Most Ardently

di MrsDarcy_27
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione: Mr Bennet ***
Capitolo 2: *** Capitolo I: Sorpresa. ***
Capitolo 3: *** Capitolo II: Realtà o finzione? ***
Capitolo 4: *** Capitolo III: Parenti Serpenti ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV: Un invito ufficiale. ***



Capitolo 1
*** Prefazione: Mr Bennet ***


Prefazione - Mr Bennet.

Mr Bennet, il padre di Elizabeth, aveva dato il suo consenso, nonché la sua benedizione, per l'unione di Elizabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy. 
La notizia del loro futuro matrimonio aveva sconvolto e deliziato la famiglia Bennet.
Il signor Bennet, inizialmente riluttante, sconcertato, dal fatto che i due giovani fossero riusciti a celare i propri sentimenti, così a lungo, senza che nessuno avesse mai avuto il minimo dubbio, era decisamente incredulo.
Una mattina di luglio, pochi giorni dopo il fidanzamento ufficiale della sua figlia maggiore, Jane, con Mr Bingley, era venuto un altro avvenente giovanotto a bussare alla sua porta, desideroso della mano di una delle sue figlie.
Della sua prediletta Elizabeth, la più intelligente, decisamente la più interessante, delle sue ragazze.
Questo giovanotto in questione, di circa 27 anni, tuttavia, non era un ragazzo qualunque, in tutto l'Inghilterra era conosciuto, Mr Darcy di Pemberley, nonché nipote della famigerata Lady Catherine De Bourgh. Mr Bennet ascoltó, quanto più cercando di rimanere impassibile e stabile, le parole del gentiluomo, rimanendo sorpreso, parola dopo parola, frase dopo frase; egli non proferí parola fino al momento in cui il signor Darcy chiese la sua approvazione, la quale gli venne accordata con placida tranquillità, dopo aver sentito che la sua amata figlia Elizabeth era totalmente favorevole. Il padre tuttavia era totalmente incredulo, e lo divenne ancora di più dopo le parole della figlia, la quale gli confermava con vigore il suo sconfinato amore per il signor Darcy.
Mr Bennet non se ne capacitava: la figlia dichiarava di odiare quell'alto, altero ed orgoglioso uomo, fin dal primo momento del loro incontro, Mr Bennet ne era convinto. O Almeno fino a qualche minuto prima. Pensava che l'unico sentimento che il signor Darcy potesse suscitare in sua figlia Elizabeth fosse quello di una sconfinata antipatia. Ed invece, Elizabeth dichiarava, a cuore aperto, di essere stata piena di pregiudizi infondati, per giunta, che le avevano drammaticamente offuscato una visione più chiara del vero Mr Darcy. La sua Lizzie gli raccontò tutto ciò che il signor Darcy aveva fatto per lei e per la loro famiglia, ed a quel punto, il signor Bennet non ebbe più alcuna remora nei confronti del signore del Derbyshire, Mr Darcy. 
Augurò ai due la sua più calorosa benedizione, non credendo ancora di aver trovato un uomo degno della sua preziosa Lizzie.
I due promessi sposi, sono innegabilmente felici: la loro vita insieme comincerà a breve. Come sarà? 

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Capitolo 2
*** Capitolo I: Sorpresa. ***


Capitolo I: Sorpresa. 

Essendo promessi sposi, Elizabeth e Darcy avevano diritto a passare più tempo insieme, sebbene sempre sotto la supervisione di un accompagnatore.                                       Quest'oggi, gli accompagnatori erano due, ovvero Mrs Bennet e Miss Bennet, madre e sorella minore di Elizabeth. 
Le due, tuttavia, non prestavano la benché minima attenzione ai due giovani dietro di loro: in quel momento erano ardentemente impegnate nel valutare che tipo di nastro avrebbero dovuto prendere a Meryton; nonostante ciò, la madre, decisa ad essere un esemplare genitore, lanciava di tanto in tanto delle occhiate furtive ai giovani dietro di loro: erano sotto il suo controllo, in fin dei conti. 
Mr Darcy ed Elizabeth quindi mantennero un portamento adeguato, sebbene stando per conto loro, conversando e guardandosi fissi negli occhi, come se lo sguardo dell'altra potesse dargli vita.
Un argomento in particolare stava animando la loro conversazione: la data delle loro nozze.

«Dovremmo farle quest'autunno, l'autunno mi mette una tale tranquillità! Sarebbe perfetto.»

Suggerì Elizabeth, con un rinnovato entusiasmo che manifestava ricorrentemente negli ultimi tempi, decisamente non solito della sua persona. 
Darcy sorrise, tra tutti i pregi di Elizabeth, forse era stata proprio quel suo essere piena di vita ad averlo ammaliato, e vederla così, energica, euforica, più del solito almeno, gli riempiva il cuore rimasto addormentato ed intorpidito da più o meno tutta la sua vita.

«L'autunno è molto bello, mette tranquillità a tutti, non c'è che dire, ma io preferirei decisamente la primavera. Tutto comincia a prendere vita in primavera. Non trovi, mia cara Elizabeth?»

Elizabeth lo guardò con uno sguardo abbastanza divertito, sebbene vi si celasse sotto qualcos'altro.
Non tardò a dire la sua, esprimendo i propri sentimenti a riguardo. 

«Signor Darcy, non stareste cercando di tardare le nostre nozze per timore di non riuscire più a contenere il mio animo irrequieto, state avendo dei ripensamenti?»

