An Amazing Love

di Crateide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 04 ***
Capitolo 5: *** 05 ***
Capitolo 6: *** 06 ***
Capitolo 7: *** 07 ***
Capitolo 8: *** 08 ***
Capitolo 9: *** 09 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


 

 

Prompt: quell’imbarazzante momento in cui Rapunzel vuole sapere se la prima notte di nozze deve succedere quello che ha letto nei suoi libri.

Assegnatomi da: Little_Lotte








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Rapunzel osservava Eugene, in attesa. Vide una gocciolina di sudore scendergli lungo la tempia, per poi sparire fra le basette scure. Le folte sopracciglia erano leggermente increspate verso l’alto e andavano ad incorniciare uno sguardo perplesso e imbarazzato.

In ginocchio sul letto, l’uno di fronte all’altra, si guardavano intensamente e in silenzio.
- Eugene...

Entrati nella stanza, Il marito l’aveva abbracciata e baciata, sussurrandole quanto l’amasse e quanto fosse felice di trovarsi lì con lei. Ma appena un’ingenua Rapunzel gli aveva posto quella domanda, l’atmosfera aveva finito per raggelarsi tutto ad un tratto. Un silenzio denso e pesante era calato fra loro, come una cappa di fumo.

Eugene si grattò una guancia.
- Rapunzel... davvero non sai cosa... – tossicchiò, mangiandosi le ultime incomprensibili parole.

“Che gli prende? Insomma!”. La ragazza non riusciva a spiegarsi il perché di tutto quell’imbarazzo da parte del marito. Era così strano voler sapere se fra loro doveva accadere quello?
- Eugene, ti prego, voglio sapere cosa devo fare! – sbottò infine – non mi sembra di aver posto una domanda così complicata!

Eugene alzò i palmi, come in segno di resa.
- Non c’è molto da spiegare – le disse – devi solo... ehm... seguire l’istinto. Deve essere un qualcosa che viene naturale.
- Ma... come può venire naturale? – chiese ancora – è una cosa così... strana!

Il volto di Eugene avvampò come una lampada ad olio. Si passò una mano fra i capelli, guardandosi intorno come in cerca di aiuto.
- Rapunzel... fare l’amore non è strano – le si avvicinò e le diede un bacio sulle labbra – È... bello – e proseguì a baciarla lungo il profilo del mento, fino al collo candido e sottile.

Rapunzel, dal canto suo, trasalì e i suoi occhi smeraldini divennero grandi il doppio. Si scostò e osservò il marito con aria smarrita.
- Fare l’amore? – ripeté – ma di che parli, Eugene?

Il sopracciglio di Eugene prese a tremare.
- Temo, allora, di non aver capito. Cosa dovremmo fare?

Sospirò, spazientita. Sua madre aveva proprio ragione: agli uomini bisognava spiegare sempre tutto!

Si allungò verso il comodino e prese il libro rilegato che vi stava sopra, mostrandolo al marito. Sulla copertina c’era l’immagine di un bambino che sbucava da sotto un cavolo.
- Ho cercato tanto in biblioteca qualcosa che parlasse della prima notte di nozze fra due novelli sposi – spiegò – e alla fine ho trovato questo! Vedi? Per avere un bimbo, dobbiamo piantare un cavolo e attendere nove mesi – Rapunzel chiuse il volume con uno scatto – ma come possiamo fare, Eugene? Dove piantiamo un cavolo qui in camera da letto?

Eugene sorrise nervosamente e le sfilò di mano il libro, lasciandolo cadere a terra con noncuranza. La strinse poi a sé e la baciò, carezzandole la schiena con gesti sempre più lenti e ampi.
- Amore mio, dimentica le favole – le soffiò nell’orecchio – e lascia che sia io, questa notte, a fartene vivere una.

Rapunzel sorrise e, rossa in volto, annuì. Chiuse gli occhi e si abbandonò a quella sensazione così piacevole che le dita di Eugene avevano iniziato a regalarle.

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Capitolo 2
*** 02 ***


 

 

 

 

Prompt: Rapunzel si chiede se Flynn la trovi ancora bella, cora che i suoi capelli non sono più lunghi e biondi.

Assegnatomi da: Soly Dea.

 

http://i68.tinypic.com/99krno.jpg

 

 

 

 

 

A Rapunzel non era sfuggito lo sguardo che Eugene aveva indirizzato alla principessa in visita al castello. Ne era certa: era rimasto imbambolato a fissarle quei perfettissimi e lunghissimi capelli biondi come avrebbe fatto Maximus con una mela.

Volse il capo alla finestra e vide, invece, i propri capelli non più biondi e lunghi, ma cortissimi e bruni. Ne sfiorò una ciocca e si chiese se Eugene non le avesse in realtà mentito quando le aveva detto di preferire le brune.

Beh – si disse – l’unico modo per scoprirlo era andarglielo a chiedere!

Rapunzel prese il coraggio a due mani. Sospirò, si sistemò la corona sul capo, drizzò le spalle e infine uscì dalla sala. Percorse a testa alta il tragitto che la separava dalla camera dove sapeva di trovare il marito, cercando di trattenere le lacrime che le pungevano gli occhi. “E se scopro che non gli piaccio più?” si diceva ad ogni passo, “e se mi dice di preferire le bionde, adesso?”.

Giunta davanti la porta, non riuscì ad aprirla. Aveva troppa paura! Si tormentò le mani, fissando terrorizzata il legno bianco davanti a lei.

“Coraggio, Rapunzel!” si disse. Allungò un braccio, per ritirarlo subito dopo. “No, no, no, no! Non ce la faccio, ho paura!” piagnucolò fra sé e sé. Stava per tornare indietro, quando la maniglia della porta venne inaspettatamente spinta verso il basso e Eugene le comparve davanti.
- Rapunzel, qualcosa non va? – le chiese, preoccupato – hai gli occhi tutti rossi, sembra che tu abbia pianto...

Rapunzel inspirò rumorosamente e strinse con forza i pugni.
- Dimmi la verità! – gli urlò contro, facendolo trasalire – non mi trovi più bella perché i miei capelli non sono più lunghi e biondi, vero?

Eugene fece un passo indietro.
- Ma cosa dici?
- Ti ho visto, prima, mentre guardavi la biondina nella Sala del Trono! Non mentire!
- No, Rapunzel, cos’hai capito? – cercò di placarla – non è come pensi!

La principessa gonfiò le guance, mentre Pascal sulla sua spalla la incitava ad assestare un bel pugno in faccia al suo maritino.
- Ah no? E allora perché le guardavi i capelli! Stavi quasi per sbavare!

