Love will keep us alive di Cinnamon Nya (/viewuser.php?uid=261205)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Urania ***
Capitolo 2: *** Don't you remember? ***
Capitolo 3: *** First Mission: Alle pendici dell'Etna [part 1] ***
Capitolo 4: *** First Mission: Alle pendici dell'Etna [part 2] ***
Capitolo 5: *** Sogni e ricordi ***
Capitolo 6: *** Chrysos Synagein ***
Capitolo 7: *** Amara verità ***
Capitolo 8: *** Divisione tattica ***
Capitolo 1 *** Urania ***
CAP.1
Love
will keep us alive. ~
Ed eccomi qua... con una nuova fic. Ahem, non ho resistito!
L'ispirazione mi è venuta leggendo Episode G. Sì,
continuo a pensare che sia disegnato un po'... come dire... con i
piedi... però la storia è meravigliosa e mi ha
fatto
scoprire un lato di Saint Seiya tutto nuovo, fatto di
quotidianità e di caratteri più... "umani". L'ho
amato
fin dal capitolo uno... ma bando alle ciance!
Il titolo, "Love will keep us alive" si riferisce all'amore sotto tutte
le sue forme, l'amore fraterno, l'amore inteso come la più
pura
delle amicizie, l'amore per qualcosa di grande come la giustizia o
l'avvenire.
Perchè quando tutte le tue certezze crollano, l'unica cosa
che
riesce davvero a tenerti in vita... è l'amore!
Cap.1
Urania.
<<
Prossima fermata: Aharnes Railway. Ripeto, prossima fermata: Aharnes
Railway
>>
Urania sospirò. Ormai era quasi arrivata, quel viaggio era
stato decisamente
straziante. Sbuffò, guardando fuori dal finestrino del
treno: si trattava di
una linea suburbana, perciò non poteva nemmeno godere di un
po' del panorama
della città di Atene. Tutto ciò che vedeva erano
muri di cemento dall'aria
sciupata, e tanto, tanto buio.
Era partita il giorno precedente dall'aeroporto di Yangon, in Birmania,
per
raggiungere la capitale greca. Ventisei ore di volo: il viaggio
più lungo della
sua vita. L'unico pensiero che la rallegrò, era che non
avrebbe mai più dovuto
farlo, per il resto della sua esistenza.
Nella sua mente ormai galoppavano pensieri di ogni tipo, misti ad un
profondo
senso di inquietudine che le stava attanagliando la bocca dello
stomaco... Non
tornava ad Atene da dieci lunghi anni, e la cosa la stava agitando non
poco.
Chissà quante cose erano cambiate, in tutto quel periodo.
Chissà se avrebbe
rivisto i suoi amici d'un tempo, se erano tornati anche loro dagli
allenamenti...
chissà se erano ancora vivi.
Si scostò una ciocca dei lunghi capelli castani ribelli dal
viso, sbuffando.
Era seduta da troppo tempo, e ormai le gambe le si erano indolenzite e
le
facevano male: aveva bisogno di camminare, e il prima possibile.
<< Prossima fermata: Larissis. Ripeto, prossima fermata:
Larissis
>>
Ci siamo... pensò alzandosi. Dopo una
quarantina di minuti di treno,
aveva finalmente lasciato alle sue spalle l'aeroporto e raggiunto il
centro di
Atene. Lì, le avevano detto, avrebbe trovato una sorta di
scorta che l'avrebbe
accompagnata al Santuario della Dea Athena.
Notò che il treno stava cominciando a rallentare, segno che
era ormai giunta a
destinazione, così si stiracchiò gli arti
indolenziti e si caricò in spalla la
sua borsa a tracolla con i pochi averi che era riuscita a portarsi
dietro e
un'enorme scrigno color argento, dall'aria decisamente pesante. Non
appena il
convoglio fu totalmente fermo, inspirò profondamente e si
frugò nella borsa.
Quello sarebbe stato un momento di "rottura" per lei: si era concluso
il periodo del suo apprendistato, e da quel momento sarebbe diventata
una
Sacerdotessa Guerriera a tutti gli effetti. Avrebbe consacrato la sua
esistenza
alla Dea Athena, avrebbe rinunciato alla sua femminilità
nascondendo i tratti
del suo volto dietro una maschera e, forse, sarebbe morta in battaglia,
lottando aspramente per gli ideali di giustizia e verità.
Era ancora in tempo.
Poteva decidere di non scendere da quel treno, di non incontrare mai la
scorta
che la attendeva, di liberarsi una volta per tutte dall'opprimente
fardello che
ormai da tredici lunghi anni si era ritrovata a dover sostenere sulle
proprie
spalle, quando alla tenera età di quattro anni era stata
abbandonata davanti al
Santuario, senza conoscerne ancora la ragione. L'aveva trovata il
Gran
Sacerdote del Tempio, Shion, che piangeva disperatamente cercando la
sua mamma. In
tasca,
teneva una lettera che le era stata infilata in fretta e furia dai
genitori
prima di fuggire via... Così piccola com'era, non aveva
potuto leggerla,
ma Shion aveva notato subito quel pezzetto di carta
stracciata che faceva
capolino dal cappotto della bambina. Il biglietto, recitava
più o meno così:
"Questa bambina si chiama Urania. Noi, i suoi genitori, non possiamo
più
tenerla. Vi prego di accettarla al Santuario sotto la vostra
protezione, affinché
possa crescere sana e felice. Potrà essere una brava
ancella, o quello che
vorrete voi."
Non una firma, non una spiegazione, niente. Lo sguardo di
Shion si era
posato sui grandi occhi turchesi della bambina, allora arrossati dal
pianto
sgomento, e le aveva sorriso dolcemente, porgendole con gentilezza una
mano.
<< Vieni con me >> le aveva detto
amabilmente << Non avere
paura... ti porterò al sicuro da ogni male >>
Benché titubante per lo shock dell'abbandono, Urania aveva
comunque allungato
la piccola mano esile verso quell'uomo così gentile,
lasciandosi accompagnare
verso la sua nuova vita.
Sì, avrebbe dovuto essere un'ancella inizialmente: ma strane
circostanze
l'avevano portata ad acquisire la capacità di generare un
Cosmo dentro di sé, e
ciò l'aveva portata a scegliere la strada che l'avrebbe
condotta verso un
futuro come Saint al servizio di Athena.
Il ricordo di Shion, quell'uomo così gentile che l'aveva
accettata al Santuario
come una figlia, le generò un immenso calore nel cuore.
Estrasse la sua
maschera argentata dalla borsa e la indossò, facendola
aderire perfettamente al
suo volto, dopo di ché scese in fretta dal treno, sotto gli
sguardi sorpresi
delle persone che la fissavano dubbiosi.
Non appena scese alla stazione di Larissis, situata al centro di Atene,
Urania
si guardò intorno preoccupata. Lei non avrebbe mai potuto
riconoscere la sua
scorta fra la folla di gente che assediava l'area, quindi la sua unica
speranza
era che fosse la persona che l'aspettava a riconoscerla, visto che
indossava la
maschera, segno imprescindibile del suo legame col Santuario.
Uscì fuori dalla
stazione, sempre guardandosi accuratamente in giro nella speranza di
essere
individuata nel minor tempo possibile. Ma, notando che nessuno le
faceva cenni
o provava a chiamarla, iniziò a scoraggiarsi.
Forse la sua scorta era in
ritardo? O, più semplicemente, si erano totalmente
dimenticati del suo arrivo,
al Santuario, e non le avevano mandato nessuno?
Si lasciò andare su una panchina vuota, sospirando. Non ne
poteva più di stare
sola... i dieci anni di isolamento sull'Isola Ramree, in Birmania,
l'avevano
temprata nel corpo e nello spirito, ma non erano riusciti a mutare il
suo
carattere socievole e amante della compagnia. Aveva sofferto
così tanto su
quell'isola maledetta, che adesso avrebbe dato qualsiasi cosa per poter
parlare
con qualcuno.
<< Mi avevano detto che sarei rimasto particolarmente
stupito, quando
avrei incontrato il Saint da scortare al Santuario... ma non pensavo
che il mio
stupore sarebbe stato generato dal trovarmi davanti... una donna!
>>
Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare. Si voltò di
scatto, trovandosi
davanti un ragazzo di circa la sua età, biondo e con due
grandissimi occhi
verde smeraldo. Indossava un paio di jeans neri e una semplice t-shirt
bianca,
con stampate davanti delle scritte il lettering gotico. Rimase per
qualche
secondo a fissarlo, felice che il ragazzo non potesse leggere
l'espressione di
estrema sorpresa dipinta sul suo volto, celata dalla maschera
argentata.
<< Tu... devi essere... >>
<< ...la tua scorta >> concluse lui
sbrigativamente << Direi
di partire immediatamente, il viaggio non è breve.
>>
Ancora non riusciva a capacitarsi di come un ragazzo apparentemente
così
normale potesse essere in realtà un inviato del Santuario.
Si era aspettata un
distinto uomo vestito con una tunica, o al limite un anziano in abiti
borghesi,
ma mai e poi mai un suo coetaneo vestito in jeans e t-shirt. Per di
più, aveva
un'aria tremendamente familiare, ma non riusciva davvero a ricordarsi
dove
l'aveva già incontrato.
<< Allora, vogliamo andare o continui a restartene
lì impalata? >>
borbottò il biondo incrociando le braccia al petto con aria
spazientita.
<< N... No, arrivo! >> esclamò
lei alzandosi di scatto dalla
panchina.
<< Ti dispiace se andiamo a piedi? Sai... questo mese
sono un po' a corto
di soldi, e vorrei risparmiare un po' sulle piccole spese.
>>
<< Ehm... no, va benissimo. Avevo proprio bisogno di
sgranchirmi un po'
le gambe, dopo ventisei ore di aereo >> rispose
sospirando.
<< Bene. >>
Camminarono in silenzio per alcuni minuti, nei quali Urania continuava
a
domandarsi cosa diavolo era passato per la testa del Grande Sacerdote
di
spedirle un tipo così strano a recuperarla. D'un tratto
però, le venne in mente
che non si erano neppure detti i loro nomi, così
esclamò:
<< Che sbadata! Non mi sono nemmeno
presentata... io sono...
>>
<< Un Saint d'argento, lo vedo. E' incredibile quante
Sacerdotesse
Guerriero stiano arrivando al Santuario, di questi tempi...
>> mormorò il
ragazzo scuotendo la testa.
<< N... Non volevo dirti il mio rango! Ma il mio nome! Mi
chiamo Urania
e... >>
Ma non proseguì, perché il ragazzo si
bloccò di colpo, sgranando gli occhi
smeraldini e fissandola con enorme meraviglia.
<< Urania?! >> ripeté, convinto
di non aver capito bene.
<< S... sì. Ci conosciamo? >>
balbettò lei, confusa.
<< Sciocca, come hai osato dimenticarti di me? Io sono
Aiolia! >>
il tono della sua voce si fece sempre più concitato
<< I... Il fratello
minore di Aiolos del Sagittario... >>
A quelle parole, Urania si lasciò sfuggire un gridolino per
la sorpresa.
Conosceva bene Aiolia: i due avevano vissuto per tre anni al Santuario
insieme,
quando Urania vi era stata condotta e prima che partisse per l'Isola di
Ramree.
All'epoca erano solo dei bambini; Urania era partita per
l'addestramento quando
aveva appena compiuto sette anni, per questo non era riuscita a
riconoscerlo
fin da subito. Ma adesso che aveva capito chi era, non poteva non
distinguere
la cascata di capelli biondicci e i grandi occhi verdi come
prati
incontaminati di Aiolia: avevano trascorso parte della loro infanzia
insieme e
rivedersi lì, a distanza di ben dieci anni, li aveva gettati
in un turbinio di
emozioni indicibili. Avrebbe voluto corrergli incontro e abbracciarlo,
come
avrebbero fatto due amici di vecchia data, ma sapeva bene che il codice
dei
Cavalieri le imponeva di mantenere un certo decoro.
<< E' bello vederti sano e salvo... e Aiolos, come sta?
Lo incontrerò al
Santuario? >> domandò eccitata.
Aiolia non rispose, e un silenzio gelido calò fra i due.
Urania vide
perfettamente gli occhi del ragazzo riempirsi per un istante di
lacrime,
leggendo poi sul suo volto uno sforzo incredibile per ricacciarle
dentro,
troppo orgoglioso per mostrare così apertamente il suo
dolore.
<< Sono... cambiate molte cose, da quando te ne sei
andata. >> disse
con la voce che gli tremava per i singhiozzi.
Urania voleva dire qualcosa, ma le parole le si spezzarono in gola e
non riuscì
a spiccicare neppure una sillaba.
Aspettò che Aiolia recuperasse il contegno perduto,
poi sussurrò con voce
flebile:
<< Cosa è successo? Vuoi... vuoi
raccontarmelo? >>
Malgrado il sole fosse alto nel cielo e la giornata particolarmente
afosa,
Aiolia rabbrividì come se fosse stato scosso da un freddo
glaciale.
<< Vorrei non farlo, a dire il vero >>
mormorò evitando
accuratamente il suo sguardo << Ma è giusto
che tu sappia... mio fratello
Aiolos, è morto poco dopo che tu hai lasciato il Santuario.
>>
Urania aveva pregato dentro di sè di non sentirgli
pronunciare quelle parole.
Le arrivarono dritte al cuore, come un dardo invisibile, ferendola nel
più
profondo dell'anima. Non poteva credere alle sue orecchie:
ricordava
Aiolos come un ragazzo dalla potenza smisurata... com'era possibile che
fosse
morto? Chi l'aveva ucciso, e soprattutto, perché? Avrebbe
voluto fargli queste
e altre mille domande, ma l'idea di far tornare a galla dolorosi
ricordi per
Aiolia non le piaceva per niente. Decise così di tacere,
ingoiando quella
notizia così difficile da digerire. Avrebbe conosciuto la
storia della morte di
Aiolos con calma; infondo era giunta al Santuario per restarvi: di
tempo ne
avrebbe avuto a sufficienza.
La cosa però, l'aveva profondamente traumatizzata.
Quando si trovava al Santuario da bambina, solo due Saint erano stati
insigniti
di una delle Sacre Gold Cloth: Aiolos del Sagittario e Saga dei
Gemelli. Li
ricordava come due ragazzi avvolti da un'aura mistica a dir
poco
incredibile, quasi più simili a degli dei che a due umani,
adorati per la loro
infinità bontà d'animo e per la loro
cieca fedeltà alla Dea Athena.
Soprattutto Saga dei Gemelli, che, oltre ad avere una forza
straordinaria,
possedeva un cuore così puro da sembrare la reincarnazione
di un dio: era
sempre gentile con chiunque, tanto che la gente aveva preso ad adorarlo
come
una vera e propria divinità...
Con Saga però, non aveva mai instaurato un rapporto troppo
intimo, a differenza
di Aiolos che invece era sempre gentile e premuroso con lei, proprio
come un
fratello maggiore. L'idea che adesso quel ragazzo dall'animo
così nobile
non fosse più vivo, le aveva spezzato completamente il
cuore. Gli occhi le si
erano riempiti di calde lacrime, mentre la maschera sul suo viso
mostrava un
volto impassibile e freddo. Quanto la odiò, in quel momento.
Avrebbe voluto
mostrare ad Aiolia tutto il dolore che stava provando alla notizia
della morte
di suo fratello, e invece era costretta a celare così la sua
femminilità e, con
lei, i suoi più intimi sentimenti. Le parole non avrebbero
mai potuto descrivere
la sofferenza che le attanagliava il cuore in quel momento...
<< Siamo arrivati... >> sussurrò
Aiolia d'un tratto.
Avendo la testa completamente immersa in altri pensieri, Urania non si
era resa
conto che si trovavano ormai già al cospetto dell'imponente
complesso di Templi
che formavano il grande Santuario della Dea Athena. Alzò lo
sguardo, scrutando
ogni edificio con attenzione, indugiando su tutti i particolari con
minuziosità, e finalmente si sentì felice. Non
era cambiato niente... tutto era
al suo posto, tutto era rimasto immacolato come lo ricordava dieci anni
prima.
<< I... Il Santuario... >>
balbettò << E'... proprio come lo
ricordavo... >>
<< Non esserne così sicura... >>
sussurrò piano Aiolia.
Avrebbe voluto domandargli cosa intendesse, ma una piccola vocetta
femminile e
acuta la interruppe.
<< Nobile Aiolia! Nobile Aiolia! >>
Una bambina stava correndo loro incontro con aria preoccupata. Era
vestita con
abiti tipicamente greci, così come infondo Urania si sarebbe
aspettata di veder
vestito anche Aiolia, e stringeva in mano una pergamena accartocciata.
Non
appena li raggiunse si fermò a riprendere fiato, appoggiando
le mani sulle
ginocchia e chinandosi in avanti, respirando affannosamente.
<< Nobile Aiolia, che significa questo?! >>
gridò poi lanciando la
pergamena direttamente sul naso del ragazzo.
<< E' un bigliettino che ti ho lasciato questa mattina,
no? >>
borbottò lui con fare annoiato.
<< Mi... mi sono svegliata e voi non c'eravate! E poi che
razza di avviso
sarebbe "Ciao torno fra un po', non cercarmi"? Mi...
mi sono
preoccupata tantissimo! Non lo fate mai più!
>> sbraitò la ragazzina
sempre più infuriata. Sul volto di Aiolia si dipinse un
piccolo tenero sorriso,
mentre le scompigliava i capelli lisci.
<< Sono dovuto partire presto per una missione affidatami
dal Santuario
all'ultimo momento. Ma niente di grave... dovevo solo andare alla
stazione e
scortare questa nuova Sacerdotessa fino al Tempio. Va tutto bene,
Lythos.
>>
La sua voce era così tenera e fraterna, mentre cercava di
consolare quella
bambina arrabbiata, che Urania si sentì stringere un po' il
cuore al ricordo
della solitudine provata all'Isola di Ramree.
<< Ah, giusto. Forse dovrei fare le presentazioni...
>> borbottò
Aiolia imbarazzato << Lythos... lei è Urania.
Urania... questa è Lythos,
la mia sorellina. >>
<< Sorellina? >> domandò Urania
stupita << Ma non ricordo che
tu... >>
<< In realtà non sono sua sorella
>> spiegò Lythos stringendosi
nelle spalle << Il nobile Aiolia ha salvato l'anima di
mio padre, dopo di
ché essendo rimasta io orfana ho deciso di diventare la sua
ancella. >>
Ancora Urania non capiva. Perché mai Aiolia avrebbe avuto
bisogno di
un'ancella? E perché mai quella bambina si ostinava a dargli
del voi?
<< Temo... di essermi persa qualcosa. >>
mormorò poi.
Un altro individuo si era intanto avvicinato al gruppo: era un uomo
alto e
magro, con i capelli corti biondi e un amichevole sorriso stampato sul
volto.
Quando Aiolia lo vide, sbuffò subito, fissandolo in cagnesco.
<< Galan! Mi hai dato troppi pochi soldi! Siamo dovuti
tornare a piedi
dal centro di Atene! Hai idea di quanto ci abbiamo impiegato?
>>
<< Nobile Aiolia, sono desolato. Gestire le finanze della
Quinta Casa non
è facile... >> rispose l'uomo ossequioso, ma
nascondendo in realtà fra le
labbra un sorriso divertito.
<< G... Galan?! >> balbettò
Urania << Siete proprio voi?
>>
Galan la squadrò da capo a piedi ma, complice la maschera
che le nascondeva il
volto, non riuscì a riconoscerla, e continuò a
fissarla con aria interrogativa,
in cerca di una risposta sensata.
<< Urania... ti ricordi di lei, Galan? Abitava qui al
Santuario, dieci
anni fa. >>
<< Urania! Ma certo! >> esclamò
lui dandosi una pacca sulla fronte
<< Eri una delle giovani reclute. Sei tornata dal tuo
viaggio? Con quella
maschera non ti avrei mai riconosciuta, chiedo perdono... ma
noto con
immenso piacere che siete riuscita a conquistare una Sacra Cloth. I
miei più
vivi complimenti e... un caro bentornato. >>
C'era qualcosa in quell'incontro di completamente surreale, per Urania.
Galan
era un caro amico di Aiolos, ed era considerato il possibile futuro
Saint della
costellazione del Leone... ma adesso, aveva sentito chiaramente
affermargli che
gestire le finanze della Quinta Casa non era facile.
In più, continuava
anche lui a dare del voi ad Aiolia, proprio come
Lythos.
Un'idea le balenò nella mente, facendola sobbalzare.
<< Aiolia! Vuoi... vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?
>> esclamò
infine, afferrandolo per un polso << Un'ancella... Galan
tuo
servitore... Cosa significa tutto questo?! >>
<< Oh, sì. Me ne stavo dimenticando. Io sono
Aiolia di Leo, Gold Saint
della Costellazione del Leone... >>
Per un attimo, Urania pensò che la stesse prendendo in giro.
Però, pensandoci
bene, la cosa non era poi così strana: Aiolia era sempre
stato un piccolo
genio, sin da bambino. Già alla tenera età di
cinque anni, quando ancora in lei
non si era manifestato alcun tipo di Cosmo, lui era già
capace di lanciare
attacchi di straordinaria potenza.
Buon sangue non mente... si disse sorridendo,
mentre il suo pensiero
volava verso Aiolos.
Entrarono dentro la prima Casa, e Urania si sorprese di non percepirvi
nessun
Cosmo all'interno. Chieste spiegazioni ai suoi accompagnatori, venne a
conoscenza del fatto che il Saint dell'Ariete era sì stato
scelto, ma viveva
nel lontano Jamir e tornava raramente ad occupare il suo posto al
Santuario.
<< Jamir? >> esclamò sorpresa
<< Sbaglio o è una regione fra
l'India e la Cina? >>
Aiolia, palesemente in difficoltà, cercò l'aiuto
di Galan con lo sguardo, il
quale ridacchiando mormorò:
<< Sì, esattamente, Nobile Urania.
>>
<< Non troppo lontana da dove mi sono allenata io,
quindi.
>> notò
lei, pensierosa << La Birmania si trova al confine con la
Cina. >>
Galan annuì, mentre continuavano la loro scalata verso la
Seconda Casa, la Casa
del Toro d'Oro. A presiederla, trovarono un uomo gigantesco, alto
più di due
metri e dall'aria decisamente massiccia.
<< Buongiorno, Aldebaran. >> lo
salutò Aiolia calorosamente.
<< Buongiorno a te, Leone. Qual buon vento ti porta nella
mia Casa?
>> domandò il gigantesco Toro.
<< Sto scortando questa ragazza dal Gran Sacerdote
>> spiegò il
ragazzo stringendosi nelle spalle << Dovresti ricordarti
di lei, era al
Santuario con noi dieci anni fa. >>
I piccoli occhi di Aldebaran indugiarono sul corpo della donna,
cercando
qualche particolare che gli facesse tornare la memoria.
<< Mi dispiace, ma non riesco davvero a rammentarmi di
lei. >>
mormorò poi massaggiandosi la mascella.
Urania storse la bocca in una smorfia.
Poco male... pensò Nemmeno io
mi ricordo di te!
Abbandonata la seconda casa, fu il turno della Terza, quella
dei Gemelli.
Urania si preparò ad aspettarsi di incontrare Saga, curiosa
di scoprire come il
tempo avesse cambiato anche lui. Chissà se aveva ancora quel
dolce sorriso
capace di calmare anche l'animo della più tormentata delle
persone?
Non appena misero piede nella sala principale del Tempio
però, tutta l'emozione
di Urania svanì istantaneamente. Non vi era traccia di alcun
Cosmo al suo
interno... Saga non era forse al Santuario?
<< Ma... Saga? Cosa gli è successo? Non era
forse lui, il Saint dei
Gemelli? >> domandò, non riuscendo a tener a
freno la lingua.
Aiolia borbottò qualcosa sottovoce, in segno di
disapprovazione.
<< Saga è scomparso dieci anni fa... la stessa
notte che mio fratello è
morto. >> spiegò poi.
Urania non poteva crederci: Aiolos morto e Saga scomparso?! Le due
pietre
miliari della sua infanzia, i due modelli che l'avevano guidata nella
sua
scelta di diventare una Sacerdotessa Guerriera... non erano
più Saint del Santuario?
La cosa la gettò nuovamente in uno stato di profondo shock.
Era tutto così cambiato... tutto così diverso.
Quei dieci anni lontana da Atene
avevano davvero stravolto ogni sua certezza...
Ancora scossa per la quantità di rivelazioni che aveva avuto
quel giorno, si
avviò strascicando il passo verso la quarta casa, quella del
Cancro. La
trovarono vuota, poiché il suo inquilino si trovava
momentaneamente in
missione.
<< Molte delle Case sono vuote, in questo periodo
>> le spiegò
Aiolia << Sono quasi tutti in missione, non incontrerai
molti Saint, oggi.
>>
Alla Quinta Casa, salutarono Galan e Lythos, che decisero di fermarsi
poiché
non era loro concesso di recarsi fino alle stanze del Gran Sacerdote
senza una
motivazione importante.
Trovarono la Sesta Casa vuota perché, a detta di Aiolia, il
suo proprietario si
trovava a meditare profondamente in una delle sue stanze, ma che era
sicuramente al corrente del loro passaggio e lo approvava.
Pure la Settima Casa era vuota, così come l'Ottava e la
Nona. Non si sorprese
per la prima e l'ultima: conosceva Dohko di Libra, il Saint della
Bilancia, e
sapeva che si trovava sul Monte Goro Ho, in Cina, a vegliare sul
Sigillo che
teneva rinchiuse le Centootto Stelle Malefiche e l'anima di Hades da
oltre
duecento anni; mentre la Nona doveva essere presieduta da Aiolos...
<< Che ne è stato del Saint dello Scorpione?
>> domandò.
<< Si trova in missione assieme a quello dell'Acquario
>> spiegò
Aiolia sbrigativamente << Hai così tanta
fretta di conoscere tutti i Gold
Saint? >> aggiunse poi, alzando un sopracciglio. Urania
arrossì
vistosamente, ed ebbe l'istinto di portarsi una mano al viso per
coprirsi
malgrado ci fosse già la maschera ad adempiere a tale
compito.
<< B... Beh... >> balbettò
imbarazzata << Sono solo... curiosa
di sapere quali saranno i Saint che dovrò servire, tutto
qua.
>>
Aiolia storse il naso in segno di disapprovazione, mentre entravano
nella
Decima Casa.
<< Aiolia del Leone, custode della Quinta Casa... quale
motivazione ti
spinge a raggiungere il mio territorio, la Casa del Capricorno?
>>
domandò un uomo avvicinandosi. La sua armatura dorata
splendeva come un raggio
di sole, tanto che Urania rimase senza fiato. Non era più
abituata alla
maestosità delle Gold Cloth...
<< Ciao, Shura >> borbottò
sbrigativamente il ragazzo << Sto
scortando questa ragazza dal Gran Sacerdote, è una nuova
Silver Saint. >>
Lo sguardo impassibile del Cavaliere del Capricorno si posò
su di lei,
guardandola dritta negli occhi, come se avesse voluto penetrare la sua
maschera
e, forse, anche la sua anima.
<< Potete passare. >> disse infine,
facendole lanciare un enorme
sospiro di sollievo.
<< Questo Shura... mi mette una soggezione terribile.
>> mormorò
quando si furono allontanati.
<< Effettivamente, sembrava volesse farti una
radiografia. >>
scherzò Aiolia, portandosi una mano alla bocca per
nascondere un riso leggero.
Come già annunciato, trovarono l'Undicesima Casa vuota, in
quanto il Saint
dell'Acquario si trovava in missione con quello dello Scorpione.
Finalmente, dopo una scarpinata che sembrava non dover finire
più, arrivarono
ala Dodicesima e ultima Casa, quella dei Pesci.
Il suo inquilino, un giovane dalla bellezza alquanto femminea e
delicata, era
seduto ad un tavolo, sorseggiando quello che apparentemente sembrava
Tè verde. Non
appena li vide, staccò leggermente le labbra rosate dalla
tazza, sgranando gli
occhioni azzurri.
<< Aiolia? Qual buon vento ti porta fin
quassù? >> domandò poi,
sorridendo gentilmente.
Il Saint del Leone, evidentemente scocciato di dover spiegare per
l'ennesima
volta le sue motivazioni, sbuffò, massaggiandosi la fronte
con la mano destra.
<< Mi permetta di rispondere, Sommo Saint della
costellazione dei Pesci
>> s'intromise Urania, inchinandosi leggermente
<< Il mio nome è
Urania. Vengo dall'Isola di Ramree, nella lontana Birmania, a seguito
del
completamento del mio addestramento come Sacerdotessa Guerriero. Giungo
al
vostro cospetto insieme al Sommo Aiolia per chiedervi di poter
attraversare la
vostra Casa, in quanto diretta alle stanze del Grande Sacerdote che mi
ha
chiesto udienza. >>
L'uomo la guardò, sorpreso, e posò la sua tazza
sul tavolino di mogano,
ravviandosi una ciocca di capelli biondi dietro le spalle.
<< Conosci le buone maniere, Cavaliere. >>
notò compiaciuto.
<< Vi ringrazio. >> rispose lei, ossequiosa.
<< Aphrodite >> disse poi, indicandosi il
petto con un gesto
elegante della mano << Mi chiamo Aphrodite.
>>
Urania annuì.
<< Sommo Aphrodite. >> aggiunse poi.
Il ragazzo si alzò dal suo tavolo, facendo ondeggiare il
mantello bianco dietro
di lui.
<< Volete seguirmi? Vorrei fare in fretta,
perché il mio Tè potrebbe
freddarsi. Odio bere il Tè freddo. >>
Ma se fuori ci saranno trenta gradi all'ombra... avrebbe
voluto dirgli
Aiolia, ma si morse la lingua ed evitò.
I tre uscirono fuori dalla Dodicesima Casa, con grande
curiosità di Urania che
non capiva perché il Cavaliere dei Pesci li stesse
accompagnando. Non appena
mise piede all'esterno però, rimase completamente senza
fiato: una grandissima
distesa di rose, di vari colori e dal profumo intenso e avvolgente,
copriva
completamente la scalinata diretta alle stanze del Gran Sacerdote.
<< Ma... è meraviglioso! >>
esclamò avvicinandosi.
<< Ferma lì, dove pensi di andare?
>> esclamò Aiolia afferrandola
per un braccio << Ci tieni davvero a morire giovane?
>>
<< Ehm... eh?! >> balbettò lei,
senza capire. Il suo sguardo si
posò allora su Aphrodite, che rideva leggermente tappandosi
la bocca con due
dita.
<< Quelle sono le mie Rose Demoniache >>
spiegò poi tranquillamente
<< Sono altamente velenose... chiunque venga esposto
troppo a lungo al
loro veleno, è destinato a morte certa. >>
Urania trasalì, cercando conforto nello sguardo di Aiolia
che, per tutta
risposta, si strinse nelle spalle.
Nel frattempo il Cavaliere dei Pesci si era avvicinato ad una
gigantesca
roccia, e ne stava tastando la superficie con la mano guantata.
<< Oh! Eccolo qua. >> esclamò
poi d'un tratto, inserendo un dito in
una fessura.
Ci fu un rumore assordante, che fece tremare la terra attorno a loro,
tanto che
Urania dovette impuntare i piedi per non rotolare via. Il masso si
spostò,
mostrando una sottospecie di galleria scavata nella montagna, provvista
di una
lunga scalinata.
<< Che... che diavoleria è mai questa?!
>> balbettò lei sorpresa,
sbirciandovi all'interno.
<< Il mio giardino di Rose Demoniache è
l'ultima difesa per la
Tredicesima Casa >> sorrise Aphrodite <<
Ricoprono interamente la
scalinata che conduce alle stanze del Gran Sacerdote. Di conseguenza,
è stato
creato questo espediente per poter raggiungere tali alloggi...
>>
<< Un passaggio segreto, insomma... >>
mormorò Aiolia sbrigativo.
<< Scusatemi, ma come vi ho già spiegato,
sarei di fretta >> lo
interruppe Aphrodite << Se volete entrare...
>>
Aiolia afferrò una titubante Urania per il polso,
trascinandola dentro la
galleria. Il masso che prima copriva l'entrata tornò al suo
posto, con il suo
solito rumore assordante e lasciandoli nell'oscurità
più totale.
<< Maledetto Aphrodite! >>
sbottò Aiolia inferocito << Almeno
un fiammifero poteva anche darcelo! Attenta a dove metti i piedi,
Urania... qui
è tutto così scivoloso... >>
Camminarono per alcuni minuti, quando finalmente intravidero la luce
dell'uscita.
Non appena Urania si rese conto di essere ormai giunta al cospetto del
Gran
Sacerdote, il suo cuore prese a battere all'impazzata: avrebbe rivisto
Shion,
colui che l'aveva accolta come una figlia e le aveva dato una speranza
di vita
e di amore quando ormai tutto le sembrava perduto. Era stato, per i tre
anni in
cui aveva vissuto al Santuario, come un padre, per lei.
Adesso non era più una bambina; era diventata una
Sacerdotessa Guerriero, un
Saint, un Cavaliere: avrebbe dovuto resistere alla forte tentazione di
saltargli addosso ed abbracciarlo, quando avrebbe rivisto il suo
sguardo dolce
e comprensivo.
Fremendo dall'eccitazione, Urania irruppe nella stanza principale del
Tredicesimo Tempio, travolgendo quasi un'ancella che stava portando via
una
cesta di panni sporchi. Ma, non appena si trovò di fronte al
trono sacerdotale,
il suo cuore smise di battere per qualche secondo.
Seduto sul suo seggio, stava un uomo il cui volto era coperto da una
pesante
maschera nera. Indossava gli abiti papali; era dunque sicuramente il
Gran
Sacerdote del Santuario, ma...
Qualcosa, infondo al suo cuore, le diceva che quello seduto davanti a
lei non
era Shion.
Eppure doveva essere lui, non c'erano altre spiegazioni...
S'inginocchiò, titubante, mentre un senso di profonda
angoscia le inibiva i
movimenti, rendendola legnosa e innaturale.
<< Tu devi essere Urania, non è
così? >> disse l'uomo infine, con
una voce gutturale che la fece trasalire.
<< Sì, vostra Eccellenza. >>
rispose lei, gettando un'occhiata
interrogativa a Aiolia, che non si era inchinato e sbuffava guardando
fuori da
una finestra con fare annoiato.
<< Ho ricevuto la lettera di Nikol dell'Altare, il tuo
maestro.
Complimenti per la tua investitura a Silver Saint. >>
gracchiò.
<< L... La ringrazio, vostra Eccellenza. >>
<< E bentornata ad Atene. Suppongo che l'addestramento in
Birmania sia
stato molto duro. >> aggiunse l'uomo, alzandosi.
<< Non direi duro... direi... giusto. >>
rispose lei, chinando il
capo.
Lo sguardo dell'uomo sembrò saettare fra la ragazza e lo
scrigno del suo Cloth,
che nel frattempo aveva poggiato accanto a sé.
<< Molto bene, avevamo bisogno di più forza
militare qui al Santuario...
in questi giorni, per mancanza di guerrieri, siamo stati costretti a
mandare in
missione più Gold Saint del dovuto... Ti assegno quindi la
Via che dovrai
proteggere, alloggerai in una delle abitazioni destinate ai Silver
Saint, quale
tuo rango. >> spiegò iniziando a camminare
avanti e indietro fra il trono
e la ragazza.
<< Accetterò ogni vostra decisione con gioia,
vostra Eccellenza. >>
<< Si è da qualche anno liberato un alloggio
sulla Via dei Pesci, sotto
la giurisdizione della Dodicesima Casa >>
mormorò poi tornando a sedersi
<< Apparteneva a un Silver Saint deceduto durante una
missione, Noesis
del Triangolo. Abiterai là; così è
deciso. Da oggi risponderai solo ai miei
ordini e a quelli di Aphrodite dei Pesci. >>
Urania annuì. Attese poi il congedo del Gran Sacerdote e
uscì dalla Tredicesima
Casa, con il cuore in gola e le gambe che le tremavano. Non sapeva se
essere
felice perché non le era capitato un tipo come Shura come
guida, o dispiacersi
di non aver avuto la fortuna di essere a difesa della Via del Leone,
con
Aiolia. Inoltre, il dolore di aver trovato un Shion così
cambiato e così freddo
nei suoi confronti, l'aveva disturbata non poco.
<< Ehi... va tutto bene? >> le chiese
Aiolia, notando che la
ragazza camminava a testa bassa.
<< Accidenti a te, Aiolia >>
sbuffò lei << Perfino con la
maschera in viso riesci a capire come mi sento? >>
Il Leone si strinse nelle spalle.
<< Piuttosto Aiolia... ma non è una grave
mancanza di rispetto,
presentarsi al cospetto del Gran Sacerdote senza indossare le proprie
sacre
vestigia? >> gli fece notare Urania, sviando il discorso.
<< Nemmeno tu le indossi. >>
<< Io sono appena arrivata! Dammi il tempo di...
ambientarmi! >>
sbottò lei incrociando le braccia al petto.
<< La verità è che non m'importa di
mancare di rispetto al Gran Sacerdote
>> disse poi Aiolia, sospirando <<
Quell'uomo è... cambiato. Non mi
fido più di lui. >>
Urania trasalì.
Allora non era stata solo una sua impressione.... davvero qualcosa era
cambiato, in Shion! Cosa mai poteva aver provocato una tale metamorfosi
in un
uomo così colmo di bontà, tanto da trasformarlo
in un essere freddo e
impassibile? Guardò a lungo il volto di Aiolia,
così sereno e tranquillo anche
in un momento del genere, e sospirò. Il suo ritorno al
Santuario non era stato
proprio come se lo aspettava...
Cap.1 -
The End.
To
Be Continued...
Ok,
qualche spiegazioncina di rito! Come avrete visto sono presenti alcuni
personaggi di Episode G (come avevo un po' anche preannunciato
nell'intro) ovvero Galan e Lythos (e ne vedremo altri!).
Urania...
è la mia amata OC! E' già presente in altre
storie, vedi: Clash
of the Gods
(mia long-fic, in cui compare come Sacerdotessa di Artemide), I
Cancelli d'Oro
(long fic di JaneJ) e Liceali
(fic AU demenziale di Gemini_No_Sabriel). Diciamo che l'Urania che
abbiamo in questa fic è nella sua "versione ufficiale"...
Un'altra cosa che ci tengo a precisare, è il discorso delle
"Vie". Per ideare questa cosa, ho preso spunto dal gioco per la PS3 in
cui prima di affrontare ogni Casa ci si trova a dover attraversare la
"Via" della Casa a cui si aspira ad arrivare, pullulata da alcuni
soldati semplici... così mi sono chiesta, ma tutti gli
abitanti
del Santuario, dove piffero stanno? Ed ecco la mia idea di creare come
degli eserciti, ognuno con a capo un Gold Saint, che poi abiterebbero
in delle baracche (insomma delle piccole abitazioni!) poste ai lati di
ogni "Via"... ecco come avrei voluto spiegare l'affluenza di
ancelle/servitori/soldati semplici/Saint vari al Santuario u_u Insomma,
così avrebbe un po' di senso... vero? Vero???
Ultima
cosa... il passaggio segreto di Aphrodite! Questo è
totalmente
frutto della mia immaginazione! Anche perchè, scusatemi,
come
facevano a recarsi al cospetto del Gran Sacerdote senza calpestare il
suolo di Rose Demoniache del Saint dei Pesci? Un'altra strada adiacente
sarebbe stata facilmente vista anche dai nemici... così ho
optato per questa idea, che mi pareva la più sensata (o
almeno
spero!).
Detto
ciò... grazie a chiunque abbia letto e... al prossimo
capitolo!
|
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Capitolo 2 *** Don't you remember? ***
Love will keep us alive.~
Eccoci qua! Non ci credo, mi appresto a scrivere seriamente il capitolo due? Son pazza!
Ringrazio tantissimo Gemini_No_Sabriel, che è rimasta col fiato sospeso per tutta la lettura del primo capitolo (spero di ripetere l'impresa anche con questo nuovo!), Light Upon Us che addirittura si è creata un account per commentarmi la fic (son queste le cose che mi rendono felice awww *^*), Shuratheavenger che ha fatto l'immane sforzo di commentare (e ora mi tartassa che posti questo capitolo... eccolo, sei felice? XD) e the last but not the least Luana Degel Chan che la amo a prescindere da qualsiasi cosa mi scriva, ma visto che le è piaciuto e che mi ha lasciato un commento troppo "aww", la amo ancora di più <3
Grazie infinite a tutti quanti! E ovviamente anche a chi l'ha messa fra le preferite / seguite.
Arigatou Gozaimasu!
