Chloe 2 - Vendetta Incompiuta

di FrenzIsInfected
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riposate in pace ***
Capitolo 2: *** Amanda ***
Capitolo 3: *** Il fascicolo di Kristen ***
Capitolo 4: *** Il medium ***
Capitolo 5: *** La madre di un demone ***
Capitolo 6: *** Le sorelle di Fairfield ***
Capitolo 7: *** BUGIARDA! ***
Capitolo 8: *** Ricomporre il puzzle ***
Capitolo 9: *** Un'ombra su Amanda ***
Capitolo 10: *** Il tradimento di Ellen ***
Capitolo 11: *** L'arrivo della bufera ***
Capitolo 12: *** Fermare il destino ***
Capitolo 13: *** In trappola ***
Capitolo 14: *** Doppiogiochista ***
Capitolo 15: *** Lei è tornata ***
Capitolo 16: *** Unite ***



Capitolo 1
*** Riposate in pace ***


Riposate in pace Farmington era immersa nella nebbia. Gli abitanti del paesino andavano continuamente avanti e indietro lungo la via principale, adocchiando curiosamente la folla che si era radunata nel piazzale e dentro la chiesa.
Un funerale era in corso. Le vittime erano quattro ragazzi, provenienti da località diverse.
I più lontani erano due ragazzi di Davenport. Poi c'erano un ragazzo di Spokane e una ragazza di Colfax.
La cittadina che distava pochi kilometri dal confine con l'Idaho sembrava tirare un sospiro di sollievo. Durante la notte tra il sabato e la domenica, Villa Floyd era andata a fuoco. I quattro cadaveri, ritrovati intorno al perimetro della villa, erano stati rinvenuti in condizioni agghiaccianti: assenza di budella, morsi ovunque. Inizialmente accusati di aver appiccato l'incendio alla struttura, furono successivamente scagionati dalle perizie della polizia scientifica, che non ritrovò materiale incendiario nei pressi dell'ex tenuta dei Floyd.
Un'altra cosa che lasciò gli inquirenti sorpresi fu che le fiamme avevano raso al suolo tutta la villa tranne lo scantinato, dove furono rinvenute le bare con dentro le salme dei bambini uccisi dagli "Angeli di Lucifero".
Dalla notte in questione, nessuna campana aveva più rintoccato nella notte.
Tanti interrogativi correvano nella mente di poliziotti e giornalisti.
Ma, in mezzo alla folla dei presenti al funerale, vi erano due ragazze che sapevano la verità. L'incredibile verità.


Daveigh Carroll osservava le bare dei suoi amici sfilare una dopo una nella chiesa di Farmington, accompagnate dalla marcia funebre suonata dall'organista. Gli stessi ragazzi che fino alla settimana prima parlavano e collaboravano con lei, ora giacevano in condizioni pietose dentro quelle casse di legno.
Ellen Clark aveva resistito fino all'omelia del sacerdote, poi era scoppiata in pianto e aveva lasciato la chiesa in lacrime. La consapevolezza che Aaron era morto, ed insieme a lui Daniel, martellava nella sua testa, e non le permetteva di pensare lucidamente, tantomeno di calmarsi.
La giornalista seguì il corteo, principalmente composto da colleghi di Kristen ed amici dei ragazzi. Erano presenti anche vari cittadini di Farmington, quasi per rendere omaggio agli "inconsapevoli" salvatori del paesino.Tra le anziane, tra i giornalisti, tra i curiosi, vi erano solo parole d'elogio per Kristen Rollins, Aaron Turner, Daniel Reed e Nathan Wilson.
Si ricongiunse con la fotografa, e cominciarono a camminare verso il cimitero cittadino, dove sarebbero stati sepolti, insieme alle altre vittime della villa. I lavori all'interno del camposanto erano in corso anche per ospitare le bare con i corpi lasciate dai satanisti.
Daveigh ebbe numerosi flashback.
L'ingresso alla villa.
L'incontro con Chloe.
La fuga con Daniel.
La scoperta delle bare.
Il sacrificio del ghost hunter.
La corsa nel bosco e la morte di Nathan.
L'uccisione di Chloe.
E tutto ciò che ne seguì.
Ora il corpo di Kristen veniva calato nella fossa preparata per lei.
- Eri un'oca tremenda. Ma riposa in pace, Kristen Rollins. - proferì Ellen.
Daveigh lanciò un mazzo di fiori sopra la bara, prima che venisse ricoperta dalla terra.
- Che il tuo coraggio e la tua audacia ti accompagnino anche da morto. Riposa in pace, Daniel Reed. - disse Daveigh.
Ellen si asciugò una lacrima.
- Non dimenticherò mai il tuo sorriso. Riposa in pace, Aaron Turner. - fece la fotografa.
La giornalista osservò la foto sulla lapide di Nathan.
- Mi dispiace che sia capitato proprio a te. Riposa in pace, Nathan Wilson. - .
Le bare furono ricoperte dalla terra, e benedette dal sacerdote.
La folla si disgregò.
Rimasero solo le due ragazze di Spokane.
- Riposate in pace. Non vi dimenticheremo mai. - .
Si allontanarono, e nel mentre la campana della chiesa scandiva rintocchi lugubri.

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Capitolo 2
*** Amanda ***


Amanda
Sei mesi dopo

Daveigh arrivò nella sede dello Spokane Gazette. L'aria primaverile di Maggio persisteva nella città dello stato di Washington dove la giornalista viveva e lavorava.
La vita di sempre era tornata, quasi come se nulla fosse, sia per lei che per Ellen. Le due continuavano a lavorare per il giornale, svolgendo egregiamente le loro mansioni, quasi sempre in coppia e raramente in singolo. Mc Cormack aveva chiesto il trasferimento, ed ora alla direzione del giornale ci stava un giovane di Valleyford, Glenn Carrick, che aveva apprezzato fin da subito l'alchimia che c'era tra le due ragazze e i risultati dei loro lavori. Dal canto loro, la Carroll e la Clark erano andate subito d'accordo col nuovo direttore.
E fu proprio la giornalista ad essere chiamata nell'ufficio del direttore, una volta arrivata nel suo studio.
- Daveigh, potresti venire due minuti in direzione? - le chiese Glenn non appena la vide.
La giovane annuì e lo seguì.
- Dimmi tutto. - .
- La Westwood University ci sta inviando una ragazza per un periodo di stage di un paio di mesi. Vorresti occuperti della persona che verrà? - .
- Nessun problema, ma perchè proprio io? - .
- Beh, sei giovane, hai ultimato l'università da poco tempo. Sei più vicina al mondo universitario di molti altri tuoi colleghi e colleghe. - .
Daveigh annuì. Effettivamente aveva finito l'università un anno e mezzo prima, e lavorava per lo Spokane Gazette da quasi un anno. E magari la stagista era una buona compagnia.
- Hai ragione... okay. Andata. - fece, alzandosi.
- Ti mando la merce in ufficio non appena arriva. - la salutò Carrick.
La giornalista uscì, e ritornò in ufficio. Inviò qualche articolo ai colleghi della sezione del giornale online, per poi andare a vederlo.
Le cose per lo Spokane Gazette andavano a meraviglia: era il giornale più venduto e letto della contea. I giornalisti venivano spesso elogiati dai lettori per il lavoro compiuto in maniera impeccabile. Daveigh spadroneggiava nel campo della cronaca nera, dando però il giusto merito a colleghe e colleghi. Era stata addirittura chiamata a fare l'opinionista su qualche rete locale durante le rubriche dedicate alla cronaca.
Ma la giornalista di Spokane non era stata contatta soltanto da giornalisti e persone della televisione. Aveva ricevuto un sacco di email da parte di madri e padri delle vittime di Farmington. In base a quanto le era stato detto, i genitori di ogni vittima avevano avuto una visione, la notte del rogo a Villa Floyd: la figura di Daveigh, arrossata dal fuoco, mentre fuggiva dalla villa in fiamme.
Una sorta di piccola comunità, formata dai genitori delle vittime, aveva condotto una piccola indagine, ed erano risaliti alla giornalista, notando che si era occupata del caso.
La ragazza confermava il suo legame con i fatti del rogo della villa, ma non rispondeva ad altre domande. Il ricordo di quei giorni era ancora vivido nella mente di Daveigh, ed ogni qualvolta veniva nominata Farmington, vedeva o sentiva il nome Chloe, un brivido la faceva tremare.
Erano passati sei mesi da quelle due settimane di Novembre nelle quali era successo il disastro.
E le cose sembravano andare per il verso giusto.


Qualcuno bussò alla porta della giornalista.
- Avanti. - .
Una ragazza bionda, con gli occhi azzurri, due labbra non troppo carnose, vestita con una camicia bianca ed una gonna nera, era sulla soglia dell'ufficio.
- Buongiorno. - disse piano.
- Ehm...buongiorno. Accomodati. - invitò Daveigh.
La ragazza si sedette.
- Sei qui per lo stage? - .
- Esatto. - .
- Come ti chimi? - .
- Amanda. Amanda Foley. - .
Le due si strinsero la mano. Amanda era visibilmente agitata.
- Scusi se posso sembrare un pò troppo entusiasta, ma la seguo praticamente ogni volta che va in televisione. - .
- Ah, davvero? - sorrise Daveigh.
- Certamente! L'omicido di Elizabeth Austin, il sequestro di Luke Woods a Diamond... - .
- Ah sì, ho penato parecchio per quel caso. - scosse la testa la giornalista.
- ...ho seguito anche il caso di Farmington. - .
Daveigh ammutolì.
- E, stranamente, non capisco perchè questa poca dovizia di particolari, negli articoli. Sembrano quasi scritti tanto per non consegnare un lavoro in bianco. - .
- Ascoltami bene, Amanda. - fece la giornalista fissandola negli occhi. - Chiariamo la faccenda fin da subito. A Farmington non c'è stato un semplice omicidio, un sequestro di persona... una cosa comune, insomma. Stiamo parlando di centinaia di bambini assassinati, anche dopo la scomparsa dei satanisti che abitavano la villa dopo l'abbandono dei Floyd. - .
- E con ciò? Cosa vorresti dire? Che qualcuno ha abitato la villa dopo l'attacco ai satanisti? - .

Chloe Chloe Chloe Chloe Chloe

Il cervello di Daveigh non faceva che ripetere quel nome.

Chloe Chloe Chloe Chloe Chloe

La giornalista chiuse gli occhi.

Kristen morta Daniel morto Aaron morto Nathan morto

- Signorina Carroll, si sente bene? - .
Amanda la guardava preoccupata.
- Sì, sì... tranquilla. - .
Qualcuno bussò alla porta.
- Avanti. -.
Steve Weller, un collega quarantenne di Daveigh, si presentò alla porta.
- Scusa l'interruzione, Daveigh, ma c'è qualcosa che ti riguarda. - disse.
- Che succede, Steve? - chiese la ragazza.
- Ha chiamato la sede del Colfax Journal. Ti stavano cercando. - .
- Il motivo? - .
- A quanto pare, la giornalista con cui hai lavorato al caso degli "Angeli di Lucifero", Kristen Rollins, che, se non sbaglio è deceduta qualche mese fa, ti ha lasciato dei documenti sulle vicende di Farmington. Hanno controllato i suoi archivi solo la settimana scorsa, per questo hanno avvisato solo oggi. - .
- Devo andarli a ritirare presso la loro sede oppure... - .
- Invieranno un corriere con la merce qui. Te la faremo recapitare non appena arriva. - .
- Okay. Grazie mille, Steve. - ringraziò Daveigh.
- Beh, signorina Carroll, a quanto pare non comincerò il mio stage con una faccenda semplice. - fece notare Amanda.
- Direi proprio di no. - disse la giornalista. - Vammi a chiamare Ellen Clark. E' al piano di sotto, ha uno studio fotografico. - .
- Subito, signorina Carroll. - fece la stagista, dirigendosi all'uscita.
- Ehi. - la chiamò la ragazza. - Chiamami Daveigh. - .
- Okay... Daveigh. - ripetè Amanda, chiudendo la porta dietro di sè.

