Amarsi al Blue Rock

di MissKiddo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Blue Rock ***
Capitolo 2: *** Il sogno ***



Capitolo 1
*** Il Blue Rock ***


NB: la storia si svolge nel periodo in cui nella band vi erano ancora Max Green e Jacky Vincent

 

Capitolo 1

 

Il “Blue Rock”

 

Ok, la sveglia sta suonando.
Che rumore fastidioso, perchè hanno inventato le sveglie?
Forse dovrei alzarmi.
Ma ho ancora sonno. Che ore saranno? Forse le nove. Oggi dovevo fare qualcosa di importante, ma cos'era?

 

Talulah Brown aprì immediatamente gli occhi, ricordava perfettamente cosa doveva fare. Quel giorno il suo sogno di sarebbe avverato e non poteva perdere tempo nel letto.
Alzò la testa dal cuscino e sbadigliò, stiracchiando i muscoli indolenziti. I capelli lunghi e neri le ricadevano lungo il viso ed erano più scompigliati che mai. Sorrise nel silenzio della sua camera, già stava sognando ad occhi aperti tutto quello che sarebbe successo quella sera stessa. «Non ci credo ancora» sussurrò.
Si alzò dal letto di buon umore e andò dritta in cucina per bere del caffè nero e forte, una buona giornata iniziava sempre con del caffè.
Viveva da sola ormai da tre anni, aveva preso questa decisione il giorno del suo ventesimo compleanno e non poteva che esserne felice. Vivere da sola era magnifico, nessun ordine, nessun obbligo e soprattutto nessuno che le urlava di alzarsi.
Mentre sorseggiava il suo caffè seduta sul divano, sentì un bruciore lungo il braccio. Inizialmente non capì cosa fosse poi ricordò che il giorno prima aveva completato il suo ennesimo tatuaggio: con quello ne aveva ufficialmente dieci. Guardò il disegno perfettamente delineato e il suo umore schizzò alle stelle, era tutto così perfetto.

 