Cap.2
Don't you remember?
Urania e Aiolia si avviarono verso il passaggio segreto che li avrebbe condotti dritti dritti alla Dodicesima Casa, permettendo loro di evitare la Via delle Rose.
<< Che ne diresti questa sera di cenare da noi? >> chiese d'un tratto Aiolia, lasciandola totalmente di stucco.
<< C... Cenare da voi? >> balbettò lei, sorpresa.
Il biondo annuì, facendo oscillare la frangia davanti al naso.
<< Galan cucina benissimo. Immagino che dopo quel lungo viaggio, sarai affamata >>
Urania fu quasi tentata di accettare, poi però si ricordò di un piccolo particolare...
<< Aiolia... come faccio a mangiare, con la maschera sul viso? >>
Ci fu un silenzio imbarazzante, poi il ragazzo sbottò:
<< Te la togli, no? >>
Urania scosse la testa con decisione.
<< No. Sono ligia alle regole del Santuario >> disse poi con un tono di voce che non ammetteva repliche.
Aiolia alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
<< E allora faremo così... mangerai nella stanza accanto, con Lythos. O ci sono problemi pure se ti vede lei, in faccia? >>
La ragazza scosse nuovamente la testa, ma stavolta ridendo.
<< Va bene, mi hai convinta. E' da troppo tempo che non assaggio la cucina greca... mi manca >>
Sul volto del Saint del Leone si dipinse un sorriso soddisfatto.
<< Benissimo >> mormorò mentre sbucavano dall'altro capo del passaggio segreto << Alle otto alla Quinta Casa, allora. Non mancare, perché se ci farai buttare via del cibo, mi arrabbierò tantissimo! >>
Così dicendo si allontanò, fischiettando un motivetto stonato. Urania stava ancora ridendo per la proposta di Aiolia, quando avvertì dei passi dietro di lei che la fecero voltare di scatto.
<< S... Sommo Aphrodite! >> esclamò inchinandosi.
<< Allora, è andato bene l'incontro con il Gran Sacerdote? >> domandò il ragazzo incrociando le braccia la petto e appoggiando la schiena ad una colonna di marmo. Urania si affrettò a mentire, riferendogli che era andato tutto bene e sviando poi il discorso sul fatto che era stata assegnata al suo "esercito". Aphrodite batté le mani assieme con aria soddisfatta, mentre le sue labbra rosee si piegavano in un sorriso cordiale.
<< Ma è fantastico! >> esclamò piacevolmente sorpreso << La casa di Noesis del Triangolo? Permettimi di accompagnartici, allora. Sono quattro anni che quell'abitazione è inutilizzata, ma penso che ti ci troverai comunque bene >>
Con un elegante gesto della mano, Aphrodite la invitò a precederlo nell'attraversare la Dodicesima Casa. Una volta usciti sulla parte opposta, s'incamminarono per la Via dei Pesci verso la zona dove si ergevano gli appartamenti dei Silver Saint.
<< Conosci la leggenda del segno zodiacale dei Pesci? >> le domandò il Gold Saint d'un tratto, facendola trasalire.
Vergognandosene immensamente, Urania si vide costretta a dissentire, sussurrando timidamente un "no" quasi impercettibile.
Ancora una volta, Aphrodite rise in maniera composta ed elegante, mostrando una fila di denti bianchi perfetti.
<< Non devi sentirti in imbarazzo, te la racconterò io se permetti, poiché è una bellissima leggenda e ogni cosa bella ha il diritto d'esser conosciuta. Si narra che mentre gli dei del cielo facevano una festa, apparve il mostro Tifone. Terrorizzati, gli dei scapparono ovunque e la dea della bellezza, Aphrodite, e suo figlio Eros, dio dell'amore, si gettarono nel fiume Nilo per sfuggirgli, trasformandosi entrambi in due pesci e legandosi con una corda l'uno all'altro per non perdersi. La loro figura salì poi in cielo, e divenne una Costellazione >>
Urania ascoltò quel mito, rapita, mentre Aphrodite lo raccontava colmo di enfasi.
<< Che storia meravigliosa >> disse infine << Mi rende fiera di appartenere a tale segno zodiacale >>
<< Ma che bella notizia >> gioì il Gold Saint compostamente << Anche tu dei Pesci. E' davvero un caso fortuito, questo! >>
<< Sommo Aphrodite, i miei omaggi >>
Una voce interruppe il loro dialogo: un altro Saint si era loro avvicinato e ora si prostrava ossequioso ai piedi del custode della Dodicesima Casa. Era un ragazzo giovane, probabilmente più giovane di Urania, con lunghi capelli biondo miele e grandi occhi blu. Indossava quello che, a giudicare dal colore e dalla lucentezza fulgente, sembrava essere un Silver Cloth, sopra un'aderente tuta rosa intenso, e le sue spalle erano cinte da un lunghissimo e candido mantello. Benché il suo viso riportasse tratti puramente femminili, era molto alto e fisicamente robusto. Il suo sguardo saettò su Urania, notando all'istante la scatola argentata che portava sulle spalle.
<< Bonsoir, mademoiselle >> disse poi rivolto ad Urania, con un perfetto accento francese << Siete forse una nuova Sacerdotessa Guerriero del Santuario? >>
<< Oh, Misty, che piacere vederti >> s'intromise il Gold Saint << Ne approfitto per fare le presentazioni. Urania, lui è Misty di Lizard, uno dei miei Silver Saint. Misty, lei è Urania, la nuova arrivata. Alloggerà nella vecchia dimora di Noesis >>
Misty annuì, freddamente.
<< Con permesso... >> aggiunse poi, allontanandosi dopo un leggero inchino.
Ho la netta sensazione di non piacergli... pensò Urania con un sospiro.
<< Siamo arrivati >> mormorò Aphrodite, indicando l'abitazione di fronte a loro.
Era una casetta in legno e mattoni, molto graziosa, con tante piccole finestrelle squadrate. Era davvero tenuta bene, per essere disabitata da quattro anni.
Dopo che Aphrodite l'ebbe salutata per tornare ai suoi alloggi, Urania si decise ad entrare per sistemare le sue (benché poche) cose e ambientarsi un po'. Non appena varcò la soglia, si trovò di fronte un monolocale molto accogliente, con un bel letto dall'aria morbida, un piccolo armadio e un cucinotto per provvedere ai suoi pasti. Il bagno era provvisto di doccia, il che la rincuorò tantissimo. Girò le manopole per verificare che ci fosse l'acqua corrente; poi tornò nella stanza principale soddisfatta.
Si lasciò andare sul letto, distrutta, guardando il soffitto. Era davvero stanca; il turbine di emozioni che l'aveva travolta quel giorno sembrava non volerle dare davvero tregua. Aveva ritrovato Aiolia, suo compagno di giochi d'infanzia, ma aveva perso Aiolos, per lei quasi come un fratello, e Saga, che aveva sempre guardato da lontano come un modello da perseguire. Per non parlare di Shion, che non aveva mostrato alcun riguardo nei suoi confronti, malgrado l'avesse sempre trattata da figlia. Si tolse la maschera, poggiandola sul letto accanto a lei, inspirando finalmente l'aria fresca a grandi boccate.
Ripensò a quando era bambina e viveva al Santuario: aveva ancora tante belle memorie di quegli anni. Poi, un dolce ricordo le strinse leggermente il cuore...
Non aveva chiesto ad Aiolia di lui. Non ne aveva avuto il coraggio: dopo tutte quelle brutte notizie, non avrebbe sopportato un altro lutto. E soprattutto, non il suo. Ricordava ancora quegli occhi grandi e fieri, quella cascata di ricci ribelli e quel sorriso furbetto che lo accompagnavano sempre.
Chissà dove sei, adesso... pensò nostalgica.
Sbirciò fugacemente l'orologio che stava appeso sulla parete proprio sopra il suo letto, e si rese conto che mancava davvero poco all'ora stabilita da Aiolia per la cena. In fretta e furia indossò nuovamente la maschera sbuffando e si fiondò fuori da quella che, da quel giorno, sarebbe diventata la sua dimora.
Mentre scendeva rapidamente le scalinate della Via dei Pesci però, si rese conto di un particolare alquanto stravagante: com'era mai possibile che, se la casa era abbandonata da quattro anni, l'orologio sulla parete fosse ancora funzionante? Alla fine, riuscì a darsi come unica spiegazione plausibile che qualche servo di Aphrodite si occupasse di caricarlo saltuariamente, in modo da lasciarlo sempre efficiente: la cosa non aveva poi molto senso, ma era l'unica soluzione che gli era venuta in mente.
Piombò nella Quinta Casa ansimando, preoccupata di essere in ritardo. Trovò Aiolia e Galan, seduti ad una tavola completamente imbandita, intenti a litigare per qualcosa.
<< Ti ho ripetuto mille volte che non devi allungare il vino con l'acqua! >> sbraitò Aiolia tentando di portarsi via la brocca colma del rosso nettare.
<< Nobile Aiolia... è inutile insistere, siete ancora minorenne! >> rispose Galan scuotendo la testa con aria decisa.
<< Ho diciassette anni! Diciassette! >>
<< Appunto, non sono ancora diciotto >>
<< Io ti... >>
<< Ehm... buonasera... >> s'intromise Urania titubante, cercando di nascondere le risa dietro alla sua maschera.
Dalla stanza accanto si affacciò Lythos, che le sorrise gentilmente facendole cenno di seguirla.
<< Venga, Nobile Urania, ho apparecchiato di qua per me e voi, come richiesto dal Nobile Aiolia >>
La ragazza inspirò profondamente, aggiustandosi l'orlo degli shorts neri che le si erano arrotolati nella corsa frettolosa per raggiungere la Casa del Leone e la seguì, sparendo dalla vista di Aiolia e Galan dietro il muro.
Nella stanza adiacente trovò un tavolino apparecchiato in maniera identica al precedente (qui mancava però totalmente la presenza del vino) sul quale erano stati adagiati una decina di piatti dall'aria estremamente invitante. Si tolse la maschera, mentre il suo sguardo saettava rapidamente fra una portata e l'altra. Un profumino prelibato le giunse alle narici, mentre inspirava a pieni polmoni quella delizia: malgrado fossero passati anni dalla sua ultima visita in Grecia, certe pietanze non le avrebbe dimenticate mai...
<< Oh, non posso crederci! Moussaka! >> squittì eccitata << Non mi sembra vero, è un secolo che non la mangio! Ma... c'è pure il Baklava! E' il mio dolce preferito! E... >>
Sì zittì di botto, notando lo sguardo stralunato di Lythos che la fissava con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta.
<< Q... Qualcosa non va? Ho detto forse una sciocchezza? >> s'imbarazzò Urania.
<< N... no >> balbettò Lythos arrossendo << E' solo che... voi siete molto bella, Nobile Urania... Non me lo aspettavo... >>
<< C... Come? >> balbettò lei, non abituata a ricevere quel tipo di complimenti.
<< Davvero Lythos? >> esclamò eccitato Aiolia dalla stanza accanto << Adesso sono curioso, devo venire assolutamente a vedere! >>
<< Voi non andate da nessuna parte... >> mormorò Galan. Seguì poi un rumore di sedie e di grugniti di Aiolia, segno che il suo servitore l'aveva probabilmente afferrato per un braccio e rimesso al suo posto, prima che potesse combinare qualche danno.
<< Aiolia, non dire sciocchezze >> rise Urania sedendosi al tavolo e iniziando a servirsi << Non voglio mica essere costretta ad ucciderti >>
<< Mi sembra che ci fosse anche un'altra opzione... >> sbottò il Leone dall'altra stanza.
<< Quella non devi prenderla neanche in considerazione >> rise lei.
La cena passò tranquillamente, fra risate e chiacchere che risollevarono un po' il cuore della ragazza, che quel pomeriggio era sprofondato nell'angoscia più totale. Si rese conto che era veramente tardi quando Lythos iniziò a sbadigliare insistentemente, segno che iniziava a dare i primi cenni di cedimento per la stanchezza.
Decise quindi di tornare alla Via dei Pesci, anche perché si era fatto buio e la strada da percorrere era abbastanza lunga. Attraversò tranquillamente la Sesta Casa, di cui ancora non aveva visto il custode ma di cui avvertiva il favorevole Cosmo al suo passaggio, e la settima, vuota, recandosi così su per le scalinate della Via dello Scorpione.
Certa di non trovare nessuno all'intero dell'Ottava Casa, affrettò il passo per attraversarla il più rapidamente possibile. Si bloccò però poco dopo, avvertendo un Cosmo non del tutto amichevole che si avvicinava lentamente: si guardò intorno, preoccupata, chiedendosi se fosse plausibile che un nemico si fosse spinto fino a quel punto senza essersi fatto scoprire da nessuno.
Tap, tap, tap.
Un rumore di passi che si avvicinavano... si voltò di scatto, sicura di aver percepito qualcuno alle sue spalle, ma rimase sorpresa nel trovarsi davanti il nulla.
<< Ti sembra il caso di attraversare così la mia Casa, senza nemmeno chiedere il mio permesso? >>
Un braccio robusto le cinse improvvisamente la vita, bloccandola, e si sentì pungere la gola da qualcosa di appuntito. Abbassò lo sguardo e vide un'unghia rosso rubino puntata dritta dritta verso la sua laringe: doveva appartenere al Saint dello Scorpione...
<< S... Scusatemi >> balbettò << Credevo che foste in missione! C... Chiedo perdono... >>
Finalmente il ragazzo la lasciò andare, e Urania cacciò un sospiro di sollievo.
<< Una donna! E pure un Saint... non ti ho mai vista al Santuario, sei nuova? >>
La ragazza si voltò per rispondergli, ma rimase completamente paralizzata per la sorpresa.
Davanti a lei stava un giovane, di circa l'età sua e di Aiolia, con una cascata di ribelli ricci biondi che gli incorniciavano il viso, lunghi fino a metà schiena. I suoi occhi azzurri come il cielo, la squadravano da capo a piedi con aria curiosa e impertinente.
<< Ehi? Tutto apposto? >> borbottò sventolandole una mano davanti al viso.
Urania si risvegliò dal suo imbambolamento, e dalla bocca le uscì un nome che non avrebbe mai voluto pronunciare.
<< M... Milo! >> gridò, non riuscendo a contenere lo stupore.
Il ragazzo, sentendosi chiamare per nome, trasalì.
<< Come fai a conoscere il mio nome? >> le chiese subito, colto dalla curiosità.
Urania si sentì morire dentro. Non l'aveva riconosciuta... beh, certo, con quella maschera sarebbe stato impossibile per chiunque: quando era bambina, era piccola e cicciottella, mentre adesso si era fatta una donna matura, le erano cresciuti i seni e il fisico si era asciugato. Anche Milo era cambiato: da piccolo aveva i capelli più corti, era paffutello e aveva sempre un sorriso buffo stampato sul viso... ma l'avrebbe riconosciuto fra mille.
Lui sta bene... Milo sta bene! pensò, non riuscendo a trattenere le lacrime e felice che la maschera le celasse al Gold Saint di fronte a lei. Inspirò profondamente, e mormorò:
<< S... Sono Urania... non ti ricordi di me? >>
Il ragazzo iniziò a picchiettarsi l'indice della mano destra sul mento, con aria pensierosa. Passarono alcuni attimi che per Urania parvero secoli, poi mormorò:
<< No. Mi spiace. Avrei dovuto? >>
Cercando di non fare caso alla fitta che le stava contorcendo il cuore, Urania fece un profondo respiro.
<< Abitavo qui al Tempio, dieci anni fa... >> iniziò a raccontare << Inizialmente ero un'ancella del Gran Sacerdote Shion. Poi si scoprì che possedevo anche io un Cosmo, e fui mandata in addestramento in Birmania, all'Isola di Ramree... da quel giorno non ci siamo più visti... >>
Milo strizzò gli occhi fino a farli diventare due fessure, con l'aria di chi si sta concentrando con scarsi risultati.
<< Davvero io non... non riesco a ricordarmi di te >> disse poi infine, stringendosi nelle spalle.
Urania sospirò con aria desolata. Era felice di vederlo sano e salvo, però avrebbe tanto desiderato che si ricordasse almeno chi era...
<< Questa stupida maschera non aiuta >> borbottò Milo avvicinandosi a lei e poggiandole la mano sul volto << Magari... se vedessi il tuo visino, potrei farmi tornare la memoria... >>
Fece per togliergliela, ma Urania fu più veloce e si scansò, balzando agilmente all'indietro.
<< C... Che ti passa per la testa, Milo?! >> urlò inferocita << Vuoi forse farmi trasgredire le leggi del Santuario?! >>
Il Gold Saint sbuffò, incrociando le braccia al petto con aria offesa.
<< Stavo scherzando. Non te l'avrei tolta sul serio... U... com'è che ti chiami? >>
<< ...Urania >>
<< Urania, ti do il permesso di passare dall'Ottava Casa >>
<< Vi ringrazio... >> mormorò accennando un piccolo inchino.
<< Mi hai dato del tu fin ora, non ha senso che adesso tu mi dia del voi >> rise Milo voltandosi e facendo ondeggiare dolcemente il lungo mantello bianco dietro di sé.
<< D'accordo... Milo >>
Si voltò, mettendosi a correre verso l'uscita della Casa che l'avrebbe portata direttamente alla Via del Sagittario.
<< Urania! >> la chiamò Milo alzando leggermente la voce, poco prima che lei abbandonasse la sua dimora.
La ragazza si voltò, lanciandogli un'occhiata interrogativa.
<< Spero di rincontrarti, in questi giorni. Magari mi tornerà anche la memoria... >> le disse sorridendo dolcemente e facendole l'occhiolino.
Urania non rispose. Si voltò nuovamente e si mise a correre più veloce che poteva, col cuore che le martellava ardentemente nel petto.
Ancora scossa per il precedente incontro, Urania si affrettò ad attraversare la Casa del Sagittario e, evitando il più possibile i contatti con il suo inquilino, quella del Capricorno. Entrò lentamente nell'Undicesima: le gambe iniziavano a farle male, era la terza volta in quel giorno che si sorbiva le scale avanti e indietro e iniziava ad accusare stanchezza.
Mentre si apprestava a oltrepassare la sala principale, notò con sua grande sorpresa che al centro della stanza stava una grande tavola ben apparecchiata e colma di piatti dall'aria prelibatissima ma, stranamente, totalmente intonsi. Incuriosita, si fermò a guardarla: era stato apparecchiato per una persona, e dovevano anche essere passate diverse ore, poiché le pietanze erano tutte completamente fredde.
<< C... Chi sei? >> balbettò una voce alle sue spalle.
Si voltò di scatto, credendo di trovarsi davanti il Saint dell'Acquario. Rimase però stupita quando vide una ragazzina vestita con un peplo candido e con in mano dei secchi colmi d'acqua dall'aria decisamente pesante, che la guardava terrorizzata sgranando i grandi occhi azzurri.
<< S... Sei un Saint? >> domandò intimorita.
<< Mi chiamo Urania... scusami se ti ho spaventata. Non era mia intenzione.... >> così dicendo la ragazza si tolse la maschera sorridendo << Come vedi... qui sotto non c'è un mostro. Sei un'ancella del Saint dell'Acquario? >>
Lei annuì.
<< Mi chiamo Maiko. Tanto piacere, Nobile Urania >>
Urania si grattò dietro la testa, imbarazzata. Non era abituata al titolo "nobile" e, probabilmente, non lo sarebbe stata mai.
Era la prima ancella che le capitava di conoscere, e si stupì di quanto fosse carina e delicata: biondissima, portava i capelli avvolti in una treccia laterale che le ricadeva sulla spalla sinistra, incorniciandole il viso gentile e gli occhi dolci.
<< Come mai non hai cenato? >> le chiese poi, indicando con un gesto del capo il tavolino dietro le sue spalle.
Le guance di Maiko si dipinsero di un rosso acceso, mentre cercava di nascondere l'imbarazzo fissandosi l'orlo del vestito e nascondendo gli occhi sotto la frangetta dorata.
<< Non è per me questa cena. E' per il Sommo Camus... >> balbettò.
<< Il... chi? >>
<< Il Gold Saint dell'Acquario >> spiegò l'ancella sempre più imbarazzata.
<< E perché lui non avrebbe mangiato? >>
<< P... Perché non si trova qui, è in missione e... non è ancora tornato >>
Urania la guardò con aria interrogativa. Che senso aveva preparare una cena così curata per una persona assente? Il suo sguardo indugiò nuovamente sulla tavola, sulla quale campeggiava veramente ogni ben di dio, e non seppe davvero darsi una risposta. Maiko notò le sue perplessità e, avvicinandosi a sua volta alla tavola con un sorriso triste, iniziò a sparecchiarla, mormorando:
<< Ogni sera cucino la cena per il Sommo Camus. Non mi è dato sapere quando la sua missione finirà, ma vorrei che, se dovesse tornare in tempo per i pasti, non si trovi a dover patire la fame. Ma, a quanto pare, nemmeno questa sera è tornato >> il tono della sua voce tradì un profondo rammarico.
Urania si chiese se tutte le ancelle fossero così fedeli al proprio Cavaliere, o se Maiko fosse un caso a parte. Sospirò, indossando nuovamente la sua maschera, e mormorò:
<< Dato che il Nobile Camus non è qui, chiederò a te il permesso di attraversare la sua Casa, allora >>
Maiko avvampò, portandosi le mani alla bocca e spalancando gli occhioni per la sorpresa.
<< N... No! Non dite sciocchezze! Io non potrei mai darvi degli ordini! >> esclamò impacciatamente.
Ridacchiando, Urania si voltò e si avviò verso l'uscita dell'Undicesima Casa.
<< E' stato un piacere averti conosciuta, Maiko. Non affaticarti troppo! >> esclamò salutandola con un gesto della mano.
Maiko ricambiò il saluto sorridendo, poi si avvicinò alla tavola per finire di sparecchiare. Era da ormai una settimana che il Gold Saint dell'Acquario mancava dalla sua Casa: a dire il vero, Camus mancava quasi sempre dal Santuario. Oltre alle missioni in cui veniva spedito saltuariamente dal Gran Sacerdote, si recava spesso in Siberia, dov'era stato allenato da ragazzo e dove adesso si occupava di fare da maestro a due giovani aspiranti Saint. Lei, originaria della Russia, aveva lasciato la sua terra natia da ormai tanti anni, per seguirlo ad Atene come sua ancella. Non si era mai pentita di quella scelta. Anche perché, suo padre...
Un rumore di passi interruppe il corso dei suoi pensieri. Alzò lo sguardo sorpresa e, mentre i battiti del suo cuore acceleravano all'impazzata, i suoi occhi vennero folgorati da un luccichio dorato: di fronte a lei stava un Gold Saint, la cui pelle bianca come la luna quasi brillava nel buio dell'Undicesima Casa.
Il ragazzo le si avvicinò lentamente, senza dire una parola, mentre i suoi lunghi capelli rossi come il fuoco ondeggiavano sinuosi dietro la sua schiena. Gettò uno sguardo veloce sulla tavola, ancora mezza apparecchiata, e infine si voltò a guardare Maiko, la quale si affrettò ad accennare un piccolo inchino.
<< Bentornato al Santuario, Sommo Camus >> sussurrò con un fil di voce.
Lui non rispose: i suoi profondi occhi castani erano di nuovo puntati sulla tavola, e stavano indugiando sulle pietanze che ancora facevano bella mostra nei piatti di porcellana. Scostò piano la sedia per non fare rumore e si sedette compostamente, lasciandosi sfuggire solo un leggero sospiro di stanchezza.
<< Potresti versarmi del vino, per favore? >> domandò, parlando finalmente per la prima volta.
Maiko si affrettò ad ubbidirgli silenziosamente, ma quando vide che Camus si stava servendo della Dolmadhes ormai ghiacciata, si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa.
<< S... Sommo Camus! Ormai i piatti sono tutti freddi... non la mangi, vi prego! Vi vado subito a preparare qualcosa di appena fatto... >>
Camus poggiò la forchetta per bere un sorso del vino che Maiko gli aveva appena versato. Le sue labbra si tinsero leggermente di quel purpureo colore, tanto che fu costretto a passarsi la lingua sulle labbra: anche in quel gesto, mantenne tutta l'eleganza e la compostezza di cui era in possesso, mostrando una raffinatezza fuori dal comune.
<< Non resterò molto al Santuario >> disse poi << Hyoga e Isaac mi stanno aspettando per proseguire con gli allenamenti >>
Maiko annuì, ma non disse niente. Se avesse aperto bocca in quel momento, sicuramente avrebbe detto qualche sciocchezza.
<< Grazie >>
La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa non appena udì quelle parole. Camus le appoggiò una mano sulla testa, accarezzandole con delicatezza i capelli.
<< Non importa che ti metti a cucinare altro. Va benissimo così... >>
Il ragazzo iniziò a mangiare silenziosamente, mentre Maiko lo fissava col cuore colmo di gioia. Le bastava poco per essere felice.
Le bastava avere Camus vicino...
Urania si lasciò andare sul suo letto, stravolta. Era finalmente giunta alla dimora di Noesis, o per meglio dire, alla sua dimora, almeno da quel giorno. Non avrebbe potuto aspettarsi giornata più intensa: il culmine era stato rivedere Milo, dopo tutto quel tempo...
Milo era arrivato al Santuario quando lei aveva sei anni: era un eterno casinista; aveva stretto subito amicizia con Aiolia e non si faceva mai problemi a trascinarlo nei guai con sé... Ogni tanto ne combinava una, e Aiolia ci finiva sempre nel mezzo, beccandosi le sgridate di Aiolos e, più raramente, di Shion. Lei non aveva mai partecipato ai loro giochi, malgrado avessero la stessa età, perché era timida e preferiva starsene in disparte, osservandoli da lontano. Quando poi però Aiolia tornava da Aiolos alla Nona Casa, era sempre pronta a tempestarlo di domande, curiosa di sapere di più di quel ragazzino sempre sorridente e spensierato.
Milo l'aveva colpita sin da quando era giunto al Santuario. L'aveva spiato spesso, mentre si allenava, e ricordava bene la grinta e la tenacia che lo caratterizzavano: ogni volta che cadeva si rialzava come se nulla fosse accaduto, forte di quel sorriso spavaldo sempre stampato sul volto.
Gli aveva parlato direttamente una volta sola, poco prima di partire per l'Isola di Ramree. Non avrebbe dimenticato mai quel giorno...
E adesso lo aveva ritrovato lì, baldanzoso e fiero come lo rimembrava e, addirittura, in veste di Gold Saint dello Scorpione. Ripensò ai suoi occhi celestini, e un brivido inaspettato le attraversò la schiena...
Gettò uno sguardo al contenitore argentato del suo Cloth. Non l'aveva ancora indossato, da quando era arrivata: aveva continuato a girare con i suoi pantaloncini neri e il top dello stesso colore, ben sapendo che così stonava con l'ambiente totalmente classico che la circondava. A pensarci bene Aiolia, con i suoi jeans e la t-shirt, non era messo tanto meglio. Chissà come stava, con indosso l'armatura d'oro del Leone?
Si ripromise di indossarla sempre dal giorno seguente; infondo l'amava alla follia e per lei era solo un onore potersi vantare d'averla conquistata.
Tolse la maschera e s'affrettò ad infilarsi sotto le coperte, distrutta: il suo ultimo pensiero, prima d'addormentarsi, volò verso Nikol dell'Altare, suo maestro, l'unico uomo con cui aveva avuto a che fare negli ultimi dieci anni.
Chissà come state, maestro Nikol... pensò con una punta di nostalgia. Crollò poco dopo, esausta, cadendo preda di un sonno profondo.
Quella notte, Urania si svegliò di soprassalto, sentendo dei rumori nella propria abitazione. D'istinto, scivolò sotto le coperte, ricordandosi d'avere il viso scoperto. C'era qualcuno nella sua stanza, e si stava muovendo furtivamente nel buio, forse in cerca di qualcosa. Preoccupata per il suo Cloth, allungò la mano verso il comodino di fianco al letto dove la sera precedente aveva poggiato la sua maschera e, a tentoni, riuscì a trovarla e a portarla sotto le lenzuola. Una volta che l'ebbe indossata balzò a sedere sul letto di scatto, certa di prendere così alla sprovvista l'intruso.
<< Chi sei?! >> esclamò di colpo, cercando dei fiammiferi per accendere il lume sul suo comodino.
<< Ah... i... io... vi chiedo umilmente scusa! >>
Non appena la luce della candela iniziò ad ardere, illuminò il volto spaventato di un ragazzino di circa quindici anni, vestito con un'armatura che, a prima vista, sembrava essere un Bronze Cloth.
<< Sei un Saint? >> gli chiese lei, rilassandosi. Lui annuì, ancora terrorizzato per essere stato colto in flagrante mentre si introduceva in casa altrui.
<< Vi chiedo umilmente scusa! Non sapevo che questa casa abbandonata fosse stata assegnata a qualcun'altro... >> tentò di giustificarsi lui, abbassando i grandi occhi rossicci con tristezza. Urania si sedette sul bordo del letto con le gambe incrociate, guardandolo pensierosa.
<< Chi sei? E cosa ci facevi qua? >>
<< M... Mi chiamo Retsu. Sono il Bronze Saint della costellazione della Lince >> spiegò << Q... Questa casa un tempo apparteneva ad un uomo, Noesis del Triangolo, e si da il caso che fosse anche... il mio maestro... >>
<< Capisco... >> mormorò lei sospirando << Tu vivevi qui, è così? >>
Gli occhi del ragazzino si riempirono di lacrime amare, che brillarono come diamanti sotto la fievole luce della candela.
<< Sì. Questo posto è per me pieno di preziosi ricordi. Anche dopo la morte del mio maestro, sono venuto qui ogni giorno, nel tentativo di mantenere questo luogo come Noesis l'aveva lasciato >> fece una piccola pausa in cui si asciugò una lacrima che gli era ormai colata fino al mento, poi proseguì << So che un Saint non dovrebbe lasciarsi andare così ai sentimenti, e vi chiedo scusa per questo brutto spettacolo... >>
Urania s'intenerì, guardando quel ragazzino come se fosse stato un cucciolo ferito. Sembrava esser stato davvero attaccato al suo maestro e, di conseguenza, anche a quel luogo. Pensò a come si sarebbe sentita lei, se Nikol fosse morto: sicuramente sarebbe uscita di senno...
<< Retsu... ti chiami così, vero? Ho una proposta da farti >>
Retsu la guardò attonito, non aspettandosi una reazione del genere alle sue lacrime.
<< Diventerai un mio allievo... che ne pensi? Sì beh... io ho appena ricevuto il mio Cloth e quindi sono proprio l'ultima persona che potrebbe insegnarti qualcosa, questo è vero... però se tu diventassi un mio Saint potresti alloggiare di nuovo qua >> spiegò lei stringendosi nelle spalle.
Il Saint della Lince era basito: si era aspettato di venire deriso per le lacrime e cacciato per la sua intrusione fuori luogo, ma mai avrebbe anelato un'offerta del genere.
<< Voi siete... molto gentile... io... non so che dire! >> balbettò con la voce rotta dai singhiozzi.
<< Dì solo "sì", allora >> mormorò lei incrociando le braccia al petto.
Retsu annuì, affrettandosi ad asciugarsi le lacrime che gli rigavano il volto.
<< Accetto con onore! Sarò il vostro allievo... ma ancora non conosco il vostro nome... >>
<< Urania. Sono il Silver Saint della Costellazione della Gru >>
Cap.2 - The End.
To Be Continued...
Ok, e anche il Capitolo due è stato misteriosamente partorito! Bene, passiamo a qualche spiegazioncina di rito: Misty di Lizard (conosciuto anche in Italia come Eris della Lucertola) è finito ad essere un Saint delle schiere di Aphrodite... perchè? Ma è ovvio! E' fissato con la bellezza anche lui da fare impressione, non potevo non associarlo ad Aphro! Povera Urania, cosa ti tocca sopportare... Il fatto che parli francese non è casuale, mi sono informata e Misty è nato ed è stato allenato proprio in Francia. Per quanto riguarda i piatti citati in questo capitolo (moussaka, baklava e dolmadhes) sono tutti piatti tipici della cucina greca (mi sono informata sìsì!). Poi vediamo... ah, sì! Maiko è la seconda OC introdotta in questa fic. E' un piccolo "tributo" a una mia cara amica, Marta, "MaikoxMilo" qua su EFP! E' la delicata e dolce ancella di Camus... non trovate che sia adorabile? Il suo passato e i suoi reali sentimenti per Camus sono ancora avvolti nel mistero, pazientate ancora un po' e scopriremo qualcosa di lei... Ah, come avrete notato in questo capitolo, ho deciso di mantenere i colori originali del manga di Kurumada per i capelli/occhi dei Saint, infatti in questa parte vi sarete ritrovati con un Milo biondo platino e un Camus rosso scarlatto... eheh. Per finire, Nikol dell'Altare è un personaggio della Gigantomachia e Retsu di Lynx proviene invece da Episode G (un altro dei personaggi che mi ha fatto innamorare di quella serie!). Credo non ci sia altro no? Ah, sì, che sbadata. Urania è il Silver Saint della Gru! Notata nessuna assonanza? Yuzuriha, il Saint della Gru di Lost Canvas, aveva avuto come maestro Hakurei, Saint dell'Altare... così anche Urania ha avuto Nikol come suo sensei! Sì, lo ammetto, di questa trovata vado piuttosto fiera! XD
Ok, ho parlato anche troppo! Al prossimo capitolo! |
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Capitolo 3 *** First Mission: Alle pendici dell'Etna [part 1] ***
cap 3
Love
will keep us alive. ~
Capitolo tre pronto pronto per la scrittura! In realtà
doveva
trattare di molte più scene, ma poi mi sono resa conto che
a)
avrei dovuto stringere troppo b) se non stringevo veniva chilometrico
(immaginatevi questo capitolo raddoppiato!) così alla fine
saranno due capitoli incentrati sulla prima missione della nostra
protagonista. E chi andrà in missione con lei? Aiolia? O
magari... Milo? Mah... lo scoprirete molto, molto presto! ;)
Ringrazio di cuore: _Sherry_,
che sta pompando il mio ego di complimenti (mi farai esplodere di
gioia, prima o poi!), MaikoxMilo,
che spero sia ancora viva per leggere questo capitolo (in quanto
è svenuta leggendo la parte di Camus!), Gemini_No_Sabriel che
senza di lei non potrei andare avanti a scrivere nessun genere di
storia, Shuratheavenger che
lascia sempre commenti esilaranti e Light
Upon Us, che invidio perchè è stata
in Grecia e io no XD (e che ringrazio tanto per il commento dolcissimo!)
E, come sempre, grazie a chi l'ha messa fra le preferite / seguite.
Arigatou Gozaimasu!
Cap.3
First mission: alle pendici
dell'Etna [part 1].
<<
Vieni avanti, Deathmask. >>
La voce del Gran Sacerdote era calma e pacata, mentre un uomo vestito
con una
lucente armatura d'oro s'inginocchiava di fronte a lui, sorridendo.
<< I miei omaggi, Saga... >> disse con un
ghigno.
<< Deathmask! >> urlò Saga
balzando in piedi << Non... Non
osare mai più chiamarmi con quel nome! Qualcuno potrebbe
sentirci! >>
<< Vi chiedo perdono... >> si finse
dispiaciuto quest'ultimo, stringendosi
nelle spalle.
Deathmask era l'unico, al Santuario, a conoscere la verità:
solo lui sapeva che
il Grande Sacerdote non era più Shion, ma il creduto
scomparso Saga di Gemini.
Sapeva bene cos'era successo dieci anni prima, quella notte in cui la
neonata
Athena era apparsa al Santuario, e conosceva la verità sulla
morte di Aiolos
del Sagittario. Era a conoscenza di ogni minimo dettaglio: ma
ciò non gli
importava minimamente.
Chi ci fosse a capo del Santuario, per lui non faceva assolutamente
differenza.
L'unica cosa che interessava a Deathmask del Cancro era la forza: lui
si
schierava dalla parte dei forti; quali fossero poi le loro ragioni, di
certo
non gli interessava.
<< Saint della costellazione del Cancro >>
esordì Saga << Ho
bisogno che tu parta il prima possibile per una missione importante.
>>
Deathmask grugnì per il disappunto. Era appena tornato da
una noiosissima
perlustrazione del Peloponneso, e l'idea di andare nuovamente in
missione gli
faceva accapponare letteralmente la pelle.
<< In Italia >> continuò poi il
Gran Sacerdote, la voce resa
gutturale dalla pesante maschera nera << Precisamente, in
Sicilia.
>>
<< I... In Sicilia?! >> balbettò
Deathmask << Perché mai
dovrei tornare nella terra in cui sono nato e mi sono allenato? In cosa
consiste, questa missione?! >>
Saga si alzò dal suo trono, con fare lento e pesante.
Sembrava essere molto
stanco e affaticato, ma il Saint del Cancro non riusciva davvero a
spiegarsi il
motivo.
<< Credo di aver visto brillare una Stella Malefica,
sopra le pendici
dell'Etna. >> spiegò con un sospiro.
<< Stelle Malefiche? Si tratta forse di Spectre?! Quindi
il Sigillo...
>>
<< ...ha cominciato a rompersi, sì.
>>
Deathmask sorrise.
Finalmente una missione divertente... pensò
ghignando.
<< Sono preoccupato... >>
mormorò Saga << Non è un potere
normale, quello che avverto... non andrai da solo, questa volta. Porta
con te
un altro Gold Saint e alcuni dei vostri sottoposti. Quando la missione
sarà
completata, tornerai a farmi rapporto. Questo è tutto.
>>
<< M... Ma... >>
<< Niente ma. Puoi andare. >>
Deathmask chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro.
Sapeva che quando
Saga faceva così, era inutile insistere: non avrebbe
aggiunto altro. Si diresse
fuori dalla Tredicesima Casa, dove lo stavano aspettando un ragazzo e
una
ragazza, seduti con le gambe incrociate per terra.
<< Maestro! >> esclamò il
ragazzino più giovane, alzandosi in
piedi. Non era vestito con un Cloth, ma con semplici abiti da
addestramento,
segno che, probabilmente, ancora non aveva ricevuto un'armatura sacra.
Sorrise verso
Deathmask scuotendo i lunghi capelli neri; poi borbottò,
rivolto alla ragazza
che era seduta di fianco a lui:
<< Non ti vergogni a mostrare così il tuo
volto?! Dovresti portare quella
dannata maschera una buona volta! >>
<< Chiudi il becco, Mei... >>
grugnì l'interpellata,
stiracchiandosi << Il maestro Deathmask non conta. Io lo
amo così tanto,
e al tempo stesso lo odio così profondamente che vorrei
ammazzarlo... diciamo
che ho trovato il giusto equilibrio, ecco. >>
La ragazza si alzò in piedi, guardando Deathmask con aria
annoiata. A
differenza del compagno, sul suo corpo sfavillava una lucente armatura
argentata, segno inderogabile della sua investitura a Silver Saint. Si
ravviò i capelli biondi come il miele, sorridendo a Mei con
aria di sfida.
<< E tu sei un caso a parte... conosci il mio viso da
quando sei nato... fratellino.
>> aggiunse poi.
<< Ti conviene indossarla quella maschera adesso, Soul
Eco >> le
disse il Gold Saint facendo un cenno con la mano <<
Dobbiamo fare una
visitina alla Dodicesima Casa. >>
<< Dal Sommo Aphrodite?! E perché mai?
>> esclamò Mei sorpreso.
Deathmask ghignò.
<< Amuninne, picciotti mei
>> esclamò poggiando loro una
mano sulle spalle << riturnammo a'
casa! >>
Retsu si svegliò di soprassalto. Aveva fatto l'ennesimo
incubo in cui riviveva
la morte di Noesis, il suo maestro, e il terribile scontro avvenuto con
la
Gorgone, vinto grazie al sostegno che l'uomo gli aveva concesso anche
dopo la
sua morte. Ogni giorno era la stessa storia: si svegliava sudato e
terrorizzato, poiché nei suoi incubi, a differenza di
com'erano andate
realmente le cose, lui lo scontro non lo vinceva e veniva letteralmente
sbranato dal mostro.
In verità, da ben quattro anni, Retsu veniva davvero
divorato da una bestia
ogni giorno: quella della solitudine.
Dormiva clandestinamente in quella casa che non era più
destinata a lui; al
mattino si svegliava e restava lì, dilaniato nell'anima dai
dolci ricordi di
quell'uomo che tanto lo aveva amato, a fissare il muro per ore intere...
Quel giorno però, il suo risveglio fu assai differente dai
precedenti.
