Shell of silk

di Bittersweet89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno ***
Capitolo 2: *** Professore ***
Capitolo 3: *** L'allenamento ***
Capitolo 4: *** Il matrimonio ***
Capitolo 5: *** Primo contatto ***
Capitolo 6: *** Cose mai dette ***
Capitolo 7: *** Mutazione ***
Capitolo 8: *** Dolore ***



Capitolo 1
*** Ritorno ***


Piccola premessa. Questo primo capitolo è stato scritto di getto, forse contiene qualche errore e non sono nemmeno sicura che mi piaccia troppo, ma è il primo e mi serviva come incipit. Dal secondo in poi la storia comincia ad avere il tono che desidero, quindi spero che non vi fermiate qui nella vostra lettura :) la coppia Logan Marie mi è piaciuta fin dal primo film, peccato che non sia andata avanti. Questa è una mia versione di ciò che sarebbe potuto accadere.. Spero vi piaccia e lasciate un feedback, anche solo per dirmi come la vedete voi :) grazie per essere entrati e buona lettura!



“Tornerò a riprenderla” Le ultime parole che le aveva detto..
Marie stringeva tra le mani la catenina, rigirandola tra le dita, giocherellando distrattamente con la targhetta. Quanto tempo era passato? Pochi mesi ma le sembravano anni.. Chissà quando sarebbe tornato..
Era assorta nei suoi pensieri quando una gomitata di Kitty la riportò al presente. Era in classe e la guardavano tutti, anche Ororo la guardava dalla lavagna, aspettandosi una risposta a una domanda che lei non aveva ovviamente sentito.
“Ehm..” cominciò, ma poi la risposta le arrivò da chissà dove direttamente alle labbra “L'entropia è una grandezza che viene interpretata come una misura del disordine presente in un sistema fisico qualsiasi, incluso, come caso limite, l'universo.”
“Molto bene” approvò Ororo continuando con la lezione.
Marie invece era ancora stupita quando una voce le sussurrò all’orecchio “Perdona l’intrusione, ma ti ho vista in difficoltà”
Rogue sussultò, si guardò intorno ma non c’era nessuno accanto a lei tranne Kitty, intenta a prendere appunti, e subito capì di chi era quella voce.
Non vorrei dover interrompere la lezione, ma ti consiglio di recarti subito all’entrata della scuola. Non preoccuparti per la professoressa Ororo, le sto già comunicando che andrai via in questo momento
Marie alzò gli occhi sulla prof, che con un sorriso le fece un cenno di assenso, continuando a spiegare come nulla fosse.
Titubante Marie si alzò dal banco, fece un cenno a Kitty, prese con sé borsa e libri, e andò via il più discretamente possibile.
C’era solo un buon motivo per cui il professore l’avrebbe fatta chiamare.. “è tornato?” pensò più forte che poté nella sua testa, sperando che il professore fosse ancora con lei.
Non arrivò alcuna risposta, ma sentì da qualche parte nella sua testa l’ombra di un sorriso..
Marie corse, corse il più in fretta possibile, arrivò alle porte della scuola e la oltrepassò, e subito lo vide. Logan era lì, sul viale d’ingresso accanto alla sua motocicletta, mentre si metteva in spalla il borsone.
Marie rimase dov’era, troppo incredula e felice di trovarselo davanti, ma anche all’improvviso spaventata e insicura. Avrebbe voluto gettarsi tra le sue braccia in quell’istante, ma il pensiero di infastidirlo all’improvviso l’aveva bloccata.
Eppure, un momento dopo, Logan si girò verso di lei, la vide, e le rivolse un gran sorriso, uno di quelli veri e speciali, che faceva solo a lei, e Marie sorrise a sua volta, ricominciando a correre verso di lui, gettandosi tra le sue braccia come aveva sognato di fare per mesi, e lui l’accolse a braccia aperte, gettando il borsone a terra, stringendola a sua volta.
“Ciao ragazzina” le disse con la sua voce roca
“Bentornato” rispose Marie
Logan la teneva stretta, pensò che le era mancata veramente quella ragazzina. Anche se dal loro primo incontro non aveva fatto altro che causargli dei problemi, le voleva bene come non aveva voluto bene a nessuno da molto molto tempo. Nonostante non fosse quel tipo di persona, Logan si rendeva conto che Marie era importante per lui, e che per lei avrebbe davvero fatto qualunque cosa.
Si staccarono dall’abbraccio naturalmente, e raccolta la sua roba si misero in cammino verso la scuola. Così Logan ebbe il tempo di guardarla. Non era cambiata molto in quei mesi, ma le sembrava diversa, più adulta in qualche modo, più alta forse? Aveva lasciato i capelli striati di bianco, ormai le crescevano in quel modo, dedusse Logan. E nonostante il caldo e le mezze maniche indossava dei lunghi guanti scuri, come sempre. Chissà come Logan aveva pensato, sperato in qualche modo, che il professore avrebbe trovato una cura per lei, come gli occhiali di Scott o qualcosa del genere..
Nell’atrio dell’edificio si era già formato un piccolo comitato di accoglienza, il professore, Jean e Scott aspettavano, pronti a dargli il benvenuto. Marie si mise un po’ da parte, dandogli il tempo di scambiarsi convenevoli con tutti, ma quando Logan salutò Jean sentì un brivido gelido a vedere come i loro sguardi si incrociavano.
Poi suonò la campanella, e un’orda di studenti si riversò nei corridoi e all’ingresso, e molti che riconobbero Logan si fermarono a salutare, tanto che la confusione diventò tale che il professore consigliò a Logan di andare nella sua stanza a riposare per non dover subire oltre tutte quelle attenzioni.
“Noi professori dobbiamo continuare le lezioni, ma credo che Rogue per oggi possa essere perdonata se farà un po’ di ritardo, così potrà accompagnarti e aggiornarti sulle novità” disse il professore sorridendo, e congedando tutti allo stesso tempo.
“Quali novità?” chiese Logan poi, mentre si dirigevano alla sua nuova stanza. Così Marie gli raccontò della nuova ala dell’edificio adibita a dormitorio, in quanto gli studenti erano sempre più numerosi, ed era per questo che avevano anche cambiato gli alloggi degli insegnanti, dove lei lo stava accompagnando.
Il nuovo alloggio non era molto diverso dal precedente, abbastanza grande per una persona e con vista sul giardino sul retro. Andava bene così, pensò Logan.
Poi le chiese come stava, e Marie gli raccontò delle nuove divise, degli allenamenti, della scuola.. “e Bobby?” chiese Logan all’improvviso “non era il tuo fidanzato?” Marie arrossì fino alla punta dei capelli, leggermente turbata del fatto che lui l’avesse saputo, come aveva fatto se era lontano da tutti? “No ecco..” disse distogliendo lo sguardo “era troppo complicato per lui.. ora sta con Kitty”
Lo sguardo di Logan era fisso su di lei, le dispiaceva averla messa a disagio, e poi pensò a Bobby “Un uomo che si lascia spaventare così facilmente non è un uomo” le disse.
Lei alzò lo sguardo su di lui con gli occhi pieni di.. gratitudine?
“E del matrimonio cosa mi dici?” aggiunse poi Logan cambiando discorso.
Marie lo guardò a bocca aperta “Come fai a sapere queste cose? A noi l’hanno detto solo pochi giorni fa!” l’imminente matrimonio di Scott e Jean era ancora un argomento nuovo per tutti, e ormai tra i ragazzi non si parlava d’altro.
Logan scrollò le spalle “Xavier” rispose con semplicità “Voleva che fossi..” sembrò cercare le parole, passandosi le mani tra i capelli “Preparato.. prima di tornare”
Marie capì subito a cosa si riferiva, e all’inizio ne rimase ferita, poi un pensiero le affiorò in testa “Però sei tornato” disse
Logan la guardò a lungo prima di rispondere, poi con lo sguardo dritto nei suoi occhi le disse “Avevo altre ragioni per cui tornare”
Marie rimase senza fiato. Logan le si avvicinò di un passo e fu subito davanti a lei, vicino..molto vicino. Alzò una mano, e inizialmente Marie pensò che volesse carezzarle il viso, ma fu solo un istante, lei non ebbe nemmeno il tempo di ritirarsi, che la mano di lui scese più in basso, alla catenina che aveva al collo.
“Questa per esempio” disse Logan con un sorriso, prendendo tra le dita la medaglietta “Posso riaverla?”
Marie pensò di aver perso almeno dieci anni di vita in quei pochi momenti “Certo” disse velocemente, e si tolse la catenina con un gesto un po’ frettoloso, “Ecco” disse, tenendola in mano e porgendogliela, senza riuscire ad evitare comunque un po’ di rammarico. Quella catenina aveva significato così tanto per lei in quei mesi, non l’aveva mai tolta, e in qualche modo era stato come averlo sempre accanto.. Logan allungò la mano sulla sua per prenderla, ma le sembrò che la sua mano indugiò un po’ più a lungo del dovuto, e che le sue dita la accarezzassero prima di sparire con la medaglietta.
Improvvisamente la sua mano le sembrò fin troppo vuota nonostante il guanto.
“Ti ringrazio” le sorrise Logan, rimettendosi la catenina al collo.
Marie gli sorrise di rimando “Ora dovrei proprio andare, sai ho ancora lezione” gli disse.
Si salutarono e lei uscì di fretta dalla camera.
Marie si sentiva scombussolata, persa, emozionata, confusa, anche arrabbiata, per quello stupido guanto che le aveva impedito di sentire le sue dita su di lei.. Eppure nonostante il guanto poteva sentire come erano ruvide quelle dita, dure e callose, e pensò a tutto ciò che doveva aver passato per avere le dita in quel modo.
Poi ripensò a quello che aveva detto guardandola negli occhi, e a come sembrava davvero, per un attimo, che volesse accarezzarle la guancia.. e arrossì pensando che avrebbe voluto che gliel’avesse toccata per davvero.
Logan nella sua stanza guardava la porta oltre la quale Marie era appena scomparsa, pensava al matrimonio imminente di Jean.. Jean che non lo voleva, Jean che stava per sposare Scott.. e a questa ragazza dolce, forte, innamorata di lui certo, e a cui lui voleva bene più che a chiunque altro, e pensò a quanto era giovane, troppo giovane, di certo troppo per lui, e pensò alla sensazione della sua mano sotto il guanto, di come aveva cercato di sentire la sua pelle nonostante la barriera della stoffa.. di come avrebbe davvero voluto sfiorarle il viso.

