-“Stella,
stellina, la notte s’avvicina…"-
L’oscurità
regnava tra i vicoli del centro storico di Old Lace, e questo giocava
molto a favore del cacciatore. Comodo, avere una preda che s’illumina
al buio, ovunque si fosse nascosta avrebbe potuto vederla.
Svoltò
verso destra, sicuro di aver scorto una flebile luce sparire in
quella curva. Difatti, per sua grande sfortuna e per disgrazia della
preda, lì trovo un vicolo cieco. La stella pulsava debolmente da un
angolo.
-Cosa…vuoi…da
me?- domandò flebile. Lui notò che era una giovane donna.
Esattamente come sua moglie prima di essere uccisa.
-L’unica
cosa che voglio è riavere la donna che amo. Ma questo è
impossibile, no?-
Un
ghigno gli comparve sul volto:
-E
ora tu e la tua famiglia dovete pagare.-
-Spiacente,
ma temo che dovrò fermare la tua vendetta.-
L’uomo
si voltò di scatto, sorpreso. Non aveva sentito nessun rumore che
preannunciasse l’arrivo di una persona, eppure c’era un giovane,
lì, come si fosse materializzato dal nulla. Lui, calmo, guardò
oltre il cacciatore per assicurarsi che la stella stesse bene, poi
spostò lo sguardo sull’uomo.
-Vattene.-
ordinò degnandolo solo di un’occhiata sprezzante.
Per
un istante il capo dei cacciatori lo fissò senza fare nulla, più
sorpreso che spaventato. Quale idota lasciava andare un nemico in
trappola?
Capì
quando vide la pistola che pendeva dal fianco del ragazzo.
-Catchlyt.-
ringhiò soltanto l’uomo. Poi, semplicemente, scomparve nello
stesso modo in cui era arrivato il ragazzo: senza fare un minimo
rumore, senza muoversi.
Il
ragazzo studiò dove fino a un momento prima era stato il cacciatore,
poi si avvicinò alla stella.
-Tutto
bene?- chiese, chinandosi alla sua altezza.
-S-sì.-
riuscì a farfugliare lei -Mi ha colpito di striscio al braccio, ma
sto bene.-
Il
ragazzo annuì, capendo che non c’era pericolo. Se la giovane
diceva che stava bene, era vero: solitamente le stelle pensavano che
un taglietto fosse una ferita grave, quindi in quel caso poteva non
allarmarsi.
Sentì
qualcuno avvicinarsi, ma non si preoccupò, riconoscendo i passi
della sorella.
“Troppo
rumorosa.” pensò sospirando. Quando lei arrivò nel vicolo cieco,
si voltò appena:
-Cosa
c’è?-
-Dov’è
il cacciatore?- chiese di rimando lei, setacciando ogni angolo con i
suoi occhi di falco.
-È
scappato.- rispose il ragazzo. La sorella, più grande di lui di tre
anni, chiese sospettosa e ironica:
-Ma
davvero?-
Il
ragazzo si voltò verso di lei con uno sguardo duro:
-Non
mi credi?-
Invece
di replicare qualcosa lei fissò la stella e disse:
-Andiamo,
ha bisogno di riposo.-
La
stella li fissò con grandi azzurri pieni di paura.
-Non
potrò più tornare in cielo?-
Il
ragazzo si lasciò sfuggire un sorrisetto, subito sostituito da un
sorriso rassicurante:
-Tornerai
a casa, tranquilla.-
L’aiutarono
ad alzarsi, e intanto che la sorella sosteneva la stella mentre
quella, ancora scossa, camminava, il ragazzo notò che le mancava una
ciocca di lunghi capelli d’oro e brillanti.
“Li
ha presi lui.” Immaginò il ragazzo. Mentre pensava alzò lo
sguardo e osservò le stelle in cielo.
Luminose
e potenti, lì, ma sulla terra inermi e deboli, sperdute in un luogo
così diverso dalla loro casa.
-Ehi?
Andiamo?- lo richiamò sua sorella. Lui la guardò, e riiniziarono a
camminare verso la loro base.
“Bel
modo di iniziare la settimana.” Pensò il ragazzo, sentendo un
campanile annunciare la mezzanotte, i primi rintocchi in quel lunedì
lontano…
*
-Allora,
stasera ci sei?-
Lis
alzò di scatto la testa e guardò confusa la ragazza che le aveva
parlato.
-Che?-
chiese, non capendo a cosa si riferisse la sua compagna di banco e
migliore amica Emily. Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata, e le
ricordò:
-Stasera.
Festa a casa di Matt. Sai, quel nostro amico che conosciamo dalle
medie…-
-Ok,
mi ricordo.- la interruppe Lis con un sorriso –Ovvio che ci sarò.
Se non venissi, tu o Seph verreste a prendermi con la forza.-
-Ovviamente.-
rise Emily. Una voce alle loro spalle intervenne:
-Io
non verrei, ho troppa paura di tua zia.-
Le
due ragazze si voltarono contemporaneamente e sorrisero all’amico
che le aveva raggiunte sul marciapiede davanti al cancello della
scuola superiore che frequentavano.
-Seraph
Leycraft, mi meraviglio della tua codardia.- gli disse Emily, mentre
il vento primaverile faceva ondeggiare i suoi capelli biondi. Seph
fece spallucce:
-Non
sono un codardo, la mia è una paura lecita. La zia di Lis mi odia, è
crudele.-
-Ehi,
guarda che io sono qui- lo chiamò la ragazza –E zia Josephine non
fa paura. È solo…ecco…molto protettiva.-
-Davvero?
A me non è mai sembrato.- disse Emily sorpresa. Seph non riuscì a
trattenersi e scoppiò a ridere, e Lis spiegò a Emily, che li
fissava non capendo:
-Una
volta, in prima, Matt e Seph sono venuti a casa mia per ripassare un
po’. La zia non aveva mai visto Seph, è quando è entrato l’ha
guardato malissimo.-
-Pensavo
volesse uccidermi con lo sguardo.- confessò Seph rabbrividendo.
-Poi
si è offerta di farci un po’ di the.- continuò Lis gettando
un’occhiataccia a Seph – e qualcuno ha dimenticato di dire
di essere allergico alla salvia…-
Emily
scoppiò a ridere e Seph rabbrividì ancora:
-Ho
passato tutto il pomeriggio in bagno. È stato il giorno peggiore di
tutta la mia vita. Scommetto che in qualche modo aveva scoperto
l’allergia e l’ha fatto apposta. Insomma, quanti hanno il the
alla salvia?-
-Ecco
perché ogni volta che andiamo da Lis per fare la strada insieme ti
guarda male!- concluse Emily ridendo e scuotendo la testa insieme.
Sentirono
la campanella d’inizio lezione suonare, e come ogni mattina
entrarono nella scuola.
Mentre
percorrevano i corridoi per arrivare alla loro aula, lo sguardo di
Lis si fermò spesso sui capelli biondi di Emily. Non sapeva perchò,
ma ogni volta che l’amica li faceva ondeggiare sentiva un sentore
di pericolo. Sempre s’incupiva, e sempre si risollevava quando
vedeva gli occhi verdi di Emily.
“Forse
penso alla mamma” riflettè amara Lis, ricordando l’unica foto
che aveva dei genitori, in cui spiccavano gli occhi azzurri brillanti
della madre. Così brillanti da sembrare stelle.
-Che
hai?- le chiese Seph, riportandola alla realtà. Aveva uno sguardo
preoccupato, e Lis gli sorrise:
-Niente,
depressione pre scuola.-
Erano
arrivati alla loro aula, piena di studenti amici di Matt. Nonostante
fosse alto riuscirono a vederlo a fatica in mezzo agli amici che gli
facevano gli auguri. Lo raggiunsero con qualche gomitata.
-Matt!-
salutò Emily sorridendo. Il sorriso del ragazzo si ampliò appena li
vide:
-Dov’eravate
finiti?-
Lis
si guardò intorno:
-Perché
c’è tutta questa gente? Bisogna festeggiare qualcosa?-
-Non
so.- ribattè Matt con lo stesso tono confuso, facendole il verso –
Forse il mio compleanno?-
Lis
spalancò gli occhi scuri:
-Compi
gli anni oggi? Davvero? Ma anche l’anno scorso li hai compiuti
nella stessa data! Che strano, eh?-
-Auguri,
bello mio!- intervenne Seph avvicinandosi a Matt, che disse con
espressione commossa:
-Mancavi
solo tu, il più importante! Il mio amoruccio.-
-Come
farei a vivere senza di te?-
Seph
e Matt guardarono le due amiche, e il festeggiato chiese con
un’espressione falsamente infastidita:
-Potremmo
avere un po’ di privacy, signore?-
Emily
rise:
-Siete
degli attori nati, sul serio.-
-Guarda
che io lo amo davvero!- esclamò Matt convinto. Ma Seph divenne
serio:
-Mi
dispiace. Per tutto questo tempo ti ho tradito. Con…-
-La
Bergyl!- eclamò un loro compagno vicino alla porta –Arriva la
prof!-
I
quattro amici si guardarono e scoppiarono a ridere.
-Tutto
tranne questo!- esclamò Seph ridendo.
In
meno di un minuto gli alunni si sedettero ai loro posti, sistemando
sui banchi gli astucci e i quaderni di matematica. Non restò loro
che attendere l'arrivo della temuta insegnante in un silenzio
insolito.
Tisha
Bergyl arrivò con calma, con i suoi passi curati, la sua famosa
cartelletta piena di verifiche (lasciate dentro per qualche settimana
per far fermentare l'ansia degli studenti) e i suoi capelli rossi
palesemente tinti.
