Storia di un orfanotrofio & dei suoi abitanti

di Novelist Nemesi
(/viewuser.php?uid=60274)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuova Casa ***
Capitolo 2: *** Dolci ***
Capitolo 3: *** L ***
Capitolo 4: *** Doti Investigative ***
Capitolo 5: *** Infanzia ***
Capitolo 6: *** Orfani ***
Capitolo 7: *** Rabbia ***
Capitolo 8: *** Ricerche ***
Capitolo 9: *** Caccia ***
Capitolo 10: *** Guaio ***
Capitolo 11: *** Piano ***
Capitolo 12: *** Svolta ***
Capitolo 13: *** Adescamento ***
Capitolo 14: *** Cattura ***
Capitolo 15: *** Lotta ***
Capitolo 16: *** Tocco ***
Capitolo 17: *** Ultimo Giorno ***
Capitolo 18: *** Partenza ***



Capitolo 1
*** Nuova Casa ***


Era un edificio abbastanza moderno e, a vederlo, anche accogliente. Aveva un grande giardino, un cancello ben curato che lasciava intravedere chiaramente i bambini che giocavano allegri sul prato verde. Accanto al cancello, il cartello dorato con scritto sopra Wammy’s House. Era un orfanotrofio speciale doveva venivano mandati gli orfani dotati di una particolare intelligenza e, oltre a studiare le materie ordinarie e fondamentali, venivano istruiti per migliorare nelle loro specialità. La ragazza era un po’ spaventata a entrare in quell’edificio, accompagnata dal signor Quillsh Wammy, fondatore dell’istituto. Si erano incontrati per caso, per uno spiacevole caso. Lei era per la strada, piena di brutte ferite dopo aver subito maltrattamenti da dei banditi per un portafoglio che non aveva. Viveva di stenti, andando a recuperare il cibo nella pattumiera, mai si sarebbe abbassata a chiedere l’elemosina a qualcuno. Non sapeva nulla dei suoi genitori, non sapeva dov’era nata. L’unica informazione su sé stessa era una collana con scritto sopra il suo nome, Hayley Lorraine, decorato con particolari ghirigorì stile Rococò. L’aveva sempre avuta con sé, anche quando la stavano per uccidere, e proprio in quel momento arrivò Wammy, arrivato per caso accorgendosi del piccolo trambusto nella grande città, o forse chissà, se ne stavano accorgendo tutti ma nessuno la voleva aiutare, essendo una squallida orfanella. Ora era lì, davanti a quel cancello, bagagli in mano e sguardo ansioso, impaurito. Quillsh le stava accanto, vestito in modo informale, cappello in mano, a fissare quella esile ragazza con un piccolo sorriso.

-Sono tutti nella tua stessa situazione, Hayley. Non ti giudicheranno male- disse lui, per tranquillizzarla.

La ragazza fece un impercettibile cenno con la testa e, senza guardare in faccia Wammy, fece un piccolo passo verso la sua nuova casa. Appena entrò sentì tutti gli sguardi puntati addosso, ma stavolta erano sguardi diversi: incuriositi, divertiti, di certo non i soliti sguardi di disprezzo. Ma era comunque nervosa, per qualche strana ragione. Credeva di essere immune a certi sentimenti.

Strinse nella mano la collana e seguì a passo svelto Wammy, che era già all’interno dell’orfanotrofio.

Si sentirono poi dei lamenti di bambini, insieme alla risata di un ragazzo. I bambini fecero capolino da un angolo della casa, seguiti da un ragazzo biondo, avrà avuto qualche anno in più rispetto a loro, i capelli lunghi fino al collo, che mangiava una barretta di cioccolato. La ragazza, come Quillsh, non fecero in tempo a dire nulla, perché arrivò un signore con gli occhiali a fare la predica al biondino.

-Roger, io non gli ho fatto niente, cercavano di rubarmi la cioccolata. Me la sono solo ripresa-

-Sono più piccoli di te, Mello. Non puoi passare subito alle maniere forti, a prescindere dalle motivazione che scatena tale reazione. Chiedi scusa-

La ragazza distolse a quel punto l’attenzione alla scena per dedicarsi a Wammy che procedeva verso un’altra sala, intento a mostrarle la struttura della sua nuova casa. Passarono per la cucina, per la sala da pranzo, per i corridoi che portavano ad alcune camere, destinate ai bambini più piccoli. Lei doveva andare per il primo piano, dove vi erano ragazzi più o meno della sua età.

-Puoi sistemarti, mentre attendi il pranzo- disse Wammy mentre la faceva accomodare nella sua stanza, un’ampia stanza vuota, c’era solo il letto, l’armadio, lo scrittoio con la sedia e la finestra. Sembrava davvero troppo grande per lei.

-Grazie…- disse debolmente Hayley posando le valigie sul letto.

-Verrò a chiamarti tra poco- disse Quillsh chiudendo la porta lievemente.

Si ritrovò sola, a sistemare le proprie cose, come fosse un robot. Si divertì però a sistemare quei pochi vestiti per colore e occasione, si divertì a sistemare il letto, a guardare la sua stanza cambiare poco a poco. Uscì un momento per guardare da sola l’edificio, ambientarsi. Fece qualche passo e notò che la stanza accanto alla sua aveva la porta semiaperta, e riuscì a scorgervi delle pareti completamente vuote, bianche, e si poteva vedere per terra un piccolo schermo di un computer acceso. Posò poi lo sguardo sulla targhetta alla porta, ma venne chiamata dalla voce di Wammy che l’avvertiva che era ora di mangiare. Per la prima volta avrebbe mangiato con chissà quanti ragazzi… Le venne una tremenda ansia. Avanzò comunque, scendendo le scale, come in trance, persa in chissà quali pensieri. Inciampò, addirittura. Arrivò nella sala da pranzo, dove si erano già tutti accomodati. Lei si attorcigliò i capelli, arrossendo, non sapendo dove andare, e dietro le spalle si ritrovò Wammy che le indicò un posto vuoto, l’unico posto vuoto. Si diresse immediatamente lì, senza pensare a chi era seduta vicino, almeno finchè non si sedette. Il suo vicino aveva i capelli bianchi e aveva il suo stesso vizio di arricciarseli, era vestito tutto di bianco e una gamba era accovacciata. Non sorrideva, sembrava stesse pensando a qualcosa di molto importante.

-Ciao… Posso sedermi qui?- poteva giurare di aver avuto l’impressione di parlare a un bambolotto. Non parlava, la guardava e basta, e si arricciava un ciocca della sua chioma bianca. Le fece solo cenno di assenso e lei si accomodò. Davanti a lei, ci fece caso una volta seduta, c’era il biondino che mangiava cioccolata, ancora cioccolata, chissà se era la stessa barretta di prima. Sembrava abbastanza nervoso, guardava quasi con astio la persona che aveva di fronte, cioè il bambino bianco. Erano davvero l’uno l’opposto dell’altro: bianco e nero, compostezza e inverso, indifferenza e.. Nervosismo anche il solo vederlo. Arrivò un ragazzino a sedersi vicino al biondo che poco prima la ragazza lo aveva sentito rispondere al nome di Mello, ma questi posò velocemente una mano sulla sedia dicendo che era occupato.

-Tanto non verrà. Deve risolvere il caso del piromane di Mosca-

-Non è vero, l’ha già risolto. Per una volta che viene qua, verrà sicuramente, Near. C’è la torta alle fragole che a lui piace tanto, non può mancare- rispose Mello con aria sprezzante.

Proprio in quel momento fece la sua comparsa Wammy, che si sedette accanto a Mello. Il ragazzo mollò la presa alla sedia con aria rassegnata, non osando protestare davanti al proprietario dell’orfanotrofio.

-Non verrà, vero?- chiese Mello a Wammy

-E’ nella sua stanza a risolvere un complicato caso di New York. Credo che si farà portare i pasti in camera-

Hayley avrebbe tanto voluto sapere di chi stavano parlando, ma era la ragazza nuova, non voleva essere indiscreta. E poi, un po’ si vergognava, grazie agli sguardi incuriositi di Mello e del ragazzo accanto che a quanto pareva si chiamava Near

-Wammy, chi è questa?- chiese Mello

-Hayley Lorraine-

-La ragazza nuova?-

-Esatto-

A quel punto Mello sorrise divertito, addentando la sua barretta di cioccolato –Chiamami Mello, Hayley. Benvenuta-

Wammy pensò invece a presentare l’altro ragazzo –Lui è Near. Non farci caso, è un tipo un po’ chiuso-

Near guardò Hayley con la stessa espressione seria –Io sono Near-

-Io sono Hayley…- Disse debolmente la ragazza

-Hayley è il tuo vero nome?- chiese Mello

-Sì…- rispose lei

-Wow… Wammy, perché lei può dire il suo vero nome?-

-Date le circostanze, Mello- rispose Wammy –Non le abbiamo ancora trovato uno pseudonimo-

-Bè, dovresti muoverti, Wammy- rispose Mello ridendo

Suonò il cercapersone di Wammy –Oh… Lui. Devo portargli il pasto. Bene, ragazzi, vi lascio soli- e saprì, con un carrello pieno di dolci.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Dolci ***


Era lì, seduto per terra, a completare un puzzle, la stessa espressione di quando l’aveva incontrato a pranzo. Non aveva spiccicato parola per tutto il tempo, e se ne stava tutto solo. Sembrava davvero una bambola. Peccato che questa cosa metteva a Hayley una certa ansia, gli sembrava inquietante che un ragazzino potesse essere così… Freddo. Invece, l’altro, Mello… Lui non passava mica inosservato. Sempre a scherzare con qualcuno e sempre a mangiare cioccolata. Ma non ingrassava?

Hayley passeggiava da sola per la sua nuova casa, la Wammy’s House, con aria persa. Quel posto sembrava davvero troppo grande per lei, troppo ordinato rispetto ai marciapiedi in cui era costretta a stare, troppo accogliente rispetto al disprezzo che aveva dovuto affrontare nella sua vita. Tutti gli altri ridevano, tranquilli, felici. Tranne quel Near. Non l’aveva ancora visto ridere da quando aveva messo piede lì dentro, più o meno un’ora, ma le sembrava strano quell’atteggiamento, visto che tutti gli altri sembravano felici. Anzi, non poteva ancora giudicare, visto che ancora non conosceva nessuno. Decise di tornare nella sua stanza, per scacciarsi quei pensieri, per sistemare le ultime cose. Salì le scale a capo chino, senza fare caso alla gente che saliva e scendeva, come se le voci dei ragazzini fossero solo un lontano eco. Riscese sulla Terra quando sentì di aver sbattuto contro qualcosa, cadendo poi violentemente a terra.

-Oh, accidenti, che botta…-

-Ops! Fatta male?- chiese Mello mangiando la barretta di cioccolato

Eh? Ma fino a un attimo prima stava al piano di sotto… Mello era stranamente energico, saltellava sul posto, un sorriso più allegro

-Non ti avevo vista-

-Ah… Io…-

-Fai più attenzione a dove cammini, la prossima volta-

… Ma senti da che pulpito…

Proprio in quel momento fece la sua comparsa anche Near, che aveva completato il suo puzzle da duemila pezzi, e lo teneva fermo grazie a una cornice. Era un puzzle tutto bianco, c’era solo una scritta piccola piccola blu, illeggibile a Hayley, che comunque non si ferml a farsi troppe domande su quello. Era arrivata da appena un’ora, eppure si sentiva già sconvolta da un “bambolotto” e un “drogato della cioccolata”. Pensava di essere finita dappertutto tranne che in un orfanotrofio. E la sorprendeva sempre notare come Mello guardava con una certa ostinazione Near.

-Near, che sei venuto a fare?-

-La stessa cosa che sei venuto a fare tu, Mello- rispose semplicemente il ragazzo.

A quel punto da una porta a cui hayley non aveva fato caso, uscì Wammy con il carrello di dolci del pranzo. Molti vassoi erano vuoti. Rimase sorpreso nel vedere i tre ragazzi

-Cosa fate qui?-

-Volevamo vederlo, Wammy. E’ arrivato ieri e non si fa ancora vedere- rispose Mello

-Credo che ci vorrà ancora un po’ prima che possa uscire dalla sua stanza. Pazientate ancora un po’, per cortesia-

Hayley ci capiva sempre meno. Vide la figura di Wammy sparire col carrello dietro al corridoio.

-Ma tu che fai ancora per terra?-

-Oh, io…-

-Dì un po’, hai capito perché sei qua?- chiese Mello divertito

-Bè, qui non ci portano gli orfani?-

Mello fece una sonora risata, trattenendosi la pancia dal gran ridere –Ma da dove vieni? Non sai proprio niente, tu!-

-Ehi!- Hayley si sentì offesa a quelle parole

-Wammy non ti ha fatto fare qualche test?- chiese a quel punto Near, alquanto incuriosito

-Mi ha dato un foglio…- rispose debolmente Hayley –C’erano delle domande assurde…-

-E quanto hai preso?-

Hayley ci penso un po’ su fissando per un secondo Mello -482 su 500-

Mello rimase con un pezzo di cioccolata in bocca, mentre Near stava per far cascare il suo puzzle

-Non ti credo- disse subito Near

-Perché? Che era quel foglio?-

Mello e Near si guardarono, per poi tornare su Hayley –Tu sei davvero strana, sai? Possibile che Wammy non ti ha detto nulla?-

-Ehm…-

-Lascia perdere, te lo spiego io- disse Mello ricomponendosi –In questo istituto vengono mandati orfani dotati di un’intelligenza superiore. Per entrarci Wammy, il fondatore dell’istituto, fa fare dei test per vedere il livello e tu sei tra i più alti, insieme a me e Mello. Io ho preso 490, e Near 495- disse guardando malevolo Near, che annuiva in silenzio

-E il massimo non l’ha mai preso nessuno?- chiese la ragazza, improvvisamente interessata all’argomento. Era un genio e neanche se ne era resa conto.

-C’è un ragazzo che ha preso 499 su 500. Sicuramente lo conosci di fama. Ora non vive più qui, anche se ogni tanto torna a farci visita. In tutto il mondo è conosciuto come… L-

Silenzio. Quella lettera rimase a volare nell’aria, mentre Hayley guardava Mello fiero di dire quelle parole e Near che, in un modo tutto suo, annuiva al discorso.

-… Chi?-

-Come chi?! L, il più grande detective del mondo!-

-Mai sentito-

-Ma da dove vieni?! Non sai davvero nulla!-

-Siete ancora qui, voi tre?- disse Wammy che portava un altro carrello pieno di dolci

Mello saltellò verso il carrello prendendolo al posto di Wammy –Posso portarglielo io, Wammy? Eh? Posso?-

-Non vuole essere disturbato, Mello…-

-Questo L…- pensò ad alta voce Hayley –Mangia tutte quelle schifezze?-

-Sì- rispose Near, incurante della reazione della ragazza

-Oh, cielo- rispose lei facendo la linguaccia –Chissà quante calorie… Sarà anche intelligente, ma farebbe meglio a evitare di ingrassare come un maiale… Immagino come sia grasso da zuccheri…-

E si accorse solo in quel momento di avere una persona dietro di sé, che aveva appena chiuso una porta sulla cui traghetta era scritta una semplice L in gotico giallo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L ***


Era un ragazzo piuttosto trasandato, con dei capelli puntati in diverse direzioni e dei ciuffi che gli cadevano sugli occhi cerchiati da delle evidenti occhiaie e gonfi. Chissà quante notti erano che non dormiva… Occhi nerissimi che la guardavano a un modo… Tutto loro, certamente. Spalancati, incuriositi, dubbiosi. Il ragazzo sembrava un vero sempliciotto, magro, semplice maglietta bianco candido a maniche lunghe e dei blue jeans, piedi scalzi. Era molto piegato con la schiena, il pollice poggiato sulla bocca. La guardava, non smetteva un attimo di fissarla. Hayley arrossì all’inverosimile. Era certamente il tipo più strano che avesse mai visto. Sembrava sbucato da una stanza centrifuga.

-Ho portato quello che mi avevi chiesto- disse Wammy avanzando col carrello

-Grazie- rispose il ragazzo con una voce apparentemente sbadata, stanca. Prese subito una fetta di torta al cioccolato con panna e una forchetta, prendendola quasi disgustato da tale oggetto, e prese un gran boccone di torta. Tornò a fissare Hayley. E Hayley cominciò a sentirsi irritata. Forse si sarebbero persi in giorni in quello scambio di occhiate, ma Mello interruppe tutto, tartassando il ragazzo di domande.

-Finalmente sei uscito dalla tua stanza! Come stai? Che caso stai risolvendo? Posso aiutarti?-

Il ragazzo fissò Mello tenendosi la forchetta in bocca, dopodiché accennò un sorriso e disse –Mello… Ciao-

-Allora? Posso aiutarti?-

-Mello…- intervenne Wammy –Dovresti lasciarlo in pace, invece. Non sono casi per te, questi-

-Anche io voglio aiutarlo- disse Near distruggendo come se nulla fosse il puzzle.

-Ragazzi, fareste meglio a tornarvene in camera… Vi aspetta un gran pomeriggio di studi, oggi. Dovrete anche mostrare a Hayley lo svolgersi dei…-

-Perché no?- disse il ragazzo sorridendo soddisfatto –Vediamo che sapete fare-

-Ma L…-

-Tranquillo, Wammy. Ora ci penso io- disse il ragazzo. Wammy non osò obiettare. Ma dopo un secondo di silenzio, riprese parola, fermando il ragazzo.