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Capitolo 2
*** Professore ***


 
Capitolo 2
Logan era in giardino, il sole non era ancora sorto e l’aria del mattino era fresca e frizzante sulla pelle. Ai piedi di un grande albero, con gli occhi chiusi, cercava di ritrovare se stesso tramite la meditazione, una pratica che aveva imparato negli anni passati in Giappone, e che solitamente lo metteva a suo agio. Solitamente.
Ma quella mattina non sembrava funzionare. La notte non gli aveva portato alcun consiglio, e il sonno era passato troppo presto.
Non gli piaceva, non gli piaceva nulla di tutto ciò. Non gli piaceva essere andato via, non gli piaceva ciò che aveva scoperto, non gli piaceva ciò che aveva dovuto fare a Stryker, a suo figlio..
“Buongiorno”
Logan aprì gli occhi, Xavier era lì davanti a lui, sulla sedia a rotelle ma a piedi scalzi e con una felpa leggera con il cappuccio.
“Buongiorno” rispose Logan, leggermente rassegnato. Questo momento doveva pur arrivare.
“Perdonami se interrompo la tua meditazione, ma sentivo fin dalla scuola la tua mente vagare in luoghi oscuri” disse il professore, fissandolo con i suoi occhi penetranti.
Logan si arrese, e guardando negli occhi il professore, gli permise di entrare nella sua mente e nei suoi ricordi, e gli mostrò ogni cosa. Della sua ricerca, della base militare, di Stryker e di suo figlio, delle morti di cui si era macchiato per vendetta.
Alla fine di tutto, era riuscito a vendicarsi di chi l’aveva reso ciò che era privandolo della sua memoria, ma ogni dato su ciò che lui era prima, su chi era stato, era perso per sempre, cancellato. Era stato Stryker stesso a dirglielo, sputacchiando sangue in punto di morte, ridendo di lui un’ultima volta, prima che i suoi artigli, gli stessi artigli che Stryker aveva contribuito a dargli, lo lasciassero in silenzio per sempre.
Quello era l’ultimo ricordo che aveva scelto di condividere con Xavier, poi l’aveva respinto dalla sua mente, prima che il professore potesse vedere tutto il dolore e la disperazione che avevano seguito la strage in quella base militare.
Gli occhi di Xavier erano fissi su di lui, neri e indecifrabili, l’espressione del professore non faceva tralasciare nulla.
Logan si alzò “è stato un errore tornare..” disse, incapace di rimanere in quella situazione, di sentire la sua condanna.
Fece pochi passi verso l’istituto quando la voce del professore lo chiamò.
“Logan aspetta” un attimo e i suoi occhi erano nella sua testa, ma stavolta non lo guardavano, non lo giudicavano, anzi, proiettavano dentro di lui immagini che Logan non avrebbe mai immaginato. Immagini che parlavano di perdono, di famiglia, e dello Xavier Institute come il luogo da cui ricominciare.
Logan si sentì perso, perso come mai prima d’ora, perché non aveva mai avuto niente, o nessuno, e all’improvviso essere accolto in quel modo come in una famiglia lo lasciava quasi spaventato, di certo senza parole.
Logan si girò verso il professore, guardandolo davvero “non so ancora chi sono..” disse, cercando di reprimere il più possibile la disperazione nella sua voce.
“Ha davvero poi così tanta importanza? Il passato è passato Logan. Il tuo futuro è qui. E io so chi sei.”
Altre immagini invasero la mente di Logan. Lui che arrivava all’istituto, lui che combatteva con gli x-men, lui che proteggeva Marie, lui in coma dopo averla salvata. Messa in quel modo, sembrava quasi.. un eroe. Anche se mai avrebbe ammesso con se stesso una simile definizione.
Logan accettò comunque di buon grado ciò che il professore gli disse, anche senza parole, e all’arrivo del sole tornarono insieme verso la scuola.
 
Marie si svegliò tardi, come al solito. Era praticamente incapace di arrivare in orario a lezione. Fece tutto di fretta, si vestì al volo e visto che ormai la colazione era saltata andò direttamente in classe.
Concentrarsi comunque era impossibile, i suoi pensieri vagavano fino a Logan rendendo la sua presenza in classe completamente inutile, inoltre Scott era forse il professore più noioso tra tutti, e la sua “Storia del pensiero mutante” a dir poco sonnifera.
Eppure le cose migliorarono quando a un certo punto della lezione Logan stesso entrò in classe, a seguito del professor Xavier, che mettendo da parte Scott con garbo diede l’annuncio  “Come molti di voi sapranno ieri è tornato un vecchio amico qui alla scuola, il quale ha deciso di rimanere con noi. Questa sera daremo quindi il benvenuto al professor Logan, nuovo insegnante di educazione fisica e autodifesa. La festa si svolgerà nella sala mensa ed è richiesta la presenza di tutti.”
Xavier parlava in modo disinvolto, e Marie avrebbe riso a crepapelle se si fosse degnata di guardare verso Scott (la sua faccia scioccata nel sentire “professor Logan” era quasi ridicola!) ma Marie non aveva occhi se non per Logan, che piantato accanto al professore, per quanto muscolo e feroce nell’aspetto, era in tremendo imbarazzo.
Certo, i suoi compagni di classe non avrebbero detto lo stesso, Logan sembrava a dir poco minaccioso con i suoi muscoli prominenti, la barba incolta e i capelli arruffati come se fosse appena uscito da una zuffa. Eppure nei suoi occhi Marie scorgeva imbarazzo, e ormai sapeva fin troppo bene che quel modo di incrociare le braccia era un modo per difendersi dal resto del mondo.
Marie era nell’ultima fila, e Logan, che evitava di guardare chiunque, non l’aveva ancora nemmeno notata.
Poi la notò, e un minuscolo, mezzo sorriso arrivò nella sua direzione, solo per un secondo.
E in quel secondo Marie pensò di stare per morire.
 
Le ore successive passarono ancor più lentamente, se possibile, tanto più era la trepidazione di Marie per la festa prevista in serata.
Non voleva fare altro che correre di sopra e  cercare qualcosa di decente da indossare, ma era fin troppo ben consapevole del fatto di non possedere nulla di adatto.
Marie era decisa a saltare le ultime ore, magari arrivando velocemente in città avrebbe potuto comprare qualcosa.. Ma le ore pomeridiane quel giorno erano con il professor Xavier, e di certo non avrebbe potuto mentire sul perché risultava assente.
All’ora di pranzo Marie non mangiò nulla, e alle domande di Kitty e Jubilee sul perché della sua misera condizione rispose solo vagamente. Solo con un accenno rivelò il suo cruccio, ma Jubi che era a dir poco uno spirito libero si mise a ridere dicendo che tanto lei era bella così.
Così si rassegnò, e alla fine della lezione, quando il professore Xavier congedò tutti, era ormai troppo tardi per trovare aperto un qualsiasi negozio.
Marie si trascinava sconsolata nei corridoi. Il suo era un pensiero stupido, certo. Cosa se ne sarebbe fatta di un abito carino, di una camicetta o di qualcosa del genere? In fondo sapeva fin troppo bene che qualunque cosa avesse indossato, Logan non avrebbe certo guardato lei..
“Rogue aspetta” Kitty era dietro di lei. Marie non sapeva cosa aspettarsi “Ecco, se vuoi posso prestarti qualcosa per stasera” le disse con un sorriso accennato.
Marie seguì Kitty fino alla sua stanza, e la guardò tirare fuori metà del suo armadio, dicendole di scegliere ciò che voleva senza problemi. Marie ne fu felice, ma nonostante la gentilezza di Kitty c’era qualcosa che non le tornava. Quando alla fine scelse, Kitty sembrava quasi più entusiasta di lei.
“Sai..” le disse, prima che Marie uscisse dalla stanza con il suo bottino “mi sono sempre sentita.. in colpa. Sai, per Bobby.” Disse Kitty arrossendo leggermente.
Ah. Ora Marie capiva tutto.. “Non c’è bisogno..” cominciò, ma l’altra la interruppe “Solo voglio che anche tu sia felice, ecco. Buona fortuna con Logan”
La fortuna, pensò Marie, non aveva mai girato dalla sua parte.
 
