Sembra quasi la felicità

di cuore di carta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1: CIELO SENZA STELLE. ***
Capitolo 2: *** AVVISO ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO DUE: OCCHI DENTRO OCCHI ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1: CIELO SENZA STELLE. ***


CAPITOLO UNO: 

CIELO SENZA STELLE.


Marjorie si trovava in casa quella notte. La casa che non dava il calore di una casa. 
Tornata circa quindici minuti prima grazie all'autobus locale, in quel momento era sdraiata sul letto di camera sua, ancora con le scarpe da ginnastica bianche rovinate ed il maglione largo giallo che profumava di vaniglia. Guardava il tetto bianco senza pensare ad altro se non a mantenere il respiro regolare. Davanti a lei la televisione continuava a trasmettere le notizie dell'ultima ora su Rouen, la città dove abitava e che adorava, ricca di arte e tradizioni che non poteva fare a meno di amare. 
Marjorie prese il suo cellulare, che pullulava di messaggi, da sopra il comodino bianco perla, guardò l'ora, erano le ventidue e trentatré minuti dell'undici novembre. Molti dei messaggi erano dei suoi "amici" che chiedevano che fine avesse fatto. Era sabato, e il sabato significava festa e alcol. Visualizzò tutti i messaggi ricevuti ma non rispose. Era stanca quella notte, voleva solo dormire... da tempo ormai la sua vita era un susseguirsi di dolori che nessuno notava o sapeva, o che sapeva ma faceva finta di non conoscere.
Accese la abat jour a forma di margherita e si alzò dal letto buttando senza cura il piumone blu a terra, non le era mai piaciuto il colore blu.
Non sapeva cosa fare.
Si mise a sedere sulla scrivania ed accese il computer, sul desktop comparve subito il volto della persona che la stava distruggendo, lo spense subito, chiudendolo con forza. Era stata una giornata dura, non la più dura di sempre, ma non scherzava comunque.
La carta da parati che ricopriva la camera da letto di Marjorie era ricca di piccoli uccelli in volo, con qualche fotografia appesa qua e là. Due ritraevano lei da piccola all'età di due anni, con i suoi capelli biondissimi e gli occhi azzurri pieni di vita, un'altra era con la sua classe delle medie e l'ultima disegnava i suoi genitori il giorno delle loro nozze...
Era stanca, molto stanca. 
Si mise davanti lo specchio e si osservò, in quel momento non indossava il suo solito sorriso finto, era dimagrita e si vedeva, era sfinita e glielo si leggeva in volto. I suoi occhi a distanza di quindici anni non erano più come quelli nella foto con la cornice verde pallido, erano grandi come un tempo sì, ma qualcosa era cambiato.
Stava per andare al bagno quando il telefono cominciò a suonare, corse a vedere chi fosse, magari suo padre, che in quel momento non era in casa, si sbagliava... era Castiel. Rispose anche se non voleva.
« Pronto? » Disse, cercando di sembrare il più normale possibile.
« Ehy bel culo, ti sei dimenticata che tra un'ora dobbiamo essere al "la nuit" ? » 
Castiel, il rosso più famoso del liceo "Dolce Amoris" era il suo ragazzo. Non aveva mai amato Castiel e lei era certa che neanche lui provasse qualcosa che vada oltre l'attrazione fisica per lei, ma da un po' non lo sopportava nemmeno più, odiava la sua voce, il suo aspetto e soprattutto averlo intorno. Prima erano due semplici "amici" che i sabato sera, e non solo, si ritrovavano nello stesso letto. Per molto tempo andò così. Marjorie non ricordava nemmeno  bene il perché la loro relazione fosse diventata di dominio pubblico, forse si fecero scappare qualche bacio a scuola o al parco. Non lo sapeva. Ma non erano una vera coppia, o almeno lei non lo considerava un vero fidanzato, come lei non era una vera fidanzata, ma non voleva neppure un vero fidanzato. In quel momento ciò che contava nella sua vita era altro. 
« Castiel non me la sento stasera » disse semplicemente. Marjorie non sapeva se Castiel sapesse ciò che lei stava passando, ciò che stava demolendo la sua vita già vuota.
« Mar, sono tre settimane che mi dai buca! » Esclamò dall'altro lato della cornetta Castiel.
« Ti ho detto che non me la sento! » Rispose lei altrettanto scorbutica.
« Senti fai come vuoi » disse Castiel prima di chiudere la chiamata.
Marjorie tirò il telefono sul letto. 
Andò verso la libreria che teneva sulla parete opposta all'armadio e cominciò a gettare a terra tutto ciò che trovava e che le capitavano tra le mani: libri, CD, palle di neve e fotografie.
Annebbiata da un sentimento misto a rabbia, tristezza e stanchezza con un foglio finito a terra e una penna trovata nell'astuccio dentro lo zaino di scuola, scrisse velocemente un "addio" pasticciato e corse via.
Scese velocemente le scale rischiando di cadere più volte, uscì dalla porta di ingresso senza neanche prendere il suo parka verde lasciato sull'appendiabiti o chiudere la porta chiave. Non piangeva, sentiva che qualcosa dentro di lei voleva uscire, ma trattenne le lacrime. Lei non piangeva.
Non sapeva dove andare. Il cielo gridava pioggia e la nebbia ricopriva le strade, ma non sentiva freddo, non sentiva neanche i suoni attorno a lei, era come se stesse correndo dentro una bolla. Proseguiva a passo veloce, non si rendeva conto di dove stava andando, finché non arrivò sul ponte Rouge, lo riconobbe dal rumore che le scarpe fecero sulla roccia, la nebbia non permetteva di vedere nulla.
 Marjorie ricordava il ponte Rouje come il luogo dove provò la sua prima sigaretta. Una sensazione per molti inebriante, ma Marjorie provò disgusto in ciò in cui molti trovavano la pace. I piaceri ricavati dalle sigarette vennero dopo.
In quel momento il suo corpo si mosse per lei. A tentoni raggiunse la spessa ringhiera rocciosa che divideva il ponte da vuoto.
Non vedeva assolutamente nulla, ma sapeva che sotto di lei il fiume Senna scorreva veloce, lo sentiva. 
I suoi occhi cambiarono luminosità, adesso erano felici, con un briciolo di follia che sembrava crescere senza che lei se ne accorgesse.
Si arrampicò sulla ringhiera, stava per farlo, stava per buttarsi veramente, poteva farla finita, chiudere per sempre con la sua vita e sentirsi libera, poteva gettarsi e far si che il suo corpo senza vita non venisse mai ritrovato. Un pensiero veloce e fuggitivo andò ai suoi genitori.
Marjorie si sporse in avanti, pronta... ma si bloccò un secondo dopo, quando sentì un rumore provenire a poca distanza da lei, qualcun'altro si trovava sulla ringhiera. Strizzò gli occhi per vedere meglio, ma non aiutò, la nebbia fitta lasciava solo grigio.
« C'è... c'è qualcuno? » Sussurrò piano.
« Chi sei? » Rispose una voce maschile. Marjorie giurò di aver sentito il suo respiro sulla sua guancia.