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Capitolo 3
*** Il fascicolo di Kristen ***


Il fascicolo
Amanda si rivelò essere una brava persona ed una volenterosa lavoratrice. Daveigh non ebbe troppa difficoltà nel impartirle ordini e darle dritte a livello stilistico nella stesura degli articoli. Le due si spartirono le varie richieste di articoli che arrivarono; Amanda si occupava della stesura degli articoli più semplici, Daveigh a tutto il resto. La stagista provò anche l'emozione di vedere il frutto del suo lavoro pubblicaro sul giornale online.
- Non mi aspettavo nulla del genere, credimi. - le disse Amanda tre giorni dopo il suo arrivo allo "Spokane Gazette", mentre entravano in ufficio.
- Del resto io non mi aspettavo che farti da insegnante fosse stato così semplice e divertente. - le rispose la giornalista.
La mattinata sembrava procedere per il verso giusto, quando alla porta si presentò Sasha, la centralinista.
- Daveigh, è arrivato questo pacco per te. - disse, appoggiandolo sulla scrivania.
- Da parte del Colfax Journal? - .
- Mi sembra di sì. - .
- Potresti mandarmi qui Ellen? - .
- Certamente. - .
La donna uscì. Un minuto dopo la storica collega di Daveigh e compagna di viaggi faceva il suo ingresso nello studio.
- Buongiorno. - fece, sbadigliando.
Poi guardò Amanda.
- Lei chi è? L'ho vista qualche volta, ma mi sono sempre dimenticata di chiedertelo. - chiese.
- Amanda Foley, stagista. Studia alla Westwood University. - rispose la giornalista.
- Ellen Clark. - fece la fotografa, allungando la mano.
La giovane universitaria ricambiò il gesto.
- Amanda, continua a scrivere quel pezzo. Io ed Ellen dobbiamo lavorare su un'altra vicenda. - ordinò la Carroll.
- Sì, Daveigh. - rispose Amanda.
Fotografa e giornalista si sedettero alla scrivania di Daveigh.
- Perchè mi hai chiamato? - domandò quest'ultima ad Ellen.
- Hai da fare, di sotto? - .
- Nulla di particolarmente urgente. - .
La ragazza aprì il pacco.
- Che cos'è? - chiese Ellen.
- L'ultimo regalo di Kristen. - rispose Daveigh.
- Stai scherzando? - .
- No, affatto. - .
- Sai di cosa si tratta? - .
- Il suo fascicolo di informazioni sulle vicende di Farmington. - .
Ellen osservò preoccupata il mucchio di carte sulle mani della giornalista.
- E' finita. Chloe è morta. Non abbiamo più motivo di tornare sull'argomento. - disse, con tono spaventato.
- Non è tutto quello che sappiamo su Villa Floyd. - riprese Daveigh. - Probabilmente gran parte dei documenti sono carta straccia, visto che molte cosa che sapeva lei le sapevamo anche noi. - .
- Cosa dovremmo fare? - .
- Cercare i documenti importanti, e metterli da parte. Tutto ciò che io e te non abbiamo scoperto. - .
Le due ragazze iniziarono a sfogliare i vari documenti che si ritrovavano tra le mani.
Kristen era stata meticolosa nel suo lavoro. Aveva suddiviso i fascicoli in periodi. Il primo periodo andava dal 1980 al 1995, ovvero il periodo di attività dei satanisti. Daveigh ne lesse i titoli.

Setta satanica avvistata nei pressi di Farmington

Tamburi nella notte svegliano i cittadini di Farmington

Trovate braci vicino alla villa abbandonata dei Floyd

Ingenti furti di bestiame tra Spokane County e Whitman County

Cinque bambini scomparsi ad Oaksdale

Continuano i rapimenti di minorenni

Villa Floyd fa sempre più paura

Avvistati movimenti sospetti intorno a Farmington

Riprendono i rapimenti

- Trovato nulla, Ellie? - domandò la giornalista.
- Ancora nulla. - .
Daveigh riprese la lettura, finchè non giunse al numero del Colfax Journal che si aspettava di vedere.

Altra bambina scomparsa a Farmington

In prima pagina campeggiava una foto di Chloe Morrell sorridente. L'articolo narrava sostanzialmente quanto le era stato detto da Kristen sei mesi prima: Era stata prelevata nottetempo dai satanisti, mentre stava dalla nonna, il 24 febbraio 1995. Aveva dieci anni.
E' incredibile che da una bambina qualunque sia nata una specie di maledizione. pensò Daveigh. Tutto per colpa di un pugno di esaltati.
Mentre finiva l'articolo, però, rimase a bocca spalancata.

Chloe lascia la madre Ingrid, il padre Jason e la sorella Charlotte, che non era con lei, di 5 anni.

Daveigh rilesse la riga. Prese l'articolo e lo sbattè in faccia ad Ellen.
- Dobbiamo tornare a Farmington. - disse.
La fotografa guardò l'articolo che stava leggendo, e lo mostrò alla collega.

Ingrid Morrell: Mia figlia non è mai morta

Daveigh sbiancò, guardando la foto di fianco all'articolo.
Ingrid Morrell era la donna che aveva intervistato sei mesi prima durante la sua prima visita a Farmington.

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Capitolo 4
*** Il medium ***


Il medium Distante, verso ovest, Jon Harper vide le luci di Spokane accendersi, visto l'imminente arrivo della sera.
E' ora di andare. si disse.
Scese la collinetta che lo separava dal suo rifugio, e cominciò a camminare tra gli alberi.
Jon non aveva sempre vissuto lì. Figlio unico di una coppia povera, aveva avuto a malapena la fortuna di andare a scuola. Non potendosi permettere il college, lavorò prima come meccanico, presso la minuscola e ridicola officina del padre. Alla morte dei genitori, senza un pezzo di carta tra le mani, fu preso per benevolenza dal comune di Spokane e messo a lavorare come netturbino. Dopo un incidente, però, in cui rimase ucciso un suo collega, Harper fu licenziato, e cominciò a vagare per il circondario, alla ricerca di una sistemazione, seppur abusiva. La trovò nella fabbrica appartenuta alla "Washing Gun", ditta specializzata nella produzione di lavatrici, abbandonata negli anni '90 dopo il fallimento dell'attività.
Jon ci viveva da una decina d'anni ormai, dove a fargli compagnia non c'era altro che qualche cianfrusaglia ed una tavola ouija. L'aveva trovata rovistando tra la spazzatura, arrivata da chissà dove. In biblioteca, aveva scoperto cos'era e come funzionava. Da allora, ogni tanto, riceveva persone nel suo alloggio di fortuna, rimesso in ordine e nel modo più presentabile possibile. Gli avventori, di tanto in tanto, per la sua bontà, gli lasciavano qualche soldo od oggetto, per tirare avanti, visto che viveva principalmente di elemosina.
Ora, Jon Harper era davanti all'ingresso della fabbrica. Lo varcò, e salì al piano superiore, dove un tempo vi erano gli uffici. Sui muri, graffiti di vario tipo, lasciati da qualche vandalo. Le finestre erano inesistenti, le serrande si tenevano a malapena in piedi. L'unica zona decente rimasta era l'ufficio del direttore, da cui poteva controllare anche la zona di produzione, dove svolgeva le sue sedute spiritiche.
Finora, aveva incontrato pochissimi spiriti maligni, ed era riuscito, fortunatamente, ogni volta, a chiudere i collegamenti. La maggior parte delle persone che si rivolgevano a lui erano donne e uomini che avevano perso un loro caro, oppure giovani curiosi.
Aveva anche ricevuto visite poco gradite. Più di una volta, quando ancora non si era sparsa la voce del suo stanziamento, gruppi di giovani si intrufolavano nella fabbrica, ritenendola abbandonata; giovani che fuggivano puntualmente a gambe levate quando Harper cominciava a fare rumori, e con un tubo faceva propagare la sua voce, fingendosi un fantasma, invitando i visitatori a fuggire, aiutato da trappole che aveva costruito.
Ma gli incontri peggiori Jon li fece quando, nel 2007, un gruppetto di satanisti si presentò nella fabbrica circa una volta al mese, per svolgere le loro sedute. Quando arrivavano, il senzatetto restava inizialmente nascosto nella sua stanza; poi, quando una sera uno di loro si accorse che il luogo era abitato, fuggì verso la collina che sorgeva ad un paio di miglia dalla fabbrica, per poi tornare la mattina dopo. All'ennesima visita, arrivò a piedi alla centrale di polizia, che, arrivata sul posto, colse in flagrante i satanisti mentre si preparavano a compiere un rito. Tolto questo problema, Jon non aveva avuto altre spiacevoli avventure nella sua permanenza alla fabbrica.
Ora, il senzatetto scaldava la cena, offerta dal parroco della chiesa vicina. Diede un'occhiata al giornale, fornito sempre dall'uomo di chiesa, e ne lesse i vari titoli. Dopodichè, prese un blocchetto che teneva accanto al suo sacco a pelo, e scrisse i nomi dei defunti nella sezione di cronaca nera.
Harper amava fare scommesse con se stesso. E tra le sue preferite, vi era quella di indovinare entro quanto tempo, e soprattutto se, i genitori o gli amici dei defunti si sarebbero rivolti a lui per poter entrare in contatto con i propri cari.
E proprio mentre scriveva, sentì dei passi all'esterno.
Mise via il blocchetto, prese una spranga di ferro, uscì dalla stanza, e corse ad una finestra che dava sull'ingresso principale.
Una donna guardava la struttura ergersi tetra nella lieve luce del crepuscolo.
Nuova cliente in arrivo. pensò.

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Capitolo 5
*** La madre di un demone ***


La madre di un demone Quando videro il cartello che segnalava l'inizio del territorio di Farmington, Daveigh ed Ellen tremarono. Per qualche secondo, rividero sulle loro menti gli avvenimenti di sei mesi prima.
- Ho pregato per sei mesi di non tornare più qui. E invece... - sospirò Ellen.
- Se non vogliamo che una pianta tagliata cresca di nuovo, dobbiamo togliere la radice. - disse Daveigh.
Farmington sembrava più viva di sei mesi prima. A quanto sembrava, dopo il rogo della villa, la cittadina stava tornando ai piccoli fasti di un tempo.
- Dove cominciamo? - domandò Amanda, che le aveva accompagnate.
- Alla stazione di polizia. Forse Shay e Reigns ci possono dire qualcosa sulla signora Morrell. - rispose Daveigh.
Lasciata l'auto, entrarono nella struttura, dirigendosi verso il centralinista.
- Mi scusi, sa dove posso trovare l'agente Shay? - chiese.
- I vostri nomi? - .
- Daveigh Carroll ed Ellen Clark. - .
L'agente alzò la cornetta e digitò dei numeri.
- Julian, ho qui davanti a me Daveigh Carroll ed Ellen Clark, desiderano parlare con te. - .
Dopo qualche secondo, il centralinista mise giù la cornetta.
- Quinta porta a destra, corridoio destro. - .
Le tre ragazze raggiunsero l'ufficio dell'agente, che le salutò con calore.
- A cosa devo questa visita, signore? - chiese.
- Ci servirebbero delle informazioni. - fece Daveigh.
- Prima però devo dire una cosa. - .
- Prego. - .
- Me lo lasci dire, signorina Carroll. E' stata molto furba, l'anno scorso, nel recitare la parte della turista di passaggio per intrufolarsi nell'area di Villa Floyd sotto la nostra scorta. - rise il poliziotto, seguito dalla giornalista. L'agente le fece accomodare.
- Come posso aiutarvi? - chiese.
- Shay, che Lei sappia, la signora Ingrid Morrell è ancora viva? - .
L'uomo sospirò.
- Sì, è ancora viva. - .
- Come mai quel sospiro, signore? - domandò Amanda.
Shay si sistemò sulla sedia.
- Se lo ha notato, signorina Carroll, Farmington, dopo il rogo della villa, sta recuperando il suo fascino di piccolo centro rurale. Sostanzialmente, quell'incendio è stato un bene. Un sacco di curiosi fanno tappa qui. E' stato costruito un ricovero per anziani. La gente vive più serena. - .
- E allora cosa c'è che non va? - .
- Ingrid Morrell, dalla notte dell'incendio, è impazzita. - .
Daveigh ed Ellen si guardarono confuse.
- Impazzita? - ripetè la giornalista.
- Ingrid va verso la settantina, il che è preoccupante. Si aggira per il paese come una sonnambula. Veste in modo trasandato. Ma quello che fa più spavento sono le frasi che dice. - .
- E cosa andrebbe dicendo? - .
- Cose riguardanti la figlia maggiore, che è stata rapita dagli "Angeli di Lucifero"; Chloe, se non sbaglio. - .
L'immagine della bambina cannibale china sul corpo di Kristen apparve nelle menti della giornalista e della fotografa.
- Dice che la figlia è una serva di Satana, qualcosa sul diavolo... - .
- Dove possiamo trovarla? - .
- A casa sua, numero 18 di Washington Street. - .
Stavano per uscire, quando Ellen chiese:
- Dov'è Reigns? - .
- E' stato trasferito a Seattle, per stare più vicino alla famiglia. - .


