Experiment

di Geo_L_C
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Carissimi lettori
è un storia un pò diversa dal solito. Non amo particolarmente i One Direction, ma amo solo uno del gruppo: Zayn. Si, ammetto che dopo il suo singolo mi ha fatto perdere completamente per lui. Di getto ho scritto questa FF. Non so perchè ma ho voluto ispirarmi a Zayn per quanto riguarda la conoscenza che farà il protagonista. Sappiatelo, sarà molto spinta come storia e farà tutt'altro mestiere, sarà un personaggio completamente diverso dal vostro idolo. Spero solo che vi piaccia, alla prossima :)




 
CAPITOLO 1.






Guardo il pc nella mia solita stanza. Mi annoio. Mi sto annoiando davvero tanto. Sono stufo di questa vita senza nessun riscontro diverso. Le mie giornate si basano su: duro lavoro, qualche risata o una bevuta con gli amici e girare su internet se nessuno esce. Più che altro guardo le chat. Si forse chatto troppo invece di cercare gente nuova e parlare con persone reali. Ma la mia vita non è mai stata molto positiva. Anzi, al contrario, ha sempre trovato qualcosa di negativo da darmi.
L’allontanamento, o meglio, l’abbandono da parte di mia madre per esempio. Oppure il mio ex migliore amico che non appena gli ho detto della mia omosessualità mi ha rivolto le spalle chiamandomi “frocio”. Che schifo. C’è ancora tanta gente con la mentalità troppo chiusa.
Sposto lo sguardo sulla mia vecchia e umile casa dove mi tocca trascorrere la maggior parte del tempo. Se una persona dall’esterno dovesse mai entrarci qui dentro non penserebbe mai che ci vive anche un ragazzo di ventisei anni. Penserebbero: “Questa squallida casa puzza e cade a pezzi, sicuramente ci vive un vecchio che non vuole più vivere”.
Invece no. Ci sono anche io che cerca di starci il meno possibile dal mio altrettanto umile vecchio che ora è sulla sua vecchia poltrona di pelle marrone a guardarsi chissà quale programma culinario.
Mi alzo dalla scrivania e vado davanti allo specchio. Devo avere qualche brufolo che sta crescendo da qualche parte sul mento e da parecchio fastidio. Mi controllo e guardo una figura di un ex obeso che sta facendo solo palestra e dieta per migliorare la sua forma fisica. Bè, c’è da dire che perdere quei trenta chili ha dato i suoi frutti.
La pancia mi è quasi del tutto sparita, il petto si sta gonfiando con calma e le braccia si stanno potenziando. Anche le mie game non sono male. Mi sto piacendo. Inizio finalmente a piacermi. I miei capelli biondi sono, come al solito, in disordine. Gli occhi castani guizzano subito sullo specchio sporco.
Oggi ho davvero una faccia disfatta e... triste.
Ma in realtà non sono triste, perché ormai dovrei aver tutto nella vita.
Recentemente ho fatto coming out con i miei amici Elena, Dave e Jhon. Sto anche lavorando sulle mie esperienze sessuali. Ho fatto sesso con solo tre persone, mi sono sempre concesso con il partner che mi capitava. So che c’è ancora molto da vedere nel mondo gay. Oddio. Pronunciare quella parola nella mia testa mi sembra impossibile, eppure mi sono seriamente accettato per quello che sono e sono felice di come mi fa sentire.
La vita amorosa non è delle migliori, quegli unici tre ragazzi con cui sono stato… bè loro cercavano solo quello. Addirittura l’ultimo mi ha illuso. Diceva che aveva serie intenzioni e dopo meno di due mesi è sparito completamente.
Solo con il mio primo vero ragazzo ho avuto una relazione importante. Riccardo, un giovane italoamericano, resterà sempre nel mio cuore.
Jhon, il mio carissimo amico al contrario di me, affronta la sua omosessualità in modo diverso, più alternativo e sicuramente meglio di me. Aveva fatto coming out all’incirca appena diciassettenne. Si nascondeva come ho fatto io negli ultimi otto lunghi anni. Ed ora vederlo così mi fa venire ancora più voglia di stare bene con me stesso.
Ho preso molta ispirazione da lui.
Perché nascondersi da tutti? La cosa migliore da fare è liberarsi dei pregiudizi e cercare il vero Io ed essere chi si è veramente.
Questa frase ormai me la ripeto da giorni come se fosse un mantra perché finalmente ho trovato una compagnia e una vera guida con cui posso vivere liberamente giorno per giorno. Proprio Jhon mi suggerì di scaricare una chat d’incontri chiamata Grindr. Così ora la sto provando ma, trovare un ragazzo serio, sembra impossibile.
Sento vibrare il cellulare, mi avvicino e controllo chi mi scrive.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da:
 XxL
Ciao bellissimo, se ti va ci troviamo per divertirci adesso che ne dici?


Ancora c’è questo tipo di gente?
Apro il suo profilo. Oddio è anche un vecchio bavoso.
Ammetto di aver provato ad uscire con qualcuno di questi tizi qui dentro e tutti volevano la stessa cosa. Ora voglio trovare qualcos’altro. Qualcosa di nuovo. Qualcuno di... inaspettato.
Faccio scorrere, lentamente, il pollice le varie caselle con dentro tutte le foto dei ragazzi presenti nella mia zona e mi balza all’occhio un ragazzo. Sembra molto carino. Apro il suo profilo.
Dx, ventisette anni, siamo abbastanza vicini  per trovarci e magari prendere una birra insieme. Scruto la sua foto. Capelli castano chiari, occhi chiari come il ghiaccio e una leggera barba scura. Sguardo intenso. In questa foto è sdraiato ed indossa una maglietta nera. La luce della stanza dove ha scattato questa foto fa vedere metà viso e l’altra metà è coperta da un’ombra nera. Guardandolo solo così mi mette quasi in soggezione.
Scrivigli mi dico mentre sono li a fissare la foto di quel bel ragazzo, le farfalle nello stomaco. Scrivigli continuo a martellarmi.
Clicco sulla busta dove posso iniziare a chattare.

NUOVO MESSAGGIO
da: Steven
A: Dx
Ciao!

Semplice schietto e diretto. Forse sono stato anche fin troppo schietto. Magari no. O forse si. Meglio se gli scrivo qualcos’altro tipo: “Come va?” o “Cosa mi racconti?”.
Così poi sembrerei uno stalker... meglio se non scrivo altro.
Vibra il cellulare, guardo.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da:
 Dx
A: Steven
Buona sera.
Mi chiamo Zayn, piacere di conoscerti.


Perfetto, mi ha risposto, ha un nome a dir poco interessante.  Il lato positivo è che se ha visitato il mio profilo vuol dire che non gli faccio poi così schifo. D’accordo, andiamo avanti.

RISPOSTA
da: Steven
A: Dx
Piacere mio sono Steven, vivo a New York, ho notato che siamo abbastanza vicini. Tu di dove sei?


Troppo forse?
Ormai l’ho inviato e lui magari dopo questa non vorrà più rispondermi.
Ma perché mi sto tirando queste mille paranoie inutili per un ragazzo che non conosco neanche. Non mi dice molto da una sola foto. Forse sarebbe il caso chiedergliene altre.
Se risponderà gliele chiederò. Ora è meglio se vado a dormire che domani sarà una lunga giornata.
Vibra ancora una volta il cellulare. Apro la chat ed è ancora lui che mi scrive.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da:
 Dx
A: Steven
Si, abito alla Street 94, vicino a Central Park. Hai qualche altra tua foto?


Perfetto, cominciamo bene e mi ha chiesto lui delle foto, magari mi chiede qualche foto del mio uccello. Come volevasi dimostrare tutti gli uomini sono...

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Possibilmente del viso.. Sai, non mi piacciono molto i ragazzi che cercano subito del sesso. Se ne hai una a figura intera sarebbe più che gradita. Ti ringrazio sin da subito.


Oh... è anche molto cortese. È la prima volta che mi capita che un ragazzo sia così gentile nei miei confronti qui in queste tipo di chat. Gli rispondo mandandogli tre mie foto. Due del mio viso, una a figura intera come mi ha chiesto.
Mi sdraio sul letto poggiando la schiena contro il cuscino aspettando una sua risposta. Continuo a guardare quel cellulare e non ricevo niente.
È già passata mezz’ora e ancora nulla.
Magari ha avuto un impegno o non ha ancora ricevuto le mie foto. Gli mando un ultimo messaggio. Non lo voglio martoriare come se fossi un qualche tipo di stalker. Gli scrivo semplicemente se ha anche lui qualche altra foto. Premo invio e aspetto.
Aspetto ancora lasciando l’applicazione aperta.
Guardo l’orologio sul display e vedo che ormai è passata più di un’ora, lui è connesso lo vedo dal pallino verde che c’è sopra la sua immagine del profilo. Ho capito. Che se ne vada al diavolo.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Sei estremamente bello..mi piacerebbe incontrarti se fosse possibile. Ma prima preferirei conoscerti meglio in questa chat, non voglio affrettare le cose.


In allegato 
Zayn mi ha mandato quattro sue foto. Nelle prime due lui è vestito in modo elegante, giacca e cravatta blu con una camicia bianca nella prima, giacca e cravatta nera con camicia bianca nella seconda. La terza foto lo ritrae sempre a figura intera ma questa volta in vesti più sportivi il capello chiaro e spettinato. Ha la maglietta nera e i jeans a sigaretta con delle belle scarpe eleganti anch’esse nere. L’ultima...
Oddio. L’ultima è lui in canottiera bianca e con i pantaloncini verdi, sdraiato a letto che fa un gesto di saluto con la mano. Qui è estremamente sexy.
Non posso fare a meno di guardare queste sue foto.
Clicco sulla barra bianca dove posso rispondergli. Ma non gli darò modo di far capire quanto lui.. mi stia interessando.

RISPOSTA
da: Steven
A: Dx
Tu mi dai la sensazione di essere molto gentile nei miei confronti. Di la verità. Lo fai con tutti quelli che conosci qui dentro giusto per fare colpo vero?


NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Oh no… ti sbagli caro. Io sono sempre gentile e cerco in qualche modo di evitare le persone moleste o quelli che cercano un’avventura di una notte.
Che ne dici? Vuoi provare a conoscermi?

RISPOSTA
da: Steven
A: Dx
Mi piacerebbe molto.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Allora buona notte mio caro. A domani.


Rispondo con altrettanta voglia di sentirlo. Strano, stranissimo... mi sta provocando qualche sensazione che non riesco a concepire. Da questi pochi messaggi ora mi viene voglia solo di attendere domani e di parlare ancora con lui. Abbiamo scambiato poche parole eppure sono bastate a farmi sentire... benissimo.
Scorro ancora i messaggi per rileggere la nostra breve ma intensa conversazione. Riguardo anche le foto che mi ha inviato. Dietro quella foto si cela un ragazzo gentile e, a parer mio, premuroso.
Spengo il cellulare e lo poso sul comodino. Spengo anche la luce e mi raggomitolo fra le lenzuola con un sorriso stupido stampato in volto.
Ma che diavolo mi sta prendendo. Lo sto sentendo da circa un paio d’ore e già penso di provare qualcosa per lui? Ma che cavolo ti prende Steven! Riprenditi non hai più quattordici anni!

Il mattino irrompe nella mia stanza facendo trapassare un piccolo filo di luce fastidioso che entra dalla mia finestra. La sveglia suona ed  io la spengo immediatamente prima che la distrugga scaraventandola da qualche parte. Odio svegliarmi presto. L’ho sempre odiato sin da quando ero piccolo. Mi torna in mente le mattine d’autunno quando si riprendeva la scuola dopo una piacevole estate passata dai parenti a Miami, quando all’epoca era ancora presente mia madre. Era lei che mi svegliava accendendo la luce nel suo tailleur blu mentre si sistemava gli orecchini di perle bianche, spalancando la porta.
-Steven forza o farai tardi!- diceva con una tonalità di voce normale.
-Si ora mi alzo- rispondevo sbuffando e se non mi alzavo subito la voce aumentava gradualmente fino ad arrivare al arrabbiarsi e a sbraitarmi contro perché era lei a portarmi a scuola, papà si alzava molto prima di noi, quindi se facevo ritardo io lo faceva anche lei a lavoro.
Sospiro, mi rigiro nel letto e la stoffa liscia delle lenzuola mi sfiora il petto nudo. Una mano la passo tra i capelli costringendoli a rimanere in piedi. Guardo per qualche minuto il soffitto bianco pensando a diverse cose ma a nessuna in particolare.
In fine prendo il cellulare e lo accendo aspettando che si carichi per poi apparire la schermata iniziale. Dopo qualche secondo il cellulare vibra.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Buongiorno caro, spero tu abbia dormito bene e mi auguro che il tuo risveglio sia migliore dei sogni che hai fatto questa notte. Buona giornata.
Z.


Che vero gentiluomo. Mi fa strano leggere queste cose in poche settimane da quando mi sono iscritto qui dentro. Gli altri erano più schietti e volevano principalmente solo una cosa. Ma lui non mi sembra che abbia certe cose in mente.
Mi mordo il labbro, non so cosa rispondergli.
Apro la fotocamera e mi scatto un selfie, così gli faccio intendere che non ho davvero voglia di iniziare a lavorare. Clicco. Oddio sono terribile, le occhiaie arrivano a toccar terra e i capelli sono arruffati.

RISPOSTA
da: Steven
A: Dx
Come puoi notare, questo è il mio stato di stamattina. Non ho per niente voglia di alzarmi ne tanto meno di andare a lavorare. Beh, buongiorno anche a te. Spero che la tua giornata sia migliore della mia.


Scendo dal letto in modo poco aggraziato togliendomi i boxer dalla piega del mio sedere. Esco dalla mia camera lasciando il cellulare sulla scrivania. Papà come tutte le mattine è già uscito ed io mi fiondo in bagno. Devo sicuramente farmi una doccia perché è l’unica cosa, prima del caffè, che possa realmente svegliarmi così giro il pomello della doccia sull’acqua calda facendo scorrere il getto così che possa riscaldarsi. Ritorno in camera per prendere il cambio pulito. Prendo dal cassetto la polo del negozio con sopra il logo “The Home”. In questo negozio ci lavoro ormai da tre anni, vendiamo oggetti bizzarri e allo stesso tempo eleganti per la casa. Non è male come negozio e anche i prezzi sono ragionevoli, in più mi trovo anche molto bene con il capo Marcus e la mia collega Tamara. Prendo dal cassetto i jeans grigi e l’intimo pulito. Faccio questo sbuffando e trascinando i piedi. La vibrazione del mio cellulare mi distrae da tutto. Lancio la mia roba sul letto e mi fiondo verso esso. Lo prendo ed apro la chat. È lui. 
Zayn.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
In questa foto sei ancora più bello perché sei naturale. Mi piacciono i ragazzi come te, così. Sei semplice e sembri molto interessante. Voglio conoscerti meglio.


Quel messaggio mi fa stare decisamente meglio. Un altro stupido sorriso appare sulla mia faccia. Devo smetterla perché lui non è ancora nessuno quindi non posso provare nulla per uno sconosciuto che ha gli occhi di ghiaccio ed a parole sembra una persona gentilissima. Non posso proprio comportarmi come un ragazzino delle medie.
Per lo meno ha decisamente cambiato la mia giornata in meglio, chissà come proseguirà. 
Oh ora basta! Devo riprendermi. Decido di non rispondere e ritorno in bagno con il mio cambio facendomi una doccia, credo che in questo caso ci voglia una bella doccia ghiacciata per spegnere i bollenti spiriti.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
 
 
 
CAPITOLO 2.






In negozio c’è aria di novità. Il mio titolare Marcus sta sistemando gli addobbi per Halloween. Due scheletri all’ingresso e sulla vetrina ha appeso un manifesto con scritto “Buon spaventoso halloween” con un trio di fantasmi fatti a cartone animato. Prendo gli ultimi due scatoloni che ha lasciato in magazzino e anch’essi sono ricolmi di decorazioni. A Marcus piacciono queste feste, io invece sono tutto l’opposto, non le tollero.
-Steven mi puoi aiutare qui per favore?- chiede la mia collega Tamara che si trova sul ripiano più alto della scala a tre scalini mentre cerca di appendere un fantasma sopra uno dei lampioni che vendiamo. Lei è molto bella come sempre. Si veste come una pin up degli anni cinquanta. Capelli raccolti in una fascia rossa e bianca, polo da lavoro e jeans chiari con all star che riprendono i colori della fascia che ha in testa. Truccata perfettamente come sempre. Adoro il suo stile e adoro il suo modo di fare e come pensa. È la ragazza perfetta che tutti vorrebbero... ma è lei che non vuole nessuno al suo fianco.
-Single per scelta- ecco come risponde sempre a tutti. Resta così perché sta bene con se stessa. In questa cosa l’ammiro molto.
Io invece sono tutto l’opposto, vorrei trovare qualcuno da amare e che mi ami a sua volta. Sospiro.
-Steven! Che cavolo... mi dai una mano!?- la voce di Tamara mi fa scordare tutto e ritorno sulla terra scacciando via quell’ultimo pensiero.
-Scusami, arrivo- dico posando i due scatoloni sul bancone del negozio.
Gli passo un altro fantasma da appendere sul lampione. Lei, per arrivare all’ultimo gancio, si mette quasi in punta di piedi ed in fine riesce ad appenderlo. Sta per perdere l’equilibro ma d’istinto reggo con una mano la scala e con l’altra le stringo il jeans nella zona polpaccio per non farla cadere.
-Stai più attenta, non ti vorrai mica ammazzare prima delle ferie...- la rimprovero amichevolmente.
-Tranquillo che non era mia intenzione. Chiamale ferie poi, tre giorni di riposo e poi si riparte. Odio Halloween- risponde scocciata sbuffando. D’un tratto, dalla tasca posteriore dei pantaloni sento vibrare il cellulare. Lo estraggo e noto che c’è un nuovo messaggio della chat. Scorro la finestra. Oddio è lui...
Marcus è parecchio preso con le decorazioni che non ci fa caso al gesto che faccio ma per sicurezza vado nel retro a leggere cosa mi ha scritto il ragazzo dagli occhi di ghiaccio. Sento battere forte il cuore. Ancora mi sto comportando da ragazzino.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Salve carissimo.
Mi dispiace, forse ti sto disturbando ma avevo notato che non rispondevi più e quindi volevo chiederti solo come stavi e che stavi facendo?
Spero che sia tutto a posto, se sto recando disturbo non ti preoccupare, rispondimi pure quando vuoi.
Come faccio a non rispondergli subito. Gli manderò un messaggio veloce e diretto per fargli intendere che non disturba ma al tempo stesso che sono impegnato.

RISPOSTA
da: Steven
A: Dx
Ciao, non disturbi affatto, sono solo a lavoro e non potevo risponderti. Se ti va ci sentiamo in pausa pranzo.


Uno smile che fa l’occhiolino basterà. Infilo il cellulare dov’era prima e mi fiondo in negozio. Tamara mi guarda e fa uno strano sorrisetto, come se avesse già capito tutto.
-Che c’è?- chiedo sbuffando mentre estraggo gli ultimi decori dalla prima scatola.
-Sembri più felice, ti sei fiondato immediatamente in magazzino per rispondere al cellulare, cosa che non fai mai poi torni di qua con quello sguardo così... perso e radioso. Che sta succedendo?- mi chiede scendendo dalla scala.
Che imbarazzo, avrò sicuramente ancora quell’inutile sorriso da ragazzino delle medie alle prime armi con i ragazzi. Sembrerò un’idiota allo sguardo di tutti.
-Va bene. Sto conoscendo un ragazzo- rispondo vago.
-Tutto qui?- insiste.
-Si beh... abbiamo iniziato a chattare ieri è ovvio che sia tutto qui.
-E lui com'è?
-Mi ha mandato un paio di foto. Non sembra male. È elegante, capello scuro, occhio chiarissimo e decisamente.. bello. Sa come parlarmi ed è anche gentile.
-Il perfetto uomo che tutti vorrebbero. Mmm... mi puzza un po’ questa cosa, ma devi ancora incontrarlo, quindi- poi con l'indice mi punzecchia il fianco sinistro -Dimmi di più, come si chiama!?
-E dai! Piantala!- dico, ridacchiando sotto i baffi. Poi schiarisco la voce, ricomponendomi. -Zayn.
-Gran bel nome, spero solo che non sia uno dei tanti imbecilli che hai conosciuto fin'ora. 
-Ha detto che, solo per ora, vorrebbe conoscermi meglio via chat e magari poi...
Il suo sguardo cambia. Gli occhi sgranati e si avvicina con passo felpato verso di me.
-Assolutamente no! Basta chattare. Gli dai ancora un girono e poi vi incontrate chiaro?- mi obbliga.
-E se poi lui non volesse?- chiede.
-Avanti il prossimo!
-Ragazzi- dal fondo del negozio sentiamo la voce di Marcus che si avvicina lentamente mentre cerca di liberare una corda attorcigliata attorno ad una zucca di plastica -meno chiacchiere e più lavoro. Dai che abbiamo quasi finito.
Mi scappa una piccola risata e Tamara mi segue subito a ruota. Ma senza altri richiami torniamo subito a lavoro anche se, dalla tasca posteriore dei pantaloni sento vibrare ancora il cellulare.
Non aspetto oltre e apro immediatamente il messaggio.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Mi piacerebbe molto sentirti sempre, non solo in pausa pranzo.
Non vedo l’ora di incontrarti, un saluto Zayn.


Vedo che il ragazzo ha iniziato qualcosa che nemmeno io comprendo cosa sia davvero.
-Steven!- Alzo lo sguardo e mi ritrovo Tamara che mi guarda, gli brillano gli occhi e mi sorride. -È quel ragazzo vero?
-Si... è lui- ammicco un sorriso mentre rivolgo nuovamente i miei occhi sulla chat, la barra per rispondere lampeggia. Non so nemmeno io cosa rispondere, mi sento felice e sereno.
-Questa sera verrai anche tu alla mostra di Elena?- mi chiede mentre mette via l’ultimo decoro inutilizzabile perché rotto.
-Si, pensavo di andarci, raccoglie fondi per aprire la sua esposizione vero?- chiedo.
-Esatto, l’offerta è libera, puoi donare quanto vuoi. Per lo meno, se i quadri piacciono, farà qualcosa di utile per il suo futuro.
Elena. Penso a lei mentre blocco il cellulare con il tastino che si trova sopra la struttura. Credo che sia stata la prima vera migliore amiche che ho avuto in questi ultimi anni. A lei basta uno sguardo per capire che cosa veramente tu abbia, sa esprimere un giudizio guardando anche da lontano e coglie l’essenza di una persona alla prima conoscenza. È questo quello che fa Elena e racchiude il tutto nei suoi quadri. Fa dell’arte la sua espressione senza usare le parole.
La giornata prosegue ed io inizio a sentirne il peso. Poi arriva Marcus dandoci due foglietti con scritto, scandito in rosso: Festa annuale di Halloween (Costume obbligatorio). Pure quest’ultima. Non potrebbe andarmi peggio e sono anche obbligato a vestirmi da emerito idiota.
Mi guardo allo specchio sbuffando. Camicia bianca, jeans neri, scarpe dello stesso colore e giacca grigio scuro per staccare. Al diavolo questi completi sempre così elaborati, mi sembra di essere un volatile rinchiuso in una gabbia. Non mi trovo in questo outfit. Preferisco stare nei miei comodi jeans con risvoltino e magliette larghe con annesso maglione nelle stagioni invernali. Cerco di raddrizzare i miei capelli spettinati e non faccio altro che peggiorarli. Al diavolo. Vado abbastanza bene per quello che devo fare stasera. E poi è la serata di Elena non certo la mia.
Suona il citofono che mi fa sobbalzare. Tamara ed io andremo insieme a vedere la mostra e questa volta ha deciso di guidare lei, ha sempre detto che non si fida della mia guida. Cosa che non capisco, sono abbastanza certo di rispettare tutti i limiti e di dare sempre la precedenza.
Le apro il cancelletto ma non la faccio salire, prendo il cappotto ed esco rapidamente dalla mia piccola abitazione lanciando un cenno di saluto a mio padre che nemmeno ricambia. Tempo di fare i quattro scalini che sono subito dentro alla sua macchina.
Tamara si immerge nel traffico Newyorkese ed io accendo la radio mentre ascoltiamo una musica abbastanza soft per la serata.
Non parliamo molto, ci vuole meno di dieci minuti per raggiungere il Salone delle Arti della Street 67. Parcheggiamo in un vialetto li vicino.
Non appena lei scende dalla macchina io le sono subito dietro e mi balza all’occhio la sua eleganza: vestito bianco con una fascia color crema, tacchi e borsetta anch’essi dello stesso colore della fascia e per finire un elegantissimo cappotto corto bianco come il vestito. Il trucco e i capelli ovviamente sempre ordinati e impeccabili.
Le faccio segno con il capo di aggrapparsi a me per evitare di cadere  e la prendo sotto braccio.
L’interno del salone è sfarzoso ed elegante, è una grande struttura fatta di marmo e piastrelle bianco perla, sopra di noi c’è un lucente e sfavillante lampadario ricoperto di tanti cristalli. I quadri sono appesi in vari settori diversi, dai paesaggi sull’ala ovest ai ritratti fotografici dipinti sopra come una contaminazione verso il centro ed in fine gli animali ed i personaggi fantastici sull’altra ala. Tutte le pareti sono di un colore nero mentre i quadri sono deposti sopra a pannelli bianchi. Lo ritengo molto minimalista e la musica jazz risuona nell’aria è il tocco finale. Subito all’ingresso ci sono esposti le varie brochure con sopra scritti i vari punti che ci saranno durante la serata. Ne prendo uno in mano ed inizio a leggere:
Mostra di Elena Ugens
  • Ore: 20:30 Apertura porte con buffet all’ingresso
  • Ore 21:30 Musica dal vivo con il pianista Adrean Roman.
  • Ore 23:00 Conclusione mostra con ringraziamenti.
-Allora... andiamo a cercare Elena prima di perderla con tutta questa gente- dice Tamara guardandosi intorno, sembra quasi stizzita.
Non obbietto e proseguiamo il nostro percorso verso il salone principale dove si tiene la mostra. Un cameriere agghindato per l’occasione ci offre due calici di spumante ed io ne bevo subito un sorso.
-Secondo te dove potrebbe essere?- chiedo all’amica.
-Bella domanda.. credo che la tua amica abbia fatto centro con questa mostra- risponde Tamara.
Scruto bene le teste che balzano come funghi e si muovono lentamente osservando i vari quadri. Di questo passo non riusciremo nemmeno a salutarla. Poi noto subito qualcosa di familiare, i suoi occhi verdi sbucano fuori dal centinaio di persone che c’è qui. Bella e radiosa come sempre, è vestita molto semplice, tailleur completamente nero con annessi tacchi vertiginosi neri e una maglia di pizzo bianco spunta fuori dalla giacchetta. Come al solito è affiancata dal suo ragazzo Dave, anche lui vestito in un elegante abito nero con cravatta nera e soliti capelli tirati tutti indietro con... non so nemmeno quanti spruzzi di lacca ci saranno per tenerli fermi.
Sorrido, lei volta lo sguardo per un secondo e trova il mio. Ricambia il sorriso e mi fa cenno di avvicinarmi. Erano giorni che non la vedevo, devo raccontarle un sacco di cose, soprattutto con chi mi sto sentendo! Cerco di raggiungerla scavalcando le persone, non appena sono quasi vicino a lei ho un tuffo al cuore.
Zayn. Il ragazzo della chat. Elena stava parlando con lui.


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***





 
CAPITOLO 3.






-Steven, ti presento Zayn Malik, è lui che mi ha consigliato questo posto.
Sento a malapena le parole di Elena. Non riesco a distogliere gli occhi da lui e lui non riesce a farlo con me. Quei due occhi color ghiaccio, i capelli scuri ritti in testa con la rasata laterale appena fatta. Vestito in un abito elegante di color marrone scuro come la cravatta, le scarpe invece sono di un nero vernice, la camicia anch’essa nera. Nemmeno un pelo in viso. Il suo sguardo così maledettamente bello e oscuro mi fa quasi venire la pelle d’oca, lo guardo bene. È molto più alto di me. Ammicca un sorriso e allunga la mano.
-Molto lieto di conoscerti...- Zayn lascia la frase sospesa in aria come se aspettasse la mia risposta. Sono ipnotizzato dalla sua voce così calda. Maledizione svegliati Steven! mi dico scrollando il capo e sorridendogli, forse il sorriso più finto che io abbia mai fatto. Distendo la mano e stringo la sua.
-Steven McCall... molto lieto- rispondo con un po’ di incertezza, cerco di schiarire meglio la voce. -Ben venuto alla mostra di Elena, come... fate a conoscervi?
-Bè... in realtà questa struttura è di mia madre. Elena un giorno è venuta dalle mie parti perché cercava una nuova macchina. Poi mi ha parlato della sua mostra ed io le ho consigliato questo posto- risponde, mette la mano in tasca, con l’altra allunga il suo bicchiere di spumante verso le labbra e ne assapora un sorso.
Faccio anche io lo stesso, mi è venuta la gola secca e non so in realtà quale sia il motivo.
Forse è lui a farmi questo effetto. Non riesco a togliergli gli occhi di dosso e lui sta facendo lo stesso con me. Cala un istante di silenzio fra la cerchia che si è formata, sento solo i brusii di fondo della gente che passa e guarda i quadri.
-Si, 
Zayn è stato un vero gentiluomo...- incalza Elena cercando di rompere l’imbarazzo.
-Senza di lui non sarei mai riuscita a fare tutto questo.
-Scusateci ragazzi, vi lasciamo un secondo da soli- entra nella conversazione anche Dave e si porta via Elena senza andare oltre.

Zayn si avvicina lentamente a me. Il cuore va dritto in gola mentre fa un passo alla volta. Il mio respiro accelera ma piano, come se ogni suo passo fosse un mio respiro mancato.
-Non  pensavo che ci saremmo incontrati qui- dice con voce profonda e... sensuale.
-Già...- faccio un lungo sorso dal mio bicchiere e cerco di distogliere gli occhi da lui guardandomi in giro ma senza guardare niente in particolare.
-Sembri di poche parole stasera, va tutto bene?
-Si... cioè... si sto bene.
Sorrido. Faccio uno stupidissimo sorriso che, dal suo sguardo, non sembra nemmeno lui credermi.
-Sembri... teso- dice.
-Si, sono un pochino teso ad averti qui, di fronte a me- rispondo.
-Beh, non dovresti esserlo. Ora che ci siamo incontrati non dobbiamo più organizzare nulla di particolare, anzi, sarebbe bello appartarci e conoscerci. Che ne dici?
Acconsento. Ho davvero acconsentito? O che cavolo sta succedendo?
Mi fa cenno con la testa di seguirlo e io non obbietto, lui fa scendere una mano sulla mia schiena e sento un brivido che mi corre attraverso il corpo. Che diavolo di effetto mi fa questo ragazzo? Si... sono attratto da lui ma non capisco ancora in che modo. Da persona di classe qual è, continua a tenermi di fianco a lui, la mano sempre ferma sul basso della schiena e continuiamo il nostro giro visitando i quadri della mostra.
-Che cosa fai nella vita?- chiede.
-Sono... commesso in un negozio per articoli della casa, il The Home, non so se ne hai sentito parlare?- rispondo.
-Si, conosco. Mio padre va a comprare i vari utensili per la costruzioni. Sai, lui è un eccellente Tutto fare. Da povero pensionato non sa dove mettere le mani.
-Ah... conosco molto bene il signor Malik, ormai è un nostro cliente abituale. Un tipo davvero in gamba! Ma tu cosa fai per vivere?- dico questo mentre ci soffermiamo sul quadro più grande di tutti. Elena l’ha chiamato: Il ponte sospeso. È una rappresentazione minimalista alternativa del ponte di Brooklyn.
Zayn ammira questo quadro come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto.
-Vendo auto di seconda mano... diciamo- risponde rimanendo a guardare le varie pennellate di quel quadro.
-Diciamo? In che senso?- rispondo curioso di sapere di più.
-Le auto sono di seconda mano e rottamante. Tutto qui.
Fa un ghigno e con la stessa mano che prima mi toccava la schiena mi sposta leggermente per portarmi al prossimo quadro: La donna piangente.
Guardo solo per un secondo quel quadro. I lavori di Elena li conosco tutti quindi non si offenderà se non li ammiro come sta facendo
Zayn.
-Bè, raccontami di te. Che cosa fai nel tempo libero?- chiedo gentilmente mentre do un ultimo sorso al bicchiere di spumante. La bevanda scende in gola. Quell’ultima goccia è ancora meglio di tutto il calice. Poco frizzante e meno alcolica.
-E tu? Che cosa fai quando non lavori o non chatti?- chiede.
-Ho chiesto prima io però- rispondo.
Lui resta in silenzio e mi fissa, aspetta la mia risposta. Mi rende vulnerabile, non so come questo possa accadere ma... è così, e lo conosco solo da poco più di mezz’ora.
Guardo immediatamente da una parte all’altra della sala per poi guardarlo di nuovo.
-Mi piace leggere, fare trekking ed allenarmi in palestra. Non ridere di me, ma amo la musica e cantare- dico.
-Non riderei mai delle persone che sto conoscendo. È una tua passione, coglila fin che sei in tempo e cerca di svilupparla al meglio- è anche molto colto, cavolo, è raro nei ragazzi della nostra età trovare persone così. Poi il suo sguardo va dall’alto in basso. -Si vede che ti mantieni in forma. Mi piace il tuo corpo- scrutandomi con attenzione. M'imbarazza.
-Ora tocca a te,
Zayn.
Lui fa un ghigno e sposta gli occhi verso un punto non ben definito del salone.
-Mi piace viaggiare e come puoi vedere anche io faccio molta attività fisica. Soprattutto la corsa. Amo spendere i miei soldi come meglio posso.

Zayn è così interessante che vorrei sapere tutto su di lui. Voglio comunque stare con i piedi per terra e non affrettare le cose.
-Signori e signore- dice una voce di donna dall’altra parte della sala. La signora dai capelli scuri e corti con una bella cotonatura è ben vestita ci accoglie facendo calare il silenzio. L’abito è lungo colorato di verde con varie strisce nere. Porta graziosi tacchi bassi sempre neri e per concludere il tutto ha una collana con un piccolo diamante al centro e degli sfarzosi orecchini di cristallo.
-Benvenuti alla mostra annuale giovanile. Come saprete qui si raccolgono fondi per dare un futuro ai ragazzi che vogliono intraprendere il mestiere dell’artista. Vi voglio presentare la pittrice Elena Ugens che ha portato queste splendide opere. Fatele un bell’applauso!- parte la signora applaudendo forte con un sorriso stampato in volto e tutti la seguiamo. Mentre entra in scena Elena e si inchina un paio di volte per ringraziare,
Zayn si avvicina al mio orecchio.
-Quella è mia madre- dice sussurrando, sento il suo respiro sul mio collo e mi piace. -Grazie a questa struttura lei guadagna duemila dollari solo per l’affitto e i vari sponsor che chiama a raccolta per far valutare i ragazzi che vogliono entrare nel mondo dell’arte.
-E da quanto tempo lo fa?- chiedo.
-Sono trent’anni ormai. Ha allestito e aperto lei questo posto insieme a mio padre, poi lui a preferito trovare un altro tipo di lavoro ed ora... eccoci qua.
Ammicco un sorriso per fargli intendere che ho compreso quello che mi ha detto. Ritorno a guardare Elena che inizia a parlare della sua vita d’artista e come si sia innamorata della pittura. Ogni volta che parla di questo le si illuminano gli occhi chiari.
Poi sento una mano che scivola sul basso della mia schiena e mi fa distrarre da lei.
Zayn si avvicina ancora.
-Sei davvero splendido stasera- sussurra. Mi sento le guance in fiamme, lui rimane li, sento il suo fiato su di me come se stesse per dirmi qualcos’altro. -Mi fai venire una strana voglia di baciarti.
Rimango immobile alle sue parole.
Io mi volto verso di lui, la sua mano scivola sul mio braccio per poi intrecciarsi con la mia. Mi trascina con se immergendosi tra la folla, lentamente io lo seguo. O di fronte a me le sue larghe spalle e vedo che ogni tanto il suo sguardo si gira verso Elena che sta ancora parlando. Come se non volesse essere visto da lei che mi sta portando via. Mi sta rapendo forse?
Usciamo dal salone principale e subito svolta verso destra aprendo una porta di vetro opaco. All’interno c’è un ufficio vuoto, c’è solo una scrivania in vetro, un telefono fisso e una poltrona di pelle. Le finestre danno una mezza visibilità dal giardino sul retro con tanti vari cespugli ma in alto si scorgono i grattaceli di New York.
Le due librerie sul muro sono vuote e, a giudicare dallo stato del legno, sono state appena montate qui.