Logan odiava quel genere di cose. Ma il professore l’aveva costretto. “I ragazzi devono conoscerti” diceva “Sarai un loro professore” diceva “Un punto di riferimento” diceva… Se avesse voluto farlo scappare quello era di certo il modo giusto. Ma, Logan lo sapeva, non poteva certo scappare da casa sua.
Quindi giù con l’andare di classe in classe ad annunciare l’evento, via con i programmi di lezione, gli orari, le classi.. e lezioni di Xavier su “come parlare con gli studenti. Perché Logan, non vogliamo che nessuno di loro sia troppo spaventato per venire a lezione” e ancora giù di insegnamenti. Alla fine della giornata, quella dannata festa era il minore dei mali.
La gente arrivò a flotte, e Logan conobbe altri professori, Warren, Sean, Hank (un uomo scimmia blu.. e poi era lui che spaventava gli studenti?) e altri ancora. Gli studenti si avvicinavano a lui trascinati da chi già lo conosceva e ricordava del suo valore, anche grazie ai racconti che a quanto pare Marie aveva fatto abbondantemente girare su di lui, di come l’aveva salvata, di com’era stato eroico..
Insomma, un po’ alla volta, Logan vide l’ondata arrivare e passare. Solo una persona ancora non era andata da lui, e Logan si accorse del leggero disappunto che questo gli dava. Eppure.. appena si concentrò su di lei, ne riconobbe l’odore. Era lì da qualche parte.
Logan si allontanò dagli altri, scomparendo in un attimo dalla sala mensa, lasciandosi la confusione alle spalle, affidandosi al suo olfatto. “Dov’è?” pensò. Uscì dalla cucina, entrò nel corridoio e la trovò lì, a pochi passi, seduta sulla scalinata che portava al piano superiore. Appena lo vide Marie saltò come una molla.
Era bellissima.
Aveva i capelli sciolti, e un abito verde scuro, accollato e a mezze maniche, arrivava sopra il ginocchio. Era bella, e l’abito era assolutamente casto, ma Logan non poteva fare a meno di notare quanto come la avvolgesse bene sulle sue curve, e come la sua immaginazione stesse facendo il resto. Eppure Marie aveva qualcosa di diverso dal solito, qualcosa di.. strano.
“Eccoti, ti sei già scocciata di me? Non vieni nemmeno alla mia festa?” disse Logan con ironia nella voce.
La vide arrossire leggermente “Si ecco.. è solo che..” Marie era imbarazzata, si torceva le dita e si guardava i piedi. “Imbarazzata da cosa?” Si chiese Logan. Poi si rese conto. Si torceva le dita, le dita! Non indossava i guanti! “..è solo che..” finì lei, non riuscendo ancora a guardarlo.
“Comunque ne ho già abbastanza. Ho bisogno di un po’ d’aria. Ti va di venire con me?” le parole gli uscirono di bocca tutte insieme, naturalmente, e quando lei alzò lo sguardo finalmente su di lui Logan seppe perché.
Camminarono verso il giardino sul retro senza parlare, e finalmente uscirono all’aria aperta. Era estate, ma la sera l’aria era fredda così Logan si abbassò le maniche della camicia fino ai polsi, ma quando glielo chiese Marie rispose che stava bene, per lei era bello sentire l’aria sulla pelle.
Logan non riusciva a dire niente, accese il sigaro e fumava passeggiando. Era incantato dalle sue braccia. Era quasi ridicolo, e assurdo, essere incantato da delle braccia, ma lui lo era. Quella porzione di pelle scoperta, fino a quel momento mai vista prima.. in qualche modo proibita.. guardarla così, era come vederla nuda, più che in altri modi. E doveva essere anche ciò che provava lei, altrimenti perché non entrare in sala?
Marie sentiva più che mai la presenza di Logan accanto a lei, non riusciva a guardarlo, a parlare. Stare così con le braccia nude la metteva a disagio.. La faceva sentire nuda, esposta. E Logan era lì, e lei gli camminava accanto, ma lontano. Non intendeva fargli male. Ma il suo disagio cresceva e lei non ce la faceva più. Doveva dire qualcosa, qualunque cosa.. “così.. Professor Logan, eh?” disse con fare ironico. Logan la guardò ed entrambi scoppiarono a ridere, con una leggerezza che spezzò ogni tensione. Sedettero su una panchina e Logan si trovò a parlare della sua giornata e delle ultime novità. Era strano per lui parlare così. Era strano per lui aprirsi così. Ma lei.. era lei. E con lei riusciva anche un po’ a farlo.
“Sai è un’idea di Xavier ovviamente” concluse. E poi notò come nel parlare si erano avvicinati, spontaneamente e senza pensare. E ora la mano non guantata di lei era a un centimetro dalla sua gamba.
 “Immaginavo..” sorrise lei “questo vuol dire.. che resterai?”
Logan rimase quasi turbato dal modo in cui l’aveva detto. Con un desiderio che sembrava arrivarle da dentro. Lei era lì, con i suoi grandi occhioni scuri, e lo implorava.. Lo implorava silenziosamente. Per cosa? Per rimanere con lei?
“Si resterò” rispose “Da domani sarò un tuo professore.” La frase doveva sembrare ironica, invece la sua voce uscì dura, quasi sconosciuta alle proprie orecchie.
Marie sembrò aver appena ricevuto una secchiata d’acqua fredda, perché subito si scostò da lui, distolse lo sguardo “è vero..” mormorò.
Logan non aveva avuto intenzione di ferirla, e ora la guardava, con la debole luce dell’illuminazione esterna, che era comunque abbastanza per fargli vedere di averla ferita. “Dannazione..” mormorò tra sé, ma Marie non si girò neppure a guardarlo.
Logan la guardò ancora, non sapeva nemmeno lui perché aveva risposto in quel modo. Ma lei lo stava guardando con quei suoi occhi.. gli stava chiedendo di lasciarsi andare, di stare con lei.. e lui aveva troppa paura per farlo. Paura di ferirla, di farle del male. Dio, era solo una ragazzina! E lui.. lui era poco più di un animale, senza passato, senza futuro, un assassino.
Marie si mosse leggermente e questo lo riportò alla realtà. “Hai freddo.” Disse lui, non era una domanda, aveva visto la pelle d’oca sulle braccia di lei “torniamo dentro”
Marie si alzò in piedi, ancora senza guardarlo. Sembrava così ferita, e lui si sentiva un mostro. Sembrava fragile, triste, smarrita.. E in un momento Logan non ne potè più di vederla così, e della consapevolezza che era stato lui a farle questo, e in un secondo, solo per un secondo, si lasciò andare.
Marie non si rese conto di com’era successo. Seppe solo che ora era lì, tra le sue braccia. Un attimo prima era a un passo dal baratro. Logan le aveva appena dato conferma che non le importava poi molto di lei. Sarebbe stata solo un altro dei suoi alunni. E un attimo dopo lui la stava abbracciando.
La prima cosa che Marie sentì era il panico. Non indossava i guanti! Avrebbe potuto ferirlo!
La seconda cosa che Marie sentì era sollievo. Un attimo dopo si rese conto che non stava succedendo. Logan aveva le maniche lunghe, e la abbracciava tenendola stretta a se con il corpo, senza toccarle la pelle. Era alto rispetto a lei, e il suo mento le sfiorava i capelli, senza però toccarla.
La terza cosa che Marie sentì era una profonda tristezza. La stava abbracciando senza toccarla veramente.
La quarta e ultima cosa che sentì Marie era amore. Era così tanto che qualcuno non la abbracciava! A quel punto Marie si strinse a lui, ricambiando l’abbraccio, trovando il suo posto sul suo petto, annusando il suo odore di sigaro, maglietta pulita e olio per motori.
Rimasero così un’eternità. Poi dei rumori dall’interno della scuola li fecero separare velocemente. Si sorrisero e tornarono dentro.
Arrivati alle scale, si augurarono la buonanotte. Marie sarebbe andata a letto e Logan doveva pur ripresentarsi alla sua festa.
Prima di andarsene però Marie gli disse grazie.
“Per cosa?” rispose Logan
“Per avermi abbracciata senza aver avuto paura” disse Marie in un sussurro
Logan rimase in silenzio un istante “Io non avrò mai paura di te” disse prima di sparire dietro le porte della cucina.

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Capitolo 3
*** L'allenamento ***


 
Quella notte Marie non poteva dormire. Il ricordo di Logan che la teneva stretta a sé era troppo anche per lei.. Il suo cuore non la smetteva di battere all’impazzata, sulla pelle aveva ancora i brividi, e un rossore perenne era apparso sulle guance.
Lo amava. Punto. Non c’era altro da aggiungere. Dalla prima volta in cui l’aveva visto, in quella gabbia a fare  a pugni come un animale, nonostante la situazione, lui non le aveva fatto nessuna paura, non aveva mai avuto alcun timore a stare con lui. E quando poi le cose erano andate avanti, con Magneto e quella sua idea assurda di usarla come una bomba mutante vivente.. Insomma, Marie non voleva pensarci, ma Logan l’aveva sempre difesa, lui c’era sempre stato.
Anche lui la amava quindi?
 
Quella notte Logan non poteva dormire. Era stato un idiota con Marie. Prima a risponderle in quel modo, poi a lasciarsi andare. Era lui l’adulto. Certo non sapeva nemmeno quanti anni avesse ma di certo tra i due l’adulto lì era lui.
Avrebbe dovuto resistere, non abbandonarsi ai sensi come un animale. Dio, era troppo impulsivo. Marie.. Rogue. Solo una bambina. Eppure il desiderio irrazionale di stringerla era troppo.. di averla accanto a sé anche ora. Ma qual’era la cosa giusta da fare?
 
Logan decise di chiedere consiglio all’unica persona che poteva veramente aiutarlo a fare chiarezza dentro di sé, e nonostante fosse ancora notte, si trovò nuovamente faccia a faccia con il professore.
Xavier comunque, nonostante fosse ancora in pigiama, lo guardava comprensivo.
“Io.. ecco, dannazione..” le parole non volevano uscire. Lui non era il tipo di persona che parlava. “Insomma, fai un giro qui dentro e dimmi cosa fare.” Concluse disperato indicando la propria testa.
Xavier lo guardava con i suoi occhi scuri e penetranti, Logan era quasi convinto che il suo potere si trovasse proprio nei suoi occhi. Sembravano leggerti dentro.. che poi in realtà era davvero ciò che facevano.
Dopo pochi istanti, Xavier fece un profondo sospiro “capisco” disse, incrociando le dita sul petto.
“Quindi? Cosa dovrei fare?” chiese Logan agitandosi sul posto
Il professore si prese ancora qualche momento per rispondere. Poi parlò, e ciò che disse Logan non se lo sarebbe mai aspettato. “Logan, non sarò io a dirti cosa fare. Ma se vuoi sapere la mia opinione, te la darò. Rogue è una giovane donna, e tu sei un uomo. Le complicazioni della vostra relazione non derivano da questi dati di fatto. È vero Rogue è ancora molto giovane, d’altra parte la sua mutazione esclude un contatto fisico inappropriato alla sua età. Quindi il tutto sta a te.”
Logan si agitò nuovamente sulla sedia.
“Da ciò che vedo il tuo sentimento per lei è sincero, e so che anche lei prova qualcosa per te, è più che evidente, non c’è bisogno di essere un telepate per accorgersene. Dunque devi essere tu a decidere.”  Concluse Xavier, facendo intendere che la conversazione era così finita.
Logan si alzò, mormorando “ok” e “grazie” prima di avviarsi fuori dalla stanza, ma tutto ciò che riusciva a pensare è che aveva sperato che il professore gli dicesse di starle lontano, che era sbagliato, che era troppo vecchio. Qualunque cosa insomma. In fondo la verità era che la possibilità di ferirla lo terrorizzava, lui era una macchina per uccidere, lei si meritava di meglio.
Quando già era con la mano sulla maniglia, la voce di Xavier lo raggiunse nuovamente, direttamente nella sua testa “Non le farai del male”
“Spero di no” furono le ultime parole di Logan prima di sparire oltre la soglia.
 
Marie era in trepidazione. Appena fatta un’ora decente si era piantata davanti alla porta del professore sperando di avere abbastanza coraggio da poter bussare. Ovviamente, capì Marie poco dopo, avere a che fare con il telepate più potente al mondo comportava non dover bussare. Il professore infatti aprì la porta poco dopo, invitandola ad entrare garbatamente.
Marie subito si scusò per averlo disturbato così presto, ma per tutta risposta il professore con uno strano sorriso le disse “Oh, cosa può il sonno di un vecchio davanti alle passioni umane?” poi la invitò a sedere.
 
“Voglio provarci professore, devo farlo” ripetè Marie con veemenza.
“è ancora troppo presto, temo. L’ultima volta è stato un fallimento, non hai più voluto farlo da allora, ricordi?”
“Lo so ma..” Marie non sapeva che parole usare, non voleva raccontare al professore di Logan. Di certo avrebbe disapprovato se avesse saputo che ciò che era andata  a chiedere dipendeva esclusivamente da lui. “Devo tentare. Devo farcela!” il professore continuava a guardarla con quegli occhi scuri e penetranti, poi finalmente fece un cenno di assenso “Cominceremo oggi stesso” disse. Marie era felicissima.
 
Marie non era mai stata peggio. Il mal di testa era atroce e non riusciva a concentrarsi.
Aprì gli occhi, tutto intorno a lei era bianco e confortevole, anche il modo in cui galleggiava sospesa in aria, senza il peso della gravità, senza rumori, nuda.
Concentrati
Disse la voce dentro di lei. E allora ci provò ancora. Guadò le sue mani. Sembravano ricoperte da guanti neri, ma in realtà erano proprio le sue mani. Anzi in realtà tutto il suo corpo era ricoperto da quel nero.
Concentrati.
Ripetè la voce.
E allora Marie si concentrò, forte, fortissimo sulla punta dell’indice della mano destra.
Il tuo potere è una parte di te. Controllalo, come controlli le tue mani.
Marie concentrò tutta se stessa su quel punto, su quel centimetro di carne che era il suo dito. Lentamente, una minuscola macchia di pelle rosa apparì nel nero, che sembrò affondare dentro di lei per dare spazio alla sua pelle.
Concentrati adesso.
Concentrati adesso.
Ripetè la voce, ma stavolta furono le sue orecchie reali a sentirla.
Xavier era davanti a lei, nel suo studio, sulle gambe teneva una pianta in fiore, con boccioli rosa che cominciavano ad aprirsi, e fiori già aperti e bellissimi.
Marie allungò la mano destra verso il fiore più bello e più grande, cercando comunque di rimanere concentrata.
Poi, con la punta del dito indice sfiorò un petalo del fiore.
Per ben cinque secondi non successe niente. Rendendosene conto, Marie esultò internamente perdendo la concentrazione. L’istante successivo il fiore era appassito, e l’intera pianta stava virando sul marrone. Marie spostò subito il dito, osservandolo. Come ogni volta, una leggerissima carica la attraversava, come se avesse sfiorato una batteria elettrica. Ma era solo un fiore, quindi la sensazione passò subito senza lasciare traccia.
“Mi dispiace” disse, guardando Xavier. Ormai le piantine morte della giornata erano ben sette.
“Va bene così, non devi pretendere troppo da te stessa.”
“Voglio riprovare” ripetè Marie, anche se il mal di testa era sempre più forte.
Xavier annuì, e Marie fù nuovamente nel suo limbo bianco, galleggiando in aria, ricoperta solo della visione mentale del proprio potere.
 