La casa di Ingrid Morrell era situata in un'anonima via di Farmington. Completamente bianca, cominciava ad avere i primi problemi dettati dall'età. Le finestre erano semichiuse, e lasciavano a malapena intravedere gli interni.
- Dio, com'è tetra. - commentò Amanda.
- Speriamo solo che non ci accolga con coltelli o simili. - rise Ellen.
Daveigh appoggiò una mano sul cancello.

Chloe era finalmente tornata a casa. I suoi genitori erano tornati, ma le era dispiaciuto di dover salutare la nonna, Betty. Vedere quella casa bianca, la faceva gioire come non mai.

- Daveigh, tutto bene? - .
La giornalista era rimasta come bloccata.
- Sì, andiamo. - .
Passarono il giardino, e si fermarono davanti alla porta. Ellen suonò il campanello.
Dopo qualche secondo, una voce roca chiese:
- Chi è? - .
- Signora Morrell, sono Daveigh Carroll, la giornalista che l'ha intervistata a novembre. - .
La porta si aprì.

Mamma Ingrid era splendida. Capelli corvini, labbra appena carnose, occhi verdi, una gonna nera ed un vestito a pois neri. Non poteva desiderare madre migliore. Era sempre sorridente, con lei e con gli altri.

Ingrid Morrell ora vestiva un vestito da notte bianco; i capelli grigi erano arruffati; in faccia, un'espressione apatica.
- Voi...siete qui...per Chloe. - .

Tu morirai, Daveigh Carroll.

- Esatto. - fece Daveigh.
La donna spalancò la porta.

Sentiva gli uccellini cantare, l'odore della primavera appena arrivata, e quello del pollo appena preparato dalla madre.
- Che bello essere a casa! - disse.

Ingrid le portò al piano superiore. Dopo aver percorso un piccolo corridoio, abbassò la maniglia di una porta.

Charlotte stava giocando di nuovo con le sue bambole.
- Ridammele, ladra! - disse, cercando di strapparle alla sorella.
- No! - fece con voce petulante lei.
- Ti ho detto mille volte di non prenderle. Tu hai le tue, io ho le mie! - .
- Tu non le usi. - .
- Charlotte ha ragione, Chloe. - .
Jason Morrell, suo padre, era apparso alla porta.
- Uffa, non è giusto. - sbuffò.
- Tu però, Charlotte, lasciagliene qualcuna, così anche tua sorella può giocare. - .
La piccola ne passò qualcuna alla sorella, continuando poi a giocare.
Appena il padre se ne andò, fece:
- Visto? - .
Charlotte le fece la linguaccia, continuando a far bere il tè alle bambole.

- Tu... - disse la vecchia, indicando Daveigh - ...hai visto mia figlia, vero? - .
La giornalista annuì.
- Loro me l'hanno portata via... loro l'hanno uccisa. L'ha presa il demonio...e ne ha fatto un suo strumento. - .
Ingrid si sedette sul letto della figlia morta.
- Ma un salvatore...un angelo sulla terra...avrebbe potuto mettere fine alla sua vita. E vendicare i bambini. - .
L'anziana la guardò.
- Tu sei quell'angelo, Daveigh. - .
La giornalista fece la finta tonta.
- Come, scusi? - .
- Ti ho visto. Quella notte. Sei anime si sono dirette alla villa. Quattro sono perite, e sono approdate ai cancelli dell'inferno. Ma due no. Una è stata capace di parlare con i morti, - e Ingrid guardò Ellen - e l'altra - posò lo sguardo su Daveigh - ha strappato la linfa vitale del demone che è diventata mia figlia. - .
La donna si alzò, riportandole di sotto. Aprì la porta d'ingresso.
- Ma ricordatevi. - disse, prima di farle uscire - Il demonio torna. Non sappiamo quando, ma lo farà. E bisogna ucciderlo ogni volta. - .
Daveigh ed Ellen uscirono.
Amanda, che era rimasta davanti all'ingresso sotto richiesta della giornalista, stava per fare lo stesso, quando un libro cadde da una mensola.
Lo raccolse, e lo diede alla donna, che la guardò negli occhi.
Le due si fissarono per qualche secondo, poi Ingrid prese il libro.
- Buongiorno. - fece la stagista, uscendo.
Ingrid osservò Amanda uscire.
E' perfetta.

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Capitolo 6
*** Le sorelle di Fairfield ***


A caccia delle Abigail Amanda aveva appena finito il turno. Quel giorno doveva andare via prima dalla sede, per un impegno familiare. Stava per uscire, quando Sasha le corse dietro.
- Scusa, tu sei la stagista che lavora con Daveigh, giusto? - le chiese.
- Sì, c'è qualche problema? - fece la ragazza con evidente stupore.
- Ellen Clark ti stava cercando. Il suo ufficio è quello lì in fondo. - disse la centralinista, indicando una porta.
La biondina, ancora confusa, bussò alla porta della fotografa.
- Avanti. - invitò Ellen.
La stagista fece il suo ingresso.
- Volevi vedermi, Ellen? - domandò.
- Sì, Amanda. Chiudi la porta. E siediti. - .
La ragazza obbedì.
- Non avere paura, devo farti solo qualche domanda. Ma sia chiaro: io e te non ci siamo mai visti, oggi pomeriggio. - .
- Va bene... - disse Amanda titubante.
- Innanzitutto, hai una patente ed una macchina? - .
- Certo. - .
- Premetto che non voglio immischiarti in questa faccenda, ma teoricamente non abbiamo nulla da temere. Devi andare a Farmington, questo sabato. - .
- A fare cosa? - .
- Nella piazza principale del paese, c'è una bacheca, con delle foto. Sono tutti bambini. - .
- Fa parte del caso dei satanisti? - .
- Non mi interrompere. Se non vado errata, oltre ai nomi dovrebbero esserci i luoghi di provenienza dei bambini. Cerca i nomi di Ruth, Mary e Lucy Abigail. Vedi da dove provengono, recati nel loro paese di provenienza e chiedi dei genitori. Prova ad intervistarli. - .
- Sembra semplice. - .
- Aspettati di tutto. Quelle persone hanno perso le loro figlie. Fai attenzione. - .


- Cosa posso fare per Lei, signora? - .
- Lei deve aiutarci, Harper. - .


Amanda guidava verso Farmington. Mille dubbi l'assillavano.
Perchè Ellen mi ha assegnato questo compito? Perchè devo intromettermi in un caso dal quale Daveigh mi ha sempre tenuto fuori?
Sputò la gomma da masticare fuori dal finestrino.
Magari vede delle potenzialità in me.
Il caldo del primo pomeriggio arroventava la macchina. L'estate era in procinto di arrivare. Presto sarebbe andata a Los Angeles con i suoi genitori, in vacanza.


Numerose candele nere circondavano la tavola ouija. Harper sanguinava dalla bocca.
- Quanti siete nella stanza? - .
La placchetta si spostò sul numero uno.
- Mostra un segno della tua presenza. - .
Il medium fece uscire due fiotti di sangue dalla bocca, formando una croce rovesciata su un muro alla sua destra.
- Come ti chiami? - .


Dev'essere questa. pensò Amanda.
Era arrivata nella piazza di Farmington. Scese dalla macchina, e qualche secondo dopo era davanti alla bacheca. Trovò subito le tre sorelle.


Lucy Abigail (15; Fairfield, Washington)
Rapita il 4 Novembre 1994
Sacrificata il 2 Marzo 1995

Mary Abigail (14; Fairfield, Washington)
Rapita il 13 Novembre 1994
Sacrificata il 17 Febbraio 1995

Ruth Abigail (13; Fairfield, Washington)
Rapita il 15 Dicembre 1994
Sacrificata il 24 Febbraio 1995


Non posso affrontare le due assassine da sola. Non in questo status.
La donna guardava il medium con occhi disumani. Harper fissava terrorizzato il terreno.
- Cosa dovrei fare, allora? - .
Attendi. La pazienza è la virtù dei forti. Ed io ho il potere.
- Cosa devo attendere? - .
Arriverà una giovane donna. Bionda, con gli occhi azzurri, due labbra non troppo carnose.
Nella mente del senzatetto apparve l'immagine di una ragazza che reggeva un libro.
Sì, Jon Harper. E' lei che voglio.

Fairfield era situata a metà strada tra Spokane e Farmington. In fatto di popolazione, avrebbe potuto far concorrenza con la città al confine con l'Idaho. Anch'essa circondata da campi coltivati, la cittadina era in fermento per il Flag Day, che sarebbe giunto nelle prossime settimane. Seguendo l'esempio di Daveigh, andò nell'ufficio dello sceriffo, domandando degli Abigail. Un agente le rispose che vivevano in una piccola casa in campagna. Aggiunse inoltre che, secondo alcune testimonianze, dopo il rogo della villa di Farmington, gli Abigail avessero iniziato ad avere delle visioni sulle loro figlie, uccise dai satanisti, ed erano propensi a parlarne con i giornalisti.
Tanto era bastato ad Amanda per segnarsi l'indirizzo ed arrivare nella minuscola abitazione dei coniugi.
Una donna, evidentemente la madre delle sorelle, le andò incontro.
- Chi è? Che cosa vuole? - domandò, con aria impaurita.
- Sono Amanda Foley, scrivo per lo Spokane Gazette. - .
- Ah, una giornalista? Prego, prego! - fece, invitandola ad entrare.
La casa era ordinata in maniera impeccabile. Non un filo di polvere sulle mensole, tappezzate di foto delle sorelle, crocifissi e santini.
- Mio marito Erick è fuori paese, ma può tranquillamente parlare con me. Io sono Greta Abigail. - sorrise la donna, facendola accomodare su un divano e portandole una tazza di cioccolata.
- Grazie, signora Abigail. Volevo farle qualche domanda sulle sue figlie. - .
- Prego. - .
- Che tipe erano? - .
- Adorabili. Lucy era quella più materna, forse perchè era la più grande e si sentiva il dovere di accompagnare le sorelle nella loro crescita. Era una bambina molto carismatica. Mary spesso e volentieri spalleggiava la sorella, forte della fiducia che Lucy le dava. Era una tipa sostanzialmente buona. Ruth era la più terribile delle tre. Aveva sempre avuto, fin da piccola, un desiderio di rivalsa nei confronti delle sorelle, nonostante Lucy cercasse di coinvolgerla il più possibile nei loro giochi e nelle loro attività. Solo nell'ultimo periodo si era riconciliata con loro, sebbene mantenesse un atteggiamento freddo. - .
- Cosa si ricorda di quei mesi del 1994? - .
- Da un pò avevamo cominciato a sentire delle voci riguardanti una presunta setta satanica che rapiva bambini e presumibilmente li sacrificava al demonio. Avevamo avvertito le nostre figlie, invitandole a stare sempre sull'attenti. Poi, la sera del 4 Novembre, i satanisti si intrufolarono nella camera delle sorelle. Presero la prima a portata di mano. Lucy, appunto. La polizia diede subito la colpa ai satanisti, visto che non era un caso isolato; nonostante ciò, non attuarono misure cautelari a difesa della nostra famiglia. Una settimana dopo, quegli stronzi hanno preso Mary. Nell'andarsene hanno svegliato Ruth, a cui avevano detto "Presto toccherà anche a te!". Stavolta lo sceriffo mise a guardia di casa nostra un paio di agenti. Una sera di dicembre, i due poliziotti non poterono venire. Tanto bastò per far sì che anche Ruth fosse rapita. - .
- Ha più rivisto i loro corpi? - .
- Quando la villa in cui erano nascosti i corpi è andata a fuoco, l'intera struttura crollò. L'unica zona che si salvò fu lo scantinato, dove furono trovate le bare contenenti le vittime. I corpi erano stranamente ben conservati. Perlomeno, non le ho viste soffrire. - .
- E sulle visioni che ha avuto dopo il rogo? Cosa mi può dire? - .
- Non c'è molto da dire, nonostante la notizia abba suscitato scalpore. Ogni tanto mi sembra di intravedere Mary che corre di fuori, oppure Lucy che mi spia dalla sua stanza. Un paio di volte ho trovato la porta della loro camera aperta, ma dentro non c'era mai nessuno. - .
Amanda fece per alzarsi, quando Greta disse:
- Anche se, a volte, ho come la percezione che i loro fantasmi vaghino in questa casa. - .
La donna riaccompagnò la giornalista alla macchina.
- Devo chiederle un ultimo favore, Amanda. - .
- Mi dica. - .
- Se la sentirebbe di fare qualcosa per me? - .
- Di che si tratta? - .
- Ha mai sentito parlare di un medium, chiamato Jon Harper? - .
- Se non sbaglio è il senzatetto che vive nella vecchia fabbrica della "Washing Gun". Cosa vuole che faccia? - .
Greta tirò fuori da una tasca una bambola, una collanina dorata e un vestitino bianco.
- Erano delle mie figlie. Le porti dal medium, e faccia una seduta spiritica con lui. Questi oggetti lo aiuteranno a contattare Lucy, Mary e Ruth. Senta se le mie bambine hanno qualche messaggio da lasciarmi. Io non posso allontanarmi da Fairfield. La prego...lo faccia per me. - .
Amanda fissò titubante gli oggetti. Non aveva mai fatto una seduta spiritica, ma sapeva che era pericoloso.
D'altro canto, quella signora le faceva troppa pena.
- Va bene. Le farò sapere il prima possibile. - disse, prendendo gli oggetti.
- Grazie mille, Amanda. Dio la benedica. - fece Greta, stringendole le mani.
La ragazza montò in macchina, e lasciò la casa.
Ed ora aspettiamo.

