Il ragazzo che baciava le ragazze per poi farle piangere

di SynysterIsTheWay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. The blackest day - prologo. ***
Capitolo 2: *** 2. If you were dead or still alive...I don't care! I don't care! ***
Capitolo 3: *** 3. Too cold to touch. ***
Capitolo 4: *** 4. Arrogant boy, love yourself so no one has to. ***
Capitolo 5: *** 5. Your heart was a legend. ***
Capitolo 6: *** 6. Who can save me now? ***
Capitolo 7: *** 7. Deliver me into my fate, if I'm alone I cannot hate. ***
Capitolo 8: *** 8. Is there a hospital for the broken hearts? ***
Capitolo 9: *** 9. If you don't know me by now, you wil never never never know me. ***
Capitolo 10: *** 10. You'll follow me down. ***
Capitolo 11: *** AGGIORNAMENTO ***



Capitolo 1
*** 1. The blackest day - prologo. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

1° The blackest day - prologo.









 
Ci sono uomini che fanno una fatica immensa ad amare.
Non sanno da dove iniziare e quando si imbattono in qualcosa di grande, difficilmente lo sanno gestire. 
Quando te li trovi di fronte, non illuderti mai di poterli cambiare.
Con te conosceranno il senso più profondo dell'amore, ma non saranno mai abbastanza coraggiosi da restare.
(S. SANTORELLI)











Quella mattina l'aria nei corridoi della Music Accademy sembrava essere
stata stravolta.
Si respirava un buon odore di felicità e soprattutto di cioccolato.
Strano sentire quel buon profumino provenire da un semplice conservatorio
di musica funzionante come scuola superiore di Huntington Beach.
La Music Accademy, infatti, era una delle scuole più prestigiose della California e pochi studenti
potevano dire di esser riusciti a frequentarla.
Quella scuola era il sogno americano di tutti e la realtà di nessuno.
Se semplicemente non eri fatto per la musica, venivi spazzato via senza troppi complimenti
perché erano così che funzionavano le cose lì.
I docenti non avevano pietà per nessuno.
Riconoscevano ad occhio chi aveva la musica dentro e chi stava solo cercando di diplomarsi
senza troppi complimenti.
Senza mettere davvero cuore o passione in ciò che veniva fatto.
Molti studenti con quelle intenzioni venivano tagliati fuori già dal primo anno.
Non era il caso di Aria.
Aria ce l'aveva fatta e quasi non riusciva ancora a crederci.
Era solo il secondo anno che frequentava quell'istituto ed ogni giorno per lei
diventava un vero e proprio piacere fare ciò che più sembrava appartenerle.
Lei viveva per la musica.
Qualsiasi cosa sapesse fare non era mai troppo importante quando doveva esibirsi
in classe e mostrare a tutti ciò che sapeva fare.
Aveva delle dita d'oro, quella ragazza.
Ma era solo agli inizi ed aveva ancora tanto da imparare.
Aveva sedici anni e stava ancora cercando di capire quale sarebbe diventato il suo strumento.
I primi due anni in quella scuola erano dedicati alla formazione e ti davano l'occasione di imparare
a suonare un bel po' di strumenti.
Al terzo anno, però, tutti gli studenti avevano il compito di scegliere un solo strumento da portare
avanti fino alla fine dell'ultimo anno.
Lei si sentiva ancora così indecisa quando impugnava quella chitarra classica o quando si limitava a 
muovere con velocità quelle dita su quel pianoforte a coda.
Stava ancora cercando il suo strumento, ma, sapeva bene che presto sarebbe riuscita a prendere
la decisione giusta.
Ma non era di certo quello il pensiero che continuava ad affliggerla quel mattino.
Aria respirò profondamente ed entrò nell'istituto con la massima disinvoltura.
Aveva le gambe piccole e magroline che le tremavano di continuo, le mani le stavano sudando
e gli occhi continuavano a sguizzare sia a destra che a sinistra di continuo.
Stava quasi impazzendo nel cercare ciò che non riusciva a trovare.
Con lo zaino sulle spalle, un nodo in gola che non le permetteva di parlare ed un'ansia
dentro che non le dava neanche un opportunità in più per ricominciare a respirare.
I lunghi capelli neri le ricadevano sulle spalle mentre decise di riporre una ciocca dietro
l'orecchio destro per dare libero sfogo al suo dilatatore ben curato.
Abbozzò un mezzo sorriso nel vedere tutte le studentesse arrossire nel cercare il ragazzo di cui
erano innamorate nella speranza di dar loro dei semplici cioccolatini.
Quel sorriso, diede vita ad uno spruzzo di lentiggini che aveva sul volto tra il naso e le guance
arrossate che stavano rischiando di incendiarsi.
Le sue mani stringevano con forza un pacchetto di cioccolatini che aveva confezionato con cura
nella speranza di poterli dare a chi desiderava realmente.
Li aveva nascosti dietro la schiena con le mani che continuavano a sudarle ed, il cuore,
che le stava battendo all'impazzata.
Se quel cuore avesse potuto, si sarebbe strappato da solo dal petto senza che lei potesse mai pensare
di far qualcosa per recuperarlo.
Quella mattina non aveva deciso di fare grandi cose. 
Si era semplicemente occupata di indossare una felpa nera ed il suo giubbino in pelle colmo di borchie
per poi completare il tutto con un leggins nero abbastanza sobrio ed un paio di anfibi grigi.
Si era truccata poco e non si era per nulla messa in ghingheri sebbene avrebbe tanto voluto farlo.
Ma lei non era quel tipo di ragazza a cui piaceva mettersi in mostra.
Lei era semplice.
Lei non era una di quelle ragazze spigliate o troppo vivaci.
Aria aveva solo bisogno di essere scavata dentro. 
Era una ragazza semplice, pasticciona, il disastro fatto persona.
Diceva sempre cose stupide, faceva l'impossibile per far sentire a proprio agio le persone
e finiva spesso per sembrare una catastrofe. 
Al contrario delle sue coetanee aveva sempre i capelli fuori posto e gli occhi lucidi persino quando
scoppiava a ridere per niente.
Lei non aveva proprio un bel niente di speciale. Non era una di quelle ragazze che saltavano
subito all'occhio o troppo prosperose.
Aria era una di quelle che restavano sempre in un angolino a guardare gli altri vivere. Ma questo non le dispiaceva.
Lei non voleva essere come tutte le altre. 
Lei doveva essere sé stessa.
Era questo che si ripeteva tutte le mattine quando varcava la soglia della sua scuola.
Quando si rendeva conto che essere sé stessa, forse, non le bastava se voleva davvero attirare l'attenzione
del ragazzo che le aveva fatto perdere la testa in quei due anni.
Forse sarebbe dovuta diventare anche lei più spigliata ma proprio non ce la faceva.
Sapeva che era meglio restarsene in un angolino a guardarlo ed arrossire in silenzio senza rischiare
di farsene accorgere.
Perché era quello ciò che faceva di continuo.
Si nascondeva dietro qualsiasi angolo e lo osservava per ore mentre lui non la degnava neanche di un
misero sguardo.
Non lo aveva mai fatto. Non l'aveva mai guardata.
Quelli come lui...non guardavano quelle come lei.
Ma Aria questo lo sapeva bene.
Quando lui gli passava accanto, lei si sentiva morire dentro perché sapeva che non poteva
fare altrimenti.
Doveva starsene zitta mentre quel ragazzo si faceva guardare da tutti.
Delle volte finiva addirittura per odiarlo quando si rendeva conto di non poterlo avere.
Quando qualcun'altra prendeva il suo posto e si occupava di fare tutto ciò che lei non avrebbe
mai fatto per la troppa timidezza o forse per la sua innata compostezza.
E quando tornava a casa, si occupava di piangere lacrime amare perché era l'unica cosa
che poteva fare.
Vederlo mentre si lasciava andare con chiunque tranne che con lei.
Non la conosceva neanche.
E neanche avrebbe voluto conoscerla.
Li conosceva bene, quelli come lui.
Quelli che al posto del cuore hanno un blocco di ghiaccio destinato a non sciogliersi mai.
Ma Aria non aveva di certo intenzione di arrendersi.
Non quel giorno.
Quella mattina si era svegliata dall'altra parte del letto con l'intenzione di cogliere la palla
al balzo senza rimpianti.
Seppur continuava a tremare, dentro di sé, sapeva che poteva farcela.
Aveva pensato tante volte che ai tempi di sua nonna non si buttava via niente.
Il dolore si conservava per non rischiare di dimenticarlo.
Ma a quei tempi era tutto diverso.
Come diceva sua nonna, si rompeva tutto.
Erano tutti diventati delle macchine pronte per la distruzione di cuori.
I rimpianti venivano fabbricati di continuo ed i sentimenti rischiavano di essere
per lo più respinti.
Aria, invece, sapeva che ciò che provava per quel ragazzo era sincero.
Lo sapeva da quando lo aveva visto per la prima volta l'anno precedente, al suo primo
giorno di scuola.
Era così impaurita e terrorizzata che aveva paura di non riuscire ad ambientarsi.
Poi, dei professori mandarono subito la sua classe nella sala più grande dell'istituto chiamato
anche "Auditorium" e riuscì a ricredersi.
Si era seduta con discrezione accanto ad una ragazza di nome Marion con cui strinse subito
amicizia e si era ritrovata travolta da un sacco di altri studenti che, come lei, dovevano
affrontare il primo anno di superiori.
L'auditorium era pieno zeppo di persone, studenti, insegnanti e presidenti.
Tutti erano pronti a dare il benvenuto a quelle povere matricole spaesate ed impaurite che speravano
solo di ambientarsi-
Dopo i cordiali saluti del preside della scuola, si fecero strada sul palco cinque ragazzi che sembravano essere così sicuri di sé da far paura.
Aria rimase incantata dal modo in cui quella band riuscì ad esibirsi e quasi sperò di riuscire
anche lei a diventare un giorno come loro.
Erano così grintosi e pieni di vita da far paura.
Tutti li acclamarono con entusiasmo mentre altri battevano le mani a ritmo di quella musica così
potente da rimbombare nei cuori e nelle menti di chiunque.
Le matricole rimasero a bocca aperta di ciò che avevano costruito quei cinque ragazzi in tre anni e 
si innamorarono subito di quella musica così forte ma allo stesso tempo viscerale.
Avevano suonato con passione e chiunque era riuscito a capire del perché i docenti avevano deciso
di far esibire proprio quei cinque per dare un caloroso benvenuto a tutti i nuovi studenti
dell'istituto.
Aria ebbe gli occhi lucidi per tutto il tempo.
Aveva il cuore che le batteva forte e sarebbe potuta svenire da un momento all'altro.
Tutto ciò a cui aveva assistito quel giorno le rimase dentro come un tatuaggio indelebile nell'anima.
Aveva osservato quel ragazzo suonare il suo strumento con una maestria che le fece scorrere con più
velocità il sangue nelle vene.
Quel ragazzo che aveva uno sguardo così serio e glaciale che però metteva così tanta passione
in ciò che faceva.
Aria rimase a bocca aperta per tutto il tempo e fu da quel giorno che non riuscì mai più a togliere
gli occhi di dosso al ragazzo.
Era passato un anno e lei ancora si limitava a guardarlo da lontano e a morire dentro
come se niente fosse.
Dopotutto, quelle come lei non potevano fare altrimenti.
Quel ragazzo era così benvoluto da tutti che non si sarebbe mai limitato a parlare
con una pasticciona come lei.
Quelli come lui meritavano di sicuro di meglio, seppur avessero sempre una freddezza dentro che 
permetteva a pochissime persone di avvicinarglisi.
In pochi potevano dire di ricevere la sua stima.
In molti desideravano di far parte della sua vita o di quella dei suoi migliori amici.
Gli Avenged Sevenfold, si facevano chiamare.
Quei cinque ragazzi con la musica dentro e la fama che scoppiettava di giorno in giorno.
Erano gli studenti più amati e famosi della Music Accademy.
Qualche ragazza si sarebbe persino tagliata un braccio per loro. Altre avrebbero anche fatto
di peggio ma non era questo il problema.
Il problema era che uno di loro era colui che d'amore non ne voleva sapere niente.
Colui che se solo ti guardava...non era mai per dedicarti un sorriso.
Era freddo.
Freddo come il ghiaccio.

Glaciale era qualsiasi cosa toccasse o qualsiasi cosa guardasse.
Aria aveva sempre pensato che ci doveva essere una storia dietro ad una persona così fredda e presuntuosa.
Ci doveva essere per forza una ragione per cui lui era ciò che era.
Aria ci pensava di continuo.
Lo giustificava di continuo.
Stava già sbagliando tutto.
Come poteva essersi innamorata al solo sguardo di un ragazzo dal cuore di ghiaccio?
-Aria, sei proprio sicura di volerlo fare?- Le domandò En, il suo migliore amico.
En era una persona fantastica o almeno era questo ciò che rispondeva Aria quando doveva semplicemente
descriverlo.
En era il miglior amico che ogni ragazza avrebbe voluto avere.
Aria lo adorava da quando aveva i suoi sei anni e lui nove.
Erano cresciuti insieme ed erano anche vicini di casa. I loro genitori si adoravano e anche loro
erano poi finiti col diventare quasi come culo e camicia.
En era un ragazzo alto, riccio, con i suoi grandi occhi a palla.
Due grandi occhi cerulei che facevano invidia al mondo intero. 
Dio, quegli occhi erano quasi grigi!
Aria osservava spesso En quando stavano insieme o semplicemente si abbracciavano.
Lui era l'unico a sapere della sua cotta segreta per quel ragazzo così tanto acclamato da tutta
la scuola.
-No.- Ripose la ragazza, sospirando.
-No?! Aria, quanto ancora vorrai aspettare?- La rimproverò quasi En, arrotolandosi attorno ad un dito
un suo riccio di colore rosso ed aggrottando le grandi spalle massicce.
-Non posso farcela.- Piagnucolò la giovane, osservando poi tutti gli altri studenti riunirsi in sala mensa.
-Aria, hai passato tutta la notte a preparare quei cioccolatini. Entrambi sappiamo bene che saranno disgustosi
ma vale la pena provarci!- Esclamò il suo migliore amico, sorridendole con fare beffardo.
-Come sarebbe a dire che sappiamo entrambi che saranno disgustosi?!- Alzò la voce Aria, incenerendo
En con un solo sguardo.
-Dai, stavo scherzando!- Ridacchiò il ragazzo, dopo che Aria gli diede due schiaffetti innocenti sulla nuca.
-Tu dici che ce la farò?- Domandò la giovane trattenendo quasi le lacrime mentre osservava quella confezione
tra le sue mani.
Aveva confezionato quei cioccolatini con tanto amore che quasi aveva paura di riuscire a consegnarli.
-Senti, se li rifiuta è un gran coglione. Ciò che penso di lui da tempo frequentando il suo stesso
corso di chitarra. Non puoi neanche immaginare quante volte ho sognato di prenderlo a pugni!-
-Sono sicura che non è così cattivo come sembra.-
-E' solo un figlio di puttana, concordo.-
-En!-
-D'accordo, la smetto. Ti piace proprio tanto quello lì, eh?- 
Aria si limitò ad annuire.
Era diventata tutta rossa ed En aveva deciso di abbassare lo sguardo verso il pavimento.
Nessuno avrebbe dovuto far soffrire la ragazza con cui era cresciuto.
Quella ragazza che lo minacciava sempre di picchiare sulla casa sull'albero ma che, alla fine, non aveva
mai sfiorato neanche con un dito.
-Non avrei mai pensato che saresti arrivata al punto di preparare dei cioccolatini
per San Valentino. Non è da te, Aria.- Rifletté poi En ad alta voce, osservando la sua migliore
amica storcere il naso.
-Neanche io posso ancora crederci ma...devo essermi proprio rincoglionita.-
-Concordo in pieno.-
-Tu non hai ricevuto nulla per San Valentino?-
-E' un giorno inutile per me, piccola. L'amore per una persona deve essere dimostrato giorno
dopo giorno...non un solo giorno all'anno. Per me è un giorno come tutti gli altri.-
-Hai ragione. Ma questo potrebbe essere il giorno giusto, capisci? Il giorno in cui...tutto potrebbe
essere perfetto. Il giorno in cui...noi potremmo essere perfetti.-
-Conto su di te, piccola.- 
Aria ricambiò il sorriso di En ed insieme si avviarono verso la sala mensa.
Tutte le studentesse si erano raggruppate nella speranza di rendere felici le persone da loro
amate mentre altre se ne stavano semplicemente in disparte criticando tutto e tutti.
Anche i ragazzi si davano da fare.
C'era un profumo di rose che non passava di certo inosservato.
Qualcuno finiva addirittura per sporcarsi le labbra di cioccolata per farsi baciare.
L'amore era nell'aria.
La giovane decise di fermarsi al solito tavolo in fondo alla mensa insieme ad 
En ed aveva ricominciato a tremare.
-Aria, che ti prende adesso?- Le domandò il ragazzo, preoccupato.
-Guarda quante ragazze sono al loro tavolo! Non ce la farò mai...- Sussurrò la mora, indicando
il tavolo in cui erano seduti gli Avenged Sevenfold.
-Pff, che ridicoli! Guarda e come si fanno desiderare!- Sbottò En, incrociando
le braccia al petto.
-Adesso sì che ho paura.- Disse Aria, tremando ancora più del solito.
-Smettila. Quando se ne andranno quelle quattro ochette...potrai farti avanti tu!-
-Io...non posso.- Sussurrò la ragazza, facendosi prendere dai battiti così distruttivi
del suo povero cuore.
Aria si era posizionata una mano sul petto mentre lo stomaco continuava a farle male.
Non le veniva neanche voglia di mangiare, cosa molto strana per un pozzo senza fondo come lei.
-Non farti prendere dal panico proprio ora! Guarda, quelle ochette stanno iniziando a lasciare il tavolo!-
Aria si voltò e finalmente riuscì a vedere ciò che stava cercando.
I battiti del suo cuore...si erano improvvisamente bloccati.
I suoi occhi diventarono subito lucidi e le labbra screpolate erano rimaste
aperte per tutto il tempo.
Quanto avrebbe voluto scoppiare a piangere lo sapeva solo lei.
Aveva incrociato due occhi color nocciola che a stento sarebbe riuscita a dimenticare.
Li stava osservando da un po' mentre contornavano quel viso così glaciale che la faceva rabbrividire
ogni volta.
Brian era lì e stava cercando di mangiare il suo sandwich con tranquillità.
Non si era limitato a guardare nessuna ma teneva lo sguardo fisso verso il suo piatto.
I suoi migliori amici parlavano animatamente tra di loro, ma, lui era rimasto immobile a guardarsi
mentre evitava tutto e tutti.
Aveva serrato la mascella e dopo aver finito il suo sandwich, aveva bevuto un sorso di coca.
Si era infilato una sigaretta spenta tra le labbra piccole e sottili e continuava a restarsene
sulle sue senza dare troppa confidenza a nessuno.
I suoi occhi color nocciola si assottigliavano di continuo ed i suoi capelli corvini sparati in aria
lo rendevano un tipo ancora più affascinante.
Indossava una maglietta nera scollata, un paio di jeans neri strappati ed un bracciale
colmo di proiettili che indossava da sempre.
Gli occhi di Aria erano sbarrati sulla sua figura mentre si erano illuminati di belle luci.
Le sue guance avevano ricominciato a prendere fuoco ed anche lo stomaco stava facendo la sua parte.
Ogni volta che lo guardava, era sempre la stessa storia.
Aveva gli occhi che parlavano al posto suo.
Era una di quelle ragazze che preferiva nascondersi dentro delle felpe di due taglie più grandi di quanto sarebbero dovute essere. 
Ed era troppo innamorata. Innamorata perdutamente di una persona che aveva conosciuto solo nella sua testa.
Perché nella sua mente le cose funzionavano diversamente.
E quegli occhi che brillavano delle solite luci incandescenti...non erano mai stati da meno.
-Forza, vai! Via libera, piccola!- Mormorò En, spingendole un gomito.
-Non...-
-Vai!-
Aria sospirò.
Sospirò per poi deglutire ed alzarsi da quella sedia come se si stesse facendo avanti
su di un campo di battaglia.
"A noi due, Gates."





























***




















Con il pacchetto a forma di cuore tra le mani, Aria si avvicinò al tavolo
giusto senza tirarsi indietro.
Ormai era lì e si stava già pentendo di quello che stava per fare.
Stava sperando in un qualcosa che forse non avrebbe fatto altro che farla
stare peggio.
Al tavolo c'erano proprio tutti.
Jimmy Sullivan, chiamato "The Rev", era accanto a Brian e frequentava il corso
di batteria lì alla Music Accademy.
Un ragazzo alto, magrolino, dagli occhi del color del cielo ed i capelli corvini
né troppo lunghi e né troppo corti.
Aveva due manette tatuate sul collo che le fecero venire la pelle d'oca solo a guardarle.
Poi accanto a Jimmy, dal lato opposto, vi era Johnny.
Un nanerottolo chiamato "Johnny Christ" con una cresta da gallo cedrone sulla testa, le braccia completamente tatuate e 
delle catene che gli pendevano dalla tasca dei jeans.
Lui frequentava il corso di basso.
A seguire, Zacky Baker o meglio conosciuto come Zacky Vengeance che frequentava lo stesso
corso di chitarra di Brian.
Occhi color acqua marina, qualche chilo di troppo contornato da bei muscoli, tatuaggi a gogò e capelli scuri.
Infine, per concludere in bellezza, Matthew Sanders o semplicemente Matt Shadows.
Un ragazzo massiccio e muscoloso dai tanti tatuaggi, gli occhi verdi e due fossette così tenere
da far star male chiunque.
Aria si soffermò su quest'ultimo e si torturò le mani, sudando freddo.
-Abbiamo visite.- Annunciò Matt, sorridendo ad Aria e dandole tutte quelle speranze che stavano
per morirle in gola.
I ragazzi si voltarono verso di lei e, a momenti, sarebbe potuta farsi venire a prendere
da un'ambulanza per non riuschiare di morire soffocata.
-I-io...- Balbettò la giovane tremando e respirando quasi con affanno mentre le sue gambe
stavano per cedere.
-Tu?- Le domandò poi Jimmy, cercando di capire cosa le stesse prendendo in quel preciso istante.
Fu in quel momento che Aria prese coraggio e decise di fare ciò che riteneva più giusto.
Non sarebbe morta con il rimpianto.
Non quella volta.
-Brian, ho preparato questi cioccolatini per te, spero che tu possa accettarli!- Urlò Aria senza rendersene
conto mentre aveva già fatto voltare verso di lei tutti gli studenti della mensa.
La ragazza arrossì ancora di più nel capire che aveva parlato anche con una velocità assurda, così da 
sentirsi ancora di più in imbarazzo.
A tale proposito, Brian era rimasto girato di spalle contro la ragazza per tutto il tempo.
Ciò che aveva sentito non lo aveva scalfito neanche un po'.
-Brian, guarda che la ragazza sta parlando con te.- Gli disse poi Zacky, inarcando un sopracciglio.
Tutta quella attesa, non faceva altro che far contorcere lo stomaco della povera Aria che non riusciva
più a sopportare quella situazione così raccapricciante.
Voleva scappare.
Dio, quanto lo desiderava.
-Ho sentito.- Rispose a tono Brian, alzandosi poi dalla sua sedia e voltandosi contro Aria.
La giovane lo guardò negli occhi per la prima volta e tutto quello che vide non le era piaciuto per niente.
Aveva visto due pozze nere così vuote da farla sentire ancora di più a disagio.
Per la prima volta, Brian Haner l'aveva guardata.
Gli occhi di Aria erano diventati nuovamente lucidi mentre capii che nessuno l'aveva mai guardata
in quel modo.
Quegli occhi la stavano scrutando con attenzione e la fecero sentire ancor di più in soggezione.
-Non lo voglio.- Sbottò improvvisamente Brian, facendo crollare tutte le speranze della sedicenne che sbarrò
gli occhi di colpo.
-Perché dovrei accettare questi stupidi cioccolatini? Preparati da una sfigata come te, per di più.
Ti aspettavi davvero che accettassi un gesto del genere?-
Borbottò il ragazzo con acidità e freddezza,
distruggendo il cuore di Aria che aveva già smesso di battere da un po'.
Aria stava cercando di trattenere le lacrime il più che poteva dinanzi a quegli occhi così gelidi quasi
quanto lo era stato il suo tono di voce.
-Che perdita di tempo.- Sbottò ancora il ragazzo, prendendo il pacchetto dalle mani della ragazza
per poi frantumarlo contro il pavimento.
Lo aveva gettato a terra e la giovane stava rischiando quasi un collasso nell'osservare quel gesto
di rifiuto da parte del ragazzo che tanto le piaceva.
Tutti gli studenti erano scoppiati improvvisamente a ridere di lei e a prenderla in giro
mentre Brian si limitò a sorriderle con cattiveria.
Un sorriso di sfida che le fece gelare il sangue nelle vene.
-Se devi piangere, sii almeno abbastanza rispettosa da farlo per conto tuo. Grazie.- 
Con quelle ultime parole, Aria scappò via dalla mensa in lacrime sentendo tutte le risate degli altri
studenti e tutto ciò che le aveva detto Brian rimbombarle nella mente.
Mentre correva per i corridoi dell'istituto, sentiva le urla di En arrivare fino alle sue orecchie.
-Come ti sei permesso di farle una cosa simile?! Figlio di puttana!- Ringhiò il ragazzo contro Brian che,
impassibile, sospirò.
-Vai a consolarla, credo proprio che ne avrà bisogno.- Lo sfidò Gates, sorridendogli con fare beffardo.
Lo stava prendendo in giro.
Proprio come aveva avuto il coraggio di prendere in giro la giovane.
-Non finisce qui, Gates. Ricordati questa faccia, sarà l'ultima che vedrai.- Lo minacciò poi En, correndo
incontro alla sua migliore amica che si era fermata nel corridoio dell'istituto per piangersi addosso.
Si era seduta sul pavimento freddo ed era scoppiata in lacrime come non aveva mai fatto prima di quell'istante.
Era stata rifiutata.
Era stata rifiutata da quel ragazzo dal cuore di ghiaccio.

Da quel ragazzo così freddo che le aveva solo dimostrato di essere uno stronzo.
-Aria...- Sussurrò En, prendendo la sua migliore amica tra le braccia e stringendola a sé.
-Perché mi ha rifiutata in questo modo? Perché?- Urlava Aria con la voce strozzata mentre continuava
a singhiozzare mantenendo la sua testa sul petto di En.
-Lasciali perdere quelli come lui, piccola. Ti farà solo del male...-
-Ma io lo amo.- Rispose Aria, continuando a piangere come non mai.
La maglietta di En rischiò di bagnarsi tutta mentre del mascara gli si era appicciato contro.
Aria continuava a piangere e lui cercava inutilmente di consolarla.
Cosa si sarebbe potuta mai aspettare da un ragazzo dal cuore di ghiaccio?

































NOTE DELL'AUTRICE.

Ma buonsalve a tutti!
Ecco ritornata la vostra SynysterIsTheWay con una nuovissima FANFICTION!
YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
*Balla la macarena a caso*
*Spara petardi ovunque*
Sì ma chi mi calcola a me dopotutto (?)
No, okay. Spero di ritrovare qui tutti i miei lettori e spero che sarete più felici
che mai nel leggere ancora qualcosa di mio!
Questa volta, ho deciso di scrivere un qualcosa di non troppo complesso.
Un qualcosa di abbastanza semplice in realtà che racchiude però molti più significati di quanto credete.
Non fatevi ingannare da questo piccolo prologo perché in questa ff ne accadranno delle belle...e credetemi
che odierete ed amerete di continuo sia Brian che tutta la band!
Anyway, anche questa storia per me è fondamentale. 
Ci conto un sacco anche perché come ben sapete amo metterci del mio in ciò che scrivo e credo che
sia il modo migliore per regalare delle emozioni particolari a tutti voi.
Questa ff la dedico ad una persona speciale che non mi va di citare ovviamente per motivi personali.
Anche la vostra Gates ha un cuore (?) Okay, a parte ciò, che ne pensate di questo primo prologo? Vi inizia
già ad incuriosire la storia? 
Eh no, belli miei.
Non ve ne uscite col dirmi le solite cose del tipo : "Sì ma Brian fa la classica parte dello stronzo, del bulletto
della scuola ecc" perché non è così.
NON E' COSì, OKAY?
Ci ho messo anima e cuore in questa storia e se vi dico che non è così, non è così.
Brian non è lo stronzo emarginato.
E' MOLTO DI PIU' IN QUESTA FF!
E'...l'assurdità. 
E a me le cose assurde piacciono. 
E comunque, non si tratta di creare la storia del bulletto e quant'altro. Ammetto che mi ispira un sacco
Brian nella versione del cattivo ma in questa ff è tutta un'altra cosa e lo capirete solo leggendola
da capitolo in capitolo.
Per ora potrà sembrarvi qualcosa di scontato ma vi assicuro che non lo sarà.
MAMMA QUANTE "E" CHE HO MESSO PRIMA, OMG.
Okay, basta, vi siete subiti anche i miei scleri di benvenuto per questa nuova storia!
Mi auguro che inizierete a seguirla ed io credo proprio che inizierò a pubblicare il prossimo capitolo
solo se vedrò del coinvolgimento da parte di voi lettori.
Nel senso, se effettivamente la storia vi incuriosisce già, potete recensire e mettere la storia tra i preferiti!
Se vedrò che verrà seguita non esiterò a continuare e ad aggiornarla!
Ah, e vi piace il nome "Aria?"
Cioè, io lo adoro.
Ma a parte ciò, che ve ne pare allora di questa situazione generale?
FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE!
Inoltre, specifico che ho deciso di accettare il consiglio di Saya in base al fatto di creare
un qualcosa di più semplice senza troppi giri di parole. Spero di riuscirci al meglio!
Se volete leggere  la storia anche da cellulare e con praticità...seguitela anche su WATTPAD!
Anche su Wattpad mi chiamo :  SynysterIsTheWay.
Su Twitter invece l'hashtag è : #ilragazzochebaciavaleragazzeperpoifarlepiangereFF
Voglio leggere tanti dei vostri tweet sulla ff, vi raccomando!
Adesso scappo, per questa sera vi ho annoiati abbastanza!
Un bacione a tutti, xoxo!














-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 2
*** 2. If you were dead or still alive...I don't care! I don't care! ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

2° If you were dead or still alive...I don't care! I don't care!





 

"Piangevo quando ti ho conosciuto, ora sto cercando di dimenticarti"
(Aerosmith - Cryin')








-Non avrai un po' esagerato con quella ragazza?- Domandò Jimmy al suo migliore
amico, vedendolo fissare il vuoto senza dire una sola parola.
Jimmy sospirò.
Conosceva Brian meglio di chiunque altro ma quel giorno aveva proprio esagerato.
Avrebbe voluto chiedergli tante cose ma si limitò a restare zitto e cercare di comprendere
che la freddezza di quel ragazzo stava aumentando giorno dopo giorno.
Era sempre stato un ragazzo presuntuoso da quando lo aveva conosciuto. Quando erano solo
dei lattanti.
Quei cinque avevano un'amicizia che faceva invidia al mondo intero.











Il venticello fresco di febbrario si fece strada in quella umile camera
tappezzata di umiltà e semplicità.
La pelle di Aria rabbrividì alla carezza di quel venticello fresco e reagì come
doveva quando la ragazza sbarrò i suoi occhi al soffitto.
Si era appena svegliata seppur pensava di non riuscire ad addormentarsi quella notte.
Aveva dormito poco e aveva spinto via quelle lenzuola dal suo corpo, sentendosi
più frastornata del solito.
Si alzò dal letto con lentezza e a piedi scalzi si diresse verso il bagno adiacente
alla porta della sua camera.
Aria entrò nel bagno chiudendosi la porta alle spalle ed emise un sospiro.
I suoi occhi finirono per ricoprire lo specchio dinanzi a sé e le sue labbra si schiusero mentre
i conati di vomito continuavano a premerle in gola.
Odiava ciò che vedeva.
Una ragazza di sedici anni non avrebbe mai dovuto sopportare dentro di sé tutto quel dolore.
Non si sarebbe mai dovuta sentire in quel modo...eppure, si sentiva proprio come
una ragazza dal cuore spezzato.
Quando si guardò allo specchio, avrebbe quasi voluto spaccarlo in mille pezzi.
Avrebbe tirato un pugno contro di esso e si sarebbe sentita un po' più realizzata del solito.
Qualsiasi cosa sarebbe stata più efficace che vedersi ancora in quello stato.
Aveva gli occhi chiari che improvvisamente si erano inscuririti. 
Erano diventati come due enormi mongolfiere, quegli occhi.
Rossi e gonfi come se avesse preso tra le mani una foglia di hedera.
Aveva dei resti di trucco sciolti sul viso e delle chiazze nere sparse sulle guance.
I capelli arruffati e spettinati che aspettavano solo di essere messi al proprio posto e il naso
rosso come quello di un pagliaccio.
Si era consumata per bene, quella notte.
Aveva versato troppe lacrime per amore arrivando al punto di frantumarsi.
La scena del mattino precedente non faceva altro che riempirle la mente e farla sentire sempre peggio.
Sapeva bene che quella mattina avrebbe dovuto indossare una delle sue maschere per sopravvivere
alla colazione con sua madre.
Dopotutto...da brava figlia, non voleva darle ulteriori problemi.
Avrebbe superato tutto da sola o al massimo...con lei c'era sempre En.
Sarebbe riuscita a venirne a capo e se ne sarebbe presto fatta una ragione.
Era questo ciò che continuava a dire a sé stessa da quando si era alzata da quel letto
tutto disfatto e colmo di lacrime salate.



"Perché dovrei accettare questi stupidi cioccolatini? Preparati da una sfigata come te, per di più.
Ti aspettavi davvero che accettassi un gesto del genere?"






Le labbra di Aria ricominciarono a tremarle, mentre, stavano già cambiando
colore.
Erano diventate improvvisamente rosse come ciliegie nel mentre che due lacrime
le rigarono il viso, pizzicando sulla sua pelle.
La ragazza tirò su col naso ed aprì il rubinetto del lavandino per sciacquarsi un po'
il viso prima di andare a scuola.
Le sue mani continuavano a strofinarsi sul volto mentre quelle lacrime salate si erano
ormai dissolte nel nulla.
L'acqua fresca continuava a bagnargli il viso caldo ed impacciato e quel venticello
fresco, in quel preciso istante, si era mischiato con i suoi polmoni.
Stava respirando a pieno dopo essersi asciugata per bene il volto, assicurandosi che ogni singolo
residuo di trucco nero si fosse totalmente dissolto.
Uscita dal  bagno dopo essersi fatta una doccia veloce, Aria tornò nella sua camera ed indossò
una delle magliette preferite del suo papà.
Una maglia che le stava piuttosto lunga, ma, che aveva ancora quel suo buon profumo di dopobarba
che glielo ricordava così tanto.
Era davvero una bella persona, suo padre.
Faceva l'infermiere all'ospedale di Long Beach e si prendeva cura delle persone con amore
e dolcezza.
Aria respirò a pieni polmoni il buon profumo di suo padre che rivestiva tutta l'intera maglia
a strisce bianche e nere.
La indossò con nostalgia mentre si lasciava cullare ancora da quel profumo e poi, passò
ai suoi jeans stretti e ai soliti anfibi che non riusciva più a cambiare.
Era a corto di soldi e sua madre guadagnava davvero poco lavorando come semplice collaboratrice scolastica in una scuola
dell'infanzia.
Da quando suo padre non viveva più con loro...la sua vita si era trasformata in un vero e proprio
disastro.
Dopotutto, lei era solo una bambina quando era accaduto.
Nei suoi primi anni aveva già imparato a capire il doloroso
prezzo della vita e di quanto essa non facesse per lei.
Certo, lei era solo una bambina.
Ed i bambini si sa...come sono fatti.
Pensano solo a divertirsi, a giocare, a sorridere.
Come biasimarli?
Era da sempre stato quello il loro compito da quando venivano messi al mondo.
Dare amore e gioia nei cuori di coloro che li concepivano.
Eppure, era tutto così vero.
Chiunque guardava con gli occhi di un bambino aveva la possibilità di vivere in eterno
e conoscere i lati belli e genuini della vita.
Quando si è piccoli, non si pensano a tante cose che invece, arrivati ad una certa età,
ti senti costretto ad accettare.
I bambini guardano il mondo con occhi diversi.
Con occhi innoqui ed innocenti.
Per Aria sarebbe dovuto essere lo stesso ma non accadde precisamente in quel modo.
Si era ritrovata a combattere contro qualcosa che le aveva sempre fatto del male.
Le sembrava da sempre mancare qualcosa. 
Aveva perso suo padre in un tragico incidente d'auto quando aveva solo
otto anni e nessuno avrebbe mai più potuto riportarglielo indietro.
Quando era piccola e vedeva sua madre piangere sulle foto di suo padre, Aria si avvicinava ad essa
e le accarezzava una guancia dicendole "Mamma, non piangere sennò piango anche io".
Sua madre Tatum, con forza e coraggio cercò un modo per dire a sua figlia come erano andate le cose.
Non le aveva mai parlato di un incidente d'auto ma le aveva da sempre detto che suo padre se ne
era semplicemente andato.
Crescendo poi...avrebbe saputo come erano realmente andate le cose.
Aveva già capito che se sua madre soffriva, era perché c'era qualcosa di più doloroso
che avrebbe dovuto affrontare nella buona e nella cattiva sorte.
Ma quella bambina di otto anni era ormai cresciuta.
Aveva i suoi sedici anni ed aveva cercato di combattere la vita con tutte le sue armi.
I lineamenti del suo viso erano molto simili a quelli di suo padre mentre aveva avuto
la fortuna di avere dei bellissimi capelli scuri che si infrangevano con la sua pelle chiara.
Erano davvero lunghissimi, quei capelli.
Dopo essersi preparata ed essersi contornata gli occhi di nero, uscì dalla camera e si diresse
verso la cucina.
Sentiva già quel buon odorino di pane tostato che le riempiva le narici.
Sua madre si era svegliata presto come al solito ed aveva preparato la colazione per lei e sua figlia
con uova, bacon, pane tostato, formaggi spalmabili e una buona tazza di latte caldo.
Aria entrò in cucina con la sua falsa allegria ed i suoi finti sorrisi, salutando sua madre
e sedendosi a tavola.
-Buongiorno mamma! Mmm, quante cose buone che hai preparato oggi!- Esclamò la ragazza, esprimendo
un entusiasmo che non le apparteneva.
In realtà lo stava facendo perché sapeva quanto soffrisse ancora sua madre e quanto bisogno aveva
di sua figlia.
-Buongiorno tesoro, forza, prendi le fette di pane ed inizia a bere il latte o farai tardi a scuola!- Disse poi
la donna, posizionando un piatto colmo di cibo ed una tazza proprio dinanzi agli occhi di Aria.
-Mamma...devi andare a lavoro o sarai tu quella in ritardo.- Constatò Aria, inarcando
un sopracciglio verso sua madre.
-Tranquilla tesoro, è quasi tutto pronto.- Continuò la donna sorridendo di continuo con quelle poche
rughe sul viso e quei capelli neri tenuti in una coda di cavallo con una frangia molto simpatica.
Aria non se lo fece ripetere due volte e si alzò dalla sua sedia, avvicinandosi poi alla donna che l'aveva
messa al mondo, prendendole la padella dalle mani.
-Vai a lavoro, mamma. Ci penso io al resto.- Le sorrise la giovane, continuando a friggere quelle uova
all'occhio di bue.
-D'accordo ma mangia tutto! Hai bisogno di soldi per il pranzo alla mensa?- Si preoccupò la donna senza
smettere neanche per un'istante di sorriderle.
-No mamma, li ho. Adesso però vai.- 
La donna lasciò un bacio sulla guancia di sua figlia per poi prendere la sua borsa dal divano del salotto,
compresa di chiavi, ed uscì con velocità dall'abitazione.
Aria sbuffò e tolse la padella dal fuoco facendo rivoltare le uova sul suo piatto.
Aveva poca fame ma doveva pur sopravvivere in qualche modo.
Dopotutto...non avrebbe neanche mangiato alla mensa scolastica perché non aveva i soldi che aveva
invece detto di avere a sua madre.
Sapeva già che quella donna faceva i salti mortali pur di assicurarle un piatto di pasta al giorno
e proprio non se la sentiva di chiederle anche i soldi per il pranzo.
Così, il più delle volte, faceva finta di non avere fame o semplicemente se la faceva passare.
Con velocità, mangiò tutte le uova, il bacon, il pane tostato e bevve qualche sorso di latte per poi riporre
tutto e mettersi lo zaino in spalla.
Nello stesso momento in cui si caricò lo zaino sulle spalle, qualcuno suonò al campanello di casa Jillian.
La mora corse verso la porta di casa e, quando la aprì, il sorriso a trentadue denti di En la fece
rilassare del tutto.
-Buongiorno splendore!- Esclamò il ragazzo, gettandosi tra le braccia della sua migliore amica.
-Buongiorno a te, spaccone.- Rispose Aria, stringendosi ad En per poi sciogliere l'abbraccio e sorridergli.
Il ragazzo sembrò essersi quasi immobilizzato ad osservare il sorriso di Aria ma, in seguito, provò a riprendersi.
-Come ti senti stamani?- Le domandò En, pimpante.
-Come una sardina in scatola. E tu?- 
-Non mi lamento.- Continuò En mentre Aria si chiuse la porta di casa alle spalle.
Una volta fuori, la ragazza respirò a pieno il buon odore di California e prese En sotto braccio.
-Buongiorno signor Ridgby!- Esclamò la sedicenne salutando il padre di En che stava lavando la sua auto
nel parcheggio adiacente alla sua abitazione.
-Oh, buongiorno piccola Aria! Pronta per una nuova giornata scolastica?- Ripose l'uomo dai lunghi baffi
e senza capelli con una gradevole pancia che gli fuoriusciva un po' dalla canottiera bianca.
-Diciamo di sì!- Continuò la giovane, sorridendo all'uomo.
-Bene...ah, io ricordo che ai miei tempi...-
-Sì, hai ragione papà, ciao!- Borbottò En, tirando Aria via con sé da un polso per evitare
che suo padre ricominciasse con uno di quei suoi soliti monologhi sulla sua vita da giovane.
-Buon lavoro ragazzi!- Esclamò poi l'uomo, salutando i due ormai in lontananza.
-E dai! Sei sempre così cattivo con tuo padre!- Ribatté Aria dirigendosi poi verso l'auto di En.
-Ti ricordo che l'ultima volta il suo racconto durò tre ore e ti addormentasti sul tavolo della
cucina!- Ridacchiò il ragazzo, entrando in macchina al posto di guida.
-Solo perché tua madre mi aveva fatto mangiare troppo ed avevo  bisogno di riposare!-
-Beh, si salvi chi può allora.-
-Oggi che corsi hai?-
-Mm, vediamo. Prime due ore di letteratura, terza di matematica e le ultime due ore di chitarra.- Spiegò
En, mettendo in moto l'auto e dirigendosi verso l'istituto scolastico.
Quando sentì la parola "chitarra" fuoriuscire dalle labbra del suo migliore amico, Aria perse un battito.
Aveva quasi dimenticato del fatto che Brian ed il suo migliore amico frequentavano lo stesso corso praticamente tutti
i giorni dato che avevano la stessa età ed avevano scelto entrambi lo stesso strumento.
Non si sopportavano per nulla o, per qualche strano motivo, era sempre En a dirne di tutti i colori su Gates.
Brian era sempre diffidente con tutti quindi lo trattava semplicemente con indifferenza.
Ma En lo odiava da sempre. Lo considerava un tipo tutto fumo e niente arrosto.
Uno di quei tipi troppo montati e che si credevano Dio solo perché le donne e la fama di certo non 
gli mancavano.
-E tu?- Domandò poi En ad Aria che si era fermata a fissare il finestrino dell'auto.
La ragazza non sentì neanche la domanda di En perché si era soffermata a pensare a quanto avrebbe
voluto cancellare i suoi pensieri in quell'istante.
A quanto avrebbe voluto non pensare a Brian.
E a quanto avrebbe voluto vedere i suoi occhi smettere improvvisamente di brillare ogni volta
che il suo pensiero era rivolto a quell'uomo di ghiaccio.
-Aria?- 
-Oh...sì, En?-
-Non starai pensando ancora a quel pezzo di merda, vero?-
-Cosa? Ma figurati. Per me il capitolo "Brian Haner" è ufficialmente chiuso.- Mentì Aria, tenendosi
lo stomaco tra le mani.
-Te ne stai convincendo?-
-Cosa te lo fa pensare?-
-Hai ancora gli occhi lucidi, Aria.-
Aria si sentì morire.
Il suo stomaco aveva ricominciato a fare i capricci.
La sua mente non collegava più nulla se non l'accaduto del giorno precedente.
-Ho gli occhi lucidi perché ho ancora sonno. Cosa credi, vorrei tornare nel mio bel lettino
e ricominciare a poltrire!- Cercò di sviare la situazione Aria, sembrando allegra seppur dentro avesse
delle macerie che non riusciva più a cacciare via.
-Quindi...hai sonno e nient'altro, piccola?- 
La ragazza abbassò lo sguardo, sentendosi quasi in colpa per aver mentito al suo migliore amico.
Non aveva mai detto una sola bugia a quel ragazzo ma...voleva solo che la smettesse di preoccuparsi
per lei.
Aria poteva farcela.
Aria sapeva di poter superare tutto quello che le era accaduto.
Dopotutto...non poteva neanche dire di averci mai parlato con quel Synyster Gates.
Lei era un'essere umano. 
Lui era uno di quei mostri da cui cercava di scappare da piccola.
Doveva scappare finché ne era in tempo.
Se era ancora in tempo.























