Seraphshipping Tales

di DreamAngel24
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mommy ***
Capitolo 2: *** Witch smell ***
Capitolo 3: *** Empty ***
Capitolo 4: *** Drunk truth ***



Capitolo 1
*** Mommy ***


MOMMY

Un sorrisetto vispo, come quello di un bambino, gli si dipinse in volto nel solo chiudersi la porta della camera da letto alle spalle. Le scarpe tenute in mano e il passo mantenuto morbido e sostenuto per non fare il benche' minimo rumore. Raggiunse il letto al buio grazie alla sola memoria e al sentirne il legno premergli contro gli stinchi, togliendosi la camicia e i pantaloni impaziente di farsi coccolare dal tepore di quell'antro soffice condiviso con lei ogni notte. Si senti' attraversare la schiena da una scarica di adrenalina, che lo porto' ad intrufolarsi sotto le coperte con l'intenzione di raggiungere l'estremità opposta del materasso, come una talpa che rientra nella propria tana. Fu nel tastare lo sbalzo di calore tra la sua pelle e i vari tessuti in un climax di cullante intimita', che il moro si rese conto di aver raggiunto il suo obiettivo. Accanto a lui dormiva serena, raggomitolata come un piccolo riccio, una giovane donna di circa la sua stessa eta' con un oceano di capelli di ossidiana che, confondendosi nel buio, ne illuminavano il viso delicato. Una bellezza rara le cui ciocche, più ardenti dei rubini, ne coprivano la fronte con scomposta ed infantile eleganza. Non pote' trattenere un risolino nel constatare quanto il momento fosse fortuito per le sue necessita', solite ad implicare manifestazioni di affetto e dolcezza tali dal portare Mizar a coprirsi la bocca nel tentativo di non vomitare. Percorse con cautela la schiena della corvina, coperta solo da una leggera vestaglia dello stesso colore del velluto, con le dita finche' non fu sicuro che la fidanzata fosse completamente abbandonata tra le braccia di Morfeo, e la avvolse di colpo tra le sue stringendola con forza. 

Fu in quel frangente che, allargandosi e facendosi spazio sul materasso, come un gatto che si stiracchia sul pavimento, colpi' con il piede un qualcosa che, silenzioso nel suo dormire beato accanto alla propria creatrice, non era riuscito a notare. Tra le coperte si fece largo alle sue spalle una testolina arruffata color dell'ebano, che lo fece voltare indispettito. Il ragazzino - perche' di un fastidioso e viziato ragazzino si trattava - aveva circa sei o sette anni e le sue fattezze erano incredibilmente simili alle sue, con due occhi smeraldini di accesa vivacità a spiccare su una carnagione scura quanto un legno pregiato. Il piu' piccolo analizzo' con occhi ancora lucidi, per il risveglio alquanto brusco, la scena sentendosi di colpo salire la bile fino alla testa facendogli arrossare le gote e mostrare i canini.
<< Ehi?! Togliti di mezzo, vecchio! C'ero prima io! >> squittì furioso il corvino portandolo a stringere ancora più forte la schiena di Yuma.
<< Scordatelo Ryoma! >> gli ruggì contro Alito << Ho bisogno della mia buona dose della " mamma " anch'io che ti credi?! Tornatene in camera tua brutta pulce! >>
<< C'ero prima io! >> urlo' Ryoma iniziando a tirargli i capelli e a prenderlo a calci sulla schiena.
<< Ahhhhhhhhhhh?! Ora mi hai stufato! >> ringhio' il bariano mollando la presa sulla corvina per poi afferrare il ragazzino con l'intenzione di ridurlo ad un macinato di carne << Ora ti sistemo io brutta pulce! >>