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Capitolo 7
*** BUGIARDA! ***


Giochi proibiti Il lunedì successivo, Amanda fu immediatamente intercettata da Ellen.
- Ehi, Amanda. - fece questa, non appena vide la biondina varcare la soglia della redazione.
- Buongiorno, Ellen. - ricambiò la stagista.
- Hai fatto quello che ti avevo chiesto? - .
- Certo. Vuoi sapere i dettagli? - .
Le due andarono dentro, ed Amanda raccontò la visita a casa Abigail alla fotoreporter.
- Meglio di quanto mi aspettassi. - commentò Ellen.
- Già...è stato fin troppo semplice. - .
- E la madre delle bambine non ha nemmeno versato una lacrima mentre ti parlava di loro? - .
- No. Anzi, quasi sorrideva. - .
La fotoreporter squadrò Amanda.
- Non mi piace questo dettaglio. Ma, forse, ha solamente passato il trauma. - disse.
Il cellulare della fotografa vibrò.
- E' Daveigh. Andiamo di sopra. - .


Le due varcarono la soglia dell'ufficio della giornalista.
- Ehi, buongiorno. - le salutò.
Amanda andò alla sua postazione, iniziando ad accendere il computer.
- Novità? - chiese Ellen.
- Due. - annunciò Daveigh.
- Spara. - .
- Tutte le volte che siamo state a Farmington abbiamo trovato, della famiglia appartenente a Chloe, solo la madre. - .
- E quindi? - .
- Ho fatto una piccola ricerca, ed ho trovato due informazioni sui Morrell. - .
- Quali? - .
- Jason Morrell, il padre di Chloe, è morto suicida nel 1998. In un biglietto, aveva scritto che non rusciva più a dormire di notte, per via dei troppi incubi. Aveva continue visioni della figlia morta. Lo perseguitava. - .
- Un problema in meno. La seconda? - .
- Charlotte Morrell, la sorella di Chloe, si è trasferita a Cheney, a circa 25 miglia da Spokane. Ha aperto un'agenzia immobiliare. - .
- E' vicinissimo! - esclamò Ellen.
Un sorrisino spuntò sulla faccia della fotografa.
- Dobbiamo partire, vero? - .


Cheney era una cittadina di circa diecimila abitanti,  immersa nel verde che caratterizzava buona parte della regione. Daveigh ci era stata diverse volte, in estate, con il gruppo di amici e amiche che frequentava, quando andava al liceo. Con l'inizio dell'università, però, le sue visite al paese erano diminuite, per poi diventare pari a zero.
La giornalista aveva deciso di non portare con loro Amanda, nonostante fosse a malapena al corrente di cosa era accaduto alle due dipendenti del giornale di Spokane. Ellen non aveva riferito all'amica della missione affidata ad Amanda, e la stagista non aveva detto alla fotoreporter della richiesta di Greta Abigail.
L'agenzia dove lavorava Charlotte era lungo la via principale di Cheney. Le ragazze parcheggiarono la macchina ed entrarono.
La sorella di Chloe Morrell sedeva nella sua scrivania, intenta a fare chissà cosa al computer. Alta, bionda, con un paio di occhi azzurri., magra al punto giusto, Charlotte Morrell non doveva avere molti più anni di Daveigh. Somigliava pochissimo alla sorella.
- Buongiorno. - fece Daveigh.
Charlotte alzò la testa.
- Oh, buongiorno. Scusate, non vi avevo sentito. Prego, accomodatevi. Mi chiamo Charlotte. - fece, stringendo la mano alla coppia.
Le tre si sedettero.
- Allora, come posso esservi utile? - domandò.
Daveigh ed Ellen si guardarono.
- Giocheremo a carte scoperte con lei, Charlotte. Io, Daveigh Carroll, e lei, Ellen Clark, siamo due giornaliste. Lavoriamo per lo "Spokane Gazette". - .
La sorella di Chloe divenne bianca in volto.
- Ch...che c...cosa v...volete? - chiese, iniziando a sudare.
- Solo farle qualche domanda su sua sorella Chloe. - disse Ellen.
Charlotte prese una bottiglietta d'acqua e ne bevve qualche sorso.
- Fate in fretta. - proferì quasi sottovoce.
- Che tipa era Chloe da viva? - .
- Una persona normalissima. Certo, era molto possessiva con le sue cose, ma spesso ero io a fare la bastarda, rubandole le bambole ad esempio. Era affascinata dal cristianesimo, ma anche dal suo lato più oscuro. - .
- Cosa l'ha portata ad avvicinarsi a quel mondo? - .
- Mamma era molto religiosa. Papà un pò meno, ma l'assecondava. Chloe, quando andava in chiesa con mamma, restava affascinata dai dipinti, dalle vetrate, dall'aria quasi mistica che si potrebbe respirare dentro una chiesa. Sarebbe rimasta a fissarli per ore, se avesse potuto. - .
- Cosa l'affascinava, invece, del satanismo? - .
- Chloe non si spiegava l'esistenza del male, e dell'inferno. Non riusciva a capire perchè, in un posto così bello come poteva essere il paradiso, non ci fosse posto per le persone cattive. "Perchè Dio fa soffrire le persone?" si domandava. "Se è davvero così buono, perchè ci sono le guerre, e tante altre disgrazie?". - .
- Dov'era quando Chloe è stata rapita? - .
- All'ospedale. Avevo la febbre alta. Mamma aveva portato Chloe da nonna Betty, e papà mi aveva portato in ospedale. Solo la mattina dopo abbiamo saputo che Chloe era scomparsa. - .
- Cosa può dirci invece di sua madre? - .
Charlotte guardò sprezzante le due.
- Se siete andate a farle qualche domanda, non credete a ciò che vi ha detto. Chloe sarà anche stata sacrificata al Demonio, ma non è diventata uno spirito vendicativo. Ha pur sempre settant'anni. Non è più in sè. Lei e papà non hanno retto la morte di mia sorella; solo che mamma è stata più forte. - .
Le tre rimasero in silenzio per qualche secondo.
- Abbiamo finito? - chiese Charlotte. Daveigh annuì.
- Grazie della disponibilità, Charlotte. - fece la giornalista, allungandole la mano. La sorella di Chloe la strinse freddamente.
La bionda, poi, accompagnò le due all'uscita.
- Non cercatemi, in futuro. Non ho più nulla da dirvi. - disse, salutandole.
Daveigh ed Ellen si allontanarono. Charlotte tornò dentro.
Improvvisamente, sentì un dolore al braccio destro.
Delle lettere si stavano incidendo su di esso.
La sorella di Chloe rimase inorridita. In stampatello, si era formata la scritta:


BUGIARDA!

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Capitolo 8
*** Ricomporre il puzzle ***


Un barbone alquanto strano Amanda lasciò l'ufficio verso le 19, piuttosto contrariata. Daveigh ed Ellen non erano più tornate in redazione, lasciandola sola in ufficio a scrivere articoli riguardanti notizie di poco conto che arrivavano sporadicamente.
- Ehi, Amanda. - .
Glenn, il direttore, la stava salutando.
- Buona sera, signor Carrick. - ricambiò sorridente la stagista.
Il direttore le fece segno di avvicinarsi.
- Carroll e Clark non si sono fatte più vive? - chiese.
- No. - .
- Non farci caso. Sono le nostre migliori giornaliste. C'è un motivo per cui le lascio fare. - .
- Non mi fraintenda, Daveigh è una bravissima giornalista, e come tutor è fenomenale. Ma vorrei che fosse più presente. - .
- Ci parlerò. - .
Amanda fece per allontanarsi, quando si ricordò che doveva chiedere una cosa a Carrick.
- Mi scusi, signor Carrick, sa per caso a cosa stanno lavorando Daveigh ed Ellen? - .
Glenn scosse la testa.
- Di recente, non sono avvenuti casi di cronaca così eclatanti. Le indagini si chiudono quasi subito, e Daveigh difficilmente si sofferma su un caso per più di una settimana. - .
La bionda si allontanò, ringraziando il direttore.
- Anche se, a dire il vero... - .
Amanda si girò.
- Cosa? - .
Glenn si grattò la barba appena accennata.
- Le ho viste spesso, ultimamente, riprendere i fascicoli sui fatti di Farmington. - .


Amanda guidava verso casa.
Sforzati, Amanda, metti insieme i pezzi.
Percorse un paio di vie secondarie, prima di immettersi nella strada principale di Spokane.
Daveigh aveva detto che il caso di Farmington non era un caso come gli altri. Aveva qualcosa di speciale. Mi aveva chiesto di starne il più fuori possibile.
Si fermò ad un semaforo, in procinto di diventare rosso.
Abbiamo fatto visita alla madre di una vittima dei satanisti. Chloe, se non ricordo male.
Il semaforo tornò verde. La ragazza ripartì.
Anche la faccenda di Greta Abigail non mi piace. Potrebbe essere ricollegata alle indagini di Daveigh.
La strada non era tanto trafficata, nonostante molta gente stesse tornando a casa in quei momenti.
Sarei tentata di non fare ciò che mi ha chiesto. Ma può darsi anche che le vicende delle sorelle Abigail e di Chloe Morrell non siano necessariamente collegate.
Cinque minuti dopo, era nella periferia cittadina. La fabbrica della "Washing Gun" era situata qualche chilometro più avanti rispetto alla sua posizione.
Ora non ho qui le cose di Greta. Ma ho la collanina che mi regalò zia Grace due anni fa per compleanno.
Grace Foley, sorella del padre di Amanda, era morta pochi mesi prima, a causa di un tumore al cervello, che se l'era portata via in due mesi.
Chissà se quel tale, Harper, è ancora in gir...
Ci mise qualche secondo a riconoscerlo, dato che lo aveva visto una volta o due in tutta la sua vita, ma la canottiera color kaki larga e i jeans rattoppati erano i suoi. Jon Harper stava camminando nel lato opposto della carreggiata, diretto al suo rifugio.
La stagista parcheggiò l'auto su uno spiazzo poco più avanti, ed aspettò che il senzatetto imboccasse la stradina sterrata cha conduceva all'edificio fatiscente dove risiedeva. Scese dall'auto, attraversò la strada, e lo chiamò.
- Mi scusi... - .
Il senzatetto si fermò.
- Siete Jon Harper? Il medium? - domandò, titubante.
L'uomo si girò, e spalancò gli occhi.
E' LEI!


