From All the World

di Nakurami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Info + Schede OC ***
Capitolo 2: *** Primo Incontro ***
Capitolo 3: *** Il Branco di Linci Sterminato ***
Capitolo 4: *** Imprevisto a Tokyo ***
Capitolo 5: *** Doxa, la Capitale della Tragedia: Perché? ***
Capitolo 6: *** Poteri: la Sua Reincarnazione? ***
Capitolo 7: *** Un mare di ricordi: Partenza per Death City ***
Capitolo 8: *** Una grande e terribile sorpresa: intrusi a Lore oppure...? ***



Capitolo 1
*** Info + Schede OC ***


Piccola premessa: se sopravvivete ora, leggendo TUTTE le info... allora non morite più. Bye!
 
TRAMA:
-“Io sono Rory, alterego di Nakurami e non ho niente a che fare con la storia che leggerete in seguito. Ma sono qui per illustrarvi la trama della seguente-“-
-“Ehi, Rory, vai dritta al unto altrimenti facciamo notte...”-
-“E questo è il mio migliore amico Kei, è all’apparenza scorbutico ma in realtà è un tenerone!”-
-“La vuoi smettere? Perché non racconti la trama piuttosto?!”-
-“Okay, okay, non ti scaldare... La storia che vi presentiamo si intitola From All the World e, tradotto, significa Da Tutto il Mondo. La scelta del titolo non è casuale e narra del ritorno di un potente Fantasma che vuole ricostruire l’esercito del Nulla per poter ridestare Akuma dal suo sonno, un potente essere non propriamente umano, il quale è stato rinchiuso in un luogo sconosciuto a molti. Akuma non può essere risvegliato se non con i tre talismani sacri nascosti un po’ ovunque, lo spirito della Maga Guerriera e la morte della Grande Dea Madre, protettrice di ogni essere vivente dall’animo buono. A combattere contro il Fantasma e l’esercito del Nulla è-“-
-“Rory, ti sei dimenticata di dire che Akuma è potentissimo e se vuole, può spazzare via metà del pianeta con un solo colpo.”-
-“Ah, è vero. Scusate! Akuma è fortissimo, un mostro di cattiveria, sadismo e distruzione. Una creatura che si nutre di sangue, disperazione e morte. Insomma, sarebbe la fine se venisse risvegliato, capite?!”-
-“Si può sapere perché di agiti tanto? Non sei mica tu che devi evitare che venga risvegliato, ma Shanako e i suoi alleati...”-
-“Ma come sei insensibile! Povera Shana, che deve lottare contro quel mostro...”-
-“Ah... sei incredibile. Continuo io che è meglio. Shanako Miyazawa non è una ragazza come tutte le altre, sin da piccola mostra un’intelligenza fuori dal normale, una saggezza degna di ogni anziano e un’abilità nel combattere invidiabile a molti guerrieri.
Chiamata Shana dagli amici, riusciva comunque a vivere una vita normale e tranquilla con i suoi genitori e sua sorella maggiore finché non fece uno strano sogno.
Shanako vorrebbe far finta di nulla, continuare a frequentare la scuola e la palestra come ha sempre fatto ma ormai è impossibile, perché la Grande Dea Madre le è apparsa in sogno e l’ha messa in guardia sul risveglio di Akuma. Purtroppo però la ragazza non riesce a capire a pieno il significato del sogno ma poco tempo dopo la catastrofe si abbatté sulla terra.
Il Fantasma è tornato ed è intenzionato a far piazza pulita degli esseri umani di questo mondo e degli altri. Purtroppo Shanako non è stata in grado di abbatterlo nella sua debolezza e così spedita in un’altra dimensione. Dimensione da cui è impossibile entrare e uscire se non grazie ai poteri della Maga Guerriera, le cui abilità sono state copiate dal Fantasma.
Ora Shanako, intrappolata in quel mondo tanto strano e insieme ai suoi nuovi alleati, è pronta per andare alla ricerca della Maga, la quale vive in un angolo di quel mondo, e andare a scacciare il Fantasma prima che evochi Akuma dei Disordini.”-
-“Allora? Vi pare interessante? Aspettiamo di veder comparire i vostri OC all’interno di questa magnifica storia!”-
-“E fai scegliere a loro... caspita, come sei insopportabile.”-
-“Antipatico!”-
 
INFO generali:
Questa storia è nata in contemporanea a What You Never Wanted (: Ciò Che Non Avresti Mai Voluto) ma, a parer mio, è completamente diversa. Anche perché, contrariamente alla prima che ho pubblicato (circa un paio di giorni fa), questa è una storia ad OC.
In realtà sto già scrivendo una storia ad OC, ma non mi soddisfa come dovrebbe quindi sto cercando di scriverne una cosa Dio comanda, senza troppi casini, lineare e originale. Niente scuole, niente cose insensate ma un’avventura che legherà i personaggi che voi mi invierete.
Ma... c’è un ma.
Dopo un’attenta analisi critica ho ritenuto opportuno mettere i (cosiddetti) puntini sulle “i”, per quanto riguarda i personaggi OC. Innanzitutto a me servono personaggi originali, senza troppi lupi (sono belli i lupi, non ho niente contro i lupi, li AMO, ma leggendo storie su storie ho fatto caso che ci sono parecchi lupacchiotti in giro... ^-^) o troppi poteri legati alla telecinesi e cose di questo genere.
Ovviamente, se qualcuno di voi vorrà avere un lupo ( <3) come animale di compagnia o semplicemente vorrà far trasformare il suo personaggio in quel determinato animale è ben accetto.
Cosa più importante: non tutti gli OC che mi saranno inviati potranno partecipare. Anche perché non me ne servono troppi, magari più in seguito deciderò di inserirne altri, ma all’inizio mi accontenterò di pochi. Con “pochi” non intendo ovviamente due o tre ma almeno una decina se non una ventina. Poi mi adeguerò.
 
Il CONTESTO:
Innanzitutto questa storia è una Crossover, come la storia sopracitata, ma completamente diversa. I personaggi si muoveranno chi da una parte, chi da un’altra, modificando il destino di loro stessi e degli altri a loro insaputa.
 
I PERSONAGGI:
Sono ben accetti: pirati (in riferimento a One Piece); ninja (in riferimento a Naruto); maghi (quindi a Fairy Tail, seppur non troppo difficili o almeno molto dettagliati perché è da poco che seguo questo anime/manga); streghe; maestri d’armi e/o rispettive armi (in riferimento a Soul Eater); demoni vari; anche mangiatori di carni umane, ma in questo caso permettetemi di inserirli tra gli antagonisti...
Insomma, lascio spazio all’immaginazione, più sono originali meglio è per me e per voi.
Per gli antagonisti, mi servirebbe (sì, lascio libero arbitrio anche in questo campo) gente estremamente potente, cattiva, pure esuberante e di diversa età. Vi supplico, non fateli essere tutti ventenni/minorenni, anche qualche anzianotto farebbe comodo.
Dovrebbero essere almeno sette, poi magari alle pedine sacrificanti (e quindi inutili per la storia) ci penserò io. Ovviamente ho già in mente il boss e il suo scopo, ma comunque potete inserire che segue il “cattivone” solo per il proprio tornaconto personale. Poi ci penserò io a sorprendervi!
 
SCHEDA OC:
Qui di seguito c’è la famosissima scheda che dovrete compilare con tutti i dati dei personaggi. Per quanto riguarda il Soprannome può anche non esserci.
Nel caso non andassero bene, prenderò provvedimenti. Ex: Se ci sono troppi pirati, agli ultimi partecipanti che hanno mandato OC di pirati, manderò un messaggio per chiedergli di “trasformare” il proprio personaggio cosicché l’eccesso scompaia.
Magari dicendo loro di mandare un OC ninja perché ce ne sono troppo pochi. Chiaro? Se non dovesse esserlo, sono qui per voi, non vi mangio, chiedete e cercherò di essere più chiara. Questo è un’OC per Protagonisti:
Nome:
Cognome:
Soprannome:
Età:
Taglia: (Questa va inserita nel caso fosse un pirata, un ricercato qualunque, un ninja traditore, un criminale pericoloso e non, un ladro, ecc... Ciò vale sia per i protagonisti che per gli antagonisti, okay?, quindi anche i buoni possono essere ricercati. Ma, mi raccomando!, non fateli tutti diventare criminali...)
Razza: [Qui non va inserita la professione, quindi se si è un pirata o un ninja. Perché alla fine o se si è pirati o se si è ninja (di solito) si è umani. Quindi demone (in tal caso si deve specificare Quale demone, quindi ampia scelta), uomo-pesce, sirena, spettro, vampiro (vi prego, non tutto vestito di nero), umano, fata (sì, pure le fate sono ben accette), ecc...]
Aspetto fisico:
Vestiario:
Segni particolari: (Per favore, non mettete troppi tatuaggi... altrimenti mi confondo)
Aspetto caratteriale: (Sbizzarritevi! Fate del vostro meglio! Più sono strani, meglio è! Ah, e più difetti hanno meglio è per tutti! Ovviamente non fateli)
Stranezze: (Anche qui, dateci dentro!)
Abitudini:
Universo da cui prende ispirazione: [Scrivere l’anime da cui si prende ispirazione per il personaggio (pirata/ninja/mago/ecc...) tra quelli proposti: One Piece/Naruto/Soul Eater/Fairy Tail oppure scrivere semplicemente //, nel caso è completamente inventato. In questo caso, però, non deve essere né un pirata, né un mago, ma un umano (o demone o vampiro o boh) abitante del nostro caro Pianeta Terra]
Stato: [Che non è se vivo o morto! Qui devono essere specificate le “condizioni” del personaggio. In caso di ninja, specificare se è genin, chunin, jonin, nunkenin (magari anche il grado), sennin, ... In caso si prenda dall’universo di One Piece, specificare se è pirata (fino ad ora ho usato la parola “pirata” ma potrebbe anche essere altro), marine, cacciatore di taglie, sovrano, drago celeste, membro della flotta dei sette, ... E così via, capito?]
Ruolo: [Chi è? Cos’è? Se ricopre un ruolo preciso all’interno della banda o no. Un medico? Un navigatore? Un esperto in missioni di recupero o di omicidio o di protezione o di reclutamento (o altro)? Un cuoco? Anche semplicemente colui che infonde coraggio o positività al gruppo. O anche solo divertimento così da far scemare quella sensazione di oppressione anche nelle situazioni più... oppresse (?). Fate voi]
Potere: [Qui vanno inseriti (come TUTTI avrete capito) i poteri del vostro OC. O che siano derivanti dal frutto del diavolo, ne prendo al massimo due; o che dipendano dalla razza scelta; o perché il vostro personaggio è un mago. In caso di ninja, inserire le varie arti in cui è specializzato. Ex: Arte marziale/illusoria/magica e in quest’ultimo caso specificare con Arte del fuoco/vento/fulmine/terra/acqua oppure, se ne possiede, con Abilità Innate (quando il ninja è in grado di utilizzare ben due arti combinate) o Abilità Superiori (quando il ninja è in grado di utilizzare ben tre arti combinate). In caso si prenda ispirazione da Soul Eater e da maestri d’armi, lasciare il campo vuoto e riempire quello di “Armi” con tutte le sue caratteristiche; se invece è un’arma, scrivere l’arma di cui prende forma qui e il campo “Armi” lasciarlo vuoto]
Armi o semplicemente combatte a cazzotti:
Punti di forza:
Punti deboli: (obbligatissimo)
Paure e/o Rancori: (obbligatissimo)
Scopo: (Bello o brutto che sia. Fate in modo che non siano uguali).
Relazioni amorose: (In quanto la storia non sarà ambientata negli anime, non sono ammesse relazioni amorose con personaggi esistenti se non con alcuni che non ho ancora deciso. Potete mettere due scelte e nel caso quel personaggio non sarà scelto come “partecipante” alla storia potrete sempre contare sul secondo da voi proposto che sarà necessariamente un altro OC o, se proprio volete tentare la fortuna, un secondo personaggio già esistente. Ex: Portgas D. Ace oppure Death the Kid. Nel caso Ace no verrà scelto potete sempre intraprendere una relazione amorosa con Kid. Oppure al suo posto mettete “OC” e se non mi arriverà richiesta di una coppia con un determinato OC –ovviamente non mi aspetto che conosciate tutti gli oc già adesso, quindi aspetterò-, allora accoppierò io ^-^ sempre chiedendo il vostro permesso. Per quanto riguarda i ninja di Konoha, scordateveli perché non sono in vendita)
Passato: (Non troppi troppo turbolenti o troppi ex schiavi... grazie ^-^)
Altro: (Se ho dimenticato di mettere qualcosa, qui potete scrivere tutto ciò che volete. Anche insultarmi ^-^)
 
Questo è un’OC per Antagonisti:
Nome:
Cognome:
Soprannome:
Età:
Taglia: (Stessa cosa dell’altra scheda)
Razza: (Stessa cosa dell’altra scheda)
Aspetto fisico:
Vestiario:
Segni particolari: (Stessa cosa dell’altra scheda)
Aspetto caratteriale: (Stessa cosa dell’altra scheda)
Stranezze: (Stessa cosa dell’altra scheda)
Abitudini:
Universo da cui prende ispirazione: (Stessa cosa dell’altra scheda)
Stato: (Stessa cosa dell’altra scheda)
Potere: (Stessa cosa dell’altra scheda)
Armi o semplicemente combatte a cazzotti:
Punti di forza: (obbligatissimo)
Punti deboli: (obbligatissimo)
Paure e/o Rancori: (obbligatissimo)
Scopo: (Fate solo in modo che non siano uguali. Se non vi venisse niente in mente, scriverò semplicemente che è un seguace del cattivone e stop)
Relazioni amorose: (Sì, anche i cattivi, se volete, posso avere una relazione amorosa. Persino con OC buoni...)
Passato: (Se volete, altrimenti pazienza)
Altro: (Se ho dimenticato di mettere qualcosa, qui potete scrivere tutto ciò che volete. Anche insultarmi ^-^ di nuovo)
 
Dopo tutto questo casino, vi dico:
PARTECIPATE IN TANTI e lo so che sono stata rompiballe ma sopportatemi!
Gli OC, mandateli per messaggio privato altrimenti chi qua e chi là mi confondo!
Alla prossima con il primissimo capitolo che descriverà ciò che è successo durante il primissimo scontro tra il Fantasma e Shanako, personaggio di mia invenzione!
A presto!!!!

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Capitolo 2
*** Primo Incontro ***


CAPITOLO 1
Primo Incontro
 
Shanako Miyazawa era, all’apparenza, una tranquilla liceale senza troppe pretese. Ancora single, con non troppe amiche tra i piedi e due genitori che erano un amore a vederli mentre erano insieme. A differenza di sua sorella Shizuka, Shanako era una vera studiosa, pratica e razionale ragazza, determinata a scoprire sempre una logicità in tutte le cose che la circondavano.
Nonostante tutto, però, le due sorelle erano come migliori amiche, una compensava l’altra e non si separavano mai per troppo tempo. Shizuka era alquanto strana, con la testa tra le nuvole a pensare a chissà chi e chissà cosa, perché era la sua natura di sognatrice.
Quel giorno, Shanako non prestò molta attenzione al telegiornale della mattina, suo padre le fece trovare toast e pancetta sul tavolo, la colazione preferita di sua madre, e non tentò nemmeno di prendere l’autobus. Si fece tutti i cinque chilometri in bicicletta, con il vento che le soffiava sulla faccia e le entrava nei capelli.
La sciarpa quasi le si sfilò e nonostante il freddo invernale, riusciva a non sentire freddo alle gambe nude mentre la gonna tinta di blu svolazzava ogni volta che il vento si alzava. Non indossava nemmeno la divisa invernale, le bastava la sciarpa a tenerle quel caldo che le serviva per sopravvivere. Sterzò al cancello della scuola ed entrò, raggiunse il parcheggio delle biciclette dove trovò anche numerosi scooter.
Sospirò chiudendo la catena che avrebbe garantito la sicurezza del suo mezzo di trasporto e si trascinò dentro i corridoi ancora affollati di studenti. Essere l’unica a non indossare la divisa invernale non la stranizzava, anche perché tutti sapevano che Shanako non era del tutto normale.
A cominciare dalle sue abitudini strane. Studiava quel tanto che le bastava, riusciva a prendere il massimo dei voti ugualmente, ogni pomeriggio si presentava al club di karate e prendeva lezioni private di kendo dallo zio ogni santissima sera, non sembrava percepire la stanchezza, era stata eletta “consigliera ufficiale dell’Istituto Ohashi” solo perché aveva dato consigli a destra e a manca in un giorno in cui si sentiva propensa ad aiutare gli altri...
Mangiava cose strane e in orari strani, cosa che era saltata fuori in una gita durata una settimana, durante la quale Shanako si era svegliata nel cuore della notte dichiarando di avere voglia di riso al curry. E dopo cinque minuti aveva afferrato una scatola intera di gelato e se l’era mangiata tutta. Nessun mal di stomaco.
Di conseguenza l’Ohashi sapeva che non sentiva freddo, sapeva che aveva una resistenza bestiale e sapeva che diventata pericolosa quando era annoiata, un po’ incazzata e con un qualsiasi oggetto in mano. Al di fuori di questo, però, Shanako era tranquilla e non amava fare del male alle persone.
Certo, era ironica, sapeva il fatto suo, irascibile certe volte, ma solo in determinati momenti della giornata. Si era capito che era pure lunatica?
Quel giorno Shanako non prestò nemmeno attenzione alle lezioni, concentrata com’era ripensando a quel sogno. I compagni di scuola le passavano accanto, le chiedevano se aveva voglia di mangiare con loro e lei rispondeva meccanicamente che sarebbe andata in sala professori per consegnare la documentazione per il prossimo anno.
Camminando come un robot e con lo sguardo perso, non si accorse di un movimento brusco alle sue spalle. Quando sentì chiaramente una fortissima sensazione trapanarle il cervello si voltò ma non vide nulla. I fogli le caddero dalle mani e si sparpagliarono sul pavimento.
Imprecò e si inginocchiò per recuperarli quando vide una scarpa, chiaramente maschile, calpestare uno dei fogli. Alzò lo sguardo e fece in tempo a vedere un lampo di luce rossastra che il ragazzo si abbassò non permettendole di vederlo in volto.
< Serve aiuto? > chiese lui ma stava già raccogliendo i fogli e li stava sistemando in una pila ordinata sul pavimento.
Senza che lei potesse ribattere si alzò con la pila tra le mani e si voltò mostrandole le spalle. Shanako fu sicura al centro per cento che quel tizio frequentasse la sua scuola, che non lo ricordasse e che non voleva farsi veder in volto. E questo la inquietava non poco.
Quindi si fece coraggio e prima che potesse iniziare a camminare fece per afferrarlo per una spalla ma lui si dileguò dal suo tocco < Non toccarmi. > disse soltanto, facendo alcuni passi indietro ma tenendo sempre la testa bassa, con il viso nascosto dai folti capelli marroni.
Shanako inclinò la testa di lato, incuriosita ma in parte indispettita < Volevo ringraziarti. > fece gonfiando un po’ le guancie < Come ti chiami? Non mi sembra ti averti mai visto qui a scuola ma mi sembra ovvio che la frequenti. > e indicò con eloquenza l’uniforme scura che indossava.
Il ragazzo rifletté per qualche secondo, come indeciso se parlare o meno < Ryu. Mi chiamo Ryu. Ti aiuto a portare questi in sala professori. > e si voltò di nuovo, precedendola verso la sua meta.
Shanako aspettò che si allontanasse di qualche metro, poi decise di seguirlo. Dopotutto era stato gentile, l’aveva aiutata e la stava ancora aiutando con quella massa di fogli che si sollevavano ogni volta che un po’ di vento entrava da una finestra lasciata aperta. Stettero in silenzio per tutto il tragitto.
Shanako tornò a pensare a quella figura chiara, luminescente e bellissima. Quella che si era presentata come la Dea aveva luminosi ricci bianchi a incorniciarle quel viso angelico e delicato come una rosa, non indossava niente che non fosse un semplice kimono con distinti disegni floreali color rosa pallido che si riconosceva a stento  e occhi magnetici seppur di un rosa chiaro e gentile.
Si ritrovò a tremare ripensando alla sensazione di incertezza che aveva provato quando se l’era ritrovata di fronte e l’aveva guardata negli occhi. Si era sentita piccolissima, una nullità eppure lei aveva iniziato a parlare e a dire quelle cose...
< Siamo arrivati. > la voce improvvisa di Ryu la fece sussultare e si accorse di essere davanti alla porta della sala professori.
< Uh... Mh... Grazie. > sussurrò rendendosi conto di aver all’improvviso perso la voce. Si toccò la gola e tossì, ma niente. Sembrava quasi la stessa sensazione provata...
Ma Ryu si intromise di nuovo e bloccò l’ondata dei suoi pensieri aprendole la porta ed entrando, costringendola a seguirlo dentro. Shanako non si era mai sentita così in soggezione. Era come se si trovasse di nuovo davanti alla Dea vestita di bianco.
E mentre lei risolveva la cosa con i professori, il tempo di girarsi che lui era sparito. Stranita, Shanako tornò in classe per la prossima ora di lezione, convinta che una cosa non potesse essere collegata con l’altra. In nessun modo. Erano davvero troppo diversi per essere collegati.
< Shana, oggi pomeriggio noi andremo al karaoke, vuoi venire? > le chiese all’improvviso una ragazza dai capelli corti avvicinandosi dopo che la campanella suonasse.
Shanako ci pensò su ma scosse la testa con un sorriso < Scusa, ma oggi proprio non posso. Ho promesso a mia sorella di aiutarla con il progetto di scienze. >
L’altra parve un po’ scoraggiata ma se ne andò sorridendo, un sorriso tirato, ma Shanako non ci fece caso più di tanto e recuperata la cartella e la bicicletta, cominciò a pedalare a più non posso verso casa.
Aveva anche iniziato a nevicare.
E il vento si era fatto inspiegabilmente più freddo e tagliente.
***
Quel giorno Shanako era stranamente stanca. Durante gli allenamenti era rimasta parecchie volte senza fiato e l’allenatore pensò che probabilmente era un periodo non buono della sua vita da adolescente. Sua madre le aveva misurato la febbre, preoccupata a morte, suo padre le aveva fatto trovare un pasto caldo per cena mentre sua sorella era rimasta con lei per tutto il tempo.
Era strano che Shanako si sentisse così giù, era... strana. Shizuka infatti mise in scena uno spettacolino buffissimo che fece ridere a crepapelle suo padre ma con Shanako non funzionò. Anzi, la ragazza mollò tutti e si recò al dojo cove l’aspettava suo zio, come ogni sera.
Eppure lui non c’era.
Si ritrovò all’interno del dojo, pronta per allenarsi come ogni sera, sola e con la mazza da kendo in mano. Non ci volle molto che il vento entrò quasi la sollevò da terra facendole balzare il cuore. In poco tempo riuscì a rimettersi in piedi e a confermare il fatto che la porta non era stata aperta. Nessuna finestra era aperta.
Tremò sgranando gli occhi.
< Shanako Miyazawa, dico bene? > fece una voce glaciale, distorta e irreale. La ragazza si voltò in tutte le direzione ma non vide nessuno così afferrò saldamente la mazza e si mise in posizione di difesa, così come le aveva insegnato suo zio.
Fece sfrecciare i suoi occhi da una parte all’altra della stanza, come in preda al panico < Chi sei? Fatti vedere! > gridò cercando di regolarizzare il respiro.
Fece un passo indietro, sperando di non inceppare nella paura ma una strana sensazione, la stessa provata quella mattina a scuola, la fece girare cosicché potesse trovarsi faccia a faccia con un uomo incappucciato.
Si allontanò in fretta da lui e gli puntò contro la mazza < Rispondimi! Chi sei?! >
< Spaventata? > chiese facendo un passo in avanti < Terrorizzata? Impaurita? > più parlava, più avanzava e più lui avanzava più Shanako indietreggiava cercando di non tremare < Shanako Miyazawa, ti osservo da tempo e ormai è tutto pronto. Il tempo è maturato e non posso permettere che una ragazzina ostacoli i miei piani. >
Lei non capì un tubo di quello che aveva appena detto.
Indietreggiò ancora e aggrottò le sopracciglia, sperando che un po’ anche lui indietreggiasse vedendola così agguerrita < Diamine, dimmi chi sei! >
< Ti basti sapere che sono il Fantasma... colui che risveglierà Akuma dal regno dei morti. >
Shanako scosse la testa come per scacciare via quell’insano pensiero che le si era formato in testa. Ripensò alla Dea. Ripensò alla sua dolcezza e al suo tono di voce.
Preoccupazione, ecco cosa riuscì a leggere in quegli occhi dello stesso colore dei petali di ciliegio.
< Fantasma o no, giuro che se non esci immediatamente di qui ti concio per le feste! > esclamò non tanto convinta la ragazza stringendo la presa sull’arma. Non poteva farsi prendere gioco di un uomo di cui non conosceva nemmeno il volto e il nome.
Il Fantasma scoppiò quasi a ridere di fronte alla sua finta determinazione e in un nanosecondo alzò entrambe le braccia e aprì completamente le mani < Tu. Oggi. Morirai. >
Shanako non capì realmente cosa disse, tant’è vero che scattò immediatamente verso destra per scansare non sapeva nemmeno lei cosa. Ma quando tornò a guardare dietro di lei vide grossi aculei spuntare da sotto il pavimento del dojo e capì che quel tizio non stava scherzando.
Lei era la sua preda, per un motivo a lei ignoto, e doveva solo pensare a scappare.
Spalancò la porta del dojo e scappò fuori, prese la bici e pedalò più forte che poteva non pensando che forse, senza un giaccone a quell’ora tarda, si sarebbe di sicuro presa una polmonite. Poi si ridestò da quell’inutile pensiero.
“Sto per essere uccisa da un tizio incappucciato e mi metto a pensare alla polmonite?”
Il vento freddo sembrava tagliarle la faccia, i capelli neri svolazzavano a più non posso e non le importava se le si vedeva tutto al di sotto della gonna, perché non era quello il problema principale. Per fortuna si era dimenticata la divisa di allenamento, altrimenti non sarebbe riuscita nemmeno a montare sulla bicicletta, tanto era ingombrante.
< Tu morirai. > quella voce si fece sentire di nuovo e credette che le stesse parlando da molto vicino. Invece attorno alla bici non c’era nessuno. Eppure aveva sentito chiaramente quell’inquietante voce...
Prese un bel respiro e girò verso destro per non sbattere contro il muretto di una casa < Lasciami in pace! > gridò in preda a un esaurimento nervoso < Cazzo, vattene! >
E nemmeno il suo linguaggio era più tanto tranquillo quando iniziava a perdere il controllo di se stessa. Ma la fuga non durò molto. Appena un minuto dopo aver gridato, la bicicletta inciampò nel nulla, facendola volare giù per le scale in pietra che portava alla strada asfaltata.
Ruzzolò per diversi metri, la bici per poco non le finì addosso e sentiva chiaramente le ossa dolere in maniera incredibile. Si rimise in piedi con non poco sforzo, rendendosi conto di avere un braccio e la camicetta bianca intrisi di sangue.
Il suo sangue.
E questo la fece rabbrividire.
< Shanako, non posso permetterti di continuare a vivere. Quindi... > il Fantasma apparve di fronte a lei in un istante e Shanako inciampò cadendo col sedere a terra, tremante.
L’uomo alzò la mano stretta in una lancia e per un attimo Shanako vide uno strano bagliore nei suoi occhi. Un bagliore biancastro, ma pieno di malvagità e per la prima volta ebbe Davvero paura. Quel sentimento che ti spinge a fare cose impossibili a fare pazzie e senza ragione.
Cose tipo proteggersi con le braccia, nonostante l’avversario abbia una potente arma dalla sua. Ma fu grazie a questo, forse, che Shanako non sentì penetrare la punta della lancia nelle sue carni. Aprì gli occhi e si trovò separata dal Fantasma solo da uno strato di vento.
Ma non era un vento freddo e solitario, come quello che sembrava evocare l’uomo, ma caldo e rassicurante. Lo stesso che aveva percepito con la Dea.
Alzò gli occhi al cielo stellato e quasi vi lesse il suo sorriso.
< Bastarda! > il grido infuriato del Fantasma però la fece scattare sull’attenti e si alzò barcollante. Non poteva permettersi di morire, accidenti! Non così, senza sapere nemmeno perché, come, non riusciva a capire!
Tentò di scappare verso destra ma la gamba la tradì e scivolò quasi subito sbattendo la testa. Immediatamente dopo la barriera di vento scomparve e il Fantasma pareva più incazzato di prima.
Stava accadendo tutto troppo in fretta!
< Se non puoi morire, allora vorrà dire che ti incatenerò in un luogo solitario che nessuno potrà mai raggiungere. Lì ti si prosciugheranno tutte le risorse magiche e a quel punto dovrà apparire. Dovrà apparire e io la ucciderò assieme a te, giuro che lo farò! > e Shanako non vide più niente.
Né sentì più niente.
L’unica cosa che percepì fu un distinto dolore all’ occhio sinistro, ma poi il buio assoluto.
***
Non le era mai accaduto di svenire. Anche perché solitamente aveva un organismo che non le permetteva nemmeno di perdere l’equilibrio, ma quel giorno era diverso. Tutto era risultato diverso e ancora non si capacitava del perché un tizio incappucciato e con una maschera argentata avesse tentato di ucciderla.
Ma poi ricordò che non era una maschera quello che aveva visto ma il colore dei suoi occhi. Quello strano individuo aveva gli occhi argentei e Dio solo sapeva come fosse possibile.
Sta di fatto che Shanako non si era ancora svegliata del tutto, altrimenti avrebbe avvertito il respiro dell’animale a una certa distanza dal suo viso. O avrebbe capito di essere inzuppata e di stare dormendo nel letto di un ruscello.
Quando un musetto umido le scostò piano la testa, Shanako si alzò di botto spaventando il cucciolo e provocando un dolore allucinante alla colonna vertebrale. Non fece nemmeno caso a ciò che la circondava finché non si ritrovò ad alzare gli occhi e ciò che vide la fece immobilizzare.
Nel cielo, e che cielo!, azzurro come non l’aveva mai visto e senza uno straccio di nuvola, illuminato solo dal sole che sembrava raggiungere la terra con i suoi caldi raggi. Shanako restò a bocca aperta quando il suo sguardo andò a indirizzarsi sulla pianura davanti a lei. Era uno spettacolo.
Il classico rumore di rami spezzati la fece voltare e Shanako si alzò in piedi trovandosi immersa almeno fino a metà gamba nell’acqua fresca e limpida di un fiumiciattolo. Alla sua destra, dove iniziava un boschetto di pini, vide delle orecchie a punta nascoste dietro un cespuglio.
Fece dei respiri profondi, convincendosi che non si trattava di un animale pericoloso, anche perché se lo fosse stato l’avrebbe già sbramata da un pezzo. Quindi uscì dall’acqua, si strizzò la gonna e la camicia e si avvicinò al cespuglio. Sembrava non avere spirito di autoconservazione.
Allungò una mano e dal nulla, sbucò fuori un muso scuro. Shanako, divertita dalla forma bizzarra che aveva assunto adesso il cespuglio, sorrise e mantenne tale espressione anche quando l’animale uscì del tutto fuori allo scoperto. Restò sorpresa nel scoprire che si trattava di una lince.
Ma non una lince qualsiasi, ma di una lince pardina, che si differenziava dalle altre sue simili per le dimensioni più ridotte, il pelo più corto e le caratteristiche macchie che spiccavano sul manto grigiastro.
La ragazza, presa da un qualcosa di non ancora identificato, prese ad accarezzarlo e all’animale parve piacere.
< Ehi, piccolo... com’è che sei in giro da solo? >
“Perfetto”, pensò, “adesso mi metto a parlare con gli animali...”
Si inginocchiò per stare più comoda e la lince si sporse verso di lei per beneficiare ancora delle sue carezze. Shanako trovava divertenti le pennecchie che aveva sulla punta delle orecchie e i ciuffi sotto al mento sembrava un’imitazione della barba di suo nonno.
< Ti piacciono le coccole, eh? >
< Sì, molto. >
Shanako si allontanò di scatto, impaurita, dopotutto aveva sentito quell’animale parlare! Lentamente continuò ad allontanarsi sotto lo sguardo attento e stranito della lince che si avvicinò a sua volta.
Quasi la sentì sbuffare < Non scappare, accidenti! Non mangio ti mangio mica! > ribatté l’animale facendo strozzare la ragazza con la sua stessa saliva.
Shanako indicò la lince con il dito tremante e gli occhi a palla < T-Tu... tu sai parlare? > il fil di voce che ne uscì fece scoppiare a ridere la lince che si rotolava tra l’erba.
< E perché non dovrei saper parlare? Piuttosto, che ci fai qui? Non mi sembra che la Maga abbia richiamato qualcuno con i suoi poteri, altrimenti tutto il Paese l’avrebbe saputo... >
< Una maga? E cosa ne so io di come ci sono arrivata? E sto parlando con un animale! > strillò in preda a un attacco di follia. Si portò le mani nei capelli e mancò poco che se li strappò. Detestava non capire le cose, ancora meno quando il suo cervello le giocava brutti scherzi.
La lince, assai offesa per chissà quale motivo, voltò la testa pelosa dall’altra parte < Maleducata... Io non ti mica chiamata “umana” con quel tono, tsk! >
< Guarda che non è normale che un animal- cioè, una lince parli! Dovresti dirmi tu dove siamo, visto che sembri conoscere questo posto. >
< Certo che lo conosco! > fece il felino < Questa è casa mia. >
Shanako lo guardò stranita, riconoscendo che non poteva essere tutto frutto della sua immaginazione. L’aveva toccato, era reale, tutto lì era reale, dal cielo all’erba, dall’acqua alla leggera brezza che soffiava e che portava straordinari profumi esotici.
Si portò le mani in grembo e si inchinò < Scusa, forse abbiamo cominciato con il piede sbagliato. Sono Shanako Miyazawa, per gli amici Shana... >
La lince la guardò di sottecchi e fece quello che sembrava un sorriso < Eros. >
Shanako sorrise e si abbassò così da poter mettere le mani nell’acqua. Con un sorriso strano si rivolse alla lince che la guardò stranita.
Poi la ragazza alzò le mani velocemente schizzando dell’acqua addosso all’animale che, in parte divertito e in parte indispettito, si lanciò contro Shanako la quale, ridendo, si scansò all’ultimo secondo. Continuarono a giocare per un po’, il tempo di fare “conoscenza” e per dare il tempo alla ragazza di abituarsi a tanto splendore.
Succede dopo, quando Eros l’aveva imprigionata tra le sue zampe, che Shanako si ricordò di una cosa importante < Senti, tu sai qualcosa di una certa Maga? >
La lince si spostò immediatamente e la guardò seriamente < Intendi la Maga Guerriera? Certo, tutti sanno di lei... davvero tu non sai come sei arrivata qui? > Shanako annuì tristemente e la lince riprese la parola < L’unica in grado di teletrasportare persone in questo mondo è la Maga. Nessun’altro lo può fare... >
< Ma è stato il Fantasma! > lo interruppe Shanako sbottando quasi come una bambina.
L’animale le lanciò un’occhiataccia < Ma che dici? Il Fantasma è morto secoli fa, non è possibile che sia ancora vivo! >
< E’ stato lui ti dico! Mi ha aggredita, non so perché ma ha parlato di voler uccidere qualcuno e se io muoio questa persona si farà avanti... non ci sto capendo niente. >
La lince si stese appoggiando la testa sulle zampe anteriori. Shanako si inginocchiò togliendosi il foulard dell’uniforme per far asciugare almeno quello al sole, dato che ancora non aveva avuto l’opportunità di mettere i propri vestiti al sole.
Le scarpe le aveva già abbandonate, così come le calze.
Eros poi alzò gli occhi color fango su di lei < Non te lo so spiegare. Ma se vuole ucciderti, vuol dire che sei in pericolo. E se sei in pericolo qui, vorrà dire che lo siamo tutti. >
< Ma cos’è questo posto? Perché c’è così... luce? >
La lince sospirò < In realtà non c’è luce dappertutto. Questo è un posto abitato da spiriti maligni, mostri e creature malvagie. Se vuoi raggiungere i posti meno frequentati da questi esseri, allora dovrai raggiungere la capitale, Doxa. Da lì parte un incrocio di vie per villaggi secondari protetti dal sapere magico di Doxa e in parte della Maga. Si dice dimori su di una montagna innevata, ma nessuno l’ha mai trovata. Lei è l’unica che possa riportarti indietro. >
Shanako sospirò < Accidenti... >
< Ma tu come conosci la Maga? >
< In realtà non la conosco. E’ stata la Grande Dea Madre a parlarmene. Mi ha detto di trovarla per avvertirla del grande cambiamento e del pericolo che incorre tutto il genere umano. Ha detto anche di trovare delle cose, tre talismani o qualcosa del genere... all’inizio non le ho voluto dare ascolto. Diavolo, se le avessi creduto, forse tutto questo non sarebbe successo! > e mentre imprecava come uno scaricatore di porto, Eros rimase allibito.
Gli occhi spalancati, la bocca piena di zanne aperta da cui non usciva  nemmeno il respiro e Shanako si preoccupò seriamente.
< Tu hai visto la Grande Dea Madre?! Sul serio?! >
Shanako annuì un po’ spaventata per il tono di voce usato dall’animale che era scattato in piedi tutt’un tratto.
< Lei è la nostra Dea, la nostra guida. Se lei morisse, Akuma potrebbe risorgere da... > ma si bloccò fissando intensamente la ragazza che ancora non ci stava capendo un’acca. Infatti inclinò la testa un po’ indispettita < ...sei tu... >
< Che cosa? >
< La chiave per far apparire la Dea sei tu! Ecco perché il Fantasma ti voleva uccidere! >
Shanako gonfiò le guancie e aggrottò le sopracciglia < E cosa dovrei centrare io con la Grande Dea Madre? >
Eros scosse la testa violentemente e le si avvicinò finché il suo muso non raggiunse il naso di Shanako che, rendendosi conto di essere tanto vicine a quelle che sembravano sciabole nella bocca della lince, cercò di farsi più indietro possibile < Se tu muori, la Grande Dea Madre comparirebbe, si renderebbe corporea così da poter essere uccisa. >
Lei sgranò gli occhi < Che?! >
< Ora è tutto chiaro! Vieni, ti porto al mio branco. Forse lì potranno darti un consiglio centro volte migliore del mio. > e in un nanosecondo se la caricò in groppa senza neanche chiedere il permesso.
Cominciò a correre e Shanako si aggrappò terrorizzata a quella poca pelliccia che riusciva ad acchiappare tra le dita.
< Cazzo, Eros, fermati!!! >
 
 
 
 
 




 
Okay, che ne pensate come primo capitolo?
Aspetto con impazienza i vostri OC, sperando siano tanti altrimenti questa storia avrebbe già cessato di esistere... Qui c’è l’incontro/scontro tra Shanako e il Fantasma. E Shanako ed Eros.
E’ un maschio, la lince intendo. Ed ho fatto una ricerca (si nota?) sulla differenza tra lince pardina e le altre linci... In realtà ero indecisa tra una lince e un puma... ma alla fine ha vinto questo felino con le pennecchie sulle orecchie! ^-^ Solo che non so bene di preciso se la lince vive in branco oppure no. Ad ogni modo, questo è un mondo fantastico quindi gli asini potrebbero pure volare... Alla prossima quindi!
Con l’atteso (si spera) Capitolo 2!
Ma prima di pubblicarlo mi servono almeno cinque OC e fino ad ora me n’è arrivato solo uno (grandioso) quindi aspetto... Spero che con questo capitolo la storia risulti più interessante e che vogliate partecipare in tanti... Baci & Abbracci (mai comprato niente di questa marca, ma vabbè) a tutti!
Sayounara <3