***






















Aria ed En entrarono dalla porta d'ingresso della Music Accademy e si diressero verso i propri
armadietti per prendere i libri delle lezioni del giorno.
Quando la ragazza attraversò il corridoio, però, tutti gli studenti la osservavano dalla
testa ai piedi soffocando in delle risate divertite.
La giovane poteva sentire i discorsi di alcuni dei suoi coetanei mentre cercavano di parlarle alle spalle
dicendo sempre le stesse cose.
"Guarda, è la ragazza che è stata rifiutata da Haner del quinto anno!" Disse una vocina stridula 
mentre la giovane cercava semplicemente di far finta di non sentire.
Quella scuola era diventata l'angolo dei pettegolezzi.
Ma la cosa peggiore era sapere che tutti stavano parlando di lei.
"Ma dai, come avrebbe potuto uno come Brian Haner, accettare anche solo un cioccolatino
da quella zingara!"

Aria continuava a sentire quelle voci riempirle la testa per poi farla annullare dinanzi
agli occhi di tutti.
Lei camminava con disinvoltura per i corridoi in compagnia di En che avrebbe quasi voluto
spaccare la faccia a tutti, ma, se ne restava in silenzio per non complicare la situazione.
Per la ragazza era già difficile sopportare tutte quelle parole sparate con cattiveria, di continuo.
Perché nessuno provava anche solo ad immaginare come si sentisse lei dentro.
Le persone sapevano solo criticare.
Criticarla perché non si vestiva come tutte le ragazze della sua età ma preferiva sentirsi a proprio
agio con quei vestiti che aveva da sempre non avevendo chissà quanti soldi per potersene permettere
altri.
Certo, ogni tanto pensava che le sarebbe piaciuto sembrare più elegante e chic del solito ma lei
era quella che tutti vedevano.
Una ragazza umile che si accontentava di quello che aveva.
Non era una figlia di papà ed era felice di essere cresciuta con dei valori che le altre studentesse
non si sognavano neanche di avere.
En adorava la sua amica per questo.
Era così...diversa.
Non aveva vergogna di mostrarsi per quella che era. Lei era lei, punto.
"Poverina, scommetto che piange giorno e notte mentre Brian pensa solo a fare qualche
gara con i suoi amici su chi si scopa più ragazze in una sola sera."

Le voci continuavano e lei stava quasi rischiando di scoppiare.
Non sarebbe riuscita a sopportare più di quanto era destinata quel giorno.
"Ho sentito che Michelle Dibenedetto vuole riprovarci con Brian. Tu non ne sai niente?"
"Sì, ho sentito anch'io una cosa del genere. Poverina quella Aria, mi fa un po' pena."
"Già. Non deve essere facile rassegnarsi al fatto di non essere abbastanza eleganti e affascinanti
come Michelle!"

-Piccola, tutto bene?- Le domandò En, preoccupato.
-Davvero Michelle Dibenedetto vuole ritornare con Brian?-
-Sono solo voci di corridoio. Potrebbe essere...ma ho sentito che sono solo scopamici.-
Aria annuì alle parole di En, cercando di tranquillizzarsi.
Sapeva che Michelle era da sempre stata solo un passatempo per Gates.
In realtà lo sapevano tutti, persino lei.
Avevano una relazione basata solo sul sesso, niente di serio insomma.
Michelle Dibenedetto frequentava il corso di canto insieme alla sua sorella gemella ed era anche
lei all'ultimo anno.
Era una ragazza acclamata da tutti, disponibile e a dir poco affascinante.
Aveva dei lunghi capelli biondi che le arrivavano al fondoschiena, due occhi a forma di mandorla
di un colore misto tra il marroncino e il verde e per completare il tutto, era magrissima.
Aveva un fisico da modella.
Dovunque passava, tutti si fermavano ad osservare sia lei che sua sorella.
Le gemelle Dibenedetto erano delle vere e proprie icone di stile, ma, anche loro sembravano essere
delle tipe molto diffidenti.
"Che roba, guardala, secondo me non vede l'ora di tornarsene  a casa e scoppiare in lacrime!"
"Ehi, come ci si sente nel sentirsi rifiutati?"

Altre risate urtarono il sistema nervoso della povera ragazza che stava solo cercando di arrivare
a fine giornata.
Quando arrivò alla fine del corridoio insieme ad En, perse improvvisamente un battito.
Nello stesso momento in cui si fermò nel bel mezzo del corridoio, Brian ed i suoi migliori amici stavano
varcando la soglia della Music Accademy.
Matt stava scompigliando i capelli a Brian che sorrise di scatto, illuminando quell'istituto
come se prima fosse stato rinchiuso nel buio.
Gli altri parlavano allegramente tra di loro con le loro camminate da duri e con le mani affondate
nelle tasche dei propri jeans.
Brian al centro di tutti loro aveva appena smesso di sorridere e stava attraversando il corridoio con 
i suoi soliti modi di fare fin troppo egocentrici.
Tutte le studentesse si fermarono a guardare quei cinque manco se fossero dei modelli o dei divi di Hollywood.
Tutta quella luce che emanavano quei ragazzi danzava nella testa di Aria, facendola rabbrividire in un solo istante.
Le ciglia di ghiaccio di Brian continuavano a muoversi a comando delle sue palpebre che sembravano rilassate
mentre si guardava intorno.
Aria si sentiva come se il cielo le stesse cadendo sulla testa.
Come poteva una persona così buia far splendere gli occhi di tutti?
La giovane se lo stava già chiedendo da un po'.
Stava così bene nei suoi jeans stretti mentre utilizzava le sue dita tatuate per prendere
una sigaretta dal pacchetto di Marlboro che aveva appena tirato fuori dal suo giubbino in pelle nero.
Aveva la mascella contratta ed uno sguardo così serio e tenebroso da far sciogliere chiunque
tranne che sé stesso.
Se esisteva il Diavolo...beh, allora doveva essere quel ragazzo.
Veleno per chiunque lo guardasse e disorientamento per chiunque provasse a leggergli dentro attraverso
quegli occhi color nocciola tanto belli quanto dannati.
Quel ragazzo era il gelo.
Era la neve.
Era la pioggia dopo la tempesta, una montagna tra il cielo e la terra, 
un numero tra il meno e l'infinito, una barretta di cioccolata intera
da una lasciata per metà.
Era tutto e niente e niente e tutto.
Come poteva un mostro del genere distruggere il mondo di milioni e milioni di persone?
Il suo cuore sembrava essere quasi indistruttibile ed addirittura leggendario.
Se lo possedeva realmente...un cuore.
Era il classico ragazzo a cui piaceva divertirsi e basta.
A cui piacevano le belle donne, le avventure, la sua giovinezza, le sue sigarette e l'alcool.
Dopo tutte quelle cose...non c'era spazio per nient'altro nella sua vita.
Aria stava cercando di urlargli contro con gli occhi tutto quello che stava provando, ma, lui non riusciva a sentirla.
Era diventata un pezzo di marmo mentre restava immobilizzata con un cappuccio sopra alla testa,
osservandolo e guardandolo ancora.
Le si riempirono presto gli occhi di lacrime e quando Brian e i ragazzi attraversarono definitivamente
il corridoio...qualcosa la fece sussultare.
Gli occhi di Brian si erano fermati per un secondo più veloce della luce su di lei facendola strozzare
con i suoi stessi respiri.
Brian non l'aveva mai guardata.
Aveva sempre pensato che non esistesse ma, quella mattina, le rivolse uno sguardo.
Uno sguardo profondamente serio che ruppe tutte le corde che permettevano al cuore di Aria di restare
al proprio posto.
Dopo quello sguardo rivolto alla ragazza, il ragazzo seguì i suoi amici verso gli armadietti.
-Dai, andiamo via da qui.- Le sussurrò En, spingendo la sua migliore amica via con sé.
Aria non riuscì a sciogliere la presa del ragazzo dalle sue spalle ma pensò bene di voltarsi indietro.
Brian era girato di spalle ed era ormai troppo lontano.
L'aveva guardata...come nessuno aveva mai fatto prima di quel momento.
























***

















Durante la pausa pranzo, Aria fu una delle poche studentesse
a restarsene per conto proprio.
Uscì dall'aula di biologia più tardi del solito per finire di riassumere
alcuni argomenti e, ritrovatasi nei corridoi scolastici, vide una ragazza scappare
via dal bagno con le lacrime che le rigavano il volto.
Era una ragazza alta dai capelli rossi e gli occhi azzurri. 
Aria la osservò mentre cercava di rifugiarsi nel bagno delle ragazze e, dato che doveva
occuparsi di lavarsi le mani prima di raggiungere la sala mensa, pensò bene di seguirla.
Dopo che la rossa entrò nel bagno, Aria restò per alcuni minuti dinanzi alla porta della stanza
lasciando dondolare i suoi piedi sul pavimento.
Continuava a chiedersi che cosa fosse accaduto a quella ragazza perché si era sentita anche lei
in quel modo solo il giorno precedente.
E lei conosceva bene quella ragazza. Quella era Marion! 
Una delle poche persone con cui riuscì a fare amicizia il primo giorno di scuola dell'anno precedente.
Da allora si vedevano di rado dato che frequentavano corsi diversi ma, c'era da dire che quando si rincontravano dopo le lezioni,
si raccontavano sempre delle proprie esperienze e si sentivano più unite del solito.
A Marion affascinava molto Brian ma non lo aveva mai pensato in quel senso.
Ed in quell'istante Aria sentiva puzza di bruciato e sapeva bene che cosa aspettarsi.
Quello che accadeva spesso alla Music Accademy, soprattutto alle ragazze, era sempre e solo
colpa di un certo ragazzo dagli occhi color nocciola.
Con l'ansia a mille, Aria aprì la porta del bagno femminile e si fece coraggio, entrandovi.
Si avvicinò con disinvoltura al lavello e si lavò le mani mentre Marion continuava a singhiozzare
in un angolino della stanza.
Una volta che la rossa si decise ad uscire dallo stanzino del bagno, Aria si asciugò con velocità
le mani e le andò incontro con preoccupazione.
-Marion!- Esclamò la ragazza, vedendo la sua amica piangere e singhiozzare ancora.
-Aria...- Sussurrò debole la rossa, stringendosi alla sua amica.
-Perché piangi? Che cosa ti è successo?- Le domandò Aria, più preoccupata che mai.
-Nulla...davvero.- Rispose Marion con debolezza.
-Ti prego, Marion! Non posso vederti in questo stato!-
-Ha a che fare con...Brian Haner.-
Aria si provocò all'istante un colpo al cuore.
Solo sentire quel nome le faceva del male.
-Che cosa ti ha fatto?!- 
-Mi ha...-
-Cosa? Marion, devi dirmelo!-
-Mi odierai.-
-Parla, cazzo!-
-Mi aveva chiesto di vederci in giardino. Mi aveva sorriso e...mi aveva confusa. Pensavo
che fosse interessato a me ma...mi ha solo illusa.-
-Illusa, dici?-
-Continuava ad adularmi negli ultimi giorni ed era così strano che non mi sembrava vero. Non ti avrei mai
fatta del male ma volevo almeno sapere che cosa voleva da me così, spinta dalla curiosità, sono giunta
in giardino e lui...ha continuato a sorridermi e...-
-E...cosa?-
Aria stava ricominciando a sudare freddo.
-Mi ha baciata.-
Gli occhi della mora diventarono quasi due fuochi.
Avrebbe voluto prendere a schiaffi Marion e gettare Brian da un dirupo ma, non poteva lasciarsi
prendere dal panico in quel momento.
-Ti ha baciata?!-
-Sì ma...non lo ha fatto perché lo voleva per davvero...si è preso gioco di me. Dopo il bacio mi ha sorriso
con soddisfazione. Sono solo stata una delle tante a cadere nella sua trappola. Lui voleva solo aggiungermi
alla sua collezione.-

Aria strinse ancora di più Marion tra le sue braccia, dandole conforto.
Sapeva che la sua amica si sentiva molto presa da quel ragazzo e la comprendeva sebbene avesse preferito
non sapere nulla di quel bacio.
Ma Marion era solo stata ingenua da credere che a uno come Brian poteva davvero interessare una come lei.
Lui stava solo giocando.
Si stava divertendo e lo aveva fatto ben sapendo che la situazione con Marion sarebbe giunta subito alle orecchie
di Aria.
Lui provocava.
Lui campava sul male degli altri.
Lui...aveva esagerato.
Era sempre la stessa storia, con quelli come Gates.
Lui si divertiva baciando le ragazze per poi farle piangere.
Ed Aria aveva superato il limite della tranquillità.
In quell'istante, un coraggio immenso le attraversò le viscere, facendola sentire più decisa
e forte del solito.
-Lascia fare a me adesso.-
-Aria...mi dispiace...-
-Di cosa?-
-Dopo tutto quello che era accaduto...io mi sono lasciata abbindolare dall'uomo di cui sei innamorata.-
-Non devi fartene una colpa, Marion. Non sei stata di certo la prima a cadere in questa situazione...-
-Scusami ancora.-
Aria annuì alle parole di Marion per poi sciogliere l'abbraccio e dirigersi verso la sala mensa.
A passo spedito e deciso, la ragazza giunse in sala mensa con il fumo che le usciva dalle orecchie.
Quello era decisamente troppo ed Aria non poteva più sopportare tutte quelle situazioni.
Era accaduto tutto così in fretta che neanche lei stessa riuscì a capire cosa aveva dentro in quel momento.
Si era solo sentita colpire ed aveva reagito come meglio credeva.
La rabbia continuava a ribbollirle nel sangue mentre non riusciva più a calmarsi o almeno
ragionare.
Tutto quello che desiderava era solo combattere.
-Ehi Aria, ti stavo aspett...- En non riuscì a finire la sua frase che la ragazza si precipitò con velocità
al tavolo degli Avenged Sevenfold senza troppi complimenti.
Tutti gli studenti si erano fermati a guardarla con stupore.
-Brian Haner, dobbiamo parlare.- Disse Aria con un tono di voce abbastanza alto.
Quelle parole fecero strozzare Jimmy con l'acqua che stava bevendo dalla sua bottiglia e sbarrare
gli occhi di tutti i presenti che non sapevano cosa aspettarsi.
-Ci vuole fegato per venire qui e sfidare in questo modo uno di noi, ragazza.- Ribatté poi Zacky,
rivolgendosi ad Aria.
-Sta zitto e pensa a mangiare tu!- Urlò Aria contro Vee, ammutolendolo.
Gli studenti rimasero con il fiato sospeso per tutto il tempo mentre, come al solito, Brian continua a restare
seduto sulla sua sedia dando le spalle alla ragazza.
-Ehi dolcezza, bada a come parli!- Esclamò poi Johnny, inarcando un sopracciglio.
-Io non bado ad un cazzo. Allora Gates, mi stai a sentire?- Continuò Aria, rivolgendosi
quella volta a Brian che rimase nella stessa posizione senza smuoversi o guardare la ragazza
negli occhi.
-Gira quella cazzo di faccia di merda che hai prima che non te la spacchi qui dinanzi a tutti!- Minacciò
ancora Aria con le lacrime che continuavano a pungerle negli occhi.
Fu in quel momento che capii in che grosso guaio si era cacciata.
-Adesso basta ragazzin...- Jimmy non finì neanche di parlare che Brian lo bloccò all'istante.
-No.- Sbottò improvvisamente Haner, socchiudendo gli occhi per poi alzarsi con lentezza dalla sedia e voltarsi
verso Aria con freddezza.
La guardava come se avesse voluto prenderla a schiaffi.
Brian si avvicinò a lei e quando la ragazza si rese conto di quanto lui fosse alto, quasi stava
pensando di indietreggiare.
Il ragazzo tatuato mantenne la sua testa alta sfidando la ragazza con arroganza e facendosi avanti con onore.
-Coraggio mocciosa, spaccami la faccia.-




































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve bella gente, come state?
Io sto bene!
Sì, sto bene perché mi fa piacere che in tanti avete già iniziato a seguire questa ff!
Allora, che cosa ve ne pare del nuovo capitolo?
Siete curiosi vero di sapere che cosa andrà nel prossimo capitolo? O forse non ve ne frega
minimamente ma okay...
A parte ciò, volevo ringraziare tutti coloro che hanno già messo la ff tra le loro storie
preferite e anche a tutti coloro che hanno anche recensito il capitolo precedente!
Grazie di cuore, siete l'ammmore.
Ma adesso ditemi un po'...che cosa ve ne pare di questo secondo capitolo? Vi avverto già
che di colpi di scena ce ne saranno a miriade quindi preparatevi psicologicamente
perché non potete neanche immaginare cos'ho in questa mia testolina!
Sto partorendo certe idee che mi vorrete morta e viva nello stesso tempo!
Ma bando alle ciance e ciance alle bande...fatemi sapere cosa ne pensate di questa nuova
ff! Scrivetemi su Twitter, sapete quanto mi fa piacere leggere i vostri tweet sulla storia!
E sì, parlatemi delle vostre considerazioni!
Vi prometto che questo...è solo l'inizio! Ne vedrete delle belle...*risata malefica*
Quindi...io ringrazio tutti voi per il vostro supporto e...se volete un mio aggiornamento
fatemi capire che vi importa qualcosa di questa nuova storia!
UN MEGAGIGA ABBRACCIONE DALLA VOSTRA GATES ABBRACCIA ALBERI!
Vi amo, dovevate saperlo.














-SynysterIsTheWay.







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Capitolo 3
*** 3. Too cold to touch. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

3° Too cold to touch.









 
"Vorrei odiarti. Ci provo, ad odiarti. Sarebbe tutto più facile, se ti odiassi. 
A volte penso di odiarti con tutto me stesso, poi ti vedo e... mi scoppia il cuore".
(Shadowhunters)







L'aria in quella sala stava iniziando a diventare sempre più pesante.
Gli studenti erano rimasti pietrificati nell'osservare quella scena che avrebbe
dovuto farli spaventare un bel po'.
Nessuno aveva mai osato ribellarsi ad uno come Brian.
Almeno, fino a quel giorno.
Quel giorno in cui Aria decise di mettere da parte un po' d'amore per 
preoccuparsi di chi era realmente l'uomo che amava.
Come poteva amare un mostro simile?
Come poteva amare un uomo di ghiaccio?
Un uomo senza cuore?
Aria stava cercando di indietreggiare dinanzi a tanta bellezza, ma, decise
comunque di lasciarsi prendere da ciò che più la lacerava dentro.
Sarebbe finita male per lei e lo sapevano tutti ma...ne valeva la pena
provarci.
Quegli occhi color nocciola diventarono più scuri del solito mentre quelli
di Aria avrebbero rischiato di cedere da un momento all'altro.
Ma lei doveva essere forte.
Doveva trovare il coraggio di affrontarlo seppur quello sguardo avrebbe tanto
voluto farla ritornare indietro, sui suoi passi.
Gli occhi di Brian continuavano a sfidarla e a guardarla con freddezza come se si stessero
tramutando in pezzi di ghiaccio.
Aria non si prese neanche il tempo di respirare che iniziò ad urlare sotto gli occhi di tutti.
Gli studenti rimasero stupiti dalla reazione della giovane a tal punto di credere che fosse impazzita.
-Sei un pezzo di merda, Brian! Pensi davvero che siamo tutti come te? Pensi davvero che le persone
possano essere prese in giro di continuo e derise dai tuoi atteggiamenti da arrogante?! Cazzo,
adesso basta! Chi ti credi di essere? Non sei nessuno in questa scuola, Synyster Gates! Prima o poi
quest'anno finirà. Tu ti diplomerai e cosa potrai dire di aver fatto di buono nella tua vita?! Pensi che 
essere un bravo musicista basti? Cazzo, no!-
Urlò Aria con rabbia contro il ragazzo che rimase immobile
a fissarla per tutto il tempo.
-Sarò anche stata una debole con te ed è vero ma...pensavo che fossi una persona migliore! Ed invece
sei proprio quello di cui parlano tutti. Una merda. Un mostro...un ragazzo che gioca con i sentimenti
degli altri. Ma che cosa ne ricavi tu in tutto questo? Solo altra merda! Ti credi così in alto quando
in realtà dovresti solo capire che la fama non è tutto nella vita! E di donne? Oh sì, cazzo, Gates. Puoi averne
quante ne vuoi e questo è vero ma...sai cosa? Io non cadrò mai più in ciò che sei. Meglio stare lontano
dalle persone senza cuore come te!-
Sgridò ancora Aria, sfogandosi per bene.
Tutto l'amore che provava per quel ragazzo...stava ricominciando a venirle in mente nel momento
sbagliato.
Doveva placarlo.
Doveva continuare.
-E la vuoi sapere un'altra cosa ancora? Preferirei essere morta che stare con un pezzo di ghiaccio come te! Cazzo, smettila
di prendertela con chi è debole sentendoti sempre più forte degli altri! Giochi con le debolezze delle persone
ed illudi ragazze che piangono disperatamente quando si sentono prese in giro da uno come te! Certo...le fai sentire
al settimo cielo per un po'...dedichi loro un sacco di sguardi ed attenzioni che in realtà non ti appartengono e poi...
le fai del male giocando con i loro dolori interiori. Ma che razza di persona sei?!-

Aria si prese del tempo per respirare mentre Brian decise di non degnarla neanche di una risposta.
Restò in silenzio, mentre, i suoi migliori amici aspettavano solo una sua reazione.
-E' giusto che tutti sappiano che razza di persona sei in realtà! Sei solo un presuntuoso che campa sui
dolori degli altri! Dovresti vergognarti per quello che sei! Fossi stata io nei panni dei tuoi genitori non ci avrei pensato
due volte ad abbandonarti come un cane! Perché è questo che meritano le persone di merda come te! Di essere abbandonati
da tutti e da tutto perché sei solo una persona incapace di mostrare anche solo il minimo di rispetto per gli altri.
Ma scendi dal piedistallo, Synyster Gates. Hai ragione, questo è il tuo regno ed io sono solo stata una delle tante
vittime...ma quando dovrai andartene da qui non resterai nient'altro che un uomo di ghiaccio.-

La giovane quasi sussurrò le ultime parole, sentendosi libera da tutti i pensieri che continuavano
ad ucciderle la mente.
Un ultimo sguardo e via.
La mora scappò dalla mensa con soddisfazione, seguita poi da En che si occupò di stringerla forte a sé.
La ragazza sapeva che non sarebbe cambiato niente. Che tutti gli studenti avrebbero continuato ad idolatrare
Brian come sempre ma, lei almeno, era stata vera.
-Ben fatto, piccola.- Le sussurrò En, fiero di lei.
Ma Aria non era del tutto fiera di ciò che aveva fatto.
Lei non poteva disfarsi dei suoi sentimenti così come non poteva far finta di amare una persona
meravigliosa.
Quanto le faceva male quella situazione, solo lei lo sapeva.
-Ehi, Aria, giusto?- 
Aria si voltò di scatto, osservando la piccola e minuta ragazza che le si parò dinanzi agli occhi.
Una bellissima ragazza dai capelli corti e biondi con degli occhi grandi e verdi.
-Sì...- Rispose la ragazza, imbarazzata.
-I miei più sinceri complimenti. Sei stata coraggiosa.-
-Oh...beh...grazie...-
-Figurati. Alla prossima.- 
La bionda regalò un ultimo sorriso ad Aria per poi dirigersi verso l'aula di canto.
-Era proprio lei, En?- Domandò la giovane al suo migliore amico, mantenendo gli occhi sbarrati.
-Sì. Era lei.- Annuì En, sorridendo.
Era proprio Valary Dibenedetto.



























***
















Quella mattina, però, le sorprese non sembravano essere finite per Aria.
Aveva paura di essere arrivata in ritardo per la lezione di chitarra e quando varcò
la soglia dell'aula, aveva già il fiatone.
Vide i suoi compagni di classe scherzare e parlare tra di loro mentre alla cattedra
non vi era ancora nessuno.
Il professor Drew non era ancora entrato in classe e la situazione le sembrò piuttosto
strana dato che quell'uomo era sempre puntuale a qualsiasi lezione.
Aria tirò un sospiro di sollievo e, togliendosi lo zaino dalle spalle, si diresse
verso il suo banco in fondo all'aula.
La giovane si sedette con disinvoltura per poi prendere tra le mani la sua chitarra
per iniziare ad accordarla.
-Ehi Aria!- Esclamò una ragazza dai capelli corti e dorati.
-Cindy...- Salutò Aria con tranquillità.
-Oggi il professor Drew non ci sarà. Ho sentito che ha mangiato qualcosa di avariato la scorsa
notte e non si è sentito bene. E' ancora in ospedale!- 
-Oh mio Dio, stai scherzando spero!-
-A quanto pare no. Ormai ne parla tutta la scuola.-
-Mi dispiace tanto per il professore...sai chi lo sostituirà?-
-No, purtroppo. Ma ehi, è solo una cosa temporanea. Domani dovrebbe già tornare.-
-Oh, menomale!- Disse Aria, mettendosi una mano sul petto.
Lei adorava il professor Drew. 
Era uno di quei pochi professori che amavano seriamente il loro lavoro e che mettevano cuore e passione
in tutto quello che facevano.
Quell'uomo era da sempre una grande ispirazione per chiunque volesse diventare un vero e proprio
chitarrista.
Aria non aveva ancora aspirato a tanto ma sapeva che l'anno successivo avrebbe dovuto scegliere
il suo strumento e proseguire gli studi in base ad esso.
-Buongiorno a tutti, ragazzi. Prendete i vostri posti, prego, stiamo per iniziare la lezione.- 
Una voce del tutto familiare fece vibrare il cuore di Aria.
La ragazza alzò la testa dal banco ed incrociò degli occhi che avrebbe solo voluto sopprimere
o semplicemente dimenticare.
-Eh?!- Urlarono tutti gli studenti, in coro, sbarrando gli occhi sorpresi.
Aria stava persino facendo fatica a realizzare ciò che stava accadendo. Così tanto,
che strizzò gli occhi più volte mentre stava per andare in iperventilazione.
Improvvisamente, una ventata di aria calda le accarezzò il volto mentre aveva dinanzi a sé
la figura del ragazzo che avrebbe voluto amare ed uccidere.
-Scusa, Haner, ma che cosa ci fai tu qui?- Gli domandò una ragazza quasi seminuda che continuava
ad arrotolare una ciocca di capelli di un biondo ramato al suo dito.
-Professor Haner.- La corresse Brian, mostrando uno dei suoi soliti sorrisini maliziosi
che fece sciogliere tutte le studentesse presenti in aula.
-Oh, sì, giusto. Mi scusi.- Arrossì la ragazza, prosperosa, guardandolo come se avesse voluto
mangiarselo con gli occhi.
-Comunque sia, il professor Drew ha avuto un piccolo inconveniente ieri e quindi...dato che sono da sempre
stato uno dei suoi allievi più bravi, mi ha chiesto di fargli da supplente solo per oggi.-
Tutte le studentesse iniziarono a guardare Brian senza smetterla di ammiccargli o semplicemente
avvampare.
Aria avrebbe voluto sprofondare nello stesso momento in cui aveva capito che il destino
le stava facendo proprio dei brutti scherzi.
-Per il resto...credo che siano inutili le presentazioni dato che qui mi conoscono tutti
per la mia fama da chitarrista.- Vaneggiò il ragazzo, sedendosi sulla cattedra come un ragazzino e
sfoggiando i suoi sorrisi ovunque.
-Ha proprio ragione, professor Haner.- Continuò poi una ragazza che lo stava guardando con gli
occhi a forma di cuore.
Aria quasi fece testa e banco di sua spontanea volontà nel vedere tutte quelle ragazze osservarlo
con tanta devozione.
Tutte non facevano altro che guardare quel ragazzo come se fosse Dio e sorridergli con malizia
quasi quanto faceva lui stesso.
-Mio Dio, che gli farei!- Esclamò una giovane a bassa voce senza rendersi conto di essersi fatta sentire
dalla giovane che avrebbe voluto prenderla a capelli.
Quella era proprio una giornata storta.
-Allora...come ve la cavate con questo strumento?- Domandò Brian agli alunni, impugnando la sua chitarra
elettrica.
-Prof, perché non ci suona lei qualcosa?- Propose una delle solite ragazze prosperose.
-Oh, sì prof! Ci mostri cosa sa fare!- Continuò un'altra ragazzina mentre Aria stava solo cercando
di far finta di nulla.
In cuor suo, sapeva che quell'aula stava rischiando di diventare il suo inferno personale.
Stava morendo dentro mentre cercava di nascondere le sue emozioni il più possibile.
Aveva stretto le mani in pugni, stringendo anche i denti per evitare di sbottare lì davanti
a tutti.
Doveva controllarsi.
-Beh, se proprio insistete.- Mormorò Haner, iniziando a suonare la sua chitarra elettrica
con naturalezza.
A quel punto, tutti fissarono il ragazzo con stupore.
Suonava soavemente e quelle dita si muovevano sullo strumento con una velocità assurda.
Gli occhi di Aria quasi facevano fatica a seguire tutti i suoi movimenti sulle corde.
Un assolo di chitarra bastò per calmare l'animo della giovane che stava per andare in frantumi.
Quella musica. 
Quel suono...riuscì subito a farla rilassare e a farla stranamente sorridere.
Proprio così, Aria stava sorridendo.
Avrebbe voluto sopprimere ciò che sentiva ma in quell'istante capì che proprio non poteva.
Quella musica le era entrata dentro quasi quanto quel ragazzo.
Era rimasta di nuovo scioccata dalle doti di Brian proprio come quando lo vide per la prima volta.
Lei era finita con l'innamorarsi di lui e della sua musica.
Non aveva più via di scampo.
-Bravo, bravissimo!- Urlarono tutti in coro, strillando ed applaudendo al ragazzo che si inchinò
dinanzi a tutti con soddisfazione.
-Grazie, grazie.- Rispose Haner, riponendo poi la sua chitarra nell'apposita custodia per poi
rivolgere uno sguardo ad Aria che quasi sussultò.
La ragazza arrossì di colpo senza neanche volerlo ed un suo compagno di classe se ne era 
anche accorto.
-Guardate Aria! E' diventata tutta rossa!- La prese in giro Patrick, un ragazzo della squadra di football
della scuola, indicandola.
A quelle parole, tutti scoppiarono a ridere, compreso Brian che la stava prendendo in giro con gli occhi.
-Fatti i cazzi tuoi, Patrick!- Ribatté Aria, arrossendo sempre di più.
-Oh, guardatela! Adesso si mette a piangere!- Continuò Patrick, prendendosi gioco della ragazza
che si alzò di scatto dal banco con frustrazione.
Aria stava ben pensando di uscire dall'aula come se niente fosse, ma, Brian le prese
un polso costringendola a fermarsi.
-Dove vai senza il mio permesso?- Le domandò Haner, costringendola a voltarsi verso di lui.
-Lontano da qualsiasi cosa la riguardi, professor Haner.- Ribatté Aria con rigidità mentre Brian decise
di lasciarle il polso.
La mora uscì con tranquillità dall'aula e corse in bagno per lavarsi un po' la faccia.
Aveva notato i suoi occhi lucidi e si era odiata fino alla morte.
Doveva smetterla di provare tali sentimenti per uno stronzo come Brian.
Doveva smetterla e basta.
Furiosa contro sé stessa, lasciò scivolare la sua schiena sulla parete per poi ritrovarsi seduta
sul pavimento.
Aveva posizionato le sue gambe contro il petto e stava sorridendo.
L'uomo di ghiaccio aveva sempre quella strana tendenza nel farla sorridere.




























***























Il giorno seguente, Aria si alzò dal letto con delle occhiaie che quasi
erano riuscite a spaventarla.
Non aveva dormito per tutta la notte perché non faceva altro che pensare
a quel ragazzo che le aveva rubato persino il sonno.
Nella sua testa funzionava in tutt'altro modo.
La fantasia aveva preso il sopravvento sulla realtà ed aveva iniziato a fantasticare
su quel ragazzo come se non ci fosse stato alcun domani.
Non riusciva ancora a spiegarsi del perché era così attratta da lui e dal suo modo
di esprimersi, ma, una cosa la sapeva bene: doveva allontanarsi da lui il prima possibile.
Era stanca di soffire per un amore che non avrebbe fatto altro che distruggerla, così, quella
mattina decise di evitare Brian il più possibile.
Dopo la sua solita doccia mattutina, ritornò nella sua camera ed iniziò a prepararsi
per iniziare una nuova giornata scolastica.
Indossò un paio di leggins, una t-shirt semplice ed una delle sue solite felpone.
Quella mattina, avrebbe indossato la felpa degli Iron Maiden mentre continuava a prepararsi
con una loro canzone di sottofondo.
Fear of the dark, era una delle sue canzoni preferite ed il modo in cui la cantava fece
sembrare che riusciva a sentirsi proprio come la canzone stessa.
Suo padre era un'amante della musica rock/metal e sin da piccola le aveva fatto conoscere
dei gruppi che le avevano cambiato la vita.
Tra tutti, c'erano gli Iron Maiden.
Ogni singola canzone di quella band sembrava parlare di lei e del suo modo di essere.
E proprio come la canzone in sé...lei stava cercando disperatamente la luce.
Mentre canticchiava ancora la canzone, decise di posizionarsi dinanzi allo specchio e 
raccogliere i capelli in una treccia in modo da riuscire facilmente a suonare il pianoforte
senza che potessero metterglisi dinanzi agli occhi ed infastidirla.
La lunga treccia nera le cadde dietro la schiena trattenuta da una piccola molla blu in sintonia
con i suoi leggins.
Dopo aver indossato anche gli anfibi, uscì dalla sua camera e corse in cucina per la colazione.
Sua madre era già a lavoro e lei si doveva semplicemente occupare di mangiare tutto ciò
che le aveva preparato.
Divorò due toast con la marmellata al volo ed uscì di casa con lo zaino sulle spalle.
Il tempo non era dei migliori quel giorno ed in cielo si potevano già notare dei nuvoloni grigi
che stavano solo aspettando di esplodere.
Con velocità, raggiunse la porta di casa di En e suonò al campanello, pensando che il ragazzo
fosse rimasto a poltrire per tutto il tempo.
Tipico di En.
-Buongiorno cara, sei venuta a prendere En?- Le domandò la madre del ragazzo dai lunghi capelli biondi
raccolti in una coda di cavallo e degli oceanici occhi azzurri.
-Buongiorno Guadalupe, sì, sono venuta a prendere En. Non mi dire che è ancora a letto!- Esclamò Aria,
avente un rapporto intimo con la madre di En che l'ha vista praticamente crescere.
La donna di origine argentina, mostrò un mezzo sorriso alla ragazza che inarcò un sopracciglio, confusa.
-Mi dispiace tesoro ma En non si è sentito molto bene questa notte. Gli è salita la febbre alta e non verrà
a scuola.- Spiegò la donna con dolcezza e premura.
-Oh, capisco. Beh, dopo la scuola passerò a salutarlo!- Continuò la ragazza con tristezza.
-Certo Aria, la casa per te è sempre aperta, lo sai.-
-Grazie mille. Buona giornata!-
-Anche a te, tesoro!- 
La donna si chiuse la porta alle spalle ed Aria si era già incamminata ormai verso
l'istituto.
La giovane sospirò per poi fare la lotta contro un qualsiasi sasso che stava calciando di continuo.
Come sarebbe sopravvissuta in quella scuola senza il suo migliore amico?
Avrebbe quasi voluto tornarsene a casa, mettersi a letto e cercare di risposare.
Ciò che non era riuscita a fare la notte stessa.
Ma dopotutto...di cosa avrebbe dovuto avere paura?
Doveva solo cercare di evitare Brian e ci sarebbe riuscita comunque.
Sarebbe stato meglio per lei ritornare a quando lui non la conosceva neanche.
Le cose sarebbero andate diversamente e lei si sarebbe sempre sentita invisibile ai suoi occhi.
Forse, sarebbe stato meglio così.
Arrivata dinanzi alla Music Accademy, si guardò intorno per poi entrare nell'istituto mischiandosi
con altri studenti del suo stesso anno.
Era strano come riuscisse sempre a sentirsi diversa anche nel bel mezzo di una folla immensa.
Fu in quell'istante che qualcuno le mise uno sgambetto e la fece cadere a terra, davanti a tutti.
Aria quasi gemette dal dolore ma, quando alzò lo sguardo, vide quello di alcune ragazze che il giorno
prima pensavano a civettare con il meraviglioso e disgraziato professor Haner.
Le oche giulive si guardarono con complicità e scoppiarono a ridere l'istante successivo, voltandosi
ed incamminandosi verso la propria aula.
La giovane rimase a terra, massaggiandosi la schiena per poi vedere una ragazza raggiungerla con premura.
Era ancora lei, Valary Dibenedetto.
-Ti sei fatta tanto male?- Le domandò la bionda, sorridendole.
-Oh, no, sto bene.- Rispose Aria, alzandosi dal pavimento e pulendosi il leggins
dalla polvere che si era trascinata dietro.
-Non deve essere per nulla facile avere a che fare con i pettegolezzi della gente, vero?- Le domandò
la ragazza bassina e minuta, regalandole un altro sorriso.
Quella ragazza sembrava decisamente diversa da tutte le altre.
-Già...- Sussurrò la mora, abbassando poi lo sguardo verso il pavimento.
-Mm, posso darti un consiglio da amica?- 
-Se proprio insisti...-
-Non arrivare al punto di innamorarti di uno come Brian. E' un bel ragazzo, un virtuoso...ma
è anche una persona che difficilmente vuole essere dimenticato. Credimi, lo conosco meglio delle mie tasche.-
Aria pensò bene che Valary aveva ragione.
Dopotutto...lei era la fidanzata di Matt, uno dei suoi più cari amici.
E pensare che era anche la gemella di Michelle, la sua scopamica preferita.
-Io? Innamorarmi? Figurati. Gli avevo solo dato un pensierino per San Valentino ma lo avevo
fatto perché in effetti...quel ragazzo mi colpì particolarmente per la sua bellezza. Per il suo fascino.
Era più una situazione di...attrazione fisica, hai presente?- Cercò di nascondere i suoi sentimenti Aria,
giustificando l'ingiustificabile.
La verità era che seppur quel ragazzo fosse uno stronzo nato...lei se ne era innamorata perdutamente.
Come aveva fatto ad innamorarsi di quel ragazzo ad un solo sguardo?
Era proprio vero. Era più facile innamorarsi che disinnamorarsi.
Val le aveva sorriso.
Le era bastato osservare gli occhi di Aria brillare come diamanti.
-Condoglianze.- Disse Val, riferendosi ad Aria che la guardò sorpresa.
-Ehi, Val! Andiamo, perché parli con quella lì?!- Michelle Dibenedetto stava per entrare
nell'aula di informatica con i suoi capelli lunghi al vento ed un vestitino casual che metteva
in risalto il suo fisico mozzafiato.
-Arrivo!- Urlò Valary alla gemella, rivolgendosi poi di nuovo ad Aria.
-Beh, ci si becca in giro, Aria...giusto?-
La giovane annuì alle parole di Val per poi salutarla con un cenno di mano.
La bionda raggiunse la sua gemella e Aria realizzò solo in quell'istante ciò che aveva
detto Michelle.
"Perché parli con quella lì?!"
Aria iniziò ad infuriarsi, sentendosi degna di essere chiamata almeno per nome.
Tuttavia, decise di non dare troppo peso alle parole della ragazza e di ringraziare mentalmente
sua sorella.
Valary l'aveva solo avvertita in buona fede e sembrava essere davvero gentile.
Sospirando nuovamente, Aria decise di raggiungere l'aula di matematica per poi passare alla lezione
di pianoforte guidata dalla professoressa Lefebvre.
Dopo la lezione di matematica, la giovane si precipitò verso l'aula musicale per poi sedersi
alla sua solita postazione.
L'aula era ancora vuota e la professoressa doveva ancora arrivare per iniziare la lezione.
Così, iniziò a suonare una delle canzoni che preferiva eseguire al piano.
La canzone "River flows in you" di Yruma riusciva sempre a donarle delle sensazioni che non riusciva
a provare con nessun'altra melodia.
Adorava suonarla perché riusciva a riportarla indietro con gli anni.
A quando da piccola amava addormentarsi sul petto di suo padre ed abbracciarlo senza un vero e proprio
scopo.
A quando si lasciava guidare da ciò che aveva dentro e si sentiva protetta tra le braccia dell'uomo
più importante della sua vita.
Aria fece scivolare le sue dita con leggerezza sul pianoforte sentendosi pienamente
libera di esprimere le sue emozioni.
L'ultima nota della canzone, la accarezzò quasi come se non riuscisse più a continuare.
Nelfrattempo, un ragazzo si era fermato dinanzi alla porta, nascondendosi.
Aveva la schiena contro la parete, una mano affondata nella tasca dei jeans e l'altra che teneva tra le mani
una bottiglia d'acqua. 
Brian chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, si occupò di fissare la bottiglia vuota.
-Siamo davvero così simili io e te?- Sussurrò il ragazzo alla bottiglia, stringendola infine con forza,
quasi come per soffocarla.































