Le avventure/sventure del principe Lysandro e dei suoi amici alla ricerca del castello delle fate

di ina6882
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto I ***
Capitolo 2: *** Atto II ***
Capitolo 3: *** Atto III ***
Capitolo 4: *** Atto IV ***



Capitolo 1
*** Atto I ***


Atto I 

 

Quando il protagonista non è il solito principe senza macchia e senza paura
 
 

In un regno molto lontano, viveva una volta un giovane e aitante principe. 
Aveva un bellissimo portamento, un corpo prestante, capelli argentei e occhi monocromatici ammalianti, in grado di conquistare il cuore di qualunque fanciulla. 
Peccato che al suo brillante aspetto non accompagnasse un'altrettanta mente, le cui caratteristiche, assai strane, lasciavano svanire ogni desiderio di conquista.
Non che fare la sua conoscenza non si rivelasse piacevole, perché la sua peculiarità principale era quella di essere un abile poeta che non solo componeva bellissimi versi, ma aveva la dote, se così si può definire, di considerare la vita stessa un componimento.
Figurarsi quanti, dopo averlo incontrato e aver conversato con lui, dopo un primo momento di sconcerto, avevano riso di gusto alle sue spalle e nel regno era spesso schernito da molti.
Fortuna che egli accompagnasse a questa caratteristica un'altra, cioè quella di non ricordarsi di nulla, una cosa molto grave, visto che spesso si scordava di adempiere ai suoi doveri, ma che in questi casi ritornava assai utile visto che gli faceva dimenticare tali offese, anche se il padre più volte gli aveva ribadito quanto fosse importante l'onore per un principe. 
Ma Lysandro, questo era il suo nome, non pensava molto al suo onore. Per lui era più importante scrivere nuovi componimenti  sul suo taccuino dalla copertina scura, che portava sempre con se, (quando si ricordava dove lo aveva posato nei precedenti momenti di ispirazione), e soprattutto dedicava gran parte delle sue giornate e recitare tali versi nella maniera più naturale possibile, per renderli propri del suo linguaggio.
La sua famiglia si disperava per questo e soprattutto chi più di tutti si dispiaceva per la personalità del principe, era il vecchio re, suo padre, nonché responsabile del triste destino in cui era incappata la sua progenie.
Sua maestà, uomo minuto e canuto, con una folta barba bianca e un naso a patata con la punta rossa, passava la maggior parte delle giornate seduto sul suo trono, coperto da un rosso mantello, a crogiolarsi continuamente sull'infausta sorte toccata al figlio per causa sua, cosa che, oltretutto, sua moglie, la regina, non dimenticava mai di ricordargli in ogni occasione.
«Già cantastorie a chi lo dici...».
Comunque... Il giorno in cui ebbe inizio la nostra storia i due sovrani stavano proprio discutendo ancora sull'argomento. 
«Devi fare qualcosa per questa situazione. Non puoi permettere che tuo figlio, l'erede al trono, venga ingiuriato e divenga oggetto di scherno da parte dei suoi sudditi. Sei o non sei il re, nonché la causa di questa nefanda sorte? Allora devi trovare il modo di risolvere la faccenda, prima che tuo figlio prenda le redini del regno».
L'uomo ascoltava senza replicare il discorso della donna che, ormai aveva sentito un sacco di volte.
«Abbiamo, anzi ho provato di tutto. Ho chiamato i più importanti dottori ed esperti guaritori del reame, ma nessuno è riuscito a trovare una cura e mi sorprende che ancora tu, che sei il diretto responsabile non abbia trovato un modo per venire fuori da questa faccenda,» continuava intanto la regina.
«Un modo ci sarebbe, ma è già stato tentato e non ha avuto l'effetto che speravo,» sbuffò il re.
«E quale sarebbe? E perché non me ne hai parlato prima?».
«Perché non ero sicuro che avrebbe funzionato, come infatti è stato. Consiste nell'andare a chiarire con quella fata che aveva preso male le mie parole, tanto da lanciare quell'orribile sortilegio» .
«Ma certo! Come avevo fatto a non pensarci! E come mai non ha funzionato?».
«Perché non ha voluto sentire ragioni. Ha ammesso che, nonostante siano passati degli anni, non ha ancora dimenticato il torto subito ».
«Ma allora dobbiamo trovare un'altro rimedio».
«Per questo ho giusto fatto chiamare il ciambellano Nathaniel, che saprà dirci qualcosa».
In quel momento, infatti, si presentò il ciambellano, un giovane ragazzo biondo, di bell'aspetto che camminava tutto impettito nel suo elegante abito rosso coordinato con un monocolo all'occhio destro e un orologio da taschino appeso al panciotto, che egli continuava quasi ogni minuto a controllare.
«Mi ha fatto chiamare signore?,» disse facendo un inchino tanto da arrivare col viso rasoterra.
«Certo. Voglio che cerchi una soluzione alla questione che riguarda mio figlio».
«Se permettete sire avrei in mente di proporle una cosa».
«Avanti dimmi subito senza indugiare,» rispose questi drizzandosi a sedere.
Anche la regina non poté che tendere le orecchie sperando che Nathaniel trovasse la soluzione migliore.
«Potreste,» continuò il ciambellano sicuro di se e della riuscita di quella proposta, «inviare il vostro stesso figlio dalla fata, affinché sia lui a chiedere di ritirare l'incantesimo».
«Cosa? Mio figlio? No, no, no,» irruppe il re tutto paonazzo in volto, alzandosi di scatto dal trono e iniziando a camminare agitato, rendendo evidente la sua bassissima statura, «Non se ne parla, non si può fare! Quello lì si dimentica persino il suo nome e io dovrei mandarlo ad affrontare quella potente creatura magica tutto da solo? Per di più col rischio che si perda strada facendo? Preferisco che rimanga qui piuttosto che fallisca e ritorni più scemo di prima!».
«Ma caro che idiozie stai dicendo?!,» si agitò subito la regina, «Perché parli male del nostro bambino? Se dovessi parlare male di qualcuno non sceglierei certo di partire dalla mia prole. Dare dello scemo a tuo figlio...».
«Non è una novità ciò che ho detto. Lo sanno tutti e anche tu fino a pochi minuti fa non facevi che ribadirlo».
«Sono sicura che Lysandro saprà affrontare bene la situazione,» continuò la regina neanche del tutto convinta delle sue parole.
«Stai cercando di insinuare che c'è la farà e ritornerà qui sano e salvo? Non credo proprio!».
«E invece sì. Lo lascerai partire e lo farai accompagnare dal valoroso cavaliere Kentin. Con lui non potrà fallire la sua missione,» asserì la regina molto contenta della sua geniale trovata. Il marito non avrebbe sicuro obiettato.
Il re non sapeva cosa pensare. Forse la moglie aveva ragione, in compagnia non gli sarebbe potuto accadere nulla e forse sarebbe riuscito anche a raggiungere il castello delle fate; e chi sa se la regina, mossa a compassione dal suo aspetto, non avrebbe annullato l'incantesimo? In fin dei conti non era una strega e aveva sempre un buon cuore tipico di ogni fata.
Persuaso da queste osservazioni fece pertanto chiamare il cavaliere e il principe che arrivò dopo aver vagato nei corridoi alla ricerca della sala del trono, assorto nei suoi pensieri, fino a quando, richiamato all'attenzione, ridestandosi si rivolse al padre: «Essendo stato chiamato al vostro cospetto, la situazione ho preso di petto. D'innanzi a voi mi son presentato, per dirvi: "Ditemi padre che cosa è stato?"».
Il re roteò gli occhi al cielo e bisbigliò alla moglie: «Sei proprio sicura che mandarlo dalla fata non ci procurerà più fastidi di quanti ne abbiamo?».
«Non essere sciocco e comunica la notizia,» rispose la regina dando un colpo col suo ventaglio sulla spalla del marito che sospirando si rivolse al figlio: «Certo Lysandro ti ho fatto chiamare per annunciarti che partirai oggi stesso in compagnia di Kentin... ehmm... e di Nathaniel, alla volta del castello delle fate per parlare con la regina, la sola che, possiamo sperare, potrà sciogliere l'incantesimo che ti avvolge».
Il ciambellano che sino a quel momento aveva ascoltato senza parlare, appena udito il suo nome, strabuzzando gli occhi, non poté fare a meno di chiede: «Io sire? E perché mai dovrei andarci pure io?».
«Niente storie ragazzo. Hai proposto tu questa genialata e andrai con loro per controllare che non capiti nulla di grave. Inoltre con le tue abili capacità oratorie e la tua petulanza potrai essere utile a qualcosa»; poi rivolgendosi al cavaliere proseguì, «Coraggioso Kentin, lo affido alle vostre mani. Conoscete molto bene la situazione e vi prego di prendervene cura».
«Sarà fatto sire,» rispose il cavaliere. Il re continuò con volto serio, rivolgendo il suo sguardo e le sue parole più a quest'ultimo che agli altri due: «Il tragitto verso il castello delle fate è molto tortuoso soprattutto perché dovrete passare attraverso un bosco magico dove si possono fare strani incontri. Fate quindi attenzione e cercate di tornare sani e salvi» .
Dopo aver ascoltato questo discorso, Lysandro si fece avanti dicendo: «Padre amato non temete, questo viaggio compirò come volete. Affronterò ogni avversità, che davanti mi si presenterà. Del nobile cavaliere e del ciambellano mi prenderò cura, e tornerò sano e salvo senza paura...».
«Certo, certo figlio mio, sono sicuro che sarà così» lo interruppe il sovrano, liquidandolo con un gesto della mano, mentre tornava a sedere; «Comunque Kentin, Nathaniel, lo affido a voi».
E così il principe, il cavaliere e il ciambellano partirono per quella che si rivelava essere una grande avventura.
Il re li aveva forniti di forti destrieri, una buona dose di provviste e... di una doppia spada il cavaliere.
Ma permettetemi sire. Come mai doppia? Perché una non l'avete consegnata a vostro figlio?
«Ma stiamo scherzando cantastorie? È capace che quel rincitrullito la regali al suo aggressore. No. È meglio che la prenda il cavaliere non si sa mai che possa trovarsi utile. Per quanto riguarda Lys sicuramente una buona dose delle sue stronz... ehmm... rime, insieme alle abilità del ciambellano basteranno a tenere lontano un qualunque bandito che si rispetti».
Già, forse non è una cattiva considerazione.
Comunque, dicevamo, Lysandro, Kentin e Nathaniel, in sella ai loro destrieri, partirono per il loro viaggio verso il castello delle fate. 