La sua voce oscillava tra un tono scherzoso e silenziosamente esitante.

«In primavera è il mio compleanno, potrebbe essere considerato un pensiero egoista, ma sareste il mio regalo di compleanno più bello di sempre, nonché il più agognato, Miss Bennet.»

Ogni sorta di sguardo scherzoso svanì facendo spazio a tutt'altre emozioni in Elizabeth. Le sue guance si tinsero timidamente di rosso, dandole colore e rivelando il suo animo più romantico, sebbene si fosse sempre sforzata di mostrarsi superiore a quelle frivolezze che facevano tremare le ginocchia di tante sue coetanee, che lei stessa considerava donnine sensibili.
Ma quello era tutto un altro paio di maniche, anzi era tutto cambiato, tutto completamente cambiato. Da quando i due cuori innamorati, ma separati, di Elizabeth e Darcy si erano ricongiunti, si era ritrovata a riconsiderare ogni cosa. L'amore, ad esempio, stava pian piano capendo, che era un'arma da maneggiare con molta cautela. Davvero molta. 
Quell'inaspettata dichiarazione l'aveva sorpresa, in un momento così spensierato, dove si sarebbe aspettata una battuta, più che altro.
La sua bocca era socchiusa, la quale desiderava rimanere aperta in segno di stupore. 
Il suo bellissimo -ed altissimo- Mr Darcy, si trovava di fronte a lei, calmo, rilassato, come se avesse detto una cosa come un'altra, aveva un grandissimo contegno -sebbene Elizabeth sospettasse centrasse il suo smisurato orgoglio- nel trattarla così, a cuore aperto.
Elizabeth non rispose, sebbene volesse, non le vennero le parole, per una delle prime volte nella sua vita; decise che sarebbe bastato sorridere, lievemente, come una sorta di ringraziamento, che in quel momento non riusciva ad esprimere con una delle sue doti più innate.  Come faceva Darcy a farle mancare persino le parole?
Mr Darcy la guardò e sorrise a sua volta.

«Cosa, Miss Elizabeth, vi ho tolto le parole di bocca? Vi assicuro non fosse mia intenzione.»

«Signor Darcy, mi avete colta inaspettatamente di sorpresa, ecco tutto.» 

«Dovrò ricordarmi di questo momento, sono sicuro che non capiterà presto.»

«Sono più facile da sorprendere di quanto crediate.»

«Oh, non direi proprio. Dovrò escogitare piani assai elaborati per potervi stupire, ne sono certo.»

Nel frattempo, mentre i due ragazzi erano immersi nella loro conversazione, le due dame più avanti erano giunte alla boutique di Meryton, entrando senza fare troppo caso ai due giovani alle loro spalle, consideravano il signor Darcy come un signore oltremodo altero per poter compiere qualche follia, quindi erano decisamente tranquille.
Darcy ed Elizabeth attesero fuori dalla boutique, essendo decisamente poco attratti dalla prospettiva di entrare a discutere dell'importanza del raso e del merletto. 

«Quando siete nato, Mr Darcy? », disse Elizabeth, cercando di riprendere il discorso, non facendo appositamente riferimento alla frase detta da lui. 

«24 aprile, e sarebbe un gran giorno per celebrare le nozze, per la ragione che vi ho accennato prima, sempre che siate d'accordo.» Darcy sorrise in attesa, come in cerca di approvazione, ostinandosi.
Ad Elizabeth il cuore le stava piano piano esplodendo di felicità. 
Quell'uomo, con piccole, semplici parole, la rendeva immensamente felice. 

«Voi chiedete il mio consenso, ma come negarvelo? Io stessa vorrei avervi come "regalo di compleanno", siete sopra tutte le mie aspettative, non avrei mai aspirato a tanto. Sono io a dovervi ringraziare, grazie per amarmi, grazie e..»

Elizabeth non terminò la frase perché Darcy le si era drasticamente avvicinato, riusciva a percepire il suo respiro su di sé, caldo e leggero. Non si erano mai avvicinati così tanto, e sapeva che teoricamente non avrebbero dovuto, non prima del matrimonio. Ma infondo, che male c'era? In primavera si sarebbero sposati, cosa cambiava?  Tutto ciò, comunque, Elizabeth doveva cercare di evitarlo, anche se solo per un minimo bacio.

«Darcy non..» accennò Elizabeth, invano. 

Darcy premette delicatamente le labbra contro le sue, in un dolce bacio.
"Oh", pensò Elizabeth.
Durò poco, purtroppo, visto la repentina uscita delle due donne dalla boutique. Ma Elizabeth era ormai irrimediabilmente asuefatta dalle labbra di Darcy, più morbide e delicate di quanto avesse mai potuto immaginare.

«Elizabeth!» ridacchiò Kitty, la sua sorella minore, con in mano un purpureo nastro rosso. «Ti piace?» disse, indicando il nastro.
«Oh..certo Kitty. È bellissimo..» disse, tuttavia non riuscendo a staccare gli occhi dal signor Darcy, come stregata, ammaliata: il suo sguardo l'attirava a sé come un magnete.

Ed era solo luglio, come avrebbero fatto, fino alla prossima primavera..?, pensò Elizabeth, ed anche Mr Darcy, infondo.