Aveva esagerato, lo sapeva, la testa le esplodeva e alla fine della lezione con Xavier era rimasta a letto nella sua camera, al buio e con una pezza umida sugli occhi. Non riusciva ad alzarsi ed era stanca morta. Almeno i risultati fossero stati decenti.. Invece la sfilza di piantine morte testimoniava il contrario. Il professore la incoraggiava dicendole che era stata brava, che poteva migliorare, ma la realtà è che nessuno di quel contatto era durato più di una decina di secondi.
Marie sospirò, era troppo stanca. Chiuse gli occhi e il sonno la accolse subito.
Un tocco leggero alla porta la svegliò. Le sembrava di essere ancora troppo debole per muoversi, ma il mal di testa andava già molto meglio. Un altro tocco, stavolta un po’ più forte, la costrinse ad alzarsi.
“Arrivo” mormorò in direzione della porta. Si passò una mano nei capelli, si sistemò la maglietta stropicciata, e andò ad aprire senza nemmeno perdere tempo a mettere i guanti.
Logan era davanti a lei.
Tra le mani teneva un pacco malamente incartato.
Marie si era appena svegliata e doveva ancora avere un’aria smarrita, perché Logan le chiese cosa avesse. Marie allora si riscosse e lo fece entrare in camera, dicendogli che non era niente.
“Non hai fame ragazzina?” disse Logan posando il pacchetto sulla scrivania “ti ho portato la cena comunque.. solo in caso”
Logan non era mai entrato nella stanza di Marie, prima che andasse via le avevano dato una stanza provvisoria, questa invece era sua. Era pulita e ordinata, la parete sopra la scrivania era tappezzata di fotografie, foto fatte a scuola, ma anche qualche foto della sua famiglia, che di certo Marie aveva portato con se prima di fuggire. Non c’erano foto di Logan, ovviamente, ma non potè non notare che in ogni foto fatta all’istituto Marie aveva la sua targhetta al collo.
“Sto bene, sono solo un po’ stanca”
Logan la osservò, non sembrava stanca, sembrava sfinita. Si chiese cosa avesse fatto per essere in quelle condizioni, ma lei non sembrava voler rispondere, così lasciò perdere “Bè almeno hai qualcosa da mangiare se vuoi” e fece per andarsene, ma Marie lo fermò prendendolo per la maglietta. Logan era a un passo da lei, vicini, così vicini.. Lui la guardava con disperazione e desiderio. Lei lo guardava piena degli stessi identici sentimenti.
Per un attimo, solo per un attimo, Marie pensò di provare con lui, di sfiorargli anche per un solo secondo la mascella, di sentire quella barba incolta sulla sua pelle, di toccarlo.
Poi ricordò che l’ultima volta che era successo Logan era finito in coma. Allora lasciò andare la maglietta, distolse lo sguardo dagli occhi di lui, i suoi occhi verdi, ancora in attesa, ancora nei suoi, e disse “grazie per la cena”
“Di niente” mormorò in risposta Logan prima di andarsene dalla camera di Marie, a cui sembrò improvvisamente troppo vuota.

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Capitolo 4
*** Il matrimonio ***


Era passato quasi un mese, e il matrimonio di Scott e Jean era finalmente giunto. Logan aveva aspettato quel giorno con un misto di ansia e irritazione, e finalmente eccolo lì, infilato in un completo che lo faceva sentire ridicolo, con una cravatta che lo strozzava, e la voglia di artigliare qualcuno.
Eppure, era pronto a fare qualcosa che mai si era aspettato avrebbe fatto.
Bussò alla porta di Jean. Ororo aprì, con il suo abito blu cobalto, lo guardò per un istante, poi lo fece entrare “La cerimonia sta per iniziare” disse in un sussurro prima di andarsene.
Jean era lì, nel suo abito da sposa, bellissima. Per un attimo Logan non ebbe più fiato.
Poi però si avvicinò a lei “Sei bellissima” le disse.
Jean sorrise “Che ci fai qui Logan?”
Logan esitò, poi le prese la mano “Volevo solo augurarti tanta felicità. Scott.. è un bravo ragazzo”
Jean gli carezzò la mano “Grazie” rispose.
Quello era il suo addio, e non c’era altro da aggiungere.
 
La cerimonia si sarebbe svolta in giardino, e Logan fu uno degli ultimi ad arrivare, era presente tutta la scuola, e dalle sedie al gazebo, tutto era ricoperto da magnifiche composizioni di fiori.
Logan cercò il posto più lontano e si sedette in attesa. Vide Marie tra le prime file, circondata dai compagni di classe, ma in quel momento non se la sentiva di andare da lei, e poi le sembrava in qualche modo inappropriato, così rimase dov’era.
La cerimonia fu bellissima, Hank la celebrò molto bene, disse cose belle e alla fine gli sposi si baciarono. Logan non si sentiva deluso, ne arrabbiato, era solo un po’ triste. In fondo Jean rappresentava qualcosa che anche lui avrebbe voluto, anche se non era pronto ad ammetterlo con se stesso. Forse stabilità.. Famiglia.
Rimase seduto mentre tutti si alzavano per seguire gli sposi nella grande sala all’interno dove si sarebbe tenuto il ricevimento. Logan si stava ancora interrogando su quando diamine erano apparsi tutti quei fiori, quando una voce interruppe i suoi pensieri “E’ stata una bella cerimonia, vero?” Logan si voltò, e la vide.
Prima, da seduta, non l’aveva vista bene, ma ora poteva ammirarla in tutto il suo splendore, ed era davvero splendida.
Marie era favolosa. Indossava un meraviglioso abito a sirena nero, con lunghi guanti neri abbinati. Era bellissima, e sembrava.. una donna, con quell’abito.
Logan rimase con la bocca aperta per un attimo di troppo, forse, perché Marie arrossì e distolse lo sguardo.
Poi si riprese e mormorò qualcosa come “Si bella cerimonia”.
 Si alzò e le porse il braccio, “Andiamo dentro?” le chiese, Marie accettò e lui la vide ridacchiare tra sé.
Marie sapeva di averlo incantato. Era stata Ororo a prestarle quel vestito, di certo lei non avrebbe mai potuto permettersi nulla di simile. Poi Kitty l’aveva truccata e Juby le aveva fatto i capelli. Lei non era molto capace in queste cose, ma alla fine era davvero bellissima, poteva ammetterlo anche con se stessa.
Inoltre da come l’aveva guardata Logan era certa di aver catturato la sua attenzione.
Si era allenata con i tacchi per quasi un mese, e quel giorno, alla fine dei conti, Logan avrebbe guardato lei, non Jean. 
“Stai davvero bene ra.. Marie” le disse una volta arrivati al loro posto. Stava per chiamarla ragazzina, ma in qualche modo suonava inappropriato quel giorno.
Anche Logan era bellissimo nel suo abito, pensò Marie, ma si vedeva che era a disagio in tenuta formale. Infatti Marie si divertì tra sé e sé a guardarlo combattere tutta la cena, fino a quando con un gesto di irritazione e un “Al diavolo!” mormorato tra i denti, aveva sfoderato un artiglio tranciando la cravatta e facendo volare il primo bottone della camicia. Guardarlo era a dir poco comico.
Si arrivò al momento dei balli, e Marie sperò che Logan le chiedesse di ballare con lei, invece lo vide ostinatamente incollato alla sedia. In effetti, considerò Marie, chiedergli di ballare era a dir poco assurdo. Ma lei ne aveva davvero voglia, così quando Bobby si avvicinò a lei, lei accettò di buon grado, nonostante lo stupore iniziale.
Ballarono solo pochi minuti prima che Bobby iniziò ad avvicinarsi a lei un po’ troppo, a stringerla in un modo che non le piaceva.
Marie cercava di scansarsi “Dov’è Kitty?” chiese, ma Bobby la strinse forte a sé “Sono stato uno stupido” le sussurrò all’orecchio.
Marie lo guardò scioccata.
“Non avrei dovuto lasciarti” continuò lui, tenendola tra le sue braccia ancora più stretta.
“Bobby no, è finita” disse Marie cercando di liberarsi dalla sua presa, ma lui era più forte di lei.
“Dammi un’altra possibilità! Non ho più paura, e voglio dimostrartelo” disse lui, e si chinò verso di lei con l’intento di baciarla.
“Bobby lasciami!” e con uno strattone riuscì finalmente a liberarsi, si sentì uno strap, ma lei non ci badò e in un attimo gli diede uno schiaffo con tutta la sua forza.
Poi si rese conto.
Per impedirle di andare via Bobby l’aveva tenuta dal guanto, e quando lei si era divincolata quello si era strappato in due. Il risultato fu che lo schiaffo arrivò a mano nuda, e dallo stupore di stare toccando Bobby la sua mano era rimasta lì qualche secondo di troppo.
Quando tolse la mano, lo sguardo di Bobby era già piuttosto vacuo, ma in fin dei conti si reggeva ancora in piedi.
“Lasciami stare Bobby, tra di noi è finita” disse Marie, recuperando i brandelli del suo guanto e avviandosi di gran corsa al suo tavolo. 
Fortunatamente la scena era stata rapida, quindi solo le persone più vicine a lei avevano visto cos’era accaduto. Solo quelle persone e Logan, che da lontano l’aveva osservata ballare con Bobby.
Inizialmente aveva provato una strana fitta allo stomaco, poi quando aveva visto come lui la teneva stava per intervenire, ma non era stato necessario in quanto Marie si era difesa egregiamente da sola.
Logan rideva ancora tra sé e sé quando Marie tornò al tavolo rossa in volto per la rabbia e con il guanto strappato.
“Gli hai dato una bella lezione eh?” ridacchiò Logan, prendendo il suo bicchiere e avvicinandolo a mò di brindisi.
Anche lei iniziò a ridacchiare, e guardandolo con i suoi occhi improvvisamente azzurro ghiaccio prese il bicchiere che si congelò istantaneamente “La prossima volta non ci riproverà” disse, e sfiorò il bicchiere di Logan con un cin.
“Vuoi prendere un po’ d’aria fuori di qui?” chiese Logan, e lei accettò di buon grado.
Usciti all’aria aperta Marie tolse anche l’altro guanto, tanto ormai erano soli, e avrebbe dovuto comunque salire a cambiarseli. Quindi passeggiarono serenamente per il giardino, parlando della giornata. Arrivarono così sotto il gazebo.
“Quando hanno sistemato tutti questi fiori?” chiese Logan prendendo una grande rosa bianca tra le dita.
“E’ stata Charlotte. Una del secondo anno, ha il potere di controllare la terra. Li ha fatti crescere tutti in un giorno.” Disse Marie “Dev’essere bello avere un potere che crea la vita invece di distruggerla” aggiunse poi sovrappensiero.
Quel pensiero detto ad alta voce faceva ancora più male che solo pensato, così non volendo una lacrima le scivolo tra le ciglia, carezzandole la guancia.
Logan le si avvicinò, la prese per la vita stringendola a sé, e mentre Marie lo guardava a bocca aperta le passò una mano sulla guancia scacciando quella lacrima.
Tutto ciò che sentì Logan fu una scossa dolorosa, ma subito il suo fattore di guarigione intervenne e fece passare ogni dolore.
Ciò che sentì Marie invece, non fu solo la forza vitale di Logan, ma anche il suo immenso amore per lui. Aveva scacciato quella lacrima senza nemmeno pensarci, senza badare al fatto che il suo potere poteva ferirlo.
Ora erano lì, le mani di Logan intorno alla vita di Marie, le mani di lei sul petto di lui. In un attimo, erano così vicini. Logan la guardava negli occhi, tornati finalmente del loro colore naturale, aveva voglia di baciarla, di proteggerla, di dirle che andava tutto bene, che lui avrebbe badato a lei, che si sarebbe preso cura di lei per sempre, che il suo potere, la sua mutazione, non era un ostacolo per lui.
Lei lo guardava a sua volta, e le sembrava quasi impossibile che fosse vero. Lui l’aveva toccata al di là di tutto, e lei finalmente sentiva di potersi fidare di qualcuno, di potersi affidare a lui completamente. Lei lo amava così tanto. Lo voleva, voleva che Logan fosse suo per sempre, e soprattutto, con tutta se stessa non voleva ferirlo.
Si concentrò su quel pensiero, su quell’unico pensiero. Poi si fece avanti, e vide che anche lui si fece avanti, e finalmente le loro labbra si incontrarono.
Lui la baciava con passione divorante, sembrava volesse mangiarla, possederla, e sembrava non avere alcuna fretta in quel bacio, alcuna paura di lei.
Lei lo baciava timorosa, assecondando le sue labbra. In fondo, era quasi il suo primo bacio.
Timidamente la sua lingua sfiorò quella di lui, e scoprì come lui poteva darle piacere solo con le sue labbra, con la sua lingua, mentre con le sue mani la stringeva a sé, ancora e ancora, in modo completamente diverso da come aveva fatto Bobby, e lui sentì il corpo di lei modellarsi su di lui, finché non sembrarono diventare una cosa sola.
Quando il bacio finì Logan era stupito, si era aspettato che da un momento all’altro sarebbe finito svuotato della sua energia, invece non era successo. In un attimo si chiese se il suo fattore di guarigione avesse fatto il suo dovere meglio del solito, quando Marie gli cadde tra le braccia incosciente.
 
