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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cuore di pietra ***
Capitolo 2: *** Profumo di primavera ***
Capitolo 3: *** A cena ***
Capitolo 4: *** Fammi il solito ***
Capitolo 5: *** Nausea ***
Capitolo 6: *** Take you on a ride ***
Capitolo 7: *** Nemici ***
Capitolo 8: *** Competizione ***
Capitolo 1 *** Cuore di pietra ***
Prompt:
"Medusa ha sempre avuto l'impressione di avere una
maledizione, chiunque amava, pareva morire. Ma con lui sembra andare
diversamente"
Bonus: "La
persona di cui è innamorata è una persona cieca"
---Cuore
di pietra---
Medusa
ha sempre pensato di avere una maledizione: chiunque ami pare
morire. Non è facile sapere che chi amavi è morto. Lo è ancora di meno
se pensi
che sia colpa tua. Non lo è per niente se succede tante, troppe volte.
Con
lui sembra tutto diverso. Lui capisce, ha sempre
capito. Non si è stupito della meraviglia quasi impaurita che Medusa ha
provato
appena si è resa conto che lui non poteva vederla. Ha sempre compreso
quella
sua strana mania di continuare a vestirsi elegante per uscire anche se
sapeva
che lui non l’avrebbe mai
notato. Ha preso l’abitudine di
prendere in mano un lembo del suo abito per sentire la consistenza
della
stoffa.
Questa
sera non vuole fermarsi alla stoffa. Le sue mani accarezzano il
collo di Medusa, le sue spalle, le braccia con una foga che lei non gli
ha mai
visto e fa quasi paura. La donna vorrebbe solo lasciarsi andare, ma una
voce
dentro di lei le ripete che se lo farà la vita di lui sarà in pericolo
come
quella di tutti gli altri. Cerca di allontanarsi, ma lui non glielo
permette. Dentro
di lei nasce il terrore: non si perdonerebbe mai se gli succedesse
qualcosa di
male.
«No!»
grida, in preda al panico. Lui si allontana, stringendo i pugni: «Hai
un cuore di pietra».
(Double-drabble,
220 parole)
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Capitolo 2 *** Profumo di primavera ***
Prompt:
Profumo di primavera
---Profumo
di
primavera---
Ade
sente che
la primavera si avvicina e il suo primo pensiero è che la perderà di
nuovo per
sei mesi. La sua adorata Persefone andrà di nuovo via per sei mesi
all’estero e
lui resterà solo con tutta quella natura in fermento. Allora decide di
regalarle un pomeriggio speciale.
Persefone
sente il profumo di primavera giorni prima che arrivi alle narici degli
altri.
Sa cosa significa, altri sei mesi senza il suo amore accanto, ma anche
sei mesi
di lavoro duro, visite agli amici, serate in compagnia.
Quel
pomeriggio è tutto perfetto, il pic-nic è stato benedetto da un sole
che inizia
a farsi sentire più caldo e ora i due possono distendersi sull’erba con
una
coperta. Ade stende il braccio e Persefone ci poggia la testa sopra,
rotolando
fino a poterla posare sul suo petto. Lui la abbraccia forte mentre
gioca con
una ciocca dei suoi capelli, poi le dà un bacio sulla fronte.
«Promettimi
che
non ti dimenticherai di me» sussurra.
«Come
potrei
mai?» ride Persefone e il cuore di lui si riempie di felicità.
(Double-drabble,
178 parole)
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Capitolo 3 *** A cena ***
Prompt:
Quella
sera, Zeus non ha occhi che per sua moglie. Desidera farle rivivere il
loro
primo appuntamento...
---A
cena---
Per
una volta,
non lo fa per cercare di farsi perdonare qualche scappatella. La porta
in
centro a fare acquisti. Le lascia il tempo di prepararsi, truccarsi e
acconciarsi i capelli in quella pettinatura a boccoli che lo fa
impazzire. Le
porge il braccio e la accompagna al ristorante.
Erano
giovani
ed entrambi molto imbarazzati la prima volta che Zeus ci ha portato
Era. Sono
passati tanti anni, figli, litigi, tradimenti, incomprensioni, ma in
quel
locale l’atmosfera li riporta indietro nel tempo. Le loro mani si
intrecciano
sul tavolo mentre aspettano la cena. Era non deve preoccuparsi che Zeus
ci
provi con la cameriera: quella sera non ha occhi che per lei. Il suo
sorriso
così genuino le fa dimenticare tutte le passate arrabbiature, ora
ricorda
chiaramente perché lo ha sposato: per quella familiare sensazione di
sicurezza
che suo marito riesce a trasmetterle.