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Capitolo 3
*** Capitolo II: Realtà o finzione? ***


Tre settimane prima

Elizabeth si rigirava nel letto, tormentata. Tormentata e dilaniata da mille pensieri, che sia giorno che notte, le affollavano inevitabilmente la mente. 
Non c'era rimedio. Elizabeth era sempre stata una ragazza razionale, perspicace, ma, in quel momento, la razionalità l'ultima delle sue capacità utilizzabile.
Non si era mai trovata in quello stato. Cosa diavolo aveva? 
Ogni mattina, si svegliava, dopo aver dormito a malapena, o non aver proprio dormito, e si ritrovava a fissare fuori della finestra, come in attesa. Elizabeth era restia ad ammetterlo, restia ad affermare che fosse in attesa di qualche segno da parte di Mr Darcy. 
Tutta la famiglia Bennet era in estasi per il recente fidanzamento di Mr Bingley e Jane Bennet, come anche Elizabeth, d'altronde, se non per il fatto che sentisse la mancanza di qualcosa, o meglio, di qualcuno. 
Mr Bingley era divenuto un assiduo frequentatore di casa Bennet, ed i primi giorni veniva spesso in compagnia di Mr Darcy, cosa che era variata da all'incirca una settimana, dopo la partenza di quest'ultimo per Londra.
Elizabeth aveva compreso di non essere indifferente a Darcy, al contrario, ne era completamente soggiogata. Era inevitabile. Conoscendo la vera natura di Darcy, la stima per lui era cresciuta, passo dopo passo. Dal loro primo incontro, fino ad Aprile, mese in cui avvenne la negata proposta di matrimonio, lo reputava come un essere orgoglioso e superbo individuo, abituato ad avere tutto ciò che desiderava; Ma Elizabeth, dopo aver ricevuto la lettera di Darcy, al suo viaggio nel Derbyshire, ed al suo sorprendente incontro con Darcy in poi, aveva imparato a conoscere la vera personalità del ragazzo, il suo vero io, il suo essere generoso, amabile, intrepido, e ne era rimasta completamente folgorata. Darcy e lei si erano avvicinati, giorno dopo giorno, fin quando la ragazza non credette di averlo perso completamente; quando, la stupidità della sua sorella più piccola, aveva fatto sprofondare la famiglia Bennet in una situazione scandalosa e scabrosa, rendendo impossibile un qualsiasi tipo di contatto tra i Bennet e la società. Da lì in poi Elizabeth aveva pensato che ogni remota, se pur minima possibilità, di avere la stima di Mr Darcy, fosse dissipata. Le speranze di Elizabeth erano risalite, dopo aver saputo che Darcy in persona era intervenuto per far risorgere la famiglia Bennet dall'oblio. Che l'avesse fatto per lei? 
Le sue speranze crebbero al fidanzamento di Bingley con la sorella. Tuttavia, la sua tesi, e le sue speranze, cominciarono a svanire, vedendo il comportamento freddo e distaccato di Darcy nei sui confronti. Doveva aver frainteso la ragione dell'azione di Darcy; se tutto ciò fosse stato fatto per lei, perché ora la ignorava? Non aveva senso. 
La visita di Catherine De Bourgh non migliorò lo stato di Elizabeth, la quale capiva sempre di più l'impossibilità della loro situazione: come poteva, il proprietario di metà Derbyshire, volere una ragazza di modesta famiglia, come lei? Come, dopo che, già una volta, aveva rifiutato di sposarlo?
Catherine De Bourgh le intimò di non non dovere accettare, né ora né mai, la proposta di matrimonio di suo nipote Darcy. Elizabeth, ovviamente, si oppose energicamente, ottenendo l'ira funesta dell'anziana donna.
Per quanto l'opzione di avere Mr Darcy fosse del tutto impossibile, Elizabeth Bennet non avrebbe sottostato alle richieste di una così saccente e superba signore ricca, mai. 
Elizabeth inoltre comprendeva che i sentimenti che provava per Darcy erano più profondi di quanto pensasse, ma non voleva pensarci, decisamente no. La notte passò, senza che Elizabeth chiudesse occhio, tanto che si arrese al pensiero di dormire, per fare una delle sue tanto amate passeggiate. Finché, la ragione delle sue tanto lunghe attese, non si presento di fronte a lei, in tutto il suo splendore. Che fosse un miraggio? Forse il desiderare intensamente una cosa faceva si che si potesse vedere, sebbene in modo illusorio. 
No, era decisamente Fitzwilliam Darcy, in tutto il suo splendore, lì, di fronte a lei, all'alba.
La stava anche guardando intensamente, per giunta.
Cosa faceva lì?
«Non riuscivo a dormire.» disse Elizabeth, senza fare i dovuti saluti, inutili, in quel momento.

«Neanch'io. Mia zia..» rispose Darcy.

«Sì, è stata qui.» Disse Elizabeth, accennando un lieve sorriso, nel ricordare il modo in cui aveva trattato una nobildonna, oltre che zia di Darcy. Era davvero successo?

«Come potrò mai fare ammenda per un tale comportamento? » Darcy lo disse con un tono mortificato, dunque anche lui provava vergogna per alcuni componenti la sua famiglia, ipotizzò Elizabeth.

«Dopo quello che avete fatto per la mia famiglia, sono io a dover fare ammenda.» Non c'erano parole per ringraziarlo, le era completamente debitrice. 

«Dovete sapere, che è stato fatto tutto per voi. Siete troppo generosa per prendervi gioco di me. Sapere che avete parlato con mia zia, ieri sera, mi ha fatto sperare di poter fare quanto prima non osavo. Se i vostri sentimenti sono gli stessi di Aprile ditelo ora. Il mio affetto e desideri sono immutati. Ma una vostra parola mi farà tacere per sempre. Se invece i vostri sentimenti fossero cambiati, devo dirvelo. Mi avete stregato anima e corpo e vi amo, vi amo; e d'ora in poi non voglio più separarmi da voi.»