Zayn mi trascina all’interno e chiude a chiave la porta in vetro opaco. Si avvinghia a me e mi sbatte contro il muro, la fronte poggiata sulla mia e sento il suo respiro affannoso su di me. Prende la giacca che avevo in dosso e la toglie con violenza. La sua mano si posa sulla mia mascella e mi fa alzare con forza lo sguardo su di lui.
I nostri occhi s’incontrano ancora una volta. Non sorrido, non mi sento di fare nulla. Ho il cuore che sta per esplodere.
Lui mi afferra dandomi un lungo bacio passionale che da con foga e con violenza cerca la mia lingua. Le sue braccia si attorcigliano alla mia vita che con potenza mi attirano verso di lui. Sento il suo membro ritto strusciarsi contro la mia gamba destra. Oddio, un’ondata di piacere mi travolge come un treno in corsa che m’invade con violenza. Le mie mani toccano il suo petto che, al contatto con la sua camicia, sembra forte e vigoroso. Senza nemmeno togliermi le sue labbra dalle mie, con un gesto si toglie la giacca e con la stessa forza di prima mi attacca nuovamente al muro. Mi esce un gemito di piacere e lui sposta le sue labbra sul mio collo baciandolo e mordendolo con foga. Questa volta distende le mani e le appoggia al muro alle mie spalle, le vene guizzano leggere sulle sue braccia. Si distacca da me. Mi guarda con gli occhi di ghiaccio ardenti di passione.
-Toglimi la camicia- ordina. Rimango interdetto restando zitto a guardarlo, vuole fare sesso qui? Oddio lo sapevo, dovevo aspettarmelo. Lui è uno dei tanti che vogliono solo una...
-Togliemela!- ordina nuovamente con voce cruda e calda.
-Io non voglio fare... sesso- dico.
-Non è quello che voglio ora- sbatto le palpebre, continuo a non capire. Così faccio come mi ha ordinato, tolgo un bottone dopo l’altro e, la camicia che dapprima aderente al suo corpo, si lascia andare mostrando una piccola parte del petto dove intravendo un tatuaggio, scrutando il suo corpo vedo l'addome scolpito. Con fare discreto, gli tolgo la camicia partendo dalle spalle e trascinandola giù dalle braccia. Vedo ogni particolare dei suoi tatuaggi: due scritte suelle clavicole, più in basso due ali dove in mezzo ci sono delle labbra stampate di rosso, un serpente parte dalla spalla destra e prosegue con altri disegni su tutto il braccio. Con violenza lui la toglie rapidamente dai polsi e la lancia a terra. Distende le braccia portando le mani sul muro e mi guarda con sguardo violento e ardente.-Tocca il mio corpo.

È così autoritario ora, è cambiato ma questo non mi spaventa. Mi sto solo sorprendendo perchè non è più la persona elegante e gentile che avevo conosciuto solo un’ora fa. Sembra violento e autoritario ma questa volta non gli faccio ripetere due volte la stessa cosa. Allungo le mani su quel corpo perfetto e lo accarezzo lentamente. Le mie dita percorrono i lineamenti dei pettorali per poi scorrere le dita sui disegni tatuati arrivando sino ai capezzoli accarezzandoglieli più volte. Vado fino all’addome seguendo la linea dei suo sei addominali. Ed infine giungo sugli obliqui, una riga elegantemente perfetta e lineare con il suo corpo. Sembrano due frecce che puntano direttamente... li.
-Voglio che tu ti goda questo momento fino alla fine Steven. Voglio che le tue mani si ricordino di questo corpo. Perché l’occasione di riaverlo completamente tuo ci sarà. Ma non stasera. Lo riavrai quando sarò io a volerlo e lo desidererò io, è chiaro?- lo dice con una voce inquietante.
Non capisco. Le mie mani si bloccano e sbatto le palpebre due volte.
-Non voglio suppliche, non devi chiedermelo. Lo avrai a tempo debito. Hai capito?
Accenno un si col capo. Lui mi prende le mani e le passa ancora una volta su tutto il corpo ma questa volta fanno un percorso al contrario: dal  basso ventre alle spalle larghe. Mi da un bacio su entrambe le mani ed in fine si allontana, prende la camicia riabbottonandosela velocemente e si infila la giacca continuando a fissarmi.
Da terra prende anche la mia giacca e me la apre. Mi volto e me la indossa per poi baciarmi sul collo. Un brivido percorre la mia schiena.
-Hai fatto male a scrivermi Signorino. Ora dovrai stare al mio gioco perché d’ora in avanti le cose cambieranno.
Di che cosa sta parlando? Quale gioco?
Riapre la porta e fa uscire prima me poi lui è subito alle mie spalle, lo guardo e lui sta guardando intorno come se scrutasse la zona, a per caso timore che qualcuno lo stesse seguendo? Io sono sconcertato e sbigottito da quello che è appena accaduto. Anche perché... non so bene cosa sia successo li dentro. Mi volto per guardarlo un’ultima volta. Mi fa un cenno di saluto, ha di nuovo quel ghigno che quasi mi fa rabbrividire. E poi proseguo la mia strada verso il salone principale dove il musicista chiamato da Elena ha cominciato a suonare. La musica mi travolge come le sensazioni strane che sto provando ora, non sono certo di quello che sto sentendo. Provo emozioni contrastanti: agitazione, ormoni in subbuglio, gioia e ansia. Devo cercare Tamara.
Il tragitto di ritorno a casa è silenzioso. Dopo che ho detto alla mia amica e collega quello che è accaduto lei sta ancora pensando a cosa rispondere. Nessuna musica all’interno del veicolo. Le strade sono semi deserte a quest’ora di questo strano giovedì sera. Appena percorriamo la strada verso casa mia sento Tamara che fa un gemito come se stesse per dire qualcosa ma poi, si blocca.
-Che c’è? Dai avanti sputa il rospo- ringhio guardandola.
-Lui ti ha obbligato a toccarlo, ti ha obbligato a fare qualcosa che tu..- risponde sospendendo le parole. Rallenta e si ferma davanti casa mia per poi rivolgermi il suo sguardo. -Tu volevi farlo davvero?
-… mmm...- pensandoci bene, non so nemmeno io se volevo davvero quel bacio. Magari l’avrei fatto in un altro contesto o posto. -Si... credo.
-Vedi, nemmeno tu sai se l’hai voluto davvero o no. Capisco bene che è stato molto eccitante ma nello stesso punto di vista è quasi.. inquietante.
Fa una risatina che smorza all’istante come se tutto questo fosse un ridicolo scherzo.
Ma da un certo punto di vista, quel ragazzo mi aveva fatto una strana impressione. Mi ha quasi intimorito il suo comportamento.
Così elegante e poi così.. violento.
-Che cosa farai quindi?- chiede cercando il mio sguardo ma ora non voglio incontrare il suo.
-Non lo so, vorrei scrivergli, vorrei chiedergli perché tutto questo.. vorrei chiarezze su cosa vuole lui.
-Se ti senti di farlo.. beh.. fallo.
Mi giro e mi rigiro nel letto, gli occhi sbarrati, non riesco a prender sonno. Sono già le tre e io domani ho la sveglia alle sette perché domani ci sarà il nuovo carico di merci per la stagione invernale. Non riesco a dormire. Riesco solo a pensare a lui.
Ho deciso, gli scrivo un semplicissimo messaggio dove voglio delle spiegazioni. Tutto qui. Niente di personale e niente che sembri una specie di supplica, solo un messaggio di chiarimento.

APRI NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR
da: Steven
A: Dx
Ciao Zayn, ho bisogno di sapere che diavolo di intenzioni hai con me.
Voglio sapere perché è successo quello che è successo. Mi hai lasciato in una fase di sconcertamento che non mi aspettavo soprattutto da un ragazzo di così tanta eleganza come te. Che cosa vuoi davvero da me?
Premo invio. Sono veramente stanco di dover sempre capire gli altri, devono darmi delle risposte certe su quello che vogliono da me. La vibrazione del telefono mi fa sobbalzare e il cuore lo sento scoppiare.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Carissimo.
Quello che è successo fra di noi è una cosa chiamata: “Piacere reciproco”.
Non so bene che cos’accadrà ora perché tu sei il primo, dopo tanto tempo di astinenza, che mi ha fatto un effetto strano. Questa sera avrei voluto baciarti per tutta la notte e scoparti fino a farti urlare.
Ma, mi sono trattenuto perché non voglio che tu fugga da me, voglio conoscerti meglio e voglio anche che non cercherai più di essere così maledettamente..
Astinenza? Che intende dire? Continuo a non capire che cosa davvero voglia da me.

RISPOSTA
da: Steven
A: Dx
Così come Zayn?

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Voglio vederti domani. Ci vedremo a Central Park per le diciotto. Dove c’è il ponte con la fontana. Non tardare. Ora dormi, buonanotte.
Z.


Non ha risposto alla mia domanda, in questo caso è un gran maleducato. Ma ci sarò. Domani sarò davanti a Central Park vicino al primo ponte con la fontana, come mi ha indicato lui. Spengo il cellulare o mi verrà voglia di scrivergli ancora. Mi infilo sotto le coperte e sento di avere un’enorme sorriso stampato in volto.
Ore diciotto in punto. Ho aspettato questo orario per tutto il giorno a lavoro, sembrava che il tempo non passasse mai. Sono sul ponte e dietro di me c’è la fontana.
Perfetto, dovrebbe arrivare a minuti. Mi sento esattamente come la prima volta, come ieri. Ho le farfalle nello stomaco e le guance calde. Anche se l’aria autunnale è fredda, io sento un gran caldo. Sfrego le mani nelle mani e guardo intorno.
Non vedo nessuna traccia di quegli occhi azzurri, quel azzurro ghiaccio che mi ha fatto impazzire.
Poi però mi balza all’occhio una figura che già conosco, ha un lungo cappotto nero e si avvicina sorridendomi senza distogliere lo sguardo da me.
Zayn mi raggiunge e rimane con le mani in tasca.
-Salve, pronto ad andare?- chiede ammiccando un sorriso.
-Dove vuoi portarmi di preciso?- rispondo.
-Ti porto al chiosco qui vicino ed in fine andremo verso il lago, che ne dici?
-Può andare.
Questo come potrei ritenerlo? Un primo appuntamento? No, non è ancora arrivato. Con calma affronteremo il discorso. Quest’oggi sarà un fine pomeriggio come un altro.
Central Park è grande, molto grande. Dieci minuti non bastano, come non basta una mezz'oretta. Central Park è tanti parchi insieme, per cui, se non ci si organizza, concentrandosi su quello che realmente si desidera vedere, si corre il rischio di rimanere delusi. Central Park cambia pelle nel corso dell'anno. Iperattiva in primavera, sonnolenta in estate, romantica in autunno, "pensierosa" in inverno.
Un miscuglio di cose che solo qui puoi trovare.
Il vento fresco fa spostare gli alberi facendoli dondolare in un vortice giocoso, sembra che stiano danzando ad un ritmo lento, bellissimo.
Sento che Zayn mi stia guardando, volto lo sguardo verso di lui ed è così. I suoi occhi mi osservano con un ammiccante sorriso. Ora che ci penso.. non mi ha ancora toccato. Nemmeno un bacio. Niente.
-Perché mi guardi?- chiedo.
-Nulla caro, stavo guardando come osservi le cose- risponde, sbatto le palpebre un paio di volte perché... non capisco la sua osservazione. -Hai sempre quell’espressione di una persona che è costantemente meravigliata.
-Che espressione ho scusa?
-Persa e bellissima.
Il cuore manca un battito. Non so nemmeno che genere di faccia faccio quando osservo le cose. Però lo ritengo una specie di complimento.
Arriviamo al piccolo chiosco in legno dove l’odore di cibo misto al caffè fa rallegrare le mie narici. Zayn ordina due the caldi, prende due bustine di zucchero e me le passa con una stecca di plastica.
Ci mette poco il signore anziano dietro al bancone per darci i bicchieri di carta con dentro già l’acqua e la bustina di the. Inserisco lo zucchero e inizio a girare il liquido chiaro che pian piano si colora di un colorito ambrato.
Dexter non mi da nemmeno il tempo di estrarre il portafoglio dalla tasca posteriore che ha già pagato.
-Adiamo, voglio vedere il lago del parco, non sono ancora riuscito a vederlo- dice.
Lo seguo, il nostro tragitto è pieno di silenzio mentre sorseggiamo di tanto in tanto il bicchiere bollente dove il fumo riscalda il mio viso freddo.
Arriviamo di fronte al lago dove due barche con dentro un paio di persone per barca sono li a navigare dolcemente facendosi trasportare dall’acqua.
Sembra una cosa estremamente romantica ma.. distolgo subito lo sguardo e faccio un sorriso. Non so nemmeno il perché.
-Come mai quel sorriso? A cosa pensi?- chiede.
-Non lo so, ho visto le barchette in legno e mi ha fatto venire in mente che.. non ci sono mai salito. Tanto non so nemmeno remare.
-Vuoi fare un giro?
-No no.. oggi non sono molto in vena di remare e stare sul lago.
-Non farti problemi, se vuoi andiamo.
-No Zayn, davvero...
Cala nuovamente il silenzio fra di noi. Ci scambiamo un breve sguardo che io distolgo subito ma lui invece... no. Rimane fisso e serio a guardarmi.
-Dimmi a cosa stai pensando- domanda, la voce rigida. Non vorrei affrontare il discorso ma quello che è successo ieri sera è stato davvero strano.
-Precisamente che cos’è successo la scorsa sera?- chiedo, il mio viso diventa dubbioso. Lui alza un sopracciglio, fa un ghigno e sorseggia un po’ di the.
-Quello che è successo poteva andare decisamente peggio lo sai?- risponde.
-No, non lo so, fammi capire.
-Alle volte ho davvero un problema e non riesco a... controllarmi.
-A fare, cosa di preciso?
-Ho avuto la prontezza di non fotterti alla mostra.
La sua risposta è schietta che mi fa quasi restare imbambolato a guardarlo. Zayn fa un sorriso e beve ancora un sorso.
-Stai... scherzando vero?- chiedo.
-No, Steven. Io avevo una forte voglia di scoparti e, se ne fosse stato necessario, ti avrei sbattuto sul muro- risponde, la sua schiettezza mi spiazza.
-E...- quasi ho timore a chiederlo -Perché non l’hai fatto?
-Rispetto la gente e ci sono cose di me che non capiresti. Non ora per il momento- la sua voce è tranquilla, fa l’ultimo sorso al bicchiere di carta per poi gettarlo via. Il mio the ormai si è raffreddato, non sono riuscito a berlo per tutta questa sua misteriosa schiettezza che ha nei miei confronti. Mi lascia paralizzato. Incapace di parlare.
-Non pensi che una persona certe cose non vorrebbe sentirsele dire, soprattutto ad un primo appuntamento?- dico, la mia tonalità di voce è autoritaria.
-Oh Signorino... questo non è il nostro primo appuntamento- risponde rallegrato. -Non ti preoccupare, quel giorno arriverà.
Poi si incammina, mi fa un cenno con la mano e se ne va lasciandomi completamente perplesso e stranito da quanto mi ha detto. Lo guardo allontanarsi, la sua camminata lineare e perfetta fa di lui un ragazzo a modo.
Un ragazzo incomprensibile.
Seduto ai piedi del letto guardo la chat, in particolare i messaggi che ci siamo scambiati fin’ora.
Questa è stata una delle più strani e belle giornate che io abbia mai passato. So che c’è qualcosa che non mi ha ancora detto. In più non ho visto nessun tipo di affetto da parte sua. Non mi ha nemmeno sfiorato una volta, sembrava avesse paura di toccarmi. Eppure alla mostra non si era comportato così, anzi, ha fatto tutto l’opposto.
E oggi ho appena scoperto che voleva.. scoparmi.
Oddio, quel pensiero mi fa fare dei pensieri piccanti che non dovrei nemmeno fare. Che stupido che sono. Va bene, ho deciso.
Apro la chat per una nuova conversazione..

NUOVO MESSAGGIO:
da: Steven
A: Dx
Grazie per la splendida e strana giornata.
Buona notte
Fatto, inviato. Non devo fare altro che...
Vibra il cellulare.

RISPOSTA DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Tu provochi qualcosa che io ho paura di affrontare di nuovo. Ti ho dato una parte di me che do a pochi. Ma tu... DIO... tu. Ti voglio ora.


Ma che gli è preso? Prima dice che non vuole suppliche ora sembra sia lui a supplicarmi. Mi vuole ma non ho ancora capito in che contesto, sia sessuale che non, posso dire di essere ufficialmente confuso. Vibra ancora una volta il telefono,  guardo lo schermo ed è lui a scrivermi.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
RIPETO, ti voglio qui e ORA!

RISPOSTA
da: Steven
A: Dx
In che senso scusami?


Che cosa vuole fare? Vuole fare sesso come mi ha detto o vuole qualcos’altro?
Vibra ancora il telefono e leggo il messaggio che mi ha invitato. C’è la sua via ed è vero, abita a qualche isolato da qui. Non so perché e non so come ho fatto ma il mio corpo sta facendo tutto da solo. Si sta vestendo per andare da lui. Jeans chiari e maglietta nera con un paio di sneakers nere. Mi guardo velocemente allo specchio per poi prendere il cappotto nero, chiavi della macchina e portafoglio.
Chiudo rapidamente la porta di casa e corro verso la mia jeep azzurra col tettuccio nero. Non posso fare altro che accendere il motore e partire.
Poco meno di dieci minuti e sono direttamente a casa sua.
Scorgo con lo sguardo una palazzina di due piani con delle scalinate in marmo grigio in esterna. Piccola e carina come tipo di casa. Gli scrivo subito che mi trovo sotto casa sua. Tempo pochi secondi e lui apre la porta di quella palazzina. Mi sta aspettando fuori senza maglietta con dei pantaloni della tuta grigi e larghi a piedi scalzi. Sguardo serio e autoritario. Mando giù un grosso groppo in gola per l’agitazione.
Fa freddo e lui sembra non sentirlo.
Scendo dalla macchina e la chiudo rapidamente per poi avviarmi verso il vialetto di casa sua. Faccio i quattro scalini. Non mi saluta ma continua a fissarmi fino a quando entro dentro l’uscio di casa.
Ora che la guardo meglio al suo interno è una piccola casa fatta su due piani, l’ingresso porta già al soggiorno dove un divano ad isola color crema e un caminetto accesso è li pronto ad accoglierci. L’abitazione in se è moderna, i vari mobili, molto eleganti dello stesso color crema del divano ma con diverse sfumature, sembrano costosi come la cucina a vista.
Il colore dominante delle mura è il bianco. Ammiro la libreria ma ancora di più le due eleganti casse lunghe che formano una vela collegate allo stereo touch screen. Devo dire che il tutto è molto bella già accesa e risuona una musica molto sensuale per l’occasione. Che cosa vorrà fare con me?
Ripenso alle parole di Tamara: “Lui ti ha obbligato a toccarlo...” poi disse “Tu volevi farlo davvero?”.
Ora la risposta è chiara. Si lo voglio fare davvero.
Zayn sbatte la porta e mi fa sobbalzare, si avvicina a me e aggirandosi come un animale con la sua preda. Scruta ogni pezzo del mio corpo: capelli, occhi, labbra e alla vista di esse lui si morde il suo labbro inferiore. Poi prosegue: collo, petto, braccia, mani ed in fine il basso ventre. Si sofferma su quella zona avvicinandosi a me. Mi toglie il cappotto e lo fa scivolare a terra. Accarezza le mie braccia come per sentire meglio il calore del mio corpo. Ho il fiato corto perché mi sta facendo eccitare tantissimo. Sento la mia erezione crescere. Poi con cautela arriva fino in fondo al lembo della maglietta, la prende e inizia a sfilarla senza toccare il mio corpo. Alzo le braccia e lascio fare tutto a lui. Cade anch’essa a terra ed in fine con il pollice e l’indice inizia ad accarezzarmi il capezzolo sinistro.
Maledizione, voglio toccarlo, baciarlo e saltagli addosso ma sto al suo gioco.
La musica di sottofondo cambia ed è una vecchia base jazz rimasterizzata per i giorni nostri ci accompagna in questo momento stranamente bellissimo. Io resto in mobile mentre lui fa tutto.
Con l’altra mano inizia a toccare anche il capezzolo destro ed in un attimo diventano dritti ed eccitati. Senza toccarmi abbassa le mani verso il bottone dei miei jeans e lo sfila con poco sforzo per poi abbassare la zip facendo calare i pantaloni. Io non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi così penetranti, e lui con me fa lo stesso. Mi prende la mano e mi accompagna verso il divano. Zayn si siede ed io resto in piedi a guardarlo. Inizia a baciarmi l’interno coscia e massaggia lentamente le gambe.
Un gemito di piacere mi esce dalla gola e lui sorride. Poi mi fa indietreggiare.
Resto fisso a guardarlo. Zayn si sfila i pantaloni della tuta e sotto non aveva nient’altro che il suo pene già eretto. Se li tira via mentre mi fissa.
-Togliti i boxer- un nuovo ordine ma questa volta la sua voce è mite. Non obbietto e faccio quello che mi ha chiede. Li abbasso togliendomeli impacciatamente.
Mi fa segno di venire a sedermi accanto a lui, così faccio. Il divano è morbido e liscio al contatto con la mia nuda pelle.
-Ora tu mi guarderai mentre mi masturberò, quando starò per venire ti farò assaporare il mio liquido.
Questo è assurdo, non vuole toccarmi, non vuole fare sesso con me eppure vuole che io beva il suo succo.
-Girati e apri bene le natiche. Mostrami il tuo bel culo Signorino.
Lentamente mi giro e mi inginocchio, accarezzo i miei glutei e apro di tanto in tanto il varco dove c’è l'orifizio anale. Io lo sento gemere dietro di me. Volto lo sguardo verso Zayn e si è sdraiato a masturbarsi e a toccarsi il corpo mentre mi guarda e geme dal piacere.
Mi sento come se fossi il suo... Escort, ecco come mi sento. Mi guarda come se fossi quello.
Apro ancora meglio le natiche e mi accarezzo l’interno, non ci infilo il dito lo faccio scorrere solo nel mezzo guardandolo mentre gode.
-Si... Signorino... voglio questo- dice tra un gemito e l’altro. Poi il suo sguardo si posa sui miei occhi e rimaniamo li a fissarci mentre lui continua a masturbarsi sempre con più foga. La musica di sottofondo che ci fa da colonna sonora non la sento nemmeno più.
-Voltati- ordina ancora. -Sdraiati e masturbati mentre mi guardi.
Così faccio, ed inizio a toccarmi. Lo farò impazzire. Con una mano mi masturbo aprendo per bene il mio membro e con l’altra infilo il dito medio nelle mie labbra bagnandomelo per bene, con lentezza mi avvicino al buco dell’ano.
-Non farlo...- dice continuandosi a toccare -Se lo fai rischi di uccidermi.
Non gli rispondo e disobbedisco al suo ordine. Infilo lentamente il dito nella cavità all’interno e inizio a farlo entrare e uscire più volte ma molto lentamente.
Lui geme mentre io lo guardo con ardore e passione.
-Ai disobbedito... sei meschino… voglio soffocarti con il mio liquido.
Continua a parlare e a non ricevere mie risposte mentre io vado avanti a massaggiarmi l’interno e a girare il dito accarezzandomi di tanto in tanto la prostata, guardandolo meglio è arrossato con la fronte imperlata di sudore.
-Alzati- dice, questa volta la sua voce è violenta e piena di piacere. Io smetto di masturbarmi e mi siedo. Zayn si alza e mentre continua a masturbarsi si avvicina a me, il suo membro è a portata di labbra.
-Non toccarlo, non succhiarlo, voglio solo che apri bene la bocca e assapori il liquido.
Mi metto con la bocca spalancata pronto a ricevere lo schizzo ed in fine sento il suo ultimo gemito di piacere, il getto arriva dritto nella mia gola senza uscire da nessuna parte. Non mi tocca ed io non tocco lui. Sento un sapore acido e dolce allo stesso tempo. Quel getto dura come un sorso d’acqua ed io sono quasi schifato da quel suo sapore e dalla consistenza. Lui massaggia il suo pene per farne uscire bene tutto il liquido. Un paio di gocce gli sono finite sulle dita che lui me le mette in bocca.
-Succhia e manda giù.
Lo faccio ed il liquido caldo scorre in gola assaporando anche quelle sulle sue dita.
Poi s’inginocchia.
-Girati!
Io metto le ginocchia sul divano e il petto sullo schienale di esso e lui alle mie spalle apre le natiche e sento infilarsi la sua lingua umida dentro al buco. Inizia a leccare tutta la zona ed io gemo di piacere.
Sto avendo una specie di orgasmo ma senza che lui mi tocchi. Poi sento che mi infila qualcosa, sembrano tre o quattro dita, non capisco, mi giro e lui mi massaggia quella zona facendo uscire ed entrare prima una, poi l’altra ed in fine tutte le dita, quasi un’intera mano all’interno del mio ano. Fa male ma allo stesso tempo mi da un senso di piacere immenso.
-Sto per venire...- lo avviso, non voglio sporcargli il divano e non voglio venire senza che lui faccia nulla li nella mia parte inferiore. Zayn prosegue continuando a massaggiare quella zona. Tocca leggermente la prostata ed io sento che sto per venire sul serio. -Zayn... ci sono quasi... ti prego…
-Non supplicarmi!
Prosegue facendo entrare e uscire lentamente, una alla volta, le dita all’interno del buco. Stringo forte il cuscino del divano, ed in fine vengo con un lamento di piacere.
Respiro affannosamente mentre sento che la sua mano esce lenta dal mio ano.
Si alza, mi volto e lo guardo. Va verso la cucina e prende uno strofinaccio per pulirsi la mano che mi ha inserito.
-Ora... le cose stanno così. Tu andrai a dormire, e in nessun caso, ripeto, nessun caso mi scriverai ancora, perché una cosa del genere può trasformarsi in qualcosa più grande di me. Chiaro?
Di nuovo quel tratto autoritario che avevo rimosso durante questa notte. Ma che ore saranno? Guardo l’orologio che c’è sulla radio e mi rendo conto solo ora che la musica è finita. Le quattro e mezza del mattino. Oddio, non posso stare qui oltre!
-Steven, guardami, sono stato chiaro? Non mi devi più scrivere... non voglio che accada più una cosa del genere. Mi è sfuggita dalle mani.
Finisce di sfregarsi il panno sulla mano. Sono ancora più interdetto di prima, sbatto le palpebre, mi alzo e prendo la mia roba. Prima ancora di raccogliere i boxer lui è di fronte a me ancora nudo. Mi prende il mento con la mano destra e con la sinistra mi avvicina a lui. I nostri corpi per la prima volta si toccano. Mi da un casto bacio, io avvolgo le braccia intorno ai suoi fianchi. Poi si stacca, toglie le mie braccia avvolte a lui e mi guarda.
-Va a casa ti prego. Non scrivermi più- dice con voce dolce strofinandosi con una mano il capo.
-Perché fai così?- chiedo.
-Te l’ho detto. Se mi scriverai ancora, rischierò seriamente di compromettere tutto il lavoro che ho svolto fin’ora.
-Quale lavoro?
-Va a casa Steven.
Mi raccoglie i boxer e me li passa. Io li prendo sfiorandogli la mano. Non riesco ancora a capire questo suo atteggiamento. È cambiato da un istante all’altro, il suo lato dolce è uscito senza che io me ne accorgessi.
In pochi istanti sono già rivestito, lui si infila i suoi pantaloni della tuta e mi accompagna all’uscita. Apre la porta e il freddo mattutino autunnale mi invade. Sto per uscire quando mi giro verso Zayn e, nella sua bellezza, rimane a guardarmi sulla soglia della porta con il braccio sinistro poggiato su di essa.
Ora sono io ad avvicinarmi per dargli un bacio casto.
Zayn non si tira indietro, faccio i tre scalini e decido di andarmene. È inutile stare qui cercando di capire quello che mi nasconde
.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***





 
 
 
CAPITOLO 4.





La stramaledettissima festa di Halloween che ha organizzato il mio titolare Marcus dove io sono obbligato a vestirmi. Odio questo giorno, perché vorrei scappare ogni volta. Mi guardo sul vetro del negozio. Merda quanto sono ridicolo travestito da dottore: divisa verde con finto sangue sopra, scarpe da ginnastica bianche anch’esse con qualche schizzo di rosso qua e la, ed infine la mascherina posata come se fosse una collana. Odiosa e fastidiosa.
Non sono arrabbiato per la festa, sono arrabbiato perché Zayn è sparito ormai da tre giorni. Non vorrei che avesse deciso definitivamente di chiudere i ponti con me dopo quello che è successo la scorsa notte.
-Hei dottore, vuole farmi una visita?- dice scherzosa alle mie spalle una vocina che conosco. Elena.
Mi volto e la guardo, a quanto pare è anche brilla dall’alcol ingerito. Scoppio a ridere, la sta reggendo Tamara cercando di non perdere l'equilibrio. Elena è vestita da gattina sexy e Tamara da suora volgare.
-Mi spiace ma dovrai prendere appuntamento il prossimo week end. Quando sarai più sobria- rispondo scoppiando nuovamente a ridere.
Lei mi abbraccia, il suo alito sa di vino e strizzo gli occhi. Cerco di spingerla via da me, ma si è completamente sdraiata.
-Tu non mi vuoi più bene da... quando hai conosciuto quel… tizio- continua cercando di parlare normalmente ma è un continuo sbiascicare le parole.
-A chi ti riferisci?- chiedo.
-A quel tizio della... chat dimmi la verità... tu non mi ami più vero?
-Certo, ti amo alla follia.
Il suo peso mi fa andare indietro quasi colpendo la schiena contro la vetrata alle mie spalle. Io rido di gusto perché il tutto è estremamente imbarazzante e ridicolo.
Elena si sposta da me tornando tra le braccia di Tamara. 
La mia collega e amica alza gli occhi al celo cercando ancora una volta di trascinare Elena da qualche altra parte e se ne vanno. 
Quella stupida mi stava facendo rovesciare tutta la birra che ho in mano.
Guardo il negozio imbandito di decori di vario genere e della ventina di persona che ci sono alla festa. Conosco solo un quarto dei presenti. Sbuffo. A dire il vero sono annoiato da tutto questo.
Forse è meglio se prendo una boccata d’aria.
Esco e mi ritrovo sull’uscio con al mio fianco tre persone che conversano fra di loro e fumano. Uno è vestito da spaventa passeri, l’altro da una drag queen venuta male e l’ultimo da robot fatto con plastica e alluminio. È l’abito fatto peggio fin’ora.
Estraggo il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni.
Zero messaggi di qualunque genere, sia la chat che messaggistica normale. Zayn è completamente sparito. Forse era meglio così. Dopo tutto lui aveva troppe cose che teneva segreto e io odio le persone misteriose, perché dovrei rovinarmi la serata per un tizio del genere.
No non dovrei. Eppure perché continuo a guardare quella stramaledetta foto e quei diavolo di messaggi che ci siamo scambiati. Poi ripenso a quello che è successo e mi fa incazzare il fatto che lui non abbia nemmeno avuto la decenza di scrivermi un messaggio e chiedermi cosa ne pensavo.
Che si fotta!
Sto per rientrare quando d’un tratto vado addosso ad un tizio, alto un po’ più di me, spalle larghe. Si gira e riconosco il ragazzo vestito da lupo mannaro. Riccardo! Stavamo insieme molto tempo fa ma comunque siamo rimasti in buoni rapporti. Italoamericano, fisico scolpito, capello scuro e riccio e gli occhi neri come il carbone.
-Riccardo!- dico sorpreso.
-Steven? Ciao…- risponde, sorride e mi squadra. -Ma sei davvero tu?
-Si… o quel che ne resta. Ma che ci fai qui?
-Sono stato invitato da un paio di amici. Ho fatto bene ad accettare allora.
Ancora mi fa quest’effetto. Fa strano rivederlo dopo tanto tempo.
-Cosa devo fare per un abbraccio?- chiede.
Faccio come dice, mi fa veramente piacere rivederlo e sentire nuovamente le sue braccia calde intorno a me. È mancato, mi è mancato davvero tanto, mi stacco e la curiosità di sapere su lui prende il sopravvento.
-Allora, raccontami, come mai sei qui?- chiedo.
-Ho appena finito di lavorare su una crociera come animatore- risponde. -La stagione è terminata e mi sono trasferito. Ora però basta viaggiare, ho deciso di stare con i piedi per terra- sorride, quel bellissimo sorriso bianco che non ricordavo. -Tu invece? Come mai in questa zona?
-Anche io mi sono trasferito recentemente con mio padre. La distanza del nostro trasferimento è stato di qualche isolato verso nord- rispondo, lui ride alla mia battuta. -E da qualche anno lavoro alla The Home di New York.
-Ah si, conosco quella catena di negozi. Ottimo posto di lavoro! Vedo anche che sei migliorato molto fisicamente. O mi sbaglio?
-Ho perso qualche altro kilo dall’ultima volta che ci siamo visti. Ora vado spesso in palestra. Insomma, mi sto sistemando.
-Vedo, vedo con vero piacere- ancora quello sguardo mentre guarda ogni mio dettaglio. -Potremmo vederci una di queste sere se ti va.
-Mi farebbe piacere.
Una ragazza con i capelli scuri vestita da strega lo raggiunge, fa un saluto in generale richiamando l’attenzione.
-Riccardo… scusate il disturbo. Dobbiamo andare- dice.
-Va bene- risponde senza togliermi gli occhi di dosso. -Allora ci vediamo, Steven.
Accenno un saluto e i due ragazzi se ne vanno. Sarò sicuramente rosso come un peperone, che idiota. Mi è mancato, questo non lo metto in dubbio, ma sembravo un ragazzino delle elementari. Che stupido.

Sono già passate un paio di settimane da quando io e Zayn ci siamo visti ed è successo... qualunque cosa sia successa fra di noi. Ne ho parlato solo con Tamara e Elena di questo ragazzo e loro mi hanno consigliato di andarci piano e di non diventare subito pazzo perché non si fa più sentire. Ci vorrà qualche giorno per dimenticarlo, anche se devo dirla tutta, ogni tanto torno sul suo profilo e guardo la sua foto per poi scorrere le chat che ci siamo scambiati e le altre immagini inviate a ciascuno.
-Va tutto bene?- chiede Elena mentre continuo a mescolare il caffè senza distogliere gli occhi dal liquido nero. -Stai male ancora per quel ragazzo?
Casa di Elena è elegante e molto minimalista come lei, tutta agghindata con mobili moderni sulla scala di colori dal bianco al nero per finire con il grigio scuro. Sono seduto sul suo elegantissimo divano bianco di pelle, ho paura a stare qui con la tazza di caffè in mano. Se sporco qualcosa mi uccide.
-Già... passerà lo so- rispondo, il vapore acqueo della tazza mi inonda ed io ne assaporo l’aroma che da. -È passata tanta acqua sotto i ponti. Questa è un’altra delle tante disgrazie che occupano la mia vita.
-Beh disgrazie. Sei un po’ esagerato, è un ragazzo come un altro che ti ha voluto solo per quello. Ne eri consapevole sin dall’inizio o mi sbaglio?
-No... non ti sbaglio. Gli avevo chiesto di essere sincero con me e lui invece ha fatto tutto l’opposto sparendo. Non mi devo più fidare di gente come loro.
-Ah.. mio carissimo amico, non sai quanto tempo c’è voluto prima di incontrare Dave. Ho dovuto faticare per ottenerlo sai?
Lei mi sorride e mi da una piccola pacca sulla spalla, prende lo zucchero ed il vassoio ed infine sparisce dietro la porta della cucina. 
Vibra il cellulare, quella vibrazione proviene dalla chat Grindr. Ho un tuffo al cuore. Ho quasi paura di leggere chi è.
Sblocco il cellulare e apro il messaggio. È lui, Zayn riapparso dopo due settimane intere.
Mi blocco un istante e poso la tazza di caffè sul tavolo di vetro di fronte a me.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Carissimo Steven.
Perdona la mia assenza ma ho avuto davvero tante cose a cui pensare. Ho anche pensato a noi e alla notte che abbiamo passato assieme. Non ti nascondo che inizio ad aver paura di quello che accadrà in futuro. Spero in una tua risposta al più breve tempo possibile.
Ti ringrazio sin da subito.
Zayn.


Rileggo quel messaggio più volte. Non so davvero cosa rispondergli. È voluto sparire per una settimana perché doveva pensare... ma a cosa? Forse se vuole o meno intraprendere una relazione con me? O forse ha pensato a quanto è stato bello non toccarci e fare del sesso telepatico era meglio di quello normale? Mi fa entrare ancora più in confusione. Elena ritorna con un piccolo piatto di porcellana decorato con dei fiori con sopra un po’ di biscotti di vario genere.
-Mi ha scritto...- dico senza darle il tempo di farla sedere.
-Davvero? Che cosa ti ha detto?- chiede accomodandosi lentamente di fianco a me.
Le passo il cellulare e le faccio leggere il messaggio che mi ha inviato. I suoi occhi scorrono sulle parole, poi si fermano e distorce il naso.
-Sembra una scusa bella e buona- conclude lei.
-Dici? Non lo so, che cosa vorrà davvero dire? Sembra un messaggio in codice- rispondo riprendendo la tazza di caffè e faccio un sorso, è ancora caldo. Elena mi passa il cellulare ed io guardo ancora lo schermo. -Che risposta potrei dare ad un messaggio simile?
-Assolutamente niente, lascialo in sospeso. L’ha fatto lui con te, tu fallo con lui.
Vibra il cellulare e vedo un suo nuovo messaggio.