-L, non ti ho presentato la ragazza nuova-

Il ragazzo si girò subito verso Hayley, che lo guardava ancora imbarazzata e sconcertata. Sì, sconcertata.

-Hayley, ti presento L. La sua stanza, o meglio, il suo “studio” è di fianco alla tua camera-

L? Cioè, quell’ L?! Il più grande detective del mondo? Che Mello ostentava nel suo discorso di pochi minuti prima?

-Io sono L- si limitò a dire lui, L, con lo sguardo svampito e allampanato.

Si aspettava tutto fuorché lui, per un investigatore. Un grassone con l’occhio costantemente vigile e lo sguardo sottile, alla Sherlock Holmes versione extra large, visto la quantità esorbitante di dolci che mangiava. Eppure, per essere uno che mangiava sempre dolci, era magrissimo, e sembrava uno stupidotto. Mai si penserebbe che era il ragazzo, l’unico, poi, ad aver preso 499 su 500 a un test per geni. Si sentì presa in giro, a trovarsi finalmente L davanti.

-Ora vado- disse poi L dirigendosi verso la sua porta, con Mello e Near al proprio fianco, sicuro di essere seguito da loro. Non chiuse nemmeno la porta sicuro del fatto che o Mello o Near l’avrebbero richiusa. E mentre Wammy se ne andava e spariva ancora dalla circolazione, Hayley rimase nuovamente sola, in mezzo al corridoio. Pensò di andare in camera, ma appena arrivò davanti alla porta di L, ebbe l’irrefrenabile impulso di… Non proprio origliare, ma sapere almeno se era davvero così bravo, questo fantomatico L. Si avvicinò piano piano, certa di non fare rumore, ma sembrò tutto inutile.

-Guarda che puoi benissimo bussare- disse Near dall’altra parte. Hayley rimase interdetta davanti alla porta, con un’espressione di completo stupore.

-Falla entrare- disse L. Dal lungo silenzio che si era creato, era evidente che Near e Mello non si aspettavano una risposta simile. Hayley, dopo il primo attimo di stupore, si fece coragio ed entrò.

Per essere la stanza del più grande detective del mondo, si aspettava oggetti dal valore inestimabile sparsi per la stanza, pareti colorate o comunque ornate da qualche quadro, mentre quelle che vedeva erano di un bianco immacolato. Non  c’erano mobili, e nemmeno un letto. Solo un computer per terra. Per terra, insieme al computer, dolci di tutti i tipi e giocattoli che stava usando Near. Mello, indovina un po’? Mangiava la cioccolata!

-Accomodati, Lorraine- disse L che si leccava un dito pieno di panna. Dove si sarebbe potuta accomodare?

-Bene, Lorraine. Io sono L- questo si era capito –Mi dicono che hai ottenuto 482 su 500 al tuo test-

-Ehm… Sì- rispose Hayley arricciandosi i lunghi capelli neri.

-Notevole… Credo che il tuo aiuto ci sarà utile, Lorraine. Ti ringrazio- L prese dei fogli e accese il computer, accomodandocisi davanti in una strana posa, accovacciando le gambe in posizione fetale, come un bambino nel grembo della mamma.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Doti Investigative ***


Hayley era dietro il trio di geni, a sentirli confabulare sul caso, e lei non ci capiva niente di niente. Eppure era un genio, accidenti a lei… era in una posizione simile a quella di L, ma teneva le mani strette attorno alle gambe, a tenere il broncio. Era finita in una strana situazione, secondo lei.

-Hayley, tu non ti pronunci?- chiese a un tratto Mello accorgendosi della sua esistenza.

Hayley sobbalzò leggermente, non aspettandosi di essere presa in considerazione. Si avvicinò piano al computer, proprio dietro a L che non la degnava di uno sguardo, ma che senza dubbio si era accorto della sua presenza. Lui se ne stava sempre accovacciato a mangiare un gelato grandissimo ai frutti esotici, con tanta pana e una fragolina sopra. Dovevano piacergli molto le fragole.

-Near, per favore, illustra la situazione a Lorraine- disse L prima di imboccare il primo cucchiaino del gelato.

Near, si voltò verso Hayley, obbedendo a L come un automa. Ma che effetto faceva, ‘sto L, alle persone per farsi ubbidire così?

-Ci troviamo di fronte a una serie di omicidi a New York. Le vittime variano dai giovani di sedici a venticinque anni. non ci sono impronte, e i cadaveri sono stati tutti gettati in un unico punto, proprio nel centro città-

-Dev’essere un pazzo che vuole mettersi al centro dell’attenzione- rispose prontamente Hayley, senza pensare a quello che diceva.

-Non ti preoccupare Lorraine. Esponici le tue ipotesi- rispose L sorridendo –Devi sapere che io ho già risolto il caso-

-Eh? E allora noi che ci facciamo qui?!-

-Dobbiamo allenarci- rispose Mello –Uno di noi due- disse poi indicando sé stesso e Near –diventerà il suo successore e qualche caso lo dobbiamo risolvere-

-Insomma, vi divertite a risolvere casi di omicidi come questi?- disse Lorraine quasi disgustata

-Non la vedo proprio così- disse L –Ma comunque sia, non è questo ciò che m’interessa al momento. La tua teoria, Lorraine-

Hayley restò zitta a guardare quel buffo detective, per poi voltarsi verso lo schermo del computer che ritraeva i corpi delle vittime –Non ci sono segni di arma da taglio, né colpi di pistola…-

-Sono stati strangolati- intervenne Near –Quasi non si vede, ma c’è un segno intorno al collo delle vittime-

-Esatto, Near. Sei un ottimo osservatore- disse L. mello cominciava a irritarsi. Voleva intervenire anche lui. Guardò più deciso che mai il desktop del computer, e alla fine notò qualcosa che nessuno aveva notato.

-Non ci sono segni di lotta intorno alle mani. Se una persona viene strangolata, come minimo deve avere un piccolo segno intorno alle mani. Avranno certamente cercato di levarsela-

-Però non ci sono- rispose Hayley –Quindi l’assassino conosceva le sue vittime… Cerca di guadagnarsi la loro fiducia e poi le ammazza-

-Esatto- rispose ancora L. Mello sorrise soddisfatto, mentre Hayley non si capacitava di questa sua abilità nel campo investigativo.

-Ebbene? Che avete dedotto da questi fati?- disse L

-Come facciamo a capirci qualcosa sapendo solo queste due cose?!- chiese Hayley

-L’assassino ha usato un oggetto che avevano in comune le vittime-

-Una collana- disse Mello terminando il discorso di Near

-E il fatto che li abbia poi messi in mezzo alla strada in modo che tutti potessero vederlo, fa pensare a una vendetta-

-Sbagliato- disse L terminando il gelato –Osservate bene in che modo sono disposti i corpi, prego- facendo qualche click col mouse L fece vedere la foto delle vittime presa dall’alto –Non vi dice nulla questa forma?-

-Le teste sono nella stessa direzione…- disse Hayley –E le gambe… Sembrano disposte a caso, ma… Puntano in diverse direzioni… Punti importanti della città…-

L rimase zitto, prendendo un lungo sorso di tè. Mello e Near la guardavano.

-L’assassino si diverte a uccidere… Vuole solo far vedere quanto è bravo, vuole farsi cercare… E le gambe indicano dove potrebbe colpire… Potrebbe essere un uomo sulla mezza età che pensa di non essere stato riconosciuto per il proprio valore…-

-Esatto- rispose alla fine L sorridendo soddisfatto –Ora guardate- cliccò col mouse sulla piccola foto accanto alla ripresa dall’alto, ingrandendo un uomo sulla mezza età coi baffi che teneva la tipica targhetta dei carcerati in mano –Arrestato ieri alle 23 e 45 con l’accusa di aver ucciso trentadue persone a New York. Ha confessato, e tra quindici anni finirà sulla sedia elettrica-

-Accipicchia, L- disse mello ammirato –Hai risolto questo caso a tempo record-

-Siete stati bravi, sia tu che Near. Avete impiegato molto meno tempo del solito a capire la situazione- bevve un altro sorso di tè –E tu, Lorraine, sei stata molto brava. Hai una speciale perspicacia, riesci a capire molto bene le intenzioni delle persone e ciò che provano. Ti consiglio la psicologia criminale, nel tuo futuro-

-Posso andarmene ora?- chiese irritata Hayley. Non ne conosceva il motivo, ma quei tre le mettevano uno strano nervosismo

-Nessuno ti ha chiesto di startene davanti alla porta e origliare. Io ti ho solo invitata dentro. Potevi non farlo-

Hayley si alzò più irritata che mai –Me ne vado…-

Quando arrivò sulla porta, venne nuovamente interrotta da L –Pensaci, comunque, alla psicologia criminale-

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Infanzia ***


Quando Hayley era nervosa si divertiva a mettere a soqquadro tutto ciò che le capitava a tiro. Ora, basti pensare alla sua stanza come una giungla, in cui lei era la padrona indiscussa.

-Psicologia criminale?! Ma come ti permetti, Mister Detective?! Nessuno può permettersi di decidere così il mio futuro, intesi?! Aaaargh, quanto mi dai sui nervi, L o come cavolo ti chiami, chi ti dà il diritto di scrutare così la gente con quell’aria innocente?!-

Si calmò, dopo qualche minuto di pura follia e rabbia, il respiro accelerato dalla gran fatica nel mettere caos nella sua stanza. E adesso, chi gliela risistemava? Doveva controllarsi meglio…

Aveva perso la concezione del tempo, infatti erano le quattro del pomeriggio. Magari prendere una boccata d’aria le faceva bene.

Non aveva voglia di stare con gli altri, doveva ancora ambientarsi. E poi, sinceramente, non aveva voglia di incontrare Mello, o Near, o tantomeno L…

Si fece un giro nel giardino del retro dell’orfanotrofio, e man mano che avanzava, sentiva un rumore, come una palla che sbatteva sul muro. Si avvicinò con cautela, vedendo poi la persona che temeva: L. Era sudato, probabilmente stava giocando da molto, faceva sbattere la pallina da tennis al muro con la racchetta. Per un attimo Hayley rimase a fissare quel gioco. Era mostruosamente bravo. Ma L notò Hayley, tant’è che si fermò, prendendo la pallina al volo.

-Lorraine… Ciao- disse lui guardandola col suo sguardo allampanato

-Stavo solo facendo una passeggiata. Ti ho visto giocare e… Scusa, me ne vado subito-

-Come vuoi- rispose lui ricominciando a giocare.

Hayley rimase immobile, dopo quella risposta. Che razza di risposta era? La innervosiva troppo, quella persona… Però…

-Non sei abituato ad avere qualcuno vicino, vero?- chiese Hayley con aria sprezzante.

-Cosa te lo fa credere?- chiese L continuando a giocare

-Non ti preoccupi di offendere le persone con questo modo di fare. Sembra che non t’importi niente di nessuno-

L rimase zitto, continuando a giocare, come se non gli fosse arrivata nessuna domanda.

-Giochi bene a tennis-

-Sono stato campione Juniores quando vivevo qui-

Aveva un modo di fare bizzarro, ma se ci si parlava rispondeva tranquillamente…

-Hayley Lorraine è il tuo vero nome?-

-Sì- dopo un secondo di silenzio –E il tuo vero nome?-

-Credo che sarà meglio se mi chiami L-

-Non lo spiattello a nessuno- disse lei sedendosi sul tronco di un albero –Cos’è che detesti così tanto di questo mondo?-

L si voltò, lasciando cadere la pallina –Come, prego?-

-Ho visto come tocchi gli oggetti. Sembra che ti disgustano-

L posò lo sguardo al cielo, perplesso –E’ una teoria interessante-

Tutto qui? No rispondeva nemmeno? L riprese a giocare. Era così difficile, fare amicizia con qualcuno?

-Lorraine… Davvero non sai nulla del tuo passato?- chiese improvvisamente L

-Cosa ti cambia saperlo?-

-Se non vuoi rispondermi, fa pure-

Come no… Non ti lascerò nessuna soddisfazione –No, non so niente-

-E allora come fai a dire che ti chiami Hayley Lorraine?-

-Ho una collana con scritto sopra questo nome. Ce l’ho da sempre, quindi sono per forza io, Hayley Lorraine-

-Non hai tutti i torti…- continuò a giocare –E non sai nulla dei tuoi genitori?-

-No… Tu, invece?-

-Non so chi siano i miei genitori-

-Cercali, allora. Sei un detective, no? Non sarà difficile, per te-

L rimase in silenzio per un po’, lasciando che la pallina continuasse a colpire il muro. Forse quella domanda lo aveva colpito nel segno.

-Non m’interessa-

-Cosa?-

-Non m’interessa sapere chi sono i miei genitori, anche perché forse sono morti-

Hayley non era più innervosita dalla presenza di L… Ne era incuriosita –Quanti anni avevi quando Wammy ti ha portato qui?-

-Otto-

A vederlo ora L sembrava un diciannovenne –E non ti è mai passato per la testa di scoprire le tue origini…-

-Con ogni probabilità, sono stato abbandonato. Quando Wammy mi ha trovato ero un orfanello senza nome-

-E quindi?-

L la guardò, stavolta uno sguardo diverso dal solito. Sembrava serio, deciso –Tu andresti alla ricerca di una persona che ti abbandona senza uno straccio di nome?-

Hayley rimase zitta da quella risposta. Normalmente una persona l’avrebbe detto con un tono arrabbiato, invece L era di un piattume assolutamente anormale. Davvero non voleva sapere chi era, quale fosse il suo vero nome, i nomi dei suoi genitori? davvero era così… Indifferente alla sua vita?

Hayley non riuscì a parlare, era come pietrificata. Squillò il telefono di L.

-Sì? Cosa c’è, Wammy?- dopo qualche minuto –Va bene, sto arrivando- e si voltò, senza guardare Hayley, che era ancora a bocca mezza aperta dalla sua risposta –Non dovresti stare qui da sola. Tra poco devi andare a studiare- disse L, sparendo dal giardino.

-Infatti- disse un’altra voce apparire dal nulla. Era Mello, che sembrava piuttosto seccato. Stavolta non mangiava nessuna barretta –Che ci facevi qui?-

-Una passeggiata- rispose lei –Sbaglio o la cosa non ti sta bene?-

-Non avresti dovuto fare tutte quelle domande a L. Chi ti credi di essere?- disse Mello sedendosi di fianco a lei.

-Un momento! Solo perché è un genio non significa che gli sia tutto concesso!-

-Cosa t’importa di dove sia nato e di quale sia il suo nome? Queste cose non le dice nemmeno a me e Near, figurati a te che sei nuova-

-Mentre lui può sapere tutto di me?-

-Sei stata tu a cominciare-

-Ma tu stavi origliando!-

-Mi trovavo a passare di qui per caso- rispose Mello prendendo del cioccolato –Comunque, è inutile che fai tanto la brava investigatrice. Non ti conviene cercare di sapere tutte queste cose su L-

-Tieni molto a lui, vero?- chiese Hayley come per prenderlo in giro.

Mello la guardò abbastanza male, ma poi sorrise, leccando il cioccolato –E se anche fosse?-

-Cosa ha fatto di così importante per te?-

Mello scoppiò a ridere –Certo che sei davvero strana!- si ricompose, mordicchiando il suo cioccolato –L è un ideale per tutti noi. Io voglio essere come lui. È stato portato qui che non aveva neanche un nome, tutti l’hanno visto troppo strano, e se ne sta sempre da solo… Eppure, invece di odiare tutti, usa la sua intelligenza per risolvere i casi, per la giustizia. Voglio essere bravo come lui ed essere riconosciuto in tutto il mondo per i suoi stessi meriti-

-E Near? Anche lui la pensa così?-

-Certo-

-Però Near non si sbottona molto-

-Di nuovo a esaminare le persone-

-Anche L lo fa-

-Ma di certo si fa i fatti suoi-

-Smettila di adorarlo come se fosse Dio-

-Tu non sai niente di me, di noi, di lui. Quindi stà zitta- disse Mello cominciando a scaldarsi un pochino. Hayley non aveva paura, ma non si spiegava perché tutta questa adorazione per uno come L.

-Io vado- disse Mello alzandosi e leccandosi le dita piene di cioccolato –Ho una cosa importante da fare- e se ne andò.

Hayley era stufa di essere presa in giro così. Voleva sapere. Wammy… Ma certo! Lui l’avrebbe potuta aiutare!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Orfani ***


-Vuoi sapere di più su L?-

-Proprio così! Voglio sapere vita e miracoli!- disse Hayley emozionatissima

-Spiacente, non posso farlo- rispose Wammy tornando a leggere il giornale

-Eeh?! Ma perché?!-

-Tutto ciò che concerne la vita privata dei membri della Wammy’s House non può essere rivelato a nessuno-

-Ma Wammy…-

-E’ ora di andare a lezione, Hayley- liquidò Wammy con un sorriso

Accidenti… E ora che faceva? Anzi, la domanda era un’altra… Perché era così interessata a L, a Mello, a Near? Cosa c’entrava, dopotutto, lei? Non era nessuno per impicciarsi, aveva ragione Mello. Però perché L era così importante per lui e Near? Che aveva fatto? Non poteva credere che bastava risolvere casi, per essere apprezzato da tutti. C’era qualcosa sotto… Qualcosa di più grande…

Una volta finte le lezioni andò a prepararsi per la cena, decisa a farsi una bella doccia, ma notò Near sdraiato per terra che giocava coi robottini. Lo guardò perplessa, e gli si avvicinò

-Ciao, Near-

-Ciao- rispose lui senza guardarla

-Perché te ne stai sempre qua da solo?-

-Sto bene così-

-Credevo che stavi con L-

-Sta risolvendo un caso-

-Un altro…-

-E’ il suo lavoro-

-Ma non si stanca mai?-

-Far valere la giustizia è il suo mestiere-

-E’ per questo che lo ammiri-

-Sì. Per me L è un modello-

A grandi linee era quello che aveva detto anche Mello. Ma che aveva di tanto speciale, ‘sto L?

