A Kiss To Make Peace

di Angel TR
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Indice ***
Capitolo 2: *** Smistami tutta (1. Harry Potter!AU) ***
Capitolo 3: *** La tua migliore amica (Prompt: lettera) ***
Capitolo 4: *** Un giorno come un altro ( 42. “Non mollerò finché non mollerai tu) ***
Capitolo 5: *** Watch me fly (Canzone: Bullet - Hollywood Undead) ***
Capitolo 6: *** Il sogno americano (Canzone: The Best day of my life) ***
Capitolo 7: *** Cose da ragazze (prompt: giorno di s.Valentino) ***
Capitolo 8: *** La bella addormentata nel bosco ed Asulan (Disney!verse) ***
Capitolo 9: *** Like an angel (Luogo: nave da crociera) ***
Capitolo 10: *** Scattami una foto (prompt: macchina fotografica) ***
Capitolo 11: *** Drunkhard (Canzone: summer wine - Lana) ***
Capitolo 12: *** Shiki (Luogo: biblioteca) ***
Capitolo 13: *** Noh ( Luogo: teatro) ***
Capitolo 14: *** Vietato ai minori (Prompt: se leggessero la fiction che state scrivendo su di loro) ***
Capitolo 15: *** Ties (Avvertimento: bondage) ***
Capitolo 16: *** Joyeux anniversaire (Prompt: uno dei due è morto ma resta con l'altro) ***
Capitolo 17: *** Festa di laurea (Timeskip: 10 anni dopo) ***
Capitolo 18: *** Ciao bella (Canzone: Che cos'è l'amor - Vinicio Capossela) ***
Capitolo 19: *** Assicurazioni per la vita ( Il loro matrimonio) ***
Capitolo 20: *** La Schifosa Guerra dei Mondi (Prompt: War!AU) ***
Capitolo 21: *** The Avengers: Tekken Edition ( Prompt: Avengers!verse) ***
Capitolo 22: *** She's a rebel! ( « Le regole sono fatte per essere infrante » ) ***
Capitolo 23: *** Ducati Monster ( « Sei stato un bimbo cattivo » ) ***
Capitolo 24: *** If I was a rich girl...( What if?) ***
Capitolo 25: *** Lose Control ( « Non è necessario che qualcuno lo sappia » ) ***
Capitolo 26: *** Stupido mondo perfetto ( Genere: cyberpunk - fantascienza) ***
Capitolo 27: *** Santa Claus, do not come to town! ( Prompt: durante le festività natalizie) ***
Capitolo 28: *** Palloncini ( Family!Verse) ***
Capitolo 29: *** Bella d'estate ( Genere: malinconico/angst) ***
Capitolo 30: *** Prohibé ( Licantropi!AU ) ***
Capitolo 31: *** A nightmare dressed like a daydream ( 18. Scambio di personalità: uno nel corpo dell'altro per un giorno) ***
Capitolo 32: *** Bittersweet ( «Non vedi che ciò di cui hai bisogno è davanti a te? » ***
Capitolo 33: *** Qual è il colmo per una bionda? ( Flashback: il loro primo incontro) ***
Capitolo 34: *** E Capere ( 50. Se fossero in un film ) ***
Capitolo 35: *** Un errore da 10 e lode ( 11. Il loro primo bacio ) ***
Capitolo 36: *** Fascino d'oltralpe ( 46. « Oh mio dio! Quello/a è... ) ***
Capitolo 37: *** Sixteen in the middle of Japan (37. «On the road with no one to love, that was me before you came along» ) ***
Capitolo 38: *** Attico vista mare ( 6. Adult!verse) ***
Capitolo 39: *** Hawaiian Tropic ( 15. Death!fic ) ***
Capitolo 40: *** Shippamania, portami via! ( 31. Se uno dei due fosse una fangirl) ***
Capitolo 41: *** Hotline Bling ( 16. La loro prima volta) ***
Capitolo 42: *** Stress da ereditiera (5.Prompt: vacanze) ***
Capitolo 43: *** Chiacchiere ( 24' Headcanon) ***
Capitolo 44: *** Cinema (17.Genderbender) ***
Capitolo 45: *** Serata danzante (29.Vampiri!AU) ***
Capitolo 46: *** Ricordi (44. Sfogliando l'album dei ricordi) ***



Capitolo 1
*** Indice ***


A Kiss To Make Peace


4Le5ROe



Un ringraziamento speciale a Starhunter per lo splendido bannerino*___*



She saw my silver spurs and said let's pass some time
And I will give to you summer wine
Lana del Rey - Summer Wine.


N/D: Raccolta di storie partecipanti alla Challenge "Le situazioni di lui&lei" indetta da Starhunter su EFP.
Alcune storie partecipano anche alla About Sex Challenge.

Vaghi accenni di shoujo-ai, tanto imbarazzo dell'autrice, rating vari, generi vari, perlopiù Slice of Life/Fluff.
Abbiate pietà.



1)Smistami tutta!
Rating: verde; Genere: Commedia, fluff; Avvertimenti: AU

2)Titolo: La tua migliore amica
Rating: Verde; Genere: Fluff, commedia

3)Titolo: Un giorno come un altro
Rating: Verde; Genere: Generale

4)Titolo: watch me fly
Rating: Giallo/ Arancione; Genere: Angst

5) Titolo: Il sogno americano
Genere: Generale, slice of life, fluff ; Rating: Verde

6)Titolo: Cose da ragazze
Rating: Verde; Genere: Commedia, slice of life; Flashfic;

7)Titolo: La Bella Addormentata Nel Bosco ed Asulan
Genere: Comico, azione, sovrannaturale; Disney! AU

8)Like an angel
Flashfic, giallo, slice of life/fluff

9)Scattami una foto
Fluff, Giallo

10)Drunkhard
(partecipa alla About Sex Challenge) Arancione, Drabble. Leggermente erotico.

11)Shiki
Verde, slice of life

12)Noh
Verde, slice of life

13)Titolo: Vietato ai minori di 100 anni
Rating: Verde; Lunghezza: Flashfic; Genere: Comico

14) Ties
(Partecipa alla Sex Challenge)
3. Avvertimento: bondage; Rating: Arancione; Genere: Suspense, pseudo-fluff, lievemente erotico

15)Joyeux anniversaire
Verde, comico, flashfic, sovrannaturale

16)Festa di laurea
Timeskip: 10 anni dopo; Rating: Verde; Genere: Slice of life; Flashfic

17)Ciao bella
Rating: Giallo; Genere: Malinconico, Slice of life; Avvertimenti: AU

18)Titolo: Assicurazioni per La Vita
genere: commedia, fluff

19)La schifosa guerra dei mondi
Giallo, War!AU

20)The Avengers: Tekken Edition
Rating: verde; Genere: comico; avengers!AU

21)Titolo: She's a rebel!
Genere: Slice of life; Rating: Verde; Drabble {110}

22)Ducati Monster
Slice of life, giallo

23)If I was a rich girl
What if?, giallo, slice of life

24)Titolo: Lose Control
Avvertimenti: Otherverse (Manga); Genere: dark; Drabble (partecipa alla Sex Challenge)

25)Stupido mondo perfetto
Cyberpunk!AU; arancione; (partecipa alla Sex Challenge)

26) Titolo: Santa Claus, do not come to town!
Rating: Verde; slice of life

27)Palloncini
Rating: Verde; Fluff, Slice of life; Flashfic, Family!Verse

28)Bella d'estate
Drabble, malinconico, giallo

29)Prohibé
Licantropi!AU, giallo, sovrannaturale

30)Titolo: Nightmare dressed like a daydream
Genere: commedia, sentimentale; Rating: arancione; scambio di corpo

31)Bittersweet
Giallo, slice of life

32) Titolo: Qual è il colmo per una bionda?
Rating: Verde; Flashback: primo incontro

33)50. Se fossero in un film ( L'oro di Napoli: episodio 'Pizze a credito' )
Titolo: E capere
Rating: giallo; Genere: Commedia, slice of life; Avvertimenti: AU

34)Un errore da 10 e lode
Genere: Fluff; Rating: verde

35)Fascino d'oltralpe
Rating: Verde; Genere: Commedia

36) Titolo: Sixteen in the middle of Japan
Giallo, flashfic

37)6. Adult!verse
Titolo: Attico vista mare
Rating: Verde; Genere: Slice of life

38)Hawaiian Tropic
15. Death!fic
Rating: Arancione; Genere: Malinconico; Flashfic { 461

39)Shippamania, portami via
31. Se uno dei due fosse una fangirl/ fanboy
Rating: Verde; Genere: comico

40)Titolo: Hotline Bling
(partecipa alla Sex Challenge)
Genere: lievemente erotico(?), fluff(?) Rating: Arancione

41)Titolo: Stress da ereditiera
Rating: verde; Flashfic (420); Genere: Commedia, fluff

42)Chiacchiere
Headcanon
Flashfic (300); Rating: verde

43) Cinema
Rating: giallo; Genere: Slice of life, generale; Avvertimenti: Genderbender [male!Asuka]

44)Serata danzante
Rating: arancione; Avvertimenti: Lime(??); Genere: supernaturale, erotico, suspense ; Vampiri!AU

45)Ricordi
Rating: verde; Timeskip; Slice of life

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Capitolo 2
*** Smistami tutta (1. Harry Potter!AU) ***


1. Harry Potter! AU
5. "Da dove l'hai pescato?"
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Verde
Genere: Commedia, fluff
Titolo: Smistami tutta



«Oh mio Dio, Asuka, guarda, le stelle! Nel cielo nel soffitto!»
La voce da ragazzina snob francesina — no, peggio, monegasca — di Lili fece pulsare una vena sul collo di Asuka.
Perché non capiva che era un incantesimo quello lì? E perché non se ne stava un po' zitta? E perché ad Hogwarts c'era dovuta venire anche lei? Dio mio, cos'aveva di magico quella lì? Era una strega solo se la mettevano sul piano personale.
«Perché non te ne sei rimasta a Beauxbatons? Le statuette di cristallo, le gonnelline azzurre da "guardami-le-gambe", e soprattutto la Francia! Si trovava nella tua amata Francia!» alzò la voce di un'ottava e un paio di studenti, le gote rosse per l'eccitazione, le scoccarono un'occhiata torva. Per tutta risposta Asuka quasi ringhiò.
«Non sono francese! Te lo ripeto per l'ennesima volta, sono monegasca» ribatté Lili, piccata, scostandosi i lunghi capelli biondo platino con un colpo secco ed elegante della mano.
Asuka ghignò «Francia, Principato di Monaco, che differenza vuoi che faccia? Parlate tutti il francese, la lingua più noiosa che ci sia al mondo.»
Questa volta Lili arrestò la sua marcia con un urlo indignato. «Ma come osi?! Guarda che il francese è la lingua dell'amour, ma chère
Asuka alzò gli occhi al cielo. «Dopo questa, me ne vado a cavallo di un Thestral.»
Il silenzio indignato ed incollerito di Lili permise ad Asuka di guardarsi intorno ed ammirare l'imponente struttura della scuola.
Il Prefetto che li stava guidando si fermò in cima all'enorme rampa di scale per avvertirli di prestare particolare attenzione: «Le scale potrebbero decidere di muoversi!» li avvisò.
Magari Lili ci casca, pensó Asuka, lasciandosi sfuggire un risolino. L'oggetto dei suoi pensieri la fulminò con lo sguardo. Era ancora offesa. Meglio così.
Proprio in quel momento uno scossone fece sussultare gli studenti, qualcuno lanciò un gridolino spaventato mentre la scala si spostava. Lili, che era ad un passo dal vuoto, si aggrappò tremante al braccio di Asuka che boccheggiò. «E mollami!» le grugnì contro quando finalmente la scala raggiunse la meta scelta.
Lili non le obbedì.
«Va bene, ragazzi, seguitemi!» ordinò il Prefetto.
Ancora saldamente ancorata al suo braccio, Lili si avviò lungo il larghissimo corridoio, lanciando buffissimi gridolini estasiati quando incrociavano gli spettri delle Case.
Asuka scosse la testa: quella bionda aveva deciso di fargliela pagata standole appiccicata come una cozza.
Decise che era giunta l'ora di suonargliele ed alzò un braccio, dimenticandosi di tenere d'occhio il Prefetto che la precedeva. Così il fato volle che finisse dritta dritta addosso a qualcuno.
Alzò lo sguardo ed incontrò i severi occhi scuri di quella che doveva proprio essere un pezzo grosso della scuola. Aveva i capelli stretti in una crocchia e portava degli occhiali squadrati.
«Signorina, le consiglio di prestare più attenzione a dove mette i piedi» la rimbrottò per poi serrare le labbra in una linea severa.
«Mi scusi» riuscì a borbottare Asuka prima di sistemarsi tra le fila di studenti.
La donna si erse in tutta la sua statura. «Benvenuti alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Io sono la professoressa McGrannit e sono la vicepreside.» Mormorii eccitati e al tempo stesso intimoriti echeggiarono per la sala.
La donna li zittì con uno sguardo. «Prima che possiate prendere parte al banchetto» e con il braccio indicò gli enormi tavoli ai quali erano già seduti gli studenti più anziani «sarete Smistati. Attendete qui.» Diede loro le spalle poi si fermò improvvisamente. «Senza fare chiasso!» aggiunse e sparì dietro una colonna.
L'entusiasmo era palpabile.
Lili premette il corpo avvolto da una costosa mantella nera — "Ma non nero classico, nero inchiostro! Esalta il colore dei miei splendidi occhi" aveva precisato — contro il braccio di Asuka. «Saremo smistati!» gridò, estasiata, gli occhioni azzurri sbarrati fissi in quelli scettici di Asuka.
«Tu finirai a Serpeverde» sentenziò la bruna.
Lili smise di saltellare. «Sempre meglio che tra le pappamolle Tassorosso» si difese, scuotendo la chioma.
Una ragazza bruna la squadrò dalla testa ai piedi e si voltò a sussurrare qualcosa all'orecchio di uno studente. «Accento francese, puzza sotto al naso... questa doveva stare a Beauxbatons.» riuscì a captare Asuka.
Non seppe spiegare la sensazione di fastidio che provò, sapeva solo che si sentiva in dovere di difendere Lili. «Invece è qui!» replicò in faccia alla ragazza bruna.
Prima che questa potesse ribattere, la McGrannit fu di ritorno, tra le braccia un vecchio cappello nero che doveva aver visto tempi migliori.
«Mon Dieu, da dove l'ha pescato?» commentò la bionda.
«Te lo regalo a Natale» scherzò l'altra.
Il cappello fu poggiato su un mobile, afflosciandosi tra le risatine degli studenti. Poi, improvvisamente, il cappello si strappò in un quella che doveva essere una bocca.
«Forse Pensate che non sono bello
ma giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronta gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
E' forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mano sicure
Perché io sono un cappello parlate!»
E quest'ultima frase scatenò gli applausi degli studenti.
Persino Lili si ritrovò ad applaudire, notò Asuka con un sorrisetto. Quando non si preoccupava di essere osservata, sul viso di Lili si posava un'aria ingenua che si confaceva alla sua età. Forse sarebbe persino potuta andare a Tassorosso, concesse Asuka.
Finalmente la McGrannit srotolò quella che doveva essere la lista degli studenti.
I ragazzini rispondevano alla chiamata , chi speranzoso, chi pauroso, chi spavaldo, e tutti venivano accolti con battimani da determinati tavoli.
Asuka scalpitava. Il suo momento stava arrivando.
«Kazama, Asuka!» chiamò la McGrannit. Lili le diede una pacca incoraggiante sul sedere, con un sorrisetto malizioso ma lei era troppo in apprensione per rimproverarla.
Le sembrò di avere gli occhi di mille studenti addosso mentre percorreva il corridoio diretta al Cappello.
Si sedette sulla sedia, afferrandone i lati con le mani, e aspettò che il Cappello si poggiasse sulla sua testa.
«Abbiamo fegato e scorgo anche parecchia spavalderia, eh?» Il cuore le perse un battito quando sentì la voce gracchiante ma sicura del Cappello nella sua testa. «Non ti manca una certa dose di disprezzo del pericolo. Inoltre hai un cuore puro e ti butteresti nel fuoco per gli amici. Non ho alcun dubbio, tu sei... Grifondoro! »
Gli studenti con le cravatte rosse ed oro esplosero in grida di gioia davanti al sorriso fiero di Asuka e lei non perse tempo a dirigersi verso di loro, prendendo posto al tavolo.
Si sentiva soddisfatta.
Sapeva di appartenere a quella Casa — insomma, dove avrebbero dovuto spedirla altrimenti? — ma aveva avuto un pizzico di paura.
Uno studente del quinto anno si sporse verso di lei «Complimenti, Asuka! Sei giapponese? Che figo!»
Lei ricambiò il suo sorriso. «Grazie. Sì, sono di Osaka.»
«Stai aspettando qualcuno?» le chiese ancora il ragazzo. Solo allora Asuka si accorse di essere effettivamente sulle spine.
Vagò con lo sguardo sulla massa di studenti ancora in attesa fin quando non intravide una testa bionda. «Sì. La mia amica dev'essere ancora smistata.»
Leggendole l'evidente nervosismo, lo studente tentò di rassicurarla» Vedrai che verrà anche lei qui!»
Se non fosse stata così tesa, Asuka avrebbe riso. «Non ne sarei così certa. Lei è... particolare.»
Posò il mento sulle mani intrecciate.
Finalmente la vicepreside enunciò «Rochefort, Emilie!»
Asuka si sentì percorrere da un brivido. «È lei!» disse a nessuno in particolare.
Il corpo slanciato di Lili si staccò dalla folla ed ancheggiò sicuro verso il Cappello. Asuka non poté trattenere un ghigno. La bionda si sedette ed accavallò le gambe poi borbottò qualcosa tra sé e sé che Asuka interpretò come un "Spero sia pulito perché ho fatto ieri lo shampoo. "
Il Cappello si posò sulla testa di Lili.
Un minuto.
Due minuti.
Tre minuti.
Asuka cominciò a battere il piede sul pavimento, nervosa. Vedeva il viso di Lili farsi rosso, evidentemente stava discutendo con il Cappello.
Quattro minuti.
«È una Testurbante» dichiarò una ragazza affianco ad Asuka.
«Una che?» chiese lei.
«Una Testurbante, una studentessa che mette a dura prova la scelta del Cappello» spiegò la ragazza.
«Ma se Lili è una testa vuota! Gli starà sicuramente dicendo che vuole finire nella Casa dei belli» esclamò Asuka.
Finalmente il Cappello si drizzò ed urlò «Grifondoro!»
Gli studenti attorno ad Asuka si lanciarono in uno spettacolare applauso. A bocca aperta, Asuka si limitò ad osservare Lili saltellare soddisfatta fino al suo tavolo e precipitarsi su di lei per abbracciarla.
«Io ero convinta che tu finissi a Serpeverde!» borbottò Asuka mentre prendevano posto.
Lili le lanciò un'occhiata furba «Lo pensava anche il Cappello.»
Lo studente del quinto anno che aveva chiacchierato con Asuka si voltò a guardarle.
«E cosa diavolo gli hai detto per convincerlo a spedirti qui? Pensavo ti piacesse Serpeverde! Dicevi che erano i più fichi!» esclamò ancora la bruna.
«Prima cosa, il verde non s'intona con i miei capelli» elencò Lili sulle dita della mano «Secondo, cosa gli ho detto? Ma chiaro, che volevo finire nella Casa della mia amica.»

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Capitolo 3
*** La tua migliore amica (Prompt: lettera) ***


40. Prompt: lettera
42. "È il meglio che sono riuscito a trovare."
Nickname: Angel Texas Ranger
Fandom: Tekken
Titolo: La tua migliore amica
Rating: Verde
Genere: Fluff, commedia

18 ottobre

Cara, dolce Asuka

qui la tua migliore amica che ti scrive. I giorni trascorsi con te ad Osaka sono stati i più divertenti della mia vita (e siccome la mia vita è fantastica, dovresti sentirti onorata).
Mi manca il Giappone, mi manca quel ramen disgustoso, mi manca buttare il tuo sedere a terra tra i deliziosi petali di ciliegio, mi manca rubarti lo spazzolino da denti, mi manca la tua scuola piena di ragazze brutte e sciatte (qui si vestono tutte con abiti firmati, sai com'è) , mi manca rubarti il pettine per i capelli ed il mascara (a proposito, quello tutto rosa che mi faceva quelle ciglia belle belle ce l'ho io nel mio beauty case. Grazie per il pensiero! Ah, mi sono anche presa la tua mutandina con la Ferrari. È il meglio che sono riuscita a trovare!)
Ma soprattutto mi manchi tu. Non pensavo che avrei mai potuto dirlo, ma mi manchi. Insomma, sei il mio esatto opposto! Sei così opposta a me che mi completi! Sei rozza, bruttina, sgraziata e non ti sai vestire, per non parlare di quei bruttissimi capelli tagliati da Edward Mani di Forbice.
Non vedo l'ora di rivederti.

P.S. Mi ha detto papà che l'ora la vedo a giugno, appena finisce la scuola.

Un bacio forte,
la tua migliore amica Lili


10 novembre

Stupida oca bionda,

Prima cosa: come diavolo hai osato rubarmi il mascara!? E per quale motivo losco e inquietante ti sei fregata la mia mutanda con la Ferrari!? Orgoglio nazionale da Grand Prix de Monaco!?
Tu sei pazza.
E non mi manchi per niente. Ti prego, non tornare a giugno: non voglio rovinarmi l'ennesima vacanza. Vado in crociera per la prima volta nella mia vita e vorrei evitare di avere una ragazzina petulante e snob tra i piedi.
Stattene con le tue amichette bionde ed oche come te così ti divertirai un sacco. Magari trovati un ragazzo (biondo, oco e snob e ricco come te, ovviamente) che sembra che tu abbia carenze affettive.

Scanso il tuo bacio,
Asuka


1 dicembre

Amata Asuka,

ti ho preso – non fregato, preso – le mutande perché ti stavano decisamente strette ed erano troppo trasparenti per te.
Non te la tirare troppo!
Oh Dio, vai in crociera?! Ma c'est magnifique ! Io ci sono andata qualcosa come venti volte (ma avrò perso il conto). Dove vai? Quale nave? Quale compagnia? Che giorno? Che cabina? Vengo con te, sai come ci divertiamo!
A dir il vero qui non ci sono amiche bionde e belle come me. E tu già vali come ragazzo, sboccata e manesca come sei. Poi papà non vuole ragazzi, dice che sono troppo giovane.
Sei tu quella che ha carenze affettive visto che di notte t'infilavi nel mio letto.

Non scansare i miei baci,
La tua migliore amica Lili


1 gennaio

Stronzissima Lili,

spiegami perché continui ad inviarmi lettere quando siamo nell'epoca della tecnologia ultra avanzata.
È l'ennesimo segnale della tua insanità mentale.
Santo Kami, non ti dirò mai dove vado in crociera! Scordatelo. È top secret. E non tentare di chiederlo a mio padre perché giuro che vi ammazzo a tutti e due!
Io carenze affettive!? Ma quando diamine mi hai vista infilarmi nel tuo letto!? Eri tu che ti infilavi nel mio e mi prendevi le mani! Io non ho bisogno di un ragazzo ma questo non vuol dire che io valga come uomo... anche se ho molte più palle di loro.
Mmmh, secondo me sono i ragazzi che non ti vogliono.
Se non hai amiche sono affaracci tuoi. Ennesima prova di quanto sei instabile e pazza.

P.S. La mutanda con la Ferrari non mi stava stretta! Trasparente?! Kami, ma cosa guardavi?!

P.P.S. So che in Occidente è l'Anno Nuovo. Auguri!

Certo che scanso i tuoi baci,
Non sei la mia migliore amica!
Asuka


26 gennaio

Mia migliore amica Asuka,

ti scrivo le lettere perché mi sanno tanto di tempi andati e romantici! Mi sento una dama mentre infilo la letterina nella busta!
Ma se vuoi che ti mandi anche messaggi, ti accontenterò subito! Lo sapevo che ti mancavo.
Papà ha già chiamato tuo padre ed hanno deciso che per noi due prenoteranno una cabina a parte. Sono f-e-l-i-c-i-s-s-i-m-a!
Hai delle carenze affettive molto evidenti: mi accusi di averle e poi ti rifiuti quando te lo dicono. È scientificamente testato che quando una persona fa così, ha carenze affettive. E mi infilavo nel tuo letto solo perché tu mi chiamavi.
Non è vero che non ho amiche, ho te. Da qualche parte ho sentito dire "meglio pochi ma buoni". Non è saggio, secondo te?
Mi dispiace ribadirtelo ma la mutandina con la Ferrari ti stava stretta. Ah, me la sono messa oggi e a me sta divinamente quindi a te andava piccola.
Cosa guardavo? Ovviamente guardavo tutto. Devo pur apprendere le vostre buffe tradizioni, no?

P.S. Ohhh grazie! Ti sei ricordata di farmi gli auguri! Vedi che mi vuoi bene?

È inutile che scansi i miei baci,
Devo andare in palestra
La tua migliore amica, Lili


18 febbraio

Gallina bionda,

Vi odio t-u-t-t-i! Non ti voglio in crociera con me! Non ti voglio nella mia stessa cabina! Perché mi fate questo?! Papà mi sente.
Non sono tua amica! E perché ti metti le mie mutande! Mi fai paura! Vedi che hai bisogno di un ragazzo?!
Tu senti le voci perché io non ti ho mai chiamata nel mio letto! Che cosa ti mangi la sera!? Cerca di concentrarti di più sulla tua vita e meno sulla mia!
Basta, non rispondo più alle tue lettere!

Va a farti ...,
Asuka


30 aprile

Santo Dio, Lili, smettila di intasarmi la casella postale!

Certo che ci vengo in crociera con te e anche nella tua stessa cabina. Papà mi ha fatto una schifezza perché sputo in faccia a tanta gentilezza e bla bla bla.
Sì, siamo amiche.
Sì, ti voglio bene.
Sì, la mutanda con la Ferrari ti fa un bel sedere mentre a me fa sembrare un uomo peloso.

Non scanso più i tuoi baci,
La tua migliore amica, Asuka.

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Capitolo 4
*** Un giorno come un altro ( 42. “Non mollerò finché non mollerai tu) ***


42. “Non mollerò finché non mollerai tu”
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Un giorno come un altro
Rating: Verde
Genere: Generale



Un rivolo di sangue scorreva lungo il mento di Lili mentre bloccava il pugno di Asuka Kazama con un'agile mossa.
«Andiamo, principessina, mi sto annoiando! La smettiamo? Ti arrendi o vuoi che ti stenda sul serio?» a sbeffeggiò Asuka.
Lili ringhiò — un gesto che ben poco le si confaceva, eppure così adatto al momento. «Mai! Mi arrendo solo se ti arrendi tu!» abbaiò prima di divincolarsi dalla presa dalla brunetta con una giravolta.
Asuka alzò gli occhi al cielo. «Allora vuoi proprio che ti dia una bella lezione!»
Gettò una rapida occhiata al perimetro del ring per misurarlo. Inarcò un sopracciglio: perché diamine quella biondina scema ce l'aveva così tanto con lei? In ogni caso avrebbe dovuto stenderla per arrivare al suo obiettivo: Jin Kazama.
Lili si era posizionata, una gamba snella in avanti e un braccio avvolto dalla seta teso verso di lei. Le fece un esplicito invito con la mano, un ghigno ad incresparle le labbra rosa. Ma chi diavolo si mette il lucidalabbra con i glitter per partecipare ad un torneo!? , pensò Asuka prima di avventarsi sulla sua avversaria.
Era da almeno mezz'ora che combattevano e ormai persino gli spettatori più accaniti avevano lasciato gli spalti per dirigersi a ben più avvincenti combattimenti. Era pur vero che lo spettacolo di due belle fanciulle che si prendono a capelli non era disprezzato per nulla -anzi, era fin troppo apprezzato, rifletté Asuka, infastidita.
Un tacco in pieno petto la costrinse ad arretrare e a ritornare alla realtà. «Ehi!» esclamò quando si accorse che quello non era stato un vero e proprio calcio.
«Ti buco gli airbag!» minacciò Lili, gli occhi socchiusi.
Asuka sibilò una maledizione a mezza voce. «E io ti strappo le extension!»
Lili risucchiò l'aria , indignata. «Ma come osi, piccola smorfiosa?! Questi sono n-a-t-u-r-a-l-i, al 100%! Io li nutro e vado dal parrucchiere ogni sei mesi, mica come te che c'hai le triple punte!»
Asuka ebbe l'impulso di sbatterla a terra ma si trattenne. «Gallina, smettila e riprendi a combattere.» e si mise in posizione per sottolineare il concetto.
Fu ripagata da un sorriso che non prometteva nulla di buono. «Non aspettavo altro, ma chérie
E, con un urlo, si scagliarono l'una contro l'altra.

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Capitolo 5
*** Watch me fly (Canzone: Bullet - Hollywood Undead) ***


P.S. siccome io ed il rating siamo appiccicati, vorrei il vostro parere: è più arancione o giallo? Devo mettere "tematiche delicate"? T,T

Bullet - Hollywood Undead
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Giallo/ Arancione
Genere: Angst
Titolo: Watch me fly


My legs are dangling off the edge,
A stomach full of pills didn't work again.
I put a bullet in my head,
And I'm gone, gone, gone, gone!



Il cielo scuro, del colore del miglior velluto blu che Lili avesse mai indossato, sembrava una trapunta morbida e confortevole, così distante dallo squallore sulla terra.
La brezza estiva soffiava forte, carezzandole la pelle morbida e scostandole la frangetta bionda dalla fronte scoprendo un brufoletto che proprio non ne voleva sapere di andarsene.

Fino a quel momento, Lili aveva tenuto il naso alzato in su, verso una stella particolarmente luminosa che si stagliava nel cielo.

Mi stai guardando, papà?

Si voltò, abbassando lo sguardo.
Il tetto di uno degli edifici della Mishima Zaibatsu portava un'enorme H gialla dipinta. Un tempo anche Lili aveva avuto il piacere di possedere un elicottero privato per lei e suo padre.
Ora non ne era rimasta nemmeno un'elica.

A dir il vero non era rimasto nulla della vecchia vita a sei stelle di Emilie Rochefort.

Poggiò lo stivaletto un po' più in là, ora metà era oltre il ciglio del tetto. Lo mosse, come una ballerina, facendolo danzare sopra la vita che scorreva — le macchine colorate non erano altro che puntini, le teste delle persone non riusciva a scorgerle, il rumore del quartiere finanziario di Tokyo però ben udibile anche da quell'altezza vertiginosa.

Per un attimo, Lili tremò e si ritrasse; per darsi coraggio, agitò una scatoletta tra indice e pollice e ne versò il contenuto sul palmo della mano, poi ingoiò, lo sguardo fisso nel vuoto.

Arrivo, papà.

Mosse un altro passo.

Infilò la mano nella borsetta che aveva a tracolla, cercando con le dita la consistenza fredda e dura del metallo e, quando la sentì, s'immobilizzò un attimo.
C'era una piccola semiautomatica da tasca in calibro 6,35 mm, nel caso non avesse avuto il coraggio di saltare. Buffo pensare come, in tempi di guerra, era ridicolmente facile ottenere un'arma, sebbene minuscola come quella.

Deglutì prima di stringere forte le dita attorno alla pistola e tirarla lentamente fuori.

Poi qualcosa suonò, talmente fuori luogo che Lili scoppiò a ridere di gusto.

Il telefono.

Qualcuno si era accorto della sua assenza? E chi? Oltre a suo padre, chi aveva lei, chi pensava a lei?

Pescò l'aggeggio dalla tasca e controllò il display. Magari avrebbe potuto lasciare un messaggio per quei bastardi, ammesso e non concesso che il corpo di una sedicenne sfracellatosi sul loro suolo non fosse già abbastanza.

Ma ciò che lesse la fece traballare un attimo.

Asuka?

Come poteva sapere che lei era sull'orlo del baratro? Lili sollevò il pollice, schiaccio o non schiaccio, schiacciò il tasto verde e si portò il telefono all'orecchio.

«Asuka?» la voce trillò isterica.

La sua amica rispose ben più controllata, sebbene Lili la conoscesse troppo bene per non avvertire una profonda nota di rabbia e paura nella sua voce. «Dove cazzo sei finita, finta bionda?»

Per un secondo, Lili si sentì parecchi metri più sotto, durante un giorno qualunque di un mese qualunque e un sorriso aleggiò sulle sue labbra. «Dici sempre che non ti importa dove sono» rispose con un tono canzonatorio.

La voce ringhiò. «Lili, non sto scherzando. Te lo ripeterò una seconda volta: dove-cazzo-sei?»

E allora Lili capì di aver commesso un errore. Da qualche parte, in casa, aveva lasciato un indizio che potesse far presagire le sue intenzioni — uno scontrino, le pillole, chi lo sa. Con Asuka era inutile tentare di sparare cazzate per cui Lili optò per la semplice verità.

«Se proprio insisti...sono sul tetto della Mishima Zaibatsu, l'edificio a destra.»

Sentì Asuka trattenere il fiato. «Posso sapere per quale stronzissima ragione ti trovi su quel cazzo di tetto?»

«Non ci provare neppure, carina» intimò Lili, piazzandosi una mano sul fianco snello nonostante l'amica non potesse vederla.

«Tu non ci provare neppure, cretina! Sto venendo a prenderti, non muoverti da lì, mi hai capita? Ti sfondo se non mi stai a sentire.»

Lili rise del tono intimidatorio di Asuka e del gioco di parole. «Mi sfonderò lo stesso.»

Udiva chiaramente il rumore ovattato dei passi della ragazza, sapeva che stava cercando di prendere tempo trattenendola al telefono. «Non riuscirai a non farmi saltare. O salto o mi sparo in testa. Ho comprato una pistola, proprio come mi hai consigliato tu» disse teneramente.

«Io ti avevo detto di comprare una pistola per difenderci dai ladri, stupida oca bionda. Cosa ti spari se non hai materia grigia, eh?» la rimbrottò Asuka, la voce che si spezzava.

«Sei veramente rozza. Pensi che non mi sappia difendere da un paio di ladruncoli?» rispose Lili, vagamente indignata ma divertita. Si sentiva la testa leggera: le pillole stavano facendo il loro effetto. «Sei tu che non ti sapresti difendere, hai troppo bisogno di me.»

Asuka colse al volo l'appiglio. «Esattamente, cretina. Ho bisogno di te quindi vedi di tenere il tuo culo a terra.» la sentiva affannare, evidentemente stava correndo.

Lili sorrise a quella manifestazione di affetto — o forse era solo un modo per tenersi pulita la coscienza. «"La Mediatrice di Osaka"» la canzonò con dolcezza.

«La Mediatrice di Osaka ti aprirà in due se non la stai a sentire» fece la sua amica.

Lili poggiò la fronte alla canna gelida della pistola, sospirando. Si sfilò la borsetta a tracolla e la gettò sulla H gialla dipinta, in un gesto simbolico perlomeno per lei. Saggiò la durezza metallica della pistola, trastullandosi con l'idea della totale assenza di anima dell'oggetto. Lo sfiorò con le labbra.