Si ritrovò sdraiato per terra, sopra una manciata di coperte
che gli avevano
fatto da materasso la notte precedente, mentre un dolce profumo di
caffè gli
inebriava le narici. Si mise seduto, confuso, e vide una ragazza
vestita con
una sfavillante armatura argentata, impegnata ad armeggiare con il
cucinotto
dell'abitazione.
<< Buongiorno, Retsu! Finalmente sveglio, eh?
>> gli disse lei con
voce gioviale << Sto preparando la colazione. Ti va un
po' di caffè?
>>
Il ragazzino si grattò dietro la testa, ancora intontito dal
sonno, e sorrise.
Adesso ricordava: la sera prima aveva incontrato una Silver Saint, la
nuova
inquilina della ex casa del suo maestro, e aveva accettato di diventare
una
specie di suo "sottoposto", in modo da poter rimanere ufficialmente
in quella che, un tempo, era stata la sua dimora. Rimase quasi senza
fiato
davanti alla bellezza dell'armatura della donna, dalle linee semplici
ma
sinuose: un bustino monospalla lavorato come se fosse stato ricoperto
di piume
le avvolgeva la schiena e i seni, lasciandole scoperta la pancia,
mentre le
gambe erano avviluppate in degli elaborati gambali asimmetrici, che la
coprivano fino a metà coscia. Indossava un collarino
d'argento e le braccia
erano rivestite da due guanti dall'aria robusta, anch'essi asimmetrici.
Celava
il volto dietro una maschera ovale, decorata con alcuni segni neri sul
lato
destro, mentre sulle sue spalle nude era adagiata una lunga stola
rossa,
apparentemente leggera come seta.
<< S... sì! Vi ringrazio, Nobile Urania...
>> rispose Retsu, superato
l'imbambolamento iniziale.
Malgrado il volto della donna fosse coperto, il Bronze Saint
giurò di averla
vista sorridere. La cosa era pressoché impossibile ma, in
cuor suo, Retsu
sentiva che fosse così.
Si sedette al tavolino vicino al cucinotto e, poco dopo, anche Urania
lo seguì,
portandosi dietro due tazze di caffè bollente.
Ne bevve subito un sorso, mentre una gioia inaspettata gli scendeva
giù per la
gola fino alle viscere, insieme alla nera bevanda. Non era
più abituato a certe
gentilezze, e quella colazione gli ricordò tanto i giorni
felici insieme a
Noesis.
<< Puoi voltarti un attimo? >> chiese lei
ad un certo punto.
<< P... Perché? >>
<< Vorrei berlo... >> ridacchiò
la ragazza indicando prima la sua
tazza e poi la maschera sul viso.
Retsu avvampò, ricordandosi di scatto che la donna non
avrebbe mai potuto fare
colazione con la maschera che le copriva il volto, e si
girò, continuando a
bere il caffè da voltato.
Urania si staccò la maschera dal viso, sospirando. Era una
vera seccatura dover
portare un simile impedimento, ma non aveva nemmeno intenzione di
trasgredire
alle regole del Santuario. Si portò la tazza del
caffè alle labbra e ne bevve
un piccolissimo sorso: subito dopo, sul suo volto si dipinse
un'espressione di
disgusto.
<< C... Che schifo! >> esclamò
nauseata.
<< N... Nobile Urania, che succede?! >>
mormorò Retsu preoccupato,
frenando la tentazione di voltarsi di scatto.
<< Niente. E' amaro. >> mugugnò
lei.
<< E' normale... è caffè!
>>
<< Lo so... infatti il caffè a me proprio non
piace! Ma non ho trovato
altro, e mi sono dovuta accontentare. Oh, dannazione! Dobbiamo andare a
fare la
spesa, ricordiamocelo... >>
Retsu non poté fare a meno di scoppiare a ridere, sorpreso
dal comportamento
buffo della Silver Saint. Stava per dirle qualcosa, ma fu bruscamente
interrotto da qualcuno che aveva bussato alla loro porta.
Urania si infilò la maschera in fretta, mentre il ragazzino
andava ad aprire.
Si trovò davanti un giovane di circa la sua età,
che lo guardava con aria
spaventata sgranando due grandi occhioni azzurri.
<< S... Scusatemi >>
balbettò << C... Credevo che
questa fosse l'abitazione della Nobile Urania della Gru...
>>
<< Difatti lo è... >> rispose la
donna alzandosi e sbirciando da
sopra la spalla di Retsu << Chi è che mi
desidera? >>
Il ragazzino s'affrettò a fare un breve inchino, servile,
poi rispose:
<< Sono uno dei servitori del Nobile Aphrodite, mi ha
mandato a
chiamarvi... chiede che raggiungiate immediatamente la Dodicesima Casa
>>
<< Oh... >> lipperlì Urania non
seppe che dire, sorpresa da tale
rivelazione << D'accordo. Digli che stiamo arrivando.
>>
Il servitore s'inchinò nuovamente e corse via.
<< Scusatemi... avete detto stiamo?
>> mormorò Retsu
guardandola con aria interrogativa.
<< Certo... >> Urania sogghignò
<< Indossa l'armatura,
giovane Lince. Si va al cospetto del Gold Saint di Pisces...
>>
Retsu e Urania stavano quasi per varcare la soglia della Dodicesima
Casa quando
un uragano argentato quasi li travolse, facendoli sobbalzare. Lo
fissarono
sbigottiti, riconoscendo in lui Misty, il Silver Saint di Lizard.
<< Ehm... Buongiorno, Misty >> lo
salutò lei, ma ricevette in
cambio solamente un'occhiata truce.
<< Non... Non credere che sia finita qui, maledetta!
>> gridò lui.
Era talmente stizzito che la sua voce era diventata fastidiosamente
stridula.
<< C... Cosa? >> balbettò Urania
senza capire.
Misty la fissò assottigliando lo sguardo, quasi incapace di
mantenere il
controllo: fremeva così tanto dalla rabbia che gli era
venuto uno strano tic al
labbro superiore, il quale continuava ad arricciarsi ritmicamente
nell'angolo
destro.
<< Non riesco a capire come... come il Sommo Aphrodite
possa aver
preferito te a... a me! Io sono
il grande Misty di Lizard! E... e tu...
>> le puntò un dito
contro, cercando di farsi minaccioso
<< Tu non sei assolutamente nessuno!
>>
Si voltò di scatto e si allontanò, borbottando
imprecazioni sottovoce.
Retsu e Urania si guardarono, perplessi, e fecero le spallucce, non
capendo il
comportamento anomalo del Cavaliere. Proseguirono poi il loro cammino,
varcando
la soglia della Casa dei Pesci.
Non appena misero piede nel salone principale, rimasero sbigottiti
dalla
quantità di persone presenti nell'atrio: oltre al bellissimo
Saint dei Pesci,
si trovavano presenti anche un ragazzino, una donna che indossava
un'armatura
d'argento e quello che a prima vista sembrava essere uno dei Gold Saint
che
Urania non aveva incontrato.
<< Urania! >> esclamò Aphrodite
allegramente non appena la vide
entrare << Eccoti, finalmente. Vorrei presentarti delle
persone...
>> il suo sguardo si fece poi perplesso, non appena
notò la presenza di
Retsu, che nel frattempo era avvampato per la vergogna.
<< Sommo Aphrodite, lui è Retsu della Lince...
l'ho accolto come mio
sottoposto, spero che non vi dispiaccia se ho portato qui anche lui...
>>
s'affrettò a spiegare Urania, chinando leggermente il capo.
<< Certo che no, va benissimo >>
mormorò Aphrodite << Una
persona in più non guasterà. Vieni, voglio farti
conoscere il Gold Saint della
costellazione del Cancro... >>
Urania s'avvicinò, inchinandosi di fronte all'uomo dalle
dorate vestigia. Lui
la guardò storcendo il naso, mentre i suoi piccoli occhi
cerulei guizzavano da
lei a Retsu. Si passò infine una mano fra i capelli
argentati, ravviandoli
all'indietro, e fece un sorriso che pareva quasi più un
ghigno poco
rassicurante.
<< Sono Deathmask. Deathmask del Cancro >>
disse infine, chiudendo
gli occhi con aria soddisfatta << E questi sono i miei
due allievi...
Soul Eco e Mei >> aggiunse poi, indicando i due
ragazzi con un gesto
della mano.
<< I miei omaggi >> risposero Urania e
Retsu in coro, inchinandosi.
<< Soul Eco? >> bisbigliò poi
Retsu nell'orecchio della sua
compagna << Ma... che razza di nome è... ?
>>
<< Ovviamente non è il suo vero nome...
>> borbottò il ragazzino
dai lunghi capelli neri, che l'aveva sentito << Lei in
realtà si chiama
Lu... >>
Ma non finì la frase, perché la ragazza che
rispondeva al nome di Soul Eco
l'aveva agguantato per il colletto e lo stava strattonando, inferocita.
<< Ti ho detto mille volte che non devi pronunciare quel
nome! Io non mi
chiamo più così! E' chiaro? Sono solo Soul Eco
adesso... ho rinnegato quella
nomea sei anni fa, quando ho votato anima e corpo al nostro maestro.
Vedi di
ricordartelo! >> gli sbraitò contro.
<< V... Va bene, sorella. Non agitarti! >>
borbottò Mei, cercando
di liberarsi dalla morsa della donna << Mi stai quasi
strangolando! >>
Deathmask scoppiò a ridere, divertito.
<< Suvvia, Soul Eco. Lascialo, o me lo ammazzerai sul
serio. >>
<< Sai che perdita... >> grugnì
lei, ma mollò la presa.
Aphrodite si schiarì elegantemente la voce, cercando di
attirare l'attenzione
dei presenti.
<< Urania, ti ho chiamata qui perché il Grande
Sacerdote ha affidato una
missione delicata al mio compagno Cancer, il quale ha pensato di
chiedere a me
supporto per tale incarico. Potendo anch'io scegliere di essere
accompagnato da
qualcuno, desidererei ardentemente che fossi tu. Visto che sei la nuova
arrivata, testare le tue capacità potrà essere
molto... divertente. Ah,
puoi ovviamente portare il Bronze Saint, se ne senti la
necessità. >>
Urania lanciò uno sguardò d'intesa a Retsu, il
quale annuì, convinto.
<< Sommo Aphrodite, vi siamo davvero grati per
l'occasione che ci avete
offerto. >> rispose Urania sciogliendosi dal lungo
inchino.
<< E' fantastico. Partiamo subito, allora?
>> esclamò il Cavaliere
di Pesci, eccitato.
<< Dove dobbiamo recarci, Sommo Aphrodite?
>> domandò lei con
curiosità.
L'uomo sorrise.
<< In Italia... più precisamente, in Sicilia!
>> esclamò, facendola
trasalire.
Urania non ne poteva più: avrebbe dovuto nuovamente salire
su un aereo, a
distanza di pochi giorni dall'ultima volta che ne aveva preso uno.
Quello,
però, era il modo più rapido per raggiungere
l'Italia da Atene, per cui non
aveva potuto lamentarsi. Sfortunatamente, non esistevano voli diretti
Atene -
Catania, capoluogo della Sicilia e loro meta, quindi il gruppo
avrebbe
dovuto fare scalo nella città di Roma, la capitale italiana.
Quando si ritrovarono quel pomeriggio all'aeroporto di Atene, Urania
stentò a
riconoscere i suoi compagni di viaggio. Erano tutti vestiti in
borghese, e
ognuno di loro (tranne Mei) portava sulle spalle lo scrigno del
proprio
Cloth. Quello che la sorprese di più fu però
Aphrodite: indossava infatti un
paio di jeans neri attillati, stretti in vita da una cintura bianca, e
una
t-shirt con scollo a V, anch'essa nera. Le fece così strano
vederlo vestito in
quella maniera che rimase almeno un paio di minuti buoni buoni a
fissarlo
sbigottita.
Retsu invece sembrava molto più interessato ai vari scrigni
dei Cloth: si
era infatti messo ad esaminare quella dell'allieva di Deathmask,
incuriosito
dalle incisioni che riportava.
<< Quella... non è una giraffa?
>> chiese infine, indicandola
<< Sei il Saint della Giraffa? >>
<< C... Camelopardalis >> sibilò
Soul Eco, fremendo di rabbia
<< Sono il Silver Saint del Camelopardalis...
>>
<< ...ma Camelopardalis o Giraffa è la stessa
cosa! >> protestò la
Lince, mettendo il muso.
Deathmask scoppiò a ridere.
<< Non ha tutti i torti... >>
ridacchiò, avviandosi verso l'entrata
dell'aeroporto.
Invece di seguirlo, Soul Eco si avvicinò ad Urania, la quale
non poté far a
meno di indietreggiare. Malgrado la ragazza fosse alta quanto lei, le
metteva
una soggezione terribile: avvertiva un Cosmo decisamente potente dentro
di lei
e, soprattutto, per niente amichevole.
<< Tu non servi affatto, qui. >> le disse
secca.
<< Ehm... come, scusami? >>
balbettò Urania, senza capire.
<< Vedi di non metterti fra i piedi. Questa è
l'occasione giusta per
dimostrare al mio maestro di cosa sono capace... e tu non mi ruberai la
scena,
è chiaro? >> continuò Soul Eco,
ignorando la domanda.
Urania era così perplessa che riuscì solo a
balbettare un "ok"
biascicato. Non riusciva a staccare gli occhi dalla maschera che
copriva il
volto della donna, decorata da due righe nere sotto gli occhi, quasi
come se il
volto che rappresentava stesse piangendo sangue. Cercò
d'immaginarsi cosa ci
sarebbe potuto essere sotto, ma l'unica figura che le balenava alla
mente era
quella di un demone, e non d'una donna.
<< Questa è pazza... >>
sussurrò a Retsu quando Soul Eco si fu
allontanata, il quale, per tutta risposta, le rivolse uno sguardo
terrorizzato.
Il viaggio fu tranquillo e, per la gioia di Urania, assai
più breve di quello
affrontato per raggiungere Atene dalla Birmania. Dopo lo scalo a Roma,
raggiunsero l'aeroporto di Catania e si diressero a recuperare i
bagagli, fra
cui stavano i loro Cloth (il Santuario aveva dovuto richiedere un
permesso
speciale per farli viaggiare in stiva sotto la massima sorveglianza).
Non appena messo piede fuori dal complesso aeroportuale, Deathmask
inspirò
l'aria a pieni polmoni quasi si fosse trovato in alta montagna.
<< Catania mia >> sospirò
<< Si a città cchiu bedda du
munno! >>
Notando gli sguardi interrogativi dei suoi due sottoposti, Aphrodite
scoppiò a
ridere e, ravviandosi i biondi capelli dietro le
spalle, mormorò:
<< Deathmask è italiano. Catanese, per la
precisione... qui siamo a casa
sua. >>
Intanto, il Saint del Cancro stava già agitando le braccia
verso quello che, a
prima vista, sembrava un taxi, e si era messo a parlottare in dialetto
stretto
con il conducente.
<< Anche voi due siete italiani? >>
domandò Retsu rivolto agli
allievi del Gold Saint.
Soul Eco mimò uno sbadiglio annoiato, e Mei alzò
gli occhi al cielo sospirando.
<< Sì >> rispose infine il
ragazzo << Io e L... Soul Eco...
siamo fratellastri. Abbiamo la stessa madre... Io sono per
metà giapponese, ma
siamo cresciuti insieme qui, in Italia, dove siamo stati allenati dal
maestro
Deathmask. >>
<< Mei... >> grugnì la donna
mettendogli un braccio attorno al
collo << Ci ha chiesto se siamo italiani, non di
raccontargli la nostra
biografia... >>
Il ragazzo se la scrollò di dosso agitando le spalle,
innervosito.
<< E tu sei simpatica come al tuo solito...
>> sbottò incrociando
le braccia al petto.
Urania si lasciò sfuggire una risatina sommessa; infondo
quei due assieme erano
davvero comici: Mei era un bel ragazzo, più giovane di lei
di qualche anno, con
l'aria tranquilla e gentile. Soul Eco, invece, sembrava un demone sceso
in
terra, tutto il contrario del fratello, insomma.
<< Bene, ho contrattato con quel tassista, ci
farà un buon prezzo. Ci scorterà
fino alle pendici dell'Etna... seguitemi. >>
La voce di Deathmask le interruppe il corso dei pensieri, facendole
volgere la
testa verso di lui. Il Gold Saint del Cancro la lasciava estremamente
perplessa: era un ragazzo sulla ventina, gli occhi azzurri e corti
capelli
argentati. La sua pelle ambrata e tonica, segno imprescindibile delle
sue
origini latine, fasciava un agglomerato di muscoli vigorosi e
guizzanti, ben
visibili adesso che indossava solo una canottiera bianca. Tutto il
contrario di
Aphrodite, delicato ed esile, con quella carnagione così
diafana e dall'aria
fragile.
Una principessa e uno scaricatore di porto... pensò
Urania, ridacchiando
fra sé e sé.
Salirono sul taxi con un po' di fatica, in quanto si trattava di una
vettura a
sei posti e il loro gruppetto (compreso l'autista) era composto da ben
sette
elementi. Ovviamente, i due Gold Saint si sedettero sui sedili
anteriori,
vicini al conducente, mentre ai quattro adepti toccò
stringersi malamente su
quelli posteriori. L'auto puzzava di fumo in maniera
nauseabonda, tanto
che Urania dovette fare tutto il viaggio tappandosi il naso e
tossicchiando.
Per sua fortuna, era abbastanza vicina al finestrino, schiacciata fra
Mei e
Retsu, e ogni tanto si voltava per respirare una gran boccata d'aria,
cercando
di non soffocare per quell'odore tremendo.
<< We are arrived... >> mormorò
il conducente fermando
l'automobile, biascicando un inglese poco credibile nel tentativo di
farsi
capire da tutti.
Finalmente, il gruppetto scese da quella che, più che una
macchina, sembrava
una scatola di sardine, rimanendo completamente senza fiato per lo
spettacolo
che gli si era appena parato davanti. Si trovavano precisamente alle
pendici
dell'Etna, il gigantesco vulcano attivo situato ad ovest della costa
orientale
della Sicilia.
L'ammasso vulcanico che lo componeva era così imponente da
far restare chiunque
senza parole: una gigantesca montagna, la cui cima era adornata da un
pennacchio di fumo, si ergeva di fronte a loro in tutta la sua antica
maestosità.
<< A' Muntagna >>
mormorò Deathmask indicandolo << E'
così che noi chiamiamo l'Etna. Non è forse
meraviglioso? Ah, adoro quest'odore
di cenere vulcanica! >>
Inspirò a pieni polmoni, sotto lo sguardo sbigottito di
Urania e Retsu.
<< Allora >> aggiunse poi <<
Ci siamo. Chiariamo i punti di
questa missione... il Grande Sacerdote ha individuato una Stella
Malefica
brillare sopra questa zona, e ha deciso di inviare me e i miei allievi
a
controllare. Dato che pare essere un Cosmo malefico anomalo quello che
aleggia
in questo luogo, ha ben pensato di farmi portare una scorta al
seguito...
>> così dicendo indicò ad uno ad
uno Aphrodite, Urania e Retsu << E
quella siete voi. Tutto chiaro fin qua? >>
Il gruppo annuì silenziosamente.
<< Bene. Cominceremo ispezionando le pendici dell'Etna,
tutti insieme.
Potrebbe risultare anche una missione pericolosa, ci tengo che lo
sappiate... e
ci tengo che sappiate anche un'altra cosa... >>
<< C... Cioè? >>
balbettò Retsu.
Un barlume di follia lampeggiò negli occhi di Deathmask.
<< Non me ne importa un fico secco, se morirete. Non
verrò a salvarvi,
non aiuterò nessuno, e soprattutto non vi
permetterò d'intralciare la missione.
Sono stato chiaro? Per me... potete anche crepare... >>
sibilò, ghignando
divertito.
Perfetto... pensò Urania deglutendo Come
prima missione, mi sono
capitati dei compagni davvero niente male. Ah, Nikol, maestro caro, se
solo voi
foste con me!
<< Seguitemi. >>
Sospirando, Urania s'affrettò a seguire il gruppo, intento
ad inoltrarsi nella
fitta boscaglia che ricopriva i piedi dell'Etna.
Dopo circa un paio di noiose ore di cammino nelle quali parve non
succedere
niente, si resero conto che il sole stava già iniziando a
tramontare nel cielo,
segno che la notte stava per calare inesorabilmente su quel bosco.
<< Ci fermiamo per accamparci >>
mormorò il Cavaliere del Cancro
guardandosi attorno << Non conviene proseguire con il
buio, è troppo
pericoloso >>
<< A... Accamparci?! >> esclamò
Aphrodite sconvolto << S...
Sei forse impazzito?! Non... non abbiamo niente dove dormire...
>>
<< Dormiamo per terra, no? Tu... tizio di cui non ricordo
il nome...
>>
<< ...Retsu... >>
<< Retsu. Vai a fare un po' di legna, che accendiamo un
fuoco... >>
borbottò Deathmask sedendosi fra l'erba.
<< D... dovrei dormire... p... per terra?!
>> sul volto del
Cavaliere dei Pesci si dipinse un'espressione d'orrore <<
N... Non ci
penso neanche! Non puoi chiedermi una cosa simile... per terra
c'è... sporco...
e c'è pieno di insetti... e... no, non dormirò
mai in un posto del genere!
>>
<< Aphrodite... >>
<< Ho detto di no, Angelo! >>
gridò nuovamente il biondo, stizzito.
A quelle parole, un gelido silenzio calò sul gruppetto. Mei
nascose il viso fra
i lunghi capelli neri, cercando di non far vedere che stava per
scoppiare a
ridere, mentre Soul Eco si diede una sonora pacca sulla fronte della
maschera.
<< ...Angelo? >> sussurrò
Urania, sorpresa.
Si voltò allora a guardare il viso del Saint del Cancro,
rosso in volto come se
fosse dovuto esplodere da un momento all'altro.
<< Angelo... è il vero nome del maestro
Deathmask... >> le sussurrò
piano Mei all'orecchio, il quale ancora cercava di trattenere le
risate.
<< Angelo?! >> Urania era sconvolta
<< Mai nome fu meno
azzeccato... >>
Deathmask, visibilmente imbarazzato, si mise a grugnire imprecazioni
sottovoce,
fulminando Aphrodite con lo sguardo. Gli si avvicinò piano,
fermandosi così
vicino dal suo viso da fargli sentire il fiato caldo sul collo, e
mugugnò:
<< Prova a chiamarmi nuovamente con quel nome, e ti
recido la testa come
se fosse una delle tue roselline. Hai capito? >>
Aphrodite, per nulla preoccupato, sorrise divertito.
<< Ma certo, certo. Dici sempre così e la mia
testa è ancora al suo
posto... >> mormorò scostandosi una ciocca
bionda dal viso.
Deathmask alzò gli occhi al cielo, sconfitto. Era inutile
discutere con
Aphrodite, sapeva già in partenza che non ne sarebbe mai
uscito vincitore.
La loro amicizia risaleva a diversi anni prima, quando avevano appena
ricevuto
la loro investitura a Gold Saint del Santuario. All'epoca erano solo
due
bambini: Deathmask aveva dieci anni e Aphrodite appena nove, quando
indossarono
per la prima volta le sacre vestigia.
Non si sarebbero mai dimenticati il loro primo incontro, avvenuto alla
Dodicesima Casa, dieci anni prima...
Un bambino magro e pallido stava seduto in mezzo ad un giardino di rose
rosse
come il sangue. Le fissava, silenzioso, mentre i suoi lunghi capelli
biondi
come il grano volteggiavano intorno a lui, cullati dal vento. Per un
attimo,
alzò gli occhi azzurri e chiari come un'acquamarina verso il
cielo, e anche
questi sembrò impallidire, di fronte a tanta purezza.
Aphrodite sospirò, socchiudendo leggermente le palpebre
dalle lunghe ciglia
nere. Quelle rose erano così belle, così pure e
così sublimi... ma, al tempo
stesso, così letali. Lui lo sapeva bene, e sapeva anche che,
da quel giorno,
sarebbe stato costretto a conviverci fino al momento della sua morte.
Si alzò in piedi, sospirando, mentre una brezza insistente
gli scompigliava la
chioma dorata.
Poco più in là, un ragazzino cocciuto e spavaldo
si era spinto esageratamente
lontano dalla sua Casa, mosso dalla curiosità di esplorare
quel luogo nuovo che
era per lui il Santuario di Atene. Impacciato dalla pesante armatura
d'oro che
indossava, si muoveva goffo su per le scalinate, gonfio di innocente
curiosità
infantile. Si fermò non appena superata la Dodicesima Casa,
colto di sorpresa
da una visione che non si sarebbe mai aspettato: davanti a lui stava
l'essere,
ed essere lo definì perché non seppe dirsi se
fosse un maschio o una femmina,
più bello che gli fosse mai capitato di vedere in vita sua.
Questi,
accorgendosi della sua presenza, si voltò, puntandogli
addosso due occhi
limpidi come l'acqua d'una sorgente, sgranati per la sorpresa.
<< C... Chi sei? >> balbettò.
Anche il suono della sua voce rendeva
giustizia alla bellezza del suo corpo, melodioso e soave come il canto
di un
usignolo.
<< Mi chiamo Angelo >> rispose il bambino,
biascicando un po' di
greco << E tu? >>
<< A... Aphrodite... >>
<< E' un nome da donna, ma tu mi sembri un maschio... o
sbaglio? >>
<< No, non sbagli. Sono il nuovo Cavaliere dei Pesci...
>>
<< E io quello del Cancro. Da oggi il mio nome
è diventato Deathmask...
che te ne pare? Favoloso, vero? >>
Aphrodite lo guardò con un'aria che andava fra il
terrorizzato e il disgustato.
<< E' orrendo! >> esclamò.
<< Grazie, lo prendo per un complimento! >>
rispose Deathmask,
facendogli l'occhiolino e avanzando verso di lui.
<< F... Fermati! Vattene... vattene subito di qui!
>>
Sorpreso dal comportamento del bambino, il neo Cavaliere di Cancer si
bloccò,
guardandolo sbigottito.
<< Vattene subito! >> ripeté
Aphrodite, rosso in volto.
Che aveva mai fatto, per attirarsi così le ire di quella
nobile creatura?
Invece di starlo ad ascoltare, Deathmask continuò ad
andargli incontro,
mettendo così piede nel giardino di rose che lo circondava.
<< Fermati immediatamente! Se ti avvicini a me...
morirai! >>
A quelle parole, Deathmask traballò, sbilanciato dal peso
dell'armatura, e
cadde a sedere per terra con un tonfo. Aphrodite gli corse incontro,
aiutandolo
in fretta a rialzarsi e trascinandolo via da quel giardino maledetto.
<< Stolto! >> gli urlò poi, in
preda all'ira << Non devi più
avvicinarti a questo posto... è chiaro? Se ci tieni alla tua
vita... stammi
alla larga! >>
<< M... Ma... >> balbettò
Deathmask, perplesso << Perché? Che
ti ho fatto di male?! >>
Lo sguardo di Aphrodite si fece improvvisamente dolce.
<< Tu niente... è questo posto ad essere
maledetto >> spiegò con un
sospiro << Quelle rose sono altamente venefiche... se
resterai troppo a
contatto con loro, morirai. >>
Deathmask lo guardò con aria sconvolta. Esisteva davvero un
potere così terribile,
fra gli altri Gold Saint del Santuario?
<< E tu? Non morirai, a stare a contatto con questo
giardino demoniaco?
>> chiese poi.
Il Saint dei Pesci scosse la lunga chioma bionda, sospirando.
<< No. Io ho sviluppato una resistenza al veleno, nei
miei anni
d'addestramento... con me ormai... queste rose sono totalmente
innocue. Sono
destinato alla più profonda solitudine, e loro saranno la
mia unica
compagnia... >>
Deathmask volse un fugace sguardo verso la distesa infinita di rose
rosse che
ricopriva la scalinata che portava alla Tredicesima Casa, pensieroso.
Se esiste davvero un Cavaliere così potente, voglio
che sia mio alleato...
<< Non ho paura delle tue rose, Aphrodite
>> gli disse ghignando
<< Io sono il grande Deathmask, e diventerò il
più forte dei dodici
guerrieri dorati! Di conseguenza... se voglio essere più
forte di te, dovrò
imparare a resistere al tuo veleno. Quindi verrò qua
spesso... molto spesso. Da
oggi io e te... siamo amici, che ne pensi? >>
Aphrodite lo guardò con aria sorpresa, poi sorrise con un
mezzo ghigno che
Deathmask non si sarebbe mai aspettato di vedere su un tale grazioso
volto.
<< Penso che è una splendida idea, ma...
credimi, non sarai mai in grado
di abituarti al veleno delle mie rose... >>
<< Questo è da vedere... >>
Deathmask sospirò, tirando una boccata della sua sigaretta.
Il fuocherello che
Retsu aveva acceso qualche ora prima si era quasi spento, ma lui non
riusciva
davvero a prendere sonno...
Poco più in là, addormentati ormai da parecchi
minuti, stavano i suoi compagni
di viaggio. Retsu e Mei sonnecchiavano con aria beata, l'uno di fianco
all'altro a pancia in giù sull'erba, mentre Soul Eco aveva
preferito sistemarsi
con la schiena contro il tronco di un albero. Aphrodite, dopo ore di
lamentele,
si era infine addormentato di sasso vicino al fuoco, mantenendo
però sul volto
un'espressione contrariata e corrucciata. I suoi capelli biondi, sparsi
a
raggera dietro la sua testa, si mischiavano a quelli scuri di Urania,
la quale
stava riposando sdraiata vicino a lui.
Stava per andare a coricarsi pure lui, quando un boato scosse la terra
sotto i
suoi piedi, costringendolo ad aggrapparsi ad un albero per non cadere.
Il
rumore assordante svegliò anche il resto della squadra che
iniziò a lanciarsi
sguardi fra l'assonnato e il terrorizzato.
<< C... Che sta succedendo?! >>
urlò Retsu sconvolto, mentre
cercava di alzarsi in piedi, con scarsi risultati.
<< Un terremoto?! >> esclamò
Urania voltandosi verso Deathmask, il
quale si strinse nelle spalle.
<< Non so dirvi se stia per eruttare il vulcano... o se
sia qualcosa di
peggio >> rispose << Mettetevi le vostre,
armature, svelti!
>>
Il gruppo si affrettò ad indossare il proprio Cloth, tranne
ovviamente Mei, che
ancora non ne possedeva uno. Quando ebbero completato l'operazione, un
altro
boato squarciò l'aria, facendo cadere Retsu e Urania a gambe
all'aria.
Deathmask si guardò in giro, teso.
<< Ragazzi... ho un brutto presentimen... >>
Ma non finì la frase, perché la terra sotto i
loro piedi si spaccò
letteralmente, facendoli crollare in un baratro profondo.
<< L... La terra sta franando! >>
urlò Mei, mentre veniva
inghiottito nel ventre della terra assieme al bosco intorno a lui.
<< N... Nobile Urania! >>
<< Retsu! >>
La foresta si riempì di grida mentre la frana trascinava nel
vuoto i Cavalieri
ad uno ad uno.
Poi, il silenzio più totale.
Cap.3 -
The End.
To
Be Continued...
Ta-daan!
Ecco la mia ennesima fatica. Questo capitolo è stato
decisamente
divertente da scrivere, perché far parlare Deathmask in
Siciliano è seriamente esilarante! Ma partiamo dall'inizio:
Deathmask ci ha rivelato quello che, più o meno, tutti
già sapevamo, ovvero che il Grande Sacerdote è,
in
realtà, Saga di Gemini. Facciamo quindi la conoscenza dei
suoi
due allievi, Mei e Soul Eco: Mei è un personaggio della
Gigantomachia ed è davvero allievo di Deathmask
(sì,
quell'uomo può seriamente avere degli allievi, oddio!)
mentre
Soul Eco è la terza OC apparsa in questa storia. Si tratta
di un
tributo ad una ragazza che adoro, anzi, che dico adoro, che amo, "Luana
Degel Chan" (nickname di EFP). Posso affermare con sicurezza che...
questo personaggio è tutto l'opposto di Maiko! E' sfrontata
e
casinista: ma che vi potevate aspettare da un'allieva di Deathmask?!
Insomma, nel prossimo capitolo finalmente entreremo nel vivo della
battaglia e conosceremo un po' dei "cattivi" (perchè che
storia
sarebbe, senza dei nemici?) che ci metteranno un po' la pulce
nell'orecchio. Bene, per questo capitolo è tutto! Alla
prossima
;)
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Capitolo 4 *** First Mission: Alle pendici dell'Etna [part 2] ***
cap 444
Love
will keep us alive. ~
Avrei voluto dare spazio anche alle altre fic... ma no, un po' la
voglia di scrivere questa, un po' le idee pazze che mi son venute, un
po' i millemila commenti postivi ricevuti, mi hanno spinto a iniziare
questo quarto capitolo. Non mi aspettavo così tanto
successo!
Grazie a tutti quanti, sono commossa (seriamente!).
Come si concluderà la pazza missione in Sicilia del nostro
atipico e sfortunato gruppetto di eroi (eroi... DeathMask... eroe...
pffffff *non ci crede manco lei*)?
Lo scopriremo in questo capitolozzo!
Chiedo perdono in anticipo ad Aldo (Mr_Mumu) perchè so
già che anche questo capitolo sarà chilometrico.
Ma non
posso dividerlo in due ç_ç dal prossimo
cercherò
di accorciarli.
Un dolcissimo ringraziamento a: Ishy_Sama,
che si è posta mille domande (eheh bene! Mi fa piacere
suscitare la curiosità!), Mr_Mumu, la cui
recensione ho apprezzato in maniera particolare (e spero di non essere
la causa della perdita della tua vista T_T), Light upon us, la
quale si è divertita con il mio DM Siculo DOC (mi fa piacere
XD), JaneJ,
che coi suoi complimenti m'ha mandata seriamente nel pallone
(perchè so che sono sinceri, e per me valgono tanto!), Shuratheavenger, che
vede porn anche in Urania e Retsu che cascano (pervertito XD),
Luana Degel Chan,
che mi rompe le scatole per farsi Deathmask (abbi pazienzaaaaa! XD), _Sherry_,
dolcissima come sempre, che mi fa andare in brodo di giuggiole (non mi
fare così tanti complimenti che poi ci credo davvero! XD) e Gemini_No_Sabriel che
mi appoggia sempre in tutto ciò che faccio!
E, come sempre, grazie a chi l'ha messa fra le preferite / seguite.
Arigatou Gozaimasu!
Cap.4
First mission: alle pendici
dell'Etna [part 2].
Aphrodite
sbatté
le palpebre ripetutamente, cercando di togliersi la sabbia e il
terriccio che
gli erano entrati negli occhi.
<< Oh cielo! >> esclamò
guardandosi le mani impiastricciate di
terra << Che orrore! Il mio povero viso! >>
Si pulì disgustato il volto, ancora incredulo per quello che
era successo.
Aveva battuto la testa, ma ricordava bene il terribile terremoto che
aveva
squarciato il suolo e li aveva fatti precipitare in quella rovinosa
caduta nel
vuoto.
Si guardò attorno, mentre i suoi occhi lentamente si
abituavano al buio: era
piombato in quella che, a prima vista, aveva tutta l'aria d'essere una
grotta.
Alzò gli occhi verso l'alto, per capire quanto fosse caduto
in profondità: non
si vedeva nemmeno il cielo, ma solo le pareti rocciose che si
stagliavano verso
l'infinito. Sospirò, rassegnato, e si alzò in
piedi. Un dolore acuto lo fece
ricadere in ginocchio, mentre le sue mani scattavano verso la caviglia
sinistra.
Accidenti... devo aver preso una storta cadendo... pensò,
socchiudendo
gli occhi sofferente.
Tentò nuovamente di alzarsi, questa volta con più
cautela, spostando il peso
sulla gamba sana e reggendosi saldamente a una delle pareti di roccia
della
grotta.
<< Deathmask? Urania? Retsu! >>
provò a chiamare, ma l'unica
risposta che udì fu l'eco della sua voce.
Si rese allora conto che si trovavano davvero nei guai: non solo si
erano
divisi, ma aveva anche avvertito un Cosmo minaccioso nelle immediate
vicinanze.
Che fosse lo Spectre che erano andati a cercare?
Poteva essere plausibile; effettivamente l'oscurità presente
in quella forza
misteriosa era seriamente molto elevata. Ma qualcosa non gli quadrava:
perché
mai il Gran Sacerdote avrebbe dovuto mandare ben sei persone per un
solo e
unico Spectre?
Aveva davvero così scarsa fiducia in loro?
Aphrodite si mordicchiò il labbro inferiore, pensieroso. No,
non aveva senso:
quando ancora erano dei ragazzini avevano affrontato i Titani e Chrono,
sconfiggendoli con ardore e immenso coraggio; non li avrebbe mai
sottovalutati
così.
Ci doveva essere qualcos'altro sotto, qualcosa di cui erano ancora
all'oscuro.
Non ha senso rimuginare così adesso. Cerchiamo
Deathmask e gli altri... e
vediamo come uscire di qui... pensò Se...
se sono ancora vivi,
ovviamente.
<< Nobile Urania?! Nobile Urania vi prego...
aprite gli occhi!
>>
<< Retsu, non la scuotere così! Stai
tranquillo, è viva... respira
>>
Urania sentì delle voci che la chiamavano... cercando di
farsi forza, si mise a
sedere per terra, toccandosi la testa con aria dolorante.
<< Oh accidenti... che... che è successo?
>> borbottò
massaggiandosi una tempia.
<< Nobile Urania! State bene! Mi ero spaventato
tantissimo! >>
esclamò Retsu saltandole al collo, mentre la ragazza
arrossiva per l'imbarazzo.
Sentì delle risatine alle sue spalle e si voltò:
dietro di lei c'era Mei,
sporco di terra fino alle punte dei capelli, ma lo stesso sorridente.
<< Dove... dove sono gli altri? >> chiese
Urania guardandosi
attorno.
<< Non lo sappiamo. Noi tre siamo caduti vicini; quando
mi sono svegliato
ero accanto a Retsu che stava ricominciando a riprendere i sensi, e
poco
lontano da noi stavi tu svenuta. Ma del maestro, di mia sorella e del
Sommo
Aphrodite... nessuna traccia >> spiegò Mei
stringendosi nelle spalle.
In quel momento, Urania si rese conto di essere in un luogo del tutto
sconosciuto, con un possibile Spectre nei paraggi, e che lei, in quanto
Silver
Saint, era attualmente la persona di rango più elevato del
suo gruppo. Era
rimasta sola con un Bronze Saint e una recluta che ancora non aveva
terminato
il suo addestramento... insomma, erano seriamente nei guai.
Se lo Spectre li avesse attaccati, probabilmente per loro non ci
sarebbe stata
alcuna possibilità.
Rabbrividì a quel pensiero, stringendosi le braccia con le
mani.
<< Dai, alzati... non è il caso di stare qua a
non far niente. Io conosco
alla perfezione il Cosmo del mio maestro e di mia sorella, posso
provare a
percepirli e guidarvi da loro >> mormorò Mei
porgendole la mano per
aiutarla.
Urania rimase sbigottita a guardarlo: mentre lei si stava
già scoraggiando
dandoli per spacciati, Mei aveva mantenuto la calma e aveva ragionato a
mente
lucida su come tirarsi fuori da quell'impiccio. Si vergognò
immensamente di se
stessa: infondo lei era una Sacerdotessa Guerriero d'argento e avrebbe
dovuto
dare il buon esempio, non abbattersi alla prima difficoltà.
Accettò l'aiuto di Mei a rialzarsi, e quando furono in piedi
mormorò:
<< Riesci a sentire la presenza di tua sorella o del
Sommo Deathmask?
>>
Mei chiuse gli occhi, assumendo un'espressione di profonda
concentrazione.
Rimase così per qualche interminabile minuto, poi
sbatté le palpebre
ripetutamente e sospirò.
<< Credo di aver avvertito il Cosmo del maestro. Ma
è molto lontano. Non
capisco... non so perché non riesco a percepire quello di
Soul Eco... >>
Oh Athena, ti prego... fa che non le sia successo niente... pensò
abbassando lo sguardo, mentre una fitta al cuore gli mozzò
il respiro.
<< Ci fai da guida, Mei? >> chiese Retsu,
sgranando i suoi grandi
occhioni rossicci e puntandoli sull'interpellato, il quale
annuì con
convinzione.
<< Seguitemi... per di qua... >> fece loro
un gesto con la mano,
mentre si inoltrava nell'oscurità di quella caverna.
<< Non riesco a credere che sia successa una catastrofe
naturale del
genere... >> singhiozzò Retsu <<
Insomma, è assurdo che per un
terremoto siamo sprofondati in questo modo sotto terra...
