Il prezzo delle proprie azioni

di katyjolinar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** 21 ***
Capitolo 23: *** 22 ***
Capitolo 24: *** 23 ***
Capitolo 25: *** 24 ***
Capitolo 26: *** 25 ***
Capitolo 27: *** 26 ***
Capitolo 28: *** 27 ***
Capitolo 29: *** 28 ***
Capitolo 30: *** 29 ***
Capitolo 31: *** 30 ***
Capitolo 32: *** 31 ***
Capitolo 33: *** 32 ***
Capitolo 34: *** 33 ***
Capitolo 35: *** 34 ***
Capitolo 36: *** 35 ***
Capitolo 37: *** 36 ***
Capitolo 38: *** 37 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Hiccup e i suoi amici vivevano all'Avamposto ormai da quattro mesi.
Non era stato semplice da raggiungere, avevano dovuto cercare a lungo, ma poi avevano trovato il luogo perfetto. Era un'isola tranquilla e ben protetta da un grosso branco di draghi, che si abituarono subito alla loro presenza e collaborarono con loro per difendere il territorio.
E tutto era stato trovato grazie al Dragon Eye, una lente particolare che, grazie al fuoco dei draghi, rivelava mai particolareggiate, draghi nuovi e tutto ciò che c'era bisogno di sapere su di loro.
Ma ora il Dragon Eye non era più nelle loro mani, poiché era stato preso da un gruppo di cacciatori di draghi con cui si era alleato Dagur, scappato dalle prigioni degli Esiliati dopo tre anni dietro le sbarre.
Erano passate due settimane da quando quell'oggetto era stato rubato. Heather, che si era infiltrata nelle file dei cacciatori, era sparita, scappata chissà dove con la sua Windshear, e l'allerta era massima.
Ma la vita doveva andare avanti, non potevano fermarsi ad aspettare, ma dovevano anche portare avanti l'Avamposto, rinforzare le sue difese, controllare che il team di supporto a Berk continuasse il suo lavoro...
Ed avevano bisogno anche di staccare, ogni tanto, di passare del tempo senza pensare al pericolo imminente, senza preoccuparsi di nulla, divertirsi soltanto.
Per questo Hiccup e Astrid erano in giro con i loro draghi, poco prima dell'alba: la bionda era voluta uscire per un volo mattutino con Tempestosa e il giovane l'aveva seguita con Sdentato, ed ora si stavano inseguendo a tratti, affiancandosi di tanto in tanto e prodigandosi in spericolate acrobazie, tra urla allegre e risate di entrambi.
E, quando i due draghi vollero riposarsi, atterrarono dalla parte opposta del loro insediamento dell'Isola Avamposto, su un prato erboso vicino a una parete a picco, col mare a est, godendosi un momento di relax.
I due animali si stesero vicini, godendo delle reciproche coccole, e i ragazzi si sedettero poco lontano da loro, di fronte all'oceano, guardando l'orizzonte che lentamente schiariva, in attesa che anche il Sole si svegliasse. 
"Non c'era bisogno che venissi anche tu..." disse Astrid, dopo qualche minuto di silenzio.
"Avevo bisogno di svagarmi, all'Avamposto c'è sempre molto da fare." commentò Hiccup, sganciandosi la protesi e controllando distrattamente che fosse a posto "E poi, dopo quella volta che hanno catturato Tempestosa e sei quasi affogata non voglio rischiare che ti succeda di nuovo qualcosa..."
"Hiccup, non devi preoccuparti, io e Tempestosa siamo in grado di badare a noi stesse..." lo rassicurò lei, passandogli una mano tra i capelli e aggiustandogli le treccine che gli adornavano un lato della capigliatura.
"Lo so, ma tu sei il mio secondo in comando... io..." cercò di spiegare il ragazzo, alzaqndo gli occhi dal lavoro che stava facendo e guardando la giovane in viso.
La bionda sorrise, avvicinandosi e togliendogli la protesi dalle mani, sena mai distogliere lo sguardo da quello dell'amico.
"Ti preoccupi sempre troppo." lo rimproverò "Stai tranquillo, e rilassati ora, goditi il momento."
Hiccup annuì. Aveva ragione, doveva cercare di non pensarci; senza dire altro si voltò verso il mare, guardando il Sole fare capolino da dietro l'orizzonte, dipingendo di sfumature rosse e gialle il cielo e l'oceano tutto intorno.
Astrid si sistemò più comoda, poggiandogli la testa sulla spalla e passandogli le braccia attorno ai fianchi, e lui, con un gesto automatico, le passò un braccio attorno alle spalle, facendola avvicinare di più.
"L'alba è il momento della giornata che preferisco." ammise la giovane "Tutto è ancora addormentato, ma tra poco si sveglierà, e l'aria è carica di promesse..."
Il castano annuì, accennando un sorriso, e si voltò nuovamente verso l'amica, concentrata sullo spettacolo che aveva davanti; la testa era ancora poggiata sulla sua spalla, e le braccia andavano a circondargli i fianchi, con le dita che si incrociavano sul lato opposto.
Era bella, doveva ammetterlo. E si era reso conto che la cotta che aveva per lei da ragazzino non era affatto passata, anzi era addirittura aumentata:era innamorato perso di Astrid. Ma non poteva confessarle ciò che provava, o avrebbe rischiato di minare la loro amicizia.
Però,  in quel momento era irresistibile... e resistere alla tentazione era impossibile.
Ci pensò per qualche secondo, e alla fine prese una decisione.
Lui era il capo della loro piccola "tribù", lì all'Avamposto, ed era il futuro capo di Berk. Poteva fare qualunque cosa egli volesse.
Si abbassò su di lei e, contemporaneamente, posò due dita sotto il mento della ragazza, per farle alzare la testa. E, infine, posò le sue labbra su quelle di lei.
Astrid ricambiò immediatamente il bacio, senza alcuna esitazione, e, quando si allontanarono, lo guardò negli occhi.
"Perché ci hai messo così tanto?" lo rimproverò, posandogli, poi, un altro bacio sulle labbra.
"Ehm... Io pensavo che..." cercò di spiegare il ragazzo, sorpreso della sua reazione.
"Tu pensi troppo, Hiccup." continuò la bionda, passandogli la protesi e aiutandolo a rimetterla.
"È... è solo che..." balbettò il ragazzo, rimettendosi in piedi e aiutandola a tirarsi su "Ecco... se noi due... poi magari gli altri potrebbero pensare che faccio favoritismi..."
"Primo: mica gli altri devono sapere tutti i fatti tuoi." disse lei, puntandogli il dito contro "Quindi non siamo obbligati a dire loro tutto. E, secondo: tu sei il capo, non devi rendere conto a nessuno delle tue decisioni!"
Hiccup annuì. Astrid aveva ragione.
Diede un ultimo bacio alla ragazza e chiamò i draghi. Lì aspettava una lunga giornata di lavoro, era meglio trovarsi all'accampamento quando gli altri si fossero svegliati.

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Capitolo 2
*** 1 ***


Tornarono al campo base.
Moccicoso e Gambedipesce andarono loro incontro, pronti per eseguire i loro ordini, seppur ancora assonnati; Testa di Tufo, invece, era ancora davanti alla sua capanna e parlava amorevolmente con la sua gallina, che teneva stretta tra le sue braccia, mentre Testa Bruta era arrampicata sul tetto, proprio sopra di lui, con un budello di animale pieno di acqua gelata tra le mani, pronta a lasciarlo cadere sulla testa del fratello o di chiunque si fosse fermato a portata di tiro, e ridacchiava tra sé, pregustando il divertimento che la aspettava durante la giornata.
Hiccup e Astrid si guardarono, sospirando. I gemelli non sarebbero mai cambiati...
Il ragazzo decise di ignorarli, quindi assegnò a ciascuno dei compiti, attendendo che tutti si mettessero al lavoro, poi saltò in sella a Sdentato, per fare un giro di tonda attorno all'Isola e controllare che fosse tutto in ordine.
Volò sopra la foresta, controllando che tutti i draghi selvatici che condividevano i loro spazi stessero bene; d'altronde, avendo avuto a che fare con Viggo e i suoi cacciatori di draghi, era logico che Hiccup si preoccupasse anche degli animali che vivevano nell'isola dove loro si erano insediati.
Stava sorvolando la costa occidentale, quando vide qualcosa sulla spiaggia all'interno di un'insenatura; cautamente fece abbassare di quota il suo drago e guardò meglio.
Vide un Razorwhip, incredibilmente simile a Windshear, il drago di Heather... no, era proprio lei!
Atterrò sulla spiaggia e si avvicinò,  con cautela. Vide la bruna a terra, protetta dall'animale, e sembrava priva di sensi; corse da lei e la controllò.
Fece un sospiro di sollievo: era ferita, malconcia, ma ancora viva.
Velocemente e con attenzione la prese in braccio,  pronto a portarlo al campo base; la ragazza apri gli occhi, fissandolo con aria debole ma sollevata.
"Hiccup... speravo di trovarvi..." sussurrò, prima di perdere nuovamente i sensi.
Il giovane non disse nulla e la portò al campo base, seguito da Windshear. Lì vi trovò Gambedipesce e Astrid, impegnati a mettere ordine nella piccola arena di addestramento. Gli vennero incontro non appena i due animali toccarono il suolo e lui scese dalla sella con Heather in braccio.
"Hiccup, che succede?" chiese Astrid, preoccupata.
"L'ho trovata nella spiaggia occidentale." spiegò il castano "È ferita, ma non so cosa le sia successo..."
"Dobbiamo curarla..." suggerì il ragazzone biondo "Così potrà spiegarci tutto."
Hiccup annuì, correndo verso casa sua. Entrato nella capanna salì sul soppalco e adagiò la giovane sul letto, infine aprì il baule e tirò fuori delle bende e tutto l'occorrente per poterla guarire.
Gli altri due attesero a distanza, finché il giovane non si girò di nuovo, guardandoli serio.
"Gambedipesce, richiama Moccicoso e i gemelli." disse "Qualunque cosa sia successa non voglio correre rischi."
Il biondo annuì e corse fuori, e Astrid si avvicinò al letto, guardando l'amica priva di sensi.
"Pensi siano stati Dagur e i cacciatori di draghi con cui si è alleato?" chiese, preoccupata.
"Non possiamo escluderlo." rispose Hiccup, sedendosi sul baule accanto al letto "Quando l'ho trovata ha ripreso conoscenza per un attimo e ha lasciato intendere che ci stava cercando."
"Ma ormai hanno il Dragon Eye, perché dovrebbero farle del male?" insistette la giovane, sistemandosi accanto a lui.
"Non lo so, ma ho intenzione di scoprirlo." rispose Hiccup, determinato "Ma per ora aspettiamo che Heather stia meglio. Adesso almeno è stabile, sta dormendo."
La ragazza annuì, facendo alzare l'amico e prendendo dal baule la coperta di riserva.
"Che fai Astrid?" domandò il giovane, confuso.
"Preparo per stanotte, per te." spiegò la bionda, mettendo tutto in un angolo "Dopo vado a prendere anche la mia roba: non ci conviene lasciarla sola, e in due la possiamo controllare meglio."
Il ragazzo sospirò. Non tentò neanche di farle cambiare idea, tanto non ci sarebbe riuscito: era troppo testarda. Lanciò un'occhiata fuori, constatando che non c'era nessuno, quindi la prese per i fianchi, attirandola a sé, e la baciò dolcemente. 
Astrid ricambiò, lasciandolo fare, allontanandosi non appena sentì arrivare il resto il gruppo.
I due uscirono e spiegarono tutto ai nuovi arrivati, quindi si organizzarono, passando il resto del pomeriggio ad organizzare le difese, nell'eventualità che dovessero proteggere l'Isola dagli attacchi degli uomini di Viggo.
Heather non riprese conoscenza, lamentandosi di tanto in tanto; Astrid si occupò di controllarle le ferite e cambiarle le fasciatura, prima di andare a dormire.
Hiccup preparò il suo sacco a pelo, vicino alla cuccia di Sdentato, e aspettò che la giovane lo raggiungesse.
Si stesero sotto le coperte, lanciando un ultimo sguardo verso il letto, poi Hiccup spense il lume, mettendosi a dormire.
Restarono in silenzio dopo un po', attenti a qualunque cosa succedesse alla ragazza stesa nel letto di Hiccup, ma alla fine si rilassarono.
Astrid si avvicinò al compagno, poggiando la testa sul suo petto e stringendosi a lui.
Il giovane esitò per un secondo, prima di abbracciarla stretta.
Sentiva il profumo dei suoi capelli, era irresistibile... la baciò con passione, senza esitare un attimo, mentre le mani andavano per conto proprio.
Lei non lo fermò, e lui si lasciò andare, continuando a baciarla.
Ma il suo corpo stava avendo una reazione inaspettata. Si bloccò, guardando la bionda, indeciso; anche lei se ne era accorta, e aveva l'aria pensierosa.
Aveva aspettato anni perché lui si decidesse a fare, finalmente, quel passo in più, non voleva più perdersi certe occasioni, altrimenti chissà quanto avrebbe dovuto aspettare, considerando l'indecisione tipica di Hiccup.
Decise di andare avanti, di non fermarsi.
Gli sfilò la maglia, riprendendo a baciarlo, e gli diede via libera. Hiccup non se lo fece ripetere due volte, ricambiò e si spostò sopra di lei, lasciandosi completamente andare.
Si godettero il momento, nel silenzio generale, amandosi come non avevano mai fatto.
Nessuno si accorse di ciò che stava succedendo, anche se Heather era stesa sul letto di Hiccup, a pochi metri da loro.
Quella notte era solo per loro, al resto avrebbero pensato il giorno dopo.

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Capitolo 3
*** 2 ***


Era l'alba quando Hiccup si svegliò. 
Astrid dormiva, stretta a lui.  Era serena, persa in chissà quali sogni, magari incentrati su ciò che era successo la sera prima.
Con delicatezza la fece spostare e si alzò, rimboccandole la coperta, si infilò i pantaloni e si avvicinò al letto.
Heather era addormentata, e si lamentava nel sonno, agitandosi debolmente: un netto contrasto con il sonno tranquillo e sereno della bionda.
Le controllò le bende, cambiandole e pulendo le ferite, con attenzione, e si sedette accanto a lei, pensieroso.
Cosa le era successo? L'ultima volta che l'aveva vista era infiltrata nelle file dei cacciatori, e il suo doppio gioco era stato scoperto dal capo, che l'aveva usata per creare una trappola per Hiccup e i suoi amici. Quella partita a Maces and Tallons non se la sarebbe mai scordata per il resto della vita.
Maces and Tallons, gli scacchi dei vichinghi. Ci giocava fin da quando era un bambino, era una delle poche cose che era stato suo padre ad insegnargliela, senza delegare Skarakkio nel compito. D'altronde, come aveva detto Gambedipesce tempo prima, era un gioco fatto per testare le capacità tattiche dei futuri capi; conosceva a memoria tutte le regole, ogni mossa possibile, ma non era stato semplice applicarlo alla vita reale, quando Viggo lo aveva sfidato, mettendo in pericolo la vita di Heather.
La bruna si lamentò nel sonno, e il ragazzo si girò, sentendo Astrid avvicinarsi.
"Credevo che avesse finito di giocare..." disse, rassegnato.
"Hiccup,  Non è colpa tua..." cercò di rassicurarlo Astrid, passandogli una mano sui capelli.
"Non lo so... avrei dovuto fermarlo quando ne ho avuto l'occasione..." continuò il castano, tenendo lo sguardo fisso sulla giovane nel suo letto "Ha preso il Dragon Eye, pensavo si fermasse, e stavo cercando di escogitare un piano per riaverlo indietro, non credevo se la sarebbe presa ancora con lei...."
Astrid stava per rispondere, quando qualcuno bussò alla porta; la ragazza scese al piano di sotto e andò ad aprire, trovandosi di fronte Gambedipesce,già svegliò nonostante fosse appena l'alba, e con una ciotola tra le mani.
"Ehm... posso?" chiese, il ragazzone, timido. La bionda gli fece cenno di entrare e lui eseguì, porgendole la ciotola, che conteneva un liquido color Ambra "Ho fatto un decotto con una delle erbe che mi ha lasciato Gothi in caso di necessità. Ieri Heather aveva un po' di febbre, questo dovrebbe fargliela passare..."
"Va bene, vai pure, è di sopra." acconsentì lei, indicando il soppalco "Non ha ancora ripreso conoscenza, ma si è lamentata a tratti per tutta la notte."
Il biondo annuì e salì di sopra, avvicinandosi al letto, mentre Hiccup, con attenzione, metteva seduta la giovane, in modo da facilitare all'amico la somministrazione della medicina.
Riuscirono a farle bere qualche sorso, finché lei non tossì, cercando di respirare e svegliandosi. Il giovane capo non la mollò, mantenendola in piedi, e gli altri due si avvicinarono, e Heather li guardò uno per uno, facendo, poi, un sospiro di sollievo.
"Hiccup... Astrid... Gambedipesce..." sussurrò "Allora vi ho trovati davvero..."
"Sì,  sei arrivata ieri sera sull'Isola." confermò l'altro "Ti ho portato qui appena ti ho trovato. Windshear è con gli altri draghi, lei sta bene, ma tu ora dicci cosa ti è successo."
"È stato Viggo." rispose la giovane "Credo abbia scoperto che è stato Dagur a farmi scappare..."
"Lo immaginavo. Ma questo non spiega perché ti ha ridotto così." ammise il castano, pensieroso.
"Non lo so... forse dubita della sua fedeltà..." disse lei, poggiando la testa sul petto di Hiccup, con aria stanca.
"La cosa ha senso." si intromise Astrid "Colpendo te, pur senza ucciderti, tiene in pugno tuo fratello."
"Ma... Dagur davvero ti ha fatto scappare?" chiese Gambedipesce, incredulo.
"Lo so, Gambedipesce, è strano..." ammise Heather, accennando un sorriso "Ma, a quanto pare, anche mio fratello ha un cuore."
"Questo, per Viggo, è un gran bel problema." sospirò Hiccup "Avere un legame con una nemica lo rende meno prevedibile." si guardò intorno, pensieroso, poi si rivolse agli altri due "Svegliate Moccicoso e i gemelli. Dobbiamo escogitare un piano al più presto. Dobbiamo sfruttare questo a nostro favore! Vi voglio nel salone tra mezz'ora!"
Gambedipesce e Astrid uscirono, e Hiccup attese un momento prima di prendere in braccio l'amica e portarla nel salone centrale del loro piccolo campo. Poco dopo vennero raggiunti da tutti gli altri.
Moccicoso strisciava i piedi, inciampando a tratti, ancora assonnato, mentre i gemelli erano già svegli e attivi, e inseguivano la gallina di Tufo con aria allegra.
Hiccup richiamò tutti all'ordine, infine fece un veloce resoconto di quanto era stato detto.
"Ora vediamo di escogitare un piano. Sappiamo che Dagur è diventato imprevedibile, sfruttiamo la cosa a nostro vantaggio." concluse.
"Perché non gli inviamo un gioco?" propose Testa di Tufo, ignorando la gallina, che gli infilava il becco nell'orecchio a ripetizione, con l'intenzione di spulciarlo "Lui con noi lo ha fatto..."
"Tufo, sii serio, per una volta..." lo rimproverò Astrid, incrociando le braccia e alzando gli occhi al cielo.
"Sì, appunto..." cominciò il castano, per poi bloccarsi quando ebbe un'illuminazione "No, Tufo ha ragione. Usiamo lo stesso gioco, facciamo un'altra mossa!"
"Che cosa hai in mente?" lo incitò Gambedipesce, cominciando a tremare come una foglia e ripassando a mente tutte le regole e le mosse possibili di Maces and Tallons. 
"La mossa dell'Alleanza." disse semplicemente l'altro, serio.
"L'Alleanza?" intervenne Moccicoso "E che mossa sarebbe?"
"In Maces and Tallons c'è un pezzo che può passare da un giocatore all'altro." spiegò il ragazzone "Ma la mossa è molto difficile, e non sempre riesce..."
"Esatto." annuì Hiccup "Dobbiamo stringere un'alleanza con Dagur, in modo che passi dalla nostra parte."
"Ma come? Non firmerà mai un trattato di pace!" obiettò Astrid.
"Per creare un'alleanza tra due popoli, la firma di un trattato cartaceo non è l'unico modo..." enunciò il biondo sapiente, ma, appena vide lo sguardo di Hiccup cambiare si tappò la bocca, capendo di aver parlato troppo.
Ma non era l'unico ad aver notato quello sguardo. Anche Astrid se ne era accorta, ma lui ignorò tutti, si girò verso Heather, seduta accanto a lui, e si abbassò alla sua altezza.
I loro occhi si incontrarono. Avevano la stessa espressione.
Avevano avuto la stessa idea, e sembravano d'accordo.
No. Ad Astrid quella idea non stava piacendo per nulla.

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Capitolo 4
*** 3 ***


Astrid fece un respiro profondo, raccogliendo le idee, quindi afferrò Hiccup per la fibbia della sua cotta di cuoio e lo trascinò fuori senza mezzi termini.
"Scusare, ragazzi, devo parlare un momento in privato con Hiccup." su scusò con gli altri, chiudendo poi la porta e andando verso una zona riparata.
Appena si fermarono lo guardò, seria.
"Che cosa ti salta in mente?" domandò "Non puoi pensare davvero di farlo!"
"Astrid, è l'unico modo." spiegò il castano "Se vogliamo che Dagur passi dalla nostra parte..."
"Ma ci deve essere un altro modo!" insistette lei "Lo troveremo, ma tu non puoi..."
Hiccu la zittì, prendendole il volto tra le mani e baciandola dolcemente.
"Tra noi non cambierà nulla, te lo assicuro." disse.
Ma venne zittito da un ceffone. Posò nuovamente gli occhi sul viso della bionda; ora era molto arrabbiata.
"Tu sei fuori!" ringhiò Astrid "E io che pensavo fossi diverso! Sei come tutti gli altri uomini!"
"Astrid, calmati..." cercò di calmarla lui "Ti ho detto che non posso fare altrimenti... davvero, ho bisogno del tuo appoggio..."
"Puoi scordartelo!" continuò la giovane, puntandogli il dito contro "Io non me ne starò qui un minuto di più! Torno a Berk a continuare ad allenare il team di supporto."
"Non puoi... Non sei in grado al momento." obiettò il ragazzo, afferrandola per le spalle "Finiresti per massacrare quei poveracci, come l'altra volta... lo sai bene che eri diventata una addestratrice sadica."
"Meglio addestratrice sadica che concubina di un Capo arrogante e presuntuoso!" concluse lei "Tu hai chiuso con me! Fai pure quello che vuoi, io stasera me ne vado!"
"Arrogante e presuntuoso?" ringhiò Hiccup, stringendo i pugni "Io non sono arrogante e presuntuoso!"
"Certo che lo sei! E ne stai dando dimostrazione proprio ora." esclamò Astrid, che ormai era furiosa.
Il castano si morse le labbra. Quella discussione era andata troppo oltre; decise di concluderla lì e tornare dagli altri, che avevano aspettato pazienti nella sala comune.
Si abbassò nuovamente, inginocchiandosi davanti a Heather, che era ancora seduta in mezzo al gruppo, e le prese la mano.
"Cominceremo a organizzarci non appena starai meglio." disse "Manderò anche un messaggio a mio padre, per informarlo."
Heather annuì e Testa di Tufo prese la parola, perplesso.
"Ehm... scusate, per fare cosa?" chiese.
"Devono sposarsi." spiegò Astrid, con voce apatica, restando sulla porta "A quanto pare è il modo più veloce per creare un'alleanza."
"È  esatto." confermò Gambedipesce "In passato sono state fatte molte alleanze tramite matrimoni combinati..."
La bionda sospirò, alzando gli occhi al cielo e andando verso la sua capanna. Non voleva più sentir parlare di matrimonio, e voleva andarsene di lì il prima possibile.
Entrata in casa, prese tutta la sua roba e la sistemò nelle sue sacche da viaggio, velocemente ma con attenzione, concentrandosi sulla cosa, finché non sentì bussare all'ingresso.
Andò ad aprire, trovandosi di fronte Moccicoso e Gambedipesce.
"Che volete?" chiese, ostile, ma facendoli entrare.
"Te ne vai?" chiese il moro, guardandosi intorno. 
"Non me ne sto qui a guardare, mentre Hiccup si rovina la vita per una stupida alleanza con un idiota." spiegò la ragazza, mettendo la sella a Tempestosa.
"Sì, ma non puoi lasciarci qui..." protestò il ragazzone "Appena sei uscita dalla sala comune, prima, Hiccup è diventato nervoso... mi fa paura quando fa così..."
"Mi dispiace, Gambedipesce." si scusò Astrid, uscendo di casa e salendo in groppa al suo drago "Io non posso restare."
Detto ciò spiccò il volo, diretta verso Berk, lasciandosi l'Avamposto alle spalle.

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Capitolo 5
*** 4 ***


Astrid arrivò a notte fonda a Berk.
Era nervosa, e aveva bisogno di sbollire la rabbia prima di tornare al villaggio. Non poteva ancora credere a quello che era successo all'Avamposto, non poteva credere che Hiccup, dopo quello che era successo tra loro, aveva deciso, di punto in bianco, di sposare Heather.
E, soprattutto, non poteva credere che lui avesse davvero pensato di poter mantenere in piedi la loro relazione anche dopo!
Conosceva le leggi vichinghe, era una fervida sostenitrice di tutte quelle regole; l'unica che non riusciva a concepire era quella che obbligava fedeltà assoluta per le donne verso il marito, ma permetteva all'uomo di avere un numero indefinito di amanti e concubine anche dopo il matrimonio. Credeva che Hiccup la pensasse allo stesso modo, e vista la sua resistenza verso le regole non pensava che gli fosse davvero saltata in mente quell'idea.
Atterrò nella piazza centrale, senza far rumore, e scese dalla sella. Stoick le venne incontro, evidentemente aveva deciso di fare il turno di guardia di notte e, non appena l'aveva riconosciuta, era andato ad accoglierla.
"Ehi, Astrid!" la salutò "Tutto bene? Come mai da queste parti?"
"Sì,  capo, tutto bene... più o meno." rispose la giovane, togliendo la sella a Tempestosa "Sono tornata qui, resterò per un po'."
"È successo qualcosa all'Avamposto?" domandò l'uomo, intuendo che qualcosa non andava "Hiccup e gli altri stanno bene?"
Astrid fece un respiro profondo, cercando le parole giuste, ma era notte fonda, era stanca per il viaggio e non riusciva a pensare lucidamente. Si passò una mano sui capelli e guardò il capotribù.
"Loro stanno bene, ma possiamo parlarne domani? Ho bisogno di dormire un po'..." propose.
"Certo, vai a riposare, domani mi aggiornerai." acconsentì l'omone, passandole una mano sulla treccia "Domani avremo tutto il tempo per aggiornarci. "
Detto ciò si allontanò, tornando al suo giro di ronda, mentre la bionda andò verso casa.
Il mattino seguente, quando uscì di casa, Astrid vide immediatamente il Capo venire nella sua direzione.
Aveva l'aria seria, teneva una pergamena tra le mani e un Terribile Terrore della posta aerea era placidamente appollaiato sulla sua spalla.
La giovane gli andò incontro, e Stoick le porse la pergamena.
"Credo di aver capito perché te ne sei andata dall'Avamposto." disse "Ma vorrei qualche spiegazione in più, se permetti. Cos'è questa storia? Hiccup sta facendo sul serio?"
"Purtroppo sì." confermò la ragazza, alzando gli occhi al cielo "Per farla breve, due giorni fa abbiamo soccorso Heather, che era stata ridotta male dai cacciatori di draghi, nel tentativo di tener buono suo fratello. E poi Hiccup ha pensato che non sarebbe stata una cattiva idea se fossimo riusciti a indebolire l'alleanza tra Dagur e Viggo, facendo passare il primo dalla nostra parte..."
"E il modo più veloce per creare un'alleanza è un matrimonio." completò l'uomo "Heather che ne pensa? È d'accordo? Da quel che ricordo è un tipino piuttosto ribelle, un po' come te."
"Heather ha accettato subito." rispose Astrid, stringendo i pugni "Ma io non ci sto, non voglio appoggiare questa pazzia! Per questo me ne sono andata, Hiccup è fuori di testa se davvero vuole farlo!"
"Hiccup è testone, tale e quale a sua madre..." sospirò Stoick, fissando nuovamente la lettera "Comunque ha detto che passerà un po' di tempo prima che possano cominciare i preparativi, vuole che Heather si sia completamente ristabilita. Quindi, magari, nel frattempo potrebbero anche cambiare idea..."
La bionda non rispose. Era ancora molto arrabbiata con Hiccup per ciò che le aveva fatto, e non poteva ancora credere che si fosse comportato in quel modo. Alzò la testa, guardando l'altro negli occhi.
"Capo, sinceramente, cosa ne pensi di questa storia?" chiese.
"Sinceramente?" disse Stoick, pensieroso "Hiccup è sempre stato restio a seguire le leggi vichinghe, lo sai, e sono contento che abbia deciso di seguire almeno questa... ma avrei preferito che sposasse un'altra." sostenne lo sguardo della ragazza, allusivo, infine allargò le braccia, arrendevole "Non ci resta che sperare che cambi idea. Per fortuna dice di Volker fare tutto all'Avamposto, così non devo rompermi il capo e mettere tutto sotto sopra qui a Berk per i preparativi, se ne occuperà tutto lui. Ora tu non pensarci, piuttosto, visto che sei tornata, vai a dare un'occhiata al team di supporto, non posso mica fare sempre tutto io, ho un'isola da portare avanti!"
Detto ciò si allontanò, lasciando Astrid da sola.
Aveva ragione, non doveva pensarci. Per questo decise che da quel momento in poi si sarebbe impegnata unicamente nell'addestramento del team di supporto, quindi chiamò Tempestosa e si diresse verso l'Arena, dove Gustav, Stizzabifolko, Gothi, Mulch e Bucket erano già pronti per gli allenamenti quotidiani con i loro draghi.

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Capitolo 6
*** 5 ***


Il tempo passò.
All'Avamposto la vita procedette normalmente, o quasi.
Heather si riprese lentamente, mentre Hiccup si occupava della gestione del campo, rinforzando le difese e organizzando turni di ronda insieme ai Cavalieri rimasti.
Ma l'aria era tesa, la partenza di Astrid aveva minato gli equilibri, non tanto per gli altri, quanto per il capo, che aveva perso quella che aveva sempre ritenuto un valido aiuto, una spalla e il suo secondo in comando.
E, cosa che lo faceva maggiormente arrabbiare, era stata lei che, tempo prima, aveva affermato che loro erano un gruppo, e dovevano fare le cose tutti insieme.
Ma, alla prima difficoltà, o presunta tale, lei se ne era andata, nonostante il castano le avesse assicurato che non sarebbe cambiato nulla.
Hiccup non avrebbe mai capito cosa passava per la mente delle donne, e la cosa lo innervosiva. E tale stato d'animo si rifletteva sul modo in cui stava gestendo l'Avamposto.
Doveva dimostrare di esserne in grado, anche senza il suo secondo in comando, per questo aveva deciso che non avrebbe più accettato i comportamenti immaturi di alcuni dei suoi, adottando il pugno duro ogni volta che qualcuno sgarrava.
Per questo aveva appena mandato i gemelli a pulire la stalla dei draghi, da cima a fondo, dopo che ne avevano combinato una delle loro, mentre lui, nella sala comune, leggeva alcune carte che sarebbero servite per l'alleanza con Dagur.
Era concentrato sul lavoro, quando Moccicoso, Gambedipesce e Heather entrarono nella sala. Si alzò, piegando la pergamena e avvicinandosi ai tre e rivolgendosi al biondo.
"Gambedipesce, il tuo drago è immune alle frecce dei cacciatori." enunciò, serio "Quindi sarai tu a recapitare il messaggio a Dagur."
"Ma Hiccup, è pericoloso..." protestò il ragazzo, tremando al solo pensiero delle trappole dei cacciatori.
"Niente storie, Gambe!" insistette il castano "Tu sei l'unico che può farlo, quindi non fare storie e preparati!"
Il giovane ci pensò per un momento, voltandosi verso Moccicoso, indeciso, quindi alzò le spalle, guardando di nuovo il capo.
"No." disse "Mi dispiace, Hiccup, non me la sento." fece un respiro profondo e continuò a parlare "Da quando Astrid se ne è andata ci stai facendo fare doppi turni di guardia, i draghi sono stanchi, e anche noi... io non ne posso più, la mia Muscolone si agita appena sente la tua voce..." fece una pausa, guardando l'altro negli occhi "Io torno a Berk. Astrid aveva ragione: sei completamente andato fuori di testa!"
"Cosa?!" intervenne il giovane capo "Non puoi andartene anche tu! Servi qui!"
"Servo anche a Berk, se è per questo." concluse il biondo, andando alla porta "Basta così, preferisco andarmene, per il bene mio e del mio drago." chiamò Muscolone e si voltò di nuovo verso gli amici "E auguri per il matrimonio imminiente, Hiccup."
Quindi salì in sella a Muscolone e se ne andò, lasciandoli lì a guardarlo allontanarsi.
Moccicoso fu il primo a muoversi, prendendo dalle mani del cugino la pergamena.
"Dammi qui." disse, serio "Metto l'armatura a Zannacurva e recapito io il messaggio a Dagur."
Hiccup annuì, serio. Era arrabbiato: non potevano abbandonarlo così, ma non poteva mostrarlo, non in quel momento. Lasciò andare il moro e si girò verso Heather, che si era seduta al tavolo centrale e lo guardava preoccupata.
"Ti vedo meglio oggi." disse il giovane, abbassandosi alla sua altezza.
"Sì, oggi sto bene, le ferite stanno guardando." ammise la bruna, facendo un respiro profondo "Senti, Hiccup, io non voglio che voi litighiate a causa mia... se vuoi annulliamo tutto..."
"Gli passerà." commentò Hiccup, prendendole le mani "Vedrai che tra qualche tempo torneranno entrambi qui, sia Astrid che Gambedipesce. E poi non possiamo mollare ora: siamo vicinissimi all'avere Dagur dalla nostra parte." si tirò su, avvicinando il volto a quello di lei, e la guardò negli occhi "Andrà tutto bene, vedrai."
Heather annuì, ma non era ancora del tutto convinta; il ragazzo doveva schiarirle le idee, farle capire che era lì è che sarebbe andato tutto bene. Ma come?
Gli venne in mente la soluzione quasi immediatamente: erano in procinto di sposarsi, poteva farlo, non sarebbe sorto nessun problema se li avessero visti.
Si avvicinò ancora e posò le sue labbra su quelle di lei, che ricambiò quasi subito, chiudendo gli occhi e abbandonandosi a quel gesto.
E per il giovane venne naturale paragonare quel bacio con quelli che si era scambiato con Astrid.
Capì subito che c'era qualcosa di differente, nelle reazioni che aveva il suo corpo: i baci di Astrid gli scaldavano il cuore e gli davano una gradevole e intensa sensazione al basso ventre, mentre con Heather non era così, non gli scaldavano affatto il cuore, ma l'unica reazione che aveva era quella al basso ventre, piacevole, forse un po' troppo visibile se fosse arrivato qualcuno in quel momento, ma era solo quello.
Però decise di accontentarsi, magari il resto sarebbe arrivato dopo, con il tempo, per ora gli bastava questo.
Intanto Gambedipesce arrivò a Berk e, per prima cosa, informò Stoick, Astrid e Skarakkio delle ultime novità dell'Avamposto e della sua decisione di lasciare il gruppo.
"Quel ragazzo si metterà in grossi guai se continua su questa strada..." commentò il mutilato, dopo aver ascoltato il resoconto.
"Almeno sta seguendo le leggi vichinghe, una volta tanto." lo giustificò il Capo.
"So io cosa può farsene Hiccup di queste dannate leggi vichinghe!" esclamò la bionda, stringendo i pugni.
"Oh... qui mi sa che si sono invertiti i ruoli, Stoick!" incalzò Skarakkio "Quello refrattario alle regole non era tuo figlio?"
L'uomo borbotto, avvicinandosi alla giovane e poggiandole una mano sulla spalla.
"Sono sicuro che le cose si risolveranno per il meglio." disse "Astrid, però è qualche giorno che ti vedo pallida... ti sei fatta vedere da Gothi?"
"Sì, ci sono andata oggi." ammise la bionda, passandosi una mano sulla fronte "Non è nulla, sto bene."
"Beh, tu non sei il tipo da andare da Gothi per un nulla..." continuò l'uomo, visibilmente preoccupato.
"Ho detto che sto bene!" esclamò Astrid, visibilmente infastidita, ma si calmò immediatamente "Scusa, Capo, sono stanca... questa storia di Hiccup va avanti da tre mesi, e non ne posso più..."
"va bene, ragazza, vai a riposare." suggerì Stoick.
Astrid annuì e si allontanò, andando verso casa.
L'uomo la osservò allontanarsi preoccupato.
Aveva una brutta sensazione: sicuramente aveva a che fare con il matrimonio di Hiccup, ma c'era anche dell'altro, qualcosa che non avevano voluto dirgli, ma che avrebbe sicuramente portato molti guai sia a Berk che all'Avamposto. 

