Destiny Odyssey - by Chainblack

di Chainblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jecht - Sulle orme dell'Asso ***
Capitolo 2: *** Lightning - Un motivo per andare avanti ***
Capitolo 3: *** Exdeath - Tutto scompare ***
Capitolo 4: *** Bartz - Un'altra avventura ***
Capitolo 5: *** Ultimecia - Ricordi confusi nel tempo ***
Capitolo 6: *** Guerriero della Luce - Luce che fa chiarezza ***
Capitolo 7: *** Chaos - Il principio ***
Capitolo 8: *** Cloud - Un tramite ***
Capitolo 9: *** Tifa - In cerca di Cloud ***
Capitolo 10: *** Golbez - Coloro da proteggere ***
Capitolo 11: *** Cecil - L'avversario dall'interno ***
Capitolo 12: *** Gilgamesh - La lunga via dello spadaccino errante ***
Capitolo 13: *** Yuna - Unione e speranza ***
Capitolo 14: *** Squall - Sentimenti celati ***
Capitolo 15: *** Laguna - La strada giusta ***
Capitolo 16: *** Gidan - Ciò che va, ciò che resta, ciò che vive ***



Capitolo 1
*** Jecht - Sulle orme dell'Asso ***


Personaggio: Jecht
Genere: Missing Moments
Rating: Verde
Avvertenze: Una mia rivisitazione del punto di vista di uno come Jecht in un clima relativamente serio.


Sulle orme dell'Asso

Un altro gruppo di quei maledettissimi esseri all'orizzonte. Che fastidio, oggi non è proprio giornata.
Ne avrò incrociati a decine, ma per quanti ne faccia a fette ne compaiono sempre altri. Poco male; si vede che sono diventato famoso anche qui! Se qualcun altro vuole un pezzo del campione, si faccia avanti: ho abbastanza calci per tutti.
Questi... "cosi", però, non danno molta soddisfazione quando dai loro un cazzotto o due. Sembrano essere completamente privi di vita, devoti solo a combattere fino allo stremo. E, cosa più inquietante, hanno il nostro aspetto.
Cloni? O cos'altro? Poco importa. Ne ho addirittura visti alcuni con la mia faccia! Che presuntuosi; pensare che un fantoccio possa replicare il mio impeccabile stile non sta né in cielo né in terra. Per loro conservo sempre un calcio extra.
Andare avanti a combattere per giorni, però, è stancante. Anche la mia giovane compagna di viaggio sembra essere esausta, e pare necessitare una pausa.
- Sir Jecht... - mi implora lei - Non sarebbe saggio fermarsi per un istante? -
Yuna sembra essere parecchio affaticata. La scelta migliore e concedersi un po' di riposo, a quanto pare, e nonostante tutto non la trovo un'idea malvagia.
- Avevo giusto bisogno di stendermi un po'! - le dico, stiracchiandomi e trovando un appoggio quanto più comodo possibile.
Anche lei, sollevata, si abbandona ad un lungo sospiro di sollievo. Incrocio le braccia e alzo lo sguardo.
Il cielo è diverso in questo mondo, ma non cambia l'atmosfera di pace che ti ispira guardandolo. Che sensazione familiare. E non è l'unica.
Un lungo viaggio, tra combattimenti e fatica, con compagni di avventure e una meta non meglio definita. Nuove emozioni, nuovi incontri. Perché ho come la sensazione di aver già vissuto un'esperienza del genere?
Persino Yuna, in un modo o nell'altro mi è familiare, ma non riesco a rievocare il ricordo a cui è associata. Pazienza.
Da quanto ho capito, parte delle nostre memorie la ripristiniamo combattendo. Comodo! Non chiedo di meglio.
Invece, alcuni ricordi rimangono lì, indelebili, che continuano a tormentarti. Il ricordo di quel pusillanime e del suo arrogante sguardo di sfida nei mie confronti, e la mia decisione di andarlo a prendere, ovunque egli sia. E magari di pestarlo un po'.
- Sir Jecht, sta ancora pensando a Tidus? -
Sbuffo. Centrato in pieno, a quanto pare.
- Bah, cosa importa? -
- Nulla, mi rincuora semplicemente vedere come le sia affezionato - mi dice lei con un sorriso sincero.
Mi viene da protestare.
- Affezionato? Non sono così melenso, diamine! - sbotto io - Quel moccioso sta dalla parte di Chaos? Ma se non è capace di starsene buono senza piangere ogni due secondi contati! Lì gli faranno la pellaccia, te lo dico io -
Lei sorride di nuovo.
- Quindi è preoccupato per lui? -
- Bah, vedila come vuoi - borbotto - So solo che ho una gran voglia di prenderlo a calci. Magari stavolta riesco a temprarlo un po' -
A volte persino io mi chiedo se sto dicendo davvero ciò che penso o se in realtà c'è dell'altro. Ogniqualvolta si viene a parlare del bamboccio, mi viene un gran nervoso! Come se non bastasse, nemmeno il tempo di formulare qualche pensiero che la sua faccia torna a tormentarmi, stavolta in forma più concreta.
Un gruppetto di quegli esseri ci ha raggiunto di soppiatto, e vedo Yuna alzarsi di scatto e impugnare la sua asta.
Che gran seccatura, ma in fondo mi conosco. Non riesco a star fermo per un minuto che già mi prudono le mani.
Quelle creature, poi, non hanno idea dei lividi che stanno per ricevere: il fatto che avessero il SUO aspetto non avrebbe dato loro una mano, anzi.
- Sir Jecht... i loro volti... -
- Sono solo feticci senza coscienza, non farti problemi - le dico mentre porto la mano sulla mia grossa spada - Guardali, non frignano neppure. Non sono molto fedeli all'originale! -
Mi basta uno scatto per portarmi sul più vicino. Un rapido colpo di spada, e può dire addio alla porzione alta del busto. Uno è andato.
Yuna tiene a bada quelli alle nostre spalle; vorrà dire che i tre davanti sono tutti miei. Sorrido.
Uno tenta di colpirmi con un fendente; piuttosto lento, oserei dire. Un colpo ben assestato, e riesco a mandare al tappeto anche lui. Non avrei dato la stessa opportunità anche al secondo, che stendo lanciandogli addosso lo stesso masso al quale mi ero appoggiato poco prima. Rimane lui, l'ultimo falso moccioso.
Prima di riuscire a saltargli addosso, mi accorgo di un suo movimento sospetto: ha evocato un pallone. Mi scosto in tempo, e il suo tiro non mi becca di striscio.
Digrigno i denti.
- E quello lo chiami un calcio...!? -
E' il momento di un breve sfoggio di classe.
- Spero che tu mi stia vedendo, bamboccio! Ecco come si esegue un tiro che si rispetti! -
Un pallone. Un palleggio, due. Un salto. Un'acrobazia che da sola racchiude un fitto intreccio di movimenti, torsioni e muscoli che si flettono. Il tiro che ha fatto impazzire tutta Zanarkand ogni volta che si riuniva allo stadio centrale.
Un perfetto tiro Jecht No.3!
Il mio pallone trapassa da parte a parte quello pseudo guerriero, di cui ora rimane ben poco. Atterro con un po' di fiatone; era sempre un'emozione ripercorrere il passato tramite quel tiro fenomenale.
Che nostalgia. Spero che, alla fine di tutto, riuscirò a concedermi un'ultima partita.
Yuna ha terminato di badare a quegli altri insetti, nessun altro nemico in vista.
- Tutto bene, ragazza mia? -
- Tutto regolare, Sir Jecht -
Annuisco.
- Non siamo al sicuro da nessuna parte. Meglio muoversi - sbuffo, mettendomi in marcia.
- Sir Jecht, mi dica la verità - mi interrompe lei - Lei non sta semplicemente tentando di fermare Tidus. Lei vuole salvarlo, non è così? -
Mi volto e la guardo, il suo sguardo deciso ma gentile. Non capisco il suo interesse, e non intendo comprenderlo.
- E perché dovrei? -
- Perché è suo figlio, sangue del suo sangue - annuisce - Non basta? -
Mi gratto la nuca cercando una risposta. Mi venne solo la più naturale.
- Non può essere un bambino piagnucolone per sempre. Prima o poi i piccoli crescono e diventano grandi -
Lei mi segue con lo sguardo.
- Ma ci sono quelli più testardi e capricciosi... - continuo io - ...e se non ha intenzione di capirlo, vuol dire che ha ancora bisogno del suo vecchio che gli indichi la retta via -
Lei sorride di nuovo, facendomi capire che non esige altre risposte, e riprendiamo la marcia.
Sento che non manca molto.
Inutile negarlo; voglio bene a quel frignone. E' proprio per questo che, alla fine di tutto, mi assicurerò di stampargli un bel pugno su quel faccino lacrimoso.
Qualcosa imparerà, dopotutto.

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Capitolo 2
*** Lightning - Un motivo per andare avanti ***


Personaggio: Lightning
Genere: Introspettivo
Rating: Verde
Avvertenze: Un altro dei miei soliti capitoli in cui tento di dare una voce in più a certi personaggi. Lightning ha già una personalità ben definita, ma c'è un tratto di lei che non sono mai riuscito a comprendere pienamente (e quel dettaglio è il tema principale di questa One-Shot), ed è ciò di cui volevo parlare.


Un motivo per andare avanti

Una spiacevole sensazione di disagio mi accompagna oramai da un po' di tempo a questa parte. E' ciò che in genere mi accade quando non sono perfettamente sicura di star facendo la cosa giusta.
In questo mondo, il tempo passa in maniera relativa; abbiamo combattuto per settimane, per quel che io mi ricordi, ma potrebbero benissimo essere stati mesi, o solo qualche giorno molto lungo. In un posto del genere, dove rischi la vita di continuo, come fai a pensare a qualcosa come il tempo che passa?
Io, paradossalmente, non riesco a smettere di pensare a tutte quelle domande a cui sto cercando di dare una risposta.
Tra tutte ce n'è una in particolare: Perché?
Perché sto lottando in questa guerra senza tempo e senza senso? Come accidenti mi sono ritrovata in questa situazione? Questo è ciò che mi mette più a disagio: non saperlo.
Assieme agli altri guerrieri, mi sono semplicemente ritrovata al Sanctuary. Risvegliata lì, o catapultata, non saprei dire.
Fu allora che venimmo introdotti a Cosmos, Dea della pace e dell'equilibrio, colei che è al di sopra della nostra fazione, che ci ha evocati per combattere per lei contro le schiere di Chaos, il Dio della distruzione.
Ridicolo.
Assolutamente ridicolo.
Una sedicente divinità ti chiama e ti obbliga a uccidere in suo nome, letteralmente intrappolandoti in una guerra di cui non riesci a scorgere la fine. E noi siamo qui, marionette in mano a Cosmos, che ci usa come meglio crede.
Non ricordo moltissimo del mio mondo, ma la mia memoria non è sbiadita del tutto. Sono sempre stata poco incline ad obbedire agli Dei; soprattutto se, di punto in bianco, ti affidano una missione suicida senza nemmeno darti il potere di rifiutare.
Sarò davvero l'unica a pensarla così? Ho come questo timore.
A sentire le pretese di Cosmos, ero certa che anche altri avrebbero condiviso questo mio sentore. Poi mi guardai attorno, e mi accorsi che non era così.
Il Guerriero della Luce si sentiva quasi come onorato all'idea di compiere quella missione. Bartz sembrava aver trovato l'opportunità di buttarsi in una nuova avventura. E Gidan, beh... non mi sembrava il tipo da rifiutare la cortese richiesta di una graziosa signorina bionda.
C'è chi non espresse pareri, ma ognuno era disposto a fare la sua parte. Cloud e Squall, i più solitari, assentirono a loro volta. Anche Terra e Yuna, che apparivano come le più insicure, sembrarono trovare il coraggio di accettare la proposta.
Solo io ho alzato un sopracciglio e ho guardato storto quella "Dea"? Solo io mi sento costretta a combattere, e non invogliata per raggiungere un obiettivo, come un "bene superiore"?
Dubito che riuscirò mai ad accettare questa situazione, non importa quanto mi ci sforzi. Laguna dice di rilassarsi, pensare positivo e sapere che tutto andrà bene.
Facile a dirsi...
Non c'è davvero nessuno che condivide le mie ansie e le mie preoccupazioni? Nemmeno tra le fila di Chaos? Più ci ragiono, più mi sento incredibilmente fuori luogo.
Non mi piace fare la parte di "quella fredda", ma nemmeno mi va di mischiarmi a persone che non mi vanno a genio. Non mi adatterò solo perché me lo dice Cosmos.
- H-hey, Lightining! - balbetta una voce alle mie spalle.
Mi volto. Chi ho di fronte è uno dei più giovani della compagnia, quel ragazzino vivace a cui piace parecchio giocare a pallone.
Un altro tentativo di avvicinarmi in maniera pacifica, probabilmente dietro spunto del Guerriero della Luce. Apprezzo molto la loro buona fede, ma ripeto a me stessa di non essere interessata alla compagnia di chi si fa gratuitamente sfruttare dagli Dei.
- Come va oggi? Posso sedermi? - mi chiede in maniera impacciata.
- Se lo desideri... -
Mi sorride come se non avesse notato la mia freddezza, e si accomoda di fianco a me. Solo a guardarlo in faccia risulta scontato che sta cercando qualcosa di cui parlare. Non mi piacciono le farse.
- Tidus, non sei obbligato a parlare con me -
- Siamo parte dello stesso team, è normale che tra compagni di squadra ci si conosca per diventare più affiatati - mi dice che una sincerità snervante - Senza cooperazione, non sarei mai diventato un asso del Blitzball! -
Ancora quello strano sport. Da come ce lo aveva descritto, sembrava essere molto più che calciare il pallone.
- Beh, qui non siamo in una partita di Blitzball, siamo in guerra. Ognuno di noi potrebbe morire da un momento all'altro; non mi sembra l'occasione migliore per fare amicizia -
Mi alzo e faccio per andarmene, ma in qualche modo sapevo che non sarebbe stato facile scrollarselo di dosso. Mi segue a ruota come un cane seguirebbe una palla.
- Aspetta, Light! Tentiamo di lavorarci su! - mi dice - Tutti vorrebbero che tu, Squall e Kain vi integraste di più nel gruppo. Siamo alleati, giusto? -
"Alleati". Parola usata troppo alla leggera. In qualche modo devo farglielo capire.
- Sbagliato - gli rispondo, inviperita - Siamo nella stessa fazione, questo è vero, ma non è detto che io condivida il vostro stesso desiderio di combattere per Cosmos. Se avete intenzione di giocare ai servitori della Dea fate pure, ma non trascinatemi con voi -
Lui assume un'espressione intristita. Mi dispiace di essere stata scorbutica, ma in qualche modo lo dovevo dire. Meglio tardi che mai.
- Light, perché non hai fiducia nella nostra causa? -
Sospiro.
- Perché non mi va di combattere per qualcuno che si erge al di sopra di noi come una divinità. Non è ciò in cui credo, e non è ciò per cui combatto. Riacquistando parte della mia memoria, ho ricordato cosa voglia dire trascinarsi avanti in una guerra perché un "Dio" vattelapesca ti ha detto che il tuo destino è quello... non è un qualcosa che puoi capire, Tidus -
- Lo credi davvero? -
La serietà della sua risposta mi ha colto di sorpresa, devo ammetterlo. Se ha qualcosa da dirmi, farà meglio a sputare il rospo. Non ho intenzione di ascoltare altre inutili lamentele.
- Mi sbaglio? -
- Eccome - mi fa lui - So di cosa parli. Ho conosciuto persone il cui destino era... "morire". Sacrificarsi per salvare l'umanità. E perché? Per una stupida tradizione religiosa. Perché "Dio", appunto, aveva detto così -
Interessante. Sa di cosa sto parlando. Allora perché non sembra capire?
- Bene, allora hai avuto un assaggio di cosa vuol dire essere disperati - sbuffo.
- Ma... c'è una persona che si è ribellata a tutto questo. E quella persona è riuscita a cambiare il suo destino con l'impegno e l'aiuto dei suoi amici. Nessun Dio, nessuna regola. Solo volontà. Capisci cosa voglio dire? -
Lo ascolto. Le sue parole mi riportano a ricordi sbiaditi. Cose che non riesco ancora a ricordare, ma che in qualche modo sento familiari. Una strana sensazione.
- Light, se Chaos vince, nessuno sa che fine farà il mondo. Non combattere per Cosmos, fallo per te e per coloro che vuoi davvero proteggere - mi dice con determinazione - Ci sarà... qualcuno che vuoi difendere ad ogni costo, no? Tutti ce l'hanno -
Beati loro. La mia memoria è ancora abbastanza messa male. Eppure quelle parole non mi sono nuove. Qualcun altro era solito usare gli stessi toni euforici credendosi un eroe in grado di proteggere i propri cari, in qualsiasi circostanza. Un idiota, ed era qualcuno a cui tenevo.
- Ti prometto che ci penserò su, Tidus -
Lui mi sorride, come se in qualche modo sapesse che le sue parole hanno fatto breccia.
Forse ha ragione. Forse devo ancora capire il perché della mia presenza qui. Magari non è per essere un fantoccio di Cosmos, magari è per qualcosa di più.
Non mi resta che fare come ho sempre fatto. Andare avanti, combattere, ricordare.
Prima o poi capirò qual'è il mio scopo, me lo sento.