<< Uhm... Ma che cosa sta succedendo? >> una voce impastata dal sonno li fece voltare di scatto interrompendo quello che stavano facendo o, per essere più precisi, l'esecuzione a suon di calci nel fondoschiena del più piccolo << Alito?! Ryoma?! Che cosa diavolo state facendo?! >>
<< E' stata tutta colpa di papa'! C'ero prima io! >> rispose il corvino.
<< Sara' ma il letto e' mio quindi smamma piccoletto! >> disse il moro desideroso di accompagnarlo nella sua cameretta e legarlo al letto con una catena di ferro.
<< Perché? L'hai comprato? Ma tu non eri squattrinato? >> lo sfido' maligno l'altro alzando un sopracciglio.
<< Ci ho fatto te in questo letto, razza di bestiaccia! >> rispose furente il più grande.
<< Chi e' causa del suo male pianga se stesso. >> rispose Ryoma prima di ritrovarsi le mani del bariano attorno al collo pronte a spremerlo come un tubetto di dentifricio.
<< Buoni... >> disse la corvina dagli occhi rossi separandoli << Adesso risolviamo tutto. >>
<< Vuol dire che manderai papa' a dormire sul divano? >> chiese innocentemente vittorioso il piu' piccolo.
<< No, significa che te ne ritornerai nella tua gabbietta piccolo sgorbio senza cuore! >> esclamo' Alito rispondendo alla linguaccia che segui' con una più infantile della precedente.
<< No e no. >> rispose lei scocciata indicando prima il primo e poi il secondo.

Pochi minuti dopo i due uomini di casa erano sprofondati pacatamente nel mondo dei sogni, entrambi russando come delle marmitte fumanti. Al centro del letto stava Yuma con i suoi due più cari gioielli a stringerla forte sotto le coperte, con il terrore inconscio che l'altro la reclamasse come propria o che - addirittura - lo facesse il mondo portandogliela via per sempre. La corvina accarezzo' il capo scompigliato e nero come il petrolio del più piccolo, che dormiva raggomitolato - stringendola a se con gli arti superiori ed inferiori all'altezza del bacino - e con la guancia poggiata sul suo seno, e sorrise teneramente. Il suo dolce Ryoma era una copia spiccicata del padre e manifestava la sua stessa giocosa mania per i duelli. Si volto' contro quest'ultimo e sorrise divertita. Quando dormiva, Alito, era in grado di fare delle smorfie peggiori di quelle che faceva lei quando era giovane e sentirlo parlare nel sogno poi, lo rendeva ancora più innocente di quanto la rude forma bariana volesse tener nascosto. Il più grande - che dormiva su un fianco - la stringeva a se' con il braccio sinistro, stringendole con delicatezza possessiva il fianco destro, e teneva la testa poggiata sul cuscino di lei con il naso ad un soffio dalla sua guancia. La giovane mamma stampo velocemente un bacio sulle labbra dell'amato e segui' l'esempio di entrambi i bariani, lasciandosi cullare dolcemente dalle braccia calde e protettive di Morfeo.

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Capitolo 2
*** Witch smell ***