-Buongiorno,
ragazzi.- salutò posando le sue cose sulla cattedra, e come ogni
volta non ricevette risposta.
-Oggi...-
cominciò l'insegnante, e una scossa quasi tangibile d'inquietudune
passò per la classe preannunciando le sue parole.
-Oggi
vi ho riportato le verifiche di tre settimane fa. Nel complesso sono
andate bene, ma a pochi manca ancora un passo alla sufficienza...-
In
quel momento qualcuno bussò alla porta senza attendere inviti. Entrò
Andy, unico alunno ritenuto assente quel giorno.
-Scusi
prof.- iniziò esibendo il suo sorrisetto -non sono proprio
riuscito...-
-Sì,
va bene.- lo interruppe lei -Per oggi puoi passare. Ma che sia
l'ultima volta.-
-Ovviamente.-
replicò Andy dirigendosi verso il suo posto. Nel tragitto si fermò
per un secondo accanto a Matt, nella fila centrale, e gli mormorò un
veloce “auguri” sottovoce.
-Ora
vi consegnerò le verifiche.- continuò l'insegnante come se non
fosse stata interrotta -Se troverete degli errori nella correzione
(ma sono certa che non li troverete) ditemelo subito.-
Iniziò
a passare tra i banchi della classe distribuendo i fogli delle
verifiche alla classe in trepida attesa.
-A
te com'è andata?- chiese Lis a Emily, sua compagna di banco.
-Non
male...- rispose lei, e Lis notò che era distratta. Capendo di chi
era la sua attenzione si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere
e disse:
-Se
continui così resterai bloccato verso destra. Verso Andy, giusto?-
Emily
si voltò verso Lis, che quasi si sorprese di non vedere due cuori al
posto degli occhi dell'amica.
-Ma
dico, l'hai visto?-
-Ok,
è carino.- concesse Lis. Vedendo l'espressione di Emily aggiunse:
-Molto
carino, va bene. Ma gli hai mai parlato? Seriamente, intendo.-
-Prima
o poi lo farò.- rispose Emily -Ma hai visto i suoi capelli? E gli
occhi? Quasi ci cadi dentro, tanto sono neri! E il suo sorriso? E hai
notato il suo bel...-
-Arriva
la prof.- avvertì Lis, ringraziando il cielo per il chiaccherio
dovuto alla consegna delle verifiche che nascondeva le osservazioni
di Emily.
-Sanders,
bene, anche se potevi evitare qualche errore.- disse l'insegnante
consegnando la verifica a Emily.
-Sarephim,
tutto giusto, come al solito.-
Quando
la professoressa se ne fu andata Emily sbuffò:
-Io
ho preso più di quanto mi aspettassi. Tu?-
-Vuoi
proprio saperlo?- chiese Lis con un sorrisetto di scuse. Emily la
guardò male:
-Sì,
sono abbastanza masochista.-
-...diciamo
che un "meno" mi nega l'entrata in paradiso.-
-Ma
come un "meno"?! Ha detto che hai fatto tutto giusto!-
esclamò l'amica sfilandole la verifica dalle dita.
Li
si guardò intorno e vide Matt che la chiamava e le chiedeva quanto
aveva preso a gesti. Lei fece spallucce: come al solito. Anche Matt
fece spallucce, poi fece cenno verso Seph, chino sul suo foglio, e
scosse la testa.
-Cavolo,
Seph è andato ancora male.- sbuffò Lis.
-Cos'è,
hai paura che ti denunci per ripetizioni scadenti?- chiese ironica
Emily mentre comparava la sua verifica con quella dell'amica, in
cerca di qualunque errore di correzione avesse potuto fare la prof.
-No,
è che lui s'impegna tanto, ma ogni volta va male. É inspiegabile.-
-Non
tutti i comuni mortali sono come te.-
-Guarda
che vado bene solo in matematica e storia. Nel resto faccio schifo.-
replicò Lis sorridendo.
-Per
le altre materie ci sono io, no?- notò Emily.
In
quel momento, mentre osservava sovrappensiero i compagni, si accorse
che qualcuno le stava osservando.
Andy.
La
ragazza lo fissò, sorpresa, poi capì che non studiava lei, ma
qualcos'altro. Seguì il suo sguardo e vide... i capelli di Emily.
“Ma
cosa...?” si chiese stupita e impaurita assieme. Impaurita da cosa?
Non riusciva a capirlo nemmeno lei.
Sollevò
gli occhi dai capelli dell'amica, e per un secondo incrociò lo
sguardo di Andy. Le sembrò di vedere qualcosa, negli occhi del
ragazzo, quasi...allarme?
In
un attimo, tutto tornò normale.
Emily
iniziò a insultare la professoressa per il nove e mezzo che in
realtà era un dieci, e Lis cercò invano di capire perchè diavolo
Andy Catchlyt guardava i capelli dell'amica esattamente come lei.
*
Alle
nove meno un quarto di quella sera Lis sentì suonare il campanello
della villetta in cui viveva con inaudita potenza, cosa che le fece
subitò intuire chi aveva suonato.
-Arrivo!-
gridò dalla sua stanza al piano terra, uscì dalla sua stanza e
scese le scale per arrivare alla porta, prendendo il cellulare da un
mensola e ficcandoselo nella tasca dei jeans che indossava. Stava per
raggiungere l'ingresso, quando esattamente davanti alla porta si
fermò una donna di mezz'età robusta e con gli occhi più attenti di
quelli di un'agente dell' FBI, come pensava Lis: sua zia Josephine.
-Chi
è? Non mi avevi detto che qualcuno sarebbe passato a prenderti.-
-É
Emily, zia.- sbuffò Lis. Anticipando le domande di Josephine, elencò
con voce atona:
-Arriveremo
subito lì senza scorciatoie losche. Non mangerò nulla che non
mangino gli altri. Starò attenta al cellulare...-
-...e
anche a quelli che ti fissano troppo.- concluse la zia, dandole una
carezza sui lunghi capelli castani, uguali ai suoi. Nella mente di
Lis naque la certezza che lei non avrebbe avuto problemi, non aveva
capelli biondi e occhi azzurri, ma non disse nulla. Superò la zia e
aprì la porta dicendo allegramente:
-Torno
presto.-
La
zia la fissò allarmata e fece per bloccarla, ma ormai Lis aveva già
richiuso la porta.
Josephine
studiò il pomello dell'entrata, pensosa.
Non
poteva essere vero, doveva aver sentito male.
“Torno
presto” erano state le ultime parole di Eleanor quando sia lei che
Victor non erano tornati mai più.
*
-Allora,
che ha organizzato Matt?- chiese Lis cercando di restare al passo di
Emily, veloce come un razzo nel suo vestito quasi estivo, più che
appropriato col caldo che regnava da qualche giorno.
-Diceva
di fare una festa in giardino.-
-E
quanta gente viene?- chiese ancora Lis. Emily le gettò un'occhiata
di disapprovazione sui vestiti (come sempre, Lis trovava divertente
la sua repulsione alle feste per jeans e maglietta normali), poi la
guardò ironicamente:
-Non
ho la lista completa, sua signoria, ma ci dovrebbero essere almeno
trenta persone, o di più.-
-Ci
saranno i dolci?-
-Ovviamente.-
rise Emily -Perchè tu vieni solo per quelli, vero?-
-Secondo
te?- replicò l'amica con un sorrisetto.
Erano
quasi arrivate alla casa di Matt, e sentivano una bassa musica,
smorzata dalle voci degli invitati.
-Secondo
te...verrà anche Andy?-
-Boh,
Matt ha invitato tutta la classe, ma sai com'è Andy, ha sempre degli
imprevisti.- rispose Lis, e non riuscendo a trattenersi aggiunse
-Magari riesci a parlargli.-
-Magari.-
sospirò Emily sognante.
Erano
arrivate al muretto che circondava e nascondeva il giardino della
casa dell'amico. Lis si guardò intorno, e notando qualcosa le spuntò
un'enorme sorriso sul volto.
-Il
momento è arrivato.- sussurrò accennando a Andy che si avvicinava a
loro con passo veloce.
Si
trovarono davanti al cancello d'entrata, lei, Andy ed Emily.
-Ciao,
ragazze.- le salutò lui. Lis non potè fare a meno di notare che
sembrava molto stanco.
-Tutto
bene?- chiese Emily. Andy fece spallucce:
-Ho
rischiato di non venire per i miei, ma alla fine li ho convinti.-
-Perchè
non volevano che tu venissi?- domandò Lis, e subito aggiunse -Senza
essere invadente.-
Andy
sorrise:
-Nessun
problema. É che non sono andato tanto bene nella verifica di
biologia che ci ha ridato l'altro giorno.-
-Davvero?-
fece Lis, sorpresa -É stata disastrosa per tutti, ma mi era sembrato
di sentire che tu avessi preso sei e mezzo.-
-Esatto.-
Lis
ed Emily lo guardarono, non capendo, e Andy spiegò:
-Vogliono
sempre il meglio, i miei genitori.-
Era
una sua impressione, o sotto il tono calmo del ragazzo era celato un
pizzico di frustrazione?
Rimasero
per qualche istante in silenzio, poi Andy sorrise e accennò al
cancelletto:
-Prima
le signore?-
Emily
e Lis entrarono per raggiungere subito Matt. Prima di perderlo di
vista tra gli amici, Lis notò che Andy non sembrava stanco, lo era,
come se non riposasse da tanto tempo.