-Senti, Near… Ma L è il vero nome di L?-

Near la guardò perplesso –Non lo so, ma in ogni caso a te cosa importa-

-Tra te e Mello non so chi sia più tremendo-

-Dovresti andare, Hayley. Tra poco si mangia-

-Va bene, va bene…-

Ma perché ci teneva così tanto? Sicuramente non c’avrebbe dormito nemmeno la notte. Forse era davvero come diceva L… La psicologia criminale era davvero ciò che faceva per lei. No, non poteva pensarci. Non voleva fare la psicologa criminale. Notò la porta di L semi aperta, lui davanti al computer, sicuramente a esaminare il caso. Travolta da una specie di forza sconosciuta, bussò.

-Sì?-

-Hayley…-

-Accomodati- rispose L tranquillissimo.

Hayley entrò,rimanendo sempre sconcertata nel vedere la sua stanza così spoglia –Che stai facendo?- domandò a L

-Sto risolvendo un caso di una banda europea. È altamente probabile che sia un gruppo di dieci o più persone che agiscono nel raggio di tutta Europa-

-E Mello e Near non partecipano?-

-Solo quando lo ritengo necessario-

-Perché loro ti interessano così tanto?-

-Accomodati, Lorraine, credo che anche stasera avremo modo di scambiare due chiacchiere-

Hayley si sedette per terra, incrociando le gambe. L prese un sorso di tè e la guardo con lo sguardo tipicamente suo –Vuoi una tazza di tè?-

-No, grazie-

L prese il telefono e chiamò una persona –Wammy, porta un’altra tazza di tè, per favore-

Hayley lo guardò strano. Che tipo… L prese un altro sorso di tè, e cominciò a parlare.

-Mello e Near sono i miei eredi. Credo che il loro contributo possa essere indispensabile per il mondo-

-Come fai a dirlo?-

-Mello è intelligente, Lorraine, ma manca di sangue freddo… Mi auguro che in futuro riesca a sopprtare di più Near. Near, invece, non si lascia andare a niente. Mi auguro che Mello gli insegni a rischiare di più, alcune volte-

-Li stai addestrando?-

-Sì-

-Perché proprio loro due?-

-Per i motivi citati sopra, Lorraine-

-Con tutti i bambini che ci sono-

L premette un pulsante sulla tastiera del computer, in modo da aprire un altro file –Oh, questa vittima ha qualcosa alla mano…- prese un cucchiaino di torta –Loro mi ricordano molto com’ero io, Lorraine. Sono simili a me, sotto certi versi-

-Quindi gli vuoi bene-

-Possiamo definire questa cosa affetto… Sì, credo di sì… Oh, la busta di prima in questa foto non c’è più…- L digitò qualcos’altro sul computer, in modo da avere come schermata un grossa L. prese un microfono e se lo avvicinò alla bocca –Ora fai silenzio, Lorraine, per cortesia- dalla schermata apparvero poi delle persone, sicuramente europee a giudicare dal loro aspetto, e L iniziò a parlare –Buonasera, signori. È L che vi parla- seguì un lungo discorso di L dove illustrava le sue deduzioni e, alla fie, un nome, che doveva essere il nome della presunta banda omicida. Infine, un –Bene. Conto su di voi. Buon lavoro- spense il computer e tornò su Hayley –Quella collana è forse quella di cui mi hai accennato oggi?-

Hayley strinse la collana intorno alle dita e sibilò un -… S-sì-

L si avvicinò alle sue mani strette intorno a quella collana, portandosi nell’indice alla bocca, con espressione curiosa. Prese poi due ciliegine e se le mise in bocca, senza staccare gli occhi di dosso alla collana –Davvero un bello oggetto- disse solamente. Masticò un altro po’ e dalla bocca fece uscire i rametti delle ciliegine intrecciati –Lorraine… Oggi tu l’hai chiesto a me…-

-Cosa?-

-Sui miei genitori. ebbene, tu non vuoi sapere chi siano?-

Hayley lo guardò e arrossì –Bè… A volte lo penso… Almeno sapere dove sono nata…-

-Intelligente come sei, non faresti fatica a trovali-

-Cos’è? Mi rigiri il discorso?-

-Non ne avevo certo l’intenzione- rispose L con la sua voce stanca

Hayley lo guardò per un po’ –Posso avere un po’ di torta?-

-Certamente- disse L porgendole la sua porzione di torta mangiata a metà

-L… Tu non dormi mai?-

-Ogni tanto-

-Ogni tanto quanto?-

-Non lo so. Dovresti chiederlo a Wammy-

-Wammy ti fa da maggiordomo-

-Wammy mi aiuta spesso-

-Capisco…-

L si alzò dirigendosi alla finestra –Stanno per iniziare- in quel momento suonarono le campane, e L si avvicinò di più alla finestra

Per la prima volta a Hayley sembrò che L volesse perdersi in quel suono –Ti piace ascoltare le campane, L?-

-Sì- rispose lui, la voce un po’ più bassa del solito –Mi riportano alla mente delle cose-

Ci fu qualche minuto di silenzio, silenzio in cui Hayley finì la torta e L continuava a sentire le campane. Sembrava rilassato, liberato da qualsiasi tormento.

-Lorraine… Tu hai l’età di Near, vero?-

-Sì- rispose tranquilla lei –E tu? Almeno la tua età me la potrai dire, no?-

-Ho ventidue anni- rispose tranquillo L –Vorresti rivedere i tuoi genitori?-

-Come?- chiese Hayley spaesata

-Ti ho chiesto se vorresti rivedere i tuoi genitori-

-Bè… Mi piacerebbe sapere chi siano, ecco tutto-

-Ho capito- rispose L tranquillo –Bè, è ora di andare a mangiare. Vai, Lorraine-

-Tu non ceni?-

-No. Chiederò a Wammy di portarmi i pasti qui-

-D’accordo…- disse hayley chiudendosi la porta alle spalle, dando un’ultima occhiata a L intento a guardare la finestra.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Rabbia ***


Era passata una settimana dall’arrivo di Hayley nella Wammy’s House. Una settimana passata bene, tutto sommato. Mello sempre a mangiare cioccolata, e come vedeva uscire i risultati si faceva venire un ansia assurda, e a seguire una rabbia, perché Near riusciva sempre a prendere un punteggio più alto di lui, per qualche strana ragione. Viveva una vera e propria competizione, con lui, mentre a Near la cosa sembrava non sfiorarlo nemmeno. L, invece… Uscì dalla sua stanza sì e no una volta durante la settimana, impegnato com’era a risolvere quel caso sulla banda omicida in Europa. Ci stava mettendo parecchio, per i suoi standard. L’unica volta che era uscito e che si erano incrociati per il corridoio, era perché lei stava andando a farsi la doccia e lui andava in bagno. E l’unica cosa che L fece davanti a lei fu fissare la collana con quel suo modo di fare. E Hayley cercava sempre di nasconderla alla sua vista. Anzi, si scambiarono anche qualche parola, che servì solo a rendere L più misterioso. Era una bella mattinata, e L era sceso per la colazione, per la gioia di Mello e di Near. Ma L fece quasi un interrogatorio a Hayley, e sembrava non avere senso.

-Allora hai l’età di Near?-

-Sì… Quante volte te lo devo dire?-

Erano tutte domande concernenti alla sua età, sebbene, ogni volta che rispondeva sembrava titubante. Ma non importava ciò che pensava, tanto, a parte quell’episodio, non ebbe più occasione di incrociare L.

Ora era a letto, notte fonda, che si era appena svegliata, non riusciva a dormire. Ogni tanto le capitava. Si voltò verso il comodino, e subito sobbalzò. La collana… Non c’era più. La collana non c’era più! Chi poteva essere stato a rubargliela, e perché?! Sentì la sua porta aprirsi. Immediatamente si sdraiò, facendo finta di dormire. Scorse appena la figura che rimetteva la collana al proprio posto, ma fu abbastanza per capire chi era…

Quella mattina L decise di uscire dalla sua stanza a fare colazione. Procedeva col suo solito passo lento e svogliato, ma venne fermato dalla voce di hayley che lo chiamava.

-Lorraine… Buongiorno-

-Tu, razza di…- cominciò a dire lei, visibilmente arrabbiata –Che diavolo avevi intenzione di fare con la mia collana?!-

L all’inizio sembrò non capire, ma poi –L’ho solo presa in prestito. Come hai potuto vedere, te l’ho restituita-

-Ma chi ti credi di essere?! Vieni qui, fai tanto il grande, mi tempesti di domande… Cosa ti ho fatto?!-

-Lorraine…- disse L con la solita espressione –Dimmi una cosa…- rimase zitto per un momento –Tu non ti ricordi proprio nulla di te, vero?-

-Riecco questa storia! No, non mi ricordo niente! Qualche problema?-

-Ti ricordi quand’è il tuo compleanno?-

Hayley rimase pietrificata. Ma che accidenti voleva? Che gli aveva fatto di male? E poi… Perché non sapeva che rispondere? Bastava una data, una semplice data…

-Lorraine, l’altra volta mi hai detto che hai l’età di Near…- Hayley cominciò a sudare freddo –Ma forse non sai che Near ha dieci anni. Tu non li dimostri affatto- Hayley sudò ancora di più. Dove voleva arrivare? –Scommetto che hai già avuto la tua prima mestruazione, vero, Lorraine?-

Fu troppo veloce per essere visto da altre persone. Partì un violento schiaffo da parte di Hayley, che colpì in pieno L, stupito da quel gesto.

-Cosa accidenti vorresti insinuare con questo?! Cosa ne sai tu del mio ciclo?! Si può sapere che diavolo vuoi da me?! Vieni qui, ti permetti di frugare in camera mia, di farmi domande, insinuazioni… Non hai un briciolo di tatto, stupido che non sei altro! credi di poter elaborare un profilo psicologico di tutte le persone che incontri?! Sei un idiota, L!!-

Scappò via, in camera sua, mentre L la guardava andarsene con un tremendo segno sulla guancia, ma la sua espressione lasciava intendere che non aveva bene afferrato la reazione di Hayley.

Hayley era nella sua stanza, a piangere, stretta al suo cuscino –Stupido… Stupido…-

Per la rabbia non aveva neanche chiuso la porta –Stupido!-

-Chi è stupido?- chiese Near che si era fermato davanti alla porta.

-Near… Vattene. Non voglio vedere nessuno-

-Hai litigato con L?-

-Non sono affari tuoi. Vattene- disse Hayley piuttosto alterata.

Ma Near non le diede retta, ed entrò, accomodandosi sulla sedia arricciandosi una ciocca di capelli.

-Hayley… Capisco che L ha dei modi di fare un po’ strani…-

-Near, ti ho detto di andartene. Non voglio sentir nominare L. Né voglio vederlo, e nemmeno Mello. E nemmeno te-

Near sembrò non essere colpito da quelle parole. Sembrava veramente un bambolotto.

-Scommetto che L ha scoperto qualcosa di te-

Hayley rimase in silenzio qualche secondo, per poi fare capolino dal cuscino –E se anche fosse?-

-Lo sapevo- disse Near sorridendo –Fa così perché ti vuole aiutare-

-Aiutarmi? A fare che? Si impiccia della mia vita e basta-

-Sbaglio o anche tu vuoi sapere della sua?-

-Comunque, dicevi?-

-L non fa mai niente per caso- continuò Near –Non si impiccia degli affari degli altri per curiosità… Vuole aiutarti a scoprire le tue origini-

-Resta comunque uno stupido… poteva chiederlo, invece di fare il ladro… Che stupido… Non ha neanche provato a fermarmi quando l’ho schiaffeggiato-

-L non è il tipo- disse Near alzandosi –Faresti meglio a parlarci- concluse poi andandosene, socchiudendo la porta.

Hayley affogò nuovamente la testa nel cuscino, frustrata dalla situazione.

-Wammy… Mandami l’immagine, per favore- disse L seduto davanti al computer. Una volta aperto il file che gli interessava, L sospirò, quasi deluso dall’immagine che appariva. Bussarono alla porta. L chiuse il file e chiese –Chi è?-

-Hayley…-

-Accomodati- disse L, a subito Hayley entrò, con gli occhi ancora lucidi per le lacrime che aveva versato per il suo comportamento.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ricerche ***


Hayley rimase ferma davanti alla porta, a guardare L che stava accovacciato con in mano un dolcetto. La guardò per un momento, dopodiché tornò sul computer.

-L…-

-Sì?- disse L voltandosi verso di lei.

-Forse sono stata troppo impulsiva…-

L si voltò nuovamente, dando una leccata al dolcetto –No… Hai ragione tu. Non avevo intenzione d’insinuare nulla, Lorraine-

Hayley si avvicinò verso L, con fare indagatore –E allora perché…-

-Siediti, prego- la interruppe L. Hayley si sedette di fianco a lui.

-Ho capito subito che tu soffri di una forte amnesia, Lorraine. Non ricordi proprio nulla di te, a parte il tuo nome-

-Non ci voleva molto a capirlo-

-Però non ricordi quanti anni hai, quando sei nata…-

Hayley abbassò il capo, mortificata -… E’ vero. Non mi ricordo quando sono nata, né so quanti anni ho-

-Vedi… L’ho capito dalla tua incredibile capacità di capire le intenzioni e i sentimenti degli altri. Ti immedesimi molto nelle altre persone, perché non sei in grado di conoscere te stessa-

-E questo è un male…?- chiese Hayley sempre mortificata

-Dipende dai punti di vista…- disse L guardando il vuoto –Ora fai attenzione, Lorraine. Preparati all’evenienza di quello che puoi scoprire- detto questo L digitò qualcosa al computer e aprì diversi file, troppo velocemente perché Hayley ci capisse qualcosa.

-La tua collana mi aveva incuriosito subito, Lorraine. Mi sembrava di averla già vista da qualche parte. E’ fatta con uno stile molto europeo, ma per andare sul sicuro l’ho presa in prestito per mostrarla a Wammy e chiedergli un parere-

-ma chiedere, no?-

-Non me l’avresti mai data in prestito- disse L mettendo due zollette di zucchero nel tè e cominciando a mischiare. Il rumore del cucchiaino contro la tazza era quasi impercettibile, segno che L cercava di fare meno rumore possibile.

-Comunque, Wammy mi disse che è uno stile tipicamente europeo, ed è stato più facile, restringendo il campo di ricerche in Europa. Svolgendo delle ricerche più approfondite, ho scoperto che questo tipo di collana viene prodotto in un solo paese…- digitò qualcosa e apparve una carta geografica -… In Scozia, e che solo due paesi…- apparvero altre due carte geografice –La Francia e l’Olanda, importano questo tipo di collana. Ora fai bene attenzione, per favore- digitò qualcos’altro, e apparvero i volti di alcune persone. Alcuni sembravano giovanissimi, e c’erano anche delle donne –Sai chi sono?-

-No- rispose hayley tranquilla

-E’ la banda a cui sto dando la caccia da una settimana-

-E perché non li arresti?-

-Sono furbi, Lorraine. Manca la prova schiacciante, purtroppo. Ma, grazie a te, non dovrebbe essere poi difficile trovarla…- sorrise, mentre si portò il pollice alla bocca e iniziò a giocare col labbro.

-Questa banda, oltre a trafficare in droga, compie omicidi per diversi boss. Come dei sicari. Inoltre, trafficano bambini, da una decina di anni-

Hayley ebbe una strana sensazione…

-I bambini che vengono venduti e comprati sono spesso orfani dalla nascita, strappati dai loro genitori uccisi o minacciati-

-E’ terribile-

-Già… Ma è ancora più terribile il fatto che spesso sono proprio i genitori a vendere spontaneamente i propri figli-

Hayley si portò una mano alla bocca, terrorizzata all’idea che delle persone potessero fare cose simili.

-E non finita qui, Lorraine- disse L facendo una torre con le coppette del gelato –I bambini vengono trafficati proprio in Olanda, Francia e Scozia. E indovina un po’ come li identificano?-

La… Collana… Hayley si guardò la collana, spaventata, incredula. Perché lei aveva una collana simile? Non poteva essere, lei non poteva assolutamente c’entrare qualcosa con quei trafficanti.

-Non è vero… Stai mentendo…- sibilò, facendosi scappare una lacrima.

L sembrò non farci troppo caso e aprì un file con diversi nominativi –Ho svolto alcune ricerche e grazie alla collaborazione dei governi dei tre paesi in questione…- mangiò una fragola –Sono riuscito a scoprire alcuni nomi di persone che hanno partecipato in maniera determinante al traffico-

Aprì due file, che mostravano il voltò di una donna bionda dal trucco pesante e un uomo dai capelli neri e raccolti in una coda.

