Latinlover

di Mew_vale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Ti Amo ***
Capitolo 2: *** - Il passaggio ***
Capitolo 3: *** - Un vecchio amico ***
Capitolo 4: *** - Potere & Ragione ***
Capitolo 5: *** - ahi, ahi la gelosia! - ***
Capitolo 6: *** - Estasi ***
Capitolo 7: *** - Kagoshima ***
Capitolo 8: *** 8. Diciassette anni dopo ***
Capitolo 9: *** 9.Sako & Ryan ***
Capitolo 10: *** 10.Il passato ritorna ***
Capitolo 11: *** CAP. 11 - Le cose non vanno come vogliamo - ***
Capitolo 12: *** - Marika ***
Capitolo 13: *** - Scoperte ***
Capitolo 14: *** L'incontro ***
Capitolo 15: *** La cena ***
Capitolo 16: *** A tu per tu ***
Capitolo 17: *** Nuova fase ***
Capitolo 18: *** Ryan o Armando? ***
Capitolo 19: *** L'appuntamento ***
Capitolo 20: *** Festa con rissa ***
Capitolo 21: *** A Nudo ***



Capitolo 1
*** - Ti Amo ***



Capitolo1 ^Ti Amo^

Salve a tutti, spero che questa FanFiction Strawberry&Ryan vi piaccia! Io adoro questa coppia, quindi ne leggerete molte di mie su questi due personaggi! Posso dirivi che è una Crossover, saranno presenti dei salti temporali notevoli, e man mano saprete cos'è successo in quel lasso di tempo tremite del flashback! Buona lettura!


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Perchè ad un tratto il mondo compariva diverso?… Li sembrava che dovunque andasse, qualsiasi donna lo guardasse... Una volta si è trovato alla cassa di un negozio, mentre una donna li guardava incessantemente il sedere! Sentendosi a disagio, abbandonò il negozio senza nemmeno ritirare la merce pagata. La commessa quindi lo rincorse, e lui accelerò il passo. Li sembrava che tutte le donne cel’ avessero con lui!! Ma cambiò idea quando una famosa collega di Pam, li chiese di uscire. Allora capì: io piaccio alle donne?... Allora accontentiamole!!

Kile- Ryan!! E’ arrivata Stefanie!!
Ryan- eccomi!!

Strawberry- e chi diavolo è Stefanie?...

Le ragazze, stavano facendo pulizie nel locale. Vedendo entrare la bellissima Stefanie, si fermarono, incuriosite: lunghi capelli biondi, occhi verdi e sguardo felino. Bella, alta e longilinea. 

Lory- è bellissima!
Paddy- sì ma...chi è?...
Pam- è una mia collega... sta uscendo con Ryan...
Paddy- con Ryan?? cioè quel mammalucco riesce a fare conquiste??

Poco dopo, entrò nella stanza Ryan.

Strawberry- alla faccia del mammalucco ragazze!!
Lory- °\\\\°
Paddy- solo perché si profuma un po’ di più, non significa che sia bellissimo!!

Il giovane, portava dei pantaloni a vita bassa fermati da una cintura con l’ inconfondibile simbolo D&G. Teneva la camicia bianca, firmata La Coste, dentro i pantaloni. La giacca marrone, era intonata ai pantaloni, anche questi ultimi firmati La Coste. I capelli biondo platino, erano tirati all’ indietro dal gel. Passando, lasciava una scia di... vabbè, diciamo piacevole profumo!!

Ryan- andiamo?
Stefanie- Certo!
Strawberry- scusa Ryan? Di che marca è il profumo? -_-
 
Mina, tirò un pestone alla ragazza, per farla stare zitta. Stefanie, guardò la scena stranita.

Ryan- come?...
Mina- Buona serata Ryan! A rivederci Stefanie!
Stefanie- Buonasera a tutte!

E i due uscirono dal locale.

Strawberry- ma perché cavolo l’ hai fatto??!!
Mina- ma ti sembra?? Che domande fai??
Strawberry- ero curiosa!! Aveva anche la pelle firmata!!
Mina- non eri curiosa... eri G-E-L-O-S-A!!
Strawberry- ah sì?... e di cosa? Della sua aria da ragazzo viziato e cresciuto male?...
Mina- no mia cara! Di lei!!
Strawberry- COSA?? MA TU SEI BACATA!!
Mina- innanzitutto piano con i termini!! È poi si vedeva lontano un miglio che eri gelosa!! Stavi dicendo dentro di te: “perché non posso indossare io quel bellissimo vestito rosso di Versace? Perché non posso esserci io tra le braccia di Ryan??”
Strawberry- MI HAI STUFATA MINA!! NON E’ AFFATTO VERO: A ME NON PIACE RYAN!! 

E Strawberry lasciò la stanza.
 
Lory- potevi anche risparmiatela Mina...
Mina- io l’ ho solo messa davanti alla realtà!!
Lory- si si ok!! Scusa!!

Strawberry cammina per la strada, infuriatissima!

Strawberry- “ma guada quella!! Certo che ne spara davvero tante Mina! A volte mi chiedo che erba ci mette nell’ acqua il pomeriggio!! A me piace Ryan... che cavolata!! A me piace.... A me piace Ryan?....”

La giovane, si ferma, rossa come un pomodoro. Nel locale dall’ altra parte della strada, nota una ragazza uscire dalla porta e dirigersi altrove. 

Strawberry- “Stefanie?...”

Poco dopo, fa capolino un biondino. Con gli occhi colmi di rabbia, attraversa la strada e si avvicina a Strawberry.

Strawberry- “mamma mia che faccia!! Ma che vuole?... mica sarà per la battuta di prima spero!” Ciao Ryan! È già finita la tua serata?...
Ryan- che ci fai qui?...
Strawberry- torno a casa... non ti preoccupare! Abbiamo pulito il locale da cima a fondo!!
Ryan- non me ne frega un cavolo del locale!! Lo sai perché Stefanie se ne è andata?...
Strawberry- No...
Ryan- perché ti ha vista! E dopo la battuta di prima, ha pensato che noi due abbiamo una storia!

Strawberry, divenne subito rossa come un pomodoro, e le spuntarono la coda e le orecchie da gatto.

Strawberry- CHE?? MA COME LE SALTA IN MENTE??
Ryan- copriti la coda e le orecchie.... perché ti sono spuntate?...
Strawberry- e io che ne so!!
Ryan- guarda che l’ ho capito che sei cotta di me...
Strawberry- °\\\\\\\\\° non è affatto vero!!
Ryan- vabbè... comunque ti dico una cosa e te la dico una volta sola:  t-u n-o-n m-i p-i-a-c-i!! Io esco solo con donne di una certa classe...
Strawberry- Allora... uno: TU NON MI PIACI PER NIENTE!! Due: SEI PROPRIO UN BEL CAFONE!! CHE TI PIACCIA O NO, NON SI PARLA COSI AD UNA RAGAZZA! SEI UN LATINLOVER PERSO ANCORA PRIMA DI COMINCIARE!
 
La parola “LatinLover” stupì molto Ryan...

Ryan- io non sono un latinlover...
Strawberry- invece sì... ma non ti accorgi cosa sei diventato?... cambia carriera...

Così Strawberry congedò Ryan, dirigendosi verso casa. 
Strawberry, si rese conto che le era dispiaciuto sentirsi dire che non li piaceva... per strada, la rabbia si trasformava in lacrime. Lacrime di rabbia. Andò a casa, e si immerse nella vasca da bagno.

Masha- cosa ti preoccupa?...
Strawberry- Ryan... mi fa proprio salire il nervoso!!
Masha- secondo me non è vero che non li piaci!
Strawberry- Vorrei crederti Masha... ma non posso! Che lo accetti o no è diventato un mostro! Li manca solo che si faccia tatuare il coniglietto da playboy...

Strawberry, uscì dalla vasca, e con la testa piegata all’ indietro lasciò che lo spruzzo, insieme ai capelli, lavasse anche i brutti pensieri.

Strawberry- cosa c’è per cena?...
Mamma- Riso e Sushi!

Strawberry, si sedette a tavola, e mangiò a sazietà. Dopo cena andò a letto e si addormentò subito.

Megan- buongiorno Strawberry!
Strawberry- ciao Megan! Ciao Mimi!
Mimi- mi sembri piena di energie stamattina!!
Strawberry- ieri mi sono addormentata presto! 
Megan- Meglio così! Così non ti addormenterai durante le lezioni!
Detto fatto, passò le due ore di lezione della mattina a dormire. Alla pausa pranzo...

Megan- sveglia Strawberry!!
Strawberry- sento che spunterà il sole...
Megan- Ma che dici? È nuvolosissimo!!
Mimi- santo cielo Strawberry!! Non avevi dormito tanto stanotte?...
Megan- dai andiamo in mensa! Cè già la fila! 
Mimi- accidenti... guarda il cielo che strano colore ha!!

Il cielo nuvoloso, era di un verdastro spaventoso. Non era normale...

Strawberry- ops... mi scappa! Devo andare al bagno!!
Mimi- Ma Strawberry!

Masha- Presto, trasformati!!
Strawberry- MEWBERRY METAMORFOSI!!

Strawberry, corse subito sul posto.

MewBerry- MEWMINA! MEWPAM!
MewPam- Finalmente MewBerry! 
MewMina- ci ha appena contattate Ryan... pensano sia opera di alcuni chimeri che Kish e gli altri hanno lasciato sulla terra prima della battaglia finale...
Ryan- dei resti più che altro...

MewBerry, non lo guardò neanche in faccia.

MewPam- allora si tratta solo di un piccolo chimero...uno scherzo! Alzami in volo più che puoi MewMina!! 
MewMina- ok! 
MewPam- dopo tocca a te MewBerry...
MewBerry- Va bene!!

MewMina, sollevò in volo MewPam. A terra, rimasero soli MewBerry e Ryan.

Ryan- non hai neanche il minimo scrupolo per quello che mi hai detto ieri sera?...
MewBerry- No...perché lo penso sul serio.

Ryan, guardò MewBerry, pronta all’ attacco, con la coda dell’ occhio, per poi concentrarsi sul combattimento.

MewMina- ora MewPam!!
MewPam- FIOCCO D’ ENERGIA!!!

Con una rapidità impressionante, MewMina mise a terra MewPam per afferrare MewBerry.

MewBerry- FIOCCO DI LUCE MASSIMO SPLENDORE!!
MewPam- benissimo!! Il Chimero se ne è andato...

A qualche metro da terra, MewMina non resse più e lasciò la presa. MewBerry si scagliò su Ryan.

Ryan- Stai bene?...

Ryan le toccò la guancia. La ragazza si sentì mancare il fiato. In preda ad uno scatto di follia, la ragazza lo baciò. Le due amiche cercarono di distogliere lo sguardo.

Ryan- ti ho detto che non si può Strawberry...
MewBerry- mi dispiace Ryan... non so cosa mi sia passato per la testa...

Alcune lacrime, tinsero il voto della ragazza.

Ryan- non possiamo stare assieme... un latinlover non è adatto per te... ci vediamo più tardi al cafè ragazze...
MewPam- a dopo...

MewBerry, era inginocchiata sull’ asfalto, piangente. MewMina le si avvicinò, per consolarla.

MewMina- mi dispiace...ho perso la presa!! 
MewBerry- non è colpa tua... ieri sera gli ho detto delle cose che vorrei dimenticare...
MewMina- è colpa mia... ti ho messo in testa che ti piace Ryan e tu te ne sei convinta!
MewBerry- No Mina...a me piace davvero Ryan… ne sono innamorata…


Fine capitolo 1 ^Ti Amo^




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Capitolo 2
*** - Il passaggio ***


CAPITOLO 2 ^Il Passaggio^

Sono nati i primi scontri tra Strawberry, che ha ammesso i suoi sentimenti verso il giovane, e Ryan che a sua volta non sembra più interessato a lei. Ryan ritroverà la "retta via"? Rinasceranno i suoi sentimenti per Strawberry?


Paddy- quindi gli alieni avrebbero lasciato ancora dei chimeri in giro per la città??
Ryan- esatto....
Kile- ovviamente ci attiveremo subito per scovarli! Potete andare ragazze...

Kile, congedò il gruppo di ragazze invitandole a tornare al lavoro. Ma Ryan...

Ryan- ancora una cosa... Mina?
Mina- Sì?
Ryan- Quello che è successo oggi non deve più ripetersi. Tutte siete fondamentali per la squadra, e quindi la sicurezza è importante. Durante le battaglie dovete rimanere concentrate. Intesi?
Mina- certo Ryan... Scusa. Non capiterà più.
Ryan- Andate...

Lory- accidenti com’ era imbronciato Ryan!! Che gli è successo?...
Strawberry- Non so se li seccava di più il fatto che potevo farmi male o che gli sono caduta addosso...
Lory- come?...
Paddy- è successo qualcosa che non sappiamo?
Pam- andiamo a lavorare ragazze...


Kile- dove te ne vai ora?
Ryan- faccio una doccia... ho un appuntamento.
Kile- Ryan?...
Ryan- sì? che c’è?
Kile- una volta avresti dato tutto l’oro del mondo per stare con Strawberry... cosa c’è che non va?...
Ryan- Esco solo un po’ di più... non mi sembra poi una cosa così grave!!
Ryan fece una doccia, indossò jeans scuri, una camnicia celeste, una giacca nera e mocassini in velluto: stavolta si pettinò come al solito, tanto il casco in moto avrebbe rovinato tutto.
Quando scece vide con diapiacere che il caffè si era svuotato. Afferrò casco chiavi e salì in moto.
Durante in tragitto in moto accelrò notevolmente per non fare tardi e passò sopra una pozzanghera senza rendersi conto di aver lavato dai piedi alla vita una passante: la ragazza restò paralizzata con le mani sollevate, e riconoscendo la moto disse:
S - non... NON E' POSSIBILE!! CHE STRONZO!!!
Ryan dopo averla schizzata osservò lo specchieto restrovisore:
R- Cazzo!
Al primo parcheggio disponibile accostò, tolse il casco e raggiunse la ragazza che seduta su una panchina cercava di strizzare il più possibile i jeans.
R- Mi spiace, correvo troppo per rendermi conto...
S - sparisci immediatamente dalla mia vista! - disse senza guardarlo.
R- Mi spiace Strawberry, dai non puoi restare così bagnata ti do uno strappo a casa... - Ryan allungò il braccio sulla sua spalla, ma lei scaraventò via alzandosi:
S- non ci penso proprio! 
R- Dai, smettila con i capricci! Non puoi andare via così! 
S- Chissà di chi è la colpa. 
Strawberry cotinuava a camminare e Ryan dietro di lei la inseguiva.
R- ti ho già chiesto scusa! Non l' ho di certo fatto apposta...
S- e chi lo sa.
Ad un certo punto Strawberry si sentì afferrare da dietro: Ryan le strinse le spalle e guardandola fisse negli occhi disse: 
R- sali su quella moto senza storie.
S- O... ok...
I due si avvicinarono alla moto, Ryan le passò il casco dicendole:
R- mettitelo tu.
Strawberry si infilò il casco, salirono sulla moto. La giovane, evidentemente imbarazzata li mise le braccia in vita restando distante. Ryan le tirò le braccia fino a che non fece un giro completo del suo petto, così la giovane si ritrovò con la testa appoggiata alla sua schiena. Ringraziò la buona sorte per avere il casco, che non le faceva sentire il contatto!
Dooo dieci minuti arrivarono a casa Momomyia:
S- Vuoi entrare? - disse Strawberry - ti do uno straccio pulito per ascuigare la moto visto che tel ho lavata...
R- Ok!
S- parcheggia dentro allora... 
Strawberry entrò per il piccolo cancello, aprì la porta e con un gesto di mano aprì il cancello automatico.
I due entrarono in casa:
R- permesso...
S- non c'è nessuno tranquillo... i miei sono ad un corso di aggiornamento!
R- capito! - disse Ryan posando casco a chiavi sul bancone della cucina. 
Strawberry ritirò la posta dalla cassetta: dopo averla scandagliata per bene si soffermò su una lettera e il suo sguardo divenne triste mentre fissava il mittente. Ryan, notandolo, le chiese se andasse tutto bene. 
S- Sì - disse la giovane gettando la lettera nel cestino - ti prendo lo straccio! - e abbandonò la stanza entrando in un corridoio. Ryan ne approfittò per tirare su la lettera dal cestino e lesse il nome di Mark sul mittente, il francobollo era di Londra.
Sentendo tornare Strawberry, rimise la lettera nel cestino allontanandosi per avvicinarsi al muro fingendo di essere lì da minuti ad osservare le foto di famiglia.
S - ecco qui! - dopo averli dato lo straccio Strawberry entrò nella cucina a vista sul salotto e infilò una scatola di maccheroni pre-confezionati nel microonde. 
R - dai vestiti..
S - cosa??
R - ti porto a cena! - disse Ryan.
Strawberry restò qualche secondo a fissarlo dopo di che si avvicinò alla porta, la aprì e lo invitò a uscire. Ryan non capii, ma per non essere maleducato si avvicinò piano alla porta per darle la possibilità di calmarsi qualsiasi cosa le stesse succedendo! Quando fu vicino alla porta, per velocizzare la sua uscita, Strawberry lo spinse fuori sbattendo la porta di casa con tutta la rabbia possibile. 
S- MA CHE STRONZO!!! INVITA A CENA ANCHE GLI SPAZZINI CHE TROVA PER STRADA?!
Ryan ancora perplesso, asciugò il sellino della moto, posò lo staccio sul dondolo. Mise in moto, inserì la retro ed uscì dal cortile. Dopo 5 minuti Strawberry si assicurò che Ryan se ne fosse andato e chiuse il suo cancello. Consumò la sua cena preconfezionata, fece una doccia e si accovacciò sul divano ripassando l' esama di diritto privato che aveva il giorno dopo. 
La mattina corse come sempre: colazione e caffè veloci, coda da cavallo, jeans, felpa e ballerine, afferrò al volo la shopper ed uscì di casa. Corse a perdifiato fino alla fermata dell' autobus che se ne andò nonostante si sbracciò per fermarlo.
S - cazzo!! - urlò scaraventando la tracolla sulla paca della fermata, attirando l' attenzione di alcuni passanti. Quando guardò verso sinistra, al di lì là della strada vide un ragazzo biondo che fumando una sigaretta aveva evidentemente osservato la scena. Strawberry non aveva proprio voglia di affrontarlo! Prese la tracolla per recarsi al più vicino parcheggio dei taxi: l' esame era alle 9, avrebbe fatto in tempo. Quando realizzò che Ryan aveva attraversato la strada e le veniva dietro, per offrirle un passaggio scommise lei con se stessa, si gettò in mezzo alla str
ada per fermare il taxi, vi salì e sparì nella città.


FINE CAPITOLO 2 ^ Il Passaggio ^







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Capitolo 3
*** - Un vecchio amico ***


3 -  Un vecchio amico  -

In Ryan sembrano rinascere dei sentimenti... ma una vecchia conoscenza si aggiunge alla storia!


Erano le tre del pomeriggio quando Strawberry lasciò la facoltà di Giurisprudenza. Sentiva lo stomaco brontolare, non ce la faceva più... avrebbe saputo l' esito dell' esame nei prossimi giorni, non era preoccupata perchè sapeva di aver studiato, al liceo non era una cima ma la prospettiva di fare carriera come avvocato la eccitava, e ci dava dentro con lo studio. Entrò in una semplice piadineria, odrinò una piadina prosciutto e funghi e una coca media. Aspettando l'ordinazione controllò le notifiche di facebook dal suo android.
Un invito ad un evento... " Remember dance anno '99 @ K Disco Club ". Bella la musica anni '90! Strawberry cliccò sull' evento per saperne di più... Tra gli invitati che avevano confermato c'era anche Ryan: musica, alcol e discoteca, il suo attuale habitat. Sul post che indicava la sua partecipazione circa una quindicina di ragazze avevano messo "mi piace". Strawberry uscì dall' applicazione e divorò rabbiosa la sua piadina. Alle 16 doveva essere al caffè... Seduta al tavolo fissava il suo riflesso in uno dei tanti specchi del locale, pensando a Stephanie o come si chiamava e alle altre ragazze con cui usciva Ryan: era il caso di cambiare un pò. Per strada andando al caffè chiamò per prenotare un appuntamento dalla parucchiera per l' indomani pomeriggio, dato che era libera. Arrivata al caffè si cambiò dedicandosi al suo lavoro.
L- com'è andato l' esame Strawberry?
S- credo bene! ero sicura delle mie risposte...
L- bene, sono contenta! Io ho un' esame domani, psicologia infantile... speriamo bene!!
S- Lory... sarai una maestra bravissima! Insegnera a mio figlio, assolutamente! 
Le due ragazze si concedevano una pausa sorseggiando un succo di frutta sedute su una panchina davanti al locale.
L- amica?
S- dimmi...
L- posso chiederti una cosa? se non sono invadente...
S- ma che dici?! spara...
L- ecco... mi sembrate strani in questi giorni tu e Ryan...
S- come ti viene in mente?
L- bhe... tanto per dirne una ha acceso la sigaretta da 5 minuti ma non ne ha tirata neanche una boccata, ti fissa da una vita...
Strawberry alzò lo sguardo verso il balcone e in effetti era lì che la fissava. 
S- ah... è una lunga storia...
PD- che punga storia?! le altre ragazze si avvicinarono prendendo posto chi sui braccioli,  l ' ultimo posto libero sulla panchina e Puddy per terra.
S- Ryan è strano... cioè, non pecco di superbia ma che gli piacevo lo sanno anche i muri, no?!
M- tu sei l' ultima che se ne è accorta!
S - sì ok Mina, sorvoliamo... ma è un' altra persona, vestiti firmati, una stuoia di ragazze... era così riservato, cos'è diventato?
L- effettivamente è cambiato molto...
S- è diventato un bruto, con me e con le donne in generale.. come oggetti!
Le ragazze rimasero in silenzio meditando sulle parole di Strawberry.
P- l' amore non ricambiato ti cambia... - Pam ruppe il silenzio - Un giorno ti svegli e ti accorgi di non voler più perdere tempo... la vita è breve... 
S- cioè è stata tutta colpa mia...
P- detta così! purtroppo il tempismo non è il vostro forte... per adesso Ryan crede di stare bene così, ma presto si accorgerà che sbaglia. E li mancherai... 
M- quindi... puoi restare lì a sognare Ryan o comportarti come lui e vivere la tua vita. - Mina si alzò, sciogliendole i capelli e sorridendole - dai, torniamo al lavoro...
L' ora di chiusura arrivò in un battibaleno. Strawberry fu l' ultima a cambiarsi, si mise in piedi davanti allo specchio in intimo.
S- "cos' ho che non và?"
Spinse in su il seno per farlo sembrare più abbondante, portava una terza perfetta ma vedendo le tipe con cui usciva Ryan, si ripropose di fare scorta di push-up. Dopo essersi autoccommiserata ancora un pò, si rivestii ed uscì. Raggiungendo la porta, si guardò intorno cercando Ryan. Sarà uscito? Si starà preparando? Procedeva verso la porta lentamente sperando che comparisse... Nulla. Girò la maniglia ed uscì. Procedendo verso la fermata del tram, si rese conto di averlo perso ancora una volta per autocommiserarsi davanti allo specchio  ed aspettare Ryan. Non le restava che raggiungere il più vicino parcheggio dei taxi... raggiunto, salì sul primo taxi ma dall' altra parte salì un altro passeggero: un ragazzo dai lunghi capelli verdi, gli teneva sciolti ma ordinati da un cerchietto. Gli occhi dorati... vestiva con dei jeans attillati, una maglietta bianca a maniche corte e un gilet nero senza maniche. Portava con sè una custodia con una chitarra. I due si suardarono negli occhi per pochi secondi.
S- cazzarola.......
K- ciao gattina! 
S- Non ci posso credere!! 
I due amici ritrovati, si cambiarono un abbraccio, i soliti " come stai", sono 6 anni che non ci vediamo"! 
K- bhe, cosa fai adesso? ti trovo bene... eh sì...
S- studio legge, sono al secondo anno... e tu?!
K- bhe... come vedi! suono, ho una piccola band con Pie e Tart, suoniamo soprattutto cover!
S- Però, meraviglioso!
K- Siamo rimasti... ci troviamo proprio bene qui!
TAXISTA- scusate, io sto lavorando quindi se volete chiacchierare potete scendere?
S- ops scusi...
K- io sto andando al locale dove suono domani... ti va di venire? mangiamo un boccone ed assisti alle prove... 
S- ma certo, mi piacerebbe molto!
K- andiamo allora, al K Disco Club!
S- ah ma fai la serata dance anno 99?
K- sì, ne hai sentito parlare?
S- ho solo visto l' invito su facebook...
Per tutto il tragitto, i due chiacchierarono del più  del meno. La cena la consumarono in un divanetto del locale: aperivito con patatine e olive, una pizza, una birra. Verso le 22 arrivarono Pie e Tart, quella sera sarebbe giorno di chiusura, dedicato ai sound-check dei gruppi ingaggiati. 
P- Ciao, che piacere rivederti...
S- Ciao ragazzi!
T- quant'è piccolo il mondo! 
S- davvero...
Due chiacchiere veloci, e la prova inizia. "Blue", "Too much of heaven", "Shock", "Tell me why", "Love sogn" tutti i pezzi più famosi della musica dance '99. A Strawbery piace quella musica, ed ascolta assorta accennando qualche passo.
S- siete proprio bravi! 
K- Grazie... hai bisogno di un passaggio? ti chiamo un taxi... putroppo non posso accompagnarti, dopo le prove io e i ragazzi beviamo sempre una birra e mettiamo a punto gli ultimi dettagli... 
S- Va bene, tranquillo... 
K- ti faccio compagnia fuori mentre aspetti il taxi! 
S- Grazie...
K- fumi?
S- No non fumo, ma tu fai pure, non mi da fastidio!
Kisch rispose con un sorriso e si accese la sigaretta. Silenzio imbarazzante.... accidenti...
 quindi... puoi restare lì a sognare Ryan o comportarti come lui e vivere la tua vita 
S&K- senti...
K- Oddio, prima tu...
S- no tu, insisto! 
K- Ok... il concerto come hai visto durerà un paio d' ore, mi chiedevo... se ti andava di passare... poi beviamo qualcosa.... 
S- certo, mi piacerebbe... 
K- ok... ti mando un taxi a casa alle 22, il tuo indirizzo me lo ricordo...
Kisch le diede un bacio sulla guancia e le aprì la porta del taxi.
S- va bene... grazie, ci vediamo...
Salita sul taxi si rese conto della magnifica serata passata. Niente casa vuota, niente libri, niente cena surgelata, niente lettere indesiderate da persone indesiderate ma soprattutto: niente Ryan nella testa. Voleva passare così altre serate...


FINE CAP. 3 - Un vecchio amico -

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Capitolo 4
*** - Potere & Ragione ***


4  -  Potere & Ragione     -


Quel giorno si alzò alle 8, per essere in facoltà alle 10. Quella mattina aveva una sola lezione, a mezzogiorno era fuori dalla facoltà: una chiacchiera veloce con un paio di amiche, un saluto e via a pranzo. Solito posto, solito tavolo, solita ordinazione... Era eccitata per il pomeriggio che l' aspettava! Parrucchiere, un salto da yamamay, H&M ed infine Danny Rose. "Scusa portafogli!" pensò!
L' appuntamento dal parrucchiere era alle 13.30:
PARRUCCHIERE- Oh, ciao terovo! che piaceve vedevti! 
S- Ciao Luis... è un pezzo che non ci si vede!
P- puoi dirvo fovte tesovo... sevve un mivacolo qui!
S- già.... mi affido a te!
Con uno schiocco di dita, Luis chiamò tre personaggi con i capelli di ogni colore: presero la borsa di Strawberry, la accompagnarono al lavaggio, le misero l' asciugamano. Un ragazzo con i capelli biondo platino le lavò i capelli, e l' accomagnò sul sedile davanti allo specchio.
P- tesovo... come sta tua madve?
S- Bene bene Luis... L' attività è decollata, lei e mio padre questa settimana seguono un corso di aggiornamento...
P- Sono molto contento... anche  a me gli affavi vanno alla gvande! allova, come facciamo i capelli?
S- Vorrei scalarli, una frangia...
P- cosa ne dici di metteve delle extention??
S- sì mi piacerebbe! Vai, non bado a spese oggi!
P- va bene tesovo! Come mai tanta voglia di cambiave?
S- Voglio sopsarmi in fututo Luis...
P- ahaah... ottima risposta tesovo! Vedvai che gli ospedali si vempivanno di uomini pvesi da un infavto quando uscivai dal mio negozio!
Luis ne approfittò anche per offirle una piccola seduta dall' estetista del suo negozio. Uscita, si sentiva bellissima: lunghi e lisci capelli rossi le scendevano sulle spalle, la frangia le dava un aria sbarazzina ma sexy allo stesso tempo. Dopo essersi specchiata soddisfatta per 2 - 3 milioni di anni, riprese il suo giro. Si sentiva potente, in grado di conquistare chi voleva per dimenticare Ryan... E magari per riuscire a dargli anche una lezione, sarebbe stato bello per una volta avere il potere! Yamamay: intimo nuovo, puh-up. H&M: vestitini, scarpe col tacco... Il pomeriggio di shopping passò volado, e si precipitò a casa... Doccia, vestiti  e trucco: il taxi mandato da Kisch sarebbe arrivato alle 22. Strawberry indossava un corpetto con minigonna attillato color rosa, le scarpe col tacco e la punta aperta erano coordinate con un fiocco bianco che s' intonava agli accessori e alla pochette. Tornata giù, notò la segreteria lampeggiare: un messaggio era di Kisch.
 Ciao... ho dimenticato di dirti una cosa, per entrare fai il giro dal retro, c'è un buttafuori che ti aspetta, gli ho detto il tuo nome per farti entrare... Ci vediamo più tardi! 
S- "caspita, sono una vips! ^^ "
Il secondo messaggio era di Ryan.
 Ciao... ti chiamavo solo per dirti che vorrei parlarti... è importante. Fatti viva quando puoi... oppure ci vediamo domani al lavoro... Ciao buona serata. 
Strawberry cancellò il messaggio di Ryan, tornando ai suoi preparativi. Fu pronta un'ora prima del previsto così ebbe tutto il tempo per mettere a punto il trucco, nulla di esagerato...

Il taxi arrivò al locale, fermandosi nel parcheggio. Scendendo, Strawberry, attirò un sacco di sguardi maschili: il potere. Raggiungendo il retro passò a fianco alla folla in fila all' entrata, e venne fermata da due amiche di facoltà.
A1- Strawberry!
S- Ciao! Ragazze siete uno schianto...
A2- senti chi parla! Ma dove stavi andando?
S- Ah sì... quelli della band sono miei amici, ho l' invito per il backstage... Magari riesco a farvi entrare gratis! 
A1- che figata! Però prima... volerei su un' isola deserta con quel biondino che ti fa radiografia, fossi in te...
Strawberry si girò e lo vide: con i suoi jeans, la sua camicia firmata e i suoi biondi capelli che la fissava con quegli occhi azzurri che perforano l' anima. Strawberry si sentì mancare il fiato, le gambe molli ma cercò di darsi un contegno. Con la più totale indifferenza, lo ignorò e invitò le sue amiche a seguirla sculettando a fianco a Ryan. Superata la prova "Ryan" tirò un respiro di sollievo. Entrarono dal retro, e vennero accolti dalla band. Kisch rimase senza parole e arrossi. Strawberry, gli rivolse un caldo sorriso...
S- sei stato gentile a far entrare le mie amiche...
K- fig... figurati, è un piacere! C'è un divanetto con una bottiglia riservati, in prima fila...
A2- Strawberry ti adorooo!
Pochi minuti prima dello spettacolo, le ospiti della band vennero fatte accomodare. L' atmosfera era bellissima, la serata era bellissima, lei si sentiva bellissima: si versarono una flute di prosecco e brindarono. Per la metà del concerto di Ryan non ci fu traccia e Strawberry si divertì...
S- RAGAZZE, VADO AL BAGNO! - urlò alle amiche.
Rimesso a posto il trucco, sistemati i capelli uscì dal bagno. Fuori dal bagno un lungo corridoio divideva uffici, bagno e magazzino dal resto del locale... 
R- Ciao... 
S- Ciao Ryan...
R- Sei bellissima stasera...
Per qualche secondo ci fu silenzio, poi Strawberry rispose:
S- sai... non ho fatto plastiche o altro... volevo vedere se avevo ragione: se provo a buttare un secchio d' acqua addosso ad una delle tue ochette, neanche loro ti piacerebbero più.
R- che vuoi dire? 
La faccia di Ryan si fece improvvisamente seria...
S- Voglio dire che sono sempre la stessa, solo che prima il mio corpo era coperto da jeans e felpa e la mia faccia era senza maschera di trucco. 
Il sotto testo Ryan, lo capì benissimo.
Strawberry attese risposta, ma sapeva già di averlo lasciato senza risposte valide, che aveva ottenuto ragione e potere. Non avendo risposta, fece retrofront per tornare al tavolo quando un braccio la trattenne: Ryan la teneva per le guance scrutando nella sua anima ancora una volta. Chiuse gli occhi a la baciò... Eccole le gambe molli! Stava per cedere, ma non era quello che voleva... Per pochi secondi assaporò la sue labbra, poi rinsavì, si stacco e con un braccio si strofinò le labbra.
S- Non provarci mai più...