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Capitolo 7
*** 6 ***


Moccicoso volava alto, al filo delle nuvole. Voleva stare nascosto, non farsi vedere finché non fosse arrivato nei pressi dell'isola dei cacciatori di draghi.
E, mentre guidava il suo drago verso quel posto pericoloso, pensava agli avvenimenti degli ultimi tre mesi.
Heather era tornata all'Avamposto, settimane dopo la battaglia contro Viggo Grimborn, il leader dei cacciatori, e la perdita dell'Occhio di Drago.
Era ridotta molto male, chissà che le avevano fatto, e, a quanto era stato riferito da lei stessa, l'avevano conciata in quel modo per assicurarsi la fedeltà di suo fratello, Dagur lo Squilibrato. E, dopo che aveva raccontato la sua disavventura, Hiccup aveva preso una decisione.
Erano anni che il moro aveva imparato a seguire gli ordini di suo cugino, e ormai, quando protestava, lo faceva più che altro per rompere la monotonia e alleggerire l'atmosfera, che altrimenti sarebbe stata troppo seria, ma quella mattina di tre mesi prima avrebbe voluto prendere il suo Capo e sbattergli la testa contro un muro, ripetutamente, fino a fargli perdere due denti, come era successo a lui quando, per colpa dei gemelli, Hiccup lo aveva steso con un colpo solo.
Ciò che l'aveva colpito, in particolare, era stata la reazione di Astrid. Certo, in passato li aveva visti spesso discutere, ma di solito raggiungevano un compromesso in fretta, o facevano pace, ammettendo le proprie colpe, e sicuramente c'era una certa attrazione reciproca, visti i continui flirt a cui assisteva ogni giorno all'Avamposto. Ma non si aspettava che la ragazza decidesse così, di punto in bianco, di lasciare il gruppo.
A Moccicoso, Astrid piaceva molto, ma sapeva di non essere ricambiato, lo aveva accettato da tempo, anche se lei compariva ancora ogni tanto nei suoi sogni più inconfessabili, e questo era uno dei motivi che spingevano il ragazzo a voler massacrare di botte Hiccup: sicuramente qualche giorno prima che succedesse il fatto erano riusciti a superare la linea di confine, anche se loro lo avevano tenuto nascosto agli altri, per cui la decisione di Hiccup, condivisa da Heather, doveva aver fatto andare su tutte le furie la bionda vichinga. Per questo lei se ne era andata, e per questo, dopo la sua partenza, il giovane capo era riuscito a diventare più arrogante, prepotente e insopportabile del suo solito.
Finalmente arrivò in vista dell'isola. Facendo attenzione si abbassò di quota, cercando l'accampamento dei Cacciatori e, quando lo trovò, ebbe pochissimo tempo per individuare Dagur, prima di essere notato dalle sentinelle.
Lo vide camminare tra le gabbie, guardando svogliatamente le bestie rinchiuse; puntò su di lui, cadendo in picchiata, velocissimo, per poi virare nuovamente verso l'alto, alla stessa velocità, non appena Zannacurva ebbe afferrato il giovane uomo.
Ignorò le urla e le richieste d'aiuto del rosso, concentrandosi sulla fuga, poiché le guardie si erano accorte di lui e lo stavano attaccando, lanciandogli addosso reti, bolas e quelle odiose frecce con le punte di Radice di Drago.
Doveva allontanarsi di lì il più velocemente possibile prima di consegnare il messaggio a Dagur, non voleva correre alcun rischio.
E, quando finalmente furono a distanza di sicurezza, il moro diede qualche ordine al suo Incubo Orrendo, il quale mollò la preda, scese in picchiata e, dopo una veloce acrobazia, lo riprese, facendolo atterrare sulla sella, dietro Moccicoso. 
Dagur era senza fiato, non aveva più voce perché aveva urlato fino a quel momento, e quel poco d'aria che gli era rimasta si era esaurita nel momento dell'atterraggio, che non fu per nulla morbido e fu parecchio doloroso, poiché era finito direttamente a cavalcioni sulla bestia.
Il rapitore approfittò di quel momento di debolezza per consegnargli la pergamena.
"Ho un messaggio per te da parte di Hiccup." disse, serio, passandogli la lettera e tornando a concentrarsi sulla guida "Qualunque domanda tu abbia, falla appena atterriamo. Devo seminare quei bastati dei tuoi amici."
Dagur non rispose. Era arrabbiato: era appena stato rapito da quell'idiota, quel Coso-Moccio... o come si faceva chiamare, per chissà quale motivo, e non poteva neanche combattere, poiché si trovavano a qualche centinaio di metri dal mare aperto, e qualsiasi tentativo di rivolta avrebbe sicuramente portato alla morte. Ma se Hiccup, il suo Fratello di sangue, aveva un messaggio per lui, allora tanto valeva leggerlo.
Con attenzione aprì la lettera e la lesse.
Quando ebbe finito afferrò il suo rapitore per il collo e gli parlò all'orecchio, arrabbiato.
"Portami al vostro covo." ringhiò "Voglio vedere mia sorella!"

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Capitolo 8
*** 7 ***


Moccicoso non se lo fece ripetere due volte e spronò Zannacurva.
Dal tono dell'altro aveva capito che la notizia del matrimonio di Hiccup e Heather non era affatto buona per lui, e sperava che in qualche modo il folle, colmo di rancore e poco incline ai ragionamenti, Dagur Lo Squilibrato potesse far tornare la ragione almeno a sua sorella, a cui aveva mostrato di tenere, dal momento che, a detta della mora, l'aveva aiutata a fuggire dall'Isola dei Cacciatori quando le cose si erano messe male per lei.
Il rosso si tenne saldo alla sella, guardando l'Oceano attorno a loro, quindi si rivolse al suo rapitore.
"Chi ha avuto questa assurda idea, coso?" chiese.
"Hiccup, a seguito di uno dei soliti sproloqui di Gambedipesce." spiegò l'altro, calmo "Circa tre mesi fa, il giorno dopo che tua sorella è arrivata all'Avamposto. Lei era conciata male, e a quanto pare sono stati i tuoi amici Cacciatori a ridurla così."
"Fammi indovinare: Hiccup vuole che passi dalla vostra parte e ha pensato che fare un accordo tra tribù attraverso il matrimonio fosse la strada più semplice." completò Dagur, che sembrava ogni minuto più arrabbiato.
"Non sei così scemo come sembri, sai?" concluse il moro, virando in direzione della Riva del Drago, che già si vedeva all'orizzonte.
Il giovane uomo non rispose. I suoi occhi si posarono sull'isola, che lentamente si avvicinava; lui era definito da tutti un pazzo, ma non lo era così tanto; a discapito delle apparenze, sapeva bene distinguere tra cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato, soprattutto quando si trattava della sua famiglia.
Arrivarono dopo un po', atterrando di fronte alla sala comune, dove i gemelli, probabilmente mandati lì da Hiccup a pulire, a seguito di una delle loro scorribande, si stavano picchiando tra loro usando le scope, ridendo come loro solito e incitati dalla gallina domestica di Testa di Tufo.
Moccicoso sospirò e si mise in mezzo, beccandosi un paio di bastonate da entrambi, prima di riuscire a fermarli.
"Ma insomma, datevi una calmata!" esclamò "E ditemi dove sono finiti Hiccup e Heather!"
"Credo che siano a casa di Hiccup." rispose il biondo, prendendo da terra la gallina e lisciandole le piume.
"Staranno pomiciando." continuò la ragazza "è da quando sei andato via che non fanno altro."
Il moro si portò una mano sulla faccia, borbottando.
Non andava bene.
Non andava per niente bene.
Con la coda dell'occhio vide Dagur stringere i pugni e dirigersi verso il centro del campo, dove il caposquadra aveva costruito la sua dimora.
Ora sarebbe andata anche peggio.
Lo seguì di corsa, era meglio avere testimoni nel caso in cui, finalmente, qualcuno avesse spaccato la testaccia dura di suo cugino.
Senza farsi troppi problemi, il rosso sollevò la porta a saracinesca che chiudeva la capanna dell'altro ed entrò, trovando sua sorella e Hiccup in piedi al centro della stanza, impegnati in un bacio piuttosto intimo.
Dagur li raggiunse con due facciate, separandoli malamente e mettendo il piede dietro la protesi dell'altro, che cadde all'indietro, sorpreso e confuso da ciò che era accaduto, quindi si girò verso la sorella e le puntò contro il dito, serio.
"Tu non sposerai nessuno senza la mia approvazione, chiaro?" ringhiò, per poi voltarsi verso Hiccup che si era alzato di nuovo in piedi e lo stava fissando, con i pugni chiusi "Quanto a te, Fratello, non ti avvicinare a mia sorella per alcun motivo! Fino a prova contraria per un matrimonio serve l"approvazione dei parenti degli sposi, e io non ho ancora preso nessuna decisione a riguardo, quindi tu non la puoi toccare! È, seconda cosa..." prese la lettera e la aprì, mostrandola all'altro "Per un'alleanza serve la firma del capotribù e, a meno che non sia successo qualcosa a tuo padre in questi mesi, tu non lo sei."
"Oh, andiamo, non vuoi davvero essere così fiscale?" protestò l'altro "Io qui faccio le veci del capotribù!"
"Non me ne frega!" lo interruppe il rosso, avvicinandosi di un passo e guardandolo negli occhi "Le mie condizioni sono queste: torniamo a Berk, discuterò con tuo padre il da farsi, e solo allora prenderò una decisione. Fino a quel momento non voglio vedere la tua lingua nella bocca di mia sorella, chiaro?!"
"Sono abbastanza adulta per decidere da sola!" si intromise la ragazza, agguerrita "Tu non ti intromettere, Dagur!"
Ma venne zittita da un ceffone del fratello, che poi la afferrò per un braccio e la trascinò fuori.
Moccicoso si avvicinò all'altro, osservandolo.
Notò che la rabbia, che negli ultimi tre mesi non lo aveva mai abbandonato, era addirittura aumentata; fece un altro passo e incrociò il suo sguardo.
"Dagur ha ragione." disse "Avanti, Hiccup, prepariamo tutto e torniamo a Berk, oppure non avremo mai quell'Alleanza."
Hiccup chiuse gli occhi, inspirò profondamente e annuì, arrendendosi all'evidenza.
"Va bene." acconsentì "Partiamo appena siete tutti pronti."
Poco dopo erano in volo verso Berk, e al tramonto atterrarono sull'Isola.
Stoick andò loro incontro, riservando un'occhiata critica e severa al figlio, mentre Dagur scendeva dalla groppa di Windshear e si avvicinava al Capo.
"Io e mia sorella abbiamo bisogno di un posto per la notte." disse "Poi, da domani, io e te abbiamo delle cose da dirci, possibilmente senza alcuna unfluenza esterna."
Guardo eloquentemente Hiccup, che borbottò, girando lo sguardo dall'altra parte, e Stoick annuì.
"Vi faccio preparare subito tutto." rispose "Venite con me."
Li scortò verso casa, mentre gli altri si dispersero; Hiccup restò solo, insieme a Sdentato, e decise che avrebbe fatto un giro lì attorno, prima di andare a casa di suo padre.
Imboccò uno dei vicoli, ma si fermò quando si trovò un'altra persona davanti.
Senza dire una parola i loro occhi si incrociarono.
Hiccup non si aspettava di incontrare proprio lei, non dopo quello che era successo.
Astrid sostenne il suo sguardo, fece un passo verso di lui e gli sfiorò la guancia con la mano. Il castano non si mosse, esaminando attentamente il suo volto.
La sua espressione era dolce, ma sicura di sé, cosa che gli fece nascere una speranza: forse lo aveva perdonato!
Ma un cambio repentino di espressione e un doloroso schiaffo lo riportò alla realtà. 
"Bentornato a casa, stronzo." ringhiò la bionda, dopo avergli assestano un secondo ceffone e una ginocchiata tra le gambe, quindi si allontanò, lasciandolo lì a terra, senza fiato.

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Capitolo 9
*** 8 ***


I giorni seguenti Dagur e Stoick passarono molto tempo a casa per le trattative.
Nessuno era ammesso per assistere, nemmeno i diretti interessati, Heather e Hiccup, i quali, tra le altre cose, per ordine dei rispettivi parenti, non potevano interagire se non il minimo indispensabile.
La situazione era molto tesa, Hiccup era diventato ancora più nervoso che all'Avamposto, tanto che, due giorni dopo il ritorno del gruppo a Berk, persino i gemelli decisero di non seguirlo, preferendo aggregarsi al gruppo di allenamento di Astrid, la quale, seppur severa e intransigente su certi aspetti, era sicuramente più sopportabile del ragazzo.
Moccicoso, dal canto suo, cercava di essere super partes, seguiva ancora il cugino, almeno quando non dava di matto per qualche motivo, e alle volte dava una mano all'amica, durante gli allenamenti del team di supporto all'Accademia. In fondo voleva bene a entrambi, e qualcuno doveva pur tentare di mantenere un dialogo tra loro, anche se vedere i suoi amici che non si parlavano gli faceva più male di quando Testa Bruta lo aveva trascinato in giro a farsi mordere da tutti i draghi del circondario pur di identificare quello che, presumibilmente, aveva morso suo fratello.
Astrid, invece, evitava ogni contatto con Hiccup, cambiando strada appena lo vedeva in giro, o uscendo dalla stanza in cui era appena lui entrava. Si era anche immersa nel lavoro, pur di pensare il meno possibile a ciò che stava succedendo. E, nel mese e mezzo successivo all'arrivo di Dagur a Berk, la bionda passava tutti i giorni all'Accademia, ad allenare il suo team o da sola a riordinare o a spazzolare la sua fedele Tempestosa.
Anche quel pomeriggio era impegnata in Accademia.
Stava riordinando alcuni bastoni che usava per l'allenamento alla lotta corpo a corpo, quando sentì qualcuno avvicinarsi alle sue spalle. Veloce, afferrò uno di quegli arnesi e si voltò, all'erta.
Dagur afferrò fulmineo l'arma della giovane, bloccando l'aggressione sul nascere, e la guardò, sorridendo in quel suo modo folle.
"Buon pomeriggio anche a te, Astrid." la salutò.
"Che cosa vuoi, Dagur?" ringhiò lei, stringendo i pugni attorno al legno.
"In realtà nulla." ammise il giovane uomo, facendo spallucce "Per oggi ho finito le trattative con il tuo capo... devo dire che ha una testaccia dura, siamo ancora ad un nulla di fatto... comunque, una volta uscito di lì ho deciso di farmi un giro per il villaggio. È cambiato parecchio in tre anni, devo dirlo..." si guardò intorno, sospirando "Anche se questo posto non è cambiato affatto."
"Beh, ora che hai visto l'Accademia puoi anche andartene." borbottò Astrid, mettendo di nuovo via il bastone e spostando la cassetta in un angolo.
Il rosso non si mosse, osservandola e aggiustandosi i polsini in cuoio, e quindi avvicinandosi nuovamente alla giovane.
"Sai una cosa?" continuò "Quando il vostro amico sull'Incubo Orrendo mi ha portato al vostro covo sono rimasto sorpreso di non vedere anche te. Per quanto ne so, tu e mio Fratello siete sempre l'uno appresso all'altra..."
"Non sempre." ammise la ragazza "Sopratutto quando quel coglione si comporta da... coglione!"
"Sento molto rancore nella tua voce." constatò Dagur, guardandola negli occhi "Deve averla combinata davvero grossa per meritarsi queste parole..."
"Lo ha fatto." disse Astrid, stringendo i pugni e abbassando lo sguardo colmo di rabbia.
Il giovane annuì, aprendo un piccolo baule vicino a loro e curiosando dentro.
"Sai, dovresti far sbollire la rabbia, o potresti andare fuori di testa anche tu." trovò alcune bende e le tirò fuori dal baule, passandone un paio all'altra e avvolgendosi le rimanenti attorno alle nocche delle mani "E io è un po' che sto fermo, sono abituato ad allenarmi tutti i giorni, quindi... che ne dici di un breve combattimento? Nulla di complesso, solo qualcosa per sciogliere i muscoli."
La ragazza fissò le bende, indecisa, ma poi se le avvolse anche lei attorno alle mani, andando verso il centro dell'arena. Dagur la seguì, fermandosi a due passi di distanza in posizione di difesa, e attese.
Astrid attaccò, usando tutta la forza che aveva e parando ogni colpo che veniva sferrato dal suo avversario; diede sfogo alla rabbia, ma non riuscì a raggiungere il suo massimo, qualcosa la bloccava.
E l'altro se ne accorse. Certo, questo non era un combattimento vero, ma solo un allenamento, ma aveva visto la giovane in una forma decisamente migliore, tanto che al tempo difficilmente era riuscito ad avere la meglio su di lei.
Ma ora era decisamente più lenta, parava molto bene i colpi più bassi, stando meno attenta a tutti gli altri; sarebbe stato semplice sopraffarla.
E fu così: in due balzi fu alle sue spalle, e prima che lei potesse reagire l'aveva bloccata, tenendole un braccio attorno al collo e l'altro attorno alla vita. E, invece di liberarsi dalla presa al collo, come sarebbe stato più logico fare, la ragazza cercava di allentare la stretta alla vita, cercando di allontanare la grossa mano del rosso, posata saldamente tra la sua anca e l'ombelico.
Dagur non mollò la presa. Era incuriosito da questo suo comportamento e voleva saperne di più.
E, finalmente, ebbe una risposta.
Un leggero movimento sotto la sua mano li bloccò entrambi. Dagur allentò la presa al collo, e la ragazza si lasciò cadere a terra, portandosi una mano sulla pancia, dove prima era posata quella del suo avversario.
Il giovane si abbassò, lo sguardo fisso sulla pancia di lei.
"Quando è successo, Astrid?" chiese, calmo.
La bionda fu sorpresa di sentire quel tono da lui: non c'era alcuna traccia della solita follia, solo un filo di rabbia, ma nel complesso la voce del capo dei Grandi Guerrieri era calma.
"Quattro mesi e mezzo fa." sussurrò, tenendo gli occhi bassi "Quando abbiamo trovato tua sorella... è successo... è successo sul pavimento di casa sua, mentre Heather era priva di sensi, a pochi metri da noi." alzò lo sguardo, incrociando gli occhi di Dagur "Non ne vado fiera, credimi... vorrei che non fosse mai successo..."
"Capisco cosa provi." ammise l'altro "Ti senti tradita, presa e buttata via da una persona a cui tenevi e che credevi che tenesse a te."
"Hiccup mi ha rovinato la vita!" esclamò Astrid "Prima mi ha illusa, e poi... poi... mi ha persino chiesto di rimanere con lui come sua concubina! È fuori di testa!"
"Bene, a quanto pare Hiccup ha scoperto come si fa a ragionare con i gioielli..." concluse il giovane, sarcastico, aiutandola ad alzarsi di nuovo in piedi.
"Da quelle zone possono venire fuori solo ragionamenti del ca..." si lamentò la bionda.
"Ehi, modera i termini, ragazza!" la interruppe lui, sorridendo.
Astrid rimase nuovamente sorpresa: la follia di Dagur sembrava davvero scomparsa, e tutto era successo quando aveva sentito il bambino muoversi dentro la sua pancia, che tra l'altro si muoveva per la prima volta in assoluto. Cosa era scattato in lui? Cosa lo aveva fatto cambiare?
"Avevo cinque anni quando è nata Heather." spiegò, come se avesse intuito i dubbi dell'amica "E i ricordi più belli che ho di mia madre sono di quando era incinta di lei. Passavo ore con la testa poggiata sul suo pancione, e mamma mi coccolava e raccontava tutti i progetti che aveva in mente per quando fosse nato il bambino. Erano dei momenti di tranquillità, delle pause nella severa disciplina a cui mi sottoponeva mio padre per addentrarmi a essere il suo degno erede."
"Stai parlando di Oswald il Pacifico? Non scherzi, vero?"
"Non sto scherzando." ammise Dagur "Il grande e giusto capo dei Grandi Guerrieri era tanto pacifico e diplomatico con le altre tribù quanto severo e intransigente con il suo figlio maggiore." fece un respiro profondo, tornando serio "Comunque, tornando alle cose serie: sto prendendo tempo. Non ho alcuna intenzione di far sposare mia sorella a Hiccup. L'Alleanza ci sarà comunque, perché se Viggo Grimborn pensa davvero che prendendosela con la mia famiglia si guadagnerà la mia fiducia non ha capito chi sono."
Astrid annuì. Almeno quella era una buona notizia.
"D'accordo, ma vorrei chiederti, per favore, di non dire a nessuno quello che sai di me." disse "Soprattutto non deve giungere nulla alle orecchie di Hiccup."
"Hai la mia parola, Astrid." acconsentì il rosso "Io mantengo sempre le promesse."
La ragazza sorrise. Il suo tono di voce era sincero, poteva fidarsi.
Senza dire altro uscì dall'Accademia, andando a casa per la cena. Ora sapeva che la speranza era ancora viva.

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Capitolo 10
*** 9 ***


Il giorno dopo le trattative ripresero e, come al solito, Stoick e Dagur si rinchiusero nella capanna del primo per poter discutere senza interventi esterni.
Hiccup aveva deciso di farsi un volo intorno all'Isola, ma la rabbia, il rancore e il nervoso che sentiva dentro di sé non gli permisero di concentrarsi a dovere, tanto che, all'ennesima caduta perché il castano aveva manovrato male la protesi caudale, Sdentato si rifiutò di riprendere a volare, ringhiandogli appena il giovane solo provava a toccare la sella.
"Grandioso..." borbottò, rinunciando a risalire in sella e andando alla Sala Grande per il pranzo "Mi mancava solo che ti ammutinassi pure tu... inutile rettile!"
Il Furia Buia ringhiò di nuovo, pur seguendolo nella sala. Tutta la situazione stava rendendo nervoso anche lui e, sinceramente, non ne poteva più dell'arroganza del suo Cavaliere, che stava davvero raggiungendo livelli insopportabili.
Il ragazzo entrò nella sala, andò a prendere il suo piatto di zuppa di legumi e si guardò intorno, in cerca di un posto vuoto.
Vide Heather, seduta al tavolo riservato a lei e a suo fratello; stava per avvicinarsi ma poi si ricordò dell'ordine restrittivo di suo padre: non potevano avere alcun contatto fino alla fine delle trattative, o non si sarebbe fatto alcun accordo.
Si girò, quindi, dal lato opposto, notando subito il tavolo di Astrid, al quale, oltre a lei, erano seduti anche i gemelli, Gambedipesce e Moccicoso.
Avrebbe voluto sedersi lì, ma sapeva di non essere ben accetto da lei. Avevano entrambi fatto delle scelte, ed ora dovevano accettarne le conseguenze, quindi si diresse al tavolo accanto al loro, che era vuoto.
Quando passò vicino al gruppo, la bionda gli riservò un'occhiata d'odio, che il ragazzo ignorò, o almeno ci provò, perché appena si sistemò al suo posto prese ad osservarla, senza farsi notare troppo.
Da quando era successo tutto, quattro mesi e mezzo prima, non aveva mai smesso di pensare a quegli avvenimenti. Lui aveva fatto quella scelta per il bene di tutti, decidendo di sposare Heather pur di evitare una guerra, ma era comunque ancora innamorato di Astrid, per questo le aveva fatto quella proposta: la legge vichinga lo permetteva, nessuno avrebbe detto nulla se avessero continuato a frequentarsi.
Ma, a quanto pareva, la ragazza non la pensava allo stesso modo, per questo aveva deciso di rompere i ponti con lui, andandosene anche dall'Avamposto. E questo lo aveva reso nervoso: oltre ad essere la ragazza di cui era innamorato, lei era anche il membro migliore del suo gruppo, e il suo secondo in comando, per cui tenere a bada il resto della squadra senza di lei sarebbe stato quasi impossibile.
Quando si erano rivisti, era sembrato per un momento che si fosse aperto uno spiraglio, ma si era sbagliato, e il loro primo incontro dopo tre mesi era stato estremamente doloroso, per Hiccup. Era più che evidente che la bionda fosse ancora molto arrabbiata.
La osservò ancora, con attenzione. Si era accorto da un po' che da quando aveva lasciato la Riva del Drago era cambiata, sia nell'atteggiamento verso gli altri, ora più calmo e riflessivo e meno manesco (a parte con lui), sia fisicamente, dal momento che era un po' ingrassata da quando era tornata, era evidente che il cambiamento d'aria le aveva fatto bene.
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dalla porta della Sala che si apriva, e dall'ingresso di Stoick e Dagur, che avevano terminato le trattative per quel giorno, probabilmente giungendo al solito nulla di fatto.
Suo padre andò a parlare con alcuni uomini seduti vicino all'entrata, mentre Dagur si guardò intorno, andò a prendere un piatto di zuppa e si avvicinò al tavolo dove era seduta la sorella.
Scambiò due parole con lei ma, invece di sedersi per mangiare, si girò e camminò verso di lui, fermandosi al tavolo di Astrid per parlare con lei.
Hiccup non riusciva a sentire cosa si stessero dicendo, ma ad un certo punto vide la ragazza sorridere, sospirando come se si fosse tolta un peso, quindi, evidentemente, il rosso le aveva dato quella che, per lei, era una bella notizia.
Poi il giovane uomo si girò verso il castano, incrociando il suo sguardo. Il suo solito sorriso folle comparve sul suo viso.
"Salve, Hiccup." lo salutò, facendo un passo verso di lui "Cercavo proprio te."
"Beh, sono qui." rispose il berkiano, freddo "Cosa vuoi?"
"Dunque... cosa volevo dirti?" continuò l'altro, avvicinandosi ancora, con aria fintamente pensierosa "Ah, sì: non puoi sposare mia sorella." Hiccup scattò in piedi, pronto a controbattere, e Dagur continuò, fissandolo negli occhi "Esatto, Hiccup, non la sposerai. Mi sono rifiutato di darla in sposa a uno come te. Come uomo continui ad essere al primo posto nella mia lista nera..." fece una pausa, si guardò intorno e alzò il suo tono di voce "Anche se come capo dell'esercito dei draghi di Berk dovrò considerarsi mio alleato. Abbiamo fatto l'accordo, con tuo padre. È bastata la cara vecchia pergamena e un po' d'inchiostro."
Ci fu un applauso, che riempì tutta la sala, mentre Dagur si avvicinava di nuovo all'altro e gli parlava all'orecchio.
"Come ho già detto, Fratello..." sussurrò "saremo alleati, d'ora in poi. Ma tu resti sempre il mio mortale nemico, non in quanto signore dei draghi, ma in quanto uomo... sempre se posso definirti così: gira voce che tu sia senza palle..."
Detto ciò si allontanò, non prima di aver lanciato uno sguardoapparentemente complice ad Astrid, che si era alzata e avvicinata a loro di qualche passo.
"Astrid..." disse il castano, reggendo il suo sguardo severo.
"Hai visto?" ringhiò la bionda, evidentemente ancora molto arrabbiata "Bastava un semplice trattato, ma tu devi sempre fare questi colpi di testa! Sei un idiota!"
Ma lui non la stava a sentire. Non si erano più toccati da quasi cinque mesi a causa di quell'Alleanza che lui pensava di poter fare con un matrimonio, per cui era il momento di recuperare. La afferrò per le spalle e la attirò a sé, baciandola con passione.
Astrid ricambiò immediatamente e, quando si allontanarono lui le sorrise.
"Credi sul serio di poter risolvere tutto così?" sussurrò la giovane, incrociando le braccia e mantenendo l'espressione severa.
"Beh, io... in realtà credevo che..." balbettò Hiccup, gesticolando. Non riuscì a completare il suo ragionamento, poiché la bionda gli aveva tirato una forte ginocchiata tra le gambe, guardandolo mentre lui si accasciava al suolo, senza fiato per il forte dolore.
"Credevi male, idiota!" esclamò, allontanandosi verso l'uscita, lasciandolo lì, ancora agonizzante, sotto gli occhi di tutta Berk.
"Wow!" disse Testa di Tufo, dopo un minuto di silenzio "Quel calcio doveva essere proprio doloroso! Che figata!" si rivolse alla gemella, mettendosi in posizione "Avanti, Testa Bruta! Voglio provare!"
La giovane rise e lo accontentò, così che anche Tufo si ritrovò a terra senza fiato, ma con un sorriso godurioso stampato in faccia, mentre la sua gallina domestica gli saltellava attorno e il resto della gente attorno a loro tornava al proprio pranzo o alle faccende da sbrigare.

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Capitolo 11
*** 10 ***


Quel pomeriggio Astrid sospese gli allenamenti. Non era molto in vena, quindi era meglio dare al team la giornata libera, piuttosto che far passare loro le pene dell'inferno a causa del suo pessimo umore.
Ma, allo stesso tempo, aveva bisogno di svagarsi, di non pensare a tutto ciò che era successo negli ultimi tempi. Aveva preso secchio e spazzola e aveva deciso di lavare la pelle squamosa di Tempestosa, per la felicità del drago.
Era concentrata sul lavoro, quando sentì qualcuno arrivarle alle spalle. Afferrò meglio la spazzola e si girò di scatto, ma si fermò appena riconobbe Dagur.
"Ah, sei tu..." disse, abbassando l'arma impropria "La pianti di comparirmi alle spalle?"
"Scusa, biondina." si scusò l'altro, girandosi verso Heather, che era dietro di lui "Credo che voi due dobbiate fare due chiacchiere. Non voglio che i miei alleati abbiano troppi conti in sospeso, quindi voglio che si risolva almeno il vostro."
"Io non capisco..." sussurrò la castana, confusa "Cosa dovrei fare?"
"Chiedi scusa a Astrid per esserti quasi sposata con il suo ragazzo." ordinò Dagur, incrociando le braccia.
"Il suo ragazzo?" esclamò, sorpresa, voltandosi verso Astrid "Ma se, tempo fa, hai detto che Hiccup non era il tuo tipo!"
"E tu hai detto che ti piaceva Gambedipesce..." borbottò la bionda.
Dagur scoppiò a ridere, guardando la sorella, divertito.
"Sul serio ti piace quella montagna di lardo?" chiese.
"Non farti sentire da lui, o ti darà in pasto al suo Gronkio." lo avvertì la berkiana, tornando a rivolgersi a Heather "A volte si dicono delle bugie, per paura di scoprirsi troppo. Con Hiccup avevamo iniziato da poco a essere... qualcosa di più, quando sei tornata all'Avamposto."
"Io... io non lo sapevo..." balbettò l'altra, con aria di scuse "Ma se era davvero così, perché Hiccup ha subito pensato a firmare un accordo con... come volevamo fare?"
"Che vuoi che ne sappia di quello che gli passa in testa agli uomini?" si lamentò Astrid, portandosi le mani alla testa e andando a sedersi a una panca lì vicino "So solo che si è comportato da stronzo..."
"Io credo di sapere cosa sia passato per la mente di Hiccup." si intromise il rosso, attirandosi le occhiate critiche delle due ragazze "Cosa c'è? Sono un uomo! È ovvio che so cosa potrebbe essergli passato per la testa!"
"Beh, parla!" lo incitò la bionda.
"Uhm... Dunque... Come posso spiegare..." ragionò l'uomo, portandosi due dita al mento con fare pensieroso "Uhm... sì... in poche parole: Astrid, fare sesso con te gli ha dato un senso d'onnipotenza."
"Aspetta un momento!" lo fermò Heather, rivolgendosi all'amica "Tu e Hiccup siete... avete..."
"Sì, siamo andati a letto insieme, proprio la sera che tu sei arrivata da noi." confermò Astrid, portandosi una mano alla pancia "E questo mi sta rovinando la vita..."
la castana la fissò, confusa, mentre Dagur le posava una mano sulla spalla.
"Cosa..." sussurrò Heather, ancora confusa.
"Hiccup l'ha messa incinta." spiegò Dagur, diventato improvvisamente serio "E un figlio nato fuori del matrimonio significa grossi guai per qualsiasi donna vichinga."
"Nessuno, a parte voi due e Gothi, lo sa." confermò Astrid "E, al momento, non voglio avere nulla a che fare con Hiccup, quindi non voglio che lui lo venga a sapere. Stoick, di sicuro, mi darà qualche punizione quando verrà a saperlo, ma per ora non voglio pensarci, voglio solo restare il più lontano possibile da quell'idiota."
"Ma prima o poi si vedrà..." obiettò l'altra, sedendosi anche lei alla panca.
"Sono di quattro mesi e mezzo, e nessuno se ne è accorto." ammise la bionda "Solo una persona l'ha scoperto, ma perché mi ha toccato la pancia proprio mentre il bambino si muoveva per la prima volta..."
Guardò Dagur, che sorrise fiero.
"Quando lo scoprirà, potrò sempre rinfacciare a Hiccup di aver sentito suo figlio prima di lui." disse.
Astrid sorrise e alzò gli occhi, vedendo arrivare Hiccup con il suo fedele Furia Buia. Si alzò in piedi e fece un passo verso di lui, con aria ostile.
"Astrid, volevo parlarti." esordì, ma dovette fermarsi e ripararsi le parti ancora dolenti, perché la ragazza era pronta a controbatte violentemente "Aspetta! Voglio solo parlare! Stai calma!"
"Beh, allora parla!" esclamò la giovane, guardandolo male.
"Ascolta..." riprese il castano, facendo un respiro profondo "Hai ragione, mi sono comportato male, e tu hai tutte le ragioni del mondo per volermi vedere morto, ma... ecco, Astrid, tu resti sempre il membro migliore della nostra squadra, quindi... perché non provi a tornare nel gruppo?"
Astrid si voltò verso gli altri due, che le sorrisero e decisero di lasciarli soli, e tornò a guardare il ragazzo negli occhi.
"Hiccup, quello che hai fatto mi ha fatto perdere la fiducia nei tuoi confronti, te ne rendi conto?" disse.
"Credo di sì... forse... noi ci stavamo frequentando e non dovevo proporre a Heather il matrimonio..." provò a spiegare Hiccup. 
"Non ci stavamo solo frequentando." lo corresse la bionda "Noi abbiamo fatto l'amore, e tu l'hai fatto sembrare come se per te non fosse nulla, senza contare la proposta di continuare a frequentarci anche dopo l'eventuale matrimonio... è stato come se per te non fossi altro che un passatempo..."
"Io... mi dispiace..." si scusò il ragazzo, abbassando lo sguardo.
Astrid gli prese le mani, avvicinandosi per guardarlo meglio.
"Io continuerò ad allenare Gustav e gli altri." spiegò "Abbiamo bisogno anche di loro. Se tu vuoi puoi affiancarmi, ma non chiedermi di tornare nella squadra, non credo di poterlo fare, per il momento, non finché non avrai dimostrato di essere cambiato."
"Va bene... come vuoi..." sussurrò il giovane, stringendole le mani.
La ragazza accennò un sorriso, avvicinandosi ancora e posandogli un bacio sulla guancia. Hiccup non resistette, spostò la testa, incrociando le loro labbra; la giovane non si oppose e prolungò il contatto, ma non gli permise di prendere il controllo: era lei che comandava, ora.
Si allontanò dopo qualche secondo e gli posò una mano sulla guancia, fissandolo seria.
"Non sono la tua ragazza, Hiccup." lo ammonì "Ma se vuoi che lo diventi, vedi di impegnarti. E sappi che quello che è successo mi ha reso molto instabile, quindi non farmi arrabbiare, okay?"
Non attese la sua risposta e si allontanò, insieme a Tempestosa. Hiccup sospirò: almeno c'era una speranza di sistemare le cose.

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Capitolo 12
*** 11 ***


Finite le trattative, dovettero tutti tirarsi su le maniche e collaborare attivamente per rendere valida l'Alleanza.
C'era, prima di tutto, da preparare un piano per riprendersi il Dragon Eye, e poi trovare il modo di annientare i Cacciatori, di renderli inoffensivi. E non era per nulla facile, considerando che tali piani dovevano essere preparati in cooperazione tra Hooligans e Grandi Guerrieri, che avevano messo da parte i rispettivi dissapori da pochi giorni.
Hiccup e Dagur discutevano continuamente, mettendo su carta tutto ciò che veniva loro in mente, e il castano, spesso, doveva mordersi la lingua ed evitare di reagire alle continue provocazioni dell'altro, il quale non faceva mistero del suo odio per l'alleato, anche se con il resto della squadra di Cavalieri aveva assunto un atteggiamento più amichevole e collaborativo.
Heather, invece, affiancava Astrid nell'addestramento del team di supporto. Si sperava che non ce ne fosse stato bisogno, che bastasse solo il team principale, ma era meglio tener pronti anche loro, per ogni evenienza, per cui la bionda li aveva messi sotto con l'addestramento, diventando ancora più severa e intransigente del solito, anche se l'altra, quando esagerava, glielo faceva notare, per cui riusciva comunque a non massacrare i poveretti che si trovava per le mani.
Per quanto riguardava la giovane berkiana, ancora non aveva perdonato Hiccup, e i contatti con lui erano ridotti al minimo indispensabile, anche se quest'ultimo era riuscito a far sbollire la rabbia e il rancore che aveva provato negli ultimi mesi, tornando ad essere il solito Hiccup di sempre, almeno per la maggior parte del tempo.
I due giovani parlavano tra loro solo quando lavoravano insieme, riducendo al minimo i contatti al di fuori dell'organizzazione delle operazioni contro i Cacciatori. O sarebbe meglio dire che era la ragazza a ridurre al minimo i contatti con lui, il quale avrebbe voluto stare un po' di più con lei e cercare di recuperare il rapporto che avevano prima che succedesse tutto quanto.
E la condizione della bionda, ancora, dopo due settimane dall'inizio ufficiale dell'Alleanza, era nota soltanto a Gothi, Dagur e Heather, nessun altro sapeva della gravidanza, e la giovane sperava di poterla tenere nascosta il più a lungo possibile, approfittando del fatto che si sentiva abbastanza bene, nonostante tutto, e le nuove forme non si notavano troppo.
Certo, stava attenta a non fare qualcosa che potesse nuocerle, ma era piena di energia e, qualche volta, si fermava dopo l'addestramento per una blanda sessione di lotta insieme a Dagur, con cui aveva stretto amicizia, cosa che contribuiva a tenere lontano da lei Hiccup, poiché ancora i due si detestavano apertamente.
Aveva appena congedato la squadra, quando il rosso si presentò all'Accademia, quel pomeriggio. La vide sollevare i grossi bersagli in legno e ferro, per riporli nel magazzino, per cui si avvicinò per aiutarla.
"Dai qui." disse "Lascia fare a me, tu non dovresti fare lavori pesanti."
"Ma sto bene..." si lamentò Astrid, pur lasciandogli completare il lavoro.
"Non è un buon motivo, bionda." la rimproverò lui, tornando dalla ragazza e poggiandole una mano sulla spalla "Ora andiamo a cena, devi sederti un po', oggi hai lavorato troppo."
"Cos'è tutta questa premura degli ultimi giorni, Dagur?" lo fermò la giovane, sospettosa "Tu non sei mai così gentile con nessuno."
"Non posso esserlo?" chiese l'uomo; un'occhiataccia fu la risposta alla sua domanda e lui sospirò, arrendevole "Te l'ho detto di mia madre?"
"Che ti faceva sentire i movimenti di Heather, quando era incinta, e che quando stavi con lei era una pausa dall'addestramento duro di tuo padre? Sì, ma non capisco cosa c'entri questo, ora." si lamentò la bionda, alzando gli occhi al cielo.
"Andiamo a mangiare e te lo spiego." tagliò corto Dagur, accompagnandola alla Sala Comune per la cena.
Astrid annuì,  seguendolo e andando a sedersi a un tavolo vuoto. Il rosso prese due piatti di zuppa, gliene passò uno e si sedette di fronte a lei, serio. 
"Mia madre era una persona molto dolce." raccontò "Vedeva del buono in ogni cosa, persino nell'addestramento a cui mi sottoponeva mio padre, nella sua severità nei suoi confronti. Mio padre era tutto l'opposto: era severo e autoritario, e guai se sgarravo, altrimenti erano botte. Si faceva vedere pacifico e diplomatico solo nelle visite di rappreseentanza, ma lui non meritava davvero il nome che gli avevano dato."
"Se davvero tuo padre era come dici, allora non mi stupisco se tu sei andato fuori di testa, guadagnandoti il nome di Squilibrato..." commentò la bionda, finendo il suo piatto di zuppa e pulendolo con il pane.
"Proprio così, ragazza." ammise Dagur, sistemandosi meglio sulla panca "Dicevo... Mia madre... lei non mi ha mai fatto mancare il suo affetto, finché era in vita, e ciò mi permetteva di non andare fuori di testa. Però è durato poco: è morta quando avevo quasi sei anni, dando alla luce mia sorella."
"Questo non spiega il perché del tuo cambio di atteggiamento nei miei confronti." osservò la giovane.
"Vedi, quando lei è morta io avevo giurato a me stesso che non avrei mai fatto del male a una donna, soprattutto se madre o incinta." concluse il rosso "Solo che il duro addestramento, la follia in cui sono caduto e i tre anni di galera mi hanno fatto dimenticare questa promessa. Sei stata tu a farmela tornare in mente, tu e i primi movimenti del figlio che stai per avere da Hiccup."
"Oh... sono felice di esserti stata d'aiuto." rispose Astrid, sorridendo, mentre lo sguardo dell'altro si posava sulla sorella, seduta qualche tavolo più in là insieme al resto del gruppo di Cavalieri, e in quel momento stava ridendo per qualcosa detta da Gambedipesce, che era diventato completamente rosso.
"Heather un po' somiglia a nostra madre." spiegò "Almeno fisicamente... solo i capelli erano diversi, mamma ce li aveva rossi come il cielo all'Alba, e li teneva sempre molto lunghi, e sciolti. A papà non piaceva molto questa affermazione di libertà, ma lasciava correre per non sembrare un selvaggio, agli occhi degli altri popoli. D'altronde doveva apparire come il soprannome che gli era stato dato..."
La bionda annuì, volgendo lo sguardo su una ragazzina dai capelli rossi che si era avvicinata a loro, con fare reverenziale, tenendo tra le mani un cestino con una pagnotta, e guardava Dagur, un po' intimorita.
"Hai bisogno di qualcosa, Daisy?" chiese Astrid, rivolta alla nuova arrivata, scatenando una reazione sorpresa nell'amico, che si voltò verso la rossa e la fissò a bocca aperta.
"Ehm... signore, hai dimenticato di prendere il pane, con la zuppa..." sussurrò la giovane, timida, porgendo il cestino al ragazzo.
"Ah... sì,  grazie..." rispose lui, prendendo il pane e sorridendole. Lei annuì, accennando un sorriso, e si allontanò, mentre il giovane uomo la continuava a fissare.
"Ehi, Daisy ha solo 18 anni!" lo rimproverò Astrid, scherzosa "Non pensarci nemmeno!"
"Ma cosa vai a pensare!" si giustificò Dagur "È solo che... mia madre si chiamava Daisy. Comunque io ho 25 anni, non sono così vecchio..."
La bionda rise divertita, ma dopo qualche minuto si bloccò di colpo, guardandosi intorno, e posò una mano sulla pancia, con un sorriso sereno.
"Si è mosso." riferì, a bassa voce, all'occhiata interrogativa dell'altro. Restò un momento in silenzio e tornò a guardarlo, seria "Ascolta... Ti va di essere il suo padrino? Però mi devi promettere che seguirai gli insegnamenti di tua madre..."
"Sarà un piacere, bionda." annuì l'uomo, passandole metà della sua pagnotta.
In un tavolo poco lontano qualcuno li stava osservando.
Hiccup era nervoso... e incredibilmente geloso! E sapeva che non sarebbe riuscito a reggere ancora a lungo.