-Mary Hawk, in Lorraine, e Dennis Lorraine… Hanno venduto la propria figlia, Hayley, quando lei aveva cinque anni, e hanno partecipato alla compravendita di altri sette bambini dopo la sua nascita- aprì un altro file –Hayley Lorraine, nata il 25 settembre 1986 ad Amsterdam. Ora risulta scomparsa e non c’è la foto…-

-Ma con quel nome non posso che essere io… Vero?- disse Hayley sfilandosi la collana

L rimase zitto, tenendo in mano la tazza fumante di tè. Non diceva niente, non faceva trasparire niente.

-E così hai scoperto il mio passato-

-Già. Non hai dieci anni come pensavi. Ne hai quindici, Lorraine. Lo shock della compravendita ti ha provocato una perdita di memoria-

Hayley iniziò a piangere, stringendo la collana tra le mani –E’ disgustoso… Come possono dei genitori fare una cosa simile?- L non diceva niente, continuando a bere il tè –Ma perché io? Perché mi hanno venduta? Come possono fare una cosa simile?-

-Sembra che tu sia ricercata, Lorraine. La tua fuga non è stata vista di buon occhio-

-Lo credo bene! Chissà che volevano farmi… Dio, mi sento così schifosa, ora…-

-Puoi sempre cambiare la questione, Lorraine- intervenne L, posando il tè per terra –E’ vero, io non ho la prova determinante a risolvere il caso- disse voltandosi verso di lei –Ma il fatto che ti stiano cercando gioca a nostro favore. Col tuo contributo, potrei sbattere quei criminali nella prigione che meritano-

-Mi stai chiedendo di aiutarti col caso?- chiese lei a capo chino

-Sì, Hayley Lorraine. Il tuo aiuto potrebbe essere davvero prezioso-

-Non me lo faccio ripetere, L- disse hayley, alzando lo sguardo rotto dal pianto, ma fiero e combattivo –Voglio vedere quella gente marcire in galera-

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Caccia ***


Mello era seduto davanti a Near, a separarli una scacchiera e delle pedine qua e là. Mello sembrava abbastanza perplesso, mentre Near era tranquillissimo e si arricciava i capelli bianchissimi.

-Mello… Near…- disse un signore con gli occhiali entrando in sala

-Non disturbare, Roger- disse Mello alzando un braccio per far cenno di fare silenzio –E’ un momento cruciale, questo- mosse una pedine e disse soddisfatto –Scacco al re-

Roger si sistemò gli occhiali e sospirò –L vi vuole parlare-

Mello alzò lo sguardo verso Roger felice e sorpreso, mentre Near mosse l’alfiere e disse –Scacco matto-

Mello tornò a fissare deluso la scacchiera.

L girava il cucchiaino nella tazza, cercando sempre di fare meno rumore possibile, e intanto faceva uscire dalla bocca i rametti di ciliegine intrecciati. Che razza di lingua aveva, per intrecciare a quel modo dei rametti? Era questo che pensava Hayley. Non riusciva a fare a meno di guardare quel buffo detective. Lo trovava strano, sfacciato, facilmente detestabile, ma… Gli era eternamente grata. Aveva scoperto chi era, la stava aiutando a capire meglio la sua vita. Il minimo che poteva fare era aiutarlo ad arrestare quella schifosa banda in cui era prigioniera anni fa.

In quel momento arrivarono Near e Mello. Mello era frenetico –Che dobbiamo fare? Un altro caso? È difficile?-

-Sedetevi, prego- disse L girandosi verso i due ragazzini. Hayley si accomodò tra Mello e Near.

-Ora vi illustro la situazione e come intendo procedere- disse L.

hayley ebbe la sensazione che sarebbe stato difficile seguirlo, così prese carta e penna e iniziò a prendere appunti.

-Sei pregata di non prendere appunti mentre sto parlando, Lorraine- disse L guardandola con uno sguardo perso chissà dove –Per favore, tieniti tutto a mente e spegni qualsiasi oggetto tecnologico hai con te-

-Non ti sembra di esagerare-

-Sei pregata di ascoltarmi senza distrazioni- concluse L, e questo sembrò bastare a Hayley per posare carta e penna. Di cellulari e altri oggetti elettronici non ne aveva.

-Bene- disse L –Innanzitutto ciò che accadrà d’ora in avanti non deve essere rivelato a nessuno- prese una ciliegina e se la mangiò –Abbiamo a che fare con una banda che traffica bambini- masticò per un po’ –Fortunatamente siamo vantaggiati, poiché Lorraine faceva parte di questa banda-

-Per essere precisi, mi hanno venduta-

-Non interromperlo- disse Near. Ma quanto erano irritanti…

-Ora…- continuò L senza fare caso all’interruzione –Sappiamo che Lorraine è ricercata, ma sarebbe troppo rischioso farla avanzare da sola. Pertanto, manderemo delle esche. Wammy si fingerà un uomo interessato allo scambio di due bambini, e Near si fingerà il bambino che Wammy vuole vendere. Near, chiedi a Wammy di darti tutto ciò di cui hai bisogno. Avrai dei documenti falsi, e sei pregato di non tradire Wammy con eventuali mosse false-

-Va bene- rispose Near.

-Mello…- continuò L –Tu dovrai svolgere delle ricerche su alcune persone che ora ti indicherò. Dovrai pedinarle, non perderli mai di vista, avvicinarli in qualche modo e strappargli una confessione. Non fare mai niente di troppo azzardato, però, mi raccomando-

-Farò del mio meglio, L- disse fiero Mello.

-L…- disse Wammy dal computer –E’ già tutto pronto-

-Bene. Grazie, Wammy- disse L facendo uscire dalla bocca i rametti delle ciliegine intrecciate –Ora andate a prepararvi, vi spiegherò tutto meglio durante il viaggio-

-Viaggio?- chiese hayley

-Andremo nel covo di questa gente, Lorraine. In Scozia-

Il viaggio era stato faticoso, ma non c’era tempo per riposare. Erano arrivati all’albergo, un bellissimo albergo a 5 stelle situato in una bellissima panoramica della Scozia.

-Ho chiesto a Wammy di avere delle stanze tutte per voi e con la linea privata, quindi, ogni qual volta avrete bisogno di qualcosa, non avete che da chiedere-

Hayley era senza parole. Quanto splendore… L si manteneva davvero bene…

Andò velocemente in camere sua, dopo che L si era raccomandato di essere sempre disponibili per qualsiasi evenienza, e si buttò sul letto sospirando.

Ora che avrebbe dovuto fare? Come avrebbe potuto aiutare L e gli altri, che avrebbe potuto fare, come si sarebbe potuta difendere davanti a una spietata banda che le stava dando la caccia?

Arrivò in fretta la sera, passata a pensare alla propria vita fino a quel momento. Venne chiamata da Wammy.

-L vorrebbe parlarti di una cosa concernente il caso-

-Si diresse subito nella stanza di L, qualche metro più avanti, ed entrò. Non erano più nella spoglia stanza all’orfanotrofio, ma era una bellissima suite super attrezzata e lussuosa quella in cui stava L, seduto su una bellissima poltrona con accanto un carrello di dolci e una tazza di tè.

-Accomodati, Lorraine- disse L. stavolta hayley poté accomodarsi veramente su una comoda poltrona

-Mello e Near?- chiese hayley

-In questo momento Near è con Wammy ad avvicinare alcuni membri della banda, e Mello sta svolgendo le ricerche-

-Su chi?-

-Sui tuoi genitori, Lorraine- disse L bevendo il tè –C’è qualcosa che mi sfugge. Voglio vedere fino in fondo questa storia-

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Guaio ***


Mello si mimetizzava perfettamente nell’oscurità, grazie al suo abbigliamento sempre puntato sul nero. Era appostato in un angolo a seguire i movimenti delle persone indicate da L. Sapeva chi erano: i genitori di Hayley. L si era raccomandato mille volte di fare attenzione, ma quelle persone, in due giorni di pedinamento, non avevano fatto niente di strano. Però doveva anche avvicinarli, ma come?

-Wammy, mi senti?-

-Sì, L, perfettamente- rispose Wammy dal microfono nascosto nel colletto dell’impermeabile. Era una giornata piovosa, ed era perfetto nascondere un microfono in quel punto.

-Mi raccomando, Wammy, fai attenzione alla telecamera- disse L prendendo il microfono

Wammy sfiorò col dito il bottone della tasca sul petto –Puoi stare tranquillo, L. E’ una telecamera che ho progettato io stesso, non si staccherà da qui per nulla al mondo-

-Bene. Allora procedete pure-

Hayley era ansiosa, era in quell’albergo senza fare nulla –L…- disse, cercando di sembrare innocente.

-Sì?-

-Perché siamo ancora qui?-

-Mai fare nulla di azzardato, Lorraine-

-Ma…-

-Quando sapremo qualcosa di più vedremo come muoverci. Per ora stai buona, Lorraine. Prenditi un dolcetto-

Mello avanzava per la strada buia, sempre alle costole dei genitori di Lorraine. Come faceva ad attaccar bottone con una coppia così… Noiosa. Non si parlavano neanche tra di loro. Il che era… Innaturale. Certo… Avvicinò il colletto del giacchetto di pelle alla bocca, facendo finta di coprirsi dal freddo e sussurrò lievemente.

-L, forse i coniugi Lorraine sanno di essere seguiti. Sono stranamente prudenti-

L ascoltò il messaggio, e Hayley si fece prendere dal panico. Oh, cielo, li avevano scoperti…

L ci pensò su un momento. Poi –Fai finta di niente, Mello. Continua a seguirli, e se si dimostrano ancora cauti avverti Wammy- spense il collegamento una volta che Mello acconsentì all’ordine.

-Preparati, Lorraine- disse L alzandosi –Andiamo via-

-Finalmente! Dove andiamo?-

-Lorraine, ho un piano per arrestare la banda-

-Sono tutta orecchie-

-Fatti prendere-

Hayley ci rimase di sasso –Neanche per sogno-

-Ascolta. Metteremo delle cimici anche su di te. Sapremo dove si trovano e prima che possano farti del male li prenderemo-

-No-

-Lorraine… Ti prego di non complicare le cose. Questo caso potrebbe essere risolto come niente-

Hayley prese la sua collana e se la sfilò –Con questa collana mi identificano?- guardò L, che non rispondeva. Si girò verso la finestra, e l’aprì –Sai che faccio, allora?- la gettò via –Ora che si fa?-

-Sapevo che avresti agito così- disse L voltandosi verso la porta come se nulla fosse –Per questo ho chiesto a Wammy di prendere le dovute precauzioni- prese una valigia, e aprendola mostrò a Hayley centinaia di collane uguali a quella che aveva gettato.

-Bastardo…- Hayley cominciava a irritarsi, e mancava poco che le partiva un altro schiaffo –Non puoi obbligarmi a prendere ordini da te-

L sembrò non ascoltarla e lasciò la valigia aperta sul tavolo, dopodiché aprì la porta –Io me ne sto andando- disse –Se vuoi buttare anche la valigia, fallo pure-

Chiuse la porta, lasciando Hayley in quella suite improvvisamente troppo grande per lei, che lottava con sé stessa tra sensi di colpa e orgoglio.

Mello non riusciva a trovare un’occasione per avvicinare i Lorraine. Erano dannatamente troppo prudenti. Fece come aveva detto L, a quel punto.

-Wammy… Mi senti? Wammy…-

-Sì?-

-Near…- rispose seccato Mello –Voglio parlare con Wammy-

-In questo momento sta parlando coi trafficanti per lo scambio, così ha passato la chiamata a me. Cosa c’è?- rispose Near tranquillo

-D’accordo…- disse Mello sospirando –C’è la possibilità che i Lorraine si siano accorti che qualcuno li sta seguendo-

-Ti sei fatto beccare- concluse Near

-Non è vero!- bisbigliò Mello. Stava per dire qualcosa, ma si rese conto di avere un grave problema alle costole.

Near aspettava in sala d’attesa che Wammy finisse il colloquio, ma sembrava che non stesse succedendo niente. Sentiva delle voci strane, improvvisamente si erano aggiunte altre voci. Non era carino, ma si avvicinò alla porta per sentire la conversazione. C’era qualcosa di nuovo nell’aria…

-Capo, non possiamo rischiare così tanto- disse una voce profonda

-Sono solo dubbi, non abbiamo prove per…- cercò di dire Wammy

-Ma se c’è una sola minima possibilità…-

-Bene- disse un’altra voce, forse quella del capo –l’accordo è annullato-

Cosa? Pensò Near in quel momento

-Se davvero L ci sta dando la caccia, non possiamo rischiare. La galera non fa per noi-

Oh, no… Ma come… Mello… Mello era nei guai!

-Mello!- bisbigliò Near –Mello!- perché non rispondeva?!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Piano ***


Hayley era appena uscita dall’albergo, ma senza un punto di riferimento.

-Stupido, stupido, stupido…- continuava a dire –Ma come fa a lasciarmi lì come una fessa? Io ora dove vado? Stupido L, stupido…-

Camminava, senza sapere dove andare, senza conoscere i volti dei suoi eventuali pedinatori, se era ricercata. Dove doveva andare, cosa doveva fare? Che situazione del cavolo…

Near aspettava che Wammy uscisse dalla porta di fronte a lui, apparentemente calmo. Si guardò attorno, ma non vedeva nessuna traccia di Mello. Decise di avvertire qualcuno.

-L…- silenzio –L…- e nemmeno L rispondeva. Miseriaccia…

-Okay, okay, innanzitutto ho bisogno di un piano- si disse Hayley, ritrovando un po’ di grinta –Ti faccio vedere io cosa so fare, L!- si guardò attorno –La collana… Certo! Se la ritrovo, ma che dico, se vado a prendere qualcuna nella valigia…- si voltò per andare all’albergo, ma –Oh, cavoli… Non ho la tessera della stanza di L…- si demoralizzò, guardando poi l’erba alta dove aveva lanciato la collana –E non la ritroverò mai lì dentro… Ma quanto sono scema, da uno a dieci? Altro che genio…-

Decise di cominciare a incamminarsi. Camminando magari le sarebbe venuto in mente qualcosa.

Anzitutto, doveva trovare qualcuno. Wammy e Near era impossibile rintracciarli, ma forse Mello sì. Lei però non aveva con sé cimici o microfoni. Dunque, da dove cominciava?

Si ricordò che Mello stava seguendo due persone… I coniugi Lorraine. I suoi genitori. Se trovava loro… Okay, ma loro dov’erano? Che confusione…

Dove potevano essere, innanzitutto? Dove poteva cominciare? A cercare? Ricordava bene i loro volti, ma dove potevano essere? Andò avanti, a zonzo per la città sconosciuta, immersa nei suoi ragionamenti.

-Se fanno ancora parte di questa banda, e la banda mi sta cercando, significa che se mi faccio vedere mi avvicineranno in qualche modo… E se invece non lo fossero realmente? Dopotutto, Mello ha detto che sono stranamente cauti… Potrei andare a cercare Mello… Sì…-

Pertanto si diresse verso i vicoli bui della città, immaginando che Mello si trovasse nei paraggi.

Trovò, in un certo senso, Mello… Trovò per terra la barretta di cioccolato mangiata a metà. Oh, cielo… Era in pericolo! E L non era rintracciabile! Cosa doveva fare? Cosa doveva fare?!

-Calma, calma… Pensiamo…- non toccò nulla per terra, osservando attentamente la barretta di cioccolato –E’ tagliata di netto. Non è stata mangiata- disse Hayley –Significa che ha voluto comunicarmi qualcosa? Sperava che qualcuno passasse di qui e capisse il segnale?- osservò ancora la barretta –Ma solo un genio capirebbe una cosa simile. La barretta è tagliata a metà, significa che è a mezz’ora da qui, sicuramente. Inoltre la metà spezzata è orientata a sud- senza nemmeno pensarci, girò l’angolo e andò verso sud, dove avrebbe senza dubbio trovato Mello.

Wammy era appena uscito dalla stanza del colloquio. Non ci fu bisogno di dire a Near l’esito. L’accordo era annullato, perché in qualche modo si era venuto a sapere che L era alle costole della banda.

-Cosa facciamo, Wammy?- chiese Near

-Non abbiamo molte alternative, Near. Non riesco nemmeno a contattare L-

Proprio in quel momento arrivarono due persone, una coppia. L’uomo era alto e muscoloso, occhi azzurri è moro, la donna aveva gli occhiali da sole, i capelli biondi e rossetto rosso abbastanza evidente sulle labbra, vestita con abiti all’ultima moda.

-Salve- disse l’uomo –Siamo nuovi del giro e vorremmo comprare un moccioso-

La donna si guardò intorno e appena vide Near sorrise e lo indicò –Voglio lui-

-Ehm…- disse Wammy –Veramente non…-

Ma Near lo fermò appena in tempo –Lasciali fare, Wammy…- sorrise, e venne ricambiato dall’uomo e la donna.

-Bè, se proprio ci tenete… Vedetevela voi- disse uno della banda, e il quartetto fu libero di andare.

Una volta uscirti di lì e saliti su un furgone, Near sorrise e si rivolse all’uomo –Tu sì che sei un truffatore nato… Aiber-

L’uomo, Aiber, si tolse la parrucca, mostrando i suoi capelli biondi. Aiber fece un occhiolino, prendendo poi gli occhiali da sole e mettendoseli.