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Capitolo 3
*** Exdeath - Tutto scompare ***


Personaggio: Exdeath
Genere: Introspettivo, Missing Moments
Rating: Giallo

Tutto scompare

Questo posto non mi piace. Non mi piace e non lo comprendo, proprio come i suoi abitanti.
Durante la mia breve permanenza qui ho avuto modo di conoscere in maniera più approfondita le creature con cui ho a che fare. A prima vista possono sembrare umani, ma nessuno lo è davvero. Il loro tanfo è inconfondibile, non importa quanto tentino di velare la loro natura. Conosco l'odore dell'oscurità, essendone composto io stesso.
I motivi per cui siamo stati convocati qui? Apparentemente concreti, ma non molto, in realtà.
Chaos... che essere misterioso. Circondarsi di potenti alleati per il solo fine di morire, e attendere la propria fine seduto su un trono, a non far nulla. Le sue scelte mi sembrano completamente irrazionali.
Irrazionali? No, non dovrei appellarmi a quel termine. Nemmeno io sono guidato dal raziocinio. Più da un istinto. Chissà, forse siamo più simili di quanto non sembri.
Ed io, essendo qui, rappresentando i suoi eletti, dovrei essere considerato un suo subordinato? Chaos ha commesso alcuni errori di calcolo.
La "fine" che lui e Garland stanno aspettando non si basa sulla semplice morte. E' ancora debole, ma lo sento. Il Vuoto cresce, e inghiottirà ogni cosa. Anche Chaos. Anche Cosmos, e tutti i guerrieri delle sue fazioni.
Questo mondo sprofonderà, e allora resterà l'unica, vera divinità. Io.
Ma questa profezia non sembra turbare i miei "compagni". Il pagliaccio e la scimmia argentata sembrano essere troppo intenti a inventare strani tranelli per rendersi conto del loro imminente destino. L'imperatore e la strega sono troppo occupati a tentare di spodestare Chaos invece di preoccuparsi del vero nemico.
Che situazione ottimale. Niente è meglio di un branco di stolti per portare avanti un piano. Eppure, forse non sono tutti così ottusi. Vi sono delle eccezioni. Delle rarità.
Garland è un occhio vigile che veglia su ognuno di noi. Controlla ogni nostra mossa, anche le mie, come un fedele mastino. Ignoro le sue ragioni, ma la sua fedeltà a Chaos deve avere delle radici profonde.
La Nube sembra essermi affine. Lei è l'unica tra loro ad essere al corrente del vero destino del mondo. Ma non è che un araldo, un messaggero. Io sono il predestinato. Non ci sarà posto per entrambi quando il Vuoto divorerà ogni cosa. Me ne sbarazzerò quando sarà il momento.
E poi c'è lui; Golbez. Se tutti i guerrieri di Chaos sono strani, lui lo è più di tutti. Che personaggio particolare.
I suoi pensieri sono illeggibili, il suo umore imperscrutabile. Agisce sempre da solo, e non riesco mai a intuire dove vada, o cosa faccia. Davvero misterioso.
E' una minaccia.
In lui sento la puzza dell'oscurità, ma è più lieve. Non posso fidarmi di lui.
Fidarmi? Ho davvero bisogno di fidarmi di qualcuno? Irrilevante. Tutto scomparirà nel Vuoto. Devo solo attendere.
Sì, attendere. Arriverò alla fine di questo conflitto, sarò paziente. Presto questi stolti saranno parte integrante del Nulla, ma per adesso ho bisogno di loro.
Fintanto che sarò qui, dovrò sottostare alle sciocche regole di questo mondo. Sarà meglio individuare gli elementi più problematici ed evitarli.
- Sei ancora immerso nei tuoi pensieri, Exdeath? -
Una voce mi chiama. La conosco molto bene.
Golbez avanza verso di me col suo passo lento e posato, come al solito. Non comprendo il motivo della sua visita, né ho motivo di credere che voglia attaccare briga.
Non ho intenzione di stare al gioco.
- Che cosa vuoi, Golbez? -
Non sembra turbato.
- Solo tentare di instaurare un dialogo. La nostra armata è già abbastanza a pezzi con Kefka e Jecht che se ne vanno a spasso senza dire nulla e ognuno che tesse le proprie trame alle spalle degli altri -
Noto l'allusione. Lampante. Non me ne curo.
- Tu e Sephiroth... - continua - ...non siete soliti esprimervi con i vostri compagni. Qui abbiamo tutti una causa comune, e... -
- Non confondermi con te e gli altri, Golbez. La MIA causa non è la vostra. Se proprio vuoi, puoi tentare di mettere in riga il pagliaccio e il resto della combriccola -
Lui sembra ammutolirsi. So bene che Golbez sa più di quanto non sembri, è inutile recitare. Tanto vale essere diretti, e fargli capire che potrebbe crearsi un pericoloso nemico.
- Tentavo solo di capire se anche tu stai servendo Chaos per motivi personali -
Sembra quasi sincero.
- Ebbene? -
- Ho la mia risposta -
Si volta e se ne va, così come è venuto. Ha ottenuto quello che voleva, probabilmente. I miei dubbi erano fondati: Golbez è una minaccia. Il suo disprezzo per le fila di Chaos è palpabile, si sta avvicinando troppo alla luce di Cosmos. Che voglia tradirci?
Tradirci. Di nuovo una questione di fiducia. Sto dando troppo peso a queste inezie. A che serve far parte della luce o dell'oscurità, quando poi non ci sarà più nulla?
Credevo che almeno Golbez lo avesse capito. Non ha importanza.
Ora come ora, devo semplicemente vincere questa guerra, e Golbez è una pedina importante. Agire d'astuzia è essenziale; devo comprendere il motivo del suo interesse. Potrei andare a fare una visita a Cecil, suo fratello.
Fratello. Legami di sangue. Affetto. Che concetti inutili. Niente avrà più un'identità, quando tutto sarà scomparso. E' questione di tempo.
Il Vuoto cresce. Sta arrivando.

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Capitolo 4
*** Bartz - Un'altra avventura ***


Personaggio: Bartz Klauser
Genere: Introspettivo, Missing Moments
Rating: Verde
Avvertenze: Trattamento del punto di vista di Bartz durante un randomico ciclo di Dissidia FF, così come negli altri capitoli della storia.


Un'altra avventura


Per quanto mi guardassi attorno, non riuscivo a trovare nulla che mi fosse familiare. Non un monte, un lago o un paesaggio. Persino il cielo sembrava diverso.
Avevo viaggiato in lungo e in largo, visto posti incredibili, conosciuto strane persone, il tutto con una semplice mappa, un fido compagno e voglia di avventura.
Credevo di aver visto tutto ciò che c'era da scoprire, ma il destino mi aveva elargito un'inaspettata sorpresa.
Pur non riuscendo a ricordare perfettamente il mio passato, alcuni ricordi erano rimasti vividi nella mia mente. E quel mondo era assolutamente nuovo per me. E aspettava solo di essere visitato.
Cosmos aveva deciso di reclutarmi tra le fila dei suoi guerrieri per proteggere l'ordine e la luce, per ripristinare l'equilibrio di quel mondo. Non ho mai compreso i motivi per cui decise di scegliere proprio me, un mero avventuriero, per un compito tanto importante. I miei alleati erano tutti guerrieri formidabili; ma che dire di me?
Non ho mai amato lottare, e non mi sono nemmeno preoccupato di sviluppare uno stile di combattimento tutto mio, essendo in grado di replicare quelli altrui con notevole efficienza.
Ma da quando ero stato convocato, la battaglia contro Chaos era passata in secondo piano. Quale migliore opportunità poteva esserci per osservare un posto sconosciuto così vasto e pieno di nuove emozioni?
Il mio nuovo compagno di viaggio pareva comprendere il mio punto di vista, pur non condividendolo per intero.
- Mi stupisci, Bartz - esordì lui - I guerrieri di Chaos sono là fuori, in attesa di ucciderci, e tu non aspetti altro che tuffarti all'avventura! -
- Sono fatto così - sorrisi - Guarda, quelle terre lontane, quelle distese infinite al di là del Santuario di Cosmos. Non credi che stiano chiamando proprio noi!? -
Il suo sguardo confuso mi suggerì che non concordava pienamente.
- Vedi, Gidan - continuai - Per uno come me, che ha passato l'intera vita a zonzo per luoghi inesplorati, alla costante ricerca di novità, è normale vedere in questa missione un'occasione irripetibile -
- Conservi ricordi del tuo passato? - mi chiese, incuriosito.
Scossi il capo.
- Non molti - ammisi - Mi rimangono quelli legati ai miei viaggi e... questa -
Frugai tra i miei pochi averi e ne tirai fuori il mio piccolo tesoro, convinto che il suo biondo splendore avrebbe colpito anche Gidan. Lui parve sorpreso mentre passava la mano sulla morbida piuma gialla che gli avevo mostrato.
- E' una... piuma? -
- Esatto! - dissi, fiero - Appartiene al mio fido destriero, e non vado mai in giro senza. E' una sorta di amuleto; quando la guardo, trovo sempre la forza di andare avanti -
Gidan sembrava immerso nei suoi pensieri.
- Un destriero dalle piume dorate... - disse, quasi sbavando - Dev'essere qualcosa di meraviglioso! -
Evitai di fare accezioni sull'effettiva regalità di Boko, che pur essendo un caro amico e tutto, mancava di postura e puzzava non poco.
Mi mancava, ma non era la prima volta che ci separavamo per lungo tempo. Entrambi sapevamo cavarcela da soli. Promisi a Gidan di presentarglielo, qualora ce ne fosse la possibilità.
- Accidenti... - sospirò lui - Anche io vorrei qualcosa che mi ricordasse il passato, ma... -
- Se il passato è velato, puoi sempre rifugiarti nel presente, amico mio - gli dissi - Abbiamo numerosi alleati e compagni di avventura; non saremo mai soli. Io lo so; quando uso i vostri poteri in battaglia ricordo di tutti quelli che stanno combattendo per la mia stessa causa, e i miei problemi si fanno più lievi -
Gidan parve colpito dalle mie parole. Gli riconobbi che fosse insolito aspettarsi dialoghi di quello spessore da uno come il sottoscritto. Alla fine ridacchiò.
- Allora anche a te sta a cuore la guerra per Cosmos! -
- Non mi piace lottare, ma se proprio devo... - ammisi - Preferisco mille volte una passeggiata al tramonto lungo una sterminata prateria piuttosto che affrontare mostri orrendi -
- Purtroppo saremo costretti ad affrontarli, o non vinceremo... - disse lui, facendomi tornare alla realtà.
Sguainai la spada e la alzai al cielo.
- Beh, se quei bellimbusti di Chaos verranno a darci noia, farò vedere loro di che pasta sono fatto! -
- Così mi piaci, socio! - disse Gidan, pieno di entusiasmo - Anche se devo ammettere che non mi dispiace affatto la tua visione della vita -
Gli porsi un altro sorriso beffardo.
- Dopotutto... - dissi, con delle parole che mai mi stancai di ripetere - ...cos'è la vita se non la più grande avventura mai esistita? -

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Capitolo 5
*** Ultimecia - Ricordi confusi nel tempo ***


Personaggio: Ultimecia
Rating: Verde
Genere: Introspettivo
Note: Come gli altri capitoli, si tratta di una reinterpretazione introspettiva di un personaggio che, di sostanza, nel gioco ne ha ben poca.