Nathaniel sapeva che suo padre Aubert si sarebbe arrabbiato se oltre le ventidue di sera lui fosse ancora sveglio, ma quel sabato sera non gliene importò, in pigiama accese la luce sulla sua scrivania e si mise a leggere il suo romanzo poliziesco preferito. Non poteva avere un cellulare, ma riuscì a comprarsene uno con alcuni soldi messi da parte per l'università, ciò che suo padre  gli avrebbe fatto se l'avesse scoperto, Nathaniel poteva solo immaginarlo.
Mentre sfogliava il suo libro alla ricerca delle parti che preferiva, messaggiava con il suo amico Cédric.
« Nath ti rendi conto che sto passando il sabato sera sui libri?! Lunedì Faraize mi interroga sicuro su tutti i sei capitoli di storia che abbiamo fatto! »
Cédric era un ragazzo della stessa età di Nathaniel, aveva i capelli nero corvino tenuti rigorosamente corti e gli occhi piccoli e scuri. Alto circa un metro e sessantasei alla vista sembrava un po' paffuto, con le guance perennemente tinte di rosso, il naso non rendeva giustizia al resto del suo volto che, essendo piccolo e lungo, rendeva il tutto un po' confusionario e bizzarro, ma era comunque dotato di una strana bellezza. Amava il colore blu, Nathaniel non ricorda un giorno in cui non l'ha visto con addosso il blu o le sue sfumature.
« Perché, hai una vita sociale? » Chiese scherzosamente.
« Potrei averla! Tra meno di un'ora "la nuit" si riempirà di ragazze bisognose di un ragazzo per ballare! »
« E perché non vai a renderle felici? »
« Perché non vieni tu con me? » 
Cédric non conosceva la situazione familiare di Nathaniel, ogni sabato o ogni momento in cui gli chiedeva di uscire, lui si inventava una scusa. Il padre di Nathaniel non gli permetteva di uscire, se non per andare a scuola o qualche rara volta, in biblioteca.
« Cena di famiglia, lo sai quanto durano. » 
« Salutami la tua sorellina! » Scrisse Cédric. Da tempo aveva perso la testa per Ambra, sorella minore di Nathaniel, dai lunghi capelli mossi biondo ramato, lo stesso colore dei capelli di Nathaniel e di loro madre, grandi occhi verdi e un fisico invidiabile.
Quella notte Ambra si sarebbe divertita a "la nuit".
Nathaniel stava per rispondere al suo amico quando qualcuno cominciò a sbattere sulla sua porta chiusa a chiave. Il terrore si inoltrò dentro di lui.
« NATHANIEL APRI IMMEDIATAMENTE! » Gridò forte suo padre dal corridoio, continuando a tirare pugni alla spessa porta di legno.
Nathaniel corse a nascondere il cellulare dentro la scatola con i libri di scuola, scompigliò il letto e spense la luce.
« APRI! » Continuava ad intimare suo padre Aubert.
Si spettinò leggermente i capelli e con il cuore in gola aprì la porta piano.
Nathaniel non ebbe il tempo di far nulla, suo padre con quasi tutta la forza che aveva in corpo lo colpì in pieno volto.
Era abituato a questo trattamento, ma ogni volta che accadeva sentiva un gran vuoto dentro.
« TI AVEVO DETTO NIENTE LUCI ACCESE DOPO LE DIECI! » Sbraitò al corpo di Nathaniel che rialzatosi, indietreggiava piano.
« Scu... scusa » riuscì infine a balbettare.
« Voglio tutto spento, Nathaniel! » disse poi Aubert, dopo aver esaminato la stanza con i suoi occhi da falco.
« S... sì papà » balbettò senza volerlo Nathaniel.
Aubert uscì e si richiuse con forza  la porta alle spalle.
Con le lacrime agli occhi, Nathaniel chiuse la porta a chiave, girandola piano per non fare il minimo rumore, e si mise a letto con la faccia schiacciata dal cuscino... ma non si lasciò andare. Mantenne costante la respirazione cercando di calmarsi. 
Lo faceva per il suo bene, diceva Aubert.
Ma Nathaniel cominciava a pensare che lo facesse solamente per sé stesso.
Si alzò per guardarsi allo specchio, nella penombra notò il grande segno rosso che aveva sulla guancia sinistra, poco più sopra e lunedì avrebbe dovuto trovare una scusa per un occhio nero. Una volta inventò che era caduto dalle scale, ma, oltre a Cédric, nessuno gli domandò "e l'occhio?". 
Cercava di mantenere la calma, ma più ci provava, meno ci riusciva. Il suo corpo veniva dominato dalla rabbia. Rabbia per suo padre, per sua madre che sapeva ma taceva, per sua sorella, per Castiel il suo compagno di scuola e per il mondo. 
Era stanco.
Iniziò a colpirsi ripetutamente con furia la faccia davanti lo specchio, e poi pianse.
Voleva urlare, ma non poteva fare rumore.
Voleva scappare, ma non poteva oltrepassare la soglia di casa.
Non questa notte, pensò.
La sua camera si trovava al primo piano, e raggiungere il vialetto sottostante era quasi impossibile, date anche le sue scarse qualità in qualsiasi sport. 
Decise che sarebbe passato dall'ingresso.
Aprì leggermente la porta, erano circa le ventitré meno venti, notò dalla camera dei suoi genitori la porta chiusa, e proseguì piano fino alle scale, che portavano alla cucina. Lì incontrò sua sorella Ambra.
« Nath che stai facendo? » Domandò, sorpresa di vederlo in giro per casa a quell'ora, la sorella.
Aveva addosso un vestitino corto e stretto nero, con sopra uno spesso cappotto rosso. Le scarpe erano decisamente troppo alte per i suoi gusti.
« Un bicchiere d'acqua » mentì mentre raggiungeva il frigorifero « e tu? Stai uscendo immagino ».
« Sì, c'è una serata a "la nuit" » rispose Ambra mentre posava il suo cellulare nella borsetta tempestata di pagliette « sto aspettando Charlotte ».
« Capisco » disse, infine, imbarazzato Nathaniel, non conversavano mai in casa e poco a scuola.
Ma l'unica cosa che importava era che lei aveva bloccato la via di fuga. La porta era così vicina.
Sorseggiava piano il suo bicchiere d'acqua, così da poter guadagnare più tempo possibile. Nathaniel non guardava neanche sua sorella, provava disgusto per lei, così come per il resto della sua famiglia, che guardava in silenzio ciò che suo padre gli faceva. 
Poi un rumore di clacson interruppe il silenzio. 
« E' per me » sorrise appena Ambra « buonanotte, Nathaniel ».
« Ciao » rispose secco.
Spense la luce e rimase seduto al tavolo ancora un po', fece passare tre minuti e poi chiudendosi piano la porta alla spalle, scappò.
Il vialetto neanche lo vide, puntava al cancello, che oltrepassò in un secondo. 
Il vento gli graffiava il volto, e perse una scarpa strada facendo, ma lui non si fermò a raccoglierla. La nebbia ricopriva la città di Rouen e non permetteva la visibilità di nulla. Correva ma non sudava, era quasi felice. Proseguì per una strada ricca di luci, lampioni, pensò Nathaniel, ma riconobbe subito il ponte Rouge che dava sul fiume. Lo percorreva sempre per andare a scuola nel pomeriggio, dato che suo padre l'aveva costretto a diventare segretario delegato.
Il rumore delle scarpe sulla pietra era inconfondibile, nonostante ne avesse una sola. 
Si appoggiò alla ringhiera che trovò puntando le braccia avanti e avanzando piano. Si ci sedette sopra e respirò forte, sorrise. Era felice di trovarsi lì in quel momento, a non pensare a nulla, se non a lui. Fece dondolare le gambe nel vuoto, prima piano, poi più veloce. Continuò così per cinque ricchi minuti, poi il suo sorriso sparì, e un'idea folle cominciò a crescere dentro di lui.
Poteva buttarsi... 
Poteva porre fine ad ogni suo più intenso dolore, magari dove sarebbe andato c'era un posto adatto a lui, dove poter essere sé stesso senza restrizioni di alcun genere, senza suo padre.
Si alzò in piedi con fatica, aveva il cuore che gli batteva fortissimo e il corpo invaso dall'adrenalina.
« Sono pronto » disse tra sé e sé « un salto e finirà tutto ».
D'un tratto sentì qualcuno correre verso di lui, ma non vedeva nessuno nella nebbia.
Ascoltò in silenzio... la persona adesso si era fermata e si stava sedendo proprio accanto a lui. 
« Adesso » pensò « adesso o mai più ».
Ascoltò ancora, e notò che il lui o la lei si era messa a cavalcioni sulla ringhiera, pronta o pronto a fare ciò che stava per fare lo stesso Nathaniel.
Poi fece un lieve rumore con il piede.
« C'è... c'è qualcuno? » Domandò una voce femmine accanto a lui.
Rimase in silenzio per qualche secondo, aveva paura. Alla fine si prese di coraggio.
« Chi sei? » Domandò Nathaniel.
La ragazza misteriosa non rispose. Gli occhi di Nathaniel vacillavano nel buio reso ancora più fitto dalla nebbia nel vano tentativo di identificare la voce docile che proveniva poco distante da lui.
D'un tratto si sentì toccare alla mano, il lieve tocco gli provocò un grande senso di colpa, senza neanche sapere da dove provenisse.