>>
<< Bravo, hai detto una cosa sensata... >>
mormorò Mei senza
smettere di camminare << Un fenomeno naturale non avrebbe
mai arrecato
tali danni al paesaggio... da farci addirittura crollare sotto terra!
Qua sotto
c'è qualcosa che si sta muovendo... probabilmente
sarà opera degli Spectre, e
noi dobbiamo scoprire cosa stanno macchinando >>
I due Saint annuirono, convinti, mentre si inoltravano sempre di
più in quella
caverna buia e umida.
Dopo aver imboccato uno stretto cunicolo che li vide costretti ad
abbassarsi
(malgrado nessuno dei tre fosse particolarmente alto), sbucarono in una
specie
di grotta circolare dal soffitto molto elevato, dalla quale si poteva
uscire
solo imboccando un'altra serie di cunicoli sempre più
stretti.
<< Ma bene... e adesso? Da che parte andiamo?!
>> esclamò Urania
con un sospiro.
Le scelte sembravano infinite, e la percezione che Mei aveva del Cosmo
del suo
maestro era così fievole che non avrebbe mai trovato la
direzione precisa da
seguire. Rimasero per un po' spiazzati, a guardarsi fra loro, senza
sapere cosa
fare.
Poi, d'un tratto, furono scossi da un brivido che li percorse lungo la
schiena,
ghiacciando loro il sangue nelle vene.
<< Q... Questa sensazione... >>
balbettò Retsu << E'... così
opprimente! >>
Le ginocchia di Mei, il quale non era protetto da nessun Cloth,
cedettero,
facendo letteralmente crollare il ragazzo a terra. Urania gli corse
incontro
per aiutarlo a rialzarsi, quando una voce alle loro spalle li fece
sobbalzare.
<< Una Silver Saint, un Bronze Saint e un... ragazzino?
Stiamo forse
scherzando?! >>
Si voltarono, e nell'istante in cui i loro occhi si posarono sulla
persona che
aveva parlato, i loro sguardi si riempirono di terrore.
<< Credevo d'esser stata mandata qui per adempiere ad un
compito
onorevole... e invece mi trovo davanti un branco di insulsi Saint... e
nemmeno
del rango più elevato. Questo è un insulto alla
mia persona... >>
La donna che si ergeva di fronte a loro aveva un aspetto a dir poco
spaventoso.
Indossava un'armatura nera come una notte senza stelle, che la
avviluppava in
tutto il corpo come una seconda pelle, lasciando scoperto solo il volto
e le
punte delle dita. La corazza aveva una linea semplice, fatta di enormi
squame
sovrapposte; l'unico dettaglio che la rendeva anomala era lo spallaccio
sinistro, che prendeva la forma della testa d'una bestia cornuta e
dagli occhi
fiammeggianti.
Assottigliò lo sguardo, fissando i tre ragazzi con aria
truce.
<< Non parlate? Siete forse terrorizzati?
>> ghignò.
<< Q... Quello è... >>
balbettò Retsu.
<< Uno Spectre... sì, abbiamo trovato la
ragione della nostra missione...
>> sussurrò Urania senza staccarle gli occhi
di dosso.
<< Uno Spectre? >> rise la donna
<< No miei cari, io non sono
uno Spectre qualunque. Il mio nome è Violate di Behemoth,
stella della
Solitudine Celeste, comandante in seconda dell'armata infernale del
grande
Aiacos di Garuda! >>
I piccoli occhi neri di Violate si posarono su quelli inespressivi della maschera Urania,
facendola
sussultare.
<< Oh... >> rise, come se avesse potuto vedere il terrore negli
occhi della ragazza
<< Ti faccio così tanta paura, vero, povera
piccola? >>
Si mise ad avanzare verso di loro, con passo lento e deciso. Ogni volta
che
poggiava il piede per terra, accorciando le distanze, i tre percepivano
il suo
soverchiante Cosmo farsi sempre più oscuro. Non riuscirono a
fuggire, ne' a
muovere un singolo muscolo: erano come schiacciati da quella forza
opprimente e
così nera da far impallidire perfino il pozzo più
profondo.
<< Vi dirò... >>
mormorò la donna scostandosi una ciocca di capelli
dal viso << Voi non eravate davvero l'obiettivo della mia
missione. Sono
stata spedita qui con l'ordine di uccidere... ma non di certo dei Saint
>>
Ma di che diavolo sta parlando?! pensò
Urania, turbata.
<< Ma visto che ci sono... al Sommo Aiacos non
dispiacerà se porterò al
suo cospetto la testa di qualche microbo! >>
Così dicendo, batté i pugni insieme, generando
un'onda d'urto pazzesca che
quasi li sbalzò via.
<< Siete pronti... a morire? >>
ghignò balzando in avanti per
attaccare.
<< D... Dannazione! >>
La voce di Deathmask riecheggiò fra le pareti di roccia.
L'uomo si stava frugando sotto l'armatura, in evidente stato di
allarme. Alla
fine, quando le sue ricerche si furono dimostrate del tutto vane, si
lasciò
cadere a terra con un tonfo, ringhiando.
<< Non posso crederci... durante la caduta, ho perduto le
sigarette!
Quando sono nervoso, io ho bisogno di fumare... E ora sono molto
nervoso! >>
Inspirò profondamente, cercando di recuperare la calma e di
studiare la
situazione, anche senza l'ausilio delle sue sigarette che lo aiutavano
a
distendere i nervi. Si trovava solo, in un'area imprecisata della
caverna
sotterranea in cui erano sprofondati a seguito del tremendo terremoto
che aveva
squarciato la terra a metà, e non aveva la più
pallida idea di dove si
trovassero i suoi compagni.
Per un attimo, gli sembrò di aver avvertito in lontananza il
Cosmo di Mei e
quello di Soul Eco. Si alzò di scatto, deciso a seguire
quella pista, ma qualcosa
di inaspettato catturò la sua attenzione.
Q... Questa energia spaventosa... si tratta forse di... un
Cosmo?
Qualcosa, intriso di una straordinaria potenza, si
stava avvicinando a
gran velocità verso di lui, e l'avrebbe raggiunto nel giro
di pochi secondi.
Che sia lo Spectre che stavamo cercando?
Deathmask ghignò, voltandosi verso quella sorgente
smisurata di potere.
<< Vieni avanti, lurido verme! Vieni a giocare con
Deathmask del Cancro!
>>
Non appena ebbe finito di pronunciare quella frase, ci fu un boato
assordante,
così fragoroso che costrinse il Saint a coprirsi le orecchie
con le mani.
<< Come osi... tu, sporco essere
umano, chiamare me, una divinità,
con una nomea simile? Hai idea del peccato che hai commesso? >>
Una voce potente ed innaturale riecheggiò nella grotta.
Deathmask si guardò
intorno, cercando di capire da dove provenisse.
<< Una divinità? Ma che diavolo stai
farneticando? Fatti vedere, se ne
hai il coraggio! >> gridò.
<< I tuoi modi di fare sono quanto di
più sgarbato io abbia mai
udito. E sia, mi mostrerò a te, ma non per gentilezza,
perché creanza tu non
conosci e creanza quindi non meriti, ma per punirti io stesso della tua
blasfema boriosità! >>
All'improvviso, una parete della caverna esplose,
inondando l'area con
un'accecante luce rossa, come se qualcuno avesse posto davanti ad un
faro un
gigantesco rubino sanguigno. Facendosi schermo agli occhi con una mano,
Deathmask
cercò di capire cosa diamine gli si fosse parato davanti.
Vide un uomo... o forse era una donna? Non riuscì a capirlo:
l'essere di fronte
a lui aveva fattezze androgine sia nei tratti del viso che del corpo,
lunghi
capelli neri che gli avvolgevano le spalle come un mantello di pece e
profondi
occhi bianchi, privi d'iride e di pupilla, che avrebbero gelato il
sangue nelle
vene anche al più coraggioso dei guerrieri. Il suo corpo era
ricoperto da
un'armatura cremisi, le cui trasparenze lasciavano in bella mostra il
fisico di
quell'essere, completamente privo di disformismo sessuale, e la
delicata pelle
bianca come la luna.
<< C... Cosa diavolo sei?! Non sei uno Spectre...
>> esclamò Deathmask
spalancando gli occhi per la sorpresa.
Non aveva mai visto nulla di più raccapricciante in vita sua.
<< Uno Spectre? Vuoi scherzare, spero.
Mi paragoni a quegli esseri
privi di grazia e nobiltà? Davvero stolto da parte tua...
hai forse intenzione
di provocare la mia ira? Ci tieni davvero, a morire così in
fretta? >> sibilò
l'essere con la sua voce mostruosa.
Un rivolo di sudore colò lungo la fronte del Cavaliere del
Cancro che, malgrado
tentasse di mantenere la sua aria spavalda e sicura, aveva cominciato a
tentennare. Non immaginava davvero di imbattersi in una
entità a loro del tutto
sconosciuta, in quella missione.
<< Mi sembra di essere anche troppo cortese, con un
pusillanime come
te... Io mi sono presentato, mentre tu ti ostini a non volermi dire chi
diavolo
sei >>
L'essere socchiuse le palpebre, indignato.
<< E sia >>
disse infine << Ti rivelerò
il mio nome. Mi chiamo Alastor, e sono uno dei grandi Screamer del
cielo
>>
Deathmask fissò il suo interlocutore con
aria sorpresa. Aveva capito
bene? Alastor... uno Screamer?
Ma che diamine sta farneticando questo esaltato?!
Soul Eco era seduta per terra, con le gambe incrociate, e se
ne stava
immobile e in silenzio.
Aveva avvertito un Cosmo spaventoso avvicinarsi sempre di
più, e ormai si era
rassegnata a quell'inevitabile incontro.
Vieni avanti, Spectre maledetto, non ho paura di te...
Socchiuse gli occhi, concentrandosi per raccogliere le ultime energie.
<< Chi osa profanare questo luogo
sacro?! >>
Una voce mostruosa squarciò l'aria:
sembrava appartenere ad un altro
mondo, tanto era profonda e greve.
<< C... Chi sei?! >> domandò
guardandosi attorno.
Avvertì una presenza alle sue spalle e, quando si
voltò, rimase completamente
senza fiato. Davanti a lei stava un essere, ne' uomo ne' donna,
ricoperto da
una pesante armatura rossa come un rubino. I lunghi capelli bianchi gli
avvolgevano le esili spalle e creavano un macabro contrasto con gli
occhi, che
parevano due placche gialle, poiché privi di pupilla e di
iride, ma il cui
bulbo aveva assunto un innaturale colore paglierino.
<< C... Che individuo abominevole! >>
esclamò disgustata <<
Chi diavolo... anzi no... cosa diavolo sei?!
>>
<< Modera il linguaggio, essere
inferiore >> l'ammonì
la belva, perentoria << Cosa ci fai
qua? Che sei venuta a fare?
>>
<< Ma certo >>
sbottò Soul Eco incrociando le braccia al
petto << Io ti faccio una domanda e non ottengo nessuna
risposta... e poi
dovrei rispondere ai tuoi, di quesiti? Ma non hai capito proprio un
accidente!
>>
Si sistemò in posizione d'attacco, rimanendo però
vigile e con gli occhi
puntati sull'essere.
<< Dovrò insegnarti le buone
maniere a quanto pare. Mi presento a
te: il mio nome è Peina, e sono uno degli Screamer del
cielo... abbi la
cortesia di fare altrettanto >>
Soul Eco inspirò profondamente, poi
esclamò:
<< Chi sono io? Il
mio nome è Soul Eco, Silver Saint del
Camelopardalis... dici di provenire dal cielo? Bene... vorrà
dire che sarà lì
che ti rispedirò, ma a suon di calci! >>
Violate schizzò in avanti, tentando di colpire Retsu al viso
con un pugno.
Il Saint della Lince, agile e scattante come un vero felino,
riuscì a schivare
quell'attacco proprio pochi secondi prima che il colpo della donna lo
investisse in pieno volto.
<< Nobile Urania! State attenta! >>
gridò il ragazzo.
Cambiando completamente bersaglio, Violate sferrò un calcio
diretto nella
pancia del Saint della Gru, colpendola di sorpresa e facendola rotolare
per
alcuni metri addietro, finché non andò a
schiantarsi contro la parete rocciosa
dietro di lei.
<< Urania! >> esclamò Mei
correndo ad aiutarla.
<< Dove credi di andare, tu?! >>
La velocità dello Spectre era impressionante. In un
battibaleno, si parò fra
Mei e Urania, colpendo il ragazzo allo stomaco con una ginocchiata.
<< Sarà più facile del previsto...
>> esclamò ridendo di gusto
<< Siete così patetici... ma davvero la
ragazza è un Silver Saint? Mi
sembra così incapace... >>
Urania si mise in ginocchio, tremando. Quelle parole le avevano colpito
l'anima, trapassandola da parte a parte: lo Spectre aveva ragione, non
si stava
dimostrando assolutamente degna della sua armatura. Che ne era stato
del suo
orgoglio? Che ne era stato degli insegnamenti del suo maestro?
Strinse forte gli occhi per resistere al dolore lancinante alla schiena
e si
rialzò in piedi.
<< Mei... >> mormorò
avvicinandosi al ragazzo << Ti prego,
stai da parte... >>
<< Ma cosa... >> balbettò lui,
tentando di rialzarsi a sua volta.
<< Io... sono un Silver Saint. E' mio compito e ruolo
proteggere chi mi è
inferiore di rango, e soprattutto i civili come te >>
spiegò. Tentò di
rivolgergli un sorriso triste, ma sapeva bene che tutto ciò
che Mei avrebbe
visto era solo la fredda espressione della sua maschera.
<< Oh, ma che nobiltà d'animo >>
la derise Violate << Peccato
che i tuoi poteri siano così... insignificanti...
>>
Urania si morse il labbro inferiore, tesa come una corda di
violino.
<< Vuoi vedertela con me? Ti accontento subito... Brutal
real!
>>
Lo Spectre batté violentemente un piede al suolo, mandando
in frantumi l'intera
pavimentazione. Rocce di dimensioni gigantesche si staccarono dal
terreno,
andando a schiantarsi addosso ai due Saint, fino a sommergerli
completamente.
<< Patetici... >> sussurrò
Violate storcendo la bocca << Voi
Saint di Atena... siete così patetici! Senza le vostre Cloth
sareste veramente
inutili >>
Urania e Retsu riuscirono ad uscire da sotto la catasta di massi che li
aveva
ricoperti, ansimando. Entrambi erano feriti e sporchi di sangue, e
tremavano
come foglie per l'orrore.
Q... Questa donna... è forse un mostro?! pensò
Urania scioccata.
<< Tsk. Tremate per così poco? La mia forza vi
ha sbalorditi, non è così?
Beh, siate onorati di morire per mano mia... >>
La donna si lanciò verso Retsu, il quale stavolta non
riuscì a muoversi per il
terrore. Con la mano guantata, afferrò il volto del
ragazzino, trascinandolo
con se e portandolo fino a schiantarsi nel muro dietro le sue spalle.
Le urla
di dolore del Saint della Lince riempirono la grotta, mentre un rivolo
di
sangue gli colava giù lungo la fronte.
<< R... Retsu... >> sussurrò
Urania sconvolta, senza riuscire a
staccare gli occhi da quella terribile scena.
Violate lo staccò violentemente dal muro, gettandolo poi via
come se fosse
stato un rifiuto.
<< Non è morto... merito del Cloth che
indossa, probabilmente... >>
mormorò Violate leccandosi via il sangue dalle mani
<< Beh, almeno è
svenuto. Non mi darà fastidio per un po' mentre
farò a pezzi i due rimanenti...
>>
Urania osservò il corpo di Retsu che giaceva a terra,
inerme, mentre una rabbia
improvvisa le annebbiava i sensi.
<< Non... Non osare mai più toccare i miei
compagni! >> gridò
lanciandosi in avanti per attaccare. Cercò di colpire lo
Spectre con un calcio,
ma questi fermò tranquillamente il suo attacco utilizzando
l'avambraccio come
scudo.
<< Patetica! >> urlò poi,
investendola con una spallata nel petto.
Non... non posso crederci... non ho davvero speranze, contro
di lei? pensò
Urania, cadendo in ginocchio per terra.
Violate le si avvicinò lentamente, ghignando divertita.
<< Questa stupida maschera mi impedisce di vedere il tuo
bel volto
intriso di terrore... perché non la togliamo?
>> ridacchiò chinandosi di
fronte a lei.
L... La maschera! No... così Mei e Retsu...
vedrebbero il mio viso...
Lo Spectre afferrò saldamente l'ovale di metallo
che copriva il volto della
ragazza.
Non... riesco a muovere un muscolo... che umiliazione...
<< Vediamo un po' la tua splendida espressione
sgomenta... >>
sibilò Violate.
<< Piranhan Rose!
>>
Una rosa nera colpì la mano della donna,
facendogliela ritrarre di scatto
per il dolore allucinante.
<< C... Chi è stato?! >>
gridò lei, guardandosi attorno.
Una cascata di petali di rose rosse danzò nell'aria, mentre
il loro avvolgente
profumo inebriava le narici dei presenti.
<< Che essere ripugnante... >>
sussurrò un uomo dall'armatura
dorata facendosi lentamente avanti << La sgradevolezza
dei tuoi movimenti
e dei tuoi modi di fare mi disgusta, Spectre... >>
Non potevano credere ai loro occhi: Aphrodite si avvicinava lentamente
verso di
loro, portando con sé un Cosmo di proporzioni gigantesche.
La sua bellezza poteva essere comparata solo a quella del purpureo
fiore che
stringeva fra le dita, mentre le sue labbra rosee si incurvavano in un
languido
sorriso. Il cuore di Urania si riempì di gioia, rendendosi
conto che non tutto
era perduto: era sbocciata la speranza, ed era armata di spine.
<< S... Sommo Aphrodite... >>
sussurrò con gli occhi pieni di
lacrime << State bene per fortuna! >>
<< Urania... chi è questo essere immondo?
>> il suo sguardo si posò
poi su Retsu, a terra esanime << E' morto?
>> chiese poi,
indicandolo.
<< No, è solo svenuto... >>
mormorò Urania mentre gli sollevava
teneramente la testa da terra.
Aphrodite annuì.
<< Essere immondo? A me? Hai idea di chi hai di fronte?!
>> urlò Violate,
riprendendosi dallo stupore iniziale.
<< Sì, ho di fronte uno sporco Spectre che non
merita neppure d'esser
ferito dalle mie splendide rose... ahimè, spero che le mie
bambine mi
perdonino, ma dovrò usarle per sconfiggerti...
>>
Violate scoppiò a ridere, gettando la testa all'indietro.
<< Sei pazzo, Saint di Athena! >> gli
urlò << Non ti sarà
così semplice sconfiggere me, Violate di Behemoth, Stella
della Solitudine
Celeste! Ti ridurrò quel bel faccino in poltiglia!
>>
La donna si lanciò all'attacco nel tentativo di sferrare un
pugno al viso di
Aphrodite, ma questi sollevò la sua rosa nera e con essa si
fece scudo,
bloccandola. Sconvolta, Violate balzò all'indietro, fissando
incredula i petali
del cianotico fiore.
<< Piranhan Rose... >> sussurrò
Aphrodite << La Rosa Nera che
uccide fra indicibili sofferenze... le sue spine sono come denti d'un
piranha,
e divoreranno te e la tua armatura, distruggendoti! Avrei potuto
regalarti una
morte dolce, con le mie Royal Demon Rose... ma non è
ciò che merita un essere
come te! >>
<< Distruggere la mia Surplice?! >>
ringhiò Violate << Ti
sfido a farlo, dannato! >>
<< E sia! Piranhan Rose!
>>
<< Brutal Real! >>
Il colpo della donna si scontrò con la Rosa Nera di
Aphrodite, distruggendola e
spargendo i suoi petali per terra. Aphrodite cercò di
balzare di lato per
evitare di essere travolto dalla furia dello Spectre, ma il dolore alla
caviglia gli bloccò i movimenti e lo tenne inchiodato sul
posto. Chiuse gli
occhi, preparandosi a ricevere il colpo... ma l'impatto non
arrivò.
<< Che diavoleria è mai questa?!
>> ringhiò Violate, colta di
sorpresa.
Aphrodite guardò la scena che gli si parava davanti,
sbigottito: lo Spectre era
completamente avvolto in una stola rossa, che gli aveva impedito ogni
movimento. Dietro di lei stava inginocchiata Urania, con le braccia
tese in
avanti e i muscoli contratti per lo sforzo. Fu allora che la riconobbe:
era la
stola che il Saint della Gru portava sulle sue spalle! Credeva che
fosse un
semplice ornamento, ma Urania la stava utilizzando come una vera e
propria
arma... che fosse una parte integrante della sua armatura, allora?
<< C... Come diavolo fa questa sciarpa insulsa a
stringermi in questo
modo? Non posso muovermi! E'... è rigida! >>
gridò Violate <<
Possibile che abbia vita propria? Si... si è mossa da sola!
>>
<< Il tessuto non ha niente di speciale...
>> mormorò Urania
ansimando per l'evidente fatica << Ma posso muoverla a
mio piacimento
grazie alla psicocinesi... ed essa riproduce vento o calore a seconda
di come
brucio il mio Cosmo! >>
Violate gettò un urlo di dolore, mentre la stola gli si
stringeva ancora di più
attorno al corpo.
<< Sto... sto andando a fuoco! >>
ululò gettandosi in ginocchio per
terra << Devo liberarmi da questa robaccia, dannazione!
>>
Le braccia di Urania vacillarono, mentre lo Spectre iniziava la sua
controffensiva: la sua forza era devastante, non avrebbe retto
per molto.
Malgrado Nikol, suo maestro e discendente dell'antica etnia Mu, le
avesse
insegnato i segreti della psicocinesi, non era ancora abbastanza forte
per contrastare
uno Spectre di tale potenza come lo era quella donna del Behemoth.
<< Ti ridurrò in briciole... maledetta
sgualdrina! >>
Arrivata al culmine dello sforzo, Urania perse la concentrazione, e la
stola si
accasciò ai piedi dello Spectre, inanimata.
<< Ebbene, cos'hai risolto con questa tua geniale
trovata? >>
sibilò Violate << Morirete lo stesso tutti
adesso! >>
<< Ha risolto che ti sei distratta! E adesso... ne
subirai le
conseguenze... Bloody Rose! >>
La donna si voltò di scatto, in tempo per vedere una rosa
bianca correre nella
sua direzione... l'avrebbe colpita, se non fosse stato per una potente
energia
oscura che la avvolse, distruggendo il fiore e salvandole la vita.
Un nuovo Cosmo, ancora più opprimente di quello di Violate,
li investì in
pieno, come se una freccia li avesse trapassati da parte a parte.
Alzarono lo
sguardo, e videro sopra le loro teste un secondo Spectre, anche lui
vestito con
una spaventosa Surplice nera.
<< Dei Saint? Qui dentro? Mi chiedo davvero che cosa ci
facciano qua...
>> sussurrò l'uomo scrutandoli con i piccoli
occhi blu che facevano
capolino da sotto l'enorme elmo che indossava << Violate,
che sta
succedendo? >>
La donna impallidì, guardando l'uomo che l'aveva salvata con
orrore.
<< S... Sommo Aiacos... io... >>
balbettò.
<< Va bene, ho capito. Per adesso... ci ritiriamo.
Seguimi. >> le
disse, allontanandosi in uno dei cunicoli.
Violate si alzò, grugnendo, e gettò un'occhiata
di sbieco verso Urania.
<< Non è ancora finita... >>
sibilò prima di fuggire via.
<< Allora, devo spedirti veramente giù
negl'Inferi o vuoi finalmente
parlare? >>
Alastor era terrorizzato. Lui, una divinità, si era
ritrovato inerme davanti ad
un uomo qualunque? No, non poteva crederci. Non poteva essere vero.
Eppure...
Eppure quel Gold Saint lo aveva costretto in ginocchio, a terra,
incapace di
contrastare il suo potere.
<< Non parli? Vorrà dire che metteremo fine a
questa storia, allora... >>
ghignò Deathmask alzando un braccio.
<< A... Aspetta! E va bene...
parlerò... >>
<< Ma bene... sono tutto orecchie!
>>
Alastor deglutì, puntando i bianchi bulbi oculari negli
occhi cerulei del
Saint.
<< Come ti avevo detto... >>
iniziò << Il
mio nome è Alastor... e sono uno Screamer. Sono una
divinità minore, e faccio
parte delle Personificazioni. Per la precisione, sono la
Personificazione delle
lotte familiari... >>
<< L... Le Personificazioni?!
>> balbettò Deathmask,
stupito. Alastor annuì.
<< Esattamente... noi Screamer siamo
tutte Personificazioni, in
realtà. Siamo diventati Screamer quando lei ci ha assoldati,
portandoci via dal
nostro eterno anonimato, e ci ha conferito queste armature, le Sacre
Polemos
>>
<< Ehi, ehi, ehi. Frena. Assoldati?
Lei? Chi sarebbe questa lei?
>> lo interruppe il Saint.
<< La nostra signora... colei che ci
ha promesso di farci diventare
i reali dominatori della Terra, una volta conquistata! La nostra amata
Dea...
Enio, l'Urlo della Guerra! >>
Deathmask spalancò gli occhi per lo
stupore. Quindi, quella divinità
minore non aveva nulla a che fare con Hades e la sua armata di Spectre?
Questo
significava che non vi sarebbe stata un'unica minaccia, ma ben due, a
gravare
sulla Terra?
<< Sai... non so davvero chi sia questa Enio, ma deve
essere proprio una
Dea infima per essere così sconosciuta >>
ghignò << In ogni caso,
ti ringrazio, adesso so cosa riferire al Gran Sacerdote. Ora puoi anche
morire... >>
<< M... Ma... avevi detto che mi
avresti risparmiato, se avessi
parlato! >>
Deathmask scoppiò a ridere
sguaiatamente, scuotendo la testa.
<< E tu ci hai pure creduto? Per essere una
divinità, non sei per niente
sveglio... Preparati a sprofondare nello Yomotsu Hirasaka! Sekishiki
Meikai
Ha! >>
Deathmask puntò un dito verso il suo avversario, dal quale
scaturì un'onda a
spirale che ben presto lo avvolse immobilizzandolo.
<< C... Cos'è questa roba?
Non riesco più a muovermi!
>>
<< Che divinità deludente... >>
sbuffò Deathmask annoiato <<
Presto ci sarà un'altra testa nella Casa di Cancer...
>>
In quel momento però, con grande sorpresa del Gold Saint,
Alastor scoppiò a
ridere sguaiatamente.
<< Cosa ti diverte tanto, folle?! >>
<< E' vero, mi hai sconfitto, ma io sto
per prendermi qualcosa di
più prezioso per te della tua stessa vita...>>
ghignò la
divinità.
<< Di che diavolo stai... >>
<< Proprio adesso, uno dei miei
compagni sta affrontando la tua
cara allieva... da soli. Sono troppo lontani perché tu possa
arrivare in tempo,
non potrai mai salvarla >>
Lo sguardo di Deathmask lampeggiò d'ira, mentre abbassava
lentamente il dito
puntato contro Alastor verso il terreno. La divinità prese
ad urlare, mentre il
suo corpo iniziava a sprofondare sotto terra. Poco prima che sparisse
del
tutto, Deathmask gli si avvicinò e gli posò un
piede sulla testa, spingendolo
verso il basso.
<< Il tuo compagno è solo? Con Soul Eco?
>> mormorò scoppiando a
ridere << Poverino, non vorrei essere nei suoi panni. Tu
forse ignori una
cosa importante... quella non è una donna, è un demonio...
>>
In un altro punto imprecisato della grotta, Soul Eco e Peina si
apprestavano a
iniziare il loro scontro.
La ragazza scattò in avanti, tentando di colpire con un
calcio il suo
avversario che però fu più veloce e scomparve
della sua vista, riapparendo
dietro di lei e sferrandole una gomitata nella schiena.
Rotolò per qualche
metro atterrando poi in ginocchio; si rialzò subito dopo
partendo con un nuovo
attacco, che fu però schivato nuovamente della
divinità.
<< Povera illusa, non potrai farmi
neppure un graffio!
>> le gridò Peina sogghignando
<< Preparati ad una morte
lenta e dolorosa... >>
<< L'unico ad illudersi qui sei tu! >>
gridò la donna puntandogli
un dito contro << Io mi sto solo scaldando! Il bello deve
ancora venire!
>>
Soul Eco si inginocchiò per terra, poggiando entrambi i
palmi delle mani al
suolo e ghignando.
<< Preparati... questo è uno dei colpi
più potenti del Saint del
Camelopardalis! >>
La terra fu come scossa da un sussulto, mentre intorno a loro diventava
tutto
nero. Peina si guardò i piedi inorridendo: non aveva
più la roccia sotto di sé,
ma solo... il vuoto. Era come se stesse fluttuando nel nulla...
<< Vacuum Stars... >> mormorò
Soul Eco ghignando << Devi
sapere che il Camelopardalis è una costellazione maledetta.
L'area di cielo che
occupa appare come un grande spazio vuoto privo di stelle, a causa dei
bassi
livelli di magnitudine presenti nelle aree urbane. Preparati a subire
tutta
l'energia di queste stelle dannate! Vacuum Stars!
>>
Improvvisamente, nello spazio vuoto s'accesero una
moltitudine di astri
lucenti: ad uno ad uno, gli astri si schiantarono contro il corpo di
Peina,
esplodendo all'impatto con un boato fragoroso e alzando una
quantità smisurata
di polvere.
Soul Eco si rialzò in piedi, ansimando.
L'ho... l'ho sconfitto? pensò speranzosa.
<< Piccola insolente! >>
La tenebrosa voce di Peina scosse l'aria circostante. Fu un attimo, e
la
divinità balzò fuori dal polverone, afferrando la
ragazza per la gola e
portandola a schiantarsi nel muro dietro lei. L'essere era fuori di
sé dalla
rabbia, e gocciolava copiosamente sangue.
<< Sciocca ragazzina!
>> tuonò << Tutto
ciò che i tuoi miseri poteri possono fare è
scalfire il mio corpo... Vedi mia
cara, assieme alle nostre Sacre Armature Polemos, la nostra amata Dea
ci ha
conferito anche degli involucri umani con cui discendere sul vostro
mondo... Ma
anche se il mio corpo è umano, sono comunque una
divinità e non puoi sperare di
sconfiggermi così facilmente! Tuttavia...
>> Peina la lasciò
andare, facendola rovinare al suolo, e si leccò il sangue
che dalla tempia gli
cadeva sulle labbra << Tuttavia mi hai
ferito, e questo non posso
perdonartelo. Morirai fra atroci sofferenze... Io, Peina, sono la
Personificazione della Fame. E questo... è il mio colpo
più potente! The
Infinite Hunger! >>
Posò un dito sulla laringe della donna e un raggio di luce
rossa la passò da
parte a parte. Soul Eco si sentì mancare il fiato e si
portò istintivamente le
mani alla gola, colta alla sprovvista: non avvertì
però alcun dolore, il che la
lasciò completamente esterrefatta.
Poco dopo però, il suo stomaco si contorse come se fosse
stato colpito da un
violentissimo calcio. Si accasciò a terra, gridando per il
dolore, mentre Peina
scoppiava a ridere sguaiatamente.
<< The Infinite Hunger >>
ripeté << E' la
tecnica per la quale la persona che la riceve si ritrova a patire i
morsi della
fame come se il tuo corpo non assumesse cibo da sei mesi. Hai capito
bene...
non è possibile che un corpo umano possa resistere a tale
supplizio, quindi
morirai fra pochi istanti, divorata da questo dolore insopportabile!
>>
Soul Eco urlò, tenendosi lo stomaco con le mani nel vano
tentativo di arrestare
quel dolore incredibile. Non aveva mai provato niente del genere: era
come se
il suo corpo fosse divorato dall'interno da un mostro, come se un
veleno la
stesse distruggendo progressivamente. Lo Screamer aveva ragione: non
avrebbe
resistito ancora a lungo; sarebbe impazzita per il dolore e morta per
gli
stenti, se non si inventava subito qualcosa.
Con uno sforzo immane, il Saint del Camelopardalis si alzò
in piedi,
barcollando: si portò una mano al viso e si tolse la
maschera, gettandola via.
<< Cosa diavolo pensi di fare?
>> le domandò Peina,
sorpreso.
<< Vedi... >> spiegò Soul Eco
<< Per noi Sacerdotesse
Guerriero è una grave onta che qualcuno veda il nostro
volto. Solo due cose
possiamo fare, dopo che ciò è avvenuto: amare la
persona che ci ha viste... o
ucciderla. Questa è la mia personale dichiarazione di
guerra, Peina >>
Sul suo viso, fra le smorfie di dolore, si dipinse un sorriso convinto
che fece
sussultare lo Screamer.
<< Io sono Soul Eco, allieva del grande Deathmask del
Cancro! Ti farò
pentire di aver scelto me come avversaria... >>
puntò un dito di fronte a
sé, chiudendo gli occhi per concentrarsi << Sekishiki
Meikai Ha!
>>
Lo stesso raggio a spirale usato precedentemente da Deathmask per
sconfiggere
Alastor avvolse anche il corpo di Peina, immobilizzandolo. Accadde
però
qualcosa di strano: l'anima della divinità iniziò
a staccarsi dal suo
contenitore, apparendo alle spalle di quello che ormai, privato della
sua
essenza, sembrava un fantoccio con delle fattezze umane.
<< Questo è il colpo segreto del mio maestro
>> sorrise Soul Eco
<< Io non sono ancora in grado di usarlo al meglio e di
mandare le anime
nello Yomotsu Hirasaka... ma non importa... >>
Poggiò i palmi delle mani a terra, come quando aveva usato
l'attacco del
Camelopardalis.
<< Anche se la mia tecnica è incompleta, ho
diviso la tua anima divina
dal tuo corpo mortale... senza quello sei vulnerabile, giusto? Mi
basterà
distruggerlo per renderti completamente innocuo! Vacuum Stars!
>>
Il colpo del Camelopardalis si schiantò contro il corpo
ormai vuoto della
divinità, disintegrandolo.
Soul Eco gettò un sospiro di sollievo mentre avvertiva il
suo stomaco
distendersi e tornare alla normalità: aveva annullato gli
effetti del The
Infinite Hunger di Peina, sconfiggendolo. Dell'anima della
divinità, non vi era
più alcuna traccia.
I...Io... ce l'ho fatta! pensò, raggiante.
<< Ben ti sta, stupido Screamer! Mai mettersi contro di
me! Questa è la
fine che meritano quelli che... >>
Ma non finì la frase, perché qualcosa la
colpì alla testa e la fece stramazzare
al suolo per il dolore. Alzò lentamente lo sguardo e si
trovò davanti un essere
viscido e ripugnante che la guardava ghignando soddisfatto.
<< Ma bene! >> rise questi <<
La battaglia è finalmente
finita! Sono stato proprio furbo a restarmene nascosto
finché non si fosse
conclusa. Certo, chi si aspettava che avrebbe vinto proprio la
ragazzina? Oh
beh, non importa! Io, Zelos di Frog, Stella della Terra Sinistra,
prenderò la
tua testa e la porterò a sua Eccellenza Pandora come trofeo!
>>
Non riesco... a muovermi... pensò Soul
Eco La battaglia contro Peina
mi ha debilitata troppo...
<< Sparisci, verme! >>
Un lampo di luce colpì lo Spectre, incenerendolo. La donna
alzò lentamente lo
sguardo e vide Deathmask, il suo maestro, correrle incontro.
<< Soul Eco... >> mormorò
prendendola in braccio.
<< M... Maestro... >> balbettò
lei socchiudendo gli occhi per la
vergogna << Sono riuscita a battere uno di quei mostri...
ma sono ancora
tanto ingenua. Mi sono lasciata cogliere alla sprovvista da quello
Spectre,
e... >>
<< Luana... >> la interruppe Deathmask con
voce perentoria <<
Ti prego, non parlare. E' tutto finito... >>
<< No, maestro... non mi chiamate più
così! Il mio nome è Soul Eco,
adesso... >> sussurrò lei.
<< Se le cose stanno così... >>
mormorò il Saint stringendola al
petto << Prova ad ascoltare l'eco della mia, di anima. La
senti? Questa è
l'anima di un maestro fiero della sua allieva. Torniamo a casa...
>>
La strinse forte a sé, mentre si avviava nella direzione in
cui avvertiva il flebile
Cosmo di Mei.
<< Però... >> mormorò
d'un tratto << Sei veramente una
cretina. Si accussì cretina ca ti pigliassi a
pagnittuna a dui a dui finu ca
diventanu dispari! >>
Cap.4 -
The End.
To
Be Continued...
Perdonatemi
in anticipo... questo capitolo è chilometrico. E l'ho pure
scorciato! Chiedo umilmente perdono, ma non volevo proprio dividerlo...
prometto che i prossimi saranno un pochetto più brevi, lo
giuro
>.< (ci proverò almeno...) Ok, premetto che
sono ancora
scettica sul risultato: è un capitolo difficile, ci sono
svariati combattimenti e c'è una piccola presentazione dei
nemici (anche se molto confusa, ma non mi va di svelarvi tutto
subito!). Ecco le solite spiegazioncine di rito...
Avendo letto Lost Canvas, ho
notato che il personaggio di Violate di Behemoth non appariva nella
serie classica: l'idea di questa Spectre dalla forza paurosa mi era
piaciuta troppo e ho voluto riproporla. Arriviamo quindi ai poteri di
Urania che, come il suo predecessore Yuzuriha, è capace di
utilizzare la Psicocinesi, tipica del popolo Mu. E' stato infatti Nikol
ad insegnarle a controllare tali poteri, essendo lui un discendente di
tale etnia (e questo viene spiegato da Urania stessa). Ed eccoci ai
"cattivi alternativi", Alastor e Peina. Ho scelto le Personificazioni
perchè sono divinità minori e dimenticate, e ho
pensato
che sarebbe stato plausibile vederle riunirsi per cercare di
conquistare prestigio fra gli altri Dei. Chi le comanda è
un'altra divinità minore, Enio, l'Urlo della Guerra...
scopriremo qualcosa di lei più avanti. Come Hades ha i suoi
Spectre, Poseidon i Mariners e Athena i Saints, Enio ha gli Screamer
(chiamti così visto che Enio è "l'urlo" della
guerra...)
e le sue armature invece di chiamarsi Cloth o Surplici sono le Polemos
( traduzione di "guerra" in greco). Chiarita questa cosa, mi spiace di
aver saltato lo scontro fra Alastor e DM, ma non ce l'avrei mai fatta a
finire questo capitolo altrimenti... spero che non mi lincerete per
questa scelta stilistica! Per quanto riguarda Peina invece,
è la
personificazione della fame: il nome Peina l'ho inventato (invece
Alastor è il nome originale) perchè si chiamava
semplicemente Fame e non mi piaceva. In ogni caso, Peina significa
appunto fame, in greco. Per quanto riguarda
l'attacco del
Camelopardalis invece, ne vado tremendamente fiera! Ho
studiato a
fondo la Costellazione e non è stato facile. Insomma, voi
che
attacco avreste messo alla Costellazione della giraffa? Mi aveva
mandata un po' in crisi... dopo varie ricerche ho scoperto questa
particolarità del "cielo senza stelle" (spiegato da Soul
Eco, ma
se non avete capito date una sbirciata a Wikipedia e vi sarà
tutto più chiaro!).
Bene, direi che per stavolta ho scritto anche troppo, ma ci tenevo a
precisare alcune cose! Non vi ho voluto svelare tutto,
perchè
volevo lasciare qualche alone di mistero... e non mi resta che dirvi:
alla prossima!
|
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Capitolo 5 *** Sogni e ricordi ***
cap.5
Love
will keep us alive. ~
Oggi la connessione fa i capricci, dal pc non vuole decidersi
a
funzionare per bene... Pazienza, motivo in più per
scribacchiare
un po'.
Anche perchè non so quando aggiornerò di nuovo,
dato che avrò due settimane super impegnative...
Va bene, passiamo ai ringraziamenti di rito: prima di tutte voglio
citare June di Dolphin,
poichè mi ha lasciato delle recensioni veramente bellissime
e che mi
hanno fatto toccare il cielo con un dito! Poi, di dovere, Mr_Mumu, sperando di
aver risolto i tuoi dubbi in merito al discorso "Enio" e
Personificazioni varie, Light
upon us, che abbiamo capito ama il Deathy siculo
(ahahahaha!), Gemini_No_Sabriel
che mi sta sempre accanto e mi sostiene in ogni svarionata
che scrivo, _Sherry_,
che mi ha tirato molto su il morale sulla riuscita del precedente
capitolo e Shuratheavenger,
sempre fra i primi a commentare, e sempre coi commenti più
divertenti.
