Runaway, while you can.

di No_Alibi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Eleonor ***
Capitolo 2: *** 2. Oz ***
Capitolo 3: *** Scimmietta ***



Capitolo 1
*** 1. Eleonor ***


Guardavo la pioggia scorrere lungo le grandi finestre della camera d'albergo in cui ero per l'ennesima volta costretta a nascondermi a causa del giornalisti. Ero una modella da neanche sei mesi e già ero sulla bocca di tutti a causa della mia presunta relazione con chissà quale personaggio famoso questa volta.. Cavolo, avevo sempre sognato questo momento sin da piccola, volevo essere famosa, volevo poter vivere nella città più bella del mondo e guadagnare soldi facendo quello che più mi piaceva eppure.. Adesso eccomi qui ad aspettare che quegli sciacalli se ne andassero e mi lasciassero finalmente vivere la mia via, che in tutta sincerità, iniziavo ad odiare..
D'altro canto, Marie, la mia assistente, mi aveva chiaramente ricordato che tutta quella pubblicità era un bene per me, che mi avrebbe aiutato a rimanere sulla cresta dell'onda e che senza tutti i fotografi, i giornalisti e tutto il resto sarei tornata presto ad essere una ragazzina qualunque, una delle migliaia di persone che provavano a  sfondare nella Città degli Angeli.
Quindi in pratica dovevo anche essere grata a quelle persone che mi rovinavo la vita perché senza di loro non ne avrei avuta una.. Wow, che bello.. Come quando finisci col mignolo del piede contro lo spigolo di un mobile.. I miei felici pensieri furono interrotti da Marie, finalmente tornata da me dopo avermi lasciata per quasi due ore da sola.
"Ehi, ti stai ancora piangendo 
addosso?"
Mi voltai verso di lei con tutta l'intenzione di gridarle qualcosa di orribile. Mi aveva lasciata lì, sola con me stessa e, credete, non avrei potuto avere compagnia peggiore. Un'iguana paralitica sarebbe stata più divertente.
Ma quando vidi il suo sguardo dolce e stanco decisi di non farlo. Marie mi era sempre stata accanto ogni volta che ne avevo avuto bisogno e anche quando diventavo insopportabile e isterica, cosa che, devo ammettere, accadeva spesso. Era bella, più grande di me di quattro anni eppure sembrava anche più giovane. L'avevo incontrata qualche anno prima, quando avevo deciso di fare sul serio e prendere la mia vita in mano e l'avevo scelta perché Marie era buona, simpatica, dolce e sempre sincera. Era.. era Marie.
La guardai per un attimo e le sorrisi.
"No, pensavo alla tua brutta faccia in realtà." 
Lei mi guardò divertita fingendo di metter su il broncio.
"Scherzo, guardavo la pioggia e pensavo quanto sarebbe bello avere un unicorno. Lo chiamerei Adam."
"Oh, Eleonor, non cambierai proprio mai. Dovremmo dire a tutti quei giornalisti che invece di pensare a James Franco te ne stai chiusa in una stanza a pensare a unicorni e cavallucci marini" disse facendomi cenno di seguirla fuori dalla stanza.
La seguii in silenzio immaginandomi un ipotetico articolo di giornale dal titolo *Eleonor Johnson e la sua nuova fiamma* con tanto di foto di me che abbracciavo un cavallino. Chissà quanto avrebbe venduto.. Ma che cavolo pensavo? Stavo impazzendo, avevo bisogno di un periodo di vacanza.. Si, relax per una fine settimana, magari anche di più.. C'era solo un piccolissimo problema..
"Senti Marie..." iniziai con il tono più dolce che le mie corde vocali mi permettessero "stavo pensando, no.. che in questo periodo sono molto stressata.."
"Sì..?"
"Già... Davvero molto stressata.."
"Va al dunque El!"
Ecco, probabilmente quando ho pensato che fosse una persona dolce ero sotto effetto di qualche sostanza tossica che mi aveva bruciato gli ultimi neuroni rimasti.
Tanto valeva dire la verità.
"Voglio una vacanza!"
Marie si girò un secondo solo per incenerirmi con lo sguardo.
"Una vacanza, eh?" Perfida.
"Ehm.. s-si.." Ma perché cavolo avevo paura di lei? 
"Sì, una vacanza!" ripetei questa volta con maggiore convinzione e a voce più alta, forse troppo.
"E di grazia, Eleonor, come pensi di fare con il tuo lavoro? Hai due shooting proprio oggi e un'intervista questa sera.. Per non parlare del fine settimana e degli impegni con Boss"
"Io.." Che palle. Trovava sempre il modo di distruggere i miei piani. Come poteva infierire così su una povera ragazza indifesa?
"Non lo so, Marie, sei tu la mia assistente, trova il modo!"
Così si fa! Nella mia testa mi stavo già battendo il cinque, soddisfatta.
"Mmm.. Trovato!" La voce di Marie mi fece tornare alla realtà.
Già? Cavolo, sapevo che era efficiente ma non credevo fino a questo punto..
"Allora potresti fare così.. Renderti conto che ormai hai 25 anni, che non sei più una bambina.."
Cavolo, avevo cantato vittoria troppo presto.
".. e che hai degli impegni e, in quanto adulta, appunto, dovresti imparare ad onorarli. E smettila di fare smorfie."
E lei che ne sapeva? Si girò trovandomi intenta a farle la linguaccia con l'indice della mano destra sotto l'occhio. Ok, cos'aveva, gli occhi dietro la testa?
Marie sospirò scuotendo la testa mentre io piagnucolavo qualcosa su quanto la vita fosse ingiusta eccetera eccetera.


