Rosso relativo

di Curleyswife3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Grano rosso sangue ***
Capitolo 2: *** Il rosso e il nero ***
Capitolo 3: *** Il mio nome è Rosso ***



Capitolo 1
*** Grano rosso sangue ***


ROSSO RELATIVO
 
 
 
Grano rosso sangue (1)
 

La giornata di Teresa Lisbon era cominciata male.
Tanto per iniziare, infatti, si era dovuta precipitare all’alba in ufficio per tentare di rimediare al gran casino che aveva combinato il giorno prima il suo consulente preferito.
La squadra era intervenuta d’urgenza presso una famosa azienda dolciaria fuori città, ubicata in un Mulino di colore Bianco, dove era stato trovato il cadavere di una vecchia gloria di Hollywood adesso in disarmo che - per pagare il mutuo della villa in Costa Azzurra - arrotondava cucinando merendine ad alto tasso di grassi idrogenati.
L’uomo, conosciuto come ilvecchicochefacevazorro, giaceva riverso in un lago di farina con un biscottone conficcato nella trachea: grande come i biscotti di una volta, d’accordo, ma evidentemente non abbastanza inzupposo, aveva detto il medico legale.
Unico testimone oculare e principale sospettata, la gallina Rosita.
Lei e Cho l’avevano interrogata per ore, sfruttando tutti i trucchi imparati in Accademia più alcuni rubati a “Indovina chi”, ma il dannato pennuto aveva tenuto il becco chiuso.
Eh sì, considerò Teresa accarezzandosi pensosa il pizzetto scuro, quel volatile si era rivelato un osso tremendamente duro.
Era quindi entrato in gioco Jane e aveva pensato bene di ipnotizzare la sospettata: più facile a dirsi che a farsi, comunque, giacché non solo l’operazione era fallita, ma per il consulente del CBI le cose si erano messe in una maniera decisamente bizzarra.
Chiocciando piano, infatti, Rosita aveva tracciato col becco una linea bianca sul pavimento e poi se ne era rimasta lì ferma e zitta, con i suoi occhietti luccicanti fissi su di lui.
Et voilà! In pochi istanti il consumato mentalista era stato ipnotizzato e indotto a rivelare la segreta combinazione del suo ferro arricciacapelli.
Risultato: niente confessione, niente colpevole, niente di niente.
A parte la combinazione del ferro arricciacapelli di Jane che, per carità, poteva sempre tornare utile.
Però.
“Ehilà capo!”.
Era così concentrata nei suoi pensieri che la voce di Wayne Rigsby alle sue spalle la fece sussultare.
“Ancora grane per via di Jane?”.
La detective si strinse nelle spalle.
Lui e i suoi maledetti trucchi da baraccone!
“In fondo”  l’altro sembrava averle letto nel pensiero “non devi dimenticare che è un circense…”.
“Oh sì” sbottò la ragazza “proprio un circense… infatti come mi fa girare le palle lui…”.

 
***

La giornata di Patrick Jane era cominciata male.
Tanto per iniziare, infatti, era stato tirato giù dal letto in un orario antelucano e costretto ad andare al lavoro prima del consueto - erano circa le 11.30.
Stravaccatosi con eleganza sul solito divano, si era subito reso conto grazie alle sue doti di mentalista che la situazione era un tantino tesa.  
Piccoli dettagli, quasi insignificanti, che solo uno con la sua sensibilità acuta poteva cogliere.
“Uhè, Jane” aveva esclamato un Cho stranamente loquace non appena l’aveva visto arrivare “lo sai cosa dice un chiaroveggente quando incontra un collega?”.
“Eh?”.
Van Pelt cercava di non ridere, mordicchiandosi le labbra con aria sexy.
“Ehilà, ciao, come sto?” e l’altro: “Bene, grazie, e io?”.
Patrick era allibito.
“Dimmi una cosa” Rigsby si sedette accanto a lui in bilico sul bracciolo “ma secondo te una chiromante prima di leggere la mano consulta l’indice?”.
I tre agenti ormai sghignazzavano senza ritegno.
Patrick, invece, era decisamente stufo di quell’insolito trattamento: possibile che la notizia dell’incontro con Rosita avesse distrutto in poche ore la sua reputazione?
Si alzò e con un gelido sorrisetto si avviò verso la porta.
Sull’uscio, però, incocciò Minelli, circondato da una decina di agenti.
“Che ci fai qui?” esclamò il capo dei capi.
“Non eri andato al raduno mondiale dei chiaroveggenti?”.
Jane sgranò gli occhi.
“Ah, ecco” fece l’altro “è saltato per un imprevisto…”.
I poliziotti presenti cominciarono a ridere.
Tutti, uno dopo l’altro, tenendosi la pancia.
Due morirono.
 