-Lis!-
la chiamò Emily -Vieni da Matt?-
La
ragazza annuì e seguì l'amica tra tutti gli invitati alla ricerca
di Matt. Nonostante l'allegria che pervadeva il giardino, lei sentiva
un peso, in fondo allo stomaco, e non riusciva proprio a spiegarselo.
Perchè aveva l'impressione che stesse per accadere qualcosa di
importante?
*
Dopo
due ore dal loro arrivo, Lis non si era ancora mossa dal tavolo dove
erano stati sistemati dolci, pizzette, patatine e bibite. Odiava
ballare e adorava le schifezze, quindi prevedeva di restare lì
ancora per un po'.
Notò
che Emily non aveva ancora smesso di ballare nel gruppo in mezzo al
giardino, vicino alle casse musicali ad altissimo volume.
“Chissà
come fa a sopportarle...” pensò Lis storcendo il naso per tutto
quel rumore (ormai si era arresa alla realtà di non essere nata per
andare alle feste) e salutanto un ragazzo che conosceva poco lontano.
Sgranocchiò un'altra patatina, studiando gli invitati con sguardo
assorto. Il giorno dopo sarebbe stato un martedì, e vedendo come
andava la festa prevedeva che ci sarebbero stati parecchi assenti,
nella sua classe...
Sentì
il cellulare vibrare e lo prese in fretta, sapendo già che se non
avesse risposto entro, all'incirca, quattro secondi, sua zia avrebbe
chiamato l'esercito, tanto era apprensiva. Appena guardò lo schermo
del cellulare quello s'illuminò un'ultima volta e, semplicemente, si
spense perdendo ogni barlume di vita.
-Merda.-
imprecò con un gemito, provando il forte impulso di improvvisarsi
giocatrice di basket e tentare di fare canestro nel cestino più
vicino col cellulare – Stupido di un telefono.-
-Posso
aiutare?-
Sentendo
quella voce conosciuta Lis alzò lo sguardo e sorrise a Andy, accanto
a lei:
-Sai
curare cellulari malati?-
-Mi
hai beccato, è il lavoro che voglio fare dopo la scuola. Il dottore
dei cellulari.- replicò subito il ragazzo prendendo il telefono che
Lis gli porgeva.
Se
lo rigirò tra le mani come se cercasse di diagnosticare la malattia
dell'oggetto, poi tolse la batteria.
-Fa
così, ogni tanto.- spiegò la ragazza, non sapendo cos'altro fare
-Di solito lo abbandono da qualche parte in casa e il giorno dopo si
riaccende.-
-Un
bel metodo.- sorrise Andy mentre iniziava a rovistarsi nelle tasche
dei jeans alla ricerca di solo lui sapeva cosa.
-Almeno
funziosa.- notò lei. Vide che Andy aveva cominciato a svitare le
microscopiche viti del cellulare con uno spillo (“perchè diavolo
una persona aveva uno spillo in tasca?!”) e stava letteralmente
smontando l'apparecchio.
-Così
lo distruggerai!-
Lui
per risposta le mostrò una parte smontata del telefono, e Lis notò
che sopra c'erano dei piccolissimi granelli di...
-Sabbia.
Il cellulare si bloccava per colpa loro.- spiegò il ragazzo con un
ghigno divertito mentre studiava l'espressione incredula di Lis.
Tolse i granelli e in pochissimo tempo rimontò il cellulare, poi lo
riconsegnò alla ragazza. Lei, non fidandosi, pensò subito che
gliel'avesse irrimediabilmente rotto e rimase sorpresa quando lo
schermo si accese senza dare problemi.
-Funziona.-
annunciò, e Andy la guardò con un sogghigno:
-Ovviamente.-
-Beh...grazie.-
fece Lis non sapendo che altro dire. Il sorriso del ragazzo si
ampliò:
-Di
nulla, è stato un piacere.-
Rimasero
in silenzio, e quasi istintivamente i loro sguardi si spostarono sul
gruppo di ragazzi che festeggiava.
-Matt
si diverte.- notò Lis, vedendo l'amico tra gli invitati. Erano state
fissate delle luci intermittenti che, se fissate a lungo, le facevano
venire mal di testa (no, le feste non erano proprio il suo forte).
Dopo qualche secondo Lis distolse gli occhi dalla festa e guardò il
cielo ormai scuro. Era sereno, quella sera. Le stelle brillavano in
molte e illuminavano la notte.
-Perchè
lo fai?-
La
ragazza abbassò gli occhi e guardò Andy, confusa, con il riflesso
delle stelle ancora nei suoi occhi:
-Le
stelle.- continuò lui con tono quasi confuso -Perchp le guardi?-
-Perchè
non dovrei?- domandò Lis di rimando, vedendo il volto di Andy
incupirsi ad una velocità allarmante.
-Nessuno
le guarda più.- affermò lui -Nemmeno io.-
-È
strano.- disse la ragazza guardando ancora le stelle e non riuscendo
a spiegarsi come mai l'amico sembrasse così risentito -Sono belle. E
familiari.-
-...familiari?-
ripetè Andy con voce confusa -Non ho mai sentito nessuno definirle
così, e dire che sento parecchia gente parlarne. Perchè familiari?-
Lis
gli gettò un'occhiata sospettosa, domandandosi cosa diavolo volesse
dire con quelle ultime parole. Poi riportò gli occhi sulle stelle,
come se quelle avessero un potere magnetico che la portava ogni volta
a guardarle:
-Sono
sempre state lì, e lì resteranno. Certo, magari una o due si
spengono, ma ce ne sono sempre altre che illuminano la nostra
esistenza. Poetico, no?-
-Non
posso darti torto.- disse solamente Andy con una luce strana, negli
occhi, ma Lis non se ne accorse e continuò, mentre le nasceva un
sorriso tranquillo sul volto:
-Prendi
quella: potrebbe aver visto i dinosauri e vedrà la fine del mondo.-
-La
fine del mondo sì, ma di certo non ha visto i dinosauri.-
Sorpresa
da quelle parole, Lis fissò Andy stupita, e notò che lui stava
fissando la stella indicata, sicuro.
-Perchè
ne sei così certo?-
Lui
fece spallucce:
-Si
vede da come brilla. Sembra giovane, quasi un bambino.-
Lis
studiò Andy, cercando di capire se fosse sincero o se la stesse
prendendo in giro, poi osservò anche lei la stella. In effetti,
studiandola meglio, le pareva di vedere un bambino, con i capelli
biondi all'inverosimile e gli occhi azzurri luminosi. Anzi, non
luminosi. Splendenti.
La
ragazza sentì un rumore strano, diverso dalla musica di sottofondo
prodotta dalle casse della festa a cui si era abituata, e si accorse
che era la suoneria di un cellulare.
-Scusa
un attimo.- le disse Andy velocemente prima di prendere il suo
telefono e rispondere alla chiamata.
-Cosa
c'è?- chiese a chi l'aveva chiamato. Rimase in silenzio ad ascoltare
la risposta alla domanda, poi sbuffò con aria esasperata:
-Ora?
Non potrebbe andarci Susan, per una volta? Sa cavarsela da sola, no?-
Lis
non potè fare a meno di ascoltare ogni parola, e si chiese di cosa
stesse parlando Andy.
-Ovvio
che farò i doppi turni, domani, come al solito.- continuò il
ragazzo -Se volete faccio anche quelli di Sue.-
Dopo
qualche secondo spense la chiamata e si rimise il cellulare nella
tasca dei jeans. Notò l'espressione incuriosita di Lis, e vedendo il
sorriso ricomparso sul volto del ragazzo lei disse, non riuscendo a
trattenersi:
-Doppi
turni? Non sapevo lavorassi.-
-No,
erano solo i miei.- spiegò Andy -Vogliono farmi faticare,
ovviamente. Anche i tuoi genitori ti stressano?-
-Sono
morti.- rispose lei con voce vuota.
Andy
la fissò, sorpreso. E, come tutti, disse le due paroline magiche che
non avevano nulla di magico:
-Mi
dispiace.-
La
ragazza sorrise:
-È
successo quando avevo tre anni, me li ricordo appena. Diciamo che non
li ho mai conosciuti.-
Bugia.
Era una bugia grande quanto il mondo, e lo sapeva bene.
Ricordava
perfettamente le ninna nanne che le cantava sua madre e i libri che
le leggeva suo padre prima di andare a dormire. Ricordava
perfettamente quando avevano riso tutti insieme, quando si era fatta
male e sua madre l'aveva medicata, quando avevano impiegato due
settimane intere a costruire un veliero in miniatura. Quando erano
andati alla fiera di fine estate, lei e suo padre...
Lis
e Andy restarono di nuovo in silenzio.
Fu
lui a romperlo. Disse:
-Mi
dispiace sul serio. So bene che tutti dicono così quando una persona
perde qualcuno, ma spesso la gente usa quelle due parole con così
tanta superficialità che perdono significato. Sono degli idioti.-
-Sembra
che tu abbia a che fare con quel tipo di gente tutti i giorni.-
affermò Lis, incuriosita da quelle sue parole. Andy fece spallucce:
-Non
posso negare.-
Lis
lo fissò sorpresa. Cosa voleva dire?
Aspettò
che si spiegasse, ma Andy ghignò, come se si divertisse un mondo a
tenerla sulle spine, e aggiunse:
-Ma
non posso nemmeno spiegarti perchè l'ho detto. Mi dispiace, segreto
del mestiere.-
“Quale
mestiere?” si domandò lei e fece per chiederglielo, irritata dal
quel suo ghigno divertito, quando una voce che conosceva fin troppo
bene la chiamò:
-Ehi!