-Aiber…- disse Wammy –Non ti avevo proprio riconosciuto. Quindi tu sei…- disse alla donna –Wedy. La ladra-

-Complimenti, Wammy- disse Wedy sorridendo

-Vi ha contattati L-

-Proprio un attimo fa- rispose Aiber –Diceva che gli era indispensabile la capacità di un truffatore e l’abilità di entrare dappertutto di una ladra-

-Dove stiamo andando ora?- chiese Wammy –L?-

-Per il momento L non vuole far sapere nemmeno a noi dov’è. Dice che sta studiando la situazione-

-E allora dove andiamo?-

Aiber sorrise –In un posto sicuramente più sicuro di quell’inferno. Che criminali di basso rango…-

-Eludere il loro squallido sistema di sicurezza è stato uno scherzo. Che delusione- disse Wedy togliendosi gli occhiali.

-Ma Mello…-

-Mello se la caverà, Wammy- disse Near –Non è uno sprovveduto. Ce la farà, ovunque si trovi ora-

Hayley era arrivata al punto dove credeva avrebbe trovato Mello. Si guardò atorno, non trovando nessun segnale che le potesse indicare Mello. Eppure non vedeva niente. Solo un’ombra alle sue spalle… Riusciva a vedere solo la figura di un uomo e delle mani che la stavano circondando. Non ci pensò due volte e si girò di scatto, dando un calcio all’avversario, senza vedere dove colpiva. Sentì un tonfo, e aprì gli occhi.

Mello era sdraiato per terra, sofferente, che si teneva la pancia –Ma sei impazzita?!-

-Ops!- disse hayley mortificata –Scusami, pensavo fossi…-

-Ma ti pare il modo?! Ahio…-

-E’ anche colpa tua che sbuchi così dal nulla…-

-Ahia…-

Come l’aveva conciato male… -Mi dispiace, Mello…-

-Fa niente…- disse rialzandosi e prendendo la sua adorata barretta di cioccolato –Comunque, non pensavo che avresti capito il trucco tanto in fretta. Brava-

-Grazie- rispose hayley sorridendo. Vide Mello allontanarsi –Dove vai?-

-Dove andiamo, vorrai dire- rispose Mello senza fermarsi, certo che Hayley lo avrebbe seguito

-Continuiamo a seguire i tuoi genitori, Hayley, come L ci ha ordinato-

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Svolta ***


Mello e Hayley erano appostati dietro ai coniugi Lorraine, bene attenti a non farsi scoprire. Appena furono abbastanza distanti dalla coppia, che restava sempre all’erta, Mello cominciò a rivolgersi a Hayley.

-Come hai fatto a capire subito della cioccolata?-

-Bè… Quando il cioccolato è diviso a quadratini, è facile dividere a metà perfetta- rispose Hayley, con la paura di sembrare stupida –Ma la tua cioccolata non è divisa da niente, ed è impossibile dividere la cioccolata in una metà perfetta senza farsi scappare un pezzetto, a meno che non si faccia moltissima attenzione-

-Bingo- rispose Mello ridendo

-Dì un po’, Mello… Quanti anni hai?-

-Dodici- rispose lui

-Ne dimostri di più- notò Hayley. Certo che avere un’intelligenza così fine a dodici anni… Per non parlare di Near, che aveva solo dieci anni…

-Mello… Ma perché mi hai voluto far capire dove ti trovavi?-

-L mi ha ordinato di non perderti di vista-

-Eh?-

-Mi ha detto che eri da sola e che non sapevi dove andare-

-Chissà di chi è la colpa…-

-Non mi interessa sapere dei vostri battibecchi…- si fermò, facendo cenno a Hayley di tacere –Fa attenzione. Quelli sono peggio degli avvoltoi. Come faccio ad avvicinarli? Mi hanno colto impreparato-

Hayley fissò per un momento quella coppia, innaturalmente unita, falsa. Poi decise –Posso adescarli io-

-E’ troppo pericoloso- replicò Mello

-Senti, non voglio sapere in che guai ti sei cacciato, ma sicuramente eri nei guai, se hai la manica sgualcita-

-E’ solo un taglietto. Tu sei fin troppo attenta, Hayley-

-Comunque non sei nella posizione di criticarmi. Ascolta, io sono la loro figlia. Mi riconosceranno-

Mello si fermò per strada, in lotta con sé stesso. Certo, si poteva fare, ma chissà che passava per la testa di quella gente…

-Allora?- chiese Wedy mentre spegneva la sigaretta

-Un momento, prego- rispose Wammy –Sto tentando-

-Certo che doveva sparire proprio adesso, L…- disse Aiber che si sbottonava un po’ la camicia per il caldo nel furgone.

Improvvisamente Wammy afferrò l’auricolare e parlò –L?-

-Sì, Wammy, ti sento- rispose L dall’altra parte, con la voce contraffatta

-Dove ti trovi?-

-Sono nel covo della banda- rispose L

-Ma come…-

-Ho approfittato del momento in cui avete “comprato” Near per entrare. Mi trovo in uno scantinato, probabilmente. Mi sono organizzato mentre voi scappavate- ci fu un momento di silenzio –Ora ascoltatemi. Hanno saputo in qualche modo che il vostro era tutto un bluff. Non avvicinatevi al covo finchè non lo riterrò necessario-

-E Hayley?- chiese Near –E Mello?-

-Sono insieme, ora. Non faranno mosse azzardate. È tutto sotto controllo, fate solo quello che vi dico- un altro momento di silenzio –Mello è rintracciabile?-

-No- rispose Wammy –Deve aver perso il microfono-

-Allora dirigetevi a sud, a mezz’ora circa da qui. Mello e hayley stanno seguendo i Lorraine-

-Come fai a saperlo?-

-I coniugi Lorraine sono in contatto con la banda. L’ho capito dal loro strano comportamento che mi ha accennato Mello. Stanno sicuramente passando informazioni alla banda, e il fatto che sappiano che sono sulle loro tracce non può che avvalorare la mia ipotesi. Ne consegue che è possibile che stiano attirando Mello e Lorraine in una trappola. Wedy…- aspettò che Wedy rispondesse al proprio nome –Per favore, torna solo tu nel covo e ruba tutto quello che ti capita a tiro. Tienili distratti per un po’ manda in tilt qualche sistema di sicurezza, già che ci sei-

-Va bene- rispose, scendendo subito dal furgone.

-Aiber, ora Wammy ti attaccherà una telecamera, un microfono e un auricolare- Wammy si mise subito all’opera –Così staremo sempre in contatto. Per favore, dirigiti subito a sud, nel punto che ti indicherò io, e avvicina i Lorraine finchè Wammy e near non avranno recuperato Lorraine e Mello-

-D’accordo, L- disse Aiber mentre aiutava Wammy a mettersi la telecamera su un bottone.

-Vi terrò sempre aggiornati sugli spostamenti dei Lorraine. Da qui posso capire bene i discorsi dei criminali, e da questo computer posso entrare nel loro sistema senza difficoltà. Vi prego di fare attenzione-

Annuirono tutti, e Aiber uscì dal furgone.

-Wammy, nascondi il furgone e per il momento resta con Near-

-Va bene-

-Bene. Conto su tutti quanti voi- disse L chiudendo il discorso

Mello trovò la risposta –No, Hayley. È un rischio troppo grande-

-Ma continuando a seguirli non andremo da nessuna parte-

-Poi sono io l’impulsivo…- disse esasperato Mello. Mangiò un altro pezzetto di cioccolata e si leccò un dito –Hayley, non è così facile- le prese una manica –Ti ho detto di no. Stattene buona per un attimo, per favore-

-Ma cosa cavolo vuoi fare allora?!- sbottò lei seccata.

-Stupida che non sei altro…- disse Mello avvicinandosi a lei. Si fece tremendamente vicino, e Hayley rimase come paralizzata. Per un momento tenne gli occhi chiusi. No… Sicuramente era solo un sogno…

-Fiuuu… Appena in tempo- disse Mello allontanando la mano dalla bocca di hayley e allontanandosi da lei appena i Lorraine si voltarono verso la loro strada. Notò la faccia sorpresa e arrossita di hayley, e sorrise –Credevi che ti avrei baciata sul serio?-

-Potevi avvertire…-

Mello sorrise, mangiando l’ultimo boccone di cioccolata –Sei intelligente Lorraine, ma per certe cose non c’arrivi proprio. Dai, andiamo. Sono sicuro che L sta pensando a qualcosa, e non possiamo deluderlo. Quindi non fare niente, per adesso-

A questo punto Hayley poté solo annuire in silenzio, ancora leggermente arrossita.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Adescamento ***


Hayley era davvero stufa di seguire i suoi genitori senza combinare nulla. Era stufa di Mello che mangiava quella cavolo di cioccolata senza fare nulla. Era stufa di tutto.

-Mello… Per favore…-

-Ti ho detto di no!- rispose Mello seccato mangiando un gran boccone di cioccolata

Hayley cominciò a tamburellare la spalla di Mello –Ma la smetti?! Tanto non ti faccio andare!-

-Eh? Ah, scusa…- disse lei cercando di togliere la mano –Ma quando sono nervosissima tamburello dove capita-

-Perché mi sei capitata tu…?- chiese Mello sempre più disperato.

Poi si guardò intorno, per le strade che cominciavano a farsi buie, senza perdere di vista quella coppia anormale che passava sotto un debole lampione. Vide che un uomo si stava avvicinando a loro con fare amichevole.

-Forse ci siamo, Hayley- disse Mello contento

-Perché?- chiese lei eccitata –Finalmente succede qualcosa?-

Mello osservava muto la situazione. L’uomo che si era avvicinato ai Lorraine sembrava una loro vecchia conoscenza. Sicuramente uno della banda.

-Non riesco a sentire quello che si dicono… Dovremmo avvicinarci di più. Facciamo piano, Hayley-

Ma Hayley era già appostata qualche metro più avanti, che sporgeva appena appena la testa per sentire meglio la conversazione. Fece cenno a Mello di avvicinarsi, e Mello, esasperato, le si avvicinò.

-Ora capisco perché L fa così tanta fatica a starti dietro…-

-Ssssshhh!- disse hayley –A quanto pare hanno scoperto che L sta indagando sul loro conto-

Mello se ne restava zitto, mangiando la cioccolata –Quell’uomo ha qualcosa di strano…- ci pensò su per un po’ –Hayley, guarda bene i suoi capelli…-

-Hanno un colore piuttosto innaturale… Saranno tinti…-

-No, è proprio l’attaccatura a essere strana… Sembra una parrucca…-

-E la pancia è innaturale- notò hayley –Inoltre sembra che si stia sforzando di tenere quell’accento-

-Molto bravo davvero…- disse Mello sorridendo –Ma io ho capito. Quello è Aiber-

-Aiber?-

-E’ un truffatore. Sicuramente l’ha chiamato L-

Hayley restò sorpresa. L si serviva dei criminali per dare la caccia a questi ultimi mello notò il suo sguardo

-Non è come pensi. Aiber è uno dei pochi criminali leggermente diversi dagli altri. L gli risparmia la galera in cambio del suo aiuto-

-Sì, ma…-

-Mi è venuta un’idea…- Mello sorrise –Andiamo al covo. Sicuramente Aiber cerca di tenere occupata la coppia-

Hayley, poco prima di seguire Mello, si girò un attimo verso la coppia che, ignara di tutto, ascoltava le conversazioni del falso socio, che altri non era che Aiber. Abbassò lo sguardo, tristemente, e sussurrò –Mamma… Papà…-

-Come procede, Wedy?-

-Sono nei condotti dell’aria, L- rispose la donna strisciando nel condotto –Si respira a fatica. Questo posto è curato nel minimo indispensabile…- si fermò sopra un tombino –Riesco a vederti, L-

-Mi fa piacere- rispose L guardando in alto –ma non fermarti qui. Procedi qualche metro più avanti e poi gira a destra. Dovrebbe esserci l’ufficio di qualche capo. Prendi tutti i documenti che trovi sulla scrivania, se ce n’è una-

-Ricevuto- Wedy continuò a strisciare per quei condotti maleodoranti.

L digitò qualcosa sul computer, finchè non apparve la schermata di Wammy –Saputo niente, Wammy?-

-No. Aiber non ha rilevato nessuna presenza, oltre quella dei Lorraine-

L restò per un po’ zitto, mettendosi in bocca il pollice. Dopodiché arrivò alla sua conclusione –Near, torna qui da solo. Pensi di farcela?-

-Sì- rispose Near, che era dietro a Wammy

-Wammy, prepara un elicottero e al momento opportuno ti dirò quando venire qui. Dì ad Aiber di seguire a distanza i lorraine. È possibile che Mello e Lorraine si siano allontanati e stiano venendo qui-

-D’accordo, L-

Hayley e Mello erano appena arrivati davanti al complesso poco curato di palazzine. Alcuni muri erano ricoperti d’edera, alcune finestre riparate con lo scotch. Sembrava un posto abbandonato, perfetto per una banda criminale.

-Bene- disse Mello –Andiamo, Hayley-

-Okay- disse –Ma dove?-

-Per adesso entriamo- rispose Mello guardandosi intorno. Passò per il retro, dove l’erba era più alta del solito, e trovò, come aveva previsto, un tombino all’apparenza chiuso –Certo che questi qui sono proprio idioti… Hanno anche il coraggio di chiedersi come abbia fatto L a scoprirli?- entrò, seguito da hayley che rise.

-Non tutti possono permettersi un’intelligenza come la nostra, caro il mio Mello-

-Hayley, non ti vantare troppo- rispose Mello sogghignando –Ti ricordo che senza me o L a quest’ora forse saresti di nuovo in vendita qui-

Hayley si ammutolì e guardò malissimo Mello. Una volta che questa storia, l’avrebbe stritolato e fatta passare la voglia di cioccolato.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Cattura ***


Near era appena arrivato nel covo della banda, vicinissimo all’entrata. L gli aveva indicato una scorciatoia per entrare senza pericoli, grazie alla planimetria che gli aveva procurato Wedy.

Entrò, cercando di fare il minimo rumore e di passare inosservato, nonostante il suo modo di vestire e i suoi capelli, rigorosamente bianchi. Avrebbe voluto raggiungere subito L, ma doveva prima trovare Hayley e Mello. Chissà in che guai si erano cacciati…

-Vuoi un po’ di cioccolata?- chiese Mello mentre scartava la sua barretta

-No, grazie- rispose scocciata Hayley –Mi è passato l’appetito-

-Ma lo sai che sei proprio stressante?-

-E lo sai che ci siamo persi?-

-Non ci siamo persi- rispose Mello guardandosi intorno –E’ che la struttura di questo posto è monotona e…-

-E’ arrivato l’architetto…-

-Senti, o stai zitta e mi lasci pensare, o ognuno fa la propria strada, intesi?-

Hayley sbuffò. Che palle… Dover sottostare agli ordini di un ragazzo più piccolo di lei le creava un piccolo, leggerissimo, fastidio allo stomaco. Voleva chiudere in fretta questa faccenda, una volta per tutte.

Near procedeva a passo lento per i corridoi del covo, apparentemente tranquillo e attento. Appena scorgeva delle ombre sconosciute, si nascondeva subito. Andò a zonzo per un po’, finchè non udì da lontano le voci di qualche membro della banda.

-Stai dicendo sul serio, Lorraine?-

-Sì. Mia figlia è qui- rispose l’uomo. Sicuramente era Dennis Lorraine. Questo bastò a Near per farlo girare dall’altra parte e andare il più lontano possibile. Doveva assolutamente avvertire Hayley.

-Andiamo a sinistra-

-Andiamo a destra-

-Hayley, perché devi fare sempre il contrario di quel che penso io?-

-Perché tu devi contestare tutto quello che dico io?-

-Comunque si va a sinistra-

-Sai che ti dico? Tu vai a sinistra e io vado a destra-

-Hayley, non sire cretinate, per favore. Dobbiamo stare uniti-

-Come sei monotematico- disse Hayley sbuffando

-Hayley, ma lo vuoi capire che questo non è un gioco?! Potresti venire catturata e magari uccisa!-

-Mello…- Hayley si girò di scatto verso di lui, arrabbiatissima –Ma con chi pensi di avere a che fare?! Credi davvero che mi lasci prendere così?!- non gli diede il tempo di continuare e andò a destra, come aveva deciso in partenza.

-Hayley!- disse Mello –Fermati! Ma perché devi sempre fare di testa tua?!-

-Senti da che pulpito! Lasciami stare!-

Hayley continuò a camminare. Era abbastanza buio, non sapeva nemmeno dove andava.

Sentiva i brividi sulla schiena, ma non perché avesse paura, figuriamoci. Forse era elettrizzata all’idea di affrontare qualcosa di così… Pericoloso. Stava andando contro i suoi genitori… li avrebbe visti? Come li avrebbe potuti affrontare? Cosa avrebbe fatto? Non poteva lasciarsi andare a troppa impulsività. Stava comunque rischiando la vita. E proprio in quel momento pensò a una cosa che non gli sarebbe mai venuta in mente, se fosse stato per lei, per la sua personalità.

 

Se solo L fosse qui con me me la caverei meglio…

 

Si tappò subito la bocca, come se avesse espresso quel pensiero ad alta voce. Ma cosa andava a pensare? Non doveva, non era da lei! Lei poteva cavarsela benissimo da sola, era un genio, in fin dei conti, no? Doveva dimostrare a quell’investigatore da strapazzo di cosa era capace!

