La Withman Enterprises occupava
un’intera palazzina di quattro piani all’interno di un centro direzionale. Maria
lavorava al secondo piano dove gli ambienti erano divisi da interpareti mobili.
La sua compagna d’ufficio era Laurie Dupree, si erano conosciute quando lei era
stata assunta e l’amica era stata una preziosa fonte di consigli. Quando la vide
entrare sorrise dalla sua scrivania.
“Tutto
bene?”
Maria scosse la
testa.
“Me ne sono già successe di tutti
i colori. Poi ti racconto”
Accese il computer e si mise al
lavoro. Per una mezz’oretta tutto fu tranquillo, poi iniziò a spargersi la voce
che erano arrivati quelli del consiglio di amministrazione e dopo aver visitato
il primo piano stavano salendo da loro e un mormorio si diffuse nello spazio
open space.
“Tu cosa ne pensi
Laurie?”
“Non c’è nessun motivo per cui
agitarsi, ho sentito che si è parlato di un aumento del capitale, è per questo
che i pezzi grossi hanno deciso di visitare tutto di persona, vogliono vedere
come stanno investendo i loro soldi”
Sentirono il suono familiare
dell’ascensore che si fermava ed il rumore delle porte che si apriva.
“Prego signori da questa parte.
Questo è il reparto che si occupa della registrazione fatture delle varie
commesse”
Le due ragazze sentirono che le
voci si avvicinavano a loro. Maria continuò tranquillamente ad inserire i dati
ma quando sentì parlare una persona, le sue dita rimasero sospese mentre cercava
di capire perché le era familiare.
“Sig. Guerin cosa ne
pensa?”
Lei si portò una mano alla bocca.
“No, non è possibile, con
tutte le persone che potevo tamponare ho preso proprio uno del consiglio di
amministrazione… Altro che segno positivo dal cielo, questa è una
disgrazia”
Si rese conto che non poteva
affrontarlo, d’istinto prese un fazzoletto dalla borsa e premendoselo sul naso
si rivolse a Laurie.
“Scusami ma non mi sento molto
bene, devo andare in bagno”
Passò davanti al piccolo
gruppetto cercando di nascondere il viso il più possibile. Mentre imboccava il
corridoio a destra sentì il suo responsabile chiedere a Laurie cos’era successo.
Aprì la porta del bagno ed entrò, era salva. Si guardò allo specchio sperando
che la visita degli azionisti fosse breve, sapeva benissimo di non poterlo
evitare per sempre, però almeno voleva mantenere la cosa segreta sul posto di
lavoro. Aveva usato un trucchetto molto infantile, ma in quel momento di panico
le era parsa l’unica soluzione possibile e poi ce l’aveva fatta: era salva. Si
lavò le mani e si bagnò le guance per cercare di far passare il tempo. Poi
decise di uscire, aprì la porta e si stava avviando quando sentì una
voce.
“Spero che stia bene adesso,
signorina De Luca”
Lei sobbalzò e si giro per vedere
Michael Guerin appoggiata al muro che la fissava con le braccia
conserte.
“Buo-Buongiorno, cosa ci fa
qui?”
“Faccio parte del consiglio di
amministrazione e sono in visita alla Withman Enterprises. Mi è parso di capire
che non stesse molto bene, ha forse risentito dell’incidente di questa
mattina?”
Il tono di lui era neutro e lei
non riuscì a capire se la stava prendendo in giro oppure era
serio.
“Niente di grave, adesso è tutto
passato”
“Avrei bisogno di scambiare due
parole con lei, vuole seguirmi?”
“Io?”
Michael si spostò posizionandosi
davanti a lei come aveva già fatto un’ora prima e avvicinò il viso al
suo.
“Non vedo nessun altro in
giro”
Poi passò
oltre.
“Mi
segua”
Maria si mise una mano sul cuore,
respirare il suo dopobarba così da vicino le aveva fatto accelerare i
battiti.