***
 
La giornata di Teresa Lisbon, cominciata male, non voleva proprio saperne di migliorare.
La telefonata del tenente Baker l’aveva colta alla sprovvista: ma, chiaramente, lei e la sua squadra non potevano certo tirarsi indietro di fronte a un caso del genere.
E così adesso il CBI lasciava Sacramento alla volta della splendente Los Angeles, alla volta dell’ancor più splendente Beverly Hills.
La scena del crimine era la faraonica villa di Eric Forrester, guru e magnate dell’industria mondiale dell’alta moda: qui, riverso nella piscina, era stato trovato il corpo senza vita di Conchita, storica domestica portoricana - ovviamente clandestina - di casa Forrester.
Il poliziotto di colore tese la mano a Lisbon.
“Salve, sono il tenente Baker!” disse allegramente “Sono anni che tento invano di incastrare i Forrester per i vari crimini da loro commessi ma, dato che io sono nero e sfigato e loro bianchi e ricchi, il sistema penale americano li tutela e io resto il solito comprimario senza speranza”.
“Baker?” fece Patrick, stringendogli la mano “Davvero un bel nome…”. (2)
“E lei invece chi è?” domandò il detective.
“Lui è il nostro consulente, Patrick Jane” rispose Lisbon.
 “… è un mentalista” aggiunse, con un sorriso.
“Già” intervenne Rigsby  “è il nostro thementalist, anzi dementalist…”.
Jane lo guardò storto.
“E lui è l’agente Grisbì… ehm volevo dire Rigsby” sibilò, piccato.
“Oh” il tenente sorrise in modo enigmatico, senza staccare gli occhi dal consulente.
“Lei ha una faccia conosciuta” disse a un tratto “Ma dov’è che l’ho già vista?”.
“Ehm… non saprei” replicò Patrick, pavoneggiandosi  “In effetti, dato che sono un figo spaziale capita spesso che la mia faccia resti impressa alla gente…”.
“Ho trovato!” Baker schioccò le dita.
“Lei è quello che lavorava in tivvù insieme al mago Do Nascimento!”.
Patrick arrossì fino alla punta dei soffici capelli color oro.
 “E come sta, come sta la cara vecchia Wanna?” insisté il tenente.
“A-ehm” il consulente tossicchiò, in evidente imbarazzo “No, mi sta confondendo con qualcun altro…”.
“Vabbè” sbuffò Lisbon “cominciamo a darci da fare, abbiamo perso già troppo tempo!”.
Il tenente guidò i colleghi del CBI fino alla dependance dove viveva la vittima; ad aspettarli c’erano i ragazzi della scientifica nelle loro tute bianche e, accanto al patio, un giovanotto di colore.  
“Mmmmmm” fece Lisbon, subito interessata.
 “E lei sarebbe?”.
“Io mi chiamo Carter Walton” replicò l’adone abbronzato “a anche se non si direbbe mai sono l’avvocato della Forrester Creations”.
“Molto, davvero molto lieta” fece lei con un sorrisetto.
“Ehm… anch’io sono molto lieta” s’intrufolò Van Pelt, stringendo la mano al belloccio.
“Io sono ancora più lieto” Cho spinse via rudemente la collega e afferrò la mano di Carter.
Subito, però, l’asiatico arrossì e fece un passo indietro, in evidente imbarazzo.
“Bene” esclamò Lisbon, dura, rivolgendosi agli altri del team “abbiamo appurato che siamo tutti molto lieti.
Però, dato che io sono il capo, io interrogo l’avvocato Carter”.
“Ma-ma io…” balbettò lui “io non sono un sospettato, sono arrivato adesso…”.
“Non importa, venga con me”.
“E la invito a collaborare in ogni modo col Dipartimento. In ogni modo”.
Calcò con intenzione le ultime parole.
“Uh. Ok” rispose il ragazzo, un po’ intimidito “V-va bene… che cosa devo fare?”.
“Bravo” disse la detective “Tanto per cominciare, si tolga la camicia”.
“Ehi” Patrick era seriamente in difficoltà “E io che faccio?”.
“Beh” aggiunse Teresa facendo spallucce, un attimo prima di sparire nella dependance “Fai come al solito: fatti un giro”.
 