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
A: Steven
Devo vederti. Vieni da me ora.


Pensa davvero di potermi avere così? Per tre giorni è sparito e ora ritorna come se nulla fosse... si sbaglia, non sono lo schiavo di nesso ne tanto meno un cane a cui dare ordini. Mi sono stufato del suo atteggiamento. Voglio delle risposte ma non vorrei ottenerle così, ho bisogno di tempo per pensare come ha fatto lui. Non può riapparire dal nulla come se non fosse successo nulla e chiedermi, anzi, obbligarmi a vederlo.
Non voglio vederlo ora.
O forse si...
Dannatissimi pensieri che girate per la testa, smettetela di tormentarmi. Mi alzo dal divano mettendomi entrambe le mani sul retro del mio collo ed inizio a sfregare il copino per pensare davvero sul da farsi. Sento di essere osservato dalla mia amica mentre io faccio avanti e indietro nel salotto.
-Pensi di andarci davvero?- chiede Elena con aria preoccupata.
-Non lo so. Certo avrei bisogno di chiarire questa situazione ma ora... non so se riuscirei a vederlo- rispondo.
Sento che si alza, con la coda dell’occhio la vedo avvicinarsi a me e mi stringe in un caldo abbraccio.
-Sono la prima a consigliarti di non andare da quel mezzo pazzo però, allo stesso tempo, devi vederlo e parlarne con lui. Forse è meglio per te se concludi questa storia.

Guardo l’orologio sul display del mio cellulare, sono le diciotto e trenta. Sono fermo nel parcheggio sotto casa sua a riflettere da ben quarantacinque minuti. Come mi devo comportare con Zayn? Mi ha già mandato una decida di messaggi tipo:
“Perché non rispondi?”
“Steven ho davvero bisogno di parlarti”
“Piantala di ignorarmi, ti vedo online”

E via dicendo... Cosa vuole davvero da me? Faccio un grande respiro profondo per prendere tutta l’aria che mi manca. Ho le farfalle nello stomaco, sono rigido e nervoso. Non aspetto oltre, scendo dalla macchina. La chiudo. Faccio qualche passo e sono davanti alla sua porta. Busso. Zayn, in meno di pochi secondi, apre l’uscio e si presenta in un completo totalmente nero come la camicia di seta sbottonata fino al terzo bottone, la giacca aperta, una mano in tasca e mi fa cenno di entrare.
Quel suo sguardo cupo mi fa rabbrividire, sembra arrabbiato, stringo i denti e saldo la mascella entrando dritto distogliendo gli occhi da lui. Mi guardo intorno e vedo casa sua, la ricordo bene perché in questi giorni non ho fatto altro che pensarci o sognarla.
-Vieni, per di qua- passa avanti a me e mi fa strada, superiamo il salotto e andiamo verso un’altra stanza dove c’è il suo studio. La stanza è ricoperta di libri e volumi vecchi sopra a quattro diversi scaffali di legno nero. La scrivania invece è di vetro con sopra un elegante computer di ultimo modello, infine ci sono tre poltrone di pelle nera, una dietro la scrivania e due davanti. Il tutto è racchiuso in quattro mura bianche con una sola grande vetrata dalla parte destra e delle piastrelle 
fatte di pietra anch’essa biancha.
Molto elegante e ordinata però spoglia nel contesto.
-Le tue stanze sono molto interessanti, ognuna a il proprio colore di base- dico questo per ammorbidire la tensione che c’è nell’aria. Mi accomodo davanti alla scrivania vetrata.
-Vero… il salotto hai già potuto vedere com’è fatto. La cucina invece l’ho voluta tutta tra un'equilibrio di marrone e bianco. Questa invec è bianca e nera. Il bagno e l’altra saletta al piano superiore le ho fatte entrambi blu e bianche- risponde, si siede e prende una penna ed inizia a giocherellarci con una mano e l’altra la posa sul bracciolo della poltrona.
-Ed è in questo ufficio che lavori?- chiedo.
-Si, più o meno, qui accolgo i miei clienti per capire le loro necessità sulle varie vetture che vogliono.
-E la tua camera da letto che colori ha?
Che stupido! Mi accorgo di aver fatto una domanda cretina, ma ha detto tutte le stanze tranne una, la sua.
-La vedrai a tempo debito, Steven- risponde serio.
-Senti... sono qui solo per capire e sapere che cosa vuoi da me. Perché mi hai contattato?
-Ti avevo avvisato che ti avrei ricontattato fra breve. Prima però avevo un paio di cose da sistemare.
-Ora basta...! Sono stufo delle tue parole messe a caso come enigmi irrisolvibili. Dimmi che cavolo vuoi dalla mia vita!?
Di scatto si alza e con passo felpato viene verso di me, prende la sedia dove sono seduto e la trascina avvicinandola il più possibile verso di lui. Mi sto spaventando, è aggressivo e lo leggo dal suo sguardo che è irritato. Si avvicina al mio volto ad un palmo di mano.
-Tu non sai nemmeno con chi hai a che fare Steven. Ci vorrà del tempo prima che possa fidarmi completamente di te, chiaro?- la sua voce è rabbiosa e intimidatoria, sono paralizzato sulla sedia. Tengo le mani salde su di essa e stringo il morbido bracciolo di pelle. Ma ancor prima che me ne accorgo lui... mi bacia.
Mi sta baciando con vera passione. Non è il bacio che mi ha dato quella sera alla mostra, questo è diverso, travolgente e sembra pieno d’affetto nei miei confronti.
Una mia mano si allunga per raggiungere il suo viso ed inizio ad accarezzare quella pelle liscia e leggermente ruvida che ha sul mento. Si stacca velocemente e si raddrizza passandosi una mano fra i capelli girandosi dall’altra parte.
-Maledizione Steven... non puoi farmi questo.
-Cosa? Ma perché ti comporti così? Non ti capisco…
Si volta, mi guarda ed inizia a toccarsi la zona inguinale massaggiandosi il pene che intravedo già eretto. Si sta toccando mentre mi guarda… ma che diavolo di problemi ha? Possibile che questi ragazzi sono tutti così dannatamente vogliosi?
-Ti voglio scopare. Voglio prenderti e sbatterti contro questo muro- dice questo mentre continua a fissarmi e a massaggiarsi quella zona. -Tu non puoi nemmeno immaginare che cosa ti farei se potessi!
-E allora perché non lo fai?- la mia voce è mite ma mi rendo conto di avergli buttato un guanto di sfida in pieno volto. Zayn si ferma e mi guarda serio. Serro la bocca stringendo i denti e mandando giù un grosso groppo in gola, il cuore batte forte.
Si toglie la giacca e l’appoggia sul tavolo di vetro.
-Spogliati- ordina mentre si sistema poggiandosi sulla scrivania e mette le braccia conserte.
-No, mi dispiace. Prima voglio quello che ho chiesto- resto fermo sulla mia decisione. Non mi potrà avermi fin quando non sarò io a deciderlo. Prima deve dirmi perché si comporta così. Lui mi vuole ma si sente come paralizzato da quello che potrebbe accadergli. Esatto, non a me, ma a lui.
Fa un ghigno e guarda altrove. Dove vuole arrivare con questo suo atteggiamento?
-Lo sai che non mi ripeto mai due volte- risponde.
-Si, lo so Zayn. Ma sembra che tu abbia paura di toccarmi. Che cosa ti reprime?
-Queste cose le saprai a tempo debito come ti ho già ripetuto mille volte, Steven.
-Il tempo ormai è trascorso già da un po’, hai avuto modo anche di pensare quindi ora voglio che mi spieghi.
-Mi piace questo tuo lato così... intraprendente e autoritario, Signorino.
-Oh... ma piantala. Ora basta, sono stanco di te.
Mi alzo e m'incammino verso la porta. Lo sento sistemarsi per poi fare una risatina soffocata. Mi volto verso di lui ed eccolo che inizia a sbottonarsi la camicia ma non del tutto, gli ultimi tre bottoni sono all’interno del pantalone, li lascia chiusi. Poi con la mano destra inizia a toccarsi il petto e con la sinistra va verso i pantaloni. Con la stessa mano, lentamente, abbassa la zip.
-Fermati... che stai facendo?- domando stupidamente rimanendo in piedi fermo vicino allo stipite della porta.
-Mi stai eccitando- risponde con quel tono arrogante che mi irrita.
Zayn va avanti a massaggiare la zona sotto la vita, con quella stessa mano la intrufola all’interno dei boxer e inizia a gemere godendosi la mia visione arrabbiata.
Zayn per un istante rimane li a fissarmi, dopo di che si raddrizza, aggiusta i pantaloni lasciando aperta la zip. Si sta avvicinando lentamente a me, quel suo cammino elegante mi fa uno strano effetto. No non avvicinarti ancora!
Ad un passo di distanza da me scruta i miei occhi, è serio e la cosa mi rende ancora una volta vulnerabile. Mi prende le mani e le solleva fino ad arrivare all’apertura della camicia inserendole entrambe all’interno di essa ed inizio a toccare il suo corpo nudo, muscoloso e perfetto.
Una statua di marmo come nel suo basso ventre.
-Toccami ovunque- dice, io obbedisco toccando ogni minima parte di quel corpo. Passo le dita su tutti i lineamenti del petto e anche se è mezzo visibile lo ricordo perfettamente come quella sera di due settimane fa.
Voglio baciargli l'addome, passare la sua lingua sui capezzoli ed iniziare a...
Ma a che cosa cazzo sto pensando?!
Ho un sussulto e mi distanzio da lui.
-No... non è quello che voglio- dico con un filo di voce ma lui continua a guardarmi e mi accarezza i capelli, cerca la mia parte enigmatica che tanto sta trovando le risposte che non ho ancora avuto. Inizia a sbottonarmi il cappotto e me lo leva lentamente come ha fatto la prima volta. Lo sento cadere a terra con un lieve tonfo. Guarda la camicia scozzese blu che ho indosso aperta per far vedere la maglietta intima bianca.
Apre leggermente e tocca il mio petto, io sento il tessuto di seta sfiorarmi.
-Toccami... voglio solo questo- la sua voce calda mi accompagna verso la sua pelle sotto la camicia. Prima l’uomo violento, poi l’uomo misterioso, cambia ancora per diventare l’uomo che non vuole toccarmi e ora supplica il mio tocco su di lui.
Perché mi sta facendo questo?
Ricomincio a toccargli lentamente il petto. Zayn smette di massaggiare il mio e va verso i suo pantaloni e si sbottona l’unico bottone che aveva. Li apre ed estrae il suo membro dai boxer. Oddio quanto è grosso e eretto nella sua splendida struttura. Le vene pulsano rabbiose come se aspettassero da una vita questo momento.
Io slaccio i bottoni rimanenti della camicia e spalanco bene il tessuto facendo modo di mostrarmi meglio la sua pelle liscia con pochi peli scuri sotto l'ombelico. Voglio rivedere ancora quei disegni tatuati sul corpo.
Le mie mani scendono sui fianchi per andare verso... .
-No, non toccarlo. Non ancora, devo essere sicuro che posso farcela- mi avverte gemendo di piacere.
-Di fare cosa?- chiedo.
-Di essere abbastanza forte da riuscire a trattenermi.
-Con me non dovresti farlo.
-Fidati... è meglio così. Continua a toccarmi dove ti ho detto.
Le mie mani tornano indietro sfiorando il suo corpo andando verso il collo, fanno un percorso loro e vanno a toccare lentamente le spalle. Prendo il lembo superiore della camicia ed inizio a sfilargliela da sopra. Lui mi lascia fare osservandomi. La estraggo dai polsi e faccio in modo di toccare tutto il corpo. Le mie dita percorrono le vene che fuori escono dai bicipiti e tocco elegantemente quel percorso che arriva fino agli avambracci. Zayn inizia a masturbarsi in modo tranquillo come se tutto questo fosse... normale. Ora voglio fare una cosa per conto mio e senza nessun suo obbligo.
Mentre continuo ad accarezzargli le braccia, risalgo verso le spalle ed inizio ad andare dietro di lui. Guardo la perfetta forma delle sue spalle così grandi e forti. La schiena è perfetta, con il dito indice scorro la colonna vertebrale. Lascio che le mie mani facciano tutto il percorso. Lui continua a masturbarsi e a godere. Questo mio gesto lo porta ad avere la pelle d’oca, lo vedo dalle sue braccia.
-Così tesoro... continua a toccarmi- geme, ed io lo lascio fare. -Torna davanti a me, voglio vederti mentre vengo.
Con le mani continuo a percorrere tutta la schiena e ritorno dov’ero prima. Gli massaggio il petto e poi mi soffermo sui capezzoli. Quello è un punto debole per lui, lo capisco dal verso che fa. Un gemito di piacere prolungato e roco esce dalla sua voce. Voglio baciarlo ovunque, sono indeciso se farlo o no. I suoi occhi color ghiaccio mi guardano e non perdono un attimo, vogliono seguire tutti i movimenti che faccio.
Cambio idea e mi levo la camicia scozzese, subito dopo la maglietta bianca e Zayn lo vedo sorpreso, smette un istante di toccarsi e inizia a toccare il mio corpo.
-Non farlo mai più. Te lo chiederò io d’ora in avanti se ti potrai spogliare- replica e fa un ghigno. Per finire torna a masturbarsi e il suo sguardo si sofferma sul mio petto.
-Vuoi che beva il tuo liquido?- chiedo, questa volta la mano sinistra accarezza una vena del collo che gli è appena apparsa. Sento una vampata di eccitamento provenirmi dallo stomaco.
-No, questa volta voglio venirti sul petto. Siediti.
Così vado verso la poltrona di pelle, mentre continua a masturbarsi si avvicina a me. Gli faccio un piccolo spazio dove lui appoggia un ginocchio. Un ringhio di eccitamento gli esce e il liquido bianco caldo arriva dritto sul mio petto, un getto repentino che si insidia anche su uno dei miei capezzoli e arriva colando sull’ombelico.
Respira affannoso e per qualche istante mi guarda.
-Dovevamo solo parlare e chiarire- sembra innervosito e non capisco il perché. Prende da una scatola di metallo un po’ di fazzoletti e si asciuga la zona del membro e le mani. Poi me la porge ed io ne estraggo quattro o cinque per ripulirmi.
Mentre lo faccio cerco di riflettere. Lui ha estratto il pene ed ha iniziato a fare tutto questo. Io non c’entro assolutamente nulla.
-Mi spieghi perché colpevolizzi sempre me per tutte le cose che fai tu?- dicendo ciò mi alzo e mi rivesto rapidamente. Questa volta non l’avrà vinta. -Non vuoi toccarmi, è già tanto se mi baci. Poi ti arrabbi se succede quello che succede. Tu hai paura di me o che cosa?
-Non è così semplice Steven - mi da le spalle e poggia i pugni sul tavolo di vetro.
-E allora cosa c’è che non va? Fammi capire...
Sospira. Sembra triste.
-Ti prego vattene via.
-No, Zayn non voglio lasciarti così, io posso aiutarti in…
Si volta di scatto e ha la faccia scura e rabbiosa.
-Nessuno può aiutarmi!- sbotta. -Vattene di qui. Va via!
Non posso vedermi ma credo di avere l’espressione più cupa che ho mai fatto. Raccolgo da terra il mio cappotto e spalanco la porta del suo studio correndo via. Sento delle lacrime scorrermi sul mio viso. Sto piangendo inutilmente.
Busso alla porta di Tamara. Sto ancora piangendo come uno stupido, non dovrei farlo perché è inutile. Sto male per colpa di una persona sconosciuta.
Riprendi in mano la situazione Steven! Riprenditi! mi urlo contro tutte queste parole mentre altri pensieri prendono il sopravvento.
Zayn, maledetto bastardo senza cuore. Non voleva toccarmi, mi ha urlato di andarmene, ha cambiato tante volte la sua maschera e pensa davvero che succederà mai qualcos’altro tra di noi? Si sbaglia di grosso.
Ho chiuso con lui, definitivamente. Deve prima sistemare quella merda che ha in testa e poi, forse, potremmo riprendere in mano questa fantomatica relazione che non ha ne capo ne coda.
Che sia dannato quel maledetto giorno che, aprendo la chat, gli ho scritto.
Sento i passi di Tamara che si avvicinano alla porta, la apre e dal sorriso bello che aveva prima di guardarmi diventa subito cupa.
-Oddio tesoro, che è successo?- chiede portando un braccio intorno alle mie spalle.
-Quel cretino di Zayn… ha qualche problema nella testa che deve risolvere- dico fra un singhiozzo e l’altro.
-L’hai rivisto quindi?
-Si, prima di venire da te..
-Entra, non stare qui fuori, fa freddo. Ti preparo una bella tazza di the e poi parliamo. Accomodati fa come se fosse casa tua.
Mi tolgo il cappotto ed entro in casa, lo poggio sul appendino, casa sua è piccola, pareti vecchio stile, in torno a me sono circondato da svariati simboli buddisti e una grande raffigurazione del dio Ganesha. Tamara ama e segue questo tipo di religione anche se esteticamente non sembrerebbe. Percorro il piccolo corridoio per arrivare in salotto. Mi siedo sul divano rivestito dal bambù, è un nuovo materiale che stanno utilizzando solo ora per i nuovi arredamenti per la casa.
Sono comodi e, decisamente più leggeri rispetto al legno tradizionale.
Stupidissimo documentalista che sono. Penso a queste cose invece che trovare una soluzione per quel cretino di Zayn.
Mi asciugo le lacrime e resto a fissare il vuoto.
Cerchiamo di rimettere a posto tutto quello che è successo fin ora.
Punto uno: ha paura di toccarmi e ancora non capisco perché.
Punto due: continua a parlare di “trattenersi agli stimoli” ma non capisco il motivo. Se si è una coppia o quasi, gli stimoli sessuali devono essere appagati... o sbaglio?
Punto tre: ha tante diverse maschere e non ho ancora visto quella vera.
Punto quattro: cosa realmente mi sta nascondendo?
Dopo un paio di minuti Tamara torna con un vassoio di plastica con sopra raffigurato un Buddha che prega, le tazze sono in ceramica nera come il bollitore. Posa tutto sul tavolino di legno e lei si accomoda rapidamente sulla poltrona marrone li di fianco.
-Allora Steven... raccontami che cos’è successo?- chiede mentre versa l’acqua calda nelle tazze.
-Dopo due settimane di pausa lui ha voluto rivedermi, voleva parlarmi ma alla fine abbiamo solo fatto c’ho che ha voluto fare lui- rispondo, verso tre cucchiai di zucchero e prendo la tazza avvicinandomela alle labbra. Soffio il vapore acqueo per cercare di raffreddarlo.
-Avete fatto sesso?
-No... ha paura di toccarmi, continua a dire: “devo riuscire a trattenermi”. Non capisco da cosa, con me non dovrebbe. Se stiamo cercando di conoscerci e vogliamo affrontare una relazione, qualsiasi essa sia, dovremmo soddisfarci a vicenda. Invece sembra provare ribrezzo nel toccarmi anche se mi ha già visto nudo. Non lo so Tamara, sono così confuso.
Vibra il cellulare, oggi non posso stare tranquillo un secondo. Guardo il display del cellulare e leggo: NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR: da: Dx.
Blocco immediatamente lo schermo con il tasto superiore, non voglio leggere assolutamente ciò che mi ha scritto. Ora voglio solo stare tranquillo.
-Era lui?- chiede curiosa Tamara mentre beve un sorso di the.
-Si ma non voglio rispondergli ne tanto meno sentirlo.
Vibra ancora una volta il cellulare, apro lo schermo e siamo già a due suoi messaggi.
-Sta cercando di farsi perdonare.. credo.
-Lo credo anche io. La cosa più strana è quello che è successo. Io ero arrivato li per un motivo ben preciso, sapere del perché era sparito e di che cosa vuole davvero da me. Poi lui ha girato le parole continuando ad essere enigmatico. Mi ero stufato di stare li e poi ha iniziato a masturbarsi mentre io lo guardavo.
A Tamara le va di traverso il the, ma non perché è caldo, lo so bene che è una cosa scandalosa quello che ho appena detto, il suo viso sbigottito me lo conferma.
-Cosa?! E poi che altro è successo?
-Mi ha tolto il cappotto e ha iniziato a toccarmi per poi chiedermi di toccargli il corpo mentre lui continuava la sua masturbazione.
-E tu...?
-Ho fatto c’ho che mi ha chiesto. Ma non appena abbiamo finito mi ha colpevolizzato, che dovevamo solo parlare. Volevo aiutarlo e invece mi ha cacciato via.
Un'altra vibrazione, di nuovo lui. Decido di aprire il messaggio e leggere:

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
a: Steven
Perdona il mio atteggiamento, non sono abbastanza forte.


Messaggio successivo:

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
a: Steven
So di aver sbagliato, ma non riesco. Ho bisogno di te ma ogni volta rischio di metterti le mani addosso. Non voglio solo il tuo corpo, voglio conoscerti davvero, sono io a non riuscire ad essere in grado di gestire questa cosa.


E l’ultimo messaggio:

NUOVO MESSAGGIO DA GRINDR:
da: Dx
a: Steven
Incontriamoci domani in un luogo pubblico, sarò capace di trattenere i miei istinti.
Giuro che non farò nulla. Ti prego di scusarmi ancora, rispondimi.


Mi alzo, Tamara è interdetta da questo gesto. Prendo il cappotto ed esco di casa senza dire nulla. Poi sento la sua voce che mi chiede cosa stia succedendo. Mi giro e la guardo.
-Ora cambieranno le cose, grazie per il the Tamara, ci vediamo domani a lavoro.
Salgo sulla jeep, metto in moto ed entro nel traffico senza dare tanto occhio a chi passa per primo. Faccio l’ultima mezz’ora di strada ad osservare solo la carreggiata che ho davanti. Ho deciso cosa devo fare e se questa cosa a lui non andrà bene non sarà un mio problema.
Prendo il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni. So che non si dovrebbe usare il telefono durante la guida ma mi basta un secondo per scrivere a Zayn:

RISPOSTA
da: Steven
A: Dx
Ultima possibilità. E questa volta mi dirai tutto.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




 
 
CAPITOLO 5.






Continuo a specchiarmi sulla vetrata del ristorante dove Zayn ha deciso di vederci. I capelli sono abbastanza in ordine, credo che per questo ristorante di lusso vada bene l’abbigliamento che ho scelto: polo bianca, cardigan grigio come i jeans ma di un paio di tonalità più scure e scarpe bianche. Mi stringo il cappotto sotto il mento, l’aria inizia a cambiare e diventa sempre più fredda. L’ultima volta che ho guardato l’orologio erano le diciannove spaccate. Lui non è in ritardo, sono io con troppo anticipo.
Sto valutando, ancora una volta, la situazione che mi si presenterà stasera.
Questo sarà il primo e vero appuntamento che ci eravamo promessi nelle varie chattate di qualche tempo fa. La gente mi passa di fianco come se io fossi inesistente ed è proprio così che mi sento in questi giorni.
Non so come comportarmi, non so mai cosa dire o cosa fare.
Sono stanco di stare sempre dietro agli altri, vorrei che per una volta siano gli altri a stare dietro a me.
D’istinto mi viene da guardare l’orologio: diciannove e dieci.
Ormai dovrebbe arrivare a momenti. Mi guardo ancora una volta specchiandomi sulla vetrata e vedo un’ombra dietro di me.
-Sei bellissimo- una voce calda e seducente mi parla alle mie spalle. Mi volto e lo vedo, come al solito nella sua eleganza e beltà.
Abito marrone con risvolti più scuri come la cravatta, camicia nera e scarpe nere, l’occhio di ghiaccio esalta il tutto con ancora più intensità.
-Entriamo?- chiedo senza nemmeno salutarlo, il sorriso che aveva qualche istante prima svanisce in pochi secondi. Ha capito che io sono arrabbiato da morire con lui e i suoi comportamenti stupidi.
Lui mi fa gesto con il braccio per chiedermi di proseguire per primo e così faccio. Spigo il portone di vetro dall’asta d’argento che fa da pomello, l’entrata a vari ghirigori in oro, l’atrio si presenta elegante e impeccabile. Un lungo tappeto rettangolare color mogano ci fa da passerella prima di arrivare alla reception dove una ragazza bionda con gli occhiali e un bel sorriso ci accoglie, veste con un lungo abito a tubino nero e una giacca a mezze maniche anch’esso nero.
-Buona sera e benvenuti al Explendid, in cosa posso esservi utile?- chiede gentilmente, la voce dolce.
-Buona sera cara, avevo prenotato a nome Malik- risponde Zayn.
-Malik... mmm... guardo subito- scruta il pc facendo scivolare il mouse sulle varie caselle delle prenotazioni. -Malik! Eccolo. Aveva chiesto privè giusto?
-Esattamente.
-Vado a controllare subito se il tavolo è pronto- ci sorride e fa per andare nella sala principale.
Vuole davvero rimanere isolato con me dopo che mi aveva promesso che saremmo stati in un luogo pubblico? Se lo scorda!
-No!- credo di aver urlato perché i due sobbalzano, schiarisco meglio la voce e ritorno ad un tono calmo e pacifico. -Per favore signorina, se possibile preferirei si un tavolo appartato ma vorrei avere della gente intorno a me. Sa, mi mette un po’ a disagio l’isolamento.
-D-d’accordo- dice incerta, alza un sopracciglio e sorride a Zayn per aspettare un’ulteriore conferma. Lui le fa cenno di consenso e lei sparisce dietro l’angolo. La musica soft è rilassante, una voce di donna canta delle canzoni bellissime sull’amore e su quanto vorrebbe essere amata. Un soul lento e tranquillo che fa da colonna sonora a tutte le portate che vengono consegnate sui vari tavoli.
È la prima volta ce vedo Zayn nervoso. Tiene le mani in tasca e, dal movimento della mascella, sembra che la stia stringendo più volte. Al contrario di lui io sono così tranquillo. La ragazza bionda torna con il suo passo deciso.
-Prego signori da questa parte- dice gentilmente e ci fa lei guida per arrivare al nostro tavolo. Siamo nel punto più in fondo e messo nell’angolo di tutto il ristorante. Questo posto è troppo elegante anche per come sono vestito.
Tavoli di mogano, lunghe tovaglie di seta color perla e la porcellana quadrata più bella che io abbia mai visto. L’argenteria è luccicante, tutto qui dentro non ha nemmeno una grinza, è così impeccabile quasi da farmi sentire a disagio.
Zayn si mette di fronte a me e si toglie il cappotto. Faccio lo stesso e, mentre io mi accomodo, lui ordina già una bottiglia d’acqua naturale e un vino rosso, il Valpolicella se non ho capito male, non lo so, non me ne intendo molto di vini. Ne ho assaggiati diversi ma non ne ho uno che mi piaccia particolarmente, questo per me sarebbe un nuovo assaggio ed una nuova bevanda da conoscere.
La ragazza prende l’ordine di Zayn ed in fine ci passa i menù, sono piccoli rispetto agli altri che vedo in giro, la copertina è fatta di finto velluto e la carta al suo interno è di finta pergamena, ruvida al tatto. Sfoglio diverse pagine ma il piatto meno caro è la pasta con i pomodorini freschi, venticinque dollari solo per questo.
Zayn tocca una mia mano e si avvicina.
-Ordina quello che vuoi, non ti preoccupare di quanto spenderemo, non so se ricordi ma me lo posso permettere.
-Lo so, ma siamo qui per parlare, questo non è di certo un appuntamento quindi pagherò la mia parte- rispondo, mi sono scocciato, vuole sempre avere in mano lui la situazione. Questa volta andrà diversamente, riprendo a guardare il menù.
-Steven, questa sera offro io, è il minimo che possa fare- dice pacato.
-Va bene.
La ragazza torna e prepara l’iPad mini con penna appresso. Digita qualcosa per poi guardarci sorridente.
-Prendiamo un primo, spaghetti alla parmigiana e burrata. Come secondo gradiremmo una tartan di carne con un misto di verdure cotte come accompagnamento. Vedremo poi per il dolce- Zayn mi ha incalzato ancor prima di poter scegliere la mia ordinazione. Guardo rapidamente sul menù quello che ha scelto per vedere i prezzi.
Faccio un rapido calcolo contando anche le bevande e i due dollari per il coperto.
Cazzo, sono più di duecentosettanta dollari!
Rivolgo lo sguardo verso di lui, ricambia il mio e ammicca un sorriso beffardo. Stringo le labbra innervosito. Chiudo il menù e glielo porgo alla ragazza.
Lei sorride e torna alla reception lasciandoci soli.
Cala un drastico silenzio imbarazzante mentre la musica e i brusii di sottofondo della gente che chiacchiera mentre cena proseguono senza dar peso a noi.
-Steven...- Zayn sta iniziando il discorso che abbiamo in sospeso da tanto, quando viene interrotto bruscamente da un signore di mezza età, magro, quasi scheletrico, vestito elegante che porta un carrello che affianca al nostro tavolo. Apre la bottiglia d’acqua e ne versa un po’ ad entrambi nel bicchiere più basso.
Subito dopo aver posato la bottiglia ci presenta il vino facendo leggere l’etichetta a Zayn. Lui acconsente alla scelta che ha fatto e il signore, con precisione, apre la bottiglia facendo attenzione a non creare un botto troppo forte per non disturbare il resto della clientela. Ne versa un po’ a Zayn, lui prima lo annusa girando il calice più alto per poi assaporarne il contenuto. Non appena fa cenno che va bene ce ne serve mezzo bicchiere a testa, per concludere se ne va augurandoci il buon proseguimento.
Dexter mi guarda passando il dito sul calice del vino.
-Che cosa vuoi sapere davvero?- chiede, ancora quel ghigno arrogante.
-Tutto. Perché ti comporti così con me e perché hai voluto fare ciò...- mi guardo intorno per non avere occhi indiscreti ad ascoltarci ma la maggior parte delle persone sono prese a mangiare. Mi avvicino a lui. -Ciò che hai voluto fare con me.
-Quello che abbiamo fatto a casa mia è stato divertente o mi sbaglio?
-Si, ma io volevo del contatto da te, se in un rapporto di coppia c’è qualcosa, qualunque essa sia. C’è bisogno del contatto fisico e non solo visivo.
-Lo so bene, Steven.
-Vorrei sapere perché non vuoi toccarmi e la causa del tuo continuo sbalzo di umore?
Prima che lui possa rispondermi arriva il primo piatto che ha ordinato, li porta un giovane ragazzo vestito come se fosse un pinguino. È molto carino e ci sorride ad entrambi posandoci i piatti davanti a noi.  Zayn prende la forchetta ed inizia a mangiare come se niente fosse. Anche io faccio lo stesso, mangiamo silenziosamente. Ma qualcosa dentro di me mi fa bollire di rabbia. Metto a posto la forchetta dove c’è il piatto ancora mezzo pieno. Lo guardo traverso, le braccia conserte. Rivolge lui poi gli occhi su di me e si ferma.
-Allora? Vuoi spiegarmi perché ti comporti così?- chiedo nuovamente.
Fa un sospiro, prende il tovagliolo portandoselo alle labbra e premendolo un paio di volte per pulirsi. Dalla tasca interna della giacca elegante tira fuori una moneta completamente nera con il numero “Novantotto” segnato in rosso. Me la mostra per poi posarla sul tavolo e la fa scivolare verso di me con l’indice.
La prendo e la guardo interdetto.
-Sono novantotto giorni che non faccio sesso- dice lui. Alzo lo sguardo, non capisco il significato di questa frase, lui lo vede, sorride poggiando i gomiti sul tavolo, abbassa lo sguardo. -Io soffro di una patologia che è ritenuta sia psicologica che fisica. Sono un Ninfomane o per meglio dire soffro di Satiriasi. È una malattia chiamata così per i casi di sesso dipendenza.
Rimango a bocca aperta. So di che malattia sta parlando, ed è forse la peggiore perché non riesci ad essere pienamente soddisfatto sessualmente con il proprio partner. Il mio respiro accelera e sento il cuore battermi forte. Poso la moneta sul tavolo passandogliela nuovamente.
-Che cosa succede al centesimo giorno senza... sesso?- chiedo.
-Vieni premiato. Ti portano in una sede specializzata da psicologi, inizia così un percorso di analisi e guardano quanto tu possa essere forte verso delle immagini sessuali e lavorano anche con il contatto con un’altra persona. Poi continui il tuo percorso sia con gli psicologi che con i tuoi compagni- risponde.
-Seduta di gruppo?
-Esattamente.
-Se invece non superi i cento giorni...?
-Rischio l’azzeramento del conteggio ricominciando da capo anche con le varie analisi. O in alcuni casi c’è l’espulsione dalle sedute.
Sono... scosso? Confuso? Non so bene cosa sto provando ma sono tante emozioni contrastanti.
-In queste sedute di gruppo cosa fate precisamente oltre a parlare dei vostri problemi con il sesso?- chiedo ancora.
-Ci supportiamo a vicenda, cerchiamo di trovare il problema della persona che abbiamo di fronte. Sentiamo il bisogno di confrontarci con il nostro psicologo del gruppo. Facciamo delle specie di giochi sulla fiducia reciproca e, naturalmente, parliamo del nostro passato. Soprattutto di quello perché i nostri medici vogliono arrivare alla fonte del problema che ha influenzato la ninfomania- risponde lui.
-Voi andate con più persone nello stesso giorno… è così?
-In realtà vuoi chiedermi se in quelle due settimane di assenza ho sentito e fatto le stesse cose con un altro, vero?
Forse sono stato troppo esplicito nella domanda, però si, voglio capire se lui ha già trovato qualcun altro. Purtroppo la ninfomania porta anche a questo, ha tradire la fiducia del prossimo e se non basta un unico individuo ne cerca altri come se fosse un animale alla ricerca della sua preda per sfamare la sua fame. Lui ora mi sembra che rappresenti una pantera nascosta fra i cespugli pronta ad attaccare non appena vede un animale indifeso.
Zayn cerca di saziare il suo appetito sessuale sempre e tutti i giorni a tutte le ore.
Faccio un cenno col capo e lui sorride, scuote la testa lentamente, un sospiro di sollievo placa i miei timori. Mi mordo il labbro cercando un’ulteriore domanda da porgli… ma non mi viene in mente niente. Dopo che ha rivelato chi è veramente non so nemmeno io cosa domandargli.
-A cosa stai pensando Steven?- chiede distogliendomi dai pensieri. Apro la bocca, non riesco nemmeno a rispondere, non esce nemmeno una sillaba. -Vuoi che ti racconti del mio passato?
Annuisco, lui sorride e si mette comodo sulla sedia mettendo gli avambracci poggiati sul tavolo.
-La mia malattia l’ho scoperta all’età di dodici anni, qualche anno prima pensavo fosse solo un gioco quello di toccarsi le parti intime. Avevo appena scoperto la mia sessualità. Era davvero allettante. Un amico più grande poi mi fece scoprire il mondo della masturbazione e come potevo sperimentarlo in modi diversi usando lubrificante o creme per il corpo. Poi mi diede un’idea che poteva giovare il mio piacere, le riviste pornografiche sarebbero state ideali. Quando mi masturbavo però non pensavo alle donne ma ben si agli uomini che le scopavano. Solo l’anno dopo avevo capito di essere gay.
Il ragazzo che prima ci aveva portato i piatti torna per chiederci se la cena è di nostro gradimento. Zayn, con il suo solito tono arrogante, gli ordina di portarci via i piatti e di fermare momentaneamente l’ordine successivo.
In effetti mi è passato l’appetito e a quanto pare anche a lui. Non dev’essere facile parlare del suo passato e della sua malattia che deve combattere tutti i giorni. Lui è in salute, è più una cosa psicologica. Il cameriere fa ciò che gli ha ordinato, ci prende i piatti e se ne va lasciandoci da soli. Cala nuovamente il silenzio imbarazzante di prima. Prendo il calice di vino ne bevo un lungo sorso.
Devo tranquillizzarmi e continuare ad ascoltare. Ma prima ho una domanda da porgli.
-Quand’è stato il tuo primo rapporto sessuale? Se posso chiedere.
-Circa nello stesso periodo di quando avevo appena scoperto il mio orientamento sessuale- risponde gentilmente.
-E posso chiederti con chi?
-Prima avevo provato a fare sesso con una ragazza più grande di me. Ma mentre si spogliava continuavo ad esserne quasi distaccato eppure ero comunque eccitato. Il libido era… intenso.
Appena provò a darmi piacere masturbandomi io non provavo niente. Ricordo che dall’uscio di camera sua ci stava spiando qualcuno. Era il fratellastro più piccolo. Lei gli chiese di entrare per divertirsi insieme a noi. Non appena il ragazzo si tolse la maglietta capì davvero a quale sesso appartenevo di più.
-Quindi la tua prima volta è stata… una cosa a tre?
Fa un cenno con il capo. A tredici anni io giocavo ancora con i miei amici in cortile a casa di mia madre e lui... lui faceva sesso con due persone. Sbatto le palpebre perché questa cosa sta diventando al quanto bizzarra e io mi sento imbarazzato per lui. Mi schiarisco la voce cercando di sistemarmi sulla sedia e riprendermi.
-Vuoi che mi fermo?- chiede.
-N-no… prosegui pure- rispondo schietto.
-Bene- si guarda intorno cercando le parole giuste per continuare il suo racconto. -Loro due erano diventati i miei amanti, per quattro mesi ho continuato a fare sesso prima con lei e alcune ore dopo con lui. Dopo di che ci sono stati dei problemi fra di noi. Lei si stava innamorando di me e il ragazzo si stava ingelosendo, diceva che io dovevo essere l’unico con cui potevo avere rapporti sessuali. Dovetti chiudere con entrambi, eppure, qualcosa dentro di me era cambiato. I miei ormoni erano costantemente in subbuglio masturbandomi più volte al giorno. Passò solo un mese e iniziò il mio calvario di uomini. Feci esperienze diverse per ispezionare a fondo tutti i vari scenari del sesso che potevano provocare in me sensazioni nuove e, allo stesso tempo, dovevo cercare qualcosa per appagare la mia fame sessuale. Dai quindici fino ai ventidue anni ho fatto sesso con un centinaio di persone. Chi durava di più chi solo una notte. Ma il sesso è sempre stato la fonte di ogni mio scenario.
Mando giù un grosso groppo in gola, la salivazione è aumentata e ho bisogno di bere un goccio di vino per riprendermi. Appena riesco a incanalare tutte le informazioni chiedo:
-Quali esperienze hai fatto oltre ai classici rapporti?
-Ho provato del feticismo reciproco. Ho intrapreso un percorso bondage come dominatore. Ho voluto essere passivo. Ho fatto  e ricevuto fisting anale. Facevo orge organizzate su internet dai tre ai dieci fino ai trenta uomini. Ho sperimentato al meglio tutte le varie possibilità che il sesso mi poteva dare ma non sono mai riuscito ad essere completamente soddisfatto. Poi ho conobbi un ragazzo di nome George. Era molto più grande di me, siamo stati insieme per due anni e in quei due anni io e lui facevamo sesso anche tutto il giorno. Se io ne sentivo il bisogno lui accorreva da me immediatamente per soddisfare le mie necessità.
-Come se lui fosse il tuo spacciatore di fiducia- lo interrompo. So che questa battuta non lo fa ridere ma sembra di ascoltare un drogato. La malattia del sesso è la stessa causa di ogni malattia psicologica. Se non si ha ciò che si vuole subito si entra in astinenza.
-Esattamente, Steven. Ora l’unica cosa che mi posso permettere è la masturbazione, se è possibile meno di quanto tu possa pensare, possibilmente senza guardare scene di nudo o pornografia- conclude.
-Perché tu e George vi siete lasciati?- chiedo curioso.
-Una volta mi sono spinto troppo oltre con violenza perché la mia astinenza da lui aveva raggiunto la soglia di una giornata intera. Quindi gli ho fatto del male fisico e... non ce l’ha più fatta.
-Tu lo amavi?
-Si, ma appena mi ha lasciato ho trovato diversi ripieghi.
-Quanti per la precisione?
-Avevo quattro o cinque uomini diversi al giorno per sette giorni. Se non c’erano loro, cercavo anche donne che mi dessero il loro lato B per soddisfarmi.
Mentalmente faccio un calcolo veloce...
Tanti, troppi uomini ogni settimana, tutti diversi e tutti per soddisfare il suo piacere. E anche donne… ha una mente perversa e malata. Come può una seduta al giorno farlo guarire da tutto questo?
-Lo so cosa stai pensando- Zayn m’incalza subito sembra leggermi nel pensiero. -Quello è stato il periodo più lungo della mia vita. Per tre anni sono andato avanti a fare sesso con questi uomini. Li trovavo a lavoro, chiedevo per strada, pagavo uno squillo per venire da me solo per soddisfare le mie esigenze. Ho usato anche oggetti sessuali per soddisfarmi a pieno durante le giornate di astinenza di sesso. Se in una giornata non potevo farlo cercavo di masturbarmi il più possibile, ho rischiato anche di farmi male pur di darmi piacere.
Conclude definitivamente il suo racconto spaventoso, un ciclo continuo di rapporti sessuali e non, con diverse persone conosciute o sconosciute. Una maratona continua di cui non ne poteva mai fare a meno e, senza saperlo, io sono diventato la sua nuova dose, la nuova Anfetamina Sessuale. Come ho potuto non accorgermene prima? Sono stato così ceco che non ho visto l’evidenza dei fatti.
-Avevi accennato al fatto delle donne- dico, lui mugugna e accenna un si col capo. -Hai avuto anche una relazioni con loro?
-Solo con una- sorseggia il vino, sorridendo al ricordo. -Si chiamava Aleha. Era una bellissima ragazza indiana di appena diciassette anni. Lei voleva tutto da me, voleva che la scopassi con violenza e più volte al giorno. Voleva soddisfarmi il più possibile diventando uno zerbino.
È questo che pensa di quella povera ragazza che cercava solo un po’ d’affetto, e non solo, da lui?
No. Non mi piace questo suo atteggiamento. Incrocio le braccia stringendole al petto. Lui sorseggia ancora una volta il bicchiere di vino per poi posare il calice sulla tavola.
-Non guardarmi così- dice poi. -Era solo una ragazzina come un’altra. Alla fine le dissi che preferivo gli uomini a lei. Ma ora sono in terapia intensiva. Per questo non posso toccarti, Steven. Se lo facessi, rischierei seriamente di compromettere tutto il lavoro che sto cercando di costruire- dice ed è sincero, lo vedo dai suoi occhi. Faccio un altro respiro profondo, ho inserito più informazioni possibili nella mia mente ed ora devo solo comporre un puzzle impossibile da concludere.
-Ma ci deve pur essere stato qualcosa che ha fatto scaturire tutto questo. Voglio capire cosa ti è successo in passato-  sono dannatamente frustrato ora.
-Ho avuto tutto nella vita, forse i miei genitori erano assenti ma questo non può comportare la mia ninfomania- risponde facendo un sorriso forzato.
Prendo il tovagliolo che avevo poggiato sulle gambe e lo poso sul tavolo.
-Scusa ma ora... è meglio che vada- dico con aria incerta.
-Steven, non farti condizionare da chi sono realmente- risponde lui. Ma io non lo sto ad ascoltare e mi alzo, prendo il cappotto e me lo infilo a fatica. Dexter si avvicina a me e mi da una mano a metterlo. Poi mi accarezza le spalle scivolando sui fianchi, il suo tocco è inebriante ma io ho la prontezza di spostarmi da lui.
-No, Zayn. È meglio che vada a casa. Dammi un paio di giorni per riflettere. Fidati di me ok?- dico. Lui acconsente alla mia richiesta lasciandomi andare.