Un'ora e varie scenate dopo eravamo nella saletta di una stupida radio per una stupida intervista che tanto nessuno avrebbe mai ascoltato, quando io desideravo solo essere su qualche spiaggia lontana mille miglia da lì con un massaggiatore latino di nome Pedro che mi spalmava la crema da sole mentre bevevo latte di cocco. 
"Ok, ragazzina, tra mezz'ora sarai in onda. Comportati bene e fa una di quelle tue magie che ti fanno risultare simpatica e brillante a tutto il pubblico ignaro del tuo essere una gran stronza."
Sospirai rumorosamente senza neanche rispondere alla mia carissima assistente. Avrei dovuto licenziarla, sì, e prendermi una scimmietta ammaestrata. Sarebbe stata di certo meno dispettosa.
"Oh, Pedro, vieni a salvarmi!" piagnucolai ormai rassegnata.
Marie si limitò a guardarmi con l'aria di una mamma troppo indaffarata per badare ai capricci di sua figlia.

"Marie, mi annoio."
Lo ripetei per la terza volta, stizzita dal fatto che la mia assistente non mi avesse dedicato un briciolo di attenzione.
"Perché non mi parli? Non è giusto! Sei la mia assistente, devi assistermi. Su, Marie, assistimi!"

"Che cosa vuoi che io faccia, eh? Tra dieci minuti siamo in onda, sta un po' calma!"
Adesso era esasperata, lo vedevo nei suoi occhi verdi dietro agli occhiali da vista.
Non volevo infastidirla, solo che questi impegni erano così noiosi, avevo bisogno di qualcosa come.. un passatempo. Già, ma cosa?
Mentre riflettevo sull'iniziare o no a punzecchiare lo stagista della radio, magari nascondendogli gli occhiali o strappandogli quella inguardabile camicetta floreale, la porta della saletta si spalancò e fecero il loro ingresso tre uomini -e che uomini- seguiti da una biondina magra e con gli occhi di una che non dormiva da circa tre mesi.
Li riconobbi come i membri di una famosa band di cui qualche volta avevo ascoltato alcune canzoni. 
Quello con i capelli rosa, che doveva essere il cantante mi fissò per un lasso di tempo non ben definito, decisamente troppo, visto che senza rendermene conto sbottai qualcosa come "che cazzo guardi?" guadagnandomi un'occhiataccia da Marie mentre gli altri due ragazzi se la ridevano. Marie si alzò dalla sedia, pronta a scusarsi per i miei modi da scaricatore di porto, ne sono certa, ma il tipo fu più veloce.
"Scusa" cominciò lui, decisamente infastidito dalle mie parole e dal mio tono.
"È solo che non sapevo facessero entrare anche i bambini qui dentro. Comunque sei proprio carina, sembri una scimmietta."
Io.. Lui.. Io.. COSA?!
Mi aveva appena dato della scimmia? Mi alzai con l'intento di schiaffeggiarlo e subito dopo cercare di affogarlo facendogli ingoiare la camicia dello stagista, che ora ci guardava a bocca aperta, ma qualcuno mi trattenne per un braccio. Marie mi trascinò letteralmente  via dalla saletta mentre io mi dimenavo come una matta e gli altri tipi si piegavano in due dalle risate.