(CONTINUA)
 
 
 
  1. Il titolo cita l’omonimo film horror di Fritz Kiersch del 1984, tratto dal racconto “I figli del grano” di Stephen King.
  2. Si sa che il nostro protagonista si chiama Simon Baker.
 
Allora, ragazzi, qualche spiegazione: da sempre seguo Beautiful, mentre ho visto solo qualche puntata di The Mentalist in tv. La serie mi è piaciuta, si svolge in California e allora mi sono detta: perché non vediamo cosa viene fuori mettendo insieme ‘sti personaggi tanto diversi tra loro?
Così ho cercato di documentarmi un minimo su Jane&co., leggendo qui su efp e su wikipedia e cercando i vari video sul Tubo, però certo potrei essere caduta in errori e imprecisioni, che spero non faranno inorridire i fans.
Mi ha molto intrigato il fatto che i titoli delle prime stagioni contengano sempre riferimenti al colore rosso e, così, ho cercato anche io di rispettare questo tòpos. Ma sempre in chiave dissacrante, eh, partendo dal titolo rubato a Tiziano Ferro.    
A ogni modo, l’intento è chiaramente parodistico e mi auguro che nessuno se ne abbia a male; anzi, ogni commento è ben accetto!
P.S. Carter è un bonazzo da antologia!!!!
 

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Capitolo 2
*** Il rosso e il nero ***


 
Il rosso e il nero (1)
 
 
La giornata di Patrick Jane, cominciata male, non voleva saperne di migliorare.
Mentre la squadra del CBI si dava da fare intorno al cadavere, lui come di consueto si era messo a bighellonare per la grande e sfarzosa dimora dei Forrester.
A un tratto, un delizioso profumo di limone lo guidò fino all’enorme cucina in stile finta arte povera: sul bancone, in bella vista, una tazza di porcellana, una teiera e un barattolo aperto con dentro una fine polverina grigio-verde.
Incuriosito, il mentalista lo afferrò e ne annusò il contenuto, dal quale saliva un vago odore di resina.
Strano e misterioso, pensò.
Senza rifletterci un altro istante, ne mise una generosa cucchiaiata nella tazza e ci versò su l’acqua bollente: un attimo dopo - ragazzi, sono il protagonista, mica può succedere che mi avveleni facendomi un innocuo tè! (2) - assaggiava con voluttà il liquido ambrato che, in verità, si rivelò fin dal primo sorso puzzolente da morire.
“Ehi Charlie!” una voce di donna alle sue spalle gli strappò un gemito.
“Hai mica visto l’urna con dentro le ceneri di Tiny?” (3).
La bionda un po’ attempata entrò in cucina, guardandosi intorno.
Poi, adocchiato il barattolo, lo afferrò trionfante.
“Ah, eccolo qua!” esclamò mentre Patrick, raggelato, a stento tratteneva un conato di vomito.
“Salve, mi chiamo Pamela Douglas” gli disse lei con fare amichevole "ma tutti mi chiamano Pam".
 “Gradisce per caso uno dei miei famosi dolcetti al limone?” aggiunse, porgendogli la guantiera. Jane ne assaggiò uno, che aveva il peso specifico del plutonio arricchito, ma almeno gli tolse di bocca quell’atroce sapore di alano cremato.
“Delizioso!” ammise.
“Che gioia, ne prenda un altro” lo incoraggiò lei “qui le attrici son tutte anoressiche e non mi danno mai nessuna soddisfazione!”.
Pam lo guardò con curiosità.
“Ma lei… lei… lei è Patrick Jane!” esclamò alla fine, raggiante “Io la conosco: ho visto tutti i suoi episodi e sono una sua grandissima ammiratrice!
Non credo a chi dice che lei risolve tutti i casi solo perché ha letto il copione, mentre gli altri si fanno il mazzo”.
Il consulente la fissava, indeciso se sentirsi lusingato o irritato.
“Bellissimo Sorgo rosso” Pam, una volta partita, era inarrestabile “anche se il sorgo personalmente lo trovo un tantino indigesto, Profondo rosso poi era davvero molto profondo, infatti non ho capito una beneamata minchia…”.
“Grazie” mormorò Patrick “ma io adesso dovrei andare…”.
Film rosso sì, per carità, belle immagini ma una palla galattica. Il mio preferito in assoluto, però, è Ghiaccio rosso sangue… così poetico!”. (4)
Lo prese sottobraccio.
Jane iniziò a sudare freddo.
“Mi ci sono talmente immedesimata: sa, prima che mi lobotomizzassero ho cercato di eliminare mia cognata - cioè…” esitò un momento, pensierosa “era la quarta moglie dell’ex marito di mia sorella, nonché ex marito di sua sorella - ricoprendola di miele e dandola in pasto a un orso bruno…”.
Patrick si sentiva la bocca impastata a causa dei dolcetti e la testa cominciava a girargli.
“Ma lui non l’ha mangiata” sospirò tristemente.
Gli diede una gomitata che lo fece piegare in due.
“E ci credo, poveraccio: Donna è per tre quarti di silicone!” ammiccò la bionda.
In quell’istante, come obbedendo all’implorazione silenziosa del mentalista, nella cucina si materializzò l’agente Cho.
“Allora, hai scoperto qualcosa?” domandò al consulente, adocchiando il vassoio coi dolcetti di Pam.
L’altro annuì, con aria distrutta.
“Sì” rispose “ho appena scoperto che ho bisogno di una sigaretta”.
“Eh?” domandò l’altro “Ma tu non fumi”.
“Da oggi, sì”.
 