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Capitolo 13
*** 12 ***


Il mattino seguente Hiccup si svegliò prima dell'alba.
Velocemente mise la sella al suo fido Sdentato e gli salì in groppa, spronandolo a spiccare il volo.
Aveva bisogno di staccare, di riordinare le idee, per questo aveva deciso di farsi un volo attorno a Berk.
Aveva passato settimane in preda alla rabbia e al rancore, che lo avevano quasi fatto andare fuori di testa; con il trattato di pace e l'Alleanza con Dagur un po' era passata, ed era tornato quello di sempre, ma c'erano ancora delle questioni irrisolte che rischiavano di farlo di nuovo impazzire, se non si fossero messe a posto il prima possibile.
Aveva capito di aver esagerato, ma ancora gli riusciva male di separare il suo ruolo di leader dai sentimenti, e di certo la situazione non lo aiutava. Il padre gli aveva pure fatto un discorso su tale argomento, invitandolo a rappacificarsi con i suoi amici, e ci aveva provato, anche se i risultati non erano stati quelli sperati, non del tutto, almeno.
Avevam certo, fatto pace con Gambedipesce e i gemelli, che si erano allontanati da lui nel suo periodo nero, e aveva parlato con Heather, giungendo insieme a lei alla conclusione che ciò che avrebbe potuto succedere sarebbe stato un terribile errore e che era stata una cosa buona che fosse finita prima che tutto degenerasse ulteriormente; ma ancora non era riuscito ad avere un dialogo con Astrid, non da soli, almeno.
Era ormai palese a tutti che c'erano dei grossi problemi nel loro rapporto, tanto che, qualche giorno prima, si era dovuto persino sorbire una sfuriata di Gustav, che sapevano tutti avere un'infatuazione per la bionda vichinga, a seguito di una discussione che Hiccup e Astrid avevano avuto dopo un allenamento, riguardante i metodi di addestramento che la ragazza usava sul team di supporto, affiancata sempre più spesso da Heather o Dagur.
E l'amicizia che la giovane aveva instaurato con quest'ultimo era la principale ragione del suo malumore. Il rosso, nonostante la pace tra i loro popoli, non aveva mai smesso di lanciargli continue frecciate, e quel suo modo di chiamarlo, "Fratello", era, per Hiccup, insopportabile già di suo, ma il rapporto creatosi tra lui e Astrid rendeva il castano fortemente geloso.
Non riusciva a capire quel comportamento: come avevano fatto a diventare così... intimi? Come poteva, colui che, fino a pochi mesi prima, era un nemico giurato di Berk, essersi legato così tanto ad Astrid?
E Astrid, il suo secondo in comando, la ragazza di cui era innamorato, la prima che aveva baciato e l'unica con cui aveva fatto l'amore, sembrava non essere dispiaciuta delle attenzioni che l'altro le dava, anzi sembrava usare questa cosa a suo vantaggio, per evitare che lui si avvicinasse troppo, poiché non aveva fatto mistero con nessuno di essere ancora molto arrabbiata con lui.
Ma se voleva rimanere sano di mente, se non voleva impazzire, roso dalla gelosia, doveva parlarle, possibilmente a quattr'occhi, lontano da quel degenerato dal volto sfregiata. E sapeva che Astrid non aveva mai smesso di fare il suo giro con Tempestosa, tutti i giorni prima dell'alba.
Sperava di incontrarla, così avrebbero potuto parlare in pace.
Fu così, infatti. Al secondo volo intorno al villaggio vide l'Uncinato Mortale della giovane prendere il volo dalla sua capanna; attese qualche minuto e poi la seguì, restando a distanza per un po', prima di decidere di affiancarla.
Astrid si accorse immediatamente di lui e gli riservò un'occhiataccia.
"Buongiorno." la salutò "Posso volare con te?"
"Il cielo è di tutti." borbottò la bionda, spronando il suo drago.
Il ragazzo sospirò, continuando a starle dietro, in silenzio. Il castano guardò in basso, pensieroso. Di certo non avrebbe potuto parlarle se fossero rimasti lassù, quindi doveva trovare il modo di convincerla ad atterrare con lui in qualche posto tranquillo dell'isola. Dopo tanto pensare, optò per la soluzione più semplice.
"Senti, Astrid..." disse "Forse è meglio se scendiamo a terra. Dobbiamo parlare."
"Io, quello che avevo da dire, te l'ho già detto." ringhiò la ragazza, sulla difensiva.
"Per favore... È importante." la implorò lui.
Astrid borbottò e scese, atterrando su una piccola radura non troppo lontana dalle ultime case del villaggio. Hiccup la seguì, scendendo a terra con un balzo.
La giovane restò a distanza, tesa e visibilmente a disagio, e il ragazzo lo notò subito: lo sguardo era sfuggente e basso, il braccio sinistro era teso, con la destra poggiata poco sopra il gomito, in corrispondenza della frattura che Moccicoso le aveva procurato due anni prima, durante la prima Corsa dei Draghi di Berk. Il castano sapeva bene che quello era un sintomo di stress e disagio, ma non poteva farci niente, doveva parlarle.
La guardò ancora per qualche secondo, sorprendendosi di quanto fosse cambia tra. Non ci aveva mai fatto caso, ma in quei mesi sembrava essere cresciuta, non era più una ragazzina, ma una donna. Si avvicinò, cercando il suo sguardo e, finalmente, parlò. 
"Ascolta, Astrid, è evidente che ce l'hai ancora con me." disse "Ho capito di aver sbagliato, ho fatto una cazzata e sto cercando di rimediare, ma tu devi permettermelo..."
"Mi dispiace, Hiccup, non posso farlo, non per il momento, almeno." si scusò la bionda.
Hiccup fece un respiro profondo. Si aspettava quella risposta, ma sapeva di dover andare fino in fondo, doveva fare la domanda successiva e accettare qualsiasi risposta ne sarebbe risultata, almeno per stare in pace con la coscienza.
"Tu e Dagur state insieme?" domandò, serio.
"MA COME TI SALTA IN MENTE!" lo aggredì Astrid, prendendolo per il colletto "Dagur è solo un amico! Ed è molto meno fuori di testa di quello che sembra: è una persona dolce, premurosa, ma è solo un amico. E comunque il fatto che siamo stati insieme, che abbiamo fatto sesso su uno squallido pavimento non ti dà diritto di giudicare! Sono libera di frequentare chi voglio!"
"Ma, Astrid... Io..." balbettò il giovane, senza muoversi "io volevo solo..." fece un respiro profondo e abbassò lo sguardo "Scusa. Hai ragione."
La bionda sembrò calarsi e allentò la presa sulla maglia dell'amico, facendogli alzare lo sguardo.
"Ascolta, Hiccup... quello che c'è stato tra noi..." sussurrò "Quello che hai fatto ha rischiato di rovinare tutto. Ho bisogno di tempo per me, ho delle cose da capire, e se tu mi assillo troppo non ci riesco. Davvero... ora dobbiamo impegnarci per recuperare il Dragon Eye, il resto, i nostri sentimenti, devono passare in secondo piano, devi concentrarti." fece un respiro profondo e si avvicinò di un passo "Sto davvero considerando la possibilità di perdonati, ma tu non devi fare colpi di testa, okay? Io ho già altre cose più importanti a cui pensare, cose di cui ora non posso parlarti, ma che hanno a che fare con il mio futuro. Sono decisioni che devo prendere da sola, tu non puoi assolutamente intrometterti, okay?"
"Astrid? Stai bene?" chiese il ragazzo, allarmato da quelle parole.
"Sì, Hiccup. Sto bene, ma non mi chiedere altro e abbi pazienza." lo rassicurò lei, posandogli un veloce bacio sulle labbra, prima di richiamare Tempestosa e tornare a Berk, velocemente.

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Capitolo 14
*** 13 ***


Stoick doveva ammetterlo: era felice di riavere suo figlio a Berk.
In quei mesi in cui si era trasferito all'Avamposto gli era mancato, anche se non lo avrebbe rivelato neanche sotto tortura, a chiunque glielo avesse chiesto. 
Gli era mancato quel ragazzino pasticcione parcheggiato nella bottega del fabbro solo per evitare che facesse danni, e anche il piccolo ribelle che, invece di uccidere i draghi, li addestrava.
Ma Hiccup non era più un ragazzino, era ormai un giovane uomo di quasi 20 anni. Un giovane uomo che presto avrebbe potuto diventare il suo successore, grazie a ciò che gli era stato insegnato e all'esperienza acquisita come leader dell'Accademia dei Draghi e durante il periodo di permanenza all'Avamposto.
Però aveva fatto degli errori. Nessuno è perfetto, anche a Stoick era capitato di sbagliare, ma quelli che aveva fatto Hiccup avevano rischiato di sgretolare il gruppo, di rendere inefficace la prima difesa di Berk.
Non gli era ancora del tutto chiaro cosa fosse successo, sapeva solo che suo figlio, nel tentativo di portare Dagur dalla sua, aveva chiesto a Heather di sposarlo, cosa che aveva mandato Astrid su tutte le furie, tanto da convincerla a lasciare l'isola immediatamente.
Conosceva quel lato del carattere del ragazzo, fin da piccolo aveva visto quanto fosse testardo e impulsivo, e un po' aveva tentato di correggerlo, non troppo, però, perché quell'impulsività e quella testardaggine innata erano un'eredità della madre, Valka, portata via da un Tagliatempeste quando il loro figlio era ancora in fasce. E ogni volta che Stoick guardava negli occhi il giovane non poteva fare a meno di notare quanto fosse somigliante a sua madre, anche se non riusciva a capire da chi avesse preso quell'arroganza velata che aveva cominciato a mostrare negli ultimi anni.
Un'arroganza che, forse, era alla base della rottura con Astrid, l'unica che, fino a quel momento, era riuscita a frenarlo, a farlo andare sempre nella giusta direzione.
Astrid, la Ragazza Audace, la giovane promessa dell'addestramento antidrago divenuta in pochissimo tempo la migliore cavalcadraghi dopo Hiccup. L'aveva vista crescere, passare da una ragazzina un po' maschiaccio, colma di rabbia e rancore, a una giovane donna sicura di sé, una guerriera degna di essere il secondo comandante del gruppo di Cavalcadraghi di Berk.
In realtà il Capo sperava in qualcosa di diverso, riguardo al rapporto tra lei e suo figlio.
Pur avendo sempre insistito sull'osservanza delle leggi, aveva sempre pensato che il matrimonio combinato non fosse la cosa giusta da fare per il suo unico figlio.
Hiccup era il suo successore, e sapeva che aveva bisogno di avere accanto qualcuno di cui fidarsi ciecamente, qualcuno che sapesse consigliarlo, e di certo farlo sposare a una sconosciuta o a una donna per cui non avesse provato nulla non avrebbe giovato. Per questo aveva deciso di lasciargli libertà di scelta su quel campo.
Ma non era cieco, aveva notato quei piccoli gesti tra loro, sintomo di un'intesa che andava oltre l'amicizia, a che ancora non era amore, almeno non coscientemente. Sapeva che prima o poi si sarebbero decisi, avrebbero confessato i loro sentimenti, ma non si aspettava che la situazione precipitasse come era successo negli ultimi mesi.
Non sapeva bene cosa fosse successo tra loro, ma sicuramente aveva a che fare con i loro sentimenti, vista la reazione che c'era stata due settimane prima, quando era stato reso noto l'esito finale delle trattative tra lui e Dagur. Aveva qualche sospetto, ma non voleva intromettersi, i due ragazzi dovevano cavarsela da soli.
Certo, era preoccupato, ma sperava che la situazione si risolvesse per il meglio.
Con questi pensieri aveva passato la giornata, impegnato nelle mansioni giornaliere, e ancora gli impegnavano la mente nel tardo pomeriggio, mentre girava per il villaggio, controllando che tutto fosse a posto.
Passando nei pressi dell'Arena notò Dagur, affacciato a una delle balconate che davano sull'interno dell'area di allenamento. 
Si avvicinò, affiancandolo e guardando nella stessa direzione, vedendo Astrid e Heather, intente a strigliare i rispettivi animali, raccontandosela e ridendo insieme, come se nulla di quanto successo nei precedenti cinque mesi fosse davvero accaduto.
Si voltò, quindi, verso il rosso, notando che la sua tipica espressione folle era completamente scomparsa. La cosa non lo sorprese, aveva già visto, a tratti, quello sguardo, i giorni precedenti, e anche durante le trattative; evidentemente non era così squilibrato come si credeva, e sicuramente era molto legato alla sorella minore.
"Le due guerriere più valorose dell'arcipelago." disse l'omone, sporgendosi per osservare meglio le due giovani "Due giovani donne appartenenti a due popoli che, fino a poco tempo fa, si facevano la guerra, intente a socializzare amichevolmente. Il sogno di tuo padre si sta avverano, giovanotto."
"Quello era il sogno di mia madre." confessò Dagur "A mio padre non interessavano certe cose, a lui bastava solo farsi vedere tollerante. È stato lui stesso a mandare via mia sorella, quando aveva tre anni, non voleva che avesse su di me l'influenza che aveva la mamma."
"Sai, non riesco ancora crederci che tuo padre fosse davvero come dici..." ammise Stoick "Però si spiegano molte cose. In ogni caso spero che questa pace che abbiamo firmato sia duratura."
"Per quanto mi riguarda, lo sarà." rispose il giovane "Ho fatto una promessa a una persona, e intendo mantenerla."
"Suppongo che te l'abbia chiesto Heather..." suggerì il berkiano, incuriosito.
"No, è stata Astrid." lo corresse Dagur "Ma non per sé stessa, bensì per qualcun altro che ancora non ha la facoltà di farsi capire."
Stoick sospirò nervoso: aveva capito di cosa stesse parlando, d'altronde i sospetti li aveva da tempo e gli indizi erano costantemente sotto i suoi occhi. Scosse la testa, passandosi una mano sul volto.
"Che gli Dei mi perdonino..." sussurrò "Tra tutte le cose stupide che mio figlio poteva fare, doveva proprio mettere nei guai Astrid?"
"E da quello che lei mi ha detto, è successo il giorno prima che decidesse di sposare mia sorella." riferì il ragazzo, raddrizzando la schiena.
Stoick borbottò, continuando a guardare Astrid e Heather.
"Di male in peggio..." si lamentò "Il lavoro di un capo è davvero problematico, certe volte... Suppongo che Hiccup non ne sappia nulla, ma sono affari loro, ho deciso di lasciare che se la sbrighino da soli, su questa faccenda, ma se non risolveranno prima della nascita di mio nipote sarò costretto a prendere provvedimenti, ci sono delle leggi, e vanno rispettate."
"Astrid è cosciente di questo fatto, ne abbiamo parlato." ammise il rosso, guadagnandosi un'occhiata interrogativa dell'altro, per cui dovette dare qualche spiegazione "Abbiamo fatto amicizia, in questi giorni. Comunque conosce le regole, e sa che verrà punita per aver avuto un figlio al di fuori della benedizione matrimoniale. Non le importa, le basta non essere separata dal bambino, e per questo combatterà con tutte le sue forze."
"Come farebbe qualunque madre, pur di tenere al sicuro il proprio figlio." concluse Stoick "Sì, per legge dovrò punirla, ma stai certo che neanche Hiccup ne uscirà indenne: ha fatto una cosa sbagliata, non la passerà liscia."
"Non vedo l'ora di assistere alla scena." rise il capo dei Grandi Guerrieri "Comunque per ora ci sono cose più importanti da fare: i preparativi per la battaglia contro i cacciatori sono quasi finiti, e tra qualche giorno partiremo per attaccare la loro isola."
"Mh... Suppongo che Astrid non voglia mancare..." borbottò l'altro, guardando negli occhi Dagur "E non ne sono entusiasta, ma poiché la conosco so che nessuno riuscirebbe a convincerla a restare qui. Per questo, da capo a capo, ti chiedo di fare in modo che a mio nipote e a sua madre non succeda nulla."
"Lo farò, Stoick, contaci!" giurò il rosso, stringendogli la mano.
Stoick si allontanò, tornando verso la sua capanna.
Era riuscito a capire meglio la situazione venutasi a creare negli ultimi mesi, ma non era ancora così sicuro se fosse stato meglio restare nell'ignoranza o meno.

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Capitolo 15
*** 14 ***


Gambedipesce era sempre stato una persona tranquilla.
A discapito delle apparenze, l'imponente e forte ragazzone non aveva mai amato l'azione, o almeno non come i suoi compagni di squadra. Lui era, più che altro, uno studioso, il sapiente del gruppo; assieme a Hiccup era quello che ne sapeva di più sui draghi, solo che, a differenza di quest'ultimo, che preferiva imparare le cose sul campo, tutte le sue conoscenze derivavano in prevalenza dal Libro dei Draghi, dalle pergamene di Bork e, negli ultimi mesi, dall'Occhio di Drago.
Era tranquillo, paziente, buono, a volte passava anche per ingenuo. Ciò non significava che fosse facile mettergli i piedi in testa, tutt'altro: ogni volta che Moccicoso ci provava finiva sempre che a farne le spese era il moro.
E il suo drago, Muscolone, una femmina di Gronkio, era perfetta per lui: dolce, tenera, pacifica, lenta, ma non per questo meno letale degli altri animali che componevano l'arsenale dei Cavalieri.
Adorava quell'animale, e lei adorava lui. Era talmente legato a Muscolone che, un po' per gioco e un po' per mostrare il loro legame, simulando l'usanza che avevano le donne vichinghe di adornare i capelli del loro amato con delle treccine,si era fatto una treccina sulla  tempia sinistra.
Non pensava a mettere su famiglia, non ancora. Non aveva fretta, anche perché l'esperienza avuta quando aveva creduto di essere sposato con Testa Bruta lo aveva un po' spaventato. E non frequentava molte donne, per cui la scelta della sposa non era affatto semplice.
Le ragazze che conosceva meglio erano Astrid e Testa Bruta, le sue compagne di squadra. La prima l'aveva esclusa a priori, era troppo per lui, e inoltre aveva sempre notato una certa attrazione tra lei e Hiccup, per cui non voleva mettersi in mezzo.
La seconda era un po' fuori di testa, ma era una brava ragazza. Il problema di stare con lei era che bisognava stare dietro anche al fratello, poiché i due erano inseparabili. E quel periodo in cui aveva creduto che erano sposati era stato parecchio duro da superare. Senza contare che, di recente, si era accorto che anche Moccicoso stava cominciando a mostrare interesse nei suoi confronti, evidentemente aveva deciso di cambiare obiettivo e lasciare in pace Astrid. 
E poi c'era Heather, l'audace principessa dei Grandi Guerrieri che si era più volte unita alla squadra per combattere dei nemici comuni. Aveva un carattere forte, come quello di Astrid, ma lo sguardo di qualcuno che ancora non aveva trovato il suo posto nel mondo; un po' lo affascinava, era misteriosa, decisa, e aveva un gran cuore, sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di tirare fuori dai guai gli amici o la famiglia.
Qualsiasi cosa, anche sacrificare la propria libertà pur di far fare al fratello la cosa giusta. Si ricordava tutto quanto era successo cinque mesi prima, dal suo arrivo all'Avamposto, in condizioni terribili, al breve fidanzamento con Hiccup, per fortuna durato poco, perché tale situazione aveva quasi mandato in frantumi i rapporti tra i membri della squadra. Gambedipesce era stato il secondo ad andarsene, la prima era stata Astrid, lui aveva resistito finché aveva potuto, anche perché ci teneva che Heather si riprendesse, visto che era lui a occuparsi della sua salute, ma Hiccup era andato fuori di testa e la situazione era diventata insostenibile, così aveva dovuto lasciare, almeno finché i problemi non fossero stati risolti.
E la maggior parte si erano risolti, a quel punto. Il gruppo era tornato abbastanza unito, anche se restavano alcune questioni da chiarire tra Hiccup e Astrid, ma quelli erano affari loro.
Mancavano un paio di giorni all'attuazione del piano per recuperare il Dragon Eye, per questo Hiccup aveva lasciato del tempo libero ai Cavalieri, voleva che si svagassero e recuperassero le energie, e forse, secondo il parere di Gambedipesce, sperava anche di usare quel tempo per potersi chiarire con Astrid, anche se lei non sembrava ancora del tutto intenzionata a perdonarlo.
Il biondo ragazzone era davanti alla sua capanna, in compagnia della fedele Muscolone, intento a spazzolare prima i denti e poi la pelle del suo Gronkio, cosa che il drago gradì particolarmente, lasciandolo fare, scodinzolante.
Concentrato come era in quella attività, non si rese conto che qualcuno gli si era avvicinato alle spalle; se ne accorse solo quando si sentì toccare sulla schiena, e la cosa gli fece fare un grosso salto per la sorpresa.
Si girò, e appena riconobbe Heather prese a balbettare, imbarazzato per la reazione appena avuta.
"Scusa, Gambedipesce." si scusò la castana, avvicinandosi e facendo una carezza a Muscolone "Non volevo spaventarti."
"Ehm... o... okay..." rispose il giovane, torcendosi le mani "Sta... stai bene? Hai bisogno di qualcosa?"
"Tranquillo, sto bene." disse lei, sorridendo e afferrandogli una mano "Volevo solo ringraziarti."
"Pe... per cosa?" chiese il biondo, arrossendo un po'.
"Per esserti preso cura di me quando sono venuta all'Avamposto ed ero conciata male, cinque mesi fa." ammise Heather, guardandolo negli occhi senza lasciargli la mano.
"Non... Non c'è di che." rispose il ragazzo, sempre più rosso.
La ragazza si avvicinò, sorridendo. Gambedipesce le piaceva molto, era tranquillo, dolce, ed era incapace di mentire. Tutto l'opposto di lei; forse era per questo che ne era attratta, perché dopo tante fughe e tante battaglie aveva bisogno di un po' di tranquillità nella sua vita, e quel ragazzo poteva essere un ottimo appoggio.
E mancavano pochi giorni al momento dell'attacco ai Cacciatori. Se lei aveva bisogno di tranquillità, lui aveva bisogno di essere spronato, perché potesse tirare fuori la sua forza.
Si guardò intorno e, infine, si rivolse nuovamente a lui.
"Ti va di fare una passeggiata?" domandò. 
Gambedipesce acconsentì, seguendola, senza mollare la sua mano, mentre chiacchieravano serenamente.
Poco lontano, Dagur li osservava, fermo con la schiena poggiata al muro di una capanna e le braccia incrociate sul petto.
Hiccup atterrò poco lontano da lui, scese dalla sella e diede una pacca al fianco di Sdentato, infine riservò un'occhiataccia al rosso.
"Fratello..." lo salutò il giovane uomo, senza muoversi dal suo posto e continuando a seguire la sorella con lo sguardo.
"Per l'ennesima volta, non sono tuo fratello!" ringhiò il castano, stringendo i pugni e fermandosi davanti a lui.
"Va bene, ma ora levati, Fratello, mi blocchi la visuale." rispose Dagur, prendendolo per la spalla e facendolo spostare accanto a lui.
"Che cosa?" chiese l'altro, guardandosi intorno.
"Guarda." indicò il rosso, verso la sorella e il corpulento Berkiano "Quello è il motivo per cui non te l'ho fatta sposare."
Hiccup guardo i due giovani, che si erano fermati vicino alla capanna dove erano alloggiati lei e il fratello. Li vide parlare ancora un po', mani nelle mani e guardandosi negli occhi. Il ragazzo continuava a non capire cosa volesse dire il loro alleato, e si voltò verso il rosso per chiedergli spiegazioni.
"Guardala." spiegò Dagur "È felice. Se avesse sposato te nessuno di voi lo sarebbe stato. Tanto più che avrei dovuto averti come cognato... sai che scocciatura? Per non parlare della mia reputazione: io, capo dei Grandi Guerrieri, imparentato con Hiccup Haddock, la femminuccia cavalcadraghi!"
"Avrei comunque tentato di renderla felice." protestò il giovane.
"Come? Cercando di convincere Astrid a diventare la tua concubina? Gran bella mossa per cercare la felicità di una moglie..." borbottò, rispondendo poi allo sguardo dubbioso di Hiccup "Sì, Astrid mi ha detto anche questo, e sono completamente d'accordo con lei: sei un idiota."
Il castano non replicò. Non voleva rivangare quella storia, che lo aveva fatto allontanare dalla giovane guerriera e che ancora faticava a farla riavvicinare, per cui restò qualche minuto in silenzio, osservando insieme a Dagur la coppia poco lontano, che poco dopo li sorprese.
Heather, infatti, si era ulteriormente avvicinata al ragazzone, alzandosi sulle punte e posandogli un bacio sulle labbra, di quelli casti e timidi, e la cosa aveva preso di sorpresa Gambedipesce, che però si riprese immediatamente, ricambiando, finché lei non si allontanò, sorrise e entrò in casa, lasciandolo solo davanti alla porta.
Il rosso accennò un sorriso, rivolgendosi nuovamente a Hiccup e tornando serio.
"Accetta il mio consiglio, Fratello." disse "È meglio per te e Astrid se risolvete al più presto i vostri problemi di coppia, perché ci sono forze in gioco di cui non hai idea e che potrebbero rovinarlo in modo permanente. E resta poco tempo, quindi affrettati."
"Sai qualcosa che non so?" chiese l'altro, dubbioso.
"Sì, ma ho promesso alla biondina il silenzio assoluto con te, quindi arrangiati da solo." rispose Dagur, criptico, camminando verso la sua capanna e lasciando da solo il giovane.

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Capitolo 16
*** 15 ***


Due giorni dopo arrivò il giorno deciso per l'attuazione del piano.
Era mattina presto, e il sole non era ancora sorto, ma Hiccup era già in piedi da un pezzo. Certo, mancavano ancora ore alla partenza, ma aveva delle faccende da sbrigare prima di partire.
Chiamò il suo fido drago e uscì nel piazzale davanti alla sua capanna, tenendo tra le mani la nuova sella che aveva costruito in quel periodo, apposta per essere usata quel giorno; Sdentato sbadigliò, si stirò la schiena e le ali e lo seguì, brontolando come se fosse stato svegliato nel nel mezzo di un fantastico sonno. Il castano sospirò, scuotendo la testa: per quanto si volessero bene, negli ultimi tempi il Furia Buia era diventato molto critico nei suoi confronti, a causa di quei quattro mesi di follia, ma il ragazzo si stava facendo perdonare, per cui almeno il loro legame era diventato anche più forte di prima; senza dire nulla gli montò la protesi caudale e la sella, controllando che fossero messe bene, quindi le provò rapidamente, muovendo i meccanismi con le mani. Era perfetto, leggero, maneggevole, l'ideale per sfrecciare tra le frecce avvelenate dalla Radice di Drago che i Cacciatori usavano per mettere fuori uso i draghi.
Fatto ciò, prese la nuova armatura in sottile Ferro di Gronkio, rivestita internamente in morbido cuoio per evitare fastidiosi pruriti e la sistemò addosso a Sdentato. Controllò che il ferro non toccasse la pelle dell'animale, spostando lembi di cuoio dove c'era bisogno, e diede una pacca affettuosa sul fianco a Sdentato; sapeva fin troppo bene il fastidio che dava il ferro sulla pelle nuda, lo provava ogni giorno con la protesi, agganciata alla gamba da una leggera intelaiatura metallica montata attorno al moncherino, e se per sé stesso non poteva fare molto, almeno per il suo amico doveva trovare un rimedio, per evitare che quel fastidioso prurito lo distraesse dai suoi compiti.
Finalmente saltò in sella e spiccarono il volo, per un giro di prova, in modo da testare la leggerezza e la maneggiabilità della nuova attrezzatura. Era perfetta, quindi, quando il sole cominciava a vedersi all'orizzonte, atterrò nuovamente, sulla piazza centrale, proprio mentre Astrid e Tempestosa uscivano dalla loro capanna, e la ragazza preparava tutto l'occorrente per la giornata. Scese dalla groppa di Sdentato e si avvicinò alla bionda, quindi afferrò due asce, posate contro il muro e pronte per essere usate, e le soppesò, esaminando le lame, quindi fece qualche passo verso di lei e gliene passò una.
"Ti consiglio di portarti questa." suggerì "È più leggera e ha il filo più tagliente."
"Mh... sì, grazie." rispose Astrid, ancora assonnata, prendendo l'arma e disponendola nella fondina alloggiata sulla sella di Tempestosa.
Hiccup la guardò, attento. C'era qualcosa di strano in lei, ultimamente, togliendo il fatto che lo evitava perché ancora non lo aveva perdonato per quanto successo cinque mesi prima; non riusciva a capire cosa fosse, ma in quel momento aveva notato che era molto stanca, come se non avesse dormito da giorni, e la cosa lo preoccupò.
"Stai bene?" chiese "Sembri stanca..."
"Stanotte ho dormito male, ero abituata al letto che avevo alla Riva del Drago, e tornare a questo è dura..." spiegò la giovane, stringendo le briglie della sella "Però sto bene." Hiccup stava per replicare, ma lei lo fermò, prendendolo la mano e guardandolo negli occhi "Sul serio, sto bene, non preoccuparti. Per adesso concentriamoci su quello che dobbiamo fare, poi, quando torneremo a Berk, parleremo. Devo dirti delle cose che riguardano quello che è successo, ma lo farò dopo, ora dobbiamo solo pensare a riavere indietro l'Occhio di Drago."
Il castano non era ancora convinto. Astrid non stava bene, era evidente, e lui era preoccupato; la giovane sorrise, cercando di essere rassicurante, e si avvicinò, posandogli un bacio sulle labbra. Questo bastò al ragazzo per fargli passare la preoccupazione: certamente ciò che doveva dirgli non appena tornati a Berk era che lo perdonava, finalmente, per quanto successo. Magari aveva anche pronto un discorso, ma aveva intenzione di dirglielo quando fossero stati tranquilli e senza preoccupazioni ulteriori.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo, prima che lui decidesse di baciarla di nuovo, prendendole il volto tra le mani. Certo, non aveva ancora detto esplicitamente di averlo perdonato, ma quello sguardo bastava per ridargli un po' di fiducia, e vista la pericolosità di ciò che dovevano fare quel giorno, ne aveva decisamente bisogno.
Astrid lo lasciò fare, r icambiando il bacio. Anche lei ne aveva bisogno, tanto più che il bambino, che aveva fatto le capriole per tutta la notte, non facendola riposare bene, si era calmato non appena il giovane l'aveva toccata, quindi quel momento di tregua era benvenuto. Certo, aveva ancora timore che lui scoprisse tutto, che le sue nuove rotondità un po' anomale gli facessero venire qualche dubbio, ma non stava succedendo, inoltre aveva deciso di dirgli tutto, quella sera, non appena fossero tornati a Berk, poiché non avrebbe potuto tenerlo nascosto ancora a lungo.
Quando si separarono videro gli altri avvicinarsi, con i loro animali, quindi salirono in sella e, quando furono arrivati tutti, partirono.
La traversata fu lunga e silenziosa. Erano tutti quanti concentrati e, salvo i rari ordini di Hiccup per i cambi di rotta, nessuno parlò. Persino Dagur, che i giorni precedenti trovava ogni occasione per far innervosire il suo rivale con battute e frecciatine, era silenzioso, e guardava di fronte a sé, seduto in groppa a Windshear, guidata, come al solito, dalla sorella.
Finalmente arrivarono in vista dell'isola dei Cacciatori. Salirono di quota, nascondendosi tra le nuvole, e si avvicinarono ancora, non visti, ma presto dovettero uscire allo scoperto, aggirando le numerose trappole che i loro avversari avevano disseminato attorno all'accampamento. 
Non fu semplice, ma ognuno di loro aveva la sua parte: Hiccup,  con Heather, Dagur e Astrid, sarebbero scesi a terra per cercare l'Occhio di Drago, mentre gli altri avrebbero creato un diversivo, restando in volo. In realtà il piano originale prevedeva che Astrid restasse in volo, coordinando il resto del gruppo, ma il rosso aveva insistito che venisse con loro, con la scusa che il suo talento guerriero fosse più utile a loro che agli altri; Hiccup ne fu subito convinto e il piano venne quindi cambiato. Non poteva dire nulla al giovane berkiano, ma il vero motivo per cui voleva Astrid con loro era perché così sarebbe stato più facile proteggere lei e il bambino che portava in grembo, dandogli una preoccupazione in meno a cui pensare.
Camminarono nell'ombra, cercando di non fare rumore, ma presto vennero scoperti, e vennero attaccati da alcune guardie, messe subito KO. Poco dopo, però, arrivarono alla capanna di Viggo, e decisero di entrare, lasciando i draghi di guardia, all'esterno.
La grande stanza era buia e vuota, a parte il massiccio tavolo sul fondo, colmo di piantine e pergamene srotolare. Hiccup e Dagur si avvicinarono, guardandosi intorno, tesi.
"Sapevano che saremmo venuti." enunciò il castano, togliendosi lo scudo dalle spalle e agganciandolo al braccio.
"Deve averli insospettiti il fatto che mi avete rapito, Fratello." completò Dagur, affermando la sua spada.
"Proprio così, Dagur Oswaldson." ruggì una voce alle loro spalle.
I due si voltarono, veloci, scoprendo che la via di fuga era bloccata dai fratelli Grimborn. Viggo era più avanti, e teneva tra le mani l'Occhio di Drago, rigirandolo da una parte all'altra, con fare sicuro, mentre Ryker era dietro, che ostruiva l'uscita e, allo stesso tempo, teneva ferme Astrid e Heather, ciascuna con un braccio del corpulento uomo ben stretto attorno al collo.
Hiccup e Dagur si guardarono. Si aspettavano una trappola, ma l'ultima cosa che il castano voleva era mettere in pericolo quel uno dei suoi amici.
"Salve, Viggo." intervenne il rosso, prendendo l'iniziativa e facendo un passo avanti, con fare sprezzante "Speravo di vederti, sai? Avevo una gran voglia di fare due chiacchiere con te."
"Oh, Dagur, pensavo fossi più furbo nella scelta dei tuoi alleati..." lo interruppe l'altro, avvicinandosi, con le mani dietro la schiena "Pensavo che scegliessi i vincenti."
"I... vincenti non mal... maltrattano i parenti dei propri alleati per assicurarsi la loro lealtà!" si intromise Astrid, cercando di liberarsi dalla presa.
"Mh... comunque suppongo cerchiate questo." rispose Viggo, mostrando l'Occhio di Drago "Mi dispiace deludervi, ma non lo avre..." ma il suo discorso venne interrotto da uno sputo di plasma di Sdentato, alla schiena di Ryker, cosa che permise alle ragazze di liberarsi.
Dagur, approfittando della confusione, saltò addosso all'avversario, innescando con lui una lotta furibonda, mentre l'oggetto che aveva tra le mani rotolava via.
Astrid si lanciò,  afferrando l'Occhio di Drago e uscendo dalla capanna, scavalcando Ryker e seguita da Hiccup e Heather, mentre l'altro era ancora impegnato nella lotta. Saltarono sui draghi ma dovettero aspettare Dagur, che uscì dopo un po', con la spada insanguinato tra le mani e lo sguardo folle.
Senza dire una parola salì dietro la sorella e tutti spiccarono il volo, raggiungendo il resto del gruppo e ordinando la ritirata.
Voltarono in silenzio per un po', finché Hiccup non parlò, rivolgendosi a Dagur.
"Per favore, dimmi che non l'hai ucciso." disse, critico.
"Anche tu l'avresti fatto, se avesse fatto del male a qualcuno a te caro." rispose il rosso, serio.
"No, io non l'avrei fatto." obiettò Hiccup "Non siamo venuti qui per vendicarci, ma per recuperare l'Occhio di Drago. A proposito, Astrid?"
"Ce l'ho qui..." rispose la bionda, indicando la borsa al lato della sella. Stava per aggiungere altro ma impallidì di colpo e perse i sensi.
Per poco non cadde dalla schiena di Tempestosa, se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Dagur, che saltò dietro di lei, prendendola al volo e prendendo il comando del Drago.
"Astrid!" esclamò il castano, preoccupato, affiancandoli con Sdentato.
"È svenuta." riferì il giovane uomo, controllandola "Torniamo a Berk, la vostra druida deve controllarla."
Hiccup annuì e diede l'ordine di accelerare il passo.
Verso sera arrivarono al villaggio, e la bionda venne subito portata da Gothi; il giovane capo confidò i suoi amici, ma decise di aspettare fuori dalla casa della vecchia, per avere notizie della ragazza. Con lui rimase anche Dagur, che restò in silenzio tutto il tempo.
Poco dopo vennero raggiunti da Stoick, che parlò da solo con Gothi, prima di avvicinarsi ai due e guardare Hiccup, serio.
"Astrid starà bene." riferì "Però devo parlarti, Hiccup."
"Cosa c'è, papà?" domandò il castano.
"Ho saputo che la missione è andata a buon fine, non posso esserne più fiero." esordì l'omone "Per questo ho deciso che d'ora in poi delegherò te per alcune faccende, devi imparare ad essere un buon capo, su tutti i fronti." Hiccup stava per obiettare, ma lui lo interruppe "Niente storie, ragazzo. Comunque per ora saranno solo cose semplici, tipo comunicare le punizioni a chi infrange le leggi."
"Va... va bene, papà." rispose l'altro, ben sapendo che era meglio non contraddirlo. 
"Bene, figliolo." annuì Stoick "Dovrai iniziare subito. Come ben sai per la legge non è permesso a una donna di avere figli fuori dal matrimonio. Sono venuto a sapere, di recente, che una ragazza ha infranto la legge, per cui dovrai dirle che è agli arresti fino a Snoggheldhog. Non potrà uscire di casa se non per venire qui a farsi controllare da Gothi, e non potrà partecipare a nessuna attività esterna fino a tale data."
"Fino a Snoggheldhog?" obiettò Hiccup "Sei sicuro? Sono quasi cinque mesi. È un sacco di tempo."
"Da quello che so, il bambino dovrebbe nascere in quel periodo." spiegò l'uomo "Comunque non so chi sia il padre, ti toccherà cercarlo e riferirgli che da domani e fino a Snoggheldhog non potrà avere alcun contatto con lei, perché lei non è l'unica colpevole, e certe cose si fanno in due."
"Va bene. Anche se la pena mi sembra esagerata..." borbottò il giovane "Dove è la donna che ha infranto la legge?"
Stoick non disse nulla, alzò solamente la mano, indicando la porta della capanna di Gothi, dentro la quale ancora c'era Astrid.