(Double-drabble,
143 parole)
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Capitolo 4 *** Fammi il solito ***
Prompt: AU
dove Patroclo ha un bar ed
Achille, per farsi notare, finisce sempre a fare a pugni con chiunque
sembri
provarci con Patroclo ... e non era quello il genere di attenzione che
voleva
dare.
---Fammi
il solito---
«Fammi
il solito» disse Achille entrando nel bar. Patroclo lo guardò e notò
subito che
il cliente aveva fatto di nuovo a pugni con qualcuno. E sapeva con
certezza di
chi si trattasse.
«Cos’è
successo?» chiese mentre versava il whisky.
«Ma
niente, sai come sono queste cose» rispose questi bevendo. Patroclo
sospirò e
gli consigliò di andare in bagno a darsi una ripulita. Achille accettò
e sparì
dietro la porta che dava sul retro.
Patroclo
rimase a riflettere, preparando due caffè. Achille era un buon amico e
Patroclo
sapeva che lo faceva solo per iperprotettività nei suoi confronti, ma
non
poteva comportarsi così con chiunque desse il minimo segno di interesse
verso
di lui: avrebbe dovuto parlargliene. Appena tornato, Achille lo guardò,
sentendosi tremendamente in colpa, non era così che voleva attirare la
sua
attenzione.
«Scusami,
è che quando si tratta di te io… non ragiono»
«Non
possiamo continuare così» avrebbe voluto dirgli che c’era un solo modo
per
interrompere tutto. Avrebbe voluto dirgli che forse se tutti l’avessero
visto
uscire con un ragazzo avrebbero smesso di provarci con lui. Che avrebbe
voluto
che fosse lui quel ragazzo. Ma non poteva. Assolutamente no.
«Lo
so»
«Stai
rovinando la clientela. E la mia vita sentimentale»
«Ecco,
io…» avrebbe voluto dirglielo. Diamine, quanto avrebbe voluto dirgli
che
avrebbe voluto essere lui la sua vita sentimentale. Sarebbe stato così
giusto,
così facile. E
sarebbe stato tutto più
chiaro. Ma non poteva. Assolutamente no.
«Se
continuerà così, dovrò chiederti di
cominciare ad andare in un altro bar» Patroclo sapeva di averlo ferito:
non
sarebbe mai voluto arrivare a questo, ma non poteva permettergli di
continuare
così. In fondo, se lui avesse smesso di andare nel suo bar, forse
Patroclo avrebbe
potuto dimenticarlo.
(Triple-drabble,
288 parole)
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Capitolo 5 *** Nausea ***
Prompt: Zeus
ha tradito di nuovo la
moglie, ma questa volta le lacrime di Era lo hanno davvero spiazzato...
facendogli assaggiare per la prima volta l'amaro frutto dei sensi di
colpa.
---Nausea---
Si
era sempre detto che non era che a lei importasse
più di tanto, alla fine. Dopotutto, ogni volta gli faceva una scenata
di
gelosia e una volta finita tutto tornava come prima.
Di
solito.
Era
stava preparando la cena, mentre lui guardava il
notiziario. Quando era finito, non aveva spento il televisore: aveva
solo
abbassato il volume ed era rimasto a guardare le pubblicità che si
susseguivano.
Era stato allora che Era aveva parlato. Le tremava la voce. Gli aveva
chiesto
se era vero ciò che si diceva in giro su di lui e quell'altra.
«Ma
certo che no, amore»
«Evitami
le stronzate e passiamo alla parte
importante. È vero?»
Di
solito riusciva sempre a nasconderle quei fatti,
ma a quel tono di voce così determinato Zeus non aveva saputo mentire:
«Sì»
aveva alzato lo sguardo su di lei, aspettando che cominciasse la
scenata, e
aveva visto i suoi occhi pieni di lacrime. Poi Era gli aveva voltato le
spalle
ed era tornata in cucina. Zeus poteva ancora sentire distintamente sua
moglie
singhiozzare, perché il volume della televisione era abbastanza basso.
L'uomo
era rimasto molto colpito da quelle lacrime: non era mai successo prima.