Elizabeth era esterrefatta. Darcy era lì, con il cuore in mano: le aveva appena rinnovato i proprio sentimenti, sentimenti che, sebbene i mesi, i rifiuti e le peripezie, erano Immutati. 
I molteplici sentimenti che l'avevano tormentata negli ultimi tempi, ora si condensavano in un solo, unico sentimento: l'amore. Lo aveva già realizzato, ovviamente, ma non voleva ammetterlo completamente, non se non ci fosse stata una ragione. Ed ora la ragione c'era. Darcy l'amava ancora. Aveva fatto di tutto per lei. Come poteva meritarsi un tale amore? Era decisamente emozionata, era così surreale. 

« Bene, allora.» Elizabeth avrebbe voluto dire di più, ma ne era incapace. Completamente incapace in quel momento, la sorpresa e la felicità erano incommensurabili e paralizzanti. Non dicendo altro, Elizabeth si avvicinò a lui, prendendo le sue mani tra le sue. 
Stava davvero accadendo tutto ciò? 

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Capitolo 4
*** Capitolo III: Parenti Serpenti ***


Capitolo III: Parenti Serpenti

Sabato 17 Luglio 1813, ore 7.30, Longbourn house, casa Bennet.           
Elizabeth era ancora pervasa da uno stato di euforia perenne. Non avrebbe mai potuto immaginare di essere così felice, benchè mai con Mr Darcy. Sebbene non fossero ancora legalmente sposati, lo erano nello spirito, le loro anime si erano trovate, così affini l'una all'altra. Quella mattina Lizzie si era svegliata prima di tutto il resto della sua famiglia, in quei giorni, per lei le giornate non sembravano bastare mai. Lei e Jane erano intente nell'organizzazione del loro doppio matrimonio, ad Aprile. C'era ancora molto tempo, ma le due sorelle volevano che tutto fosse perfetto, nei minimi dettagli. Jane era ancora nel mondo dei sogni, così Elizabeth decise di non svegliarla, e di cominciare la giornata guardando le lettere.                                                                                                                                
Lizzie scese a ritirare le lettere, la maggior parte erano per loro padre, anche se, una particolare lettera, era per lei. E la provenienza di questa lettera era del tutto inimmaginabile, decisamente inaspettata.                                                                                      
''Rosings Park'', vi era scritto.                                                                                                                                                                                                          
Lo stupore di Elizabeth non si fece attendere, dentro la ragazza salirono una miriade di  emozioni. Cosa significava? Era una sorta di maledizione da parte di Catherine De Bourgh? Elizabeth decise che sarebbe stato saggio non lasciarsi dominare dall'ansia e leggere la lettera in un luogo tranquillo. Decise di uscire fuori, di andare nel suo luogo preferito, l'albero dove aveva letto la maggior parte dei suoi libri, un luogo che per lei era di pace e tranquillità, un rifugio dal mondo. Arrivata, si sedette alla base dell'imponente albero, ed aprì la busta, fatta di una sottile carta raffinata, cominciò a leggere:

"Elizabeth Bennet, salve. Non abbiamo mai veramente parlato, mai avuto una vera e propria conversazione, tuttavia, eccomi qui, futura cugina. Sono Anne. Anne De Bourgh. Non vi scrivo per augurarvi del male, tutt'altro. Voglio avvertirvi. Mostrarvi come sarà la vostra futura vita matrimoniale con un uomo tanto al di sopra di voi quanto mio cugino Darcy. Voi, mia cara Elizabeth, potreste averlo stregato con il vostro bell'aspetto ed il vostro accattivante portamento, ma, ahimè, questo tipo di doti non perdureranno in eterno. La vostra bellezza si dissiperà, i vostri accattivanti ed arguti modi si placheranno; cosa potrete offrire a Mr Darcy in quel momento? Ricchezza? Conoscenze? Piacevoli parenti? Mi rincresce dirlo, ma tutto ciò non rientra nelle vostre capacità. Presto saremo parenti, e, duole dirlo, ma forse sarò tra le vostre parenti più clementi. Molti altri non vi rivolgeranno la parola. Faranno finta che voi non esistiate. Escluderanno voi e Darcy da tutti i più altolocati salotti inglesi. Nessuno vorrà avere a che fare con un signore che si è lasciato persuadere da una semplice ragazza di campagna. Nessuno. Vi chiedo di riflettere: volete recludere il signor Darcy in una tale situazione? Estraniarlo da tutto il suo mondo per amor vostro? Se si può chiamare amore, un amore tale che, in vent'anni, sfiorirà, come la vostre bellezza. Io sono Anne De Bourgh, sebbene non aggraziata ed elegante come voi nel portamento e la bellezza, io possiedo molte altre migliori caratteristiche rispetto a voi. Doti che persisteranno per tutta la mia esistenza. Non fuochi che diverranno cenere alla cenere. Cara Elizabeth, Mr Darcy è nipote di un conte, del conte Matlock. E' un nobile. La vostra unione genererà figli privi di legami nobili, resi impuri dal ramo materno. Recluderete la società anche ai vostri figli, Elizabeth. Io mi chiamo Anne come la defunta ed amata madre di Darcy, le porto onore, per quanto non ammirevole e robusta come lei. Mia madre ed Anne Darcy erano sorelle, fin da quando io e mio cugino eravamo in culla, eravamo destinati al matrimonio, la nostra sarebbe stata una congiunzione astrale. Se mio cugino non si fosse fatto persuadere dal desiderio carnale, magari considerato persino nobile, d'amore, per quanto io, Elizabeth, le assicuro che questo suo amore svanirà nel momento in cui vi avrà avuto. Voi potete dargli solamente un breve piacere, consumabile in pochi anni. Niente di davvero duraturo. Come vi avevo accennato prima, per quanto queste mie parole vi possano sembrare dure e crudeli, probabilmente saranno tra le più dolci che riceverete dai miei parenti. La famiglia dei Darcy è oltraggiata. Il comportamente di Mr Darcy è disdicevole, queste sue azione hanno dimostrato che una nobile famiglia di conti e contesse, possa essere corrotta da un bel faccino ed un bel portamento, senza alcun decoro. Dolce Elizabeth, riflettete e riflettete ancora. Quanto durerà questo suo "amore"? Probabilmente dopo la prima notte di nozze il mio nobile cugino sarà stufo di voi, forse vi abbandonerà, forse farà in modo che vi crediate sua sposa, quando in realtà, è una mera finzione. E voi cosa sarete? Disonorata ed abbandonata a voi stessa. Miss Bennet, vi siete chiesta perchè il fatidico giorno delle nozze sia stato così tanto allontanato? Possa essere che egli voglia approfittarsi prima di voi, prima del giorno stabilito? In modo tale da non avere alcun legame legale con voi se non quello di essersi appropriato della vostra virtù? Elizabeth, riflettete. Se anche il suo amore fosse vero, si dissiperà. Tutto questo ardente amore brucierà con la stesso calore con cui è nato. Con queste parole, cara Elizabeth, vi lascio. Possa la vostra arguta mente esservi d'aiuto in questa incresciosa situazione, Miss Bennet.
                                                                                                                                                                                                        Addio, da Miss Anne De Bourgh."