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Capitolo 17
*** 16 ***


Hiccup fissò la porta della capanna di Gothi. Non gli ci volle molto a capire cosa suo padre intendesse dire poco prima.
Impallidì, tornando a guardare Stoick, il quale lo fissava severo; lui sapeva tutto, o almeno immaginava. Sapeva che c'era stato qualcosa tra loro due, che erano andati a letto insieme e, in qualche modo, era venuto a sapere che aveva messo incinta Astrid.
Aveva messo incinta Astrid. 
Come aveva potuto non accorgersi di tutto? Era più che evidente: le nuove forme della ragazza non lasciavano alcun dubbio!
E, soprattutto, come aveva potuto succedere in un'unica notte in cui erano stati insieme? Come aveva potuto non pensare, lui, quella notte di quattro mesi prima, a prendere precauzioni per evitare ciò che stava succedendo in quel momento?
Sapeva di essere in grossi guai, aveva visto già in passato le punizioni che suo padre aveva inflitto per la stessa pena; sapeva bene che su quella regola era sempre stato intransigente: la legge vichinga imponeva di punire le donne che rimanevano incinte al di fuori della benedizione matrimoniale, con l'unica eccezione di coloro che avevano subito violenza. Ma, in più, a differenza di altri capi vichinghi, lui dava una punizione anche al padre del bambino, perché sapeva che la donna non era l'unica colpevole di tale reato.
E loro avevano contravvenuto alla legge. La cosa più grave stava nel fatto che Hiccup era il figlio del capotribù, che avrebbe dovuto stare più attento, e invece non l'aveva fatto; per questo ne avrebbe pagato le conseguenze. Di solito la punizione che Stoick dava agli uomini che inguaiavano le ragazze di Berk consisteva in un mese di diffida a vedere la ragazza, che veniva peggiorata se l'uomo era recidivo; però Hiccup era la prima volta che sbagliava, eppure gli aveva dato cinque mesi di diffida, praticamente fino alla nascita del bambino. Evidentemente suo padre voleva farne di lui un esempio per l'intero villaggio.
"Bene, vedo che hai capito cosa devi fare." disse il capo, riportando il figlio alla realtà "Ora vado, mi raccomando, non tralasciare nulla."
"Non ti preoccupare, capo." rispose Dagur, spingendo Hiccup verso la porta "Mi assicurerò io che faccia tutto."
Hiccup camminò lento, strisciando i piedi e ignorando le saltuarie spinte del rosso. Aprì la porta e si avvicinò al letto dove Astrid stava riposando.
La ragazza teneva gli occhi chiusi, il capo reclinato di lato, e una mano poggiata sulla pancia. Il ragazzo lanciò un'occhiataccia a Dagur, che si fermò sulla porta, e fece qualche passo verso di lei.
Senza dire nulla si abbassò su di lei, posandole un bacio sulla fronte. Astrid aprì gli occhi, cercando di tirarsi su appena riconobbe Hiccup. 
"Stai tranquilla." la rassicurò, sedendosi sul letto e poggiandole una mano sulla pancia "Nelle tue condizioni non devi affaticarti. Anzi, non avresti dovuto farlo già da qualche settimana."
"Allora lo sai?" chiese la bionda, guardandolo sorpresa.
"L'ho scoperto poco fa." ammise l'altro "Me l'ha detto mio padre. E ammetto che sono stato uno stupido a non essercene accorto prima..."
"Ma lo sapevano solo Gothi, Heather e Dagur..." obiettò lei, voltandosi verso l'altro ragazzo.
"Stoick l'ha capito da solo, qualche giorno fa." spiegò il rosso, facendo qualche passo verso di loro "Ha voluto aspettare ad agire per non compromettere l'esito della missione di oggi, ma da ora in avanti non chiuderà più gli occhi davanti all'evidenza, vero, Fratello?"
Il ragazzo annuì, rassegnato, e afferrò con delicatezza la mano di Astrid.
"Nostro... nostro figlio..." continuò, esitante "Sacro Thor... suona ancora strano... nostro figlio quando dovrebbe nascere, Astrid?"
"Attorno a Snoggheldog, più o meno." riferì lei, poggiando la mano del giovane sulla sua pancia "Ma, secondo Gothi, se continua in questo modo potrebbe anche nascere prima. È molto agitato."
Hiccup sorrise, seguendo i movimenti del figlio con la mano, e baciò la ragazza, per poi tornare a guardarla negli occhi.
"Scusa se ti ho fatto soffrire." sussurrò.
"Ti ho già perdonato da tempo." ammise la bionda, sorridendo.
"Hiccup, piantala di girarci attorno!" si intromise, nuovamente Dagur "Tuo padre ti ha dato un compito!"
Il castano gli lanciò un'occhiataccia, ma aveva ragione, non poteva più girarci attorno, doveva riferire ad Astrid ciò che Stoick a aveva deciso per loro. Fece un respiro profondo e afferrò entrambe le mani della compagna, incrociando il suo sguardo.
"Sai come la pensa mio padre sull'osservanza delle leggi..." esordì "Noi ne abbiamo infranta una, e lui non farà trattamenti di favore, anche se sono suo figlio."
"Soprattutto perché sei suo figlio." puntualizzò Dagur, guadagnandosi l'ennesima occhiataccia di Hiccup.
"Comunque sia..." continuò l'altro "Ha detto che sei agli arresti domiciliari fino a Snoggheldog. Potrai uscire di casa solo per venire qui da Gothi, anche se potrai ricevere delle visite."
"Verrai a trovarmi?" domandò lei, speranzosa "Sì, insomma... Stoick dà sempre una punizione anche all'uomo coinvolto nella cosa... però dopo potresti venire a trovarmi..."
"Sì, di solito lo allontana per un mese dalla donna." confermò il giovane "Ma penso che voglia fare di noi un esempio: la mia ordinanza restrittiva durerà quanto i tuoi arresti domiciliari."
"Ma... ma come?" protestò Astrid, shockata "Ma... Non può farlo! E se il bambino nascesse prima? Non può! Tu devi esserci! È tuo figlio! È un tuo diritto!"
Le lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance, mentre lei si abbandonava tra le braccia del compagno, in preda a indomabili singhiozzi.
"Mi dispiace, Astrid..." sussurrò Hiccup, con voce rotta "È tutta colpa mia... se solo fossi stato più attento..."
"Con i Se non si va avanti, Fratello." lo interruppe il rosso, avvicinandosi ancora e poggiando due dita sotto il mento della ragazza, per guardarla in volto "Ascolta cosa faremo: Stoick di sicuro non darà ascolto a suo figlio, dopo il casino che ha combinato, ma potrebbe dare ascolto a me. Non ti garantisco nulla, ma vedo se riesco a farvi ottenere una riduzione della pena, okay?" si voltò verso Hiccup, serio "So che non abbiamo avuto un buon rapporto, fino adesso, ma fidati di me. Astrid mi ha chiesto di essere il padrino di vostro figlio, e ho intenzione di essere il migliore che lui o lei possa avere. Nel tempo che dovrai stare loro a distanza ti informerò su qualunque cosa riguardi loro, ti do la mia parola d'onore."
"Onore? Tu sai cosa è l'onore?" protestò l'altro.
"Hiccup..." lo rimproverò Astrid. 
"Mi pare che oggi ho salvato la tua donna e tuo figlio da una caduta di parecchi metri." disse Dagur, per nulla intimidito "Mettiamola così: Astrid è una mia amica, e non mi piace vederla soffrire, quindi, nonostante le nostre divergenze, ti terrò informato su qualunque cosa, perché lei ti ama sul serio, anche se tu le hai spezzato il cuore, qualche tempo fa. Ora, da quello che aveva detto Stoick, hai fino a domani mattina per 'informare il padre del bambino della punizione inflittogli', quindi porta la tua ragazza a casa sua e recuperate un po' di tempo. Farò in modo che nessuno vi disturbi prima dell'alba.
Hiccup annuì e aiutò la giovane ad alzarsi, per poi accompagnarla verso casa. Dagur li seguì per un po', ma a pochi metri dalla porta lasciò loro un po' di privacy, incamminandosi verso la sua capanna.
Lungo il tragitto incrociò Gambedipesce, che trasportava un secchio d'acqua preso dal pozzo. Senza pensarci due volte, lo affiancò e lo prese per il colletto, guardandolo minacciosamente in faccia.
"Senti un po', Gambedistoccafisso!" ringhiò, nel suo solito modo folle "Tu piaci a mia sorella, e a me sta bene, ma sappi che, se solo provi a farla soffrire, userò il tuo culo grasso per affilare le mie spade. Ci siamo capiti?"
"Ehm... o... okay..." annuì il ragazzone, intimorito, deglutendo nervosamente.
"Bene. Patti chiari, amicizia lunga." concluse Dagur, lasciandolo andare e sorridendo, mentre si allontanava.
Viste le circostanze, quell'isola poteva diventare la sua nuova casa, ma lui restava sempre Dagur lo Squilibrato, doveva tener fede al suo nome, quando gli era possibile.

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Capitolo 18
*** 17 ***


Mezzanotte era passata da un pezzo, tutto, a Berk, era avvolto nel silenzio, e le capanne addormentate erano illuminate dalla candida luce della luna piena.
Hiccup, però, era ancora sveglio, non riusciva a dormire; troppi pensieri affollavano la sua mente.
Osservava il grande astro che splendeva nel cielo notturno, pensieroso, lanciando, saltuariamente, delle occhiate a Astrid, profondamente addormentata sul suo letto. Solo poche ore prima avevano, finalmente, fatto pace, e lui aveva scoperto che in inverno sarebbe diventato padre.
La bionda glielo aveva tenuto nascosto fino a quel momento, ma, a differenza di quanto successo in precedenza, quando lei gli aveva mentito riguardo il reale motivo per cui Heather aveva deciso di seguire suo fratello dietro le file dei cacciatori di draghi, non era arrabbiato. Al contrario, si sentiva quasi sollevato, perché, pensandoci a posteriori, con quello che era successo in quei mesi, sapere della gravidanza non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, già molto tesa, che si era creata, rompendo in modo irreparabile tutti gli equilibri del gruppo. Sì, Astrid gli aveva mentito, gli aveva nascosto una cosa molto importante, ma lo aveva fatto a fin di bene.
Avevano passato la sera a coccolarsi, a recuperare un po' del tempo perduto nelle settimane precedenti, e fare il pieno per il tempo in cui avrebbero dovuto stare lontani in quelle successive, ed era stato come se la lite non ci fosse mai stata, nella serenità del momento e la tranquillità della stanza. Il ragazzo avrebbe voluto fare l'amore con lei, ma la bionda era ancora debole e, nelle condizioni in cui era, non poteva farla stancare troppo, o ci avrebbero rimesso sia lei che suo figlio, per cui si era accontentato di stringerla, baciarla, parlare con lei e con il figlio non ancora nato, sentendo i delicati movimenti che il piccolo faceva, nello spazio ristretto in cui era custodito.
La giovane si mosse, passando la mano sul lato dove, fino a poco prima, era steso il suo compagno. Appena si accorse che lui non c'era aprì gli occhi, incrociando quelli del ragazzo, che si era nuovamente avvicinato a lei.
"Non dormi?" domandò la bionda, tirandosi su.
"Troppi pensieri per la mente..." ammise Hiccup, sedendosi sul letto e carezzandole la pancia.
"Tipo?" lo incoraggiò lei.
"Tipo... come ho fatto a non accorgermene prima?" confessò il castano "Tu eri... io... ti ho rovinato la vita..."
"Hiccup..." cercò di rincuorarlo Astrid, ma il giovane la fermò. 
"No, Astrid, davvero." continuò lui "Pensa se Dagur avesse deciso di acconsentire al mio matrimonio con Heather... io... avevi ragione fin dall'inizio... è stato un errore..."
"Beh, Dagur aveva le idee chiare fin da subito: non aveva alcuna intenzione di darti sua sorella in sposa." lo interruppe la ragazza, posandogli una mano sulla guancia per guardarlo negli occhi "Gli ho parlato il giorno prima che lo dicesse anche a te."
"A proposito di Dagur... io non mi fido di lui, è fuori di testa, ed è imprevedibile." ammise il ragazzo.
"Dagur è meno fuori di testa di quello che pensi, è una persona che ha sofferto. E se vuoi tirare in ballo il fatto che ha ucciso Viggo a sangue freddo... beh... tu cosa avresti fatto se Grimborne se la fosse presa, che so, con me? Lo avresti ucciso anche tu." cercò di giustificarlo Astrid.
"Come fai a dirlo?" insistette Hiccup "Lo sai benissimo cosa ci ha combinato gli anni passati..."
"Sì, lo so." disse la giovane, carezzandosi la pancia "Ma so anche che, non appena ha sentito nostro figlio muoversi, è completamente cambiato. Io mi fido di lui, perché non puoi farlo anche tu?"
"Ha sentito il bambino muoversi? Come..." chiese il castano, perplesso.
"Al tempo lo sapeva solo Gothi." spiegò l'altra "Voi eravate tornati da poco, e tuo padre era in trattative con lui per l'alleanza. Un giorno, dopo che avevo congedato il team di supporto, si è presentato all'Arena, chiedendomi un breve allenamento nella lotta. Io ho accettato, ma non ero al massimo della forma, né ero concentrata, così mi ha sopraffatta, bloccandomi. Proprio in quel momento il bambino ha tirato il primo calcio, e lui l'ha sentito."
Il castano la guardò, sorpreso. La sua compagna era sempre stata sicura di sé, se qualcosa non andava era la prima a dirlo, quindi doveva fidarsi di lei. Fece un respiro profondo e decise di cambiare argomento.
"Domani parlo con gli altri." riferì "Dobbiamo andare all'Avamposto a smantellare tutto, non possiamo trattenerci oltre, e con un bambino tu non potrai raggiungerci dopo, inoltre non me la sento di andare troppo lontano, non a lungo, almeno."
"Hai ragione, almeno per il prossimo anno non potrò muovermi da Berk, ma appena nostro figlio sarà in grado di camminare voglio portarlo lì, anche solo per un po', quindi non smantellare il campo, non del tutto." suggerì la giovane "Domani, magari, porta con te anche Dagur. Gli posso prestare temporaneamente Tempestosa, visto che io non posso muovermi di qui, se siete di più farete più in fretta."
"Sì, va bene." acconsentì il ragazzo "però ora dormi un po', ne hai bisogno."
"Tu, però, non andare via senza salutarmi." lo implorò Astrid, stendendosi sul letto, mentre lui la abbracciava protettivo.
"Non ho intenzione di farlo." la rassicurò "All'alba ti sveglio, così puoi salutarmi."
La giovane sorrise, rincuorata, stringendosi al compagno, e poco dopo si addormentò.
Le settimane seguenti sarebbero state dure da affrontare, senza Hiccup vicino, ma era fiduciosa, sarebbe andato tutto bene.

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Capitolo 19
*** 18 ***


Era notte fonda.
Ancora tutti dormivano, ma entro qualche ora la vita avrebbe ripreso a scorrere, la gente sarebbe uscita dalle capanne per dirigersi ai propri lavori.
La sera precedente, dopo aver finito di sbrigare le loro faccende, Gambedipesce, Moccicoso, i gemelli e Heather si erano radunati nell'area di allenamento dell'Accademia, in attesa di notizie di Astrid, che si era sentita male durante il viaggio di ritorno dall'Isola dei Cacciatori; quando Dagur li aveva raggiunti e aveva detto loro che stava bene e che Hiccup avrebbe passato la notte da lei per tenerla d'occhio, furono tutti sollevati dalla notizia, tanto che il moro propose di festeggiare tra loro la buona riuscita del piano.
La proposta fu ben accolta, e, dopo aver recuperato da mangiare e da bere, molto da bere, la loro piccola festicciola prese vita, lì, al centro dell'area di allenamento dell'Accademia. Si chiacchierò, si cantò e si ballò, nell'allegria generale, e l'atmosfera distesa e giocosa contribuì a far rilassare ulteriormente tutti, tanto che scappò qualche gesto tenero tra Gambedipesce e Heather, sotto gli occhi del fratello di lei, che non reagì, anzi quasi incoraggiò i due; contemporaneamente, i gemelli, che come sempre erano in vena di scherzi, presero di mira, come al solito, Moccicoso, che rise con loro, nonostante tutto. In fondo erano solo un gruppo di ragazzi con una gran voglia di divertirsi.
E, alla fine, presero le coperte, decidendo di accamparsi lì per la notte.
Moccicoso si svegliò, a causa di uno stimolo incontrollabile. Aveva bevuto troppo, e se non si alzava immediatamente per andare a svuotare la vescica, se la sarebbe fatta addosso.
Si tirò su, liberandosi dalla presa dei gemelli: Testa di Tufo gli abbracciava la gamba, russando sonoramente, mentre Testa Bruta si era avvinghiata a lui saldamente, con le mani strette attorno al suo braccio e la testa sulla sua spalla.
Senza fare troppo rumore corse alla latrina, appena fuori dall'Arena; quando tornò vide che il biondo si era girato, andando ad abbracciare la sua gallina, mentre la ragazza si era allargata, occupando anche il posto del giovane. Moccicoso sospirò, alzando gli occhi al cielo, ma si sistemò, spostandola e facendo attenzione a non svegliarla.
Però fu inutile. Bruta aprì gli occhi, guardandosi intorno e strofinandosi il viso, mentre il moro aggiustava la coperta.
"Guarda che carini!" esclamò, tenendo la voce bassa, dopo qualche secondo, e indicando Gambedipesce e Heather, i quali dormivano poco lontano, vicini, con le mani intrecciate.
"Immagina quando lui la seppellirà viva sotto il suo peso." scherzò l'altro, con voce altrettanto bassa, innescando una risatina alla bionda.
Il ragazzo si sistemò meglio, tenendo le mani dietro la testa e guardando il cielo, mentre l'amica cambiava posizione, poggiando il capo sulla spalla di lui e guardando l'enorme luna piena, che ora riempiva il centro della volta celeste, sopra l'Arena.
"Wow! È enorme!" esclamò lei, estasiata.
"La Luna di Frigga." spiegò Moccicoso "La luna piena più grande dell'anno. Dicono che se si esprime un desiderio mentre la si guarda, la Dea Frigga lo esaurirà entro poco tempo."
"Davvero?" domandò Testa Bruta, speranzosa.
"Nah! Io non ci credo!" rispose il ragazzo, facendo spallucce "Sono solo un mucchio di fesserie. Se fosse vero, Astrid sarebbe stata mia da anni."
"Forse non funziona proprio perché non ci credi." suggerì la giovane.
"Allora provaci tu." la sfidò lui, indicando la luna con la mano aperta.
La ragazza sorrise, guardando il cielo. Fece un respiro profondo e chiuse per un secondo gli occhi, pensando al proprio desiderio; infine li riaprì, fissando ancora l'astro per qualche secondo.
Moccicoso attese, riservandole, infine, un'occhiata da 'te l'avevo detto'. Testa Bruta fece spallucce e si sistemò meglio, proprio mentre suo fratello si girava, abbracciando di nuovo le gambe del moro, il quale imprecò, infastidito, cercando di levarselo di dosso. La ragazza non si scompose, con una gamba scavalcò l'amico, andando a poggiare la suola dello stivale in faccia al gemello e lo spinse via. Testa di Tufo aprì gli occhi per il tempo necessario a mandarle un insulto biascicato e girarsi dall'altra parte, prima di tornare a russare.
Il ragazzo fece un sospiro di sollievo e la guardò,  riconoscente.
"Grazie." disse.
"Non c'è di che." rispose lei, tirandosi un po' su e strofinando il naso sul suo.
Il giovane la lasciò fare, sorridendo, mentre il suo braccio si abbassava, circondandole le spalle. Quella ragazza era una pazza, a volte, ma quando voleva poteva essere dolce quanto una donna normale, e in fondo lui le voleva un gran bene, altrimenti non si sarebbe mai fatto portare in giro a farsi mordere dai draghi velenosi per salvare Testa di Tufo, qualche mese prima.
Si chiese quale fosse il desiderio espresso dalla ragazza, ma in fondo non era importante in quel momento, perché era ora di dormire. Strofinò di nuovo il suo naso su quello di lei, in un gesto che lui interpretava come amichevole, e nel farlo sfiorò le labbra con le proprie.
Lei lo fermò con una mano sulla guancia e completò quel contatto, baciandolo delicatamente, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.
Moccicoso ricambiò, pur non badandoci troppo, e dopo poco chiuse gli occhi, provando di nuovo a dormire. Sapeva di aver bevuto troppo quella sera, doveva ancora completamente smaltire tutto l'alcol.

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Capitolo 20
*** 19 ***


Hiccup camminava in silenzio in direzione dell'Accademia, ignorando Dagur, accanto a lui, che era venuto a chiamarlo all'alba a casa di Astrid. 
Gli aveva fatto male lasciarla lì, in lacrime, ben sapendo che non avrebbero potuto avvicinarsi per i prossimi cinque mesi, ma doveva farlo. Sperava che quelle settimane passassero in fretta, e per questo aveva deciso di concentrarsi sui lavori da fare, cercando di mantenere la mente lucida e pensare il meno possibile alla compagna e al figlio non ancora nato.
Dagur lo scortava, non perdendolo di vista. Il castano ancora non si fidava completamente di lui, ma aveva promesso a Astrid che lo avrebbe fatto; in fondo, nelle settimane precedenti, era probabile che fosse andato fuori di testa più dello Squilibrato, e per questo aveva reso la vita impossibile ai suoi amici, facendoli allontanare da lui. L'unico che aveva provato a seguirlo anche dopo, pur affiancando Astrid nell'allenamento del team di supporto, era Moccicoso.
Era davvero strano, la persona nel gruppo che più lo aveva visto come un rivale negli anni precedenti ora era diventato una spalla fidata, l'unico che era riuscito a stargli dietro durante il periodo buio e rimanere al di sopra delle parti. Doveva davvero provare a dargli più credito e responsabilità, soprattutto ora che Astrid non poteva più affiancarlo per un bel po' di tempo, d'altronde Zannacurva era anche l'unico drago, oltre a Sdentato, a disporre di un'armatura completa di Ferro di Gronchio, e la cosa poteva essere utile.
Entrò nell'Arena e si guardò intorno, notando subito i segni di una notte di bagordi, ma non gli diede troppo peso, in fondo ne avevano bisogno, era giusto che si divertissero ogni tanto.
Si fermò al centro dell'area di allenamento, osservandoli mentre mettevano via i sacchi a pelo e le coperte.
Erano tutti tranquilli, nessuno faceva casini, nemmeno i soliti sospetti, e si sorprese quando notò Gambedipesce e Heather scambiarsi un fugace bacio, un bacio più casto, e forse più sincero di quelli che si erano scambiati loro durante il breve fidanzamento; ma la cosa che, forse, lo sorprese di più, fu la reazione di Dagur, così diverso e calmo. Evidentemente lui approvava e non aveva nulla in contrario a riguardo.
Quando tutti ebbero finito si radunarono attorno al loro capo, in attesa.
"Okay, ragazzi, prima che me lo chiediate, Astrid sta bene." li informò "Almeno, sta bene per la sua condizione..."
"Perché? Che succede?" domandò il moro, incuriosito "Cosa significa? Sta bene o no?"
"Sta bene." ripeté l'altro, mantenendo la calma "Solo che non potrà partecipare alle nostre attività per un po': mio padre l'ha dovuta mettere agli arresti domiciliari."
"Agli arresti domiciliari?" intervenne Gambedipesce, allarmato "Che cosa ha fatto di così grave da convincere Stoick a confinarla in casa? E per quanto tempo dovrà stare ferma?"
Hiccup fece un respiro profondo, cercando le parole giuste per spiegare l'intera situazione e lanciandoun'occhiata a Dagur e Heather, in cerca di aiuto.
"Astrid ha infranto la legge." si intromise il rosso "Lo ha fatto quattro mesi fa, ma non è l'unica ad averlo fatto, infatti non è stata punita solo lei, vero, Fratello?"
Il giovane annuì, tornando a guardare gli altri.
"Astrid aspetta un bambino." rivelò, finalmente "Mio figlio. Nascerà per Snoggheldhog, e fino ad allora lei non potrà uscire di casa se non per andare da Gothi per i controlli. Ma potrà ricevere delle visite, quindi siete liberi di andarla a trovare quando volete, almeno voi che potete. Io dovrò starle lontano fino a Snoggheldhog, questa è la punizione che mi ha dato mio padre per averle incasinato la vita."
"Fino a Snoggheldhog?!" esclamò Gambedipesce, sorpreso "Ma Stoick non ha mai dato una punizione così lunga per questa causa!"
"Lo so, Gambedipesce." ammise Hiccup "Evidentemente, per il fatto che sono suo figlio, vuole fare di me un esempio." fece un respiro profondo e si avvicinò ai draghi, deciso "Ora preparatevi: dobbiamo tornare alla Riva del Drago e smantellarla parzialmente. Per ora preferisco restare a Berk, e spero capiate le mie motivazioni."
Si misero in viaggio. Per un po' restarono tutti in silenzio, ma dopo un po' di tempo Moccicoso affiancò il caposquadra, guardandolo serio.
"Quindi alla fine mi hai battuto, cugino." commentò "Sei riuscito a conquistare Astrid prima che cadesse tra le mie braccia."
"Moccicoso, non cominciare..." lo ammonì Hiccup, guardandolo storto.
"Andiamo, stavo scherzando!" esclamò l'altro, scoppiando a ridere "Astrid mi piace, lo sai, ma rispetterò la sua scelta; vorrà dire che mi concentrerò su qualcun'altra... Daisy Lokidottir, per esempio... che ne pensate?"
"Chi? La rossa minuta che l'altro giorno ti ha rovesciato la minestra nei pantaloni quando sei caduto e hai infilato la faccia nella sua scollatura?" intervenne Testa di Tufo "Gran bella mossa, amico mio! Tu sì che sai come farci divertire!"
"Coso, quella ragazza non fa per te." si intromise Dagur, affiancando Hiccup, in groppa a Tempestosa, e guardando male il moro "Cercatene un'altra, possibilmente che non sia Astrid o mia sorella."
"Ragazzi, non per lamentarmi, ma vi ricordo che io dovrò stare lontano dalla mia compagna per cinque mesi!" li interruppe Hiccup "Cercate di non rigirare troppo il coltello nella piaga, grazie!"
"Perché non dovremmo, Fratello?" rispose il rosso, sorridendo sotto i baffi "Dobbiamo ricordarti sempre quanto sei stato coglione, oppure potresti rifare lo stesso errore."
Hiccup alzò gli occhi al cielo. Doveva mordersi la lingua, non poteva sempre rispondere alle provocazioni di quel pazzo. Per fortuna arrivarono in vista della Riva del Drago e il discorso venne abbandonato. 
Atterrarono davanti alle stalle, quindi il castano diede alcuni ordini e si misero tutti al lavoro.
Mentre raccoglieva le sue cose nella sua capanna, Smidvarg, il leader albino dei Terrori Notturni che abitavano l'isola, planò dentro, atterrando sulla spalla del ragazzo e facendo le fusa.
"Ciao Smidvarg." lo salutò, grattandogli la pancia "Noi lasciamo il campo per un po', torneremo dopo l'inverno, forse. Abbiamo delle cose da fare nella nostra isola..."
L'animale fece un verso sorpreso e volò via, lasciando gli finire i preparativi, e, mentre tutti si accingevano a tornare verso Berk, dopo aver raccolto le loro cose, non c'era neanche un Terrore Notturno in giro.
"Che strano..." disse Gambedipesce, sorpreso "Di solito ci sono Terrori Notturni ovunque..."
"Hai ragione, è molto strano." ammise Hiccup, salendo in groppa a Sdentato "Probabilmente ci saranno dei Cambia Ala nei paraggi e non vogliono farsi trovare in giro. E se è davvero così dobbiamo sbrigarci: non voglio scontrarmi contro dei nemici invisibili..."
Senza dire altro, spronò il suo drago, e uno dietro l'altro spiccarono il volo, tornando verso Berk.
Dopo un po' Hiccup si voltò indietro, per osservare l'Avamposto da lontano, e una cosa gli saltò subito all'occhio: un'enorme nuvola a forma di Terrore Notturno li stava seguendo.
Sorrise. Evidentemente Smidvarg e il suo branco non volevano lasciarli. Tanto meglio: anche a Berk sarebbero serviti come linea di difesa contro eventuali attacchi esterni.
E averli intorno e poterli addestrare a tale scopo, sicuramente, gli sarebbe servito a non pensare troppo al fatto che non poteva avvicinarsi a Astrid per altri cinque mesi.

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Capitolo 21
*** 20 ***


I giorni successivi fecero altri viaggi per riportare tutto dall'Avamposto, si fermarono solo la settimana successiva.
Dagur cercò di ambientarsi meglio nel villaggio, in quanto aveva chiesto e ottenuto da Stoick il permesso di restare a Berk come cittadino comune, ma non fu facile: nessuno si fidava di lui, nonostante avesse ampliamente dimostrato di essere cambiato. Doveva avere pazienza e, presto o tardi, sarebbe riuscito a integrarsi.
Nel frattempo passava il tempo appresso a sua sorella o a Hiccup e i suoi amici, oppure andava a trovare Astrid, chiacchierata con lei e le faceva passare il tempo, per lei infinitamente lungo a causa della pena che doveva scontare.
Alle volte faceva anche da tramite tra lei e Hiccup, poiché i due non potevano avere contatti diretti, ma vedeva che entrambi ne stavano soffrendo e voleva almeno fare qualcosa per loro.
Quel giorno aveva seguito Hiccup al lavoro, osservando lui e Skarakkio affaccendarsi tra le varie cose da fare alla fucina e, dopo un po', aiutandoli nei lavori.
Era seduto davanti alla finestra della bottega, messo lì dal vecchio mutilato per segnare gli ordini dei berkiano, ma quasi tutti lo evitavano, andando a parlare direttamente con il fabbro o con il suo aiutante. Si stava annoiando, quindi si alzò e si avvicinò a Hiccup, osservandolo nel lavoro che stava facendo.
Il castano era concentrato nell'intagliare uno dei pezzi di legno che aveva davanti, ordinatamente disposti sul suo tavolo, assieme alle pergamene del progetto. guardò il disegno, interessato.
"Una culla..." disse "Non male come idea, Astrid sarà contenta."
"Ne abbiamo bisogno." ammise il castano "E poi non posso avvicinarmi a loro, per ora, ma se non faccio qualcosa rischio di impazzire..."
"Ne so qualcosa di pazzia, Fratello." ammise l'altro, sorridendo "Comunque non ti preoccupare, se la finisci prima di Snoggheldhog mi occuperò io di portarla da lei, magari mi faccio aiutare dagli altri."
Hiccup sospirò portandosi una mano sugli occhi.
"Grazie mille, Dagur." si lamentò Hiccup, sarcastico "Sto cercando di non pensare al fatto che non posso vedere la mia ragazza fino a questo inverno. Grazie per ricordarmelo in continuazione."
Il rosso sorrise, andando alla porta. Gli piaceva ogni tanto punzecchiarlo, in fondo la loro amicizia era nata in quel modo.
"Va bene, Hiccup, ti lasciò lavorare." disse, uscendo per strada e camminando lungo le vie del paese.
Notò subito che tutti i berkiani si tenevano a distanza. Non ci fece troppo caso, ormai ci aveva fatto l'abitudine; senza considerare nessuno si diresse alla Sala Grande, dove le udienze del capotribù stavano per terminare.
Entrò nell'ampio salone, mentre gli ultimi cittadini uscivano, e si avvicinò a Stoick, il quale aveva un'aria stravolta, come dopo ognuna di quelle udienze.
"Giornata pesante, Capo?" chiese, fermandosi a pochi passi da lui.
"Come al solito..." disse l'omone "richieste assurde fatte da chiunque... È dura la vita del capo..."
"Ne so qualcosa." ammise Dagur "Per fortuna quei tempi per me sono passati."
"Presto passeranno anche per me." lo informò l'altro "Presto o tardi dovrò passare la carica a Hiccup."
"Di già?" continuò il rosso "Non sei un po' troppo giovane per lasciare?"
"Non è questo il problema, ragazzo." sospirò il capo "La vera domanda che dovremmo farci è un'altra: Hiccup sarà capace di prendere il mio posto?"
"Perché non dovrebbe? È un ottimo leader." rispose il giovane, andando verso il grande portone insieme al suo ospite "Credimi, l'ho visto in azione sia come nemico che come alleato."
"Non ne dubito." disse Stoick, uscendo nella piazza e guardandosi intorno "Ma hai visto cosa ha fatto con Astrid. Come può guidare un paese se non è in grado di prendere precauzioni per non avere dei figli?"
"Da quello che mi è stato detto, per Astrid era la prima esperienza con un uomo." li giustificò Dagur "Potrebbe essere stato lo stesso anche per Hiccup. Andiamo, Stoick! Non mi dire che non hai rischiato di fare danni, la prima volta che sei stato con una donna! Persino io ho rischiato di diventare padre, ma per fortuna non è successo. Quei due si amano, si saranno fatti prendere dal momento, e si sa come certe cose vanno a finire..."
"Certo, va a finire che sto diventando prematuramente nonno." borbottò il capo "Piuttosto... come stai prendendo la relazione tra Gambedipesce e tua sorella?"
Il giovane uomo fece spallucce, guardandosi intorno.
"Gambedipesce è una brava persona." ammise, scoprendo il tatuaggio e indicando i nomi segnati "Ed era nella mia lista della vendetta, dopo Hiccup e Astrid. Una è una delle mie migliori amiche, e l'altro è il padre del mio futuro figlioccio; se a Heather piace allora anche un altro della mia lista può entrare nella mia vita in modo positivo."
Stoick annuì, guardando verso la fucina, dove Hiccup stava contrattando con un cliente per una nuova sella.
"Sono stato troppo protettivo nei suoi confronti." disse l'uomo "Ma lui è il mio unico figlio, e l'unica cosa che mi rimane di sua madre..."
"Mi ricordo di lei..." intervenne il rosso "Era sempre gentile, anche se le sue polpette erano disgustose, quando venivamo qui con mio padre per il contratto annuale."
Stoick rise di gusto, dandogli una pacca sulla spalla.
"Sì, non era una gran cuoca, ma l'amavo." continuò il capo "E quando mi ha dato quello scricciolo minuscolo l'ho amata ancora di più. Mi piaceva guardarla mentre cercava di calmarlo, dopo gli attacchi dei draghi. Hiccup era terrorizzato dai draghi, ci credi? Mi sorprende che ora questi siano diventati la sua vita, soprattutto dopo che quel Tagliatempeste ci ha portato via Valka."
"Hiccup non è più un bambino." disse Dagur, tornando serio "Dovresti dargli più fiducia, soprattutto ora che sta mettendo su famiglia."
"Anche tu dovresti cercare qualcuno per mettere su famiglia." suggerì Stoick "Perché non ci provi? Ormai hai finito di combattere, sei uno di noi e Berk è piena di ragazze nubili, sicuramente ci sarà tra loro quella giusta per te."
"Ci penserò, Stoick, davvero." promise il giovane "Ora scusami, ma avevo promesso a Astrid che sarei andato a trovarla prima di sera."
Stoick annuì e Dagur si diresse verso casa di Astrid.
Mentre camminava incontrò la giovane Daisy Lokidottir, proveniente dalla stessa direzione perché era andata a portare da mangiare alla ragazza agli arresti; passando accanto al ragazzo, lei mise il piede in fallo e perse l'equilibrio, e lui la prese al volo, rimettendola in piedi.
"Stai attenta, ragazzina." disse "Potevi finire a terra e farti male. Un corpo come il tuo sta male con i graffi sulla pelle."
"Gra... grazie, signore." lo ringraziò la ragazza, lisciandosi la gonna e arrossendo violentemente. Dagur sorrise, addolcendo lo sguardo.
"Mia madre si chiamava come te." confessò il giovane
"Oh... ehm... sono onorata..." rispose la rossa "Scusa, devo andare, mi aspettano..."
Detto ciò si allontanò di corsa, e Dagur la guardò per un po', prima di decidersi e entrare in casa di Astrid.