- Signor Harper, si sente bene? - .
Jon boccheggiava, guardando la ragazza.
- Oddio, scusami, ragazza. Mi hai colto alla sprovvista. - fece il medium, dando un sospiro di sollievo.
Amanda lo guardò. Harper aveva la barba che gli arrivava quasi fin sopra l'altezza dei capezzoli. I capelli, anch'essi lunghi, arrivavano alla stessa altezza della barba. Ai piedi, un paio di vecchie scarpe di cuoio nere. Puzzava di sudore.
- Mi dispiace... - disse Amanda, un pò intimorta.
- Non ti preoccupare. Allora, ragazza, deduco che la tua visita qui non sia casuale. - fece il senzatetto.
- Esatto. Vorrei fare una seduta spiritica, se non le dispiace. - dichiarò Amanda.
Jon Harper guardò il cielo, e vide il sole essere prossimo al tramonto.
- L'ora è ideale. E non ho di meglio da fare. Vieni pure, cara. Non avere paura. - disse.
La ragazza lo raggiunse, ed iniziarono a camminare insieme verso la fabbrica.
- E' un pò che non viene nessuno a trovarmi. L'ultimo cliente l'ho avuto un mese fa. - sospirò l'uomo.
- Come se la spassa? - chiese Amanda.
- Male, ma non malissimo. Ho passato periodi peggiori. - .
La boscaglia che circondava la fabbrica cominciava a diradarsi.
- Sai, mi piace stare qui. Nessuno ti rompe le palle, il prete della chiesa qui vicino mi passa di che vivere, e ogni tanto i miei clienti mi lasciano qualcosa. Adoro camminare tra questi alberi. Mi mette tranquillità. - .
- Ho saputo che nel 2007 ha avuto dei problemi con un gruppo di satanisti. - .
- Buffoni, più che satanisti. Giovani annoiati. Gli "Angeli di Lucifero" erano dei veri satanisti. - .
- Le è mai capitato di contattare qualche demone? - .
Harper si fermò. La "Washing Gun" si ergeva dinanzi a loro.
- Sì. - .
Raggiunsero l'ingresso.
- Ma, sinceramente, l'unico demone di cui ho seriamente paura è l'essere umano. - .
Amanda sorrise. Quell'uomo cominciava a starle simpatico.

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Capitolo 9
*** Un'ombra su Amanda ***


L'avvertimento Harper aprì la porta della fabbrica. Prese un fiammifero ed accese la sua lampada a gas, posizionata sopra una mensola vicino a quella che una volta era l'ufficio dell'accoglienza visitatori. Amanda notò che, nonostante fosse passato del tempo dal suo abbandono, la fabbrica era rimasta in uno stato abbastanza recuperabile, forse anche grazie all'arrivo del senzatetto.
- Mi piace tenere pulito questo posto, con quel poco che ho. - disse sorridente.
- I miei complimenti. - fece Amanda.
Imboccarono un corridoio alla destra dell'ingresso.
- Posso farle una domanda? - chiese Harper.
- Certamente. - .
- Il suo nome è Amanda Foley? - .
La biondina si fermò.
- Come lo sa? - .
- Ho visto i manifesti funebri di sua zia, se non sbaglio. - .
La stagista era diventata pallida.
- Tranquilla, Amanda, non la sto spiando o cosa. Spesso, i miei clienti sono parenti di persone morte, che chiedono di parlare con i loro cari defunti tramite la mia tavoletta Ouija. Ho visto il manifesto di sua zia Grace, ed ho notato una somiglianza tra voi due. Dal manifesto funebre, ho dedotto che fosse sua nipote. - .
- La cosa mi terrorizza, ma le faccio i complimenti. E' così. Sono qui per mia zia Grace. - .
Percorsero ancora qualche metro, poi si ritrovarono nell'ampio capannone dove montavano le lavatrici.
- Ha con lei qualche oggetto di sua zia o che le ha regalato? - chiese il medium.
- Sì. - annuì Amanda.
E tirò fuori la collanina che le aveva regalato Grace.
- Molto bene, molto bene. - mormorò Harper. - Gli oggetti appartenuti alle vittime aiutano a contattare lo spirito. - .
Un minuto dopo, posta per terra e circondata da teli, raggiunsero la tavola Ouija. Il senzatetto prese un fiammifero ed accese le candele intorno ad essa.
- Prima di cominciare, devo avvertirla su alcune cose piccole ma fondamentali. - annunciò l'uomo.
- Dica pure. - .
- Non faccia domande stupide, o potenzialmente pericolose. Ad esempio, non domandi cose tipo "Quando morirò?", "Quando riuscirò a laurearmi?", "Cosa c'è domani a mensa?" o che so io. Non chieda assolutamente di mostrare un segno della sua presenza, anche se è sua zia. Sia educata. Non prenda sul serio tutto ciò che viene detto. E spenga il cellulare. Serve molta concentrazione durante una seduta. - .
Amanda si accomodò ed obbedì, mentre Jon bruciava del'incenso. Una volta completata l'operazione, si sedette.
- Metta pure la collanina vicino alla tavola. - .
La stagista eseguì l'ordine. Il medium alzò le braccia.
- Ripeta con me. Solo l'energia positiva è benvenuta. - .
- Solo l'energia positiva è benvenuta. - .
- "Grace Foley, zia di Amanda, noi ti invochiamo. Rispondi alla chiamata di questo umile uomo e di tua nipote." Svuoti la mente, Amanda. - .
La biondina chiuse gli occhi e sgombrò via tutti i suoi pensieri.
- Metta la mano sulla planchetta. Dobbiamo sapere se sua zia ha risposto alla chiamata. - .
La ragazza obbedì.
- Buonasera, spirito. Sei la zia di Amanda? - .
La planchetta non si mosse.
- Che succede? - domandò Amanda.
- A volte gli spiriti ci mettono un pò a rispondere. Provi a salutare sua zia. - .
- Zia, sono Amanda, tua nipote. - .
La planchetta iniziò a spostarsi.
Ciao, Amanda.
- Sei Grace Foley? - chiese Harper.
Sì.
- Possiamo essere sicuri che sia veramente lei? - fece la biondina.
- Gli spiriti sono obbligati a dire la verità. - rispose il senzatetto.
La ragazza osservò la tavola.
- Come stai, zia? - .
Meglio di quand'ero viva, Amanda. Ma questo puoi immaginarlo.
Amanda sorrise. Grace aveva un'ironia tutta sua.
Non perdiamoci in chiacchiere. Se stai facendo una seduta spiritica con quel senzatetto ci sarà un motivo.
- Ehm...mi cogli impreparata, zia. L'ho fatto solo per vedere se tutto quello che si dice sulle tavole Ouija è vero o meno. Ma, già che ci sono, ti chiedo questo: devo recapitare qualche messaggio a papà e mamma? Oppure a zio? - .
Dì a Harry che apprezzo il fatto che venga a pregare sulla mia tomba ogni giorno, ma voglio che si riprenda. Non merita di stare così per colpa mia. Cerco di fare quel che posso, da quassù, per proteggerlo. Per quanto riguarda tuo padre, che stia vicino a mio marito. Non assecondi le sue chiamate, tantomeno Harry. Dovete aiutarlo a riprendersi. Stategli vicino.
- Lo farò. - .
Dopo qualche secondo di silenzio, Harper disse:
- Se non ha altro da chiederle, si congedi salutandola e ringraziandola. - .
- Non ho altro da chiederti. Ciao, zia. E scusa il disturbo. - disse la ragazza, cominciando a muovere la planchetta sull'"Arrivederci".

ASPETTA!
Sia Harper che Amanda furono sorpresi di quella mossa da parte dello spirito di Grace.
- Cosa c'è, zia? - domandò con tono allarmato la ragazza.
Stai attenta, Amanda.
La stagista sudava freddo.
- Cosa vorresti dire, zia? - .
Un'ombra incombe su di te. Un oscuro presagio. L'oscurità sta calando su Spokane.
- Non capisco... - .
Fai attenzione, Amanda.

E con uno scatto, la planchetta finì su "Arrivederci".

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Capitolo 10
*** Il tradimento di Ellen ***


Il tradimento di Ellen - Ti dirò, Charlotte non mi è piaciuta. - .
Daveigh ed Ellen erano a casa della fotografa. Avevano appena finito di cenare.
- Che vuoi aspettarti da una ragazza che ha perso la sorella in quel modo? Che si liberi dei pesi del proprio passato con una sconosciuta come un fiume in piena? - fece Ellen, portando i piatti nel lavabo.
- Non è come sembra. Ho una strana sensazione a riguardo. Le negazioni sul conto della madre potrebbero essere vere, oppure una balla. - disse Daveigh, tornando a sedersi a tavola.
- Avrai ragione tu, come al solito. - sospirò la fotoreporter, insaponando una forchetta.
- Non è detto, Ellie. - .
Per qualche minuto, il silenzio regnò nell'appartamento.
- Abbiamo lasciato Amanda da sola, oggi. - ricordò Ellen.
- Spero non si sia arrabbiata. - fece Daveigh, mettendosi una mano sulla fronte.
- E' una tipa in gamba. Mi piace. Ha talento. - .
- E' vero. Certi suoi articoli sono notevoli. Ha la stoffa per la cronaca nera. - .
- Sarà la tua delfina? - .
- Se Carrick le darà la possibilità, potremmo essere un bel trio. - .

Harper accompagnò Amanda all'uscita.
- La ringrazio, signor Harper. - .
- Si figuri, Amanda. Mi piace aiutare le persone. - .
La ragazza allungò una banconota da venti dollari al senzatetto.
- Per il servizio offerto. - .
Jon agguantò il denaro, accennando un inchino.

Ellen si sedette.
- E quindi, a quanto pare, abbiamo estrapolato le ultime informazioni su Chloe e la sua famiglia. Possiamo chiudere il caso? - domandò.
- Non saprei. Sono passati sei mesi, è vero. Ma dobbiamo restare vigili. I demoni tornano, e vanno sconfitti ogni volta. - .
- Dai, abbiamo intervistato tutti: Ingrid Morrell, Charlotte Morrell, Greta Abigail... - .

- Senta...vorrei eseguire un'altra seduta, domani sera. - .
Il senzatetto fu percorso da un brivido.
- Chi vorrebbe contattare, se posso chiederlo? - domandò.
- Una donna ha perso le proprie figlie, uccise dagli "Angeli Di Lucifero". Mi è stato chiesto di fare da intermediaria, essendo questa donna impossibilitata a spostarsi. - .
Harper annuì. Amanda cominciò ad allontanarsi.
E' giunto il momento.

- Chi, scusa? - .
Ellen sbiancò in volto.
Cazzo. Lei non sa nulla delle Abigail.
- Nulla, Dave. - .
- Ellen, sarai una brava fotografa, ma sei una pessima bugiarda. Ripeti il nome che hai detto. - intimò Daveigh.
- Calmati, Dave... - .
- Col cazzo. Ripeti quel nome. - .
La fotografa non aprì bocca.
- PORCA PUTTANA, CLARK, NON E' UN GIOCO! DIMMI QUEL CAZZO DI NOME! - sbottò la giornalista, sbattendo una mano sul tavolo.
Non chiamava mai Ellen per cognome. La collega sospirò.
- Greta Abigal. - proferì.
- Chi sarebbe? - .
- La madre di Ruth, Mary e Lucy Abigail. - .
- Cosa c'entrano con Chloe? - .
- Sono state rapite e uccise dagli "Angeli Di Lucifero". - .
- Sputa fuori tutto il rospo, Ellen. - .
- Sono state le prime bambine ad aver subito la Demoniaca Conversio. Lucy ha conosciuto Chloe durante la prigionia a Villa Floyd. E' stata Lucy a chiedere ai satanisti la conversione dell'anima di Chloe. E' colpa sua se Chloe è diventata Chloe. - .
- Hai scoperto tutto questo e non mi hai detto mai nulla? Da quanto lo sai? - .
Daveigh stava diventando rossa dalla rabbia, ed Ellen era bianca cadaverica dalla paura. Guardandola più attentamente, la fotografa vide un barlume rosso negli occhi della giornalista intensificarsi sempre di più.
- Dalla notte a Villa Floyd, quando Masha Keegan mi è appar... - .