Buttarsi giù avrebbe sortito sicuramente un effetto maggiore sui mass media che spararsi un colpo alla tempia. Ma spararsi e buttarsi giù doveva essere ancora più di scena.

«Lili, ci sei?»

«Ah-ah» rispose, senza staccare gli occhi dalla semiautomatica.

«Cosa stai facendo?» chiese Asuka. Ancora, cercava di prendere tempo.

«Sto guardando la pistola. Secondo te è più chic saltare o spararmi?» ripropose Lili, quasi vezzeggiando l'arma.

«È più chic se ti mando all'ospedale con il culo rotto» fece Asuka.

Lili arricciò il nasino. «Quanto sei volgare, mon Dieu. Come me lo rompi?» scherzò.

«A calci» minacciò la ragazza. «Fai poco la gattamorta»

Di nuovo, a Lili venne spontaneo ridere. Le sembrava quasi di non essere lì, ad un passo dalla strada, pulsante di vita, piena di traffico di Tokyo. Respirò profondamente, beandosi della vista spettacolare che le si offriva davanti.

«Papà mi sta guardando» disse probabilmente al telefono, in realtà a nessuno in particolare.

La voce le giunse quasi disperata. «E spera che tu non faccia cazzate da cogliona quale sei»

Il campanello dell'ascensore trillò.

«Non ti avvicinare, Asuka» avvisò Lili.

Non si voltò, alzò la pistola e se la puntò alla tempia.


I put a bullet in my head,
And I'm gone, gone, gone, gone!
Bullet - Hollywood Undead

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Capitolo 6
*** Il sogno americano (Canzone: The Best day of my life) ***


33. Canzone: Best day of my life - American Authors
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Il sogno americano
Genere: Generale, slice of life, fluff
Rating: Verde



Don't wake me up
This is gonna be the best day of my life

The best day of my life - American Authors

La nuova attrazione “Texas SkyScreamer” è uno swing ride da record che svetta nella skyline del parco con i suoi incredibili 120 mt. di altezza.
Il concetto è molto semplice e riprende lo stile delle giostre a catene dei luna park, fatta eccezione che in questa rinnovata versione thrill sembra aver fatto una cura agli steroidi raggiungendo dimensioni, ma soprattutto altezze, decisamente da brivido. I 24 passeggeri, una volta portati all’altezza massima prevista e salvo condizioni del vento favorevoli, possono raggiungere una velocità di oltre 55 km/h. Quattro i programmi di volo pianificati per questa attrazione: fra i più interessanti quello denominato “YoYo” prevede di salire e scendere dalla vetta più volte durante la corsa mentre la modalità “Observation” prevede che, una volta raggiunta la vetta, venga rallenta la rotazione per dare la possibilità di osservare al meglio il panorama mozzafiato.
Articolo su Parksmania

Lili sollevò gli occhi dal giornale e seguì l'imponente colonna dello swing ride fino ad essere costretta ad inclinare la testa per poterne incontrare la fine.
«È davvero enorme» commentò. «Gli americani ci sanno fare, eh, Asuka?» diede una gomitata scherzosa alla brunetta che le stava di fianco, la quale ricambiò fulminandola con lo sguardo.

«Il fatto che, pur di non sentirti nelle orecchie, tuo padre acconsenta a mandarci in Texas solo per salire su una bestia rotante è assurdo» si stupì Asuka.

Lili le lanciò un'occhiata maliziosa. «Intanto sei venuta» la zittí.

«Mi ci hai costretta!» le rinfacciò la bruna, tendendo un braccio e puntandole il dito indice al petto. L'addetto alla sicurezza, l'uniforme che gli si tendeva sulla pancia grossa come un cocomero, le rivolse uno sguardo stizzito. Asuka lo ignorò: non era in Giappone, meglio comportarsi bene.

«Siamo in un posto per ricconi» continuò. Si sistemò i capelli arruffati dietro le orecchie. Lili non poté trattenersi ed allungò una mano per appiattirglieli.

«Dovresti cambiare parrucchiere, mia cara Asuka» commentò, ricevendo una spintarella per tutta risposta.

«Provvedo da sola, grazie. Non sono una buona a nulla come te» ribatté Asuka.

«Ti donano» si ammorbidì improvvisamente Lili, rivolgendole un sorriso. Poi si ricompose, schiarendosi la gola e alzando il naso verso lo swing ride.

Avanzarono in fila e man man l'eccitazione cresceva. Ad un certo punto Lili afferrò la mano di Asuka e la strinse forte. Il ragazzo che strappò i ticket per entrambe rivolse loro un sorriso particolarmente radioso.

«Il tipo ti ha fissata gli airbag» sussurrò Lili in un orecchio all'amica. Era una sua impressione o la voce suonava infastidita?

Asuka sollevò gli occhi al cielo. «La prossima volta riceve uno schiaffone.» In realtà non poteva evitare certi sguardi anche se la infastidivano. Si voltò per osservare la sua amica: con quegli occhi azzurri messi in risalto dalla tesa del cappello da cowboy – feticcio di Lili — e la chioma bionda, il tipo avrà sicuramente trovato lei più interessante. Si concesse un sorriso.

«Io sono molto più fine» sentenziò Lili, mentre prendevano posto. Asuka sentiva il battito del cuore accelerare mentre l'addetto alla sicurezza panciuto allacciava le pesanti imbracature davanti a loro.

Le afferrò e strinse tanto che le nocche sbiancarono. Lassù il vento sferzava sebbene fosse estate; probabilmente si sarebbe pentita di non essersi portata una giacchetta, pensó Asuka. Per distrarsi, tornò a punzecchiare Lili.

«Che vuol dire che sei molto piú fine?» quasi strillò.

La biondina prese fiato. Anche lei aveva le mani strette attorno alle sbarre rosso fuoco. «Che non sono grossa e muscolosa come te, quindi sono molto più femminile.»

Asuka digrignò i denti e sentí il sangue affluirle alle guance: Lili aveva toccato un tasto dolente. Era una vita che si sentiva dire di comportarsi più da "donna": "Non parlare in quel modo da gradasso! Non competere con i ragazzi altrimenti resterai sola!"

Continui rimproveri sul suo modo di essere e di apparire.

Lili si accorse della sua espressione e sporse la boccuccia. «Ti ho zittita!» la beffeggiò. Si rintanò nell'angolino della panca quando Asuka si limitò ad arricciare il naso. «E dái, noi siamo come le veline: la bionda è sempre più figa della bruna» aggiunse, raddrizzando la schiena. Sapeva che questo l'avrebbe fatta imbestialire.

«Ma mi faccia il favore... ora vado anch'io a sculettare in televisione e ho risolto» commentò Asuka, scuotendo la testa.

La risata argentina di Lili fece voltare un paio di teste. «Ti ci vorrei proprio vedere!» esclamò. «Faremmo una bella figura io e te.»

Asuka la fulminò con lo sguardo. Lili scosse la chioma bionda, brillante sotto i raggi soffusi sole al tramonto «Che c'è? Qualcuno potrebbe mai rifiutarci? Io ci metto la grazia e tu le cose lì.» indicò con invidia malcelata il petto di Asuka.

Asuka arrossì. «Smettila» ringhiò.

E poi il ringhio si trasformò in un urlo.

Le sedie stavano salendo su, lungo la struttura, ad una velocità pazzesca.

Sembrava di volare, Asuka e Lili non sapevano distinguere più i vari richiami del loro corpo. Era un continuo pericolo di morte ma senza l'effettiva paura della stessa. Insomma, mica si può morire a diciassette e sedici anni su una giostra?

Arrivate in cima, Asuka trattenne il fiato: la vista offerta era spettacolare. Il Texas era decisamente un contrasto strabiliante e tuttavia armonico. Non poteva essere più felice di poterlo finalmente vedere con i propri occhi.

Si voltò verso Lili, la quale aveva le guance rosse e si calcava il cappello sulla testa.

«Dammi la mano!» implorò ad un certo punto.

«Non posso!» rispose Asuka.

Lentamente, l'imponente torre iniziò a girare su se stessa e le sedie, ancorate da delle pesantissime catene, oscillarono.

Le sneakers colorate di Asuka penzolavano a più di centoventi metri da terra. Il parco divertimenti era diventato una sola macchia sfocata.

La ragazza si girò verso l'amica: faceva dondolare le gambe fasciate dagli stivali texani avanti e indietro, un'aria estatica sul viso rosso. Alzò gli occhi e, quando incontrò il suo sguardo, sorrise. «È meglio del mio jet privato!» urlò.

Le sedie iniziarono a girare sempre più forte, prima di scendere a tutta birra e fermarsi a metà della struttura, tra le urla e le risa.

Asuka si sentiva la testa leggera, come se qualsiasi preoccupazione fosse sparita, si fosse dileguata dalla sua mente. E perché mai avrebbe dovuto essere preoccupata o tesa? Era giovane, aveva un'amica un po' superficiale al suo fianco — quella giusta con la quale commettere qualche cretinata, si trovava a centoventi metri dal suo del Texas, Stati Uniti d'America e se la stava spassando alla grande.
Quello era decisamente il giorno migliore della sua vita.

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Capitolo 7
*** Cose da ragazze (prompt: giorno di s.Valentino) ***


4. Il giorno di San Valentino
14. "Qual è il tuo gusto preferito?"
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Cose da ragazze
Rating: Verde
Genere: Commedia, slice of life
Flashfic



Il campanellino di casa trillò per l'ennesima volta ed Asuka Kazama quasi ringhiò.
Suo padre alzò gli occhi su di lei. «Non sarebbe il caso di smetterla con queste cose puerili?»
«Papà!» lo rimproverò Asuka.
«Che fa che la tua migliore amica ha deciso di portarti una scatola di cioccolatini per San Valentino? È molto dolce da parte sua, in fondo nessuna delle due è fidanzata» tentò di farla ragionare suo padre.
«Tuo padre ha ragione. Anche ai miei tempi si faceva così. Tra amiche ci scambiavamo fiori e dolcetti visto che nessun ragazzo ce li portava. » La madre di Asuka parve perdersi tra i ricordi del passato. «Poi è arrivato tuo padre. Comunque non ho mai smesso d'inviare cartoline alle mie amiche per San Valentino» si riscosse.
Asuka scosse la testa. Era assurdo: i suoi potevano dire quello che volevano, ma era inquietante il fatto che Lili insistesse così tanto nel riempirla di regalini, fiori e cioccolatini per quella stupida occasione.
Era una cosa da fidanzati.
E poi a lei non piacevano tutte quelle attenzioni.
Sbuffò: lo sguardo pieno di rimprovero dei suoi genitori la costrinse – fisicamente quasi – ad alzarsi dal divano ed andare verso la porta. Guardò dallo spioncino. Per ogni evenienza...
Lili era avvolta in un cappotto di peluche rosa pastello con una cerniera doppia, un elegante basco calcato sui lunghi capelli sparsi sul petto. Aveva il naso e le guance rosse per il freddo e gli occhi sfavillavano. Solo allora Asuka volse lo sguardo verso l'incubo: tra le mani infilate nei guanti di pelle, c'era una grossa scatola a forma di cuore. Un cuore. Rosso.
«Asuka, se non apri tu, apro io. Quella bambina si sta congelando là fuori!» minacciò la mamma.
Asuka roteò gli occhi. «E va bene, e va bene!» acconsentì, tanto per far stare buona sua madre. Trasse un sospiro e aprì la porta con uno scatto rabbioso. «Oca bionda, il freddo ti ha freezato i pochi neuroni che avevi?» la salutò.
«Buon San Valentino, famiglia Kazama! Ho portato una scatola di cioccolatini per Asuka! Qual è il tuo gusto preferito? Qui ci sono tutti: bianco, fondente, a latte...» cinguettò Lili, radiosa, porgendo la scatola rossa. Ed Asuka non poté trattenere un sorriso.

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Capitolo 8
*** La bella addormentata nel bosco ed Asulan (Disney!verse) ***


50. Disney! Verse
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Verde
Note: AU
Titolo: La Bella Addormentata Nel Bosco ed Asulan
Genere: Comico, azione, sovrannaturale



C'era una volta, in un regno molto molto lontano, una principessa dai lunghiiiissimi capelli biondi che viveva rinchiusa in un castello incantato.
A guardia di questo castello c'erano due mostriciattoloni orribili che avevano come nome, rispettivamente, Ogre e Azazel.
Mostro Ogre aveva due brutte alucce da pipistrello mal sviluppato che spuntavano dal torso bitorzoluto. Inoltre aveva le zampone offese con cui cercava di nutrirsi — impresa impossibile. Ma il dettaglio assolutamente più spaventoso dell'essere erano i due occhi rossi da ratto in preda alla rabbica.
Mostro Ogre entrava spesso in conflitto con Mostro Azazel. Costui era l'espressione di un qualcosa di indefinito che non starò qui a spiegarvi. Inoltre che cavolo ve ne frega dei mostri delle favole? Sono le principesse e i principi ad essere fighi, a destare l'attenzione di noi avidi lettori.
Ecco, torniamo alla nostra principessa (principessa, non princifessa, per carità!). Ella aveva splendidi occhi azzurri, più brillanti di qualsiasi zaffiro; le guance rosate e la bocca come rose.
D'animo nobile e puro, questa dolce fanciulla aveva il nome di Lilispina.
A causa del maleficio della Strega Annalvagia, appena Lilispina aveva compiuto sedici anni, si era punta il dito con un fuso ed era caduta in un sonno eterno.
Solo il "bacio del vero amore" avrebbe potuto salvarla.
Ma gli anni passavano e nessun principe coraggioso, nobile e bono era giunto per salvare la principessa dal sonno (ma poi perché?, direte voi. Dormire è così bello...)

Un bel dì di buon mattino, un'altra fanciulla, dall'animo ribelle ma coraggioso e dalle nobili origini orientali, forte della conoscenza delle arti marziali, era partita per riportare onore alla sua famiglia.
Suo padre era ormai anziano e non combatteva più come una volta.
Era la fanciulla a doversi occupare di questo arduo compito. Ella si chiamava Asulan.
Venuta da molto lontano, si ritrovò nei pressi del castello incantato grazie all'aiuto di un simpatico draghetto che non conosceva le strade.
Man mano che l'impavida Asulan s'inoltrava nella vegetazione che circondava il castello, il draghetto consigliere le sussurrava all'orecchio: «Non mi piace, non mi piace!»
«E chiudi il becco, Mushu! Oltre a rompere il gong , stai rompendo pure qualcos'altro...» sibilò la raffinata ragazza.
A quel punto, improvvisamente, da dietro alle alte torri rosa del castello spuntarono i due orribili mostri. Mushu si nascose tra i capelli di Asulan per la gran paura.
Costei, invece, determinata a dar lustro alla sua famiglia caduta in disgrazia, sguainò la katana ed urlò «Fatevi sotto, mostri!»
Asulan sconfisse Mostro Ogre, che finì incendiato dalle sue stesse fiatate malefiche, e Mostro Azazel che, rotolando su sé stesso per colpire la fanciulla, andò a finire nel fiume.
L'onore della sua famiglia era stato riconquistato: Asulan poteva tornare a casa. Ma Mushu la fermò. «Asulan, aspetta!» disse. «La leggenda narra che qui dorme in un sonno incantato la principessa Lilispina! Solo il "bacio del vero amore" può salvarla!»
Asulan scrollò le spalle e per poco Mushu non cadde. «Che dorma per sempre, allora» replicò.
Mushu le tirò i capelli. «La Strega Annalvagia l'ha maledetta quando era appena nata! Tu solo puoi salvarla! E poi sai quanto è antipatica Annalvagia» aggiunse.
Asulan rifletté. «Mushu, dobbiamo arrampicarci per entrare nella stanza della principessa. Ma come?»
«La porta non ti piace, Asulan?» consigliò il draghetto.
E si diressero verso l'antico portone del castello.
Asulan lo buttò giù con una pedata e si guardò intorno. Trentasei rampe di scale attendevano la fanciulla. «Era meglio arrampicarci» sbuffò.
Il draghetto Mushu allora, fedele aiutante, volò per le scale. Asulan attese pazientemente finché il drago non fu di ritorno e comunicò che aveva trovato il modo per arrampicarsi lungo le alte mura del castello.
Asulan uscì fuori e sbarrò gli occhi: davanti a sé, ondeggiava al vento la lunga chioma di Lilispina.
«In tutti questi anni giustamente le sono cresciuti i capelli» commentò Mushu.
Asulan gli lanciò un'occhiata in tralice prima di intraprendere l'impresa.
Giunta alla finestra, la coraggiosa fanciulla, con un balzo, entrò nella stanza dove dormiva la principessa Lilispina.
Ella era incantevole come narrava la leggenda. «Che devo fare per svegliarla?»
«Il bacio! Il bacio!» strillava Mushu.
Alzando gli occhi al cielo, Asulan baciò Lilispina. Non appena ebbe allontanato le sue labbra, la principessa sbatté le palpebre e si risvegliò dal sonno.
Si guardò intorno, meravigliata. Poi vide Asulan: sorrise. E le diede un manrovescio da dieci e lode. «Sei tu la cretina che mi ha tirato i capelli!? Adesso ti ammazzo!»
E fu così che la principessa Lilispina e la coraggiosa Asulan vissero per sempre felici e contente.

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Capitolo 9
*** Like an angel (Luogo: nave da crociera) ***


38. Luogo: una nave da crociera
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Giallo
Flashfic
Genere: Slice of life, fluff
Titolo: Like an angel



Il dondolio suave e dolce dell'enorme MSC Diadema cullava il sonno tranquillo di Lili, distesa sul vasto letto bianco della suite.
I capelli biondi erano sparsi sul cuscino ed il petto si alzava ed abbassava piano. La canottina bianca con le bretelline sottili si era sollevata a mostrare il ventre piatto e liscio. Aveva l'aria serena e rilassata: così, addormentata, sembrava un angelo.
Asuka si lasciò sfuggire un sorriso.
Forse non era stata così una cattiva idea lasciar venire anche Lili in vacanza con loro.
Davanti alla famiglia Kazama, la bionda ereditiera indossava la maschera perfetta della ragazza innocente ed elegante dalle buone maniere.
Non dava troppo fastidio.
Certo, con lei si comportava in modo diverso... l'altra volta aveva fatto sparire la sua protezione solare; ora, persino nel sonno le faceva i dispetti: indossava lo slip con la Ferrari che aveva rubato ad Asuka durante l'ultimo soggiorno ad Osaka.
Asuka scosse la testa e scivolò via lentamente dal letto, per non disturbare l'amica. Scostò le raffinate tende beige ed ammirò le onde blu che accarezzavano i fianchi della nave.
Il passaporto nuovo di zecca di Asuka era posato sul comodino di legno chiaro, accanto all'abat-jour bianco. Riportava: Asuka Kazama, anni diciassette, giapponese, studentessa; mostrava una sua foto con i capelli legati e l'aria seria.
Era la prima volta che Asuka usciva dai confini del Giappone.
Andiamo ai Caraibi.
In realtà, originariamente, la mini-crociera prenotata dalla famiglia Kazama prevedeva un più modesto giro per le isole giapponesi e una capatina nella vicina Cina.
Ovviamente, i Rochefort avevano sconvolto tutto. Il papà di Lili si era offerto di prenotare tutt'altra rotta, tutto a sue spese.
Quando mai nella vita una modesta ed umile famiglia giapponese metteva piede su terra caraibica? Ecco, appunto.
E tutta perché quell'oca bionda deve rovinarmi le vacanze.
Asuka tornò al letto e si distese a pancia in giù. Lili continuava a dormire, serena. Avvicinò il viso al suo: le palpebre dal leggerissimo colorito lilla ogni tanto vibravano, le labbra rosee erano schiuse e il respiro ne usciva in un soffio regolare.
Non poté evitare di constatare che era incantevole quando non apriva bocca e non la fissava in quel modo strambo.
Improvvisamente, il sonno colse anche lei. Le lenzuola fresche e pulite del letto la invitavano a poggiare la testa sul cuscino e riposare un po'.
Lili si girò su un fianco, un braccio piegato affianco al viso. Sull'orologio digitale campeggiavano le 15.04, l'ora perfetta per fare un sonnellino.
Asuka si sistemò più comodamente sul letto. Gli occhi indugiarono sul viso dolce dell'amica. Sbuffò, sconfitta, prima di circondarle la vita con un braccio e chiudere gli occhi, lasciandosi cullare dallo sciabordio delle onde.

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Capitolo 10
*** Scattami una foto (prompt: macchina fotografica) ***


Prompt: macchina fotografica
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Giallo
Genere: Fluff
Titolo: Scattami una foto

Il flash appena visibile della nuovissima macchina fotografica di Lili fece pulsare la vena sul collo di Asuka.

Sollevò gli spessi occhiali da sole per fulminarla. «Insomma, finta bionda, vuoi smetterla di farmi le foto? Sto cercando di prendere il sole!» ringhiò.

Lili, i folti capelli biondi legati in una treccia alla francese, completamente struccata, in mano la maledetta Nikon, la ripagò con un sorriso splendido.

«Ma ti sto facendo il book fotografico! Dovresti esserne orgogliosa! Papà mi ha detto di fare tante foto ricordo» replicò, estasiata.

Asuka alzò gli occhi al cielo e, con un colpo d'indice, si calò gli occhiali sul viso. «C'è il mare dei Caraibi da fotografare, oca. Fotografati il costume griffato, va'» borbottò prima di tornare a gustarsi la sensazione del calore sulla pelle.
Voleva proprio prendersi una bella tintarella.

Come Lili.

Doveva ammettere che la bionda oca aveva conquistato una splendida abbronzatura: sembrava una di quelle modelle californiane con la pelle baciate dal sole.

E lei lo sapeva bene: non perdeva occasione di mettere in mostra la fiammante sfumatura caramello della sua pelle morbida. Indossava prendisole corallo acceso, top azzurro cielo che mostravano l'incavo del seno, shorts di jeans bianchi a girochiappa — lo faceva apposta per far innervosire Asuka. La bruna afferrava l'orlo che le scopriva una porzione di sederotto e tirava «Copriti, non voglio dover picchiare nessuno per mezza tua.»
Allora Lili si voltava, radiosa. «Sfideresti qualcuno se mi molestasse? Davvero?»
Una volta le aveva chiuso la scollatura della camicetta hawaiana con le mani e Lili aveva sporto il busto in avanti. «Che c'è? Sei gelosa?» aveva cinguettato.

Era odiosa.

Tac.

Di nuovo, la stava affogando letteralmente di foto.

Improvvisamente Lili si sedette sulla sua sedia a sdraio, con tanta foga che quasi si rovesciò. «Questa è da calendario!» esclamò, agitando la macchina fotografica davanti ad Asuka.
Effettivamente non sto per niente male, constatò la ragazza. Aveva preso un po' di colore sulla pelle e il costume rosso le dava un'aria più femminile. Le sfuggì un sorriso.

«Non è malvagia» ammise, scatenando l'ilarità di Lili.

Quest'ultima si sdraiò accanto a lei, circondandole i fianchi con una gamba snella e appoggiandole la testa bionda sul seno. Alzò un braccio, inquadrandosi con la Nikon.

«Dì "cheese!"» gridò, estasiata.

Asuka si divincolò dalla presa, per niente a suo agio in quella posizione.

Mossa sbagliata: lo spazio sul lettino era finito e lei cadde rovinosamente sulla sabbia calda.

Una risata argentina trillò nell'aria e un nuovo flash l'abbagliò. Asuka alzò lo sguardo: Lili si era sporta dal lettino, il balconcino rosa del costume era scivolato indietro rivelando un'ampia porzione di pelle abbronzata e profumata d'olio al cocco; la macchina fotografica all'altezza dei favolosi occhi azzurri.

«Copriti, non vorrai mica che mi metta a picchiare qualcuno a causa tua!» la scimmiottò. Le scappò una nuova risata, poi tornò improvvisamente seria. «Copriti» ordinò.

La brunetta obbedì: abbassò lo sguardo e con orrore scoprì di aver dato un bello spettacolo ai bagnanti. Si nascose con le braccia, in uno scatto fulmineo; non era esattamente abbastanza: il generoso décolleté scappava dalle mani.

Un'altra foto.

«Touché, mademoiselle» ridacchiò lievemente Lili

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Capitolo 11
*** Drunkhard (Canzone: summer wine - Lana) ***


Questa drabble partecipa alla "About Sex Challenge" indetta da ManuFury su EFP con il prompt "Febbre".

Canzone: Summer Wine - Lana Del Rey
Nickname: Angel Texas Ranger Rating: (un pallido) arancione
Titolo: Drunkhard
Drabble


Strawberries, cherries, and an angel's kiss in spring
My summer wine is really made from all this things
Take off your silver spurs and help me pass the time
And I will give to you summer wine
Lana del Rey - Summer Wine

Aperitivi frizzantini al sapore di fragola, qualche oliva verde e una manciata di patatine alla paprika.
Le girava la testa.
Lampi di ciocche bionde e pelle come panna, il sapore della ciliegia sulle labbra.
Lei era una testa calda, mica una che si lasciava prendere al lazzo da chiunque.
Eppure... quegli occhi brillanti...
Impossibile starle lontano, rifiutare i suoi tocchi delicati eppure fermi, convinti. Come se lei fosse il suo pupazzetto preferito.
Era arrivata all'improvviso, un fulmine a ciel sereno.
I raggi del sole l'abbagliavano, le nuvole assumevano forme bizzarre e faceva caldo, aveva sete.
L'azzurro del cielo si mischiava con quello di un paio di occhi.
Una mano tentò di respingere il corpo snello e bianco che giaceva sopra di lei.
Poi si abbandonò, inerte.

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Capitolo 12
*** Shiki (Luogo: biblioteca) ***


26. Luogo: biblioteca
Nickname: Angel Texas Ranger
Genere: Slice of Life
Rating: Verde
Titolo: Shiki


Lili Rochefort la stava osservando da buoni dieci minuti, i suoi occhioni azzurri delineati dalla matita rosa fissi su di lei. Metà del viso era nascosta dietro un classico francese, "Madame Bovary", ma i suoi occhi no: brillavano come fari, maliziosi ed arroganti, atteggiati in uno sguardo di sfida.
Asuka Kazama scosse la testa e chinò il capo sul libro. Doveva prepararsi per il compito di letteratura giapponese — non esattamente cosa facile.
Aveva scelto di restare in biblioteca a studiare: quel luogo le infondeva tranquillità e voglia di studiare — perlomeno questo sperava Asuka.
Purtroppo mademoiselle Rochefort aveva deciso di farla innervosire a bestia fissandola in quel modo. Il sottile sopracciglio biondo era sollevato maliziosamente e, quando Asuka si arrischiò a guardarla, Lili le fece un occhiolino. Odiosa.
Continuò a leggere.
"L'epoca Meiji rappresenta il punto di svolta della modernità letteraria giapponese. Attraverso il confronto con l'Occidente si ridefinisce il canone letterario e si riformula una propria identità letteraria, nuova e moderna.
Si moltiplicano le scuole letterarie e si focalizza l'interesse sull'individuo con le sue problematiche e le sue passioni. Questa modernizzazione e l'apertura del Giappone verso l'Europa implicano che anche la lingua subisca una riforma.
Occorre infatti costruire una lingua nazionale che faciliti la comunicazione ed è così che sorge il movimento per l'unificazione della lingua orale e scritta.
Come lingua nazionale del Giappone moderno è scelto il giapponese della borghesia di Tokyo.
Asuka corrugò la fronte. Sul diario erano segnate alcune poesie di Masaoka Shiki da analizzare per comprendere appieno il periodo studiato.
Poggiò la matita tra le pagine come segnalibro e si avviò verso i nuovi scaffali della libreria, ricolmi di libri. Il dito indice scorreva tra i tomi, cercando la lettera "S". Shiki, Shiki...
«Cercavi questo?» chiese una voce femminile, in tono ironico.
Asuka si girò.
Lili Rochefort stringeva tra indice e pollice — come se fosse qualcosa di particolarmente disgustoso — il libriccino di poesie dello Shiki, facendolo ondeggiare avanti ed indietro come si fa con i cani.
Un fastidiosissimo sorrisetto aleggiava sulle sue labbra ricoperte di gloss rosa e continuava a sbattere le ciglia impastate di mascara.
Asuka scoprì i denti. «Sì, Rochefort, grazie. Ora dammelo.» allungò una mano verso il volumetto.
Lili spostò di scatto il braccio. «Troppo facile, Kazama. Vienitelo a prendere» la provocò.
Asuka digrignò i denti. «Stupida oca» borbottò.
Quando è troppo, è troppo. Asuka si tese di scatto verso Lili, le afferrò il braccio e glielo piegò, bloccandola. La ragazza non si lasciò scoraggiare e si divincolò, sempre tenendo ben stretto al petto il libro.
Qualche studente aveva sollevato il capo per osservare la scena: qualcuno sorrideva, divertito, qualcuno indignato, qualcuno in cerca di un pretesto per distrarsi dalle noiose pagine fitte fitte.
Il trambusto attirò l'attenzione della bibliotecaria.
Arrivò ticchettando sulle decolleté, muovendo le braccia come mulinelli, le labbra strette in una linea rigida. «Cosa succede qui?» chiese, evidentemente stizzata.
Fece scorrere gli occhi prima su Asuka e poi su Lili, imprigionata tra le braccia possenti della brunetta, la schiena contro il suo petto.
Gli occhi azzurri emanavano scintille che avrebbero potuto incendiare i tomi sugli scaffali.
Scosse i capelli ed assunse un'aria da scolaretta perfetta.
«Signora Fujiwara! Io ed Asuka stavamo interpretando una delle poesie dello Shiki. Lo stile del poeta ci ha così appassionate!» spiegò con trasporto. Persino Asuka le credette in un primo momento.
La donna restò interdetta per un secondo. «Signorine, la biblioteca non è il teatro! Questo è un luogo di studio e di tranquillità» le rimproverò.
Le due annuirono, per scusarsi. La bibliotecaria lanciò loro un'ultima occhiataccia e poi se ne andò.
Appena ebbe voltato l'angolo, Asuka si voltò lentamente verso Lili, irata. «Ma cosa diavolo ti è saltato in mente!?» sibilò. «Aspetta che ti acchiappo fuori scuola... sapessi che ti combino!»
Lili le rivolse un sorriso angelico. «Non vedo l'ora, Kazama.»
Asuka scosse la testa. «Ora dammi il libro, su» disse e tese la mano con un gesto eloquente.
Lili sporse il petto: aveva infilato il libriccino nella scollatura della camicia. Il leggerissimo rigonfio era comunque visibile. Le lanciò uno sguardo malizioso e poi se ne scappò via.
Asuka alzò lo sguardo al cielo: le aspettava una tirata di capelli per tutta la biblioteca.


P.s. Se qualcuno di voi studia letteratura giapponese e constata che ho appena preso una cantonata pesante, me lo faccia notare xD

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Capitolo 13
*** Noh ( Luogo: teatro) ***


9. Luogo: teatro
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Verde
Genere: Slice of life
Titolo: Noh

Asuka sprofondò nella morbida ed accogliente poltrona rossa del teatro. Sul palco, si stavano esibendo le maschere Noh.
Proprio non riusciva a capire come diavolo sopportassero tutto quelle maschere pesanti in faccia: lei a malapena si calava sugli occhi quella leggera di Carnevale quando era in vena. Sbuffò e sua madre, seduta al suo fianco, le scoccò un'occhiata di rimprovero. Sì, va bene, la cultura giapponese e tutto, ma inizia a diventare noioso..., pensó Asuka, raddrizzando la schiena.
Si guardò intorno.
I posti erano tutti occupati e sul viso degli spettatori si mischiavano espressioni su espressioni a seconda dell'interpretazione delle maschere.
Erano tutti assorti, sembravano completamente risucchiati dall'esibizione.
Asuka accavallò le gambe.
Si voltò un altro po' e, nel buio, scorse la luce della torcia di quello che doveva essere uno Smartphone di ultimissima generazione.
«Ma come? Ricordo di aver prenotato il mio posto qui!» sbottò la proprietaria di quel telefono ed Asuka impallidì. Non era possibile.
Era Lili!
Asuka non era molto distante da lei, coglieva il bisbigliare della ragazza e di un'altra voce. Sua madre si sporse verso di lei per sussurrarle all'orecchio: «Ma non è Lili?»
Asuka annuì per tutta risposta e continuò a torcersi il collo per tentare di capire cosa stesse succedendo.
Ad un certo punto lo bisbiglio crebbe e qualcuno in prima fila ordinò silenzio; ma senza ottenere granché.
«Insomma, qui sul biglietto c'è scritto! Posto 10, fila 6!» si indignò Lili, l'accento monegasco decisamente forte questa volta.
Asuka riuscì ad udire chiaramente la risposta, gentile ma secca.
«Mi scusi ma è impossibile. Sul mio biglietto, prenotato una settimana fa, c'è scritto posto 10, fila 6. Inoltre lo spettacolo è iniziato da almeno mezz'ora.»
Lili batté i piedi e ad Asuka sfuggì un sorriso: era ora d'intervenire. Si alzò e si diresse verso la ragazza, cercandola a tentoni nel buio.
«Lili?» chiamò.
Un fascio di luce l'accecò. Si riparò con gli occhi, infastidita. «Abbassa i fari» intimò.
Il pubblico cominciò ad irritarsi: diverse teste si voltarono verso di loro, fulminandole con gli occhi. Asuka si sentì vagamente a disagio ed abbassò lo sguardo.
«Fammi leggere questo benedetto biglietto» borbottò Asuka, strappandolo frettolosamente dalle mani dell'amica. Lo illuminò con il telefono.
Inarcò un sopracciglio.
«Lili. Sono le nove di sera. Lo spettacolo che hai prenotato iniziava alle sei. Cos'hai in testa?!» sbottò Asuka, sconvolta. Possibile che Lili fosse così distratta?
La ragazza dissimulò alla grande. «Ma mi stavo preparando» si giustificò.
Se gli sguardi potessero uccidere, quello che la brunetta le lanciò lo avrebbe fatto sicuramente.
Restò in silenzio per diversi secondi, indecisa sul riempirla di schiaffi o tacere per il bene dello spettacolo.
Lo spettacolo!
Asuka si voltò verso il parco: persino le maschere Noh si erano fermate per osservare il teatrino ben più movimentato allestito dalle due ragazze.
Avevano assunto il loro tipico sorriso bizzarro. Al suo fianco, sentí Lili trattenere il fiato. «Che brutte!» commentò ad alta voce.
Si levarono sibili indignati dalle poltroncine occupate. Asuka si batté una mano sulla fronte: ma perché Lili doveva uscirsene con queste perle da europea snob?
Quasi quasi la lasciava in balia della furia degli spettatori, tutti chiaramente giapponesi.
«Ma sei stupida?» le chiese, masticando le parole tra i denti.
Lili si strinse tra le spalle. «È la pura verità e lo sanno anche loro. Guarda! Si stanno inchinando.»
Ed effettivamente gli attori si stavano inchinando, come ad accettare quelle parole insensate, superficiali ma perlomeno sincere nella loro brutalità; si stavano inchinando sempre sorridendo, poi, repentinamente, indossarono una maschera che piangeva, per far trapelare, ironicamente, il loro dispiacere: che peccato che quella bella fanciulla non li trovasse di suo gradimento!
Lili alzò il mento, sprezzante. «E va bene, magari mi diverrete simpatici prima o poi. Ora trovami un posto, ma chére. »


P.s. Stesso discorso di prima!