WITCH SMELL

<< Che diavolo stai facendo?! >>
L'urlo della ragazza riecheggio' per i corridoi della scuola facendo voltare tutti i presenti, accompagnato dal tonfo sordo del moro che, allontanato di scatto e con forza, era caduto all'indietro di sedere. Le guance di Yuma si tinsero di un rosso acceso causato da un mix apocalittico di imbarazzo e rabbia, che la portarono a fissare il coetaneo che l'aveva appena infastidita con occhi di fuoco. I suoi occhi erano sempre stati fonte di disagio e allontanamento per lei fin da quando era nata, poiche' antiche credenze associavano agli occhi rossi - rarità nel loro genere - discendenze non molto rassicuranti e la capacita' di lanciare malefici con un semplice sguardo. Si diceva che le ragazze con gli occhi rossi fossero in realtà delle creature potenti e vendicative: delle streghe. Yuma, in un primo momento, l'aveva vista piu' come una scusa per prendersi gioco di lei o per abbandonarla alla solitudine e alla tristezza durante le ore di ricreazione, ma quando il direttore della scuola aveva fatto visita a casa sua per poco non aveva incendiato il soggiorno per la furia nata dalla negazione disperata di quella verità ormai innegabile. Lei era una strega. Piu' precisamente, l'ultima strega rimasta in vita sulla terra e questo metteva su di lei aspettative indescrivibili, ambizioni mostruose, paure indelebili e una serie implacabile di pericoli tutti mirati a farne cessare l'esistenza. Uomini e mostri la temevano allo stesso tempo e modo, ma solo gli ultimi l'avevano accettata. O almeno così sembrava... L'entusiasmo del Preside Gouche era stato dei migliori e di per se', nonostante la pericolosa natura, sapeva essere molto protettivo e addirittura buffo e amichevole, ma il resto della scuola al suo arrivo aveva reagito nei modi più disparati e la maggior parte di questi non erano positivi. Il bullismo non era cessato e l'essere vissuta nel mondo degli umani tanto a lungo le rendeva difficile adattarsi, soprattutto se si contava la sua timidezza e la sua inadeguatezza alle materie o - peggio ancora - ai cibi della mensa. Per i primi giorni era stato un incubo: l'incapacità di dimostrare la sua natura di strega e di comprendere senza timore quella degli altri, l'aveva portata a camminare tutto il tempo senza alzare lo sguardo dal pavimento, sensibile anche al più piccolo ruggito o verso sibillino. Non conosceva nessuno oltre a coloro che la tormentavano e la maggior parte delle ragazze - se così si potevano definire - la trattavano male poiché intimidite dalla sua bellezza, la cui delicatezza umana e giovinezza - realmente posseduta - la rendevano obbiettivo della maggior parte dei maschi della scuola, sia in modo positivo sia in modo negativo. Uno di questi ce lo aveva proprio davanti e volentieri - per la figuraccia che gli aveva fatto fare - se solo fosse stata capace di utilizzare i propri poteri, l'avrebbe scaraventato dall'altra parte della terra senza battere ciglio. Quando si era voltata, indispettita quanto incuriosita da una serie di piccoli rumori ravvicinati, e si era ritrovata il ragazzo dalla camicia rossa scollata intento ad " annusarla " - esattamente " annusarla " - neanche ci aveva pensato due volte ad urlare in quel modo. Lo spavento e il disagio provocato da quel... Non sapeva neanche come definirlo. Comunque, erano stati tali da farle quasi venire voglia di prenderlo a schiaffi, nonostante la possibilità che quest'ultimo la incenerisse anche solo aprendo la bocca. Di per se' sembrava un ragazzo normale: aveva la sua stessa eta', pelle abbronzata abbastanza da far credere che avesse vissuto nel deserto per un anno e capelli scuri con un taglio che ne copriva l'occhio destro, probabilmente delle stesse tonalità smeraldate di quello sinistro. Lo scruto' attentamente da capo a piede, dubbiosa su quale tipo di mostro o creatura leggendaria avesse davanti, senza ricavarne risposta. Lui la scrutava a sua volta, solo con sguardo innocentemente sbalordito a causa della reazione ricevuta. Quella che aveva