Marjorie lo toccò piano, il ragazzo aveva la mano morbida, la tipica mano di chi pratica un lavoro d'ufficio, lei lo sapeva bene, suo padre, scultore, aveva le mani piene di calli.
Il ragazzo si scansò velocemente.
« Credo che adesso sia meglio che torni a casa. » Disse la voce.
« Anche io » rispose lei.

Prima di scendere dalla ringhiera, i loro occhi si incontrarono velocemente.

Occhi color cielo pioggia, diede un parere a sé stesso Nathaniel, riconoscibili ovunque.

Marjorie poteva sbagliarsi, ma secondo lei il ragazzo aveva due ambre apposto degli occhi.

Il contatto visivo durò qualche secondo, poi entrambi si girarono e corsero nelle due direzioni diverse, tutt'e due con un unico pensiero in testa... "tanto non l'avrei fatto".



 
ANGOLO AUTRICE
Era da un po' che non scrivevo un angolo autrice :3 Sono contenta!
Come state e come trascorrono le vacanze? Io mi trovo in una villetta sul mare, la pace dei sensi.
Il mio braccio sta bene adesso, ed insieme al destro ha sfornato il primo capitolo della mia nuova storia. 
Spero questo primo capitolo vi sia piaciuto tanto da aspettare il prossimo!
Io mi dileguo e ciao.

cuore di carta.

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Capitolo 2
*** AVVISO ***


AVVISO

Non so come iniziare questo avviso, purtroppo non sono dell'umore adatto e quindi potrei risultare noiosa.
E' da ben cinque mesi che non pubblico nulla di nuovo e che non mi faccio sentire sul sito, ma sono successe troppe cose, troppe.
La voglia di scrivere è sempre qui con me, ma c'è stato un momento in cui volevo veramente lasciare tutto (per quanto questo tutto sia così piccolo), ho dovuto affrontare ben due lutti non molto distanti l'uno dall'altro, l'ultimo avvenuto pochi giorni fa.
Due lutti che mi hanno totalmente distrutto, com'è possibile che un giorno qualcuno c'è e domani no? 

C'è voluto diverso tempo prima che io sia riuscita a riprendere le redini della mia vita, che ancora vaga un po' per sé.
Ho metà capitolo nuovo pronto da agosto, ma rileggendolo non mi convice affatto, credo che lo riscriverò dall'inizio non appena troverò la volonta di mettermi sulla scrivania e pensare, ancora faccio difficoltà ad accettare ciò che è accaduto, ma la rassegnazione sta lasciando spazio ad ogni altro tipo di emozione.
Non saprò dire con certezza quando il capitolo sarà online, volevo pubblicarlo per Natale, ma non mi è stato possibile date le circostanze che si sono abbattute come un fulmine su di me.
Ora vi chiedo scusa se mi sto dilungando troppo annoiandovi sicuramente, ho voluto scrivere queste quattro righe per annunciare il mio ritorno sul sito, ho davvero, davvero bisogno di scrivere. Voglio allontanarmi per un po' dalla vita che mi spezza e tornare in questo bellissimo fandom dove tutto è possibile.
Auguro a tutte voi un anno ricco di felicità, e spero che non mi abbiate dimenticata!

P.S il capitolo può arrivere domani come tra un mese, dipende tutto dal mio stato d'animo, ma se scrivo senza voglia il risultato sarà uno schifo.

P.P.S sto pubblicato all'una e mezza di notte, no so chi mai vedrà quest'avviso, ma mi va bene così.

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO DUE: OCCHI DENTRO OCCHI ***


CAPITOLO DUE:

OCCHI DENTRO OCCHI.

Quel lunedì mattina Nathaniel si svegliò contro voglia. 
La sua sveglia suonò alle sei in punto, preparò la colazione alla famiglia e ripulì tutto con cura, dopo di che poteva godersi una doccia calda. 
Si guardò allo specchio e osservò le grandi occhiaie sul suo volto. L'occhio nero che suo padre gli aveva causato circa due settimane fa era scomparso. Si sentiva molto stanco dalla giornata precedente, la domenica era da sempre il suo giorno più brutto della settimana, poiché era il giorno feriale di tutta la famiglia.
Se fosse stato un qualsiasi altro lunedì, Nathaniel sarebbe felice di tornare a scuola, ma non oggi. Oggi era più sfinito del solito, e non ne capiva il motivo. Si fece coraggio e uscì di casa prima di sua sorella Ambra. 
Cédric lo aspettava, come sempre, all'inizio del ponte Rouge.
« Nath! » Lo chiamò da lontano l'amico alzando la mano per salutarlo. 
Nathaniel ricambiò il gesto sorridendo. 
Cédric indossava quel suo imbarazzante piumino blu elettrico che Nathaniel non sopportava, si mise una mano tra i capelli mentre teneva saldamente l'altra nella tasca del suo cappotto. Il freddo di quella mattina era di quelli che si insinuava fin dentro le ossa. 
« Vedo che non hai ancora buttato quel giubbotto » scherzò con l'amico una volta raggiunto.
« Mai! » Disse a voce alta Cédric « io senza questo » si indicò il piumino con il dito « non sarei più io! »
Su questo aveva ragione, riflettè Nathaniel, Cédric era Cédric, strano e sopra le righe, ma lui gli voleva bene così.
Camminando arrivarono nel punto in cui Nathaniel, il sabato precendente, si sedette sulla ringhiera e incontrò quella ragazza. Diede una veloce occhiata e tornò a guardarsi i piedi. Non voleva ricordare.
« Cos'hai fatto ieri? » Domandò poi Nathaniel fermando le incessanti chiacchiere di Cédric sul tempo e su quanto mancasse all'estate.
« Ieri? Ho passato praticamente tutto il giorno a guardare l'ultima stagione di "breaking bad", caspita amico, devi iniziarla! Ho bisogno di qualcuno con cui parlarne » ammise amareggiato « mi sento così solo. » Finse un tono triste.
Cédric era anche malato di serie TV, riusciva a iniziarne una e finirla in pochi giorni, a prescindere dal numero di stagioni e puntate. 
« Preferisco i libri » disse Nathaniel. La verità era che non aveva il permesso di usare il computer o la TV per affari che non riguardassero la scuola.
« Lo so, lo so » disse Cédric.
« Ma tu non dovevi studiare per l'interrogazione di Faraize? » Si ricordò Nathaniel.
Cédric divenne ancora più rosso di quanto già non sia naturalmente « pensavo di chiedergli qualche altro giorno. »
« Cédric! » Esclamò Nathaniel « lo sai che si arrabbierà! »
« Lo so, ma non riesco a capirci nulla, ho provato a studiare, ma non riesco! » Ammise gesticolando « Perché non mi aiuti tu? »
Nathaniel non sapeva cosa rispondere, magari poteva dire a suo padre di avere impegni scolastici nel pomeriggio e invece andare da Cédric. Aveva paura a fare una cosa del genere. Rispose semplicemente: « vedrò che posso fare. »
 