Erano da poco passate le dieci e Talulah stava già camminando per le strade di Los Angeles. Era strano per lei dato che non si svegliava mai prima di mezzogiorno, ma l'aria mattutina le infondeva energia. Si stava dirigendo verso il suo posto di lavoro, il pub “Blue Rock”. Poteva già vedere l'insegna luminosa in fondo alla strada, quel posto era la sua casa.
Il “Blue Rock” aveva aperto i battenti nel 1985, quando suo padre, poco più che ventenne, decise di incanalare la sua passione per la musica in un progetto importante. Vi si erano esibiti gruppi come i Guns N' Roses, Motley Crue e Skid Row.
Talulah, come suo padre, aveva sempre amato la musica, come poteva non essere così? Era nata e cresciuta in quell'ambiente e adesso vi lavorava come socia di suo padre. Aveva respirato il sound, bevuto il ritmo e cantato a squarcia gola sin dalla più tenera età. Arrivata all'entrata secondaria entrò spalancando la porta. «È arrivato il grande giorno! Big Jack, dove sei?» urlò Talulah.
Big Jack era il soprannome di suo padre ed era facile capirne il motivo. Era alto quasi due metri, sul viso dai lineamenti duri vi era una barba incolta e i capelli neri e lunghi erano sempre legati in una coda bassa. Ma i suoi occhi verde smeraldo, che sua figlia aveva ereditato, lasciavano trasparire la sua bontà d'animo. Quando sentì le urla della figlia si trovava nel suo ufficio, scosse la testa e si diresse verso di lei. «Ti prego non urlare, ho dormito soltanto un'ora» Talulah roteò gli occhi. «Dettagli! Sai che giorno è oggi?»
«Lasciami indovinare, in fondo me lo ripeti solo da una settimana!» rispose lui ironicamente mentre ritornava nel suo ufficio. Talulah lo seguì sorridendo, si tolse la giacca di pelle e si sedette. «Papà... stasera. Qui. Falling in Reverse!» Jack continuò a compilare delle carte. «Lo sanno tutti! Stavolta ti sei davvero impegnata con la pubblicità, eh? Fingerò di pensare che lo hai fatto per il pub e non perchè sei ossessionata da loro» Talulah rise di gusto. Ricordava perfettamente tutte le volte che aveva supplicato suo padre di ingaggiare i Falling in Reverse. Jack sosteneva che non erano nello stile del locale, secondo lui erano troppo giovani. Ma lui faceva parte di quelle persone che amavano il rock vero, il rock anni ottanta e lei lo rispettava. L'importante era che alla fine l'aveva convinto, e quella sera il locale sarebbe stato pieno. «Ma io lo faccio per il pub, paparino!» rispose lei sfoderando una delle sue espressioni offese. «Paparino? Per dio, Ulah, se questi ragazzi ti fanno quest'effetto li ingaggerò per sei mesi!» entrambi risero. «Beh, vorrei tanto rimanere qui a parlare con te, ma ho del lavoro da sbrigare. Voglio essere libera per stasera» Jack annuì e riniziò a controllare i contratti dei suoi dipendenti.
Talulah andò nel suo ufficio, anzi, non era un vero e proprio ufficio: in realtà era la stanza delle bibite ancora in scatolate, ma a lei piaceva. Guardò le pareti ed osservò i poster che aveva attaccato, si concentrò soprattutto su quello del suo gruppo preferito. «Ronnie, stasera ci vedremo finalmente»
«Parli con i poster? Cristo...» quella voce improvvisa la fece sobbalzare. Quando si voltò vide Steve, barman del pub e suo amico. «Cazzo, Steve, che occhiaie, sembri uno zombie» rispose lei sedendosi alla sua piccola scrivania. «È bello sentirsi dire certe cose da un'amica. Sei un tesoro!» Talulah cercò di trattenere le risa, ma con scarso successo. Adorava punzecchiare Steve. «Non ti ripeterò che questa è la serata più importante della mia vita quindi, caro Steve, esci e lasciami lavorare» il ragazzo si passò una mano tra i capelli biondi e si avvicinò a lei. «Sei pazza, sai? Ma ti capisco. Fammi vedere il nuovo tatuaggio» Talulah allungò il braccio e le mostrò la scritta “Falling In Reverse”. Adesso li aveva stampati per sempre sulla sua pelle. «Non è bellissimo?» chiese lei. «Sei sempre la solita esagerata! Comunque, ti lascio lavorare» rispose lui. Le diede un bacio sulla guancia e se ne andò lasciandola nuovamente da sola.
Talulah lo guardò andar via e sospirò. Erano stati a letto insieme qualche anno prima, ma lei sapeva di non provare niente per lui. Steve le aveva detto la stessa cosa, ma credeva che in fondo lui non dicesse la verità. Scosse la testa, non era il momento di pensare a certe cose, doveva finire tutto il lavoro e prepararsi alla splendida serata che l'aspettava.

 