FINE CAPITOLO 4 - Potere & Ragione - 


 

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Capitolo 5
*** - ahi, ahi la gelosia! - ***


CAP 5 - ahi ahi, la gelosia! -

Strawberry ritornò dalle sue amiche al concerto, contenta di essersi presa una bella rivincita su Ryan. "Visto che divertente essere respinti?" Pensò. Il concerto era magnifico, le ragazze si divertirono e Strawberry bevve parecchio. Due ragazzi le offrirono anche da bere ed ebbe i loro numeri, non pensava a Ryan e non le importava se fosse andato via o fosse ancora nel locale a vederla flirtare con quei ragazzi. Era spensierata e contenta. A fine concerto bevve ancora una cosa con la band nei camerini del locale.
S- Oddio... basta gente, questo è l' ultimo! Sono proprio in un' altro mondo!!
Kathia (amica) - ahaha! Ci hai detto dentro amica!
K- sei una spugna accidenti! Non lo immaginavo!
S- Già bhe sai non ci siamo mai frequentati molto in passato al di fuori delle batt...
K- sì sì, abbiamo capito cosa vuoi dire!
Prima che potesse dire qualcosa di più, Kisch le tappò la bocca e decise di accompagnarla a casa. Era ubriaca fradicia!
K- Andiamo sù, sali in macchina!
S- Che bella auto!
K- Grazie grazie...
S- Ma posso chiedertela una cosa? Come fate a nascondere le orecchie??
K- Pie ha creato un filtro... un iniezione a settimana e gli aspetti alieni sono camuffati.
S- Accidenti, che scienziato!!
Il viaggio fu lungo, la ragazza era logorroica a causa del' alcol ma Kisch si divertì: non aveva mai passato una serata così con lei e ne fu felice. Arrivati a casa della ragazza, parcheggiò. Kisch smontò e l' aiutò a scendere e a raggiungere la porta. Strawberry si reggeva a Kisch mentre ridacchiava per ogni cosa! Al di là della strada, Ryan era seduto nel parco, sull' altalena nella penombra della notte. Voleva aspettare la ragazza per parlarle, ma quando la vide arrivare con un ragazzo li si paralizzò il corpo, li venne un nodo in gola. Con il look diverso che aveva, Ryan non riconobbe che si trattava di Kisch. Sembrava divertirsi molto assieme a lui e li vide entrare in casa e chiudere la porta alle spalle. Arrabbiato e geloso, montò in moto e sgommò via. Passò con un semaforo rosso mentre la rabbia si faceva strada in lui e oltrepassò il limite di velocità. 5 min dopo era a casa. Si sedette sulla panchina fuori dal caffè fumando una sigaretta. L' orologio del parco segnava la 4 di mattina. 

A casa Momomiya, un' ora dopo, Strawberry sedeva sul divano massaggiandosi le tempie mentre sorseggiava un buon caffè.
K- va meglio?
S- Un pò... accidenti che balla che ho tirato sù!
K- Già, già... è stato divertente no? 
S- altrochè! Grazie a voi, è stata una bellissima serata! 
K- Ma figurati, ringrazia le tue amiche. E poi stasera qualcuno ha rimediato un appuntamento!
S- ah sì??
K- Certo, Kathia ha fatto colpo su Pie! E io ho un appuntamento con Maya!
S- uuuh... buon per voi!
K- e a te come và?
S- in che senso?
K- oh insomma non fare la finta tonta! Stai ancora con Mark?
Strawberry posò la tazza sul tavolino e rispose:
S- No, è finita da sei mesi più o meno... da quando si è trasferito definitivamente a Londra...
K- Ah, mi spiace...
S- Sì, sì!
Rispose Strawberry ridendo.
K- che vuoi dire?
S- oh andiamo, siamo più grandi ora, ed è passato del tempo! Tu non sopportavi Mark caro mio, e avevi una cotta stratosferica per me!
Kisch abbassò lo sguardo ridendo sotto i baffi.
K- Hai ragione.
S- Già, già!
Attimi di silenzio imbrazzante guardandosi negli occhi susseguissero. 
K- Bhe... è meglio che vada ora, si è fatta una certa!
S- Certo... ti accompagno.
Salutato l' amico Strawberry chiuse la porta. Fuori il sole estivo faceva già capolino. Dopo aver messo in ordine la cucina, la giovane fece una lunga doccia e smaltì la sbornia con una lunga dormita. La mattina dopo non aveva lezione.

Al caffè mew mew, Ryan non dormiva. Era steso a letto e pensava....

 
Ryan- vabbè... comunque ti dico una cosa e te la dico una volta sola:  t-u n-o-n m-i p-i-a-c-i!! Io esco solo con donne di una certa classe...
Strawberry- Allora... uno: TU NON MI PIACI PER NIENTE!! Due: SEI PROPRIO UN BEL CAFONE!! CHE TI PIACCIA O NO, NON SI PARLA COSI AD UNA RAGAZZA! SEI UN LATINLOVER PERSO ANCORA PRIMA DI COMINCIARE!
[...]
Ryan- ti ho detto che non si può Strawberry...
[...]
R- Sei bellissima stasera...
S- sai... non ho fatto plastiche o altro... volevo vedere se avevo ragione: se provo a buttare un secchio d' acuqa addosso ad una delle tue ochette, neanche loro ti piacerebbero più.
R- che vuoi dire? 
La faccia di Ryan si fece improvvisamente seria...
S- Voglio dire che sono sempre la stessa, solo che prima il mio corpo era coperto da jeans e felpa e la mia faccia era senza maschera di trucco. 
S- Non provarci mai più...




In preda ad un accatto di rabbia, scaraventò contro il muro la prima cosa che trovò quindi la lampada sul comodino. Era pentito, era tremendamente pentito di averla respinta. Per tanto tanto tempo, anni, le era corso dietro e quando finelmente lei si era accorta di lui, il ragazzo l' aveva respinta. Ed ora era tremendamente geloso... di lei e l' altro ragazzo con cui aveva passato la nottte. La immaginava baciarlo su per le scale mentre gli toglieva la maglietta, stendersi sul letto con lui sopra e fare l' amore con lui. Chiuse gli occhi, trattenne il fiato soffocato dalla gelosia e si addormentò.
Alle nove di mattina, una pentola cadere lo destò dal suo sonno tormentato. Ryan si sedette sul letto massaggiandosi gli occhi. Che notte di inferno... Era stato appostato per tre ore sotto casa della donna che l' aveva respinto, quando era arrivata l' aveva fatto con un altro e non si era accorta nemmeno di lui e aveva passato il resto della notte in bianco. "Sei fottuto amico!" Pensò, parlando si sè in terza persona. Si diresse verso in bagno e gettò i vestiti a terra entrando nella doccia.
Strawberry aprì gli occhi a mezzogiorno. Era ancora un pò intontita, perciò fece una doccia per svegliarsi. Non aveva voglia di mangiare sola, ed era talmente di buon umore da voler passare al caffè anche due orette in più.
S- Buongiorno, ciao Kyle!
K- chi si vede! Cioè, è presto... il vostro turno inizia tra due ore...
S- Lo so lo so, ma ero a casa da sola e non ho lezione! Mi tagli una fetta di torta banane e panna per favore?
K- ed un thè alla fragola!
S- sei sempre un tesoro Kyle!!
Strawberry uscì dalla cucina dirigendosi verso lo spoiatoio. A metà strada incontrò Ryan, tutto sudato spegneva l' i-pod. Era evidentemente tornato da una corsa perchè gli shorts e la cannottiera erano zuppe di sudore e aveva il fiatone. I suoi occhi azzurri sembravano più lucidi con il sudore che gli bagnava, e le braccia erano nude e muscolose. Entrambi si fissarono per pochi istanti.
S- Buongiorno Ryan!
Disse Strawberry riprendendo il passo.
R- Ciao...
Non riuscì a spiaccicare parola. Quando la ragazza richiuse la porta dietro di sè, Ryan tirò un pugno immaginario al muro dandosi dell' idiota per non avere detto nulla. Strawberry mangiò la sua torta mentre Ryan spolverava i tavolini e disponeva le piantine colorate. Notò che il Galaxy della ragazza squillava frequentemente e si chiese, divorato dalla gelosia, con chi stesse messaggiando. 
Il turno delle ragazze finì alle 20 di sera, senza ombra di emozione Strawberry si rivolse a Ryan per questioni di lavoro. Il ragazzo, non riusciva a capire cosa pensava la giovane. Si domandava "le piaccio ancora?", "le piace quello con cui ha passato la notte?", "la bacerò ancora?". A fine turno, le cameriere del caffè mew mew, si sedettero a mangiare qualcosa.
M- Santo cielo Strawberry, è tutta oggi che il cellulare squilla!
S- Ieri sera ho conosciuto un ragazzo, anzi due!
PD- senti, senti!! dettagli cara, dettagli!!
P- Siamo contente per te!
S- Uno si chiama Seya, ha 25 anni e fa praticantato in un ufficio legale e Sandy ha la stessa età e si sta specializzando in cardiochirurgia.
P- Che colpacci cara!
L- Dove gli hai conosciuti??
Mentre finiva di raccontare, Ryan che aveva sentito tutto, se ne andò al piano di sopra. "Avvocato, Cardiochirurgo e un cameriere in una pasticceria". Ryan aveva l' autostima sotto le scarpe. Per tirarsi sù, decise di chiamare un paio di amici per bere una cosa. Dopo essersi vestito, prese la moto ed uscì. Parcheggiata la moto si diresse a piedi al pub passando davanti a un fioraio. D' impeto si fermò facendo due passi indietro. L' Opel Adam nera con una striscia bianca sulle fiancate che la sera prima era davanti casa di Strawberry ora era lì. Davanti ad una fioreria. Ryan decise di aspettare appostato, fumando una sigaretta per vedere a chi appartenesse. Dopo un paio di minuti, usì un ragazzo con i capelli lunghi legati in un codino, vestito con uno spezzato (jeans, camicia, giacca elegante e scarpe da ginnastica) che reggeva un mazzo di fiori misti. Aperta la centralina dell' auto, Ryan li arrivò alle spalle.
R- Ehi tu!!
Disse con cattiveria. Girò il ragazzo afferrandolo da una spalla con tanta forza che gli caddero le chiavi e i fiori.
K- Ma cosa?
R- TU??!!!
K- Ryan, ci...
Prima che finisse la frase Ryan l' aveva steso con un destro.
R- Stronzo!
Il biondo gettò via il filtro della sigaretta e rimontò in sella. 


FINE CAP. CAP 5 - ahi ahi, la gelosia! -"

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Capitolo 6
*** - Estasi ***


CAP.6 ESTASI

Erano le 21 di sera, e fuori si era fatto buio. Era una bellissima sera estiva ma non aveva nulla da fare, così decise di oziare. Le lezioni erano terminate quindi non doveva nemmeno studiare. L' indomani avrebbe avuto i risultati dell' ultimo esame dell' anno e sperava in bene... Si preparò un panino: baguette con insalata, formaggio, salsa rosa e pomodoro da consumare davanti alla tele con una cola. Quando si sedette e stava per dare il primo morso suonò il campanello. "Chi è che rompe??", pensò.
S-Oddio, Kisch!! Che ti è successo??
Kisch stava sul cancello tenendosi il naso con un fazzoletto e il sangue gli aveva macchiato la camicia.
K- ero qui vicino... scusa se ti disturbo...
S- Macchè, entra... ma che è successo? chi ti ha ridotto così?
Kisch la guardò negli occhi e pronunciò un nome.
K- Ryan.
Strawberry rimase allibita e la sua espressione divenne serissima. 
S- Non ci posso credere!
K- mi stava aspettando fuori dal fiorario, avevo preso un mazzo per Maya. Mi ha fermato ma la cosa strana è che era sorpreso di vedermi! Poi mi ha tirato un pugno e sen'è andato. 
S- E' tutto molto strano... ma il naso è viola! Devi andare all' ospedale... Ho ritirato la macchina dal meccanico oggi, posso accompagnarti io...
K- va bene.
All' ospedale dopo i raggi e i vari accertamenti, fu chiaro che vi era una rottura del setto nasale. Si fecero le due quando Strawberry tornò a casa, ancora piena di rabbia e perplessa circa il comportamento di Ryan. Mise le chiavi dell' auto nel piattino a fianco alla porta e si tirò i capelli indietro. Non aveva voglia di aspettare l' indomani per affrontare Ryan, e decise di andare al Caffè. Bussò e bussò, le dispiaceva per Kyle ma se invece svegliava Ryan tanto meglio! Dopo 5 minuti Kyle aprì la porta.
K- Strawberry... ma sono le due passate!
S- Mi dispiace Kyle, devo parlare con Ryan!
Come una furia salì le scale e implose in camera di Ryan, colma di rabbia, accendendo la luce.
S- Sveglia stronzo.
Ryan dormiva scoperto, il lenzuolo era per terra oramai. Indossava solo dei boxer che lasciavano ad intendere tutto. Strawberry ci fece appena caso nello stato d' animo in cui era! La ragazza notò subito la fasciatura alla mano destra.
R- ma che cavolo... Cosa c'è? Non hai orologi a casa?
S- E tu mi spieghi perchè cavolo hai rotto il naso a Kisch?!
R- E non potevi aspettare domani per questo?
Ryan si era alzato dal letto e si stropicciava gli occhi. Strawberry si avvicinò a lui spintonantolo così forte che si ritrovò a chiappe sulla scrivania e alcuni oggetti caddero a terra. Ryan la guardò stupita.
S- No non potevo aspettare! Problemi??
R- Non ci arrivi da sola?
S- A cosa??!!! Mi fai solo salire il sangue alla testa! Prima non ti piaccio, poi mi vuoi e ora picchi un mio amico??
R- Sì, un tuo amico...
S- Che vuoi dire con questo?
Seguirono minuti di silenzio.
R- Ieri notte ero davanti casa tua... Sono rimasto tre ore ad aspettarti per parlare delle cose che mi hai detto nel retro del locale. 
Strawberry incrociò le braccia e proseguì:
S- Scusa ma continuo a non capire.
Dopo alcuni minuti di esitazione, Ryan esplose.
R- Sono geloso ok?! Geloso marcio, di Kisch e di quei due di cui parlavi oggi!
S- Io non ci posso credere... Sei incredibile!! Io me ne vado...
Strawberry si avviò alla porta, ma appena la aprì, Ryan, con un veloce gesto della mano, la richiuse bloccandola alla porta. La guardò dritta negli occhi.
R- Sono stato uno stupido a comportarmi così, a fingere che non mi interessi. Tu mi piaci Strawberry, da tanto tempo e mi piaci ancora.
Strawberry era completamente in estasi nei suoi occhi color del mare. L' unica cosa che riusciva a pensare era a quanto lo volesse. Lui era lì davanti a lei in mutande e le stava dicendo "mi piaci". D' impeto, lo baciò con foga e il ragazzo la strinse fra le sue braccia ricambiando il bacio. Le loro lingue si trovarono e le mani non seguivano più i comandi del cervello. Strawberry, che indossava dei leggins che aderivano completamente alla pelle, alzò la gamba sinistra attorcigliandola al corpo di Ryan e il ragazzo le afferò il gluteo. La ragazza mise la mano sopra la sua. Quando si staccarono, lei si tolse la canottiera lunga che indossava restando in reggiseno. Ryan decise di prenderla in braccio e la fece sedere sulla scrivania che era vuota per lo spintone di prima. La giovane li baciò il petto, toccò i suoi addominali duri come in marmo e quando accarezzo dolcemente l' elastico dei boxer il ragazzo ebbe un sussulto. Vedendo la reazione, Strawberry decise che era il momento di eliminare gli ultimi pezzi di stoffa rimasti. Ryan le sfilò i leggins, e continuarono a baciarsi. Quando la giovane indagò con la mano nei boxer, lui la strinse e la baciò con più foga mentre ansimava.

La sveglia segnava le 4. Ryan era perso tra le braccia di morfeo, e lei era persa tra le braccia di Ryan. Li dava le spalle, e le sue braccia la avvolgevano in modo così dolce ma virile allo stesso tempo... La giovane non dormiva. "Il miglior sesso della mia vita", pensò, senza dubbio. Oltre a lui era stata con una sola persona, ma non c'era paragone. Ma allo stesso tempo ne era pentita poichè avvertiva sempre la sensazione che Ryan l' avrebbe fatta soffrire... Era pieno di ragazze che li giravano attorno, ci sarebbe stato qualche dramma! Okay, tutti hanno un passato, ma quello di Ryan era troppo pieno per lei. Con cautela cercò di sganciarsi per svignarsela via nel cuore della notte. Indossò le mutandine e la maglietta. Ma appena raccolse i leggins, le scarpe la borsa e il reggiseno il ragazzo si svegliò.
R- ehi... ma che stai facendo?
Ryan realizzò che la giovane stava per svignarsela e si paralizzò. Prima di addormentarsi aveva progettato di portarle la colazione a letto ed ora lei voleva andarsene e piantarlo in asso. Strawberry appoggiò le sue cose e nel mentre Ryan si alzò con il lenzuolo avvolto attorno alla vita. la giovane tirò i capelli indietro e gesticolando iniziò:
S- E' stato stupendo, davvero...
R- ma?
S- Ma non voglio svegliarmi un giorno e soffrire perchè una che ti girava attono ti piace più di me...
R- Non ci posso credere - disse il giovane che con una mano sorreggeva il lenzuolo e con l' altra si toccava la testa - la verità è che perchè ti sei messa un paio di tacchi e hai avuto un paio di numeri di telefono ora ti sei accorta che puoi avere di meglio vero?!
S- No, certo che no!
R- sparisci! - le disse il giovane, puntandole il dito con aria seria. Le mise in mano le sue cose e la mise fuori dalla porta.
Strawberry rimase qualche istante sulla porta a fissare il vuoto. Poi si rivestì, e andò a casa.

FINE CAPITOLO.


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Capitolo 7
*** - Kagoshima ***


CAP.7 - Kagoshima -


Di ritorno a casa, Strawberry trovò la luce accesa e si allarmò. Ma una volta vista la mamma alla finestra, si rilassò e tirò un sospiro di sollievo.
S- Mamma ma che ti fate qui?
MAM- Ciao piccola mia! Abbiamo una bella notizia da darti, abbiamo ricevuto una chiamata e...
PAPA'- no no, aspetta un secondo cara... Sono le 4 e mezza del mattino!!! Dove diavolo eri???
S- Papà un' amico è stato male, l' ho accompagnato all' ospedale e sono stata lì con lui...
P-mmmmm... è la verità? - disse il padre cercando si scrutare la verità nei suoi occhi.
S- Papà, si è rotto il setto nasale... se vuoi andare a controllare, e le infermiere ti sapranno dire che c' era o no con lui una ragazza con i capelli rossi!!
M- dai caro, lo sai che non mentirebbe! Ok ok, torniamo a noi... siediti tesoro... Abbiamo lasciato il corso in fretta quando ci è arrivata una chiamata.
P- Un noto brand di costumi da bagno è interessato ai nostri disegni, ci offrono parecchi soldi, per commercializzarli a Kagoshima. Le spese di creazione, la stoffa sarà tutto a loro carico... Ci affiderebbero un punto vendita lavorando per loro. Noi disegnano e vendiamo, loro creano.
S- A Kagoshima? 
M- Già tesoro... è una grande opportunità per me, quella che aspetto da una vita!
S- E' dall' altra parte del paese... wow...
Strawberry si lasciò sprofondare sul divano, sbalordita.
S- Entro quanto tempo vogliono una risposta?
P- Un mese tesoro...
S- Ok...
La mamma, le si sedette di fianco e le strinse le spalle.
M- Stella, sappiamo di chiederti molto... qui hai gli amici...
S- Io non me la sentirei di farvi perdere questa opportunità... Io ho tutta la vita, potrei tornare qui una volta laureata e con una carriera...
La mamma l' abbracciò forte, e il padre fece lo stesso dall' altro lato del divano. 
Il giorno dopo il caffè era chiuso, ma Strawberry avvisò tutti di presentarsi poichè voleva parlargli di Kagoshima. Tutti risposero dando conferma, meno che Ryan. 
Il pomeriggio dopo, Strawberry arrivò al caffè per ultima. Era stanca e assonnata poichè era sveglia da 48 ore. Gli amici ascoltarono tutti assorti quello che aveva da dire. Ma Ryan non c'era. Lory abbracciò subito la ragazza.
L- Nooooo... amica mia!! ç___ç 
P- quindi parti tra un mese?
S- penso proprio di sì... c'è una buonissima università di legge lì... Scusate, ma io non penso sia giusto che i miei vi rinuncino... o che si separino da me...
L- Non devi scusarti cara, è giusto ciò che dici... e gli amici non si perdono solo perchè si è fisicamente lontani.
S- Grazie mille per la comprensione!
Tutti le amiche e Kyle, si diedero un mega abbraccio da orso fra tante lacrime.
S- Ma Ryan?
K- Io oggi non l' ho visto sai?
S- Ti disturba se salgo a dare un occhiata?
K- No, prego, vai...
Strawberry salì in camera. Dopo qualche bussare entrò ma non trovò nessuno. Notò inoltre che la moto non c'era fuori. Avviandosi verso la scala, incrociò Kyle.
S- Non lo trovo...
K- te la posso fare una domanda?
S- Certo, dimmi... 
K-Avete litigato stanotte?
Litigato. " Sono stata in paradiso", pensò.
S- Bhe... in effetti...
K- Senti, facciamo così. Io provo a chiamarlo, in serata ti chiamo e ti dico cos' ha detto o se è tornato...ok?
S- Grazie Kyle... mi mancherai molto...
K- vieni qui!
Dopo essersi stretti in un abbraccio paterno, si lasciarono e Strawberry passò il pomeriggio con le sue amiche. Passeggiate, frappè e tante chiacchiere. Ma non raccontò quanto successo con Ryan. Non sapeva bene perchè, ma sentiva di non raccontarlo. 

In serata rincasò, comunicando ai genitori la sua decisione: sarebbe partita e disse di aver già parlato coi suoi amici e con i datori di lavoro. Il giorno dopo si sarebbe recata in segreteria all' università per il passaggio degli esami così da non perdere l' anno. Dopo cena, chiamò Kisch per dargli appuntamento.
K- Ehilà gattina! 
S- Ciao... come và? Fa tanto male?
K- sono imbottito di antidolorifici... dimmi tutto.
Una volta parlato a Kisch del trasferimento, quest' ultimo ci restò infinitamente male. Si erano ritrovati, avevano instaurato una bella amicizia... Poi aggiunse: 
K- Ehi, col lavoro che faccio posso suonare ovuque!! 
Strawberry ridacchiò un pò con le lacrime agli occhi. 
S- Ho parlato con Ryan sai?
K- ah sì?? e che ti ha detto quel bastardo?
S- che ti ha picchiato per gelosia, la sera che ero sbronza era sotto casa mia che mi aspettava e ti ha visto entrare...
K- Geloso di te?
S- Sì, gli piaccio... sono successe tante cose, sai...
K- Ahhh! Bhe si sapeva che gli piacevi anni fa! 
S- Sì lo so, lo so...
In quel momento sul volto di Strawberry si tinse un' espressione strana. 
K- Hai l' espressione di chi ha qualcosa da dire. 
Strawberry stava per aprire bocca, ma poi si fermò.
K- dai, cosa c'è!
S- stanotte abbiamo fatto l' amore.
K- che cosa???
S- Già esatto...
K- e lui come ha preso la tua partenza? 
S- Non lo so, oggi non c'era... Kyle ha detto che l' avrebbe contattato, non so nemmeno se lo sa...
 In quel momento squillò il cellulare. Era Kyke.
S- dimmi Kyle.
KY- ci ho parlato al telefono, stamattina ha fatto su le sue cose ed è partito con la moto... un pò on the road, ha detto che voleva cambiare aria.. starà via qualche settimana Strawberry...
S- oh... - alla ragazza le brillarono gli occhi dalle lacrime - Ma io parto tra un mese!
KY - Strawberry io non so come dirtelo... Ha detto solo "fà buon viaggio".
La ragazza, si asciugò il naso col dorso della mano e chiuse il telefono. Doveva essere davvero arrabbiato con lei, e lei non capiva perchè invece di aiutarla a superare le paure che aveva su di lui si sia comportato così.
S- ha dett... ha detto fa buon viaggio...
K- Vieni qui!
La ragazza appoggiò la testa al petto dell' amico, e continuò a piangere.

------ UN MESE DOPO -------


L' aereoporto era vicino, mancavano dieci minuti. Di Ryan nessuna traccia più, non aveva risposto a nessun messaggio, nessuna chiamata e l' aveva evitata come la peste anche su facebook. Lei aveva solo visto varie foto di feste e serate sulle spiaggie di tutto il Giappone in compagnia di bellissime ragazze. "Eccolo, il vero Ryan! Non mi ero sbagliata!", pensò.
"Strawberry stai per cambiare città, cambiare vita, diventerai un famoso avvocato. Non dovrai più pensare a Ryan."
Quando il taxi accostò, la famiglia smontò. Il tassista scaricò loro i bagagli e se ne andò, al seguito vi erano tutti: le ragazze, Kyle, Kisch (che le era stato molto vicino, e non aveva raccontato a nessuno della notte con Ryan), Pie e Tart. Le ragazze ancora non riuscivano a spiegarsi come Ryan potesse comportarsi così, dopo tanti anni di amicizia e trascorsi sparire così e non salutarla! Fra lacrime e pianti, tutti si salutarono. Al di là del check-in non potevano passare e si salutarono per l' ultima col divisorio di vetro plastificato che li separava. 

------ TRE SETTIMANE DOPO ------


Lì, seduta sulla sedia del suo salotto, stringeva quel pezzo di carta. Col tramonto che filtrava dalla vetrata e le colorava il volto era sconcercata, spaventata, senza parole, fragile e strozzava le lacrime. Diede un altra letta a quel foglio e lo lasciò cadere, abbandonandosi ad un pianto senza precedenti.



FINE CAP.7 - Kagoshima -

 

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Capitolo 8
*** 8. Diciassette anni dopo ***


Una piccola intro: a partire da questo capitolo, la narrazione cambierà un poco... la narrazione sarà infatti in prima persona e ci saranno svariati flashback che saranno specificati. Buona lettura!
Scusate per lo stile copione della storia, ma ho scritto molti capitoli prima di iscrivermi a questo sito, e mettermi a correggere tutti i dialoghi diventa stressante! Scusate!



CAP.8 - Diciassette anni dopo

Guardavo dall'oblò il paesaggio sotto di me, con gioia. Ero finalmente tornata a casa, ho detto che l' avrei fatto una volta avuta una carriera stabile. Le nuvole sembravano dei batuffoli di panna e i palazzi imponenti di Tokyo sembravano casette incanadà, da quell'altezza. Sentivo la musica rock proveniente dall' auricolare del diciassettenne seduto accanto a me. Si rovinano l' udito, pensai. Cavolo, chissà quanto è cambiato la città! Manco da diciasette anni. Ora ho trentasette anni e le persone faranno fatica a riconoscermi. Lasciandomi cullare da questi pensieri e dal panorama, riuscii ad addormentarmi a pochi minuti dall'atterraggio. Fu il diciassettenne seduto accanto a me a svegliarmi quando avvisarono di mettere la cintura di sicurezza.

Cavolo, oggi fa un caldo fuori dal normale qui a Tokyo! Avevo fatto una lunga corsa sotto il sole cocente e ora mi fermai a riposare e fare stretching. Allungavi la gamba sulla panchina e con la mano toccai la punta del piede, quando vidi correre dietro di me una donna bellissima: indossava dei pantaloncini minuscoli che lasciavano in vista i glutei sodi e un piccolo top, senza reggiseno notai. Aveva i capelli color rame ed era bellissima! Ero stremato, ma ripresi la corsa per andarle dietro.


Il Taxi si fermò davanti casa mia: i miei non la vendettero, ma la affittarono e ora era libera. Potevo tornarci! Sembrava così cambiata ma in realtà era sempre uguale: avevano solo tolto un albero, aggiunto un salottino da giardino e cambiato colore ora non era più rosa pallido ma gialla. Dopo averla ammirata come se fosse un allucinazione, entrai. Notai con felicità che gli inquilini l' avevano lasciata pulita ed impeccabile! Piantai le valigie in salotto poichè non vedevo l' ora di andare a fare una doccia, dopo sarei dovuta recarmi nel mio nuovo studio per vedere come procedevano i lavori. Avevo comprato lo studio vedendolo solo per videoconferenza su Skype ma mi era bastato: era in centro, spazioso, luminoso: con anticamera per la segretaria e sala d' aspetto, ufficio, sala mensa, archivio, sala riunioni, bagno personale e bagno per i clienti. Meraviglioso! Andava solo ridipinto e arredato in modo più attuale.

La donna dai capelli color rame aveva raggiunto il suo ragazzo: cavolo!! La superai continuando a correre, e feci inversione a U tornando a casa. Casa mia era una splendida villetta a schiera in un quartiere rinomato. Avevo avuto fortuna, ed il ristorante che avevo aperto andava alla grande e possedevo un locale notturno: niente cubiste e volgarità ma solo liveband e serate in allegria. Appoggiai I-Phone e auricolari sul tavolo, accesi la radio e mi fiondai sotto la doccia. Le notizie non erano nulla di che, sempre politica e cronaca nera. Decisi di prendermela comoda dato che erano le 10 e dovevo essere al ristorante alle 12. Naturalmente avevo assunto un direttore per il ristorante, ma non potevo non farmi vivo. Guardandomi allo specchio con un certo narcisismo, notai che nonostante i miei 41 anni ero ancora un gran bel pezzo d' uomo. La palestra e la corsa per anni, avevano dato i loro frutti! Riuscivo ancora ad uscire dal locale con almeno due ragazze. Riposai una mezz' oretta, guardai un pò di tv e aggiornai il mio profilo Facebook. Avevo rimosso Strawberry dagli amici una decina di anni fa, sette anni dopo la sua partenza. Non la sentivo da tempo, mi ero dimenticato di lei e mi dissi che la sua amicizia su facebook non seriviva a nulla così la eliminai. Ma quella mattina mi uscì il suo profilo nei suggerimenti di amicizia e fui tentato di entrare ma lasciai perdere. Da quanto non pensavo a lei; pensai solo questo. Dopo aver spento il pc, mi vestii ed andai al lavoro.