Marjorie si alzò dal letto velocemente, come spaventata dal suono della sveglia postata sul suo cellulare. Si massaggiò le tempie e andò in bagno. La casa era completamente sottosopra per quanto fosse piccola, i vestiti sparsi ricoprivano la sua camera e quella dei suoi genitori, i piatti sporchi aumentavano nel lavandino e la polvere irrompeva sui comò... se solo sua madre vedesse la condizione della sua "casetta" si arrabbierebbe tantissimo, era da sempre ossessionata dall'ordine e dalla pulizia, a causa anche del suo lavoro da governante.
Come ogni mattina impiegava molto tempo a prepararsi, i diversi crateri lasciati dall'acne avuta a quattordici anni la metteva ancora a disagio, nonostante ormai fossero quasi invisibili.
Il giorno precedente l'aveva passato in ospedale, in compagnia dei suoi genitori, nonostante Lysandré diede una festa, sicuramente organizzata da Castiel data la poca passione per le feste da parte del primo, a casa sua. 
Osservò l'orologio posizionato sulla parete azzurra del breve corridoio che collegava le tre stanze presenti nel primo piano, aveva quindici minuti per arrivare a scuola in tempo, prese il suo zaino, scese le strette scale e uscì di casa. Il portone principale si affacciava direttamente sulla strada. La percorse sino ad arrivare al ponte Rouge, che attraversò in fretta, senza soffermarsi a pensare a ciò che accadde sabato. 
L'entrata del liceo "Dolce Amoris" era piena di ragazzi che attendeva l'inizio delle lezioni, Marjorie notò subito Castiel in mezzo alla folla, era l'unico in tutta la scuola che si tingeva i capelli di rosso fuoco e si vestiva come un rockettaro, stile che aveva fatto da sempre perdere la testa a molte ragazze della scuola, compresa Marjorie. Avrebbe voluto proseguire dritto sino alla sua classe, ma andò comunque verso di lui.
Castiel stava fumando la sua solita sigaretta quando vide Marjorie che gli veniva incontro.
« Mar! » L'abbracciò stupendola « che fine hai fatto? Ieri ti ho aspettato. »
« Sono uscita e ho dimenticato il telefono a casa » mentì « scusa. »
« Dove... » la domanda di Castiel fu interrotta da Rosalya, amica di Marjorie, nonché cognata di Lysandré, migliore amico di Castiel, che lo seguì.
« Mar! » Le venne incontro Rosalya, chiamata più brevemente "Rosa" « sei sparita per tutto il fine settimana! »
Rosalya era una delle ragazze più belle che Marjorie avesse mai conosciuto o visto. Portava lunghi capelli lisci dal colore argentei-violacei che le ricadevano lungo la schiena. Alta quasi un metro e ottanta, il suo fisico slanciato e le sue gambe facevano venire le vertigini. I suoi grandi occhi color caramello riuscivano poi ad incatenarti al suo sguardo, dolci lineamenti infine contornavano il suo viso privo di imperfezioni, naso piccolo e labbra sottili. 
Castiel nel frattempo aveva cinto le spalle di Marjorie con il braccio. 
« Scusate tanto. » Disse Mar.
« Buongiorno Marjorie » Disse Lysandré avvicinandosi alla ragazza.
Marjorie sorrise e gli diede un piccolo bacio sulla guancia, lui ricambiò.
La campanella suonò forte per ricordare a tutti gli studenti che era appena iniziata una lunga settimana scolastica.
« Allora ci vediamo dopo Mar » le sorrise Rosalya prima di salutarla con un bacio e dire: « Se non entro adesso la Coin mi uccide! » 
Marjorie non ebbe neanche il tempo di contraccambiare il saluto. 
Armin, il ragazzo dai capelli neri e gli occhi chiari, ma anche il migliore amico di Marjorie, arrivò di corsa dalla direzione della fermata dell'autobus.
I tacchi di Rosalya sull'asfalto creavano un rumore davvero fastidioso.
« Ragazzi! » Urlò Armin mentre arrivava con il fiatone.
« Armin? » Domandò la ragazza « cos'è successo? »
« A... Alexy mi ha lasciato a casa perché ho fatto tardi... » Poi si osservò intorno e incrociò lo sguardo di Marjorie « Mar! » Esclamò abbracciandola, « ma dov »  guardò l'orario « Mar dobbiamo entrare, abbiamo compito a prima ora! » le ricordò.
« Vero! » Esclamò Marjorie, se l'era completamente dimenticato.
« Aspetta! » Disse Castiel prima che Marjorie potesse salutarlo « sono quasi due giorni che non la vedo, puoi dire al professore che sta arrivando? » Chiese ad Armin.
Il ragazzo con la lunga sciarpa viola guardò l'amica, Marjorie fece spallucce « Va bene » accettò Armin portando gli occhi al cielo « ma sbrigati. »
Lei fece cenno di sì con la testa e si voltò verso Castiel che stava finendo la sua sigaretta « vuoi? » Chiese porgendole l'ultimo tiro.
« No, non mi va » disse Marjorie.
Castiel la guardò storto, come cercando di studiare il suo sguardo assente, poi lasciò perdere e lanciò lontano la cicca.
« Stasera vieni da me? » Le domandò Castiel.
L'ultima cosa che avrebbe voluto era passare la serata con Castiel. « Non lo so Cass, facciamo che ti faccio sapere più tardi. » 
Lui la baciò « mi manchi » disse « cerca di venire. » 
Lei fece cenno con il capo. Castiel poteva risultare anche dolce a volte, se Marjorie non sapesse che, quasi sempre, le sue parole avevano un secondo fine. 
La prese per mano ed entrarono scuola, erano quasi vicino alla segreteria quando un ragazzo paffuto con il piumino blu correndo prese in pieno Castiel.
***
« Cédric non correre! » Gli urlava Nathaniel prima dello scontro con Castiel Brunet. 
Ciò che accadde dopo paralizzò completamente Nathaniel. Castiel con una mossa veloce prese Cédric e lo sbattè contro il muro, pronto a fargliela pagare.
Di colpo si era sentito come se suo padre lo stesse punendo per qualcosa che aveva fatto. Si trovava a casa e Aubert, mentre gli urlava quanto fosse inutile e buono a nulla, lo picchiava forte con la cintura di pelle marrone. I suoi muscoli avevano deciso di bloccarsi, per quanto la sua testa gli urlasse di correre in soccorso del suo migliore amico, era tutto inutile. Rimase lì inerme a guardare da lontano la ragazza dai capelli chiari che fermò Castiel giusto in tempo.
***
Castiel con uno scatto di ira prese il ragazzo per il colletto e lo sbattè contro il muro.
« Che cazzo fai?! » Gli urlò arrabbiato.
Il corridorio era vuoto, le aule lontane da cui proveniva parecchio rumore, Marjorie pregava che nessun professore venisse, un'altra sospensione e Castiel avrebbe perso l'anno.
Il ragazzo rimase a bocca aperta « s-scusa Castiel, ero di fretta... »
Castiel partì per dargli un pugno, ma Marjorie si piazzò subito in mezzo « Castiel smettila! » Esclamò arrabbiata. 
« Levati! » Le ordinò. 
Marjorie rimase ferma.
« Ma hai visto cos'ha fatto?! » Adesso Castiel urlava contro di lei.
Lei si limitò a guardarlo negli occhi, odiava quando la trattava così.
« E' stato un incidente » sibilò Marjorie.
Lui la guardò arrabbiato e deluso « 'fanculo » disse prima di lasciare il ragazzo che cadde spaventato a terra. 
Marjorie lo aiutò ad alzarsi nel momento stesso in cui i suoi pantaloni toccarono il pavimento « stai bene? » gli domandò.
Un ragazzo che lei non notò essere lì in quel momento lo soccorse, ma lo riconobbe subito, era il segretario delegato della scuola.
« Cédric come stai? » gli domandò l'amico.
« N-non vi preoccupate » disse Cédric « sto bene ».
D'un tratto Cédric si guardò per intero contando attentamente le dita delle proprie mani e sembrò capire solo in quel momento cos'era accaduto, come se avesse assimilato la scena solo allora.
« STO BENE! » Urlò « e io ora lo ammazzo di botte! » Diventò rosso in volto e fece per andare nella direzione in cui era andato Castiel.
« Ehy, ehy, ehy » lo fermò Marjorie « ma sei pazzo? » 
Il segretario delegato le diede ragione « lo conosci Castiel, è meglio lasciarlo stare. » 
Marjorie era confusa « lo conoscete? » Domandò voltandosi nella direzione del ragazzo dai capelli biondi.
« Siamo in classe insie... » 
Il ragazzo si bloccò come Marjorie quando i loro occhi si incontrarono. 
L'immagine di quella notte sul ponte tornò nitida. Era lui?