***



















Finite le lezioni, Aria fu l'ultima a restare nell'istituto per riporre
i suoi libri nell'armadietto.
Quando lo chiuse digitandone il codice giusto, si voltò e la sua schiena si spiaccicò
d'istinto ad esso.
La ragazza sussultò spaventata nel vedere Brian posizionare una mano sul suo armadietto
ed avvicinare con pericolosità il suo corpo a quello della giovane.
-Br-Brian...- Balbettò Aria, spaventata, nel vedere gli occhi frustati del ragazzo.
-Forse hai ragione tu. Sono solo un pezzo di ghiaccio.- Sorrise con malizia Brian, sfiorando
con il suo naso quello della ragazza.
Aria iniziò a tremare d'istinto, spaventata, senza sapere che cosa stesse pensando 
di farle quel ragazzo che tanto amava quanto temeva.
-Lasciami andare.- Disse la giovane, cercando di liberarsi dalla presa del ragazzo con scarsi
risultati.
Il corpo di Brian teneva fermo quello della ragazza senza lasciarle una via di fuga.
Aria aveva gli occhi lucidi dinanzi a tanta bellezza e a tanta presunzione che avrebbe voluto
restare così per sempre.
Ma sapeva che non poteva.
Sapeva che Brian la stava solo prendendo in giro e non poteva più permetterglielo.
-Volevo solo farti i miei complimenti per il discorso di ieri. Davvero, non mi sarei mai aspettato
delle parole così toccanti da parte tua.-
Continuò il ragazzo, ghignandole in faccia.
Aria deglutì. Sapeva che le sue parole non erano per nulla sincere.
-Tu sei passata per la super eroina della situazione ed io per il cattivo, spregiudicato senza cuore
e uomo di ghiaccio...-

La giovane tremava ancora. Non sapeva cosa fare perché sapeva di essere in trappola.
Respirare la stessa aria di Brian le faceva male al cuore.
-Ma adesso dammi l'opportunità di complimentarmi a modo mio...- Le sussurrò poi il ragazzo
in un orecchio, facendole sbarrare improvvisamente gli occhi.
Nello stesso momento, aveva sentito un rumore adagiarsi di continuo verso le sue orecchie.
Dinanzi ai suoi occhi aveva visto una forbice dare un taglio secco alla sua treccia e quindi
ai suoi dapprima lunghi capelli neri.
Brian le aveva tagliato la treccia ed in quell'istante teneva tra le mani il resto dei capelli ormai
tagliati.
Aria si prese i capelli restanti tra le mani, fissando il ragazzo con le lacrime agli occhi.
-Prova a metterti di nuovo contro di me e ti taglierò via tutto quello che ami.-
Sbottò Gates, sorridendole con presunzione.
Aria era rimasta semplicemente senza parole ed inerme alla situazione.
Avrebbe tanto voluto prenderlo a schiaffi, ma, la paura di peggiorare la situazione e lo schock
l'avevano completamente terrorizzata.
Brian lasciò scivolare a terra la treccia a metà, portandosi via le forbici senza voltarsi.
Il ragazzo se ne andò senza dire una sola parola in più.
In quello stesso istante, Aria frantumò le sue ginocchia al pavimento freddo stringendo ancora
i capelli tra le mani.
Scoppiò a piangere in silenzio tra un attacco di panico ed un attacco d'odio.
Amarlo non sarebbe stato mai abbastanza.































NOTE DELL'AUTRICE.


Buonsalve a tutti lettori!
Ma davvero la vostra Gates ha creato un personaggio così perfido?
EHEHEHEHE.
Lettori miei, non potete immaginare cosa ho in mente per questa ff.
O forse sì.
Ma a parte ciò, che cosa ve ne pare di questo nuovo capitolo?
EHEHEH.
Sì, lo so, sono scema. Ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto particolarmente.
Ho fatto l'impossibile per cercare di descrivere al meglio le scene e spero di esserci
riuscita! Me lo fate sapere, vero?
Quindi...che cosa ne pensate di questa ff? Vi sta piacendo o pensate che sia una vera e propria...
cacca rosa di Arale?
Fatemi sapere anche questo con una recensione o, se volete, mi trovate anche su Twitter
sempre con il nome di @GatesIsTheWay.
In altri casi, mi trovate anche su WATTPAD!
Quindi miei bellissimi lettori...attendo vostre notizie e spero che continuiate a mettere
la ff tra i vostri preferiti!
Grazie a tutti coloro che continuano a recensire e a seguirmi, grazie davvero!
Se volete il prossimo capitolo per capire cosa accadrà tra i nostri due protagonisti...
faatevi sentire!
Un bacione immenso...















-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 4
*** 4. Arrogant boy, love yourself so no one has to. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

4° Arrogent boy, love yourself so no one has to.







 
"In un cuore così freddo non può esserci misericordia".
(Framing Hanley)







Singhiozzò per tutto il tempo mentre tornò a casa con lo stomaco
che continuava a gonfiarsi.
Aria esitò prima di aprire la porta di casa e cercò di asciugarsi le lacrime
con la manica della sua adorata felpa dei Maiden per poi assottigliare gli occhi
arrossati.
Doveva smetterla.
Doveva smetterla di piangere e passare all'azione.
Non poteva lasciarsi uccidere dalle sue debolezze. Doveva combatterle e farsi
coraggio da sola perché sapeva di non poter raccontare niente a nessuno.
Parlarne con En sarebbe stato terribile.
Quel ragazzo sarebbe corso da Brian e lo avrebbe riempito di botte fino a quando
non si sarebbero provocati delle ferite abbastanza gravi da finire entrambi all'ospedale.
E Aria tutto quello non lo voleva.
Voleva solo che le persone che amava stessero bene e non farle preoccupare ulteriormente.
Doveva affrontare lei quel bastardo di nome Brian Haner.
Non aveva scelta se non quella di rovinarlo con le sue stesse mani.
Ma ci sarebbe mai riuscita?
Sarebbe mai riuscita a rovinare chi sentiva di amare?
Afflitta da tutti quei pensieri, Aria si fece coraggio e cercò di sembrare tranquilla.
-Sono a casa...- Disse con più debolezza del solito mentre sua madre apparì nel corridoio
con dei guanti da cucina che le coprivano le mani.
-Oh, sei tornata finalmente...tes-oro.- La donna balbettò quasi l'ultima parola,
osservando i capelli di sua figlia tagliati in un caschetto corto.
Aria aveva deciso di far sembrare il tutto più naturale, sciogliendosi quel po' che ne restava
della sua treccia lasciando i capelli liberi.
Quei capelli che erano diventati un caschetto nero con una frangia che metteva in risalto
la forma dei suoi occhi.
-Ma che cosa hai fatto ai capelli?- Le domandò sua madre, sorpresa.
-Ci ho dato un taglio, mi avevano stancata.- Spiegò Aria abbozzando un mezzo sorriso, del tutto falso.
-Ma tesoro, tu amavi i tuoi bei capelli lunghi...e poi, non mi hai detto niente...- 
-Beh, non credevo fosse necessario dirtelo, è stata una mia scelta e ci ho pensato un bel po'
prima di farlo. Perché, non ti piace?- Continuò la giovane, cercando di sembrare il più calma possibile
dinanzi agli occhi di sua madre.
-Stai benissimo tesoro...sì, insomma, se è stata una tua scelta...va bene così. Sto preparando
qualcosa per stasera, vuoi aiutarmi?-
-Scusami mamma ma...ho tanto da studiare per domani.-
-Oh tranquilla tesoro. Vai in camera e studia.-
-Sì, a dopo mamma.-
-Aria?-
-Sì?- La ragazza si fermò prima di entrare nella sua camera.
-Stai bene? Sembri strana...-
Ad Aria le si contorse lo stomaco nel vedere sua madre dubitare della sua sincerità.
Quanto avrebbe voluto scoppiare in lacrime tra le sue braccia e raccontarle tutta la verità.
Ma non poteva.
Non poteva permettersi una cosa simile.
-E' solo un taglio di capelli, mamma! Quanto la fai lunga! Sto benissimo e a scuola è andata
meravigliosamente bene. A dopo.-
-Aria, aspett...-
La donna si fermò quando sua figlia decise di chiudersi in camera per nascondersi.
Aria si chiuse la porta alle spalle e ricominciò a respirare.
Non sapeva più come sopravvivere a quella situazione mentre, dinanzi agli occhi, aveva costantemente
quelle immagini che non le permettevano di sentirsi meglio.
Continuava a tremare ed era spaventata solo all'idea di ripensare a ciò che le era accaduto
qualche istante prima.
Aveva gli occhi di chi aveva smesso di credere in qualcosa di positivo ma anche di chi comunque
continuava a sperarci.
Brian era il ghiaccio che lei sperava tanto di riuscire a far sciogliere.
Ma forse...quello non era il suo caso.
Brian sarebbe rimasto per sempre un pezzo di ghiaccio.
Lui era fatto così.
E lei doveva solo farsene una ragione.
In quell'istante stava provando ad odiarlo con tutta sé stessa ma non ci riusciva mai del tutto.
Dentro il suo odio c'era sempre un po' d'amore che rendeva più difficile le cose.
Poi si ricordò di En e quasi sobbalzò.
Doveva andarlo a trovare. Lui aveva la febbre e lei aveva detto a sua madre che sarebbe passata
a trovarlo dopo la scuola.
Ma non se la sentiva.
Aveva un nodo in gola che non le permise di muoversi da quella camera, così, decise di chiamarlo.
"Segreteria telefonica di En Ridgby, al momento sono in coma ma, se volete, potete comunque lasciare un messaggio
dopo il segnale acustico!"

-Ehm, ehi, En. Sono io...Aria. Mi dispiace ma quest'oggi non posso passare da te perché ho avuto
dei contrattempi e...nulla, spero che tu ti riprenda presto. Mi mancava la tua compagnia oggi
quindi vedi di rimetterti o mi sentirò costretta a venirti a prendere a suon di padellate! A parte
gli scherzi però, sai...oggi ho deciso di tagliarmi i capelli. Non chiedermene il motivo, volevo
solo farlo e basta. Nulla di importante, ma volevo comunque dirtelo. Tanto, sono sempre io, no?
Ci sentiamo amico mio, guarisci presto.-
Aria riattaccò il cellulare e lo gettò sul letto con sé.
La ragazza fissò il soffitto per ore, come a cercare delle risposte alle sue continue domande.
Non sapeva più cosa fare.
Si sentiva una stupida ma, allo stesso tempo, si sentiva anche tanto innamorata.
Stava cercando una via di uscita a tutto ciò che provava ma, tutto quello che riuscì a fare
fu starsene sul quel letto disfatto e stringersi un cuscino allo stomaco.
Aveva voglia di piangere ma non lo fece.
Quel Brian Haner l'aveva fatta arrivare al punto di non riuscire neanche più a gettare
una sola lacrima.
Pianse all'interno.
Si logorò dentro senza pensarci troppo.
Aveva ancora lo stomaco pieno di quelle farfalle assassine che avrebbero fatto di tutto pur di divorarla.
























***














Il giorno dopo, Aria scivolò giù dal letto, cadendo con il fondoschiena a terra.
La sveglia l'aveva assillata per tutto il tempo e mentre dormiva aveva persino
perso l'orientamento.
Gemette per la brutta caduta e si grattò la testa, osservando il sole riempirle
la camera e gli occhi di luce.
Gli occhi scuri della ragazza iniziarono a lacrimare per quei raggi del sole fin troppo accecanti
mentre, con l'aiuto delle sue braccia, provò a rialzarsi dal pavimento freddo.
Aria rivolse uno sguardo al letto disfatto ma, non avendo abbastanza tempo per aggiustarlo, si limitò
a correre in bagno ed iniziare la solita routine mattutina.
Dopo essersi preparata per bene, diede un bacio a sua madre senza chiederle i soldi per il pranzo
ed uscì di casa con spensieratezza.
Avrebbe affrontato una nuova giornata scolastica e lo avrebbe fatto con tranquillità.
Brian non le avrebbe rovinato un altro giorno di scuola.
No, non lo avrebbe fatto.
Decisa e convinta, Aria si chiuse la porta di casa alle spalle incrociando poi lo sguardo di En
che stava per suonare al campanello di casa della ragazza.
-En! Ma non avevi la febbre?- Domandò la ragazza stupita nel vedere il suo migliore amico
fresco e pimpante di prima mattina.
En era proprio un gran bel ragazzo.
Quella mattina indossava una canotta nera, dei jeans blu ed aveva i ricciolini tutti scompigliati
che gli davano un'aria del tutto selvaggia.
-E questo sarebbe il tuo modo di augurarmi il buon giorno, eh, piccola? Nah, passata. Mi sono
imbottito di medicinali e sono tornato come nuovo!- Esclamò il ragazzo, grattandosi la nuca.
-Saresti dovuto stare un altro giorno a letto per precauzione! E se prendi la ricaduta?- Lo rimproverò
Aria con lo sguardo, pizzicandogli un fianco.
-Ma va! Io sono molto più forte di quello che pensi!- Continuò En, vaneggiando.
-Sì, sì, vabbé. Allora, mi dai un passaggio con la tua super macchina, vero?-
-Con quel catorcio dici? Certo, altrimenti non sarei qui.-
-Bene, allora andiamo!- Aria superò il ragazzo e raggiunse l'auto grigia mentre lui era rimasto
immobile dinanzi alla porta di casa, a fissarla.
Stava sorridendo con lo sguardo perso di un cucciolo che si era quasi sentito abbandonato.
-En? Ma ti sbrighi? Non penso che sia una buona idea far guidare una che sarebbe persino capace
di far bruciare l'acqua!- Disse Aria, sorridendo alle sue stesse parole.
En, di risposta, ricambiò il sorriso con le sue fossette e le si avvicinò.
-Questo taglio ti dona proprio, complimenti.- Le sussurrò il ragazzo, entrando poi in macchina
e mettendola in moto.
La giovane respirò profondamente al complimento del ragazzo ricordandosi di ciò che le era accaduto
solo il giorno prima.
Aveva i denti stretti per evitare di raccontare al suo migliore amico che cosa le era accaduto
in realtà e dirgli chi doveva picchiare.
Così, Aria entrò in macchina con naturalezza, indossando una semplice maschera per evitare
che il suo En le facesse troppe domande.
-Allora, quel Gates ti ha infastidita, ieri? Se non fosse stato per mia madre che si era accorta
della mia febbre da cavallo sarei venuto lo stesso a scuola solo per assicurarmi che stessi bene.- 
Come non detto.
Evidentemente, En era proprio un tipo che si preoccupava per tutto e tutti.
Ma per Aria...beh... lui ci sarebbe sempre stato per lei.
Gli era impossibile non farlo dato che lei era la SUA Aria.
Quella bambina che era cresciuta e stava iniziando a guardarla con occhi diversi.
Quella bambina che prima indossava dei semplici vestitini floreali e che, dinanzi ai suoi occhi,
si spogliava ed indossava una delle magliette delle sue band preferite.
Si era accorto di quanto la sua piccola fosse cresciuta soprattutto quando il secondo giorno
di scuola superiore si affacciò dalla finestra di casa sua e la vide mentre si vestiva.
Le finestre delle loro camere erano così vicine e lui... aveva appena capito che la sua migliore
amica era ormai diventata una donna.
-No...no. Stranamente ieri mi ha lasciata in pace.- Negò Aria, cercando di non guardare En
negli occhi.
Non era capace di mentirgli.
Figuriamoci se sarebbe stata capace di dirgli una bugia guardandolo negli occhi.
-Bene...buon per lui.- Mormorò poi En, guidando e dirigendosi verso la scuola.
-Già.- Rispose Aria di rimando mentre continuava a torturarsi le mani.
Doveva calmarsi o En avrebbe scoperto tutto.
Arrivati finalmente dinanzi all'istituto scolastico, En parcheggiò la sua auto e Aria scese dal veicolo
con velocità, rimettendosi lo zaino in spalla.
Doveva prepararsi ad una nuova giornata infernale ma avrebbe evitato qualsiasi cosa pur
di non farsela rovinare.
Era sicura che Gates si sarebbe trovato presto qualche altro bersaglio da attaccare e che
si sarebbe completamente dimenticato di lei.
Quando En la raggiunse, entrarono insieme nell'istituto con calma e disinvoltura.
Aria aveva paura di ciò che potevano pensare le persone di lei nel vederla con quel caschetto corto, perché,
pensava che tutti sapessero di ciò che le aveva fatto Brian.
Era come se tenesse scritto sulla fronte: "Brian Haner mi ha tagliato i capelli".
Ma quelli erano solo dei complessi personali.
In realtà, nessuno aveva fatto caso a lei.
Dopotutto...la sua popolarità stava emergendo solo per colpa di quel ragazzo che l'aveva rifiutata
il giorno di San Valentino e che continuava a renderla ridicola dinanzi a tutti.
Quel tipo aveva proprio il ghiaccio dentro.
-Allora piccola, in quale aula devo accompagnarti?- Le domandò En con dolcezza.
-Ma non c'è bisogno che mi accompagni, En, davvero.-
-Scherzi? A me non costa niente.-
-Laboratorio di chimica. Odio indossare quei camici bianchi ma oggi mi tocca.- Sbuffò Aria, ricordandosi
di una delle lezioni peggiori che potesse esistere per lei.
Chimica.
Nel laboratorio, c'era sempre così tanto lavoro che ogni volta era un'impresa per lei cercare
di comporre qualcosa di decente.
Il professor Clark la aiutava spesso quando vedeva che era del tutto impedita nell'armeggiare
con alcune sostanze.
-Vedrai che andrà bene!- La incoraggiava il ragazzo, accarezzandole un braccio.
-Deve. Non voglio una brutta valutazione.- Continuò la ragazza, fermandosi poi dinanzi allo spogliatoio
adiacente al laboratorio di chimica.
-Allora, devi cambiarti?-
-Proprio così. Ci vediamo per la pausa pranzo?-
-Aggiudicato. A dopo, piccola.-
-Ciao, En.-
Aria entrò di corsa nello spogliatoio ed indossò con velocità il suo camice senza fare troppe
storie.
Sospirò nel sentirsi finalmente libera con sé stessa.
Perché anche se delle volte lo negava...lei aveva anche bisogno di restare da sola
con i suoi pensieri e sapere come agire alle situazioni.
Dopo aver indossato il camice, Aria uscì dallo spogliatoio ed entrò nel laboratorio di chimica
salutando i suoi compagni.
C'erano proprio tutti all'appello.
-Prego ragazzi, prendete i vostri soliti posti.- Disse il professor Clark entrando nel laboratorio
e posando la sua cartellina sulla cattedra.
La giovane, senza indugio, si avvicinò con velocità alla sua solita postazione che le era stata assegnata sin dal 
primo giorno di scuola.
Da allora, non l'aveva più cambiata.
Dinanzi a sé vi erano delle sostanze chimiche che mischiate tra di loro dovevano avere delle reazioni.
Ogni sostanza aveva degli odori particolari ed un colore totalmente diverso dall'altro.
-Iniziamo con la lezione, ragazzi.- Annunciò il professore, iniziando la sua teoria su tutte le sostanze
chimiche adottate dagli studenti.
Dopo quindici minuti di teoria, gli alunni iniziarono ben presto ad adoperare con la pratica.
Aria prese tra le mani una sostanza rossa che doveva combinare con una sostanza verde.
Una volta effettuato questo passaggio, si occupò di osservare che i suoi compagni stessero facendo
lo stesso per non sbagliare e fare una figuraccia dinanzi a tutti.
Senza esitare, quindi, continuò il suo lavoro osservando per bene le prossime sostanze da combinare.
Quando combinò una sostanza di colore blu ed una di colore rossa, però, qualcosa andò storto.
Il liquido stava iniziando a ribollire quasi come se volesse esplodere.
A quel punto, Aria prese tra le mani la sostanza combinata e la osservò per bene, sentendo quasi uno
scoppio echeggiare improvvisamente nell'aria circostante.
Aria cacciò un urlo e gettò di scatto la sostanza a terra, vedendola ribollire ancora e tirar fuori delle
bolle non indifferenti.
Tutti si avvicinarono alla studentessa con preoccupazione, compreso il professore.
-Aria, che cosa è successo?!- Le domandò Marion, preoccupata, vedendo la ragazza diventare
improvvisamente pallida.
Il cuore della giovane iniziò a battere con prepotenza mentre stava cercando di regolarizzare il respiro.
Il resto degli studendi scoppiarono a ridere mentre il professore cercava di placare quei ghigni divertiti.
-Ragazzi, fate silenzio!- Urlò improvvisamente il professor Clark, sbarrando gli occhi nell'esaminare
la sostanza gettata a terra da Aria.
La giovane intanto, stava ancora respirando a pieno, osservandosi le mani ancora sane e salve.
-Mm. Molto strano...- Sussurrò l'uomo, grattandosi i baffi.
-Cosa significa tutto questo, professore?- Domandò poi Marion, curiosa.
-Qualcuno deve aver messo dell'acido nelle sostanze. Voi altri, avete notato qualcosa di strano
nel combinare le vostre sostanze?- Chiese poi l'uomo agli altri studenti che urlarono in coro
un semplice e coinciso "no".
-Come è potuto accadere? Signorina, ha messo dell'acido nelle sostanze?- 
-No, professore. Mi crede impazzita, forse?- Ribatté Aria, ancora scioccata.
-Dovrò esaminare bene tutte le sostanze per essere sicuro...qualcuno deve aver manomesso il suo
tavolo da lavoro.- Disse poi il professore ad Aria, facendole battere il cuore con ancora più forza.
Fu nel momento stesso in cui il professore si avvicinò agli altri tavoli, che la mora vide una figura dinanzi
alla porta del laboratorio che non gli era per niente nuova.
Ad affacciarsi alla porta fu proprio Brian che le sorrise con fare beffardo e le fece un occhiolino
di astuzia che le fece capire ogni cosa.
Era stato lui a manomettere quelle sostanze.
Aria perse un battito nel momento stesso in cui il ragazzo se ne andò via soddisfatto e lei rimase
lì immobile a combattere una guerra che aveva già perso in partenza.
La ragazza deglutì, senza troppi complimenti.
Aveva ricominciato ad avere paura di quel ragazzo dagli occhi color nocciola.






























***



















Dopo le prime ore di lezione, Aria raggiunse di corsa la mensa guardandosi
intorno costantemente.
Non riusciva a negare a sé stessa che era spaventata all'idea che Brian potesse
farle ancora del male.
L'aveva presa di mira per colpa di quello sfogo che ebbe Aria nei suoi confronti.
La sua dignità era stata calpestata da una sedicenne e questo non poteva proprio sopportarlo.
Come aveva osato quella ragazzina dirgli quelle cose dinanzi a tutto il corpo studentesco?
Brian non era il tipo che lasciava passare le cose.
Brian amava le sfide e non aveva paura di perdere perché sapeva sempre di riuscire a vincere.
Era così sicuro di sé stesso da far schifo.
Con i suoi amici poi, si sentiva ancora più forte del solito.
Loro che dell'amicizia ne sapevano una più del diavolo.
Aria raggiunse il tavolo di En e gli si sedette accanto, sorridendogli.
-En, eccomi qui!- Esclamò la ragazza, sembrando tranquilla mentre dentro stava solo
morendo giorno dopo giorno.
-Oh, piccola. Un po' di pizza?- Domandò il ragazzo alla sua amica, addentando poi la sua
pizza con gusto.
-No, grazie.- Continuò Aria, guardandosi continuamente intorno, spaventata.
-Aria, va tutto bene?-
-Sì, sì. Perché?-
-Mi sembri strana...hai qualche preoccupazione?-
-Ma che dici! Sto benissimo.-
-Ma io non ti avevo chiesto come stavi.-
-Ehm...già.-
-Qualcuno ti ha infastidita?-
-Oh, no, no. Assolutamente, En. Che cosa vai a pensare?- Mentì Aria, sudando freddo dinanzi
agli occhi chiari del suo migliore amico, che continuavano a scrutarla con attenzione.
-Perché continui a guardarti intorno? Aria...- Il ragazzo posò la sua mano su quella della ragazza che
la tirò indietro con velocità.
-Non mi sto guardando intorno, davvero. Anzi, adesso, vado a prendermi qualcosa da mangiare...okay?-
-Okay...-
Aria si alzò con naturalezza dalla sedia e si avvicinò alle signore che posizionavano il cibo nei
vassoi.
La ragazza aveva qualche risparmio nella tasca dei jeans e dopo aver preso qualche spiccio, ordinò
un cheeseburger al formaggio ed un bicchiere di thé verde.
Pronto il vassoio, Aria lo prese tra le mani dopo aver pagato e si voltò verso il tavolo
di En per raggiungerlo.
Nel frattempo che Aria cercava di equilibrarsi, un ragazzo le corse incontro e le spinse una spalla
facendole versare il cibo sulla maglietta, compreso il thé verde.
Aria si ritrovò interamente bagnata dal thé e sporca di quel cheeseburger che le era persino
scivolato a terra.
Tutti gli studenti ricominciarono a ridere di lei mentre avrebbe tanto voluto scoppiare
in lacrime e scappare via il prima possibile.
Quando alzò il suo sguardo, però, notò il ragazzo che le era finito addosso rivolgersi a Brian che 
gli aveva appena dato il cinque.
Brian ed i suoi amici erano scoppiati a ridere in faccia alla ragazza ed Aria capì bene che era stato
proprio Haner a dire a quel ragazzo di spingerla.
La giovane lanciò uno sguardo colmo di risentimento a Brian che smise di ridere e si limitò a sorriderle
come per prenderla in giro.
Era riuscito a rovinarle un'altra giornata di scuola.
Tutti continuavano a riderle dietro senza sosta mentre En si era appena alzato ed aveva rivolto
uno sguardo di sfida verso gli Avenged Sevenfold.
Era strano come Matt, Zacky, Johnny, Jimmy e Valary non ridevano come invece facevano tutti gli altri.
Loro stavano semplicemente mangiando ignorando tutto ciò che li circondava.
Fu in quell'istante che Aria, non riuscendo a farsi avanti, scappò via dalla mensa sotto gli occhi di tutti.
La giovane corse in bagno e si chiuse all'interno, scoppiando in lacrime senza che nessuno potesse sentirla.
Si osservò la maglia completamente rovinata ed il suo corpo bagnato da quello stupido thé che le si era
versato addosso.
Lei non era più nulla.
Era solo una nullità ed era riuscita a rendersi ancora più sfigata del solito.
Nessuno ci vedeva del buono in lei...erano tutti pronti a divertirsi e ad insultarla il più che potevano
pur di fare le pecore in compagnia del loro capo branco.
Come poteva essersi innamorata di una persona del genere?
Aria si strise il petto, singhiozzando di continuo senza più fermarsi.
Aveva proprio bisogno di sfogarsi.
"Passerà", continuava a ripetere a sé stessa rendendosi conto del fatto che l'unica cosa
a passare fossero solo i giorni.
Ed ogni giorno diventava sempre più dura del solito.
Ogni giorno...era un nuovo inferno.
Asciugandosi le lacrime con la manica della maglia, del trucco le si dissolse sul volto mentre
respirava il più che poteva per non lasciarsi morire lì, sul pavimento.
Non avrebbe mai dato una soddisfazione del genere a Brian, né tantomeno ai suoi amici.
Doveva essere forte anche se ben sapeva di essere una debole.
Quando qualcuno bussò poi alla porta del bagno, la giovane sussultò spaventata.
-Ehi, mocciosa, aprimi...- Disse una voce familiare che non riuscì bene ad identificare.
Senza rispondere, Aria si alzò dal pavimento e si avvicinò alla porta del bagno per aprirla.
Una volta aperta, la ragazza sbarrò gli occhi nel vedere Michelle Dibenedetto sorriderle con dei vestiti
tra le mani.
-M-Michelle...- Sussurrò Aria, incredula.
La bionda entrò nel bagno senza troppi complimenti e si chiuse la porta alle spalle, rivolgendosi
poi all ragazza con semplicità.
-Tieni, indossa questi, sono asciutti. Porto sempre con me dei vestiti di riserva quando sono fuori.- Disse
Michelle tutto ad un fiato, porgendo dei vestiti puliti alla ragazza che quasi esitò nel prenderli
tra le mani.
-Io...p-posso davvero?- Balbettò Aria, inarcando un sopracciglio.
-E smettila di fare la ragazzina. Prendili e basta senza fare troppe storie, forza.- Continuò Michelle
con serietà mentre Aria decise ben presto di prendere i vestiti della ragazza tra le mani e ringraziarla.
-Ti...ringrazio...- Sussurrò la giovane, osservando più volte i vestiti che aveva accettato.
-Sì, okay. Puoi anche tenerteli, tanto a me non servono più.- Michelle si voltò e mentre
stava per aprire la porta nella speranza di uscire, la voce di Aria la fermò sul ciglio della porta.
-Ehm, Michelle?-
-Uhm?-
-Perché mi stai aiutando?-

La bionda sorrise, voltandosi poi verso Aria con decisione.
-Io non ti sto aiutando. So solo cosa significhi essere rifiutati quando si è innamorati. Nient'altro.- Disse
la ragazza, nascondendo il suo lato migliore.
-Grazie.- Continuò Aria mentre Michelle se ne era ormai andata.
Forse quella ragazza non era poi così male come pensava.
Dopotutto...soffriva anche lei per l'amore di un uomo avente il ghiaccio nelle vene.


















***

















Le lezioni erano terminate in fretta dopo la pausa pranzo.
En si era occupato di restare per un po' accanto ad Aria per poi accompagnarla
alla scuola materna in cui lavorava sua madre.
Quel giorno, la donna avrebbe dovuto lavorare fino a tardi ed Aria aveva deciso
di andarla trovare per cercare di aiutarla.
Una volta entrata nell'istituto con quel vestitino abbastanza leggero che non le apparteneva,
si diresse verso il corridoio principale alla ricerca di sua madre.
-Aria!- Esclamò una donna di colore, richiamando il nome della ragazza.
-Dolores!- Aria si precipitò tra le braccia della donna, abbracciandola e stringendola con forza.
-Oh piccola, da quanto tempo!-
-Hai proprio ragione, Dolores! Mi sei mancata tanto!-
-Oh, anche tu tesoro. Stai cercando tua madre?- 
-Sì, oggi avete il turno insieme fino a tardi?-
-Esattamente. Noi sì che facciamo un lavoraccio.-
-Ci credo, Dolores.-
Aria sorrise alla donna che poi le fece strada verso il corridoio in cui operava sua madre.
-Mamma!-
-Aria, tesoro! Che cosa ci fai tu qui?- Le domandò la donna, tenendo tra le mani alcuni stracci
per la pulizia dell'intero istituto.
-Sono venuta a farti un po' di compagnia!-
-Ma...da dove è sbucato fuori questo vestito, tesoro?- Osservò poi sua madre, compiaciuta.
-Oh, me lo ha prestato un'amica. Lunga storia.- Spiegò Aria, guardandosi intorno e notando dei bambini
arrivare in un enorme sala mensa.
Aria non ne poteva più delle mense scolastiche.
-Ma che carini quei bimbi! Stanno facendo il trenino!- Esclamò la giovane, osservando i bambini
camminare in fila indiana insieme alle proprie maestre e sedersi ai propri tavoli per iniziare
a mangiare.
-Sono adorabili, vero?- Continuò poi Dolores, stringendosi le mani.
-Lo sono...- Sorrise la mora nel vedere tutti quei bambini iniziare a darsi da fare.
Alcuni erano addirittura finiti con l'addormentarsi con la testa sul tavolo senza neanche assaggiare un po' di pasta.
-Su, diamoci da fare, Dolores.- Disse la madre di Aria, rivolgendosi alla sua collaboratrice.
-Che cosa dovete fare?- Domandò Aria, curiosa.
-Dobbiamo aiutare questi bambini a mangiare. Vuoi unirti a noi?-
-Ma mamma...non dovrebbero pensarci le maestre?-
-Beh, ma quattro maestre non possono occuparsi di tutte queste piccole pesti!- 
Aria annuì alle parole di sua madre ed entrò nella sala mensa, salutando tutti i presenti con semplicità.
Strinse la mano ad alcune maestre ed osservò a lungo i comportamenti assurdi di alcuni bambini.
C'era chi si addormentava sul tavolo, chi mangiava a sbafo, chi non mangiava, chi mangiava solo pane
e chi metteva semplicemente il broncio.
Ma tra tutti quei bambini, c'era una piccola bimba di quattro anni che continuava a fissare quel buon piatto
di maccheroni al formaggio senza mangiarne neanche un po'.
Aveva i capelli raccolti in due codini, delle lentiggini spruzzate sul viso tondo e due occhi marroni,
abbastanza scuri.
Aria decise di avvicinarsi alla piccola per cercare di convincerla a mangiare.
-Ciao, piccolina.- Disse la giovane, rivolgendosi alla piccola che si voltò verso di lei con il broncio.
-Ciao.- Rispose la bambina, mostrando una certa indifferenza.
-Perché non mangi?-
-Non ho fame.-
-Ma devi pur mangiare qualcosa o tua madre si preoccuperà.-
-Lasciami in pace, non ho fame ho detto!- Ribatté la bambina, quasi urlando.
La giovane, a quel punto, sbarrò gli occhi ma decise ugualmente di non mollare.
-Come vuoi. Se non hai fame non posso costringerti a mangiare.-
-A che cosa serve mangiare? Non serve a niente!-
-Non devi dire così. Il cibo può aiutarti a crescere e a farti diventare una bella signorina!-
-Una bella signorina, hai detto?- Continuò la bambina, mostrando un sorriso compiaciuto e degli occhi
a forma di palla fortemente lucidi.
-Proprio così. O addirittura una principessa!-
-Dici sul serio?-
-Ma certo! Allora, ti vàa se ti aiuto a finire questo buon piatto di pasta?-
-E poi me la dai una caramella?-
-Chiederò alla tua maestra ben due caramelle alla frutta solo per te. Ci stai?-
-Sì!-
-Bene, allora diamoci da fare piccola.- 
La bambina sorrise ad Aria e lasciandosi imboccare riuscì pian piano a finire tutto il piatto di pasta.
Aria utilizzava i soliti metodi simpatici per riuscire a far mangiare la piccola fingendo che la forchetta
fosse diventata un semplice aeroplano o un treno in corsa.
-Allora, non era il piatto di pasta più buono del mondo?-
-Hai ragione, era buonissimo!-
-Sono felice che ti sia piaciuto.-
-Mamma sarà felice di sapere che finalmente ho deciso di mangiare.-
-Perché? Solitamente non mangi mai?-
-Non mi piacciono i maccheroni della mensa...preferisco mangiare con mamma e papà!-
-Tu...hai solo bisogno di un po' di compagnia, vero?-
La bambina abbozzò un sorriso e prese una mano di Aria stringendola con forza.
-Io mi chiamo Mckenna, e tu?-
-Aria.-
-Aria...come l'aria che respiriamo?-
-Qualcosa del genere.-
-Aria...andiamo a giocare in giardino?-
-E me lo chiedi?-
Mckenna scese dalla sua sedia e Aria le prese una mano, portandola con sé in giardino
dopo aver chiesto il permesso sia alla maestra che a sua madre.
L'aveva spinta sull'altalena per tutto il tempo e fatta ridere come non mai.
Ad Aria piacevano un sacco i bambini. Si divertiva sempre a farli ridere e giocare perché
sapeva che ne avevano davvero bisogno.
Improvvisamente, però, Mckenna scese dall'altalena di corsa e si avvicinò ad un ragazzo
che fece vibrare il cuore della sedicenne all'istante.
-Brian, sei arrivato!- Esclamò Mckenna felice, correndo verso il ragazzo con allegria.
Aria rincorse per un po' la piccola ma poi si fermò e sbarrò gli occhi nel vedere
Brian proprio dinanzi ai suoi occhi.
Sarebbe voluta scomparire nello stesso momento in cui aveva capito che Gates era il fratello
maggiore di Mckenna.
-Che cosa ci facevi con quella?- Domandò il ragazzo tatuato a sua sorella, rivolgendo
poi uno sguardo diffidente ad Aria che era rimasta lì imbambolata a vedersi morire.
Mckenna iniziò a sorridere felice mentre la ragazza stava cercando tutti i modi possibili
per non tremare.
-Perché fratellone, la conosci?- Domandò poi la bimba, incuriosita.
-Mai vista prima.- Rispose semplicemente Brian, urtando i nervi della povera Aria che 
avrebbe voluto prendergli la testa e sbattergliela contro il muro più vicino.
-Però so che non dovresti dare confidenza agli sconosciuti, Mckenna. Possono avere cattive
intenzioni...-
Continuò il ragazzo mentre Aria sembrò prendere improvvisamente fuoco.
-Cattive intenzioni, dici? Non sono di certo io quella che si chiama Brian Haner.- Ribatté Aria con
freddezza, pentendosi subito di avergli parlato in quel modo.
Haner le rivolse un altro sguardo, questa volta più freddo del solito.
-Ma allora ti conosce, fratellone!- Urlò Mckenna con gli occhi lucidi mentre Brian continuava a fissare
la ragazza con freddezza.
-Andiamocene, Mckenna. Mamma ti sta aspettando.- Disse semplicemente il ragazzo in modo glaciale, lasciando
scivolare il suo sguardo verso quello di sua sorella e voltandosi con indifferenza.
-Va bene!- Esclamò la bimba, avvicinandosi poi ad Aria per ringraziarla e lasciarle un bacio sulla guancia.
-Grazie per la compagnia, Aria!- Disse la bimba con felicità.
-Grazie a te, piccola. Fa la brava, ti raccomando.- Le sorrise Aria, vedendola poi annuire.
-Mckenna, ma ti muovi?!- Sbottò poi Brian con un tono di voce piuttosto infastidito.
-Arrivo!-
Mckenna tornò da suo fratello mentre lui le prese lo zainetto dalle spalle.
Gates e Mckenna si diressero verso l'auto di lui mentre la bimba non la smetteva neanche per
un attimo di salutare Aria.
La ragazza ricambiò ogni saluto della bambina per poi vedere Brian mettersi alla guida della sua
BMW nera e sfrecciare via con una velocità assurda.
Aria, sentendosi stanca, si diresse verso la scalinata dinanzi all'ingresso della scuola materna
tenendosi la testa tra le mani.
Il cuore le batteva così forte da sembrare un urgano impazzito.
Quanto avrebbe voluto fermalo e sopprimere tutto ciò che stava provando in quell'istante.
Il suo sguardo si perse subito mentre stava continuando a pensare a ciò che le stava accadendo
negli ultimi giorni.
Si sentiva bloccata nella ragnatela di tutto ciò che non doveva provare.






