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Capitolo 3
*** Il Branco di Linci Sterminato ***


CAPITOLO 2
Il Branco di Linci Sterminato:
l’Attacco della Master e la Resistenza del Duo
 

La sua voracità non aveva limiti. Benché l’esercito che l’accompagnava fosse conosciuto per la sua brutalità, di certo non si aspettavano che cambiando capitano avrebbero assistito a tale sfacelo. Non che non piacesse, chiaro.
L’unica cosa che li fece rabbrividire era vedere una sola persona, una sola donna, abbattere un intero branco di linci in tre minuti, dopo aver subito l’attacco dei demoni della foresta, che nemmeno ci erano andati leggero. Avrebbe dovuto stare ferma per un mese, dopo la ferita al braccio che si era procurata e invece se ne stava lì, accovacciata su quell’animale e a nutrirsi.
Un suo sottoposto le si era avvicinato da dietro e contorcendosi le mani aveva balbettato qualcosa riguardo al rientro alla base, della loro “sensibilità” e al fatto che il capo avrebbe potuto arrabbiarsi se non fossero tornati in tempo.
Immediatamente dopo due occhi turchesi lo congelarono lì sul posto, evidentemente con un po’ di sale in zucca per non continuare a parlare mentre lei si stava cibando.
< Come diamine osi rivolgerti a me con tale tono? E’ già tanto che stia qui con delle mezze calzette come voi, crepate! > il grido echeggiò per tutta la radura e danneggiò le loro orecchie come una frusta. Invisibile, per giunta.
Un secondo sottoposto agguantò il primo per il braccio e se lo trascinò dietro sussurrandogli che era meglio non farla arrabbiare se non voleva morire giovane.
< Questa è una schifezza! Io non voglio carne di animale, portatemi immediatamente qualcosa da mangiare!! > strillò ancora.
Come risposta a tale grido ci fu uno gemere sommesso seguito da quelli che sembravano passi di corsa. La donna, di circa trent’anni, bella, non molto alta e dalla pelle cadaverica, da far spavento, ma ciò che realmente spaventava erano i suoi occhi turchesi dalla sfumatura blu verso le pupille.
Occhi che bramavano morte, sangue e soprattutto carne. Ma rimase delusa quando scoprì che era il capo del branco di linci appena sconfitte che si era rialzato, seppur con una zampa mancante, aspannava e digrignò i denti < Brutta bastarda... la pagherai cara per aver eliminato l’intero branco! > dal muso maculato uscirono fiotti di sangue.
Gli occhi venati e screziati di rosso, dalla rabbia e dalla frustrazione, non poteva permettersi di non riscattare il nome del branco di cui era il capo. E poi c’era suo figlio... che era appena più di un cucciolo...
La donna scoppiò a ridere fragorosamente < Non dire stronzate, micio! Nessuno è in grado di battermi, sono immortale, ricordi? Ma adesso che sei vivo mi servirebbero alcune informazioni... >
Voi penserete, perché prima di uccidere tutte le linci presenti, non raccoglieva informazioni? Ebbene, quella donna sembrava tutto fuorché sana.
La lince respirava a fatica, ma ciò non gli permise di non partire all’attacco. In un secondo saltò per azzannarla all’altezza del collo ma lei fu molto più veloce e si scansò verso destra, alzò la gamba e in un attimo gli fracassò quelle poche costole che gli rimanevano.
Tale era la potenza del colpo che il corpo dell’animale creò una voragine di almeno tre metri sul terreno, sporcandosi la pelliccia grigia di sangue. Lei rise ancora.
Nonostante non sia un umano quello che stava uccidendo, provava lo stesso piacere che era abituata a provare. Le piaceva quella sensazione, vedere la vita abbandonare gli inutili e sciocchi che credevano nel bene.
Erano davvero stupidi.
< Tutto qui quello che sai fare, micio?! Ah! >
All’improvviso però, inebriata dall’odore del sangue e tanta era la fame, che non si rese nemmeno conto di quel che fece dopo. Scoppiò in una grossa risata e con tutta la velocità di cui era capace, raggiunse tre dei soldati che l’accompagnavano e in un attimo sfilò loro le spade per trafiggerli.
I loro corpi caddero a terra in una pozzanghera di sangue, successivamente si accovacciò per nutrirsi. Gli altri non ebbero il coraggio di dire niente. Di tutti i Caposquadra che potevano affidargli, proprio quella matta gli doveva capitare!
Non ci mise poi molto a finire. Gli scheletri li fracassò uno ad uno, osso per osso, poi si ritrovò ad annusare l’aria. Si voltò in tutte le direzioni, come se fosse spaventata. Ma no, quell’odore era strano. Non che avesse un olfatto sovrasviluppato, più che un odore si rese conto che era una sensazione.
Una che conosceva bene: carne fresca.
Della carne succulenta si stava avvicinando a grandissima velocità e non vedeva l’ora di artigliare quel corpo. Chissà come doveva essere buono!
< C-Capitano, cosa f-facciamo? >
< Silenzio!! > ordinò autoritaria la donna lisciandosi con stranissima calma i corti capelli castani che a malapena le arrivavano alle spalle.
Si voltò verso i sette rimasti e li guardò storto < Qual è il miglior modo per tendere un imboscata? > era palesemente una domanda retorica, quella.
< Nascondersi e aspettare il momento adatto...? >
La donna lo indicò del tutto euforica, come se fino ad allora non avesse nemmeno pensato a cose macabre e sanguinarie, < Esatto! Ma io ho un’idea migliore. >
Senza nemmeno aspettare che qualcuno di loro chiedesse cosa le vorticava per la testa, che con una spada presa da terra, tagliò la testa a due dei suoi sottoposti < Andiamo. Attenderemo ai margini della foresta. Con tutto questa puzza di sangue nemmeno una lince capirebbe che c’è un demone nascosto tra gli alberi. > detto ciò si allontanò nel suo pantalone di pelle nera e anfibi del medesimo colore mentre la maglia a maniche corte e che le copriva solamente il seno prosperoso che non lasciava certo spazio all’immaginazione.
< N-Non... la pas-serai l-liscia... > la donna si fermò nel sentire di nuovo quella voce malferma.
Tese la mano a uno dei soldati che, facendo il più in fretta possibile, le passò un pugnale affilato e d’argento. Si avvicinò all’anziana lince e gli si inginocchiò vicino < Non posso credere che tu sia ancora vivo, micio... che peccato però, ora la tua pelliccia si sgualcirà tutta. >
< N-Non... A-Ahh... > quello che doveva essere un grido non uscì mai fuori dalla sua bocca. La donna estrasse il pugnale dalla gola dell’animale e cominciò a colpirlo violentemente un po’ ovunque, riducendolo a uno straccio insanguinato.
Un soldato, senza amor proprio, le si avvicinò < C-Capitano, ma il Fantasma vuole avere informazioni dal branco delle linci. Adesso che sono tutti morti, come faremo? >
La donna gli lanciò un’occhiata alzando un sopracciglio < Non tutti sono morti, pezzo di spazzatura... > ghignò lei incamminandosi verso la prima fila li alberi leccandosi le labbra, desiderosa di assaggiare quella che sembrava una succulenta preda.
***
Eros la guardò dal basso < Era proprio necessario tornare indietro? Abbiamo solo perso tempo... >
La ragazza si legò i lunghi capelli color pece in una coda alta lanciandogli un’occhiataccia da record < Non potevo certo andare in giro senza scarpe. >
Due cose avevano capito l’uno dell’altra. La prima era che entrambi potevano essere testardi e capricciosi quanto un bambino a cui era stato portato via il ciuccio; la seconda era che a entrambi, chi più e chi meno, piaceva litigare. In senso buono ovviamente, ma non passava minuto che non battibeccassero tra loro come due oche. La cosa più sorprendente era che nemmeno Shanako conosceva questo lato di se.
Eros, invece, ci era nato, ci stava vivendo e ci sarebbe morto. In più quella sua faccia da saputello certe volte Shanako non la digeriva proprio. Poi tornava con i piedi per terra e con un’espressione del tutto sconsolata si rendeva conto che stava proprio litigando con un animale.
Gli occhi marroni di Shanako erano poi talmente marroni che Eros non riusciva proprio a mantenere il suo sguardo troppo a lungo. Nonostante non avesse niente di regale o di divino, la giovane lince provava un incerto senso di grandezza quando la guardava.
Poi, tanto per tornare in sé, continuava a ribattere tutto ciò che diceva, a criticarla e lei rispondeva a tono. Giusto per non stare zitta in un luogo che non conosceva.
All’improvviso però Eros divenne inquieto.
< Che succede? > chiese prontamente la ragazza ma la lince scattò in avanti lasciandola da sola in mezzo alla foresta < Eros! Aspettami! >
Shanako cominciò a correre con tutte le forze che aveva, cercando di non perderlo di vista nemmeno un attimo altrimenti si sarebbe persa fra tutti quegli alberi che le sembravano tutti maledettamente uguali. Si fece coraggio e saltò un tronco caduto atterrando in piedi e continuando a correre.
Sfrecciò per diversi metri, forse chilometri, non sapeva nemmeno quando tempo era passato quando per poco non inciampò per poi cadere rovinosamente a terra. Quando rialzò lo sguardo vide un’immensa radura d’erba, come quella in cui si trovavano prima, ma senza ruscello e con un particolare alquanto catastrofico.
Centinaia, forse migliaia di linci stese a terra in una grande e puzzolente pozza di liquido vermiglio, così maledettamente uguali a Eros e la consapevolezza che quello quasi sicuramente fosse il suo branco, la colpì al petto come una freccia.
Si alzò con le gambe tremanti e soltanto dopo si rese conto che era inciampata sul corpo straziato di una lince giovanissima, probabilmente una femmina.
Il suo subconscio la portò a cercare con lo sguardo Eros, trovandolo in un cratere dove c’era quello più anziano del branco. Forse il capo.
Forse suo padre.
< Eros... > sussurrò la ragazza, sentendosi decisamente fuori luogo, ma non sapeva cos’altro dire di fronte a tale scempio < ... Mi dispiace... >
L’animale non si mosse, non disse niente ma si limitò a leccare via del sangue dalla faccia del padre e ad annusarlo, come per fiutare una sola briciola di vita che però non c’era più. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
D’un tratto però una spada si conficcò pericolosamente vicino a Shanako che, impaurita, indietreggiò guardandosi intorno. Si toccò il braccio, dove prima c’erano dei graffi dovuti forse allo “scontro” con il Fantasma ma che erano praticamente scomparsi a contatto con l’acqua del ruscello. Ora c’era un taglio molto più profondo da dove sgorgava sangue.
Se lo strinse per bloccare l’emorragia ma non servì a niente, anche perché una seconda spada le ferì la gamba facendola cadere a terra. Eros ruggì quasi avvicinando alla sua nuova amica e l’aiutò a mettersi almeno seduta.
< Tutto bene? > le chiese frettolosamente non distogliendo lo sguardo dalla foresta.
Shanako annuì anche se sul volto c’era una perenne espressione di dolore < Sì, sto bene. Però dobbiamo andarcene... se è la stessa persona che ha combinato tutto questo casino... > ma si fermò non volendo calcare troppo sul dolore del povero animale.
Eros le diede ragione, seppur orgoglioso, testardo, a volte sconsiderato, aveva capito che se avevano avuto la forza di abbattere tutto il branco e suo padre, allora doveva essere un qualcosa di potentissimo e che lui non avrebbe di certo vinto.
< Dove credete di andare, eh? > i due incontrarono così due occhi turchesi.
Occhi che li fecero sussultare per un attimo.
Shanako aggrottò le sopracciglia < Chi sei? E cosa vuoi da noi? >
Stava per dirle di stare alla larga ma Eros, indemoniato com’era, non le diede il tempo di terminare < Hai osato tu fare tutto questo?! >
La donna annuì fintamente dispiaciuta, poi agguantò la prima spada che aveva lanciato e gliela puntò contro < Idioti! Pensate voi a questo stupido animale! Io devo mangiare! >
< A-Agli ordini, Master! >
< No! Tu combatterai contro di me!! >
< Eros! Per l’amor del cielo! Andiamocene! Nessuno ti può eguagliare in fatto di velocità! > Eros stava quasi per darle ascolto ma un gruppo di uomini gli si agguantò addosso cercando di fermarlo con delle catene spessissime.
La lince con un paio di artigliate riuscì a buttarli a terra ma quegli uomini diventavano teneri peluche solo quando c’era di mezzo quel demonio femmina. Per il resto tornavano a essere i brutali assassini per cui si erano addestrati.
La donna si avvicinò quindi a Shanako cambiando totalmente espressione e tono di voce, come se all’improvviso fosse diventata un’altra persona < Veniamo a noi, bella bambina... sei in buona salute? >
Shanako non aveva ben capito cosa volesse, ma il fatto che prima avesse urlato ai quattro venti che volesse mangiare, non la fece stare tanto tranquilla.
< Vattene! Lasciami in pace! Lasciaci in pace! >
L’altra scoppiò a ridere < No che non ti lascio andare... tu sei la mia cena!! > e si avventò contro la ragazza che non seppe nemmeno come, ma riuscì a essere più veloce di lei e a scansare la spada.
La gamba e il braccio le facevano davvero male ma non doveva permettersi di distrarsi. Ne valeva della sua stessa vita.
< Non mi sfuggirai!! > in quel preciso istante Shanako fu sicura della sua imminente morte ma qualcosa cozzò contro la spada della maniaca prima che la potesse colpire. Non si rese nemmeno conto di aver chiuso gli occhi.
Ma quando li aprì si ritrovò davanti la schiena di un ragazzo. E fu la cosa più bella che potesse sperare di vedere, perché in mano aveva quella che sembrava una spada a una mano e mezza, particolare e letale, adattissima per combattere contro quella schizofrenica.
Il ragazzo in questione non indossava altro che una canottiera un po’ gialla e un po’ nera, larghi pantaloni blu scuro, una cinta e degli anfibi neri. Al braccio destro invece c’era una fasciatura, ma dalla postura che aveva utilizzato per parare il colpo non sembrava che lo fosse per una qualche ferita.
< Tutto bene? > quando invece Shanako sentì una voce femminile provenire da dove c’era il ragazzo, capì che o stava dando i numeri a causa dell’adrenalina o che quel ragazzo doveva avere dei seri problemi alle corde vocali.
La ragazza annuì un po’ stordita < S-Sì, tutto bene. Almeno credo. >
< Tu... come osi?! Mi stai disturbando... > sussurrò livida di rabbia la donna.
Il ragazzo, biondo e dai ciuffi rizzati in aria, fece pressione sulla spada e la donna fu costretta a indietreggiare. Incastrò la spada a terra e lanciò uno sguardo di sfida alla nemica che grugniva fissandolo < Akame, detta Master, è da una settimana che stiamo cercando di farti fuori una volta per tutte... e puntualmente ti ritroviamo in giro per Lore. Possibile che sia davvero immortale? >
Akame ghignò divertita < Mi hai quasi ammazzata e mancava poco che mi mutilassi entrambe le gambe! Brutto bastardo, questa sarà la tua fine! > si leccò le labbra < Dopo aver terminato con quella ragazza mangerò anche te e la tua stupida amica-spada. >
Fu in quel momento che Shanako poté vedere bene l’arma che brandiva il ragazzo, era davvero una spada bastarda, dalla guardia particolare in quanto imitava benissimo quelle che erano i lunghi artigli di un rapace. La lama era divisa lucida e sottile, adattissima per mozzare qualche testa, e all’impugnatura era attaccata una catena che Shanako descrisse estremamente lunga.
Ma fu in quel momento anche che a Shanako parve di vedere il riflesso di una figura, nella lama. La figura di una ragazza dai corti capelli tendenti all’arancio.
< Komor, dobbiamo darci dentro. > di nuovo quella voce!
Il ragazzo tornò in posizione d’attacco e annuì poi si rivolse a Shanako < Tu cerca di non avvicinarti troppo. Potrebbe essere pericoloso. >
Detto questo partì all’attacco. Shanako fissò interdetta la scena che ne seguì.
Il ragazzo, Komor, era un vero portento. La sua forza e la sua agilità erano al di sopra della norma, i suoi fendenti erano terribilmente letali. Ad attirare maggiormente l’attenzione però era il suo occhio destro, mentre quello sinistro chiuso da una cicatrice verticale.
L’iride era completamente nera, ma la pupilla aveva quello strano colore giallastro che quasi le venivano in mente creature leggendarie, come il drago che formava un cerchio con una katana tra i denti e che aveva tatuato sul lato destro del collo.
Intanto Akame si stava velocemente stufando e avrebbe tanto voluto chiudere la cosa all’istante < Maledetto! > gridò quando la spada dell’avversario la colpì al fianco, lasciando che un rivolo di sangue potesse sgorgare fuori.
Komor sapeva che lo scontro si sarebbe prolungato anche troppo per i suoi gusti. Uccidere quel demone era la sua priorità ma non poteva permettersi di far stancare troppo la sua arma, dato che aveva dato tutta se stessa durante il precedente scontro contro un mostro della palude.
Akame si lanciò all’attacco più e più volte graffiandolo sempre più in profondità perché benché Komor fosse veloce, non era mai stato in grado di eguagliare il potente demone che gli si stagliava di fronte. Quel mostro mangiatrice di carne umana, la creatura più pericolosa della Foresta degli Spettri e di Doxa, colei che nel giro di cinque minuti distrusse l’ex capitale Material.
Komor era stato particolarmente insistente nell’occuparsi di quella donna e l’avrebbe battuta. Ne era sicuro. Prima o poi l’avrebbe vinta, con o senza il pieno delle forze.
< Dannazione, Komor! Perché ti trattieni? >
< Tu stai bene? > le chiese all’improvviso e sentì l’impugnatura tremare per un secondo.
< Certo che sto bene! Dobbiamo eliminarla, ricordi? >
Komor decise di non fare caso alla voce lievemente tremante e nervosa che aveva appena udito e si precipitò a parare l’ennesimo colpo a doppia spada dell’avversario.
“Quella tipa sa gestire ogni tipo di arma abbia tra le mani, incredibile.”
< Muori!! >
La spada cozzò nuovamente contro le nuove armi raccattate dal demone e prima che Komor facesse qualsiasi cosa, con un movimento velocissimo, l’arma gli volò via dalle mani. Spalancò l’occhio buono e all’ultimo secondo afferrò la catena. Tirando quest’ultima la spada tornò nelle sue mani.
Merda...ci è mancato poco.
< Sei finito, Komor... > fece lei per poi perdere nuovamente coscienza di se stessa < Ti ucciderò! >
Ma prima che Akame potesse solo pensare di uscirne vincitrice, ecco che l’attacco partì come un’ondata potentissima.
Komor chiuse l’occhio per un secondo e si concentrò, riconoscendo subito una seconda entità vicina a lui. Si sentì immediatamente più forte.
< “RISONANZA DELL’ANIMA”! >
Akame fu respinta da un’onda d’urto ma riuscì ugualmente ad atterrare in piedi.
Komor si piegò sulle gambe mentre la sua spada cambiava completamente aspetto ad esclusione dell’impugnatura. La guardia assunse la forma di ali di pipistrello mentre la lama si colorò di un verde fosforescente, ricoperta da scaglie di drago.
La spada, poi, si ingrandì ulteriormente.
Successe tutto in un attimo. Komor lanciò un fendente verso Akame che purtroppo riuscì a scansarsi ma inevitabilmente cadde a terra stremata. Neanche lei aveva poi tutta quella forza.
Non aveva mangiato abbastanza.
Komor rimase immobile e sull’attenti, cercando di captare ogni movimento dell’avversaria. Non aveva dubbi che se avesse lanciato un secondo attacco di quella portata avrebbe potuto batterla. O per lo meno ferirla gravemente. Ma non osava farlo semplicemente perché la sua spada non ce la faceva più. Lo scontro di prima l’aveva provata.
L’arma tornò normale e Komor partì alla rincorsa contro il demone. Questo però, non del tutto esausta, aspettò l’ultimo minuto per conficcargli le unghie laccate di nero nel braccio destro per poi scorrere verso la mano liberando lo stesso braccio dalle numerose bende che lo avvolgevano.
Shanako, che intanto aveva indietreggiato di alcuni metri, osservava lo scontro rapita, in quanto sapeva di non poter fare granché e la cosa le dava enormemente fastidio.
Akame lasciò la presa sul braccio di Komor per assestargli il colpo finale ma mentre Komor si inginocchiava, provato per il dolore, la sua spada prese sembianze umano solo in parte e con il braccio che ancora aveva forma della lama, parò il colpo di Akame.
< Finalmente sei uscita allo scoperto... > sussurrò il demone facendo pressione contro la ragazza.
Questa assottigliò i grossi occhi verdi decorati da un velo di ombretto nero, furiosa. Non osava distogliere lo sguardo da quell’assassina spietata finché una sensazione di calore non la distrasse per un attimo.
Komor si era rialzato, aveva bendato alla meno peggio il braccio destro nascondendo così le scaglie di drago e le aveva preso la mano < Lascia fare a me, Camelia > disse soltanto e la ragazza tornò nella sua precedente forma, ovvero di spada.
Akame balzò indietro e poi in avanti, con uno slancio fece per trafiggere il petto di Komor ma questo, anticipando la sua mossa, si spostò di lato e con una giravolta le puntò la punta della spada sulla schiena.
Akame fece in tempo solo a girare il braccio cosicché la spada lo raggiungesse ma ciò non accade. Per il semplice fatto che Camelia era tornata, centrando il demone al cuore con il braccio sinistro tramutato in lama mentre quello destro faceva da riparo contro l’arma di Akame, sorprendendo Komor e la stessa Akame.
***
Eros raggiunse Shanako intenta a osservare i due nuovi arrivati con un’espressione a dir poco esilarante. Dire che faceva ridere era voler minimizzare.
Infatti la lince si dimenticò dello sfacelo attorno a lui e si lasciò andare in un sorriso sinceramente divertito.
< C-Come hanno...? > e li indicò, mentre sembrava che stessero discutendo animatamente.
La lince sospirò e spinse la ragazza ad avvicinarsi, perché sembrava aver messo le radici proprio in quel punto. Quasi gli dispiaceva che quel mostro fosse stato sconfitto da quei due, perché avrebbe voluto davvero riscattare il nome delle Linci Grigie, ma ormai era andata...
< Perché diamine l’hai fatto? Avrei parato il colpo perfettamente. >
< Non dire idiozie! Se non l’avessi fatto saresti morto. Mirava al tuo cuore, stupido. >
Mentre quei due continuavano a dirsene di cotte e di crude, Eros avvertì uno strano movimento, una goccia e la cosa che vide subito dopo non gli piacque per niente.
Shanako cacciò un urlo di frustrazione, Komor si mi se subito in posizione di difesa spingendo Camelia di lato come per nasconderla.
< Dannati! Giuro che vi ucciderò tutti!! > strillò in preda alla collera più nera, Akame, e si lanciò immediatamente contro Shanako. In quel momento però, forse fu la paura, ma i tre ragazzi e la lince si scoprirono all’interno di una bolla di vento che respingeva chiunque e qualunque cosa.
Shanako si rese subito conto che era pressoché la stessa cosa accaduta vicino al dojo, quando quel Fantasma l’aveva aggredita.
< Maledetti! >
Camelia si guardò intorno con la bocca completamente spalancata tanto era sorpresa ed Eros sembrava in procinto di balzare fuori e azzannarle la gola.
Akame stava per partire nuovamente all’attacco quando si bloccò all’improvviso.
Shanako, che ormai aveva capito fosse pazza, pensò che si trattasse di un altro attacco dei suoi ma si sbagliò. O almeno in parte. Perché Akame riacquistò la calma, anzi, alzò le braccia e le sventolò come se fossero delle bandiere < Ciao Maddy! Che cosa ci fai qui, tesorino?! > il sorriso a trentadue denti che ne seguì fece capire definitivamente ai quattro che il cervello le era partito.
La figura alle loro spalle, in piedi su un albero, era quello di un uomo dai lunghi capelli neri che gli coprivano un occhio, vestito da antico ninja-samurai e dall’espressione neutrale. Ritrovandosi in una pianura dove c’erano solo animali uccisi, i sottoposti della potente demone tutti squarciati dai potenti artigli di Eros e la suddetta demone con uno squarcio sul petto e sulla schiena era la cosa che meno si aspettava.
< Akame, dobbiamo tornare indietro. >
La donna mise il broncio < E perché mai? Mi sto divertendo... >
Komor digrignò i denti e aggrottò le sopracciglia. Shanako lo guardò e capì che sia lui che la ragazza che l’accompagnava sapevano perfettamente chi fosse quel tizio.
< E’ Madara Uchiha. > disse il biondo anticipando la sua domanda < Una persona pericolosa e come Akame è al servizio del Fantasma. Non incrociare mai i suoi occhi, mi raccomando. >
Shanako annuì.
Eros non disse niente.
< Maddy, vuoi dirmi che il Boss ci ha richiamati? > fece Akame con un tono lamentoso.
L’uomo sospirò < Ti ha ordinato di raccogliere informazioni sul luogo dove è situata la dimora della Maga ma tu li hai uccisi tutti... Se non controlli i tuoi istinti verrai sbattuta fuori. >
< Eddai Maddy, non fare tanto il noioso! > esclamò Akame ma non fece in tempo a dire nient’altro che cadde in ginocchio tossendo.
In un attimo Madara le fu accanto e se la mise in spalla < Stai male. E’ meglio andare. >
Akame annuì per poi addormentarsi sulla sua schiena, finalmente al sicuro e al caldo. Madara lanciò un’ultima occhiata al quartetto ma non lasciò trasparire nessuna emozione.
< Tu sei Komor Ryuuzaruk, “Dragon Soul”, non è vero? > chiese guardando il ragazzo per poi spostare lo sguardo sulla ragazza < ...e Camelia Birdkill, “l’Assiolia Ladra”... Un maestro d’armi e un’arma davvero degni delle mie attenzioni. Ci rivedremo presto. >
Ma non se ne andò subito.
Perché prese a fissare con insistenza Shanako che deglutì a vuoto, in preda a un sentimento ben lontano dalla paura. Perché non aveva paura in quel momento.
Ma era percorsa da una scarica di adrenalina che non avrebbe mai dimenticato.
< Shanako Miyazawa... > la ragazza sussultò nel comprendere che quello lì conosceva il suo nome < La prossima volta che ci incontreremo, morirai. >
< Che cosa?! > sbottò lei < Perché ce l’avete tutti con me? Prima il Fantasma, poi quella pazza che porti addosso e ora tu che mi dici che tenterai di uccidermi?! Potrei almeno sapere perché?! Dannazione!! >
Madara chiuse l’occhio e lo riaprì. Nessuno in realtà fece in tempo a rammentarle dell’avvertimento di Komor perché non appena vide le iridi rosse decorate da strani segni, Shanako sgranò gli occhi in preda a visioni strazianti.
Gente che moriva, persone che si uccidevano a vicenda, sangue, tutto ciò a cui mai avrebbe pensato una persona normale. Quando tornò nel mondo “dei vivi” stava respirando affannosamente, aveva le lacrime agli occhi e tremava tutta.
< Perché se tu morirai, inevitabilmente, morirà anche la Grande Dea Madre. > detto ciò si volatilizzò in una nuvola di fumo.
La barriera di vento collassò immediatamente dopo ed Eros insistette per allontanarsi da lì il più possibile. Dopo quelle cruente visioni, non le avrebbe fatto piacere vedere altri corpi squarciati.
Quindi trasportò la ragazza in groppa mentre Komor e Camelia facevano strada. Tutti un po’ feriti e un po’ provati, ma soprattutto stanchi, si abbandonarono in un capanno lì vicino e si addormentarono, attendendo il giorno successivo per decidere cosa fare.
Perché era chiaro.
Era chiaro che da soli non sarebbero andati da nessuna parte ma stando insieme, forse avevano una possibilità.
 
 
 
 
 
 
 
Ehilà! ^-^
Come vi sembra il secondo capitolo? Certo, il titolo non è dei migliori, ma credo che i prossimi miglioreranno... Okay, passiamo prima di tutto a un riepilogo generale: qui c’è il primissimo scontro-scontrissmo tra Akame e Komor/Camelia. Spero sia stato di vostro gradimento!
Ora invece vorrei ringraziare di cuore dragun95 a cui appartengono i personaggi di Komor e Camelia, ispirandosi al mondo di Soul Eater e a _Mako a cui appartiene una degli antagonisti principali, Akame, sì la demone cannibale...
Grazie mille, ragazzi! E spero abbia descritto al meglio i personaggi e scusate agli altri se ancora non appaiono ma sto aspettando il momento più giusto per farlo! Beh, che altro?
Ah, CERTO! Come al solito ho scordato di chiedervi una cosuccia da niente... il nome degli attacchi. So che sono assillante ma perdonatemi: ho la memoria corta!
Vado un po’ di fretta, quindi vi saluto qui e vi aspetto con il capitolo 3!
Sto ancora aspettando i vostri OC!
Baci!
^_^

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Capitolo 4
*** Imprevisto a Tokyo ***


NEI CAPITOLI PRECEDENTI
 
Shanako Miyazawa viene spedita nel mondo di Lore. Qui incontra Eros, una lince pardina che la porta a conoscere il suo branco, quello delle Linci Grigie. Ma al loro arrivo trovano la devastazione, infatti quella che poi si scopre essere Akame ha eliminato l’intero branco disubbidendo anche agli ordini del Fantasma, in quanto avrebbe voluto scoprire il nascondiglio di quest’ultima.
Akame si lancia all’attacco contro Shanako e ordina ai suoi pochi sottoposti di catturare Eros, l’unico del branco rimasto, così da scoprire quel che vogliono sapere. Ma le cose si fanno complicate per lei quando l’intervento di un maestro d’armi e della sua arma salvano la vita di Shanako.
Komor Ryuuzaruk e Camelia Birdkill vanno all’attacco della Master e dopo un’estenuante combattimento che vedeva come vincitori prima l’uno e poi l’altro, i due riescono a trafiggerle il cuore. Immediatamente dopo Akame torna “in vita” e Shanako non si rende nemmeno conto di stare usando una potente magia difensiva, la stessa usata contro il Fantasma ma che però era stato in grado di abbattere.
Infatti i tre, più la lince che si è dimostrata più forte degli invasori, vengono circondati da una bolla di vento capace di respingere qualsiasi attacco o persona.
A richiamare Akame, che sembra del tutto intenzionata ad abbattere la difesa, è Madara Uchiha che permette a Shanako di capire che il loro obbiettivo è lei e l’uccisione della Dea Madre.
 