Ringraziamento doppio va di dovuto nuovamente a June di Dolphin, che
ha segnalato la mia storia fra le "Scelte", con un commento che mi ha
fatto venire i brividi.
Grazie di cuore.
E ancora, un grazie speciale a chi l'ha inserita fra le seguite /
preferite.
Arigatou Gozaimasu! (al
solito!)
Ah!
Visto che ci sono, ci tengo tanto a ringraziare anche il libro che mi
sta aiutando in questa avventura, "Dizionario dei miti greci e romani".
Senza di te nulla sarebbe possibile! <3
Cap.5
Sogni e ricordi.
Peina
tremava dal terrore.
La sua era una paura mista ad angoscia, un tormento che gli rodeva
l'anima come
l'aquila del mito rodeva il fegato dell'incatenato Prometeo.
Fissava con sguardo vacuo il portone davanti a sé, pregando
che non si aprisse
mai.
<< Vieni avanti, Peina! >>
tuonò una voce al di là
della soglia blindata.
La Personificazione della fame deglutì, mentre
già assaporava in bocca il gusto
metallico del sangue. Dischiuse lentamente il cigolante portone,
entrando a
testa bassa in un'enorme sala dall'arredamento spartano: non vi erano
finestre
alle pareti, e l'unica fonte di luce era data da alcuni mozziconi di
candele
dall'aria vissuta, sistemati in qua e là in candelabri
d'ottone. Al centro,
stava un enorme trono, così grande che incuteva timore solo
a guardarlo, e su
di esso vi era seduto un essere che perfino quella bestia di Peina
trovò
mostruoso.
Era alto almeno tre metri, con la pelle verde e squamosa. Completamente
privo
di capelli, in testa aveva una serie di violacei corni ricurvi e
appuntiti che
sarebbero forse stati l'elemento più spaventoso del suo
corpo, non fosse stato
per i piccoli occhi gialli simili a quelli d'un rettile e la fila di
denti
acuminati che sporgeva dal suo labbro inferiore. Quando apriva la bocca
per parlare,
schizzava fuori una viscida lingua biforcuta, in tutto e per tutto
identica a
quella dei serpenti.
La divinità s'affrettò ad inchinarsi, ossequiosa,
trasudando sgomento da tutti
i pori.
<< Mio Signore >>
sussurrò abbassando lo sguardo
<< Quale vergogna mostrarmi
così a voi, oggi, senza il dono
dell'involucro mortale che mi avevate fatto... >>
La risata fredda del mostro gelò il sangue nelle
vene alla Fame, che
trasalì.
<< Peina... mio caro compagno... non
mi stupisce davvero ciò che i
miei occhi vedono >>
<< Non... non vi stupisce? >>
balbettò questi, sorpreso.
<< Esattamente. Non è un
caso, se ho mandato proprio tu e Alastor,
per quella missione sull'Etna >>
<< M... Mio
signore, mi dispiace. Non vi seguo... >>
L'essere mostruoso s'alzò, ergendosi in
tutta la sua imponente statura,
e sovrastò il, in confronto a lui, microscopico Screamer,
con la sua mole
spaventosa. Peina impallidì, vittima della soggezione che
quel demone dalle
fattezze di un rettile gli metteva.
<< Tu e Alastor >>
ghignò poi questi <<
Siete fra i miei Screamer più deboli. Vi ho mandato
là come pedine
sacrificabili, per sondare il terreno che i Saint di Athena ci stanno
preparando... >>
Fu colto da alcune risa sommesse, probabilmente
pregustando nella sua
mente l'esito finale del suo piano. Si chinò poi su Peina,
arrivando ad
alitargli quasi sul volto, e proseguì:
<< Come capo dell'esercito degli
Screamer della grande Enio, io,
Agathodaimon, demone delle Personificazioni, ti mostrerò la
mia grande
magnanimità donandoti un involucro nuovo,
affinché tu possa discendere
nuovamente sulla Terra >>
<< La vostra grandezza d'animo è immensa, mio
Signore >> sussurrò
Peina, scostandosi una ciocca di capelli bianchi dal viso.
Sapeva bene che lui, come tutte le altre Personificazioni, sprovvisto
di un
corpo mortale era un semplice spirito inerme, incapace di agire sul
mondo degli
umani e di danneggiarli in alcun modo. L'unico modo per andarsene dal Misos
Planitis, il mondo in cui le Personificazioni si trovavano
relegate, era
appunto quello di possedere un involucro, un corpo da utilizzare come
contenitore per l'anima divina.
<< La divina Enio si è
reincarnata per noi in corpo mortale, e
presto ci guiderà alla conquista della Terra... tutto
ciò non è esaltante?
Rivendicheremo il nostro ruolo, finalmente... >> ghignò
Agathodaimon, tornando a sedersi al suo trono << Ti
farò avere il
tuo corpo il prima possibile. Adesso va', sei congedato >>
Peina stentava a credere alle sue orecchie. Era
certo che sarebbe stato
punito, per il fallimento della sua missione: invece Agathodaimon gli
era parso
quasi contento della loro disdicevole disfatta.
Sapeva di non essere il più forte fra gli Screamer, ma
confidava
particolarmente nella sua abilità The Infinite
Hunger. Aveva solo avuto
la sfortuna di trovarsi davanti qualcuno capace di separarlo dal suo
involucro
e di distruggerlo, altrimenti non sarebbe stato tanto facile sfuggire
alla sua
tecnica.
Maledetti Saint... pensò fremendo dalla
rabbia La prossima volta, non
la passerete liscia...
<< Bentornato, Cavaliere del Cancro...
>>
Deathmask entrò nella Tredicesima Casa, fingendo un fugace
inchino, e sbadigliò
con aria annoiata.
<< Direi... missione più che compiuta
>> borbottò stiracchiandosi.
<< Ti ascolto. Fai pure rapporto >>
mormorò Saga sistemandosi le
nere vesti sacerdotali all'altezza delle spalle.
<< Beh... Forse sei tu che mi devi delle spiegazioni,
Saga... >>
Deathmask alzò un sopracciglio, fissando il Gran Sacerdote
con aria di sfida.
<< In che senso? >> domandò
l'uomo con voce calma.
<< Siamo andati in Italia con l'intenzione di cercare una
Stella
Malefica... e ci siamo ritrovati ad affrontare non solo uno Spectre, ma
anche
due entità divine a noi del tutto sconosciute
>> Deathmask si strinse
nelle spalle, sospirando << Pare che siano degli...
Screamer... al
servizio di una certa Enio. Le Personificazioni di non so cosa...
>>
Spiegò rapidamente a Saga l'accaduto, sia dell'incontro di
Aphrodite, Mei,
Retsu e Urania con lo Spectre sia di quello avvenuto fra lui e Soul Eco
con
Alastor e Peina.
Al termine del suo racconto, Deathmask gli puntò addosso due
occhi inquisitori,
aspettandosi una risposta quanto più sensata.
Il Gran Sacerdote si alzò dal suo seggio, avvicinandosi alla
finestra.
<< Vedi Deathmask... >> sussurrò
togliendosi l'elmo e guardando la
luna alta nel cielo << Io avevo il terrore... avevo il
presentimento che
ci fosse qualcosa di più, oltre agli Spectre,
laggiù... E' per questo che non
ti ho voluto mandare da solo, capisci? >>
Il Cavaliere del Cancro non rispose, fissando Saga con aria sbigottita.
Una
lunga chioma di capelli biondi gli ornava la schiena, ora che il
pesante
copricapo rosso era stato tolto, ed erano così soffici e
luminosi che parevano
fili d'oro zecchino.
<< S... Saga? >> domandò
sorpreso.
Ma la sua espressione di stupore si trasformò in vera e
propria incredulità
quando l'uomo si tolse anche la maschera: davanti a lui stava una
creatura
bellissima, con profondi occhi blu come l'oceano infinito e dei
lineamenti del
volto così dolci che pareva quasi essere un angelo.
<< Cavaliere... >> mormorò il
Gran Sacerdote con un sospiro
<< Sta per iniziare una dura battaglia, come quando
affrontammo quattro
anni fa i Titani di Chrono e di Ponto. Sarete pronti, voi Saint, a
schierarvi
di nuovo dalla parte di Athena? >>
Colto alla sprovvista, Deathmask non rispose. Non si sarebbe mai
aspettato tali
discorsi da chi, dieci anni prima, aveva tentato di uccidere Athena
ancora
neonata e mandato al patibolo il suo salvatore, Aiolos del Sagittario.
C'era
qualcosa in lui, qualcosa di inspiegabilmente diverso dal Saga che
ricordava, a
partire da quegli occhi puri e limpidi come una sorgente che
prima lo
avevano guardato privi di ogni malizia e malvagità.
<< Sarà una dura lotta, lontani da Athena...
>> sussurrò nuovamente
Saga, tornando a guardare fuori dalla finestra << Temo
colei che
c'ingannerà... >>
<< Colei che c'ingannerà? Di che diavolo stai
parlando?! >> domandò
Deathmask senza capire.
Ma il Gran Sacerdote scosse lentamente la testa, facendo oscillare la
chioma
dorata, e gli rivolse uno sguardo di profonda tristezza, prima di
tornare ad
indossare la nera e fredda maschera sul bianco volto.
<< Arriverà il momento... >>
sussurrò voltandosi e sparendo nelle
stanze Sacerdotali.
<< Aspetta! Parla! Dimmi che diavolo sta succedendo!
>> gli gridò
dietro il Saint, ma invano.
Non avendo ottenuto alcuna risposta, Deathmask batté un
pugno per terra,
alterato. Lo infastidiva sapere di essere tenuto all'oscuro di
qualcosa, ed era
più che palese che il Gran Sacerdote era in possesso di
alcune informazioni
importanti che ancora non gli erano state rivelate.
Sospirò, cercando di ricomporsi, e si voltò per
tornare alla Quarta Casa.
Mentre attraversava il passaggio per raggiungere la Dodicesima Casa, un
ghigno
gli si dipinse sul volto.
Sono proprio curioso di vedere come ti comporterai ora, caro
Saga... o
meglio ancora, caro Gran Sacerdote...
Urania non poteva credere ai suoi occhi.
Davanti a lei c'era un ragazzo, biondo come un campo di grano d'estate,
e con
due occhi così blu che parevano due zaffiri lucenti. La sua
armatura dorata era
una delle cose più belle che avesse mai visto in tutta la
sua vita: splendeva
come se brillasse di luce propria, ma ancor di più
ciò che le mozzò il fiato
furono le sue ali, che luccicavano come stelle in una notte limpida. Il
suo aspetto
aveva un che di sovrannaturale, e la sua innata bellezza annebbiava i
sensi e
lasciava che lo stupore sovrastasse ogni altro sentimento.
Sedeva accanto a lei, e la guardava sorridendo amabilmente, con le
labbra
sottili leggermente arricciate e gli occhi socchiusi.
Se non lo avesse conosciuto alla perfezione, avrebbe sicuramente
pensato che
fosse un angelo sceso dal paradiso. O, forse, lo era per davvero.
<< Nobile... Nobile Aiolos! >>
gridò gettandosi fra le sue braccia
e scoppiando a piangere << Che gioia vedervi qui... vi
credevo morto!
Aiolia mi aveva detto che... >>
Ma il ragazzo la zittì, posandole delicatamente due dita
sulle labbra. La
strinse forte a sé, come faceva quando era bambina, e
iniziò ad accarezzarle
con delicatezza i lunghi capelli castani. Urania si beò di
quel contatto
inatteso, chiudendo gli occhi e lasciando che le calde lacrime le
scivolassero
lungo le guance. Era così felice di saperlo vivo, che non le
importava neppure
di non avere indosso la sua maschera.
D'un tratto però, si rese conto che la pelle di Aiolos era
gelida: gli toccò un
braccio, meravigliata, e alzò lo sguardo verso di lui.
Un grido le si strozzò in gola quando, al posto del dolce
volto sorridente di
Aiolos, si trovò davanti il ghigno feroce di Violate, lo
Spectre di Behemoth.
Tentò di urlare e di scappare via, ma la sua gola era
diventata
inspiegabilmente secca e il suo corpo si era fatto così
pesante che non
rispondeva più ai suoi comandi.
Violate la agguantò per le braccia, stringendola forte e
respirandole pesantemente
sul collo.
Non aveva vie di fuga. Non aveva il suo Cloth, non poteva urlare ne'
scappare:
si trovava alla totale mercé dello Spectre.
Che fosse davvero la sua fine, quella?
<< Basta! Lasciami! Ti ho detto di lasciarmi!
>>
Urania urlò, alzandosi di scatto a sedere. Si
guardò in giro, confusa: si
trovava nella sua stanza, nella casetta della Via dei Pesci.
Era stato tutto un incubo, un terribile e spaventoso incubo.
Si portò la mano al cuore, che ancora batteva all'impazzata,
un po' per lo
spavento e un po' per la gioia d'aver rivisto Aiolos, anche se
quell'incontro
era stato solo frutto di una effimera illusione, e sospirò.
<< Nobile Urania? >>
La vocetta acuta di Retsu la riportò alla realtà.
Le sue mani scattarono istintivamente
al volto, e il contatto di esse col freddo metallo della maschera le
fece
tirare un sospiro di sollievo. Si era dimenticata che, dalla sera
precedente,
aveva deciso di dormire indossandola per evitare spiacevoli
inconvenienti in
caso Retsu si fosse svegliato prima di lei al mattino. Il ragazzino la
fissava
con aria perplessa e preoccupata; probabilmente era stato svegliato
dall'urlo
che aveva cacciato poco prima.
<< Va tutto bene, Retsu... solo un brutto sogno
>> mormorò,
cercando di risultate il più incoraggiante possibile.
L'insistente luce che filtrava fra le tende annunciò loro
l'inizio di una nuova
giornata, la prima, da quando erano tornati al Santuario.
Toc toc toc.
Qualcuno stava bussando energicamente alla loro porta...
Stiracchiandosi, Retsu scivolò fuori dal suo giaciglio di
fortuna situato sul
pavimento e si affrettò ad aprire. Non appena lo fece
però, fu letteralmente
travolto da Aiolia, che entrò prepotentemente dentro la
stanza seguito poco
dopo da una timida Lythos.
<< Urania?! >> esclamò
cercandola con lo sguardo.
Lei, ancora seduta sul letto, lo fissò con aria sbigottita e
riuscì solamente
ad alzare una mano in segno di saluto.
Aiolia la scrutò per qualche secondo, poi, vedendo che stava
bene e che non era
gravemente ferita, cacciò un sospiro di sollievo.
<< Eravate preoccupato per la Nobile Urania?
>> domandò Retsu
sorridendo, mettendosi seduto al tavolino di fronte al cucinotto.
<< A... Assolutamente no! >>
esclamò Aiolia mentre le guance gli si
tingevano di un leggero colore rosato << Io ero solo...
>>
<< Nobile Aiolia, non dite sciocchezze! >>
lo ammonì Lythos,
incrociando le braccia al petto << Non vi vedevo correre
così per il
Santuario da quando avete salvato Marin dal gigante Lava Rossa...
Potete dirlo
tranquillamente alla Nobile Urania che vi siete impensierito per lei,
mentre
era in missione in Italia. Credo che le farebbe solo piacere...
>>
Così dicendo, l'ancella si voltò verso la Silver
Saint, cercando approvazione
con lo sguardo.
<< Ly... Lythos! >> balbettò il
Leone dorato, sempre più rosso.
<< Aspettate... Marin? Chi sarebbe questa Marin?
>> domandò Urania,
che intanto era scesa dal letto e li aveva raggiunti.
Le guance di Aiolia si fecero così rosse che parevano due
pomodori maturi,
mentre volgeva gli occhi fuori dalla finestra, imbarazzato, cercando un
espediente che lo togliesse da quell'impiccio.
<< Marin dell'Aquila >> spiegò
Lythos tranquillamente << E'
una Silver Saint che difende la Via del Leone. La conoscerete
sicuramente, in
questi giorni: la si vede sempre in giro assieme al suo giovane
pupillo....
Seiya, mi sembra si chiami >>
Urania scrutò di sottecchi il volto del giovane Leone: a
giudicare dalla sua
reazione, questa Marin dell'Aquila non doveva essergli del tutto
indifferente.
Ridacchiò fra sé e sé, pensando a
quanto Aiolia fosse cambiato da come lo
ricordava.
Si sedette al tavolino, poggiando il mento fra le mani e sorridendo
beatamente,
mentre la sua mente vagava nei suoi più dolci ricordi
d'infanzia.
<< Buongiorno Urania. Sei già sveglia?
>>
La piccola Urania alzò il volto, incrociando lo sguardo di
Aiolos del
Sagittario. Il ragazzo le sorrise amabilmente, poggiandole una mano
sulla testa
e arruffandole i capelli castani.
<< Sì, Nobile Aiolos >>
mormorò lei, mentre le paffute guanciotte
le si tingevano di rosso << Mi sono svegliata un po'
prima oggi, perché...
>>
Ma non riuscì a terminare la frase, vergognandosene
tremendamente.
Quel giorno si era alzata un'ora prima del solito ed era sgattaiolata
fuori
dalla Tredicesima Casa per andare a spiare Aiolia: si era seduta sulle
gradinate della Casa del Sagittario, e sospirando osservava il suo
amico
giocare a nascondino con le altre reclute del Santuario. In
particolare, non riusciva a staccare lo sguardo da una cascata
di ricci
biondi come l'oro e da due occhi luminosi come due lapislazzuli...
<< Perché non vai a giocare con loro?
>>
La voce di Aiolos la riportò alla realtà.
<< Oh... no io... io non posso! >>
esclamò << Sono tutti
ragazzi, io mi... mi vergogno. E poi fra poco devo tornare alla
Tredicesima
Casa, per pulire le stanze del Sommo Shion >>
balbettò abbassando
lo sguardo.
Aiolos la fissò sorpreso, poi scoppiò a ridere,
sedendosi accanto a lei sul
gradino.
<< Sei una bambina tanto graziosa, Urania
>> le disse amabilmente
<< Tieni, mangia qualcosa, devi fare colazione... se vuoi
crescere forte
e sana come loro >>
Le poggiò in grembo una mela rossa, guardandola con aria
incoraggiante.
<< Io... io vi ringrazio, Nobile Aiolos... siete sempre
così buono, con
me...>> sussurrò lei, poggiando le rosate
labbra sulla superficie liscia
della mela per addentarla.
<< Urania! Ciao Urania! >>
Aiolia la stava chiamando, salutandola agitando una manina paffutella.
Rispose
divertita a quel saluto, ma il suo cuore sobbalzò quando
vide che anche
l'attenzione degli altri bambini si era rivolta verso di lei,
probabilmente
incuriositi dal vederla in compagnia del Saint del Sagittario. Il suo
sguardo
si incrociò con quello limpido di Milo: anche lui la stava
guardando, e per un
attimo le sembrò che le avesse quasi sorriso.
Sentì il volto andarle a fuoco per
l'imbarazzo e abbassò subito la testa, nascondendosi sotto
la frangetta
castana.
Non desiderava niente di più al mondo che rivolgergli la
parola: anelava
ardentemente un singolo mero contatto con lui da quando l'aveva visto
per la
prima volta al Santuario, e quel fugace scambio di sguardi l'aveva
travolta in
un turbine di emozioni che le aveva quasi spezzato il respiro.
<< Va tutto bene? >> rise Aiolos, vedendola
in difficoltà.
<< I... Io... >> balbettò la
bambina, ancora preda della confusione
<< Stavo solo pensando a quanto li invidio
>>
<< Eh? >> mormorò Aiolos
sorpreso << Invidiarli? E perché
mai? >>
Urania gli rivolse un sorriso dolce e triste al tempo stesso, e
spiegò:
<< Perché anche io vorrei essere come loro. Un
giorno, diventeranno
Saint, e lotteranno per il volere della nostra Dea... Vorrei essere
utile a
qualcosa, poter mettere tutta me stessa al servizio di Athena... invece
sono
solo un'ancella, incapace di fare qualsiasi cosa... se non si conta il
rassettare le stanze del Gran Sacerdote >>
Aiolos si chinò su di lei, stampandole un bacio sulla
fronte: quel gesto
inaspettato la lasciò senza parole, facendole sgranare gli
occhioni turchesi.
<< Piccola Urania >> le disse poi,
alzandosi << Non vi è
un'unica via per far splendere il proprio amore per la giustizia.
Rammentalo
sempre, vivere con la forza e la gentilezza di difendere i
più deboli, anche
senza essere cavalieri e senza combattere, è una delle
più nobili virtù...
>>
Le sue ali lucenti, colpite dal sole di quella calda mattina d'estate,
la costrinsero
a socchiudere le palpebre e a schermarsi il viso con una mano.
<< Adesso devo andare... Aiolia deve continuare il suo
addestramento
>> mormorò, facendole una strizzatina d'occhio.
Quel giorno, Urania tornò alla Tredicesima Casa con un
sorriso sereno stampato
sul volto e una gioia che le pervadeva il cuore, riscaldandola nel
profondo
nell'anima.
<< Urania? Va tutto bene? >>
La voce di Aiolia interruppe il corso dei suoi pensieri.
Sbatté ripetutamente
le palpebre, quasi non si rendesse conto della realtà che la
circondava, poi
mormorò:
<< Sì, scusatemi... >>
Si alzò, avvicinandosi al suo Pandora Box adagiato accanto
al letto <<
Vorrei recarmi alla Quarta Casa, questa mattina >>
annunciò poi.
Retsu la guardò con aria meravigliata, senza capire.
<< Quarta Casa? E perché mai? >>
La ragazza iniziò ad indossare il suo Silver Cloth pezzo per
pezzo, e spiegò:
<< Vorrei andare a trovare Mei e Soul Eco, per sapere
come stanno.
Soprattutto Soul Eco, l'ho vista particolarmente spossata durante il
viaggio di
ritorno ad Atene >>
<< C... Cosa?! >> gridò Retsu
balzando in piedi e afferrandola per
le spalle << Vuoi andare da quella pazza?! Ma... sei
seria?! >>
Urania scoppiò a ridere e annuì.
<< Sì, non preoccuparti. Tornerò
per pranzo, ok? >>
Il Bronze Saint sospirò, scuotendo la testa.
<< E va bene, ti farò trovare qualcosa di
pronto allora. Non fare
tardi... >>
La ragazza gli schioccò un delicato buffetto sulla guancia,
mormorando:
<< Sei proprio un tesoro. Come farei senza di te?
>>
Le guance della Lince s'imporporarono per la vergogna, mentre correva
verso il
cucinotto nel tentativo di non farsi vedere in viso. Urania
ridacchiò nel
vederlo così imbarazzato, poi, rivolgendosi ad Aiolia, gli
chiese di poter fare
la strada con loro fino alla Quinta Casa.
<< Per me non ci sono problemi >> rispose
il Leone dorato,
stringendosi nelle spalle.
Salutato dunque Retsu, i tre percorsero il pezzo finale della Via dei
Pesci,
entrando così nell'Undicesima Casa, la Casa dell'Acquario.
Non appena misero piede al suo interno, Urania si sentì
morire.
Davanti a lei, in piedi di fianco ad un altro Cavaliere d'Oro che non
aveva mai
visto e a Maiko, stava Milo dello Scorpione. Sembrava che lui e l'altro
Saint
(che evidentemente doveva essere quello dell'Acquario, vista la sua
attuale ubicazione)
stessero avendo un'accesa discussione...
<< Camus, non puoi essere serio! >>
gridò Milo afferrandolo per le
spalle e scuotendolo << Non puoi avere intenzione di
andartene! >>
<< Milo, di grazia, smettila di strattonarmi...
>> gli chiese Camus
sospirando, poggiando le mani sulle sue.
<< Come puoi partire? Con che coraggio la lasci
nuovamente sola, dopo
averla portata fin qua dalla Russia? >> così
dicendo, lo Scorpione indicò
con un gesto della mano Maiko, la quale arrossì
vistosamente.
Camus si voltò a guardarla, posando per un attimo i profondi
occhi castani su
di lei, e abbassò lo sguardo.
<< Era il volere di suo padre... >>
sussurrò.
<< Non era di certo il volere di suo padre che tu la
abbandonassi così al
suo destino, però! >> lo ammonì il
biondo.
Camus tremò appena, mentre le sue dita bianche ed affusolate
si stringevano su
quelle di Milo, ancora posate sulla sua spalla, nel tentativo di
liberarsi.
<< Suo padre desiderava che la proteggessi. Qua al
Santuario è al sicuro,
in Siberia no >> spiegò, chiudendo gli occhi
con un sospiro.
<< Ma infatti io non ti chiedo di portarla in Siberia, ma
di restare qua!
E' quello che vuole anche lei! Non è vero, Maiko?!
>> esclamò Milo
voltandosi verso la ragazza in cerca di approvazione. Sentendosi
addosso sia
gli occhi di Camus che quelli di Milo, l'ancella non riuscì
a spiccicare
parola, e si mise a balbettare cose incomprensibili sotto voce, in
preda
all'imbarazzo.
<< Capisci Camus? Non puoi abbandonarla così
>> mormorò Milo
tornando a guardarlo negli occhi. Gli prese il mento fra indice e
pollice,
obbligandolo a guardarlo a sua volta << Sei
così ligio alla tua promessa,
a costo di farla soffrire? A costo... di far soffrire... me?
>>
A quelle parole, un silenzio paradossale calò sulla stanza.
Camus si schiarì la voce; dischiuse lentamente le labbra
sottili e sussurrò:
<< Abbiamo ospiti. >>
Finalmente anche Milo si accorse della presenza di Urania, Aiolia e
Lythos, che
nel frattempo erano rimasti sull'entrata a fissare la scena con aria
sbigottita.
<< Oh! >> esclamò Milo sorpreso
<< Aiolia, Urania... non vi
avevo notato! >>
Ti pareva... pensò Urania sospirando Beh,
almeno finalmente si
ricorda il mio nome...
<< Con chi ho il piacere di parlare? >>
domandò Camus, posando il
suo sguardo freddo e distaccato su di lei.
La ragazza si affrettò a chinare il capo in una piccola
riverenza, morando:
<< Urania, Silver Saint della Gru. Immensamente
onorata... Sommo...
Camus? >> azzardò, avendo sentito Milo
chiamarlo così.
Sentendosi chiamare per nome, il Gold Saint piegò
leggermente la testa di lato,
facendosi oscillare una ciocca di capelli scarlatti davanti al viso.
<< Così mi chiamo, sì
>> mormorò senza staccarle gli occhi di dosso
<< Se dovete attraversare la mia Casa, avete il mio
permesso >>
Urania annuì, avanzando seguita da Aiolia e Lythos. Quando
si trovò a dover
passare accanto a Milo, i suoi muscoli si irrigidirono e il suo cuore
sembrò
smettere di battere per qualche secondo. Si sforzò in ogni
modo di non
guardarlo, anche se avrebbe davvero tanto voluto farlo: era
così bello, con
indosso l'armatura dorata dello Scorpione...
Quando finalmente il Saint uscì dal suo campo visivo,
sospirò per il sollievo,
pensando di essere finalmente "al sicuro". Si sbagliava.
<< Urania? >>
Il sangue le si gelò nelle vene. Era la voce di Milo, e la
stava chiamando. Si
voltò con una lentezza disarmante, felice che la maschera le
nascondesse
l'espressione di profondo disagio e imbarazzo che aveva ora dipinta sul
volto.
<< S... Sì? >>
domandò, titubante.
Milo spalancò i grandi occhi blu per la sorpresa,
indicandola.
<< Cosa... Cosa diamine hai, qua dietro?!
>> balbettò.
Urania si portò istintivamente le mani alla schiena, poi
capì.
<< Stai parlando... del mio tatuaggio? >>
Milo annuì.
<< Non l'avevo notato la prima volta che ci siamo
visti... >>
disse.
La Silver Saint si girò, poggiandosi le mani sui fianchi.
Poco sopra i
pantaloncini, sulla sua schiena campeggiava una specie di ampio
tribale, dalla
forma simmetrica e geometrica. Milo aggrottò la fronte per
guardarlo meglio,
cercando di capire cosa rappresentasse.
<< E' il mio orgoglio... >>
sussurrò Urania dolcemente <<
L'ho fatto in Birmania. Ha diversi significati: vedi, a seconda di come
lo si
guarda può sembrare una farfalla, un uccello in volo o gli
occhi d'un felino...
>>
<< Ah... sì, adesso che me lo fai notare, li
vedo! >> esclamò il
ragazzo sorpreso.
<< La farfalla è la mia fragilità.
E' il mio essere donna, oltre che
Saint... Ho dovuto rinnegare la mia femminilità con questa
maschera, ma non
dimenticherò mai cosa sono. L'uccello in volo è
la libertà a cui ho sempre
anelato da quando sono partita per l'Isola di Ramree... e per finire,
gli occhi
del felino sono la mia forza d'animo, la grinta che ho messo ogni
giorno di
questi dieci anni passati ad allenarmi per conquistare un Cloth e
difendere i
miei ideali di pace e giustizia... >>
Mentre raccontava quel suo intimo segreto, la voce quasi le tremava per
l'emozione. Non sapeva perché aveva rivelato con
così tanta semplicità il
significato del suo tatuaggio a tutta quella gente: però
Milo era stato l'unico
a notarlo e a chiederle qualcosa, il che l'aveva riempita di gioia.
<< Accidenti... >> mormorò lo
Scorpione, pensieroso << Per
avere un tatuaggio in un posto del genere, devi essere un tipetto
niente
male... >>
In quel momento, Urania si sentì sprofondare.
Diventò così rossa che la pelle
del viso iniziò a scottarle sotto la maschera, mentre la
gola le si seccava e
le rendeva impossibile spiccicare alcuna parola.
<< Milo... >> sussurrò Camus
poggiandosi il palmo della mano sulla
fronte e scuotendo la testa << Sei... imbarazzante...
>>
<< Perché? Che ho detto di male? Stavo solo
scherzando! >> si
giustificò quest'ultimo, stringendosi nelle spalle.
<< Urania... andiamocene... >>
grugnì Aiolia afferrandola per un
braccio e trascinandola via.
<< Che... Che diavolo gli è preso a Milo?!
>> balbettò Urania
quando si furono allontanati.
<< Lascialo perdere, quello >>
borbottò il Saint incrociando le
braccia al petto << E' solo uno stupido artropode...
>>
Attraversarono così le varie Case, arrivando fino alla
Quinta, dove Aiolia e
Lythos si fermarono.
<< Sei sicura di voler proseguire da sola?
>> le chiese Aiolia,
gettando uno sguardo verso la Casa del Cancro.
<< Certo. Perché mai dovrei essere
preoccupata? >> mormorò Urania
mentre si apprestava a percorrere la Via del Leone.
<< A me quel tizio non piace affatto. E nemmeno i suoi
allievi >>
borbottò lui grattandosi una guancia.
Urania rise, scuotendo la testa divertita.
<< Tranquillo. Ricordi che sono stata in missione con
loro? Non c'è niente
di cui aver paura! >>
Lo salutò con un gesto della mano, avviandosi verso la
dimora di Deathmask.
Per un attimo, le sembrò di avvertire in lontananza delle
grida spaventose,
provenienti proprio dalla Quarta Casa.
Impossibile... pensò, deglutendo e
proseguendo il suo cammino.
Cap.5 -
The End.
To
Be Continued...
Ammetto
che questo capitolo doveva essere mooolto, mooooooolto più
lungo. Però mi sono ricordata dei consigli di Mr_Mumu e ho
voluto scorciarlo un po'. Fatemi sapere se li preferivate chilometrici,
tornerò a farli così lunghi... Eheh. Che dire,
allora...
il capitolo si apre con uno scorcio su Peina e un'altra
personificazione, che scopriamo avere il nome di Agathodaimon.
Agathodaimon (o Agatodemone, ma mi piaceva di più il nome
greco)
è la personificazione dei campi e delle vigne, ma viene
disegnata nelle rappresentazioni sotto forma di un serpente...
è
stato per questo motivo che ho deciso di farlo apparire come un
gigantesco mostro mezzo rettile mezzo uomo. Il mondo dove sarebbero
invece rinchiuse le Personificazioni, il Misos Planitis, è
una
mia invenzione.
Poi abbiamo una scena che vede protagonisti Saga e Deathmask: come
avrete capito, Saga era in un momento di "lucidità"... Per
quanto riguarda Aiolos, adoro parlare di lui. Ci saranno sicuramente
tantissimi flash back che lo riguardano (oltre ai vari sogni/incubi di
Urania). Credo di non avere specifiche precisazioni da fare, questo
è un capitolo tranquillo e non accade nulla di particolare.
Insomma, Urania e gli altri sono appena tornati, facciamoli riprendere!
Si comincia a scoprire qualcosa di più sul passato
dell'ancella
di Camus, Maiko, che ancora però ci è quasi del
tutto
oscuro... non temete, presto ne sapremo di più!
E ne approfitto così per salutarvi, visto che me ne
andrò
via per il week end u_u ricomincerò a scrivere appena
tornata,
promesso XD
Grazie per aver letto! Alla prossima.
|
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Capitolo 6 *** Chrysos Synagein ***
cap.6
Love
will keep us alive. ~
Tornata dal mio bel finesettimana a Genova... mai visti tanti pesci in
vita mia XD
Considerazioni sull'acquario a parte, eccomi qua per continuare questa
storia, non me la sono mica dimenticata eh. Anzi anzi! Sono
più
carica che mai per continuare le avventure del Santuario (diciamo
così, perchè Urania è sì la
protagonista,
ma verrà affiancata un po' da tutti i Saint del Tempio).
Nota: per chiunque abbia letto questa storia prima della pubblicazione
di questo capitolo, ho apportato alcune modifiche ai capitoli
precedenti. Niente di paradossale, ho solo deciso di cambiare un nome.
Si tratta della Spectre di Behemoth: ero indecisa se tenere come
passato ufficiale il Lost Canvas o il Next Dimension, dove i nomi degli
Spectre sono differenti da quelli della serie classica. Alla fine ho
scelto per il LC, e questo implica che la Spectre del Behemoth dovesse
chiamarsi, quindi, Violate. D'ora in poi la troverete con quel nome!
Ringraziamenti di dovere a: Flare_yuuri
che ha iniziato a leggere ora la fic e si è
messa in pari con tutti e cinque i capitoli (thanks >.<),
June di Dolphin, che
mi ha fatto notare i punti di forza e i punti deboli del capitolo
(grazie mille!), _Sherry_, che
ha apprezzato moltissimo il tatuaggio di Urania (mi fa un sacco piacere
^.^), Mr_Mumu,
il quale mi è andato nel pallone a causa degli incubi
contorti di Urania (scusami XD), Gemini_No_Sabriel,
che apprezza sempre ogni cosa che faccio (<3), Light Upon Us, che
teme per la vita di Urania e infine Shuratheavenger,
sempre primo a commentare.
Come sempre un grazie speciale a chi l'ha inserita fra le preferite /
seguite.
Arigatou Gozaimasu!
Cap.6
Chrysos Synagein.
Urania
si fermò davanti all'entrata
della Quarta Casa, poggiandosi le mani sui fianchi.
Non c'erano dubbi: le urla che aveva sentito provenivano proprio da
lì dentro.
Deglutì, squadrando con aria sospettosa l'edificio che le si
poneva davanti, e
mormorò fra sé e sé:
<< Tutto ciò non è assolutamente
normale! Che degli Spectre, o peggio
ancora, degli Screamer, si siano introdotti al Santuario e siano giunti
fino
qua? Non è... non è possibile... >>
Sgattaiolò silenziosamente all'interno, ritrovandosi nella
buia sala
principale. Mancavano le finestre, e ciò rendeva la stanza
ancora più tetra e
lugubre di quanto già non fosse.
Le urla diventavano sempre più forti, tanto che la Silver
Saint fu costretta a
tapparsi le orecchie per non impazzire.
<< Chi va là? >>
Urania riconobbe all'istante quella voce spocchiosa e arrogante:
davanti a lei,
con un lumicino in mano che gli illuminava il volto d'una strana luce
aranciata, stava Deathmask del Cancro, vestito con abiti borghesi. Non
appena
la vide, sulla sua faccia di dipinse un'espressione di sorpresa: fra
tutte le
persone che si aspettava di vedere alla Casa del Cancro, la Silver
Saint della
Gru era proprio l'ultima.
<< Sommo Deathmask... >>
balbettò lei imbarazzata per quella
situazione quasi surreale << Io... ehm... sono venuta qui
per vedere Mei
e Soul Eco... ma... >>
Un urlo di terrore la interruppe, facendola sobbalzare. Deathmask,
notando il
suo sgomento e la sua aria allarmata, ghignò divertito,
avvicinandosi ad una
parete per accendere alcune delle applique appese con la fiamma del
moccolo
che teneva fra le mani.
<< Benvenuta nella Quarta Casa... >>
sogghignò.
Non appena la luce delle candele rischiarò la sala, Urania
si rese conto che i
muri di tutta la Casa del Cancro erano tappezzati di maschere dall'aria
sinistra
e inquietante.
Ma la cosa più preoccupante, era sicuramente che le urla che
aveva sentito e
che la stavano assordando provenivano proprio da quegli orrendi e
raccapriccianti volti...
<< Che c'è? Anche se non riesco a vedere il
tuo bel faccino, mi sembri
davvero scioccata, ragazzina. Stai quasi tremando... >>
le fece notare il
Gold Saint, senza togliersi quel suo solito e impertinente ghigno dal
volto.
<< C... Credevo che vi stessero attaccando...
>> spiegò lei
balbettando << E invece... sono proprio queste maschere a
urlare in
questo modo spaventoso... >>
Deathmask scoppiò a ridere sguaiatamente, tenendosi la
fronte con una mano e
gettando la testa all'indietro.
<< Maschere? Quali maschere? Questi sono i volti delle
persone che ho
ucciso! >>
Urania trasalì, guardandosi attorno.
<< Ma... ci sono anche volti di bambini! Come avete
potuto... >>
<< Bambini? E con ciò? Pensi davvero che
m'interessi chi sia il mio
avversario? Sappi che, se me lo ordinassero, non mi farei problemi ad
eliminare anche te... >>
Urania era sconvolta. Certo, aveva avuto già in Italia la
sensazione che il
Cavaliere del Cancro fosse un folle e uno squinternato, ma arrivare
addirittura
ad uccidere dei bambini senza alcun ritegno e rimorso le sembrava
eccessivo
anche per uno come lui.
<< Ma... >> sussurrò, cercando
di ignorare l'ultima frase da lui
pronunciata << Le loro grida sono strazianti! Come potete
non impazzire?
E' così... terrificante... >>
<< Grida? Nulla di tutto ciò giunge alle mie
orecchie... >>
Deathmask si avvicinò ad uno dei volti, accarezzandone il
profilo urlante
<< Ciò che risuona in questo luogo
è un inno alla mia gloria, e a
cantarlo sono coloro che ho ucciso... >>
La ragazza si tappò le orecchie con i palmi delle mani: per
lei quelle urla
erano a dir poco angosciose. Ignorava il motivo per cui un uomo capace
di tali
crudeltà fosse stato scelto per divenire un Gold Saint di
Athena, ma la sua
preoccupazione principale in quel momento era informarsi sulla salute
di Mei e
di Soul Eco.
<< Sommo Deathmask... sono venuta fino alla sua Casa per
far visita ai
suoi due discepoli... >> mormorò, tentando di
sviare il discorso da
quell'imbarazzante conversazione.
L'uomo si voltò, facendole un cenno con una mano.
<< Seguimi. Ti porterò da loro...
>>
<< G... Grazie... >> sussurrò
lei, sospirando.
Lo seguì attraverso un corridoio stretto e lungo, che li
portò ad allontanarsi
progressivamente dalla sala principale, tanto che le urla si
affievolirono
sempre di più fino quasi a scomparire. Deathmask si
fermò davanti ad una porta
socchiusa, e batté un paio di colpi con le nocche della mano
sullo stipite.
<< Soul Eco, sono io >> borbottò
entrando.
Non appena la porta fu spalancata, Urania gettò uno sguardo
sopra la spalla del
Gold Saint per sbirciarvi all'interno. Era una stanzetta modesta e
arredata
spartanamente: il mobilio era infatti composto solamente da un letto,
un'alta
cassettiera in legno e qualche sedia dall'aria scomoda sparsa in qua e
là. Su
una di queste stava seduto Mei, il quale, non appena la vide, le
rivolse
un sorriso cordiale e la salutò agitando la mano. Urania
ricambiò con
entusiasmo il saluto: le faceva piacere vederlo in forma; l'unico segno
visibile della battaglia avuta contro lo Spectre era un cerotto bianco
attaccato alla sua guancia sinistra, posto lì per coprire un
taglio che si era
procurato urtando delle rocce nella grotta.