 
Quegli occhi, pensò Nathaniel. Possibile che?
D'un tratto si accorse che le sue guance si stavano tingendo di rosso.
Nathaniel si girò di scatto e vide Cédric che si stava mangiando l'unghia del pollice.  « Cédric? » 
« Che c'è? » Disse l'amico.
« Calmati. Credo sia  meglio andare in classe. » Affermò Nathaniel senza guardare la ragazza che silenziosa guardava la situazione.
« Ma non farai nulla di stupido, vero? » Chiese lei.
« No, certo che no » Quel suo tono Nathaniel lo conosceva benissimo, mentiva.  
« Allora vado anche io, compito. » Continuò la ragazza « Ciao allora Cédric e? »
« Nathaniel » disse il segretario delegato. 
« Nathaniel » finì la frase Marjorie, per poi incamminarsi nella direzione opposta alla loro.
***
« Ma ti rendi conto?! » Urlava disperato Cédric mentre correvano verso la loro classe « stavo per essere picchiato da Castiel! E cosa peggiore sono stato salvato! E cosa peggiore ancora da una ragazza! E cosa ancora ancora più peggiore da Marjorie Durand! » 
« Si chiama Marjorie Durand? » Domandò Nathaniel.
« Sì » rispose l'amico « perché non la conoscevi? »
Certo che la conosceva, la vedeva sempre in giro, con Castiel o con i suoi amici.
« Solo di vista. » Ammise Nathaniel.
Bussarono alla porta della classe quarta E.
« Prego » squillò il loro professore di storia, Faraize.
I due amici entrarono con la testa bassa, tutti i loro compagni di classe avevano il libro aperto, Nathaniel fece un sospiro di sollievo per Cédric, Faraize non avrebbe interrogato oggi.
« Bene, bene » disse il docente « Roussel e Morin, siete in ritardo di » guardò l'orologio che portava al polso « diciannove minuti. Giustificazioni? »
« Troppo traffico » disse subito Cédric, mentre con lo sguardo cercava Castiel, era sempre lì, seduto all'ultimo posto con Lysandré che lo ignorava con sguardo assente.
Il professore non ebbe il tempo di replicare che dalla porta fece il suo ingresso Melody, sempre elegante e femminile, portava lunghi capelli color mogano che ricadevano sulle spalle con delicatezza, viso rotondo ma allo stesso tempo adulto, aveva dolci occhi chiari e, quando voleva, un bellissimo sorriso, anch'essa era segretaria delegata come Nathaniel.  
« Scusi professore » disse educatamente Melody.
« Sì Melody? Problemi? » Domandò Faraize sorridendole. 
« Serve Nathaniel in segreteria. » 
Il professore alzò gli occhi al cielo come seccato, « vai » disse guardando Nathaniel, « tu invece Morin, entri a seconda ora. »
Cédric fece cenno di sì con la testa ed insieme all'amico uscirono dall'aula che sapeva di polvere e sporco.
« Dove vai ora? » Chiese Nathaniel a Cédric  « resti in segreteria con me? » 
« No » disse Cédric « credo che andrò in cortile. »
« D'accordo »  gli fece Nathaniel.
Melody da davanti, sembrò sorridere.
***
« Le sembra l'ora di presentarsi in classe?! » Urlò la professoressa di inglese Lacroix a Marjorie « questo compito è molto importante! »
« Mi scusi » disse Marjorie.
Armin nel frattempo le mandava occhiate dal loro banco alla "ma dove sei stata?!" e alla "mi hai lasciato solo e ho dimenticato la penna!" 
La professoressa Lacroix si mise una mano fra i capelli « vedrò di farle recuperare il compito un altro giorno signorina Durand » disse « ora esca ed entri a seconda ora. » 
Marjorie non emise un suono ed uscì dalla classe, era arrabbiata, "tutta colpa di Castiel" pensò.
Uscì dalla scuola per dirigersi verso il cortile, senza sorprendersi trovò Cédric seduto su una panchina, l'unica su cui batteva il sole. Senza pensarci due volte si sistemò bene la sciarpa nel collo e si sedette accanto a lui. 
« Ciao » disse Marjorie.
« Ciao » rispose imbarazzato Cédric abbassando lo sguardo.
« Anche tu a seconda ora? » Domandò la ragazza.
« Già » mugolò Cédric per poi ritornare al suo cellulare.
« Mi pare che prima non mi sono presentata » disse « io sono Marjorie » gli porse una mano.
« io Cèdric, ma penso tu l'abbia capito » fece Cédric prima di ricambiare il gesto.
A Marjorie cadde uno sguardo sul cellulare del ragazzo « Breaking bad? » Chiese indicando il telefono.
Cédric si girò sorpreso « sì » rispose « lo conosci? » 
« Ma è ovvio! » Esclamò Marjorie gesticolando « è tipo... bellissimo! » 
« L'hai vista? » Domandò Cédric. « tutta? » 
« Certo, l'ho finita tempo fa » sorrise Marjorie guardandolo « che c'è? » Chiese « sei stupito? »
Ovvio che era stupito, pensò Cédric, non aveva mai conosciuto qualcuno con la sua stessa passione, tranne che su internet, dove faceva parte del gruppo "Pazzi per le serie tv". Ignorò la domanda di Marjorie e disse « io non l'ho ancora finita. »
« Dove sei arrivato? » Chiese visibilmente interessata la ragazza.
« Sono alla sei per dieci » disse Cédric « manca poco! » Alzò una mano in segno di vittoria.
Marjorie rise « anche io sono così quando sto per finire qualcosa, di solito divoro una stagione in pochi giorni. »
« Anche io! » Esclamò Cédric arrossendo.
« Breaking bad l'ho vista con il mio amico Armin » disse Marjorie « non so se lo conosci. »
« Armin, uno dei due gemelli? » Chiese Cédric facendo mente locale.
« Proprio lui! » Fece cenno la ragazza « il gemello con i capelli scuri, anche se preferisce i videogiochi » ammise Marjorie « però ci accontentiamo a vicenda e finiamo col passare giorni interi davanti al computer, ma amo anche legger... »
Il telefono le squillò, era Castiel : ci vediamo al cambio dell'ora nel sottoscala?
« Siete in classe insieme quindi tu e Castiel » cambiò discorso Marjorie.
Il ragazzo fece cenno di sì dispiaciuto per la fine della loro discussione sulle serie TV. 
« E come si comporta? » Gli domandò.
« Bhé... » Cédric sembrava non trovare le parole giuste « ti offendi se ti dico che è quasi sempre uno stronzo? » 
Marjorie rise « perché mi dovrei offendere? »
« È il tuo ragazzo no? » 
Marjorie rimase fin troppo tempo a pensarci, ma rispose di sì e iniziò a farfugliare per poi sospirare profondamente « ti chiedo ancora scusa per quello che è successo, di solito non è così » mentì.
Le orecchie di Cédric presero fuoco « non preoccuparti » disse ai suoi piedi.
« No davvero. Castiel è stato uno stronzo. » Continuò Marjorie « e se vuoi farne parola con la preside... » 
« Non dirò niente alla preside » la interruppe Cédric « è una questione tra me e lui. »
Marjorie lo esaminò per bene, aveva il viso ancora da ragazzino e le mani piccole. Fece un sospiro ancora più lungo « Per favore, devi solo ignorarlo. »
Cédric la guardò e alla fine fece un cenno di acconsenso con la testa. La ragazza si rilassò. 
« Smettiamola di parlare di Castiel » disse Marjorie guardando l'ora sul suo cellulare, mancava poco al loro rientro in classe « che corso frequenti? »
Marjorie praticava basket, non perché fosse brava, ma perché era obbligata dalla scuola. Poteva scegliere tra basket e giardinaggio, e, dato che le piaceva lo sport, lo scelse, ma scoprì che non era assolutamente portata. Così dopo poche prove iniziò a saltare gli incontri pomeridiani e iniziò ad aiutare a mettere a posto la palestra solo la mattina. Quindi non si stupirebbe se anche lui frequentasse il club di basket e non si fossero mai incontrati. Fu lì che conobbe Castiel.
« Avevo scelto giardinaggio, ma me ne sono andato » sorrise « non mi andava di perdere tempo » disse « sai, per le serie TV. »
« Come ti capisco! » Finì per dire Marjorie e la campana suonò.
« Dobbiamo andare a farci firmare il permesso » si alzò dalla panchina Cédric « v-vieni con me? »
Marjorie si alzò di colpo e sorrise « sì, andiamo. »
***
« Allora che dobbiamo fare? » Chiese educatamente Nathaniel a Melody.
« Dobbiamo prepare le autorizzazioni per la gita barra gara del prossimo mese. »
« Allora iniziamo a preparare tutto per questa gita barra gara » sorrise Nathaniel.
Melody si fece ancora più dolce « hai già per caso pensato con chi fare coppia? » chiese imbarazzata.
La gita consisteva in una gare a coppie, tipo caccia al tesoro.
« Penso con Cédric » disse il biondo.
« Ah » fece Melody visibilmente dispiaciuta.
« Perché questa domanda? » Domandò Nathaniel senza guardarla, era intento a leggere con attenzione una circolare.
« No, perché sai... mi sarebbe piaciuto... » Melody trattenne un respiro « avrei voluto fare coppia con te! » Cacciò velocemente.
Nathaniel la guardò « oh, mi dispiace... »  iniziò « potresti comunque chiedere a Violet o... » 
« Certo che non capisci proprio nulla eh?! » Disse arrabbiata Melody. 
« Capire cosa? » Chiese confuso Nathaniel « non capisco... »
« Senti io devo tornare in classe » fece Melody con voce triste e mettendosi una mano fra i capelli  « sistemati le autorizzazioni da solo » e detto questo uscì dalla segreteria sbattendo la porta, causando una scia di vento che fece cadere tutti i fogli che si trovavano sul tavolo ovale.
***
Marjorie e Cédric entrarono dentro l'edificio e si diressero verso la segreteria dove trovarono Nathaniel intento a sistemare una pila di fogli, e quando li udì il ragazzo alzò lo sguardo, imbarazzandosi nel vedere Marjorie.
« Vi serve il permesso per entrare a seconda ora? » Chiese Nathaniel con lo sguardo fisso sui fogli di carta.
« Sì » disse Cédric.
« Ma sai mica dov'è la preside? » Domandò Marjorie al segretario delegato, anche lei con un certo imbarazzo che cercava in tutti i modi di sopprimere.
« Dovrebbe arrivare da un momento all'altro » rispose gentilmente Nathaniel « intanto vi preparo i permessi »
« Grazie Nath » fece Cédric.
La preside fece il suo ingresso in segreteria un attimo dopo con il suo esagerato tailleur rosa « e voi? » Segnò Marjorie e Cédric « Ingresso a seconda ora? »
La Shermansky era una donna sulla sessantina, dolce all'apparenza ma severe se serviva. Paffuta e ricoperta di rosa ricordava un grande macaron.
« Sì » disse Marjorie.
« Ah, Durand, giusto? » iniziò la preside « devo parlarti il prima possibile, alla fine della quinta ora ».
Marjorie non era sorpresa, suo padre aveva sicuramente chiamato la scuola « Come vuole »
« Eccoli » spuntò Nathaniel da dietro un armadio « oh buongiorno » disse rivolgendosi alla preside « ho i permessi per l'ingresso posticipato »
« Perfetto, perfetto » fece la preside « muoviamoci, dovete tornare in classe ragazzi. »
Dopo aver firmato le autorizzazioni i ragazzi si dileguarono in fretta, salutandosi velocemente « è stato bello parlare con te » disse 
Marjorie a Cédric  prima di svoltare l'angolo per arrivare alla sua classe.
« A-anche per me » sussurrò piano Cédric quando già la ragazza se n'era già andata.