Uno schiaffo si stampò sulla guancia della fotografa.
- SEI MESI? LO SAI DA SEI MESI E NON MI HAI MAI DETTO NULLA, TESTA DI CAZZO? - .
- Non mettermi le mani addosso, Daveigh Carroll! - .
Daveigh cominciò ad andare avanti e indietro nervosamente.
- C'è altro? - domandò.
- Sì. Amanda sa tutto. E' andata lei ad intervistare Greta per sapere più informazioni sulle fig... - .
Nel giro di tre secondi, la giornalista aveva buttato per aria il tavolo e si era accanita su Ellen, colpendola ripetutamente al volto.
- SEI IMPAZZITA, ELLEN CLARK? PERCHE' NON MI HAI DETTO NULLA? DOVEVI DIRMI TUTTO, FIGLIA DI PUTTANA! - .
La fotografa non riusciva a parare neanche un colpo, e nel mentre la sua faccia stava diventando una maschera di sangue.
- NON E' IL TUO CASO. E' IL MIO. IL CASO E' MIO! - .
Si alzò, ansimante. Ellen piangeva, raggomitolata su se stessa.
- Mi hai delusa, Ellen. Delusa. Non ti voglio più vedere. - .
La giornalista stava per raggiungere l'ingresso, quando la voce flebile della fotografa si alzò.
- Tu...non sei...Daveigh... - .
- Ah no? - .
Daveigh tornò indietro ed allungò un calcio al volto della ragazza, facendola svenire.
- Forse non mi conosci così bene, Ellen. - .
E, con una risata sadica, uscì dall'appartamento.

- Che cazzo ho fatto? - .
Daveigh non faceva che ripetersi quella domanda da quando aveva lasciato l'appartamento di Ellen. Aveva picchiato la sua migliore amica, in un improvviso e insensato attacco di rabbia. Ora era tornata a casa, e si era accasciata sulla parete della camera da letto.
- Perchè l'ho fatto? Perchè? - .
Aveva avvertito un pizzicore al braccio, ed aveva combinato tutto quel casino.
Lo stesso braccio che pizzicava a Farmington, quando aveva avuto quelle inspiegabili visioni del passato di Chloe.
Lo stesso braccio che Chloe le aveva morso sei mesi prima.
- Perdonami, Ellie. - disse tra i singhiozzi.
- Non ero io. Era... - .
Una risatina la interruppe. La giornalista si gelò.
Chi era, Daveigh?
- Stai zitta! - .
Non si trattano così le amiche, vecchia mia.
- LASCIAMI IN PACE! - .
Dopo tutto quello che mi hai fatto? No, mia cara.
- SEI MORTA! MORTA! - .
Daveigh urlò, sbattendo ripetutamente la testa sul muro.


L'incubo non era mai finito.

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Capitolo 11
*** L'arrivo della bufera ***


L'arrivo della bufera Il mattino seguente, Daveigh entrò paonazza in redazione. Non aveva dormito, persa in un delirio senza fine. I rimorsi, i sensi di colpa per ciò che aveva inconsapevolmente fatto ad Ellen la divoravano, esattamente come la bambina divorava le sue vittime.
- Dave, cos'hai? - le chiese Sasha, non appena le passò davanti.
- Nulla. Ho dormito poco. - rispose Daveigh, laconica.
- Troppo lavoro, eh? - .
La giornalista non rispose.
- Senti, Ellen è arrivata? - chiese.
- No, è all'ospedale. A quanto pare, le è entrato un ladro in casa. E' riuscita a cacciarlo, ma ha preso un bel quantitativo di bastonate. - .
- Ci sono testimoni? - .
- A quanto pare no. I vicini non erano in casa. - .
La giornalista salutò la centralinista ed andò in ufficio. Chiuse la porta, e si abbandonò ad un pianto liberatorio.
- Non è possibile...non posso averlo fatto... - cominciò a ripetere.
Sei una brutta persona, Daveigh.
La ragazza interruppe la discesa delle lacrime.
Hai ucciso quattro persone, e stavi per ucciderne un'altra. La tua migliore amica, Dave!
- Stai zitta! - intimò.
Perchè non ti suicidi, Dave? Sei un'assassina! ASSASSINA!
- Non è vero! Tu sei un'assassina! - .
- Daveigh, va tutto bene? - .
Amanda era entrata proprio in quel momento.
- Chiudi la porta. - .
La stagista obbedì.
- Vieni qui e siediti, Amanda. Devo raccontarti una cosa successa sei mesi fa. - .


La ragazza era tornata a casa. La madre la stava aspettando.
- Perchè lo stiamo facendo? - .
L'anziana donna scese qualche scalino, ed entrò nell'auto della figlia.
- Vale la pena farlo, se lo facciamo per lei. - .


 - E quindi dietro tutti quegli omicidi c'era una ragazzina? - .
Amanda ascoltava incredula il racconto di Daveigh.
- Non era una ragazzina. Era il Male. - .


- Vieni, caro. Non avere paura. - .
L'uomo uscì di casa, accompagnato dalla moglie.
- Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato. - disse lei, accomodandosi in macchina.


- ...e siete andati alla villa. - .
- Già. - .


Le due famiglie si incontrarono. Il crepuscolo sarebbe arrivato tra sei ore.
- Finalmente ci conosciamo. - fece l'uomo, stringendo la mano agli altri.
- Non dobbiamo più disperare. Il nostro momento sta per arrivare. Il loro momento sta per arrivare. - .
E cominciarono a camminare verso il boschetto.


- Non c'era la sua tomba? - .
- No. Nessuno l'ha mai trovata. - .


Harper la riconobbe subito.
- Signor Harper, che piacere rivederla. - disse al senzatetto.
Lui non rispose.
- Non abbia paura, mio buon amico. Non le succederà nulla. - .
- Questo è tutto da vedere. - .


- Sei uscita con Ellen e Nathan. E Chloe? - .
- Ci ha inseguite nel bosco. Daniel si è sacrificato per farci guadagnare tempo, ma senza successo. - .


- Ci siamo. E' quasi l'ora. - .
Stiamo per tornare. Non disperate.
La donna rise. Harper osservava il tutto dal suo rifugio.
In che guaio mi sono cacciato?

- Ed è finita così. - .
- Sì. - .
- Quindi questi ultimi giorni sei stata impegnata con i rimasugli delle vicende di quei giorni. - .
- Esatto. Scusa se ti sono stata poco dietro. - .
- Niente paura, Dave. Tutto a posto. - .
Daveigh sorrise.
- Dai, rimettiamoci al lavoro. - .

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Capitolo 12
*** Fermare il destino ***


Corsa contro il tempo - Dave, devo andare. - .
Erano le 18.30. Il sole stava tramontando. Amanda raccolse le sue cose, e spense il pc.
- Okay, Amanda. Ci vediamo domattina. - la salutò la giornalista.
La biondina stava per uscire, quando una bambola di pezza cadde dalla sua borsa.
- Ehi, ti è caduto qualcosa. - fece notare Daveigh.
Amanda si girò, raccogliendo la bambola di fretta e furia.
- Una bambola? - chiese la giornalista.
- E'...di mia cugina. L'ha lasciata a casa mia ieri sera. - disse la stagista, accennando un sorriso e chiudendo la porta.
Daveigh stava per rimettersi al lavoro, quando il telefono squillò.
- Qui Daveigh Carroll, "Spokane Gazette". - .
- Daveigh, sono Sasha. C'è una chiamata per te. - .
- Passamela pure. - .
Dopo qualche secondo di silenzio, una voce si alzò dalla cornetta.
- Pronto, è la signorina Carroll? - .
- Sì, con chi parlo? - .
- Sono l'agente Shay, della polizia di Farmington. - .
- Oh, buona sera, agente. A cosa devo questo piacere? - .
- Signorina Carroll, tra le sue indagini sui fatti di Villa Floyd spuntano i nomi di Ruth, Mary e Lucy Abigail? - .
Daveigh si gelò.
- Sì...perchè? - .
- I loro genitori sono scomparsi da qualche giorno. - .
- Cosa? - .
- Non si trovano più. E non c'è più neanche Ingrid Morrell. - .
- E' morta? - .
- Non lo sappiamo, ma non è né in casa, né in giro. - .
- Ascolti, Shay. Contatti i suoi colleghi a Cheney. Chieda infromazioni su Charlotte Morrell. E mi richiamo non appena sa qualcosa. - .
- Sarà fatto. - .
La giornalista mise giù il ricevitore.
Che sta succedendo?


- Come stai, Ellen? - .
Amanda era andata a trovare la fotografa all'ospedale, che si stava riprendendo.
- Meglio. I medici dicono che sono stata fortunata. Quel tipo per poco non mi ha spezzato l'osso del collo. - .
- Tra quanto uscirai? - .
- Una settimana. Vogliono essere sicuri che mi ristabilisca al massimo. - .
Il cellulare di Amanda squillò. Nel tirarlo fuori dalla borsa, fece cadere una collanina e una bambola.
Ellen allungò l'occhio sul cellulare. Non riuscì a leggere tutte le lettere sul display, ma a quanto le era parso era un promemoria.


Da Har... alla Was... ...un ... Ab...l!


Guardò poi la bambola. Sul piede di essa, c'era scritto un nome. "Ruth".
- Cavolo, devo andare. Stammi bene, Ellie! - fece la stagista, rimettendo il cellulare nella borsa, insieme alle altre cose.
La fotografa alzò lievemente una mano, in segno di saluto. Quando la biondina se ne fu andata, cominciò a vagare con la mente.
Che situazione di merda. Bloccata in un letto a causa della mia migliore amica.
Erano le sei e tre quarti. Presto sarebbe passata l'infermiera con la cena.
No...quella di ieri sera non era Daveigh. E' assurdo, ma gli occhi sembravano quelli di Chloe.
Osservò le contusioni sul braccio.
Se non fosse stato per quel dannatissimo lapsus sulle Abigail, a quest'ora non sarebbe succe...

Spalancò gli occhi.
RUTH ABIGAIL!
Ansimò. Ripensò al messaggio sul display del cellulare.
L'ultima parola è "Abigail". "Da Har..."..."Was... ...un"...la seconda parola è "Washing Gun"...DOVE CI VIVE HARPER, IL MEDIUM!
Dalla finestra aperta, volò dentro un bigliettino, che si posò sul letto della fotografa.
Ellen lo aprì.


Vediamo se riuscite a fermarmi, ora.



Qualcuno bussò alla finestra. La fotografa si girò.
Era Chloe.
Ellen la guardò incredula.
La bambina sorrise, poi si gettò dal cornicione.


Il telefono dell'ufficio di Daveigh squillò dieci minuti dopo la prima chiamata.
- Pronto? - .
- Daveigh, un'altra chiamata per te. - .
- Passamelo. - .
Daveigh tremava. Se fossero sparite anche le altre persone...
- Signorina Carrol, sono Shay. - .
- Mi dica. - .
- Anche questa volta ci ha preso. Charlotte Morrell, che stamattina non si è presentata al lavoro e non è rintracciabile, è scomparsa nel nulla, come i due Abigail. - .
La giornalista cominciò a sudare. Che stava succedendo? Dov'erano finiti?
- La ringrazio, Shay. - .
E chiuse la chiamata.
Ancor prima che la mente di Daveigh fosse bombardata dalle domande, il cellulare squillò.
- Dave, sono Ellen! - .
- Ellie! Come stai? Tutto bene? - .
- Sì, sì. Ascolta, Dave... - .
- Credimi, te lo giuro, non ero io ieri sera... - .
- Dave... - .
- Non è la prima volta che mi succede, ultimamente... - .
- DAVEIGH, LA VUOI PIANTARE? - .
La giornalista si ammutolì.
- Che cosa c'è? - chiese con un filo di voce.
- Amanda sta andando alla "Washing Gun" da Harper. - .
- Harper? Il senzatetto medium che vive lì dentro? - .
- Proprio lui. Non te lo so dire con certezza, ma probabilmente sta andando a fare qualcosa per le Abigail!
Probabilmente cercherà di contattarle! E c'è di mezzo anche Chloe! - .
- Cazzo, dobbiamo fermarla! - .
- Non perderti in chiacchere, prendi la macchina e inseguila! E' uscita da poco dall'ospedale, puoi ancora intercettarla! - .
La giornalista chiuse la chiamata, e uscì dall'ufficio di corsa.
Non tornerai mai più dall'oltretomba, Chloe. MAI PIU'!