***





















Brian tornò presto a casa con la sua sorellina.
Era sceso dall'auto con lo zainetto della piccola tra le mani e l'aveva
aiutata a salire i pochi gradini dinanzi all'ingresso.
Aprì la porta con le chiavi e se la richiuse alle spalle, sentendosi
fortemente esausto.
-Mamma, papà! Sono tornata!- Urlò Mckenna con la sua solita allegria, correndo
incontro ai suoi genitori in cucina.
-Tesoro! Com'è andata oggi a scuola?- Domandò la signora Haner a sua figlia, accarezzandole
i capelli.
-Bene mamma, ho conosciuto una ragazza simpaticissima! Era la figlia di una delle signore
delle pulizie e ha giocato con me tutto il pomeriggio!- 
-Ma che bello, tesoro! Scommetto che devi esserti divertita un sacco!-
-Sì!-
-Oh, eccola qui la piccola di papà!- Esclamò poi il signor Haner, prendendo in braccio
sua figlia e stampandole un bacio sulle guancie paffute.
-Papà!- Strillò poi Mckenna, felice.
-E a te Brian? Com'è andata a scuola?- La signora Haner dai capelli biondi e due occhi color
nocciola si avvicinò a suo figlio, accarezzandogli una spalla.
-Il solito.- Rispose Gates, sbuffando poi nel sentire la sua sorellina parlare in continuazione
della sfigata di turno.
Dio, quanto odiava quella ragazza.
-Bene, allora vai a farti una doccia che tra un po' è pronta la cena.-
-Okay.-
-Fratellone aspetta, mi accendi la televisione nella mia cameretta?-
-Non sai accendertela da sola?-
-No, non so come si usa il telecomando! Ci sono troppi pulsanti!-
Brian sbuffò nuovamente ma si rassegnò alla sua sorte.
Salì le scale di casa ed entrò nella cameretta di Mckenna adornata di viola e colma
di peluche.
Brian si sentiva totalmente fuori luogo in quella stanza ma, dopotutto, doveva comprendere
che sua sorella era ancora molto piccola.
-Ecco fatto.- Disse il ragazzo dopo aver acceso la televisione a sua sorella.
-Brian...tu la conoscevi quella ragazza, vero?- Gli domandò improvvisamente Mckenna, dondolando
il piede sul pavimento con imbarazzo.
-Devi starle lontano.- Disse Gates tutto ad un fiato, socchiudendo gli occhi.
-Ma...perché?-
-Perché devi stare attenta alle persone come lei. Cerca di starle lontano, okay?- 
Mckenna annuì ma sapeva che quando l'avrebbe rivista, le sarebbe letteralmente saltata addosso.
Brian invece...aveva paura che Aria potesse vendicarsi di lui su sua sorella e sapeva che una cosa
del genere lo avrebbe solo portato al punto di farle del male senza pensarci su più di due volte.
Ma Aria non avrebbe mai fatto del male ad una bambina per lui.
E Brian stava facendo di tutto pur di mantenersi sulla difensiva.
-Ci vediamo a cena.- Mormorò il ragazzo uscendo poi dalla camera di sua sorella
e recuperando un po' di respiro.
Stanco, si gettò sotto la doccia sentendo il getto d'acqua calda bagnargli tutto il corpo,
sprofondandogli sul viso.
Egli inarcò la testa all'indietro mentre l'acqua continuava a bagnargli i capelli ed il viso stanco,
facendolo sentire più pulito dopo tutti i peccati commessi negli ultimi tempi.
Dopo la doccia, entrò in cucina con i capelli umidi e si sedette dinanzi a suo padre e al fianco
di sua madre e la sua sorellina.
La signora Haner posizionò dei piatti di carne a tutti per poi sedersi anche lei con tranquillità.
-Allora, Brian...- Tossì il signor Haner, rivolgendosi a suo figlio.
-Mh?-
-Tra un po' sarai a capo dell'azienda di famiglia...non ne sei felice?- Domandò
il signor Haner a suo figlio con decisione e soddisfazione.
Brian rivolse uno sguardo gelido a suo padre dopo aver masticato ed inghiottito un pezzetto di carne.
-Papà, ne avevamo già parlato.- Rispose Gates con freddezza, riportando gli occhi nel suo piatto.
-Qualsiasi cosa tu mi dica, sappi che è già stato tutto deciso. Tu sei il mio unico figlio maschio e spetterà a te
stare a capo della mia azienda quando io non potrò più farlo.-
-Hai deciso tutto tu. Non ti passa per la mente che io voglia farne ben altro della mia vita?- Ribatté
Brian, mantenendo un tono di voce abbastanza pacato ma leggermente infastidito.
-Non è importante, adesso.-
-Sì che lo è, invece!- Esclamò improvvisamente Brian, facendo sussultare sia sua madre che sua sorella.
-Brian...calmati...- Gli sussurrò sua madre, cercando di tranquillizzarlo.
-Mi stai forse dicendo che vuoi opporti al mio volere?- Sbottò poi il signor Haner, inarcando
un sopracciglio.
-Questa è la mia vita. Tu non hai alcun diritto di dirmi cosa dovrò farne.-
-Ho molti più diritti di te, Brian, a questo mondo. Sono la persona più rispettata di Huntington Beach
e la mia azienda è la più famosa anche da un punto di vista internazionale. Ti sto offrendo una grandissima
opportunità e tu, disgraziatamente, la stai rifiutando!-
-Ti ho già detto che non è questo ciò che voglio!- Alzò improvvisamente la voce Brian, innervosendosi.
-E che cosa vorresti, allora? So solo io che guerra che ho dovuto combattere pur di non farti frequentare
quella stupida scuola che non ti darà mai niente! Sogni di fare il musicista, non è vero? Ma quando
la smetterai di fare il ragazzino sognatore e diventerai più responsabile?-
-E tu quando la smetterai di dirmi cosa devo fare?-
-Se non fosse stato per tua madre...Dio solo sa cosa avrei potuto fare per non farti frequentare
quello stupidissimo istituto! Smettila di fare il ragazzino!-
-Sono un ragazzino solo perché ciò che voglio fare è un qualcosa che va contro ciò che tu hai sempre
deciso per me?! Cazzo, smettila di pensare solo a te stesso perché il mondo non gira solo intorno a te! 
Sono così stanco anche solo di sentirti respirare ogni cazzo di volta che entro in questa casa e mi sento
morire perché non posso fare ciò che più voglio. Non ti sta bene se suono, se faccio ciò che mi piace realmente
fare perché in questo modo non avresti motivo di vantarti con i tuoi colleghi di ciò che hai o non hai. Cazzo,
non sarò il tuo fottutissimo successore!-
-Fare la rockstar è il sogno di tutti ma il tuo futuro non è questo.-
-Chi sei tu per impedirmelo?-
-Sono tuo padre e da tale, esigo rispetto! Smettila con tutte quelle parole al vento ad impara
a fare le cose come si deve!-
-Io non sarò il tuo fottuto successore, mettitelo bene in testa.- Ringhiò Brian alzandosi improvvisamente
dal tavolo e correndo nella sua camera per indossare il giubbino di pelle mentre suo padre
continuava ad urlargli contro.
Una volta aperta la porta di casa, sua madre gli si avvicinò, cercando ancora di tranquillizzarlo.
-Brian...ti prego, resta qui...non andare, andrà tutto bene.- Lo supplicò la signora Haner con disperazione.
-E dove te ne vai adesso? Da quei tuoi stupidi amici strampalati?!- Urlò suo padre dalla cucina, più furioso che mai.
-Hai proprio un marito di merda.- Sbottò poi Brian a sua madre, chiudendosi la porta alle spalle
e correndo verso la sua auto.
Mise in moto il veicolo con velocità e sfrecciò via come era solito fare quando le cose diventavano
più difficili da sopportare.
Si sentiva in guerra per non essere stato capito neanche quella volta.
Suo padre voleva solo renderlo un burattino.
Il suo burattino personale di cui poteva muovere i fili come più preferiva.
Ma Brian non voleva essere il capo di una stupida azienda.
Lui viveva di musica e voleva continuare a farlo dandosi la possibilità di diventare
qualcuno.
Chi voleva veramente.
Voleva avere il lavoro che aveva sempre sognato sin da bambino e ci sarebbe riuscito a tutti i costi.
Sua madre Janice aveva fatto di tutto pur di iscriverlo al liceo e, quando ci riuscì, suo padre andò
su tutte le furie.
Il signor Haner voleva di meglio per suo figlio senza capire che, in realtà, era proprio quello
il suo meglio.
Diventare un chitarrista famoso in tutto il mondo.
Lo vedeva così lucido il suo futuro che non avrebbe permesso a nessuno di strappargli
via la felicità dalle mani.
Ma in quell'istante pensò che andare da Jimmy sarebbe stata la cosa migliore.
Voleva proprio stare in compagnia delle persone che, senza che lui si sprecasse tanto, si limitavano
a capirlo anche solo con uno sguardo.
Brian giunse dinanzi casa Sullivan, parcheggiò la sua auto e quando entrò, Barbara Sullivan lo accolse
subito con un'enorme sorriso.
-Brian! Che piacere vederti.- Disse la donna abbastanza in carne, dal viso dolce ed il sorriso
del suo migliore amico.
-Buonasera Barbara, i ragazzi sono tutti qui?- Domandò poi Brian con tanto di educazione, entrando
in casa.
-Ma cosa fai qui impalato? Sali in camera di James, ci sono tutti al completo!-
Brian ringraziò e dopo aver salutato la madre di Jimmy, corse in camera sua, sentendosi travolto
dalle urla squillanti dei suoi più cari amici.
Della sua famiglia.
-Ma guarda qui chi c'è! Gates, ti sei deciso a raggiungerci!- Esclamò Zacky, seduto sul letto di Jimmy.
-Ehi, bro! Finalmente!- Urlò poi Jimmy con una birra tra le mani, avvicinandosi a Brian ed abbracciandolo
dandogli delle pacche sulla spalla.
-Scusate il ritardo. Cena di famiglia e solite discussioni con mio padre...- Disse Brian, stravolto nel vedere
anche le Dibenedetto lì.
-Ancora? Mr. Haner non molla, eh?- Gli domandò Johnny, aggiustandosi la cresta sulla testa.
-Ancora con la storia dell'azienda? Non mi dirai che ti ha convinto!- Esclamò poi Matt, inarcando
un sopracciglio.
-Non sono così idiota, Matt. Abbiamo ricominciato a discutere. Proprio non riesce ad accettare
di avere un figlio con aspirazioni diverse dalle sue.- Continuò Gates, sedendosi poi sul letto, accanto
a Zacky.
-Questa volta come ci ha chiamati?- Domandò poi Zacky, curioso.
-Strampalati.- Mormorò Brian, soffocando in una risata.
-Beh, solitamente ci chiamava in modi peggiori! Direi che stiamo migliorando!- Ridacchiò Jimmy,
passando una birra a Brian.
-Secondo me, quando gli dirai che stiamo per pubblicare il nostro primo album...gli farai prendere
un infarto.- Continuò Matt, tenendo sulle sue gambe Valary che continuava ad accarezzargli il viso
con dolcezza.
-Probabile. Per ora eviterò di sfiorare anche solo l'argomento.- Borbottò Haner, sorseggiando un po' di birra
nell'istante stesso in cui Michelle gli si avvicinò.
-E' un piacere averti qui stasera, Brian.- Gli sussurrò la ragazza, sedendosi sulle sue gambe.
Brian non le disse niente, si limitò semplicemente a continuare a bere la sua birra dopo che Michelle
si era occupata di accendergli una sigaretta e posizionargliela tra le labbra sottili.
-Cazzo, questi due stanno amoreggiando davanti a me da due ore!- Sbuffò improvvisamente Jimmy con ironia,
indicando Matt e Valary che non poterono fare a meno di ridere alla reazione di James.
-Dai Jimmy, fatti una botta di vita nel guardare due persone amarsi così tanto!- Lo prese in giro
Zacky, continuando a ridere.
-Tipo che sto per vomitare! Johnny, diglielo anche tu!- Continuò Jimmy, facendo ridere tutti.
-Sono l'unica coppia che approvo, mi dispiace Jimmy.- Alzò le mani il nano, finendo di bere la sua birra.
Brian intanto, continuava a fissare un punto non ben definito della camera, sentendosi piuttosto pensieroso.
-Ahh! Allora posso solo sperare che Brian sia dalla mia parte! Allora Brian, non li trovi anche tu vomitevoli?!-
Brian sussultò.
Aveva sentito qualcuno chiamarlo ma, quando si era rivolto a Jimmy, si era reso conto di essersi incantato
a pensare a fin troppe cose.
-Ehi Haner, non dirmi che stavi pensando a quella ragazzina! Com'è che si chiamava? Aria, giusto?- Domandò
Zacky, aspirando del fumo dalla sua sigaretta.
-Ma figurati.- Rispose Brian, sentendosi quasi offeso.
-Io penso che adesso tu possa anche smetterla di infastidirla. Quella ragazza non merita
tutto quello che sta passando per colpa tua...-
Disse Valary, parlando chiaramente con Brian
che non si era neanche voltato per ascoltarla.
-Strano ma vero, sono d'accordo con Valary. Dopotutto...se aveva reagito in quel modo era solo
perché tu gliene avevi dato motivo.- Continuò poi Jimmy.
-Non m'importa. Non doveva permettersi di sfidarmi, né di fare quella scenata davanti a tutti. 
Costi quel che costi, le rovinerò la vita.-
Borbottò Gates, aspirando anche lui del fumo dalla sua Marlboro.
-Sei proprio uno stronzo.- Gli disse Valary, incrociando le braccia al petto.
-Non sei la prima che me lo dice.- Ridacchiò Brian, divertito.
-E dai Gates! Ammetto che quella ragazza mi fa un po' di pietà...è ingiusto tutto quello che le stai
facendo passare.- Spiegò Matt.
-Non è che quella lì ti piace e non sai più come agganciare?- 
-Johnny, preferisci una morte lenta e dolorosa o più veloce della luce?- Lo sfidò Gates, innervosito
dalle sue parole.
-Ma figurati se a Brian piacciono le sfigate. Brian...merita di meglio. Molto di meglio.- Continuò
poi Michelle vedendo il ragazzo ritornare ai suoi pensieri.
-Sorellina, non riesco proprio a capire come vi faccia a piacere un tipo come lui.- Pensò ad alta
voce Valary, inarcando un sopracciglio.
-Ma dai, Brian ha anche le sue buone qualità!- Esclamò Zacky, ritrovandosi tutti contro in un lampo.
Tutti si voltarono verso di lui e lo fissarono come se fosse un alieno.
-Ehm...un altro giro di birra?-























***


















Una volta uscito da casa Sullivan verso mezzanotte e mezza, Brian si alzò la zip dei
jeans dopo aver avuto un rapporto con Michelle.
Lo avevano fatto di nuovo nel ripostiglio di casa Sullivan e Jimmy stava dando di matto.
Ma a Brian poco importava.
Lui voleva solo divertirsi. Non aveva mai cercato in nessuna qualcosa di serio.
Quando ritornò a casa, però, ebbe una sorpresa.
Scese dalla sua auto e mentre si stava avvicinando alla porta, qualcuno si alzò dagli scalini
e gli si avvicinò pericolosamente.
-Non è troppo tardi per te? A quest'ora solitamente i bambini dormono.- Provocò Brian, osservando
il ragazzo dinanzi ai suoi occhi, ridere di gusto alla sua battuta.
-Non è il momento di fare gli spiritosi, Haner. Sono venuto qui per parlarti.- Ribatté sicuro En,
rivolgendosi al ragazzo a pugni chiusi.
-Sì, okay, ma vedi di muoverti. Sono appena tornato da una scopata di turno e mi sento piuttosto
stanco.- Continuò Brian, affondando le mani nelle tasche dei suoi jeans.
-Volevo solo chiederti di lasciare in pace Aria. Ti sei divertito abbastanza con lei.-
-Per me non è mai abbastanza quando si tratta di divertimento.-
-Cazzo, Haner, smettila di fare il coglione! Quella ragazza ti ha amato per così tanto tempo
ed ora tu te ne stai approfittando umiliandola in continuazione! Devi smetterla di farle del male
o giuro che la prossima volta non sarò neanche così tanto gentile da venire qua e parlartene.-
-Hai finito? Mi hai detto tutto ciò che volevi? Bene, adesso sparisci.-
-Un'altra cosa, Haner.- Sbottò En, con gli occhi iniettati di sangue ed i pugni che continuavano
a stringersi tra di loro pur di non agire.
Quando avrebbe voluto prenderlo a pugni.
Lo avrebbe addirittura ucciso se fosse stato necessario.
-Dimenticati di lei. Fai finta che non esista così come quando la facevi sentire
del tutto invisibile. E' tutto ciò che ti chiedo. Ed anche lei ha bisogno di dimenticarti.
Quindi lasciala in pace.- Ad En quasi mancò il respiro mentre diceva quelle cose a Brian.
Nello stesso istante, Gates sorrise.
Fece un sorrisino beffardo e chiuse le palpebre degli occhi, riaprendole poi l'istante successivo.
-Mi stai chiedendo di dimenticarla solo perché sei stato così stupido da innamorarti di lei.- Sbottò
Brian, facendo sbarrare gli occhi di En che quasi rimase di sasso alle parole del ragazzo tatuato davanti
a sé.
-Non sai quello che dici. Io voglio bene ad Aria...le voglio...semplicemente bene.- Sussurrò En, sentendosi
colpito nelle sue debolezze.
Perché era quello ciò che riusciva a fare Brian.
Controllava le debolezze delle persone e ci giocava come meglio riusciva.
-Tu le vuoi bene e lei è innamorata di me. Non dirmi che stai soffrendo, En?-
-Adesso basta, smettila, Gates! Lascia in pace Aria o dovrai vedertela con me!-
-Chi ti dice che io voglia lasciarla stare? E se io volessi divertirmi ancora un po' con lei?-
-Non provocarmi o finirà male, molto male.-
-Buonanotte.-
-Ehi! Io sto ancora parlando con te, Gates!-
-Ed io ho appena smesso di farlo.-
-Allora, la lascerai in pace?-

Brian si voltò ma, prima di aprire la porta di casa, decise di rispondere al ragazzo a modo suo.
-Forse.-






























NOTE DELL'AUTRICE.


Buonsalve miei bellissimi lettori!
Come state? Io sto bene e mi sto godendo a pieno le mie giornate
autunnali, sì, diciamo così.
Comunque sia, che ve ne pare di questo nuovo capitolo PIENO zeppo di novità?
Ci ho lavorato un sacco e credetemi che sto ancora cercando di rendere questa ff migliore
di tutte le altre.
Certo, ogni volta voi mi ricordate che nessuna ff sarà migliore di Nympetamine ma vale la pena
provarci, no?
Ahi, ahi, ahi! En e Brian hanno finalmente avuto un confronto!
La vedo un po' tragica per quei due ma...si aprono i sondaggi per questi due personaggi!
Voi da che parte state?
Preferite En o Brian?
Lasciate perdere al fatto che potreste scegliere Brian a prescindere e concentratevi sulla storia.
Fate finta di essere le protagoniste e...scegliete!
Credo di aver creato un gran bel bastardo ma spero comunque che questa storia possa piacervi !
Ovviamente, ringrazio tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente e mi hanno fatta
annegare nei feels!
Siete davvero dolcissimi.
Ringrazio anche chi continua a seguirmi e chi ha già messo la storia tra i preferiti.
Grazie a tutti, siete la mia gioia, davvero!
Bene...adesso vi saluto perché ho trecentomilaquattrocento cose da fare e devo proprio scappare!
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo con una recensione o scrivendomi semplicemente
su Twitter!
Vi bacio!










-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 5
*** 5. Your heart was a legend. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

5° Your heart was a legend.







 
"All’improvviso mi hai chiesto : “Lui chi è?”
Un sorriso e ho visto la mia fine sul tuo viso,
il nostro amor dissolversi nel vento…
ricordo, sono morto in un momento".
(Lucio Battisti)







Quella mattina Aria si svegliò di scatto con il cuore che le batteva
a mille.
Si stava guardando intorno spaesata, respirando come se avesse quasi
partecipato ad una maratona.
Aveva il fiato corto, gli occhi lucidi ed il cuore che le era esploso
quasi come se fosse una bomba.
Sbarrò gli occhi improvvisamente, toccando con velocità le lenzuola che le ricoprivano
il corpo.
Continuava a guardarsi intorno sentendo la pelle rabbrividire al di sopra delle
sue ossa indolenzite.
Quella notte aveva sognato Brian.
Lo aveva sognato per la prima volta e non riusciva a farsene una ragione.
Era dinanzi ai suoi occhi e la guardava di continuo.
Non diceva una sola parola ma le sorrideva.
Era arrossita solo al pensiero che uno come lui potesse pensare di sorridere
con sincerità ad una come lei.
Era un sorriso così pieno che le fece vibrare l'anima ma, allo stesso tempo, le torturò
la mente.
Solo un sogno.
Nella realtà non le sarebbe mai accaduta una cosa del genere e lo sapeva bene.
Con le guance colorate di rosa e gli occhi brillanti quasi come diamanti, si alzò dal 
letto e ne aggiustò le coperte con calma.
Perplessa nel pensare e ripensare al suo sogno, uscì dalla camera e corse in bagno
per fare una doccia.
Uscita anche dalla doccia si asciugò per bene e si spazzolò i capelli dirigendosi poi verso
la cucina.
Sua madre era fuori come tutti i sabato mattina in cui usciva presto per andare a fare la spesa
che, sarebbe dovuta bastare per tutta la settimana.
Aria si preparò un caffé e due fette di pane tostato con la nutella, occupandosi poi di fare
colazione ed accendere la televisione.
I soliti cartoni animati del secolo le tennero compagnia per un breve periodo di tempo mentre
continuava a mangiare con tranquillità.
Masticava con una lentezza assurda ogni boccone senza concentrarsi per niente sul programma
trasmesso dalla tv perché continuava a pensare a quel maledetto sogno che l'aveva lasciata
senza fiato.
Improvvisamente, però, il suono del campanello di casa la fece sussultare.
Aria posò la sua fetta di pane sul tavolo e si alzò dalla sedia per raggiungere la porta.
Una volta aperta, non rimase per nulla sorpresa nel vedere la figura di En dinanzi ai suoi occhi.
-Buongiorno piccola!- Esclamò il ragazzo con dolcezza, mostrando un sorriso a trentadue denti.
-Buongiorno, En. Entra pure!- Rispose di rimando Aria, facendo entrare in casa il suo migliore amico
e vedendolo chiudersi la porta alle spalle.
La ragazza lo superò ritornando in cucina e lui la seguì a ruota.
-Stai ancora facendo colazione?!- Disse il ragazzo sorpreso, osservando la giovane sedersi
e ricominciare a mangiare le sue fette di pane.
-Mi sono svegliata poco fa. Pane e nutella?- Chiese Aria con gentilezza.
-Oh...no. Vada per il caffè!- 
-Serviti pure, sai che puoi fare come se fossi a casa tua!- 
-Lo so, lo so.- Annuì En, prendendo la caffettiera bollente tra le mani versando poi un po' di 
caffè nella prima tazza che vide.
-Allora, come ti senti questa mattina?- Le domandò En, sedendosi poi accanto a lei.
-Non mi lamento...e tu?- 
-Bene. Molto bene.- Mormorò il ragazzo, sorseggiando il suo caffè.
-Sei felice?- Gli domandò poi Aria, inarcando un sopracciglio.
-Cosa te lo fa pensare?- Ribatté di rimando En.
-Sembri allegro...ti è successo qualcosa di bello?-
-No, sto solo bene con me stesso.- Disse il ragazzo, senza però parlare ad Aria
di ciò che aveva fatto la notte precedente.
Non voleva assolutamente farla preoccupare o farla arrabbiare in qualche modo.
Lui voleva solo proteggerla, perciò, aveva reagito d'istinto.
-Capisco...sicuro allora che non è successo nulla?-
-Sicurissimo. A proposito, piccola! Stasera mi accompagni al concerto in piazza dei Flash Clash, vero?-
-Ancora con quei tuoi amici strampalati?- Ridacchiò Aria, divertita.
-Ehi, finalmente potranno suonare qualcosa in piazza! Sono sicuro che ti piaceranno...stanno facendo
molta strada e si stanno dando da fare per diventare una band famosa in tutto il mondo!-
-Ne hanno di strada da fare...-
-Sì ma sai bene che sono miei cari amici e che non posso mancare!-
-Tu no, io sì.-
-E dai, Aria!-
-Cosa?-
-Vuoi restare a casa a deprimerti per quel coglione?-
-Non ho detto nulla di tutto questo. E non mettere sempre in mezzo Brian in tutte le mie scelte!-
-Aria, hai bisogno di uscire e capire meglio com'è fatto il mondo.-
-Andando ad un concertino in piazza?- Ribatté Aria, sorseggiando poi il suo caffè.
-E' un buon inizio. Non devi permettere a nessuno di farti del male. Questo potrebbe essere un buon modo
per svagarti un po'.-
Aria ci pensò su. Sapeva che En lo stava facendo per il suo bene e sapeva che restarsene a casa
il sabato sera non avrebbe fatto altro che incrementare la sua voglia di farsi fuori.
Così, annuì alle parole del suo migliore amico, sorridendogli.
-D'accordo. Andiamo a quel concerto ma ti avverto che se Spike mi infastidisce io mollo tutto.-
-Spike ci prova con tutte, sai com'è fatto! Non gli permetterò di avvicinarsi!-
-Ci conto allora.-
-Quindi...è andata?-
-Mh, sì. E' andata.-
































***
























Calò la notte con le sue stelle e la sua luna piena.
En e Aria giunsero in piazza sotto gli occhi attenti di tutti e mostrarono
i loro biglietti al controllore.
Una volta entrati definitivamente nel piazzale, osservarono il palco dinanzi a loro
e delle luci bianche che continuavano a roteare nell'aria circostante.
Non c'erano tantissime persone ma, il piazzale era già interamente occupato dalla maggior
parte degli studenti della scuola.
Aria immerse le sue mani nei jeans stretti, mentre, lasciò di nuovo che quel cappuccio le nascondesse
il viso e quelle guance che andavano in fiamme di continuo.
Si sentiva spesso in soggezione quando era circondata dalla folla ma in cuor suo si sentiva
anche protetta perché sapeva che En non l'avrebbe mai lasciata sola.
Nessuno si sarebbe avvicinato a lei se, fosse rimasta sempre e solo con En per tutta la serata.
Alcuni ragazzi stavano già iniziando a darci dentro con le birre e qualche canna di troppo, mentre,
altri preferivano urlare nell'attesa che lo spettacolo iniziasse.
-Tutto okay, piccola?- Le domandò En, circondandole le spalle con un braccio.
-Sì, stai tranquillo...so badare a me stessa.- Rispose Aria, sorridendogli.
En quasi restò immobile nell'osservare quello sguardo così sicuro della ragazza...che tanto sicuro
forse non era.
-Oh, quello è Stan!- Esclamò poi il ragazzo, avvicinandosi ad un suo amico e salutandolo
con due pacche sulla spalla.
La mora lo seguì senza fare troppe domande ed osservò il ragazzo più basso di En, guardarla
dalla testa ai piedi.
-Ehi En, complimenti! Ti sei fatto proprio una bella fidanzatina.- Disse il ragazzo dagli occhi
azzurri ed i capelli rossi con malizia.
-Oh, no, ma che hai capito! Aria non è la mia fidanzata...è solo la mia migliore amica.- Spiegò En,
imbarazzato, grattandosi poi la nuca.
Aria sghignazzò per un po', osservando le guance di En iniziare a colorarsi di rosso.
Era proprio buffo.
-Oh, ciao Aria, io sono Stan e sono il cantante di quella fottuta band che sta per
salire sul palco.- Mormorò il ragazzo dagli occhi chiari, porgendo una mano alla ragazza con la
massima educazione.
-Piacere.- Sussurrò quasi Aria con imbarazzo, ricambiando la stretta del ragazzo ma avvicinandosi
sempre di più al suo migliore amico.
-Allora, suonerete qualcosa di vostro stasera, vero?- 
-E' ovvio, En! Vi faremo drizzare i capelli in testa, è una promessa!-
La ragazza rise all'esclamazione di Stan ma, il suo sorriso si spense più in fretta del solito
quando alzò gli occhi verso quel gruppo di ragazzi che era appena entrato in piazza.
Una ventata gelida fece sospirare Aria che quasi avrebbe voluto ritornarsene a casa da sola
ed abbandonare lì il suo migliore amico senza troppi complimenti.
Lo aveva pensato per davvero perché il solo vedere Brian dinanzi ai suoi occhi le tolse la voglia
di vivere.
En e Stan parlavano animatamente tra di loro, mentre, la ragazza era rimasta fissa su quei cinque
che vestiti di tutto punto sembravano darle la caccia.
-En...voglio tornare a casa.- Disse Aria con la voce tremante mentre tirava con forza la maniche della
t-shirt del ragazzo che si chinò per ascoltarla.
-Cosa? Ma se siamo appena arrivati!- Esclamò En di rimando, inarcando un sopracciglio.
-Non posso più stare qui.- Sussurrò la giovane, con la voce tremante e lo stomaco che continuava a contorcersi
come se avesse mangiato qualcosa di cattivo gusto.
-Calma bambolina, devi ancora sentirmi cantare!- Disse poi Stan, facendosi avanti.
-Sarà per un'altra volta, davvero...- Continuò Aria con il respiro che la stava abbandonando
man mano che quei cinque si stavano avvicinando.
-Piccola, si può sapere che ti prende?- Le domandò ancora preoccupato En, guardandola attentamente
negli occhi ma volendo quasi cavare i suoi.
Quelle pupille.
Quelle dannatissime pupille che brillavano in quel modo solo quando...
-Ehi Stan, pensavo fossi morto!- Esclamò una voce che sembrava essere quella di Jimmy.
Infatti era proprio lui.
Lo stalungone si era fermato a scompigliare i capelli del povero Stan che stava cercando
inutilmente di fermarlo.
-Jimmy Sullivan!- Ribatté Stan, salutando il ragazzo con un pugno leggero sul torace.
In quell'istante Jimmy superò En, Aria e Stan e a seguirlo furono proprio i suoi migliori amici
che scherzavano tra di loro.
-Era da un po' che non ci vedevamo, Stan pisello moscio.- Ridacchiò Brian, fermandosi dinanzi
al ragazzo senza neanche pensare di rivolgere un misero sguardo o a En o alla giovane.
-Sta zitto, Brian! Sei rimasto sempre il solito...- Sbuffò il ragazzo mentre Johnny stava provando
a toccargli i gioielli di famiglia.
-Fermo Christ o ti ammazzo!- Ringhiò ancora il rosso mentre tutti ridevano di gusto.
-I Flash Clash...un nome un po' da poppanti, vero?- Ironizzò poi Zacky, ridendosela.
-Ci state sfidando, Avenged Sevenfold?- 
-Non so quanto ti convenga una sfida contro di noi, Stan.- Disse poi Brian con un tono
di voce freddo e pacato che quasi immobilizzò tutti.
-Me la devi da quando avevamo cinque anni.- Continuò Stan con decisione.
Brian sorrise di gusto per poi voltarsi verso i suoi amici che annuirono senza che lui
potesse chiedergli qualcosa in più.
Aria delutì nel ritrovarsi a pochi passi da Brian e, allo stesso tempo, si stringeva al braccio
di En come se stesse per spezzarglielo.
-Il palco è vostro. Fate il vostro concertino...alla fine della serata inizierà la nostra sfida,
invece. Gli Avenged Sevenfold vi stanno sfidando.- Borbottò Matt con un sorriso stampato sul volto
che già sapeva di vittoria assicurata.
-Perfetto. Vincerà la band più acclamata dal pubblico...ci state?- Propose Stan, stringendo
le mani in pugni.
-Altro che se ci stiamo.- Sbottò poi Brian con sicurezza, facendo rabbrividire Aria che
abbassò lo sguardo verso l'asfalto prima ancora che il ragazzo potesse rivolgerle uno sguardo più
che insignificante.
-Grande! Appena i ragazzi saranno pronti, riferirò.-
-Preparati al peggio, Stan. Ti mostreremo tutti i nostri lati peggiori.- Scherzò Matt, 
vedendo poi il ragazzo annuire.
-Noi faremo altrettanto.- Sorrise con soddisfazione Stan, fiero di sé stesso e della sua band.
Gli Avenged Sevenfold sorrisero di gusto per poi salutare il ragazzo con un cenno di mano.
Aria alzò gli occhi e fece il più grande errore della sua vita.
Credeva che quei cinque se ne fossero già andati ed invece...Brian si era avvicinato ad En
e lo stava guardando con disprezzo.
-E comunque...- Iniziò Brian, riferendosi ad En - La mia risposta era un "no".-
Disse superando il ragazzo e raggiungendo con velocità i suoi amici le ringhiere adiacenti al palco.
Nello stesso istante, En iniziò a sudare e a trattenere dentro di sé tutta la rabbia che stava
accumulando.
Si era appena ricordato di quel "forse" sgangherato che era riuscito a tirar fuori dalla bocca di Gates
e che diventò presto un retto e spiazzante "no".
Non l'avrebbe lasciata in pace.
Avrebbe continuato a darle i tormenti fino allo sfinimento.
Perché quel ragazzo si ostinava a voler rovinare la vita di una povera e disgraziata ragazza
come Aria?
Perché non le dava via di fuga?
Tante domande ronzavano nella mente del ragazzo che stava solo cercando di non fare scenate
in quel luogo pubblico e trattenere ciò che forse avrebbe dovuto portare con sé persino nella tomba.
-A che cosa si riferiva? En...che cosa sta succedendo?- Gli domandò Aria preoccupata, non riuscendo
a capire del perché Brian avesse detto quelle cose al suo migliore amico.
-En, vuoi rispondermi? Che cosa significa tutto questo? Mi stai nascondendo qualcosa, vero?-
-No, Aria. E' tutto okay, Brian è solo un coglione lo sai...-
-E allora perché stava parlando con te? Ti ha dato una risposta, quindi, deduco che tu debba
avergli fatto qualche domanda...-
-Ma no, cosa ti salta in mente, Aria? Starà solo cercando di prendermi in giro, lascia perdere.
Sai com'è fatto quel tizio.- Cercò di nascondere En tutto ciò che aveva dentro, torturandosi le mani.
-E' per questo che non voglio restare...portami a casa.- 
-Ti ho detto che va tutto bene, Aria. Basta adesso, non puoi chiuderti in casa perché sei sempre
costretta a vederlo.-
-Sembra che mi dia la caccia...non solo sono costretta a ritrovarmelo a scuola tutte le mattine...ora
anche quando cerco di uscire in santa pace!- Esclamò frustrata la mora, battendo un piede contro l'asfalto.
-Stai tranquilla, piccola. Ci sono io qui con te, come sempre. Non gli permetterò di farti del male...lo sai.-
-Lo so, En. Ti ringrazio.- 
-Ehm...problemi con Gates?- Domandò improvvisamente Stan ai due, intromettendosi.
-No è che...lascia perdere.- Mormorò la ragazza con disinvoltura.
-Stai attenta a quelli come lui. Lo dico per il tuo bene, davvero. Non è un ragazzo affidabile...
frequentavamo la stessa scuola materna e me ne ha fatte passare di tutti i colori. Una volta mi ha persino
chiuso nello sgabuzzino all'ora di pranzo.- Spiegò En, sembrando sincero.
-Quel ragazzo è un'idiota. La verità è che non ha un cazzo da fare che sembrare l'essere
più perfetto al mondo quando in realtà è solo uno schifo di persona.- Ringhiò En con poca stima.
-Non è poi così male ma...è un ragazzo strano. Pensate un po' che quando era piccolo non l'ho visto
piangere neanche una volta. Se si sbucciava le ginocchia...altrettanto.-
Aria quasi si sentì mancare mentre ascoltava tutte quelle parole.
Sembrava una persona orribile ma...lei se ne era innamorata.
Non riusciva neanche a sopprimere i suoi sentimenti perché erano così forti e ribelli
da metterla al tappeto.
-Evitiamo anche solo di continuare a parlare di lui, grazie.- Continuò En infastidito, mentre
Aria osservava il suo viso esser quasi diventato viola.
Che cosa gli prendeva? 
Dov'era finito il suo migliore amico?
-Vabbé, io vado a chiamare i miei ragazzi. Ci vediamo tra un po'!- 
En e Aria salutarono Stan per poi dirigersi verso l'interno della piazza.
Valary Dibenedetto era con Matt ma non aveva perso tempo a lanciare un bacio nella direzione
di Aria, per salutarla.
La giovane ricambiò il saluto della bionda, sorridendole ed En inarcò il sopracciglio, senza parole.
-Che significa?- Domandò il ragazzo, stranito dalla situazione.
-Cosa?- Domandò di rimando Aria, inarcando un sopracciglio.
-Valary Dibenedetto che ti saluta?-
-Oh...lei...è carina e anche molto simpatica!-
-Come fai a saperlo?-
-Ci ho parlato per un po' ma...nulla di che.-
En annuì per poi voltarsi verso Brian.
Gates li stava osservando mentre Michelle gli stava sussurrando qualcosa nell'orecchio.
Aria aveva decisamente evitato di voltarsi verso di lui ma, il suo migliore amico, no.
En lo stava guardando con un'aria a dir poco minacciosa ed aveva ben pensato di circondare
i fianchi di Aria con le sue grandi mani.
-Ti dispiace se ti tengo? Voglio dire, non vorrei che qualche ragazzo ti infastidisca.
Magari così ti vede e pensa che sono il tuo ragazzo.- Disse En con semplicità, rivolgendosi ad Aria
che annuì tranquilla.
Si fidava ciecamente del suo migliore amico. Gli voleva bene, non lo avrebbe mai fatto con malizia.
Intanto Brian, aveva osservato con attenzione le mani del ragazzo che si muovevano sui fianchi
della giovane ed aveva trattenuto il respiro.
Non gliene fregava nulla...ma il messaggio di En lo aveva ricevuto chiaro e tondo.
Dopo qualche istante, lui e Michelle erano già spariti dalla circolazione.
Aria respirava pesantemente, oppressa da tutte quelle persone che le erano attorno.
Iniziò il concerto dopo circa una ventina di minuti.
La folla era in delirio.
Tutti che urlavano, saltavano, cantavano e si divertivano.
I Flash Clash avevano stoffa da vendere, erano davvero forti.
En prese una mano di Aria ed insieme iniziarono a saltare con spensieratezza.
L'euforia, la folla in delirio, il fumo, l'alcool, le luci, il suono della buona musica...
Dov'era finito En?




