Ricordi confusi nel tempo

La gente è solita usare il termine "ammazzare il tempo" quando stanno ad indicare un diversivo ai momenti di noia.
Sapessero quanto è difficile. E non solo in senso figurato.
Sembra trascorsa un'eternità da quando siamo stati radunati da Chaos per combattere contro i guerrieri della Luce di Cosmos in un conflitto di cui non riesco a intravedere la fine.
Un'eternità? Cosa sto dicendo? E' passato così poco tempo.
Di nuovo, i miei ricordi confusi tornano a tormentarmi, con visioni di eventi che non dovrei ricordare, ma che in qualche modo sono scolpiti nella mia memoria. Sono l'unica a cui accade?
Anche Sephiroth sembra essere in balia di memorie perdute, ma i suoi sintomi sono diversi dai miei. Lui non ricorda ciò che dovrebbe, io ricordo ciò che non dovrei.
Che sia un presagio? La morte dei guerrieri della Luce, la nostra stessa dipartita... e poi ancora combattimenti senza fine, come se nulla fosse accaduto. Un grande incubo senza alcun filo logico. Che cosa sto ricordando? Sento che in pochi, qui, hanno le risposte.
E mi sembra una così gran perdita di tempo tentare di estrapolare qualche utile informazione dalla cieca ambizione di Mateus. Sarà divertente veder collassare il suo amato impero, così gelosamente costruito, nella Compressione Temporale; magari sorseggiando del vino.
No, l'Imperatore non ha ciò che cerco. Nessuno, forse, o quasi. Chaos deve sapere qualcosa, e dunque anche Garland.
Garland, burattinaio e marionetta al tempo stesso. Una triste figura. Veglia su di noi, e al tempo stesso asseconda il volere di Chaos. Avrà davvero uno scopo?
Rimane comunque l'unico a cui possa porre domande con schiettezza; ho bisogno che condivida il suo sapere con me.
Nemmeno il tempo di meditare, ed eccolo che arriva. Un altro segno del destino?
La testa mi fa ancora male, i miei ricordi sono ancora troppo confusi. Sarà meglio avvicinarlo con cautela.
- Credevo stessi complottando qualche assurdo piano con l'Imperatore... - sbotta lui.
Ha chiaramente ben altri problemi a cui pensare, e dal tono di voce stanco ne deduco che abbia dovuto fare qualche ramanzina ai più vivaci del gruppo. Sarà meglio non rubargli troppo... "tempo". Non che gliene rimanga molto.
- Lascia che il Re giochi con i suoi sudditi, pensiamo a noi - sussurro mentre accorcio le distanze tra noi a passi brevi.
- Cosa vuoi, Ultimecia? -
- Che arguzia, hai mangiato la foglia - le lodi sono sempre ben accette - Avevo giusto bisogno di chiederti qualcosa -
- I guerrieri di Cosmos sono molto più vicini di quanto pensi. Sarà meglio risparmiarsi i dubbi per quando li avremo sconfitti... -
Il guerriero fa per andarsene, ma non ho intenzione di mollare la mia preda. A mali estremi...
- Dopo averli sconfitti... di nuovo? -
Il suo passo rallenta, poi si ferma. Non trattengo un sorriso malizioso. Sono sempre stata abile a soggiogare gli uomini con qualche parola.
Garland mi rivolge uno dei suoi sguardi più freddi.
- Spiegati, Ultimecia -
- La guerra, Chaos e Cosmos, il Sanctuary, la lama del fiero leone che si abbatte con rabbia su di noi... - racconto - Tutti eventi che sono scolpiti nella mia memoria, ma che non dovrebbero esserci. Perché? -
Lui sembra meditare su ciò che ha appena sentito.
- Non dovresti fare affidamento su qualcosa di così labile come la memoria, strega - taglia corto lui - Da quel che ne so, il continuo esporti alla magia temporale non ti ha fatto bene. Preoccupati piuttosto di portare avanti la volontà di Chaos -
Non nascondo la delusione, ma Garland non sembra essere intenzionato a proferire oltre.
Che perdita di tempo. O forse no? La sua reazione aveva un significato, ne sono certa.
In qualche modo sento di avere ragione: gli eventi che si accavallano nella mia mente non sono frutto di follia e vagheggiamenti. Né posso attribuirli alla Compressione. Sono lì, autentici, ma è come se contemporaneamente appartenessero ad un'altra realtà.
Affascinante.
Nessuno dei miei alleati sembra ricordare nulla del genere; ciò non fa altro che provare quanto l'Imperatore sia uno stolto. Sembra provare godimento nell'elevarsi al di sopra di Firion e gli altri Guerrieri della Luce, ma è una marionetta di questa guerra come tutti. Starò volentieri al suo gioco fintanto che mi farà comodo.
Adesso gli obiettivi sono due: assicurarsi il corretto proliferare della Compressione e accertarsi che i Guerrieri di Cosmos non mi intralcino. Uno in particolare.
Il fiero leone diverrà presto preda, con i giusti trucchi. Ho bisogno di un'esca.
Un'esca. Un burattino. Solo uno? Ne ho ben diciannove a disposizione. Il piano di Kuja per intrappolare la scimmia potrebbe fare al caso mio. La scimmia e il sorcio hanno stabilito vari contatti con il leone; sono i bersagli ideali.
E' quasi ora. Alla fine dei numerosi cicli di battaglia, ce ne sarà solo un ultimo. Infinito, senza né spazio né tempo. Nessun Dio, nessun Guerriero della Luce, nessun Seguace dell'Oscurità.
Solo io. Io e nessun altro.

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Capitolo 6
*** Guerriero della Luce - Luce che fa chiarezza ***


Personaggio: Guerriero della Luce
Rating: Verde
Genere: Introspettivo
Avvertenze: E' un mattone. E anche abbastanza scontato.


Luce che fa chiarezza

Cos'è la Luce? Che mistero.
Non riesco a smettere di interrogarmi sul perché dell'esistenza di un'entità simile. Che la mia sia una mancanza di fede? Giammai.
Giunto in questo mondo, richiamato alle armi per combattere le schiere del male, la Luce è stata la prima cosa che io abbia visto, sentito, provato.
Mi accompagna sin dal primo istante, e mi guida come una stella in una notte di luna nuova. Sono devoto alla Luce, e la mia parola non verrà mai meno all'impegno che ho preso.
Ma qui mi chiedo ancora: cos'è? Più la vedo, più tento di capirla. Ma sarà possibile comprendere qualcosa come "la Luce"?
La sento nel mio cuore: è calda, come un abbraccio, e luminosa come nient'altro. Ma non mi riferisco alla Luce come effetto ottico, bensì come elemento naturale che bilancia i cuori e gli animi di tutti gli esseri viventi. La mia ricerca non è ancora giunta al termine.
Sembra che il mio attaccamento a tale materia non sia condiviso dai miei compagni di viaggio. Siamo stati richiamati qui da posti distanti e differenti, ognuno con le proprie convinzioni ma tutti fedeli a una sola figura: Cosmos.
Se noi serviamo la dea dell'Equilibrio e della Luce, allora serviamo la Luce stessa. Come fanno a non capire?
Perché Squall se ne distacca così tanto? Perché nessuno si accorge di ciò che è davanti a loro? Anzi, dentro.
No, non devo avere fretta. Sarò paziente; presto la Luce di Cosmos irradierà i volti dei miei compagni, e allora saremo tutti più uniti.
I Cristalli ci mostreranno la via. Ho fiducia in tutti loro, sono i miei preziosi alleati. Alleati miei e di Cosmos.
Cosmos.
Ah, Cosmos. Che vista radiosa.
Il suo sguardo sembra brillare di luce propria. La sua parola porta il mio cuore ad esplorare orizzonti che non avrei mai pensato di conoscere.
Più la guardo, più sembra perfetta. Sì, perfetta incarnazione della Luce: speranza, bontà, calore, amore.
Ma tutti conoscono la duplice natura dell'animo umano. Dove c'è Luce, risiede la sua terribile controparte, l'Oscurità. E dove c'è Cosmos, c'è Chaos.
Credo che non riuscirò mai a comprendere gli ideali delle fila di Chaos, nemmeno se mi sforzassi per secoli.
La Luce è il fulcro di ogni cosa; come può qualcuno non desiderarla? Bramarla? Come è possibile attaccarsi morbosamente a qualcosa di così corrotto come l'Oscurità?
Ambizione e sete di potere portano la gente sulla strada sbagliata. Io ho la Luce, e il mio potere non ha eguali; io sono benedetto da Cosmos. Se solo potessi fare da esempio a quegli stolti... se solo questo conflitto si potesse evitare.
Ma così non è, purtroppo. Non mi resta che lottare in nome di Cosmos, e trasformare la sua figura nel faro che illuminerà la retta via.
Cosmos diverrà il pinnacolo di un nuovo mondo, ne sono certo.
Ed infatti è proprio da lei che intendo recarmi, prima dell'inizio del mio viaggio alla ricerca del Cristallo. Intercederò presso Cosmos affinché vegli su di me e sui miei compagni. Ne sento come il bisogno.
Il Sanctuary è limpido, splendente, cristallino, proprio come colei che siede al suo centro. La mia Dea è intenta come sempre a sorvegliare il mondo, a controllare che le fila di Chaos non si avvicinino troppo.
I miei occhi rimangono sempre abbagliati alla sua vista.
Non appena mi vede arrivare, mi sorride. Mi inchino.
- Sto per partire, Cosmos, alla ricerca del Cristallo. Sarà un viaggio lungo e arduo, ma prometto che non ti deluderò -
- Che tu possa tornare sano e salvo, prode Guerriero della Luce - mi risponde con il suo solito tono dolce e cadenzato - Ho fiducia in te. Mi affido al tuo giudizio -
Musica per le mie orecchie. Mi sento carico più che mai.
Noto che Cosmos, però, ha ancora qualcosa da dirmi.
- Fa attenzione, però. Chaos e i suoi soldati sono forti e agguerriti. L'Oscurità si sta propagando, e temo per la vostra incolumità -
La mia mano si stringe all'elsa della mia spada benedetta come d'istinto, e la sfodero senza timore.
- Dovranno fare i conti con me, dunque - rispondo - Se oseranno avvicinarsi alla Luce, li sconfiggerò senza pietà! -
Parlo con assoluta sicurezza di ciò che dico, ma questa mi viene a mancare in poco tempo. Sul volto di Cosmos compare uno strano sguardo.
Forse perplesso? Oppure... di disappunto?
Si alza e mi si pone davanti.
- Prode Guerriero... - mi dice - ...per cosa combatti? -
- Per te, mia Dea. Per difendere la Luce dalle canaglie che vogliono sopprimerla -
Scuote il capo.
- Non lasciare che l'odio per il nemico offuschi il tuo cuore, giovane Guerriero. E' vero: siamo in guerra. Ciononostante... - e qui le sue parole mi colpiscono come un fulmine a ciel sereno - ...non è per combattere che vi ho convocati qui -
Non per combattere? Non comprendo. E il fatto che io non capisca le sue parole non la sorprende. Mi sorride di nuovo.
- La Luce non va semplicemente protetta. La Luce va trovata, compresa - mi spiega - Combattere per i propri ideali è giusto, ma una volontà forte rivolta ad un fine poco nobile genera Oscurità. Dici di lottare per me, ma non starai dimenticando qualcosa di più importante? -
Inizio a realizzare qualcosa. Forse comprendo il mio errore.
- Stai dicendo... -
- Non stai lottando per me, ma per il futuro di tutti. Dei tuoi alleati, del tuo mondo... - dice infine Cosmos - Non è forse questo ciò che è davvero importante? -
Ha ragione.
Ha ragione, dannatamente ragione.
Ho dato per scontato che i miei alleati fossero solo soldati in guerra. Pensavo che ad unirci fosse solo la comune causa di proteggere la Luce. Ma sono LORO la mia Luce.
La Luce è sempre stata al mio fianco, ma mi ostinavo a non vederla.
Che sciocco, che egoista sono stato.
E Cosmos, che mi guarda con quei suoi occhi di diamante, annuisce come se avesse perfettamente intuito il fatto che io abbia finalmente realizzato qual'è il mio scopo.
Mi inchino una seconda volta di fronte alla sua infinita saggezza, consapevole che prima o poi sarebbe tornata ad illuminarmi nel momento del bisogno.
- Venire qui mi ha fatto capire molte cose - le annuncio con solennità - Cosmos, ti sono nuovamente debitore -
- Il cammino ti è stato rischiarato, prode Guerriero - annuisce lei - Ora vai, e proteggi coloro che ti sono cari -
Con rinnovata fiducia, mi accingo a lasciare il Sanctuary.
Con Cosmos dalla nostra parte, io e i miei compagni non abbiamo nulla da temere.
Proteggerò loro, e loro proteggeranno me. E tutti assieme difenderemo Cosmos. Perchè anche lei fa parte di noi, della nostra Luce. Una Luce che l'ombra di questa guerra non offuscherà mai; non finché avrò vita.

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Capitolo 7
*** Chaos - Il principio ***


Personaggio: Chaos
Rating: Verde
Genere: Missing Moments
Avvertenze: Impossibile non notare, nel gioco, il chiaro riferimento di Garland al fatto che Chaos lo abbia salvato, facendo capire al giocatore che quei due appartengono effettivamente all'universo di FF 1. Questa mi ha sempre dato da pensare, e mi piaceva vedere come Garland fosse un fedelissimo in tutto e per tutto. Ho pensato di scrivere qualcosa sul loro incontro, inserendo come ambientazione principale FF 1 anziché Dissidia.