Sul letto invece, stava seduta una ragazza che Urania non aveva mai
visto
prima. I suoi capelli le ricordavano il colore del miele d'eucalipto:
li
portava corti fino alle spalle, legati in una piccola coda dietro la
nuca. Indossava
un candido abito bianco, simile ad una vestaglia di seta, e la sua
testa era
cinta da diverse fasciature e bende. Non appena vide entrare Urania, le
gettò
addosso uno sguardo sorpreso, sgranando gli occhi tal taglio
leggermente a
mandorla e dall'iride color verde giada.
La Silver Saint della Gru la fissò per qualche secondo senza
riuscire a
spiccicare una parola. No, non poteva essere lei. Non poteva essere...
<< S... Soul Eco? >> balbettò.
La ragazza storse le sottili labbra in una smorfia.
<< Che ci fai qui, Urania? >>
sibilò.
<< Sono venuta a trovare te e Mei... >>
mormorò lei facendosi
avanti, mentre il ragazzo si alzava e le cedeva il suo posto sulla
sedia
<< Ero preoccupata per voi. Soprattutto per te, Soul...
>>
Per un attimo, le guance della donna si tinsero di un leggero colore
rosato.
Urania lo notò, e la cosa le fece immensamente piacere:
sotto quella maschera
che piangeva lacrime di sangue, stava una ragazza normale... come lei.
<< C... Che hai da fissarmi a quel modo ?!
>> sbottò Soul Eco d'un
tratto, incrociando le braccia al petto.
<< Niente... è solo che... dato il tuo
comportamento, m'immaginavo ci
fosse un orco sotto quella maschera, non una bella ragazza
>> rispose,
stringendosi nelle spalle.
Mei scoppiò a ridere divertito: la sincerità di
Urania era davvero disarmante.
Deathmask, che era rimasto appoggiato con la schiena allo stipite della
porta
per tutto il tempo, si andò a sedere sul letto della
ragazza, accendendosi una
sigaretta.
<< Sono in partenza >> disse poi, soffiando
via una nuvola di fumo
grigio che fece tossicchiare Urania << Ma è
una missione semplice, solo
una perlustrazione. Tornerò nel giro di due o tre giorni.
>>
A quelle parole, Soul Eco si voltò di scatto verso di lui,
fulminandolo.
<< Maestro, esigo di venire con voi! >>
esclamò afferrandolo per un
braccio e rivolgendogli uno sguardo angosciato << Non
potete lasciarmi
qua! Non potete partire da solo! >>
Deathmask alzò gli occhi al cielo e grugnì,
scrollandosela di dosso con uno
strattone.
<< Non se ne parla neanche... Tu devi riposare e
recuperare le forze. E
poi ho già chi mi accompagnerà, quindi vedi di
non scocciare! >>
Soul Eco assottigliò lo sguardo, agguantando nuovamente il
maestro per la manica
della maglia.
<< Non state parlando di... >>
<< Shaina. Sarà lei a venire con me... e ne
approfitterà per portare con
sé il suo nuovo pupillo, Cassios... >>
bofonchiò Deathmask spegnendo il
mozzicone della sigaretta ormai quasi arrivato al filtro sulla
cassettiera.
<< N... Non potete essere serio! Non potete portare
seriamente quella
marmocchia con voi! >> urlò lei
strattonandogli il braccio.
Mei sospirò, dandosi una pacca sulla fronte.
<< Chi... Chi sarebbe questa Shaina? >>
chiese Urania incuriosita.
<< E' la giovanissima Silver Saint dell'Ofiuco... difende
la Via del
Cancro con me e Soul Eco. Pensa che ha a malapena tredici anni e
già sta
addestrando un allievo! E' degna di assoluto rispetto, ma... per
qualche oscuro
motivo, lei e mia sorella si odiano a morte. Credo siano entrambe
gelose del
maestro Deathmask... ognuna di loro vuole essere la sua preferita. Io
me ne
lavo le mani... >> così dicendo, Mei si
strinse nelle spalle.
<< Sommo Deathmask, ho terminato i preparativi. Io e
Cassios siamo
pronti, quando volete partire... >>
Sull'uscio della stanza era apparsa una ragazzina che indossava un
Silver Cloth
dai riflessi violacei. La sua armatura era composta da un ampio
pettorale che
le copriva la parte superiore del corpo e dotato di grossi spallacci
ricurvi,
due ginocchiere tonde, una protezione per i genitali, due guanti e un
cerchietto per i capelli che sembrava creato da serpenti d'argento
intrecciati
fra loro. La maschera che indossava sul volto era decorata da alcuni
disegni
viola attorno agli occhi; ma la cosa che la distingueva di
più erano i capelli,
ricci e corti alle spalle, di un color verde acido che dava quasi
fastidio
alla vista.
<< Bene Shaina... ti raggiungo fra poco >>
le rispose Deathmask
facendole un cenno con la mano.
Lei annuì, poi si voltò verso Soul Eco e
mormorò con fare canzonatorio:
<< Oh, Soul Eco. Ti trovo in splendida forma...
>>
La donna ringhiò, digrignando i denti come se fosse stata un
cane mastino in
procinto di azzannare un malcapitato.
<< Bada a come parli, marmocchia, o prendo te e il tuo
allievo e vi batto
la testa insieme >> sibilò.
Shaina scoppiò a ridere sguaiatamente, voltandosi e
avviandosi verso l'uscita.
<< Vi aspetto fuori... Sommo Deathmask...
>> sussurrò poi rivolta
al Gold Saint, che annuì distrattamente.
Non appena Shaina si fu allontanata, Soul Eco si agganciò
nuovamente al braccio
del suo maestro, guardandolo con aria implorante.
<< Maestro non potete essere serio! >> si
lamentò << Non
potete portare in missione quella mocciosa spocchiosa! E' solamente una
palla
al piede! >>
<< Mei, mi raccomando, occupati tu della Quarta Casa
mentre sarò via
>> mormorò Deathmask ignorando l'allieva e
accendendosi un'altra
sigaretta.
<< Non preoccupatevi, maestro >>
annuì il ragazzo con convinzione.
Deathmask si voltò, allontanandosi verso le sue stanze per
prepararsi al
viaggio.
Soul Eco iniziò a grugnire, bofonchiando imprecazioni verso
l'uscio della
stanza.
<< Non può seriamente voler andare in missione
con quella bambina
arrogante e il suo corpulento allievo pelato... >>
ringhiò stringendo la
coperta così forte che le nocche delle mani le erano
diventate bianche <<
Io quella... non la sopporto! >>
<< E' perché avete lo stesso carattere...
>> tentò di spiegare Mei,
ma si beccò un'occhiataccia dalla sorella.
<< Ti va un caffè o un tè, Urania?
>> bisbigliò poi alla Silver
Saint della Gru << Sei stata così gentile a
venire a farci visita...
>>
<< Grazie, un tè lo accetto volentieri...
>> rispose lei
allegramente.
<< Fratello... >> sibilò Soul
Eco << Ti ho sentito sai?
Portami immediatamente un caffè! Nero, forte e senza
zucchero! >>
Mei alzò gli occhi al cielo e si avviò verso la
stanza dove si trovava il
cucinotto della Quarta Casa, facendo cenno a Urania di seguirlo.
Quando furono soli, Urania si stiracchiò e
mormorò, picchiettandosi l'indice
sul mento della maschera:
<< Non deve essere facile avere una sorella come Soul
Eco... >>
A quelle parole, il ragazzo scoppiò a ridere divertito.
<< No, non lo è affatto! Ma è mia
sorella maggiore... le voglio bene così
com'è >> spiegò sorridendo
dolcemente.
<< Mei... posso farti una domanda? >>
sussurrò Urania ad un certo
punto. La sua voce era cambiata: era diventata cupa, e aveva una punta
di
malinconia che l'allievo di Deathmask non aveva mai riscontrato nella
ragazza
prima di quel momento.
<< C... Certo, dimmi pure... >>
mormorò titubante, mentre osservava
le bollicine che si formavano sulla superficie dell'acqua nella pentola
che
aveva messo a bollire.
<< Ti è mai capitato di... sentirti... come
dire... oppresso... da tua
sorella? Voglio dire... >> Urania prese a giocherellare
nervosamente con
una ciocca dei suoi capelli << Soul Eco è una
Silver Saint... il suo
potere è incredibile... Non è bello avere come
compagno qualcuno che è così
tanto migliore di te... >>
<< Ho capito cosa vuoi dire >>
annuì Mei << Ma... no,
non è affatto un problema. Anzi: io sono fiero di Soul
Eco... lei è tutto per
me. E' la mia forza, anche nei giorni più bui...
>>
Sul viso del ragazzo si dipinse un dolce sorriso triste, mentre
ripensava ai
dolorosi avvenimenti del suo passato. Si voltò poi a
guardare Urania,
pensieroso, e mormorò:
<< Come mai questa domanda? Sembra quasi che anche tu
abbia avuto un
compagno o una compagna d'addestramento... >>
così dicendo, le poggiò
davanti al viso una tazza fumante piena di tè caldo.
<< C... Certo che no! >> si
affrettò a rispondere lei, balbettando
un poco << Io non ho... avuto nessuno! >>
Mei alzò un sopracciglio, poco convinto.
<< Beh... in ogni caso, ti lascio sola, così
puoi bere il tuo tè. Io vado
a portare il caffè a mia sorella... rimani pure qua a bere,
tanto non c'è
nessuno. Fai pure con comodo, e grazie ancora della visita
>>
Così dicendo, Mei si voltò agitando la mano, e
tornò nella stanza della
sorella lasciando Urania sola con il suo infuso ambrato.
Si tolse lentamente la maschera, appoggiandola con delicatezza sul
tavolo vicino
alla sua tazza, e ne accarezzò il freddo profilo argentato
con le dita. Era
davvero quello il volto che mostrava a tutti? A vederlo
così, le apparve
davvero innaturale e gelido... Sospirò, appoggiando le
labbra sul bicchiere di
ceramica e bevendo un sorso di tè.
Avrebbe tanto desiderato poter sorridere a qualcuno, almeno una volta.
Dopo aver terminato la sua bevanda, imboccò tranquillamente
la Via del Leone,
diretta verso la sua abitazione. Non l'aggradava molto l'idea di dover
percorrere nuovamente tutte quelle scale; la consolava solo il fatto
che quella
scarpinata sarebbe stata per lei un ottimo modo per mantenersi in forma.
Ancora con la testa fra le nuvole per il dialogo avuto in precedenza
con Mei,
non si accorse che qualcuno stava correndo nella sua direzione...
Sbam!
Urania barcollò, sbilanciata dall'impatto. Riuscì
a non cadere, a differenza
del mal capitato che le aveva sbattuto addosso, che invece era rotolato
giù d'un paio di gradini.
<< Ehi... stai bene?! >> esclamò
voltandosi a guardarlo. Si rese
allora conto che quello di fronte a lei era appena un bambino:
avrà avuto si e
no 10 anni, ed era vestito con gli abiti da addestramento
tipici del Santuario. Probabilmente
era una recluta, o l'allievo di qualcuno...
<< Ahi... che botta! >> si
lamentò questi massaggiandosi la testa.
<< Perdonami... ero distratta >> si
scusò Urania inginocchiandosi
<< Ma tu dove andavi così di corsa?
>>
Il bambino sgranò i grandi occhioni nocciola, guardandosi
attorno con aria
furtiva.
<< Sto scappando... da lei...
>> sussurrò poi.
<< Da lei chi? >>
mormorò Urania senza capire.
<< Da... Da quel mostro! >>
esclamò alzandosi in piedi <<
Devo sbrigarmi prima che mi trovi... >>
Fece per voltarsi e correre via, ma una voce lo paralizzò...
<< Seiya! Dove credi di andare?! >>
Il bambino deglutì, rimanendo fermo immobile nella posizione
in cui era, e
sbiancando completamente.
<< M... Marin... >> gemette volgendo
lentamente il capo.
A parlare era stata una ragazzina dai ricci rossi che, dall'altezza,
pareva
essere circa dell'età di Shaina. Anche lei indossava una
maschera sul volto e,
cosa ancor più sorprendente, una fulgida armatura argentata
che le avviluppava
i seni e le ginocchia.
Marin! pensò Urania sorpresa Allora
deve essere questa la ragazza a
cui alludeva questa mattina Lythos...
<< Seiya è inutile che tenti di
sfuggire di nuovo ai tuoi
allenamenti >> lo ammonì la ragazza
avvicinandosi a lui ed afferrandolo
per il colletto della maglia << Non è
così che diventerai un Saint...
>>
<< Io non ho bisogno di allenarmi! Io sono forte... sono
sicuro che
diventerò un Cavaliere e poi potrò tornare in
Giappone da mia sorella! >>
protestò il bambino, accigliandosi e incrociando le braccia
al petto con fare
capriccioso.
<< Seiya... >> sussurrò Marin
con un sospiro << Tu non hai
idea di quale sia la forza dei Saint... >>
<< Marin... ti chiami così, vero?
>> mormorò Urania ravviandosi i
lunghi capelli castani all'indietro << Non c'eravamo
ancora conosciute...
Io sono Urania, Silver Saint della Gru... >>
La ragazzina si voltò a guardarla, mostrandole il
volto austero e gelido
della sua maschera priva di decorazione alcuna.
<< Sono Marin dell'Aquila >>
spiegò << Chiedo perdono se il
mio allievo ti ha importunata in qualche modo... è un
giovane promettente, ma
ha ancora molto da imparare sull'etichetta da tenere qui al Santuario
>>
La donna strinse le dita guantate sulle spalle dell'allievo, che
mugolò per il
dolore. Effettivamente sembrava una tipa molto severa, forse troppo con
quel
bambino dai grandi occhi nocciola. Urania si chinò davanti a
lui, appoggiandogli
una mano sulla testa e scompigliandogli i capelli castani, cercando di
risultare il più gentile possibile anche se non poteva
mostrargli il tenero
sorriso che le si era dipinto sul volto. Le sembrò proprio
di vedere Retsu da bimbo, e la cosa la intenerì molto.
<< Dimmi, Seiya... perché vuoi diventare un
Saint? >> domandò.
Il bambino abbassò lo sguardo, iniziando a
fissarsi distrattamente la
punta delle scarpe.
<< Per rivedere mia sorella... >>
sussurrò poi, arrossendo
lievemente sulle guance.
<< Tua... sorella? >> mormorò
Urania senza capire.
Seiya annuì, inspirò profondamente e
continuò:
<< Io non ho né la mamma né il
papà... ho solo Seika, la mia adorata
sorella. Mi hanno separato da lei quattro anni fa, quando fui
adottato... da
allora non l'ho più rivista. Mi hanno promesso che me la
faranno rivedere solo
se porterò l'armatura di Pegaso in Giappone... è
solo per questo che sono
qui... >>
<< Anche io sono orfana, Seiya >> gli disse
Urania dolcemente
<< E se avessi una sorella, anche io vorrei fare di tutto
per vederla.
Lotta sempre per i tuoi sogni, e dispiega le tue ali come Pegaso, il
cavallo
alato del mito... sono certa che nessuno meriti quella Cloth quanto te,
con il
nome che hai. Seiya significa "freccia del cielo",
non è vero?
>>
Lui la fissò sorpreso, quasi non si aspettasse una risposta
del genere, e
annuì. La ragazza si alzò, voltandosi per
continuare la sua scalata verso la
Via dei Pesci, e agitò la mano in segno di saluto.
<< Allora va’, futuro Cavaliere, e sfreccia nel
cielo fino a diventare
una meteora di luce! >>
Seiya sbatté le palpebre, sorpreso, mentre osservava i
capelli della donna
oscillare al vento, come un lungo mantello color castagna. Si
volse poi
verso Marin, e la guardò con aria interrogativa. Lei, per
tutta risposta, scese
gli ultimi gradini della Via del Leone, mormorando:
<< Se vuoi davvero che le cose vadano come quella Silver
Saint ti ha
augurato, ti conviene perseguire nei tuoi allenamenti. Così
come sei, non
sconfiggerai mai Cassios, l'altro pretendente al Cloth di Pegaso.
Seguimi,
andiamo all'Arena... o hai ancora dei dubbi? >>
Seiya strinse forte i pugni delle mani, rivolgendo alla sua maestra uno
sguardo
deciso e fiero. Le sorrise, annuendo, e la seguì, volgendo
un'ultima volta lo
sguardo verso Urania. La donna era in cima alla scalinata
della Via del
Leone, e pareva ormai solo un puntino argentato. Agitò
un'ultima volta la mano
come per salutarla, anche se sapeva bene che non l'avrebbe visto, e si
apprestò a raggiungere Marin, la quale si era ormai
addentrata nella Quarta
Casa per attraversarla.
I
giorni successivi, furono intrisi della più totale calma
e
tranquillità. Oramai, Urania e Retsu si erano abituati alla
loro
routine giornaliera, che iniziava quasi sempre con la Silver Saint che
si svegliava con il viso sudato e appiccicato alla maschera e correva a
chiudersi nel piccolo bagno della loro casetta, per darsi una
rinfrescata e riprendere fiato. Dormire con quell'arnese sul volto non
era affatto comodo, soprattutto con il caldo estivo. Nel pomeriggio, se
ne stavano solitamente spaparanzati fuori dalla loro abitazione,
all'ombra di qualche roccia o della casa stessa, oppure scendevano
giù lungo tutte le dodici vie fino a raggiungere quella
dell'Ariete che, malgrado fosse deserta e incustodita, vantava di
essere il luogo dove sorgeva la biblioteca del Santuario. Urania amava
particolarmente leggere e, da quando lei e Retsu erano diventati un
"duo", stava cercando di tramandare questa sua passione al compagno, il
quale, anche se un po' impacciatamente, stava lentamente cominciando ad
apprezzare i racconti mitologici che la ragazza gli proponeva. Il
fresco della biblioteca, poi, era un toccasana in quelle giornate
così afose.
Quel giorno, i due Saint stavano tornando alla Via dei Pesci con le
loro due nuove letture. Urania aveva preteso che Retsu iniziasse a
leggere l'Odissea, mentre lei aveva preso una copia dell'Eneide, decisa
a rileggerla per la seconda volta. Retsu non capiva tutta questa
passione della ragazza per l'epica antica ma, pur di farla contenta,
era disposto a leggersi tutto quello che gli propinava.
Passarono come al solito le prime sette case, arrivando così
all'ottava, quella dello Scorpione. Ogni volta che la
attraversavano, per Urania era sempre un dramma: le ginocchia
non
le reggevano, le gambe le diventavano molli e la gola le si faceva
arida e secca. Quando incrociava lo sguardo di Milo, si sentiva morire:
sapeva che lui non poteva vedere le smorfie di vergogna del suo volto,
ma l'idea di avere i suoi occhi puntati addosso la faceva sentire nuda
e indifesa. Il suo terrore più grande era che il Saint dello
Scorpione si rendesse conto dei sentimenti che provava per lui e, in
qualche modo, ridesse di lei e di quello sciocca passione che ancora
dopo dieci lunghi anni non si era sopita. Infondo, Milo nemmeno se la
ricordava... e, se non si ricordava di lei, sicuramente aveva
dimenticato anche la loro antica promessa...
Non appena misero piede nell'Ottava Casa, Urania cercò di
scacciar via quei pensieri che la stavano distruggendo.
Avvertì
però fin da subito che c'era qualcosa di strano: non vi era
alcun Cosmo al suo interno, segno evidente che lo Scorpione non si
trovava nei paraggi. Si sentì sollevata e al tempo stesso
delusa
da ciò, ma non disse niente per evitare che Retsu
s'insospettisse.
Dopo aver oltrepassato anche la Casa del Sagittario e quella del
Capricorno, fecero irruzione nell'ultima Casa che avrebbero dovuto
attraversare, quella dell'Acquario. Si immaginarono di trovare come al
solito Maiko indaffarata a pulire, oppure Camus elegantemente seduto al
tavolino al centro della stanza, intento a sorseggiare vino ghiacciato
e ad ignorarli come al suo solito. Il loro stupore fu però
indicibile, quando si trovarono di fronte un lungo mantello
bianco sormontato da una cascata di riccioli biondo oro...
Non appena avvertì la loro presenza alle sue spalle, Milo si
voltò di scatto. Davanti a lui c'era Maiko, con gli occhi
rossi e gonfi di pianto...
Urania li fissò con aria sbigottita e confusa: che cosa ci
facevano, quei due, insieme? Per un attimo, si sentì come se
qualcuno le avesse annodato le corde vocali in gola.
<< N.... Nobile Urania... >>
sussurrò Maiko asciugandosi in fretta le lacrime
<< Perdonatemi, vi prego... Non avrei mai desiderato che
assisteste ad un simile spettacolo... >>
La ragazza abbassò lo sguardo, sospirando. Sembrava davvero
disperata.
<< Che cosa è successo, Maiko?
>> mormorò Urania avvicinandosi a
lei e mettendole una mano sulla spalla.
<< Camus... quel deficiente, se n'è andato
>> ringhiò Milo a denti stretti
<< E senza salutare nessuno, né me,
né lei... >>
Chissà perché la cosa non la stupiva affatto:
Camus non le era mai sembrato il tipo da troppi convenevoli.
Maiko scosse la testa con veemenza, poggiando una mano sul petto dello
Scorpione per zittirlo.
<< Sommo Milo, non dica così la prego. Il
Sommo Camus aveva le sue ragioni per essere fuggito così...
>> sussurrò poi, abbassando lo sguardo
<< Ieri sera ci è giunta notizia della morte
di uno dei suoi due allievi... A prima vista, Camus non ha battuto
ciglio apprendendo ciò... Ma io so bene che dentro di
sé ha sofferto moltissimo... Quindi vi prego, non
giudicatelo male! >>
Guardò con occhi imploranti Milo, il quale
incrociò le braccia al petto, accigliandosi.
<< Capisco che sia dovuto partire... però non
riesco ad accettare che non ci abbia salutati >>
borbottò.
<< La morte di un allievo... che cosa terribile
dev'essere... >> sussurrò Retsu abbassando lo
sguardo.
<< Questo non gli ha dato comunque il diritto di
abbandonare Maiko così! >> protestò
lo Scorpione poggiandosi una mano sul fianco e indicando con l'altra la
ragazza, la quale nascose il viso fra le mani per la vergogna. Sembrava
che il custode dell'Ottava Casa tenesse particolarmente all'ancella di
Camus...
<< Servitori della Casa dell'Acquario! >>
Un grido squarciò l'aria, facendo voltare tutti i presenti
verso l'entrata dell'Undicesima Casa. Si fece avanti un uomo, vestito
con una tunica rossa dall'aria preziosa e un lungo mantello candido, il
quale, non appena notata la presenza di Milo, s'inginocchiò
ossequioso.
<< Chiedo perdono per questa irruzione >>
mormorò l'uomo senza alzare il capo << Sono un
messaggero del Gran Sacerdote, e sono qui per consegnare una lettera al
Sommo Camus dell'Acquario... >>
<< C... Camus non c'è... >>
balbettò Maiko impacciata << E' partito per la
Siberia questa mattina presto. M... Mi dispiace, non so come
rintracciarlo... >>
<< Comprendo. >> rispose l'uomo
<< Tuttavia si tratta di una questione molto urgente...
è un comunicato ufficiale da parte del Gran Sacerdote in
persona, devo consegnarlo ad ogni Saint e... >>
<< Bene, visto che ci siamo >> lo
interruppe Milo << Consegnami il mio. Farò io
le veci di Camus >>
<<
Sì, Sommo Milo dello Scorpione >>
mormorò il messaggero porgendo al ragazzo un incartamento
preziosamente rilegato in cuoio e oro.
Porgendo al Saint i suoi più ossequiosi saluti, l'uomo si
alzò e proseguì la sua discesa, diretto alla Casa
del Capricorno.
<< Che... che cos'è? >> chiese
Retsu cercando di sbirciare il fascicolo.
Milo lo osservò attentamente, facendo scorrere due dita
sulle incisioni dorate che riportava sulla copertina, poi lo
aprì. Lesse in silenzio per alcuni minuti, mentre Retsu,
Urania e Maiko trattenevano il respiro nell'attesa.
<< Come sospettavo... >>
sussurrò Milo quando ebbe finito, richiudendo il documento
con un colpo secco << Chrysos Synagein... >>
<< C... Cosa?! >> balbettò Maiko
senza capire.
<< Il Gran Sacerdote ha chiamato noi dodici Gold Saint
per riunirci con lui nella Sala d'Oro... dev'essere
successo qualcosa di grave, per indire addirittura un Chrysos Synagein
>> borbottò lo Scorpione grattandosi dietro la
testa.
Retsu e Urania si scambiarono un'occhiata d'intesa: in cuor loro,
sapevano perfettamente di cosa avrebbero discusso in quel Chrysos
Synagein. Finalmente avrebbero saputo qualcosa di più su
ciò che era avvenuto qualche giorno prima, durante la loro
missione in Italia...
<< M... Milo! >> esclamò Urania
d'un tratto << Io e Retsu... possiamo venire con te?
>>
<< Mi dispiace, ma il Chrysos Synagein è
prettamente riservato a noi Gold Saint... >>
<< Questo lo so bene. Vorremmo solo accompagnarti fino
alla Tredicesima Casa, se possibile... >>
Il ragazzo ci pensò un po' su, poi si strinse nelle spalle e
annuì.
<< Massì, certo. Non ci vedo niente di male.
Vieni anche tu, Maiko? >>
L'ancella scosse il capo, sistemandosi una ciocca di capelli biondi
dietro l'orecchio.
<< Preferisco rimanere qua, ho ancora molte cose da
fare... >> sussurrò.
<< Come vuoi >> borbottò Milo
<< Allora... Retsu, Urania... vogliamo andare?
>>
Il Saint della Gru e il Saint della Lince annuirono, seguendo lo
Scorpione fino all'uscita dell'Undicesima Casa.
Cap.6 -
The End.
To
Be Continued...
Alleluja,
ce l'ho fatta, SONO VIVA! Dopo il sopracitato finesettimana a Genova,
sono stata via altri tre giorni (a Roma e a casa di Gemini_No_Sabriel!
XD) e metteteci un po' il lavoro, un po' altri impegni... ho finito
solo adesso. Beh dai, alla fine il capitolo è arrivato!
Bene, che dire... Scopriamo un'altra inquilina della Via del Cancro:
è Shaina dell'Ofiuco! E... ovviamente, lei e Soul Eco si
odiano a morte! Sono entrambe troppo "primedonne" per potersi
sopportare... inoltre, ognuna delle due vuole farsi "bella" agli occhi
di Deathmask (il quale, sottolineo, se ne frega altamente dei loro
discorsi e le ignora categoricamente, aumentando così l'odio
che le due provano l'una nei confronti dell'altra). Ahhh, quanti guai
alla Quarta Casa...
Ed ecco presentato... Seiya! Sì, lo ammetto, lo odio da
morire, ma sono buona e oggettiva con tutti i Cavalieri... quindi anche
lui ha avuto la sua parte iperpucciosa, in questa scena in cui lui e
Urania si conoscono. E dopo Shaina, anche Marin fa la sua comparsa...
cominciano ad arrivare quasi tutti i personaggi! (No, mento: ne mancano
ancora un fottio XD Ne vedrete delle belle... eheh.)
Camus alla fine se n'è andato... (come avrete capito,
l'allievo morto è Isaac) proprio nel momento in cui il Gran
Sacerdote convoca tutti per un Chrysos Synagein... bel tempismo,
ghiacciolino... E vabbè, preparatevi alla riunione dei Gold
Saint nel prossimo capitolo... e non solo!
Grazie per aver letto, e a (spero) presto!
|
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Capitolo 7 *** Amara verità ***
Cap. 7
Love
will keep us alive. ~
Bene questa volta ho davvero poco da dire nella premessa, se non
ricavare uno spazio speciale per ringraziare una persona:
sì,
è sempre la solita, June
di Dolphin,
ma stavolta è un ringraziamente ancor più
speciale, in
quanto (attacchi di telepatia a parte!) mi sta aiutando tantissimo con
la stesura di alcuni punti della fic e varie vicissitudini. Che dire,
ormai sei la mia musa ispiratrice! Grazie per tutte le ore che spendi
ad ascoltare i miei scleri sulle incongruenze del Kurumada! Grazie
ancora, Senpai!
In questo capitolo arriveranno un sacco di personaggi nuovi! Restate
concentrati o non capirete più niente XD
Ringrazio anche Shuratheavenger,
che odia profondamente Seiya e che per averlo inserito nello scorso
capitolo penso mi accopperà nel sonno, e non solo, un
ringraziamente superspeciale va di nuovo lui, avendo indicato la storia
per le scelte (ed è la seconda volta, oddio!).
GRAZIE
INFINITE! *s'inchina*
E ancora, grazie a Gemini_No_Sabriel,
sempre in attesa e sempre pronta a commentare e a Flare_yuuri, che
reputa Urania e Retsu due scansafatiche (ahaahah c'hai ragione! Ti
appoggio!).
E ancora, grazie a chiunque l'abbia inserita fra le seguite /
preferite, o semplicemente letta.
Arigatou Gozaimasu!
Cap.7
Amara verità.
Non
appena ebbero attraversato il
passaggio segreto che dalla Dodicesima Casa conduceva alla Tredicesima
permettendo di evitare il giardino di rose di Aphrodite, Urania e Retsu
alzarono gli occhi verso la Meridiana dello Zodiaco, sulla quale
brillava un fulgido
fuoco celeste accanto al simbolo del segno zodiacale dei Pesci.
<< E così... Aphrodite è
già arrivato >> notò Milo gettando
una
rapida occhiata alla cima della torre << Bene, sono
costretto a salutarvi
qui, sono spiacente... >>
Urania annuì, sedendosi sulle gradinate della
Tredicesima Casa e facendo
cenno a Retsu di sedere accanto a lei. L'aria era insolitamente fresca
per una
giornata estiva, e la Silver Saint fu scossa da un fremito che la
costrinse a
stringersi nella sua sciarpa rossa, mentre evitava nel più
categorico dei modi
ogni contatto visivo con Milo.
Il Gold Saint si volse verso le stanze Sacerdotali, e si
allontanò. I suoi
passi riecheggiavano nel silenzio assoluto del Tredicesimo Tempio...
Non appena non udì più niente, Urania
cacciò un sospiro di sollievo.
<< Ma come, anche voi qui? >>
Un ragazzo con indosso una scintillante armatura argentata si
avvicinò loro,
storcendo la bocca in segno di disapprovazione. Retsu e Urania
sussultarono,
riconoscendo Misty di Lizard, loro compagno della Via dei Pesci, che li
fissava
con le mani sui fianchi, facendo guizzare lo sguardo ceruleo dall'uno
all'altra.
<< M... Misty... >> balbettò
Urania incerta << Sei anche tu
ad attendere l'esito del Chrysos Synagein? >>
Il Silver Saint alzò gli occhi al cielo, scostandosi una
ciocca di capelli
biondi da una spalla con un rapido gesto della mano e sbuffando.
<< Ho semplicemente accompagnato il Sommo Aphrodite. Io
eseguo i suoi
ordini, il resto per me è totalmente indifferente.
>>
<< C... Come puoi dire una cosa del genere?!
>> si alterò Urania,
balzando in piedi << Sta per scoppiare una guerra... e tu
te ne lavi le
mani così? >>
<< Ho mai detto che me ne lavo le mani? >>
La voce di Misty divenne quasi simile a un sibilo, ma l'espressione di
profonda
calma che aveva sul volto non cambiò. I suoi occhi azzurri
fissavano la
maschera di Urania, leggermente socchiusi, beandosi della vista della
propria
immagine riflessa su tale oggetto.
<< Ho detto che non m'interessa dell'esito del Chrysos
Synagein, ma non
per questo permetterò che la pace sulla Terra venga turbata.
Qualunque sia
l'avversario che mi troverò di fronte, io
combatterò... in nome di Athena e del
Sommo Aphrodite >>
Urania sussultò per la sorpresa: mai e poi si sarebbe
aspettata tali parole da
Misty. Si rimise seduta accanto a Retsu, abbassando lo sguardo,
pentendosi di
aver potuto avere dei dubbi su un suo compagno.
<< Osserva >> mormorò poi Misty
indicando la Meridiana dello
Zodiaco << La fiamma dello Scorpione è
accesa... e avverto i potenti
Cosmi degli altri Gold Saint avvicinarsi sempre di più...
>>
Milo varcò lentamente la soglia della Sala d'Oro. Non appena
vi mise piede
all'interno, sentì una soggezione terribile attanagliargli
la bocca dello
stomaco: erano passati ben quattro anni dall'ultima volta che aveva
partecipato
ad un Chrysos Synagein, e quell'evento era stato il preludio per una
sanguinosa
guerra contro i Titani di Chrono. E adesso, una nuova minaccia sembrava
gravare
sulla Terra, e proprio a breve distanza dall'inizio della Guerra Santa
di
quell'epoca. Inoltre, il sigillo di Hades pareva aver cominciato
già a
rompersi, in quanto erano state avvistate delle Stelle Malefiche
brillare nel
cielo.
<< Scorpione, tu qui? Mi sarei aspettato di veder
arrivare Camus, come
secondo, non di certo tu >>
Milo sospirò, voltandosi verso il Cavaliere di Pesci. Non
era il caso di
attaccare briga durante un Chrysos Synagein, e questo lo sapeva
più che bene.
<< Camus non potrà partecipare... è
partito questa mattina presto per la
Siberia, e non abbiamo avuto modo di rintracciarlo... >>
rispose,
cercando di apparire il più gentile possibile.
<< Quindi né il Cavaliere dell'Ariete,
né il Cavaliere dell'Acquario
saranno presenti? >> tuonò una voce alle loro
spalle.
Entrambi si voltarono: il Gran Sacerdote avanzava lentamente verso di
loro,
facendo oscillare la nera tunica ad ogni passo. Si fermò
precisamente al centro
della Sala d'Oro, mentre le statue raffiguranti lo Scorpione e il Pesci
iniziavano a brillare come stelle del firmamento.
<< Vostra Eccellenza... >> sussurrarono in
coro, inchinandosi.
Con un rapido gesto della mano, l'uomo fece cenno loro di alzarsi; poi
puntò
gli occhi vitrei della maschera che portava sul viso in quelli di Milo,
facendolo trasalire.
<< Mu dell'Ariete si trova attualmente in Jamir, e visti
i tempi richiesti
per il viaggio non avrebbe mai potuto prendere parte a questo Chrysos
Synagein... >> spiegò poi, voltandosi e
lasciando che i capelli grigi che
fuoriuscivano dall'elmo rosso sangue ondeggiassero sulla sua schiena
<<
Ma non importa. Questa riunione inciderà notevolmente sul
nostro futuro modus
operandi in questa prossima Guerra Santa; provvederemo ad informare
Ariete
delle direttive da prendere non appena avremo terminato >>
<< Sì, Vostra Eminenza >>
risposero nuovamente in coro Milo e
Aphrodite, chinando ossequiosamente il capo.
<< Sta arrivando qualcuno... >>
mormorò Retsu, guardando il
passaggio segreto aprirsi. Ne vennero fuori tre individui, due uomini e
una
donna, di cui Urania riconobbe solo quello che indossava l'armatura
dorata.
<< Shura del Capricorno... >>
sussurrò accigliandosi.
Da quando era tornata al Santuario, Urania non era riuscita a provare
la benché
minima simpatia per il Saint della Decima Casa. Non l'aveva mai visto
sorridere, e ogni volta che passava dalla sua dimora si sentiva presa
in esame,
come se Shura non la reputasse all'altezza del suo ruolo, e
ciò la infastidiva
enormemente.
L'uomo e la donna che lo accompagnavano, erano entrambi due Silver
Saint:
ancora Urania non aveva dimestichezza con i Cloth,
perciò rimase
imbambolata a fissarli nella speranza di avere una qualche
illuminazione.
L'uomo era molto alto, robusto e con le spalle larghe, le
quali erano
rese ancora più ampie dagli enormi spallacci dalla forma
spigolosa
dell'armatura. Un elmo argenteo gli adornava i folti e corti capelli
neri, i
quali andavano poi ad incorniciare un viso dai tratti mascolini e
leggermente
squadrati. I suoi occhi erano scuri e profondi, ma lasciavano trapelare
un
senso di cordialità e affabilità che metteva
immediatamente a proprio agio chi
vi si trovava a dover avere a che fare.
La donna invece indossava un'armatura dalla foggia morbida e stondata,
che si
adattava perfettamente alle sue forme minute ed eleganti, senza
appesantirla o
sgraziarla. Una cascata di capelli rosso rame le ricadeva sulle spalle,
mentre
la maschera che le copriva il volto era sovrastata da un diadema le cui
punte
laterali si estendevano all'indietro, simili a delle ali violacee.
<< Maestro >> mormorò Shura ad
un certo punto << Sono
costretto a proseguire da solo... >>
L'uomo a cui il Gold Saint si era rivolto sorrise gentilmente,
sfoggiando una
fila di denti bianchissimi.
<< Ma certo, non devi ricordarmi le regole del Santuario
Shura, le
conosco bene! >> esclamò bonariamente,
dandogli una leggera pacca sulle
spalle.
<< C... Chiedo perdono. >> rispose Shura
sbrigativamente,
dirigendosi poi verso l'entrata alla Sala d'Oro.
L'uomo si poggiò le mani sui fianchi sospirando.
<< Sto diventando troppo vecchio per queste cose
>> ridacchiò
<< Ogni volta che vedo il mio amato allievo prendere
parte ad un Chrysos
Synagein, è sempre una forte emozione... >>
La donna sbuffò, andando a sedersi proprio vicino ad Urania.
Per un attimo,
parve non averla nemmeno vista, poi si riscosse come da un tepore
e volse
il freddo volto della sua maschera verso di lei.
<< Sei nuova? Non ricordo d'averti mai vista in giro
>> le disse
infine con fare gentile.
<< Sono qui da poco più di una settimana. Mi
chiamo Urania, Silver Saint
della Gru >>
<< In questo caso... benvenuta al Santuario, Urania,
anche se un po' in
ritardo. Io sono Nadia di Crateris, e questo è il mio
maestro... uno dei Silver
Saint più potenti del Santuario, Jaguar di Orione...
>> così dicendo,
indicò l'uomo che la stava accompagnando, il quale sorrise
con fare impacciato.
<< Suvvia Nadia, così mi metti in imbarazzo...
>> rise, dandole un
buffetto amichevole sulla nuca.
Jaguar si passò poi una mano fra i capelli,
pettinandoseli
all'indietro, e volse lo sguardo verso la Meridiana dello Zodiaco. Una
fiamma
azzurrina divampò vicino al simbolo del Capricorno, segno
che Shura aveva
fatto il suo ingresso ufficiale nella Sala d'Oro.
Urania stentò a credere che quello fosse veramente il
maestro di Shura: avevano
caratteri completamente diversi... Il Capricorno era chiuso e
taciturno, così
ligio ai suoi doveri di Gold Saint, mentre l'Orione era
cortese e
garbato. Come diamine era mai possibile che quell'uomo così
cordiale avesse
potuto tirar su un essere scontroso e introverso come Shura?
Mentre la ragazza si scervellava per una risposta, il passaggio segreto
s'aprì
nuovamente.
Ancor prima di vedere chi fosse stato ad attraversarlo, Urania si
sentì
investire da un Cosmo di proporzioni gigantesche. Era caldo, e
allo stesso tempo etereo e immacolato: sembrava quasi che un dio
superiore si
stesse avvicinando lentamente a loro...
La prima cosa che vide, fu una radiosa armatura, sulla quale ricadevano
come
fili d'oro i biondi capelli dell'uomo che la indossava. Avanzava con
passo
flemmatico, ed era così leggiadro nei movimenti che pareva
fluttuasse in aria.
L'esile figura d'oro vestita era seguita da altri tre Saint i quali,
dai
riverberi delle loro armature, parevano essere un Silver Saint e due
Bronze
Saint, due uomini e una donna.
<< E'... >> sussurrò Urania.
<< ...Shaka della Vergine, sì >>
rispose Retsu, anche lui rapito
dalla maestosità del Cosmo dell'uomo << Pare
che abbia finalmente
terminato la sua lunga meditazione... >>
Sul volto della Vergine, non v'era ombra d'emozione alcuna. I
lineamenti
delicati del suo volto creavano un perfetto connubio con il candore
della sua
pelle: sembrava una statua d'avorio crisoelefantina dello scultore
greco Fidia,
tanto era bello e perfetto.