***




















Finito il concerto, Aria ancora continuava ad urlare il nome del suo migliore amico.
Aveva la nausea che le premeva nella gola, le girava la testa ed era tutta sudata.
Si era divertita. Si era divertita davvero tanto prima di perdere En.
Qualcuno l'aveva spinta un po' di più ed En era troppo preso dall'eccitazione del momento
per voltarsi ed accorgersi che mancava qualcosa.
La musica era così alta che la voce strozzante di Aria non riusciva a prendere vita
in alcun modo.
In quell'istante, si era ritrovata da sola.
Il concerto era finito e a minuti sarebbe dovuta iniziare la sfida.
Lei aveva fame, aveva sete. Era distrutta.
A passo lento era ritornata all'entrata della piazza ma di En non ne era rimasto
nulla.
Le temperature si stavano abbassando ed Aria stava iniziando a tremare dal freddo.
Non sapeva cosa fare e non riusciva neanche a capire dove si trovava perché era arrivata
in piazza con la macchina del suo migliore amico.
Quello stesso migliore amico che non l'avrebbe mai lasciata.
Aria si guardava intorno spaesata, ma, non riusciva a riconoscere neanche i volti
dei Sevenfold o comunque delle Dibenedetto.
In quell'istante stava pregando di trovare almeno qualcuno di loro e farsi aiutare
nella ricerca di En sebbene non fossero quel tipo di persone con cui preferiva
interagire.
Era preoccupata per En ma lo era anche per sé stessa.
Era al sicuro in un luogo del genere con persone che neanche conosceva?
Forse sarebbe dovuta andare da Stan ma la sicurezza l'avrebbe cacciata subito fuori senza
batter ciglio.
La giovane percorse la stessa strada più di cinque volte, dopodiché, si fermò all'entrata
e si lasciò abbandonare da pensieri peggiori.
Come stava En? Dove era finito? Se qualcuno gli avesse fatto del male?
Aria cercò di cacciare via dalla sua mente tutti quei pensieri e, sospirò amaramente,
pensando a quanto avrebbe voluto restarsene a casa.
Angosciata e spaventata dalla situazione, la ragazza decise di isolarsi al di fuori della piazza
in cui vi era una panchina lasciata in mezzo al nulla.
Un solo lampione illuminava la strada buia e spenta mentre lei si sentì sollevata nel sedersi
e sapere che finalmente poteva lasciar riposare per un po' le sue gambe.
-Ma guarda chi c'è qui! Aria!- Urlò una voce alle sue spalle che la fece subito sussultare.
-Sp-Spike...- Balbettò la giovane, iniziando a spaventarsi.
Spike frequentava la stessa classe di En ed era capitato più volte che quel ragazzo ci provasse
con Aria.
Era un ragazzo con seri problemi di alcolismo e una famiglia tormentata alle spalle che non 
lo seguiva come avrebbe dovuto.
Aveva i capelli rasati, gli occhi neri come la pece ed era fin troppo alto per una ragazzina
di bassa statura come lei.
-Non mi aspettavo di trovarti qui.- Disse il ragazzo con una voce stridula che fece
notare quanto avesse bevuto.
Spike ciondolava sia a destra che a sinistra ed i suoi occhi roteavano verso il cielo di continuo.
Gli occhi neri erano quasi diventati rossi.
-N-neanche io...- Mentì Aria, alzandosi con lentezza dalla panchina nella speranza
di darsela a gambe quanto prima.
Aveva capito che Spike aveva bevuto troppo e che l'avrebbe messa in pericolo in qualsiasi
modo.
-Che ne dici di spassarcela un po'?- Chiese il ragazzo, ridacchiando dinanzi agli occhi
spaventati della giovane che cercavano disperatamente una via di fuga.
In quel momento stava davvero sperando. Aveva iniziato a pregare affinché En si facesse
vivo e la portasse via da quell'inferno.
-I-Io devo andare...- Balbettò Aria con il cuore che le batteva a mille per lo spavento, mentre,
pensò bene di voltarsi e tornarsene in piazza.
Ma qualcosa andò storto.
Spike la fermò prendendole un polso e facendola voltare verso di lui.
-Ma no, dove vai? Resta qui a farmi compagnia...- Sussurrò quasi il ragazzo, parlando
con difficoltà ma senza smettere neanche per un'istante di sorriderle con malizia.
Aria stava cercando di liberarsi dalla presa del ragazzo ma, non riuscendoci, decise di trattenere
il respiro e mantenere la calma il più che poteva.
-Sei ubriaco Spike...lasciami andare...- Disse la giovane mentre continuava a tremare.
-Ma io voglio divertirmi un po' con te!- Esclamò con pericolosità il ragazzo, avvicinando pian piano
le sue labbra a quelle della ragazza.
Aria tenne lontano le sue labbra il più possibile da quelle del ragazzo, sentendo per di più
l'odore di alcool a dir poco sgradevole che emanava la sua bocca.
Quello era un incubo e lei aveva bisogno di qualcuno pronto a svegliarla.
-Ma dai, Spike. Te la fai con le ragazzine, adesso?- Una voce più che familiare fece scuotere
il cuore di Aria, facendola voltare verso la panchina che aveva abbandonato da pochi istanti.
Spike si voltò verso Brian con gli occhi iniettati di sangue e rise di gusto nel vederlo
avanzare verso di lui.
-Gates...possiamo scoparcela in due a questa puttanella. Che ne dici?- 
Le parole di Spike fecero preoccupare ancora di più la giovane che stava letteralmente
pensando di svenire sul posto.
Stava morendo dalla paura ma doveva mantenere il controllo e non lasciarsi prendere
troppo dalla situazione.
Doveva...essere forte.
-Possiamo farcene quante ne vogliamo. Lasciala perdere...non credo che ti ci potrai
divertire granché con una ragazzina così inesperta.-
Sbottò ancora Brian, accendendosi una sigaretta con disinvoltura
mentre Aria stava ricominciando a sudar freddo.
Lo sguardo di Spike sguizzava da Aria a Brian di continuo.
Sembrava quasi indeciso sul da farsi.
-Andiamo, non perdere altro tempo. Ti farò conoscere io qualche vera donna con cui spassartela.- Continuò
Gates, aspirando del fumo dalla sua sigaretta e gettandolo in faccia al ragazzo.
Spike respirò il fumo e mollò il polso di Aria, spingendola a terra.
La ragazza si ritrovò sull'asfalto, dolorante, mentre era intenta a massaggiarsi il polso
diventato quasi viola.
-Saggia decisione.- Mormorò ancora Brian, continuando a fumare la sua sigaretta.
-Aria!- Esclamò improvvisamente una voce che fece riaprire di scatto gli occhi della ragazza.
Quando la mora riaprì gli occhi, osservò la figura disperata e preoccupata di En.
Il ragazzo era corso verso di lei e si era inginocchiato per accarezzarle il viso e cercare di
capire cosa stesse accadendo.
Nello stesso momento, Spike si appisolò sulla panchina da bravo ubriaco.
-Aria! Stai bene? Oh cazzo, il tuo polso!- Notò En, prendendo tra le mani il polso
della ragazza per esaminarlo con attenzione.
-Sto bene En, non preoccuparti...- Sussurrò Aria mentre stringeva i denti per il dolore che stava
provando in quell'istante.
-Sta bene.- Continuò Brian, sorridendo di gusto alla vista della situazione.
Al solo suono della voce di Brian, En si alzò dall'asfalto freddo e si voltò di scatto
contro il ragazzo tatuato, ringhiandogli contro con rabbia.
-Figlio di puttana, cosa cazzo le hai fatto?!- Urlò En impazzito, avvicinandosi a Brian con passo
spedito come per colpirlo.
-No! Fermo En!- Si immischiò Aria, alzandosi con velocità dall'asfalto anche lei e tirando En da
un lembo della sua maglietta.
-Ti avevo detto di starle lontano, cazzo! Volevi scopartela, eh?! Volevi divertirti con lei, brutto
stronzo!- Urlò En diventando quasi un'altra persona mentre stava per tirare un pugno secco contro
quel bel faccino di Gates.
-No! Non fargli del male, En!- Esclamò Aria, posizionandosi proprio dinanzi alla figura di Brian
per evitare che il suo migliore amico potesse colpirlo.
En fermò il suo pugno appena in tempo e rimase immobile ad osservare Aria che stava cercando
di difendere l'uomo di ghiaccio.
-Aria ma che cazzo stai facendo?!- Impazzì il riccio, osservando poi Brian sorridere con soddisfazione.
-Brian non mi ha fatto niente...- Quasi sussurrò la ragazza, rivolgendo uno sguardo più che serio
al suo migliore amico.
-Ti ha fatto il lavaggio del cervello, Aria?- Le domandò ancora En, preso dalla situazione.
-No, En. Brian questa volta non centra niente...- Continuò la giovane con serietà, mentre Brian ben pensò
di superare il corpo di Aria ed avvicinarsi invece ad En con superbia.
-Non sono stato di certo io quello che l'ha abbandonata nel bel mezzo di una piazza a dir poco immensa.- 
Sbottò Gates riferendosi ad En che, con delusione, abbassò lo sguardo sentendosi subito in colpa.
-Andiamo, idiota!- Urlò improvvisamente il ragazzo dal cuore di ghiaccio contro Spike, dandogli degli
schiaffetti sul viso per svegliarlo.
Brian trascinò via Spike dal posto ed En rimase per tutto il tempo a compiangersi.
-Mi dispiace, Aria.-
-Lo so.-
-Ti ho persa di vista ma giuro che ti ho cercato per tutta la serata...non appena è finito
il concerto ti ho cercata ovunque...-
-Stai tranquillo, ti credo. E' successo, non ne vale la pena di star male adesso.-
-Sono stato pessimo...avrei dovuto tenerti con me il più possibile.-
-Non devi fartene una colpa. Lì dentro c'era il caos ed io so che non mi avresti mai lasciata.
Adesso...tutto è bene quel che finisce bene, no?-
-Sì ma...che cos'è successo con quel figlio di puttana di Gates?-
Aria sospirò.
Ancora non poteva credere a ciò che le era accaduto. 
Brian l'aveva aiutata. L'aveva trattata come una ragazzina ma era comunque riuscito
a fermare Spike prima che potesse metterle le mani addosso.
-Spike era ubriaco e...voleva divertirsi. Ho cercato di tenerlo lontano ma non riuscendoci
ho visto Brian avvicinarsi e stranamente ha provato ad aiutarmi.-
Disse Aria tutto ad un fiato,
sorridendo nel ricordare la scena.
-Non lo ha fatto per te, ne sono sicuro. Voleva solo fare il super eroe della situazione...- Borbottò
En, con sicurezza.
-Anche se fosse non ha importanza. Sto bene, vedi?- Sorrise ancora Aria, cercando di sembrare
il più tranquilla possibile.
-Aria...che cosa intendevi con quelle parole?-
-Quali parole?-
-"Brian QUESTA volta non centra niente." E le altre volte?-
Il sorriso della ragazza si spense con una velocità incredibile.
Si era ricordata di tutto il male che Gates le aveva fatto ed era ritornata
indietro sui suoi passi.
-Non li avrei mai tagliati di mia spontanea volontà.- Disse la ragazza, mostrando un ciuffo di capelli
ad En, facendo le spallucce.
-Io lo ammazzo.- 
-Tu non ammazzi nessuno, En. Adesso se vuoi davvero rendermi felice...portami a casa.- Quasi lo supplicò
Aria, vedendolo sbuffare.
-Sì...forse sarà meglio.- Continuò il ragazzo, circondando le spalle di Aria con un suo braccio mentre
insieme si avviavano verso l'auto.
Prima di andarsene definitivamente, però, Aria sentì la voce di Matt chiara e coincisa che le arrivò
alle orecchie...




"Buonasera figli di puttana! Noi siamo gli Avenged Sevenfold e vi converrà togliervi
le scarpe perché ve le ritroverete consumate a forza di scatenarvi con la nostra musica!"





-Aria? Tutto bene?- Domandò En alla sua migliore amica, vedendola fissare il vuoto.
-Torniamo indietro.-
-Che cosa?-
-E' una sfida tra band...ci sarà da divertirsi.-
-Sei sicura di farcela?-
La giovane annuì. Doveva farcela.
Non avrebbe dato qualcos'altro a Brian e ai suoi amici su cui sparlare il giorno
seguente a scuola.
Si sarebbe divertita.
Avrebbe messo il suo cuore da parte almeno per quella sera.
Aria e En ritornarono in piazza, sotto gli occhi di tutti.
La musica degli Avenged Sevenfold rimbombava nei loro cuori quasi quanto
a quella dei Flash Clash.
Tutti ballavano come impazziti e pogavano con entusiasmo.
Aria si era limitata a restare appiccicata ad En mentre lo sentiva tifare rigorosamente
per i Flash Clash.
Alla fine della battaglia, tutti i componenti di entrambi le band si scambiarono
delle strette di mano con rispetto.
Delle persone a caso tra il pubblico venivano scelte per dare la propria opinione.
Alcune di loro avevano votato per i Clash, altri per i Sevenfold.
Improvvisamente, Stan diede il suo microfono ad Aria che avrebbe dovuto fare la differenza.
-Che cosa? Ma io non...- 
-Dai Aria, siamo pari...ci serve l'ultimo giudizio!- Le disse Stan speranzoso mentre tutta la folla
osservava la ragazza e la incitava a scegliere una delle due band.
En le sussurrava di continuo il nome dei "Clash" ma lei aveva alzato il suo sguardo verso
quelli degli Avenged Sevenfold.
Jimmy, Matt, Johnny e Zacky la osservavano speranzosi mentre lei non faceva altro che deglutire.
Aria quasi si sentiva soffocare tra la folla che continuava ad urlare nella speranza che pronunciasse
il nome giusto.
Ma la giovane impugnò il microfono e diede uno sguardo a Brian vedendolo regalarle uno sguardo
per poi scuotere la testa ed abbassarlo.
-Io voto per gli Avenged Sevenfold.- Annunciò Aria al microfono mentre Stan era già occupato a toglierglielo
dalle labbra.
La folla ricominciò ad esultare mentre En la guardava con rimprovero.
Gli Avenged Sevenfold saltellavano felici sul palco mentre cantavano in coro il loro inno di vittoria.
-Ma...perché?- Le domandò En, inarcando un sopracciglio.
-Perché mi sono prima innamorata della sua musica...e poi di lui.- Rispose semplicemente la giovane,
portando poi i suoi occhi lucidi verso quelli di Brian che era troppo occupato a stringere Michelle
per accorgersi di lei.
Matt abbracciava Val mentre Zacky, Johnny e Jimmy continuavano a saltellare felici per la vittoria.
Fu in quel momento che qualcosa riempì improvvisamente il cuore di Aria fino a farla scoppiare dentro.
Brian aveva scioltò l'abbraccio con Michelle che, a sua volta, era corsa ad esultare con sua sorella.
Brian l'aveva guardata.
Brian le aveva sorriso.
Come era potuto accadere?

































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonasera gioie!
Come state? Perdonate il ritardo per questo nuovo capitolo ma son stata super
indaffarata!
Insomma, mi son fatta perdonare bene per questo nuovo capitolo?
EHEHEHEHEH.
Secondo voi, il nostro Gates sta iniziando a sciogliersi?
Ebbeh, queste sono sorprese che vi riserverò per il prossimo capitolo.
Ne accadranno delle belle, posso assicurarvelo!
Tuttavia, mi riempite davvero il cuore di gioia...siete adorabili!
Continuate a seguire le mie storie ed io non potrò mai esservene abbastanza grata!
GRAZIE INFINITE!
Poi, ci tenevo a dirvi che ho aperto un nuovo account ask! 
Quindi se volete farmi domande sulle ff o sulla band o altro...beh, mi trovate qui : 
http://ask.fm/SaraGatesIsDead
Penso sia un modo molto più diretto per potervi sentire tutti!
Comunque sia, adesso scappo perché ho un sacco di cose da fare ma...attendo con ansia
le vostre recensioni.
Perché ci saranno delle recensioni, vero?
Allora, che cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? Vi ha fatto schifo o vi è piaciuto?
Fatemelo sapere!
Un abbraccione immenso lettori!

AH, QUASI DIMENTICAVO!
Vi straconsiglio l'account EFP di una mia carissima amica!
Sì, Dap, sto parlando di te!
Eccolo qui : http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=760613

Seguitela, scrive da Dio!




-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 6
*** 6. Who can save me now? ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

6° Who can save me now?







 
“Non fate innamorare chi non avete intenzione di amare.” 








Il giorno seguente erano cambiate tante cose.
Tutti salutavano Aria come se la conoscessero da una vita e la ringraziavano
per aver reso omaggio agli Avenged Sevenfold la sera precedente.
Persino Brian aveva iniziato a vederla sotto un altro aspetto.
O almeno era questo ciò che la ragazza si aspettava il giorno in cui sarebbe
tornata a scuola.
Ma le cose non funzionarono così come pensava.
La situazione era precipitata ancor di più.
Aria camminava per il corridoio scolastico con i libri stretti al petto
in compagnia di En che era stanco di sentire tutte quelle voci
a dir poco urtanti.
Gli studenti la guardavano sott'occhio, alcune ragazze ridevano di lei alle sue spalle
e, qualcuno più presuntuoso, arrivava persino al punto di riderle in faccia.
La situazione era peggiorata solo perché la sera prima aveva deciso di lasciarsi
guidare dal suo istinto e fare ciò che riteneva più giusto.
Aveva fatto vincere gli Avenged Sevenfold contro i Flash Clash ed in quel momento
tutta la scuola era al corrente di ciò che era accaduto.
Dovunque, arrivavano voci che parlavano di lei come se avesse commesso chissà quale crimine.
"Ma che stupida, così innamorata da far vincere gli Avenged Sevenfold e farsi mettere
addirittura i piedi in testa da Brian"
, diceva qualcuno, facendole venire la voglia
di scappare da quell'istituto il prima possibile.
"Ridicola, tutto questo solo per entrare nelle grazie del nostro Gates", dicevano le più invidiose
invece, che trovavano come sempre il pelo nell'uovo per metterla sotto una cattiva luce.
Aria sospirò.
Ne aveva abbastanza di quel posto. Non aspettava altro che la fine di quell'anno scolastico
cosicché non sarebbe stata costretta ad avere a che fare con Brian e i suoi migliori amici
che si sarebbero diplomati e l'avrebbero lasciata in pace per sempre.
-Cazzo, tutta la scuola parla di te.- Disse En infastidito, parlando alla sua migliore amica.
-Era solo un voto.- Si giustificò Aria, abbassando lo sguardo verso il pavimento.
-Non era un voto qualsiasi...hai fatto vincere quei bastardi, Aria.- Rispose di rimando En, grattandosi
la nuca.
-Sono solo stata sincera...non potevo sapere che avrei dovuto subire tutto questo. Anzi. Pensavo
che la situazione si sarebbe placata!- Esclamò la ragazza, sbuffando rumorosamente.
-Hai solo dato a quei cinque qualcosa in più per metterti in ridicolo. Stai attenta piccola,
non voglio che ti accada qualcos'altro. Se Gates si azzarda ad importunarti ancora, non esitare minimamente
a chiamarmi.-
-Stai tranquillo, En. Non mi farò sconfiggere. Non più.- Aria quasi sussurrò le ultime parole
per poi lasciarsi stringere dal suo migliore amico nel bel mezzo del corridoio.
-Brava la mia piccola.- Sussurrò il ragazzo, abbracciando la ragazza come se non l'abbracciasse da secoli.
Avrebbe quasi potuto frantumarle le costole.
Il suono della campanella fece sussultare i due ragazzi, facendo subito sciogliere il loro
abbraccio.
-Corro a lezione! Ci vediamo alla mensa?- Domandò poi En, iniziando ad incamminarsi verso l'aula
di chitarra.
-Certo! A dopo, En!- Rispose Aria, voltandosi e dirigendosi verso l'aula di storia.
Ignorando tutti i commenti su di lei, prese coraggio ed entrò nell'aula salutando il professore
e sedendosi al proprio posto.
Qualcuno stava ancora parlando di lei nell'aula ma, la giovane, stava solo ingoiando tutto
ciò che continuava a sentire alle sue spalle.
Le costava davvero troppo sentirsi innamorata di uno come Synyster Gates.




















***













En entrò in aula con tranquillità e si chiuse la porta
alle spalle nell'attesa dell'arrivo del professore.
Salutò con dei pugni i suoi più cari amici e si sedette sul proprio
banco, prendendo la sua chitarra tra le mani.
Sembrava poco tranquillo perché la sua calma si era sentita scossa
da quel ragazzo dagli occhi color nocciola che era entrato in aula con tanto
di superiorità ed indifferenza.
Gli occhi di En si posarono sulla figura di Brian che aveva appena salutato
alcuni conoscenti e stava mostrando tutta la sua diffidenza ad alcune studentesse
del quinto anno che continuavano a guardarlo come se fosse Dio.
En restò schifato dalle reazioni delle sue compagne di classe, ma, cercò di trattenere
tutta la voglia che aveva di dimenarsi su Brian per spaccargli la faccia.
Si sarebbe trattenuto ma lo avrebbe fatto solo per Aria.
Le voleva troppo bene per ferirla.
-En, allora che cosa farai il mese prossimo? Hai scelto la gita o il campeggio come attività
scolastica?- Gli domandò Harry, dandogli delle pacche sulla spalla.
-Ancora non lo so, Harry. Penso che approverò l'idea di Aria di andare in campeggio.- Rispose
il riccio, strimpellando la sua chitarra acustica.
-Campeggio? Non ti facevo un tipo da campeggio, En!- Esclamò poi Micael, aggiustando
le corde del suo strumento.
-Ho dovuto accettare i ricatti di Aria, sapete com'è fatta.- Sorrise di gusto En,
al solo pensiero che la sua migliore amica avrebbe potuto rompergli tutti i suoi amati
videogiochi.
-Ho scelto anch'io il campeggio! Sono sicuro che sarà divertente...vedremo
anche le ragazze in costume, ma ci pensate?!- Ad Ivan gli si illuminarono gli occhi.
-Possibile che tu non riesca a pensare ad altro, Ivan?- Ridacchiò En.
-Ma perché, tu non hai pensato al fatto di dover vedere Aria in costume? Dio,
quella ragazza deve essere uno schianto senza vestiti!-
En diede uno schiaffetto innocente sulla nuca dell'amico, quasi rimproverandolo.
-Ma figurati, En l'avrà vista nuda un milione di volte!- Esclamò poi Harry, ghignando.
-In costume solo quando andavamo a mare con i suoi genitori. Giuro di non averla mai
toccata neanche con un dito.- Continuò En, arrossendo.
-Cazzo, ma quand'è che te la sbatti ad una così?- Domandò poi Micael, riferendosi ad Aria.
-Sapete che non sono come voi. Io punto a qualcosa di più...non guardo solo tette e culo in una ragazza
e non penso solo a farmela. Oltretutto...Aria è la mia migliore amica da anni.- Disse il ragazzo con serietà,
mentre Brian si era fermato ad ascoltare la conversazione con curiosità.
-Beh ma al campeggio hai una scusa in più per starle vicino, no? Puoi farci l'amore.- 
-Le voglio semplicemente bene, Harry.- Continuò En, cercando di mantenere la calma e
trattenere i battiti del suo cuore.
-Spero tanto che tornato dal campeggio avrai qualcosa di perverso da raccontarci!- Mormorò Ivan, dando delle gomitate
maliziose al riccio che si fece scappare una risata divertita.
-Smettetela...le voglio troppo bene.- Rispose ancora En, pensando intensamente a quella ragazza
che tanto come una migliore amica non riusciva più a considerare.
I ragazzi ridacchiarono maliziosamente, mentre, En se ne stava semplicemente zitto perché
conosceva bene i suoi polli.
Sapeva quanto amavano scherzare su di lui e la sua migliore amica e quanto avrebbero insistito
per convincerlo a portare al letto Aria.
Ma lui non le avrebbe mai fatto del male.
Se mai avesse dovuto portarsela al letto lo avrebbe fatto con tutti i sentimenti che provava
da anni nei suoi confronti.
Se ne era innamorato così perdutamente da volerla tutta sua pur sapendo di essere considerato
solo il suo vecchio e buono migliore amico.
Ma En non puntava solo sul fare l'amore con lei. Lui la voleva per davvero come non aveva
mai desiderato nessun'altra.
Le sue storie non duravano mai troppo a lungo da quando c'era Aria nel suo cuore.
Qualsiasi ragazza trovasse, per lui, non era mai abbastanza.
O semplicemente...non era Aria.
Il professore entrò improvvisamente in classe, facendo scivolare En dal banco e facendolo sedere
al proprio posto con la sua solita chitarra tra le mani.
Tutti gli altri studenti fecero lo stesso mentre il giovane stava solo cercando di non focalizzarsi
sul fatto che avrebbe trascorso una settimana in campeggio in compagnia della donna che ama.
Quasi non poteva credere al fatto che la scuola avesse messo a disposizione quella grande opportunità.
Le classi di seconda e di quinta si sarebbero coalizzate per il campeggio o semplicemente
per un viaggio d'istruzione.
In cuor suo, En sapeva che quella sarebbe stata la sua grande occasione.
Avrebbe dimostrato ad Aria quanto era in gamba e l'avrebbe lasciata dormire
tra le sue braccia, sotto le stelle.
Era la sua grande occasione e non l'avrebbe mai sprecata per nulla al mondo.
-Bene ragazzi, che ne dite di provare la traccia numero cinque, oggi?- La voce squillante
del professor Spencer fece sussultare En che annuì di colpo senza dire una sola parola
di troppo.
Tutti gli studenti del quinto anno prepararono le loro chitarre iniziando a strimpellarle
con velocità.
Il professor Spencer continuava ad osservare tutti i suoi studenti con soddisfazione mentre
Brian sembrava suonare con naturalezza ed eleganza.
-Perfetto ragazzi, adesso attaccate con la traccia numero dieci!- Esclamò l'uomo in giacca
e cravatta, battendo le mani a ritmo.
En si disconcentrò in fretta quando iniziò ad osservare Gates suonare con molta più velocità
di lui.
Non si era mai sentito inferiore a nessun altro che a quel ragazzo che tanto odiava.
-Okay ragazzi, fermatevi. Haner, avvicinati a Rigby e Farewell...mmm...vicino a Langraab!- Ordinò
il professore, intimando a Brian di sedersi al fianco di En per poi cambiare postazione anche ad
altri studenti.
Il riccio sbuffò nel vedere Gates alzarsi e sedersi al suo fianco, ma, non poteva obiettare seppur
avrebbe tanto voluto farlo.
Brian sembrò tranquillo e spigliato mentre En avrebbe semplicemente preferito di prenderlo a calci.
-Voi due, iniziate con la traccia due e voi quattro con la cinque!- Ricominciò il professore, indicando
alcuni studenti nell'aula che iniziarono a suonare in sintonia.
-Haner e Rigby...la traccia numero otto è vostra!- Esclamò ancora Spencer, indicando i due ragazzi
e vedendoli quasi farsi guerra nel momento in cui iniziarono a suonare la traccia numero otto.
Brian suonava con una maestria ed una semplicità che fece intimorire subito En che, continuava a fissarlo
quasi come se volesse ucciderlo.
Di conseguenza, En perse il controllo come un equilibrista su di una corda.
-Hai sbagliato accordo, Rigby.- Gli sussurrò Brian, come per prenderlo in giro.
-Sta zitto, Haner.- Lo rimproverò En, ringhiandogli contro.
-Dico sul serio, stai suonando una merda.- Lo prese ancora in giro Gates, ridendo di gusto.
-Vaffanculo. Pensa a suonare per conto tuo.-
-Era il terzo accordo, comunque.- Continuò Brian, muovendo con velocità le sue dita sullo strumento.
En smise improvvisamente di suonare ed il professor Spencer lo osservò rimproverandolo
con un solo sguardo.
-Perché ti sei fermato, Rigby?- 
-Mi scusi professore. Ricomincio subito.-
-Sbrigati. Haner, i miei complimenti come al solito.-
-La ringrazio professor Spencer...ma possiamo suonare qualcosa di più complicato
per favore?-
Il riccio quasi diventò viola dopo aver sentito le parole di Brian.
Se prima voleva ucciderlo...in quel preciso momento voleva solo incatenarlo ad una
sedia elettrica.
-D'accordo Haner ma non credo che gli altri riuscirebbero a restare al tuo passo.- Ammise
il professore, guardandosi intorno.
-Io posso.- Disse improvvisamente En, facendo voltare tutti i presenti verso di lui.
-Ne è proprio sicuro, Rigby? La traccia numero sedici è piuttosto difficile...è di un livello
altamente superiore a ciò che state studiando nell'ultimo periodo.- Continuò l'uomo, aggiustandosi
la cravatta.
-Posso farcela, l'ho studiata bene.- Borbottò En, lanciando uno sguardo di sfida a Gates che sorrise
di rimando.
Quella era una sfida vera e propria.
-D'accordo allora. Voi altri riposatevi pure...Rigby, Haner...a voi il resto.- 
Al via del professore, Brian e En iniziarono a suonare la traccia numero sedici con una velocità
stratosferica.
Le dita delle mani dei due ragazzi si stavano quasi infiammando nel continuare a scivolare su quelle
corde che trabballavano senza sosta.
En si stava sforzando un sacco e stava stringendo i denti il più che poteva mentre, al contrario,
Gates suonava come se fosse nato già imparato.
Dopo circa cinque minuti, En fu costretto a fermarsi mentre Brian continuava a suonare, rivolgendo
uno sguardo vittorioso al ragazzo che si sentì immediatamente sconfitto.
-Complimenti Haner, gran bel lavoro! Rigby...è meglio se ricontrolli un po' la traccia
numero sedici...ci sono delle imperfezioni a cui devi lavorare.-
Consigliò poi il professore, congratulandosi
con Brian che si alzò dalla sedia con soddisfazione.
-Non provare mai più a sfidarmi, Rigby.- Gli disse il ragazzo tatuato, incenerendolo con un solo sguardo.
En respirava a pieni polmoni ed assottigliò gli occhi, osservando poi Gates uscire dall'aula, pieno
di sé.
Non aveva mai odiato nessuno quanto lui.


























***



























Finite le lezioni scolastiche, Aria uscì dall'aula di batteria con l'intenzione
di riporre tutti i libri nell'armadietto.
Quando però vide Michelle Dibenedetto seduta a terra, con la testa posizionata sull'apposito
armadietto, avrebbe quasi voluto fare un passo indietro.
Aria non sapeva cosa le stesse prendendo in quel momento, ma, sapeva che se quella ragazza
stava piangendo era perché forse stava soffrendo per davvero.
Michelle aveva tutto il trucco dissolto sul viso, dei lacrimoni che le uscivano di continuo
dagli occhi e le labbra rosse come ciligie.
Stava piangendo.
-Ehm...Michelle?- Aria cercò di attirare l'attenzione della ragazza che alzò a sua volta lo sguardo
verso quello della giovane.
-Cosa cazzo mi guardi, eh? Che cosa c'è di bello da guardare in tutto questo?!- Le urlò contro
Michelle, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto ormai colmo di mascara e trucco andato
a male.
-Io vorrei solo riporre i libri nel mio armadietto.- Rispose tranquillamente Aria,
sorridendole.
-Merda. Tra tanti armadietti questo doveva essere proprio il tuo?!- Ribatté ancora Michelle,
alzandosi dal pavimento e tirando su col naso.
-Se volevi potevi anche restare...-
-Lascia perdere.-
-Perché stai piangendo?-
-Fatti i cazzi tuoi.-
-E va bene, scusa.- Rispose di rimando la mora, aprendo l'armadietto e riponendovi alcuni libri
al suo interno.
Michelle se ne stava zitta ma non piangeva più.
Aveva smesso. Forse per orgoglio.
-Scommetto che questa è tutta opera di Brian.- Si lasciò scappare Aria, chiudendo l'armadietto
ed avvicinandosi ancora a Michelle.
-Cosa te lo fa pensare?- Domandò la bionda, rivolgendole uno sguardo colmo di dolore
e tristezza.
Mai si sarebbe aspettata di vedere la Dibenedetto ridotta in quello stato.
-Ha un certo debole nel far piangere le ragazze.- Disse Aria, riferendosi al chitarrista.
-Già...io sono solo un'altra delle sue vittime.- Mormorò Michelle con la voce strozzata e 
la voglia di vivere pari a zero.
-Non dovresti permettergli di farti del male. Voglio dire, perché ti fai trattare
come una Barbie da lui? Non ha senso. Dovresti ribellarti.-

-Ribellarmi a cosa? Ad uno che si diverte solo a scoparmi?!-
-Ma tu lo sapevi sin dall'inizio a cosa saresti andata incontro nel diventare la sua
scopamica.-

-Non farmi la morale. Non proprio tu...-
-Sono una sfigata e lo so, ma ho un po' di sale nel cervello. Quello che dovresti avere anche tu che sei
così innamorata da farti usare da uno come Brian che non amerà mai nessuna. Io me ne sono fatta una ragione,
sai? A questo punto, credo che possa riuscirci anche tu.-

-Tu sei stata rifiutata...lui invece ha ancora bisogno di me.-
-Sei libera di pensarla come vuoi. Ma se è così, evita di piangere o fare sceneggiate e prenditi
le responsabilità di ciò che hai accettato. Sapevi che saresti andata incontro a tutto questo, no?-

-Smettila...tu...non sai un cazzo di quelli che siamo stati noi!-
-Se proprio vuoi saperlo, neanche mi interessa. La verità è che ti sto parlando solo perché mi dispiace
vederti ridotta in questo stato per l'amore di una persona che non avrai mai. Più vedo te e più vedo me.
Capisci cosa intendo, vero?-

Michelle annuì debolmente alle parole di Aria, capendo che tutte quelle lacrime che stava versando...avevano
attraversato anche il viso della ragazza che aveva di fronte.
Ed Aria era ancora viva.
Perché non sarebbe potuto esserlo anche lei?
-Non farti più usare da lui, Michelle. Tu hai aiutato me quella volta, ricordi? Quindi adesso
dammi la possibilità di farti capire che tu dovresti avere una tua dignità.-

Michelle annuì ancora alle parole della giovane, ma, sapeva che il giorno seguente sarebbe ritornata
ad essere la speciale scopamica di Gates.
-Cazzo...mi sento così ridicola a piangere in questo modo per un uomo...- Ammise la bionda,
asciugandosi ancora delle ultime lacrime pendenti dai suoi occhi.
-Le grandi ragazze piangono quando il loro cuore si sta spezzando, perdonati.- Rispose semplicemente
Aria, vedendola poi sorridere.
Dopo quel sorriso, Michelle se ne andò senza dire una sola parola di più.
Ed Aria si era sentita più vuota del solito.
Perché doveva essere tutto così complicato?























***

















Con velocità, Aria e En si addentrarono nel parcheggio sul retro dell'istituto
scolastico.
La giornata scolastica era finalmente giunta al termine e loro potevano
dedicarsi ai propri hobby o a qualsiasi altra cosa avessero voluto fare.
Alcuni studenti, invece, sarebbero rimasti a scuola per studiare alla biblioteca offerta
dall'istituto stesso.
-Tu devi ancora spiegarmi del perché sei così brava ad aiutare gli altri ma mai te stessa.- Rimproverò
En, tenendosi lo zaino su di una sola spalla ed indossando i suoi occhiali da sole.
-Ho solo aiutato una ragazza che stava soffrendo per amore...- Si giustificò Aria, pensando
ancora a Michelle e al rapporto che si era instaurato tra le due solo qualche minuto prima.
-Ma era Michelle Dibenedetto, porca troia.- Ribatté il ragazzo, abbozzando un sorriso.
-Lo so ma...sai come sono fatta.- 
-Lo so molto bene ma ricordati che ci sono persone che potrebbero pensare di approfittarsi
della tua bontà. Devi tenere gli occhi bene aperti e sapere di chi fidarti.-
-Certo, papà.- Disse Aria, scoppiando poi a ridere.
-Che scema.- Rispose En, sorridendole con dolcezza per poi entrare in auto e posizionarsi
al posto di guida.
Aria fece lo stesso.
-Allora, al campeggio non penserai di lasciarmi tutto da solo in un angolino, vero?- Le domandò
il suo migliore amico, facendo il finto offeso.
-Non lo farei mai! Ho intenzione di godermi il weekend e fare nuove esperienze.-
-Cosa intendi con...nuove esperienze?-
-Conoscere qualcuno e...divertirmi. Ho sedici anni, dopotutto.-
-Sei ancora troppo piccola per certe cose.-
-Ma se sono l'unica vergine della mia classe!-
Urlò Aria, guardandosi poi intorno per assicurarsi che
nessuno l'avesse sentita.
-Shh, non urlarlo al mondo! Qualcuno potrebbe pensare di approfittarsene.- La prese in giro En,
beccandosi tre o quattro ceffoni di fila.
-Come non detto. Quindi è vero che la mia piccola è ancora...piccola.- Mormorò il ragazzo, sorridendo
mentre lasciava uscire dalle labbra l'ultima parola.
-Già...ma pensavo che lo sapessi, no? Sai come sono fatta. Non ho mai avuto esperienze in questo
campo e mi sento così sfigata da far paura.-
-Non devi dire così. Tempo al tempo e farai anche tu le tue esperienze. Ma vergognati ragazza,
hai troppe cose da imparare!- Esclamò poi En divertito, mettendo in moto l'auto.
Nello stesso momento in cui En stava pensando di sfrecciare via, però, qualcosa lo bloccò.
Aria si voltò alla sua destra ed osservò alcuni studenti indicarla e ridere con le lacrime agli occhi.
-Ma che cosa sta succedendo ora?- Domandò il riccio, perplesso, scendendo dall'auto ed osservando con attenzione
il suo veicolo.
-Beh, che cazzo vi ridete voi? Cos'ha la mia macchina che non và?- Continuò il ragazzo, posizionandosi
le mani sui fianchi con segno di rimprovero verso tutti gli studenti che stavano uscendo dall'istituto
e ridevano come impazziti.
-Non è la tua macchina a non andare, amico! Ma la tua amica!- Strozzò un ragazzo dai capelli biondi,
indicando ancora Aria che inarcò il sopracciglio e scese dall'auto con le gambe che iniziarono a tremarle.
En si voltò verso la giovane senza però riuscire a capire cosa stesse accadendo.
Fu un attimo, in cui la voce di Aria rimbombò ovunque come se qualcuno avesse ben pensato
di registrare le sue parole e le stesse facendo sentire al tutto il mondo.










"Sei ancora troppo piccola per certe cose.
Ma se sono l'unica vergine della mia classe!"








Il suono della voce di Aria percorse i corridoi scolastici e qualsiasi altra aula,
riempiendo anche le menti degli studenti che erano usciti dall'istituto per prenderla
in giro ed avere qualcos'altro su cui spettegolare.
Più la giovane sentiva la sua stessa voce dall'altoparlante e più avrebbe voluto rompersi
in mille pezzi.
Gli occhi avevano ricominciato a cacciare quel liquido cristallino ed il viso si era
colorato di un rosso acceso che la fece quasi sembrare un pomodoro.
Quanto avrebbe voluto coprisi il viso con un sacchetto qualsiasi. Quanto avrebbe voluto
semplicemente scomparire nel nulla e non aver mai detto quelle cose ad En.
Dio, quanto si vergognava.
-Dai verginella, che ne dici di provarci con me? Farò piano, te lo prometto!- Le disse un ragazzo,
ridendole in faccia come non mai.
Aria respirava quasi a fatica mentre stava solo cercando di capire cosa fosse accaduto.
Chi aveva osato registrare ciò che aveva appena detto al suo migliore amico?
-Che ne dici se ti svergino al campeggio, piccola Aria?- La prese in giro ancora un altro studente, passandole
dinanzi agli occhi.
-Ma che sfigata.- Sbottò poi una di quelle ragazze pon-pon dall'aria di una che aveva avuto
anche fin troppe esperienze in quel campo.
La mora stava rischiando di rimanerci la pelle in tutto ciò che la circondava.
En era tornato all'auto e la stava esaminando con attenzione, scorgendo poi un piccolo registratore
elettronico incollato al suo pick up.
-Aria...qualcuno deve averlo messo nella mia auto. Ti giuro che io non centro niente in tutto
questo, non ti avrei mai fatto una cosa simile...- Disse En sentendosi mortificato dinanzi alla sua migliore
amica che stava per svenire lì, davanti a tutti.
La ragazza osservò bene il micro registratore tra le mani del ragazzo per poi voltarsi verso Brian
che se la stava ridendo con la sua sigaretta dimezzata tra le labbra.
Aria sapeva.
Sapeva che centrava lui in tutta quella storia.
-Lasciatela in pace, cazzo! Piccola, torniamo a casa...- En le accarezzò una spalla, 
ma, la giovane non avrebbe resistito accanto a lui neanche un secondo di più.
Era già scattata via, più veloce della luce verso quel ragazzo che le aveva fatto tremare
le vene e spaccato il cuore calpestandoglielo di continuo senza mai fermarsi.
-Io ti odio, cazzo! Ti odio da morire, da morire!- Urlò Aria con le lacrime agli occhi
e la voce strozzante, buttando calci e pugni contro Gates che era riuscito a parare ogni
colpo con agilità.
Jimmy pensò bene di bloccare Aria dai polsi, incrociandoglieli dietro la schiena per evitare
che potesse continuare a dare dei pugni contro il torace di Brian.
-TI ODIO!- Urlò ancora la ragazza, presa da tutta la rabbia che aveva dentro.
-Calma, ragazzina.- Le disse poi Zacky, inarcando un sopracciglio.
-Questa volta l'hai fatta grossa, mi sa, Gates.- Sussurrò poi Johnny, incrociando le braccia verso
il petto.
Brian si limitò ad osservare Aria e vedendola così arrabbiata non poté fare a meno di riderle
nuovamente in faccia.
-Gates, cazzo, ancora tu!- Esclamò En, facendosi avanti con le sue spalle larghe ed un pugno 
che stava già iniziando a caricarsi.
-Io? E pensare che non avete neanche delle prove concrete per incolparmi.- Borbottò Brian,
serrando la mascella.
-Non servono prove per capire che sotto tutta questa storia ci sei tu, cazzo!- Sbottò ancora En,
facendo un qualcosa di cui non si pentì neanche per un secondo.
Un pugno secco colpì la mascella di Brian, facendolo voltare e riempiendo i suoi occhi di sangue.
Tutti rimasero stupiti dal gesto di Ridgby ma, soprattutto, dal modo in cui Brian gli si versò contro dopo
il pugno con agilità.
Gates si lanciò addosso al ragazzo ed entrambi stavano quasi rischiando di uccidersi di botte.
Tutti gli studenti urlavano felici ed in cerca di rogne, mentre, Jimmy e gli altri stavano già pensando
di lanciarsi contro En per aiutare il loro migliore amico.
-No, ti prego. Non fategli del male!- Esclamò Aria, prendendo un braccio di Sullivan per fermarlo.
Jimmy osservò con attenzione gli occhi sinceri della ragazza e sospirò, intimando a Matt e agli
altri di fermarsi con un solo sguardo.
Aria si avvicinò ad En non appena lo vide a terra con un occhio diventatogli quasi viola.
Matt, Jimmy, Johnny e Zacky si occuparono di Brian, portandolo il più lontano possibile da lì.
-Sei un uomo morto, Rigby. Sei un uomo morto!- Ringhiò e minacciò Brian contro il ragazzo, mentre veniva
trascinato via dai suoi amici.
La giovane si occupò invece di accompagnare En alla sua auto e di scappare prima ancora che qualcuno all'interno
dell'istituto potesse notare che vi era appena stata una rissa.
-En...mi dispiace tanto per quello che è successo...- Disse Aria sotto voce, prendendo una mano del
suo migliore amico e portandosela sul cuore.
-Non devi dispiacerti. La prossima volta lo ammazzo sul serio. Ha davvero esagerato.- Sbottò En, sputando un grumo di sangue
sull'asfalto.
Ma Aria non riuscì più a sostenere quella situazione.
Scoppiò in lacrime, entrando in auto e lasciando scivolare quelle lacrime amare sul suo viso.
-Ehi...piccola...ma perché fai così adesso?- Le domandò En, preoccupato.
-Mi dispiace davvero tanto, En.- Continuò Aria, lasciandosi stringere dal suo migliore amico
già pronto ad offrirle tutto il suo conforto.
-Shh, non è successo niente piccola, sta tranquilla. Domani avranno già dimenticato tutto.-
-Come vorrei fosse davvero così, En.-
-Ehi, basta chiudere gli occhi e non pensarci più.-
-Quanto vorrei svegliarmi domani e non riuscire a ricordare neanche del motivo per cui sto piangendo.-
-Andrà tutto bene, piccola.-
-Mi stai stringendo troppo forte, En.-
-Shh.-
-En?-
-Mmh?-

-Non riesco ancora ad odiarlo...-
-Provaci, almeno.-
-Ci ho già provato.-
-E tu provaci ancora.-
-Non ci riuscirò mai.-

-A provare a non amarlo?-
-No, ad odiarlo.-

































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve lettori!
Sì, lo so, vorreste uccidermi ed avete ragione ma...ho avuto
un sacco di impegni nell'ultimo periodo e avevo perso quasi la voglia
di continuare questa ff.
Ma, in cuor mio, ho deciso che continuerò ad aggiornarla e a scrivere.
La persona a cui avevo dedicato questa storia mi è caduta dal cuore in qualche modo...
Sì insomma, voi maschietti siete una cosa assurda eh!
Sì sa, no? Quegli amori sfuggenti che però non portano mai a nulla di buono.
Ma basta parlare di me.
Per ovvie motivazioni non volevo più continuare questa storia ma poi ho pensato...
"perché devo abolire un qualcosa, un tassello che ha fatto parte di me?" 
E quindi, eccomi ritornata con un nuovo capitolo!
Ogni tanto il blocco dello scrittore si fa sentire ma sono felice di esser tornata
anche perché ora c'è una nuova persona speciale nella mia vita che mi ha fatto
ritornare quella voglia e quello spirito che avevo per quanto riguardava la scrittura.
Cosa non fa l'amore, eh?
Comunque sia, ucciderei anch'io Brian quindi SOLIDARIETA', LETTORI!
A proposito di questo, so che sono in ritardo ma spero vivamente che i miei cari lettori
ci siano ancora e che non mi abbiano mandata a quel paese.
Anche se me lo meriterei, I know!
Beh, ma almeno, sono tornata...no?
Grazie a tutti coloro che continuano ad esserci e a coloro che hanno continuato a chiedermi
gli aggiornamenti.
Siete dolcissimi.
Siete l'amore.
E vi sposo tutti.
TUTTI.
Okay, basta.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo e...se riceverò abbastanza pareri
sulla storia...potrò continuarla!
Ho bisogno di tutto il vostro supporto...quindi...se volete che io debba continuare
a scrivere e ad aggiornare questa ff riempite twitter con quest'hashtag : #SynysterIsTheWayFF
Parlate delle mie ff, condividetele con il mondo e ditemi cosa ne pensate!
Tante caramelle per voi se lo fate!
E comunque...avrete belle soddisfazioni, ve lo prometto!
Al prossimo capitolo, allora, forse...<3
UN BACIONE DALLA VOSTRA...