***

“Buongiorno, signor Forrester” esclamò la Senior Agent “ sono il detective Teresa Lisbon e lui è il nostro consulente…”.
Patrick strinse la mano al giovane rampollo.
“Jane” disse.
“Oohhh” cinguettò Maya Avant, stretta al suo fianco.
“Ma allora anche tu…” disse dolcemente, afferrando le mani del biondo mentalista.
“Zuccherino!” ordinò al marito con voce gutturale “Prepara subito un Martini speciale al nostro ospite”.
“Certo, luce dei miei occhi”.
“Tu…tu sei come me” Maya era commossa fino alle lacrime “E, dimmi, è stato duro - Jane - è stato difficile far accettare ai tuoi il cambiamento di sesso?”.
Si allontanò di un passo e lo fissò con manifesta curiosità, piegando la testa di lato.
“Chi ti ha operato?” domandò “No, perché devo dire che hanno fatto davvero un magnifico lavoro!”.
“Adesso devi solo cambiare il nome”.
 
***
 
“Signor Forrester” la voce di Lisbon risuonava decisa come al solito “la ringraziamo molto per la collaborazione”.
“Oh, ma si figuri” fece il patriarca dei Forrester, compiaciuto “per me è un dovere essere politically correct”.
“Lasci che le presenti il consulente del CBI, Patrick Jane” fece lei.
Il mentalista gli strinse la mano e lo fissò negli occhi: subito qualcosa prese ad agitarsi dentro di lui.
Qualcosa che vibrava e spingeva.
Qualcosa che andava giù e poi su, giù e su, ancora giù e poi di nuovo su…
“Fossero i dolcetti al limone?!?” considerò tra sé e sé con terrore.
“Ehi ragazzi!” una voce virile risuonò nelle luminose stanze, facendo fremere la sempiterna fiamma del caminetto, acceso anche se fuori c’erano 28 gradi.
“Ma si può sapere di chi è quel cesso a pedali azzurro parcheggiato nel vialetto?” (5).
Bill Million Dollar Spencer aveva appena fatto la sua entrata teatrale.
“Parola d’onore: mai visto un catorcio simile!”.
Patrick abbozzò, mentre Cho e Rigsby si davano di gomito con aria complice.
Fu Katie Logan e fare le presentazioni.
 “Lui è Bill, mio marito… cioè, ex marito, poi fidanzato di mia sorella e di nuovo mio marito”.
S’interruppe un istante, meditabonda.
“Adesso che ci penso, per poco non sono la cognata di me stessa!”.
“Tesoro, lui è Patrick Jane”.
Il magnate dell’editoria lo squadrò per un istante.
“Ah sì, mi ricordo di te!” esclamò poi, assestandogli una sonora pacca sulla spalla “Qualche anno fa hai fatto guadagnare milioni alla Spencer Publications con la storia del serial killer che ti aveva sterminato la famiglia…”.
Nella stanza calò un gelido silenzio.
“… avanti, amico, adesso puoi dirlo” continuò Bill, con aria sorniona “non c’era nessun serial killer: le hai fatte fuori tu! Si sa che tua moglie era una lercia ubriacona che si giocava tutto alle macchinette, mentre tua figlia era stata appena beccata nei bagni della scuola con uno dell’ultimo anno…”.
Il consulente sibilò un insulto sanguinoso e sarebbe saltato al collo del tycoon se Cho e Rigsby non l’avessero trattenuto con energia.
“Ehm, lo scusi” fece dolcemente Katie “mio marito è sempre il solito…”.
“Stronzo arrogante?” suggerì Rick.
“Coglione senza cuore?” fece Ridge.
“Bastardo egocentrico?” intervenne Pam.
“Magnifico  stallone…” sospirò Brooke.
“Coglione senza cuore” rincarò la dose Ivy.
“Ok” esclamò Eric, indicando la nipote “aggiudicato coglione senza cuore!”.
“Io veramente stavo per dire “impulsivo” disse Katie, imbarazzata.
Per tutta risposta, Bill Spencer si strinse nelle spalle e si avviò verso la porta.
Sulle scale, lanciò un’occhiata a Van Pelt.
“Sei un po’ piatta per i miei gusti” le disse sottovoce “ma se ti va di vedere un vero yacht…”.
Le porse un bigliettino da visita.
“…salpiamo giovedì per Montecarlo…”.
Non appena fu uscito, Grace si guardò intorno e poi furtivamente, quatta quatta, intascò il foglietto.
In quell’istante, un urlo agghiacciante fece tremare i lampadari di finto swarovski.
Rapidi come il pensiero, i poliziotti si precipitarono nel salone di casa Forrester, da cui proveniva il grido.
Appena varcata la soglia, alzarono lo sguardo verso la parete sopra il camino e subito lo videro: un orrendo smile sanguinante deturpava il faccione di Maya Avant ritratta in versione matriarca dei Forrester.
 