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Capitolo 22
*** 21 ***


Qualche giorno dopo, il gruppo decise di cenare da Astrid, per non farla sentire troppo esclusa. Ovviamente Hiccup non poteva avvicinarsi alla casa, ma gli altri potevano vedere la ragazza in qualunque momento senza alcun problema.
Fu così che una sera si presentarono tutti dalla bionda, con la cena per tutti quanti e anche qualcosa da bere, per rallegrare un po' la serata.
La ragazza non si aspettava la loro visita, e soprattutto non si aspettava che sarebbero rimasti a farle compagnia per la cena.
Si sedette sulla poltroncina vicino al focolare e li guardò, mentre si affaccendavano a preparare tutto, spostando panche e sedie in cerchio vicino al posto dove era seduta la giovane e mettendo al centro una piccola botte, su cui venne posato il cibo.
Quando fu tutto pronto si sistemarono. Heather si sedette sulla panca alla destra di Astrid, assieme a Gambedipesce, mentre alla sua sinistra, su una sedia di legno massiccio, si accomodò Dagur. Moccicoso, Testa Bruta e Testa di Tufo si sedettero a terra, per mancanza di sedie, a chiudere il cerchio; a completare il quadretto c'era la gallina, appollaiata sulla testa del suo amico umano, che controllava ogni cosa che mangiava e lo puniva con dolorose beccate sul naso ogni volta che il ragazzo addentava qualcosa che lei pensava fosse pollo.
Sembrava una normalissima cena tra amici, e il tempo passò, tra chiacchiere, risate, momenti di tenerezza, ogni volta che Gambedipesce, diventato molto più sicuro di sé negli ultimi tempi, coinvolgeva la sua ragazza in qualche coccola, e le solite battute di Moccicoso, che non perdeva occasione di sbeffeggiare il ragazzone per qualunque cosa.
Ad un certo punto il moro si alzò in piedi, prendendo a imitare l'amico, camminando in cerchio davanti agli altri. Gambedipesce lo guardò, stringendo i pugni, irritato, infine allungò il piede, proprio mentre il ragazzo gli passava davanti, facendolo inciampare e finire in ginocchio, con la testa sulle cosce di Dagur.
Il rosso lo calciò via in malo modo, e Moccicoso finì con la schiena a terra, mentre l'altro si alzava in piedi, guardandolo dall'alto in basso nel suo solito modo folle.
"Che cosa hai in mente, coso?" ringhiò "Ho visto come mi guardavi per tutto il tempo! Stammi alla larga, a me piacciono le donne, Moccichecca!"
Ci fu un improvviso silenzio, rotto poco dopo da una fragorosa risata di Astrid.
"Rassegnati, Dagur." intervenne, dopo aver preso fiato "Moccicoso ha un debole per gli uomini forti, decisi e muscolosi."
"A me piacciono le donne." borbottò Moccicoso, tornando a sedersi al suo posto.
"Ma se sei andato dietro a Gambedipesce come una ragazzina isterica per tutto il tempo in cui era sotto ipnosi?" continuò la bionda, ridendo.
"Non è vero!" negò il moro, incrociando le braccia.
"Oh, Thor Spaccaossa... è così possente..." si intromise Testa Bruta, imitando l'amico "È così grandioso... me lo sposerei subito!"
"A me piacciono le donne!" ripeté il giovane, in un borbottio basso, tenendo le braccia incrociate.
"Allora dimostralo, Moccichecca!" concluse Dagur, enfatizzando il soprannome.
"Esatto, provalo!" ripeté Astrid, ridendo.
A quel punto Moccicoso raddrizzò di nuovo le spalle, ritrovando la propria sicurezza, e guardò l'amica, ammiccante.
"Va bene, mia Dea." acconsentì "Vogliamo approfittare del fatto che il tuo ragazzo è lontano? Sono qui per consolarti!"
La bionda alzò gli occhi al cielo, poggiando poi la fronte sul palmo aperto. Moccicoso non sarebbe mai cambiato.
"Ho una soluzione." propose Heather "Io e Astrid siamo impegnate, ma Testa Bruta no. Perché non la baci? Ovviamente se lei è d'accordo."
Il moro venne preso alla sprovvista. Guardò uno per uno gli amici, che lo fissavano in attesa, finché i suoi occhi si posarono su Bruta, che sorrise furba e si sporge verso di lui, portando in fuori le labbra, aspettandosi un bacio.
Moccicoso deglutì nervosamente. Era al centro dell'attenzione, doveva agire in qualche modo. Decise di accontentarli e diede un veloce bacio sulle labbra dell'amica, ma la reazione degli altri fu solo un borbottio di delusione.
"E quello lo chiami bacio, Moccichecca?" si lamentò Dagur "Non hai fatto che avvalorare la nostra tesi: le donne ti fanno schifo e preferisci gli uomini."
"Esatto!" continuò Gambedipesce "Quello non è un bacio. Guarda e impara, Jorgenson!"
Detto ciò, con una sicurezza che difficilmente riusciva a esternare, il ragazzone prese Heather per i fianchi, attirandola a sé e baciandola sulle labbra; il bacio, inizialmente casto, divenne sempre più audace e profondo, e venne interrotto dopo qualche minuto da Dagur, che lanciò sulla testa del biondo un ossicino di pollo, attirando la loro attenzione.
"Vacci piano, Gambedipesce!" borbottò "Quella è mia sorella!"
Il giovanotto rise, prendendo la mano della compagna, e si voltò di nuovo verso il moro, con aria di sfida.
Moccicoso era nervoso, aveva troppi occhi addosso. Doveva prendere in mano la situazione, per cui raddrizzò di nuovo le spalle, assumendo un'aria sicura, e afferrò la ragazza per i fianchi, facendola sistemare in braccio a lui e guardandola negli occhi.
"Pronta per raggiungere le stelle, baby?" domandò, ammiccante, prima di posare le labbra su quelle di lei.
Le labbra di Testa Bruta sapevano di frutta fresca. Si prese il tempo per assaporarle appieno, incrociando il suo sguardo di tanto in tanto, allontanandosi saltuariamente di qualche millimetro per poi riprendere a baciarla con molta più audacia. Quel mollaccione di Gambedipesce lo aveva sfidato, doveva assolutamente superarlo!
Man mano che quell'atto continuava, diventava sempre più facile, addirittura piacevole. Moccicoso chiuse gli occhi, approfondendo di più il bacio; Sentì Testa Bruta abbandonarsi a lui, lasciandogli il pieno controllo dell'azione, e lui non si tirò indietro, la strinse di più a sé e continuò con quell'atto. Con delicatezza cercò la sua lingua, rendendo quel bacio ancora più intimo e intenso, mentre il suo petto si scaldava, ed anche altre parti del corpo reagivano, ma lui non ci fece troppo caso.
Sentì la mano della ragazza poggiarsi sulla sua guancia, delicata. Tremava, ma non per il freddo: era emozione! Era segno che stava andando nella direzione giusta, avrebbe zittito tutte quelle ridicole allusioni al fatto che gli piacessero gli uomini!
Continuò ancora, mentre la sua mano cercava quella di lei. La trovò, le dita si intrecciarono, strette.
Ma era senza fiato. Con riluttanza si allontanò da lei, tornando a guardarla negli occhi; entrambi fecero un respiro profondo.
"Allora che mi dici, ragazza?" sussurrò "Sono o non sono un vero uomo?"
"Wow..." fu l'unica risposta che riuscì a dare Testa Bruta.
"Non male per una checca!" intervenne Dagur "Secondo me stavi immaginando di baciare suo fratello."
In tutta risposta, Testa di Tufo fece una smorfia disgustata, allontanandosi dal moro e abbracciando la sua gallina. Moccicoso borbottò, alzandosi in piedi di scatto e facendo cadere a terra la ragazza che era ancora in braccio a lui.
"A me piacciono le ragazze!" ripeté "Piuttosto parla per te: tutta questa ossessione che hai per Hiccup mi fa pensare che sia tu quello con un certo segreto intimo."
Il rosso scattò in piedi, stringendo i pugni. A quel punto la situazione stava per degenerare, e Astrid decise di intervenire.
Sbadigliando si stirò la schiena, poi si carezzò il pancione e si alzò in piedi.
"Ragazzi, grazie per la bella serata." disse "Però ora sono stanca morta, e il bambino non smette di fare le capriole..."
"Hai ragione." annuì Dagur, tornando improvvisamente calmo "È meglio se andiamo via e ti lasciamo riposare."
Detto ciò raccolse tutto e buttò tutti quanti fuori, lasciando che la padrona di casa potesse riposare in pace. Una volta fuori, tutti tornarono alle loro capanne per andare a dormire.
Moccicoso e i gemelli fecero un tratto di strada insieme. Testa di Tufo camminava davanti, chiacchierando con la gallina, mentre gli altri due erano dietro, affiancati, che si guardavano di tanto in tanto con aria imbarazzata.
Non parlarono, e si salutarono con a open un cenno del capo quando si separarono davanti a casa Thorston.
Testa Bruta salì in camera e si buttò sul letto, fissando il soffitto.
Aveva la mente vuota. Quell'intenso bacio di poco prima le aveva completamente svuotato la testa.
"Wow..." sussurrò, tirandosi su e fissando la grande finestra.
Vide Moccicoso arrampicarsi su ed entrare, fermandosi a poca distanza.
Cosa ci faceva lì? La ragazza lo fissò, confusa, e lui si avvicinò, sedendosi accanto a lei.
Delicatamente le prese il mento con due dita e la baciò, con dolcezza, ma in modo molto più intenso di quanto avesse fatto prima, lasciandola piacevolmente spiazzata.
Il moro le sorrise dandole un altro veloce bacio ed alzandosi.
"Buonanotte, dolcezza." la salutò, prima di scavalcare di nuovo il davanzale e uscire da dove era entrato.
Sì, a Moccicoso piacevano le ragazze, Testa Bruta ne era più che sicura.

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Capitolo 23
*** 22 ***


L'estate fece lentamente posto all'inverno. Le giornate si accorciarono e la vita rallentò.
Tra i vari impegni, Hiccup riprese le esplorazioni delle isole vicine, insieme ai suoi amici, oppure accompagnato dal team di supporto, per abituare i componenti alle loro stesse missioni.
Era una giornata particolarmente frizzante, ma questo non aveva fermato il giovane, che aveva deciso di fare un giro a Dragon Island, facendosi accompagnare da Gambedipesce, Heather, Stizzabifolko, Gustav, e Mulch e Bucket, per il sopralluogo, mentre gli altri sarebbero rimasti a Berk, in difesa dell'isola.
Dagur camminava lungo le strade del villaggio, mani dietro la schiena, osservando i suoi, ormai, compaesani impegnati nelle faccende quotidiane. C'era chi liberava la via dalla prima neve, che ricopriva, come un sottile velo, ogni cosa, chi metteva al sicuro l'ultimo raccolto, chi accatastava la legna... insomma, qualunque cosa potesse essere fatta in una gelida mattina di metà ottobre.
Si fermò sulla piazza, dove i bambini erano intenti a giocare, approfittandone finché la neve era ancora soffice, ma già in alcuni punti il pavimento era ghiacciato. Restò in disparte, osservando il divertimento dei piccoli; uno dei bambini, sui cinque anni, il più scalmanato, prese a correre per tutto lo spazio disponibile, ridendo come un matto, finché non mise il piede su una lastra di ghiaccio, cadendo a terra e scivolando di sedere, fino ai piedi del rosso, dove il ragazzino si fermò.
"Vacci piano." lo rimproverò, rimettendolo in piedi "Avresti potuto farti molto male, sai?"
In quel momento si avvicinò Daisy, di corsa, e si abbassò per controllare il piccolo.
"Loki! Ti sei fatto male?" disse, preoccupata "Quante volte ti ho detto di stare attento?"
"Sto bene..." disse il ragazzino, spostandole le mani e tornando a giocare con gli altri.
"Ehm... è tuo..." chiese il giovane uomo, guardandola sorpreso.
"È il mio fratellino." spiegò la ragazza "Mi occupo di lui da quando i nostri genitori sono morti, durante l'ultimo attacco dei draghi, quattro anni fa."
"Quindi poco prima che Hiccup facesse cambiare le abitudini ai berkiani?" domandò Dagur, interessato.
"Sì." annuì la rossa, guardando il fratellino giocare con i coetanei "Siamo rimasti soli, e io ero abbastanza grande per potermi occupare di Loki. Il Capo e gli altri mi hanno dato una mano, comunque..."
Il giovane uomo annuì, guardando nella stessa direzione. Più la conosceva e più quella ragazza gli ricordava sua madre, e la cosa lo assicurava, perché significava che la follia degli ultimi anni non aveva spazzato via ogni ricordo di lei.
Il richiamo di un drago attirò la loro attenzione. Dagur alzò lo sguardo verso il cielo, alla ricerca della fonte.
"È il Furia Buia." riferì "Hiccup e gli altri stanno tornando; il richiamo significa che ha bisogno di tutti i Cavalieri del team principale, all'Arena."
"Il lavoro chiama." disse la ragazza, sorridendo "È meglio non far aspettare il figlio del Capo."
Il rosso annuì,  poi salutò e corse all'Accademia.
Per strada si unì ai gemelli e a Moccicoso, che stavano correndo nella stessa direzione, e i tre incrociarono, vicino all'entrata, Stizzabifolko, Gustav, Mulch e Bucket, che stavano correndo nella direzione opposta.
Entrarono nell'area di allenamento, notando che gli altri erano raccolti attorno a un drago ferito.
Si trattava di un giovane Gronkio dalla pelle di un colore verde. Non era tranquillo come Muscolone, probabilmente a causa di una brutta ferita alla zampa, che doveva fargli molto male; ringhiava a chiunque gli si avvicinasse, uomo o drago che fosse, e doveva essere stata una vera impresa portarlo fin lì.
"Che cosa succede?" domandò Moccicoso, incuriosito "Che ha la salsiccia ambulante?"
"Era intrappolato in una tagliola, non è stato semplice portarlo fin qui." spiegò Hiccup "Ho mandato a chiamare Skarakkio, ma se non lo calmiamo non potrà curarlo.
Dagur osservò l'animale. Era terrorizzato, ecco perché non riuscivano a calmarlo; senza dire una parola si avvicinò al Gronkio, fermandosi a distanza di sicurezza e guardandolo fisso negli occhi. Come previsto, il drago ringhiò, ma il giovane non si mosse dal suo posto. Distolse lo sguardo e allungò la mano.
Dopo un interminabile minuto sentì la pelle squamosa dell'animale strofinarsi contro il suo palmo.
Sorrise, voltandosi verso Hiccup. Le sue lezioni su come acquistare la fiducia di un drago avevano dato i loro frutti.
"Non male per un principiante!" esclamò Moccicoso, ridendo "Siete anche una bella coppia!"
"Sento una nota di delusione, Moccichecca." rispose il rosso, con lo stesso tono di scherno usato dall'altro "Forse speravi di avere le stesse attenzioni che ho per lui?"
"Io non sono gay!" borbottò il moro, incrociando le braccia.
"Devi ancora dimostrarlo." lo sfidò Dagur, ridacchiando. Il Gronkio brontolò, e lui gli grattò il mento "Stai tranquillo, Shattermaster, sono tutti amici miei."
"Shattermaster? Lo vuoi chiamare così?" chiese Hiccup, ma qualcosa che stava accadendo dietro di loro attirò la sua attenzione.
Si voltò, guardando la scena che aveva davanti, perplesso.
Moccicoso teneva Testa Bruta per i fianchi, stretta a sé, e lei lo stringeva a sua volta, tenendogli le braccia attorno alle spalle; entrambi erano reciprocamente impegnati in un appassionato bacio.
"Ed ecco che giocano di nuovo ad acchiappalingua..." rise il rosso "Come se questo bastasse a dimostrare che non è una checca."
Hiccup sospirò, alzando gli occhi al cielo.
"Ragazzi!" li richiamò "Vi ricordo che in questa tribù ci sono delle regole!"
"Disse colui che ha infranto la più importante..." disse Moccicoso, allontanandosi per un momento per prendere fiato "Non stiamo infrangendo alcuna legge, sto solo dimostrando che non sono gay e sto facendo divertire Testa Bruta."
Senza dire altro riprese a baciarla, incurante di ciò che accadeva intorno a loro, ma l'attività venne interrotta dall'arrivo di Skarakkio, per cui dovettero mettersi al lavoro per curare il Gronkio.
Quella sera, Testa Bruta era già a letto, quando la serranda della finestra si aprì ed entrò Moccicoso. 
Si mise seduta, coprendosi con la pesante coperta di pelo di yak, e lo fissò, senza dire nulla. Il ragazzo si avvicinò e si sedette sul letto, posandole un bacio sulle labbra.
Era la seconda volta che si presentava in camera sua, e a Testa Bruta non dispiaceva. Senza dire nulla gli fece spazio sul letto e lui si tolse le scarpe, stendendosi sotto la coperta.
"Sembra quasi che Dagur si diverta a farmi arrabbiare..." borbottò, stringendo la giovane, che gli aveva poggiato la testa sulla spalla.
"Tu non dargli ascolto. Se lui crede che tu sei gay sono affari suoi, ma noi sappiamo che non è vero." lo rassicurò Testa Bruta, strofinando il naso sul suo.
"E poi Hiccup... pensa davvero che io sia come lui?" continuò il giovane "Lui si crede tanto figo solo perché cavalca un Furia Buia, ma ci ha fatto passare le pene dell'inferno per mesi senza motivo, oltre ad aver rovinato la vita di Astrid! Proprio lui parla di seguire le regole..."
Ma la ragazza non lo fece continuare con le lamentele, spostandosi velocemente sopra di lui e lo coinvolse in un intenso bacio.
"Le sue azioni hanno delle conseguenze." disse, allontanandosi per guardarlo negli occhi "Ma, sinceramente, ora non me ne frega, e non dovrebbe fregartene neanche a te. E se vuoi che Dagur si convinca, che dici di allenarci un po'?"
Moccicoso sorrise, senza farsi scappare quell'occasione. Non l'avrebbe mai ammesso, ma gli piaceva quell'attività con Bruta.
La baciò, prendendo completamente il controllo della situazione, mentre i loro corpi reagivano alla vicinanza. La guardò per un momento e le sorrise.
Lui non era Hiccup. Non avrebbe mai messo nei guai Testa Bruta. No, lui avrebbe dominato i suoi istinti, non avrebbe toccato quella ragazza finché non l'avesse sposata.
E dopo averla sposata, avrebbe fatto l'amore con lei ogni volta che voleva.
Per un momento si bloccò, rendendosi conto della direzione verso cui stavano andando i suoi pensieri. Ma l'espressione d'attesa sul volto della bionda lo fece di nuovo perdere in quel flusso.
E con la mente piena di quelle sensazioni la vide addormentarsi e raggiunse il mondo dei sogni subito dopo.

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Capitolo 24
*** 23 ***


Qualche giorno dopo ci fu la prima grossa nevicata della stagione. Nessuno se ne preoccupò, finché il secchio di Bucket non cominciò a stringere talmente tanto attorno al suo capo, che i lamenti del poveretto vennero addirittura sentiti dal lato opposto dell'isola.
A quel punto fu chiaro a tutti che era in arrivo una grossa tormenta e bisognava andare al rifugio al più presto, per cui vennero fatti in fretta tutti i preparativi, così che la popolazione potesse trasferirsi, insieme agli animali per il sostentamento e ai draghi.
Hiccup aiutava Stoick nell'organizzazione, e tutti i Cavalieri davano una mano, così da velocizzare i tempi, e nel giro di poco era tutto pronto, così che padre e figlio poterono stare tranquilli, osservando la lunga fila di compaesani che si apprestava ad entrare nel temporaneo rifugio.
Al ragazzo non ci volle molto per notare, nella lunga processione, una chioma bionda conosciuta. Esitò, fissando il padre, indeciso; sapeva bene che non gli era concesso stare troppo vicino ad Astrid, ma entro poco lei sarebbe passata loro accanto, accompagnata da Gothi, che ultimamente non la perdeva di vista un secondo. Stoick sorrise, facendo un cenno della mano.
"Il rifugio è troppo piccolo perché tu possa starle abbastanza lontano." disse "Per questo ho deciso di sospendere temporaneamente la punizione, finché dovremo stare qui dentro. Vai ad aiutarla, sembra affaticata."
Il giovane lo guardò, incredulo, ma alla fine si decise e raggiunse la compagna, prendendole dalle mani il sacco con le sue cose.
"Mio padre ha temporaneamente revocato la punizione." spiegò, in risposta allo sguardo confuso della ragazza "Non devi affaticarti, le porto io le tue cose."
Astrid annuì, sorridendo, e insieme entrarono nella sala, andando a sistemarsi vifino alla parete del rifugio, in un angolo tranquillo e appartato, dove gli altri Cavalieri avevano già sistemato delle assi di legno che fungevano da basi per i giacigli notturni e avevano fatto accendere il focolare, accanto a loro, da uno dei loro draghi.
Appena videro avvicinarsi Hiccup e Astrid, mano nella mano, l'espressione dei ragazzi divenne sorpresa. Il castano sorrise e stese la coperta su una delle assi, accanto alla quale si era sistemato Sdentato, e aiutò la compagna a sedersi, poi si voltò verso gli amici.
"La pena è sospesa fino alla fine della tormenta." spiegò "Questo posto è troppo piccolo per evitare di stare troppo vicini, così mio padre ha accettato di non applicare la legge qui dentro."
"Potremmo approfittare del momento per organizzare la prossima esplorazione." suggerì Gambedipesce, sedendosi accanto a Heather "Astrid non potrà venire, ma può comunque dare dei consigli..."
"Non potrò venire con voi per almeno un altro paio d'anni." confermò la bionda,  carezzando la gallina di Testa di Tufo, che da un po' di tempo aveva preso l'abitudine di appollaiarsi sulla sua pancia, come a volerla covare "Ma sarò ben felice di aiutarvi a scegliere dove andare alla prossima missione esplorativa."
"Un paio d'anni? Ma la punizione non termina tra meno di due mesi?" intervenne Testa Bruta, confusa.
"La punizione termina tra meno di due mesi, è vero." ammise Hiccup, poggiando una mano sul pancione della ragazza "Ma nello stesso periodo nascerà anche il bambino. Lui avrà bisogno di molte cure per parecchio tempo, per cui Astrid non potrà muoversi, e anche io sospenderò le esplorazioni a maggiore distanza..."
"Ehm... a proposito del bambino... Hiccup..." lo interruppe Astrid, p rendendogli entrambe le mani e premendosele sulla pancia "Gothi dice che sono due gemelli."
Hiccup la guardò, sorpreso, mentre le sue mani carezzavano, in cerca di qualche tipo di conferma, il pancione, e Tufo e Bruta si persero in esclamazioni allegre per festeggiare la bella notizia.
"Grandioso! Due gemelli!" esclamò Testa di Tufo, tornando a sedersi sulla sua branda con aria soddisfatta.
"Gli insegneremo tutto quello che sappiamo!" continuò Testa Bruta, facendo una piroetta e andando poi a sistemarsi in braccio a Moccicoso "Saranno la prossima generazione di gemelli consacrata a Loki!"
Il moro la afferrò al volo, lanciò uno sguardo di sfida prima a Dagur e poi agli altri e, come ormai succedeva ogni volta che il gruppo si riuniva per un momento di convivialità, baciò la bionda con molta passione e trasporto.
"Ed eccoli che cominciano..." commentò Dagur "Moccichecca! Non ci sai affatto fare!"
"Dagur ha ragione." intervenne Astrid "Dovresti andarci con più dolcezza, così!"
Detto ciò si sporse verso Hiccup, che le afferrò con delicatezza il mento e le posò un bacio sulle labbra, dolce e deciso allo stesso tempo.
Moccicoso borbottò, alzando gli occhi al cielo, e questa volta fu Testa Bruta a prendere l'iniziativa.
Affondò una mano nei capelli corvini del giovane, mentre l'altrala la poggiò sulla sua guancia, e unì le sue labbra con quelle di lui.
Chiuse gli occhi, assaporando ogni sensazione, ogni tocco. Non gli fece prendere il controllo, lo guidò in quell'atto, rendendolo più dolce in ogni momento, e lui la seguì, senza opporre alcuna resistenza.
Gli altri si scambiarono uno sguardo d'intesa. Ormai la situazione era evidente a tutti, ma nessuno commentò.
Astrid sbadigliò, e Hiccup decise che era arrivato il momento di mettersi a dormire. Ognuno si sistemò al suo posto e, prima di stendersi, Testa di Tufo lanciò un'altra occhiata in direzione della sorella, ora nascosta da un'ala di Zannacurva, che aveva coperto la branda dove si erano stesi lei e Moccicoso per ripararli dal freddo.
"Se la fa soffrire giuro che lo ammazzo in modo lento e doloroso." sussurrò. 
"È dura la vita del fratello maggiore, Tufo." intervenne Dagur, guardando la sorella dormire tra le braccia del suo corpulento compagno "Ne so qualcosa."
"È lei la più grande tra noi." obiettò il ragazzo, sistemando meglio il cuscino.
"Quando si tratta di vegliare sulle proprie sorelle si è sempre il maggiore." concluse il rosso, sorridendo e avvolgendosi nella coperta, mentre Shattermaster già russa va, con la grossa testa poggiata ai suoi piedi.
Intanto, Testa Bruta, approfittando della privacy creata da Zannacurva, si era accoccolata tra le braccia di Moccicoso.
Il ragazzo la strinse a sé, avvolgendola con un braccio, mentre l'altro le carezzava la guancia. Era una situazione strana, era diventata strana da quando aveva accolto quella sfida di Dagur, ma non gli dispiaceva affatto, nonostante tutto.
Testa Bruta lo aveva sempre trattato male, rendendolo la vittima preferita degli scherzi suoi e di suo fratello, ma da quel loro primo bacio tutto era cambiato, non lo infastidiva più come prima, non gli faceva più quegli stupidi scherzi, ma lo cercava sempre, con un altro intento: voleva i suoi baci.
Affondò il volto nelle sue grandi trecce, e fu sorpreso di scoprire che l'odore dei suoi capelli era cambiato, non sapevano più di olio di pesce, ma di fiori estivi, evidentemente aveva cambiato abitudini; aspirò quel profumo, come a volerlo memorizzare, e si allontanò nuovamente.
Si guardarono, immobili per qualche secondo, poi lei si avvicinò e gli diede un veloce bacio.
"Dici che Hiccup e Astrid si sposeranno, dopo che i bambini saranno nati?" chiese la bionda.
"Lo faranno di certo." ammise il giovane "Non penso che Hiccup perderà altro tempo, dopo quello che è successo."
"Secondo me faranno una cerimonia grandiosa..." commentò lei.
"Io dico che sarà semplice. Hiccup non è il tipo da fare cose troppo vistose..." la contraddisse Moccicoso.
"Peccato..." sospirò Bruta, sognante "Se mi sposassi io, vorrei una cerimonia indimenticabile..."
"Sono sicuro che lo sarà." la rassicurò il moro "Sarà indimenticabile, e tu sarai una sposa stupenda... tutti si congratuleranno con te e con il tuo sposo. E sono certo che sarà indimenticabile anche quello che succederà dopo, quando passerai la prima notte insieme a lui, e tu sarai ancora più bella e raggiante... E ti vedo anche nove mesi dopo, quando terrai per la prima volta tra le braccia il nostro primo bambino."
Aveva parlato senza pensarci troppo, senza fare troppa attenzione a quello che stava dicendo, ma lei aveva capito.
Lo baciò, stringendolo forte, poi lo guardò negli occhi.
"Mio fratello è riuscito a terminare il corso di celebrante." confessò.
Moccicoso sorrise, abbracciandola meglio. Gli avrebbe parlato; certo, stava prendendo una decisione d'impulso, ma sapeva, per istinto, che non si sarebbe pentito. Le diede un ultimo bacio, prima di mettersi entrambi a dormire.
Qualche giorno dopo la tormenta si placò e la vita tornò alla normalità.
Il gruppo decise di partire per la missione esplorativa, approfittandone anche per testare il grado di affinità di Dagur e Shattermaster, e verificare i loro progressi nell'addestramento. La cosa che sorprese tutti fu che i due sembravano fatti l'uno per l'altro, e il Gronkio sembrava molto felice di seguire il giovane ovunque andasse.
Ma il motivo principale di quel volo era l'esplorazione, l'aggiornamento della mappa che Hiccup aveva cominciato a disegnare qualche tempo prima. Per questo si guardarono intorno, in cerca di nuove isole da aggiungere.
"Conosco questa zona." confessò Dagur, guardando alcuni scogli in basso "Ci sono stato per un certo periodo quando ero alleato di Viggo, ma abbiamo dovuto lasciare il territorio quasi subito: è presidiato da una specie di vigilante... un cavalcadraghi addirittura più bravo di te, Fratello."
"Bene, allora teniamo gli occhi aperti, potremmo rischiare di incontrarlo." ordinò il castano, continuando a guardarsi intorno, con attenzione.
Ma, prima che se ne potessero rendere conto, un enorme Tagliatempeste sbarrò loro la strada; in piedi, sulla sua schiena, troneggiava una figura umana mascherata, che agitò un bastone, indicando il gruppo. Senza avere il tempo di reagire, i ragazzi vennero presi per le spalle da altri draghi, apparsi dal nulla, mentre i loro animali vennero circondati da altri rettili, per non dare loro possibilità di scappare. Solo Sdentato precipitò verso il mare, poiché non era più in grado di mantenersi in equilibrio per la sua menomazione fisica.
Hiccup urlò, ma non riuscì a vedere dove il suo drago era caduto, poiché venne portato via insieme agli altri.
Dopo un po' di tempo in volo, vennero portati in una enorme grotta. I ragazzi si disporsero in cerchio, in posizione difensiva, mentre il loro rapitore si avvicinava, guardando Hiccup.
"Dove sono i nostri draghi?" chiese il ragazzo "Il mio non può volare senza di me!"
La figura umana Moss il bastone, e gli animali del gruppo vennero rilasciati, così che i ragazzi poterono abbracciarli. 
Il rapitore si avvicinò al castano, e Sdentato si mise in mezzo, ringhiando, ma una mossa della mano di quella strana figura gli fece cambiare atteggiamento, tanto che finì col fare le fusa, pancia all'aria. Hiccup fece un passo indietro, mentre l'altro ancora si avvicinava.
"Sei proprio tu... dopo tutto questo tempo..." sussurrò una voce di donna, e la figura si sfilò l'elmo, rivelando il suo volto, una donna sulla quarantina, dai capelli castani e gli occhi verdi.
Dagur affiancò l'amico, guardando la nuova arrivata, dubbioso.
"Io la conosco, Hiccup... anche se è passato molto tempo..." disse.
"Davvero? E l'informazione può esserci utile?" chiese l'altro, arretrando ancora di un passo.
"Sì, Fratello. Lei è tua madre."

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Capitolo 25
*** 24 ***


Hiccup fissò la donna, incredulo. Come poteva essere sua madre? Gli avevano detto che era morta, sbranata dai draghi, quando lui era molto piccolo.
"Avanti, vai a salutarla. Sono anni che non la vedi!" esclamò Dagur, dopo qualche minuto di silenzio, in cui l'amico e sua madre restavano a distanza, scrutandosi a vicenda, senza riuscire a fare il passo successivo.
Gli diede una spinta, così che il castano, nel tentativo di mantenere l'equilibrio, perse aderenza sulla protesi e finì faccia a terra proprio ai piedi della madre, che si abbassò e lo aiutò ad alzarsi.
Hiccup si rimise in piedi, mentre la madre gli posava una mano sulla guancia, passandogli il pollice sulla cicatrice sul mento.
"Non ci posso credere... dopo tutti questi anni..." sussurrò lei, incredula.
"I... io pensavo che... mi avevano detto che tu..." balbettò il giovane, ma venne interrotto dalla castana, che si guardò intorno, fece cenno a tutti di seguirla e corse in un cunicolo.
I ragazzi non la mollarono, inoltrandosi lungo passaggi stretti e impervi. Non sapevano cosa le prendesse, ma avevano capito che era meglio non mollarla.
"Aspetta!" esclamò Hiccup, dopo un po' "A Berk girava voce che tu fossi stata mangiata dai..."
La voce gli morì in gola, quando il cunicolo sbucò in un ampio spazio aperto, una baia verdeggiante piena di draghi di ogni tipo.
"Wow!" esclamarono i ragazzi, in coro, entrando nell'ampio ambiente. 
"Benvenuti nella tana della Grande Bestia Selvaggia." disse la donna, aprendo le braccia e indicando con il palmo alzato verso lo strapiombo che dava sulla laguna sottostante.
Un enorme drago si alzò sulle gambe posteriori, arrivando con la testa alla loro altezza e provocando un mormorio di stupore in tutti i presenti.
"Grandioso!" commentò Gambedipesce, affiancando Hiccup per osservare meglio l'animale "È come minimo un classe 10! Niente ali... zampe robuste... è un nuotatore!" 
"Tu... tu sei vissuta qui per tutto questo tempo?" chiese il castano, rivolgendosi alla madre, che annuì guardandoli uno per uno. Hiccup seguì il suo sguardo e, indicandoli, decise di presentarli "Loro sono i miei amici. Lui è Gambedipesce Ingelman."
"Gambedipesce? Pensavo che tua madre volesse chiamarti Justin..." commentò la donna.
"Ehm... Justin è il mio secondo nome, signora..." spiegò il biondo, timido.
La donna annuì, tornando a scorrere lo sguardo sui giovani; Dagur fece un passo avanti, passandosi una mano sulla barba.
"Dagur? Che cosa ci fai con il gruppo di mio figlio?" chiese la donna, avvicinandosi.
"Mi hai riconosciuto, Valka?" rispose il giovane "Ero solo un bambino."
"Hai gli stessi occhi di tua madre." spiegò lei, sorridendo "L'ultima volta che l'ho vista eravamo entrambe incinte, e tu passavi ore a sentire i movimenti di tuo fratello. Ci hai provato anche con Hiccup, a sentirlo quando non era ancora nato, ma lui ti ha tirato un forte calcio in faccia... è stata l'unica volta in cui ha fatto un movimento così forte..."
Hiccup sorrise, guardando l'amico, che sospirò, rassegnato, infine afferrò Heather per il braccio e la fece avvicinare.
"Lei è Heather, mia sorella, e fidanzata di Gambedipesce." la presentò.
Valka annuì, voltandosi verso Moccicoso e i gemelli, che erano rimasti un po' in disparte.
Il moro si schiarì la voce, facendo un passo avanti.
"Moccicoso Jorgenson, il più affascinante membro del gruppo." si presentò "E loro sono Testa Bruta e Testa di Tufo Thorston, la mia bellissima moglie e il suo poco affascinante fratello."
Ci fu un momento di silenzio, prima che gli altri realizzassero il significato di ciò che era stato detto.
"Li ho sposati io, ieri." confessò Testa di Tufo, raddrizzando la testa con aria fiera "Ho finito il corso, quindi se avete bisogno..."
"Ma tu guarda Moccichecca..." commentò Dagur, ridendo "Sei proprio ridotto male, se ti sei dovuto sposare per dimostrare di non essere frocio."
"Per favore, dimmi che prendi precauzioni." disse Hiccup, serio "Non possiamo permetterci di perdere, anche temporaneamente, un altro membro della squadra..."
"Tranquillo, Hiccup." rispose il moro, ridendo "Io so come usarle, le mie attrezzature, non come te..."
Ma Valka non li ascoltava più, ed ora sembrava interessata ai draghi del gruppo. Fece un passo verso di loro, per poi essere affiancata dal figlio.
Si guardarono per un secondo, e Hiccup annuì,  così la donna si avvicinò a Sdentato, gli grattò sotto il mento e sorrise.
"È magnifico!" esclamò "Come hai fatto ad addestrato?"
"Eh, sì... Beh, io..." balbetò il giovane "L'ho trovato... era ferito..."
"I cacciatori sono crudeli..." commentò lei, indignata.
"Ehm... non sono stati i cacciatori, in realtà." ammise Hiccup "Sono stato io."
"Hiccup è bravo a fare casini." si intromise Moccicoso, andando a grattare il mento al suo drago "Almeno Sdentato ha saputo vendicarsi, dando la sua gamba al Morte Rossa, come ultimo pasto."
Valka sospirò, avvicinandosi agli altri draghi ed esaminandoli distrattamente uno per uno.
"Qui abbiamo due Gronki, di Gambedipesce e Dagur, un Razorwing, di Heather, Un Orripilante Bizzippo, dai gemelli, e un Incubo Orrendo, di Moccicoso. Manca all'appello l'Uncinato Mortale di Astrid, che è rimasto a casa perché lei è... indisposta, e non può muoversi."
"È un'ingiustizia." esclamò Valka "Un drago deve essere libero di andare dove vuole, anche senza il proprio Cavaliere!"
"Infatti è così. I nostri draghi sono liberi." spiegò il ragazzo, grattando le orecchie di Sdentato "Avevo creato una protesi che lui fosse nin grado di manovrare da solo, ma non l'ha voluta, vuole che sia io a guidarlo. Ci sono fedeli e non ci lascerebbero mai, vero bello."
"Soprattutto il mio Zannacurva. Lui è il più fedele di tutti." si intromise Moccicoso.
In tutta risposta, Zannacurva fece un brontolio indignato e spiccò il volo, salvo poi essere richiamato all'ordine da Sdentato, che gli ringhiò con aria di comando.
"E cosa pensa tuo padre di tutta questa storia?" chiese Valka "Io ho sempre provato a fargli cambiare idea..."
"Ha cambiato idea qualche anno fa, grazie a Sdentato." ammise il ragazzo "Ora non cacciamo più i draghi, ci conviviamo. Perché non vieni a vedere?"
La donna fece un passo indietro, voltando loro le spalle, e il figlio la seguì.
"Papà sarà felice di rivederti... e poi vorrei che conoscessi Astrid... sono sicuro che andreste d'accordo."
"Ho vissuto tanto tempo lontano da voi... pensavo che così saresti stato al sicuro..." sussurrò lei, senza guardarlo.
"Io sono al sicuro. Sdentato mi protegge." spiegò Hiccup, calmo.
Valka fece un respiro profondo, voltandosi verso il figlio, e annuì. 
"Va bene, tornerò a Berk per vedere come tenete i draghi. Potrei darvi qualche suggerimento, anche..."
"Fantastico! Andiamo!" disse Hiccup, ormai eccitato, quindi diede l'ordine di tornare verso casa.
Arrivarono a sera tarda, e vennero accolti da Skarakkio, che andò incontro a Hiccup, puntandogli contro l'uncino, con fare severo.
"Ragazzo! Sei stato via più del previsto, sai? Tuo padre è su tutte le furie!" esclamò, facendo per rivolgersi anche al resto del gruppo, ma impallidì di colpo appena vide l'ospite alle loro spalla. Si rivolse al Capo, che li aveva appena raggiunti e gli diede una pacca sulla spalla "Prima di fargli la predica ti conviene ascoltarlo. Mi sa che la storia potrebbe interessarti..." dopodiché andò a sedersi, prendendosi l'elmo dalla testa con aria shockata.
"Hiccup! Ti rendi conto di che ore sono?" tuonò Stoick "E voi, ragazzi..."
Ma la voce gli morì in gola, si fece largo tra i ragazzi e si fermò davanti a Valka, incredulo.
"Lo so, Stoick..." sussurrò la donna "Sono stata via così tanto tempo... sei arrabbiato... e ti capisco..."
Ma l'uomo non la stava ascoltando, le prese il mento tra le dita e si avvicinò.
"Sei ancora più bella del giorno in cui ti ho perduta." disse, concludendo il discorso con un dolce bacio sulle labbra di lei.
Ci fu silenzio, finché i due non si allontanarlo, sorridendosi timidamente. Hiccup congedò gli amici e rimase a guardare i genitori, insieme a Sdentato e Skarakkio; i due coniugi, finalmente si avvicinarono a loro, e la donna si guardò intorno.
"Non cacciamo più i draghi, visto?" mostrò il ragazzo.
"Eh, sì, abbiamo cambiato stile di vita. Merito di nostro figlio." confermò Stoick "Sarà un ottimo capo, in futuro."
"Il più tardi possibile, spero." lo interruppe il giovane.
"Ovviamente dopo che avrai regolarizzato la tua posizione con Astrid." lo rimproverò l'omone "Non esiste che l'hai inguaiata e non la sposi!" si rivolse di nuovo alla moglie, serio "È talmente refrattario alle regole che ha infranto la più importante: ha messo incinta una ragazza del suo gruppo, il suo secondo in comando, tra l'altro. Ho dovuto punirlo entrambi: lei è agli arresti fino a Snoggheldhog e lui non potrà avvicinarlesi fino a tale data."
"Cosa... Hiccup, le regole vichinghe sono importanti!" lo rimproverò la donna, provocando un gesto di assenso dell'altro, ma che venne subito interrotto da lei stessa "Però non ti sembra una punizione esagerata?! Non puoi costringerli a stare lontani così a lungo! È crudele!"
I dui coniugi ritrovati si guardarono per un momento, infine l'uomo annuì, guardando il figlio.
"Va bene, vai da Astrid." acconsentì "Entrambe le punizioni sono sospese a tempo indeterminato."
Hiccup sorrise e non se lo fece ripetere due volte, correndo verso la casa della compagna. Aprì la porta e andò subito ad abbracciarla.
"Mio padre ha sospeso entrambe le punizioni." spiegò "Vieni, voglio che conosci una persona."
Detto ciò, la trascinò fuori, portandola verso i genitori, che ora stavano parlando con Skarakkio.
"Mamma, lei è Astrid, la mia ragazza." la presentò.
"Mamma? Ma cos..." balbettò la bionda, ma un forte dolore al basso ventre la bloccò, costringendola ad aggrapparsi al ragazzo e fare dei respiri profondi.
Hiccup la strinse, e anche gli altri tre si avvicinarono, preoccupati.
"Astrid? Stai bene?" chiese il ragazzo, senza mollarla.
"Mi si sono appena rotte le acque, Hiccup..." sussurrò Astrid, respirando affannosamente.