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Capitolo 14
*** Vietato ai minori (Prompt: se leggessero la fiction che state scrivendo su di loro) ***


Sul fandom c'è già una storia che tratta di un personaggio che legge le fiction su efp. Dopo averlo riportato sul forum per chiarezza, 'ho letto l'altra storia per evitare di scrivere cose già scritte.

32. Se potessero leggere la fanfiction che state scrivendo
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Vietato ai minori di 100 anni
Rating: Verde
Lunghezza: Flashfic
Genere: Comico


Lo schermo del Mac di ultima generazione di Emily Rochefort mandava dei bagliori sinistri sul suo viso perplesso.
«Mon Dieu de la France!» urlò Lili, portandosi una mano alla bocca. Digitò velocemente per aprire la schermata di Skype e avviare una videochiamata con la sua acerrima amica.
Il viso stizzito di Asuka Kazama comparve sullo schermo. «Cosa diavolo vuoi, bionda?»
Gli occhioni azzurri di Lili si spalancarono «Guarda cos'ho trovato! Sono famosa! Famosa! Questa tizia stramba — suppongo che sia una lei — sta scrivendo una storia su di me! Oh, Asuka, ci sei pure tu. Qui dice che siamo amicissime. Che ci amiamo, persino! Ma tu lo sapevi che si possono scrivere storie sui personaggi famosi?! Chissà se mi possono shippare con Ian Somer... Asuka?»
«Solo una cretina potrebbe scrivere storie su di te e me amiche. »
"Chiamata interrotta".
Lili fissò esterrefatta lo schermo poi batté le mani. «Lo sapevo che le avrebbe adorate! E se scrivessi io delle storie su me stessa? Questo sí che è interessante... »

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Capitolo 15
*** Ties (Avvertimento: bondage) ***


Questa fiction partecipa alla "About Sex Challenge" indetta da ManuFury con il prompt "Frustino"'

3. Avvertimento: bondage
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Ties
Rating: Arancione
Genere: Suspense, pseudo-fluff, lievemente erotico
Note dell'autrice: PIANGO. Non lo so scrivere, ho vergogna, pare strano, ch'è sta roba?! Ma meglio togliersi il dente cariato subito. Abbiate pietá.
Che San Gennaro me la mandi buona!!!


Una vena pulsava sulla fronte imperlata di Asuka Kazama. Sentirsi impotente non era esattamente ciò che avrebbe definito "una bella sensazione".

Giuro che l'ammazzo a quell'oca, questa volta.

Decisamente fidarsi di Emilie Rochefort era stata la più grande idiozia che Asuka avesse mai fatto in vita sua.
Baka, baka, baka, si rimproverò.
Cercò di sollevare lo sguardo, per quanto glielo consentisse la sua posizione scomoda, e vagliò la situazione.

Una situazione di schifo, ecco.

I polsi erano legati in quello che doveva essere "un fiocco" — no, Lili non sapeva fare i fiocchi — alla testata del letto cosicché il corpo di Asuka era semisdraiato sulle coperte di raso rosa antico — perché il rosa confetto solito di Lili non si confaceva a quel momento ben più "lussuoso".

Per di più l'oca bionda era scomparsa da più di mezz'ora, dopo aver completato il suo "capolavoro", per andare a fare chissà cosa.
Asuka cominciava a pensare che avesse davvero seri problemi mentali.
Ma chi gliel'aveva fatto fare?
Le gang di Osaka erano dei pulcini pio-pio in confronto a Lili; Asuka ne avrebbe affrontate venti insieme ed avrebbe pure detto grazie pur di evitare quella situazione a dir poco imbarazzante.

Se non torna entro cinque minuti, la disintegro, pensò infuriata.
Poi roteò gli occhi: certo, come l'avrebbe disintegrata se era legata come un salame? Batté le palpebre ripetutamente quando una goccia di sudore le si impigliò tra le ciglia.
Urlò per richiamare l'attenzione, indignata, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca fu un suono soffocato.

Ero io che dovevo tappare la bocca a lei. Anche se non certo con un foulard di Prada dal costo di tre zeri.

Stupida esibizionista.

Finalmente la porta si aprì e Lili fece il suo ingresso trionfale.
Si era cambiata anche se era — fortunatamente — ancora vestita. Un'aria maliziosa le si era dipinta sul viso, un sopracciglio fine sollevato in un arco perfetto e un angolo delle labbra rosa sollevato — il che non lasciava presagire nulla di buono.
Emilie avanzò lentamente — al che Asuka alzò gli occhi al cielo — le lunghe gambe snelle abbracciate dalle calze nere, una sottoveste di seta a coprirle il corpo flessuoso. Poi un lampo nero, uno schiocco sul palmo nudo della bionda.

Asuka sgranò gli occhi. È pazza! Le si sono veramente fusi i neuroni!

Lili rise lievemente. «La Mediatrice di Osaka che ha paura! Perdiamo colpi, l'età avanza, eh?»

"Sono un anno più grande di te, papera! Comando io. E non sono vecchia!", tentò di urlare Asuka.

Lili si accostò al letto, fece scorrere la piccola frusta — dove diavolo l'ha scovata? — tra i capelli della bruna, scompigliandoglieli. «Sono indecisa... sciogliere il foulard e lasciarti strepitare da maschiaccio quale sei oppure non scioglierti il foulard e farti scoppiare?» sussurrò.

Asuka si divincolò, rossa, l'espressione furiosa. Fulminò Lili con lo sguardo.

La bionda si portò una mano guantata alla bocca in una finta espressione di shock. «Povera me!» esclamò, fingendo un tono terrorizzato.
Poi si chinò finalmente su Asuka con un sorrisetto divertito sulle labbra, i lunghi capelli biondi scivolarono sul petto della ragazza — profumavano di vaniglia — e le strappò il foulard, scoprendole finalmente la bocca.

Asuka diede fiato ai polmoni, si gonfiò il petto ed urlò.
«Grandissima stro...» un dito bianco si posò sulle sue labbra, zittendola.

«Ma come siamo permalose! Io insceno questo spettacolo merveilleux e tu mi ripaghi così? Mi sento particolarmente delusa» la beffeggiò Lili, girando attorno al letto.

«Pervertita, slegami o ti faccio il sedere a strisce!» ordinò Asuka.

La risposta di Lili fu una risatina. «E perdermi tutto il divertimento?»

Si stese aggraziatamente a pancia in giù sul bordo del letto, puntellandosi con i gomiti; gli occhi azzurri erano allo stesso livello di quelli scuri e profondamente incavolati di Asuka. Appoggiò il mento sui palmi delle mani: una ragazzina che si diverte a giocare.
«Ora siamo pari» decretò.

Pari un corno! Per l'ennesima volta, Asuka si chiese quale malattia mentale, lapsus freudiano e possessioni demoniache l'avessero spinta a riporre cotanta fiducia nella squilibrata persona che aveva di fronte.

«Smettila di usarmi come cavia per i tuoi esperimenti da malata mentale ed inizia ad uscire con un ragazzo!» sbraitò Asuka, la vena sul collo gonfia.
Qualche goccia di saliva centrò l'angolo delle labbra di Lili, che accennò un sorriso prima di pulirsi con le dita.

«Cara scaricatrice di porto, chi ha detto che voglio un ragazzo?» fece, visibilmente accigliata ma anche divertita.

È il suo gioco, detta lei le regole, si rese conto Asuka.
Inizialmente le montò una rabbia dentro che divampò come fuoco: lei era una Kazama, nessuno comanda una Kazama!, poi si rese conto presto che sarebbe stato facile cambiare le sorti della partita.

Bastava dare a Lili ciò che voleva. O, almeno, farglielo credere.

«Cosa vuoi allora?» chiese Asuka con fare gentile, facendosi forza con le gambe per issarsi meglio. Il morbido raso era come un soffio sulla pelle; se non fosse stata una situazione così imbarazzante, l'avrebbe apprezzato immensamente.

Lili ridusse gli occhi a due fessure, annusando il trucco. Asuka non si mosse e Lili si rilassò, convinta di aver ottenuto ciò che voleva.
Soppesò la frusta tra le mani, un sorrisino aleggiava sulle labbra nude.
Ciocche di capelli biondi sfioravano le gambe di Asuka in una tortura forse ancora peggiore della trapunta.

Aveva un'aria maliziosa eppure allo stesso tempo ingenua, proprio come quelle icone francesi immortalate dai fotografi degli anni '60.

Una Brigitte Bardot contemporanea con tanta voglia di sperimentare.

E doveva annoiare proprio me.

Fece scivolare pigramente la frusta sulle spalle e sulle braccia nude di Asuka. Inclinò la testa da un lato, come se stesse decifrando chissà che grande segreto.
Poi, colta da un'ispirazione, accostò il braccio a quello della brunetta. La sua pelle era più delicata e più chiara.

«Visto? Sono una vera bionda, te lo dicevo» cinguettò.

«Vuoi un applauso?» la scimmiottò Asuka. «Passando a cose più serie, che ne dici di slegarmi? Mi si sono addormentate le braccia.»

Lili si sollevò, analizzando il nodo che teneva i polsi della ragazza ben stretti alla testata in ferro battuto.
Asuka allontanò lo sguardo, infastidita: Lili le stava praticamente addosso e per di più la sottoveste le era scivolata in avanti, scoprendole il ventre piatto.

Sollevò un ginocchio per assestarle un colpetto. «Copriti, svergognata consumista.»

«Non è colpa mia se almeno io ho buongusto e non indosso le mutande di mia nonna!» ribatté Lili, per nulla piccata dal commento. «Questo» e afferrò il sottilissimo filo nero che le circondava i fianchi «è "Agent Provocateur", sempre che tu sappia cosa sia.»

Asuka roteò gli occhi. «Cose da riccona» commentò.

Lili abbassò il mento per rivolgerle un'occhiataccia. «Forse dovrei tapparti di nuovo la bocca! Dov'è il foulard?» si erse, sedendosi di botto sul bacino di Asuka.

» Dio, Lili! Mi hai uccisa!» sbuffò, la voce affannata. Si divincolò per farla spostare. «Non respiro!» si lamentò.

Lili trattenne il fiato, indignata. «Vorresti dire che sono grassa?» sollevò il bacino per poi lasciarlo ricadere in un botto. «Eh?!» ripeté il gesto, le guance rosse per la rabbia.

Ad Asuka mancò il fiato. Lili non era pesante ma quei movimenti iniziavano a farle male. «Lili! Non ho detto che sei pesante! Smettila!» quasi la supplicò.

La bionda si fermò, soddisfatta. Aveva i capelli un po' elettrici; li sollevò con le mani. «Uff. Stupida Kazama, mi hai fatta sudare. Ora puzzo! Où est mon parfum?» chiese a nessuno in particolare.

Ora che la pancia non le doleva più, la situazione iniziò a delinearsi davanti agli occhi della brunetta: lei, con i polsi legati, stesa sul letto; Lili, in una trasparentissima camicia da notte, a cavalcioni su di lei; entrambe rosse in faccia.

A dir poco imbarazzante. Sembra... Asuka arrossì violentemente.
Si divincolò ancora, peggiorando il tutto. «Lili, spostati. Sei una pervertita.»

Sentiva chiaramente le fresche gambe di Lili attorno ai fianchi, la pressione del suo bacino sul basso ventre, i suoi occhi come fari incatenati ai suoi. Aveva messo il broncio, come una bambina viziata alla quale è andato tutto storto.

Poi si rischiarò in viso. «Preferisci stare tu sopra?» le chiese, maliziosa, tendendosi in avanti per afferrarle i polsi legati. Per effetto del movimento, le si strusciò addosso in un modo ben poco ortodosso.

Asuka gridò, indignata.

Uno splendido sorriso illuminò il viso liscio di Lili. Stava di nuovo ottenendo quel che voleva.

Asuka respirò piano.

Calma.

«Sì. Voglio stare io sopra» le lanciò uno sguardo di pura sfida che lasciò Lili un pochino interdetta. La biondina si scosse dallo shock e si avviò a scioglierle i fiocchi. Le lunghe ciocche bionde le solleticavano il viso.

Finalmente Asuka fu libera. Trasse un sospiro di sollievo prima di massaggiarsi lentamente i polsi.

Lili attendeva, tesa. Fece per sfilarsi la veste ma Asuka le fermò, afferrandole i fianchi sottili con le mani.

Ci manca solo che si spogli, quest'oca.

Fu allora che, con un movimento fluido e deciso, Asuka ribaltò le posizioni. Ora mi diverto io..

Lili sorrideva, senza reagire. Si fidava, comprese Asuka, sorpresa. E a male.

Le afferrò i polsi e glieli legò con gli stessi nastrini di prima alla testata del letto, poi saltò giù dal letto.

L'assenza del calore di Lili la colse di sorpresa — il suo corpo quasi protestò. La ragazza restò immobile. L'altra si stava lamentando: « Qu'est-ce que ça signifie?!»

Asuka si scrollò di dosso quella strana situazione e scappò via dicendo: «Ora liberati da sola, Rochefort!»

Corse via, lontano da quel luogo stregato.

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Capitolo 16
*** Joyeux anniversaire (Prompt: uno dei due è morto ma resta con l'altro) ***


39. Uno dei due è morto, ma continua a rimanere con l’altro
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Verde
Genere: Comico, sovrannaturale
Titolo: Joyeux anniversaire
Flashfic

Il flacone di shampoo, completamente rovesciato, non ne voleva sapere di esalare gli ultimi respiri di prodotto.
Asuka Kazama, con i capelli inzuppati, protetta dal box doccia in plastica azzurra, lo osservò stralunata.
L'aveva comprato ieri appositamente per quella serata.
Non poteva essere finito.
Aveva un appuntamento con alcuni amici in un nuovo ristorante giapponese non troppo caro, nel centro di Montecarlo.
Voleva festeggiare così il suo ventiquattresimo compleanno.
E, per l'evento, si era promessa di prepararsi e di essere un po' meno sportiva del solito.
Avrebbero partecipato anche alcuni vecchi amici, tra cui Hwoarang. Quel vecchio pazzo non lo vedeva da secoli.
Le spuntò un sorriso inaspettato al pensiero di Hwoarang.
Non vedeva l'ora di rivederlo. E avrebbe potuto, se solo si fosse fatta quel benedetto shampoo .
Borbottò qualcosa tra i denti che suonava molto come "Lili", e si decise ad uscire dalla doccia. Si avvolse nell'accappatoio, scosse la testa e, furiosa, marciò fuori dal bagno.
Sul tappetino, proprio sul tappetino nuovo – scelto perché Lili le aveva tirato i capelli – che le ricordava il Giappone con i suoi fiori di ciliegio, faceva bella mostra una grande macchia di shampoo bianco.
La traccia sospetta proseguiva poi fino a...
«La mia stanza no!» protestò Asuka contro nessuno in particolare.
Corse in direzione della stanza ma fu goffamente distratta e scivolò a causa dello shampoo, battendo a terra.
«Questa volta me la paghi, oca bionda» sibilò Asuka, massaggiandosi l'osso sacro e facendo saettare gli occhi tutt'attorno, tentando d'individuare Lili.
Una risatina cristallina le giunse molto vicino.
«Mi stavi cercando?» chiese la voce che aveva riso, in un soffio, all'orecchio di Asuka.
«Malefica finta bionda! Era il mio shampoo preferito!» la rimproverò la brunetta, puntandole l'indice.
La figura evanescente ebbe un tremito — stava ridendo.
«Lo shampoo da poverella quale sei. Dovresti comprare quelli che ti ho consigliato io per i tuoi orridi capelli ribelli» liquidò la questione.
Asuka si rialzò, dolorante. Osservò il disastro attorno a sé.
«Mi tocca lavare» sbuffò.
Lili ridacchiò di nuovo.
Asuka ridusse gli occhi a due fessure: cosa tramava quella bionda fantasma?
Si diresse al mobile dei detersivi, spalancò le ante con un gesto secco e... il contenuto – rosa, giallo, azzurro, il bianco della candeggina – colava dagli scaffali in quella che doveva essere una simpatica riproduzione delle Cascate del Niagara.
Asuka non poté fare altro che osservare lo spettacolo a bocca aperta.
Casa sua – un monolocale minuscolo ma accogliente, con le stanze create da vari separé – si era trasformata in un arcobaleno di detersivi, bagnoschiuma e shampoo.
L'artefice di tutto quell'ambaradan era piegata in due dalle risate.
«Ancora non è finito?» le urlò Asuka, scostandosi dalla fronte i capelli gocciolanti.
«Non sei andata in camera tua! C'è una bella sorpresa per te. Io sono un'amica e le amiche non si dimenticano dei compleanni!» rispose con malizia Lili.
Ancora?!, pensò Asuka, roteando gli occhi. Un anno fa, aveva fatto gli auguri a Lili a mezzanotte e due minuti e cinquantasette secondi.
Una tragedia greca.
Marciò sbuffando fino al separé azzurro che delimitava la sua "stanzetta" e la separava dal resto della casa.
Trattenne il fiato quando vide cos'era successo.
Sembrava che fosse scoppiata una bomba di creme per il corpo e trucchi; e, sul muro, un enorme scritta multicolor, cremosa e colante.
Joyeux anniversaire, Asuka!

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Capitolo 17
*** Festa di laurea (Timeskip: 10 anni dopo) ***


2. Timeskip: 10 anni dopo
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Verde
Titolo: Festa di laurea
Genere: Slice of life
Flashfic

La coroncina d'alloro circondava graziosamente la testa bionda di Lili, la quale aveva le guance rosate per la soddisfazione.

«Sorrida, Madamoiselle Rochefort» la chiamò un fotografo, agitando una mano.

«Questo qui non si ricorda di me?» si lamentò Asuka sarcasticamente, mettendosi in posa e circondando la vita di Lili con un braccio.

«Sono io la protagonista di questo giorno» cinguettò la bionda, sfoggiando un sorriso smagliante, ricambiando l'abbraccio di Asuka.

«Ti sarai pure laureata ma resti sempre un'oca bionda» sussurrò Asuka tra i denti.

«Sei solo gelosa perché ormai hai trent'anni e le donne a trent'anni sono vecchie. Almeno una cosa buona l'hai fatta: ti sei presa me» ribatté Lili, rimettendo la brunetta al suo posto.

Questa si voltò per scoccare un'occhiata scioccata alla neolaureata proprio nel momento in cui il flash le inondò.

Quella foto fu appesa nel soggiorno dei Rochefort per la gioia – espressa in gridi e urla – di Asuka.

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Capitolo 18
*** Ciao bella (Canzone: Che cos'è l'amor - Vinicio Capossela) ***


Canzone: Vinicio Capossela - Che cos'è l'amor
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Giallo
Genere: Malinconico, Slice of life
Avvertimenti: AU
Titolo: Ciao bella

Che cos'è l'amor
è un indirizzo sul comò
di un posto d'oltremare
che è lontano
solo prima d'arrivare
partita sei partita
e mi trovo ricacciato
mio malgrado
nel girone antico
qui dannato
tra gli inferi dei bar

Quella sera il bar era pieno di gente: ai tavoli in legno scuro erano seduti giovani e vecchi, coppie e single, donne e uomini; tutti con un boccale in plastica scadente traboccante di birra doppio malto.

Piatti fumanti di salsicce e wurstel tedeschi accompagnati da patatine grosse quanto fette di pane e ricoperte da uno spesso strato di salsa viaggiavano dalle mani dei camerieri stanchi a quelle dei clienti affamati.

Il cibo era ottimo e a buon costo, la compagnia la trovavi e il posto era caldo.

Ecco perché Asuka Kazama si ritrovava anche quella sera seduta ad un tavolo, insieme a gente sconosciuta.
Aveva accettato la richiesta lacrimevole del cameriere «Signorina, non possiamo riservare un intero tavolo solo per lei, cerchi di capire!»

Tanto, alla fine, meglio occupare il cervello con le chiacchiere di persone dalla vita sconosciuta che restare a pensare all'evento tragico successo appena una settimana fa.

Solo una settimana, pensò Asuka. Eppure parevano anni.

Correva l'anno 1930, anno particolare in un periodo particolare in cui tutti decidevano che restare nel proprio Paese significava morire di fame e, se proprio dovevano morire, tanto valeva farlo oltremare.

Molte persone che frequentavano quel bar o avevano qualche caro oltreoceano o ci stavano per andare loro stessi.
Si fermavano, tracannavano un boccale di birra, addentavano un wurstel, e vomitavano il loro desiderio di partire, di scoprire nuove terre, di fare fortuna, di scappare dalla miseria.

Erano entusiasti, gli occhi scintillanti di chi sa che quello che troverà non potrà essere peggio di quello che si è lasciato.

Esorcizzavano la paura di morire in nave con ciò che c'è di più vitale: il cibo e le risate in compagnia.

Anche Lili era stata una di loro, elegante presenza di una borghesia decaduta in un posto per braccianti, solo che, invece della birra e dei wurstel, chiedeva dello champagne e delle escargot.

Lili.

Si era imbarcata una settimana fa, a bordo di una nave per la Martinica, dipartimento d'oltremare della Francia, perché il fallimento della ditta paterna, avvenuto due anni addietro, era un fardello troppo pesante da sopportare.

Restare in Europa significava sentire su di sé I'umiliazione e le risatine soddisfatte della gente, contenta di non scorgerla più con i vestiti di taglio sartoriale che valevano più di tutti i loro averi messi assieme.

Per un attimo, Asuka odiò tutte quelle persone sedute accanto a lei: erano la ragione per cui Lili se n'era andata.
Ma poi, ricordò che non era certo colpa loro, bensì di Lili stessa.

Avrebbe dovuto essere più forte.

Avrebbe dovuto essere meno snob e comprendere che l'epoca della ricchezza che si autocompiace era ormai finita.

Avrebbe dovuto capire che non c'era niente di male ad appartenere alla classe medio-bassa — o forse bassa e basta.

Lili.

Lili che, con i suoi capelli biondi riparati da uno chiccoso cappello corredato da un foulard legato sotto il mento, da vera dama, ma la valigia di cartone alla mano guantata, l'aveva salutata con due baci lievi sulle guance, l'aria altera e gli occhi pieni di lacrime, prima di salire la scaletta.
Qualcuno l'aveva pure complimentata con un fischio e Asuka aveva sentito una morsa al cuore.

Chi l'avrebbe protetta, ora che era andata lontana da lei?

Chi le avrebbe fatto da scudo?

Chi avrebbe sopportato i suoi capricci e sostenuto il suo passo?

Ricordava ancora il dolore e la rabbia che le divoravano il petto mentre la nave si staccava dal molo, traballante e insicura, traboccante di gente vestita di stracci che agitava le braccia.
Quelli rimasti sul porto sventolavano fazzoletti bianchi, asciugandosi le lacrime con le mani spellate.

Asuka era rimasta a guardare fin quando la nave non era diventata altro che un puntino nel mare azzurro.

Una settimana era passata e il ricordo era ancora vivido nella sua mente.

Si riscosse. Ritornò al presente, al bar, alla birra e al piatto fumante di salsiccia e wurstel tedeschi accompagnati da patatine grosse quanto fette di pane e ricoperte da uno spesso strato di salsa, alla gente riunita attorno al tavolo per parlare del mare, del lavoro pesante e del salario da fame.

Cose che Asuka conosceva bene ma che riteneva di non voler affrontare, almeno per quella sera.

Si rifuggiò nel ruolo dell'ascoltatrice, un ruolo che con Lili aveva assunto parecchie volte perché alla bionda piaceva parlare e Asuka gliela dava vinta ogni tanto.

Lo strascicare delle sedie sul pavimento e il vociare della gente aiutò a distrarre la ragazza dal maremoto dei suoi pensieri, almeno per quella sera.

Sapeva bene che, una volta tornata a casa, il ricordo e la solitudine l'avrebbero assalita di nuovo, provocandole la nausea non appena si fosse coricata a letto, vicino al comodino distrutto dove aveva trovato per la prima volta il biglietto per la partenza di Lili.

Che cos'è l'amor
è quello che rimane da spartirsi e litigarsi nel setaccio
della penultima ora
Vinicio Capossela - Che cos'è l'amor

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Capitolo 19
*** Assicurazioni per la vita ( Il loro matrimonio) ***


Nickname: Angel Texas Ranger
prompt: Il loro matrimonio
48. "Posso provarci, ma non sono molto bravo."
Rating: verde
Titolo: Assicurazioni per La Vita
genere: commedia, fluff

«Lili, ma è proprio necessario? Tuo padre non aveva detto che ci avrebbe tirato fuori da questa situazione? Perché, sai, io posso provarci, ma non sono molto brava» biascicò Asuka, una sfumatura lievissima d'isteria nella voce.

Lili alzò un sopracciglio perfettamente arcuato. L'ombretto polveroso bianco (''perché dà luce'', aveva detto lei) sotto di esso donò al suo volto un aspetto extraterrestre — in senso buono, s'intende.

«Asuka, santo Dio, devo un poco sganciarmi da papà e spiccare il volo dal nido una buona volta, no?»

Aveva l'aria decisa e sicura, un po' snob, solita dei momenti in cui Asuka soleva rimproverarla per qualche scelta assurda.

Come quel giorno.

Insomma, quale neurone si era suicidato quella mattina nella testa della bionda pazza perché decidesse di sposarsi quel giorno stesso, di percorrere davvero le scale del Comune e di mettere la maledetta firma sul maledettissimo contratto?
La genia bionda aveva in mente un piano per recuperare le finanze dopo la guerra: sposarsi, recarsi da qualche associazione per assicurazioni sulla vita (o sulla morte, Asuka tanto ne capiva), far finta di morire e ricevere un indennizzo.

Ovviamente, sarebbe stata Asuka ad incassarlo.
Poi Lili sarebbe misteriosamente resuscitata e via, tutti felici e contenti e, soprattutto, di nuovo ricchi.

«Ma, davvero, perché dovevi invitare tutta la tua famiglia?» chiese Asuka nervosa, registrando tutti quegli sguardi che la squadravano da testa a piede.
La cosa che più la sorprendeva era che, tra quegli sguardi aristocratici, ne spiccava uno caldo e vitale, brillante.

Il padre di Lili era raggiante; sembrava che il fatto che la sua amatissima figlia avesse deciso improvvisamente di sposare la sua migliore amica non gli destasse il minimo sospetto e nemmeno un briciolo di confusione e delusione.

«Deve sembrare il più vero possibile» rispose la bionda, il braccio coperto dai guanti in pizzo sangallo sotto a quello avvolto in un elegante completo giacca-pantalone di Asuka.

«Kami, è vero! Per questo schifosissimo Paese, noi saremo sposate! L'intero Principato di Monaco in questa sala non renderà il tutto più reale!» la voce di Asuka salì di un'ottava.

«Per me e per l'assicurazione, sì. O credi che siamo solo noi i geni del crimine?» la zittì Lili, acconciandosi il velo.

Sembrava così a suo agio, dannatamente a suo agio nell'abito bianco a sirena, mentre sulle sue labbra morbide — "ho fatto lo scrub!'', aveva detto — si apriva un sorriso diretto ai parenti.

Asuka la osservò imbambolata. «E serviva anche l'abito? E poi perché io il maschio?!» continuò a lamentarsi sottovoce .

Questa volta non ci fu neppure bisogno che la bionda si girasse per sapere che l'aveva sparata grossa.

Lili si erse sui tacchi a spillo delle sue spettacolari decolleté e, con un ghignetto di chi la sa lunga, affermò «È evidente il perché».

Zac, chiusa. Asuka tacque, il suo cervello ribolliva alla ricerca di una risposta adeguata.

Poi la trovò.

Si voltò maligna verso Lili e disse «Intanto io le ho più grosse»

Sentire il respiro mozzato di una indignatissima Lili fu rigenerante; quasi quasi era contenta di aver accettato le nozze — scritto 'nozze' ma letto 'piano folle di Emilie'.

Peccato che Lili non aveva finito. Nei suoi occhi brillò un guizzo malizioso che non piacque per nulla alla brunetta.

«Non vedo l'ora di scoprirlo durante la nostra Luna di Miele» sussurrò con un tono lascivo che non le si addiceva.

«Santi Kami» fu la risposta di Asuka. Distolse subito lo sguardo dalla sposa — si rifiutava di pensare che fosse 'la sua sposa — e... oddio, forse sarebbe stato meglio riportarlo su Lili.

Davanti a lei si ergeva in tutta la sua statura da ufficiale, l'uomo che avrebbe sancito l'unione falsissima tra Lili e Asuka.

«Ma chi me l'ha fatto fare!» borbottò Asuka tra i denti, prima di accingersi a subirsi i discorsi dei parenti di Lili, le foto dei parenti di Lili, le lacrime dei parenti di Lili, gli abbracci dei parenti di Lili e, soprattutto, quel malefico, falso, altissimo — pure in cielo lo avevano sentito — grido ''Evviva le spose!''.

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Capitolo 20
*** La Schifosa Guerra dei Mondi (Prompt: War!AU) ***


Non potevo resistere! XD

Rating: giallo
41. War!AU
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: La Schifosa Guerra dei mondi

Lili alzò il braccio per ripararsi dalla nuvola di polvere grigia e sporca sollevatasi allo sbattere della grossa trave arrugginita dall'incuria e dal tempo.

«Mon Dieu» sbuffò, stizzita.

Erano due settimane che non si faceva una doccia come Cristo comanda per cui — orrore degli orrori — puzzava.
Aveva strisciato lungo dei sotteranei, ignorando lo zampettare di creaturine non identificate e lo sgocciolare viscido sulla sua testa.

I suoi splendidi capelli lavati con TIGI! Marcia funebre, s'il vous plaît.

Aveva visto con i suoi occhi — sissignori — un fantoccio di legno animarsi ed attaccarla, urlando nella sua fottuta testa che quella non era la loro guerra.
Porca bubbazza, e di chi diavolo era, se no?

Quella maledetta guerra aveva spazzato via la vita di Lili Rochefort, staccando una per una le cinque stelle che indicavano il livello della sua vita — la vita di una splendida figlia sedicenne di un magnate del petrolio.

Puff! Tutto svanito, proprio come quella schifosissima nuvola di polvere davanti ai suoi occhi.

«Andiamo, oca bionda!»

Due mani guantate che si sfregavano. Lili soffocò un'imprecazione — la vecchia Lili non avrebbe mai imprecato, non era chic.
Qual era la parte peggiore di tutta quella missione stupida?

Asuka Kazama.

Lì, di fianco a lei.

Neppure lei si era fatta una doccia in quelle due settimane passate a lottare con le unghie e con i denti per sopravvivere al Sesto Torneo del Pugno Di Ferro, eppure quello sporco le donava un'aria da valchiria.
Lo sguardo scuro era determinato e intelligente, il sudore che imperlava le sue braccia non faceva altro che metterne in risalto i muscoli slanciati. Il top bagnato sembrava il risultato di una gara a Miss Maglietta Bagnata e non di una nuotata furiosa in un fiume per sfuggire ad un branco di scagnozzi di Jin Kazama.

Perché lei è un rozzo maschiaccio, pensò Lili, innervosita.

Puntò i piedi, come una bambina capricciosa. «Non voglio. Questo treno non mi piace per niente.»

Asuka le rivolse un'occhiataccia prima di scavalcare la trave che bloccava l'accesso al treno.

«Siamo in una fottuta foresta perché ci siamo fottutamente perse e quel fottuto treno è la nostra unica, fottuta speranza. Ora sali o no?» ribatté Asuka, allargando le braccia nude e abbronzate, la voce che saliva di un'ottava.

Lili incrociò le braccia al petto per tutta risposta, imbronciata, scoccandole uno sguardo da sotto le ciglia bionde — perché il mascara si era sciolto, per la miseria.

«Sboccata» borbottò. Quando Asuka sollevò una gamba per posarla sul treno malandato, Lili scattò.

«E va bene, va bene! Vengo!» acconsentì con il tono più annoiato che riuscì a ottenere.

Asuka la ripagò con un sorriso di vittoria. «Muovi quel culetto francese, oca»

«Monegasco, monegasco!» la corresse la bionda. Sapeva che diceva così solo per farla stizzire. Dopo quelle due settimane di convivenza, ormai conoscevano ogni particolare della vita l'una dell'altra.
Sbuffando come una locomotiva a vapore, Lili scavalcò la trave — ghignando quando percepì gli occhi avidi di Asuka sulla sua gamba snella — e saltò graziosamente sul...treno.
Se treno poteva essere chiamato quell'ammasso di pezzi di legno tenuti insieme da malandate catene di ferro. Asuka e Lili riuscivano a vedere il vagone di comando, null'altro.

«E ora... facciamo ballare questa ferraglia vecchia» strillò Asuka, piazzandosi le mani sui fianchi.

E la ferraglia vecchia... cominciò a ballare.

Lili si sforzò di mantenere l'equilibrio aggrappandosi al braccio di Asuka. Si scambiarono uno sguardo terrorizzato
.
«Il comandante deve averci viste. Beh, magari ci risparmia la guida illegale da alcolizzate. Vado a controllare.» Asuka cercava una spiegazione logica. Si avviò verso la cabina di controllo.

Lo stomaco di Lili si contrasse. Non le piaceva quella situazione. Maledetta guerra. Il mio stivale di vera pelle non avrebbe mai calpestato un mezzo di trasporto che non fosse il mio jet privato.

Un urlo squarciò l'aria.

Lili voltò la testa di scatto: avrebbe riconosciuto quella voce ovunque — l'aveva tormentata per due settimane.

Asuka.

«Asuka!» gridò, muovendo le braccia per acquistare velocità durante la corsa. «Arrivo!»

Rallentò quando la vide immobile davanti alla cabina, un braccio ancora teso a mantenere la porticina aperta.
Quell'immobilità faceva paura.

«Asuka?» chiamò, la voce gracchiante. Ne aveva viste troppe e si era sempre aggrappata alla ragazza come se fosse una questione di vita o di morte. Ora era il suo turno di fungere da àncora; il problema è che non sapeva se ne era in grado.

«È vuota» rispose finalmente la sua amica, in un filo di voce incredula. « Lili, non c'è nessuno a guidare questo stronzo. »

Lili non rispose. Se un fantoccio di legno poteva animarsi da solo, perché non un treno? Scrollò le spalle.

«Non importa. Un lavoro in meno. Cerchiamo di capire dov'è diretto» disse. Afferrò Asuka per un braccio. La sua amica aveva il viso pallido. « Andiamo a vedere se ci sono le ostriche e lo champagne? »

Asuka si riscosse e le scoccò un'occhiata spiazzata, del tipo 'Sei fusa?' «Ostriche e champagne? E chi cazzo dovrebbe servirci, un fottuto cameriere fantasma?»