« Mi hai completamente abbandonato! » Ricordava Armin a Marjorie alzando una penna contenente pochissimo inchiostro « ti rendi conto? » Continuava a dire « sono andato in guerra, (precisando) DA SOLO, con questa. » La lanciò in aria e fece finta di disperarsi.
« Penso che dovresti calmarti » ridacchiò Marjorie mettendogli una mano fra i capelli scuri « povero piccolo, mi farò perdonare »
In quel momento entrò il professore di storia Faraize, uguale per molte classi.
« Armin! » Disse subito « sono io che ti provoco tutto questo malessere? » 
Armin alzò subito la testa dal banco « no, no » gesticolò « faccia la sua lezione. »
« Professore io sono entrata a seconda ora » disse Marjorie « il permesso è sulla cattedra. »
« Va bene Durand » Faraize si sedette sulla sedia « oggi spiego datemi solo il tempo di sistemare il registro. »
« Ti rendi conto come trattano i reduci di guerra? » Bisbigliò Armin a Marjorie.
Era difficile per Marjorie non trattenere un sorriso « ma finiscila scemo. »
« La prossima volta ti porto via da Castiel » Armin prese la sua console e iniziò a giocarci da sotto il banco « stasera che fai? »
Marjorie ricordò la proposta di Castiel « Castiel mi ha chiesto di andare da lui. »
« Bleah » si limitò a fare Armin « perché invece non facciamo una maratona di qualcosa? E' da una vita che non facciamo nien... cazzo » fece perché aveva visibilmente perso.
Marjorie si accorse solo in quel momento che Armin stava giocando « Stronzo! Una vita per uno. »
Armin sospirò « tieni » disse passandogli la console « ma non mi hai risposto. »
Marjorie alzò un attimo gli occhi verso quelli azzurri del suo amico « ma sai con mia mamma... » 
Armin era l'unico a conoscere i problemi di famiglia di Marjorie, anche se ormai la notizia si stava espandendo in fretta, a partire dalle sue vicine di casa che aspettavano con ansia di avere un pettegolezzo tra le mani.
« Appunto per questo » disse « così ti svaghi un po', ma se preferisci Castiel a me allora va bene non ti preoccupare... considerati solo fuori dal mio club! » scherzò Armin.
« Quale club scusa? » Rise sotto i baffi la ragazza.
Armin ci pensò un attimo « nessuno... per il momento! Per cui quando ne avrò uno ritieniti già esclusa » 
« Si cert... ah! Ho perso » Marjorie passò il gioco a Armin che rispose: « sei proprio negata »
« Scusate ragazzi » li richiamò Faraize « ne avete ancora per molto? »
« Ma porca miseria, questo livello è infattibile! » Esclamò Armin, accorgendosi solo un attimo dopo di avere gli occhi della classe puntati addosso, anche quelli divertiti di Marjorie.
Faraize sembrava stanco « il tuo gioco Armin, sulla cattedra » 
Armin fece come aveva detto il professore e con molto dispiacere tornò al suo posto: terza fila dalla porta, penultimo banco.
« No, no! » Lo fermò Faraize con la mano « vi devo assolutamente dividere » si guardò intorno « Marjorie con Violet e Armin con Iris. »
Violet era la timida ragazza dai capelli viola che non vivicizzava per niente la classe, stava sempre per conto suo, sin dal primo anno, dando conto solo ad Iris e ai professori, infatti aveva voti altissimi, piccola e dolce, chiunque la guardava provava tenerezza.
A malincuore i due compagni si divisero « a dopo amigos » Marjorie salutò Armin prendendo le sue cose.
Sedendosi al nuovo banco la ragazza bionda salutò gentilmente Violet « Ehy » che rispose solo con un impacciato "ciao", per poi non rivolgersi più la parola per tutta l'ora di lezione, finché Faraize non annunciò che i loro dieci minuti di riposo.
« Finalmente » disse Mar, ma Violet non rispose, e si limitò a sistemare il libro di storia nello zaino.
« Hai visto che giornata fredda? Però al solo si sta molto bene » Continuò nella speranza di creare una comunicazione con la vicina di banco.
« g-già. »
« Ho notato che ti piace la storia » sorrise Marjorie « non è così? »
Violet fece cenno di sì con la testa « mi piacciono molto le materie umanistiche » disse quasi sussurrando.
Marjorie la osservò con interesse « lo sai che sei strana? » 
Solo in quel momento la guardò « I-io? P-perché? » Balbettò.
Violet si incuriosì da quella sua affermazione, anche se la preoccupazione aveva preso il possesso del suo viso.
« Oh no! Non fraintendere! » Rise Marjorie « strana in senso buono » cercò le parole giuste « cioè nel senso che sei molto timida, però ti tingi i capelli di viola, e queste due cose vanno un po' in controsenso l'una dall'altra... non so se mi spiego... capisci quello che voglio dire? » Marjorie cercò una qualche risposta da Violet, che però non arrivò « Quindi mi fai pensare che vuoi far vedere alla gente chi sei attraverso i capelli, poiché la tua timidezza non te lo permette, forse mi sbaglio, ma se è così è una cosa... »
Violet la osservò con attenzione « strana? »
« Affascinante » si ritrovò a dire Marjorie « veramente affascinante e geniale » Sorrise.
***
 