-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 7
*** 7. Deliver me into my fate, if I'm alone I cannot hate. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

7° Deliver me into my fate, if I'm alone I cannot hate.












 
"Se devo avere poco è meglio niente.
Non mi piacciono gli assaggi. Aprono lo stomaco come un cratere. Lasciano fame d’amore".
(Massimo Bisotti)

 








Aria quel sabato mattina si svegliò con un gran mal di testa.
Si era alzata dal letto con lentezza, aveva spalancato le porte della sua finestra
ed aveva respirato il più che poteva.
Non faceva altro che svegliarsi con gli occhi gonfi e rossi come se avesse fumato
qualche spinello che in realtà non avrebbe mai toccato.
Chiunque l'avesse vista in quel preciso istante, l'avrebbe quasi etichettata come una tossica
senza aver pensato a quanto lei avesse buttato il sangue per tutta la notte con quelle lacrime
che non si decidevano più a fermarsi.
La giovane si guardò allo specchio per alcuni minuti e quasi dovette fermare i conati
di vomito che le premevano in gola nel vedersi ridotta in quello stato per colpa di un amore
non corrisposto.
Stava soffrendo.
Glielo si poteva leggere in faccia che la stavano distruggendo.
Uscì dalla camera e si diresse verso il bagno per sciacquarsi la faccia e ripulirsi
da tutto quel dolore soffocante che si era sparso sul suo viso quasi denutrito.
Una volta asciugato il viso, si chiuse la porta del bagno alle spalle e si diresse verso
il salotto di casa in cui sua madre stava leggendo delle carte con gli occhi lucidi
di chi avrebbe preferito quasi essere buttato sotto da una macchina.
Aria osservò a lungo sua madre mentre leggeva quei documenti trattenendo ogni suo singolo
respiro.
-Mamma?- Aria richiamò l'attenzione della madre, vedendola poi sussultare e rivolgerle
uno sguardo abbastanza scosso.
-Oh...Aria, pensavo stessi ancora dormendo.- Disse la donna, asciugandosi una lacrima dal viso
con velocità e mettendo via quelle carte.
-Che succede, mamma?- Domandò la mora, osservando la donna fissare il vuoto come se stesse cercando
di tenersi tutto dentro.
-N-niente tesoro. Affari di famiglia.- Rispose la donna, tirando su col naso.
-Mamma, non mentirmi, ti prego.- La supplicò quasi Aria, guardandola sofferente.
-S-siamo in banca rotta.- Balbettò la donna, mettendosi una mano sulla fronte in segno
di disperazione.
La ragazza si avvicinò a sua madre, accarezzandole una spalla con compresione.
Aria sapeva che prima o poi avrebbero dovuto avere a che fare con una situazione del genere.
-Quella miseria di stipendio che mi danno alla scuola materna non è sufficiente per portare avanti
questa casa e procurarci qualcosa da mangiare. Non riusciamo ad arrivare neanche a fine mese per pagare
le bollette...- Mormorò la donna, continuando a disperarsi mentre la giovane, al contrario, stava cercando
di darle quel po' di forza che le era rimasta per affrontare la giornata.
-Non ti preoccupare mamma, vedrai che tutto si sistemerà per il meglio...- Le sussurrò, non sapendo
cosa fare per cercare di tirarle su il morale.
La situazione era precipitata.
-Nel frattempo che continuerò a lavorare alla scuola, cercherò un nuovo lavoro ben pagato. 
Dobbiamo farcela.-
-Ce la faremo mamma, vedrai che supereremo anche questa. Insieme.- Aria abbracciò sua madre,
dandole tutta la forza che aveva promesso restando, di conseguenza, senza più energie.
La madre la strinse e si lasciò stringere prendendo tutta la forza di cui aveva bisogno e riuscendo
a non disperarsi più di tanto.
-Bene...adesso sarà meglio che vada a scuola. Abbiamo dei corridoi da rimettere a nuovo per lunedì.- 
Continuò la donna, alzandosi dal tavolo ed infilandosi la giacca per poter uscire.
Aria annuì e salutò sua madre, iniziando poi ad occuparsi di tutta la casa, pulendola da cima a fondo.
Quando sua madre era a lavoro, ovviamente, era Aria ad occuparsi del resto della casa.
Una volta finite le faccende domestiche, ella si lanciò sul divano con il cellulare tra le mani.
Aveva bisogno di En in quel momento più che mai.
Velocemente compose il numero del suo migliore amico nella speranza di poter trascorrere
del tempo con lui.
Ma En non rispose.
Aveva la segreteria e lei aveva tanto bisogno di qualcuno con cui parlare.
Affacciandosi alla finestra del salotto, vide il signor Ridgby passeggiare con tranquillità per il quartiere
e decise di richiamare la sua attenzione come al solito.
-Ehi! Signor Ridgby!- Urlò Aria dalla finestra, salutando con un cenno di mano l'uomo che le sorrise
e ricambiò il suo saluto con allegria.
-Buongiorno piccina!- 
-Signor Ridgby, En è in casa?- 
-No, En è uscito presto questa mattina. Mi ha detto di avere un incontro con la squadra
di football della scuola, probabilmente ha scelto di unirsi a loro!-
Aria aveva annuito.
Si era appena ricordata dell'amore di En nei confronti di quello sport e della voglia che aveva sempre
avuto di diventare un membro della squadra di football della scuola.
Quel sabato mattina si erano aperte le iscrizioni e probabilmente En sarebbe stato trattenuto
lì fino a tardi.
-La ringrazio per l'informazione signore, buona giornata!-
-Buona giornata anche a te, piccola Aria!-
Aria rientrò in casa chiudendo la finestra e ritornando al divano.
Non sapeva cosa fare.
Non riusciva a sostenere ciò che le stava accadendo per il semplice fatto che stava sopportando anche troppo.
Poi, qualcosa la fece sentire peggio del solito.
Si diresse verso la cucina e aprì il frigorifero bevendo qualche sorso d'acqua fresca.
Il suo sguardo si posò sul calendario e non poté fare a meno di sospirare.
"E' passato davvero tanto tempo, papà".
























***


















Aria si era addormentata sul divano con una foto di suo padre tra le mani.
Si era ricordata che quello era il giorno in cui scomparì anni prima.
Non era proprio il massimo sapere che ci sarebbe sempre stato un giorno in particolare
a ricordarle di quando suo padre venne a mancare.
Improvvisamente, però, la ragazza si svegliò.
Il suono del suo stesso cellulare la fece sussultare mentre sbadigliava più assonnata
che mai.
Aria aprì gli occhi e prese il cellulare tra le mani, leggendovi un numero che non 
aveva registrato nella rubrica.
La giovane accettò la chiamata con curiosità per poi portarsi il cellulare all'orecchio per
poter rispondere.
-Pronto?- Domandò inarcando un sopracciglio ed osservando il cielo rabbuiarsi.
Aveva dormito fino alle sette di sera.
-Ciao Aria!-
-Ehm...ma chi sei? Come fai ad avere il mio numero?-
-Aria ma sono Valary! Ti ricordi di me? Sono Valary Dibenedetto!-
-C-come? Ma...io...cioè...come hai fatto ad avere il mio numero?-
-L'ho chiesto al tuo amico capellone stamattina al raduno della squadra di football! 
Disturbo?-
-Oh, no, cioè...non aspettavo una tua chiamata.-
-Beh adesso anche tu hai il mio numero quindi quando vorrai chiamarmi saprai cosa fare!-
-Oh...d'accordo ma...-
-Aspetta, prima che tu possa dirmi qualsiasi cosa, sono io dovertene chiedere una!-
-Va bene, parla allora.-
-Stasera Matt ha organizzato una festa a casa sua. Matt Sanders, hai presente?-
-Sbaglio o stai parlando del tuo fidanzato?-
-Proprio di lui. Ascolta...ci sarà quasi tutta la scuola ed io ci tenevo ad 
invitare anche te. Ho saputo di quello che è successo ieri a scuola e volevo cercare
di tirarti su il morale.-
-Non ho bisogno della tua pietà e neanche delle vostre feste...- 
-Okay, mi rendo conto che odi da morire quel carciofo di Brian ma questa è solo
una festa ed io avevo pensato che farti vedere a testa alta dinanzi a tutti gli altri studenti potesse
aiutare la tua situazione.-
-Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno...io sto benissimo anche così.-
-Non fare l'orgogliosa, adesso. Davvero, sto solo cercando di aiutarti.-
-E chi mi dice che questa non potrebbe essere una nuova trappola?-
-Non lo è, Aria. Se ti sto aiutando è solo perché so cosa stai provando. Ci sono passata anch'io anni
fa e so quanto faccia male tutto questo. Lo sto facendo solo perché anche io tre anni fa ero come te e tutti
non facevano altro che farmi del male. Io sono stata fortunata perché avevo Matt al mio fianco che cercò
di aiutarmi il più possibile contro tutti gli altri bulli della scuola,ma tu...tu sei fottutamente sola quando
non c'è il tuo amico lì con te.-
Aria rifletté molto sulle parole di Val, restando in silenzio senza riuscire a dire altro.
-Io ti ho invitata perché mi auguro che tu possa svagarti un po'. Tutti sanno che le feste di Matt sono particolarmente
eccessive. Chiunque, vedendoti lì, penserebbe al fatto che non sei una sfigata come pensano. Dopo questa sera
le cose potrebbero migliorare.-
La giovane non se lo fece ripetere due volte.
Era stata invitata ad una festa degli studenti dell'ultimo anno ed aveva proprio bisogno di divertirsi
un po'.
Voleva rompere le regole. Voleva sentirsi viva e non come un semplice corpo vagante senz'anima.
Voleva sentirsi.
-D'accordo...accetto la tua proposta. Tanto peggio di così non può andare, giusto?-
-Perfetto Aria, saggia decisione. Ti mando un messaggio con l'indirizzo di casa Sanders. La festa
inizia alle nove.-
-Bene. A dopo allora.-
-A dopo, pivellina!-
-Ehi!-
-Scusa, mi è scappato!-
-Val?-
-Sì? Devi chiedermi qualcosa?-
-No...ehm...volevo...-
-Avrai tempo per ringraziarmi. Vatti a vestire e ti prego, indossa qualcosa di carino!-
-Ci proverò. Ciao!-
La mora riattaccò la chiamata, pensando poi a ciò che stava per combinare.
Doveva trovare qualcosa da mettere e doveva anche avvisare sua madre.
Le avrebbe parlato di una festicciola scolastica tra alunni di seconda.
Non avrebbe mai osato parlarle degli studenti dell'ultimo anno e delle feste caotiche
di cui parlavano tutti a scuola.























***














La giovane avvertì sua madre della festicciola per poi chiudersi
la porta di casa alle spalle.
La madre non le aveva detto nulla se non le solite raccomandazioni riguardanti
alcool, ragazzi e roba varia.
Alla fine, però, la donna era felice di vedere sua figlia uscire una volta tanto.
Solitamente passava le giornate in casa a studiare ed aveva capito che aveva proprio
bisogno di distrarsi un po'.
Aria prese un respiro profondo e si incamminò verso i pressi di casa Sanders senza troppi
complimenti.
I ticchettio dei tacchi che colpivano l'asfalto la infastidivano un po' ma, aveva comunque
deciso di fare uno strappo alla regola per quella volta ed indossare anche un vestitino
né troppo lungo e né troppo corto.
Prima di uscire aveva controllato la sua e-mail ed aveva deciso di scrivere su di un foglio di carta
l'indirizzo di casa Sanders per evitare di perdersi.
Quel foglio giaceva nella tasca della sua giacca di pelle lasciandosi affondare insieme
allle sue piccole mani.
Se En avesse saputo cosa stava per fare, l'avrebbe rimproverata come un fratello maggiore nonostante
lei gli avesse spiegato tutto ciò che sentiva dentro.
La verità era che più camminava con lentezza alla ricerca di quella casa, più sentiva una morsa allo stomaco
che non le permetteva di respirare a fondo.
Un vuoto nello stomaco continuava a farle tremare le gambe e farle venir voglia di tornare
indietro.
Perché, in realtà, la vita se la stava già distruggendo abbastanza.
Le mancava suo padre, le mancava qualcosa in cui credere, le stava addirittura mancando la voglia di vivere.
Le mancava l'amore.
Tutto quello che aveva cercato di raccogliere col tempo le sembrò essersi per sempre dissolto nel nulla.
Ed aveva solo sedici anni.
A quell'età le ragazze dovevano sentirsi spensierate, pronte per credere sempre in qualcosa di nuovo.
Lei, invece, si sentiva costantemente un'anima in tormento.
Non c'era niente nella sua vita che sembrava andare per il verso giusto.
Solo l'amore di sua madre e quell'affetto che dimostrava di avere En nei suoi confronti.
Se doveva pensare invece al suo amore per la musica, preferiva odiarsi.
Preferiva così perché aveva imparato ad amare la musica nello stesso momento in cui
i suoi occhi incrociarono quelli di Brian.
Al solo ricordo, Aria rabbrividì di scatto.
Si era appena ritrovata dinanzi alla porta di casa Sanders senza neanche rendersene conto.
Aveva sospirato con l'intenzione di tornare sui suoi passi e correre ad abbracciare sua madre
perché si sentiva così svuotata dentro da far schifo.
Aveva bisogno di qualcuno che la riempisse.
Che la facesse sentire sazia.
E così, si voltò indietro e scese le scale di quella casa per ritornare alla sua.
-Ehi, Aria! Finalmente sei arrivata!- Una voce più che familiare la fece girare verso la porta di casa.
Era Valary.
La bionda indossava un vestitino rosso abbastanza aderente e stava fumando con tranquillità
la sua sigaretta.
Val scivolò dalla scalinata, di fretta, verso la ragazza prendendole una mano e convincendola ad entrare.
-Togliti quella giacca tesoro e andiamo a divertirci!- Esclamò la bionda, sorridendo alla sedicenne che si ritrovò quasi
costretta ad annuire.
Aria accettò una mano dalla ragazza ed insieme entrarono nella casa con la massima disinvoltura.
La musica alta stava rimbombando nella testa di tutti gli invitati mentre la giovane ben pensò di coprirsi
le orecchie, frastornata dalla musica a dir poco assordante.
In meno di un secondo si era ritrovata nel bel mezzo della pista da ballo in cui le persone
non facevano altro che dimenarsi contro di lei.
Tutti spingevano tutti e più che un ballo quello sembrava esser diventato un qualcosa di profondamente
proibito.
La mora arrossiva di continuo, ma, Val le prese le mani per aiutarla a lasciarsi andare con il ritmo
di "Use me" degli Hinder.
Aria decise di sciogliersi dopo un po' e ballò per tutto il tempo in compagnia di Val
e di alcune amiche che la circondarono con fare amichevole.
Dopo aver ballato per una mezz'oretta, Aria e le ragazze si avvicinarono al banco dei cocktail in cui Matt aveva 
ingaggiato un barman per servire le bevande più famose della zona.
-Ehi ragazzi, guardate un po' chi c'è qui...- Disse Valary, rivolgendosi a Jimmy, Zacky, Matt e Johnny che se ne stavano
seduti su di uno sgabello adiacente al bancone, con delle bottiglie di birra tra le mani.
-Che cosa ci fa lei qui?- Domandò Jimmy, inarcando un sopracciglio.
-L'ho invitata io. Perché, non potevo?- Ribatté Val, sorridendo con soddisfazione.
-La mocciosa del secondo anno è tra di noi!- Esclamò poi Johnny, beccandosi uno schiaffetto
sulla nuca da parte di Zacky.
-Non sono sicuro che a Brian farà piacere averti qui.- Borbottò poi Jimmy, sorseggiando un po' della
sua birra.
-Ed io non sono venuta qui per lui.- Sbottò Aria, disegnando dei sorrisi sui volti dei ragazzi.
-Hai la risposta pronta, complimenti.- Disse Matt, sorpreso.
-Allora, hai già scelto il tuo strumento?- Le domandò poi Zacky, cercando di sembrare un tipo amichevole.
-A dire la verità ancora no. Mi appassionano molti strumenti...- Rispose Aria, restando sulla difensiva.
-Scegli quello che reputi il migliore secondo il tuo gusto ed il tuo sesto senso. La musica è arte,
è vita. Se scegli uno strumento assicurati che sia quello giusto lasciandoti convincere da ciò che realmente
senti. Dai peso a ciò che provi quando impugni una chitarra o premi qualche tasto...- Le consigliò poi
Jimmy, parlandole per la prima volta con serietà.
Aria quasi rimase stupita dalle parole di James, a tal punto, che non poté fare a meno di sorridergli.
-Ti ringrazio per il consiglio...- Sussurrò quasi la ragazza, abbassando lo sguardo.
-Allora, ragazzina...ti va un goccio?- Le propose poi Matt, prendendo una bottiglia di birra, passandogliela
sotto agli occhi.
-Ehm no, direi di no.- Rifiutò la giovane, sapendo che non era proprio il caso di bere.
Non si fidava di quei tizi, e se avessero pensato di farla ubriacare per poi farle del male? Se avessero
versato della brodaglia tossica in quella innocente bottiglia di birra?
-E dai, Aria! Tanto poi ti faccio accompagnare a casa da qualcuno!- Esclamò Val, al suo fianco, che si stava
lasciando baciare appassionatamente il collo da Shads.
-Non credo sia il caso...- Continuò la giovane, allontanandosi il più possibile dai ragazzi.
-Una birra non ha mai fatto male a nessuno.- La rassicurò poi Zacky, sorridendole.
Aria osservò gli occhi cristallini del ragazzo che sembravano esporle fiducia.
Quel profumo di birra continuava a pulsarle nelle narici a tal punto da farla già sentire ubriaca fradicia.
Aveva bisogno di bere...un goccio non le avrebbe fatto del male e dimenticare era proprio ciò di cui aveva bisogno.
Poi, vide Brian.
Gli occhi della ragazza sprofondarono in quelle pozze color nocciola che le si erano appena rivolte contro.
Brian era con Michelle.
La stava baciando con passione, mentre, le teneva i fianchi come se stesse per portarla di corsa
al piano di sopra.
Lui baciava Michelle ma lo stava facendo con gli occhi aperti.
Occhi che osservarono Aria con decisione, a tal punto da farle mancare il pavimento sotto ai piedi.
-Dà qua!- Esclamò improvvisamente la giovane, prendendo la bottiglia di Heineken dalle mani di Vee e scolandosela
senza troppi complimenti.
-Ehi, vacci piano sedicenne!- La rimproverò quasi Johnny, strappandole la birra dalle mani e ridacchiando
con gli altri.
-Così si fa, tesoro!- La incoraggiò poi la Dibenedetto, vedendola voltarsi dall'altro lato della stanza perché non riusciva
in alcun modo a sopportare di vedere Brian baciarsi con un'altra.
Perché continuava a fargli quell'effetto?
Perché stava ancora così male per uno dal cuore di ghiaccio come lui?
Lei non voleva congelarsi.

Aveva distolto lo sguardo da quello del ragazzo perché aveva paura che lui potesse congelarla
così come aveva lasciato fare al suo cuore.
Ma come poteva un ragazzo dal cuore di ghiaccio riuscire a farla sciogliere con tanta facilità?
Non ci volle molto per farglielo ricominciare ad odiare.
-Ehi, lì ci sono Brian e Michelle!- Urlò improvvisamente Matt, indicando i suoi amici.
-E' vero! Brian? 'Chelle! Venite qui, cazzo!- Li chiamò Johnny mentre Aria stava cercando un posto
perfetto per nascondersi.
Lo fece, ma, solo per poco.
Si nascose dietro la schiena di Matt che teneva ancora Val tra le sue braccia.
La bionda aveva capito che l'amica stava cercando di fuggire e, così, le prese un polso
costringendola a restare.
-Che cosa stai facendo?- Le domandò Val, curiosa.
-Scappo.- Rispose Aria con sincerità.
-Oh sì, andiamo, fai anche la fifona davanti a lui adesso!-
-Tu non sai cosa significhi vedere l'uomo che ami baciarsi con un'altra...-
-Dovrai farci l'abitudine perché Brian è quello che bacia le ragazze per poi farle piangere.
Lui è questo...non cambierà mai.-
Le parole di Val le fecero così male che non riusciva quasi più a respirare.
Le mancava il fiato e tutte quelle farfalle nello stomaco erano state indotte all'autodistruzione.
-Resta qui e affrontalo. Che cosa avevamo detto? Devi solo dimostrargli che non sei la ragazzina che crede.-
-Val...io...-
-Buonasera a tutti, figli di puttana.- La voce di Brian risuonò alle spalle di Aria,
facendole perdere il controllo.
La ragazza si voltò di scatto, mentre, tutti gli altri si stavano salutando con esuberanza.
Michelle era sparita tra la folla.
-E lei?- Domandò improvvisamente Brian ai ragazzi, indicando poi Aria
che stava rischiando di diventare un pomodoro lì, dinanzi a tutti.
-L'ho invitata io. Perché Gates, non potevo?- Lo sfidò Valary con soddisfazione.
Brian quasi esitò per poi abbozzare un sorriso colmo di malizia.
-Nessun problema. Solo, non pensavo te la facessi con le ragazzine. Cosa ci fa una sedicenne ad una festa
del genere? Non ha il coprifuoco o roba simile?-
La prese in giro Gates, mentre a Johnny scappò
un piccolo ghigno.
-Ci sono tante cose che non sai di me, Brian. La prima è che non mi limito mai alle apparenze
anche se con uno come te avrei dovuto farlo già da un po'.-
Sbottò Aria, stuzzicando Brian.
-Cazzo, ti ha messo al tappeto, eh amico?- Disse Matt, rivolgendosi a Gates che sorrise di gusto
alle parole della ragazza.
-Quante volte dovrò ripeterti di non metterti contro di me, pivella?- Brian le si avvicinò, sfidandola
con la sua altezza innata.
-Mi stai facendo sentire un sacco importante in questo momento, lo sai?- Ribatté Aria, prendendo
coraggio.
-E' un peccato che tu sia ancora vergine, altrimenti ti avrei zittito con i miei modi di fare abbastanza
galanti...-

-Non avrei mai perso la mia verginità con te...neanche se fossimo stati gli unici due esseri
umani esistenti sulla faccia della Terra.-
Continuò Aria, più furiosa che mai.
-Beh, vedremo allora.- 
Aria inarcò un sopracciglio alle parole di Gates.
Che cosa significava quel "vedremo?" 
La ragazza si zittì. Non riusciva più a ribattere alle parole così dure di quel pezzo
di ghiaccio che la guardava come se avesse trovato il coraggio di farle del male da un momento all'altro.
-Non vorrei disturbarvi, ma Gates...ho paura che di lì ci sia qualcuno che ha bisogno di una bella lezione.- Jimmy
indicò un punto del salotto di casa Sanders in cui dei ragazzi stavano iniziando ad esagerare.
-Sempre i soliti che infastidiscono gli invitati per convincerli ad andare alle loro feste perché
sono migliori di quelle che organizziamo noi?- Domandò Brian al suo migliore amico.
-Direi di sì. Andiamo ragazzi, qui ci sarà da divertirsi.- Disse poi Jimmy e tutti lo seguirono senza
obiettare.
-Val, ma dove stanno andando?- Domandò la mora, preoccupata.
-Cacciano fuori quei tipi. A mali estremi, estremi rimedi.- Mormorò la bionda, facendo le spallucce.
-Mi stai dicendo che...ci sarà una rissa?-
-Cose normali, sta tranquilla. Sei stata grande con Gates!-
-Tu...dici?-
-Certo! Spero che ti lascerà in pace d'ora in poi...-
-Lo spero anch'io.-
-No, tu non lo speri.-
-C-come?-
-Sei troppo innamorata per lasciarlo andare.-
-Ma se non lo faccio...lui continuerà a ferirmi, Val.-
-Bella merda l'amore...vero?-
-Uno schifo.-



























***

















Dopo la seconda bottiglia di birra, Aria si sentiva un po' su di giri, anche se, non era per nulla ubriaca.
Era ancora abbastanza lucida da guardare di continuo ogni singola mossa di Brian.
Era lui che la rendeva ubriaca.
Era così bello quando si lasciava guardare con quella sigaretta tra le labbra e quegli
occhi fissi mentre stava cercando di fare un discorso serio e concreto.
Stava parlando con un suo amico che si chiamava Dan e gli stava spiegando delle cose
che Aria non riusciva neanche a comprendere a causa della musica fin troppo alta.
Fino a qualche istante prima, qualche ragazzo le si era avvicinato con l'intenzione
di abbordare ma, lei non riusciva a conoscere nessuno, presa dal modo in cui continuava
ad osservare ogni movimento del chitarrista bello e dannato.
Lui era così carismatico.
Tutte le donne, quando gli passavano accanto, si giravano a guardarlo.
Qualunque persona egli conoscesse finiva sempre per stimarlo e considerarlo un Dio.
Piaceva a tutti così come piacevano i suoi migliori migliori amici.
Erano la banda perfetta.
Un mix di emozioni, vita, sensazioni, adrenalina.
Ed Aria aveva avuto le farfalle allo stomaco per tutto il tempo.
Avrebbe voluto tanto ordinare un'altra birra ma aveva capito che doveva controllarsi.
Che se En l'avesse vista in quel momento non l'avrebbe neanche riconosciuta.
En...
Improvvisamente, le balzò l'immagine del suo migliore amico dinanzi agli occhi e deglutì senza
pensarci su più di due volte.
Dove era finita? Si era davvero persa dentro?
Sì, lo aveva fatto.
Non aveva alcun luogo dove fermarsi per un attimo ed asciugarsi gli occhi.
Si sentiva rifiutata, mentre, continuava a ripetersi di esser forte.
Ma aveva capito.
Aveva capito che era rotta dentro. Che aveva perso la testa.
Stava cercando il luogo che si era costruita per non sentire gli schianti delle persone
attorno a lei.
Quel luogo costruito di soli sogni che aveva perso già da tempo. Quel luogo in cui poteva
sentire tutto l'amore che quel ragazzo aveva da offrirle, ma, mai avrebbe pensato di donarle.
Con il sudore che le gocciolava dalla fronte per aver ballato decisamente troppo, provò
ad uscire dalla folla rendendosi conto di esser ormai rimasta da sola.
Non sapeva più dov'era finita Val e non riusciva neanche a riconoscere le altre ragazze.
Aveva dei volti poco familiari dinanzi a sé e la situazione iniziò a spaventarla.
Aria alzò lo sguardo ed incontrò ancora quegli occhi color nocciola così casinisti da romperle
l'anima.
Brian rideva come un Dio mentre gesticolava e chiacchierava animatamente con tutte le persone
che aveva attorno.
Tutti sembravano ascoltare i suoi discorsi come se ci fosse davvero qualcosa di elettrico in tutto
ciò che diceva.
Alcune ragazze ed i suoi più cari amici erano lì, intenti ad ascoltarlo e ad osservare ogni sua mossa.
Stavano ridendo anche loro.
Brian parlava in un modo così coraggioso da stendere al tappeto tutte le ragazze che sembravano
pendere dalle sue labbra.
Sembrava un uomo in corsa per la carne perché sapeva che gli bastava poco per ottenere tutto ciò che voleva.
La giovane uscì finalmente dalla folla, posizionandosi una mano sulla fronte e voltandosi dall'altro
lato del salotto.
Doveva trovare Val, dirle che non ce la faceva più a vedere Brian dinanzi ai suoi occhi e che se ne sarebbe
andata quanto prima.
Così, si divincolò contro tutti gli studenti che le finivano addosso e, diede le spalle alla folla,
raggiungendo le scale dell'abitazione che portavano al piano superiore.
Aria salì le scale con difficoltà per colpa di quei tacchi alti che aveva deciso di indossare e,
trovandosi dinanzi ad un immenso corridoio, ben pensò di aprire la prima porta che le si parò
davanti agli occhi.
Aprì la porta con velocità ma la richiuse all'istante quando vide Jimmy amoreggiare
con una ragazza quasi nuda.
Aria arrossì di colpo e, togliendosi le scarpe, iniziò a correre per il corrodio alla ricerca di Val
che sembrava essere sparita.
Improvvisamente, il buio.
Tutti gli studenti iniziarono ad urlare con gioia mentre altri sembravano abbastanza seccati.
"Cazzo, la corrente!" urlò una voce alle spalle della ragazza, facendola sussultare.
In quell'istante, la giovane pensò di essere nella merda più che mai.
Era rimasta al buio insieme a persone che neanche conosceva e nel bel mezzo di un corridoio immenso.
Improvvisamente, però, qualcuno le prese un polso facendola spaventare ancor di più.
-Merda, ma chi cazzo sei?- Domandò Zacky, perplesso.
-Zacky!- Esclamò Aria, sospirando.
-Ah, sei tu, la pivellina!-
-Senti Zacky, ma si può sapere che cos'è successo?- Domandò poi Aria, stringendosi al polso del ragazzo.
-E' saltata la corrente. Vedrai che tra un po' tornerà la luce.- Spiegò il ragazzo con tranquillità.
-Ma...-
-Tutto normale, fuori c'è un temporale assurdo.-
-Dici sul serio?-
-Sì, non te ne eri accorta?-
-Ehm, a dire il vero no...-
-Beh, ora lo sai.-
-Senti un po', ma tu sai per caso dov'è finita Val?-
-Perché? La stai cercando?-
-Mi sembra ovvio! Non la trovo più e prima di andarmene vorrei salutarla.-
-Sarà di sicuro al bagno di servizio.-
-No, lì c'è Jimmy e sta...ehm...-
-Cazzo, riesce sempre a portarsi al letto le ragazze prima di me! Ho perso l'ennesima scommessa!-
-Che gran bella perdita...- Sussurrò Aria con sarcasmo.
-Non è divertente. Tuttavia, Jimmy non va mai a scoparsi le tipe nel bagno di servizio perché
è decisamente troppo piccolo per fare certe cose, non so se mi spiego...-
-Ti sei spiegato benissimo, ma quindi, adesso sai dirmi dov'è Val?!-
-Sì, ma non ti arrabbiare eh! Prova nel bagno di servizio come ti ho già detto. Il bagno dove hai trovato
Jimmy dovrebbe essere quello principale.-
-E dove si trova questo bagno di servizio?-
-Procedi lungo il corridoio. Dovrebbe essere l'ultima porta...se non ricordo male.-
-Ma non ci vedo niente! Come faccio a capire che mi sto avvicinando ad una porta?-
-Quando ci andrai a sbattere vicino! Ti saluto, pivellina!-
-No, Zacky! Aspetta!-
La voce di Zacky si era ormai allontanata ad il polso di Aria era libero.
La ragazza sospirò, iniziando ad avanzare lungo il corridoio seppur il buio continuava a persistere.
Con qualche piccola difficoltà, la mora giunse dinanzi ad una porta tenendosi ancora quei tacchi tra le mani.
Le punta delle sue dita avevano toccato una piccola maniglia e forse, se era fortunata, sarebbe entrata
nella stanza giusta.
Una volta aperta la porta, Aria vi entrò chiudendosela alle spalle, sentendosi esausta.
Aveva sentito dei passi avvicinarsi.
Zacky aveva ragione. Val era davvero nel bagno di servizio.
L'aveva sentita sospirare.
-Uh, Val, non puoi neanche immaginare quanto tempo ci ho messo per trovare questo bagno! Non so cosa tu stia facendo
ma dato che la porta non era chiusa a chiave suppongo che ti starai incipriando il naso o facendo qualcosa del genere.- Disse
Aria, sospirando senza però riuscire ad orientarsi.
-Cavoli, ci mancava solo il cattivo tempo adesso! Credo che Dio ce l'abbia con me perché odio restare al buio
e lo odio ancor di più quando non sono a casa mia ma di una persona che conosco a malapena. Comunque sia, Val, mi dispiace
ma credo che sia ora di ritornare a casa. Non riesco più a respirare la stessa aria di Brian né tantomeno a vederlo
mentre non fa altro che atteggiarsi con tutte quelle tipe che gli muoiono dietro. So che il suo cuore è leggenda
ma mi fa male osservarlo mentre si diverte ad ignorarmi. Io ci sto davvero male. Pensavo che sarei riuscita a lasciarlo
perdere, che se mi sarei messa in testa di volerlo dimenticare ci sarei riuscita ma...evidentemente mi sbagliavo. Non pensavo
che sarei mai arrivata al punto di nutrire dei sentimenti così profondi nei confronti di uno dal cuore di ghiaccio
come lui. Mai, avrei pensato che mi sarei annullata per un amore non corrisposto che sembra darmi solo spine. La verità è che
io ci ho provato a togliermelo dalla testa e cazzo, sì, avrei dovuto riuscirci ancor di più! Fargli vedere di che pasta
sono fatta e fargli ingoiare la polvere per tutto il male che mi ha fatto ma...io proprio non ci riesco. L'ho amato così tanto
che se avessi potuto sarei stata capace di strapparmi via il cuore pur di donarglielo. Ma ti prego, non voglio che si sappia
in giro che piango ancora per lui...-
Sussurrò Aria, asciugandosi una lacrima dal viso e continuando a sfogarsi
con la sua nuova amica che non emise neanche un suono.
-L'ho amato così tanto da trasformarlo in odio. L'ho amato, già...e forse, lo amo ancora.- La giovane quasi sussurrò
l'ultima parola, smettendo improvvisamente di piangere.
Nel buio, si sentì travolta da una valanga di emozioni che sembravano averla scossa così tanto
da farle sbarrare gli occhi di colpo.
Sembrava essersi improvvisamente persa in un labirinto ma, per qualche strano motivo, aveva appena
trovato la sua strada.
Le sue labbra si muovevano perché erano state toccate da altre decisamente più sottili e carnose
delle sue.
La finestra aperta lasciava passare un venticello piuttosto fresco che fece rabbrividire la sua pelle,
rendendola pelle d'oca.
L'odore della pioggia premeva nelle sue narici, mentre, stava osservando dei puntini color cioccolato
sul viso della persona decisamente alta che le si era parata di fronte.
Il suo cuore sembrò chiederle di uscire dal petto battendo come impazzito ed il bacio che stava assaporando
aveva un gusto così inconfondibile da farla sentire così in colpa per non esser stata capace di dare il suo primo
bacio all'uomo che realmente amava.
Sentiva respirare la persona che la stava baciando e quasi avrebbe voluto sprofondare tra quelle braccia
che solo a toccarle sembravano essere così grandi che, non ci avrebbero messo neanche un secondo per stritolarle
le costole.
In qualche modo, si sentì improvvisamente a casa.
Il movimento di quelle labbra esperte la stava condizionando a tal punto da farla sentire
continuamente frastornata.
Ma era bellissimo.
Dentro di sé, non riusciva a negarsi quanto fosse travolgente e passionale quel bacio che sembrò bruciarle
la pelle.
L'anima della persona che Aria aveva dinanzi a sé la stava perseguitando. Stava assaporando tutto il suo meglio
e se lo stava godendo fino alla fine.
Aria chiuse gli occhi.
Lo fece con lentezza pentendosene giusto un po'.
Aveva il cuore che batteva con sempre più prepotenza come a ribellarsi, mentre, le labbra sembravano essere
sempre più desiderose e vogliose.
Si stava sentendo anche più piccola di quanto lo era realmente dinanzi a due mani enormi che le si erano
posizionate sul viso.
Era ufficiale, stava morendo.
La morte doveva per forza somigliare a tutto ciò che stava provando, non ne aveva dubbi.
Chi la stava baciando, la stava uccidendo.
La tempesta al di fuori della finestra continuava a persistere, ma, neanche i tuoni o i lampi
riuscirono a fermare quei due che sembravano prender vita.
Aria non si era mai sentita più sazia di così.
Ed ora che era stata capace di provare un sentimento simile per qualcun altro, era pronta.
Era pronta ad uccidere i sentimenti che provava per Brian.
Era pronta a lasciarlo andare via, a disinnamorarsi.

Ah, se solo avesse saputo cosa le stava aspettando...




























NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve miei carissimi lettori!
Non mi sento in vena di parlare di questo capitolo, lo trovo potenzialmente
scadente e quindi mi limiterò a dirvi che attendo come sempre le vostre considerazioni
su questa storia!
Cosa ne pensate?
Eheheheh, non posso dirvi altro o rischio di spoilerarvi tutto e non posso assolutamente!
Ringrazio tutti i lettori che sono sempre presenti e che mi rallegrano le giornate
con le loro recensioni ed i loro TWEET!
Grazie a tutti, di cuore!
Continuate a mettere la storia tra i preferiti se volete! Tanto è gratis (?)
Okay, basta.
Non faccio tragedie colme d'allegria perché vorrei limitarmi a dire una semplice cosa...
#PrayforParis
E con questo, al prossimo capitolo, lettori <3
Vi amo!







-SynysterisTheWay.
 

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Capitolo 8
*** 8. Is there a hospital for the broken hearts? ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

8° Is there a hospital for the broken hearts?








 
"Un uomo si innamora di una donna quando sente di aver incontrato l’avversario giusto".
(Sherry Argov)










Aria aprì improvvisamente gli occhi.
Le sue labbra si allontanarono da quelle del ragazzo quando
tornò la luce nella camera in cui si sentiva soffocare d'amore.
"E' tornata la luce!", urlò qualcuno dal corridoio mentre la giovane
sbarrò improvvisamente gli occhi, sentendosi mozzare il fiato.
-BRIAN?!- Urlò sconvolta, portandosi poi una mano sulle labbra.
-E così...mi ami ancora, eh?- Ribatté il ragazzo, inarcando un sopracciglio.
Aria, scioccata, sgranò gli occhi come se avesse visto un fantasma.
Avrebbe dovuto sapere che l'uomo che pensava di rimpiazzare con Brian, era lui stesso.
Non si sarebbe mai liberata di lui, neanche se lo avesse realmente voluto.
-Come hai potuto fare una cosa del genere?!- Sgridò ancora la ragazza, osservando
Brian sorridere con malizia.
-E' solo un bacio.- Rispose Haner, con tranquillità.
In quell'istante, Aria aveva capito tutto.
Si era ricordata di tutte le lacrime che avevano speso per lui le altre studentesse
dopo un bacio avuto proprio con il sottoscritto.
Ed aveva capito.
Aveva capito che quel bacio per Brian non avrebbe mai avuto alcun valore.
Non avrebbe mai significato tutto ciò che significava invece per Aria, che, aveva deciso
di non lasciar fuoriuscire dai suoi occhi neanche una piccola ed insulsa goccia di rugiada.
Lei non avrebbe pianto come invece avevano fatto tutte le altre.
Avrebbe incassato quel bacio dato solo per divertimento ed avrebbe accettato il gioco
senza dire una sola parola in più.
-Allora, sei pronta a piangere, mocciosa?- La sfidò il ragazzo, affondando una mano
nella tasca dei suoi jeans.
-Io non piangerò più per te. Non vedrai più neanche una sola lacrima scendere dal mio viso.
Questa è una promessa, Haner.- Ringhiò Aria, più delusa che mai mentre stava per uscire dalla
camera che non sembrava essere neanche un bagno di servizio.
Si era ritrovata in una camera da letto, senza volerlo.
-Non puoi negare che non ti sia piaciuto.- Disse ancora Brian, facendo voltare
di scatto Aria che avrebbe tanto voluto prenderlo a schiaffi.
-E' stato un bacio stupendo, Brian. E' un peccato che sia stato proprio tu a darmelo.-
-Avresti preferito che fosse stato qualcun altro a baciarti in quel modo?- Le domandò Gates,
osservando il vuoto dinanzi a sé.
-Certo che lo avrei preferito! Volevi divertirti con me e ci sei riuscito al meglio! I miei complimenti
per il nuovo trofeo che ora potrai aggiungere alla tua collezione...- Esclamò la giovane con fare
scontroso mentre stava facendo di tutto per trattenere le lacrime.
Brian, invece, esitò.
Non disse una parola mentre Aria lo stava guardando con tutto il rancore di quel mondo.
Sapeva che quel ragazzo aveva solo giocato.
Che quel bacio non significava nulla e che la sua intenzione era solo quella di farle del male.
Voleva ferirla.
Per qualche strano motivo, quel ragazzo, amava ferire le persone più di ogni altra cosa al mondo.
Era fatto di ghiaccio.
-E' inutile restare qui e dirti che avrei preferito il bacio di qualsiasi altro ragazzo al tuo. Almeno,
sarebbe stato più sincero e non avrebbe rovinato tutto quello che stavo provando. Ero sicura che se fosse
stato qualcun altro a baciarmi...beh, avrei davvero potuto dimenticarti.- Mormorò la ragazza con debolezza, 
osservando poi Brian rivolgerle uno sguardo quasi minaccioso.
-Tu sei innamorata di me!- Urlò con nervosismo Gates, zittendo improvvisamente Aria.
Gli occhi del ragazzo rimasero fissi su quelli della ragazza che, stava ricominciando a sudare.
-Non riuscirai mai ad innamorarti di nessun altro che non sia io!- Le urlò ancora contro Brian,
vedendola sgretolarsi dinanzi ai suoi occhi.
Aria trattenne il respiro il più che poteva sapendo che le parole di Gates erano così fottutamente
vere da ferirla sempre di più.
Quanto avrebbe voluto urlargli contro che aveva ragione. Che tutto ciò che le aveva appena detto era solo
la più pura e sincera verità.
Ma, non lo fece.
Aprì le labbra come per dire qualcosa, ma, le richiuse l'istante successivo.
Non disse nulla e se ne andò da quella stanza sapendo che Brian non avrebbe fatto nulla per trattenerla
al suo fianco.
Lo conosceva troppo bene per aspettarsi una reazione del genere dall'uomo che amava più di quanto
poteva amare sé stessa.
Ed il cuore le sanguinava.
E gli occhi stavano iniziando ad appannarsi.
Ed era stanca.
Stanca.
Tanto stanca che cadde a terra, sotto gli occhi di chi non aveva neanche fatto caso a lei
perché era troppo occupato a sballarsi e divertirsi.
Poi, improvvisamente, si rialzò.
Non avrebbe più pianto per lui. Dopotutto, si sentiva ancora in vena di mantenerla quella promessa.
Scese le scale ed incontrò gli occhi gioiosi di Val e le sue braccia aperte, pronte ad accoglierla.
Valary l'abbracciò senza dire una sola parola.
Aria si strinse a lei, ma, senza né piangere né urlare.
Jimmy, Matt, Johnny e Zacky le giravano attorno cercando di capire cosa stesse accadendo.
Poi Brian scese quelle scale superando il corridoio e capirono tutto.
Aveva vinto ancora.

