davanti era una ragazza di circa la sua eta' - secondo lui molto carina - con i capelli neri, come la pece, lunghi fino alla schiena, occhi rossi come le lande dell'Inferno ed un visino roseo che avrebbe fatto perdere la testa a chiunque. La corvina indossava un vestitino in stile punk, con borchie, scozzese e mille sfumature di nero e di rosso a manifestarne la pregiata fattura e originalità, e portava ai piedi, coperti da calze nere strappate volontariamente in punti geometricamente ordinati, degli anfibi ben lucidati. A completare il tutto un piccolo mantello color rosso scarlatto con il cappuccio, che la rendeva simile ad una versione dark - o anche rock - di cappuccetto rosso. Alito si gratto' la testa imbarazzato facendo risaltare sul sorriso bianco ed infantile due canini aguzzi, che in circostanze diverse le sarebbero potuti sembrare minacciosi e rispose dispiaciuto quanto divertito:
<< Scusa, ma non avevo mai annusato una strega prima d'ora ed ero troppo curioso di sapere di che cosa sapevate. >>
Quella risposta, lanciatale in faccia come una padella, con un innocenza tale da farla pietrificare li' dov'era, incredula, la fece arrossire più di quanto già non fosse, con la vergogna ad incepparle gli ingranaggi del cervello.
<< Ti pare normale annusare la gente senza chiedere il loro permesso?! >> gli urlo' contro Yuma.
<< Scusa! Scusa! E' stato istintivo! >> rispose Alito mettendosi a sedere sul pavimento << Voi streghe siete una rarità, dopotutto. >>
<< Ma sei scemo o cosa?! >> squitti' lei sbattendosi la mano contro la fronte disperata per poi riacquistare a fatica la calma << Che razza di mostro saresti poi?! >>
<< Non si vede? >> chiese stupito il ragazzo << Mi pare evidente. >>
<< Ad occhio e croce sembri un umano qualsiasi. >> gli confesso' la corvina.
<< Mezzo umano prego! Sono un lupo mannaro. Mi chiamo Alito e tu? >>
Yuma confusa sbatte' un paio di volte le palpebre con espressione indecifrabile, nel realizzare, non solo quanto quella risposta giustificasse l'attitudine canina manifestata in quel frangente dal moretto, ma anche che, quest'ultimo, le stava praticamente chiedendo con una tranquillità innata e un sorriso allegro e gentile, quello che nessuno le aveva mai chiesto di fare e che lei non aveva mai avuto il coraggio di chiedere: conoscersi meglio. Quel ragazzo lo voleva davvero. Si leggeva nel suo sguardo curioso e amichevole. Lui la riteneva alla sua pari forse perfino superiore, ma appunto per questo la riteneva da rispettare e da comprendere. La sua mano tesa verso di lei, con gli artigli a renderne meno ondulate e morbide le forme, aspettava impazientemente di essere stretta con la sicurezza di poter tastare una delicatezza che ne' umano ne' mostro al mondo era stato in grado di tastare. 
<< Piacere Alito, il mio nome e' Yuma. >>
Il sorriso, che le si allargo' sul volto, riemergeva delicato da anni di ingiuste sofferenze, mentre lo sguardo era assorto nella dolcezza e nella gioia di aver finalmente trovato un amico. La mano piccola e rosea di lei stretta in quella scura e protettiva di lui, che aiuto' ad alzarsi per poi chiudersi alle spalle l'armadietto ed incamminarsi spensieratamente verso la mensa. 
<< Alito? >> fece Yuma arrossendo leggermente.
<< Si? >> chiese incuriosito il lupacchiotto. 
<< Tu hai detto... Che mi volevi annusare per sapere di quale odore profumassero le streghe giusto? >> chiese lei alquanto titubante tenendo lo sguardo basso.
<< Si... Sai mi aspettavo puzzassi di pozioni o di pelo di gatto bagnato... Insomma... Le tipiche cose che piacciono alle streghe. >> rispose lui tranquillamente alzando gli occhi al soffitto sporco pensieroso.
<< Invece? >> chiese lei imbarazzata.
<< Profumi di fragole, spezie, shampoo per bambini e miele ed e' un profumo buonissimo. >>
Il sorriso che si dipinse sul volto del ragazzo dagli occhi verdi, incorniciato da una lieve sfumatura rosea delle guance, fece perdere di colpo un battito al cuore della ragazza. Ora come ora quella scuola degli orrori non le sembrava poi così male