Sono più confuso di prima.
Zayn e le mille versioni di lui: ragazzo gentile, ragazzo criptico, ragazzo frustrato e ora quest’ultima ragazzo ossessionato dal sesso con un passato anche bisessuale.
Rientro a casa, accendo la luce e trovo papà in piedi. Stranamente è ancora alzato poi lo vedo: capelli spettinati, vestiti disordinati e ha ancora il cappotto addosso.
Più mi avvicino a lui e più sento la puzza d’alcol. Un’altra volta, no ancora una volta è uscito ubriacandosi come un dannato.
Lo prendo sollevandogli il braccio mettendolo sopra le mie spalle, lo sto praticamente trascinando visto che non ha nemmeno la forza di camminare.
-Chi cazzo sei?- dice.
-Sono io papà…- rispondo. -Ti porto a letto.
-Non mi devi rompere, faccio quello che mi pare.
Si toglie da me dandomi una spinta. Sono abituato a questi suoi sbalzi d’umore, cosa posso fare con lui? Come posso aiutarlo se non ho nemmeno i soldi per portarlo in clinica. Mi avvicino cautamente a lui ma di nuovo da uno spintone facendomi cadere.
-Tu non sei nessuno, vattene via!- dice ringhiando.
-Papà ti prego, devi solo andare a letto- rispondo.
-Vaffanculo!
Fa quattro passi e cade di botto a terra. Mi rialzo, sono stanco di vederlo in queste condizioni. Sono stanco di fargli da balia.
Lo sollevo con forza mentre cerca di divincolarsi, ho una presa salda e lo trascino con forza nella sua stanza. Gli tolgo il cappotto e lo sollevo sdraiandolo a letto. Ci mette meno del previsto per addormentarsi.
Prendo la coperta di lana e lo copro. L’unica cosa che mi viene da fare è sedermi ai piedi del letto, le mani congiunte sulle labbra posando i gomiti sulle ginocchia.
Dio papà… perché sei cambiato così tanto? Perché sei anche tu uno degli uomini criptici della mia vita? Perché non sei più l'uomo solare che eri una volta...?

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 
 
 
CAPITOLO 6.






L’aria fredda invernale mi fa venire la pelle d’oca anche se sono bombardato da un maglione pesante e una sciarpa completamente avvolta attorno al collo.
Zayn non l’ho più sentito da quella sera al ristorante, sono solo passati un paio giorni ma per ora mi sta bene così. Devo riflettere su tutte le informazioni ricevute e lui deve fare lo stesso, se vuole affrontare una relazione insieme a me deve ragionare sulla sua malattia che da anni lo perseguita.
Sto raggiungendo i miei amici per spassarcela, questa sera niente distrazioni, niente Zayn e tanto meno niente sesso. Voglio solo bere e divertirmi.
Mi sento come se fossi un’adolescente in queste serate dedicate allo “sballo”. Decidiamo solo un luogo preciso, questa sera andremo al Maxi Blue, una discoteca bisex della zona. Vanno sia coppie gay che etero. L’ingresso non è poi così costoso, per una serata diversa può anche andar bene.
Noto Elena, Dave e Jhon che aspettano sulla soglia del locale, questa sera ho invitato anche Tamara ad unirsi a noi. Appena mi vedono fanno tutti e tre un ampio sorriso.
Eleganti e belli come sempre nei loro vestiti da “discoteca”.
Jhon è il ragazzo che si sente parte del Bronx newyorchese, barba folta, rasato, maglia larga e nera con un grosso numero alle spalle e jeans a sigaretta.
Elena e Dave sono i classici ragazzi vecchio stile, lei tubino verde con tacchi neri e lui camicia bianca con pantaloni neri.
Anche io ho voluto vestirmi normale, polo blu accollata fino all'ultimo bottone, jeans scuro e scarpe bianche.
-Buona sera ragazzi!- dico allegro.
-Finalmente sei arrivato, ti davamo per disperso- scherza Jhon stuzzicandomi.
-Scusate io e Tamara stasera abbiamo dovuto chiudere il negozio da soli- rispondo. -Stasera dovrebbe esserci anche lei!
-Quella ragazza mi piace, perché non esce mai con noi?- chiede Elena.
-Veramente non lo so, probabilmente si sente a disagio. Cercherò di invitarla più spesso.
Tamara ci raggiunge pochi minuti dopo, come sempre bella e radiosa con una gonna di jeans e una maglietta larga bianca sotto una giacca di pelle nera, entriamo nel locale.
La musica fa rimbombare le casse mentre noi andiamo verso la cassa centrale, paghiamo e loro ci danno due tessere: una per i cappotti e l’altra per la prima bevanda. Posiamo i cappotti da un ragazzo muscoloso e bello da morire, in fine ci avviamo verso la discoteca. Le luci sfarfallano di vario colore, il led bianco inizia a pulsare e la sala inizia a riempirsi. Tutti ballano, si scatenano o iniziano a bere drink di vario genere. La sala e fatta su due piani che vengono separati da quattro scalini, è grande quanto basta da contenere duecento persone, la console è nel mezzo, subito a fianco ci sono quattro animatori solo con delle mutandine dorate e striminzite che contiene a malapena il membro, hanno degli stivali e ballano a ritmo di musica, oliati così tanto da luccicare. La zona fumatori è in un’altra stanza poco più distante. Ed infine c’è la zona privè che si isola completamente da tutto il resto grazie ad una tenda. Non ci sono mai entrato, Jhon gli ha dato un nome, la chiama: “Stanza Mistero”. Dice che ci vanno le persone che vogliono fare qualcosa di più spinto oltre al bacio. In poche parole scopi davanti a tutti.
-Questa sera voglio distruggermi, mi segui?- mi urla nell’orecchio Jhon. Acconsento alla proposta, non voglio pensare più a niente, voglio solo divertirmi.
Il ragazzo dietro al bancone ci prepara due cocktail di color verde opaco che in pochi secondi ce li serve, ne assaporo un sorso e la gola mi va in fiamme.
-Ma che roba è?- chiedo disgustato anche se il sapore è dolciastro.
-Assenzio con succo di mele, fidati, ti piacerà- risponde Jhon.
La serata si anima, ballano, cantano, bevono e molti si baciano anche con sconosciuti, io sono appartato in un angolo, con la cannuccia giro il liquido giocherellando con i quattro cubetti di ghiaccio che si stanno lentamente sciogliendo.
Tamara si avvicina e si siede accanto a me sulle poltrone nere che sono messe agli angoli della discoteca.
-Che succede?- mi chiede, anche se lo sa benissimo, l’alcol non sta facendo il suo lavoro, non mi gira nemmeno la testa.
-Nulla, davvero- rispondo distraendomi dal mio gioco con la cannuccia e guardando direttamente la sala dove Elena, Dave e Jhon si stanno scatenando come pazzi. Per la coppia è una serata importante questa, dopo un paio d’anni di convivenza e aver risparmiato fino all’ultimo centesimo, finalmente stasera si possono permettere un po’ di svago.
-Steven ti conosco troppo bene per vedere che stai pensando. Sono anche sicura a chi.
-Si, sto pensando a Zayn...
-Non riesci proprio a dimenticarlo vero?
-Mi ha detto delle cose personali e non so come posso aiutarlo.
Lei, gentilmente, mi posa una mano sulla spalla. Sorride, io le rivolgo lo sguardo e lei mi sorride, le luci la dipingono come se fosse un quadro di Picasso, ma è davvero splendida comunque.
-Tu sei una persona buona, so che farai la scelta giusta. Se vuoi aiutarlo... beh, nessuno ti tirerà indietro, quindi, valuta tu la situazione- dice per poi andarsene.
Sarebbe facile se fosse una relazione normale, senza vincoli o altro. Ma questa cosa è diversa, lui è diverso e se gli altri sapessero la verità su Zayn, cercherebbero di allontanarmi da lui. Non è neanche detto ma ho l’impressione che questo suo segreto che custodisco possa portare a qualcosa di un problema più grosso.
Osservo accuratamente il locale,  molti ragazzi mi guardano e cercano di ammaliarmi con il loro sguardo. Patetici. alcuni invece mi guardano e ridono con l’amico, che avranno da ridere?
Poi mi balza lo sguardo verso un ragazzo, è bello, ma mi sembra un viso famigliare, non riesco a inquadrarlo bene, le luci me lo impediscono. Si avvicina e resta in piedi di fronte a me
-Ciao Steven! Come stai?- mi chiede urlando per farsi sentire.
Riconosco solo ora il suo volto, è Riccardo! Anche lui qui?
Stasera è vestito con una semplice maglietta bianca con un logo sopra e i pantaloni militari che entrano dentro agli stivaletti neri.
-Riccardo!- mi alzo in piedi e lo abbraccio. -Come stai?!
-Molto bene. Non ci vediamo da secoli e invece ora ti vedo ovunque- dice ammiccando un sorriso.
-Già…- abbasso il capo passando una mano tra i capelli. Il mio cuore batte fortissimo, non capisco perché, è come se stessi vedendo Zayn. Invece vedo lui, Riccardo. Lo abbraccio ancora una volta, è più forte di me. Mi è mancato un sacco, dopo tutto è stato il mio primo ragazzo e siamo stati insieme per un anno intero. Dopo la nostra rottura ci siamo sentiti per breve tempo, poi ognuno per la sua strada. Lascia la presa e inizio a sorseggiare il cocktail ormai annacquato.
-Come va la vita amorosa?- mi chiede. Mentre bevo il liquido mi va di traverso, cioè dovrei rispondere subito senza pensarci due volte. Insomma io e Zayn non siamo fidanzati. -Domanda troppo personale?
-No… no. In realtà non mi vedo con nessuno- bugia, grandissima bella e buona. Faccio un altro sorso e lui non distoglie lo sguardo da me.
-Perché... mi guardi?- chiedo impacciatamente mordendo la cannuccia. Lui ride.
-No nulla...- ed in fine mi guarda dall’alto in basso, inizio ad imbarazzarmi, non sono abituato a tutte queste attenzioni dalle persone. -Sei bellissimo lo sai?
Mi accarezza il volto, e il nostro sguardo si incastra in qualcosa che.. provavo solo con Zayn. Non sento più la musica, le luci sono come se si fossero fermate, mi batte il cuore. Si avvicina sempre di più, cosa sta succedendo. Mi bacia ed io resto immobile. Non riesco a fermarlo, perché.. lo voglio anche io.
In quell'istante riesce a farmi dimenticare le ultime settimane passate con Zayn.
Mi prende per mano, ci spostiamo nella zona nascosta dalla pista quella che Jhon chiama “Stanza Mistero”. Apre la tenda nera che oscura la luce. L’unica illuminazione è una piccola lampada con una copertura opaca, vedo solo molti corpi che si muovono e voci di piacere. Dei ragazzi si baciano e fanno altro, e alcune donne vanno con più di una donna, ma io guardo solo le sue spalle e la testa ricoperta di quei ricci neri. Arriviamo nell'angolo più isolato di tutta la Stanza Mistero. Mi fa sedere su un divanetto rosso. Lui è di fronte a me, mi prende il bicchiere e posa anche il suo sul ripiano superiore del divanetto. Mi guarda, mi bacia, mi vuole suo. Si inizia a sfregare su di me, sento il fiato caldo sul mio collo. Il battito accelera e le mie mani toccano quella schiena così bella che non ricordavo. Le mie dita sfiorano quella parte dove sbucano dal pantalone i boxer. Sento l’elastico e le mie dita accarezzano quella striscia di pelle che è uscita fuori. Staccandosi da me si rialza e mi guarda. Prende la maglietta dal collo e se la leva, il suo corpo non è cambiato. Lo accarezzo. La mia mano percorre il suo corpo perfetto. Sento la sua mano avvicinarsi alla mia vita. Mi sbottona piano i pantaloni e li abbassa dolcemente. Con una delle due mani solleva la maglietta e scopre l’ombelico iniziando a leccarlo, la sua umida lingua si abbassa per andare verso il basso ventre. Ora lo sento, sento il suo fiato affannoso su di me, sento le sue mani esperte che iniziano a togliermi i boxer facendomi scoprire il membro.
Inizia a baciarlo lentamente per poi aprire le labbra ed infilarselo in bocca.
Gemo di piacere. Lui mi sta toccando. Mi vuole davvero.
Poi però realizzo la situazione, non è ciò che voglio davvero.
-Fermo...- dico con un filo di voce, non mi sente e prosegue il suo fellazio. -Riccardo fermati!
Questa volta mi sente guardandomi.
-Che succede?
-Non voglio farlo. Questo non è quello che voglio.
Lo sposto e mi alzo risistemandomi i pantaloni, incamminandomi verso l’uscita della Stanza Mistero. Apro una tenda, senza guardare la sala da ballo per vedere dove sono gli altri, decido di andare verso l’uscita. Ho dimenticato anche il mio cocktail li dentro.
Il ragazzo all’ingresso mi restituisce il cappotto e senza pensarci lo indosso con fare impacciato. Infilo le mani in tasca e.. c’è qualcosa all’interno, non me n’ero accorto. Sarà qualche vecchio scontrino che non ho ancora buttato.
Estraggo quel foglio rettangolare e lo guardo. È un biglietto da visita piccolo fatto di cartone, bianco e con il logo di una ditta e il nome Zayn Malik subito sotto, dalla luce intravedo che sul retro c’è scritto qualcosa, lo volto:
Ti ringrazio per la serata.
Scusami, ma dovevi sapere.
Un abbraccio Z.
Subito sotto c’è  il suo numero di cellulare privato. Questo cosa dovrebbe significare? Che si fida di me dopo quello che mi ha raccontato? Quando me l’avrebbe infilato in tasca?
Cerco di ricordare un passaggio che mi è sfuggito.. giusto, quando siamo stati al ristorante lui mi ha dato una mano a rimettermi il cappotto, mi ha distratto accarezzandomi dev’essere stato quello il momento dove ha inserito questo.
Prendo il cellulare, sblocco la tastiera e digito il numero uscendo lentamente dal locale. Non mi interessa che ore possono essere, devo sentire la sua voce.
Primo squillo, nessuna risposta.
Secondo squillo. Niente.
Terzo squillo, maledizione ma che sto…
-Pronto?- la sua voce roca e tranquilla mi fa venire un tuffo al cuore.
-Quando hai messo il tuo biglietto da visita nella mia tasca?- chiedo innervosito.
-Vuoi venire da me?
-No, voglio solo...- mi blocco di colpo. Stringo le labbra, sono infuriato. Andare da lui o non  andare? chiedo a me stesso. Sento silenzio dall’altro capo del telefono.
 -Dammi il tempo di arrivare.
-Sai che ti aspetto.
Attacco la chiamata, senza rendermene conto il mio passo aumenta gradualmente fino ad arrivare alla macchina. Prendo le chiavi e con velocità apro la portiera, mi infilo nella vettura e l’accendo sento il rombo del mio motore, forse anche lui mi sta dicendo cosa non dovrei fare... lo ignoro.
Busso alla porta di legno del suo appartamento, Zayn la apre e si presenta con quei pantaloni della tuta che aveva la prima volta che sono venuto qui. I ricordi riaffiorano, sembra passata una vita e invece sono passate poche settimane. Questa volta indossa una canotta bianca, si vedono appena i suoi tatuaggi. Forse stava andando a dormire.
Entro senza guardarlo, mi tolgo il cappotto e lo poso sull’appendi abiti di metallo che c’è alla mia destra. Lo guardo con le braccia conserte. Lui chiude la porta e fa un giro di chiavi nella serratura.
-Questa volta perché sei arrabbiato?- chiede, mette le mani in tasca.
-Il tuo biglietto, perché me l’hai dato?- rispondo.
-Vuoi qualcosa da bere?
-No. Voglio capire perché solo ora hai deciso di darmi il tuo numero chiedendomi banali scuse su un pezzo di carta. Avevo detto che mi sarei fatto sentire io, questo è vero, ma nemmeno ti sei interessato a sapere come stavo.
-Io rispetto ciò che mi chiedi.
Sbuffo e volto lo sguardo verso il salotto. Sospiro per poi toccarmi il viso con la mano destra, faccio scorrere le dita sul mio mento con la barba ancora da fare. Lui si sta avvicinando a me.
-Non fare un'altro passo- avverto senza guardarlo, lui come al solito non mi da ascolto e fa ciò che vuole. Arriva di fronte a me con quello sguardo serio che mi vien voglia solo di prendere a schiaffi. Ho deciso, vuole sfidarmi? Bene.
Gli prendo la mano e mi avvio verso la rampa di scale. Zayn non se lo aspettava da me un atteggiamento del genere ma mi segue senza obbiettare.
Finalmente vedo il piano superiore, un lungo corridoio dove ci sono tre porte in legno bianco con pomelli d’ottone. L’unica stanza aperta è l’ultima in fondo, scorgo il suo letto che è ancora perfettamente fatto.
Lo guardo e lui rimane serio con la mano sinistra in tasca. Che idiota, continua a fingere di essere il superiore. Proseguo il mio cammino ed entro nella camera senza chiedergli il permesso.
Il colore dominante è il bianco, come in tutta la casa, ma il secondo colore che ha usato è il rosso. Il letto a una piazza e mezza è al centro della stanza, rivestito di un rosso così intenso che mi fa soggezione. Come anche i mobili  e l’enorme armadio, però di diverse tonalità sempre rimanendo sullo stesso rosso. La sua camera è grande con una vetrata rettangolare.
Lo faccio sedere sul fondo del letto e lui resta li a guardarmi. Non dico niente, voglio solo vedere fin che punto arriva. Voglio mettere alla prova la sua malattia.
Mi tolgo lentamente la felpa insieme alla maglietta restando a petto nudo. Lo vedo sdraiarsi completamente sul letto con il torace sollevato dal cuscino che ha dietro la schiena. La sua erezione è già evidente, non ho avuto nemmeno il tempo di togliermi i pantaloni che è già eccitato. Resta però con le mani a posto accarezzando la coperta.
Mi slaccio un bottone alla volta rendendo il tutto sensuale. Tolgo le scarpe. Faccio calare i pantaloni e il suo sguardo di ghiaccio resta immobile anche di fronte a questa vista. Infine, sempre con lentezza e sensualità, levo i boxer bianchi che calano inesorabilmente a terra. Tolgo le calze restando completamente nudo al suo sguardo rude.
Non dice nulla, non fa nulla. Vuole vedere fin dove mi posso spingere. Non può toccarmi? Perfetto, nemmeno io lo farò.
Lui stringe le coperte come se si stesse eccitando, le stringe a tal punto di fare delle grinze. Sento il suo fiato aumentare, sta provando piacere.
Io mi avvicino verso il letto e continuo a guardarlo. Zayn lo vedo visibilmente innervosito ed eccitato allo stesso tempo.
-Ho superato il centesimo giorno- dice lui, la voce roca, sensuale quasi tremante. Non rispondo. -Ora tu che cosa stai cercando di fare?
Non rispondo nemmeno a questa domanda. Voglio essere, per una volta, egoista prendermi ciò che mi spetta. Sono ai piedi del letto, mi allungo e prendo i suoi pantaloni dalle ginocchia, inizio a farli calare verso il basso facendoli scivolare sulle sue gambe forti. Appena sono abbastanza calate le estraggo dalla caviglia, lui rimane in mutande. Le faccio cadere a terra. Continua a guardarmi, è nervoso lo vedo. Non mi interessa. Lo spoglierò completamente, questa volta farà quello che dico io.
Salgo sul letto a carponi e lentamente mi avvicino a lui. Zayn si allunga con il busto sempre con le mani strette alla coperta. Gli prendo i lembi della canotta e gliela levo. Alza le braccia e si lascia sfilare il penultimo indumento che ha addosso. Non appena rimane solo con le mutande io mi allontano sempre a carponi e lui ritorna completamente sdraiato. Mi osserva, lascio che lo faccia. Vuole che io faccia questo.
Prendo l’elastico delle mutande e, con cautela, senza toccarlo, sfilo anche quell'ultimo indumento. Li faccio scorrere e seguo il percorso fino ai piedi, sfilandoli. Li tengo in mano e me li passo sul corpo.
-Che cosa vuoi ora?- un’altra domanda provenire da lui. Io non rispondo e con quelle mutande le faccio penzolare sopra le sue gambe. Lascio che il tessuto sfiori il suo corpo.
Creo un percorso lineare dalla gamba destra fino a sfiorare il membro duro arrivando alla gamba sinistra e al collo del piede. Faccio il percorso un'altra volta al contrario. Il suo fiato aumenta, sta godendo.
Prendo l’elastico in bocca e, a carponi, mi avvicino al suo petto lasciando che quelle stesse mutande di quel tessuto liscio, scivolino sul suo addome per poi arrivare ai capezzoli ed infine al suo collo. Faccio percorrere le mutande verso il bicipite sinistro e poi scivolo verso quello destro, poi torno indietro ripercorrendo il percorso appena svolto. Ma questa volta mi soffermo sul membro e faccio passare il tessuto lentamente su di esso. Lo sento gemere. Mi sollevo, prendo le mutande e le getto sul mucchio di vestiti che ci sono li vicino.
Rivolgo lo sguardo verso di lui e mi fulmina. Fa uno scatto improvviso, mi prende dalle braccia stringendomele. Così brusco che fa quasi male. Lui mi bacia con innata passione che io non ho mai provato. Resto però con le mani ferme, non voglio toccarlo. Mi gira lentamente e posa la mia schiena sul morbido materasso. Inizia a baciarmi ovunque: labbra, collo, petto. Mi da anche un lieve morso sul capezzolo sinistro che provoca una scossa di brivido lungo la colonna vertebrale. Per la prima volta mi sta toccando, mi sta toccando veramente.
Ancor prima di fare questo pensiero di gioia lui... si blocca. Credo che stia capendo cosa sta per succedere. I suoi occhi di ghiaccio mi guardano, a la fronte imperlata di sudore, sta cercando di resistere alla sua voglia.
-Non posso...- dice con un filo di voce.
-Lo so- rispondo sorridendogli.
Mi toglie le mani di dosso e allunga le sue braccia distendendole, mettendo le mani sul materasso, vedo le vene pulsare fuori, stringe le mani sulla coperta. Sento il suo membro a contatto con il mio. Il suo corpo mi desidera a pieno, la sua mente però fa l’opposto. Gli accarezzo le braccia e poi il volto, passo i pollici sulla fessura inferiore dei suoi occhi. Le mie mani calano sul suo corpo da adone. Lui stringe gli occhi e fa un sospiro di piacere. Continuo a scorrerle arrivando al suo membro, lo accarezzo ma non distolgo lo sguardo da lui.
-Fallo...- con un gemito sento questa parola ed inizio a massaggiargli il membro duro e pieno di vene pulsanti. Io voglio essere la sua cura, devo provare in qualche modo a fargli resistere certe tentazioni. Se la prossima volta mi chiederà di venire qui io rifiuterò. Se vorrà fare ciò che stiamo facendo, rifiuterò.
Deve provare a resistere alle tentazioni.
Continuo a fare su e giù con la mano e aumento gradualmente la velocità. Zayn gode di piacere, riapre gli occhi e mi guarda, si china su di me baciandomi nuovamente, poi si rimette com'era prima e io proseguo il massaggio di piacere. Vedo tutte le sue vene che stanno fuori uscendo, iniziano dal collo per arrivare alle braccia, scorgo una linea a S fuori uscire da una delle due spalle. Mi allungo baciando quella vena.
Lui continua a gemere di piacere e, lentamente, il liquido bianco perla trattenuto fa un getto lungo arrivando a bagnarmi fino al collo. Zayn mi gira e si mette lui sotto, prende il mio membro e inizia a massaggiarmelo, la sua mano è veloce ed esperta, sto godendo di piacere.
-Godi Steven?- chiede.
-Si...- dico con un gemito, lui aumenta la velocità, io chiudo gli occhi toccandogli il petto dolcemente.
-Vieni per me tesoro... vienimi addosso!- ordina e io continuo a gemere. Il piacere si posa sullo stomaco sentendo le fiamme avvolgermi le guance. Apro gli occhi e vedo che il braccio con cui mi sta masturbando è gonfio, ricoperto di venature per lo sforzo. Mi fa eccitare.
Rende la vista piacevole e il suo tatto è forte.
-Vieni!- il mio getto gli bagna completamente il corpo una goccia gli arriva per fino sulle labbra e lui lo lecca via. Il mio respiro è affannato ma pieno di passione.
-Sdraiati su di me- dice e così faccio anche se entrambi siamo bagnati dal nostro stesso seme. Lui mi avvolge in un caldo abbraccio ed inizia a baciarmi avvolgendomi tra le lenzuola.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 
 
 
CAPITOLO 7.





 

Quello che è successo non riesco nemmeno a descriverlo. Non abbiamo fatto l’amore ma è stato come se fosse successo. Mi è piaciuto e finalmente lui a voluto toccarmi e baciarmi. Si sposta leggermente e con una mano la fa scorrere sul mio petto raccogliendo il liquido, ne prende abbastanza per riempire la sua mano bagnandosela. Le sue dita vanno verso le mie labbra ed io inizio a succhiargliele, infila nella mia bocca tre dita bagnate dal suo sperma, il sapore è come me lo ricordavo e io lecco lentamente.
Faccio lo stesso con lui. Scorro la mano sul suo corpo prendendo un po’ di liquido e gli inserisco due dita all’interno della bocca e sento la sua calda lingua leccare lentamente la mano.
Sento dal basso che la sua erezione ricomincia ad aumentare.
-Toccamelo ancora- dice mentre lecca dalla mia mano.
-No Zayn, ti è concesso masturbarti solo una volta ogni due settimane, lo sai- rispondo. Lui si ferma e mi guarda severo.
-Perché allora abbiamo fatto questo?- mi chiede.
-Ripeto che ti è concesso masturbarti solo una volta, con questo mi fai capire che tu non sei ancora pronto per affrontare il sesso. Guardati, sei ancora eccitato e vuoi subito che io ti masturbi.
-Allora non dovevi nemmeno venire qui!
Si alza e prende i pantaloni della tuta rimettendoseli velocemente, prende la canotta e si asciuga il petto. Poi la getta a terra arrabbiato.
-Guardami cazzo! Guarda cosa mi hai fatto... io non riesco a trattenermi. Non faccio sesso da cento giorni. Non tocco un uomo da cento giorni, quest’unica masturbazione che mi posso permettere rende le cose ancora più difficili perché non mi soddisfano.
Sbatto le palpebre e mi sollevo dal letto rimanendo seduto. Lui riprende la canotta che ha gettato a terra e me la lancia.
-Ripulisciti e vattene- ordina.
-No, questa volta voglio davvero aiutarti. Voglio restare- replico.
-Steven ti prego, ho provato di tutto ma penso al sesso tutti i giorni della mia vita, tutto il giorno. Non c’è cura va bene?!
Mi asciugo via il liquido e mi alzo riprendendomi i boxer rimettendomeli. Poi vado verso di lui e lo guardo. È frustrato e agitato.
-Lo so che è difficile, è come se tu smetti di fumare o bere da un giorno all’altro e il giorno dopo vuoi assolutamente trovare un rimedio alle tue voglie. Ti capisco..
-Non puoi capirmi.
Zayn mi ha detto un suo segreto che tratteneva da tanto tempo, io gli dirò il mio che non ho mai detto a nessuno.
-Mio padre è diventato un alcolizzato dopo la separazione dei miei. Fidati, ne so qualcosa.
Lui resta sorpreso dalla mia affermazione. Prendo la maglietta e me la infilo, mi siedo ai piedi del letto dove è sgualcito dopo il nostro rapporto. Scorrono i ricordi di un passato non troppo lontano, di quando mia madre lasciò mio padre e lui cadde in depressione.
-Papà dopo che scoprì mia madre che lo tradiva da mesi, decise una cosa drastica.. il divorzio- Zayn si siede accanto a me continuando a guardarmi. -Se te lo stessi chiedendo.. no, nemmeno io ho avuto un passato tranquillo. Lui iniziò a bere, aveva cominciato con la birra per poi passare al vino ed in fine si sposò con del Jack Daniel’s. Tutti i giorni era perennemente ubriaco. Tornava a casa dal lavoro già sbronzo per poi continuare a casa. Una volta ricordo di aver provato a togliergli la bottiglia di mano e lui…- quel ricordo mi assale lo stomaco facendomi salire la bile.
Sento la mano di Zayn intrecciarsi nella mia. Gli occhi si riempiono di lacrime ed io alzo lo sguardo verso lui. Mi da un casto bacio.
-Hai sofferto per tanto tempo... ora perché vuoi soffrire ancora per causa mia?- chiede rimanendo ad un palmo di distanza dalle mie labbra.
-Voglio aiutarti come ho fatto con mio padre- rispondo spostandomi leggermente da lui, la mano che prima si era intrecciata alla sua la sposto sul letto accarezzando le lenzuola. Rivolgo lo sguardo verso esso.
-Quello che è successo questa notte non accadrà più fin quando tu non sarai pronto- dico con un filo di voce. Forse sento un groppo in gola perché era l’unico modo per avere Zayn con me. Ma è meglio per entrambi.
-Si... forse è la cosa giusta- risponde lui, la voce triste.
-Zayn, voglio aiutarti davvero. Rimarrò qui solo questo week end. Devi provare a vedere se riesci davvero a non far uscire la bestia che tieni dentro.
-Rischierai di essere violentato- ammicca un ghigno scherzoso, di nuovo la sua schiettezza mi sorprende.
-Lo so… voglio correre il rischio. Tu stai pensando al sesso anche in questo momento?- chiedo stupidamente.
-Si Signorino. Sto pensando a quante posizioni potrei farti per scoparti.
-Questo non dovrai più dirlo, chiaro?
Acconsente ed io in fine mi alzo e mi rivesto. L’unico modo che abbiamo entrambi di sistemare questo suo problema è restare uniti e combatterla insieme.
Faccio un respiro profondo, metto le mani suoi fianchi e mi volto verso di lui.
-Andrò a prendere un paio di cose a casa per questi due giorni. Lavoreremo su come riuscire a distrarti il più possibile da ogni presunta fantasia erotica. Sei d’accordo?- chiedo.
-Sono d’accordo- risponde.
Schiarisco la voce e gli passo una mano fra i capelli. Voglio salutarlo così, non voglio toccarlo e lui non dovrà toccare me. Se qualcosa andrà storto ho deciso che lo lascerò per sempre. Deve capire bene come può guarire.
Rientro in casa, cerco di fare il minimo rumore per non svegliare mio padre. A piccoli passi vado verso camera mia e chiudo la porta a chiave. Estraggo dalla tasca posteriore dei jeans il cellulare.
Tre chiamate perse da parte di Jhon.
Due messaggi di Tamara. Oh cazzo, mi ero dimenticato di avvisarli.
Vado sulla rubrica e digito il nome di Jhon, un paio di squilli e sento un baccano assurdo in sottofondo.
-Amico dove sei?- chiede Jhon urlando per farsi sentire.
-Scusami, sono dovuto andare via. Mi spiace non avervi avvisato- rispondo coprendomi un orecchio per sentirlo meglio. Il fracasso è persistente.
-Dimmi la verità.. sei andato col tizio con cui ti stavi baciando qui in discoteca?
-Cosa?! NO...- merda, mi ero dimenticato anche di Riccardo. Zayn fa quest’effetto. Mi fa dimenticare di tutto.
-E allora dove ti sei cacciato? Lo sai che a me puoi dirlo.
-Sono andato da Zayn…
Dall’altra parte del telefono sento un -Oh- smorzato dalla musica. Sembra che gli dia fastidio che sia andato da lui. Lo so, avrei dovuto avvertirli ma Zayn è come una maledetta calamita. Ora sento solo la musica rimbombante, Jhon è come se avesse lasciato il cellulare da qualche parte.
-Ci sei?- chiedo.
-Si, solo che... dopo tutto quello che è successo fra di voi, torni ancora da lui?- risponde.
-Ah bisogno di un aiuto, Jhon. Non posso dirti su che cosa ma tranquillizza gli altri per me. Ci risentiamo fra un paio di giorni, va bene?
-Amico, sta attento, quello non mi piace.
-Tranquillo... lo farò.
Chiudo la telefonata e prendo direttamente un borsone nero sopra uno dei miei due scaffali. Basterà il minimo necessario: un paio di magliette, tre mutande, qualche calzino e due paio di jeans. Riapro la porta di camera mia ed infilo nel piccolo beauty case in stoffa marrone: spazzolino e dentifricio, una saponetta e un bagnoschiuma.
In fine prendo anche tre asciugamani diversi, torno nella mia stanza ed infilo a malo modo le cose. Spingo per farcele stare meglio e chiudo la zip.
Non avviso nemmeno papà perché so che non si accorgerebbe nemmeno della mia sparizione. Tra una bottiglia e l’altra chi si ricorderebbe di me?
Vibra il cellulare, c’è un messaggio di Zayn.