***
















-Jimmy, perché hai quattro teste?!- Esclamò Aria, ridendo con la sua testa
posizionata sul bancone da bar.
-Ehi, la ragazzina ci è andata giù pesante con l'alcool...- Disse poi Jimmy,
osservando il viso arrossato della sedicenne e le bottiglie di birra vuote accanto
alla sua testa.
-Le avevo detto di non esagerare ma ha iniziato a tracannare tutto senza mai fermarsi.- Spiegò Val, accarezzandole
i capelli per poterglieli allontanare dal viso.
-E' troppo piccola per questo genere di feste. Non essendo abituata a bere si è data alla pazza gioia.- 
Borbottò poi Matt, inarcando un sopracciglio ed osservando Aria guardarlo con nervosismo.
-Io non sono troppo piccola! Ah...mi ci vuole un'altra birra...- Mugulò Aria con una vocina stridula
che sembrava non appartenerle.
-Non se ne parla, tesoro. Hai già bevuto abbastanza per questa sera!- Le disse poi la bionda,
fermandole il polso che stava per ordinare un'altra bottiglia.
-Ma che palle che sei, io volevo solo un'altra birra!- Sbuffò la mora, ridacchiando tra sé e sé.
-Dobbiamo dire però che è proprio buffa conciata in questo modo! Quasi la farei ubriacare di proposito
la prossima volta.- Ridacchiò Johnny, facendo ridere anche Zacky.
-Toccala anche solo con un dito Christ e dovrai vedertela con me!- Minacciò poi Val.
-Uh, guardate, un maiale volante!- Urlò improvvisamente Aria, strizzando gli occhi e ridendo
fino a contorcersi.
-Sta messa proprio male.- Gnignò poi Zacky, osservandola quasi con tenerezza.
-Forse sarà meglio portarla a casa...- Continuò Jimmy, mentre, Aria continuava a parlare
da sola e mugulare cose che non stavano né in cielo e né in terra.
Aveva proprio esagerato con quelle birre. Si era data alla pazza gioia così come non aveva
mai avuto il coraggio di fare.
Nello stesso istante, Brian si avvicinò ai suoi amici e quasi sbarrò gli occhi osservando
la sedicenne conciata in quel modo.
-Ehi, ma si può sapere cosa cazzo state facendo qui?- Domandò Haner ai suoi migliori amici,
vedendoli poi fare le spallucce.
-Direi che stavamo ridendo sulla goffagine della pivellina che ha di sicuro bevuto
qualche birra di troppo.- Spiegò Shads, dando vita alle sue fossette.
-Ma quanto cazzo ha bevuto?- Sbottò ancora Haner, osservando Aria fare delle faccie strane,
a dir poco assurde e divertenti.
Era proprio uscita fuori di testa.
-Un bel po', direi.- Disse Val, indicando le bottiglie sul banco.
-Oh, ma guardate un po' qui chi c'è! L'uomo di ghiaccio per eccellenz...- Aria non riuscì a finire
la frase, perché, aveva perso l'equilibrio dallo sgabello e stava rischiando di cadere a terra.
-Attenta.- Le sussurrò Brian, prendendola tra le sue braccia prima che potesse cadere.
Aria si fermò dinanzi al ragazzo e lo guardò attentamente negli occhi, ricominciando a ridere.
-Avresti potuto farti male, stupida.- Le disse Gates, senza pietà, osservando gli occhi roteanti della
ragazza ed il modo in cui continuava a mordersi le labbra.
Le sue guance erano diventate ancora più rosse mentre sospirava di continuo.
Valary sorrise alla scena mentre gli altri preferivano far finta di niente.
-Allora ogni tanto ti preoccupi per me...- Gli disse Aria, cacciando fuori tutto ciò
che aveva dentro.
Così, senza pensarci troppo.
E Brian sussultò, senza guardarla negli occhi.
-Ma figurati.- Sbottò il ragazzo, tenendola ancora tra le sue braccia perché sapeva bene che 
se l'avesse lasciata in quell'istante, sarebbe caduta. In tutti i senti psicologici e fisici che esistevano.
-Dobbiamo riportarla a casa!- Esclamò improvvisamente Val, preoccupata.
-Dobbiamo?!- Brian la fulminò con un solo sguardo.
-Io non guido, Gates!-
-Beh, la accompagnerà Zacky allora!- Continuò Brian, vedendo poi l'amico iniziare a svignarsela.
-Ma non ci pensare neanche, ho un tavolo pieno di cibo che mi aspetta!-
-Oh, amico mi dispiace ma anche io ho da fare, ho lasciato delle ragazze ad aspettarmi!- Disse poi anche Jimmy.
-Io...ehm...vado con Jimmy!- Finì per dire anche Johnny, svigniandosela con Zacky e James.
-Oh grazie tante, che belli amici del cazzo che ho!- Urlò Brian con sarcasmo, contro i suoi migliori amici
che in lontananza se la ridevano divertiti.
-Ma perché tratti così male anche i tuoi migliori amici? Certo che tu sei proprio un tipo strano, eh Gates?
Ed io che pensavo fossi una sorta di principe azzurro pronto a donarmi una bellissima storia d'amore
come quella delle favole!- Mormorò Aria, sbuffando di continuo.
-Cazzo, cazzo, cazzo! Perché l'hai fatta bere tanto, Val?!- Ringhiò Brian, contro la ragazza
che si portò di scatto le mani sui fianchi con nervosismo.
-L'avevo vista mentre prendeva quelle cazzo di bottiglie e le tracannava di sua volontà! Ho provato
a fermarla più volte ma poi l'ho lasciata stare. Avevo solo capito che aveva bisogno di dimenticare
e sorridere un po' di più! Lei aveva bisogno di bere.- 
-Già, così magari rischierà anche di vomitarmi addosso!- Ribatté Haner, seccato dalla situazione.
-Sarebbe il minimo che possa fare per il modo in cui continui a trattarla!-
-E tu chi saresti diventata? La sua avvocatessa personale?-
-Io non voglio che le accada la stessa cosa che è successa a me, Haner! Aria non lo merita e per di più
smettila di fare il cretino se sei tu il primo ad affogare tutta la merda che sei nel fondo di
una bottiglia!-
-Che cosa hai detto che sono, saputella?!- 
-Ehi, ehi, adesso smettetela di litigare. Che qualcuno riporti questa ragazza a casa e che non se ne
parli più.- Disse Matt con diplomazia, dividendo Val e Brian.
-Bene Matt, a te l'onore.- Sbottò Gates.
-Sono il padrone di casa. Come posso allontanarmi dalla mia stessa festa? Cazzo, sai quanto sono idioti
alcuni...oh merda, quello no, ehi...stronzi di merda lasciate stare quella lampada!- Matt si allontanò da Val e Brian
per rincorrere dei ragazzi che stavano quasi giocando a pallavolo con una lampada abbastanza costosa.
-Beh, in bocca al lupo con la mocciosa, Valary.- Borbottò poi Brian, salutando la bionda con un cenno di mano e lasciando
sedere di nuovo Aria sullo sgabello.
-Brian, presuntuoso che non sei altro, torna qui!- Lo chiamò disperatamente Val ma, vedendo che il ragazzo
non osava neanche voltarsi, si ritrovò costretta a restare al fianco della sua amica con l'intenzione di riportarla
a casa a piedi.
-Okay Aria, adesso ti riporto io a casa. Magari una passeggiata ti aiuterà anche a prendere
un po' d'aria, ti va?- Le domandò Val con dolcezza, accarezzandole il viso.
-Ma Val, io sono stanca, non riesco a camminare! E poi, vogli-voglio restare qui e bere.- Balbettò
la giovane, sentendosi quasi mancare il pavimento da sotto ai piedi.
-Devi tornare a casa tesoro, hai bevuto troppo e con tutto questo caos rischi di sentirti peggio.- 
-Valary! Valary!- Una ragazza di colore si avvicinò improvvisamente alla bionda, attirando la sua attenzione.
-Vicky? Che succede?- 
-Ma chi è questa vestita da cipolla?- Ridacchiò Aria, osservando il vestito bianco di Vicky,
prendendola in giro.
-Ehi, tu, vuoi litigare?!- 
-No, Vicky, calmati. Aria stava scherzando, è solo troppo ubriaca quindi non darci peso. Comunque
sia, devi dirmi qualcosa?-
-Sì, Michelle sta male! E' in bagno e sta vomitando l'anima...ho paura che stia rischiando un collasso.-
-Oh no! Ci mancava solo questa adesso!- 
-Dobbiamo sbrigarci!-
-Okay, okay. Aria, io soccorro un attimo mia sorella e quando torno da te, ce ne andiamo. Però resta qui
ti prego e non ti muovere. Addormentati pure sul banco se vuoi ma, resta ferma qui, intesi?-
Aria annuì alle parole di Val senza dire nulla di troppo. Era così ubriaca che non riusciva neanche
a capire del tutto cosa le stava dicendo la sua amica.
La bionda si voltò per raggiungere il bagno ed Aria si alzò dallo sgabello, barcollando per tutta la casa.
Non riusciva a vedere nulla ed aveva la testa che sembrava quasi esploderle.
-Ehi, ma guarda dove cazzo cammini!- Le urlò qualcuno contro mentre non riusciva neanche a scusarsi.
Stava camminado ma non sapeva neanche lei dove stesse andando.
Si sentiva vuota quasi quanto quelle bottiglie di birra che aveva bevuto senza pietà.
La verità era che voleva dimenticare della morte di suo padre.
Voleva dimenticare i problemi che aveva a casa.
Voleva dimenticare Brian.
Tutto e tutti.
E c'era quasi riuscita.
Un po' di alcool le era bastato per non capirci più un cazzo. Per non sapere più che fine stava facendo.
Vedeva quella casa quasi capovolgersi e le persone triplicarsi e moltiplicarsi di continuo dinanzi ai suoi occhi.
Rischiava di cadere molte volte, ma, riusciva in qualche modo a farsi sorreggere da un qualche mobile o sedia
nei dintorni.
Anche Brian aveva bevuto un po'.
Non era ubriaco. 
Era abbastanza sobrio infatti da vedere Aria aprire la porta di casa ed uscire.
Gates si alzò di scatto dal divano su cui era seduto con due ragazze sulle sue gambe.
Spense la sigaretta su di un posacenere, diede degli schiaffi sui fondoschiena delle groupies ed aprì la porta che si era appena chiusa la giovane
alle spalle.
Uscì dalla villa anche lui e dopo essersi guardato intorno per alcuni secondi, vide la ragazza barcollare
verso la strada e posarsi una mano sulla fronte.
Nello stesso istante, un'auto stava sfrecciando lungo l'asfalto, illuminando gli occhi scuri di Aria con i suoi
fari accecanti.
Colui che era alla guida dell'auto stava suonando con forza il clacson nella speranza di riuscirsi a frenare
prima che potesse buttarla sotto.
-Stupida, vieni via da lì!- Le urlò contro Brian alle sue spalle, mentre, vide il veicolo avanzare verso
di lei con una velocità assurda.
Il clacson rimbombò nelle orecchie di Brian insieme alle urla strazianti di Aria che si era sentita
travolta da quelle solite enormi braccia che sembravano esser diventate la sua salvezza.
Brian si era lanciato su di lei ed insieme erano finiti col rotolare sull'asfalto mentre l'auto era corsa
via senza colpirli.
-Scema, volevi farci uccidere?!- Le urlò di nuovo l'uomo di ghiaccio, quella volta con rabbia, vedendola sana e salva
tra le sue braccia.
Erano entrambi sdraiati sull'asfalto freddo.
Aria rise, Brian no.
-Che cazzo ti ridi adesso? Stavamo per farci investire, ma te ne rendi conto?!- La rimproverò ancora
Gates, vedendola ridere a crepapelle.
-Saresti morto con me, Synyster Gates! Era quello che volevi? Salvarmi o morire con me?- Gli domandò Aria,
divertita più che mai. 
Non sapeva neanche lei cosa gli stava dicendo ma dentro di sé si era sentita improvvisamente libera.
-Che cazzo di domande sono queste? Merda, stavo per morire anch'io per evitare che morissi tu!-
Aria rise ancora.
Forse, era felice.
Era felice di sapere che Brian si era preoccupato per lei.
Synyster Gates aveva appena dimostrato di essere una...persona.
Un essere umano.
Ma quanto gli sarebbe ancora servito per scongelarsi? 
Brian aveva sentito una stretta allo stomaco che non riusciva a spiegarsi nello stesso momento in cui aveva
visto la sedicenne essere quasi investita da quell'auto in corsa.
Si era convinto di non poterla lasciare in quella casa, soprattutto
da ubriaca.
-Smettila di ridere, stupida! Sì, cazzo. Sei proprio una ragazzina...- Le disse ancora Gates nella speranza
di offenderla.
Ma la giovane rideva ancora ed ancora senza mai fermarsi.
Fino a quando poi, Brian la prese in braccio e la portò verso la sua auto.
-Br-Brian, dove mi porti?- Balbettò Aria, roteando gli occhi mentre Gates era riuscito a farla sedere sul sedile
posteriore della sua auto.
Dopo aver caricato la ragazza in auto, egli si sedette al posto di guida ed accese il motore con una velocità
quasi incredibile.
-Ti fa male qualcosa?- Le domandò il ragazzo, posizionando le mani sul volante.
-Sì.- Rispose Aria, dietro di lui, aggiustandosi il vestitino.
-Bene, ci mancava solo questa ora. Ti porto al pronto soccorso.-
-Non credo sia il caso, Haner.-
-Perché? Se ti senti qualcosa di rotto devi assolutamente farti vedere.-
-Credo sia impossibile.-
-Sei una cazzo di testarda! Oltre che stupida, anche testarda!-
-Vedi, Haner. Il problema è che per quello che mi fa male non potranno curarmi.-
-Okay, okay. Che cosa ti fa male?-
-Il cuore, Brian. Mi fa male il cuore. Lo sento che batte forte, così forte che credo potrebbe
esplodermi dentro. Ho qualcosa di rotto ma neanche i migliori dottori del mondo potrebbero riparare
un cuore che soffre. I battiti che emette sono così...tristi. Vorrei farteli sentire per farti capire
cosa sto provando ma, non so come. Esiste un ospedale per i cuori spezzati?-
Mormorò la ragazza con gli occhi
fissi sui suoi piedi.
Brian esitò.
Non osò rispondere e tossì come a sentirsi in imbarazzo.
-Ti porto a casa.- Disse semplicemente, toccandosi i capelli con nervosismo e sfrecciando via alla velocità della luce.
A metà strada, si ricordò di dove abitava Aria solo perché di tanto tanto la vedeva al mattino quando scendeva
con En per raggiungere l'istituto scolastico.
Lungo tutto il tragitto, Brian non disse una sola parola mentre Aria, invece, canticchiava delle canzoni
come se si sentisse completamente sola.
Poi, la giovane iniziò ad abbassare le bretelle del suo vestitino e Gates non poté fare a meno di osservarla
dallo specchietto retrovisore dell'auto.
-Che stai facendo?- Le domandò, deglutendo.
-Io sto morendo di caldo!- Esclamò Aria, ancora sotto l'effetto della sbronza, iniziando a sfilarsi
via il vestitino dal basso.
-Ma che...- Il ragazzo continuò ad osservarla dallo specchietto mentre la vide togliersi il vestito e lanciarlo
sul sedile accanto.
-Adesso sì che si ragiona!- Esclamò Aria, ritrovandosi in intimo dinanzi al ragazzo che stava cercando
di far finta di non vederla.
-Dovresti rivestirti.- 
-E tu dovresti guardare la strada.-
-E' quello che sto facendo.-
-Cosa c'è, Haner? Non hai mai visto una ragazza in intimo per caso?- Gli domandò la giovane, più divertita
che mai.
-Rivestiti o ti prenderai qualcosa.- 
-Io sto bene così.-
-Perché hai bevuto tanto? Se stavi tanto male potevi restartene a casa.-
-Non lo so perché ho bevuto. Forse perché la mia vita è un tale disastro... o forse perché mi manca
tanto mio padre. Così tanto che vorrei che fosse qui.-

-Tuo padre, dici?-
-Beh, cosa vuoi fare ora, il buon samaritano? Non te ne è mai importato nulla di me, spero
che tu lo faccia per i prossimi cento anni cosicché non dovrò più illudermi.-

-Qualsiasi cosa sia a farti del male, non dovresti prendere la decisione di bere per dimenticare. 
L'alcool non ti aiuterà mai a dissolvere il vuoto che ti porti dentro. Mai.-
-Qualcosa mi fa pensare che tu ne sai una più del diavolo.-
-Bevevo anche più di te alla tua età. Nelle mie vene scorre più alcool che sangue ma è comunque
la scelta più sbagliata che si possa fare. Che questa sia la prima ed ultima volta che ti vedo ubriaca.-

-Ti stai preoccupando per me?-
-Certo che no.- Rispose Brian, ritornando il solito freddo di sempre.
Se non altro, Aria aveva ancora gli occhi colmi di luci scintillanti.
Se fosse stata sobria, non avrebbe mai potuto credere a tutto ciò che le stava accadendo.




















***




















Brian parcheggiò l'automobile dinanzi all'abitazione di Aria mentre lei sembrò essersi addormentata.
Il ragazzo scese dal veicolo e ne aprì lo sportello, osservando la ragazza dormire con tranquillità
e spensieratezza.
-Ehi, su, svegliati...siamo arrivati.- Le disse Brian, dandole qualche schiaffetto innocente sul braccio.
Aria mugulò qualcosa nel sonno, ma, non sembrava proprio in vena di svegliarsi.
-Papà...quando torni?- Sussurrò la ragazza nel sonno mentre Brian la osservava quasi con compassione.
-Non tornerà. Sai che non lo farà.- Le disse ancora il ragazzo, vedendola poi aprire gli occhi con lentezza
e svegliarsi.
-Quasi ci stavo sperando.- Rispose Aria sentendosi la testa quasi come un campo da combattimento.
-Alzati, siamo arrivati.- 
-Ma cosa...oddio...perché sono nuda?!- Sbottò la ragazza, sussultando e coprendosi con velocità con
il vestitino trovato al suo fianco.
-Non vorresti mai saperlo.- Continuò Gates, guardandola con malizia.
-Che cosa mi hai fatto?!- Urlò ancora la ragazza, più spaventata che mai dalla situazione.
-Stupida. Ancora ed ancora stupida. Eri solo ubriaca...-
-Oh cazzo, sì. Ricordo di aver bevuto delle birre e poi...oh no, ricordo pochissimo...-
-E' l'effetto dell'alcool. Tutto normale, insomma.-
-Che cosa ci fai tu qui con me?-
Brian sospirò e quasi non voleva risponderle.
-Stavi per finire sotto ad una macchina e per evitare che facessi altri casini o meglio per
evitare di vedere qualche studente disperarsi per la tua perdita ho deciso di accompagnarti
a casa. Ma non montarti troppo la testa, non l'ho fatto perché mi andava...mi sono quasi sentito
costretto. Tutto qui.-
-Oh...sì, certo. Dopotutto...tu sei sempre il solito pezzo di ghiaccio.-
-Farai bene a ricordartelo.-
-Dopo tutto il male che mi hai fatto è quasi impossibile per me provare a vedere del
buono in te.-
-Volevo solo farti capire che sarò sempre il primo a farti guerra, in ogni circostanza. Che
puoi ricominciare a preoccuparti perché non userò mai le buone maniere nei tuoi confronti.-
-Meglio che me ne vada, prima che mi congeli anch'io con tutta questa freddezza che emani.- Rispose a tono Aria,
scendendo dall'auto ed indossando il vestitino con velocità.
Prima ancora che Aria potesse raggiungere la porta di casa, sua madre le si parò dinanzi agli occhi
insieme ad En che sembrava essere abbastanza preoccupato.
La mora barcollava ancora e Brian era rientrato nella sua auto pronto a tornare a casa di Matt.
Ma qualcosa andò storto.
Gates sentì le urla della donna arrivarle alle orecchie e la voce di En più preoccupata che mai.
-Sono le tre di notte, Aria! Che cosa diavolo pensavi di fare?!- 
-Mamma, mi dispiace. Non volevo farvi preoccupare, ero ad una festa e...ho perso la cognizione del tempo.- Provò
a difendersi la ragazza, sentendosi più debole che mai.
-Una festa? Che festa, Aria? Ti hanno drogata? Sei ubriaca?!- Borbottò poi En, guardandola come per paura di saperne la risposta.
-Sto bene, vedete? Sono viva e vegeta e...ero solo andata ad una festa!-
-Per poi ritirarti a quest'ora?! Aria, quasi non ti riconosco più!-
-Mamma io non...- Aria non riuscì a finire la frase, perché qualcuno aveva ben pensato di scendere
dalla sua auto e raggiungerla.
-La colpa è mia, signora.- Disse improvvisamente Brian, apparendo alle spalle della giovane.
En strabuzzò gli occhi nel vedere Gates dinanzi a sé mentre la donna non riusciva più a capire
cosa stesse accadendo.
Aria si voltò di scatto verso Brian, sorpresa dalla sua reazione.
-Tu...- Sussurrò En, rivolgendosi con rabbia verso il ragazzo tatuato.
-E' stata tutta colpa mia, signora. Aria non centra niente. Sono stato io a convincerla di restare
un altro po' alla festa in modo che poi avrei potuto darle un passaggio non appena sarebbe finita. Non volevo
che l'accompagnasse qualche studente ubriaco fradicio e mi sono preso io stesso la responsabilità di riportarvela
sana e salva. Lei non centra niente, se proprio deve prendersela con qualcuno, lo faccia con me.-
Disse Brian,
zittendo tutti, mentre, Aria era rimasta a fissarlo a bocca aperta.
-Ma è comunque tornata tardi per colpa tua.- Ribatté En, ringhiando come al solito.
-No, allora va bene così. Come ti chiami, giovanotto?- Domandò poi la donna, calmandosi.
-Non è importante. E' stato un piacere fare la sua conoscenza, anche se in una brutta circostanza. Buonanotte.-
Brian sussurrò quasi l'ultima parola per poi rivolgere uno sguardo serio ad Aria e tornare alla sua auto.
Aria iniziò a sorridere senza smettere neanche per un secondo.
-Torniamo in casa, tesoro.- Le disse sua madre, iniziando ad avviarsi.
-Aria...che cosa ci faceva lui con te?!- La rimproverò invece En con un solo sguardo.
-Niente. Forse voleva portarmi in un ospedale per i cuori infranti...-
-Che cosa?-
-Non fare caso alle mie parole. Credo che tra un po' dovrò subirmi un bel doposbronza.-































N0TE DELL'AUTRICE.

Buonsalve lettori!
Finalmente sono riuscita ad aggiornare! Ringrazio tutti per i tweet sulla storia,
davvero, no words!
Finalmente siamo a dicembre! Questo significa...vacanze di Natale, regali e tante decorazioni!
E significa anche che la vostra Gates sta invecchiando...
Maaaaaa anyway...che cosa ne pensate di questo nuovo capitolo?
A voi i pareri sulla strafottenza/preoccupazione del nostro Brian!
Dite che il nostro ghiacciolo sta iniziando a sciogliersi? EHEHEHEHEH.
Ne vedrete delle belle, posso assicurarvelo!
Quindi...se volete continuare a leggere questa storia...mi aspetto di trovare
delle recensioni per capire un po' cosa ne pensate!
Vi ricordo che trovate la ff anche su Wattpad! Anche lì ovviamente mi chiamo "SynysterIsTheWay".
E c'è anche una mia foto, Dio, che vergogna!
Ma vabbé che molti di voi mi hanno comunque chiesto l'amicizia su facebook rendendomi la scrittrice
più felice del mondo.
Ehm, si, okay...passiamo oltre!
Grazie come sempre a tutti voi che continuate a seguire e a leggere le mie storie.
Facciamo rientrare anche questa ff nelle più famose? Bene, allora continuate a mettere
la storia tra i preferiti!
Grazie ancora a tutti e attendo con ansia le vostre recensioni e considerazioni sulla storia!















-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 9
*** 9. If you don't know me by now, you wil never never never know me. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

9° If you don't know me by now, you wil never never never know me.











 
"Lui era sbagliato, sbagliato nell'accezione peggiore del termine. Era così sbagliato da sembrare giusto".
(Becca Fitzpatrick).








Parlare con En di ciò che era accaduto alla festa
non era stata una buona idea.
Aria aveva raccontato ogni singolo dettaglio al ragazzo che,
improvvisamente, sembrò uscire fuori di testa.
La giovane aveva ancora in testa la reazione del suo migliore
amico dinanzi agli occhi ed aveva già capito che non sarebbe mai riuscita
a disfarsene.
En si preoccupava troppo per lei.
Erano cresciuti insieme, dopotutto.
Ed Aria sapeva che quel giorno, a scuola, sarebbe corso a cercare
Valary per chiederle di non immischiare mai più la sua migliore amica
in faccende che neanche le appartenessero.
Gli aveva spiegato più volte che voleva solo cercare di trascorrere una serata
diversa e di divertirsi un po' per non pensare all'anniversario della morte
di suo padre o a qualsiasi altro problema avesse per la testa.
Ma quel giorno, qualcosa avrebbe fatto scattare definitivamente il buon cuore
di En che era già sull'orlo del precipizio.
Aria stava camminando con tranquillità per i corridoi scolastici, ma, all'improvviso
sentì un boato conficcarsi nel petto.
La ragazza sussultò mentre vide Val correrle incontro come impazzita.
-Aria!- Esclamò la bionda, lanciandosi tra le braccia della sua nuova amica.
-Val, tutto bene?- Le domandò poi Aria, intimandole di respirare.
-Devi venire con me in palestra! Presto, è urgente!- Urlò la bionda con il fiato corto
e le mani ancora tremanti.
-In palestra? Ma, perché?- Ribatté la giovane, inarcando un sopracciglio.
-Ci sono En e Brian che si stanno azzuffando! Presto!- 
Al solo suono di quelle parole, Aria iniziò a correre in avanti seguita poi da Val
che quasi non ce la faceva più di correre tanto.
Aria corse con velocità verso la palestra, mentre, dentro di sé stava pensando
le cose peggiori di quel mondo.
Vedere quei due picchiarsi non sarebbe di certo stato lo spettacolo più bello al mondo.
Anzi.
Sapeva che si sarebbe sentita ferita da entrambe le parti.
Con il cuore che le batteva più forte di un martello entrò in palestra ed osservò degli studenti
accerchiare Brian ed En, applaudendo ed esultando.
I due se ne stavano già dando di santa ragione.
Aria e Val si inoltrarono nella folla, osservando poi En sferrare un pugno secco contro lo stomaco
di Brian.
Gates si piegò in due dal dolore mentre Jimmy e gli altri stavano cercando di portare via Brian
di lì.
-Brian, cazzo, vieni via di lì!- Gli urlò contro Matt, cercando di tirarlo verso di sé.
Il ragazzo tatuato serrò la mascella e si avvicinò ai suoi migliori amici con il naso sanguinante.
-Basta Brian, andiamo via prima che ci veda il preside Torrez!- Esclamò poi Jimmy, prendendo una mano del suo
amico che la tirò subito indietro.
-Non me ne andrò di qui fin quando non lo vedrò morto.- Sbottò Haner con una voce soffocante
mentre stava cercando di recuperare il respiro perso.
-Tu sei completamente pazzo, Brian! Vi ucciderete a vicenda se continuate così!- Gli disse poi
Zacky, preoccupato.
Brian sorrise ai suoi migliori amici ma, ritornò nel cerchio, beccandosi un altro colpo da parte
di En, quella volta, sulle costole.
Aria rabbrividì nel sentire le parole di Gates a tal punto da farsi spazio tra la folla nella
speranza di uscirne e raggiungerli.
Doveva fermarli prima che potessero uccidersi per davvero.
E poi, accadde.
Brian si alzò e prese forza come un leone inferocito o quasi un toro in corsa.
Si lanciò a capofitto su En senza fermarsi neanche per un'istante mentre lo stava massacrando di botte.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette...otto pugni nello stomaco ed un calcio secco contro la mascella
che gli fece sputare del sangue dalla bocca.
Il sangue di En arrivò diritto sulla maglietta di Aria, facendole venire un colpo al cuore.
En si ritrovò a terra ma era ancora vivo.
Respirava e stava cercando di rialzarsi.
Brian, nel frattempo, stava caricando un pugno che avrebbe fatto perdere i sensi al riccio.
-Oh mio Dio, no!- Urlò Aria in preda alla paura, spingendo uno studente davanti a sé e giungendo
al centro del cerchio.
La ragazza si avvicinò con velocità a Brian, prendendogli il polso nella speranza di fermarlo.
Non aveva però previsto che Brian  l'avesse colpita lo stesso.
Gates non riuscì a fermarsi e preso dalla situazione non si era neanche reso conto di averle
dato un pugno secco contro lo stomaco.
Gli studenti che prima stavano esultando, si erano improvvisamente zittiti.
Erano rimasti tutti a bocca aperta, paralizzati e privi di ogni sensazione emotiva.
La giovane si accasciò a terra dolorante stringendosi lo stomaco con le braccia e strizzando gli occhi
per il colpo subito che le fece quasi perdere le funzioni vitali.
-ARIA!- Urlò Valary con preoccupazione, facendo voltare Brian che sgranò gli occhi nel vedere
quella piccola ragazzina a terra, sola ed indifesa.
Il silenzio regnò sovrano nello stesso istante in cui Brian realizzò ciò che avevano appena visto
i suoi occhi.
En, semplicemente, aveva smesso di respirare.
-Presto, chiamate qualcuno!- Esclamò Jimmy mentre Gates si osservava il pugno leggermente ricoperto
di grumi di sangue.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, ma, decise comunque di avvicinarsi alla piccola che stava piangendo
sul pavimento freddo.
-Merda...- Sussurrò Brian, toccandosi i capelli con nervosismo e bagnandoseli con del sangue che ancora
pendeva dalle nocche delle sue mani.
-Brian, andiamo via prima che le cose inizino a complicarsi...- Gli disse Matt, prendendolo per un braccio.
-No, non posso lasciarla qui.- Rispose il ragazzo dagli occhi color nocciola, disfandosi della presa
di Shads ed inginocchiandosi dinanzi al corpicino minuto di Aria.
Haner prese la piccola tra le sue braccia mentre la sentiva ancora tremare e gemere dal dolore.
Tutti rimasero sorpresi nel vedere il ragazzo fare una cosa del genere. D'altro canto, stavamo parlando di Synyster Gates.
Nulla riusciva a ferirlo per davvero. Nulla riusciva mai ad attirare particolarmente la sua attenzione.
Nulla aveva la possibilità di scalfirlo almeno un po'.
Non gliene fregava niente di nessuno ma, quella volta, prese in braccio Aria e la portò lui stesso
in infermieria.
En rimase immobile a fissare la scena seduto sul pavimento e, mentre stava provando ad alzarsi
per riprendersi la sua Aria prima che Brian potesse portarla via, Jimmy gli mise una mano sulla spalla
e lo fermò appena in tempo.
-Non ci pensare nemmeno.- Gli disse Sullivan con un tono di voce serio e pacato.
En si sentì quasi sconfitto sedendosi con la testa tra le mani sul pavimento.
Aveva ancora la mascella sanguinante ma non gliene importava nulla.
Era stato lui ad iniziare quella rissa e lo aveva fatto solo perché lui ad Aria voleva
davvero troppo bene.
Un bene paragonabile quasi ad un amore.


























***

















Aria aprì gli occhi di scatto, osservando il soffitto bianco
dell'infermeria.
Si sentiva la testa pesante ma non aveva più male allo stomaco.
Era addirittura svenuta nel mentre che Brian la stava portando in infermeria.
-Signorina, si sente bene?- Le domandò l'infermiera Summer che lavorava
appunto nell'infermeria della scuola.
-Dottoressa...- Sussurrò Aria con debolezza, guardandosi intorno e ricordandosi
dell'accaduto.
-Ha ricevuto un brutto colpo signorina ma sono sicura che adesso si sentirà meglio.- Continuò
la donna, accarezzandole il viso e stringendole un mano.
-Sì...ma...En? Oh no, En come sta?- Domandò Aria iniziando ad agitarsi sul letto su cui era distesa.
-Stia tranquilla. Il suo amico se l'è cavata con qualche punto alla mascella. Per il resto,
qualche ematoma qua e là. Niente di più.-
Aria fece un sospiro di sollievo per poi osservare i lavaggi tenuti fermi sulle sue braccia.
-Continui pure a riposare, sua madre verrà a prenderla a momenti.-
La sedicenne annuì alle parole dell'infermiera per poi chiudere di nuovo gli occhi e cercare
di riposare su quel lettino cigolante ma, comunque, abbastanza comodo.
-Di me non ti preoccupi minimamente a quanto vedo...-
La voce di Brian, fece sussultare improvvisamente Aria, facendole riaprire di scatto
gli occhi iniettati di sangue.
La ragazza si voltò con rabbia verso Gates che era in piedi davanti alla porta e la stava 
osservando con attenzione.
-Infermiera, infermiera!- Iniziò ad urlare la giovane mentre Brian le si piombò addosso,
tappandole la bocca con un'agilità notevole.
-Shh! Ma si può sapere cosa cazzo vuoi fare?!- La rimproverò Gates mentre la sedicenne
era già riuscita a spingerlo via.
-Vattene via di qui! Vuoi farmi ancora del male, eh Gates? Cazzo, ne ho abbastanza di te!- Sbottò
Aria, più furiosa che mai.
In quell'istante, tutto l'amore che stava provando per quel ragazzo sembrava quasi essere svanito
nel nulla.
-Oh, ma certo, attribuisci pure a me tutta la colpa!- Esclamò Brian, gesticolando con nervosismo.
-E con questo che cosa vorresti dire?!-
-Che se te ne fossi stata buona e al tuo posto, io non ti avrei mai colpita!-
-Ma invece lo hai fatto. Mi hai colpita ed ha fatto anche male!-
-Se il tuo amico non fosse corso da me con il prurito alle mani...non ti avrei fatto nulla.-
-Che cosa?! Stai cercando di dare la colpa ad En, adesso?-
-E a chi sennò?!-
-Non cercare di far passare En per il bullo della situazione adesso! La verità è che tu
sai solo fare a botte. Non sai ragionare, non sai comunicare e non sai ascoltare!-
-Ti lascio alle tue convinzioni, allora.-
-Ecco bravo, adesso ritornatene dagli amichetti del cazzo che ti ritrovi e da tutta quella
merda che ti circonda.- Sputò amaramente Aria, osservando Brian voltarsi.
-Non sono stato io. Per una volta nella mia vita credo di non avere la colpa di tutto ciò che è accaduto
quest'oggi.-
-Fai anche la vittima adesso?!-
-Pensala come vuoi, pivella. So solo che il tuo amico si è scaldato tanto per un cazzo di bacio che ti ho dato...-
-Bugiardo. Mi stai mentendo, è ovvio! En non sarebbe mai stato il primo ad iniziare una rissa...non per un semplice bacio.-
-Le notizie corrono troppo in fretta in quest'istituto. Tuttavia, io non devo dimostrare nulla a nessuno. Se tu pensi
che io ti stia mentendo beh...non è un problema mio.-
-Bene. Allora puoi andartene.- 
Brian non se lo fece ripetere due volte.
Tornò alla porta dell'infermeria ma, prima di andarsene definitivamente, decise di voltarsi verso la ragazza.
-Comunque, volevo solo farti sapere che non ti avrei mai toccata.-
Aria alzò gli occhi contro quelli di Gates.
Annegò nelle solite pozze scure e capì che era sincero e che le stava dicendo la verità.
Poi se ne andò.
Non disse nient'altro e sparì nel nulla.
Il cuore di Aria aveva ricominciato a battere.





























***

















Il giorno seguente, Aria, Brian ed En si ritrovarono
insieme nell'ufficio del preside Torrez.
Sapevano bene che qualcuno avrebbe deciso di fare la spia e che 
il preside non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
-Bene, bene, bene. Ma guarda un po' chi abbiamo qui...- Disse il preside, incrociando
le mani e sedendosi dietro alla sua scrivania.
-Preside Torrez io volevo dirle che...- 
-Silenzio, signorina! Sono molto ma davvero molto deluso da lei...- L'uomo zittì all'istante
Aria che stava solo cercando di giustificarsi.
La giovane abbassò lo sguardo sconfitta, sentendosi profondamente amareggiata ed umiliata.
Lei che era da sempre stata un'alunna eccellente...era finita in quella presidenza che vedeva
oltrepassare da cani e porci.
-Preside Torrez, non se la prenda con Aria, la prego. Lei non centra davvero nulla con l'accaduto
di ieri mattina...-
-Signor Ridgby, la signorina qui presente non ha bisogno di un avvocato difensore. E in quanto
a lei, signor Haner...ci vediamo un po' troppo spesso ultimamente...-
-Come butta preside Torrez? Devo dire che questa cravatta le dona particolarmente.-
-Faccia poco lo spiritoso signor Haner se non vuole rischiare una sospensione proprio quest'anno.
Le ricordo che con una minima sospensione lei rischierebbe di non diplomarsi...-
Brian sorrise divertito mentre Aria lo guardava come ad intimargli di restare in silenzio.
Ma Gates non la guardò neanche in faccia ed era tornato il solito stronzo strafottente di sempre.
Quelli come lui non cambiavano.
-Adesso, potrei sapere chi è stato a dare vita a quella rissa in palestra ieri mattina?-
Tutti e tre restarono in silenzio senza riuscire a dire una sola parola.
-Scommetto che è stato lei, signor Haner, ad alimentare il tutto. Non è forse così?-
Brian guardò negli occhi l'uomo pelato e barbuto dinanzi a sé, sospirando.
Dopo, rivolse uno sguardo ad En che aveva tenuto lo sguardo fisso sul pavimento per tutto il tempo,
mentre, Aria stava cercando di arrivare al sodo.
-Già. Che cosa vuole fare quindi, sospendermi?!- Rispose a tono Gates, sfidando con gli occhi
il preside che si era già aspettato una reazione del genere.
-Non lo farò. Ma solo perché dovrebbero esserci più musicisti come te in questo dannato istituto. 
Comunque sia, avrò ripetuto almeno una cinquantina di volte che tutti i vostri problemi dovete
lasciarli nelle mura domestiche. Ma dato che non siete capaci di fare una cosa del genere
e che vi siete quasi uccisi creando il trio perfetto...ho qui per voi delle punizioni che sono sicuro
non vi piaceranno affatto.-
Aria deglutì, En continuava a tenere il suo sguardo fisso sul pavimento e Brian continuava a comportarsi
da spaccione, con indifferenza.
-Per lei signor Ridgby, ho in serbo qualcosa che farà al caso suo. Ho saputo che è stato scelto
nella squadra di football e la cosa non mi dispiace per nulla ma...ho deciso che non potrà giocare per un mese.-

-C-che cosa?!- Balbettò En, alzando lo sguardo verso l'uomo.
-Ha sentito bene. Si dovrà occupare di tutto tranne che del suo ruolo nella squadra. Salirà in campo
tra un mese, che sia ben chiaro. Obbiezioni al riguardo?-
En sbuffò ma si ritrovò costretto ad accettare la sua punizione.
-D'accordo.- Rispose il riccio, continuando a sbuffare.
-Per quanto riguarda lei signor Haner, invece...dovrà occuparsi dell'intero istituto. Ho dato delle licenze
ai nostri collaboratori scolastici che potranno prendersi una piccola vacanza per una settimana circa. Questo
significa che il pomeriggio sarà costretto a restare qui e pulire i cessi come si deve.-

-Lei non può impormi di fare una cosa del genere!- Esclamò Gates, irritato dalle parole dell'uomo dinanzi a sé.
-Sì invece che posso, signor Haner. Per una settimana dovrà restare a scuola ogni giorno e svolgere tutto
il lavoro che fanno i nostri collaboratori. Questo significa che dovrà farmi ritrovare questa scuola pulita e splendente
come un diamante tutti i giorni per una bella settimana!-

-Cazzate. Non lo farò mai.-
-Sospensione assicurata allora.-
-Non può costringermi a fare una cosa del genere! Non so neanche da dove cominciare!-
-E' proprio per questo motivo che resterà con lei la signorina qui presente.- Il preside Torrez indicò Aria che
sbarrò di colpo gli occhi sperando di aver sentito male.
-Oh no, preside, non se ne parla neanche. Io non ci lavoro con lui.-
-Stia zitta signorina, non è lei qui che decide.-
-Ma preside Torrez, io non centro davvero nulla con quello che è successo!-
-Se continua di questo passo, la costringerò a lavorare al fianco di Haner per un mese intero.-
-E' fuori discussione, io non lavoro con lei. Preferisco restare da solo.- Ribatté Brian, incrociando
le braccia al petto.
-La stessa cosa vale per me, preside.-
-Basta adesso! Sono io qui che decido! Inizierete già da oggi pomeriggio e non voglio sentire altre parole
al riguardo!- Urlò il preside, inziando a diventare tutto rosso in viso e sbattendo sulla cattedra un vecchio
registro colmo di documenti che, emise un rumore assordante.
Brian e Aria si scambiarono dei gestacci, mentre, En iniziò a stringere i pugni come infastidito dal tipo di
situazione in cui si erano cacciati quei due.
-Adesso tornatevene nelle vostre classi e guai a voi se non prenderete in parola ciò che vi ho ordinato
di fare. Spero per voi che dopo queste punizioni la smetterete di comportarvi con indecenza.-
Quelle furono le ultime parole del preside Torrez.
I tre uscirono dalla presidenza afflitti, chiudendosi la porta alle spalle.
Brian se ne andò subito mentre Aria ed En erano rimasti insieme nel corridoio.
-Avrei preferito una sospensione per quel figlio di puttana...- Disse En, seccato.
-En?-
-Dimmi piccola.-
-Non sei stato tu a...far scoppiare la rissa, non è vero?-

En si ammutolì.
Sospirò profondamente e ritornò con lo sguardo sul pavimento.
-Oh no...- Sussurrò Aria, riuscendo già a capire cosa avrebbe voluto dirle il suo migliore amico.
-Cosa?-
-Perché non hai detto al preside Torrez che sei stato tu in realtà a correre da Brian con l'intenzione
di picchiarlo?-
-Brian ha voluto prendersi la colpa. Il preside aveva dato per scontato che fosse stato lui ed ho pensato
che andava bene così.-
-Hai pensato male, En. Sei stato solo un codardo.-
-Ma no, Aria, cosa dici? E' solo che...-

-Lascia perdere.- Disse la ragazza, allontanandosi dal riccio e raggiungendo l'aula di francese.
A quel proposito, En diede un pugno secco contro il muro, incapace di trattenere a sé la sua migliore amica
che forse tanto migliore amica non era.
