Le diede un buffetto sul braccio — il suo modo di essere affettuosa e riconoscente per averla sottratta da quello stato di shock. Lili sorrise.

«Magari ci fosse un cameriere! Garçon!» esclamò in tono sognante, facendo schioccare due dita come a richiamare l'attenzione di un cameriere immaginario.

«Oca.» Asuka scosse la testa. «Ma cercare provviste è una buona idea. Laggiù c'è una cabina. Andiamo.»

Rinvigorita, Asuka avanzò impettita — dannati quegli airbag — verso la cabina. Poi, come scottata, si allontanò.

«Qualcuno è già passato di qui» sussurrò.

Lili le si avvicinò alle spalle, inalando l'odore di qualcosa di sinistro. «Qualcuno parecchio arrabbiato, direi.»

Indicò con l'indice affusolato le tracce lasciate sulla porta di legno. Graffi. Artigli.

«Qualcuno con gli artigli se l'è presa con questa povera porta malandata» concluse Asuka.

«Bene. L'ennesimo non umano che incontriamo. Ma che guerra è? La guerra dei mondi?!» gridò Lili, al limite della pazienza.

Si portò le dita scheggiate alla fronte, come se volesse costringerla a contenere quell'orrore.

Tutto quello che pensavi fosse leggenda esiste. Fattene una ragione.

Improvvisamente, un'aura di malvagità la colpì forte al petto. La avvolse, l'annegò in sé, la circondò. Lili si piegò in due, boccheggiando.

Non respiro! Non respiro!

Annaspò, i suoi polmoni imploravano per una boccata d'aria. Lontanissima, avvertiva la voce di Asuka che la chiamava in preda al panico.
Le scoppiarono i capillari.
Fin quando due mani non l'afferrarono per le braccia e la scossero, riportandola alla vita.
Respirò quanta più aria era possibile, con un risucchio orribile.

Il volto deformato dalla preoccupazione di Asuka era l'unica cosa che riusciva a vedere avanti a sé.

«Lili? Kami, cosa ti è successo?» domandò Asuka, urlando per la paura. «Bionda stronza! Non ti permettere mai più!»

Appena Lili ne fu capace, aprì la bocca per parlare. «Non l'hai sentito?» chiese. Era ancora scossa e si sentiva infinitamente fiacca. Non aveva più voglia di scherzare. Voleva andarsene da lì, immediatamente. Aveva ignorato il brutto presentimento — il tipico presentimento delle prede- e ora ne stava pagando le conseguenze.

Negli occhi nocciola di Asuka danzava una luce inquieta. «Sì. Ma non mi ha fatto quell'effetto. Kami! Pensavo saresti morta! Oca!» la scosse forte prima di stringersela al petto, battendole la schiena, ancora in preda al panico.
Mentre l'abbracciava, Lili avvertiva l'energia scorrere di nuovo nelle vene, come se Asuka l'avesse rimessa in moto. Mi si dev'essere annebbiata la vista perché vedo tutto bianco , pensò.
Sbatté le palpebre un paio di volte prima di rendersi conto che la sua vista funzionava sin troppo bene.

Mon Dieu, Asuka brilla.

Poi il bagliore si affievolì e Lili si convinse che fosse stata tutta colpa della sua immaginazione a briglia sciolta.
Decise di non farne parola con l'amica altrimenti l'avrebbe fatta preoccupare ancora di più.
Asuka la sciolse dall'abbraccio.

«Abbiamo bisogno di rifocillarci e di armi. Non bastano i nostri pugni, Lili, a quanto pare. Ce la stiamo vedendo con il fottuto soprannaturale!»

«È così che mi chiamate, umani?» chiese una voce profonda, inconfondibilmente maschile, in un giapponese venato da un accento irriconoscibile.

Di nuovo quella maledetta sensazione, eppure ora non l'aggrediva, si manteneva ai margini. Lili si accorse di stringere ancora la mano di Asuka.

E quella brillava.

Alzò lo sguardo, sbalordita, sulla sua migliore amica. Una vera valchiria con i superpoteri. Poi aggrottò la fronte quando vide che aveva gli occhi sbarrati. Ne seguì la direzione.
Anni addietro, avrebbe pensato che quello era un costume perfetto per Halloween, un po' creepy ma davvero fatto bene.
Avrebbe allungato la mano verso le ali e le corna ricurve e avrebbe esclamato 'E dove hai trovato questi materiali?!'
Avrebbe gridato che voleva un costume così figo anche lei. Chi l'avrebbe mai battuta?
Tutto questo prima di partecipare al Torneo nel bel mezzo di una maledettissima guerra, prima che i suoi occhi vedessero manichini di legno muoversi, giganteschi robot assassini con nomi di donna, orsi parlanti e ora...

«Cosa vuoi, demone?»

La sua coraggiosa Asuka. Avrebbe voluto averle detto quanto ci teneva a lei prima di morire.
Di morire per mano di un demone. Con tanto di ali nere e di corna. Ali d'angelo nere. Corna.
Armandosi di coraggio, si costrinse a guardare i suoi occhi. Schiacciò la mano di Asuka, le nocche completamente bianche.
Gli occhi del demone erano bianchi cerchiati di nero. Ma non osservavano lei, proprio no; erano fissi su Asuka, sconcertati.

Con grande stupore di Lili, il mostro mosse un passo indietro. Ringhiò, scoprendo i canini affilati.
Moriremo dissanguate. O forse no.
Sentì Asuka irrigidirsi al suo fianco, pronta a combattere o a scappare. Conoscendola, era più probabile che si lanciasse in uno spietato e disperato duello con quel demone dagli occhi di neve.

«Cosa vuoi?» chiese ancora Asuka.

«Taci, ragazzina!» intimò il demone, la voce tonante.

Asuka avrebbe potuto sputare fuoco per quanto era furiosa. Lili sapeva che odiava essere data ordini ed essere chiamata 'ragazzina'. Quello lì aveva fatto entrambe le cose.
Ora che si era calmata, Lili notò che il demonio aveva dei lineamenti cesellati e un corpo da combattente, con quel petto muscoloso che si gonfiava per la rabbia. Quel volto...

Lili si paralizzò. «Jin Kazama!» urlò, indignata. «Quello è tuo cugino, Asuka! Ora ti spacco quelle corna e le do in pasto agli orsi! »

Snap. L'elastico si ruppe nella testa di Lili. Si avventò sulla versione demoniaca dell'uomo che le aveva rovinato la vita a cinque stelle.

Con un movimento deciso del grosso braccio, il mostro la fece volare dritta contro la cabina di legno.

«Insolente» commentò. «Chi diavolo è Jin Kazama? E non osare imparentarmi con un'umana!» gridò, furioso, come se l'avessero insultato.

Impegnato com'era a inveire contro Lili, non si era accorto che Asuka si era avvicinata e gli aveva afferrato l'avambraccio rivestito dai paracolpi. Una luce bianca si sprigionò a quel tocco.

«Non toccare la mia amica, stronzetto.»

Il demone strinse i denti, mangiandosi un grido di dolore. «Lasciami, maledetta!»

Scrollò il braccio, mandando Asuka a terra, sulle polverose assi di legno.
Lei indietreggiò, rendendosi improvvisamente conto di chi aveva sfidato. O di cosa.

Un brivido corse lungo la spina dorsale di Lili. Cugino o non cugino, in quel momento Jin era assente e al suo posto c'era un demone incredibilmente potente.

E le avrebbe massacrate.

Presto.

Si alzò in piedi, dolorante, e corse barcollando davanti ad Asuka, parandosi per difenderla. Inutile.
Si sarebbe umiliata purché risparmiasse loro la vita. Erano due ragazzine, che cosa potevano fargli?

«Non ucciderci, ti prego.»

Alle sue spalle, sentì Asuka mugolare. Non le era piaciuta quella mossa.
Eppure il demone indietreggiò, portandosi una mano alla fronte, con un ringhio di dolore.

«Me la pagherai, umana, per questo» tuonò, spalancando le immense ali e spiccando il volo.

Due cigolii, uno stridere che le stonò le orecchie come le unghie sulla lavagna. Il treno si fermò.

Una fottuta guerra dei mondi. Lili crollò a terra, affianco ad Asuka.

«Sono troppo bella perché mi si dica di no, non è vero?»

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Capitolo 21
*** The Avengers: Tekken Edition ( Prompt: Avengers!verse) ***


35. Avengers!Verse
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: The Avengers: Tekken Edition
Rating: verde
Genere: comico

Jhor fece roteare il martello, un'aria decisa sul volto.
« È il momento. » decretò, gli occhi scuri fissi sul grande schermo davanti a lui.
Alle sue spalle, la squadra degli Avengers annuì. Indossavano le loro armature per l'occasione, pronti a scendere in battaglia senza esclusione di colpi.
Il rischio era elevato. Le probabilità che qualcuno lasciasse per sempre la squadra erano altissime, stando ai pareri di Iron Hwo — il quale aveva lanciato uno sguardo al suo aiutante Steve e aveva sghignazzato.
Mardhulk lanciò un ruggito, battendosi il petto con i pugni.
« Mardhulk number one! Mardhulk vuole combattere! »
Gli altri sembrarono condividere il suo rozzo e grezzo pensiero. Si scambiarono un'occhiata.
« Jhor, siamo pronti. Quando vuoi. » affermò Captain Sweden, gli occhi azzurri dardeggiavano mentre il dio dei fulmini si girava verso di lui.
« Sei coraggioso, Captain Sweden. Ma tu non puoi sconfiggerlo. Nessuno può. Solo io. Devo morire per liberare l'umanità. » commentò Jhor. Sembrò perdersi nei suoi pensieri.
Iron Hwo ridacchiò e Jhor lo fulminò — letteralmente parlando — con lo sguardo.
Il simpatico Avenger si rivolse alla ragazza dai fluenti capelli al suo fianco.
« Che storia nauseante! » le disse, a bassa voce.
La Vedova Bionda scosse la testa.
« Sempre le stesse cose. Sono quattro film che dice la stessa frase ma, guarda un po', non muore mai. »
« Potrei toglierlo io di mezzo. Si addormenta in continuazione. » propose Asuka Maximoff, agitando la mano; l'energia le si raccoglieva velocemente sul palmo.
Jhor continuò il suo discorso, riscuotendosi dai suoi pensieri oscuri.
« Stiamo per affrontare un nemico potente, un nemico che solo uniti potremmo sconfiggere. » aggiunse, posando i suoi occhi — gli occhi di ha vissuto innumerevoli sofferenze — su ognuno di loro.
« Proprio così. » concordò una voce da lontano.
« Bryanick Fury! Signore! » esclamarono gli Avengers in coro.
Fury esplose in una delle sue risate sataniche.
« È ora di fare fuori questi bambocci! » gridò, gli occhi da cyborg spiritati.
Improvvisamente una mazza gli cadde in testa, tramortendolo al suolo.
Gli Avengers non commentarono. Dall'ombra, una figura si mosse quatta quatta.
« Ravenick Fury! Signore! » gridarono gli Avengers in coro.
« Impostore. » commentò Fury, colpendo Bryan Fury . « Ammirevole. » disse poi, rivolgendosi a Jhor. « Il nemico dell'umanità aspetta voi, Avengers. O lo sconfiggerete... o sarà lui a sconfiggere voi. »
Gli Avengers pendevano dalle sue labbra.
« Io credo in voi, Avengers. » detto questo, si smaterializzò.
« Nemico avvistato, Avengers! » urlò Captain Sweden. Il suo viso era teso.
« Finalmente. » sussurrò Jhor, stringendo forte il martello.
L'edificio si stagliò netto contro il cielo. L'aria era elettrica: tutti aspettavano quel momento.
Ed ecco che il vero volto del nemico si rivelò: una temibile scritta a caratteri cubitali di colore rosso.
"NAMCO".
La resa dei conti è cominciata

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Capitolo 22
*** She's a rebel! ( « Le regole sono fatte per essere infrante » ) ***


48. "Le regole sono fatte per essere infrante."
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: She's a rebel!
Genere: Slice of life
Rating: Verde
Drabble {110}

Fiori di ciliegio decoravano la via. Le chiome degli alberi erano così folte che Asuka era convinta che il cielo fosse rosa.

È tutto sbagliato. Bigiare non è da Mediatrice di Osaka.

Lili, con un sorriso dannatamente affascinante sulle labbra rosa, la tirava per la mano, spingendola sempre più fuori dall'edificio scolastico.

«È una splendida giornata di aprile e noi siamo libere! Seguimi!» trillava Lili.

«Ma uscire dopo e non durante le lezioni no? Non si fa, rovinerai la mia condotta.»

Lili si girò per lanciarle un'occhiata eloquente.

«La tua condotta è già irrimediabilmente rovinata. E poi, cara studentessa modello, le regole sono fatte per essere infrante, nessuno te l'ha insegnato?»

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Capitolo 23
*** Ducati Monster ( « Sei stato un bimbo cattivo » ) ***


10."Sei stato un bimbo cattivo."
43. "Avresti qualche spicciolo da prestarmi?"
44. "Mi sa che ci siamo persi..."
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Ducati Monster
Genere: Slice of life

google maps and tripadvisor docet!


Se c'era una cosa che Asuka Kazama adorava di quel teppista di Hwoarang, quella era la sua motocicletta.

Una Ducati Monster fiammante che ruggiva come un leone a caccia (Asuka sospettava che l'avesse vinta a poker a qualche sbadato collezionista di due ruote).
Come non adorare quel rombare di motori, quelle ruote lisce, quella silhouette aggressiva?

« Monsieur Hwoarang, mon cher, prestami la tua moto. Voglio fare una sorpresa ad Asuka. »

Ecco, forse mettendo una stupida oca bionda franc... ops, monegasca, in sella alla suddetta moto.

Quel primo pomeriggio, all'uscita della scuola, ad Asuka Kazama quasi venne un infarto allo scorgere Lili Rochefort graziosamente appollaiata sulla lucente Ducati, le gambe snelle, fasciate da aggressivi pantaloni di pelle, che dondolavano.

Qualche studente fischiò nello scorgere la profonda scollatura della camicia nera di Lili. Invece di rispondere con un occhiolino, la bionda continuò a fissare maliziosamente Asuka, come se si aspettasse qualcosa.

Asuka ringhiò e prese a scendere i gradini più velocemente.

« L'ammazzo » borbottava tra sé e sé, quasi marciando sulle scale.

Lili dovette interpretare molto male quel borbottio perché le rivose un sorriso che voleva essere seducente. « Ciao, Asuka » la salutò.

Asuka si lanciò su di lei. « Oca! Questo sarebbe il motivo per cui oggi non sei venuta a scuola? Sei andata a bighellonare con il rosso cretino? » domandò, urlando.

Alcuni ragazzi ridacchiarono, rallentando il passo per ascoltare meglio: adoravano i pettegolezzi, soprattutto se la favolosa europea era coinvolta.
Asuka li fulminò con lo sguardo prima di rivolgere tutta la sua attenzione nuovamente a Lili.

« Che pettegoli » si lamentò sottovoce.

Lili inarcò un sopracciglio divertita. « Che ci vuoi fare, sono una celebrità! » spiegò, buttando i fluenti capelli biondi all'indietro con un colpo della mano; si stava dando delle arie.

« Ovvio, sei stupida e straniera, una combinazione fatale » rispose Asuka, piazzandosi le mani sui fianchi. Era furiosa.

Lili socchiuse gli occhi. « Sei gelosa. E sei anche gelosa del fatto che io ho la moto di Hwoarang. » accarezzò con la punta delle dita il sediolino di pelle. « Oppure sei gelosa dell'idea di me insieme a Hwoarang? »
Il suo tono era estremamente malizioso. Asuka roteò gli occhi.

« Stupida bionda. Tremo al pensiero di ciò che il povero Hwoarang abbia dovuto sopportare oggi. Ora scendi ,che tu non sai guidare questo gioiello. »

Asuka fece per spostare Lili ma lei scosse la testa e posò l'indice sulle labbra della ragazza. Nei suoi occhi azzurri contornati dal khol danzava una luce allegra.
Una bambina che ha una marachella in mente.

« È qui che ti sbagli, ma chérie. Hwoarang mi ha insegnato. Come sono arrivata qui, secondo te? » fece, un sorriso ad incresparle le labbra brillanti.

Spostò una gamba flessuosa, mettendosi a cavalcioni. Gli stivali con il tacco erano già alla ricerca del cavalletto.
Asuka era assolutamente terrorizzata, non sapeva se all'idea che Lili si ferisse a causa della moto o se la moto si ferisse a causa di Lili.
La bionda si allungò verso il manubrio, come una gatta che si stiracchia. Asuka avrebbe voluto avere i tappi alle orecchie per non subirsi quella marea di fischi.

Massa di ammiratori idioti.

« Monta, ma fille. » la incitò Lili, azionando la Ducati.

Il motore prese a fare le fusa per poi ruggire quando Lili accelerava, prendendosi gioco dello sguardo assassino di Asuka.

« Non è divertente, bionda. Scendi subito » ordinò Asuka.

Lili ruppe in una risata leggera e melodiosa. « No. »

La Ducati aspettava solo lei. Sembrava fissarla, con quell'unico faro tondo, avvisarla, sedurla. Gioca con me ma attenta.

Con un sospiro di sconfitta, Asuka montò dietro Lili che, ridendo soddisfatta, lanciò la moto tra la massa di studenti elettrizzati.

Il vento le frustava il viso e le scompigliava le ciocche, così Asuka tentò di sistemarsi i capelli in una coda.

« Fammi capire come hai ottenuto questa moto » chiese.

Lili ridacchiò. « Tutto ha un prezzo » rispose enigmaticamente. Le fece l'occhiolino dallo specchietto.

Asuka scosse la testa. « Potrei sapere perché ti sei truccata come una baldracca in pieno giorno? » chiese.

« Cosa ne vuoi capire tu di maquillage, rozza camionista? Sono incredibilmente sexy truccata così, una femme fatale! »

Effettivamente, con quei capelli fluenti che le sferzavano la schiena, i vestiti attillati, le lunghissime ciglia piene di mascara, in sella alla splendida Ducati, Lili sembrava davvero una femme fatale.

'Fatale' solo perché potrebbe farci ammazzare su questa bestia.

Edifici, persone, strade sparivano davanti agli occhi di Asuka ad una velocità impressionante; nelle orecchie solo il rombo della moto.
Asuka adorava la sensazione di libertà che le dava girare in moto; peccato che davanti a sé aveva la schiena flessuosa di Lili, il che la irritava non poco.

« Dove vai? » chiese Asuka, urlando per farsi sentire.

Per tutta risposta, Lili allungò una mano. « Osaka ai tuoi piedi! » urlò entusiasta, come offrendole la città dove Asuka aveva vissuto per quasi diciotto anni.

« Ma va... A me pare proprio che ci siamo perse! »

Invece, contro ogni aspettativa, dopo 400 metri, Lili svoltò a destra. Sembrava sicura, come se avesse percorso quella strada milioni di volte. Ad Asuka venne un dubbio terribile.

« Lili, questa è l'unica via che conosci, non è vero? » domandò, la voce più alta di un'ottava.

« Tra 250 metri svolto a sinistra, poi di nuovo a destra tra 90 metri. Seguo la strada, mantengo la sinistra e proseguo per un chilometro. Praticamente sono sulla 423. Uso la corsia per prendere lo svincolo, svolto a destra tra un paio di metri e poi di nuovo a destra tra 350 metri. Seguo la strada e siamo arrivate! » recitò Lili a memoria, tutto d'un fiato. Sembrava fiera di se stessa.

« Sento puzza di rosso coreano » sussurrò Asuka. « E dove saremmo arrivate, di grazia? »

Lili eseguì con facilità tutte le manovre che aveva elencato. Asuka inarcò un sopracciglio: quanto tempo aveva speso a guidare? E quanto aveva rischiato? E, soprattutto, quanto aveva sganciato per convincere Hwoarang?

« Andiamo al La Baie, il migliore ristorante francese qui a Osaka! » rispose Lili, felice.

« E Hwoarang sarà lì ad aspettarci per confiscarti la moto alla prima occasione? » Asuka ne era sicura.

Un'ombra calò sul viso allegro di Lili. « Probabile... » concesse. « È un mercenario » lo accusò, mettendo il broncio.

Ad Asuka si spezzò il cuore. In fondo aveva organizzato quella giornata appositamente per lei. Si sentì in dovere di tirarle su il morale.

« Dopo gli spezziamo le gambe così non potrà guidare » annuì con forza e si sollevò nel vedere spuntare un sorriso sulle labbra della bionda.

« E gli rubiamo la moto » aggiunse Lili, allegra. « Eccoci qui! » annunciò, trillando.

Rallentò e si guardò intorno alla ricerca di un posto dove parcheggiare. Gli occhi di Asuka corsero alla facciata elegante — molto stile Lili, molto poco stile Asuka — ma, a metà della corsa, si scontrarono con una chioma arancio carota.
Ridusse gli occhi a due fessure .

Hwoarang.

Il ragazzo si accorse di lei e le fece l'occhiolino.
Mangiò i metri che lo separavano da lei e Lili, le mani nelle tasche, spavaldo e sicuro di sé. Le ragazze per strada si giravano a guardarlo quando passava. Fischiò, canzonatorio, quando Lili scese dalla moto con un elegante movimento della gamba.

« Touché, Lili. Sembra che la mia splendida sia illesa » commentò, chinandosi per dare un'occhiata da vicino.

Asuka gli diede un calcio sul sedere, approfittando del momento. Era convinta del fatto che al mondo c'erano due cose che Hwoarang adorava: il suo maestro e la Ducati Monster.

Il ragazzo si rialzò e Asuka lo tirò in disparte, stringendogli forte un avambraccio e ignorando bellamente le sue colorite proteste.

« Dimmi quanto hai ricevuto per questa sbuffonata » gli intimò.

Hwoarang fece spallucce. « Un giusto compenso. Spiccioli per una tasca piena come Rochefort. A proposito, non è che avresti qualche spicciolo da prestarmi? Vorrei offrirmi un bel caffè. »

Asuka ringhiò per la sua insolenza. « Addirittura! Ti meriti una bella lezione perché sei stato un bimbo cattivo »

« Non vorrai fare una scenata davanti a tutta questa gente!? » gracchiò Hwoarang quando Asuka lo afferrò per il colletto.

« Assolutamente no, caro Hwoarang. Credo che ripagherai Lili per la sua generosità » rispose la ragazza con un ghigno.


Lili sollevò lo sguardo e schioccò due dita per chiamare il cameriere.

« Garçon? Il conto, s'il vous plaît. » Le piaceva far vedere che era di madrelingua francese.
"Siamo in un ristorante francese, no? C'est comme chez moi. " aveva detto.

Il cameriere, in un elegantissimo frac, ritornò da loro con le mani in mano. « Signore, il conto è già stato pagato » riferì loro. « Con particolari omaggi da parte di un ammiratore. »

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Capitolo 24
*** If I was a rich girl...( What if?) ***


27. What if?
Nickname: Angel Texas Ranger
Genere: Slice of life
Titolo: If I was a rich girl...
Flashfic

«Se fossi ricca, comprerei borse Chanel per ogni giorno della settimana, poltrirei in una piscina gigantesca in una villa a Montecarlo e viaggerei su un jet privato.»

Lili Rochefort premette la punta della matita sul suo libro di testo fotocopiato -e per di più usato.
Seduta scompostamente sulla sediolina di legno, sbuffava e scarabocchiava: qualsiasi cosa pur di non mettere la testa sul libro.

«Studierei giapponese lì così potrei conoscere la mia amica di Whatsapp» continuò a elencare.

La sua compagna di classe ghignò. «Almeno sei bella...pensa a me.»

Lili la ignorò. «Anche la mia amica è bella. La andrei a trovare tutti i giorni. Si chiama Asuka Kazama. A-s-k-a.»

Si guardò intorno, annoiata. «Magari studierei qualcosa di interessante e farei sport, danza classica.»

Digitò velocemente un messaggio alla sua amica giapponese (la migliore fuga dalla realtà) sulla tastiera del telefonino economico per accigliarsi subito. «E magari comprerei una connessione Wi-Fi per questa dannata scuola!» urlò, come se il preside potesse sentirla. «Merde, allez vous foudre. »

La ragazza seduta accanto a lei scoppiò in una risata sguaiata e le tirò scherzosamente i lunghi capelli. «O magari la smetti di lamentarti e ti metti a studiare, che ne dici?»

Lili lanciò la matita in aria, scoccando un'occhiata di sbieco alla compagna. Allargò le braccia.

«Ecco, vedi! Se fossi ricca, me lo comprerei questo pezzo di carta che non serve a un emerito cazzo!»

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Capitolo 25
*** Lose Control ( « Non è necessario che qualcuno lo sappia » ) ***


Partecipa alla About Sex Challenge indetta da ManuFury con il prompt "Rapimento".

Partecipa alla Challenge "Quella volta in cui" di MissChiara con il prompt "Personaggio A e personaggio B sono insieme, ma B capisce di non essere più innamorato di A e lo lascia. A questo punto puoi scegliere:
- A impazzisce e rapisce / tortura / uccide B
- A e B tornano insieme, ma B continua a non essere innamorato di A"

20."Andiamo, non è necessario che qualcuno lo sappia."
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Lose Control
Avvertimenti: Otherverse (Manga)
Genere: dark
Drabble

If we play very quiet, my lamb,
Mary never has to know.

Just once in my life,
I think it'd be nice,
Just to lose control, just once.
Evanescence - Lose Control

Il buio dello sgabuzzino del liceo era confortevole. Lili sapeva che quello che stava facendo era sbagliato per una serie di motivi — erano a scuola; Asuka l'aveva lasciata e ora stava con Hwoarang.

Eppure, qualcuno doveva comprenderla!

Il motivo per il quale Lili non dormiva la notte era lì, davanti a lei, le guance rosse.
«Lili, ti prego! Fammi uscire di qui! Se Hwoarang dovesse venirlo a sapere...» Asuka Kazama rabbrividì.

E forse fu proprio quella la goccia che fece traboccare il vaso: Lili ridacchiò e decise che, ancora una volta, aveva agito nel modo giusto.
«Non è necessario che qualcuno lo sappia, ma princesse

E dovette coprirsi la bocca con la mano per non essere sentita mentre rideva di gusto.

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Capitolo 26
*** Stupido mondo perfetto ( Genere: cyberpunk - fantascienza) ***


Partecipa alla About Sex Challenge indetta da ManuFury con il prompt :"Pensi di essere tanto spiritoso a farmi sobbalzare di fronte a tutti?”

Nickname: Angel Texas Ranger
Prompt: Genere fantascientifico-cyber punk
Titolo: Stupido mondo perfetto


Oykot, anno 2133

Emilie Rochefort agitò il flaconcino delle pillole mentre prendeva posto davanti ai pezzi smembrati di un telescopio.

Vuoto.

L'assistente androide dai capelli rosa le passò gli occhiali con un sorriso misurato prima di proseguire.

«Buongiorno, signorina Rochefort» salutò, cortesemente.

«Buongiorno, Alisa. Grazie» rispose Emilie, sforzandosi di controllare il tremolio della voce.

L'agitazione s'impossessò di lei. Inforcò gli occhiali, tentando di focalizzarsi sul telescopio e sul suo assemblaggio. Quella mattina avrebbero dovuto studiare la galassia n^8.
Ma come poteva concentrarsi senza le sue pillole?
Controllavano le tempeste ormonali, l'ansia, l'insicurezza, gli sbalzi di peso, la temperatura corporea, le imperfezioni cutanee, favorendo inoltre la concentrazione. Cose fondamentali per degli adolescenti alle prese con una civiltà quasi completamente robotizzata.

Ieri sera non le aveva prese: una dimenticanza fatale. Bastava saltare un giorno e l'elastico saltava. Snap.
Emilie vide rosso e boccheggiò: non riconosceva quella reazione del suo corpo. L'unica emozione che conosceva era la calma asettica.
Afferrò la bottiglina d'acqua dalla sua postazione e bevve un sorso. Si guardò intorno con la coda dell'occhio. Terrorizzata, notò che la maggioranza dei ragazzi aveva già cominciato a lavorare mentre lei ancora doveva riprendere le redini del proprio corpo.
Una goccia di sudore scese lungo la schiena della ragazza. Immediatamente si passò una mano sulla fronte madida di sudore.

Stava reagendo decisamente male. Era entrata in un circolo vizioso.

Una ragazza con i capelli scuri scivolò vicino alla postazione di Emilie. Portava anche lei gli occhiali. Fu consapevole del fatto che la stava fissando.

Aveva notato qualcosa di strano?

Emilie si leccò le labbra secche prima di posare le mani sui pezzi del telescopio, tanto per non dare nell'occhio.
A malapena nascose il suo sussulto al notare il tremore delle mani.

«Tutto bene?» chiese una voce femminile, in un sussurro che solo Emilie avrebbe potuto udire.

Si girò di scatto. Era la ragazza con i capelli scuri.
Aveva dei bei lineamenti e un fisico sano, più robusto rispetto a quello di Emilie.
Come mai non l'ho mai notata?, si chiese Emilie prima di coprirsi la bocca con le mani. Ma certo, le pillole bloccavano qualsiasi sensazione, qualsiasi esigenza. E ovviamente, qualsiasi impulso degno di una teenager.

Ad esempio, l'attaccatura dei capelli scuri sulla nuca del ragazzo seduto davanti a lei ora assumeva un fascino nuovo: le sembrava...piacevole. Riportò lo sguardo sulla sua soccorritrice e notò come la mollettina che tratteneva il ciuffo probabilmente ribelle rivelava la pelle di alabastro del viso.
Le sembrava importantissimo assorbire tutti quei dettagli, ingurgitarli prima di tornare a prendere le sue pillole.

Sono stata cieca fino ad ora.

Si rese conto che la ragazza stava ancora aspettando una sua risposta.

«Sì, sì, sto bene» si affrettò a dire. La sua voce le suonò come nuova e ne fu particolarmente orgogliosa: era delicata, femminile, elegante. La voce di una ragazza di buona famiglia.

Si chiese se anche a quella ragazza apparisse così.

«Stai...sudando» constatò invece quella, costernata.
Loro non sudavano. Nel 2133 il sudore semplicemente non esisteva.
Emilie aprì la bocca, cercò le parole giuste da dire. Boccheggiò.

«Ah. Dev'essermi caduta l'acqua addosso» si giustificò. Ma si pentì subito di quelle parole. Era stata incauta: il cervello era bombardato dalle nuove pulsioni e semplicemente non si collegava alla bocca.
A proposito di bocca...
Quella della ragazza vicino a Emilie era piccola e rosea, come quella di una bambola. Si tese in una linea stretta poi si arricciò in un ghigno.
Emilie si trattenne dallo spalancare gli occhi. Possibile che la ragazza sapesse? Che lo avesse sperimentato?

Impossibile.

«Bugiarda. Posso controllare le tue pulsioni, sai» mormorò in un sussurro la brunetta, come se le stesse confidando un segreto. «Posso studiarle, esaminarle. In fondo, varie parti del mio corpo provengono da un androide» le fece l'occhiolino. «È dura senza pillole?» chiese, curiosa, non senza un pizzico di malizia, mentre beveva tranquillamente un sorso d'acqua dalla bottiglietta.

Emilie mugolò qualcosa, sconcertata. Era a conoscenza dell'esistenza di umani ai quali erano stati impiantati 'organi' di matrice robotica ma non avrebbe mai pensato di incontrarne uno.
Non che le interessasse.
Fino ad un giorno fa le interessava solo completare gli studi nel miglior modo possibile ed inserirsi nella società umano-androide nel miglioe modo possibile.

Cieca.

Con la coda dell'occhio, scorse una goccia d'acqua scivolare dalle labbra della sua compagna di banco fino al mento poi giù lungo il collo, verso la divisa del laboratorio che non riusciva a nascondere le curve importanti della ragazza.

Emilie deglutì. Sarebbe impazzita senza le sue pillole.

Sarebbe impazzita nel miglior modo possibile.

L'altra notò il suo sguardo rapito e sorrise. «È bello essere viste» disse.

Emilie comprese. Si sentì andare a fuoco. «È come se mi fossi svegliata da un lungo sonno» spiegò, in un sussurro.

Lei le fece un altro occhiolino poi indicò il telescopio. Emilie se n'era completamente dimenticata. Riportò la sua attenzione all'oggetto e alla galassia ma era così dannatamente difficile... sentiva il calore emanato dal corpo forte della mezza androide vicino a sé.
Alla fine, decise di non resistere. «Mi dai una mano?» le domandò sottovoce, senza guardarla, per paura che qualcuno la notasse. Sempre se l'hanno già fatto.

La ragazza si sporse verso di lei, – che ammirò come la tuta si tendesse sul davanti – armeggiando con i pezzi del telescopio e annotando vari dettagli sul modello e sul tipo di tecnologia utilizzata. Lo puntò verso la galassia.
Emilie era particolarmente consapevole della pressione del morbido corpo della brunetta sul suo, dei suoi capelli arruffati che le solleticavano la guancia, del suo respiro caldo e leggero.
«Sono Asuka» si presentò, mormorandole le parole in un orecchio.

Emilie rabbrividì. «Asuka» ripeté, come assaporando quel nome. «Io mi chiamo Emilie.»

«Fico» rispose Asuka, sorridendo. «Dopo la lezione possiamo pranzare insieme.»

Emilie annuì, entusiasta. Si era fatta un'amica. La sua prima amica. Esultò dentro di sé.

Ma fino a pranzo sembrò passare un'eternità.

Asuka sembrava sapere cosa stesse provando Emilie e si divertiva a stuzzicarla – o ad alleviare il dolore. Ogni scusa era buona per finirle addosso.
Maledette pillole. Maledetto mondo senza impulsi.

Mentre si dirigevano verso la mensa dell'enorme edificio scolastico, Asuka elencò ad Emilie le pietanze che lei apprezzava di più – e che quindi Emilie doveva assolutamente provare.
I ragazzi formavano una fila ordinata davanti al bancone della mensa. Nessuno parlava ad alta voce e non di argomenti che non comprendessero galassie e nuove tecnologie avanzate, nessuno si abbracciava o baciava, nessuno rideva o strillava.
Emilie si rese conto che lei ed Asuka rappresentavano l'eccezione e le eccezioni non erano ammesse nel 2133. Nonostante avesse voglia di toccare la sua nuova amica – com'è la nostra pelle? –, si trattene.

«Noiosi, no? Invidio i liceali di una volta» sussurrò Asuka, ghignando. «Si prendevano a botte, scherzavano, non studiavano...»

«Davvero? E tu come fai a saperlo?» chiese Emilie incredula, guardandola di sbieco.

«Ho una copia del dvd di 'Glee'. Risale al 2013, più o meno. Andava forte all'epoca» spiegò Asuka.

Emilie boccheggiò. «E che te ne fai di un dvd vecchio di cento anni? Non sono stati ritirati dal mercato?»