 
CAPITOLO 3
Imprevisto a Tokyo
 
Quando aprì gli occhi, Shanako non vide altro che un soffitto vecchio, polveroso e un grosso ragno quasi incollato in un angolo. Rabbrividì e si alzò con uno scatto.
Al suo fianco, Eros, dormiva tranquillamente tutto raggomitolato su se stesso. La pelliccia ancora un po’ sporca di sangue e delle bende su entrambe le zampe posteriori. Solo allora si ricordò degli avvenimenti precedenti, di Akame, Madara e del branco di linci sterminato da quella creatura malvagia.
Si guardò intorno ma dei ragazzi che l’avevano salvata nemmeno l’ombra. Poi sentì dei rumori dall’esterno della capanna e fece per uscire. La luce del sole la colpì tanto forte che dovette chiudere gli occhi e aspettare un bel po’ prima di potersi abituare a tale luminosità.
Poco distante dalla capanna, i due ragazzi stavano discutendo sul da farsi, a volte anche lanciandosi occhiate esasperate e Shanako ebbe l’impressione che stessero flirtando. Ma lei non era esperta di quel genere di cose quindi scosse la testa e li raggiunse.
< Finalmente ti sei svegliata. Stavamo iniziando a preoccuparci. > disse il ragazzo grattandosi la testa mentre l’altra stringeva la benda sul braccio ferito per poi coprirla con la manica della giacca nera alla quale era attaccato un cappuccio che imitava perfettamente la faccia di un gufo con annesse orecchie e occhioni arancioni.
Shanako sospirò e li squadrò dalla testa ai piedi, tutti e due < Grazie. Per averci salvato... se non fosse stato per voi a quest’ora... > non voleva nemmeno pensarci.
< A quest’ora stareste nello stomaco di quel demone. > finì Camelia per lei freddamente, lisciandosi la gonna bordeaux, abbinata a una maglietta color sabbia e a dei sandali col tacco basso che a Shanako fecero venire in mente uno di quei gelati alla crema.
< Shanako Miyazawa, piacere. >
< Komor Ryuuzaruk e lei è Camelia Birdkill. > poi la sua espressione si fece tremendamente seria, non che non lo fosse anche prima, ma solo più seria < Come ci sei arrivata qui? >
Shanako divenne quasi rossa dalla frustrazione e sbatté il piede a terra come una bambina a cui hanno vietato un giocattolo < A dire la verità non ci ho capito molto. Uno strano tizio ha cercato di uccidermi, nella mia città e dopo mi sono trovata qui... mi ha detto di chiamarsi semplicemente Fantasma ma non so nemmeno chi sia. >
I due si lanciarono un’occhiata silenziosa ma piena di significati così la ragazza consigliò a Shanako di mettersi comoda perché la storia che stavano per raccontarle era molto lunga. E benché non avessero né tempo né voglia di riepilogare per la millesima volta la profezia non avevano altra scelta, lei era legata in qualche modo con la Grande Dea Madre e non potevano permettersi di lasciarla morire.
< Vuoi sapere chi è il Fantasma? > fece Camelia sedendosi di fronte a Shanako che aveva annuì prontamente < In realtà nessuno sa chi è, si è presentato con molti nomi sino ad ora, ma è da un bel po’ di tempo che si fa chiamare solo Fantasma. Sappiamo solo che è una creatura malvagia e che architetta nell’ombra il risveglio di Akuma. >
< Chi è Akuma? >
< E’ un potente demone capace di distruggere tutto in pochi minuti... è l’odio all’ennesima potenza, è la rabbia, la violenza e porta soltanto morte e distruzione. Non è una cosa bella avere a che fare con lui, come puoi ben immaginare. >
Shanako annuì prendendosi un numero considerevole di appunti mentali.
Uno strano rumore però le fece distogliere l’attenzione dalla ragazza di fronte a lei per girarsi trovando Komor a fare gli addominali. Sentì Camelia sbuffare < Lascialo perdere. Si sta allenando, tra un paio d’ore finisce. Ma adesso ascoltami perché non c’è più tempo da perdere. Come avrai capito tu sei in pericolo e il Fantasma ti vuole morta. Così come vuole morta la Dea Madre e così come vuole trovare il nascondiglio della Somma Maga, intesi? >
Shanako si contorse le mani, leggermente preoccupata. Beh, un individuo incappucciato la voleva morta dopotutto, chi non sarebbe preoccupato?
< Ma perché io? >
Camelia lasciò andare per un attimo quella maschera di serietà e compostezza per lasciar spazio a un’espressione confusa e rattristita. Shanako dunque capì che quella ragazza non era realmente fredda e arrogante ma in un certo qual modo riusciva perfettamente a dimostrarsi tale per un motivo ancora per lei ignoto.
< Non ne siamo sicuri ma crediamo che tu abbia a che fare con la Dea. L’hai mai incontrata? >
< Sì, in un sogno. Mi diceva di stare attenta, di avvertire quella Maga di cui tutti stanno parlando ultimamente e mi ha parlato vagamente di una profezia. Riguarda Akuma, vero? >
Camelia incrociò le braccia al petto e voltò la testa dall’altra parte < Credo propri di sì. E’ l’unica profezia a essere davvero vicina a noi da poterla quasi toccare... >
< Ma tu sai chi è la Somma Maga Guerriera? > chiese Komor infiltrandosi nella conversazione all’improvviso facendo sussultare l’amica che gli lanciò un’occhiataccia.
Shanako scosse la testa.
Il ragazzo quindi si sedette tra le due e sospirò incrociando anch’egli le braccia al petto con un’espressione frustrata < Cavoli, andando avanti di questo passo non concluderemo mai niente. Senti, solo due cose: la Maga è una persona tanto potente da fare cose incredibili solo con la forza del pensiero e il Fantasma è in grado di copiare solo la metà dei suoi poteri. Eccoti spiegato perché sei qui. Ma il Fantasma vuole impadronirsi di tutti i poteri della Somma Maga perché lei è l’unica ad avere accesso, appunto grazie ai suoi poteri, alla chiave per risvegliare Akuma ma per farlo c’è bisogno che il bene sparisca dal mondo e per fare ciò la Dea deve morire. Tutto chiaro? >
Shanako aveva spalancato la bocca sempre di più e mentre annuiva gli occhi a palla lampeggiavano per dire il contrario.
Camelia sbuffò e si lamentò dello strano umorismo del compagno che infatti si era messo a ridere.
< Se tu muori, la Dea muore. Se la Dea muore, Akuma può rinascere. Se Akuma rinasce, siamo fottuti. > aggiunse un’altra voce da dietro, Eros, che zoppicava leggermente.
Si stese quindi vicino a Shanako, che lo accarezzò tra le orecchie.
< E, ovviamente, servono i poteri della Maga per avere la chiave del limbo dove riposa Akuma. > concluse Camelia.
Shanako era senza parole.
Lei era davvero essenziale a tale scopo?
< Quindi, Shanako, dobbiamo portarti con noi. > affermò Komor all’improvviso < Dobbiamo andare dalla Maga e avvisarla. Ma prima dobbiamo riunirci il prima possibile a Doxa con gli altri membri della Black Moon. >
< Chiamatemi Shana, siamo amici ormai, no? > disse sorridendo < Ma cos’è la Black Moon? >
Camelia tirò fuori una mappa e mentre la disfaceva, diede a Shanako maggiori dettagli su quanto richiesto < La Black Moon è una squadra speciale che tre anni fa sconfisse il Fantasma e che proprio quest’anno, proprio questo mese ed esattamente tra una settimana alle undici di sera, aveva programmato un incontro alla Death City di Lore. >
< E voi fate parte di questa squadra, giusto? >
Entrambi annuirono.
< Toglietemi una curiosità, > fece Eros ancora con la testa tra le zampe < Questa Death City di Lore è uguale alla Death City a cui siete abituati? >
Camelia spiegò la carta, la sistemò a terra e si coprì la testa con il cappuccio-gufo senza proferire parola.
A parlare, invece, fu Komor che si lasciò andare in un lungo sospiro < Beh, non proprio. Innanzitutto qui non c’è il Sommo Shinigami e a quelle teste calde di Maka, Blackstar e Kid è stato vietato il passaggio, quindi della Shibusen ci sono solo io. >
Eros sospirò alquanto affranto < Non ho capito un tubo di quello che hai detto ma grazie della pazienza... >
Il ragazzo si lasciò andare in un sorriso divertito quando Shanako picchiettò sul braccio < Che cos’è la Shibusen? E il Sommo Shinigami è un Dio della Morte? E chi sono Maka, Blackstar e Kid? >
Data la quantità di domande Komor si sentì leggermente spaesato ma riprese subito colore e compostezza < Beh, sì, il Sommo Shinigami è un Dio della Morte ed è a capo della Shibusen, una scuola per armi e maestri d’armi... Di solito è lui ad affidarmi le missioni ma è da tempo che non ci metto più piede, di solito è Maka che mi scrive o in rare occasioni Blackstar... > “che non fa altro che scrivere che un giorno mi farà pagare di averlo battuto...” avrebbe voluto aggiungere ma la faccia che aveva assunto fece capire benissimo che quel Blackstar poteva essere parecchio assillante.
< Quindi entrambi andavate in questa scuola? >
< No. > si affrettò a rispondere Camelia < Io vivevo in America. >
Shanako non desiderò approfondire la questione. Gli occhi verdi di Camelia le fecero venire in mente quelli di una sua vecchia compagna di classe, negli istanti quando ricordava qualcosa di veramente spiacevole.
Dunque lasciò perdere.
< Dove si trova Doxa? >
Komor si sporse sulla cartina e indicò un punto, più o meno al margine della foresta < Qui siamo noi > poi percorse con il dito lungo un serpentello giallastro, oltrepasso alcuni punti che Shanako interpretò come piccoli villaggi per infine fermarsi su una collina < Mentre qui c’è Doxa. Sono tre giorni di cammino e siamo pure in ritardo. Ci conviene muoverci. >
Shanako, più determinata che mai, si alzò come una molla seguita dagli altri che si prepararono per partire. Eros si era ristabilito in una sola nottata e le ferite di Shanako non era tanto preoccupanti.
L’unico a essere a rischio era Komor, in quanto il demone gli aveva quasi staccato il braccio destro ma non avendo detto niente al riguardo, Shanako dedusse che doveva stare bene. Camelia le lanciò una lunga occhiata ma non di gelosia, quanto quella tipica occhiata indagatrice che mostrava la sua indecisione se fidarsi di lei oppure no.
***
Impossibile.
Impossibile.
Impossibile!
< Come cazzo ha fatto?! > urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Conseguenza: tossì, aveva pure la gola secca, accidenti.
Non era passato nemmeno tanto tempo che era guarita del tutto, non era passato nemmeno tanto tempo che aveva iniziato a sclerare e a imprecare tirando giù tutti i santi conosciuti. E aveva continuato a fare quello per DUE giorni.
Il primo giorno era stata legata al letto. Era scappato otto volte e quasi non stramazzava al suolo dopo che “l’amicone” di Madara l’aveva beccata a prendere a pugni il muro. Aveva mangiato si e no dieci dei suoi uomini.
Il capo l’avrebbe richiamata. Se solo non fosse...
< Cazzo! Cazzo! Cazzo!! >
< Smettila!! Mi dai sui nervi! > ribatté urlando l’altra, lanciandole un’occhiata glaciale accompagnata dalla temperatura improvvisamente calata.
Non amava le persone troppo chiassose. Non amava le persone troppo irrazionali. Non le piacevano i discorsi lunghi, le bestemmie e soprattutto odiava il suo modo di comportarsi.
Era ufficiale: avrebbe voluto Akame morta da un bel pezzo.
La donna scosse il caschetto con una violenta e sconnessa mossa del caso per poi guardarla con occhi furenti < Cosa vuoi? > gli occhi di un’inquietante turchese.
L’altra sbuffò < Non costringermi a legarti al letto di nuovo. >
< Ah, come se potessi esserne in grado... > scherzò Akame tornando nuovamente calma. Anzi, alzò un sopracciglio come per confermare che ormai non stava più pensando a ciò che la tormentava.
Yukiko sbuffò nuovamente.
< Piuttosto... la missione? >
< Quale missione? > ritornò seria, la Master.
La bionda accavallò le gambe elegantemente e si passò una mano tra i capelli setosi < La missione che ti ha affidato il Capo giusto ieri. Sei tornata presto. >
Akame dondolò le gambe e si stese completamente sul tavolo su cui si era precedentemente seduta, incrociando le mani dietro la testa. Non rispose subito. Yukiko stava perdendo la pazienza.
< L’ho trovata. >
< Ah sì? >
< Mhmh > poi chiuse gli occhi < Te? >
Yukiko ringhiò in risposta e Akame ghignò seriamente divertita < Fallito? >
Fu solo allora che la ferita di Yukiko ricominciò a bruciare. Strinse la presa sulla spalla sinistra, lì dove era stata colpita con quel... Serrò gli occhi vibrando tutta.
Non si era mai sentita così incazzata in vita sua.
< Capita, sai? >
A quel punto la donna delle nevi dimenticò la rabbia e la guardò alzando un sopracciglio < Guarda che anche te hai fallito ti ricordo. Tre volte e con le stesse persone, per giunta... >
< Non nominarmeli, cazzo!!!! > ricominciò a sbraitare saltando in piedi come una molla.
Yukiko sorrise < Io non ho detto nessun nome. >
Akame stava per lanciarsi addosso a quella serpe quando fiutò una presenza. Cercò di tenere i nervi saldi e si stese nuovamente sul tavolo, come se niente fosse successo. Se c’era qualcuno con cui nemmeno Akame riusciva a “scherzare” era proprio lui, e Yukiko lo ringraziò mentalmente.
< Come mai qui? > chiese infatti la bionda lanciandogli una breve occhiata.
Lui si avvicinò, mani nelle tasche del pesante cappotto scuro dove, entrambe le donne lo sapevano, erano nascoste un numero considerevole di armi da fuoco. Akame rabbrividì tutta ripensando com’era stato impugnare una pistola.
Che schifo le armi rosse...
< Akame, > disse l’individuo con severità < il bersaglio designato. Non è quello giusto. >
Aspettarsi un’esplosione tra... 3...2...1...
< COSAAAAAAAAAAA??????!!!!! > ...in parte era vero che Akame non si azzardava a perdere le staffe davanti a lui, ma lì si parlava della seconda missione consecutiva che non portava a termine... un reato, un colpo al cuore per lei < Com’è possibile? Ho seguito le istruzioni alla lettera! >
Cosa strana, pensò Yukiko che stava già sudando freddo.
L’uomo alzò la testa cosicché si potesse vedere il suo volto, precedentemente nascosto da un cappello altrettanto scuro. Il suo viso non aveva niente che non potesse definirsi normale, occhi a mandorla, marroni, leggera barbetta sulla linea del mento e un orecchino d’argento al lobo destro.
< Sta di fatto che non è quella che noi stavamo cercando. > continuò imperterrito.
Akame strinse  pugni tanto forte che si graffiò con le sue stesse unghie e digrignò i denti. No, non era possibile!
Prima quei due, poi la nuova arrivata e adesso questo.
< E si può sapere chi è questa tizia che ho preso?! > e c’era da dire che si era anche trattenuta e non l’aveva né mangiata, né assaggiata. Ma in questo caso... tutta la rabbia scivolò via in un batter d’occhio < Allora posso mangiarmela? >
< No. >
Ad Akame presero a pruderle le mani < E perché?! >
Lui le lanciò un’occhiataccia di sguincio < Facendo parte della famiglia degli O’Brian ci sarà molto utile. Dopotutto è l’ultima rimasta. > poi guardò Yukiko che era rimasta in silenzio < A te lascio il compito di portarla alla base. Mi raggiungerai al solito posto prima dell’arrivo degli altri per cominciare il rito. >
La bionda annuì seriosa ma non disse nulla.
L’altra, invece, mise il broncio come una bambina e incrociò le braccia al petto.
< Ah, e a proposito... > fece lui proprio mentre stava per andarsene < Ho scoperto dove si terrà Quella Cosa. >
Le donne lo guardarono sgranando gli occhi.
Possibile che lui, noto a tutto l’esercito del Nulla per la sua sbadataggine, avesse scoperto tutto da solo il loro nascondiglio?
Seguì un lieve ghigno di vittoria e l’uomo poté andarsene soddisfatto in tutto il suo fascino. Ma... non prima di ruzzolare a terra scivolando su non si sapeva cosa.
No, è ancora sbadato come prima... pensò Yukiko con un’espressione rassegnata.
Intanto Akame scoppiò a ridere.
Alla fine l’unico motivo per cui lei non si azzardava a farlo incazzare era perché possedeva armi da fuoco e le odiava le armi da fuoco.
< Non ridere, accidenti a te! > gridò lui facendo ridere Akame ancora di più.
***
I quartieri periferici di Tokyo erano alquanto affollati quel giorno, senza contare le numerose pattuglie della polizia. Oltre alla scomparsa di una ragazza, c’era anche il problema del ricercato e l’agente Hiruma non sapeva più che pesci pigliare.
La scientifica, gli agenti incompetenti e poi c’era quel nuovo tipo che non faceva altro che armeggiare con il telefonino un secondo sì e l’altro pure e sempre con indosso quel ridicolo cappello.
L’uomo quindi decise che era arrivato il momento di dirgliene quattro e gli si avvicinò a grandi falcate venendo di tanto intanto interrotto da qualcuno che chiedeva maggiori chiarimenti che, purtroppo, non era in grado di dargli.
Il ragazzo si era dichiarato figlio dell’ispettore a cui avevano incaricato di risolvere il caso e più lo guardava più Hiruma aveva la sensazione che stesse lì per divertirsi anziché per aiutare.
Se ne stava infatti appoggiato alla portiera di un’auto della polizia nei suoi vestiti sportivi, pantaloni e cinta nera, una felpa verde che copriva una maglietta grigia a maniche corte. Il tutto di due o tre (o forse anche di più) taglie più grandi che stranamente non stonavano sul suo metro e settanta e il suo fisico magro.
Sulla fronte portava un cerotto, i capelli accuratamente coperti da un cappello con visiera e gli occhi azzurri fissi sullo schermo del cellulare.
Hiruma, ormai rosso di rabbia, gli mollò uno schiaffo sul braccio.
< Che c’è Hiruma? > chiese il ragazzo senza nemmeno alzare lo sguardo, facendo innervosire l’agente ancora di più.
Infatti questo ringhiò < Tuo padre non ti ha per caso detto di aiutarci? Stai qui con quel dannato cellulare in mano e non dici niente! Hai pure le occhiaie! > ed era vero.
Sotto agli occhi aveva certe borse da fare paura...!
< Sto aiutando. >
Hiruma sbuffò pesantemente < E come? >
< Il tipo che ha sfondato il dojo non è umano. La ragazza non è stata rapita da nessuno, semplicemente è stata spedita in un’altra dimensione e io me ne devo andare. > detto questo si scollò dalla macchina bianca e blu per andarsene verso sapeva avrebbe trovato altri indizi.
L’agente di polizia lo guardò andare via come si guarda un alieno.
Il ragazzo, appena sparito tra i vicoli, si lasciò andare in un sospiro togliendosi il cappello e il cerotto sulla fronte, liberando così ciuffi di uno strano colore verde e un simbolo che tanto somigliava al pulsante “on” dei dispositivi elettronici.
Attraversò le stradine con la faccia sempre incollata al cellulare finché non sentì qualcosa. Si voltò per un attimo ma non vide nessuno quindi tornò a camminare. Fingere di essere il figlio dell’ispettore era stata la cosa più facile da quando era nato.
Di come i poliziotti credessero a tutte queste baggianate avrebbero dovuto scriverci un libro e mentre lui camminava tranquillamente per la stradine dissestate di Tokyo, quell’agente Hiruma gestiva le ricerche della ragazza scomparsa e del ricercato da 275.000.000 yen.
Anche se, a dire il vero, la polizia non sapeva che avesse una taglia, solo che con tutti quei “reati” un po’ tutti lo stavano odiando quindi anche le organizzazioni illegali gli avevano messo una bella taglia per cui credevano di averlo in pugno.
In realtà non era affatto semplice prenderlo.
Per via delle sue abilità, per via del suo potere e anche un po’ per il fatto che sembrava sparire per alcuni giorni per poi riapparire all’improvviso, rovinare un impianto elettrico, fare quello per cui era tornato e ricomparire senza dire né “ciao” né “boh” a nessuno.
Il ragazzo, giunto a destinazione, spense il cellulare ed entrò nell’appartamento che aveva affittato per soli tre giorni. Una volta dentro chiuse tutte le porte e le finestre e si piazzò davanti al PC cliccando talmente veloce sui tasti che ad occhio umano non era possibile capire quali e quanti tasti stesse schiacciando.
La password l’ho presa da quel mentecatto di Hiruma, adesso non mi resta che capire chi sia...
Armeggiò un altro minuto finché non comparirono un numero esorbitante di schede. Cercò quella che gli interessava e l’aprì cosicché si trovasse di fronte alla foto di una ragazza dai lunghi capelli neri, pelle candida e rotondi occhi marroni.
Nome: Shanako
Cognome: Miyazawa
Età: 17 anni
Data di nascita: 03/12/1997
Luogo di nascita: Fukuoka
Professione: Studentessa
Mi servono altre informazioni... Cosa fare? Chiedere direttamente ai suoi familiari e ai suoi amici, giusto!
Cercò il luogo di residenza e una volta trovato, spense il computer e si avviò nuovamente fuori. Cammino con le mani conficcate nelle tasche per un bel po’ finché non raggiunse l’istituto Ohashi.
Era mattina, quindi le lezioni erano in corso e si sarebbe notata a figura di uno straniero nella scuola a quell’ora, quando non c’era nessun aggroviglio di ragazzi tra cui mischiarsi. Non che il particolare colore dei suoi capelli lo permettesse di solito...
Quindi andò oltre e raggiunse l’abitazione solo dopo una mezz’ora di cammino sempre con quel suo cellulare tra le mani.
Quando stava per suonare il campanello però sentì del gelo. Gli si rizzarono i capelli e si voltò lentamente senza interrompere l’azione di ricerca del telefonino. Mosse un piede e per poco non scivolò.
Qui c’è qualcuno.
< Ben trovato! > disse una voce sopra di lui.
Alzò lo sguardo e vide una figura umana sul tetto della casa, aggrottò le sopracciglia e ghignò < Direi che ti sei innamorata di me, a quanto pare non fai altro che seguirmi... >
In risposta arrivò una risata vagamente divertita < Magari sei tu che sei innamorato di me. Ma ti avverto, i tipi come te non fanno per la sottoscritta, Hacker dei miei stivali... >
Il ragazzo quindi decise di tirare troppo la corda e di non mettersi a combattere nel ben mezzo di una città come Tokyo. Sì, contorto nei ragionamenti < Cosa sei venuta a fare qui? >
La donna, con un onnipresente ghigno sulla faccia, si passò una mano tra i suoi lunghi capelli biondissimi e così lisci da sembrare seta. In realtà, quella donna era bellissima. Più belle di lei non ne aveva mai viste... ma era purtroppo anche una nemica, una pericolosissima nemica che andava eliminata.
< E tu che ci fai qui? Per Shanako? >
L’Hacker si fece serio e dalla sua felpa extra-large uscirono fuori un sacco di robot, alcuni volavano grazie a delle speciali ali installate nel programma mentre altri si muovevano verticalmente sulla facciata dell’edificio con lo scopo di raggiungere la donna che però con un salto atterrò in strada < Vuoi sul serio batterti qui? Ti facevo più intelligente... >
< Spero solo che l’abbia conservata... > sussurrò tra se il ragazzo destando attenzione da parte del nemico che aggrottò pericolosamente le sopracciglia.
Ma non diede molto peso allo strano comportamento del giovane < Ti farò pentire di essere nato. >
< E io ti farò pentire di esserti intromessa quella volta, Yukiko. > Il ragazzo aveva sussurrato quelle parole, ma da esse vi si leggeva una determinazione tale da far rabbrividire persino lei.
La donna, Yukiko, poggiò le mani a terra e in un secondo i capelli si schiarirono ulteriormente fino a diventare completamente bianchi, così come il terreno che venne ricoperto di ghiaccio e neve in un istante. La pelle divenne quasi trasparente e gli occhi verdini (in parte copersi da un grosso ciuffo biondo) si trasformarono in due occhi vuoti e senz’anima.
Lui sapeva contro chi stava per combattere, una creatura peccatrice e malvagia ma non tanto potente da essere battuta in pochi semplici mosse. Considerando poi che lei si stava nascondendo sul tetto, non doveva essere tanto difficile...
Yukiko, dal canto suo, avrebbe dovuto fare attenzione.
Non era certo ai livelli di un Generale, come quella matta di Akame.
Con una semplice mossa, quindi, i robot si lanciarono contro la donna ma questa riusciva a colpirli creando stalattiti e stalagmiti di ghiaccio che il più delle volte erano diretti a quello che lei definiva il “computer centrale” degli esserini di latta, il ragazzo stesso.
Comunque andava, Yukiko riusciva a neutralizzare l’attacco ma non aveva messo in conto una piccola variazione.
Con delle abili mosse, riuscì a schivare i velocissimi attacchi di ghiaccio di Yukiko prima di udire quella voce. Ghignò impercettibilmente quando vide che la donna si stava rendendo finalmente conto della sua situazione, tappandosi le orecchie quasi rompendosele.
Fu un attimo.
La voce proveniva dal tetto ed era inequivocabilmente la voce di una ragazza.
< DO! >
In seguito al grido, si sentì un potente suono accordato che fece tremare lievemente la terra e alla velocità della luce una freccia infuocata si diresse contro la donna delle nevi che non fece in tempo a scansarsi e venne colpita al braccio destro.
Questo infatti le si staccò a causa dell’impatto e Yukiko gridò quanto più forte poté.
Il ragazzo si tenne a una distanza considerevole mentre i suoi robot si rianimarono grazie ai suoi poteri, creando un ammasso di latta che a vederlo sembrava un mix di parti di ricambio vecchi e ferrosi.
In realtà era diventata una potente arma di distruzione e quando si preparò ad usarla contro il nemico, il verde sorrise tra se e se. Per un momento aveva ricordato un particolare e per questo uno strano senso di dejà vu si impossessò per un attimo di lui, tanto da fargli perdere di vista l’obbiettivo.
Letteralmente, perché Yukiko era scomparsa e gli si avvicinò da dietro per colpirlo con una lastra di ghiaccio.
< Eiji! > gridò la stessa voce dall’alto e prima che potesse fare qualsiasi cosa, il ragazzo era già passato al contrattacco. Il robot grande quanto una cuccia per cani aveva installato due cannoni sulle spalle e il colpi che uscirono fecero volare via la donna in un solo colpo.
Il nuovo braccio destro, costituito da ghiaccio così come tutto il resto del corpo, non aveva però fattezze di un braccio ma di una lancia che Yukiko minacciava di far allungare e quindi di colpire il suo bersaglio. Ma non riuscì a fare niente che una figura si lanciò dal tetto e con un grido scoccò una seconda freccia, questa volta percorsa da una potente scarica di fulmini, che le centrò perfettamente la gamba sinistra.
< Maledetta!! > gridò infatti Yukiko sfilandosi la freccia con fare nervoso.
La ragazza apparsa, mostrò un sorriso tutto sghembo a Yukiko, per poi fissare in tralice l’Hacker < Si può sapere che ci fai qui? Ci avrei pensato io a raccogliere informazioni! >
Eiji fece un’alzata di spalle < Che vuoi farci? E poi sai che in quanto a ricerca di informazioni non mi batte nessuno... >
La ragazza, dai lunghi capelli marroni legati in una coda alta, sospirò chiudendo gli occhi bicolore per un attimo. Quasi si dimenticarono di avere a che fare con una tizia per niente raccomandabile...
< Brutti bastardi! Vi farò pentire amaramente! >
La ragazza sbuffò sconsolata < Ma voi cattivi non sapete dire altro? > poi guardò Eiji con occhi ironici < Ma che hai fatto ai capelli? Li hai tinti? >
Il verde alzò le spalle e sorrise < Così è più divertente. > disse soltanto.
La bruna scoppiò a ridere.
< Beh, direi di finirla, > continuò lei girandosi verso Yukiko che li osservava ringhiando < Altrimenti poi ricomincerà a parlare... >
A quel punto fu Eiji ad affiancare la ragazza < Non credo avrà ancora voglia di parlare con noi, Greta. > disse
***
< Mi spiegate meglio? > chiese Shanako ed Eros sperava tanto la smettesse di chiedere altrimenti l’avrebbe mangiata viva. Camelia non disse nulla e continuava a camminare guardandosi ogni tanto intorno.
Il ragazzo, invece, non sembrava nemmeno averla sentita veramente tanto era assorto nei suoi pensieri.
Fu Eros, infatti a chiarire le cose < Quando arriveremo a Doxa capirai. > che poi Shanako mica capì... Mancava ancora un giorno di cammino.
La ragazza sbuffò sonoramente per poi perdersi nel meraviglioso spettacolo che la circondava. Il bosco che stavano attraversando era luminoso e l’aria fresca e pacifica. Non credeva che le potesse piacere dopo il cruento spettacolo cui era stata costretta a vedere.
Il sole splendeva come prima. Il cielo era sempre dello stesso colore azzurro e le nuvole sembravano danzare tra i raggi della stella che li illuminava.
Shanako aveva capito una cosa: era braccata e non le piaceva per niente. Era costretta a viaggiare con degli sconosciuti che l’avrebbero potuta salvare. Si fidava in un certo senso ma non era sicura che anche loro provassero lo stesso sentimento nei suoi confronti. Soprattutto la ragazza dai capelli quasi arancioni.
Sospirò guardandola meglio. I lineamenti erano leggeri e... beh, era davvero bella. Il cipiglio un po’ severo che la caratterizzava, i grandi occhi verdi decorati dal leggero ombretto nero. Il suo vestiario non era niente di così particolare, ma addosso a lei sembrava darle un’aria più... più elegante e minacciosa allo stesso tempo.
Quasi si vergognò di aver pensato una cosa del genere ma si sarebbe vergognata di più se si sarebbe messa a pensare che Komor fosse un gran bel pezzo di... okay, torniamo serie!
Eros le aveva parlato di Doxa, la capitale di Lore, un mondo intriso di magia e che è l’unione di quattro diversi universi agglomerati intorno a ciò che differenzia Lore da tutti gli altri universi: il suo cuore.
Perché Lore ha un cuore, un cuore nascosto da qualche parte. Dove? Nessuno lo sapeva. Perché? Ah, boh. Sicuramente la Maga Guerriera lo sapeva. Lei sapeva tutto. Così come sapeva la Dea Madre. Sospirò, Shanako, pensando che forse quella situazione si sarebbe protratta all’infinito.
Chissà quanto tempo ci avrebbero messo a trovare la Maga...? E quanto tempo ci avrebbero impiegato gli scagnozzi del Fantasma ad ammazzarla? Si sarebbe salvata?
Shanako non lo sapeva e non saperlo la faceva impazzire.
Odiava essere allo scuro delle cose, dannazione!
Dannazione!
< A cosa pensi? > chiese all’improvviso Komor vedendola fare facce strane.
Shanako arrossì di botto per non sapeva  nemmeno lei cosa, Camelia le lanciò un’occhiata indecifrabile mentre lei cercava di non dare sfogo alle sue più grandi frustrazioni come una matta da internare < Nulla, nulla. Solo... mi chiedevo, cos’è che fate esattamente voi di Black Moon? E perché vi chiamate così? >
Il moro si grattò la guancia alzando gli occhi al cielo, cercando le parole giuste < Beh, direi che noi combattiamo contro il Fantasma. Non facciamo nient’altro... >
< Cosa? Soltanto? Cioè, vi vedete solo in queste occasioni? >
A quel punto fu Camelia a rispondere, distaccata e con un leggero tono di rimprovero < Prima ci vedevamo più spesso ma adesso è cambiato tutto. Organizziamo una riunione all’anno e stop. >
Shanako si morse le labbra un po’ a disagio.
Aveva capito che a nessuno dei due piaceva parlare di quell’argomento. Riusciva a capirlo dalle loro espressioni. Eros non si azzardava a intromettersi e continuava a camminare sperando di non inceppare in una buca. Gli faceva ancora male la zampa.
Ma non fu abbastanza per trattenere la curiosità. Dopotutto era molto più simile a Shanako di quanto pensasse < E per il nome? >
Komor si voltò a guardarlo < L’ha scelto uno degli ex membri. >
< Ex?! > subito dopo aver pronunciato la parola, Shanako si tappò le labbra. Davvero non riusciva a stare zitta. Che fine aveva fatto la sua innata intelligenza?
Komor quasi sorrise nel vederla così impacciata e l’amica si concesse a uno sbuffo divertito mentre Eros scoppiava direttamente a ridere. Il tono con cui l’aveva detto/urlato era esilarante!
< Alcuni di noi non ci sono più. > spiegò pazientemente il maestro d’armi.
Così Shanako si convinse a non dire più niente.
Fu dopo alcuni minuti che ebbe una strana sensazione. Le tremavano le braccia, la testa aveva iniziato a dolerle e aveva uno strano fastidio all’occhio sinistro. Non disse niente a nessuno. Magari era solo un po’ di polvere entrata nell’occhio.
Si limitò a strofinarselo e a proseguire come se non fosse successo niente.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao!
Prima di lanciarmi addosso tutto ciò che avete a disposizione... lasciate almeno che spieghi le cause del mio ritardo: scuola. Una semplice parola che ho imparato a odiare già a dieci anni. Ma vabbé...
Sono sinceramente dispiaciuta. L L L
Ma passiamo al riepilogo... qui c’è l’entrata in scena di Eiji Tanaka e Greta Ciel, rispettivamente gli OC di Skull e staroftheeast e spero siano di vostro gradimento. Ah, e spero anche di averli resi alla perfezione nel combattimento contro Yukiko, un’antagonista di mia invenzione (oltre a quello misterioso e imbranato)... E a proposito di antagonisti: me ne servirebbero altri.
Quindi chi ha idee sono ben accette, okay?
Che altro...? Ah,  sì.
Si comincia a capire meglio in che razza di mondo sia finita Shanako e si accenna ai “misteriosi” Black Moon... Per chi non avesse capito il mio linguaggio a volte incasinato: sono buoni. Ma non vi svelo chi siano! (sono molto cattiva... Muhahahahaeeeebasta!)
Infine troviamo un nuovo personaggio OC... non vi dico chi è ma vi dico chi l’ha creato (tanto l’avrebbe comunque capito essendo proprio il personaggio che mi ha mandato):  IlCantoDiLorelei.
Ci rivediamo al prossimo capitolo, il capitolo 4!
Bye!
^-^
 
-“Ehi, psss... vi ricordate di me? Sono Rory! Nakurami si è dimenticata di dire una cosuccia: forse, magari, c’è qualche possibilità che scriva dei piccoli special sul passato dei vostri OC (e perché no?, anche su quello di alcuni di Shanako e personaggi di sua invenzione) che pubblicherà più o meno quando sarà arrivata a un decina di capitoli.
Vi avvertirò io alle note a fine capitolo, okay? Spero l’idea possa piacere. Ovviamente metterà spezzettoni sul loro passato anche qui, nella storia originale, ma lì voleva mettere anche particine demenziali e comiche giusto perché non ha niente da fare...
-“Rory...
-“Che c’è Kei?
-“E’ notte. Lasciali in pace.
-“Uffaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Buonanotte Minna!!! <3 <3 <3
...
-“Kei! Saluta! Non fare il maleducato!
-“Mh... Ciao.
 

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Capitolo 5
*** Doxa, la Capitale della Tragedia: Perché? ***


NEI CAPITOLI PRECEDENTI:
Il Fantasma vuole risvegliare il demone distruttore Akuma dal suo sonno. Per fare ciò ha bisogno dei completi poteri della Maga Guerriera e della morte della Grande Dea Madre, ma non potrà avere nessuna delle due cose se non grazie a Shanako.
E’ per questo, infatti, che la ragazza viaggia insieme al maestro d’armi e alla sua arma, Komor Ryuuzaruk e Camelia Birdkill (in seguito allo scontro con Akame detta Master, una seguace del nemico) diretti verso Doxa, la Capitale del mondo di Lore.
Nel frattempo Eiji Tanaka raccoglie informazioni a Tokyo riguardo proprio Shanako, che la polizia cerca perché scomparsa nel nulla, che lo portano a scontrarsi con Yukiko, venendo prontamente supportato da Greta Ciel.
Due giorni dopo i cruenti scontri, Akame e Yukiko ricevono la visita di un personaggio misterioso quanto impacciato che li avverte che l’ultima rimasta della famiglia O’Brian è nelle loro mani.
 
 
 
CAPITOLO 4
Doxa, la Capitale della Tragedia: Perché?
 