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Capitolo 3
*** Empty ***


EMPTY

Lo spazio e il tempo si intrecciavano in un defluire di cieli ed energie cosmiche dalle mille tonalità ipnotiche, che li circondava e li accompagnava nel loro viaggio dal destino incerto. Una goccia d'oro fuso che galleggiava tra le onde di un mare in tempesta. Alito osservava il vuoto che li circondava assorto. Sapeva che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe duellato. Ogni cosa al mondo pretendeva un sacrificio e la liberta' di Gilag avrebbe preteso il suo. Non lo aveva detto a Yuma. Non ne aveva il coraggio. Aveva bisogno che Yuma non si intromettesse quando il momento sarebbe giunto. Aveva bisogno che non perdesse il suo spirito ardente e quel coraggio, che la portava a fare l'impossibile per le persone che amava, entrambi gia' intaccati ferocemente dallo scorrere degli eventi che avevano preceduto il suo risveglio da quel limbo infernale che era stato il controllo di Don Thousand. Sapeva benissimo che il colpo sarebbe stato duro per lei. Troppo duro. Esattamente come lo sarebbe stato per lui. Quell'affetto, che era nato tra di loro, si era fatto più forte, nonostante la verita' sulla sua natura e quello che le aveva fatto, avessero dovuto ridurlo ad un illusione pari a quella che era stato il suo amato Rei, ed era consapevole di quanto ne rasserenasse l'animo ad entrambi il solo poterlo percepire di nuovo. Non era pronto a confessarle quello che provava ed il momento era il peggiore che si potesse mai maledire, con il perverso del destino a far accadere di tutto e di più pur di farlo soffrire. Sentiva la presenza di lei alle proprie spalle, preoccupata e confusa, nonostante l'espressione di falsa compostezza.
<< Riusciremo a salvare Gilag. >>
<< Io salverò Gilag. >>
Fu istantanea, la sorpresa di lei nel percepire il tono rude di lui accarezzarne l'animo fino alla preoccupazione, più reale che emotiva, di cosa sarebbe successo e di che cosa Alito sapeva sarebbe successo.
<< E' il mio migliore amico. Glielo devo. >>
Teneva lo sguardo il più possibile lontano dal suo. Se solo si fossero incrociati ogni suo tentativo di proteggerla sarebbe andato in fumo. Lei era brava a leggere nei cuori delle persone. Lo era davvero troppo...
La corvina piego' le labbra in un sorriso comprensivo. 
<< Mi sembra giusto. >>
<< Promettimi che non ti arrenderai. >>
<< Che cosa? >>
Era stata più una richiesta che un ordine e ne sentiva il peso dell'errore appena fatto sbilanciarne le capacita' di emulare Mizar nella sua freddezza e nella sua inamovibilità per ciò che riteneva giusto. 
<< Promettimi che non ti arrenderai. >>
<< Ho forse altra scelta? >>
La risposta di lei fu più violenta di una caduta al suolo. Era incredibile come quella ragazza stesse patendo un carico di sofferenza e colpi bassi, ingiusto come quello e che non avesse mai rimproverato nessuno per questo. Se solo quella ragazza fosse stata in grado di fregarsene dei capricci degli altri sarebbe stato tutto più facile, peccato che l'universo a quell'ora sarebbe gia' collassato su se stesso eliminando ogni forma di vita presente. Minuti interminabili di silenzio. Non sapevano che cosa dire... Entrambi, nonostante la lontananza nel tempo avesse dovuto garantire il contrario. Quanta crudeltà vigeva sulla sua coscienza, una coscienza che gli rimproverava il fatto di essere diventato un burattino nelle mani della divinità che era stata la causa della sua morte, in un passato troppo lontano per chiunque di loro, per mano del suo stesso migliore amico. Intrighi ed inganni tinti di rosso. Tinti del sangue innocente delle persone che quella ragazza, che lo aveva fatto rinsavire e perdonato - nonostante tutto quello che era caduto - aveva tanto amato e protetto fino a consumarsi come una candela accesa. Chi donava amore come lei, in un mondo come quello, era destinato a patire pene peggiori di coloro che lo avevano sempre negato, ma almeno lei, nonostante si pregasse affinché non accadesse, sarebbe morta in pace. Un vuoto incolmabile... Questo sentiva Alito nel suo cuore. Un vuoto causato dal non essere stato abbastanza forte da capire subito che il lato veramente giusto di quella battaglia era il suo: non quello di Barian, non quello dei suoi amici, non quello di Don Thousand, neanche quello di Astral e del suo mondo, ma quello di Yuma, di lei soltanto. All'improvviso si senti' la schiena avvolgere da un calore soffice e rassicurante. Le braccia di lei a stringerlo con forza a se', con le dita a pigiare sul petto tirando timorose la stoffa vellutata della camicia, e il viso a sprofondare nella sua morbida e robusta schiena. Il sussulto nato da quel contatto improvviso lo porto' a sgranare gli occhi sorpreso quanto imbarazzato.
<< Y-Yuma? >>
Accarezzo' le mani della più piccola constatando per la prima volta quanto fossero minute e candide rispetto alle proprie, fragili a tal punto da ritenere pericolosa per la propria incolumità anche la più piccola frattura. Le sue dita color del cioccolato a latte a percorrere delicatamente le sue dello stesso colore di quello bianco.
<< C'é qualche problema...? >>
<< No... Niente di particolare... >>
La cosa più scioccante di tutte era che quella era la verità.

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Capitolo 4
*** Drunk truth ***