« Cioè amico è tipo troppo carina! » Diceva Cédric mentre con Nathaniel si recavano in mensa per pranzare « le piacciono le cose che piacciono a me, pazzesco no? »
Nathaniel rise « smettila di essere così elettrizzato, ti verrà qualcosa. »
Quando entrarono nella mensa il segretario si mise subito alla ricerca della ragazza, senza però darlo a vedere, nella confusione notò i capelli rossi di Castiel, e accanto a lui la chioma bionda di Marjorie, ovviamente erano sempre lì al solito posto, accanto al distributore di merendine.

« Io aggiungerei un si bemolle » disse Lysandré a Castiel mentre correggeva l'arrangiamento musicale scritto dal secondo. Insieme si divertivano a comporre canzoni, prima era una cosa molto più seria, avevano anche la voce solista femminile, ma una volta che quest'ultima li lasciò decisero di continuare solo per puro divertimento personale.
« Fai tu Lys » gli disse Castiel tornando con gli occhi su Marjorie « ti avevo chiesto di venire nel sottoscala a seconda ora » 
« Dovevo firmare il permesso di entrata a seconda ora, che per la cronaca è stata colpa tua. » Addentò un pezzo di hamburger.
« Io?! Forse quel cretino che mi è venuto addosso. » Castiel alzò lo sguardo « eccolo là! Col segretario delegato. »
Il ragazzo fece per alzarsi ma Marjorie lo fermò « che vuoi fare? »
« Voglio solo prendermi dell'altra insalata » indicò il contenitore di plastica vuoto « vuoi venire con me? »
Marjorie acconsentì, almeno poteva tenerlo d'occhio poiché anche Cédric non aveva l'aria di chi voleva lasciar correre.
« Mar! » La fermò Armin « mi prendi altre patatine fritte? »
« No » Gli fece la linguaccia Marjorie.
« Ti odio » Armin si alzò e li seguì verso il bancone.
Castiel cinse le spalle di Marjorie « dovrei preoccuparmi di Armin? » Fece a mo' di seduttore.
« Ma smettila » rise. Quando voleva Castiel sapeva farsi volere bene.

« Patatine! » Esclamò Armin rammaricato nel vedere che erano finite « Dove siete patatine? »
« Armin rassegnati, sono finite » disse Castiel con un tono seccato ma anche divertito.
« Ma non capisco! » Si appoggiò al bancone « Signora Luis, sono finite le patatine! »
Marjorie rise, e Armin ne fu felice, un secondo dopo spuntarono accanto a loro Cédric e Nathaniel.
« Ehy » li salutò Marjorie trattenendo Castiel accanto a sé, ma non dava l'impressione di uno che volesse muoversi.
« E' acqua passata Mar! » Disse il rosso staccandosi dalla presa della fidanzata « non me la prendo con i bambini. »
Cédric da quella affermazione divenne sempre più rosso, finché uno scatto di ira non lo portò a tirare un pugno in volto a Castiel, che, senza essersi spostato di un centimetro lo prese per la maglia e lo buttò a terra.
Marjorie si precipitò a separarli, così anche Nathaniel che dopo essere entrato in uno stato di trans corse ad aiutare l'amico, anche Armin cercò di staccare Castiel dal ragazzo, insieme a Melody che partì subito dopo aver visto Nathaniel immergersi nella zuffa, finché il professor Faraize non arrivò e si mise ad urlare « BASTA! »
« Ma seite impazziti?! »I ragazzi si fermarono « cosa vi è saltanto in mente?! » li guardava allibito « anche tu Nathaniel »
« Scusi prof... » iniziò Cédric rialzandosi.
« Silenzio! Subito nell'aula di scienze, tutti e sei! »
I ragazzi si alzarono e andarono nella direzione del professore, aveva tutti uno sguardo impaurito per la possibile sospensione, tranne Castiel, lui sembrava assente.