 

 

 

Ciao a tutti ^-^
Rieccomi con una nuova storia fresca fresca e, aggiungerei, assai folle, a scrivervi dopo la fine di questo primo atto.
Innanzitutto grazie per aver letto! Credo che la storia non sarà molto lunga e dovrebbe durare pochi capitoli, sempre se strada facendo non sorgano nuove e strambe idee che si andranno ad aggiungere alla trama che ho in mente. ;)
Il protagonista, come si è capito, è Lysandro, anche se saranno presenti molti altri personaggi. Lui però con le sue caratteristiche mi sembrava il più adatto ad interpretare il ruolo del mio "strano" principe. 
Non me ne vogliano le sue fan se ho accentuato un po' i suoi difetti, facendolo apparire molto stupido; il mio intento era quello di far divertire, per quanto mi è possibile, il mio lettore e, da come spero si sia capito, state certi che nessuno dei personaggi presenti in questa sorta di fiaba subirà un trattamento diverso.
Spero che la storia nel suo insieme sarà di vostro gradimento, anche se non prometto nulla riguardo la demenzialità dei fatti in essa contenuti.. :D
Ringrazio comunque chi sarà tanto coraggioso da avventurarsi nella lettura di questa follia e anche chi la recensirà se ne a voglia..

Ina


 

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Capitolo 2
*** Atto II ***


ATTO II 

Quando ad un gruppo male assortito si aggiunge un nuovo strano membro 

 
 