DRUNK TRUTH

<< Non prendertela con me... >> biascico' il moro senza neanche più avere la forza di alzare la testa << Loro hanno iniziato la rissa... E io mi sono sentito in dovere di finirla. >>
Yuma scosse la testa sconsolata e divertita allo stesso tempo, accentuando la presa sul fianco del ragazzo affinché non facesse perdere ad entrambi l'equilibrio. Sapeva che i suoi amici Bariani erano soliti darsi alla pazza gioia con le bevande alcoliche, nonostante la giovane eta', ma da quel che ricordava tutti loro, compreso Alito, manifestavano di saperlo reggere al meglio. Più di una volta, quest'ultimi, le avevano proposto di partecipare alle loro piccole e tranquille serate al BARian, con partite a biliardo e, ovviamente, ottime bottiglie. Lei pero', non essendo ancora in grado di comprendere il piacevole ed pizzicante sapore del vino quanto quello della birra, aveva sempre rifiutato con tanti complimenti. Vector, che vedeva in bevande come quelle, la possibilità di ottenere da lei attenzioni inusuali o di allungare le mani dove voleva senza ricevere schiaffi e pugni in risposta, poi, era quello che ci rimaneva più male di tutti e Shark quello che, invece, poteva tirare un sospiro di sollievo. Quando si era vista arrivare sul Duel Gazer una serie di messaggi digitati barcollando tra la follia e la lucidità, la corvina, nonostante non avesse idea di cosa fare al suo arrivo, si era incamminata verso il pub trovando il più giovane dei Bariani intento a prendersi a calci e pugni - per motivi che sorvoliamo proprio perché ne siamo tutti ancora all'oscuro - con un gruppo di teppisti più grandi di lui di parecchi anni. La rissa si era risolta con tutti gli sfidanti a terra doloranti o in fuga con una caviglia fracassata, ed un Alito esuberante che a malapena riusciva a percepire il pavimento sotto i suoi piedi. Yuma non ci aveva pensato neanche due volte e, nonostante le lamentele sputanti alcol e bava del bariano, era riuscita a portarlo fuori dal locale con l'intenzione di accompagnarlo a casa, prima che, assopendosi, lui stesso lo trasformasse in un impresa più ardua del necessario. Per fortuna, il moro, spettinato e dai vestiti stracciati e sporchi per via delle botte, era tutto, e sottolineeremo " tutto ", fuorché stanco.
<< Non lo metto in dubbio. >> rispose lei alzando gli occhi cielo << Pero' e' stato molto stupido da parte tua dargli corda. >> 
<< Lo sai che sei molto carina stasera? >> biascico' lui con un sorriso a trentadue denti << Ora capisco perché mi piaci così tanto! >>
<< Pero' Tori ti piace di più non e' vero? >> ridacchio' lei sicura di ricevere una risposta affermativa dal brunetto.
<< Che c'entra Tori?! >> esclamo' infastidito lui, più confuso di quanto non fosse, facendola restare di sasso.
Probabilmente l'alcol gli aveva dato alla testa.
<< Tori ti piace... Praticamente ci siamo conosciuti a causa di questo. >> rispose lei tranquillamente, cercando di non dare peso a ciò che il ragazzo aveva appena detto.
<< Da mo' che non mi piace piu'! >> la corresse lui spaccandole i timpani ed inceppandole il cervello allo stesso tempo.
Si, l'alcol gli aveva dato alla testa, non c'era altra risposta in grado di giustificare quel blaterante e convinto mentire senza alcuna ragione apparente. Yuma alzo' gli occhi di scatto nel realizzare che il ragazzo, nonostante le capacita' motorie rese traballanti e incerte dalle bottiglie scolate, non solo si era alzato in piedi ma la aveva anche messa, letteralmente, con le spalle al muro. Il fiato di lui, che tremante le stringeva con forza i polsi inchiodandoli alla parete, odorava in modo acre e caotico di curry e alcol ed era caldo e pesante a causa del cuore che pompava all'impazzata. Tra i capelli spettinati spiccavano entrambi gli occhi languidi e lucidi come bilie smeraldine cadute in un bicchiere di acqua cristallina. Si sentiva mancare il respiro. L'imperscrutabilità di quegli occhi inclini a ciò che solo l'incoscienza poteva rendergli facile fare la terrorizzava ed eccitava allo stesso tempo. I muscoli messi in risalto dalla scollatura strappata le seccarono la gola, per come la vicinanza dei loro corpi le permettesse di sentire la pelle dell'altro bruciare e scalpitare di fini ormai privati dell'anche più piccolo freno. Voleva dimenarsi ma la paura di quanto la mente di Alito potesse risultare fragile e annebbiata, la fermava dal prendere una qualsiasi decisione affrettata, nonostante la paura che cresceva imperterrita, memore della forza che quel corpo, delicato e fragile all'apparenza, poteva manifestare.
<< In vino veritas... >> gli sussurro' languido con voce soffusa all'orecchio facendola prima sbiancare e poi arrossire fino alle punte più alte dei capelli.
Era vicino... Era troppo vicino... Troppo incoscientemente vicino al suo collo, che tasto' delicatamente con le labbra alla ricerca di un sapore unicamente percepito in sogno. Yuma si irrigidii di colpo e tento' inutilmente di liberarsi sentendo il sangue pompargli nelle tempie con furia battente.
<< A-Alito... N-No! Che stai facendo! Lasciami! Sei ubriaco! Non ragioni! >> urlo' lei tra un gemito e l'altro spaventata e confusa, per poi sentirlo abbandonare malvolentieri l'incavo del suo caldo collo.
<< In vino veritas... >> boccheggio' accaldato Alito sentendosi il basso ventre consumare in un incendio di impazienza << Io ti amo Yuma... Ti ho sempre amato. >>
Scioccata... Yuma era scioccata. Non riusciva a credere a quelle parole, anzi non voleva crederci. Era stato così duro per lei realizzare quanto il bariano fosse importante per la sua vita e il riportare alla mente, che era stata la sua migliore amica a prenderne il cuore a primo sguardo, era sempre stato l'unico modo per proteggersi dall'incoerenza e dal fastidio che i suoi sentimenti erano stati in grado di procurargli alla testa quanto al petto. Adorava Alito, con tutto il suo cuore. Lui non era come Rei. Nonostante le cose sembrassero tendere verso la stessa dolorosa fine, lui non era un illusione. Si era sempre manifestato a lei così come era. Lui era autentico e speciale. Ma che fossero vere anche le sue parole ne dubitava alquanto.
<< Alito... Smettila... Tu non... >>
La giovane duellante non fece in tempo a terminare la frase che le labbra del bariano dagli occhi verdi sigillarono le sue in un bacio di bruciante passione. Violate con la lingua, riusciva a percepire con la propria impastata di vino ogni centimetro delle pareti morbide e pure della bocca della corvina. Aveva esitato così a lungo e mentito a se stesso così tante volte da far sembrare quel traguardo un semplice capriccio. Al contrario, quel bacio lo stava facendo sentire vivo più di tutti i loro duelli messi insieme. Alito sapeva, eccome se sapeva, quanto la desiderasse. Solo lei, rossa come il fuoco, era stata in grado di regalare alle sue fantasie un tocco di entusiastica realtà e sapore. Passionale. Intrepida. Inarrestabile. Desiderata da tutto e da tutti per la sua vitalità e gentilezza inesauribili. Il bacio duro' minuti implacabili, goduti fin nel più piccolo secondo, e al suo termine il massimo che riuscì a vedere fu il buio inghiottirlo voracemente senza dargli neanche il tempo di respirare. 

