di notte!
Alohomora
(come ti ho già detto, non credo che a Rachel sarebbe venuto
un Avada Kedavra...comunque, grazie per aver partecipato
così tanto alla mia storia, sei stata una dei lettori
più fedeli! Nemmeno io al momento so scrivere una risposta
coerente, sarà l'emozione per la fine della storia...
Rimedierò via mail, a mente fredda)
_Mary
(la tregua mi sa che me la prenderò, ma intanto
scriverò lo stesso, non ti preoccupare, è che
devo rifletterci bene sulle cose: non a casom il primo abbozzo di
Slytherin Love ho cominciato a idearlo addirittura a inizio dicembre)
LMP
(hai ragione, i vigliacchi sono sempre di più...sulla
stazione hai indovinato, complimenti! In effetti, mi sono anche
ispirata al capitolo "King's Cross", anche se ho cambiato qualcosina!)
dirkfelpy89
(ecco, quasi quasi è stato meglio che già lo
sapevate come sarebbe finita)
Pan_Tere94
(mi è dispiaciuto tantissimo farle bruciare la
lettera, ma purtroppo era inevitabile... Meno male, sono riuscita a
mantebermi fedele alla storia originale, temevo di non farcela!)
MEISSA_S
(non so veramente cosa dire, sono rimasta a corto di parole per quanto
sono rattristita dalla fine di questa storia... Comunque, non posso che
ringraziarti per avermi seguita fino a questo momento)
Ringrazio
anche quelli che hanno sempre recensito (Pervinca
Potter 97, Pepesale,
Basta_MarySue,
Hermione
Jean Granger, lyrapotter)
ma che non hanno fatto in tempo a commentare il capitolo di questa
mattina, e anche chi ha letto quasi tutti i capitoli insieme, come malandrina4ever,
e chi ha aggiunto la storia ai preferiti
Grazie
di cuore, spero
di sentirvi presto!
Ps:
risponderò via mail a tutte le recensioni a questo
capitolo, non temete!
Giulia
La storia ha partecipato
ad un turno del forum Never Ending Story Awards, ottenendo il premio
"Best saga"!
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