Eugene arrossì tutto ad un tratto e, senza dire nulla, la prese per una mano e la trascinò dentro la stanza. Con aria circospetta gettò un ultimo sguardo al corridoio e, infine, chiuse la porta dietro di sé.
- Che ti è preso? – gli chiese – insomma, Euge-...
- Credo di aver fatto una cosa che non dovevo – la interrompe, mostrandole un grosso diamante al centro del suo palmo – era questo quello che stavo guardando sulla testa della principessa...

Rapunzel rimase immobile, attonita. Sbatté le lunghe ciglia, come per sincerarsi che non stesse avendo una visione o che non stesse in realtà sognando.

Avrebbe dovuto arrabbiarsi? Oh, sì. E anche molto! Aprì la bocca per parlare, ma Eugene gliela richiuse con un bacio appassionato.
- Amore mio, ti ho già detto di preferire le brune – le disse, staccandosi – ma soprattutto di preferire te a tutte le altre ragazze del mondo. Io ti amo, Rapunzel. Ti amo con tutto me stesso e non mi interessa se adesso non hai più dei fluenti capelli biondi... non è di quelli che mi sono innamorato.

Il mento di Rapunzel tremò, mentre due lacrimoni scesero sulle guance arrossate. Gli gettò le braccia al collo e lo strinse a sé, dandosi della stupida per aver dubitato anche solo per un attimo di lui.
- Ti amo anch’io, Eugune! – gli disse e, dopo una pausa, soggiunse – però quel diamante devi restituirlo...
- Alla bionda?
- Sì, alla bionda.

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Ciao a tutti!

È dal lontano 2010 – da quando ho visto il film, insomma – che volevo scrivere qualcosa su di loro e grazie al gruppo We Are Out For Prompt ho colto l’occasione per farlo. Che dire? Insieme a La Bella e La Bestia, Rapunzel è il mio film d’animazione preferito. Nonostante abbia 23 anni suonati, piango ancora di commozione ogni volta che vedo la scena della barca e partono le note di I see the light...

Spero che vi divertirete leggendo le (dis)avventure di Rapunzel e Eugene. A presto!

 

Elly

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Capitolo 3
*** 03 ***


 

 

 

Prompt: quando fare cupcakes è più complicato di quello che sembra.

Assegnatomi da: HollyMaster Efp

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

Eugene aveva deciso che non sarebbe intervenuto. Voleva godersi la scena da un luogo defilato, un po’ perché aveva paura di cosa la moglie avrebbe combinato ai fornelli e un po’ perché desiderava fare commenti sarcastici senza il rischio di ricevere una padellata in faccia.

Rapunzel aveva indossato una cuffietta lilla, un grembiule bianco dai ricami fiorati e un’espressione determinata e concentrata. Prese aria e chiuse gli occhi per incanalare le energie, come se stesse per compiere un’operazione difficilissima. Li riaprì poco dopo e osservò gli ingredienti disposti sul tavolo. Una gocciolina di sudore corse lungo la guancia rosea, mentre le labbra s’increspavano e le sopracciglia si abbassavano sugli occhi smeraldini.
- Bene! – disse, richiamando l’attenzione di Eugene, che già rideva sotto i baffi – mi servono 120 grammi di farina, di zucchero e di burro – e li indicò per assicurarsi che ci fossero – due uova, il sale, il limone e la vaniglia... direi che ho tutto, posso iniziare!

Rapunzel saltellò sul posto e batté le mani, eccitata. Prese una ciotola arancione e la dispose davanti a sé con una precisione quasi maniacale, come se la buona riuscita dei cupcakes dipendesse tutta dalla posizione dell’oggetto.
- Bene! Iniziamo! – afferrò le due uova e, senza misurare la forza, le ruppe l’una contro l’altra, facendo cadere nella ciotola un misto di tuorlo, albume e guscio.

Rapunzel mugugnò.
- Accidenti!
- AHAHAHAHAHAHAHAHAH!

Si volse di scatto, fulminando il marito con lo sguardo.
- Non è semplice come sembra, Eugene! – gli urlò – non sono mai stata molto brava in cucina, anche se ho sempre amato cucinare!

Eugene tossicchiò per riprendere contegno e alzò le mani.
- Certo. Perdonami. Faccio il tifo per te, amore mio. Sono certo che riuscirai nell’impresa e che, questa volta, i cupcakes saranno commestibili.

La principessa gonfiò il petto e gli diede di nuovo le spalle. Certo che lo sarebbero stati! Non aveva intenzione di sbagliare!

“Ti farò vedere io!”. Prese altre due uova dal cartone da sei e questa volta le ruppe una alla volta, facendo molta attenzione.
- Ce l’ho fatta! – esultò, buttando i gusci nel secchio sotto di lei – e adesso, devo preparare la farina e il burro!

Afferrò una seconda ciotola un po’ più grande della prima e con un po’ troppo entusiasmo vi rovesciò dentro la farina. Una nuvola bianca si sollevò in aria e le pizzicò fastidiosamente il naso.
- E...E...ECCIÙ!

E metà della farina volò via, insozzandole le guance e il mento. A quella scena, Eugene rise ancora più sguaiatamente, tanto che gli uscirono le lacrime dagli occhi.
- Due a zero per la farina! – disse.

Rapunzel gonfiò il petto e si volse, rossa in volto.
- Io non mi sto divertendo affatto! – piagnucolò – voglio solo cucinare qualcosa di dolce per l’anniversario!

Eugene tacque e aggrottò le sopracciglia, perplesso.
- Quale anniversario? – chiese, stranito.
- Come sarebbe a dire “quale”? Non ricordi che domani sarà esattamente un anno che ci siamo conosciuti?!
- Un anno? Di già? – si morse il labbro inferiore, dandosi dello stupido – perdonami, non lo ricordavo...

La principessa si asciugò gli occhi, afflitta.
- Volevo che fosse una sorpresa... che fosse un giorno speciale!

Eugene si alzò e la raggiunse, dandole un lungo bacio sulla fronte. Le prese il viso fra le mani e sorrise, mentre con le dita scacciava via le lacrime che le avevano rigato il viso.
- Cuciniamo insieme, amore mio – le sussurrò – in fondo, quando ci siamo conosciuti, abbiamo condiviso dei momenti meravigliosi che mai dimenticherò.

Rapunzel gli gettò le braccia al collo e lo baciò con tutto l’amore che sentiva arderle nel petto, mentre nella mente le tornavano alla memoria tutti i ricordi che avevano arricchito l’anno appena passato. Se quel lontano giorno Eugene non fosse entrato nella torre, lei non avrebbe mai conosciuto né la libertà né l’amore.
- Ti sporcherai... – gli sussurrò sulle labbra.
- Vorrà dire che, poi, faremo il bagno – le rispose, rubandole due baci.