Lo studio veniva benissimo, e la settimana prossima avrei potuto iniziare ad esercitare. Ma dovevo trovare una segretaria in fretta, i colloqui sarebbero inziati il giorno seguente. Guardai l' orologio ed era mezzo giorno. Passai da casa a prendere Sako, l'amore della mia vita, e decidemmo di andare a mangiare in un ristorante per festeggiare l' arrivo a Tokyo. Su vari annunci e su Facebook avevo notato la pubblicità di questo ristorante che sembrava famoso e bellissimo e decidemmo di andare li: era davvero stupendo. Un palazzo alto, argentato, illuminato da varie luci all' ingresso con tanto di portico, valletti e parcheggiatori. Il ristorante si sviluppava su dieci piani, considerando anche magazzino, contabilità cucina e gli altri settori. Le sale erano una sull’attico e una nel piano al di sotto. Decidemmo di pranzare sull'attico. Il DIN dell'ascensore indicava l' arrivo e salimmo mentre l' altro alla nostra destra si apriva.


L'ascensore era arrivato al pian terreno ed uscì. Uscendo, con la coda dell'occhio notai una donna che entrava nell' altro ascensore e le notai solo il fondoschiena pensando che era un gran bel fondoschiena! Ma peccato che non avessi tempo per quello, la mia giornata era troppo impegnata.

FINE CAPITOLO.

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Capitolo 9
*** 9.Sako & Ryan ***


CAP.9- Sako & Ryan
 
Dopo il pranzo, lasciai la mamma sola per andare al centro commerciale alla ricerca di un cd che cercavo da tempo. Mi dispiaceva lasciare la mamma da sola, l' avevo vista scossa e distratta durante il pranzo ma non ha voluto spiegarmi il perchè, ha detto che c'era stato un intoppo allo studio, un imprevisto, ma non ci avevo creduto. Tuttavia non avevo insistito. Presi un autobus per guardare bene la città, scoprire Tokyo. Sceso dall'autobus, mi fermai ad ammirare un murales bellissimo con la scritta "sempre se stessi" e feci una foto. Proseguii fino al centro commerciale.

La prossima tappa della mia giornata era la spesa. A casa non avevo nulla! Preso il carrello, iniziai a passeggiare tra gli scaffali. Non avevo le idee molto chiare su cosa comprare, se vedevo qualcosa di buono lo buttavo nel carrello. Avevo preso pizza, birra, patatine, pollo, sottoaceti quando mi venne voglia del formaggio e dell' insalata che avevo visto prima così tornai indietro. Erano a pochi metri così lasciai il carrello lì dov'era. Presa l'insalata e il formaggio, mi voltai per tornare al carrello ma un ragazzo mi venne addosso e la mia merce cadde a terra.
R- Ehi ragazzino!!
S- scusi.
Non si era nemmeno voltato a guardarmi in faccia! Proseguì come se nulla fosse e rimasi stupito della sua maleducazione!! Ma cosa gli aveva insegnato sua madre?! Raccolsi la mia roba e finii la spesa. Il ragazzo biondo scuro che mi era venuto addosso poco fa era alla cassa di fianco e aveva preso un cd. Ci guardammo solo brevemente negli occhi e notai l'estrema somiglianza con me a 16-17 anni. Impressionante! Passata la spesa alla cassa mi recai al parcheggio sotteraneo. Ora dovevo andare a casa, mettere via la spesa e recarmi al locale. Ma... oh!!!
S- Oh!!!!
Il ragazzo di prima appoggiò le mani al cofano della mia macchina.
S- Ti sei vendicato per prima?
Smontai dall'auto.
R- Mi dispiace, non ti avevo visto.
S- Nemmeno io prima.
R- Cavolo... non ti sei fatto nulla vero?
S- No no... ora devo andare a prendere l' autobus...
R- Se vuoi posso darti un passaggio.
Il ragazzo ammirò la mia BMW cabrio e non se lo lasciò ripetere due volte. Tolse gli auricolari e montò in macchina.
R- Io sono Ryan.
S- Sako, piacere.
R- quanti anni hai ragazzo?
S- 17. Lei?
R- Io sono vecchio, ne ho 41.
S- Ma non sembra che hai 41 anni...
R- nemmeno tu ne dimostri 17, sembri più maturo.
S- Mia madre me lo dice sempre.
R- dov'è tua madre?
S- Da fare, fa l'avvocato e sta aprendo uno studio.
R- Capito. Senti, dove ti lascio?
S- Io veramente non lo so, oggi sono solo perchè la mamma ha da fare con il nuovo studio...
R- E tuo padre?
Mi resi conto che ero invadente, e anzi mi stupii della confidenza che stavo prendendo con quel ragazzo. L' avevo giudicato male, in realtà è un ragazzo tranquillo ed educato. Sembrava anche un pò introverso.
S- Non c'è, non ho mai avuto un padre...
R- ah... mi spiace non volevo essere invadente...
S- Si figuri.
R- Puoi darmi del tu, Sako.
S- Va bene Ryan.
R- Senti, ti piace la musica?
S- Vuoi scherzare? Suono la chitarra, mio zio è musicista mi ha insegnato tutto!
R- Grandioso! Io posseggo un locale, devo andarci a fare dei provini questo pomeriggio. Ti va? Magari mi suoni qualcosa.
S- Ma certo! Prima chiamo mia madre però...
R- Fai pure.
Sentii la conversazione con la madre. Lui le disse che aveva conosciuto casualmente il proprietario di un locale in qui si esibivano delle band e che avrebbe potuto suonare qualcosa. Il ragazzo le disse quando farsi venire a prendere e non mi sembrò che la madre facesse storie... si sentiva che avevano un bel rapporto e che la madre considerasse reale la sua passione per la musica.
S- Tutto ok, manderò per sms l' indirizzo alla mamma... mi verrà a prendere lei stasera.
R- Perfetto Sako. Devo passare da casa a mettere via la spesa, ci metterò due minuti davvero.
S- Fai con calma.

La casa di Ryan era pazzesca, in un quartiere di lusso.
S- hai una casa pazzesca... anche la piscina?!
R- ihih... grazie Sako!
S- devi vendere molte birre!
R- veramente ho anche un ristorante!
S- sei pazzesco, te la passi bene! Come si chiama il ristorante?
R- Skyfall.
S- Ehi ma ci siamo stati oggi a pranzo io e la mamma!
Ryan si girò sbalordito dalle coincidenze.
R- Dici sul serio? Magari ci siamo anche incrociati senza riconoscerci, e qualche ora dopo ti investo con l' auto?
S- Pazzesco no?
Ryan rise insieme a me. Stavo bene in sua compagnia.

Il locale di Ryan era stupendo. Era chiuso al pubblico poichè apriva alle 18, ma c'erano varie band pronte per il provino. Mi fu detto di sedermi al bar, potevo ordinare qualcosa, di analcolico ovvio, e ascoltare i provini. Alla fine potevo esibirmi. Certo che era pazzesco come Ryan mi assomigliasse e come stavo bene in compagnia di un uomo più grande! Associai questo alla mancanza in un padre, anche se avevo avuto zio Kisch che era stato come un padre per me. Ma quell'uomo mi aveva stregato fin da quando mi aveva quasi messo sotto con la macchina. Le band erano tutte pazzesche, e Ryan mi chiese anche dei consigli. Alla fine toccò a me e mi esibii prima in un assolo scritto da me e poi imitai un assolo dei Queen da "We will rock you". Ryan rimase sbalordito e mi promise un esibizione una sera. Questa pazzesca città iniziava a piacermi!!
Erano le 20 quando la mamma mi mandò un messaggio, era arrivata ed era fuori dal locale. Urlai per farmi sentire da Ryan il quale mi salutò e si scusò di non potermi accompagnare.
Salì nel SUV della mamma, non sapendo che la mia euforia stava per essere smorzata completamente.

FINE CAPITOLO.

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Capitolo 10
*** 10.Il passato ritorna ***


CAP.10 - Il passato ritorna

La discussione durò lungo tutto il tragitto. Fu verbalmente violenta e piena di urla, e a casa proseguì. Una volta arrivati a casa mi figlio salì la scale sbattendo i piedi e sbattè la porta della sua stanza, che una volta era la mia, mentre gli urlai da giù dalle scale.
S- NON ABBIAMO ANCORA FINITO!
Ma era andato. Mi appoggiai con le braccia tese al bancone della cucina. Guadando in basso, trattenevo le lacrime.

FLASHBACK, POCHE ORE PRIMA.

ST- Si mangerà benissimo lì, ci sono pubblicità ovunque!
SA- lo spero, basta che non mi portino un tortello su in piatto dal diametro da 25 mamma!
Io mi misi a ridere mentre accostavo sotto al portico del ristorante. Un gentilissimo posteggiatore mi aprì la portiera, mi salutò con un cordiale "Buongiorno" e mi aiutò a smontare. La mia auto venne parcheggiata ed io e Sako entrammo nel edificio. Mi avvicinai alla hall chiedendo un tavolo per due, e la signorina mi chiese sala o attico? Dopo due secondi in cui io e mio figlio ci guardammo negli occhi decisi per l' attico. La signorina ci indicò gli ascensori e premetti il pulsante. Nel' istante in cui si aprì ed entrammo l' altro ascensore scese e ne uscì un uomo. Quando fui dentro l' ascensore e premetti il bottone, ebbi pochi istanti per osservarlo prima della chiusura delle porte. Vidi brevemente un mezzo profilo e per il resto lo vidi di spalle: aitante, biondo platino, casual e sentii la sua voce quando salutò la ragazza della reception. Mi ressi al corrimano dell' ascensore per non cadere.
SA- Mamma va tutto bene?
ST- Sì sì tesoro... sarà un calo di zuccheri...
A pranzo non dissi quasi nulla e mangiai a forza per non far preoccupare mio figlio. Sako mi chiese il permesso di girare un pò per la città da solo, io acconsentii. Dopo il pranzo ci separammo, diedi dei soldi a Sako, lo accompagnai alla fermata dell' autobus e proseguii ma al più vicino parcheggio smontai e rimisi in pranzo sull' asfalto, per la tensione. Poi mi recai allo studio. Nel pomeriggio ricevetti la telefonata di mio figlio in cui mi chiedeva il permesso di andare nel locale a fare un provino, e dissi di sì. Sapevo quanto tenesse alla musica, ed essendo cresciuto con Kisch a fianco come un padrino si era appassionato anche lui. Ed ero contenta per mio figlio, primo giorno a Tokyo e aveva già trovato un' opportunità. Ripensavo all' uomo nel ascensore e non riuscii a fare nulla quel giorno. Alle 18 ero a casa ma avevo promesso a mio figlio di andare a prenderlo per le 20 così intanto cucinai pollo con patate, il suo piatto preferito. Alle 19.30 mi misi in auto per essere puntuale, ma anche se arrivai lì un quarto d' ora prima aspettai l' ora esatta per mandare il messaggio a mio figlio.
SA- Ciao Mamma!!
Mi disse tutto contento.
ST- ehi, ne avrai di cose da raccontarmi!
SA- Non hai idea mamma!! Dunque...
Iniziò raccontandomi dei graffiti, dell'uomo che aveva travolto al supermercato e che l' aveva quasi messo sotto e qui dubitai un po di questo tizio. Poi mi raccontò del provino e della casa mozzafiato che aveva.
SA- e senti che coincidenza mamma, è il proprietario del ristorante in cui abbiamo mangiato oggi!
ST- ah, però...
Ma tra me e me pensai all' ascensore.
SA- Sarebbe un buon partito per te!
Guardai brevemente mio figlio con aria seria e ripresi a guardare il rettilineo.
ST- E ha un nome questo tizio ricco che ha stregato mio figlio?
SA- Ryan, e mi assomiglia tantissimo, non hai idea!
Il fiato mi si strozzò in gola, strinsi il volante. Balbettai:
ST- esattamente... com'è fatto?
SA- Alto, capelli biondo acceso, occhi azzurri, un bel uomo per voi femminucce! ha 41 anni.
Feci un rapido calcolo mentale e l' età combaciava. Poi franai di colpo. Non mi ero accorta dell'incrocio, non avevo rallentato e l' auto che veniva da destra ci stava per accartociare.
SA- Santo cielo, mamma! Tutto bene?
ST- Sì.
Dissi. Inserii la prima marcia.
ST- Non lo devi vedere MAI più.
Sottolineai il MAI. Mi figlio mi guardò con aria incredula ed urlò.
SA- Cosa?!
ST- Non voglio che vedi più quel tizio, che vai a casa sua o che suoni lì! E' chiaro Sako Kisch Momomiya?!
Quando lo devo sgridare, lo chiamo col nome completo. Suona meglio.
SA- PERCHE' ADESSO HAI CAMBIATO IDEA? NON HAI MAI FATTO STORIE QUANDO ZIO KISCH MI PORTA PER LOCALI A SUONARE! A 15 ANNI, ED ORA NE HO 17!!
ST- Ma zio Kisch lo conosco!
SA- E allora ti presento Ryan, vieni nel locale!
ST- Non se ne parla assolutamente!!! Non lo vedrai più e basta!
Mio figlio smontò dall' auto, entrò in casa e con furia salì le scale. Sbattè poi la porta lasciandomi sotto le scale a sgridarlo.
ST- NON ABBIAMO ANCORA FINITO!!

FINE FLASHBACK.


Chiusi gli occhi e i ricordi finirono. Mi asciugai il moccolo dal naso col palmo della mano e, tremante, cercai il cellulare. Mi recai fuori in giardino.


FLASHBACK: 17 ANNI E 8 MESI FA'.

Lì, seduta sulla sedia del mio salotto, stringevo quel pezzo di carta. Col tramonto che filtrava dalla vetrata e mi colorava il volto ero sconcertata, spaventata, senza parole, fragile e strozzavo le lacrime. Diedi un altra letta a quel foglio e lo lasciai cadere, abbandonandomi ad un pianto senza precedenti. Dopo 10 minuti mi alzai dalla sedia e presi il cellulare dal tavolino del salotto, mi inginocchiai a terra.
K- pronto?
S- pronto...
Dissi con voce tremula.
K- Strawberry ma stai bene??
S- No... No Kisch... è... è successa una cosa...
E ripresi a piangere singhiozzando.
K- Ok, senti... respira profondamente e racconta tutto.
S- Sono... sono incinta...
Kisch non rispose, non credette a quelle parole. Non sentii risposta per un bel pò?
S- Pronto?
K- Oh mio Dio... di...?
S- Sì... di Ryan...
Dissi tra le lacrime. Passai un'ora al telefono così, e Kisch mi calmò. Dopo la telefonata prenotò i biglietti per Kagoshima. Mi convinse a dirlo ai miei, mio papà inizialmente non mi guardò in faccia ma poi si scusò e mi appoggiò qualunque decisione avessi preso, ma non me la sentivo di abortire. Per tutta la notte parlammo dell' argomento, di come fare per accudirlo/a, di come fare per l' università. La mamma disse che si sarebbe trovata una soluzione a tutto! Lei avrebbe fatto la nonna mentre io studiavo ed ero all'università, e papà si sarebbe occupato del negozio. E Kisch era in arrivo per aiutarmi. Tartassai Ryan di messaggi, chiamate, messaggi su facebook ed e-mai per settimane senza risposta, senza contare quelli precendenti quando era partito senza salutarmi. Gli dissi solo che dovevo parlargli, che era una cosa che riguardava entrambi ma che gli volevo parlare per webcam, ma non rispose. Un giorno rispose all'ennesimo messaggio: "Non vedo cosa potrebbe esserci tra noi. Sono due mesi e mezzo che mi rompi l' anima, dacci un taglio! Qualunue cosa sia non mi interessa". Le mie amiche le chiamai due mesi dopo, quando ero di 18 settimane. Dissi di essere incinta ma mentii dicendo che era di un ragazzo conosciuto a Kagoshima con cui avevo avuto una breve storia e che lo avrei cresciuto da sola. Dissi anche che era nato prematuro, non volevo che Ryan sapesse che era suo.

FINE FLASHBACK.


K-Pronto?
S- Sono io...
K- Ciao bella, dimmi tutto. Com'è Tokyo dopo 17 anni?
Dopo attimi di silenzio, dissi.
S- E' successa una cosa.
Raccontai tutto a Kisch.
K- Lo sai che prendo il primo volo, tutto per il mio figlioccio. Tu sta tranquilla nel frattempo.
S- Ok, grazie.

Sedevo sul letto incazzato nero con mia madre da diversi minuti quando decisi di tirare fuori il biglietto da visita del "LiveB" che Ryan mi aveva dato frettolosamente da dietro il bancone prima che andassi via. Afferrai il cellulare e mia madre piombò in camera.
SA- Non si bussa più?
ST- Sono tua madre Sako, porta rispetto! Cos' hai in mano?
SA- No, molla!
Mia mamma tirò il bigliettino e riscuì a strapparmelo di mano.
ST- Questo è sequestrato.
Mia madre uscì da camera mia chiudendo la porta.
SA- TI ODIO!!
Dissi, tirando un pugno alla porta.


Seduta sul letto a due piazze in camera mia, fissai il bigliettino per qualche minuto. "Ryan Shirogane". Porca troia, era proprio lui. Il padre di mio figlio. Mi chiedevo se non fosse arrivato il momento di scontare 17 anni di bugie. Poi decisi il da farsi: avrei impedito non solo a mio figlio di avere rapporti con Ryan, ma anche a Ryan di avere rapporti con mio figlio. Scrissi un sms a Ryan.

Salve, sono la mamma di Sako. La volevo avvertire che non sono d'accordo col progetto di far suonare mio figlio nel suo locale e nemmeno che scorrazzi in giro con uno sconosciuto di 41 anni per tanto la pregherei di non avere più rapporti con mio figlio minorenne, grazie.

La sua risposta fu:

Salve Signora, mi dispiace per il disagio, dalle parole del ragazzo sembrava fosse d' accordo. E' stato un piacere trascorrere il pomeriggio con suo figlio, è un ragazzo simpatico ma seguirò le sue istruzioni e scusi se le ho creato disagio. Buona serata.

Bussai alla porta di mio figlio e, senza aprire, dissi:
S- dormi che domani hai scuola.

FINE CAP.

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Capitolo 11
*** CAP. 11 - Le cose non vanno come vogliamo - ***


CAP. 11 - Le cose non vanno come vogliamo -


Me ne stavo steso fissando il soffitto di camera mia e non capivo. Non capivo il comportamento di mia madre, aveva sempre sostenuto la mia passione per la musica, da quando zio Kisch mel' aveva tramessa sentendolo suonare al garage. La mia prima chitarra giocattolo mel' aveva regata a 2 anni, e a 6 la prima chitarra acustica e le prime lezioni. Saltuariamente ci esibivano insieme in alcuni locali. Lei non aveva mai avuto nulla da ridire. Ryan era una brava persona, perchè mia madre aveva cambiato idea appena sentito il suo nome? Mi addormentai ancora vestito e sopra le coperte.

Me ne stavo seduta sul letto fissando il vuoto e tirando un respiro profondo. Pensai al giorno del parto: appena l'avevo preso in braccio pensai "Ryan". Negli ultimi 17 anni guardavo mio figlio e vedevo Ryan. Non volevo affrontarlo, trovarmelo davanti. No. Non vedevo l'ora che arrivasse Kisch, di parlarci... Mi infilai il pigiama e mi misi a letto.

Quando mi svegliai la mattina dopo, la mamma era già uscita. Era andata a prendere zio Kisch all'eroporto, così lessi nel biglietto sul frigo. Meglio che non l'avessi incontrata perchè ero ancora molto ma molto arrabbiato con lei! Bevvi il caffè e salì sulla mia moto per andare a scuola. Avevo anche perso il numero di Ryan, questo non mi andava giù. Stupidamente, non gli avevo lasciato il mio! La scuola era così deprimente, completamente grigia e non c'erano ragazze carine... Una tipa mi fissava dall'altra parte della classe. Bhe, bhe… accettabile! Aveva i capelli biondissimi e gli occhi verdi. All'uscita da scuola mi si avvicinò mentre salivo sulla moto.
MARIKA- Ciao... non ti ho mai visto da queste parti!
S- Già... mi sono appena trasferito da Kagoshima.
M- ecco perchè! Io sono Marika, piacere.
La ragazza allungò la mano, e gliela strinsi. Non mi suscitava niente di chè... era bella, ma se una ragazza non mi attira al primo incontro, passo avanti. Ma magari poteva nascere un'amicizia.
S- Sako... scusa ma adesso dovrei andare, sono davvero impegnato.
M- Ah... ok... Ci vediamo domani a scuola allora?
S- Certo, ciao.
Misi in moto e la lasciai lì, un pò delusa mi parve, guardando nello specchietto retrovisore!

Kisch mi passò un fazzolettino del bar. Mi soffiai il naso e continuai.
S- Non avevo mai messo in conto questo giorno.
Kisch non disse inizialmente nulla, poi parlò francamente.
K- Lo sai che amo te e Sako, ma una cosa devo dirtela. Non ti sembra un pò egoistico vietare a tuo figlio di conoscere suo padre? Insomma, se lo avesse conosciuto sapendo che si trattava di suo padre avrebbe avuto delle riserve a stringerci amicizia. Ma il destino è così balordo che si sono incontrati, magari per farti un dispetto! E gli è piaciuto subito.
Non me la presi, Kisch aveva ragione. Avevo mentito a mio figlio e il destino aveva deciso che i miei sforzi per tenere l'uomo che più odiavo lontano da mio figlio erano stati vani. Egoisticamente volevo tenere lontano Ryan dalla nostra vita perchè io non volevo averci a che fare.
S- che cosa devo fare?
K- L' ultima decisione spetta a te.
Bevvi un altro sorso di thè e cambiammo argomento. Gli raccontai dello studio e che avevo finalmente trovato una segretaria.


Stavo riordinando casa mia e pensai a Sako. Il ragazzo aveva talento, era un vero peccato che la madre non avesse voluto che suonasse da me. Non so perchè, ma qualcosa mi impediva di scacciarmi dalla testa l' immagine di quel ragazzo. Così uguale a me... All'improvviso suonarono al campanello e rimasi sorpreso.
R- Ehi... che ci fai qui?
S- Ciao Ryan, posso entrare?
Non risposi, rimanemmo sul cancello.
S- scusa l'improvvisata ma dovevo parlarti, e ho perso il biglietto da visita!
In quel momento ridacchiò, io capii che sua madre non sapeva che fosse lì e che le aveva disobbedito. La cosa giusta che avrei dovuto fare era mandarlo via e dirli del messaggio di sua madre e che sapevo che fine aveva fatto il biglietto. Ma aspettai e lo feci entrare.
R- Cosa volevi dirmi?
S- Che sarei contento di suonare nel tuo locale, mia mamma è d' accordo!
Ora non potevo più tacere...
R- Sako, io non me la sento di prendermi questa responsabilità... So benissimo che tua madre non è d' accordo, mi ha mandato un messaggio.
Il ragazzo abbassò lo sguardo deluso.
S- Io le farò cambiare idea!
R- Se accadrà ok, appena ci avrò parlato e sarò sicuro che è d' accordo allora suonerai... Ma fino ad allora non farò nulla di nascosto, sei minorenne Sako.
Lui non rispose. Sako era in divisa e vedendola mi accorsi che frequentava lo stesso liceo di mia figlia.
R- Frequenti lo stesso liceo di mia figlia, sai?
S- E chi se ne frega...
R- Aspetta Sako...
Gli andai dietro, ma salì sulla moto e senza dire altro se ne andò. Per qualche strana ragione avvertì la stessa sensazione di quando mi rendo conto di aver deluso mia figlia.


FINE CAPITOLO.

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Capitolo 12
*** - Marika ***


CAP.12 - Marika

Scoccò l'ora della mensa, quel giorno le lezioni sarebbero finite alle 16. Mi avviai alla mensa, con in mano un primo resoconto dei voti in base alla scuola dov'ero prima. Non mi avevano passato storia, ed ero una schiappa in storia, mi consigliarono di trovarmi un tutor. Non conoscevo nessuno, come facevo a sapere chi era bravo in storia? Mi sedetti a un tavolo completamente vuoto con il mio vassoio, solo una persona si sedette davanti a me.
M- Cia Sako.
S- Ciao Marika...
La ragazza non mi parve di certo timida, tante hanno paura a sedersi al tavolo del ragazzo che le piace e parlarci, ma lei no. Guardò il resoconto dei miei volti e, anche se la conoscevo appena, colsi la palla al balzo.
S- Non è che sei brava in storia?
M- Sì, perchè?
S- Non mi hanno passato gli ultimi voti e devo recuperare...
M- Non c'è problema, ti lascio il mio numero oppure se oggi pomeriggio non hai da fare, possiamo andare in biblioteca.
Alla faccia, timida e precoce. Non aveva timore di nulla.
S- Per me va benissimo, prima recupero e meglio è.
Così non dovrò stare a casa con la mamma, pensai, e vederla. Chiacchierammo per tutto il tempo, era una compagnia piacevole. Mi ricordava qualcuno, ma non capii chi! Ci concordammo appuntamento per pomeriggio e andammo in biblioteca assieme, non ebbe nemmeno paura di salire in moto con me, mi disse che faceva spesso gite in moto col padre. Ripassai gran parte del programma e lo feci con facilità, Marika era davvero una brava insegnante. Le chiesi se voleva un passaggio, ma mi disse che avrebbe chiamato la madre perciò per le 18 me ne andai lasciandola all' entrata della biblioteca.

 
***

Ero uscita dallo studio. Prima di andare a casa, dovevo passare per la farmacia quindi feci qualche metro a piedi, passando davanti a numerose panchine mi fermai. Notai una ragazza, avrà avuto più meno l'età di mio figlio, che piangeva a disperata e, da mamma qual'ero, mi avvicinai.
S- Serve aiuto?
La ragazza si asciugò le lacrime e rispose di no, evidentemente imbarazzata di essersi mostrata così a una demerita sconosciuta. Io non me la sentii di lasciare una ragazzina sola, lì in lacrime allo scendere della sera così mi sedetti accanto a lei.
S- Sei sicura?
La ragazzina riprese a piangere.
S- Senti, io mi chiamo Strawberry.
M- Marika.
Disse tra le lacrime.
S- Abiti lontano Marika?
M- Abbastanza, prendo l'autobus...
S- Io abito qui vicino, a 5 minuti di auto. Ti va di venire da me, bevi un the e chiami tua madre?
M- Va bene, lei è molto gentile.
S- Quanti anni hai?
M- 16, 17 il mese prossimo...
S- Io ho un figlio della tua età sai, non potrei lasciarti qui da sola.
M- La ringrazio.
Andammo a casa mia ma non spiegò cos' avesse e io non feci domande, era più giusto che ci pensassero i genitori.
S- Tesoro? Ci sei?
Urlai, ma mio figlio non era in casa. Mentre beveva il thè, mi diede il numero di sua madre.
RUKO- Pronto?
S- Parlo con Ruko Atori?
R- Chi parla?
S- Io mi chiamo Strawberry Momomiya, questo pomeriggio, anzi poco fa, ho incontrato sua figlia Marika in centro... era sola ed era sconvolta, piangeva molto così l'ho aiutata portandola a casa mia...
R- Ossignore! Qual'è il suo indirizzo?
Le diedi il mio indirizzo e arrivò mezz'ora dopo. Era una bella donna alta, vestiva sportiva ma portava la tuta ancora benissimo. Aveva i capelli lunghi, lisci e castani e gli occhi verdi, non doveva essere più vecchia di me.
R- Tesoro come stai?
M- Mamma... sto bene...
R- Tesoro, finisci i biscotti e poi andiamo... Io parlo un minuto con la signora,ok?
Andammo in giardino a parlare.
R- Io non so come ringraziarla!
S- Ma scherza, anche io ho un figlio di quell'età, ma ora non è in casa sfortunatamente o vel'avrei presentato...
R- Ecco perchè non è passata oltre davanti a quella panchina!
Mi sorrise, era una donna dolcissima e gentile.
R- Sa cos'è successo?
S- No, no... non ho fatto domande, gli adolescenti parlano a stento con i genitori figurarsi con gli estranei! E non sarebbe stato giusto saperlo prima di lei o di suo marito.
R- No, io non sono sposata...
S- Oh, mi scusi, non volevo impicciarmi!
R- Si figuri... abbiamo divorziato quando Marika aveva 6 anni...
S- Si è sposata giovanissima!
R- Già avevo ventuno anni quando sono rimasta incinta...
S- Anche io sa, sono una ragazza madre.
R- che coincidenza! E il padre?
ll mio cervello andò in blackout. Bugia o verità, bugia o verità? Poi dissi:
S- Non l'ho mai più rivisto.
Ruko notò che era un tasto dolente.
R- Mi scusi Strawberry, non è piacevole parlare di certe cose...
S- Ha perfettamente ragione, siamo uguali in alcune cose.
Poi Marika uscì col suo zaino. Mi salutò e mi ringraziò.
R- E' stata gentilissima, spero di rivederla.
S- Diciamoci del tu!
R- Va bene, grazie Strawberry.
S- Ciao, buona serata!

 
***

Mi svegliai alle 18 e avevo smaltito la sbronza. Avevo passato una notte di bagordi, in dolce compagnia naturalmente! Buttai un occhio alla casa e pulì in fretta: quella notte Marika avrebbe dormito da me. Mi lavai e resi la casa un posto vivibile. Non volevo che mia figlia entrasse in quella parte della mia vita, le mie avventure e le mie notti brave non dovevano riguardarla. Un colpo di clacson mi avvisò dell' arrivo della mia ex moglie e di Marika quindi aprii il cancello.
R- Ciao tesoro!
M- Ciao papà.
Mi passò accanto e andò in camera sua, aveva un’aria abbattuta, triste e affranta.
RY- ma che è successo?
RU- ciao Ryan, parliamo un attimo... Una signora ha trovato Marika in centro, era tutta sola e piangeva disperata così l'ha aiutata.. l' ha portata a casa sua, si è presa cura di lei, veniamo da lì ora.
RY- ma perchè se ne stava in centro tutta sola a piangere?!
Ru- per un ragazzo, un suo compagno di scuola... ha una cotta ma lui l'ha trattata male...
Ry- capisco, questo momento arriva prima o poi.
Ru-Io ci ho già parlato un po’, provaci tu vedi se ti dice di più.
Ry- va bene, non preoccuparti. Ciao.
Accompagnai la mia ex moglie alla porta, ed entrai in camera di mia figlia dopo aver bussato.
R- posso?
La trovai sotto le coperte ma uscì quando entrai.
M- Vieni papà.
R- La mamma mi ha raccontato cos'è successo...
Mi sedetti sul letto e la mia bambina appoggiò la testa sulla mia gamba piangendo.
M- ha detto... che... che non gli piaccio per niente papà!
Certo, certi consigli da uno come me che spezza cuori puntualmente non sono il massimo, ma provai a fare del mio meglio. E un po’ ci credevo in quello che dicevo...
R- spesso noi maschi siamo molto stupidi... abbiamo davanti una ragazza bellissima, intelligente, sensibile, affascinante ma vogliamo sempre di più. Ma alla fine fidati tesoro che finiamo per pentircene!
A me era successo in passato, e mi tornò alla mentre Strawberry. Chissà dov'era, com'era, cosa faceva, pensai. Da sentito dire dalle ragazze e da Kyle, sapevo che aveva avuto un bambino da uno conosciuto a Kagosgima, perciò non la cercai mai più. Quando mia figlia si fu calmata, le rimboccai le coperte e stavo per uscire dalla sua camera quando mi ricordai di farle una domanda che cambiò tutto.
R- tesoro, come si chiama la signora che ti ha aiutato?
M- E' una signora che abita dalle parti del centro, si chiama con un nome buffo.... Strawberry Momomiya. Doveva essersi appena trasferita qua perchè casa sua era piena di scatoloni mezzi aperti, è stata davvero gentile.
Paralizzato. Non credo esista altro termine per definire la mia figura in quel momento. Chiusi la porta della stanza e mi trascinai, ancora sconvolto, in salotto es profondai nel divano. Era qui. Era tornata. E non lo sapevo, non mi aveva chiamato. Perchè avrebbe dovuto poi? Era qui con la sua famiglia, suo figlio o figlia non lo sapevo e quel tizio, chiunque esso sia. Volevo scaraventare contro la parete il posacenere in cristallo ma mi ricordai che mia figlia era nell'altra stanza e ritrovai la calma, mi accesi una sigaretta e poi feci qualcosa che probabilmente non avrei dovuto fare. Presi la moto e guidai per mezz'ora. Parcheggiai un po’ lontano per non fare rumore e non farmi vedere... E mi sedetti sulla stessa altalena di 17 anni prima, la sera in cui realizzai di essere innamorato di lei. Vidi due luci accese nel piano superiore. Le tende delle finestre erano tirate e su una non si vedeva niente. Dall'altra vidi un' ombra: una donna. Il cuore iniziò a battere forte... Si stava spogliando, slacciò l'accappatoio probabilmente e disfò il turbante. I capelli le caddero sulle spalle... Si tolse anche l'accappatoio e vidi le sue forme... il fondoschiena e il seno e tornai con la mente e con i sensi a quella notte, l'unica notte consumata insieme. Una notte di estasi, gli orgasmi più potenti della mia vita, e ne avevo avuti molti per dirlo. Prima sulla scrivania e poi nel mio letto. Ma poi proseguii mentalmente con i ricordi e ricordai il momento in cui mi diceva in poche parole che si trattava solo di una notte e mai più e la caccia via. In quell’istante la ragione tornò a possedere la mia testa e tornai alla moto per rincasare prima che Marika si accorgesse della mia assenza.