Asuka sembrava essere incurante delle azioni illegali commesse. «Me lo guardo. Andiamo, non trovi assurdo il fatto delle pillole? Stai esplodendo» le lanciò un'occhiata significativa ed Emilie arrossì. Il modo in cui l'aveva guardata era...malizioso. Non c'era abituata.

«Non sto esplodendo» mugugnò Emilie. Imbarazzo. Disagio. Queste sensazioni erano praticamente diventate sue conoscenti. Non le accoglieva con piacere ma perlomeno ora sapeva gestirle.

«Bugiarda bionda!» Asuka ridacchiò prima di sfiorarle il braccio con il dorso della mano, strappandole un sussulto. «Visto?»

Sbruffona. Lili batté il piede a terra, stringendo i pugni.

Almeno trenta teste si girarono ad osservarla, in cerca della ragione di quel gesto sconsiderato.

«Ignorali» le ordinò Asuka, tranquilla. Si era già trasformata in una di quegli studenti anestetizzati. Con le spalle dritte e l'espressione vacua, la ragazza aveva impacchettato la sua audacia e aveva indossato le vesti della perfetta adolescente del 2133.

«Mi risulta parecchio difficile» confessò Emilie. Asuka non rispose ma ,dal guizzo dei suoi occhi, Emilie comprese che trovava la situazione parecchio divertente.
Lei, in fondo, era una mezza androide, si elevava al di sopra di alcune regole imposte agli esseri umani per essere all'altezza della società che avevano creato. Come riconoscere un mezzo androide?, si chiese Emilie, inclinando la testa da un lato per osservare meglio Asuka.
Alisa, l'aiutante androide, poteva apparire perfettamente umana ad una prima occhiata ma i suoi occhi eccessivamente limpidi e di quel verde così acceso spazzavano via ogni dubbio. Almeno così pensava Emilie che aveva sempre saputo la natura di Alisa.

Se l'avesse ignorata, avrebbe trattato Alisa diversamente?

E ora come avrebbe trattato Asuka?

Scosse la testa. Ho bisogno delle mie pillole.

«Avanti, è il nostro turno» le sussurrò Asuka. Emilie si riscosse. Decise che avrebbe preso il solito, magari una cioccolata calda non avrebbe fatto male.

Asuka approvò quella scelta con un cenno.

Si diressero ai tavoli di metallo, privileggiando uno piccolo in un angolo appartato. Le finestre di vetro davano l'illusione di essere liberi anche se in gabbia e lasciavano intravedere le autostrade sospese in aria rivestite di cavi elettrici che mandavano scintille al passaggio delle navicelle e dei droni.
Era tutto molto cupo. Per la prima volta, Emilie si sentì soffocare e distolse lo sguardo.
La scintilla che balenò negli occhi di Asuka le fece comprendere che non era la sola a sentirsi in quel modo.

«Orribile, eh? Che ne dici di spazzare via questo pranzetto e goderci un po' di libertà prima delle lezioni e prima del tuo ritorno alle care, vecchie pillole?» propose, il tono divertito ma l'espressione dura, come se fosse già pronta a ripiombare nella solitudine.

Ed Emilie voleva rendere quegli attimi di beatitudine il più entusiasmanti possibile.

Annuì e si alzò in piedi. Quando Asuka le scivolò accanto, lei represse un brivido.

Stupido mondo perfetto.

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Capitolo 27
*** Santa Claus, do not come to town! ( Prompt: durante le festività natalizie) ***


1. "Mi passi la ricetta?"
13. Durante le festività natalizie
Titolo: Santa Claus, do not come to town!
Rating: Verde
Nickname: Angel Texas Ranger

«Voglio spedire la letterina a Babbo Natale.»

Lili si calcò un berretto verde a punta sulla testa bionda, ammirandosi allo specchio. «Sarà la lettera più commovente di tutte!»

Asuka Kazama, quattro buste della spesa ( quattro per Lili ), sei pacchi ( tre per la famiglia di Asuka, tre per quella di Lili) caricati sulle braccia, avanzò barcollando oltre le porte scorrevoli dell'ennesimo negozio del centro commerciale.

«Ruberesti i regali ai bambini, oca bionda» l'aggredì.

Lili fece finta di non aver sentito nulla e continuò il suo giro, cappellino in testa calato, alla ricerca del contenitore dove spedire la letterina.

«Non potranno mai ignorare una bellezza come me!» esclamò, convinta.

«Ma se tuo padre potrebbe comprarselo, Babbo Natale!?» ribatté Asuka, costernata. Un pacchetto le scivolò oltre la spalla, rimbalzando per il lucido pavimento del centro. Sbuffando, si chinò per recuperarlo.

«Asuka...» tentò di avvisarla Lili.

Troppo tardi. Asuka fu investita da una marea rossa, dorata e verde di pacchi e buste. Qualcuno ridacchiò. Lili si portò una mano davanti alla bocca.

«Ecco perché voglio Babbo Natale! Mio padre non ha una slitta per trasportare tutti quei regali.»

La piazza principale del centro era gremita.
Sulla piattaforma, un elfo — grondante di sudore sotto la divisa in poliestere scadente — invitava a gran voce tutti i bambini a consegnare le loro letterine. «Su, bambini! Tra due minuti sapremo chi sarà il fortunato a ricevere immediatamente il regalo!»

Lili si voltò trafelata verso Asuka. «Mon Dieu, Asuka, hai sentito? Dobbiamo muoverci!»

La vena sul collo di Asuka si gonfiò pericolosamente. Reggeva ancora le quattro buste e i sei pacchi tra le braccia. «Finta bionda ladra di regali! Fammi posare questa roba!» esclamò. Si lanciò sul tavolo più vicino dove rovesciò i regali, liberandosi finalmente le braccia.

Lili cacciò fuori dalla sua pochette una bustina. Sulla piega vi era scritto elegantemente 'Lili'. Saltellò veloce al contenitore e fece accidentalmente scivolare la bustina. Si allontanò furtivamente, lanciando un occhiolino in direzione di una oltraggiata ma troppo stanca per far qualcosa Asuka.

«Nessuno sospetterà» tagliò corto Lili, appena si sedette affianco all'amica.

«Come no» ribatté Asuka, roteando gli occhi.

Un'elfa salì sulla piattaforma. Aveva un pesante trucco occhi che Asuka commentò con un grugnito. L'elfa sexy si avvicinò al microfono e annunciò, allegra «La vincitrice del sorteggio è... Lili! Un applauso, piccola!»

La folla ruppe in un applauso scrosciante.

«Spero per te che sia un'altra Lili» disse lentamente Asuka, puntando un indice minaccioso contro la bionda.

«Io spero di essere io!» trillò lei, battendo le mani.

L'elfa sorrise calorosamente. Qualche maschietto fischiò. «Vediamo cosa riceverà la nostra piccola Lili! Leggiamo la sua letterina...
"Caro Babbo Natale, sono la tua corrispondente preferita, Lili."»
L'elfa alzò lo sguardo. «Ma certo che sei la nostra preferita, tesoro!» esclamò, con un gran sorriso.
«"Quest'anno ho una richiesta speciale: un regalo per un'altra persona. Il mio desiderio più grande è che la mia migliore amica Asuka diventi più affettuosa e meno rozza camionista con me."» L'elfa si accigliò visibilmente. «Che dolce!» commentò.
«"Potresti regalarle tre chili di amore e quattro di sale in zucca? Grazie, tanti baci, tua Lili"» finì di leggere l'elfa.

«Ti avevo detto che sarebbe stata la letterina più commovente di tutte!» fece Lili, dando una gomitata ad una rossissima Asuka.

La ragazza sulla piattaforma agitò il foglio. «Lili, tesoro, sali sul palco! Raccontaci un po' chi è questa tua amichetta!» Sembrò poi rifletterci su prima di aggiungere «E avrei una richiesta per Babbo Natale: mi passi la ricetta dell'amica perfetta?» chiese, scatenando l'ilarità del pubblico.

Una luce balenò negli occhi di Asuka. «Non oserai, oca!»

Lili le rivolse un sorriso mozzafiato. «Puoi scommetterci.»

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Capitolo 28
*** Palloncini ( Family!Verse) ***


Flashfic(347)
19. Family!Verse
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Palloncini
Rating: Verde
Fluff, Slice of life


Gli occhioni neri della bimba scintillarono con gioia alla vista del chiosco di palloncini.
A forma di cuore, stella, bambola, grossi e lucidi, ondeggiavano al vento di fine ottobre.
Indicò con il bastoncino di zucca che reggeva in una mano un palloncino arancione con la faccina sorridente. «Celui là, maman.».
Emilie Rochefort ricambiò la stretta e passò una mano tra i folti riccioli della piccola. «Ton desire est un ordre» mormorò.
«Quando smetterai di parlare quella lingua moscia, faccelo sapere.»
Asuka Kazama le stava facendo la linguaccia, provocando grosse e grasse risate al bimbo di quasi un anno accoccolato tra le sue braccia. Era vestito da zucca, tema Halloween, e adorava scandire a gran voce "Mami".
Emilie si era messa in testa di far passare Angelina Jolie e Brad Pitt per una famigliola ridotta ma Asuka si riteneva in grado di poterla fermare.
Non aveva molta pazienza con i bimbi, continuava a ripetere a Lili; la quale invece sembrava essere intenzionata a seguire le orme del padre e viziare qualsiasi bimbo che osasse chiamarla 'mamma'.
Emilie le scoccò un sorriso. « La mia lingua è fantastica. La tua è tutta un 'wa, sha, san', bleah» rimbrottò, agitò una mano per sottolineare il concetto.
La bimba ridacchiò. «Wa, sha, san!» ripeté, imitando la mamma alla perfezione. Il palloncino sorrideva al cielo notturno.
Asuka non poté trattenere un sorriso. Si rivolse al piccolo tra le sue braccia, facendo le smorfiette. «Mamma Lili è boba, non è vero?»
Lui la ricompensò con una visione della sua boccuccia quasi piena di tutti i dentini. «Boba, mami Lili boba!»
Asuka approvò con un gesto soddisfatto della testa prima di riempire di baci il faccino del piccolo.
La voce musicale di Lili, l'accento francese ancora fortissimo per la recente chiacchierata con la figlioletta, risuonò ancora più sicura e convinta. «Vedi che ci sai fare, Asuka? Prendiamone un altro!»

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Capitolo 29
*** Bella d'estate ( Genere: malinconico/angst) ***


14. genere: malinconico/ angst
Rating: giallo
Nickname: Angel Texas Ranger
Avvertimenti: AU
Titolo: Bella d'estate

Drabble{106}


Bella d'estate vai via da me
Forse perché ti credevo felice così
Proprio così fra le mie braccia
Mango - Bella d'estate

Il vestitino azzurro della francesina scintillava al sole. Sulle spalle, lo zainetto firmato, un po'sporco di sabbia.

«Ci rivedremo, Asuka?» chiese, la voce rotta dai singhiozzi.

La brunetta tentò di rincuorarla. «Certo, Lili. Certo che ci rivedremo. Non stare così»

La biondina sollevò il viso scottato dal sole, il cappello a tesa larga, compratole da Asuka, le offriva un po' di riparo. Aveva le guance rosse rigate di lacrime.

«Ci rivedremo, Asuka-chan?» chiese ancora, sommessa.

La bruna annuì più volte con il capo.
Si abbracciarono.

Bugie da ragazzine.
Entrambe sapevano che non si sarebbero riviste più.

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Capitolo 30
*** Prohibé ( Licantropi!AU ) ***


Rating: giallo
Genere: sovrannaturale
28. Licantropi!AU
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Prohibé

Il vento secco delle Highlands scompigliò i capelli corti di Asuka Kazama. La luna splendeva alta nel cielo, tonda, bianca e grossa come una fetta di mozzarella.
Annusò l'aroma selvaggio della sua terra prima di lanciarsi in quella che doveva essere una corsa di pura vitalità.

Era giovane, forte, una vera femmina alpha, come amava ripetere suo padre. Amava affermare che il lupo che avesse voluto sua figlia, avrebbe dovuto saggiare i morsi della stessa.

Niente può fermarmi, stasera.

Asuka non sapeva che, di lì a poco, qualcosa l'avrebbe fermata e costretta a tornare sui suoi passi.
Continuò a correre, libera come il vento, l'aura della bestia che aleggiava su di lei, appagata. La notte avvolgeva le brughiere in un abbraccio morbido di amante e Asuka ne gioiva: la sua vista da lupo le consentiva di ammirare ogni dettaglio di quello splendido e aspro paesaggio che si stendeva a perdita d'occhio e le tenebre la proteggevano dagli sguardi indiscreti.

Era una serata perfetta per sgranchirsi le membra e ringraziare la Luna per aver infuso la vita. Asuka annusò la minaccia ancor prima che un urlo squarciasse l'aria.

Si voltò verso il villaggio con un grugnito, il ringhio che le sgorgava dalla gola, baritonale.
Prese a correre, macinando i chilometri che la separavano dagli aggressori. Seguì la pista grazie al suo olfatto portentoso, gli occhi spalancati per la paura.
Sarà pure stata una femmina alpha, come la definiva suo padre, ma non aveva mai annusato un tale pericolo.

Si fermò davanti al cancello d'ingresso del villaggio, annaspando quando vide che era stato scardinato. Il sudore le imperlava la fronte e la schiena e iniziava a sentire freddo con quella blusa di stoffa lacera.

Eppure, fino a poco prima, il vento l'aveva appena accarezzata...

Fu allora che comprese che i brividi non erano dovuti al freddo, bensì alla minaccia che si annidava nel cuore del suo villaggio. Annusò di nuovo l'aria.

Vampiri.

Anzi, uno. Femmina, a dire dal profumo vagamente floreale e seducente che aleggiava.

Asuka mosse un passo. Doveva essere furtiva, se voleva sfruttare l'effetto sorpresa. Avanzò quatta quatta, strisciando lungo le mura di pietra. Si fermò di nuovo; la notte fu rischiarata dalle fiamme.

I licantropi avevano finalmente acceso le torce: potevano rallentare un po' l'azione del vampiro.
Non c'era più tempo da perdere e Asuka abbandonò ogni precauzione per sfrecciare verso la scia che conduceva a suo padre.

Il suo odore era speziato e selvaggio, degno di un lupo alpha. Era di schiena e brandiva una grossa torcia, agitandola avanti e indietro come a voler scacciare il mostro.
Asuka era orgogliosa di lui ma non poté evitare di gemere: suo padre era anziano ormai e non poteva nulla contro un vampiro.
L'intero villaggio era radunato attorno al capo.

«Asuka!» la chiamò suo padre, avvertendo il suo odore.

Lei si lanciò tra le sue braccia e fu allora che la vide, illuminata dal bagliore delle fiamme. Gli occhi di Asuka si riempirono della sua immagine.

La vampira era bellissima.
Sarebbe potuta apparire come una fata o una dea se non fosse stato per l'eccessivo pallore della pelle e il vivace rosso dell'iride che brillava come un tizzone ardente grazie al fuoco delle torce.
I capelli biondo chiaro le sfioravano l'ombelico e il corpo era snello e flessuoso, con gambe scattanti e vita sottile.
Portò i suoi occhi orlati da lunghissime ciglia bionde su Asuka e incurvò un angolo della bocca carnosa. Arricciò appena il nasino aristocratico al percepire la scia della lupa.

Restava lì, in posizione eretta, immobile davanti ai suoi nemici naturali.

Troppo immobile.

«Hai un odorino davvero delizioso, mon chien» disse la vampira. Aveva una voce vellutata, musicale e sconvolgentemente sensuale.

I lupi ringhiarono.

«Potresti essere il mio nuovo animaletto di compagnia. Vieni qua, fatti vedere da vicino» continuò l'intrusa, facendo un cenno con l'indice ad Asuka. Era mortalmente sicura di sé. Le labbra erano ancora curvate verso l'alto, arroganti.

Asuka era ipnotizzata. Lasciò le braccia di suo padre per avvicinarsi alla vampira, barcollando come un bambino ai primi passi. I lupi guairono.
La vampira sorrise e i suoi canini aguzzi scintillarono rossastri.

«Tu es belle» sussurrò quando Asuka le fu sufficientemente vicina. Le afferrò il mento tra due dita bianche per osservarla meglio. I suoi occhi scintillavano avidi mentre percorrevano la lupa dalla testa ai piedi.

«Lasciala, abominio!» ringhiò il padre di Asuka, agitando la torcia. Lei lo sentì a malapena.

La vampira inclinò la testa da un lato, valutando la situazione. «Che scortesi che siete. Meritereste una bella punizione. Ma, siccome io sono una signora perbene, vi offro uno scambio... equo.» Puntò gli occhi cremisi sul capo.

«Non oserai, mostro» la anticipò lui, muovendo un passo.

La femmina non si mosse. Continuava a fissarlo, immobile, senza battere le palpebre. «Andiamo. Voi mi consegnate questa cucciola e io smetterò di farvi visita. Mi mancherà questo canile!». Si portò una mano al cuore con fare teatrale.

La madre di Asuka si appese al braccio del marito. Gli rivolse un'occhiata supplicante. «No» mormorò prima di scoppiare in lacrime.

I lupi non stavano valutando l'offerta, comprese Asuka. La lealtà che provavano verso il branco li obbligava a combattere: non avrebbero mai dato lei in pasto al nemico.
Suo padre fissò gli occhi della moglie intensamente. Il richiamo mentale giunse anche ad Asuka.

"Ora."

I lupi si lanciarono in massa sulla vampira, l'alone della bestia li avvolse completamente e si trasformarono. I loro occhi scintillavano di azzurro ghiaccio.
La vampira sibilò e lasciò andare Asuka per dare le spalle al branco e sfrecciare via, così veloce da risultare invisibile ad un occhio umano. Ma Asuka poteva vederla e restò impassibile, a bocca aperta, senza capire veramente, mentre i lupi scattavano, ringhiando, le lunghe zanne pronte a squarciare il collo della vampira.

Asuka non partecipò a quell'inseguimento, quella notte di luna piena.

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Capitolo 31
*** A nightmare dressed like a daydream ( 18. Scambio di personalità: uno nel corpo dell'altro per un giorno) ***


18. scambio di personalità: uno nel corpo dell’altro per un giorno
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Nightmare dressed like a daydream
Genere: commedia, sentimentale
Rating: arancione

Lili e Asuka osservarono sconcertate il vaso di Pandora scivolare oltre il dirupo, giù nel vuoto.
« Oca bionda! » la rimproverò Asuka.
Una luce verde le circondò. « Oche! Il mio vaso è andato perduto per colpa vostra! Ne pagherete le conseguenze! » urlò una voce femminile. La luce assunse i contorni di una fattucchiera che brandiva una minacciosissima bacchetta magica.
« Io vi maledico! »

Asuka Kazama aprì gli occhi di scatto.
Che incubo terribile!
Aveva sognato che la finale del Torneo era stata clamorosamente boicottata dalla pazza bionda e che sempre la pazza bionda aveva fatto cadere il vaso di Pandora. Al che una megera era apparsa e...
« Sei sempre la solita oca, Lili. »
Oh mio Dio.
Le mani di Asuka corsero alla gola. Perché diavolo aveva parlato con la voce di Lili? Strillò quando delle unghie smaltate di rosa le graffiarono il collo.
Alzò le mani, portandosele lentamente davanti agli occhi.
Erano slanciate, sottili, bianche e con le unghie lunghe.
Quelle non erano le sue fottute mani. Quelle erano di Lili! Le mani di Lili! Per tutti i Kami!
« Lili! » chiamò Asuka, completamente in preda al panico. Il trillo musicale della sua voce la fece quasi svenire.
Si girò nel letto per controllare se Lili -o meglio, Lili nel suo corpo- era ancora beata nel mondo dei sogni. Ma Lili non c'era.
Asuka scattò su a sedere, terrorizzata. Ora ricordava come finiva l'incubo: la megera le aveva scambiate di corpo.
Cazzo, non era un incubo.
Avevano davvero fatto cadere giù il vaso di Pandora!
Avevano davvero scatenato l'ira della strega!
Lili aveva davvero tentato di metterla K.O.! Quella stronza traditrice! Aveva avuto quello che si meritava: il corpo rozzo e mascolino di Asuka era abitato dalla femminile ed elegante Emilie Rochefort.
Ben ti sta, pazza.
Una voce -la sua voce- le giunse in un'ottava più alta del normale, dal bagno. « Asuka, i reggiseni che indossi sono horribles! Ti vanno piccoli, sono sciatti e non ti valorizzano! »
Asuka sbarrò gli occhi. Quella malata pervertita stava controllando il suo arsenale?!
« Lili! » chiamò, questa volta persino la voce zuccherosa risultò fottutamente minacciosa.
Scattò giù dal letto e, con una corsa che Usain Bolt avrebbe applaudito, si gettò sulla porta del bagno. La spalancò e...
« Kami, Lili, coprimi! »
Lili se ne stava tranquillamente nuda, in mezzo ad una marea di reggiseni, sollevando ora uno per la bretellina, ora l'altro. Quando si accorse di Asuka, sorrise.
« Non è fantastico? Io sono te! Ho i tuoi airbag! » squittì, contenta, saltellando per sottolineare il concetto 'airbag'.
« Non li toccare! » minacciò Asuka, puntandole un indice contro.
Lili le lanciò un'occhiata eloquente. « Dovrò farlo per vestirmi. A proposito, sei molto carina, oggi! Quei capelli sono finalmente a posto! E il biondo ti dà un tocco di luce! »
« Ti ammazzo! » urlò Asuka prima di lanciarsi su Lili. Questa alzò una mano.
« Non vorrai ferirti? » disse, sporgendo in avanti il petto e piazzandosi le mani sui fianchi. Il corpo era di Asuka eppure Lili sembrava dannatamente a su agio.
Asuka si fermò con il pugno a mezz'aria. « Stronza. »
Lili si schiarì la gola. « Allora, vuoi uscire in pigiama? » chiese, indicando Asuka dalla testa ai piedi.
« Certo che no. È per questo che dovrai smammare dal bagno. » rispose la neo-bionda.
Lili scrollò le spalle, ridacchiando nel vederle così ampie. « E perché mai? Si dà il caso che quello è il mio corpo. L'ho visto nudo milioni di volte. »
Asuka arrossì. « Che schifo! Dovrò vederti nuda! »
« Prima o poi sarebbe successo. Ritieniti fortunata: è uno spettacolo. » commentò Lili. Ma si passò una mano sul fianco muscoloso mentre lo diceva, per cui Asuka afferrò al volo il doppio senso.
« Pervertita. Trovati un ragazzo. » mugugnò.
Si sfilò la canottina del pigiama, cercando disperatamente di evitare lo specchio. Fece altrettanto con i pantaloncini, scalciandoli lontani. Afferrò velocemente un paio di jeans ma la mano di Lili si richiuse sul polso ben più delicato di Asuka.
« Ti degneresti di curare il mio corpo?! Fatti una doccia con il bagnoschiuma con il tappo rosa, poi usa la crema allo zucchero filato. È l'unica che c'è perché tu sei un maschiaccio che non usa niente. » fece, indispettita. Si portò un dito alle labbra. « Sai, credo che oggi i tuoi impegni andranno a farsi friggere. Mi prenderò una giornata per occuparmi del tuo porta-airbag. »
Rivolse allo specchio un'occhiata a metà tra il soddisfatto e il curioso. Non vedeva l'ora, era palese.
Ma Asuka non era pronta a dargliela vinta.
« Tu non appenderai gli allenamenti! » ordinò.
Lili non la degnò di uno sguardo. « Quelli no. Ma il resto sì. »
Sbuffando sonoramente, Asuka entrò nella doccia. Versò il contenuto del bagnoschiuma rosa su una mano e se lo passò frettolosamente sulla pelle.
Lili la fulminò con lo sguardo. « Più lentamente. Con più rispetto! Ho la pelle delicata, sai? »
Asuka trasse un respiro profondo. Fece scivolare le mani insaponate delicatamente sulle braccia snelle. E fin qui, tutto bene, pensò. Trattenendo il fiato, sfiorò appena le rotondità per volare subito sul ventre piatto e sulle cosce sottili.
Lili la osservava con un sopracciglio inarcato. « Non capisco perché ti faccia così senso lavarmi. Siamo amiche, no? Tutto ciò che è mio, è tuo. » commentò, a metà tra il divertito e l'infastidito.
Asuka scostò le lunghe ciocche bionde. « Ma come sopporti questa massa di capelli? » chiese, annoiata. « Comunque, si dà il caso che mi faccia leggermente girare lo stomaco essere te, oca bionda. » spiegò, azionando il getto della doccia.
Lili si alzò in piedi e, senza degnarsi minimamente di coprirsi, disse « La mia agendina è sul comodino. Ho l'estetista alle 11.00, pranzo con papà e i suoi colleghi alle 13.00 in punto, partita di tennis alle 15.00, allenamenti con Hwoarang alle 19.00. Ceno qui alle ore 20.30. Ah, sei invitata anche tu al pranzo, ovvero io. Farai tutto quello che ti dico: papà non deve assolutamente sospettare nulla! » l'ammonì.
Diede un'occhiata all'orologio sulla mensola. « Le 10.30! Muoviti, dall'estetista! Deve farti: ceretta completa, baffetti, sopracciglia, massaggio all over, shampoo con trattamento nutriente e manicure! Il french, ricorda. Ora vai. Mi raccomando. Au revoir! »
E così dicendo, spinse Asuka fuori dal bagno.

« Kami! »
L'estetista, una biondina truccatissima, alzò lo sguardo, sconvolta. « Pardon, signorina Lili? »
Asuka tentò di dissimulare. Avrebbe voluto dar un calcio a quel faccino ricoperto di fard. Cos'avrebbe fatto Lili? Ma certo, avrebbe sputato qualche parolina in francese. « Ma chérie, non è assolutamente niente. »
L'estetista sorrise educatamente e riprese a stendere la cera sull'inguine di Asuka.
Spero che, per completa, non intenda veramente completa.
La ragazza posizionò la strisciolina, stese con le mani, afferrò il bordo e... strap.
« Santi Kami! »

Un'ora e quaranta minuti dopo, Asuka era in fila per pagare. I capelli apparivano folti e lucenti, le sopracciglia erano perfettamente arcuate, la pelle del viso era radiosa e le mani curate.
Anche la bellissima Lili aveva i suoi segreti e i suoi aiutanti.
Quando Asuka uscì dal salone, una limousine la stava aspettando. Lei vi si diresse, tentando di apparire disinvolta.
Sebastian era lì ad aprirle la portiera. Le lanciò un'occhiata eloquente. Sapeva.
« È stato di suo gradimento, signorina? » chiese, il tono sereno.
« Certo. » rispose Asuka, tentando di imitare i modi signorili di Lili.
Sebastian la guardò dal lunotto, senza dire una parola. Aveva intuito che era stato un incubo.
Quella fattucchiera me la pagherà, lo giuro, fosse l'ultima cosa che faccio.
La limousine si fermò davanti alla villa dei Rochefort. Sebastian scese per aprirle lo sportello, sebbene Asuka avrebbe voluto farlo da sola. Uscì scompostamente dall'auto: le bruciava tutto.
« Ehi, oca bionda, bentornata! »
Asuka si voltò di scatto.
Quella è Lili, tentò di ripetersi. Quella è Lili, non sono io.
Ma la ragazza era dannatamente convincente nei panni di Asuka Kazama.
Una Asuka Kazama più bella del solito. Doveva essere andata anche lei dall'estetista perché risplendeva e, mentre si avvicinava per darle un buffetto sulla spalla, Asuka poté avvertire un profumo floreale speziato, quasi maschile.
Il genere di profumo che avrebbe indossato.
Quella strega la conosceva meglio di quanto immaginava.
Lili si schiarì la gola e fece un cenno verso suo padre. Ma certo. L'amata figlioletta correva sempre a dare un abbraccino al paparino.
Asuka si ricompose. « Papà! » esclamò, nella migliore imitazione possibile della corsa di Lili tra le braccia del padre.
« Lili, ma fille, comment ça va? » chiese l'uomo, allegro.
Asuka ringraziò le mille lezioni di francese della bionda oca e sorrise. « Bien. » rispose, anche se il suo tono non si avvicinava nemmeno un po' a quello nasale di Lili.
Circondandole le spalle con un braccio, il signore accompagnò Asuka verso la stanza degli ospiti. Rivolse un sorriso caldo a Lili. « Prego, Asuka. » la invitò.
Asuka osservò la scena con una stretta al cuore. Il padre di Lili la adorava, probabilmente perché la figlia non aveva amiche oltre la giapponesina.
Ovvio, sua figlia è una viziata snob, una palla al piede, pensò Asuka.
Per poi pentirsene subito.
Lili ci teneva a lei. Le prestava attenzioni. Sapeva cose di lei che probabilmente nemmeno la stessa Asuka immaginava.
A proposito di tenerci... Asuka tese una mano verso Lili, in un gesto eseguito mille volte dalla bionda.
Si rese conto nell'intimità di quel gesto solo quando ebbe teso la mano e sorriso a Lili.
La stava accogliendo nel suo nido familiare, un nido esclusivo, costruito e protetto come una fortezza sia dal padre che dalla figlia.
Cacciò via le lacrime che minacciavano di rotolare dai suoi occhi finemente truccati.
« Vieni, Asuka. » sussurrò. Poi si schiarì la gola e trillò « Su! »

« E così, tu non sei Lili ma Asuka? »
Hwoarang fece un altro tiro dalla sigaretta. « Cazzo. Come mai ancora non hai provato a ucciderti? » chiese, divertito. La luce del sole morente filtrava attraverso le imposte del piccolo dojo.
Asuka scrollò le spalle. « Non vorrei far prendere un colpo al signor Rochefort. » spiegò.
Una scusa banale, lo sapeva. Hwoarang scoppiò a ridere e le rivolse un'occhiata dall'alto della sua motocicletta. « Ti inizia a star simpatica. »
Asuka sobbalzò. « Mai! »
Il rosso scosse la testa, l'ombra di un sorriso sulle labbra. « Come ci si sente senza i meloni? » chiese poi, tanto per farla indispettire.
Lei gli lanciò una lattina di birra addosso. « Sei il solito coglione. » bofonchiò.
Hwoarang la schivò, ridendo. Improvvisamente, si fece serio. « Io credo che quella strega abbia voluto darvi una lezione. » disse, fissando intensamente Asuka negli occhi.
« Ovvero, farmi capire quanto è una palla essere una ricca ereditiera? » domandò lei, sarcastica.
Lui scosse la testa. « Scherzi, vero? La lezione è: tu e la bionda siete culo e camicia. Ehi, mi mandate poi qualche filmino quando vi rotolerete tra le lenzuola? »

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Capitolo 32
*** Bittersweet ( «Non vedi che ciò di cui hai bisogno è davanti a te? » ***


Rating: giallo
22. "Non vedi che ciò di cui hai bisogno è proprio davanti a te?"
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Bittersweet
{598}


Uno squillo.
Due squilli.
Tre, quattro, cinque.
'Risponde la segreteria telefonica di Asuka Kazama.
Ehi, ciao, sono fuori a scuola o ad allenarmi. Puoi lasciarmi un messaggio, risponderò il prima possibile.
Se però ti chiami Oca Bionda e mi stai solo stalkerando, ti prego, tornatene a farti le meches al cervello.
Ciao!
Lili sospirò.
Il suo sguardo si perse tra le strade affollate di Osaka per poi soffermarsi sul vialotto ricoperto di petali di ciliegio che conduceva alla scuola di Asuka.
Strinse più forte lo smartphone, pressandolo sull'orecchio. Era di fuoco, ormai.
« Asuka, sono sempre io. Lo so che non stai studiando. » sbuffò. « È l'undicesimo messaggio che ti lascio in segreteria. Potresti degnarti di rispondermi? »
Lili si rese conto che il suo tono era salito di un'ottava. Si fermò per calmarsi e trovare le parole giuste.
« Stai sempre in giro con quelle tue gang del cacchio oppure con quelle sciacquette da quattro soldi. » Lili si mordicchiò il labbro, gelosa al solo pensiero.
«Io sono la tua amica. Perché mi eviti, camionista? Perché non vedi che ciò di cui hai bisogno è proprio qui davanti a te? Sei una sciocca. La peggior mediatrice che io abbia mai visto! Dovresti mediare tra i tuoi neuroni fumati! »
Di nuovo, Lili si fermò. Qualche studente che aveva bigiato la scuola si fermò per scoccarle un'occhiata inquisitoria.
Sicuramente anche lui sapeva che Asuka Kazama aveva bloccato la favolosa monegasca su qualsiasi social network, che la evitava ovunque e che andava dicendo che era una pazza furiosa.
Che era ossessiva.
Possessiva.
Asuka era solo sua e di nessun altro.
Si morse un labbro. Stava correndo troppo.
« Va bene, forse ho esagerato. » ammise, in un soffio.
La campanella della scuola suonò, sovrastando la voce di Lili che fu costretta a zittirsi, infastidita.
Il cancello del liceo si spalancò sotto l'orda dei ragazzi impazienti di prendere aria fresca.
Lili affilò lo sguardo per individuare Asuka tra quella marmaglia di divise giallo paglia; si sollevò persino sulle punte.
Sobbalzava ad ogni chioma castana scalata e sfilzata per poi sbuffare di delusione quando non scorgeva il viso di Asuka.
Man mano che gli studenti si avviavano lungo il vialotto, avvicinandosi a Lili, lei si rendeva conto che la tenevano d'occhio.
Assurdo. Sono io la star, in questa scuola.
E, poi, finalmente intravide l'oggetto dei suoi pensieri. Asuka. Era da sola, calciava qualche sassolino, a testa bassa.
Sentendosi osservata, alzò finalmente il capo per incontrare lo sguardo di Lili. Distorse la bocca in una smorfia poi si avventò, marciando, nella sua direzione.
Quando le fu sufficientemente vicina, le puntò un indice accusatore contro.
« Sei contenta? Per colpa tua, tutti mi odiano a scuola! Ma come diavolo fai a passare sempre per vittima?! » sbraitava.
Parecchie teste si voltarono per osservare la scena.
Improvvisamente, e forse per la prima volta nella sua breve vita, a Lili diede fastidio avere i riflettori puntati addosso. Avrebbe gradito un minimo di privacy.
Tentò di non farsi prendere dall'ansia.
« Ti ho lasciato milioni di messaggi, potevi almeno ascoltarne uno. » iniziò. Si morse il labbro: un inizio poco promettente, si disse.
Asuka s'immobilizzò. Le lanciò un'occhiata sconvolta.
« Tu sei pazza. Fatti curare. » le sputò addosso prima di passarle oltre, non senza darle una spallata per chiarire il messaggio.
Lili sospirò. Non si sarebbe arresa. Lei era tutto ciò di cui Asuka aveva bisogno.