Rapunzel rise, sentendo le mani del marito farsi più audaci. Gli cinse di nuovo il collo e dischiuse le labbra, perdendosi in un lungo e appassionato bacio. Eugene la sospinse contro il tavolo e nell’impeto fece cadere a terra la ciotola piena di farina.

La principessa si stava lasciando trasportare dalla passione, quando con la coda dell’occhio scorse Pascal comparire sulla spalla del marito e divenire rosso come un peperone. L’istante dopo, il camaleonte aveva infilato la coda nell’orecchio di Eugene, il quale era balzato indietro con un grido.
- Pascal! – Rapunzel fece appena in tempo a mettere le mani a coppa e a recuperare l’amico di sempre, che iniziò ad inveire contro i due.
- Ehi Pascal! Hai scelto il momento sbagliato! – urlò Eugene, massaggiandosi l’orecchio.

Per tutta risposta, l’animale si agitò ancora di più e fece intendere ai due che quello non era né il luogo né il momento adatto per abbandonarsi l’una fra le braccia dell’altro.
- Oh Pascal! – rise Rapunzel, intuendo il vero motivo di quell’intrusione – sei incredibile!
- Hai forse capito cosa vuole questo ranocchio?
- Camaleonte. È un camaleonte!
- Oh, insomma! Non stiamo a puntualizzare ogni volta!

Sospirò, reprimendo dentro di sé una risata.
- Il fatto è che gli avevo promesso un cupcake tutto suo – spiegò infine la principessa – e adesso lo pretende. Sta aspettando da tre giorni!

Eugene sospirò, afflitto.
- Bene... accontentiamolo! – le si affiancò, rubandole un bacio e scoccandole uno sguardo pieno di malizia – ma noi due riprenderemo più tardi il discorso che abbiamo interrotto.

Rapunzel avvampò. Improvvisamente, i cupcakes non erano più così importanti...

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** 04 ***


 

 

 

Prompt: Rapunzel è l'unica che riesce a disegnare il suo naso nel modo corretto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eugene sospirò.

Si sedette sulla panchina del giardino, stringendo fra le mani lo schizzò del pittore di corte. Avrebbe voluto mettersi ad urlare!

Aprì il foglio e un ricco repertorio di coloriti insulti rivolti all’artista gli attraversò la mente. La fronte, gli occhi, i capelli e il resto del corpo erano disegnati magnificamente – anche se nessuno sarebbe mai stato in grado di rappresentarlo in tutta la sua sfolgorante avvenenza! – fatta eccezione per il naso, che era a patata e pendente a sinistra.
- Ma perché?! – sbottò infine, accartocciando il disegno e gettandoselo alle spalle. Piegò i gomiti sulle ginocchia e posò il volto sui pugni chiusi. Possibile che nessuno era in grado di disegnargli un naso decente? Ne sfiorò il profilo con un dito, chiedendosi cosa ci fosse che non andasse. Eppure gli sembrava normalissimo e anche ben fatto!

Eugene sbuffò, affranto. Ormai avrebbe dovuto rassegnarsi: il pittore di corte aveva già cominciato la sua opera e di certo quel vecchiaccio non si sarebbe degnato di ricominciare tutto da capo. Il solo pensiero che il quadro sarebbe stato esposto sotto gli occhi di tutti, però, lo faceva impazzire. Non voleva diventare lo zimbello del Regno né voleva sfigurare accanto a Rapunzel che, lo sapeva, sarebbe stata bellissima anche dipinta.

Si alzò e prese a passeggiare per il giardino, sospirando di tanto in tanto. Mentre percorreva il porticato, vide due domestici camminare poco distante e, dopo averlo scorto, ridere fra loro.

“Oh no... l’hanno già visto!” si disse, allargandosi il colletto della camicia.

Eugene si portò le mani ai capelli e, subito dopo, prese a correre come un forsennato verso la Sala adibita per la pittura. Si arrestò davanti alla porta, mordendosi le mani. Era giunto fin lì con l’intento di fermare l’artista, ma adesso non aveva il coraggio di entrare: aveva paura dello scempio che si sarebbe di certo trovato davanti e non era certo che i suoi nervi avrebbero retto alla vista del suo povero viso sfigurato.

“Oh insomma! Non essere codardo!”.

Si ricompose, tossicchiando per riprendere contegno. Si aggiustò la casacca verde sulle spalle, si passò una mano fra i capelli castani e, sollevando il mento, abbassò la maniglia della porta.
- Ma cosa...?

Eugene si stropicciò gli occhi, incredulo, e per un istante si chiese se in realtà non stesse sognando.

Non solo il suo naso era disegnato alla perfezione, ma la scena riprodotta era completamente diversa da quella che gli era stata mostrata il pomeriggio prima. Nel dipinto – che occupava metà dell’alta parete – non erano rappresentati lui e Rapunzel in pose rigide e altere, ma erano l’uno accanto all’altra, sorridenti e in compagnia di Maximus e Pascal.
- Eugene, che ci fai qui?

La voce di sua moglie lo richiamò alla realtà. Eugene abbassò lo sguardo e si ritrovò davanti una Rapunzel sporca di pittura, con una tavolozza stretta in una mano e un pennello nell’altra. Lo stava osservando atterrita e in imbarazzo, come se fosse appena stata colta in flagranza di qualche reato.
- Ma... dov’è il pittore? – le chiese, guardandosi intorno.

Lei arrossì.
- Ce l’hai di fronte – rispose.
- Come, scusa?
- Beh... l’altro giorno mi è stato mostrato lo schizzo del quadro e l’ho trovato un po’ troppo cupo – Rapunzel arrossì – io e te non siamo così... vero?

Eugene non sapeva che fare, se abbracciarla o baciarla o entrambe le cose. Le prese il viso fra le mani, entusiasta.
- Amore mio, ti ringrazio! – esordì.
- Per cosa?
 - Tu sei l’unica che riesce a disegnare bene il mio naso! Sono commosso.

La sentì ridere di gusto.
- Oh sì, è vero. Diciamo che questo è un altro dei motivi che mi ha spinto a voler prendere il posto del pittore... in fondo, ho sempre amato disegnare!

Eugene la baciò e guardò nuovamente il dipinto con aria soddisfatta. Nessuno avrebbe riso di lui, non riusciva a crederci.
- Siamo proprio belli – disse infine, cingendo le spalle minute della moglie con un braccio – è il miglior ritratto che mi abbiano mai fatto!

Rapunzel posò il capo contro il suo petto e si lasciò sfuggire una risata.
- Ti prometto che non sarà l’unico, allora.

 

 

 

 


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Capitolo 5
*** 05 ***


 




Prompt: A volte Rapunzel ha paura che a Eugene Fitzherbert manchino i vecchi tempi in cui era Flynn Rider.
Da: Soly Dea

 

 

 

 

 

 

 

 

 





Era maledettamente evidente che la vita di corte gli stava stretta, Rapunzel se ne era accorta ormai da tempo.