Elizabeth per un attimo rimase immobile, paralizzata da quelle crude e fredde parole. Per quanto dure e crudeli, potevano rappresentare una triste verità. Lizzie sapeva di essere nulla in confronto a Darcy. Ed Anne aveva ragione: cosa poteva davvero offrirgli? Lei era una semplice ragazza di umili origini, lui, un uomo che avrebbe potuto avere qualsiasi donna avesse voluto. La triste logica ed i ragionamenti di Anne non facevano una piega. Per quanto Lizzie amasse Darcy, non era abbastanza, lo aveva saputo sin dall'inizio. Darcy l'amava, Lizzie ne era cosciente, ma lei si sarebbe pentita per il resto della sua vita se quel suo amore per lei lo avesse potuto danneggiare in qualche modo. Senza che Lizzie ne fosse pienamente consapevole, cominciò a piangere. La tranquillità di quel suo posto perfetto era stata del tutto messa a repentaglio. Lizzie pianse e pianse ancora, rendendo quel posto triste e malinconico. Non voleva farsi vedere in quelle condizioni da nessuno, così, prima che la famiglia Bennet si svegliasse, Lizzie decise di andarsi a chiudere in camera. Entrando però, trovo Jane sveglia, che, nel vederla così, ebbe un colpo al cuore.
 
«Dio mio Lizzie! Cosa ti è successo?» Jane la guardò con sgomento, visibilmente turbata dalla condizione della sorella.

«Niente Jane, va tutto bene..» Lizzie aveva pensato che la sorella stesse ancora dormendo, evidentemente si era sbagliata: non voleva farsi vedere in quelle condizioni, non da Jane. Parlò alla sorella con un tono poco convinto, ormai il danno era fatto. Lizzie si butto sul letto, la lettera lasciata libera per terra. Jane la prese.

«Centra questa lettera? Cosa diavolo ti hanno scritto? Elizabeth!» Jane era sconfortata. Vedere la sorella in quella condizioni era molto doloroso per lei, non l'aveva mai vista così. Non ricevendo alcuna risposta di Lizzie, la quale si era raggomitolata sotto le coperte, lesse la lettera. E capì.

«Oh Lizzie..non devi darle retta. Darcy ti ama. Incondizionatamente. Non ti farebbe mai del male.» Dentro Jane stava crescendo una grande arrabbiatura per quella sciocca e suberba ragazza che si era permessa di insinuare tali dubbi in sua sorella. Chi era Anne De Bourgh per fare questo alla sua Lizzie?

«Non è dell'amore che Darcy ha per me che mi preoccupo. Per quanto so che mi ami, non sono abbastanza per lui. Per lui non sarò altro che una disgrazia. Getterò oltraggio sulla sua immagine. Verrà esiliato da tutta la sua famiglia. Come posso fargli questo? Lo amo troppo.» Lizzie aveva smesso di piangere, ma la sua voce continuava ad essere spezzata e tremante. Il tutto peggiorava, visto che di lì a breve sarebbe arrivato Darcy a farle visita. Non poteva farsi vedere così, non poteva proprio vederlo. Non sapeva cosa fare. Decise che si sarebbe dichiarata indisposta.

«Lizzie! Lui ti ama! Così come sei, nè più nè meno. Solo pensando ciò gli arrechi un torto. Per lui tu sei un dono, un grande dono. Oh Lizzie, non essere triste. Questa presuntuosa Anne è solo una dannata invidiosa, oh, chi non lo sarebbe! Tu e Mr Darcy siete anime gemelle! Su, Lizzie.»