 
Note&credits:
 
  1. Il titolo cita, ovviamente, l’immortale Stendhal. Spero che, dal Paradiso dei grandi scrittori, abbia pietà di me!
  2.  il riferimento è all’episodio in cui Jane si fa un tè alla belladonna e stramazza al suolo in preda allo shock anafilattico;
  3.  i fans di Beautiful non possono non ricordare il mostruoso cagnolino di Pam, da tempo passato a miglior vita;
  4. i titoli degli episodi qui sono sostituiti dai titoli di altrettanti, famosissimi, films: come anche Caroline e Thomas sanno bene, l’ottima Pam fa da tempo uso di ansiolitici e stupefacenti di vario genere;
  5. lo so, lo so, la Citroen DS di Jane è una figata; ma Bill Spencer è il solito tamarro…
 
Il primo incontro tra Patrick ed Eric è stato singolare… che ci sia qualcosa sotto? A breve la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità.
Grazie a chi legge e alla simpatica HoPauraDiSbagliare che ha anche trovato la forza fisica di recensire! :)

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Capitolo 3
*** Il mio nome è Rosso ***


 
ATTENZIONE: SPOILER NEL FINALE!
 
Il mio nome è Rosso (1)
 
 
“Lo sapevo!” strillò Rick, in preda al panico “Lo sapevo, è stato il fantasma di nonna Stephanie, non avrei dovuto togliere il suo ritratto!”.
Maya, le mani sui fianchi, lo fissò furente.
“Eeeeeh?!?” sibilò, occhi strabici, guance paonazze, labbra tremanti.
Patrick lanciò uno sguardo profondamente sgomento ai colleghi.
Fece un passo avanti e fissò l’inquietante scarabocchio.
“No, so io chi è stato” ruggì la modella di punta della Forrester Creations puntando il dito contro Caroline Spencer.
“Sei stata tu!”.
“Hai solo finto di accettare il mio rapporto con Rick, ma in realtà sei gelosa di me!”.
 “Ehm…no” disse piano Jane “veramente è stato John il Rosso…”.
“John il Rosso?” ripeterono in coro i Forrester, attoniti.
Il mentalista annuì.
“Sì” continuò “è il serial killer che ha trucidato mia moglie e mia figlia”.
“Oh, poverino” mormorò Taylor “…sua moglie è morta…”.
“… e non è resuscitata nemmeno una volta?” aggiunse, meditabonda “Strano: grazie al caro Omar a me è successo almeno due volte!” (2).
“Basta!” a quel punto il consulente era davvero furioso.
“Insomma, anche se ho i capelli di Shirley Temple e mi vesto come suo nonno, IO SONO UN PERSONAGGIO DRAMMATICO!”.
“Ecchecazzo!” tuonò “John il Rosso mi ha distrutto la famiglia a da allora mi trascino da un episodio all’altro nutrendomi solo di tè e di Bioscalin Retard alla ricerca del mio nemico…”.
Il biondo mentalista ansimava, sconvolto dal dolore e dalla rabbia.
“Giuro che prima o poi lo troverò e lo ucciderò con le mie mani. E non mi importa se per questo finirò in prigione per sempre…”.