L’etichetta non faceva proprio per Eugene, nonostante il giovane cercasse di adattarsi meglio che poteva. Le regole imposte non erano per lui e, ogni tanto, i severi istitutori subivano qualche tiro mancino ed erano vittima di qualche innocente scherzo messo a punto dal futuro principe.

Ma se da una parte Rapunzel lo rimproverava e ogni volta si faceva promettere dal fidanzato – ahimè, invano – che non avrebbe più messo le rane nel letto del maestro di galateo, dall’altra era facile preda dei sensi di colpa e non riusciva proprio a biasimarlo. In fondo, si diceva la principessa, Eugene aveva vestito i panni dell’avventuriero Flynn Ryder per così tanto tempo e con così tanto piacere, che adesso quel palazzo in cui si ritrovava a vivere doveva apparire ai suoi occhi come una sorta di prigione. Dorata e piena di confort, certo, ma pur sempre una prigione!

Chissà, magari a Eugene mancavano i vecchi tempi in cui era il più ricercato e anche il più amato ladro del Regno…

Rapunzel aveva paura. Temeva che un giorno, svegliandosi, non avrebbe più trovato accanto a sé il suo amato. Temeva che avrebbe rinunciato a stare con lei e a sposarla, per riprendere la vecchia identità di Flynn Ryder, “l’audace briccone niente male con le signore”, come egli stesso amava definirsi.

“No, no, no!”.

La principessa scosse il capo, cercando di scacciare via l’immagine del suo Eugene circondato da donne molto più avvenenti ed esperte di lei.

Prese aria e si avvicinò verso la finestra, per gettare uno sguardo al meraviglioso giardino che cingeva il castello. Proprio lì sotto, scorse Eugene che passeggiava accompagnato da Maximus e da un bambino che gli saltellava intorno, chiedendogli probabilmente di raccontargli chissà quale rocambolesca avventura.

Rapunzel trasalì tutto ad un tratto e schiuse le labbra in un inaspettato sorriso. Ma certo! Perché non ci aveva pensato prima?

Si volse e corse via, sfrecciando per i corridoi del castello sotto gli occhi scandalizzati e divertiti della servitù. Uscì dal portone principale, rincorsa da una trafelata guardia, e s’immerse nelle vie cittadine, salutando di tanto in tanto coloro che, riconoscendola, le rivolgevano un sorriso o una riverenza.

“Ecco, sono arrivata!” si disse tutto ad un tratto, fermandosi davanti l’entrata di una piccola locanda dal nome che conosceva molto bene: Il Bell’Anatroccolo II.
- Principessa, ma cosa ci facciamo qui? – le chiese la guardia che l’aveva accompagnata e che già impugnava la lancia, tremando come una foglia.

Rapunzel trattenne una risata e la guardò divertita.
- Puoi anche aspettare fuori, se vuoi – gli disse.
- Siete sicura, principessa?
- Certo.

E senza attendere una risposta (la guardia era talmente spaventata che per poco non svenne!) aprì la porta e scomparve all’interno della taverna.

Venne subito investita da un forte odore di vino e sudore e dalle grida allegre dei commensali. Zigzagò fra i tavoli, ridendo e canticchiando allegramente quel motivetto che tanto tempo prima aveva avuto l’onore e il piacere di cantare, chiedendo permesso e sbracciandosi per attirare l’attenzione del suo caro amico.

Quando, infine, tutti quegli uomini la videro avanzare verso il piano rialzato dove Uncino si stava esibendo, tacquero all’unisono e il silenzio calò greve, interrotto solo da qualche bisbiglio sommesso.
- Principessa, cosa ci fate voi qui? – le chiese l’omone al pianoforte, interrompendo il brano e balzando in piedi. Il suo uncino d’oro scintillò alla fioca luce che penetrava nella bettola.
- Non volevo disturbare la tua esibizione – rispose.
- State scherzando? Non disturbate affatto! Dobbiamo ringraziare solo voi e Eugene se è stato possibile aprire Il bell’Anatroccolo II – Uncino scese dal piano rialzato e la guardò dall’alto della sua stazza – ma cosa vi ha spinto qui, diteci.

Rapunzel sorrise.
- Bene, ho bisogno del vostro aiuto, di tutti voi! Si tratta di Eugene e vorrei che rintracciaste delle persone per me...

E nell’intimità della taverna, spiegò il suo piano a quelli che, ormai, erano diventati i suoi più cari amici.

 


*  *  *  *  *  *

 


- Ma dove mi stai portando? – le chiese Eugene, stando attento a non inciampare e resistendo con tutto le sue forze al desiderio di sbirciare dalla benda che gli copriva gli occhi.
- È una sorpresa, non temere! – rispose Rapunzel, trascinandolo con entusiasmo – e sono certa che ti piacerà...
- Vuoi forse farlo sul prato al chiaro di luna?
- Eugene!!

Per fortuna che era bendato, altrimenti l’avrebbe vista diventare rossa come un peperone! Anche se, pensandoci bene, una parte di lei si era lasciata sedurre da quell’idea così trasgressiva e aveva iniziato a prenderla seriamente in considerazione...
- Di chi sono queste voci? – chiese ad un tratto il giovane, richiamandola da quei pensieri poco casti.

Rapunzel sorrise e aumentò il passo.
- Stai per scoprirlo, vieni! – e lo trascinò con entrambe le mani – coraggio!
- AAAHHH!
- Oh cielo, perdonami Eugene! Ti sei fatto male?

Presa com’era dall’entusiasmo, non si era accorta che il sentiero che stavano seguendo curvava tutto ad un tratto, così Eugene aveva finito per inciampare nelle pietre che ne decoravano i bordi.
- Va tutto bene, tranquilla – le rispose, rimettendosi in piedi con un po’ di fatica – spero di non cadere più, però. Non è stato piacevole!
- Perdonami...
- Ma dove siamo? Sento che le voci sono più vicine!

Rapunzel lo prese di nuovo per mano e, facendo più attenzione, lo condusse fino alla fine del sentiero, dove un gruppo nutrito di ragazzini capitanati da Uncino e qualche altro amico attendeva in silenzio intorno ad un falò.
- Rapunzel, è il crepitio del fuoco quello che sento? – chiese a quel punto Eugene, che già si vedeva in fiamme.
- Sì, ma siamo arrivati. Ora ti tolgo la benda...