Greta sospirò talmente forte che spaventò i gabbiani i quali scattarono in aria senza neanche salutare. Riprese a giocare con la punta della coda di cavallo, spostandosela prima sulla spalla destra e dopo su quella sinistra, con la differenza che su quest’ultima riusciva a percepire la punta lei lunghi capelli sulla pelle perché la spalla era scoperta.
Accavallò le gambe fasciate nei jeans strappati e menò un altro sbuffo infastidito.
< Ti sei fatta un tatuaggio? > chiese all’improvviso Eiji sporgendosi verso destra.
Lei non lo guardò nemmeno < Non ti sfugge niente, eh? >
Se fosse stato in condizioni normali, Eiji avrebbe di sicuro sghignazzato tra sè ma non era proprio il momento per distrarsi. Non ora. Non era assolutamente il momento.
Greta avrebbe voluto ammazzarlo in quell’istante di assoluta concentrazione.
< Diamine, Eiji! Te l’ho detto che qui non funziona nulla dei tuoi aggeggi quindi non complicarti la vita e partiamo. Abbiamo già perso fin troppo tempo. La riunione è tra meno di una settimana e dobbiamo ancora andarla a prendere! > sbottò la ragazza alzandosi come una molla e subito dopo si ripulì il sedere, dato che sul masso su cui si era seduta, c’era più muschio di quanto avesse visto in precedenza.
Imprecò tra se, era il suo jeans preferito dopotutto, ma quando tornò a concentrarsi su Eiji le vene cominciarono a pulsarle violentemente.
< Perché, non può venire da sola? > fece il verde senza realmente interessarsi alla questione, impegnato com’era a trovare qualche briciolo di segnale.
Greta impallidì di brutto (segno che si stava davvero incazzando) poi sbuffò come un toro e infine prese il ragazzo per il cappuccio della felpa verde e se lo trascinò dietro. Erano atterrati su un’isola piccolissima ma abitata. Anche se non si poteva definire villaggio un ammucchio di dieci case al massimo.
Attraversare il portale portava sempre a strani giramenti di testa, intestino crasso, tenue e il sangue (non si sapeva bene perché) cominciava a scorrere dal verso sbagliato. Segno che ti erano venute le nausee. Ma Greta ed Eiji erano talmente abituati che non batterono ciglio e in meno di cinque minuti erano già in piedi.
Avevano evitato volontariamente di mettere piede all’agglomeramento di casette in legno per comodità. Nonostante fosse piccola, ospitava moltissimi rimasugli della marina, quindi sarebbe stato un problema per Greta. Ma anche per Eiji.
Da quel che era successo tre anni fa, anche per lui aveva cominciato a circolare una taglia di cattura in quell’Universo. Sempre uguale a quella “originale”.
Sembrava che le autorità si fossero messe d’accordo...
< Sembra che te lo sia scordato... al momento non ha una nave con cui partire. Diciamo pure che se l’è fatta fregare- >
< Se l’è fatta fregare? >
Greta lo ammonì con lo sguardo < In realtà non ho capito bene. Il lumacofono andava in tilt ogni tre per due. Insomma, credo si sia cacciata nei guai di nuovo. >
La ragazza sentì l’amico sbuffare quindi decise di mollarlo e farlo sbattere con la capoccia a terra. Al che, il ragazzo si infuriò non poco < Ehi! Ma che modi?! >
< Arriva segnale? > chiese Greta indicando il cellulare che Eiji teneva incollato alla mano. Il ragazzo subito si dimenticò dell’offesa e riprese a cercare campo.
Ma proprio non lo trovava.
Diavolo...
Greta sospirò e raggiunse la spiaggia con Eiji al seguito.
Poi indicò una nave. O meglio, una caravella. Anche se più piccola di una caravella.
Insomma, era una cosetta con la quale poter navigare.
< Ha detto che ci avrebbe aspettato a Skybird Island. Andiamo? >
Eiji annuì ma ancora non la guardò e cominciò a camminare verso la minicaravella.
L’amica roteò gli occhi al cielo e lo seguì quasi correndo. Tra i due lei era quella che se ne intendeva meglio di navigazione, quindi non avrebbe permesso a Eiji di mettere mano al timone altrimenti si sarebbero ritrovati in una Fascia di Bonaccia.
In meno di venti minuti avevano raggiunto il mare aperto. Il vento era a favore, Eiji non la smetteva di lamentarsi della mancanza di segnale e a Greta brillavano gli occhi. Navigare per mare dopo un bel po’ di mesi era quello che ci voleva.
Ma sapeva che non ci avrebbe passato poi tanto tempo.
Anche se detestava separarsi da quella grandissima massa d’acqua, doveva farlo. Sapeva anche che agli altri faceva male lasciare la terra in cui erano nati per non sapere se vi avrebbero fatto ritorno oppure no.
Ed era un pensiero talmente angosciante...
Ma Greta non voleva perdersi d’animo. Ci sarebbe ritornata un giorno, avrebbe navigato per i mari per altri lunghissimi anni, fino a diventare nonna!
A quel pensiero, però, la ragazza ebbe un sussulto.
“Prima di diventare nonna dovrei diventare mamma e prima di diventare mamma dovrei diventare moglie”, pensò arrossendo un poco. Deglutii e scosse la testa, cercando di dimenticare i pensieri sconci che le erano venuti in mente.
< Eiji, perché non prepari qualcosa che sto morendo di fame? > chiese chiudendo gli occhi, ancora un po’ accaldata.
Ma non ricevendo risposta, si irritò < Eiji?! >
Ancora niente < Eiji? > fece ancora, questa volta girandosi preoccupata.
Ciò che vide, però non seppe classificarlo come preoccupazione-causata-da-pericoli-improvvisi ma... < Eiji!!!!!!!!! > lo ammazzava.
Il ragazzo, con una grossa aura di negatività a pesargli sulla testa mollemente appoggiata al parapetto, guardava il vuoto, non si esprimeva e aveva pure la forza di indicare il cellulare, il cielo e fare una smorfia.
Fu così che Greta gli balzò addosso con il preciso scopo di prenderlo a pugni. Irascibile com’era, avrebbe spaventato pure i pesci.
Un’ora e un paio di bernoccoli dopo, Greta fischiettava tenendo la rotta giusta da seguire, con la pancia piena e un sorriso impertinente sulle labbra. Eiji, invece, se ne stava steso sul ponte a digiuno, legato come un salame e con i crampi alla pancia e alla testa.
Due cose: cibo e un po’ di segnale. Osava chiedere tanto, porca miseria?!
La navigazione proseguì tranquilla, niente tempeste o pattuglie di navi della marina all’orizzonte e Greta poteva dirsi tranquilla. Ma dovette ricredersi.
Un mare come quello non conosceva l’aggettivo “tranquillo” se non con una negazione a precederla. In un attimo, infatti, senza nemmeno rendersene conto, la minicaravella fu circondata.
Greta imprecò a mezza voce < Da dove diamine saltano fuori? >
Davvero, non le aveva proprio viste arrivare!
Dall’altoparlante di una delle corazzate si sentì chiaramente una voce maschile < Greta Ciel sei ufficialmente in arresto per pirateria! Arrendetevi e non vi sarà fatto alcun male! >
La ragazzo sbuffò infastidita.
In quel momento non ci voleva. Non ci voleva proprio.
Le erano rimaste poche frecce a causa del miniscontro con il protettore dell’isola, un certo serpentone che non la smetteva di muovere la coda come fosse impazzito...
< Eiji! > gridò ma lui era ancora depresso, ancora affamato e ancora legato.
Greta avrebbe riconosciuto quella voce ovunque si trovasse. Era il nuovo Vice Ammiraglio Jinko “L’uomo Invisibile” e cominciava anche a capire perché quelle navi erano passate tanto inosservate.
In un certo senso sostituiva Monkey D. Garp che aveva spontaneamente rinunciato al mantenimento di quel ruolo. Ed era forte. Tanto, ma tanto forte.
La ragazza ghignò < Non ci penso nemmeno, brutto pesce palla! >
E se non era un uomo pesce, allora era preoccupante. Perché il Vice Ammiraglio somigliava veramente a un pesce palla. Aver mangiato il frutto che lo rendeva invisibile era un gran vantaggio considerando la sua incredibile mole.
< COME TI PERMETTI, MOCCIOSA?! UOMINI, ADDOSSO! > in meno di un secondo la marina cominciò a sparare palle di cannone. Due per poco sfiorarono la nave e Greta si vide costretta ad afferrare la freccia blu che teneva nascosta e, preso pure l’arco, senza pensarci due volte scoccò la terza freccia.
Nemmeno il tempo di dire “SOL” che insieme alla freccia, un’onda gigantesca si abbatté su tre delle navi nemiche, danneggiandole.
Greta però si rese conto che ce n’erano altre tre da abbattere e non sarebbe stato facile farlo da sola. Fu a quel punto che le venne un’idea illuminante.
< Eiji! A Skybird c’è un’antenna satellitare! >
< Prendete questo stupidi marines! > gridò Eiji di risposta, liberandosi della corde e disponendo i suoi robottini tutt’intorno ai nemici in un solo secondo.
L’amica non seppe sul serio come le era venuta un’idea del genere. Forse il detto “conoscere i propri polli” era azzeccato alla situazione.
I due, quindi intrapresero una battaglia all’ultimo respiro, esattamente in mezzo al mare. Entrambi si trovavano bene nei combattimenti a distanza, lui con le sue armi super tecnologiche (che nonostante l’assenza di segnale, funzionavano alla grande e Greta ancora si chiedeva i perché) e lei con le sue frecce... che però stavano per finire.
< Quante te ne rimangono? >
< Tre. > Greta tremò leggermente a causa di uno spostamento d’aria innaturale e quasi non le venne un infarto capendo di essere vicina al Vice Ammiraglio Jinko.
Scattò indietro e atterrò con i piedi sul parapetto, perfettamente in equilibrio.
Davanti a lei, una figura grossa quanto un armadio apparve all’improvviso facendola vacillare.
Quando diamine è salito?!
< Cara Greta Ciel, pronta per un bel paio di manette ed essere sbattuta al fresco? > cantilenò l’uomo facendo schioccare le mani.
La ragazza aumentò la presa sul suo arco e socchiuse un occhio, quello marrone, lasciando che quello azzurro mostrasse tutto il suo scetticismo < Nah, non mi piacciono le celle... > e con un salto gli mollò un calcio preciso sul setto nasale < E per quei bracciali che vorresti tanto regalarmi... non sono il mio genere. > con un scatto e un secondo salto, si avvicino a Eiji schiacciando la schiena contro quella del verde.
Subito entrambi furono protetti da una barriera di cerchi di latta.
Greta aggrottò le sopracciglia < Che sono? >
< Quando ti dico salta, tu salti, okay? >
Greta ebbe solo il tempo di annuire che Eiji le gridò di saltare. Appena entrambi si furono allontanati, quella palle bianche che l’Hacker aveva lanciato esplosero con un sonoro boato.
< Ma... a Skybird Island c’è davvero un’antenna satellitare? >
Greta quasi non scoppiò a ridere, perché il Vice Ammiraglio le diede un calcio nello stomaco, all’altezza delle ultime costole. Le si bloccò il respiro.
Se c’era una cosa in comune tra l’ex Vice Ammiraglio e quello attuale era la loro incredibile forza. Quasi non riusciva più a respirare, Greta, mentre Eiji lo allontanava da loro con una serie di bombe.
Ma fu tutto inutile, il tempo che Greta cadde in ginocchio che il Vice Ammiraglio si lanciò contro Eiji a mani nude. Il ragazzo cercava in tutti i modi di evitare i suoi colpi e all’inizio sembrò riuscirci.
Il pugno che prese, però, in faccia lo fece tentennare per un attimo.
Perché diavolo non riesco a combatterlo?!
Un altro pugno, questa volta alla scapola e giurò di aver sentito le ossa scricchiolare.
< Sei troppo debole, ragazzino... e tu avresti una taglia di 275.000.000 di Berry? Ma fammi il piacere!!! > rise l’uomo pelato.
Portava un grosso tatuaggio su tutta la testa che, probabilmente, si estendeva per la schiena per finire sulle caviglie. Perché dai pantaloni un troppo corti per un tipo alto come lui, si riuscivano a vedere gli spiragli di fuoco che si era disegnato.
Che poi, a pensarci, a lui non piaceva neanche il fuoco!
Eiji tossì e sperò di non sputare qualche dente.
Fortunatamente non fu così.
Mentre il Vice Ammiraglio si avvicinava per potergli dare il colpo di grazia, dietro di lui già si stava formando un robot biancastro un po’ scollegato, armato con una grossa lancia. Proprio mentre il nemico stava caricando il pugno, questo lo colpì da dietro.
Ma non andò come Eiji sperava, perché Jinko si era accorto dell’armamento e aveva fatto in tempo a distruggerlo in un secondo. Il ragazzo mandava lampi dagli occhi.
< E voi sperate di sconfiggermi con qualche ridicola onda e questi cosi? > continuò il Vice Ammiraglio ridendo < Mi fate quasi pena. >
< RE! > la voce di Greta echeggiò per tutta la caravella e subito questa venne invasa da una fitta nebbia scura, causata dalla sua freccia nera.
La ragazza recuperò l’amico e senza pensarci troppo si lanciò in acqua. In cuor suo sperò che Eiji avesse lasciato tutti gli oggetti elettronici sulla caravella altrimenti chi l’avrebbe sentito poi...
Ad ogni modo, lì Jinko non avrebbe potuto raggiungerli... ma manco il tempo di formulare la frase che cominciarono a piovere palle di cannone dalla superficie.
Greta afferrò la sua penultima freccia e la scoccò in alto. Assieme a una nota, volò fuori anche una freccia colorata di verde. La freccia del veleno.
Non avrebbe potuto prendere la mira ma il mostro che avrebbe generato avrebbe eliminato i marines al posto loro. La sua guardia del corpo. Metà umano e metà serpente. Ormai Greta faceva affidamento su di lui.
Riemersero giusto in tempo per vedere il serpentone venire buttato fuori bordo e Greta lanciò un’imprecazione seguita a ruota da Eiji.
Jinko non li aveva ancora visti, forse avevano una possibilità. Forse avrebbero potuto prenderlo di sorpresa. Salirono sulla caravella di soppiatto ma il grido i battaglia del Vice Ammiraglio li prese di sorpresa.
Una volta raggiunto il parapetto e messo i piedi sul ponte, bagnati fradici ma era un dettaglio irrilevante, non poterono credere ai loro occhi perché, diamine, la causa del loro guai era venuta da sola!
Eiji scosse la testa lasciando che altre gocce bagnassero il pavimento di legno e sorrise tra se e se. A Greta le prudevano le mani dal nervoso.
< Se avrei saputo che saresti venuta qui da noi non mi sarei disturbata a venirti a prendere Kanta! Non avevi detto di aver perso la tua barca? > gridò Greta, ridendo divertita interiormente, e lanciandole saette dagli occhi bicolore.
La ragazza, bianca di capelli e dalle punte nere, scoppiò a ridere mantenendosi la pancia con le mani. Gli occhiali da sole tenuti con innata insistenza davanti agli occhi, indossava semplicemente jeans, top e sandali. La semplicità, insomma, ma vederla con un bel po’ di piercing non favoriva certo l’immagine di gentile e pura ragazzina di campagna.
Kanta Sawada aveva diciannove anni ed era strana. Non che tutti fossero normali, comunque.
< Ho trovato un passaggio. > e nel dirlo Greta giurò di poterla vedere farle l’occhiolino d’intesa da sotto gli occhiali scuri.
All’iniziò non capì ma quando si materializzò accanto a lei l’uomo che in quel momento avrebbe tanto volentieri baciato (e non si vergognava nemmeno a pensarlo, a dirlo era un problema) le balzò il cuore in petto.
Baciare? Nono, io baciare lui adesso? Insomma, ma che... Aaah!!
Letteralmente, Greta stava bruciando e sclerando allo stesso tempo. La prima cosa un po’ ovunque e la seconda nella sua testa.
< Piacere di rivederti, Greta. > la ragazza però capì che quel tono non era completamente sincero. Non era completamente niente. Dallo sguardo che aveva, poteva benissimo dire che fosse un sadico che amava vederla trovare scuse su scuse per non saltargli addosso.
Greta alzò la mano in segno di saluto < Anche per me è bello rivederti, Law. Ma adesso credo abbiamo da fare... > nel dirlo, indicò il Vice Ammiraglio che si stava rialzando a fatica.
A quel punto entrò in scena Eiji < Ma che gli avete combinato? >
Al dottore venne naturale far scintillare gli occhi < Oh, starà bene tra un po’ tranquilli... >
***
La città non era poi così piccola e povera come se l’era immaginata mille volte.
Doxa era semplicemente... un mix tra sorprendente, magico e grandioso. Non era come gli altri villaggi in cui si erano fermati per le vivande. E dove li avevano fermati dei brutti ceffi che volevano mettere le mani su Camelia e sulla pelliccia dell’ultimo rimasto di lince pardina.
Perché volessero Camelia, Shanako non aveva osato chiederlo.
Komor era rimasto zitto e quando nessuno poteva vederli, aveva rassicurato la sua amica con lo sguardo. Erano una stana coppia, Shanako l’aveva sempre detto. Litigavano e facevano pace quasi nello stesso momento.
Mancava poco che si dichiarassero il loro reciproco amore, aveva sussurrato una volta Eros venendo brutalmente zittito da Camelia che, un po’ rossa, un po’ bianca e molto imbarazzata gli aveva tirato un piatto pieno di riso in testa.
Fortunatamente la lince aveva la capoccia dura, altrimenti...
Tornando a Doxa, Shanako dovette ricredersi. L’aveva immaginata davvero male.
Invece era uno splendore, così tanto simile a Tokyo che quasi faceva spavento. Non c’erano treni o macchine, ma c’erano comunque negozi, palazzi e case in mattoni. Al centro c’era una piazza ambia quasi trenta metri al quadrato.
< Chiudi la bocca o ci entreranno i moscerini... > scherzò Eros.
Gli abitanti restarono a bocca aperta nel constatare che la lince aveva appena parlato, ma nessuno aveva avuto il coraggio di avvicinarsi.
Forse per via della zanne che nascondeva nella bocca.
O degli artigli.
O... boh, Shanako comunque era rimasta meravigliata da quanta indifferenza Eros prendeva la cosa. Nemmeno lui era mai stato a Doxa. Sapeva delle cose che gli aveva raccontato suo padre ma perché suo padre era il capobranco e partecipava a ogni assemblea di Lore.
Quella cosa lì che c’era una volta ogni dieci anni.
Shanako incrociò le braccia al petto, stizzita < Sto cominciando a non sopportarti più, sai? >
Eros sghignazzò.
< Dobbiamo recarci da Xenio. > disse all’improvviso Komor interrompendo la disputa.
< Chi è Xenio? >
< E’ il “guardiano/re” di Doxa. Praticamente amministra la città e qualche villaggio di contorno. Ma proprio come tutti gli altri, è sottoposto alla magia della Maga. > spiegò pazientemente.
Shanako annuì per poi continuare a guardarsi intorno incuriosita finché non sentì un distinto rumorino allo stomaco. Arrossì guardando verso i suoi nuovi amici, capendo di essere stata scoperta.
Camelia si ficcò meglio la testa nel cappuccio a forma di gufo < Meglio se prima andiamo a mangiare, Komor. Anche io ho un certo languorino. >
Fu così che tutti e quattro si fermarono a mangiare qualcosa in uno dei numerosi ristoranti del quartiere. Infatti non fu molto difficile trovarne uno.
Una delle cose che Shanako scoprì era il fatto che Camelia tendesse a mangiare praticamente tutto con sopra una dose di salsa barbecue. Sul riso, sulla carne, sulle verdure... gli occhi di Shanako erano diventati delle palle.
Mangiarono tranquillamente (ogni tanto qualche cameriere lanciava loro sguardi assassini, ma solo perché non era permesso portare animali nel ristorante) e per una bella oretta. Non parlarono molto, solo Shanako chiese altre curiosità riguardanti Doxa e il mondo di Lore.
Nonostante sia un’unione tra cinque universi (l’Universo Terra, l’Universo dei Ninja, l’Universo del One Piece, l’Universo dei Maghi e l’Universo degli Shinigami) non era propriamente uguale a questi. Anzi, c’erano un sacco di differenze.
La riunione della Black Moon era alla Death City di Lore, una Death City un po’ diversa rispetto a quella originale. Si poteva dire che Lore era una copia. Una copia fatta male.
Precedentemente a tutti gli abitanti era concesso passare da Lore al proprio Universo ma da quando si era conclusa la battaglia contro il Fantasma anche solo creare un portale artificiale era illegale. Pena, il carcere.
Nel migliore dei casi.
< Voi l’avete mai visto in faccia? Il Fantasma, dico. >
Komor ingollò l’ultima parte di torta alle more prima di rispondere < No, mai. Nessuno l’ha visto. Quando l’abbiamo sconfitto, tre anni fa, il suo corpo si era letteralmente disintegrato. >
< L’unica cosa che siamo riusciti a recuperare è una pietra. > continuò Camelia con un cucchiaio di gelato in mano < Una pietra rossa al cui interno brucia qualcosa. >
< Dentro la pietra? > chiese alquanto scettica Shanako.
La ragazza annuì gravemente < Ma attualmente non sappiamo né a cosa serva né cosa sia... >
< C’è l’ha un altro membro della Black Moon, adesso. > fece Komor alzando la mano chiamando una cameriera che gli si avvicinò tutta sognante < Un bicchiere di latte. >
La ragazza non ci fece caso all’inizio e Shanako inclinò la testa non riuscendo a capacitarsi del fatto che qualcuno potesse bere del latte a quell’ora.
La compagna del maestro d’armi sospirò.
Eros, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, soffiò talmente forte da far volare via i tovaglioli.
< Che ti prende? > chiese lievemente scocciata Shanako.
L’animale non la guardò nemmeno e rizzò le orecchie continuando ad annusare < Sento una strana puzza. >
< Che puzza? > Shanako cercò anche di percepire qualche odore ma dovette ammettere che il suo naso non poteva nulla contro quello della lince pardina.
Infatti non sentì assolutamente nulla.
Camelia guardò fuori dalla grande finestra del locale ma non vide nessuno.
Intanto Komor aveva iniziato a bere dal bicchiere pieno di latte come se niente fosse.
< Una puzza. Strana. Non ho mai sentito un odore tanto strano in tutta la mai vita. >
Shanako alzò gli occhi al cielo e terminò il proprio dolce < Quando incontreremo Xenio? >
Fu Komor a rispondere < Tra un paio d’ore. >
< E perché non subito? >
Camelia, che intanto era sgusciata via per andare al bagno, tornò stringendosi bene il cappuccio sulla testa < Sarà meglio andare. > e continuava a guardare fuori con insistenza.
Shanako non comprese il perché di quel cambiamento repentino, né perché Komor si era alzato come una molla e aveva pagato il pranzo lasciando pure una cospicua mancia. Eros si era limitato a seguirli.
Così anche Shanako decise di non fare domande.
Almeno non dubito. I tre ragazzi e la lince sgattaiolarono tra i vicoletti fino ad arrivare in una grande piazza circondata da alberi e panchine. Al centro vi era un’enorme statua.
Shanako la riconobbe subito: la Dea.
Con i capelli lunghi e mossi che incorniciavano il suo corpo snello e bellissimo, la veste bianca e un fiore di ciliegio tra i capelli. Ironicamente gli alberi portavano un intenso odore di ciliegio.
< Perché siamo qui? >
< Perché non possiamo rischiare di venire scoperti. > disse Komor.
Shanako deglutì < Scoperti da chi? > gracchiò ancora.
< Da quell’uomo. > sussurrò Camelia indicando sopra di lei.
Shanako alzò lo sguardo ma non vide nessuno.
< Non è il momento delle presentazioni, meglio andarcene e alla svelta. Xenio ci sta aspettando! >
Dopo aver parlato, Komor cominciò a correre verso la statua della Dea. Camelia e gli altri lo raggiunsero subito dopo, le persone continuavano imperterrite a fare ciò che stavano facendo, solo dopo Shanako si accorse dell’enorme edificio alle spalle della statua.
Si ritrovò a sgranare gli occhi.
Era grandissimo, che quasi si mascherava nonostante la grandiosità. Totalmente fatto di vetro colorato, con diverse pareti tondeggianti e finestre aperte.
Come aveva fatto a non notarlo non lo sapeva nemmeno lei.
< Corri! > il grido di Camelia la riscosse e per poco non volò per aria quando atterrò a pochi centimetri da lei una palla di fuoco.
Shanako tentò di guardarsi indietro ma Eros la prese e se la mise sul dorso in un secondo per poi correre a tutta velocità raggiungendo gli altri due che già erano all’entrata dell’enorme edificio.
La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di pensare che con un salto la lince varcò la porta che venne prontamente chiusa dal duo.
< C’è mancato davvero poco... > alitò Eros col fiatone.
Nemmeno lui che era un’animale era abituato a fare scatti così veloci. Soprattutto con qualcuno in groppa.
< C-Chi era...? >
Camelia lanciò uno sguardo fuori < E’ Kendras. Uno dei seguaci del Fantasma. > tirò un lungo sospiro di sollievo < Siamo stati fortunati. Ce ne siamo accorti in tempo. >
Shanako guardò la porta che le sembrava tanto fragile in confronto al cratere che quel tizio aveva lasciato sulla piazza. Era successo tutto così velocemente che non se n’era nemmeno resa conto.
Eros grugnì infastidito < Ecco cos’era quella puzza! > e si lasciò andare a una seria ben colorita di insulti e imprecazioni che nemmeno Shanako quando era incazza nera.
< Ma non sfonderà la porta? > chiese ingenuamente Shanako che cercava inutilmente di mantenere le gambe ferme.
Komor rispose < Questo non è un Palazzo come gli altri. Ma è protetto dalla Magia della Maga quindi è impenetrabile, almeno fino a che rimane in vita. >
< Xenio è qui. > annunciò Camelia < Riesco a percepire la sua anima. >
Shanako si pulì la gonna con una semplice mossa della mano < Ma non sarà pericoloso? Non potrebbe attaccare la città? >
< Kendras è e rimarrà sempre un idiota. > imprecò Komor, per poi voltarsi verso la compagna < Io e Camelia usciamo e lo sistemiamo. Shana, trova Xenio e fatti raccontare la Storia. >
< Quale storia? >
< Lui sa di cosa si tratta. > detto ciò scomparve assieme a Camelia chiudendosi la porta colorata alle spalle.
Quindi Shanako ed Eros cominciarono a camminare verso quella che sembrava una sala circolare. Tutto ciò che si poteva trovare lì era completamente fatto di vetro colorato, la luce si rifletteva sulle pareti e sembrava di essere a pochi passi dal sole.
Non ci volle molto che percorsero alcuni corridoi dove si alternavano molte figure che si distinguevano dal resto perché più scure e appariscenti.
Era preoccupata. Cioè, sapeva che né Komor né Camelia erano facili da battere.
Che non si sarebbero fatti sconfiggere da un “idiota” ma aveva quella brutta sensazione, quel tipo di contorsione dello stomaco che ti porta a vomitare.
Sapeva però che stando vicino a quella coppia strampalata (perché in un certo senso lo erano) le avrebbe fatto bene. Ovvio che poi si sarebbe salvata.
Poi ci fu una violenta scossa di terremoto e Shanako quasi cadde.
< Che cos’è stato?! >
Eros si aggrappò al pavimento con gli artigli e si guardò attorno freneticamente.
< E’ Kendras e non credo si sia limitato a lanciare palle di fuoco. >
La voce fuori campo costrinse i due a voltarsi di scatto. Fortunatamente Shanako aveva subito capito di chi si trattasse, lo stesso valeva per Eros.
Xenio.
Non era affatto come se l’era immaginato. Era alto, con folti capelli bianchi a ricadergli sulle spalle, niente barba esagerata e con gli occhi più azzurri che ebbe mai visto. Chissà perché uno di nome Xenio per lei doveva per forza essere basso, vecchio, barbuto e gracilino.
Magari pieno di rughe.
Invece sembrava un quarantenne nel pieno delle forze. Niente gobba o occhi incavati.
Indossava persino quella che a lei sembrava un’armatura.
Poi le vennero in mente le parole di Camelia secondo cui “Xenio è il Guardiano di Doxa”.
Eros mostrò comunque i denti < Sei Xenio? >
Meglio essere prudenti, si disse.
< Sì. Sono io. E voi dovreste essere Eros, l’ultima rimasta del branco di linci a sud di Doxa e... Shanako? >
La ragazza annuì tenendo gli occhi fissi su quell’uomo.
< Komor Ryuuzaruk e Camelia Birdkill ci hanno mandato qui per ascoltare la Storia. Intanto avrebbero tenuto a bada il seguace del Fantasma. > spiegò brevemente la lince rilassando i muscoli.
Shanako deglutì.
Nessuno dei due aveva mai accennato alla Storia prima di allora. Si poteva dire che fosse preoccupata ma anche eccitata. L’avrebbe riguardata da vicino?
Magari spiegava l’origine della Black Moon...
Comunque la si vedesse, Shanako voleva sapere la verità. Dopo che si sarebbe convinta di tutto ciò, avrebbe combattuto. Sarebbe tornata a casa sana e salva.
Lo giurava.
***
C’era la neve.
Quel giorno c’era la neve, se lo ricordava bene. Stava facendo una passeggiata tra i boschi, attorno al villaggio quando all’improvviso aveva sentito un grido.
Si era avvicinata e quel che aveva visto le fece cedere le ginocchia.
C’era sangue. Tanto sangue.
Lei aveva paura del sangue.
Tingeva la neve, le mani, gli occhi.
Ricordava perfettamente quegli occhi.
Turchesi.
< Ehi, sveglia!! > il grido la fece scattare seduta in meno di un secondo. Si guardò attorno frastornata e sì, si trovava ancora in quella cella.
Sapeva che prima o poi sarebbero tornati a prenderla ma non credeva così presto.
Fortunatamente non era di nuovo quel demone.
La donna aprì la cella in un attimo e le fece segno di avvicinarsi. Non poteva fare del male a nessuno, lo sapevano, perciò non le avevano messo le catene ai polsi.
Non era nessuno.
L’avrebbero uccisa.
La ragazzina si alzò, ancora tremante, e uscì come quella donna le aveva detto di fare. Poi la guardò. Aveva i capelli biondissimi e gli occhi color ghiaccio.
Era bellissima.
Questa indicò alle sue spalle e la biondina lanciò un grido nel riconoscere la stessa persona che l’aveva catturata. Questa scoppiò in una fragorosa e divertente risata, che rimbombò in tutto il corridoio illuminato solo da delle torce.
< Come va, piccolina? > il tono divertito e meschina le fecero rizzare i capelli dietro la nuca.
< Akame, piantala. Ho IO il compito di portarla al Castello. Tu, se non sbaglio, hai un’altra missione. >
< Si, si, vado. > replicò scocciata il demone che salutò la ragazza con la manina < Ciao, ciao! Spero di rivederti... > “così potrò mangiarti” aggiunse tristemente la quindicenne alla frase volutamente lasciata in sospeso da quel mostro.
Yukiko lanciò un’occhiataccia ad Akame che corse via alla velocità della luce.
Prese la ragazza per una spalla e la fece camminare. Questa non poté fare a meno di notare la temperatura estremamente bassa della sua mano e anche la sensazione di gelo che provava nello starle vicino.
La guardò di sottecchi ma venendo beccata decise di non farlo più. Aveva una paura matta.
Attraversarono numerosi corridoi finché non giunsero in quello che sembrava un salottino. Si ricordò di essere entrata in un cottage e non in una costruzione grandissima. Quindi fino ad allora era sempre stata sottoterra.
Quasi le venne da piangere.
< Pronta? > fece la donna ma solo dopo qualche minuto si accorse che non stava parlando con lei ma con un ombra nascosta dietro a un divanetto.
La figura che ne uscì fu davvero spaventosa: non doveva essere molto alta, anzi, forse anche quanto lei, ma il colore della sua pelle non era per niente normale. Era rossa.
Quello stesso rosso che macchiava la neve quel giorno. La neve bianca. Quasi dello stesso colore i corti e arruffati capelli di quell’essere. Grazie alla luce fioca del caminetto, riuscì a distinguere due piccoli corni e le orecchie a punta.
Si trattenne dall’urlare solo perché temeva che l’avrebbero potuta uccidere prima se lo avesse fatto.
< Tutto pronto. > rispose quella abbottonandosi un lungo mantello fino ai piedi, l’altro invece lo lanciò alla ragazza < Mettitelo o morirai congelata. >
Quella ubbidì e lo indossò.
In effetti i suoi abiti da hipster non sarebbero stati adatti per una “passeggiata” in mezzo alla neve e il cappotto che indossava quel giorno chissà dov’era andato a finire.
< Nome? >
< N-Niamh O’Brian! > scattò la ragazza ricominciando a tremare.
Prima ancora che potesse dire qualche altra cosa, Yukiko si intromise nella conversazione < Dobbiamo sbrigarci. Prima arriveremo al castello e prima ce ne potremmo andare. Il boss aspetta solo te per andare a prendere quel gruppo di scocciatori. > sbuffò, parecchio infastidita.
L’albina annuì e tutte e tre proseguirono verso il fantomatico castello.
Niamh tremava a ogni sbuffo di vento. Deglutii rumorosamente ma nessuna delle due donne sembrava fare caso a lei. Si guardò attorno e si rese conto di trovarsi in una foresta innevata. Lo spettacolo che si poteva ammirare era fantastico ma si disse che non era il momento adatto per incantarsi a osservare la natura e accelerò il passo, notando di stare rimanendo indietro.
Non voleva rimanere indietro.
Quella era una foresta abitata da spettri e mostri malvagi. Per lo meno, quelle due non l’avrebbero sventrata o mangiata viva... almeno sperava.
L’unica che le aveva dato quell’impressione era Akame ma aveva capito che quando si parlava di lei, si andava a pensare all’arcana famiglia cannibale che abitava le zone dell’estremo est di Lore, ormai distrutte.
Fortunatamente, aggiunse nella sua mente.
< Yukiko? > la donna chiamata lanciò una veloce occhiata alla collega come segno di averla sentita < Chi si occuperà degli altri? >
Lanciò un vago sguardo al cielo coperto di nuvole < Ci penserà lei. >
< Spero che con “lei” non intendi Akame perché ha già fallito due volte... al Boss non piacerà un terzo fallimento. A proposito, > Yukiko la pregò di continuare < Dove si trova? Non lo si trova più da un paio di giorni. >
< Sai anche tu che il Boss è uno a cui piace andare avanti e indietro per Lore. E sta’ tranquilla, non intendo mica Akame. Con il suo stato d’animo attuale andrebbe di matto... di nuovo. Ciò che stavo per dire- > ma Pyra la bloccò prima che potesse aggiungere altro indicando la prigioniera.
Non potevano certo spifferare i loro fatti in giro.
***
< La Death City di Lore. >
< Eh? >
< E’ la nostra destinazione. > chiarì Greta aggiustandosi i ciuffi ribelli con una molletta.
Velocemente Trafalgar Law le lanciò un’occhiata poi guardò Penguin dandogli l’ordine di partire immediatamente.
Dovevano andarsene il più in fretta possibile. Il Vice Ammiraglio Jinko non avrebbe perso tempo a cercarli dopo il piccolo incidente, il Chirurgo della Morte poteva considerarsi in cima alla sua lista nera.
Non era stata una cosa semplice ma ce l’aveva fatta.
Fu a quel punto che si sentì un ruggito. Greta sospirò, Eiji si lanciò sulla sedia (depresso da morire) e Kanta scoppiò in una fragorosa risata quando un’enorme tigre bianca la raggiunse e quasi le si lanciò addosso.
L’arciera non poté fare a meno di notare (nuovamente) l’enorme somiglianza tra l’animale e la sua padrona.
Non ci avevano messo molto a fare del sottomarino di Trafalgar Law un economico mezzo di trasporto pubblico. Erano rimasto un po’ scandalizzati, forse, nel sapere che Kanta era con loro da più di una settimana a causa dell’affondo della piccola imbarcazione che aveva arrangiato.
Se Trafalgar non fosse passato casualmente di lì, Kanta Sawada poteva dirsi morta. Ma non fu così fortunatamente. O sfortunatamente, chi può dirlo?
Eiji continuava a mugugnare qualcosa riguardo noia, assenza di segnale e bende che stringevano troppo forte, Greta si stava trattenendo dal dargli un pugno in faccia e allo stesso modo Kanta lo guardava alzando un sopracciglio.
< Non raggiungiamo prima Doxa? > chiese Kanta aggiustandosi, con un gesto fluido della mano, gli occhiali da sole sul naso.
L’altra scosse la testa < Faremo tardi. Sicuramente quei quattro saranno già arrivati. >
Tempo due minuti che un grido di vittoria si levò dalla parte dell’Hacker, facendo sussultare le ragazze.
< Non so come, ma qui sotto la linea prende! >
La bruna gli lanciò un’occhiataccia.
< Ti sembra il momento?! >
Eiji la guardò con entrambe le sopracciglia inarcate < Ovvio che sì. >
Kanta mostrò un sorriso a trentadue denti < Allora, Law? Ci accompagnerai? >
Greta sussultò a quella domanda. Davvero li avrebbe accompagnati?
Piantò i suoi occhi bicolore in quelli del pirata, aspettando una sua risposta. Che non tardò ad arrivare < No. > Greta morsicò il bordo della felpa aperta < Mi fermerò al portale. >
Non che non fosse felice di poter passare qualche giorno nel sottomarino del Chirurgo della Morte, ma Greta sentì l’impellente bisogno di uscire da quella sala da pranzo e ritirarsi in solitudine da qualche parte.
Così si alzò e senza dire niente uscì.
Eiji non l’aveva nemmeno guardata, ma aveva ben capito il perché di tutta quella faccenda, Kanta aveva lanciato uno sguardo prima all’arciera e poi a Law, concludendo che erano due idioti.
Greta Ciel era una sua amica da ben cinque anni. La prima volta che si erano viste era all’Arcipelago Sabaody, in seguito a un casino combinato da quello che Greta aveva ribattezzato “il pazzo” Monkey D. Rufy, il futuro Re dei pirati.
Seppur con due anni di differenza (lei ne aveva diciannove, Greta diciassette) si erano ritrovate a combattere insieme e con una coordinazione che rasentava lo stupefacente. Si erano salutate poco dopo e ognuna aveva preso una strada diversa.
Da quel che ne sapeva, Greta era entrata a far parte della ciurma di Trafalgar Law ma quando questo si era fatto vivo nella battaglia di Marineford, della ragazza nessuna traccia.
Kanta l’aveva rivista una seconda volta, dopo il ritorno dello stesso pazzo al Quartier Generale della Marina, proprio a Sabaody. In quell’occasione però lei era già entrata a far parte della Black Moon.
Non riuscendo a resistere, si alzò e dopo aver accuratamente lanciato un’occhiata scocciata al capitano dei Pirati Heart, si avviò. Riuscire a orientarsi in quel sottomarino non era granché facile ma dopo anni di ripescaggio (perché era già la terza volta che Trafalgar le salvava la pellaccia) si era abituata.
Raggiunse la cabina dell’infermeria e l’aprì senza neanche bussare. Ci trovò una Greta mezza addormentata che fissava il soffitto.
Ipotesi confermata: Greta conosceva quel sottomarino come le sue tasche. L’aveva notato appena erano entrati, quando Shachi le aveva detto di avviarsi verso la sala comandi, Greta ci era andata senza chiedere informazioni.
E poi c’era il fattore Traffy-Greta.
Kanta chiuse la porta e vi si poggiò sopra con la schiena < Ogni volta che salgo su questo “canarino” vedo un numero esorbitante di anime... Come se Trafalgar si fosse affezionato a un intero paese. > “soprattutto tre...” aggiunse mentalmente.
< Non farci caso. E’ normale. >
< Tu sai qualcosa? >
< Può darsi... > Greta sospirò mettendosi a sedere sul lettino < Non sarebbe meglio andare da Jean Bert e dargli le coordinate per la prossima isola? >
Kanta si guardò le unghie < Già fatto. E’ una rottura non poter aprire un portale qui... >
< Se lo facessimo ci seguirebbe l’intero sottomarino. > ribatté l’altra con un sorriso tirato.
La bianca sbuffò < E’ incredibile come quello lì possa farti diventare tanto... tanto... > cavolo, non riusciva a trovare un aggettivo che descriva appieno la situazione (disastrata) di quella povera ragazza.
Alla fine sbuffò e la guardò attraverso gli occhiali da sole < Scommetto che tra un po’ inizierai a sclerare. >
Greta le lanciò un’occhiataccia.
< Guarda che è vero! Hai la tendenza a diventare terribilmente isterica. Soprattutto con quel tipo... > e indicò dietro di se, come se Law fosse lì da qualche parte in bella vista.
< Io non sono isterica! >
Kanta alzò un sopracciglio, Greta si stupì del fatto che lì non ci fosse nessun piercing.
Ad aprire la porta di scatto (Kanta quasi volò verso l’oblo abilmente schivata dall’arciera) fu Bepo che immediatamente si scusò. Come al solito.
< Cosa c’è Bepo? >
< Il capitano vuole sapere più dettagli riguardo la vostra missione. >
***
< L’Origine del demone Akuma, dici? Nessuno ne è a conoscenza.
Sappiamo solo che è stato a causa sua se la Dea Madre non ha più potuto manifestare pienamente i suoi poteri. Ella, infatti, ha equamente diviso in precedenza alcune delle sue formidabili abilità tra quelli che oggi sono i membri della Black Moon.
Ma devi ricordare una cosa, Shanako, la Grande Dea Madre ha un grande cuore. Qualunque cosa possano dirti, qualunque cosa dovessi scoprire, aspetta di conoscere la storia fino in fondo prima di poter dare le conclusioni.
Ciò mi è stato detto precedentemente da mio nonno, sfortunatamente morto anni addietro, con il preciso intento di mettermi in guardia. Il Fantasma non è certo un tipo a cui sta bene vedere la distruzione del mondo. Ma andiamo con ordine...
Stavo per raccontarti la vera storia che lega la Dea con Doxa, vero? Devi sapere che precedentemente la capitale del mondo di Lore era Miracle ma fu distrutta esattamente dieci anni fa da Akuma.
Fu il Fantasma a liberarlo ma all’epoca la Black Moon non era ancora stata fondata, infatti fu la Maga a fermare il suo attacco prima che la sua opera di distruzione si espandesse oltre i confini di Miracle. E con questo il Fantasma scomparve.
Ma tre anni fa riapparve e andò molto vicino alla rievocazione di Akuma ma i ragazzi della Black Moon ebbero la meglio, nonostante la giovanissima età. Erano i salvatori.
Coloro che hanno dato al mondo di Lore e agli altri una seconda opportunità. I nostri eroi.
Ma ora il Fantasma è tornato e vuole nuovamente provare a liberare Akuma dal suo limbo. Ora, tu già conosci la procedura, non è vero? Komor e Camelia te l’avranno spiegato. La Dea ha ripiegato in te la sua speranza. Probabilmente si aspetta che tu riesca a trovare la Maga, che intanto si è nascosta in un angolo di Lore aspettando il momento giusto per contrattaccare, che riesca a rimettere insieme la Black Moon e che, molto probabilmente, salvi questo mondo che le sta tanto a cuore.
Non spaventarti... in qualche modo tu se legata alla Dea e sei in grado di usare i suoi poteri. Per tutto questo tempo sei stata continuamente osservata e quella persona ha riferito a me tutto ciò che ti poteva riguardare.
Lei sapeva che la Dea avrebbe scelto te ci aveva visto giusto.
Ad ogni modo Doxa non è quella che credi. Per anni è stata il centro della malvagità scaturita da Akuma. In poche parole la singola porta che porta al limbo del demone è proprio sotto questo palazzo.
Ed è proprio da qui che inizia la tragedia. Perché Doxa, oltre che ospitare la porta per il regno di Akuma, ha anche vissuto istanti di follia. E tutto proprio a causa della malvagità che filtrava dal portone del limbo.
Le persone si uccidevano tra loro non appena nel loro animo traspariva una qualche emozione negativa. Ma non temere, ormai dalla porta non fuoriesce alcuna aurea demoniaca. E’ per questo che la si chiama per certi versi la Capitale della Tragedia, perché all’interno di queste mura, ha avuto luogo il più grande genocidio mai visto: l’intera stirpe Tenshi è stata spazzata via dalla follia, l’intera famiglia si è sgretolata, abbattute come case di carta. >
Intanto la ragazza ascoltava rapita, incantata, terrorizzata la struggente storia della città. Mai avrebbe immaginato di poter sentire una cosa del genere.
Ad ogni modo non si sentiva all’altezza di tale compito. Perché lei? Non era in grado di sopportare tutto questo, non era in grado di salvare un mondo. Figurarsi cinque!
Perché Xenio, la Dea e un po’ tutti non pretendevano che salvasse solo Lore, l’aveva capito solo dopo, ma anche tutti gli altri universi esistenti. Il Guardiano le spiegò che in realtà gli universi sono infiniti ma che quei cinque sono collegati tramite le porte di passaggio situate proprio a Doxa e nei maggiori centri di urbanizzazione per via dell’innumerevole traccia magica e l’illimitata energia che emettono.
Non ci stava capendo più niente.
La sua testa rischiava di scoppiare! Perché? Perché lei?!
Gli occhi castani le divennero lucidi e le guance si imporporarono. Era sì la più brava della scuola praticamente in tutto, studio, sport, comportamento, organizzazione, sapeva anche come comportarsi in quanto leader di vari club che l’avevano presa e iscritta senza che potesse avere il tempo di dire “ma”.
Non era pronta. Per niente. E perché l’avrebbe dovuto fare?
Per salvare chi?
I suoi genitori? Anche la Terra era in pericolo?
Strinse talmente forte i pugni da rischiare di tagliarsi i palmi con le unghie. A leccare via quelle poche gocce che riuscirono a uscire ci pensò Eros con una leccata delicata. Shanako lo guardò con le sopracciglia aggrottate e le labbra strette forte per non scoppiare a piangere.
Aveva abbassato la testa ma per la lince era impossibile non notare la sua espressione dal basso. Le accarezzò la mano con la testa e Shanako si lasciò scappare un singhiozzo.
Che non passò inosservato a Xenio, ovviamente.
< Shanako, so che può essere difficile ma devi crederci. Devi credere in te stessa, non puoi abbandonarci così... >
La mora alzò la testa di scatto, irata da morire < Abbandonarvi? Si può spere cosa vi siete messi in testa tutti? Komor e Camelia non mi hanno detto niente e adesso tu mi stai dicendo che dovrò per forza mettere in gioco tutto per salvare quanti più universi possibili da un demone assassino?!
E si può sapere chi vi ha detto di me? Perché non qualcun altro? Sicuramente la maggior parte delle persone che abitano in questo universo saranno felici di diventare degli eroi ma io... io voglio solo tornare a casa... >
Xenio assottigliò lo sguardo e sospirò.
Avrebbe dovuto aspettarselo. Dopotutto aveva vissuto come una normale ragazza della Terra. Come biasimarla?
< E’ stata l’ex leader della Black Moon ad averci guidato a te. E’ stata lei che prima di morire ha designato un successore: tu. > fece una pausa < Ma non ne ha nessuna colpa. Nessuno sapeva fossi tu fino a quando non sei stata portata qui dal Fantasma.
Io ti conoscevo perché non solo sono un Guardiano ma posso comunicare con i morti e lei mi ha raccontato di te. E’ successo circa due mesi fa. Non ho detto niente a nessuno appunto perché non volevo creare false speranze ma vedo che ormai è troppo tardi... >
Shanako sgranò gli occhi < Come... troppo tardi? >
< Il giornale. Qualcuno ha reso pubblico il tuo arrivo qui a Lore. L’arrivo della salvatrice che guiderà la Black Moon alla vittoria. Tutti credono in te, Shanako. Fallo anche tu... Ti preghiamo... >
***
Eiji lesse velocemente l’articolo e inarcò le sopracciglia < Cavolo! E’ arrivata! > si grattò la nuca e alzò gli occhi azzurri sulle figure davanti a lui. Il sottomarino di Trafalgar Law poteva essere uno spasso se ci mettevi dentro le persone giuste.
Shiro mosse la coda velocemente, colpendo involontariamente la gamba di Greta che passava casualmente da lì.
< Chi è arrivata? > chiese Kanta incrociando le caviglie sul tavolo da pranzo come se niente fosse. Law non la guardò nemmeno.
Eiji  alzò lo sguardo dal cellulare < Dobbiamo sbrigarci: stando a quanto dice il giornale, la coppia-perfetta la sta portando a Lore. Solo mi chiedo perché è già apparsa la notizia sul quotidiano... >
< Ripeto: chi è arrivata? >
Eiji alzò un sopracciglio < Chi potrebbe essere, secondo te? Shanako Miyazawa, ovviamente. > spiegò ritornando a guardare sullo schermo del suo aggeggio elettronico < E come se non bastasse, qui dice che Doxa è sotto attacco... >
Le ragazze sembravano turbate e dato che Trafalgar Law non conosceva propriamente tutto del fantomatico mondo di Lore, si ritrovò ad alzare un sopracciglio in attesa di ulteriori chiarimenti.
< Ma come fai a essere a conoscenza di ciò che sta accadendo in questo stesso istante? > fece Greta mentre poggiava tutto il peso su una sola gamba.
Eiji sorrise < Beh, è un nuovo programma che ho progettato. E’ molto utile se si vuole sapere cosa succede e funziona. Sempre. > poi guardò con espressione vagamente divertita il Chirurgo della Morte < Sai di cosa stiamo parlando? >
Law non rispose per pur amor proprio, non voleva fare la figura del somaro anche se, in effetti, non era mica colpa sua se non conosceva come stavano effettivamente le cose. Quindi Kanta incrociò le braccia dietro la testa, restando in piedi e lanciando occhiate a destra e a manca, come se stesse cercando qualcuno in particolare.
Anzi no, come se stesse seguendo con lo sguardo qualcuno.
< Shanako Miyazawa è la nostra speranza > iniziò Greta con un sospiro < ,colei che libererà Lore e tutti gli altri mondi dalla malvagia presenza del Fantasma... la nostra salvatrice, in parole povere. > poi si mise a guardare fuori dall’oblò, come sovrappensiero < La nostra salvezza. >
Trafalgar poteva dirsi soddisfatto della descrizione ma voleva saperne di più.
< Greta di avrà raccontato di Akuma, no? > fece Kanta venendo incenerita dall’arciera in questione, rossa in viso. Aspettò che il Chirurgo annuisse per continuare < E della Maga? Ti ha detto che praticamente è l’unica ad avere un legame con il potente demone, dico bene? Ecco, Shanako ha un legame esattamente come quello della Maga Guerriera ma con la Dea... con la differenza che lei, Shanako, sarebbe in grado di utilizzare i poteri della nostra divinità. >
continuò Eiji, non staccando gli occhi dal cellulare.
Entrambe la ragazze annuirono, come a difendere la sua idea, per poi tornare ai chiarimenti. Insomma, lì la situazione era abbastanza complicata.
< E il vostro leader? > chiese all’improvviso il capitano dei Pirati Heart, facendo sussultare persino Eiji che alzò gli occhi verso di lui < Dov’è? Ci sarà anche lui alla riunione? >
La donna-tigre ghignò seriamente divertita < Lui? Nah! Non viene mai. Non credo gli interessi più ormai... >
< Già, Kanta ha ragione. >
< In verità non credo sia l’unico a non venire... > continuò Eiji < Avete mica sentito Karuo? >
Greta abbassò lo sguardo mentre Kanta si limitò a fissare il soffitto del sottomarino. No, nessuna delle due l’aveva più visto. In verità sembrava essere sparito dalla faccia della terra. Come non si sapeva... nemmeno un morto sparisce così dal nulla.
< Lo sospettavo... >
< Magari si è nascosto. Lo sai che la sua situazione è un po’ difficile, ma sono sicura che verrà. Non è un tipo che molla facilmente, lo sapete bene. > gracchiò l’arciera sistemandosi la coda di cavallo.
No, c’era qualcosa sotto.
Lo sapeva.
Lo sapevano tutti in realtà. Non erano mica stupidi loro.
Kanta era una stratega senza eguali, nessuno raccoglieva informazioni come Eiji e Greta, beh, stesso discorso della donna-tigre e in più era anche un’ottima navigatrice.
< E per quanto riguarda Doxa? >
I membri della Black Moon tornarono a concentrarsi su Law, che non aveva smesso un attimo di fissarli.
A prendere la parola fu Greta < Doxa è la capitale di Lore: in un certo senso ne è il cuore ed è lì che dimora il Guardiano Xenio, colui che conosce l’intera storia. Ed è sempre lì che si trova la porta del Limbo di Akuma.
Ovviamente, questa può essere aperta solo dalla Maga quindi per ora possiamo stare tranquilli visto che anche lei sembra scomparsa. A ogni modo Doxa non è solo una città di rose e fiori ma in passato ha conosciuto la sofferenza e la pazzia meglio di qualunque altra città o villaggio di Lore... è questa la storia della tragedia. >
< Doxa era abitata per lo più da esponenti delle famiglie più importanti di quel mondo. Tra questi spiccava il clan Tenshi. > fece Kanta, interrompendo la compagna < La malvagità che fuoriusciva dalla porta del Limbo fece impazzire tutta la cittadinanza che cominciò a uccidersi a vicenda. >
< Assomiglia moltissimo alla follia che emanano i kishin, non è vero? > chiese a un certo punto Eiji, al che Kanta annuì < Mi aveva detto Komor, una volta, che quando il Primo Kishin era stato liberato, persino un suo professore ha cominciato a dare i numeri. Tu sai cos’è la follia, vero dottore? > chiese infine a Trafalgar.
Questo si limitò a fissarlo per interminabili secondi per poi ghignare, come suo solito.
La bianca proseguì con un colpo di tosse finto < Stavo dicendo... > e guardò malissimo Eiji per verla interrotta < Il clan Tenshi era famoso per la sua devozione alla Dea Madre, superiore a chiunque altro, e per la loro incredibile magia. La distruzione dell’intera famiglia fu una vera e propria devastazione. >
< Il clan è estinto naturalmente ma tutti sapevano che in realtà aveva degli oscuri collegamenti con il Fantasma e l’esercito del Nulla. > concluse Greta, adocchiando dei biscotti sul tavolo.
Trafalgar Law allora, fece la domanda che più gli premeva fare < Cos’è successo tre anni fa? >
I tre si irrigidirono sul posto: ad Eiji cadde di mano il cellulare, Kanta si immobilizzò come una statua di pietra e Greta si strozzò con il biscotto alle nocciole, gentilmente aiutata da Shiro che le batté una forte zampata sulla schiena.
Allora aveva ragione.
Era realmente successo qualcosa tre anni prima da farli reagire a quel modo.
Ma cosa?
L’Hacker deglutì ma si sentiva ugualmente la gola secchissima < Non sarebbe meglio provvedere al portale? Dovremmo sbrigarci... >
Non era da Eiji Tanaka reagire così. Non era normale per nessuno dei tre reagire in quel modo. Semplicemente avevano qualcosa da nascondere e questo, a Trafalgar Law, non piaceva per niente.
< Eiji ha ragione > disse Kanta < Shiro, dì all’orso di riemergere. Ovviamente sempre se tu sei d’accordo, capitano. > l’ironia nella voce della donna-tigre solleticò l’orgoglio del suddetto capitano.
Ma prima ancora che potesse attivare la sua room pensò che forse avrebbe potuto portare a compimento il suo piano al suo ritorno.
< Vengo anch’io >
Greta quasi si strozzò di nuovo con l’ennesimo biscotto: questa volta fu Eiji che l’aiutò a non stramazzare al suolo.
Kanta sgranò gli occhi < Cosa? >
Law la fissò. Poi fissò gli altri due < Vengo anch’io e non è una domanda. >
Greta arrossì per non si sapeva bene cosa ma Kanta si sentiva stranamente divertita. Le erano sempre piaciute queste uscite ad effetto!
< Allora bisognerà riemergere il più in fretta possibile. A quanto dista la prossima isola? > chiese a Greta.
La ragazza ci  pensò su per un po’ < Meno di due ore dovremmo poter armeggiare. Ma non ne sono sicura, non ho una cartina sotto il naso... >
Kanta rise < Perfetto! Eiji, datti una mossa e resta aggiornato! >
Stava andando tutto a meraviglia (all’incirca) persino Greta si era avvicinata a Law per parlargli di una cosa (Kanta aguzzava le orecchie il più possibile finché chiese  Shiro di avvicinarsi di soppiatto e riferirle dopo) quando un ragazzino non entrò sbattendo la porta.
Come un tornado.
Nessuno l’aveva mai visto.
Bende un po’ ovunque. Pelle scura. Zazzera nera.
Basso. Magro.
Indossava una semplice giacca nera col collo alzato che lasciava intravedere, appunto, le numerose bende. Pantaloni verde bottiglia fino al ginocchio. Scarpe comode (Eiji si premurò di segnarsele, perché sembravano davvero delle piume ai piedi).
L’occhio destro viola.
Quello sinistro coperto da una fascia nera, con al centro il simbolo di una rosa bianca stilizzata.
Aria sfinita. Malinconica. Anzi no, apatica.
Non più di quattordici anni.
Greta inarcò le sopracciglia notando i tatuaggi che gli decoravano i polsi con rovi e rami intrecciati colmi di spine e foglie < Tu chi sei? >
Quello alzò lentamente l’occhio buono e nessuno lo vide respirare.
< Sol. > disse con voce atona < E devo venire anche io. >
***
Eros parve risollevato quando Shanako riprese a insultarlo a macchinetta.
Se lo insultava, voleva dire che si era ripresa dallo shock iniziale, no? Xenio guardava la scena con gli occhi a palla, mentre Shanako sfogava la sua frustrazione prendendo a pugni la povera lince.
Che “povera?” non sentiva niente perché i colpi della ragazza non avrebbero fatto il solletico a una mosca.
< Hai finito? >
Shanako lo trucidò con lo sguardo < NO che non ho finito!! > strillò infatti. Non poteva credere a una cosa del genere. Nessuno le aveva detto nulla. Nessuno le aveva accennato la missione “salviamo il mondo” e che lei avrebbe dovuto farne parte!
Annaspò per un attimo, si era sfogata talmente tanto che ora non aveva più la forza per reggersi in piedi.
Xenio le si avvicinò < Allora? >
Aspettavano tutti una sua risposta. Perché?, si persisteva a chiedere.
Perché lei?
Ma ormai era inutile tergiversare, toccava a lei e a nessun altro. Ma come avrebbe fatto, comunque? Non sapeva combattere, non era una spadaccina come Komor, non sapeva tirare pugni o calci, era una karateka ma dubitava che in un posto del genere quelle mosse l’avrebbero salvata.
Quelli lì erano dei veri mostri.
Bastava pensare ad Akame e ai suoi compagni di viaggio. E come pensava solo di poter battere il Fantasma (che aveva all’incirca copiato i poteri della Somma Maga) e Akuma (il distruttore)? Non riusciva a crederci.
Davvero.
< Shana, sappiamo che è difficile ma per noi non c’è altra speranza che te, capisci almeno questo? > continuò Eros.
La ragazza lo guardò , gli occhi lucidi dalla frustrazione e dalla rabbia < I-Io però... non posso farcela... >
< Tu puoi. Fidati di me e dei tuoi amici: Miyou ha scelto te per un motivo preciso e sapeva che avresti avuto difficoltà nell’accettare il tuo ruolo ma non preoccuparti. Ce la puoi fare! > fece il Guardiano sorridendo teneramente < Ti fidi di noi? >
Se si fidava di loro?
Guardò Eros e pensò che se non fosse stato per lui a quell’ora sarebbe ancora in giro per quella radura incontaminata. Se non avesse incontrato Komor e Camelia sarebbe morta. Sicuramente.
Quindi perché quella domanda?
< Certo che sì! > esclamò infatti lei.
< Allora se noi ti diciamo che ce la puoi fare, puoi farcela Shanako! Noi crediamo in te! >
Fu a quel punto che Eros ringhiò forte e si lanciò sulla ragazza, buttandola a terra. Il tempo di urlare e l’intero palazzo crollò sopra di loro.
Non fu un bello spettacolo.
Per niente.
Eros salvò Shanako dal beccarsi le scaglie di vetro nelle zone vitali ma nessuno ebbe la decenza di salvare lui da quei colpi mortali.
Shanako, dopo che l’intera costruzione fosse distrutta, faticò a togliersi di dosso il peso dell’animale per vedere quanto sangue fluiva fuori dalle sue ferite.
Respirava a fatica.
Gli occhi le si riempirono di lacrime < Eros!! >
Xenio, a pochi passi da loro, non riusciva a camminare e Shanako non si accorse nemmeno dell’uomo alle sue spalle che ghignava divertito.
Lei continuava a guardare la lince con gli occhi sbarrati: tre pezzi.
Tre pezzi di vetro lo stavano trapassando e sentì la punta di uno di loro graffiarle la gamba.
No. Non poteva crederci.
< EROS!!!! > gridò fortissimo.
Talmente forte che dovette tenersi la gola per non rischiare di strozzarsi con l’aria.
Il pelato, dietro di lei rise sguaiatamente < Non credi di esagerare? Dopotutto è solo un animale. >
Shanako non si era mai sentita così disperata. Così infastidita. Così arrabbiata!
Si voltò verso di lui, occhi ridotti a due fessure, fronte aggrottata, pugni chiusi, unghia infilate nella carne della mano e sangue che continuava a uscire dalla ferita alla spalla sinistra.
Il cuore le martellava il petto per la rabbia.
Lo sentiva chiaramente.
Non riusciva a controllarlo.
Faceva male. Ma cosa avrebbe potuto fare?
Non c’era niente che potesse fare? Sul serio?
< Shanako! > nel sentire una voce sconosciuta, la ragazza si voltò incrociando due occhi freddi e splendidamente neri < Sei Shanako, dico bene? >
La mora non ebbe la forza di annuire ma la nuova arrivata capì che si trattava di lei. Non poteva essere altrimenti.
L’uomo, Kendras, guardò nella stessa direzione di Shanako con un ghigno stampato sulla faccia rotonda < Un altro membro della Black Moon! Oggi sono proprio fortunato! >
< Entrare a Doxa, distruggere il Palazzo... non sarai perdonato Kendras. Mai. > disse la nuova guerriera che si era presentata sul campo di battaglia < Senza contare che hai quasi ucciso due dei miei compagni. Sei un essere schifoso. >
L’uomo di fuoco grugnì in risposta e balzò contro la ragazza.
Shanako era davvero troppo shoccata e preoccupata per prestare attenzione allo scontro. Le mani le tremavano, sporche del sangue della giovane lince che non dava più segni di vita. Cominciò a piangere silenziosamente.
Una piccola parte di lei le urlava contro.
< Davvero rimarrai a guardare tutto mentre cade in pezzi? Sul serio non muoverai un dito? Ti va bene così?!! > a urlare quelle parole fu Eros, ancora in forze.
Tentò di rimettersi sulle zampe ma ogni sforzo causava una fuoriuscita maggiore di sangue e questo, Shanako, non poteva permetterlo < Non muoverti, dannazione! O morirai. >
Gli occhi dell’animale la bloccarono sul posto.
Lei non riusciva a muoversi o ad aprire bocca, aspettò che Eros si alzò totalmente, nonostante le fitte che gli provocava il vetro  nella pelle < Shana! Tu non lasceresti mai un amico in difficoltà... lo so io come lo sai anche tu. E so anche che hai una paura fottuta ma se non ti muovi quello lì farà fuori Komor, Camelia, Xenio e me per poi finire con te, Shana!
Io so che puoi farcela! Abbiamo viaggiato poco insieme ma giuro che metterei la mia vita nelle tue mani se fosse necessario e lo stesso vale per Komor e Camelia, per quanto diffidente possa essere!
Non voglio che tu muoia perché hai avuto paura di combattere, piuttosto mi farei uccidere al tuo posto per questo ascoltami, Shana, tu puoi farcela. Noi crediamo in te e questo deve bastare per darti il coraggio! >
Le scappò un sorriso tirato e tra i singhiozzi cercò di asciugarsi la lacrime che ormai erano come un fiume i piena < M-Ma Eros... come posso sperare di battere dei tali nemici? Non sono un’eroina e... non... >
< Non vuoi esserlo? >
< No!! > ribatté immediatamente lei, leggermente incazzata per la sua insinuazione. Ma poi si riprese e capì che lei voleva aiutarli. In un modo o nell’altro voleva e doveva aiutarli.
Eros sghignazzò, le zampe continuavano a tremargli < Allora che aspetti? La Dea ti ha donato dei poteri e spetta a te usarli, Shana! >
Era vero.
Quando il Fantasma era arrivato sulla Terra per un “salutino”, lei aveva sprigionato una forza che non credeva di avere. La stessa cosa era successa contro il demone mangia-uomini Akame, sotto lo sguardo stupefatto del maestro d’armi e della sua arma.
Quindi qualcosa di speciale ce l’aveva anche lei?
< Potrà sembrare egoistico da parte mia ma sappi che sono pronto a tutto per guardarti le spalle... Shana Miyazawa, io sarò sempre al tuo fianco. >
Shanako si alzò in piedi, sguardo abbassato e la frangetta a coprirle gli occhi annacquati. La lince sperava di vedere un sorriso, un qualcosa che gli avrebbe detto che lei avrebbe combattuto fino allo strenuo dello forze.
Ma invece di qualunque espressione, Eros riuscì soltanto a sentire le braccia di Shanako avvolgergli il collo peloso, come un collare. Quando lo lasciò, sempre a testa bassa, la ragazza gli sussurrò qualcosa.
Lascia fare a me. Non voglio che muoia
Quindi Shanako si voltò verso i due combattenti, trovandosi la scena più raccapricciante che potesse immaginare di trovare. La ragazza dai lunghi capelli bianchi e mossi era stata sollevata da terra e Kendras la teneva ben salda per la gola.
La camicia, anch’essa bianca, era leggermente bruciacchiata verso i bordi e macchiata di sangue all’altezza del fianco sinistro. Sangue che colava lungo la gonna nera, gli stivali dello stesso colore e che infine gocciolava a terra in una chiazza scura.
< Mollala!! > strillò rivolta all’uomo < Tu non farai più del male a nessuno, parola mia!! >
Quello rise < E chi dovrebbe impedirmelo? Tu? >
Shanako gli si avvicinò con poche e grandi falcate, arrivandogli a meno di due metri di distanza. Era livida di rabbia, le nocche sbiancate e i capelli mori erano tutti disordinati intorno alle guance e sulla schiena.
Kendras lasciò la presa sulla ragazza che cadde a terra con un tonfo.
< Non toccherai mai più nessuno, giuro. Non permetterò che gente innocente muoia per mano tua o di chiunque altro, mi sono spiegata?! > Eros no poteva credere ai propri occhi.
E nemmeno alle proprie orecchie!
Da dove lo cacciava tutto quel coraggio?!
Certo, era quello che tutti stavano aspettando ma...  mai a pensare che potesse diventare così intrepida...!
L’uomo pelato incrociò le braccia sul petto coperto solo da un piccolo gilet nero. Gli occhi bordeaux scintillarono al pensiero di porre fine all’ennesima, insignificante vita.
< Non riuscirai mai a battermi. Io sono conosciuto come il “Dio Fuoco” e di certo non mi limito ad abbrustolire le mie vittime... ti farò patire le pene dell’inferno, piccola scocciatrice! > 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Okay, gente!
Innanzitutto mi scuso per il terribile ritardo... ma è iniziata l’estate quindi credo di potermi rimettere in carreggiata molto presto, tranquilli!
Comunque... Ci sono parecchie novità in questo capitolo ma andiamo con ordine:
1_ La comparsa di un bel po’ di personaggi!
Iniziamo con il gruppo Shanako/Komor/Camelia/Eros che hanno finalmente conosciuto Xenio e sono arrivati alla cittadina di Doxa! [Non so se lo sapete, ma il nome “doxa” l’ho preso del caro e simpatico Platone, che identifica come “doxa” l’opinione! (Che figooooo!!!)]
Shanako è stata salvata (di nuovo) in extremis da una tizia sconosciuta (mica tanto per te, eh?  TheSoundYouNeed. Grazie infinite comunque!) ^-^
Per quanto riguarda Eiji e Greta, beh, hanno “trovato” Kanta Sawada, OC di Miss Asso Di Picche, un altro membro della Black Moon. E fa la sua comparsa il primo dei personaggi di Eichiro Oda: Trafalgar Law!
Con tanto di ciurma, ovviamente. Ma Kanta non è l’unica a cui il nostro caro dottore ha dato un passaggio (quel sottomarino è diventato un autobus, forse) perché c’è anche questo ragazzino!
Il cui nome non ho inserito volutamente. Lo scoprirete più in la! (Sì, sono malvagia!!)
Eiji come vi sembra? E Kanta non vi ha fatto per nulla insospettire? (Esclusa ovviamente Miss Asso Di Picche, e. Non. Spoilerare! ^-^)
Infine compare l’OC di IlCandoDiLorelai: Niamh O’Brian che, poverina, è prigioniera di Yukiko e Pyra, l’OC antagonista ideato da dragun95. Ma chissà... forse qualcosa accadrà e qualcuno potrebbe anche salvarle le penne. O si salverà da sola? Io... non apro bocca!
Mi scuso con – kairifenicia96 – inserirò il tuo OC non appena si verificheranno tutte le condizioni... oddio, mi sento tanto Lelouch appena ho scritto questa frase...!!
2_ E la cosa più importante: la Tragedia! Perché, ragazzi, non si scherza su queste cose... (infatti non prendete esempio da me!)
Una spolverata di quel che successe tre anni prima degli eventi e dieci anni prima ma ovviamente non è mica finita qui!
E mi scuso anche per non aver risposto a ogni recensione! Gomenasai!!!!!
3_ Sappiate però che vi RINGRAZIO di cuore! ^-^
Che altro? Mi sembra di aver concluso... allora, alla prossima!
Con il capitolo 05!
^-^
 