NUOVO MESSAGGIO:
da: Zayn
a: Steven
Dove sei finito? 

RISPOSTA
da:
Steven
a: Zayn
Stai già marcando male. Calmati, sto arrivando

NUOVO MESSAGGIO:
da: Zayn
a: Steven
Steven, vuoi aiutarmi? Lo stai facendo nel modo sbagliato ma l’hai deciso tu.


Ignoro la minaccia, ho già pianificato il tutto. Se lui oserà anche solo sfiorarmi io me ne andrò di casa e non mi rivedrà mai più.
Metto in moto la jeep e in pochi minuti sono nuovamente a casa sua, il borsone dietro la spalla, salgo i gradini ed entro come se ormai convivessimo da anni in quell’appartamento. Lui è sul divano ad attendermi. Appena arrivo volta lo sguardo verso di me e sorride, per lo meno si è rivestito.
-Dove vorresti dormire?- chiede.
-Se non hai altri posti, il divano andrà benissimo- rispondo posando il borsone e mettendo il cappotto sull’attacca panni.
-Il letto è più comodo però.
-Questo non è fare progressi caro mio. Ora ho solo bisogno di una doccia calda e, se possibile, vorrei dormire un po’.
Si alza dal divano, mi sorride e fa spallucce.
-Fa come se fossi a casa tua, Steven.
Gli rivolgo una smorfia, questo suo comportamento da ragazzino impertinente non mi piace. Sembra che lui non ha avuto il suo giochino quindi ora si comporta da bambino viziato. Quando fa così non lo sopporto.
Apro la zip del borsone, raccolgo il beauty, il cambio e l’asciugamano, vedo i suoi piedi scalzi avvicinarsi a me. Sollevo il busto e lo guardo, lui a le mani in tasca e il ghigno.
-Che cosa c’è?- chiedo stizzito.
-Allora non vuoi davvero venire in camera mia questa notte?- risponde.
-No Zayn. Devi lavorare sulle tue voglie improvvise e so bene che durante la notte saresti anche capace di mettermi le mani addosso mentre dormo. Dobbiamo dormire separati. Ti chiuderò in camera tua e tu cercherai di dormire senza pensare che hai un possibile candidato per una scopata facile. Chiaro?
-Come desideri Signorino.
-E gradirei volentieri che quel nomignolo lo togliessi. Mi irrita altamente.
Non toglie quel sorrisetto e si incammina verso le scale che portano al piano superiore.
-Come preferisci... Steven.
Lo odio. Vuole a tutti i costi giocare con me, non ha ancora capito con chi ha a che fare. Non mi lascio di certo ingannare così tanto facilmente. Lo seguo a ruota salendo le scale. Lui cammina lento come se stesse aspettando qualche genere di cosa per cadere ai suoi piedi.
-Allora, nella prima porta c’è il bagno con doccia, nella seconda c’è la vasca con idromassaggio. Se ti va posso farti compagnia- dice rivolgendomi una breve occhiata.
-No, ti ringrazio- rispondo secco.
-Come vuoi. In questo armadio sulla sinistra trovi tutto ciò che ti serve per questa notte: coperte, lenzuola e cuscini vari.
-Grazie.
Entra dentro la camera e sfila la chiave d’argento come il pomello consegnandomela.
-Quando vuoi io sono pronto- mi avverte. Poi si toglie la maglietta e s’infila sotto le coperte mettendo le mani dietro la testa, mi guarda come se stesse aspettando che io mi infili con lui. Alzo gli occhi al cielo. Esibizionismo, altro sintomo della sua patologia. Ora che ci penso ha sempre avuto questo esibizionismo nei diversi appuntamenti cui siamo riusciti a vederci. Chissà che altro disturbo avrà. Chiudo la porta, faccio un paio di giri alla serratura, estraggo la chiave ed infine me la infilo in tasca. Questa notte andrà diversamente, opterò per una bella doccia calda. Ora sono stremato.
Passo la notte praticamente in bianco, il divano su cui sono sdraiato riporta alla luce ricordi di una notte passata. Di un continuo divertimento che solo lui voleva fare e il piacere non era reciproco ma voleva essere solo soddisfatto da una voglia improvvisa che potevo dargli io in quel momento. Mi alzo mettendomi seduto poggiando la schiena contro l’altro materasso. Rivolgo gli occhi verso le scale dove al piano superiore c’è lui.
Rifletti bene su quello che vuoi Steven mi ripeto. Devo potergli dare una possibilità e già solo rinchiuderlo nella sua stanza per non farlo uscire o per non rischiare di essere violentati durante la notte, è un atto di fiducia reciproca cosa che non ho mai avuto con nessuno.
Mi mordo il labbro inferiore, resto fisso a guardare quelle scale. Dovrei alzarmi e andare a controllare come sta. Sicuramente starà dormendo ormai è domenica mattina, sento gli uccellini cinguettare già per il risveglio.
Sospiro.
Prendi una decisione Steven dico a me stesso. Devo solo controllare come sta, tutto qui. Mi alzo e prendo la chiave sopra al caminetto, il fuoco che poche ore fa ardeva intenso ora è un ammasso di carbone con una fiammella stinta. Con i piedi scalzi cerco di non fare rumore e faccio scalino dopo scalino, scricchiolano un po’ ma provo comunque a non fare rumore. Non voglio svegliarlo ne tanto meno svegliare l’altra sua parte, quella del pervertito che è in lui dove sicuramente si chiederà perché sono li e se voglio fare sesso con lui. Scaccio il pensiero all’istante e pian piano sono di fronte alla sua porta. Dall’uscio provengono strani rumori. Non capisco se russa o...
Inserisco molto lentamente la chiave nella serratura facendo attenzione a non fare rumori per colpa di essa. Si sente un piccolissimo clik, stringo gli occhi, sto facendo un casino infernale. Poi però quei brusii di sotto fondo li sento ancora, quindi probabilmente non l’ho svegliato.
Cautamente prendo il pomello della porta e con altrettanta attenzione lo giro e apro la porta, solo uno spiraglio mi basterà per vederlo. Scorgo il suo volto, ha gli occhi chiusi e…geme di piacere!
Maledizione non ha rispettato ciò che gli ho chiesto. Ora che ci penso, da quanto starà andando avanti?
Lentamente apro la porta senza farmi sentire, non voglio che mi veda che lo sto spiando. Oddio... che schifo. Noto il braccio destro e il petto ricoperti di liquido bianco, vedo anche la venatura di quel braccio gonfio e che continua a fare su e giù. Si sta masturbando. Apro ancora un po’ la porta per vedere meglio quella scena così disgustosa. Le lenzuola sono macchiate ovunque e il membro che sta massaggiando sembra arrossato ma sempre eretto. Mentre geme nuovamente, in pochi secondi parte un nuovo getto che colpisce il suo addome.
Sono arrivato tardi. No, anzi, sono arrivato al limite della sopportazione. Spalanco la porta e lui si volta di scatto.
-Ti avevo chiesto una sola cosa da rispettare! Dovevi continuare la tua terapia senza nessun tipo di piacere sessuale- sono incazzato nero. Lui però ritorna a masturbarsi come se niente fosse. Faccio uno scatto verso di lui. Gli prendo il polso della mano con cui si sta toccando e gliela strappo via dal suo continuo godimento. -Piantala Zayn... Vuoi capire che questo non è un comportamento sano?
-Certo perché tu sai come ci si sente ad avere un’altra persona in casa, tu sai come sto in questo momento- tono di rabbia, non è un buon segno.
-No che non lo so ma non per questo dovrai smettere con la terapia, sono qui per aiutarti e tu stai facendo l’opposto. Stai avendo della masturbazione compulsiva.
-E tu chi cazzo sei, il mio medico?
Alza la voce e con un gesto mi strappa via la mano con cui cercavo di aiutarlo. Scende dal letto ed è completamente nudo, mi da uno strattone e mi fa andare contro l’armadio li accanto facendomi picchiare la schiena. Sono… sono… scandalizzato dal comportamento. Lui respira affannato e mi guarda con rabbia.
-Hai visto che cosa mi hai appena fatto?- chiedo, voglio che si renda conto delle sue stronzate che sta combinando. Le sue azioni sono sbagliate. Zayn dapprima aveva rabbia per poi cambiare in uno sguardo di consapevolezza e... delusione. Mi avvicino a lui e gli accarezzo il viso.
-Da quanto stavi andando avanti?- chiedo. Sembra confuso, si guarda intorno. Prima guarda il letto ricoperto di macchie bianche per poi guardare l’orologio.
-Forse... da tre ore… non lo so- si strofina la mano contro i capelli per poi sedersi sul letto. -Steven, non sei d’aiuto qui. Come ti ho già detto nessuno può aiutarmi.
Ho un groppo alla gola, vederlo così mi rende stupido di far qualsiasi cosa. Non so come posso aiutarlo. Forse potrei diventare la sua nuova droga sessuale.. no che stupidaggini.. devo cercare di amarlo e dargli affetto senza nessun tipo di rapporto. Mi avvicino a lui e mi abbasso al suo livello.
-Domani devi andare in clinica per la seduta di gruppo?- chiedo gentilmente.
-S.. si- risponde con un filo di voce.
-Verrò con te, ti starò accanto e potrai parlare di questo se ti fa piacere la mia presenza. Forse lo psicologo potrà dirmi meglio come aiutarti va bene?
Solleva gli occhi e mi guarda, acconsente alla richiesta. Mi rialzo e distendo la mano verso di lui. L’afferra debolmente e lo accompagno verso l’uscio del bagno per lavargli via tutto quel liquido. Mi segue senza obbiettare, apro la porta e la doccia la ritrovo direttamente sulla sinistra. Apro lo sportello di vetro e faccio scorrere il getto puntandolo verso l’acqua calda.
-Tu riprenditi e lavati per bene. Nel frattempo rifaccio il letto, d’accordo?
-Va bene- dice con un filo di voce, sto per lasciarlo di nuovo solo ma questa volta mantenendo la porta aperta per curarlo. Mi prende di colpo la mano. Lo guardo e mi sorride. -Grazie per quello che stai facendo, non volevo essere un peso.
-Non lo sei affatto, se il destino ha voluto che ti dovessi aiutare io lo farò con piacere.
Apre lo sportello della doccia e si infila dentro iniziando a lavarsi, lo lascio da solo e nel frattempo vado in camera sua sistemando il disastro che ha lasciato sulle lenzuola.
Vedo che nell’armadio delle coperte ci sono solo lenzuola tutte dello stesso colore, credo che voglia a tutti i costi rimanere su queste tonalità di colore e non cambiandole mai.
Mi metto dietro a sistemare il letto. Tutto questo mi ricorda tante notti insonne con mio padre e le sue sbornie. Ricordo il vomito che si gettava e si rotolava addosso perché troppo ubriaco per capire cosa stesse facendo. Zayn è un ragazzo che cerca di mascherare la sua debolezza ma non capisce che così facendo allontana chi lo potrebbe aiutare davvero.
Zayn è pulito e rivestito, si sdraia sul letto ed io lo copro. I suoi occhi mi guardano mentre sistemo le coperte su di lui come se fosse un bambino d’accudire.
-Sicuro di non voler dormire con me?- chiede.
-Si, non voglio altre disgrazie con il tuo coso li sotto- rispondo sarcasticamente e lui sorride alla battuta.
-Non credo ne avrai, sono decisamente distrutto per volerti scopare.
Lo guardo, mi prende il braccio sinistro dove la mia mano è poggiata sul materasso, me lo accarezza. -Fidati di me, non succederà nulla. Te lo prometto. Voglio solo che resti.
Sono un po’ incerto su quello che devo decidere di fare. Faccio un sospiro e mi infilo fra le sue coperte, lui non mi tocca e si distanzia da me per farmi posto. Spengo la luce e resto fisso a guardare il soffitto con le mani intrecciate nelle mani. Lui mi da un  piccolo bacio sulla guancia e si gira dall’altra parte, in pochi secondi lo sento respirare molto a fondo, si è addormentato completamente.
Devo dargli un po’ più di fiducia la prossima volta anche se ha fatto una cosa che gli avevo chiesto e non ha rispettato. Mi giro dall’altra parte e lentamente mi assopisco. Dormirò sonni tranquillo. Mi auguro.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Carissimi Lettori.
Mi sono reso conto che questa storia sta diventando tipo un'OSSESSIONE! Sto scrivendo di getto tutti i capitoli. Non so fino a quando andrà avanti.
Che cosa ne pensate fin'ora? Vi sta piacendo? 
Se volete potete anche darmi qualche cosiglio per proseguire con la trama! :)







 
 
CAPITOLO 8.




 
 
Siamo di fronte ad un enorme palazzo. All’ingresso ci sono diverse persone che chiacchierano fra di loro o fumano per ammazzare il tempo. In esterna c’è un enorme insegna luminosa con scritto:
A.M.P.
Associazione per malattie psichiatriche

 
Rimaniamo in macchina, Zayn si sfrega nervosamente il capo spostandosi i capelli da una parte all’altra. Posso comprendere il suo disagio a farmi venire con lui. Ma sono pronto per farlo ed aiutarlo a superare questo suo problema.
-Vogliamo entrare o preferisci restare ancora un po’ qui?- chiedo. Inizialmente non dice nulla. Poi mi guarda e sorride. Si slaccia la cintura e scende senza dire niente. Impacciatamente scendo anche io e sono subito dietro di lui, la testa china a guardare le sue scarpe in pelle nera mentre si avvia verso l’ingresso. Mi piacciono molto le sue scarpe, si vede che sono di marca ma per com'è vestito è troppo casual e con quel maglione bianco non gli si addicono proprio.
Proseguiamo, l’atrio è spazioso ma non mi da nemmeno il tempo di guardarmi intorno che Zayn ha già deviato verso sinistra ed entra nella sala tappezzata da quattro mura color crema e ci sono al centro una dozzina di sedie che formano un cerchio perfetto. Sulla destra noto un tavolo imbandito di diversi dolci e stuzzichini vari, il profumo del caffè nelle due grandi moke è inconfondibile. La tovaglia giallo canarino è l’unico colore a sovrastare quella stanza così cupa e triste.
La gente parla fra di loro e c’è un signore sulla quarantina d’anni che guarda tutti mentre di tanto in tanto posa gli occhi sull’orologio. Ha dei grossi occhiali spessi, capelli e barba brizzolati in total bleck. Deve essere lo psicologo del gruppo, me ne ha parlato Zayn questa mattina a colazione. Ancora non mi rendo conto di come ho fatto ad alzarmi dopo la nottataccia di ieri. Zayn mi porge un bicchiere caldo ricolmo di caffè e mi fa cenno di seguirlo. Sta andando verso l’uomo brizzolato. Zayn lo saluta avvolgendolo con un forte abbraccio.
-Dottor Harrison, come sta?- chiede gentilmente. -Come sono andate le sue vacanze?
-Molto bene Zayn, spero che per te le giornate siano migliorate dopo l’ultima volta che ci siamo visti- risponde lui sorridente e si libera dall’abbraccio.
-Decisamente si.. le presento un mio carissimo amico. Steven lui è il dottor Harrison.
L’uomo mi si avvicina con la mano tesa e mi sorride. Io porgo la mia e gliela stringo, ha una bella stretta.
-Bene, sono felice che hai reclutato un nuovo Compagno per la nostra lotta, benvenuto Steven- dice. Oddio ha capito male, crede che sono anche io qui per la seduta.
-No, no… Doc, lui è venuto per accompagnarmi- Zayn mi ha salvato da una probabile figuraccia. Sorrido al dottore e lui ha un viso sorpreso ma non contento di vedermi al fianco di Zayn. -So a cosa sta pensando, lui.. non è come pensa ok?   
Il dottor Harrison abbassa di poco gli occhiali e mi guarda con attenzione come se volesse capire bene chi io sia. Mi sta irritando.
-Ti credo Zayn e spero che tutto il tuo lavoro non venga distrutto- dice, ora sembra che mi stia colpevolizzando di qualcosa che io non ho fatto. Dottor Harrison fa un paio di battiti di mano e raduna tutti a sedersi in cerchio per dare inizio alla seduta di gruppo.
-Buon pomeriggio e benvenuti Compagni alla nuova seduta per ritrovare la propria strada. Innanzi tutto ringrazio Margaret per aver portato i deliziosi dolci- rivolgendosi verso una ragazza dai capelli ricci e rossi, posata ed elegante. -E anche Marco per gli stuzzichini, come sempre colpisci nel segno chef- questa volta si rivolge verso un ragazzo così magro che gli vedo le ossa ma gli occhi verdi mi fanno distogliere lo sguardo dalla sua corporatura. Sono così belli.
-In oltre abbiamo un nuovo arrivato, Steve. Ha accompagnato il nostro caro Zayn a questa sua seduta. Spero non mi deluda questo giovane ragazzo.
Ancora una volta il dottore mi rende in imbarazzo, infatti sento le guance diventare calde.
-Allora, chi vuole iniziare per primo?- chiede Harrison aprendo il quaderno, o meglio, la sua scheda per scrivere i pensieri di tutti i presenti.
Si alza un omone enorme, muscoloso, con la barba scura come gli occhi e i capelli, vestito con un abito da ufficio. Si sistema e porge entrambe le mani avanti a lui.
-Buon giorno, mi chiamo Eric e sono dipendente dal sesso- dice.
-Ciao Eric- rispondono tutti in coro. Io lo dico a scoppio ritardato.
-Sono ormai centosettantasette giorni che non faccio sesso.
Tutti applaudono in coro, rivolgo gli occhi verso Zayn e lui sembra sia felice del risultato di Eric. Anche se non conosco questa persona, lo stimo per quello che sta facendo. Poi prosegue il suo racconto incominciando dalle prime esperienze.
Aveva solo dieci anni quando ha scoperto il sesso e il suo primo rapporto è stato l’anno successivo, da quel momento la sua vita è cambiata radicalmente.
Sono sconvolto dal racconto. Prosegue dicendo che ha avuto anche rapporti sessuali rischiando di prendere l’HIV e ha persino prosciugato il suo conto bancario solo per farlo con qualche escort, che fosse maschio o femmina.
-Ora però la mia vita è cambiata, e voglio proseguire verso questo lungo viaggio. Cambiare è meglio!
-Cambiare è meglio!- ripetono tutti in coro. Questa volta mi zittisco. Sono ancora scioccato da quello che Eric ha raccontato. Sesso alla tenera età di undici anni, farlo con persone sconosciute e anche a pagamento fino a rovinarti la vita. È una vera e propria droga.
-Bene, chi è il prossimo?- chiede Harrison. Cala un istante di silenzio, non dev’essere facile parlarne con sconosciuti di un tuo problema personale. Poi la donna di nome Margaret alza la mano e Harrison gli da il permesso per alzarsi e parlare.
-Ciao, sono Margaret e sono una dipendente dal sesso- tutti la salutano ancora una volta in coro e lei prosegue posando lo sguardo verso terra, è nervosa e si vede. Aggroviglia le dita nelle sue anche se cerca di non mostrare la sua agitazione. Poi si morde il labbro e tira su con il naso. Rivolge gli occhi verso di noi e vedo che sta per piangere.
-Sono nove giorni che non faccio sesso- Margaret è in astinenza solo da pochi giorni e la vedo già così.. sconvolta. -L’ultimo mio rapporto sessuale è stato nove giorni fa, prima di decidere una volta per tutte di venire ed affrontare con voi questa lotta. Quell’ultimo ha voluto che io lo sottomettessi. Abbiamo fatto sesso per cinque volte. Quando lui se ne andato io mi sono masturbata altre tre volte. Ho capito solo in quel momento che avevo bisogno di un aiuto. Ma sto impazzendo.
Mette le mani sul viso e scoppia a piangere, tutti restano in silenzio, sento qualcuno alla mia sinistra che tira su con il naso. Probabilmente capisce la sua situazione, io ne sono... affascinato.
-Come ti fa sentire questo tuo bisogno continuo di avere rapporti sessuali?- chiede Harrison.
-Frustrata ed... ed emotivamente distrutta- risponde Margaret.
-Cosa bisogna fare in questi casi?
-Non mollare, MAI.
-Vuoi fermarti qui per oggi?
-Si... se è possibile.
-Ricordati solo una cosa, cambiare è meglio.
Ancora una volta tutti ripetono in coro quella frase. Resto un’altra volta in silenzio, le braccia premute contro il petto. Sento la mano di Zayn scivolare sulla mia gamba. Lo guardo, lui mi sorride, comprende il mio disagio.
-Chi tocca adesso?- chiede nuovamente Harrison. Zayn alza la mano e il dottore gli da il permesso di parlare.
-Ciao, mi chiamo Zayn e sono un sesso dipendente.
In coro lo salutano, e anche io. Questa volta mi va di farlo perché si tratta di lui e ha bisogno del mio appoggio.
-Come sapete io facevo sesso praticamente tutti i giorni della mia vita, dalle cinque alle dodici ore consecutive al giorno. Ho perso tre lavori a causa del sesso. Ho distrutto sei rapporti diversi. Ho dovuto lottare per non estrarre fuori il membro e masturbarmi o peggio, violentare il primo passante per strada e...- fa una pausa. Respira a fondo e poi prova a continuare il suo racconto. -Dannazione, quella vita faceva schifo. Ho superato il centesimo giorno senza fare sesso ma.. se non fosse stato per Steven che è qui al mio fianco... io ieri non avrei superato nemmeno il centotreesimo giorno. Ho avuto un attacco di masturbazione compulsiva e lui è riuscito a salvarmi. Mi ha riportato alla realtà e io non posso fare altro che chiedergli scusa e grazie per avermi aiutato. Spero che continui così.
Oddio, sono felice di questo ma mi vergogno ad avere così tanti occhi addosso. Si gira verso di me, mi accarezza il viso arrossato dall’imbarazzo.
-Ti ringrazio e scusami per la scorsa notte. Cambiare è meglio.
-Cambiare è meglio- le voci di sottofondo mi fanno perdere qualunque cosa. I suoi occhi, il suo tocco, l’affetto che prova per me sono una boccata d’ossigeno leggera che mi arde il cuore e me lo fa battere. Non mi è successo con nessuno. Nemmeno con Riccardo.
-L’altro tuo problema invece? Sei riuscito a risolverlo?- chiede il dottor Harrison, gli occhi di Zayn non si staccano dai miei, però io si. Guardo il dottore con espressione dubbiosa. Che cosa intende dire?
Rivolgo nuovamente gli occhi su Zayn e lui li abbassa subito per poi rivolgersi al dottor Harrison.
-C-ci sto lavorando dottore- risponde incerto lui.
-Perché questo tono?- chiede il dottore.
-Ho… ho speso cinque mila dollari per comprarmi un nuovo televisore.
-Non ne hai già abbastanza in casa?
-Mi serviva...
-Sperperare i soldi in cose inutili sicuramente non risolverà il tuo problema. Lo sai vero?
-Si… lo so- Zayn abbassa il capo tenendomi la mano. Harrison mi lancia un’occhiataccia come per mettermi al corrente che lui ha un altro disturbo e che io non ne sapevo niente. Perché non me l’ha detto quella sera a cena?
Le altre storie che vengono raccontate le ascolto poco perché sono attratto da tutt’altra parte con la testa. Da quando a finito di parlare, Zayn non mi ha tolto la mano, anzi, me la stringe forte. Mi sento... far parte di lui, in qualche modo.

Rientriamo in casa, io e lui ci togliamo le scarpe lasciandole al fianco dell’uscio della porta. Sospiro. Non sono triste ma mi sento quasi impotente di fronte a tutto questo mondo nuovo. Zayn mi passa davanti e va verso la cucina. Io tiro fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans. Guardo il display e ci sono tre nuovi messaggi ed una chiamata senza risposta da parte di Tamara. Apro i messaggi e leggo:
Dove sei? Ti devo parlare” il primo.
Rispondimi per favore” il secondo.
Ho capito... sei con lui vero...?  Vorrei parlarti. È una questione importante ed urgente” il terzo messaggio mi lascia di stucco. Perché in quei messaggi sento un tono di disapprovazione mista a preoccupazione?
-Vuoi bere qualcosa?- chiede dall’altra parte della stanza il che mi fa distrarre dal cellulare. Lo spengo, è meglio per tutti se non lo guardo più. Ho un ultimo giorno da passare con Zayn. Dobbiamo cercare di fare in modo che riesca a superare un nuovo giorno senza sesso. Infilo il piccolo oggetto nella tasca interna del cappotto. Lo tolgo e lo appendo subito li di fianco.
-Si! Va benissimo- rispondo subito dopo.
Vado verso la cucina, il pavimento a contatto con le calze è fresco ma mi sta bene.
Mi siedo sullo sgabello che da le spalle al salotto ed è in faccia con la piccola cucina. Massaggio con la mano i miei capelli facendo scorrere le dita su tutta la cute, i messaggi di Tamara mi hanno fatto un po’ preoccupare. Di cosa si tratterà? Zayn ha una bottiglia di Sangue di Giuda in mano, versa un bicchiere. Poi mi guarda e sorride.
-Va tutto bene?- chiede.
-Ehm...? Si… cioè no- rispondo. Dal suo sguardo sa già dove voglio andare a parare. Finisce di riempire il bicchiere e posa la bottiglia sul tavolo nero.
-Dimmi.. che cosa vuoi sapere d’altro?- dice.
-Che tipo di altro problema hai?- chiedo.
-Ho un piccolo problema di Shopping compulsivo. Questo disturbo è venuto fuori subito dopo aver iniziato la terapia di gruppo.
Non so nemmeno io che espressione ho in volto. Scrollo il capo lentamente. Che altro mi nasconde?
-C’è altro per cui dovrei essere informato?- dico diretto, la voce arrabbiata.
-Hei... non è colpa mia se ho questo problema… chiaro Signorino?- il tono autoritario è uscito di nuovo e questa volta anche il suo umore è cambiato. Beve un sorso di vino, io stringo le labbra innervosito.
-Che altro dovrei fare con te scusa?! Mi hai detto la metà delle cose che so su di te. E incolpi la tua malattia. Sta nella tua testa decidere come guarire ma a me non sembra che tu stia lottando davvero per sistemarti.
Lui posa il bicchiere sul tavolo con violenza, il tintinnio del vetro sul tavolo mi fa sobbalzare. Fa il giro per avvicinarsi a me. Zayn è ad un palmo dalla mia faccia e mi prende dal collo della maglietta, il volto cruciato.
-Sentimi bene, io ci sto lavorando davvero tanto su come uscire da questa merda, tu non sei di aiuto avendoti qui. Non so nemmeno io come possa farti cambiare idea sul fatto che voglio davvero guarire- replica lui.
-Beh ma non me lo stai dimostrando. Dimmi, quanto tempo fa hai preso il nuovo televisore? E dove l’hai messo?- rispondo a tono.
-Questi non sono affari che ti riguardano.
-Se vogliamo stare insieme io credo che mi interessino queste cose!
-Chi ti ha detto che voglio stare con te?!
Questo cambia tutto. Sento il mio cuore frantumarsi in mille pezzi. Zayn lascia la presa su di me e mi guarda, il suo volto cambia ancora una volta, è triste, si rende conto di quello che mi ha detto. Sento gli occhi riempirsi di lacrime.
-Non... non è... scusami Steven- dice con un filo di voce. Sposto lo sguardo da lui e con la manica del mio maglione mi asciugo rapidamente gli occhi come se mi volessi nascondere, i gomiti sul tavolo. Non voglio che mi veda debole o triste per causa sua. Poi un pensiero balza nella mia mente.
-Perché ti sei iscritto nella chat? Cosa stavi cercando in realtà?- chiedo.
-Volevo vedere se potevo resistere agli impulsi sessuali- risponde sedendosi accanto a me.
-Dimmi la verità.. quei cento giorni senza sesso, sono reali o hai detto una qualche bugia al gruppo?
-Sono reali ma.. quando mi masturbavo chiedevo a qualcuno della chat di venirmi a trovare, a fare le stesse cose che ho fatto con te.
Altra cosa che mi ha tenuto nascosto. Ormai Zayn si sta spremendo come se fosse una spugna impregnata d’acqua. Non riesco nemmeno a guardarlo, troppe bugie e inganni mi ha tenuto nascosto.
-Che cosa provi per me?- dico, un’altra domanda per poi metterlo alle strette. -Voglio tutta la verità, anche quella che potrà ferirmi a morte.
-Steven...
-No Zayn. Voglio che mi rispondi a tutte le domande che ho per te. E voglio che tu sia sincero per una volta.
Fa un sospiro triste, abbassa il capo e non mi guarda come anch’io non lo guardo.
-Non... per te non sto provando le stesse sensazioni che avevo con gli altri. Mi sto affezionando a te. Ma non nel modo che vuoi tu- risponde. Ancora una volta sento le lacrime salirmi, ma cerco di trattenerle il più a lungo possibile.
-Quindi per te sono stato il tuo nuovo giocattolino erotico?- chiedo.
-No Steven. Con te è stato tutto diverso, sei riuscito a darmi piacere. Sei riuscito a tirare fuori tutto quello che stavo cercando da tempo.
Lo guardo, lui rimane ancora chino con la testa a guardare il vuoto. Mi mordo un labbro perché in realtà non so cosa rispondere.
-Cosa sono per te in questo momento?- non posso farcela a sentire un’altra cosa che potrebbe distruggermi nuovamente. Ma ci provo, devo rendermi forte.
-Un amico, un aiuto, una persona affidabile. E vorrei poterti dare tutto quello che ti manca- risponde questa volta mi rivolge gli occhi su di me.
-Riuscirai mai a volere qualcosa di più che il sesso?
-Voglio di più oltre al sesso con te.
Questa cosa è la più dolce che mi abbia mai detto in tutte le ultime settimane che ci siamo visti. Ecco perché non mi ha cacciato dalla sua vita.
-Un ultima domanda: ti sei frequentato con qualcuno oltre a me nell’ultimo periodo da quando ci conosciamo?
-No Steven, e ora mi va bene così. Voglio vedere se sono capace di affrontare tutto questo.
Avvicinandomi a lui sento un fremito nello stomaco. Lo bacio con passione e lui mi mette una mano intorno al viso. Non so se gli farà bene questo, ma è l’unica cosa che posso dargli. La sua lingua guizza prepotente dentro la mia bocca e le mani iniziano a toccarmi ovunque. Mi fa scendere dallo sgabello e con vigore mi avvolge le braccia intorno alla vita facendomi avvicinare il più possibile a lui. Apro gli occhi e lo vedo passionale con me. Spostandomi appena Zayn cerca ancora il mio contatto ma si ferma non appena vede che io gli metto le mano sul petto.
-Vorrei darti ciò che cerchi. Vorrei darti davvero quel piacere che vuoi e compiacerti sarebbe la cosa più bella- gli occhi gli brillano a queste mie parole. -Ma vedi, stai combattendo da tanto tempo con te stesso e io non voglio essere la causa. Non voglio che per colpa mia tu azzeri i tuoi giorni di astinenza.
-Con te sarebbe diverso- risponde.
-In che senso?
-Con te non sarebbe solo sesso. Ma lo farei con vera e propria passione. L’ho visto e mi è bastato averti quelle volte per capire che il piacere sarebbe evoluto in qualcosa di più... emotivo.
-Vuoi farlo davvero? Ti senti pronto?- sono seriamente preoccupato per quello che potrebbe accadere, anche se io ho un po’ di timore per lui.
-Si… voglio farlo adesso.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 
 
CAPITOLO 9.