Talulah lavorò duramente, doveva compilare dei moduli, chiamare i tecnici del suono ed organizzare la serata. Tutto doveva essere perfetto, e il locale doveva essere pieno.
Quando finì tutte le sue mansioni decise di vestirsi, si era portata dei vestiti da casa, era fin troppo indecisa. Mentre si spogliava, sognando ancora il momento in cui avrebbe visto Ronnie, Steve entrò senza bussare. Vedendola mezza nuda rimase impietrito, ricordava bene il suo corpo ma vederla nuovamente gli faceva un certo effetto. «Ehi, vuoi imparare a bussare per favore?» disse lei coprendosi il seno con le mani. Steve cercò di sembrare indifferente. «Già visto, già provato. Tuo padre vuole che lo raggiungi al bar»
«Mi vesto e arrivo, adesso lasciami da sola!» Steve indugiò ancora per qualche secondo sulla porta, poi chiuse e se ne andò.
Jack era seduto ad uno degli sgabelli del bar, stava bevendo una birra. Talulah, ormai pronta, lo raggiunse sorridendo. «Solo un'ora!» esclamò sedendosi accanto al padre. «Hai sistemato ogni cosa? I tecnici del suono?» chiese lui serio. «Sono qua fuori, è tutto apposto»
«Sei una brava figlia» rispose Jack scompigliandole i capelli. «Papà! I capelli, sai quanto ho impiegato per farli essere perfetti? E non farmi passare per una bambina davanti a loro» Jack sorrise sorgnone. «Quando sei suscettibile, tesoro. Guarda che io conosco bene i musicisti! Se tu ti farai vedere disponibile non esisterà a portarti a letto» Talulah sospirò. «Magari...» disse sottovoce. Jack alzò un sopracciglio. «Prego?»
«Avanti, ho ventitré anni non cinque!» rispose lei dando una pacca sulla spalla di suo padre. Lui sospirò a disagio. «Ma sei sempre mia figlia. Ti sto solo dicendo di andarci piano, sei una bella ragazza e non voglio che tu soffra» Talulah lo guardò con amore, amava suo padre e quando le parlava in quel modo la faceva sentire protetta. «Lo so. Ma sai io sto solo esagerando un po', sono elettrizzata! Ciò non significa che mi comporterò da ragazzina in piena tempesta ormonale» Steve che stava arrivando con in mano una cassa di birre iniziò a ridere. «Ragazzina in piena tempesta ormonale, ecco un aggettivo giusto per te!» Talulah si voltò verso di lui e fece una smorfia. «Patetico, sei patetico Steve! Piuttosto, dammi da bere»
«Non voglio sentire queste cose stasera, quando stiamo lavorando dobbiamo comportarci da adulti, intesi?» disse Jack guardando i due ragazzi. «D'accordo, faremo i bravi bambini» disse Talulah afferrando la birra che le stava passando Steve.

 

Ronnie Radke stava dormendo nonostante fossero le cinque del pomeriggio. La sera precedente aveva bevuto troppo e la testa gli pulsava dolorosamente. Aprì gli occhi a fatica, la luce gli dava fastidio. Guardò l'orologio e pensò che ci fosse qualcosa che non andava. Quella sera avrebbero dovuto suonare al “Blue Rock” e ancora si trovava nel letto. «Cazzo» sibilò nel silenzio.
Dopo poco sentì il suono di un clacson che proveniva dall'esterno. Si alzò a fatica e, guardando fuori dalla finestra, vide il piccolo bus ce usavano quando dovevano suonare. «Merda, merda!» esclamò nel silenzio della stanza. Aprì la finestra e nonostante il dolore alle tempie urlò. «Cinque minuti! Arrivo subito!». Max Green, che conosceva perfettamente Ronnie, si voltò verso gli altri. «Ve lo avevo detto, stava ancora dormendo!»
Ronnie si vestì in fretta, prese degli occhiali da sole per coprire le profonde occhiaie e scese di corsa le scale, avrebbe dovuto smetterla di bere, almeno i giorni in cui doveva suonare. «Radke, vuole anche un caffè per caso?» chiese Max vedendo Ronnie correre lungo il giardino. «Magari!» esclamò lui sorridendo. «Il solito! Avanti andiamo o faremo tardi» disse Jacky salendo sul bus.
Il “Blue Rock” non era molto lontano, ma il traffico era insopportabile. «Sono davvero eccitato per questa serata. Il Blue Rock è sempre stato il mio sogno» disse Max guardando fuori. «Puoi dirlo forte! Stasera spaccheremo, ragazzi!» rispose Ronnie felice.

 

Talulah stava camminando avanti e indietro nel camerino, i Falling in Reverse erano in ritardo di mezz'ora. Il locale era già affollato e lei stava impazzendo. «I musicisti sono come le spose, se non arrivano in ritardo non sono contenti!» disse Jack entrando nella stanza. «Già! Cristo!» rispose Talulah continuando a camminare.
Qualche minuti più tardi Talulah sentì il suono di un motore, dovevano essere loro. Sgranò gli occhi, era emozionata, ma aveva anche paura. Presto li avrebbe visti, avrebbe potuto parlare con loro. «Papà, esci, vai da loro e portali nei camerini» disse lei tutto d'un fiato. «Ma stai bene? Sei diventata bianca!»
«Vai! Sbrigati!» urlò lei continuando a fissare il muro. Jack ubbidì e uscì senza aggiungere altro. Era giunto il momento, da li a qualche secondo avrebbe incontrato i Falling In Reverse.