Si fermò dietro un angolo ad ascoltare due uomini che parlavano. Non capiva cosa stessero dicendo, parlavano proprio un’altra lingua.

-Se vedessi i loro gesti potrei capirci qualcosa…-

Si sporse appena appena, certa di non essere scoperta. Ma proprio in quel momento, si sentì afferrare. Si girò subito, quasi da farsi venire il torcicollo, e vide che un uomo pelato, grande e grosso, con un tatuaggio sul polso, la teneva stretta a sé.

-Ti abbiamo trovata finalmente, Lorraine!-

-Lorraine? Chi è Lorraine?- cercò di svagare lei, ma non ci fu niente da fare.

-So riconoscere mia figlia…- e dietro il pelatone apparve una donna bionda, con lo sguardo divertito e severo allo stesso tempo.

Oh, cielo.

Era finita?

Hayley rimase a guardare lei, sua madre, che faceva cenno al pelato di andare verso un’altra stanza.

E in quel momento Hayley pensò ardentemente a tante cose, tanti nomi.

-Wammy! No, non posso essere venduta… Io ce l’ho già una casa… Wammy, Near… Mello… No, non posso… Non voglio… L… L!-

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Lotta ***


L era in quella squallida stanzetta, davanti al computer, a rimuginare sugli avvenimenti che lo avevano portato in quella stanza. Era certo che non stava correndo alcun pericolo, ma… Gli altri? Su Mello e Near poteva contare. Su Wammy, altroché se ci poteva contare. Aiber e Wedy non erano persone sprovvedute. E allora di cosa si preoccupava? Presto detto… Hayley. Chissà cosa gli passava per la testa. Intelligente, sì, ma in quanto a emotività era perfino superiore a Mello. Era tranquillo, ma non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che Hayley potesse combinare qualcosa.

Notò che era sceso uno strano silenzio. Si alzò, affacciandosi di poco alla porta, notando che la gente che ci passava davanti era magicamente sparita. Eppure sentiva dei passi, dei lievissimi passi. Vide Near camminare velocemente.

-Near- disse L bisbigliando, ma era certo che Near lo avesse sentito. E ne ebbe la conferma quando Near gli si avvicinò

-L- disse Near apparentemente calmo –Hanno preso Hayley-

-Quando?- chiese L. Sembrava tranquillo

-Poco fa. Si è allontanata da Mello e ho visto tutto. Volevo avvertirla che era ricercata-

L guardò il vuoto, portandosi un dito alla bocca. Aveva un’espressione… Vuota. Sembrava che non stesse pensando a niente. Eppure Near era più che sicuro che dentro quella testa coperta dai capelli neri si stava muovendo qualche rotella.

-Vieni dentro, Near- disse poi L guardandolo –E’ pericoloso stare ulteriormente qua fuori-

Near entrò, silenziosamente, e si appostò vicino al computer

-Mello dov’è?- chiese L

-Non lo so-

-Ha i microfoni addosso?-

-No. Dev’essergli capitato qualcosa e dev’essersi rotta-

-Mmh…- L si sedette davanti al computer e cominciò a scrivere qualcosa. Le sue mani grandi erano troppo veloci per consentire a Near di capire cosa stesse scrivendo.

Poi L si alzò –Near, c’è altro che dovrei sapere?-

-Non so dove sia Mello. E non so dove hanno portato Hayley-

-Capisco… Peccato- si diresse verso la porta –Allora… Vogliamo andare?-

Near, senza dire nulla, obbedì, fidandosi ciecamente di quell’esile ragazzo dal fare svogliato.

Mello camminava da solo, spazientito, mangiando nervosamente il suo cioccolato. Avevano preso Hayley, e adesso? L si sarebbe arrabbiato tantissimo con lui, sicuramente. Non era riuscito a fare come L aveva chiesto! Sarebbe stato nei guai, accidenti, così Near avrebbe potuto fare il prezioso e brillante davanti al loro idolo! No, non poteva permetterlo… Doveva fare qualcosa…

Si fermò, riprendendo fiato, terminando il cioccolato, e si sedette per terra. Aveva visto com’era fatta sua madre, sapeva chi erano i suoi genitori… Dove avrebbero potuto portarla…? Notò che qualcuno si avvicinava. Si nascose dietro una specie di armadietto, e attese che il pericolo se ne andasse. Erano… L e Near! Che i facevano in giro? Anzi, che ci faceva Near con L?

-L, dove andiamo?-

L non rispondeva, il che era una piccola soddisfazione per Mello

-Scusa se ritorno sull’argomento, Near, ma…- disse poi L –Non sai proprio dove sia Mello?-

-No-

-Capisco- L camminava un po’ ricurvo per i corridoi scuri –Dirò a Wedy di perlustrare tutta la zona e di rintracciare i Lorraine. Tornerà qui con Aiber e dirà di essere interessata a comprare Hayley, dandogli una grossa somma di denaro. Sono certo che, se i genitori di Hayley sono intenzionati a tenersi la ragazza, tireranno fuori una scusa. E da lì sapremo come muoverci-

-E Mello?-

-Troverò il modo di contattare anche lui- a questo punto sparirono definitivamente dalla visuale di Mello, il quale uscì col sorriso sulle labbra dall’armadietto. Non aveva deluso L, a quanto sembrava.

La signora Lorraine camminava con passo svelto e leggero, seguita a ruota dall’omone che teneva in braccio sua figlia. Hayley non parlava, non osava parlare. Non voleva neanche scambiare quattro chiacchiere con quella donna spregevole che l’aveva venduta, l’aveva cercata… E ora che voleva farle?

-Hayley, tesoro…- Tesoro? –So che sei arrabbiata con me, lo capisco… Ma cerca di capire… Eravamo poveri, dovevamo pensare a sfamarci… Ci avevano detto che qui ti avrebbero trattata bene-

A quel punto Hayley cominciò a guardarla con ancora più odio –Non è vero. Pensi che me la beva?-

-Non parlarmi così, Hayley…-

-Guarda che lo so che tu e… papà- le faceva un effetto troppo strano pronunciare quella parole –Partecipate in maniera attiva a questo schifoso traffico… Se proprio non mi volevate potevate anche uccidermi-

Sentì improvvisamente un dolore, un forte dolore che partiva dalla spalla alla schiena. Se la sentiva bruciare. Cadde a terra e vide che l’uomo che l’aveva portata via aveva in mano una frusta. E gocciolava, quella frusta. Una sostanza rossa. Oh, cavolo…

-Pensaci tu, Jack- disse la donna disgustata e uscendo dalla stanza –Falle capire quale ruolo ha qui dentro-

-Sì, signora Lorraine-

Quando la signora chiuse la porta, l’uomo, Jack, guardò Hayley con una strana luce negli occhi, e giocherellava con la frusta insanguinata.

-St-stammi lontano!- disse Hayley spaventata, troppo spaventata per cercare a mente lucida una via d’uscita.

Vide Jack avvicinarsi sempre di più. Hayley cercò di divincolarsi, di scappare. La porta era proprio davanti a lei, dannazione…

E invece ottenne quello che non voleva ottenere: quell’omone grande e grosso che la frustava, e la frustava, incurante delle sue grida.

-Sm-smettila! Basta!-

Era inutile gridare

-Aiuto!-

Inutile gridare aiuto. Lui non l’avrebbe sentita.

Cercò comunque di reagire. Le faceva malissimo la schiena, ma doveva lottare. Si girò di scatto, prendendo per le mani quella frusta. Le sue mani si sporcarono presto di sangue, le faceva malissimo.

-Che vorresti fare, piccola bastarda?!- Jack sfilò velocemente la frusta dalle mani di Hayley, lasciandole un bruttissimo segno sulle mani, e puntando la frusta sulla sua faccia. Hayley fece appena in tempo a coprirsi la faccia, ma le rimase un taglio notevole sulla guancia. Faceva male, troppo male. Scoppiò a piangere. Quand’era stata l’ultima volta che aveva pianto? Non se lo ricordava. Ma non era per il dolore, per la frusta, per l’indifferenza di sua madre, che piangeva. Piangeva perché le mancava la Wammy’s House, piangeva perché voleva tornare a casa, rivedere Wammy, Mello con la sua cioccolata, Near giocare sempre da solo, Roger sgridare Mello in continuazione per i dispetti. Voleva tornare lì, ripassare per i corridoi accoglienti e passare davanti a quella stanza, spoglia, ma senza dubbio più accogliente, con la targhetta dorata di L.

Le lacrime ormai si mischiavano alle gocce di sangue che cadevano per terra, quando entrò un uomo.

Jack smise subito di torturare Hayley e disse –Signor Lorraine, cosa posso fare per lei?-

-Hayley…- disse l’uomo ignorando la richiesta del signore –Guarda come ti hanno ridotta…-

-P… Papà…?- disse debolmente Hayley. Suo padre la guardava con un sorriso sghembo. Non era possibile che era figlia di gente del genere.

-Ma te la sei cercata, tesoro… Non dovevi scappare… Non dovevi tornare e cercare di opporre resistenza… Per cosa, poi? Aiutare quel detective da strapazzo?-

-Lui non è da strapazzo! Lui mi ha aiutata, mi ha aiutata a capire chi ero! E per ricambiarlo posso solo aiutarlo a mandare in prigione gente come voi!-

-E cos’hai fatto per lui?- disse suo padre carezzandole i capelli –Scommetto che ora non ti sta neanche cercando-

-Non è vero… Lui…-

-Non ti avrà neanche rivelato il suo nome, con la paura che l’avresti tradito-

E lì Hayley ricordò quelle parole…

 

…Sarà meglio che mi chiami L…

 

Hayley pianse ancora di più. Non poteva, non voleva, non doveva credere a quelle parole. E allora perché piangeva?

-Su, su… Non piangere, piccolina- disse suo padre facendola alzare –Capisco come ci si sente… Le prime cotte sono tutte così-

Ma cosa accidenti ne voleva sapere lui delle cotte? Non era una cotta, dannazione! Voleva solo tornare a casa. Non c’era nulla di male a volerlo rivedere.

-Ora stai calma… Ti consola papà…-

Non la stava consolando. Non la stava affatto consolando. Hayley sentiva le mani di suo padre girovagare per le sue gambe. No… Che schifo, no…

-P-papà… Ti prego, smettila… Fermati…-

Ricevette uno schiaffo, un doloroso e sono schiaffo –Non far perdere la pazienza a papà, Hayley… Jack, lasciaci soli- Jack obbedì, lasciando definitivamente Hayley da sola in quell’inferno.

-Near! Ehi, Near!-

-Mello! Ma dove ti eri cacciato? Hanno preso Hayley!-

-Lo so, lo so! Ma forse so dove si trova!- quest’ultima frase la disse a voce più alta, come se volesse farsi sentire da L

-Come fai a dirlo?- chiese Near avvicinandosi a Mello, sbucato dall’angolo. Chissà da quanto tempo seguiva L e Near

-Io ho un ottimo senso dell’orientamento, Near-

-Questo lo so-

-Bene… Ho girato parecchio per questo postaccio, e ho capito che la struttura del luogo…- disse tracciando la piantina del covo per terra con un pennarello preso dalla tasca –Ha la forma di un rettangolo…- segnò il rettangolo –Da cui partono questa specie di freccia –Tracciò una freccia –E una croce- segnò la croce –Ebbene, non vi sembra che questo simbolo ricordi l’ermafrodito? Solo che al posto del rettangolo c’era un cerchio-

-Sì…- disse Near. L si limitava a osservare

-Allora- continuò Mello –Questi dovrebbero essere i simboli dell’uomo e della donna. Croce uomo, freccia donna. Maschio e femmina. Bambino e bambina-

-Quindi Hayley…-

-L’avranno portata nell’ala femminile, ovvero la freccia-

L si alzò di scatto e prese il microfono di Near –Wammy, mi senti?-

-Sì, L-

-Cambio di rotta. Vai qualche metro davanti all’ingresso e fai salire Mello e Near-

-E tu?-

-Salirò dopo. Prepara anche delle armi, e recupera Aiber e Wedy- ripassò il microfono a Near –Tutto chiaro? Andata da wammy immediatamente e restate lì-

-D’accordo- risposero all’unisono i due ragazzini. Si fidavano di lui.

L, dopo aver visto i due sparire dalla sua visuale, camminò a passò svelto verso il punto indicato da Mello. Non ne comprendeva esattamente il motivo, ma sapeva che la sua era una lotta, una lotta disperata. E che anche Hayley stesse lottando con qualcosa di estremamente grande per lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Tocco ***


L camminava con un passo decisamente più svelto. Sapeva che doveva fare in fretta. Se lo sentiva.

Hayley tremava ancora di più. Sapeva che suo padre non la voleva solo coccolare. Se lo sentiva.

L procedeva, continuava per quel corridoio che sembrava non finire mai, sempre uguale… Ma lo sapeva dove stava andando? Ma certo che lo sapeva. Ma in quel momento era come se il suo cervello si fosse momentaneamente sconnesso, cosa incredibile, per uno come lui. Si poteva dire che il suo cervello era in stand-by, quindi non era spento. In realtà c’era una cosa che non riusciva a levarsi dalla testa. Aveva la vaga idea che Hayley stesse passando un momento terribile della sua vita. E lui la capiva. Lo capiva fin troppo bene. Forse era questo che lo faceva camminare così velocemente, quasi correndo? Era questo che lo mandava in stand-by? Fatto stava che doveva sbrigarsi.

Prese il microfono piccolissimo e cominciò a parlare, muovendo al minimo le labbra –E’ tutto pronto, Wammy?-

-Sì, ma… Sei sicuro?-

-Stai tranquillo-

-In ogni caso, sono sempre pronto a intervenire-

Dopo in piccolo attimo di silenzio, L rispose con un –Grazie- poi fu come se L riacquisisse il pieno controllo della situazione –Manda qui Aiber e Mello. Poi fai muovere Wedy e Near. Devono essere pronti ad ogni eventualità-

-Va bene, L- rispose Wammy terminando la comunicazione.

-Hayley, tesoro, cerca di star ferma- disse Dennis –Non disturbare papà che vuole aiutarti-

-No, lasciami stare! Mi fai schifo!-

Ed era meglio che non lo dicesse. Arrivarono giù botte, botte e ancora botte. E lei a piangere. Sicuramente anche all’inizio era così. Quante botte aveva preso? Quanti pianti si era fatta, prima di scappare? E agli altri? Atri bambini, ragazzi… Cosa passavano?

Le botte furono talmente tante che non ce la faceva più a piangere nemmeno per la sofferenza… Le lacrime scendevano, ma più per un qualcosa di simile all’umiliazione, che alla sofferenza. E non faceva altro che invocare quei nomi, per’altro falsi, della Wammy’s House. Si sentiva persa. Che doveva fare? Non ce la faceva più.

L sembrava essere arrivato finalmente a destinazione. Ma ora, quale delle porte era? Non sentiva niente. Forse le stanze erano insonorizzate. Riprese a camminare lo stesso, mantenendo la solita calma.

-L! Siamo qui!- disse Mello correndo verso di lui. Aiber gli fece cenno di tacere.

-Tempismo perfetto, devo dire- disse L –Controllate tutte queste stanze e vedete se c’è Lorraine. Appena l’avete trovata informatemi. Non credo ci sia bisogno di dire che non dovete assolutamente prendere iniziative personali-

-Agli ordini!- rispose Mello incamminandosi subito nella prima camera che trovava. Aiber sbuffò e guardò Wedy esasperato. Wedy sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.

-Sei armata, Wedy?-

-Certo. Aiber detesta le armi, quindi mi sono preparata-

-Bene. Allora dividiamoci- disse L, girandosi verso una stanza qualsiasi, dove, come aveva previsto, non c’era nessuno.

-Hayley, la vuoi smettere di opporre resistenza?!-

E ancora botte, botte, sempre e solo botte. Anzi, molto peggio. Le stava cominciando a strappare i vestiti.

-Fermati! Basta!-

Sembrava tutto inutile. Lui era un uomo, adulto, muscoloso, per giunta. In un corpo a corpo era ovvio che vincesse lui.

Hayley era disperata. A quel punto ragionare a mentre fredda era troppo difficile. Prese un coltello dalla tasca del padre, certa che avesse un’arma con sé, e gliela puntò in faccia.

-Bastarda!- suo padre prese il coltello e le diede dei graffi sulle mani –Devi smetterla, hai capito!-

-Basta…- disse rassegnata Hayley –Non ce la faccio… Più…-

-Allora ti sei arresa? Tesoro, non devi preoccuparti… Non sentirai nulla…- e a quel punto suo padre le stava togliendo i pantaloni rovinati, accarezzandole in una maniera oscena e disgustosa le sue gambe.

-Hayley!- la porta si aprì di colpo. Mello? Ma che ci faceva lì? E quell’uomo biondo che cercava di fermarlo chi era? –Ehi! Che stavi cercando di fare a Hayley?!- disse Mello buttandosi addosso al padre di Hayley

-Mello, fermati! Non lo vedi che è armato?-

Ma Dennis fu troppo veloce. Puntò il coltello su Mello, che fortunatamente si fermò in tempo. Aiber arrivò subito alle spalle di Mello, pronto a intervenire a qualche altro colpo di testa.