La principessa si alzò sulle punte e restò ferma ad ammirare compiaciuta l’arabesco di espressioni che si dipinsero sul viso dell’uomo che amava. Stupore, incredulità, felicità, nostalgia, malinconia... erano solo alcune fra le emozioni che attraversarono lo sguardo strabuzzato di Eugene.
- FLYNN!!! – i bambini gridarono in coro, saltandogli letteralmente addosso e buttandolo a terra, fra le risa divertite di Rapunzel e degli altri.
- Non ci posso credere! – urlò Eugene e guardò quei monelli uno ad uno, con commozione – Carlton, Friedrich, Daphne, Kayla, Leon... ci siete tutti! – e poi, rivolgendo gli occhi alla sua principessa, aggiunse – ma come hai fatto a trovarli?

Rapunzel gli indirizzò un occhiolino e con il capo accenno a Uncino e agli altri.
- Grazie all’aiuto di qualche amico – gli si avvicinò e lo aiutò ad alzarsi, cingendogli il collo con le braccia e stringendolo in un forte e caldo abbraccio.
- Hai fatto tutto questo per me?
- Non volevo che perdessi le cose belle della tua vecchia vita – rispose la principessa, per poi staccarsi e guardarlo in quegli occhi di cui si era pazzamente innamorata – adesso potrai tornare ad essere Flynn Ryder, l’audace briccone che racconta storie incredibili ai suoi piccoli amici...
- Oh Rapunzel...

Eugene la strinse a sé e fra gli sguardi imbarazzati degli adulti e quelli divertiti e ammiccanti dei più piccoli, baciò la sua Rapunzel.

 

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Capitolo 6
*** 06 ***


 

 

 

 

Prompt: la mattina in cui Rapunzel diventa regina, Flynn è al suo fianco.

 

 

 

 

 



 

 

 

Infine, il momento era giunto.

Rapunzel non avrebbe mai immagino che il padre e la madre avrebbero abdicato in suo favore dopo soli cinque anni dal loro ricongiungimento. Li aveva supplicati di non farlo, dicendo di non sentirsi all’altezza per governare un Regno che, seppur piccolo, necessitava di sovrani esperti.

Ma i genitori erano stati irremovibili e l’avevano rassicurato con dolci parole e caldi abbracci, dicendole che lei non solo era all’altezza del compito, ma che sarebbe anche stata una sovrana più abile e amata di loro.
- Sai cosa vuol dire amare e soffrire, bambina mia – le aveva detto la madre, dandole un bacio sulla fronte. Un bacio vero, non come quelli che le riservava Gothel.
- E sai quanto è importante essere liberi e inseguire i propri sogni – aveva incalzato suo padre, abbracciandola – sarai una regina magnifica.

Rapunzel non aveva più obiettato e aveva assistito ai preparativi con ansia crescente. Come aveva fatto con quelli per il suo matrimonio, del resto.

E adesso, eccola lì, con indosso un magnifico abito lilla e la sua corona di regina sulla zazzera di capelli bruni. Si guardò allo specchio e vide solo una ragazzina spaventata dagli occhi di bambina cresciuta troppo velocemente.

“Faccio ancora in tempo a fuggire via?” si chiese, gettando una veloce occhiata alla porta presidiata da una guardia.
- Rapunzel?

Il suo sguardo tornò di nuovo sulla superficie dello specchio e, accanto al proprio riflesso, vide quello del suo amato. Eugene le stava rivolgendo un sorriso dolcissimo, che lei ricambiò commossa. Cosa avrebbe fatto se non avesse avuto accanto lui, pronto a sostenerla in qualsiasi suo sogno e progetto? “Se non ci fosse stato lui, non sarei qui”.

- Sono spaventata – sussurrò infine – e se non riuscissi a governare saggiamente come hanno fatto i miei genitori prima di me? E se non ne fossi all’altezza?

Sentì gli occhi riempiersi di lacrime, mentre si volgeva per stringersi contro il petto del giovane. Avrebbe voluto sparirci, in quell’abbraccio così caldo e protettivo.
- Non dirlo – le sussurrò lui, baciandole i capelli – lo sarai, ne sono certo.

Risollevò il capo.
- Come fai ad esserne così sicuro?

Eugene increspò le labbra in un sorriso sghembo e, suo malgrado, Rapunzel rise. Lo “sguardo che conquista” del marito, nonostante gli anni che continuavano a passare, sortiva sempre i suoi improbabili effetti!
- Lo sono, amore mio, perché non c’è persona che non ti conosca meglio di me – le disse – so quanto tu abbia lottato per realizzare i tuoi sogni e so che persona saggia e giusta tu sia. Non esisterà regina migliore di te, sono pronto a scommetterci la testa!

Rapunzel gli gettò le braccia al collo e lo baciò come non aveva mai fatto prima. Intrecciò la lingua alla sua e affondò entrambe le mani fra le sue ciocche scure, costringendolo a tener unite le loro bocche ancora per qualche istante.
- Ti amo, Eugene – gli sussurrò poi – come farei senza di te?
- Non saprei – le rispose, ammiccando – ma, intanto, senza corona non potrai essere regina...

Rapunzel spostò lo sguardo sulla mano del marito, che portava in trionfo la corona che le aveva sottratto senza che lei se ne accorgesse. Come accidenti aveva fatto? Amava e odiava al tempo stesso quella sua inquietante abilità di ladruncolo!
- Eugene!! – sbottò, divertita.

Si tese per riacciuffare il prezioso oggetto e l’uomo ne approfittò per rubarle un nuovo bacio. La strinse a sé, protettivo.
- La parte migliore inizia adesso, Rapunzel – le disse – perché affronteremo questo momento insieme, come abbiamo sempre fatto – e le riadagiò la corona sul capo.

Si presero per mano e, finalmente, uscirono alla luce del Sole.

 

 

 

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Capitolo 7
*** 07 ***


 

 

 

Prompt: Rapunzel racconta alla figlia come ha conosciuto suo padre, ma Eugene si intromette modificando la storia.

 

 

 

 

 

 

 

 



 


- Mamma, mamma! – una bimba dai capelli scuri e gli occhi d’ambra trotterellò sulle gambette svelte, seguita a ruota da un piccolo e tutto trafelato camaleonte verde – mi racconti come vi siete conosciuti tu e papà? Dai, ti prego!
- Mia piccola Soleil – disse Rapunzel, portandosi dietro l’orecchio una ciocca castana e prendendo fra le braccia la figlioletta di tre anni – certo che te lo racconto. Ci sarà da ridere...