Lis!-
Le
loro teste scattarono contemporaneamente verso Seph, che si dirigeva
con un sorriso allegro verso di loro.
-Ehilà.-
lo salutò la ragazza in risposta, sorridendo all'amico -Dov'eri
finito?-
-Dov'eri
finita tu, Sarephim.- ribattè Seph -Ti ho cercata per ore! Avrei
dovuto sospettarlo, che ti eri appostata qui...-
Lo
vide spostare lo sguardo oltre il suo viso, alle sue spalle, e Lis si
ricordò di Andy.
-Ero
qua a fare discorsoni filosofici con lui.-disse la ragazza con ironia
e aggiunse, quasi come spiegazione -Il cellulare si era bloccato di
nuovo e me l'ha sistemato. Ci crederesti che era colpa...-
-Catchlyt.-
la interruppe Seph all'improvviso. Lis lo fissò e restò senza
parole.
Perchè
stava guardando Andy con un'espressione di profondo disprezzo negli
occhi?
-Seph,
cosa...- fece per chiedere, più confusa che mai, pensando che non
aveva mai visto un sentimento così sul volto del suo migliore amico,
ma lui la interruppe di nuovo:
-Cosa
vuoi?-
Andy
non sembrò per nulla stupito da quella situazione. Guardò il
compagno di classe con sufficienza e chiese con voce più che
tranquilla:
-Cosa
vuoi tu, semmai. Non ti ho mai fatto niente, quasi non ci siamo mai
parlati in tre anni che siamo nella stessa classe, cosa ti ho fatto
di male?-
-Non
giocare con me. So chi sei veramente.-ribattè Seph, e Lis lo fissò
incredula. No, non era disprezzo quello che trasudava da ogni sua
parola.
Era
odio allo stato puro.
Andy
ghignò e per un attimo, un solo, lungo attimo, Lis ebbe davvero
paura.
-Se
sai chi sono, dovresti sapere che non è un bene cominciare a
litigare con un...-
-Se
no, cosa mi fai?- lo interruppe Seph con uno sguardo di sfida -Mi
togli di mezzo? Tanto, ci sei abituato, no?-
-Non
mi tentare.-
Lis
li fissò, non riuscendo a dire niente. Stava accadendo
davvero? Perchè diavolo avevano
cominciato a litigare? E perchè avevano quelle luci strane,
quasi...pericolose, negli occhi?
Quando
Seph avanzò di qualche passo, però, si riscosse e senza aspettare
un secondo di più si spostò in modo da frapporsi tra i due.
-Adesso
basta.- disse con voce che sperò fosse sicura -Finitela. Non so di
cosa diavolo stiate parlando, ma non voglio che iniziate a pestarvi.
Se proprio non riuscite a trattenervi, almeno andate via. Non
rovinate la festa a Matt.-
Sia
Andy che Seph la fissarono come se fosse comparsa dal nulla. Quando
la ragazza terminò di parlare, incredibilmente, sul volto di Andy
comparve il suo sorrisetto. Su quello di Seph, invece, comparve la
sua espressione preoccupata che l'amica conosceva bene.
-Tu
non sai nulla, Lis.- disse lui, ma la ragazza scosse la testa:
-So
che sono tua amica, Seph. Questo mi basta a impedirti di rovinarti la
reputazione, anche se non so perchè diavolo lo vuoi fare. E questo
vale anche per te.- aggiunse, voltandosi verso Andy, che non aveva
perso il sorriso.
Seph
restò in silenzio a fissarla. Poi sospirò:
-Va
bene. Vado, contenta?-
Fece
per girarsi, ma un secondo prima si voltò ancora verso di lei e le
chiese:
-Vieni
da Matt?-
Lis
scosse la testa:
-Resto
ancora un po' qua. Lo sai che non mi piacciono le feste.-
-Ok.
Sta' attenta.- le disse Seph prima di voltarsi e andarsene. Lis si
chiese per cosa la stesse mettendo in allerta, poi si girò verso
Andy:
-Che
diavolo stavate dicendo prima?!-
-Un
diverbio dell'anno scorso.- spiegò calmo il ragazzo. Lis studiò la
sua espressione, esasperata da quel sorrisetto comparso appena Seph
aveva parlato. Se lo era tatuato sulla faccia?
-Cosa
c'è di così divertente?- sbottò perdendo in un istante la
pazienza. In automatico il ghigno di Andy si allargò:
-Non
ho mai visto nessuno mettersi tra due nem...litiganti. Sei stata
tosta.-
La
ragazza lo guardò dubbiosa, non capendo se fosse un complimento o
altro. La sua mente completò automaticamente la parola che Andy
aveva corretto velocemente.
“Nemici.”
pensò Lis “Perchè si sono messi a litigare? Forse c'è
qualcos'altro che non vuole dirmi...”
-Lo
conosci da tanto?-
-Seph?-
chiese lei, tornando dalle sue riflessioni -Da quando si è
trasferito qui, in prima superiore.-
-E
Matt ed Emily? Anche loro li conosci dalle superiori?- domandò
ancora Andy. Lis gli gettò un'occhiata confusa, non capendo perchè
gli interessassero tanto quelle cose, poi gli rispose:
-Loro
li conosco dalle elementari. Alle medie ci eravamo divisi, ma alle
superiori siamo tornati in classe insieme.-
-Una
lunga amicizia. Vorrei conoscere anch'io qualcuno da così tanto
tempo.- fece lui, e Lis si chiese perchè non avesse amici che
contassero come contavano per lei Matt ed Emily. Solo in quel momento
ricordò che Seph non era stato l'unico nuovo arrivo, in prima
superiore.
-Anche
tu ti sei trasferito quell'anno.-
Il
ragazzo la fissò, sorpreso:
-Come
fai a saperlo?-
-Due
nuovi studenti che vengono da lontano.- spiegò Lis con una scrollata
di spalle -Qua tutti si conoscono. Le voci girano.-
Andy
rimase in silenzio per qualche istante, poi il suo ghigno regredì in
un sorrisetto ironico:
-E
che altro sai di me?-
-Beh.-
iniziò lei -Tu e la tua famiglia vivete in una villa ai margini
della città, si dice che siate molto ricchi e che non facciate
entrare nessuno sconosciuto...mia zia non mi faceva nemmeno
avvicinare, diceva che è una casa stregata abitata da persone
strane...-
Lis
si bloccò rendendosi conto di quello che aveva appena detto.
Guardò
Andy, temendo di essere stata troppo offensiva, ma l'espressione di
lui la sorprese: sembrava...preoccupato?
-Tua
zia?- chiese, improvvisamente interessato.
Lis
annuì, confusa:
-Sì,
è la sorella di mio padre, praticamente mi ha cresciuta lei...-
-Ed
è bionda?-
-...come?-
domandò lei, spiazzata da quello che le aveva chiesto Andy -Bionda?-
-Sai,
capelli sul giallo, con diverse tonalità...- fece lui ironicamente
-Allora, è bionda?-
-Cos'è,
lo chiedi a tutte le ragazze che incontri?- sbottò Lis, esasperata
da tutti quei comportamenti strani -Comunque no, non è bionda,
content...-
Un
botto poco lontano la fece sobbalzare.
Lis
spalancò gli occhi e si guardò attorno, allarmata. All'inizio pensò
si fossero finalmente rotte le casse della musica, ma c'era qualcosa
di sbagliato.
“C'è
ancora la musica” realizzò la ragazza.
-Hai
sentito anche te?- chiese Lis, e Andy annuì.
Lei
sospirò, rasserenata:
-Mi
era sembrato uno sparo, ma si sarà semplicemente rotto qualcosa...-
-No.
Era uno sparo.-
Lis
lo guardò, allibita. Andy aveva un'espressione indecifrabile.
-Resta
qui.- ordinò e, di punto in bianco, iniziò a correre verso il
cancelletto del giardino.
Lis
fissò prima fino a dove un secondo prima c'era stato il ragazzo, poi
verso dove era in quel momento, mentre correva a una velocità degno
di un atleta, chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo.
Decise
in un istante.
-Scordatelo
che ci resto!- gli gridò dietro iniziando ad inseguirlo -Aspetta!-
Uscì
alla massima velocità dal giardino della festa cercando con tutte le
sue forze di raggiungere Andy, qualche metro più avanti, ma lui
correva davvero come un atleta. La stava seminando.
Sperando
di non perderlo di vista Lis lo inseguì per la via dove abitava
Matt, poi lui svoltò tra due palazzi , infilandosi nella rete di
vicoli che caratterizzava quel quartiere di infinite palazzine grige.
Lis sperò che sapesse dove andava, o si sarebbero di certo persi.
Lo
vide girare in un'altra viuzza laterare e lo imitò.
Quasi
sbattè contro la sua schiena, non avendo minimamente immaginato che
Andy si fosse finalmente fermato all'inizio di un vicolo cieco.
Il
ragazzo si voltò appena:
-Ti
avevo detto di restare alla festa.-
Non
sembrava arrabbiato.
Solo
dopo qualche secondo Lis spostò gli occhi oltre l'amico, e vide
qualcosa che non avrebbe mai dimenticato.
Primo
tra tutti, stranamente, notò l'uomo nell'angolo del vicolo cieco.
Era rannicchiato per terra accanto a dei cassonetti, non badando al
sudiciume a cui era appoggiato. Tremava vistosamente e impugnava in
modo maldestro una pistola che riluceva sinistra alla luce di un
lampione poco lontano.