Il principio

Che ore sono?
Che giorno è?
Non rammento correttamente. In questo posto non riesco nemmeno a distinguere il passare del dì e della notte.
Sono quì, seduto, ad attendere. Ma ad attendere cosa? Cos'è che rende questo giorno così importante? Cosa doveva succedere?
Più medito, più sento che la risposta non si avvicina.
La mia memoria mi tradisce di continuo. Ho sempre bisogno di aiuto per... ricordare.
Sono colui che incarna il caos e la disperazione, signore di un mondo vuoto e morto. Ho poteri che superano ogni immaginazione, ma non riesco nemmeno a ricordare lo scopo per cui vivo. Se mai ne ho avuto uno.
- Oggi è un giorno importante... - sussurro a me stesso.
- Certo che lo è, mio signore! -
Una voce soffocata e rauca alla mia destra mi ricorda che non sono solo, lì.
Certo, i miei fedeli servitori. Nati dal potere del caos, obbediscono ad ogni mio ordine e mi portano consiglio quando lo necessito. Li creai con lo scopo di portare il mio nome nel mondo.
- Mio signore... - fa una seconda voce, più grossa e imponente - Oggi è il giorno del SUO arrivo -
"Il SUO arrivo"? L'arrivo di chi? Un momento... comincio a ricordare.
- L'arrivo del prescelto, mio signore -
Ma certo; Il prescelto. Colui che ho scelto come mio araldo in questo ciclo infinito di ricordi confusi. Ogniqualvolta il ciclo si ripete, lui arriva in questo giorno, preciso e puntuale. Il destino sta per compiersi nuovamente.
- E' già arrivato quel giorno? - chiedo ai miei servitori - Il ciclo continua a ripetersi -
- Il tempo vola quando ci sssi diverte, mio signore... - sibila Marilith con la sua voce suadente.
- Stia tranquillo, mio signore - mi rassicura una delle molteplici teste di Tiamath - Ci prenderemo cura noi del prescelto fino a quando non sarà pronto -
Annuisco. Il prescelto è un possente guerriero, ma non invincibile. Quando il ciclo si ripete, sono io a salvarlo dalle braccia della morte, ogni volta.
E, una volta recuperato, diverrà una parte di me. E' così che deve andare, ed è così che sempre andrà.
- Il momento è giunto... - tossicchia Lich.
Annuisco di nuovo. Mi basta un rapido schiocco di dita, e il mio potere crea un varco davanti a me.
Riesco a percepire il SUO potere da oltre il passaggio. Una forza intensa, guidata dal rancore, ma anche dalla passione. Una sensazione che mi intriga ogni volta.
Bastano pochi attimi per vedere l'imponente figura del prescelto cadere ai miei piedi, priva di sensi, attraverso il varco, che in un guizzo di luce si richiude, e scompare.
Lo osservo, molto attentamente. Non vi è dubbio che sia lui; l'armatura pesante, la sua incredibile spada mutaforma, e quell'espressione di odio misto a dolore.
Ha riportato numerose ferite, ed è in fin di vita. Il suo combattimento dev'essere stato aspro.
Mi volto verso i miei servitori.
- Kraken, per favore... - mormoro.
Il mio fedele demone dell'acqua annuisce, e i suoi tentacoli si muovono lungo il pavimento, disegnando numerose rune magiche. Un'Energiga molto potente ristabilisce
i valori vitali del prescelto, che ancora non accenna a muoversi.
- Un altro successo - afferma Tiamath - Il prescelto è salvo -
- Mettevi forse in discussione il potere del nostro signore, dragone del vento!? - protesta Lich.
- Affatto, ma gli umani sono fragili - continua un'altra delle sue teste - Non tutti riescono ad affrontare un viaggio temporale di queste proporzioni rimanendo illesi -
- Beh, lui è il pressscelto - aggiunge Marilith - Se il nostro signore ha chiamato LUI, un motivo ci sssarà -
Oh, ma certo che c'è un motivo. Il prescelto è l'unico in grado di portare avanti la mia volontà. E' il guerriero ideale: prestante, abile e fedele al suo padrone e al suo scopo. Non potrebbero esserci qualità migliori per descriverlo.
Il suo respiro è ancora affaticato, ma so che ce la farà.
Dopo qualche minuto di attesa, lentamente lo vedo aprire gli occhi, con apparente gaudio dei miei servitori.
Quello sguardo. Penetrante, deciso. Impossibile da dimenticare.
Le ferite sembrano fargli ancora male, ma riesce a rimettersi lentamente in piedi.
Prima si guarda attorno, perlustrando le mura che lo circondano e probabilmente non trovando nulla di familiare. Poi i suoi occhi ispezionano i miei servitori, tradendo un certo stupore nell'osservare le molteplici e sinuose teste di Tiamath che bisticciano per farsi avanti.
Poi guarda me.
Il nostro breve duello di sguardi è molto intenso. Sembra sia finalmente giunta l'ora.
- Dove... sono? - chiede.
- Al sicuro - rispondo io.
- Questo lo deciderò io... - asserisce, facendomi intuire che è ancora confuso riguardo a ciò che gli è accaduto.
Lich sembra spazientirsi.
- Modera il tuo linguaggio, umano... - borbotta il cadavere - Davanti a te hai il Dio del Caos e della Distruzione in persona. Fossi in te mostrerei un po' di rispetto -
- Dagli tempo - lo rassicura il Kraken, con la solita postura e freddezza - Costui non comprende ancora il suo destino. Noi siamo qui per aiutarlo -
- E a far cosa, se posso permettermi...? - domanda il prescelto.
Annuisco.
- A diventare tu stesso il Caos, Garland -
Lui impallidisce.
- Conosci il mio nome...? -
- Conosco molte cose di te - continuo - Di come hai vissuto all'ombra di Cornelia, patria infedele che hai servito nel corso di lunghi anni. Della tua decisione di rinnegare i tuoi doveri verso il re, e del tuo duello mortale con i Guerrieri della Luce -
Lui ascolta tutto, ma la sua mente sembra essere rivolta altrove.
- Dov'è...? - mi chiede - Lei dov'è? -
- Di chi ssstai parlando? - chiede Marilith, incuriosita.
- Dov'è la principessa Sarah!? - ripete, imperterrito.
- Lei non è qui - gli rispondo con calma.
Il prescelto si zittisce, poi abbassa lo sguardo, come per nascondere il dolore.
- E dov'è? -
- Da nessuna parte - risponde freddamente Tiamath - Lei qui non esiste. Non in questo tempo -
- "In questo tempo"?! Cosa dovrebbe significare!? -
Il prescelto cerca risposte, e io sono qui per dargliele, dopotutto.
- Ti abbiamo prelevato da un passato di duemila anni. Qui il genere umano ancora non dominava il mondo, e tutto è in balia del Caos. Non c'è nessun castello o vessillo. Nessun eroe. Nessuna principessa -
Garland era un uomo tutto d'un pezzo. Dignitoso in tutto e per tutto, e molto sveglio. Sapeva che non stavo mentendo, o almeno lo intuiva perfettamente.
Il suo dolore, la sua tristezza e il suo rancore... li sento come fossero miei. Questi sentimenti umani devono essere seppelliti, superati, affinché possa comprendere il suo destino. Deve lasciarseli alle spalle come un'ombra del passato. Questo è il suo percorso di formazione.
- Perché proprio io...? - chiede, con un filo di voce.
- La tua vita valeva la pena di essere salvata. I Guerrieri della Luce erano stati incaricati di ucciderti; e ne saranno convinti, fino a quando non giungeranno qui -
Alzò un sopracciglio.
- Loro? Qui? Come lo sai? -
- Il nostro signore sa molte cose - spiega Lich - Anche cose che non sono ancora avvenute, perché tutto è già avvenuto -
Garland scuote il capo.
- Non ti seguo, cadavere... che cosa significa? -
- Siamo in un ciclo - gli rispondo, infine - Un grande, infinito ciclo che si ripete ogni volta. E, inevitabilmente, ci sarà una guerra. La Dea dell'Ordine farà giungere qui, in queste terre, i suoi Guerrieri della Luce. E tu sei tra gli eletti che combatteranno per me -
Lui è ancora confuso. Ancora indisposto.
- Dovrei lottare per te...? -
- Il nossstro signore ti ha salvato la vita, umano - sibila Marilith - Potresssti mostrare un po' di riconoscenza... -
- Lasciamo che comprenda da solo l'enorme importanza che rivestirà in questo conflitto - asserì il Kraken, ottenendo il consenso mio e degli altri tre.
Infine, gli tendo la mano.
- Garland, hai vissuto all'ombra del mondo per tutta la vita - gli dico - E' ora che tu prenda in mano la vita che ti ho donato. Vieni con me, e ti mostrerò il fine ultimo di questa esistenza -
In lui vi è ancora il seme del dubbio, così come il ricordo della sua amata Sarah. Non sarà un percorso facile, ma ci sarò io a guidarlo.
- Allora mostramelo, Dio del Caos... - mi dice - Mostrami cosa può fare un cavaliere decaduto, che non ha più un mondo in cui esistere... -
- Ne sarò lieto -
Comincia un nuovo ciclo. Che sia l'ultimo, o uno dei tanti che si sono susseguiti, nessuno lo sa.
Ma, per quanto possano differenziarsi tra loro, tutti i cicli combaciano in alcuni punti.
Come Garland, e il nostro eterno legame.
Ora siamo una cosa sola.

 

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Capitolo 8
*** Cloud - Un tramite ***


Personaggio: Cloud
Genere: Introspettivo
Rating: Verde
Avvertenze: Suppongo nessuna


Un tramite

A me combattere non piace affatto. Ironico, detto da un mercenario come il sottoscritto.
Dai pochi ricordi che mi rimangono del mio passato, so che ho trascorso gran parte della mia vita a brandire una lama per guadagnarmi da vivere. Ma, per quante volte ho dovuto uccidere il mio nemico, mai una singola volta ho provato piacere nel farlo.
Ed ora il fato mi ha trascinato qui, dove i combattimenti sono l'unica legge o valuta; dove gli spargimenti di sangue sono la sola forma di diplomazia esistente.
Se cercavano qualcuno dotato di ottime abilità con la spada, hanno trovato l'uomo giusto, suppongo.
Se cercavano qualcuno con altrettanta determinazione, allora porto cattive notizie.
Là fuori ci saranno centinaia di persone assetate di sangue pronte a dar tutto in battaglia; perché allora sono stato scelto proprio io?
Cos'ho che agli altri manca? Non ne vengo a capo.
Sono oramai giorni che io e i miei compagni ci facciamo strada a suon di fendenti verso il Sanctuary, ma per fortuna i momenti di riposo non mancano.
Nelle nostre brevi pause, Gidan e Tidus si offrono sempre volontari per andare in avanscoperta a controllare che non vi siano nemici nei paraggi. Probabilmente una scusa per conversare rumorosamente tra loro; li capisco, io e Squall non siamo esattamente una buona compagnia a causa della nostra scarsa loquacità.
Nessuno di loro è una cattiva persona, ma sembra che, anche per loro, combattere sia parte della mondana quotidianità.
Non pretendo di comprendere il loro punto di vista. D'altronde nemmeno mi aspetto che loro comprendano il mio. Eppure, nel nostro piccolo gruppo, sembra che ci sia almeno qualcuno che non ama buttarsi a capofitto in qualche assurda impresa.
Squall emana chiaramente l'aura di un lupo solitario. Lo ho visto sfoderare quella sua magnifica Gunblade oramai diverse volte, abbattere decine di nemici con una carica inarrestabile, per poi tornare a guardare altrove, lo sguardo perso nei suoi pensieri.
Quando vedo Gidan e Tidus in battaglia, ho una sensazione del tutto diversa.
Le loro mosse sono frenetiche e spettacolari, e riescono a trovare divertimento nello sbeffeggiare i nemici una volta evitati i loro attacchi. Quasi come se tutto questo fosse uno sport. Il che, guardando Tidus, non mi sorprende.
Ma Squall... lui è diverso.
Anche ora, durante la nostra pausa, è andato a riposare tranquillamente sotto un albero. Non molto distante, ma abbastanza da non sentire lo strepitare di Gidan nello scacciare il piede di Tidus dalla sua coda.
Il suo volto non ispira ansia, ma nemmeno serenità. Non c'è disagio, ma nemmeno contentezza. Sembra accettare passivamente ciò che gli accade.
Non sono il tipo da ficcare il naso, ma è un orizzonte che vorrei approfondire.
- Squall, posso parlarti? - gli dico, avvicinandomi e facendomi coraggio.
Lui mi rivolge un'occhiata strana. Evidentemente non si aspettava di essere disturbato, e quantomeno non da me, e di certo non manca di farmelo notare con una smorfia.
- Cosa posso fare per te? - risponde.
- E' da un po' che combattiamo assieme. Mi faceva piacere condividere delle opinioni -
- Riguardo a cosa? - dice, senza muoversi da quella posizione piuttosto comoda che aveva trovato tra le radici del grosso albero.
Mi siedo poco distante.
- Cosa ne pensi di questa battaglia? Sembra non finire mai... -
- Non finirà prima di aver eliminato tutti i nostri nemici, che pochi non sono - sbadiglia.
Deglutisco.
- Credi che lottare alla cieca in questo modo abbia un senso? Intendo... - I suoi occhi guizzano verso di me - ...a volte spero di non aver mai avuto a che fare con questa guerra. Tutto questo sangue sparso... -
- Nemmeno io avevo la benché minima intenzione di partecipare, credimi, ma non si può semplicemente rifiutare. Uccidere non diverte neanche me - spiega Squall.
- Ma allora perché lo stiamo facendo? -
Segue un breve silenzio accompagnato da una brezza di vento. Tidus e Gidan non sono ancora tornati; ne deduco che avremo ancora diversi minuti di tranquillità.
- Credo tu lo stia chiedendo alla persona sbagliata, Cloud. Io sono un mercenario - mi risponde - Se c'è guerra, io lavoro -
Realizzo che, dopotutto, abbiamo qualcosa in comune.
- Lo stesso vale per me. Ho lavorato come prezzolato, ma sempre per cause in cui credevo ciecamente... -
Lui sbuffa. Si alza leggermente e appoggia la schiena sulla dura corteccia.
- Credo tu abbia già la risposta che cerchi - mi dice, infine - Semplicemente non la vedi. I nostri combattimenti non sono un fine, ma un mezzo -
Un mezzo. Un mezzo. Un tramite per raggiungere qualcosa.
Ha ragione. Queste continue battaglie me lo avevano fatto dimenticare. Che cosa voglio raggiungere lottando?
Voglio proteggere. Già, è vero. Voglio tornare a casa, dove ci sono le persone che voglio proteggere. Non le ricordo, ma so che sono lì ad attendermi.
Un mezzo. Lottare è un mezzo. Non mi pulirà la coscienza, ma credo di essere pronto.
Un giorno, qualcuno mi disse che sguainare la spada porta ad accumulare ruggine ad ammaccature. Immagino però che ne valga la pena, se stai cercando di difendere ciò che ti è caro.
- Grazie, Squall -
Lui risponde con un brontolio disinteressato. E' nel suo stile.
- Questa guerra sarà lunga. E forse dovrai combattere molto prima di quanto pensi. Sei pronto? - mi chiede lui.
- Adesso sì -
Per la prima volta dall'inizio della nsotra conversazione, mi guarda dritto negli occhi. Forse sta cercando segni della mia effettiva risoluzione.
- Bene. Vedi di non abbassare la guardia - mi dise, afferrandomi la mano e poggiandoci qualcosa all'interno - E' da alcune ore che siamo seguiti. Forse intende solo spiarci, forse no. Se così fosse, allora vedremo davvero se hai trovato il coraggio di andare avanti -
Con curiosità, osservo ciò che Squall mi ha dato. Nel vederlo, un nuovo ricordo mi torna alla mente. Non c'è più spazio per le esitazioni.
Tra le mie dita, una morbida piuma nera scivola, per poi essere portata via da un soffio di vento improvviso.
Proprio quando cercavo un motivo per lottare, ecco che si presenta.
Sarà davvero una coincidenza? No, credo proprio di no.