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Capitolo 33
*** Qual è il colmo per una bionda? ( Flashback: il loro primo incontro) ***


23. Flashback: il loro primo incontro
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Qual è il colmo per una bionda?
Rating: Verde

Asuka Kazama davvero non aveva mai visto una ragazza più spocchiosa di quella lì.
Andiamo!
Se ne stava là a mandare baci a destra e a sinistra, vomitando parole in francese che, alle orecchie di Asuka, suonavano praticamente prive di senso.
Come diavolo aveva fatto a passare le selezioni, quella lì?
« Ehi, bionda, vogliamo risolvere questa faccenda, sì o no? » sbottò Asuka, annoiata.
Non aveva tempo da perdere con una ragazzina piena di smancerie.
« Sto solo rimandando il momento in cui ti ritroverai con il tuo adorabile didietro a terra, ma chérie. » rispose quella, fissando per un attimo Asuka con due favolosi occhi azzurri.
Erano truccati di rosa e blu.
Asuka roteò gli occhi. Ma chi si trucca per un torneo?
« Credo che sarà il tuo , di sedere, a finire a terra. » urlò, battendo i pugni l'uno contro l'altro.
La ragazza smise di volteggiare, salutò un'ultima volta i suoi fan e poi rivolse tutta la sua attenzione ad Asuka. La squadrò dalla testa ai piedi.
« Sarà un vero peccato farti male. Sei così jolie! » esclamò, scostandosi le lunghe ciocche con un colpo della mano.
Asuka scosse la testa.
« Sai come si annega una bionda? Incollando uno specchio in un lago. »
« L'ho già sentita. » rispose l'altra, scrollando le spalle.
E l'incontro ebbe inizio.

In seguito, se qualcuno avesse detto a Lili Rochefort che quella buzzurra sarebbe diventata la sua migliore amica, lei gli avrebbe riso in faccia.
Asuka Kazama era mascolina e spavalda.
Ma Lili era sola e aveva bisogno disperatamente di una figura nella sua vita che non fosse Sebastian o suo padre.

Con il sedere a terra, Lili sollevò lo sguardo verso Asuka. Gliel'avrebbe pagata cara.
« Sai qual è il colmo per una bionda? Avere una fissa dimora. Preparati, cafona! Ti ricorderai di me. » la minacciò.

E fece in modo di mantenere la promessa, come Asuka avrebbe ricordato tristemente negli anni a venire.

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Capitolo 34
*** E Capere ( 50. Se fossero in un film ) ***


50. Se fossero in un film ( L'oro di Napoli: episodio 'Pizze a credito' )
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: E capere
Rating: giallo
Genere: Commedia, slice of life
Avvertimenti: AU


Un omaggio, spero dignitoso, alla mia città.



"Voi vedrete, in questo film, luoghi e gente di Napoli. Infiniti sono gli aspetti splendidi ed umili, tristi e gioiosi dei vicoli partenopei. Noi ve ne mostriamo soltanto una piccola parte ma troverete ugualmente tracce di quell'amore di vita, di quella pazienza e di quella continua speranza che son l'Oro di Napoli."
L'oro di Napoli.


{_E CAPERE_}


Capera: una persona particolarmente pettegola e curiosa che conosce i fatti di tutti. Proviene dalla 'capera', ovvero 'colei che acconciava i capelli', la parrucchiera che, andando per le case, veniva a conoscenza degli affari di tutti i clienti.



"Fu nel mese di ottobre che il Rione Materdei godette e soffrì lo scandalo dell'anello di smeraldo."
Pizze a credito


Napoli, Rione Materdei, 1954


« E papà ritiene questa bettola un 'luogo di incommensurabile bellezza, pulsante di vita e pieno di lezioni da dare a mia figlia'? »

Lili, vestita per il viaggio, si schermò gli occhi con la mano.
La città di Napoli non era esattamente la tappa che lei avrebbe scelto per un viaggio d'istruzione.
C'erano così tante città europee dove il piedino calzato dalle scarpette eleganti di Lili scalpitava di posarsi. Londra, Parigi, Vienna... e, invece, suo padre, il suo amato padre, aveva voluto spedirla nel poverissimo sud d'Italia!

« Questo sole terribile rovinerà la mia pelle bianca! »

Il maggiordomo della signorina si accinse a porgerle un elegante parasole, compiendo acrobazie con i bagagli della suddetta signorina pur di non lasciarli toccare gli infidi rioni ricoperti di ogni testimonianza di vita umana (lattine, mozziconi di sigaretta, fazzoletti di carta, foglietti unti di cibo d'asporto... ).

« Merci, Sebastian. » ringraziò Lili, aprendo il parasole, grata.

Al suo fianco, Asuka Kazama — peccava di mancanza di signorilità, ma non preoccupatevi, cari lettori, erano altre le doti di questa arguta ragazza — si limitò a scrollare le spalle.
Sopportava l'atteggiamento snob di Lili solo in virtù del fatto di sapere che, dietro la facciata altera, si nascondeva un cuore d'oro.

Sapeva, ad esempio, che, nonostante le critiche, Lili trovava affascinante quel vicolo bisfrattato, quelle strade in basolato — un attentato ai tacchi di Lili — costituivano una novità per la ricca signorina.

E che signorina!

Con quei capelli lunghi e biondi, l'incarnato pallido e gli occhi azzurri, era, agli occhi del popolino napoletano, un vero spettacolo esotico. Per non parlare dei costosi abiti in tessuti pregiati che indossava e delle scarpette immacolate.

Qualche fruttivendolo si fermò per guardarla poi si accorse di Asuka e le sorrise. « Buongiorno, signurí! » esclamò.
Lei non capì assolutamente niente ma ricambiò lo stesso il saluto.

La passeggiata proseguiva tranquilla quando, da una traversa, spuntò una donna.
Lili si arrestò.
Meritava tutta la sua attenzione, in effetti, cari lettori.
La donna aveva lineamenti morbidi e affilati allo stesso tempo, nei grandi occhi verdi da gatta la stessa aria di alterigia — ma sfumata anche da una vena di povera dignità — di Lili. Si strinse lo scialle attorno al corpo formoso, diede una ravviata ai capelli legati da un fermaglio e si avviò frettolosamente lungo il vicolo, passando proprio davanti alle due straniere.

« Perché ha tanta fretta? » domandò Lili a nessuno in particolare.

« Non dirmi che stai pensando a quello che sto pensando. » mormorò Asuka, piazzandosi le mani sui fianchi e lanciando un'occhiata in tralice a Lili.

« E tu che ne sai a cosa sto pensando? » ribatté lei, dando un colpo di mano alle lunghe ciocche. « Seguiamo la poverella, su! » esclamò, facendo un cenno al maggiordomo.
Si calò l'ombrellino davanti al volto, da vera spia.

« Ecco, appunto. » mormorò Asuka prima di seguirla.

La donna quasi trottorellava. Aveva avvolto i capelli castani in un foulard e si era fermata il tempo di farsi il segno della croce davanti all'entrata di una misera chiesetta.
Lili ed Asuka svoltarono, fingendo di non sapere esattamente dove stessero andando. Finalmente, la donna si fermò davanti ad un insegna.

« "Da Sofia" » lesse Lili. Dovete sapere che il provvidente padre della ragazza aveva insistito affinché lei studiasse la lingua italiana prima di imbarcarsi.
Siccome aveva programmato il viaggio tre anni prima, fatevi voi il conto...

Le due ragazze intravidero un pizzaiolo un po' goffo e sudato alzare lo sguardo. Appena scorse la donna, urlò « E quann è durata sta messa?! »

Sembrava piuttosto arrabbiato.

La donna gli passò oltre, degnandolo a malapena di un'occhiata. « Eh! C'è stata pure a benedizione. »

Lili e Asuka si scambiarono uno sguardo. Quale benedizione?, mimò la bionda con le labbra. Quella aveva a stento fatto il segno della croce davanti alla chiesa!
« Sono sicura che c'è qualcosa sotto. » sussurrò Lili. « Loro devono essere i proprietari di questa... » mosse una mano per indicare il bancone pieno di farina e lievito e il calderone dove la donna bugiarda e l'uomo si stavano affaccendando.

« Scetatev! Pijatev sti pizze! Mangiate oggi e pagate tra otto giorni! » urlò a gran voce la donna.

« Cafona. Una pizzeria, ecco. » concluse Lili, storcendo un angolo delle labbra per mostrare tutto il suo disgusto davanti all'atteggiamento popolano della pizzaiola.

Attorno alla piccola pizzeria d'asporto affluirono vari personaggi: guardie giurate, scugnizzi, vecchietti e ragazzi giovani che andavano a guadagnarsi un pezzetto di pane.
E tutti, ma proprio tutti, sembravano attirati tanto dal profumo della pizza quanto dalle forme procaci e dagli occhioni della donna, Sofia.

« Ma cos'hanno da guardare? Cosa ci trovano in quella lì? » sbuffò Lili, contrita, incrociando le braccia al petto.

« È bella. E semplice. » ribatté Asuka, calcando la parola 'semplice' e scoccando un'occhiata in tralice alla bionda la quale, per tutta risposta, alzò il naso all'aria.

« Andiamo. Voglio vederci chiaro. Parlo io, eh, che tu non sai una parola d'italiano. » fece Lili, spazzandosi via dal vestito della polvere invisibile tanto per darsi un tono.
Si avvicinò al bancone e rivolse alla donna un sorriso che somigliava più ad una smorfia. Asuka le corse dietro, maledicendola sottovoce.

« Potrebbe vendermi due pizze, per cortesia, signora Sofia? » chiese Lili, l'accento francese appena udibile.

I vecchietti nelle vicinanze le regalarono dei sorrisi d'ammirazione.

« Certo. Duje pizze pe sti belli signurine! Che eleganza! » esclamò Sofia, cominciando ad impastare con energia.

« I vostri nomi, per gentilezza. » chiese il pizzaiolo grassoccio, reggendo un block-notes ingiallito e unticcio tra le mani.

« Lili e Asuka. » rispose prontamente la bionda.

Il pizzaiolo si fermò con la penna a mezz'aria. « A...? » ripeté, confuso.

Sofia alzò gli occhi dalla pasta. « So' straniere, lasci 'e ji! » disse, ridendo. I clienti che si stavano gustando la loro pizza presero a ridere anche loro, come contagiati.

« So' straniere! » ripeterono, allegri.

« E che scrivo? » fece l'uomo, agitando il blocchetto.

« Lili. » suggerì la ricca signorina.

« Ecco, brava. Che ce vo? Lili. Scriv. » approvò Sofia.

La bella pizzaiola afferrò i bordi del tondo impasto e lo intinse nel calderone. Il pizzaiolo goffo e sudato si avvicinò.

Sbarrò gli occhi e afferrò la mano sinistra di Sofia. « Maronn, Sofì, arò sta l'aniell e smerald ca t'aggia regalat?! »

Sofia si liberò dalla stretta e si portò la mano al viso. « We! Ma io l'avevo quando sono uscita... e pure quando sono tornata. » disse. Si portò le mani al petto, in un gesto teatrale. « Rosà, dev'essermi caduto nell'impasto! » si giustificò.

Il pizzaiolo Rosario le diede le spalle. Sul suo volto si era dipinta un'espressione di puro sconcerto e dolore — Asuka e Lili trattennero a stento una risata: sembrava un pesce palla.

« Anem ro Purgatorje... » sussurrò, lasciando la postazione.

Sofia lo seguì a ruota, le mani giunte davanti al petto. « Rosà...! » chiamò, a bassa voce.

Lili e Asuka si sollevarono sulle punte per tenere d'occhio i due che, ormai, erano nel retro della pizzeria.

« Maronna ro Carmine...» continuava il povero Rosario, abbandonandosi su una sedia.

« Rosà... » chiamò ancora la donna, sedendosi al suo fianco, guardandolo afflitta.

« Gesù, Giuseppe, Sant'Anna e Maria... »

Asuka si rivolse a Lili. « Sofia non sembra così dispiaciuta per l'anello che le ha regalato il marito. Immagino sia il marito, insomma. » disse. Era furba, la ragazza, sissignori!

« Cosa vuoi che sia un brillocco di uno e uno smeraldo solo! » liquidò la questione Lili. Poi i suoi occhi di zaffiro s'illuminarono. « Asuka! Ti ricordi quando l'abbiamo vista mentre usciva da quel vialotto? » chiese, guardandosi attorno per controllare che nessuno le stesse facendo caso.

« Sì... » la spronò Asuka.

Lili batté le mani. « Non indossava alcun anello. Non può averlo perso mentre impastava le pizze! » concluse, vittoriosa. « Sono o non sono una volpe? » si pavoneggiò.

Il frastuono proveniente dal retro della pizzeria le costrinse ad alzare lo sguardo.
Rosario, completamente fuori di testa, stava controllando ed interrogando i clienti che avevano appena acquistato le pizze.

« Menomale che noi non l'abbiamo ricevuta. » commentò Lili, suo malgrado affascinata da quei modi diretti.

« Sofì, viestet! » ordinò Rosario alla donna. Le diede il tempo di indossare il cardigan prima di strattonarla verso un'abitazione.

Una piccola folla di curiosi trotterellò loro dietro — tra cui, Lili ed Asuka.

« Ora non è il momento di dirle che noi sappiamo... » fece Lili con fare cospiratorio.

Sofia aveva dato le spalle alla porta dell'abitazione, come a difenderla da quell'assalto di fame di informazioni. « Facitev e fatt vuost. » diceva alla folla.

« Ne deduco che qui non succede mai niente d'interessante. » mormorò Lili all'orecchio di Asuka, nascondendosi dietro una vecchietta in scialle.

« Nemmeno a te, oca bionda » rispose la brunetta. « Visto che sei qua. »

La bella signorina tirò su col naso. « Voglio solo aiutare il povero Rosario. Lei non mi piace. Hai visto come si pavoneggiava davanti a quel giovanotto? Cafona... »

Avrebbe messo in lista altri epiteti se due spari non l'avessero interrotta e fatta sobbalzare. La porta dove Rosario si era infilato si spalancò, mandando Sofia all'aria.

« Ben le sta! » commentò Lili. Eppure si girò verso la coppia che scappava, spaventata dalla canna di metallo, e la seguì, mischiandosi tra la piccola marmaglia di scialli e foulard e cappelli sgualciti.

Asuka si limitò a sospirare.

« Nun o troven, to ddic je! » aveva sentenziato la folla, marciando a grandi passi dalla chiesa ad un palazzetto, di massimo due piani, pericolante.

« Che uccelli del malaugurio! » li scacciò via Lili, con un gesto uguale a quello di Sofia, tenendo sotto il braccio Asuka.

Quest'ultima aprì la bocca per farglielo notare ma qualcosa al fece immobilizzare. « Qualcuno sta gridando. » disse, indicando le scale.

Le due salirono dietro Sofia e Rosario che ansimavano per la fatica.

« Rosà, jammuncemm... » incitò Sofia, volgendo le spalle alle grida di dolore.
Dal panico che lessero nei suoi occhi, Asuka e Lili capirono che doveva aver compreso quale fosse la causa di quelle grida.

« Lili, andiamocene. È appena morto qualcuno. » mormorò Asuka, tirando Lili per il braccio.

Una voce urlò « Venite! Venite! »

Ma Lili non si smosse. « E io voglio porgere le mie condoglianze. » affermò, puntando i piedi.

Fu allora che la donna si accorse di loro. « Pure voi la conoscevate? Clara, anima pia... » disse in un filo di voce.

La signorina Lili scambiò un rapido sguardo con la sua amica. « Sì. Sono la cugina francese. » disse. Si portò una mano al petto. « Povera Clara, ha tanto sofferto. »

Le lezioni di teatro avevano dato i loro frutti, sissignori. Asuka spalancò la bocca, indignata. Sofia afferrò le mani guantate di Lili e le strinse.

« Avete ragione, signurì. Dobbiamo fare forza a Don Peppino. Sta suffrenn assaj! » disse, scuotendo le mani di Lili per sottolineare il concetto.

« Certo. Certo. » l'assecondò la straniera, atteggiando le labbra in una smorfia triste.

Sofia si girò per dirigersi verso la voce che li aveva chiamati. Asuka tentò di trattenere Lili ma senza alcun risultato.
Quella situazione non le piaceva, cari lettori. Si sentiva un'intrusa, in balia delle onde di dolore di gente che conosceva quella Clara.
Restò ferma davanti all'ingresso, sperando che Lili facesse lavorare i neuroni e tornasse sui suoi passi.

« Chist se vo accirer! » Grida di panico.

« Lili! » esclamò Asuka, scattando dentro. Si fermò, sconvolta, quando vide un manipolo di uomini a cerchio intorno ad un tizio in lacrime che si puntava un coltello al petto.

« Voj murì! Clara! Che camp a fa senz e te?! Clara! Facitem accirer! Lassatem! » sbraitava, la voce ridotta ad un ringhio incomprensibile, sputando goccioline di saliva. Aveva gli occhi rossi, spiritati. Sbatteva i piedi per terra.

Asuka presumette che quello fosse il marito di Clara.

Il suo sguardo percorse tutta la sala, arredata con mobili umili, per scorgere subito Lili accanto a Sofia. Si era portata una mano alla bocca e aveva gli occhioni azzurri pieni di lacrime.
Per la prima volta nella sua vita, sperimentava il dolore, il significato della morte e della frase 'Chi è morto, sta bene. È chi continua a vivere che sta male.'

Lili non era abituata alle tragedie.

Asuka corse da lei per prenderla tra le sue braccia. Lili si abbandonò ai singhiozzi.

Sofia le carezzò la schiena. « Portatela via, nun c'a fa. Clara sa che è venuta. È cuntenta assaj. » disse, rivolta ad Asuka.

Lei alzò gli occhi sulla donna, la quale era ben più abituata a quelle situazioni di quanto non lo fossero loro due. Non capiva bene la sua lingua ma annuì, incapace di dire altro.
Ogni secondo che passava, ogni lacrima di Lili che inzuppava la sua blusa, Asuka si sentiva sempre più a disagio.
Lei nemmeno la conosceva, quella Clara!
Cercò di trascinare Lili lontano da quegli sconosciuti. Chi se ne fregava dell'anello di smeraldo perduto.

Quando uscirono da quella sala soffocante, Asuka respirò a pieni polmoni.

« Lili. » chiamò.

La bionda sollevò la testa. « Asuka, c'était terrible...» iniziò, la voce ancora scossa dai singhiozzi.

« Ora siamo fuori. Va tutto bene. » la rassicurò Asuka.

« Don Peppino... dove sta? » chiese Lili, volgendo gli occhi bagnati verso la stanza. Le urla erano cessate.

« Dopo chiediamo a Sofia. » affermò Asuka.
Lili sembrò scuotersi. Si asciugò gli occhi con un fazzoletto ricamato, ravviò i capelli, strinse la giacchetta azzurra ed esclamò « Sofia! L'anello! Dobbiamo dirle che sappiamo! »

Asuka sollevò gli occhi al cielo. « Se insisti tanto... aspetteremo qui. »

E aspettarono, cari lettori. Lili continuava a premere il fazzoletto sotto agli occhi per asciugare le lacrime, reggendosi al braccio di Asuka.

Finalmente, dopo quella che sembrò un'eternità, Sofia uscì dalla stanza. Stava bene. Asuka l'ammirò per questo.

Appena le vide, si avvicinò. « Tutto bene? » chiese, allungando una mano.

Con somma sorpresa di Asuka, Lili la prese tra le sue. « Don Peppino? » domandò, in un filo di voce.

« Si riprenderà. Mo jatevenn a cas e ripusatev nu poc...» consigliò la donna, sfilando la mano dalla presa morbida di Lili.

Lili non la lasciò fare e Sofia le rivolse uno sguardo confuso. « Signora Sofia, sappiamo che non ha perso l'anello nelle pizze. » rivelò. Deglutì prima di aprire di nuovo bocca. « Vogliamo aiutarla. » mormorò.

Immaginate la sorpresa che si stampò sul volto di Asuka e di donna Sofia, lettori!

La donna si riprese subito. « Vabbuo. Vi ricordate del palazzo? » chiese a bassa voce.

Le due ragazze annuirono.

« Jat a pijà l'aniell! » implorò ma suonò quasi come un ordine.

Le due scattarono.

« Ha l'amante! » ridacchiò Lili, coprendosi la bocca con una mano.

Ma Asuka non era tipa da lasciarsi ingannare. « Dimmi perché. Tu non la odiavi? » chiese, scrutandola in volto.

Lili scrollò le spalle. « Ho cambiato idea. ». E fu il suo modo di liquidare la questione.

Scorsero la folla, con Sofia in testa, dietro di loro. La donna fece loro un cenno con la testa e le ragazze si voltarono a sinistra.
Da una delle finestre, un uomo giovane e di bell'aspetto osservava il corteo con aria corrucciata.

No, non stava osservando il corteo, bensì Sofia! Era lui l'amante, compresero le due ragazze.
Lili aspettò che la folla passasse oltre e avanzò con nonchalance, puntando l'uomo. Lui la vide e inarcò un sopracciglio.
Quando vide che la ragazza voleva proprio lui, aprì la finestra.

« Prego. » salutò.

« Ha l'anello di Sofia. Me lo dia, per cortesia. » intimò, porgendo la mano.

L'uomo si accigliò. « L'anello? » poi, la comprensione balenò nei suoi occhi scuri. « Uh, marò! » esclamò.

« Qui sono tutti molto teatrali. » commentò Lili con disprezzo, guardando Asuka, mentre aspettava il ritorno dell'amante di Sofia.

« E a te piace. » disse Asuka, un sorriso sulle labbra. Lili si zittì: una vittoria per Asuka, un silenzio che valeva più di mille parole.

« Ecco qua! »

L'uomo era tornato e reggeva l'anello tra due dita. Lili lo prese al volo e si lanciò tra la folla.

« Signora Sofia! Signora Sofia! » chiamò, calcando l'accento straniero. Agitò l'anello per aria, come se fosse un miracolo. « Era nella mia pizza! È suo? »

La folla scoppiò in un collettivo sospiro di sollievo. Qualcuno trillò « E vist e straniere comm so brav! »
Sofia s'illuminò. « Rosà, ecco l'anello! »

Il povero Rosario finalmente parve tornare a vita. « L'anello! » esclamò. Sembrava sul punto di svenire.
Prese a sfogliare il block-notes unto. « Lili. » lesse, con il marcato accento napoletano. « Ve mann a Maronna! »

« Eh, sì. Questa è la cugina francese della povera Clara! » commentò Sofia. « Vi manda lei, signurì! »

Dalla folla si levarono frasi incredule e allegre.
« La cugina francese! »

« Ch chiccheria! »

«Mm'è bella, uardat!»

« V'offro nu café, venit!»

Lili si lasciò scappare una risata davanti a tanta generosità e ospitalità. « Non dico di no ad un buon caffè. » disse e si lasciò trascinare dalla folla.

E fu così che la nostra ricca signorina Lili ricevette più lezioni di vita in quella giornata che in tutti i suoi sedici anni di vita.



Mi rendo conto che non tutti comprendiate appieno certe frasi. Ecco un glossarino:
Scetatev = Svegliatevi
Nun o troven, to ddic je= non lo trovano, te lo dico io
Facitev e fatt vuost= fatevi i fatti vostri
Ve mann a Maronna = vi manda la Madonna
Lasc' e ji= lasciale andare, stare
Jat a pijà l'aniell= andate a prendere l'anello
jatevenn a cas e ripusatev= andatevene a casa e riposatevi
Chist se vo accirer = questo si vuole uccidere
Nun c'a fa. Clara è cuntenta assaj = Non ce la fa. Clara è molto contenta.
Jammuncemm= andiamocene
Lassatem= lasciatemi
Ch camp a fa senz e te= che vivo a fare senza di te
Aro sta l'anell... = dove sta l'anello che ti ho regalato?

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Capitolo 35
*** Un errore da 10 e lode ( 11. Il loro primo bacio ) ***


11. Il loro primo bacio
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Un errore da 10 e lode
Genere: Fluff
Rating: verde

{570}


In realtà, fu tutto un errore.

Almeno era quello che continuava a dire Asuka Kazama ai compagni di classe che la osservavano sbigottiti.
Non tanto per il gesto in sé — insomma, in televisione se ne vedono di donne che si baciano, ci mancherebbe altro — quanto per il fatto che quel gesto smentiva mesi di 'Odio Lili Rochefort' gridati anche ai muri.

« Ma, Asuka-chan, come può un bacio essere un errore? » domandò una ragazza, spingendosi gli occhiali su per il naso con l'indice, confusa.

Alla menzione della parola 'bacio', Asuka si pulì di nuovo le labbra, un'espressione disgustata sul volto.

« Minako-chan, per piacere, non ricordarmi che ... quella cosa mi ha... bleah! » esclamò.

Qualcuno ridacchiò.

« Ora vi rispiego per l'ennesima volta com'è andata... » acconsentì pazientemente Asuka, tendendo le mani verso il manipolo di studenti.

« Vedo che ti vanti parecchio, zuccherino. » commentò divertita una voce melodiosa e dal vago accento francese.

Tutti si voltarono a guardare, le guance rosse per l'emozione.
Lili Rochefort si era appoggiata allo stipite della porta, una mano piazzata sul fianco snello, un'altra a mantenere la porta aperta. La gonna a pieghe della divisa le stava troppo corta, rivelando così le sue lunghe gambe slanciate.

« Come può essere un errore baciare quella lì? » sbottò uno studente brufoloso, ammirando la bionda. « Voglio dire! Asuka, la solita fortunata. »

Lili lo premiò con un sorriso. Si staccò dallo stipite, consapevole di avere tutti gli occhi puntati addosso, e avanzò lentamente verso Asuka, dondolando i fianchi.

« Lasciate che vi racconti la mia versione. » annunciò, con tono sensuale, strappando sospiri a destra e a manca.

Asuka la osservava a bocca aperta, pronta a scattare. « L'ingresso trionfale della vacca bionda. » canticchiò, tanto per farla innervosire.

Lili ridacchiò lievemente — erano guai seri per Asuka Kazama.

« È andata esattamente così. » mormorò prima di racchiudere il viso della brunetta tra le sue mani affusolate e posare, leggera, le labbra turgide su quelle di Asuka.

Aveva persino chiuso gli occhi e le lunghe ciglia ricoperte dal mascara le sfioravano le guance come ali di farfalla.
Approfondì a malapena il bacio, delicata ma decisa.

Gli studenti, immobili come stoccafissi a osservarle, trattennero il fiato. Minako-chan si portò la mano alla bocca.

C'è da notare che Asuka Kazama avrebbe potuto strattonare i capelli della bionda per togliersela di dosso eppure non lo fece, come riportò qualche spettatore agli amici dell'altra classe — e questi amici agli amici di un'altra classe ancora e così via.

E c'è ancora da notare che fu proprio Lili ad allontanare le labbra per prima, ancorando gli splendenti occhi azzurri a quelli castani ed indecifrabili di Asuka.

« È andata proprio così. » ripeté in un filo di voce. Sembrava aver dimenticato che vi era una mezza classe ad assisterla. Si schiarì la gola e batté le mani. « Beh? Lo spettacolo è finito. Torniamo a studiare. » disse, la testa alta, più arrogante e spaccona del solito.

Gli studenti si sparpagliarono, tornando ai loro posti di corsa, manco li avesse bacchettati la preside.

Quindi, come aveva detto Asuka, era stato tutto un errore. Un errore programmato con i controfiocchi, davvero da dieci e lode, come aggiunse Lili.

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Capitolo 36
*** Fascino d'oltralpe ( 46. « Oh mio dio! Quello/a è... ) ***


46. "Oh mio dio! Quello è *nome personaggio famoso* (Paul Pogba)!"
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Fascino d'oltralpe
Rating: Verde
Genere: Commedia

N/D:. ALL'inizio avevo pensato a Cristiano Ronaldo ma
a)Gioca nel Real
b)Lili dev'essere patriottica
quindi ho optato per la stella -<3- della selezione francese. Siccome il Principato non ha una propria nazionale, ho immaginato che i monegaschi tifassero la Francia durante Europei e Mondiali. Potrei sbagliarmi ma internet non mi ha molto aiutata -_-
In ogni caso, quale migliore occasione per far ingelosire Asuka di un evento dove sono presenti tutti bei bimbi pieni di soldi? XD


« Davvero non capisco come sia possibile che tu sia tanto interessata ai sorteggi di... Ch... Ch... »

Montecarlo riluceva davanti ai suoi occhi. La città dei casinò era in festa.

« Champions League! Insomma, Asuka! Come fai ad ignorare la più grande competizione calcistica d' Europa? » la corresse Lili, correndo a rotta di collo per le strade di Montecarlo.
Suo padre avrebbe potuto accompagnarle ma lei aveva insistito per andare da sole: avrebbero dato meno nell'occhio.

Qualcosa, quella giornata, non quadrava nella testa della bionda.

Più di qualcosa, pensò Asuka, lanciando un'occhiata alla maglietta blu, bianca e rossa che svolazzava attorno al corpo magro di Lili. Sulla schiena, campava un grosso '6' sotto ad un cognome. 'Pogba'.
La lunga e folta coda di cavallo saltellava attorno alla scritta, al ritmo dei passi lunghi della ragazza.

Da quando in qua Lili era appassionata di calcio? Da quando in qua sfidava i semafori per non fare tardi ad un evento? Ma se era proprio lei a proclamare che una vera signora si fa attendere?
E poi, chi diavolo era questo Pogba? Non sembrava un cognome francese ma tant'è. Asuka scrollò le spalle: per lei, lo sport era sempre stato il karate, insegnatole dal padre sin da bambina.
Non vedeva nulla di affascinante in undici tizi che correvano dietro ad un pallone. Fino a quel momento, era convinta che anche Lili fosse dello stesso avviso.
Ora, scrutando il viso arrossato sia dalla corsa che dall'emozione della biondina, non ne era più sicura. Ma cos'aveva fatto cambiare idea a Lili? Patriottismo da quattro soldi?
Diede un'altra occhiata alla maglietta. Un momento. Quello non era lo stemma del Principato di Monaco, bensì della Francia.

« Non dovresti indossare la maglia di un giocatore della tua nazionale? » chiese Asuka, inarcando un sopracciglio.

Lili si voltò per scoccarle un'occhiata in tralice. « Si dà il caso che il Principato di Monaco non ha una nazionale. Allora, ovviamente, 'prendiamo in prestito' la nazionale francese. » spiegò.

« Sei noiosamente patriottica. » la prese in giro Asuka.

« Parla quella che ha la mutanda con la bandiera giapponese 'Nippon Girl'! » ribatté Lili, zittendo Asuka.

« Si può almeno sapere chi è questo Pogba? » domandò ancora Asuka, sarcastica. « Qualche bel fusto biondo, occhi azzurri, oco e snob riccone? »

Lili soffocò una risatina. « Biondo, occhi azzurri proprio no. » rispose.

Asuka si accigliò. Questo sì che è strano. « Non eri la nuova paladina del gene B di Biondo? Chi sei tu? Cosa ne hai fatto di Lili? » sbottò.

Gli occhi della ragazza si fecero improvvisamente sognanti. « Forse ho cambiato partito. Anche il dark ha il suo fascino. » rispose, sbattendo le ciglia.

Asuka decise che era meglio chiudere la bocca. La situazione era davvero complicata.
Inarcò un sopracciglio. Da quando in qua Lili sbatteva le ciglia parlando di un ragazzo?
Solitamente liquidava i suoi corteggiatori — cagnolini scodinzolanti che sbavavano davanti ai soldi e alla gonnella di Lili — con un gesto della mano.
Solitamente quelle pazzie le faceva solo per lei, per Asuka.
Le si strinse lo stomaco e un certo nervosismo le attanagliò l'animo.
Voltabandiera. Bastano dei pantaloncini ed un pallone ed eccola tutta ai loro piedi.

Non riuscì a trattenersi e sbottò « Non sapevo ti piacessero i calciatori. Sei ancora più oca di quanto pensassi. »

Nemmeno quello arrestò il trotto di Lili. « Sei gelosa, Asuka, ma belle? » chiese.

Da lontano, Asuka scorgeva una grande folla pressata contro delle recinzioni che delimitavano un lungo e larghissimo tappeto rosso. Degli stand blu con la scritta 'Uefa Champions League' campeggiavano ai lati del tappeto.
Giornalisti da tutto il mondo e paparazzi affamati assediavano l'area come sciacalli, in attesa dell'arrivo dei calciatori.
Riflettori sparati davano luce ai volti eccitati dei fan, blocchetti e magliette alla mano pronti per essere autografati.

« Ma stiamo andando a dei sorteggi per un torneo di calcio o alla premiazione per l'Oscar? » mormorò Asuka, stralunata.

« Entusiasmo, Asuka! La mia città ospita questo evento da secoli! » esclamò Lili, percorrendo ormai di corsa gli ultimi metri che la separavano dal grande evento.

« Dobbiamo davvero infilarci tra quella marmaglia di folli? » fece Asuka, puntando i piedi.

Lili le afferrò la mano. « Sì. »

La trascinò tra la folla, spintonando fin quando non riuscì ad aggrapparsi alla recinzione, in prima fila.

« Ce l'abbiamo fatta! » strillò, estasiata. Si guardò la maglietta, confusa. Mormorò qualcosa, prese i due lembi della t-shirt e li annodò sopra il ventre piatto.

La sua gioia, la sua bellezza, la sua gioventù e il suo -fintissimo- amore per il calcio provocarono ammirazione e sorrisi tra la folla.
Nonostante vi fosse abituata, Asuka sentì di nuovo quella morsa allo stomaco. Strinse più forte la recinzione, pressandosi contro per distanziarsi dalla marmaglia, finendo per schiacciarsi il petto.

« Asuka! Vuoi attirare l'attenzione di Pogba in questo modo? » le sussurrò Lili all'orecchio, lanciando uno sguardo eloquente alla scollatura di Asuka.

Lei agitò una mano. « Per la tua gioia. » rispose, arrabbiata senza un motivo.

Negli occhi struccati di Lili balenò una luce strana e le sue labbra si piegarono in un sorriso.

Poi una macchina lussuosa di fermò davanti al tappeto rosso e un brivido di attesa serpeggiò tra la massa. La porta si aprì, una lunga gamba maschile avvolta da eleganti pantaloni spuntò e iniziarono le urla.

« Paul! Paul! Pogba! » chiamava la folla, reclamando le attenzioni del calciatore.

« Eccolo! » gridò Lili, stonandole un orecchio. « Mon Dieu! »

Asuka si sporse, curiosa. Voglio proprio vederlo. Al suo fianco, Lili saltellava senza ritegno.

Quando il ragazzo uscì, Asuka sbarrò gli occhi. Che sorpresa.
Era altissimo — non avrebbe sfigurato vicino a Marduk, con un fisico slanciato e muscoloso. Il completo giacca-pantaloni chiaro, un po'estroso, faceva risaltare la sua favolosa pelle scura e, quando sorrise, abbagliò Asuka con i denti bianchissimi.

Quante volte lo vede, il dentista? Almeno quante volte vede il parrucchiere, pensò Asuka, dando un'occhiata alla buffa acconciatura del calciatore. Non può superare la ventina di molto.

Lui si diresse verso la folla per lasciare autografi e non rifiutava qualche foto. Lili si agitò.

« Paul! » lo chiamò, sventolando una mano.

Asuka le diede una gomitata. « Anche gli altri meritano l'autografo! Stanno da prima di te. » la rimproverò. Sempre la solita egocentrica.