Dopo aver attraversato il confine del regno, il gruppo dei nostri strani viandanti si diresse verso un vicino villaggio dal quale, poi, avrebbe preso la strada che portava verso il bosco magico. 
Nessuno di loro parlò durante il tragitto, a parte Lysandro che, totalmente immerso nei suoi pensieri, appollaiato comodamente sul suo destriero e usando una sporgenza della sella come appoggio, si era dedicato al suo passatempo preferito cercando di comporre una nuova poesia e recitandola al contempo ad alta voce per provare l'efficacia di quei versi.
Aveva ormai finito di interpretarne uno per l'ennesima volta quando si accorse che qualcosa, in quelle rime, non lo convinceva appieno e così riprese il lavoro dal principio esasperando ancor più i suoi compagni. 
Il villaggio ormai era alle loro spalle, ma Lysandro non si era neanche accorto di averlo attraversato, quando all'improvviso, Kentin, che fino a quel momento aveva cercato di mantenere i nervi saldi, si rivolse spazientito al ciambellano: «Per l'amor del cielo, fatelo smettere! È da quando siamo partiti che continua a ripetere fino all'esaurimento quei versi».
Nathaniel guardò il cavaliere accigliato e rispose: «Di grazia cavaliere, e io che ci posso fare?  Quando la fata ha lanciato l'incantesimo non ha certo pensato a lasciare un libretto delle istituzioni che potesse indicarci cosa fare in questi casi per spegnerlo».
«Ma metteteli un tappo in bocca, che so io? O dateli una botta in testa!».
«Certo, grande genio, così non solo non capisce nulla, ma lo faremo diventare più rincretinito di quanto già non sia».
I due continuarono così la loro accesa lite, finché Lysandro, terminato il suo lavoro, non alzò gli occhi dal taccuino e vedendoli così accalorati disse: «Giovani viandanti perché litigare, quando in pace l'uno con l'altro potremmo viaggiare?».
Il cavaliere a quelle parole serrò la mascella per la collera e stava già per estrarre la spada dal fodero, nonostante gli ammonimenti del ciambellano, se non fosse stato fermato dalle seguenti rime del principe che, senza avere il sentore di essere la causa della lite, per nulla intimorito era passato alla guida del gruppo e aveva poi arrestato il suo cavallo dopo aver intravisto, seduta sul ciglio della strada, la figura di una fanciulla immersa nella lettura. 
«Che soave visione, che soave bellezza, ci ha donato questo giorno con la sua brezza! Amici non litigate e con me esultate! I miei occhi hanno visto questa giovane donzella. Eccola li! Guardate quanto è bella!».
Kentin e Nathaniel non poterono che seguire le indicazioni del principe che, al colmo della felicità, continuava a declamare versi d'amore per quella ragazza che neanche aveva alzato gli occhi dal suo libro, e quando la videro constatarono che in effetti aveva davvero una bellissima figura, minuta e aggraziata, con pelle rosea; morbidi capelli scuri le cadevano dolcemente sulle esili spalle e le incorniciavano il delicato volto la cui espressione era seria e concentrata. 
Prima ancora che potessero dire alcunché, videro il principe avvicinarsi a lei e, sceso da cavallo, rivolgerle amorevolmente la parola: «Giovane fanciulla così tanto assorta, del mio cuore avete aperto la porta e la vostra bellezza mi ha portato al colmo della contentezza. Perdonatemi se vi ho distratto, ma dal vostro fascino sono stato attratto. Mi fareste la cortesia di accettare la mia compagnia?».
Con tanto ardore egli pronunciò queste parole, mentre il ciambellano e il cavaliere erano rimasti impietriti non sapendo cosa dire. Fu Kentin che per primo non poté trattenersi dal sussurrare all'altro: «Ma è impazzito per caso?».
Nathaniel non dimenticò di ricordare al vecchio avversario, di quanto tempo prima il principe avesse perso il senno e che quindi un tale comportamento era senz'altro consono al suo modo di essere e aggiunse: «Dobbiamo bloccarlo prima che faccia qualche pazzia. Non si sa mai che le possa chiedere di sposarlo e al quel punto state certo cavaliere che il re ci farà fuori entrambi».
«Hai ragione,» rispose l'altro, «Comunque mi sembra di notare che non corriamo alcun pericolo. La fanciulla non mi sembra molto interessata a lui. Hai visto?». E così dicendo indicò nella sua direzione.
In effetti Lysandro si trovava ancora in piedi di fronte la ragazza, ma lei non lo aveva degnato minimamente di uno sguardo; il suo volto non aveva perso per un solo istante la sua espressione concentrata ed era rimasto fisso verso il libro che aveva per le mani.
Questo comportamento non poté non turbare l'animo infatuato del principe che rimase sconcertato da tale atteggiamento e avrebbe voluto scrollare la fanciulla per le spalle, se non fosse stato bloccato in tempo dai suoi compagni di viaggio che gli si avvicinarono per invitarlo a risalire a cavallo e proseguire il cammino.
«Non posso allontanarmi da colei che il cuore ha saputo stregarmi!,» protestò egli con ardore.
«Ma signore,» cercò di farlo ragionare il ciambellano «l'avete appena incontrata e per di più non vi ha neanche rivolto la parola...».
«Nulla di questo per me ha importanza e son sicuro che mi accetterà con un po' di costanza. Di proclamarle i miei sentimenti non smetterò e son convinto che non me ne pentirò».
Nathaniel e Kentin rimasero a bocca aperta davanti a questa dichiarazione e, dopo essersi consultati e aver constatato che il ciambellano fosse il più adatto, grazie alle sue doti oratorie, a cercare di dissuadere il principe, egli gli si avvicinò e pensò al discorso più giusto da fare per fargli cambiare idea: «E come faremo con la missione che vi ha assegnato vostro padre? Avevate promesso che l'avreste portata a termine».
«È vero l'ho detto, ma al cuore non si comanda e quindi aspetto. La missione non è terminata anzi è appena iniziata. Stai sicuro che la compirò e a termine questo viaggio porterò, ma non prima di sapere di questa fanciulla il parere. Quindi vi chiedo di attendere e dopo la sua risposta, il viaggio potremo riprendere,» e prima che il suo interlocutore potesse protestare si rivolse alla giovane, la quale, bisogna dire, non si era mossa di un centimetro,  nonostante i nostri tre viandanti avessero fatto questo discorso davanti a lei. Anzi, aveva anche cambiato pagina al suo libro senza alzare lo sguardo. Questo modo di fare aveva fugato ogni dubbio nella mente di Kentin e Nathaniel che, se non fosse stato per il principe, sarebbero partiti da un pezzo e avrebbero raggiunto il bosco magico, ma, ironia della sorte, il comportamento della giovane aveva invece accresciuto la curiosità di Lysandro che voleva assolutamente ascoltare il suono della sua voce ed era più che mai risoluto nella sua decisione di non abbandonare il posto prima di aver raggiunto lo scopo. Così coinvolto dai sentimenti, che in soli cinque minuti erano aumentati nel suo cuore, parlò nuovamente alla fanciulla adoperando una serie di rime e auliche parole per cercare di far breccia nel cuore di lei, ma nulla di quello che diceva sembrava efficace e ogni parola era gettata al vento, perché ella nuovamente non si mosse e non diede nessun cenno di assenso.
Il principe non sapeva davvero che pensare, non capiva perché tutto ciò che facesse non solo non veniva ascoltato, ma non contribuisse neanche smuovere la ragazza dalle sue faccende. Nulla dava il sentore che avesse anche solo sentito per sbaglio una parola. Nessun lieve rossore era apparso sul suo viso a denotare l'imbarazzo che ella poteva provare udendo quelle parole d'amore.
I suo compagni non facevano che spazientirsi sempre più e Kentin stava quasi per spronare il suo cavallo quando Lysandro, capendo, stranamente, che altre parole non avrebbero avuto successo, passò ai fatti e afferrato il libro lo strappò dalle mani della ragazza. Il gesto lasciò allibito e impietrito il ciambellano il cui viso divenne pallido all'istate. Dov'era finita la galanteria, tutte le buone maniere impartite dai migliore maestri? Stava quasi per svenire quando venne bloccato dalle grida della fanciulla che, a quel punto, alzò lo sguardo: «Ma... cosa? Ehi? Ma cosa fate? Siete impazzito per caso?».
Finalmente il desiderio del principe era stato esaudito, ma in quel momento, invece di rispondere, egli rimase muto e continuava a fissare la giovane che, irritata dal suo gesto, gli gridava contro. Era stato talmente occupato nella sua decisione di ricevere risposta, che in quel momento non ricordava più per quale motivo le si era avvicinato e le aveva rivolto la parola.
Fu Nathaniel a correre in suo aiuto e afferrato il libro lo porse alla proprietaria esibendosi in uno dei suoi soliti inchini rasoterra accompagnato da una serie di scuse a nome del suo signore.
«Vorrei tanto sapere,» continuava a gridare la ragazza, «se il signore qui presente è per caso ammattito. Strapparmi in questo modo il libro dalle mani...».
«Lo perdoni signorina, ma non era sua intenzione,» cercò di spiegare il ciambellano. 
«Come non era sua intenzione? Ma l'hai visto? Glielo ha tolto di mano!,» mormorò Kentin. 
«Cavaliere, ma da che parte state? Lo sapete meglio di me in che situazione ci troviamo,» rispose irritato il ciambellano, ignorando la fanciulla.
«So soltanto che questo qui è pazzo!».
«Non è una novità. Lo sapevate sin dal principio di questo viaggio. E non ditemi che non eravate stato avvisato,» continuò l'altro, sganando gli occhi stizzito e al contempo imbarazzato per la figuraccia che l'accompagnatore li stava per far fare d'avanti ad un'estranea.
«È vero lo sapevo, ma non immaginavo sino a questo punto,» seguitò a portestare Kentin.
Nathaniel lo ignorò e si rivolse nuovamente alla ragazza che, spazientita, aspettava ancora una risposta e braccia conserte: «Ci scusiamo per l'accaduto,» disse con un altro inchino e poi sussurrò: «Vede, purtroppo questi due non stanno molto bene e devono essere compatiti...».
«Che cosa vai blaterando?,» intervenne urlando il cavaliere che aveva sentito tutto, «io sono sano più che mai! È questo qui,» disse indicando il principe accanto a lui, «che ha qualche, anzi, direi mille problemi. Prima la vede da lontano e inizia a comporre poesie d'amore. Poi si avvicina e le parla e si innamora senza che lei abbia risposto...
» e così dicendo iniziò a sfogarsi tutto d'un fiato urlando come un pazzo a squarciagola: «...poi, alla fine, decide di toglierle il libro dalle mani, perché... boh?, Suppongo che l'intento fosse che almeno lei lo degnasse di una sguardo in qualche modo, visto che con le rime appassionate non aveva funzionato. Vorrei sapere se questo non vuol dire essere pazzi, ditemi un po' voi!,» terminò quasi senza fiato.
La ragazza udendo il resoconto della situazione iniziò a ridere sonoramente e questo lasciò allibiti i suoi interlocutori, soprattutto Kentin che, dopo essersi finalmente sfogato, credeva che lei lo stesse prendendo in giro. 
«Oh, mi dispiace così tanto che le cose siano andate così. Quando leggo, per isolarmi meglio, uso questi,» disse lei estraendo due tappi dalle sue orecchie, «quand'è così vi prego di accettare le mie di scuse signori. Il fatto è che questo libro mi appassiona molto. L'ho letto molte volte e non mi stanco mai di rileggerlo».
«Non si preoccupi signorina,» rispose il ciambellano,  poi rivolgendosi ai suoi compagni: « Ora che tutto è risolto possiamo proseguire il viaggio. Il bosco magico non è molto distante da qui». 
«Il bosco magico?» chiese estasiata la giovane, «È lì che siete diretti?».
«Si. Dobbiamo arrivare al castello delle fate» riprese Nathaniel.
«Oh! Il castello delle fate! Vi prego portatemi con voi!».
«Cosa?» rispose subito Kentin.
«Si vi prego. Ho sempre sognato di arrivarci un giorno. Non vi sarò di alcun intralcio. E poi avrete bisogno del mio aiuto».
«Certo noi avremmo bisogno dell'aiuto di una donna, ma mi faccia il piacere».
«Dico davvero cavaliere. So molte cose sul bosco magico...».
«E sentiamo dove avreste appreso queste nozioni?» chiese scettico l'altro.
«Da questo! » disse lei battendo una mano sul suo libro, «questo è un libro di fiabe che mi è stato regalato da mia nonna. Tutto ciò che accade all'interno del bosco magico, in un certo qual modo è scritto qui». 
«Non credo sia una buona idea, vero ciambellano?» convenne Kentin. 
«Cara donzella e così sia. Saremo onorati della vostra compagnia,» intervenne prontamente Lysandro senza dare il tempo agli altri di dire qualcosa. 
«Grazie mille, ma non chiamatemi donzella, io sono Odette».
Il ciambellano non seppe come replicare, ma si limitò a dire: «Speriamo che queste conoscenze ci siano utili...».
Il cavaliere invece rimase completamente allibito... «E lo credo cantastorie. Prima non riesce a parlare e poi interviene prontamente? Che poi a pensarci bene, ma perché avete accennato a questa ragazza sulla via? Se non ne avreste parlato, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto».
Io mio limito solo a raccontare storie cavaliere, non mi interesso dei vostri rapporti con le altre persone.
Ma tornando alla storia...
Nonostante le proteste di Kentin, la fanciulla si unì al nostro strano gruppo e insieme proseguirono alla volta del bosco magico.