 
 
La camera da letto me la ricordo bene soprattutto le nuove lenzuola che gli ho messo. Ho le farfalle nello stomaco e il cuore mi batte all’impazzata, lo sento per fino in gola. È come se questa fosse per me una seconda prima volta.
Zayn chiude la porta alle sue spalle e mi guarda mentre si avvicina. È serio e questa sua espressione mi piace. Io mi mordo il labbro, lui prende il mio viso fra le mani calde e preme le sue labbra contro le mie. Un bacio casto ma pieno di passione tanto cercata.
Si sposta lentamente da me facendo modo che le nostre labbra si stacchino dolcemente. Apro gli occhi e lui fa lo stesso guardandomi, le mani ancora sul mio viso.
-Ora il mio mondo ti appartiene Steven. Voglio che tu sappia quanto io sia felice di questo ma allo stesso tempo sono preoccupato.
-Di... di che cosa?
-Tu farai ciò che ti chiedo così che potrai capire meglio come funziona- non ha risposto alla mia domanda ma continuo comunque ad ascoltare. Acconsento e lui prosegue. -Fidati di me e tutto andrà bene. Ti farò percorrere tutto quello che ho passato negli ultimi anni. Se esagero mi fermerai. 
-Va bene... mi farai vedere davvero tutto? Farò le stesse cose che facevi tu?
-Esattamente Steven. Io ti porterò alla scoperta di questo tormentato mondo. Io faccio sesso quando voglio e come voglio. Tu dovrai essere sempre disponibile anche solo per una sveltina. Tu ora mi appartieni, sei la mia nuova droga e se non mi rispetterai ci metterò poco a rimpiazzarti.
Il cuore mi va in gola, sono abbastanza sicuro di essere in una fase di preoccupazione. E quest’ultima frase è la prova che io non voglio che lui vada con altri.
-Non voglio che vai con altre persone- dico schietto.
-Allora vedi di non farmi entrare in astinenza.
Sorride dandomi un altro bacio per poi accarezzarmi i fianchi.
Mi fa sedere sul letto mentre ci continuiamo a baciare, per un istante si stacca e prende i lembi della maglietta togliendosela rimanendo a petto nudo. Quel suo corpo così perfetto che ora guardo con più accuratezza perché la luce del giorno mi permette di farlo.
-Alza le braccia cucciolo- dice dolcemente. E così faccio, lui prende il maglione e la maglietta insieme tirandomele su facendomi rimanere a petto nudo. Butta a terra il tutto e poi si avvinghia a me baciandomi ancora facendomi sdraiare sul materasso. Lui è a carponi su di me. Il fiato aumenta come il mio mentre mi bacia.
Le mie mani scorrono lungo la sua schiena accarezzandogliela per poi abbassarsi verso le natiche. I jeans sono così stretti da mettermi a contatto con il suo bellissimo fondoschiena sodo e muscoloso. Zayn continua a baciarmi con innata passione cosa che non ha mai fatto prima.
Poi si ferma e scivola per baciarmi il collo, con la lingua bagnata va verso il mio petto, accarezzandomi con le mani i capezzoli. Sento l’ondata di eccitamento gonfiarsi al di sotto della cintura. Lui si ferma e va verso i suoi pantaloni slacciandosi i tre bottoni principali. Si mette in piedi e li fa scivolare a terra. Viene verso di me e slaccia il bottone e fa scendere la zip dei miei jeans sfilandomeli lentamente.
Ci siamo, stiamo per fare sesso, o forse stiamo per fare.. l’amore.
Tra le due cose c’è molta differenza. Ho paura solo per quello che accadrà dopo. Dev’essere quello che mi freme e non riesco a rilassarmi completamente.
Una volta tolti i jeans va verso il comodino prendendo due preservativi. Uno lo lascia accanto alla piccola lampada in acciaio, prende l’altro e strappa via la protezione tirandolo fuori. Mi guarda.
-Sei davvero pronto?- mi chiede.
-Si...- non riesco a dire altro e deglutisco.
-Allora sdraiati meglio e fammi posto.
Sorride, faccio ciò che mi ha chiesto e lui si tira via i boxer, subito dopo li tolgo anche io. Ha già un’erezione completa io invece sono in un intermezzo perché mi devo ancora del tutto adeguare a questa nuova cosa che sta per accadere. Inserisce il preservativo sfilandolo completamente fino in fondo. Dal cassetto tira fuori anche un piccolo flacone azzurro con scritto in bianco: Lubrificante.
Ci siamo, è arrivato quel momento.
Ne sparge una goccia sulle prime tre dita. Lascia cadere il flaconcino a terra e si avvicina con le ginocchia a me. Mi alza le gambe spargendomi la vasellina su tutto l’interno delle natiche. È fredda e un brivido percorre la mia schiena. Infila anche mezzo dito all’interno così che la cavità sia completamente bagnata per entrare meglio senza crearmi dolore.
Lui si avvicina continuando a guardarmi con quel viso serio.
-Sappi che non lo faccio da un po’, se sono maldestro dimmelo e mi fermo- dice.
-Non.. non ti preoccupare- rispondo facendo un mezzo sorriso.
-Sicuro allora di volerlo fare?
-Sicuro.
Prende le mie gambe e le posa sui suoi fianchi, lego le mie caviglie una sopra all’altra facendo in modo di stare più comodo. Sta per avvenire ciò che aspettavo da settimane. Ho il fiato corto e il respiro affannoso. Con una mano si aiuta ad inserirlo e da un piccolo colpo per farlo entrare meglio. Il dolore è momentaneo perché poi scorre velocemente dentro. Da un’ulteriore botta per farlo entrare completamente ed io gemo. Mi stringo forte a lui, inizia il viaggio verso il completo piacere per entrambi. Va avanti e indietro lentamente, si lascia alle spalle cento lunghi giorni di astinenza. Ora sarò io la causa di tutto, sarò io a comandarlo per non farlo ricadere nelle sue vecchie abitudini.
Su e giù, poi lo estrae per infilarmelo di nuovo, su e giù. Il suo membro è grosso ma non mi reca molto dolore.
Zayn ansima ed io con lui, prosegue continuando a fare su e giù con il suo corpo aumentando gradualmente la velocità. Si presta a baciarmi le labbra, mi lecca il lobo sinistro e scende sul collo continuando a leccarmi ovunque. Un gemito fuori esce dalla sua gola, così graffiante e intenso.
-Ti piace... cucciolo?- chiede ansimando.
-S… si... fallo ancora.. Ti prego- rispondo con il fiatone.
Zayn aumenta ancora di più la velocità con cui mi sta scopando. Sento il suo membro duro che prosegue la sua lotta con l’interno del mio ano. Il piacere è intenso e palpabile nell’aria. Le mie mani scorrono lungo la sua schiena ritornando sulle natiche, gliele stringo godendo di piacere.
-Infilami un dito- dice lui, la voce ovattata perché si nasconde sulla mia spalla.
Il dito medio me lo infilo in bocca bagnandomelo e poi faccio come mi ha chiesto, massaggio delicatamente il suo interno delle natiche. Gode ancora di più, questa volta dalla sua gola esce quasi un rantolo di piacere smorzato dalle labbra serrate.
-Godi piccolo?- mi chiede.
-Si!- rispondo.
Lui si alza mettendo le mani sul materasso, le vene delle braccia gli fuoriescono e pulsano, continuando a muoversi dentro di me. Mi guarda e i suoi occhi di ghiaccio fremono di passione ardente. Estraggo il dito che dapprima massaggiava il suo interno e le mani le faccio scorrere sul suo corpo perfetto.
-Sto per venire- dice mentre continua, le sue mani si stringono sul materasso. -Fatti venire in bocca.
Acconsento, lui sfila il membro dal mio buco ed estrae con fare impacciato il preservativo, si masturba con velocità, il bicipite rigonfio e venoso mi fa eccitare. Guardo quel braccio ed inizio a massaggiarmi il membro. Apro delicatamente la bocca e mentre lui continua io lo osservo godere dall’alto. Stringe gli occhi e ansima ripetutamente. Io mi eccito nel vedere il petto rigonfiarsi e l’addome muscoloso fare respiri profondi. La sua mano è rapida mentre si massaggia, mi allungo verso di esso e aspetto il suo succo.
Un rantolo di piacere esce dalla sua voce come un grido di battaglia ed uno schizzo prepotente pervade la mia bocca riempiendomi la lingua e arrivando sino alle pareti di essa. Sento il suo sapore acre di quel succo bianco e mando giù a forza.
Non ha finito con me. Lui mi guarda, mi toglie la mano che prima stava masturbando il mio membro, con violenza prende le redini e massaggia velocemente il membro. Con l’altra mano fa una masturbazione al mio ano ed inizio a gemere di piacere.
In fine rilascio anche io il mio liquido cospargendosi fino a raggiungere i miei capezzoli. Il getto è caldo e piacevole. La respirazione quasi mi manca per un secondo per poi liberarsi. Sono sfinito.
Zayn si sdraia al mio fianco e respira affannoso anche lui.
-Dio... da quanto stavo aspettando tutto questo- dice ridendo. -Ti ho fatto male?
-No, anzi, è stata la cosa più bella che potessi fare.
Ed è così, con nessuno ho mai avuto questo tipo di rapporto e il sesso che ho fatto con lui è stato... indescrivibile.
Passa dei fazzoletti dentro una scatola di carta, ne estraggo qualcuno per asciugarmi sia il petto che il membro. Lui fa lo stesso ed in fine mi passa un braccio intorno alla spalla e mi avvicina. Ci stringiamo in un forte abbraccio. Mi lascio coccolare da lui. Le sue forti braccia mi appartengono. Mi piacerebbe percorrere il processo di ninfomania che ha passato.
-Vorrei...- di colpo mi fermo, non so perché ma stavo per dire una cosa che è totalmente fuori dal normale. E quello che volevo chiedergli è uno stravolgimento dei fatti. Lui ha lavorato tanto per disintossicarsi dal sesso eppure io l’ho portato a farlo comunque. Mi sento irrispettoso nei suoi confronti. Fargli ripercorrere tutto quanto sarebbe per lui un colpo basso e non so se ne sarebbe capace. Non so nemmeno se sia in grado di affrontarlo ancora una volta.
-Vorresti cosa Steven?- chiede con voce vellutata e tranquilla.
-Niente...- rispondo secco. Come mi è potuto passare, anche solo per un istante, nella testa che io voglia vedere il suo mondo. Lui si sposta leggermente, lo guardo e lui ricambia. È così serio.
-Dimmi…
-Non so se questo possa farti bene ma...- inizio a balbettare come un’idiota. Certo che non gli farà del bene. Il sesso lo distruggerà ancora. È un controsenso allucinante quello che ho pensato. Mi sposto da lui, non posso stargli accanto dopo quello che mi è passato per la testa. Non è giusto.
-Che cosa ti prende?- chiede rivolgendosi alle mie spalle. Sono seduto al lato sinistro del letto e guardo i miei piedi nudi che toccano il pavimento freddo.
-Ho paura che se riaffronterai tutto quello che hai subito in passato, tu non ne esca così facilmente. Ho già distrutto una cosa a cui hai lavorato molto e mi sento in colpa.
-A che ti riferisci? Fammi capire.
-Avevo pensato di provare... quello che hai provato tu- mi volto verso di lui. I suoi occhi di ghiaccio mi scrutano e in quella posizione da dio dell’olimpo, nudo e magnifico, mi rende ancora più vulnerabile. -Vorrei vedere il tuo mondo. Vorrei ripercorrere tutto quello che hai dovuto subire. Forse se lavoreremo insieme a questo tuo disturbo potrà placarsi perché saremo noi a decidere come e quando avverrà. Che... che ne pensi?
Zayn si avvicina e mi bacia con ardente passione. Si scosta da me e mi accarezza il volto rimanendo serio.
-Come una sorte di esperimento?- chiede rimanendo fisso sui miei occhi.
-Più o meno, voglio vedere cosa si prova e cosa fai durante le tue giornate.
Lui sorride e inizia ad accarezzarmi il petto.
-Va bene, lo faremo insieme.
Io gli accarezzo la mano che mi sta sfiorando la guancia ancora accaldata dal post coito che abbiamo avuto. Provo timore nei suoi confronti ma voglio affrontarlo con lui.
I raggi del sole entrano dallo spiraglio formato dalla tenda, puntano dritti verso il soffitto facendo illuminare parzialmente la stanza. Voltandomi verso Zayn le lenzuola di seta accarezzano la mia pelle nuda. Lui è già sveglio e mi passa una mano sul basso ventre. L’erezione la vedo attraverso le coperte rosse.
Vuole già fare l’amore con me appena sveglio?
Non ho nemmeno il tempo di fare questo pensiero che lui è già sopra di me tenendomi dai polsi. Inizia a baciarmi il collo con innata voglia, la sua erezione mi preme contro la pancia, è duro ed è piacevolmente bello sentirlo su di me.
-Era questo che facevi prima?- chiedo. Lui si scosta da me rimanendomi sopra. Oh no... credo di aver toccato un tasto dolente. Si sposta e si alza dal letto.
-Giusto cucciolo mio. Tu non sei abituato a tutto questo- prende le mie mani e mi solleva dal letto. Cavolo sono così ancora mezzo addormentato che non capisco niente. Cerco di sembrarlo il meno possibile. -Vedi, la mattina dovevo avere la mia prima dose di piacere. Dopo colazione la seconda. Prima di andare a lavoro la terza e via dicendo. Quindi, se per te non è un problema vorrei la mia dose.
-Vuoi già percorrere il tuo viaggio… adesso?- chiedo quasi titubante.
-L’hai detto tu ieri. Vuoi vedere com’era il mio mondo?- chiede. Annuisco e sorride passandomi le dita fra i capelli scompigliati. -Bravo cucciolo.
Si avvicina a me, o meglio, avvicina il suo membro alla mia bocca. Io lo prendo in mano e sento già la pulsazione delle vene che vorrebbero esplodere già di piacere.
Lo prendo in bocca e lo infilo più che posso fino ad arrivare quasi alla gola.
Sento già il suo respiro pieno di piacere. Gli do una rapida occhiata e vedo lui che tira indietro la testa. Il petto gonfio, la mano che mi accarezzava i capelli ora li tiene stretti facendomi seguire il movimento.
-Succhiamelo Signorino. Voglio sentire la tua lingua- dice tra un gemito e l’altro.
Inizio a toccarmi anch’io e mentre lo faccio vado avanti e indietro muovendo anche la mano. Succhio e lecco la punta come meglio posso. Godo insieme a lui. Infilo completamente il suo membro dentro alla mia bocca e proseguo questo gioco facendolo arrivare fino alla gola. Geme, gode di piacere, respira affannosamente.
Allungo le mani verso le sue natiche stringendole con piacere. Lui me le prende e le toglie con forza come se non volesse che lo tocco.
-Non ti piace?- chiedo riaprendo la bocca e ricominciando a succhiare.
-Preferisco ben altro... Steven- dice ansimando. -Ora continua a succhiare.
L’arroganza nella sua voce mi spiazza, faccio comunque ciò che mi dice. Lui posa una mano sulla mia testa e stringe i miei capelli facendomi arrivare il membro fino in fondo aiutandomi a fare ad andare in avanti ed indietro. Mi fa quasi male la mascella a furia di averlo in bocca. Un fastidio soggettivo rispetto a tante altre cose che probabilmente mi aspettano. Voglio davvero vedere tutto quello che gli è successo durante questi anni di ninfomania?
Dalla sua voce parte un paio di gemiti di piacere intenso e sento il suo liquido entrarmi in gola, prepotente, caldo e mucoso. Un getto dopo l’altro. Ne conto quattro prima di ingoiare.
Mi libera dalla presa che aveva su di me e asciuga sulle mie labbra la sua punta ancora bagnata. Io ci passo la lingua ed infine ingoio anche l’ultima goccia.
Guarda il mio viso, sorride. È compiaciuto per il lavoro che ho svolto. Va al cassetto sulla mia sinistra e prende un paio di mutande infilandosele. In fine va verso l’armadio che è di fronte a me ed estrae una camicia celeste ed un completo blu notte.
-Sarebbe meglio se ci prepariamo per andare a lavoro, che ne dici?- dice sorridente dandomi le spalle infilandosi la camicia. Cavolo non avevo pensato a che ore fossero. È tardi maledizione!
Raccolgo velocemente la mia roba e mi rivesto impacciatamente, come meglio posso.
Sento una risata che parte da Zayn.
-Hei, calmati ragazzo. Ti porto io a lavoro non ti preoccupare. Siamo a pochi isolati dal tuo negozio.
-Lo so ma sono già le nove e io devo essere la per le dieci e mezzo! Che cazzo Zayn perché non mi hai avvisato?!- rispondo infuriato infilandomi in ultimo le scarpe.
-Steven rilassati. Ora facciamo colazione, abbiamo ancora un’ora.
Arrivati in cucina tira fuori dal frigorifero quattro uova e una busta con dentro il bacon. Dallo scaffale più in basso prende una padella, accende il fuoco e inserisce le uova facendole cuocere. In un’altra pentola mette un goccio d’olio e il bacon a scaldare. Si volta, mi guarda e sorride andando verso il suo ufficio.
Sento che sta trafficando nei vari cassetti. Cosa starà facendo?
Torna dopo qualche secondo con un pacchetto di preservativi. Lo posa sul tavolo di fronte a me.
-L’esperimento avrà inizio oggi- dice.
-O-oggi? Ne sei sicuro?- chiedo.
-Perché no? Ho solo dei punti chiave da farti vedere.
-Quindi… cosa vuoi fare di preciso?
-Nessuno ha mai visto o provato quello che faccio e sento, quindi si. Voglio mostrarti un pò tutto il mio mondo- prende dallo scaffale più in alto un bicchiere e lo riempie d’aranciata. Ammicco un sorriso, è assurdo. Però potrebbe darmi ottimi benefici, voglio studiare a fondo questa sua malattia. Mi aiuterà a capirlo di più. Inizia a parlare ed a descrivere tutto quello che faremo:
-Durante la settimana voglio vederti tutti i giorni…- rimango un istante interdetto. Dovrei annotarmi quello che mi sta raccontando, come ricordo dei prossimi gironi. -Proverai tutto quello che ho fatto io durante gli anni peggiori della “malattia”. Fellazio (anche in ufficio) Sesso (se sarà necessario in luogo pubblico) Masturbazione sia virtuale che dal vivo. Sperimentazione di nuove posizioni. Sesso con cibo Sesso con oggetti. 
-Tutto questo… l’hai fatto davvero? Non ti accontentavi mai?- chiedo incuriosito. Sbatto le palpebre. Lui non risponde, anzi, sorride e prepara i piatti. Ne porge uno di fronte a me.
-Non abbiamo finito- risponde.
-Dimmi la verità, con chi facevi tutte queste cose?
-Prima era diverso. Ora so trattenermi e se vuoi una risposta alla tua domanda di prima… una dipendenza non ti lascia.
-Ma così facendo ti sei...- poi mi blocco di colpo. Lo guardo torvo e lui guarda me per poi distogliere lo sguardo iniziando a mangiare dal suo piatto. Con voce calma mi avvicino verso di lui. Faccio un gesto volontario ma allo stesso tempo involontario. Gli accarezzo un braccio, più o meno so quello che prova, anche nella mia famiglia c’era un uomo disperato e con dipendenza da alcol. Mi correggo, c’è un uomo disperato e dipendente dall’alcol. -Hai rovinato la tua vita sociale e quella della tua famiglia, non è vero? Per questo sei entrato a far parte del gruppo di sostegno con il dottor Harrison.
-Non ne voglio parlare- risponde schietto.
-Vorrei ti confidassi di più con me Zayn...
Stringe la mascella, mi rivolge uno sguardo crudo, irritato. Posa la forchetta e mette le braccia possenti conserte.
-Si, ho rovinato la mia vita per colpa di questo- dice.
-E allora è un contro senso andare avanti. Rischi di rovinarti ancora di più.
-Farai tu tutto questo. Voglio farti vedere quello che ho provato tutto questo tempo. Voglio che almeno una persona che sia vicino a me capisca davvero il mio stato d’animo. Ma se non vorrai... potrò capirti.
Abbasso lo sguardo sul mio piatto e con la forchetta ci gioco un po’. In fine mi mordo il labbro facendo calare un silenzio strano, come posso fare tutto quello che ha fatto lui in passato? Come può chiedermi una cosa simile?
Lui mi aiuterà, certo, ma sarò io a fare il resto. Non posso nascondere di essere impaurito di questa situazione. Ho una strana sensazione, ho il timore di diventare… come lui.
Sento Zayn aprire un armadietto e tintinnano due tazze. Lo guardo che versa del caffè in entrambe. Faccio un sospiro cercando di trovare le parole adatte.
-D’accordo- dico infine. -Proverò ma non ti assicuro niente. Che altro?- chiedo avvicinandomi la penna e il foglio.
Ammicca un sorriso malizioso, posa i gomiti sul bancone della cucina.
-Questo lo faremo durante i giorni feriali così che tu possa provare a pieno tutte l’esperienze che ho fatto in passato. Nel weekend che segue ti farò fare diverse attività organizzate, potremmo iniziare dal Venerdì con un' orgia su appuntamento. Sabato, sesso a tre con persona sconosciuta, e domenica finiremo con bondage soft per principianti con del feticismo. Credo che questo sia tutto- risponde, fa un respiro come se fosse di... sollievo mentre io finisco di scrivere l’ultimo paragrafo.
Ho ancora qualche dubbio.
-Scusa… ma queste cose che faremo al weekend in che momento avverranno?- dico.
-Le faremo verso orario aperitivo o cena. Se ci saranno dei problemi sposteremo il tutto nel pomeriggio.
-Vuoi fare davvero tutto questo da oggi?- chiedo sollevando lo sguardo su di lui.
-Esattamente Steven. Da oggi tu sarai me molto tempo fa. L’unica differenza è che ti seguirò io in questo e le faremo insieme. Ti sto dando la possibilità di vedere com’era il malato di sesso che ero un tempo. Ti farò vedere solo una piccola parte del mio mondo- risponde sorseggiando il caffè dalla tazza bianco porcellana.
-Mi piacerebbe sperimentare tutto questo ma... se poi non ci riuscissi? E il tuo percorso con il gruppo di sostegno? Non rischi di non saperti più controllare?
-Ho azzerato il mio conteggio. Questo pomeriggio andrò al centro e dirò al gruppo che ho finalmente trovato qualcuno con cui stare.
Si sta riferendo a me. Sorride e beve ancora un po’ dalla tazza. Non capisco tutto questo suo divertimento che prova nel sesso, è una cosa assurda eppure, dentro di me, qualcosa si muove perché ha voglia di giocare e vedere come proseguirà il tutto. Lui guarda il suo Rolex d’acciaio grigio e fa un piccolo sussulto.
-Oh... è tardi. Togliti i pantaloni e mettiti a novanta- posa i due piatti nel lavello con annesse tazze. Io mi alzo di scatto, non capisco.
-Che cosa vuoi fare?- chiedo ingenuamente.
-Voglio scoparti. Sei nelle mie mani per questa settimana e io, all’epoca, anche a quest’ora facevo sesso.
Lo guardo turbato, tira giù la zip dei pantaloni senza aprire il bottone superiore e senza nemmeno scomporre il suo abito. Estrae il membro già eretto.
Dalla tasca prende un involucro argenteo e lo apre infilandosi il preservativo.
Zayn mi gira, abbassandomi il busto verso il tavolo da cucina. Mi leva con violenza i pantaloni. Sento qualcosa di viscido muoversi con velocità all’interno del mio interno. È la sua lingua che mi fa sussultare bagnandomi completamente il buco. Vuole inumidirlo per farlo entrare. Oddio. Ho un fremito che mi percorre la schiena, stiamo per farlo ancora.
Lo sento inserirsi dentro ma con lentezza. Non mi fa male, mi reca un piacere immenso. Sbatte un paio di volte per entrare al meglio nella cavità. Con le mani mi prende i fianchi e inizia a muoversi, prima più lentamente e con gradualità aumenta la velocità. Un rantolo vi esce dalla gola e lui gode nel sentirmi così. Sono eccitato e allo stesso tempo in ansia. Se questo sarà quello che dovrò fare nei prossimi giorni.. non so se ne sarò capace.
Mi da un piccolo schiaffo sulla natica destra ed io sussulto ma è piacevole. Sento il membro continuare ad entrare ed uscire ripetutamente fin quando Zayn ha un gemito di piacere ed allenta la presa su di me.
-Perfetto cucciolo.. così ti voglio- dice mentre continua, con più calma, a far oscillare il suo amico dentro e fuori. Poi lo estrae e sento alle mie spalle che si estrae il preservativo rimettendo a posto il tutto.
Mi sollevo rivestendomi, sento che la mia testa stia girando ma non è così. È una sensazione del tutto nuova quella che provo. Ha fatto sesso con me con una tale energia che sono sopraffatto dal momento.
-Ora cucciolo possiamo anche andare a lavoro, che ne dici?- chiede, io sorrido, lui mi posa un casto bacio sulle labbra ed in fine ci prepariamo per uscire.
Cos’altro accadrà?

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 

 
CAPITOLO 10.



 

Perfetto, sono pronto, ora devo solo suonare il campanello.
Questa sera Zayn ha voluto invitarmi a cena a casa sua. È il secondo giorno dopo l’inizio dell’esperimento. In realtà non so come mi sento, un po’ agitato, si, è decisamente la parola più adatta. Lo stomaco in subbuglio. Fa freddo questa sera, è molto più fredda di tutte le altre sere. Faccio gli scalini e sono sul suo pianerottolo, busso un paio di volte e suono una volta sola il campanello. Zayn apre la porta e mi accoglie con un sorriso poggiando la mano sullo stipite della porta, un bicchiere di vino rosso in mano. È bellissimo, gli occhi già ardenti di eccitazione: camicia bianca aperta fino al quarto bottone dove riesco ad intravedere uno dei suoi tatuaggi, le maniche risvoltate a mezzo braccio, jeans grigi e piedi scalzi.
Io, invece, una semplicissima maglietta bianca e dei normali pantaloni neri con un maglione orrendo nero con scarpe tutte rotte, mi sento un pagliaccio. Si avvicina e scappa un piccolo bacio sulla guancia.
-Sei molto bello stasera- dice.
Mi invita ad entrare, la casa semi illuminata. La tavola da pranzo è apparecchiata. Perché diavolo mi sento così a disagio? Schiarisco la voce e mi tolgo la giacca in pelle posandola sul bracciolo del divano. Lui sposta la sedia e mi accomodo, gentile da parte sua.
Zayn si allontana dal salotto e va verso la cucina. Armeggia con le stoviglie e la pentola per poi tornare indietro con due piatti di porcellana nera. Un piatto semplice come prima portata composto da pasta al sugo. Poi mi accorgo che una delle candele al centro della tavola si è spenta.
-Hai un accendino?- chiedo. Lui lo estrae dalla tasca dei jeans. È uno zippo d’argento con un decoro di una rana e ci sono due lettere in corsivo: Z.M. -Che bello. Dove l’hai comprato?- nel frattempo accendo la candela spenta.
-Me l’ha fatto papà al mio sedicesimo compleanno- risponde. Gli ripasso l’accendino ma lui non lo prende. Scuote appena il capo e mi versa un bicchiere di rosso servendomi. -Tienilo pure, ne ha fatto un altro al mio diploma insieme alla mia prima macchina. Quindi quello sarebbe in più.
-Ma io non fumo.
-Puoi tenertelo come ricordo di questa esperienza.
Oh… bè questo esperimento non è nemmeno arrivato al culmine e lui mi regala già le sue cose. È stato gentile da parte sua, lo infilo in tasca. Meglio se mi schiarisco le idee con un po’ di vino. Ne bevo un sorso e il sapore è gradevole soprattutto per il fruttato e dolce che sento insieme.
-Delizioso, che cos’è?- chiedo.
-Sangue di Giuda, è un vino che ho comprato in Italia qualche mese fa- risponde bevendone un sorso. Posa il calice ed inizia a mangiare, faccio anch'io lo stesso. Diamine è buonissimo, sembra che la pasta sia stata appena fatta e il pomodoro è freschissimo.
-Molto buono, anzi, delizioso. L’hai preparata tu sia pasta che condimento?- chiedo inforcandone altre sei penne.
-Esatto, Steven. Ecco un’altra cosa che non sai di me- spiega. -Io sono un ottimo cuoco. La pasta però solitamente la fa mia nonna.
Gli s’illuminano gli occhi al ricordo. Ha una discreta fortuna ad averla ancora. Sospiro e faccio un sorso di vino.
-Tutto bene?- chiede poi.
-Uhm… si. Stavo pensando alla mia di nonna che ho perso due anni fa- rispondo.
-Mi dispiace- dice. Faccio spallucce e do un ultimo sorso al liquido rosso.
-Non ti dispiacere, non lo sapevi e non ci conoscevamo ancora.
Il secondo piatto è una bistecca con un po’ di verdure mediterranee, credo che questa sera avremmo tutti piatti italiani. Mi serve passandomi il piatto come se fosse un cameriere.
Le sue mani poi si posano sulle mie spalle ed inizia a massaggiarle, oddio sento un brivido arrivare direttamente dallo stomaco.
Poi si avvicina lentamente e mi bacia il collo, apro lentamente le labbra. Mi sta facendo eccitare, vuole giocare con me anche se non abbiamo ancora finito la cena.
D’un tratto non lo sento più e lo ritrovo che si siede davanti a me, prende le posate ed inizia a tagliare la carne come se non fosse successo nulla. Mi guarda e ammicca un sorriso.
-Oh cucciolo, non avere fretta. A quello ci penseremo dopo- risponde.
Schiarisco la voce. Imbarazzante, decisamente imbarazzante. Mi risistemo e inizio a mangiare. Bè a quanto vedo sembra che stia andando tutto bene. Eccetto per le verdure, sono poco cotte. Però lui sembra soddisfatto di quello che ha preparato per entrambi. Alza gli occhi dal suo pasto e mi guarda. Io distolgo subito lo sguardo, non so perché mi sto comportando così. Non sono a mio agio in questa situazione. È strano vederlo così... casalingo.
Ok devo calmarmi, poso le posate e sorseggio un po’ d’acqua.
Non appena finiamo anche la seconda portata lui porta via i piatti e, nel farlo, mi accarezza il dorso della mano. Porta il tutto in cucina e si siede nuovamente davanti a me con il bicchiere in mano. Mi guarda, stiamo in silenzio a fissarci. Nel messaggio che mi aveva mandato oggi non ha specificato cosa sarebbe successo stasera, non mi ha nemmeno detto se voleva analizzare un nuovo lato del sesso che non conosco quindi mi limito semplicemente a dire un’unica cosa:
-Buonissima cena, grazie.
-Sono contento- risponde.
-Perché sono qui?
La domanda mi è sfuggita, non so nemmeno io perché l’ho detta ma sentivo che dovevo porla.
-Non vuoi stare qui?- chiede Zayn.
-Si, ma voglio sapere il motivo. Vuoi… vuoi proseguire l’esperimento?- dico. Lui fa una risatina e resta a giocherellare con il calice da vino, il liquido si agita in esso facendo un giro su se stesso.
-Si, voglio scoparti questa sera ma faremo qualcosa di diverso.
-Cioè?
Sorride, si alza, lentamente si avvicina. Il bicchiere lo posa sul tavolo, viene dietro di me e con un piccolo strattone sposta leggermente la sedia allontanandola di qualche centimetro dalla tavola. Mi si forma un groppo in gola, è l’eccitamento. Lo inghiotto e resto fermo a capire cosa farà poi. Con lentezza fa scivolare le sue mani sulle mie braccia. Le porta in avanti verso l’addome e mi chiede di alzare le braccia.
Prende i lembi del maglione e della maglietta, li sfila e li fa cadere a terra. Sono così eccitato che la mia erezione la sento già piena nei pantaloni.
-Fidati di me. Ti piacerà il dolce che ti ho preparato- sussurra nel mio orecchio. -Resta fermo così.
Dal cassetto del mobile alle mie spalle sento che traffica in cerca di qualcosa. Sbatte il cassetto e torna da me, mi bacia il collo e le sue mani scorrono verso il primo polso che lo mette insieme all’altro chiudendoli da delle manette. L'acciaio è freddo e mi fa venire un brivido.
Poi lo vedo allontanarsi in cucina. 
Mi ha legato, è la prima volta che provo qualcosa del genere e mi sento quasi a mio agio, vorrà frustarmi o cose del genere?
Insomma, sarebbe nell'esperimento. Dovrei provare tutto quello che ha provato lui negli ultimi anni.
Torna e ha un ciotola di vetro con dentro delle fragole, dall’altra mano ha un’altra ciotola più piccola contenendo della panna.
Forse ho già capito cosa vuole fare e questo mi fa eccitare ancora di più.
Posa il tutto sul tavolo, si mette davanti a me e si toglie la camicia sbottonando poi il primo bottone dei jeans. Intravedo il pelo del suo membro, sotto è senza mutande. Vuole farmi impazzire.
Prende una fragola e la immerge nella panna. Con delicatezza me la porge alle labbra, io apro la bocca e mordo la punta succhiando via il liquido dolciastro della fragola. Zayn si avvicina a me e con la lingua tira via la panna in eccesso dagli angoli della bocca. Gemo.
L’altra parte della fragola rimasta la mangia lui.
Ne prende un’altra immergendola nuovamente, questa volta il primo morso spetta a lui e a me il secondo, poi fa una cosa che mi sorprende.
Si bagna l’indice leccandoselo, lo mette all’interno della panna. Avvicina a me la sua mano e l’indice s’infila nella mia bocca. Succhio e lecco via la spuma biancastra così deliziosa, è la cosa più eccitante che io abbia mai assaporato.
Lui si china e sbottona i bottoni dei miei pantaloni, con violenza li strattona via facendomi abbassare anche i boxer. Non me li leva del tutto ma rimangono entrambi abbassati sulle mie caviglie.
Zayn infine si rialza e leva i jeans rimanendo nudo davanti a me, la sua erezione è già pronta. Prende la ciotola di panna, infila una mano e ne estrae una quantità adeguata. Posa la ciotola e la mano ricolma di panna la fa scivolare sul suo membro.
Con l’altra mano mi prende i capelli stringendo la presa e con prepotenza infila la sua erezione nella mia cavità orale. Inizio così ad assaporare la panna mista al sapore acre del suo membro. Zayn inizia a gemere mentre io continuo il fellazio provocandogli un piacere immenso. La sua mano che tiene i miei capelli, stringe la morsa e scava il membro in profondità riempiendo la mia bocca, la punta la sento arrivare in gola.
Cerco di respingerlo, ho paura di rimettere, lui però prosegue e lo sento gemere di piacere.
-Va avanti, Steve. Continua- dice, il respiro affannoso.
I miei polsi sono ancora legati alle mie spalle e non ho modo di muovermi o poterlo toccare. Vedere i suoi muscoli contorcersi di piacere è una sublime vista e sento che la mia erezione è già alta e dura.
Il movimento è continuo e la mia lingua guizza di tanto in tanto ad accarezzare il membro.
Zayn d’un tratto si ferma, lo tira fuori dalla mia bocca e lo preme con delicatezza sulle mie labbra.
-Sei goloso a quanto pare- ammicca un sorriso mentre continua a giocare con il suo membro premuto.
-Si…- dico con un gemito.
-Vuoi che ti scopi?- chiede con arroganza.
-Si…
Lui mi solleva senza però liberarmi dalle manette. I suoi occhi azzurri mi guardano, si pulisce dalla panna che aveva sulla mano. Mi prende il viso ed inizia a baciarmi.
La sua lingua la sento cattiva nella mia bocca. È così violento oggi, perché questa cosa mi da piacere?
Sono abituato ad altro io, a vedere il lato romantico delle persone. Zayn però fa di tutto per essere l’opposto.
Mi fa inginocchiare chiedendomi di posare la mia faccia sul pavimento rimanendo con il sedere sollevato. Ed è quello che faccio, ho le mani ancora legate, mi posa un cuscino a terra per poggiare la faccia. Sento l’involucro del preservativo aprirsi, e il membro entra con violenza all’interno della mia cavità.
Sbatte e gemo. Colpisce ancora più forte e gemo. Sbatte più forte entrando meglio e un urlo strozzato esce dalla mia gola. Colpisce di nuovo e l’urlo questa volta si fa sentire.
-Si, cucciolo, urla ancora- dice ansimando mentre entra ancora una volta.
Continua questo movimento più e più volte scopandomi con violenza ed infine lui gode di piacere immenso, intuisco che è giunto al capolinea.
Si sfila da me, mi gira di colpo ed inizia a leccarmi il membro per poi farlo entrare nella sua bocca. Prosegue in questo atto per diversi minuti per poi venire anche io.
Il piacere reciproco. Il più intenso e travolgente che io abbia mai fatto.
Mi libera dalle manette e restiamo nudi sdraiati a terra.
-Togliti scarpe, 
pantaloni boxer - dice poi mentre cerca di riprendere fiato.
-Perché?- chiedo. Ho timore per la sua risposta.
-Questa sera sarà una delle tue più lunghe notti. Non abbiamo ancora finito.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 
 
 
 
CAPITOLO 11.



 



Sono stremato e siamo appena a giovedì. Mi aspetta ancora un lungo calvario.
Tamara è da un po’ di giorni che è strana con me. Evita di parlarmi o di guardarmi. I messaggi che mi aveva scritto qualche giorno fa mi hanno fatto insospettire su quello che mi deve ancora raccontare. Forse è il caso che la prendo da parte e le parlo.
-Scusami Tamara, avrei bisogno un secondo- dico sfiorandole il braccio.
-Dimmi pure- risponde incrociando le braccia stringendosele al petto, ha un tono diverso dal solito. Sembra infastidita.
-Preferirei farlo in privato- rispondo avvicinandomi.
-Puoi dirmelo anche qui- dice secca.
Ora basta, mi ha stufato. Alcuni suoi atteggiamenti sono del tutto insopportabili. Le prendo quello stesso gomito e la trascino con me nel retro del negozio. Che lo voglia o no io ho estremo bisogno di parlarle. Guardo di sfuggita l’orologio del negozio che segna le diciassette e trenta. Solitamente Zayn mi chiama a quest’ora per vederci. Questa volta cosa vorrà che faccio?
Ma in questo momento voglio solo parlare con la mia amica. Chiarire un punto che non mi torna.
Ci infiliamo nello stanzino dove pranziamo solitamente, chiudo la porta alle mie spalle e lei rimane stizzita dal mio atteggiamento.
-Cosa vuoi?- chiede.
-Si può sapere che diavolo ti prende in questi giorni? Prima non ti fai sentire, poi mi lasci certi strani messaggi. Che sta succedendo?
-Niente, giuro niente- fa per andarsene ma le blocco subito la strada. -Lasciami passare Steven.
-Dimmi cosa ti ho fatto.
-No… cioè… possiamo parlarne un altro giorno?
D’un tratto dalla tasca posteriore dei miei jeans sento vibrare il cellulare. Do una rapida occhiata ed è un messaggio di Zayn, o meglio, c’è allegato un file. Tocco il pulsante superiore del cellulare rimettendolo via rapidamente.
-Era lui vero?- chiede Tamara.
-E se anche fosse? Che cosa diamine ti ha fatto Zayn?- rispondo con tono duro.
-Non te ne ha parlato del suo piccolo problema vero?
A cosa si starà riferendo? Non può aver detto a nessuno della sua ninfomania, mi sembra molto strano. Resto a guardarla in modo interrogativo e lei alza gli occhi al cielo. Sento ancora dalla tasca posteriore un’altra vibrazione. Oddio quant è assillante quel ragazzo. Ora voglio chiarire con lei poi penserò a Zayn, non m’interessa quanto dovrà aspettare.
-Come immaginavo…- dice.
-Che cosa sai di lui?- rispondo.
-Facciamo così, sabato sera parleremo bene di tutto, non so come potresti reagire alla notizia. Ok?
Accetto e lei mi abbraccia forte ed esce dalla stanza chiudendo subito dopo la porta. Cavolo! Sabato ho quell’altro dannatissimo appuntamento con Zayn e… non ricordo cosa dovrò fare. Lui aveva accennato al fatto che prenderà tutto il giorno.
Ho un solo momento per rispondere a Zayn. Apro il messaggio e vedo i due allegati. Due video.
Clicco su entrambi facendo partire il download e aspetto che lo scarichi e non appena lo fa clicco il pulsante play. Sbatto le palpebre un paio di volte, è seduto su una poltrona vestito in camicia bianca e completo marrone scuro. Non riconosco la stanza, probabilmente è nel suo posto di lavoro. Dietro di lui ci sono due scaffali con tantissimi documenti e libri in ordine, subito verso destra vedo un’enorme finestra che specchia sulla città.
Lui sorride all’obbiettivo inizia a toccarsi la parte inquinale. Ecco di cosa parlava quando si diceva del sesso virtuale. Apre il secondo bottone della camicia, poi il terzo e infine il quarto. Si alza in piedi e l’obbiettivo della videocamera prende metà busto. Toglie la giacca e la posa sul bracciolo di fianco a lui. Si risiede e inizia a toccarsi nuovamente la zona inquinale, vedo l’erezione spuntare da sotto i pantaloni gessati.
Non posso nasconderlo, mi sto eccitando anche io.
Toglie i restanti bottoni e leva la camicia facendola cadere a terra, gli occhi azzurri ardenti di passione, la bocca semi aperta per gemere dal piacere mentre si tocca il petto.
-Vuoi vedere altro?- chiede. Vorrei rispondere di si al video ma sono certo che mi prenderei per pazzo da solo.
Lui prosegue il suo, amatoriale, spogliarello. Stacca il bottone dei pantaloni e, lentamente, fa scivolare la zip. Inizia a toccarsi l’interno, infilando la mano nei boxer e massaggia delicatamente la zona.
No, va bene, che diavolo sto facendo? Sto guardando un vero e proprio video porno che ha fatto il ragazzo con cui mi sto frequentando?!
Lo so che ho già visto quasi tutto di lui, ma questo è veramente troppo, cade nella totale perversione. Blocco il video e guardo il secondo, non sono certo di aprirlo.
Chissà com’è finito il primo e chissà cosa farà nel secondo. Sono troppo curioso per non guardarlo quindi schiaccio il tasto e inizia.
Zayn è completamente nudo che guarda l’obbiettivo, le braccia sui braccioli della poltrona, ammicca un sorriso e dice:
-Se vuoi vedere come va a finire, ti aspetto- il video s’interrompe qui.
Era un messaggio chiave per dirmi che mi vuole. Ancora una volta mi vuole per fare sesso. In questi ultimi giorni non abbiamo fatto altro, le giornate sono state così fino a oggi: sveglia presto con sesso mattutino, colazione e sesso orale, lavoro, pausa lavorativa con il sesso, conclusione della giornata lavorativa, sesso da lui, sesso dopo cena e sesso prima di dormire.
Questa parola, sesso, mi sta quasi nauseando talmente ne sto facendo ora. È insaziabile, come diavolo fa a farlo così tante volte. Soprattutto lui, quando era nel periodo peggiore della sua malattia, quando prendeva la prima persona a caso con cui farlo. Come faceva?
Da quella stessa tasca tocco lo zippo che mi ha regalato. Lo tiro fuori e lo guardo mentre faccio scivolare le dita sulla struttura in ferro. È l’unico dono che mi ha fatto fin’ora. Non ne voglio altri da lui, io gli ho donato tutto di me.
Scrollo il capo, cerco sempre di mandare via quei pensieri che ormai mi affliggono da giorni ma… non riesco a farne a meno.
E ora che Tamara mi ha messo la pulce nell’orecchio, voglio davvero sapere di più su di lui. Infilo lo zippo in tasca con il cellulare.
Faccio un respiro profondo, devo terminare la giornata.
Saluto il mio titolare, una volta cambiato esco dal negozio. Prendo le chiavi della jeep ed estraggo il cellulare, digito il pulsantino superiore e vedo che c’è un messaggio di Zayn. Strano, solitamente ci diamo appuntamento a casa sua a quest’ora. Che cosa vorrà adesso?