 
***

Mi stavo vestendo quando, presa da un istinto inspiegabile scostai la tenda buttando un occhio al parco di fronte casa mia. Non c'era nessuno. Mha, sarà stata un’impressione, pensai.

***

R- Marika, sveglia o farai tardi. Tesoro?

Svegliai lentamente mia figlia e bevvi un caffè doppio, non avevo chiuso occhio. Accompagnai mia figlia a scuola, nessuno dei due proferì parola durante il tragitto. Ero scombussolato e agitato. Lei era a Tokyo. Arrivati davanti al portone della scuola, accostai e salutai mia figlia ma notai che esitò a smontare.
R- Cosa c'è piccola?
M- E' lui, il ragazzo...
Guardai nella direzione in cui puntò il dito e vidi un ragazzo biondo accanto ad una moto che chiacchierava con una ragazza alta, mora, prosperosa, che si atteggiava e con una gonna troppo corta rispetto a quella che portava mia figlia. Non so se si potesse modificare la divisa! Ma il punto è che quel ragazzo era Sako. Lui aveva fatto del male alla mia piccola. Non capii bene perchè quel ragazzo era entrato nella mia vita così improvvisamente, mi avesse conquistato e ora ricompariva nella mia vita.

FINE CAPITOLO.

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Capitolo 13
*** - Scoperte ***


CAP.13 - Scoperte


Rimasi molto perplesso dalle coincidenze... lo stesso ragazzo che mi aveva travolto, che pochi minuti dopo avevo investito e che suscitava in me tanta curiosità ora era entrato nella vita di mia figlia facendola soffrire? Era pazzesco tutto questo. Me ne restai lì qualche istante a guardarlo flirtare con quell' altra ragazza. Mia figlia gli passò accanto, non vi furono saluti e fui sicuro che era lui il bastardo che l’aveva fatta soffrire. Si era rasato i capelli, erano molto più corti. Poi andai a lavorare, curioso però di saperne di più circa quel ragazzo.

La ragazza con cui parlai, era una bomba. Sì, sì! Lei mi aveva stregato! Era una bellezza, e si vedeva che era interessata... mi toccava la giacca ogni tanto e cercava di mettere in mostra il seno tenendo gli ultimi bottoni della camicia slacciati. Al suono della campanella ci salutammo e lei mi diede il suo numero, non eravamo nella stessa classe.
S- Ehi, ciao Marika!
M- Ciao...
Il suo ciao era un po’ triste.
S- Tutto ok?
M- Sì... sì...
Era una ragazza simpatica, e il giorno prima mi aveva aiutato molto quindi mi dispiaceva vederla così.
S- Lo so che non siamo amici, ma se vuoi parlarmene a me sta bene.
Lei mi guardò, e forse cercava qualcuno per parlare.
M- E'... per colpa di uno.
S- Capisco... bhe non ti chiedo chi è perché tanto non conosco nessuno, quindi non saprei associare la faccia al nome. Cosa ti ha fatto?
M- Mi sono illusa, è colpa mia...
S- Bhe, se tu ti sei illusa lui avrà fatto qualcosa per illuderti. E' solo uno stronzo che ha tirato il sasso e poi ha nascosto la mano. Lascia stare e passa oltre.
M- Sei franco...
S- Bhe... non hai nulla che non va, anche se ti conosco poco... ma, non hai nulla che non vada. Ok?
Le sorrisi, e lei si rilassò un po’ e cambiò espressione. Anche se non era il mio tipo, era una ragazza ok e con tutte le sue cose apposto. Non doveva perdere tempo dietro a questo tizio... Iniziarono le lezioni e c'era storia quindi decisi di prestare attenzione e Marika mi aiutò.

Ero al lavoro, al locale e stavo sistemando le fatture al pc. Finito di lavorare, aprii face book per passare un po’ il tempo e decisi di cercare se Sako era su face book, non avevo ancora guardato. Passai i rassegna tutti i Sako della lista, cen'erano parecchi. La mia attenzione venne attirata da un ragazzo che aveva messo come profilo la sua foto con la chitarra e una cosa attirò la mia attenzione, il suo cognome. Momomyia. Singolare... e tra gli amici in comune vi erano le ragazze. Mi misi comodo sulla sedia, un po’ perplesso deciso a saperne di più e curiosai nel suo profilo. Viveva a Tokyo, il liceo combaciava, ed era nato a Kagoshima. Oh cazzo, pensai... Ma questo tizio è il figlio di Strawberry? Rimasi sconcertato. Le parentele non si potevano vedere senza amicizia ma tutto, tutto dava a pensare che fosse suo figlio. Una scoperta dietro l'altra, prima mia figlia viene soccorsa da Strawberry che è tornata a Tokyo con suo figlio, il quale è piombato nella mia vita ed in quella di mia figlia. Ma la cosa strana, che mi faceva saltare qualcosa nel cervello come un minuscolo allarme che mi diceva "indaga, cerca di saperne di più" era la somiglianza tra me e Sako. Era una situazione assurda...

Si era appena fatto buio quando mi sedetti su quella maledetta altalena. Sotto casa sua. Volevo vederla, eccome se volevo vederla... Ma soprattutto volevo fare chiarezza in tutte queste coincidenze strane che mi davano una strana sensazione. Verso le 19 una moto accostò e il cancello automatico iniziò a scorrere. La moto entrò e il ragazzo si tolse il casco, era Sako. E quella era casa di Strawberry. Quindi, senza dubbio, era suo figlio. Se penso che poche sere prima mi aveva scritto un messaggio, e io non sapevo che fosse lei mi venne il nervoso. Poi mi fermai a pensare che sul biglietto da visita c'era il mio nome. Cazzo, lei sapeva di scrivere a me, sapeva che ero io l'uomo che voleva far suonare il suo ragazzo nel mio locale! E mi ha vietato di vederlo. Perché? Ma che diavolo stava succedendo?? Mi stava scoppiando la testa così decisi di andare a bere da qualche parte. Dopo la terza birra, la scena fu la stessa, come tutte le sere: una bellissima donna in abito rosso mi si avvicinò. Qualche chiacchiera, un ballo... due avance. Passai un' ltra notte piena di bagordi e sesso, ma questa volta avevo lei di nuovo nella mia testa e desideravo disperatamente che sotto di me ci fosse lei. La scoperta che mi lasciava più sconcertato era questa. Dopo tanto tempo, bastava il fatto che fossimo tornati nella stessa città a farmi perdere la testa per lei.

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Capitolo 14
*** L'incontro ***


CAP.14: L'incontro


L'atmosfera con mio figlio era rimasta tesa, mi evitava. Ed io non sapevo cosa dirgli, ma dovevo parlarci prima o poi, questo lo sapevo! Il giorno che temevo sarebbe arrivato... Erano le 6 della mattina quando aprì gli occhi e mi alzai per preparare la colazione.

Alle sei della mattina, mi svegliai piano piano. La testa mi scoppiava mentre cercavo di rimettere insieme i pezzi. Poi mi girai e la tizia di cui non ricordo il nome dormiva nel mio letto. Così mi alzai e le gettai addosso le sue cose.
R- vattene, su.
Lei si svegliò e guardandomi stupita, mi chiese di ripetere. Io le dissi che doveva andarsene, era la prima volta che cacciavo una donna, che voleva restare, dal mio letto... Lei mi offese per un po’, poi abbandonò casa mia. Mi sedetti sul divano ed accesi una sigaretta. Continuavo a chiedermi perché Strawberry avesse impedito a suo figlio di frequentarmi... non ci arrivavo, era inutile.
Alle sette e mezzo ero in auto, sotto casa sua. Mi specchiai dallo specchietto retrovisore, avevo un aspetto orribile: borse cadenti e non avevo del tutto smaltito la sbronza ancora. Chiusi gli occhi per qualche minuto appoggiando la testa al poggiatesta. Alle otto meno dieci, venni svegliato da alcune grida. Sako era uscito di casa e mentre si avviava alla moto urlava qualcosa a sua madre: stavano litigando. Poi il ragazzo se ne andò... Riposai ancora e pensai. Riposai e pensai. Non riuscivo a trovarci un collegamento a tutto ciò... Cel'aveva ancora con me per dopo tanti anni? Mi sembrava così assurdo... Alle otto e mezzo la vidi uscire. Mi si mozzò il fiato, ricordavo una ragazza immatura ed ora era una donna. Indossava una gonna nera, più alta rispetto alla vita. Le arrivava fino all'ombelico ed era stretta, la avvolgeva così bene ed esaltava la sua figura snella. Sopra portava una blusa di seta, le cadeva morbida sulla scollatura ed era color celeste, la portava dentro la gonna… Era stupenda... Portava i capelli mossi, legati a una mezza coda con un fermaglio. Aveva la frangia, come l'ultima volta che l'avevo vista. Ai piedi portava i tacchi, non troppo alti e si era messa gli occhiali da sole. Posò la giacca e la cartella nel sedile del passeggero, fece il giro del suo SUV e salì alla guida. Non dovetti nascondermi perché andò nella direzione opposta... Rimasi immobile a guardarla andare via, desiderando tanto smontare, fermarla, prenderla e stringerla forte. Dalla casa non uscii nessun' altro... E "lui"? Lei e il padre di Sako, quel tizio di cui ignoravo l'identità, non stavano insieme? Poi mi ricordai della prima conversazione con Sako, mi disse che non aveva mai avuto un padre. Decisi di tornare a casa a farmi doccia e barba, sì ne avevo decisamente bisogno.

Ancora in agitazione, mi asciugavo le lacrime sotto gli occhiali. Avevo litigato con mio figlio di prima mattina, bel buongiorno. Ma almeno mi aveva rivolto la parola dopo dei giorni. Gli chiesi se voleva cornetto alla crema o brioche al cioccolato e non mi rispose, continuava a guardare quel telefono. Lo pregai di parlarmi prima o poi, alzai il tono e lui mi rispose che non avrebbe parlato mai più con me, che voleva quell' opportunità nel locale di Ryan, che non capivo nulla. Poi uscì, e scappò a scuola. Dopo averlo chiamato più volte a gran voce sul vialetto di casa, salì sulla moto e se ne andò. Non sapevo più che pesci pigliare... temevo il giorno in cui Ryan sarebbe entrato nelle nostre vite, speravo che quel giorno non sarebbe mai arrivato, ed invece era giunto.

FLASHBACK, 10 ANNI PRIMA.

Era una splendida mattina di Agosto, e avevo preso le ferie dallo studio legale in cui lavoravo. Decisi così di prendere mio figlio, i miei genitori e Kisch per fare una breve vacanza al mare. Sako aveva appena imparato a nuotare con i braccioli, gliel'aveva insegnato Kisch come gli aveva insegnato a suonare la chitarra, ad andare in bicicletta, a giocare a calcio, a basket e a fare tante altre cose. I miei genitori andarono a pranzo ed io rimasi con mio figlio, Kisch faceva il bagno. Stava costruendo un castello, diciamo, mentre faceva avanti e indietro dal mare col secchiello per prendere l'acqua. Quando mollai la mia rivista, andai ad aiutarlo.
ST- E' un bellissimo castello tesoro!!
SA- grazie mammina!
Poi Sako tornò a prendere l'acqua. Davanti a lui c'era un padre che infilava i braccioli al figlio, e si raccomandava di fare attenzione. Sako tornò da me con la tanto temuta domanda.
SA- Mamma? Ma il mio papà dov'è?
Lo guardai completamente impreparata. Presi qualche secondo per mettere insieme una spiegazione esauriente da dare un bambino di sette anni, ma sapevo che da quella risposta sarebbe nato un altro "perché?", da quello un altro e così via...
SA- Bhe... il tuo papà è lontano amore... E.... la mamma non sa dov’è, o cosa fa... Non si è fatto più sentire con la mamma...
ST- Papà non ci vuole?
Oddio. Cosa dovevo rispondere a mio figlio di quell' età? Che il papà aveva sbattuto il telefono in faccia alla mamma prima che potesse dirli di essere incinta e che non ne voleva più sapere della mamma?
SA- No, il tuo papà non e che non ti voglia... Solo che non ha un bel rapporto con la mamma...
ST- E non lo posso conoscere? Non può infilarmi lui i braccioli?
Iniziai a tremare, ma fortunatamente Kisch accorse in mio aiuto. Arrivò da dietro ancora gocciolante dal bagno e prese Sako in braccio.
K- perché, io non ti basto piccola peste?!
Sako iniziò a ridere poiché soffriva il solletico. Quando i miei andarono a fare una passeggiata con Sako, io e Kisch parlammo, seduti in riva al mare.
K- Ti sembra giusto?
S- Kisch, ti prego! Lo sai anche tu come sono andate le cose!
K-Sì, sì lo so...Non voleva più saperne di te perciò non ti ha voluto parlare. Ma davvero non c'era altro modo per farglielo sapere? Sako deve conoscere suo padre.
S- Non ho più voglia di stare ad ascoltarti.
Mi alzai, e me ne andai. Io e Kisch non litigavamo quasi mai, quel quasi riguardava i momenti in cui Ryan entrava in ballo.

FINE FLASHBACK.


All'improvviso mi sentii in colpa: ma non per Sako, ma per Ryan, per averli impedito di insegnare a suo figlio ad andare i bicicletta o per non averlo portato a fare le guide con la moto, mi ricordavo che anche lui ama la moto. Accostai e piansi brevemente appoggiata al volante, poi squillò il telefono. Era mia madre. Cavoli, con tutto quello che era successo, non l' avevo chiamata... mi era completamente passato di mente con tutti i pensieri...
S- pronto?
MAMMA- Stella! Ciao! Ti chiamo per dirti che io e papà ci siamo liberati, tra qualche giorno verremo a Tokyo a vedere lo studio e come ve la cavate lì...
S- Va bene mamma.
M- Va tutto bene? Non ti sento entusiasta di sentirmi...
Rimasi un po’ in silenzio.
M- Tesoro?
S- Mamma è successa una cosa, anzi più di una... In due parole Sako ha conosciuto Ryan - questo nome mi uscì strozzato - ma... ma non sa che si tratta di suo padre... Per ora gli ho tenuti distanti ma non so cosa fare mamma, non ce la faccio...
M- Stella, calmati! Prendiamo il primissimo volo e veniamo da te! Ma nel frattempo stai calma, ok?
S- Ok mamma... ora sono per strada, sto andando al lavoro...
M- Va bene allora spengo, stai attenta alla strada e calmati... La mamma sta arrivando, si risolverà tutto.
S- Va bene mamma... Grazie...
M- Ti voglio bene stellina mia, papà ti manda un bacio e dice di non preoccuparti.
Non importa quanti anni tu abbia, avrai sempre bisogno di mamma e papà, specie dopo quello che hanno fatto per te. Ed io stavo negando questo diritto a mio figlio, e negavo il diritto di un uomo di essere padre. Adesso avevo paura che Ryan mi avrebbe odiata una volta saputa la verità.... Certo che mi avrebbe odiata!!! Gli avevo strappato l' infanzia e l' adolescenza di suo figlio! Mi sistemai il trucco allo specchietto, e ripresi a guidare.

Era stata una giornata veramente pesante... Ero pieno di nervoso, tanto che avevo sgridato e licenziato un impiegato davanti a tutti. Ora ero al telefono con lui, mi stavo scusando e mi stavo spiegando pregandolo di tornare con la promessa di un aumento. Funzionò. Pochi metri più in là, mi trovai in un imbottigliamento. Ci mancava! Davanti a me ci saranno stati una quindicina di veicoli, il semaforo era verde ma nessuno passava. Suonai più volte, urlando di darsi una mossa. Girando la testa a destra vidi Sako. Era a cavallo della moto ma non partiva. Riprovava e riprovava, finché non scese e imprecò. Era in panne. Gli serviva un passaggio. Mi avrebbe portato a casa sua. Da sua madre. Da Strawberry. Sterzai bruscamente, infilandomi nel parcheggio davanti e si accorse di me. Dallo specchietto di destra vidi che fissava la mia auto senza fare nulla, io avevo ancora il motore acceso. Misi in folle, tirai il freno a mano, accesi le 4 frecce e smontai.
R-Ciao...
S- E' pazzesco quanto sia piccola la città.
R- Già. Mi dispiace per l'altro giorno... se fosse per me potresti esibirti ogni giorno nel mi locale...
S -Scusa tu, lo so che non centri... La colpa è di mia madre. E' che non la capisco! Era contenta, ma la sera stessa quando le ho raccontato tutto nei dettagli, è schizzata via! Tanto che stavamo per rimetterci la pelle ad un incrocio... ed è rimasta uno zombie muto per giorni.
Non capivo nulla. Mi sembravano tutti pezzi di puzzle diversi perciò impossibili da far combaciare. Sapevo che l'unico modo di fare chiarezza nella mia testa, era parlare con lei.
R- Cosa ne dici se ti accompagno a casa e mi presenti tua madre?
S- Si incavolerà a morte, penserà che ti ho chiamato per farmi dare un passaggio o che abbiamo messo su il teatrino del passaggio!
R- Non ti preoccupare, ci parlerò io con lei, sento che saprò come prenderla.
Salimmo in auto e io finsi di non sapere il suo indirizzo.

Ero appena arrivata a casa. I piedi mi dolevano e mi tolsi le scarpe lasciandole in mezzo alla stanza. Mi sedetti sulla poltrona massaggiandomi i piedi. Poi infilai due pizze in forno, guardando l'orologio sapevo che stava per tornare Sako. Stappai una bottiglia di Chardonnay e col calice mi sedetti in poltrona. Dopo aver steso la tovaglia, dalla finestra vidi il lampeggiante del cancello quindi era tornato mio figlio e presi i piatti. Sentivo la chiave infilarsi nella toppa mentre stavo tornando in sala da pranzo con i piatti che caddero a terra in mille pezzi.

Ci fissammo negli occhi. Eri sbigottita, io non ero sorpreso quando te e ti guardavo come se fossi una visione.




FINE CAPITOLO.

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Capitolo 15
*** La cena ***


CAPITOLO 15 - La cena

SA- Ehi mamma, stai bene?
Ci fissavamo negli occhi. Io con la mia espressione sorpresa e completamente impreparata, tu mi fissavi e basta. La tua espressione non lasciava trasparire nulla, ma non sembravi sorpreso. Perché non eri sorpreso?
SA-mamma, non ti arrabbiare ti prego... Sono rimasto in panne e Ryan passava di lì, così mi ha dato un passaggio... E ho pensato di fartelo conoscere.
R- Ciao S...
Poi le prime parole uscirono dalla mia bocca, appena in tempo prima che mio figlio si rendesse conto che ci conoscevamo già. Fin troppo bene.
ST- Salve, io sono Strawberry Momomiya, la mamma di Sako. Mi scusi la mia reazione, ma non l'aspettavo proprio.

Tu ponesti l’accento sull’ultima frase. Ti guardavo perplesso e un altro pezzo a caso di un puzzle a caso si mescolava agli altri: perché tuo figlio non deve sapere che ci conosciamo già? Ressi il gioco per scoprire a dove portava, ti strinsi la mano.
R- Piacere, Ryan Shirogane. Mi scusi lei l’improvvisata...
Seguirono attimi di silenzio. Tu mi fissavi.
SA- Ryan, accomodati.
ST- Certo, io prendo una scopa per pulire questo disastro...scusate. Sako, offri... offri qualcosa a Ryan.

Volevo tagliare la corda da lì. Mi infilai in bagno, e ripresi fiato. Mi fissai nello specchio mentre respiravo profondamente e cercavo di ricacciare dentro le lacrime. Poi mi lavai il viso. Forza Strawberry, forza. Dovevo uscire di là e affrontare la serata come meglio potevo. Mentire, fingere. Ma dovevo uscire di lì. Afferrai scopa e paletta e tornai in salotto. Sako e Ryan ridevano seduti sul divano. Ci scambiammo un breve sguardo.

Sempre più confuso, ecco come mi sentivo. Ma certo che eri bellissima... Il corpo di una donna adulta, il look da donna in carriera e di classe. Eri perfetta. Mentre raccoglievi i cocci da terra, non mi guardasti nemmeno per un secondo. Io non vedevo l’ora di passare del tempo con te solo per farti una marea di domande!
SA- Ryan, perchè non resti a cena?
Di colpo alzasti la testa dalla paletta.
ST- Eh?
La tua espressione era sconcertata.
SA- Dai mamma può? L’ho portato qui per fartelo conoscere, e non avete ancora scambiato mezza parola!
ST- Già... certo può restare.
R- Per me va bene...
ST- Ma non si aspetti chissà che, c'è della pizza... Ora ne inforno un altra.
R- La pizza va benissimo, mi piace.
ST- Ok...
SA- Io apparecchio la tavola!

Ma che bella cenetta di famiglia. Terra inghiottimi, ti prego! Non sapevo come avrei fatto ad affrontare la serata, o i giorni a venire. D’improvviso il Signore mandò un angelo a sorreggermi.
SA- qualcuno suona. Vado a vedere chi è..
Io avevo messo la pizza di Ryan in forno, quindi mi affacciai alla finestra per vedere chi stava suonando il clacson. Non feci in tempo a scostare la tenda che mio figlio disse:
SA- E' zio Kisch!
R- Kisch??

Quella situazione assurda, stava diventando... ancora più strana. Io me ne stavo seduto a sorseggiare il mio calice di vino... osservavo Strawberry che si trascinava per la stanza cercando di nascondere al figlio, qualcosa che ignoravo. E adesso era in arrivo un’altra persona che non vedevo bhe, da quella sera in cui gli avevo rotto il naso, quasi 18 anni prima. Un’altra frase del primo incontro con Sako mi tornò alla mente: "mio zio è musicista, mi ha insegnato tutto lui". Zio. Ma zio in senso affettivo o Strawberry era stata con Pie? Oddio che pensieri assurdi che stavo facendo!
SA- Apro il cancello.

Sarebbe stata una serata tremendamente imbarazzante. Kisch sarebbe entrato ritrovandosi davanti Ryan... Kisch non avrebbe mantenuto il segreto, conoscevo fin troppo bene il suo parere a proposito. Avrebbe creato molto imbarazzo... Ma almeno mi avrebbe aiutato a sentirmi più tranquilla...
K- Ciao angeli miei!
Kisch entrò in casa e baciò Sako sulla testa. Continuò a parlare finché, entrato in sala da pranzo, non poté vedere Ryan seduto sul divano.
K- Ho una bellissima notizia, tre biglietti per....
Silenzio. Kisch si zittì completamente e sbarrò gli occhi, poi mi guardò con aria interrogativa. Avevo capito che si stava facendo mille domande e non sapeva come comportarsi, se dare del tu o fare anche lui finta di non conoscere Ryan, per paura di combinare un guaio. Poi di colpo ci capimmo.

Che diavolo stava succedendo in quell’istante? Cosa significavano quegli sguardi tra voi?
K- S... salve. Sono Kisch, piacere.
Come? Pensavo che una volta averti vista mi avresti chiarito le idee ma quella serata me le stava incasinando sempre di più. Perché, perché Sako non doveva sapere che vi conosco?!
R- Ciao, sono Ryan Shirogane.
Dissi, un po’ riluttante. Avrei voluto dire "oh, oh, fermi un attimo. Ma che diavolo sta succedendo?" ma sentivo di doverlo fare a tu per tu con Strawberry, e non lì davanti a tutti.
ST- Lui è il proprietario del locale LiveB che ha fatto il provino a Sako, ricordi che te ne ho parlato?
K- Certo, che lo ricordo benissimo. Ryan mi scuserai un secondo, ma devo scambiare due parole solo con Strawberry.
R- Certo, fate pure...
K- Vieni.
Kisch ti trascinò fuori casa per un braccio. Io bevvi un altro sorso, poi mi riempii nuovamente il calice. Sentivo che me ne sarebbe servita tanta di quella roba.
SA- Ma che sta succedendo?
A me lo chiedi Sako? Ne so meno di te. Ignorai la domanda e cambiai argomento.
R-Perchè non continui a raccontarmi di quel piccolo tuor che hai fatto con... Zio Kisch?
SA- Certo, è stato una forza... allora!

K- Ti rendi conto della pazzia che sta succedendo là dentro?! Hai messo su un teatrino assurdo!!
ST- Lo so, lo so Kisch! Ma me lo sono trovato davanti all’improvviso, non sapevo cosa fare! Sono nervosa, agiata...
K- Ok, calma. Siediti e prima di tutto devi rilassarti. Tira un respiro profondo.
ST- Ok... Senti, facciamo così. Facciamo passare questa cena prima di tutto, Sako non deve saperlo prima che io abbia parlato con Ryan.
K-Non potevi evitarlo in eterno.
ST- Lo so... Ora entriamo là dentro e facciamo passare questa cena. Spero solo che durante la cena Sako non parli di suo padre, di quello che sa per lo meno!
K- Questo non possiamo controllarlo.
ST- Già, mi preparerò al peggio.
K- Forza, facciamo passare questa serata!
ST- Se fai qualche battuta imbarazzante, ti ammazzo!
K- Ricevuto!!
Rientrammo in casa e Sako e Ryan stavano chiacchierano come se si conoscessero da sempre... Kisch si sedette con loro.
ST- Kisch si unisce a noi! Inforno un’altra pizza.
SA- bene, alla grande!
K- Ryan, allora... è un fantastico musicista Sako, no?
R- Sì, vero. E' dotatissimo... una piccola promessa! Mi ha detto che gli hai insegnato tu.
K- Sì, esatto... Abbiamo fatto degli spettacoli insieme, l’ho portato in un piccolo tour una volta.
Io sbrigavo le faccende in cucina. Sentivo tutto quello di cui parlavano, ma non avevo il coraggio di unirmi... la cena sarebbe bastata e avanzata.
ST- Le pizze sono pronte! Spostiamoci in sala da pranzo... Amore mi dai una mano?
SA- Sì mamma...
K- Faccio io, tu accompagna Ryan. Tienigli compagnia!
SA- Va bene. Vieni Ryan, di qua.
R- Grazie...

L’atmosfera, anche se continuava ad essere strana, si era rilassata un po’. Ma non riuscivo a capire questa scenetta! Perché fare gli sconosciuti? Ressi il gioco. Entrasti in sala da pranzo con due piatti. Non mi guardasti nemmeno, ti limitasti a lasciarmi davanti il piatto con la pizza già tagliata in 4 spicchi. Entrambi eravamo seduti a capotavola, uno di fronte all' altro. Alla mia destra Kisch e alla mia sinistra Sako.
K- Buon appetito.
SA- Sai mamma, Ryan fa spesso spettacoli nel suo locale!
ST- Sì, me lo avevi raccontato certo... Il locale è aperto fino a tardi? Immagino che facciate suonare le band sul tardi...
R- Di solito sì, ma trattandosi di un minorenne lo farei suonare prima... Abbiamo già ingaggiato delle band di ragazzi minorenni.
ST- Capito.

Che diavolo potevo dirti? Ero paralizzata. Mio figlio voleva che ci conoscessimo, ma non avevo idea di che conversazione intrattenere davanti a lui per farlo contento. Poi Kisch venne in mio soccorso.
K- Allora Ryan, vivi lontano da qui?
R- Mezz'oretta di strada, è un bel quartiere.
SA- Ha una casa pazzesca sai? Con piscina! E' anche proprietario di un ristorante. Pensa che io e la mamma qualche giorno fa, prima di conoscerlo, ci siamo state a pranzo.
K- Ma pensa!

Di colpo mi tornò in mente la donna cui avevo guardato il fondo schiera, uscito dall' ascensore. In quel momento capii che si trattava di lei. Mi scappò un sorrisetto che cercai di nascondere con la mano.
K- Tutto ok Ryan?
R- Sì, sì non è niente...
K- E... vivi solo o sei sposato?

Mentalmente pensai di appuntare l’omicidio di Kisch nella mia agenda. Ma che diavolo, quella era una domanda imbarazzante! Non ebbi il coraggio di alzare gli occhi dal piatto.

Ti guardai mentre mi accarezzavo il mento con la barba pungente, appena accennata. Tu non alzasti lo sguardo.
R- No, non ho una relazione. Ma sono stato sposato.
K- Ah, capisco... Non volevo certo farti parlare del tuo divorzio.
R- Figurati... Eravamo giovani... Ho anche una figlia.

Troppe, troppe informazioni tutte insieme. Ti eri sposato, avevi avuto una bambina, avevi divorziato... Erano passati 17 anni, decisamente.
K- Ah, davvero?
R- Sì, già... Ha la tua età Sako, sai?

Mi uscii un moto di rabbia. Ripensai al fatto che Sako era quello che aveva spezzato il cuore alla mia bambina.
SA- davvero? Come si chiama, che liceo frequenta?
R- Oh, ma voi la conoscete. Si chiama Marika.
Alzasti la testa dal piatto e mi fissasti.
ST- No, aspetta. Marika bionda, occhi verdi? La figlia di Ruko?
R- Proprio lei.
SA- No un secondo, mamma come fai a conoscere Marika?
R- Tua madre ha aiutato mia figlia qualche giorno fa. Un pomeriggio era disperata, l' ha trovata in centro davanti alla biblioteca e l' ha portata qui, poi è venuta la mia ex moglie a prenderla.
ST- Sì, tesoro. Tu non eri in casa. Ma Sako, anche tu conosci Marika?
SA- Certo, è in classe mia... Anzi qualche giorno fa eravamo in biblioteca, forse sarà stato lo stesso pomeriggio!
R- Certo, lo so che vi siete visti quel giorno. Strawberry, se posso darti del tu.
ST- C... certo, fai pure.
R- Mia figlia piangeva perché un ragazzo l'ha trattata male. Quel ragazzo è Sako.
ST- Sul serio?!
SA- oh oh, come come? Marika ed io siamo solo amici!
R- Strano, perché la mattina dopo davanti a scuola mi ha fatto vedere chi è quel ragazzo e ha indicato te.
SA- No, un attimo, ci deve essere un malinteso! Ti posso assicurare che Marika ed io siamo solo amici, anzi mi ha raccontato di questo ragazzo ma non so chi sia!

Oddio, che casino! Mio figlio e il figlio di Ryan con la figlia di Ryan, la sua sorellastra. Dovevo intervenire. Mi alzai e presi Sako per le spalle, guardandolo fisso negli occhi.
ST- Tesoro, dimmi la verità. C'è qualcosa tra te e Marika? E' molto, molto importante.