 

 

Con questo nuovo aggiornamento credo proprio di aver reso meglio, quanto questa storia sia demenziale ^-^"
Man mano che si procede, anche gli altri personaggi iniziano ad apparire stupidi ^^'
Spero che questo nuovo Atto sia stato di vostro gradimento; questa storia si sta rivelando più stramba di quanto sembrava all'inizio, una prova è data dallo strano incontro con la fanciulla (che in un certo qual modo dovrebbe rappresentare la Dolcetta, anch'essa svampita come gli altri personaggi ^v^")..
Come sempre ringrazio il coraggioso lettore che si è spinto fin qui e anche chi avrà altrettanto coraggio nel commentare questa follia ^///v///^ 
Al porssimo aggiornamento *-^

Ina

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Capitolo 3
*** Atto III ***


ATTO III

Quando le cose non potrebbero che andare di male in peggio
 
 

Il resto del cammino proseguì senza intoppi. Beh, se si escludono diversi inconvenienti capitati durante il tragitto; ad esempio il momento in cui, il principe, ormai completamente infatuato della giovane compagna di viaggio, volendo dimostrarle il suo amore, si era fermato a raccogliere per lei dei bellissimi fiori selvatici e per poco non stava per essere morso da un serpente al quale aveva pestato accidentalmente la coda. Solo l'intervento del coraggioso Kentin aveva risolto la situazione.
O quando Lysandro si era messo a galoppare all'impazzata per farle vedere le sue capacità di cavallerizzo e per poco non era finito nel letto del fiume, nel momento in cui il cavallo si era arrestato di colpo non volendo in alcun modo fare un salto di cinque metri. Per fortuna, anche quella volta, il cavaliere era intervenuto in tempo evitando la brusca caduta che gli avrebbe certamente rotto l'osso del collo.
O ancora quando la giovane aveva detto di aver fame e Lysandro si era arrampicato su un albero per coglierle qualche frutto succoso e alla fine si erano ritrovati a correre all'impazzata inseguiti da uno sciame di api inferocite che reclamavano la loro privacy per essere state disturbate dalle loro attività quotidiane. In quel caso erano sfuggiti alle punture per un soffio.
Oltre a ciò non bisogna dimenticare le numerose volte che il principe aveva dimenticato la strada e di conseguenza aveva anche fatto smarrire l'intero gruppo, quando aveva deciso, di sua spontanea volontà e senza avvalersi di alcun aiuto, di prendere il comando della situazione e guidare gli altri verso la meta stabilita.
Per fortuna, ancora una volta, l'intervento del cavaliere, unito all'aiuto del ciambellano, avevano risolto la situazione e riportato il cammino sulla retta via. 
In tutto ciò, comunque, il principe non aveva dato il sentore di aver capito quanti guai combinasse ogni volta che prendeva un'iniziativa e questo non aveva fatto che accentuare la collera del cavaliere che mai avrebbe pensato di dover fare da balia ad un giovane uomo. Per fortuna la costanza delle parole del cimbellano e soprattutto, la presenza di una giovane fanciulla nella loro comitiva, era riuscita a farlo trattenere. Dopo tutto era un cavaliere e non avrebbe mai fatto qualcosa di avventato in presenza di una donna. Anche se, a dirla tutta, stava cercando di desistere in tutti i modi, dato che il principe non gli facilitava di certo le cose continuando, quando non si cacciava in qualche pasticcio, a recitare versi e rime auliche e componendo al contempo delle poesie appassionate per la sua giovane innamorata.
Lei, dal canto suo, in un primo momento, era rimasta lusingata da quelle attenzioni, ma dopo un po', nonostante il suo ammiratore si prodigasse in tutti i modi per farle capire i suoi sentimenti, si era rimessa i tappi alle orecchie e aveva ripreso la lettura del suo amato libro.
Per il resto, non vi erano stati altri incidenti e i nostri viandanti avevano proseguito tranquillamente il loro cammino arrivando nel pomeriggio alle soglie del bosco magico.
Impossibile non accennare alla contentezza del principe di fronte al supermento della prima tappa del loro arduo viaggio, tant'è che inevitabilmente non si trattenne dal dire ai suoi compagni: «Eccoci finalmente amici, siam giunti qui sani e felici. Mi lusingo nel costatare, che la prima tappa del viaggio son riuscito a farvi superare. Ma vi prego non affannatevi in ringraziamenti, proseguite piuttosto sempre attenti. Da qui le insidie più ardue saranno, ma son sicuro che non ci abbatteranno ».
Le sue parole erano al contempo ricche di passione perché, con questo, egli voleva ancora una volta ammaliare il cuore di Odette e farla innamorare mostrandole la sua audacia nel compiere una così grande impresa.
Tutto ciò però, come si può immaginare, non impressionò per nulla la giovane immersa nella lettura e l'unico risultato che ottenne fu, piuttosto, far infuriare per l'ennesima volta Kentin, il quale, con quelle parole, si sentì offeso nel profondo. In fondo era stato lui a far in modo che il gruppo giungesse sano e salvo sino a quel punto e l'esaltazione di un sciocco che, con la sua sbadataggiane, aveva in tutti i modi contribuito a rallentare il loro cammino, lo faceva imbestialire; finché dopo l'ennesima esclamazione di Lysandro, non poté fare a meno di sussurrare in tono più che stizzito al cimbellano: « Giuro che se non la smette lo strozzo con le mie mani! ».
A queste parole egli lo guardò strabuzzando gli occhi inorridito.
Possibile che il re avesse affidato suo figlio nelle mani di un pazzo? E cosa sarebbe successo se non ci fosse stato lui a placare di continuo il suo animo?
Durante quel cammino il cavaliere aveva mostrato di possedere ben poca capacità di discernimento per poter comprende che col principe non vi fosse nulla da fare, se non davvero sperare nell'aiuto della fata responsabile di quel pasticcio. Anche se, strada facendo, Nathaniel aveva iniziato a dubbitare un po' della sua convinzione che lei potesse risolvere la situazione. E se quando fossero giunti al suo palazzo ella li avrebbe informati che non vi era rimedio e che l'incantesimo era irreversibile? Al solo pensiero di ciò gli si gelava il sangue nelle vene e la testa iniziava a girargli vorticosamente.
Ma scacciò questi assurdi pensieri dalla mente e, nel momento in cui il cavaliere ribadì le stesse parole con tono più deciso, guardandolo in volto, capì che non stava affatto scherzando, che la sua pazienza era quasi al limite e che quindi sarebbe stato capace di realizzare le sue minacce. Così, preso un respiro, cercò per quel che fosse possibile, di far capire,  ancora una volta a Kentin, quanto fosse importante cercare di assecondare le assurdità del loro padrone, anche solo per compiacere i suoi genitori. Oltretutto, gli fece notare che arrabbiarsi non serviva a niente visto che il principe non si accorgeva minimamente di essere in errore con i suoi comportamenti e alla fine, dopo un lungo discorso, il cimbellano fu felice di costatare di esser riuscito, ancora per una volta, a sedare l'animo turbolento del cavaliere.
Proseguirono, poi, il cammino, addentrandosi nel bosco magico e, poco dopo, giunsero in una piccola radura dove decisero di accamparsi.
Il cielo, nel frattempo, si era tinto di una bellissima tonalità di rosa misto ad arancione e viola. Sembrava il dipinto di un bravissimo artista che aveva colto il momento più bello di quella giornata imprimendolo sulla tela. Il tramonto aveva creato un'atmosfera quasi unica e irripetibile e i nostri quattro viandanti si fermarono per un po' a contemplare l'evento distesi sulla soffice erba; finché Lysandro non volle nuovamente dedicare, anche a quel momento, le sue parole cariche di passione. Ciò contribuì a far svanire in un solo istante, quella magica atmosfera. Odette si rimise a leggere il suo libro, il ciambellano si affrettò a controllare la mappa per il viaggio del giorno successivo e Kentin si alzò all'improvviso e andò a cercare della legna per accendere un fuoco. Alla fine, quando non vi era più nulla da fare, si sdraiarono tutti intorno a quella tremula fimma e stanchi si addormentarono.
Quella notte, però, nel bosco magico ci fu un avvenimento strano. Erano più di mille anni che ciò non si verificava; un'aura trasparente carica di magia si sollevò avvolgendo come un mantello tutto il bosco. Tutto, al suo passaggio, mutava: ciò che era distorto si raddrizzava, ciò che era in modo si tramutava in altro e ciò che sembrava, spesso finiva per diventare realtà. L'aura magica non risparmiva nulla e la sua magia si abbatteva su tutto e neanche i nostri viandanti furono risparmiati, mentre ignari di ciò che accadeva intorno a loro dormivano placidamente.
Poi, così com'era comparsa, scoparve non lasciando la minima traccia del suo passaggio se non ciò che la magia aveva trasformato.