P.S. Senti, Mako-chan! (posso chiamarti così, vero?) io il fischio l’ho fatto... ma tu non ti sei fatta sentire! ^-^ Sì, sono praticamente folle! (Spero ricorderai ciò che mi hai scritto nella recensione perchè, almeno per i malati di mente come me, dovrebbe avere un senso quello che ho scritto)
 
PP.S. Miss Asso Di Picche... la prossima torta andrà bene!
 
PP.SS. Skull, grazie mille per i complimenti! Descrivere Eiji, devo ammetterlo, non è per niente facile ma ce la sto mettendo tutta! Spero di non deluderti!
 
PPP.SSS. In definitiva... GRAZIEEEE!!!!!!
 
-“ Kon’nichiwa Minna! Sono di nuovo io, Rory! E qui con me c’è anche Kei, saluta!
-“ ...Ciao.
-“ Seh, va bene... Comunque! Ho avuto un’idea super fantastica! A fine capitolo, da adesso in poi io e Kei vi faremo due domande ciascuno e chi ne indovinerà almeno tre (perché, se la matematica non è un’opinione, in tutto sarebbero quattro) allora la nostra Naku-chan pubblicherà nella sua nuova storia (“The Past” sempre se non decide prima di cambiare titolo) il passato/la storia/i drammi/le tragedie che segnano i vostri OC! Che ne pensate?
-“ Per me è una buffonata...
-“ Tu stai zitto! Ah, e ovviamente possono partecipare anche chi legge e basta o che recensisce senza però avere inviato OC alla storia. Anche se per quanto riguarda voi, non so ancora quale sarà il premio... Tu che dici Kei?
-“ Io devo stare zitto, ricordi?
-“ Umh... antipatico! Va bene, iniziamo?
Domande: Secondo voi questa “lei” di cui parlano Pyra e Yukiko... è già apparsa nella storia oppure no? E ha a che fare con quale personaggio OC? C’è da scegliere tra Eiji, Kanta e Niamh (spero di aver semplificato perché non è facile... diciamo che ci vuole fortuna!)
Ora, se non è un disturbo, Kei, le prossime domande...
-“ ...
-“ Kei? Kei!
-“ Cosa?
-“ Fai due domande!
-“ Uff... e va bene... Secondo voi la posso ammazzare?
-“ Ma che fai? Perché indichi me e... Aaah! Kei sei insopportabile!
-“ Dai, marmocchia, scherzavo. Allora... Nel prossimo capitolo qualcuno sguinzaglierà parte dei suoi reali poteri, chi potrebbe essere?
-“ Ma così è troppo facile, Kei! Perché non...
-“ Ehi! Qualcuno ti ha detto di interferire? Io almeno conosco la differenza tra una domanda impossibile da indovinare e il suo opposto quindi non rompere. Dicevo? Ah, sì... e... Chi potrebbe essere Karuo?
-“ Ma Kei! Questo è troppo difficile! Non viene detto praticamente nulla su di lui!
-“ Ti sbagli: Greta accenna a una situazione difficile ma che si presenterà ugualmente alla riunione a Death City quindi perché non provare a capire chi sia...?
-“ Almeno dai un indizio...
-“ ... E va bene! Karuo sarà fondamentale per la storia. Senza di lui, diciamo, che il Fantasma potrebbe vincere la partita e risvegliare Akuma senza che nessuno possa impedirglielo.
-“ E ti sembra un indizio?
-“ Mh? Hai detto qualcosa?
-“ ... Karuo è un fratello maggiore!
-“ No, ma... e questo per te è un indizio?
-“ E’ che... non so come potrei aiutare...
-“ Lascia perdere che è meglio.
-“ Allora fai un’altra domanda!
-“ ...
-“ Uffaaa!! Non c’è proprio niente da fare con lui... vabbé, abbiate molta fantasia ragazzi, non posso di certo farvi una quinta domanda... Ah, che strazio! Ci vediamo alla prossima! Bye! ... Kei...?
-“ Mh... Ciao...
-“ Bravo cuccioletto!
-“ SMETTILA!

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Capitolo 6
*** Poteri: la Sua Reincarnazione? ***


NEI CAPITOLI PRECEDENTI:
Il Fantasma vuole risvegliare il demone distruttore Akuma dal suo sonno. Per fare ciò ha bisogno dei completi poteri della Maga Guerriera e della morte della Grande Dea Madre, ma non potrà avere nessuna delle due cose se non grazie a Shanako.
E’ per questo, infatti, che la ragazza viaggia insieme al maestro d’armi e alla sua arma, Komor Ryuuzaruk e Camelia Birdkill, giungendo finalmente a Doxa, la Capitale del mondo di Lore. Qui Xenio, chiarisce alcuni aspetti della lotta tra il bene e il male, ed Eros la sprona a combattere contro Kendras, che sembra aver battuto Komor, Camelia e uno sconosciuto membro della Black Moon.
Nel frattempo Eiji Tanaka e Greta Ciel, subito dopo lo scontro con Yukiko, si inoltrano nel mondo del One Piece per recuperare un altro membro della Black Moon, Kanta Sawada, che poi si farà viva insieme alle ciurma del Chirurgo della Morte, aiutandoli a sconfiggere il Vice Ammiraglio Jinko. Nel sottomarino c’è anche Sol che dichiara di dover partire con loro verso Lore.
Intanto Yukiko e Pyra, portano la giovane Niamh O’Brian al castello del Cacciatore per il rituale.
 
 
CAPITOLO 5
Poteri: la Sua Reincarnazione?
 