“Perché” domandò a quel punto Ridge, perplesso “uccidendo la gente si va in prigione?”.
“Oh, Ridge!” sospirò Brooke. 
“Mah” fece Steffy, incredula “mi pare strano: io ho frantumato la testa a mia cugina e sono diventata uno dei personaggi principali”.
“E io” intervenne Taylor “ho spiaccicato con l’auto mia cognata…ehm…la moglie del fratellastro del mio primo marito, poi diventato mio attuale compagno, e mi son beccata dieci dollari di multa. Ma giusto perché ero ubriaca come un pifferaio”.
“E io” rincarò la dose Ridge “ho gettato giù dal tetto lo stupratore di Brooke e il Cafè Rousse ha dato il mio nome a un sandwich”.
“Oh, Ridge!” sospirò Brooke.
“E io” concluse Thorne “ho sparato in testa a mio fratello, cioè, al mio fratellastro… però forse non vale, perché il proiettile ha mancato il cervello…”.
“Ehi, presto!” la voce di Rigsby interruppe le meditazioni di politica criminale dei Forrester “Vieni, Jane, hanno trovato un altro cadavere!”.
 
DUE GIORNI DOPO
 
Le indagini sul duplice omicidio in casa Forrester - il secondo corpo apparteneva al fotografo Oliver Jones, trovato annegato con la testa in una vaschetta di liquido di sviluppo - si trascinavano stancamente  senza una pista degna di questo nome.
Anche le celebri intuizioni di Patrick Jane parevano languire; ma a sua discolpa va detto che il biondo mentalista subiva parecchie distrazioni…  
 
 
“Che meraviglia!” cinguettò Caroline, avvicinandosi a Patrick.
Lui sorrise, gonfiando il petto lusingato.
Una leggera brezza profumata, esclusiva dei quartieri alti di Los Angeles, faceva stormire teneramente le fronde del lussuoso guardino circostante; nel caminetto ardeva una sempiterna fiamma.  
“Ma chi ti ha fatto i colpi di sole?” domandò la ragazza, estasiata.
Gli si accostò ancora e tese una mano verso di lui.
“Sembrano così… così soffici…” mormorò, gli occhi socchiusi “p-posso toccarli?”.
Prima che il consulente potesse articolare parola, l’intraprendente stilista gli infilò una mano tra i riccioli biondi.
“Ooooooohhhh” genette, estasiata, continuando a muovere le dita sempre più rapidamente.
“I-io credo di avere appena avuto un orgasmo…”.
“Neh, senti, Riccioli d’oro” sbottò Ridge, in preda alla gelosia “la vuoi piantare?”.
“Oh, amore” fece lei, ancora ansimante e stravolta “gli stavo solo chiedendo dei colpi di sole…”.
Si guardò intorno, ancora disorientata e fremente.
“Ragazzi, per caso qualcuno qui ha una sigaretta?”.
 Ridge squadrò il mentalista da capo a piedi.
Poi, con aria disgustata, sentenziò: “Comunque il panciotto è fuori moda dal 1872”.
“Oh, Ridge!” sospirò Brooke.
“Basta così” tuonò Teresa “adesso dobbiamo fare due chiacchiere con ognuno di voi”.
 