 

#

 
Il sole splendeva già alto nel cielo, gli uccelli già cinguattavano allegri sui rami degli alberi, alcuni fiori della radura avevano cambiato colore nella notte, ma sempre cercavano di rivolgere le loro corolle al sole che filtrava leggermente tra le verdi fronde sovrastanti.
Un piccolo ruscello che sgorgava pian piano vicino la radura, nella notte si era riempito di acqua fino a diventare un bel fiume rigoglioso di pesci che nuotavano trasportati dalla lieve corrente. Molti alberi avevano cambiato posizione, molte fronde si erano riempite di frutti e fiori, nuovi sentieri erano sorti e altre creature erano comparse, in quella notte carica di magia.
Il primo dei nostri viandanti a svegliarsi fu Nathaniel. Disteso nel suo piccolo cantuccio, aprì pian piano gli occhi, si stiracchiò assonnato e fece un grande sbadiglio. Il resto del gruppo ancora dormiva, quando lui si alzò e traballando, quasi ad occhi chiusi, si recò al fiume per rinfrescarsi. Non si accorse per nulla dei cambiamenti avvenuti intorno a lui quella notte, e neanche si rese conto che il fiume in cui stava immergendo le mani, la sera precedente non esisteva. Anzi. Continuò a lavarsi il viso, ma fu quando aprì gli occhi che si rese conto di ciò che era successo.
In quel momento un urlo quasi spettrale si sollevò nel bosco spaventando tutti gli animali e anche Kentin, Lysandro e Odette che si svegliarono di soprassalto.

 
 
 
 
 
 

Eccomi qui... sono tornata!!! E ora qualcuno di voi dirà "ma chi se ne frega?" oppure "Chi è questa qui?"... 
E avete ragione ragazzi... è da secoli che sono sparita ma dopo questo lunghissimo periodo di assenza rieccomi con questo terzo atto!
credo che oggi il mio "piccolo spazio"sarà più lungo del previsto e spero soprattutto di ricordare come funziona l'editor di efp per evitare di fare disastri ^v^" devo dire che ho trovato proprio il momento migliore per sparire eh?... avevo appena iniziato a capire come pubblicare i capitoli senza impazzire e adesso mi ritrovo punto e a capo... vabbhè... XD

Cooomunqueee... non sapete quanto mi faccia falice questo ritorno!!!
Erano anni che non scirvevo qualcosa e, se devo essere sincera, questo nuovo atto, che spero avrete letto, prima di leggere i miei sproloqui pomeridiani, è stato scritto un secolo fa e mai pubblicato... mamma mia la mia pigrizia ha preso il sopravvento per così tanto tempo che mi sento in colpa con me stessa per aver permesso che ciò accadesse... spero di essere davvero più presente perchè questo periodo di assenza mi è servito tanto per riflettere e capire che ho bisogno di scrivere! E' proprio una necessità la mia! Mi rendo conto che scrivendo dò sfogo a tanti dei miei pensieri che altrimenti mi farebbero iniziare a pensare e rimuginare a volte sul nulla. Per questo scirvere mi aiuta... ogni personaggio si prende un po' di me ma allo stesso tempo mi lascia una gioia dentro che credevo di aver dimenticato quando anni fa abbandonai ogni speranza di continuare... ma ho capito che non tutto è perduto quando lo si desidera ed quindi rieccomi qui a rompere di nuovo! XD

Ci tenevo ad informarvi inoltre che ho intenzione di proseguire anche un'altra mia storia che ho nel cuore da sempre "Una lettera a Df"... spero accorrerete numerosi a rivederla prima del prossimo aggionamento che spero arriverà a breve... e ora senza spammare altre storie concentriamoci di nuovo su questa ^o^"

Spero con tutto il cuore che questa storia stampalata continui a piacere almeno un po'. È parecchio distorta lo so, ma posso dirvi che siamo solo all'inizio e che dal prossimo atto le cose cambieranno, se non peggioreranno ^v^"
In realtà, dato l'andamento strambo della vicenda, spero non vi sorprendiate più di tanto se le cose, dal prossimo aggiornamento, andassero anche peggio di adesso. XD
Per il momento sappiamo solo che è accaduto qualcosa al nostro ciambellano.
Cosa sarà? Per scoprirlo vi do' appuntamento al prossimo atto che non tarderà ad arrivare, promesso! ^v^
Ringrazio ancora chi si è spinto fin qui e chi commenterà se ne ha voglia
Un grande saluto a tutti da una felcissima
Ina ^//U//^

Non ci posso credere sono tornataaaaaa!!!! \^O^/

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Capitolo 4
*** Atto IV ***


ATTO IV

Quando nuovi incontri strani e inattesi, fanno aumentare, ancora una volta, il numero di un gruppo male assortito
 

« Oh mio dio cantastorie dimmi che non è vero! ».
Cosa Nathaniel? Di cosa parli?
« Ti prego dimmi che non è vero! ».
Ma Nathaniel dimmi, cosa?! Spiegati meglio. Sei pallido, tutto sudato e tremi come una foglia cosa ti è successo?
« Non può essere cantastorie! E' un incubo giusto? Tra un po' mi sveglierò e sarà tutto finito ».
Mi dispiace Nathaniel ma credo che non sarà così. Comunque... mentre Nathaniel si dispera cerchiamo di far comprendere al nostro caro lettore cosa è successo.
« No cantastorie non puoi lasciarmi in queste condizioni... ».
Suvvia Nathaniel non disperare, tutto si può risolvere e, l'unico modo, è proseguire con la narrazione della storia.
Allora, dicevamo. Dove eravamo rimasti?
Ah sì. Un urlo disumano spaventò tutto il bosco.