Sbuffò e appoggiò il mento sui palmi delle mani. La recinzione traballava a causa delle spinte della gente, così Asuka finì per darsi qualche palmata in faccia senza volere.
Avrebbe voluto urlare.
Cosa mi prende?

Finalmente, il famoso Paul Pogba arrivò davanti a loro. Lili gli regalò un sorriso radioso; nessuno avrebbe potuto resisterle.
E, difatti, il ragazzo ricambiò. « Allô! » salutò. Nei suoi occhioni scuri passò un velo di confusione quando notò che non vi era nulla da autografare.

Lili sorrise di nuovo, malefica, prima di offrirgli la schiena, dove campeggiava il suo nome. Lui esitò poi firmò.

Stava per passare oltre quando Lili gli posò una mano sul viso, si sporse e gli stampò un bacio sulla guancia. « Notre héro. » disse.

Asuka spalancò la bocca.

Il calciatore, imbarazzatissimo, bofonchiò qualcosa e oltrepassò Lili.

Asuka puntò un dito contro la bionda. « Sei impazzita per caso? » urlò.

Lei scrollò le spalle. « I tempi cambiano. Non esistono più i soldati eroi, ma i calciatori eroi. E poi lui ha fascino! » fece, giungendo le mani, sognante, alzando gli occhi al cielo. Poi li riportò su Asuka e scoppiò a ridere. « Gelosona. » la canzonò.

Asuka scosse la testa. Nemmeno le rispose, le diede le spalle e se ne andò.
La risata di Lili le giunse, fragorosa e soddisfatta, anche quando non furono più visibili gli stand della Champions.
Dannata Montecarlo. Dannata Champions League.

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Capitolo 37
*** Sixteen in the middle of Japan (37. «On the road with no one to love, that was me before you came along» ) ***


37. "On the road with no one to love, that was me before you came along."
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Giallo
Flashfic
Titolo: Sixteen in the middle of Japan

Lili lanciò uno sguardo alla ragazza al suo fianco.
Tosta. Ecco come avrebbe definito Asuka Kazama. Era il suo perfetto complemento: lei chic, educata; l'altra rozza, maschiaccio.
Insieme, potevano vincere il Torneo Tag.
Insieme, erano una squadra.
Asuka Kazama si voltò e le sorrise. « Pronta, bionda? »
Lili le tese la mano. « Più che pronta. »
Insieme, con grazia, salirono sul ring. I loro avversari le stavano aspettando.
« Le veline. Potete tornarvene a giocare con le bambole, bellezze! » le canzonarono.
Lili sbuffò. « Si sa che la bionda è sempre più bella della mora. » disse, battendo la spalla di Asuka.
« Kami, Lili, come puoi essere così superficiale? » sbottò Asuka.
Lili era estatica: si sentiva invincibile con Asuka al suo fianco.
Quando era sbarcata in Giappone era sola, una ragazzina di sedici anni nel bel mezzo della città di Tokyo.
Com'era cambiata, d'allora!
Da arrogante e viziata e sola a... arrogante e viziata con un'amica. Un'amica speciale.
Lili parò il colpo destinato ad Asuka con un movimento del braccio.
« Lei non si tocca. » sibilò.
Asuka l'aveva accolta, nonostante un pessimo inizio e i caratteri da alfa di entrambe.
Asuka l'aveva confortata, quando aveva saputo della crisi economica che aveva colpito l'impero dei Rochefort.
Asuka c'era stata.
Per la prima volta nella sua vita, Lili aveva un pilastro a cui aggrapparsi mentre tutto veniva spazzato via.
« Lili! Cominciamo! » chiamò Asuka.
Lili si riscosse e prese posizione.
Quel giorno, avrebbe incassato tutti i colpi per quella rozza ragazzina attaccabrighe di Osaka.

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Capitolo 38
*** Attico vista mare ( 6. Adult!verse) ***


6. Adult!verse
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Attico vista mare
Rating: Verde
Genere: Slice of life
N/D: in realtà sarebbe 'Oceanview Penthouse' ma 'attico vista oceano' mi suonava proprio male .---.



Lili Rochefort, trentatré anni suonati ma avvolta ancora dai vestitini chic di quando ne aveva sedici, trottorellava dietro all'agente immobiliare , allegra.
I tacchi delle sue pump ticchettavano sul parquet dell'enorme salone, seguiti dal ben più soffocato rumore delle stringate di Asuka Kazama.

« Ma davvero ci serve un camino? E il parquet? » si lamentava, a bassa voce. « Hai idea del prezzo assurdo che vale questa casa? » mormorò in direzione della bionda.

« Attico vista mare. » la corresse Lili. « Il mare della Florida, per altro. »

Rivolse il suo sguardo, ancora sognante nonostante gli anni passati, alle vetrate che lasciavano intravedere le meravigliose spiagge della Florida e sospirò.

« Sono perdutamente innamorata di quest'attico. Lo voglio. Lo compriamo. » fece, portandosi le mani al viso, come se non potesse contenere la gioia.

Asuka quasi si strozzò con la sua stessa saliva. « Vediamo cosa ci offre e quanto pretende, prima di fargli capire che ci piace. » cercò di calmarla.

Lili sbarrò gli occhi, incredula. « È un attico vista mare, cos'altro dovrebbe offrirci? » allargò le braccia.

« Ma cosa ce ne facciamo di un salone così enorme, due bagni, una cabina armadio, tre stanze da letto e una veranda-giardino con piscina? » elencò Asuka sulle punta delle dita, accigliata.

Lili, però, non voleva sentire ragioni. « Tutto ce ne facciamo! » esclamò, estasiata. « Le stanze da letto in più sono per le nostre famiglie, i due bagni è ovvio che sono miei, anche la cabina armadio. Il salone serve per dare cene chic — dove Hwoarang assolutamente non verrà — la veranda per dare feste... come ne "The Great Gatsby"! » concluse in un acuto, battendo le mani.

Lili Rochefort conservava l'animo di una ragazzina capricciosa, non c'era tempo che poteva combattere contro quel tratto così specifico della sua personalità.
Nonostante avesse trentatré anni, trattava ancora il mondo come se girasse grazie a lei.

Il problema maggiore? Che io glielo lascio credere, pensò Asuka Kazama.

Con gli anni, il loro rapporto era peggiorato, secondo Asuka.
Avevano completato le superiori insieme, convissuto a casa prima di Asuka poi di Lili, frequentato la stessa università sebbene facoltà diverse, avevano partecipato ai Tornei in coppia, erano uscite sempre insieme — a volte, erano state persino accusate di essere troppo esclusive.

Ne avevano passate così tante insieme — la crisi finanziaria di Lili, la guerra, i tornei, la rivalità, la scuola... — avevano sviluppato una sorta di connessione mentale e, nonostante Asuka odiasse ammetterlo, non avere Lili accanto significava mandare un pezzo molto grosso di sé a spasso.

Avevano trascorso tutte le vacanze di quegli ultimi diciassette anni insieme e ora... beh, stavano comprando casa.

Sembriamo una maledetta coppia di sposini.

L'agente immobiliare si arrestò davanti ad una porticina di legno chiaro. « E questa... è la lavanderia. » dichiarò, spalancando la porta.

« Ecco qualcosa di veramente utile. » affermò Asuka, soddisfatta, piazzandosi le mani sui fianchi.

La lavanderia era piccola ma confortevole: offriva tutti gli elettrodomestici necessari. Due lavatrici d'ultima generazione, l'asciugatrice, lo stenditoio, un mobile con ante dove riporre i detersivi...
Sì, poteva decisamente andare.

Lili scrollò le spalle. « Se lo dici tu. Io non me ne intendo di queste umili faccende. » dichiarò, liquidando la questione con un gesto della mano.

L'agente sorrise educatamente. In realtà, Asuka immaginava fosse sorpreso. Effettivamente, quella era la stanza che più avrebbe dovuto entusiasmare una donna adulta.
Lili non ha idea di che botta in fronte sia fare il bucato.

Asuka decise di prendere in mano le redini della situazione. « Apprezzo molto alcune stanze molto funzionali. Ritengo un po' meno necessarie determinati accessori e vani: insomma, cosa ce ne facciamo di tre camere da letto se siamo solo in due? » disse.

L'agente si agitò. « Signora Kazama, è che nel contratto vi era proprio riportata la richiesta di un ... » estrasse un plico e lesse « "Attico vista mare con piscina e tre vani, almeno due bagni e cabina armadio." »

Asuka fulminò Lili con lo sguardo. Quest'ultima si limitò ad annuire convinta. Non si rende conto di cosa significhi vivere senza tutti i lussi di cui lei disponeva.

Agitò una mano, in parte scusando l'agente e in parte scusando Lili. « Ha perfettamente ragione ma la signora Rochefort ha un po' esagerato. Questa casa decisamente non rientra nel nostro budget. » affermò.

L'uomo arrossì. « "Budget illimitato." » lesse ancora.

Asuka sbuffò. « Non direi. Non potrebbe proporci una soluzione più economica? Gli attici sono sempre così enormi e dispendiosi? » chiese.

« Vista mare. Attico vista mare. » puntualizzò Lili, annuendo, gli occhi azzurri sbarrati come ad annunciare un possibile svenimento se fosse mancato quel particolare.

« E attico vista mare sia... » concluse Asuka, per la gioia dell'agente immobiliare.

Perché no, in Florida, attici vista mare (o, meglio, oceano) piccoli ed economici non li piantano. Ma le due non erano americane, cosa ne potevano sapere?

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Capitolo 39
*** Hawaiian Tropic ( 15. Death!fic ) ***


15. Death!fic
Nickname : Angel Texas Ranger
Rating: Arancione
Genere: Malinconico
Flashfic { 461 }
Titolo: Hawaiian Tropic


Una distesa di grigio e ferro su quattro ruote che si abbatte lungo una strada, in piena estate.

Un botto assordante, ossa che scricchiolano, capelli che volano.

Lili non vuole ma i suoi occhi sono fissi, guardano senza vedere la scena davanti a loro. Le sue gambe non obbediscono agli ordini del cervello, restano immobili anche se tutto quello che Lili vuole è correre sull'asfalto, liberarsi dei pattini che la stanno ostacolando.

Ma le mani tremano e allora Lili cade gattoni, si trascina verso l'abbraccio freddo della pazzia.

Un elegante ibisco rosso sbocciato su una distesa di neve fredda.

Una squisita torta di panna, nocciola e fragole.

Asuka.

Altre lacrime bagnano il corpo freddo e privo di vita della ragazza.

Torna da me.

Attorno a loro, grida e strepiti, mani che volano alla bocca e ai telefoni.

Ma Lili non sente e non vede nulla, solo il silenzio glaciale della morte di Asuka.

Seppellisce il viso negli scuri capelli sparsi sulla strada grigia.

Non era previsto.

Il dolce profumo dei fiori colorati che adornano i vasi e l'aria salmastra dell'oceano accarezzano il corpo di Lili piegato su quello rigido e scomposto di Asuka.

Le sussurra cose che non può sentire, le mostra cose che non può vedere.

Riuscirò a dimostrarti che sono molto di più che una rivale piena di soldi. Riuscirò a dimostrarti che io sono quella giusta, pensa Lili, fissando quella vorticosa e liquida danza di rosso, bianco e grigio e nocciola.

La morte non abbraccia i fiori appena sbocciati, non nasconde loro la luce sotto il suo manto intessuto di buio.

Asuka è ancora lì. Sarebbe tornata presto tra i colori e i suoni della vita. Sarebbe tornata da lei.

Sarebbe tornata da lei perché lei glielo ordina.

No, anzi, sarebbe tornata perché avevano fatto una scommessa. Quando Lili le aveva offerto l'ennesima vacanza alle Hawaii, Asuka le aveva detto che non tutto si compra con i soldi.
Che lei non aveva un prezzo.
Che Lili si sarebbe dovuta impegnare

Per questo Lili continua a parlare ad Asuka, continua ad accarezzarle i capelli, cercando contemporaneamente di sistemare il collo bianco in un angolo naturale e a premere contro il fiotto di liquido viscoso che le ha dipinto la mano di cremisi.

Lili s'impegna.

Ogni suo desiderio è un ordine, le hanno sempre detto.

Continua a parlare, a sistemare e a premere fin quando delle braccia la trascinano via; e allora il mormorio si trasforma in grido e le palme che ondeggiano al vento leggero, l'oceano di ferro che si infrange sulla battigia e delle tute azzurre con una croce rossa si portano via una ragazza bruna.

E tutto sparisce, tutto piomba nel buio.

Lontano, accanto ad una scia di sangue, le ruote della bicicletta gialla continuano a girare.


Hawaiian tropic, dark and a bottle of jack
You aren't coming back and I know that now
so I let the wind hit me in my face

Every man gets his wish, you told me this
Where is mine?

Lana Del Rey - Hawaiian Tropic

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Capitolo 40
*** Shippamania, portami via! ( 31. Se uno dei due fosse una fangirl) ***


31. Se uno dei due fosse una fangirl/ fanboy

Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Shippamania, portami via
Rating: Verde
Genere: comico


Sul tavolo della mensa facevano bella mostra di sé un volume di un manga e un tablet bianco.
"Limited Edition" vi era scritto a grandi lettere sulla copertina del libriccino.
Lili Rochefort, frappé al cocco in una mano, l'altra a coprirle la bocca, leggeva i commenti relativi all'episodio nuovo del suo manga preferito sul forum ufficiale in lingua francese.

« Non può essere. La mia OTP si è finalmente dichiarata! » chiocciò. Si spinse gli occhiali su per il naso ma, siccome la sua mente era ottenebrata da pensieri kawaii e pucciosi, finì per colpire una lente con l'indice, macchiandola.

« Mon Dieu. » borbottò prima di sfilarsi gli occhiali per pulirli. « Asuka! Vieni subito qui a leggere cosa dice ShippoGxY! » urlò.

Asuka Kazama, vassoio alla mano e un odio per i manga, replicò con un secco "No."

« Ma io devo sapere! » esclamò Lili, gli occhi spalancati simili a piattini, agitando il milkshake. Gocce bianche volarono sul tavolo. Lili lanciò un urletto e si affrettò a scostare il manga.

Asuka osservò la scena con distacco e una punta di disprezzo, limitandosi a roteare gli occhi. Lili aveva completamente perso la testa.
L'afferrò per un braccio.

« Andiamo, va'. La lezione di storia sta per iniziare. » disse, tentando di trascinare Lili oltre la mensa.

Quella prese ad agitare le braccia come una forsennata.

« Madamoiselle Anne! Portatemi il mio manga! »

Asuka sbuffò. Lili era convinta davvero di poter essere la protagonista di una storia del genere. L'altro giorno si era presentata come Benio alle audizioni della recita e si era messa in testa di frequentare un corso di cucito.

Era pazza. I suoi neuroni ormai erano scappati via, evaporati.

Un gruppetto di studentesse agguantò il manga e si precipitò da Lili, i lineamenti contorti in un'espressione sconvolta.

« Lili-sama! Non dimenticarti 'Mademoiselle Anne'! » esclamarono le ragazze in coro, consegnando il libro a Lili con reverenza, manco fosse una reliquia d'oro.
Lanciarono un'occhiata in tralice ad Asuka.

Quest'ultima alzò gli occhi al cielo.

« Tu non sei una fangirl! Non sai cosa significa quando il sogno di una vita si realizza! » sbottò Lili, puntando un indice accusatore verso Asuka. « La mia OTP si è dichiarata! » spiegò alle tre ragazze, con un tale orgoglio che pareva avesse detto "Mia figlia si sposa".

Le studentesse si complimentarono, scoppiando in grida di giubilo.

« Santi Kami. » commentò Asuka, indietreggiando prima che quella Shippamania la contagiasse e la portasse via con sé.

Ma le ragazze se ne accorsero e le afferrarono le braccia, impedendo la sua fuga. « Tu resterai qui ad ascoltare la storia di Mademoiselle Anne! » strillarono.

La fronte di Asuka s'imperlò di sudore. Non c'era via di fuga, quella volta

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Capitolo 41
*** Hotline Bling ( 16. La loro prima volta) ***


Questa fiction partecipa anche alla "About Sex Challenge" (*qualche pollo ride*) con il prompt "Al telefono".
16. La loro prima volta
Partecipa alla Challenge "Quella volta in cui" indetta da MissChiara sul forum di Efp con il prompt "Cerca di concentrarti di più sulla tua vita e meno sulla mia." (lieve modifica)
Titolo: Hotline Bling
Genere: lievemente erotico(?), fluff(?)
Rating: Arancione
N/D: Questi prompt mi stanno facendo buttare l'anima xD ora assumo un ghostwriter per scrivere ste cose x___x


«Lasciati andare.»

Era stata almeno la millesima volta che Asuka se lo era sentita dire, durante quella pausa pranzo a scuola.
La dolce voce di Lili, in un rollio ipnotico e gentile, le aveva invaso la mente come miele, piantando i semi delle sue idee pazze.

Perché la bionda è pazza.

A pensarci bene, Lili, più che pazza, era annoiata.

Otteneva sempre tutto ciò che voleva e, così, le sue vittorie perdevano sapore e risultavano sciapite. Asuka era l'unica vera sfida che le era capitata: la bionda aveva affilato tutte le sue armi per conquistarla.

Ma proprio tutte, pensò Asuka, osservando il telefono nuovo di zecca poggiato sul comodino. Asuka si ritrasse, manco fosse una bomba pronta ad esplodere.

Le era stato consegnato da una guardia del corpo — cosa diavolo se ne fa? — di Lili, un pacchetto rosa bubblegum con un fiocco fucsia in cima.

Lei e Lili seguivano corsi diversi per cui Asuka era uscita da scuola l'ora dopo. Si era diretta a casa tranquilla e, sull'uscio della porta, si era ritrovata l'omone che spesso attendeva Lili fuori scuola per scortarla a casa.

Aveva accolto quel regalo insperato inarcando un sopracciglio.

«Sicuro che non sia una bomba?» aveva chiesto alla guardia. Quello era rimasto impassibile.

Che noia.

«E va bene. Mi fido» aveva acconsentito prima di afferrare il pacchetto ed entrare in casa. Si era sfilata le scarpe ed era corsa in cameretta.

Perché sono una curiosa ficcanaso che finisce sempre nei guai.

Lo scatolo era rettangolare e, quando Asuka aveva stracciato la carta, davanti a lei era comparsa una marca famosa.

«Cosa dovrei farmene di un telefono da novecento... euro? Quanto vale un euro?» si era chiesta Asuka ad alta voce. Poi si era ricordata del papà, che era in cucina a bere il saké, e aveva abbassato la voce.

L'oca vuole una nuova linea privata?

All'interno dello scatolo vi era una scheda telefonica con le relative password. Con una graffetta rosa vi era stato affiancato un altro foglio.

«Accendilo subito. Xoxo, la tua Lili» lesse Asuka con un filo di voce. Restò a fissarlo per un paio di minuti buoni.

Iniziando seriamente a dubitare della possibile esplosione dell'aggeggio, Asuka lo prese delicatamente tra le mani e premette il minuscolo tasto d'accensione.
Inserì le password e lo schermo si illuminò di mille colori, inondando il viso di Asuka la quale strizzò gli occhi per ripararsi dalla luminosità del display.

Subito, comparve un messaggio.

"Ma chérie! Ho sempre sognato avere una linea privata con te! Non sei felice? Bisous, ta meilleure amie."

Lili è completamente fuori di testa.

Asuka decise di rispondere, quantomeno per informarla che avrebbe restituito il regalo. Non poteva accettare.

"Oca pazza, riprenditi il telefono. È davvero troppo." Immaginando le mosse che Lili si sarebbe fatta venire, aggiunse "Mi tengo la scheda, se vuoi."

Inviò. Non dovette aspettare molto per ricevere la risposta.

"È solo un regalo di una mia zia per i buoni voti a scuola. Cerca di concentrarti di più sulla nostra vita e meno sulla sua! E poi lo sai che non ho problemi a regalarti il mondo! Considerando che sto facendo anche un regalo a me, meriterei un Oscar per la mia furbizia!"

Un regalo a lei? Asuka si insospettì. Cos'aveva intenzione di fare con quell'aggeggio infernale?
Forse non aveva tanta voglia di scoprirlo.

Posò il telefono sul comodino, lentamente, ritraendo le dita come se si fosse scottata.
Sapeva che la bionda avrebbe mandato un altro messaggio anche se lei avesse voluto terminare la conversazione. Così, per ingannare il tempo, iniziò a disfare la cartella, riponendo i libri sugli scaffali.

Aveva afferrato il quarto libro quando il telefono trillò di nuovo, annunciando l'ennesimo SMS.

"Non sei nemmeno un poco curiosa di sapere cos'ha ideato la mia geniale testa? Un pochino pochino pochino???"

Asuka già immaginava le dita di Lili che schiacciavano il display per la foga. Scosse la testa, come davanti ad un bimbo particolarmente vivace.

"No" digitò per risposta.

Mossa sbagliata. Lili si impegnò per far impallare lo smartphone nuovo di zecca che le aveva regalato.
La tempestò di messaggi.

"Sei una pessima amica."

"Cafona."

"Non mi vuoi bene!"

"Volevo solo divertirmi un po'!"

"Sei noiosa."

"Sei vecchia."

E così via.

Asuka roteò gli occhi prima di afferrare il telefono e silenziarlo. I messaggi continuarono ad arrivare, una valanga interminabile.

"È una cosa anche per te" era l'ultimo messaggio di Lili.

Asuka inarcò un sopracciglio: s'incuriosì. «Una cosa per me, eh?» chiese.

"In che senso?" replicò Asuka, digitando velocemente. Si accorse troppo tardi di aver scritto in maniera sbagliata 'senso'. Si batté una mano sulla fronte.

Era risaputo che Lili era una pervertita.

"Hai già indovinato! Ma che brava! Il tuo premio per essere tanto intelligente è risentirmi stasera. Al telefono" fu la serafica risposta di Lili. Asuka poté quasi vedere il sorrisetto compiaciuto della bionda.

Che i Kami mi risparmino questa tortura.

Asuka si stese sul letto, sconfitta. Diede un'occhiata all'orologio: le 17.45.

Cosa significava esattamente 'sera' per Lili?

Fa' che non mi chiami mentre sono a cena, pregò Asuka, rivolgendo uno sguardo supplicante al soffitto.

La porta si aprì piano, interrompendo le preghiere lamentose di Asuka.

«Niente allenamenti oggi? Lili non viene?»

Asuka si sollevò a sedere. Era suo padre. «Per carità, lascia la straniera fuori di casa: è pazza» rispose, alzando gli occhi al cielo.

Le labbra del Signor Kazama si strinsero in una linea stretta. «Non mi piace questo tuo modo di fare. Quella bambina ti vuole bene. Quante amiche hai? È l'unica disposta a sopportare quel caratteraccio che hai» la rimproverò.

Oltre la sua spalla, spuntò la testa della mamma di Asuka. Ci mancava. La mamma difendeva la piccola famiglia Rochefort a spada tratta.

«Quel pover'uomo ha cresciuto una figlia da solo! Nonostante il lavoro, le ha dedicato tutto il tempo e le attenzioni possibili. La piccola sarebbe potuta venir fuori completamente sbandata, invece è una figlia modello» era la sua filippica preferita, nemmeno Monsieur Rochefort fosse uno sciagurato senza soldi.

Lili è completamente sbandata! avrebbe voluto urlare Asuka. Niente, i suoi erano ciechi.

Per questo Asuka non si stupì quando la mamma strinse gli occhi, come se stesse mettendo a fuoco qualcosa, e chiese «Cos'è quello? Un regalo di Lili?»

Ecco. Un regalo per Asuka doveva per forza provenire da Lili. Chi altro avrebbe eseguito un tale gesto per un'attaccabrighe come lei?

«Sì» rispose Asuka a denti stretti.

I suoi genitori si scambiarono uno sguardo e Asuka si gettò di nuovo sul letto, con un ringhio. Vedeva già le nuvolette formarsi sulle loro teste: Che tesoro, Lili! e Asuka non sa tenersi un'amica così.

«Dobbiamo chiamare Monsieur Rochefort per ringraziarlo. Asuka, anche tu» dichiarò la mamma.

Santi Kami.

E, così, Asuka fu costretta a ringraziare il padre di Lili — «Ma cosa vuoi che sia, cara Asuka!» — e a cenare sentendosi gli sguardi severi dei suoi genitori addosso.

«Non capisco questo tuo atteggiamento» disse il papà, mentre aiutava la mamma a sparecchiare.

«Perché nessuno di voi conosce Lili» rispose Asuka, ripulendo le stoviglie e filando in cameretta sua.

Non capiva perché fosse così agitata. Il cuore le batteva come impazzito e Asuka dovette fare lunghi respiri per calmarsi. La bionda mi farà venire un infarto prima del tempo.

Uno squillo. Lili le aveva inviato una foto su quella maledetta app che le aveva scaricato.

Asuka inarcò un sopracciglio davanti all'estasiato messaggio vocale che diceva «Non è meraviglioso il mio nuovo baby doll?»
Cliccò sulla foto, scaricandola.
Le apparve il torace di Lili ricoperto da pizzi, merletti, fiocchetti... insomma, sembrava appena uscita dal cast di Downtown Abbey! I capelli biondi erano sparsi sul petto.

«Ti fa sembrare un'oca coi fiocchi» registrò Asuka, divertita.

Lili le mandò un'altra foto, questa volta delle sue gambe, il bordo di merletti del baby doll sfiorava metà coscia, lasciando il resto nudo.

"Non trovi le mie gambe semplicemente deliziose?" aveva scritto.

Tenta di provocarmi. Non ha capito che ho imparato a giocare al suo gioco, potenzialmente meglio di lei.

"A scuola ti hanno assegnato una ricerca sul corpo umano, ragazza?" rispose Asuka.

"Spiritosa. Ti sto premiando con questo spettacolo, non trovi?" digitò velocemente Lili. "Perché non mi fai vedere cosa indossi?"

Asuka ridacchiò. Non c'è niente di male nel mostrare ad un'amica il proprio pigiama.

Intrigata dalla piega che stava prendendo la serata, scattò una foto dall'alto, inquadrando il kimono leggero e comodo che indossava. La inviò.

In qualche modo, nascosta dallo schermo dello smartphone, si sentiva più spudorata, più leggera.
Più in vena di giocare.

«Lasciati andare» le aveva detto Lili.

Asuka si stava lasciando andare, contro ogni aspettativa.

"Mmh. L'inquadratura offre una veduta eccellente" scrisse Lili.

Un improvviso calore si fiondo sulle guance. Che ruffiana.

Eppure si sentì in vena di rispondere per le rime.

"Io sono tutta eccellente, cara bionda!"

La risposta di Lili fu altrettanto tagliente.

"Proprio tutta? Perché allora non mi fai vedere cosa indossi sotto a quel kimono? P.S. devi prestarmelo."

Il fuoco ribollì nelle vene della ragazza. In un angolino della sua mente, però, una vocina continuava a rimbrottarla. Mah, insomma, cosa sto facendo di male?

Scostò un lembo del kimono, rivelando la pelle bianca come alabastro. Il suo corpo reagì come se una ventata di gelo lo avesse investito: brividi sulla pelle, si tese.

Digitò velocemente. "Niente."

Le due spunte divennero blu e Asuka si morse un labbro, impaziente. Quale sarebbe stata la replica di Lili?

"Sei proprio una ragazzaccia! Dovrei sculacciarti. Sai, il mio chaffeur potrebbe sempre accompagnarmi da te... "

Asuka inarcò un sopracciglio. Si stava divertendo da morire; eppure non sapeva come avrebbe reagito alla presenza fisica di Lili.

"Provaci, bionda. Sarà il tuo culo a ritrovarsi zebrato."

Lili non si lasciò scoraggiare.

"Non vedo l'ora. Però, se tu tocchi il mio regal didietro, io devo poter toccare il davanti, così siamo pari."

Asuka roteò gli occhi. Lili era in fissa con il suo décolleté: la beccava continuamente a fissarlo. Il pensiero delle mani eleganti su di lei però...

Perché non farle credere che avrebbe potuto ottenerlo? Era solo una piccola vendetta personale.

"Accomodati pure."

Lili replicò velocemente, commettendo un sacco di errori ortografici. "Arrivo in un secondo."

Cosa? Asuka balzò giù dal letto. Il gioco era finito. Forse aveva esagerato...
Spalancò la porta della stanza e si diresse in cucina. I suoi genitori la squadrarono con interesse.

«Tutto bene?» chiesero.

«Ehm... Lili ha deciso di fare un pigiama party» annunciò, stupendosi del proprio respiro affannoso.

La mamma e il papà scrollarono le spalle. «Perfetto» commentarono.

Un tre quarti d'ora dopo, il campanellino di casa suonò. La mamma andò ad aprire e salutò Lili con un forte abbraccio.

«Konnichiwa, cara! Asuka sta preparando lo spuntino delle dieci» la sentì dire Asuka, tutta contenta.

Il frusciare dei passi leggeri di Lili le provocò un tremolio nelle mani.
Finì di riempire i sandwich e li richiuse proprio quando sentì la voce della bionda alle sue spalle.

«Buonasera! Non saranno mica avvelenati, quei sandwich?» Il suo tono era lievemente malizioso e più basso del solito.

«Ovviamente, oca» rispose Asuka.

«Beh, hanno un profumino delizioso» Questa volta la voce le giunse all'orecchio, provocandole un brivido lungo la spina dorsale. Lili si era decisamente avvicinata.

Perdi colpi, Asuka.

«L'odore inganna» disse Asuka, afferrando il vassoio per i manici.

Lili batté le mani: adorava essere servita. Poi le fece scivolare attorno alla vita di Asuka, che si ritrasse.

«Ehi, ehi, giù le mani, arpia» minacciò ma lo sguardo la tradì.

Lili ridacchiò. «Ci divertiremo un mondo!» dichiarò.

«Che i Kami mi aiutino» pregò Asuka, sarcastica, alzando gli occhi al cielo.

Si diresse in camera, con Lili che le trottorellava dietro, tutta felice come una pasqua. Asuka sbuffò, tanto per darsi un tono; tanto quella serata era tutta nelle mani della bionda.

Per colpa mia.

Un lieve cigolio informò Asuka che Lili si era chiusa la porta alle spalle.
La brunetta posò il vassoio con i sandwich sul letto e si voltò, tremante. Non appena i suoi occhi s'incrociarono con quelli sfavillanti di Lili, la bionda si sfilò lentamente il cappotto, ondeggiando i fianchi.

La guidava l'istinto e il rossore che aveva acceso le guance di Asuka la informava che il suo istinto ci aveva visto giusto.

«Cos'è, un tentativo di striptease o ti sei dimenticata come si toglie un cappotto?» borbottò Asuka, distogliendo lo sguardo.

Lili interruppe la sua esibizione per fulminarla con lo sguardo. Si ricompose immediatamente quando Asuka si appollaiò sul letto e batté la mano.

«Muoviti, oca, mangiamo» la invitò.

Lili gettò velocemente il cappottino su una sedia e si fiondò sul letto. Agguantò un sandwich e diede un morso, mugolando, in estasi, gli occhi chiusi.

«Delizioso!» commentò.

Asuka sollevò un sopracciglio. «Guarda, i colloqui per le pornostar non si tengono qui.»

Lili aprì gli occhi di scatto, seccata. Poi nell'azzurro balenò una scintilla divertita. «Come siamo sensibili, cara Mediatrice» scandì bene l'ultima parola.

Scivolò verso di lei, un sorrisetto malizioso sulle labbra.

Asuka indietreggiò. «Che fai!?»

La bionda avanzò e la spinse sul materasso. «Devo continuare il mio striptease. Assisti!» ordinò.

Si sollevò sulle ginocchia e fece scivolare prima una spallina del babydoll, poi un'altra. Asuka osservava terrorizzata eppure, suo malgrado, non riusciva a staccare gli occhi.

Lili fece scorrere le mano lungo la seta prima di afferrare la scollatura del babydoll e tirare.

Tirò — un centimetro di pelle visibile, tirò — ancora un altro po', tirò...

«Tutto bene, ragazze?» chiese la mamma di Asuka.

Asuka, gli occhi ancora sbarrati, osservò il viso di Lili andare a fuoco, le mani ancora ferme sul babydoll. La ragazza posò lo sguardo sul sandwich a pochi centimetri da lei. Lo afferrò e lo puntò su Asuka.

«Oui, signora Kazama! Stavo giusto dicendo quanto fossero buoni questi panini! Deve assolutamente svelare dove compra la maionese, è deliziosa!» esclamò. Aveva la voce affannata ed un po' roca ma la signora Kazama non sospettò niente.

Ovvio, lei impazzisce per Lili, pensò Asuka.

«Oh, cara Lili, mi lusinghi!» ridacchiò la mamma. «Volete un succo di frutta?»

«Non si scomodi, arriviamo noi» rispose Lili, agitando una mano con grazia. La mamma di Asuka annuì e uscì dalla stanza. Lili sistemò le bretelline del babydoll, lanciando un'occhiata eloquente verso Asuka.

La brunetta giaceva ancora scomposta sul letto, probabilmente in stato di shock. La scollatura del kimono si era leggermente aperta. Non aveva detto una parola.

Lili le puntò un dito contro, fissando la porzione di pelle nuda della brunetta con occhi famelici, minacciosa nonostante avesse i lunghi capelli che ricadevano in ciocche scomposte e fosse mezza nuda e scalza.

«Ti sei salvata in calcio d'angolo, Kazama!» soffiò. «Ma non finisce qui.»

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Capitolo 42
*** Stress da ereditiera (5.Prompt: vacanze) ***


5. Prompt: vacanza
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Stress da ereditiera
Rating: verde
Flashfic (420)
Genere: Commedia, fluff


Lili si abbandonò lungo la chaise-longue, tirando un lunghissimo sospiro, come se non si fosse mai seduta prima di allora.
Allargò le gambe, mormorando deliziata quando la luce del sole la riscaldò.

«Ah, come sono stanca!» sbottò, reclinando la testa all'indietro. «Ho bisogno di una vacanza. Due settimane a poltrire nel letto, senza pensieri per la testa...»

«Ovvero, quello che fai tutti i giorni» rispose una voce energicamente, dietro di lei. Asuka Kazama la stava accusando di nuovo. «Per non parlare del fatto che nella tua villa campeggia una piscina olimpionica» sbuffò rumorosamente.

Lili si voltò con molta calma, gli occhi che mandavano lampi. Il sole illuminava i suoi capelli: sembrava avesse un'aureola.

Era un angioletto furioso.

Fece schioccare la lingua. «E quindi? Non sono mica i Caraibi! Voglio andare alle isole Seychelles» replicò, la voce acuta, scuotendo la testa.

Asuka si sedette a bordo piscina, bagnandosi le gambe. Non so nemmeno dove si trovano le isole Seychelles, sulla cartina geografica.

«Sei ridicola» urlò alla bionda.

Lili si girò, aggrappandosi alla chaise-longue. Ora era decisamente incazzata. Il viso le si deformò per la rabbia.