«Jane, quanto vorrei fosse così. Lui prima o poi si stancherà di me, come è normale che sia. Sono solo una semplice ragazza, cosa ho da offrirgli?» Lizzie era in preda alla malinconia, amava Darcy con tutta se stessa, ma, per la prima volta, si stava tragicamente rendendo conto della cruda realtà.
Jane non fece in tempo a controbattere che la domestica venne a comunicare l'arrivo di Darcy.  

«Su Lizzie, riprenditi. Il tuo Darcy non può vederti in queste condizioni.»

«Non posso vederlo. Ditegli che sono indisposta. » Non poter vedere il suo Darcy gli arrecava un doloroso colpo, ma era ancora troppo sconvolta per poterlo vedere. Lo avrebbe visto il pomeriggio, od il giorno dopo. Doveva elaborare il tutto, capire che dirgli, che fare. Il fatto che l'amava non era mai stato messo in dubbio, ma amarlo, sarebbe bastato?

«Lizzie. Tu ora ti riprendi e vai da Mr Darcy. Così non fai che stare al gioco di quelle due perfide arpie delle sue parenti. Diremo a Darcy di ripassare tra un'ora, così che ti sarai risistemata per bene e calmata.» 
Lizzie era riluttante, ma la sorella aveva ragione.

Un ora dopo
Darcy era turbato, la sua Lizzie non aveva mai rimandato un loro appuntamento. Mai. Doveva essere accaduto qualcosa. Da più di cinquanta minuti si tormentava camminando avanti e indietro sulla veranda di casa Bennet, quando Elizabeth comparve. Darcy non faceva a meno di notare che era bellissima, come sempre, anche se, la sua espressione sembrava addolorata ed era leggermente pallida. Cos'era successo quella mattina?

«Elizabeth» disse Darcy. «State bene? Qualcosa vi turba?». 
Lizzie aveva deciso di far finta che quella lettera non fosse mai arrivata. Durante l'ora precedente era stata con Jane, e la sorella l'aveva sufficientemente convinta che non doveva farsi mettere i piedi in testa dalle De Bourgh. Così avrebbe fatto. Ma, nel momento in cui, si accorse che la sua armatura, accuratamente messa per celare i suoi timori, era vana, di fronte all'uomo che la conosceva meglio di chiunque altro, ebbe un colpo. Come aveva fatto ad accorgersene? Sarebbe riuscita a celare il tutto?

«Darcy, certo che si. Mi sono svegliata tardi, perdonatemi mio caro.» Disse Elizabeth, cercando di mantenere un tono calmo e tranquillo, anche se il suo sorriso era tremolante ed incerto.

«Lizzie, mio amore, non fatemi preoccupare. Cosa è successo?» Darcy la vedeva. L'entusiasmo che la sua amata palesava nei giorni precedenti era svanito, lasciando posto ad un'espressione titubante e malinconica. Darcy non riusciva a vederla così, non la sua Lizzie, non ora. Doveva sapere.
Lizzie fu taciturna per un po'. I due passeggiarono, senza meta, per allontanarsi da casa Bennet, Darcy voleva sapere, non riusciva più a contenersi. Lizzie sapeva che se avesse solo provato a proferire parola sarebbe crollata, così continuava a camminare senza sosta, chiusa tra i suoi pensieri. Darcy non seppe più resistere.

«Per l'amor di Dio, Elizabeth! Smettetela di tormentarmi così. Vedervi così mi causa un immenso dolore. Vi supplico, spiegatemi. »
 Darcy percosse Elizabeth, prendendola per le spalle, bloccandola dal suo incessante camminare. Vederla in quello stato gli faceva frantumare il cuore, la sua Lizzie meritava solo il bene. Lui avrebbe provveduto a proteggerla, ma doveva sapere cosa la stesse logorando.

«Oh Fitzwilliam...» Lizzie crollò. Si butto tra le braccia di Darcy e cominciò a piangere. Cosa avrebbe potuto fare? Continuò a piangere, mentre Darcy la cingeva tra le sue braccia, lui  si sentiva inutile, non potendo aiutarla in alcun modo. Lizzie era consumata dai pensieri ed a lungo, non riuscì a raccontare nulla al suo amato, finchè, preso coraggio, gli disse tutto ciò che era successo quella dannata mattina.  Lui era sdegnato dal comportamento della cugina, dall'aver messo così a repentaglio il benessero di Elizabeth. Era disdicevole. Continuò ad abbracciare la sua Elizabeth, provando a darle conforto, per quanto possibile. Elizabeth sarebbe voluta rimanere così per sempre, tra le possenti braccia del suo Darcy, al riparo dai mali del mondo; ma, sapeva bene che, per quanto lo volesse, non sarebbe potuto essere possibile, non sarebbe stato sufficente a sfuggire dalle cattiverie di quel crudele mondo.  

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Capitolo 5
*** Capitolo IV: Un invito ufficiale. ***


Capitolo IV: Un invito ufficiale. 