< Fratellone! > esclamò agitando entrambe le braccia sopra la sua testa riccioluta. Il mantello terroso copriva interamente il suo giovane corpo lasciando scoperti, appunto, solo la testa e il viso pallido.
Gli occhi rosati scintillarono nel constatare che quel viaggiatore che aveva avvistato dalla sua torretta (in realtà l’albero di noci che sovrastava l’intero villaggio) era proprio lui. Suo fratello maggiore.
Il ragazzo la salutò con un gesto della mano e un ampio sorriso. Poi le fece cenno di scendere.
La bambina quasi rischiò di scivolare talmente scendeva velocissimo, come se avesse paura che il suo fratellone potesse sparire da un momento all’altro. Arrivata a terra, cominciò a correre incurante della persone contro cui andava a sbattere ma che la guardavano con tenerezza.
Quella bambina aiutava moltissimo e c’era sempre un sorriso dolce e allegro a illuminarle il viso. Nessuno l’aveva mai vista triste o arrabbiata, era una specie di angelo. Non l’avevano mai vista neppure alla nascita in realtà, suo fratello l’aveva portata in quel villaggio quando aveva sei anni.
Erano passati quattro anni e Hikari era diventata una bambina bellissima e dolcissima.
Mentre correva non osava distogliere lo sguardo dalla alta figura del ragazzo < Fratellone! Sei arrivato finalmente! >
Suo fratello, di all’incirca ventidue anni, si chinò per accarezzarle la testa e abbracciarla. Le era mancata incredibilmente.
< Sì, sono tornato... allora, sei pronta? Hai ricevuto il mio messaggio? >
La bambina annuì vigorosamente < Certo fratellone! Ma ancora non ho capito dove stiamo andando... > concluse puntando gli occhioni rosa in quelli azzurri del fratello, poi le si accese una lampadina < Mica centra il cambio di colore dei miei occhi e dei miei capelli? >
Il fratello le sorrise dolcemente e le mise un dito sulle labbra < Shh... non devi dirlo ad alta voce, Hikari, potrebbero esserci delle spie. Allora, com’è andata quest’anno? Hai trovato qualcosa di strano o di particolare? >
La bambina si illuminò nuovamente, lo prese per mano e lo trascinò verso il noce. Si arrampicarono e ovviamente il maggiore arrivò per primo alla casetta che le aveva costruito, giusto in mezzo ai rami, che la nascondevano da possibili briganti e banditi.
La casetta era piccola, una stanza in tutto ma provvista di letto, una cesta di vestiti, piccoli sfizi come uno specchio con tante forcine e mollettoni (data la passione della sorella nel sistemarsi i capelli sempre in maniera strana ogni giorno) e un mobiletto pieno zeppo di cibo e bevande varie.
Sempre meglio delle locande (o motel, dipendeva dall’evoluzione del villaggio/città) in cui lui era costretto a dormire una notte sì e l’altra no. Perché certe volte gli capitava anche di dover stare in mezzo al bosco, quando il cammino era davvero troppo lungo per essere fatto in un solo giorno di viaggio.
Hikari armeggiò con la cesta lanciando un gran numero di vestiti dietro di sé. Anche in faccia al fratello che la guardava con un sorriso divertito sulle labbra. Dopo un buon quarto d’ora la bambina uscì fuori dalla cesta con una pietra tra le grinfie.
Non aveva una forma precisa. Era blu. E dentro sembrava contenesse del liquido.
Lui aveva già visto qualcosa del genere... ne era più che sicuro.
< Ho trovato questo ma non so cosa sia. Ho avuto l’impressione che mi chiamasse, ho avuto davvero paura ma l’ho preso ugualmente. >
< Ti ha parlato? >
Hikari annuì, il viso contorto in un’espressione preoccupata/terrorizzata < Non è una cosa cattiva, vero? >
Il fratello prese in mano la pietra e la esaminò attentamente. Gli occhi azzurri si posarono prima su questa e poi sulla bambina, di nuovo sulla pietra per ritornare sulla sorellina che lo guardava in attesa di una esaurente spiegazione.
Infine sorrise < Non c’è nulla da temere, Hikari... Ad ogni modo dobbiamo partire. Hai preparato tutto? >
Hikari annuì indicando il mantello che già indossava < Ho preparato uno zaino con cibo e acqua! > esclamò andandola a prendere, nascosta tra le altre vivande.
< Perfetto! Allora andiamo! >
Sapeva che Hikari avrebbe voluto salutare tutti, ma non c’era tempo. Non c’era tempo per niente e Lore era in pericolo.
Si coprì la testa con il proprio mantello e fece cenno alla sorellina di fare lo stesso. Lei sembrava piuttosto divertita dalla situazione. Sembrava un agente segreto alle prese con un pericoloso criminale.
E poi gliel’aveva promesso.
Karuo gli aveva promesso di spiegarle perché era stato costretto a viaggiare da un posto all’altro per tutto quel tempo, tornando da lei una volta all’anno. Strinse le mani intorno alla borsa a tracolla che teneva sotto il mantello, pieno di elastici e altri accessori per capelli.
In quel momento li teneva raccolti in una coda bassa ma alcuni ricci più corti erano sfuggiti al suo controllo e le penzolavano davanti agli occhi.
Oltrepassarono le porte del villaggio in completo silenzio e la bambina venne riconosciuta da un paio di persone che la salutarono. Sapevano che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbero vista. Perché loro sapevano.
Sapevano proprio come Karuo proprie perché era stato loro a chiedere quel favore tanto grande e pericoloso.
Una volta fuori, aspettarono di essere lontani poi lei cominciò con le sue interminabili domande < Allora, mi spieghi? > lo guardò con un sorrisetto birbante e curioso allo stesso tempo, cosa che lo fece scoppiare a ridere.
< D’accordo! Ma prima aspettiamo di raggiungere la foresta dei demoni... lì non ci entra mai nessuno e sarà l’unico posto in cui nessuno potrà farti del male. >
< Eh? Demoni? >
Karuo rise mostrando i denti perfetti.
Un angelo, era sua sorella. Non poteva però credere che la Dea aveva in serbo per lei quel destino. Quel particolare destino.
Giurò che l’avrebbe protetta. L’avrebbe protetta da tutto e da tutti quelli che volevano farle del male.
Hikari doveva vivere!
< Sai perché i tuoi capelli e i tuoi occhi hanno cambiato colore? > chiese all’improvviso lui, ben sapendo che la risposta sarebbe stata “no” e infatti... < E’ merito della Dea. > disse < Non so se ricordi ma prima avevi gli stessi occhi di nostra madre e i capelli di nostro padre... >
Hikari non si fece scoraggiare dal ricordo della morte dei loro genitori, anzi < Ma anche tu hai gli stessi occhi della mamma! > ribatté < E poi i miei capelli erano un po’ più scuri rispetto a quelli di papà... sembravano cumuli di polvere e non stavano mai fermi nelle mie acconciature! >
Karuo scoppiò a ridere, sinceramente divertito.
< Beh, in effetti ora che sono diventati bianchi ti donano in maniera particolare... > convenne lui, ma subito dopo tornò alla sua solita compostezza. Doveva dirglielo. Prima che fosse troppo tardi < Tu conosci la storia di Akuma, il demone distruttore, vero? >
< Certamente! Le anziane del villaggio mi hanno raccontato tutto di lui e dello scontro con la Maga Guerriera... ma che centra? >
Karuo le indicò un grosso masso e l’aiutò a sedersi < Vedi Hikari, c’è qualcosa che collega Akuma e la Maga. Questo qualcosa è la Dea Madre. Hai letto i libri che ti ho portato in questi anni, vero? >
Hikari fece di sì con la testa < Li ho letti, li ho memorizzati e poi li ho bruciati, come mi hai detto di fare tu, fratellone! >
< Bene. Tu sai che la Dea ti ha donato qualcosa, non è vero? Come sai che non può venire in questo mondo sotto forma umana e c’è una ragione, piccolina... ecco, tu sei- > ma Karuo non terminò la frase perché un colpo di pistola lo costrinse a fare un salto in direzione di sua sorella per metterla al riparo.
Le fece da scudo con il proprio corpo e venne ferito a entrambe le gambe.
Hikari strinse forte le mani sul mantello del suo fratellone, spaventata a morte < C-Che succede? >
Karuo si mise in ginocchio. Il nemico era alle sue spalle e li teneva sotto tiro.
Dannazione!
< Non preoccuparti, Hikari... andrà tutto bene. > la rassicurò lui, un sorriso sulle labbra, per poi rivolgersi all’aggressore, senza nemmeno voltarsi < Chi sei e cosa vuoi da noi?! >
Non rispose nessuno.
Karuo fece per voltarsi ma l’ennesima pallottola gli sfiorò l’orecchio. Era evidente che quel tizio non voleva che si girasse a guardarlo.
Deglutì ma il pesantissimo groppo che sentiva alla gola non voleva proprio togliersi. E come se non bastasse aveva anche una bruttissima sensazione.
Hikari tremava e si stringeva a lui con forza, la schiena che le faceva un po’ male per la botta. Il cuore le batteva fortissimo dalla paura e non voleva che succedesse qualcosa di brutto al suo adorato fratello maggiore. Era l’unica cosa che le era rimasta.
< Chi è quello? >
< Ho una mezza idea ma- > ma venne interrotto nuovamente, ma questa volta dalla voce dello sconosciuto.
Sgranò gli occhi, perché quella voce non poteva certo dimenticarla! < Karuo, giusto?, lascia la bambina e non ti succederà niente... > a quel punto Karuo strinse ancora di più la presa su sua sorella.
< Scordatelo! >
Il nemico sospirò e sparò un altro colpo, questa volta centrando il fianco.
Karuo digrignò i denti dal dolore, non aveva mai lottato contro un’arma da fuoco e mai si era immaginato che avrebbero mandato lui a prenderli!
Hikari, dal canto suo, lanciò un gridolino.
< Calmati... ora cercherò di contrattaccare, tu corri via di qui, d’accordo? Non mi succederà niente, hai la mia parola. > Hikari dapprima scosse violentemente la testa.
No. No. No!! < Non ti lascio da solo! N-Non puoi chiedermelo...! >
< Saresti soltanto un peso. > Karuo scelse allora di giocare quella carta. Hikari non era certo il tipo che s’incazzava per niente, lei non si arrabbiava MAI ma doveva pur tentare.
Se non andava via di lì, lei sarebbe...
No, non voleva pensarci! Avrebbe salvato Hikari, l’avrebbe fatto anche a costo della sua stessa vita!!
Quindi Hikari cominciò a piangere.
Karuo, pensò, che non l’aveva mai vista piangere. Le sorrise e unì la fronte con la sua, come facevano lei quando vedeva che il suo fratellone era triste o sconsolato < Tornerò Hikari. Te lo prometto. >
Non sapeva nemmeno come ma la bambina si convinse e si asciugò le lacrime.
In un attimo, facendo affidamento sulla sua velocità, Karuo si alzò, parò la pallottola con un piccolo pugnale che teneva nascosto nella cintura e si avvicinò rapidissimo per colpirlo. Purtroppo quello fu un attacco prevedibile e l’altro sparò.
Il suono rimbombò nell’aria e fece inciampare Hikari che tentava di scappare dalla parte opposta.
< Povero stupido... > sibilò il nemico con un ghigno pericoloso.
Mosse un piede e calpestò la mano di Karuo che intanto era caduto a terra per il colpo ricevuto alla spalla destra. Il pugnale gli era caduto dalle mani e adesso si trovava a qualche metro di distanza.
Karuo si morse le labbra a sangue per non urlare.
Se Hikari l’avesse sentito sarebbe tornata indietro e non poteva permetterlo. Ma non aveva però calcolato che la bambina aveva un incredibile sesto senso e che non si era allontanata poi molto dal luogo della scontro così la vide poco dopo, piangente, vicino a un grosso albero.
< Hikari! Ti ho detto di scappare! Vai! Corri! HIKARI!! >
Il nemico, che indossava un cappello a coprirgli gli occhi, sghignazzò facendo sempre più pressione sulla mano del povero Karuo. In quel momento Hikari giurò di poter sentire le ossa della mano sgretolarsi, mentre sotto di lui si allargava sempre più una grossa chiazza di sangue.
< Lascialo andare! Lascia andare il mio fratellone, brutto stupido! > strillò con le lacrime agli occhi.
Quasi si commosse ma lui era il Cacciatore e aveva un obbiettivo: la bambina.
Lasciò quindi perdere il ragazzo per avvicinarsi a Hikari che indietreggiò spaventata < N-Non ti avvicinare o... o io... >
< Tu cosa, tesorino? > poi scoppiò a ridere malignamente < Ho il preciso compito di portarti dal mio padrone quindi non fare tante storie e vieni con noi, sono stato chiaro? >
Non poteva crederci.
Il suo fratellone era lì a terra, ferito, prossimo alla morte... e lei non poteva fare assolutamente niente? Era solo una bambina, dopotutto... no, dannazione!
NO!
< Bastardo! Non la toccare! > il Cacciatore fece solo in tempo a voltarsi che un pugno lo colpì in pieno viso. Karuo si rivolse poi a sua sorella < Scappa! Adesso! >
Hikari, presa dalla pura fece per andarsene ma una pallottola la ferì di striscio al braccio sinistro, facendola cadere con la faccia sulle radici dell’albero. Karuo si lanciò al contrattacco, afferrandogli la pistola e un paio di colpi andarono a vuoto.
< Levati di mezzo! > grugnì il tizio col cappotto ed il colletto alzato. Il cappello gli cadde dalla testa scoprendo due occhi marroni e una zazzera castana.
Karuo assottigliò gli occhi < Ma allora sei davvero tu, Jacob! Brutto figlio di puttana, come hai potuto?! >
L’altro ghignò divertito < Davvero ti aspettavi che avrei rinunciato a tutto quel potere? Che idiota! Sei esattamente come lui... >
Lui?
Jacob gli torse il braccio con abile mossa, costringendolo in ginocchio < Ti vedo sorpreso... beh, diciamo pure che da allora non mi fido più di nessuno. Nemmeno di lui, per essere chiari. Soprattutto di lui. Tu sai qualcosa? >
Karuo gli fece uno sgambetto, prendendolo per il polso e sbattendolo con la schiena a terra. Gli si mise sopra a cavalcioni e gli puntò una delle sue stesse pistole alla fronte.
Quello messo peggio era senza alcun dubbio Karuo ma Jacob di certo non era nelle sue più rosee condizioni dato che già aveva il fiatone.
Il più giovane dei due sghignazzò alzando un sopracciglio < Allora?, già stanco? >
Jacob ignorò il suo tono ironico e indicò la pistola < Fossi in te eviterei di usarla. Ascolta solo ciò che gli dice il suo padrone... >
< Questo lo so benissimo. Infatti non ti sparerò mica. >
La situazione non andava né migliorando né peggiorando. Entrambi non erano in grado di colpire il suo avversario ed entrambi stavano perdendo lentamente le energie.
Quando Karuo fu costretto a socchiudere gli occhi dal dolore, per una fitta improvvisa al fianco, Jacob approfittò del momento e gli rifilò una ginocchiata alla schiena. Afferrò la pistola dalle mani di Karuo e gliela puntò alla gola.
Ormai il braccio del moro era fuori uso e non riusciva proprio a muoverlo.
< Le tue ultime parole? > fece divertito prima di premere il grilletto.
Ma ancora una volta Karuo scampò alla morte, questa volta grazie ad Hikari. In un attimo di distrazione di entrambi, infatti aveva tirato Karuo dalla sua parte attraverso il mantello.
La cosa diede così fastidio a Jacob che si alzò come una molla da terra e le puntò l’arma in fronte < Non sopporto chi si intromette. > e questa volta il colpo partì eccome!
Hikari chiuse gli occhi, aspettando di morire.
Ma le sembrò di aspettare troppo tempo.
Da quel momento sembrò che tutto avesse iniziato ad andare a rallentatore. Karuo le mostrò un sorriso. Un sorriso che Hikari avrebbe ricordato per sempre. Il suo viso pieno di sangue, i capelli neri scompigliati che gli ricadevano sulla fronte, gli occhi azzurri che si spegnevano ogni millisecondo che passava...
E cadde.
Hikari non si sarebbe mai scordata cosa si prova a sentire il tonfo di un corpo morto che cadeva. Il corpo morto di suo fratello.
Suo fratello.
Morto.
Mio fratello...
***
Kendras scoppiò a ridere.
< Non avevi detto che me l’avresti fatta pagare?! Non sei in grado nemmeno di maneggiare un’arma, ridicola! >
Shanako si era chiesta dove fossero andati Komor e Camelia perché di loro non c’era nessuna traccia. La ragazza vestita di bianco e nero aveva detto qualcosa riguardo alla “quasi uccisione” dei sue due compagni e Shanako ipotizzò si trattasse di loro.
Ma com’era possibile che due combattenti del loro calibro vengano sconfitti da un tale buffone? Un tizio di fuoco talmente pieno di ego che tra un po’ scoppiava.
Si alzò traballante.
Dovevo concentrarsi, forse sarebbe riuscita a usare quei poteri che la Dea le aveva donato!
Kendras l’afferrò per un braccio e la sollevò da terra, un ghigno stampato sulla faccia < Mi dispiace quasi farti fuori... sei abbastanza divertente, devo ammetterlo! >
< C-Crepa > ringhiò lei ricordandosi che, Diamine!, lei era stata campionessa di karate e judo per cinque anni di fila! Non poteva farsi sconfiggere da un mostro simile.
Spinse le gambe in avanti, arrivando a dargli un calcio dritto in faccia.
Kendras, perso di sorpresa, arretrò tenendosi la parte lesa con un grugnito. Tipico degli animali, si ritrovò a pensare la ragazza.
Prima ancora di dargli la possibilità di muoversi si lanciò all’attacco con un paio di pugni che perché l’uomo di fuoco schivò velocemente. Fece per assestargli un secondo calcio, alzando la gamba ma Kendras gliel’afferrò.
Shanako urlò rendendosi conto che le stava bruciando la gamba, poco sopra della caviglia.
< Non fai più la dura, eh? >
Shana tentò di fargli mollare la presa ma questo in un movimento brusco la sollevò in aria e la sbatté con tutta la forza sull’asfalto. Le si mozzò il respiro.
Cercò di afferrare qualcosa (qualsiasi cosa) ma Kendras ripeté l’azione altre due volte, finché un rivolo di sangue non cominciò a uscirle dalle labbra spaccate dai colpi precedenti.
La testa e la schiena le dolevano tanto.
Kendras mollò la gamba, ormai quasi completamente ricoperta da ustioni di terzo grado. Era stato magnanimo. Ma comunque sapeva che le ferite non l’avrebbero fatta alzare tanto presto.
Ma doveva comunque tentare.
Eros era lì in mezzo alle macerie che rischiava di morire, doveva sbrigarsi e portarlo da un dottore.
Lanciò un’occhiata alla ragazza stesa poco più in là, fissava quell’uomo con odio e rancore.
Quando tornò concentrata sull’uomo questo era sparito.
Si guardò velocemente attorno ma di lui nessuna traccia. Fu quella stessa ragazza a metterla in guardia, ma troppo tardi < Alla tua sinistra! >
Un leggero crack.
Volò lontano a causa della potenza del colpo e una volta atterrata, in mezzo alla polvere, era sicura al cento per cento che avesse qualche costola rotta.
Posò una mano sul fianco e strinse gli occhi per non piangere. Sul serio era così debole?
Komor e Camelia non avevano fatto altro che proteggerla, anche Eros. E lei non era capace di proteggere i suoi amici?!
Si alzò e una nuova fitta, che non ricordava di provare, la bloccò. Posò lo sguardo sul braccio destro e con suo sommo orrore vide una scheggia di vetro grande quanto la sua mano penetrarle la carne.
Strinse i denti mentre cercava di estrarla.
L’afferrò con la mano, sporcandola inevitabilmente di sangue scarlatto e balzò in avanti. Presa la rincorsa si lanciò contro il nemico nascondendo bene la scheggia di vetro sotto i vestiti della scuola.
< Quante volte te lo devo dire? Non riuscirai mai a battermi! Sei debole, troppo debole. Riuscirai solo a farti ammazzare e a condannare Lore alla distruzione! > gridò vittorioso Kendras incrociando le braccia al petto ampio.
Shanako schivò un masso < Io riuscirò a vincere! > poteva sembrare un attacco stupido, che soltanto un bambino poteva ideare e invece Kendras era talmente stupido da ignorare la possibilità che lei avesse un’arma < Puoi scommetterci!! > nonostante fosse un semplice pezzo di vetro.
In un attimo la scheggia fu lanciata con talmente tanta precisione che colpì l’uomo di fuoco giusto sulla spalla sinistra, a pochi millimetri dal cuore. Ma Shanako non si fermò, continuò a correre verso di lui, animata da una strana adrenalina e gli si lanciò addosso.
Kendras perse il respiro per qualche minuto, la ragazza afferrò con decisione la sua “arma” e la estrasse per poi affondare una seconda volta. Questa volta però non riuscì a fare un bel niente perché nonostante tutto Kendras era un alleato del fantasma, un Dio del Fuoco, imbattibile < Brutta...! Come hai osato?! >
Con un colpo decisivo di reni rovesciò la situazione e Shanako sbatté nuovamente la nuca sul cemento < Sei soltanto una stupida umana! Tu vorresti battermi? Ma non farmi ridere!! >
< Posso fare ciò che voglio!! > gridò di rimando Shanako che intanto cercava una via di fuga < Se voglio, posso fare tutto... è la speranza di poter vincere che mi fa continuare a combattere, razza di idiota!! È per i miei amici che io... che io sto rischiando il risveglio di quel fottuto demone!! >
Sollevò un ginocchio colpendolo nei gingilli e facendogli lasciare la presa sia su di lei (che sgusciò via) sia dalla scheggia di vetro, che recuperò in fretta.
A quel punto Kendras poteva dirsi imbestialito e credò un cerchio di fuoco che rinchiuse lui e Shanako come in un’arena. Lei odiava il fuoco.
Non le era mai piaciuto tanto, forse perché era pericoloso, bruciava, aveva sempre preferito il freddo e la neve. Le giornate d’inverno, passate a chiacchierare con sua sorella Shizuka. I suoi genitori che ogni tanto preparavano dolci, thè e le davano il permesso di andare a sciare con i suoi coetanei.
“Ma se perdo e muoio... tutto questo scomparirà...” pensò ad un certo punto.
< Non ti permetto di fare del male ad altre persone, mostro! > in quel preciso istante qualcosa si impossessò di lei. Si sentì in un nanisecondo forte come un colosso, veloce come un anguilla, agile come una tigre...
L’aura che le si irradiò attorno non aveva nulla di normale e le fiamme di Kendras si spensero in un attimo. Basito, cercò di capire cosa stesse per succedere ma intanto che Shanako veniva avvolta completamente da quella specie di aura dorata, Kendras si sentì afferrare da dietro.
Si voltò e fece in tempo solo a incrociare un paio di occhi neri come la pece e poi una raffica di vento lo colpì facendolo atterrare contro la miriade di alberi di ciliegio della piazza. La statua della Dea sarebbe crollata da un momento all’altro.
< Non so tu chi sia... ma sta’ sicura che mi stai dando sui nervi... > ringhiò il Dio del Fuoco contro la ragazza dai lunghi e mossi capelli bianchi. La camicia candida era strappata in molte parti, la gonna le si era rialzata ma era tornata a coprirle la porzione giusta di cosce.
Camminando verso Kendras i tacchi degli stivali sembravano i ticchettii degli orologi e all’uomo sembrò tanto di aspettare la morte.
La bianca alzò lo sguardo, freddo, su quell’uomo < Scegli, o io o lei > disse indicando Shanako che ormai non la si vedeva più dietro quel bagliore < Preferisci venire ucciso da me o da lei? >
< Cosa? Ma state dando di matto tutti quanti? Sono imbattibile, io! Non esiste persona che possa- > ma non terminò la frase.
Dal fianco destro spuntò una lunga spada verde.
< Puoi anche usare il tuo stupido fuoco per rigenerarti ma sappiamo tutti e due che se le ferite sono troppe e troppo profonde, morirai in pochi attimi... > fece Komor ritraendo la spada a sé.
Il riflesso di una Camelia stremata si intravide nella lama della sua arma, affaticata e con il respiro pesante.
Nell’esatto momento in cui Kendras cadde carponi a terra, il bagliore che illuminava Shanako esplose accecando un po’ tutti. Subito dopo Shanako era di fronte a Kendras, gli occhi talmente bianchi da impressionare uno spirito e lui non faceva certo eccezione.
Ciò che colpì i tre ragazzi fu la spiacevole sensazione di oppressione che sentivano in sua presenza. Shanako non si era mai fatta così pesante e ovviamente non fisicamente parlando. Quasi come se il suo spirito fosse...
< Ehi, Komor... > la spada riprese forma umana e sgranò gli occhi verdi.
Il maestro d’armi le lanciò un’occhiata, come per pregarla di continuare e lei lo fece < La sua anima è... gigantesca. Insomma, se prima era piccola quanto le nostre, ora è... persino alla pari di Stein! >
***
Il castello era in pietra, la luce della luna lo illuminava solo da una parte e per questo il boschetto attorno sembrava ancora più tetro di quello che in realtà fosse.
Niamh non aveva idea di quel che le avrebbero fatto. Aveva paura.
Molta.
Ma non si perse d’animo e magari qualcuno l’avrebbe salvata. Strinse la mani piccole e dolci attorno al mantello. Deglutì e smise di guardarsi attorno.
Guardare le ombre create dalla luce della luna la terrorizzava.
Yukiko e Pyra non avevano più detto niente. Sicuramente per non farle capire i loro piani e i loro progetti. Ringraziò tutte le divinità che non ci fosse anche Akame.
Quella donna le metteva una stizza!
Una volta di fronte al grande portone l’albina bussò talmente forte che Niamh sobbalzò. Aspettarono pochi minuti, poi si ritrovarono davanti un uomo.
La porta cigolava ma niente di troppo pauroso.
< Finalmente! Non ci speravo più... > si lamentò l’incappucciato scoprendo il proprio volto.
Yukiko roteò gli occhi al cielo < Cavolo, Caleb! Abbiamo fatto il più in fretta che abbiamo potuto. > lanciò un’occhiata alla biondina e poi continuò < L’importante è che è qui, no? >
Il Cacciatore annuì e le fece passare.
L’edificio appariva fatiscente ma c’era una stanza, una sola, che poteva definirsi decente e tutta intera: quella che era stata la sala del trono.
Niamh aveva capito che erano in procinto di fare un rito. Ma quale? E perché?
Ma soprattutto: sarebbe morta?
Altra cosa che non aveva potuto fare a meno di notare era la incredibile sbadataggine del Cacciatore. Ma... scivolare ovunque? Andare a sbattere contro un muro di pietra? Cadere dalle scale? ... La bionda chiuse gli occhi evitando di guardare l’ennesima botta che Caleb si beccava.
< Hai finito di farti male? > ruggì la donna delle nevi guardandolo storto.
Caleb mostrò un sorrisone tirato.
< La tua predisposizione ad autodanneggiarti è totalmente illogica. > disse Pyra all’improvviso.
Camminarono attraverso molti corridoi e stanze grandissime. Ma ora che ci pensava, come mai lì era sempre notte? Quel posto poi le ricordava qualcosa.
Si guardò meglio intorno ma c’era comunque molto buio e non riusciva a vedere granché.
< D-Dove stiamo andando? > sussurro verso le donne.
Yukiko sbuffò < Non deve interessarti. Comunque presto morirai... >
Niamh rabbrividì.
Sarebbe morta sul serio quindi?
E perché non cercava di fuggire?
< P-Posso almeno sapere... p-perché? >
Caleb la guardò, gli occhi color nocciola riuscivano a tenerla lì ferma sul posto < Abihil > lei sgranò gli occhi < Ti dice qualcosa? >
La biondina scosse la testa violentemente.
< Allora ti rinfresco io la memoria: Abihil è una banshee e tu sai cosa fanno le banshee, vero? Predicono la morte di una persona appartenente a una specificata famiglia. Ebbene non solo Abihil è la banshee protettrice della famiglia O’Brian da secoli ma è anche- >
< E insomma! Caleb, taci! > ululò Yukiko afferrandogli il braccio con forza.
L’uomo però si liberò dalla stretta con un movimento brusco e proseguì appoggiandosi sulle ginocchia, per arrivare alle sue altezza < Tu hai un dono. E non cercare di negarlo, perché abbiamo torturato e ucciso uno della famiglia per farcelo dire. Abihil ti ha lasciato un segno, non è vero? >
Niamh scosse la testa fortissimo e si strinse nel mantello.
Caleb le sfiorò la fronte < Qui? >
< I-Io non ho niente! Non so di cosa stiate parlando! L-Lasciatemi andare! >
Il Cacciatore sospirò e tornò a fare da guida avanti al gruppo. Yukiko la spinse avanti e Niamh cadde con la faccia a terra.
< Su alzati! >
Pyra la guardò che cercava di alzarsi. Un inutile sentimento di pietà si fece strada nel suo cuore e lo cacciò immediatamente dopo.
Non poteva.
Niamh, con un scatto che non credeva potesse avere, cominciò a correre verso il portone. O dove credeva ci fosse il portone. Non voleva morire!
La donna delle nevi sbuffò infastidita < Che strazio! Recuperala tu! > disse guardando verso il Cacciatore. E mentre quei due cominciavano a battibeccarsi, Pyra si avviò.
***
Hikari corse a perdifiato per un lungo tratto.
Gli alberi le apparivano davanti all’improvviso e più volte rischiò di perdere l’equilibrio e cadere. Dietro di lei rimbombavano gli spari e le risate di  quell’uomo.
Jacob si chiamava.
Il Cacciatore, Karuo le aveva detto di scappare: lo stava facendo.
Ma si sentiva lo stesso male, il groppo al petto non se ne era andato! Aveva cominciato a piangere a dirotto e sapeva che non si sarebbe fermata tanto presto. Sapeva anche che non aveva scampo.
Jacob era molto più veloce e astuto di lei.
Stava quasi per fermarsi, il suo corpicino non ce l’avrebbe fatta a reggere anche un solo altro minuto di corsa quando scivolò su qualcosa di bianco.
Scivolò e cadde rovinosamente a terra sbattendo il viso contro il tronco dell’albero di fronte a lei. Gemette e si premette le mani sulla fronte dolorante.
Dietro di lei, Jacob la raggiunse con un ghigno < Finalmente ti sei fermata... piccola Hikari, non muoverti e sarà tutto meno doloroso. >
La bambina non lo guardò, si accucciò a terra e aspettò il suono acuto dello sparo.
Ma che non arrivò.
Anzi, c’era uno strano rumore che proveniva da sopra.
Hikari alzò lo sguardo e sgranò gli occhi nel constatare che c’era effettivamente qualcuno sull’albero contro cui era andata a sbattere che stava russando!!
Era una ragazza. Bella. Capelli neri che penzolavano, lunghi e lisci, pelle chiara e il viso rilassato. Stava dormendo... sul serio?
Non fece nemmeno caso alla strana posizione in cui stava dormendo (a testa in giù... non le saliva il sangue al cervello?) e si alzò in piedi, le mani lasciate libere di scivolare attorno ai fianco e gridò talmente forte da riuscire a svegliarla.
Inevitabilmente cadde a terra, perché svegliata in maniera brusca e restò lì impalata a massaggiarsi la spalla. Di fronte a Hikari.
Si toccò la testa e sussultò < Oh Dio! Dov’è? Dov’è? Dov’è?! > strillò guardando ovunque mentre dal ramo su cui era appoggiata cadde un qualcosa di bianco e peloso e morbido.
Hikari non credette ai suoi occhi. E nemmeno Jacob, a dire la verità.
Un peluche.
Un coniglietto.
La bambina lo prese in mano e lo studiò per bene, rigirandoselo migliaia di volte tra le mani come se fosse qualcosa di veramente interessante.
Il tono lamentoso della nuova arrivata però disturbò la quiete che era riuscita tanto a raggiungere. Guardò per terra e si rese conto di stare calpestando qualcosa.
Un cappello bianco.
Come se anche la moretta avesse capito, si girò verso la bambina per guardarle i piedi. Gli occhi blu scintillarono come non mai < Che bello! L’hai trovato! > Hikari glielo passò con gli occhi a palla < Grazie infinite! >
Il sorriso che la nuova mostrò era talmente luminoso che la bianca credette di stare sognando.
Gli occhi le si riempirono di lacrime e si tuffò nell’ampia scollatura della ragazza a piangere.
< Umh? Che succede, bambina? >
Hikari strinse forte la maglietta gialla della ragazza, abbinata a un giacchino bianco e a un paio di short di jeans < T-Ti prego... A-Aiutami... Q-Quella persona v-vuole u-u-uccidermi...! >
La diciassettenne alzò lo sguardo verso l’uomo che ancora era rimasta pietrificato dalla piega inaspettata degli eventi. Una ragazza che dormiva su un ramo a testa in giù?
Questa si alzò da terra e mise la bambina dietro di lei con un ampissimo sorriso < Ci penso io, tranquilla! Tu non ti muovere. >
Jacob scoppiò a ridere < Hai intenzione di combattere? Sei masochista... >
La mora scoccò le dita e in un battibaleno nella mano destra si materializzò una lancia.
< Hai degli strani poteri, ragazzina... > ghignò < Ma non sei abbastanza forte per battermi! >
Con una velocitò inaudita premette il grilletto cinque volte, puntando la pistola alla fronte della ragazza. Hikari cacciò un urlo e saltò indietro, impaurita.
Peccato però che la ragazza avesse parato i colpi con la sua lancia d’acciaio.
< Adesso tocca a me! > gridò lanciandosi all’attacco. Mosse velocemente la lancia, una finta a destra, una sinistra e una dal basso finché non lo superò e si posizionò alle spalle dell’uomo.
Lui sgranò gli occhi e cercò di spararle ma la mora lo colpì duramente alla spalla facendogli così cadere di mano l’arma da fuoco. Jacob indietreggiò cacciando l’ennesima pistola dalla lunga giacca che indossava.
I lunghi capelli neri le danzavano attorno e sembravano assecondarla in ogni movimento. Saltò e gli piantò l’estremità della lancia nel braccio facendolo sanguinare copiosamente.
< Chi diamine sei?! > ululò Jacob, che fino ad allora non era mai stato sconfitto.
Lei sorrise a trentadue denti, mantenendo la posizione d’attacco e piegando meglio le ginocchia < Makarai D Lea. > disse assottigliando gli occhi < Piacere. >
Il Cacciatore grugnì.
Il Fantasma gli aveva accennato a un eventuale scontro contro chi possedeva la D nel nome ma non immaginava che vicino Doxa potesse essercene uno!
Jacob quindi capì che non aveva alcuna possibilità di vincere.
Almeno non al momento.
Quella ragazzina non era come Karuo, con lui erano bastati pochi secondi.
Glielo si leggeva nelle grandi iridi blu come il profondo dell’oceano.
< Piacere di conoscerti, ma adesso devo andarmene. Ma ricordati che la prossima volta ti ucciderò senza alcuna pietà. > poi si voltò verso Hikari < Non mi sfuggirai, bimba, non dimenticartelo. >
Non fece in tempo nemmeno a girarsi che la lunga lancia gli si piantò nel fianco sinistro.
Jacob guardò Lea e si sentì svenire per un attimo.
La parola di lei gli rimbombava nella mente all’infinito.
< Via >
Aveva detto.
Ma com’era possibile che gli tremassero in quel modo le gambe.
< Non avvicinarti a quella bambina. Mai più >
Estrasse la lancia e ai piedi del Cacciatore si allargò una grande macchia di sangue. Così grande che Hikari dovette serrare gli occhi e tapparsi il naso.
Jacob sparì all’improvviso in una nuvoletta, facendo rilassare Lea.
La lancia si smaterializzò e la ragazza andò dritta verso la bambina che tremava. La prese per le spalle per poi abbracciarla.
La bianca rimase immobile, assaporando quell’abbraccio. Scoppiò nuovamente a piangere.
Era tutto finito.
Era salva.
Ma suo fratello...
< M-Mio... Karuo!!!!!!!! > pianse forte, Lea aspettò che terminasse.
La portò in braccio fino alla cima di un albero e restarono lì per un bel po’. Una volta esaurite la lacrime e la voce, Lea mise la parola fine all’abbraccio.
La guardò negli occhi rosa e fece un sorriso < Non preoccuparti! Ti proteggerò io! >
Hikari annuì singhiozzando.
< Dove eravate diretti? >
< N-Non lo so... Mi stava dicendo una cosa ma non ha p-potuto finire... > gracchiò la bianca abbassando la testa.
Lea alzò gli occhi al cielo azzurro < Che ne dici di raggiungere un paio di miei amici? >
Hikari non rispose.
Quando la ragazza la guardò vide che si era addormentata. O meglio era svenuta. Ma comunque dormiva quindi il problema non se lo pose.
Con un grosso sorriso se la caricò sulla schiena e cominciò a camminare. Il cappello bianco ben calcato sulla testa.
***
Raggiunsero l’isola in un batter d’occhio.
Ora bisognava solo aprire un portale, attraversarlo e il gioco era fatto!
Anche se prima... < Allora, che ne dici? >
Greta si voltò a guardarla inarcando un sopracciglio < Di che parli? >
Kanta sbuffò e fece cenno a Law con la testa < Vuoi che venga o no? >
Greta abbassò la testa, pensierosa. Sarebbe la prima volta che qualcuno che non fossero lei e i membri della Black Moon attraversi il portale pe Lore. Era una violazione alle regole.
Kanta non dava poi molta retta alle regole. Per la verità nessuno lo faceva, alla fine bastava che uno della Black Moon fosse d’accordo. Soltanto che, non sapeva spiegarselo, ma aveva una brutta sensazione.
< Non voglio che gli succeda qualcosa > disse < E se dovesse...? > non osava continuare.
Kanta rise < Non era lui che ha salvato te? E tu ti preoccupi per lui? >
L’arciera roteò gli occhi al cielo un po’ divertita dalla situazione. In effetti lei poteva dirsi di qualche spanna inferiore a lui. O forse no?
Lei era abituata a combattere a Lore. Era abituata a combattere contro il Fantasma e conosceva all’incirca gli altri universi quindi sapeva cosa aspettarsi.
Sarebbe stata una cosa buona mettere Trafalgar Law di fronte a un ninja o un mago o una coppia di maestro d’armi e di un’arma? Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto? Sarebbe sopravvissuto contro i mostri che il Fantasma sganciava continuamente?
Ricordava quel demone, Akame, e nemmeno Law era sadico come quella tizia lì.
Quindi?
< Senti, se non vuoi portartelo dietro io non dirò nulla. E credo che nemmeno Eiji se la prenderà: non lo conosce nemmeno! > poggiò i pugni sui fianchi < E poi non saresti nemmeno l’unica! >
< E Bartolomeo non dice niente? >
< Cosa dovrebbe dire? È praticamente un anno che non lo vedo più! >
< Mi dispiace >
< Nah, tranquilla! Ma com’è che ci siamo messe a parlare dei nostri fidanzati? >
< Ah non lo s- ... EHI! Ma Io non ho Alcun Fidanzato!!!! > gridò Greta attirando l’attenzione di tutti quelli scesi a terra. Si guardò intorno e arrossì per l’imbarazzo < Ehm... scusate! >
Kanta scoppiò a ridere < Cavoli! Certo che quando si tratta di lui ti trasformi completamente, Greta! > l’altra grugnì stringendo fortissimo i denti per non lasciarsi scappare qualcosa di compromettente.
Ma si sa, la fortuna non gira mai nel verso giusto < Sapevate che Greta ha un nuovo tatuaggio? > chiese Eiji sbucando fuori da qualche parte con il suo inseparabile cellulare < Sulla schiena >
Greta incrociò le braccia sotto il seno < E allora? > nonostante non centri nulla con la conversazione precedente, Greta sentì la rabbia montarle su per la schiena, facendola tremare.
< We live for dead, for live forever, dico bene? > si fece avanti Trafalgar quasi di soppiatto. Perché Ciel non l’aveva mica visto o sentito arrivare?!, NO!
Infatti sobbalzò e nel girarsi sbatté il naso contro il petto del Chirurgo che sghignazzò.
< Non ti sopporto! > gridò lei.
< Capitano! > Bepo corse verso di loro inseguito da Penguin e Shachi < Abbiamo novità per quanto riguarda Joker! >
Gli occhi del capitano dei Pirati Heart si sgranarono impercettibilmente mentre Greta aggrottò le sopracciglia. Cosa potrebbe essere mai?
< Al momento è a Dessrosa. >
Questo voleva dire che...
Greta lo guardò stringere i pugni talmente forte da spaccarsi le nocche. Deglutì e cercò di capire il perché di quel cambiamento di umore. Sapeva bene la sua storia.
Gliel’aveva raccontata una volta, quella volta. Ma comunque non riusciva a capacitarsi del suo piano. Era un vero suicidio!
“A questo punto tanto vale che venga con noi...” rifletté.
Law ghignò < Questo cambia i nostri progetti... Cambio di programma: noi rimaniamo qua.  Abbiamo altro da sistemare una volta per tutte. >
Ma Greta non se la sentì di interferire. Perché dopotutto era la sua battaglia.
E Greta doveva combatterne un’altra. Per salvare gli Universi.
Kanta le fece l’occhiolino < Dai, cominciamo altrimenti si fa notte! > esclamò lisciandosi i capelli estremamente lunghi.
 Greta annuì ed Eiji chiuse il cellulare < Pronte? >
< Ehi! Aspettate! Io vengo con voi! >
Il verde mostrò un grosso sorriso < Ah, è vero... Ci eravamo dimenticati di te, Sol... Ma spiegami una cosa: come mai vuoi venire? >
Il ragazzino si irrigidì tutto < Non è questione di volere ma di dovere... se non lo faccio non me lo perdonerò mai! >
I membri della Black Moon annuirono in contemporanea.
Formarono un triangolo e Kanta tirò fuori dalla tasca un medaglione dorato e dai riflessi rossastri, con tanto di catenina.
Lo stesso fecero gli altri due.
Piccole saette uscirono dai medaglioni e crearono un cerchio perfetto. Aprire un portale era alquanto semplice. Ogni membro della Black Moon era fornito di quei medaglioni magici.
Essi creavano un campo magnetico tale da assottigliare la muraglia che divideva un Universo dall’altro e loro erano in grado di passare. Il portale rimaneva aperto però solo per pochi minuti e una volta chiuso bisognava aspettare che i medaglioni si ricaricassero.
Una potente scarica elettrica creò una specie di vortice al entro del cerchio.
< A presto! > salutò Kanta facendo “Ciao-Ciao” con la mano.
Eiji e Greta invece si limitarono a un cenno e un sorriso. Ma quando Greta incrociò gli occhi di Law fu come se dentro vi si leggesse tutta l’ansia che cercavano di non trasmettere.
Sorrise e portò una mano alle labbra, nell’esatto momento in cui Kanta si lanciò seguito da Sol, gli lanciò un bacio volante. Che si posò sulle sue, di labbra, solo Trafalgar lo sapeva.
E solo lui doveva saperlo. 
***
Lo spadaccino non poté credere alle sue orecchie eppure Camelia riusciva a vedere le anime quindi... essere alla pari di Stein non è una sciocchezza! Lui era il migliore!
Ovviamente subito dopo il Sommo Shinigami ma comunque il miglior maestro d’armi uscito dalla Shibusen!
< E ha anche un colore strano. > continuò la ragazza < E’ bianca... >
“E c’era solo una persona che possedeva un’anima bianca e pura come la sua...”
Intanto Shanako avanzava verso Kendras che non osava muovere un muscolo. Gli occhi perlati, le guance arrossate per non capiva bene quale sforzo. Sta di fatto che Shanako non aveva più il controllo del suo corpo.
Dentro di sé si ritrovò a sorridere: era quello che stava aspettando.
< Kendras “Dio del Fuoco”, cosa ti porta a Doxa? > Shanako conosceva bene quella voce!
I membri della Black Moon sgranarono gli occhi e inconsapevolmente abbassarono la guardia. Com’era possibile? Anche Kendras riconobbe subito la tonalità aggraziata ma tagliente della Dea Madre.
Infatti l’uomo cominciò a tremare.
“Nonostante sia molto forte è comunque intimorito...” constatò Shanako.
< L-La Dea! > esclamò all’improvviso ma parve subito prendere il controllo della propria paura infatti la sua espressione si trasformò completamente e si riempì di spavalderia < Come ci si sente a non avere un corpo vero e proprio? >
Sghignazzò e Shanako avrebbe voluto prenderlo a pugni ma la stessa sensazione di pace l’avvolse prima che potesse tornare all’attacco.
< Questa città è stata per anni una fortificazione, un luogo di tranquillità, pace e armonia. Pretendo di sapere perché tu e il tuo plotone la state distruggendo. >
< Ordini del Fantasma, mia Signora... > evidente l’ironia nella sua voce < E voi sapete quanto me che si è costretti a obbedire a ogni suo ordine, volenti o nolenti. >
< Ed è per questo che state distruggendo la mia città?! >
Camelia si aggrappò al braccio di Komor, sentendosi indebolita quando la Dea aveva alzato la voce in quel modo assurdo. Aspannò in cerca d’aria per un breve minuto, rendendosi conto che non soltanto lei si sentiva così esausta ma anche gli altri.
Lanciò un’occhiata al suo maestro d’armi che le fece segno di indietreggiare e cercare d riposarsi.
Non fece in tempo a fare però nulla che la Dea Madre ululò inviperita. Un pensiero che accumunava tutti era che la loro divinità avesse qualcosa di strano.
Di molto strano.
Più andava avanti la conversazione, più quei tre si sentivano deboli sia fisicamente che mentalmente. Ovviamente Kendras non faceva eccezione.
Perché anche se non lo dava a vedere, anche lui era abbastanza provato.
< Tu ora andrai dal Fantasma e gli consegnerai il mio messaggio: se si azzarda anche solo a sfiorare Lore senza il mio consenso, provvederò personalmente alla pena. Sono stata chiara? >
Kendras deglutì e con un ultimo pizzico di magia, s’incendiò scomparendo nel nulla.
A quel punto fu Komor a prendere la parola < Grande Dea Madre, cosa sta succedendo? >
Era implicito chiedere perché fosse proprio Shanako il ponte tra lei e loro. O anche il perché del ritorno del Fantasma. E poi c’erano le parole di Kendras, che non gli davano pace...
“E voi sapete quanto me che si è costretti a obbedire a ogni suo ordine, volenti o nolenti.”
 Il corpo di Shanako si voltò verso di loro, un sorriso dolce a decorarle il volto < Komor Ryuuzaruk, ultimo del clan legato ai draghi, perché combatti? >
Restò per un attimo sorpreso da quella domanda.
Così all’improvviso?!
< Per onorare il mio clan, diventando il migliore dei Maestri d’armi. >
< Camelia Birdkill, ex ladra americana, perché combatti? >
Fece un bel respiro < Per redimermi dai furti commessi. >
Infine toccò alla bianca < Akiko Satou, maga del Regno di Fiore, perché combatti? >
< Non è propriamente una buona ragione ma comunque ho giurato a me stessa e a colui che tuttora considero come una vera e propria famiglia che vendicherò la morte dei miei genitori. > spiegò.
< Sono felice che ognuno di voi ha ben altri scopi oltre a quello comune... >
Komor strinse i pugni “Perché dice questo? Che sia per questa ragione che Miyou...”
< Ora devo proprio andare... Ma prima ho qualcosa da dire a tutti voi della Black Moon. Ci penserete voi a comunicarlo agli altri, non è vero? > i tre annuirono convinti < Proteggete Shanako. Senza di lei l’intero mondo collasserebbe.
Il vostro compito è ben altro che evitare il risveglio di Akuma ma impedire che quest’ultimo e Shanako possano incontrarsi... Lo scontro tra i due porterebbe a un’esplosione di poteri di proporzioni apocalittiche.
Quindi vi chiedo di stare attenti. Per quanto riguarda il Fantasma non c’è bisogno di dirvi che dovrete combatterlo con tutta la forza di cui disponete...
Un’ultima cosa: la mia reincarnazione. >
L’interruzione brusca fece intendere loro che il tempo era scaduto. Infatti la luce che contornava il corpo di Shanako svanì immediatamente dopo, gli occhi si chiusero e il suo corpo cadde rovinosamente a terra senza che nessuno dei presenti potesse fare qualcosa.
Non potevano credere alle loro orecchie.
Quindi era così che stavano le cose... Quasi sicuramente se Shanako e Akuma dovessero incontrarsi si scatenerebbe il finimondo a prescindere e molto probabilmente Shana era la reincarnazione della Dea Madre!
< E-Ehi voi! > i tre si voltarono giusto in tempo per vedere spuntare una grossa lince bendata come una mummia < Si può sapere che succede? > abbassò lo sguardo sulla povera ragazza a terra e sgranò gli occhi < Ma che cavolo! La volete portare al sicuro sì o no?! >
Come riscossi da un dolce torpore, Komor si precipitò a sorreggere Shanako insieme a Camelia mentre Akiko si guardava intorno. La città era stata completamente distrutta. Il palazzo di vetro, le case, i negozi, tutto.
Non c’era più niente e la cosa le dava una rabbia.
Era stato il plotone che Kendras si era portato dietro: mentre lui si occupava di faccende importanti gli altri avrebbero distratto il resto.
Komor e Camelia erano stati bloccati da un numero esorbitante di creature di fuoco e in poco tempo li avevano eliminati. Poi erano sopraggiunti altri davvero resistenti e avevano perso un sacco di tempo con un grosso energumeno di lava.
Kendras poteva anche essere il Dio del Fuoco ma la Black Moon possedeva qualcosa di ben più forte.
Ora non restava che aspettare che si riprendessero tutti dallo scontro e avrebbero raggiunto Death City.
Ma prima...
< Ehi, Komor, mica hai finito di allenarti? Mi servirebbe una mano... >
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO SCRITTRICE:
 
Angolo di Rory e Kei:
-“ Salve salvino! Finalmente è estate! Yaaahooooooo!!!
-“ Hai fumato?
-“ No, che non ho fumato! Comunque... sono felicissima di poter essere qui con voi al posto della nostra Naku-chan! ^-^
-“ Sai quanto potrà fregare a loro?
-“ Sicuramente molto più di te! ... Antipatico...
-“ Ma che hai? Ultimamente sei più strana del solito... te la prendi per niente, sei sempre nervosa, parli da sola e diventi rossa, ecco!, vedi? Sei rossa come un pomodoro, ma si può sapere che ti prende?
-“ NON MI PRENDE NIENTE! ASSOLUTAMENTE NIENTE! NAAADAAAA! NOTHING! NULLAAAAAA!!!
-“ ... O.o Davvero?
-“ YES!
-“ D’aaaccordo... comunque, che stavi dicendo ai lettori?
-“ Dillo tu! Io sono troppo nervosa, no?!
-“ Kami che strazio...! Va bene... Dunque, qui c’è l’entrata in scena di un paio di personaggi:
Innanzitutto Karuo (che come si può notare è – era, scusate – un alleato e che purtroppo è spirato ancor prima di fornirci ulteriori quanto essenziali dettagli riguardanti la sorellina);
Hikari, la bambina dai capelli riccioluti e bianchi, la sorellina dolce&tenera di Karuo, salvata per miracolo.
Jacob, il Cacciatore. Che non è Caleb, attenzione! Ci penserà Nakurami a spiegarvi per benino in uno dei prossimi capitoli...
Makarai D Lea, come avete potuto notare è ispirata all’universo di One Piece ed è l’OC di... un attimo che guardo... Ah, di kairifenicia96. Nakurami mi ha detto di ringraziarti per la pazienza e di dirti che finalmente c’erano tutte le condizioni, ideali per l’entrata del tuo OC.
E infine Akiko Satou, OC di TheSoundYouNeed. (Che Nakurami ha già ringraziato ma che ringrazia nuovamente.)
Nakurami dice:
- Per quanto riguarda Law, spera che non ci siate rimasti troppo male che alla fine abbia cambiato idea...
- Lo spazio dedicato a Niamh è piccolo, si scusa tantotantissimo, ma nel prossimo capitolo dice che ci sarà una S.O.R.P.R.E.S.A. al riguardo.
- Il resto... nulla. 
Ooookay... mi sembra di non aver dimenticato niente, quindi... Uh? Rory, dai saluta i lettori!
-“ Ciao!
-“ Uffa... ma perché sei così arrabbiata?
-“ Perché tu non capisci niente! Mi pare ovvio!
-“ COME? ... Emh... cioè... Ah, basta, mi hai stufato!
-“ Come scusa, sono IO che ho stufato TE? Ma fammi il piacere!
SILEEEEEEEENZIOOOOOO!!!!!
-“ EH? Naku-chan!
-“ Che vuoi, Nakurami?
MI AVETE ROTTO, TUTTI E DUE!
-“ Scusaci...
D’accordo, siete scusati! ^-^
-“ Eh? Di già?
-“ ... Non ho parole... Rory, andiamocene!
-“ Oookay!
Bene, scusate, ragazzi per l’inconveniente! Eheh...
Comunque ci sono delle cosucce su cui vi invito a riflettere: ho lasciato parecchi indizi a destra e a manca in questo capitolo, soprattutto nel primo paragrafo di Hikari e Karuo... Ma non voglio anticiparvi niente quindi ci vediamo alla prossima!!!
E chiedo scusa se gli antagonisti andranno un po’ a rilento ma non è molto bello se il Fantasma scopre tutte le sue carte già adesso, vi pare? Lo stesso vale per i nostri eroi quindi non demordete: gli scontri VERI inizieranno molto presto!
P.S. Prossimo capitolo: sorpreseeee!!!!
^-^

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Capitolo 7
*** Un mare di ricordi: Partenza per Death City ***


NEI CAPITOLI PRECEDENTI:
 
Il Fantasma vuole risvegliare il demone distruttore Akuma dal suo sonno. Per fare ciò ha bisogno dei completi poteri della Maga Guerriera e della morte della Grande Dea Madre, ma non potrà avere nessuna delle due cose se non grazie a Shanako.
E’ per questo, infatti, che la ragazza viaggia insieme a Komor Ryuuzaruk e Camelia Birdkill, giungendo finalmente a Doxa e facendo la conoscenza di Xenio, Guardiano della città, e Akiko Satou, una maga, membro della Black Moon.
Qui Shanako libera parte dei suoi poteri nello scontro con Kendras “Dio del Fuoco” che però fugge non appena la Grande Dea Madre si impossessa del corpo della ragazza per lasciare un messaggio.
Nel mentre Eiji Tanaka, Greta Ciel e Kanta Sawada salutano il Chirurgo della Morte e la sua ciurma pirata, per aprire il portale che li condurrà a Lore, seguiti dal giovane Sol.
Niamh O’Brian è prigioniera di Yukiko e Pyra, che la portano al Castello del Cacciatore Caleb, che le accenna il perché della sua presenza lì, e di una certa Abihil che Niamh insiste di non conoscere.
Invece, la piccola Hikari e suo fratello Karuo partono da un piccolo villaggio ma vengono attaccati dal Cacciatore Jacob, che con le sue pistole, uccide il maggiore. Hikari scappa, raggiungendo così Makarai D Lea che sconfigge l’uomo, che fugge, e promette alla bambina di proteggerla.
 