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Capitolo 9
*** Tifa - In cerca di Cloud ***


Personaggio:Tifa
Genere: Introspettivo, Missing moments
Rating: Giallo
Avvertenze: La cosa che mi ha stupito di più nel duodecim è stato, ovviamente, vedere alcuni pg. notoriamente buoni diventare improvvisamente parte della squadra Chaos. Ho voluto riprendere uno di loro, in un ciclo non meglio definito.

In cerca di Cloud

Com'è potuto accadere?
Per quale astruso motivo è successo tutto ciò?
Vorrei semplicemente smettere di crederci, ma sarebbe come fuggire inutilmente dall'evidente realtà che mi si para davanti. Vorrei chiudere gli occhi e sperare che non sia mai avvenuto nulla, ma il fato non me lo concederà.
Un sentimento bruciante mi pervade; come una pugnalata alle spalle, ma molto più crudele. Credi di conoscere qualcuno come le tue tasche, e alla fine rimani spiazzato.
Che paradossale corso degli eventi, pensare che avrei dovuto volgere i miei pugni contro di lui.
Eppure lui è lì, spada sguainata, sangue sugli stivali. La sua inconfondibile acconciatura color chocobo, con capelli dritti che sembrano pungerti al solo fissarli.
E' identico all'uomo che ho conosciuto per tutti questi anni, uguale in tutto e per tutto. Uguale al Cloud che i miei pochi ricordi rimasti mi dicono di aver conosciuto.
E al contempo il mio cuore mi dice che non è lui.
A terra, ai suoi piedi, vi è uno dei miei compagni. Completamente inerte; lo sarei anche io se avessi ricevuto le sferzate della Buster Sword. E' privo di conoscenza, ma è ferito gravemente. Non sono sicura di riuscire a salvarlo in tempo, anche portandolo da Cosmos.
Tento di preoccuparmi per le condizioni di Cecil, ma non ci riesco. I miei occhi sono piantati sulla figura di Cloud; non riesco a smettere di guardarlo, a metà tra inorridita, impaurita e inferocita.
Il suo sguardo, poi, è il colmo. Ha appena puntato la spada contro uno dei nostri, lo ha colpito ripetutamente e sconfitto, ma nel suo sguardo non c'era odio o furore.
Quando voglio far del male al mio nemico, il minimo che possa provare è un potente sentimento di astio misto alla foga della battaglia.
Negli occhi di Cloud non c'era nulla. Niente, zero.
Sembrava non provare alcun sentimento. Anzi, pareva quasi confuso. Come se non si rendesse nemmeno conto della situazione.
- Cloud...? - provo ad avvicinarlo - Sei davvero tu? -
Si accorge di me solo in quell'istante. Ha passato tutto il tempo a fissare la sua spada sporca di sangue, in cerca di chissà cosa.
- Tifa... - mi dice - Tu sei Tifa... -
- Sono io, Cloud - gli rispondo, tentando di mantenere la calma - Cosa ti è successo? -
Lui sembra non capire.
- Successo...? Successo cosa? -
Stringo i pugni e resisto.
- Ci hai attaccati... - gli dico - Hai ferito gravemente il mio compagno di viaggio... per quale motivo hai fatto una cosa simile!? -
Lui pare essere in cerca di una risposta.
- Era il nemico - mi dice infine - Mi è stato detto di sconfiggere il nemico, tutto qui -
Era come temevo. La mia orrenda intuizione pare essersi rivelata giusta.
- Se noi siamo i tuoi nemici... - deglutisco - ...vuol forse dire che appartieni alla schiera di Chaos? -
Lui rimane immobile per qualche attimo. Poi annuisce, portando il mio tormento a livelli insostenibili.
- Io ti conosco, Cloud - continuo - Sei un uomo buono, con degli ideali di giustizia. Il fatto che tu ti trovi a servire Chaos è la cosa più assurda che ci sia nel creato! -
- Mi conosci...? - mi risponde con vuotezza d'animo - Ti invidio, vorrei conoscermi anche io. Non ho ricordi a cui aggrapparmi, li ho persi... e mi sono stati promessi -
- Da Chaos? -
Lui annuisce.
- Colpire i nemici con la spada mi sembra naturale... - mormora - Non trovo obiezioni nell'aprirmi la via per la verità in questo modo -
Credevo che quella spada avesse più giudizio. Non l'avevo mai vista sguainare contro degli innocenti. Questo Cloud non è neanche lontanamente vicino al mio Cloud.
O al Cloud che spero esista ancora. Non intendo arrendermi.
- Però ti ricordi di me, giusto? -
Lui esita.
- Sì... - mi dice - Sei... un'amica -
- Esatto, Cloud - tiro un sospiro di sollievo - Devi fidarti di me; allontanati da Chaos. Non ti porterà a nulla di buono! -
Lui pare massaggiarsi la testa come per fare fronte a un lancinante dolore. Un rivolo del sangue di Cecil che gli era colato sulla mano ora striscia lungo la sua tempia ricoperta di capelli biondi. Ha un aspetto inquietante. Terribile e inquietante.
- Questa... strada è l'unica che conosco... - dice, infine - La via della violenza è l'unica che ricordo. Ho bisogno di ritrovare me stesso. Lo ha detto Sephiroth... -
Stupido. Enorme, gigantesco, biondo stupido che non sei altro.
Quel maledetto ha approfittato della tua amnesia per portarti via da me. E tu, sciocco che non sei altro, lo hai seguito in quel baratro di oscurità.
Non accetterò questo verdetto fino a quando non sarà il vero Cloud a dirlo. Sì, quello vero, quello che è sepolto lì da qualche parte, in quel bozzolo senza anima che mi si para davanti.
Non ricordi forse che sono stata io a tirarti fuori di lì, la prima volta che ti perdesti? Sarò capace di farlo una seconda volta.
Le mie specialità sono due: tirare pugni e risolvere i problemi altrui. Non mi sarà difficile combinare queste due qualità per un unico obiettivo.
- Preparati, perché sto venendo a prenderti con le cattive! -
Sarebbe bello se tutto si risolvesse come al solito; quando un problema si presenta, tu brandisci sempre quell'enorme spada per risolverlo, per poi tornare da noi con il tuo solito fare arrogante che mi piace tanto. Stavolta non è così.
Nessun problema, ti riporto a casa io. Potrebbe farti male la faccia dopo questo, ma credo saprai perdonarmi.

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Capitolo 10
*** Golbez - Coloro da proteggere ***


Personaggio: Golbez
Genere: Missing Moments, Introspettivo
Rating: Verde
Avvertenze: Come sempre, il ciclo è non meglio identificato.

Coloro da proteggere

Il mondo è bello perché è vario. Così dice il proverbio.
E da quando sono qui, in effetti, ho potuto constatare come questo piccolo mondo sia popolato da individui dalle personalità più svariate.
Qui, tra le fila di Chaos, Dio della Discordia e della Distruzione, ogni guerriero è unico e inimitabile. Chi si lascia guidare dalla propria ambizione, chi dalla vanità, chi alla ricerca di uno scopo superiore, chi semplicemente non niente di meglio da fare. Ognuno di loro sogna la creazione del proprio impero di terrore.
Posso concludere, dunque, che per quanto siano tutti diversi, li accomuna un unico dettaglio: sono marci fino alle ossa.
Il mondo è indubbiamente vario; non per questo è bello, in fin dei conti.
Mi sono ritrovato qui, in mezzo a questi fanatici, senza molta possibilità di scelta.
Appartengo alle ombre, all'oscurità, e di questo sono cosciente. Il mio cuore è stato saturo di odio molto a lungo. Eppure ero convinto che la mia triste odissea fosse finalmente giunta al termine. Chaos, richiamandomi qui, mi ha palesemente spiegato che così non è.
Avrei potuto semplicemente obbedire al mio nuovo "sovrano", accettare le sue condizioni e combattere in suo nome. Questa era l'offerta di Garland. Oppure avrei potuto rifiutare di diventare nuovamente il burattino di qualcuno e scegliere da solo la mia strada.
Qualcosa, almeno, l'ho imparata.
Non mi ci è voluto molto per capire cosa dovevo fare. Chaos è l'oscurità, e dove c'è il buio c'è anche la luce. La rivale del Dio delle Tenebre, Cosmos, sembrava avere degli ideali per cui valesse la pena lottare. O almeno così mi è parso di capire.
Tra i guerrieri da lei evocati, tra l'altro, vi era anche una faccia familiare. Una che non avrei mai voluto incontrare in un posto come questo.
Andare contro Cecil sarebbe stato come andare contro la mia stessa volontà. Mi sono deciso a dare una mano alla fazione di Cosmos da dietro le quinte, in modo da bilanciare l'equilibrio di questa guerra in maniera differente.
E' stato facile guadagnarsi la fiducia dei miei "alleati", ma so che sarà altrettanto semplice perderla. Sento che qualcuno già nutre dei dubbi.
Dall'altra parte, c'è chi tra le schiere di Cosmos si è accorto di star ricevendo un misterioso aiuto "dall'alto". Kain; non finirà mai di sorprendermi.
Il mio piano è incredibilmente semplice. Non posso dare un supporto diretto ai miei nemici, ma posso far trapelare informazioni. Una guerra la si vince in più di un modo, dopotutto.
Ho passato diverse settimane ad osservare i movimenti e le battaglie dei guerrieri di Chaos. Conosco bene i piani di Ultimecia e dell'Imperatore, così come i tranelli di Kuja e le ambigue ambizioni di Exdeath. Riesco persino a prevedere quali assurde follie combinerà Kefka, perennemente convinto che questa guerra sia un gioco e noi i suoi giocattoli.
Uno come me, un tempo intriso di odio e rancore, può comprendere benissimo i suoi simili. Sono come uno specchio di me stesso, un alter ego. C'è ben poco che possa sfuggire al mio attento sguardo.
Eppure...
Eppure, forse, qualcuno c'è. Qualcuno che non posso leggere o anticipare. Qualcuno che sfugge totalmente alla logica di questo mondo e che sembra non volerne rispettare le leggi. Il suo volto, velato dietro l'elmo, rimane imperscrutabile; non riesco a raggiungere le sue emozioni.
Chaos lo ha evocato per combattere per lui, quindi di certo non è uno stinco di santo. Ma devo assolutamente capire.
Capire se, alla fine, sarà un nemico o un amico. O qualcosa di diverso.
Deciso ad incontrarlo, mi metto rapidamente in marcia. E' un lupo solitario, un po' come tutti, ma ancora più silenzioso e asociale. Qualità rare, da queste parti.
Trovarlo non mi risulta difficile; il suo passo è inconfondibilmente rumoroso. Riuscirei ad udire il suono metallico della sua armatura a miglia di distanza.
Anche lui, però, ha notato la mia presenza. Meglio, non mi sarà difficile avvicinarlo.
- Golbez - dice il Giudice Magister.
- Disturbo? -
Tace. Dev'essere il suo modo di dire di sì. Tento di non curarmene.
- Cosa vuoi da me? -
- Volevo assicurarmi che fosse tutto a posto - mento - Sei sempre lontano dal gruppo, a pensare a chissà cosa -
Non sembra credermi.
- Lascia che sia Garland a fare il cane pastore - mi risponde - Da quello che ho capito, tu rivesti di più il ruolo di burattinaio. Non ti basta andare a confondere le idee ai guerrieri di Cosmos? Ti ci metti anche con me? -
Il ragazzo è arguto.
- Lungi da me il volerti influenzare in alcun modo - gli dico, mantenendo la compostezza - Il mio unico scopo e sapere con chi ho a che fare -
- Così potrai dirlo a Cosmos? -
Quella risposta mi lascia alquanto basito. La naturalezza con cui mi ha messo al corrente di ciò che sa è disarmante. O ha un piano, o è molto stupido.
- Prego? - dico fingendo ignoranza, provocandolo a rivelarmi più dettagli.
- Golbez, sarò franco. A me non interessa nulla di questa guerra - continua lui - Non seguo gli ordini di Chaos né di Cosmos; non sono il burattino di nessuno, e non credere che riuscirai a rendermi tale -
Mi prendo qualche attimo di riflessione. Gabranth sicuramente ha coraggio da vendere, ed è più attento di quanto non sembri.
Ma se davvero, per tutto questo tempo, ha lasciato Garland all'oscuro dei miei movimenti, non ho motivo di non credergli.
- Quindi per cosa combatti? - gli chiedo.
- Per me stesso. Per tornare a casa, e mantenere la mia promessa - risponde, quasi con solennità.
- Promessa? -
- Sì, devo proteggerlo... - mi dice, ma il suo tono sembra sofferente - Devo proteggere una persona importante, ma non ricordo chi sia. Devo tornare a casa e ricordare, quindi metterò fine a questa guerra da solo, se necessario -
Quanta risoluzione nelle sue parole, mi sono lasciato sopraffare dalle sue convinzioni. Quest'uomo è degno di nota, ma devo ancora giungere alla conclusione che cerco.
- E tu, Golbez? - mi chiede improvvisamente - Per cosa combatti? -
Già, ottima domanda. Conosco la risposta, ma tentenno. Gabranth è un interlocutore molto particolare.
- Anche io devo proteggere qualcuno - gli dico - Ho commesso molti sbagli, ma sono pronto a rimediare. Ho giurato di proteggere mio fratello, anche ricorrendo a sporchi trucchi -
Stavolta è lui ad esitare. Che abbia detto qualcosa che non si aspettava?
- Tuo fratello? Ti sta tanto a cuore? -
- Non dovrebbe? - chiedo.
- Anche io avevo un fratello - continua il Giudice Magister - Mai odiato qualcuno così tanto in vita mia -
Mi viene quasi da ridere nel notare le nostre bizzarre somiglianze.
- E' difficile essere fratelli - gli spiego - Ci sono volte in cui vorresti ammazzarli, e si finisce sempre per litigare per stupide divergenze -
- Posso capire - mi risponde.
- Poi passano gli anni e ti accorgi improvvisamente che sono la cosa più preziosa che hai -
Lui rimane in silenzio a fissarmi. Ho fatto parlare il mio cuore un po' troppo, stavolta. Forse perché ho capito che, in fin dei conti, Gabranth non è un nemico.
- Se mai dovessi incontrare tuo fratello, dagli un'altra possibilità -
- Terrò conto delle tue parole - dice il Giudice, voltandosi e facendo per andarsene - Non so quali siano i tuoi piani, Golbez, ma io intendo affrontare questo conflitto direttamente alla radice. Addio, prenditi cura di tuo fratello -
Prima che potessi ricambiare il saluto, lui era già troppo lontano per udire la mia voce.
Ho ottenuto le risposte che cercavo e mi ritengo soddisfatto. Un problema in meno a cui pensare. E, inoltre, forse ho capito qualcos'altro anche di me.
Questa guerra durerà ancora a lungo, ma il mio obiettivo rimane limpido e chiaro, ora più che mai.
Accada quel che accada, Cecil tornerà a casa sano e salvo. Porterò questo ideale con me fino alla fine.
E chissà, magari un giorno anche Gabranth riuscirà a perdonare suo fratello così come Cecil ha fatto con me.
E allora capirà quanto siano importanti questi legami.