*************************************


Ciao a tutti! Allora ho scritto questa cosuccia sperando che vi piaccia..
Sono un po' in ansia, devo ammetterlo.. Comunque se vi è piaciuto questo primo capitolo/introduzione alla storia e se vi va lasciatemi un a recensione qui sotto con non so.. Suggerimenti, commenti, insulti... Sono curiosa di sapere che ne pensate.. 
Ps. Abbiate pietà >.<

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Capitolo 2
*** 2. Oz ***


"Marie, cazzo, lasciami andare!"
Continuavo a dimenarmi senza riuscire a liberarmi dalla presa d'acciaio della esile Marie. Ma come cavolo faceva ad essere così forte? Doveva essere per via di tutte le ore della sua vita che passava chiusa in una palestra..
"Ma che cazzo ti viene in mente, eh?" 
Adesso mi aveva lasciata e costretta a sedere su una sedia nel corridoio della radio. Ed ecco che partiva la tirata d'orecchie. "Offendere in questo modo una persona, tralasciando chi sia, tra l'altro, molto più grande di te. Ma chi ti ha cresciuta, una scimmia?"
Ancora con queste scimmie. Cazzo, ma che avevo mai fatto di male? Perché si arrabbiava tanto?
"Ehi, perché te la prendi con me? È il vecchietto che dovrebbe imparare a non fissare le persone, e poi hai sentito che mi ha detto? Che stronzo!"
Marie mi guardava come se fossi un alieno, continuando a camminare avanti e indietro con le mani nei capelli. Ma cosa prendeva anche a lei? Voglio dire, magari non era stato proprio carinissimo rivolgermi a lui in quel modo -anche se non l'avrei mai ammesso- ma ero stressata, e non so perché il suo sguardo su di me mi aveva messa.. in imbarazzo? Era così profondo, riuscivo quasi a sentire la pelle bruciare al passaggio dei suoi occhi. Comunque mi aveva fatto saltare i nervi, e questo è quanto.

"Oh, siete qui. Molto bene!"
Una ragazzina insipida apparsa dal nulla ci aveva chiesto gentilmente di entrare per prepararmi alla diretta. Entrammo in silenzio continuando a guardarci in cagnesco. 

Dopo circa quaranta minuti eravamo in macchina dirette a casa e Marie continuava a non rivolgermi  la parola, anche se dal modo in cui mi guardava e boccheggiava, capivo che aveva qualcosa da dirmi ma non lo faceva. E io di certo non avrei chiesto. 
Avevo sbagliato così tanto? Mi faceva sentire una bambina quando si comportava così.. e la cosa mi bruciava ancora di più perché sapevo che aveva ragione.
Forse, infondo, avrei dovuto porre fine a quella stupida guerra a chi teneva più il muso.
"Mi dispiace!" dissi d'un fiato. "Anche se non capisco perché te la prendi tanto, non lo conosci nemmeno..."
Marie sospirò guardandomi in un modo che non avrei saputo definire, un mix di esasperazione e dolcezza  che mi fece sentire ancora più di merda.
"Quello era Jared Leto."
Ma va?!
"Ehm, lo so..."
"Avevo intenzione di dirtelo oggi, in radio perché sapevo che ci sarebbe stato anche lui con la band ma è evidente che non ce ne sia stata l'occasione."
Ok, mi ero decisamente persa qualcosa.
"Dirmi che?" Ma di che parlava ora?
"I 30 seconda to Mars stanno lavorando al nuovo cd e... avevano chiesto di farti partecipare alle riprese del nuovo video in uscita, ecco.."
Oh cazzo. 
OH CAZZO.