« Possiamo spiegare! » Disse Melody, con tutta la sua eleganza.
« Non voglio sentire una parola! » Continuò « non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da te Nathaniel, e tanto meno da te Melody, Cédric... anche tu Marjorie » 
« Ed io? » Si ritrovò a dire Armin, che come risposta trovò solo l'occhiataccia del professore, che si sedette esausto sulla sedia « cosa devo fare con voi? » Disse rammaricato che alcuni dei suoi alunni migliori si erano ritrovati coinvolti in una rissa, poi prese di nuovo coraggio ed esclamò « domani pulirete tutto il pomeriggio il sottoscala! Tutti e sei insieme! » Si sistemò la cravatta « e ringraziate che non vi ha trovato la preside! »
***
 
« Mi spieghi cosa centro io?! » Chiedeva Armin a Marjorie.
« Voi due che vi azzuffate » rideva di cuore Alexy « tu giochi a troppi videogame fratello »
« Ti ho detto che non mi stavo azzuffando! » Ripeteva Armin.
« Mi ci sarei azzuffato volentieri io con Castiel » fece Alexy « senza offesa Mar! »
« Ma figurati » rise Marjorie.
Alexy  era il gemello di Armin, tutti e tre erano amici da tantissimo tempo, differenziava dal fratello grazie ai suoi capelli azzurri e il modo stravagante che aveva di vestirsi, e, punto non tanto importante, era omosessuale. Stavano tornando a casa insieme, ma era arrivato il momento in cui dovevano dividersi.
« Fammi sapere cosa vuoi fare stasera » disse Armin a Marjorie « la mamma ti fa trovare le crepes » proseguì Alexy, per poi dire a voce non troppo bassa al fratello « che dici? L'abbiamo convinta? »


Castiel era rimasto a scuola per una riunione al club di basket, a cui avrebbe dovuto partecipare anche Marjorie, ma non essendo membro attivo tornò a casa dopo aver parlato con la preside, che ovviamente voleva farle sapere di essere a conoscenza delle condizioni fisiche di sua madre « per qualunque cosa, vieni pure da me » così aveva detto.



Nathaniel non sapeva se dire della punizione al padre, no, era meglio di no. In fondo poteva semplicemente dire di avere un impegno pomeridiano con la scuola, non avrebbe dubitato di tale parole, poiché capitava spesso essendo il segretario delegato.
Mentre tornava a casa sperava che Ambra non facesse parola dell'accaduto, e per sua fortuna alla domanda del padre « com'è andata a scuola? » La risposta della ragazza fu « tutto bene. »
***
 
« Pronto? » Marjorie rispose al telefono, era Castiel.
« Allora ci sei stasera? »
La ragazza non sapeva che fare, voleva prendere le distanze da lui oppure no? 
« Ci vediamo verso le dieci » disse.
« Ti passo a prendere io » Staccò Castiel soddisfatto.
Finita la chiamata Marjorie tornò nella camera d'ospedale bianca e azzurra.



Cédric inviò un messaggio a Nathaniel "sono stato un cretino, adesso mi sono messo Castiel contro!"
Nathaniel gli rispose un subito dopo "hai fatto bene, è stato uno stronzo"
"Ma ora che faccio?! Domani dobbiamo passare il pomeggio insieme!" Si disperò Cédric.
"Eh... non lo so amico, non lo so"
***
 
« No ma fammi capire, vuoi lasciarlo e stasera vai da lui però non lo lasci? Sono confuso » diceva Armin mentre con una mano teneva il telefono e con l'altra usava il joystick.
« Sono confusa anche io. » Ripeteva Marjorie « che devo fare? »
« Capire cosa vuoi » disse Armin.
« Non mi aiuti. »
« Da quando dovrei aiutarti? »
« Da quando mi hai proclamata la tua migliore amica. »
Armin sorrise « non ricordo di averti proclamata la mia migliore amica. »
« Sei proprio uno stronzo » rise Marjorie per poi dire subito dopo « Ne riparliamo domani, Castiel sta arrivando. »
« A domani » la salutò Armin per poi ritornare ai suoi videogiochi.
***
 
Castiel baciò intensamente Marjorie « vuoi andare di sopra? » Le chiese.
« Dobbiamo parlare » disse la ragazza sedendosi sul divano.
« E' successo qualcosa? » Chiese Castiel preoccupato.
Castiel era un ragazzo emancipato, poiché i genitori erano sempre fuori per lavoro. La sua casa per quanto strano potesse risultare era ordinata, più di quella di Marjorie almeno. Il salotto era piccolo e collegato alla sala da pranzo, le pareti erano di un azzurro chiaro e i mobili avevano un'aria molto vintage.
Marjorie cercò le parole giuste « forse è meglio finirla qua »
« In che senso finirla? » Castiel si era alzato.
« Cass insieme ci stiamo facendo del male » ed era la verità, non erano fatti per stare insieme, avevano troppo fuoco che insieme non riuscivano a spegnere, e non era un bene.
Castiel era sempre più confuso « è solo il periodo! » Si ritrovò ad articolare.
« no... » provava a parlare Marjorie.
« Sì, sì invece, parli così per via di tua madre e... »
« Mia madre? » Lo interruppe subito « cosa sai di mia madre?! »
Ci fu un momento di silenzio tra i due nel quale Marjorie ripetette la frase con più insistenza « cosa sai di mia madre?! »
Castiel capì di aver parlato troppo « so tutto. »
« Tutto cosa? » Chiese la ragazza iniziando a bollire di rabbia.
La testa del ragazzo stava elaborando milioni di pensieri, ma poi arrivò alla conclusione che la colpa non era sua bensì di Marjorie- « So che è in ospedale e che sta male. » Rispose pronto a litigare.
Marjorie scoppiò « E non mi hai mai detto niente?! » era infuriata « Hai sempre continuato ad arrabbiarti con me perché non venivo a quelle stupide feste per ubriacarmi e finire a letto con te e sapevi tutto?! »
« Ma cosa volevi che facevo se non mi hai mai detto niente?! Non ti sei mai aperta con me! L'ho saputo tramite mia madre! » Castiel sputava veleno. In fondo se si fidava di lui avrebbe dovuto dirglielo.
« Cazzo Castiel io pensavo che mi conoscessi... »
« Ora cosa intendi dire con questo? »
« Bastava un come stai Cass, un dannato come stai! »
« Oh ora non passare per la vittima! » Disse alterando il tono di voce « speravi che venissi da te a dirti che ti amo e che passerà tutto? Che tenera » gesticolò « bhé io non sono così! E neanche tu! »
Marjorie analizzò attentamente le sue parole « sei uno stronzo » disse e fece per andarsene ma Castiel la fermò.
« Te ne vai senza finire? Parla una volta per tutte! »
« Sai forse hai ragione, io non sono così, ma mi sarebbe piaciuto...  »
« Cosa? Ti sarebbe piaciuto cosa?! » La invitava a rispondere Castiel.
« Che tu ti preoccupassi per me! » Marjorie si calmò « e che mi trattassi con più cura » un attimo di silenzio ricoprì la stanza « ma come hai detto prima, tu non sei così »
Castiel addolcì lo sguardo ma la voce rimase comunque dura « già. »
Ritenendo che la conversazione fosse finita Marjorie prese il suo cappotto ed uscì da casa di Castiel, imboccando la via che conduceva alla fermata degli autobus.


 
PICCOLISSIMO ANGOLO AUTRICE;
Sono contenta di aver pubblicato il primo capitolo del 2016, spero che questa storia vi prenda, io ho grandi aspettative e tantissime idee in mente. 
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccione-one. 


 

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