***

















Le aspettava una giornata destinata a non finire mai.
In che razza di guaio si era cacciata? 
Aria osservò En cercarla per tutto l'istituto scolastico con preoccupazione.
La ragazza si era nascosta dietro alla porta del bagno femminile mentre tutti
i suoi coetanei stavano uscendo dall'istituto per tornare a casa dopo le lezioni giornaliere.
La signora Petunia, una donna sulla sessantina di origine italiana, l'aveva appena salutata
lasciandole le chiavi della scuola e degli armadietti contenenti tutti gli oggetti
che le sarebbero serviti per la pulizia dell'intero edificio.
Aria ringraziò Petunia vedendola uscire insieme al resto degli studenti e agli altri
collaboratori scolastici che, grazie a lei, avevano il giorno libero.
Quando se ne andò anche En, Aria uscì dal bagno e si diresse verso l'armadietto
contenente tutti gli oggetti di cui aveva bisogno per iniziare il lavoro.
Alcuni professori le passarono accanto salutandola e lei si era appena ricordata
dei piccoli corsi pomeridiani che venivano svolti nella sua stessa scuola.
Dopo aver impugnato il manico di una scopa, si ricordò di una persona che doveva
farle compagnia in quella grande impresa.
In cuor suo, Aria sapeva che Brian non sarebbe arrivato.
Probabilmente se ne era già tornato a casa ed aveva preferito lasciare a lei tutto
il lavoro senza neanche avvertirla.
Tipico atteggiamento da Synyster Gates.
Passarono due ore come per magia ed Aria era ormai a metà lavoro svolto.
Aveva lucidato le scale al primo piano, pulito alcuni banchi ed aveva lavato
il pavimento del corridoio principale.
Le mancavano altri due piani mentre continuava ad osservare il sudore scorrerle sulla fronte
come un fiume in piena.
Era stanca e le facevano già male le mani.
"Maledetto Gates, me la pagherai cara!", continuava a ripetere ad alta voce, finendo
di lavare il pavimento.
"Lasciare a me tutto il lavoro...ma è possibile che una persona possa essere davvero così crudele?
Ma cosa pensa, che lo coprirò? Ah, quanto si sbaglia! Gli farò fare una figuraccia davanti al preside
che abbasserà gradualmente la sua autostima da uomo so tutto io!", esclamò con nervosismo Aria,
fermandosi di colpo nell'udire il suono di una voce che, in quell'istante, non avrebbe mai 
voluto sentire.
-Wow, i miei complimenti, sei stata davvero impeccabile!- Esclamò Brian alle sue spalle con un pizzico
di sarcasmo.
Aria si voltò di scatto, pronta a fare guerra.
-Ah, finalmente ti sei deciso! Allora, sei andato a pranzare con gli amici? No, perché io è da due ore
che sono qui a farmi il culo mentre tu te la stavi spassando!- Ringhiò la giovane, asciugandosi il sudore sulla
fronte con una pezza asciutta.
-Ma quanto siamo aggressive...- Borbottò Gates, inarcando un sopracciglio.
-Non sono qui per giocare, Brian. Prendi qualche scopa ed inizia a darti da fare.- Disse Aria,
indicando l'armadietto contenente tutto il necessario.
-Ehi, con calma!-
-Calma?! Sono qui da due ore contate e tu sei arrivato solo adesso!-
-Ho avuto da fare.- Si giustificò Brian, facendo le spallucce.
-Oh, certo. La vita della rockstar è profondamente appagante. Ma sai cosa? Non voglio neanche sapere
che merda di roba hai fatto prima di venire qui...quindi adesso, se non vuoi che ricominci ad urlare,
ti converrà prendere quella scopa ed iniziare a spazzare.-
-Potevi dirlo.-
-Cosa?-
-Scopare.-
Aria diventò improvvisamente rossa, ricominciando a sudare come non mai.
-Sei disgustoso.- Sbottò la giovane, abbassando lo sguardo verso il pavimento.
-Non ti facevo così schifo quando ti ho baciata.-
-Smettila d-di infastidirmi! Sei in ritardo, il dovere chiama, Synyster Gates.- Balbettò Aria
con rabbia ed imbarazzo, ricominciando con il suo lavoro mentre Brian decise di non risponderle ulteriormente
ed evitarla.
Trascorsero quel pomeriggio senza guardarsi, mentre, ognuno svolgeva il suo lavoro.
Aria era pronta a qualsiasi atto di ribellione da parte di Brian che, al contrario, fece il suo lavoro
senza dire una sola parola.
Non aveva osato neanche guardarla mentre sembrava essere preso dai suoi pensieri.
Per le sette di sera, avevano quasi finito.
Brian stava riponendo tutti gli oggetti utilizzati nell'armadietto mentre cercò
di fare lo stesso anche Aria che si sentiva ancora fin troppo nervosa.
La presenza di Brian la mandava in tilt ogni volta.
Che cosa diavolo le aveva fatto quel ragazzo?!
La ragazza prese tra le mani un secchio d'acqua ormai sporca nella speranza
di riuscire a trascinarlo verso il bagno.
Nel momento stesso in cui la giovane prese il secchio tra le mani, però le si sfilò il cellulare
dalla tasca dei jeans cadendo a terra senza rompersi.
Aria sussultò voltandosi verso il suo cellulare rimasto sul pavimento mentre, con debolezza,
stava cercando di riporre a terra il secchio d'acqua.
La ragazza si inchinò dinanzi al suo cellulare e con grande sorpresa, Brian fece lo stesso.
Quando ella portò la sua mano al di sopra del cellulare, quella del ragazzo le si posizionò al di sopra
come se avesse voluto prenderle lui l'aggeggio tecnologico.
Le mani di Brian e Aria rimasero l'una sovrapposta all'altra mentre i loro sguardi si erano già incrociati.
Al solo tocco, il ragazzo ritirò subito la sua mano mentre Aria stava ancora cercando di realizzare ciò che 
era accaduto.
Si erano tenuti per mano senza volerlo.
Si erano toccati la pelle.
-B-Brian...- Balbettò timidamente la giovane, prendendo il cellulare dal pavimento e mettendoselo
con velocità in tasca.
-Muoviamoci a chiudere questa merda di scuola. Ho le prove con i ragazzi e sono anche in ritardo.- Sbottò
Brian, dando subito le spalle alla giovane senza dare alcun'importanza a ciò che era accaduto tra di loro.
-Mi dispiace tanto per oggi.- Disse improvvisamente Aria, restando con lo sguardo abbassato verso il pavimento.
Il ragazzo si voltò incuriosito verso la mora, osservandola mentre continuava a torturarsi le mani.
-Cosa significa?- Domandò di rimando Haner, curioso.
-Ti sei preso una colpa che questa volta non avevi. Non è facile sentirsi innocenti quando non hai nessuno
che crede in te.-

Brian sbarrò gli occhi, ma, esitò.
Rimase in silenzio e si voltò ancora una volta.
Quella volta camminò senza voltarsi mentre Aria era rimasta immobile a guardarlo
mentre se ne andava.
Un'ondata di gelo la fece rabbrividire all'istante.
Era tutto il ghiaccio che quel ragazzo portava dentro di sé.





































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve lettori!
Allora, che ve ne pare? Non ho ricevuto recensioni per lo scorso
capitolo quindi spero che in quest'altro si smuovi qualcosa.
Suvvia, vi fa davvero così schifo? A me un po' sì, ma okay.
Volevo dirvi che comunque mi trovate anche su Wattpad quindi se volete
scrivermi potete farlo anche lì!
A me farebbe moooolto piacere.
Ah, un 'altra cosa.
Qualcuno di voi ha Tumblr? Ve lo chiedo perché ultimamente per me quel
sito sta diventando una vera e propria dipendenza.
Quindi...se volete vi lascio il link del mio blog: http://una-favola-sotto-stupefacenti.tumblr.com/
Se volete potete farmi qualche domanda lì, chiedermi qualche consiglio e tanto altro!
Sono a vostra completa disposizione!
Adesso la smetto di rompere e me ne ritorno nella mia caverna.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo, lettori!
E come sempre, GRAZIE A TUTTI!











-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 10
*** 10. You'll follow me down. ***


"Chiedo perdono ma per qualche strano motivo non mi carica l'immagine che fa da sfondo alla storia. Mi scuso per il disagio"

10° You'll follow me down.














 
"Non fidarti mai di me,domani non ci sarò più,
sono uno che crede di volare e finisce per scappare per non strisciare o stare al passo del mondo.
Non fidarti, siamo uomini sbagliati noi, confondiamo la fantasia e la menzogna e sogniamo solo fuori dalle lenzuola.
Abbiamo una strada che ci chiama sempre e un cuore che non sa aspettare mai...fuoco nei polmoni e alcool nelle ferite 
che portiamo come vestiti di gala e non sai mai quanto sono vere e quanto romanzate.
Non fidarti, non ti amerò per sempre e finché lo farò sarà peggio per entrambi e qualcuno pagherà il biglietto per vederti così bella da lontano
come il mare da bambino...persa in fondo alla mia voce, alle mie poche note incerte, alla nostra illusione suicida 
che non sia tradire...tradire a carte scoperte.
Non fidarti mai di me, tieniti gli scherzi con la neve, le risate fuori scuola, i disegni sulla schiena, i sogni sopra la soglia di povertà,
due nuvole a forma di dogana, un viaggio a fanculo e uno a Lisbona.
Una lettera a un grillo, una a una sirena...una telefonata senza il coraggio di andarsene, una favola sotto stupefacenti,
l'amore per gli ultimi in fila, una pausa al posto di una rima, un errore al posto di una certezza, uno schiaffo ai vent'anni, una carezza, i miei danni, 
la tenerezza di chi non si sa trovare mai, ma, perdersi tra speranza e vendetta.
Fuoco, carta e cenere con in mano solo una canzone per ogni scusa. Non mi cambierai, non provarci e non fidarti. 
Ti farò solo del male più di quanto faccia a me.
Scoprire così tardi di essere molto peggio di tutto quello che ho da lasciare."
(Lo stato sociale)





















Aria si svegliò di prima mattina con i capelli più arruffati del solito
che le coprivano metà viso e le ginocchia sul pavimento, perché la sveglia
era stata così assordante da metterla al tappeto.
Le aspettava un'altra giornata terribile e sapeva bene che se quel tonto di Gates si sarebbe
presentato ancora in ritardo per la punizione, gliene avrebbe dette ancora di santa ragione.
Si alzò dal pavimento freddo barcollando e giungendo poi in bagno per lavarsi il viso
ed i denti.
Dopo aver fatto il tutto, ritornò nella sua camera e si vestì con velocità capendo di essere
in ritardo per una nuova giornata scolastica.
Prima di uscire di casa, prese due pancakes tra le mani e se li buttò in bocca masticandoli
con difficoltà.
Sua madre la osservava sconvolta, sorridendole leggermente e sorseggiando il suo caffè in piena
tranquillità.
-Io vado mamma, a stasera!- Esclamò Aria, con la bocca piena.
-Oh, tesoro, aspetta!- Le disse sua madre, posizionando la tazza di caffè sul tavolo della cucina.
-Sì? C'è qualcosa che devi dirmi?- Domandò la giovane, inarcando un sopracciglio.
-Volevo dirti che questa sera tornerò un po' più tardi. Ho accettato un nuovo lavoro per poter
pagare tutte le bollette...- Rispose la donna mentre le rughe sul suo viso diventavano sempre più profonde.
-Ma mamma...e il lavoro alla scuola materna?- 
-Ho deciso di abbandonarlo perché la paga era davvero misera. Ma con questo nuovo lavoro possiamo permetterci
di pagare tutto ciò che dobbiamo e siamo coperte anche a fine mese.-
-Che lavoro?-
-Faccio la donna delle pulizie in una villa qui ad Huntington Beach. Mi pagano bene e faccio il turno
dal pomeriggio fino a tarda notte.-
-Sicura che ti pagano bene, mamma?-
-Certo, si bisogna pur vivere, no?-
-Ti voglio bene.- Disse Aria a sua madre, abbracciandola forte.
-Anche io te ne voglio tesoro.- Mormorò la donna, stringendo sua figlia con orgoglio.
-Adesso vado o farò tardi. En mi sta aspettando.-
-Salutami quel marmocchio e comportati bene, ti raccomando!-
-Certo! Ciao ma'!- Continuò la giovane, chiudendosi la porta di casa alle spalle e sentendosi
pienamente orgogliosa di quella che era sua madre.
Avrebbe fatto di tutto pur di non farle mancare niente e lei cercava di renderla fiera con il suo
ottimo rendimento scolastico.
In estate si sarebbe data da fare e al posto di farsi una vacanza da sogno sarebbe andata a lavorare
in qualche bar per aiutare sua madre con le spese.
Erano davvero brutti tempi per Huntington Beach.


















***















-E così, tua madre ha trovato un nuovo lavoro, eh?- Le domandò En, sedendosi al fianco della sua migliore
amica, in sala mensa.
-Sì. Adesso lavora come donna delle pulizie in una villa.- Rispose Aria, posizionando il suo vassoio colmo
di cibo sul tavolo.
-In una villa? Che villa?- Le domandò di rimando il ragazzo, strabuzzando gli occhi.
-Non ne ho idea ma mi ha detto che la pagano bene. Mi auguro che sia realmente così...-
-Vedrai che le cose si aggiusteranno presto, piccola. Te piuttosto, com'è andata ieri con quel deficente?-
-E' andata. Ma oggi mi sente se arriverà di nuovo in ritardo!-
-Se la prende anche con comodo, eh?-
-Ovviamente. Si crede uno studente privilegiato ma non ha ancora ben capito che in questo caso
dovrà essere più che puntuale.-
-Dovrete cercare di andare d'accordo...la vedo un po' tragica.-
-Io non credo si possa andare d'accordo con uno come Brian, ma fa lo stesso.-
Aria mangiava con gusto la sua fetta di pizza mentre En addentava un panino con chilli e formaggio.
Sembrava tutto così tranquillo, fin quando, qualcuno non le si avvicinò facendola sussultare.
-Aria, amica mia!- Urlò Val, sedendosi al fianco della ragazza e facendola quasi strozzare con il cibo.
-Val, mi hai spaventata!- Disse Aria a voce bassa.
-Ma che dici? Allora posso pranzare con voi?- Domandò la ragazza con fare raggiante e solare.
-Veramente noi...-
-Grazie allora, pranziamo tutti insieme.- Continuò la bionda senza far finire di parlare En
che avrebbe voluto opporsi.
-Dunque...com'è andato il tuo primo giorno di punizione con quel disgraziato di Gates?- Domandò di rimando
Valary, addentando anche lei una fetta di pizza con i peperoni.
-Direi che non posso lamentarmi... apparte il suo ritardo.- Rispose Aria con tranquillità.
-Che idiota! Ha una bella ragazza come te ad aspettarlo e arriva anche in ritardo!-
-Si può sapere cosa stai cercando di fare, Valary Dibenedetto?!- Sbottò improvvisamente En, contro la ragazza.
-En...ma cosa...- Provò a dire Aria, zittendosi nel vedere il ragazzo guardare Val in cagnesco.
-Io? Assolutamente niente.- Rispose la ragazza con sincerità.
-Stai facendo di tutto pur di portarla tra le braccia di quel pezzo di merda! Me la stai rovinando! 
La porti a delle feste e la fai anche ubriacare!-

-En, adesso basta, ti prego.- Lo pregava Aria, prendendolo da un braccio.
-Puoi pensarla come vuoi, Ridgby. Secondo me tu non sopporti solo il fatto che Aria stia conoscendo
nuove realtà che siano al di fuori di ciò che sei tu.-
Ribatté acida Valary, zittendo improvvisamente il ragazzo
che non osò neanche dire una sola parola di troppo.
-Adesso basta, vi prego, non fate così. En...Valary è una mia amica e mi vuole bene. Val...En
resterà sempre il mio migliore amico, okay? Quindi adesso smettetela di accusarvi a vicenda e comportatevi
da persone civili. Vi prego.- En e Valary annuirono senza troppi complimenti alle parole della giovane e ricominciarono
a mangiare con tranquillità senza mandarsi frecciatine.
-Comunque sia, volevo dirti che ci sarò anch'io al campeggio questo weekend. Sono sicura che ci divertiremo
da matti!-
-Oh...beh, lo spero tanto.-
-Tranne per gli insetti ovviamente. Ed i serpenti.-
-Serpenti?!-
-Beh, che cosa ti aspetti? Dovremmo prepararci al peggio, amica mia!-
-Sarò fierissimo di metterti un serpente nella tenda, Valary.- Disse En, sorridendole con aria di sfida.
-Ma che gentile che sei En...-
-Ragazzi, non ricominciate, dai!-
-Okay.- Dissero Val e En in coro mentre Aria scoppiò a ridere per la situazione strana che si stava creando.
Lei che era diventata amica di una delle ragazze più popolari della scuola, che, era addirittura fidanzata
con il cantante degli Avenged Sevenfold ed era uno dei più cari amici di Brian.
Come erano cambiate le cose.
Nel frattempo, Brian e i ragazzi erano entrati nella sala mensa con il loro solito fare da bulli ed avevano
costretto dei ragazzi un po' più deboli ad alzarsi dal tavolo in cui erano soliti pranzare.
I ragazzi più deboli lasciarono subito il tavolo agli Avenged Sevenfold e tutti gli studenti osservarono
la scena con ammirazione.
Poi, qualcun altro si avvicinò ad Aria con un po' di timidezza.
-Ciao...Aria.- Disse un ragazzo del suo stesso anno, torturandosi le mani ed aggiustandosi
gli occhiali sul naso.
-Ciao Blake! Vuoi unirti a noi?- Domandò la ragazza con allegria, sorridendo al ragazzo
che arrossì di colpo.
-N-no.- Balbettò Blake, un tipino dagli occhi azzurri e i capelli castani abbastanza lunghi.
-Perché no? Dai, facci compagnia!- Insistì la giovane con tranquillità.
Aria e Blake si conoscevano perché avevano un sacco di corsi in comune.
-No, davvero Aria, ti ringrazio. Volevo solo...chiederti una cosa.- Continuò il giovane, diventando
rosso come un pomodoro e dondolando i piedi sul pavimento di continuo.
-Dimmi!-
-Ehm, ecco...io volevo chiederti se questa sera sei libera perché...ho due biglietti per uno spettacolo
teatrale e mi piacerebbe vederlo con te.-
Sussurrò il ragazzo con timidezza, attendendo con ansia
una risposta da parte di Aria che sembrava essere piuttosto titubante.
Nonostante l'aria da nerd, Blake sembrava davvero un caro ragazzo ed era anche molto carino e gentile.
-Mm, sì, si può fare!- Accettò la giovane, sconvolgendo sia Val che En.
-Davvero? Wow, non posso crederci! Ci vediamo direttamente lì allora per le otto?-
-Perfetto. Così avrò anche tempo di scontare la mia punizione serale.-
-Grande! A stasera allora!-
-Ciao Blake!- 
Blake si allontanò dal tavolo con allegria, saltellando ovunque con felicità.
-Aria, si può sapere cosa diavolo stai facendo?!- La rimproverò Val, dandole una pacca sulla spalla.
-Perché? Cos'ho fatto di male?- Domandò poi Aria, inarcando un sopracciglio.
-E glielo chiedi anche? Perché proprio Blake?- Ribatté En, infastidito.
-A me sembra un bravo ragazzo. Poi, non c'è niente di male ad andare a vedere uno spettacolo
insieme ed io ho proprio bisogno di distrarmi un po'.-
-Non è così che dimenticherai Brian, mettitelo bene in testa, scema.- Continuò Valary, provocando
una certa sensazione di vuoto nella giovane che quasi smise di respirare.
Aria si voltò verso Brian e aveva appena notato che lui la stava osservando.
-No. Brian l'ho già dimenticato.- Mentì Aria, riportando il suo sguardo sulla pizza che era ormai
diventata fredda.



















***
















Finite le lezioni giornaliere, Aria si stava già dando da fare per ripulire
tutto l'istituto e le varie classi.
Brian era ancora in ritardo.
Aria aveva già iniziato a darsi da fare da un po', lavando il pavimento
del corridoio scolastico e ripulendosi ogni tanto il viso dal sudore accumulato.
Ogni tanto si fermava e pensava che tutto ciò che stava vivendo poteva essere un cumulo
di proiezioni a cui avrebbe pensato e ripensato quando sarebbe stata abbastanza grande 
da capire che forse stava affrontando un qualcosa di più forte di lei.
Però quel giorno era felice.
Sua madre finalmente aveva trovato un buon lavoro così da non doversi preoccupare
troppo anche per lei.
Brian l'aveva lasciata in pace quella stessa mattina e non si era sentita
bullizzata come al solito.
In qualcosa però, doveva farla ovviamente arrabbiare.
Era più in ritardo del solito.
Dopo circa qualche secondo dopo aver finito di lavare il pavimento di un po' tutto l'istituto,
Brian si era finalmente fatto vivo con il suo solito atteggiamento da spaccone.
Aveva gettato il mozzicone della sigaretta a terra prima di entrare nell'istituto ed in quel momento
la sua pelle sapeva di fumo.
-Ma dimmi un po', avevi intenzione di venire direttamente domani mattina?- Gli domandò Aria, seccata dalla
situazione senza smettere neanche per un attimo di sbuffare dinanzi agli occhi color nocciola del ragazzo.
-Sì, era quella la mia intenzione. Poi però ho pensato che non saresti riuscita a concludere niente
senza di me e mi sono convinto a venire.-
Rispose Brian con sfacciataggine, aggiustandosi i capelli laccati e sparati
in aria.
-Non ho bisogno di te per pulire l'istituto.- Continuò Aria, girando il suo volto con superiorità.
Brian non rispose e con velocità si sfilò via la maglietta prima di iniziare a darsi da fare.
Aria si voltò verso di lui scioccata e quasi incantata nel vedere quella schiena ambrata e quelle braccia 
che sembravano ancora più muscolose viste totalmente nude.
Quando Brian si voltò, la ragazza abbassò lo sguardo verso il pavimento, sentendosi più imbarazzata che mai.
-Ma che cosa diavolo fai?! Rivestiti subito, sconsiderato che non sei altro!- Esclamò la giovane,
sentendosi gli occhi lucidi e le guance avvampare.
-Si ma non arrossire troppo, davvero. Potresti sentirti male, io lo dico per il tuo bene.- La prese in giro
il ragazzo, vedendola poi rivolgergli uno sguardo più imbarazzato di quello precedente.
-Smettila di essere così sicuro di te! Si può sapere come ti è venuta in mente una cosa del genere?!- Lo rimproverò,
osservando poi quel torace scolpito e quei pettorali che si alzavano ed abbassavano di continuo sincronizzati
con il respiro del ragazzo.
-Avevo caldo.- Rispose Gates con semplicità, aprendo il solito armadietto per utilizzare tutto
il necessario.
A quella risposta, Aria non fu più capace di rispondere.
Le si era bloccata la saliva in gola e faceva quasi fatica a respirare.
Aveva il cuore che le batteva come una sveglia in allarme ed il sangue che sembrava scorrerle
con più velocità nelle vene.
Stava impazzendo.
Il solo guardare quel ragazzo l'aveva mandata in tilt.
Anche se stava iniziando ad odiarlo più del solito, doveva ammettere che era proprio un bel ragazzo.
E lei non poteva farci niente...doveva solo subire.
-Dì un po', ne hai ancora per molto?- Le domandò improvvisamente Haner, facendola sussultare.
-Eh? Che cosa vuoi dire?- Domandò di rimando Aria, quasi balbettando.
-Mi sento un po' troppo osservato. Se volevi smettere di lavorare e concedermi uno spogliarello anche tu
potevi dirmelo prima. Mi sarei tolto anche i pantaloni.-
Le disse Brian con malizia, facendole quasi
uscire il fumo dalle orecchie.
-Che cosa?! T-tu sei pazzo! C-completamente fuori di testa! Dio, quanto mi fai arrabbiare quando
dici queste stronzate, Gates!- Balbettò ed esclamò Aria con il cuore che le tamburellava ancora dentro
mentre stringeva i pugni il più possibile.
-Non puoi mentirmi. So che ti piace ciò che vedi.- Continuò il ragazzo, avvicinandosi pericolosamente
alla giovane per alitarle sulla spalla.
Aria deglutì all'istante, nel ritrovare la sua schiena spiaccicata al torace del nemico.
-Ti sbagli. Io non ti sto neanche guardando.- Rispose con determinazione la mora, assottigliando
gli occhi quasi come a volerlo sfidare.
Sapeva che la situazione stava prendendo una strada totalmente sbagliata, ma, le piaceva sentire
il respiro di Brian sulla sua spalla.
-Tu hai visto qualcosa di me. Adesso lascia che sia io a voler vedere qualcosa di te.- Le sussurrò
in un orecchio, facendola rabbrividire e spaventare più del solito.
A quelle parole, Aria iniziò a respirare con affanno.
Che cosa intendeva dirle con quella frase? Quali erano le sue vere intenzioni?
Brian accarezzò le spalle della ragazza con lentezza, facendo scivolare le sue dita verso la bretella del reggiseno.
Mentre il ragazzo stava per tirare in giù la spallina dell'intimo nero, Aria si allontanò di scatto dalla pelle
del chitarrista, guardandolo con odio.
-Sei subdolo se pensi che io possa concedermi ad una persona come te. Non mi toglierò questa canotta
solo per darti qualcosa in più da raccontare ai tuoi amici o solo per farti divertire. Non è me che vuoi,
quindi stammi lontano.-
Lo minacciò la ragazza, guardandolo nelle pupille degli occhi ed evidenziando
ogni singola parola pronunciata con il tono di voce poco pacato.
Brian sorrise di gusto alle parole della ragazza mentre continuava ad osservarla dalla testa ai piedi.
-Tu sei già caduta ai miei piedi, mocciosa. Non mi resta nient'altro che calpestarti fino alla fine.- 
-Vaffanculo, Brian.-
-Mi ci accompagni?-
-Fa il tuo lavoro e fa' finta che non esisto, per favore.-
-E' ciò che farò, mocciosa. Sei sicura di riuscirci tu, piuttosto?-
-Sei peggio di ciò che credevo.-
-Grazie tante, è sempre un piacere ricevere complimenti da una sfigata come te.-
-Mi stai ancora parlando? Guarda che di questo passo finirai per darmi fin troppa importanza.-
-In effetti, è ciò che stavo pensando.-
Aria sbuffò nuovamente, sentendo il gelo di quelle parole rientrarle nel petto.
Stava diventando anche lei un pezzo di ghiaccio o era solo apatia?
Senza voltarsi verso di lui, ricominciò ad occuparsi dell'istituto scolastico pensando di voler
tornare a casa il prima possibile.
Già non ne poteva più di respirare la sua stessa aria.
Dopo qualche oretta, i due avevano finalmente finito.
Il buio della notte si fece strada nel cielo con le sue stelle incandescenti ed i due potevano
finalmente tornarsene a casa.
Brian stava per uscire dall'istituto, ma non lo fece.
Improvvisamente, sentì un urlo provenire dal piano superiore della scuola e senza pensarci due volte,
corse per le scale nella speranza di raggiungere al più presto Aria.
-Aria!- Urlò Brian, correndo verso il piano superiore e giungendoci con una velocità assurda.
Una volta ritrovatosi sul pianerottolo, osservò la ragazza a terra con un secchio vuoto sul pavimento
e tutta l'acqua spalmata sul corpo della giovane.
-Ma cosa cazzo hai fatto, scema!- La rimproverò Gates, vedendo Aria strizzare gli occhi con dolore.
-Ho preso una storta e il secchio d'acqua non ha potuto fare a meno di riversarmisi contro.- Spiegò la giovane,
massaggiandosi la caviglia un po' gonfia.
-Dannazione, sei proprio un caso perso!- Continuò il ragazzo, inginocchiandosi dinanzi ad Aria e prendendole tra
le mani il piede, dalla radice.
-Ma credi che me le vada a cercare delle situazioni del genere? Sono inciampata, sarebbe potuto
capitare a chiunque!-
Rispose Aria, incrociando le braccia verso il petto.
-Faresti meglio a stare zitta a questo punto se non vuoi complicare la situazione.- Le disse Brian, iniziando
a massaggiarle la caviglia con dei movimenti lenti e sinuosi.
Aria ricominciò ad arrossire focalizzandosi sul movimento delle mani del ragazzo sulla sua caviglia.
Che cosa le stava succedendo? Giurava di aver sentito di nuovo il suo cuore ricominciare a battere.
Era il suono più triste che aveva mai sentito.
-Guarda un po' che mi tocca fare...- Si lamentava Gates, continuando a massaggiare quella caviglia 
quasi come a prendersene cura.
Aria non smise neanche per un secondo di osservarlo e pensare che, infondo, qualcosa di buono doveva
esserci in lui.
Lui che non prendeva mai le cose troppo dentro come invece faceva lei.
In quell'istante gli avrebbe detto volentieri ciò che pensava.
Che, anche se continuava a farle del male, lei non gli avrebbe detto niente. 
Infatti si era impietrita dinanzi a lui e non riusciva neanche a pensare a quanto le facesse
male quella caviglia.
Improvvisamente, il dolore si era placato.
Tutto ciò che riusciva a fare era guardare Brian così intento a prendersi cura di lei.
Era così attento a non farle del male utilizzando quelle dita con dolcezza e tatto.
Mai si sarebbe aspettata una reazione del genere da parte di uno come Synyster Gates.
-Ti fa male qui?- Le domandò il ragazzo, lasciando scivolare le sue mani sul piede con gentilezza.
-S-sì.- Balbettò la ragazza, gemendo per un po' dal dolore e voltandosi di scatto verso il pavimento.
-Che scema.- Continuò Brian, agitando il capo e continuando a massaggiare.
Tutto il resto intorno, Aria lo aveva scordato.
Era presa dai suoi attacchi d'ansia e da tutto ciò che in quel momento la stava legando
ad un senza cuore come Brian.
-Quindi...uscirai con quel secchione di Blake?- La domanda improvvisa di Brian, la fece sussultare.
Che cosa gli importava?
-Sì. Oh mio Dio, è vero, ho un appuntamento!- Urlò improvvisamete la ragazza, alzandosi di scatto in piedi
tenendo il piede leggermente inclinato.
Brian restò in silenzio e si rialzò anche lui senza dire una sola parola.
Stava solo osservando il modo in cui Aria si stava aggiustando i capelli ed in cui si osservava quella
canotta interamente bagnata.
-Sono anche in ritardo...sarà meglio che mi dia una mossa.- Disse ancora Aria, scendendo con lentezza le scale mentre
Brian si limitava a seguirla.
-Già, non vorrai di certo farlo aspettare...- Borbottò semplicemente il ragazzo, vedendo poi Aria aprire la porta
dell'istituto e chiudersela alle spalle.
Brian le fece un cenno di mano che lei non aveva neanche visto.

























***















Dopo essere tornata a casa per farsi una doccia veloce e prepararsi, Aria
si ritrovò ad aspettare ore ed ore dinanzi al teatro di Huntington Beach.
Ma di Blake, non c'era neanche l'ombra.
Aria restò seduta sul marciapiede per tutto il tempo mentre continuava a guardarsi
intorno nella speranza di vedere il ragazzo avvicinarsi, ma nulla.
Blake le aveva dato buca e quasi non poteva crederci.
Perché avrebbe dovuto farlo? Era stato proprio lui a chiederle di uscire e di vedersi.
Tutto quello che le stava accadendo non aveva senso, così, prese il cellulare tra le mani
e provò a chiamare il ragazzo quattro o cinque volte.
Nessuna risposta.
La sesta volta, Blake le rispose e sembrava anche piuttosto strano.
-Blake! Ma si può sapere che fine hai fatto? E' tutta la serata che ti aspetto...-
-Mi dispiace Aria, non ho avuto modo di avvisarti ma...ecco...-
-Cosa?-
-Non posso parlartene adesso. Ne riparliamo domani a scuola, ti va?-
-Avresti potuto anche lasciarmi un messaggio.-
-Non ho potuto...davvero...perdonami.-
-Blake, c'è qualcosa che non va? Sembri nervoso, stai bene?-
-S-sì, sto benissimo. A domani Aria, devo scappare.-
-A domani, Blake.-
Il ragazzo riattaccò senza troppi complimenti ed Aria non poté fare a meno di sbuffare.
Cosa stava succedendo nella sua vita? 
La ragazza si mise due mani dinanzi al viso, strofinandoselo con frustrazione.
Se non altro, la sua serata non doveva per forza concludersi nel peggiore dei modi.
O forse sì.
-Ma guarda un po' qui chi c'è! La sfigata!- Esclamò Zacky dalla sua auto, in compagnia di Matt, Johnny
e Jimmy.
-Come butta mocciosa?- Le domandò poi Johnny, aspirando del fumo nella direzione di Aria che non poté fare 
a meno di ruotare gli occhi, infastidita.
-Oh perfetto! Adesso ci mancavate solo voi!- Esclamò sfinita la giovane, alzandosi di scatto dal marciapiede.
-Cosa ti è successo? Quell'altro sfigato ti ha dato buca?- Le domandò poi Matt, curioso.
-Ma sapevate tutti del mio appuntamento? E' incredibile quanto la gente eviti di farsi i cazzi propri.-
-Woow, calma ragazzina. Ci vai giù pesante con le parole!- Sbottò poi Jimmy, sorridendo con divertimento.
-Forse oggi è la tua giornata fortunata. Vuoi un passaggio?- 
-Zacky, preferirei farmela a piedi piuttosto che accettare un passaggio da voi.- 
-E dai, veniamo in pace!- Continuò poi il nanetto, abbozzando un sorriso.
-Basta che non torno morta a casa per colpa vostra. Okay?- Ironizzò Aria, osservando i ragazzi ridere di gusto.
-Andata. Monta baby!- Esclamò poi Jimmy, scendendo dall'auto per fare spazio alla ragazza.
Quasi non poteva credere di avere accettato un passaggio da quei ragazzi che tanto sembravano
essere dei bastardi nati.
Ma forse, del buono c'era anche in loro.
Altrimenti, di chi si sarebbe mai innamorata la sua cara e buona amica Val?

























***















Il giorno seguente, Aria ed En varcarono l'entrata dell'istituto scolastico
con tranquillità come erano soliti fare ogni giorno.
Quasi nessuno li guardava mai in faccia anche se nell'ultimo periodo erano riusciti
a far parlare di sé con poco.
-Ehi! Ma quello è Blake...- Disse En, indicando il ragazzo che aveva appena riposto i suoi
libri nell'armadietto.
-Non ti sembra un po' strano?- Osservò poi Aria, guardandolo mentre si voltava da una parte
all'altra come se stesse temendo qualcosa.
-Strano in che senso?-
-Si guarda intorno di continuo, En.-
-Che dici, gli dò una bella strigliata?-
-No, sta calmo. Andiamo da lui e vediamo cosa si inventerà.-
-Che idiota. Io non ti avrei mai dato buca in quel modo.-
-Questo non consola, En.- Sorrise con debolezza Aria, avvicinandosi poi a Blake.
-Blake!- Esclamò En, osservando il ragazzo sbattere con la schiena contro l'armadietto con spavento.
-Blake, siamo solo noi. Si può sapere che ti prende?- Gli domandò Aria, inarcando un sopracciglio.
-Ah...s-sì. Siete voi...pensavo...no, niente.- Balbettò velocemente il ragazzo, posizionandosi una mano
sul petto e respirando quasi a fatica.
-Blake, sei sicuro di sentirti bene?-
-Aria...vorrei dirti cosa mi ha impedito di uscire con te ieri sera ma ho paura di ciò che potrebbe
succedermi se lo faccio.-
Disse il ragazzo tutto ad un fiato, aggiustandosi gli occhiali da vista sul volto.
-Blake, non fare il coglione. Si può sapere che cazzo ti è successo?-
-En, parla piano o potrebbe sentirti!-
-Chi potrebbe sentirmi? Cazzo Blake, parla.-
-Blake, se non vuoi dirmi cos'è realmente accaduto non farlo.- Mormorò Aria, osservando il ragazzo strabuzzare
gli occhi e cacciare un urlo improvviso nel vedere la figura di Brian proprio dietro a quella della giovane.
-Ehi Blake, non hai da occuparti dell'annuario scolastico tu?- Gli domandò il ragazzo tatuato, guardandolo
come se avesse voluto pestarlo a morte.
-S-sì. I-io...v-vado an-anzi, c-corro.- Balbettò con difficoltà il ragazzo dagli occhialoni, scappando via dal corridoio
con una velocità incredibile e quasi invidiabile.
E fu allora che Aria capì tutto.
La ragazza si voltò con lentezza verso la figura di Brian ed osservò quegli occhi color nocciola diventare
neri come la pece.
-Sei stato tu...hai detto tu a Blake di non presentarsi all'appuntamento!- Sbottò Aria, sgranando gli occhi.
-Che intuito.- Domandò Brian, prendendole il mento tra le sue dita.
En, a quel punto, spinse via il ragazzo senza permettergli di toccare più la sua migliore amica.
-Non toccarla, Gates. Non toccarla neanche con un dito.- Ringhiò En, guardandolo in cagnesco.
-Ecco perché ieri sei arrivato più in ritardo del solito...hai minacciato Blake!- Esclamò Aria, respirando a fondo.
-Diventerò la tua ossessione, Aria. Non ti permetterò mai di scordarti di me. E' una promessa.- La minacciò
ancora Brian, guardandola fissa negli occhi.
Fu in quell'istante che Aria vide Brian voltarle le spalle con il solito sorriso rude stampato sul volto.
Aria cadde con le ginocchia a terra, dinanzi a tutti gli studenti che non poterono fare a meno di osservare
la sua disperazione.
Brian stava facendo in modo di farla innamorare di lui ancor di più di quanto già lo fosse.
Voleva farle perdere la testa ma non la voleva.
Le piaceva solo sapere di poterla uccidere senza che lei gli dicesse una sola parola.
Stava abusando della sua mente perché non voleva vederla con qualche altro che non fosse lui ma allo stesso tempo
non la voleva.
Ed Aria aveva ricominciato a sentirsi più fragile del solito.
Davvero stava piangendo perché il suo assassino l'aveva sacrificata?






























NOTE DELL'AUTRICE.


Buonsalve meraviglie!
Non picchiatemi ma purtroppo sono stata super impegnata in questi giorni quindi
vi chiedo scusa per l'ennesima volta!
Che cosa ne pensate di questo capitolo?
Fatemelo sapere su twitter o tramite qualche recensione! Vorrei davvero sapere cosa ne pensate
e soprattutto...continuate a mettere la storia tra i preferiti così da farla rientrare
nelle più popolari del sito!
Vi ricordo che sono anche l'amministratrice della pagina "Impotenza mentale e fisica di fronte a Synyster
Gates", quindi, se volete stare al passo con gli aggiornamenti potrete farlo anche lì!
La storia è anche su WATTPAD.
E credo di avervi detto tutto...ah, voi come state? Siete ufficialmente in vacanza, lettori?
Vi auguro buone feste!
Tenterò di aggiornare il prima possibile! <3
Un bacione a tutti!










-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 11
*** AGGIORNAMENTO ***


Buonsalve a tutti miei amatissimi lettori!
Come state? Spero bene.
Questo non sarà un nuovo capitolo della storia, perché, potrete seguirla su un altro sito.
D'ora in poi, per motivi personali e motivanti...continuerò questa ff e probabilmente anche tutte
le altre su WATTPAD.
La storia è già andata avanti di due capitoli in più, quindi...se volete continuare a seguirla ecco a
voi il link: https://www.wattpad.com/story/50396134-il-ragazzo-che-baciava-le-ragazze-per-poi-farle

Vi aspetto lì in tanti!
Un bacione
-SynysterIsTheWay.

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