Attorno a lui risuonava un rumore familiare... Un rumore schioccante... Schiaffi. Un rumore di schiaffi repentini che si fece sempre più vicino fino a culminare con un dolore lacerante e pizzicante all'altezza delle guance ormai rosse. Alito si mise a sedere di colpo sul divano sentendosi la testa tornare a girare in un climax di agonizzante fastidio.
<< Finalmente ti sei svegliato. Eravamo in pensiero. >> disse Durbe rincuorato.
<< Sei tu che mi hai preso a schiaffi?! >> esclamo' stupefatto lui prima di accorgersi della presenza del biondo accanto a se' << Oh... Ciao Mizar, non ti avevo visto. >> 
<< Non ti lamentare... La mia prima idea era quella di buttarti sotto il getto freddo della doccia. >> rispose il più grande facendogli ricordare quanto con lui, in fatto di punizioni, non ci fosse mai fine al peggio << E' stato Durbe a fermarmi. >>
<< Si può sapere che cosa e' successo? Non ricordo più niente... >> chiese il più piccolo massaggiandosi la testa.
<< Eri ubriaco da far schifo e sei svenuto. >> rispose acido Mizar.
<< Yuma-chan ti ha riportato a casa. >> rispose Durbe tranquillamente.
<< Yuma...? Che cosa ci faceva Yuma fuori a... Oh! No! No! No! No! >> inizio' a gemere Alito scuotendo la testa disperato.
Un orribile flashback gli era passato davanti come un treno in corsa, purtroppo, non abbastanza da permettergli il beneficio del dubbio: si era dichiarato alla sua migliore amica e l'aveva praticamente sbattuta al muro e baciata in modo a dir poco riprovevole, con l'intenzione di farle molto e molto di più. Arrossi' oltre ogni limite umano o bariano immaginabile. Tanto valeva fare felice Mizar e chiedergli in ginocchio di seppellirlo sotto terra, con la sicurezza di non poter far più ritorno in superficie " vivo ".

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