***
 
“Allora” domandò l’agente Cho “come sono andati gli interrogatori?”.
“Boh” Jane era stranamente scoraggiato “la dottoressa Hayes si è rivelata un osso duro: in pratica, non ha più micro-espressioni facciali che io possa leggere, perché tutti i muscoli del suo viso sono paralizzati dal botulino”.
“Sono abbastanza sicuro” aggiunse “che anche il suo inconscio sia fatto di materiale plastico non biodegradabile”.
“Io” intervenne a quel punto il tenente Baker, rimasto fino ad allora in silenzio “sono anni che ci provo a cavargli fuori una risposta di senso compiuto… se non ci sei riuscito nemmeno tu che sei un sensitivo…”.
“I sensitivi non esistono” sbottò Patrick, piccato.
“E comunque per sentire i loro pensieri ci vorrebbe una TAC al cervello”.
Rimase in silenzio per un istante, pensieroso.
“Invece” disse piano dopo un momento “quella Brooke Logan credo che dovrò sentirla di nuovo…”
 
Brooke Logan sedeva, le lunghe gambe accavallate con aria sensuale, esattamente di fronte a Patrick.
A un tratto, aveva allungato le gambe sotto la scrivania e poi si era sporta verso di lui, sul bel viso un’espressione indecifrabile.
“Allora” aveva sussurrato, con una voce che avrebbe sedotto anche un sordo “cosa le dicono adesso le mie micro-espressioni facciali?”.
Nel frattempo, con le dita dei piedi - è noto a tutti che Brooke Logan possiede le dita dei piedi prensili - armeggiava con la patta dei suoi pantaloni.
“Mi dicono che lei è una gran baldracca…” replicò Jane, il cui respiro si faceva però via via più affannoso.
“Aaaahh” sospirò la bionda, chinandosi su di lui.
 “….allora è vero che il linguaggio del corpo non mente mai…” mormorò, infilandogli la lingua in un orecchio.
 
***
 
 “Basta” sbottò Patrick, sull’orlo di una crisi di nervi “Mi sono scocciato: adesso mollo tutto e me ne torno a fare l’opinionista a Quarto Grado!”.
“No, non fare così, dai” lo blandì Teresa “siamo nelle tue mani, solo tu puoi aiutarci a risolvere il caso…magari pescando nel loro inconscio troverai un indizio…”.
Il mentalista scosse la testa, sconsolato.
“Credimi: quelli non ce l’hanno l’inconscio”.
“E invece leggendo i loro gesti?” intervenne Van Pelt.
Jane sbuffò.
“Non lo so” esitò “ecco, prendi ad esempio quella Ivy Forrester…se dovessi giudicare dal linguaggio dei suoi gesti…” (3).
“…ecco, dovrei dire che ha ucciso lei JFK”.
Ci pensò su un istante.
“E anche Marylin”.
 
Ma nella mente di Patrick si stavano lentamente ricomponendo le tessere di un complesso mosaico che alla fine l’avrebbe condotto alla verità.  
 
“Uno di voi è John il Rosso” disse lentamente il mentalista, scandendo bene le parole e con aria grave.
Si mosse piano, guardandoli uno per uno in faccia.
La tensione era palpabile.
In quell’istante, dalla porta principale lasciata (come al solito) aperta entrò Deacon Sharp con un’espressione vagamente allucinata.
Tutti lo fissarono con aria interrogativa.
“Io sono Jane” esclamò il mentalista, presentandosi.
“Ah sì” fece l’ex alcolista, versandosi un drink “e Tarzan dove l’hai lasciato?”.
Il suo fiato sapeva di distilleria clandestina.
“Basta!” ruggì il consulente “Qui c’è un’indagine federale in corso, se ne vada subito!”.
“Va bene, va bene amico…”  ciancicò lui “ma prima…”.
Afferrò l’elegante bottiglia di cristallo che faceva bella mostra di sé a favor di telecamera.
“Vuoi un goccetto, tessssoro?” biascicò all’indirizzo di Brooke.
“Se ne vada immediatamente!” Patrick lo sospinse senza riguardo verso la porta, strappandogli la bottiglia dalle mani.
“Allora quello che dicono di te è vero…” disse lui, sull’orlo delle lacrime, fissando mogio mogio il liquore “sei proprio un mago, eh?”.
“Perché?”.
“Beh… mi hai rotto le palle senza nemmeno toccarle…”.
 