Al suo risveglio, Marie vide un soffitto bianco. Un bip continuo riempiva l’aria, e aveva dei tubicini nel naso.
Cercò di alzarsi, ma la testa le esplodeva.
“Si è svegliata” disse una voce.
Poi qualcuno prese la sua mano (guantata) e la strinse “Ei ragazzina” la voce di Logan risuonò nella sua testa, poi lo vide. Era su di lei, ancora con la camicia, ormai quasi completamente aperta.
“Io.. che è successo?” disse lei in un sussurro, poi si ricordò del loro bacio e arrossì distogliendo lo sguardo “Ah..”
“Vi lascio da soli, dovrà passare la notte qui ma domani starà bene.” Disse la voce.
“Grazie professore” rispose Logan.
Poi Marie sentì la porta dell’infermeria aprirsi e chiudersi di nuovo.
“Perché sono qui?” chiese Marie.
“A quanto pare sei riuscita a trattenere il tuo potere” disse Logan serio “Il professore dice che lo sforzo è stato eccessivo e il tuo fisico non ha retto.”
Marie lo guardava, Logan era serio, troppo serio, come se fosse successo qualcosa di irreparabile “Cosa c’è che non va?” chiese.
Logan sospirò “Il professore dice che uno sforzo di questo tipo è troppo per te. Dice che è un risultato straordinario, ma che nei tuoi allenamenti non eri mai riuscita a trattenere il tuo potere per più di pochi secondi.”
“E’ una buona notizia allora, no?” chiese Marie con un filo di voce, sorridendogli.
“Marie..” Logan sembrava turbato “E’ a causa mia..” sembrava non trovare le parole “Ti ho fatto del male. Non avrei mai dovuto..”
“No” disse Marie, e la sua voce sembrò di nuovo potente “No, tu non mi hai fatto del male, anzi..” Marie arrossì ancora “E’ stato il momento più bello della mia vita.” Poi guardandolo dritto negli occhi aggiunse “Non voglio perderti di nuovo. Non lasciarmi Logan.”
La sua voce era piena di disperato amore, e Logan non potè ignorarlo. Anche lui la amava, ormai era ovvio. Quando era caduta a terra subito le aveva toccato il viso, aspettando che il suo potere facesse effetto. Ma non era accaduto nulla. L’aveva presa tra le braccia e fortunatamente aveva incontrato Xavier e Scott fuori dalla sala, così era riuscito a non diffondere la notizia alla festa. Scott non aveva fatto in tempo a chiedere nulla, che Xavier l’aveva abilmente dirottato verso la festa. Poi l’aveva portata in infermeria.
Logan aveva dovuto spiegare cos’era successo, ma non servivano troppe parole con Xavier.
Il professore allora gli aveva spiegato degli allenamenti di Marie, e di come il suo potere avesse subito uno shock temporaneo. Non doveva sforzarsi così, il controllo del suo potere sarebbe avvenuto gradualmente.
E ora lui la guardava, e non voleva ferirla ancora, così le prese la mano guantata e se la portò alle labbra, baciandola dolcemente.
“Non ti lascerò” disse.

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Capitolo 5
*** Primo contatto ***


Logan era in piedi al centro della stanza, il sigaro tra le dita, sbuffi di fumo uscivano dalla bocca e dal naso ripetutamente. Sembrava essere del tutto indifferente a ciò che stava per accadere, e forse lo era per davvero.
Improvvisamente un portale si aprì alle sue spalle in un blink, e un piede si sferrò contro la sua nuca. Allo stesso tempo, dieci ragazzi alti e biondi incredibilmente identici apparvero dal nulla circondandolo, lanciandosi su di lui con un grido di guerra, mentre una ragazza con strani segni sul volto, tenendosi a debita distanza, cercava di esercitare su di lui il potere del controllo.
Fu un attimo, Logan si girò di scatto, prese la caviglia trascinando fuori dal portale una ragazzina dalla pelle viola, usandola come arma contundente e lanciandola contro tre dei biondi identici, che caddero come birilli. Poi si lanciò contro gli altri, parando colpi e dandone a ripetizione. Per un attimo non fu in grado di muovere la sua mano destra, che era impedita dalla giovane poco distante, così ricevette un pugno in pieno viso. Il pugno era forte e il giovane (tutti i giovani in realtà) rimasero sorpresi per un secondo, che però fu abbastanza. Logan sputò un dente e un po’ di sangue, poi prese il ragazzo che gli aveva dato il pugno e lo sferrò contro la ragazza poco distante, facendoli rovinare a terra. Gli altri ragazzi biondi fuggirono verso quello caduto, e toccandolo sparirono improvvisamente.
Logan si ripulì la bocca dal sangue e prese un’altra boccata dal sigaro, il dente era già ricresciuto.
Poi si avviò verso i ragazzini a terra che si lamentavano doloranti.
“Ben fatto ragazza” disse a quella con i segni sul viso, mentre la aiutava a rialzarsi.
“Non ho fatto granché, sono riuscita a bloccarti solo per un secondo..” rispose lei timidamente.
“Un secondo basta e avanza. E tu.. ehm..” Logan aveva difficoltà a ricordare i nomi di tutti “..biondo. Hai un buon pugno, ma non devi mai abbassare le difese, chiaro?”
Il ragazzo annuì. “E tu.. hm.. Blink.. i tuoi portali possono essere un vantaggio ma anche uno svantaggio, rivelano troppo presto la tua posizione, la prossima volta creane più di uno, così potrai disorientare i nemici, capito?”
“Si professore” disse lei.
Poi la campanella suonò e tutti lasciarono velocemente la palestra.
Logan stava sistemando i tappeti in un angolo quando sentì il suo odore prima delle sue parole.
“Gli studenti non fanno altro che parlare delle tue lezioni.”
Logan sorrise tra sé, ma non smise di sistemare. “Davvero?” disse senza guardarla.
“Oh si.. Tutti i ragazzi dell’istituto vogliono diventare forti come te. Le ragazze invece..”
“Le ragazze cosa?” disse Logan finalmente voltandosi
“Le ragazze devono sapere che sei soltanto mio” disse Marie a un passo da lui.
I loro occhi finalmente si incontrarono, Marie si avvicinò a lui e fece per baciarlo, ma Logan le prese la mano e la portò alla bocca, baciandola.
Poi si incamminarono verso la mensa per pranzo, ma senza toccarsi, nonostante Marie avesse i guanti.
 
Logan non era tipo da smancerie, e questo Marie lo sapeva, eppure quella sera, la sera del matrimonio, aveva visto in lui una passione che mai nessuno le aveva dimostrato di provare. Mai, né prima né dopo il nascere del suo potere.
L’unico problema è che dopo quella sera si era rifiutato di toccarla ancora. Ogni volta sviava abilmente i suoi “attacchi”, ed era veramente fin troppo corretto verso di lei.. O almeno molto più di quanto Marie avrebbe desiderato.
Ora Marie guardava Logan, con il suo sigaro, le sue cicatrici, di certo risalenti alla sua vita di cui non aveva memoria, le sue rughe, piccole ma esistenti, e si chiese quanti anni dovesse avere Logan, per avere le rughe.
Quel pensiero la sconvolgeva un po’, più che altro perché la portava a pensare a quando lei sarebbe invecchiata, e lui sarebbe rimasto com’era per un bel po’ di altro tempo dopo di lei..
Ma in quel momento non voleva pensarci. Voleva pensare prima di tutto ad avere una vita con lui, un qualunque cosa con lui!
Lui invece era restio a toccarla, e la trattava come fosse stata di vetro. Inoltre anche se stavano insieme, il loro frequentarsi era ancora un mezzo tabù, e nonostante le chiacchiere di corridoio fossero ormai infinite, in realtà la loro storia non era mai decollata ufficialmente.
Così loro si mantenevano discreti, e adesso, dopo tre settimane dal matrimonio, ancora nemmeno pranzavano insieme, e Marie doveva accontentarsi di camminare per il corridoio accanto a lui, prima di andare a sedersi con i suoi compagni di scuola.  
 
Logan si sedette con gli altri professori, e non potè non notare uno sguardo fulminante nella sua direzione. Era Ororo, che al momento si era rivelata un vero problema per il suo rapporto con Marie. Xavier sembrava aver dato la sua approvazione. Jean e Scott erano troppo presi dal loro idillio romantico per impedire ad altri di stare insieme, Hank sembrava favorevole all’amore finchè c’era, così come gli altri. Ororo invece sembrava accanita, diceva che era un esempio assolutamente negativo da dare agli altri studenti, che Marie era troppo piccola, Logan troppo vecchio e soprattutto assolutamente sbagliato per lei.. insomma, non faceva altro che sbattergli in faccia ognuna delle sue paure.
Xavier la teneva a bada, ma non poteva certo impedirle di guardare. Così Logan decise di ignorarla e concentrarsi sul suo piatto.