 
Capitolo 06
Un mare di ricordi: Partenza per Death City
 
 
< Non arrendiamoci!! > gridò, ma proprio in quel momento il ginocchio le cedette, facendola cadere. Il ragazzo, il più vicino a lei in quel momento, si precipitò ad aiutarla ma lei con uno schiaffo lo freddò.
Gli lanciò un’occhiata strana, puro coraggio < Sto bene. Sto bene, aiuta gli altri, Akiko sembra quasi voler morire... > e indicò la compagna che non riusciva a muovere un dito.
Erano esausti.
Come avrebbero fatto a vincere in queste condizioni?
< Non preoccuparti per me, sto bene... > continuò, un po’ più dolce e nascondendo gli occhi velati di lacrime abbassando la testa.
Lui non ne voleva sapere di lasciarla lì a sanguinare ma non aveva altra scelta. Sicuramente lei era quella messa meno peggio di tutti.
Si guardò intorno, allucinato.
Komor e Camelia si mantenevano in piedi l’uno con l’altra; Eiji cercava di riparare uno dei suoi utensili elettronici ma con la poca energia rimasta non era in grado di fare niente;
Kanta era svenuta e sorretta da Shiro, la tigre che portava sempre con sé; Greta aveva un braccio fratturato e non era più in grado di lanciare le sue frecce, né i suoi attacchi magici;
Karuo era gravemente ferito e Genko stava cercando in tutti i modi di farlo sopravvivere.
E gli altri...
Strinse denti e pugni.
Com’erano arrivati a quel punto? Come?!
< Maledizione... >
< Calmati > disse lei portando dietro la schiena la grossa treccia castano chiaro con un elegante movimento della mano < ,vinceremo noi. E’ questione di attimi. >
< Come fai a dirlo? Quel dannato ha rubato quasi tutti i poteri della Maga! E la Dea sta per morire, cosa potremmo mai fare noi? >
La giovane donna sorrise mostrando i canini e un’espressione determinata < Basta utilizzare la Tecnica dello Spirito, Kiryou... >
Lui sgranò gli occhi, orripilato < Cosa? Sei impazzita? Non puoi! Non... > ma la determinazione che lesse nei suoi occhi color nocciola lo fecero desistere. Com’era possibile che fosse così determinata a sacrificare la propria vita?
Lei era...
< Kiryou, > gracchiò una Camelia zoppicante poco distante da loro < Lasciala fare... sono sicura che sa quello che sta facendo, non è vero? >
La donna deglutì e si sforzò di sembrare calma, annuendo con decisione < Certo! >
Eiji e Komor, quasi in sincronia, si voltarono prima verso l’ex ladra e poi l’altra. Avevano percepito qualcosa di strano nel tono di Camelia, come una preghiera, il che era abbastanza difficile da credere.
Ma guardando Miyou si resero conto del perché.
Del perché stavano combattendo tutti.
Akiko si fece forza e si alzò in piedi, tremante, i vestiti squarciati in più punti < Io sono pronta... quando vuoi, capo. > al che venne subito imitata da Karuo, sotto le bestemmie e proteste di Genko.
Miyou si voltò verso Greta che aveva provveduto a bendare alla meno peggio il braccio e aveva afferrato con decisione una piccola sfera rossastra, forse l’ultima o comunque non gliene rimanevano tante.
Shiro ruggì e scosse violentemente la coda e le spalle facendo sussultare la sua padrona < S-Scusate ragazzi... c-ci sono anch’io... > dalla voce gli altri capirono che se non fosse stata curata le sarebbe capitata la sorte peggiore: una morte lenta e dolorosa.
< Kanta, hai perso troppo sangue, torna al Quartier Generale... > cercò di dissuaderla Miyou ma l’altra non volle sentire ragioni.
< Faccio parte della Black Moon ed è mio preciso dovere combattere contro i nemici, quindi non mi venite a dire di tornarmene al sicuro perché giuro che vi ammazzo tutti! > fece sorridere molti di loro con quella sua minaccia scherzosa.
Ma Kiryou non riusciva proprio a vedere nulla di buono in quello che stava per succedere.
Cos’era quella brutta sensazione che percepiva nel petto?
< Kiryou... > un sussurro, ma lo aveva sentito ugualmente, ancora prima di sentire le braccia calde di Miyou circondargli la vita < Torneremo al villaggio insieme, è una promessa... >
Un boato interruppe l’atmosfera che si era creata attorno ai due.
Eiji fece scudo gli altri con i rimasugli dei suoi robot giganti. Tronchi di alberi marci e massi pesanti piovevano dal cielo e il vento soffiava più forte che mai.
Miyou strinse la mano di Kiryou fino a far sbiancare le nocche e gli sorrise < Ti ho fatto una promessa e io mantengo sempre le promesse, no? >
Detto ciò lo lasciò e corse a perdifiato verso la costruzione di pietra, dove avrebbe ingaggiato l’ultima e definitiva battaglia contro il Fantasma. Il luogo dove si sarebbe decisa la sorte di Lore e di tutti gli altri Universi.
Per Kiryou, quella fu l’ultima volta che poté bearsi del suo calore...
 
Sputò sangue.
I muscoli le facevano male in tutto il corpo. Le ossa rotte, i polmoni a corto di fiato.
Cominciava a credere che stesse morendo davvero, stavolta.
< Cos’è che avevi in mente, piccina? > la schernì il Fantasma ghignando < Sconfiggermi e liberare Lore dalla presenza di Akuma? Sei un’illusa... >
< Mai quanto te, che speri di poter distruggere questo mondo e farla franca... i miei amici stanno combattendo contro quel bastardo di un demone e vinceranno! Ce la faranno e tu verrai sconfitto! > esclamò afferrando con decisione un kunai.
L’unico che le era rimasto.
Il Fantasma rise di gusto < Come pensi che quei marmocchi possano sconfiggere un demone di tale potere distruttivo? Periranno ancora prima di rendersene conto, vedrai... e sai anche tu che c’è un solo modo per uccidermi! >
< Già... > chiuse gli occhi e lanciò il kunai puntando al cuore del nemico.
L’uomo lo scansò prontamente ma qualcosa lo sorprese.
Sgranò gli occhi e grugnì < Non starai mica...? >
Lei sogghignò e mentre gli dava il colpo di grazia il suo pensiero volò verso di lui, riverso a terra poco più in là. Che l’aveva seguita, testardo com’era e per poco ci rimetteva la vita.
Kiryou.
< Ti prego, perdonami... >
 
Si svegliò con l’affanno.
Si strofinò il viso con la mano, scostando le lenzuola con un abile movimento delle gambe. Si mise seduto e attese che tutto finisse. Era sudato.
Quindi decise di alzarsi e farsi una doccia.
Ripensare a quel che era successo lo faceva stare incredibilmente male ma come poteva scordarsi? Come poteva dimenticare l’unica persona che...?
Diede un pugno alle mattonelle della doccia distruggendone qualcuna.
Se non avesse ricevuto quella dannata lettera non avrebbe iniziato di nuovo a fare quei dannati sogni! Una volta calmato indossò la sua quotidiana divisa e cercò di mettere qualcosa sotto i denti.
Ma purtroppo, da pochi giorni a quella parte, non riusciva a mandare giù nemmeno un piccolo boccone. Così uscì in fretta e furia verso il campo di allenamento. Lì avrebbe sfogato e sarebbe rimasto solo con i suoi pensieri.
Peccato che una volta arrivato lì vi trovò una seconda persona.
Non una persona qualunque.
Ma la persona che più gli ricordava la personalità allegra e solare di Miyou, l’eroe del villaggio, tanto scemo quanto coraggioso...
No, non poteva sopportarlo... non poteva!
 
 
< Non morire >
< Torna da me >
< Ti prego >
< Ti amo >
< Resteremo sempre insieme >
< Te lo prometto >
< Tornerò >
< Lo giuro >
< Ti proteggerò >
 
 
Svegliarsi fu un trauma bello forte.
Strinse gli occhi, infastiditi dalla tenue luce che filtrava dalle sottili tende.
Si mosse leggermente e, stranamente, non sentì tirare nessun muscolo. Lentamente aprì gli occhi, beandosi del calore delle coperte. Dove si trovava?
Cos’era successo?
Poi ricordò tutto: Kendras, Doxa sotto attacco, i suoi amici, il palazzo distrutto, Eros ferito...
< EROS! > strillò mettendosi seduta di colpo. I polmoni cominciarono proprio in quel momento a farle male a ogni respiro, si sentiva le gambe pesanti e la testa bruciare. Per non parlare del dolore acuto che sentiva all’occhio sinistro... si voltò disperata da una parte all’altra non scorgendo nessun viso amico.
Si trovava in una piccola costruzione di legno, su un letto di paglia, un mantello come coperta e su di un tavolo c’era quella che sembrava essere una mappa.
Deglutì mettendosi una mano sul cuore. Doveva alzarsi immediatamente, doveva sapere come stavano.
Ma la porta si aprì ancor prima che Shanako potesse anche solo ricordarsi come ci si muove e da lì comparve una ragazza. Non era Camelia, ma quella con i lunghi e mossi capelli bianchi come la neve, la stessa che aveva visto combattere contro Kendras.
La bianca le si avvicinò, gli occhi neri e fissi in quelli marroni di Shanako < Ce ne hai messo di tempo per svegliarti... >
< Dove sono gli altri? Come stanno? Cosa- >
L’altra alzò la mano per farla stare zitta < Akiko, piacere. > disse, poi si recò verso un’altra porta, che prima Shanako non aveva notato < Devi avere molta fame. >
Come risposta, lo stomaco della mora brontolò a mo’ di una bestia assassina, facendola arrossire < Beh, più o meno... >
< Kyoya ha preparato uno speciale brodo di pollo e violette, guarirà in un attimo le tue ferite. Anche se a quanto vedo si sono già cicatrizzate. >
Solo allora Shanako si rese conto di avere bende e cerotti un po’ ovunque. Si toccò la guancia e sentì la presenza di una grossa garza e si ricordò di aver preso parecchie botte da quell’uomo di fuoco.
Strinse i denti e i pugni < Dov’è andato? >
< Chi? >
< Kendras... >
Akiko le lanciò un’occhiata < Ricordi cos’è successo? >
< Sì, all’incirca... ricordo di essermi mossa contro la mia volontà e dopo ho capito che la Dea aveva preso possesso del mio corpo per combattere. Ma dopo un po’ non sono più riuscita a resistere alla sua grande aura e sono svenuta. >
La bianca ci mise un po’ per elaborare il miniracconto, poi andò in cucina, riempì una ciotola di quel brodo miracoloso e glielo portò, aiutandola ad appoggiare la schiena al muro.
< Comunque Kendras è scappato. >
Si sedette e aspettò con pazienza che Shanako terminasse di mangiare.
< Tu sei una compagna di Komor e Camelia, vero? > Akiko annuì < Sai quante persone fanno parte della Black Moon? >
< Ovvio che sì. >
Shanako bevve un lungo sorso prima di continuare < E allora? > capì che quella ragazza doveva essere una di poche parole...
< Otto inclusi me, Komor e Camelia. >
< Soltanto? >
Akiko sospirò, per un attimo a Shanako parve persa in mille e più ricordi, gli occhi si abbassarono e involontariamente strinse i pugni < Sì. Ora sì. >
Shanako dunque capì che altri erano morti.
Altri compagni.
Non le aveva detto come stavano Eros, Komor e Camelia ma dalla faccia aveva capito che stavano bene. Nel momento in cui fosse capitato loro qualcosa non sapeva come avrebbe reagito.
In quei pochi giorni aveva cominciato a capire molte cose su quei tre.
La lince era un animale orgoglioso e tenace, coraggioso e forte ma che qualche volta si faceva trascinare dalle emozioni negative, quali rabbia e vendetta. Shana sapeva che Eros avrebbe tanto voluto vendicare la morte del padre, ucciso barbaramente da Akame ma al momento lui non aveva alcuna possibilità contro di lei.
Komor era, invece, un tipo abbastanza strano. A volte era serio e imperturbabile, altre volte sembrava un idiota che rideva a qualsiasi tipo di battuta, altre volte ancora sembrava diffidente.
Anche Camelia lo era, ma lei era più rigida e caparbia e arrogante. Ma Shanako era sempre più convinta che tanta arroganza e testardaggine servivano solo per nascondere il suo passato e forse anche il suo lato timido.
Da quando era arrivata a Lore, Shanako aveva scoperta di essere parecchio, ma parecchio empatica e questo le piaceva. Capire i sentimenti delle persone accanto a lei la faceva sentire bene, in qualche modo cosciente e utile.
Guardando Akiko, le veniva in mente una persona fredda e razionale. Quando però aveva pensato anche solo di sfuggita ai suoi compagni morti tempo addietro, i suoi occhi avevano assunto una tonalità più chiara e a Shanako sembrò quasi volesse mettersi a piangere.
Ma c’era qualcosa di più.
Ogni volta che si nominava Kendras, Akiko reagiva stranamente. Come se prima di quell’incontro le avesse fatto un torto per cui lei non l’avrebbe mai perdonato. Forse desiderava mettere fine alla sua vita con le sue stesse mani.
Forse avrebbe voluto uccidere Kendras da sola.
O forse...
< Shana! > la comparsa di Xenio fece sobbalzare la ragazza, interrompendo il flusso un po’ ingarbugliato dei suoi pensieri.
Gli sorrise per salutarlo poi notò una seconda figura.
Era una donna anziana, dai capelli grigio scuro legati in una treccia e tante rughe gentili a testimoniare gli anni di anzianità. Xenio la indicò con un movimento della mano < Questa è Kyoya... >
< Salve signorina! >
< Salve! È lei che ha cucinato questa delizia, vero? >
La donna rise scuotendo le spalle leggermente incurvate. Era davvero piccola.
Faceva tenerezza.
< Certo signorina, è una delle mie specialità! >
Stettero un bel po’ a chiacchierare, Akiko restò in silenzio per tutto il tempo guardando fuori dalla finestra, mentre Xenio si era come volatilizzato. Aveva biascicato un “vado ad aiutare a ricostruire”.
Shanako aveva certamente capito che Doxa così come l’aveva vista era scomparsa, almeno in parte. Kyoya se ne andò dopo un’ora buona, si era improvvisata medico e le aveva cambiato le bende sotto lo sguardo perso della maga dai capelli bianchi, aveva sorriso allegramente e le aveva promesso una cena con i fiocchi.
< Quando ripartiamo? > chiese all’improvviso Shanako.
L’altra si alzò e si stiracchiò verso l’alto < Stanotte. Cerca di riposare, abbiamo poco tempo per raggiungere Death City... >
Shana annuì e si stese sulla paglia.
Ma non fece in tempo a chiudere gli occhi che si mise nuovamente seduta < Voglio fare una passeggiata. >
Akiko alzò un sopracciglio < Ti ho appena detto che devi riposare... >
< Riposerò fuori da questa catapecchia! > esclamò.
La maga sospirò e l’aiutò ad alzarsi. Nonostante zoppichi un pochino, Shanako riuscì a raggiungere la porta senza inciampare o cadere come un sacco di patate.
Una volta fuori, la luce del sole la investì, facendole chiudere gli occhi. Ci volle un po’ prima che si abituasse e potesse vedere una serie di rovine ricoprire il suolo.
Riconobbe alcune persone (come i camerieri del ristorante in cui si erano fermati a mangiare) o qualche bambino troppo curioso. Camelia era seduta su un grosso masso con in mano una ciotola di riso condita con della salsa barbecue.
Shanako resistette dal vomitare.
La raggiunse scoprendo Komor un po’ più in là steso a dormire, una benda nera a coprirgli l’occhio sano.
< Tutto bene? > chiese allora all’arma.
Camelia annuì svogliatamente < Tu piuttosto, perché sei in piedi? >
< Le avevo detto di riposarsi ma non mi ha ascoltata. > fece Akiko.
Shana mostrò allora un sorriso a trentadue denti < Preferisco dormire all’aperto! >
Le componenti della Black Moon le lanciarono un’occhiata strana, per poi tornare alle loro faccende (leggesi come mangiare del riso con salsa barbecue e... fare una passeggiata) infatti Akiko si allontanò senza dire nulla.
Shanako quindi cercò un posticino libero dalle macerie, trovandolo sotto alla statua della Dea. Si stese lentamente e poco dopo si addormentò con una bella sensazione.
Una di quelle sensazione che presagivano il miglioramento delle situazioni critiche.
 
 
Continuò a correre per almeno dieci minuti buoni, cominciando a sentire le gambe pesanti a ogni passo. Non teneva il conto di quante volte era caduta o quante volte credeva di essere caduta, Niamh correva e correva cercando una via d’uscita.
Sapeva di non avere poi grandi possibilità contro Yukiko, la donna delle nevi, Pyra (che aveva scoperto solo dopo attente riflessioni essere un Oni) e il Cacciatore Caleb, quello sbadato.
Erano troppo forti ma comunque aveva una piccola scintilla di speranza che le permetteva di continuare a correre ancora, ancora e ancora.
< E’ futile e illogico che continui a correre > sentì una voce all’improvviso e inciampò nei sui stessi piedi.
Il fiatone non le permetteva di proferire parola, ma pensò che fosse anche colpa della paura che le bloccava persino i muscoli del corpo. Portò le mani all’altezza del petto, come se l’aiutasse a respirare meglio e non si mosse.
Intanto sentiva piccoli passi avvicinarsi sempre di più finché qualcuno non l’afferrò per i capelli biondi facendola alzare di botto, facendola fremere di terrore.
Gli occhi che si ritrovò davanti non erano per niente umani. La pelle rossa dell’Oni contrastava con i suoi capelli argentati e la sua voce era atona e disinteressata < Tanto prima o poi morirai comunque, ora o tra vent’anni che differenza fa? >
Gli occhi della ragazzina divennero lucidi in un attimo < No, non voglio morire! >
< Allora spera che qualcuno ti venga a salvare >
La bionda smise anche di pensare, lasciò che le braccia le scendessero lungo la vita e sgranò gli occhi. Lei... non era certa che la sua famiglia la venisse a salvare.
Chi vorrebbe salvarla? Un’inutile e piagnucolona ragazzina, terrorizzata dalla sua stessa ombra e che preferisce starsene da sola, al buio a leggere. Fu scossa da un singhiozzo, segno che stava per iniziare a piangere.
Di nuovo.
< Non hai nessuno, vero? > fece Pyra agitando la coda leonina e creando piccole fiaccole di fuoco viola attorno a sé < Sei spacciata. Dunque è illogico scappare, no? >
Lo disse con naturalezza e così le lasciò i capelli facendola cadere di faccia.
Niamh cominciò a piangere e Pyra, un po’ annoiata dalla situazione, cominciò a bere del sakè che portava sempre con sé sedendosi su quelle che sembravano scale. La bionda pianse a lungo, molto probabilmente anche Yukiko la stava sentendo ma Pyra non si azzardava a muoversi di lì e continuava a bere.
Ma la “pace” durò poco, perché Caleb arrivò in un lampo < Allora? Siamo pronti? >
Al che si aggiunse una scocciata Yukiko < Quanto vi ci vuole? Muovetevi che non abbiamo tempo da perdere! >
Caleb afferrò Niamh in malo modo e se la trascinò dietro, a peso morto, mentre Yukiko apriva loro la strada. Intanto Pyra mise a posto il sakè e nel farlo sfiorò  la scimitarra che portava al fianco.
La guardò per un istante per poi seguire gli altri.
< Abihil sarà felice di poterti rivedere... > disse il Cacciatore < ...il regno dei morti ti attende. Pyra, non è che potresti spegnere queste cose? > continuò indicando quella specie di fuochi fatui che volteggiavano un po’ ovunque nei corridoi.
Pyra non disse niente, fece come le era stato detto e continuò a camminare.
Aveva un bel viso ma comunque gli occhi apatici le davano un’aria stanca e annoiata. Per un attimo, ma solo per un attimo, Niamh ebbe la sensazione che nascondesse qualcosa. Qualcosa da tenere segreto, da custodire e da non rivelare a costo della propria vita.
E Niamh se le sentiva. Sapeva se qualcosa non quadrava.
In un attimo giunsero di nuovo nella sala del trono e lì Yukiko disegnò alcuni simboli a terra, esattamente al centro della stanza dove mise anche una candela scura e una chiara, probabilmente alla cannella.
< Tutto pronto > disse dopo un po’ e Caleb la trascinò vicino alle candele.
Niamh non ebbe il tempo di rendersi conto di niente che i simboli si illuminarono e le impedirono di muoversi, rimanendo bloccata a terra, in posizione fetale < C-Che succede? >
< Zitta e aspetta la morte, O’ Brian > fece la donna delle nevi con fare cattivo. Non importava quanto tempo ci fosse voluto, ormai avrebbero conosciuto le sorti della guerra che stava per abbattersi su di loro < Tu sarai la nostra chiave per la vittoria >
Ovviamente Niamh non capiva niente di quel che stava dicendo... quale vittoria? Quale guerra? Perché lei ne era la chiave? Cosa centrava Abihil?
Poi all’improvviso un lampo di genio.
Ma certo!
< Io non so predire il futuro! > gridò con tutta la voce di cui disponeva < Non so farlo, è inutile che cerchiate di- >
< Stupida! >
Niamh si bloccò mordendosi le labbra a sangue.
A parlare era stato il Cacciatore, Caleb, che osservava i cerchi disegnati diventare sempre meno concentrici e luminosi, gli occhi attraversati da un lampo di malvagità, come non li aveva mai visti nessuno < Mi pare ovvio che tu non predici il futuro... ma le abilità di banshee permettono di sapere in anticipo la morte del suo protetto e prima che tu lo diventi e che ti scelga un protetto a caso, vogliamo che Abihil che è nascosta dentro di te, diventi la banshee del nostro Signore e Padrone... tutto questo si può fare solo e soltanto uccidendo il contenitore, in questo caso tu, attraverso questo rito >
Pyra poggiò la schiena contro il muro fatiscente e non disse assolutamente nulla, Yukiko incrociò le braccia al petto ghignante < Non fare resistenza e vedrai che sarà meno doloroso >
< Ma io non custodisco nessuna Abihil! Come devo dirvelo?! > gridò ancora più forte.
Se era sicura su una cosa era che lei era protetta dalla banshee Abihil e che quindi non era il contenitore di nessuno!
Il cerchio principale iniziò a farsi sempre più stretto e nell’esatto momento in cui divenne di un rosso accesso, Niamh iniziò a percepire un dolore atroce all’altezza del petto come se fosse stata pugnalata.
E urlò.
Si contorse fin quanto poteva, si sentiva ancora costretta a terra, e sentì le guance bagnate dalle proprie lacrime. Si sentiva morire.
Il suo urlo disperato era qualcosa di terribile e Niamh, in cuore suo, sapeva di non avere poi tante speranze.
Il suo ultimo pensiero, prima di cadere nell’oblio fu rivolto a una sola persona.
Chiuse gli occhi e strinse i pugni, continuando a gridare.
Aiuto Abihil...
 
 
Quando sentirono la porta aprirsi sapevano già di cosa si sarebbe parlato. Non appena però l’uscio si chiuse, cigolando, le loro menti si svuotarono.
< Ah, siete ancora svegli... > biascicò Miyou vedendoli al tavolo di legno.
Così giovani, così inesperti, ma così forti da farla commuovere. All’epoca potevano avere al massimo diciassette anni, il minimo era di quattordici. Eppure Miyou li considerava suoi pari, come aveva sempre fatto con tutti.
Komor fu il primo a sollevare lo sguardo su di lei, anche perché l’altro lo teneva fisso su quel suo apparecchio elettronico. Ad ogni modo il maestro d’armi le lanciò una lunga occhiata che la ragazza resse senza fatica.
Era sempre stata brava negli sguardi, diceva. Diceva anche che fosse forte, che nessuno avrebbe potuto batterla. Ma diceva anche un sacco di bugie.
Anche se il primo ad alzare lo sguardo fu Komor, il primo a proferire parola fu Eiji, sempre e comunque tenendo lo sguardo fisso sullo schermo del telefono < Allora, Miyou, che intenzioni hai? >
Questa inarcò un sopracciglio < Come? >
< Hai intenzione di morire? > continuò come se lei non avesse detto niente, alzando sempre di più la voce < Miyou Nishiki, hai intenzione di morire? Guarda che non ci metto niente a svegliare quell’idiota che non ti molla mai con lo sguardo e dirgli che tu vuoi andare a farti ammazzare!
Sai che non la prederà bene, vero? Kiryou sarà anche un idiota sensibile ma quando si tratta della donna che ama, cazzo, diventa un mostro!
Perché cerchi in tutti i modi di allontanarti da lui, da noi, quando sai perfettamente che è impossibile?! >
La ragazza non reagì.
O meglio, aspettò qualche secondo prima di rispondergli. Komor pensò che gli avrebbe urlato contro di farsi gli affari propri, che era pur sempre la sua di vita e che era libera di farsi ammazzare quando voleva, e invece... < Mi dispiace. >
Eiji, solo per un secondo, alzò gli occhi azzurri sulla sua figura, che al momento tremava e pareva così fragile e delicata. Non era mai apparsa così.
Di solito Miyou era un mix di allegria, sorrisi e sogni.
Era la donna perfetta.
Kiryou sarebbe stato fortunato. Fortunato, se Miyou non avesse deciso di morire per salvarli.
< Non puoi farlo > rincarò la dose il maestro d’armi < Non puoi fare questo a Kiryou. >
< Pensate che mi faccia sentire bene vederlo lì, aspettare di sacrificarsi per me?! > gridò allora lei in preda alla collera e alla disperazione, il viso piegato in una smorfia di dolore insostenibile < Gli voglio bene, farei qualsiasi cosa per lui ed è per questo che io devo farlo... per lui e per voi, la Black Moon è stata creata da me per proteggere Lore e gli altri universi, quindi spetta a me farlo! >
Fu allora che Eiji balzò in piedi, cellulare sbattuto contro il tavolo, disintegrandosi in mille pezzi < Appunto perché la Black Moon è stata creata per proteggere Lore che TUTTI NOI dobbiamo impegnarci a proteggerla! O ti sei scordata il patto che abbiamo fatto?! >
< Non puoi sacrificarti da sola, è una follia. >
Miyou guardò prima il verde e poi il biondo.
< E invece posso. >
I ragazzi sbuffarono, chi più leggermente (Komor) e chi più pesantemente (Eiji) che ormai stava sclerando. Miyou abbassò lo sguardo e proseguì, lasciandoseli alle spalle.
Il corridoio per arrivare alla sua stanza era abbastanza lungo da inceppare in Leonine. La ragazzina, più piccola fra tutti, quella che si impuntava per delle sciocchezze quali la disposizione del divano o delle armi, aveva gli occhi perlati lucidi e rossi.
Stava piangendo.
Aveva pianto.
Miyou digrignò i denti per la rabbia ma si trattenne, non poteva dire loro niente. Il giorno seguente avrebbero combattuto contro il Fantasma, Akuma sarebbe stato rinchiuso nel limbo da cui era stato liberato... e lei sarebbe morta.
< Non piangere. > le sussurrò non muovendosi da dov’era, ad almeno un metro di distanza < Non voglio veder piangere nessuno, Leonie, hai capito? >
Quella annuì scappando in camera sua. La lunga coda che le spuntava poco sopra il sedere tremava e spesso si nascondeva in mezzo alle sua gambe ma Leonine non era certo un tipo pauroso. Era il coraggio fatta persona.
Ma Miyou sapeva che perdere qualcun altro sarebbe stato troppo per lei.
Non voleva farla soffrire oltre, ma doveva farlo.
O Lore non avrebbe mai potuto vivere un’esistenza felice.
Miyou rabbrividì solo per un istante.
Sarebbe stata forte abbastanza?, doveva. Slegò i lunghi capelli castani e si chiuse in camera, pronta per la notte.
Molto probabilmente l’ultima che avrebbe passato con loro.
 
 
Hikari pensò che quella strana ragazza assomigliasse in maniera particolare a suo fratello. Certo, lei aveva magari gli occhi più blu (suo fratello azzurri, come quelli della mamma), i capelli ovviamente più lunghi (suo fratello ovviamente più corti) ma comunque neri e, cosa più bella, avevano lo stesso sorriso.
Quindi per Hikari non c’era cosa migliore che viaggiare con Lea.
Ovviamente nessuno avrebbe mai sostituito il suo adorato fratellone. Hikari ne era consapevole, come lo era anche Lea. Il fatto che Makarai D Lea si trovasse lì proprio nel momento del bisogno la fece pensare.
Certo, stava dormendo a testa in giù, ma comunque era una fortuita coincidenza! Anche se voleva comunque suo fratello.
Il suo amatissimo fratellone.
Che oramai era perso per sempre.
Lea abbassò lo sguardo e vide la tenera bambina che cercava di asciugarsi gli occhi umidi. Le sorrise dolcemente e (come pervasa da un inusuale istinto materno) la strinse a sé così come avrebbe fatto una qualunque madre.
La sua invece le avrebbe riso in faccia.
Quando Hikari si staccò e la guardò per bene, le guance umide e rosse, piegò nuovamente il labbro inferiore in una smorfia < Mi manca >
< Lo so > disse l’altra < Ma sono sicura che non vorrebbe che piangessi. Vorrebbe che affrontassi la vita anche senza di lui perché sei forte e diventerai una bellissima e abilissima donna un giorno >
Con queste parole riuscì a far riprendere la bambina che la strinse a sé ancor più forte per poi regalarle un mega sorriso.
A quel punto Lea alzò i pugni al cielo e in quello stesso momento uno strano rumore si levò dal suo stomaco facendo ridere la piccola Hikari come una matta.
< E’ ora di mangiare! Dov’è il villaggio più vicino? >
Hikari la guardò stranita < Perché?, non siamo già diretti da qualche parte? >
Fu solo a quel punto che la ragazza dai lunghi capelli neri scoppiò a ridere tenendo le mani dietro la testa coperta dal cappello di paglia bianca < Io non ci sono mai stata in questo posto, per me è tutto nuovo quindi non so dove possiamo trovare delle locande... speravo me lo dicessi tu >
Il momento di silenzio era un classico.
Seguito dallo strillo della bambina che si agitò come non mai gridando di non essere mai uscita dal villaggio dove suo fratello l’aveva portata, di non avere la minima idea di dove andare, cosa fare, dove mangiare, cosa mangiare, dove stare, chi incontrare... e Lea, in tutto questa agitazione, era rimasta seduta su un grande masso a guardarla andare avanti e indietro.
Sorridente.
Quando la piccola si accorse di essere l’unica in preda all’agitazione, si voltò verso la ragazza alla quale brillarono gli occhi blu mare.
< Resta ferma > e Hikari non capì.
Stava per chiedere spiegazioni ma in un attimo sentì un potente ruggito alle sue spalle e si paralizzò sul posto. Fu questione di un secondo, se non di meno, Lea era scattata in avanti e tramite i suoi poteri aveva creato una lunga spada che usò per tranciare in due il corpo dell’enorme pantera che si era come materializzata tra la boscaglia.
Con lo stesso sorriso di sempre, la ragazza si voltò verso di lei mentre la spada scomparve dalle sue mani < Ecco, ora abbiamo da mangiare! >
Hikari non poté non pensare che questa Makarai fosse una matta. Ma la cosa la fece sentire protetta e piuttosto allegra.
Accesero un giocoso fuocherello e cossero al meglio la carne di pantera gigante. Nessuna delle due era una cuoca eccezionale, soprattutto perché Hikari voleva addirittura mangiarla cruda.
 Così iniziarono a parlare del più e del meno.
< Quanti anni hai? > chiese Lea all’improvviso.
La bianca inghiottì il boccone per poi rispondere < Dieci! > poi si legò i capelli in una coda alta, lasciando che le punte dei suoi ricci le cadessero sulle spalle < Quindi soltanto pochi anni in meno di te! >
La mora alzò un sopracciglio < Guarda che ho diciassette anni io, eh! >
< Davvero? Sembri più piccola... sei così bassa >
La ragazza, forse leggermente arrabbiata o altro, ruppe in tanti piccoli pezzi i rametti che aveva preso in mano e una vena cominciò a gonfiarsi pericolosamente sulla tempia < Io non sono bassa > disse con voce rigida < Chiaro? >
Hikari tremò per un attimo.
Sul serio si era arrabbiata perché le aveva detto che era bassa?
Poi risero entrambe.
Nonostante tutto, nonostante la mancanza di Karuo, Lea riusciva a farla ridere, a darle un motivo per continuare a vivere e a continuare a sorridere al mondo. Nonostante tutto.
Però lei voleva sapere.
Perché quel Cacciatore l’aveva presa di mira? E perché aveva ucciso suo fratello e che centravano la Dea, Akuma e la Maga?
Perché i suoi capelli erano diventati bianchi e molto più ricci, i suoi occhi da azzurri come quelli della mamma erano diventati rosa e la pelle si era schiarita all’improvviso?
Domande, tante domande a cui la povera bambina non sapeva dare una risposta.
Ma all’improvviso le venne un’idea < Lea? Tu avevi detto di avere degli amici qui a Lore, giusto? Eppure è la prima volta che vieni qui... come mai? >
Aspettò diligentemente che la ragazza ebbe finito di mangiare, perché aveva capito che si trattava di qualcosa di complicato o, almeno, di cui parlare con un minimo di compostezza.
Quindi si aspettò di tutto.
Davvero, davvero di tutto eppure...
Lea mostrò i denti bianchissimi in un sorriso enorme, abbassò la testa e si coprì gli occhi con l’ombra del cappello < Vedi, in realtà... io spero proprio che siano qui, a Lore, non so nemmeno cosa sia Lore!, altrimenti non so proprio cosa fare... eheh... però non preoccuparti! Se dovesse succedere qualcosa ti proteggerò! L’ho giurato, no? Ah, ma... tu sai dove potremmo trovare i miei amici? >
Hikari restò con gli occhi a palla.
< COME SAREBBE A DIRE?!! > trillò schiaffeggiandosi la faccia con entrambe le mani e allargando la bocca in una O perfetta < Tu... tu...! Oddio! Ma chi sei veramente?! >
< Makarai D Lea! >
< Questo l’ho capito! > fece Hikari alzandosi in piedi e avvicinandosi a lei < Ma com’è possibile che tu sia qui senza nemmeno conoscere il mondo di Lore? >
La ragazza fece per pensarci un po’, aggrottò le sopracciglia ed emise suoni stranissimi. Infine alzò la testa e la guardò spiegandole l’accaduto < Credo di essere caduta in una pozza >
< U-Una pozza? >
Lea annuì vigorosamente < Credevo di annegare in realtà... ma evidentemente sono finita qui e manco me ne sono accorta! >
Hikari allora rifletté. Una pozza. Era caduta in una pozza.
Una pozza capace di fungere da teletrasporto da un mondo all’altro quindi...
< Dev’essere il Lago del Destino! >
L’altra, ovviamente, non capì in tubo < Il Lago di che? >
La bianca iniziò a saltellare tutta emozionata intorno al fuoco battendo le mani < Il Lago del Destino è un luogo sacro che permette a ognuno di noi di giungere nel posto in cui si è destinati, appunto, a compiere il nostro Fato. Quindi è il destino che ci ha fatto incontrare!
Esiste in ogni universo sotto diverse sembianze, se nel tuo è una pozza soltanto, qui è un lago interno... Karuo mi ha detto che nell’universo dei ninja, ad esempio, ha la forma di un ruscello che ha fine e inizio nello stesso punto! >
Anche la ragazza cominciò a entusiasmare l’idea di essere caduta dentro una pozza magica e di essere lì proprio perché doveva aiutare quella strampalata ragazzina di dieci anni che aveva la fissa per le acconciature.
Meno di cinque minuti e Lea si ritrovò con una bella treccia arrotolata sulla testa a mo’ di complicatissima crocchia. E le tiravano pure i capelli, accidenti alle forcine!
< Quindi... chi sarebbero questi tuoi amici? > chiese la bambina mentre metteva a posto i suoi strumenti di lavoro.
Lea sorrise < Ma la Ciurma di Cappello di Paglia, no? >
 
 
< Dobbiamo andare. Grazie mille per l’ospitalità >
Xenio sorrise < Grazie a voi, che avete salvato Doxa dalla distruzione... come stai, Shanako? >
La mora fece un’alzata di spalle.
Le ferite erano guarite ormai, ma c’era sempre qualcosa che le procurava lievi dolori qua e là, come il bacino o la caviglia. Ma per il resto stava benissimo, come anche gli altri.
Avevano deciso di partire il prima possibile per raggiungere Death City e Shanako non vedeva l’ora di vedere quella fantomatica città. Eros, dal canto suo, avrebbe preferito di gran lunga restare a dormire sotto il sole ma ciò non era possibile quindi, messa l’anima in pace, seguì il gruppo verso l’uscita ovest della città.
Shanako inoltre aveva imparato come fosse fatto questo pianeta Lore.
Innanzitutto era divisa in due emisferi da una striscia d’acqua, divisa anch’ella in orizzontale in cinque zone: Mare Bianco, fascia di Bonaccia, Grande Blu, fascia di Bonaccia e Mare Bianco.
Akiko aveva puntualizzato che ciò era dovuto all’unione dell’universo dei pirati con Lore, dove appunto c’era una striscia di mare che sostituiva in un certo senso l’equatore e che abbracciava il mondo intero. Contrariamente a quello, però, Lore non era completamente ricoperta dall’acqua, anzi, soltanto l’emisfero sud aveva zone marine mentre quello a nord dominavano le distese di terra, sabbia, pietre ed erba.
Doxa, ad esempio, si trovava nell’emisfero nord, insieme a Death City e il regno di Fiore (la copia di quello originale nell’universo dei maghi) ma molto più grande ed estesa, che ricopriva praticamente circa un terzo dell’emisfero.
Shanako stava imparando molte cose ed era felice come non mai. Beh, non lo era tanto per il fatto che il Fantasma volesse la sua testa, ma per il resto poteva dirsi entusiasta.
< Shana! > la ragazza alzò lo sguardo, accecandosi con il sole < Pronta? >
Annuì e partirono.
Si lasciarono Xenio e Doxa alle spalle, attraversando quel breve tratto di radura per poi addentrarsi sempre più in quello che pareva essere un deserto.
< Death City è in mezzo al deserto? >
Komor annuì < Esatto, ci conviene coprirci e razionare l’acqua. Ci resteremo per due giorni >
Shanako sospirò, lanciando un’occhiata veloce alla lince per controllare che stesse bene.
Se mai avesse incontrato di nuovo quel pazzo del fuoco gliel’avrebbe fatta pagare. E senza l’intervento della Dea!
Doveva imparare a difendersi come si deve.
< Voglio allenarmi! > esclamò all’improvviso attirando l’attenzione di tutti quattro.
Camelia inarcò profondamente il sopracciglio sinistro, seguita a ruota dal compagno < Che cosa? >
Shana piantò i piedi a terra e si piegò a circa novanta gradi, sorprendendo tutti < Vi prego, insegnatemi a combattere così che nessuno debba farsi male per proteggermi. Non voglio essere protetta! >
Detto ciò passarono lunghi e interminabili attimi di silenzio.
A parlare per prima fu Akiko < Guarda che non c’è bisogno di inginocchiarsi a quel modo > le si avvicinò < Soltanto... ti pare il momento adatto per parlarne? > e indicò la sabbia che aveva cominciato a muoversi all’improvviso.
Eros mostrò i denti.
< Sarà uno dei soliti strani animali che si trovano nei dintorni... > sbuffò Komor < Una seccatura. Camelia! >
La ragazza si trasformò immediatamente in una spada e saltò in mano al proprio maestro d’armi, il tutto mentre Eros arretrava insieme a Shanako che non sapeva cosa fare. Era anche per questo che aveva chiesto di essere allenata.
Odiava sentirsi in colpa e non odiava avere pesi sulla coscienza. Non voleva neppure che i suoi amici si facessero male per lei.
In un attimo dalla sabbia sbucò fuori un enorme scorpione nero, dalla cosa più appuntita che avesse mai visto e tremò impercettibilmente. Eppure, secondo i suoi calcoli doveva essere la reincarnazione della Dea (modestamente parlando, s’intende).
Non dovrebbe avere paura.
No?
Komor balzò verso l’enorme mostro e in meno di cinque secondi lo fece a fette. Letteralmente. Infatti ripresero il cammino subito dopo.
< Ti alleneremo ma solo a una condizione > fece Camelia, un pelino più avanti di lei < Tu devi prometterci di aiutarci a trovare la Maga e tutto il resto >
Shanako sorrise sinceramente < Guarda che lo sto già facendo... > ed era vero. Si era affezionata. Sentiva di potersi fidare di loro come di se stessa.
Anche se con la paura ad attanagliarle il cuore, Shanako avrebbe continuato ad aiutarli non solo per poter tornare a casa. Ormai erano amici, giusto?
Fu un attimo.
Un leggero fastidio alla mano, come lo aveva già sentito parecchie altre volte ma non ci fece caso. Alzò gli occhi al cielo e sperò di non incontrare altri mostri del genere perché altrimenti avrebbe perso la testa.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Salve a tutti!
Lo so, lo so, sono pessima (e molto probabilmente vorrete ammazzarmi ). Sono completamente irregolare nella pubblicazione dei capitoli ma cercate di compatirmi... no, non ho scusanti. Faccio schifo, lo so già da me! Vabbè diciamo che è un regalo di Natale... tutta colpa della scuola, davvero!
Ma, passiamo alla storia:
Okay, Shanako si è svegliata/ripresa e ha fatto la conoscenza di Akiko Satou e comprende anche che Eros (povera, povera lince...), Komor e Camelia stanno bene. Ma... ovviamente!
I membri della Black Moon sono in tutti otto (quelli vivi) ma sicuramente ne erano in molti di più da come parla Akiko: Genko, Leonine, MIYOU, di cui parlerò forse in qualche capitolo dedicato interamente a loro...
Il fantomatico tizio-che-si-è-appena-svegliato... chi è? E perché sogna gli scontri tra Black Moon e il Fantasma? Intanto si comincia a delinearsi il personaggio di Miyou, personaggio di mia invenzione, che avrà (o aveva, dipende dai casi) un ruolo importante all’interno della storia.
Ah, e la piccola Hikari sta viaggiando con la matta Makarai D Lea... che dire? Povero Karuo...
Vi ho incuriositi? Spero di sì!
Posso dire che tutti gli OC sono stati presentati... almeno quelli buoni, per gli antagonisti abbiate pazienza che ci sarà una sorpresa!!
Per la parte dedicata alla struttura di Lore... beh, se è un’unione tra diversi universi allora ho pensato di inserire un po’ tutto, quindi:
  • Il Grande Blu al centro (con fasce di Bonaccia annesse)
  • Emisfero sud: mare, isole, terra
  • Emisfero nord: città importanti, villaggi, Doxa, Death City e Fiore
Per adesso vi basti sapere questo...
Prima di andare... ecco, vorrei chiedervi una cosa... se per caso uno (o più, dipende) dei vostri OC dovesse... emh... lasciarci le penne (ovviamente più in là, moooolto più in la!) voi... che dite...?