-Chi vi ha fatti entrare qui?- disse Dennis spaesato, confuso

-Le tue guardie fanno schifo!- disse Mello –E’ stato uno scherzo abbatterli-

Aiber lo guardò male. In realtà, aveva fatto tutto lui. Lui aveva addormentato le guardie con l’inganno, come si addiceva a un truffatore.

Hayley restava seduta a terra, che riusciva a malapena a tirarsi su i pantaloni, tutta insanguinata. Tremava, sembrava essersi estraniata dal mondo. E gli altri? Near? L? lui dov’era?

Aiuber pensò a come poter disarmare quell’uomo. Su Hayley non poteva certo contare, visto come era ridotta. Mello, non ne parliamo.

-Senti, non vogliamo lottare- disse Aiber –Vogliamo fare un patto-

-Un patto?-

-Sì, un patto. La ragazza in cambio di tutto ciò che vuoi-

-Non credo si possa fare- disse il signor Lorraine con una risata isterica –Guarda che ho sentito tanto parlare di te, Aiber. O almeno è così che ti fai chiamare. Sei un ottimo truffatore, ci servirebbe proprio uno come te nella nostra organizzazione. Eppure, guardati…- lo guardò malissimo dalla testa ai piedi –Fai dei favori a L! Ma non ce l’hai un orgoglio, Aiber?! Perché lavorare per L?!-

-Io non lavoro per L- rispose prontamente Aiber –Ci scambiamo dei favori-

Poi Aiber si accorse che c’era qualcuno dietro di lui. Una specie di tintinnio. A giudicare dall’atteggiamento degli altri, forse solo lui si era accorto del rumore. Era senza dubbio un segnale di Wedy.

E infatti Aiber sorrise –Spiacente, Lorraine, ma la gente come te mi fa schifo. Non mi piace comprare e stuprare ragazzine-

Dennis stava per reagire, ma Wedy lo precedette, sparando e colpendolo alla mano. Nel momento in cui il coltello schizzò via, Aiber si tuffò addosso a Dennis, tenendolo ben bloccato.

Mello andò subito da Hayley –Hayley, come stai? Sei feri…-

-Non mi toccare!- disse Hayley spaventatissima quando vide le mani di Mello dirigersi sulla sua faccia. mello non disse niente. La capiva. Capiva perché non volesse essere toccata.

Near si avvicinò a Hayley, pronto a soccorrerla con un asciugamano, ma Mello lo fermò –Non vuole essere toccata, Near. Lasciala stare-

-Hayley, stai tranquilla- disse Mello –E’ tutto finito, ora- cercò di toccarle la guancia che sanguinava, ma Hayley gli spostò la mano, e prese a tremare tantissimo.

Mello e Near si guardavano. Come facevano a portarla a casa in quelle condizioni?

Intanto Wedy si ritrovò alle costole un gorilla di Lorraine e Aiber, nel tentativo di fermarlo e dargli una botta per farlo svenire, non riuscì a tenere sotto controllo Lorraine. In questo modo Aiber riuscì ad fermare un gorilla, ma Dennis lo bloccò subito dopo. E Wedy non era più armata.

Ma c’era qualcuno che era appena arrivato. Hayley lo riconobbe subito, rimanendo senza pariole. Quella postura ricurva, i capelli costantemente spettinati, gli occhi segnati dalle occhiaie, indecifrabili. Eppure lei sentiva che i suoi occhi erano piuttosto incavolati. O forse ci sperava solamente.

L entrò nella stanza, passo lento. Si ritrovò la pistola di Wedy puntata in faccia da Dennis, che rideva istericamente.

-Finalmente sei uscito allo scoperto! Ora che fari?!-

L guardò per un attimo hayley, tornando poi su Lorraine –Vi avevo detto di avvertirmi se l’aveste trovata-

-Ci dispiace, L- risposero in coro Aiber e Wedy

-Non fare mosse azzardate, L o come cavolo ti chiami- disse Dennis a un passo dal premere il grilletto.

-Lei è il signor Lorraine, suppongo. Io sono L- disse lui –La informo che sua moglie e quasi tutto il personale di questo posto è stato arrestato-

-Mia moglie… Cosa?-

-La informo anche che lei ha una tripla accusa per favoreggiamento al traffico dei bambini, rapimento e tentato stupro nei confronti di una minore-

-La partita è finita, Lorraine- disse Wedy –Arrenditi-

Dennis non voleva andare a marcire in prigione. Proprio non voleva –Non è ancora finita!-

Ma L fece una cosa che Hayley non si aspettava. Diede un calcio a suo padre, disarmandolo. Ma non si fermò solo al calcio. Partirono pugni e, a giudicare dai lamenti di suo padre, anche piuttosto dolorosi. Vide che partiva anche un dente e che il labbro di suo padre sanguinava.

-E’ finita, Lorraine- disse L, con un tono della voce indecifrabile concludendo poi con un ultimo pugno.

Mentre Aiber legava Dennis con uno straccio, L si avvicinava a Hayley, facendosi spazio tra Near e Mello

-Non vuole farsi toccare, L- disse Near

-Lorraine… Mi riconosci, vero?- disse L –E’ tutto finito. Tuo padre e tua madre sono stati arrestati. Tutti gli altri bambini e ragazzi sono liberi, ora-

Hayley lo guardava, senza smettere di tremare. Era davvero tutto finito?

-Posso immaginare cosa ti sia successo- continuò L –Mi dispiace non essere riuscito ad arrivare prima- sembrava sincero. Ma Hayley non riusciva smettere di tremare

-Wammy ci aspetta fuori, Lorraine. Dobbiamo andarcene da qui. Permettimi di portarti fuori di qua personalmente-

Hayley non rispondeva, abbassando lo sguardo

-Capisci che devo toccarti per portarti via?-

hayley lo riguardò

-Ti fidi di me… Hayley?-

Hayley tremava, non la smetteva di tremare. Non voleva essere toccata. Voleva solo dormire, riposarsi.

Si fidava di lui? Ma certo! Lui l’aveva aiutata, l’aveva salvata. Eppure non riusciva a non tremare.

Annuì in silenzio, stringendosi di più nelle proprie spalle.

L prese una coperta da terra e gliela mise intorno alle spalle, dopodiché, facendo attenzione, prese hayley in braccio.

-Grazie, Lorraine- disse. Sentiva il tremare di hayley, lo sentiva fin troppo bene. La strinse un po’ di più e si incamminò verso l’uscita, seguito dagli altri.

-Vi ringrazio della collaborazione. Mello, Near, siete stati bravissimi, dico davvero. Aiber, Wedy… Scusate il disturbo-

hayley rimaneva in silenzio. Tremava un po’ di meno, ma trovava accoglienti le spalle e le braccia di L. si strinse un po’ a lui. Si sentiva al sicuro, finalmente.

Arrivarono finalmente fuori, dove Wammy li aspettava con un elicottero. Un elicottero? L poteva permettersi un elicottero? Ma quanti soldi aveva a disposizione?

-Ci permetti un passaggio, L?-

-Non c’è problema, Aiber. Ditemi dove dovete scendere-

-A me servirebbe un passaggio a Roma. C’è una bella truffa che vorrei portare a termine lì-

-E tu, Wedy?- disse L tranquillissimo.

-Devo andare a Parigi a rapinare un museo. Scusa il disturbo-

-Nessun problema. Andiamo-

Era davvero strano il rapporto che L aveva con certi criminali. Chissà cos’era che li legava così. Perché L on li mandava in prigione? Davvero bastava scambiarsi dei favori?

-L, è tutto pronto per far riposare Hayley-

-Grazie, Wammy- L stava per salire a bordo, ma guardò un attimo hayley che, a quanto sembrava, non voleva staccarsi da lui

-Lorraine, io adesso devo pilotare l’aereo. Capisci cosa intendo?-

Nessuna risposta

-Ho già predisposto tutto per farti riposare come si deve-

-Ancora niente

-Non ti abbandono, stai tranquilla-

A quel punto, hayley non potè che lasciarlo andare, mentre veniva accompagnata da Wammy su un comodissimo materasso, con delle coperte ben lavate e calde. Le vennero offerti tè, dolci, acqua calda, qualunque comodità. Mello le si avvicinò sorridente.

-La vuoi un po’ di cioccolata?-

E lì finalmente Hayley si decise a dare una risposta –Sì… Grazie-

Near prese una scacchiera –Vuoi vedere come straccio Mello a scacchi, Hayley?-

Hayley rise lievemente, mentre Mello guardava male Near –Vuoi vedere come disintegro Near, Hayley?-

L rimaneva in silenzio a pilotare l’elicottero, insieme a Wammy che faceva da secondo pilota.

Finalmente era finita. Finalmente era salva, e non avrebbe più sentito parlare dei suoi genitori.

Ma ora cosa avrebbe fatto? Sarebbe tornata alla Wammy’s House? Avrebbe continuato ad abitare lì?

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Ultimo Giorno ***


Hayley era sdraiata sul letto, nel letto della Wammy’s House. Finalmente un posto calmo, accogliente. Guardava il vuoto, senza pensare a nulla, apparentemente. Ne erano successe, di cose. Troppe. Ora voleva solo dimenticare. Ma tutti i cerotti, le bende, la sensazione di sporco che ancora non l’abbandonava… Bruciavano troppo dentro di lei. Eppure si preoccupavano tutti per lei: Mello le portava ogni giorno la cioccolata, Near, seppure nel suo modo freddo, la invitava a giocare con lei, l’aiutava a riabilitarsi dalle gravi distorsioni alla gamba, l’aiutava a sedersi casomai le bruciassero le spalle dalle frustate. Wammy le portava la colazione a letto ogni giorno e l’aggiornava con lo studio. Chi mancava all’appello? L. Cioè, non proprio. Era molto impegnato col lavoro, quindi riusciva a vederlo poche volte. Però le bastavano. Trovava estremamente buffo L, che col suo modo impacciato le chiedeva come stava. Il modo in cui si sedeva, poi… Per non parlare della quantità esorbitante di dolci che le portava. Però, come una Cenerentola al maschile, a una certa ora fuggiva via, nella sua stanza, a lavorare su qualche complicato caso, lasciandola da sola senza nessun rimorso. Forse. Però in fondo andava bene così. Sapeva di non doversi aspettare troppo da uno come lui. E poi, che altro poteva pretendere? Lui per lei aveva fatto anche troppo.
Mentre pensava ancora a lui, Wamy bussò alla porta, per portare a Hayley una notizia.
-Abbiamo trovato una famiglia disposta ad adottarti-
Hayley ci rimase di sasso –Cosa?-
-Abbiamo trovato una famiglia disposta ad adottarti- ripetè Wammy allo stesso modo
-Ma…-
-Non c’è bisogno che ti prepari subito. Aspetteranno che ti rimetta-
-E quanto tempo ci vuole?-
-Bè, a giudicare dalla gravità delle ferite ancora un po’-
Hayley tirò un impercettibile sospiro di sollievo. Un po’ le dispiaceva andarsene. Voleva almeno salutare per bene tutti.
Il giorno dopo L andò a fare visita a Hayley –Come stai oggi?-
-Meglio. La schiena non mi brucia più-
L la guardò per un momento –Sorridi anche di più-
-Mh?-
-Bè, prima non ti facevi toccare da nessuno, a parte me. Sono passate tre settimane da quando il caso è chiuso e sorridi di più. Notevole-
-Già…-
L sapeva dell’adozione? Sapeva che non si sarebbero più visti per chissà quanto tempo? Ne valeva la pena parlarne? In fondo, alla fin fine lui era solo una conoscenza di passaggio. Doveva aspettarselo che prima o poi sarebbe stata adottata da qualcuno. Senza contare che anche L prima o poi sarebbe andato via.
-L… Io…-
-Lo so-
-Non ho nemmeno iniziato- disse con una faccia stranita Hayley
-Ti adottano. Guarda che lo so-
-Scommetto che lo sapevi anche prima di me, vero?-
-Sono stato il primo a saperlo- vide che hayley ci stava rimanendo male, anche se non riusciva a capire esattamente per cosa –Tranquilla. È gente per bene. Il tuo nuovo papà è avvocato e la tua nova mamma dottoressa. Vivono a Londra, quindi potrai sempre tornare qui quando vuoi-
-Come fai a saperlo?- chiese Hayley sorpresa. Ma poi ripensò alla persona che aveva di fronte -… Non dirmi che hai indagato su di loro, vero?-
-Volevo levarmi una curiosità- disse L senza scomporsi –Comunque non hanno precedetni, sono giovani e pieni d’amore per te. Lei non riesce ad avere figli, e sono rimasti colpiti dalla tua storia-
-L…- si decise a dire Hayley –Sinceramente… Che ne pensi?-
-Di cosa, Lorraine?-
Fu allora che Hayley comprese che per L lei era una qualunque, una conoscenza come tante che, anzi, gli è stata utile per un caso. Lorraine… Odiava quel nome. Non voleva essere chiamata così. E allora perché lui si ostinava a chiamarla per cognome? Eppure sull’elicottero… Per abbracciarla…
-Niente… Lascia stare-
L rimase in silenzio, a guardarla. Era la prima volta che non riusciva a capire cosa passasse per la testa di una persona. Non sapeva esattamente come comportarsi con lei. Ma decise di sviare quei pensieri, dicendo –Comunque sono venuto qui, oltre per vedere come stavi, anche per portarti una cosa-
-Ancora dolci?- disse hayley sbuffando. L non ingrassava anche ingurgitandosi di dolci, ma lei sì.
-Più o meno- L tirò fuori il solito vassoio di dolci –Questi li ho cucinati io-
-Tu sai cucinare?- chiese sorpresa Hayley. Di solito si faceva fare tutto da Wammy. Comunque, fu una piacevole sorpresa. Notò inoltre un bigliettino –Posso leggerlo?-
-Si, ma fai attenzione- dsse L –Dentro il biglietto c’è un oggetto-
Hayley rimase ancora più perplessa. Non era da L. Ma era meglio non farsi troppe illusioni. In fondo, era una conoscenza di passaggio.
Aprì il biglietto bianco, con una sola decorazione, cioè la L in old english, ormai distintivo di L. Sulla gamba le scivolò qualcosa. Una catenina, sembrava. La prese. Era argentata, con delle bellissime decorazioni di angeli. E, in mezzo a questi angeli, c’era scritto il suo nome, Hayley, in old english. Poi notò la scritta dentro al biglietto…

“Per Hayley Lorraine, che possa finalmente vivere felice”