-Non
sono stato io.- continuava a ripetere -Non sono stato io, non sono
stato io, non sono stato io...-
E
Lis, senza alcun motivo, gli credette subito.
Solo
dopo qualche secondo spostò gli occhi, vedendo i due cadaveri
riversi a terra su una pozza di sangue.
Un
uomo giovane con gli occhi chiari e completamente vuoti che fissavano
il cielo, e una donna.
Una
donna con lunghi capelli biondi, rossi sulle punte per il sangue
della ferita creata dal proiettile che l'aveva colpita al cuore, e
gli occhi chiusi. Pareva dormisse.
-Andy.-
farfugliò Lis quando riuscì a ritrovare un poco di voce
-Sono...sono...-
-Sono
morti.- disse con voce calma Andy. Anzi, no, non con voce calma. Con
voce semplicemente vuota, come se non provasse niente. Le fece più
paura quello che la scena che aveva davanti.
-Ma
cosa...cosa è successo?- chiese la ragazza sopra la quasi cantilena
dell'uomo con la pistola.
“Sono
morti”.
-Domandalo
a lui.- replicò Andy accennando all'uomo nell'angolo.
“Sono
morti...davvero?”
Le
sembrò di riemergere da uno stato di torpore. Il suo corpo venne
percorso da una scossa, e solo in quel momento si rese conto di cosa
aveva davanti.
Dei
cadaveri. Dei cadaveri.
Ma
ne era sicura?
In
un istante costrinse la sua mente a risvegliarsi, a fare qualcosa, e
quella reagì davvero, riprendendo il controllo di sé, e Lis non
attese un secondo di più: si precipitò verso le due persone a
terra.
Schivò
il sangue, fin troppo, e raggiunse per primo il giovane. Si ordinò
di non pensare al peggio solo perchè aveva gli occhi aperti
(“Solo?”) mentre si chinava accanto a lui e gli premeva le dita
nel punto del collo in cui, lo sapeva, c'era la giugulare.
Niente.
Non c'era niente.
Indugiò
per un istante, poi si spostò accanto alla donna e ripetè ogni
mossa.
E,
come per il giovane, ci fu solo silenzio.
Sentì
qualcuno chinarsi al suo fianco: Andy.
-Tutto
bene?- le chiese con voce cauta. Lis fissò la donna, e vide solo in
quel momento quanto era bella, con la pelle diafana e i capelli
biondi...che...
-Andy.-
chiamò lei, sconvolta -I suoi capelli brillano.-
Lui
annuì, per nulla colpito:
-Succede
a tutte le Stelle.-
-Le...che
cosa?- domandò lei con voce flebile.
Andy
la guardò più attentamente, preoccupato, poi ripetè con voce
dolce:
-Tutto
bene, Lis?-
-Sì.-
rispose lei, sentendo un blocco nella sua gola che rendeva la sua
voce stridula -Ci sono due morti, lì, ma va bene...tutto bene...-
-Calmati.-
le disse il ragazzo facendola voltare verso di lui -Fai dei respiri
profondi. Non pensarci.-
-Non
pensarci? Cioè, dici sul serio? Ci sono due, lì, due cadaveri,
Andy, e te sei calmo e io non so quanto resterò calma e mi parli
pure delle stelle con capelli che brillano?! Ma ti sembra normale?!-
-Lis...-
Lei
si rese conto che stava perdendo il controllo. Chiuse gli occhi, fece
dei respiri profondi. Sentì il nodo che aveva in gola allentarsi
leggermente, quel tanto che bastava da non farla soffocare per un
attacco di panico.
-Sì.
Sto bene...circa.-
Si
alzò, ebbe un capogiro e ignorò bellamente Andy che l'aveva
affiancata subito per aiutarla.
-Che
è successo?-
Andy
la guardò ancora per qualche istante, per essere sicuro che lei
stesse abbastanza bene, poi si voltò e squadrò l'uomo.
Si
avvicinò a lui lentamente, cercando di far rumore ad ogni passo per
evitare che l'uomo, colto alla sprovvista dal suo arrivo, si
spaventasse e premesse il grilletto.
-Stai
lontana.- ordinò a Lis, che fece due passi indietro, poi si rivolse
direttamente all'uomo:
-Ehi,
amico. Stai bene?-
Era
una domanda stupida, lo sapeva, ma molto spesso quelle inutili parole
avevano fatto risvegliare lo stupore, o il sarcasmo di dire “Che
diavolo di domanda è”, delle persone sotto shock come quell'uomo.
In quel caso, però, non funzionò.
L'uomo
sollevò lo sguardo e fissò i suoi occhi colmi di terrore in quelli
di Andy.
-Non
sono stato io...- riniziò a dire, e il ragazzo lo interruppe:
-Lo
so.-
-C'era...qualcosa...che
mi ordinava...-
-Lo
so.- ripetè Andy chinandosi davanti all'uomo senza smettere di
guardarlo negli occhi.
-Come
ti chiami?-
-John
Chemsli.- rispose automaticamente lui. Andy annuì sorridendo:
-Scommetto
che hai dei figli.-
-Due,
sì.- disse lui come fosse ipnotizzato -Sarah e Michael.-
-E
tua moglie? Lei come si chiama?-
-Lara.
Ma lei è morta in un incendio, tanti anni fa...-
Restò
in silenzio, quasi non volesse ricordare la morte della moglie.
Andy
sospirò:
-John,
secondo te come reagirebbero i tuoi figli se scoprissero che hai
ucciso, anche se non volendolo, due persone sconosciute?-
Improvvisamente
l'uomo scoppiò in un pianto disperato. Lis lo fissò, senza parole.
-Non
mi parlerebbero più!- esclamò John tra i singhiozzi -Vorrebbero che
fossi morto io, in quell'incendio!-
-Vorresti
che i tuoi figli non sapessero? Che questo non fosse mai accaduto?-
Chemsli
spalancò gli occhi, meravigliato.
-Potresti
farlo?- chiese con un filo di voce, ricordando quasi un bambino.
-Certo.-
rispose sicuro Andy, sorprendendo Lis -Ma ho bisogno del tuo
consenso.-
-Io...-
farfugliò l'uomo, guardandolo con gli occhi che brillavano -...sì.
Sì.-
Andy
sorrise. Chiuse gli occhi, mentre l'uomo davanti a lui faceva lo
stesso, e si concentrò.
Lis
lo guardò, preoccupata. La sua mente razionale si chiese se Andy
fosse impazzito, ma sentiva, in cuor suo, che stava accadendo
qualcosa di giusto.
“Ci
sono due persone morte, qua accanto. Se mi sto inventando tutto per
lo shock potrò evitare di chiedermi cosa diavolo succede.” pensò
la ragazza.
Dopo
qualche secondo, Andy riaprì gli occhi.
-John
Chemsli?-
L'uomo
sollevò le palpebre e chiese con voce assente:
-Sì?-
-Stai
bene?-
-Certo
che sto bene, perchè non dovrei?- replicò l'uomo sgarbatamente -Chi
diavolo sei?-
-Vai
a casa, John.- disse Andy, calmo -Sarah e Michael ti staranno
aspettando.-
-Sì,
certo.- borbottò John Chemsli, alzandosi -Sono anche in ritardo...-
-Ah...John?
Mi daresti la pistola?-
L'uomo,
già diretto verso l'uscita del vicolo cieco, si voltò verso il
ragazzo che si avvicinava.
-La
pistola...? Ah, già.- ricordò, consegnando l'arma a Andy -Sai, con
tutta la gente pericolosa che c'è in giro, è sempre meglio avere
qualcosa per difendersi.-
-Giusto.-
convenne Andy, poi aggiunse:
-Ora
va' dai tuoi figli.-
-Sì...certo...-
farfugliò l'uomo, e uscì dal vicolo non degnando Lis di uno
sguardo.
La
ragazza rimase per qualche istante a fissare i due cadaveri, poi
chiese, spostando lo sguardo su Andy:
-Come
diavolo hai fatto?-
-Un
vecchio trucchetto.- spiegò con voce noncurante lui, riavvicinandosi
ai due corpi senza vita.
-Non
è una risposta decente, questa.- notò Lis studiando ogni azione del
ragazzo. Dopo essersi chinato accanto alla donna, scostò i suoi
lunghi capelli biondi dal collo candido e posò le dita sulla
giugulare, come aveva già fatto Lis.
Un
sorriso di sollievo gli comparve sul volto:
-Si
è salvata.-
Lis
lo fissò, scettica:
-Non
c'era battito, prima.-
-Non
parlare se prima non sai con cosa hai a che fare.- la interruppe Andy
e tese la mano verso di lei -Su, vieni.-
Lis
guardò la sua mano e scosse la testa:
-No...non
voglio.-
-Ma
se l'hai già fatto prima!-
-Prima
pensavo che forse era ancora viva. Ora, invece...-
“Dovrei
toccare di nuovo un cadavere” aggiunse la ragazza. Era stupido, lo
sapeva, ma non poteva fare a meno di pensarlo.
Andy
le gettò un'occhiata seccata:
-Mica
ti mangia. Non è uno zombie.-
-Simpatico.-
borbottò Lis, riavvicinandosi e chinandosi accanto a Andy. Lui le
prese di scatto il polso e la costrinse a mettere le dita sulla
giugulare della donna.
-Senti?-
le chiese dopo qualche istante.
-Io
non...- iniziò Lis, poi si zittì, percependo qualcosa. Un battito.
Attese
tanto tempo, quasi due minuti, e sentì un altro forte colpo. Non
c'erano dubbi, erano i battiti di un cuore vivo.