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Capitolo 8
*** Una grande e terribile sorpresa: intrusi a Lore oppure...? ***


NEI CAPITOLI PRECEDENTI:
 
Il Fantasma vuole risvegliare il demone distruttore Akuma dal suo sonno. Per fare ciò ha bisogno dei completi poteri della Maga Guerriera e della morte della Grande Dea Madre, ma non potrà avere nessuna delle due cose se non grazie a Shanako Miyazawa.
E’ per questo che, infatti, la ragazza viaggia insieme a Eros, Komor Ryuuzaruk, Camelia Birdkill e Akiko Satou... la meta? La Death City di Lore, dove ci sarà una riunione generale della Black Moon. Ma prima la Dea lascia un messaggio, dichiarando l’esistenza di una possibile sua reincarnazione.
Il rito inizia e Niamh O’Brian crede di morire per davvero, davanti agli occhi di Yukiko, Pyra e Caleb, il Cacciatore.
Invece, la piccola Hikari viaggia insieme a Makarai D Lea che le spiega di essere arrivata a Lore attraverso una pozza (il Lago del Destino) e di essere amica di un certo Cappello di Paglia, che spera di trovare in quel luogo sconosciuto.
 
 
Capitolo 07
 
Una grande e terribile sorpresa: intrusi a Lore oppure...?
 
 
Un vagito.
Poi la luce.
< Signora, è una bellissima bambina... > sussurrò una voce rotta dall’emozione.
La donna si lasciò andare in un sospiro e fece forza sui gomiti per poterla vedere, la sua bambina. Era cosa così emozionata!
L’ostetrica però l’anticipò e gliela posò tra le braccia, facendo cenno all’altro medico di metterle un cuscino dietro le spalle. La donna, gli occhi scuri ormai rossi per lo sforzo e per le lacrime di gioia che minacciavano di uscire, posò lo sguardo su quello candido e paffuto della piccola.
Occhi azzurrissimi, come non ne aveva mai visti.
Attorno a lei, altre tre donne, che l’accudivano e la guardavano tenerezza. All’improvviso però entrò una quarta. L’ostetrica si alzò e, scambiandosi uno sguardo con ola nuova arrivata, indicò l’uscita alle altre due, il medico e l’assistente, cosicché potessero rimanere da sole.
La bambina allungò le mano verso il viso della madre che rise di gusto, avvicinandosela ancora di più. La figura interamente vestita di bianco le si avvicinò e si accovacciò per sbirciare.
Fuori dalla capanna aspettava il neo papà, i fratelli e le sorelle, i nonni e tutti gli altri.
< Andrà tutto bene > fece lei sfiorando con una mano prima il viso della madre e poi quello della neonata < Lo sento >
La donna la guardò < Dici sul serio? Oh, come sono felice... >
L’altra sorrise ancora e solo allora la neo mamma si rese conto della somiglianza tra lei e la sua bambina: entrambe avevano gli occhi più azzurri del cielo limpido, la pelle chiara e, ne era sicura, avrebbe avuto anche lei i suoi stessi lunghi e setosi capelli biondissimi.
< Non morirà... vivrà una vita felice e serena... però... >
< Cosa? > chiese agitata, mentre la bimba le stringeva una ciocca di capelli marroni come il tronco di una quercia < Cosa succederà alla mia bambina? >
La bionda abbassò lo sguardo sulla bambina per poi chiedere di poterla prendere in braccio. Una volta avutala tra le braccia le sfiorò la fronte con le dita candide e calde. Le sorrise e la neonata sorrise a sua volta, priva di denti.
< Dovrà superare parecchie prove... prima di tutto dovrà imparare ad affrontare se stessa e il futuro non sarà poi così magico come ci si può aspettare... > disse gravemente.
La bruna iniziò ad avere seriamente paura per la propria figlia.
< Allora... cosa possiamo fare per proteggerla? >
< Io posso fare una cosa > continuò la bionda < Questo, ne sono certa, la proteggerà dalla morte >
Avvicinò le labbra alla fronte della piccola dandole un lieve bacio. In quell’istante sulla fronte si disegnò uno stano segno, simile a un cerchio con al centro una stella. Subito dopo scomparve.
< Che cos’è? >
< Un sigillo che solo io posso mettere. Sono sicura che questo la proteggerà dalla prima morte... >  disse, consegnando la bambina tra le braccia della madre.
Questa la guardò < Cosa intendi con “prima morte”? >
< Invece di morire quando sarà il momento, la tua piccola Niamh... diverrà una banshee e non morirà. Ma questo potrà accadere soltanto una volta, mi dispiace >
La madre allora cominciò a piangere a dirotto, scossa da mille singhiozzi e, tremante, strinse a sé la bambina che non faceva altro che sorriderle con una vita negli occhi invidiabile.
< Grazie > disse la madre alla donna che era già giunta alla porta e le dava le spalle < Grazie davvero Abihil... >
Si addormentò così, piangente e con la figlia tra le braccia. Per sempre.
In quello stesso istante però Abihil non poté trattenere le lacrime.
 
Quando Niamh aprì gli occhi si ritrovò nello stesso identico posto di prima, a terra e con le guance umide. Si alzò e scoprì di essere viva.
Si sentiva le gambe, le braccia e la testa. Poi vide un debole raggio di sole illuminare la stanza e voltandosi verso le enormi finestre vide che tra poco sarebbe sorto il sole.
Scattò in piedi e andò a nascondersi altrove, fuori dalla portata di finestre o muri danneggiati.
Scoprì quindi che il cacciatore e le due donne erano a terra, privi di sensi e che questa era la sua unica possibilità di scappare. Rubò quindi uno dei loro mantelli e corse via.
Con quella debole luce riusciva a vedere meglio e quindi a raggiungere la porta d’ingresso molto più velocemente della sera precedente. Ma ora che ci ripensava... cos’era successo?
Non sentiva alcuna conseguenza del dolore provato... eppure si sentiva strana. I vestiti erano ormai sporchi e logori, si disse, doveva procurarsene degli altri.
Una volta fuori dal castello si sentì veramente bene. Fuori dal pericolo anche se sapeva di dover correre molto di più per potersi dire davvero al sicuro.
Ora non le rimaneva che cercare qualcuno in grado di aiutarla. Ma chi?
Non aveva idea di dove andare... ma forse, c’era un posto!
Quindi, senza indugiare oltre, si diresse verso est, sempre verso est, finché non avrebbe visto le prime rovine.
 
 
Il sole bruciava la pelle, il caldo torrido non l’aveva mai sopportato anche perché dove c’è il caldo torrido c’era la sabbia e dove c’era la sabbia non era certo il luogo adatto per riparare i suoi robot.
Che schifo, se pensava alla sabbia che poteva interferire con i programmi, per colpa di quei piccoli granelli sarebbero potuti esplodere.
Il che era successo già un paio di volte. Tre. Quattro.
All’ennesima esplosione Greta gli lanciò un’occhiata orribile, che lo costrinse a smetterla di provare a riciclare quegli inutili (così diceva l’arciera) pezzi di latta rimettendoseli in tasca e ripescò il cellulare.
Dopo un po’ Kanta si chiese cosa avesse di così importante da fare con quel cellulare ma... beh, non era poi importante saperlo, no?
< Dove stiamo andando? > chiese all’improvviso il povero Sol, che poverino, era costretto a sorbirsi i loro deliri. Da un lato avrebbe preferito rimanere con il Chirurgo ma poi pensò che così facendo non avrebbe avuto un’altra occasione di arrivare a Lore.
Quindi era una situazione che doveva sopportare.
A rispondere fu Greta che si guardò attorno per bene e indicò di fronte a sé < Death City, la città del Sommo Shinigami... spero che gli altri siano già arrivati perché non ne posso più di questo caldo >
Kanta sghignazzò.
< Mi annoiooo! > si lamentò Greta mettendosi a giocherellare con la coda di cavallo. Tutti si erano quasi spogliati, il caldo era praticamente impossibile. Non avevano messo in conto di atterrare così vicini alla loro meta.
Eiji indossava infatti solo la maglietta a maniche corte che aveva sotto la felpa, che ora portava legata alla vita. L’arciera avrebbe voluto togliersi anche i jeans, oltre che la maglietta ma era già in reggiseno, non aveva intenzione di camminare anche in mutande.
Non che si vergognasse... Eiji era troppo occupato con i suoi dannati aggeggi e Sol, beh, era troppo piccolo per pensare a certe cose.
Invece Kanta era una questione a parte.
I pantaloncini che indossava erano un ricordo lontano e ormai girava senza alcun senso di pudore in mezzo al deserto con indosso solo le mutande e il top. In più non faceva che parlare con Shiro, che sembrava davvero stare morendo sotto tutta quella pelliccia.
Era incredibile come potessero avere un’intesa del genere.
Era incredibile.
< Attenzione! > esclamò all’improvviso il ragazzo dai capelli verdi facendo scattare immediatamente gli altri che con un balzo schivarono gli aghi.
Greta afferrò prontamente l’arco ed era pronta a scoccare le sue frecce intanto che Kanta si sistemava gli occhiali da sole. Nel mentre Sol aveva cacciato il pugnale che teneva nascosto nello stivale.
L’arciera si guardò attorno ma non vide nessuno < Da dove veniva l’attacco? >
< Da destra > disse Eiji non staccando gli occhi dal telefono < Penso sia uno di quei cosi di cui ci parlava Komor... >
< Intendi i koshin? >
Greta guardò Kanta di sbieco < Vuoi dire i kishin? >
La bianca annuì, come se non avesse colto il sarcasmo nella voce dell’amica < Sì, quelli >
L’ennesima scarica di aghi venne lanciata e questa volta Greta vide bene da dove provenivano, afferrò la freccia rossa e lanciò. In un attimo scoppiò un incendio che carbonizzò molti dei nemici che si tenevano nascosti dietro una delle tante dune del deserto.
I rimanenti, sette creature brutte come la peste che si portavano appresso un arsenale niente male, si lanciarono all’attacco come impazziti e Kanta ne approfittò per assestare a due di loro i suoi terribili colpi di karate, mettendoli KO in meno di cinque minuti.
Non tenne in conto che però erano molto resistenti, infatti si rialzarono, a fatica, ma si rialzarono e tornarono all’attacco.
Greta batté le mani tre volte e tramite una sfera bluastra che sembrava quasi essere fatta d’acqua stordì uno di loro per poi passare al prossimo. Sicuramente erano più facili da abbattere rispetto al Vice ammiraglio Jinko.
Intanto Eiji e Sol combattevano schiena contro schiena, il primo sfruttando le armi avversarie contro loro stessi e il secondo lanciando ogni tipo di coltello o spada gli capitasse tra le mani.
< Sei bravo, pivellino, ma ne devi fare di strada > disse a un certo punto l’haker sghignazzando.
Al che il ragazzino gli lanciò un’occhiata e, anche se non voleva darlo a vedere, si stava divertendo a combattere al loro fianco.
Shiro e Kanta attaccavano in concomitanza mentre Greta copriva le spalle ai due ragazzi. Sembrava di essere i protagonisti di un film. Il che rendeva tutto più divertente.
 Era evidente che quei tre fossero più forti di lui, eppure non si lasciava scoraggiare da quel fatto. Gli sembrava anzi incredibile che potesse essere così bello battersi.
Poi successe una cosa incredibile: un animale sbucò fuori dalla sabbia inghiottendo quattro kishin. Ma evidentemente non doveva essere un amico, perché a causa sua anche Greta stava per finire mangiata da quello scorpione gigante.
Kanta, essendo la più vicina, spiccò un salto facendosi spuntare delle orecchie da tigre bianche e nere, come i suoi capelli, così come la lunga coda. Scattò in avanti, verso un’urlante Greta che non riusciva a raggiungere le frecce per via del braccio probabilmente rotto dall’urto causato dallo scorpione.
< Kanta! Afferra! > gridò Eiji lanciandole una lunga catena appena fabbricata con i rottami dei suoi piccoli robot, poi si voltò verso Sol < Tu tieni questa e tira quando te lo diranno loro, io ti copro > e si lanciò anche lui nella mischia circondato da pochi, troppo pochi, robot bianchi verso i kishin rimanenti.
Greta, invece, sentiva un dolore atroce al braccio, il che le ricordò quando successe quella cosa tre anni fa. Strinse gli occhi e migliaia di voci e ricordi si sovrapposero senza che lei lo volesse.
I suoi vecchi compagni. Morti. Davanti a lei.
< GRETA!! > non si era nemmeno resa conto di stare per essere sotterrata da un’enorme quantità di sabbia quando Kanta la richiamò all’ordine < Afferra la mia mano! > urlò la bianca tendendole un arto che Greta afferrò subito dopo con la mano sana.
Sol seppe immediatamente cosa fare, non aspettò che tutta la sabbia sollevata dallo scorpione le sotterrasse, tirò con tutta la forza che possedeva dall’alto della duna.
Le due ragazze mangiarono un bel po’ di sabbia ma Sol riuscì a tirarle fuori in tempo. Ancora prima che lo scorpione potesse cadere su di loro, dopo che Eiji gli aveva tranciato le zampe.
Greta fu posta sul dorso di Shiro che corse lontano da lì mentre Kanta si risistemava i pantaloncini < Che strazio! Nemmeno un attimo di pace che compaiono ‘sti cosi a rompere! >
< Non distrarti, ne rimane ancora uno e sembra potente > fece Eiji posando gli occhi azzurri sull’unico kishin ancora in piedi.
Lo scorpione era ormai morto ma il kishin non aveva intenzione di mollare ed Eiji sapeva che aveva come scopo divorare le loro anime, quindi dovevano stare attenti. Se ci fosse stato Komor sarebbe stato molto più semplice.
Lui avrebbe saputo come comportarsi. Dannazione a lui, avrebbe dovuto prendere più informazioni sul suo universo!
< Eiji... guarda > Kanta indicò il kishin che si chinò a terra e cominciò a comportarsi in maniera strana e sospetta < Non starà... >
Sol sgranò gli occhi < Sta mangiando le anime dei suoi simili! >
Nemmeno il tempo di terminare la frase che il kishin esplose in una bolla di fumo che una volta diradatosi fece rabbrividire i tre ragazzi: un mostro alto il triplo di prima, grosso e muscoloso, dotato di lunghi pungiglioni e spade tra le grinfie, artigli e zanne acuminate.
Sembrava la bruttissima copia della Bestia.
< Cazzo >
< Avete bisogno di una mano? >
 
 
Konoha era un luogo dal clima prevalentemente mite, nascosto a occhi indiscreti da un’immensa foresta e protetta da mura imperforabili a meno che non sia un demone con la coda a cercare di annientarlo, ma dopo la guerra la pace sembrava essere tornata.
Finalmente.
Non c’era più quel via vai di ninja un po’ ovunque e un po’ a caso, non c’era più il fracasso della vecchia a are ordini a destra e a manca perché “Kabuto sta letteralmente rompendo con quei suoi cadaveri-morionetta che girano per il mondo a far casini”,  e al suo posto c’era il rispettabilissimo Kakashi Hatake, ninja di prim’ordine (così credono ancora i più) e maestro dei salvatori del mondo.
Il fatto che ora si vivesse in pace però non scalfiva la diligenza di alcuni ninja che, attenti quali erano, avevano notato un muoversi non tanto normale e pacifico di alcuni villaggi a nord-est.
Fatto sta che Shikamaru quella mattina fu chiamato all’ufficio dell’attuale Sesto Hokage < La situazione si fa ancora più complicata a questo punto > fece il più anziano dei due < Se dovesse attaccare il villaggio non so se riusciremo a reggere... Naruto e gli altri sono momentaneamente in missione e Sasuke non torna certo in cinque minuti dal suo viaggio di redenzione >
Shikamaru sapeva quello che Kakashi stava per dirgli. Più o meno.
Il nocciolo della questione, però, era un altro <  Shikamaru, chiama la squadra ANBU e fai in modo che abbiano tutte le informazioni disponibili e poi mettiti in viaggio anche tu, raggiungi Gaara e insieme cercheremo una soluzione >
< Non può contattarlo attraverso una video chiamata? >
Kakashi annuì < Sì ma ho bisogno di te laggiù, qui ci penseremo io e il Clan Hyuuga. Ho ragione di credere che sia diretto proprio lì >
Il ninja più giovane strinse i pugni, preoccupato < Se dovesse attaccare Suna... noi cosa- >
< Se dovesse attaccare Suna c’è il rischio che scoppi un’altra guerra e non è certamente il caso. Chiunque l’abbia risvegliato dall’aldilà deve essere trovato ed eliminato, siamo sopravvissuti a stento alla Quarta Guerra non oso immaginare cosa potrebbe succedere se ne scoppiasse una Quinta >
Detto ciò Shikamaru abbandonò l’ufficio e s’incamminò verso il quartier generale ANBU.
Una volta aggiornati sulla situazione fece come gli aveva detto l’hokage e cominciò a fare i bagagli, venendo interrotto da più e più persone < Parti per una missione? > era sua madre.
Il Nara annuì lentamente inserendo nella sua sacca più kunai e shuriken che poté, sotto lo sguardo di sua madre < Allora buona fortuna. Vengono anche Ino e Choji con te? >
< No, è una missione in solitaria. Devo raggiungere Suna e il più presto possibile >
Sua madre annuì e fece un sorrisetto sghembo < Salutami la sorella del Kazekage e dille che pretendo di averla a cena da noi una queste sere... > e sparì nell’altra stanza.
Al che Shikamaru deglutì praticamente aria per poi alzare gli occhi al cielo.
Uscì di casa pronto per la partenza quando incontrò per strada i suoi compagni di team, la bionda gli si lanciò addosso in un abbraccio < Allora, Shika? Dov’è che vai? >
< Suna. Una missione importante. >
Choji gli sorrise continuando a mangiare le sue amate patatine < Peccato che Kakashi ci abbia assegnato un’altra missione, comunque... >
< Quale missione? >
< Di pattuglia > fece Ino, in effetti soltanto adesso notava che anche loro due sembravano in procinto di compiere un lungo viaggio < Ci affiancheremo alla squadra 8 e cercheremo di scoprire chi diavolo è che sta opponendosi al progresso della pace >
Shikamaru rifletté. Mandare due squadre era pericoloso, senza contare che se si fosse trattato veramente di lui ci avrebbero rimesso la vita < Sarete soltanto voi? >
< Mi sembra che anche Sai venga e poi non mi ricordo... il fatto è che Rock Lee è andato in missione con Naruto e Sakura, mentre Tenten è ancora in ospedale dopo quella brutta botta alla gamba sinistra > e Shikamaru annuì.
Ino e Choji non conoscevano tutta la situazione ma si impose che, una volta tornato da Suna, avrebbe raccontato loro tutto. C’era qualcosa che lo impensieriva e aveva paura di non sbagliarsi.
Si avviò verso il villaggio della sabbia con la consapevolezza di dover accelerare il passo nonostante non ne avesse minimamente voglia. Temari l’avrebbe ammazzato se si fosse presentato anche solo di pochi minuti in ritardo.
Diavolo che grande, insopportabile seccatura...
 
 
< Davvero c’è un posto del genere in mezzo al deserto? > chiese un po’ disorientata la piccola Hikari stringendosi il mantello tra le mani esili.
Non mangiavano da un bel po’ anche perché avevano passato circa un paio di giorni in mezzo al deserto e Lea si era dimostrata una vera amica. Avevano parlato del più e del meno tutto il tempo, almeno così non avrebbero pensato al terribile caldo che stava facendo!
Lea, che era riparata sotto al cappello di paglia bianca, alzò lo sguardo verso gli edifici dalla forma alquanto strana e fantasiosa, leggermente sferica e fatte di un materiale che a prima vista sembrava sabbia indurita < Io ho fame, andiamo a mangiare? > sorrise in una maniera tale da sembrare una dolce bambina.
La piccola Hikari annuì, anche lei stava morendo di fame!
Entrare lì era stato un po’ complicato, c’erano guardie ovunque e vestite tutte allo stesso modo che parlottavano tra loro riguardo a come l’avrebbe presa un certo tizio, magari qualcuno di importante, magari il capo, ma alla fine le avevano fatte passare comunque dopo aver visto in che condizioni erano.
Non dovevano sembrare molto femminili tutte sudate e piene di sabbia.
Alla fine avevano trovato un buon chiosco dove sedersi e mangiare qual cosina < Lea > fece la riccia < Parlami ancora di questi pirati di Cappello di Paglia, ti va? >
La ragazza annuì sorridendo a trentadue denti < Sono i pirati più forti del Grande Blu ed è da un po’ di tempo che hanno iniziato a navigare anche nel Nuovo Mondo... se li conoscessi te ne innamoreresti subito! >
< Tu sei innamorata? > le chiese a bruciapelo agguantando alcuni onigiri che le erano stati gentilmente offerti dal cuoco, per poi assottigliando gli occhi in un visino che di dolce e innocente aveva ben poco < Ti piace qualcuno, Lea? >
L’altra quasi si strozzò con il curry e prese a darsi dei colpetti sul petto sperando che il cibo scendesse giù una volta per tutte. Al che la bambina batté le mani < Avevo ragione! Ti piace qualcuno! Ti piace qualcuno! >
Lea arrossì leggermente, cose che non era davvero da lei, ma quando c’era di mezzo lui non riusciva a fare a meno di diventare una di quelle ragazze insicure e si metteva ad arrossire senza ritegno < Ma no... è che... Uffa!!! > esclamò esausta < E va bene, mi piace Rufy, lo ammetto! >
Hikari rise < Oh, ma io non avevo intenzione di chiederti chi fosse! Comunque perché non mi racconti un po’ di te? Abbiamo parlato sempre di loro e mai di te... che ne dici? >
< Sono Makarai D Lea, cos’altro vuoi sapere? >
< Da dove vieni, cosa fai nella vita... cose così! > spiegò Hikari.
Continuarono a mangiare quei deliziosi manicaretti uno dopo l’altro mentre Lea le raccontava a gradi linee che proveniva da un’isola del Mare Orientale e che il suo sogno era quello di trovare il One Piece, il prezioso tesoro che era appartenuto al leggendario Re dei Pirati, Gol D Roger.
Le raccontò anche qualche avvenimento accaduto in casa, quando sua sorella la prendeva in giro perché convinta che una tappa come lei non avrebbe mai messo piede neppure su di una nave pirata!
E invece eccola lì, a parlare con una bambina della sua vita dopo essere scampata alla morte innumerevoli volte e di esserne sempre uscita grazie alla sua ciurma.
Ormai li considerava come una seconda famiglia, ed era diventata una temuta pirata. Intanto che si avvicinava sempre più al suo sogno, si era anche innamorata.
In realtà non era stato semplice capire perché ogni volta che il capitano le stava vicino, si sentiva come andare a fuoco e diventava improvvisamente timida e impacciata. Credeva di essere terribilmente malata e aveva chiesto aiuto a Chopper che, poverino, aveva subito pensato a una malattia mortale e quasi gli era venuto un infarto.
Hikari scoppiò a ridere nel sentire che quando accadde, con loro c’era il cuoco di bordo, Sanji, un tipo che distribuiva avance e cuori a chiunque donna incrociasse per strada, che era caduto in depressione in tempo zero mormorando cose insensate.
Poco dopo uscirono dal piccolo chiosco e fecero una passeggiata per digerire, fu a quel punto che la piccola Hikari sentì chiaramente il suono di una voce.
Una voce calda e femminile.
Si girò ovunque cercando la fonte di quella voce ma non trovò nulla e Lea, a quel punto, si preoccupò un tantino girandosi verso di lei con le mani incrociate dietro la testa < Qualcosa non va, Hika-chan? >
La bambina la guardò e per un po’ Lea si chiese cosa stesse cercando di dirle con gli occhi inquieti < Lea, sento una presenza >
Al che, la ragazza lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e si girò prima a destra, poi a sinistra, dietro e guardò il cielo. Nulla di nulla < Ma sei sicura? >
< Sicurissima, la sento ancora > poi abbassò la testa < Sembra provenire da... >
Lea la fissò mentre prendeva il suo zainetto e iniziava a cercare freneticamente qualcosa al suo interno, finché non afferrò una piccola pietra azzurra che aveva incominciato a illuminarsi in maniera strana < Che cos’è? >
< Questa l’ho trovata al villaggio... il fratellone Karuo mi aveva detto di tenerla al sicuro e io l’ho fatto. Ma non so perché sento che mi chiama, è una strana sensazione ma non riesco a capire quello che dice >
All’interno della pietra, notò la giovane pirata, c’era qualcosa di liquido ma che non riuscì a identificare < Vorrà dire che chiederemo a qualcuno >
< Non posso! > esclamò Hikari all’improvviso nascondendo la pietra nello zaino < Non posso farla vedere a nessuno >
< Allora perché l’hai fatta vedere a me? > chiese ovviamente la ragazza.
Hikari la guardò sorridendo, un sorriso dolce e sincero < Perché tu sei mia amica >
 
 
La città di Death City era come se l’avevano immaginata. Più o meno.
Sembrava una città come le altre se non fosse per quella strana, stranissima sensazione che provavano non appena messo piede lì dentro.
< Shiro > fece la ragazza attirando l’attenzione del felino < Se svengo prendimi >
Al che la tigre si espresse con un sonoro sbadiglio continuando a camminare, morta di caldo, accanto alla padrona e ai suoi amici che di aiuto non lo erano neanche un po’. Greta doveva già essere arrivata alla Shibusen per farsi medicare il braccio, Eiji aveva avuto la brillante idea di fregare la moto a quelli che avevano abbattuto lo scorpione gigante con un solo colpo di falce.
Ora l’albino che li aveva aiutati era piuttosto nervoso e la sua partner (Kanta non faceva che squadrarle il seno piattissimo perché non sapeva cos’altro guardare) gli tirava ogni tanto qualche libro sulla testa così tanto per fare esercizio.
Si ricordava di quando Komor le aveva parlato così tanto della Shibusen, degli amici fuori dall’ordinario che si era andato a trovare, i professori, le missioni e più o meno come funzionavano le cose lì.
L’ultima riunione annuale era stata organizzata sull’Isola degli Uomini Pesce, dove più che un riunione era stato uno sfacelo data la situazione che regnava in quel mondo e Kanta, così come Greta, avrebbero preferito di gran lunga la calma e placida Konoha.
Peccato che il grande capo non voleva vederli e poi sarebbe stato stancante lo stesso, quelli erano nel bel mezzo di una guerra, andare a disturbarli non faceva parte dei loro compiti. Così Kanta aveva visitato l’Isola degli Uomini Pesce e dopo un paio di giorni era tornata dalla sua ciurma un po’ rincoglionita ma intera.
Non si interferisce con gli altri mondi a meno che non si tratti di quel bastardo di un Fantasma, era una regola che si erano imposti tre anni prima.
Quando Miyou era morta.
< Ehi, ma quel tatuaggio che hai sulla schiena è Shiro? > chiese Maka.
La diciannovenne annuì sorridendo < Sì, è una tigre bianca! > poi si aggiustò gli occhiali da sole sul naso < Il mio potere infatti è assai legato a questi animali >
Maka e Soul, maestra della falce e una falce.
Così come Komor e Camelia.
Sol invece, ancora stava cercando di capire perché quel povero ragazzo doveva trasformarsi proprio in una falce.
< Ah sì? > fece meravigliata < Adesso che ci penso, appena ti ho vista ho notato una coda a strisce bianca e nera... ma allora non sei una zebra! >
Kanta quasi inciampò e lanciò una lunga occhiata alla ragazzina che però continuava a sorriderle per poi rivolgersi all’amico < Soul, oggi tocca a te fare la spesa, te lo ricordi vero? >
< Che? Guarda che toccava a te >
Fu così che i due cominciarono a battibeccare lasciando completamente perdere il discorso sui poteri misteriosi di Kanta mentre Sol si guardava attorno stupito, infine indicò il cielo < Ma quello è un sole? >
Tutti presero a guardare proprio in quel punto e annuirono tranquillamente. Poi Kanta ebbe un sussulto e ricordò.
 
< Esattamente cos’è quell’affare che ride? Un mostro? Dobbiamo farlo fuori? >
Komor sospirò e le bloccò le mani ancor prima che partisse in quarta < Quello è il sole >
< Che cosa?! Il sole, quello sgorbio?! >
< E’ un sole... > confermò Eiji non staccando gli occhi dal laptop < ... un sole così lo vedi solo in questo mondo, è per questo che ti sembra strano >
 
< Impossibile >
I tre presero a guardarla e nonostante non potessero vedere gli occhi della ragazza sgranati dalla sorpresa, capirono subito che qualcosa non andava nel verso giusto.
Doveva essere così.
Anche Shiro che stava camminando mentre dormiva si era fermato e guardava il cielo con gli occhioni puntati su quella faccia che rideva in maniera davvero lugubre.
< Ma noi siamo a Lore, giusto? Cioè la Death City di Lore...? > la domanda di Kanta però non ottenne risposta. O almeno non quella che si aspettava di sentire.
Infatti il sopracciglio alzato della maestra della falce Albarn fu una chiarissima se non terribile risposta < No guarda che questa è la vera Death City, non una copia... >
< Merda >
Sol non ci stava capendo nulla < Che succede? >
La bianca digrignò i denti e Shiro mosse velocemente la coda < Secondo Eiji c’è sempre qualcosa che contraddistingue un determinato mondo dalla suo copia a Lore... ebbene per quanto riguarda Death City è proprio il sole, o la luna, ed è impossibile che qui ci sia perché... perché... non ricordo precisamente perché ma è così! Non posso sbagliarmi! >
Soul mise le mani nelle tasche dei pantaloni e volse lo sguardo alla sua maestra d’armi che sembrava concentrata su chissà quale pensiero < Ohi Maka, tu che dici? Anche Komor diceva la stessa cose se non sbaglio... >
La biondina sospirò, non era pratica di tutti quegli universi. L’unico magari che avrebbe potuto rispondere alle loro domande era... < Andiamo alla Shibusen > esclamò decisa < Il Sommo Shinigami ci saprà dire cosa sta succedendo, ne sono sicura >
Kanta annuì.
Ad ogni modo il suo istinto le diceva che c’era qualcosa che non andava, glielo stava ripetendo più e più volte. Si avvicinò alla tigre che era divenuta la sua compagna di viaggio e ricominciarono a camminare spediti verso quell’alta scuola in cima a quelle altissime scalinate.
Pensò con un po’ di frustrazione che non sarebbe riuscita a salire tutte quelle scale senza collassare una volta in cima ma doveva sforzarsi, doveva farlo perché mancava un giorno alla riunione e doveva essere in ottima forma.
Di fianco a lei Sol si guardava intorno mentre gli altri due ogni tanto si perdevano nel salutare qualche conoscente. Aveva capito che tra armi e maestro d’armi c’era quel legame che nessuno avrebbe potuto spezzare, neanche con sonore litigate.
Un legame forte e indissolubile, così come aveva potuto constatare con i suoi compagni, Komor e Camelia. Quei due erano così terribilmente simili nelle loro differenze e così meravigliosamente coordinati che non sembravano necessarie le parole.
Pensò che più o meno era la stessa cosa che accadeva con Shiro, che le si avvicinava bagnandole il viso con il musetto umido ogni volta che la vedeva triste o giù di corda.
La cosa non accadeva spesso ma accadeva, soprattutto quando non aveva qualcuno al suo fianco. Quando e i ricordi del passato iniziavano a fare capolino dal subbuglio di pensieri e strategie che era solita elaborare quando non aveva nulla da fare.
Si sfiorò il neo che spiccava sulla pelle nivea, esattamente sotto l’occhio destro. Ce l’aveva anche lei, dopotutto erano praticamente uguali. Si ritrovò a sorridere nonostante la situazione non permettesse di sviare in pensieri in quel momento inutili.
Mostrò la lingua a Shiro che la guardava preoccupata.
Nonostante i fantasmi del passato fossero ancora presenti non poteva permettersi di non fare niente. Prima avrebbero risolto il problema e prima sarebbero potuti tornare a casa, lei da Bartolomeo a ridere cercando di non pensarci.
< Siamo arrivati > disse Maka indicando la rampa di scale in cima alla quale stavano sedute due figure. Sol si disse che non poteva conoscerli, ma riconobbe la chioma verte di Eiji e quella che sembrava una ragazza dai lunghi capelli chiarissimi.
Kanta alzò la mano e cominciò a salire, improvvisamente animata da una nuova energia < Ciao Akiko!! Siete già arrivati?! >
Sol capì immediatamente che quella ragazza fosse un membro della Black Moon, Akiko Satou, la maga del vento. Il ragazzino seguì gli altri verso la scuola che, più si avvicinava, più sembrava aumentare di volume.
Si aspettava che Kanta l’abbracciasse di slancio, che Eiji rimanesse con il viso incollato al display del cellulare un po’ spaccato, invece nulla di tutto ciò accadde.
Perché il verde aveva spento il cellulare e se l’era messo in tasca, si era alzato e i suoi occhi azzurrini lasciavano trasparire evidente confusione mista e preoccupazione e smarrimento più totale < Abbiamo un problema >
Kanta annuì < Centra lo sgorbio, vero? > e indicò il sole.
O quello che doveva essere per forza il sole.
< Il Sommo Shinigami è presente, è qui a Lore e questa è la vera Death City > disse a quel punto Akiko assottigliando gli occhi nerissimi come la pece.
Maka e Soul rimasero in silenzio dopo aver battibeccato su qualcosa durante tutta la rampa di scale, mentre il ragazzino, il quattordicenne, Sol rimase impietrito.
Qualcosa stava iniziando a capirla anche lui.
Sapeva persino dove sarebbe andata a parare quella discussione.
< Quindi mi stai dicendo che... in qualche maniera... > Kanta deglutì, impossibile che stesse succedendo davvero, i mondi non dovrebbero... < La vera Death City si è trasferita al posto di quella falsa?, della copia? Come diavolo è potuto accadere??!! >
Eiji temeva che sarebbe successo.
Quando Kanta aveva quegli scatti d’ira non era facile farla riuscire a ragionare < Ne parleremo meglio durante la riunione, ma non è finita qui >
Il tono grave le fece perdere un battito.
Akiko rimase zitta, lasciando che parlasse l’hacker < Il Fantasma ci ha lasciato un messaggio > poi sospirò, gli occhi bassi e contratti in un’espressione di pura rabbia < Hanno ammazzato Karuo >
Kanta strinse i pugni e sgranò letteralmente gli occhi e fu soltanto grazie agli occhiali da sole che nessuno li vide. Non amava farsi vedere negli occhi.
Soprattutto in quei momenti, quando rispecchiavano perfettamente ciò che provava < Chi cazzo è stato? >
< Jacob il Cacciatore > questa volta fu Akiko che parlò, anch’ella scura in volto.
Soul, da perfetto scemo privo di tatto qual’era, si grattò la nuca e sospirò guardando il sole a cui era tanto abituato < La situazione sta diventando sempre meno figa... >
Maka-chop.
 
 
 
 
 
 
 
 
...
Non so davvero come scusarmi.
Faccio schifo!
Io vorrei aggiornare con maggiore regolarità, sempre più spesso e non farvi aspettare giorni, mesi, ANNI ma non posso farci niente. Tra la scuola, lo studio, problemi di salute (mal di testa a non finire, Dio, aiutami!) la scuola, la famiglia, lo studio non so dove sbattere la testa.
Mi rendo conto che non servono le scuse e che mi meriterei di essere crocifissa a testa in giù ma ve lo chiedo lo stesso: SCUSATEMI!!!!!! Giuro che non lo faccio a posta!
 
Ma adesso passiamo alla storia, va bene?
In questo capitolo, l’ennesimo senza scontri avvincenti mannaggia!, ci sono state parecchie rivelazioni... Innanzitutto abbiamo scoperto qual è la situazione a Konoha, Shikamaru sempre più pigro che deve partire per Suna e il nostro Kakashi preoccupato per il ritorno di... qualcuno!
Qualcuno che, in realtà, abbiamo già incontrato una volta ma non vi svelerò chi sia!
È chiaro quindi che è ambientato dopo la Quarta Guerra dei ninja, quando Kakashi è diventato Hokage, Sasuke è in viaggio e Naruto&Co svolgono la normale routine di missioni.
Hikari e Lea stanno amorevolmente chiacchierando e sono arrivate in un villaggio in mezzo al deserto... chissà quale villaggio, eh? Mentre Niamh scappa una volta che, dopo il rito, si è risvegliata ancor più strana di prima. È diventata una banshee, gente!
Ora come già sapete o avrete capito è impossibile che Lore si unisca agli altri universi, c’è sempre qualcosa che contraddistingue una particolare città/villaggio/isola/ecc... dalla copia che si è creata a Lore... ebbene ecco spiegata la presenza di quel sole-mostro!
Death City di Lore si è UNITA a quella reale per non si sa bene quale motivo che si spera venga fuori nel prossimo capitolo... oppure no! ^-^
Per riassumere:
1_ Shanako, Komor, Camelia, Eros e Akiko sono arrivati a Death City;
2_ Greta ed Eiji sono arrivati subito dopo di loro con la moto di Soul perché lei è ferita al braccio destro;
3_ Kanta, Sol, Maka e Soul (Sol e Soul, vabbé lo so che è scomodo ma presto si risolverà tutto) sono arrivati adesso.
Chi manca alla riunione? Soltanto il capo (o vice-capo, non si è ancora chiarito) e poi possono cominciare! Intanto i cattivoni stanno organizzando una bella rissa... esatto: mi sono stufata anche io delle rivelazioni, voglio morti e scontri anche io!
Ah, piccolo spoiler, perché mi sento buona: Niamh non sarà sola per sempre, eh! Sta per incontrare gente... STRANA.
A presto (spero) e al capitolo 08!
^-^

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