 

Note: Spero che la storia vi piaccia, per adesso ho soltanto presentato i protagonisti, ma la storia si farà sempre più intrigante, ve lo assicuro!

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Capitolo 2
*** Il sogno ***


Capitolo 2

Il sogno

 

Talulah poteva sentire il suono del suo respiro, poteva sentire il battito accelerato del suo cuore. Per un attimo si chiese se stesse accadendo davvero, se non fosse soltanto la sua solita immaginazione. Sentì delle voci giungere dal corridoio, erano loro, erano sicuramente loro. Poi in un secondo la porta si aprì e si ritrovò a fissare gli occhi di Ronnie Radke. «Questa è mia figlia, Talulah» disse Jack indicandola. «Talulah? Bel nome» esclamò Ronnie sorridendo.
Talulah se ne stava lì, immobile, incapace di pensare, di parlare. Maledisse se stessa, dopo tutto quel tempo ad aspettare quel momento l'unica cosa che sapeva fare era rimanere in silenzio? «È nativo americano...» disse infine balbettando. Ronnie alzò un sopracciglio continuando a fissarla. «Ehi, ragazzi, siamo felici di conoscervi, ma dobbiamo andare sul palco» disse Max rivolto agli altri. Jack annuì vigorosamente, sapeva che erano in ritardo. «Vi accompagno» rispose infine facendoli uscire. Prima di andare si voltò verso sua figlia con aria interrogativa. «Ronnie, cioè quelli erano...» sussurrò Talulah con un'espressione inebetita. Jack rise. «È andata! Ci vediamo al bar tra mezz'ora, cerca di riprenderti» così dicendo se ne andò. Talulah si accasciò sul piccolo divano. «Stupida, stupida! “È nativo americano” ma cosa mi salta in mente? Penserà che sono un'idiota!» si prese il viso tra le mani e inspirò lentamente. Il primo incontro non era andato bene, ma aveva sempre il concerto e il dopo. «Però ha detto che ho un bel nome...» sorrise allegra. Ronnie Radke le aveva detto di avere un bel nome, pensò di essere una ragazza fortunata. Si alzò velocemente e corse al bar, doveva vedere il concerto.

 

Ronnie e gli altri seguivano Jack lungo il corridoio, stava iniziando a sentire la tensione, gli succedeva sempre prima di cantare. Era un misto di adrenalina e paura. «Si riferiva al suo nome?» chiese tutto d'un tratto rivolto verso Jack. L'altro inizialmente non capì. «Intendi Talulah? Si, si stava riferendo al suo nome» Jacky rise e diede una gomitata a Ronnie. «Cosa c'è da ridere?» chiese lui. «Non hai visto? Stava per svenire. È una nostra fan, non hai visto il tatuaggio?» Ronnie scosse la testa, non poteva dire che non aveva notato il tatuaggio perchè aveva fissato per tutto il tempo gli occhi verdi di lei.
Jack sentendo quei discorsi si voltò verso i ragazzi con sguardo truce. «Siamo arrivati. Vedete di suonare bene, siete nel migliore locale di Los Angeles. Non voglio problemi»
«Lo faremo» rispose Max. Jack se ne andò dopo averli avvertiti con lo sguardo per un'ultima volta. «Sei pazzo per caso? Se vuole quello ti fa a pezzi» disse Max rivolto a Jacky. «Stavo solo scherzando» rispose lui cercando la sua chitarra.
I ragazzi iniziarono a prepararsi, da dietro le quinte potevano sentire le urla dei loro fan. Prima di salire sul palco Jacky afferrò un braccio di Ronnie. «Non è male, eh? Hai intenzione di fartela?» Ronnie sorrise. «Può darsi. Ma adesso andiamo e facciamo il nostro lavoro» erano pronti, il concerto stava per iniziare.