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Capitolo 13
*** In trappola ***


In trappola Amanda provava uno strano stato di inquietudine. Stava camminando tra gli alberi che portavano alla "Washing Gun", con fare agitato.
Durante il tragitto dall'ospedale alla fabbrica, aveva ripensato alla sua giornata. Ed aveva notato che, ogni volta le fosse capitato di toccare o avere a che fare con gli oggetti delle figlie di Greta Abigail, aveva raccontato bugie. Non aveva nulla da nascondere, eppure ad Ellen e Daveigh aveva raccontato una menzogna dietro l'altra dopo aver toccato la bambola o il pettine.
C'è qualcosa di strano in quegli oggetti. pensò.
Calpestò un mucchio di rami, senza accorgersene.
Sono sempre in tempo per fare dietrofront.
La ragazza si fermò.
Posso pur sempre raccontare una balla a Greta.
Guardò il cielo, seminascosto dagli alberi. Il sole era scomparso, e le prime stelle stavano spuntando.
Al diavolo. Una decina di minuti e ho fatto.
Amanda continuò a camminare. Una folata di vento la fece rabbrividire.
Un minuto dopo, l'imponente struttura in rovina era davanti ai suoi occhi. Si avvicinò.
- Signor Harper? - chiamò.
Nessuna risposta.
- Sono Amanda Foley. - .
- Un momento. - fece il senzatetto.
L'uomo apparve poco dopo, aprendo la porta della struttura. La ragazza avanzò verso verso di lui.
- Prego, venga pure. - invitò l'uomo.
Amanda varcò la soglia.
- Mi perdoni, Amanda, ma stavo sistemando la mia postazione. - .
All'improvviso, qualcosa colpì la biondina sulla testa.
Barcollò, e cadde a terra svenuta.


Daveigh lasciò la macchina nel piazzale poco distante dal boschetto dove era situata la fabbrica. Attraversò rapidamente la strada e cominciò a correre tra gli alberi.
Non posso permettere che accada di nuovo.
Superò un mucchio di foglie, facendole volare.
Chloe ha già ucciso troppe persone innocenti. Non lascerò che Amanda serva inconsapevolmente o meno la sua causa.
Inciampò, trovandosi un istante dopo a terra. Si rialzò velocemente e proseguì.
Dong.
La giornalista si fermò.
- No...ti prego, no... - .
La struttura apparve finalmente davanti a lei. Avanzò a passo svelto, entrando da una finestra a cui erano state tolte le grate. Dentro, era tutto buio. La giornalista accese la torcia del suo cellulare.
Mosso qualche passo, sentì puzza di fumo.
Poi, un urlo di dolore.
- Zitta, puttana. - disse una voce femminile.
AMANDA!
Daveigh avanzò in direzione della puzza di fumo, trovandosi poco dopo nel capannone di produzione, dove era stato acceso un falò.
Il senzatetto, Harper, era stato legato crocifisso a testa in giù, insieme ad Amanda, che invece era svenuta.
Davanti a loro, una donna di mezza età. Al suo fianco, c'era Charlotte Morrell. Più indietro, Ingrid Morrell.
Che diavolo sta succedendo? si domandò la giornalista.
- Mi dispiace, Harper. Non sono una sadica, ma ci è stato rubato qualcosa. Anzi, qualcuno. E lo rivogliamo indietro. - fece la donna.
- Non vi ho rubato nessuno! Che cazzo state dicendo? Cosa le avete fatto? - sbraitò il senzatetto.
- Con calma, Harper. Io e Greta ti spiegheremo tutto. - intervenne Charlotte, iniziando a camminare.
- Ventun anni fa, degli uomini si intrufolarono in casa di mia nonna, rapendo mia sorella Chloe. Lo stesso fecero con le figlie di Greta. - .
- E io che c'entro? - .
- Fammi finire. Come ben sai, dietro a questi rapimenti si rivelarono esserci gli "Angeli di Lucifero", che furono uccisi dai cittadini di Farmington il 6 Marzo 1995. Il giorno dopo, tre di loro furono ritrovati in condizioni pietose davanti al bosco che circondava la villa. E nessuno è più stato lì dopo la notte del massacro. - .
Greta gettò legna sul fuoco. Charlotte continuò a parlare.
- Per anni, Chloe ha perseguitato le menti della mia famiglia, e le figlie di Greta hanno fatto lo stesso con lei e suo marito. Mio padre non ha retto il peso, e si è suicidato. Io e mia madre, invece, siamo, per così dire, sopravvissute. Abbiamo cominciato ad indagare, visti i numerosi e frequenti omicidi che interessavano la zone di Villa Floyd. Tramite Internet, ho scoperto che le vittime, prima di morire, facevano la conoscenza di una bambina, la cui descrizione combaciava con quella di Chloe. Il risultato era chiaro. In qualche modo, mia sorella era tornata dagli Inferi. - .
- E' tutto molto interessante, ma cosa c'entro io, dico? - sbottò Harper.
- Non ora, mio caro amico. - fece Ingrid, uscita dal suo silenzio tombale.
Si alzò, e si mosse verso il fuoco.
- Lasciamo che sia la signorina Carroll a spiegarcelo, visto che sta origliando da qualche minuto. - .
Un tonfo sordo, e Daveigh cadde a terra svenuta.



- Sveglia, ficcanaso. - .
Daveigh fu scossa da un paio di braccia enormi.
Aprì gli occhi. Un uomo barbuto torreggiava su di lei.
- E' tornata tra noi, Charlotte. - annunciò.
Un attimo dopo, la sorella di Chloe era davanti a lei, con un ghigno stampato in faccia.
- Chloe mi aveva avvisato, sai? - rise.
La giornalista si limitò a guardarla con odio.
- Mi aveva detto che eri un'inguaribile ficcanaso. Fortuna che Erick si era appostato al piano superiore, per controllare eventuali arrivi di visitatori indesiderati. Ma tu sei un'ospite stasera, Daveigh. - .
- Non mi sembra un trattamento a modo, legare un'ospite ad una sedia. - fece Daveigh, sarcastica.
La solita spiritosa.
- Non posso mica permetterti di rovinare tutto, scribacchina dei miei stivali. - disse Charlotte. - Non dopo aver rischiato la pelle e aver passato vent'anni nel dolore. - .
- Non perderti in chiacchiere, cara. - intervenne Greta. - Signorina Carroll, racconta al qui presente Jon Harper il resto della storia. In poche parole, possibilmente. - .
La giornalista guardò il volto esausto e sanguinante del senzatetto.
- Sei mesi fa, dopo aver condotto delle indagini sulle morti di Villa Floyd, mi sono introdotta nella villa con altre sei persone. Abbiamo incontrato lo spirito di Chloe. Stava per tornare in vita, grazie alla carne e al sangue delle sue vittime che aveva assimilato nel corso di quasi vent'anni. Quattro di noi sono periti. Io e un'altra persona che era con me siamo riusciti a uccidere (di nuovo) la sorella di Charlotte, e a fuggire dal perimetro della villa prima che fosse rasa al suolo dalle fiamme. - .
Harper guardava allibito la ragazza e le sue aguzzine.
- E qui entriamo in scena io e mia madre. - ricominciò Charlotte. - Da quando Villa Floyd ha cessato di esistere, mia sorella non ci è più venuta a far visita mentre dormivamo. Avevamo capito che era successo qualcosa. - .
- Lo stesso era successo a me con la mia figlia più grande, Lucy. E' stata lei a mandarmi da Ingrid e Charlotte. Diceva che il compito di Chloe sulla terra non era ancora finito. E che le serviva il suo aiuto, oltre a quello di Mary. - aggiunse Greta.
- E Ruth? Anche lei ha subito la Demoniaca Conversio. - fece la giornalista.
- Ruth? Quella piccola stronzetta acida? Per fortuna i satanisti l'hanno sacrificata senza toccarla ulteriormente. Mi mancherà, ma sono Lucy e Mary quelle che mi interessano maggiormente. - .
- Che diavolo sta dicendo? - chiese Daveigh.
Charlotte sorrise.
- Loro torneranno stanotte, Daveigh. - .

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Capitolo 14
*** Doppiogiochista ***


La resurrezione
- Che cazzo stai dicendo? - abbaiò Daveigh.
- Quello che ho appena detto, scribacchina. - fece la sorella di Chloe.
- Non capisci che lo facciamo per una giusta causa, Daveigh? - intervenne Greta.
- Risvegliare dei demoni è una cosa giusta? Da quando? - fece la giornalista.
- Da quando abbiamo deciso di aiutarle a compiere la loro missione. - proferì improvvisamente Ingrid.
La vecchia si alzò, raggiungendo la figlia e la donna.
- E tu, volente o nolente, assisterai al ritorno di mia figlia, Daveigh. - .
Si girò.
- Prendete il senzatetto. - ordinò.
Greta e Charlotte afferrarono il senzatetto, strappandogli la canottiera e i pantaloni, lasciandolo in mutande. Amanda, intanto continuava a restare incosciente.
- Che avete intenzione di fare? - chiese.
- Per richiamare l'attenzione del Demonio, occorre sacrificare una vita. Non mi sembra che, viste le condizioni in cui ti trovi, sentirai la mancanza del battito del tuo cuore. - sorrise la figlia di Ingrid.
Erick, che finora era rimasto dietro la stagista e il senzatetto, andò da Daveigh, e con un coltello le fece un taglio sul braccio.
La giornalista soffrì.
- Che stai facendo? - disse al padre delle Abigail.
Lui non rispose, e tracciò un pentacolo su un tavolo di ghisa, posto di fronte al falò. Poi, le donne fecero stendere Harper sopra di esso. Charlotte aprì un libro e cominciò a dire frasi in latino.
- Daveigh... - proferì il senzatetto. - Tu...sei stata morsa dalla bambina, vero? - .
La giornalista annuì.
- Allora...sei spacciata. - rise amaramente lui.
- Perchè? - chiese la giornalista.
- Lucifero, principe degli omicidi, sacrifichiamo in tuo onore quest'uomo. Dacci la possibilità di parlare con te. - fece Charlotte.
Poi, infilzò la lama sul petto dell'uomo. Harper emise qualche spasmo, poi spirò.
Greta prese la tavola Ouija e la pose sotto il tavolo. Attesero qualche minuto, poi la placca iniziò a muoversi.
Greta Abigail, madre di Lucy, Mary e Ruth. Charlotte Morrell, sorella di Chloe. Cosa volete?
- Vorremmo riavere le nostre figlie. Per far sì che completino la loro missione, rimasta incompiuta. - .
Dopo qualche secondo di inattività, la placca riprese a muoversi.
Se volete riportarle nel mondo dei vivi, voglio un tributo di sangue da parte dei parenti delle anime che mi appartengono.
- Comincio io. - fece Greta, prendendo il coltello.
Fece per farsi un taglio sulla mano, quando il mezzo di contatto con l'aldilà scattò.
Voglio le vite di Erick Abigail e Ingrid Morrell. Ovviamente una vittima equivale ad uno spirito rilasciato.
Greta si voltò. Erick era terrorizzato.
- Aspetta, Greta...forse la giornalista non aveva tutti i torti. Forse c'è un altro modo per vendicare le nostre bimbe. - balbettò l'uomo.
- Erick, non c'è altro modo. - sospirò la donna.
- Oh sì, un modo c'è. - fece la sorella di Chloe.
Improvvisamente, immobilizzò Greta e le puntò il coltello alla gola.