C'è chi crede che essere famosi significhi poter fare quello che ci pare e piace, che tutto con un po' di visibilità diventi più facile, e ad essere sincera lo credevo anche io fino a poco tempo fa.
Ben presto però, mi ero resa conto che la vita da star non era tutta rose e fiori, anzi. Quel lavoro comportava sacrificio e stress, oltre che dover sottostare ai capricci degli stilisti, dei fotografi, dei giornali. Alla fine della fiera, se avevi ancora tutti i capelli in testa dovevi ritenerti fortunata e io lo ero. A dimostrarlo la mia lunga chioma biondiccia a cui ero tanto affezionata.
Avevo sempre resistito a tutto!
Fino ad ora...
Già, ora avevo praticamente mandato all'aria un contratto di lavoro... e forse anche la mia carriera? Avrebbe detto a tutti che stronza che ero? Quanto influente era a Los Angeles? Mi avrebbe denunciata per molestie al suo ciuffo rosa? Oh, mamma! Adam, il mio unicorno immaginario, adesso era davvero molto deluso e lo ero anche io... Ecco il prezzo da pagare quando sei una stronza acida.
Vabbè potevo sempre darmi all'ippica, o magari all'agricoltura nonostante le mie esili braccine da modella.
E anche in qualche sperduto campo nel sud dell'Inghilterra sarei stata quella che ha insultato Jared Leto. 
Jared Leto che voleva lavorare con lei. 
Ecco perché mi fissava... 
Ok, basta. Non ci avrei pensato più.
Mi sarei buttata quella brutta storia alle spalle e sarei andata avanti con la mia vita. Sì... 
"Ehm, magari dovrei chiamarlo per scusarmi." 
Che cosa? Ma non avevo appena detto a me stessa che sarei andata avanti? 
Signori e signore, ecco a voi Miss coerenza!
"Apprezzo il gesto ma non ce n'è bisogno, per fortuna. Non riesco proprio a immaginarti a chiedere scusa a qualcuno con quella tua boccuccia da camionista in carriera."
Sempre carina, Marie.
"E perché non ce n'è bisogno? C'è eccome!"
Mi sentivo strana a dire quelle cose e, da come mi guardava, capivo che anche la mia assistente trovava strano il fatto che fossi così propensa a scusarmi.
Ok, magari non ero la persona più gentile del mondo, ma neanche un mostro a tre teste... Solo con la coda appuntita...
"La sua assistente, tale Emma, mi ha appena inviato una mail in cui chiede un alto incontro per il casting. Quel Jared Leto deve essere proprio un santo! Oltre che essere un gran bell'uomo..." 
Stava per caso parlano con aria sognante e le mani unite sul petto?
"No!" 
Avevo urlato così forte da interrompere subito i pensieri impuri di Marie -quella zozzona- che adesso mi guardava con aria interrogativa, o omicida, non riuscivo a capirlo.
"Non puoi farlo! Non puoi costringermi a lavorare con lui! L'ho insultato, probabilmente mi odia e crede che io sia in realtà una scimmia volante arrivata da Oz per mangiare bambini!"
"Che tu sia una scimmia volante venuta da Oz, beh, su questo non ho dubbi. Sul fatto di mangiare bambini... Sei vegana, no? Non potresti cibarti di carne umana... O si?"
"Mi prendi in giro? No perché non mi pare il caso di scherzare."
"Hai ragione, sono seria. Ci incontreremo con i ragazzi, chiederai umilmente scusa in ginocchio e poi ti metterai d'impegno affinché questa collaborazione vada al meglio. Intesi?"
NO! Non lo farò mai, a costo di farmi linciare. Strega che non sei altro.
MAI!
"Va bene."
Eh? Ma che...? Cosa c'era che non andava nel mio collegamento cervello-bocca?

Ero fritta.

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Capitolo 3
*** Scimmietta ***