Marie era concentrata sul suo piatto.
“Allora, l’hai baciato?” il sussurro di Jub la risvegliò dai suoi pensieri.
“Che? Ma che dici?” Marie arrossì violentemente
“Avevi detto che ci avresti provato!” rispose Jub insistente “il professore dice che stai migliorando, allora..”
“Allora no, è ancora troppo presto!” disse Marie ancora più rossa di un peperone. Poi si guardò in giro sperando che nessuno avesse ascoltato la loro conversazione, e vide a un tavolo poco distante Kitty che la guardava, mentre Bobby le teneva un braccio intorno alle spalle chiacchierando con altri amici.
“E’ ancora arrabbiata vero?” chiese Marie a Jub con un sospiro
“Eh già, bè immagino che Bobby non le abbia detto proprio la verità su ciò che è accaduto, no?” disse Jub con un’alzata di spalle “Tanto prima o poi lo scoprirà, strano che non le sia arrivata ancora voce, qui nessuno si fa i fatti suoi.”
Marie alzò le spalle a sua volta e si dedicò al suo piatto, tornando a pensare a Logan.
In effetti il professore diceva che stava migliorando, e anche in fretta, ma non le pareva che lui fosse felice del risultato, anzi. Comunque i suoi risultati erano buoni, almeno adesso a fine lezione qualcuna delle piante era ancora in vita. Finalmente riusciva a tenere più a bada il suo potere, anche se per poco tempo, e in una zona limitata del corpo.
Tuttavia già riuscire a “liberare” la sua mano per più di un minuto era molto più di quanto avesse mai osato sperare.
Inoltre Xavier le aveva detto che quel pomeriggio avrebbero fatto una prova. Marie non sapeva bene cosa intendesse ma era felice di mettersi alla prova in un ambiente protetto dal più grande telepate al mondo!
 
Quel pomeriggio si pentì della sua fiducia. Seduta nello studio di Xavier lo guardava come fosse un pazzo.
“Non posso farlo!” esclamò Marie spaventata
“Rogue dobbiamo verificare. La sera del matrimonio il tuo potere ha subito uno shock ed è scomparso momentaneamente. Sei stata tu a causare questo, grazie alla tua fermezza e alla volontà di non nuocere. Voglio riprovare, e questo è un metodo in fondo sicuro per farlo. Di certo non vorrai fargli del male” disse il professore, tirandolo su da terra.
Il cucciolo era bellissimo, un piccolo di Labrador assolutamente adorabile. Poteva avere un paio di mesi e non di più, e Marie ne era terrorizzata.
“Potrei ucciderlo!” disse Marie nel panico
“Sono certo che non accadrà. Ti sei allenata molto Rogue, devi solo avere fermezza e credere in te.”
A parole era tutto molto bello, pensò Marie, ma chissà.. In fondo se ci fosse riuscita, magari avrebbe potuto riprovare a toccare Logan, a prendergli almeno la mano..
Il pensiero di Logan le diede la giusta convinzione, così Marie chiuse gli occhi. Ormai non aveva nemmeno più bisogno dell’aiuto del professore per visualizzare il suo potere. Si vide nella sua zona bianca, vide il suo potere, poi vide Logan.
Aprì gli occhi e allungò la mano sul cucciolo.
 
Logan era sotto la doccia. Una giornata intera a picchiare ragazzini era più noiosa che faticosa, ma voleva lavarsi via l’odore di sudore e di sigaro. Picchiare ragazzini.. E la chiamavano “educazione”. Mah. In fondo non gli dispiaceva come lavoro, però quando si trattava delle ragazze aveva sempre un po’ paura di fare troppo male.
Eppure, cos’è che aveva detto Marie quella mattina?
Tutti i ragazzi dell’istituto vogliono diventare forti come te. Le ragazze invece.. Le ragazze devono sapere che sei soltanto mio.
Logan sorrise a quel pensiero. Marie era diventata più sfacciata, e la cosa lo intrigava da morire. Ma proprio questo rendeva tutto più difficile. Logan sospirò, poi regolò la temperatura dell’acqua, e in pochi secondi diventò gelida.
Ecco, una bella doccia gelata è ciò di cui ho bisogno pensò Logan.
Marie lo stava facendo impazzire, era sempre pronta a baciarlo, a sfiorarlo.. forte del fatto che l’ultima volta il suo potere non aveva avuto effetto e che gli allenamenti con Xavier andavano sempre meglio. Eppure Logan non voleva ferirla, non voleva che si ferisse, e soprattutto non voleva bruciare le tappe.
Dio, lei lo stava facendo veramente impazzire, ormai indossava solo cose aderentissime da quando stavano insieme, e lui non poteva fare a meno di guardarla e desiderarla.. e in fondo era pur sempre un uomo.. ma lui non si sarebbe comportato da bestia, ne era fermamente convinto.
E con questa convinzione uscì dalla doccia gelata, fiero del suo autocontrollo.
Aveva appena messo un asciugamano intorno alla vita quando sentì bussare alla porta. Nemmeno il tempo di chiedersi chi fosse che bussarono ancora e ancora con più energia.
“Ho capito, arrivo!” disse, andò ad aprire e Marie entrò in camera praticamente volando.
“Non ci crederai mai! Non posso crederci nemmeno io! Xavier.. è stato assurdo!” disse Marie, chiudendosi la porta alle spalle “Oggi pomeriggio.. oddio! Non ci crederai mai! Veramente, devo farti vedere! Oddio!” Marie saltellava da una parte all’altra senza riuscire a finire un concetto, mentre Logan la guardava senza capire un’accidenti di ciò che stava dicendo.  
Poi lei finalmente lo guardò e si rese conto che Logan era mezzo nudo, con solo un asciugamano a coprirlo, e arrossì fino alle orecchie. Fu un istante, poi decise di cogliere l’occasione. In fondo non poteva evitarla per sempre, e lei aveva così tanta voglia di sentire ancora la passione di lui.. di sentirsi ancora.. desiderata.
Così Marie prese una decisione.
“Che succede? È successo qualcosa durante la lezione di Xavier?” chiese Logan ancora stupito.
“Si” rispose Marie, poi si tolse i guanti.
Logan la guardava ancora incerto su cosa fare, cosa pensare. Poi Marie si avvicinò a lui “Non ti farò del male, promesso” sussurrò.
Allora Logan capì e decise di lasciarla fare.
Marie allungò la mano destra verso di lui “Dammi la mano” disse in un soffio.
Logan sentiva il cuore a mille, era nervoso, ma non per paura del potere di Marie.
Allungò la mano verso di lei, e lei poggiò la mano sulla sua, palma contro palma, delicatamente. Stettero così un secondo, poi Marie rise, rise di sollievo e di nervosismo, e anche Logan rise allo stesso modo.
Poi Marie spostò la mano, e lentamente la fece scorrere sul polso di lui, sul braccio, e sui suoi muscoli definiti che lei da sempre aveva desiderato toccare. Lo fece con calma, disegnando i lineamenti del braccio di lui con accuratezza, come non volesse perdersene nemmeno un centimetro.
Nel farlo, ovviamente si avvicinò a lui, trovandosi davanti al suo petto, così arrivata alla spalla, è proprio lì che scese, sul petto di lui, dedicandogli la stessa attenzione che aveva avuto per il suo braccio.
Marie era incantata, non toccava nessuno da così tanto tempo.. era quasi stupita di come potesse essere morbida la sua pelle, e di come fosse allo stesso tempo duro il muscolo sotto la superficie.
Era Logan, era il suo Logan, e finalmente lo stava toccando.
Logan stava soffrendo. Il modo di lei di toccarlo era straziante. Lo toccava come si sarebbe toccata una statua, o un tessuto preziosissimo. Lei passava le sue piccole dita sul suo petto, delineando i suoi muscoli, sfiorandolo, accarezzandolo.. e lui non sapeva come avrebbe fatto a resistere un minuto di più prima di saltarle addosso, eppure, disperatamente, resisteva.
Poi la mano di Marie scese sui suoi addominali scolpiti, e poi più giù, fino al bordo dell’asciugamano, e poi..
Poi Logan le prese la mano. Forte. Il suo movimento fu così improvviso che, visto che fino a quel momento non aveva quasi respirato, Marie si stupì come se avesse visto muoversi una statua.
Il movimento fu improvviso, la presa di lui forte sul suo polso, e Marie si spaventò per un attimo e perse la concentrazione.
Logan sentì un dolore atroce dalla mano su per il braccio, così lasciò la presa in un attimo.
In un attimo il momento era rovinato. Marie, arrossì senza guardarlo, vergognandosi di sé stessa. Mentre Logan cercava di dissimulare la sua sofferenza e la sua eccitazione ad un tempo.
“Scusa, è meglio che vada..” borbottò lei, aggirando Logan e aprendo la porta.
“Si.. No.. cioè aspetta..” ma Marie era già scomparsa.

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Capitolo 6
*** Cose mai dette ***


Logan si dannò per tutto il tempo, voleva correrle dietro ma in quelle condizioni non avrebbe potuto. Non tanto per il dolore, alla fine il suo fattore di guarigione stava già intervenendo, quanto per il fatto che era praticamente nudo e con un’erezione in corso.
Insomma, ormai la frittata era fatta. L’aveva respinta e ferita nel peggiore dei modi.. Aspettare qualche minuto prima di correrle dietro a scusarsi non avrebbe peggiorato la situazione e almeno gli avrebbe permesso di calmarsi un po’..
 
Marie era nella sua stanza, aveva praticamente corso lungo il corridoio, nonostante fosse pericolosamente senza guanti, ma solo con la porta ben chiusa alle sue spalle aveva iniziato a piangere. Che stupida era stata! Che sciocca! Cosa aveva pensato di fare? Logan non la voleva evidentemente, forse aveva solo avuto pietà per lei tutto quel tempo, pensando che tanto non avrebbe mai dovuto toccarla.. e poi lei.. non poteva nemmeno pensarci, l’imbarazzo era davvero troppo. Era stata una stupida.
 