Era
l'aveva chiamato per dirgli che era pronto in
tavola qualche minuto dopo. Zeus era andato in cucina, dove aveva
trovato un
solo posto apparecchiato. Aveva guardato la moglie come per chiederle
spiegazioni e aveva visto che stava ancora piangendo.
«Scommetto
che non lo sapevi. Tu non sai mai nulla
di quelle che ti porti a letto. La mia migliore amica. Ma che ne sai tu
delle
mie amiche?» non aveva più detto altro, aveva indossato il cappotto ed
era
uscita. Zeus era allibito e non era riuscito a reagire in tempo per
fermarla.
Ovviamente lei non aveva risposto al cellulare per tutta la sera.
Zeus
aveva mangiato, sperimentando nel frattempo che
cosa fossero quei sensi di colpa di cui Era parlava sempre. Ogni volta
che gli
faceva una scenata gli chiedeva se avesse almeno dei sensi di colpa e
lui
rispondeva sempre di sì, pur di far durare di meno i suoi discorsi. Ma
quella
volta capì davvero che cosa volesse dire. La sua migliore amica. Più
del fatto
in sé, lo aveva colpito dover riconoscere che non aveva la minima idea
che lei
lo fosse. E sul momento non gli era neppure interessato. Cosa le aveva
fatto?
Era stato egoista e meschino e lei, invece, prima di andarsene gli
aveva anche
lasciato la cena nel piatto. Notò per la prima volta quello e tanti
altri gesti
di amore che sua moglie compiva per lui ogni giorno. Come aveva potuto
pensare
che non le importasse nulla?
All'improvviso,
fu preso da un senso di nausea. Per se stesso.
(Flash-fic,
453
parole)
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Capitolo 6 *** Take you on a ride ***
Take you on a ride
Prompt:
“Achille ha
una moto
e vuole convincere Patroclo a salirci su, ma quest'ultimo ha una fifa
matta e
non si fida delle capacità di guidatore di Achille”
---Take
you on a ride---
«Dai,
che cosa vuoi
che succeda, è soltanto un giro in moto!»
Patroclo
scosse la
testa: «Non è soltanto un giro in moto! È un giro su una moto su cui
non sono
mai salito e per di più guidata da te»
«Come
sarebbe a
dire “guidata da me”? Devo supporre che non ti fidi di come guido?»
Patroclo
cercò di
attenuare la cosa: «Non è che non mi fidi, è che ti conosco troppo bene»
«E
questo cosa
vorrebbe dire?» domandò Achille in tono inquisitorio.
«Dai,
non fare
finta di niente, sai benissimo che tipo di carattere hai e se devo
pensare al
tuo modo di fare applicato alle moto… diciamo che la prospettiva non mi
alletta
particolarmente»
«Quindi»
disse
Achille «Mi stai dicendo che se non fossi io a guidare tu accetteresti
di
salire? Magari se guidasse Ettore lo faresti?»
«Che
c’entra Ettore
adesso? E poi no, non ci salirei comunque, è una moto che non conosco e
non mi
va»
Achille
era quasi
esasperato: «Per forza non la conosci, Patroclo! Non sei mai salito su
una moto
in vita tua!»
«Beh,
potrebbe
essere questo il motivo per cui non mi va di farci un giro sopra»
«Dai,
facciamo
così, io ti prometto che andiamo dritti al garage per parcheggiare la
moto,
neanche cinque minuti di strada, e che farò attenzione mentre guido,
però tu
vieni?»
Achille
sembrava
quasi implorante, e alla fine Patroclo cedette: «E va bene! Ma fai
attenzione»
«Promesso!»
Achille
cominciò a saltellare sul marciapiede, poi salì sulla moto e dopo molte
insistenze fece vedere a Patroclo come mettere il casco.
A lui non
l’aveva
detto, ma sapeva perfettamente che Patroclo si sarebbe tenuto forte a
lui per
la paura e la sensazione non gli dispiaceva per nulla. Anzi, forse era
proprio
per quello che aveva voluto portarlo a fare un giro.
(Triple-drabble,
307 parole)
Ho adorato questo prompt non
appena l'ho letto e spero di averlo reso bene quanto merita :) queste
modern!AU saranno la mia rovina. Grazie di aver letto fin qui e grazie
soprattutto a
Balder Moon per il suo bellissimo prompt ^^
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Capitolo 7 *** Nemici ***
Nemici
Prompt: “Il
primo giorno di scuola è sempre un trauma, soprattutto se sei il primo
arrivato
e i bulli (fra cui Giacinto) ti hanno già preso di mira”
---Nemici---
Apollo
quella mattina
si svegliò di pessimo umore. L’estate dopo la terza media era stata
fantastica,
piena di pomeriggi con gli amici del mare e pochissime preoccupazioni.