Rimasi molto perplesso dal tuo scatto.... perché meravigliarsi tanto se Sako e mia figlia erano amici o altro?

Kisch diede un colpo di tosse. Voleva dirmi di calmarmi, che stavo superando il limite.
SA- Ma no, mamma! Siamo solo amici... quel giorno l’ho lasciata in biblioteca, non so con chi avesse appuntamento. Ryan, non sono io, te lo giuro. Deve averti indicato un altro ragazzo, e vi siete confusi.
Seguirono attimi di silenzio.
R- Oddio, che figura. Strawberry, Sako mi dispiace... Io ero convinto che fossi tu!
SA- no, non sono io... e comunque non è successo nulla, no mamma?
ST- Sì, sì... tutto ok...
R- Mi dispiace.
SA- Sei un padre premuroso Ryan, si vede.
Altro colpo di tosse di Kisch. Io e Kisch ci scambiammo uno sguardo d’intesa.

Quella era senza dubbio la cena più assurda alla quale avevo mai preso parte. Sguardi di traverso tra Strawberry e Kisch di cui non capivo il significato, bugie, finzioni e fraintendimenti. Finii il vino del mio bicchiere.
K- Tieni Ryan, te ne verso altro.
R- Grazie, mi servirà.
Tu ed io ci fissammo brevemente negli occhi, tu abbassasti lo sguardo.
K- Certo, wow... che roba! Le vostre strade che s’intrecciano così casualmente... che destino balordo, no Strawberry?
Dannazione, Kisch! Ti fulminai con lo sguardo.
ST- Sì, assurdo.
 
Dissi con un sorriso forzato.
In quel momento mi misi a riflettere su Marika. Se Ryan sapeva che l’avevo aiutata, allora Marika o Ruko gli avevano parlato di me. Alzai lo sguardo e ti guardai con espressione un po’ seccata. Anche tu mi guardavi. Ecco perché non eri sorpreso di vedermi, anche tu sapevi che ero in città. Che ero tornata a casa mia. Perciò non eri sorpreso quando sei entrato da quella porta.
ST- Kisch, aiutami col vino. Vieni.
K- Scusate....
Andammo in cucina.
K- Cosa c'è?
ST- la figlia deve avergli parlato di me, della donna che l’ha aiutata. Sapeva che ero in città, ecco perché non era per niente sorpreso quando è entrato in casa mia.
K- Pensi che sapesse anche che Sako è tuo figlio?
ST- Non lo so... Non lo so se l’ha saputo prima di stasera, o se sapeva solo che ero in città ma non immaginava che Sako fosse mio figlio. Non saprei.... Ma ti giuro, non era per niente sorpreso! Come se...
K- Come se avesse accompagnato Sako a casa apposta per vederti.
ST- Sì ma questo vuol dire che sapeva che era mio figlio...
K- probabilmente lo sapeva se dici che non era per nulla sorpreso di trovarti qui... Anche se fosse arrivato sotto casa e lo avesse scoperto in quel momento, sarebbe stato un minimo sorpreso, non può aver smaltito la sorpresa dal tragitto tra l' auto e la porta di casa, non ti pare?
ST- Quindi quando ha offerto il passaggio a Sako sapeva di venire da me!
K- Io dico di sì. Quindi ha offerto il passaggio a Sako apposta per vederti.
ST- Mi sta scoppiando la testa...
K- Dai, andrà bene... torniamo di là...

ST- Rieccoci... Ecco il vino.
K- Di cosa parlavate?
SA- Io... stavamo parlando di papà.
Di colpo tu e Strawberry v’immobilizzaste. Ancora quello sguardo fra voi.
SA- Scusa mam...
ST- No, non importa. Non m’infastidisce.
Ti sedetti e la tua espressione diventò di colpo cupa. Ti versasti del vino, bevesti un sorso poi continuasti a parlare con la voce strozzata.
ST- e cosa stavi raccontando?
SA- solo che non l’ho mai conosciuto, che non si è mai occupato di noi... Anzi, per la verità non so nemmeno se sappia della mia esistenza.
Guardai Strawberry. Teneva il calice in mano ma tremava, aveva un’espressione seria e cupa, sembrava che stesse per scoppiare a piangere da un momento all’altro. Guardava altrove, e con l’altra mano graffiava nervosamente la tovaglia con le sue unghie perfette con la french. Kisch, che appoggiava i gomiti sul tavolo e nascondeva la sua espressione con la mano, guardava alternativamente me e poi Sako. Avevo capito che quella conversazione creava parecchia tensione, decisi di portarla avanti sicuro che stavo per avvicinarmi alla soluzione.
R- E... vive a Kagoshima?
SA- No no, è qui di Tokyo.
Oh Cazzo. L’unica cosa che pensai. Mi guardai attorno ancora una volta, mi accarezzai ancora una volta la barba pungente.
R- Cambiamo discorso dai... Sako, mi piacerebbe sapere quand'è il tuo compleanno.
SA- Mancano 4 mesi circa, sono nato il 4 marzo.
Dunque... Strawberry era partita a fine Luglio. Noi eravamo stati insieme a Giugno. Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre, Novembre, Dicembre, Gennaio, Febbraio, Marzo. E sono 9. Di colpo i pezzi del puzzle sparsi sul tavolo s’incastrarono completamente. Ti guardai con occhi sbarrati, mi guardasti con i tuoi occhi arrossati. Erano pieni di lacrime che stavi soffocando. Kisch sbatté il tovagliolo che teneva sulle game sul tavolo e si mise comodo sulla sedia. Ci guardammo negli occhi, poi tu e Kisch vi guardaste ancora ed ebbi conferma del pensiero che si era fatto strada in me.
K- Sako, mi dai una mano a sparecchiare?
SA- Certo Zio.
Kisch e Sako portarono via i piatti, io mi alzai e, dopo aver spostato la sedia di Kisch vicino a te, mi sedetti. Appoggiai i gomiti sul tavolo e portai le mani giunte alla bocca. Tu tormentavi con la mano destra il calice, con l’altra ti mangiavi nervosamente l’unghia del pollice. Avevi gli occhi rossi.
R- Devo... devo chiederti una cosa.
ST- No, non ora Ryan, per favore. Aspetta che mi sbarazzi di Kisch e Sako.
R- Va bene.
Ti alzasti e, dopo aver finito il vino, ti pulisti la matita sbavata con un dito. Ti sistemasti il vestito e dopo esserti stampata in faccia un bel sorriso di plastica raggiungesti gli altri. Io ti venni dietro col mio calice in mano.
ST- Che bella serata no?
SA- Sì mamma, grazie! Significa per caso che potrò suonare da Ryan?
ST- Vorrei parlarne ancora con Ryan tesoro, ma non è più un no.
SA- Evvai!!
ST- Kisch, ho bisogno di te di là.
K- Arrivo.
ST- Ho bisogno di restare sola con Ryan, porta Sako da qualche parte.
K- Non preoccuparti, ci ho già pensato.
Tornati in sala, Kisch giocò la sua mossa.
K- Sako, stasera ero venuto perché ho ottenuto tre biglietti per il backstage degli Springs (nome inventato Nda). Andiamo? Siamo già in ritardo!
SA- E me lo chiedi!? E il terzo biglietto chi lo vuole? Mamma, Ryan... dovrete giocarvelo!
ST- Io sono molto stanca tesoro, devo anche pulire qui...
SA- OK, Ryan?
Ti guardai negli occhi e ci fu anche per noi quello sguardo d’intesa.
R- Ti ringrazio, ma domani devo alzarmi presto... Già ho bevuto come una spugna, non mi alzo altro domani se esco a quest' ora! Mi dispiace davvero Sako.
SA- avremo altre occasioni. Allora ci vediamo!
R- Ci vediamo.

Non potevo smettere di fissarti... Hai i miei stessi occhi. Avrei dovuto arrivarci subito. Ero incredulo. Mi abbracciasti velocemente per salutarmi, mi sentii mancare la terra sotto i piedi.
SA- Ciao Ryan, grazie per essere venuto. A dopo mamma.
ST- A dopo, divertitevi.
K- Ryan, è stato un piacere.
R- Anche per me.
Io e Kisch ci stringemmo la mano.
K- Ci vediamo dopo.
Disse Kisch salutando Strawberry con un cenno di mano e un sorriso. Le fece anche l’occhiolino. Eravamo soli. Tu andasti a sederti sul divano e scoppiasti a piangere con la testa tra le mani.

FINE CAPITOLO 15.

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Capitolo 16
*** A tu per tu ***


CAPITOLO 16 - A TU PER TU -
 
Tutta la tensione accumulata negli ultimi 17 anni, la sfogai in quel momento. Ero seduta sul divano, con la testa tra le mani. Piansi e piansi. Ryan era appoggiato alla penisola della cucina. Non sapevo che espressione avesse.

Porca troia. Cercai di realizzare se stavo dormendo e quindi sognando o se mi trovavo nel mondo reale. Sako è mio figlio, io e Strawberry avevamo un figlio. In che razza di mondo parallelo mi trovavo? Tu eri sul divano, disperata. Chissà cosa ti portavi dentro. Iniziai a guardarti, piangevi a dirotto. E non riuscii a vederti così... Mi sedetti sul tavolino del salotto, davanti a te. E accarezzandoti le spalle ti dissi:
R- Per favore, calmati...
Tu, al mio tocco, ti sottraesti.
R- Ok, scusa.
Poi ti alzasti e in cucina strappasti un pezzo di scottex per asciugarti le lacrime e soffiarti il naso. Ancora silenzio, ma almeno ti avevo fatto smettere di piangere.
ST- Ho passato gli ultimi 17 anni e rotti fingendo...
Iniziasti a parlare tra gli singhiozzi. Eri appoggiata alla cucina, guardavi fuori dalla finestra e mi tenevi le spalle. Io mi alzi e mi sedetti sullo sgabello della penisola.
ST- .... che questo giorno non sarebbe mai arrivato.
Poi ti girasti. Ora mi guardavi: avevi le guance nere dal trucco sbavato e gli occhi arrossati. Ogni tanto tiravi su col naso. Era la prima volta che ti vedevo così fragile.
ST- Ti ricordi quelle volte, qualche settimana dopo la mia partenza, in cui ti ho cercato per parlarti e tu mi hai risposto che non volevi parlarmi?
R- Sì. Volevi dirmi che aspettavi un bambino.
ST- Sì, esatto.
R- Io non te ne ho dato l' occasione...
ST- No Ryan, NO! Non può essere colpa tua! Quello non era l’unico modo per fartelo sapere, IO non te l’ho detto e ho fatto crescere mio figlio senza un padre per una ripicca MIA! Non doveva andarci di mezzo lui Ryan! Quindi non cercare di giustificarmi!
Alzasti il tono di voce, camminavi per la stanza e gesticolavi. Poi ti fermasti e ripresi a piangere. Quanto avrei voluto arrivarti alle spalle, stringerti forte e sussurrati "shh"... Ma di sicuro non avresti voluto.
R- Ok, ascolta...
Ti presi per spalle, accompagnandoti al divano. Tu non opposi resistenza. Ci mettemmo seduti faccia a faccia come prima: io sul tavolino e tu sul divano. Reggevi con la mano destra il fazzoletto accartocciato e appoggiavi il naso al dorso della mano.
R- Qualunque tentativo, qualunque altro tentativo tu avresti fatto per parlarmi, io l' avrei respinto. Spiegami, come facevi a dirmelo?
ST- C'erano altri modi! Avrei potuto raccontarlo a Kyle o alle ragazze e te lo avrebbero detto loro...
R- Non è mica un invito a cena che lo fai portare da... dal postino, o che so io! Abbiamo sbagliato tutti e due... Se ti avessi dato l' occasione di parlarmi... le cose sarebbero andate diversamente.
Mi guardasti negli occhi.
R- Io sapevo che avevi avuto un bambino, ma sapevo quello che avevi raccontato alle altre cioè che l’avevi avuto da una storia con uno conosciuto là.
ST- Sì.. io.. Io non ho mai raccontato nulla alle ragazze che... che siamo stati insieme.
Non ti chiesi perché, in quel momento era irrilevante.
ST- Sai, ho immaginato per tanto tempo questo momento. Immaginavo che ti saresti arrabbiato a morte con me, che mi avresti urlato dietro per averti strappato l’infanzia e l’adolescenza di tuo figlio...
R- Non ho più 24 anni Strawberry, sono un uomo adulto che si prende le sue responsabilità quando ha delle colpe. Non siamo più ragazzi.
ST- Già, questo è proprio vero.
R- Ti senti un po’ meglio ora?
ST- Sì, sì... Ma mi serve una camomilla.
R- Già anche a me servirebbe. Se non disturbo.
ST- figurati, le preparo subito.
R- basta alcolici, per carità.
ST- Mi dispiace Ryan...
Ci guardammo negli occhi. Per pochi secondi, furono i pochi secondi più belli degli ultimi 17 anni e 8 mesi della mia vita.
R- Basta, ok?
ST- Va bene.
Poi andasti in cucina. Dovevi aver attraversato l’inferno in questi anni, e dovevi avermi pensato tanto. Passare ogni singolo giorno guardando Sako negli occhi, che è un po’ come guardare me. E ricordarti che ti ho trattato malissimo quella sera, che ti ho cacciato via ancora mezza nuda, che sono sparito e non ti ho nemmeno salutato il giorno della partenza. E che mentre tu eri in preda alla disperazione, io ti ho ignorato. Mentre tu eri incinta di me io stavo con un' altra donna da cui aspettavo una figlia e stavo per sposarmi. Non potevo sapere cosa era successo, ma mi sentì in colpa comunque.
Parlare con te mi rilassò Sorprendentemente parlare con te mi aiutò, sfogarmi con te fu un toccasana. Buttare fuori tutto il mio senso di colpa, togliermi quella zavorra dal cuore.
ST- Posso chiederti una cosa?
R- Dimmi.
Eravamo di nuovo faccia a faccia, ora ci guardavamo negli occhi senza imbarazzo.
ST- Quando hai saputo del mio ritorno in città?
R- Due giorni fà, quando Ruko e Marika mi hanno raccontato cos'era successo.
ST- E hai scoperto stasera, quando l’hai portato qui, che Sako è mio figlio?
Thò. Devi dire la verità Ryan, ti ha sgamato.
R- No. L’ho capito ieri guardando il suo profilo su Facebook.
ST- Quindi quando gli hai offerto il passaggio sapevi che ti avrebbe portato dritto qui da me.
R- Sì Strawberry, lo sapevo.
ST- E perché?
Si staccasti dal bancone della cucina. Incrociasti le braccia e facesti spallucce. Eri rigido, iniziavi ad innervosirti.
R- perché... volevo vederti. Parlarti.
Tu non rispondesti nulla. Mi guardavi con i tuoi occhi nocciola, senza dire una parola. Io credo di non essermi mai sentito così disagio...
ST- E cosa volevi dirmi?
R- Vuoi davvero sapere la verità?
ST- Sì.
R- Negli ultimi giorni, da quanto ho saputo che eri tornata in città, non ho fatto altro che pensarti. Stavo impazzendo dalla voglia di vederti.
Nessuna risposta. Mi fissasti, tirasti un respiro profondo poi tornasti a darmi le spalle per occuparti della camomilla. Il discorso morì lì.

Cercai di fare finta di niente... ma guardare nei tuoi bellissimi occhi azzurri, mentre mi dicevi quelle frasi... causò in me un parapiglia ineguagliabile, avvertì una vampata e una morsa allo stomaco ma mascherai, spero, tutte quelle emozioni.
ST- Tieni.
R- Grazie...
ST- Quindi Ruko devi averla conosciuta in quel periodo?
R- Sì... Credo qualche giorno prima della tua partenza. Poi ci siamo sposati solo perché era incinta...
ST- Ho capito...
R- Ti ha aiutato molto Kisch, vero?
ST- Sì.

Ti scappò un mezzo sorriso.
ST- E' di famiglia, come hai visto... Lui e i miei mi hanno permesso di finire gli studi, laurearmi e fare praticantato in uno studio.
Avvertii un moto di gelosia, invidia. Kisch aveva fatto da padre a mio figlio negli anni fulcro, ebbi paura che Sako non si sarebbe mai affezionato a me come lo era a Kisch...
R- Hai fatto un gran bel lavoro con lui, lo sai? E' un ragazzo fantastico.
Finalmente mi dedicasti un sorriso. Il momento migliore della mia giornata...
ST- Grazie. Sai, ha preso tante cose da te. Ci siamo conosciuti quando avevi la sua età grossomodo, quindi ricordo bene com'eri... lui è la tua fotocopia. Ha preso l’intelligenza, tranne per la storia, quello l' ha preso da me!
R- ah, sì... ihihih...
ST- La passione per la moto, ed è sempre riservato, silenzioso... un po’ tetro e cupo a volte.
R- Io non ero tetro e cupo!
ST- Oh sì che lo eri, eccome!
R- Ah, bene.
ST- Ed è soprattutto un ragazzo dolcissimo... Ci sono momenti in cui è così affettuoso, e divertente! Se inizia a ridere non riesci a non andargli dietro... Nonostante tutto, non saprei immaginare la mia vita senza di lui. E' la persona più importante per me.
Eri fantastica. La passione con cui parlavi di nostro figlio, mi fece venire voglia di stringerti al mio petto. Notai i tuoi occhi brillare mentre parlavi di lui.

Mi accorsi che mi ero lasciata andare. Quando alzai la testa, mi stavi guardando con uno sguardo così tenero... Feci finta di niente e bevvi la camomilla.
St- Torno subito, aspetta qui.
R- ok...

Andasti al piano di sopra. Io nel frattempo osservai delle foto sparse sui mobili... Erano foto di Sako da piccolo. Sarebbe stato bellissimo stringerlo fra le braccia così piccolo... Poi presi una foto e rimasi completamente incantato. Era una tua foto con i tuoi, avevi il pancione ed in basso a destra c'era scritto "otto mesi". Avevi un sorriso raggiante... Capii che eri stata felice, nonostante il corso delle cose, di avere avuto un bambino. Da me.

Stavo tremando. Dopo 17 anni ero di nuovo con te, sola in una casa vuota. Tuttavia ero felice, era andata molto meglio del previsto... Mi sembrava così naturale parlare con te... Eri ancora tremendamente bello, dopo tanti anni, nonostante i tuoi 41 anni. Ancora bellissimo come lo eri a 24. Anzi, anche di più. Tornai in me. Dopo aver aperto il guardaroba, afferrai la scatola che tenevo sotto una pila di maglioni. Dentro vi erano vecchi album di foto. Tornai di sotto.
ST- Eccomi qui.
R - Cos' hai lì?
ST- Foto di Sako.
R- Vediamo...
Iniziammo a guardare le foto. Io ti spiegai tutto cioè quando erano state scattate, cos' era successo in quel particolare momento... Tante storie...
R- Te la posso fare una domanda?
ST- Dimmi...
R- Vediamo, come posso dire... Non ti sei mai pentita di aver cresciuto un figlio da sola diciamo così, senza un uomo intendo. Nel senso... Non ti sei mai pentita di non aver interrotto la gravidanza?
ST- Non lo avrei mai e poi mai fatto Ryan...

Ci guardammo negli occhi. Mi venne la speranza che la tua risposta nascondeva l’espressione "non avrei mai potuto rinunciare ad un figlio tuo, nonostante tutto". Ne ero felice.
R- Cosa facciamo con Sako?
ST- Dobbiamo trovare il momento giusto...
R- Certo. Come reagirà?
ST- Non ne ho idea... Quello che so è che cel' avrà a morte con me!
R- Dai...
ST- Quando mi ha detto di averti conosciuto avrei dovuto dirgli subito la verità, che eri suo padre, ma non l' ho fatto. Gli ho mentito, e stasera tutti e tre lo abbiamo preso in giro perché non volevo affrontare questo momento... Certo che cel' avrà con me.
R- Per adesso pensiamo a come fare per dirglielo...
ST- Già...
R- Accidenti...
ST- Mi sento come se mi fossi svegliata da un lungo sonno...
R- Mel' immagino... A me servirà del tempo per abituarmi.
ST- Certo.
Ci guardammo ancora brevemente negli occhi, poi buttai un‘occhiata all’orologio a muro.
R- Cavoli è tardi, scusami ma domani devo alzarmi presto.
ST- Ti accompagno. Dirò a Sako che potrà suonare da te...
R- Lo farai felice.
ST- E tu passerai del tempo con lui.
R- Già... cavolo, non posso crederci.
ST - E' una notizia un po’ sconvolgente...
R- Già. Senti, io vorrei raccontarlo a Ruko almeno... Insomma, è la mia ex moglie credo debba sapere che oltre a Marika ho un altro figlio.
ST- Certo, lo capisco...
R- E a Marika dovrò trovare il momento per dirglielo che ha un fratello e che è un suo amico.
Quella fu l’ultima cosa parola che scambiammo per quella sera. Poi ci furono momenti di silenzio imbarazzante... Eravamo in giardino, iniziava a fare freschetto.
ST- Bene... ti apro il cancello.
R- Ok... Strawberry?
ST- Dimmi...
R- Sono felice di rivederti.
ST- Anch’io Ryan, anche io....
Ancora silenzio.
R- Ci si sente allora?
ST- Certo... passerò con Sako al tuo locale.
R- Va bene. Ciao, buonanotte.
ST- Anche a te.
Ci separammo. Accelerai verso casa ripensando a tutto. Non potevo ancora crederci... Ripensai al primo incontro son Sako, lo avevo quasi investito con l’auto e non sapevo che fosse mio figlio. Iniziai a respirare con fatica, come quando non vorresti piangere e cerchi di ingoiare le lacrime ma fu tutto inutile. Iniziai a piangere... Non lo facevo mai.

Mentre lavavo i piatti mi sentivo leggera. Non riuscivo a smettere di pensarti... Ripensai al nostro passato, a tutto quello che era successo... a quella sera in cui mi avevi detto che ti piacevo, che eri geloso e poi abbiamo fatto l’amore. Un bicchiere si ruppe nel lavandino e mi tagliai.
ST- cazzo...
Misi in dito in bocca. E iniziai a piangere, mi sarei sfogata ancora per molto tempo.


FINE CAPITOLO.

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Capitolo 17
*** Nuova fase ***


~CAP.17 - NUOVA FASE -
Nota del' autrice: in questo capitolo entrerà in scena un nuovo personaggio! E' un personaggio di una telenovela che mi ha colpito molto, quindi lo inserirò qui dentro ^^ Buona lettura!!


Aprii gli occhi alle 7. Era stata una nottata abbastanza tranquilla, anche se mi ero addormentata tardi rispetto il mio solito... Avevo lavato i piatti, pulito tutto ed ero filata a letto ma mi ci ero rigirata per un pò. Non avevo visto mio figlio e non lo avevo sentito rientrare, ma sicuramente avevano fatto tardi. Passai accanto a camera sua, lo lasciai dormire. Era sabato e non aveva scuola. Pensai che da quel giorno si sarebbe aperta una nuova fase della mia vita, una fase in cui mi figlio avrebbe presto avuto un padre.

Sedevo a bordo piscina sorseggiando il mio caffè, e leggendo "In strada" la rivista di motori a cui ero abbonato. Non avevo chiuso occhio... avevo tante immagini in testa. Sako, Strawberry, Strawberry col pancione in quella foto, Sako da piccolo, Strawberry in preda alle lacrime la sera prima.

La macchina del caffè iniziò a gorgogliare, me ne versai una tazza. Guardai fuori dalla finestra il parco di fronte casa mia e dopo avere bevuto un sorso di caffè mentre mi riscaldavo le mani avvolgendo la tazza, la appoggiai al bancone della cucina. Misi le scarpe da ginnastica, un cappotto ed afferrai il cellulare. Feci qualcosa per mio figlio.

I miei pensieri vennero interrotti dallo squillo del cellulare. Posai tazza e rivista e corsi in camera da letto.
R- Pronto?
ST- Ciao Ryan, sono Strawberry.
Mi sedetti sul letto, felice di sentirla.
R- Ciao, buongiorno.
ST- Dormivi?
R- No, no ero sveglio da un pò...
ST- Meglio così... Ti chiamo perchè vorrei vederti, per parlare dell'ingaggio di Sako. Vorrei dargli la notizia oggi...
R- Certo, per me va benissimo. Purtroppo in mattinata mi è impossibile perchè ho da fare al ristorante... Ti andrebbe bene vederci al club per le 15?
ST- Per me va bene, anche io devo lavorare stamattina.
R- Va bene allora... Sarà contento...
ST- Sì, sicuramente.
R- Sta dormendo?
ST- Sì, sì è a letto... Non ho idea a che ora sia rientrato con Kisch, quando avrò finto di parlare con te gli faccio un colpo di telefono...
R- Va bene...
ST- Ok...
R- Ora ti devo lasciare...
ST- anche io, devo fare la colazione a Sako e prepararmi...
R- Allora ci vediamo più tardi!
ST- Va bene.... Ciao...
R- Ciao, Buona giornata.
ST- anche a te.
Restai seduto sul letto. Dopo 17 anni senza te, sentirti come prima cosa al mattino era bellissimo... Mi chiedevo se tu provassi le stesse cose.

Mi dondolai dolcemente per due o tre volte sull' altalena, pensando che lì ti ci eri seduto tante volte aspettandomi... Indeciso se suonare o no a casa mia. All' improvviso iniziai a domandarmi se facevi ancora la stessa vita di quando ci siamo separati, se avevi ancora tante avventure o se eri cambiato. Poi mi dissi che questo non doveva riguardarmi, saresti stato il padre di mio figlio e nient' altro. Mi alzai, tornai in casa.
Mi tolsi il cappotto e mentre prendevo le uova dal frigo chiamai Kisch. Rispose assonnato.
K- pronto?
ST- Ciao caro!
K- Ma chi è?
ST- Accidenti, ma a che ora siete tornati ieri?!
K- Strawberry?
ST- Chi vuoi che sia?
K- Ma perchè mi chiami a quest' ora...
ST- Mio figlio dorme, e volevo sapere a che ora mel'hai riportato.
K- E così svegli me?
ST- Oh dai, piantala. A che ora?
K- Em... erano le tre.
ST- Che ore erano?
Capii che era una balla. Ormai conoscevo il suo tono da "ma-cosa-mi-invento-così-su-due-piedi?".
K- Vabbè... erano le quattro e mezza.
ST- Kisch!
K- Dai, non ha scuola oggi!
ST- Ma cosa vuol dire! Non deve crescere pensano che sia giusto vivere così!
K- Non servirà farglielo capire così, tutta fatica sprecata visto il suo DNA.
ST-Kisch!!?
K- Ok, ok...
ST- E per quello che hai detto prima, sì dovevo svegliarti per fartela pagare per ieri sera! Cosa centrava chiedere a Ryan se è sposato?!
K-Eddai! Piantala che eri curiosa quanto me di sapere come se la passava in quel senso!
ST- Io so già come se la passa... esattamente come se la passava 17 anni fà!
K- Oooook, ok... A parte gli scherzi, com'è andata dopo che ce ne siamo andati?
ST- Sai, molto bene...
K- Ha urlato? Ha fatto lo stronzo? Se è così dimmelo, sai ho ancora un certo favore da rendergli.
ST- No, no anzi... Ha detto che ne ha colpa anche lui se non sono riuscita a dirglielo perchè non mi avrebbe mai permesso di parlarci. Che ho fatto un gran bel lavoro con lui... Abbiamo parlato tranquillamente sai...
K- Ma và? Non me lo sarei mai aspettato...
ST- Già... Gli ho anche chiesto quando ha scoperto che Sako è mio figlio...
K- E...?
ST- Lo sapeva da qualche giorno, tramite Facebook. Quando gli ha offerto il passaggio lo sapeva...
K- Ci avrei giurato! Quindi voleva vederti.
ST- Sì, esatto... Ha detto che da quando ha saputo che ero tornata in città non pensava ad altro, che moriva dalla voglia di vedermi.
K- Sei svenuta?
ST- Kisch, per favore non fare il cretino! Non ho risposto nulla...
K- Maddai, non puoi lasciare una persona lì così dopo che si è dichiarato praticamente! Chissà come ci è rimasto!
ST- Non me ne importa nulla Kisch, io... non voglio nulla da lui in quel senso.
K- Come vuoi tu... oggi che fai?
ST- La mattina lavoro, nel pomeriggio devo vedere Ryan per parlare dell'ingaggio di Sako... A proposito, mi accompagni? Io non capirei nulla di contratti e concerti..
Non ebbi risposta.
ST- Kisch?
K- Sei seria?
ST- Sì, perchè.
K- Ok ti disegno la scena... Ryan, suo padre, vuole ingaggiarlo per suonare nel suo locale. E tu ti presenti con un altro uomo per "essere sicura che faccia le cose in modo professionale". Non puoi fregartene così dei suoi sentimenti!
ST- Hai ragione, è stata un' idea stupida...
K- Direi!
ST- Come farei senza la tua sincerità...
K- Ti metteresti sempre nei guai!
ST- ora ti lascio, preparo la colazione a Sako...
K- va bene, buona giornata...
ST- anche a te. Ciao Ciao.
Riagganciai. Certo, era stata un idea stupida. Avrei dovuto abituarmi a lasciare Sako da solo con Ryan, senza preoccuparmi tanto. Infondo Ryan era già padre, e ovviamente se mi fossi presentata con Kisch si sarebbe offeso.
ST- Buongiorno tesoro!
SA- Ciao mamma...
ST- Fatto tardi, eh?
Lanciai un sorriso e uno sguardo per traverso, alzano il sopracciglio, a mio figlio che sedeva al di là della penisola della cucina.
SA- Sì, scusa...
ST- Non importa.
Mio figlio buttò un occhio alla cucina.
SA- Pumcake alla sciroppo d' acero, fragole, panna e succo d' arancia... Mamma, mancano 4 mesi al mio compleanno.
Anche mio figlio alzò il sopracciglio, perplesso.
ST- Non mi sono comportata bene in questi giorni, è il mio modo per chiederti scusa.
SA- Significa che ho fatto bene a presentarti Ryan?
ST- Significa che ora mangi e non fai domande.
Sorrisi a mio figlio, gli passai accanto accarezzandogli i biondi capelli, anche se gli aveva rasati.
ST- vado a vestirmi.
SA- Oggi che fai?
Iniziò a urlare per farsi sentire perchè ero in camera da letto.
ST- Ora vado allo studio, poi devo fare dei giri e la spesa... Tu?
SA- mmmm, nulla... starò qui a casa ad annoiarmi. Quindi sarai fuori tutto il pomeriggio?
ST- Credo fino ale 16.30, o giù di lì.
Tornai di sotto, afferrai la mia valigetta e infilai cappotto ed occhiali.
ST- scappo tesoro.
SA- Ciao mamma, a dopo.

Fatta barba e doccia, afferrai il telefono. Prima di chiamare Ruko, pensai qualche secondo a quando infilare l' appuntamento con lei. Avevo solo mezz' oretta nella pausa pranzo, sarebbe bastata.
RU- Pronto?
R- Ciao, sono Ryan.
RU- Ciao, qualcosa non và?
I nostri rapporti sono buoni ma tranne se si tratta di Marika o quando la porta a casa mia raramente abbiamo contatti.
R- Più o meno... Senti, non è il caso di parlarne per telefono, è una faccenda delicata... Ce la fai a passare da me per mezzogiorno e mezzo? Sola possibilmente per favore...
RU- Dio Ryan ma che succede?
R- Devo raccontarti delle novità.
Ru- va bene, non c'è problema... Marika è a studiare da un' amica oggi, ora ce la porto...
R- Perfetto, a dopo allora.
RU- Ciao Ryan...
Ero piuttosto in ritardo. Afferrai la giacca in pelle nera e, nel momento di afferrare le chiavi dell' auto dal piattino, divenni indeciso. Afferrai invece quelle della moto, la stessa che guidavo a 24 anni. Andai in garage, non la guidavo da una vita quindi era coperta da un lenzuolo. Lo tolsi. L' ammirai. Su quella moto si erano sedute tante ragazze, ma solo una valeva la pena ricordare. L' unica volta in cui vi era salita, dopo che l' avevo lavata passando sopra una pozzanghera. Mi venne voglia di rivivere i mometi di adrenalina mentre a tutta birra passi attraverso i poveri cristi fermi in auto imbottigliati nel traffico. Misi il caso. La misi in moto godendomi il momento e poi uscii di casa.