Logan teneva i guanti di Marie in tasca, era dietro la sua porta e la stava letteralmente supplicando.
“Ragazzina.. dai apri” disse a bassa voce contro il legno per la centesima volta.
Grazie al cielo gli altri alunni erano per lo più a lezione, e solo ogni tanto qualcuno passava nel corridoio.
Dall’interno comunque non giungeva alcuna risposta.
“So che sei dentro, sento il tuo odore” continuò Logan petulante, ma ancora niente.
“Potrei sfondare questa porta in meno di un secondo!” disse ricorrendo alle minacce. Eppure la porta era ancora chiusa e il silenzio regnava.
Logan poggiò la fronte contro il legno, emotivamente esausto.
“Ti supplico” mormorò.
Qualche secondo, poi la chiave girò nella toppa. Logan si scansò, poi la porta si aprì. Marie aveva gli occhi arrossati, il viso pallido e i capelli scompigliati. Era evidente che avesse pianto.
Logan non sapeva cosa dire, fino a quel momento aveva solo pensato a farsi aprire la porta, non aveva calcolato che avrebbe in effetti dovuto dire qualcosa dopo.
Marie intanto gli dava le spalle e guardava oltre la finestra. Logan entrò chiudendosi la porta alle spalle.
“Ti ho riportato i guanti..” disse poggiandoli sulla scrivania.
“Grazie” rispose Marie freddamente, ancora senza guardarlo.
Logan non sapeva cosa dire, così si avvicinò a lei e le posò le mani sulle spalle, ma lei subito si scansò.
“No…” sussurrò, e girandosi per guardarlo negli occhi aggiunse “Non devi più fingere”
“Fingere?” ripetè Logan senza capire
“Non mi vuoi, l’ho capito. Io credevo che tu volessi stare con me, ma evidentemente non è così.. Forse stavi con me solo per pietà.. Non so. Ma non devi più fingere.”
Logan era stordito, non credeva alle sue orecchie “Pietà? Ma di che parli?”
“Dico solo che è più che evidente che non mi vuoi! Altrimenti prima.. perché respingermi?” Marie sentiva di nuovo le lacrime dell’umiliazione bruciare negli occhi.
Logan era esterrefatto, lei non aveva capito niente di ciò che era successo.
“Ho dovuto respingerti. Tu non capisci..” Logan sospirò “Mi stavi facendo impazzire” disse serio Logan guardandola negli occhi.
Di certo, non era niente di quello che Marie si aspettava di sentire. “Eh?”
“Marie, io sono un uomo. Non puoi aspettarti.. non puoi starmi così vicina, toccarmi così.. Io non riesco a resisterti.” Aggiunse Logan facendo un passo verso di lei “Se tu avessi continuato io.. non avrei più potuto rispondere delle mie azioni” disse carezzandole i capelli “e non voglio.. farti del male”
Marie si sentì sollevata e allo stesso tempo intimorita, gli mise una mano sulla maglietta sentendo quel petto che poco prima aveva accarezzato, e sentì il cuore di Logan battere veloce e potente, allora capì di essere stata una stupida a pensare quelle cose.
“Io ti amo Logan” le parole uscirono da sole, senza preavviso. Aveva pensato quelle parole per così tanto tempo, e finalmente erano sgorgate da lei come la cosa più naturale del mondo.
Logan sentì la paura montare dentro di lui. Lo amava? Tutti i suoi timori affiorarono di nuovo. Non era giusto per lei, lei era una ragazza, lui un uomo, un vecchio più probabilmente, un violento, un assassino, lui non era giusto per lei..
Ma lei era la cosa a cui lui teneva di più al mondo.
“Ti amo anche io..” disse, lasciando da parte la paura per un momento.
Marie si allungò verso di lui, lui si chinò verso di lei, e le loro labbra si incontrarono.
Logan aveva paura, non poteva negarlo. Marie era una ragazzina e lui non voleva farle del male. Si ripromise in quel momento che non l’avrebbe fatto mai.
Marie aveva paura, non poteva negarlo. Quella era la prima volta che si esponeva così tanto con qualcuno. Sperò solo di non fargli mai del male.
Quel bacio finì così, e così finirono anche le loro paure.
Poi iniziò qualcosa di nuovo.
Quel bacio aveva risvegliato la passione.
Logan sentì nuovamente il desiderio di lei e la strinse a sé come aveva fatto in giardino, e di nuovo sentì il corpo di lei incollarsi sul suo.
Marie sentì nuovamente il desiderio di lui, ma stavolta era preparata ad accogliere il suo impeto, pronta a rispondergli. Si concentrò con tutta sé stessa, ormai sapeva come fare, e gli infilò le mani sotto la maglietta. Cercò di sollevarla per toglierla, ma senza staccare le labbra dalle sue Logan se la strappò via in un gesto, restando a petto nudo ancora legato a lei. Poi in un attimo la prese per le gambe e sollevandola la portò fino al letto, per poi gettarcela sopra.
Marie era sconvolta ed eccitata, non poteva credere che stesse succedendo veramente. Logan era lì ai piedi del suo letto, mezzo nudo e visibilmente eccitato da lei. L’aveva sognato così tante volte che a stento poteva credere stesse succedendo davvero.
Logan si stese su di lei, e lei cercò di trovare il più possibile la concentrazione.
Poi lui la baciò ancora, stavolta piano. Le carezzò il viso e poi sfoderò un artiglio.
“Spero che tu non ci tenga troppo a questa maglietta” disse, poggiando la lama sul petto di lei e incidendo il tessuto lentamente, fino all’orlo. Poi rinfoderò l’artiglio e con la mano aprì i lembi rimasti, scoprendo il petto di Marie, coperto adesso solo dal reggiseno.
Marie sussultò, e d’improvviso Logan si rese conto di ciò che stava facendo.
Marie era solo una ragazzina, e pensandoci bene doveva essere la prima volta che stava così con un uomo. Allora pieno di vergogna verso sé stesso, Logan decise di rallentare. La baciò dolcemente chinandosi su di lei, le accarezzò le braccia, il collo, la pancia. La baciò nei punti più sensibili fin quando non la sentì sciogliersi sotto di lui.
Marie cercava di reggere il passo. Logan era certamente molto più esperto di lei, ma non voleva deluderlo. Così lo baciò a sua volta, allungando le sue mani su di lui, sul suo petto, sulle sue spalle, sulle sue braccia. Lo baciò ancora e ancora, e sentì i brividi che i suoi baci le lasciavano sulla pelle, e godette del contatto con il suo corpo e le sue labbra.
“Non tengo particolarmente nemmeno a questo..” le parole uscirono da sole, mormorate all’orecchio di Logan, mentre portava la mano di lui al suo reggiseno.
Vide Logan sorriderle e in un attimo anche il reggiseno sparì, tranciato da un artiglio.
Logan finalmente vide quei piccoli seni dai capezzoli rosa che tanto l’avevano fatto patire negli ultimi tempi, e li trovò perfetti. Non potè resistere e si avventò su di loro con la bocca, mentre Marie gemeva e si contorceva sotto di lui.
Fu allora che Marie perse ogni concentrazione. Inizialmente non se ne accorse, tanto era presa dall’eccitazione.
Poi l’eccitazione diventò ancora maggiore, e si rese conto improvvisamente che non era più la sua eccitazione, ma quella di lui!
Logan d’altra parte se ne accorse subito, eppure era così bello vederla contorcersi dal piacere, toccarla e baciarla, che cercò di resistere il più a lungo possibile, fin quando non fu lei ad allontanarsi di fretta e furia.
“Ma che fai? Potevi farti male!” esclamò Marie dall’altra parte del letto.
Logan ridacchiò tra sé, ma era esausto, così si gettò sul letto e continuando a ridacchiare rispose “Avrei smesso solo se fossi morto” e anche se doveva essere una battuta, all’improvviso si sentì davvero mezzo morto.
Marie era ancora eccitatissima, ma in effetti la situazione era ormai comica, così iniziò a ridacchiare anche lei, fin quando entrambi non scoppiarono in una risata.
Alla fine Marie si avvolse in un lenzuolo, e Logan si tirò su e andò ad abbracciarla.
Logan pensò che andava bene così, anzi era stato un bene che il potere di Marie fosse emerso a quel punto. Era meglio non affrettare i tempi.
Anche Marie pensò che andava bene così. In fondo, per quanto fosse sicura di amare Logan, non voleva che le cose precipitassero prima di avere il pieno controllo sul proprio potere, e ciò che era appena successo ne era proprio il motivo.
Così Logan abbracciò Marie attraverso il lenzuolo, e lei si accoccolò tra le sue braccia.
Rimasero così per molto tempo, ed entrambi furono semplicemente felici.

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Capitolo 7
*** Mutazione ***


Marie era in attesa, nervosa, dietro una colonna, osservando quella porta.
Non poteva credere che stava per fare una cosa simile.. e se qualcosa fosse andato storto?
Non era la prima volta che ci provava intenzionalmente, ma d’altra parte ogni volta era diversa dalle altre, e la sola idea la eccitava da morire.
Doveva provare. Ci avrebbe provato di certo.
Proprio nel momento in cui prese la decisione, Warren Worthington III uscì dalla sua camera, intento ad andare a lezione. Era magnifico, con quelle enormi ali da angelo che gli uscivano dalle spalle e che costringevano tutti intorno a lui a farsi da parte, nonostante lui le tenesse il più possibile vicino al proprio corpo.
Warren era professore di volo, per quelli certo con i mezzi con cui volare. E Marie lo stava aspettando.
Si fece piccola piccola dietro la colonna.. aspettò un momento e poi fece un passo verso di lui, inciampando nei propri piedi e finendogli addosso. Warren agendo d’istinto la prese ancora prima che lei toccasse terra senza rendersi conto di chi fosse la ragazza che gli stava letteralmente cadendo ai piedi, ma appena un attimo dopo capì. Tutte le sue energie vitali parvero scivolargli via dalle mani.
Poi Marie si staccò da lui, arrossì violentemente, borbottò qualche parola di scuse e corse via.
Warren ci mise qualche momento prima di riprendersi, ma quando lo fece, con fatica, aiutato da chi passava per il corridoio, non disse niente di Marie. “Solo un capogiro” rispose. In fondo, non era colpa della ragazza se aveva un potere così incontrollabile.
 
Marie stava correndo, corse il più in fretta possibile. Corse fuori dalla scuola, corse oltre il giardino e i campi da gioco, corse con tutta se stessa perché sapeva che non avrebbe potuto trattenersi ancora a lungo. Infine andò tra gli alberi fitti al limitare della tenuta di Xavier, e inoltrandosi dove nessuno poteva vederla, finalmente si tolse la maglietta e si lasciò andare.
Un forte dolore le pervase la parte superiore del corpo, poi uno strappo, delle fitte, e sentì le sue ossa, le ossa delle sue ali, scricchiolare tutte insieme per lo sforzo di estendersi e liberarsi. Si concentrò sull’immagine delle ali di Warren, si concentrò il più possibile nonostante il dolore.
Poi il dolore cessò e lei stiracchiò i suoi nuovi arti.
Le sue ali erano magnifiche, proprio come quelle di Warren.
“Si!” pensò Marie, infinitamente fiera di sé.
Poi cominciò a sbattere le ali, e si librò in alto, oltrepassando velocemente gli alberi e anche più su, fino a diventare un puntino, così che non potessero vederla dal basso.
Lei non aveva bisogno di lezioni, lei sapeva già volare come Warren, il più bello degli Angeli.  
 