Firmato… L

-L…- disse Hayley guardando la collanina
-E’ molto più carina della collana che avevi prima, no? Il dorato non ti stava bene- disse L senza un espressione particolare in viso
-Grazie…-
-Di niente. È una cosa che ti auguro davvero-
Lì Hayley riconsiderò tutti i suoi pensieri precedenti. Era davvero solo una conoscenza di passaggio? L’avrebbe dimenticato così facilmente?
In fondo, chi se ne importava di lui. Aveva il suo lavoro, le sue cose, i suoi impegni. Non poteva permettersi di pensare ad altro. Si vedeva che non ci sapeva fare con le persone all’infuori di Wammy. Eppure… Anche se era strano, con hobby particolari, senza un briciolo di tatto, troppo cervellotico… Rimaneva pur sempre L. L’uomo che le aveva salvato la vita.
-L…- disse hayley, sdraiata sul letto –Potresti avvicinarti? Non riesco ad alzarmi-
L si avvicinò, dopo un primo momento di… Insicurezza, forse. E successero dei gesti velocissimi per delle persone normali.
Hayley si alzò di scatto, prendendo la maglietta di L, e si avvicinò sempre di più al suo viso. Non sapeva che le stava prendendo. Forse era un suo modo di ringraziarlo, forse era un suo capriccio, forse voleva solo vederlo più… Umano. Fatto stava che doveva farlo, si diceva con sé stessa.
Ma non riuscì nel suo intento: L si spostò di pochi centimetri appena in tempo. Ora le labbra di Hayley erano appoggiate a un millimetro dalle labbra di lui.
L si alzò, lentamente, lasciando Hayley sorpresa dal suo gesto –Forse è il caso che me ne vado-
-Ma…- Hayley rimase a bocca aperta –Aspetta! Non lascirami così!-
-Hayley, io…-
-Aspetta, aspetta…- disse hayley ancora più sorpresa –Cioè… Ho dovuto tentare di baciarti per farmi chiamare per nome?-
-Se non volevi che ti chiamassi per cognome, bastava chiederlo-
-Non è questo il punto!- perché L riusciva a cambiare discorso in una maniera così straordinariamente rapida? –Il fatto è che… Perché?! Cioè…-
-Semplicemente non me la sento- disse L
-Va bene, ma…- disse Hayley. Vedeva che L apriva la porta –Fermati! Non mi lasciare!-
L si fermò, voltandosi verso di lei –Che altro c’è, Hayley?-
La chiamava ancora per nome? Ma che stava succedendo? Hayley non capiva più nulla, nemmeno il perché di quello che aveva tentato di fare prima. Ma decise di essere ancora più bastarda
-Che razza di uomo sei se non riesci a scaricarmi come si deve?! Mello è molto più uomo di te!- da dove saltava fuori Mello?
-Da dove salta fuori Mello?-
Appunto
-Ebbene sì… Mello mi ha baciata-
Grandissima cazzata
-Mello ti ha baciata?- ripetè L
-E anche molto bene-
Eccone un’altra
-E allora perché volevi baciare me?-
Lì hayley non ce la fece proprio più. Scoppiò a piangere, sempre più confusa in testa –Non ce la faccio… Più… Non capisci un accidenti delle altre persone, L… Non so nemmeno io cosa mi passasse per la testa, ma sentivo di farlo, capisci?!- pianse sempre di più, bagnando le lenzuola –Ma d’altra parte cosa può saperne un freddo calcolatore come te?-
Ci mancava giusto che lo trattasse male
-Io no… Volevo farti del male…- disse L. Sembrava davvero dispiaciuto
-Almeno non andartene… Dimostrami che ti dispiace che me ne vada, no?!-
Hayley cercò d’alzarsi, per fermarlo. Non voleva vedere L vicino a quella porta. Ma le spalle le bruciavano come si muoveva. Era ancora troppo debole. Infatti cadde sul freddo pavimento lucido della sua stanza, dolorante. Rimase lì per terra a piangere. Ma perché doveva piangere davanti a lui per una cosa simile? Merda!
-Sei ancora stanca, Hayley- disse L. A Hayley venivano i brividi a sentirsi chiamare per nome da lui –Devi riposarti- si chinò verso di lei –Posso riportarti a letto?-
Come faceva a essere così gentile anche dopo essere stato trattato male da una ragazza? Boh, chi lo capiva era bravo…
Hayley accettò comunque. L la prese in braccio, per la seconda volta, portandola a letto senza farle troppo male
-Ti faccio male?-
-No… Grazie…- restò zitta, mentre L le rimboccava le coperte –L… Mi dispiace. Dimenticati di tutto quello che è successo negli ultimi dieci minuti-
-E’ meglio se dormi. Resto qui finchè non ti addormenti-
-Mi metti a disagio così-
-Tu comincia a chiudere gli occhi-
-Mmh… Va bene…- disse hayley, chiudendo gli occhi. Cercò di riaprirli, ma L le coprì la visuale con la sua grande mano.
-Non mi fido…-
-Ma guarda che…-
Subito Hayley si ammutolì, ma non per volontà sua. Era stato tutto così improvviso, così veloce… Eppure, sentiva che quel momento non l’avrebbe dimenticato mai.
Dopo quel piccolissimo momento, L tolse la mano, notando che Hayley aveva gli occhi spalancati. Sorrise e disse –Sbaglio o Mello era stato bravo?-
-Eh… Io… Ehm…-
-Sapevo che mi avevi mentito. Sono un detective, Hayley… Non dovresti mentirmi-
-Ah… Ehm…-
-Direi che il discorso termina qui. Facciamo come hai detto tu: non è mai successo- disse alzandosi –Riprenderemo le nostre vite. Anche se… Mi dispiace che te ne vai. Sul serio. Comunque… Riposati, che ne hai bisogno-
L chiuse la porta. Facciamo finta che on sia successo? E invece era proprio successo! Oh, cavoli… Hayley non aveva la minima idea di come baciasse Mello, ma forse, in confronto a quel piccolissimo momento che aveva passato, chiunque sarebbe stato secondo. Ma in fondo, era meglio così… Meglio far finta di niente. Non pensiamoci. Dormiamoci su.
Il giorno dopo Mello vide hayley uscire finalmente dalla sua stanza –Ti sei ripresa?-
-Perfettamente! Ora le spalle non mi fanno più nulla!-
-Bene! A proposito, ho saputo che ti adottano! Congratulazioni! Ci mancherai!-
-Anche tu mi mancherai, Mello… Ogni volta che mangio la cioccolata penserò a te!-
-Vedi di non far disperare i tuoi genitori con il tuo caratterino, piuttosto…-
-Grazie della fiducia…-
-Vai via, allora?- disse Near facendo capolino dalle scale
-Già… Vedete di non litigare, voi due…-
-Non potrei mai andare d’accordo con Near, Hayley. Facci l’abitudine, una buona volta- disse Mello
-A proposito- disse Near sorridendo –Oggi escono i risultati del test di fisica-
-Questa volta ti ho battuto, stanne certo!-
Hayley rise. gli sarebbero davvero mancati quei momenti. Di certo non sarebbe stata la stessa cosa senza di loro.
Vide L uscire dalla sua stanza. Forse avrebbe dovuto arrossire, e invece…
-Buongiorno, L-
-Buongiorno, Hayley- disse L –Domani allora vai via?-
-Già. Oggi faccio le valigie-
L sorrise. Finalmente la vedeva sorridere sinceramente, col cuore. Finalmente la poteva salutare col sorriso sulle labbra. E Hayley pensava la stessa cosa. Ce l’aveva fatta. Al diavolo il suo passato, al diavolo tutto. Ora c’era una nuova vita che l’aspettava. Con un bellissimo ricordo dell’orfanotrofio Wammy’s House e dei suoi abitanti. Il giorno dopo avrebbe cominciato una nuova vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Partenza ***


Wammy si sentiva tirare costantemente la giacca dalla mano di Hayley. Mai vista così nervosa.
-Hayley, rilassati. Va tutto bene-
-M-ma io… S… S-sono calma… Calmissima!-
Come no…
Percorrevano le bellissime scale della Wammy’s House. Hayley stava per incontrare i suoi nuovi genitori. Si era sistemata davanti allo specchio per ore e ore… Fece il punto della situazione.
Capelli: a posto
Faccia: sveglia, pulita e fresca
Vestiti: bè, i soliti. Non poteva permettersi chissà cosa, ma aveva fatto del suo meglio
Scarpe: ce le aveva, non si era scordata nulla
E per ultimo, ma non meno importante: la catenina di L. Le avrebbe portato certamente più fortuna di quella vecchia. E poi era davvero carina da vedere, altro che quello squallido dorato. L aveva buon gusto.
Continuarono a scendere quelle scale che sembravano infinite. Quel pomeriggio avrebbe salutato definitivamente tutti. Mello, Near… A proposito di quei due…
-Wammy, come sono andati i testi di fisica?-
Wammy si girò lievemente e disse calmo –Near ha preso 99 su 100, e Mello 97-
… Povero Mello… Meglio non alludere a quel test.
Appena Hayley si accorse che le scale erano finite, entrò nel panico. Cosa doveva dire? Doveva chiamarli subito mamma e papà? Come si chiamavano? E il loro cognome? Qual era?
Ed eccoli lì, sorridenti. Che bella donna che era, sua madre, la sua nuova madre. Minuta, capelli castani, corti, vestita benissimo. Sembrava una bambolina, e i suoi occhi erano di un azzurro bellissimo, cristallino. Appena vide Hayley la donna si irrigidì, arrossì, stringendo forte la borsetta e il braccio del marito. Il marito… Il suo nuovo papà. Un uomo alto, con un piccolo pizzetto. I capelli neri erano ricoperti di gel e tirati indietro. I suoi occhi scuri erano penetranti e rassicuranti. Vestito elegantissimo, con la cravatta. Sembravano davvero persone per bene.
-Buongiorno, signori- disse Wammy con un sorriso –Vi presento la ragazza. Hayley…-
Hayley fece un piccolo passo verso Wammy, timida. Arrossì, e la donna davanti a lei arrossì ancora di più. Bene, sarebbero andate d’accordo.
-Hayley- continuò Wammy –Questi sono Charles Wallace e Cleas Wallace. Sono i tuoi nuovi genitori-
Hayley guardò imbarazzata per terra e cominciò a tamburellare con la spalla di Wammy, che faceva finta di niente. Che scenetta…
-P-piacere… Io sono… Hayley…-
-P… Piacere, Hayley… Io sono Cleas- disse la donna minuta –Ma puoi chiamarmi mamma…-
Al che suo marito, Charles, scoppiò a ridere. Doveva aspettarselo da una come sua moglie, si diceva.
Hayley sorrise. Si, sarebbero andate d’accordo. Guardò Charles, che le porse la mano.
-Io sono Charles, Hayley. Molto piacere-
Si strinsero la mano. Fino a poco tempo prima non ce l’avrebbe fatta a toccare qualcuno…
-Bene… Vogliamo andare a firmare i documenti?- disse Wammy, che con un gesto del braccio indicò il suo studio. Si diressero con calma nello studio. Hayley notava che l’orfanotrofio era deserto. Nessuno, davvero, non c’era nessuno. Che tristezza. Quando non c’era nessuno persino i passi rimbombavano.
-Bene, allora vogliate mettere una firma qui…- Wammy illustrava ai signori dove mettere le firme, mentre Hayley era seduta su una poltrona, che guardava i suoi nuovi genitori incuriosita. Soprattutto Cleas. Sarebbe stato uno spasso vederla arrossire per qualunque cosa.
-Hayley?- si rese conto che la stavano chiamando da un po’.
-Sì?-
-Devi firmare-
-Ah… Certo…-
-Firma qui se vuoi tenere il tuo nome- disse Wammy indicando un rettangolini o in fondo a destra
-Il mio nome…?-
-Puoi scegliere se chiamarti Hayley o cambiarlo-
-A, se ti piace Hayley puoi anche tenerlo…- disse sbrigativa e imbarazzata Cleas –Oppure puoi tenerlo come secondo nome… Come vuoi…-
Hayley guardò divertita la sua nuova madre. Guardò il foglio, dove mancava la sua firma. Ripensò a tutto ciò che la legava a quel nome. Ripensò a L che, finalmente, la chiamava così… Hayley… Suonava bene, dopotutto…
-Vorrei tenere Hayley, se non vi dispiace. Potrete mettermi come secondo nome ciò che volete voi-
-Bene- disse Wammy –Allora firma qui-
Una volta firmati tutti i documenti, Hayley sospirò, mentre Wammy metteva i fogli in un’apposita cartella.
-Questa copia è per voi, l’originale lo terrò io. Bene, Hayley, congratulazioni. Ti auguro di vivere bene con la tua nuova famiglia-
-Senz’altro!- disse hayley. Guardò quella che era ormai sua madre –Mamma… Suona bene! Allora d’ora in poi posso chiamarti mamma?-
-C-certo!- disse Cleas arrossendo all’inverosimile. Poveretta…
-Posso andare a salutare gli altri? Ne approfitto per prendere le valigie-
-Va bene. Ora sono tutti nella loro stanza-
Hayley risalì veloce le scale, e la prima camera in cui andò fu quella di Mello. Aprì la porta sorridente e subito si sentì sfiorata da una freccetta, che andò contro lo stipite della porta.
-Ops!- disse Mello
-Ma… Ma…-
-Ma bussare, no?-
-Ma senti questo! Perché diavolo tiri freccette alla porta?! Mi hai fatto prendere un colpo!-
-Questa è la mia stanza e faccio quello che voglio!-
-Comuqnue, volevo salutarti- disse Hayley chiudendo la porta e notando il bersaglio: una caricatura di Near appesa alla porta. Chissà se Near lo sapeva.
-Non hai digerito il test, eh?-
-Chiudi il becco!- sbottò Mello arrossendo. Si ricompose subito e passò a un altro argomento –Allora vai via?-
-Tra un po’… Volevo salutarvi…-
-E’ stato un piacere, Hayley… Vieni qua…-
Si abbracciarono –Aaaaah, mi mancherai, Mello! E smettila di mangiare cioccolata!-
-Ma muori!-
-Ah ah! Stammi bene, e sii sportivo con Near-
-… Ci proverò…- disse lui incrociando le dita.
-Ora vado da Near- disse uscendo. Appena chiuse la porta sentì subito il colpo di una freccetta e Mello che esultava un “Sì, l’ho preso in pieno!”
Arrivò qualche metro più avanti, dove c’era la stanza di Near, aperta. Era per terra che completava un puzzle.
-Near… Posso?-
-Sì-
-Oh, che bel puzzle…- si avvicinò e si rimangiò tutto. Era tutto bianco. Bello, già già.
-Ho saputo che oggi vai via-
-Già… Volevo salutarti- disse lei carezzandogli la testa –Fai il bravo… E porta pazienza con Mello-
-E’ lui che è in competizione con me-
-Fai comunque il bravo per L, okay?-
-Okay…-
Hayley si alzò, ma venne fermata da Near –Non saluti L?-
-Non c’è oggi. Dovrebbe essere in Italia per un caso, no?-
-E’ appena tornato-
-Non è necessario, Near. L’ho già salutato due giorni fa-
-… Okay…-
Hayley uscì e andò nella sua stanza, passando davanti alla porta semi aperta di L. Era lì che si stava sedendo, mangiando un gelato alla frutta. Distolse lo sguardo da quella stanza spoglia e andò a prendere le valigie. Era ora di partire. Non poteva fermarsi a salutare altra gente.
Passò di nuovo davanti a quella stanza. L si era alzato e si era affacciato alla finestra. Ora che ci ripensava… Non poteva non salutarlo. Non poteva essergli indifferente, porca miseria.
E poi voleva togliersi uno sfizio. Non ce la faceva più.
Bussò –L… Posso entrare?-
-Oh, Hayley… Credevo fossi già partita-
-Volevo… Salutarti…- si fece coraggio –E chiederti una cosa, prima che me la scordi-
-Va bene- disse L voltandosi verso di lei e avvicinandosi –Cosa c’è?-
-Volevo sapere il tuo vero nome-
Regnò il silenzio per un bel po’. L la guardava e basta, come se avesse parlato una lingua sconosciuta
-Hayley…- si decise a rispondere –Mi sembrava di averti detto che era meglio chiamarmi L-
-Però… Ecco, ci tenevo a saperlo…-
-Hayley… Io…- disse L distogliendo –Non vorrei che ti fossi fatta idee sbagliate su di noi… per quello che è successo…-
-Dovevamo fare finta che non fosse successo, ricordi?-
-Appunto. Tu non stai facendo di nulla-
Ops. Beccata.
-L, che ti costa dirmelo?-
-Hayley, forse non ti sei resa conto di chi sia io- disse L andando alla finestra –Io sono L, sono un detective… Hai visto che tipo sono, no?- disse indicandosi –E’ già troppo che io ti stia parlando in questo modo… Io non…-
-L… Non sia cosa dire?-
-No, è che…- sfiorò con la mano la finestra –Faresti meglio ad andare via. Tanto lo sapevo che andava così-
-L… Perché ti comporti così-
L restava zitto
-Lo capisci che non posso andarmene senza salutare l’uomo che mi ha salvato la vita? Che mi ha permesso di parlare normalmente e di toccare qualcuno? L’uomo che mi ha…-
-Hayley…- intervenne L –Fai silenzio, ora-
-Ma…-
In quel momento suonarono le campane. Ah, ecco. Le campane. Hayley non disse nulla. Sapeva che quel momento per lui era importante. Lo vedeva, assorto in quei suoni, che sfiorava la finestra, come se volesse uscire da lì. Vedeva il suo riflesso, occhi chiusi. Sembrava davvero liberato da ogni cosa. Era completamente diverso.
Poi notò che stava riaprendo gli occhi e che si stava avvicinando a lei. Le tappò gli occhi, come l’altra volta. Oh, cielo, mica vorrà di nuovo…?
E invece le labbra di L si poggiarono sull’orecchio di Hayley, scostandole i capelli.
Gliel’aveva detto. Hayley non ci poteva credere.
-L…-
-Soddisfatta, ora?-
-Bè… Sì… Ma… Ti chiami davvero…?-
-Ssh- disse L –Le campane stanno ancora suonando-
Hayley lo abbracciò e, cosa che la sorprese ancora, era che veniva ricambiata. Lì si rese conto che L era molto più dell’apparenza. Era umano, complicato, che aveva bisogno di tanto. E non da persone qualunque. Forse Wammy era tra quelle persone? E lei… Anche Hayley rientrava tra quelle persone?
Quando le campane smisero di suonare, L si staccò da lei –Ora dovresti andare sul serio, si sta facendo tardi-
-L…-
-Mh…?-
-Mi mancherai…-
L si staccò definitivamente da lei –Lo so. Anche tu… Cioè… E’ stato un piacere, Hayley…-
Hayley prese la mano di L –Promettimi che risolverai sempre ogni caso che ti si pone davanti-
Ma che diavolo di promesse chiedeva? Ma quanto sei scema!
L sorrise –Te lo prometto, Hayley-
-Hayley!- era Charles che la chiamava –Dobbiamo andare!-
-Arrivo!- disse sbrigativa Hayley –L… Io allora vado-
-Sì-
Hayley cominciò a camminare, ma la mano di L non la lasciò subito. E L teneva la sua mano finchè la distanza non fu troppa per entrambi.
-Ciao, L…-
-… Hayley…-
La porta si chiuse.
L si girò subito verso la finestra. Vide infatti che Hayley, dopo un po’, stava sistemando le proprie cose in macchina. Chissà se lei si rendeva conto che era ancora osservata. Ma ormai non importava.
Hayley osservò la finestra dove era affacciato L. Non vedeva bene, ma sembrava che ci fosse affacciato qualcuno. Ma ormai… Che importava? Ora doveva proprio andare
-Wammy… Grazie di tutto-
-Figurati. Torna a trovarci presto-
-Senz’altro- abbracciò Wammy e salì in macchina.
Partì. Una nuova vita. Avrebbe dimenticato tutto, tranne quegli orfani, ancora in quella casa. Probabilmente sarebbero rimasti i suoi momenti più significativi della sua vita.
Mello… Near… Wammy… Aiber e Wedy… E L.
Non li avrebbe mai e poi mai dimenticati.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=339674