Ero imbottigliata nel traffico da dieci minuti... dannazione! Sono in ritardo, c'è gente che deve andare a lavorare, anche di sabato! Perchè gli imbecilli che fermato il traffico non lo capiscono?! Poi lo vidi. Vidi schizzare una moto rossa alla mia destra. Era Ryan, ne ero certa.

Fu bellissimo. Il vento sbatteva contro le mie gambe, le mie mani, la mia giacca in pelle. Mi sentivo libero, e in quel giorno in cui la mia vita era cambiata del tutto avevo fatto una cosa che non facevo da tempo.
Alle 11.55 ero a casa. Feci appena in tempo a parcheggiare la moto nel vialetto e a smontare, che vidi Ruko arrivare col la sua Alfa Romeo Mito rossa.
R- Ciao Ruko.
RU- Ciao...
Ci sautammo con un guancia a guancia. Per fortuna avevo pulito casa e avevo passato la notte da solo.
Ru- Ryan, cosa sarà mai successo?
R- Eh... gradisci un apertivo?
RU- Certo, aperol ovviamente. Di che si tratta?
Mentre tagliavo un' arancia, versavo l' aperol e il prosecco iniziai a parlare.
R- E' a proposito di Strawberry, sai la donna che ha aiutato Marika...
RU- Sì mi ricordo, ma che centra con te? Grazie.
Posai davanti a Ruko il suo spritz e mi sedetti con lei al tavolo.
R- Io la conosco da molto tempo. Da quando lei aveva 13 anni e io 17... Lavorava con le altre ragazze al caffè Mew Mew.
RU- Ma io non l' ho mai conosciuta al tempo... come mai?
R- Perchè partì poco prima che ci conoscessimo. Quando avevo 24 anni, appunto poco prima del nostro incontro, tra me e lei ci fu qualcosa.... Fu una sola notte. Tra noi i rapporti erano un pò complicati per causa mia... Non ero facile, lo hai visto con i tuoi occhi com'ero a 24 anni...
RU- Certo. Ci siamo rivisti solo perchè ero rimasta incinta, oppure avresti congedato anche me come le altre!
R- Già...
Mentre parlavo del mio passato mi sentivo un verme. Certo, nel periodo in cui Ruko era incinta e durante il matrimonio avevo messo la testa "apposto"... ma il matrimonio mi stringeva e una volta ottenuto il divorzio tornai a rubare cuori.
R- Dopo quella notte, non la vidi più. Io mi presi una vacanza dal Caffè, lei si trasferì a Kagoshima con la famiglia. Seppi dalle altre ragazze che aveva avuto un bambino da una storia iniziata lì a Kagoshima, così disse loro Strawberry.
RU- Certo, so che ha un figlio... ma non era in casa quella sera...
R- Sì... ha un figlio della stessa età di Marika.
Guardai Ruko negli occhi.
RU- Ryan, stai cercando di dirmi che...?
R- Non ha avuto un figlio da uno lì a Kagoshima...
RU- porca miseria...
R- Sako è mio figlio.
Seguirono attimi di silenzio in cui Ruko, con la bocca spalancata per la sorpresa, sgranava gli occhi.
RU- ma perchè non lo sapevi? Perchè non te lo disse quando rimase incinta?
R- Lei cercò di dirmelo... Ma io ero deciso a non avere più rapporti con lei, ero arrabbiato per varie cose che erano successe... Le dissi che doveva smetterla di cercarmi, ma non usai parole così gentili, per niente.
RU- Dio Santo... e quando l' hai scoperto?
R- Questa è un' altra storia a dir poco pazzesca.
Mi alzai col mio aperitivo in mano, mi sedetti sul bracciolo del divano.
R- Giorni fa ho conosciuto un ragazzo al supermercato, l' ho quasi messo sotto con l' auto... Era Sako. Io non sapevo fosse il figlio di Strawberry, nè che lei fosse tornata in città... Ho passato il pomeriggio con Sako, l' ho fatto suonare nel mio locale... ha detto che avrebbe parlato con la madre per permetterli di suonare da me... Strawberry deve essersi sentita... non so, impreparata direi quando ha sentito che Sako mi aveva conosciuto. Mi ha mandato un messaggio in cui mi ha chiesto di non far suonare suo figlio da me, io non sapevo che fosse lei quando mi ha scritto.
RU- Ma lei sapeva di scrivere a te.
R- Sì, esatto. Poi tu e Marika mi avete raccontato di lei, anzi Marika per l' esattezza. Dopo che te ne sei andata le ho chiesto il nome della donna che l'aveva aiutata e dove abitasse. Il giorno dopo ho scoperto che Sako è il figlio di Strawberry, indagando sui Social Network... Ieri pomeriggio ho incontrato Sako era in panne e gli ho dato un passaggio a casa... così io e lei ci siamo rivisti. Sono rimasto a cena da loro ieri sera, lei ha fatto finta di non conoscermi davanti a Sako così come un vecchio amico che gironzolava al tempo dal Caffè Mew Mew, c'era anche lui ieri, si chiama Kisch... Poi un allusione di qua, una di là e durante la cena ci sono arrivato.
RU- Porca vacca... Ne avete parlato tu e Strawberry?
R- Sì... dopo la cena Sako e l' altro amico se ne sono andati, e abbiamo parlato...
RU- Non posso crederci.... ed è ancora più incredibile che le nostre strade si siano incrociate così!
R- Assurdo, davvero... pensa che Sako e Marika sono anche amici e compagni di scuola.
RU- Davvero?!
R- Sì, sì... pazzesco.
Svuotai il mio bicchiere, anche Ruko aveva finito.
RU- In effetti quella sera abbiamo parlato brevemente... Tra le tante cose dei padri dei nostri figli, pensa te... Lei ha detto che non lo aveva mai più rivisto.
R- Ah sì? Avete parlato di me?
RU- Bhe certo stavamo parlando della stessa persona senza saperlo... Ma in modo generico, non ti abbiamo nominato.
R- Non ci posso credere, sembra tutto così assurdo.
RU- E' una storia pazzesca... Ho provato ad immaginare cosa potevi mai avere da dirmi, ma non avrei mai indovinato!
R- Eh, direi...
RU- Oh cavolo... Ryan perdonami, ma ho una riunione...
Ruko è una famosa editor di libri per bambini.
R- Figurati, devo scappare anche io...
RU- Strawberry cos' ha raccontato esattamente a Sako di suo padre in questi anni?
R- Sai che non gliel' ho chiesto?
RU- Ryan... direi che è una domanda basilare!
R- Ero sotto choc, non ci ho pensato... Oggi la devo vedere al locale, glielo chiederò.
RU- Non posso crederci...
R- Eh... lo sapevo che ti avrei choccato!
RU- scappo Ryan... ciao, fammi sapere tutto.
R- ancora un ultima cosa... Non raccontare nulla ancora a Marika, andrebbe dritta a dirlo a Sako.
RU- Ryan...
R- Lo so, lo so... a Sako glielo diremo quanto prima.
RU- Ciao... Certo c'era da aspettarselo da te!
R- Che cosa?
Non rispose, schizzò via dal mio quartiere. Ma capii la sottile ironia... C'era da aspettarsi che avessi figli sparsi qua e là. Oddio, pensai. Mi resi conto della pericolosità delle avventure.

A mezzogiorno e 40 aprii gli occhi. Mi ero fatto ancora una bella dormita... Avvertivo una certa fame quindi aprii il frigo. Infilai due o tremila fette di salame nel panino, con una spruzzata di maionese. Poi ricevetti una telefonata. Ingoiai il boccone così intero per l' ansia di rispondere. Era Asia, quel bellissimo pezzo di ragazza della scuola!
Sa- pronto?
AS- ciao, sono Asia.
Sa-mmmmm.. Asia chi?
As- quella che va matta per la tua moto, non ti ricordi?
Sa- aah, sì... come stai Asia?
AS- tutto bene, tu?
Sa- non c'è male, non c'è male...
As- cosa fai?
Sa- nulla di che, mangiavo qualcosa... e tu?
As- Io ho già mangiato... senti, ti chiamavo per chiederti che programmi hai oggi.
Mi guardai in giro. Silenzio totale. Colsi la palla al balzo.
Sa- veramente non lo so, sono anche a casa tutto solo, mi annoio a morte...
As- e allora ti serve per forza un pò di compagnia...
Sa- sì, puoi dirlo...
As- passo da te?
Rimasi leggermente choccato.
Sa- ti aspetto.
As- Va bene, a dopo allora.
Divorai il panino in due morsi, infilai il piatto in lavastoviglie e diedi un passata di spugna al bancone. Feci i gradini in due passi, la camera era un campo di guerra.
SA- Porca miseria!
Raccolsi i calzini da lavare, buttai il resto della roba sotto il letto. Spruzzai la stanza di deodorante alla lavanda, solo in quel momento mi resi conto di quanto disgustoso è l' odore della stanza di un diciasettenne. Frugai in un cassetto alla ricerca dei profilattici accuratamente nascosti dalla mamma. Bene! Cosa mancava? Mi diedi una leggera specchiata. Mi profumai un attimo, la barba non era eccessiva e dava un tocco sexy.


Alle 15, come d'accordo, ero al locale. Parcheggiai il mio Nissan Qasquai. Vidi la moto rossa, e non ebbi più dubbi che l' uomo che vidi schizzare in mezzo al traffico quella mattina era Ryan.
ST- Ryan?
Mi si presentò davanti un ragazzo tappato, pelato con indosso dei jeans e una t-shirt nera che sembrava scoppiare da un momento al' altro.
M- Signora, siamo chiusi.
ST- Sì sì lo so, mi chiamo Strawberry Momomiya, io ho un appuntamento con Ryan Shi...
In quel momento arrivò Ryan.
R- Mike è tutto apposto, la stavo aspettando... Puoi scaricare tu il camion?
M- Certo Ryan, Signora.
ST- Buongiorno.
R- Vieni, accomodati dove vuoi. Ti porto qualcosa.
ST- Un the...
R- Alla fragola.
Mi scappò un sorriso, a lui lo stesso.
ST- alla fragola.
Mi guardai attorno, era un posto suggestivo. Ryan tornò con il the e come prima cosa parlammo del ingaggio di Sako. Mi disse che voleva farlo suonare il fra tre settimane, io fui d'accordo. L' avrebbe fatto suonare alle 20. Poi, parlammo d'altro.
R- Oggi ho parlato con Ruko.
ST- Le hai detto tutto?
R- Sì.. è rimasta molto sorpresa...
ST- Mel immagino...
R- Strawberry, c'è una cosa che non ti ho chiesto... a Sako cos'hai raccontato esattamente di suo padre?
ST- Che non aveva un bel rapporto con la mamma... in pochissime parole.
R- il che non ne fa una bugia...
ST- Ma non gli ho mai detto chiaramente che suo padre non sapeva della sua esistenza...
R- Oh, quindi pesa che suo padre non vi voglia?
St- Ryan, io...
R- No, no... ne abbiamo già parlato ieri sera... Certo però, che pensi questo mi infastidisce un pò...
ST- Mi dispiace Ryan...
R- Lo so...

Ci guardammo negli occhi per qualche secondo. Eri bella da mozzare il fiato.
ST- Senti, hai da fare più tardi?
R- Come mai?
ST- Vorrei che passassi da me per dare la notizia a Sako e parlare con lui del' ingaggio... Ora io devo andare al supermercato, se tu sei d' accordo facciamo alle 16 da me?
R- Certo, nessun problema. Ti accompagno.
Ci salutammo con un semplice "ciao". Nessuna stretta di mano, nessun abbraccio, nessun guancia a guancia... nessun contatto. Certo, era un pò imbarazzante... Ma quando lo avrei voluto... Accarezzare i tuoi lunghi capelli almeno per un istante... Ti guardai andare via nel tuo suv.

Dopo aver fatto la spesa, guardai frettolosamente l' ora dal mio I-Phone. Ero in un ritardo mostruoso e Ryan mi stava aspettando! Gli mandai un sms, pregandolo di non suonare e aspettarmi. Lui rispose che andava bene, ma quando arrivai alla macchina mi resi conto di aver fatto un grave torto a Dio, evidentemente.
ST- Non è possibile!!
Avevo una gomma a terra. Portai la mano alla fronte, non sapevo cambiare una gomma!! Avevo bucato una volta ma ero con Kisch e l' aveva cambiata lui... Una voce mi destò dai miei pensieri di autocommiserazione.
A- Signorina, serve aiuto?
Mi voltai, era un uomo di al massimo 40 anni. Era elegante, portava un completo grigio chiaro, cravatta blu e camicia bianca. Aveva capelli e occhi scuri, la pelle leggermente abbronzata. Decisamente non era di qui... Ma era affascinante.
St- Bhe, sì in effetti... Lei sa cambiare una gomma? O trovo qualcuno che la sappia cambiare e qui c'è solo lei, o devo imparare sedutastante a volare perchè sono leggermente in ritardo.
Sottolineai il leggermente, poi mi accorsi che avevo parlato come un treno e per la maggior parte avevo detto delle sciocchezze, chissa cosa avrà pensato di me questo tizio! Sorrise.
A- Fortunatamente per lei non dovrà imparare a volare per oggi.
ST- Ah, bene.
Sorrisi anche io. Lui si tolse la giacca appoggiandola al bagagliaio della Chevrolet Cruze rossa parcheggiata accanto, la sua auto immaginai. Slacciò le maniche arrotolandole.
A- Mi apre il bagagliaio?
ST- certo, scusi.
A- Mi sa che ha un problema... Non vedo nessuna gomma di scorta.
ST- Come??
L' uomo fece il giro della mia auto osservando le gomme.
A- Certo, perchè l' ha già usata. Qui, nel asse posteriore a destra. Avrebbe dovuto sostituirla...
St- Io non capisco nulla di macchine!!
A- Quanto prima dovrebbe cambiare tutte le gomme, devono essere uguali le gomme dello stesso asse. E sostituitre la gomma di scorta.
St- Santo cielo... Ora come faccio...
A- Bhe, io potrei darle un passaggio, se non la disturba...
ST- E' lei semmai a disturbarsi...
A- ma si figuri.
Quel uomo aveva di nuovo le maniche della camicia messe bene.
A- Sono Armando, a proposito. Armando Mendoza.
ST- Piacere, Strawberry Momomiya.
Ci stringemmo la mano. Dal suo nome ebbi conferma che non era di qua...
ST- sbaglio o non è di qui?
A- Non sbaglia... Sono di Bogotà, Colombia.
St- Wow, e cosa la porta a Tokyo? Grazie...
Nel frattempo mi aveva aiutato con la spesa e mi aveva aperto la portiera. La cavalleria non si era estinta allora...
A- Lavoro... posseggo una grande casa di moda, ci stiamo espandendo...
ST- Espandendo per bene direi...
A- Sì, sì... Lei? Cosa fa nella vita?
ST- Sono Avvocato Penalista... Ho appena aperto uno studio, sono tornata da poco a Tokyo...
A- Dove stava prima?
ST- Penso che potremmo darci del tu...
A- Va bene, io non volevo essere maleducato... Allora, dove vivevi prima?
ST- A Kagoshima, dall' età di 19 anni... Sono appena tornata con mio figlio diciasettenne...
A- Hai anche un figlio quindi... Io ne avrei voluti, ma non è successo purtroppo.
ST- Tu sei....non so, sposato, impegnato..
A- No, no... sono single. Ho divorziato da qualche mese a dire il vero... Dove devo andare?
ST- Ecco gira a destra, poi dritto per un paio di km... Devo andare a casa mia...
A- Dicevamo, ho divorziato...
ST- Mi dispiace, spesso può succedere che non funziona...
A- anche tu?
ST- No, no... non sono mai stata sposata...
A- Ah, capito...


Aspettavo Strawberry da almeno dieci minuti. Ma dov'era finita? Poi vidi accostare un auto rossa. Buttai a terra la sigaretta, la pestai col piede e mi avvicinai. Era Strawberry in auto con uno... ma che diavolo stava succedendo? Chi era quello? Era orrendo, fra l' altro! Smontarono.
ST- Ciao Ryan, scusa il ritardo... Ho bucato, perciò ho fatto tardi... Ma ho trovato un gentile passaggio meno male!
R- Già, che fortuna no?
Dissi parecchio seccato. Quell' altro uomo si avvicinò, era vestito da pinguino per i miei gusti...
A- Salve...
R- Salve.
ST- Ryan lui è Armando, Armando Ryan.
A- Piacere.
Quello mi allungò la mano, io l' afferrai senza dire bha.
A- Ti prendo la spesa Strawberry.
ST- Ah sì!
Si danno anche del tu? Meraviglioso.
ST- scusa il disturbo...
A- Ci mancherebbe, è stato piacevole...

Anche per me lo era stato, ma non mi sembrava il caso di mettermi a flirtare davanti a Ryan. Non dissi nulla, mi limitai a sorridere.
A- Senti, se ti va possiamo rivederci... Questo è il mio biglietto.
Avevo le mani occupate, perciò infilò il biglietto nella spesa.
ST- Va bene...
A- Allora ciao... A rivederci Ryan.

Non dissi nulla, mi limitai ad un cenno con la testa. Ma che diavolo voleva ora questo? Da dove saltava fuori?

Se Armando mi aveva colpita? Sì, decisamente. Lo guardai per un attimo fare retromarcia, poi sentii Ryan che diede un colpo di tosse e mi ricordai di lui.
R- Posso... posso sapere chi era quello?
S- tel' ho detto... Ho bucato, e dato che ero senza gomma di scorta ho incontrato Armando che mi ha dato un passaggio. La sfiga ci assiste, prima Sako resta in panne con la moto ed ora io che buco... Sako, sono a casa! Vieni, ho una sorpresa per te!
Nessuna risposta.
ST- Sako?
Posai la spesa.
ST- aspetta qui, guardo se è di sopra.
Salii quanche gradino.
ST- Sako?
Arrivata davanti alla sua stanza aprii la porta.
ST- Sako? Ossignore!!
R- Tutto bene?
Mio figlio, con solo il lenzuolo che copriva una porzione di vita, si stiracchiava stropicciandosi gli occhi. La ragazza era completamente nuda, aveva solo anche lei il lenzuolo in vita. Era abbracciata a mio figlio e appoggiava la testa al suo petto. Era si spalle fortunatamente. Mio figlio aprii gli occhi.
SA- MAMMA??!!
Chiusi la porta. Tornai di sotto ancora sconvolta...
R- Che succede?
Mi sedetti sul divano...
ST- No, niente...
Pochi istanti dopo scesero entrambi. Vedendo la ragazza, Ryan capii in un baleno (ovviamente) e mi guardò.
SA- Ah. Ryan... ci... ci sei anche tu!
R-Eh sì... Salve.
AS- Salve, io sono Asia.
La tipa con cui aveva appena fatto sesso mio figlio, aveva due seni troppo enormi per essere suoi! Ma mi preoccupava la prospettiva che potessero essere rifatti alla sua età... Portava la minigonna in jeans, stivali, un maglione dolcevita minuscolo che le lasciava la pancia scoperta e un guibbino a vento microscopico anch'esso. Masticava la gomma e aveva il piercing alla lingua.
R- Ryan.
AS- Bhe, io... me ne vado! Buona giornata Signora Momomiya.
ST- Sì, sì anche a lei...
Sa- che... che ci fate qui?
ST- Io ci abito.
Sako ridacchiò. Osservai Ryan, avrebbe tanto volto scoppiare a ridere, eccome se lo voleva! Lo fulminai con lo sguardo e tornò serio.
Sa- Mamma, senti...
ST- Non è il momento questo.
Mi alzai.
ST- Ryan, è qui perchè abbiamo parlato. Del tuo ingaggio.
Sa-E...?
Vidi un primo sorriso sul suo volto, ed era già grandissimo. Io e Ryan ci guardammo negli occhi, lui capii che doveva continuare.
R- E potrai suonare tra tre settimane.
SA- NON POSSO CREDERCI!! GRAZIE MAMMA!!
Mio figlio mi saltò al collo, felicissimo. Sorrisi ampiamente anche io, dimenticandomi della scena di poco fà. Poi saltò al collo di Ryan.
Sa- Grande Ryan!!
Ryan, mentre Sako gli circondava il collo con le sue braccia, mi guardò ed io gli sorrisi. Poi lo strinse un pò e chiuse gli occhi assaporando il momento... Mi commossi.
Sa- vado a chiamare zio Kisch!!
Mio figlio sparì su per le scale.
Ryan era come in trance.
R- E' stato il miglior primo abbraccio che potessi desiderare...
ST- Te lo leggevo in faccia...
Ci furono pochi istanti di silenzio durante i quali ci guardammo negli occhi.
R- Bhe, io scappo...
ST- va bene, ti accompagno.
Uscimmo fino alla moto.
R- Non oso immaginare cosa hai visto in quella stanza!
ST- E' meglio, credimi...
R-Sarei rimasto choccato se fosse successo a me! Oddio, se succedesse con Marika appenderei al muro quell'altro!
ST- Ma quella tipa! E' così volgare! Ma che razza di gusti ha mio figlio?? Come...
R- Come?

Mi saltò la mosca al naso. Sorrisi, divertito.
ST- No, nulla...
R- dai, un penny per i tuoi pensieri.
ST- Fidati che non ti piacerebbero i miei pensieri!
R- Guarda che lo so cosa stavi per dire...
Lei mi guardò un pò imbarazzata, io non dissi nulla. Infondo me la meritavo quella battuta...
R- Bhe, io scappo.
ST- va bene, a preso.
R- Ciao ci vediamo.
Misi in moto e schizzai via pensando che avevo un nuovo problema di cui occuparmi. Armando.

FINE CAPITOLO.

Scusate se aggiorno solo ora, ma solo ieri ho potuto comprare un notenook nuovo di zecca!
Vi è piaciuto il capitolo? Cosa ne pensate del nuovo personaggio Armando e quali rivonuzioni pensate che porterà? See you next time!

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Capitolo 18
*** Ryan o Armando? ***


CAP.18 - Ryan o Armando?  -

Armando. Armando. Armando... da dove divaolo eri sbucato fuori? "è stato bello, vorrei rivederti, ecco il mio biglietto da visita". Ma vai al diavolo! Ma la cosa che mi faceva saltare più i nervi, era il suo "va bene". Lei aveva risposto va bene!! Non avrei permesso a quel Armando di portarmela via. Sì, io volevo Strawberry. Ne ero ancora pazzo. Appoggiai la testa all' indietro al divano, mentre sorseggiavo il mio whisky con ghiaccio. Poi mi rimisi comodo. Appoggiai le braccia allo schienale, feci roteare il bicchiere che al movimento produsse un suggestivo tintinnio al contatto con il ghiaccio. Guardavo una serie poliziesca. Anzi, la tv era accesa ma io non udivo una parola. Pensavo solo a lei.

***

K- Così ti ha lasciato il biglietto da visita?
ST- Sì, esatto...
K- davanti a Ryan?
Kisch rise, mentre sorseggiava la sua birra.
ST- Sì Kisch, davanti a Ryan. A cui di sicuro non sarà importanto una mazza!
Mi alzai per mettere i piatti nel lavandino. Sako era fuori con degli amici, Kisch era rimasto a cena a farmi compagnia e chiacchierare un pò.
K- Oh certo... quindi impazziva all' idea di vederti perchè di te non gliene importa una mazza.
Non risposi. Poi dissi la mia...
ST- Comunque importa anche quello che penso io, ed io non voglio più impaltanarmi con Ryan!
K- Tu sei sicura al 200 per cento che sia ancora il Ryan che se ne porta a letto una per sera? Glielo hai chiesto?
ST- Certo, gli ho chiesto te ne scopi ancora una al giorno? Ma che razza di domande fai, è logico che non gliel'ho chiesto!
K- E allora come fai a dirlo, su avanti.
ST- Si può sapere perchè diavolo mi stai incoraggiando a provarci con Ryan?
K- Perchè se ci fosse anche solo una vaga possibilità di dare finalmente una famiglia a Sako io ne sarei felice.
St- Kisch, ti prego... E poi Armando è così educato, elegante... ed è davvero bello!
K- Ok, non lo metto in dubbio... ma se poi scopri che Ryan è cambiato?
ST- E cosa dovrei fare?
K- Valutare bene... scopri se Ryan è ancora un imbecille, se lo è lascialo perdere.
ST- Certo, e come lo scopro?
K- E io che ci sto a fare?
Iniziai a preoccuparmi sul serio.
ST- che vorresti fare scusa?!
K- Ci penso io...
Tirò fuori il cellulare.
K- Dammi il biglietto di Ryan...
ST- perchè?
K- Su dai...
ST- prima mi dici cosa vuoi fare!
K- Lo invinto a uscire... Se è come dici tu e lo vedo andare via con una allora ti ha presa per il culo quando ti ha detto che ti ha pensata per giorni, altrimenti è sincero!
Esitai un attimo. Certo volevo saperlo... Mi ero sentita morire quando mi aveva dedicato quelle parole, ma non avevo intenzione di cadere tra le braccia di qualcuno che il giorno dopo mi avrebbe cambiata come una camicia.

***

R- Pronto?
Iniziai a sentirmi un pò confuso dopo il quarto whisky, quando risposi al telefono.
K- Ryan, ciao sono Kisch...
R- Kisch?
K- Sì, esatto... senti, hai già impegni stasera?
R- No, sono a casa mia... ma perchè me lo chiedi?
K- Tutto bene?
R- Sì, sto bene ho solo bevuto un paio di whisky...
K- Mi chiedevo se ti andava di bere una birra, sai per parlare di Sako... o di altre cose...
R- Sì, certo mi sembra una buona idea... Visto che sei così vicino a lui... Dove facciamo?
K- Conosci lo Stone Caffè?
R- Certo, ci vado spesso...
K- Va bene, ora parto... ci vediamo là, ok?
R- Va bene, a dopo...

***

ST- Quindi?
K- Era un pò strano, sembrava un pò ubriaco...
ST- Era fuori?
K- Ha detto di essere a casa sua che stava bevendo un whisky...
ST- E tu lo porti a bere una birra?
K- Dai smettila, mammina. Cosa potrà succedere... Se vedo che non può guidare lo accompagno a casa io!
ST- Ok, va bene... Spero che tu non ti sbagli Kisch.
K- Lo spero anche io, a dopo, ti chiamo.
Mi diede un bacio sulla fronte.
ST-Ciao, state attenti.
Mi ritrovai sola in casa, di nuovo... Pulii i piatti e la cucina, poi accesi il pc. Decisi di scrivere una mail alle ragazze, non le avevo più contatte da molto tempo... Mia mamma mi mandò un sms in quel momento. "Piccola mia scusa ma c'è stato un intoppo al negozio, non possiamo lascialo. Potremo venire per Natale". Mancava circa un mese a Natale. Splendido... Avevo così voglia di passare del tempo con loro... Risposi che non importava, che le cose si stavano grossomodo sistemando. Poi mi chiamò... Passammo al telefono tutto il resto della sera e raccontai quello che era successo. Alle ragazze scrissi che ero tornata a Tokyo... Le ragazze erano tutte sparse per il mondo: Mina era a Parigi dopo che aveva sfondato all' Operà, Lory insegnava letteraura antica ad Oxford, Paddy era tornata in Cina e girava con il suo circo, Pam aveva aperto la sua casa di moda a New-York. Mentre Kyle aveva un suo personale Reality di cucina in una rete televisiva italiana. Lanciai l' idea di organizzare una rimpatriata a Tokyo in occasione del Natale.

***

Riuscii ad arrivare al locale sano e salvo. Ero piuttosto brillo, ma ancora lucido tutto sommato... Entrato in quel locale rimasi stupito: era pieno di prelibate pollastrelle. Strawberry, pensai. Pensa a lei, non fare cazzate! Vidi Kisch seduto al bancone.
K- Ehi ciao.
R- Ciao... tutto ok?
K- Sì, abbastanza bene, te?
R- Anche io... scusi, una corona per me grazie. Strawberry ti ha raccontato delle nostre conversazioni su Sako?
K- Sì, sì... mel ha detto... Penso che vi siate comportati nel modo migliore a dividere le colpe, ma ora dovete dirlo a Sako.
R- Lo so, lo so... ma non è facile...
Parlammo di Sako, per tutto il tempo... della sua infanzia, del rapporto che aveva con Kisch. Lui chiarì subito che non voleva prendere il mio posto e che Sako aveva ben chiaro che Kisch non era suo padre, che aveva sempre insistito con Strawberry per farmelo sapere quindi aveva tenuto il posto in caldo per me, per quando sarei arrivato. Lo ringraziai. Poi toccammo un argomento che mi ero anche dimenticato...
K- Ci tenevo anche a precisare una cosa.
R- Dimmi...
K- Ti ricordi la sera in cui mi hai rotto il naso?
Intanto avevo finito la mia birra, ordinai un Montenegro con ghiaccio.
R- Sì, mi dispiace per quella faccenda...
K- Quella sera avevo appuntamento con un'amica di Strawberry.
Alzai lo sguardo, stupito più che mai.
R- Come?
Lui annuii. Io quindi avevo rotto il naso a quel pover uomo per l'anima del cazzo.
K- E non siamo mai stati insieme, mai.
R- Quella sera...
K- Era sbronza, quindi l'ho messa a letto, le ho preparato un caffè e me ne sono andato.
R- Santo cielo. Kisch mi dispiace...
Bevvi tutto d'un sorso il mio Montenegro, ne ordinai un altro. Poi Kisch mi lasciò solo due minuti per salutare delle persone. In quel momento, intontito e completamente sbronzo, mi cadde lo sguardo alla mia destra. Una dea bionda con dei jeans attillatissimi, tacchi vertiginosi, seno prosperoso e camicetta rosa mi venne incontro.
?- Ciao...
R- Ehilà, ciao!
Tornò il solito Ryan. Quello che volevo cacciare... Ma ormai era troppo tardi, l'alcol batteva la mia forza di volontà.

Stavo salutando dei musicisti con cui avevo saltuariamente dei contatti quando venivo a Tokyo. Quando mi girai verso Ryan, lo vidi fare il cretino con quella. Oh, no Ryan! Non deludermi!

?- Quindi non ti andrebbe di stare un pò solo con me?
R- Ma certo che mi andrebbe, ma c'è il mio amico sai...
?- sbarazzatene...
Era una favola... Giocava col colletto della mia camicia nera.
?-Sei proprio sexy lo sai? Vorrei toglieri questa camicia qui ora...
Sentivo che stavo per cedere. Poi ebbi, probabilmente un'allucinazione da alcol: vidi Strawberry ma quando sgranai gli occhi per poi riaprili era solo una che le somigliava. Tornai padrone di me. Presi la ragazza per il polso...
R- Ho detto di no.
La fulminai con lo sguardo.
?- Che rompi, me ne vado ok. Passa pure la serata col tuo amico, divertiti!
Decisi di andarmene, prima di combinare qualche guaio...
K- Eccomi qui.
R- Kisch senti, scusami ma non mi sento un granchè... Me ne vado...
K- Vuoi un passaggio?
R- No, no tranquillo... prendo un taxi. Comunque mi ha fatto piacere chiarire alcune cose, ciao, a presto.

Mentre tornai da lui, vidi l'altra ragazza andarsene. Pochi istanti dopo lui se ne andò in fretta e furia con un'evidente scusa. Mi resi conto che avevo perso scomettendo su Ryan, ora dovevo dirlo a Strawberry.