Arrivarono all’ufficio di uno dei
dirigenti e Michael si sedette sulla poltrona dietro la scrivani facendole cenno
di accomodarsi e chiudere la porta. Lei si sedette sulla sedia ed iniziò a
torcersi le mani appoggiate in grembo mentre lui rimaneva in
silenzio.
“Come lei saprà io e gli altri
azionisti siamo qui in visita. Io mi fermerò un mese qui negli Stati Uniti anche
per altri affari, poi tornerò in Canada, purtroppo ho ricevuto degli inviti per
alcune feste ed altri eventi a cui non posso
mancare”
Lui si fermò facendo una pausa e
Maria istintivamente aggrottò la fronte cercando di capire dove volesse
arrivare, lei non aveva certo questo tipo di preoccupazioni, se così si potevano
definire.
“Quando mi è capitato l’anno
scorso ci sono stati un po’ di problemi. Nelle serate in cui mi sono presentato
da solo mi è successo di essere assillato da alcune ragazze che volevano farmi
compagnia prima e dopo la serata, se mi spiego” e le fece uno sguardo
ammiccante.
Maria arrossì afferrando il vero
significato delle sue parole. Lui sembrò non farci caso e
continuò.
“Questi diversivi di solito non
mi dispiacciono, ma l’ultima volta la fanciulla in questione ha pensato bene di
rilasciare un’intervista su di noi con molti particolari. Ovviamente ho subito
sistemato la questione”
“Non ne dubito, la ragazza sarà finita nella stanza delle
torture del tuo castello” pensò Maria prendendolo in giro e,
istintivamente, sorrise a quest’idea.
“Cos’è che la diverte
tanto?”
“Oh mi scusi, non volevo ridere
di quello che le è successo, mi era venuta in mente una cosa, niente
d’importante”
“Adesso sono curioso di
saperla”
“No, no lasci
perdere”
“Insisto e di solito ottengo
sempre quello che voglio”
“Ed io non faccio mai niente
contro la mia volontà”
Rimasero a fronteggiarsi occhi
negli occhi finché Michael fece una smorfia
divertita.
“Vedo che il gattino ha tirato
fuori gli artigli diventando una tigre”
Maria fece una faccia perplessa
ma decise di non ribattere.
Michael dentro di sé si stava
divertendo come un pazzo, Maria De Luca era come un libro aperto, qualsiasi cosa
stesse pensando si rifletteva sul suo viso ed era facile da intuire. Era stata
adorabile prima quando si era imbarazzata mentre lui accennava alle notti di
sesso, non pensava esistessero ancora ragazze capaci di arrossire. Era curioso
di vedere come avrebbe reagito alla sua proposta.
Durante il viaggio in macchina
aveva riflettuto e gli era sembrata la soluzione ideale poi, ammise con se
stesso, la situazione lo intrigava moltissimo. Si rese conto che ora la faccenda
si faceva delicata, il modo in cui le avrebbe prospettato la cosa era
importante, doveva far leva sui suoi sensi di colpa. Appoggiò le braccia sulla
scrivania intrecciando le mani.
“Ho parlato con il mio
carrozziere, dice che il danno all’auto è ingente. Dovrà sostituire tutta la
portiera ed anche il parafango posteriore. Forse ho fatto male ad accettare la
sua proposta di non fare la constatazione
amichevole”
“Bene, la bomba l’ho
lanciata. Vediamo come si comporta”
“No la prego. Ha detto che
potevamo accomodare la cosa privatamente”
“Ma come pensa di ripagarmi del
danno subito?”
“Potrei darle una rata tutti i
mesi fino a coprire il danno”
“Ma lei si rende conto di quanti
soldi sono? Ed io dovrei anticipare tutto? In fin dei conti non la conosco,
potrebbe essere solo una tattica per truffarmi”
Maria abbassò la testa
scoraggiata, si rendeva conto che lui aveva perfettamente ragione, che diritto
aveva lei di chiedergli una cosa simile, neanche si
conoscevano.