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Capitolo 26
*** 25 ***


Nel frattempo Moccicoso era andato a casa di suo padre con Testa Bruta. Poiché si erano sposati il giorno prima senza pensarci troppo, non avevano avuto il tempo di mettere Stizzabifolko a conoscenza della cosa, per cui avevano deciso di farlo in quel momento, approfittando della pausa offerta dal ricongiungimento della famiglia Haddock.
Ma l'uomo non era in casa, impegnato nelle sue attività quotidiane, o, probabilmente,  in giro in groppa al suo Uncinato Mortale, per cui dovettero aspettare il suo ritorno.
Moccicoso si guardò intorno, indeciso, infine prese per mano Testa Bruta e si sedette sulla panca vicino al focolare, facendola sistemare in braccio a lui e stringendola a sé in modo protettivo e possessivo.
Erano sposati da poco meno di 24 ore e ancora non poteva credere di averlo fatto. Lui si era sempre reputato una persona libera, nonostante i tentativi di aggancio passati con Astrid o Heather non aveva mai pensato seriamente di sistemarsi, eppure era lì, e teneva tra le braccia la sua sposa, con cui aveva giurato di legarsi per il resto della vita.
Ed era nato tutto da una sfida, da un tentativo di zittire le battute sul suo orientamento sessuale, ma forse erano sentimenti che covava già da tempo. Aveva un vago ricordo della notte dei festeggiamenti dopo la battaglia contro i cacciatori di draghi, aveva bevuto e non era del tutto lucido, ma qualcosa ancora gli era rimasta nella mente: un bacio, veloce ma dolce, che Testa Bruta gli aveva posato sulle labbra poco prima di addormentarsi tra le sue braccia; un bacio che lui aveva ricambiato, e un abbraccio che l'aveva protetta dalla frescura di quella notte tardo estiva.
E poi quei baci dati davanti agli amici, baci che li avevano fatti rimanere senza parole. Baci che, in origine avevano il solo unico scopo di dimostrare che lui non era gay, ma che, col passare del tempo, erano serviti a prendere coscienza dei rispettivi sentimenti reciproci, uniti a quelli che Moccicoso donava a Testa Bruta in privato, senza alcun apparente motivo, all'inizio, solo per il piacere di farlo.
E poi, durante la tormenta di neve, la settimana precedente, aveva preso quella decisione: la bionda sarebbe diventata sua moglie, non doveva farsela scappare!
Ci era voluto poco per preparare tutto, bastava trovare il celebrante, che già avevano, poiché Testa di Tufo era riuscito a terminare il corso preparatorio senza creare ulteriori danni, come era successo in precedenza, e segnare l'avvenuta unione nei documenti depositati nella Sala del Consiglio.
E, finalmente, era anche arrivata la loro prima notte insieme. Si erano chiusi in camera della ragazza e avevano consumato; conoscendo Testa Bruta, il moro si era aspettato di trovarsi una ragazza scatenata, pronta a prendere il controllo della situazione, e invece... la sua sposa era risultata molto timida, alle volte un po' impacciata, dolce e tranquilla, ma a lui non dispiaceva affatto, perché dimostrava che quello che faceva vedere agli altri, il suo essere scatenata, era solo una maschera, e che l'aveva tolta nel momento in cui erano soli.
La strinse ancora, affondando il volto nelle sue trecce, per poterne aspirare il profumo, e poi la baciò per l'ennesima volta, approfondendo in modo audace e posando le mani dove solo lui, ora, era autorizzato a tenerle.
Ma un colpo di tosse proveniente da vicino all'ingresso interruppe quelle attenzioni coniugali. Il ragazzo alzò gli occhi, riconoscendo il padre.
Con calma fece spostare la compagna e si alzò in piedi, guardando il suo vecchio, con le spalle dritte.
"Ragazzo, non ti fai vedere a casa da ieri mattina, e quando ti degni di presentarti ti becco in procinto di fare sesso al di fuori della benedizione matrimoniale?!" lo rimproverò l'uomo, avvicinandosi con fare severo "Credevo che fossi più intelligente di Hiccup!"
"Infatti l'ho sposata ieri." rivelò Moccicoso, afferrando la mano della moglie "Vai a controllare nell'archivio, l'abbiamo registrato appena fatto. E poi parli sempre tanto male di Hiccup, ma da quello che ho letto nei registri, anche tu sei stato punito per aver messo incinta la mamma prima di sposarla."
Stizzabifolko balbettò qualcosa e si schiarì la voce, ma non poté controbattere, perché Sdentato irruppe in casa, apparentemente agitato, e prese a camminare in tondo, facendo dei versi nervosi e guardando alternativamente Moccicoso e la porta.
"Che gli prende?" domandò Testa Bruta.
"Sembra impazzito." aggiunse Stizzabifolko.
"No, deve essere successo qualcosa a Hiccup..." constatò il giovane, avvicinandosi al Furia Buia "Ma non credo abbia a che fare con sua madre, altrimenti non sarebbe venuto qui... magari ha a che fare con Astrid."
Il drago fece un brontolio, si abbassò e lo afferrò per lo stivale, voltandosi verso la porta e uscendo a rotta di collo, trascinandosi dietro il ragazzo, urlante.
Tre curve, due cespugli, quarantacinque sassi, sedici buche e quattro scalini dopo, finalmente lo lasciò, ammaccato e dolorante, ma ancora vivo.
Il moro rimase steso dove era, tenendo gli occhi chiusi, aspettandosi di essere ancora trascinato chissà dove. Il pavimento era duro, fatto di assi di legno, e l'ambiente era caldo; sentì una mano che gli sfiorava la fronte e la riconobbe subito: era quella di sua moglie, evidentemente lo aveva seguito.
"Dolore..." sussurrò, aprendo gli occhi e mettendosi seduto. Non tolse lo sguardo dalla giovane, ma vide, con la coda dell'occhio, Gambedipesce, Heather, Testa di Tufo e Dagur superarli, senza considerarli troppo.
Testa Bruta gli carezzò il volto, controllando ogni graffio che si era procurato nel tragitto. Neanche per lei esisteva nessun altro, in quel momento.
Ma un forte lamento proveniente da una delle stanze da letto della casa in cui erano li fece tornare con i piedi per terra.
Testa Bruta si tirò su, fissando la porta della stanza da cui provenivano quei lamenti, mentre Moccicoso si fece aiutare da Tufo e Dagur a sedersi al tavolo, dove Hiccup era già seduto, a capotavola, con aria stravolta e preoccupata.
"Che succede?" domandò il moro, facendo spazio alla compagna.
"Ce lo siamo chiesti anche noi, quando abbiamo visto Sdentato trascinarti fin qui." rispose Gambedipesce "Ma suppongo che la risposta sia che Astrid è entrata in travaglio."
"Ma non è un po' presto?" chiese Tufo, confuso "Per quanto ne so dovrebbero passare nove mesi..."
"È un parto prematuro." chiarì Hiccup, con un filo di voce "Secondo Gothi è facile che i gemelli nascano pretermine, ma ha detto anche che di solito si parla di due o tre settimane al massimo, non nove settimane, come in questo caso. Secondo la sua esperienza, le probabilità di sopravvivenza dei bambini sono basse..."
"Mi dispiace, Hiccup..." disse Heather "Vedrai che andrà tutto bene, i bambini sopravvivranno, stai tranquillo."
"Mamma ha portato via papà, con la scusa di fare un giro per l'isola e vedere come è cambiata... era troppo agitato, non era confortante." continuò il giovane, tenendo i palmi premuti sugli occhi "Gothi è dentro con Astrid, e sta aspettando che arrivi la sua assistente."
Nessuno parlò. Dagur soltanto si avvicinò al futuro padre, dandogli una pacca rassicurante sulla spalla.
In quel momento entrò Daisy, tenendo in una mano un cesto con tutto l'occorrente di cui aveva bisogno Gothi per lavorare, mentre con l'altra trascinava il fratellino. Si fermò, guardando tutti i presenti, e fece un respiro profondo.
"Non sapevo dove lasciarlo..." spiegò, con aria di scuse "Loki può restare qui, mentre io sono impegnata con la partoriente?"
"Non c'è problema." acconsentì Dagur "Lo terrò d'occhio io."
La rossa sorrise riconoscente, diede un buffetto al fratellino e corse nella stanza di Astrid. Loki attese un momento e poi fissò il suo "guardiano", incuriosito.
"Tutti dicono che tu sei cattivo." riferì. 
"Oh... beh, lo sono stato." ammise il giovane uomo "Ma le persone possono cambiare, se hanno un buon motivo per farlo."
"A mia sorella piaci." continuò il bimbetto "Dice che hai gli occhi buoni. Perché non la sposi?"
"Perché il grande Capo dei Grandi Guerrieri non ha abbastanza palle per farlo, ragazzino." si intromise Moccicoso, ridendo "Anzi, suppongo che non lo faccia perché preferisce i maschi."
"Oh, no, quello lo lascio fare a te, Moccichecca!" rispose a tono il rosso, innescando una risatina divertita nel bambino.
Quel momento gioviale venne interrotto dall'ennesimo forte lamento di Astrid, che provocò un brivido di terrore in Hiccup, il quale si alzò in piedi e prese a camminare per la stanza, cercando di trattenere la crisi di panico che, lentamente, si stava facendo strada dentro di lui.
Testa Bruta lo fissò, afferrando saldamente la mano del marito. I due si guardarono, intuendo all'istante i loro pensieri: entrambi si erano chiesti se valeva la pena allargare la loro famiglia appena formata, e i lamenti della partoriente, uniti alle reazioni del loro amico, che stava andando sempre più fuori di testa man mano che il tempo passava, alimentavano ulteriormente quel dubbio.
Moccicoso distolse lo sguardo, rivolgendolo verso l'altra coppia presente nella stanza; Gambedipesce stringeva Heather, sembrava non volerla lasciare andare, ed entrambi guardavano Hiccup, preoccupati. Sembrava che anche loro si stessero facendo le stesse domande.
Ma bastò un momento per riportare un pizzico di spensieratezza che non facesse pesare troppo l'atmosfera: Loki si era appeso ai capelli di Testa di Tufo, e si dondolava ridendo allegramente, ignorando i richiami di Dagur e i tentativi del rasta di toglierselo di dosso.
"Giovanotto, un po' di contegno!" lo rimproverò Moccicoso, dopo un po' che il bambino aveva ripreso ad agitarsi, nella sua spensierata allegria.
"Perché, Moccichecca?" lo prese in giro il piccolo "Non è mica il tuo ragazzo, vero?"
Il moro borbottò, alzando gli occhi al cielo e cercando le parole giuste per rispondere a tono alla piccola peste, che continuava a ripetere, canticchiandolo, il nomignolo che Dagur aveva dato a Jorgenson.
La porta della camera si aprì, Daisy uscì nuovamente e si avvicinò a Hiccup, aggiornandolo a bassa voce della situazione, quindi si voltò verso Dagur e Loki e fece qualche passo verso di loro.
"Ti avevo detto di stare bravo!" enunciò, rimproverando il fratellino, e poi alzò lo sguardo verso il rosso, puntandogli contro il dito "Quanto a te, non insegnargli certe brutte parole!" il giovane uomo stava per replicare, ma la ragazza lo zittì subito, avvicinandosi ancora e stampandogli un bacio sulla guancia, all'angolo delle labbra "Comunque grazie per dargli un'occhiata."
Detto ciò, corse di nuovo dentro, lasciando il giovane imbambolato.
"Sì, hai fatto proprio colpo." ammise Moccicoso "Ti conviene non fartela scappare, dico sul serio."
"Ehm... okay..." balbettò l'altro, tornando a cercare di contenere l'esuberanza di Loki.
"Cosa ti ha detto Daisy?" chiese, dopo qualche minuto, Moccicoso, in un tentativo di far distrarre l'amico, in modo che non si facesse prendere dal panico più di quanto non lo fosse già. 
"Astrid è esausta." spiegò il castano "Sta faticando molto, ma entro un'ora i bambini dovrebbero essere nati..."
"Allora manca poco..." commentò Testa Bruta.
"Sì, ma non sono ancora fuori pericolo..." continuò Hiccup, riprendendo a camminare per la stanza "Potrebbero ancora non sopravvivere..."
Un urlo straziante di Astrid, spezzato da alcuni singhiozzi, interruppe i loro discorsi; il castano impallidì, senza muoversi.
E poi un debole pianto di un bambino, seguito da altri lamenti della partoriente e un secondo pianto di un neonato, altrettanto debole.
Moccicoso fissò Hiccup, ancora fermo, bloccato dove era. Sul suo volto era ancora visibile il panico, ma qualcos'altro si era fatto largo: speranza, amore...
Strinse la moglie, posandole un veloce bacio sulle labbra.
Sì, qualunque cosa fosse successa sarebbe comunque valsa la pena di provare ad allargare la famiglia.

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Capitolo 27
*** 26 ***


Hiccup fissava la porta della stanza di Astrid, in attesa.
Aveva appena sentito il primo pianto dei suoi figli; erano entrambi lamenti molto deboli, cosa che non gli fece scemare i timori che aveva avuto nelle ore precedenti, inoltre altri dubbi si fecero spazio nel suo cuore.
Anche i suoi amici non osarono muoversi, evidentemente volevano avere ulteriori notizie da Gothi o Daisy, prima di fare qualunque cosa, e gli unici suoni che si sentivano erano le risate di Loki che rincorreva la gallina di Testa di Tufo per tutta la stanza.
Stoick e Valka entrarono in casa, e immediatamente sentirono i deboli lamenti dei neonati, quindi si avvicinarono al figlio. L'uomo gli poggiò una mano sulla spalla, rassicurante.
"Congratulazioni, figliolo." disse, calmo.
"I... io..." sussurrò il ragazzo "Io non so... è inverno... i bambini sono deboli... potrebbero non sopravvivere..."
"Figlio mio..." cercò di rassicurarlo la madre, ma Hiccup la fermò.
"Io... io e Astrid... io ho fatto un errore..." disse "Lei sta pagando per una mia colpa... non... non sarò mai un buon padre... non sono neanche in grado di domare i miei istinti... come posso essere un buon padre?"
Il Capo e la sua ritrovata moglie si guardarono, e quest'ultima abbracciò il figlio.
"È normale avere dei dubbi." lo ra ssicurò, posandogli una mano sulla guancia "È normale, nessuno è davvero preparato quando succede un cambiamento simile, sia che questo cambiamento sia voluto o meno. Anche quando sei nato tu è stato lo stesso, sai?" fece un respiro profondo, sorridendo mentre nella mente le tornava un ricordo lontano "Eri un fagottino così piccolo, quando sei nato... anche tu eri nato prematuro, come i tuoi figli, e io avevo paura che tu non riuscissi a superare l'inverno. Ma tuo padre no, lui era sicuro che ce l'avresti fatta..."
Stoick rise, avvicinandosi ai due.
"Dicevo che ce l'avresti fatta, che saresti stato un grande vichingo. E avevo ragione." ammise.
"Io non sono..." cercò di obiettare il giovane.
"Figliolo, guardati." lo interruppe l'uomo "Magari non sei un vichingo normale, e ammetto di averti frenato un po' troppo quando eri piccolo, ma Guard cosa sei diventato: sei un ottimo addestratore di draghi, un Cavaliere, e da quello che ho visto anche un bravo leader. Vedrai che diventerai anche un buon padre."
"Ma... e se sbagliassi qualcosa? I bambini sono delicati..." protestò il giovane.
"Sai, la prima volta che ti ho preso in braccio eri così piccolo che non sapevo come tenerti." disse Stoick "Ad un certo punto devi esserti sentito scomodo e sei scoppiato a piangere. Sono andato in panico e ti ho restituito a tua madre." rise, guardando la moglie "E poi, dopo che lei era scomparsa, ogni volta era un'impresa darti da mangiare, ogni volta era una tragedia: mi sputano tutto in faccia, ma poi ho imparato, non è stato semplice, ma ce l'ho fatta, nonostante tutto."
Valka li guardò; la sua espressione si fece malinconica.
"Forse ho fatto bene ad andare via... se fossi rimasta non saresti mai diventato quello che sei ora..." sussurrò, facendo una carezza al figlio.
"Forse sarebbe stato meglio, avrebbe fatto meno sbagli." la rassicurò il Capo.
La porta della stanza si aprì, interrompendo i loro discorsi. Daisy uscì e si avvicinò a Hiccup, sorridente.
"Astrid sta bene." riferì "È stanca, ora sta riposando. I bambini sono molto piccoli, ma sembrano in salute. Gothi dice che devono stare al caldo finché non prenderanno un po' di peso, ma è fiduciosa. Ah, il primogenito è un maschietto, e l'altra è una femminuccia."
Hiccup fece un sospiro di sollievo, ma non osò muoversi. I suoi amici lo fissarono, indecisi su cosa fare, finché Testa Bruta non si alzò, andando ad abbracciarlo, seguito subito dopo da Heather; i ragazzi ci misero un po' di più, ma si avvicinarono anche loro, congratulandosi con il loro amico.
"Se vuoi, puoi andare da loro." suggerì Daisy, indicando la porta della stanza.
Hiccup annuì, zoppicando verso la camera di Astrid. Gothi ne uscì, facendogli cenno di entrare. Il ragazzo superò la porta e si avvicinò al letto.
Astrid era stesa, aveva l'aria stanca ma era sorridente; i suoi occhi erano fissi su due piccoli involti poggiati all'altezza del suo seno. Il ragazzo si fermò vicino a lei e le poggiò un bacio sulla fronte, fece un respiro profondo e rivolse la sua attenzione sui due bambini, intenti a poppare, per recuperare le energie consumate nelle precedenti ore.
Erano entrambi minuscoli, tenevano gli occhi chiusi, ma erano affamati. Il maschio era pelato, più piccolo della sorellina, anche se di poco, e sembrava più fragile, mentre la femmina aveva una massa di capelli castani, era più grandicella e aveva l'aria più sana.
"Sono così piccoli..." disse il ragazzo.
"Cresceranno." lo rassicurò la giovane, tirandosi su e passando i bambini al compagno, aiutandolo a tenerli "E diventeranno forti, come te."
"Come li chiamiamo?" chiese Hiccup, osservandoli. I bambini aprirono gli occhi, osservandolo per un attimo; lei aveva gli occhi blu, come la mamma, e lui verdi, come il papà. entrambi fecero un leggero verso tranquillo,prima di chiudere di nuovo gli occhi e lasciarsi cullare dal calore dell'uomo che aveva donato loro la vita.
"Io un paio di idee ce le ho, ma vorrei il parere del padrino." suggerì Astrid, guardando la porta, alla quale erano affacciati i loro amici.
Hiccup annuì, e Dagur si fece largo tra gli altri e si avvicinò, osservando i due figliocci neonati.
"Allora, biondina, quali nomi avresti scelto?" la incoraggiò il rosso.
"Per lei pensavo Sòl Valkyria." suggerì la bionda.
"La Dea del sole. È perfetto." acconsentì Hiccup, sorridendo.
"Concordo con mio Fratello. È perfetto per questa brunetta. E il maschio?"
"Lui... lui è stato concepito durante il processo di pace tra Hooligans e Grandi Guerrieri. Quindi è giusto che abbia un nome che lo ricordi, oltre ad avere un nome che lo connetto a sua sorella." continuò Astrid, alzandosi dal letto a fatica e avvicinandosi al compagno, per controllare i bambini "Si chiamerà Hiccup Màn Dagur jr."
"Davvero vuoi chiamarlo come me?" chiese il giovane padrino, sorpreso.
"Io non ho nulla in contrario." acconsentì Hiccup, restituendo i piccoli alla madre "In fondo sei anche il loro padrino, Fratello."
Dagur era commosso, e l'altro si avvicinò, porgendogli la mano in segno di amicizia, che il rosso strinse, sorridendo. Astrid guardò verso la porta e notò il resto del gruppo, quindi fece cenno di avvicinarsi. 
I ragazzi entrarono, disponendosi attorno ai due neogenitori per ammirare le creaturine. Molti furono i complimenti, e nessuno mancò di fare una carezza ai due piccoli, che dormivano placidamente tra le braccia della loro madre.
Improvvisamente Testa di Tufo scoppiò a piangere, attirando l'attenzione di tutti.
"Sono... sono così belli..." singhiozzò "È il miracolo della vita... sono... sono commosso..."
Testa Bruta sospirò, andando ad abbracciare il gemello.
"Tranquillo, fratellino, va tutto bene." lo rassicurò "Magari presto potrai commuoverti di nuovo, quando io e Moccicoso allargheremo la famiglia."
Ma queste parole non fecero altro che far commuovere di più il biondo, tanto che il suo pianto incontrollabile svegliò i di neonati, contagiandoli.
"La mia sorellina avrà un bambino..." disse, tra le lacrime "È così bello... diventerò presto zio..."
Hiccup e Astrid si guardarono. Non era cambiata solo la loro vita, ma quella nascita aveva cambiato la vita di tutti quanti in quel gruppo; non sarebbe più stato come prima.
Sarebbe stato meglio.

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Capitolo 28
*** 27 ***


I giorni seguenti tutto il gruppo si adoperò per far sì che Astrid si riprendesse dal parto senza troppe preoccupazioni. Hiccup passava più tempo possibile con lei e con i figli, imparando a conoscerli e apprendendo sul campo i primi rudimenti dell'essere genitore.
I gemellini erano minuscoli, fragili, e Astrid era ancora molto debole, per cui nessuno di loro uscì, restando al riparo dalle rigide temperature invernali, al caldo delle mura domestiche. Tutti si adoperarono per aiutare la giovane madre, per cui c'era sempre gente che andava e veniva, portando legna, vestiti o doni di vario genere per la ragazza o per i due figli; Tempestosa restava sulla porta, contribuendo alla sicurezza degli occupanti della casa ed evitando che degli intrusi potessero introdursi senza essere invitati, ma ancora nessuno dei due neogenitori aveva provato a far avvicinare uno dei draghi ai due piccoli, per paura che si facessero male, però prima o poi avrebbero dovuto provarci, poiché i draghi sarebbero stati il futuro dei neonati.
E questo momento arrivò i primi giorni di dicembre.
Astrid era seduta vicino al focolare, e i bambini erano sistemati su delle seggiole costruite apposta per loro per permettergli di guardarsi intorno, con delle cinghie di sicurezza così che non potessero cadere; erano incantati a fissare le fiamme del fuoco, incuriositi dalle volute colorate che esso creava nell'aria.
Hiccup entrò, chiudendo immediatamente la porta per evitare di far entrare il freddo, e i due piccoli, appena lo riconobbero, fecero degli urletti felici, così che il giovane padre si avvicinò, posando un bacio sulla fronte di ciascuno di loro, prima di salutare la compagna con un intenso bacio sulle labbra.
"Oggi sembrano allegri." disse, guardando i due figli, che non si perdevano un suo movimento.
"Sono curiosi, proprio come te." ammise Astrid, alzandosi e prendendo i piccoli in braccio.
"Credo che potremmo provare a far avvicinare Sdentato." suggerì il castano, tornando alla porta "Non penso che succederebbe nulla di brutto."
La bionda annuì,  così il giovane aprì e fece entrare il suo amico.
Il Furia Buia si guardò intorno, annusando l'aria infine seguì il suo Cavaliere, che aveva affiancato la compagna e i figli.
Li guardò, facendo un verso curioso, infine li annusò; i gemelli lo fissarono, perplessi, ma percepirono la tranquillità della madre, così si tranquillizzarono subito anche loro. Màn allungò la manina, incuriosito, e l'animale si avvicinò ancora, lasciandosi toccare, e poco dopo si fece coraggio anche la sorellina.
"Beh, è andata bene." ammise Hiccup, tirando un sospiro di sollievo e grattando il mento del drago "Bravo, Sdentato. Questi sono i miei figli, avranno bisogno di molta protezione, finché non saranno abbastanza grandi."
Il Furia Buia fece un verso allegro, voltandosi verso di lui e leccandogli affettuosamente la faccia, innescando allegre risate nella famiglia appena formata.
Quell'allegro quadretto venne interrotto da Stoick e Valka, che entrarono in casa per la visita quotidiana ai nipoti.
I due, nonostante fossero stati lontani per quasi venti anni, stavano cercando di recuperare il tempo perduto, riscoprendo l'amore che li aveva uniti e trovando nuovi punti in comune, grazie al nuovo stile di vita che Berk aveva intrapreso grazie a Hiccup.
"Buon pomeriggio." salutò il Capo "Come stanno i miei due nipotini e la mia futura nuora?"
"Futura nuora?" intervenne il castano "Papà, non ti sembra di correre un po' troppo?"
"Avete fatto due figli, è logico pensare che presto convoliate a nozze." commentò l'omone, facendo una carezza ai due nipotini.
"Beh, non subito. Non correre troppo!" protestò Hiccup, alzando gli occhi al cielo.
"Vogliamo aspettare che i bambini siano un po' più grandi." ammise la bionda, rimettendo i gemelli nelle loro seggioline.
"Lascia che siano loro a decidere quando sarà il momento giusto per fare quel passo, Stoick." intervenne Valka, grattando le orecchie di Sdentato.
Stoick sospirò, avvicinandosi ai bambini e dando loro delle carezze affettuose. Sòl gli afferrò un dito, osservando la grossa mano, incuriosita, mentre Màn fissava la grande barba, affascinato.
"È usanza che i figli dei capi ricevano un dono." esordì l'uomo, senza togliere gli occhi dai due piccoli.
"Io non sono un capo." protestò Hiccup.
"Sei il leader del nostro gruppo di Cavalieri." intervenne Astrid, prendendogli la mano "Questo fa di te un capo."
"Esatto, figliolo." continuò Stoick "Comunque ho preso spunto dal regalo fatto per la tua nascita, e ho fatto costruire da Skarakkio due cosine."
Detto ciò, infilò la mano in tasca e ne prese due oggetti minuscoli, porgendoli ai nipoti. Si trattava di un minuscolo martello in legno, con incise delle rune, e un'ascia dello stesso materiale, con i bordi arrotondati e con le stesse rune incise.
Sòl e Màn osservarono i due oggetti, poi allungarono le manine e, come se sapessero esattamente quale prendere, ne afferrarono uno a testa, senza litigarsi i nuovi giochini: lui prese il martello, e lei l'ascia.
"Non c'è alcun dubbio che siano figli vostri." commentò il Capo, ridendo "Hanno scelto esattamente come avreste fatto voi: il martello per l'ingegno e l'inventiva, e l'ascia per l'audacia e lo spirito battagliero."
Hiccup sorrise, facendo una carezza ai figli, che gli mostrarono, con aria felice, i loro nuovi giochi.
Subito dopo bussarono alla porta, che si aprì, lasciando entrare in casa Dagur, il quale teneva, arrampicato sulle spalle, un allegro e ridente Loki.
"Ehi, Dagur!" lo salutò il castano "Se sapevo che volevi impegnarti come babysitter ti avrei chiamato per i miei figli!"
"Ehm... Daisy aveva da fare, così mi ha chiesto se potevo dare un'occhiata al fratello..." si giustificò il rosso, mettendo giù il bambino, il quale prese a correre per la cucina, attirando l'attenzione dei gemelli.
Màn scoppiò a ridere, e Sòl lo seguì a ruota. Loki si fermò, avvicinandosi alle seggioline e arrampicandosi su uno sgabello per guardarli meglio.
"Che ne pensi, piccolo?" chiese Astrid, dandogli un buffetto.
"Sono... carini." ammise il piccolo, poco prima di venire colpito in testa dall'ascia di Sòl. Si portò una mano sul bernoccolo, con aria dolorante "Ahio... ma perché?"
Come risposta, la piccola gli tirò un'alta bastonata, ridendo, e una terza. Ma alla quarta volta l'ascia si spezzò, e la bambina fissò il suo gioco, shockata; scoppiò a piangere, tirando degli schiaffi al bambino, che tentò di tenersi in equilibrio sullo sgabello per non cadere. Sòl urlò arrabbiata e gli afferrò i capelli con la manina, tirando, finché non si trovò una ciocca di capelli rossi nel pugnetto. 
Sòl smise immediatamente di piangere, fissando i capelli che stringeva nella mano, mentre Loki si massaggiava la testa dolorante. Infine, la bambina gli prose la manina, facendo un verso dispiaciuto, come a volergli restituire ciò che gli aveva tolto.
"Vuole chiederti scusa." disse Astrid "È dispiaciuta per averti fatto male."
"Oh... okay..." sussurrò Loki, afferrando la manina della piccola Haddock e posandoci sopra un bacino, che innescò in lei dei versi beati "Mia sorella fa così quando io le chiedo scusa, dopo aver fatto qualcosa di brutto..."
"Bravo, giovanotto!" esclamò Dagur, prendendolo sulle spalle "Ma ora andiamo via, che Sòl e Màn devono riposare, quindi usciamo e lasciamoli soli."
Loki si aggrappò a lui, ridendo, e il giovane uomo uscì di casa, incamminandosi lungo le stradine innevate dell'isola.
Poco dopo videro Daisy venire loro incontro, e il bambino saltò a terra, correndo da lei, che lo abbracciò.
"Siamo andati a trovare i miei figliocci." riferì Dagur "E Loki ha socializzato con loro, soprattutto con Sòl."
"Quella nanetta picchia duro." si lamentò il piccolo, massaggiandosi la testa "Però è carina."
Daisy sorrise, facendogli una carezza.
"Sono sicura che anche lei ti trova carino." commentò "Ora vai a giocare con gli altri bambini, ci rivediamo stasera a casa. Ma non combinare guai."
Loki non se lo fece ripetere due volte e corse via, lasciandoli soli. La ragazza prese sotto braccio Dagur e, insieme, camminarono verso la piazza principale.
"Devo ringraziarti." disse lei, osservando il fratello che giocava nella neve "Loki è sempre così scatenato, per me è difficile tenerlo sotto controllo, con tutte le cose che ho da fare..."
Per me è un piacere dargli un'occhiata." ammise l'altro "Almeno mi rendo utile in qualche modo, finché non trovo qualcosa da fare più a lungo termine, qui a Berk."
Daisy sorrise, continuando a camminare, mentre la sua mano scivolava lungo il braccio dell'uomo, fino a finire nella sua, che la strinse, non mollandlla finché non arrivarono nella piazza principale. A quel punto si fermarono, guardandosi. La mano libera della giovane si posò sul viso di lui, e le dita seguirono i contorni della cicatrice che aveva sulla guancia destra.
"Questa mi ricorderà sempre che non sono una brava persona." sospirò, rassegnato "Ogni azione ha un prezzo, e questa cicatrice è il mio."
"No. Tu sei solo una persona che ha perduto la strada e sta cercando di ritrovarla." lo corresse, avvicinandosi "Tu non puoi essere una cattiva persona, hai gli occhi buoni..."
Dagur era sorpreso. Davvero pensava ciò? Davvero riusciva a vedere del buono in lui? A parte i ragazzi del gruppo e la famiglia del capotribù era l'unica a farlo; forse gli altri avevano ragione: non doveva lasciarsela scappare.
Lentamente si abbassò sul suo volto, fermandosi a qualche millimetro da lei. Voleva godersi quel momento, assaporare ogni sensazione; respirò il suo profumo, prima di abbassarsi ancora.
Mancava un millimetro alla conclusione, quando si rese conto di sentirsi osservato.
Si girò, trovandosi i coniugi Jorgenson a mezzo metro di distanza, con gli occhi fissi su di loro.
"Oh, andiamo! Perché vi siete fermati?" si lamentò Moccicoso "Volevo veder crollare la convinzione di Dagur di essere un uomo a cui piacciono le donne!"
"Riesci sempre a cogliere il momento giusto, eh, Jorgenson?" lo rimproverò Daisy, andandosene via con aria arrabbiata, seguita da Dagur, che riservò al moro un'occhiata omicida, prima di allontanarsi.
"Mi sa che non l'hanno presa bene." suggerì Testa Bruta.
Il ragazzo fece spallucce. In fondo non gli importava molto della vita privata dell'altro, perché sapeva che la sua era molto meglio.
Prese la moglie per i fianchi e la baciò con passione, per poi caricarsela in spalla e correre verso casa, tra le proteste di lei.
"Oh, andiamo! Abbiamo degli obblighi coniugali!" la incitò. 
"Sei un porco!" esclamò lei, cercando ancora di liberarsi.
"Sono il tuo porco, bionda!" continuò il ragazzo, entrando in casa e salendo in camera, per poi metterla a letto e baciarla di nuovo.
A quel punto Testa Bruta si sciolse. Amava alla follia suo marito, e non riusciva a resistere quando la baciava in quel modo.
Erano diventati dipendenti l'uno dall'altra, ormai erano un'anima sola.

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Capitolo 29
*** 28 ***


L'inverno nordico è rigido, buio, lento e, spesso, privo di fascino, ma i vichinghi sono gente forte, dura e testarda, sanno sempre come affrontare anche il periodo dell'anno più duro.
Le piante non fruttano, i cereali sono ancora sepolti sotto la neve, e gli animali producono meno, seppur riuscendo a sfamare tutti, ma gli uomini di Berk sanno come occupare il tempo, preparando la loro festa, che avrebbe avuto luogo il giorno più corto dell'anno, quando la dea Sòl, troppo infreddolita, fa appena una comparsata all'orizzonte, riportando presto i suoi due cavalli alla stalla divina.
Questo avvenimento, a Berk, era chiamato Snoggheldhog. Era un giorno importante, non solo per i vichinghi, ma anche per i draghi: infatti la maggior parte di loro depone le uova in quel periodo, così che l'Isola si riempie di piccoli e adorabili cuccioli scatenati, che corrono per le strade, a volte creando il panico con le loro giocose sperimentazioni infuocate.
Tutti si adoperarono a rendere quella festa indimenticabile, quell'anno, anche perché sarebbe stato un giorno importante, dal momento che ci sarebbe stata la presentazione al popolo dei nipoti del capotribù, un evento importantissimo, poiché i berkiani avrebbero conosciuto ufficialmente chi avrebbe guidato la comunità in futuro.
Dagur stava sistemando della legna vicino ai focolari, nella Sala Grande, richiamando a volte all'ordine il piccolo Loki, che non lo mollava mai e correva e si scatenava sempre nei suoi paraggi, come a voler attirare la sua attenzione. Il giovane si era meravigliato di quanto quel ragazzino si fosse affezionato a lui, ma la cosa non gli dispiaceva, anche perché avendolo intorno avrebbe potuto avere più contatti con sua sorella, per la quale si era reso conto di provare un forte sentimento. Erano diventati amici, aveva anche provato a fare il passo successivo, ma l'inopportuno intervento dei coniugi Jorgenson aveva raffreddato il momento, bloccando quell'azione sul nascere, e da allora non era ancora riuscito a riprovarci.
Mise a posto l'ultimo ciocco di legno e si voltò, notando che Loki e Shattermaster si rincorrevano lì attorno, creando parecchio scompiglio; decise che era ora di intervenire, quindi fece un fischio, richiamando il suo drago, che corse da lui, subito seguito dal turbolento bambino. Diede una pacca all'agitato Gronkio e prese sulle spalle il ragazzino, guardandolo serio.
"Non è ora di giocare, nanetto." disse "Adesso aiutiamo ad appendere i festoni. Poi, se fai il bravo, stasera ti lascerò sedere al tavolo con me e gli altri Cavalieri, così potrai giocare con Sòl."
Il piccolo fece un urlo di gioia e, insieme, andarono ad aiutare gli altri berkiani a fare gli ultimi preparativi.
Quando tutto fu pronto, finalmente, l'intero paese riempì lentamente la sala, e i due andarono a sedersi al tavolo riservato a loro, dove già erano sistemati Heather, Gambedipesce e Testa di Tufo; quest'ultimo era impegnato a fare gli ultimi ritocchi a dei capi d'abbigliamento che stava cucendo, che dalle dimensioni dovevano essere destinati ai gemellini.
"Gli altri non sono ancora arrivati?" domandò, aiutando Loki a sistemarsi, accanto a lui.
"Suppongo che Astrid e Hiccup stiano ancora preparando i bambini "suggerì Heather "Si sa che è un'operazione che richiede tempo."
"Mentre mia sorella e Moccicoso sono impegnati." riferì Testa di Tufo "Quando sono uscito di casa li ho sentiti parlare in camera loro... dicevano qualcosa a proposito di draghi che entrano in fantastiche grotte, e di gare a cavallo di enormi yak... non ci ho capito molto..."
"Allora a Moccichecca piacciono le femmine?" chiese Loki, afferrando il braccio di Dagur.
"Non dovresti chiamarlo così." lo rimproverò il rosso "Non è rispettoso."
"Ma tu lo facevi..." si lamentò il piccolo.
"Sì, ma prima che si sposasse, per prenderlo in giro perché a volte era ambiguo." spiegò l'altro "Ora lui è un uomo sposato, e ama immensamente sua moglie, un uomo così merita solo rispetto."
Loki annuì, abbassando la testa, e il giovane uomo gli diede una pacca affettuosa sulla testa.
"Credo che dovrò pensare di costruirmi una capanna per me." brontolò il biondo rasta "Non voglio sentire la conclusione della storia del guerriero con la grande ascia che si avventura nella grotta per salvare la principessa."
"Mi piacciono le storie di guerrieri!" esclamò il ragazzino, eccitato "Posso venire a casa ad ascoltare la loro storia?"
Tale affermazione creò il silenzio nei quattro adulti, che si guardarono, indecisi su cosa fare.
"Ehm... ascolta, Loki..." intervenne Dagur "A volte un uomo e una donna adulti hanno bisogno di stare insieme, senza nessun altro intorno..."
"Come quando due si sposano?" chiese il bambino.
"Sì... Non è necessario, però..." continuò il rosso "Beh, sì, Moccicoso e Testa Bruta sono sposati... comunque devono stare da soli, a volte dicono e fanno cose strane, ma tutto questo serve a rendere più forte il loro rapporto e, eventualmente, a fare dei figli."
"Oh... okay..." annuì il piccolo "Quindi tu vorresti fare cose strane con mia sorella?"
Dagur divenne rosso per l'imbarazzo. Quel bambino era una vera forza della natura, era ingenuo, ma un grande osservatore e, come molti bambini, era schietto e sincero.
Per fortuna, a salvarlo dal trovare una risposta da dare a Loki, arrivarono Moccicoso e Testa Bruta e, subito dopo, Hiccup e Astrid con i due figli, in tempo per l'inizio della festa.
Un gruppo di vichinghi, a turno, suonava nell'orchestrina posta vicino a una pista improvvisata, così da avere la musica per tutta la serata, per chi volesse ballare, o anche per chi volesse solo ascoltarla, mentre alcune donne si occuparono di distribuire grossi vassoi di cibo tra i tavoli, in un clima di allegria generale.
Il castano teneva in braccio i gemelli, incantati dalle decine di torce accese, che facevano dei riflessi incantati grazie a dei pezzi di vetro colorati sparsi un po' ovunque nel soffitto; erano incuriositi, allegri, e contenti di ricevere attenzioni e coccole da chiunque si avvicinasse.
Quando vide entrare i suoi genitori, il giovane padre si alzò, guardò la compagna e passò i due figli a Dagur, allontanandosi in direzione della coppia, non prima di aver fatto ai neonati una carezza.
"È il primo Snoggheldhog che passano insieme in quasi venti anni." spiegò Astrid "Vado con lui, ma torniamo subito. Ti dispiace guardare i bambini finché non torniamo?"
"Non c'è problema." acconsentì il giovane uomo, lasciando che Sòl gli tirasse la corta barba, facendo dei versetti divertiti "Anzi, è un piacere guardare questi due monelli."
La bionda sorrise, baciò i due figli e si allontanò, raggiungendo Hiccup.
Il rosso osservò i figliocci. Da quando erano nati, un mese e mezzo prima, avevano già raddoppiato le dimensioni, ma ancora sembravano fragili e indifesi.
Màn era apparentemente tranquillo, teneva gli occhi fissi su di lui e aveva un'espressione corrucciata, pensierosa e concentrata; nonostante fosse pelato, segno che da grande sarebbe diventato biondo, era identico al padre, non si poteva dire che non fosse un Haddock.
Sòl era un po' più scatenata, curiosa, battagliera; era il perfetto mix dei due genitori, con l'aggiunta di una dolcezza contagiosa, che quando la vedevi, quando lei ti sorrideva, non si riusciva a fare a meno di coccolarla e mangiarsela di baci, che lei accettava molto volentieri. E quella volta non fu da meno: gli sorrise in modo talmente dolce che il giovane non resistette e le stampò un rumoroso bacio sulla guanciotta piena, provocandole dei versi di beatitudine.
Ma il fratellino continuava a guardarlo con quell'aria corrucciata, e Dagur sospirò, parlandogli.
"Non sarai mica geloso, piccoletto?" disse "Ce n'è anche per te, sai?"
Detto ciò, gli diede un affettuoso buffetto, che però non sortì l'effetto sperato.
"Che è questa puzza?" chiese Testa di Tufo, annusando l'aria.
"Credo che uno dei due marmocchietti se la sia fatta sotto." constatò Moccicoso. 
"È Màn." rispose Dagur, cercando di pulirsi, poiché il piccolo si era impegnato bene per cercare di rovinargli la festa.
"Ci allontanano per qualche minuto e voi tre combinate danni?" li rimproverò scherzosamente Astrid, tornando da loro e prendendo su il figlio che andava cambiato "Il mio ometto fa gli scherzi allo zio Dagur? Sai che non si fanno certe cose?"
Màn fece un verso innocente, che divenne un'esclamazione di beatitudine quando la mamma lo riempì di baci, mentre lo portava via per cambiargli il pannolino.
Il giovane uomo sospirò, guardando Hiccup, che sorrideva, dandogli una pacca sulla spalla.
"Vai a darti una pulita." ordinò il castano, riprendendosi la figlioletta "Io intanto ne approfitto per ballare con la mia principessina."
Dagur non se lo fece ripetere e scappò via, mentre l'amico portava la bambina sulla pista e si metteva a ballare con lei in braccio.
Poco lontano, Stoick e Valka lo osservavano.
"È incredibile..." disse la donna, afferrando il braccio del compagno "L'ho lasciato bambino e lo ritrovo uomo..."
"Ed è testardo e innovatore." ammise il Capo "Proprio come te. Ti somiglia molto, anche tu ballavi con lui in braccio, come ora sta facendo con Sòl."
Valka rise, al ricordo dei tempi passati.
"Lui lo adorava. Cantava con me, tutte le volte" ammise "Però guardalo... è diventato padre da poco e si è già calato perfettamente nella parte, in questo ricorda te."
Stoick sorrise e la abbracciò. Gli era davvero mancata la sua amata moglie, tanto che ancora non credeva di averla di nuovo lì con lui.
Intanto Dagur era tornato, e si raccolsero tutti al loro tavolo per poter mangiare insieme.
Risero e scherzarono, osservando e commentando le nuove scoperte dei gemellini, ormai elevati al rango di mascotte del gruppo. Ad un certo punto, Astrid mise Sòl in braccio a Loki; la bambina lo guardò corrucciata per un momento, per poi andare in brodo di giuggiole quando il ragazzino le diede un bacino sul naso e prese a coccolarla.
Erano tutti impegnati a guardare la scena, quando Daisy si avvicinò, mettendo il piatto della seconda portata al centro del tavolo.
"Mi raccomando, Loki, fai il bravo." disse, rivolta al fratello.
"È stato molto bravo oggi, mi ha aiutato con il lavoro." lo difese Dagur, scompigliandogli i capelli.
"Oh, bene." continuò la giovane, posando una mano sulla spalla del rosso "Grazie per averlo tenuto con te. Sei un tesoro."
"Di nulla." rispose l'altro, sorridendo "Io..."
La rossa lo interruppe a metà della frase, abbassandosi su di lui e posandogli un bacio veloce sulle labbra, bacio che lui ricambiò in automatico.
Calò il silenzio nel tavolo. Dagur era confuso, non riusciva a capire cosa fosse successo, e fissò Daisy, mentre si allontanava.
"Ma che..." balbettò, decidendo immediatamente di seguirla, ma nello scavalcare la panca inciampò e cadde a terra "Che cazz... Daisy, aspetta!"
Si alzò di nuovo in piedi e corse da lei, afferrandola per un braccio, poi si abbassò sul suo volto e la baciò, in modo intenso e passionale, protettivo e possessivo.
Hiccup sorrise, osservandolo, mentre cercava di far desistere Màn dal provare a slacciare la fibbia della sia cotta di cuoio.
Ormai ne aveva la certezza: Dagur stava cambiando in meglio, e non avrebbe mai più lasciato Berk.