Soleil sghignazzò e strinse le braccia intorno al collo della madre.
- Papà era tanto buffo? – chiese.
- Beh, quella buffa ero io. Eugene era più... distratto, ecco – Rapunzel si sedette su una panchina di pietra, all’ombra di un ciliegio in fiore. Adagiò la bimba accanto a sé e la guardò negli occhi innocenti, che la osservavano a loro volta in trepidante attesa.
- Distratto? – ripeté Soleil.
- Sì – Pascal, sulla sua spalla, ridacchiò – pensa che quando è entrato nella torre che mi teneva prigioniera, io...
- ...Tua madre mi si è buttata fra le braccia esclamando: “oh, giovane d’incredibile bellezza! Salvami da codesta prigionia!” e così ho fatto.
- Oh cielo, Eugene! – urlò Rapunzel, sobbalzando alla comparsa del marito, che non aveva affatto perduto il suo passo felpato da ladro – per poco non mi facevi venire un colpo!
- Papà! – Soleil era balzata in piedi e adesso si protendeva verso il giovane – ma la mamma ha detto che sei distratto!
Eugene la sollevò da sotto le ascelle, facendole fare un giro completo in aria.
- La mamma lo è di più!
- Cosa?! Non azzardarti a mentire a nostra figlia – Rapunzel incrociò le braccia sul petto, fingendosi indispettita – non costringermi ad usare la padella!

Davanti a quella minaccia, il giovane principe smorzò l’entusiasmo e deglutì rumorosamente. Non era affatto piacevole ricevere padellate in testa! Riadagiò Soleil sulla panchina e si inginocchiò davanti ai suoi piedi, sospirando. Guardò la figlia come solo un padre innamorato potrebbe fare e, infine, disse:
- La verità, bambina mia, è che tua madre mi ha tramortito con una padella... ma poi io l’ho conquistata con uno sguardo!

Rapunzel scoppiò a ridere e scosse il capo. Si tese in avanti e baciò il marito sulle labbra, a lungo, mentre Soleil arrossiva e nascondeva il visino dietro ai pugnetti.
- Sei sempre il solito, Eugene Fitzherbert!

 

 

 

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Capitolo 8
*** 08 ***


 

 

Prompt: Tu mi hai dato la libertà.

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Rapunzel si rigirò nel letto, stringendosi forte all’ampio petto del marito. Nel buio della stanza, l’incubo sembrava riproporsi all’infinito, prendendo forma e consistenza fra le ombre che strisciavano sulle pareti.
- Ehi – la chiamò Eugene con la bocca impastata dal sonno, abbracciandola – cosa c’è? Stai tremando come una foglia...
- Ho avuto un incubo – rispose la principessa, cercando gli occhi del giovane nell’oscurità.
- Stai tranquilla, nessuno può farti del male finché ci sarò io qui a proteggerti. Cos’hai sognato?

Rapunzel si mise a sedere, stringendosi al petto le lenzuola, imitata subito da Eugene che le baciò dolcemente una spalla, in attesa che parlasse.
- Ho sognato che ero ancora prigioniera nella Torre e che Madre Gothel era ancora lì con me – singhiozzò – oh Eugene, ho creduto che tu fossi stato solo un’illusione della mia mente!
- Amore mio, non dire sciocchezze – e la strinse forte, cullandola – io sono qui e sono reale.

Rapunzel sollevò il capo quel tanto che bastava per baciarlo, per sentirlo vero e concreto accanto a sé. Inspirò il suo profumo e socchiuse le palpebre, scacciando l’incubo che ancora le avvelenava la mente.
- Grazie, Eugene – gli sussurrò sul collo.
- E di cosa? Ricorda che io sarò sempre al tuo fianco, qualsiasi cosa accada.
- No, Eugene, grazie per avermi regalato la libertà. Se tu quel giorno non fossi entrato nella torre e nella mia vita, a quest’ora io... sarei ancora prigioniera e infelice, senza amore, triste e sola.

Eugene la baciò con tutta la passione di cui era capace, ributtandola fra le lenzuola. Si sollevò e la guardò negli occhi verdi, che brillavano di lacrime a stento trattenute.
- Rifarei tutto da capo se fosse necessario – disse – prenderei mille e altre pugnalate per te, Rapunzel, solo per liberarti e regalarti la bellezza di sognare.

La principessa gli carezzò la guancia e scostò le gambe, affinché il marito potesse prenderla con infinita dolcezza. Socchiuse gli occhi e sorrise, stringendolo a sé.
- Adesso sono libera di amarti, Eugene – gli sussurrò all’orecchio – adesso so cos’è davvero la libertà!

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** 09 ***


 

 

Prompt: Mentre guardano le stelle, sdraiati sull'erba rorida, Flynn pensa che, tra tutte le luci che punteggiano il cielo, sia lei quella più splendente.

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L’estate era ormai alle porte.

Le giornate si facevano sempre più calde e, da qualche sera, Rapunzel e Eugene avevano preso l’abitudine di uscire in giardino per godersi la frescura e la bellezza del cielo terso.

Mano nella mano, passeggiavano in silenzio, scambiandosi timidi sorrisi di tanto in tanto.
- Fermiamoci qui – gli disse ad un tratto la principessa – sediamoci.
- Qui? – ripeté il giovane, osservando l’erba rorida sotto di sé – poco più avanti ci sono le panchine.
- No, ti prego. Da qui si vede il posto in cui abbiamo ammirato per la prima volta le lanterne... vedi?

Eugene aguzzò la vista.
- Hai ragione... – e si sedette, imitato subito da Rapunzel, che gli si strinse contro il petto – dovremmo farci un altro giro in barca... cosa ne pensi?
- Sarebbe meraviglioso, così potremmo ammirare le stelle in cielo... guarda come brillano! Non sono meravigliose?

Il giovane sollevò gli occhi e rimase estasiato dalla volta celeste punteggiata di stelle splendenti. Ma quando riabbassò il capo e incontrò il volto luminoso della propria amata, si ritrovò a pensare che fra tutte quelle stelle, nessuna era paragonabile in bellezza e grazia alla sua Rapunzel.

Le cinse le spalle minute e la strinse ancor di più a sé, sospirando.
- Ti amo – le soffiò in un orecchio.
- Ti amo anch’io, Eugene.

E l’erba li accolse avvinti l’uno all’altra.

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** 10 ***


 

 

 

Prompt: quando lei lo amava.

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Eugene le strinse i fianchi, mentre ne accompagnava il movimento fluido e appassionato.

In quei momenti d’intimità, fatti di lussuria e sospiri, il principe si soffermava a pensare a quanto lei lo amasse e facesse di tutto per dimostrarglielo. Da quelle unioni appassionate, che divenivano sempre più frenetiche e quasi disperate, ai piccoli gesti di vita quotidiana, come guardi languidi e molli carezze.

Eugene reclinò il capo all’indietro e gettò fuori un urlo. Rapunzel s’inarcò come un giunco e unì la voce alla sua, in un rantolo di passione.

Quando il piacere dell’orgasmo lo abbandonò, restituendogli lucidità, il principe guardò la sua amata che gli sorrideva, con i capelli castani arruffati e il corpo nudo e florido esposto ai suoi occhi avidi. In quello sguardo smeraldino avrebbe potuto annegarci, come in placide acque, tanto era tenero e colmo d’amore.