***

La mattina dopo mi svegliai con un enorme cerchio alla testa, ma felice di aver resistito. Volevo dimostrare a Strawberry di volere cambiare per lei, ora avevamo un figlio e io la volevo. Mi preparai un caffè forte, feci la doccia e uscii a prendere l' auto ancora parcheggiata presso quel locale.

***

Io e Kisch ci vedemmo per colazione in un caffè. Entrata, lo vidi agitare la mano e lo raggiunsi.
K- Ciao...
ST- Ciao... allora? Che notizie hai per me?
Lui non rispose. Mi guardò.
K- Mi dispiace...
ST- Io lo sapevo, che ti avevo detto? Com'è andata la serata?
K-Quando è arrivato era già piuttosto alticcio. Abbiamo parlato di Sako, del pugno che mi ha dato 17 anni fa. Poi mi sono allontanato un attimo e l' ho visto di sfuggita flirtare con una.
ST- com' era fatta?
K- Alta, bionda, tettona...
ST- Certo, logico... Il suo tipo!
Dissi con un sorriso forzato.
K- Poi quella se ne và, mentre sto tornando... Mi siedo e lui dice che non si sente bene, e lascia il locale tutto trafelato nell'istante in qui lo lascia anche lei. Certo questo non vuol dire che siano stati assieme, però è una strana coincidenza... E ha anche rifiutato il mio passaggio.
ST- Io te lo avevo detto. Non è cambiato Kisch, non è cambiato!! Ha solo voglia di prendermi in giro come 17 anni fà!
In quel istante squillò il cellulare.
ST- pronto?
A- Pronto, Strawberry?
ST- Sì, chi parla?
A- Sono Armando...
ST- Ah, Armando...
Guardai Kisch, mi fece l'ok.
A- Disturbo?
ST- No no, figurati... ma come hai avuto questo numero?
A- Bhe, ieri dopo che ci siamo lasciati mi sono accorto che avevi lasciato gli occhiali da sole nella mia auto... Ho cercato il tuo studio, ho chiamato e mi ha risposto Emily la tua segretaria e mi ha dato questo numero...
ST- Ah, la mia segretaria ti ha dato il mio numero di cellulare?
A- Eh sì...
ST- Ti ringrazio comunque, a dirti il vero non mi ero nemmeno accorta di averli persi...
A- Senti... Oggi hai da fare?
ST- Oggi?
Lanciai ancora uno sguardo a Kisch che faceva cenno di uscirci.
ST- No, non ho impegni...
A- Magari potremmo vederci, ti và? Bere una cioccolata...
ST- Certo, mi andrebbe...
Era davvero un uomo come ce ne sono pochi ora... Niente volgarità, niente "usciamo a bere una birra". Insomma, l' opposto di Ryan. Questo non mi dispiaceva... Ci eravamo dati appuntamento per il pomeriggio.
ST- Accidenti, dovrò licenziare la mia segretaria!
K- Bhe, è andata bene no?
ST- Sì... sono felice di uscirci.
Brindammo con caffè.



FINE CAPITOLO.

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Capitolo 19
*** L'appuntamento ***


cap. 19 - L' appuntamento -

ST- I jeans vanno bene no per un appuntamento di pomeriggio?
Kisch alzò la testa dallo shermo, mi guardò con un sopraciglio alzato.
K- Ti sembro un esperto di moda?
ST- vabbè... credo vadano bene, dai!
Poi riabbassò la testa tornando a trafficare al pc.
K- Cosa farete di bello?
St- Berremo qualcosa di analcolico ovviamente, faremo una passeggiata in centro...
Dissi ritoccando il rossetto allo specchio.
K- Ma che carino!
ST- Sono molto molto nervosa...
Divenni improvvisamente cupa, Kisch se ne accorse.
K- Dai, non potrai avere sfortuna in eterno con gli uomini!
Mi raggiunse davanti allo specchio, mi posò le mani sulle spalle.
K- Dici che questo Armando è una brava persona, che ti piace e gli hai già detto di avere un figlio di diciasette anni e ti ha invitata ad uscire lo stesso... dai, qual'è il problema?
ST- C'è sempre la paura, la preoccupazione...
K- Lo so, spaventa sempre doversi aprire con una nuova persona... Devi prenderla con leggerezza, come viene... Non farti troppe illusioni... Vedrai che andrà tutto bene! E Sei bellissima, ok?
ST- OK, Grazie Kisch.
Ci scambiammo un sorriso attraverso lo specchio... Poi qualcuno suonò il campanello.
ST- ma chi sarà?
K- vado a vedere...
Kisch scostò appena appena la tenda fatta al' uncinetto che copriva la porzione di vetro della porta.
K- E' Ryan...
ST- Come? Ryan?
Kisch aprì il cancello, io uscì per accoglierlo e per chiedergli come mai fosse lì dato che non lo aspettavo...
ST Ryan, ciao... Come mai qui?
R- Ciao... Scusa se piombo senza avvertire... Io pensavo che potrei provare con Sako questo pomeriggio, sempre che non sia un problema...
ST- No, nessun problema, vieni...
R- Permesso. Ciao Kisch...
K- Ciao Ryan, ci hai dato dentro ieri sera, eh?
R- Sì, già...
Ryan ridacchiò mentre si accarezzò la testa. Io non dissi nulla, ma ripensavo al fatto che quella notte era stato con una donna...
ST- Sako, scendi... C'è Ryan!
Pochi istanti dopo mio figlio scese le scale.
SA- Ryan, ciao... Cosa fai qui?
R- Ciao Sako, io mi chiedevo se ti andasse di provare...
SA- e me lo chiedi! Certo, vado a mettere dei jeans e scendo, ok?
R- Ok va bene...
K- Ragazzi, io devo scappare.
ST- Ok...
K- Mi raccomando, andrà tutto bene. Divertiti e fammi sapere!
ST- Ok, ciao Kisch.

Quando Kisch la salutò mi accorsi che Strawberry era truccata e in tiro.
R- Hai... un appuntamento per caso?
Dissi, a denti stretti. Lei mi guardò stupefatta...
ST- Sì, Ryan. PER CASO ho un appuntamento.

Risposi con un leggero sarcasmo e moooolto seccata. Ma chi si credeva di essere?
R- No, aspetta non intendevo quello...
ST- E' meglio che non dici nient' altro Ryan per oggi.

Accidenti!!! Comque... aveva un appuntamento. Ribadisco: Accidenti!!
SA- Eccomi qui...
ST- Ci vediamo più tardi tesoro... Ryan.
R- Strawberry.
Mentre io e Sako ci allontanavamo da casa sua, nello specchietto retrovisore vidi una Chevrolet Rossa accostare. Stava uscendo con lui. Strinsi il volante. Non ci volevo credere...

***

Mi stavo dando un' ultima sistemata di capelli che portavo sciolti, quando vidi arrivare Armando. Mi guardai allo specchio tirano un respiro profondo. Coraggio Strawberry.
Erano passati 3 dall' ultima uscita con un uomo. Era il sesto o settimo appuntamento, non ricordo... Sako aveva 14 anni. Il tipo era bellissimo... Alto, castano, occhi verdi... Era proprietario di un albergo, e mi faceva ridere come nessun' altro ci riusciva da tempo. Era estate, ce e ne stavamo beatamente stesi al sole sulla spiaggia sorseggiando un Sex On The Beach quando il mio cellulare squillò... Era mia madre alle prese con una situazione difficile con Sako, capricci dei quattordicenni. Omar, così si chiamava, capii che c'erano dei problemi e mi chiese cosa stesse succedendo. Fui costretta a raccontargli che avevo un figlio. Con il precedente tipo, circa un anno prima, l' avevo detto subito perciò non andammo più in là del secondo apputamento, comunque anche Omar non lo vidi più. Non per questo nascosi Sako... anzi. Da quel momento in poi decisi di dire subito chiaramente che sono mamma e chi vuole resti, agli altri auguro buon viaggio! Ed ora era arrivato un uomo galante e affascinante, che mi aveva invitata ad uscire nonostante sapesse che ho un figlio! Uscii di casa e lo vidi in attesa appoggiato alla sua auto.
ST- Armando, ciao...
A- Ciao Strawberry.
Guancia a guancia... Aveva un adorabile profumo di muschio bianco che mi inebriò le narici, la barba era leggermente pungente... Gli sorrisi un pò imbarazzata, poi lui mi aprii la portiera. Notai che sotto al giubbino a vento non aveva la cravatta come l'altra volta. Era un pò più casual: portava jeas, camicia celeste, una giacca nera, le scarpe in camoscio erano sempre eleganti e sopra il giubbino a vento. Evidentemente i completi gli indossava solo per lavoro. Lui montò al posto di guida e mi sorrise. Aveva un sorriso bellissimo... Ero nervossissima, mi sudavano le mani.
A- Voilà.
Armando mi porse i miei occhiali da sole.
ST- Grazie mille... a dirti il ver,o come ti avevo detto, non mi ero nemmeno accorta di avergli persi!
A- Sai cosa diceva Freud sugli oggetti perduti?
ST- Cosa diceva?
A- Che volevi una scusa per rivedermi...
Mentre giudava, si girò per farmi l' occhiolino.
Dio quant' era bello... Mi metteva molto a disagio...
St- E così mi hai beccata!
A- Ci avevo sperato... Allora, dove andiamo? Come sai non conosco molto bene il posto!
ST- In centro direi, ci sono molti graziosi caffè classici...
A- Va bene... Tuo figlio come sta? E' a casa da solo oggi?
ST- bene, bene grazie... No, è con... con un amico.
Non trovavo giusto che qualcun altro prima di Sako sapesse di suo padre.
ST- Fra tre settimane suona nel suo locale, perciò stanno provando...
A- E' un musicista? E' una bellissima passione...
ST- Sì, è davvero la sua vita la musica...

***

R- Entra Sako, accomodati. Guarda, posa la tua roba dove vuoi, collega la chitarra... Fa come se fossi a casa tua, ok?
Gli sorrisi.
SA- Grazie Ryan!
Poi mi recai al bar per versarmi un whisky. Ne bevvi un sorso, chiusi gli occhi. Poi gli riaprii e, specchiandomi allo specchio al di dietro della sfilata di bottiglie, pensai. In quel momento lei era con lui. Bevvi ancora, poi tornai da Sako.

***

La gentile cameriera ci portò le nostre cioccolate. La mia era con la panna.
ST- Grazie...
A- La ringrazio.
ST- Non mi hai ancora raccontato come mai hai divorziato... Se posso chiedertelo...
Dissi, mentre assaggiavo il primo cucchiaino di panna montata. Assomigliava alla neve che non avrebbe tardato a posarsi sui nostri tetti. Armando posò il cucchiaino, appoggiò il mento alle mani. Sembrava a disagio...
ST- perdonami, non volevo certo fare domande indiscrete...
A- No, non è quello... è che... Bhe io non mi sono comportato bene, se fin'ora ti ho fatto una buona impressione non l' avrai più...
St- Io penso che non mi farò una brutta opinione di te, per il solo fatto che hai ammesso di esserti comportato male, qualunque cosa tu abbia fatto...
A- E' stata colpa mia, perchè l' ho tradita...
St- Oh... Bhe, non tanti lo ammettono, soprattutto al primo appuntamento.
A- Io... L' ho scontata per bene.
ST- L' importante è pentirsi delle proprie azioni.... Spesso non ne siamo fieri.
Pensai a Sako. Alle bugie che gli stavo dicendo... Una verità non detta è comunque una bugia, per non parlare di una parte di vita taciuta.
A- Tu? Come mai non ti sei sposata col padre di tuo figlio?
ST- Io... Non l' ho visto più. Sono una ragazza madre...
Scusa Armando... tu ti sei aperto con me, ma io non potevo raccontarlo ad altri prima di dire la verità a mio figlio! Armando era un uomo meraviglioso... La sua compagnia era stupenda, sapeva essere galante ma senza sfinirti, spiritoso ma senza essere volgare e invadente... Dopo la cioccolata, facemmo una passeggiata in centro sotto le decorazioni Natalizie appesa da un capo all' altro degli edifici ed ai lampioni della luce. Erano decorate da migliaia di lucciole colorate, ed ora che stava calando la sera si vedevano bene. Continuammo a parlare, a parlare...

***

Sako stava provando ad un' ore e mezza o poco più... Io stavo pensando da un'ora e mezza o poco più. Ero seduto davanti al palco.
SA- Questo com'era? Ryan?
R- Sì? Scusami... era perfetto. Cosa ne dici di fare una pausa? Serviti pure...
SA- Grazie Ryan...

Mi avvicinai al bar che in linea d'aria era leggermente in diagonale rispetto a Ryan. Mentre aprivo una lattina di Cola lo guardai. Mi sembrava pensieroso e un pò depresso. Accavallò le gambe, mentre stese il braccio sinistro sullo schienale del divanetto. Con la mano destra fece roteare il ghiaccio nel bicchiere osservandolo, poi bevve un sorso e tornò a fissare il palco vuoto. Mi sedetti accanto a lui.
SA- Ryan?
R- Dimmi...
SA- Va tutto bene?

Osservai mio figlio. No maledizione che non va bene! Io sono tuo padre ma non so come dirtelo, sono pazzo di tua madre che in questo momento sta con un altro uomo. Come può andare bene, eh?! Me lo dici?!
R- Sì, sì...
Gli sorrisi. Poi aprii le gambe, inarcai in avanti la schiena e appoggiando i gomiti alle ginocchia continuai a giocare col bicchiere.
R- E' solo un periodo piuttosto pesante...
SA- Può succedere...
R- Seeenti Sako...
Tornai seduto com'ero prima, rivolgendomi verso di lui.
R- Oggi Straw, cioè voglio dire tua madre... Cosa fa di bello?
SA- E' uscita... con un uomo.
R- Ah sì?
Mi strofinai nervosamente il mento.
R- E a te sta bene?
SA- Certo, perchè non dovrebbe? La cosa importante è che non la deluda... Se andrà avanti me lo presenterà. E poi, da quello che ho origliato mentre parlava con Kisch, pare che sappia già della mia esistenza e che l' abbia invitata ad uscire lo stesso!
R- Ah sì, eh?
Dissi a denti stretti.
R- L' uomo perfetto..
SA- Lo spero per mia madre! Ma come mai mi chiedi tutte queste cose?
R- No così, solo curiosità. Senti, devo sbrigare una cosa in ufficio torno subito.
Appoggiai il bicchiere, mi chiusi in ufficio. Dopo essermi versato un bicchiere dal mini bar del mio ufficio, sprofondai sulla poltrona nera della mia scrivania, trattenendo il fiato. Bevvi un altro sorso e avvertii che sentivo gli occhi pesanti... Mi specchiai sullo schermo del pc spento. Sembravano rossi. Svuotai il bicchiere in un sorso.
R- Sako, dovrei portati a casa ora prima che faccia tardi...
SA- Certo Ryan, è stato fantastico! Quando facciamo ancora?
R- Io... ti chiamo, ok?
SA- Va bene...
Accostai davanti casa sua e ci salutammo. In quel istante vidi due fanali di fronte e mi sentii morire.

***

Davanti a casa mia, c'era un auto. Sembarava sportiva, chiara. Era l' auto di Ryan... Mio figlio smontò e lo salutò dal finestrino, passò poi in mezzo a noi entrando nel cancello.
A- E' Ryan giusto? E' l' amico del locale quindi...
Disse Armando, mentre sorridendo agitava la mano in direzione di Ryan. Ci guardammo brevemente negli occhi attraverso i due parabrezza... Restò li a fissarci per un pò, poi rispose al saluto. Improvvisamente uscì da quella trance in cui sembrava e se ne andò con un espressione che non avevo mai visto sul suo volto.
St- sì, è lui.
Risposi dopo una quindicina di anni, uscendo anche io da quella trance...
A- Mi è piaciuto molto questo pomeriggio...
ST- anche a me...
Ci sorridemmo.
A- Ti chiamo.
Disse.
A- E lo faccio sul serio...
Aggiunse poi, fissandomi negli occhi.
ST- Va bene...
Dopo esserci salutati con un guanci a guancia, smontai. Agitai la meno verso di lui mentre se ne andava... Entrata a casa, me ne restai per una manciata di secondi appoggiata alla porta a pensare. Ad Armando, poi all' espressione di Ryan. Mio figlio scese le scale.
SA- Ehi ciao...
ST- Ciao tesoro...
Gli baciai la testa.
ST- Com'è andata?
SA- Alla grande mamma!
ST- Ne sono felice... Allora, ti va della carne rossa per cena?
SA- Certo... Sai mamma, Ryan era stranissimo questo pomeriggio!
St- In che senso?
SA- Pensa che mi ha fatto mille domande su di te, e sul tizio con cui sei uscita...
St- Davvero?
Ero di spalle, il che era una fortuna così mio figlio non avrebbe visto la mia espressione. Mi raccontò cosa gli aveva risposto. Non capivo l' interesse di Ryan.

***

Rientrato nella mia casa vuota, mi versai l' ennesimo whisky. Non mi restava altro. Mi sedetti a bordo piscina, e finalmente scese la prima lacrima. Non ce la facevo più a trattenermi.

***

Infilai la chiave nella toppa della porta bianca del costoso appartamento che avevo comprato a Tokyo, ed entrai. Il mio Husky di nome Lessie mi fece le feste.
A- Ehi, cia bello... Ora ti dò da mangiare...
Non feci, come mio solito, tappa al mini bar. Andai in cucina e dopo aver dato al cane la pappa mi rilassai sul divano, sorridendo.



FINE CAPITOLO.

Bene... iniziano le prime gelosie, e posso anticiparvi che Armando non sarà una meteora!! Spero di mettervi curiosità! ;)

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Capitolo 20
*** Festa con rissa ***


CAPITOLO 20. Festa con rissa
 
Erano passate due settimane dal primo appuntamento con Armando, ed eravamo usciti altre tre volte. Questo era il quarto appuntamento... Ryan non l' avevo più visto da quella volta davanti casa mia. Lo avevo sentito una volta per telefono per parlare delle prove di Sako e mi aveva chiamato lui, avevo portato Sako una vota al locale e non ero smontata. Lo ammetto, dopo aver visto la sua faccia dall' auto quando mi ha vista con Armando e dopo le notizie ricevute da mio figlio su quel pomeriggio, lo stavo evitando. Evitandolo, avevo così rinviato a data da destinarsi il momento della verità con Sako. Lo stavo evitando perché sapevo che avrebbe tirato in ballo Armando, così avremmo litigato, ci sarebbero stati drammi e magari mi avrebbe rifilato qualche bella poesia dopo aver passato la notte con una donna. Ed io ci sarei cascata.... Lo stavo evitando perché non volevo confusione nella mia testa. Stavo  bene con Armando, non volevo combattimenti dentro di me. Eravamo a cena in un prelibato ristorante.
A- Strawberry, senti. Avrei un invito da darti...
ST- Di che si tratta?
A- Domani sera devo partecipare ad una festa per gli imprenditori più in vista di Tokyo... Lo, lo so, può sembrare una festa pallossisima ed hai perfettamente ragione.
Sorrisi.
A- Ma pensavo che magari potremmo annoiarci insieme... Io devo andarci per forza...
ST- Sarebbe una specie di presentazione ufficiale?
Lui sorrise.
A- Una specie...
Dopo esserci guardati negli occhi per qualche istante, ci alzammo leggermente dalle nostre sedie e, sporgendosi sul tavolo, ci baciammo. Le sue labbra erano qualcosa di sublime... Morbide e delicate... Ci eravamo dati il primo bacio all' appuntamento precedente, sotto la prima neve della stagione. Poi gli accarezzai la guancia e guardandolo negli occhi gli dissi.
ST- Ci verrei volentieri...
Armando mi sorrise. Tornammo seduti e, dopo un brindisi, continuammo a mangiare.
***
Avevo provato a chiamarla una marea di volte ma o squillava a vuoto, o c'era la segreteria. Guarda caso quando chiamavo in studio o era in riunione, o in tribunale o non c'era. Cosa le avevo fatto? Non l' avevo più vista né sentita da quella sera in cui l' avevo vista con Armando. Qualcuno suonò alla porta, dovevano essere arrivate le pizze.
R- Finalmente!
K- Eh, scusa! Ci sarà un metro di neve là fuori!!
R- Ma che bella pizza fredda.. Dammele, le butto in forno.
Io e Kisch ci eravamo visti un paio di volte. Lui era stato spesso in sala d' incisione, non aveva visto spesso Strawberry ma comunque aveva più notizie di me. Mi vide col telefono all' orecchio per un bel pò poi metterlo giù.
K- Ancora non ti risponde?
R- No... Ti giuro, non so proprio cosa potrei averle fatto! Non ci siamo più visti!
Io e Kisch eravamo diventati amici, decisamente. Per qualche strano scherzo del destino, eravamo amici.
R- A te non ha detto nulla?
K- Nulla amico, è una tomba! Se ha qualcosa contro di te non ne ha fatto parola...
R- La cosa che mi manda più in bestia è come facciamo a dire la verità a Sako se mi evita?! E' da quando ha iniziato ad uscire con quell' Armando che mi evita come la peste...
K- E tu cosa pensi?
R- Nulla, non so cosa pensare... Cosa mi sai dire di Armando?
K- Vuoi una bugia o la verità?
R- dai, per favore...
K- Pare che sia il principe azzurro che ogni donna sogna.
Non risposi, bevvi la mia birra, appoggiato alla cucina, accanto al forno.
 
In quelle due settimane, mi ero posto tante domande su Ryan. E su quella sera in cui se ne era misteriosamente andato con quell' altra tipa. Ma sen'era andato davvero con quella? Da come parlava, sembrava tenerci a Strawberry e che provasse gelosia. Iniziai a dubitare delle mie stesse convinzioni perciò lo osservavo... Osservavo i suoi comportamenti, le sue espressioni facciali, i suoi tic, i suoi occhi.
K- Potrei parlarci, sapere cos'ha contro di te e potremmo vederci domani sera vederci così ti faccio sapere.
R- Non posso domani sera... Devo andare alla serata degli imprenditori, non posso mancare...
K- E allora ti farò sapere.
R- Va bene.
K- Ti chiamo perchè domenica dovrò partire per Kagoshima per qualche giorno.
R- Ok, ricordati che sabato prossimo c'è il concerto di Sako.
K- Certo, non lo perderei per nulla al mondo.
***
Il pomeriggio dopo avevo la camera invasa di vestiti ed accessori. Stavo cercando qualcosa da mettere per la festa. Squillò il cellulare e mentre mi specchiavo reggendo il vestito appoggiato a me, con l' altra mano lo tenevo sù. Era Kisch. Risposi.
ST- Ciao Kisch...
K- Ciao cara! Come và? Di recente non ti si vede più!
ST- Ho sempre da fare Kisch, lo sai...
K- Certo, capisco che ora le tue serate libere non le passi più col tuo migliore amico...
Mi sedetti sul letto, Kisch aveva tutta la mia attenzione.
ST- Dai Kisch, tu sarai sempre il mio migliore amico lo sai... Non potrei mai e poi mai dimenticarmi di te!
K- Stavo scherzando... e allora cosa ne diresti di aggiornarci questa sera davanti ad una cena fumante da me cucinata?
Mi morsi il labbro... avrei dovuto dargli buca.
K- Pronto?
ST- Cavoli, proprio stasera non posso Kisch, scusa... Ho promesso ad Armando di accompagnarlo ad una festa...
K- Eh vabbè, ti ho perduta per sempre.
Ridacchiai.
ST- dai smettila...
K- Una festa con tutti i suoi amici? Wow.
ST- Ah, non so se abbia amici qui a Tokyo... E' una festa per gli imprenditori di Tokyo, roba così.
K- Una festa per gli imprenditori di Tokyo, ah sì?
 
Pensai per qualche secondo se dirle che ci andava anche Ryan... Poi pensai che se l' avessi fatto le avrei rovinato la serata, magari non sarebbe più andata. Mi feci gli affari miei.
K- Che serata divertente!
ST- chi può dirlo, magari mi divertirò! Ora sto cercando qualcosa da mettere...
K- Chissà che baraonda in camera tua...
ST- Mi conosci bene... Ehi, Sako stasera non ha da fare, magari potresti tenere compagnia a lui!
K- Ma certo, è una vita che non facciamo una bella sfida a FIFA!
ST- Allora gli dico che ti aspetti... Ciao, ci sentiamo.
K- Ciao bellissima, divertiti. A proposito, aspetta...
ST- dimmi...
K- Ieri sera ho visto Ryan, vorrebbe organizzare una festa per Natale nel suo club... con tutte le ragazze, i tuoi, Marika, Ruko... mi ha detto di girare l' invito anche ad Armando.
ST- Ah sì?
 
Rimasi stupita di questo. Certo, una bella festa per Natale ci voleva... Dissi a Kisch di accettare anche da parte mia. Poi riagganciai. Mi sedetti sul letto pensando ai comportamenti strani di Ryan... non lo capivo proprio... Certo, io uscivo con Armando perciò non poteva invitare me senza invitare lui, sapeva che l' avrei preso a sberle. Appoggiai la mano destra sul letto, sopra ad un vestito viola che avevo dimenticato di avere. Avevo trovato l' outfits adatto.
***
Mentre mi passavo il dopobarba, pensavo alle ultime settimane... Specie alle ultime due, in cui mi ero tormentato giorno dopo giorno pensando ad Armando. Era diventato la mia ossessione, la mia croce. Il motivo della mia collera. Ma non poteva continuare così... O mi sfogavo cioè gli spaccavo la faccia o lasciavo perdere e, come lei, anche io andavo avanti con la mia vita che si era interrotta il giorno in cui l' avevo rivista. Da domani avrei lasciato perdere. Indossai il completo per la festa, forse una delle tre volte l' anno in cui mettevo la cravatta. Anzi due, nemmeno a Natale la usavo.
***
La festa si sarebbe tenuta al club di Tennis. Il parcheggiatore mi aiutò a smontare, un altro parcheggiò l' auto di Armando. Era un posto di lusso... Anche se oramai ero un facoltoso avvocato, mi sentivo sempre fuori posto. Armando, vi era nato in quest' ambiente quindi si sentiva sempre a suo agio.
VALLETTO- Signori, Buona sera. Se gentilmente volete consegnarmi i soprabiti me ne occupo io.
ST- Certo, la ringrazio.
A- Tenga, Grazie.
VALL- Buona serata.
Ci avviamo nel atrio per raggiungere una grande scala. Era tutto di marmo bianco.
ST- Ma siamo in ritardo? Sento già una gran confusione di sopra..
A- No, no siamo in perfetto orario.
Disse Armando osservando l' orologio. Quella sera indossava un sobrio completo nero con cravatta nera.
ST- Un ultima cosa Armando, vorrei chiederti una cosa...
A- Dimmi...
ST- Come mi presenterai alle persone...?
A- Tu come vorresti che ti presentassi?
ST- Di certo non come un' amica...
Ci sorridemmo. Armando mi avvicinò a sé prendendomi per la vita... Io con una mano tenevo la mia pochette, con l' altra gli accarezzai il petto. Ci baciammo.
A- Andiamo...
La sala era invasa da gente elegantissima... Quando arrivai all' estremità della scala per mano ad Armando, mi sembrò di avere tutti gli sguardi addosso.
A- La prima volta ti senti sempre a disagio qui...
ST- Allora non vale solo per me.
Mi sorrise ed io ricambiai, quello mi rilassò infinitamente. Poi mi baciò per pochi secondi.
A- Guarda, c'è anche il tuo amico Ryan.
Lo guardai come se avesse detto chissà che. Scrutai nella folla per pochi istanti quando lo vidi. Era con una coppia, stava guardando me. Lui si era già accorto di me e mi guardava, chissà da quanto. Mi si mozzò il respiro. Come quando non vedi da un sacco di tempo la persona che ami... Strano, perché io non amo Ryan. Portava i capelli tirati all' indietro con il gel, un completo grigio chiaro, camicia bianca e la cravatta celeste metteva in risalto i suoi occhi color del cielo. Aveva la stessa identica espressione di quella sera in auto.
 
In quel ambiente, mi sentivo sempre a mio agio. Sentivo che avrei passato una serata serena, e da domani le cose sarebbero cambiate. In quel momento ridevo, scherzavo e mi rilassavo con una coppia di vecchi amici del circolo. Il bicchiere di spumante che avevo preso dal buffet e che ora reggevo con la mano destra, era ancora pieno. Per la prima volta da settimane non toccavo un goccio. E non pensavo a dove potesse essere lei, cosa poteva fare con Armando. Il mio amico fece una battuta, io scoppiai a ridere e mi guardai attorno. La mia espressione cambiò in un istante. Armando e Strawberry, mano nella mano, avevano salito la scala in quel preciso istante. Lui indossava un completo scuro, lei era la fine del mondo. Bellissima. Portava un vestito lungo fino alle ginocchia, viola con un corpetto, la scollatura a cuore e la gonna a palloncino. Sotto il seno, portava una cintura mimetizzata al vestito tranne per un piccolo decoro dorato. Aveva legato i capelli a chinion, la frangia le cadeva perfettamente liscia sulla fronte. Gli orecchini erano grandi a ruota dorati come il decoro, così come le scarpe col tacco. La pochette era in tono col vestito. Ero completamente senza parole... Poi li vidi baciarsi. Il mio cuore andò il migliaia di piccoli pezzi... Pezzetti minuscoli... Svuotai mezzo bicchiere il un sorso. In quel istante Armando mi notò e, dopo averle detto qualcosa, vidi Strawberry guardarsi attorno finché incrociò il mio sguardo. Restammo così per pochi secondi, guardandoci.
 
A-Dai, andiamo a salutarlo.
Mi svegliai ancora una volta da quella trance.
ST- C... come?
Ma non feci a tempo a dire nulla che Armando mi ci stava già trascinando.
 
Poi gli vidi avvicinarsi a me. Per mano.
A- Ryan, Salve. Che coincidenza...
R- Salve.
Ci salutammo con una stretta di mano.
R- Strawberry.
Dissi, guardandola dritta negli occhi con aria seria.
ST- Ryan, buonasera.
 
Non avevo il coraggio di guardarlo... Probabilmente ci aveva visti baciarci... Mi sentivo molto a disagio.
A- Sei socio del club?
R- Sì, esatto. Da diversi anni...
A- Io sono socio da pochi mesi, dal mio arrivo a Tokyo...
Avrei voluto sprofondare. Come sempre, avevo evitato le cose che mi mettevano a disagio ma puntualmente succedevano, quasi per farmi un torto. Avevo evitato per 17 anni il faccia a faccia con Ryan (o con Sako e Ryan) e per puro caso era successo, avevo evitato il confronto Armando - Ryan e quella sera avvenne, naturalmente per caso. Non imparavo mai dai miei errori. Improvvisamente tre uomini vennero a salvarci: uno basso e grasso, stempiato, con un completo ocra. Uno alto e magro, stempiato anche lui e l' ultimo sulla quarantina, ancora aitante.
?- Armando Mendoza, Buonasera.
A- Buona sera Avvocato.
?- La stavamo aspettando con grande apprensione...
A- Bhe, eccomi qui no?
?- Non ci presenti la fanciulla? E' un volto nuovo mi sembra.
ST- Sì, esatto... Strawberry Momoiya, piacere.
?- Strawberry Momoiya... Se non sbaglio ha appena aperto uno studio legale, sbaglio?
ST- No, non sbaglia.
?- Io sono Alan Tomoto.
ST- Certo, so chi è lei. Il suo studio è il più rinomato qui in città!
?- La ringrazio, le faccio i miei più sinceri Auguri per la sua attività.
ST- Gentilissimo...
?- Dottor Mendoza, ha un' incantevole accompagnatrice stasera...
A-Lei è la mia fidanzata. - Dissi con un sorriso smagliante, girando il braccio attorno alle spalle di Strawberry.
 
Zzt. Non potevo credere alle mie orecchie. Sghignazzai non troppo forte girandomi dall' altra parte. Mi bastava che sentisse lei, e aveva sentito perché avvertivo i suoi occhi su di me.
?- Le mie felicitazioni, è una ceratura incantevole.
 