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Capitolo 30
*** 29 ***


Il disgelo arrivò presto, portandosi via il freddo e la neve, mentre le giornate divennero gradualmente più lunghe.
A Berk la vita riprese, lentamente, come ogni primavera. I contadini ripresero a occuparsi dei campi e gli allevatori portarono al pascolo il loro bestiame.
Era una splendida mattina primaverile. Un gruppo di Terribili Terrori cantava fin dalle luci dell'alba, mentre Smidvarg e il suo gruppo di Terrori Notturni raggiungevano le loro tane, disposte attorno al villaggio come prima linea di difesa; anche nelle case di Berk la gente cominciò a svegliarsi.
Anche gli occupanti della casa disposta più in alto sulla collina di Berk, a ridosso del picco su cui era costruita la casa della druida si svegliarono, non appena le prime luci dell'alba filtrarono attraverso le imposte chiuse.
Stoick aprì gli occhi, trovandosi di fronte al volto ancora addormentato della ritrovata moglie.
Sorrise. Era ancora strano riaverla accanto, dopo così tanto tempo; si avvicinò, posandole un bacio sulle labbra, e lei si mosse, aprendo lentamente gli occhi e sorridendogli appena lo riconobbe.
"Buongiorno, mia adorata." la salutò, stringendola.
"Ciao..." rispose Valka, tirandosi su e guardandosi intorno "È ancora strano risvegliarsi qui... il tempo sembra quasi non essere passato..."
"E invece è passato." ammise l'omone, alzandosi e afferrando i suoi vestiti "Hiccup è cresciuto, e ci ha reso da poco nonni."
"Mi dispiace che te la sei dovuta cavare da solo, per tutto questo tempo..." si scusò la donna, abbassando lo sguardo.
"Non ti preoccupare, avevo Skarakkio ad aiutarmi." la rassicurò l'altro "All'inizio avevo pensato di chiedere a mio fratello, ma anche lui aveva un figlio da crescere, e poi non credo mi avrebbe mai aiutato, vista la storia di nostra madre... ce l'ha sempre avuta con me, e se prima lo dimostrava facendomi passare le pene dell'inferno approfittando il suo status di fratello maggiore, dopo che gli ho salvato le chiappe da quell'Incubo Orrendo ha puntato tutto sulla rivalità, mettendo in mezzo anche i ragazzi."
"Stoick..." sospirò la castagna, vedendosi "Stizzabifolko ha perso il padre quando aveva quattro anni... vedere la madre risposarsi dopo neanche un anno dal lutto e avere subito un altro figlio, che era maggiormente considerato, nella nuova famiglia, non è stato semplice da accettare; tanto più che tu, anche se eri il più piccolo, eri quello destinato a ereditare le cariche di colui che era diventato il suo nuovo padre. Però sembra che sia cambiato, sembra molto felice delle scelte di Moccicoso..."
"Sì, hai ragione." ammise Stoick "Da quando quello scapestrato di suo figlio ha messo la testa a posto sembra cambiato anche lui. Ora andiamo: devo andare al porto, oggi ritorna il mercante, dopo la pausa invernale."
Detto ciò si alzò e vestì, e nello stesso momento Hiccup scendeva dal soppalco, insieme al suo fido Sdentato.
Valka lo andò ad abbracciare, sorridendo.
"Perché non ti trasferisci da Astrid e i bambini? Sono loro la tua famiglia, ora." chiese la donna, aggiustandogli la casacca.
"Perché vogliamo aspettare di essere sposati, mamma." rispose il ragazzo "Sto tutto il giorno con loro, e la aiuto con i bambini, ma preferisco non trattenermi oltre la messa a letto..."
"E quand'è che vi deciderete a sposarvi, allora?" brontolò l'altro "Avete due figli, per l'amor di Thor! Sarebbe ora di regolarizzare la vostra posizione!"
"Stoick, caro, non dar loro fretta." lo difese la castana "Lasciagli il tempo di cui hanno bisogno."
Stoick sospirò e annuì e, insieme, si diressero verso il porto.
Per strada incrociarono Astrid con i bambini. Hiccup andò subito loro incontro, baciò la compagna e prese in braccio i due gemelli, accogliendo le loro felici feste; Sòl si allungò verso il suo volto, afferrandogli una ciocca di capelli e facendo dei versi beati quando il padre le posò un bacio sul naso, mentre Màn si concentrò su una fibbia del vestito del ragazzo, cercando di capire come aprirla per esaminarla meglio. Il giovane lo lasciò fare, sorridendo e riprendendo a camminare con la bionda verso il porto, fermandosi sul molo, in attesa che Johan attraccasse.
Poco dopo vennero raggiunti anche dal resto del gruppo: Moccicoso con la moglie e il cognato, Gambedipesce con Heather e Dagur con l'ormai inseparabile Daisy e un sempre più scatenato Loki, che per prima cosa corse da Hiccup e Astrid per poter salutare i gemelli e, come al solito, Màn lo ignorò, impegnato come era nell'esaminare quella fibbia, e Sòl gli tirò i capelli, per poi afferrarlo per le orecchie e posargli un bacino sul naso, tra le risate degli adulti.
Finalmente la barca attraccò, e Johan scese dalla passerella.
"Berk!" esclamò il mercante, a braccia aperte "Finalmente! Ho un sacco di belle cose per vichinghi attivi quali siete voi e per i vostri draghi."
"Benvenuto, Johan." lo accolse Stoick, mentre il gruppo di ragazzi saliva in cerca di cose utili "È un piacere rivederti."
"Capo Stoick! Proprio te cercavo." disse l'altro, avvicinandosi "Ho un favore da chiederti, spero che mi ascolterai."
L'omone annuì e lo portò in una zona tranquilla, per poter parlare.
Hiccup si guardò intorno, restituendo Sòl ad Astrid e prendendo meglio Màn, infine si dedicò alla ricerca di qualcosa che potesse essere utile per la vita a Berk. Lo stesso fecero gli altri, scambiando qualche chiacchiera tra loro, ogni tanto, mentre Loki correva da uno all'altro, approfittandone per fare qualche coccola alla piccola, quando si avvicinava.
Testa di Tufo venne attratto da un mucchio di stoffe di vari colori, quindi si avvicinò e le esaminò una per una.
Mentre era concentrato nella ricerca vide qualcosa muoversi dietro il mucchio. Osservò meglio, era un lembo di stoffa color granata, che si muoveva in un angolo.
Continuò a fissarla,  finché dietro il mucchio non si sollevò qualcosa di molto grosso, coperto da quel telo; Tufo piantò un urlo, scappando via a gambe levate, finché la sua corsa non venne interrotta da Stoick, che saliva sulla nave.
"Suppongo che quella sia Iside." disse il Capo, indicando la "cosa" da cui il biondo stava fuggendo.
"Iside? Chi è?" chiese il giovane.
"Si tratta di mia figlia, giovanotto." riferì Johan "Ho chiesto al vostro capo se può restare per un po' qui."

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Capitolo 31
*** 30 ***


Tutto il gruppo si voltò verso la nuova arrivata.
Era alta, con due profondi occhi scuri e... non si poteva vedere altro, poiché indossava una lunga veste color granata, con un velo in testa che le copriva anche il volto, ad eccezione degli occhi.
"È un niqab." spiegò Johan "Un vestito tipico della zona orientale del Mediterraneo. I dettami della sua religione impongono di indossarlo."
"Ho sentito parlare di questa nuova religione." ammise Stoick "Nelle isole vicine hanno avuto visite da questi... come li chiamano? Saraceni?"
Johan annuì, facendo un cenno alla ragazza di avvicinarsi.
"Iside è frutto di un'avventura che ho avuto quasi venti anni fa con una principessa egiziana." disse "Gran bella ragazza: occhi profondi, capelli neri e due gambe da paura... ricordo quel giorno: ero al mio primo viaggio, accompagnavo mio padre e lo aiutavo a portare le merci... eravamo lì sulla spiaggia..."
"Johan! Concentrati!" lo richiamò all'ordine il Capo, poiché il mercante si era perso nei ricordi.
"Ehm... okay..." continuò l'altro "Da quando ho saputo di lei la vado a trovare spesso. Ultimamente, però, per lei è stato difficile vivere al suo paese: avere un padre pagano non è ben visto da quelle parti, anche se si sorvolava sulla cosa grazie all'influenza della famiglia della madre; inoltre ci sono altre cose che non sono accettate da quelle parti, per esempio Iside è mancina, e per loro usare la sinistra è simbolo del male."
"Qui non lo è, per fortuna." intervenne Hiccup, coccolando la piccola Sòl, che lo fissava con aria ammirata "Io sono mancino, e Gambedipesce è ambidestro, quindi non deve temere ripercussioni."
Johan annuì, rivolgendosi nuovamente al capotribù.
"Un'ultima cosa: i dettami della sua religione le impongono di non farsi vedere in volto da alcun uomo che non sia un parente o il consorte." spiegò "Al massimo può essere un bambino al di sotto dei dieci anni. Potreste trovarle una sistemazione adeguata?"
"Potrebbe stare a casa mia." si intromise Astrid "Hiccup non vive con me, anche se viene a trovarci spesso, e non si ferma mai alla notte." guardò Valka, con aria determinata "Sappiamo di aver fatto un errore, e vogliamo aspettare ancora un po' per sposarci. Quando ci sposeremo allora andremo a vivere insieme, anche se mi aiuta già con i bambini." si girò nuovamente verso la nuova arrivata, facendole un largo sorriso cordiale "Spero non ti dispiaccia stare sotto lo stesso tetto con una ragazza madre."
"No... no problema" sussurrò Iside, in un celtico stentato, con un forte accento del Mediterraneo sud-orientale "Io se vuole aiuto. Me piace bambini."
"Iside non parla molto bene la lingua." disse il padre "Le ho insegnato quello che ho potuto durante il viaggio."
"Ci faremo capire da entrambe le parti, stai tranquillo, Johan." lo rassicurò Stoick "Ora i ragazzi la aiuteranno a portare i suoi bagagli a casa, così potrà sistemarsi."
Johan annuì e Hiccup e i suoi amici si diedero subito da fare per portare a terra i bagagli della nuova arrivata.
Tutto filò liscio finché, dopo dieci minuti, Sdentato non si fece avanti. Era rimasto in disparte, osservando gli umani e ascoltandone i discorsi, insieme agli altri draghi del branco, ma ora era curioso di conoscere la nuova arrivata, per cui entrò nella capanna di Astrid e si avvicinò, cauto, osservando la nuova arrivata, annusando l'aria.
Iside non si mosse, tenendo gli occhi puntati sull'animale, e Astrid la affiancò. 
"Lui è Sdentato." spiegò "È un Furia Buia, ed è il drago di Hiccup. Non devi temerlo, non è ostile, è solo curioso."
"Se vuoi lo puoi toccare." intervenne Hiccup "Gli piacciono i grattini dietro le orecchie."
"No ho mai visto questo." disse la giovane, avvicinandosi al grosso rettile e toccandogli la pelle squamosa, cauta "Noi no abbiamo, ma padre parla molto di questo, detto molto su loro."
"Una volta li cacciavamo." ammise il castano "Ci rubavano il cibo e pensavamo fossero pericolosi, ma poi, grazie a Sdentato, ho capito che non era così e ho insegnato agli altri a collaborare con loro invece di cacciarli."
"Per farlo, però, entrambi hanno perso qualcosa." continuò la bionda, passando una mano tra i capelli del compagno.
"Sdentato ha perso un pezzo della coda, a causa mia." disse il giovane, lasciando che la figlioletta, ancora in braccio a lui, carezzasse il muso del Drago "E io ho perso una gamba. Ma siamo entrambi vivi, e la guerra tra noi e loro è finita."
"No avete paura che piccoli fa male?" domandò ancora Iside, prendendo in braccio Màn, che subito cercò di spostarle il velo sul volto per vedere cosa ci fosse sotto "Lui grande, e loro molto piccoli e fragili..."
"Gira intorno a loro da cinque mesi." la rassicurò la giovane madre "E lo stesso vale per Tempestosa, il mio drago. I nostri amici sono molto attenti alla salute di Sòl e Màn."
Iside annuì, restituendo il bambino a Astrid, e in quel momento arrivò Testa di Tufo, con la gallina appollaiata sulla sua spalla e trascinando l'ultimo grosso baule del bagaglio dell'ospite.
"Ecco..." riferì, col fiatone "Questo è l'ultimo..."
"Grazie... come chiama tu?" lo ringraziò la giovane egiziana.
"Lui è Testa di Tufo." lo presentò Hiccup "È il fratello gemello di Testa Bruta, la moglie di Moccicoso, il tipo basso con i capelli scuri, che è anche mio cugino. Gli altri sono Gambedipesce, che sarebbe il ragazzo robusto, la sua ragazza è Heather, che è la sorella minore di Dagru, il tipo con i capelli rossi. Comunque avrai tutto il tempo per imparare i nomi, non ti preoccupare. Ora è meglio se vado, vi lascio preparare tutto. Andiamo, Tufo?"
Ma il biondo non lo stava ascoltando, si era incantato nel guardare la nuova ragazza, così misteriosa ed esotica che la sua immaginazione aveva cominciato a volare. Si era chiesto come fosse sotto quegli strati di tessuto, e si era figurato nella mente mille e più soluzioni, tutte a suo parere bellissime. Neanche le beccate all'orecchio che gli stava dando la gallina erano riuscite a svegliarsi, così Hiccup dovette prenderlo a forza per il colletto e trascinarlo fuori.
Astrid sospirò,  mettendo i bambini nelle loro culle.
"Hai creato parecchio scompiglio sull'Isola, mi sa..." constatò.
"Io non vuole fare problemi..." si scusò Iside, aprendo uno dei bauli e sistemando le sue cose.
"Nessun problema. È solo che l'Isola è piccola e non sempre ci sono cose nuove di cui parlare." la rassicurò l'altra, muovendo le culle per far addormentare i piccoli "Anche se quest'anno ne è capitata una dopo l'altra... a partire dalla storia mia e di Hiccup..."
"Io chiedo come fa, infatti." chiese la straniera "Mio paese se donna ha figli senza sposata è grande guaio..."
"Anche qui non è una cosa da andarci fieri, anche se le cose stanno lentamente cambiando. Sia io che Hiccup abbiamo avuto una punizione esemplare per quello che è successo."
"Oh... spiace..." sussurrò Iside, infine indicò la porta "Pensi entrano altri uomini ora?"
"No. E se devono entrare prima bussano, stai tranquilla." rispose Astrid, cercando di rimettere giù Màn, che non ne voleva sapere nulla di dormire e si era messo seduto nella sua culla, aggrappandosi forte ai bordi.
Iside diede un'altra occhiata alla porta e infine decise di togliersi il velo che le copriva il volto e la testa.
Il bambino fece un verso meravigliato, indicandola: i capelli, di un intenso nero, le ricadevano dietro la schiena, mossi, fino ai fianchi, tenuti solo dietro le orecchie da due forcine d'osso, la pelle era olivastra, leggermente scura, il viso era ovale e incorniciava gli occhi scuri e le labbra carnose.
Nel complesso era davvero una bella ragazza, e Astrid poté capire la meraviglia del figlio: a Berk non esistevano donne così belle e particolari.
"A Màn piaci molto." spiegò, prendendolo di nuovo in braccio, visto che, a differenza della sorella che aveva già raggiunto il mondo dei sogni, lui non ne voleva sapere di dormire.
"Grazie. Anche tuoi bambini molto belli." ringraziò l'altra, aggiustandosi la chioma in una treccia non troppo diversa da quella della padrona di casa "Molto uguali a loro padre."
Astrid sorrise, facendo sistemare meglio il bambino, che aveva deciso che era l'ora della pappa, quindi stava tentando di raggiungere la sua fonte primaria di cibo.
Sì, più crescevano, più i bambini somigliavano a Hiccup, e non poteva che esserne orgogliosa.
Ma sapeva anche che per la sua ospite non sarebbe stato semplice vivere a Berk, perché non tutti avrebbero accettato la sua diversità, ma avrebbero affrontato un problema alla volta, tutti insieme, come sempre.

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Capitolo 32
*** 31 ***


Era mattina presto, e i coniugi Jorgenson ancora dormivano.
Moccicoso aprì gli occhi, trovandosi subito di fronte al volto sereno e addormentato della giovane moglie. Sorrise, coprendola meglio mentre si alzava per vestirsi; fosse stato per lui, avrebbe voluto rimanere ancora un po' a letto, ma aveva un sacco di cose da fare, a partire dalla raccolta del materiale per costruire la casa coniugale, poiché ancora vivevano a casa Thorston, con il cognato che dormiva nella stanza accanto alla loro.
Inoltre c'era da tenere d'occhio la nuova arrivata. Considerando chi era suo padre c'era il rischio che potesse cacciarsi in qualche guaio, senza contare che quello strano abito che indossava la esponeva a non poche chiacchiere, curiosità e domande da parte dei berkiani. In poche parole quella nuova ptesenza in città lo innervosiva non poco, e di certo tale nervosismo non sarebbe passato inosservato, quel giorno.
Finì di vestirsi e scese in cucina, si versò un boccale di birra, prese del pane e un pezzo di pancetta di cinghiale avanzata dal giorno prima e si sedette per far colazione.
Poco dopo venne raggiunto da Testa Bruta e, quasi in contemporanea, Testa di Tufo, il quale sembrava particolarmente allegro quel giorno.
"Cos'è quel sorriso, Tufo?" domandò, perplesso, mentre il biondo preparava la colazione per sé. 
Il ragazzo fece spallucce, andandosi a sedere al suo posto.
"Chissà... forse è perché entro questo inverno avrò la casa tutta per me..." spiegò, canticchiando.
"Secondo me è così per la figlia di Johan." lo corresse la gemella "È da ieri che non fai che parlare di lei."
"Mi chiedo come." lo canzonò il moro "Di quella non si vede assolutamente nulla. Si toglierà mai quella roba di dosso? Secondo me si copre perché è brutta come un gronkio deforme."
Thorston si alzò in piedi, battendo i pugni sul tavolo e guardando il cognato con ira.
"Non provare mai più a parlare così di Iside!" ringhiò "Lei veste in quel modo perché è la sua religione a imporglielo, e noi non dobbiamo giudicarla per questo! È scappata via da casa sua perché era perseguitata, e per quanto mi riguarda io la rispetterò! E se a te non sta bene, allora puoi andare a mangiare rocce!"
Detto ciò andò verso la porta, apostrofando Moccicoso con soprannomi irripetibili quando quest'ultimo gli ricordò di presentarsi in orario al cantiere per aiutarlo a costruire la casa coniugale.
Camminò per un po', parlottando con la sua inseparabile amica pennuta, che non lo mollava mai, finché non arrivò davanti alla casa di Astrid. Si fermò e la osservò.
La bionda era appena uscita di casa, e teneva in braccio la figlia femmina, mentre il maschio era in braccio a Iside, sempre completamente coperta, erano visibili solo gli occhi e le mani.
Il bambino rideva, alzando un po' il velo che la ragazza teneva davanti al volto per guardare sotto, ma poi rimettendolo a posto. Testa di Tufo la osservò; la naturalezza con cui si muoveva e giocava con il piccolo lo avevano colpito. Era un essere celeste, anche se non aveva idea di quale fosse il suo aspetto, ma agli occhi del giovane era la donna più bella del mondo.
Venne portato alla realtà da Dagur che, passando di lì insieme a Daisy, gli tirò uno scapaccione che gli fece volare l'elmetto, tra le risate del piccolo Loki.
"Svegliati, svitato! Abbiamo del lavoro da fare!" lo rimproverò. 
Testa di Tufo borbottò, incamminandosi verso il cantiere, mentre il rosso si fermò, stringendo a sé la compagna, ma senza perdere d'occhio il piccolo uragano che era con loro.
"Non riesce proprio a stare fermo, quella piccola peste di tuo fratello..." commentò. 
"Una volta era molto più scalmanato." ammise Daisy, dandogli un bacio sulla guancia "Probabilmente gli mancava una figura maschile di riferimento, perché da quando ci sei tu si è calmato molto."
"Io sono solo un furfante che sta cercando di cambiare vita." si giustificò l'uomo, osservando Loki che giocava con Sòl "Non penso sia solo merito mio." si voltò verso Hiccup, che si era fermato accanto a loro, e sorrise "Tua figlia ha già uno spasimante, Fratello."
"Se stai per propormi un matrimonio combinato tra mia figlia e tuo cognato, la risposta è no." lo interruppe l'altro, camminando verso la compagna "I matrimoni combinati portano solo guai."
"Vorrei ricordarti che sei tu quello che voleva combinare il matrimonio con mia sorella." lo schernì il rosso "I guai te li sei portati da solo."
Hiccup agitò la mano, ignorandolo, quindi baciò la compagna e la figlia, poi prese il figlio dalle braccia di Iside e le accompagnò al cantiere: avrebbero tutti collaborato alla costruzione della casa di Moccicoso e Testa Bruta, ognuno facendo la sua parte, che fosse spostare tronchi o ricevere coccole per far fare una pausa ai costruttori.
Stoick e Valka osservarono i lavori restando a distanza. Volevano lasciare che se ne occupassero i giovani.
"Ricordi quando abbiamo costruito la nostra prima casa?" domandò Stoick "Tutto il villaggio ci ha aiutato.
"Io ricordo che Stizzabifolko non faceva altro che lamentarsi tutto il tempo perché non poteva vedere la sua ragazza." disse la donna "Tuo padre aveva appena scoperto che l'aveva messa incinta e li aveva puniti entrambi. Penso che soffrisse a vedere te che ogni tanto venivi a sentire i movimenti di Hiccup, mentre lui non poteva avvicinarsi a lei per sentire Moccicoso."
"Mio padre è mancato qualche giorno dopo e io gli ho revocato la punizione, però." ammise l'omone "E guarda ora: sono passati venti anni e i nostri figli sono diventati ottimi amici! È quasi un miracolo, visto che da piccoli quei due non andavano per nulla d'accordo."
"No, Stoick, il miracolo è un altro." lo corresse Valka, indicando con la mano "Guarda meglio."
Stoick osservò la scena: oltre ai ragazzi, ad aiutare nella costruzione della casa c'erano anche i loro draghi. Tutti collaboravano, in perfetta armonia.
Sorrise, vedendo Sdentato giocare con i gemellini, divertendosi un sacco con loro.
Sì, Valka aveva ragione: quello era il vero miracolo.

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Capitolo 33
*** 32 ***


I lavori procedettero, senza fretta. Moccicoso curava ogni minimo particolare di quella casa, voleva che fosse perfetta per la sua regina, unica sua ragione di vita, al momento.
Il giovane uomo, da quando si era sposato, era diventato molto più responsabile, con grande sorpresa di tutti. Non era più il ragazzino strafottente, ora era un uomo, un amico fidato, pronto, all'occorrenza, a diventare il vice di Hiccup, nel loro gruppo di giovani cavalcadraghi.
Hiccup non poteva che esserne felice; e non poteva non pensare al fatto che quell'evoluzione fosse avvenuta anche per merito suo, o forse era meglio dire a causa sua, a quando, mesi prima, aveva perso la testa, facendo allontanare tutti. Un periodo buio, ma che si era concluso nel migliore dei modi: ora il giovane cavalcadraghi era tornato sulla retta via, e sapeva che non l'avrebbe più persa, perché ora aveva uno scopo per seguirla, anzi due: i suoi bambini, Sòl e Màn, che a ogni loro nuova conquista lo rendevano orgoglioso e fiero di essere il loro padre.
A pensarci bene, nel loro gruppo di scalmanati tutti erano cambiati, nell'ultimo anno: Astrid, la sua compagna, si era pienamente immersa nel suo nuovo ruolo di madre, aiutata e consigliata anche da Valka, la madre ritrovata di Hiccup, decisa a non voler perdere un minuto della crescita dei nipoti, dal momento che aveva perso la crescita del figlio; Moccicoso, come già detto, si era sposato con Testa Bruta e, a giudicare dal progetto della nuova casa, stava cercando di mettere in cantiere anche un erede. Gambedipesce frequentava Heather, e sembrava che anche loro avessero intenzione di sposarsi, prima o poi, e Dagur era diventato parte integrante del villaggio e del loro gruppo, rivelandosi leale e affidabile, con gran sorpresa di tutti; aveva trovato anche una compagna, una coetanea dei suoi amici, Daisy, una giovane orfana della vecchia guerra contro i draghi, cresciuta in fretta per poter far da madre al fratello minore, una ragazza forte ma dolce, che era riuscita a vedere oltre la maschera da duro del giovane uomo, facendolo innamorare di lei, ricambiato allo stesso modo.
E poi c'era Testa di Tufo, l'unico che non era ancora riuscito a mettere ordine nella propria vita, anzi sembrava che tutti i cambiamenti dell'ultimo anno lo avessero scombussolato di più, facendolo quasi chiudere in sé stesso. C'era da capirlo: aveva passato l'infanzia e la giovinezza sempre accanto alla sorella, inseparabili, ed ora che la ragazza si era fatta una famiglia sua era difficile abituarsi alla solitudine, anche se comunque vivevano ancora sotto lo stesso tetto, almeno finché la nuova dimora non fosse pronta, però non era più come prima.
Però il nuovo arrivo sembrava averlo ridestato. La figlia del mercante Johan, venuta da lontano per rifugiarsi nella loro isola, lo aveva fatto tornare il ragazzo di un tempo; evidentemente quella ragazza lo aveva colpito.
Iside, la misteriosa ragazza proveniente dall'Egitto, si era pienamente integrata nel gruppo. Nessuno, a parte Astrid e i bambini ancora l'aveva vista in viso, ma non facevano più caso al suo strano abbigliamento, anzi erano felici di averla con loro, di insegnarle tutto ciò che sapevano sui draghi, e di ascoltare i suoi racconti, incredibilmente meno prolissi e divaganti rispetto a quelli del padre, riguardanti la vita nella sua terra natia.
Non parlava ancora bene la lingua di Berk, ma si faceva capire, inoltre Testa di Tufo le aveva chiesto di insegnargli la sua lingua, rivelandosi un allievo talentuoso, e imparandola a tempo di record, così che, se lei non era in grado di esprimersi, per vari motivi, nella lingua nordica, era il ragazzo a tradurre dall'arabo.
Era una calda mattina primaverile.
Quel giorno i ragazzi avevano deciso di fare una pausa dai lavori, di staccare per dedicarsi un po' a loro stessi, così tutti avevano trovato qualcosa da fare, occupando la giornata.
Moccicoso e Testa Bruta si erano chiusi in camera dalla mattina, costringendo Testa di Tufo ad abbandonare la casa e rifugiarsi nella sala grande, per dedicarsi al cucito, attività che, ultimamente, gli occupava tutto il tempo libero. Dagur aiutava Daisy nelle faccende quotidiane, in giro per il Borgo, e teneva d'occhio il piccolo Loki, il quale correva da un lato all'altro delle strade, scatenato come suo solito, fermandosi ogni tanto a coccolare Sòl, in quel momento affidata, assieme al fratello, a Heather e Gambedipesce.
I due si erano offerti di guardare i gemelli, per permettere ai giovani genitori di godere di un po' di intimità, cosa che ormai mancava, da quando i due piccoli erano nati, così Hiccup ed Astrid ne avevano approfittato, avevano salutato i due bambini ed erano volati via, per una gita breve.
in quel momento i due bambini erano seduti su una coperta, stesa a terra vicino alla casa di Gambedipesce, e si guardavano intorno, curiosi. Il ragazzo era seduto con loro, e gli mostrava le meraviglie della natura circostante, mentre la bruna era poco lontano, che affilava la sua ascia e li osservava.
In quel momento Màn era impegnato a curiosare nei borselli che il ragazzone teneva alla cintura, mentre Sòl era intenta ad osservare una piccola farfalla che si era posata sulla sua manina.
"Hai visto che bella, principessina?" esclamò il biondo, facendole una carezza. La bambina fece un verso contento e tornò a osservare l'animaletto.
Heather si alzò dal suo posto, mettendo via l'ascia, e decise di andare a sedersi di fronte al compagno. Gambedipesce le sorrise, prendendo in braccio Màn, e lei si sporse per dargli un veloce bacio sulle labbra. 
"Ci sai fare con i bambini." disse.
"Grazie. Mi sono sempre piaciuti." ammise il corpulento giovane "Ne vorrei anche di miei... prima o poi... Se tu vuoi... ovviamente" continuò, incerto, guardandola negli occhi. 
La bruna sorrise, p rendendogli la mano.
"Magari prima potremmo sposarci, che dici?" propose.
"Sa... sarebbe fantastico!" rispose Gambedipesce "M... ma tuo fratello sarebbe d'accordo?"
"D'accordo per cosa? tuonò la voce di Dagur, avvicinatosi per controllare Loki, che si era seduto di fronte a Sòl e ora si stava facendo strapazzare dalla piccola, ridendo allegro.
"Ehm... io... noi..." balbettò il berkiano. 
"Io e Gambedipesce ci spostiamo." rispose candidamente Heather "Che a te piaccia o no."
Il rosso fissò l'altro, minaccioso, infine si voltò verso Daisy, che gli aveva afferrato la mano.
"Mh... okay." disse, semplicemente. 
"Dovremo riferirlo al Capo, allora." disse la rossa.
"Non c'è fretta." continuò Heather "Io propongo di aspettare che venga resa nota l'altra notizia."
"Quale altra notizia?" domandò Gambedipesce, incuriosito.
Le due giovani donne si scambiarono uno sguardo, prima di rispondere.
"Testa Bruta è incinta." riferì Daisy.
"Oh... allora Moccichecca non è poi così checca!" esclamò Dagur, prima di ricevere un doloroso pizzicotto da parte della compagna "Ahi... scherzavo..."
"Pensate che Hiccup la prenderà bene?" chiese Gambedipesce, coccolando Màn, che si era appeso ai suoi capelli "Sappiamo come la pensa lui... Non credo che gli andrà giù di perdere un altro membro della squadra..."
"Il problema non è Hiccup, suppongo che Astrid gli abbia già detto tutto." rispose Heather "Il problema è Tufo. Ultimamente si è molto chiuso in sé stesso, anche se ha apparentemente accettato la situazione..."
"Secondo me si riprenderà in fretta." suggerì il rosso "Avete visto come guarda la figlia di Johan?"
Tutti riservo. effettivamente la cosa non era passata inosservata, e faceva piacere vedere il biondo rasta di nuovo attivo e sorridente.
Nel frattempo Testa di Tufo era nella sala grande, di fronte a un tavolo colmo di stoffe, concentrato sul suo lavoro.
Era piegato su una di queste, con ago e filo in mano, ignorando tutto ciò che aveva intorno.
Si accorse solo dopo dieci minuti che qualcuno si era avvicinato e lo stava osservando. Alzò gli occhi, incrociando quelli di Iside.
"Salam aleikum." lo salutò la ragazza.
"Aleikum salam." rispose lui, usando la formula che gli aveva insegnato lei stessa.
"Cosa fa?" chiese lei, indicando il lavoro.
"È... un progetto..." rispose vago Tufo, mettendo via il lavoro e controllando un cumulo di stoffe che sembravano essere abiti già completi.
"Progetto? Cosa è?" insistette la giovane.
Testa di Tufo esitò, poi si guardò intorno e afferrò due dei capi completi, porgendoglieli.
"Astrid mi ha detto che non hai capi abbastanza pesanti per questo inverno." spiegò "Te ne sto facendo alcuni, seguendo quello che mi hai spiegato sul codice di abbigliamento delle tue zone."
"È pensiero dolce." ringraziò la ragazza, e Tufo capì che stava sorridendo "Posso provare uno? Se tu ha uno già finito..."
"Uh... sì,  ecco." e le porse i capi che aveva già tra le mani, poi prese anche degli stivaletti che aveva fatto lui e le diede pure quelli. Iside li prese e si alzò, uscendo dalla sala.
Il giovane la seguì, fino davanti a casa, fermandosi prima di varcare la porte, per lasciarle la privacy necessaria.
La ragazza sparì dietro la porta, e il biondo dovette attendere a lungo, impaziente e nervoso allo stesso tempo. Gli abiti erano stati cuciti secondo l'uso della giovane, ma si era preso qualche licenza, personalizzandoli in parte e aggiungendoci alcuni elementi nordici, quindi Iside avrebbe potuto non gradire.
Finalmente la porta si aprì e la giovane uscì, indossando il nuovo abito.
Si trattava di un abito lungo in stile nordico, in velluto aderente fino in vita e con un'ampia gonna, di colore rosso con dei ricami verdi, coperto fino ai fianchi da una mantella dello stesso colore e con gli stessi ricami, che le teneva coperta anche la testa. Comportavano il tutto un velo sul volto, agganciato alla mantellina da due bottoni nascosti, in modo che si potessero vedere solo gli occhi.
Testa di Tufo restò incantato. Non poteva credere di aver creato lui stesso quel vestito, perché era perfetto, senza difetti e adatto alla misteriosa figura dell'egiziana.
"Molto bello." disse, infine la giovane, lisciandosi la gonna "Grazie, bel pensiero."
"Pre... prego..." balbettò il biondo, fissando la, ma poi si rese conto che fissare era maleducato e distolse lo sguardo. 
"Facciamo giro?" propose Iside, prendendolo sotto braccio "Sicuro tu conosce posti in isola io no ancora visitato."
Il ragazzo annuì, avviandosi lungo le vie del paese, e approfittandone per esercitarsi con l'arabo, spiegando ogni cosa che vedevano nella lingua natia della ragazza.
Dopo un po' si addentrarono nel bosco, arrivando a una radura isolata, in cima a uno strapiombo che dava sulla baia di Berk. Da lì poteva vedersi l'intero villaggio e il porto, con le navi attraccate.
"Bello qui!" esclamò Iside, guardando il panorama sottostante. 
"Grazie. E uno dei miei posti segreti." ammise il ragazzo, sedendosi su una grossa roccia e facendole spazio "Vengo qui quando ho bisogno di staccare."
"Oh, capisco..." disse l'egiziana, sistemandosi accanto a lui.
"Sai, ultimamente sono cambiate molte cose..." spiegò Tufo, guardando di fronte a sé "C'è stata tutta la storia di Heather, Dagur che è passato dalla nostra parte, Hiccup e Astrid che hanno avuto i bambini, e poi... mia sorella che si è sposata." fece un respiro profondo, girandosi verso la ragazza "Troppi cambiamenti in così poco tempo. So che prima o poi Bruta mi darà anche dei nipoti, ma non so cosa farò... Io e lei non siamo mai stati separati a lungo, siamo cresciuti insieme e Testa Bruta era la mia compagna di giochi e scorribande, ma ora so che allontanarsi sarà una cosa inevitabile, e questo mi spaventa..."
"Io capisco. Me manca sempre mia casa in Egitto." annuì Iside "Ma cambio a volte buono. Se io rimasta lì forse no felice, io qui felice invece: voi tutti gentili e fatto me sentire casa. Tu anche molto gentile, gesto dolce, questo." si indicò l'abito.
"Davvero ti piace?" chiese il biondo, incerto "Io non pensavo che... ho usato un modello che usano le donne da queste parti e ci ho aggiunto il mantello e il cappuccio in testa."
"Sì, piace, sicuro." fece un respiro profondo, prima di tornare a guardarlo negli occhi "Puoi chiude occhi, per favore?"
"Perché?"
"Fai, chiudi occhi." insistette lei, guardandosi intorno.
Testa di Tufo cedette, chiuse gli occhi e non si mosse.
Pochi secondi dopo sentì qualcosa di caldo poggiarsi all'angolo delle sue labbra, erano quelle di lei. Capì perché gli aveva detto di tenere gli occhi chiusi: non poteva guardarle il viso scoperto.
La sentiva tremare, esitando sul contatto, e lui le afferrò la mano, mentre l'altra cercava il suo volto. Quando lo trovò spostò leggermente il proprio, in modo che le labbra di entrambi venissero in contatto.
Dopo quel bacio casto si allontanarono di qualche millimetro, sorridendo. Testa di Tufo continuò a tenere gli occhi chiusi, per rispettare la volontà della giovane, ma quello che aveva sentito gli bastava. Si stava già formando un'immagine mentale del suo volto, e gli piaceva molto; si avvicinò di nuovo, baciandola con più convinzione.
La sentì esitare, ed era pronto ad allontanarsi nel caso quella reazione continuasse, ma alla fine lei ricambiò, aggrappandosi alle sue spalle e approfondendo il bacio.
Quell'atto durò a lungo, e più i minuti passavano, più i due corpi si facevano più vicini e i loro respiri più profondi. Il biondo sentì reagire il proprio; percepì un piacevole calore all'altezza del cuore e una reazione automatica un po' più in basso, ma non ci fece caso.
Quando, finalmente, si staccarono, il rasta aiutò Iside a coprirsi di nuovo il volto, prima di poter riaprire gli occhi e guardarla. Lei distolse lo sguardo.
"Secondo mia religione questo peccato..." sussurrò.
"Peccato cosa? Essere felici con qualcuno?" esclamò Tufo "Peccato è far del male deliberatamente a qualcuno, non è essere felici, non pensi?"
Iside esitò, ma alla fine annuì, tenendo gli occhi fissi sulle loro mani ancora intrecciate.
"Tu ragione." ammise "Questo no peccato."
Il ragazzo sorrise, posandole un bacio sulla testa velata, prima di tirarsi su, proprio quando, poche decine di metri sopra di loro, passavano Sdentato e Tempestosa, di ritorno dalla gita con i loro cavalieri. Questo era segno che era meglio farsi trovare al più presto al villaggio.
Senza dire altro aiutò la ragazza ad alzarsi e, insieme, mano nella mano, tornarono verso le case.