Il che
significava che tornare a scuola era la cosa peggiore che potesse
succedergli.
Era contento del liceo che aveva scelto, ma si trattava pur sempre di
alzarsi
presto tutte le mattine e andare a seguire delle lezioni in una classe
dove ci
sarebbero probabilmente state per la maggior parte ragazze.
Trascinatosi
fuori dal
letto, si preparò quasi senza far caso a cosa stesse facendo, poi
salutò sua
madre e uscì di casa insieme alla sorella Artemide senza fare colazione.
Artemide
sarebbe
andata in un altro liceo, aveva scelto lo scientifico con indirizzo
sportivo.
Era la prima volta che i due gemelli non andavano nella stessa scuola
e, anche
se la madre aveva sempre insistito per farli andare in due classi
diverse,
erano entrambi un po’ agitati per quella separazione. Eppure quel
giorno
avevano tante cose per la testa che quasi non si accorsero di essersi
separati
dopo essere giunti alla fermata del pullman.
Quando
il bus arrivò
alla fermata della sua scuola, Apollo scese e si tolse le cuffiette con
la
musica. Percorse il resto della via e infine arrivò davanti al Liceo
Artistico
Umberto Boccioni. Era un edificio imponente, che sembrava fatto apposta
per
incutere soggezione agli allievi. Apollo rimase a fissarlo un po’
angosciato
per qualche minuto.
«Ehi,
bimbo, ti sei
perso?» chiese una voce arrogante alle sue spalle. Apollo si voltò e
vide
davanti a sé un gruppo di ragazzi e ragazze che lo squadravano. Uno di
loro gli
si avvicinò, doveva essere quello che aveva parlato prima.
«Mi
hai sentito? Ti ho
chiesto se ti sei perso» ripeté. Sembrava che gli altri in qualche modo
lo
rispettassero, forse il capo di quel gruppo.
«Direi
di no, visto
che questo è il liceo a cui sono iscritto» rispose Apollo, sulla
difensiva.
«Mi
sa che è nuovo,
Zefiro, non sa come vanno le cose» disse un altro dei ragazzi «Dovremo
fare in
modo che le impari»
«Ci
puoi giurare»
rispose quello che si chiamava Zefiro. Rise e tutti gli altri si
unirono a lui
come se avesse detto qualcosa di molto divertente.
Le
prime due ore della
giornata erano trascorse. Non sembrava poi così male, si disse Apollo,
anche se
era davvero impressionante che ci fosse solo un altro ragazzo nella
classe.
Uscì dall’aula per fare un giro e sgranchirsi un po’ le gambe. Non era
neanche
arrivato a metà del corridoio che finì quasi addosso a uno dei ragazzi
del
gruppo di prima, quello che aveva detto a Zefiro che avrebbero dovuto
fare in
modo che lui imparasse come andavano le cose.
«Ma
guarda dove… ah,
sei tu» disse quello «Cerchi già di creare casini e sei in questa
scuola da
neanche un giorno. Complimenti»
«Io
non cerco di
creare casini» si difese Apollo «mi dispiace di esserti finito addosso,
ero
distratto»
Il
ragazzo ignorò le
sue proteste e si rivolse a qualcuno che era alle spalle di Apollo.
«Daphne!
Vieni a
vedere chi c’è»
«Cosa
c’è, stavolta,
Giacinto?» Apollo si voltò verso la ragazza che aveva parlato «Ah, lui»
notò
lei con una nota di disgusto nella voce.
«Mi
è venuto addosso
proprio ora» Apollo stava per ricominciare a protestare che lui era
solo
distratto e non l’aveva fatto apposta, ma si trattenne perché vide che
erano
arrivati altri ragazzi del gruppo.
«E
non hai chiesto
scusa a Giacinto, bimbo?» domandò Zefiro.
«Gli
ho chiesto scusa»
ribatté Apollo. Zefiro interrogò Giacinto con lo sguardo e quello annuì
per
confermare, cosa di cui Apollo gli fu infinitamente grato.
«Vai»
gli disse Zefiro
dopo un attimo di silenzio «e bada a dove cammini»
Bene, si
disse Apollo,
cominciare a crearsi dei nemici il primo giorno di scuola era proprio
un’idea
geniale.