Kentin, Lysandro e Odette furono risvegliati di soprassalto. Il cavaliere balzato in piedi fu il primo a correre verso il fiume impugnando la sua spada per sventare qualche attacco nemico ai danni del ciambellano ma, quando se lo ritrovò d'avanti, si fermò di colpo strabuzzando gli occhi.
Anche Lysandro, sopraggiunto poco dopo, si arrestò di colpo.
D'avanti a loro Nathaniel continuava a disperarsi rimirando, per l'ennesima volta, il suo volto riflesso sulla superficie dell'acqua del fiume sperando di aver visto male e che quell'essere che continuava a guardarlo non fosse lui stesso.
« Oh mio dio! Ciambellano? Siete voi? » chiese incredulo il principe.
« Certo che sono io, » piagnucolò questi disperato, « allora non è un sogno?! Sono davvero così! ».
« Ma com'è possibile? Cosa è successo? » domandò a quel punto il cavaliere che era rimasto in silenzio.
« Non lo so » rispose Nathaniel. « Questa mattina, quando mi sono svegliato, sono venuto al fiume per rinfrescarmi e al posto del mio viso ho visto riflesso nell'acqua questo volto orrendo. Per di più, dopo aver scoperto quest'orrore, ho notato di essermi trasformato completamente. E ora come farò? ».
In quel momento sopraggiunse Odette che era rimasta in pena ad aspettare nella radura. Non vedendoli ritornare si era recata lei stessa al fiume e quando vide Nathaniel gli corse incontro e lo abbracciò sorridente.
A questo gesto i suoi compagni di viaggio rimasero completamente di stucco ma fu ciò che la fanciulla disse subito dopo a fargli rimanere nuovamente impietriti e increduli.
« Oh sono così felice di conoscerti! Non sai quante volte ho sperato di incontrarti! Sei uno dei miei personaggi preferiti! » diceva la giovane continuando ad abbracciare l'incredulo ciambellano.
« Ma che stai dicendo Odette? » chiese all'improvviso il cavaliere spazientito dallo strambo comportamento della sua compagna di viaggio. Che fosse stramba questo si era già capito dal loro incontro ma che fosse pazza sino a quel punto non se l'era mai immaginato.
« Ma come? Possibile che non lo riconosciate? È famosissimo! » domandò di rimando la ragazza assai stupita che nè Lysandro, nè Kentin conoscessero quell'essere.
« Odette di cosa state parlando? » rispose subito il principe ma la ragazza protestando con vigore e continuando ad abbracciare Nathaniel disse: « So benissimo di cosa parlo! È il Bianconiglio! Possibile che voi non lo conosciate? ».
« Biancoche? » chiese Kentin.
« Si chiama Bianconiglio » continuò Odette e notando che le loro facce erano ancora incredule spiegò: « Il Bianconiglio è uno dei personaggi più famosi della fiaba Alice nel paese delle meraviglie. Gira correndo per il bosco ed è sempre in ritardo. Per questo continua a guardare in continuazione l'orologio da taschino che ha appeso al panciotto. Ma possibile che voi non lo conosciate? » chiese subito dopo.
« No non conosciamo per niente questo Biancocoso » rispose bruscamente il cavaliere.
« Non è un Biancocoso. Si chiama Bianconiglio! » protestò nuovamente la giovane.
« E invece ti sbagli! Si chiama Nathaniel! » continuò ancora Kentin sarcastico.
Odette a quelle parole rimase di stucco.
D'avanti a lei c'era un coniglio bianco dagli occhi ambrati. Indossava un completino rosso coordinato con un monocolo all'occhio destro e un orologio da taschino appeso al panciotto. Era senza dubbio quello l'aspetto del Bianconiglio. Nel suo libro di fiabe veniva descritto proprio in quel modo e anche le illustrazioni lo ritraevano così.
Lo osservò nuovamente, più da vicino.
Le lunghe orecchie bianche erano abbassate a denotare la sua profonda tristezza e aveva gli occhi arrossati, segno evidente che aveva pianto. Possibile che fosse davvero Nathaniel?
« Ma che dici cavaliere? » chiese dopo un po' la giovane.
« Quello che ho detto » rispose questi, « mi sorprende che nel tuo libro di fiabe non ci sia nulla che parli di questa cosa. Non ci avevi detto che avevi a disposizione delle conoscenze fondamentali che ci sarebbero state utili nel nostro viaggio? ».
La ragazza lo guardò allibita e disse: « Certo l'ho detto, ma nel mio libro non vi è nulla di tutto ciò. Vi sono solo delle fiabe. Non so come ciò sia stato possibile... ».
« E invece è successo » rispose subito il coniglio. « Sono Nathaniel e non so ancora per quale motivo mi trovo in questo stato ».
« Ma com'è possibile? » domandò Odette allibita.
« Non lo sappiamo. È successo tutto all'improvviso... » cercò di spiegarle tranquillamente Lysandro ma la ragazza lo interruppe dicendo: « E tu perché non parli più in rima? ».
A quelle parole il gruppo rimase nuovamente di stucco. Erano stati tutti occupati a pensare all'accaduto che non si erano resi conto di quel particolare.
Kentin cogliendo al volo l'occasione fece un salto accompagnato da un urlo di felicità mentre gli altri lo guardavano a bocca aperta.
« Che c'è? » chiese questi alla fine, « non mi dite che sono l'unico ad essere contento che questo qui non parli più in rima!? ».
Gli altri lo osservavano ancora impietriti ma lui, incurante di ciò, continuò nella sua felicità a fare strambi balletti sul posto accompagnati da parole di contentezza per quel bellissimo evento.
« Ti ricordo cavaliere » disse all'improvviso il ciambellano in tono più che stizzito, indicando il suo corpo, « che a parte questo piccolo cambiamento che riguarda il principe, scusi sire » si inchinò nel frattempo rivolto a quest’ultimo, « sono l'unico, se ancora nessuno lo avesse notato, ad aver subito un'intera trasformazione ».
Queste parole contribuirono a sedare quell'attimo di euforia e alla fine il cavaliere dovette trattenersi dall'esternare la sua felicità.
« Mi dica principe » chiese dopo di ciò Nathaniel, « visto che non parlate più in rima, mi potreste anche dire perché ci troviamo qui? ». Con questa domanda voleva assolutamente scoprire se egli avesse anche recuperato la memoria e potesse, quindi, spiegare il motivo del loro viaggio.
Lysandro fu felice di rispondere: « Certamente ciambellano. Siam partiti per giungere al castello della grande fata, la sola che, speravamo, avrebbe potuto risolvere il mio problema. Lungo la strada abbiamo incontrato la giovane Odette che era desiderosa di addentrarsi in questo bosco magico, così si è aggiunta al nostro gruppo. A questo proposito, vorrei cogliere l'occasione per scusarmi. Con voi Odette, per avervi importunata con le mie poesie appassionate e a voi ciambellano e a voi cavaliere, per aver messo a dura prova la vostra pazienza. Vi ringrazio però per essere rimasti sempre al mio fianco durante questo arduo viaggio ».
Il gruppo, a quelle parole, rimase di stucco. Era dalla nascita che il principe non si ricordava di nulla, mentre in quel momento aveva raccontato loro, per filo e per segno, ogni particolare di quella vicenda.
« Non vi preoccupate maestà » disse subito dopo Nathaniel esibendo uno dei soliti inchini rasoterra che questa volta fece in modo di farlo sembrare molto più ridicolo del solito, visto che finì per distendere le sue lunghe orecchie sul prato. « Sono davvero felice che ciò che è avvenuto questa notte abbia risolto la vostra situazione » poi aggiunse in tono più dimesso, « credo che a questo punto possiamo tornare a casa. Non ha più senso giungere al castello delle fate ».
« Ma che dite ciambellano » disse subito il principe con enfasi, inginocchiandosi e prendendo nelle sue mani le zampe del piccolo coniglio, « certo che ha un senso! Ora dobbiamo trovare un rimedio alla vostra situazione. Non siete meno importante di me ».
Nathaniel lo guardò con occhi lucidi. Il suo sguardo denotava grande gratitudine ma non riuscì a dire neanche una parola perché all'improvviso un rumore alle loro spalle li distolse dai loro pensieri.
Il rumore proveniva da dietro un cespuglio e Kentin, facendosi avanti, sguainò la spada.
« Chi è la? » chiese con tono minaccioso, non del tutto convinto delle sue stesse parole.
Sembrava ansioso, le mani gli tremavano.
All'improvviso dalle foglie saltò fuori un lupo dai capelli rossi che impugnava un fucile.
« Dov'è? Dov'è? Ho sentito il suo odore! » disse subito, non badando minimamente al cavaliere di fronte a lui che aveva ancora in mano la spada. Il resto del gruppo lo guardava incredulo, tranne Nathaniel che, conscio della sua condizione, era corso a nascondersi dietro il tronco di un albero.
« L'avete, per caso visto? Dove si sarà nascosto? » domandò ancora il lupo, fiutando l'aria intorno a se. « Non è possibile! Deve essere qui! ».
« A cosa vi riferite? » chiese subito il cavaliere, « da quel che mi risulta non c'è proprio nessuno qui. A parte noi » disse indicando se stesso, Odette e Lysandro che continuavano a guardare la scena a bocca aperta. Un lupo dai capelli rossi, non si era mai visto. Per di più impugnava un fucile, cosa alquanto strana per essere un lupo.
« Eppure l'ho sentito. C'è un coniglio da queste parti! » proseguì quest'ultimo guardandosi intorno.
Nathaniel a quelle parole sgranò gli occhi, iniziò a tremare come una foglia, appiattì il corpo contro il tronco dell'albero e iniziò a pregare il cielo di non essere scoperto.
Il lupo intanto continuava a fiutare l'aria e a guardarsi intorno, quando ad un tratto scorse spuntare da dietro un albero un piccolo batuffolo bianco. Senza dire una parola ma esibendo un sorrisetto compiaciuto puntò il fucile, prese la mira e sparò… ma ahimè o il fucile era scarico, oppure si era inceppato perché nessun colpo partì dalla canna puntata verso l’obiettivo.
« Maledizione! Vai a fidarti della tecnologia! Meglio fare da sé, lo dico sempre io » protestò egli buttando a terra l'arma e dirigendosi quatto quatto verso la preda, tirandosi al contempo su le maniche della giubba. Era talmente concentrato nel suo intento che non si rese minimamente conto della folta pelliccia scura che sbucò da sotto l’indumento e che si presentava in bella vista sulle sue braccia.
Nathaniel, nel frattempo, pallido come un cencio, sbirciando leggermente con la coda dell'occhio vide quanto stava accadendo e, col cuore in gola, abbandonò il suo nascondiglio e si mise a correre come un razzo cercando un posto dove ripararsi.
« Lo sapevo! » disse a quel punto il lupo, sgranando gli occhi ed esibendo un altro sorriso e istintivamente si mise subito su quattro zampe all'inseguimento del ciambellano.
Ma, quando sembrava che stesse per raggiungerlo ed afferrarlo per la coda, si paralizzò all'improvviso restando con una zampa protesa in avanti e la coda diritta.
« Che diavoleria è mai questa? » protestò a denti stretti senza quasi riuscire a parlare. Nathaniel tirò un sospiro di sollievo e andò subito verso il gruppo dei suoi amici a rifugiarsi dietro il cavaliere.
Bisogna precisare che, in tutto ciò, i nostri tre viandanti avevano guardato la scena quasi impietriti. Lysandro e Odette erano rimasti a bocca aperta e Kentin aveva ancora in mano la spada che non aveva usato per nulla.
« MA SIETE IMPAZZITI PER CASO!? » urlò loro il ciambellano. « Per poco non finivo divorato da quel mostro e non mi avete protetto! ».
« A chi hai dato del mostro piccolo nano? » chiese a denti stretti il lupo, ancora prigioniero in quella postura. « Io sono un rispettabile cacciatore e mi guadagno il pane catturando prede come te! ».