Quando Michael la vide abbassare
la testa sconsolata si sentì in colpa, non voleva certo farla piangere, però era
indispensabile per la riuscita del suo piano. Si ripromise di farsi perdonare
più avanti per questa vigliaccata.
“Forse una soluzione ci
sarebbe…”
Maria rialzò il viso e spalancò i
suoi occhioni verdi. Lui rimase a guardarli e si rese conto che erano davvero
molto belli. Poi riprese il suo discorso.
“Io ho bisogno di aiuto e lei
potrebbe essere la persona adatta. Non ho voglia di essere preda di altre
ragazze che cercano solo un po’ di notorietà, vorrei godermi il mio soggiorno
qui senza problemi. Se io avessi una fidanzata starei in
pace”
“Ma non capisco cosa c’entri
questo con il nostro problema”
“Le propongo di fingere di essere
la mia fidanzata”
“Che cosa?
Io?”
“Come tutte le volte che me l’ha
domandato oggi le rispondo sì, è l’unica ragazza presente in questa stanza che
ha un debito con me”
“Io non voglio essere la sua
fidanzata!”
“Infatti sarà solo una
copertura”
Nella stanza cadde il silenzio.
Michael aspettava che lei assimilasse la sua proposta sperando che l’accettasse.
Maria cercava di capire in quale universo parallelo fosse finita. Era
assolutamente stupita di quello che lui aveva
detto.
“Scusi, ma credo di non aver
capito bene….”
Michael sorrise, si riappoggiò
allo schienale della poltrona e posò la penna sulla
scrivania.
“Le assicuro di non avere nessun
secondo fine. Ho bisogno di avere una fidanzata da esibire, in modo da essere
lasciato in pace finché sono qui negli Stati Uniti. Parteciperemo ad alcune
serate mondane ed altri appuntamenti. Se invitassi qualche amica per questa
finzione potrebbero esserci delle complicazioni di tipo sentimentale, io invece
ho bisogno solo di un’accompagnatrice per un periodo limitato, quando me ne
andrò tanti saluti e amici come prima”
Maria rimase in silenzio cercando
di assimilare le sue parole. Passarono tre minuti buoni e poi lei si decise a
parlare.
“Se io accetto queste sue
condizioni sarà risolta completamente la faccenda dell’incidente? Non ci saranno
lettere all’assicurazione , né soldi da versare?”
“Ha la mia parola. Un mese
fidanzata con me in cambio del risarcimento della mia ferrari. Allo scadere del
mese avrà saldato il suo debito”
“Affare
fatto”
Michael sorrise, era riuscito ad
ottenere quello che voleva. Si strinsero la mano per siglare il loro
accordo.
“Direi che da questo momento
possiamo anche darci del tu Maria”
“Certamente
Michael”
“Ti lascio tornare al tuo lavoro.
Devo partecipare ad una riunione di sopra. A che ora
stacchi?”
“Di solito alle 18.00 ma siccome
ho fatto tardi uscirò alle 18.30”
“Ci vediamo fuori nel parcheggio.
Ti aspetterò, presumo che tu riconosca la mia macchina, se non te lo ricordassi
è quella con una grossa ammaccatura sul fianco”
Maria si alzò e gli rivolse un
sorriso che era più una smorfia.
“Davvero molto
spiritoso”
Michael l’aveva raggiunta sulla
porta ma prima che lei l’aprisse le prese la mano e se la portò alla labbra. Le
diede un soffice bacio.
“Non sia mai detto che non sono
galante con la mia fidanzata”
Poi le aprì la porta spostandosi
per farla passare. Maria se ne andò senza dire niente, lo strano formicolio che
ora sentiva dove si erano posate le sue labbra le aveva momentaneamente tolto
l’uso della parola.
Sarebbe stata una lunga
giornata.