(One-shot,
641 parole)
Devo fare una long basata su
questa cosa. Devo per forza. Un giorno, quando avrò tempo, lo farò,
promesso. Intanto grazie di aver letto e grazie a Crateide per il prompt :)
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Capitolo 8 *** Competizione ***
Competizione
Questa
storia partecipa alla sfida "A box full of prompts" del gruppo Facebook
"EFP famiglia: recensioni, consigli, discussioni" con il prompt di Crateide
Fandom: mitologia
greca.
Coppia: slash;
Ettore/Achille
Avvertimenti:
Modern!AU, lime, introspettivo
Rating: libero
Prompt: "Perché sei
venuto qui da solo?" gli chiese Achille,
girandogli intorno come un predatore pronto a saltare sulla preda. "Per
lo
stesso motivo per cui sei venuto tu" rispose Ettore, fissando l'uomo in
quegli occhi tanto magnetici.
Competizione
Ettore
e Achille erano in competizione. Non era qualcosa che fosse mai
stato stabilito, rifletté Achille guardando il compagno di scrivania
alzarsi
per fare una telefonata. Non era possibile definire il momento esatto
in cui
quella gara era iniziata: per quanto Achille si ricordava, era sempre
stato
così. Anche i suoi colleghi la pensavano così. Certo, non sapeva cosa
ne
pensasse Ettore, visto che non parlavano mai.
Ettore
si accorse che Achille lo fissava e si voltò dall’altra parte.
Ancora non aveva capito bene che cosa il collega pensasse di lui. Non
gli
piaceva molto parlare, soprattutto non gli piaceva perdere tempo
chiacchierando
quando avrebbe potuto lavorare. L’azienda aveva bisogno del lavoro di
tutti e
li pagava per quello ed Ettore si sentiva in dovere di dare il massimo.
Finalmente
il cliente rispose. Ettore concluse rapidamente la telefonata
e tornò al computer. Di fianco a lui, Achille ascoltò un messaggio
vocale a
volume abbastanza basso da non disturbare, ma abbastanza alto perché
Ettore lo sentisse.
Un amico gli dava appuntamento in un locale per quella sera.
Achille
scrisse velocemente una risposta al messaggio e mise via il
cellulare.
«Tanto
scommetto che mi darà buca anche stasera» disse a mezza voce.
Ettore non rispose. Probabilmente non stava neanche parlando con lui.
Achille
gli lanciò una veloce occhiata, di cui l’altro non si accorse, e poi
tornò al
lavoro.
Ettore
si sdraiò sul divano con un libro in mano. Aveva appena finito di
lavare i piatti e non aspettava altro che un po’ di relax. Rilesse per
tre
volte il primo paragrafo del capitolo senza capire che cosa dicesse,
poi chiuse
il libro e lo mise via. Non riusciva a pensare ad altro che ad Achille
che
passava la serata da solo al locale, perché il suo amico non era
arrivato. Non
capiva perché dovesse importargli, ma in un certo senso gli dispiaceva.
Più
che altro lo disturbava il pensiero di Achille da solo. Per Ettore
non era un problema passare la serata da solo, ma Achille era quel
genere di
persona che trova la massima espressione solo quando si trova in gruppo.
Ettore
si sentiva quasi in colpa. Era vero, non era stato lui a dare buca
all’appuntamento con Achille, ma era l’unica altra persona che avrebbe
potuto
sapere della cosa e rimediare. Era stupido sentirsi in colpa, si disse.
Perché
finiva sempre per sentirsi in colpa per cose su cui non aveva alcun
controllo?
Questa
volta aveva la possibilità di cambiare la situazione, però. Si
alzò: aveva deciso, quella sera sarebbe uscito.
L’ultima
persona che Achille si sarebbe aspettato di veder entrare nel
locale era l’amico che gli aveva appena telefonato per avvertirlo che
non
sarebbe venuto. La penultima persona che Achille si sarebbe aspettato
di veder
entrare nel locale era Ettore.
Era
evidente che non era un cliente abituale, ma allo stesso tempo non
sembrava a disagio. Per quel poco che sapeva di lui, Achille non
avrebbe mai
pensato che fosse il genere di persona che si trova a proprio agio a
bere
qualcosa in un locale, ma in effetti non lo conosceva molto bene. Si
aspettava
di vederlo accompagnato, però, invece sembrava da solo.