Rapunzel si rannicchiò contro il suo petto e gli diede dei leggeri baci sul profilo della mascella, ridendo.
- Ti amo – gli sussurrò.

Eugene la strinse a sé, come se temesse che potesse svanire da un momento all’altro.
- Ti amo anch’io, Rapunzel.

Quando lei lo amava, il mondo cessava di esistere: c’erano solo loro due, delle lenzuola profumate e tutto l’amore che provavano l’uno per l’altra.

Eugene non aveva bisogno di sapere altro.

Sospirò e chiuse gli occhi, aspirando avidamente il profumo della sua principessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Ciao a tutti!

E con questa flash si sale di rating, ma state tranquilli, perché dubito che raggiungerò il rosso.

 

Alla prossima!

Elly

 

 

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Capitolo 11
*** 11 ***


 

 

 

 

Prompt: Vento.

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Il vento spirava con forza inaudita.

Sferzava il castello con violenza e picchiava contro le finestre, quasi a volerle mandare in frantumi.

Sibilava sinistramente fra vicoli e strade, facendo raggelare il sangue nelle vene a tutti gli abitanti del piccolo Regno.

Nel castello, Rapunzel tremava rannicchiata sul letto, con gli occhi serrati e il capo coperto dal lenzuolo. Sembrava ancora più piccola di quanto non fosse già, mentre la paura le divorava il cuore.

Ad un tratto, un tocco leggero sulla mano la fece trasalire. Spalancò le palpebre e nella semioscurità che ombreggiava la camera e anticipava la tempesta ormai imminente, vide il volto preoccupato del suo principe.
- Amore mio, cos’hai? – le chiese, stringendola e cullandola con infinita dolcezza.

Rapunzel tirò su con il naso e si asciugò una lacrima sfuggita alle ciglia nere.
- Nulla... – rispose in un singhiozzo.
- Sei una pessima bugiarda, amore mio, lo sai – Eugene le diede un lungo bacio sulla fronte sudata, per poi guardarla dritto negli occhi languidi – coraggio, dimmi cosa c’è che non va.
- Ecco, Eugene... devi sapere che quando abitavo nella torre, spesso Madre Gothel mi lasciava sola per giorni interi. Non era raro che in quelle occasioni si scatenasse qualche tempesta simile a questa e io... io ero solo una bambina e avevo tanta paura!

Eugene la strinse con più enfasi, mentre la sua amata gli macchiava la camicia con le proprie lacrime.
- Ssshhh, non c’è bisogno di avere paura – le sussurrò – ora ci sono io qui con te. Con me al tuo fianco, non devi avere paura di nulla... hai capito, amore mio?

Rapunzel gli gettò le braccia al collo e lo baciò con passione.
- Oh Eugene – disse, sorridendo nonostante le guance umide – grazie.

E mentre le loro labbra s’incontravano di nuovo, la paura della principessa divenne ben poca cosa e sfumò come bruma all’alba.

 

 

 

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Capitolo 12
*** 12 ***


 

 

Prompt: L'avrebbe portata a vedere la neve.

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Eugene non poteva crederci.

Era rimasto completamente senza parole e osservava la moglie a bocca aperta, con la voce spezzata in gola.
- Perché mi fissi così? – gli chiese Rapunzel, con i suoi occhioni languidi e ingenui.

Il giovane riprese subito il controllo di sé e assunse immediatamente un’espressione seriosa. In fondo – si disse – era abbastanza normale che sua moglie non avesse mai visto la neve. Lì, in quel Regno, il clima era sempre mite e mai le temperature erano calate tanto da far nevicare. Se, poi, si considerava che per 18 lunghi anni era stata prigioniera in una torre...

Scosse il capo e prese le mani di Rapunzel, baciandogliele con infinita dolcezza.
- Amore mio, sto parlando della neve. Davvero non l’hai mai vista? – le disse.

Lei scosse ancora il capo.
- Cos’è “neve”? – chiese.
- La neve è un fenomeno atmosferico è... ecco... – Eugene arrossì – non sono la persona giusta, quella in grado di spiegarti scientificamente il concetto. Tuttavia, posso dirti com’è: cade dal cielo quando fa molto freddo ed è bianca come il latte. Ha una consistenza morbida, ma dopo un po’ diventa solida ed è così che si forma il ghiaccio.

Sorrise compiaciuto, felice di aver arrangiato una spiegazione alla propria moglie che, dal canto suo, lo osservava ancora confusa. Forse, un po’ più confusa di prima...
- È come... la farina, allora? – gli chiese ingenuamente.

Eugene stette un attimo a riflettere.
- Più o meno sì, ma credo che non ci sia niente di paragonabile alla neve.

Rapunzel gli gettò le braccia al collo e lo baciò con passione.
- Sembra che a te piaccia particolarmente – gli disse, per poi accigliarsi – mi spiace di non conoscerla.
- Oh no, amore mio, non dispiacerti – ribatté lui, strofinando il naso contro il suo – perché ho deciso che rimedieremo: ti porterò a vedere la neve!
- Davvero?

Eugene le indirizzò un occhiolino.
- Tu lascia fare a me.



* * *

 

 

Rapunzel era entusiasta. Il cuore nel petto batteva all’impazzata, come un tamburo. L’adrenalina le infiammava le vene, mentre i suoi occhi smeraldini si riempivano di pura meraviglia.

Mosse un passo e il suo piede, avvolto in un pesante scarpone, affondò nella neve.

Eccola. La neve! La neve! La neve!

Rise divertita e si chinò a prenderne un po’ con le mani. Rabbrividì in tutto il corpo, ridendo sempre più forte. Sollevò in aria le braccia e lanciò in aria la neve che aveva raccolto, volteggiando su se stessa.
- Oh, Eugene! – esclamò, volgendosi verso il marito, che la osservava sullo stipite della baita – ma è... semplicemente bellissima!
- Sapevo che ti sarebbe piaciuta.

Rapunzel iniziò a correre, poi a saltare, a ridere, a ballare e quei suoi gesti le ricordarono la gioia e il senso di libertà che aveva provato quando si era calata la prima volta dalla torre. E, per la seconda volta, il merito era tutto di Eugene.

Si fermò tutto ad un tratto, con il fiatone e le guance rosse punte dal freddo.

Si girò e tornò sui propri passi, correndo a perdifiato. Salì i pochi gradini che la separavano dal marito e gli saltò al collo, baciandolo come non aveva mai fatto prima.

Eugene rise e la strinse a sé, guardandola languidamente.
- Sei infreddolita... – le sussurrò in un orecchio, facendola rabbrividire, ma di piacere.
- Ho bisogno di scaldarmi un po’ – gli rispose con timidezza e con una breve risata.
- Vieni dentro – il marito la prese per mano – so io come scaldarti.