Mercoledì 1 Agosto 1813, Londra;                                                                                                                                    
Erano passate diverse settimane dall'arrivo della lettera da Rosings Park, e, sebbene Darcy vedesse che Elizabeth stesse recuperando la sua solita allegria, le mancava qualcosa. Avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di renderla veramente felice. Era cosciente del fatto che Elizabeth non era una di quelle donne legate ai beni materiali, che si poteva rendere felice con un misero gioiello. Però, in tal caso, non sapeva come farle qualcosa di suo gradimento. Ovviamente, Darcy era immensamente contento che la sua Elizabeth lo amasse per com'era il suo animo ed il suo vero io, e non per il suo immane patrimonio. Per tutta la sua vita, non era mai stato visto per ciò che era veramente. La sua persona era vista unicamente in rapporto ai suoi possedimenti, al suo rango, al prestigio che un matrimonio con lui avrebbe arrecato. Lui, inevitabilmente, aveva odiato da sempre tutto ciò. Si ricordava che in tempi passati desiderava essere un semplice genitluomo, senza alcun titolo nobiliare che lo vincolasse in alcun modo.                                                                                                                
Darcy si ridestò dai propri pensieri, guardando le carte e le lettere rimaste sulla scrivania. Nell'ultimo periodo Darcy aveva preso residenza quasi del tutto fissa a Netherfield Park, il che aveva comportato un triste allontanamento dalla sua amata Pemberly. Non amava più di tanto l'Hertfordshire, era un luogo fin troppo campagnolo, rimaneva lì solo per la sua Elizabeth. Tuttavia, in quei giorni, doveva svolgere determinati affari a Londra, ed a malincuore si era dovuto separare dalla sua amata. Nonostante la lontananza, non riusciva a pensare a nient'altro al giorno del matrimonio, decisamente troppo lontano.                                        
Il fatto di aver stabilito come giorno di nozze il suo compleanno era lusinghiero, oh, se era lusinghiero, ma davvero troppo lontano.                                                        
Si rallegrava pensando che quello sarebbe stato il più bel compleanno di sempre, senza dubbio. Attendeva impazientemente quell'agognata data.                                  
Il suo unico rimpianto era quello di aver dovuto ritardare, insieme alle sue nozze, anche quelle di Jane e Bingley, i quali si sarebbero sposati con loro.                            
Darcy guardò fuori dalla finestra: il sole stava tramontando.                                                                          
Il tempo era stato risucchiato dal vortice infinito dei suoi pensieri, ed, in tutto ciò, doveva ancora sistemare quella dannata scrivania.
Prese le lettere. Erano tutte ordinarie lettere d'affari, non da leggere necessariamente a quell'ora; ma, tuttavia, vi era anche un'altra lettera. Del Conte Matlock, suo zio. Riceveva lettere da parte di suo zio unicamente in occasioni speciali, quali inviti ufficiali a ricevimenti. La aprì velocemente, incuriosito. Come aveva sospettato, era un invito. Commentato argutamente.

"Mr Darcy,
Siete ufficialmente invitato al ricevimento che si terrà nella nostra dimora, Dartington Hall. L'invito è esteso anche a Miss Georgiana Darcy e la vostra promessa sposa, Miss Elizabeth Bennet. Siamo ansiosi di conoscere la ragazza capace di farvi perdere il senno della ragione, nipote. Il ricevimento durerà tre giorni e si terrà in data 18 Agosto. Vi aspettiamo.
Cordiali Saluti,                                                                                                                                                      
Lord Matlock."


Darcy quasi non scoppiò in una fragorosa risata. 'La ragazza capace di farvi perdere il senno della ragione'. Il fatto che suo zio avesse sprecato un minimo del suo tempo nel commentare un invito per ricevimento gli faceva capire che le sue azioni non erano passate del tutto inosservate. Avrebbe dovuto imporre la sua decisione a  tutta la famiglia, indipendentemente dal titolo nobiliare che i suoi familiari avessero. In lotta contro conti e marchesi. Decidendo di seguire il suo cuore non si era certamente aspettato tutto ciò; certo, si aspettava una sorta di resistenza iniziale, ma niente di insormontabile, tuttavia. Sperava con tutto sè stesso che sarebbe stato così. Decise che presto si sarebbe recato da Elizabeth, per comunicarle la notizia. Non aveva idea di come avrebbe potuto reagire la sua Lizzie a quella notizia. Si ricordava della lettera, e di aver constatato che la sua malefica cugina aveva avuto premura di instillare in Elizabeth paura dei suoi futuri parenti, assicurandole che l'avrebbero trattata con disprezzo. Darcy, dal canto suo, poteva fare ben poco, se non rassicurare Elizabeth con il suo solo ed infinito amore.


Tre giorni dopo, Longbourn House.
Lizzie si trovava nella sua stanza quando annunciarono l'inaspettato arrivo di Mr Darcy. Le aveva detto che non sarebbe riuscito a liberarsi da impegni a Londra  prima di una settimana. Era entusiasta del suo ritorno, la gioia era immensa. In quei pochi giorni separata da lui le era sembrato come di aver perso una parte di sè, per quanto possibile. Appresa la notizia, scese le scale di corsa, in preda all'euforia, facendo attenzione a non precipitarsi al suolo. Permise a sè stessa di fare tutto quel baccano solamente perchè consapevole del fatto che la casa fosse quasi del tutto vuota, se non per Mary in salotto, la quale era completamente assorta nel proprio impiego.
Darcy si trovava alla base delle scale, e vedendola correre in quel modo scoppiò a ridere.
Lizzie rise con lui, non rendendosi conto che, arrivata quasi al traguardo, aveva drasticamente perso l'equilibrio.
Fortunatamente Darcy non perse un minimo dei suoi pronti riflessi e lucidità, riuscendo a prenderla appena in tempo.
Elizabeth era immersa nelle sue braccia, le guance in fiamma. La ragazza si rese conto di aver esagerato, si ripromise che non avrebbe mai rifatto un cosa del genere, 'che stupida!', pensò tra sè e sè. Doveva essere apparsa come un stupida bambina impaziente, l'unico modo in cui non sarebbe mai voluta apparire di fronte a lui, dannazione. Non riuscì a dire nulla, era del tutto catturata dal suo contatto, dalle sue braccia, che erano state capaci di sollevarla senza un minimo sforzo. Sapeva di dover dire qualcosa, di dover fare qualcosa, ma non fece nulla, se non ridere in modo leggermente isterico.
Una tale vicinanza era inammissibile, almeno fino al matrimonio, ma non le importò; aspetto che lui la posasse lentamente, così lei fu capace di rimettersi in piedi, sebbene le gambe le tremassero leggermente per l'emozione. Come era possibile che lui le facesse sempre quest'effetto? Sarebbero mai cambiate le emozioni che lui le scatenava?