***
 
“Allora” Patrick sbuffò “Che stavo dicendo?”.
Trasse un respiro profondo e riprese da capo.
“Uno di voi è John il Rosso…“.
“Io non posso essere” disse a un tratto Ridge “il rosso è terribilmente cheap e non è in linea con l’eleganza classica della Forrester Creations”.
“Oh, Ridge!” sospirò Brooke.
“Non sono di certo io” protestò Taylor, guardando la bionda “il rosso è da zoccole”.
“Mbè?” s’inalberò la Logan “Io non sono mai stata rossa…” poi ci pensò un attimo e aggiunse “Oddio, tranne quando feci quelle foto, ma… ero giovane, avevo bisogno di soldi!”.
“Taylor, cos’hai da guardare?”.
“Io non posso essere” esclamò Rick, braccia conserte “sono solo un personaggio secondario”.
“E io nemmeno” aggiunse Thorne “Non so manco tenere una penna in mano, figurarsi se riesco a disegnare uno smile col sangue!”.
Eric, nel frattempo, aveva nervosamente scarabocchiato qualcosa su un foglio da disegno e poi era rimasto in silenzio sul fondo della sala.
Patrick gli si avvicinò, in preda a uno strano presentimento.
“E lei cos’ha da dire?” gli chiese, inquisitorio.
Il patriarca dei Forrester tacque.
“Allora?” insisté il mentalista, col cuore in gola.
A un tratto, Eric mostrò l’album che teneva tra le mani: uno smile rosso Valentino occhieggiava tetramente, subito sotto il modello di punta della prossima stagione.
Il vegliardo fece un balzo verso la porta-finestra e nello stesso istante si tolse la parrucca argentea, rivelando un’improbabile chioma arancione stile Davide Mengacci.
I presenti lo fissarono inorriditi.
Jane scattò in avanti.
Poi, Eric tirò fuori dalla tasca una pistola e, tenendo il consulente sotto tiro, indietreggiò verso l’uscita.
“Così sei tu?!” mormorò il mentalista, incredulo.
“Sì” fece l’altro “Sono io John il Rosso!”.
“Ma-ma” intervenne Taylor, perplessa “non ti chiami Eric?!”.
Il killer scosse la testa, indietreggiando ancora.
“Però John è un nome fantastico” rispose (4).
“E comunque Erik il Rosso aveva già una pagina su wikipedia tutta sua…” (5).
Lesto come un gatto, il patriarca s’infilò nella porta finestra svanendo alla vista degli astanti.
Patrick si lanciò all’inseguimento, ma il serial killer in due balzi raggiunse l’auto parcheggiata lungo il vialetto e mise in moto, sgommando via a tutta velocità.
“No!” Jane era sull’orlo del pianto “Non è possibile!”.
Il suo mortale nemico gli era sfuggito una volta di più.
Fissò sgomento il dolce tramonto losangelino, tinto di delicate sfumature arancioni, e tirò su col naso.
In quel momento, una mano leggiadra si posò sulla sua spalla.
“Avanti, non fare così” la voce di Brooke Logan era come velluto.
I suoi occhi verdi parevano poterselo bere in un sorso solo.
 “Vieni in casa…”
E le sue labbra erano dischiuse.
“Ti ho preparato un Martini”.
La brezza stormiva tra le fronde e lei sorrideva dolcemente.
“Ormai Eric è andato, Thorne giace a Parigi, Ridge ha fatto la vasectomia… perché non resti con noi?”.
 
FINE
 
Note&credits:
  1. il titolo cita l’omonimo romanzo del (beato lui) Premio Nobel Orhan Pamuk;
  2. sia lode al mitico Kabir Bedi/Principe Omar Rashid del Marocco che, ben prima dell’11 settembre e dell’ISIS, salvò Taylor/Leila dal regno dei morti almeno due volte;
  3. Ivy è taaaaaanto caruccia, ma gesticola peggio di uno scaricatore di porto;
  4.  come i fans sanno bene, l’attore si chiama John McCook;
  5. Erik il Rosso (Norvegia940 circa-Groenlandia1010 circa) detto anche Orc o Org il Rosso,  condottiero e navigatore normanno, raggiunse la Groenlandia e vi fondò un insediamento nordico secondo l'omonima saga. Il soprannome "il Rosso" si riferisce al colore rosso dei capelli (fonte:wikipedia).
Spero si sia capito che quello in corsivo era un flashback di Patrick.
Come avrete immaginato dal finale, secondo me Jane avrebbe decisamente avuto le physique du role adatto per far parte del cast di Beautiful… chissà, in fondo The Mentalist è finito, mentre la nostra soap preferita terminerà solo quando suoneranno le sette Trombe dell’Apocalisse, quindi c’è ancora speranza!  
Grazie a chi ha letto e a chi ha commentato questa sciocca, sciocca storiella.
Alla prossima. 

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