NUOVO MESSAGGIO:
da: Dexter
a: Steven
Voglio che vieni nel mio ufficio.
Sperimentiamo qualcosa di nuovo che io, ovviamente, ho già fatto.


Bene, si è tutto così nuovo per me, quello che vuole fare questa volta si terrà in un posto diverso. Non lo so, non sono sicuro di proseguire questo ipotetico esperimento. Ho paura che avrà riscontri decisamente pericolosi.
Sarà meglio se gli dico davvero cosa provo e voglio dirgli anche che metteremo dei paletti a riguardo. Se qualcosa andrà storto almeno lo sapremo subito e entrambi non correremo stupidi rischi. Salgo in macchina e vedo la posizione che mi ha inviato, dista poco meno di qualche isolato dal mio posto di lavoro. Aziono la macchina e parto.
Bene, sarà meglio pensare a cosa dirgli davvero. Innanzitutto dovremmo fare degli esami del sangue per vedere se stiamo bene entrambi. La sua malattia l’ha portato a fare sesso più di una volta e con diverse persone. Credo anche che, in alcune occasioni, l’abbia fatto anche senza protezioni e nel nostro modo si sa quanto è pericoloso. D’accordo, gli parlerò con calma.
Una volta giunto sul posto parcheggio, vedo una macchina poco distante dalla mia targata a suo modo. Sicuramente quella BMW nera sportiva è sua, mi avvio al palazzo color crema che sta di fronte a me. Ha detto che il suo ufficio è al primo piano. Salgo i quattro gradini, sul muro di marmo ci sono tre pulsanti e la scritta: Z. Malik balza subito all’occhio.
Ora che ci rifletto non mi ha mai parlato del suo lavoro, ha detto che vende cose ma… nulla di più. Strano anche questo, altra pulce nell’orecchio. Dovrei ringraziare la mia cara amica Tamara per questo.
Clicco il pulsante e il portone nero si apre con un clik metallico. L’atrio è deserto, alla mia destra trovo subito la porta di Zayn, di fronte a me c’è l’ascensore trasparente, molto elegante, devo dire. Allungo il collo per vedere le scale a chiocciola che vanno sino in cima e la grande cupola di vetro dove ci sono appesi vari piccoli faretti rende quel posto davvero bello.
Il rumore del chiavistello che si apre mi fa distrarre e vedo subito Zayn sulla soglia, il ghigno già sulle sue labbra. È vestito come nel video eccetto che non porta la giacca e la camicia è semi sbottonata, la mano destra in tasca.
Faccio un respiro profondo ed entro. In confronto a lui io sono vestito da straccione: felpa grigia, maglietta bianca, jeans e scarpe da ginnastica grigie.
Ogni volta che sto con lui vedo in me sempre diversi difetti, prima non ero così. Da quando sono dimagrito mi sentivo meglio, vedevo in me più sicurezza e mi vedevo… bello.
La stanza è un comunissimo ufficio con scrivania, una poltrona e due sedie frontali ad essa. In un angolo c’è un divanetto bianco. Vedo la libreria che avevo notato nel video e l’enorme vetrata con le tapparelle completamene abbassate.
Mi tolgo la giacca e Zayn ritorna nel mio campo visivo andando verso ad un armadietto con tre diverse bottiglie e due calici di vetro.
-Vuoi bere qualcosa?- chiede mentre si versa del whisky.
-Ehm… no grazie- rispondo ammiccando un sorriso, sono visibilmente agitato, lo so. -Come mai sono qui?
-Io so dove lavori e tu non avevi mai visto il mio posto di lavoro- prende un sorso del liquido ambrato. -Ti piace?
-Molto, è anche elegante.
-Sembri teso… perché?
-Vorrei che approfondissimo un discorso che non abbiamo ancora fatto.
-Sono tutt’orecchie.
Mi siedo sul divano ed estraggo dalla giacca il foglio che avevo fatto a casa sua lo scorso lunedì. Lo apro vedendo bene i vari punti.
-Domani faremo una… cosa… importante- dico balbettando. -L’orgia organizzata.
-Vuoi sapere di cosa si tratta?- chiede alzando un sopracciglio.
-No. Vorrei fare degli esami del sangue per evitare di correre pericoli se… se a te sta bene.
Lui si avvicina, per qualche strana ragione il mio battito cardiaco aumenta e sento la respirazione accelerare. Si mette al mio stesso livello e poggia un braccio sulle mie gambe, con l’altra mano, invece, allunga il pollice mi accarezza le labbra.
-Sarà fatto Steven- dice.
-Ciò vuol dire che non faremo… quello che dovremo fare domani?
-Lo faremo, faremo tutto quello che abbiamo già deciso. Lunedì prenderò appuntamento con il mio medico di famiglia. Va bene?
Da una parte mi sento più tranquillo ma… dall’altra non lo sono affatto. Vorrei gettare la spugna e andarmene da qui però… non ci riesco.
Sono un’idiota complessato e incredibilmente zerbino per le persone che mi piacciono o di cui m’innamoro.
Cavolo, mi sto innamorando di Zayn adesso? No, impossibile, lui non lo è glielo si legge in faccia. Ha paura di affrontare un rapporto sentimentale dopo quello che gli è successo in passato, ma so che tiene a me. Mi vuole bene.
Devo stare rigido sulle mie convinzioni e non farmi trasportare inutilmente dai sentimenti. Non posso con lui, non devo. Poi un dubbio assale la mia mente.
-Che cosa fai in questo ufficio?- chiedo.
-Vendo affari di ogni tipo- risponde serio.
-Che tipo di affari?
Lui non risponde, gli accarezzo la mano con cui mi sta toccando, si avvicina e mi bacia. Criptico ancora una volta.
-Non temere, con me non correrai nessun pericolo se è quello che ti preoccupa- dice tra un bacio e l’altro. Vorrei credergli, essere più tranquillo, ma la paura di una malattia peggiore della sua mi frena nel fare quello che faremo.
Prima di fare qualunque cosa va verso lo stereo e accede la musica jazz che gli piace tanto, qualche giorno fa diceva che farlo con una musica del genere è come entrare in paradiso. Inizia a baciarmi il collo e mi lascio trasportare. Il foglio di carta cade a terra e lui sale sopra di me.
-È il tuo turno piccolo- dice ammiccando un sorriso malizioso continuando a baciarmi. Dalla sua tasca dei pantaloni tira fuori un preservativo e io sorrido stupidamente.
-Ne sei sicuro?- chiedo.
-L’ho già fatto altre volte Steven, questa non è la mia prima volta.
Si alza e prende dal cassetto della sua scrivania una piccola scatolina trasparente di plastica. Dentro vedo del grumo bianco opaco. Lui la apre e me lo mostra.
È vasellina. Lo appoggia sul tavolino di fianco al divano e inizia a spogliarsi, lo sto per fare anche io quando lui di colpo mi ferma. Con l’indice indica che non lo devo fare.
-Goditi lo spettacolo tesoro- dice.
Bottone dopo bottone scopre lentamente il suo corpo muscoloso levandosi definitivamente la camicia. Poi toglie le scarpe e, come suo solito fare, lentamente stacca il bottone superiore dei pantaloni e fa calare la zip.
Mi fa l’occhiolino facendo cadere i pantaloni a terra facendo un balletto stupido. Scoppio a ridere vedendo i boxer con la bandiera americana. Anche lui ride perché l’insieme è tutto così… comico.
Per concludere in bellezza si avvicina a me, allunga una mano ed io l’afferro. C’è una musica romantica che ci avvolge. Prende la zip della mia felpa calandola, togliendola facendomi rimanere in maglietta e, senza aspettare oltre, toglie anche quella.
Si avvicina abbracciandomi, iniziamo a ballare un lento. Poggio il capo sulla sua spalla e lui mi coccola fra le braccia.
-Cosa mi stai facendo Steven?- chiede. Mi sollevo mentre ancora balliamo e mi guarda accarezzandomi la guancia destra, i suoi occhi azzurri penetrano nei miei.
-Nulla, sono solo… me stesso- rispondo.
-Ed è proprio quello che voglio che tu sia.
Si morde il labbro per poi baciarmi con passione, gli accarezzo la schiena, voglio che questo momento rimanga impresso per sempre. Vorrei che lui restasse con me così come siamo.
Si abbassa baciandomi la pelle del mio petto, accarezzando con il labbro superiore i capezzoli. S’inginocchia e apre i bottoni dei miei jeans togliendomeli insieme ai boxer. Bacia l’interno coscia avvicinandosi con la lingua al mio pene. Esce un gemito di piacere dalla mia bocca, il respiro affannoso. Inizia così un nuovo gioco che fa con la sua bocca, lo prende baciandolo, succhiandolo e facendo movimenti uguali per recarmi piacere. Sento salire le farfalle nel mio stomaco ricoprirsi di un’innata eccitazione. Il fellazio prosegue, indisturbato e tranquillo. Sento la sua bocca riempita dal mio pene.
-Ora sei pronto- dice poi. Si alza e mi fa sedere sul divano. Mi guarda mentre si leva i boxer. Riprende in mano il preservativo e me lo lancia sull’addome. -Togli l’involucro e mettitelo- ordina, poi prende il vasetto di plastica intingendo due dita in esso, estrae un po’ del muco bianco e se ne riempie la cavità anale.
Ne mette in abbondanza per sicurezza che scivoli meglio al suo interno.
Chiude il vasetto e lo ripone sul tavolino, viene verso di me e si mette sopra, sento le sue mani esperte su di me che prendono il pene e lo cerca di infilare nella piccola cavità. Ci prova un paio di volte ma alla terza fa centro e sento che sto entrando dentro di lui. Gli esce un lungo gemito di piacere, posa le mani sullo schienale che ho alle mie spalle stringendo il tessuto.
Vedo le vene delle braccia e del collo fuori uscire mentre il suo petto si gonfia. Stringe i denti mentre continua a salire e scendere. Io mi godo l’attimo che stiamo vivendo. È una passione reciproca che ci lega, ci unisce in un unico essere.
Le mie mani si stringono ai suoi fianchi e sento il suo corpo muoversi ancora, è un continuo sali e scendi. Zayn aumenta la velocità e il mio respiro aumenta.
-Non venire…- dice con un gemito. -Non subito, voglio che mi vieni addosso.
Così faccio, resisto mentre continuiamo il nostro percorso di piacere che dura ormai da diversi minuti che sembrano ore, che sembrano giorni infiniti.
Poi però sento che il piacere sta per esplodere. Lo fermo.
-Ci siamo- dico con un sospiro. Lui si toglie ed estrae il preservativo, s’inginocchia nuovamente e prende il mio membro iniziando a massaggiarlo. Sono pieno di passione, voglio tutti di lui e, in quell’istante, stavo provando un immenso piacere. Tiro indietro il capo, chiudo gli occhi e sento la bocca esperta del ragazzo. Apro lentamente le labbra, sento dentro di me la sensazione di piacere esplodere in pochi secondi. Gemo, godo e poi esplodo e il getto di piacere lui lo riceve dappertutto: sul viso, in bocca, sul petto.
Mentre il piacere finisce lui inizia a masturbarsi assaporando quel liquido bianco che avevo da donargli. Pochi attimi e anche lui viene ricoprendosene completamente.
La cosa più strana e piacevole a cui abbia mai assistito. È ricoperto di sperma e sembra che gli piaccia.
Apro lentamente un occhio e guardo fuori, intravedo la luce del giorno attraverso le tapparella, è già mattino. Io e Zayn ci siamo completamente assopiti sul divano dopo una serata decisamente diversa dalle solite.
Lui si è concesso a me e non l’aveva mai fatto prima d’ora. Mi tornano in mente i giochi perversi che abbiamo fatto, le svariate attività sessuali, addirittura siamo arrivati ad usare oggetti come un vibratore che teneva nel suo armadio nascosto. La sua malattia perversa è riuscita ad arrivare a limiti che io non conoscevo ancora, realizzo solo ora che tiene un armadietto di giochi erotici nel suo ufficio.
Quando ne usufruirà? Ci giocherà anche da solo?
Mi alzo lentamente per non svegliarlo. Devo vedere con i miei occhi, vado verso quello stesso normalissimo armadio di acero con diversi disegni dorati, e lo apro.
Merda è pieno di roba, a quanto pare gli piace fare cose diverse: un olio per i massaggi, un lubrificante aromatizzato al cocco, due vibratori di diverse dimensioni, un frustino di piume ed uno di cuoio, due diverse manette.
Cavolo, e pensare che metà di queste cose le abbiamo utilizzate ieri.
Chiudo le ante e mi sposto verso la finestra, con l’indice e il medio apro uno spioncino della tapparella di plastica per vedere fuori. Credo sia ancora presto perché la città ancora dorme. Devo andarmene da qui, non voglio vederlo svegliarsi, probabilmente poi vorrà fare ancora sesso con me e io non ne ho decisamente voglia. Mi sento distrutto da ieri. Prendo la mia roba, mi rimetto i boxer e i jeans. Ma dove diamine sarà il calzino destro. Poi dalla tasca cade l’accendino di Zayn che mi ha regalato l’altra sera, fa un tonfo… merda! Stringo gli occhi e sento la voce assonnata di Zayn:
-Hei...- mi volto e lo guardo nella sua nudità poetica di quei muscoli, sdraiato su un fianco mentre si strofina una mano sui capelli.
-Ciao- dico a mia volta con un filo di voce.
-Che stai facendo?
-No è che… non voglio farlo se stasera ci aspetta quello che dovremo fare. Ti prego per questa mattina non voglio.
Zayn comunque continua ad avvicinarsi lentamente, non capisco, gli ho chiesto di starmi lontano e lui continua a fare quello che vuole. Poi però, inaspettatamente mi abbraccia. Io ricambio quel caloroso abbraccio, come se lui mi stesse dando l’addio.
-Che succede?- chiedo.
-Sono felice- risponde. -Qualcuno ora capisce come mi sono sempre sentito…
Comprendo quell’abbraccio. Zayn dopo diverse notti o interi giorni a fare sesso si sentiva come mi sento ora: incompiuto e stanco.
Libera le sue braccia e mi da un casto bacio, guardo i suoi occhi azzurri e il sorriso che ha è indescrivibile.
-A che ora questa sera?- chiedo.
-Verso le nove, vestiti elegante- risponde. 
Finalmente fuori da quella stanza che odorava di sesso estremo, mi avvio verso la macchina. Precisamente non so quello che sto provando ora, sicuramente stanchezza ma oltre a quella emotivamente mi sento… stranito.
Quest’ultima esperienza ha provocato in me diverse emozioni: gioia, tristezza, disgusto. Non lo so, sono confuso.
Mando un messaggio al mio titolare e dico che quest’oggi salterò il lavoro perché non mi sento bene. In effetti è così, sono davvero distrutto, avrò dormito poco meno di un paio d’ore. Ora voglio solo arrivare a casa e riposarmi preparandomi psicologicamente per questa sera.

Vestirmi elegante. Così mi ha detto Zayn.
Bè potrei mettermi lo smoking che avevo usato al matrimonio di un mio parente, oppure ho la giacca elegante che usai alla mostra di Elena qualche settimana fa.
Guardo l’armadio che cerca anche lui di capire cosa può propormi. Va bene, basta, tanto chissà che fine faranno poi i miei vestiti. Camicia bianca con pantalone, scarpa e giacca nera. Basta, più semplice di così…
Infilo in tasca lo zippo di Zayn, credo che sia diventato come un portafortuna. Non riesco a farne a meno… e nemmeno di lui. 
Zayn mi ha scritto un messaggio prima di trovarci direttamente sul posto. Guardando tramite il navigatore, dista quasi venti minuti di macchina, mi fa percorrere una strada che porta a lande di boscaglie. Vedendo dal pc è un’enorme villa ma non so altro.
Percorro le indicazioni che mi ha dato ed infine arrivo sul posto. Ci sono diverse macchine e vedo la dozzina di persone che si avvia verso l’ingresso. Sono dannatamente agitato. Non vorrei scendere dalla macchina ma arriva un gentile ragazzo che mi fa scendere e mi da un biglietto con scritto: M. 14.
Faccio un respiro profondo. Ok Steven, è una serata come le altre mi dico eccetto che poi non avremo più i vestiti addosso.
Arrivo sul portico della villa e aspetto con le mani intrecciate davanti a me. Perché Zayn ci mette così tanto?
Passano due minuti, cinque, dieci. Dove cazzo è finito?
Prendo il cellulare e cerco di contattarlo, nulla non risponde. Dannazione mi sto agitando.
Forse è già dentro e io non lo sapevo. Va bene, faccio un altro respiro profondo ed entro nella villa. L’usciere apre la porta inchinandosi, lo ringrazio. Di fronte a me c’è un enorme salone, le pareti di marmo bianco, i quadri di pittori famosi intorno, un obelisco a fontana al centro della sala ed infine la musica classica. 
Sembra un sogno, un bellissimo sogno a cui non vorrei svegliarmi mai più.
Noto il quintetto di signore che parlano fra di loro mentre sorseggiano un bicchiere di vino. Sono le uniche donne della sala gli altri dieci o quindici uomini sono radunati in vari piccoli gruppetti dove chiacchierano tranquillamente mentre osservano il mio arrivo.
Mi sento molto a disagio ma non mi fanno distogliere dal mio obbiettivo: cercare Zayn nella sala. 
Poco più avanti nel salone c’è un palco con un pianoforte suonato da un anziano signore e due ragazze lo seguono con i violini. 
Guardo le altre persone, mi sento gli occhi addosso. Ed è così. Faranno sesso tutti fra di loro? A che diavolo sto partecipando? 
Se avessi un po’ di buon senso io dovrei solo alzare i tacchi e andarmene. E che cazzo! È quello che farò, non starò qui a fare sesso con persone sconosciute e soprattutto con… donne.
Bene, basta io a questa cosa non ci sto, mi vengono i brividi solo a pensarci.
Faccio per andarmene quando le luci del salone si spengono lentamente, si accende un unico faretto verso il piccolo palco. Mi volto e vedo Zayn, vestito in abito gessato blu che si piazza al centro di esso. Allora è lui l’organizzatore.
-Buona sera signori e signore- dice, sorride e tiene le mani congiunte dietro la schiena. -Quest’anno vedo che siamo un po’ di più rispetto alle altre feste. 
Tutti ridono alla sua battuta eccetto me. Poi prosegue:
-Ringraziamo il maestro Marcus ed il suo terzetto per averci fatto compagnia fin’ora- poi si rivolge all’uomo anziano seduto al pianoforte. -Se non vi dispiace ora tocca a noi iniziare le danze.
Ci salutano e se ne vanno lasciando la sala uscendo dal portone principale. Gli uscieri sbarrano le porte a chiave chiudendo anche le persiane delle finestre. Cavolo, è troppo tardi per scappare. 
Zayn prende dalla tasca interna della sua giacca un telecomando e clicca il pulsante facendo partire un altro tipo di musica, credo si tratti di deep house. Deglutisco, sono esageratamente agitato.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 
 
 
CAPITOLO 12.






Quindi Zayn ha organizzato questi eventi anche se era in terapia con il dottor Harrison. Ancora un'altra volta mi ha detto una bugia. O forse no, probabilmente li organizzava per gli altri ospiti senza partecipare.
Ciò vuol dire che dovrò farne parte solo io senza di lui? No non posso.
-Bene signori- dice Zayn. -Iniziamo la nostra serata e spero che il piacere vi sia gradito.
-Sempre gradito- aggiunge una signora da sotto il palco alzando il bicchiere di Martini, le persone presenti ridono.
Sento però gli occhi addosso di qualcuno, mi volto verso destra e vedo un uomo: avrà all’incirca trent’anni. La barba folta con i capelli medio lunghi tirati indietro color corvino, occhi ardenti e verdi ed un fisico atletico. Veste con un abito elegante di color verde petrolio.
Per un istante mi vengono le farfalle nello stomaco, ancora una volta sento il disagio, lui cordialmente sorride e alza il calice di vino verso di me come un gesto di saluto.
Sbatto le palpebre e ritorno a guardare il palco, ricordo a me stesso che è maleducazione fissare la gente. Zayn prosegue il suo discorso.
-Come sempre- spiega. -Inizieremo la nostra serata brindando con un buonissimo Krug Private Cuvée che ci è stato offerto gentilmente dal nostro carissimo Mr. Holdan. I calici li potrete trovare al tavolo centrale del salone.
Mi giro e vedo una tavolata imbandita da diversi bicchieri a tulipano con dentro il liquido giallastro, a fianco due ceste di colori diversi. Tutti i presenti si avviano elegantemente ad esso. Faccio anch’io come a chiesto Zayn e, avviandomi al tavolo, noto che l’interno delle ceste è piena di diverse cose.
Nella prima, colorata di nero, ci sono pacchi di preservativi e lubrificanti vari.
Nella seconda, colorata oro, è riempita di diversi giochi tra cui: vibratori, manette, corde e maschere.
Mio dio, quindi è così che parte la serata, scegli i tuoi giochi e dopo il brindisi s’inizia…
-Prego- dice una voce roca al mio fianco. Mi volto e lo vedo, il ragazzo barbuto sulla trentina d’anni. Ha due calici in mano e me ne passa uno. Io sorrido gentilmente e prendo il bicchiere. -Sei nuovo o mi sbaglio?
-S-si sono nuovo- rispondo balbettando.
-Quindi non hai idea di cos’accadrà giusto?- chiede.
-N… no.
-Mi chiamo Rydian, molto piacere.
-Steven piacere di conoscerti.
Elegante, bello, molto gentile, impossibile sia single. Tiene una mano in tasca e continua a guardarmi, è attratto da me?
-Sei molto carino- dice. Decisamente imbarazzante, sento le guance scaldarsi.
-Ti ringrazio, anche… tu- rispondo. Continuo a balbettare in questi casi, dovrei smetterla.
-Signori- Zayn torna sul palco e vedo i suoi occhi fulminarmi. Forse non vuole che parli con persone al di fuori di lui. Poi ammicca un sorriso e prosegue: -Possiamo spostarci nella stanza blu per iniziare i nostri giochi.
-Vieni- Rydian mi prende sotto braccio e c’incamminiamo verso una stanza subito di fianco al salone principale.
La porta viene aperta da uno degli ospiti e l’interno è arredato molto elegantemente con diversi aggeggi che… non ho la più pallida idea a cosa servano. Sembrano macchine da tortura. Sui due lati della stanza ci sono due altalene sessuali e alcuni ampi divani in velluto verde ad isola.
Mio dio cosa ci faccio qui? Sono stato un’idiota ad accettare questa specie di esperimento.
-Va tutto bene?- chiede Rydian.
-Non lo so- rispondo agitato. -Credo di non aver mai visto una cosa simile in tutta la mia vita.
-Una volta che inizi, fidati, non ne vuoi più fare a meno.
Zayn ci raggiunge chiudendo a chiave la porta da cui siamo entrati. Si mette al mio fianco e stringe la mano a Rydian.
-Ottimo completo mio caro- dice Zayn.
-Molto elegante anche il tuo- risponde Rydian. -Partecipi anche tu quest’anno? Ma non eri in terapia?
-Devo mostrare come funzionano le cose al nostro nuovo partecipante. Ora, grazie a lui, ho concluso la terapia dei cento giorni.
-Sono molto orgoglioso di te.
Zayn sorride, la gente si sistema e ridacchia sottovoce come se nascondessero un segreto impenetrabile, iniziano a toccarsi fra di loro. Fa davvero caldo in questa stanza, forse sono io che sto andando a fuoco.
Zayn da un colpo di mani e attira l’attenzione degli ospiti.
-Signori e signori, che il piacere abbia inizio.
Il quintetto di donne iniziano a baciarsi fra di loro, un uomo di mezza età cerca di entrare nel gruppo ma a quanto pare vogliono restare sole. Solo una di loro si stacca ed inizia a baciare l’uomo.
Rydian rimane al mio fianco finendo di sorseggiare il suo calice, Zayn invece resta fermo a guardare la gente che inizia a toccarsi, spogliarsi, fare diversi gruppi da cinque o otto persone. Non so cosa fare, sono come immobile nel vedere il piacere del sesso tutto in un unica stanza.
Zayn si avvicina al mio orecchio e sussurra:
-Lasciati trasportare dal mio collega.
Rydian rimane di fronte a me e si toglie la giacca, sbottona i primi bottoni della camicia facendo uscire il poco pelo che ha sul petto. Immediatamente mi volto verso Zayn e lui sorride finendo di bere lo champagne. Posa il calice sul tavolino alla sua destra. Toglie la cravatta e la giacca posandole entrambe sul tavolo.
-Che cosa devo fare?- chiedo. Ma prima ancora di ricevere una risposta Rydian è alle mie spalle ed inizia a baciarmi il collo, lentamente mi toglie la giacca facendola scivolare a terra. Zayn si avvicina a me, mi bacia, prende il labbro inferiore con i denti e dolcemente lo morde. Mi sento travolgere, le mani forti di Rydian si avvinghiano al mio petto e accarezza la camicia lentamente. Zayn invece tocca la parte inferiore, passa dai fianchi ai glutei in poco tempo. Gemo…
Mi sento le mani di entrambi toccarmi ovunque, Rydian toglie bottone dopo bottone della mia camicia, Zayn sfila il lembo di quella stessa che era infilata nei pantaloni andando poi verso il bottone principale aprendomelo.
Non resisto oltre e inizio a spogliare Zayn della camicia lasciandolo a petto nudo. Lui mi avvolge in un abbraccio mentre le sue labbra baciano il mio collo. È piacevole, intenso, travolgente.
Dietro di me sento che Rydian si sta togliendo la camicia, do una rapida occhiata alle mie spalle per poi vederlo venire di fronte a me. Entrambi sono senza la parte superiore dei vestiti ed entrambi baciano il mio collo toccandomi lentamente il petto, i capezzoli, scendendo e risalendo.
Subito dopo sento alle mie spalle arrivare un’altra figura. Lo guardo di sfuggita, è un ragazzo parecchio più giovane di me. Sembra avere a malapena diciannove anni ma è molto alto. Occhi chiari e capelli color cenere.
Quest’ultimo è già completamente nudo e sento la sua erezione alle mie spalle, mi tocca, mi vuole, mi voglio tutti.
Per la prima volta nella mia vita sento questa estrema voglia di avere più di una persona durante un rapporto sessuale. In sottofondo, oltre la musica, sento gli altri invitanti gemere dal piacere, sento il rumore dei vibratori azionarsi o frustrarsi con gli oggetti che avevano a disposizione.
Ho di nuovo gli occhi di Zayn su di me. Senza che me ne sia reso conto anche lui è completamene nudo e Rydian gli sta facendo un lavoro di bocca lento e piacevole sotto di lui. Zayn si avvicina e mi bacia con passione per poi avvicinarsi con entrambe le mani togliendomi i pantaloni insieme ai boxer.
L’altro ragazzo alle mie spalle inizia a baciarmi la schiena e a puntarmi di tanto in tanto il suo membro eretto sulle mie natiche. Zayn mette una mano attorno al mio copino e poggia la sua fronte contro la mia mentre Rydian continua a lavorare con la bocca. Io inizio ad accarezzare il suo corpo così dannatamente bello anche con più persone attorno a noi. Stringe i denti ed inizia a gemere, un rantolo gli esce dalla gola.
Le mani dell’altro ragazzo alle mie spalle prendono il mio membro iniziando a masturbarlo con foga. Poi lui si abbassa e anche quest’ultimo inizia a lavorare di bocca sul mio membro.
Zayn continua a non scollare gli occhi di dosso dai miei. Anche io faccio lo stesso mentre godo dal piacere di quell’inaspettato fellazio.
Rydian e il più giovane liberano i nostri membri dalla loro morsa e si spostano dove loro possano iniziare un rapporto sessuale dove Rydian si concede al più giovane.
Zayn viene verso di me, si avvicina così tanto da sentire il suo membro strusciarsi contro il mio. La sua mano poi prende entrambi i genitali ed inizia a massaggiarli con fare esperto. Prosegue senza staccarsi da me, le mie mani si avvinghiano ai suoi fianchi e mi muovo in simultanea con la sua mano.
Sento poi la mano di Rydian avvicinarsi a noi facendo in modo di far entrare nella sua cavità orarle prima il mio poi il membro di Zayn. È un continuo gioco di scambi fra noi quattro e il tutto mi eccita come mai prima d’ora.
Rydian si libera dalla presa del più giovane e decide che io sarò il prossimo a penetrarlo. M’inginocchio e lui si mette a gattoni davanti a me passandomi poi un preservativo, io strappo l’involucro e lo infilo. Il più giovane invece vuole essere penetrato da Zayn. Lui si mette di fianco a me. Infilato il preservativo, entrambi iniziamo a fare sesso con i nostri due partner che si sono concessi. Inizia un movimento fluido e continuo: su e giù, poi di nuovo, su e giù. Zayn si avvicina a me baciandomi, continuando questa perversione.
Gemono i due sotto di noi, continuano a godere e a masturbarsi a vicenda, proseguono fino a quando entrambi vengono sul pavimento. Zayn ha ancora la lingua avvinghiata alla mia e dal basso ventre sento una scossa leggera che mi fa intuire che sono arrivato anche io a destinazione riempiendo il preservativo.
Zayn si leva da me ed inizia a penetrare più forte il giovane, vedo il suo petto gonfiarsi a tal punto di intravedere i muscoli, l’addome contratto e le vene delle braccia fuoriuscire. Il giovane geme, vuole di più. Io estraggo il membro dal retto di Rydian, tolgo il preservativo e mi avvicino a Zayn, lui mi guarda mentre io, con fare discreto, accarezzo il suo petto così gonfio, poi la mia mano scende arrivando fino alle natiche e, lentamente, massaggio quella zona. Lo bacio con ardente passione mentre lui continua la sua presa sul giovane ragazzo. Infine esplode di piacere liberandosi una volta per tutte.
Respira affannoso, il ragazzo si libera dal pene di Zayn e torna a giocare con Rydian baciandosi e leccandosi a vicenda. Zayn si sfila rapidamente il preservativo gettandolo a terra, viene verso di me, con forza mi prende ed inizia a baciarmi sdraiandomi sul pavimento toccando ogni zona del mio corpo. Sento il suo corpo caldo addosso a me, mi bacia, mi vuole suo. Gemo e continuiamo la nostra lunga notte di passione insieme.
Sdraiati nudi sul divano, sento il tessuto liscio che ci scivola  sulla schiena. Sono sudato, stanco dal troppo sesso, il mio corpo odora di diversi uomini. Non ricordo nemmeno con quanti sono stato stanotte. Sento in sottofondo alcune persone che completano i loro orgasmi.
Si è fatta l’alba ormai. Siamo rimasti in poco meno di sei persone.
Zayn è al mio fianco che mi guarda ed io non smetto di fissare i suoi occhi così, azzurri, luminosi. Mi sorride e si sistema su un fianco facendomi voltare pancia sotto. Fa scivolare le dita sulla schiena, io sorrido.
-L’esperimento potrebbe anche concludersi qui- dico. -Ormai ho compreso appieno la tua malattia, la voglia costante di un nuovo orgasmo.
-E tutto questo come ti fa sentire ora?- chiede mentre ancora scorre le dita affusolate passandole sulla colonna vertebrale.
-Incompleto- rispondo.
Zayn resta con quel sorriso senza togliermi gli occhi di dosso.
-Cioè?
-Non ho provato nulla, quando lo facevo con le altre persone o gli altri facevano sesso con me io non provavo davvero… niente.
-Esatto.
Stranamente sento un groppo in gola, gli occhi si riempiono di lacrime. Lui mi guarda e vuole che mi liberi, capisce lo strano stato d’animo che provo.
Mi mordo il labbro inferiore e le lacrime scorrono finendo anche sul cuscino del divano. Zayn mi accarezza le guance e mi da un casto bacio sulla fronte.
-Vuoi tornare a casa?- chiede.
-Si per favore- rispondo, la voce smorzata.
Ho l’uscio d’ingresso davanti a me e non so se entrare o meno. Ho pianto per tutto il viaggio e ancora le lacrime sgorgano dai miei occhi. Dal vetro della finestra del salotto vedo il mio orribile riflesso: la camicia abbottonata in malo modo, la giacca aperta e stropicciata, i pantaloni con ancora la zip abbassata, le scarpe slacciate.
Sono un disastro. Quando facevo tutto con Zayn mi sentivo diverso, però non completamente soddisfatto. Questa notte invece mi sono sentito amato da più di una persona eppure anche in questo caso ero insoddisfatto.
Sembra che io ora mi stia trasformando in lui. Mi sto trasformando in un ibrido ninfomane creato da Zayn. Lui non mi ama e io non so cosa provo per lui.
Cosa mi sta succedendo?
Entro dentro casa e, l’unica cosa che voglio ora è farmi una doccia, levarmi di dosso l’odore degli altri uomini che hanno fatto di tutto con me.
Papà sta dormendo sulla sua poltrona, una bottiglia di gin completamente vuota e a terra e lui russa. Che schifo, si sente la puzza d’alcol fino a qui.
Vado in camera mia, mi spoglio completamente degli abiti che ritengo sporchi di vergogna, li butto dentro al cesto della biancheria ed entro nel bagno chiudendomi a chiave. Il getto della doccia è caldo e piacevole sulla mia pelle. Piango ancora mentre cerco di tirare via tutto lo sporco invisibile che ho addosso.
Non voglio più continuare questo esperimento, non voglio proseguire se ogni volta che finisce mi sento così.
Lavo più volte il mio corpo strofinando il bagnoschiuma addosso. Voglio levare il passato, un dolore interno, tristezza mista a vergogna.
Esco dalla doccia, metto l’asciugamano sulla vita che copre la parte inferiore, tolgo con un gesto rapido della mano la condensa che si è formata sullo specchio. Guardo quella figura che dovrei essere io ma… perché non la riconosco?
Al mio fianco suona il cellulare. Sono appena le otto del mattino, chi diavolo è a quest’ora?
Guardo il display, Zayn mi sta cercando. Non ha avuto abbastanza cose da parte mia questa notte?
-Pronto?- rispondo scocciato.
-Come ti senti?- chiede.
-Meglio rispetto a qualche ora fa. Diciamo meno sporco.
-Ora però capisci davvero per quanti anni ho dovuto subire...
-Possiamo finirla di parlare di te e potresti, almeno una volta, pensare a come sto io.
-Scusa…
Cala un drastico silenzio fra di noi. Non ho davvero più nulla da dirgli e oggi dovremmo fare quella cosa a tre. Vorrei rifiutare.
-Sei pronto per oggi?- chiede.
-Non lo so Zayn…- rispondo. Faccio un sospiro e i miei occhi si spostano nuovamente sulla figura specchiata. -Ormai ho già conosciuto la tua malattia, sotto ogni aspetto.
-Ma non hai ancora provato tutto.
-Credo invece di averlo appena fatto.
-Steven…
-Ci sentiamo più tardi Zayn. Devo riposarmi almeno un po’. Verro poi a prendere le mie cose.
Chiudo la chiamata e non voglio fare altro che starmene sotto le coperte fino a quando non mi sarò ripreso. Vibra ancora una volta il cellulare. Zayn, brutto idiota, mi ha mandato la posizione dell’albergo dove dovrà effettuarsi una nuova parte dell’esperimento. Scrollo il capo, sono arrabbiato da morire con lui. Devo chiudere.
Forse… è meglio così.