Decise
di avvicinarglisi e cercare di scambiare due parole in amicizia:
«Bella
serata» cominciò
«Mh?»
chiese Ettore «Ah, sì, non male. Vieni spesso qui?»
«Sì,
è uno dei miei locali preferiti» Achille notò che Ettore evitava il
suo sguardo «Tu?»
«No,
non in questo, di solito»
Non
era facile sostenere una conversazione di questo tenore, ragionò
Achille, ma continuò: «E allora perché sei venuto qui?»
Ettore
rimase per qualche minuto in silenzio chiedendosi se avrebbe
dovuto dirgli la verità e infine decise di tacere. Achille attese a
lungo la
risposta, ma poi si concesse un piccolo sorriso, pagò e uscì dal locale
senza
aggiungere altro.
Ettore
lo imitò e appena uscito cercò subito Achille con lo sguardo: «Ecco
dov’eri»
Achille
gli fece segno di seguirlo e lo portò lontano dal locale.
All’improvviso
si fermò e si voltò a guardarlo: quella volta Ettore non poté evitare i
suoi
occhi. In quell’istante, stabilì che era stata un’ottima idea evitarli
fino a
quel momento.
Quello
sguardo aveva qualcosa di speciale, che lo faceva sentire quasi a
disagio. Sembrava che lo stesse esaminando per decidere se fosse una
preda che
valesse la pena di catturare. Non riusciva a staccare gli occhi da
quello
sguardo, come se qualcosa lo attraesse fatalmente.
«Perché
sei venuto qui da solo?» gli chiese di nuovo Achille, cominciando
a girargli intorno come un predatore pronto a saltare sulla preda.
«Per
lo stesso motivo per cui sei venuto tu» rispose Ettore, fissando
l'uomo in quegli occhi tanto magnetici. Non sapeva come, ma era certo
che non c’era
altro che cercasse Achille quella sera.
Achille
lo spinse contro il muro e avvicinò il viso a quello di Ettore. Si
fermò quando i loro respiri si fondevano ma qualche millimetro di aria
separava
ancora la loro pelle. Ettore sentiva che un vortice aveva preso posto
del suo
stomaco. Chiuse gli occhi e sentì la bocca dell’altro premere sulla sua.
Dischiuse
le labbra e accolse il respiro di Achille, mentre quello si
faceva lentamente strada con la lingua nella sua bocca. Lentamente,
poi,
Achille si allontanò da lui per riprendere fiato. Ettore non gli lasciò
molto
tempo, però, e lo baciò ancora, avvicinandolo con una leggera pressione
delle
dita sulla nuca.
«Vieni
con me?» chiese Achille quando si allontanarono di nuovo «A casa
mia fa più caldo»
Ettore
annuì e gli lasciò andare il viso. Lo seguì fino all’auto e attese
fino a che non furono in ascensore per guardare di nuovo i suoi occhi e
accorgersi che il loro magnetismo non era per nulla svanito.
Achille
aprì la porta e non accese neanche la luce, tirando dentro Ettore
e guidandolo nella casa semibuia. L’altro non voleva aspettare, però, e
lo
costrinse a fermarsi per un altro lungo bacio che lasciò entrambi senza
fiato.
Achille cominciò a giocherellare con i bottoni della camicia di Ettore,
mentre
arretrava verso la camera da letto. Arrivati sulla soglia, cominciò a
sbottonarla con una lentezza quasi esasperante.
Ettore
lo fissava negli occhi mentre l’altro scopriva il suo torace e
gettava la camicia per terra alle sue spalle. Senza attendere oltre,
Ettore fece
lo stesso con la camicia di Achille, poi avvicinò le labbra al suo
collo e lo
baciò, proseguendo poi sulla pelle liscia delle spalle.
Achille
lo afferrò per le braccia e lo portò nella camera, facendolo
distendere sul letto.
Era
incredibile, pensò Ettore un attimo prima di dedicarsi completamente
all’altro, riuscivano a essere in competizione anche in quell’occasione.
N.d.A:
Credo che sia la cosa più esplicita che abbia mai scritto su questo
fandom... Boh comunque io mi sono divertita a farlo e spero che anche a
voi sia piaciuta, fatemi sapere!
Grazie a Crateide per il prompt, a voi che avete letto e a Christine e
Charlotte per aver organizzato la sfida :)
Che gli dèi siano con voi!
-Magic
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