 

 

Il pub era stracolmo, si faticava a camminare. Talulah raggiunse il bar a fatica, presto il concerto sarebbe iniziato. «Ehi, Steve» disse Talulah allungando un braccio per farsi notare. Steve alzò gli occhi, era impegnato con alcuni clienti. «Cosa c'è? Sei svenuta per caso?»
«Direi piuttosto che sono rinata! Passami una birra» Talulah doveva urlare per farsi sentire. Steve finì di servire gli altri clienti e poi le porse una birra ghiacciata. Ad un tratto le luci si spensero, era giunto il momento. Il sorriso di Talulah era radioso, il suo cuore era come impazzito.
Finalmente Ronnie salì sul palco, il pubblicò urlò. Talulah osservò tutto, voleva imprimere nella mente quell'immagine. Tutti i suoi tatuaggi, i muscoli tesi. Le labbra carnose, gli occhi piccoli ma pieni di emozione. «Dio, ma lo vedi?» disse lei rivolta a Steve che a sua volta osservava il palco. «Lo vedo... il solito spaccone»
«È perfetto, è...» non riusciva ad esprimere ciò che provava in quel momento, era troppo complicato.
Il concerto iniziò, Talulah rimase per tutto il tempo con lo sguardo fissò sul palco, era la cosa più bella che avesse mai visto, che avesse mai sentito. Avrebbe voluto fermare quel momento, vivere per sempre in quella bolla di pura perfezione.

 

Quando il concerto finì, Talulah riprese a respirare. Si sentiva come su una nuvola. Si alzò di fretta dallo sgabello e corse nuovamente nel camerino, li avrebbe aspettati e questa volta avrebbe detto qualcosa di intelligente.
Passarono pochi minuti quando sentì dei passi, stavano tornando. La porta si aprì e... «Il concerto è andato benissimo, fantastico! Ho sempre saputo che siete i migliori» Ronnie rimase immobile, la mano ancora sul pomello della porta. «Grazie... ciao, sei Talulah, giusto?» disse porgendole una mano. «Si, proprio io» rispose lei stringendola. Quel tocco fu qualcosa di speciale, c'era come della corrente elettrica fra di loro. «Dove sono gli altri?» chiese lei guardando fuori. «Stanno riponendo gli strumenti, io sono venuto qui per prendere un'aspirina, ho mal di testa» Talulah continuava a fissarlo, stava davvero parlando normalmente con lui? «Oh, mi dispiace. Se vuoi te ne posso procurare una»
«Devo averne una nello zaino» Ronnie si diresse verso il fondo della stanza e iniziò a cercare nello zaino. Talulah studiava ogni suo movimento. «Vedo che sei una nostra fan» disse lui indicando il tatuaggio. «Si, lo sono. Ti seguo dai tempo degli Escape the Fate...» Ronnie sorrise. Finalmente trovò l'aspirina e la mandò giù senz'acqua. Poi si rivolse di nuovo alla ragazza. «Sono davvero felice che il concerto ti sia piaciuto. Ho sempre sognato di suonare al “Blue Rock”» Talulah cercò di tranquillizzarsi. «Davvero? Beh ho fatto del mio meglio per avervi qui» Ronnie si avvicinò a lei. «Quindi devo ringraziarti di nuovo»
«Non c'è bisogno...» erano sempre più vicini, i loro nasi stavano per sfiorarsi. Poi, con estrema velocità, con estrema naturalezza, lui la baciò. Gli occhi di Talulah si dilatarono, sentì le guance infuocarsi. Non poteva essere vero, sicuramente si sarebbe risvegliata nel suo letto. «Grazie, Talulah» lei non rispose, continuò a fissarlo. «So che mi vuoi, e io voglio te, adesso. Possiamo spassarcela, che ne dici?» chiese lui sfiorandole una guancia.
Talulah era senza fiato, cosa doveva fare? Era ora di tirare fuori il suo coraggio. Senza dire niente afferrò il collo di lui e lo attirò verso di se. Lo bacio nuovamente, stavolta con più passione e forza. «Dico che va bene» rispose infine sorridendo.
Quando Ronnie si spogliò e Talulah se lo ritrovò davanti completamente nudo sentì un eccitazione mai provata prima. Lo voleva in quel preciso instante, voleva sentirlo sopra di lei, dentro di lei. Ronnie le si avvicinò iniziando a baciarla sul collo mentre con le mani iniziava a spogliarla. «Non ci posso credere...» sussurrò lei. «È bello poter ringraziare le proprie fan» rispose lui afferrandola per i fianchi e sollevandola da terra. Talulah cinse la vita di lui con le gambe, sentiva il calore della sua pelle, il sudore che gli colava lungo la schiena.
Entrò dentro di lei lentamente, fu come un fuoco divampato all'improvviso. Stava accadendo tutto troppo velocemente, in fondo lei avrebbe soltanto voluto un autografo e magari una foto. Ma stava avendo di più, in quel momento stava avendo lui e nessun altro avrebbe potuto toglierle quel ricordo. Talulah gemette, posò le labbra sull'orecchio di lui e iniziò a morderlo piano. «Ti prego non smettere...» Ronnie continuò sempre più velocemente. Nei pensieri di lei non ci fu più niente, soltanto lui e quella frase. Ti prego non smettere, non smettere, non smettere.