Sorrisi al gentile Avvocato. Ryan era di profilo con la sua espressione tra il divertito e lo seccato. Sorseggiava lo champagne. Che infantile!
R- Scusate.
?- Prego Mr. Shirogane.
Improvvisamente lo vidi andare via, per raggiungere la scala. Salutò una bellissima donna dai lunghi capelli color cioccolato, indossava un lungo abito nero tempestato di diamanti dello stesso colore. Era particolarmente scollato... Che infantile! Cosa pensava di ottenere sparendo dalla conversazione per andare a prestare attenzione ad un' altra donna sotto i miei occhi? Niente.
 
Salutai Maya, la Presidente del' associazione benefica a cui spesso faccio donazioni. Ma non le prestavo troppa attenzione... Ero sotto un treno per la notizia che avevo appena appreso. Invitai Maya al buffet per prendere la bere, solo perché serviva a me.
 
La conversazione con quei signori era piacevolissima... Ogni tanto, era più forte di me, mi cadeva l' occhio su Ryan con quella al buffet. Erano entrambi di profilo, gli vedevo ridere. Basta, Strawberry! Ma che diavolo fai?? Armando potrebbe accorgersene... Poi, i signori ci lasciarono soli.
A- Devo andare in bagno, ci metto un secondo... Mi aspetti qui al buffet?
Disse Armando.
ST- Va bene...
Quando lui si fu allontanato, io ne approfittai per prendere qualcosa da mangiare.
R- Maya, perdonami un secondo.
Ad un certo punto, vidi una mano afferrare una tartina dal mio piatto. Ryan, tenendo una mano nella tasca, con l' altra si lanciò in bocca la tartina. Con aria disinvolta disse:
R- Congratulazioni per il tuo fidanzamento.
Lo guardai, senza dire nulla.
R- Non hai nulla da dirmi?
ST- Ryan, cosa vuoi?
R- Sapere. Non pensi che avrei dovuto sapere i tuoi piani in questo senso?
Non risposi.
R- Santo cielo Strawberry, dì qualcosa! Abbiamo un figlio!
Ryan iniziò ad alzare il tono e a gesticolare.
ST- Non gridare.
Gli dissi a denti stretti, mettendogli giù il braccio per evitare di attirare troppe attenzioni.
R- Perchè da due settimane mi eviti come la peste?
ST- Ho avuto da fare, tutto qui...
R- Sì questo lo so già...
 
Quando risalii la scala vidi Strawberry e Ryan vicino al buffet. Lui iniziò a gesticolare, lei gli prese un braccio. Non sapevo cosa si stavano dicendo, sembrava che stessero discutendo.
 
R- Io... Io non capisco cosa ti passi per la testa! Dovevamo raccontare la verità a Sako ma sei sparita, e vengo a sapere così che un altro uomo presto entrerà nella vita di mio figlio?
St- Hai ragione Ryan... Io avrei dovuto dirtelo di persona...
R- Ma guarda chi c'è, Armando.
Disse Ryan, sorridendo.
A- Tutto ok?
R- Certo, mi stavo solo congratulando con Strawberry per la vostra nuova relazione. E stavamo parlando di Sako, no?
Ryan, che ora incrociava le braccia come segno di ostilità mentre parlava con Armando, si rivolse a me sorridendo.
R- Immagino l' avrai conosciuto, no?
Si rivolse ad Armando allungando la mano destra verso di lui, con cui poi si accarezzò il mento.
A- No, non ancora...
R- E' un caro ragazzo...
Io guardavo Ryan con tutta la rabbia che avevo in corpo. Che Stronzo... Gli avrei spaccato il muso seduta stante.
R- Bhe, io vi lascio.
Disse sorridendoci, afferrò poi un bicchiere dal buffet e lo alzò in direzione di Armando.
R- Armando. Buona serata Strawberry.
Andandosene, mi spinse leggermente la spalla.
A- Che diavolo aveva?
ST- Vorrei saperlo anche io...
 
Guardai Strawberry, indeciso se domandarglielo o no. Poi mi decisi.
A-Posso chiedertela una cosa, da quanto vi conoscere tu e Ryan?
Un fulmine a ciel sereno. Rimasi paralizzata.
A- Mi sembrate piuttosto intimi...
ST- Da molto tempo... Io avevo 13 anni, lui 17... Lavoravo come cameriera per lui al tempo, aveva un caffè con un suo amico...
A- C'è stato qualcosa fra voi, vero?
Armando non era di certo un cretino... Ma non mi aspettavo queste domande così improvvise. Non mentii.
ST- Sì... - poi lo guardai in faccia - ma è stato un milione di anni fa, ancora prima che mi trasferissi a Kagoshima...
Armando abbassò lo sguardo. Poi mi guardò, dolcissimo...
A- Grazie per essere stata sincera.
Era perfetto. In una parola. Ci guardammo sorridendo, ci baciammo. Poi un signore al microfono su un piccolo palco attirò la nostra attenzione.
?- Signore e Signori, un attimo di attenzione per cortesia. Io sono Karoto Mizawa, Presidente del Club. Benvenuti e grazie per essere intervenuti a questa serata innanzitutto in onore delle feste Natalizie, come sapete mancano 10 giorni a Natale... Poi, per premiare la generosità e l' impegno di alcuni imprenditori che rendono migliore il nostro paese. Io vorrei innanzitutto dare un riconoscimento pienamente meritato ad un Signore che fa sempre molte belle azioni, e che poi è anche uno dei maggiori soci del Club... Ma la persona più indicata per presentarlo è Maya Atomi. Prego Maya.
Tutti applaudirono, e salì sul palco la ragazza con cui parlava Ryan poco fà.
M- Grazie Sign. Mizawa. Salve a tutti, io sono Maya Atomi Presidente del Associazione Benefica "Hope" che ogni anno salva milioni di bambini senza nemmeno l' acqua, madri in difficoltà e tanti senzatetto. Ma anche famiglie in difficoltà che non riescono a sfamare i loro figli... Ma questo non sarebbe possibile senza le tante persone generose che ogni giorno offrono i loro soldi a noi, senza le loro donazioni. E senza una persona in particolare... Che ogni anno supera la sua soglia di generosità. Sto parlando di Ryan Shirogane. Un applauso.
Rimasi sinceramente sorpresa... Non conoscevo questo lato di Ryan. Dato che reggevo la pochette sotto il braccio, potei applaudire. Osservai Ryan, si allacciò con gesto sicuro la giacca. Salito sul palco, salutò Maya con un leggero guancia a guancia e poi prese la parola. Era completamente disinvolto.
R- Buonasera a tutti. Vorrei innanzitutto ringraziare La Sing.ina. Atomi ed il Sign.Mizawa per le belle parole e per questo riconoscimento. Come sapete sono proprietario di un ristorante e di un club, e sì... vengo da una famiglia ricca, quindi fare i soldi dai soldi è facile. Ma le persone che mi conoscono sanno che non mi sono mai fatto soggiogare da essi... Tuttavia, penso che i soldi possano dare la serenità. Ma non la mia, o la tua, o la sua... Bensì quella di bambini che sognano un' istruzione, una casa vivibile. Quindi, vorrei concludere l' anno in bellezza con una donazione di 50.000 Dollari.
Dalla folla si levò un grosso applauso. Ryan e Maya si salutarono ancora, la donna lo ringraziò. Poi Mizawa gli fece i complimenti.
R- Grazie a tutti...
Ryan scese dal palco ed iniziò la sfilata di persone che lo salutavano congratulandosi.
A- davvero generoso il tuo amico...
ST- Già...
A- E' davvero ammirevole.
Guardai Ryan. Era come se la scena che aveva fatto prima fosse stata appena cancellata dalla scoperta di questo suo lato... Ryan mi guardò. Ci scambiammo uno sguardo così intenso, ma così intenso che mi sentii avvampare... Poi, fortunatamente, venni distratta dalla voce di Mizawa.
Miz- Signori, vi chiedo ancora un attimo di attenzione per cortesia. E' arrivato ora il momento del riconoscimento più importante della serata... Questo titolo quest' anno va ad una new entry nel nostro paese e del nostro circolo, che ha portato nel paese una nuova opportunità per tante persone, e novità. E con cifre esorbitanti direi, ha dato un lavoro a molte persone, ha offerto una nuova opportunità per far girare l' economia del paese. Quindi Signori, quest' anno il titolo di Imprenditore dell' Anno va al Dottor Armando Mendoza, Presidente delle Industrie Ecomoda. Un applauso.
Questo mi sorprese ancora di più. Guardai Armando e lui, prima di salire sul palco guardò me. Mi sorrise, capii perché mi aveva invitata e che voleva farmi una sorpresa.
 
Strawberry sorrideva a 40 denti mentre applaudiva il suo "fidanzato/uomo dell' anno". Fantastico... Io faccio beneficenza e quello lì, arrivato non so da che parte del mondo da pochi mesi, è uomo dell' anno. Ma la cosa che mi rodeva di più era che mi aveva di nuovo messo in ombra con Strawberry. Bevvi un calice di colpo, ne presi un altro. Del resto, dovevo sorbirmi il noiosissimo discorso del Dottor Mendoza.
A- Buona sera a tutti, sono Armando Mendoza. Molti di voi non mi conoscono dato che sono un socio nuovo. Vengo da Bogotà, Colombia e sono a Tokyo da poco tempo. Da 4 anni sono a capo dell' Industria Ecomoda, un' azienda fondata da mio padre Roberto e dal suo amico Giulio Valencia. Si tratta di un' impresa fondata su sani principi di amicizia e famiglia, un' azienda con ben 37 anni di tradizioni, che come ho detto io guido da 4 anni. Non è stato facile, ho fatto degli errori, non lo nego. Ma sono riuscito a rilanciare quest' azienda, inizialmente col nostro primo punto vendita a Palm Beach, Miami. Poi, tre anni fa, è iniziato il nostro progetto di Franchising. Il primo contratto fu con il Venezuela, poi siamo riusciti ad esportare l' Ecomoda negli USA, in Europa ed ora siamo sbarcati qui in Giappone. Tokyo è la prima tappa, ma speriamo col tempo di aprire nuove sedi per dare anche in altre città nuovi posti di lavoro, nuovi mercati. Io non posso che ringraziare per questo riconoscimento, spero di essere ancora utile per il rilancio del paese. Grazie a tutti, e buona serata.
Si levò un grosso applauso, dopo un paio di saluti Armando tornò da me.
ST- Non mi avevi detto nulla!
A- Volevo farti una sorpresa...
Ci scambiammo un bacio.
Mentre gli guardavo flirtare, mi scolavo un bicchiere dietro l' altro.
MIZ- Ryan, è il momento delle foto.
R- Va bene...
ST- Complimenti per tutto...
MIZ- Armando? Perdonatemi, è il momento delle foto. Può venire anche lei Signorina naturalmente.
ST- va bene...
Ero una specie di "first lady" a quella serata! I principali dirigenti del circolo, si misero in posa con Armando e Ryan uno ad un capo e uno all' altro della foto. Poi fu la volta delle foto di Armando e Ryan da soli ma insieme. Pensavo che avrebbero fatto figure, per colpa di Ryan ovviamente. Invece sorrise e non successe nulla... Dopo le foto singole, Armando mi chiamò. Ci facemmo una foto insieme.
 
Guarda che sorriso smagliate... E' inutile. Oramai è persa. Bevvi ancora. La serata che pensavo sarebbe stata speciale, era andata a puttane. Passai il resto della serata a guardali: guardarli ridere, scherzare, sorridere a imprenditori e mecenate che si congratulavano per la loro nuova relazione. Ma, con tutto l' alcol in corpo, non riuscii a stare lontano dai guai per molto. Quando furono soli, li raggiunsi.
R- Ehilà.
Dissi un po’ urlando, ridendo e anche barcollando.
R- Complimenti Armando per il tuo titolo.
A- Grazie Ryan, anche a te.
Gli strinsi la mano.
ST- Ryan, sei sicuro di stare bene?
R- Sto splendidamente, non si vede?
Feci un giro su me stesso. Stavo dando spettacolo.
R- Solo una cosa mi domando... Ma con tutti i soldi che hai, perché non fai beneficenza?
A- Scusa?
R- Mi spiego meglio, dunque.
Mi portai l' indice alla bocca.
R- Io amo quello che faccio, gestire le mie attività dedicarmi alla beneficenza, ma poi... - ridacchiai, puntai l' indice verso Armando - danno quel titolo a te.
 
St- Ryan, che accidenti stai dicendo? - Mi misi davanti a Ryan, fra loro due.
 
R- Strawberry, sposati... - la spostai con un braccio. Armando mi si parò davanti.
A- Tieni giù le mani da lei.
R- Ahaha... il prode cavaliere! Sei solo un pagliaccio.
A- A me pare che sia tu quello che sta dando spettacolo, sai cosa penso? Non ti meriti nemmeno le iniziali di quel merito. O la cosa che ti secca di più non è anche io abbia il titolo... ma che io abbia lei?
L' espressione di Ryan divenne di colpo di ferro, terrorizzante. Sferrò un pugno in pieno volto ad Armando che cadde a terra, tenendosi la mascella. Se prima le persone che assistevano erano un gruppo ristretto, ora si fermò tutta la festa per assistervi. Io rimasi choccata.
ST- Ryan, ti ha dato di volta il cervello??
Mi inginocchiai vicino ad Armando.
ST- Come stai?
A- Sto bene, sto bene...
Aiutai Armando ad alzarsi, ma Ryan non aveva ancora finito.
R- Vediamo se hai il coraggio di ripeterlo!
Armando mollò la mia presa e gli andò lentamente incontro.
A- Ti stai logorando dentro perché il suo compagno sono io, non tu.
Ryan provò a dargli nuovamente un pugno, ma stavolta Armando riuscì ad evitarlo, restituendogli il primo favore spaccandogli un labbro. Ryan si rialzò presto.
R- Lurido pez....
Io mi misi fra loro.
ST- Ora basta!! Piantala Ryan!
Mi rivolgevo interamente a lui, spintonandolo leggermente. I suoi capelli perfettamente acconciati ora formavano spesse ciocche che cadevano un po’ di lato, un po’ davanti. La giacca prima perfetta, ora era stropicciata. Ero esterrefatta. Ryan sapeva passare dalla gentilezza alla stronzaggine in un nano secondo. Sapeva farmi cambiare opinione su di lui poi farlo odiare ancora in meno di mezzo secondo... era sempre stato così. Intanto arrivarono due uomini della sicurezza, che presero Ryan: uno per braccio.
R- Un attimo per favore, anche lui mi ha colpito.
Uno degli uomini aveva mollato il braccio di Ryan e stava andando verso Armando.
ST- Ha iniziato lui. Io ed il mio fidanzato - sottolineai la parola fidanzato guardandolo negli occhi - eravamo tranquilli per i fatti nostri, lui ci ha importunati.
Ryan mi guardava sorpreso dalle mie affermazioni.
R- Lasciatemi, me ne vado con le mie gambe.
Detto questo, mi guardò brevemente negli occhi poi se ne andò mentre si toccava il labbro sanguinante.
A- Dovremmo andarcene anche noi...
ST- Ok, scendiamo di sotto per ora... cerco del ghiaccio...
Scesi di sotto, ci sedemmo al bar. Un barista fu così gentile da portare del ghiaccio. Nessuno proferì parola per molto tempo.
 
FINE CAPITOLO.
 

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Capitolo 21
*** A Nudo ***


Salve a tutti. Un bel giorno ho deciso di rileggere questa storia, che ho iniziato a scrivere tempo fa, e mi sono detta che è arrivata l’ora di riprenderla in mano. Rileggendola mi sono anche resa conto dei tempi verbali da pietà (chiedo scusa) perciò la continuerò cambiando stile. Spero che seguirete ancora la mia storia. Buona lettura.
 
 
Capitolo 21 “ A nudo “
 
 
Come posso alla mia età ritrovarmi a fare a botte e a piangere come un ragazzino per amore? Ho combinato un bel casino là dentro. Ho compromesso il mio rapporto con Strawberry, oltre alla mia reputazione al club. E quel tipo sono avrà Strawberry tutta per sé ma otterrà anche la pietà di quelli che dovrebbero essere miei amici.
<< Ryan, tutto bene? >> Mi domanda Maya Atomi, raggiungendomi all’esterno, nel giardino estivo del ristorante del club. Mi alzo e cerco di asciugarmi le lacrime cercando di darmi un contegno.
<< Maya. Sì, tutto apposto. Grazie. >> Mento. Non cerco certo la pietà di nessuno, io. Sono sicuro che quel tipo sarà lì dentro mezzo moribondo per un pugno, circondato da tanti curiosi preoccupati per lui!
<< Ti ho portato del ghiaccio. Perché non entri? Qui fuori da un freddo cane. >> Mi propone.
<< No, grazie. >> Rifiuto, afferrando il sacchetto di ghiaccio medico. Il mio fiato diventa ghiaccio a contatto con l’aria fredda. Trattengo il fiato quando appoggio il ghiaccio alla mascella.
<< Il Signor Mendoza  non sporgerà denuncia. E per quanto riguarda gli altri invitati… Bhe, vedrai che si scorderanno di questo episodio.>> Mi informa Maya.
<< Non sporgerà denuncia. Proprio l’uomo dell’anno. >> Ironizzo. Che anima pura!
<< Dovresti ringraziarlo invece, per quanto la cosa non ti faccia impazzire. Il tuo gesto poteva costarti grossi guai con la giustizia. >> Mi fa notare. Sentiamo dei passi per tanto ci voltiamo in direzione di essi. Strawberry si avvicina velocemente.
<< Vi lascio soli. >> Mi saluta sottovoce Maya alzandosi.
<< Grazie Maya. >> La saluto, alzandomi a mia volta. Il suo sguardo non promette nulla di buono.
<< Attendo una spiegazione! >> Tuona, spazientita dal mio silenzio.
<< Cosa vuoi sentirti dire? Che mi dispiace? Non lo dirò perché sarebbe una bugia. >> Rispondo francamente. Non mi dispiace neanche un po’ di avergli rotto il naso. Strawberry scuote il capo incredula.
<< Perché sei così dannatamente ostinato a complicarmi l’esistenza? >> Mi domanda.
<< Pensavo che quello che ho fatto là dentro fosse una dimostrazione abbastanza chiara del perché. >> Rispondo con un nodo in gola. Con tutta la forza che ho in corpo scaravento il pacchetto del ghiaccio medico su un tavolino.
<< Non faccio che pensare a te che lo baci, che lo tieni per mano mentre passeggiate per strada… a te che lo chiami per sapere com’è andata la sua giornata… a te che gli invii messaggini d’amore e penso… >> Prendo fiato mentre con voce tremante e gli occhi lucidi butto fuori tutto quello che mi porto dentro. << penso “Dio, quanto vorrei che riservasse quei gesti per me, quanto vorrei essere Armando!”. >> Strawberry mi guarda imbambolata mentre una lacrima le attraversa la gota.
<< Perciò, alla luce di questo, hai capito perché sono dannatamente ostinato a complicarti l’esistenza tanto da picchiare il tuo ragazzo? >> Le domando. Sento un peso in meno sul cuore. Davanti al suo stato di choc non mi resta altro da fare: mi avvicino a lei, l’attiro a me posando una mano alla base della sua schiena e bacio quelle labbra talmente invitanti. Sono un blocco di ghiaccio, e non per il freddo. Attendo con preoccupazione la sua reazione. Mi rilasso solo quando avverto le sue dita insinuarsi tra i capelli della mia nuca e la sua lingua muoversi a ritmo della mia. Il mio cuore scoppia di felicità, il mio corpo lancia segnali inequivocabili: quanto la voglio! La magia svanisce in breve tempo quando, bruscamente, si separa di me.
<< Questo… non è possibile, Ryan. >> Mi liquida mandando in mille pezzi tutte le speranze, le fantasie e i progetti che hanno invaso la mia mente durante quei secondi di passione. Mi sfugge un ghigno.
<< Lo hai rifatto. E poi hai il coraggio di chiedere A ME perché voglio rovinarti l’esistenza?! >> Tuono con veemenza verso di lei.
<< Fatto cosa? >> Domanda scossa.
<< Hai tirato il sasso e nascosto la mano, esattamente come diciotto anni fa quando volevi abbandonare di soppiatto la mia stanza! >> Le rammento.
<< SAREBBE TUTTA COLPA MIA? DIMMI, COS’HAI FATTO IL GIORNO DOPO PER METTERE A TACERE LE MIE PAURE? Te lo dico io: SEI PARTITO! HAI PRESO LA TUA CAZZO DI MOTO E SEI PARTITO! TE NE SEI ANDATO SENZA SALUTARMI, E SENZA CHIEDERMI UNA SPIEGAZIONE! E allora ti avrei detto di avere paura! Ti avrei detto che avevo paura di diventare solo una tacca sulla tua cintura! >> Urla, con tutto il fiato che ha in corpo, battendo i pugni sul mio petto. Rimango attonito mentre l’ascolto. La sua voce riecheggia per tutto il club. L’attiro a me e posa la testa sul mio petto.
<< Mi dispiace. >> Sussurro con il naso immerso nel suoi capelli profumosi. Il mio corpo viene colto da un tremolio sinistro mentre inizio a piangere. Accarezzo le sue gote con i palmi delle mani costringendola a guardarmi negli occhi.
<< Ricominciamo! Io, te e nostro figlio! Strawberry io ti amo, ti ho sempre amata! Nel mio cuore ci sei sempre stata solo tu! Da quanto ti ho rivista per me il resto del mondo è scomparso. Ti amo… Ti amo più della mia vita… >> Ammetto a lei a me stesso, sussurrando le ultime parole, con le labbra premute contro la sua fronte.
 
 
 
E’ da tutta la vita che desidero sentirli pronunciare quelle due parole. Peccato che siano arrivate accompagnate da una bugia. Da quanto ti ho rivista per me il resto del mondo è scomparso. Vorrei chiedergli della tettona bionda con cui lo ha visto Kisch, ma non ne vale la pena. Questa per me è una dolorosa conferma del fatto che Ryan non amerà mai nessun se non se stesso e la sua vita di libertino. Mi allontano da lui.
<< Sono successe troppe cose Ryan, è passato così tanto tempo. Io non sono più la ragazzina che ti moriva dietro.  Se pensavi che ti avrei buttato le braccia al collo al tuo “ti amo”, ti sbagliavi. >> Lo rifiuto con una certa difficoltà. Ma è la cosa giusta da fare. Se stasera assecondassi i miei sentimenti faremmo l’amore, mi innamorerei perdutamente di lui più di quanto non lo sia già, andremo a vivere insieme e tutto per i primi tempi sarebbe eccitante e fanciullesco. Ci sposeremmo. Vivrei in una favola fino a che non lo troveri a letto con un’altra donna. Meglio fare un passo indietro adesso.
<< Ti vorrò bene per sempre Ryan. Sei stato una parte importante della mia vita, e lo sarai sempre perché sei il padre di mio figlio. Ma per me non sarai mai più di questo. >> Aggiungo con un nodo in gola. Gli volto le spalle e torno da dove sono venuta, trattenendo gli singhiozzi.
 
 
°°°
 
<< Bhe, effettivamente non è niente male. >> Osserva mio zio quando gli faccio vedere su facebook la foto di Asia. Ci troviamo fuori dal locale di Ryan. La nostra attenzione fu subito catturata da una scena che si stava consumando dall’altro lato della strada: un taxi frena bruscamente e ne esce una giovane donna.
<< Ma guarda che modi! Aspetti almeno che prenda la mia valigia! >> Esclama indignata la ragazza. Riesce per un pelo ad estrarre la sua valigia dall’auto e a richiudere la portiera che questa riparte. La giovane si guarda intorno spaesata.
<< Buona sera, serve aiuto? >> Le domanda Kisch quando ci avviciniamo. Quando la ragazza si volta i suoi lunghi capelli corvini svolazzano setosi. Ha grandi e scuri occhi da cerbiatta e un sorriso che ammalia.
<< Ciao, sì, magari! Quel maleducato di un autista mi ha sbattuta fuori dal suo taxi. Non è che sapreste indicarmi il più vicino parcheggio di taxi? Ne chiamerei uno ma il mio telefonino è morto. >> Ci domanda.
<< Dove devi andare? Possiamo accompagnarti noi. Mio zio ha l’auto. >> Mi faccio avanti.
<< No, grazie. Il primo consiglio che mia madre mi ha dato è stato di non fidarmi troppo degli estranei. Allora, questo parcheggio me lo devo cercare da sola? >> Risponde sprezzante la tipa. Le indichiamo la direzione. Lei ringrazia prima di incamminarsi. Che tipa! 
 
 
°°°
 

Il tragitto verso casa mia avviene nel più totale silenzio tombale mentre combatto contro la disperata voglia che ho di piangere. Rifiutarlo è stata la cosa più difficile che io abbia fatto, ma non sono più la ragazzina romantica che ero un tempo. Dall’alto dei miei 37 anni devo restare con i piedi per terra. Ne vale il rapporto padre-figlio che Ryan e Sako potrebbero costruire. Se mi abbandonasse al suo amore e se un giorno dovesse tradirmi ne risentirebbe anche il rapporto con Sako e ciò voglio evitarlo.
<< Siamo arrivati. >> Mi riporta alla realtà Armando, quando accosta la sua auto sotto casa mia.
<< Grazie del passaggio. >> Balbetto. Dopo ciò che è accaduto stasera non vorrà più vedermi.
<< E così Ryan è il padre di Sako. >> Osserva ad alta voce. Lo guardo sorpresa.
<< E’ stato difficile non ascoltare la vostra conversazione, visti i toni che avete usato. >> Mi spiega. Avranno sentito tutti al club.
<< Non te l’ho detto perché non trovato giusto che altre persone lo sapessero prima di mio figlio. >> Mi giustifico.
<< Scusami per come è andata a finire la tua serata. >> Mi giustifico a mo di addio.
<< Come potevi immaginare che avrebbe reagito così? Cerca di riposare. >> Mi augura. Ci salutiamo con un cenno quindi scendo dalla sua auto, entro nel cortile, poi in casa. Tra di noi nessun bacio della buonanotte. Dal silenzio ne deduco che Sako non sia ancora tornato: è tardi ma non ho la forza di preoccuparmi anche di questo. So che con Kisch è al sicuro. Mi butto a letto ancora vestita e mi abbandono al pianto.
 
°°°
 
 
E’ la prima volta da tanto tempo che provo interesse per una donna in tutto il suo essere, non solo per il suo aspetto fisico. E questa donna ha una storia così complicata alle spalle. E’ evidente che tra di lei e Ryan ci sono delle cose in sospeso e molti rimpianti. Io cosa centro?
<< Ma ho lasciato la luce accesa? >> Mi domando a voce alta, quando entro nel mio appartamento. Il mio cane mi viene inc0ntro e mi fa le feste.
<< Sorpresa! >> Esclama Margherita spuntando dalla cucina. Fa una piroetta per poi fermarsi con i palmi delle mani rivolti verso il cielo.
<< Scommetto che non tel’aspettavi! >> Aggiunge.
<< No, decisamente. Ma cosa ci fai qui? Potevi avvisare, sarei venuto a prenderti! >> La saluto con un abbraccio.
<< Sono venuta a trovarti durante le vacanze natalizie. Ho fatto male? >> Mi domanda. Le rivolgo uno sguardo di rimprovero.
<< Dì la verità, hai di nuovo litigato con tua madre. Lo sa che sei a Tokyo qui da me? >> Le domando. La risposta la conosco già! Il suo arrivo improvviso mi darà tanto di quel da fare che mi impedirà di pensare a Strawberry.
 
 
°°°
 
Sono le dieci di Domenica mattina quando suono al campanello di casa sua con un vassoio di cornetti caldi. Voglio conoscere tutti i dettagli della serata.
<< Ciao zio. La mamma è ancora a letto. Ieri sera quando è rientrata si è messa a letto ancora truccata e vestita. >> Mi racconta il mio figlioccio quando mi apre la porta, smanettando con il suo tablet. Deve aver bevuto parecchio se non aveva neanche la voglia di mettersi il pigiama e struccarsi.
<< Cosa fai già attaccato a quel coso di prima mattina? >> Gli domando.
<< Mi sto scervellando per trovare il modo di rintracciare la meravigli di ieri sera. >> Mi spiega, riferendosi alla sconosciuta del taxi.
<< Buona fortuna. >> Gli auguro, con una pacca sulla spalla. Gli servirà considerando che non conosce neanche l’iniziale del suo nome!
<< Viviamo nell’era di internet, un modo ci deve essere. >> Osserva speranzoso.
<< E Asia? >> Gli domando. Mi invia uno sguardo abbastanza eloquente. Tale e quale a suo padre, non c’è che dire.
<< Pensi di potermi chiamare tua madre? >> Gli chiedo. Sbuffa prima di salire le scale urlando “mamma”.
 
 
Kisch ed io ci accomodiamo all’esterno sul dondolo, con due tazze di fumante caffè.
<< E’ stata la cosa più difficile che abbia dovuto fare. >> Ammetto, alla fine del racconto.
<< E allora come mai lo hai fatto? >> Mi domanda, come se fino a ieri avesse vissuto sulle nuvole.
<< Li conosci i motivi. Non voglio rischiare di ritrovarmi con il cuore spezzato come anni addietro. Ti ricordo che è partito a bordo della sua moto senza salutarmi, e chi si è visto si è visto. >> Gli rammento.
<< All’epoca Sako non esisteva, non credi che sarebbe per lui una buona motivazione per restare? >> Mi domanda.
<< E sarebbe anche una buona motivazione per essermi fedele? Cosa accadrebbe con Sako se il nostro rapporto dovesse precipitare? Gli darei l’illusione di una famiglia… solo un’illusione. E’ più giusto che viva il rapporto con suo padre in questo modo! Non lo posso abituare a vederci insieme e poi magari un giorno… >> Sproloquio.
<< Ok, ok.  Ho capito. >> Mi interrompe.
<< E poi c’è Armando. Io sento che desidero vedere dove porterà la nostra relazione. Insieme a lui non ho le preoccupazi0ni che mi attanagliando quando guardo negli occhi Ryan. >> Spiego al mio migliore amico.
<< Armando come ha preso tutta questa storia? >> Mi domanda soffiando sulla superficie del liquido bollente contenuto nella sua tazza.
<< Male, ieri sera mi ha liquidata con due parole. Non mi ha inviato neanche un messaggio da allora. >> Gli spiego affranta. H0 rovinato qualcosa di potenzialmente bello.
<< Chiamalo tu. Non sei stanca di aspettare che le cose accadano? Prenditi la vita che vuoi! >> Mi sprona il mio amico.
<< Se ti chiude la porta in faccia almeno ci avrai provato! >> Esclama.
<< Aggiungerò una delusione alla lista già lunga. >> Ironizzo.
<< E poi magari sarebbe un bravo papà per Sako….Cioè, volevo dire secondo padre. Il primo posto è già occupato e sarà così per sempre. >> Aggiunge. Gli sorrido prima di abbracciarlo. In poco tempo mi lavo, mi vesto e mi fiondo in auto per dirigermi a casa sua.
 
 
FINE CAPITOLO 21 ^ A Nudo^


 
Spero che il  capitolo sia stato all’altezza delle vostre aspettative. Strawberry, la testa dura eh? Farsi scappare una meraviglia come Ryan!  Quest’ultimo verrà mai a sapere dell’equivoco che ha spinto Strawberry tra le braccia di Armando, ovvero il fatto che Kisch sia convinto che dopo la serata trascorsa insieme il biondo sia andato a letto con un’altra donna? Vi immaginate la reazione di Ryan se verrà a scoprirlo?
Ultimo interrogatorio che vi lascerà l’acquolina in bocca fino al prossimo aggiornamento: chi è Margherita? Attendo le vostre ipotesi. Grazie!
 

 

 
 

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