Un rumore assordante mi face venir voglia di strapparmi le orecchie. Ma che cavolo era? Insomma non si poteva  neanche riposare gli occhi per un po’ – vedi: dormire come un sasso per ore – in santa pace? Aprii gli occhi controvoglia e mi sforzai di guardare l’ora sulla sveglia. Erano passate le due del pomeriggio, il sole mi stava accecando, avevo un gran mal di testa e quel cazzo di telefono continuava a squillare, sembrava quasi provare un sadico piacere nel vedermi soffrire.
Guardai lo schermo. Marie, ovvio. Era proprio una gran guastafeste, e ne aveva dato prova anche la sera prima.
Assodato che per quella settimana ne avevo avuto abbastanza, avevo così deciso di andarmene un po’ in giro per locali con amici. Insomma, capitemi, avevo bisogno di dimenticare la settimana passata tra il prostrarmi ai piedi del grande e potente Jared Leto – tse – per quel piccolo incidente avvenuto in radio e incontrarli di nuovo poi, tra un servizio fotografico e un altro, per parlare del nuovo progetto che mi vedeva, ovviamente, come protagonista. Dai, almeno un’idea buona l’aveva avuta…
Dovevo ammettere che chiedere scusa a quel pallone gonfiato mi aveva messo di cattivo umore ed ero stata intrattabile per giorni. Quindi l’idea di non pensare per un po’ al lavoro, anzi dimenticarlo del tutto bevendo fino a sentire il mio fegato chiedere pietà in lacrime – alcoliche – mi aveva risollevata.
OVVIO che ci fosse qualcuno che non la pensava così. Marie sembrava non aver capito che fossi una modella e non un prigioniero di Azkaban, e quindi più o meno alle sei del mattino era venuta a prendermi di peso e portarmi a casa, nera di rabbia per non aver avuto mie notizie per ore. Manco fossi Cappuccetto Rosso nella foresta.
Mi alzai svogliatamente, composi quel numero che ormai era il mio peggiore incubo e telefonai a Marie. Mi sarebbe dispiaciuto farle venire una crisi di nervi, o forse no… mmm…
“Buongiorno Bella addormentata nel bosco.”
La voce di Marie mi perforò l’orecchio come una lancia scagliata da Achille in persona.
“Anche se di bello non devi avere proprio niente in questo momento, visto come eri conciata ieri sera. A proposito spero che quel mostro che hai sul braccio non si indelebile o considerati pure morta.”
Sempre simpatica Marie, come un dito nel cu… Un attimo. Che mostro avevo sul braccio? Mi guardai il braccio sinistro, girandolo e rigirandolo come se avessi un ragno addosso e non trovando niente che non andasse, era perfetto. Porta il telefono alla mano sinistra per controllare quello destro ed eccolo lì, un… ehm… un… disegno? già ma dalla forma e il significato incomprensibile che mi copriva tutto il braccio, dal polso alla spalla, e neanche la parte interna era stata risparmiata, era ricoperta da quello che sembrava essere un numero di telefono con un cuoricino. Oh mamma, sperai di non aver scritto il mio sul braccio di qualcuno, ne su qualche altra parte del corpo.
“Trovato?”  Avevo quasi dimenticato di essere al telefono.
“Si, Marie, l’ho trovato. E’ solo un disegnino fatto a pennarello, non un tatuaggio tribale. Sei sempre disfattista, tu. Andrà via con una doccia.” – speriamo, o come minimo me lo avrebbe amputato  –
“A proposito, posso farmi una doccia? Prometto che sarò veloce”
“E perché dovresti esserlo? Non hai mica impegni oggi.”
Niente impegni? cioè niente impegni?
“Marie…” Ero tranquilla, lo giuro. Stava solo per scoppiarmi la testa ed ero tentata di comprarmi un macete, ma ero tranquilla. “Marie… potrei sapere per piacere… perché cazzo hai deciso di svegliarmi se non ho niente da fare?” Okay, urlavo ma ero tranquilla. “Sul serio? Sei una persona orribile. E considerati licenziata.” Potevo vedere il fumo uscirmi dalle orecchie e Adam, l’unicorno, era diventato verde di rabbia e non faceva altro che scalciare. Bravo piccolo, adesso va’ e spacca la faccia a Marie.
“Ehi, non te la prendere tanto, non sapevo dormissi ancora… e comunque sai che senza di me non sopravvivresti mezza giornata. Ciao El.” Mi aveva pure staccato il telefono.
E poi mezza giornata? senza di lei avrei campato fino a 100 anni, altro che mezza giornata.
 