-Cosa
diavolo è?- chiese Lis con un filo di voce.
-Il
suo cuore che batte.-
-Ma...è
morta?- domandò la ragazza. Andy fece spallucce:
-La
sua essenza, il suo corpo di questo mondo, sì. Ma è riuscita a
salvarli un secondo prima che anche il suo vero io morisse con esso.
Ora è molto lontana da qui.-
-E
dov'è?-
-Nell'ultima
sfera celeste, probabilmente. Nel Regno.- rispose Andy. Lis lo
guardò, non capendo, ma lui non perse tempo a spiegare, concentrato
nell'ascolto di qualcosa.
-Senti
ancora.- la esortò e quella volta Lis toccò subito il collo della
Stella.
Percepì
ancora il battito. Aspettò, ma quando non sentì nient'altro fece
per staccare la mano. E in quel momento sentì qualcosa che non si
sarebbe mai aspettata.
Guardò
Andy, sconvolta:
-Mi
è sembrato...che piangesse.-
Lui
fece un cenno verso il volto della donna. Lis guardò, e vide che
delle lacrime scendevano sulle guance della Stella.
-Ora
che il suo..."corpo umano" è morto, non potrà più
tornare sulla terra.- disse Andy -E non potrà più vedere lui.-
Lis
spostò lo sguardo sull'uomo accanto alla Stella, e notò che le
stringeva una mano.
"Come
mamma e papà..." pensò la ragazza con tristezza.
Rimasero
in silenzio per qualche istante. Infine Lis chiese:
-Che
aveva quell'uomo?-
-Era
incantato.- rispose Andy, e vedendo che la ragazza lo guardava senza
capire, spiegò:
-Qualcuno
gli ha ordinato di uccidere la Stella e chiunque si fosse messo in
mezzo.-
-Chi
può essere così crudele e vigliacco da far uccidere qualcuno da una
persona che non c'entra niente?- chiese Lis con voce quasi stanca,
sfinita. Le sembrava fossero passati anni da quando era alla festa.
Con tutto quello che aveva visto, pensava che avrebbe dovuto essere
quantomeno isterica. Ma dopo lo shock inizialesi sentiva nel pieno
delle sue facoltà iniziali...per il momento.
"Oppure
mi sto immaginando tutto" ipotizzò la ragazza, non sapendo se
essere speranzosa o impaurita. E non sapeva neanche per cosa
doveva esserlo.
-Probabilmente
l'ha incantata un cacciatore.- rispose Andy.
-Che
c'entrano i cacciatori, ora?- chiese Lis, allibita.
Andy
la guardò, e sembrò ricordarsi che Lis non sapeva praticamente
nulla...ed era una normale ragazza. Non c'entrava niente, col suo
mondo.
-Chi
ti aspetta, a casa tua? Tua zia?-
Lis
spalancò gli occhi. Si rialzò di scatto e fece un passo indietro
dicendo con voce indignata:
-Non
provare a psicanalizzarmi come hai fatto con quel Chemsli!-
Il
ragazzo però non cambiò espressione e continuò inperterrito:
-Non
pensi a lei? E ai tuoi amici? Cosa proveranno, se tu morirai perchè
ti sei immischiata in cose troppo pericolose?-
Lis
non seppe cosa ribattere. Andy decise di darle il colpo di grazia:
-Come
ti sei sentita, quando i tuoi genitori sono morti?-
Rimasero
in silenzio, Andy attendendo che la ragazza cedesse, e Lis combattuta
dal senso di colpa e dalla voglia di capire cosa diavolo fosse
successo.
"Non
posso far soffrire mia zia di nuovo." pensava la ragazza
"Ma di certo non voglio dimenticare tutto quello che è
successo. Voglio scoprire la verità."
Un
rumore la fece destare dalle sue riflessioni.
Sollevò
lo sguardo, e prima che capisse cosa avesse causato quel suono si
ritrovò la schiena di Andy davanti: lui era rivolto verso l'inizio
del vicolo e teneva la pistola all'altezza degli occhi. La ragazza
notò che era un'arma diversa da quella di John Chemsli: sembrava più
levigata, raffinata...e letale.
Andy
rimase in silenzio ad aspettare qualcosa, con il braccio fermo e
ancora sollevato, senza un minimo tremore; passò qualche secondo e
Lis pensò di essersi immaginata quel rumore, anche se il ragazzo non
accennava a muoversi.
Una
figura, infine, emerse dalle ombre, e Andy sospirò sonoramente.
-Ti
ho spaventato, fratellino?-
-Smettila,
Susan.- sbottò lui -Ti stavo per sparare.-
-Non
saresti riuscito a premere il grilletto.- ribattè la giovane,
avvicinandosi di qualche passo. Aveva i capelli scuri e gli occhi
neri come Andy, e sembrava avere qualche anno più di loro; come il
fratello, impugnava saldamente una pistola.
"Starà
diventando una nuova moda" pensò ironica.
La
giovane, Susan, guardò i due cadaveri a terra e non sembrò per
niente toccata dalla vista di due persone immerse in una pozza di
sangue.
-Cos'è
successo?-
-Un
incantato.- spiegò Andy -Gli ho già fatto il lavaggio del
cervello.-
Susan
puntò gli occhi su Lis.
-E
allora lei chi è?-
La
ragazza raggelò: all'inizio la sorella di Andy le era sembrata come
lui, ma in quel momento non ne era più sicura...qualcosa le diceva
che aveva meno pietà del fratello, e meno pazienza.
-Lis
Sarephim. Lis, questa è mia sorella, Susan Catchlyt.-
Lis
aprì la bocca per dire che l'aveva già vista qualche volta, ma
Susan esclamò:
-Vuoi
anche dirle la verità, ora che ci sei?-
Andy
la guardò impassibile:
-Se
non vorrà farsi ripulire il cervello sì, le dirò tutto.-
Susan
lo fissò con uno sguardo sorpreso, e usò un tono tagliente per
dire:
-Di
solito, secondo le regole della famiglia, se qualcuno non vuole
dimenticare deve essere ucciso.-
-Quelle
regole sono superate, Sue...e non voglio che lei dimentichi, potrebbe
avere qualcosa di interessante.-
-Cosa?
Sembra una normale umana!- notò Susan, con un tono che quasi fece
sentire Lis in colpa per la sua "normalità"; poi però
Andy disse, attirando completamente la sua attenzione:
-Potrebbe
essere molto di più...forse di una nuova razza di creature.-
Seguì
un silenzio che parve più lungo di quello che fu; poi Susan disse,
lentamente:
-Se
ti sbagliassi...-
-Prima
portiamola a casa, e vedremo.- la interruppe Andy. A quel punto Lis
non riuscì più a restare in silenzio, seccata perchè non capiva
cosa stesse accadendo:
-Cosa
succede? Se mi spiegaste...-
-Zitta,
ragazzina. Non sai in cosa sei finita.- disse aspra Susan, lasciando
la ragazza senza parole.
Successe
tutto in pochi, preziosi attimi.
Un
debole fruscio, udito anche da Lis, fece capire a Andy che non erano
soli: per lui fu quasi naturale vedere il dardo sparato verso sua
sorella e, come sempre, agì d'impulso; dopo un secondo uno sparo
echeggiò nell'aria.
Lis,
Susan e Andy videro l'uomo che aveva sparato il dardo cadere a terra
dietro a delle scatole ammassate lì vicino. Il ragazzo abbassò la
pistola con cui l'aveva ucciso, sospirando.
-Cosa...-
cominciò Susan, ma si zittì quando vide il fratello togliere, con
una smorfia di dolore, il dardo conficcato nell'avambraccio sinistro.
-Avvelenato.-
borbottò studiandolo, poi lo gettò a terra e cominciò a studiarsi
il braccio.
-Come,
avvelenato?!- ripetè Lis sconvolta, avvicinandosi subito. Vide una
minuscola ferita dove si era conficcato il dardo, e la pelle intorno
era già arrossata.
-Tranquilla.-
disse subito Andy vedendo l'espressione terrorizzata di Lis e
nascondendo a stento un sogghigno -Siamo immuni ai veleni.-
-...immuni?-
ripetè Lis, sorpresa; il ragazzo spiegò:
-Sistema
immunitario molto forte e qualche iniezione di veleno quando eravamo
piccoli: ora non ci uccide nemmeno il cianuro.-
Dopo
un secondo aggiunse amaramente:
-Esperienza
personale.-
Susan
puntò gli occhi sul fratello, con uno sguardo strano:
-Non
avresti dovuto.-
-Prego,
non ringraziarmi.- replicò Andy sarcastico. Lis si avvicinò
cautamente al corpo dell'uomo che aveva tentato di ucciderli:
-È...morto?-
-Prova
tu a sopravvivere con un proiettile nel cuore.- disse Andy
affiancandola. Studiò il cadavere, e notò la pistola che quello
stringeva ancora nelle mani.
-Guarda,
Sue. Questo era potente.-
Raccolse
con calma la pistola,e persino Lis notò che quell'arma era curata ma
meno preziosa di quelle di Andy e Susan.