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Capitolo 11
*** Cecil - L'avversario dall'interno ***


Personaggio: Cecil Harvey
Genere:Introspettivo
Rating:Verde

L'avversario dall'interno

"Il nemico più temibile è quello che ci rifiutiamo di affrontare".
Uno dei tanti detti che mi hanno accompagnato nel corso della mia vita, e a cui tuttora tento di attenermi.
Nella mia carriera di cavaliere e soldato, mi è stato insegnato tutto sul come affrontare ogni tipo di avversario, in modo da non trovarmi mai alla sprovvista contro nessuno.
Ho imparato a gestire nemici molto più grossi di me, grandi quanto intere areonavi. Ho imparato a reggere il confronto contro avversari piccoli e decisamente più rapidi.
Ho imparato a prevedere le mosse dei più astuti, a dominare i più forzuti, a difendermi dai più potenti.
Credo che la mia esperienza mi abbia portato a conoscere nel dettaglio ogni categoria di nemico, di ogni genere.
Compresi quelli che non si possono sconfiggere.
Per un soldato, questo pensiero è inammissibile. Siamo cresciuti in modo tale da pensare che non esista un avversario impossibile da sottomettere, e che la determinazione non conosce la disfatta.
Recentemente ho cambiato idea al riguardo.
Il mio nemico è proprio davanti a me, in fondo a questa ampia stanza buia in cui non filtra che un misero raggio di luce riflessa, senza il quale sarebbe quasi impossibile vedere ciò che mi è davanti.
Incontro questo temibile avversario quasi ogni notte, durante il sonno. Che sia parte del mio inconscio, o semplicemente un incubo ricorrente, ancora non lo so.
Tutto ciò che comprendo è che non importa quanti fendenti io possa lanciargli contro; la sua armatura, nera come la notte, non subisce neppure un graffio.
Non vedo ammaccature né tagli su di lui. Non è un qualcuno che posso battere con una spada.
E lui non sembra nemmeno degnare i miei attacchi della meritata attenzione; passa il tempo a fissarmi con il suo sguardo vuoto, nascosto da uno scuro elmo opaco.
Il sogno è sempre lo stesso, ogni notte. Inizia a diventare quasi un'abitudine rivivere queste sensazioni.
Vorrà qualcosa da me? Avrà fine questo tormento?
- Perché affaticarsi tanto per una risposta che in cuor tuo hai già, Cecil? -
Ha parlato. L'uomo nell'armatura nera ha parlato. Conosce il mio nome, ma non me ne meraviglio. Dopotutto in lui c'è qualcosa di ben più di familiare.
- Chi sei? - gli chiedo - Dove mi trovo? -
- Tutte domande retoriche - mi ripete - Tu sai chi sono io, e sai che ci troviamo nei meandri della tua mente confusa -
Nonostante il buio, riesco comunque a distinguere la sua sagoma. L'armatura nera che indossa è impossibile da non riconoscere.
E' la mia stessa armatura. Quella che utilizzo quando richiamo a me i poteri delle ombre. Quella di cui mi servo quando le tenebre sono troppo profonde.
- Cosa vuoi da me? - gli dico, facendomi avanti.
- Io? Da te? - dice, quasi ridendo - Sei tu che, ogni sera, mi raggiungi in questo luogo. Forse dovrei essere io a richiedere le tue intenzioni -
- Non ho motivo di ricercare ciò che disturba il mio animo - rispondo - Questa guerra affligge me e i miei compagni ogni giorno, e hanno bisogno della mia forza. Non ho tempo da perdere con la mia coscienza -
Lui inizia a muovere lenti passi attorno a me.
- Ma certo, i tuoi amici - dice - Cosa non farebbe un paladino senza macchia per aiutare chi è in difficoltà? -
- E' così; io vivo per servire la mia causa - affermo con fermezza - La causa di Cosmos -
- Piantala di fare l'ipocrita con te stesso, Cecil! -
Con uno scatto repentino, il mio oscuro alter ego si porta a pochi passi da me. Nonostante fosse inutile, di riflesso mi metto in guardia. Non sembra intenzionato ad attaccare, ma le sue intenzioni mi sono ignote.
- La verità è che sei roso dal dubbio e dal rimorso! - ruggisce lui - Il tuo cuore cela un'oscurità di cui non riesci a liberarti, e la luce dei tuoi compagni ti acceca! -
- Queste sono MENZOGNE! - reagisco d'istinto, stringendo i pugni.
- E invece è così, perché io stesso sono l'incarnazione di quelle tenebre che tanto temi! - continua imperterrito il cavaliere nero - Io rappresento quella tua paura; e conosco perfettamente quali sono i timori velati nei recessi più profondi del tuo essere -
Le sue parole forzano il limite della mia pazienza. Sguainando la spada, tento un affondo verso di lui, così vicino alla lama della mia arma.
Ma l'acciaio sembra passargli attraverso. Non riesco a sentire nulla di tangibile. In un attimo, il suo corpo si dissolve come in una nube, per poi riapparire alle mie spalle ad una velocità che il mio occhio non può percepire.
- Tu hai paura che le tue tenebre siano troppo forti... - mi sussurra all'orecchio - Sei sicuro che la fazione di Cosmos sia quella che fa per te? Molto presto questo incubo che vivi ogni notte potrebbe divenire realtà -
- E INVECE TI SBAGLI! -
Un altro rapido gesto con la spada, e il mio assalitore si dilegua nuovamente nel buio. Uno scintillio soffuso rivela la sua presenza a pochi metri davanti a me.
Non ho intenzione di dargliela vinta. Le sue parole sono veleno per il mio animo; ciò che vuole farmi credere è mirato ad allontanarmi dalla retta via.
Non devo cedere a queste futili tentazioni. Ho fiducia nella mia luce. Cosmos ne ha avuta, e non vedo motivo di tradire le sue aspettative.
- Vedo che ancora non ti sei deciso a mollare... - sibila lui - Hai un animo che nasconde macchie scure, ma vivi nella luce. Esattamente come il cuore tenebroso di Golbez presenta sprazzi di chiarore. Forse è per quello che siete fratelli -
- Sono pronto a superare le difficoltà che mi troverò davanti... - replico io - ...esattamente come mio fratello farà con le sue. Ho fiducia nei miei alleati, e in lui -
Parlo affidandomi alle mie più profonde convinzioni, ma dentro lo sento. In me è presente il seme del dubbio, e germogliando ha creato un'atmosfera di confusione nel mio animo. Sono certo che anche la mia controparte lo sa. Il suo silenzio risponde per lui.
- Continua a impegnarti, allora... - mi dice, voltandosi e incamminandosi verso il buio di quell'incubo - Ricorda solo una cosa: non puoi liberarti definitivamente di me. Continuerò a tornare fintanto che il tuo cuore avrà dubbi -
Non c'era nemmeno bisogno di ricordarmelo. So perfettamente che questa battaglia contro me stesso durerà in eterno.
Ma so anche che non devo necessariamente combatterla da solo. Ho i miei amici, ho Cosmos, ho mio fratello.
Ho una lunga sfilza di persone che voglio proteggere e che mi aiuteranno a fare luce sul mio cammino.
Arriverà il momento della resa dei conti con me stesso. Fino ad allora, questo cuore dubbioso continuerà a combattere.

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Capitolo 12
*** Gilgamesh - La lunga via dello spadaccino errante ***


Personaggio: Gilgamesh
Genere: Introspettivo, Missing Moments
Rating: Verde
 
La lunga via dello spadaccino errante

Quanto tempo sarà passato? Concepirlo mi è impossibile.
Quanti giorni, mesi, anni saranno trascorsi dall'ultima volta che ho visto la luce del sole? A furia di vagare senza meta in questa landa scura e ostile, ho perso la cognizione del tempo.
Potrebbero essere passati secoli per quel che ne so; l'unica cosa certa è che probabilmente è ora di pranzo, altrimenti non si spiegherebbe questo brontolio allo stomaco che sento da un po'.
Mi guardo attorno, e il paesaggio è sempre uguale. Oscurità e tenebre, una terra senza vita e senza colore. Beh, cosa potevo mai aspettarmi, essendo finito nel bel mezzo del Nulla?
Ma chi me l'ha fatto fare!?
Io, il grande Gilgamesh, costretto ad errare per l'eternità in un luogo in cui mai nessuno celebrerà mai più la mia grandezza!
Ah, quanti ricordi...
Quando vagavo per le strade, incrociando continuamente i manifesti su cui scrivevano del leggendario ladro di spade! Colui che appariva all'improvviso, negli angoli più remoti del pianeta, pronto ad arraffare ogni preziosa lama su cui era posato il suo sguardo!
Un'ombra assetata di metallo! Io, il grande Gilgamesh!
Ed ora, eccomi qui...
Avrei dovuto immaginarlo; c'era un tranello! L'offerta di quel tipo, Exdeath, era troppo saporita! La ricompensa era sincera e ghiotta, ma quale prezzo ho pagato?
E' così che si trattano i propri alleati? Roba da matti! Dopo quella volta, ho promesso a me stesso che non avrei mai più avuto un datore di lavoro!
Gilgamesh si mette in proprio, come ai vecchi tempi!
Beh, forse non è proprio corretto dire così...
Le leggende e le storie popolari parlano di me, ma ammetto che fare tutto da solo sarebbe stato triste. Avevo un compagno di viaggio, che mi teneva sempre compagnia, con cui ho condiviso tutto: il mio Enkidu! Mi manca così tanto...
Ho esplorato mille terre, piene di mostri orrendi e pericoli in ogni angolo! Ma mai posso dire di essere stato l'unico a compiere tali imprese.
Ho ricercato ogni spada leggendaria! Dalla potente Excalibur, alla rapida e letale Masamune.
Dalla preziosa Orichalcon alla splendente Tournesol.
Dalla sanguinaria Zantetsuken alla... beh, no, ok, Excalipoor è solo un pezzo da collezione.
Ma cosa valgono questi ammassi di metallo se non la gioia di ottenerli assieme ad Enkidu...?
Quel grosso cucciolone era il mio unico amico, e ora sento di averlo abbandonato. Mi starà ancora aspettando, in attesa di altre avventure?
Non posso deluderlo! Mi manca il suo fare giocherellone quando gli lanciavo le sue adorate salsicce. Siamo una squadra, e lo saremo fino alla fine.
Devo semplicemente andare avanti fino a quando non troverò un'uscita. Un lavoretto da nulla per uno come me!
O almeno così mi ripeto da chissà quanto tempo...
La mia "passeggiata" nel Vuoto potrebbe durare ancora molto, molto a lungo. In realtà sento che le forze iniziano a mancarmi; i miei passi sono sempre più lenti e goffi. Riuscirò mai ad esaudire questo mio desiderio?
Rivedrò mai Enkidu?
- ...i tuoi sforzi sono sostenuti da una forte volontà -
Una voce misteriosa mi coglie impreparato. Quando è stata l'ultima volta che ho udito un suono differente dalla mia stessa voce?
Sono finalmente non più solo quaggiù?
- Chi sei!? Dove ti nascondi? - gli urlo.
- Non puoi vedermi, ne percepirmi in alcun modo - continua - Ti parlo da un mondo distante, in cui si sta combattendo una lunga guerra. Ho udito le tue preghiere, e sono qui per offrirti una via di uscita -
Una guerra? Un mondo distante? Beh, dopotutto perché sorprendersi? Chiunque egli sia, è il mio biglietto per andarmene da qui!
- Che cosa devo fare? - gli chiedo.
- Combatterai per me, nulla di più semplice - la voce si fa più bassa - Suppongo tu ne sia in grado -
Quale affronto! Porre un simile dubbio al più grande maestro di spada che questo universo abbia mai conosciuto!
- Combattere è il mio pane quotidiano! - gli confermo - Non esiste spadaccino che possa superarmi in quanto abilità e tecnica! Oh, e d'aspetto. Ci tengo a sottolineare! -
Una pausa di silenzio. Starà forse meditando sulla mia efficienza? Chi mai rinuncerebbe alla mia presenza!?
Chiunque sia questo sempliciotto, basta che mi faccia uscire. Combattere una guerra non è nei miei interessi, voglio solo tornare a casa.
Mi basterà uscire di qui, poi me la potrò comodamente svignare alla chetichella! Dopotutto c'è un motivo se sono il degno detentore del sacro Chicken Knife.
- Bada, spadaccino, le tue parole gonfie di boria non hanno effetto su di me - ruggisce la voce - Posso intuire le tue intenzioni, guerriero. La tua libertà te la dovrai guadagnare. Sei pronto ad accettare questo compromesso? -
Beh, maledizione... suppongo di non avere scelta. Vuole mettermi alla prova? E sia!
Questa tale fa la voce grossa, ma scommetto che un paio di colpi di Excalipoor lo manderebbero a casa in lacrime! Hah, non la si fa al vecchio Gilgamesh.
- Molto bene, spadaccino. Il nostro accordo è concluso - disse, infine - Non deludermi -
I miei occhi vennero abbagliati da una forte luce azzurra, un colore che avevo da tempo dimenticato assieme a numerose altre cose.
Un varco dimensionale; lo stesso che mi ha fatto cadere la prima volta nel Rift. Impossibile dimenticarlo.
E' l'uscita, finalmente!
Chiunque mi stia aspettando dall'altro lato, farà meglio a tenersi in guardia!
Arrivo, libertà. Arrivo, Enkidu!