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Capitolo 34
*** 33 ***


Ma dove erano andati Hiccup e Astrid?
Semplice: non si erano allontanati troppo dal villaggio, andando a rifugiarsi nella baia isolata dove Hiccup aveva conosciuto Sdentato.
Scesi a terra, avevano lasciato i draghi liberi di giocare e avevano steso una coperta sul terreno, si erano sistemati sopra e poi si erano coperti con un'altra coperta, poiché l'aria, seppure calda, ancora non lo era del tutto.
E, complice la tranquillità del posto, dopo qualche coccola innocente si erano lasciati andare, i vestiti erano stati accantonati e si erano uniti in un'unica entità, liberi da ogni pensiero.
E, dopo, si erano riposati, abbracciati stretti, coccolandosi ancora un po'.
"Prima o poi riusciremo a far l'amore su un vero letto?" chiese Astrid, tenendo la testa sul petto del compagno, che le carezzava dolcemente la treccia.
Hiccup sorrise, baciandola e tirandosi su.
"Piacerebbe anche a me, lo sai..." ammise "Ma quando saremo sposati avremo tutto il tempo di recuperare..."
"Bambini permettendo." completò la bionda, dandogli un bacio sulla guancia.
"A proposito di bambini..." si ricordò il giovane "Spero di non aver di nuovo... sì, insomma... da quando sono nati i gemelli noi non... okay, mio padre mi ha spiegato come fare, ma non so se la cosa funzionerà, anche lui ha detto che non funziona sempre..."
"Stai tranquillo, mi sono fatta dare delle erbe anticoncezionali da Gothi." lo rassicurò lei, prendendogli la mano "Neanche io voglio... non subito, almeno... credimi, Dagur e Val sono a cosa più bella che abbiamo fatto, e ne vorrei altri, ma prima dobbiamo sistemare le nostre vite, e non solo noi... tra poco il gruppo principale si ridurrà ancora, dovrai fare più affidamento sul team A. Se io rimanessi di nuovo incinta non ti sarei utile nemmeno a terra, per gli allenamenti, lo sai. Tanto più che siamo recidivi, tuo padre potrebbe prenderla davvero molto male questa volta."
"Non devi preoccuparti per papà." rispose Hiccup recuperando i vestiti, guardandola poi allarmato "Aspetta, cosa significa che il gruppo si ridurrà?"
"Hai presente due giorni fa, quando a Val sono venute le colichette e Gothi è venuta a casa per visitarla? Con me e Iside c'erano anche Heather, Daisy e Testa Bruta, che mentre era con noi si è sentita male, così Gothi le ha dato un'occhiata." spiegò la ragazza, vestendosi e mettendo via le coperte.
"Testa Bruta sta male? È grave? Moccicoso lo sa?" chiese il castano, sinceramente preoccupato per la sua amica.
"Testa Bruta è incinta." rivelò Astrid "Moccicoso non lo sa ancora, ma penso che glielo dirà entro poco tempo. Ci ha chiesto di non dire nulla a nessuno, ma penso che sappia che l'avrei detto a te, visto quello che è successo tra noi, però quando deciderà di renderlo noto, per piacere, non essere duro con lei."
"Non ho alcuna intenzione di farlo, Astrid." rispose lui, serio "È una bella notizia che Moccicoso e Testa Bruta stiano allargando la famiglia, e posso fare a meno di un membro della squadra per un po', non fa nulla." aggiustò la sella di Sdentato, poi si avvicinò nuovamente alla compagna, prendendola per i fianchi e baciandola "Ora torniamo a casa, abbiamo un sacco di cose da fare."
"Hai ragione... io devo anche dare il latte ai bambini... spero che siano affamati, perché, credimi, fa un male cane, ho troppo latte..." si lamentò Astrid, sfiorandosi il petto, con una smorfia.
Il ragazzo sospirò, aiutando la compagna a salire in groppa al suo drago, poi, insieme, tornarono verso il villaggio.
Atterrarono di fronte alla casa di Gambedipesce, dove avevano lasciato i bambini, i quali, in quel momento, urlavano come degli indemoniati, in braccio a Dagur e Daisy, che, assieme a Heather e Gambedipesce, stavano cercando di calmarli.
"Finalmente siete arrivati!" esclamò il rosso, passando Màn ad Astrid, che era corsa subito, appena aveva visto la situazione "Non sapevamo più che fare per calmarli..."
"Hanno fame, ci credo..." riferì Astrid, prendendo anche Sòl dalle braccia di Daisy e andando a sedersi "Tranquilli, tesori miei, mamma è qui." continuò, lasciando che i bambini si sistemassero per poppare, e facendo in sospiro di sollievo.
Hiccup sorrise, osservando la sua famiglia. La loro vita era davvero cambiata in meglio da quando erano nati quei bambini, e ormai faceva fatica a considerare un errore quanto successo un anno prima.
Gambedipesce si avvicinò a lui, guardando anch'egli Astrid e i due bambini.
"Una mamma che si prende cura dei suoi figli è sempre una scena bella da vedere." commentò. 
"Lo è ancora di più quando si tratta della propria compagna e i propri figli, Gambedipesce, credimi." ammise il castano, senza togliere gli occhi dai bambini "Quando sarai padre lo capirai anche tu."
"A proposito di questo, ehm... Hiccup..." confessò il ragazzone "Io e Heather ci sposiamo."
"Sul serio?" esclamò il giovane leader "E mio Fratello non ti ha ancora fatto a pezzi? Quando ero io a volerla sposare ho rischiato grosso."
"Veramente non ero io a volerti vedere morto, Fratello." obiettò Dagur "Ma la tua ragazza."
"Io non volevo ucciderlo." precisò Astrid, facendo una carezza a Màn, che sembrava il più affamato dei due e ancora non si era staccato, neanche per ammirare la mamma, come facevano sempre entrambi i gemelli "Volevo solo evirarlo."
Hiccup balbettò, riparandosi le parti minacciate, tra le risate degli amici, che si fermarono solo quando videro avvicinarsi Testa Bruta e Moccicoso, le cui espressioni erano particolarmente serie.
I coniugi Jorgenson si guardarono, poi la ragazza si avvicinò al loro capo e lo prese per un braccio, trascinandolo poco lontano.
"Hiccup, devo parlarti in privato." disse, andando a sedersi su una delle panche del piazzale.
"Dimmi tutto, Bruta." la incoraggiò il giovane, sedendosi accanto a lei.
"Ecco... Non... Non ti arrabbiare, per favore..." esordì "So che non eri contento quando... quando è successo a Astrid... ma noi... Non era programmato, però..."
Hiccup le posò una mano sulla spalla, rassicurante, e la guardò negli occhi, sorridendole.
"Stai tranquilla, non sono arrabbiato." rispose "In realtà Astrid mi ha già detto tutto. Sono felice per voi, in fondo siete sposati, è giusto che vogliate allargare la vostra famiglia. E poi a Dagur e Val farà piacere avere altri amici con cui giocare, quindi ora non ti preoccupare, stai a riposo e non pensare a nulla se non alla tua salute."
La giovane sorrise, lasciando che l'amico la abbracciasse, mentre il marito si avvicinava, ancora con l'espressione preoccupata.
"Ascolta, Hiccup..." disse, con aria di scuse "Se devi arrabbiarti con qualcuno fallo con me... è colpa mia se..."
"Moccicoso, stai tranquillo." lo bloccò l'altro "Non mi arrabbierò con nessuno, anzi sono felice per voi. Goditi questi momenti, cugino, tu puoi farlo, io non ho potuto, almeno non con i gemelli, e so di aver perso molto." fece un respiro profondo e tornò a parlare con Bruta "A proposito di gemelli... piuttosto di preoccuparvi della mia reazione, preoccupatevi per quella di Testa di Tufo. Tuo fratello, ultimamente, mi è sembrato parecchio giù di morale, e penso che un po' c'entrino anche le nostre situazioni sentimentali."
La bionda annuì, alzandosi in piedi.
"Non so dove sia andato, ora, ma ho intenzione di dirgli tutto appena lo vedo." annuì 
"Spero non si sia cacciato in qualche guaio, come suo solito." continuò Moccicoso. 
"No, eccolo, era in giro con Iside." rispose il castano, indicando i due che tornavano dalla parte alta del villaggio.
"Bel vestito, Iside!" esclamò Astrid, cullando i bambini che, finalmente sazi, si erano accoccolati tra le sue braccia per godere delle coccole della loro mamma "Ti sta davvero molto bene!"
"Grazie, fatto Testa di Tufo per me. Lui stato molto gentile."
Tutti quanti osservarono il ragazzo, che si affrettò a spiegare.
"Astrid mi aveva detto che Iside non aveva dei vestiti invernali come si deve, e gliene ho cucito qualcuno. Che avete da guardarmi così?" esclamò.
La sorella sorrise e scosse la testa, avvicinandosi e abbracciandolo stretto, infine gli parlò all'orecchio.
Il biondo sembrò sorpreso, guardò Testa Bruta negli occhi e la abbracciò di nuovo, ridendo.
Risate che si trasformarono in lacrime di gioia. Sarebbe diventato presto zio!
Quella giornata era iniziata bene, ma si era conclusa anche meglio!

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Capitolo 35
*** 34 ***


Qualche giorno dopo, Gambedipesce e Heather andarono a parlare con Stoick, riferendogli della loro intenzione di sposarsi.
Il capotribù fu molto contento, anche perché tale matrimonio sanciva un'alleanza con la tribù dei Grandi Guerrieri, anche se Heather e Dagur ormai erano diventati berkiani a tutti gli effetti.
L'annuncio venne dato il giorno stesso, e subito tutti si adoperarono per preparare ciò di cui c'era bisogno, poiché la cerimonia si sarebbe celebrata a fine estate.
Ma non c'era solo il matrimonio da preparare, le attenzioni del gruppo andavano anche a Testa Bruta, ancora agli inizi della sua gravidanza, e il bambino, secondo i calcoli, sarebbe nato nello stesso periodo in cui i gemelli Haddock avrebbero compiuto un anno.
Astrid le dava molti consigli, essendoci passata da poco, ma non era l'unica, anche Valka si adoperava nell'aiutarla.
La donna stava cercando di recuperare gli anni di lontananza dal figlio, e, per farlo, a volte si univa ai ragazzi nei loro allenamenti, insegnando anche qualche trucco che aveva imparato stando in mezzo ai draghi nella tana della Grande Bestia Selvaggia, quindi aveva legato molto con gli amici di Hiccup, soprattutto con le ragazze, considerato anche che una di loro era la madre dei suoi nipoti.
Daisy e Iside, pur non essendo cavalcadraghi, erano parte integrante del gruppo, e supportavano gli altri pur rimanendo a terra. La rossa, ormai, era considerata la fidanzata ufficiale di Dagur, e tutti la trattavano come tale, mentre l'egiziana si stava gradualmente inserendo, complice anche la sua crescente amicizia con Testa di Tufo, che non era affatto passata inosservata.
Mancava poco al matrimonio, e quel giorno si erano tutti presi una pausa.
Gambedipesce e Heather erano volati via per stare un po' da soli, visto che con tutte le cose che avevano da fare non riuscivano a trovare il tempo; e mentre i due fidanzati erano via il resto del gruppo ne aveva approfittato per lavare i propri draghi, facendo anche divertire i due bambini, che ora avevano quasi dieci mesi e iniziavano a fare le prime prove a stare in piedi, oltre a gattonare ovunque per curiosare.
In quel momento, mentre Màn era in braccio a suo padre e lo aiutava a lavare Sdentato, il quale faceva delle fusa continue e ogni tanto si girava per leccare la faccia al suo cavaliere o al cucciolo, provocandogli un sacco di risate, Sòl rincorreva, gattoni, Loki, il quale trasportava i secchi d'acqua dal piccolo pozzo posto appena fuori l'Arena fino ai cavalcadraghi.
Testa Bruta era vicino al marito, il quale faceva attenzione a non farla stancare, poiché aveva raggiunto il settimo mese di gravidanza, e Moccicoso aveva il terrore che avesse un parto prematuro, come era successo a Astrid; i due lavavano insieme Zannacurva, che era diventato particolarmente mansueto quando aveva capito che il suo umano stava per diventare padre, e poco più in là Testa di Tufo si occupava di Rutto e Vomito, aiutato da Iside. Dagur e Daisy avevano appena terminato di pulire Shattermaster e restavano in disparte, abbracciati, tenendo d'occhio Loki e Sòl.
"Come fate qui voi matrimonio?" domandò, ad un certo punto, Iside, incuriosita dalle tradizioni locali riguardanti ciò che stava per succedere a giorni.
"Chiedi alla persona giusta, Iside." rispose il giovane rasta "Io sono abilitato celebrante, e ho sposato Moccicoso e mia sorella l'anno scorso."
"Vero? Tu può sposare persone?" continuò la ragazza "Sposi anche Heather e Gambedipesce?"
"No, loro verranno sposati da capo Stoick, così come sarà per Dagur e Daisy, quando si decideranno, e per Hiccup e Astrid." spiegò lui "Io posso fare solo i matrimoni comuni, quelli importanti spettano al capotribù."
"E se vuoi sposare tu? Chi celebra?" chiese ancora Iside.
"Se dovesse sposarsi Tufo, posso celebrare anche io. In quanto figlio del capo e suo erede, sono abilitato a celebrare i matrimoni." ammise Hiccup, tenendo Màn, seduto a cavalcioni sul collo di Sdentato. Si guardò intorno, e abbassò la voce "Anzi, resti tra noi... celebrerò anche quello di Gambedipesce. Lui non lo sa, è il mio regalo per lui, in quanto è uno dei miei migliori amici, come tutti i presenti qui, tra l'altro."
"Davvero mi consideri uno dei tuoi migliori amici?" esclamò Tufo, visibilmente commosso "Cioè, insomma... con tutto quello che ho combinato... tipo quando ho quasi bruciato l'avamposto..."
"Sì, Testa di Tufo, è così." confermò il castano, prendendo su la figlia, che si era avvicinata, e mettendo anche lei in groppa al suo drago.
Il biondo si asciugò gli occhi, e Iside si avvicinò, abbracciandolo.
"Tu sensibile e bravo. Tuoi amici vogliono molto bene te." disse.
Tufo annuì, stringendola. La ragazza si allontanò di qualche passo e guardò gli altri.
"Voi tutti molto bravi." ammise "Voi accettato me anche se io diversa, a casa mia no fatto. Io penso qui non deve più nascondere, mio Dio non penso vuole io sempre nascosta."
Tutti la guardarono, incuriositi da quelle parole, e lei si portò una mano al velo che le copriva il volto e, lentamente, lo sganciò, rivelando il viso.
Un mormorio si sollevò tra i ragazzi, che non avevano ancora visto il suo viso, mentre le ragazze fecero solo dei commenti di approvazione.
Testa di Tufo la fissò, estasiato, si avvicinò e le prese il volto tra le mani, infine la baciò, di fronte a tutti.
"Sei più bella di quanto avessi immaginato!" esclamò, nel silenzio generale.
"Ehi, siamo tornati!" li interruppe la voce di Gambedipesce, di ritorno dalla gita insieme alla fidanzata "Come è andata qui? Ci siamo persi qualcosa?"
"Oh, sì, cognato." rispose Dagur, prendendo Loki sulle spalle e indicando Testa di Tufo e Iside, ancora impegnati in un intenso bacio.
"Oh... wow..." fu l'unica cosa che riuscì a dire Gambedipesce, sorridendo alla fidanzata "Quindi ora siamo tutti sistemati? Chi sarà il prossimo a sposarsi?"
Hiccup guardò Astrid, che si era avvicinata, e alzò la mano, ma si bloccò quando vide che anche Dagur aveva alzato la mano a sua volta. Si guardarono, ancora entrambi con il braccio a mezz'aria, e non osarono fare altre mosse.
"Potreste sposarvi insieme." suggerì Testa di Tufo, che ancora non aveva mollato la sua ragazza "Pensateci... Grandi Guerrieri e Hooligans uniti da un matrimonio. Ma non da un matrimonio combinato, bensì da due matrimoni celebrati in contemporanea. Sarebbe figo!"
"Oh, andiamo..." cercò di protestare Hiccup.
"Io la trovo un'idea meravigliosa." disse Astrid.
"Anche io" ammise Daisy.
"Allora è fatta. Tu che dici, Fratello?" acconsentì Dagur, porgendogli la mano.
Il ragazzo guardò la compagna, e poi i figli, prima di avvicinarsi al rosso e stringergli la mano, in segno di amicizia.
Sì, era proprio un'ottima idea.

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Capitolo 36
*** 35 ***


Quella decisione, però, non venne riferita subito al capotribù.
Sia Hiccup che Dagur decisero di aspettare che Heather e Gambedipesce fossero sposati, in modo da non eclissarli, poiché quello era il loro momento.
Fu così che il giorno dopo il matrimonio i due "fratelli" si presentarono insieme a casa di Stoick.
Entrarono in casa, vedendo che Stoick e Valka stavano ancora facendo colazione.
"Buongiorno." salutò il castano, prendendo meglio i gemellini, che quella mattina erano con lui perché Astrid era impegnata con i riti del mattino di Heather, che le avrebbero impegnato almeno fino all'ora di pranzo.
"Oh, buongiorno, figliolo!" rispose il capo, sorridendo "Stanotte non ti ho sentito rientrare."
"Ho passato la notte da Astrid, per aiutarla a preparare per stamattina." spiegò il giovane uomo, sedendosi sulla panca e passando Màn a Dagur.
Stoick alzò un sopracciglio. Sapeva bene che non era per i preparativi del primo giorno da moglie di Heather che era rimasto a casa della madre dei suoi figli, ma preferì non indagare oltre. Sorrise, osservando la nipotina che, con aria rilassata, carezzava la morbida barba corta del padre, che Hiccup si stava facendo crescere da qualche settimana, ricevendo in cambio degli affettuosi baci sulla manina.
"Crescono a vista d'occhio." commentò l'omone.
"Già. E ogni giorno fanno una nuova conquista." ammise il ragazzo, dando l'ennesimo affettuoso bacio sulla manina della sua principessa.
"Nono!" esclamò, eccitato, Màn, indicando Stoick.
"Come ha detto?" chiese il capo, eccitato dalla parola appena sentita.
"Stanno imparando a parlare." spiegò il castano, dando un buffetto al figlio.
"Nona!" continuò il piccolo, indicando Valka.
"Hai sentito, Valka?" disse, emozionato, Stoick "Ci ha chiamato nonni!"
"Dada!" disse ancora Màn, indicando Hiccup, eccitato per il fatto che gli adulti lo stavano a sentire, infine guardò Dagur, aggrottò le sopracciglia e lo indicò a sua volta "Butto!"
Dagur sospirò. Nonostante la tenera età, il suo figlioccio continuava a fargli numerosi dispettucci e non nascondeva affatto la sua antipatia per lui. Per fortuna, in suo soccorso arrivò Sòl, che attaccò il fratello, innescando un litigio simpatico che capivano solo loro.
Stoick rise.
"Hanno entrambi un bel caratterino." ammise.
"Beh, che pretendevi che uscisse fuori da me e Astrid?" scherzò il giovane padre, colmando la rissa tra fratelli con uno schiocco di dita.
"A proposito di questo." disse il capo, tornando serio "Non avrete mica intenzione di farne altri?"
"Certo che abbiamo intenzione di farlo." ammise Hiccup.
"Ma sei matto?!" ringhiò Stoick, dando un pugno al tavolo che spaventò i bambini, i quali si bloccarono a fissarlo, con gli occhi spalancati "Non accetterò altre eccezioni alla regola, soprattutto da te! Se volete altri figli dovete sposarvi!"
"Sono venuto per dirti proprio questo, papà." lo interruppe il ragazzo, stringendo la figlia e riprendendosi il figlio e cullandoli per farli calmare "Io e Astrid vogliamo sposarci al più presto."
"E anche io e Daisy vogliamo farlo." completò Dagur "E vorremmo un'unica cerimonia per entrambi i matrimoni. E fattibile?"
Stoick guardò Valka. Aveva reagito troppo avventatamente, doveva cercare di recuperare.
"Credo proprio che sia fattibile." rispose la donna, al posto del marito "E abbiamo anche abbastanza provviste per farlo entro un mese, prima che l'estate finisca."
Hiccup sorrise, sollevato. Era felice che la madre fosse tornata, almeno riusciva a calmare la furia del padre, quando questa superava il limite.
Guardò i figli. Sembravano essersi calmati, finalmente; Màn si era distratto con una delle fibbia della casacca, e Sòl si era allungata verso il suo viso per affondare la manina nella sua barba.
Gliela baciò, lasciandole carezzare il proprio volto.
Suo padre aveva ragione: stavano crescendo in fretta, e sapeva già che in un batter d'occhio sarebbe arrivato il momento di lasciarli volare via. Per questo doveva godersi ogni momento con loro, e per farlo doveva sposare la loro madre, nonché la donna che amava di più al mondo.

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Capitolo 37
*** 36 ***


Subito vennero fatti i preparativi. Bisognava organizzare due matrimoni in meno di due settimane, e anche se molte cose erano già pronte, grazie alla recente cerimonia degli Ingelman, c'erano ancora tante altre cose da fare, perché Hiccup era il figlio del capo, e anche Dagur era stato un capo, quindi erano due matrimoni importanti.
Tra le altre cose, si prepararono anche le future dimore dei coniugi, che sarebbero state la casa di Astrid per gli Haddock e la casa di Daisy per gli Oswaldson. Per questo motivo Iside, che viveva ancora a casa della bionda, venne invitata a trasferirsi temporaneamente a casa del capotribù, in attesa di trovare una sistemazione migliore.
I bambini erano gioiosi, sia Sòl e Màn, che in quei giorni di preparativi avevano entrambi i genitori a disposizione per tutto il giorno, sia Loki, che in Dagur aveva trovato un padre adottivo, ed era strafelice che stesse per sposare sua sorella.
Era la mattina della cerimonia. Stava albeggiando, e si sentivano dei canti allegri di Terribili Terrori.
Dagur aprì gli occhi. Aveva passato la notte con la sua fidanzata, facendo gli ultimi preparativi per quella giornata, e finiti i preparativi si erano addormentati sul letto di lei, stremati ma felici.
Si guardò intorno, notando che, seduto ai piedi del letto, Loki li osservava, sorridente.
"Già sveglio, ragazzino?" chiese, facendo una carezza a Daisy, che si stava lentamente svegliando anche lei.
"Sei tu che ti sei svegliato tardi." rispose il bambino, facendo spallucce. Guardò la sorella, e riprese a parlare, in tono serio e gonfiando il petto "Tu oggi sposi la mia sorellina. Però se la fai soffrire te la vedrai con me, e io non perdono!"
"Tranquillo, Loki, non ho alcuna intenzione di farlo." lo rassicurò l'uomo, alzandosi e prendendolo in braccio "Ora vai a preparare le tue cose, che stanotte vai a dormire a casa di Stoick."
"Ieri Hiccup ha detto che gli lascia anche Valkye questa notte. È vero?" chiese il piccolo dai capelli color fuoco, eccitato per il fatto di poter passare più tempo con la sua piccola amica rispettosa.
"Sì, Val e Dagur staranno con i nonni, stanotte, e tu starai con loro." ammise l'altro, portandolo in camera sua e aiutandolo a preparare la sua sacca "Hiccup e Astrid questa notte hanno bisogno di stare soli, e anche io e Daisy."
"Farete cose strane, tu e mia sorella?" domandò ancora Loki, dubbioso.
"Faremo le cose che fanno le persone sposate." specificò Dagur, senza entrare nei dettagli.
Il ragazzino ci pensò su, chiudendo il sacco con le sue cose, quindi si rivolse di nuovo al rosso.
"Non mi cacciate via quando avrete dei bambini, vero?" implorò.
"Perché dovremmo?" rispose Daisy, dalla porta "Tu sei sempre il mio fratellino dispettoso, non ti caccerò mai di casa."
Anche a casa di Astrid, i due adulti erano stati svegliati dai bambini.
In quegli ultimi giorni, Hiccup si era stabilito lì, in modo da far abituare i figli alla sua presenza costante, una volta che avesse sposato Astrid; così aveva preso il ritmo e si alzava sempre con lei, anche quando non era necessario, tipo quando, di notte, i gemelli chiedevano a gran voce la poppata notturna, che però stavano già perdendo lentamente l'abitudine di domandare.
In quel momento li stavano vestendo e preparando per la lunga giornata. Màn faceva i capricci, cercando di togliersi i pantaloncini nuovi che Astrid cercava di mettergli, mentre Sòl era già vestita, e si crogiolava, godendo delle coccole del padre e affondando il visino nella sua corta e morbida barba.
"Vuoi che ci provi io?" chiese Hiccup, vedendo che la compagna era in difficoltà.
"Se ci riesci... A Dagur proprio non piace questo nuovo vestitino..." sospirò la bionda, prendendo la figlia e lasciando campo libero al futuro marito.
Man gli lanciò addosso i pantaloncini, arrabbiato, e Hiccup lo guardò, severo.
"Giovanotto, non ci si comporta così!" lo sgridò, ma il piccolo non ne voleva proprio sapere.
"Gno!" gridò il biondino, stringendo i pugni e guardandolo arrabbiato.
Il giovane uomo sospirò. Il bambino, crescendo, si stava dimostrando testardo e alle volte arrogante; d'altronde era figlio suo, che quelle qualità le aveva dimostrate spesso, soprattutto tra il concepimento e la nascita di quei due tesori.
Però non poteva comportarsi così, non quel giorno, almeno.
Si guardò intorno, fermandosi su Sdentato e Tempestosa, che in quel momento sonnecchiavano, condividendo il giaciglio. Gli venne un'idea.
Con un movimento fermo e rassicurante avvicinò la mano, aperta e rilassata, al volto del figlio. Màn la fissò, dubbioso, per un momento, ma poi la afferrò, chiudendo gli occhi e poggiandosela sulla guancia, facendo un verso rilassato, che sembrava quasi le fusa di un draghetto.
"Ehi... ma quella è..." sussurrò Astrid, riconoscendo il gesto del compagno.
"Ho pensato che se funziona con i draghi, sicuramente avrebbe funzionato anche con un bambino capriccioso." spiegò Hiccup, abbassandosi e posando un bacio sulla testa del figlio "Ora ti lascerai vestire, campione?"
"Ti, dada..." acconsentì il piccolo, con aria di scuse.
Il castano sorrise, riuscendo, finalmente, a vestire il piccolo. E, quando furono tutti pronti, uscirono di casa, diretti alla Sala Grande, dove incrociarono l'altra coppia che doveva sposarsi quel giorno.
Si salutarono, attendendo lì fuori l'arrivo dei loro amici, che poco per volta arrivarono. Nonostante il programma della giornata fosse pieno, nessuno aveva fretta, soprattutto Moccicoso, che non voleva far stancare la moglie, ormai giunta quasi al termine della gravidanza.
Quando i due arrivarono, subito i tre bambini vennero attirati dal pancione della bionda, e Màn si allungò per toccarglielo, pur non mollando la mamma, a cui era aggrappato come un cucciolo di koala.
"Senti come si muove, amore mio?" disse Astrid al figlio, dolcemente "Anche tu e tua sorella eravate così, quando eravate ancora nella mia pancia."
"Ohhhh..." fu l'unica esclamazione che il piccolo riuscì a fare, ancora ipnotizzato da quei leggeri movimenti che sentiva nella pancia della zia Bruta. Astrid gli baciò la fronte, attirando di nuovo la sua attenzione e la richiesta un'altra dose di coccole.
Restarono per un po' sulla scalinata, mentre tutta Berk si radunata dentro la Sala, finché non vennero raggiunti da Stoick e Valka, che li invitarono a entrare.
Astrid e Hiccup lasciarono temporaneamente i figli alle cure dei loro amici, e seguirono Dagur e Daisy verso l'altare, montato in fondo alla sala, in una zona che fosse visibile da ogni angolo. Quando furono tutti ai loro posti, Stoick prese la parola e la cerimonia poté cominciare.
"Benvenuti, amici berkiani." esordì "Come tutti sappiamo, oggi siamo qui per celebrare due matrimoni: quello tra mio figlio, Hiccup, e la sua compagna, Astrid -direi finalmente, visto che a loro non piace fare le cose nel giusto ordine- e quello tra la nostra compaesana Daisy e Dagur, vecchio capo dei Grandi Guerrieri, fratello di Heather Ingelman, nonché fratello acquisito di mio figlio."
ci fu un breve applauso, poi Stoick fece dire le formule di rito agli sposi, un processo che fu più lungo del normale, poiché i matrimoni da celebrare erano due in contemporanea. Quando ebbero finito, finalmente li dichiarò marito e moglie, dando il via al banchetto, che si sarebbe tenuto in quella stessa sala.
Hiccup andò a recuperare i figli, in quel momento impegnati a giocare con le basette di Moccicoso, il quale li lasciava fare, pazientemente, senza nessuna di quelle lamentele che lui era solito esternare fino a un anno prima.
Si andò a sedere accanto alla moglie, lasciando che lei prendesse in braccio il loro figlio maschio, e la baciò dolcemente, prima di iniziare a mangiare.
Dagur si sedette accanto a lui, dandogli una pacca sulla spalla.
"Tuo padre si è superato." ammise "Nonostante il poco tempo ha messo su una bella festa."
"Hai ragione. Ma credo che ci pensasse da tempo." rispose il castano, dando un pezzetto di carne di yak da assaggiare a Sòl.
"Almeno da quando ha scoperto che ero incinta, credo." si intromise Astrid, passandogli affettuosamente una mano tra i capelli.
"Magari poco dopo. In quel periodo non è che andassimo molto d'accordo, noi due." precisò il marito, baciandola.
"Se tu fai cavolate è normale che mi venga voglia di prenderti a calci dove ti fa molto male, tesoro." continuò la bionda, dolce ma minacciosa.
"Beh, ogni azione ha il suo prezzo. A volte è positivo, a volte è negativo." disse Dagur, stringendo Daisy "Io sto pagando il prezzo in positivo, ad esempio."
"Io ho pagato un prezzo in negativo, ma una volta estinto il debito, i risultati sono stati più che positivi." concluse Hiccup, baciando il nasino della figlia, che si era alzata sulle sue gambine per chiedere un po' di attenzione dal giovane padre.
Sì, ormai aveva pagato ogni debito dovuto alla sua passata arroganza e testardaggine, ormai le proprie azioni passate non potevano altro che dare solo risultati positivi.

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Capitolo 38
*** 37 ***


Altro tempo passò, e arrivò il giorno del primo compleanno dei gemelli.
Questo significava un'altra festa da preparare, ma erano tutti più che felici di farlo.
Nel frattempo, anche Testa Bruta era arrivata al termine della gravidanza, e avrebbe potuto partorire da un momento all'altro. Questo rendeva Moccicoso particolarmente nervoso.
Hiccup cercava di farlo distrarre, ma sapeva bene cosa stava provando, quindi non insisteva troppo e gli lasciava molto tempo libero da dedicare alla compagna.
E i due bambini erano sempre scatenati e allegri, e bastava la loro presenza per rendere un ambiente più bello e giocoso.
Quel mattino, Hiccup e Astrid avevano appena portato i bambini in sala grande, per gli ultimi preparativi della festa che ci sarebbe stata quella sera.
Mise a terra Sòl, che si aggrappò alla sua protesi per riuscire a stare in piedi più facilmente, mentre Màn si lasciava coccolare ancora un po' da Astrid.
Dopo poco li raggiunsero Dagur e Daisy, insieme a Loki, che subito si prese la bambina sulle spalle e corse a giocare con lei; Heather e Gambedipesce arrivarono subito dopo, e infine fu la volta di Testa di Tufo.
"Dov'è la tua ragazza, Tufo?" chiese Hiccup, non avendolo visto arrivare con Iside, da cui ormai era inseparabile.
"È andata con Gothi da mia sorella." riferì il giovane "Volevo andare con loro per sapere come sta, ma mi ha detto di aspettare qui."
"Vedrai che starà bene." lo rassicurò Astrid, mettendo a terra Màn, che fece qualche passo verso la sorellina e Loki, per poi abbracciarli stretti e buttarli entrambi a terra, innescando un sacco di risate.
"Gothi è un portento con le donne incinte." continuò Daisy, stringendo il braccio del marito.
"Confermo, è stata professionale e molto paziente con me." ammise la bionda, osservando i suoi figli che giocavano.
Ma i loro discorsi vennero interrotti da Iside, arrivata di corsa per parlare con loro.
"Tufo, tuo nipote quasi nato." spiegò "Tua sorella ha doglie, stasera nasce, secondo Gothi."
"Avverto mio padre." riferì Hiccup, prendendo su i suoi figli e allontanandosi, zoppicante ma veloce.
"Veniamo ad aiutarvi." suggerì Astrid, facendo un cenno a Daisy e Heather "Tufo, stai tranquillo, Testa Bruta è in buone mani."
Detto ciò le ragazze si allontanarono, mentre un Moccicoso impanicato faceva il suo ingresso nel locale.
Dagur si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Stai tranquillo, amico. Andrà tutto bene." disse.
"Mi ha buttato fuori di casa." si lamentò il moro, con gli occhi sgranati.
Hiccup tornò, guardando uno per uno i suoi amici.
"Mio padre ha detto che non si inizieranno i festeggiamenti finché non si avranno notizie del bambino." riferì, per poi rivolgersi al cugino "Stai tranquillo, ci sono passato l'anno scorso, andrà tutto bene."
"Ora capisco perché eri tanto terrorizzato l'anno scorso..." sussurrò Moccicoso "Io non voglio che Testa Bruta muoia..."
"Nemmeno io..." si accodò Testa di Tufo, cercando di tenersi e non piangere.
Il castano sospirò, guardando i bambini, poi gli venne un'idea. Mise la figlia in braccio a Moccicoso e il figlio in braccio a Tufo, poi li fece sedere.
"Guardatemi i bambini. Io vedo se riesco ad avere notizie periodiche di Bruta. Dagur, Loki, venite con me."
Il rosso prese per mano il ragazzino e seguì l'altro fino alla porta. A quel punto si fermarono, e Hiccup si voltò indietro, ad osservare i babysitter improvvisati dei due figli.
"Non andiamo a chiedere informazioni su Testa Bruta?" domandò Dagur, perplesso.
"Se andiamo ora, Gothi non ci dirà nulla." riferì Hiccup "Per ora loro hanno bisogno di calmarsi, per questo gli ho lasciato i bambini: loro due sono bravi a far dimenticare i pensieri brutti alla gente."
L'altro si voltò, poco convinto, verso gli amici, e dovette ammettere che il fratello acquisito aveva ragione: Sòl aveva abbracciato stretto Moccicoso e lo riempiva di bacini, mentre Màn aveva iniziato un discorso, puntando il ditino contro Tufo; ed entrambi gli uomini stavano dando loro retta, mentre sui loro volti si stavano formando dei sorrisi sereni.
Passò così qualche ora, finché Astrid non tornò, lanciò un'occhiata complice al marito e si avvicinò agli altri due, in attesa.
"Moccicoso, Testa Bruta sta bene." gli riferì, prendendo su i bambini "E anche la bambina. Ora stanno riposando."
"La bambina?" chiese il neopapà, alzandosi in piedi "Posso vederle?"
"Certamente. Ti accompagno." acconsentì la bionda, facendo un cenno anche agli altri, e tutti insieme si dicessero verso casa Jorgenson.
Il moro entrò in casa, e gli altri attesero fuori. Hiccup strinse la sua compagna, posandole un bacio sulla tempia.
"E pensare che un anno fa c'eravamo noi al loro posto..." commentò Astrid.
"Sembra ieri... le cose stanno cambiando..." ammise il giovane uomo.
"Sai cosa?" continuò la ragazza "Se quella notte non fosse successo quel che è successo, ora nessuno di noi sarebbe dove è ora." continuò lei
"Hai ragione, è partito tutto da lì." confermò il castano "Siamo stati noi a iniziare tutto."
"No, Hiccup." lo corresse la compagna "Sei stato tu. Se non avessi avuto quel colpo di testa ora sarebbe tutto diverso."
Il ragazzo annuì, stringendola.
Sì, era partito tutto da lui, da un suo errore che era diventato l'inizio dell'avventura più bella della sua vita.
L'avventura dell'essere genitore.

Fine

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