-Fatemi
capire.- disse Lis -L'importanza viene segnata dalle pistole che uno
ha?-
-Perspicace.-
notò il ragazzo guardando la sorella. Lei sbuffò:
-Che
tu pensi diversamente o no, a me sembra normale. Per sicurezza
dovremo farle dimenticare.-
Lis
non riuscì a trattenersi e affermò:
-Non
vi darò mai il mio consenso.-
Comprese
di aver superato un limite dall'espressione che fece Susan, prima di
dire lentamente:
-Non
sai niente del nostro mondo. Scommetto che fino a mezz'ora fa non
sospettavi nemmeno che esistesse, un altro mondo nascosto nel tuo
normale! Quindi non pensare di avere diritto di decisione perchè non
sai nemmeno cosa stai decidendo.-
-Allora
perchè non spiegarmi?- replicò subito Lis, non scoraggiandosi
-Perchè la scelta è solo tra il dimenticare e il morire? È un
delitto, voler sapere la verità? Allora va bene, scelgo di venire
ammazzata...sempre meglio di vivere nell'ignoranza.-
Sapeva
anche lei di aver finito con una battuta parecchio pesante e da
eroina di un romanzo, ma le sembrò di sortire l'effetto desiderato:
Susan sembrava sorpresa, forse non era abituata a sentirsi rispondere
a tono da una "normale".
Dal
canto suo, Andy sembrava trattenersi a stento dal ridacchiare.
-Te
l'ho detto, ha qualcosa d'interessante. Portiamola a casa e vediamo
se ho ragione.-
Susan
continuò a guardare Lis, come se stesse soppesando le possibilità
(una delle quali era ucciderla ed eliminare così il problema); poi
puntò gli occhi su Andy e, senza dire niente, si voltò e uscì dal
vicolo.
-Andiamo?-
chiese Andy a Lis, ancora pietrificata lì dov'era.
S'incamminarono
per uscire dal dedalo di vicoli, e Lis non potè fare a meno di
chiedersi a cosa stava andando incontro.
*
Una
figura si aggirava per quel vicolo scuro. Camminava leggera, i suoi
passi non facevano rumore; eppure la sua presenza sembrava
rischiarare il buio. Vide i cadaveri dell'uomo e della Stella e,
senza dire niente, si accovacciò accanto al giovane e posò una mano
sul suo cuore: dopo qualche secondo di rialzò e mormorò:
-Riposa
in pace. Di certo ora sarai con la tua Stella.-
Si
spostò vicino agli scatoloni ammucchiati a lato del vicolo e restò
qualche secondo a fissare il terzo cadavere, pensando che avrebbero
potuto almeno chiudergli gli occhi; poi notò un oggetto per terra,
si chinò e lo raccolse. Studiò il dardo e, senza che se ne rendesse
conto, un sorriso si formò sul suo volto pallido mentre comprendeva
la vera natura del veleno di cui era sporco.
Forse
poteva ricominciare a sperare.
*
Lis,
Andy e Susan risalivano velocemente il pendio della collinetta su cui
era stata costruita la villa in cui vivevano i Catchlyt.
-Quand'è
che mi spiegherete bene quello che sta succedendo?- chiese per la
centesima volta Lis. Per la centesima volta Susan sbuffò, mentre
Andy la sorprese dicendo:
-Ci
siamo noi che salviamo le Stelle e altre strane creature dai
cacciatori e da altre creature cattive. Chiaro, no?-
Lis
alzò gli occhi al cielo scuro, esasperata, e il suo sguardo si
bloccò sulle stelle. Si ricordò di aver fatto la stessa cosa alla
festa.
"Chissà
quanto tempo è passato." si chiese, e improvvisamente si
ricordò della componente più normale della sua vita: sua zia.
-Che
ore sono?- chiese rabbrividendo e non osando immaginare quanto tempo
fosse passato dall'orario stabilito per il rientro dalla festa...e
come sua zia l'avrebbe punita.
-Manca
poco a mezzanotte.- rispose Andy; Lis lo fissò sorpresa:
-Così
presto?-
-A
quanto pare.- notò lui, mentre un sorrisetto gli compariva sul volto
-Strano come accada tutto velocemente, eh?-
-Siamo
arrivati.- annunciò Susan guardando davanti a sè: Lis scorse nel
buio la sagoma della grande villa.
Avanzarono
ancora per raggiungere il portone; mentre si guardava attorno lo
sguardo della ragazza colse per caso Andy che si grattava
sovrappensiero l'avambraccio sinistro.
-Ti
fa male?- chiese, e quando Andy la guardò non capendo aggiunse -La
ferita.-
-No.-
rispose lui tranquillamente, lasciando a Lis la certezza che fosse
una bugia.
Finalmente
raggiunsero il portone d'entrata della grande casa; Susan battè le
nocche su esso per tre volte, e subito l'ingresso si aprì con un
cigolio inquietante.
Andy
e Susan entrarono velocemente. Lis guardò per qualche istante il
portone, poi si decise a seguirli nella penombra della casa.
L'atrio
era molto grande, spazioso, con il pavimento in marmo e un'ampia
scalinata che portava al piano superiore; la sala era rischiarata da
un lampadario pendente dal soffitto, su cui Lis non vide nè candele
nè lampadine elettriche, e si chiese da cosa fosse generata quella
luce soffusa.
-Dove
stiamo andando?- non riuscì a trattenersi dal chiedere, sentendosi
già ansiosa, vedendo che i due fratelli si dirigevano verso una
porta incastrata nella parete di sinistra del salone.
-Non
nelle segrete, tranquilla.- rispose Andy con un ghigno; Susan
aggiunse:
-Ti
portiamo dai nostri genitori. Loro sapranno cosa fare.-
Detto
ciò, bussò lievemente sul legno della porta e chiamò:
-Padre?
Madre?-
-Entrate.-
ordinò una voce femminile che sembrò strana, quasi troppo fredda,
alle orecchie di Lis. Susan aprì la porta e varcò sicura la soglia;
Andy fece segno a Lis di entrare e la seguì...o almeno, cercò di
seguirla.
Appena
posò il piede destro nella stanza sentì una scarica elettrica
percorrergli tutta la gamba e subito la ritrasse con un gemito di
dolore.
Lis
e Susan spostarono subito gli occhi su di lui, stranamente con degli
sguardi simili. Le altre due persone nella stanza, Carol e Richard
Catchlyt, furono molto più veloci: in un attimo le loro mani
saettarono alle pistole posate sul tavolo accanto alle sedie che
occupavano, e senza nemmeno alzarsi le puntarono verso il loro stesso
figlio.
Andy
li guardò sbalordito.
-Ma
cosa...- iniziò Lis. All'improvviso, però, il ragazzo capì e la
interruppe:
-L'allarme?-
I
genitori annuirono e Carol affermò, sempre con quella voce fredda:
-Si
attiva appena entriamo in una stanza ed entra in azione quando
percepisce l'avvicinarsi di un nemico.-
-O
una persona controllata da un nemico.- notò Richard. Susan squadrò
il fratello e affermò:
-Non
sembra posseduto. E sarebbe dovuto anche scattare il primo allarme.-
Lis
era semplicemente sconvolta. Guardava a turno Andy, Susan e i loro
genitori, e si domandava come diavolo facessero a rimanere così
tranquilli...e a puntare delle armi contro il figlio senza
tentennamenti.
Andy
guardò i genitori:
-Potete
interrogarmi, se volete. Risponderò a tutte le vostre domande. Non
mi sento posseduto.-
Senza
accorgersene il ragazzo si grattò ancora l'avambraccio sinistro:
così Lis capì.
-Quando
ti ha colpito il dardo.- intervenne, attirando l'attenzione -Non è
che dentro non c'era veleno, ma qualcos'altro?-
Seguì
un silenzio grave che fece pentire la ragazza per aver parlato, ma
poi Susan concesse:
-Può
essere.-
-Un
dardo?- ripetè Carol Catchlyt, e la figlia spiegò subito:
-Un
cacciatore ha incantato un uomo e gli ha fatto uccidere una Stella e
un innocente, poi si è nascosto e ci ha teso una trappola...suicida,
in realtà: l'ha colpito con un dardo, ma l'abbiamo subito
eliminato.-
Nonostante
la situazione più che tesa, Lis notò che Susan non aveva detto come
mai fosse stato colpito Andy, nè che era stato lui a sventare la
minaccia. Dopo qualche secondo, però, Richard ordinò:
-Vai
a studiare la ferita di tuo fratello e dimmi cosa vedi.-
Subito
Susan obbedì: prese il braccio di Andy, che le lasciò fare anche se
avrebbe potuto farlo lui stesso, lo fissò attentamente e infine
affermò:
-Attorno
al punto in cui è stato colpito la pelle è bluastra, come per una
grossa botta...ma le vene sono in rilievo e sembrano di un colore
strano.-
-Un
colore strano non è un colore.- notò Carol con un tono tagliente, e
Susan subito si corresse aggiungendo:
-Verdi,
tra il verde e il giallo. Anormali.-
Andy
spostò gli occhi dalla sorella per guardare per un istante Lis,
immobile poco lontana da lui, poi fissò i genitori e chiese:
-Non
ricordo veleni che diano questa reazione. Cosa significa?-
-Una
maledizione.- mormorò Richard alla moglie, ignorandolo, e lei annuì;
Lis spostò gli occhi da loro a Susan, che sembrava incredula, e poi
a Andy.