Passò vicino alla piccola folla di Saint che si erano
raggruppati di fronte
alla Tredicesima Casa con gli occhi chiusi, ignorando perfino i tre che
lo
accompagnavano, e si diresse verso l'entrata alla Sala d'Oro. Poco
dopo, una
fiamma si era accesa vicino al simbolo della Vergine.
<< Infelice è colui che non comprende la
maestosità del Cosmo di Shaka
della Vergine >> esordì uno dei Bronze Saint,
la donna << A noi
comuni mortali non resta che rimanere ammaliati dalla sua
immensità e dalla sua
grandezza >>
La donna si avvicinò al gruppo, seguita dagli altri due
Saint che la
tallonavano come due guardie del corpo. La maschera sul suo volto era
liscia e
priva di decori, tranne per un piccolo bindi rosso al centro della
fronte. Una
cascata di riccioli color mogano le ricadeva sulle spalle, coperte
dagli
spallacci tondi della sua armatura che aveva lo stesso colore dei campi
di
lillà in estate. Sulla spalla sinistra teneva adagiata una
stola di seta
bianca, che le si avvolgeva intorno alla vita stretta per poi adagiarsi
lungo
il fianco opposto. Fra i capelli portava un cerchietto decorato
lateralmente da
una piccola antenna appuntita.
<< Ciao, Sharmila >> la salutò
Nadia senza particolare entusiasmo.
<< Buonasera a voi, Cavalieri di Athena >>
salutò Sharmila,
voltandosi verso Urania << Noi non ci siamo
ancora presentate...
L'armatura della Gru, non è vero? >> aggiunse
poi, squadrandola.
<< Sì, mi chiamo Urania >>
rispose la ragazza facendo un cenno
d'assenso col capo.
<< Sharmila della Bussola, discepola del Gold Saint della
Vergine. Questi
sono Shiva, Silver Saint del Pavone, e mio fratello Argorà,
Bronze Saint del
Loto >>
Così dicendo, indicò con un gesto della mano i
due Cavalieri che la
accompagnavano. Il primo indossava un'armatura argentata dai riflessi
verdastri
sopra ad un chitone bianco, aveva corti capelli castani e anche lui
sfoggiava
un piccolo bindi rosso in mezzo alla fronte. Il secondo invece, non
poteva che
essere il fratello di Sharmila: i due avevano infatti gli stessi
riccioli rossi
e ribelli, che cadevano come una pioggia infuocata dietro la loro
schiena. Era
un uomo molto alto e robusto; come gli altri due, sfoggiava un bindi in
mezzo
alla fronte. La sua armatura violacea lo copriva su gran parte del
corpo,
lasciandogli scoperti solo i gomiti e il volto, e anche lui aveva una
stola color
porpora adagiata su una spalla, che gli ricadeva elegantemente lungo il
corpo
avvolgendogli i fianchi. Al collo, teneva una catenella da cui pendeva
una
pietra azzurra.
<< Lieta di conoscerti, Sharmila >>
mormorò Urania, facendo un
cenno d'assenso col capo.
<< Fortunatamente >> mormorò
Jaguar d'un tratto, sfoderando un
largo sorriso << Siamo davvero in tanti, a difendere il
Santuario.
Qualsiasi sia la nuova minaccia, sapremo affrontarla... >>
Così dicendo indicò il passaggio segreto, che si
stava lentamente aprendo.
Ne uscirono fuori un ragazzo, con indosso la sua selvaggia armatura
d'oro, e un
uomo alto e magro con una profonda cicatrice su un occhio.
<< Aiolia! >> esclamò Urania
balzando in piedi e correndo verso di
lui << Sei arrivato anche tu, finalmente! >>
<< Purtroppo... >> ringhiò il
ragazzo a denti stretti e gettando
uno sguardo infastidito a Galan, il quale lo accompagnava stringendogli
una
mano sulla spalla.
L'uomo sorrise, evidentemente divertito.
<< Ad ogni Chrysos Synagein, sempre la solita storia...
>> mormorò
scuotendo la testa.
Aiolia alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Per lui era
sempre un fastidio dover
partecipare alle riunioni con gli altri Cavalieri d'Oro.
Da quando Aiolia aveva combattuto la guerra contro Chrono e i suoi
Titani, la
sua situazione al Santuario era assai migliorata. Inizialmente, non
poteva
passare di fronte a nessun abitante del Tempio senza sentirsi gli
sguardi di
tutti addosso: veniva additato come il fratello di un traditore, come
la pecora
nera dei Gold Saint. Aveva sofferto così tanto, da iniziare
pure a tingersi i
capelli di rosso per assomigliare il meno possibile ad Aiolos.
Ciò aveva scaturito in lui un traumatico conflitto
interiore: i suoi sentimenti
d'amore e di ammirazione per il fratello si mischiavano assieme a
quelli di
odio e rabbia nei confronti degli altri Gold Saint che l'avevano
ucciso, e a
quelli di vergogna e rammarico per il tradimento ordito da colui che
adorava
più di ogni altra cosa al mondo.
Si era chiuso in sé stesso, continuando ad affinare le sue
tecniche e la sua
arte del fulmine, finché non era scoppiata quella guerra che
avrebbe poi preso
il nome di Titanomachia.
Lì, Aiolia aveva dimostrato di essere degno dell'armatura
che indossava, e
imparato a fidarsi un po' di più dei suoi compagni d'arme, i
quali a loro volta
avevano capito che l'essere fratello di un traditore non voleva dire
per forza
di cose l'essere un traditore a propria volta.
Da quell'episodio, Aiolia aveva smesso di tingersi i capelli.
Non gli importava più di non assomigliare ad Aiolos, anzi,
in cuor suo ne
andava addirittura fiero. Il Saint del Sagittario era un traditore,
questo era
vero, ma era lo stesso l'uomo gli aveva insegnato a vivere, e niente
avrebbe
potuto cambiare il passato e quello che c'era stato fra loro.
Urania però era ancora all'oscuro di ciò. Da
quando era giunta al Santuario,
non aveva avuto un attimo di respiro: prima l'incontro con Retsu, poi
la
missione in Sicilia, adesso il Chrysos Synagein... l'occasione per
domandare
nuovamente della strana morte di Aiolos e della sparizione di Saga dei
Gemelli
non c'era purtroppo stata, e pareva che la cosa non dispiacesse
più di tanto ad
Aiolia, il quale sviava sempre il discorso il più in fretta
possibile ogni
volta che si lambivano certi argomenti. Non poteva dunque conoscere il
perché
di tanto disagio per il Saint del Leone nel prendere parte alle
riunioni con
gli altri Cavalieri d'Oro.
<< Galan, vuoi lasciarmi quella spalla o vuoi per caso
disobbedire agli
ordini ed entrare anche tu? >> sbottò Aiolia
quando giunse all'ultimo
gradino della scalinata posta a fronte della Tredicesima
Casa.
L'uomo sorrise, e sospirando mollò la presa.
<< Nobile Aiolia... >> mormorò
<< Mantenete la calma, ve ne
prego... >>
<< Che stai dicendo, Galan... io sono calmissimo
>> borbottò il
ragazzo, dandogli le spalle.
Galan chiuse gli occhi, e abbassando la voce per non farsi sentire
sussurrò:
<< Non parlo di adesso. Mi riferisco a questo Chrysos
Synagein. So che
ancora le cose non si sono sistemate del tutto, ma vi chiedo comunque
di
onorare la memoria di vostro fratello facendo anche le sue veci in
questa
riunione. Nessuno, più di Aiolos, amava la Dea Athena e la
giustizia... >>
Aiolia sospirò, alzando gli occhi al cielo.
<< Guarda che questo lo so, Galan. Stai forse cercando di
farmi la
predica? >>
L'uomo scoppiò a ridere, accarezzandosi con la mano la
protesi che aveva al
posto del braccio destro, perduto in uno scontro diversi anni prima.
<< Chiedo perdono. Non era davvero mia intenzione. In
ogni caso... se non
volete farlo per me, fatelo per Lythos almeno. E per Urania.
>> rispose
allontanandosi.
Aiolia scosse tristemente il capo, prima di varcare con passo deciso la
soglia
della Sala d'Oro.
Mentre si accendeva anche la fiamma a fianco del simbolo della
costellazione
del Leone, giunsero alla Tredicesima Casa gli ultimi due Gold Saint che
mancavano all'appello: Deathmask, appena rientrato dalla missione di
perlustrazione, e Aldebaran del Toro, custode della Seconda Casa,
entrambi
accompagnati da due Silver Saint.
Nascosta dietro le possenti spalle del Cavaliere del Cancro, Urania
riconobbe
subito il Silver Saint dell'Ofiuco, Shaina, così minuta
rispetto al Gold Saint
che accompagnava. Nuovamente, come il giorno in cui l'aveva incontrata
per la
prima volta, i suoi capelli verde acido le diedero la nausea. Non
capiva
davvero il senso di tingerseli a quel modo: erano veramente orribili...
Deathmask passò accanto al gruppo che si era riunito davanti
alla Tredicesima
Casa e, senza dire niente, s'infilò rapidamente nella Sala
d'Oro.
Aldebaran invece se la prese più comoda, avvicinandosi e
salutando cordialmente
gli altri Saint presenti.
<< Salute a voi, Cavalieri di Athena >>
disse togliendosi l'elmo
<< Perfetta giornata per un Chrysos Synagein, vero? Forse
fa un po'
troppo freschino, per essere estate >>
Jaguar gli si avvicinò sorridendo, dandogli un'amichevole
pacca su una spalla,
e sorrise.
<< Ben arrivato, Sommo Aldebaran, mancate proprio solo
voi... >>
<< Dici sul serio, Jaguar? >>
domandò lui sorpreso, ma si rispose
da solo quando l'occhio gli cadde sulla Meridiana dello Zodiaco
<< Oh,
maledizione... avrei tanto voluto fermarmi per fare quattro chiacchere,
ma
credo che sarà meglio che mi dia una mossa. Moses, ci
vediamo fra poco,
aspettami qui >> disse poi, rivolto al Silver Saint che
lo accompagnava,
il quale annuì con un piccolo inchino.
Il gigantesco Toro di Athena si affrettò ad entrare a sua
volta nella Sala
d'Oro, mentre le porte si chiudevano alle sue spalle con uno schiocco.
<< Chi è quello? >> chiese
sottovoce Urania a Retsu, indicando il
Cavaliere d'Argento che aveva accompagnato Aldebaran.
<< Moses della Balena >> spiegò
questi stringendosi nelle spalle
<< E' uno dei due Silver Saint difensori della via del
Toro >>
L'uomo andò a sedersi a pochi metri da Urania, facendola
sussultare: le zone
del suo corpo che non erano coperte dall'armatura (ovvero braccia e
volto)
erano disseminate da cicatrici e ferite di ogni dimensione, fra cui una
che gli
tagliava verticalmente a metà il sopracciglio e l'occhio
sinistro. Doveva aver
già combattuto aspre battaglie come Silver Saint al servizio
di Athena...
La ragazza rabbrividì, guardando con una certa punta di
risentimento il suo
corpo bianco e immacolato. Perfino i graffi e i tagli che si si era
procurata
durante la battaglia con Violate erano spariti, lasciando che la sua
pelle
tornasse liscia e perfetta, ancora vergine di combattimenti. Si
vergognò
immensamente di sé: l'immagine che mostrava agli altri non
era quella di una
forte guerriera, ma piuttosto quella di una delicata bambolina di
ceramica.
<< Ci siamo... >> mormorò ad un
certo punto Nadia, alzando lo
sguardo verso la Meridiana dello Zodiaco ed indicandola ai presenti.
Su di essa, brillavano sette glauchi fuochi: gli unici ad essere spenti
erano
quelli dell'Ariete, poiché il suo proprietario era rimasto
in Jamir, del
Sagittario, in quanto era deceduto dieci anni prima, del Gemelli,
scomparso la
notte in cui morì Aiolos, dell'Acquaio, in viaggio verso la
Siberia, e della
Bilancia, impegnato nella sua segreta missione sui Monti Goro Ho in
Cina.
<< Che il Chrysos Synagein abbia inizio...
>> sussurrò Galan con
una punta di apprensione nella voce.
Dodici statue auree erano poste in cima a dei lunghi pilastri nella
vasta
stanza circolare che prendeva il nome di Sala d'Oro. Di queste, sette
avevano
preso a brillare intensamente, in perfetta risonanza fra loro, e la
loro
fulgore arrivava fino al soffitto, sul quale campeggiava, scolpita
nella
pietra, una riproduzione della Meridiana.
Il Gran Sacerdote stava al centro della stanza, rivolto verso i vari
Gold Saint
raccolti a semicerchio di fronte a lui.
<< Benvenuti, Cavalieri di Athena >>
esordì allargando le braccia,
quasi come se avesse voluto stringerli tutti in un freddo abbraccio
<<
Dopo quattro anni, eccoci nuovamente qui riuniti per far fronte ad una
nuova e
terribile minaccia >>
<< Si può fumare?! >> lo
interruppe improvvisamente Deathmask,
facendo impallidire tutti i presenti.
<< Cavaliere del Cancro! >>
tuonò Aldebaran sconvolto << Come
puoi rivolgerti in questo modo al Gran Sacerdote?! Porta rispetto!
>>
Deathmask grugnì, alzando gli occhi al cielo e smettendo di
frugarsi sotto
l'armatura, nel punto dove in genere teneva nascoste sigarette e
accendino.
<< I Chrysos Synagein mi fanno innervosire, e quando sono
nervoso io...
devo fumare! >> si giustificò, appoggiando la
schiena alla colonna che
sorreggeva la statua del Cancro e incrociando le braccia al petto.
<< Deathmask >> mormorò Shura
avvicinandoglisi << Io
comprendo la tua preoccupazione, ma... >>
<< Preoccupazione? Mi dispiace Fiocco di Neve*, non hai
capito proprio un
bell'accidente! >> ghignò l'interpellato
<< Mi dà ai nervi il fatto
di trovarmi davanti tutti i vostri brutti musi assieme! >>
<< C... Che hai detto?! >>
ringhiò Milo serrando i pugni.
<< Hai capito bene. Per quanto riguarda questa insulsa
riunione... potevo
anche non partecipare, visto che so già tutto.
>> sibilò poi, volgendo
uno sguardo di sfida al Gran Sacerdote.
<< In... in che senso, sai già tutto?
>> balbettò lo Scorpione,
sorpreso.
<< Ciò che dice Deathmask è vero
>> s'intromise il Sacerdote,
avanzando lentamente verso i due << Durante una missione
di
perlustrazione dell'Etna, lui e il suo gruppo si sono imbattuti in una
nuova e
oscura minaccia, che rischia di stravolgere la pace sul nostro mondo
>>
<< Spectre? >> azzardò Shura,
mentre Aphrodite faceva un cenno
d'assenso col capo.
<< Sì... ma a quanto pare, non solo...
>>
Il Saint del Capricorno alzò un sopracciglio, perplesso, e
si voltò a fissare
Deathmask, in cerca di risposte. Questi sbuffò, roteando gli
occhi all'indietro
con aria rassegnata.
<< E va bene, ho capito, ho capito. Dunque...
>> rivolse ai
presenti un ghigno di sfida, conscio che la sua posizione lo metteva in
una
sorta di superiorità rispetto ai suoi colleghi
<< Pochi giorni fa, sono
stato in Sicilia, sull'Etna, per verificare la presenza di una stella
malefica
che il Gran Sacerdote ha visto brillare nel cielo della zona. Con me
c'erano
Aphrodite, appunto, i miei due allievi... e i suoi due sottoposti, il
tizio con
l'armatura della Lince di cui non ricordo mai il nome e la moretta
mezza nuda,
Urania... >>
Nel sentir pronunciare il nome dell'amica, Aiolia
s'irrigidì, socchiudendo gli
occhi fino a farli diventare due fessure.
<< Una volta accampati per la notte c'è stato
un terremoto, e siamo
sprofondati in una grotta sotterranea. Lì abbiamo avuto due
tipi diversi di incontri...
Aphrodite, i suoi due allievi e Mei si sono trovati a fronteggiare uno
Spectre,
mentre io e Soul Eco... >>
Improvvisamente Deathmask si zittì, lanciando occhiatine
soddisfatte agli altri
Gold, che pendevano evidentemente dalle sue labbra.
<< M... Mentre tu e Soul Eco?! >>
gridò Milo, il quale stava
incominciando a perdere la pazienza.
Pure Aiolia era sul punto di scoppiare; l'unico motivo per cui si
sforzava di
mantenere un certo decoro era perché l'aveva promesso a
Galan pochi minuti
prima, e non sia mai che il Leone d'Oro venga meno a una sua promessa.
Si
limitò quindi ad abbassare lo sguardo, cercando di contenere
i fremiti di
rabbia incontrollata che lo stavano tormentando.
Conosceva bene i dettagli dello scontro con Violate, lo Spectre,
perché era
stata Urania stessa a raccontarglieli: era però quasi
totalmente all'oscuro per
quanto riguardava l'altro tipo di entità che li aveva
attaccati, poiché la
Silver Saint della Gru non l'aveva incontrata e Deathmask durante il
volo di
ritorno non era stato molto eloquente neppure con i suoi compagni di
viaggio.
<< Io e Soul Eco... >> continuò
il Cavaliere del Cancro, ghignando
appagato << Ci siamo ritrovati ad affrontare due bestie
che si fregiavano
del nome di "dei". Sono riuscito ad estrapolare delle informazioni da
quello che ho affrontato io, prima di... ucciderlo >> e
qui fece una
pausa, scrutando le espressioni sui volti dei colleghi per verificare
quale
impatto aveva avuto la sua ultima affermazione.
Un silenzio gelido calò sulla Sala d'Oro, mentre tutti i
presenti si
scambiavano occhiate cariche di stupore misto a diffidenza.
<< Tu avresti ucciso... un dio? >> la voce
di Aldebaran non riuscì
a non risultare alquanto scettica quando pronunciò quella
frase.
Deathmask alzò gli occhi al cielo grugnendo, poi
proseguì:
<< Sì, l'ho spedito dritto dritto nello
Yomotsu Hirasaka... Alastor, si
chiamava. Diceva di essere la Personificazione delle lotte familiari, o
qualcosa di simile. Tuttavia, era veramente molto debole... forse
troppo, per i
miei gusti... >>
Gli costò immensamente ammetterlo, ma era vero.
<< Dunque... a quanto ho capito, sono guidati da una
certa Enio, che loro
chiamano "l'urlo della guerra". Il loro esercito è composto
da
Screamer, i quali indossano delle armature proprio come noi, che
portano il
nome di P... Polemos, o qualcosa di simile. Scendono sul nostro mondo
utilizzando degli involucri umani, che gli permettono di agire sulla
Terra.
Senza di quello, sono perfettamente innocui... Questo è
tutto quello che so.
>>
Non appena ebbe finito di parlare, tutti gli altri Gold Saint
iniziarono ad
agitarsi, cercando di dire la propria o ponendo domande ad alta voce
alle quali
neppure Deathmask seppe rispondere. In mezzo a tutta quella confusione,
il Gran
Sacerdote alzò entrambe le mani, mostrando i candidi palmi e
rivolgendoli verso
di loro nel tentativo di riportare l'ordine e la quiete nella Sala
d'Oro.
Non appena ebbe compiuto quel gesto, i Cavalieri si zittirono
improvvisamente,
chinando la testa per mostrarsi il più rispettosi possibile
e cercando di
riacquistare il contegno perduto dopo quella terribile scoperta.
<< Miei Cavalieri, mantenete la calma, ve ne prego
>> mormorò il
Sacerdote con voce solenne, resa quasi metallica dalla pesante maschera
sul
viso << Vi ricordo che siamo sotto Chrysos Synagein, vi
prego di non
turbarne l'andamento per alcun motivo. >>
<< Vi chiediamo umilmente perdono, Sommo Sacerdote, ma la
situazione è
più grave di quanto pensassimo... >> si
scusò Aldebaran mordendosi il
labbro inferiore << Pensavamo di dover aver a che fare
con Hades e i suoi
Spectre, come in ogni Guerra Santa, ma stavolta è diverso...
in quest'epoca è
arrivata anche una nuova sciagura, e addirittura il nostro nemico pare
avere un
discreto esercito di dei a supportarlo... >>
<< Ditemi, quanti Silver Saint si sono radunati al
Santuario? Le Vie
dello Zodiaco sono ben protette? >>
<< Il Cavaliere della Gru e il Cavaliere della Lucertola
proteggono la
Via dei Pesci, Eccellenza >> Aphrodite
accompagnò la sua risposta con un
elegante inchino.
<< Il Cavaliere di Crateris e il Cavaliere di Orione
difendono la via del
Capricorno >> rispose Shura in tono piatto.
<< Della Via del Sagittario so che se ne occupano il
Silver Saint del
Centauro e il Silver Saint di Sagitta, mentre l'altra Via abbandonata,
quella
della Bilancia, è difesa dal Saint di Cerbero e da quello
dell'Auriga >>
spiegò Milo sospirando << Per... Per quanto
riguarda la Via dello
Scorpione, il Cavaliere della Lyra e quello di Cefeo sono...
momentaneamente
assenti >>
Il Gran Sacerdote annuì, sposando poi il suo sguardo
distaccato su Shaka.
<< Il Silver Saint del Pavone e il Silver Saint del Corvo
sono al mio e
al vostro servizio >>
Quando l'uomo si voltò verso Aiolia, il ragazzo
sentì un fugace bisogno di
andarsene all'istante. Odiava quelle formalità, soprattutto
perché sapeva bene
che dei due Silver Saint assegnati alla sua Casa, solo uno gli portava
veramente rispetto e lo riconosceva come suo superiore. L'altro,
malgrado la
sua posizione, si comportava come tutti gli altri, considerandolo solo
come il
fratello di un traditore e facendo sempre di testa propria. Alla fine,
il Leone
d'Oro si fece coraggio e mormorò:
<< Il Cavaliere dell'Aquila e quello della Mosca sono
entrambi presenti
alla Via della Leone. >>
Dopo che ebbe pronunciato quella frase, si sentì come se si
fosse tolto un
pesantissimo macigno dallo stomaco. La verità era che non
gli importava
assolutamente niente del rispetto di quel Silver Saint, ma odiava
piuttosto
l'ipocrisia del dover fingere che Dio della Mosca fosse seriamente
sotto il suo
servizio.
Quando fu il suo turno, Deathmask annunciò con svogliatezza
la presenza del
Cavaliere del Camelopardalis e di quello dell'Ofiuco alla sua Casa.
<< La Via del Toro è protetta dal Cavaliere
della Balena e da quello di
Heracle >> spiegò infine Aldebaran con una
punta d'orgoglio nella voce
<< Per quanto riguarda le ultime due Case vuote, la Via
dei Gemelli è
occupata dal Saint del Cane Maggiore e da quello di Perseo, mentre
quella
dell'Ariete dal Saint dei Cani da Caccia. >>
Il Gran Sacerdote annuì, poi voltandosi verso Milo aggiunse:
<< Hai detto che avresti fatto le veci del Cavaliere
dell'Acquario, ma
non mi hai aggiornato sulla sua situazione. >>
<< Evlampiy della Corona Boreale è morto
alcuni anni fa. Rimane vacante
l'armatura del Triangolo, che quando verrà assegnata
andrà a ricoprire il posto
vacante all'Undicesima Casa. >>
<< Dunque le due uniche Vie scoperte sono le vostre.
Molto bene... posso
dichiarare sciolto questo Chrysos Synagein. >>
Milo spalancò gli occhi per la sorpresa, mentre un lampo di
incredulità gli
attraversava gli occhi celesti.
<< S... Sacerdote! >> balbettò
Shura, rivolgendogli anche lui lo
stesso sguardo esterrefatto di Milo << Non ci
dà alcuna disposizione?
Credevamo che questa riunione servisse a... >>
<< Volevo solo che voi foste informati della nuova
minaccia che grava su
questo pianeta >> lo interruppe bruscamente il Pontefice
<< Per
adesso, vi chiedo unicamente di raggiungere le vostre Case e di
aspettare
ulteriori disposizioni. Questo è tutto, potete andare.
Shaka... tu resta, per
favore. >>
Il Cavaliere della Vergine annuì, rimanendo immobile al suo
posto mentre il
resto del gruppo si apprestava ad uscire, profondamente amareggiato da
quel
finale inaspettato.
Intanto, fuori dalla Tredicesima Casa, si era accesa una fervida
discussione
fra i vari Saint raggruppati sulle gradinate.
<< Non credo che Aiolia del Leone dovrebbe prendere parte
ai Chrysos
Synagein... >> esordì ad un certo punto Shiva
del Pavone, mentre si
sistemava i polsini del bianco chitone che portava sotto
l'armatura.
<< Non essere così fiscale >>
borbottò Jaguar scuotendo la testa
<< Il fatto che sia fratello di Aiolos non significa che
anche lui sia
intenzionato a tradirci in qualche modo... non fate di tutta l'erba un
fascio, Cavalieri...
>>
Urania fissò i due interlocutori con aria stupita:
perché mai Aiolia non
avrebbe dovuto partecipare alla riunione dei Gold Saint? E
soprattutto... cosa
c'entrava Aiolos?
Si voltò verso Retsu, cercando di capire qualcosa dal suo
sguardo, ma pure lui
sembrava tanto sorpreso quanto lei.
<< Ti sbagli, Orione >> sibilò
Shaina << Una stirpe impura
come la sua merita di essere estinta... >>
<< C... Cosa state blaterando?! >>
urlò Urania balzando in piedi di
botto. Le sue mani fremevano di rabbia e sul suo viso era comparsa
un'espressione iraconda, tenuta fortunatamente ben nascosta dalla sua
maschera.
Non era riuscita a trattenersi: avrebbe sopportato qualsiasi genere di
insulto
alla sua persona, ma non verso coloro che nella sua infanzia le erano
stati
vicini fratelli. Non avrebbe permesso che inveissero ulteriormente sul
ricordo
di Aiolos.
Shiva la guardò con sorpresa, non aspettandosi una tale
reazione da quella
taciturna Sacerdotessa che non aveva praticamente mai aperto bocca dal
loro
arrivo. Si portò poi una mano alla fronte, scoppiando a
ridere di gusto.
<< Davvero non sai niente?! >> le disse fra
le risa incontrollate
<< Davvero non sai perché Aiolos del
Sagittario sia considerato un
traditore? Bene, te lo spiegherò io allora... vedi, lui...
>>
Ma s'interruppe, bloccato da un gesto repentino di Galan che si
frappose fra
lui e Urania.
<< Vi prego di perdonarmi, Nobile Shiva >>
sussurrò chinando la
testa << Vi chiedo però di lasciare a me
l'onere di dare tale notizia a
questa fanciulla, se non vi dispiace >>
Il Saint del Pavone si strinse nelle spalle, segno che non
trovava alcun
problema ad accogliere quella stramba richiesta. Galan
sospirò, voltandosi
verso Urania e posandole dolcemente una mano sulla spalla.
<< Nobile Urania... so che il ricordo del Sommo Aiolos
brucia ancora come
una fiamma viva, in voi. So che l'avete amato come un fratello, e che
la
notizia della sua morte vi ha scossa nel profondo e vi ha addolorata
più di
ogni altra cosa... Il Sommo Aiolia mi aveva pregato di non dirvi
niente, perché
non voleva rovinare in alcun modo la memoria che avete di lui, ma... le
circostanze mi impongono di non mantenere questa promessa, purtroppo.
>>
<< D... Dirmi niente di cosa...? >>
sussurrò lei in un soffio.
<< Dieci anni fa, poco dopo che ve ne siete andata dal
Santuario, la Dea
Athena si è reincarnata in corpo mortale, scendendo per noi
su questa Terra.
Ancora non ne sappiamo il motivo, ma il Sommo Aiolos ha tentato di
rapirla, e
per questo motivo lui è stato... >> Galan si
bloccò, incapace di trovare
le parole migliori per tale racconto.
<< R... Rapirla? E perché mai...
>> balbettò Urania incredula.
<< Galan, accidenti a te! >>
ringhiò una voce alle loro spalle
<< Ti avevo detto di tacere! >>
I presenti si voltarono di scatto, mentre venivano quasi accecati da
una
fulgida luce dorata: le porte della Sala d'Oro si erano aperte, e i
Cavalieri
stavano uscendo fuori ad uno ad uno. Aiolia si avvicinò
loro, afferrando
bruscamente Galan per il polso e scostando la sua mano dalla spalla di
Urania.
<< N... Nobile Aiolia, io... >>
<< Se almeno vuoi raccontare come stanno le cose, almeno
fallo con
chiarezza >> Aiolia si voltò verso Urania,
guardandola con gli occhi
smeraldini ridotti a due fessure << Mio fratello
è stato ucciso dagli
altri Gold Saint del Santuario dopo essersi macchiato dell'impura onta
del
tradimento... ma in realtà lui non ha tentato di rapire la
neonata Athena
>>
<< V... Vuoi dire che... ? >>
<< Esattamente, Urania. Mio fratello, Aiolos del
Sagittario, l'uomo più
fedele e puro del Santuario... ha cercato di uccidere la nostra Dea,
con le sue
stesse mani. >>
Cap.7
- The End.
To
Be Continued...
Eccomi qua! Capitolo sette finalmente terminato... non ho moltissimo da
dire, tranne che questo più che altro è un
capitolo per presentare alcuni dei Saint presenti al Santuario... tanti
li avrete riconosciuti (Moses, Shiva, Argorà) altri sono
nuovissimi, come Nadia di Crateris (OC dedicato a quella stronza di
Lynx no Jane che legge legge e non commenta mai un ciufolo!) e Sharmila
della Bussola (OC dedicato alla mia adorata Gemini_No_Sabriel). Diciamo
che in questo capitolo ho voluto inserire un po' di spunti che spero vi
abbiano messo la pulce nell'orecchio... si sa, prima o poi tutti i nodi
vengono al pettine, e quindi ne scopriremo di tutti i colori.
Il Gran Sacerdote sembra prendere tutto così alla leggera...
che nasconda qualcosa? (No, MA DAI?!) E, finalmente, Urania
è venuta (bruscamente) a conoscenza del segreto sulla morte
di Aiolos... come reagirà alla scoperta?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo... ?
Con questo e altri dubbi vi lascio... alla prossima e grazie per aver
letto!
*Fiocco di Neve - riferimento
alla capretta di Heidi.
|
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Capitolo 8 *** Divisione tattica ***
Cap 8
Love
will keep us alive. ~
Ebbene...
Sono giusto passati 3 anni, da quando ho droppato questa fic.
Me infame!
Negli ultimi tempi mi è tornata la voglia di scrivere, di
raccontare, di mettermi in gioco. Questa fic era un po' la mia bambina,
la mia prima, VERA fanfiction... e così, eccomi qua.
Probabilmente darò una chance anche all'altra mia fic, "JoJo's
Bizarre Adventure Part 9: Nova Impact" che si
trova, appunto, nel fandom di JJBA. Vedremo!
Nel frattempo... ecco a voi il ritorno di Urania, Retsu, Soul Eco e
tutta la compagnia... buona lettura e scusate dell'assenza mostruosa!
Grazie della pazienza <3
Cap.8
Divisione
tattica.
Urania
spalancò gli occhi, inorridita.
Si portò istintivamente le mani alla bocca, nel fallimentare
tentativo di soffocare un grido. Avvinghiò le dita alle
labbra
di metallo della maschera, mentre la voce le si strozzava in gola.
<< D... Deve esserci un errore... >>
sussurrò poi, mentre le braccia le crollavano lungo i
fianchi.
<< No. Nessun errore... >>
sibilò Aiolia volgendo lo
sguardo altrove, quasi come se sentisse la pressione degli occhi della
ragazza su di lui.
Galan si morse il labbro inferiore, mortificato. Si sentiva colpevole
per tutta quella vicenda; avrebbe dovuto mettere privatamente e con
più calma in guardia Urania, anche se Aiolia glielo aveva
vietato. Avrebbe così scongiurato quella penosa scena che
ora si
mostrava ai suoi occhi.
Il volto di Urania era coperto, ma tutta la sua disperazione trapelava
dai movimenti del suo corpo, che appariva ora più fragile
che
mai. Le sue mani le tremavano come foglie secche al vento, e le
ginocchia parevano cedere sotto il peso di quell'armatura che oramai
sembrava troppo grande e imponente per lei.
Tutti notarono la reazione smisurata della ragazza, compreso Shiva del
Pavone, che la squadrò da capo a piedi alzando un
sopracciglio.
<< Cos'è tutta questa sorpresa?
>> le chiese poi
facendo un passo avanti << E' vero, è morto un
Gold Saint,
ma tutto ciò è stato fatto nel volere della Dea
Atena.
Era solo uno sporco traditore! >>
A quelle parole, il Cavaliere del Leone ebbe un fremito impercettibile.
<< A... Aiolia... >> balbettò
Urania con voce debole
<< Come... come puoi sopportare certe calunnie sul Sommo
Aiolos?!
>>
<< Innanzitutto, rivolgiti a un tuo superiore con la
deferenza
che merita, signorina >> ringhiò Misty,
intervenendo per
la prima volta << Secondo... smettila di singhiozzare
come una
bambina. Sei patetica. E tu saresti realmente un Silver Saint? Ma chi
ti ha dato quella diavolo di Cloth... l'hai rubata, forse?
>> la
voce dell'uomo era piena di rancore e risentimento. Le puntò
un
dito contro, continuando a inveire contro di lei <<
Potevo forse
provare a tollerare che il Sommo Aphrodite avesse un occhio di riguardo
nei tuoi confronti, ma non adesso che ho visto che razza di ragazzina
infantile tu sia! >>
Misty era furibondo.
Urania ascoltò tutta la predica, senza avere il coraggio di
replicare.
Infondo al suo cuore, sapeva che la Lucertola aveva ragione. Lei non
meritava quella Cloth.
Non l'aveva proprio rubata... ma quasi. E ora si sentiva proprio come
se l'avesse fatto.
<< Misty... non esagerare. >> la voce di
Nadia fece voltare
il Saint argentato di scatto << Avrà le sue
buone ragioni
per essere così sconvolta, immagino. >>
<< Nessuna ragione giustifica un comportamento del genere
>> sibilò il biondo di rimando.
Urania non ce la faceva più. Prima la morte di Aiolos e la
scomparsa di Saga... poi i Demoni delle Personificazioni e gli
Specter... il Chrysos Synagein... ora quell'agghiacciante scoperta
sull'uomo che l'aveva fatta diventare ciò che era...
Com'era possibile che Aiolos, l'uomo più d'onore che ella
conoscesse, avesse tentato di uccidere l'infante Dea Atena? Quale
meschino imbroglio si celava dietro quella macabra convinzione?
Per un attimo, Urania pensò di fuggire. Di andarsene dal
Santuario, più veloce che poteva, di scappare in Birmania,
dove
il suo maestro ancora risiedeva, e di non tornare mai più in
quel posto fin troppo difficile e crudele per lei. Quando si rese conto
di ciò a cui aveva pensato, non poté fare a meno
di
rendersi conto che le parole di Misty bruciavano
sempre più
di una verità scottante.
<< Dato che ci siamo >> esordì
una voce dietro di lei << Facciamo le cose per bene
>>
Si voltò, e si ritrovò a pochi centimetri dal
petto
robusto e ricoperto d'oro dell'armatura del Capricorno. Alzò
lentamente lo sguardo, finché gli occhi vitrei e inanimati
della
sua maschera non incontrarono quelli piccoli e scuri di Shura, che la
fissavano di sbieco.
<< Non solo Aiolos ha tentato di uccidere la Dea Atena...
Sorpreso in piena notte con un pugnale nelle stanze della neonata dal
Sommo Sacerdote, è poi fuggito con la bambina in braccio
fuori
dal Santuario, nel tentativo di rapirla e poi eliminarla
>> la
sua voce era ferma e pungente, quasi glaciale << Sono
stato io il
Saint incaricato di cercare il rapitore e, successivamente, di
eliminarlo. >>
<< Cosa... ma... quindi vuoi dirmi che tu...
>>
<< Sì, sono stato io a uccidere Aiolos del
Sagittario. >>
Calò un silenzio di tomba fra i presenti.
C'era chi scuoteva la testa, chi invece si stringeva nelle spalle, poco
interessato alla faccenda, e chi invece lasciava il posto per non
assistere più a quella scena, ormai diventata
irrimediabilmente
patetica. Jaguar si avvicinò a Shura, mettendogli una mano
su
una spalla e guardandolo con aria grave, le folte sopracciglia
aggrottate in un'espressione di profonda disapprovazione.
<< Shura, basta così. >>
Il Saint del Capricorno non disse nulla. Non avrebbe mai osato
contraddire l'uomo che stimava di più al mondo, anche
più
del Gran Sacerdote.
<< Nadia, forza... torniamo alla Decima Casa. Quanto a
te,
Sacerdotessa della Gru... >> Urania alzò la
testa,
sorpresa di sentirsi nominare da quell'uomo << Mi
dispiace che tu
sia venuta a sapere in questo modo della morte del Sagittario, ma sappi
che è stata una cosa necessaria ai fini della sopravvivenza
del
Santuario e dell'avvento della nostra amata Dea. Ora, se volete
scusarmi... >>
Jaguar si voltò, tenendo le mani appoggiate sulle spalle dei
suoi due allievi, e si allontanò verso il passaggio segreto
che
permetteva di superare rapidamente la scalinata delle Rose Demoniache
del Pesci.
<< Ancora non ho capito perché sei
così sconvolta,
ragazzina >> la incalzò nuovamente Shiva
<< Qual era
il tuo legame con il Saint del Sagittario, insomma? >>
<< I... Io ero... lui... >>
<< Nessuno >>
Aiolia la interruppe con la sua voce tonante.
<< Lo rimembrava solo nei suoi giorni passati al
Santuario, dieci
anni fa. Nulla di più. E' solo una ragazza molto sensibile,
e
non si aspettava che uno dei Saint di Atena potesse comportarsi in un
modo così oltraggioso e disonorevole. >>
La afferrò per un polso, lanciandole uno sguardo eloquente.
<< Ora, se volete scusarmi, io e il mio servitore Galan
la
accompagneremo ai suoi alloggi: la vedo pallida, cedo debba riposare
per riprendersi dallo shock. >>
Così dicendo si voltò, trascinandola via, seguito
a ruota
da Galan e da Retsu, che era rimasto attonito e in silenzio per tutto
il tempo.
<< E' bene che tu non parli del tuo passato con Aiolos
qua in giro, sappilo. >>
La voce di Aiolia era fredda e perentoria.
<< M... Ma io... >>
<< Niente ma. >> la ammonì
<< Ho passato...
anni infernali, solo perché ero fratello di colui che ha
tentato
di uccidere la Dea Atena. Mi evitavano, mi bullizzavano, si chiedevano
se anch'io, crescendo, avrei tradito la mia Dea. In me scorre il sangue
di un reo, di un uomo senza vergogna... è questa la fine che
vuoi fare anche tu, forse? >>
<< Sommo Aiolia... >> sussurrò
Galan distogliendo lo
sguardo e posandogli una mano sulla spalla << La prego,
non parli
così di suo fratello... >>
<< E come ne dovrei parlare, allora?! >>
gli urlò
questi di rimando, scrollando violentemente la schiena per togliersi di
dosso il palmo del suo servitore.
Urania era sconvolta.
Non aveva mai visto il Saint del Leone così sdegno e gonfio
d'ira, e la cosa la mise in una soggezione terribile.
<< Devi parlarne con il cuore, e non come gli altri
vorrebbero
che tu facessi >> rispose Galan, piatto <<
Guarda, stai
spaventando anche Urania. E' questo che vuoi? >>
Aiolia smise lentamente di fremere e rilassò piano
le
braccia, stendendole giù lungo il corpo avviluppato nella
lucente armatura dorata. Gradualmente, aprì anche la mani,
fin
ora strette in due pugni così serrati da avergli fatto
divenire
le nocche bianche, e spirò aria fuori dalla bocca, quasi
come se
si fosse tolto un enorme macigno dallo stomaco.
<< Mio fratello era un uomo d'onore. Un servo di Atena.
Era leale
e coraggioso, ligio al suo dovere e onesto con tutti. Era gentile coi
più deboli, magnanimo con il nemico. Un modello per tutti
noi
>>
Sul suo viso si dipinse un'espressione di profonda tristezza. Erano
quelle le reali parole che avrebbe voluto pronunciare ogni qual volta
che udiva qualcuno parlar male di Aiolos del Sagittario... ma non
poteva. Sapeva anche lui che era sciocco e controproducente continuare
a bisticciare con gli altri Saint del Santuario, soprattutto in tempi
di guerra come quello.