 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 
Carissimi Lettori.
Stiamo giungendo al termine della mia storia, ormai siamo al penultimo capitlo. Domani o dopo aggiungerò l'ultimo che ho già scritto.

Spero, dunque, che abbiate letto con interesse e piacere la FF. Continuate a seguirmi perchè in arrivo ci saranno altre diverse storie. E ben presto finirò la mia FF su Tyler Posey. Un saluto e alla prossima :) :)!



 
CAPITOLO 13.






Il Pub è pieno di gente, siamo venuti in un nuovo locale aperto da meno di un mese. Molto elegante, le poltrone sono di pelle nera e i tavolini sono cubi bianchi illuminati di bianco. Le pareti sono fatti con piastrelle rettangolari tra il grigio, bianco e nero. Le luci basse rendono il locale intimo. Ho decisamente rifiutato la serata che mi aspettava con Zayn e il suo amico Sconosciuto.
Qualche giorno fa Tamara mi aveva detto che voleva parlarmi, non pensavo volesse uscire anche con Elena e il suo ragazzo.
-Va tutto bene Steven?- mi chiede Tamara. È tutta la sera che sono completamente distratto mentre lei e gli altri ridono e scherzano fra di loro. Guardo l’orologio del display del cellulare. A quest’ora, io e Zayn, avremmo partecipato ad una cosa a tre. Non mi dispiace non parteciparvi perché, sinceramente, ne ho piene le palle di stare dietro a tutte queste cose.
Sono stato io a chiedergli di iniziare questo stupidissimo esperimento che mi ha portato solo a comprendere il disagio mentale e perverso di una persona malata. Sono sempre stato io a trascinarlo in questa storia, è colpa mia e me ne prendo tutta la responsabilità. Però Zayn poteva rifiutare, poteva mandarmi a quel paese e non rivolgermi più la parola. Invece ha proseguito… che imbecille sono stato.
Ho fatto solo il suo gioco, ciò che lui voleva veramente da tanto tempo. Precisamente da cento giorni di castità forzata.
-Si…- rispondo incerto. -Sto bene.
-Possiamo uscire due secondi così mi racconti?- chiede Tamara.
-D’accordo.
Subito fuori dal locale, c’è una decina di persone che fanno gruppetti diversi, fumando e raccontandosi vicende diverse fra di loro.
Incrocio le braccia davanti al petto guardandomi in giro. Lei si accende la sigaretta, la luce della fiamma le illumina delicatamente il viso scoprendogli un nuovo pearcing sul labbro superiore che ho notato solo ora. Esce il fumo invadendoci entrambi.
-Allora, che dovevi dirmi di così importante?- chiedo. Le esce solo un verso strozzato. -Vuoi dirmelo o devo aspettare fino all’anno prossimo?
-Giurami che non ti arrabbierai- risponde.
-Te lo giuro. Che cos’hai fatto?- dico stizzito. Lei schiarisce la voce e cerca, in qualche modo, di dirmi il segreto che tanto mi cela da quasi una settimana.
-Ho fatto delle ricerche su internet riguardante Zayn- spiega, ecco che la mia curiosità prende il sopravvento. Mi avvicino un po’ più verso di lei. -Avevo già visto quel ragazzo ancora prima della mostra di Elena.
-Quindi?- dico. Perché non si decide a dirmi quello che sa!
-Bè… Steven…
-Dimmelo e basta!
-L’anno scorso è stato arrestato per spaccio di cocaina e… macchine rubate.
Ho un vuoto allo stomaco. Sono scioccato.
Ecco perché tutto quel mistero sul suo passato e sul suo lavoro. Non ci posso credere che lui mi abbia tenuto nascosto tutto questo fin’ora. Ora capisco il suo distacco nei miei confronti e del fatto che non volesse una storia con me.
Oltre ad essere un ninfomane è anche questo: un trafficante, uno spacciatore, un bugiardo.
Prendo il cellulare e compongo il numero ma la mano di Tamara appare nel mio campo visivo. Alzo lo sguardo su di lei e il suo viso è cupo.
-Non farlo- dice.
-Cosa? Chiamarlo per chiedere spiegazioni?- rispondo a tono.
-So che può sembrare strano che io lo dica ma… fa finta di nulla e quando per te sarà venuto il momento potrai parlargli. Prima però calmati e ragiona.
-Su cosa dovrei ragionare?!
-Su tutto, soprattutto sui suoi comportamenti. Hai notato qualcosa di diverso in lui durante questo periodo di frequentazione?
Dovrei non parlarle della sua malattia, dovrei cercare di tenere nascosto tutto quello che è successo fra di noi ma la voglia di sfogarmi è tanta. Però di Tamara mi fido, voglio che lei sappia la verità.
-Ti devo parlare di una cosa…- inizio. Faccio un respiro profondo e continuo: -So forse perché ha fatto quelle cose.
-Cioè?- chiede interrogativa.
-Lui… ha una malattia- la sua espressione non cambia e le rimane un grande punto interrogativo. -È difficile dirlo e devi giurarmi di non dirlo a nessuno.
-Certo. Di me ti puoi fidare lo sai.
-Si. Lo so.
Prima di parlare devo mettere in chiaro alcune cose su di lui, devo fare una lista con tutte le cose che lo riguardano. Avevo letto, da qualche parte, che il ninfomane oltre a non essere mai soddisfatto dei suoi rapporti sessuali occasionali, accusa di: stress fisico, alterazione del sonno, svalutazione di sé.
Quella parola rimane fissa nella mia testa: svalutazione di sé.
Probabilmente si sentiva costantemente depresso e le persone con cui aveva rapporti sessuali lo trattavano come una pezza da piedi. Si sentiva appunto svalutato, per questo poi ha deciso di isolarsi. Tutti i tasselli del puzzle arrivano lenti a completarlo.
-In passato ha avuto diverse centinaia di rapporti sessuali- dico.
-E… quindi?- risponde.
-È un ninfomane Tamara- lei resta basita per poi sbattere un paio di volte le palpebre, credo non si renda ancora conto di chi è Zayn in verità. Cerco comunque di continuare il discorso: -Credo che tu sappia, a grandi linee, cosa vuol dire. Probabilmente la sua malattia l’ha portato a incontrare gente sbagliata ed è per questo che ha fatto quello che ha… fatto.
Dirlo ad alta voce, ammettere le sue colpe e di essere arrivato finalmente ad una conclusione per tutti i suoi atteggiamenti è quasi… liberatorio.
-Ora che cosa vuoi fare?- chiede.
-Non lo so.
E non lo so davvero. Una parte di me correrebbe da lui a chiedere più spiegazioni possibili, dall’altra parte voglio buttare a terra il cellulare, ubriacarmi e tornare a casa a piangere. Credo però che opterò per la prima.
Devo ricordare a me stesso che io per lui non provo niente e lui non prova niente per me. Devo ficcarmelo in testa devo…
Cazzo. Sto piangendo come un’idiota. Tutto lo stress di questi giorni e l’accumularsi di informazioni che ho appena ricevuto mi ha fatto dannatamente crollare come un debole.
Le braccia di Tamara si avvolgono intorno al mio collo e il mio viso si nasconde fra la sua clavicola. Sento una delle sue mani sul capo, le dita intrecciarsi con i miei capelli. L’altra mano coccola la mia schiena in un abbraccio caldo.
Sono così arrabbiato che vorrei distruggere qualcosa. Qualunque cosa mi capiterebbe tra le mani.
-Scusami- dice. Mi libero dal suo abbraccio guardandola, perché si sta scusando?
-So che non dovevo dirti quello che ho scoperto ma non ce la facevo più a vederti con una persona così.   
-Non ti preoccupare- rispondo asciugandomi le lacrime. -Sei una vera amica.
-Direi che è venuto il momento di bere.
-Assolutamente si.
Scoppio a ridere e anche lei mi segue. Mi prende sotto braccio e rientriamo nel locale, questa sera so già in che condizioni tornerò.
Zayn… oh criptico, bugiardo Zayn. Quanto lo odio.
In negozio regna, stranamente, la quiete. Devo sistemare un sacco di cose nel magazzino. Come ogni martedì arrivano i nuovi ordini ed è compito mio sistemarli, classificare quanti ordini sono arrivati e se la quantità è giusta.
Ci saranno una ventina di scatoloni, io ne ho sistemati solo tre nel giro di cinque ore. Solitamente faccio meglio di così ma oggi ho decisamente la testa al trove.
Due giorni senza nessuna risposta. Due giorni senza una chiamata. Due lunghissimi giorni senza che Zayn si sia interessato a me. Scrollo il capo.
Non posso crederci che una sola chiamata sia bastata a cancellare tutti quelle settimane di… avventure e sesso fra di noi. Io, se fossi in lui, vorrei qualche dannatissima risposta sul perché il tizio con cui mi sto frequentando o scopando non si faccia sentire. Un semplice: “Ciao, ma che fine hai fatto” mi sarebbe bastato.
Nulla, è sparito completamente. Non che m’importi qualcosa ma anche solo il gesto di chiedere.
Si… chiedere ad un bugiardo il perché di tante cose è come chiedere ad un ladro del perché ha commesso i suoi reati.
Ma che cazzo sto pensando? Faccio paragoni stupidi per cercare una risposta su tutto.
-Steven ti cercano in negozio- dice Marcus. Alzo lo sguardo dallo scatolone che, solo ora, mi sono reso conto di quanto lo stessi massacrando con le forbici. -Oddio, non hai ancora finito di sistemare questa roba?
-Si… cioè no, scusa è che non sto molto bene- rispondo.
-Bè, dovevi avvisarmi e stavi a casa. Dopo vengo a darti una mano. Ora vieni di la per favore.
Mi rialzo strofinandomi i jeans. Non sono sporchi ma cerco di lisciarli dalle pieghe che si sono formate stando seduto, sinceramente non so nemmeno io perché lo faccio è una mia solita abitudine.
Faccio un respiro profondo cercando di scrollarmi di dosso tutti i pensieri che ho fatto nelle ultime ore. Appena arrivo sul banco noto un viso familiare. Riccardo. Merda pure lui non ci voleva.
Mi sorride ed io ammicco un ghigno falso salutandolo con palmo metà alzato.
Si avvicina, mani in tasca mentre guarda attorno a se. Non lo vedo più dalla serata in discoteca dove abbiamo finito per baciarci e rischiavamo di fare… altro. Cerco di capire cosa sto provando se imbarazzo o solo disagio.
-Ciao- dice.
-Ciao a te- rispondo.
-Puoi fare una pausa dal lavoro oppure no?
-Certo.
Faccio un cenno a Marcus e lui mi permette di uscire per una decina di minuti. Appena siamo fuori lui si accende una sigaretta ed io incrocio le braccia come se mi chiudessi in me stesso. Forse è quello che sto cercando di fare per non fargli vedere le mie mille emozioni che sto provando ora.
Fa un tiro e poi butta fuori il fumo, credo mi stia cercando di lanciare un segnale con tutti questi suoi movimenti del corpo: non mi guarda, cerca altrove qualcosa, resta con la mano in tasca e l’altra è occupata dalla sigaretta e il busto non sta mai fermo.
-D’accordo, inizio io. Scusami se sono scappato così dal nulla quella sera ma…
-Avevi di meglio da fare?- chiede ironico.
-Avevo un conto in sospeso- rispondo a tono.
-E dimmi, sei riuscito a risolverlo?
-Non ancora, anzi, non credo che potrò mai più risolverlo.
-Ah… capisco!
Faccio una smorfia, gli sto cercando di far capire che non mi piace questo suo atteggiamento nei miei confronti, sono già abbastanza alterato. Riccardo capisce il mio sguardo e si scusa sorridendo. Cala un istante di silenzio imbarazzante, i giusti minuti perché lui possa finire la sigaretta in pace e buttarla atterra spegnendola.
Poi resta a guardarmi mettendo anche l’altra mano in tasca. Si sta comportando esattamente come me, si chiude per non esprimere quello che prova veramente.
-Sei arrabbiato vero?- chiedo. Lui me lo fa capire con un semplice sguardo, io abbasso gli occhi guardandomi le punte delle scarpe. -Non dovevo comportarmi così con te, soprattutto dopo tanto tempo che non ci vedevamo.
-Bè in parte è comprensibile- inizia lui tenendo sempre quel meraviglioso sorriso stampato in volto, io lo guardo. -Alla fine ci siamo lasciati per causa mia. Un po’ me lo sono meritato, non credi?
-Un po’ si, mi hai lasciato per andartene a girare il mondo!
-Lo so, lo so e ti chiedo scusa. Nel giro di quanto tempo non ti ho mai chiesto scusa? Uno? Due anni?
-Quindi sei venuto qui perché cerchi il mio perdono?
-Forse…
Ecco cosa mi mancava davvero in una relazione: essere felice e ridere alle provocazioni.
Riccardo è sempre stato carino con me, anche dopo che ci siamo lasciati. Ci siamo sentiti per un po’ di tempo poi le nostre strade si sono separate lentamente.
-Scuse accettate- dico poi. Dovrei forse dargli una seconda possibilità. Riccardo mi guarda come mai ha fatto fin’ora ed il suo sorriso rimane.
-Sarà meglio che torni a lavoro- risponde lui. -C’è il tuo capo che ha una faccia rabbiosa.
-Lascialo perdere, Marcus fa sempre così.
-Allora, ci sentiamo che ne dici?
-Si. Credo proprio di si.
Mi da un bacio sulla guancia e mi saluta con un cenno lasciando la scia del suo profumo al muschio bianco mentre va verso la sua macchina.
Riccardo, forse è sempre stato lui quello giusto e l’ho capito troppo tardi. È arrivato il momento di sistemare le cose e di ricominciare da zero.
Rientro in magazzino, che strano risentire quella meravigliosa sensazione di felicità che non provavo da… il mio cellulare squilla nella tasca posteriore dei pantaloni.
È arrivato un messaggio ed il mittente immaginavo già chi fosse. Zayn.
La prima tappa per ricominciare una vita migliore è di chiudere definitivamente con lui.


NUOVO MESSAGGIO:
da: Dx
A: Steven
Voglio vederti.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***



CAPITOLO 14.





 
Papà non è in casa ed io mi sono vestito in modo elegante. Zayn ha deciso di venirmi a prendere, vuole fare il gentil’uomo. Vogliamo fare una cosa semplice ed economica per entrambi: aperitivo al Baxyngh Club.
Non ci sono mai andato ma dalle recensioni e grazie anche a Elena che è stata al suo secondo anniversario con il suo ragazzo, mi ha detto che è bello e si mangia davvero bene, si trova in centro. Ho sempre visto la vetrina fuori è davvero molto elegante come posto. Ecco di nuovo quel riflesso.
Ora lo riconosco però, sembra che la giacca gessata nera con i pantaloni marroni e la camicia bianca, dia un tono notevolmente diverso alla mia figura.
Oddio sembro dimagrito due taglie dopo tutto quello che abbiamo fatto io e Zayn durante il suo esperimento. Non nascondo che mi sia piaciuto provare nuove e diverse cose, ma gran parte di me si sente davvero sporco nell’essere stato una cavia da laboratorio per vedere com’è la vita di un malato del sesso e di come ti cambia davvero. Confermo di essere stato anche irritato alle volte per tutta questa situazione.
Basta pensarci, ora devo solo prepararmi e stare tranquillo, sarà una serata come le altre e dobbiamo solo chiarire alcuni punti della nostra… conoscenza.
Ha detto anche che mi ha riportato il mio borsone con dentro i vestiti e tutto il resto. Dopo stasera le cose fra me e lui saranno ben diverse, voglio chiudere questa storia una volta per tutte. Non sono più interessato al suo problema, è lui il malato non io.
Ha cercato di trasformarmi in qualcosa che non sono, è vero, l’ho voluto io ma doveva imporsi anche per quanto riguarda la sua dipendenza e del fatto che lui era in terapia. Invece ha assecondato tutti i miei voleri.
Che stupido idiota che sono stato. Pensavo davvero che sarebbe cambiato o che tutte quelle cose l’avrebbero fermato? No… certo che no.
Vibra il cellulare, Zayn è arrivato.
Bene, faccio un respiro profondo e riguardo la mia immagine allo specchio. Sono pronto.
Esco di casa infilandomi il cappotto, la sua BMW è sulla stradina principale pronta a partire. Salgo in macchina e Zayn mi guarda salutandomi con un cenno del capo.
Anche lui è vestito in maniera elegante: giacca grigia, pantalone e camicia neri. Partiamo e per tutto il viaggio nessuno dice una sola parola. Ho lo stomaco in subbuglio, la cosa non mi sorprende, sono agitato per come finirà.
Do una sbirciata ai sedili posteriori e trovo il borsone, qualcosa dentro me si smuove come se mi risollevasse il morale.
-Tranquillo- dice, è la prima parla che gli esce da quando siamo usciti di casa. -C’è tutto, non ti ho rubato niente.
Ammicco un sorriso, poi quella parola: Rubare risuona nella mia testa come un martello pneumatico ricordandomi quello che aveva scoperto Tamara poche settimane fa e che mi ha detto solo l’altro ieri. Lui era un trafficante di droga, forse se la faceva pure, aveva rubato delle macchine. Che diamine, voglio sapere di più, esigo risposte!
E se lo facesse tutt’ora? Forse è per quello che non mi vuole dire di che si occupa. Se lui vendesse le macchine che ha rubato solo l’anno prima?
Ah… quante domande, questa sera avranno sicuramente delle risposte, lo obbligherò.
Arrivati al parcheggio scendiamo dalla macchina, il locale si trova a solo un minuto di distanza da dove abbiamo messo la macchina.
Anche mentre camminiamo resta il silenzio. Perché sta così tanto zitto?
Guarda diritto avanti a se come se io non esistessi. Mi schiarisco la voce per attirare la sua attenzione. Niente. Resta a guardare l’ignoto.
Un po’ mi sento in colpa per come l’ho lasciato qualche giorno fa. Dovevamo fare una delle tante esperienze per l’esperimento che io ho rifiutato non andandoci e tanto meno facendomi sentire.
Poco importa, forse è andato lo stesso all’appuntamento e si sarà scopato quello con cui avremmo dovuto fare la cosa a tre.
Di nuovo schiarisco la voce mentre camminiamo con calma verso la musica del locale dove suona un pianoforte insieme ad una batteria. La musica è così leggera che i due strumenti vengono picchettati leggermente come se fossero la cosa più fragile al mondo.
Credo sia venuto il momento di chiedere almeno come si sente o come mai è così silenzioso. Qualcosa dovrà pur dire.
-Allora… come stai?- chiedo, la voce trama.
-Discretamente bene, tu?- risponde.
-Bene.
Tutto qui? Zayn non deve dirmi altro o domandarmi perché sono sparito? Cavolo, si dev’essere arrabbiato tanto per la mia sparizione.
Arriviamo al locale, la luce è soffusa e sul palco c’è un gruppo composto da tre persone dove suonano i loro strumenti. Sono abbastanza giovani per suonare del jazz così bene. L’interno è elegante fatto tutto in mogano e marmo. Il bancone del bar è fatto di legno scuro, in un angolo è imbandito tutto l’aperitivo con tramezzini, sottaceti, pasta, patatine e un paio di torte salate. I tavolini invece sono di vetro e le sedie d’acciaio. I lucernari fatte da piccolissime lampadine dove s’intrecciano fra di loro è la cosa più bella di tutto il luogo. La cameriera ci vuol far accomodare davanti al palco ma Zayn chiede un tavolo che sia il più privato possibile.
Ci spostiamo in un’altra saletta che è più piccola, la musica meno irrompente e i cinque tavolini sono deserti. Noi ci mettiamo nell’ultimo all’angolo e ci accomodiamo prendendo il menù.
Dannazione sono così nervoso che non so con quale atteggiamento pormi: rabbia? Frustrazione? Calma?
-Un bicchiere di pinot meunier- dice subito Zayn rimanendo con lo sguardo sul menù mentre la cameriera segna il tutto sul blocco di carta.
-Lo stesso…- in realtà non volevo un bicchiere di vino ma non mi ha nemmeno dato il tempo di scegliere e io non ho più voglia di aspettare. Il silenzio mi sta opprimendo e l’attesa di qualcosa d’alcolico è snervante, ho bisogno di bere per iniziare il discorso.
Arrivano le nostre ordinazioni con annesso un elegante piatto diviso in tre con dentro diverse pietanze, la ragazza ci lascia anche due piatti e ci invita ad usufruire del banco dov’è pieno di cibo. Entrambi la ringraziamo e ci lascia soli.
-Allora…- dico.
-Allora- ripete Zayn restando fermo sulla sua sedia, il braccio disteso mentre con le dita picchietta il tavolo. Non mi guarda, è la prima volta che lo fa da quando ci conosciamo. La prima volta che non vuole guardarmi.
-Ti chiederai perché sono sparito, vero?- chiedo.
-In questo momento? No caro- risponde brusco lui. Come prego?
-Scusa, non vuoi nemmeno sapere il motivo?
-Sinceramente non me ne frega un cazzo. Sabato sono andato in quell’albergo dove ti ho mandato la posizione. Entro in camera e cosa vedo? Solo Mike…  
Sta parlando con una tranquillità assurda che mi fa salire la pelle d’oca. Non è arrabbiato ma infastidito perché non mi sono fatto vivo all’appuntamento con questo certo Mike. Ora capisco…
-A te non te ne frega niente di me- le parole escono di getto.
-Steven piantala di dire queste scemenze.
-A te interessava solo farti una scopata con me e quell’altro tizio. Oddio come ho fatto ad essere così stupido!
-Piantala, ok?!
-Dimmi solo una cosa, guardandomi negli occhi: ti è mai davvero importato qualcosa di me o volevi solo fare… qualsiasi cosa perché il medico ti ha diagnosticato la malattia del sesso?
Resta fisso a guardare il bicchiere di vino. Solleva lo sguardo Zayn mi dico. Dimmi che tutto quello che sto dicendo sono stronzate della mia testa. Nulla. Rimane a fissare quel maledettissimo bicchiere. Mi si forma un groppo alla gola, non posso credere di aver pensato anche solo per un secondo che lui potesse provare qualcosa per me. Voleva fare sesso e basta.
-Bene…- dico, respingo le lacrime che stanno per uscire. Non me ne voglio andare senza aver ricevuto le risposte che merito, soffoco anche quel groppo e distolgo lo sguardo da lui. -Ti sei scopato Mike?
Rimane zitto, vedo la mascella irrigidirsi. Ho capito tutto da quel suo silenzio, si è fatto anche lo sconosciuto che dovevamo farci insieme. Perfetto.
-Ho fatto una ricerca su di te- dico poi.
Non voglio mettere in mezzo Tamara in questa storia, mi darò tutte le colpe. Lo guardo e per la prima volta mi fissa con fare interrogativo fermando poi anche le dita che picchiettavano il vetro del tavolino.
-Cioè?- chiede.
-Ho saputo del tuo arresto- rispondo. -È per questo che non mi volevi dire ne del tuo passato ne tanto meno di cosa ti occupi?
-No Steven, le cose non stanno così.
-E allora come stanno? Fammi capire.
-È complicato.
-Spaccio di droga e furto d’auto… si, è complicato.
Zayn ha la faccia cruciata dalla rabbia, non me ne frega, voglio arrivare alla fonte del suo disturbo. Incrocio le braccia al petto e lo guardo innervosito. Sto aspettando le sue spiegazioni, non me ne ha date fino ad ora e adesso le esigo.
Schiarisce la voce e si accomoda meglio sulla sedia, la schiena dritta mentre si sistema la giacca, posa i gomiti sul tavolino ed inizia a parlare:
-Avevo conosciuto questo tizio su una chat d’incontri. Sembrava un bravo ragazzo, simpatico e socievole. Però aveva un passato burrascoso con la legge e io avevo abbastanza soldi da poterlo riportare a galla. Un giorno scoprì che spacciava cocaina e che la sua macchina era stata rubata circa due anni prima. Lui mi ha trascinato dentro a questo vortico mostruoso della droga, mi fece conoscere anche i suoi amici spacciatori che da me volevano anche del sesso.
-Quanti erano?- chiedo, la voce ferma.
-Sette più lui.
-Hai fatto sesso con tutti loro?
-Si, e spesso anche tutti insieme.
-Come ne sei uscito?
-Dopo che hanno scoperto il traffico eccessivo di coca e la macchina rubata, ci arrestarono tutti. Io passai circa sei mesi in carcere e ne uscì quasi indenne dalla condanna. Mio padre pagò la mia scarcerazione mentre i sette rimarranno dietro le sbarre per i prossimi dieci anni.
-Ora che lavoro fai?
-Aiuto mio padre con la contabilità della sua azienda, lui aiuta me con le sedute dallo psicologo e dal dottor Harrison.
Non mi sono fermato, la mia sete di sapere è stata più forte di quanto pensassi e il botta e risposta mi ha fatto perdere per sino la cognizione del tempo. Come posso credergli dopo tutto quello che mi ha tenuto nascosto?
Mi aveva detto altro quando c’eravamo conosciuti la prima volta, diceva di vendere per le persone. Immaginavo fosse un’altra bugia. Ora anche il più piccolo spiraglio di fiducia è completamente svanito. Mi sento vuoto dentro. Stavo iniziano a provare qualcosa per un ragazzo disadattato e malato. Una lacrima, accidentalmente, esce bagnando la mia guancia. Cerco di non farmi vedere mentre la tiro via ma Zayn se ne accorge e mi fa notare il suo dispiacere. Io abbasso rapidamente lo sguardo verso il tavolino trasparente, vedo le mie scarpe da ginnastica nere.
-Hai…- mi blocco per mandare giù il groppo in gola che si è formato. -Hai mai provato qualcosa per me?
Lui tace, alzo lo sguardo e Zayn non sa bene dove guardare, sospira e dice la cosa che meno mi sarei aspettato di sentirgli dire:
-Mentirei se dicessi il contrario. Mi hai fatto provare qualcosa di nuovo, certo. Ma io non sono come gli altri Steven. Io non provo nulla per nessuno.
-Non sto parlando del sesso.
-Nemmeno io… trovo difficile da spiegare. Ora ho perso anche il minimo affetto verso le persone. Non provo più nulla.
Oddio, come sembra difficile questo addio. Non ce la faccio. Perché sono stato così stupido da credere alle sue parole, al regalo del suo zippo che mi ha regalato qualche giorno fa. Ho pensato, stupidamente, che fosse un gesto affettivo nei miei confronti. Un modo per farmi vedere il suo… qualunque cosa fosse.
Mi sento così scemo davanti a lui. Posso trattenere le lacrime ma non posso trattenere la frustrazione che provo per Zayn.
Prendo dalla tasca l'accendino e lo poggio sul tavolo facendolo scivolare verso di lui.
-Tienilo per favore- dice.
-Non posso- rispondo.
-Stevan… è l’ultima cosa che voglio ora.
Apre il palmo della mia mano e lo riposa su di essa chiudendola. Lui cerca di mantenere il contatto con quella stessa mano ma io, lentamente, la tolgo e fra le dita sento ancora quel piccolo oggetto metallico.
-Sai bene che questa sarà l’ultima volta che mi vedrai, vero?- avverto.
-Mi sorprende che tu non te ne sia già andato- risponde con arroganza. Mi mordo il labbro inferiore e prendo il calice di vino bevendone un sorso. Poi solleva un sopracciglio -Non è solo colpa mia tutto questo.
-Come scusa?
-Tu hai voluto fare il buon samaritano cercando di comprendere la mia malattia, tu hai voluto fare l’esperimento e sei sempre stato tu che mi ha contattato!
-Si, hai ragione, mi prendo tutte le colpe. Ma quando ti ho contattato io pensavo di trovare una persona normale!- sbotto. Sono così deluso da lui e così arrabbiato con me che non so cosa potrei fare ora. Anzi, una cosa ci sarebbe.
-Voglio che riprendi le sedute con il dottor Harrison- dico mentre ripongo l’accendino in tasca.
-Era già nella lista di cose da fare- risponde.
-Vorrei andare a casa se non ti dispiace.
-Godiamoci l’ultima serata che ci resta, Steven.
-No, Zayn. Voglio andarmene.
-Ti prego.
Prende la mia mano sinistra, istintivamente la ritraggo posandola sulla coscia. Mi guarda e non riesco a decifrare il suo volto. In questo momento non mi va di capire cosa stia provando. Voglio solo finire il mio vino e andarmene a casa.
Incrocio una gamba sopra l’altra, prendo il bicchiere e bevo gli ultimi sorsi che mi restano. Zayn fa lo stesso, il viso chino a guardarsi le punte dei piedi.
-Quindi… finisce così?- chiede.
-Hai voluto tu tutto questo- rispondo. -Non sei stato sincero sin dall’inizio. Perché mandare avanti le tue bugie? Per fottermi ogni tanto quando hai voglia?
-Con te provavo una certa… complicità.
Non rispondo, perché dovrei? Capisco che lui ha seri problemi che deve risolvere. Fondamentalmente non c’è mai stato nulla di serio fra di noi, nessuna relazione, nessun legame spirituale o chissà cos’altro. Niente. Quindi per me può concludersi qui, non sto di certo cercando una persona che ha bisogno di un’altra persona che gli stia dietro giorno e notte. Non è più un bambino, può badare bene a se stesso.
Quello che provo per lui ora è solo… pietà, non provo altro.
Mi alzo dalla sedia infilando il cappotto, metto le mani in tasca e mi avvio all’uscita.
Appena sono fuori vengo investito da un’aria gelida, avevano detto al telegiornale che avrebbe potuto piovere di li a pochi giorni.
Sento una morsa al cuore e o solo voglia di piangere ma cerco di resistere.
Poco dopo dal locale esce Zayn, con una mano sfiora la parte bassa della mia schiena. Ricordo quello stesso gesto alla mostra fotografica di Elena.
Non mi aveva lasciato andare come sta facendo ora. Era rimasto incollato a me mentre mi guidava a vedere le opere, recava quel brivido di piacere così intenso. Ogni volta era un’esperienza diversa con lui, guardarlo negli occhi mi faceva battere il cuore, baciarlo mi ribaltava lo stomaco e fare sesso con Zayn era una sensazione epocale.
Ora tutto quello che vedo e provo è dispiacere e amara tristezza. Questa sarà l’ultima volta che rivedrò quegli occhi di ghiaccio. Stasera sarà l’ultima volta che lui mi toccherà. Il problema più grande di tutti è che mi sento pronto a lasciarlo andare, non voglio più niente da lui, voglio solo che guarisca e mi dimentichi.
Ah… è vero.
Sarà facile dimenticarmi, non ha mai provato nulla per me, me l’ha detto anche con i gesti del suo corpo e con il suo silenzio.
Apre la portiera della macchina e mi fa salire. Subito dopo è lui a montare sulla macchina, si mette la cintura come faccio io ed infine accende il motore.
Percorriamo il tragitto verso casa come all’inizio, solo ed esclusivamente in silenzio. Sento il rombo della sua macchina sfrecciare verso la foschia autunnale mentre le luci dei lampioni riflettono sulla carrozzeria dell’auto.
Ci vuole poco per arrivare a casa mia. Volevo che questo viaggio fosse stato più lungo e invece…
L’ultimo viaggio per un ultimo saluto.
Slaccio la cintura e lui spegne il motore. Restiamo in macchina per qualche minuto, nessuno dice nulla e, ne io ne lui, ha il coraggio di guardarsi in faccia.
Sto per scendere quando Zayn mi blocca prendendomi dal braccio.
-Non dimenticarti il borsone- dice.
Già… stupidissimo borsone. Me ne ero completamente dimenticato. Lo prendo e lo poggio sulle gambe. Ora i miei occhi lo stanno guardando. Ispezionano il suo viso triste, la sua mano destra che si accarezza i capelli castani e l’altra mano poggiata sul volante, la manica della giacca scopre leggermente il polso. Mi accorgo ora che ha un bellissimo orologio, di quelli vecchi con il cinturino in pelle vera.
Ammicco un sorriso, voglio godermi quest’ultimo momento prima di salutarlo per sempre, osservandolo.
Faccio un sospiro triste, è meglio per entrambi se me ne vado.
-Addio, Zayn.
-Non dirmi addio. Ci rincontreremo un giorno.
Quelle parole mi colpiscono direttamente al cuore che lo distrugge in mille pezzi. Scoppio a piangere e gli tiro un pugno sul braccio. Dannatissimo bastardo che non sei altro perché, perché l’hai fatto!?
Singhiozzo, lui scende dall’auto, sbatte la portiera e arriva verso di me spalancando la mia parte. Butta a terra il borsone e mi fa scendere di peso trascinandomi fuori dalla macchina.
Resto allibito da quanta forza ha e con la coda dell’occhio noto il suo volto completamente rigato dalle lacrime.
Sbatte la portiera alle mie spalle e lo sento singhiozzare. Per la prima volta lo sento piangere. Poi mi stringendomi forte da dietro.
-Zayn…- dico con un filo di voce. Devo lasciarlo, mi ha fatto del male. Non lo voglio più vedere. Il mio corpo resta rigido con le braccia lungo i fianchi.
-Ti prego…- risponde fra le lacrime.
-Zayn lasciami andare.
-No.
-Lasciami.
-No!- questa volta sta urlando. Ora perché si comporta così? Ha capito dove ha sbagliato? Vuole per caso ammorbidirmi con questo atto immaturo? -Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Non andartene.
Mi divincolo dalla sua morsa ma stringe ancora più forte, perché continua a farmi del male!?
Do uno strattone brusco e lui continua a stringermi. Urlo di lasciarmi e lui va avanti a risposte negativamente. Con un colpo deciso mi libero e gli tiro un pugno in piena faccia. Zayn rivolge una grave occhiataccia verso di me, il labbro inferiore tagliato dove perde gocce di sangue.
Si asciuga rapidamente la ferita e viene verso di me, mi da uno spintone, io resisto. Me ne da un altro e anche a questo resisto. Mi incita di colpirlo ancora e, senza pensarci due volte, lo colpisco ancora.
Lui cade schiena a terra, ci mette poco rialzarsi. Gli occhi sono fissi su di me ed infine si poggia sulla sua macchina asciugandosi la bocca.
Finalmente lo vedo disordinato, ora è umano anche lui.
-Ti senti meglio?- chiede ammiccando un sorriso.
-S… si- e cavolo se mi sento bene ora. Erano giorni che volevo farlo.
Quel sorriso che aveva va scemando e sputa il sangue che aveva in bocca. Viene verso di me ed io faccio due passi indietro ma lui non si ferma e mi abbraccia.
Questa volta si merita il mio ricambio e, non appena sto per avvolgere le mie mani sulla sua schiena, lui si è già distaccato.
All’indietro e a piccoli passi si avvia alla macchina. Anche lui, come me, vuole godersi l’ultimo sguardo prima del saluto.
È già dalla parte del guidatore quando mi fa un cenno con la mano, sale sulla vettura, accende il motore, ingrana la marcia e sparisce nella foschia autunnale imboccando la strada.
Scoppio a piangere come un bambino e mi sento maledettamente male.
Estraggo dalla tasca l’accendino, ancora una volta lo osservo. Con le dita sfioro le iniziali del suo nome.
Vado verso il piccolo cortile fatto da due alberi e tre cespugli con quattro diverse piante di rose che fanno da cornice alla casa. Ricordo che mia nonna è stata qui recentemente a piantarle, quindi la terra si sbriciola ancora fra le mani.
Prendo l’accendino e lo scorro fra le dita di entrambi le mani. Una lacrima scende colpendo il metallo luccicante dello zippo bagnandolo. Quella goccia scivola lenta. Con forza lo lancio scaraventandolo contro un muro di una di una casa ancora vuota davanti a me. Voglio dire basta a tutto.  
In lontananza sento un tuono, alzo gli occhi al cielo. Inizia lentamente a piovere.






S P A Z I O-A U T O R E ~

Carissimi Lettori, 
Siamo giunti al termine della mia FF su Zayn Malik. Spero vi sia piaciuta e spero anche che non stiate piangendo per la fine. No dai, non è troppo tragico come finale!! :) Ci leggiamo alla prossima :D

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