 

 

 

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Capitolo 13
*** 13 ***


 

 

Prompt: «Che giorno è oggi?»

«Il giorno in cui tutto è iniziato»

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Rapunzel salì sull’imbarcazione senza dire una parola. Il cuore sembrava esploderle nel petto, mentre Eugene – il suo amato Eugene, colui che l’aveva salvata, il suo nuovo sogno – la raggiungeva con un agile balzo.

Quando la barchetta si staccò dal molo, Rapunzel prese aria e pose fine al silenzio fra loro.
- Non mi hai detto perché mi hai portata qui – sussurrò, giocherellando con un lembo del suo abito lilla.

Eugene smise per un attimo di remare e le scoccò un’occhiata perplessa. Infine, sorrise e sollevò un sopracciglio con il suo solito sguardo strafottente.
- Davvero non lo sai? – le chiese di rimando.

Rapunzel scosse il capo. Un venticello fresco lambì il pelo dell’acqua e cozzò leggermente contro il legno dell’imbarcazione, che ondeggiò appena.
- Amore mio... è quel giorno.
- Che giorno è oggi?

Eugene si allungò per baciarla sulle labbra.
- Il giorno in cui tutto è iniziato – rispose e lasciò definitivamente i remi.

Le prese il viso fra le mani e guardandola intensamente negli occhi, le ammiccò affinché si volgesse verso la sua destra. La principessa ubbidì e appena vide una lanterna sollevarsi dal castello, seguita da mille altre, la commozione le intrappolò le parole in gola.

Quel giorno. Il giorno in cui Eugene l’aveva salvata, il giorno in cui si era innamorata di lui. Di un ladro, non di un principe. Ma di un uomo meraviglioso e non di un opportunista interessato solo ai suoi capelli magici.

Rapunzel non avrebbe mai dimenticato quella sera. La sera in cui si era accorta di avere un nuovo sogno.
- Eugene? – chiamò con le lacrime agli occhi.
- Dimmi, amore mio.

Non rispose e si limitò a gettargli le braccia al collo, ad affondare le mani fra i suoi capelli scuri e a donargli il bacio più appassionato che gli avesse mai dato. Quando si staccò, Rapunzel sorrise fra le lacrime.
- Grazie – disse.

Eugene la strinse a sé, ricambiando il sorriso.
- Te l’avevo detto, no?
- Cosa?
- Che la parte migliore sarebbe stata trovare un nuovo sogno...

La piegò sul legno della barca con dolcezza, guardandola negli occhi verdi come smeraldi. Si baciarono di nuovo, ridendo. Rapunzel lo strinse a sé e lui fece lo stesso.

Quella sera, si amarono fra le luci dorate delle lanterne.

 

 

 

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Capitolo 14
*** 14 ***


 

 

Prompt: "non senti puzza di bruciato?"

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Si sa, a San Valentino ogni coppia che si rispetti, soprattutto se novelli sposi, deve obbligatoriamente mettersi ai fornelli.

E Rapunzel e Eugene non fanno alcuna eccezione.

Quella mattina, un’assolata mattina di un ridente 14 febbraio, la principessa svegliò il suo sposo sfiorandogli le labbra con le proprie, leggerissima. Il giovane si stiracchiò, per poi stringerla al petto e ricambiare con un bacio appassionato, che di innocente non aveva proprio nulla.
- Eugene! – lo richiamò Rapunzel, divertita, impedendogli di intrufolare le mani sotto la sua camicia da notte – Non dimentichi qualcosa?

Eugene aprì un occhio e poi l’altro, sbattendo ripetutamente le palpebre, ancora rapito dal sonno.
- Che siamo ancora vestiti? – rispose con la bocca impastata.
- Eugene...!!!

La principessa si mise a sedere sul letto, incrociando le braccia sul petto. L’espressione seriosa sul viso la rendeva un po’ buffa, ma l’insolito scintillio negli occhi smeraldini fece desistere Eugene nel fare commenti sarcastici.
- Oggi è San Valentino... non ti dice nulla questa data? – gli chiese lei.
- Dovrebbe...?
- Eugene! Ma come devo fare con te? Oggi è la festa degli innamorati e una settimana fa mi hai promesso che avremmo cucinato dei cioccolatini insieme!

Il giovane si portò una mano alla fronte, sudando freddo. Ricordava quella promessa, che la sua amata Rapunzel gli aveva strappato mentre lentamente si spogliava davanti ai suoi occhi avidi.

Provare a protestare – si disse – non sarebbe servito a nulla: una delle qualità (o era un difetto?) di sua moglie era proprio la testardaggine.
- Ma certo – esclamò infine, buttando le coperte da un lato – cosa stiamo aspettando?

Rapunzel emise un gridolino eccitato e gli gettò le braccia al collo.


*  *  *

 

Eugene non era molto convinto della commestibilità di quei dolcetti – per lo meno, non di quelli che aveva confezionato lui - ciò nonostante li mise ugualmente in forno.
- Bene! – disse Rapunzel, battendo una volta le mani – Adesso dobbiamo solo aspettare.
- E cosa possiamo fare, mentre attendiamo? – le chiese Eugene.

La moglie gli si avvicinò timidamente, ma con una punta di malizia ad illuminarle il viso piccolo e tondo. Gli carezzò il petto, facendolo trasalire, per poi appuntare lo sguardo languido nel suo.
- Io un’idea ce l’avrei – sussurrò.

Eugene sorrise e la prese fra le braccia. Le loro labbra s’incontrarono a metà strada, le loro lingue s’intrecciarono in una danza vorticosa. La sospinse contro il tavolo della cucina, le avvolse la vita con le mani grandi e calde e ve la issò sopra. Rapunzel gli cinse il collo con le braccia e gettò il capo all’indietro, mentre il marito intrufolava le mani nello scollo dell’abito e le stuzzicava le punte turgide dei seni.

Si baciarono di nuovo, assaporandosi, finché nell’aria non iniziò ad aleggiare uno strano odore. Si fermarono all’unisono, guardandosi negli occhi con un’espressione perplessa stampata in viso.
- Non senti puzza di bruciato? – chiese a quel punto Rapunzel.

Guardarono verso il forno, dal quale fuoriusciva una voluta di fumo nero.
- Accidenti!

Eugene si precipitò a spegnerlo e, quando lo aprì, si ritrovò fra le mani dei cioccolatini bruciacchiati e davvero immangiabili.
- Che peccato... – sussurrò Rapunzel.

Ma il giovane le sorrise di rimando e lasciò cadere a terra quel pastrocchio annerito con tutta la teglia.
- A me per niente – rispose, con il suo solito sorriso furbesco – piuttosto, dov’eravamo rimasti?

 

 

 

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