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Capitolo 13
*** Yuna - Unione e speranza ***


Personaggio: Yuna
RatingVerde
Genere: Missing Moments


Unione e speranza

Che luogo assurdamente paradossale; ci sono pianure vaste e sconfinate, un infinito orizzonte che volge sul mare, palazzi maestosi, e l'aria è satura di magia.
Come può un mondo tanto bello essere così tremendamente pericoloso? Perché usarlo come palcoscenico per una guerra così sanguinosa? Non c'è rosa senza spine.
Quando Cosmos mi spiegò la nostra missione, ero inizialmente riluttante, ma alla fine mi sono lasciata convincere.
Si tratta di un altro, lungo viaggio, dal quale dipenderanno le vite degli abitanti di questo mondo. La cosa non mi è nuova.
Ma qui non siamo Invocatrice e Guardiani, siamo tutti guerrieri alla pari che devono guardarsi le spalle vicendevolmente.
Non credevo avrei avuto tempo di integrarmi nel gruppo, né tantomeno il coraggio. Timida di natura, mi sono lasciata in disparte mentre Sir Jecht calamitava l'attenzione con quella sua divertente esuberanza. Provo un po' di invidia.
Alla fine, però, sono comunque riuscita a fare amicizia; il trucco stava nel trovare qualcuno di ancora più timido di me.
Mi piace la compagnia di Terra; pur essendo molto silenziosa, quando parla esprime pienamente ciò che pensa. Nemmeno a lei piace combattere, questo la mette sul mio stesso piano. Credo di aver finalmente trovato una persona con la quale sono affine.
Abbiamo deciso di affrontare il viaggio assieme, e oramai credo di conoscere qualcosa in più su di lei.
Eppure riesco a sentire che dei pensieri la turbano; quando il suo sguardo si fa vuoto, e fissa l'orizzonte, si immerge completamente nelle sue elucubrazioni.
Dev'esserci un modo per alleviare le sue pene, ma non voglio nemmeno costringerla a parlare.
Una volta giunta la sera, e con essa il buio, decidiamo di trovare riparo in una radura poco in vista.
Non si sa quanti nemici potrebbero essere nelle vicinanze, quindi è bene prestare molta attenzione. Non ne abbiamo ancora incontrati, ma la fortuna potrebbe non girare sempre a nostro favore.
- ...Yuna, posso parlarti? -
Mi volto verso di lei. Non mi aveva mai interpellato di sua iniziativa; questo è di certo un passo avanti.
- Certamente - le rispondo - Qualcosa non va? -
Lei scuote il capo.
- Niente di grave. Mi domandavo se almeno tu sapessi come abbiamo fatto a raggiungere questo mondo -
Mi pongo improvvisamente lo stesso interrogativo, sul quale non avevo mai effettivamente riflettuto con la dovuta cura.
- Una domanda peculiare -
- Il punto è... - continua Terra - ...che non ricordo assolutamente come ci sono arrivata. E' come se il volere di Cosmos mi ci avesse semplicemente fatto apparire.
Così mi sono chiesta... che se fossi riuscita a trovare il modo con cui siamo arrivati... -
- Avresti potuto capire come tornare indietro? -
Lei inizialmente rimane in silenzio, poi annuisce timidamente.
- Sì... - risponde, arrossendo - So che è un pensiero codardo... ma non posso fare a meno di... -
- Terra, siamo tutti umani - le dico sorridendole - E' nella nsotra natura il voler tornare a casa quando siamo distanti. Come te, anche io ho paura e anche io voglio ritornare dalle persone a cui voglio bene -
Lei tira un sospiro. Sono certa di averla messa a suo agio.
- Ti ringrazio - mi dice.
- Nessun problema - poi mi viene un'idea - Perché invece non mettiamo a frutto la tua idea? Sono certa che avere qualche informazione in più ci farebbe comodo. E ho già alcune ipotesi -
Si siede accanto me, sul suo volto compare un sorrisetto colmo di curiosità. Mi schiarisco la voce.
- Beh, da dove cominciare...? - le dico - Il modo in cui siamo giunti qui ha un che di simile con la pratica delle Evocazioni degli Eoni e gli Esper. Essi vengono richiamati da un altro mondo grazie ad una magia runica, e possono usufruire di essa per creare dei passaggi in modo da raggiungerci -
Lei si mostra alquanto sorpresa, ma sembra sapere di cosa sto parlando.
- Ma... tutte queste cose come le sai? -
- Perché sono un'Invocatrice - le confesso - Queste nozioni mi sono state impartite fin da quando ero piccola, e oramai le conosco a menadito -
Lei pare riflettere.
- E come fanno gli Esper a tornare a casa? -
- Accade quando l'Invocatore di turno annulla la magia o il legame viene forzatamente reciso. Questo accade quando l'Eone viene sconfitto, ad esempio -
Terra pare rimuginare ancora.
- Comprendo -
- E a quel punto... - concludo io - ...l'Esper torna nel suo mondo. Ma di quello non posso dirti molto, non ho idea di dove possa trovarsi o come sia fatto -
Lei mi lancia un'occhiata fugace.
- Beh, posso... posso dirtelo io... -
Non nascondo la mia perplessità.
- Tu... puoi? -
- Sì! Cioè... vedi, il punto è che io sono un Esper, almeno per metà - mi spiega, io ancora più allibita - Ricordo che nel posto da dove vengo, il mondo degli umani e degli Esper è connesso da un'entità fisica. Certo, non sono sicura che il luogo da dove vengono gli Esper sia effettivamente sullo stesso piano dimensionale, ma prima che venisse sigillato era possibile passare normalmente da un luogo all'altro -
Tutto ciò è sensazionale. Terra è sensazionale.
La sua duplice natura potrebbe aiutarci a fare luce su questi misteri. Non credevo che avrei mai potuto avere l'opportunità di condividere il punto di vista di un Eone.
- Forse esiste un portale del genere anche su questo mondo...? - propone lei.
Le sorrido ancora.
- Credo sia possibile, Terra! - le dico, entusiasta - Che ne dici? Proviamo a cercarlo? -
- Sì! Facciamolo per tutti gli altri...! -
Da quella che era iniziata come una semplice conversazione, è nata una nuova speranza. Sono davvero felice di averla al mio fianco, ora.
Il mio passato da Invocatrice mi ha costretto a vedere gli Eoni principalmente come delle entità di cui servirsi per combattere.
Finalmente posso dimostrare che è possibile che nasca amicizia tra le nostre specie.
Che sia il primo passo verso un meraviglioso futuro?
 

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Capitolo 14
*** Squall - Sentimenti celati ***


Personaggio: Squall
RatingVerde (poco spinto)
Genere: Missing Moments, Introspettivo
 

Sentimenti celati

Quando ho deciso di accettare questo incarico, avrei dovuto leggere con più attenzione le clausole. Ora me ne rendo conto.
Per me era un lavoro come un altro. Sono un mercenario, e qualcuno aveva bisogno di me per combattere. Non lo sentivo differente da qualsiasi altro lavoro.
Con le sole eccezioni che il mio datore di lavoro era la Dea dell'Ordine e dell'Armonia e mi stava chiedendo di lottare contro il Dio del Caos e della Distruzione.
Ho affrontato situazioni estreme, ma quella mi era parsa più che peculiare. Poi me ne sono fatto un ragione, dopotutto cosa avevo da perdere?
Dammi un nemico, e io lo ucciderò; semplice e chiaro. Sono alquanto efficiente in ciò che faccio.
Vi è stato un unico problema, però. Avevo una condizione, purtroppo impossibile da rispettare.
Io lavoro da solo.
Non mi sono mai piaciuti i gruppi, né la compagnia. Ho i miei tempi e le mie esigenze, e intendo andare di pari passo con questi ultimi.
Dover collaborare con qualcuno significa doversi adattare ai loro bisogni, tempistiche e abilità. Vuol dire dover concentrare le proprie energie a preoccuparsi non solo di se stessi, ma anche di chi ti sta intorno. E questo non posso permetterlo; ne va della mia stessa incolumità.
Forse sono asociale, o semplicemente un lupo solitario. Sono fatto così, e posso farci ben poco.
Ma qui è diverso. A combattere per Cosmos eravamo in tanti, un gruppetto ben ampio.
E pretendono la mia alleanza? Giammai.
Non ho bisogno di persone che mi rallentano o che mi addossino i loro sensi di tristezza e sfiducia. Non necessito chi, alla prima difficoltà, ha bisogno di qualcuno che lo tiri su di morale. Non sarebbero che un peso.
Se vogliono un interlocutore, hanno trovato la persona sbagliata.
Ho messo in chiaro le cose con gli altri guerrieri di Cosmos fin dal principio, ma ad alcuni il messaggio non è arrivato.
In più di uno hanno fatto di tutto per integrarmi nel gruppo; un bel pensiero, ma erano tentativi assai fastidiosi.
Ho declinato più di una volta i loro inviti, e intendo continuare a farlo.
E così ho proseguito nel mio viaggio da solo, sperando di arrivare in fretta alla fine di questa assurda battaglia.
Non avrei mai immaginato di trovarmi, adesso, nella stessa, identica situazione iniziale, ma dalla parte opposta. La mia solita fortuna.
Se non sono i guerrieri di Cosmos a infastidirmi, ci pensano quelli di Chaos. E, tra tutti, forse il più irritante.
- Oh oh! Chi si vede! Un micetto sperduto! - mi fa il pagliaccio - Hai perso la via di casa? Vuoi un pesciolino? -
Sospiro. Forse ignorarlo è la scelta giusta.
- Ma dove vai!? - mi dice, seguendomi - Non sei venuto per giocare? -
- No, e non mi interessano le tue idiozie - sbotto - Fuori dai piedi -
Lui sembra riderci su.
- Il micetto rizza il pelo! Che paura! - mi schernisce - Certo che sei proprio una bestia fiera e indomita. Amici o nemici, li azzanni senza pietà! -
Arresto il mio passo per un istante. Il clown sembra avermi lanciato una frecciata piuttosto mirata. Voltandomi, noto che il suo sguardo non è più scherzoso, ma assai serio.
- Cosa vuoi insinuare? -
- Oh, micetto, non arrabbiarti! - dice, col suo solito ego - Io ti capisco, sai? Sperduto in quella mandria di idioti, che vorrebbero essere tuoi amici, prenderti per mano e andare a saltellare nei campi di fiori, sotto l'arcobaleno! E invece basterebbe capire che tu hai solo bisogno del tuo spazio! -
Belle parole. Nasconde perfettamente la malizia dietro i suoi discorsi sensati. Però non ci casco.
- Hai ragione, sono piuttosto fastidiosi - gli dico - Esattamente come te. Sparisci -
Lui non smette di ridacchiare. Davvero snervante.
- Squall, Squall, Squall... - scuote il capo - Perché sbatti le porte in faccia a ciò che desideri? Andiamo, tu non hai mai creduto nella causa di Cosmos, e quei vermi ti si accollano come falene attorno ad un braciere. Hai bisogno di attestare la tua indipendenza, la tua identità. Non credi di essere dalla parte sbagliata del campo? -
Su una cosa ha ragione, non è esattamente la miglior combriccola con cui ho avuto a che fare. Non sento di volere la loro compagnia più di tanto ma, se Kefka crede di potermi manipolare come un burattino con le sue ridicole argomentazioni, ha decisamente preso un grosso abbaglio.
- Non sapevo che voi guerrieri di Chaos foste messi così male - gli dico - Altrimenti non si spiegherebbe come mai andiate in giro a raccattare gente dalla fazione opposta. Non mi unirò a voi, pagliaccio. La prossima volta che vorrai darmi fastidio, non userò parole. Solo l'acciaio -
Credo di essere stato fin troppo chiaro. Decido di avviarmi, sperando che quel fastidioso giullare non intenda continuare coi suoi patetici giochetti.
- Va bene, micetto, sei stato esaustivo - mi fa - Eppure non comprendo. Non accetti noi, ma nemmeno sei soddisfatto di loro. Sei in un limbo, tra i tuoi doveri morali e i tuoi sentimenti. Esistono solo due fazioni: Cosmos o Chaos. Prima o poi dovrai sceglierne una. Perché sei qui, Squall? Per chi o cosa combatti? -
Incredibile come riesca ad essere così dannatamente insistente. Forse farei meglio a dirgli ciò che vuole per levarmelo di torno una volta per tutte.
In realtà, questa è una risposta su cui ho meditato ben più del dovuto. Strano il doverci fare i conti proprio con un tipo del genere.
- E' vero, non amo stare insieme alle persone. Ciò non vuol dire, però, che in cuor mio non voglia proteggerle. Sono un solitario, un asociale, odio le folle; tutte asserzioni vere. Sono ciò che fa di me quello che sono, e non le rifiuto. Io proteggo le persone a me care, e lo faccio a modo mio. Forse la gente non mi comprenderà, ma è un qualcosa con cui ho imparato a convivere -
Posso leggere sul volto di Kefka che ha compreso i miei motivi, ma nella sua mente contorta non le condivide.
Poco mi importa. Ciò che conta è che non verrà mai più ad infastidirmi. Nemmeno mi ci vedo a combattere per Chaos, d'altronde.
Innanzitutto, un mercenario professionale non viene meno al suo contratto.
E poi c'è qualcosa di molto importante che mi differenzia da quei mostri.
Sarò anche un uomo che vive di morte e sangue, ma il mio cuore sa distinguere il bene dal male. E' una verità inossidabile, è il mio credo. E lo accetto.