 

 

Gli altri componenti del gruppo avevano finito di riporre gli strumenti e stavano percorrendo il corridoio. Quando arrivarono di fronte al camerino sentirono i gemiti e iniziarono a ridere. «Credo sia meglio tornare dopo» disse Jacky. «Sempre il solito Ronnie, ma non aveva mal di testa? Andiamo a bere qualcosa» rispose Max allontanandosi.
Derek e Ryan decisero di tornare ai loro strumenti per aiutare i tecnici a riporli con cura nel bus, mentre Max e Jacky si diressero al bar.
Il locale era ancora pieno e loro cercarono di non farsi notare troppo, avevano voglia di bere qualcosa. Quando Steve li vide arrivare chiese subito cosa volessero e loro ordinarono un paio di birre. Steve li servì in poco tempo poi, mentre asciugava dei bicchieri ascoltò la loro conversazione. «Le migliori ragazze le prende sempre Ronnie» disse Jacky scuotendo la testa. «Sai come è fatto. Io propongo di farci un giro e cercare altre ragazze» rispose Max alzandosi dallo sgabello.
Steve rimase immobile con il bicchiere in mano. I suoi timori erano fondati, quel Ronnie aveva sicuramente sedotto Talulah.

 

Talulah stava ancora viaggiando su quella nuvola morbida e piena di felicità. Era ancora nuda e si sentiva adrenalinica, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa in quel momento.
Ronnie si alzò dal piccolo divano e iniziò a vestirsi cercando i suoi indumenti sparsi per la stanza. «Vai via?» chiese lei. «Sei molto bella, sai?» rispose lui cercando di cambiare discorso. Talulah sorrise. «Non fraintendermi, non mi faccio illusioni, so che lo fai con tutte» Ronnie infilò i jeans neri e si avvicinò a lei. «Non proprio con tutte... credimi se ti dico che con te è stato davvero bello»
«Ma non ci rivedremo mai più, giusto?» lui sospirò a disagio. «Magari torneremo a suonare»
«O magari no. Ronnie...»
«Si?» chiese lui mentre si infilava la maglia. I loro occhi si incontrarono nuovamente, Ronnie si sentiva perso, poteva perdersi in quegli occhi smeraldo. Cosa gli succedeva? Quella ragazza era così bella ed era stata anche molto gentile, ma lui l'avrebbe fatta soffrire, come faceva sempre. Come poteva spiegarle che se non si fossero mai più rivisti sarebbe stato un bene per lei? Lui aveva l'abitudine di far soffrire le persone anche se si impegnava al massimo, l'unico modo per evitare che accadesse era quello di evitare legami di ogni genere. «Sei il mio cantante preferito, amo la tua voce e ho amato questo momento» Ronnie sorrise debolmente, ebbe improvvisamente voglia di baciarla. «Ti lascio il mio numero, okay? Se avrai voglia di ingaggiarci di nuovo» Talulah trattenne il fiato. «Va bene, grazie».
Dopo poco entrambi furono di nuovo vestiti e l'accaduto iniziò ad avere la forma di un sogno, un sogno bellissimo. «Ci vediamo Talulah nome nativo americano» lei rise. «Ci vediamo» Ronnie uscì dalla porta. Una volta rimasta da sola lei iniziò a piangere anche se non ne capiva il motivo, troppe emozioni in una volta.

 

Note: ecco la seconda parte della mia storia! Cosa ne pensate? Non esitate a commentare per farmi sapere le vostre opinioni!

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