Ero in giro per negozi, decisa a spendere tutti i miei soldi in vestiti e scarpe. Già, lo shopping era l’unica soluzione dopo una serata – e un risveglio – del genere. Quello e tutto il cassetto dei medicinali.
Era strano, una volta non potevo permettermi di comprare quello che volevo, quando lo volevo. Già, adesso potevo avere tutto quello che volevo. Ma a che prezzo? Da un po’ di tempo non riuscivo a non pensare al fatto che forse un po’ mi fossi venduta. Cioè no, non proprio venduta ma che, nel passaggio da sfigata pazzesca a star superfiga, avessi perso qualcosa, pezzi di me che non sarebbero più tornati. Per non parlare di come fossero cambiati gli altri. Tutti quelli che conoscevo, ora mi trattavano in modo diverso per via del mio lavoro e della mia notorietà, e non solo loro, chiunque mi riconoscesse come la modella del momento o la tizia che aveva partecipato a qualche lavoro cinematografico, mi trattava in modo quasi reverenziale. Era snervante.
L’unica che mi trattava sempre allo stesso modo era Marie, forse perché mi conosceva da prima, sì, lei conosceva la vera me, quella che anche io adesso sembravo aver dimenticato.
Camminavo per Rodeo Drive guardandomi ancora un po’intorno quando davanti a me vidi due uomini dall’aria conosciuta, uno dei quali vestito proprio di merda. No, era impossibile che conoscessi un tipo così eppure il suo viso, anche se coperto dagli occhiali, aveva un non so che di familiare. Mi ritrovai a strizzare gli occhi per capire di chi si trattasse e quando fui abbastanza vicina ebbi l’illuminazione.
No, era uno scherzo o cosa? Avevo fatto di tutto per non pensarci e alla fine Jared Leto mi si parava davanti agli occhi quando meno me l’aspettavo, e per giunta vestito da stupratore? Ma che cavolo si era messo addosso? Okay, no, non era il momento di pensarci, dovevo teletrasportarmi subito da qualche parte, molto lontana da lì e da quei due, che per fortuna si erano fermai a guardare una vetrina. Forse a Jared mancava un impermeabile affinché il suo outfit fosse perfetto.
Che dovevo fare? Erano pericolosamente vicini. Mmm, pensa El, pensa. Okay, semplice, avrei cambiato direzione. Sì, ma poi me li sarei trovati alle spalle. No, decisamente no. Avrei attraversato la strada. Molto bene.
NO! Cavolo, il fratello basso mi aveva vista, cioè, mi stava più fissando, come avevo fatto io pochi attimi prima, per capire chi fossi. Potevo sempre correre fino a consumarmi i talloni ma ormai era troppo tardi. Mi aveva riconosciuta e adesso era lì che mi salutava con la mano facendomi cenno di raggiungerlo. Ecco, avete mai desiderato di farvi colpire in pieno da un fulmine? Io mai, ma speravo che il fulmine colpisse loro. Guardai il cielo speranzosa, era azzurrissimo e il sole splendeva come sempre. Peccato.
“Hei, scimmietta.” Shannon mi aveva raggiunta e io volevo solo scaraventargli un estintore su quel sorriso da scemo, ma sarebbe stato piuttosto controproducente colpire una persona in pieno viso davanti a così tanti testimoni. La verità era che non avevo estintori a portata di mano, quindi mi limitai a sorridere. Infondo lui non era male, anzi… simpatico, a parte il fatto che si ostinasse a chiamarmi con quel nomignolo, dalla volta scorsa, quando avevo finto di essere pentita del mio comportamento. E comunque meglio del fratello.
“Wow, ma guarda un po’ chi c’è qui, la simpaticissima… com’è che ti chiami?
Appunto.
“Eleonor.” Risposi fredda, guardandolo in cagnesco e sperando che un pianoforte gli cadesse in testa.
La situazione doveva essere delle peggiori, dato che Shannon, dopo aver fatto una specie di risata imbarazzata, aveva cercato di stemperare la tensione facendo una cosa che la peggiorò del tutto.
“Ehm, Eleonor, non è che ti va di bere qualcosa con noi? Così per conoscerci meglio.”
Io e suo fratello lo trucidammo con lo sguardo.
E lui sorridendo colpevole si passò una mano dietro la nuca. “Beh, dobbiamo comunque lavorare insieme” provò a giustificarsi.
Dieci minuti più tardi ero seduta in un bar con Shannon e Mr. Simpatia, che non mi aveva più rivolto uno sguardo da quando eravamo arrivati. Aveva la faccia appiccicata allo schermo del telefono, come un adolescente idiota e io maledissi Shannon per avermi costratta – letteralmente – ad unirmi a loro.
 
 
Eccomi qui, sono tornata. Scusate la mia estenuante lentezza ma sono sotto esame – nuooooo – e non ho sempre tempo di scrivere qualcosa di nuovo.
Allora, volevo solo dirvi che questi capitoli iniziali sono un po’ un’introduzione a quella che poi sarà la storia, tanto che non è ancora successo niente di particolare. Ma vi giuro che accadrà. Intanto vi lascio questo capitoletto per farvi capire un po’ come sia fatta la nostra protagonista, il suo carattere, i suoi pensieri…
E niente, spero che vi sia piaciuto, se vi va lasciate un commentino, che è sempre ben accetto, e alla prossima. Baci baci baci! 

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