-Maledizione?-
ripetè lui; sembrava quasi spaesato. Richard finalmente si voltò
verso il figlio e spiegò:
-Non
si può togliere, è un marchio che solo il suo creatore può
rimuovere. Evidentemente un cacciatore ha assoldato un mago per
crearla apposta per i difensosi, così da rendere impossibile al
marchiato l'avvicinarsi a noi. Doveva anche sapere chi colpire, visto
che è entrato in azione contro i nostri figli.-
-Potrebbe
essere una maledizione più complessa.- notò Carol, con quella voce
neutra che lasciava Lis senza parole -Forse potrebbe anche
costringerlo ad attaccarci. Così lui morirebbe per le difese che ci
circondano, ma potrebbe riuscire a ferirci...-
-Deve
andarsene subito.- concluse Richard, e lei annuì, poi entrambi si
voltarono verso Andy con una sincronia inquietante -Dobbiamo
allontanarti, e per sicurezza bandirti da questa casa.-
Dopo
aver detto ciò, Richard puntò gli occhi su Lis e aggiunse:
-Intanto
terremo qua la ragazza: sembra una normale, ma sento che c'è
qualcosa che dobbiamo scoprire su di lei...quando avremo finito dovrà
dimenticare, o verrà uccisa.-
Lis
guardò i due coniugi, ben oltre l'incredulità: come potevano essere
così insensibili? Sembravano degli automi!
Richard
puntò gli occhi su Andy, immobile sulla soglia della porta:
-Per
i poteri conferitimi dalle Stelle io, Richard Cole Catchlyt...-
Andy
finalmente capì cosa stava succedendo: sembrò scrollarsi
all'improvviso, e subito gli occhi andarono su Lis.
-Vieni,
presto!- le gridò. E lei scattò immediatamente.
-...ti
bandisco.- finì il padre.
Lis
sentì quelle parole un attimo dopo aver afferrato la mano che Andy
le tendeva. Poi ci furono solo tenebre.
*
Si
ritrovarono nel parco della città. Era ancora notte, e non c'era
nessuno a passeggiare a quell'ora: meglio, o come avrebbero fatto Lis
e Andy a spiegare la loro apparizione dal nulla?
La
ragazza riuscì quasi per miracolo a non cadere, recuperando
l'equilibrio dopo lo scatto improvviso avvenuto un secondo prima; si
guardò attorno, completamente smarrita:
-Dove
siamo?-
-Nel
parco, sembra.- rispose subito Andy.
-E
come diavolo siamo finiti nel parco?!-
Andy
sospirò. Sembrava molto stanco.
-Quando
uno viene bandito- spiegò -viene automaticamente spedito lontano da
chi l'ha cacciato. Per fortuna so come funziona, così sono riuscito
a farci finire in città e non dall'altra parte del mondo.-
Lis
lo guardò, e sembrò rendersi conto solo in quel momento di quello
che era accaduto.
-Oh.
Giusto. Mi...mi dispiace...-
Andy
soffocò un sogghigno sarcastico e molto, molto amareggiato:
-Non
capita tutti i giorni di venire banditi dai proprio genitori, vero?-
Lei
lo studiò per qualche secondo, preoccupata:
-Stai
bene?-
-Certo.-
replicò subito Andy, poi però sospirò e aggiunse -Ho solo bisogno
di dormire. Tanto.-
-Sai
dove andare?-
Lui
fece spallucce, come fosse una questione di poco conto:
-C'è
un motel poco lontano da qua. Ho abbastanza soldi per stare una
notte...domani, anzi, oggi vedrò cosa fare per le prossime
notti.-
-Vedremo.-
corresse Lis. Andy la guardò, ironico:
-Dopo
tutto quello che hai visto non vuoi ancora scappare?-
-Perchè
dovrei?- ribattè lei, che era decisa a restare ferma nelle sue
decisioni -Domani, oggi, mi spiegherai ogni cosa, poi ti
aiuterò a sistemare tutto. È anche colpa mia se sei in questi
casini.-
Andy
fece per dire qualcosa, ma vide l'espressione di Lis e si concesse di
lasciarla libera di fare quello che voleva, per quella notte:
l'avrebbe convinta a lasciar perdere il giorno dopo.
-E
sia. Ci incontriamo questo pomeriggio alle...quindici, va bene?-
-D'accordo.-
rispose la ragazza, guardandolo sospettosa: si era aspettata che
almeno tentasse di farle cambiare idea.
-Torna
a casa, Lis Sarephim. Tua zia si starà preoccupando.-
"In
effetti." pensò lei, ricordandosi di Josephin. Guardò ancora
Andy:
-A
dopo, allora.-
-Tranquilla,
non scapperò.- ghignò lui vedendola tanto dubbiosa.
Appena
Lis fu scomparsa oltre alcuni alberi, Andy sospirò. Com'era
difficile cercare di restare calmo in una situazione del genere.
"Devo
dormire" pensò il ragazzo "Oppure crollo per terra."
Si
voltò verso il sentiero che doveva percorrere, ma sentì un rumore
improvviso e troppo vicino. Debole, indistinto...ma pur sempre un
rumore.
La
sua mano sinistra scattò verso la pistola nella fondina invisibile
appesa alla cintura del jeans che indossava, ma non estrasse l'arma:
rimase in ascolto per qualche secondo, e non sentendo più niente
sbuffò.
"Per
oggi ne ho avuto abbastanza" pensò camminando verso quella che
sarebbe stata la sua casa per quella notte.
*
Il
giovane, seduto su un ramo di un albero poco lontano da dove erano
comparsi Lis e Andy, sorrise quando vide il ragazzo andarsene.
"Non
sono proprio cambiati, i Catchlyt" pensò sorridendo leggermente
"Ma forse lui è un'eccezione alla regola. Forse mi potrà
aiutare. E la ragazza..."
Osservò
sovrappensiero l'uomo appostato sotto il suo albero: probabilmente
sarebbe rimasto lì fino alle quindici di quel pomeriggio, in attesa.
"La
semistella forse è la chiave. L'anello mancante, la connessione che
mi permetterà di arrivare a lei."
Rimase
a fissare il vuoto, poi scosse la testa e un sorriso triste gli
comparve sul volto mentre si diceva che la speranza era davvero
l'ultima a morire.
Uno
sparo lo fece tornare alla realtà. Spostò gli occhi grigi verso
l'uomo sotto di lui, indeciso se essere più sorpreso, arrabbiato o
divertito.
-Scendi
lentamente e non provare a fare il furbo, o farai una brutta fine.-
affermò lentamente il cacciatore. Teneva la pistola con entrambe le
mani e la puntava verso il giovane.
-Ai
suoi ordini.- rispose lui, scendendo con un balzo dal ramo ad almeno
tre metri d'altezza; il cacciatore spalancò gli occhi:
-Sei
una creatura?-
Il
giovane sapeva che nella mente del cacciatore il mondo era diviso tra
difensori, creature e umani...ma non si sarebbe mai aspettato che gli
avrebbe domandato a quali delle tre appartenesse.
-Visto
che mi hai scoperto, ti darò qualche consiglio.- replicò veloce,
mentre il cacciatore faceva un'espressione tra il sorpreso e l'irato
-Dovete imparare ad ascoltare. Tutte le creature l'hanno sentito, le
Stelle per prime stanno cercando di avvertirvi...ma voi siete troppo
occupati ad ammazzarle e ad ammazzarvi a vicenda. Stanno arrivando,
e...-
-Sta'
zitto.- lo interruppe improvvisamente il cacciatore, puntando la
pistola contro la testa del giovane, e aveva ancora quell'espressione
arrabbiata -Mi hanno insegnato a non ascoltare le bugie che
raccontano le creature. Non riuscirai a prendermi in giro.-
-Ed
è esattamente per questo che siete condannati! Se...-
-Sta'
zitto o giuro su dio che ti pianto un proiettile in testa!-
Il
giovane si rese conto che l'uomo non l'avrebbe ascoltato: così cercò
una via di fuga a quello che, lo sapeva, avrebbe dovuto fare...perchè
il cacciatore l'aveva visto, e nessuno doveva ancora sapere di lui.
-Non
dovresti giurare su dio. Lui ascolta. E dovresti stare attento a dove
punti quella pistola.-
-Ora
basta!- sbottò l'uomo e in automatico premette il grilletto. Si
accorse troppo tardi di un fattore inaspettato.
La
pistola puntava contro di lui.
Lo
sparo risuonò nel parco vuoto, ma solo persone molto attente
avrebbero potuto sentire il rumore che seguì, simile a quello che fa
una borsa pesante quando cade.
Lo
stesso che fa un corpo morto quando cade.
*
Sotto
un lampione della strada vuota accanto al parco, una ragazza guardava
con dei luminosi occhi celesti ciò che stava accadendo al
cacciatore.
Era
lui. Lo sentiva, lo avrebbe sentito a miglia di distanza per tutta
quella disperazione che portava con sè.
Sentì
un secondo sparo e sospirò, chinando la testa e facendo ondeggiare i
capelli biondi.
In
passato non l'avrebbe mai fatto: era sempre stata lei a sporcarsi le
mani; tranne in quel momento lontano, quando tutto aveva cominciato a
precipitare nel caos...
Sentì
qualcuno avvicinarsi. Un ragazzino.
Aveva
lo sguardo offuscato per gli alcolici buttati giù alla festa da cui
si stava allontanando, diretto verso casa: nonostante ciò i suoi
occhi si soffermarono subito sulla Stella, ferma sotto il lampione
accanto al parco.
La
guardò e si chiese se stesse sognando, tanto era bella e luminosa.
Lei
fece un passo indietro, all'improvviso con un'espressione stanca e
triste sul volto.
-Mi
dispiace.- mormorò con voce musicale.
"I
suoi capelli...sono così belli" pensò il ragazzino. Poi sentì
un tremendo dolore alla testa.
Cadde
a terra come se l'anima l'avesse abbandonato all'improvviso: era
morto.
La
Stella lo guardò a lungo, poi disse ancora:
-Mi
dispiace davvero.-
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