- CHE CAZZO STAI FACENDO? - urlò la donna.
Erick fece per intervenire, ma Ingrid lo fece inciampare, estraendo una lama ed emulando la figlia.
- Cosa significa tutto questo? - domandò Greta.
- Significa che vedrete le vostre figlie molto, ma molto, presto. - sghignazzò Charlotte.
- Durante uno dei nostri contatti con le sorelle, esse ci rivelarono che la Demoniaca Conversio, su di loro(Ruth compresa, contrariamente a quanto hai affermato poco fa), aveva funzionato, ma non completamente. Non erano diventate dei demoni viventi, ma solo soggette più facilmente a possessioni demoniache. Questa caratteristica, però, non fu mai testata, in quanto Ruth e Mary furono uccise il giorno dopo l'esperimento. Lucy, invece, fu lasciata in vita ancora qualche giorno dai satanisti, per poter vedere se quei pazzoidi avevano effettivamente combinato qualcosa con la loro fallita Demoniaca Conversio. Notando che nulla accadeva, hanno ucciso pure lei. - .
- Tutto ciò per dire cosa? - chiese Erick.
- Che le vostre figlie sono irrecuperabili. Non potrete riportarle in vita, una volta fatte tornare nel mondo dei vivi. - .
- E allora perchè coinvolgerci in questa storia? - sbraitò Greta.
- Contattando Chloe, abbiamo saputo che la notte della visita a Villa Floyd di Daveigh e colleghi, una fotoreporter che lavora con lei, che è anche la sua migliore amica, aveva saputo dal fantasma di una delle vittime dei satanisti degli "esperimenti" fatti sulle vostre figlie. La giornalista non ne era stata messa al corrente a distanza di sei mesi. La fotoreporter, quando lei e Daveigh hanno ripreso i fascicoli di una giornalista che ha fatto parte della spedizione morta quella notte, si è ricordata di Ruth, Mary e Lucy, e ha inviato Amanda, la biondina, a farvi delle domande. La ragazza, per nostra fortuna, non è altro che una stagista, quindi sapeva poco o nulla sulle nostre vicende. Io e mia madre abbiamo deciso di coinvolgervi, solo per renderci più facile il lavoro. - .
- Ci avete mentito! Ci avete usato! - si dimenò l'uomo.
La sorella di Chloe rideva sadicamente.
- Non c'è posto per le Abigail qui. - .
Ingrid tagliò la gola ad Erick, che iniziò a dimenarsi con le mani al collo.
- Solo per Chloe Morrell. - .
Ed anche la gola di Greta divenne un bagno di sangue.


- ASSASSINE! SIETE DELLE ASSASSINE! - urlò Daveigh, in preda al terrore e colpita da una crisi di pianto.
- Dovresti ringraziarci, ficcanaso. Libereremo un demone al posto di due. - rise Charlotte, trascinando i corpi dei coniugi Abigail, per poi gettarli sul falò.
Poi, Ingrid si posizionò sul tavolo di ghisa. La figlia la raggiunse, sospirando.
- Mamma...non so come dirtelo... - sibilò.
- Non ti preoccupare, Charlotte. Sei a posto. Fallo e basta. - fece la madre.
La sorella di Chloe si trattenne del non piangere.
- Principe degli omicidi, ecco il mio tributo. Ora, riporta nel mondo dei vivi mia sorella, Chloe Morrell. - .
E piantò il coltello nel petto della madre, che spirò poco dopo.
Il fuoco si spense, e nel capannone scese il buio.
Il silenzio era totale, interrotto solo dai singhiozzi delle due donne.
Poi, fu la fine.
DONG.

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Capitolo 15
*** Lei è tornata ***


Lei è tornata La terra iniziò a tremare. Charlotte cadde a terra e Daveigh cominciò a dondolare sulla sedia. Calcinacci, mattoni, travi, macchinari; cadeva di tutto all'interno del capannone della "Washing Gun".
La giornalista era in lacrime, ben conscia di cosa sarebbe potuto succedere pochi attimi dopo.
Un urlo si aggiunse al rumore causato dalla caduta dei vari materiali che piovevano dal tetto.
D'un tratto, si aprì una voragine, che inghiottì il tavolo, i coniugi Abigail e il corpo di Ingrid.
- MAMMA! - urlò Charlotte, vedendo il cadavere della madre scendere nell'abisso.
- Che la chiami a fare? E' andata, figlia di puttana! - esclamò la giornalista.
L'urlo si tramutò in una fragorosa risata demoniaca, che rimbombò nelle orecchie delle due donne.
DONG.
La terra smise di tremare, e il fuoco si riaccese, facendo una fiammata abnorme, che costrinse la sorella di Chloe ad indietreggiare. Il silenzio calò. Le due donne guardarono la voragine.
Ad un tratto, dei colpi di tosse interruppero la quiete. In un primo momento distanti, si fecero sempre più vicini secondo dopo secondo.
Fin quando, una mano spuntò dalla buca.
E poi l'altra.
La figura rotolò per qualche metro, poi tossì. Mettendosi in piedi, le donne videro che indossava un lungo vestito rosso. I capelli biondi mascherarono per qualche secondo la faccia della ragazza.
Chloe, stranamente, presentava i tratti di un'adolescente. Cresciuta in altezza, non aveva perso la sua espressione immonda.
- Non è stato un ritorno trionfale, per niente. - .
E neanche il suo senso dell'umorismo. Alzò la testa, e le caddero gli occhi sulla donna più vicina a lei.
- Oh, ma che cosa abbiamo qui. Sorellina. - fece il demone, avvicinandosi a Charlotte.
- Chloe...sei tu? Cosa ti è capitato? - chiese la seconda figlia di Ingrid Morrell.
- Ah, nulla di che. I mesi infernali sono come gli anni terrestri. Quindi, è come se avessi sedici anni. - rise.
Charlotte fece per abbracciarla, ma Chloe la respinse.
- Piano, piano. Non sono mica un peluche. - .
Poi si voltò.
- Per tutte le bolge infernali. Daveigh, vecchia mia! - sghignazzò l'ex bambina di Farmington.
La giornalista sputò nella sua direzione, mancando la sua nemica.
- Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Si dice così, no? - fece la sorella di Chloe.
- Esattamente. Ma veniamo alla ficcanaso. Che ci fai qui, Daveigh Carroll? E dov'è Ellen? Dov'è la famigerata fotoreporter che parla con gli spiriti? - domandò la rediviva.
- Lo sai benissimo dov'è. Sai cosa le hai fatto. - sbraitò la giornalista.
- So cosa hai fatto tu a lei. Aggredirla per non aver rivelato l'esistenza delle Abigail. Poveracce... - .
- Sei stata tu, non mentire a te stessa. - .
- Non importa, è all'ospedale. Ringrazia la mia bontà, o l'avrei già uccisa. - .
- Perchè non l'hai fatto allora, piccola bastarda? - .
- Non più tanto piccola, visto che ho solo nove anni meno di te, ora. L'ho graziata perchè mi serve. E mi servi anche tu, Daveigh Carroll. - .
Daveigh la guardò attonita.
- Ti servo? - .
- Sei sorda o cosa? - .
- Perchè mai dovrei servirti? - .
Chloe iniziò ad andare avanti e indietro al falò.
- Quando sei mesi fa piantasti il coltello di Thomas Barrett nel mio petto uccidendomi per la seconda volta, tornai all'inferno. Satana era arrabbiatissimo con me. Ma riuscii a convincerlo a darmi una seconda chance. L'obiettivo, però, non saresti stata tu, dal momento che Lui ha mostrato rispetto per una donna con le ovaie tanto forti da respingermi. - .
- E chi allora? - .
- Lui. - .
Nella mente di Daveigh apparve un uomo robusto di mezza età, dai lunghi capelli neri, e un pizzo leggermente trascurato.
- Il suo nome è Mark Steele. Era il capo degli Angeli di Lucifero. Ed è ancora vivo. - .
- Cosa? Non è possibile...LORO SONO TUTTI MORTI! LI HAI UCCISI TU GLI ULTIMI CINQUE! - sbraitò la giornalista, in un attacco di disperazione.
Per qualche secondo calò il silenzio.
- No, Daveigh. Lui è sopravvissuto. Aveva lasciato Farmington qualche giorno prima della mia prima morte. - .
La giornalista fissò Chloe, che sospirò.
- Mi ha fatta tornare per vendicarmi. E per vendicare il resto dei bambini morti per mano di quei fanatici. - .
Mosse qualche passo verso Amanda.
- Per farlo, però, ho bisogno di un corpo umano. E lei è quella che mi assomiglia di più. - disse, accarezzando i capelli alla stagista.
Charlotte slegò la giornalista, che intanto si era calmata.
- Questa volta siamo dalla stessa parte, Daveigh. Io ti aiuterò, se tu aiuti me. - fece Chloe. Le allungò la mano.
- A te la scelta, scribacchina. Morire, o passare al "lato oscuro". - .
Daveigh esitò.
Lei ha ucciso i miei amici.
- Non aspetterò in eterno. - .
Ma se Mark Steele non avesse mai fondato la setta, loro non sarebbero morti per mano di Chloe.
E le strinse la mano.

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Capitolo 16
*** Unite ***


Unite - Che cosa le avete fatto? - .
Daveigh stava trasportando Amanda verso l'uscita. La ragazza aveva ripreso a respirare, ma non era ancora cosciente.
- Le abbiamo abbassato le protezioni spirituali. Ora Chloe può entrare nel suo corpo e vivere con lei. - rispose Charlotte.
- Perchè deve unirsi a lei? - .
- Senza un corpo, non può nuocere a nessuno. Le serve Amanda per attuare il suo piano. - .
- Perchè non me? - .
Improvvisamente, il braccio di Daveigh cominciò a far male.
Nella mente, la giornalista vide il momento in cui la bambina di Villa Floyd le aveva morso l'arto, sei mesi prima.
- Sei "corrotta", Daveigh. Non sei pulita. Ed è per colpa mia. - .
Daveigh non capiva.
- In che senso? - .
Le tre avevano quasi raggiunto la fine del boschetto.
- Quando ti morsi il braccio, quella notte, involontariamente ti passai alcuni dei miei poteri. - .
La giornalista strabuzzò gli occhi.
- Cosa? - fece, incredula.
- Proprio così. Non è un caso il fatto che tu abbia sentito la mia voce durante gli ultimi giorni. Le visioni che hai avuto quando sei andata a visitare mia madre le ho create io. L'aggressione ad Ellen è opera mia. Io ti posso controllare, e tu puoi controllare me. O meglio, potevo. Non più, visto che sono tornata. - .
- Sembra fantascienza. - sospirò Daveigh.
- E non hai sentito nulla. - rise Chloe. - Mark Steele pratica la Magia Nera. A quanto mi risulta, ha anche fondato una setta di maghi dediti al satanismo acido, i "Caduti del Settimo Cerchio". Per questo dobbiamo coalizzarci. Non ce la potrai fare mai da sola. - .
Chloe, la sorella e la giornalista raggiunsero le proprie auto.
- Vi dirò ragazze, non pregusto il ritorno in un corpo umano. - sospirò l'ex bambina di Farmington.
- Cosa faremo, ora?- chiese Daveigh.
- Tu comincerai la ricerca di Steele. Chloe sarà sempre a tua disposizione. - rispose Charlotte.
- Come posso fare? - .
- Basta chiamarla per nome. Le prime volte ti sentirai debole, ma col passare del tempo affinerai la tecnica. - .
- Cosa farai ora, Charlotte? - .
- Tornerò a Cheney. Sarò a vostra disposizione, entro certi limiti, durante i vostri spostamenti. - .
Chloe e Daveigh salutarono l'agente immobiliare, e salirono in macchina, caricando nei sedili posteriori Amanda.
- Chi l'avrebbe mai detto che saremmo stati dalla stessa parte, un giorno? - rise la figlia di Ingrid Morrell.
La giornalista sbattè una mano sul volante.
Che casino.


Daveigh inventò una scusa con i genitori di Amanda, scrivendo dal suo cellulare che avrebbe passato la notte da un'amica. La ragazza non si era ancora ripresa dal momento in cui Charlotte e gli Abigail avevano terminato i loro oscuri riti. La giornalista, ora, guardava la via di Spokane dove risiedeva, illuminata lievemente da un lampione posto a qualche centinaio di metri da casa sua.
Questa storia ha dell'incredibile. Chloe Morrell, la bambina cannibale di Farmington, demone vivente, dalla parte della sua assassina.
Ripensò a quanto accaduto alla "Washing Gun". Greta Abigail, Charlotte ed Ingrid Morrell.
La voragine li ha inghiottiti quasi tutti, per fortuna.
I corpi della famiglia delle prime tre bambine sottoposte ai tentativi di Demoniaca Conversio da parte degli "Angeli di Lucifero" erano ormai sepolti. Forse distrutti.
Ma è troppo tardi. Chloe è tornata.
Le due, ora, sembravano avere un obiettivo comune.
E' tutta colpa di Mark Steele. Se non avesse fatto tutto quel casino a Farmington...
Sulla mente della giornalista tornarono le immagini di quella notte di sei mesi prima.
Kristen morta. Aaron morto. Daniel Morto. Nathan morto.
E ora Chloe stava con lei. Pensò ad Amanda.
Mi dispiace, Amanda. Non ti meritavi tutto questo.
Sospirò.
Scusa.
Dietro di lei, Amanda aprì gli occhi.




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