<< Ma quindi >> azzardò
timidamente Urania << Tu non pensi che sia stato il Sommo
Aiolos a... >>
<>
la interruppe Aiolia, alzando una mano in cenno di silenzio
<<
Ma... sono certo che avesse le sue buone ragioni. Io... sono certo che
Aiolos non sia un disertore di Atena, ma un suo paladino e guerriero
fedele. Io... penso ci sia qualcosa sotto, qualcosa che è
sfuggito a tutti quanti, anche al Gran Sacerdote... e, soprattutto, a
Shura >>
Shura.
Adesso Urania capiva perché gli era rimasto così
antipatico a pelle... era stato lui ad eliminare l'uomo che ella
più ammirava al Santuario, l'uomo che l'aveva spinta a
lasciare
le sue vesti di ancella papale e di indossare gli abiti da
addestramento.
No, non glielo avrebbe mai e poi mai perdonato.
<< Shaka, mio fedele Cavaliere di luce... ho una
richiesta da
farti >> esordì il Gran Sacerdote,
non appena tutti
i Saint furono usciti dalla stanza.
Il biondo indiano non disse nulla, attendendo disposizioni dal suo
superiore.
Saga gli volteggiò intorno, leggiadro come un soffio di
vento,
l'abito sacerdotale nero e ricco di disegni fatti a mano dalle migliori
ricamatrici del villaggio di Rodorio che si alzava e si abbassava ad
ogni suo passo, quasi fosse stato intriso di vita propria.
<< Sono certo che tu avrai capito l'entità
della minaccia che adesso grava su di noi >>
Shaka annuì, imperturbabile.
<< Ebbene, mi chiedo dunque se sia il caso di inviare
alcuni Saint nel Jamir... >>
Il Saint dei Gemelli si ammutolì, rimanendo col fiato
sospeso.
Si fermò davanti al suo trono, volgendo la violacea maschera
metallica che gli copriva il volto verso il suo sottoposto.
<< Tu sai che è particolarmente importante che
la residenza di Mu abbia le massime difese... è per questo
che l'Ariete non ha preso parte al Chrysos Synagein, anche se avrebbe
potuto
benissimo farlo, in quanto capace di utilizzare il teletrasporto...
>>
Sul volto di Shaka non v'era segno d'emozione alcuna.
<< Quanti? >> chiese semplicemente,
alludendo al numero di Saint che aveva intenzione di far recare in
Jamir.
<< Direi... almeno due Bronze e un Silver... per Tempio.
E
metà dei Gold Saint attualmente presenti al Santuario
>>
<< Vuole... vuole dimezzare le forze del Santuario?
>>
domandò la Vergine, non riuscendo a trattenere una punta di
sorpresa nella sua voce.
<< E' necessario >> sospirò Saga
flemmatico, mentre
sedeva stancamente sul suo trono di marmo e volgeva uno sguardo
languido fuori dalla finestra << Dobbiamo proteggere
ciò
che Mu custodisce in quelle terre lontane... io la vedo. La Guerra
Santa. La vedo chiaramente riflessa nella volta del cielo, e ogni notte
vedo accendersi Stelle Malefiche in direzione del Centro Asia... Sono
più che sicuro che abbiano scoperto il luogo dove teniamo
nascosto ciò che tu sai, e mirino ad impossessarsene prima
di
attaccare il Santuario. E' nostro preciso dovere prepararci ad ogni
possibile attacco >>
<< E gli Screamer? >> domandò
Shaka.
<< Non sono attualmente il nostro problema principale,
non credi?
Infondo Death Mask e la sua allieva sono riusciti da soli ad eliminarne
ben due... >>
Shaka non rispose. Non avrebbe mai contestato una decisione del Gran
Sacerdote.
<< Per quale motivo non ne ha parlato anche agli altri
Saint? >>
<< Sai bene, Cavaliere della Vergine, di essere tu
l'unico a
conoscenza del segreto che si cela nel Jamir... oltre a Mu, s'intende.
Ebbene, ti prego di essere tu a fare le mie veci in questa situazione
così delicata, e di scegliere chi ti pare più
appropriato
per questa nuova missione. >>
Saga sospirò, affaticato.
<< Ora va'. Ho bisogno di riposo. >>
<< Con permesso, Sommo Sacerdote... >>
Shaka s'inchinò regalmente, voltandosi e lasciando che il
candido mantello gli ondeggiasse dietro la schiena, mentre si avviava
solenne all'uscita del Tredicesimo Tempio.
Il giorno successivo al Chrysos Synagein, sul Santuario era calato un
silenzio quasi tombale.
La prima casa era deserta come al solito, fatta eccezione per la
residenza del Silver Saint dei Cani da Caccia, occupata da Asterion,
e dal dormitorio dei bronze Saint, nel quale alloggiavano
l'Ottante e la Mensa, Lacaille e Chandra.
Aldebaran invece, come ogni giorno intorno all'una di pomeriggio, era
seduto capotavola al grande tavolo da pranzo della seconda casa, mentre
ancelle e servitori erano intenti a servire cibi e vivande di ogni
tipo. Seduti agli altri lati, stavano Moses della Balena, Algeti di
Eracle, Ichi di Hydra, Arthur di Boote e Mireide del Bulino, tutti
quanti impegnati in una sonora chiacchierata. Era un gruppo molto
unito: tutti andavano d'accordo fra di loro, a cominciare dai possenti
Moses e Algeti, i due Silver Saint, che facevano un po' da guida agli
altri, più giovani e meno esperti. L'unico Cavaliere non
presente all'appello era Docrates, il Bronze Saint dell'Idra Maschio,
impegnato nell'addestramento di un proprio allievo all'estero.
Il Cavaliere del Toro era un ottimo mentore.
Era amato e rispettato da tutti, principalmente da Moses e Algeti che
erano stati suoi diretti allievi, e aveva insegnato loro il rispetto
reciproco e la cordialità. Così, era normale
percepire
sempre un'aura di allegria e di condivisione alla Seconda Casa.
Aldebaran era davvero fiero di ciò.
<< Arthur, che ne dici se questo pomeriggio andiamo
all'arena ad
allenarci? >> propose ad un certo punto Ichi, infilzando
un pezzo
di carne abbrustolita nel piatto. Il Cavaliere di Boote si
stiracchiò, rivolgendo poi un sorriso al compagno ed
annuendo
bonariamente.
<< Certo che sì, molto volentieri. Siamo in
tempo di guerra... allenarsi fa sempre bene! >>
<< Cosa?! >> blaterò Mireide
stizzita, lasciando
andare le posate e mettendosi le mani sui fianchi <<
Tutte le
volte la stessa storia! Voi due che vi allenate insieme... e io che mi
ritrovo sempre da sola! >>
<< Ma... tu sei una donna! Io non voglio picchiare una
donna! >> si giustificò Arthur alzando le
spalle.
Aldebaran scoppiò a ridere, divertito.
Forse era meglio così.
Preferiva che i suoi ragazzi rimanessero a difendere il Santuario,
piuttosto che intraprendere un lungo viaggio verso il Jamir e l'ignota
minaccia che li attendeva...
Poche ora prima, il Saint del Toro aveva ricevuto una chiamata
telepatica da Shaka, che lo aveva avvisato dell'imminente partenza di
metà del Santuario verso le terre asiatiche. Il suo intero
gruppo però, lui compreso, era stato designato a rimanere a
difesa del Santuario. La cosa non gli era dispiaciuta affatto: sarebbe
stato più semplice mantenere la stabilità del suo
gruppo
e la pace che regnava fra i suoi discepoli, in quel modo.
Rivolse loro l'ennesimo sguardo compiaciuto, mentre si serviva un'altra
porzione di stufato.
Anche Sirius del Cane Maggiore e Algol di Perseo avevano ricevuto la
chiamata di Shaka: essendo loro attuali maggiori protettori della Via
dei Gemelli dopo la presunta scomparsa di Saga, era toccato a loro
avvisare Marquis, Tirion e Vega, i Bronze Saint attualmente presenti
alle loro dipendenze.
Le disposizioni erano semplici: Sirius sarebbe rimasto al Santuario
assieme a Marquis, mentre Algol avrebbe guidato Vega e Tirion verso il
Jamir.
Nel Tempio dei Gemelli, invece, aleggiava il più completo
silenzio.
Nessuno poteva immaginare che il suo occupante fosse ancora vivo, e che
avesse usurpato il trono del Gran Sacerdote uccidendo il fu Shion
dell'Ariete per prenderne il posto...
Alla Quarta Casa, Death Mask stava imprecando violentemente contro i
suoi protetti.
<< Quel dannato cuinnutu!
>>
Soul Eco alzò gli occhi al cielo, esasperata.
<< Eccolo che ricomincia... >>
sospirò, dandosi una sonora pacca sulla fronte.
<< Maledetto Shaka, annasse
a ghittari sangu ru curi! >>
sbraitò continuando a fare avanti e indietro per l'atrio
<< Siamo tornati da una missione suicida da neanche una
settimana... e già dobbiamo ripartire! Non poteva proprio
scegliere qualcun altro al posto mio, ah, no, ovvio... Spera
'Ddiu ca t' a vveniri 'nfrùsciu ca a gghittari fora magari
l'ugna de pedi e mi ti s'annu a scuagghiari i pila do culu ppu sfozzu! >>
<< Sommo Deathmask >> mormorò
Shaina avvicinandosi
lentamente per paura di essere scagliata nello Tsei She Ke da un
momento all'altro << è ovvio che il Nobile
Shaka vi abbia
scelto perché voi siete un uomo di importanza vitale per lo
svolgimento di pericolose missioni come questa... >>
<< Non me ne frega un cazzo, Shaina! >> le
sbraitò
addosso, i piccoli occhi cerulei sgranati per lo sforzo
<< E poi,
se vuoi tanto saperlo, tu non vieni neanche stavolta
>>
<< Co... Cosa?! >> l'Amazzone dell'Ofiuco
era sconvolta
<< Come sarebbe a dire che io rimango al Santuario?
>>
<< Il Santone biondo è stato chiaro
>> ghignò
Death Mask << Tu hai un allievo, Cassios... ed
è giusto
che tu rimanga qua a vegliare su di lui e a prepararlo per lo scontro
che deciderà se è o no degno d'indossare una
sacra
Armatura. In parole povere: c'hai la zavorra a cui badare, Shaina
>>
La donna si voltò di scatto, stizzita, e se ne
uscì
brontolando sottovoce dalla Casa del Cancro. Le sembrò quasi
di
poter vedere il sorrisino soddisfatto stampato sul volto di Soul Eco,
anche se la donna indossava la sua maschera dalle lacrime di sangue.
<< Due a zero per me, bang >>
sghignazzò la Giraffa sottovoce.
<< Vengono con me Soul Eco, Gray e Fiskdel. Geist e
Medas: voi
restate al Santuario assieme a Shaina. Controllate che quella ragazzina
presuntuosa non faccia danni in mia assenza >>
Geist del Serpente e Medas dell'Eridano annuirono, uscendo anche loro
dal quarto tempio, nella stessa direzione che aveva preso
precedentemente l'Amazzone dell'Ofiuco.
<< Quindi... >> Death Mask
inspirò profondamente,
cercando di calmarsi, e si cacciò in bocca una sigaretta
spenta
<< Voi tre mi seguirete in Jamir. Tutto chiaro
fin qua?
>>
<< E Mei? >>
<< Mei non verrà. Questo non
è più un
gioco, Soul. La guerra è imminente, e un allievo senza
l'armatura è solo un peso e un intralcio per noi Saint
>>
La donna grugnì. Ancora non si era ripresa del tutto dalla
precedente battaglia avvenuta con Peina, che già doveva
partire
per una missione ancora più pericolosa della precedente...
ma
non era quello a preoccuparla: la lontananza da Mei la sconvolgeva,
quei due avevano sempre vissuto insieme e non si erano mai separati.
Ma, d'altra parte, capiva che una missione di quel genere non era
affatto adatta a suo fratello.
Era troppo pericoloso, per lui.
<< Bene, tanto chi lo vuole quell'impiastro fra i piedi?
>>
disse poi scrollando le spalle << Dunque... è
la vostra
prima missione di grande importanza, non è vero?
>>
aggiunge rivolgendosi ai due bronze rimasti, che annuirono.
<< Sappiate dunque che qua le cose si fanno dure... se
avrete
bisogno d'aiuto, se vi troverete nei guai, se starete per morire... non
contate su di me. Non pensate di chiamarmi a gran voce e che io
correrò a salvarvi... io me sbatto, vi è chiaro?
Qua
ognuno lotta per sé stesso e per Atena. Se perirete in
battaglia... sarà giusto così, sarà
quello che
meritate per non essere stati abbastanza forti da affrontare il vostro
nemico. Qualche domanda? >>
Fiskdel del Triangolo Australe deglutì, mentre si voltava
verso il suo compagno.
<< Questa è pazza... >>
sussurrò all'orecchio
di Gray del Delfino, il quale si limitò a rivolgergli uno
sguardo disperato con la coda dell'occhio.
Death Mask grugnì sonoramente, accendendosi la sua ottava
sigaretta della giornata.
Quella era la mia
battuta, dannata ragazzina... piantala di assomigliarmi così
tanto!
Aiolia era seduto per terra, nella sua stanza, e fissava il vuoto con
aria vacua.
Era da più di un'ora che si trovava in quella posizione, e
Galan stava iniziando a preoccuparsi. Erano stati due giorni intensi,
quelli, per lui: prima il Chrysos Synagein, poi Urania che aveva
scoperto la verità su suo fratello, e ora la convocazione
del Cavaliere della Vergine per un'immediata partenza per il Jamir.
Forse, staccare un po' dalla vita monotona del Santuario e il poter
interagire con gli altri Saint in un contesto che richiedeva alto
livello di collaborazione gli avrebbe giovato... ma Galan sapeva che
era ben altro a preoccupare il fiero leone dorato: Lythos.
Da quando Aiolia l'aveva salvata e portata alla Quinta Casa, i due non
si erano praticamente mai separati. Ma adesso doveva lasciare la sua
dimora per un'importante missione, e una ragazzina come Lythos sarebbe
stata solo in pericolo, nonché un forte intralcio, per lo
svolgimento della stessa. Era pertanto indispensabile che rimanesse
lì, al sicuro nel Santuario assieme a Galan.
Un'altra cosa turbava l'animo del giovane: a breve sarebbero giunti i
suoi "sottoposti" per ricevere le indicazioni in merito alla divisione
Santuario - Jamir che Shaka aveva effettuato... e Aiolia non era mai
stato in buoni rapporti con loro.
Ogni volta che i loro sguardi s'incrociavano, leggeva nei loro occhi la
rabbia di essere stati affidati agli ordini del "fratello del
traditore", e ciò faceva crescere in lui una ira sempre
più insistente, che solo Galan era riuscito a tenere a bada,
nel tempo. L'unica Saint che non si era mai dimostrata contrariata
d'essere sua sottoposta, era Marin dell'Aquila.
Marin era poco più che una ragazzina, ma già si
occupava a tempo pieno di un allievo tanto svogliato quanto
promettente, e in più era in possesso di un'Armatura
d'Argento. Aiolia la apprezzava molto e sentiva che, dietro il
fare austero e ossequioso dell'Aquila, la cosa era un po' reciproca.
<< Galan >> disse ad un certo punto,
alzandosi in piedi << Ho preso una decisione... e ti
prego di non cercare di ostacolarmi. >>
L'uomo non rispose, limitandosi a sospirare appena e ad annuire.
<< Non dirò niente a Lythos.
Paritrò senza salutarla, in modo tale da renderle meno
doloroso il distacco >> spiegò, volgendo lo
sguardo altrove << Ti è chiaro?
>>
<< Sì, Sommo Aiolia >>
O forse, per renderlo
meno doloroso a te... giovane Leone?
Il Saint provò ad aggiungere qualcosa, ma fu subito bloccato
da un rumore di passi proveniente dall'atrio della sua dimora. Subito
serrò la mascella, e rivolse un eloquente sguardo di fuoco
al suo servitore.
<< Coraggio... >> lo invitò
Galan, indicandogli la porta.
All'ingresso della Quinta Casa, si erano radunati i quattro Saint
difensori della Via del Leone: Marin, Silver Saint dell'Aquila, Dio,
Silver Saint della Mosca, Nihal, Bronze Saint della Lepre, e Ennetsu,
Bronze Saint della Fornace. Le armature di Pegaso e del Leone Minore
erano attualmente vacanti.
<< Sapete già perché vi ho fatti
radunare qui >> esclamò Aiolia, una volta
giunto al loro cospetto << Non mi dilungherò
in convenevoli o altre scemenze. La guerra è ormai alle
porte, e una minaccia oscura incombe sulle terre del Jamir... tanto
oscura da richiedere la difesa di metà del Santuario. Ho
ricevuto precise indicazioni dal Sommo Shaka della Vergine,
perciò le sue direttive sono inconfutabili. Vi è
tutto chiaro? >>
Un silenzio ricco di tensione pura calò sui presenti.
<< Marin... tu hai un allievo da istruire,
perciò non ti è permesso partire dal Santuario.
Anche tu, Dio della Mosca, rimarrai qua >>
Il Silver Saint cacciò un velato sospiro di sollievo,
sussurrando con voce a malapena impercettibile:
<< Grazie al cielo... se deve succedere, meglio morire
qui al Santuario, che prendere ordini da un ragazzino il cui sangue
è macchiato dal tradimento... >>
Nihal della Lepre ridacchiò, mentre Aiolia finse di non aver
udito.
Credimi, anche io sono
più felice di partire senza il tuo brutto muso fra i
piedi... pensò ringhiando.
<< Quanto a voi due >> continuò
poi, rivolgendosi ai due Cavalieri di Bronzo << Nihal
resterà al Santuario, mentre Ennetsu verrà con
me. Questo è tutto, potete andare. >>
Si voltò, ritirandosi in fretta nelle sue stanze per non
dover assistere ai commenti del suo gruppo sulle decisioni della
Vergine. Riuscì però lo stesso a captare un
sospiro di estremo sollievo da parte della Lepre, e un mugugno di
disperazione del Cavaliere della Fornace.
Non appena fu solo nella sua camera, Aiolia sferrò un pugno
contro le pareti di marmo della stanza, così forte da farle
rimbombare tutte assieme.
Sarebbe stata una dura prova, quella, per lui.
Nella Sesta Casa, vigeva il solito silenzio tombale.
Shaka era si era chiuso nell'ennesima sua meditazione, e i
suoi discepoli non erano da meno.
A loro non erano serviti grossi convenevoli: al Cavaliere della Vergine
era bastato espandere il suo Cosmo per comunicare ai suoi sottoposti la
sua decisione. Lui sarebbe rimasto al Santuario di Atena, ma avrebbe
inviato nel Jamir il suo Silver Saint Jamian del Corvo e i Bronze Saint
Sharmila della Bussola, Argorà del Loto e Rocco
dell'Uccello del Paradiso.
Shiva del Pavone e Vishnu di Indu invece, sarebbero restati con lui al
Santuario.
Argorà, un uomo corpulento e dai lunghi capelli rosso
mogano, fu il primo ad aprire gli occhi. Lui e gli altri discepoli di
Shaka erano seduti in cerchio in una sala fredda e spoglia, illuminata
solo debolmente dalla luce di una decina di mozziconi di candela.
<< Così il Grande Shaka ha parlato
>> esordì.
<< Sì, fratello mio... >>
mormorò Sharmila, sciogliendosi dalla posizione del loto in
cui si era avviluppata per meditare << Renderemo onore al
nostro mentore, nonché l'uomo più vicino agli
dèi... la sua immensa saggezza sarà la nostra
forza in battaglia... >>
Argorà annuì, pensieroso.
<< Non ti nascondo, sorella mia, che sono però
preoccupato per voi... >>
<< E per quale motivo, Nobile Argorà del Loto?
>> domandò la donna, volgendo la fluente
chioma rossa verso l'interpellato.
<< E' la vostra prima vera guerra. Sarà giusto
far partire voi, invece di Vishnu? >>
Sharmila si alzò, raggiungendo il fratello con due passi
leggiadri, e si chinò ad accarezzargli dolcemente il volto
dai tratti duri e mascolini
<< Siete troppo ansioso, Nobile Argorà
>> gli disse poi, con voce cristallina <<
Ma non dovete mettere in dubbio la parola del Sommo. Lui tutto sa e
tutto può. >>
<< Sharmila ha ragione >>
A parlare era stato Rocco, il giovane Cavaliere dell'Uccello del
Paradiso. Era un uomo alto e attraente, con grandi occhi azzurri come
lapislazzuli e corti capelli simili a fili di argento puro. Il suo viso
era delicato e dai tratti vagamenti androgini, la pelle bianca e
perfetta. Proprio come gli Uccelli del Paradiso, Costellazione di cui
indossava la Cloth, era dotato di una bellezza e di un savoir faire
senza pari. Si avvicinò sorridendo cordialmente ai suoi
compagni, e aggiunse:
<< Il Sommo non fa mai niente senza una motivazione
valida. Sono certo che è convinto che Sharmila sia in grado
di affrontare una guerra di tale portata, e che possa esserci di vitale
aiuto... >>
<< Sì, perdonatemi. Avete ragione...
>> sussurrò Argorà, chinando il
capo.
<< Che questa sia l'ultima volta che vi sento contraddire
un ordine del Sommo, Cavaliere del Loto >> lo
ammonì Jamian del Corvo, aprendo gli occhi <<
La prossima non sarò cos' idulgente con voi... vi sia
chiaro. >>
Il rosso deglutì, colto alla sprovvista dalle parole del
Silver Saint.
<< Nobile Jamian, lo perdoni >> s'intromise
Sharmila << Non è il suo spirito di Cavaliere
a parlare, ma quello di fratello preoccupato. Argorà
è un fedele servitore del Sommo Shaka, e ve lo
dimostrerà al più presto, sul campo di
battaglia... non è forse così, fratello mio?
>>
Il Loto annuì, deglutendo.
<< Sharmila della Bussola... voi siete sempre
così diplomatica... >> borbottò
Jamian scuotendo la testa, rassegnato.
La Via della Bilancia, anch'essa senza Gold Saint a sua protezione, era
protetta dai Saint d'Argento di Cerbero e Auriga. Entrambi erano in
costante contatto telepatico con l'anziano Dohko, Cavaliere della
Bilancia, ormai troppo vecchio per poter adempiere alle sue mansioni.
L'uomo era ormai da secoli in ritiro sulle antiche montagne di Goro Oh,
in Cina, intento ad adempiere ad una missione segreta e ad allenare il
suo nuovo giovane pupillo, un ragazzino cinese di nome Shiryu.
Fu lui stesso ad indicare ai suoi Silver le decisioni di Shaka, i quali
poi le avrebbero riferite agli altri membri della loro squadra: Dante
di Cerbero sarebbe partito per il Jamir, e con lui Iveco della Macchina
Pneumatica, mentre Capella di Auriga sarebbe rimasto al Grande Tempio
assieme a Ian dello Scudo e Huygens dell'Orologio.
La Cloth del Dragone era, attualmente vacante.
Milo dello Scorpione era sprofondato in una delle poltrone dell'Ottava
Casa, il mento appoggiato sulla mano destra, e fissava le sue ancelle
intente a riassettare la sua dimora. Come unico membro protettore della
Via dello Scorpione, era piuttosto sorpreso di essere stato scelto per
partire a sua volta per il Jamir, lasciando così la sua Casa
completamente scoperta da attacchi. Non aveva certo mancato di farlo
notare a Shaka, quando il Cavaliere lo aveva contattato per
comunicargli la sua decisione.
<< Ne siete sicuro?! Vi ricordo che Orfeo della Lyra
è attualmente scomparso... e per quanto riguarda Albione di
Cefeo, si trova sull'Isola di Andromeda intento ad allenare i nuovi
futuri Saint che vestiranno le armature del Camaleonte, del Pesce
Australe, di Cassiopeia e di Andromeda. Fintanto che il loro
addrestamento non sarà terminato, io sono l'unico a
difendere l'Ottava Via del Santuario >>
<< Non è necessario che ogni Via abbia
difensori >> gli aveva spiegato Shaka pacatamente
<< Gli altri membri del Santuario impediranno la scalata
fino alle stanze Sacerdotali, e sono certo che i nemici non riusciranno
a superare la Sesta Casa, dov'io mi trovo >>
Sempre il solito
modesto... aveva ringhiato Milo fra sé e
sé.
<< Come desiderate, allora. >> aveva
risposto voltandosi di scatto, lasciando che il candido mantello gli
ondeggiasse dietro le spalle << Domattina sarò
pronto alla partenza. >>
Non che a Milo dispiacesse lasciare il Santuario, anzi: l'idea di
potersi finalmente sgranchire un po' gli faceva vibrare le membra,
voglioso di lanciarsi finalmente in battaglia. L'unica cosa che gli
faceva storcere la bocca, era quella di dover lasciare pure lui Mako,
dopo aver promesso a Camus di vegliare su di lei in sua assenza.
E venir meno a una promessa, era qualcosa che proprio non gli andava
giù.
Grugnì, massaggiandosi le tempie con i polpastrelli, poi
mandò a chiamare una delle sue ancelle.
Mileena, una giovanissima quindicenne dalla bellezza delicata, accorse
subito alla chiamata del Cavaliere, reggendosi il candido peplo per
evitare di inciamparvi sopra.
<< Avete chiamato, Sommo Milo? >>
mormorò incerta, abbassando lo sguardo per evitare di
incrociare quello dello Scorpione.
<< Mileena, so che voi siete diventata buona amica di
Mako, l'ancella di Camus. E' così, non è vero?
>>
La ragazzina sussultò, colta alla sprovvista, e
spalancò gli occhi per la sorpresa. Era pronta a balbettare
delle scuse, quando Milo la interruppe con un gesto della mano.
<< Non ti spaventare, non voglio farti una ramanzina.
Sono solo preoccupato per lei, dato che dovrò partire
domattina per il Jamir e sono l'unico al Santuario ad occuparmene...
perciò ti chiedo di starle vicino e di vegliare su di lei.
Tutto chiaro? >>
Mileena sbatté le lunghe ciglia, perplessa per una richiesta
tanto strana.
<< Sì... certo Sommo Milo >>
<< Perfetto. Puoi andare. >>
La ragazza s'inchinò, allontanandosi nei bui corridori
dell'Ottava Casa.
Milo chiuse gli occhi sospirando, e appoggiò la testa allo
schienale della poltrona. Una smorfia, più simile ad un
ghigno che ad un sorriso, si dipinse sul suo volto.
Finalmente in questa
guerra entra in gioco anche Milo dello Scorpione... ne vedremo delle
belle, in Jamir...
La Nona Casa era ormai deserta da anni.
Da quando Aiolos era morto, nessuno si era rivelato in grado di poter
indossare l'armatura del Sagittario al suo posto, sicché era
rimasta vacante. E non solo, la Cloth era pure sparita dal Santuario la
notte in cui il suo ex possessore aveva cercato di uccidere la Dea
Atena, finendo poi invece col rapirla e portarla via dal Grande Tempio.
Da quella notte, erano stati assegnati alla Via del Sagittario ben
cinque Saint alla sua difesa, i quali erano stati da sempre senza un
mentore. In mancanza del Gold Saint di Sagitter, aveva preso le redini
del gruppo Babel del Centauro, che ne faceva temporaneamente le veci in
attesa di un nuovo successore.
Fu lui che venne quindi avvertito telepaticamente da Shaka della sua
decisione: egli sarebbe partito per il Jamir assieme a Paloma della
Colomba e Darel del Cavallino, mentre l'altro Silver Saint, Ptolemy di
Sagitta, sarebbe rimasto al Santuario insieme a Beloni del Volano.
L'armatura dell'Unicorno, invece, era attualmente senza possessore.
Jaguar di Orione sorrise.
Vedere il suo allievo prediletto così sicuro di
sé e abile, lo rendeva pieno d'un orgoglio quasi paterno.
Shura era in piedi, eretto di fronte alla mastodontica statua che
decorava l'atrio della Decima Casa, raffigurante la Dea Atena intenta a
donare una spada ad un uomo, e brillava di una fulgida luce dorata,
avvolto nella sua prorompente Cloth dorata. Davanti a lui stavano
Jaguar, Nadia, e altri tre Bronze Saint: la Vela, la Poppa e l'Orsa
Minore.
Lo sguardo del Capricorno era tagliente ed affilato come la lama d'una
daga, mentre li scrutava ad uno ad uno, quasi avesse voluto trapassare
loro l'anima con i suoi profondi occhi scuri.
<< Sapete dunque che la Guerra è ormai alle
porte >> esordì ad un tratto, con voce alta e
decisa << Il Sommo Shaka della Vergine, su ordine del
Gran Sacerdote stesso, ha deciso di affidarci un compito di grande
importanza... quello di difendere le terre del Jamir da un imminente
attacco che egli stesso ha previsto per i prossimi giorni. Per tanto,
è necessario che tutti noi ci prepariamo alla più
cruenta delle battaglie, poiché dovremo affrontare un nemico
di cui non siamo ancora a conoscenza. Sia che rimaniate al Santuario,
sia che partiate domattina, esigo da voi la massima concentrazione e la
massima resa >>
Piantò gli occhi per qualche secondo in quelli di Nadia, che
pareva totalmente non intenzionata ad ascoltare le sue parole, e la
fulminò con lo sguardo, per poi proseguire:
<< Detto ciò, io sono costretto da esigenze
maggiori a rimanere qui, e con me resteranno Levy della Poppa e Pherkad
dell'Orsa Minore. Nadia di Crateris, Jaguar di Orione, Koo She della
Vela... voi invece partirete assieme al gruppo di Saint diretti in
Jamir, domattina >>
<< Che significa che tu te ne resti qua mentre noi
andiamo a morire in quel diavolo di paesino sperduto?! >>
reclamò Nadia con astio, non appena Shura ebbe finito di
esporre. Koo She, Levy e Pherkad la guardarono sconvolti, con lo stesso
sguardo con cui si fisserebbe una pazza: nessuno si permetteva una tale
confidenza con il freddo Capricorno, tranne lei. Era sempre pronta a
dargli contro e a contraddirlo, in ogni situazione: i due erano sempre
in disaccordo, e la ragazza non aspettava altro che fargli notare i
suoi, secondo il suo giudizio, errori.
Shura la ignorava, e questo faceva imbestialire ancora di
più la giovane Saint di Crateris.
Jaguar, dal canto suo, non capiva perché i suoi allievi non
andassero assolutamente d'accordo. Eppure Nadia e Shura erano
praticamente cresciuti insieme, entrambi sotto le sue cure. Inoltre,
con le altre persone Nadia si comportava in maniera tranquilla e
pacata, e ciò lo confondeva terribilmente.
<< Come già detto, Nadia, la decisione non
è mia >> le rispose tagliente il Capricorno
<< Per qualsiasi reclamo, ti consiglio di parlarne
direttamente con il Sommo Shaka o, se preferisci, con il Gran Sacerdote
stesso. >>
Nadia ringhiò, stizzita, e si voltò di scatto,
andandosene con le braccia conserte.
Jaguar, per l'ennesima volta, alzò gli occhi al cielo,
esasperato.
Mako, come ogni giorno, stava spolverando di buona lena la camera
padronale dell'Undicesima Casa. Erano ormai passati molti giorni da
quando Camus era partito e quindi la stanza era rimasta inutilizzata,
ma lei andava lo stesso ogni giorno a rassettarla, pensando che, se
l'Acquario fosse tornato senza preavviso, almeno l'avrebbe sempre
trovata in ordine.
C'era una gran confusione alla Casa dell'Acquario, quel giorno.
Inizialmente, Mako aveva sperato che fosse dovuta ad un ritorno
improvviso del Saint suo residente, ma poi aveva dovuto amaramente
ricredersi, quando aveva incontrato per i corridoi un'agitatissimo
Evlampiy che che le aveva raccontato cos'era avvenuto.
Evlampiy era il Silver Saint della Corona Boreale. Dato che l'altro
Cavaliere d'Argento della Via dell'Acquario, Noesis del Triangolo, era
deceduto anni prima, in assenza di Camus era lui la più alta
autorità attualmente residente all'Undicesima, e
perciò era stato lui ad essere informato da Shaka
dell'accaduto.
<< Sto aspettando Canopo e Hadar >>
spiegò a Mako << E' la mia prima comunicazione
formale, sono un po' nervoso >>
Si grattò dietro il collo, poi aggiunse: << In
più mi hanno assegnato di restare al Santuario, mentre io
volevo andare in Jamir... sono certo che sarà il cuore della
battaglia! Dev'essere così emozionante, combattere il male
al servizio della Dea Atena... >>
<< Avrà modo di servirla in futuro, Nobile
Evlampiy... ne sono certa >> gli sorrise Mako, annuendo
con fare incoraggiante << Ma cosa accadrà al
Sommo Camus? Partirà per il Jamir, o tornerà qua
al Santuario? >>
Il Silver Saint alzò un sopracciglio, pensieroso.
<< Non mi hanno detto niente riguardo al Sommo Camus, non
saprei dirti. Oh, guarda! Ecco Canopo e Hadar. Scusami Mako, ma devo
proprio lasciarti. >> le gridò mentre correva
incontro ai suoi due sottoposti.
Canopo, Bronze Saint della Carena, sarebbe rimasta con lui al
Santuario, mentre Hadar, Bronze Sant del compasso, sarebbe stato
l'unico dell'Undicesima Casa ad unirsi al gruppo dei Saint diretti in
Jamir. L'armatura della Corona Australe era attualmente rimasta vacante
dopo la morte del suo possessore, mentre quella del Cigno non era
ancora stata assegnata.
Urania era profondamente imbarazzata.
Si sentiva ancora tremendamente a disagio per quello che era successo
il giorno precedente al termine del Chrysos Synagein, e le risultava
davvero troppo troppo difficile, adesso, ritrovarsi seduta al lungo
tavolo di legno pregiato della sala da pranzo della Dodicesima Casa,
insieme al suo custode e agli altri suoi sottoposti.
Aphrodite, intento come ogni giorno a bere il suo té,
sembrava però non essersi minamente accorto della crescente
tensione ormai così spessa da poter essere tagliata con un
coltello che correva fra la Gru e il Saint della Lucertola.
Misty era sempre più inviperito. Evitava commenti sarcastici
o battutine spregevoli solo perché era in presenza di un
Cavaliere d'oro, altrimenti non si sarebbe risparmiato nel gettare
addosso tutto il suo più profondo odio per l'Amazzone
d'Argento. Seduti assieme ai due Silver Saint stavano altri tre bronze:
Retsu, una donna alta e slanciata che Urania non aveva mai visto, e un
altro sconosciuto.
La Gru continuava a starsene con lo sguardo basso, felice di poter
celare tutta la sua vergogna dietro la sua maschera. Ancora ripensava
ad Aiolos e a quello che era successo e, dato che non trovava una
soluzione plausibile a tutto ciò, non riusciva a darsi pace.
Il flusso dei suoi pensieri fu però interrotto da Aphrodite,
il quale, avendo terminato di bere il suo tè, stava ora
battendo ritmicamente con un cucchiaino sulla tazza di fine porcellana
azzurra per richiamare l'attenzione dei presenti su di sé.
<< Miei cari >> disse infine, alzandosi da
tavola << Come già alcuni di voi sapranno
>> e rivolse uno sguardo eloquente a Retsu e Urania
<< Siamo stati attaccati da ben due entità
malvagie: gli Spectre di Hades, nemico di Atena dall'alba dei tempi, e
gli Screamer di Enio, nuova minaccia che grava sugi abitanti della
Terra. A quanto pare, il nostro Gran Sacerdote ha scoperto il luogo di
un prossimo imponente attacco: il Jamir. Ha dunque deciso di dividere
il Santuario in due fazioni, delle quali una resterà qua a
difendere le Dodici Case, mentre l'altra si dirigerà nel
luogo prima citato per un controattacco. E' tutto chiaro?
>>
Il gruppo annuì, silenzioso.
<< Vi dirò: non sono stato io a scegliere chi
mandare e dove, ma il Cavaliere della Vergine stesso. Mi limito solo a
farvi da portavoce. Io rimarrò qui, al Santuario, assieme a
Misty della Lucertola. Urania della Gru... Retsu della Lince... Weaver
del Pittore e Radok della Tela... voi invece partirete domani all'alba.
E' tutto. >>
Così dicendo, Aphrodite si alzò, e con passo
leggiadro svanì nel buio del Tempio dei Pesci, diretto alle
sue stanze.
Un silenzio gelido calò nella sala, e fu rotto solamente
dallo stridere della sedia di legno di Misty sul pavimento di marmo
tirato a lucido.
<< Com'è mai possibile... che scelgano sempre
te? >>
Si alzò di scatto in piedi, puntando il dito contro Urania.
<< Mi pare d'aver già ampiamente dimostrato
che neppure meriti la Cloth che indossi... e adesso perfino il Sommo
Shaka preferisce affidare a te, anziché al sottoscritto, una
missione di tale importanza?! >>
La ragazza alzò il volto metallico verso di lui.
<< Sono sorpresa quanto te, Misty... >>
balbettò incerta << Ma se questo è
il volere del Cavaliere della Vergine, non mi tirerò di
certo indietro.... >>
<< Tsk >> l'uomo si ravviò i
morbidi capelli biondi all'indietro con un gesto nervoso
<< In ogni caso, preferisco restare qui, a difendere la
Via dei Pesci di fianco al Sommo Aphrodite, perciò... buona
fortuna in Jamir... >>
Sul volto della Lucertola si dipinse un ghigno soddisfatto, mentre
pronunciava quelle ultime che parole che suonavano più come
una minaccia che come un augurio, poi voltò, allontanandosi
lentamente dalla stanza.
<< Io prima o poi lo prendo a pugni in faccia, te lo
giuro >> mugugnò Retsu imbronciandosi
<< Non lo sopporto, sul serio >>
<< Dai Retsu, non preoccuparti. Oramai ci sono pure un
po' abituata >> mormorò lei, stringendosi
nelle spalle. Si voltò poi verso gli altri due suoi
compagni, che ancora non avevano proferito parola.
<< Ehm... non ci siamo ancora presentati. Io sono Urania,
e lui è il mio amico Retsu. Voi siete Weaver e Radok, non
è vero? >>
La donna annuì.
Si somigliavano molto fisicamente, tanto che la Gru arrivò
quasi a chiedersi se fossero fratello e sorella. Entrambi alti, pelle
olivastra e capelli scuri, il fisico asciutto e slanciato. L'uomo aveva
profondi occhi neri come la notte più buia e lineamenti
gradevoli, mentre lei indossava una maschera bianca che pareva dipinta
di mille colori, come se fosse stata per davvero la tela d'un pittore.
<< Piacere di conoscervi... da domani ci
toccherà affrontare un bel viaggio assieme! Spero che
andremo d'accordo, e... >> ma Urania si fermò,
quando s'accorse che i due non la stavano minimaente ascoltando e
avevano invece cominciato a parlottare fra di loro.
Quando finirono, sul volto di Radok si era dipinto un largo sorriso.
<< Sei molto bella >> le disse Weaver a
bassa voce, quasi sussurrando << Spero di poterti
ritrarre in uno dei miei quadri, un giorno... >>
<< Eh? Un... un quadro? >>
L'uomo annuì.
<< Il tuo volto è splendido e segnato da un
vortice di sentimenti ed emozioni contrastanti >>
spiegò << Per questo Weaver vuole cercare di
ritrarlo >>
<< Il mio... volto? >> balbettò
Urania, perplessa << Ma come potete saperlo... se indosso
una maschera per celare la mia natura? >>
I due Saint si guardarono fra loro, scambiandosi l'ennesimo sorriso.
<< Oh, mia cara >> mormorò
Weaver accarezzandole i capelli << Io... vedo tutto... >>
Cap.8
- The End.
To
Be Continued...
Wow,
finalmente ci sono riuscita! Fra i vari impegni c'ho messo un po', ma
ecco finalmente questo cappero di capitolo 8 è terminato!
A discapito di tutto, ci tengo a dire che sono tre anni che non scrivo
un accidente e sono un po' arrugginita, quindi abbiate pietà
di me se questo capitolo vi sembrerà un po' più
sottotono rispetto ai precedenti... datemi il tempo di riprendermi!
Altro capitolo di transizione, che servirà su un piatto
d'argento (o d'oro?) la nuova saga che sto per iniziare, che si
svolgerà nel Jamir...
Cosa nasconde e difende Mu di così prezioso, tanto che mezzo
Santuario dovrà trasferirsi per difenderlo?
Riuscirà Urania a "crescere" e superare le sue paure... e
soprattutto a sentirsi meritevole dell'Armatura che indossa?
Ma soprattutto... se ne starà mai zitto quel caprone di
Misty della Lucertola???
Appuntamento al prossimo capitolo!
Besos!
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