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Capitolo 15
*** Laguna - La strada giusta ***


Personaggio: Laguna Loire
Genere: Missing Moments
RatingVerde


La strada giusta

Perfetto, tutto secondi i miei calcoli. Stando alla posizione delle stelle, alla direzione del vento e a quel dannato prurito che ho sulla schiena, la direzione da prendere è indubbiamente, inequivocabilmente questa!
Poco importa se ho sbagliato ogni strada fino a questo punto, se non penso positivo non arriverò mai alla meta. Una strada o è quella giusta o è sbagliata, è un cinquanta e cinquanta, no?
E poi chi ha detto che esiste una strada errata? Prendere una deviazione non porta forse a scoprire qualcosa di nuovo ed emozionante? Un uomo ha bisogno di avventure per sentirsi vivo!
Prima o poi arriverò a destinazione, quindi almeno mi godo il viaggio.
Stavolta, andando in giro, sono arrivato in un posto assai bizzarro. Sembra essere un edificio, come un palazzo, ma dal gusto lievemente eccentrico.
Non sembra una costruzione recente: ci abiterà qualcuno? Io non riuscirei a stare in un posto così grande, proprio per nulla!
Preferirei una casetta piccola, possibilmente in campagna, magari con quel profumo di pane appena sfornato che ti penetra le narici di primo mattino.
Questo postaccio ha un che di strano, forse sarà meglio cambiare direzione per stavolta.
Dunque, destra o sinistra...?
- Chi è il ratto che si è intrufolato nel mio dominio!? - dice una voce perentoria alle mie spalle.
Accidenti, la mia solita fortuna. Ho trovato anche il padrone di casa.
Il tipo strambo che mi si para davanti ha un'aria regale che lo circonda da capo a piedi. Ha addirittura uno scettro e un'armatura completamente d'oro!
Ma no, andiamo, sarà per forza una patacca. Come fa a muoversi con tutta quella roba?
E tutto quel trucco in faccia? Per la miseria!
- Ah, m-ma no, stia tranquillo! - balbetto io - Ho solo sbagliato strada, ora me la filo! -
- Entri senza permesso e poi pretendi di andartene come se nulla fosse? - sorride lui - Che animo ardito -
Accidenti, non solo ha un aspetto che ha del ridicolo, ma è anche irascibile. Che intende farmi?
- Suvvia, è stato solo un incidente! Possiamo dimenticarci l'accaduto e brindare alla gioventù! -
- Risparmiami le tue patetiche offerte da villico! - tuona lui - Hai idea di chi hai di fronte!? Non ti hanno forse insegnato che nel parlare ad un sovrano dovresti come minimo inginocchiarti, chinare il capo e baciarmi gli stivali!? -
Maledizione, è pure uno importante!
- C-chiedo venia, Sua Eminenza Dorata...! Potrebbe mai perdonare la mia... uhm, scortesia? -
- Andiamo meglio, plebeo - annuisce lui - Non mi aspetto che della feccia come te conosca l'importanza di riverire il proprio Imperatore, ma inculcare del rispetto a voi sporchi ratti di Cosmos potrebbe essere un inizio -
Mi ha completamente umiliato! Chi si crede di essere? Si fregia tanto del suo titolo, ma scommetto che sotto quel velo di trucco nasconde almeno due brufoli!
E l'armatura cela benissimo le smagliature!
E' ora di darsi un tono, Laguna! Fa vedere chi sei!
- Ahem! Si dia il caso che io non sia un pinco pallino qualsiasi, Sua Pataccosità! - gli dico, schiarendomi la voce e mostrandomi impettito - Si dia il caso che anche io sia un uomo di una certa rilevanza in ambito politico! -
Lui fa una smorfia.
- Ma senti senti... - sibila - Il plebeo gioca a fare il Re -
- Non è un gioco! - protesto - Sono Presidente di una grande nazione! E sappi che ho svolto un ottimo lavoro; abbiamo un deficit economico nella media e un sistema sanitario gratutito! E degli sconti sui dolci, la Domenica! -
Lui sembra trattenere a stento le risate.
- Presidente!? Questa sì che è buona! - ridacchia lui - Ti reputi un governatore, ma ciò che fai è tenere a galla una democrazia? Che senso ha essere un sovrano se non hai ogni singolo potere concentrato attorno a te!? -
Potere? Tutto nelle mie mani? Senza Kiros e Ward non riuscivo nemmeno ad allacciarmi le scarpe, la mattina. Figuriamoci dirigere una nazione.
No, non sono l'uomo giusto per qualcosa del genere.
- Beh, è il bello della democrazia, fai valere l'opinione di tutti - gli spiego - ...e poi c'è sempre qualcuno a darti una mano, se sei in difficoltà -
Lui mi fulmina con lo sguardo.
- L'opinione pubblica..? Difficoltà!? Un Re in difficoltà non è un Re degno! Non esiste che un sovrano abbia bisogno di aiuto, perché dev'essere forte, magnifico! Perfetto! Non ha bisogno di idiozie come... "l'opinione" dei sudditi, perché essi esistono solo per farsi comandare da una figura più forte! -
Scuoto la testa.
- Rispetto il tuo punto di vista, ma non lo condivido - gli dico, infine - Io voglio solo un paese dove potremo, un giorno, ridere tutti assieme, senza barriere come il ceto sociale o la cultura. E' il mio sogno; un sogno che un tiranno non potrà mai capire -
Imprimere violenza sui cittadini che hai giurato di difendere è il rovesciamento completo del mio ruolo.
Chissà che razza di regno deve aver creato il mio nuovo amico? Non ci andrei nemmeno in vacanza!
Non esistono cose come il pugno di ferro, quando sei responsabile di così tante vite.
Già, ho delle responsabilità che mi attendono, a casa. Stavolta sarà meglio imboccare la strada giusta.

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Capitolo 16
*** Gidan - Ciò che va, ciò che resta, ciò che vive ***


Personaggio: Gidan Tribal
Genere: Missing Moments
Rating: Verde
Avvertenza: Capitolo di chiusura della saga. Un tentato epilogo per Destiny Odyssey.


Ciò che va, ciò che resta, ciò che vive

La prima cosa che vedo, non appena sveglio, è un verde bosco rigoglioso. Non credevo di stare dormendo, ma a quanto pare i miei sensi sono intorpiditi.
Potrebbero essere passati solo alcuni giorni. Forse mesi, o addirittura anni. Chissà?
E' stato un viaggio così lungo e assurdo che è sembrato un sogno; potrei essermi immaginato tutto, appisolatomi sotto un albero.
Potrebbe essere tutto frutto della mia mente assopita, eppure in cuor mio sento che non è così. So che non è così.
Mi guardo in giro, ma non c'è più nessuno.
Non c'è Bartz e il suo sorriso spensierato.
Non c'è lo strepitare di Tidus e la timida figura di Terra.
Non vi è la fiera figura del Guerriero della Luce né quel musone di Squall.
E nemmeno gli altri, non c'è più nessuno. Ho condiviso tanto con loro, gioie, dolori e paure. E ora siamo tutti divisi, probabilmente in maniera definitiva.
Ma perché essere tristi? Ognuno è tornato dai propri cari. Ora saranno lì, a sorridere e a divertirsi. Forse sorriderà anche Squall.
E anche io ho un luogo in cui tornare; forse più di uno.
Ma il destino ha voluto che mi trovassi qui, in questa foresta che conosco fin troppo bene. Evidentemente c'è qualcuno che ha bisogno di me!
Ed esattamente come per Cosmos, io non nego mai un aiuto a chi lo necessita. Sopratutto se si tratta di qualche graziosa donzella.
Seguendo le indicazioni, passo dopo passo, giungo rapidamente a destinazione.
Che nostalgia, questo posto è sempre lo stesso, come fosse congelato nel tempo.
Non sarà grande come Lindblum, maestoso come Alexandria o bello come Burmesia, ma il piccolo e umile Villaggio dei Maghi Neri rimane un'oasi di pace incontaminata.
Certo, il nome adesso sembra poco appropriato: di maghi neri ne sono rimasti ben pochi. Hanno tutti smesso di funzionare, poco a poco, e si sono placidamente spenti nel corso di un anno.
Il villaggio è popolato quasi unicamente da Jenoma, che hanno tenuto fede alla loro promessa di prendersi cura del paesino, una volta cessate le funzioni vitali dei maghi.
Anche il mio vecchio amico ora riposa silenziosamente, qui da qualche parte. Ma da lassù sono convinto che osservi questo posto con un sorriso.
Mi faccio strada lungo il villaggio, passando oltre la locanda e l'emporio, e dando un'occhiata alla stalla dove il piccolo Bobby Cowel è oramai divenuto un chocobo grosso e prestante, oltre che decisamente più puzzolente.
Lì, in fondo al villaggio, vi è il piccolo cimitero, dove i maghi neri vengono seppelliti.
Ed è esattamente lì che mi aspettavo di trovarla. E' sempre stato il suo posto preferito fin da quando la ho portata qui, la prima volta.
Si sentiva a contatto con i maghi neri che le avevano tenuto compagnia in quel tempo, anche dopo la loro morte. Sono felice che questo suo tratto non sia andato perduto.
Mi porto avanti a passo lento, e quando sono abbastanza vicino, si accorge finalmente di me.
Voltandosi, riesco a percepire la sua espressione di stupore. Il suo volto è un miscuglio di emozioni, completamente diverso da come quando l'avevo conosciuta.
Il guscio vuoto senza anima ora era felice di vedermi, ma una lacrima tradiva la sua commozione.
- Gidan...! - sussurra lei - Sei tornato! -
- Ciao, Mikoto -
Mi abbraccia; sento il suo calore. Quello di una persona cara che avevo purtroppo dimenticato.
Durante la guerra, la mia mente aveva rimosso non solo la sua figura, ma anche tutti gli altri.
Il sorriso di Garnet, il goffo ma buon Steiner, la vivace Eiko, l'orgogliosa Freya, il cupo Amarant e la golosa Quina.
Li avevo dimenticati tutti, ma ora sono tornati. Non capisco come sia stato possibile; i miei ricordi di loro sono ciò che ho di più prezioso.
Sarà bene andare a trovare un po' tutti, e chiedere scusa. Riesco già a sentire gli insulti di Steiner, rimproverandomi di essermi assentato troppo a lungo e di aver fatto preoccupare la principessa.
Mikoto mi chiede di sedermi accanto a lei; sembrava essere successo qualcosa di importante quel giorno.
Prima di domandarle che cosa fosse successo nel mondo mentre non c'ero, mi sembra opportuno capire come se la passa.
- Ancora qui ad onorare i morti? - le chiedo.
- Oggi si è spento Numero 33 - mi dice lei - Devo pregare affinché la sua anima trovi riposo.
Osservo il suo volto chiaramente dispiaciuto. Mi si stringe un nodo alla gola.
- Tutto bene? -
- Sì... - mi fa lei, poco convinta - Beh, forse. Numero 33 mi ha insegnato a cucire, sai? Ora so come ricamare e fare sciarpe e indumenti caldi per l'inverno -
Le do una pacca sulla spalla.
- Beh, io lo trovo fantastico - sorrido - Avrai sicuramente un bel ricordo di lui -
- Sì, ma volevo ricamargli qualcosa... - bisbiglia con un filo di voce - E oggi si è spento... -
Le lascio qualche minuto di tempo per riflettere. Una cosa che i Jenoma hanno acquisito, assieme all'anima, è l'affetto per gli altri.
Più la guardo, più mi sembra umana. E ora si trova a fare i conti con il dolore per la perdita di qualcuno di caro.
Non c'è scampo dalla propria coscienza.
- Credi che sia giusto, fratello? - mi chiede, improvvisamente - E' giusto che la gente muoia? Non sarebbe più bello se nessuno fosse costretto ad andarsene? -
Una frase profonda, e che in qualche modo mi evoca un ricordo amaro.
E' difficile lasciare andare qualcuno che si ama, lo capisco bene. Credo di sentirmi in dovere di dirle qualcosa.
- Mikoto, ti racconterò una storia - le faccio, catturando subito il suo interesse - E' la storia di un Dio. Una divinità grande, potente, e malvagia. Era il Dio del Caos e della Distruzione, e bramava la fine del mondo -
Lei rabbrividisce.
- Non doveva essere un bel Dio... -
- No, no di certo! - continuo - Ma una sua peculiarità era il fatto di essere immortale. Vivette così a lungo, che la sua origine risaliva a prima dell'alba dei tempi. E col passare del tempo scatenò guerre e conflitti tremendi, il tutto alla ricerca di uno scopo -
Mikoto aggrottò la fronte. Non il miglior protagonista di sempre, per una storia, lo devo ammettere.
- Però... - le dico, alzando l'indice - Il Dio era solo. Non aveva amici, e tutti coloro che combattevano per lui provavano solo timore nei suoi confronti. E la sua lunga, lunga vita passava senza che il Dio conoscesse l'amore e l'amicizia -
Lei abbassò lo sguardo.
- E continuò a seminare il caos? -
- No, poiché, un bel giorno, un gruppo di eroi scelti dalla Dea dell'Ordine e della Pace arrivò per fermarlo - dissi, con una punta di orgoglio - Erano tutti abili guerrieri, ma se c'era qualcosa di davvero speciale in loro, era il loro forte senso di amicizia. Avevano affrontato un lungo e difficile viaggio assieme, e gli uni con gli altri avevano superato ogni avversità -
Sul suo volto si accennò un sorriso.
- E lo sconfissero? -
- Altroché! Gli diedero una bella lezione! - ridacchiai - E lo fecero tutti insieme. Il mondo era tornato alla pace, e i guerrieri furono costretti a lasciarsi. Ognuno di loro doveva tornare a casa, dai loro cari, e sapevano che non si sarebbero mai più rivisti -
Mikoto rimise un broncio triste, ma sapevo che non sarebbe durato a lungo.
- Ma sai cosa? Nessuno di loro era triste -
- Ma come è possibile? - chiede lei, colpita - Hai detto che erano amici, e che sarebbero stati costretti a lasciarsi per sempre...! -
- Certo, ma sapevano che la loro lontananza non avrebbe mai fatto sbiadire la loro amicizia, perché il vero affetto trascende cose come la distanza - le spiego, carezzandole il capo - Capisci cosa voglio dirti? Ogni vita ha un termine. Così come per quelle brevi dei maghi neri, anche le nostre, più longeve, termineranno. Ciò che conta è saperle arricchire, e vivere con pienezza e senza rimpianti. E, al momento della fine, ci addormenteremo col sorriso sulle labbra -
Indirizzo il suo sguardo verso la schiera di tombe davanti a noi, ognuna con un numero sopra.
- Sono assolutamente convinto che Numero 33 sia stato felice di condividere con te qualche preziosa esperienza, e ora ti osserva sorridendo da lassù. Non dimenticarti di lui, e allora sì che non morirà mai -
Mikoto annuisce e si asciuga una lacrima solitaria dalla guancia.
- Grazie, fratello - dice in tono sereno - Ti cucirò qualcosa -
- Oh, mi farebbe piacere, magari qualcosa per tenere al caldo la coda -
Già, niente dura in eterno. Ho imparato molto anche io da tutta questa vicenda.
Non li dimenticherò, e loro non dimenticheranno me.
Trovare persone con cui condividere la propria esistenza.
Non è forse il bello della vita?

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