A quelle parole Nathaniel scoppiò a ridere divertito e, dimenticando la paura che lo aveva accompagnato sino a quel momento, si piazzò d'avanti al lupo e disse sarcastico: « Come no? Se tu sei un cacciatore io sono un re! ».
« Giuro che se non fossi pietrificato in questo modo ti darei una bella lezione! » rispose infuriato il lupo che non era per nulla felice di essere preso in giro. Poi aggiunse: « Sono davvero un cacciatore! Secondo te me ne andrei in giro con un fucile se non fosse altrimenti? Guarda nella tasca dei miei pantaloni se non mi credi, ho la licenzia! Ma poi perché devo giustificarmi se questo è il mio lavoro, per giunta con un coniglio parlante che non si è mai visto?! Questa poi! » disse emettendo un piccolo sbuffo e alzando al cielo gli occhi, l'unica parte del suo corpo, a parte la lingua, che rispondeva ancora ai suoi comandi.
« Se è per questo neanche un lupo parlante si è mai visto » protestò nuovamente Nathaniel incrociando le zampe al petto con fare offeso.
« A chi hai dato del lupo? Aspetta solo che mi sblocchi e ti faccio vedere io! » asserì a denti stretti l'altro. Cercò di fare qualche movimento ma invano.
Finalmente il resto del gruppo decise di ridestarsi e, mentre Nathaniel e il suo rivale pietrificato continuavano a discutere, Odette, Lysandro e Kentin si avvicinarono loro.
Da lì potevano osservare quell'essere più da vicino. Aveva l'aspetto di un lupo ma guardandolo attentamente sembrava avesse anche sembianze umane. Una folta capigliatura rossa spuntava sulla sua testa, in netto contrato col colore del pelo fulvo. Aveva profondi occhi scuri e un abbigliamento da cacciatore.
« Beh, che avete da guardare? » chiese lui all'improvviso, « non avete mai visto un cacciatore? ».
« Non sei un cacciatore! È tutta una farsa per catturarmi. Sei un lupo. Guarda che sappiamo quanto possono essere astuti quelli come te. Un tuo compare una volta si è mangiato sei capretti tutti d'un fiato fingendo di essere una capra. Mentre un altro, spacciandosi per una vecchina, si è mangiato in sol boccone la donna e sua nipote » continuò ancora Nathaniel, tutto infuriato, con le zampe sui fianchi.
« Ah! Allora hai letto anche tu il mio libro » si intromise Odette tutta felice rivolta al ciambellano.
Egli la guardò per un attimo e, sistemandosi il panciotto con l’aria aria di superiorità, asserì: « Certamente! Un ciambellano che si rispetti deve conoscere ciò che accade nei reami. Per questo un tipo come lui non potrà mai farla a uno come me » disse poi rivolto al lupo fulminandolo con due occhietti socchiusi a fessura in modo bellicoso.
« Ma che vai blaterando! » sbuffò nel frattempo l’altro. « Devi solo ringraziare la tua buona stella se non sei già morto stecchito. Se il mio fucile non si fosse inceppato ora non saresti più in questo mondo e stai certo che sarei stato felice di darti io stesso il colpo di grazia ».
« E invece, » continuò il ciambellano, incoraggiato dalla condizione dell'avversario e guardandolo negli occhi per nulla intimorito da quelle parole, « la stessa buona stella ha finito per paralizzarti lì come uno stoccafisso. Inoltre, » proseguì esibendo un certo tono per darsi importanza e iniziando anche a camminare avanti e indietro per dare maggiore enfasi, « anche se ciò non fosse accaduto, stai pur certo che la tua sorte non sarebbe stata diversa, visto che avresti finito per uccidere un ciambellano al servizio della corte reale, in presenza del principe erede al trono ».
« Ma fammi il piacere! » rispose divertito il lupo. « Il re dovrebbe essere completamente ammattito per nominare ciambellano reale un coniglio parlante ».
Nathaniel, colto alla sprovvista da quelle parole, stava per rispondere per le rime, quando finalmente Lysandro decise di intervenire per sedare quel battibecco: « In realtà le cose stanno davvero così mio caro signore. Il qui presente coniglio è in realtà il ciambellano del mio palazzo. Non si sa come ma, durante la notte, ha subito una trasformazione ritrovandosi questa mattina con le sembianze che voi avete visto. Ma mi pare di constatare che ciò deve essere accaduto anche a voi. Se davvero affermate di essere un cacciatore, vuol dire che anche voi avete subito una trasformazione divenendo un lupo. Ditemi, come vi chiamate? ».
« Il mio nome è Castiel e sono il cacciatore più bravo ed esperto del reame, » rispose questi con orgoglio.
« Ma mi faccia il piacere, » lo sbeffeggiò il coniglio, « un esperto cacciatore non avrebbe scambiato un uomo rispettabile come me per un semplice animale del bosco. Non avete notato il mio abbigliamento da gentiluomo? » disse indicando il suo outfit.
« Castiel avete dormito nel bosco questa notte?, » chiese ancora il principe ignorando le parole del ciambellano.
« Certo maestà. Come quasi tutte le notti. Del resto mi guadagno da vivere così, io » rispose rivolgendo gli occhi verso Nathaniel. Poi ritornando a guardare Lysandro riprese: « Ma non è possibile ciò che avete detto ».
« E invece sì, » disse subito Odette, estraendo un piccolo specchio dalla tasca del suo grembiule. Lo posizionò di fronte al lupo che finalmente poté osservarsi constatando che le cose stavano davvero in quel modo.
« Ma cosa diavolo è successo! » sbuffò a denti stretti.
« Non lo sappiamo, » rispose la ragazza, « per questo stiamo andando al castello delle fate ».
« E io ora come farò? » chiese il lupo paralizzato.
Erano tutti intenti a pensare a una soluzione quando si udì il suono di una risatina divertita.
« Chi è là? » chiese nuovamente il cavaliere che aveva ancora in mano la spada.
« Siete così buffi! » rispose la vocina.
Il gruppo si guardò intorno ma non vide nessuno; Si udì solo la stessa risata.
« Ma si può sapere chi sei? » chiese ancora Kentin indispettito.
« Sono Iris, » disse una piccola fatina spuntando all'improvviso dal nulla e posandosi sulla testa del pietrificato Castiel. Era una creatura davvero piccola e minuta. Indossava dei particolari vestiti ricavati da delle foglie e aveva ai piedi dei buffi calzari verdi con la punta arrotolata all'insù. Dietro la spalla spuntavano due piccole ali dalle sfumature variopinte che erano talmente tanto sottili da sembrare trasparenti se non fosse stato per delle striature che si notavano quando queste non erano in funzione. Aveva un colorito roseo e un espressione felice stampata in viso. Una spruzzata di lentiggini spiccava sul suo naso in contrasto con le belle gote rosse. Gli occhi erano azzurri e i capelli, ramati quasi arancioni, erano racconti in una treccia sul lato.
« Vi stavo osservando da un po' » disse la fatina, « e siete proprio buffi. Specialmente questi due » continuò indicando il lupo e il coniglio. « Quando vi siete messi a correre come due lepri mi sono proprio divertita un sacco ma non volevo di certo che uccidessi questo piccolo coniglio, così ti ho dovuto fermare in qualche modo ».
« Allora sei stata tu!? » disse il lupo inferocito, « liberami subito da questo incantesimo! ».
« Non agitarti » rispose lei volando veloce su una pietra, « l'effetto svanirà tra pochi secondi. Sono una fata apprendista e le mie magie, per ora, non sono così potenti da durare a lungo ».
« Quindi ci hai trasformati tu in un coniglio e in un lupo? » chiese speranzoso il ciambellano, « vuol dire che tra poco torneremo umani? ».
Il principe a quelle parole si rattristò molto. Ciò voleva dire che da lì a pochi attimi sarebbe ritornato lo stesso di prima.
« Mi dispiace » rispose la fatina, « non sono la responsabile di quella magia. Io ho solo paralizzato temporaneamente questo qui » disse indicando il lupo.
« Ma allora... » cercò di chiedere Nathaniel ma la fatina lo anticipò spiegando loro: « Quella che vi ha trasformati è una magia molto potente. Io non avrei mai potuto farlo con le mie modeste capacità di fata apprendista. Si tratta della magia della grande aura magica del bosco che si eleva ogni mille anni dalle profondità del sottosuolo e avvolge tutto il bosco e ciò che vi è in esso. Trasforma ogni cosa al suo passaggio. Ciò che è distorto si raddrizza, ciò che è in modo si tramuta in altro e ciò che sembra, spesso, finisce per diventare realtà. L'aura magica non risparmia nulla e la sua magia si abbatte su tutto e tutti ».
« E come mai loro si sono tramutati e noi no? » chiese incredula Odette.
« Non è possibile, pure se in minima parte anche voi avete subito qualche trasformazione ».
A quelle parole il gruppo ricordò subito gli evidenti cambiamenti avvenuti in Lysandro quella stessa notte.
« La loro trasformazione, » continuò intanto la fatina, « è più evidente solo perché, evidentemente, all'apparenza assomigliavano molto di più ai personaggi che ora rappresentano, che a se stessi. Per esempio lui » disse indicando il ciambellano, « si è trasformato nel Bianconiglio, mentre l'altro nel lupo delle fiabe ».
« Hai visto? Avevo ragione! » disse Odette in tono trionfante rivolta al cavaliere; poi guardando nuovamente la fatina chiese: « Ma com'è possibile? ».
Iris aggiunse: « L'aura magica trasforma le persone nei personaggi delle fiabe o in personaggi ai quali assomigliano molto, almeno che essi non siano creature magiche come me. Noi creature magiche del bosco non subiamo alcuna trasformazione, mentre per voi è diverso ».
« Quindi noi in cosa ci saremo trasformati? » chiese Kentin.
« Tu sicuramente in un cavaliere, » disse subito la fatina.
« Beh questo si sapeva già, » rispose lui sarcastico.
« Veramente non si sa ancora con esattezza in che tipo di cavaliere. Potresti essere uno di quelli valorosi oppure un semplice codardo che impugna una spada che non sa neanche usare. Sarà solo il caso a svelarcelo. Mentre la ragazza si è trasformata in qualche contadinella. Non si sa però se è una di quelle destinate a diventare principesse o se invece troverà il suo lieto fine con semplicità. Anche qui sarà solo il caso a dircelo. Mentre l'altro ragazzo si è effettivamente tramutato in un principe e... ».
« In questo caso, » la interruppe il cavaliere, « il caso ci ha già svelato che egli è divenuto un principe senza macchia e senza paura ».
« Benissimo! Almeno un enigma è stato risolto. Comunque sappiate che la magia della grande aura è molto potente e, soprattutto, è permanente ».
A quelle parole il coniglio iniziò a piangere e il lupo, che intanto si era rimesso in piedi rispose bruscamente: « Come diavolo è possibile?! Certo essere un lupo non è poi un problema, visto che a questo qui è andata peggio, » disse indicando Nathaniel, « ma di certo non voglio restare così per tutto il resto della mia vita. Un modo per ritornare come prima ci dovrà pur essere! ».
« Per questo motivo, » intervenne Lysandro, « ci stavamo recando dalla regina delle fate. Lei potrebbe fare qualcosa? » domandò.
« Certo, la regina è molto potente » disse Iris, « sicuramente lei avrà un rimedio per la vostra situazione ».
« Ci potresti condurre da lei? » continuò Lysandro.
« D’accordo, ma vi avverto che non sarà facile convincerla a sciogliere l'incantesimo ».
« E perché mai? » chiese Odette.
« Beh, diciamo che è un po' particolare. Tutto qui. Ma non disperate ».
Così il nostro gruppo al quale si aggiunsero Castiel, il cacciatore-lupo e la fatina Iris proseguirono, guidati da quest'ultima, il loro viaggio verso il castello delle fate.