«Tu non hai idea di come sia essere un'ereditiera! È stressante!» scoppiò.

Un flash la investì. Asuka sbatté le palpebre, stordita. Era stato un paparazzo.

Lili lo puntò con un indice accusatore. «Ecco, vedi!» strillò, come se il paparazzo fosse la ragione di tutti i mali. «Mi perseguitano! Alle Seychelles non succederà» dichiarò, tirandosi le guance, disperata.

Interruppe la sua sceneggiata per riflettere un attimo.

«Beh, magari qualche foto me la scatteranno ma insieme ad altri ereditieri!» concluse, rallegrandosi, con la voce che le saliva di un'ottava. Annuiva convinta, aggrappandosi forte ai bordi dello schienale della chaise-longue.

Asuka ebbe l'impressione che si sarebbe presto rovesciata. «Lili... calmati» l'avvisò.

Lili non l'ascoltò e continuò a chiacchierare su quanto si sarebbe rilassata alle Seychelles, di quanto si sarebbe abbronzata e di quanto avrebbe mangiato...

E un lato della sedia si sollevò pericolosamente da terra. Lili parve non accorgersene perché scivolò sempre di più verso lo schienale.

«Lili...» avvisò di nuovo Asuka, tenendo d'occhio la sedia che si sollevava, inclinandosi verso le mattonelle rosse del terrazzo.

Fin quando non le raggiunse.

Lili cadde rovinosamente a terra. Un altro flash immortalò quella visione divina.

Gli occhi azzurri spalancati di Lili si alzarono su Asuka, imploranti.

«Hai visto! Che stress la vita da ereditiera, mon Dieu!» si lamentò, posando il mento sul palmo della mano mentre con l'altra tamburellava sulle mattonelle bagnate e scivolose.

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Capitolo 43
*** Chiacchiere ( 24' Headcanon) ***


24. Headcanon
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Chiacchiere
Flashfic (300)
Rating: verde


«È una bulla travestita da crocerossina» affermò con sicurezza Lili, fissando le ragazze. L'asciugamano in cui aveva avvolto i lunghi capelli biondi la rendeva molto poco minacciosa, nonostante le scintille che sprizzavano i suoi occhi.

Christie, Julia e Ling Xiaoyu si scambiarono un'occhiata.

«A me sembra... un po' pagliaccia, credo, ma in fondo è una brava ragazzina» intervenne timidamente Julia. Prese a giocherellare nervosamente con la treccia che le scendeva fino alla vita.

«Esatto. È giapponese, è normale che sia buffa» aggiunse Christie, il suo inglese venato dall'accento brasiliano. Poi tacque, spalancò gli occhi come se avesse visto qualcosa di orribile, si voltò verso Ling Xiaoyu e disse, parandosi con le mani «Senza offesa»

Lei ridacchiò. «Figurati. I giapponesi sono buffi... ma hanno il loro fascino» concluse, facendo un delizioso occhiolino a Lili.


***


«È un'oca francese che dovrebbe tornarsene alle sue lezioni di danza» sbuffò Asuka, appendendo un pantaloncino.

Sempre il solito spogliatoio dopo una qualificazione ai gironi per il Torneo; sempre le solite ragazze, solo più sudate e più stanche.

«Ha un po' la puzza sotto al naso ma dispensa ottimi consigli di moda» le fece notare Christie, mentre preparava il suo borsone.

«È monegasca, non francese. Se la tira ma ne ha tutte le ragioni, no?» corresse Julia. «Che darei per avere i capelli biondi...» fece, sognante.

«È uno schianto. Spero tenga le mani lontano da Jin...» aggiunse Xiaoyu. Diede un ultimo colpo di spazzola ai suoi capelli neri poi fissò Asuka allo specchio. «Quindi, distraila, mi raccomando» ordinò, rivolgendole un sorriso da furbetta.


***


E fu così che si sparse la voce che il Tekken somigliava sempre di più ad un reality show con tanto di fan service più che ad un torneo di arti marziali.

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Capitolo 44
*** Cinema (17.Genderbender) ***


17.Genderbender
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Cinema
Rating: giallo
Genere: Slice of life, generale
Avvertimenti: Genderbender [male!Asuka]


Andare al cinema non è proprio la mia idea di 'primo appuntamento'.
Lili Rochefort, sedici anni di bellezza classica, da catalogo, impugnò lo scovolino del mascara e iniziò a pettinare le ciglia bionde.
Per non parlare del film! "Zombie Killer 3". Andiamo!
Quel film minava le certezze di Lili riguardo alla serata. Un film di zombie non era il romanticismo fatto appuntamento, no?
Lili sbuffò. Almeno il suo accompagnatore valeva tutto il prezzo del biglietto per quella carneficina: capelli scompigliati e castani, fisico possente, lineamenti asiatici cesellati e due occhi da cerbiatto che la incendiavano. Si chiamava Atasuke.
Posso sempre guardare lui invece degli zombie, pensò Lili, finendo di prepararsi. Lanciò un'occhiata compiaciuta allo specchio: era una bomba.
Se Atasuke non cadeva ai suoi piedi, non era un uomo. Parola di Lili.

Atasuke parcheggiò la macchina davanti al palazzo di Lili. Le mandò un messaggio.
Sbuffò, nervoso, lasciandosi andare contro il sedile. Insomma, un film di zombie era l'antiappuntamento ma lui non ne sapeva molto. E poi lui non era tipo da smancerie: le cene romantiche al lume di candela gli davano la nausea, per non parlare delle serate in spiaggia!
Lili, purtroppo, sembrava molto tipo da queste cose.
Mi dispiace, bionda.
I numeri digitali sul cruscotto segnalavano le 20.13 ma Lili arrivò solo alle 20.28.
Non sembrava minimamente dispiaciuta del ritardo ma Atasuke non riuscì nemmeno a mettere su il suo sguardo assassino: la tipa era uno schianto.
Forse un po' troppo preparata per i miei gusti.
«Ciao» lo salutò, piazzandogli due baci ardenti sulle guance.
Atasuke si raddrizzò sul sedile, in imbarazzo. Non è che se ne intendesse, di ragazze: passava il suo tempo a scazzottare, a prendere note per la sua pessima condotta — ma io do solo qualche lezioncina a quei bulli che tormentano i ragazzini! — e a riparare biciclette e macchine.
E ora si ritrovava questa sottospecie di dea sul sedile della sua utilitaria e non aveva neppure ricambiato il suo saluto.
«Ehm. Sì, ciao» borbottò, mettendo subito in moto per tenersi occupato.
Con sua somma sorpresa, Lili ridacchiò. Nei suoi occhi azzurri danzava una luce pericolosa e Atasuke pensò che quello non era il primo appuntamento della ragazza.
Ovvio, è bellissima. Chiunque abbia un minimo di sale in zucca ci proverebbe.
Eppure... se Lili era ancora single, significava che forse non era così svelta o forse aveva bisogno di un ragazzo testardo che le tenesse testa.
Esatto. Lili aveva bisogno di uno come lui.

Oh-oh, sembra che il bellimbusto sia alle prime armi, pensò Lili, divertita, squadrando Atasuke dalla testa ai piedi.Fortunella!
Lili decise di essere buona e metterlo a suo agio. Si sistemò sul sedile della scassarola a quattro ruote.
«Allora... è tua, questa buffa vettura?» chiese.
Sulle guance del ragazzo si formarono due chiazze rosse. «No. È di mio padre» rispose.
È come in quel film... lui povero ma bello e dal cuore puro. Che divertente!
Lili soffocò una risata. «Che lavoro fa tuo padre? Se non sono indiscreta... »
«È proprietario di un dojo. Mi ha insegnato lui a combattere. Mi ha insegnato lui il rispetto per le arti marziali e... »
Mentre Atasuke continuava a dare aria alla bocca, Lili si mise comoda per ammirare il suo profilo scultoreo, perdendosi tra le linee del naso dritto e delle labbra morbide.
Un po' noioso ma, in compenso, è uno spettacolo, tirò le somme Lili, mordendosi il labbro inferiore.
Agitò una mano. «È tutto molto dolce. Non se ne trovano di tipi come te in giro» lo interruppe.
Ti stai prendendo tutta la scena, bello.

Atasuke serrò le labbra in una linea dritta. Lili lo osservava ammirata e aveva detto le parole giuste eppure nella sua testa trillò un campanello d'allarme.
Ha almeno ascoltato una sola parola di quello che ho detto?
In ogni caso, non c'era tempo da perdere: l'insegna retrò del cinema si affacciava davanti a loro. Atasuke si affrettò a parcheggiare.
Scese dalla macchina, scorgendo con la coda dell'occhio Lili ancora placidamente appoggiata sul sedile.
Si aspettava che le andasse ad aprire la portiera. Beh, la galanteria non è certo un difetto e Atasuke si precipitò a esaudire il suo desiderio.
Sul volto della bionda si dipinse un'aria compiaciuta.
«Carino» commentò, sollevando gli occhi verso il cinema.
Non esattamente quello che direi di te, pensò lui. Con quei jeans super aderenti, gli stivaletti con i tacchi e il top a sbuffo che le scopriva una porzione di ventre piatto, Lili sembrava pronta a diventare l'attrazione principale.
«Vengo spesso qui. Mi piace il cinema» rispose Atasuke.
Lili gli scoccò un'occhiata in tralice. Perché? Cos'aveva detto di sbagliato?
Atasuke fece spallucce e la invitò a proseguire.

Lili era indignata. Non solo doveva subirsi il film, doveva anche mettere piede in un posto già frequentato dal tipo!
Che insulto.
Il cinema "Space" era un punto di ritrovo per gli studenti. Offriva sconti niente male; in più, ospitava una sala bowling e un piccolo e tranquillo discopub.
Mediocre. Per non parlare del fatto che non spenderà nessuna cifra esorbitante per me.
«Oh, guarda. Quelli frequentano il pubblico, vero?» fece Lili, indicando due ragazzi terribilmente sfigati.
«Ehi! Quelli sono i miei compagni di classe! Te li presento» rispose lui, tutto contento, per sommo orrore di Lili.
Ecco perché è così: se la fa con i nerd.
Lili tentò di sorridere. «Certo» acconsentì.
Atasuke la trascinò verso i due ragazzi. Avevano in mano il volantino di un film che mostrava degli zombie. No! Me li ritroverò nella stessa sala! Addio appuntamento, se non romantico, almeno avventuroso.
«Ragazzi!» li chiamò Atasuke. Loro si voltarono, felici.
«Ma guarda un po' chi si vede!» esclamarono. Poi i loro occhi appannati dagli spessi occhiali da vista scivolarono su Lili e si bloccarono.
Le loro espressioni contrite e sconvolte, ma anche ammirate, fecero quasi ridere la ragazza. Riusciva ad indovinare i loro pensieri: lei era figa, sì, ma snob e non era quella giusta per il loro amato Atasuke.
Semmai, lui non è quello giusto per me.
«Ehi! Vi presento Lili. Lili, questi sono Satori e Robert» li presentò Atasuke. Poi notò il volantino che ondeggiava tra le loro mani. «Anche voi andate a vedere "Zombie Killer 3"? Che coincidenza. Magari ci sediamo vicini» esclamò.
«Forte. Ciao, Lili» risposero in coro i due nerd.
Sii gentile, come ti ha insegnato papà. Non tutti sono fortunati a nascere interessanti come te. «Ciao, ragazzi. Incantata»
I quattro si stavano avviando verso l'edificio colorato quando una voce dal forte accento cinese li bloccò.
«Kazama!»
Satori e Robert rabbrividirono. «Feng Wei. Avevamo detto ad Atasuke di non immischiarsi... » informarono Lili.
Lili si portò un dito alle labbra. Feng Wei. Un mezzo criminale del privato. Quella feccia frequenta il mio istituto solo grazie alle conoscenze che ha.
Si voltò per affrontarlo. Inarcò un sopracciglio quando vide che Atasuke si era posizionato davanti a loro e teneva un braccio aperto come a difenderla.
Galante ma decisamente inopportuno.
Feng Wei la vide e un ghigno gli deformò il viso. «Rochefort, ora te la fai con i perdenti?» l'apostrofò.
«Chiudi quell'orrido becco, Feng» ribatté Lili, guadagnandosi la stima del trio degli sfigati.
Feng Wei strinse il pugno. «Ne approfitterò per darvi una bella lezione» ringhiò.
Atasuke mosse un passo. «Provaci, Feng. Ti farò il culo a strisce come l'ultima volta» urlò.
Lili lo squadrò. Non è così noioso, al finale. Decise di rendere più movimentata quella serata. «Non vorrai renderti ridicolo!» disse, posizionandosi al lato del ragazzo.
Atasuke le scoccò un'occhiata sorpresa. «Cosa fai?» le mormorò.
«Ti rendo meno difficili le cose» rispose lei, ghignando. La sottovalutava: un errore che commettevano in molti.
Ma prima che potessero anche solo cominciare, un poliziotto li interruppe. «Cosa sta succedendo qui? Una rissa? Volete passare una nottata in prigione per calmarvi un po'?» li rimproverò.
Atasuke ringhiò. «Dovrebbe arrestare questo qui, agente» suggerì.
Feng Wei ghignò ma tenne la bocca chiusa.
Il poliziotto fece scorrere gli occhi tra i due contendenti. «Basta così. Se vi becco di nuovo, saranno guai» ammonì.
Lili tirò su col naso.
Satori e Robert indietreggiarono mentre Atasuke e Feng Wei restarono impalati a fronteggiarsi.
«Allora?» esortò l'agente.
Quest'appuntamento si sta rivelando meglio del previsto. Dovrò davvero premiare Atasuke.
Lili afferrò il braccio del ragazzo. «Sarà per la prossima volta» gli sussurrò all'orecchio. Poi rivolse un sorriso smagliante all'agente. «Non si preoccupi. Ci penso io.»
L'uomo annuì.
Mi sottovaluta anche lui, che sciocco.
Atasuke annuì e voltò le spalle a Feng Wei.
«Che faccia tosta» ringhiò. I suoi amici lo riscossero.
«Facciamo presto o non riusciremo a comprare i biglietti!» lo esortarono.
«Ah, già! Muoio dalla voglia di vedere quel film» disse Atasuke, salendo di corsa le scale del cinema.
Lili lo seguì a ruota. Meritava una chance, in fin dei conti. Poteva onorare quella bettola azzurra della sua presenza per quella notte.

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Capitolo 45
*** Serata danzante (29.Vampiri!AU) ***


Questa storia partecipa all'Au Challenge indetta da DonnieTZ su Efp con Dark!AU prompt 'Vampiri'.

Questa storia partecipa all'About Sex Challenge indetta da ManuFury con il prompt 'Supernatural'.

29. Vampiri!AU
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: arancione
Avvertimenti: Lime(??)
Genere: supernaturale, erotico, suspense (i polli ridono)
Titolo: Serata danzante


Rouen, 1850

Le tenebre abbracciavano l'imponente dimora della nobile famiglia Rochefort, donando un fascino inquietante alla facciata in stile barocco.

Asuka Kazama rabbrividì e si strinse nello scialle di lana pregiata. Qualcosa le puzzava e lei aveva un ottimo olfatto.

Il palazzo doveva avere più di venti stanze, a quanto poteva intuire Asuka dalle finestre. Stranamente, solo quelle del primo piano erano illuminate —probabilmente quelle del salone da ballo.

Asuka rabbrividì di nuovo.

La mamma le diede un pizzicotto. «Comportati da fanciulla ben educata, mi raccomando. La famiglia Rochefort è di nobili origini e conserva ancora un patrimonio sostanzioso. Si dice che mademoiselle Rochefort, la figlia, possegga una bellezza fuori dal comune. Nonostante sia in età da marito, però, non partecipa molto alle attività sociali» disse.

Come se ad Asuka importasse qualcosa!

Trovava ridicoli tutti quegli obblighi da signorina di buona famiglia e noiosi quei balli dove ci si impacchettava tutti per fare bella figura e trovare marito o moglie.
Sistemarsi. Essere finalmente donna.

Asuka sbuffò.

Sua madre le scoccò un'altra occhiataccia prima di incipriarsi nuovamente. Era particolarmente ansiosa, quella sera: voleva fare bella figura.

Forse Monsieur Rochefort aveva anche un figlio in età da marito e sua mamma era intenzionata a combinare qualcosa?

Il cigolare dell'elegante portone broccato distrasse Asuka dai suoi pensieri molesti.

«Benvenuti nella mia casa! Lasciate un po' della felicità che portate!» li accolse una voce dal forte accento francese.

Il signor Rochefort era bizzarro: era un uomo di mezza età eppure conservava un aspetto giovanile e, negli occhi, brillava una luce maliziosa e birichina.

La mamma avanzò impettita e salì gli scalini, raccogliendosi la gonna con due mani. Asuka dovette soffocare una risata. «Che onore, monsieur Rochefort» salutò.

«L'onore è tutto mio» rispose lui, inchinandosi per effettuare uno splendido baciamano.
Sarebbe stato un gesto da perfetto gentiluomo se non avesse inspirato profondamente, come se avesse percepito un profumo allettante, mentre indugiava con le labbra sulla mano della mamma.
Quando incrociò lo sguardo della mamma, le luci sfavillanti provenienti dall'ingresso donarono una strana sfumatura rossastra ai suoi occhi azzurri.

Asuka sentì un nodo allo stomaco, accompagnato dallo strano impulso di andare a liberare la mamma da quella presa.

«Che profumo incantevole, madame» complimentò monsieur Rochefort.

La mamma si imporporò tutta. «Oh, la ringrazio.»

Eppure anche lei conservava una traccia d'inquietudine nel volto a causa di quel contatto e ritrasse la mano più in fretta di quanto sarebbe stato conveniente, stringendola con l'altra e rifugiandosi da suo marito.

Monsieur Rochefort lo notò e sfoderò un sorriso che Asuka trovò raccapricciante.

Non voleva entrare in quella casa.

Mosse un passo indietro.

L'uomo inquietante parlò. «Lasciate che vi presenti mia figlia, la signorina Emilie» annunciò, introducendo una figura in ombra con un braccio.

Asuka sbatté le palpebre. Impossibile. L'ingresso era completamente illuminato: allora perché la figura restava nel buio?
Poi apparve, come se fosse stata investita improvvisamente dal fascio di luce e Asuka non ci pensò più.
Persino la mamma trattenne il fiato.

Sulla soglia, era apparsa la fanciulla più bella che Asuka avesse mai visto.

Sorrideva educatamente, negli occhi azzurri la stessa luce maliziosa e birichina del padre.
I soffici e biondi capelli lisci le sfioravano la vita sottile stretta dal corpetto del colore del vino che faceva risaltare la sua pelle d'avorio.

Tutto aveva cessato di muoversi. Asuka avanzò verso la figura celestiale, senza staccare gli occhi.

La splendida fanciulla posò lo sguardo di zaffiro su di lei e si leccò le labbra in un gesto lento.

E l'incantesimo si ruppe e Asuka si ritrovò di nuovo ad indietreggiare.

«Enchantée» disse Emilie, con la sua voce celestiale, continuando a fissare Asuka, famelica e divertita.

Quel timbro caldo investì Asuka, facendola tremare dal desiderio e offuscando la sua mente con visioni oltraggiose.
Scosse la testa, sotto shock.

Cosa succede?, pensò.

«Prego, entrate nella nostra umile dimora» li invitò, inchinandosi lievemente. Pareva cantasse invece di parlare.

Asuka entrò dopo i suoi genitori. La mamma le fece cenno di sfilarsi lo scialle, cosa che lei eseguì controvoglia.
Il corpetto le strizzava il busto e un'ampia porzione del suo décolleté era praticamente offerta agli occhi di quella strana famiglia e di tutti gli invitati.
Molti giovanotti lanciarono occhiate lascive ma fu lo sguardo bruciante della bellissima Emilie ad imbarazzare Asuka.

Le rivolse un sorriso e si diresse nella sua direzione. Un brivido corse lungo la spina dorsale di Asuka.
Quando passava, gli invitati si fermavano per ammirare la sua bellezza; eppure Emilie non distoglieva lo sguardo da lei.

«Buonasera. Ancora non ci siamo presentate» esordì.

Ancora una volta, Asuka si chiese se fosse tutto frutto della propria immaginazione.

Qualcosa le impediva di ragionare appieno per cui rispose «Sono Asuka. Incantata di conoscervi, mademoiselle.»

La meravigliosa creatura rise, una melodia di campanelline che suonavano. «Dammi del tu. Abbiamo la stessa età, dopotutto» le chiese. Aveva i modi di una regina.

Asuka inarcò un sopracciglio. Emilie aveva un'aria vissuta anche se era nel fiore degli anni.

«Diventeremo amiche, me lo sento» affermò Emilie.

Quelle luci erano eccessive perché anche lo sguardo della fanciulla si tinse di rosso mentre vagava sulle linee del collo e del seno di Asuka.
Si leccò di nuovo le labbra.

Un campanello d'allarme suonò nella testa di Asuka. Si ritrovò ad affannare, quasi non riuscisse a respirare e vide Emilie sul punto di perdere tutto quel contegno da nobildonna.
Era famelica. La osservava come un cane osserva una coscia di pollo dopo giorni di digiuno.

Asuka trattenne un grido ed indietreggiò.

Quella donna era terrificante.

Lei se ne accorse e si ritrasse. Si ricompose, portandosi una mano affusolata al petto.

«Perdonami, Asuka. Sono una pessima padrona di casa. Per farmi perdonare, devi assolutamente concedermi di mostrarti le mie stanze» si scusò, affranta.
I suoi occhi ora rivelavano solo dispiacere. Asuka inarcò un sopracciglio.

Ora capiva perché Emilie non si faceva vedere in pubblico molto spesso.

Era proprio bizzarra.

Forse tutta quella bellezza e quel patrimonio le avevano dato alla testa, rifletté Asuka.
In ogni caso, lei non aveva la minima intenzione di allontanarsi da sola con quella ragazza; aveva davvero brutti presentimenti. A proposito di presentimenti, dov'erano i suoi? Asuka scandagliò la sala e trovò i suoi genitori che parlottavano con altri signori.
Siccome quei signori avevano al loro fianco dei ragazzi della sua età, Asuka suppose che stavano in combutta per infiltrarsi nel suo carnet da ballo.

Sbuffò. Lei odiava ballare.

Emilie se ne accorse e sorrise. «Con chi aprirai le danze, Asuka?» chiese, maliziosa.

«Con nessuno» replicò nervosamente Asuka. Incrociò le braccia ma questo fece sporgere il seno. Brutta mossa.

Emilie buttò l'occhio poi tornò a concentrarsi sul suo volto, scrutandolo attentamente, come se vi potesse trovare qualche verità nascosta. «Siamo in due, amica mia» disse.

Ancora una volta, Asuka restò a bocca aperta. Com'era possibile che non ballasse con nessuno?

Notando il suo sguardo incredulo, Emilie le porse il suo carnet. «Non ci credi?»

Era effettivamente vuoto. Asuka sollevò gli occhi, incontrando l'astuto sguardo della padrona di casa.
Forse non era poi così attratta dai giovanotti presenti in sala.

«Lili, mia dolce figlia, hai trovato compagnia?»

Monsieur Rochefort comparve improvvisamente alle spalle della figlia. L'aveva chiamata 'Lili', un nomignolo, eppure risultò sgradevole e Asuka si ritrovò a rabbrividire di nuovo.
Padre e figlia insieme erano inquietanti.

Emilie non distolse gli occhi da lei mentre rispondeva al padre. «Oui. E sarei lieta di mostrarle le stanze.»

Di male in peggio, pensò Asuka. Sarebbe stato un affronto reclinare un tale invito.

«Che splendida idea, Lili!» esclamò Monsieur Rochefort. Batté le mani e si allontanò per posizionarsi davanti all'orchestra.

«Signori e signore, mesdames et messieurs, sono onorato di ospitarvi nella mia umile dimora. Spero che questa sia una serata memorabile. Che abbiano inizio le danze!» annunciò, scatenando dei sospiri nelle dame.

Le note di un famoso valzer — di cui Asuka non conosceva il nome — risuonarono nell'aria e le coppie iniziarono ad accompagnarlo con i loro passi, le gonne che frusciavano e le scarpine che ticchettavano sul pavimento circolare dorato.

Emilie si soffermò un istante ad ammirare quello spettacolo poi riportò la sua attenzione su Asuka. «Andiamo, amica mia» la esortò, imprimendo una nota calda nella voce; quella stessa nota che aveva ottenebrato la mente di Asuka sull'ingresso.

E Asuka, suo malgrado, si scoprì ad annuire, come un agnellino belante davanti al lupo.

Emilie la prese per mano e quel tocco fu gelido, nonostante la ragazza indossasse i guanti. Asuka non ricambiò la stretta ma si lasciò guidare lungo le scale che conducevano agli appartamenti privati.
Asuka sbatté le palpebre per abituarsi al buio. Emilie, stranamente, proseguì senza indugio.

Strano. «Conosci molto bene casa tua, Emilie» disse.

Per tutta risposta, Emilie ridacchiò. «Chiamami Lili, amica mia.» Continuava a camminare, svoltare, camminare, svoltare.

Non sono sua amica!

Il cigolare di una porta la distrasse. Erano appena entrate in una stanza, possibilmente quella di Emilie.
Le luci si accesero, fioche, e Asuka dovette strizzare gli occhi per distinguere la sagoma di un letto a baldacchino e vari mobili broccati.
Sfarzoso. Non mi piace. L'arredamento non si addiceva del tutto alla persona che abitava lì. Emilie avanzò e, lentamente, sbottonò il proprio abito.

Asuka vide le proprie mani muoversi e aiutare la ragazza nel compito. Eppure era certa di aver reputato quell'atteggiamento oltraggioso e di aver pensato di scappare.
Invece era lì a sfilare il corpetto di Emilie e a lasciare che lei facesse lo stesso.

Il freddo della stanza le colpì la pelle nuda simile a tanti piccoli spilli e Asuka rabbrividì. La splendida creatura, bianca come la neve, bella come il peccato, avanzò e le circondò la vita con le braccia.

«Non temere, amica mia» le sussurrò all'orecchio.

Quell'abbraccio avrebbe dovuto riscaldarla invece risucchiò tutto il calore del suo corpo, lasciandola intontita e priva di forze, con il corpo nudo percorso dai brividi.
Era sempre stata una fanciulla ribelle e i suoi genitori avevano espresso la loro preoccupazione in merito a quel comportamento così poco femminile della loro figlia.
Ora si sarebbero meravigliati davanti alla totale assenza di ribellione di Asuka.

Lasciò che Emilie la baciasse ovunque volesse ed esplorasse la sua pelle con gelide carezze, lasciò che la facesse stendere sul letto per approfondire quel contatto.
Il suo cervello aveva smesso di funzionare: era come se fosse stato ricoperto da litri di miele, dolce ma appiccicoso: era in trappola.

La luce della luna filtrò dalle imposte, accendendo d'argento il viso magnifico di Emilie. E fu allora che Asuka comprese che non c'era stato nessun gioco di luci né era colpa della sua immaginazione fervida.

Gli occhi di Emilie sfavillavano cremisi e la fissavano famelici.

Sto per morire, pensò Asuka.

La creatura le carezzò teneramente i capelli e le sorrise, rivelando i canini appuntiti che scintillarono al bagliore lunare.
Asuka prese fiato per urlare ma la cosa la zittì con un bacio. «Ssh» mormorò, percorrendo con il dorso della mano il suo ventre fino in fondo.

Asuka odiò il proprio corpo traditore che vibrò sotto il tocco delicato ma deciso della creatura.
E proprio quando si irrigidì, l'abominio affondò le zanne nel suo collo.

Asuka urlò contro la mano premuta sulle sue labbra, completamente sotto shock, investita da ondate di dolore misto a piacere.

La cosa smise di succhiare e sigillò quel morso con un bacio. Sollevò la testa bionda e le rivolse un sorriso beato, i denti macchiati di sangue.

«Squisito» commentò. «Ora dormi, cara» ordinò e Asuka avvertì una stanchezza infinita e piombò nelle tenebre.


Quando riaprì gli occhi, la luce del sole filtrava dalle tende e sentiva il cinguettio degli uccellini.
Asuka si tirò su a sedere. Scrutò con attenzione i mobili di legno poco pregiato.
Era nella sua stanza.
Si portò due dita alla fronte per calmare il mal di testa. Allora era stato tutto un sogno, anzi, un incubo.

Scivolò giù dal letto e si alzò, barcollando. Fu travolta dalla nausea. Aveva mangiato pesante ieri, evidentemente.
Aveva appena aperto la porta di camera sua quando sentì un urlo proveniente dal salone. La mamma.
Asuka corse, il cuore che le batteva forte.
Si arrestò quando vide sua madre agitare una pesante busta rilegata. «Un invinto dal Conte Rochefort!» trillò.

Quel nome risuonò nella sua mente. Era il nome della famiglia del mio sogno, ricordò Asuka.
Fece spallucce e si rifugiò in bagno per rinfrescarsi. Si sentiva accaldata ma scossa dai brividi e le prudeva la pelle: probabilmente si era beccata una bella influenza.

Lo specchio le rimandò il riflesso di una ragazza stanca, con le occhiaie.
Afferrò la saponetta per lavarsi e sollevò la mano per grattarsi il collo. Le unghie scavarono in due forellini incrostati e si macchiarono di sangue fresco.

La saponetta le scivolò di mano e Asuka urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

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Capitolo 46
*** Ricordi (44. Sfogliando l'album dei ricordi) ***


44. Sfogliando l'album dei ricordi
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Ricordi
Rating: Verde
Avvertimenti: Timeskip
Genere: Slice of life, fluff


Lili si portò le mani, ancora affusolate e curate nonostante l'età, alla crocchia di capelli bianchi — "Perché li avevo biondi mentre tu, che eri una brunetta mediocre, li hai grigi" — per sistemarla.

Al suo fianco, sul tavolino cinese, comprato venti anni prima per fare un dispetto a quella tizia del Torneo, vi era deposto un album dei ricordi aperto su una pagina ancora bella bianca.

La pagina ospitava due foto di Lili e la sua migliore nemica Asuka Kazama mentre salivano su una giostra terrificante, i loro volti radiosi.

Lili lanciò uno sguardo intenerito. «Ora potrai dire ai tuoi nipotini che sei salita su una giostra nel Texas» disse, altisonante come al solito.

«Non ho nipotini» ribatté una voce femminile. Asuka Kazama posò il vassoio con il the affianco all'album.

Lili inarcò un sopracciglio. «Resta il fatto che sei salita su quella giostra grazie a me.»

Asuka scosse la testa. «Grazie ai soldi del tuo caro padre.»

Un sorriso spuntò sul volto delle due donne. Ne avevano fatte passare al signor Rochefort!

Lili si riscosse dal torpore dei ricordi: ogni tanto aveva la sensazione che quel flusso costante l'avrebbe trascinata con sé. «Ci sono comunque un sacco di cose bellissime che hai fatto grazie a me!» gracchiò, afferrando l'album e piazzandoselo sulle ginocchia.

Asuka si sedette al suo fianco, bevendo un sorso di the dalla tazzina di porcellana.
Tutto era eredità del padre di Lili: la donna non aveva avuto cuore di vendere la casa dove era nata e cresciuta. Ovviamente, Asuka era stata costretta a trasferirsi lì.

«Certo, Lili. Come quella volta che siamo andate a fare la crociera ai Caraibi e tu mi hai forzata a stare nella tua stessa cabina?» chiese sarcastica.

Lili alzò lo sguardo di scatto, allibita. «Come osi!» I suoi occhi azzurri, un po' lattiginosi, avevano ancora il potere di fulminare.

Asuka si impettì e sfogliò l'album fino a rivelare una foto di lei, in spiaggia, che tentava di coprirsi. «Mi facesti scivolare dal lettino e dare spettacolo!» le ricordò.

La mano di Lili volò alla bocca per coprire una risatina. «E che spettacolo!». Sfogliò le pagine. «L'attico vista mare della Florida te lo sei dimenticata?»

Asuka si sbatté una mano sulla fronte. «Oceano. Certo, ottimo acquisto. A chi lo abbiamo regalato?» borbottò.

Lili sbatté le palpebre. «A Lars Alexandersson e Alisa Bosconovitch. La poverina si è fatta disattivare dopo la morte del marito» sussurrò, un magone ad attanagliarle la gola.

Asuka non disse nulla. Il capitolo morte veniva affrontato con verve solitamente. Purtroppo, però, giungevano notizie, a volte, che smorzavano l'entusiasmo e la comicità delle due donne.

Loro erano state le più giovani a partecipare al Torneo e i veterani avevano fatto il loro.

«Vogliamo parlare della mia festa di laurea? Hai partecipato ad una festa di laurea grazie a me!» trillò Lili d'improvviso, rompendo il silenzio.

Asuka gettò un occhio all'album. C'era quella malefica foto di lei che guardava scandalizzata un'entusiasta Lili con in testa la coroncina d'alloro.

«Sparavi certe sciocchezze all'epoca. Beh, lo fai tutt'ora» si giustificò, appiattendosi i ciuffi corti e grigi. Aveva ancora le sante vertigini.

«No, dicevo sacrosante verità. Ti ricordi del nostro matrimonio?» chiese Lili, mostrandole una foto di loro due vestite da spose.

«Il nostro fasullo matrimonio, vorrai dire!» la corresse Asuka. «Eri pervertita, avevi bisogno di un ragazzo. Parliamone, mi rinchiudesti nello sgabuzzino della scuola e mi legasti al tuo letto. E il telefono con le foto porno? Andiamo!» ma le sfuggivano continue risate nonostante il tono arrabbiato.

Anche Lili rideva a crepapelle. «Tu eri davvero bisbetica ed impossibile! A san Valentino mi facevi congelare fuori la porta» disse. Picchiettò l'indice su una foto che le mostrava sorridenti con una scatola di cioccolatini. Lili sfoggiava un naso rosso degno di un clown.

Le guance rugose di Asuka si tinsero del medesimo colore. «Ben ti stava. Tu mi hai ripagata con la moto di Hwoarang. Correvi come una pazza, mi beccai un raffreddore.»

La Ducati Monster faceva bella mostra di sé sull'album. Purtroppo non ne era rimasto manco un pezzo, da come avevano saputo. Hwoarang non aveva mai spiegato loro com'era avvenuto l'incidente.

«Mi hai costretta a bigiare la scuola un sacco di volte» la rimproverò Asuka.

«E tu a venire in Giappone» fece lo stesso Lili.

Le due stettero zitte.
Sapevano benissimo che, nonostante i rimproveri, le migliori esperienze le dovevano l'una all'altra.
E Lili, tra le due, era quella più propensa ad ammetterlo.
Si alzò e pescò una macchina fotografica da un ripiano. Ritornò agitandola.

«Che ne dici di aggiungere un ultimo ricordo?» propose, sedendosi e puntando la Nikon verso Asuka.

«Che noia» borbottò Asuka ma accennò un sorriso all'obiettivo.

Lili le si sedette affianco e accostò la testa bianca a quella dell'amica.

«Dici "chérie"!»

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