«Elizabeth» disse Darcy, il tono sempre irreprensibile, come se avesse tutto perfettamente sotto controllo. «Sono entusiasta di vedervi così euforica.» continuò, con un sorriso luminoso.

«Sono molto contenta di vedervi. Anche se..temo di aver esagerato.» Elizabeth guardò il pavimento, dove probabilmente si sarebbe schiantata, se non ci fosse stata una tale azione repentina. Le guance divennero ancora più rosse quando si accorse di aver lo sguardo di Darcy fisso su di sè.

«Oh Elizabeth..promettetemi che non smetterete mai di esagerare in questo modo. A patto che non cadiate senza di me, questo è ovvio.» Le disse, dolcemente, sollevandole il viso per sistemarle un capello fuori posto. Le dita di lui che lasciavano tracce incandescenti.

«Non smetterò mai di essere felice di vedervi, Mr Darcy. Sono immensamente felice che siate qui prima del previsto, immensamente.» Lei continuava a fissarlo negli occhi, senza distogliere lo sguardo da lui nemmeno un secondo. 

«Porto delle notizie. Spero vi siano gradite, lo spero molto.» Darcy fece un passo avanti, verso Elizabeth, lei però si ritrasse, sentendo il rumore della porta che si apriva. Erano troppo vicini, davvero troppo. 

Dalla porta entrarono Mrs Bennet con il seguito delle signorine Bennet mancanti, sorprese dalla presenza di Mr Darcy, e probabilmente anche dall'incredibile vicinanza che lo separava da Lizzie. Non dissero nulla in quel momento, anche se Jane guardò Lizzie ammiccando, mentre Mrs Bennet freddò Lizzie, con un sguardo che esprimeva chiaramente il suo disappunto, e che naturalmente dimostrava che ne avrebbero parlato dopo.

«Mr Darcy!» disse Mrs Bennet,«Non vi aspettavamo prima di Mercoledì. Che meravigliosa sorpresa!Che abbiate avuto qualche imprevisto? O qualche notizia particolare?». La natura di Mrs Bennet non si era smentita, la sua curiosità era innata, nonchè la sua estrema sfrontatezza alle buone maniere.

«Nessun tragico evento, Mrs Bennet. Tutt'altro. Porto notizie, o meglio, un invito ufficiale.» Darcy era tentennante, avrebbe voluto prima parlarne in privato con Elizabeth, per vedere la sua reazione e non turbarla da possibili pressioni dei suoi familiari, ma ormai il danno era stato fatto, non aveva alcuna scusa a cui fare appello.

«Di che invito state parlando?» Disse Elizabeth, ansiosa. Che Lady Catherine lì avesse invitati per maledirli ufficialmente?

«Ehm» Darcy continuò ad esitare, facendo aumentare la tensione in tutta la stanza. «I miei parenti. Hanno invitato me, mia sorella Georgiana e voi ad un riceviemento in Devon, a Dartington Hall.» Lo sguardo di Darcy cadde immediatamente su Elizabeth, la quale aveva assunto un colorito pallido. Si convinse sempre di più che avrebbe dovuto parlargliene in altro luogo.

«Darlington Hall!» Esclamò Kitty, in preda all'entusiasmo. «Ho sentito nominare questa casa mille volte! Dicono che sia tra le più belle del Devon! Se non d'Inghilterra. Lizzie, come sei fortunata!»

«Sì..la casa del Conte Matlock.» disse Elizabeth, il tono cupo. «Dei vostri parenti, Mr Darcy.» Ripete Elizabeth, il tono meccanico e sempre più tetro.

La cosa sarebbe potuta risuonare come ovvia agli altri compontenti della famiglia, ma Darcy capì. Lo sguardo di Elizabeth e quelle poche parole gli facevano capire tutto. Elizabeth era sbiancata, lo sguardo quasi vuoto. Era rimasta turbata dalla notizia, sebbene lui non avrebbe mai voluto che fosse così. Il solo pensiero di averle potuto revocare quella maledetta lettera gli fece male, non avrebbe mai più voluto vederla piangere come allora. Mai, si ripromise.

Elizabeth, dal canto suo, era esterrefatta. E se Lady Anne avesse avuto, anche se minimamente, ragione? Se nessuno, mai, in tutta la sua vita da Mrs Darcy, l'avrebbe mai accolta in famiglia? Ce l'avrebbe fatta? Elizabeth si congedò, invocando un mancamento, che cominciava a rivelarsi del tutto fondato, dopotutto.

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