Al suo ritorno Logan la stava aspettando.
Marie atterrò con grazia mentre le sue ali pian piano sparivano tra le sue scapole, ritirandosi lentamente. Volare era stato bellissimo, ma ora sapeva che una conversazione spiacevole la stava aspettando.
Logan era poggiato a un albero, con le braccia conserte e almeno dieci mozziconi di sigaro ai suoi piedi. Subito se ne aggiunse un altro quando Marie toccò terra.
“Si può sapere cosa diavolo credi di fare?” ringhiò Logan verso di lei.
Marie sapeva di essere nei guai, ma ormai sapeva anche come prendere Logan.
In fondo proprio ora si trovava in reggiseno e jeans davanti a lui, e controllare il suo potere gliene aveva dato un altro, in quel momento ancora più prezioso. Così Marie avanzò verso Logan. Lui si irrigidì ancora di più, non era uno sciocco né un ragazzino alle prime armi, eppure quando lei gli passò un dito sul profilo della mascella, per seguire poi il contorno delle sue labbra, e scendere con la mano sul suo petto, e poi sotto la canottiera, per qualche momento il suo controllo vacillò.
“Volevo solo divertirmi un po’..” mormorò Marie con voce dolce, poi le sue mani scesero ancora, e in un attimo Logan dimenticò ogni cosa.
Marie era felice, felice e basta, mai aveva sperato di poter ottenere così tanto dalla sua vita, dal suo potere. Sì, per molto tempo aveva pensato fosse una maledizione, ma da quando aveva imparato a controllarlo, non c’era più modo di fermarla. E tutto ciò era solo merito di Logan.. James.
Quella sera, la prima volta che lei si era completamente data a lui, Logan le aveva finalmente detto il suo nome. Ora loro condividevano questo segreto, questo dettaglio fondamentale che li univa segretamente. Per tutti erano Rogue e Logan, mentre loro due, solo loro due, erano Marie e James.
Quando ci pensava un sorriso le appariva in viso.
Quella notte James le disse il suo nome prima di fare l’amore con lei per la prima volta, definendo in qualche modo una prima volta anche per lui. Poi si era chinato su di lei, l’aveva baciata dolcemente ma con ardore, e l’aveva abbracciata forte. Marie si era del tutto abbandonata a lui, amandolo pienamente, concedendogli il suo abbraccio più intimo, dandogli tutta se stessa. Aveva provato dolore all’inizio, ma il piacere che lui le dava era più forte, e alla fine anche lei raggiunse l’apice del godimento.
Per contro, Logan rimase in coma per cinque giorni. La cosa più orribile fu il dover spiegare il perché delle sue condizioni, ma in fin dei conti a parte una breve spiegazione interrotta da sussulti imbarazzati, tutti parvero piuttosto discreti e non chiesero niente di più.
In poco tempo comunque Marie riuscì a gestire il suo potere, e James non si dimostrò mai restio a voler sperimentare ancora..
E ora erano lì, l’uno tra le braccia dell’altro, Marie con la testa poggiata sul petto di James, e niente sembrava avere importanza. Almeno fin quando Logan non ricominciò a sgridarla.
“Devi smetterla di rubare i poteri altrui, finirai per farti male, o per farne agli altri.”
Marie mise il broncio, e abbandonando il rifugio del suo petto si alzò per guardarlo negli occhi “tu stai abbastanza bene, mi pare..”
“Io ho un fattore di guarigione molto sviluppato. Gli altri no.” Ringhiò James in risposta “e sto perdendo la pazienza, prima o poi gli altri si accorgeranno che lo fai di proposito..”
“Non è vero!” lo interruppe Marie “sto facendo molta attenzione, sembrano incidenti..”
“incidenti certo!” gli ringhiò di rimando James “nelle ultime settimane hai casualmente toccato mezza scuola!”
“esagerato..” sbuffò Marie, poi dopo un sospiro disse “ok, la smetterò” e tornò ad accoccolarsi su di lui aspettando l’ora di pranzo per sgattaiolare di nuovo a scuola.
 
Per l’ennesima volta, Logan si ritrovò su quella poltrona in pelle, a scrutare negli occhi del professore, sempre più nervoso in attesa di una risposta.
“Allora?” chiese impaziente “cosa dovrei fare?”
Il professore rimase a pensare per un po’ “avevo sentito che qualcosa non andava, ma non pensavo fosse così grave.” Un respiro profondo scosse il professore “non preoccuparti penserò io a lei”
 
Rogue potresti venire nel mio ufficio?”
La voce del professore era intensa e chiara nella mente di Marie, tanto che lei si stupì che non fosse lì accanto a lei. Come ogni volta l’aveva lasciata sorpresa.
Marie si recò nell’ufficio del professore, aveva un sospetto che potesse trattarsi di ciò che stava facendo, che forse Xavier l’aveva scoperta, ma non poteva avere delle prove, era stata attenta.. forse se avesse pensato a tutt’altro durante il loro incontro.. eppure come avrebbe mai potuto ingannare il telepate più potente al mondo?
Marie sospirò e facendosi coraggio varcò la porta dell’ufficio del professore.
Lui la aspettava di fronte alla sua poltrona marrone, e lei entrando si sedette proprio davanti a lui, aspettando.
Il professore la guardò con occhi penetranti, e Marie pensò disperatamente al compito in classe di inglese fatto il giorno prima, concentrandosi su ogni minima lettera che aveva scritto nel suo tema.
“So che ultimamente hai avuto diversi incidenti con gli altri qui a scuola” disse il professore “eppure avevo capito che avevi il tuo potere sotto controllo”
Il professore la guardava intensamente, e Marie non sapeva cosa fare, fin quando non decise, fu un attimo. In fondo, come poteva cercare di contrastare il telepate più potente del mondo? Forse.. solo con un potere pari al suo.. Fu un attimo, Marie allungò la mano su quella del professore, e tutto ciò che sentì fu lo sconcerto di lui che diventò il suo. Poi, il caos più assoluto le attraversò la mente, e in un attimo seppe di essere impazzita.
 
Logan era nel corridoio quando le urla iniziarono. Era rimasto ad aspettare Marie. L’aveva fatto per il suo bene ma voleva assicurarsi che il professore non ci andasse giù troppo pesante con lei, quindi la stava aspettando nel corridoio fuori dalla stanza. Poi sentì le urla, e in un attimo era già dentro.
Inizialmente rimase confuso da quella scena, non capì chi o cosa si trovasse davanti a lui.
Il caos le attraversava la mente.
Marie era bambina, si trovava in un giardinetto, prese un filo d’erba tra le mani, era verde e tenero, bellissimo. Pensò che ne voleva ancora, e all’improvviso i fili d’erba si moltiplicarono nelle sue mani.. Le sue mani presero fuoco. Era nel suo lettino e il fuoco divampava “Mamma, mamma!” ma quando la mamma arrivò il fuoco si spense da solo. Il dolore alle spalle era tremendo, la sua carne si stava squarciando, qualcosa da dentro di lei premeva per uscire. Qualcosa non andava, il suo viso stava cambiando forma, si guardò le mani e vide che erano in parte blu. Sentì le proprie ossa aperte a metà, lunghi artigli uscivano dalle sue mani, e il dolore, e i ricordi, la confondevano.
Chi era lei? All’improvviso nello stesso momento, era tutti coloro che aveva toccato. I loro ricordi, le loro personalità, i loro poteri, erano tutti.. Lei.
In un istante di lucidità nel dolore capì che il suono che le stava trafiggendo le orecchie era quello della propria voce che urlava. SI guardò intorno e vide se stesso allo specchio, che si guardava spaventato davanti alla porta. Ma il suo riflesso la guardava senza restituirle il dolore nello sguardo. Capì che non era se stessa che stava guardando. Logan, ecco chi era, stava guardando Logan. Non era lei allora?
“Chi sono? Chi sono io?” urlò disperata.
Poi il dolore divenne accecante e volle solo fuggire lontano. Aprì le ali e si gettò dalla finestra spiccando il volo.
 

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Capitolo 8
*** Dolore ***


Non sapeva dove fosse, non ne aveva idea. Sapeva solo che aveva cercato di proposito un luogo neutrale e sconosciuto, che non risvegliasse memorie di alcun genere.
Aveva volato molto, per molto tempo, cercando di capire qualcosa, di dare un senso ai propri pensieri. Solo alla fine, quando era del tutto sfinita, la creatura si era accasciata su un albero dai tronchi grandi e alti, e coprendosi il volto con le mani e circondandosi con le ali per darsi un po’ di calore, era finalmente piombata nel sonno.
Al risveglio tutto era ancora più confuso. I suoi sogni furono strani, pieni di dolore e ricordi divergenti. Il suo intero corpo era incoerente. Non sapeva nemmeno più se era un lui o una lei. Come poteva essere lo stesso adolescente capace di controllare il fuoco e il ghiaccio nello stesso momento? Come poteva avere la pelle che cambiava colore, diventando come l’albero su cui era poggiata, e allo stesso tempo avere ricordi di sé stessa dai capelli biondi e la pelle candida? Come faceva a ricordare cosa volesse dire non poter utilizzare le gambe, e allo stesso tempo avere una coda?
Ma soprattutto era il suo viso a terrorizzarla. Quando si era coperta gli occhi con le mani, aveva sentito la sua stessa pelle cambiare, pur restando in qualche modo familiare. Squame, pelle liscia come quella di un bambino, rughe. Sentiva tutto, e ogni stato della sua mutazione portava con sé ricordi di vite che aveva vissuto, o almeno che ricordava di aver vissuto.
Non capiva, non capiva chi era, sapeva solo che tra tutte queste identità aveva smarrito sè stessa.
 
“Logan aspetta”
“Aspettare? Aspettare cosa?” ringhiò Logan di rimando “Il professore non riesce a trovarla, tu non riesci a trovarla! Cosa dovrei aspettare? Il vostro ennesimo fallimento?”
Jean era in piedi davanti alla porta della sua camera. Logan spinse furiosamente una maglia nella sacca e la chiuse con furia. Poi si rivolse a Jean, la borsa in spalla “Fammi passare” disse con un tono fin troppo minaccioso.
Jean esitò solo un attimo, poi si scansò facendogli spazio.
“Logan” lo seguì lungo il corridoio “dacci tempo, possiamo trovarla”
L’unica risposta fu un mormorio incomprensibile e irritato. Logan smise di ascoltarla e dirigendosi dritto verso l’uscita della scuola cominciò a pensare al suo piano. Non poteva seguirne l’odore, ci aveva provato, ma seguire un odore che cambia in continuazione non era praticamente possibile. Avrebbe però potuto seguirne le tracce, anche se Marie era volata via, poteva cercare di trovarla con il Jet, altrimenti..
Non funzionerà
Logan, una mano sulla maniglia della porta principale, si guardò intorno furiosamente, poi Jean posò la sua mano su quella di lui “vieni a parlargli” disse con voce dolce.
Lo condusse allo studio del professore, poi uscì chiudendosi la porta alle spalle.
“Funzionerà più di Cerebro, questo è sicuro!” sbottò ancor prima che il Professore potesse aprire bocca.
“No invece. In questo momento Rogue è confusa, probabilmente non sa nemmeno più chi è. Ma mi ha sfiorato solo per un istante, e la sua mutazione solitamente le da il potere mutante acquisito solo per un breve periodo. Presto, tornerà in sé stessa.”
“Se saprà ancora chi è, forse!” ringhiò Logan in direzione del Professore, ora vicino a lui.
“è vero, tuttavia Rogue aveva imparato a gestire il proprio potere, o almeno così sembrava. Dobbiamo avere fiducia nelle sue capacità, aspettare, e continuare a cercarla.”
“Se avesse davvero controllato il suo potere di certo non sarebbe successo quello che è successo!”
Xavier scosse la testa, e lentamente disse “non sono certo di cosa sia accaduto realmente” sospirò e aggiunse “forse è colpa mia”
 
La creatura non aveva più ali, ma lunghi artigli le spuntavano dalle mani, una folta pelliccia la ricopriva, e ad ogni istante nuove ossa, nuovi tessuti creavano protuberanze sul suo corpo ormai deforme, creando accenni di braccia, gambe, mani, ogni volta accompagnate da nuovi spasmi di dolore. La creatura non capiva. Il dolore le percorreva tutto il corpo, la mente era confusa, la follia dominava ogni cosa.





------------------------ Devo scusarmi, è da un po’ che volevo riprendere questa storia e questo capitolo è molto corto, ma veramente ho avuto un sacco di cose da fare! Ringrazio tutti quelli che la stanno seguendo, perché vedo che tanti sono interessati a leggerla, anche se non siete molto loquaci ;) spero vi piaccia, pubblicherò presto un nuovo capitolo, giuro!

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