Piccolo spazio

Rieccomi miei cari lettori!!! ^///W///^
Aggiorno così di rado che sicuramente il mio piccolissimo pubblico si sarà dissolto, ahahaha ^//v//^'''
Tuttavia mai diperare nella vita no???
Nell'ultimo aggiornamento - di parecchi mesi fa ^//-//^ - avevo pormesso che sarei stata più presente... perdonatemi ma lo studio mi assorbe completamente e quando riesco a respiare mi rendo conto che il tempo scivola velocemnete dalle mie mani senza che me ne accorga.. :(
Comunque sappiate che non mi sono affatto dimenticata di questa storia anzi ci tengo moltissimo! E' forse quella che adoro più in assoluto, perchè mi permette di sbizzarrismi come voglio senza dover essere oppressa dagli avvenimenti che devo scrivere.. posso ideare ciò che mi pare e piace, tutte le stramberie più improbabili sono possibili in questa sorta di fiaba! Mi pace proprio per questo :D e poi mi piace anche pensare che il mio lettore venga a farci un salto per svagarsi e ridere un po' di questi personaggi che spesso nelle storie appaiono tanto seri (comprese le mie a parte questa ovviamente)... ;)
spero di continuare a mantenere questa senzazione di leggerezza che spero si avverta durante la lettura.. questa è una delle cose che apprezzo di più nelle fiabe e spero di essere riuscita a trasportarla anche nella mia che però ho volutamente deciso di rendere anche comica, spero sempre di esserci riuscita! :D
Ma non dilunghiamici oltre... ogni volta questo piccolo spazio diviene uno spazio papiroso XD
Allora dove eravamo rimasti?
L'aura magica ha stravolto le carte in tavola ed eccovi presentato il IV atto! Tadà!
E' forse il pezzo più divertente fra quelli fin'ora pubblicati...
abbiamo appena visto l'infresso di due nuovi personaggi: il cacciatore-lupo Castiel e la fatina Iris... spero vi siano piaciuti XD
Da parte mia posso dire che mi sono divertita un sacco a scrivere questo atto... è pronto da qualche tempo ormai (diciamo qualche anno XD)... era in compagnia del III atto ad ammuffire nei meandri più nascosti del mio pc... ma oggi, colpa anche della chiusura forzata in casa che mi fa divetare un po' più matta del solito, l'ho rispolverato, risistemato e ho anche aggiunto qualche cosetta.
Spero vi sia piaciuto leggerlo e che vorrete lascirmi il vostro parare e i vostri feedback a riguardo... ne sarei molto felice! *v*
In ogni caso ringrazio come sempre tutti coloro che si sono imbattuti in questa sorta di fiaba e che hanno deciso di spingersi fin qui nella lettura...
Spero di avervi fatto passare dei bei 10 min ^//V//^
Alla prossima che spero non sia l'anno prossimo XD

I
na

 

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